Una sposa in copertina

di shirley jane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un incarico diverso dal solito ***
Capitolo 2: *** Dubbi ***
Capitolo 3: *** Due amici rompiscatole ***
Capitolo 4: *** L'incantesimo si è spezzato... o forse no ***
Capitolo 5: *** Fiori d'arancio ***



Capitolo 1
*** Un incarico diverso dal solito ***


Salve a tutti, eccoci di nuovo qui con una nuova fanfiction!
Sarà molto breve e semplice, ma spero che possa piacervi lo stesso.
Dunque, buona lettura! :)



"Kaori, per favore, fallo per la nostra amicizia!"
"Ma non sono una professionista, lo sai".
"Ma sei bravissima lo stesso, non ti ricordi più l'ultima volta?"
Kaori si mordicchiò le labbra nervosamente, presa dall'indecisione. Eriko congiunse le mani e la fissò con uno sguardo colmo di speranza: "Sei l'unica che può farlo. Ho bisogno del tuo aiuto, ti prego..."
Kaori sospirò e decise di arrendersi: "Va bene, ti aiuterò".
Il sorriso della stilista si rilassò e le strinse le mani con gratitudine: "Grazie, sarà divertente, vedrai!"
L'amica corrugò la fronte, assumendo un'espressione titubante: "Non ne sono così certa come te..."
"Ti stai preoccupando inutilmente, sarà uno spasso invece".
Kaori immaginò se stessa in uno studio fotografico, abbagliata dalle luci artificiali, avvolta in ampi ed eleganti abiti da sposa. La parte dello studio fotografico e delle luci artificiali non lo avrebbe definito esattamente uno spasso, ma l'ultima, quella riguardante gli abiti da sposa, doveva ammettere che la lasciava incantata e sognante.
Eriko aveva deciso di entrare nel settore degli abiti da sposi e le aveva chiesto di posare per le foto della sua nuova collezione. Si chiese perché, tra tutte le vere modelle che conosceva, la sua amica avesse pensato proprio a lei.
"Sai, quando Shiro ha visto le tue foto" continuò Eriko. "Ha esclamato che eri perfetta per questo servizio fotografico! Ti ha definito un meraviglioso connubio tra dolcezza e grinta".
"Davvero?" chiese Kaori imbarazzata e sorpresa.
L'espressione sul viso di Eriko divenne più tenera e la guardò come avrebbe potuto farlo una sorella maggiore: "Insomma, sei una donna bellissima, Kaori" le disse. "Per caso non ti ricordi più cos'è successo quando siamo uscite insieme, e dopo la serata che hai passato con Ryo?"
Kaori spalancò gli occhi, rossa d'imbarazzo. Quella sera Ryo aveva dimostrato non solo di trovarla bella, ma anche di sentirsi attratto da lei. D'accordo, lui non sapeva chi era in realtà, però era pur sempre la stessa donna!
"Certo, come posso dimenticare?" mormorò con un sorriso pieno di nostalgia.
"Indossavi degli abiti eleganti e avevi i capelli lunghi, ma eri pur sempre la stessa. Non mi sembrava che fossi passata da un chirurgo plastico prima dell'appuntamento".
Kaori si lasciò sfuggire un sorriso divertito e l'amica continuò: "Inoltre credi sul serio che Ryo sia stato tanto meraviglioso, come hai detto tu, solamente per l'aspetto che avevi?"
Eriko era più che convinta che l'uomo avesse riconosciuto benissimo Kaori quella sera, ma forse a causa dei timori che affliggevano inevitabilmente entrambi, aveva fatto finta di nulla. In caso contrario com'era possibile che l'orecchino fosse finito inspiegabilmente nella tasca dei jeans dell'amica? Ryo era un osservatore molto acuto e preciso, possibile che non si fosse reso conto di chi aveva davvero di fronte a sé? Possibile che nei tratti di quel viso non avesse riconosciuto la donna che gli stava accanto da quasi un decennio? Inoltre alla fine si era tirato indietro invece di baciarla e questo non era decisamente da Ryo Saeba, la storia della sirena che aveva suonato a mezzanotte era solo una scusa. Poteva riuscire a fare il finto tonto con Kaori, ma non con lei e presto glielo avrebbe dimostrato, non aveva ancora rinunciato all'idea di fare da Cupido.
"Cosa intendi?" le chiese Kaori.
Come non detto... pensò la stilista sconsolata, quei due testoni avevano davvero bisogno di aiuto!
"Oh, lascia perdere" disse spazientita. "Domani iniziamo con le foto, va bene? Sono già d'accordo con Shiro".
"Un momento, Eriko" disse lentamente Kaori. "Non dirmi che avevi già concordato questo servizio fotografico prima che accettassi la tua proposta..."
Eriko ridacchiò nervosamente e si grattò la testa, colta in fallo: "Sai, ero sicura che mi avresti aiutato, così ho pensato di restringere i tempi".
"E se avessi deciso di non farlo, o avessi avuto un caso del quale occuparmi con Ryo?" esclamò Kaori, severa. 
"Ma non è successo, l'ho fatto solo perché ero certa che tu non avresti lasciato una tua cara amica nei guai... giusto?" chiese Eriko con un mezzo sorriso fiducioso. "Per favore, non darmi buca, per questo ci ha già pensato l'ultimo tipo con il quale dovevo uscire!" aggiunse, prima di sbuffare con aria imbronciata.
L'espressione di rimprovero di Kaori vacillò e si ammorbidì: "Non avresti dovuto farlo..."
"Scusami" Eriko alzò le spalle e prese l'amica sottobraccio: "Andiamo a prendere un caffè con tanto zucchero per consolarci di questi uomini indecisi, prima di salutarci?" chiese.
Kaori sospirò e decise di lasciar perdere la discussione, sorrise con tenerezza e annuì, e le due si diressero verso l'uscita dell'atelier.

Kaori tornò a casa nel tardo pomeriggio e trovò il suo socio che poltriva sul divano. Strinse le labbra e inspirò profondamente, cercando di reprimere una sensazione di fastidio davanti alla pigrizia di Ryo. Sapeva bene che erano ai ferri corti e lui cosa faceva? Invece di andare a cercare un lavoro se ne stava spaparanzato lì, mentre lei aveva deciso di accettare il lavoro da Eriko non solo perché era una sua amica, ma anche perché ultimamente non navigavano certamente nell'oro.
"Ryo" lo apostrofò con tono severo, mentre sentiva salire la collera.
"Eh? Com'è andata da Eriko?"
Quando udì il nome della sua amica la collera sembrò svanire all'improvviso, per essere rapidamente sostituita dall'imbarazzo.
"Bene" balbettò. "Mi ha chiesto se posso darle una mano con il lavoro, sarò impegnata con lei per tutta la settimana".
"D'accordo" rispose lui, semplicemente.
Sembrava che non si fosse accorto del tono di voce esitante di Kaori e lei sospirò di sollievo. Non voleva raccontargli in cosa consisteva l'impiego, si aspettava alcune delle sue solite battute idiote in quel caso e preferiva evitare. Avrebbe svolto il suo dovere e Ryo non avrebbe mai saputo niente di quella faccenda.

Il giorno dopo Kaori si presentò puntuale al negozio, come promesso. Eriko l'accolse con un grande sorriso e la condusse subito in camerino, dove l'aspettavano una sfilza di abiti da sposa.
"Devo indossarli... tutti?!" chiese Kaori sbattendo gli occhi con sconcerto.
"Oh, non preoccuparti, non ci vorrà molto" cinguettò la stilista. "Dovrai avere solo un po' di pazienza, le tue fotografie saranno pubblicate sulla copertina di una rivista e su dei cartelloni pubblicitari, quindi dovranno essere perfette e..."
"Cosa?!" la interruppe Kaori sconvolta. "Dove hai detto che finiranno le foto?"
"Che sbadata!" esclamò Eriko, sorpresa. "Non dirmi che avevo dimenticato di dirti che le fotografie andranno su una rivista di abiti da sposa..." esitò un attimo prima di continuare, si aspettava un grido di protesta appena avesse finito di parlare. "E su dei cartelli pubblicitari, ma non ti devi preoccupare per questo".
"Oh no, perché dovrei farlo?" esclamò Kaori, paonazza. "Non ho intenzione di farlo, Eriko! Cercati un'altra modella!"
"Kaori, non puoi tirarti indietro proprio adesso! Vuoi lasciarmi nei guai per caso?"
Kaori ansimò e si morse le labbra, non voleva lasciarla nei pasticci, ma il pensiero di apparire su dei cartelloni pubblicitari sparsi per la città la imbarazzava molto. Se l'avesse vista Ryo cosa avrebbe detto a proposito, l'avrebbe presa in giro? Si coprì il viso con le mani, rosso d'imbarazzo. In quale situazione si era andata a mettere?
Certo... non era detto che Ryo vedesse quelle foto, la città era piena di cartelloni e schermi pubblicitari, figurarsi se avesse notato proprio quelli dove era ritratta lei. Nella migliore delle ipotesi il suo socio non avrebbe mai saputo di quelle fotografie, pensò con un sospiro di sollievo, cercando di essere convincente con se stessa.
"D'accordo, lo farò..." disse, ma si pentì quasi subito di quell'affermazione.
Eriko, al contrario di Kaori, si augurava invece che quella testa dura di Saeba vedesse le foto e finalmente capitolasse. Voleva un gran bene a Kaori ed era l'ora che lei e Ryo la smettessero di fare i testardi. Si amavano, cos'altro c'era di importante?
Sorrise tra sé, le era venuta un'idea per svegliare il bel Saeba.

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Capitolo 2
*** Dubbi ***


Gli abiti della nuova collezione disegnata da Eriko erano uno più splendido dell’altro. Kaori sbatté gli occhi, era estasiata da quei tessuti eleganti in raso e seta; lunghi, ampi e classici, oppure corti e più sbarazzini; ricamati in pizzo e con delicati temi floreali. Non c’era che dire, Eriko Kitahara possedeva davvero un grande talento.

“Iniziamo con questo, che ne dici?” chiese la stilista, indicando uno dei modelli più tradizionali e romantici. Una sua assistente aiutò Kaori a indossarlo e quando Eriko la vide batté le mani con entusiasmo.

“Oh, sei incantevole!” esclamò.

Kaori spalancò gli occhi quando vide la sua immagine riflessa nello specchio, era sbalordita. Quasi non si riconosceva in quel riflesso, avvolta in un lungo abito in organza color avorio. Il corpetto era semplice e lasciava le spalle leggermente scoperte, con una scollatura a barca, la gonna ampia e decorata con delle piccole rose ricamate. Le braccia erano nude e i capelli voluminosi sulla nuca, mentre da un fermaglio a forma di rosa partiva il velo trasparente in chiffon. Un paio di orecchini e delle scarpe, entrambi essenziali, e un trucco leggero, le donavano un'aria naturale e luminosa. Sembrava una vera sposa.

“Andiamo, Shiro ci sta aspettando” disse Eriko.

Insieme a Kaori c’erano altre modelle, ma la stilista le aveva assicurato che sarebbe stata lei la protagonista degli scatti della collezione. Questo avrebbe dovuto farle piacere, ma in realtà le creava un po’ d’imbarazzo.

“Signorina Makimura, lei è meravigliosa, sublime, deliziosa!” esclamò Shiro con entusiasmo e un grande sorriso. “Come avevo immaginato è perfetta per questo servizio fotografico, Kaori” aggiunse il fotografo prendendole le mani tra le sue.

“Ehm, grazie” disse la donna, senza riuscire a trattenere quel rossore che si formava sul suo viso quando qualcuno le faceva un complimento.

A quanto pareva il lavoro di modella poteva essere davvero una buona alternativa per Kaori. Per qualche motivo le riusciva spontaneo posare per quelle foto senza risultare artefatta, o senza stamparsi sul volto un sorriso tirato e superficiale, nonostante l’imbarazzo iniziale. Eriko sorrise, soddisfatta. Aveva già notato quelle qualità durante la sfilata di costumi da bagno e adesso ne aveva un’ulteriore conferma.
Dopo quell’abito ne seguirono altri e gli scatti durarono per più giorni, Shiro alla fine fu molto soddisfatto del risultato e così anche Eriko, che chiese a Kaori di rimanere in negozio a darle una mano anche per i prossimi giorni, poiché era impegnata con le questioni per la pubblicazione delle fotografie.

Ryo non aveva fatto molte domande, per non dire nessuna... a quanto pareva non sospettava nulla e se n’era solo uscito con le solite frasi del tipo: la splendida Eriko, l’affascinante Eriko, quella bellezza di Eriko...

Kaori, con una punta di tristezza e, doveva ammetterlo, anche di gelosia, si chiese se Ryo avrebbe mai pensato delle simili cose anche di lei. Se avesse visto quelle foto, avrebbe detto che era attraente oppure semplicemente ridicola? Bella o invece goffa? A Kaori in realtà non importava di essere considerata affascinante o sensuale da chicchessia, ma solo da Ryo, le sarebbe bastato che solo lui la trovasse bella. Ma Ryo ogni volta che faceva un passo avanti ne faceva anche due indietro, di esempi ne aveva a decine...

Sospirò affranta, sistemò un abito su un manichino e accarezzò il tessuto morbido con le dita. Probabilmente Ryo non avrebbe mai cambiato idea su di lei, nemmeno se avesse indossato il vestito più bello ed elegante di Eriko.

“Ti piace quell'abito?”

La voce di Eriko la riscosse dai suoi pensieri e Kaori sussultò, sorpresa: “Sì, è bellissimo” ammise.

“Perché non lo provi?”

“Mi piacerebbe, ma non vorrei rovinarlo”.

“Non dire sciocchezze!”

“Grazie, ma non posso proprio accettare, temo che finirei per innamorarmene!”

“In questo caso” disse Eriko con un sorriso compiaciuto. “Potresti metterlo la prossima volta che esci con Ryo”.

“E questo, quando dovrebbe accadere?” chiese Kaori sbuffando, sedendosi sul divanetto a fianco. “Mai, ecco quando usciremo insieme!”

Eriko alzò gli occhi al cielo, sospirò e si mise le mani sui fianchi, prima di guardarla ancora: “Devi avere più fiducia in te stessa!” disse con tono di rimprovero. “Quando capirai che sei una donna bellissima? Ed è chiaro che Saeba è molto attratto da te, per quanto possa ammettere apertamente”.

“E allora perché non fa niente?” mormorò Kaori, avvilita.

“Perché è un testone, cocciuto, fifone! Quell’uomo grande e grosso ha una paura folle!”

“Paura di cosa?”

“Be’, se lo sapessi non dovrei arrovellarmi il cervello così!” esclamò Eriko con uno sbuffo.

“Cosa vuoi dire?”

“Eh? No, niente di particolare” ridacchiò la stilista, c’era mancato poco! Stava per tradirsi e rivelare il suo piano.

“In ogni caso, Kaori, se solo tu fossi più sicura di te stessa, sono certa che le cose cambierebbero molto rapidamente”.

“Forse…” osò ammettere Kaori, ma ancora con troppo poca convinzione.

Ti dimostrerò che ho ragione, pensò Eriko, guardando la sua amica con uno sguardo di tenerezza mista a frustrazione. Quel testardo di Saeba si sarebbe dovuto dare una sonora svegliata dopo lo scherzetto che aveva in mente per lui!

 

Erano già passati diversi giorni dal servizio fotografico e Kaori ogni tanto continuava ad andare a dare una mano in negozio. Eriko aveva detto che la rivista sarebbe uscita tra qualche giorno, anticipata dai cartelloni pubblicitari che annunciavano la collezione e lei si sentiva emozionata e timorosa allo stesso tempo.

Proprio quel giorno Ryo aveva deciso di andare a controllare la lavagna, come gli era stato suggerito dalla sua socia... be’, il termine suggerito forse non era esattamente quello più adatto da usare, più correttamente diciamo che l’aveva invitato con fermezza a recarsi lì, promettendogli se non l’avesse fatto che avrebbe dormito all’aperto quella notte, sul terrazzo e avvolto nel futon. Niente però gli vietava di andare al Cat’s Eye a fare un saluto all’affascinante Miki e magari, con un po’ di fortuna, avrebbe incontrato anche Kasumi o addirittura Kazue, anche se probabilmente con lei ci sarebbe stato quello scocciatore di Angel.

Con un sorriso sornione Ryo drizzò la schiena e si diresse baldanzoso verso il locale, ma un gruppo di persone attirò la sua attenzione. Erano quasi tutti uomini, intenti in esclamazioni di ammirazione e di entusiasmo. Chissà, forse c’era una famosa attrice. Si avvicinò, curioso, e tentò di farsi spazio, ma quando vide la protagonista delle loro attenzioni per poco non gli prese un colpo. Kaori! Cosa diamine ci faceva la foto di Kaori Makimura in abito da sposa su un cartellone pubblicitario gigante?

Ryo sbatté gli occhi ripetutamente e spalancò la bocca, in un’espressione ebete sul volto.

“Che donna affascinante!”

“Ma è incantevole, chissà se è fidanzata o sposata?”

“Come si chiama? Forse è una nuova attrice che ha appena debuttato!”

Ryo strinse le labbra, colto dal morso dalla gelosia.

Sì, lei era una donna affascinante, e allora?

No, non era fidanzata né sposata, ma di sicuro non avrebbe mai iniziato una relazione con un tipo del genere!

Ma quale attrice debuttante!

Ryo osservò ogni centimetro di quella fotografia, come se avesse avuto Kaori proprio lì davanti a sé. Gli occhi grandi, vivaci e teneri al tempo stesso, le ciglia lunghe e sottili. Il naso dritto, le labbra delicate, rosa e sorridenti, il colorito roseo. L’espressione dolce e avvolgente. Era meravigliosa e non si stupiva di quelle esclamazioni entusiaste.

Perché la foto di Kaori era su quel cartellone pubblicitario? E perché era vestita in quel modo?

Ryo riflettè sul fatto che ultimamente la sua socia aveva lavorato spesso da Eriko, c’entrava per caso la stilista in tutta quella storia? Ebbe la conferma ai suoi dubbi quando lesse la dicitura che annunciava la nuova collezione di abiti da sposa di Eriko Kitahara. Ecco dunque spiegato cosa andava a fare realmente Kaori dalla sua amica!

Per un istante la mente di Ryo fu attraversata da un’immagine, quasi una visione: Kaori vestita di quell’abito bianco, mentre camminava lungo la navata di una chiesa... spensierata, adorabile, luminosa. Una leggera folata di vento gli scompigliò i capelli corvini, come un avvertimento. Ryo sbattè gli occhi, confuso, come risvegliato da un bel sogno.

Quell’immagine era troppo meravigliosa e commovente per poter appartenere a un uomo miserabile come lui. Scosse la testa con sguardo serio e pensieroso, come se volesse scacciare quell’immagine, seppure incantevole e con amarezza. Temeva che se avesse osato indugiare troppo, avrebbe finito per desiderare che quella visione diventasse reale.

Improvvisamente però si rese conto che non aveva più voglia di andare al Cat’s Eye, ma di vedere solo una persona e quella era Kaori.

 

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Capitolo 3
*** Due amici rompiscatole ***


Il suono di un pugno che batteva impaziente contro la porta svegliò Ryo, appisolato sul divano. Era talmente insistente e fastidioso che l’uomo si alzò e con uno sbuffo annoiato andò ad aprire, ma appena vide la donna che aveva di fronte il suo sguardo s’illuminò: “Incantevole Eriko, a cosa devo la tua visita?” chiese congiungendo le mani.

“Dov’è Kaori?”

“Non lo so, ma ci sono io!” disse Ryo con un sorriso audace e sicuro di sé. “Non preferisci un tipo giovane e attraente come me, a quel maschiaccio?”

“Saeba, finiscila di fare l’idiota” disse Eriko, esasperata. Gli girò intorno, arginandolo, ed entrò nell’appartamento senza chiedere il permesso. Si sedette sul divano e con un sorriso enigmatico lo invitò a fare lo stesso, accanto a lei.

Ryo volò verso di lei: “Vuoi farmi una proposta interessante? Non temere, Kaori non è qui!”

Eriko ignorò la sua affermazione e gli passò qualcosa, sembrava una rivista: “Tieni” gli disse. “Appartiene a Kaori, ricordati di dargliela quando torna”.

Ryo vide prima la pagina finale e sul momento rimase confuso, una rivista di abiti da sposa? Per quale motivo Eriko aveva mandato quel giornaletto alla sua socia? Un pensiero fulmineo gli attraversò la mente, pareva assurdo, eppure… sgranò gli occhi e iniziò a sudare freddo, Kaori aveva intenzione di sposarsi? Impossibile! E con chi?! Rigirò nervosamente la rivista tra le mani che avevano iniziato a tremare leggermente e quando vide la copertina, per un istante, temette davvero che gli prendesse un colpo.

Sulla prima pagina c’era proprio lei… la sua socia, la sua patner, Kaori Makimura!

Rapidamente la sua mente collegò la foto che aveva visto il giorno prima sul cartellone pubblicitario a quella della rivista e capì di essersi completamente sbagliato. Che idiota era stato! Tirò un sospiro di sollievo, ma poi i suoi occhi dettagliarono ogni centimetro di quella fotografia, estasiato e turbato al tempo stesso. Kaori appariva semplicemente meravigliosa. Eriko approfittò della sua confusione per parlare, non capitava spesso di sorprendere Ryo Saeba senza parole.

“Come vedi, la modella in copertina è Kaori” disse la stilista con un sorriso compiaciuto. “Ti avrà detto che ha lavorato per me ultimamente, ma ti ha raccontato il motivo?”

“Non m’importa!” esclamò lui con noncuranza, fingendo di non aver già visto la foto pubblicitaria il giorno precedente. Sbatté la rivista sul tavolino di fronte a sé, senza dargli più neanche una misera occhiata.

“Dalla tua espressione attonita di prima non mi pareva che non ti importasse!”

“Stai scherzando, vero? Non mi riguarda ciò che fa Kaori nel suo tempo libero. Siamo colleghi, non fidanzati”.

“Ma cosa stai blaterando? Vivete insieme, come puoi dire che non ti riguarda?”

“Questo non cambia la situazione, tra me e lei non c’è niente” insistette Ryo con voce calma. “Quindi, dolce Eriko, se vuoi uscire con me sappi che sono liberissimo” aggiunse con un grande sorriso da ebete. “Era questo che ti preoccupava?” le chiese poi avvicinandosi per un bacio.

“Saeba, sei un uomo insopportabile e anche un bugiardo!” esclamò Eriko, indignata, scattando in piedi. Quel tipo era un farabutto a volte, perché si ostinava a negare l’evidenza lampante? Avrebbe voluto prenderlo a schiaffi!

“Invece dovresti essere felice che non stia con quella furia di Kaori”.

Eriko strinse le labbra e anche i pugni, iniziavano a pruderle le mani.

“Insomma Ryo, quando ti deciderai ad ammettere i tuoi sentimenti per Kaori?” sbottò la stilista, non sopportava più l’atteggiamento spavaldo e indifferente dell’uomo. Perché si comportava così?

“Hai un’immaginazione davvero fervida”.

“Eppure” continuò Eriko. “Da quello che so, non le eri così indifferente la sera che siete usciti insieme. Stavi anche per baciarla, giusto?”

Un lampo attraversò gli occhi neri di Ryo, ma fu talmente fugace che Eriko non si accorse di niente.

“Di cosa stai parlando? Io non sono mai uscito con Kaori, né ho intenzione di farlo”.

“È inutile far finta di nulla, ho capito benissimo che l’hai riconosciuta quella sera” affermò Eriko con tono deciso. “Hai messo tu l’orecchino nei jeans di Kaori”.

Ryo stava iniziando a innervosirsi e ormai aveva abbandonato tutte le sue prospettive amorose nei confronti della stilista. Eriko lo stava mettendo alle strette e questo non gli piaceva.

Certo che aveva riconosciuto Kaori quella sera. Era per caso cieco per non riconoscerla in quegli occhi grandi, allegri e luminosi? In quelle labbra tenere, e in quel viso delicato e sbarazzino? Era forse sordo per non riconoscerla in quella voce dolce, ma calorosa, e in quella risata cristallina e fresca?

Ryo aveva capito subito chi era quella donna, ma lei era talmente meravigliosa e si erano così divertiti insieme, che aveva preferito fingere e reggerle il gioco, invece di rompere l’incantesimo, rischiare di discutere e rovinare anche quel ricordo.

“Sai, puoi fare il finto tonto con Kaori, ma non con me” affermò Eriko, con voce più calma. “Perché non l’hai baciata? Avevate la vostra occasione, finalmente”.

Già, perché non l’aveva baciata, nonostante l’avesse desiderato ardentemente? Il motivo era solo uno: lui era un vigliacco, lo era sempre stato con lei. Avrebbe potuto confessarle di averla riconosciuta, poi stringerla tra le braccia e infine baciarla. Da quel momento il loro rapporto sarebbe potuto cambiare, in meglio, ma…  era proprio questo che paradossalmente lo tratteneva, se poi non fosse andata così? Sciocchezze! Sapeva ciò che provava Kaori, ma lui era troppo codardo persino con se stesso per ammettere i suoi sentimenti per lei. È vero, avrebbe potuto baciarla ugualmente, fingendo di credere alla sua recita, ma dopo cosa avrebbe pensato Kaori di lui, di loro, che baciava un’altra donna con l’intensità che sentiva solo per lei? Ne sarebbe rimasta ferita e non lo voleva. Aveva preferito rinunciare, anche se quella decisione gli era costata moltissimo.

Ryo rise dentro di sé e si prese in giro… Ryo Saeba che si tirava indietro davanti all’occasione di baciare una donna bellissima, se l’avessero saputo Falco e Mick avrebbero riso di lui fino allo stremo delle forze. Eppure la realtà era esattamente questa, aveva avuto paura di un bacio, che sapeva sarebbe stato suggestivo e avvolgente come nessun altro.

“Non sono affari che ti riguardano, Eriko”.

“Ah!” esclamò la stilista con tono vittorioso. “Allora ammetti di sapere di aver avuto davanti Kaori quella sera!”

“Non puoi capire, non è così semplice come pensi”.

“Sei tu che non capisci, Ryo” rispose Eriko, con tono severo. “Kaori ti ama profondamente e sono certa che anche tu provi lo stesso, nonostante ciò che dici. Perché allora non vuoi concedere un po’ di felicità a entrambi?” gli chiese. “Non pensi che ve lo meritate?” aggiunse ammorbidendo la voce.

Era lampante che Ryo fosse innamorato di Kaori, bastava vedere come la guardava, con uno sguardo tenero e appassionato, come solo un uomo innamorato avrebbe potuto avvolgere con gli occhi la sua donna. Lui però approfittava del fatto che Kaori a volte non si accorgeva dei suoi gesti d’amore abilmente celati e se lo faceva li scambiava per dimostrazioni di amicizia, o addirittura per amore fraterno! Incredibile, niente di più lontano dalla realtà. D’altra parte lei era troppo insicura e piena di dubbi per pensare di agire per prima, ma come poteva darle torto? Quell’ottuso che aveva accanto non faceva che ripetere quanto fosse poco carina e attraente… che bugiardo.

“Il nostro è un mondo difficile, Eriko. Non possiamo permetterci distrazioni”.

“Distrazioni?” chiese Eriko, sconcertata. “Si tratta dei vostri sentimenti, Ryo!”

“Appunto” rispose lui con sguardo severo, quasi glaciale. “È proprio questo il punto”.

Eriko sgranò gli occhi, attonita. Un attimo, le stava per caso dicendo che l’amore che provavano l’uno per l’altra era solo una fastidiosa distrazione? Non riusciva a crederci… cosa avrebbe dato lei per avere una persona che l’amasse e da amare tanto al suo fianco, mentre quell’uomo sosteneva che era tutto una stupida distrazione.

“Sei odioso, Saeba!” esclamò Eriko, furiosa.

“Pensa ciò che vuoi di me, non mi riguarda”.

“Ah già, a te non riguarda mai niente, nemmeno Kaori e i suoi sentimenti, eh?”

La donna prese la rivista e gliela piazzò quasi in faccia, davanti agli occhi: “Guarda Kaori in queste foto, osserva com’è luminosa e sorridente. Non stava fingendo, era realmente felice di vestire i panni di una sposa, anche se per poco e per finta” disse. “Non ti sto dicendo di sposarla, ma solo di essere sincero con lei”.

Ryo guardò un punto fisso e indefinito delle pagine, senza rispondere.

“Oh, sei insopportabile! Ci rinuncio!” proruppe la stilista. Con passo svelto e a testa alta si diresse verso l’uscita, ma tirò un grido di sorpresa quando aprì la porta e si trovò davanti Mick.

Eriko lo squadrò da capo a piedi e strinse le labbra, irritata. Quel tipo era davvero attraente ed elegante, le sarebbe piaciuto assumerlo come modello, ma in quel momento era troppo nervosa persino per parlare di lavoro. Frugò nella sua borsa ed estrasse un biglietto da visita, che porse al nuovo arrivato: “Sei molto bello” affermò con voce calma e naturale, come se stesse parlando a un vecchio amico. “Se ti interessa lavorare nel mondo della moda, chiamami”.

Anche se si sentiva furiosa con quel gradasso di Saeba e non vedeva l’ora di andarsene di lì, non si sarebbe lasciata sfuggire una buona occasione di lavoro!

“Ehm, grazie” disse Mick, perplesso. La guardò allontanarsi, poi si rivolse all’amico: “Ehi Ryo, chi era quella bellezza?”

Ryo rispose con una specie di grugnito.

“Uh, c’è aria di tempesta qui!” disse Mick con tono canzonatorio. Il suo sguardo si posò sulla rivista e i suoi occhi si spalancarono, luminosi. “Caspita!” esclamò. “Ma questa è Kaori! È magnifica!” aggiunse con un’espressione estasiata. Sfogliò le pagine, quelle fotografie erano a dir poco incantevoli.

“Hai visto che foto, Ryo?”

“No e non m’interessa nemmeno vederle”.

“Come no? Non hai visto neanche i cartelloni pubblicitari?”

Un altro lampo fulmineo passò negli occhi di Ryo, ma a differenza di Eriko, questo a Mick non sfuggì: “Le hai viste, eh?” gli chiese con un mezzo sorriso compiaciuto.

“E allora?” fece Ryo orgoglioso, quasi offeso.

“Non ti hanno fatto nessun effetto?”

“Figurati, ci mancava solo che quella sciocca si mettesse a fare la finta sposina”.

“Sai, credo che quella Eriko abbia ragione” confessò Mick.

“Non sapevo che avessi iniziato a origliare le conversazioni altrui, Angel”.

“Non stavo origliando!” esclamò Mick, offeso, incrociando le braccia sul petto. “Ero venuto per fare i complimenti a Kaori per le foto da sposa e quando vi ho sentito discutere ho preferito aspettare fuori”.

“Ti stai sbagliando, non era una discussione”.

“No” ammise Mick. “In effetti era un connubio di stupidaggini”.

“Cosa dici, Angel!”

“È chiaro che sei innamorato perso di Kaori e non capisco proprio perché ti ostini a negarlo”.

Ryo restò in silenzio, poteva fingere con Eriko, ma sapeva di non poter fare lo stesso con il suo amico.

“Sei davvero un uomo fortunato” continuò Mick, con voce calma.

“Che vuoi dire? Non ho voglia di ascoltare le tue battute idiote”.

“Dico sul serio” affermò Mick. “Kaori è troppo innamorata di te per pensare di lasciarti, altrimenti avrebbe già sposato un altro da un bel po’ di tempo”.

Ryo lo guardò, serio, ma Mick non aveva ancora finito con lui: “Chissà, se fossi stato più tenace, sarei potuto addirittura essere io quell’uomo”.

Lo sguardo di Ryo divenne più grave e rigido, l’amico ridacchiò e alzò le mani in aria: “Tranquillo, ho lasciato andare Kaori da un bel po’, anche se a malincuore…”

Mick tirò un lungo sospiro di rammarico e indicò la rivista: “Te la lascio, anche se mi costa farlo, e fossi in te ci darei una bella occhiata”.

Ryo ebbe la netta impressione che quel te la lascio, anche se mi costa farlo, non fosse riferito solo alla rivista. In ogni caso lui non gli lanciò nemmeno uno sguardo e Mick sbuffò… che testone idiota!

“Be’, me ne vado”.

“Finalmente!”

“Ryo, forse Kaori ti aspetterà per sempre, o forse no. Vuoi davvero rischiare di essere infelice, con il rimpianto di avere avuto la felicità di entrambi nelle tue stesse mani?” gli chiese, di nuovo serio. “Kaori è una donna meravigliosa e lo sai bene, non farla scappare, è troppo preziosa”.

Quella di Mick fu una richiesta, quasi una supplica. Lui era stato costretto a rinunciare a lei, aveva capito in breve tempo che non c’era gara in quella storia, aveva già perso in partenza, ma… se ci fosse stata una minuscola possibilità per lui, non si sarebbe mai arreso. Ripensò alle fotografie e tirò un altro sospiro, stavolta di tenerezza, chissà come sarebbe stato avere davanti Kaori in abito da sposa. Scosse la testa, stupido Mick, a cosa pensava? Si augurava solo che il suo amico si svegliasse una buona volta, non aveva senso cercare di tenere lontano Kaori.

Ryo sbuffò, frustrato, cosa volevano tutti da lui? Prima aveva dovuto subire la ramanzina da Eriko e ora ci si metteva quello scocciatore di Mick. Ammetteva che non avevano tutti i torti, ma Kaori gli era stata affidata dal suo migliore amico e non aveva intenzione di metterla ulteriormente in pericolo, più di quanto non lo fosse già.

Frottole, disse una voce dentro di lui.

Ridacchiò, era spaventato dall’amore di una donna, ma lui non era un grande amatore? Senza alcun dubbio, ma solo quando si trattava di sesso, quando le cose iniziavano a farsi serie cambiava tutto. Il punto era che con nessuna prima di Kaori era successo e non sapeva come comportarsi. Buffo, non aveva il coraggio di dichiararsi con l’unica donna che desiderava intensamente. Era uno stupido! Mick aveva ragione, Kaori era meravigliosa e sapeva di essere fortunato ad averla accanto. Quante volte si era imposto di mandarla via, poi aveva sempre trovato una scusa convincente per non farlo. Non voleva perderla e il pensiero di non vederla più lo atterriva e lo faceva sprofondare.

Lo sguardo gli cadde sulla rivista e l’afferrò, iniziando a sfogliare le pagine, sentì il cuore battere più forte. La visione di Kaori in abito da sposa apparve di nuovo nella sua mente, ma questa volta osò andare più in là e immaginò essere proprio lui lo sposo verso il quale si stava dirigendo sorridente. Un sorriso tenero si formò sul suo viso e sentì il petto gonfio d’amore per Kaori, l’amore della sua vita. Spalancò gli occhi davanti quell’affermazione, era la prima volta che lo ammetteva apertamente, almeno con se stesso, ma cosa si aspettava? Il suo cuore lo sapeva già da molto tempo, ma la sua testa doveva ancora riconoscerlo.

Strinse la rivista tra le dita e di nuovo ebbe la stessa sensazione urgente del giorno prima, voleva vederla, ma lei non c’era. Dove poteva essere? Da Miki, oppure al negozio di Eriko o alla stazione.

Si alzò in piedi per andare a cercarla, ma proprio in quel momento la porta si aprì.

“Kaori…”

Ryo la guardò, avrebbe voluto dare voce a tutti quei pensieri, stringerla tra le braccia e poi baciarla. Il giorno prima, quando era tornato a casa e l’aveva vista, i soliti dubbi gli avevano impedito di dirle qualunque cosa e ora stavano tornando a tormentarlo.

Le parole di Eriko e Mick rimbombarono nella sua testa, scuotendolo.

“Kaori…” disse di nuovo.

Con delle ampie falcate la raggiunse e la prese dolcemente per le braccia, fissandola intensamente.

“Kaori…”

“Ryo…”

 

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Capitolo 4
*** L'incantesimo si è spezzato... o forse no ***


“Kaori…”

“Ryo…”

Kaori trasalì quando la raggiunse e l’afferrò dolcemente, ma con fermezza, per le braccia. Lo sguardo di Ryo era vivido e fremente, immerso completamente nel suo, come se vi sprofondasse dentro. Kaori ebbe l’impressione che quello sguardo riuscisse ad arrivare fino al punto più profondo della sua anima, scrutando ogni parte più nascosta di lei.

Ryo esplorò con occhi appassionati ogni particolare di quel viso che amava. Era come se la vedesse per la prima volta, ma sentì il cuore suggerirgli di conoscerla da sempre, ancora prima d’incontrarla. Osservò il rossore che tingeva la sua pelle delicata, dei ciuffi castani le ricadevano disordinati sulla fronte e lui avvertì l’impulso di sfiorarli con le dita. I suoi occhi erano dolci e pieni di curiosità, le labbra rosa, i lineamenti affascinanti. Il taglio corto e sbarazzino di capelli le donava un’aria irresistibile e grintosa.

Kaori lo studiò, sorpresa e confusa, senza riuscire a intuire le sue intenzioni. Ryo la stava guardando in modo tanto intenso da non sapere cosa pensare.

Come aveva già fatto Ryo con lei, anche Kaori l’osservò: il suo viso aveva una forma decisa, la mascella marcata, il naso dritto, le sopracciglia folte e scure. I suoi occhi erano neri, profondi e acuti, un misto tra passione travolgente e nostalgia lontana, uno sguardo che non riusciva a nascondere del tutto il passato difficile del quale era stato protagonista. C’era amarezza in quello sguardo, ma anche una luce che racchiudeva speranza. Le labbra erano socchiuse. Quanto avrebbe voluto che la baciasse.

Ryo notò che il rossore si era intensificato sul bel viso di Kaori e gli angoli della sua bocca si alzarono leggermente all’insù. A cosa stava pensando la sua adorabile socia per arrossire in quel modo? Se si fosse trattata di un’altra circostanza, di un altro momento, con un’altra atmosfera, avrebbe potuto prenderla bonariamente un po’ in giro e godersi la sua espressione diventare infiammata, quant’era permalosa!

Ma non era quello il momento giusto. In quell’istante la stanza era colma di parole celate, accumulate nel corso degli anni, di sguardi incatenati, di passione ardente.

Entrambi stavano penetrando nell’anima dell’altro. Una era impetuosa, miserabile, sofferente, ma lentamente era stata inondata di luce dall’altra, che era luminosa, vivace, speranzosa. Era come se fossero strette in un abbraccio inseparabile.

Tutto avrebbe fatto pensare che stesse per succedere qualcosa di cruciale tra i due. L’aria carica di desiderio e tensione, gli sguardi immersi l’uno nell’altro, le labbra socchiuse a chiedere di essere baciate. Le mani di Ryo che stringevano delicatamente il tessuto della camicia gialla di lei e quelle di Kaori che, quasi involontariamente, si erano andate a posare sui fianchi di lui.

Eppure…

Ancora una volta c’era un ostacolo invisibile tra loro, ma ugualmente invalicabile, che gli impediva di lasciarsi andare ai loro sentimenti.

Kaori era talmente timida e insicura riguardo a ciò che provava lui, che la paura di essere rifiutata l’atterriva. D’altra parte Ryo si sentiva intimorito dalla sua luce e temeva di spegnerla se si fosse avvicinato a lei più del dovuto.

Così, lentamente, le mani di Ryo si mossero e la presa sulla camicia gialla si fece più leggera. Kaori vide le sue dita allontanarsi a rallentatore e avrebbe voluto gridargli di non farlo ma, come le succedeva spesso, le parole sembravano bloccate in gola e riuscì solo a guardarlo, lasciando che il suo calore si allontanasse da lei.

“Scusami…” disse Ryo, senza aggiungere altro.

Ecco, l’incantesimo si era di nuovo spezzato, proprio come era successo la sera dell’appuntamento e, come quella volta, Kaori si sentì sprofondare nella delusione e un’altra crepa andò a formarsi sul suo cuore. Si rimproverò duramente, perché non stava facendo niente? Perché non gli aveva chiesto di stringerla più forte a sé e baciarla? Perché la sua timidezza doveva sempre impedirle di cogliere almeno quelle poche occasioni che le venivano concesse? Avrebbe tanto voluto dirgli di restare con lei, ma non lo fece, sembrava aver perso completamente la voce.

Quando riacquistò un po’ di lucidità, Kaori si accorse che le sue mani erano andate a posarsi sui fianchi di Ryo e le ritrasse di scatto, arrossendo di nuovo. Abbassò lo sguardo e balbettò, prima di correre in cucina: “Vado a preparare la cena…”

Ryo la guardò allontanarsi e strinse i pugni per la frustrazione, era un vigliacco.

“Saeba, sei un codardo” mormorò a se stesso. “Un vero codardo”.

Quando Kaori arrivò in cucina si mise una mano sul petto, il suo cuore batteva all’impazzata e aveva la sensazione che il suo viso fosse del colore di un pomodoro maturo. Che cos’era successo? Non lo sapeva nemmeno lei, ma l’aveva completamente sconvolta e turbata. In un certo senso si sentiva più triste... andava sempre a finire in quel modo, in niente di fatto. Sarebbe mai cambiato qualcosa? Doveva continuare a sperare o arrendersi all’evidenza che probabilmente sarebbe sempre stata quella la situazione tra loro? Forse per il suo bene e soprattutto per la sua sanità mentale, avrebbe fatto bene a farsene una ragione, una volta per tutte.

La cena si svolse in silenzio e una volta terminata entrambi si chiusero nelle proprie camere. Kaori si sentiva stanca, il faccia a faccia di poco fa l’aveva scombussolata, aveva bisogno di riposare e liberare la mente dal turbinio di pensieri che la tormentavano. Ryo era steso sul letto ancora vestito e fissava il soffitto, le sue mani bruciavano ancora del dolce calore di Kaori e il suo cuore sobbalzava.

Qualche ora più tardi Kaori si rigirò nel letto per l’ennesima volta, esausta. Aveva guardato l’orologio almeno un centinaio di volte, ormai era l’una passata. Sospirò pesantemente, si mise le mani sulla fronte e chiuse gli occhi, cosa doveva fare? I pensieri e le emozioni l’assillavano, impedendole di prendere sonno. Si mise seduta sul letto e dopo qualche secondo si alzò, forse sgranchire un po’ le gambe l’avrebbe aiutata a schiarirsi le idee. Scese al piano inferiore e si versò un bicchiere d’acqua, aprì la finestra e sentì la freschezza notturna invaderla, permettendole di calmare per un attimo la mente. Osservò lo scintillio delle luci e ascoltò i rumori della città, che non si calmavano mai, quella visione paradossalmente la rilassava.

Kaori ripensò inevitabilmente a cos’era successo solo poche ore prima e il suo cuore cominciò di nuovo a battere impazzito. Lo sguardo di Ryo era stato talmente bruciante e struggente, le sue mani forti e al tempo stesso tenere. Sentì un fremito dentro di sé, avvertiva il bisogno delle mani di lui su di lei, desiderava essere tenuta stretta e baciata, sentire la morbidezza delle sue labbra e il calore delle sue braccia, ma non poteva...

La sua vista iniziò ad appannarsi, seguita dalle lacrime e dai singhiozzi, le spalle tremarono. Cominciò a piangere a dirotto, senza riuscire in nessun modo a fermarsi. Era stanca, frustrata, amareggiata.

Quando aveva partecipato al servizio fotografico aveva fatto di tutto per nasconderlo a Ryo, non voleva sentirlo ridere di lei, ma doveva ammettere che una parte di sé era curiosa di sapere cosa avrebbe pensato se avesse visto quelle foto. Quando aveva indossato quegli abiti si era sentita bella, speciale… chissà cosa ne avrebbe detto lui? Ma ora era sicura di aver preso la decisione giusta, non sarebbe servito a niente, avrebbe continuato a considerarla una ragazzina.

Ryo era anch’esso insonne e come lei decise di scendere, ma si accorse subito di un’altra persona nella stanza e la sua aura era inconfondibile. Trovò Kaori accanto alla finestra aperta, le spalle leggermente curve e tremanti, un leggero vento le scompigliava i capelli.

Cosa stava succedendo? Perché stava piangendo? Era a causa sua?

Ryo fece qualche passo verso di lei e il suo nome gli uscì spontaneamente dalle labbra: “Kaori…”

Lei sussultò, colta di sorpresa, ma non si voltò. Con le dita traballanti tentò di asciugarsi velocemente le lacrime, non voleva che la vedesse piangere. Si girò e gli fece un mezzo sorriso: “Cosa ci fa alzato a quest’ora?” gli chiese. “Sei appena tornato?”

Ryo notò solo allora che era ancora vestito come la sera prima, si era buttato sul letto a riflettere e non si era nemmeno spogliato. La constatazione che Kaori pensasse che fosse appena tornato da uno dei soliti locali notturni, magari dopo aver passato la serata in compagnia di una bella ragazza, lo colpì come un pugno in faccia. Non era sorpresa, sembrava addirittura rassegnata. Ormai si era talmente arresa da non rimanere nemmeno più colpita dal fatto che fosse stato con un’altra donna? La stava lentamente perdendo e la cosa peggiore è che non stava facendo assolutamente nulla per impedirlo, ogni giorno le dava una ragione in più per uscire da quella porta e abbandonarlo per sempre.

“No, mi sono addormentato vestito”.

In realtà non era riuscito a chiudere occhio, ma non lo disse.

“Ah, davvero? Io non riesco a prendere sonno” disse Kaori, cercando di nascondere il suo stato d’animo rattristato con un sorriso. Era grata che Ryo avesse deciso di non accendere la luce, questo le permetteva di nascondergli gli occhi gonfi di pianto e le guance rigate di lacrime.

“Perché?” le chiese lui, spontaneamente.

Kaori fu sorpresa da quella domanda, non sapeva cosa rispondere e disse: “Oh, forse avrò mangiato troppo” ridacchiò.

Kaori aveva appena dato la possibilità a Ryo di sorvolare sulla questione, tornare a letto senza dover affrontare un discorso difficile riguardo i loro sentimenti e su quanto lui la ferisse continuamente, ma stavolta Ryo decise di non assecondarla. Le parole di Eriko e Mick risuonarono come la sua coscienza e di nuovo immaginò Kaori in abito da sposa: adesso era arrivata in cima alla navata e lui le prendeva una mano nella sua, stringendola teneramente. Forse non avrebbe mai potuto sposarla, ma questo non gli impediva di tenerla accanto a sé. L’amava, la storia di essere costretto a tenerla lontano per proteggerla dai loro nemici era una scusa che usava per proteggere se stesso dai propri timori, molti la consideravano già la sua donna e se lo fosse diventata sul serio sarebbe stata più al sicuro.

Ryo non voleva più che Kaori soffrisse per lui.

“Mi dispiace” disse Ryo.

Kaori sgranò gli occhi, senza capire, di cosa stava parlando? Sussultò quando si avvicinò ulteriormente e le prese una mano. Osservò le loro dita intrecciate e arrossì.

“Mi dispiace per come mi comporto con te. So di ferirti a volte, perdonami, Kaori”.

Ryo la guardò più intensamente e fece un altro passo nella sua direzione: “Eri bellissima vestita da sposa” confessò “Sei bellissima”.

Kaori era sbalordita, per le parole appena pronunciate da Ryo, ma anche perché aveva capito che aveva visto le fotografie.

Ryo sorrise e le scostò qualche ciuffo dalla fronte, come aveva desiderato fare prima. La semioscurità nella stanza creava un’atmosfera incantata. Le luci che entravano dalla finestra illuminavano per metà i tratti delicati di Kaori, risaltando i riflessi castani della sua chioma e la vivacità dei suoi occhi. Lo stesso effetto ricadeva su Ryo e Kaori si perse nella profondità del suo sguardo, i suoi occhi erano gentili e vividi e lei sentì un brivido. Era un altro dei suoi sciocchi sogni romantici? In quel caso non voleva svegliarsi.

“Ryo…” lo chiamò, come a chiedergli cosa stesse succedendo.

“Sei ciò che ho di più importante, Kaori”.

Lei sentì la testa girarle, le sue orecchie avevano udito bene? Le lacrime iniziarono di nuovo a solleticarle la vista, ma ora erano di felicità. Ryo le asciugò con le dita, poi le mani si spostarono di lato e andarono a incorniciarle il volto, sfiorando i suoi capelli morbidi e profumati. Avvicinò il viso al suo e la fissò per un momento, Ryo voleva essere sicuro che Kaori fosse convinta di ciò che stava per accadere. Quello sarebbe stato il primo bacio non solo per lei, ma anche per lui, perché era la prima volta che baciava l’unica donna che avesse mai amato. Kaori lo guardò sbalordita e incredula, ma non c’erano dubbi sull’attesa fremente che lesse nelle sue iridi, voleva quel bacio esattamente come lui. Ryo l’attirò più vicino a sé e la baciò. Kaori chiuse gli occhi quando le loro labbra si toccarono, era finalmente tra le braccia dell'uomo che amava ed era ancora più meraviglioso di quanto avesse immaginato. Sentì il suo calore avvolgerla e la passione inebriarla.

In quel bacio c’era tutto l’ardore, la tenerezza e l’amore che non avevano potuto esprimere in tutti quegli anni. Non volevano più separarsi e quando lo fecero avevano il respiro affannato, i capelli spettinati, i visi arrossati.

Kaori si morse le labbra, poi scoppiò a ridere. Ryo era confuso, non era certamente quella la reazione che si era aspettato da lei, ma quando capì che era una risata di felicità anche lui la seguì ed entrambi liberarono una risata fragorosa.

“Per un momento ho temuto che stessi ridendo di come ti avevo baciata. Mi sembrava impossibile!” disse Ryo, cercando di stemperare subito l’inevitabile imbarazzo che si sarebbe andato a creare.

“No, non ne hai ragione” rispose Kaori, diventando ancora più rossa.

Ridere di Ryo? Ma se era stata una delle esperienze più incredibili della sua vita! Piuttosto, lui era rimasto deluso?

“È stato incredibile” disse Ryo con un sorriso, intuendo i suoi pensieri. Si avvicinò di nuovo alle sue labbra, desiderando assaporarle ancora e Kaori non esitò un attimo, voleva di nuovo sentirsi avvolta dal suo calore.

“Ryo…”

La temperatura nella stanza si era notevolmente alzata, nonostante la finestra aperta, lui inspirò profondamente e allontanò le labbra da lei, comprendeva che per Kaori era la prima volta e doveva avere pazienza.

“Scusami” disse. “Non volevo correre”.

Correre? A Kaori sembrava che in tutti quegli anni fossero andati anche troppo lenti. Scosse la testa: “No, non è questo” disse, prima di abbassare lo sguardo, come poteva dirglielo?

Ryo le mise un dito sotto il mento e la guardò dolcemente, incitandola a parlare: “Che cosa c’è?” le chiese.

Kaori si tormentò le mani, poi alzò lo sguardo con decisione: “Stanotte, vorrei che restassi insieme a me, e tutte le notti a venire”.

Ryo spalancò gli occhi, sorpreso dalla sua audacia. Gli stava per caso chiedendo di prenderla tra le braccia, portarla nella sua camera e non lasciarla più?

“Kaori…”

Lei sorrise e si sporse verso di lui per baciarlo teneramente, ma con impeto.

“Voglio che tu mi tenga stretta a te, per sempre” disse.

Ryo la guardò per un istante senza dire niente, poi la baciò con ardore e la strinse a sé, proprio come gli aveva chiesto. La prese in braccio e la portò nella sua stanza, separandosi dalle sue labbra solo per riprendere fiato e poi ricominciare con un nuovo, delizioso bacio. Quando giunsero a destinazione la depose sul letto, come se si trattasse di un bene prezioso e fragile tra le sue grandi mani. La baciò sulla fronte, sul naso, sulle guance.

Il nome di Kaori era una supplica sulla bocca di Ryo e lei si sporse verso di lui, gli prese il viso tra le mani e disse: “Non avere paura, Ryo”.

L’uomo sgranò gli occhi, era lui che avrebbe dovuto rassicurarla, invece stava accadendo il contrario. Sospirò pesantemente e appoggiò la fronte alla sua, voleva essere tenero e premuroso con lei, ma sentiva la passione scorrere dentro le sue vene. La desiderava con tutto se stesso, come non gli era mai successo prima.

Kaori gli prese una mano e la portò sul suo fianco, un gesto semplice, ma sensuale, e carico di significato. Gli accarezzò le spalle con le punte delle dita e poi con tutte le mani, quante volte aveva desiderato sentire i muscoli delle sue spalle sotto le sue carezze.

Non ci fu bisogno di altre parole, finalmente potevano amarsi senza più barriere, finzioni o paure. Finalmente conoscevano l’amore.

 

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Capitolo 5
*** Fiori d'arancio ***


Eccoci arrivati allultimo capitolo, pensare che all’inizio doveva comprendere solo due, tre capitoli al massimo, e invece siamo arrivati al quinto. Spero di non avervi annoiato, nonostante la storia molto semplice!

Prima di tutto voglio ringraziare tutti coloro che hanno letto e commentato, grazie di cuore!

Poi ho una precisazione da fare: riguarda il personaggio di Hideyuki e la storia di briz65 “Di temporali, valigie e lenzuola”, che vi invito ad andare a leggere se non l'avete già fatto. :) Il suo ruolo potrebbe essere vagamente simile in entrambe le nostre storie, ma io e briz ne abbiamo già parlato e non c’è stato nessun tentativo di scopiazzatura da parte mia, onde evitare fraintendimenti, avevo già finito di scrivere il capitolo quando briz ha pubblicato il suo. 

Vi ringrazio di nuovo per aver seguito questa fanfiction, forse ci sarà un seguito più avventuroso, ma vedremo! Inoltre ho in mente una storia con la partecipazione speciale di tre sorelle di nome Hitomi, Rui e Ai… vi ricordano qualcuno? ;) 

Allora buona lettura!

A presto! 

 

Ryo deglutì e fissò di nuovo la sua immagine nello specchio. Una vaga sensazione di apprensione e di trepidazione iniziò a comprimergli lo stomaco, deglutì ancora, per almeno la decima volta nel giro di 60 secondi.

“Wow, amico! Sembri un vero gentleman!” esclamò Mick con il suo accento americano. “Sei quasi irriconoscibile!” 

Mick fece un ampio sorriso e gli dette una sonora pacca sulla spalla. Si stava trattenendo dal prenderlo un po’ in giro, ma cercava di nasconderlo per non innervosire ulteriormente il suo amico giapponese. Non che trovasse ridicolo quello che stava per fare, ma non poteva fare a meno di ridere sotto i baffi, vedendo Ryo così ingessato e impacciato.

Già, Mick non trovava ridicole per niente le sue intenzioni, tutt’altro, una parte di sé lo invidiava. Quel Saeba era un uomo davvero fortunato! D’altra parte come poteva dargli torto? Kaori era una donna speciale e qualunque uomo l’avesse avuta al suo fianco sarebbe stato un vero idiota a lasciarsela sfuggire. In realtà Ryo era stato quell’idiota per parecchio tempo, ma fortunatamente si era dato una bella svegliata. Scosse la testa bionda quando pensò che poteva esserci lui al posto di Ryo. Tempo fa nemmeno lui si sarebbe fatto scappare l’opportunità di sposarla e tenerla accanto a sé per sempre, ma ora c’era Kazue e ne era innamorato. Tuttavia Kaori rimaneva quel dolce ricordo del suo primo amore.

Kazue… pensò, con un sorriso tenero. Chissà, forse un giorno...

“A cosa stai pensando, biondo da strapazzo?” gli chiese Ryo con tono sospettoso, notando il suo sguardo perso.

“Ehi, inizi già a fare il marito geloso?” incalzò Mick, tornando il solito burlone. “Vado a controllare se la mia deliziosa Kaori è pronta!” aggiunse e il suo sorriso si allargò, poi si sfregò le mani.

Lo sguardo ostile di Ryo lo divertì, ma Mick alzò le mani in segno di resa: “Amico mio, calmati! Sto scherzando!” ridacchiò. “Se continui di questo passo la farai fuggire il secondo giorno di matrimonio!”

“Angel!”

Mick si precipitò fuori dalla camera con una risata cristallina e Ryo lo avrebbe inseguito di corsa se non fosse stato per l’intervento di Umibozu, che l’afferrò per la giacca e lo trattenne sul posto con una sola mano, sollevandolo da terra e senza nessun apparente sforzo.

“Mollami, scimmione!”

“Calmati cretino, Kaori è protetta al massimo”.

“Cosa vuoi dire?” gli chiese Ryo corrugando la fronte, ma continuando ad agitare le gambe.

“Be’, Miki si aspetta un assalto da parte di Angel e anche il tuo, veramente. Ma lei tiene molto alle tradizioni e ha detto che non devi riuscire in nessun modo a vedere Kaori prima delle nozze, così si è premunita per impedirtelo”.

“Ah sì?” Ryo lo guardò con un’espressione perplessa.

“A proteggerla non c’è solo Miki, ma anche le sorelle Nogami e Kazue” affermò Falco. “In più ha installato alcune trappole”.

“Eh eh, non ha un po' esagerato?” ridacchiò Ryo, non sapeva se essere divertito o quasi spaventato dalla determinazione di Miki.

“Affatto” esclamò Umibozu lasciando improvvisamente la presa e per poco Ryo non finì con il sedere per terra. “Tra te e quell’idiota infiocchettato è stata sin troppo blanda”.

Ryo si sistemò il colletto della giacca e disse, con aria indifferente: “Le donne drammatizzano sempre”.

In realtà Ryo era contento del fatto che Kaori fosse al sicuro tra le sue amiche, non ci si poteva fidare con Mick in giro.

I suoi occhi andarono di nuovo verso la sua immagine riflessa nello specchio e avvertì l’ansia ricominciare a salire dal suo stomaco.

“Non essere troppo nervoso, Saeba” disse Falco. “Andrà bene, Kaori non ti mollerà all’altare. Se avesse voluto farlo sarebbe già fuggita a gambe levate da un bel po’, da un tipo come te” aggiunse con un mezzo sorriso sardonico.

“Ascoltami bene, brutto…” iniziò Ryo, furente, ma Umibozu se n’era già andato in compagnia della sua imponente statura.

Certo che sarebbe andato tutto bene! Ci mancava solo che uno dei loro avversari mettesse loro i bastoni tra le ruote proprio quel giorno, o peggio, che Kaori lo lasciasse in quell’occasione.

Non era questo che turbava Ryo...

Si sedette sul letto con un tonfo e afferrò una cornice che raffigurava lui e Kaori, si lasciò andare a una risata di tenerezza. Ripensò a quando aveva incontrato la sua socia e l’aveva scambiata per un ragazzetto, aveva i capelli corti e scompigliati, come un vero maschiaccio, il viso pulito e l’espressione grintosa. Come scordare quel momento? Guardandola bene si era accorto subito di quanto fosse carina, ma non immaginava che con il passare del tempo sarebbe diventata bellissima. Il taglio di capelli era ancora corto e la sua espressione era rimasta sbarazzina e allegra, ma i tratti del suo viso erano maturati e lentamente si era trasformata in una donna meravigliosa. E lui stava per sposarla.

Quanto c’era voluto per arrivare a quel punto? Tanto, troppo tempo. E doveva ammettere che buona parte della responsabilità andava alla sua indecisione.

Per molti anni aveva provato a convincere se stesso e gli altri di non provare la minima attrazione per Kaori, quando invece la realtà corrispondeva esattamente all’opposto. All’inizio della loro convivenza non aveva nascosto di trovarla affascinante, ma quando aveva capito che lei non era una donna come le altre e memore della promessa fatta al suo migliore amico, si era imposto di tenere una distanza ragionevole e di non oltrepassare quel limite. Si era addirittura detto che un giorno l’avrebbe lasciata libera di tornare a una vita normale, ma in fondo al cuore sapeva di non volerlo davvero, ormai Kaori era parte integrante di lui. Nel corso del tempo in molti l’avevano smascherato riguardo i suoi sentimenti, ma lui aveva puntualmente e ostinatamente negato ogni volta, fingendosi addirittura indignato. Che stupido! Quante volte l’aveva ferita con quell’atteggiamento? Se ci pensava avvertiva l’impulso di darsi un pugno da solo! 

Ryo alzò lo sguardo verso la finestra aperta, il cielo era limpido quel giorno e c’era solo qualche nuvola bianca, ma non sembrava annunciare pioggia.

“Makimura, sei felice in questo momento o mi stai maledicendo per caso?” chiese rivolto all’azzurro, con un mezzo sorriso malinconico.“Quando mi hai chiesto di proteggere la nostra preziosa Kaori volevi arrivare a questo?”

Ryo sospirò pesantemente e si passò le mani robuste tra i capelli corvini: “La amo, Hideyuki. La amo come non credevo di riuscire a fare, mai, con nessuno. Spero che ci benedirai in questo giorno, amico mio".

Deglutì ancora, gli sembrava di avere un groppo in gola e gli sfuggì un singulto dalle labbra, fu grato di essere solo nella stanza: “Saeba, stai diventando un sentimentale, tua moglie ti sta contagiando”.

Tua moglie... 

Mia moglie...

Kaori non lo era ancora ufficialmente, ma sentiva già il suo cuore sobbalzare a chiamarla in quel modo. Si sentiva emozionato, frastornato, felice.

“Ehi Saeba, ti vuoi dare una mossa?” esclamò Falco da fuori la porta.

Ryo sì alzò in piedi con uno scatto energico e disse: “Arrivo!”

“Sto arrivando, Kaori, aspettami!” aggiunse con un sorriso.

 

*****

 

“Oh, Kaori! Sei semplicemente incantevole!” disse Miki con le mani congiunte, gli occhi lucidi e l’espressione meravigliata. “A Saeba prenderà un colpo quando ti vedrà!”

“Spero di no! Non proprio oggi!” scherzò Kaori, tentando di nascondere il nervosismo e la tensione. Il suo cuore batteva impazzito, il viso era paonazzo e il respiro era leggermente ansante.

“Non ti devi preoccupare, andrà tutto bene” disse Miki con un sorriso d’incoraggiamento.

Kaori annuì appena, ma sentiva la testa girare lievemente, le mani e le gambe tremare dall’emozione. Stava per sposare Ryo Saeba, l’amore della sua vita, e non le sembrava ancora vero, ma non stava sognando di nuovo. No, stavolta era davvero reale.

“Gli piacerò?” chiese quasi inconsciamente.

“Ma certo che gli piacerai, sciocca!” esclamò Eriko con impeto. “Sei una donna stupenda e per fortuna quello stupido se n’è accorto in tempo, sarebbe stato un pazzo a lasciarti scappare! Inoltre questo vestito l’ho disegnato apposta per te e ti sta meravigliosamente” aggiunse senza nascondere il proprio orgoglio.

“Ti lasciamo qualche minuto da sola, va bene?” sorrise Miki, intuendo che la sua amica aveva bisogno di qualche istante di calma e di silenzio. “Ma non provare a fuggire, Ryo non ci perdonerebbe mai se te lo lasciassimo fare!” aggiunse scherzosamente facendole l’occhiolino, prima di uscire insieme a Eriko.

Kaori sorrise con gratitudine, Miki era la sua migliore amica e la capiva senza bisogno di parole. Aveva passato la notte a casa sua, Miki aveva insistito tanto che dormisse lì perché, secondo la tradizione, il futuro sposo non poteva assolutamente vedere la promessa sposa il giorno prima del matrimonio, così aveva spedito Umibozu a casa sua e di Ryo, tra le proteste concitate, ma del tutto inutili, di entrambi gli uomini.

Kaori si sedette sul letto e il suo sguardo andò subito all’anello che portava al dito, lo stesso che le aveva regalato suo fratello. Tirò su col naso e strinse le labbra, cercando di trattenere le lacrime, se avesse rovinato il trucco le sue amiche l’avrebbero tartassata di rimproveri. Eppure, era così difficile contenere le lacrime in quel momento. Era un pianto di felicità, stava per sposare l’uomo che amava e il suo cuore palpitava dall’emozione, ma al tempo stesso era anche di tristezza. Hideyuki, una delle persone più importanti della sua esistenza, non sarebbe stato lì quel giorno, accanto a sua sorella e al suo migliore amico.

“Sei felice per noi, fratello mio?” chiese accarezzando l’anello. “A cosa stavi pensando quando hai deciso di affidarmi a Ryo? Avevi già intuito qualcosa?”

Kaori sorrise divertita, quando aveva conosciuto Ryo l’aveva trovato certamente un tipo attraente, ma aveva pensato subito che possedeva una vera faccia da schiaffi, per non parlare del suo modo di fare baldanzoso e sin troppo sicuro di sé, ma con il tempo aveva capito che quell’aria sfrontata nascondeva un uomo dal passato difficile e traumatico, pronto a mettersi in pericolo per salvare gli altri, compresa lei... quante volte era corso in suo aiuto senza esitazione.

“Grazie Hideyuki, grazie per avermi fatto incontrare Ryo e per avermi posta al suo fianco”.

Qualcuno bussò alla porta e quando si aprì apparve Saeko. Kaori alzò gli occhi e sorrise, ma alla poliziotta non sfuggirono le sue dita che accarezzavano l’anello, nemmeno il suo sguardo tenero ma nostalgico al tempo stesso.

“Sono certa che Maki sarebbe molto felice per te e Ryo” disse dolcemente. “Probabilmente borbotterebbe un po’, ma vi appoggerebbe”.

“Lo pensi davvero?”

“Ma certo!” esclamò la detective con convinzione, sedendosi accanto a lei. “Quando ti ha affidato a Ryo era conscio di ciò che stava facendo. Chissà, forse aveva già intuito qualcosa...”

Saeko confermò il suo pensiero e Kaori ne fu sorpresa.

“Mi manca, Saeko…”

“Anche a me” confessò la poliziotta, alzando gli occhi al soffitto. “Ma sono certa che in questo momento sta festeggiando con noi”.

Kaori si morse le labbra, sentiva le lacrime solleticarla di nuovo.

“Oh no, non piangere proprio adesso, ti rovinerai il trucco!” Saeko si alzò e le porse una mano: “Andiamo, dai! Ryo ti sta aspettando, non vorrai fargli credere di essere scappata?” le chiese con un sorriso tenero.

Kaori la fissò un momento, poi scosse la testa e afferrò le sue dita: “No, certo che no” disse con un sorriso e prima di uscire, aggiunse: “Grazie, Saeko”.

“E di che!”

 

*****

 

Ryo e Kaori avevano deciso di sposarsi al mare, vicino a un ryokan tradizionale che poi li avrebbe ospitati per la notte. All’esterno era stato allestito un gazebo e tutti gli invitati stavano aspettando la sposa.

“Respira, amico” sussurrò Mick.

“Finiscila di infastidirmi, Angel” rispose Ryo a denti stretti.

“Ehi, stavo solo cercando di tranquillizzarti un po’!” esclamò Mick, offeso.

“Be’, non ci stai riuscendo!”

“Volete finirla?” intervenne Falco.

All’improvviso il brusio di sottofondo cessò e finalmente Kaori fece la sua comparsa. Ryo trattenne il fiato e non fu il solo. Colpito completamente dalla bellezza di Kaori, che non era affatto solamente fisica, ma riguardava soprattutto la luce gioiosa nei suoi occhi nocciola, il rossore emozionato sul suo viso delicato, l’espressione radiosa. Era una visione talmente incantevole che Ryo sussultò commosso, una folata di vento gli scompigliò i capelli corvini, era a bocca aperta. Nessuna immagine prodotta dalla sua fantasia l’aveva preparato a una tale meraviglia.

Gli occhi dolci e innamorati di Kaori s’immersero in quelli teneri e altrettanto innamorati di Ryo e non si separarono più. Kaori lo guardò e sentì il suo cuore palpitare dalla gioia, Ryo era bellissimo, alto e forte, e sorrideva raggiante.

Ryo le tese una mano e Kaori l’afferrò, le loro dita s’intrecciarono. Kaori era così bella e lui sentì l’esigenza di volerla proteggere, la mano di lei era piccola nella propria, le spalle delicate in confronto alle sue, e Ryo desiderò avvolgerla in un abbraccio pieno d’amore e dolcezza.

Si scambiarono le promesse, poi gli anelli, tra l’emozione loro e di tutti gli invitati. Infine Ryo la sollevò tra le sue braccia e la baciò tra i capelli, finalmente Kaori era sua moglie. Lei rise, felice, poi si baciarono.

La festa per le nozze si svolse tra risate, auguri e balli, con il classico lancio del bouquet e brindisi. Alla fine della giornata gli sposi, dopo aver salutato il gruppo di amici, si ritrovarono in riva al mare per godersi il tramonto. Ryo si era sbarazzato della cravatta e aveva sbottonato i primi bottoni della camicia bianca, mentre Kaori si era tolta le scarpe e il velo, erano abbracciati.

Kaori gli accarezzò una guancia con le dita e poi lo baciò, lui la strinse a sé.

“Mi sembra un sogno” disse Kaori.

“Non è un sogno, Sugar Boy, è la realtà”.

“Davvero?” chiese Kaori, con una certa apprensione nella voce.

Ryo sorrise con tenerezza, la baciò con passione e poi appoggiò la fronte alla sua: “Te lo prometto” disse.

Entrambi alzarono lo sguardo verso il cielo limpido, con le sue infinite sfumature che andavano dal viola, all’arancio, fino al rosso. Il loro pensiero andò alla stessa persona, un amico e un fratello.

Grazie, pensarono all’unisono.

Era grazie a Hideyuki se erano lì, se avevano conosciuto l’amore e la felicità, se erano insieme.

“Non c’è di che, ragazzi!” disse una figura dietro di loro con un bel sorriso sul volto, prima di sparire in un lieve fruscio. Indossava un lungo impermeabile, una cravatta tenuta lente e un paio di grandi occhiali che cadevano sul naso. 

“Hai sentito qualcosa?” chiese Kaori a Ryo.

“Chissà, forse è uno spirito” scherzò lui.

“Smettila di fare l'idiota!”

Ryo sorrise allegramente e la baciò.

 
 

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