L'ultimo lampo

di Fiore di Giada
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CHAPTER ONE ***
Capitolo 2: *** CHAPTER TWO ***



Capitolo 1
*** CHAPTER ONE ***


Il cielo notturno era illuminato dall’argenteo chiarore della luna, che accendeva di riflessi candidi i tetti del monastero Shaolin e le statue, sistemate ai lati del giardino, mentre un flebile vento scuoteva le foglie degli alberi, facendole risuonare di deboli fruscii.
Raiden, con passo calmo, percorreva le strade e il suo sguardo si posava ora sulle statue, ora sulle piante.
Un altro giorno., pensò. Con la sconfitta di Kronika e del suo folle piano, il corso del tempo era stato ripristinato.
Il futuro era stato ricostruito.
La Terra era rinata e l’umanità, con la sua duplice natura, stava scrivendo una nuova storia.
Liu Kang, il suo amato allievo, si era rivelato un valido argine alle forze multiformi del male.
Ne era sicuro, la sua guida avrebbe fatto sorgere una nuova generazione di eroi nella luce scintillante della giustizia.
Raiden accennò ad un tenue sorriso. Il suo allievo era asceso ad un livello assai elevato nella gerarchia divina, ma, a differenza dei suoi predecessori, aveva serbato la purezza adamantina del suo cuore umano.
Nessuna ombra aleggiava sul suo animo.
Una farfalla verde smeraldo iniziò a volteggiare attorno a Raiden, che, d’istinto, sollevò il braccio destro.
L’insetto, per alcuni istanti, parve esitare, poi si posò sulla mano dell’ex dio del tuono.
– Ne è valsa la pena. – mormorò. Una bellezza fragile si condensava in quel corpo così minuto, eppure tanto forte.
La natura terrestre aveva saputo creare esempi di sublime bellezza.
E non meritavano di essere distrutti dal capriccio di divinità annebbiate dalla loro stessa superbia.
Una nube di malinconia oscurò il suo sguardo. La sua natura, malgrado la diversità dei fini, non era difforme da quella delle altre divinità.
Il suo cuore si era lasciato travolgere dall’onda della superbia e della collera.
La sua mente, in altre linee temporali, era stata inebriata dal sangue e dal miraggio di una facile salvezza per la Terra.
Si era convertito in un guerriero crudele e corrotto, che scambiava la speranza per gli esseri umani col compiacimento del suo egocentrismo.
Quante vite erano state sacrificate a questo suo sogno crudele?
Gli occhi luccicarono di lacrime. Gli sconvolgimenti di Kronika erano stati annullati, ma un simile risultato aveva richiesto un alto, crudele tributo.
Fujin era morto.
Con la sua dipartita, il suo cuore era stato pervaso dal gelo della solitudine.
La sua famiglia ancestrale era stata distrutta dal peso delle epoche.
– Mi manchi, fratello mio. – mormorò. Certo, gli esseri umani erano il suo nucleo famigliare d’elezione, ma la presenza di Fujin gli aveva consentito di mantenere un legame con le sue radici.
Il loro legame dava delle stabili fondamenta alla sua identità.
Con lui, tutto questo era stato annientato.
Cosa restava in quel momento della sua stirpe?
Con un gesto nervoso, allontanò le lacrime. La realtà, netta e crudele, si stagliava davanti ai suoi occhi.
Lui era una reliquia di un’epoca cancellata dalla storie, come le orme sulla sabbia dilavate dal mare.
Perché ancora proseguiva un cammino privo di scopo?
Cosa lo spingeva ad una simile esistenza?
La farfalla, rapida, si alzò in volo e scomparve nella notte.
– Che sia un segno? – mormorò, cogitabondo. Quei leggiadri insetti, in alcune culture terrestri, simboleggiavano le anime dei defunti.
Come dio, ben conosceva la vacuità di simili superstizioni, ma il suo cuore umano ardeva dalla brama di avere un segno.
Era diviso tra la sua mente e il suo cuore.
Ad un tratto, un pensiero attraversò la mente dell’ex dio e il suo sguardo, prima cupo, si rasserenò.
– Va bene. Non mi tirerò indietro. – mormorò, il tono sereno. Il suo compito era terminato.
Il mondo non aveva più bisogno di lui.
Ma questa necessità era foriera di conseguenze positive.
Si tolse il cappello e i lunghi capelli candidi, come una massa di seta, caddero sulle sue spalle.
– Sono così stanco… – mormorò. L’invecchiamento non aveva privato il suo corpo della forza giovanile.
La sua età sembrava essersi pietrificata.
Ne era sicuro, Liu Kang si stava servendo dei suoi poteri per stornare da lui l’ombra della Morte.
– Ti ringrazio, ma non può continuare così. – sussurrò. Lui era animato da intenzioni encomiabili, ma non poteva impiegare i suoi poteri per impedire al corso del tempo di compiere la sua opera.
Liu Kang, malgrado la sua nuova natura, aveva un cuore umano, con le sue forze e le sue debolezze.
Questa sua opera acuiva il peso della sua alienazione.
E la morte, in quel momento, gli appariva un porto di quiete.
Fissò la luna, che signoreggiava nell’oceano sospeso del cielo. Non si sarebbe nascosto dalla Morte.
Anzi, le sarebbe andato incontro, il cuore bramoso di un eterno sonno privo di risveglio.
Chissà, avrebbe rivisto Fujin e gli altri suoi fratelli, uccisi da un destino crudele e doloroso.
Rasserenato, si girò e rientrò nell’accademia Shaolin.



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Capitolo 2
*** CHAPTER TWO ***


La figura di Raiden, come un lampo, si materializzò nel palazzo degli Dei Anziani.
Colto da un accesso di nausea, l’ex dio del tuono barcollò. Con l’acquisizione della natura mortale, i suoi poteri non erano scomparsi, ma il loro utilizzo era per lui faticoso.
Anzi, consumava sempre più la sua energia vitale.
Che cosa importa? – mormorò, divertito. Presto, quell’esistenza si sarebbe conclusa.
Quel malessere fisico, per quanto fastidioso, era una seccatura transitoria.
Ora capisco molte cose…, pensò. Certo, il suo cuore amava ancora gli esseri umani, ma solo in quel momento riusciva a immedesimarsi nei loro pensieri e nelle loro emozioni.
Comprendeva la loro difficoltà ad andare oltre l’effimero, perché erano condizionati dalla loro natura, fragile e mortale.
Eppure, tendevano all’infinito, malgrado le pesanti catene della loro fragilità.
Con passo calmo, percorse le grandi sale del palazzo, vuote di vita.
Che silenzio., si disse. In un tempo remoto, l’edificio era impregnato del potere degli Dei Anziani.
Quell’energia ancestrale illuminava d’una luce calda le strutture del palazzo, in quel momento fredde e inerti.
Nulla era rimasto di quelle entità, da lui credute eterne e immortali.
Con la cronofusione, erano scomparse.
Solo quel palazzo ricordava la loro lunga esistenza.
Sospirò. Gli sembrava, in quel momento, di essere in una tomba.
Anzi, quell’edificio, tra pochi istanti, si sarebbe tramutato nella sua sepoltura.
Si sedette a gambe incrociate sul pavimento marmoreo e ne contemplò affascinato il mosaico foggiato a forma di kolam, scintillante di bagliori policromi.
Poi, trasse da una tasca del vestito un lungo pugnale dalla lama serpentina, l’elsa dorata incrostata di smeraldi, scintillanti di deboli bagliori verdi.
Rimirò la lama e si specchiò nel freddo chiarore del metallo, che gli restituì l’immagine del suo volto, atteggiata ad una espressione serena, simile alla statua di un Buddha.
Già. – mormorò. Quella risoluzione, così ferrea, gli aveva donato la serenità che per tanto, troppo tempo si era rivelata un miraggio per lui.
Anche quella era una sensazione umana?
Quando gli uomini giungevano ad un tale carico di pena, provavano una tale pace nella morte?
Giunti al termine del loro percorso, gioivano della possibilità di rivedere i loro familiari?

Una lieve folata di vento sollevò un poco i suoi lunghi capelli e gli sfiorò il collo.
Sussultò, turbato. In quel momento, gli pareva di sentire la presenza di Fujin…
Quel tocco, così etereo, gli dava l’illusione di una rinascita di suo fratello.
Scosse la testa. No, era solo un inganno del suo cuore, anelante ad un ricongiungimento.
Suo fratello era morto.
La crudele criomante Frost, su ordine di Cetrion, l’aveva congelato.
Era stato condannato ad una morte orribile.
A lui non era stata data la possibilità di vedere la nuova era.
Non poteva compiacersi delle conquiste degli umani e delle opere benefiche di Liu Kang.
Quel giovane si era mostrato un protettore ben più degno di lui.
Ma il suo amato fratello nulla sapeva di questo.
Era un corpo privo di vita, rinchiuso in un sepolcro di ghiaccio.
Ma la punizione, implacabile, si era abbattuta sulla folle allieva di Subzero.
Quella donna non si sarebbe servita del suo potere per compiacere la sua brama di dominio.
E Cetrion, come una brava e obbediente figlia, aveva offerto la sua vita e i suoi poteri a Kronika.
Non aveva saputo discernere il giusto dall’ingiusto.
Si ammantava di una virtù fallace e confondeva la purezza con la brama di potere della sua crudele madre.
Lui avrebbe desiderato porre termine all’esistenza di Cetrion, ma non poteva non considerarsi soddisfatto.
Il suo amato fratello poteva riposare in pace.
E, presto, si sarebbe ricongiunto a lui.

Con un gesto deciso, strinse il pugnale e lo immerse nel ventre.
Il sangue, d’impeto, esondò, macchiando prima le candide vesti dell’ex dio, poi il pavimento.
Raiden, privo di forza, cadde di schiena, le braccia leggermente sollevate e lo sguardo fisso verso l’alto. Finalmente, era riuscito a porre termine alla sua lunga esistenza.
Col sangue, fuggiva la sua vita.
Gli smeraldi sul pugnale, ad un tratto, brillarono di una sempre più forte luce verde.
L’uomo accennò ad un sorriso. Pochi giorni prima, aveva benedetto il pugnale con una particolare magia, capace di imprigionare l’anima in un’arma.
Nessun tiranno si sarebbe servito dei suoi poteri.
Non con me… – mormorò. Lo sapeva, l’oscurità sarebbe sempre risorta in nuove forme.
Ma lui non avrebbe dato il suo pur involontario contributo a eventuali nemici.
Ad un tratto, un tocco leggero sulla sua guancia lo scosse dai suoi pensieri.
Con fatica, girò la testa e la sua vista, ormai annebbiata, scorse una figura umana dai lunghi capelli, china su di lui.
La felicità inondò il suo cuore. Lo spirito di suo fratello era giunto.
La debolezza della morte opprimeva i suoi sensi, ma il suo cuore poteva avvertire il suo tocco.
Fujin… Sei venuto a prendermi? – soffiò, la voce flebile.
Non sentendo nulla, l’ex dio del tuono scosse la testa.
Va bene così… Grazie di essere venuto. – mormorò, prima di precipitare nell’oscurità.

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