Autore (forum-sito):
Fuuma
Characters: Quentin
Coldwater; Eliot Waugh;
Pairing: Eliot/Quentin { queliot }
Warning: slash; missing
moment (3x05 ~ A life in a day)
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50 Years { of you and me } |
Did I say that I want you?
if I didn’t, I'm a fool, you see
No one knows this more than me
Just breathe – Pearl Jam
Anno 1 – o anche: C'erano una volta due Re
(parte prima)
Era bastata una
chiave, un giro nella toppa e la magia era tornata a pizzicare le
dita di Quentin. Era stato come se uno spartito sbiadito avesse
riscoperto nuove note: poteva ricominciare a suonare, poteva
ricominciare a creare la propria musica. E farlo in compagnia di
Eliot.
Seduto a gambe
incrociate davanti a una pila di mattonelle colorate, Quentin guarda
l’orizzonte. C’è qualcosa di affascinante, nella guglia spuntata
dell’ala sud del loro castello (è troppo presto per chiamarlo
loro? Per sentire il filo del destino che percorre Fillory e che un
giorno lo condurrà a uno dei suoi quattro troni?), ha la forma
di un gelato alla vaniglia leccato da un lato solo.
Eliot gli picchietta la
coscia con la punta della scarpa. Lucida. Un dettaglio stonato nel
panorama bucolico.
«Un giorno tutto quello
sarà tuo, Q., ma ora riporta la tua adorabile testolina sul mosaico
e finisci il pattern. Non ho intenzione di passare la notte qui, il
mio regale sedere pretende un letto vero, possibilmente con qualcuno
al mio fianco che me lo succhi.»
Quentin tossisce, la
mano a nascondere il volto. Ma sono soli e non c’è nessuno che possa
distogliere l’attenzione di Eliot dal suo rossore.
«Non fare quella
faccia, Coldwater: anche un Re ha i suoi bisogni, i miei sono solo
un po’ più a luci rosse degli altri.»
«A-anche io ho i miei
bisogni.»
«Ah sì?» Eliot poggia
le mani in terra. Sulle ginocchia gli gattona vicino e abbandona il
mento alla sua spalla, come un gatto pigro alla ricerca
dell’attenzione del padrone. «Allora facciamo così, se questa notte
saremo ancora bloccati qui, hai il mio permesso per elencarmeli uno
ad uno.»
La sua risata scalda
l’orecchio di Quentin. Calda, come la pressione della sua bocca
premuta al collo. Soffice, fugace e gli lascia addosso la piacevole
sensazione di un gelato alla vaniglia sciolto sotto una lenta
leccata.
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