Scritta per i prompt del
lunedì di Il giardino di Efp.
Prompt di E.M.: addio
Dea di zaffiro
Erik si versò
l’acqua bollita nel bicchiere di metallo e
sospirò pesantemente, tenendo le spalle curve.
“Quando ho visto quel
sangue, ammetto di aver pensato ti
avesse ucciso” sussurrò.
Charles posò la scacchiera
su un tavolinetto dove c’erano
rottami di metallo e socchiuse gli occhi, notando un baule nascosto
sotto la
brandina.
“Amico mio, forse lo avrei
preferito. Visto che il colpevole
ero io” sussurrò. Si allontanò dal
tavolo muovendo le grandi ruote della
normale sedia a rotelle, sentendole sfregare sotto le sue dita callose.
Erik versò
dell’altra acqua in un bicchiere uguale, con qualche
ammaccatura in meno, e sospirò pesantemente.
“Mi hanno detto che non ha
sofferto, ma… Non ho potuto
neanche dirle addio” mormorò.
Giocherellò con il lobo del proprio orecchio,
mentre lasciava cadere delle foglie di the in entrambi i bicchieri.
< Meglio non dirgli che si
è dichiarata con un altro prima
di morire. Fortunatamente lui non legge nel pensiero… O
forse no. Eccolo il mio
solito errore. Anche se fatto sempre e solo per amore, ha
già causato tanti
guai. Dovrei essere sincero > rifletté Charles,
sospirando.
“Le sue ultime parole, i
suoi ultimi pensieri, sono stati
solo per Hank. In un certo senso, nessun altro oltre lui, anche se era
lì, ha
potuto dire addio a Raven.
Mia sorella aveva fatto la sua
scelta” sussurrò.
Erik serrò un pugno e
chiuse gli occhi, espirando
profondamente. “Anche io avevo fatto la mia.
L’avevo lasciata alla sua causa,
avevo preferito sposarmi. Anche mia moglie e mia figlia mi sono state
portate
via.
In fondo non cambia molto, sia che si
dica addio, sia che
non si riesca. Il dolore rimane lo stesso e niente, persino la
vendetta, lo
placa”.
“Non sei solo amico mio. Ci
salveremo, a vicenda. Questa
volta resteremo uniti.
Non importano più mutanti
o non mutanti, stiamone fuori” lo
implorò Xavier.
Erik gli sorrise, Charles lo
raggiunse e sporse in avanti il
viso.
“Non usi un
colino?” mormorò.
< Mi sembra indelicato
cambiare discorso, mentre lui
esprime il suo dolore, ma… Non sembra molto igienico. Come
niente qui, del
resto > rifletté Charles.
“Non ho bisogno di leggerti
nel pensiero per capire cosa
stai pensando. Siamo uomini adulti, grandi e forti. Qualche batterio
non ti
ucciderà.
Non siamo nella tua scuola di
perfettini in giacca e cravatta”
lo derise Erik.
Charles sospirò
pesantemente.
“Una parte di me sente
ancora Raven come se fosse qui, in
mezzo a noi.
Forse perché hai la sua
stessa lingua caustica” brontolò.
Magneto rise forte, portandosi le
mani ai fianchi, mostrando
i denti candidi.
“Credo fosse proprio quello
che amavo di lei” ammise.
Charles gettò indietro la
testa, un rivolo di sudore gli
solcò la pelle liscia del capo calvo, dicendo: “Oh
sì. Proprio quel giorno, i ricordò
che erano sempre le donne a salvare la squadra e mi propose di cambiare
il nome
in “X-women”, invece che X-men”.
Erik si massaggiò il
mento, assumendo un’espressione
pensierosa.
“Umh, se Logan fosse una
donna, ci farei un pensierino. In
fondo anche lui è parecchio utile”
borbottò.
Charles assottigliò gli
occhi e sospirò.
“Non puoi essere serio,
amico mio” gemette.
< L’unico modo, in
fondo, per dirle addio, è stato
salvare Jean. Ho portato avanti le ultime volontà della mia
meravigliosa Raven.
Quella vera, dalla pelle blu come una dea del mare, protettrice di ogni
mutante
in difficoltà > pensò Erik.
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