L'Imperatore dei Cinque Regni - Guerre

di ghostmaker
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'uomo scampato al deserto ***
Capitolo 2: *** Agitazione nel Concilio dei Cinque ***
Capitolo 3: *** L'amico del mio amico è mio nemico ***
Capitolo 4: *** L'ora delle decisioni irrevocabili ***
Capitolo 5: *** Tutte le carte sul tavolo ***
Capitolo 6: *** Invasioni ***
Capitolo 7: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 8: *** L'alba di una nuova Era ***



Capitolo 1
*** L'uomo scampato al deserto ***


Prologo



Ogni granello di sabbia del grande deserto era arroventato dal calore del sole di mezzogiorno. Ai margini di Koraha, l’enorme distesa di dune che copre buona parte del territorio a ovest di Tan, e dalla quale pochi esseri viventi sono riusciti a uscirne indenni, spesso si radunavano dei vagabondi senza fissa dimora: chi viaggiava per avventura, chi lavorava come mercante di schiavi e non poteva permettersi un alloggio nelle grandi città, qualcuno perché era rimasto da solo al mondo, altri perché condannati all’esilio nel deserto e si erano salvati per puro miracolo. A quel tempo ero un ragazzino, portavo ai polsi delle grosse catene di ferro che in quell’ambiente mi ustionavano la pelle, e dovevo lavorare senza riposo per sistemare la carrozza del mio padrone cui si era rotta una delle ruote per colpa del troppo peso. Eravamo tanti con le mani legate, rei soltanto di essere nati sfortunati. In uno dei pochi momenti in cui il mio padrone ci dava tregua, certo non per carità, ma perché morendo non saremmo stati di nessuna utilità per lui, guardai per caso davanti a me. In lontananza, nel pieno del deserto, vidi una figura umana che lentamente si avvicinava al nostro bivacco e pensai di essere testimone della salvezza di uno dei pochi sopravvissuti all’inferno di Koraha, ma più si avvicinava e più rimanevo stupefatto da quella persona che indossava una veste blu sormontata da un enorme mantello nero. Tutti rimanemmo in silenzio, quell’uomo, caracollando, superò l’ultimo strato di sabbia rovente e stramazzò a terra finendo sui sassi levigati che delimitano Koraha e l’oasi di Oazo.



L’Imperatore dei Cinque Regni – Guerre
1° capitolo –  L’uomo scampato al deserto



«Lo stupore fu generale perché tutti conosciamo perfettamente la nostra Leggenda tramandata da generazioni, vero?»
L’uomo anziano dalla lunga barba bianca osserva tutti i bambini che sono seduti ai loro banchi e nota il terrore nei loro occhi. Sorride, è consapevole che sono troppo piccoli perché conoscano nei particolari la Leggenda, e la giornata di studio di oggi è programmata proprio per raccontare il Mito.

«Ebbene cari bambini, le cronache imperiali, la tradizione popolare e i testi più antichi, ancora oggetto di studio da parte dei nostri eminenti scienziati, narrano le gesta dell’uomo dalla folta capigliatura e dalla barba lunga e bionda, che indossava una veste azzurra con un mantello nero e che in pieno giorno uscì dal deserto, per poi diventare la guida dell’intero genere umano. Il leggendario Atua, primo di questo nome, raccontò alle persone che lo videro per la prima volta che non rammentava da dove provenisse, ma che aveva ancora bene in mente le grandi nuvole bianche che attraversò mentre cadeva verso il basso, prima di finire nelle acque gelide del Mare del Nord. Lì sconfisse i terribili mostri marini e la loro perfida e astuta Regina, Kwakhala, ma si amareggiò per questo evento perché odiava la guerra, così lasciò in vita la sua avversaria e le fece promettere di non attaccare mai più le piccole imbarcazioni di pescatori che attraversavano quel mare soltanto per trovare del cibo che sulla terra ferma scarseggiava. Dove regnava la guerra da così tanti anni, che neppure i governanti riuscivano più a ricordare, Atua portò la pace senza brandire mai un’arma, insegnò che con la collaborazione ogni regno poteva prosperare utilizzando le proprie ricchezze come sostentamento o merce di scambio, e convinse ogni Re a tramutare le armi di distruzione del presente in mezzi per costruire il futuro.»

I bambini hanno ascoltato in silenzio e i loro occhi sembrano brillare ogni volta che il maestro racconta leggende e miti del loro mondo. Uno di questi piccoli studenti solleva la mano nel brusio generale.
«Dimmi giovanotto, che cosa vuoi sapere?» chiede l’uomo barbuto.
«Maestro, ma lei è così vecchio che ha conosciuto Atua, primo del suo nome?»
L’uomo sorride divertito. «Pensi che io sia tanto anziano?» risponde facendo ridere tutti gli alunni.
Il bambino arrossisce, e il maestro, che di certo non vuole deluderlo, spiega: «No, non avevo incontrato il Leggendario imperatore dei Cinque Regni. Quello era un semplice uomo come lo sono io e come lo diventerai anche tu. Era sfuggito alla morte che porta con sé il deserto di Koraha, era una persona che fu esiliata in quell’infernale posto perché ritenuto colpevole di crimini così grandi da non essere perdonati da nessuno, neppure dall’Imperatore. Destò stupore perché assomigliava molto al Leggendario, ma egli non portava la pace dentro il suo cuore, anzi, il suo animo era stato distrutto da anni di guerre, da perdite immani e da delusioni cocenti, anelava la vendetta e non si sarebbe mai fermato davanti a niente o a nessuno per consumarla. Egli sapeva bene che raggiungendo il bivacco di Oazo sarebbe diventato un reietto come tutti noi che vi soggiornavamo per un giorno o per un anno, comprendeva che soltanto l’odio non gli avrebbe permesso di raggiungere il suo obiettivo e nel corso della sua vita imparò nuovamente a essere un uomo e non solo un animale ferito e in fuga.»
Il bambino nota la passione con cui l’anziano maestro parla di questa persona e domanda prontamente: «Maestro, come si chiamava quest’uomo?»
L’anziano maestro si siede sulla sua soffice sedia di paglia, passa la mano sulla sua lunga barba bianca, mentre con lo sguardo osserva il volto del bambino, ma anche di tutti gli altri alunni. Sospira così profondamente da far muovere le penne ancora intinte nel calamaio, le sue labbra si arcuano in un sorriso compiaciuto mentre i suoi occhi iniziano a brillare; forse più di quello dei bambini che ha davanti a sé. Il maestro, in cuor suo, sperava che il suo incipit attirasse l’attenzione e che spingesse ogni suo alunno a domandarsi chi fosse quella persona scampata alla morte di cui lui stesso ne ammirava le gesta. Il bambino guarda i suoi compagni cercando di capire se ha fatto un errore, ma anche gli altri sono in attesa della risposta del maestro che pare non giungere mai, poi, con uno scatto d’altri tempi, l’anziano maestro si leva in piedi, raccoglie dal tavolo una piccola campanella e la suona con vigore.
«Piccoli miei, oggi è una bella giornata e quindi, siccome sono io che comando, ho deciso che la lezione si terrà all’aperto!»
Tutti i bambini scattano in piedi felici, il baccano scuote le fondamenta stesse della scuola, l’anziano maestro apre la porta e tutti gli alunni corrono fuori direttamente verso il giardino fiorito. Tutti tranne uno. Il bambino che ha posto la domanda è rimasto incollato vicino al suo banco e osserva l’uomo senza parlare; il maestro gli regala un sorriso così grande da fargli vedere ogni singolo dente che gli è rimasto in bocca, gli si avvicina e appoggia la sua mano ossuta sul suo capo. «Sai, l’uomo scampato dal deserto mise anche a me la sua mano sulla testa e mi sorrise, proprio come sto facendo ora io a te, ma adesso non ti dirò il suo nome. Usciamo insieme ai tuoi compagni e sotto l’Albero del Mondo vi racconterò tutta la sua storia, fin dal principio.»





N.d.A.
Il racconto che avete letto fa parte di una storia formata da otto capitoli che non avranno una cadenza precisa per la pubblicazione.
Questa storia farà parte di una serie di tre, tutte formate da otto capitoli, che si dipaneranno attraverso le tracce impostate dalla challenge creata da molang sul forum di EFP.
Spero che gradiate questo grande racconto fantasy e sarò lieto di rispondere ai vostri commenti, sia inerenti alla storia sia ai sicuri errori che commetterò nel corso di questi ventiquattro capitoli.

Grazie a tutti.

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Capitolo 2
*** Agitazione nel Concilio dei Cinque ***


Il maestro ha raggiunto i suoi alunni che si sono avvicinati al grande Albero del Mondo tra risate e balletti propiziatori. L’anziano dalla lunga barba bianca si siede senza fatica, nonostante l’età avanzata, appoggia la schiena al fusto del Bobaya, uno dei tre alberi antichi, e agita la mano per calmare i bambini che, immediatamente, si siedono davanti a lui nel silenzio assoluto.
«Voi sapete sicuramente quale sia la festa più importante del mondo?»
«Sì» esclama il bambino curioso che aveva alzato la mano in classe. «Il compleanno dell’imperatore!»
«Bravissimo. E sapete che non è il giorno in cui è nato l’attuale Atua, ma è la data in cui il Leggendario divenne ufficialmente Imperatore dei Cinque Regni. Ecco, la storia dell’uomo che ho conosciuto da ragazzino a Oazo inizia proprio durante questa festa di tanti anni fa.»





2° capitolo –  Agitazione nel Concilio dei Cinque





Il maestoso palazzo imperiale costruito sull’isola di Otoke era così grande che si poteva vedere dalle rive del Regno di Metel. Il marmo bianco, colpito dai raggi del sole, emanava una luce tanto intensa da sembrare un faro per i naviganti del Mare del Nord anche nelle notti senza luna.
Fin dalle prime luci dell’alba, i servitori avevano imbandito i tavoli, posizionati il giorno prima in perfetto ordine nella grande sala delle feste, con tutti i cibi e le bevande conosciute provenienti da ogni luogo del mondo. Il protocollo prevedeva che la festa si svolgesse con delle turnazioni: all’alba erano invitati i popolani che avessero voluto e potuto raggiungere Otoke; verso il mezzodì partecipavano alla festa i “meritevoli” ovvero tutte le persone che erano state menzionate, per svariati motivi, come i più meritevoli di ogni regno; nel primo pomeriggio toccava alle personalità di spicco delle varie comunità i quali, se invitati, potevano restare anche alla sera, ovvero il momento in cui entravano nel palazzo i vari regnanti e le loro delegazioni diplomatiche. Le famiglie reali avrebbero soggiornato al palazzo di Otoke fino al giorno seguente perché partecipavano, oltre alla festa, anche alla consueta doppia riunione del Concilio dei Cinque, presieduto dall’imperatore.

Atua, CCXV del suo nome, era uno degli imperatori più longevi della storia e durante quella festa festeggiava il quarantesimo compleanno, però la sua vera età era di quasi cento anni, e purtroppo da qualche tempo aveva iniziato a stare male per colpa del morbo di Tulle.
La malattia di Tulle, chiamata così per il nome del medico che la scoprì, era un morbo incurabile che non manifestava segnali premonitori. Tulle scrisse nel proprio diario che probabilmente il Leggendario aveva contratto il morbo soggiornando nella foresta proibita e che esso era l’effetto collaterale derivato dai poteri magici che aveva acquisito in quel luogo. Atua, Primo del suo nome, non rivelò mai come ottenne la magia e pertanto quello che scriveva Tulle era una supposizione che però sembrò veritiera quando anni più tardi si scoprì che ogni Saggio, e quindi un qualsiasi imperatore futuro, unici depositari di poteri magici, contraevano lo stesso morbo anche senza entrare nella foresta.
L’imperatore, nonostante questo disagio, non avrebbe mai disertato la festa, così, quella mattina, si era svegliato prestissimo; i suoi servitori si erano dati molto da fare per aiutarlo a indossare la veste azzurra e il mantello nero, simboli che rappresentavano la sua discendenza, mentre lui, impaziente e perennemente in movimento, cercava di velocizzare queste manovre per raggiungere la lunga scalinata che lo avrebbe portato in mezzo al suo popolo. Egli sapeva che la malattia lo avrebbe costretto a percorrere gli scalini a una velocità ridotta, ma non voleva che il popolo lo vedesse sofferente proprio durante la sua festa di compleanno.

L’imperatore, così come si era prefissato, si fece trovare già nella sala quando le grandi porte del palazzo di Otoke si aprirono per far entrare il popolo. Ogni persona che varcava la soglia s’inginocchiava davanti all’imperatore proferendo parole di ringraziamento. Egli aveva atteso che la sala fosse gremita prima di dare il benvenuto ai sudditi del mondo e allargando le braccia, come per stringere a sé ogni popolano, disse con gioia: «Caro popolo, sono felice di vedere che siete giunti in molti quest’oggi, immagino che tanti di voi avranno fatto un lungo viaggio per raggiungere Otoke e che la fatica del vostro cammino si faccia sentire sui vostri muscoli, così come odo indistintamente il brontolio dei vostri intestini affamati.» Tutti risero alle parole scherzose proferite dal sorridente imperatore. «Ebbene cari amici, tutto ciò che vedete sui tavoli, è vostro; siate benedetti dai nostri antenati.»
Atua aveva lasciato che gli applausi scemassero per poi dire ad alta voce ai suoi servitori: «Date al nostro popolo ciò che desidera per rifocillarsi e preparate cibo e bevande in modo che ogni individuo qui presente possa riempirsi le sacche per gustare le prelibatezze di tutto il mondo anche durante il viaggio di ritorno verso le proprie case.»

§ § §

Questa giornata era una festa per tutti, tranne che per il festeggiato. L’imperatore avrebbe lavorato più in quest’occasione che nel resto dell’anno, perché doveva dare ascolto a ogni popolano che avesse ottenuto il permesso per un colloquio privato tramite i buoni auspici dei Saggi, consegnare l’onorificenza imperiale ai meritevoli, prendere parte a discorsi di economia e politica con i vari ricchi possidenti, ma soprattutto presenziare al Concilio dei Cinque che, negli ultimi anni, era sempre stato molto movimentato. L’imperatore, a volte, rimpiangeva il passato nel quale era soltanto uno dei tanti saggi del mondo con il solo compito di dispensare le proprie opinioni al suo re, però tornava in sé dopo pochi attimi perché era conscio che la sua nuova posizione determinava la prosperità di tutte le persone del mondo.
Atua si sedette sul trono di diamanti, un oggetto di grande valore, levigato e assemblato dagli orafi dei tempi antichi, e tra un boccone e grandi sorsi del liquore preferito, si era dato da fare senza sosta. Consigli agli adulti, carezze ai bambini, rigida interpretazione delle Leggi per appianare le dispute tra i vari proprietari di aziende createsi nel corso dei mesi, rincuorava i popolani offrendo conforto e consigli utili per qualsiasi bisogno. Il tutto senza far notare i terribili dolori alla cervice causati dal morbo di Tulle che Alua stava contrastando con tutta la sua forza interiore.

La luce del sole iniziava a calare, nella sala erano rimaste ancora tantissime persone perché ogni regnante desiderava avere un buon gruppo di sostenitori ancora presenti alla festa nel momento del loro ingresso nella sala. L’imperatore, dopo aver confabulato con una delle guardie pretoriane, si era alzato dal sedile di pietre preziose e si preparava a ricevere i regnanti del mondo nei modi previsti dalla Legge, perché egli era sì l’imperatore, ma aveva degli obblighi di etichetta da sostenere. Facendosi aiutare dai servitori si era messo in ginocchio sistemando con cura le sue delicate rotule sul cuscino bianco che recava, ricamato da filigrane di corallo bianco, lo stemma del Regno di Metel. La festa si svolgeva ogni anno in un palazzo imperiale diverso ed era gestita, a turno, da uno dei Cinque Regni che provvedeva alle spese che sarebbero state sostenute per le due giornate, e quell’anno toccava proprio a Metel questa incombenza.

Il cerimoniere, posizionato all’ingresso, iniziava ad annunciare i nuovi arrivati.
«La Regina di Dwr, sua Maestà Cristalya e la principessa Oceanya.»

Il Regno di Dwr possedeva tutte le terre dell’isola omonima. Circondata dai quattro mari, era distaccata dal resto della terra ferma, ma nel corso dei secoli i vari regnanti avevano fatto costruire quattro ponti. Ognuna di queste gigantesche strutture collegava Dwr ai quattro regni continentali. La regina era la più giovane regnante del mondo, aveva acquisito il trono per una terribile disgrazia che accadde otto anni prima di questo evento mondano, quando i suoi genitori persero la vita durante un viaggio di piacere sul Mare dell’Est. La loro imbarcazione fu travolta da una terrificante tempesta che si era scatenata all’improvviso; la nave colò a picco senza che vi fossero superstiti. Molti anni dopo alcuni suppellettili provenienti dal relitto riaffiorarono in superficie adagiandosi sulle spiagge dorate di Tera. Cristalya si era seduta sul trono del padre all’età di diciassette anni, mentre Oceanya, ancora molto piccola, dovette abbandonare gli studi scientifici, nei quali era la più dotata, per dedicarsi all’apprendimento dell’arte militare dato che nell’incidente aveva perso la vita anche il comandante dell’esercito di Dwr.
Al loro ingresso il parlottio tra i presenti era tanto rumoroso da sovrastare gli applausi: circolavano voci insistenti che Cristalya avesse subito un grosso sgarbo da un'altra famiglia reale e che la sua collera avrebbe causato parecchi fastidi al vecchio imperatore.

«Il Re di Tan, sua Maestà Explodon, la Regina Bruligida e i principi Torcon e Fajro.»

Il Regno di Tan era il più piccolo tra i quattro regni continentali perché buona parte del territorio era costituito dal deserto di Koraha e dall’oasi Oazo. Explodon e Brugilida erano la coppia di regnanti più bella che il mondo avesse visto nell’ultimo secolo. Lui un uomo alto e dal portamento fiero, sempre distinto ed elegante anche quando lavorava a stretto contatto con i suoi sudditi; lei, una donna splendida dai capelli rossi lunghissimi e occhi azzurri come il cielo limpido. Molte persone erano convinte che fosse la diretta discendente del Leggendario perché la sua saggezza rivaleggiava con quella di tutti i Saggi, compreso l’imperatore. Torcon era un giovane aitante, sempre disponibile con il popolo come lo era il padre, aveva una spiccata dote di comando ed era ovvio che si ponesse al comando dell’esercito. Fajro era il contrario del fratello più grande: irruento, aggressivo, poco propenso al discutere e più a suo agio nell’accettare qualsiasi tipo di sfida tanto che l’imperatore, più di una volta, lo rimproverava per la sua irrequietezza giovanile che lo spingeva a commettere errori in continuazione.

«Il Re di Apen, sua Maestà Wit, la consorte regale Pine, il principe Oak e la principessa Willa.»

Il Regno di Apen era sempre stato il più pacifico tra tutti i Cinque Regni fin dai tempi antichi. Il Leggendario, dopo aver attraversato il deserto di Koraha, si diresse in questo luogo e costruì la sua prima città aiutato dai regnanti di Apen che in quel tempo cercavano di portare la pace tra i Cinque Regni che si stavano combattevano da secoli, intervallati da pochi anni di pace forzata. L’arrivo del Leggendario fu accolto come un segno divino e Apen si schierò immediatamente dalla parte di Atua, Primo del suo nome. Il Regno di Apen era tradizionalmente a successione maschile, infatti, le mogli non erano considerate come regine, ma nominate come consorti regali, quindi il trono sarebbe passato a Oak, anche se era più giovane della sorella Willa. Wit e Pine erano una coppia bene assortita, si comprendevano con un solo sguardo e agivano di comune accordo; a prima vista potevano sembrare distaccati e poco affiatati, ma in realtà era solo una questione di protocollo. I loro figli erano bene inquadrati nelle regole nobiliari tanto che erano considerati come i veri depositari dell’etichetta regale.

«La Regina di Tera, sua Maestà Wasa e la principessa Aarde.»

All’ingresso dei regnanti di Tera, i presenti nella sala sembravano quasi impazziti, tanto le avevano acclamate con applausi e inchini lusinghieri, ma in realtà la strana ovazione era quasi tutta dispensata verso la bellissima Aarde, considerata la ragazza più affascinante del creato. E, spudoratamente, anche la più appetibile per qualsiasi uomo di buona estrazione nobiliare.
Una porzione del Regno di Tera era costituita dalla foresta proibita che si estendeva anche nei territori del Regno di Apen; a differenza dei primi, Tera era tradizionalmente a successione femminile e il Fato sembrava appoggiare la loro scelta dato che nascevano soltanto femmine dalle coppie reali. Wasa era rimasta vedova del marito, morto per un’intossicazione alimentare, tre anni prima di questo evento e aveva deciso di non risposarsi, nonostante le molte proposte di matrimonio, perché era ancora follemente innamorata del suo sposo scomparso troppo giovane. Aarde era bellissima e corteggiata da tutti i suoi coetanei che rimanevano affascinati dai suoi occhi leggermente a mandorla di un colore verde intenso. Aveva grande sensibilità e altruismo, ma altrettanta forza di carattere, non cedeva mai in nessun frangente e mostrava i denti quando qualcuno cercava di calpestarla, s’impegnava per dimostrare che le donne sono di pari valore degli uomini e non temeva di lavorare accanto al suo popolo. I presenti alla festa temevano soltanto una cosa: che fosse annunciato uno sposo per Aarde.

La tortura dell’imperatore, ancora inginocchiato, stava per concludersi dato che gli ultimi a entrare nella sala sarebbero stati i regnanti di Metel e una delle guardie gli aveva riferito che erano alle porte.
«Signore e signori, ecco a voi i signori che hanno organizzato l’evento annuale; dobbiamo i nostri ringraziamenti più sentiti per la loro magnanimità quindi vi chiedo di accoglierli con gli applausi che meritano. Il Re di Metel, sua Maestà Titan e il principe Metalo.»
Tutti i presenti s’inchinarono alla loro entrata, Titan, non curante di questo cerimoniale, raggiunse l’imperatore per aiutarlo ad alzarsi, mentre Metal sorrideva e dispensava saluti al pubblico che lo acclamava.

Il Regno di Metel era il più grande reame di tutti i Cinque Regni, aveva grandi risorse minerarie e la maggior parte delle Corporazioni risiedevano nella capitale, e non era certo un caso che nella sala fossero presenti tantissimi ricchi imprenditori del Regno di Metel. Titan era un monarca molto amato dal suo popolo e ben voluto anche dalle genti di altri regni perché in qualsiasi occasione si prestava ad ascoltare e a sovvenzionare le iniziative di tutti; mecenate prolifico e senza timore di rischiare, ma anche intransigente quando si parlava di regole. La moglie del re era deceduta dando alla luce Metalo e si vociferava che lui fosse uno dei pretendenti alla mano della Regina di Tera e che avesse ottenuto una secca risposta negativa. Metalo era un principe che sapeva godersi la vita agiata nella propria corte; mai troppo appariscente, ma neppure troppo distaccato, Metalo preferiva la vita tranquilla, amava ogni tipo di arte e collezionava cimeli dei tempi antichi custodendoli con reverenda devozione.

§ § §

I cerimoniali erano quasi completati, a turno le delegazioni dei Cinque Regni si erano recate dall’imperatore per congratularsi del nuovo compleanno e per consegnare doni d’inestimabile valore che sarebbero rimasti al palazzo Otoke per sempre, poi ogni gruppo, accompagnato dagli inservienti, si era diretto al proprio tavolo per rifocillarsi; tutto senza scambiare una sola parola tra di loro. Alcune persone comuni si avvicinavano a questa o a quella delegazione consegnando documenti, richieste o donazioni, taluni si fermavano a parlare con i regnanti, tal altri con i vari principi, tutti con l’obiettivo di ringraziarli per avere permesso che partecipassero alla festa, ma soprattutto per mostrare che erano presenti perché mancare a un invito così importante poteva costare molto caro, sotto molteplici punti di vista. La festa si sarebbe protratta fino tarda ora con giochi e danze, ma non per tutti la notte sarebbe passata nel sollazzo perché i re erano già in attesa della chiamata per dare inizio al Concilio dei Cinque, ma l’uomo che doveva dare il via alla riunione, l’imperatore, era più interessato allo svago e al divertimento che gli stava regalando un abile giocoliere. In verità Atua voleva prorogare la riunione al mattino seguente così da potersi riposare qualche ora, ma si accorse che molti dei regnanti non vedevano l’ora di portare al suo giudizio le varie situazioni bloccate da cavilli burocratici e ripicche fanciullesche che ostacolavano il normale corso della vita, così, seppur a malincuore, l’imperatore fece un cenno alla guardia pretoriana che, ricevuto il segnale convenuto, si mosse speditamente verso i tavoli per annunciare che la riunione si sarebbe svolta un’ora più tardi. E così accadde.

§ § §

I Re, raggiunti dai loro Saggi, si diressero verso la sala delle riunioni, mentre i loro famigliari, rimasti ai tavoli, finalmente potevano scambiare chiacchiere fra loro e godersi la festa senza formalità superflue. Il cerimoniere aveva annunciato l’inizio delle danze, i maestri musicanti suonarono gli inni nazionali dei Cinque Regni e poi, diedero vita alle melodie più belle che orecchio avesse mai sentito. La musica era così soave e di tale armonia che aveva accompagnato ogni invitato alla festa verso il centro della sala: cavalieri impettiti nelle loro vesti pregiate guidavano le dame che, roteando leggiadre, facevano svolazzare le lunghe gonne riccamente ricamate da fili d’oro intrecciati. Le coppie erano molte, ma chi destava stupore per abilità, movenze ed eleganza nel portamento erano Oak e sua sorella Willa; perfetti nella coreografia, splendidi nell’armonia, tanto bravi e trascinanti che tutte le altre coppie fermarono i loro passi di danza per applaudire i due giovani a scena aperta.

Nel lato più a sinistra della sala si erano riuniti i figli più giovani dei regnanti. Essi erano nati nello stesso anno e tale strana casualità aveva fatto in modo che fossero inseriti tutti nella stessa classe alla scuola imperiale quando erano piccoli. Quella strana congiunzione, in realtà, era diventata una ricorrenza per le famiglie regnanti di quel tempo, perché anche i figli più grandi erano nati nello stesso anno, ma di sette stagioni precedenti ai fratelli minori.
«È già passato un anno dall’ultima volta che ci siamo visti» disse Fajro sorridendo a Oceanya, l’unica ad aver lasciato la scuola imperiale in anticipo.
«Purtroppo da Dwr mi muovo pochissimo per ordini di mia sorella.»
«Probabilmente si preoccupa della tua incolumità» disse Metalo osservando la ragazza che arrossiva, per timidezza, mentre rispondeva a Fajro.
«Ma adesso pensiamo a divertirci, avremo tutto domani per raccontare storie tristi» aggiunse Metalo prendendo la mano di Aarda, alla quale disse: «Vieni cara amica, facciamo vedere a Oak che anche noi siamo bravi nel ballo e diamo anche un colpo al cuore agli uomini che ti stanno fissando con insistenza, timorosi di farsi avanti per invitarti.»
La ragazza, trascinata nel centro della sala, non aveva risposto perché i suoi occhi erano rimasti fissi su Fajro che stava ricambiando quello sguardo.
«Non possiamo essere da meno, andiamo!» disse Fajro inchinandosi davanti a Oceanya. «Dobbiamo vincere questa sfida», aggiunse, sempre pronto a cercar baruffe.
«E così sia, mio cavaliere; la mia mano è tua, guidami in questa danza sfrenata e non farmi rabbuiare con tristi novelle» disse Oceanya ridendo divertita e riuscendo a mettere da parte la timidezza del primo istante.

In un batter d’occhio, il centro della sala ospitava tre coppie di principi e questi ragazzi ballavano, ridevano e si divertivano così allegramente che il pubblico si era fermato per guardare le loro evoluzioni e applaudire la loro destrezza. I maestri dell’orchestra, seppur completata la prima parte del programma, decisero di rimandare la pausa e iniziarono a suonare musiche adatte ai balli di gruppo e gli stessi principi invitavano la gente a raggiungerli al centro della sala. Le musiche erano divertenti e rilassavano anche le persone che rimanevano sedute; tra queste c’erano le regine Pine e Bruligida che sfruttarono l’occasione per parlottare tra loro.
«Dimmi Bruligida, dove è andato?» chiese Pine guardandosi attorno.
«Il mio coriaceo marito ha deciso che dovesse aspettare nell’anticamera. So che tu apprezzi per l’etichetta, ma a me sembra un’inutile perdita di tempo. Lui non ha neanche mangiato per i crampi allo stomaco.»
«Mia cara, lei invece non dorme da quando le abbiamo detto che sarebbe stato ufficializzato oggi davanti all’imperatore.»
«Gioventù» dissero insieme le due donne mettendosi a ridere di vero gusto.
 
Al primo piano, nella sala delle riunioni, il clima era completamente diverso, la tensione era palpabile, anche se fino a quel momento gli argomenti trattati non avevano dato motivi tali che i contrasti sfociassero in liti furibonde. Il libero commercio, e i prezzi prestabiliti e concordati tra i Cinque Regni, garantivano prosperità per ogni nazione e gli eventuali accordi privati tra re non intaccavano le corporazioni autorizzate a operare nel mercato globale grazie alle leggi promulgate dagli imperatori e accettate da tutte le varie aziende statali o indipendenti da soggetti legati ai governi. Il vero nodo da sciogliere rimaneva sempre lo stesso, ovvero la questione legata a due ponti dei quattro costruiti dai regnanti di Dwr, rimasti da sempre “a transito doganale” a differenza degli altri due che erano stati convertiti “a transito libero”. L’imperatore, nonostante i suoi interventi sempre indirizzati alla libera circolazione, non poteva obbligare Dwr ad aprire quelli che ritenevano, forse a ragione, anche delle difese per il proprio regno. Atua era conscio che su tale questione la politica c’entrava poco e che la soluzione poteva trovarsi soltanto attraverso un contratto di matrimonio, infatti, nei giorni precedenti, si era preparato a sedare l’inevitabile lite che sarebbe nata in questa riunione dopo aver letto un messaggio inequivocabile che gli era stato recapitato da un Saggio. L’imperatore sarebbe dovuto intervenire su questo punto, ma era fermamente convinto che nessuno potesse impedire un matrimonio tra persone che si amavano e che non desideravano spartire il loro amore con le logiche della politica estera.
 
Chiusi i libri maestri e consegnati ai Saggi, Re Explodon si era alzato in piedi prendendo la parola. «Imperatore Atua, CCXV del suo nome, oggi colgo l’occasione di questa festa, e della presenza di tutti i sovrani, per annunciare le prossime nozze tra mio figlio Torcon, erede del trono di Tan, e Willa, figlia di Re Wit di Apen.»
Anche Wit si era alzato per stringere la mano al suo futuro parente, ma il momento di gioia era stato spento in pochi istanti da Cristalya, alzatasi di scatto dalla sedia per puntare il dito verso il Re di Tan. «Explodon, quello che state annunciando è un tradimento degli accordi privati che abbiamo stipulato due anni orsono. Come Regina, ma soprattutto come donna, mi sento indignata e disonorata.»
Il Saggio di Dwr aveva tirato fuori da una cartelletta un contratto che Cristalya, presolo strappandolo dalle mani del suo delegato, aveva mostrato a tutti i presenti. In quel documento Explodon s’impegnava a farle sposare il proprio erede garantendole che non avrebbe mai accampato pretese sul regno di Dwr e in cambio richiedeva che la regina autorizzasse l’apertura del ponte doganale che congiungeva l’isola al Regno di Tan.
L’imperatore prese tra le mani il documento iniziando a leggere i paragrafi con massima attenzione, mentre nella sala il silenzio dei presenti faceva in modo che si sentisse chiaramente la musica che proveniva dal piano inferiore. Atua, sollevando gli occhi verso Cristalya, con voce calma, ma molto decisa, disse: «Mia Signora, devo riconoscere che il contratto che avete prodotto come prova è originale, non sussistono contraffazioni e ogni timbro è ben visibile senza sbavature, però anche voi lo avete firmato.»
«Cosa intendente dire imperatore?» rispose Cristalya picchiando i pugni sul tavolo pregiato della sala.
«Voglio dire che nel contratto è prevista la possibilità, per entrambi i contraenti, di rinunciare all’accordo, previa comunicazione al Concilio dei Cinque, che riunito, delibererà il pagamento di una quota risarcitoria al firmatario che intende rispettare tale accordo.»
«Io, Re di Tan, sono pronto a risarcire Cristalya, Regina di Dwr, in base alle disposizioni che questo Concilio riterrà consone e per tale motivo ho deciso di fare l’annuncio in questa giornata in cui, da sempre, siamo presenti tutti» disse Explodon senza esitazione.
Cristalya rimase stranita alle affermazioni dell’imperatore perché non era a conoscenza di tale postilla su quel contratto che né lei né Explodon avevano richiesto di inserire. L’imperatore, prima che la regina aggiungesse altre parole e intuendo che non fosse a conoscenza di ogni paragrafo contenuto nell’accordo, con tono fermo, ma senza farle pesare la sua ignoranza in materia, disse: «Dopotutto è prassi accettata da ogni regno, e prevista dalla legge promulgata da Atua, Primo del suo nome, quella dell’inserimento di una sorta di recesso da parte di entrambi i contraenti del contratto, così come è previsto che in mancanza di tale dicitura il contratto stesso perda di validità». Atua guardava Cristalya e immaginava che avrebbe cercato di ribaltare la situazione così, per farle capire che non c’erano alternative, chiese al Saggio di Dwr: «Fammi un piacere Dheat, prendi dal leggio il Libro delle Leggi, quello su cui i re hanno rinnovato le firme. Su quello ci dovrebbe essere anche la ratifica di Fond, Re di Dwr e padre della nostra amata Regina.»
Explodon e Wit celarono abilmente il loro sorriso beffardo; entrambi erano sicuri che Cristalya non conosceva per niente le Leggi, mentre la regina, trattenendo la furia che le stava sconquassando il corpo, disse a denti stretti: «Ebbene, accetto la Vostra decisione in merito a questa questione, ma sia chiaro; pretendo che nel risarcimento che mi sarà corrisposto, Explodon, e tutta la sua discendenza, siano obbligati a rinunciare a fare richiesta per l’apertura del ponte doganale, sia oggi, con me come Regina, sia domani, verso tutti i miei discendenti.»
«Mi permetto di intervenire sulla questione. Ritengo giusto che la regina richieda, tra gli altri, anche questo risarcimento giacché era la base di partenza del contratto matrimoniale appena sciolto» disse Titan appoggiando la mozione di Cristalya.
«Sono d’accordo» rispose l’imperatore. «Domani mattina ci riuniremo in un concilio ristretto e stileremo il risarcimento che il Regno di Tan dovrà corrispondere al Regno di Dwr, comprensivo di questa legittima richiesta della regina. Ora miei Signori, l’ora sé fatta tarda e direi che il Concilio dei Cinque possa dirsi concluso.»

I Re si alzarono tutti insieme, s’inchinarono all’imperatore e uscirono dalla sala; tutti tranne Explodon. Atua sapeva cosa volesse il Re di Tan e, tirandogli l’orecchio come quando gli faceva da maestro, disse: «Forza, fallo entrare; lo avrai messo in attesa nella stanza adiacente senza neanche lasciargli fare un ballo con la futura sposa, vero?»
Explodon si mise a ridere mentre apriva la porta della piccola anticamera dove Torcon era seduto su una poltrona.
«Forza figliolo, levati in piedi» disse Explodon al giovane erede.
«Padre, ho sentito la richiesta della regina e sono gravi per il nostro popolo che contava molto sull’apertura del ponte. Rinuncio al mio matrimonio se ciò può portare beneficio al Regno di Tan» rispose con determinazione Torcon.
I due uomini lo ascoltarono e non rimasero colpiti dalle parole del giovane perché lo conoscevano così bene che si sarebbero sorpresi se avesse detto altro.
«Giovanotto, le tue parole sono quelle di un uomo e in futuro il regno di Tan, guidato da te e dalla tua sposa, proseguirà a prosperare così come ora che beneficia delle attenzioni dei tuoi genitori. Ora, inginocchiati.»
Il ragazzo, eseguita la richiesta dell’imperatore, aveva chinato la testa.
«Io, Atua CCXV del mio nome, benedico la tua unione con la bella Willa di Apen e aspetterò impaziente la nascita dei vostri figli per poter benedire anche la loro vita» disse l’imperatore appoggiando una mano sul capo del giovane.
«Grazie mio Signore, cercherò di adempiere ai miei compiti futuri nella grazia del Leggendario che lei, oggi, rinnova all’intera famiglia reale di Tan.»
Il ragazzo, sollevato lo sguardo, guardava il padre costatando che fosse la prima volta che vedeva gli occhi del genitore tanto lucidi e pronti al pianto.

§ § §

La prima giornata era finalmente conclusa, l’imperatore, dopo essere stato attivo per venti ore, si era sdraiato nel suo letto alla ricerca di riposo, ma proprio non gli riusciva di prendere sonno. Sapeva che aver risolto il problema del contratto matrimoniale era soltanto una spina di un grosso roseto e che il giorno seguente sarebbe stato peggiore dovendo fare anche una seduta del concilio ristretto che sperava di non dover organizzare. La situazione generale era positiva, le lamentele erano state poche, e i re sembravano tutti tranquilli, escludendo per ovvie ragioni Cristalya, però sentiva nelle ossa che era solo l’inizio di qualcosa ben peggiore perché la Regina di Dwr poteva ignorare le leggi, ma di certo non era una stupida e ci aveva messo pochi secondi per richiedere che Tan fosse obbligato a rinunciare definitivamente al ponte. Alua sorrideva sperando che fosse la sua malattia a creargli tutti questi dubbi, ma temeva di non sbagliare neanche questa volta.
Nel palazzo imperiale, come per tradizione del compleanno, le varie famiglie di regnanti avevano occupato alcune delle numerose stanze da letto, ma anche tra di loro c’era qualcuno che non riusciva a dormire.
Sulla balconata “vista mare”, c’erano Titan e Wasa che parlavano a bassa voce, nella stanza di Fajro c’era la luce accesa e lui teneva tra le mani una lettera aperta, nella camera posta all’ultimo piano Cristalya urlava verso Oceanya che invece cercava di dormire, sul balcone “vista terra” Metalo e Oak conversavano amabilmente, ma tra tutti, c’erano due persone che non sarebbero mai riuscite a dormire, tanto era la loro eccitazione.
La sala della festa, finalmente sgombera da palchi, tavoli, e sedie, sembrava addirittura più enorme del solito, ma in realtà erano quei quattro occhi così pieni di amore e di speranze per il futuro che vedevano tutto più grande. Nel silenzio assoluto, i due giovani si diedero un bacio, poi lui, inchinandosi mantenendo lo sguardo fisso su Willa, aveva offerto la sua mano; lei sorrideva mentre appoggiava delicatamente le sue dita sul palmo di Torcon. Lui, alzandosi, la strinse a sé con la forza dell’uomo e la delicatezza dell’amante e, attimi dopo, iniziarono a ballare promettendosi amore eterno.





N.d.A.
Spero che continuerete a seguire (e gradire) questa storia; sarò lieto di rispondere ai vostri commenti, sia inerenti al racconto sia ai sicuri errori che commetterò nel corso dei vari capitoli.

Grazie

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Capitolo 3
*** L'amico del mio amico è mio nemico ***


L’anziano maestro dalla lunga barba bianca ha smesso di raccontare, si alza in piedi e osserva tutti i suoi alunni che lo guardano con sospetto.
«Bambini, è il momento di rientrare; dobbiamo continuare la lezione prima che arrivi l’ora del pranzo.»
I bambini, tornati in aula, osservano il maestro che sulla lavagna scrive la parola “magia”.

La magia è la capacità di dominare le forze della natura mediante il ricorso delle arti oscure e le uniche persone in grado di utilizzarla sono i Saggi. Non perché siano più intelligenti degli altri, ma perché nascono già con questo potere che si sviluppa dopo anni di allenamento nei quali, prima di tutto, imparano la concentrazione mentale e la meditazione spirituale. Anche voi potreste essere nati con questi poteri, ma si manifesteranno solo in tarda età.
La magia non è infinita, anzi, è proprio il contrario. Il Saggio che utilizza questo potere perde istantaneamente tutte le sue energie e prima di poter fare un’altra magia deve riposare per almeno un giorno; chi tenta ugualmente di sprigionarne un'altra muore all’istante senza avere successo. Ricordate bene miei cari alunni: la magia uccide, non fa vivere, infatti, come vi ho raccontato prima in giardino, tutti i Saggi che la utilizzano contraggono il morbo di Tulle. Certo, in molti casi è un aiuto importante però fate attenzione: l’energia che si perde utilizzando la magia è sempre di natura spirituale quindi chi la esegue, riduce la propria aspettativa di vita, quindi comandare un Saggio di utilizzarla per scopi personali equivale a chiedergli di morire prima del suo tempo.
La magia si divide in quattro elementi: fuoco, terra, aria e acqua e ogni Saggio nasce con il dono di uno solo di questi poteri. Il Mito ci racconta che la magia fu liberata quando il Leggendario, prima di diventare l’Imperatore Atua, Primo del suo nome, sconfisse i quattro Re mostruosi che detenevano queste capacità, ed è questo il motivo per cui definiamo la magia “un’arte oscura”. Sempre attraverso i testi antichi del Mito, sappiamo che il Leggendario era stato capace di usare tutti gli elementi, ma anche un quinto che servì per riportare la pace nel mondo. Il medico Tulle ipotizzò che il Leggendario apprese il nuovo elemento nella foresta proibita, e come vi ho raccontato in precedenza, ottenne anche l’effetto negativo della malattia. Il quinto elemento è tuttora un mistero: non sappiamo di cosa si trattava, come funzionasse e neppure cosa comportasse l’utilizzo di questa magia; nessuno vide direttamente il Leggendario mentre la sprigionava e tale potere non si ripresentò in nessun altro, già da Atua II del suo nome.
L’unica persona che è in grado di utilizzare due elementi è l’imperatore però, anche lui, non può sprigionare due magie nello stesso giorno.
Bene, queste sono, a sommi capi, le regole basilari della magia, ma ci sono tanti altri aspetti, molto più importanti, che in questo momento non sono utili da sapere per voi che siete giovanissimi. Nella vostra seconda fase di studi ci sarà un professore che spiegherà tutto nel dettaglio.

Il maestro ha portato a termine la lezione appena in tempo dato che le campanelle annunciano l’ora di pranzo. L’anziano dalla barba bianca estrae dal cassetto un contenitore nel quale c’è della frutta; il suo pranzo è tutto lì. Alza gli occhi verso i bambini e si accorge che nessuno di loro si sta dirigendo verso l’uscita per raggiungere la mensa, ma che si sono riuniti al centro dell’aula e confabulano tra loro. Vorrebbe chiedere il motivo di questa riunione, ma il solito bambino che fa domande alza la mano.
«Curioso che sia sempre tu quello delegato a chiedermi qualcosa. Come posso esserti utile questa volta?»
«Maestro, abbiamo deciso di saltare il pranzo e di mangiare anche noi della frutta, quella che abbiamo per la merenda. Siamo tutti d’accordo che queste due ore siano belle per continuare ad ascoltare la vostra storia.»
«Questa è una vera sorpresa, non pensavo di aver attirato, così tanto la vostra attenzione. Va bene, basta che non mi sgridiate perché parlo mentre mangio» risponde sorridente l’anziano dalla barba lunga e bianca.
I bambini saltano di gioia, il maestro apre il contenitore della frutta, ma mentre esegue questa semplice operazione il suo sorriso si spegne e traspare dai suoi occhi una grande tristezza. Il bambino si accorge. «Maestro, che cosa succede? La vostra frutta è avariata per colpa del caldo?»
«Non fateci caso, va tutto bene» risponde il maestro, ma in realtà si è intristito perché il seguito della storia è l’inizio della fine dell’Era dei Diamanti.





3° capitolo – L’amico del mio amico è mio nemico





La mattina seguente alla festa del compleanno, Atua, CCXV del suo nome, si era svegliato con dolori lancinanti in tutto il corpo, non era in grado di prendere parte alla riunione, doveva assolutamente fare le cure del morbo di Tulle prima di affrontare la giornata, così aveva fatto chiamare i Cinque Saggi Reali.
«Dheat?» chiese Atua indispettito per quest’assenza ingiustificata.
«Imperatore, nessuno di noi l’ha visto» rispose la Saggia Wicaksana di Apen.
«Forse è tornato a Dwr insieme a una parte della loro delegazione» disse con poca convinzione Saga, il Saggio di Tan.
«Adesso non sono in grado neanche di adirarmi per questa sua grave mancanza di rispetto per tutti noi. Comunque amici, ascoltatemi. Come vedete non sono in grado di alzarmi quindi dovrete annunciare ai vostri Re che la riunione del Concilio ristretto sarà posticipata a dopo pranzo. Considerando l’assenza di Dheat manderò una delle guardie da Cristalya per farle sapere la mia decisione. Data la situazione, vi chiedo di contravvenire “all’ordine delle verità” e di comunicare che ho un semplice mal di stomaco causato dai troppi bagordi di ieri. Ora andate.»
L’imperatore non poteva sapere che il ritardo della riunione sarebbe stato l’inizio di una serie di eventi catastrofici che avrebbero cambiato il mondo.

L’assenza di Dheat non era stata l’unica di quella mattina, anche altre personalità importanti erano partite per tornare ai loro regni dato che il concilio ristretto prevedeva la presenza solo di Titan e Wasa e che il secondo Concilio dei Cinque era una pura formalità alla quale potevano partecipare dei delegati nominati dai Re. Tra le assenze destava sensazione la partenza di quasi tutta la famiglia reale di Apen con l’esclusione del solo Oak che, nell’attesa della convocazione, s’intratteneva con Metalo.
«Bella responsabilità ti ha lasciato tuo padre.»
«Metalo, che vuoi che sia, potevo andarmene anch’io, bastava la nostra Saggia Wicaksana per concludere i “lavori”.»
«Eppure caro amico, se mio padre fosse stato costretto a partire avrebbe lasciato qui chiunque tranne me.»
«A te non importano queste cose; sarebbe stata una decisione logica» disse Oak sorridendo.
«Forse sì, ma ciò non toglie che tu sia ancora giovane e che rappresentare il regno è qualcosa di molto importante anche in occasioni che appaiono superflue, e personalmente comprendo la fiducia che ripone tuo padre nelle tue capacità.»
«Lusingarmi non cambia la situazione.»
«Che sciocco! Nonostante i piccoli dissidi tra Apen e Metel io ti ho sempre ammirato. Fin da piccoli ero affascinato dal tuo comportamento regale che sfoggiavi in ogni situazione e spesso mi sono chiesto come sarebbe cambiata la nostra vita se i due regni fossero stati più legati» disse Metalo mostrando una strana timidezza che non faceva parte del suo carattere.

Explodon stava camminando freneticamente nella sua stanza.
«Caro, cosa ti sta angustiando?» chiese Bruligida al marito.
«Questa è una bella domanda mia amata. C’è troppa tranquillità ed è una cosa che mi preoccupa. Anche il rinvio delle riunioni è strano, non credi? Ieri, io ero uno di quelli che premeva per fare subito il Concilio dei Cinque e quindi osservavo attentamente i movimenti dell’imperatore, e ti dico che ha mangiato e bevuto senza strafare.»
«Immagini che ci sia altro dietro a questo rinvio?»
Il re sorrise. «Incredibilmente, non ti so rispondere di nuovo.»
Bruligida si era avvicinata al marito per abbracciarlo. «Non fare supposizioni se non hai idee, ti rovini la giornata, piuttosto pensa a come rendere il matrimonio di Torcon una festa indimenticabile.»
«Ci ho pensato. Basta tenere fuori Fajro» era stata la risposta di Explodon a cui aveva fatto seguita la sonora risata del re.
«Che pessimo che sei» disse Bruligida spingendo via il marito dalle sue braccia, ma sorridendo contenta che l’uomo cercasse un modo per rilassarsi attraverso battute spiritose che non gli erano mai mancate.

Nel cortile del palazzo Otoke, seduti su una panchina immersa nel grande giardino, Titan e Wasa attendevano la chiamata per il concilio ristretto.
«Hai ripensato a ciò che ti ho detto questa notte?»
«Tu sei un uomo affascinante Titan, su questo non c’è dubbio, e qualsiasi donna sarebbe onorata ad averti come marito, indipendentemente dal ruolo che ricopri, però la mia risposta non cambia» rispose Wasa guardandolo dritto negli occhi.
«Perdonerai le mie continue insistenze?» disse Titan prendendo la mano della regina.
«Ma certo, sei una persona gentile e ci conosciamo da una vita; apprezzo i tuoi modi sempre delicati nell’affrontare questo argomento e le tue reazioni composte ai miei continui rifiuti. E poi, oggi la risposta è sempre uguale, ma un domani chi potrà dire cosa mi suggerirà il cuore.»
«Questo è una delle tue virtù più adorabili, mia cara; riesci a respingermi con tatto, però lasciando le porte sempre aperte. Magari, un giorno, cederai alle mie lusinghe.»
«Adesso è importante il futuro dei figli. Tu cosa ne pensi del mio di discorso notturno?»
«Tua figlia è una creatura bellissima che rivaleggia con te, e in qualche modo mi ha sorpreso la tua proposta di intavolare discussioni per un possibile matrimonio con Metalo. Lo conosci anche tu, è completamente inaffidabile. In qualche modo sono incuriosito da ciò che sta accadendo.»
«In che senso?»
«Non sei la prima a propormi un contratto matrimoniale, anche Cristalya, circa un mese fa, mi ha sondato per capire se c’erano margini per un’unione tra Metalo e Oceanya.»
Wasa non appariva sorpresa a questa rivelazione. «Ti dico la verità; immaginavo che Cristalya potesse proporre la stessa cosa, e i miei pensieri sono diventati certezza quando mi è stato riferito del matrimonio tra Torcon e Willa. La ragazza non è l’erede al trono di Apen, ma la loro unione mette in difficoltà Dwr che si ritrova due regni continentali uniti da un vincolo matrimoniale che sopperisce alla mancata apertura del ponte doganale avendo a disposizione il ponte libero tra Apen e Dwr. Non mi meraviglierei neanche di scoprire che Cristalya abbia fatto una simile offerta a Wit per far sposare Oceanya a Oak in modo da avere più potere di Explodon su Apen.»
A essere davvero sorpreso era Titan che non immaginava che la competenza della Regina di Tera spaziasse anche su questioni diplomatiche. «Che strana situazione; ci sono tre ragazzi e due ragazze libere, e i loro matrimoni potrebbero spostare il potere da una parte all’altra.»
«In realtà ci sono anche due donne e un uomo… liberi» rispose Wasa sorridendogli.
Titan aveva ben recepito il messaggio e decise di non negare quello che la regina immaginava . «Appena si è accorta che Torcon aveva indirizzato la sua scelta su Willa, ci ha provato, ma lei è troppo giovane per me, mi mangerebbe vivo e sputerebbe le mie ossa nel mare per completare l’opera.»
L’arrivo della Saggia di Metel, Ohlaka, interruppe il loro divertimento chiamandoli a entrare nel palazzo per la riunione del concilio ristretto.

All’ultimo piano del palazzo di Otoke c’era soltanto una stanza e nei due giorni di festa era stata occupata dalla Regina di Dwr e dalla sorella. Nel corridoio c’era una seconda porta che apriva verso una lunga scalinata a chiocciola che raggiungeva la parte più alta della struttura dove era stato sistemato il faro di questa piccola isoletta del Mare del Nord. Cristalya era salita fin lassù per vedere l’altra parte del mare, quella che bagnava le coste della sua isola. Doveva attendere che terminasse il concilio ristretto, così parve normale a tutti che volesse trovare tranquillità in quel luogo dopo che era partita sua sorella. La regina però aveva anche altri motivi per salire in cima al palazzo, infatti, da minuti, stava ricevendo dei messaggi portati da piccioni viaggiatori, ma soprattutto non era sola in quel luogo appartato.
«Avete compreso la necessità di dare inizio ora al nostro piano? Il rinvio della riunione richiesto dall’imperatore vi ha dato modo di prendere una decisione prima che questa giornata finisca, e voi dovete…»
«Io non devo niente!» aveva gridato Cristalya interrompendo l’interlocutore. «A interpellarmi su questa faccenda è stato il vostro padrone, chiunque esso sia, ed io soltanto decido se accettare la sua offerta.»
«Le chiedo umilmente scusa se avete interpretato le mie parole come un insulto alla vostra Maestà. Il mio padrone desidera che l’accordo sia soddisfacente per entrambi e non vede l’ora di incontrarla per saldare la vostra amicizia.»
«Bene, ora voglio una risposta sincera da voi. Siete sicuro della notizia?» «Certamente mia Signora. Il mio padrone non ha motivi per mentire sulla questione perché non gioverà alle sue finanze perdere un referente importante come lo siete Voi, Maestà.»
«E allora sia, mi fiderò ancora una volta delle vostre delazioni, e mi aspetto che il vostro padrone mi fornisca il grosso contributo che abbiamo pattuito per dare inizio al piano concordato. Ora lasciatemi sola e non fatevi scoprire.»
«Essere una spia introvabile è il mio pregio migliore.»
«Non siate così troppo presunt…» Cristalya interruppe la risposta notando che quella persona era letteralmente scomparsa.
La Regina scrisse le risposte ai vari messaggi ricevuti affidandoli ai volatili per la consegna.

§   §   §

Il concilio ristretto era durato poco più di un’ora. Nella mattinata i Saggi di Metel e Tera avevano redatto una lista, piuttosto lunga, di possibili quote risarcitorie  studiando i tomi imperiali che trattavano di accordi matrimoniali sciolti per scelta di un unico contraente. L’imperatore, Wasa e Titan, dopo avere discusso ogni paragrafo della lista, avevano consegnato ai Saggi i punti definitivi per essere trascritti sulle pergamene ufficiali che sarebbero state consegnate ai re. Terminato il lavoro di trascrizione, entrarono nella sala tutti i delegati, così da chiudere anche il Concilio dei Cinque. Fecero il loro ingresso Re Explodon e il Saggio Saga di Tan, il principe Oak e la Saggia Wicaksana di Apen, e per ultima Cristalya senza il Saggio Dheat che era sparito durante la notte.
L’imperatore prese la parola. «Il concilio ristretto ha deliberato le sanzioni adeguate per la questione del contratto matrimoniale e, tra le altre, vi è anche inserita, constatato il caso particolare, la richiesta fatta dalla Regina di Dwr che il concilio ristretto ha ritenuto giustificata. Le pergamene che trovate davanti a voi, già firmate con il timbro imperiale, contengono tutte le informazioni necessarie per iniziare, già da questo momento, la procedura di pagamento. Prendetevi il tempo che vi serve per leggere ogni cosa.»
Cristalya leggeva ciò che era contenuto nella pergamena soppesando parola per parola mentre Explodon, sapendo di essere in difetto, dopo aver letto soltanto il primo paragrafo, inerente a un pagamento morale, attese che la Regina completasse la lettura.
«Io, Explodon, Re di Tan, mi scuso per la mia mancanza, confermo che non sia stata fatta per dispetto, ma per la scelta, legittima, di considerare mio figlio come padrone della propria vita. M’impegno a saldare ogni debito così come stabilito dalla Legge» disse Explodon alzandosi in piedi.
Cristalya prese la parola. «Io, Cristalya, Regina di Dwr…» fece una pausa che sembrava interminabile. «…ritengo che questo documento sia da invalidare.»
Ciò che stava dicendo sbigottiva ogni presente, ma tutti avevano notato la determinazione assoluta con cui stava proferendo quelle parole. Wasa disse stizzita: «Mia Signora, ritieni che il concilio ristretto abbia deliberato ponendo le scelte in base ai propri interessi?»
«Niente affatto mia Signora. Il documento è da invalidare perché viola la Legge essendo confermato da persone non aventi diritto.»
I presenti nella sala non stavano comprendendo cosa volesse dire Cristalya, soprattutto Oak, non avvezzo a questo tipo di riunioni. Il ragazzo disse candidamente: «Mia Signora, ho qui con me la delega di mio padre.»
Cristalya sorrise, ma la sua smorfia era così beffarda da mettere i brividi al ragazzo. «No caro giovanotto, non sei tu l’errore» poi, volgendo lo sguardo verso l’imperatore, aggiunse: «La legge prevede che nel caso l’imperatore abbia manifestato i sintomi del morbo di Tulle, Egli sia sollevato da tutti gli incarichi e sostituito dal Conclave dei Saggi fino a che tale organismo non abbia deliberato la concessione all’imperatore di proseguire nei propri compiti, o abbia stabilito un successore che si affiancherà all’imperatore nelle decisioni amministrative.»

Ciò che aveva sempre temuto Atua, fin dal momento in cui aveva iniziato ad avere i dolori tipici del morbo, si stava concretizzando. La “Legge delle Verità” prevedeva che ogni Saggio, compreso l’imperatore, rispondesse in maniera veritiera a tutte le domande che gli fossero state poste da qualunque persona di qualsiasi regno, ma prevedeva anche una postilla, il “tacito silenzio” di ogni Saggio sulle condizioni fisiche dell’imperatore. Il motivo era semplice, quanto delicato: ogni re, sapendo della malattia di un imperatore, poteva organizzarsi scegliendo da solo il Saggio che preferiva insediare sul trono con il risultato di spostare la politica interregno a proprio favore. Il Conclave dei Saggi era nato per gestire le candidature per il successore ed entrava in azione subito dopo la morte dell’imperatore; depositari delle Leggi avrebbero garantito la continuità amministrativa per il periodo in cui il trono fosse stato vacante e avrebbero riunito un Concilio dei Cinque per fare decidere ai re chi, tra tutti, sarebbe diventato il nuovo Atua. La situazione attuale era capitata pochissime volte in passato, ma mai mentre un Concilio deliberava una sentenza; con la sua mozione di sfiducia Cristalya non solo delegittimava l’imperatore davanti agli altri re, ma rivelando di essere a conoscenza della malattia stava dichiarando, seppur non apertamente, che aveva già deciso chi sarebbe stato il successore al trono imperiale e, con tale posizione prevalente, avrebbe potuto farlo insediare con la forza nominandone uno lei stessa.
Atua era pietrificato, ma a questo punto era costretto alla verità. Wasa, avvicinatasi all’imperatore, chiese: «Vi obbligo alla Legge. Ciò che dice la Regina di Dwr è realtà oppure fantasia?»
«Lei dice il vero.»
«Mio imperatore, sono desolata che il morbo di Tulle sia apparso, ma ora dobbiamo agire secondo le Leggi e voi dovete attivare immediatamente il Conclave» disse perentoriamente la Regina di Tera.
«Avete ragione mia Signora» rispose Atua mentre gli scendevano delle lacrime.
Cristalya interruppe il momento urlando. «Ora è tardi! Nessuno dei Saggi di Dwr risponderà alla chiamata o li metterò tutti a morte! Esigo che il mio debitore paghi per il suo tradimento!»
«Che cosa stai dicendo, Cristalya! Come credi che possa pagarti le quote di denaro previste dalla pergamena?» disse Explodon in tono aggressivo.
«Probabilmente non sono stata chiara. Disconosco completamente questo documento e le tre riunioni del Concilio. Ti offro due alternative: rispettare il contratto matrimoniale o accettare la pena pecuniaria che deciderò ascoltando la voce dei miei Saggi. Ti concedo due mesi per decidere quale possibilità scegliere, ovvero il tempo che manca al giorno del matrimonio, così come deciso nel contratto.»
«Lo sai bene che non accetterò nessuna di queste condizioni.»
«Pensaci bene, perché la terza alternativa si chiama guerra!» risponde Cristalya uscendo dalla sala.

L’imperatore era rimasto immobile, incapace di dire una qualsiasi parola che potesse calmare gli animi. Non poteva, lui era in difetto, anche se aveva agito secondo le Leggi. Osservava il viso indurito dalla furia di Explodon e certamente sentiva gli occhi rancorosi di quell’uomo invadere il suo corpo, avrebbe voluto tranquillizzare il giovane Oak, scosso da questo evento imprevisto a cui aveva avuto la sfortuna di assistere e sicuramente stava rimpiangendo l’assenza di Wit, l’unico re a cui avrebbero dato tutti ascolto per non far degenerare la situazione. Atua, senza dubbio, non avrebbe mai pensato di essere l’imperatore che causava una guerra dopo secoli di pace.  Atua CCXV del suo nome, con l’anima distrutta dal dolore, chiuse gli occhi e non li riaprì più.

§   §   §

Era passato un mese dall’improvvisa morte di Atua, CCXV del suo nome. Al funerale di Ukwu, questo era il suo vero nome, che si era svolto sull’isola imperiale di Puna, situata nel Mare dell’Est, avevano partecipato pochissime persone: semplici delegati dei Cinque Regni, i servitori dei palazzi imperiali e le poche ex guardie pretoriane che avevano raggiunto da molto tempo l’età dei “giusti”. I Saggi avevano dovuto rinunciare alla cerimonia di cremazione dell’imperatore perché erano stati invitati dai loro re a rispettare la regola dello “stato di guerra” che prevedeva il loro obbligo di rimanere a disposizione dei rispettivi regnanti.

Era passato un mese senza che fosse successo qualcosa di particolare, ma una mattina una piccola imbarcazione, raggiunta la costa esterna del Mare dell’Ovest, aveva attraccato a uno dei pontili del Regno di Tan. Alcune persone incappucciate scesero a terra e Fajro, che stava aiutando alcuni pescatori a sistemare le reti, accortosi dell’arrivo di questi sconosciuti, aveva preso in mano un lungo coltello e si era diretto verso di loro con fare minaccioso.
«Chi siete?»
Una di queste persone gli aveva mostrato il viso e il giovane si mise a urlare verso i pescatori. «Fate presto, chiamate i cocchieri, dobbiamo andare in città!»

La villa reale di Tan era una splendida magione situata nella parte più a sud della capitale del regno. La sua costruzione risaliva ai tempi antichi e i re che si susseguirono non la modificarono mai ritenendo più adeguati i materiali delle epoche passate a quelli che si susseguirono nel corso del tempo. Unica eccezione era stata fatta per la fortificazione che veniva adeguata al tipo di invasore che tentava di impadronirsi della città. Nell’ampio cortile c’erano parcheggiate le carrozze, all’interno della villa, in una grande sala confortevole, due persone importanti stavano conversando.
«Quello che ti chiedo è per quale motivo hai preso questa decisione» disse Explodon alla sua ospite.
«Potrei risponderti che disprezzo quella ragazzina impertinente e boriosa, oppure potrei dirti che la nostra alleanza dura da secoli e non è mai stata interrotta, sai benissimo che non sono un ipocrita. Ho scelto di allearmi con te per la guerra imminente perché abbiamo un obiettivo comune: liberare i ponti doganali di Dwr» rispose la Regina Wasa.
«Capisco, e questo ci porta a uno dei problemi che dovremo risolvere il prima possibile perché potrebbe rivelarsi determinante: i ponti liberi. Se tra i nostri regni c’è sempre stata un’ottima intesa e abbiamo sempre risolto insieme le situazioni più difficili, forse, il motivo è che siamo uno dalla parte opposta dell’altro sulla mappa del mondo e non ci pestiamo i piedi a vicenda. La stessa situazione accade per gli altri due che hanno però forti legami con Dwr per svariati motivi.»
«Sono voluta venire fino a qui proprio per trovare una soluzione a questo problema, e puoi immaginare che la navigazione della mia nave, seppur senza bandiera ufficiale, è stata seguita miglio dopo miglio dal momento in cui siamo passati dal Mare del Sud. Sarò schietta; tu ti puoi fidare di Wit?»
La domanda di Wasa era pertinente ma Explodon non poteva rispondere dandole certezze, così decise di essere franco come aveva fatto lei in precedenza. «Torcon in questo momento è ospite ad Apen con la scusa di stare vicino alla sua promessa sposa, però sta anche indagando per capire cosa abbia intenzione di fare Wit. Mio figlio mi ha fatto sapere che fino a oggi non si sono presentate delegazioni di Dwr nella capitale. Entrambi però sappiamo che il sostentamento del Regno di Apen dipende totalmente dagli accordi commerciali siglati con Dwr; io sono quasi al sicuro, ma se ti schieri con noi non ho idea di quale reazione avranno ad Apen.»
«Prima che tu mi faccia la stessa domanda ti rispondo. Sappiamo che Metel ha una posizione predominate su Dwr perché senza le materie prime che Titan vende a prezzo bassissimo, Cristalya non avrebbe la flotta navale, sai bene che l’appoggerà nella vostra guerra perché il ponte libero fa comodo anche a lui, però con il mio ingresso nella guerra sono certa che non si metterà in gioco in una battaglia diretta contro di me perché è consapevole che se decidessi di chiudere le Corporazioni si ritroverebbe un enorme paese, però senza mano d’opera.»
«Ed io che pensavo che non ti avrebbe infastidito perché è follemente innamorato di te» rispose Explodon ridacchiando e stuzzicandola.
La regina, come sempre, aveva la risposta immediata. «Certo, ma quello era così ovvio che non necessitavo di ribadirlo.»
Risero insieme mentre nella sala era entrata la Regina Bruligida.
«Mia Signora, vi devo ringraziare. Pensavo che il mio truce marito avesse perso definitivamente il sorriso e invece eccolo qui.»
Il momento d’ilarità aveva stemperato la tensione, ma la discussione non era conclusa. Explodon disse a Wasa: «Dovremmo progettare un piano di battaglia coordinato, ma osservando le mappe credo che non ci sia altra soluzione che combattere separatamente.»
«Concordo con te. Dividere le truppe non ci porta benefici, anzi, rischiamo di indebolirci per gli spostamenti che dovrebbero fare. Se vuoi ascoltarmi, ho pensato a un piano, ma alla fine dipenderà tutto da cosa deciderà di fare Dwr e molto probabilmente saranno le scelte di Cristalya a determinare chi uscirà vincitore.»
«Bene, ti ascolto.»

Nel piccolo parco adiacente alla villa, altre due persone stavano parlando mentre passeggiavano tranquillamente.
«È bello che sia venuta anche tu, Aarde.»
«Ho detto a mia madre che volevo rivedere il tuo brutto muso, Fajro.»
I due ragazzi risero. Ridevano sempre molto quando avevano l’opportunità di vedersi. «Aarde, di quando eravamo piccoli, hai qualche ricordo delle tante volte che sei stata a casa mia per le mezze estati? »
«Perché me lo chiedi?»
«Ho ricordato che litigavamo sempre, per qualsiasi cosa, ma poi facevamo sempre la pace mangiando i dolci che preparava mia madre.»
«Sì, è vero. Prima mi facevi piangere, poi ti scusavi nei modi più stupidi che potevi immaginare… facendomi piangere ancora di più. Che tipo che eri. Anzi, a dire il vero non sei cambiato molto, sei sempre una testa calda e rozzo come nessuno che abbia conosciuto in vita mia.»
«Sai, leggendo le lettere che ci siamo scambiati ogni mese, ho sempre provato una specie di tranquillità interiore, e adesso che risento la tua voce provo le stesse sensazioni» disse Fajro guardando negli occhi la ragazza. «E ti ricordi cosa dicevo dopo aver mangiato il dolce?»
Aarde si sentiva immobilizzata mentre ascoltava Fajro, le gambe le stavano tremando e il battito del cuore accelerava.
«Mi dicevi che ero brutta» rispose la ragazza nascondendosi il viso dietro ai lunghi capelli.
«Quasi esatto. Ti dicevo che eri brutta e che quindi l’unico che ti avrebbe sposato ero soltanto io. Senti Aarde, perché non ci sposiamo oggi?»
La ragazza non sapeva più dove nascondersi per l’imbarazzo che quella semplice frase le stava causando. Cercando di cambiare discorso rispose sorridendo: «Che scemo che sei. Se mia madre ti sentisse, direbbe quello che ti ripeteva sempre.»
«Piuttosto che dare mia figlia a un pazzo scatenato come te, faccio fare una magia a Wijs per farla diventare uomo» rispose ridacchiando Fajro mentre cercava di imitava la voce della Regina di Tera.
Il momento d’imbarazzo per la ragazza svanì grazie alla voce della madre che la chiamava. «Aarde! Andiamo.»
«Sì madre, arrivo subito» rispose la ragazza, ma mentre stava per fare il primo passo si era sentita trattenere per un braccio.
«Ciao Aarde, scrivimi ancora» disse Fajro.
«Lo farò» rispose senza voltarsi verso di lui.

In quello stesso giorno, anche in altri luoghi si stavano svolgendo delle riunioni. Nella Reggia di Dwr, la regina era a colloquio con la sorella.
«Voglio che ti metta in contatto al più presto con il tuo amichetto; scopri quali sono le loro intenzioni e se manifestano l’idea di allearsi con Tan minaccialo senza scrupoli.»
«Sorella, non sono ben vista in quel luogo, dovresti mandare qualcun altro, magari  il Saggio Glic potrebbe… »
«Maledizione Oceanya, sei forte come uno squalo in battaglia, mentre nelle relazioni private sei un'ameba! Ricordati bene che quel ragazzino tutto impettito potrebbe essere tuo marito alla fine della guerra e il matrimonio di quella puttanella, a quel punto, varrà come lo sterco di maiale. Io VOGLIO che tu vada là! Glic è già partito e in questo momento starà dialogando con la Saggia Ohlaka e Re Titan a Metel.»
«Va bene sorella, farò ciò che chiedi» rispose frustrata Oceanya.
Cristalya voleva bene alla sorella e l’averla sgridata le dava enormemente fastidio. «Tesoro, scusa se sono stata irruenta» le disse stringendola a sé. «Laggiù ci sarà sicuramente Torcon, tu dovrai solo parlare in privato con quel ragazzino e non fare altro. Starai attenta?»
«Sì Cristalya, e cercherò di comportarmi come desideri.»
«Brava la mia sorellina.»
Uscita Oceanya dalla stanza, da un angolo buio era sbucato all’improvviso il personaggio misterioso del faro di Otoke.
«Non avevo previsto di incontrarti… spia.»
«Mia Signora, se non è di troppo disturbo, il mio padrone desidera riscuotere ora il suo credito.»
«Come mai questa fretta dopo un mese nel quale non vi siete più fatti sentire neppure con dei messaggi? Che cosa nasconde il tuo padrone? E perché si è schierato dalla mia parte, e…»
«Perdonate mia Signora, sapete bene che non posso rispondere a nessuna vostra domanda, anche perché non ho le risposte a ciò che state chiedendo. Io eseguo solo gli ordini che mi sono impartiti.»
«Quando tutto sarà finito perché non entri nella mia guardia personale? Mi piacciono le persone che non discutono e ubbidiscono. Potrei premiarmi anche con altro e non solo con il denaro, spia e mercenario.»
Cristalya non era interessata davvero a quella persona, ma voleva indurlo a scoprirsi, in modo da comprendere chi fosse questo padrone che lo muoveva come una marionetta.
«Mia Signora, ciò che si dice di voi è meritato; avete un intelletto sopraffino e siete scaltra come una faina, però vi consiglio di non cercare in anticipo ciò che vi sarà dato nel futuro.»
«Ascolterò il vostro consiglio giacché presumo che voi siate un Saggio dalle doti nascoste. Ciò che vuole il vostro padrone sta nelle segrete della Reggia; prendetelo e portatelo via, non m’interessa ciò che ne farete.»
«Vi ringrazio mia Signora. Non disturbate i carcerieri, preleverò il compenso senza creare confusione.» La spia scomparve così velocemente com’era apparsa.

Nel grande castello di Metel, dopo aver conversato con il Saggio di Dwr, Re Titan si era seduto su una soffice poltrona posizionata davanti a un tavolino di vetro sul quale c’era una scacchiera. Titan osservava le pedine pronte per una partita quando disse ad alta voce: «Ora puoi uscire, vieni a sederti davanti a me.»
Un graduato dell’esercito reale era rimasto nascosto dietro una delle tende della sala in attesa di essere convocato nuovamente dal re.
«Come hai sentito Cristalya ha già tutto pronto e non ascolterà neanche una parola di Explodon. Lei ha già deciso che ci sarà la guerra in ogni caso. Ma tu sei sicuro di ciò che mi stavi dicendo?»
«Sì Maestà. Una nave senza insegne è partita dalle coste di Tera, ha circumnavigato le isole Raumati e Ngahuru, poi, si è diretta verso Tan. Uno dei nostri informatori ha confermato che su quella nave viaggiava la Regina Wasa.»
«Tanto bella quando astuta quella affascinante creatura. Prima di raggiungere la destinazione prefissata si è data da fare per controllare se i suoi vicini stanno tramando qualcosa. Grazie soldato, vai a rifocillarti nelle cucine reali e poi riposati; hai fatto un ottimo lavoro.»
Mentre il soldato si alzava ringraziando il suo re per le belle parole, nella sala era entrato Metalo con un libro in mano.
«Figliolo, siedi al tavolo degli scacchi.»
Metalo sorrise. «Non vorrai sfidarmi di nuovo? Poi lo sai che ti prendo in giro perché sei negato a questo gioco» rispose il ragazzo sedendosi sulla poltrona.
«Sai Metalo, pensavo che dopo la prima mossa della regina nera avrebbe risposto il re bianco e invece a fare la giocata è stata la regina gialla. Hai mai fatto caso che noi diciamo che sono pezzi neri e bianchi, ma i secondi sono più di un colore giallo sbiadito?»
«Dovrebbe avere senso ciò che mi stai dicendo?» chiese Metalo perplesso.
«L’amico del mio amico è mio nemico» aveva risposto sovrappensiero Titan.
«Prima la disamina del colore degli scacchi, poi questa frase ribaltata da quella originale; padre state bene?»
«Non badare, sto pensando ad alta voce. Ora, faccio… la mia mossa.»





N.d.A.
Ho pensato che fosse divertente aggiungere due particolari al termine di ogni capitolo:
- il Cast in modo da comprendere immediatamente chi è il personaggio (in verità tornerà utile nelle due storie facenti parte della serie che seguiranno questa) e che nei prossimi capitoli si amplierà a dismisura con l’imminente inizio della guerra;
- la Mappa del Mondo, così potete avere una visione semplice dei luoghi in cui si svolgono le azioni.

Spero di avervi proposto un’idea carina e utile e vi supplico di non prendermi in giro per la mappa ^^. Come sempre commentate, criticate e correggetemi se trovate degli errori. La vostra opinione è sempre gradita.

Grazie




CAST
Anziano Maestro – Insegnante della scuola imperiale e narratore della storia
Atua Primo del suo nome – Leggendario primo Imperatore dei Cinque Regni [deceduto]
Atua CCXV (vero nome Ukwu)  – Imperatore dei Cinque Regni [deceduto]

Cristalya – Regina di Dwr
Oceanya – sorella e principessa ereditaria di Dwr, comandante dell’esercito reale
Dheat – Saggio di Dwr [scomparso]
Glic – Saggio reale di Dwr

Wit – Re di Apen
Pine – consorte del Re di Apen
Willa – principessa di Apen
Oak – principe ereditario di Apen
Wicaksana – Saggia reale di Apen

Explodon – Re di Tan
Bruligida – Regina di Tan
Torcon – principe ereditario di Tan e comandante dell’esercito reale
Fajro – principe di Tan
Saga – Saggio reale di Tan

Wasa – Regina di Tera
Aarde – principessa ereditaria di Tera
Wijs – Saggio reale di Tera

Titan – Re di Metel
Metalo – principe ereditario di Metel
Ohlaka – Saggia reale di Metel

Spia/mercenario - identità sconosciuta

Kwakhala – Regina dei mostri marini





MAPPA
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Capitolo 4
*** L'ora delle decisioni irrevocabili ***


Il pranzo e la pausa sono terminati, il vecchio maestro ha accolto i genitori dei bambini che sono venuti a prenderli. Il bambino che fa sempre domande si aggrappa a un lembo della veste dell’uomo.
«Maestro, dopo cosa è successo?»
«La guerra in tutto il mondo» risponde con pacatezza mostrando però la sofferenza delle parole che sta proferendo.
«La prossima settimana continuerà a raccontarci la storia?»
«Di quella guerra potete leggere sui libri.»
«Maestro, sui libri c’è scritto soltanto in quali luoghi sono state combattute e chi le ha vinte, ma lei ha conoscenze maggiori di tutti perché sono sicuro che l’uomo scampato dal deserto ve le ha raccontate, vero?»
Il vecchio maestro è sinceramente compiaciuto dall’intelligenza dell’alunno. «Sì figliolo, Lui mi ha raccontato ogni cosa, anche quello che non poteva aver visto.»
«La prego, mi racconterà il seguito?»
Il maestro osserva lo sguardo deciso del bambino nel quale intravede una forza ancora sopita che si sta manifestando attraverso la ricerca della conoscenza; rimane colpito perché quegli occhi sono simili a quelli dell’uomo uscito dal deserto, ne è sopraffatto, così com’era successo quando era piccolo, e per la prima volta in vita sua sente che è giunto il momento che altri sappiano le verità nascoste dai Saggi. «Facciamo un patto. Io ti consegno due grossi libri che potrai leggere in questo fine settimana, però tu dovrai tenerli nascosti e non potrai raccontare a nessuno ciò che leggerai. Lunedì me li riconsegnerai prima della lezione nelle stesse condizioni con cui te li affido. Hai solo due giorni e mezzo e non avrai altre possibilità.»
Il bambino ci impiega un attimo. «Accetto, e anche se io sia incatenato, percosso, bruciato, affogato o buttato sotto terra tra i mostri maligni, non farò parola neanche dopo la morte.»
Il Maestro ride per la filastrocca che aveva già sentito dire da tanti bambini quando stipulavano un patto segreto tra di loro e la accetta come un giuramento tra adulti. Aperto con una chiave un grande cassettone, estrae i due tomi consegnandoli al bambino che rapidamente li nasconde dentro la sua sacca scolastica.
«Ora devo andare Maestro, non voglio perdere tempo.»

Il bambino, arrivato a casa, si siede alla sedia della scrivania e sul tavolo appoggia il primo libro. Con la delicatezza di una farfalla lo apre e inizia a leggere avidamente il contenuto.





4° capitolo – L’ora delle decisioni irrevocabili





Era passato un mese e mezzo dalla morte di Atua, CCXV del suo nome, e tutti gli eserciti del mondo erano in preallarme fin dal primo giorno. L’attesa era snervante ma questa guerra necessitava che ogni formalità fosse seguita da ogni regno, perché nessuno dei Re avrebbe mai potuto dichiararsi vincitore se avesse lanciato le sue forze contro gli avversari prima dei tempi previsti dalla Legge. Un’azione deplorevole avrebbe scatenato contro quel re tiranno le ire degli altri regni che si sarebbero sicuramente coalizzati tutti contro di lui. Il giorno della fine delle parole era arrivato. I Saggi dei Cinque Regni avevano intrecciato una corrispondenza di tipo militare e i loro scritti finali erano giunti a tutti i re del mondo. I regnanti sapevano tutto, ma il popolo rimase sorpreso scoprendo che ogni regno stava per mettere in campo il proprio esercito, anche senza una vera dichiarazione di guerra poiché l’unica effettiva poneva di fronte Dwr contro l’alleanza tra Tan e Tera. Che cosa avrebbero fatto Metel e Apen? Ognuno di loro aveva da perdere o da guadagnare appoggiando uno delle due parti in conflitto. Da quale parte si sarebbero schierati? I dubbi del popolo erano gli stessi di Explodon e Wasa, ma in quel momento tutti sapevano che la guerra poteva definirsi mondiale e che nessun luogo sarebbe restato al sicuro, neppure il deserto di Koraha.

Nei giorni precedenti le attività dei diplomatici erano continuate assiduamente alla ricerca di una pace sempre più improbabile; l’assenza di un imperatore, Saggio tra i Saggi, o del Conclave, faceva in modo che le relazioni tra i regni fossero sempre più tese dopo la loro dichiarazione dello “stato di guerra” ancora prima della chiusura delle trattative. Nella realtà la diplomazia serviva soltanto per dare una parvenza di coscienza e una forma di strano rispetto verso una delle Leggi Imperiali, mente tutti ne stavano violando tante altre indiscriminatamente. Spie e traditori avevano continuato a fornire informazioni su movimenti di truppe, sia nemiche sia alleate, ma anche in questo caso si trattava di un giochino masochistico perché era normale che i vari eserciti iniziassero a inquadrare i loro soldati; dopotutto erano passati tre secoli dall’ultima vera battaglia e nessun uomo o donna di questo tempo aveva avuto la sfortuna di trovarsi faccia a faccia con un conflitto di tali proporzioni. Le varie scaramucce con briganti, pirati, contrabbandieri o altro genere di lestofanti non potevano essere calcolate come test probanti della capacità organizzativa delle alte cariche dello stato e quindi il muovere truppe non voleva dire attaccare, ma soltanto riuscire a non farsi trovare disorganizzati al primo colpo di cannone.


Al palazzo di Apen il re teneva a rapporto il suo Stato Maggiore dell’Esercito. «Signori, la decisione è stata presa e da questo momento non si tornerà più indietro. Conoscete la situazione: i nostri informatori ci hanno segnalato una decina di punti in cui potremmo attaccare e anche quelli in cui potremmo essere attaccati. Questa guerra nasce per il matrimonio tra mia figlia e Torcon quindi nessuno di noi farà qualcosa che possa mettere in dubbio la mia lealtà verso quel contratto, però ho fatto una promessa solenne sedendo sul trono di Apen e la manterrò a ogni costo: non permetteremo a nessuno, compreso Tan, di occupare l’isola imperiale di Raumati, luogo sacro nel quale il Leggendario costruì la sua prima città e che da allora è protetta dal nostro popolo. Uomini coraggiosi di Apen, mostriamo tutti insieme il valore delle nostre parole e la forza della nostra volontà.»
«Maestà, lei è sempre convinto della sua decisione? Vorremmo che ci ripensasse» disse l’ammiraglio Miral.
«Certamente amico mio. Gli altri quattro saranno di sicuro sui campi di battaglia ed io farò la mia parte» rispose il re con veemente decisione.


Nella Reggia di Dwr, la regina osservava stizzita i vari ufficiali dell’esercito mentre discutevano sulle tattiche di battaglia. Oceanya era rimasta in silenzio, pur essendo il comandante in capo, non per debolezza ma perché ascoltava attentamente le opinioni dei suoi sottoposti. Cristalya era di tutt’altro avviso. «Inizio a credere che voi abbiate paura! Siete soldati o pecorelle impaurite? Io ho dichiarato guerra e noi la vinceremo schiacciando tutti sotto i nostri piedi. Un uomo o donna di Dwr vale dieci di ogni altro regno per cui è inutile che insistiate nel manipolare a vostro piacimento i piani che vi ho suggerito. O forse state dicendo che la vostra regina non è in grado di essere la vostra guida suprema?»
Nella sala era calato immediato il silenzio e nessuno osava dare una propria risposta per non finire in pasto agli squali prima ancora di avere combattuto. Oceanya, che sapeva di dover contare su ogni singolo soldato, disse: «La nostra amata regina ha predisposto un piano di battaglia articolato in più fasi perché lei, e di riflesso tutti noi, siamo stati traditi e ingannati da Tan. Nessuno di noi può minimamente immaginare il dolore che sta provando nel lanciare il suo popolo in questa guerra, ma lei più di ogni altro essere vivente di Dwr vuole vendicare i torti subiti e voi, di certo, non vorrete essere da meno. Quello che desidero da voi signori non sono cambi di strategia ma dettagli rilevanti che soltanto dei militari sono in grado di aggiungere al piano della nostra amata regina.»
Tutti avevano chinato il capo davanti a Oceanya e lei, girandosi verso la sorella, si era inginocchiata in segno di sottomissione; un gesto semplice che aveva calmato l’ira di Cristalya.


Al castello reale di Metel sembrava che non importasse a nessuno di questa guerra, neppure allo stesso re. L’unica impegnata in mille faccende era la Saggia Ohlaka: gestiva le comunicazioni con gli altri Saggi, si occupava di strategia insieme ai vari ufficiali dell’esercito, come sempre gestiva le attività delle maestranze nel castello e placava i dissidi che nascevano nel regno tra le svariate Corporazioni che, incuranti del conflitto, continuavano a riempire i loro forzieri. In realtà Titan sapeva cosa fare perché il conflitto avrebbe potuto metterlo in ginocchio oppure alzarlo su un piedistallo secondo gli eventi. Nella sua stanza privata si stava intrattenendo con il figlio.
«Metelo, questa volta dovrai sporcarti anche tu le calighe.»
«Mi fai mettere quei calzari così fuori moda? E per andare dove poi? Non ti sarà saltato in mente di affidarmi qualche gruppo di soldati brutali e puzzolenti.»
«Prima o poi dovrai occuparti anche tu di queste faccende, purtroppo per te, hai sangue reale nelle vene» disse Titan squadrando la figura senza muscoli del figlio.
«Non mi vorrai mandare da lei spero?» chiese il ragazzo strabuzzando gli occhi. Titan sorrise divertito, ma senza rispondere alla domanda.


Nella villa reale di Tan era terminata l’ennesima riunione tra il re e lo Stato Maggiore; le cariche importanti dell’esercito conoscevano le strategie a memoria, i piani subivano poche modifiche e le possibili varianti erano state tutte considerate e prese in esame così da avere più scelte nei momenti cruciali. Nella stanza adiacente alla sala tattica c’erano la regina Bruligida e Fajro che, parlando con la madre, mostrava la sua cocente delusione.
«Non è giusto madre, mi odieranno tutti quando sapranno che me ne starò al caldo sotto le coperte mentre loro dovranno sobbarcarsi tutta la tragedia di questa guerra. Sono forse un peso per mio padre tanto da lasciarmi come zavorra in questa casa? Non valgo nemmeno un briciolo di mio fratello?»
Explodon era entrato nella stanza proprio mentre Fajro si lamentava del diverso trattamento ricevuto dal padre. Il re disse: «Sei ancora troppo giovane, non hai nessuna esperienza militare e di guerra. Hai soltanto fatto delle lezioni di lotta con Cevalo.»
«Perché Torcon ha esperienza di guerra? E tu ne hai?» rispose Fajro senza nessun riguardo.
«Digli ciò che pensi davvero tesoro, Fajro è giovane, ma non tanto da abbindolarlo con una fiaba» disse Bruligida.
Explodon, spinto dalle parole della moglie, guardando negli occhi il figlio disse ciò che stava provando come padre e non quello che avrebbe detto il re. «Figliolo, lo so che saresti in grado di fare la tua parte, però non voglio perderti su un campo di battaglia. Il pensiero che entrambi i miei figli possano morire mi angoscia, mi devasta il cuore ed è insopportabile. Desidero che tu possa vivere senza l’orrore negli occhi per questa contesa che finirà con le armi insanguinate.»
Fajro aveva ascoltato calmando la sua ira, ma quelle parole lo avevano persuaso a mantenere salda la sua convinzione. «Padre, capisco bene che tu tema la morte dei tuoi figli, così come temono l’identica cosa tutti i genitori degli uomini che ti seguiranno in battaglia. Quando tutto sarà finito con quale coraggio potrò guardare negli occhi delle persone che hanno dato tutto al regno mentre io, che ne sono principe, sono stato a guardare? Non posso giurarti che mi salverò, ma posso prometterti che farò tutto ciò che mi sarà richiesto senza emettere fiato.»
Explodon comprendeva il figlio e non poteva dargli torto. «Sei sicuro che ubbidirai agli ordini che ti saranno impartiti dal tuo comandante?»
«Sì, lo sono.»
«E sia figlio mio, dovrai diventare adulto prima del tempo, ma sarà un onore averti al mio fianco. Ora vai, appena possibile ti assegnerò a una delle missioni.»
Fajro aveva sorriso a quelle parole; finalmente sentiva di avere conquistato la fiducia del padre ed euforico era uscito dalla villa.
«Tesoro, credi che con il suo temperamento ascolterà?» chiese Bruligida.
«È irascibile, incontenibile ed esuberante più di ogni ragazzo della sua età, però è una delle poche persone al mondo che rispetta totalmente gli ordini che gli sono impartiti» rispose con sicurezza Explodon.
«Immagina quanto sbufferà se lo tengono troppo fermo» disse Bruligida sorridendo.


Il castello reale di Tera era quello più congestionato di ogni altro palazzo reale del mondo. Un a quantità incalcolabile di persone avevano continuato ad entrare e uscire dal grande salone; la regina e il Saggio avevano ricevuto visite ogni giorno da militari, ricchi proprietari terrieri e popolani perché Wasa aveva voluto che tutta la sua popolazione conoscesse la gravità delle informazioni che le spie avevano riportato a Tera. Tutta la strategia del regno era stata cambiata, i comandanti dei reggimenti e della marina avevano continuato imperterriti a fare aggiustamenti di ogni tipo con la supervisione della stessa regina che confidava ciecamente nella loro conoscenza del territorio e stimava la loro capacità di mantenere il sangue freddo anche in quest’avversità imprevista. Wasa, in un momento di tranquillità, si era seduta sulla sua poltrona e aveva iniziato a pensare se fosse stata una scelta giusta quella di portare il suo paese dentro una guerra non sua, poi, voltando il viso verso il corridoio aveva visto Aarde, la sua figlia prediletta e le era arrivata immediata la risposta alla sua domanda: sì, perché non avrebbe permesso a nessuno di farle perdere un altro figlio senza combattere.

Era giunta l’ora delle decisioni irrevocabili.



– Ritocchi –



Regno di Dwr, Port Iar
Un veloce brigantino portante bandiera di Metel attracca a Port Iar di Dwr. Dalla nave scende un ufficiale della Marina Reale che è accolto da Oceanya in persona.
«Benvenuto. Con chi ho l’onore di parlare?»
«Grazie mia Signora. Mi chiamo Nasc, sono al comando della flotta di Metel destinata al vostro servizio. Io vi conosco bene mia Signora ed è un piacere poterla incontrare» dice l’ufficiale inchinandosi.
«Grazie Nasc» risponde Oceanya sorpresa dalla presenza di questo ufficiale, mentre lei è arrivata fino a Iar proprio per incontrare la persona che invece non è presente.
«Ditemi Nasc, ma non doveva esserci al comando del vostro contingente il principe Meyelo?»
«Purtroppo il principe è stato colto da un attacco febbrile e i medici hanno sconsigliato il viaggio per la possibilità di un contagio. Il mio Signore, controvoglia, è stato costretto a rinunciare alla missione.»
Il sorriso di Oceanya trasfigura in una smorfia contrariata – ah, febbre, dovevo immaginarlo che avrebbe trovato una via di fuga – pensa la ragazza.
«Il mio Re pone la flotta che vi porto sotto il comando diretto dell’ufficiale Maggiore di Dwr abilitato per questa missione e sono a sua disposizione per qualsiasi domanda voglia pormi.»
«Per ora Nasc seguitemi alla Reggia, avremo modo di discutere con il comandante supremo di questa missione questa sera a cena.»
«Vi ringrazio mia Signora, la Vostra cordialità rivaleggia con la Vostra bellezza» dice Nasc cercando di corteggiare Oceanya, ma la ragazza è innervosita per il disguido subito del piano programmato da Cristalya.

Mentre i due salgono sulla carrozza c’è movimento intorno alle banchine. L’arrivo del brigantino di Metel e la presenza di Oceanya hanno distolto l’attenzione di molti soldati della guarnigione di Port Iar e il capitano Foeil fa sentire la sua voce tonante. «Signori, se volete vedere da vicino il nostro comandante basta che me lo diciate e vi firmerò personalmente il permesso per fare una vacanza di trenta giorni nelle patrie galere della Reggia!»
I soldati si rimettono velocemente al lavoro sotto lo sguardo attento del loro capitano, per nulla disposto a permettere che i suoi uomini facciano brutte figure proprio davanti a personalità importanti come Oceanya.
«Forza ragazzi, non possiamo perdere tempo, dobbiamo essere al distaccamento alle prime luci dell’alba!» urla Foeil per dare un’ulteriore scossa ai suoi uomini.

Regno di Tan, postazione segreta
Torcon osserva nuovamente la cartina, con una matita esegue dei cerchi sopra alcuni nomi e tratteggia delle linee in modo da unirli in ordine. Nella sala entra un ufficiale trafelato. «Comandante, il corvo ha appena portato l’ordine» dice il soldato consegnando una pergamena al principe.
«Grazie Ruga» risponde Torcon. L’uomo legge la pergamena velocemente, sa già cosa ci sia scritto, deve solo sapere i numeri che sono contenuti nel messaggio, poi, si rivolge di nuovo al suo attendente. «Ruga avvisa i cuochi di preparare un’ottima cena per ogni soldato delle legioni.»
«Ci siamo?» chiede Ruga solo per avere una conferma della sua impressione.
«Vai anche tu e riposa» risponde Torcon, e queste parole bastano a Ruga per capire che tutto si sta muovendo.

Regno di Metel, postazione segreta
Due uomini sono seduti su delle sedie di legno poste all’esterno di una piccola casupola inserita in una caserma di vaste dimensioni.
«Ancora non comprendo la decisione del re» dice uno dei due scuotendo il capo.
«Noi non dobbiamo capire, ma ubbidire. Sicuramente se avrà fatto questa scelta è perché pensa di ricavarne qualcosa di buono.»
«Capisco Generale, ma allora perché di là non ha fatto la stessa cosa?»
«Capitano, devo presumere che tu non sia d’accordo con le scelte del nostro Re? Oppure ritieni di avere una così vasta conoscenza di come funziona questo mondo da poter dire la tua in queste questioni?» chiede sarcasticamente il generale Ciffredynol.
«Certo che sei bravo a cambiare discorso» risponde il capitano Capall mentre svuota a terra il contenuto della sua pipa.
«In fondo ti ho convinto a sposare mia sorella» dice Ciffredynol ridacchiando.

Regno di Tera, postazione segreta
Il generale Buffel cammina nervosamente all’interno di una baracca: osserva gli armamenti pronti per essere impugnati, controlla che le attrezzature siano in ordine, si sincera dell’efficienza delle armature colpendole con un bastone di legno.
«Generale, posso esserle di aiuto?»
«Grazie Zeug, faccio da solo, devo scaricare la tensione per questa attesa che sembra non finire mai. Piuttosto, com’è andato il controllo nelle scuderie?»
«Tutto in ordine signor generale… i cavalli hanno già cenato» risponde sorridente il soldato.
«Bene, dovremmo pensare anche noi a mettere qualcosa sotto i denti prima che ci sia la chiamata.»

Regno di Apen, postazione segreta
Nel centro operativo si sta svolgendo una riunione.
«Abbiamo qualche notizia?» chiede il generale Macan.
«Per ora non ci hanno segnalato movimenti dall’altra parte, ma siamo sicuri che si stiano preparando» risponde il capitano Jaran.
«D’accordo. Procediamo come da ordini e se cambiano, ci adegueremo alle nuove disposizioni di Re Wit.»

Regno di Metel, postazione segreta
«Maestà, è un grande onore averla qui con noi» dice il capitano Tyred visibilmente emozionato.
«Ero troppo curioso e questo è un bel posto per osservare gli eventi » risponde Titan mentre controlla le ruote del suo carro da guerra.

Regno di Tera, postazione segreta
Il capitano Paard passa in rassegna gli uomini a sua disposizione. «Ufficiali e soldati, la nostra è una missione particolare e, anche se può non sembrarlo, è di grande rilevanza. Pretendo la massima concentrazione da tutti voi per fare in modo che non capiti nulla che non sia stato programmato dalla nostra regina.»
«Mi domando cosa faranno quelli dall’altra parte» dice sovrappensiero, ma ad alta voce, un ufficiale.
«Questa è una domanda alla quale non si può dare risposta. Ogni azione porta con sé una conseguenza e le strategie possono saltare in una frazione di secondo. Quante volte con i briganti abbiamo dovuto inventarci nuove soluzioni perché agivano in modo incomprensibile? Noi sappiamo soltanto che c’è una soluzione a tutto, ma nessuno può prevedere se sarà giusta o sbagliata fino al momento in cui l’avremo messa in atto. Per questo motivo dobbiamo mantenere alta la concentrazione perché basta un sassolino che cade a terra facendo rumore per scatenare qualcosa che non ti aspettavi.»

Regno di Apen, postazione segreta
«Signor generale, è arrivata ora la carrozza.»
«Bene, fate in modo che abbia tutti i confort previsti per il suo rango» risponde Terwelu.
«Ha richiesto di poter cenare con la truppa, ma non sono sicuro che sia una buona idea» dice il soldato mentre cerca di togliersi la polvere dai vestiti.
«Ogni suo desiderio sarà accontentato. Vorrà dire che gli uomini faranno un bel bagno prima di mettere le mani nelle scodelle» risponde Terwelu mentre si sistema la giacca.

Regno di Tan, postazione segreta
Serpe studia una mappa mentre sorseggia un liquore assaporandone il sapore e annusandone l’aroma. Bussano alla porta della sua stanza e fa capolino un soldato.
«Capitano, ci hanno informati che la donna è immobile.»
Serpe ride sonoramente. «Mi piacerebbe sapere chi si è inventato questo nome in codice per la nostra missione.»

Regno di Tera, Castello Reale
La regina Wasa e la principessa Aarde, scortate dall’ufficiale Haag, raggiungono il salone dove ad attenderle c’è il comandante dell’esercito Hebber. L’uomo s’inchina immediatamente al cospetto della regina. «Maestà, sono qui per fare rapporto.»
«Dimmi Hebber, come procede?»
«Maestà, tutto secondo i piani prestabiliti. La movimentazione è regolata alla perfezione e non ho dubbi che saremo pronti nel momento in cui ci sarà bisogno di noi» risponde con reverenza l’uomo sollevando il capo.
«Avevo pochi dubbi Hebber» dice Aarde sorridendo.
«Mia Signora, siete troppo gentile.»
La regina raggiunge il comandante e compie un gesto verso di lui che potrebbe apparire fuori luogo per chi non conoscesse la storia: lo abbraccia stringendolo amorevolmente. «Caro amico, posso contare su di te da sempre e sei l’unica persona cui affidare le cure della mia giovane figlia» dice la regina tenendo l’uomo sempre tra le sue braccia.
Il comandante, arrossendo, risponde con un filo di voce: «Wasa, non è consona questa dimostrazione plateale di affetto. Devo ricordarti le regole?»
La regina si stacca dall’uomo e con un sorriso smagliante lo disarma nuovamente dicendo a bassa voce: «Devo ricordarti che sono la regina e ho il permesso di fare tutto, anche di coccolare un amico di tanti anni?»
Aarde, divertita dalla scena, raggiunge i due e li abbraccia entrambi contemporaneamente mentre Haag, che fino a quel momento era riuscito a trattenere il sorriso, inizia a ridere sonoramente. Hebber, nonostante stia arrossendo come un peperone, lancia un’occhiataccia ad Haag che si ricompone immediatamente sentendo la tremenda oppressione che il solo sguardo arcigno del comandante gli sta causando.



– Partenze –



Regno di Dwr, Port Tuath.
Una scialuppa partita dal porto raggiunge uno dei vascelli ormeggiati al largo delle coste di Dwr. Oceanya sale a bordo della nave e si mette subito al posto di comando iniziando a dare ordini. «Segnalate alle altre navi di prepararsi alla partenza. Da questo momento vige la corte marziale per l’intero Regno di Dwr.»
Le segnalazioni si susseguono nave per nave e subito dopo trecento imbarcazioni di vario tipo, con a bordo soldati e marinai, iniziano a solcare il mare.

Regno di Tan, Port Altaj.
Sulla scialuppa partita dal porto due uomini si salutano per l’ultima volta prima di prendere il largo con le rispettive navi.
«Ammiraglio, ci siamo finalmente. Non vedevo l’ora di salpare per prendere a cannonate la marina nemica» dice Goj eccitato.
«Cautela capitano, cercate di avere molta pazienza durante lo scontro perché l’impazienza è cattiva consigliera. Il mare è stupendo, ma è ricco di trappole di cui tenere conto» risponde Sipestro.
«Lei ha perfettamente ragione ma anch’io, come i miei uomini, non sono avvezzo alla navigazione. Attendo la battaglia che ci aspetta laggiù.»
«Comprendo benissimo i sentimenti dell’esercito che ammira la tenacia del principe, però deve pensare alla globalità di questa guerra. Quando sarà il momento si affidi ciecamente agli ufficiali di marina.»
«Su questo può stare tranquillo ammiraglio. Ogni uomo conosce il suo mestiere e non m’intrometterò in questioni tecniche che non comprendo» risponde Goj con massima serietà.
I due uomini salgono sulle rispettive navi che, insieme ad altre duecentoquaranta iniziano il viaggio.

Regno di Tera, Port Royal.
La scialuppa partita dal porto raggiunge il vascello di punta della Marina di Tera. L’uomo che sale a bordo ringrazia l’altro che gli ha fatto compagnia in questo breve percorso e che lo seguirà con le altre navi durante il viaggio.
«Amico mio, dobbiamo raggiungere gli obiettivi a ogni costo, confido nelle tue ulteriori capacità» dice l’Ammiraglio Raal
«Signore, non dubiti, ce la faremo a eseguire la strategia concordata. Le auguro “Alta Marea”» risponde il capitano Vaandrig.
«“Alta Marea” capitano.»
Centoventi navi prendono il largo.

Regno di Dwr, Port Ear.
Da Port Ear una scialuppa ha raggiunto le navi di competenza. Sulla Nave Comando l’ammiraglio Haranche impartisce l’ordine di partenza, i segnali giungono alla seconda nave principale dove il generale Each conferma dando il via alla massiccia flotta di Dwr, composta di seicento navi, per l’inizio della loro missione.

Regno di Tera, Port Statig.
Le duecentottanta navi ormeggiate alla fonda prendono il mare guidate dal generale Geit e dal capitano Mijin.

Regno Apen, Porto Kurang.
La flottiglia di quasi novecento navi ha preso il largo. Su una delle navi è presente il Re di Apen. Wit conversa con la Saggia Wicaksana.
«Che cosa credi che accadrà?»
«Mio Signore, il nostro viaggio è irto di pericoli, fare una previsione è altamente difficile. Di sicuro, avendo quasi l’intera flotta a disposizione, sarà duro per chiunque sfidarci.»
Wit annuisce anche se nutre altri dubbi sul suo operato. «Spero di non aver fatto un grosso errore pensando che anche dall’altra parte abbiano le mie stesse idee.»
«Maestà, è inutile struggersi pensando al passato.»
«Hai ragione cara amica, non dovrei dubitare e questo mio atteggiamento così pessimistico non è utile a nessuno.»

Regno Tan, Port Shoal.
Settecento navi sono partite da Port Shoal e il comandante supremo di questa immensa flotta è proprio il Re di Tan. Explodon rilegge tutti i messaggi ricevuti dai capi dello Stato Maggiore dell’Esercito e della Marina, scruta l’orizzonte cercando di intravvedere il suo obiettivo pur sapendo che è troppo presto. Mille dubbi lo assalgono, altrettanti pensieri affollano la sua mente pensando ai figli che saranno impegnati sui campi di battaglia e rimpiange i baci, ma anche gli scherni dell’amata moglie che gli aveva ricordato quanto lui odiasse il mare.

Regno di Dwr, Port Iar.
Tra le imbarcazioni di Metel e quelle di Dwr la flotta partita da Port Iar è composta da quasi settecento navi. Il giovane ufficiale Nasc parla con il suo vice.
«Capisci perché gli è venuta la febbre? Quando avrà saputo che alla guida di questa flotta c’era Cristalya in persona gli sarà venuta anche l’orticaria!»
Il vice sorride ma Nasc non gradisce. «Tu sei nelle mie stesse condizioni, inutile che fingi di essere tranquillo, vedrai che a te chiederà di lavarle le mutande!»

Regno di Metel, Porto Pearl.
Su una delle navi delle seicento partite da Port Pearl, l’ammiraglio Lyngesydd non nasconde la frustrazione per le scelte del suo re parlandone apertamente con la Saggia Ohlaka.
«Per quale motivo ha lasciato un terzo della nostra flotta nelle mani di Dwr? Che cosa può ottenere da quella donna? Piuttosto che con loro era meglio che se ne stavano vicine alle nostre coste.»
«La comprendo ammiraglio, ma sicuramente il re ha valutato i pro e i contro di queste scelte. Ormai lo conoscete da anni e sapete che non svela mai a nessuno le motivazioni delle decisioni finali. Neppure a me.»
«Io mi lamento per noi, ma penso anche alle altre nostre navi che sono andate dall’altra parte. Due! Capisce Ohlaka? Solo due!»
Nel frattempo, da uno dei galeoni posti nelle retrovie viene calata in mare una scialuppa con a bordo tre persone. Uno dei marinai posti all’argano chiede al suo ufficiale chi siano quelle persone senza ottenere risposta. I tre hanno il viso coperto da dei grandi cappucci e due di loro iniziano a remare per indirizzare l’imbarcazione verso la costa.

Regno di Metel, Port Coral.
Due navi sono partite dal porto e i marinai a bordo non sembrano neppure pronti per una guerra navale. Lo stesso generale Ceilog, nonostante la sua fama di attaccabrighe, appare così tranquillo che i suoi uomini hanno pensato che forse il principe l’ha contagiato e che sia meglio stargli alla larga.

Regno di Apen, Port Huwur.
Il principe Oak è a bordo di una delle navi partite da Port Huwur e osserva l’orizzonte mentre si riempie i polmoni dell’aria salmastra del mare.
«Quali sono gli ordini mio Signore?» chiede il generale Prau.
«Continuiamo la rotta prestabilita, mio padre per ora non ha fatto volare piccioni viaggiatori quindi i piani rimangono invariati.»

Esercito di Tan in marcia, destinazione segreta.
Il fresco della notte sta iniziando a lasciare il passo al primo calore del sole mentre Torcon, sul suo cavallo bianco, da una veloce occhiata alle case della città che hanno lasciato alle spalle. Alla sua guida quasi duecentomila legionari stanno attraversando il regno per raggiungere il luogo prestabilito. Il piccolo paesino di poche anime è a pochi chilometri di distanza e nel percorso hanno già incrociato delle persone che stanno fuggendo verso la grande città. Ogni uomo e donna che ha incontrato gli ha manifestato grande amore e tutti appoggiano la scelta di entrare in guerra fatta dal re, anche se per questa decisione devono abbandonare la loro casa. Il principe, con questi incontri casuali, ha acquisito ulteriore forza di spirito e incita i suoi soldati intonando canzoni bellicose.

Esercito di Metel in marcia, destinazione segreta.
La truppa di circa trecentomila uomini del Regno di Metel sta percorrendo le strade di piccoli paesi del loro territorio. Queste zone non sono molto abitate e la gente è pressoché povera. Troppa la distanza dalla grande capitale per questa povera gente che campa solo grazie ai sussidi di re Titan. Nella carrozza sono seduti comodamente il generale Ciffredynol e il capitano Capall, mentre gli altri ufficiali seguono i soldati stando comodi sui loro cavalli.

Esercito di Tera in marcia, destinazione segreta.
Circa centoquarantamila uomini sono in marcia attraversano le belle e rigogliose pianure di Tera. In questi luoghi le coltivazioni fioriscono e sfamano tutto il popolo dando lavoro a ogni persona che vive in questi luoghi. Buffel è nato in questa regione e mentre la attraversa a cavallo, saluta gli abitanti che ricambiano osannando il generale e il suo esercito in marcia. Il generale sa che fra poco, uscendo dall’ultimo paese, si ritroverà in una zona talmente arida che gli farà dimenticare il bello appena visto e cerca di conservare memoria di tutto ciò che sta vedendo durante questo tragitto.

Esercito di Apen in marcia, destinazione segreta.
Il generale Macan guida la truppa a cavallo mentre il capitano Jaran è appiedato e continua a spronare gli uomini a tenere serrati i ranghi. Nessuno dei soldati sa la destinazione della missione, ma più si avvicinano al luogo prestabilito e più appaiono confusi e terrorizzati. Il capitano, aiutato dall’ufficiale Gedhe, cerca di infondere coraggio ai soldati più timorosi.

Esercito di Metel in marcia, destinazione segreta.
Re Titan è in piedi sul suo carro da guerra mentre attende che uno dei suoi uomini torni dalla perlustrazione. Il capitano Tyred e gli comunica di avere ricevuto la notizia che si aspettavano.

Esercito di Tera in marcia, destinazione segreta.
«Capitano Paard, posso confermare che il paese è stato sgomberato e che quindi non ci saranno problemi con i civili.»
«Perfetto. Segnala agli uomini che è ora di allungare il passo.»

Esercito di Apen in marcia, destinazione segreta.
Il generale Terwelu osserva il paesaggio dall’alto perché si è posizionato sul campanile di una piccola chiesa, unica struttura presente nel luogo in cui si trova con il suo esercito. Il sole fa brillare delle luci ed è un segnale inequivocabile.

Esercito di Tan in marcia, destinazione segreta.
Dopo una marcia di pochi chilometri Serpe e i suoi uomini si sono fermati in un piccolo villaggio di Tan venendo accolti dai paesani con tutti gli onori. L’uomo rassicura ogni persona che lo avvicina.
«State tranquilli, il nostro Re, anche se ora è lontano, ha provveduto a tutti voi. Sono qui apposta per fare in in modo che non vi accada niente. »

Esercito di Dwr in marcia, destinazione segreta.
Dal centro dell’isola un contingente militare si dirige verso il mare a nord. Trentamila uomini ben armati sono guidati dal capitano Ohoma, mentre un altro gruppo, delle stesse dimensioni, si dirige verso il mare a sud sotto il comando del generale Fharsa.

Esercito di Tan in marcia, destinazione segreta.
La marcia degli uomini si è protratta per tutta la notte in modo che questo contingente non fosse scoperto da qualche spia. Al suo comando c’è il capitano Cevalo e accanto a lui camminano Fajro e il Saggio Saga.
«Alla fine hai convinto il re a farti venire con noi, ragazzino» dice Cevalo sorridendo.
«Ho detto a mio padre che avrei ubbidito agli ordini senza fiatare, ma lui è scaltro e mi ha detto soltanto prima di partire che eri tu al comando» risponde indispettito il principe. «Adesso mi tocca fare il bravo!»
Cevalo e Saga ridono di gusto. Il capitano pone una mano sulla spalla del ragazzo dicendo: «Ricordami di offrire da bere al re per la grazia di cui mi ha fatto dono.»

Esercito Tera in marcia, destinazione segreta.
Di quasi centoquarantamila uomini è la truppa comandata dal generale Draak che cammina per le vie di una delle cittadine più belle di Tera. Il generale, a fatica, riesce a non far scoprire chi sia seduto nella carrozza insieme a lui.
«Mia Signora, basterebbe soltanto una spia per fare in modo che ci saltino addosso come lupi affamati» dice il generale con preoccupazione.
«Draak, si tranquillizzi, nessuno può sapere che sono con voi a meno che non stia usando la magia. E anche in quel caso Wijs se ne sarebbe accorto» risponde Wasa per nulla intimorita. Il Saggio Wijs conferma con un cenno del capo che sono tutti al sicuro, almeno al momento.

Esercito di Dwr al Port Iar.
Al Port Iar è arrivato il contingente armato del capitano Foeil. Gli uomini hanno attraversato l’isola durante la notte senza cenare e ora il capitano li libera per fare un’abbondante colazione.

Regno di Tera, castello reale.
Aarde osserva dall’alto del castello il comandante Hebber mentre impartisce ordini a tutti i soldati che gli passano davanti senza avere in mano qualcosa di utile. La principessa vorrebbe sorride ma sa che tutto questo trambusto è colpa di una guerra imminente. Aarde si siede al tavolo e inizia a scrivere una lettera.



– Ora Zero –



Mare del Nord.
Le navi partite da Port Tuath di Dwr e comandate da Oceanya continuano la loro navigazione tranquilla; troppo normale per i gusti della ragazza. Chiamato a sè un ufficiale della marina, chiede: «Secondo voi è possibile che non abbiamo ancora avvistato nessuna nave diversa dalle nostre? Quanto manca all’arrivo?»
«Milady, dovremmo avvistate terra tra poche ore e se ci sono navi nemiche potrebbero essere nascoste dietro l’isola.»
L’uomo torna al suo lavoro mentre la principessa continua a fissare l’orizzonte per nulla contenta di come stia procedendo la sua missione.

La preoccupazione di Oceanya è giustificata. A diverse miglia di distanza dalla marina di Dwr, qualche ora prima, era stata messa in atto una scissione tra le navi partite da Port Altaj di Tan. Le centoquaranta navi comandate dall’ammiraglio Sipestro avevano continuato sul loro percorso, mentre le ottanta imbarcazioni comandante dal capitano Goj avevano compiuto un cambio di rotta di novanta gradi.

Mare dell’Est.
Anche il viaggio delle navi partite da Port Ear di Dwr non ha problemi, però l’ammiraglio è più tranquillo di Oceanya perché era stato previsto che sulla loro rotta non ci sarebbero stati disagi almeno fino all’approdo sull’isola di Puna. In questo momento la sua attenzione è tutta rivolta al compito che deve svolgere. Sull’ammiraglia inizia uno sventolio di bandierine all’indirizzo di tutte le navi della flotta, soprattutto a quelle comandate dal generale Each. La risposta è immediata e trecento navi cambiano leggermente la rotta; il generale sta andando da un'altra parte.

Mare del Sud.
Anche nel Mare del Sud tutte le flotte che stanno navigando in quelle acque hanno modificato le loro rotte. Un gruppo di navi partite da Porto Kurang di Apen e sotto il comando diretto di Re Wit prosegue sulla stessa rotta in direzione dell’isola Raumati, mentre l’altro gruppo, comandato dall’ammiraglio Miral, devia di qualche miglio verso est.

Stesso tipo di modifiche sta facendo la flotta partita da Port Statig di Tera dividendosi in due gruppi: uno prosegue sulla stessa rotta mentre l’altro inverte completamente la marcia dirigendosi verso est.

Mare dell’Ovest.
Questo è l’unico mare nel quale le flotte non hanno modificato le loro rotte. Soltanto un’ottantina di navi partite da Port Shoal di Tan, quelle comandate dal generale Brigada, si sono distaccate dal resto del loro gruppo fermandosi in mare aperto.
Sulla nave principale l’urlo della vedetta scuote il paradossale torpore dell’equipaggio. «Navi in vista!»
Il generale si rivolge al marinaio addetto alle comunicazioni: «Segnalate al resto della flotta di non muovere un singolo muscolo senza un mio diretto ordine». Brigada estrae dalla tasca il cannocchiale per sincerarsi che le navi che si stanno avviciando a tutta forza siano proprio quelle che stava attendendo.

Mare del Nord, lungo le coste.
Mai nel mondo si era visto un grande assembramento di navi come nel momento in cui la flotta dell’ammiraglio Lyngesydd di Metel ha raggiunto quella dell’ammiraglio Sipestro di Tan. Dopo alcuni secondi di normale titubanza ha inizio il consueto scambio di messaggi tramite bandierine.
«Ammiraglio, dalla nave di Metel ci segnalano di abbandonare questa posizione. Sostengono che siamo nelle loro acque territoriali» dice un ufficiale a Sipestro.
«Rispondete che siamo a dodici miglia dalla costa e che quindi siamo in regola con le Leggi Imperiali.»

«Ammiraglio, sostengono di essere in regola…» dice l’ufficiale Gwyn all’ammiraglio Lyngesydd.
«Lo vedo anch’io cosa stanno dicendo» risponde stizzito l’ammiraglio. «Maledizione, proprio Sipestro dovevo trovarmi davanti. Segnalate che la Legge Imperiale in questo momento non ha valore e ogni regno ha facoltà di allungare la linea costiera fino a duecento miglia.»

Sipestro sorride. «Di là c’è di sicuro Lyngesydd. Starà valutando la grandezza della nostra flotta e prende tempo con inutili sottigliezze. Sa benissimo che il suo regno, non avendo dichiarato guerra, non può utilizzare questa eccezione.»
«Che cosa devo rispondere ammiraglio?» chiede l’ufficiale.
«Niente. Ora corri immediatamente a poppa e segnala alle nostre navi di prepararsi alla battaglia, poi torna qui e ti dirò il da farsi.»

Lyngesydd non sta ottenendo risposta e la sua ira aumenta ogni secondo che passa ad attendere che Sipestro faccia la sua mossa.
«Ammiraglio, quali sono i suoi ordini specifici?» chiede la Saggia Ohlaka.

L’ufficiale ritorna di corsa dalla poppa della nave dopo avere eseguito l’ordine, ma prima che possa riferirlo all’ammiraglio il fischio di una palla di cannone gli tappa le orecchie. Da una delle navi di Metel hanno sparato.

GUERRA!





N.d.A.
Ben ritrovati. Voglio fornirvi delle informazioni per spiegare alcuni cambiamenti che avrete notato durante la lettura di questo capitolo.
- Innanzitutto l’idea iniziale per il quarto capitolo era di raccontare la vita del bambino “curioso” (nominarlo sempre in questo modo mi ricorda una pubblicità) perché attribuendogli un nome lo avrebbe reso più “dentro la storia”, però, dopo varie riletture, mi sono accorto che sembrava quasi un “filler” e che spezzava il ritmo degli eventi. Alla fine ho deciso di posporre la sua storia perché sarà più importante nelle prossime serie. Al suo posto ho deciso di presentare in modo quasi schematico (non me ne vogliano a male gli amanti della narrativa) tutti i movimenti che gli eserciti di ogni regno stanno compiendo per arrivare al momento clou ovvero la Guerra dei Cinque Regni che, di fatto, vi ho solo fatto assaggiare con le ultime righe del capitolo.
- Avrete sicuramente notato che dall’inizio del paragrafo “ritocchi” ho modificato il tempo verbale del racconto passando al “presente”. I motivi sono essenzialmente due: il primo è che prediligo scrivere al “presente” perché mi da modo di essere “dentro” a ciò che racconto nel momento in cui lo espongo; il secondo è perché ritengo fondamentale che voi sentiate la tensione degli eventi “in diretta” mentre li state leggendo. Questa scelta di metodo contraddistinguerà i prossimi quattro capitoli che saranno dedicati, quasi interamente, a tutte le battaglie.
- Avrete anche notato che ho scelto di “sezionare gli eventi” anche se hanno lo steso punto di partenza. Non ho voluto esporre una battaglia dall’inizio alla fine perché ho immaginato che questi scontri si svolgano nello stesso momento e che quindi abbiano una “vita propria” ma che di riflesso subiscano le interferenze di ciò che accade in altri luoghi. Un esempio preciso lo troverete nel prossimo capitolo, dove le persone che sono in un luogo sentiranno ciò che sta succedendo nel Mare del Nord.
- Nel fondo pagina troverete ancora il cast però senza modifiche che saranno inserite durante il corso delle battaglie, ma soprattutto la mia bellissima mappa. ^^

Ebbene, spero che lo spiegone sia stato utile e non sia stato una zavorra come Fajro per il padre^^, come sempre v’invito a commentare, criticare e a correggermi se trovate degli errori. La vostra opinione è sempre gradita.

Grazie





CAST
Anziano Maestro – Insegnante della scuola imperiale e narratore della storia
Atua Primo del suo nome – Leggendario primo Imperatore dei Cinque Regni [deceduto]
Atua CCXV (vero nome Ukwu) – Imperatore dei Cinque Regni [deceduto]

Cristalya – Regina di Dwr
Oceanya – sorella e principessa ereditaria di Dwr, comandante dell’esercito reale
Dheat – Saggio di Dwr [scomparso]
Glic – Saggio reale di Dwr

Wit – Re di Apen
Pine – consorte del Re di Apen
Willa – principessa di Apen
Oak – principe ereditario di Apen
Wicaksana – Saggia reale di Apen

Explodon – Re di Tan
Bruligida – Regina di Tan
Torcon – principe ereditario di Tan e comandante dell’esercito reale
Fajro – principe di Tan
Saga – Saggio reale di Tan

Wasa – Regina di Tera
Aarde – principessa ereditaria di Tera
Wijs – Saggio reale di Tera

Titan – Re di Metel
Meyelo – principe ereditario di Metel
Ohlaka – Saggia reale di Metel

Spia/mercenario – identità sconosciuta

Kwakhala – Regina dei mostri marini



MAPPA

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Capitolo 5
*** Tutte le carte sul tavolo ***


5° capitolo: Tutte le carte sul tavolo





– Ora Zero (seconda parte) –



Mare del Nord, lungo le coste.
Il colpo di cannone sparato da uno dei galeoni di Metel ha dato inizio alla guerra contro Tan. Tutte le navi hanno iniziato a muoversi verso la flotta avversaria scagliando colpi a ripetizione. Gli alberi delle vele sono spezzati e crollano sulle teste dei marinai, gli scafi si frantumano e i frammenti di legno pregiato diventano dei proiettili impazziti che trafiggono i corpi di ogni soldato, anche quelli che erano lontani dal punto in cui la palla di ferro ha penetrato l’imbarcazione. Le urla di dolore per le gravi ferite riecheggiano per tutto il mare, persone che hanno perso entrambe le gambe senza neanche essersi accorte di cosa succedeva, mani mozzate di netto o altri schiacciati dalle sartie delle vele, ma nessuno può fermarsi a soccorrerli, quelli che si sono salvati devono continuare a battersi senza sosta. Alcune navi hanno iniziato a colpire per prepararsi la via all’abbordaggio: l’ammiraglio di Metel ha scelto il cannoneggiamento incrociato sfruttando la grandezza della propria flotta, ben cinque volte maggiore di quella avversaria, l’ammiraglio di Tan sfrutta le colubrine centrali che con ogni colpo andato a segno trapassano le navi da poppa a prua, così da permettere alle sue imbarcazioni di mettersi alle spalle del nemico prima che possano essere circondate.
Nelle retrovie si sono posizionati i due vascelli di comando, fino a questo momento al di fuori della battaglia. L’ammiraglio di Metel osserva con il cannocchiale l’evoluzione di questo primo scontro e appare piuttosto nervoso.
«Sipestro ha in mente qualcosa, non stanno tentando di riparare verso Otoke, ma ha accettato la battaglia nonostante l’inferiorità numerica» dice Lyngesydd alla Saggia Ohlaka che gli è accanto.
«Re Titan ha detto che sull’isola si sarebbe diretta la flotta di Dwr. Un ripiegamento non risolverebbe la loro situazione.»
«Sì, anche a me ne ha parlato. Eppure c’è qualcosa di strano nelle scelte di Sipestro. Un uomo del suo calibro e con la sua grande esperienza marinara avrebbe già dovuto capire che non può vincere questa battaglia. Considerando la situazione avrebbe dovuto ritirarsi per salvare i suoi uomini da morte certa.»

Anche sul vascello principale di Tan la tensione è molto alta, ma l’ammiraglio mantiene una calma quasi surreale. Sipestro, sceso nel suo alloggio, ha finito di scrivere, si volta verso il letto, accanto a un appendiabiti c’è una gabbietta con all’interno un corvo.
«Amico mio, ti affido l’ultima missione. Sai dove devi andare vero?» dice l’uomo all’uccello in gabbia.
«Sì» risponde in modo fiero il pennuto.
«Mi raccomando, quando avrai consegnato il messaggio non dirgli…»
«Impiccati al pennone… impiccati al pennone!»
«Appunto» dice sorridendo Sipestro.
L’ammiraglio estrae dalla gabbia il corvo, gli lega alla zampa il cartoccio che contiene il messaggio, gli accarezza il capo e lo lancia fuori dalla grande finestra.

Mare dell’Est, lungo le coste.
Le ciurme delle due navi di Metel partite da Port Coral osservano le coste del loro paese, eppure si sentono sole come se fossero distanti dalle loro case molte miglia. Ogni singolo marinaio si aspettava un incontro, magari una scaramuccia, giusto qualcosa per tenersi in allenamento, invece l’unica cosa che vedono vicino a loro è la nave dei loro compagni. Su uno dei due galeoni un marinaio interpella il comandante che sta seduto su un barile intento a leggere il manuale della marina mercantile di Dwr. «Generale Ceilog, per quanto dovremmo rimanere qui?»
«Giovanotto, il tempo non è importante.»
«Ma la ciurma è spazientita. Alla partenza erano intimoriti sapendo che saremmo giunti qua con sole due navi, adesso non vedono l’ora che succeda qualcosa. Temo che si possa creare qualche disordine sulle navi. Loro si pongono domande, ma non abbiamo risposte.»
Il generale si volta di scatto e squadra il marinaio con lo sguardo di un animale feroce pronto ad avventarsi sulla sua preda. «Giri intorno al discorso ma in pratica parli per tutti. Sei forse il loro portavoce?»
Il marinaio scuote velocemente il capo in segno di negazione.
«Allora farai il mio portavoce?»
Il marinaio scuote velocemente il capo in segno di assenso.
«Orbene, avvisa i tuoi compagni che rimarremo qui fino a quando lo deciderò io. Se qualcuno vuole tornare a casa, può benissimo buttarsi in mare e farla a nuoto fino a riva.»
Il marinaio compie il gesto di muoversi, ma Ceilog continua. «Sempre che…»
«Sempre che?» ripete il marinaio balbettando.
«Sempre che riesca a muovere le gambe con attaccate due palle di cannone su ciascuna!» urla Ceilog in modo che sentano tutti gli uomini in coperta.

Le navi di Tera, guidate dal capitano Vaandrig, che stavano costeggiando la costa del loro regno, sono alle prese con una manovra pericolosa. In quella zona costiera ci sono due grandi isolotti dalla forma a punta, uno molto vicino all’altro; passando attraverso al piccolo spazio che lasciano libero, si raggiunge una baia nascosta da questi strani picchi di roccia. In quel posto, spesso, si nascondono i contrabbandieri per scambiarsi le merci rubate per poi introdurle illegalmente nel regno e la Regia Marina di Tera interviene utilizzando solo piccole imbarcazioni o addirittura delle semplici lance con a bordo pochi rematori e tanti soldati. Questa volta, per esigenze sconosciute ai marinai semplici, devono oltrepassare quel punto delicato sessanta navi. Vaandrig urla ordini in sequenza respirare, il vascello di comando oltrepassa i due isolotti e ora, vista la grandezza della nave, ci vuole una mossa da maestro per evitare un disastro.
«Banda a babordo e arate! Se l’ancora non tiene e finiamo lungo la spiaggia giuro che vi metto a spingere a mano la nave fino a riportarla in acqua!»
La manovra ha successo, il beccheggio è simile a quello di una nave sballottata dalle onde scatenate da una tempesta, ma il vascello si arresta nella posizione voluta.
«Siete fantastici, non avevo dubbio» urla Vaandrig mentre si asciuga il sudore che gli cola per la paura che l’ha attanagliato durante tutta la sequenza dei suoi stessi ordini.

Mare del Sud
La strategia è chiara fin da subito. La flotta di Tera, guidata dal generale Geit, attraversa la zona marittima di confine e inizia a bombardare le navi di Apen, guidate dal generale Miral. Proprio sul vascello di comando il generale non si capacita per quest’aggressione diretta.
«Sono completamente folli. Il numero è pressoché simile, ma la loro marineria non è in grado di sconfiggerci.»
L’ufficiale Ijo ascolta attentamente ed esprime un parere. «Signore, e se fosse soltanto un diversivo per poi dirigersi verso la costa?»
«Anche in questo caso sarebbe follia pura. Al confine lungo la costa non c’è nessuno e sappiamo dalle ricognizioni che il loro esercito si è ammassato verso le zone interne. No, hanno lanciato un attacco deliberatamente da incoscienti. Sembra che siano più interessati a tenerci fermi qui piuttosto che a vincere questa battaglia. Ijo, segnalate alle navi del capitano Menara che devono dare una dimostrazione di forza con i mezzi leggeri, vediamo come rispondono al contrattacco.»

Sulla nave principale di Tera il generale Geit è indaffarato a fornire informazioni alle navi che dalle retrovie muovono verso il fronte. L’obiettivo principale è quello di attaccare in massa il vascello di comando di Apen.

Mare dell’Ovest
Le coste sono visibili dalle navi che si sono fermate improvvisamente nel Mare del Nord. Una lancia partita dal vascello di Tan raggiunge quello di Apen. Il generale Brigada, seguito da tre marinai, sale a bordo e si presenta al cospetto del principe Oak.
«Mio signore, è un piacere rivederla anche se in questa situazione angusta.»
«Generale ben ritrovata. Devo ammettere che avete messo in allarme i nostri equipaggi; non ci aspettavamo di vedere così tante navi di Tan al nostro incontro» dice perplesso il principe.
«Lo Stato Maggiore ha ipotizzato che la marina di Dwr poteva giocare una carta a sorpresa spostando delle navi verso Apen prima dell’inizio del conflitto» risponde Brigada con convinzione.
«Bene, sono contento che la situazione sia quella preventivata da mio padre e dal vostro re.»
«Posso chiedervi quali sono le condizioni d’ingaggio?»
Nella discussione entra il generale Prau con tono brusco. «Re Wit non può appoggiare la vostra invasione!»
«Si calmi Prau, siamo fra amici» interviene Oak calmando l’ufficiale. «Mio padre non ha cambiato i piani. Qualora ricevessi nuove disposizioni, sarete avvisati immediatamente.»
«Grazie mio Signore» risponde Brigada inchinandosi. Torno a bordo del mio vascello e ordinerò la partenza immediata» conclude il generale prima di tornare verso la lancia.
Rimasti soli Oak e Prau discutono su ciò che ha detto l’ufficiale di Tan.
«Quella donna ha nascosto di sicuro qualcosa. Anche noi sapevamo da qualche tempo che Dwr non avrebbe disposto navi oltre a quelle che vanno all’isola» dice il generale sempre più imbronciato.
«È vero, mi sono accorto, però con noi hanno mantenuto il patto quindi presumo che non abbia parlato del motivo per cui sono così in tanti a quest’appuntamento» risponde il principe mentre ritorna sotto coperta.

Confine Nord
La scialuppa partita dalle navi di Metel prima che iniziasse la battaglia nel Mare del Nord, ha raggiunto la costa di Tan. I tre figuri incappucciati, tirata a riva la barca, iniziano a camminare dalla spiaggia verso l’interno, ma all’improvviso uno di loro, una donna, ferma gli altri due.
«Mettetevi giù, nascondetevi, presto. Siamo andati via da una possibile battaglia navale per ritrovarci proprio nel mezzo di una possibile battaglia di terra.»
I tre si rifugiano in una specie di grotta evitando di incrociare l’esercito di Tan guidato da Torcon.

L’esercito di Metel ha raggiunto la linea del confine e si attesta in attesa degli ordini, ma prima che il loro comandante possa dire qualcosa dei forti boati fanno volgere i loro sguardi verso il mare. Nella carrozza il generale Ciffredynol solleva leggermente la tendina e osserva anche lui cosa sta succedendo lungo la costa marittima.
«Capall, ma quali ordini ha ricevuto Lyngesydd?» ma mentre sta chiedendo informazioni una freccia trapassa il tettuccio della carrozza.
Dall’altra parte del confine Torcon ha iniziato le manovre d’assalto. Il fragore di cannoni e le navi che s’incendiano nel mare sono abbastanza, per lui, per avere la conferma che Tan e Metel si stanno combattendo.
«Linea di arcieri continuate a scoccare, legionari in ordine e pronti all’assalto. Diamo a quei bifolchi ciò che sono venuti a cercare!»
L’attacco è tanto a sorpresa che le prime linee di Metel sono abbattute soltanto da colpi di freccia. Capall, smontato dalla carrozza, cerca di riordinare le fila, ma i soldati sono così sparpagliati che il capitano non riesce neppure a comunicare che gli attendenti di campo. Le legioni di Tan si scagliano contro le forze di Metel con ferocia, armati di spade lunghe e asce talmente grosse che con un colpo perfetto possono affettare due nemici in un colpo solo.
Torcon sfrutta il vantaggio. «Ordini per la cavalleria. Aggredire il fianco destro. Andiamo!»
I bellissimi cavalli bianchi, nati e allevati soltanto a Tan, sfrecciano al galoppo attraverso le fila mal organizzate nemiche, i loro cavalieri, con precisione, roteano le spade ricurve contro i malcapitati e ogni sferzata stacca teste o mozza mani. In pochi minuti l’esercito di Metel, che era più numeroso, perde il vantaggio. Finalmente Ciffredynol assume il comando e i suoi soldati iniziano a dare una parvenza di resistenza. Settori dell’esercito di posizionato puntando lunghe lance protetti da una selva di scudi e i cavalieri di Tan devono arretrare per non finire disarcionati, mentre altri soldati utilizzano un’arma da poco inventata chiamata pistola. Dopo l’inizio furioso Torcon deve riorganizzarsi.

La confusione della lotta permette ai tre uomini incappucciati di impossessarsi di alcuni cavalli fuggiti dal campo di battaglia e al galoppo partono in direzione Tan. Uno dei tre, un uomo, esclama: «Siamo fortunati Meirge. Arriveremo a destinazione prima del previsto senza intoppi.»
La donna lo colpisce sulla testa con la parte piatta della sua spada. «Taci Copar. Siamo fortunati, non c’è nessuno, avevi detto prima di raggiungere la riva.»

Confine Est
Re Titan all’improvviso scuote le redini e il suo cavallo spinge il carro da guerra a tutta velocità mentre i suoi uomini, rimasti sorpresi da questo gesto, lo guardano mentre vola come il vento verso il confine. Dall’altra parte il capitano Paard si accorge che qualcuno sta correndo verso di lui, impugna immediatamente una di quelle cose che hanno chiamato “pistola” e la punta verso la sagoma di quel carro che si fa sempre più grande mentre si avvicina. All’improvviso il carro si ferma a due metri da Paard e il capitano abbassa la sua arma appena vede chi c’è alla guida di quel mezzo militare.
Titan scende dal carro e lentamente cammina verso il capitano poi si ferma di nuovo e lo guarda sorridendo.
«Maestà, non pensavo che ci fosse lei da queste parti» dice Paard ricambiando il sorriso ma Titan non risponde, si abbassa e raccoglie da terra un sasso.
Il capitano non fa in tempo a chiedere altro, il re lancia quel sasso e con precisione assoluta lo fa cadere davanti ai piedi di Paard.
«Capitano, giusto?»
«Sì Maestà, capitano Paard dell’Esercito Regio di Tera.»
«Mi può fare il favore di rilanciarmi indietro quel sasso? Le chiedo cautela ovviamente» dice il re sorridendo nuovamente.
Paard è titubante, non capisce cosa voglia ottenere Titan, e per non sfigurare davanti a lui prende il sasso e lo lancia con altrettanta precisione davanti alle calighe del re.
Titan, sogghignando, raccoglie il sasso e lo guarda mentre Paard chiede: «Maestà, se mi è permesso, posso chiederle che cosa stiamo facendo?»
Titan diventa immediatamente serio. «Paard, il sasso che ho in mano è l’unico suddito di Metel che oggi attraverserà il confine tra i nostri due paesi.»
Il re risale sul carro, ride, frusta le redini e mentre riparte urla: «La ringrazio per non averlo arrestato.»

Confine Sud, vicino alla foresta proibita
I due eserciti sono a una distanza relativa l’uno dall’altro. Nelle retrovie i comandanti, Macan di Apen e Buffel di Tera, sono sui loro cavalli e osservano la grande pianura desolatamente arida che fa da contraltare alla grande foresta rigogliosa che hanno al loro fianco, tanto bella da vedere quanto pericolosa da affrontare. Proprio la foresta proibita è un argomento del quale sta parlando un ufficiale con il generale Buffel.
«Signore, posso chiederle per quale motivo la regina ha scelto questo luogo per la battaglia di confine? Non era meglio stare all’interno del paese piuttosto che mettersi un altro pericolo nel fianco?»
«La tua osservazione è corretta, questo luogo è il peggiore che si poteva scegliere, ma la regina ha come obiettivo la conquista di tutte le terre che circondano la foresta. Hai visto con i tuoi occhi il mio paese natale; l’agricoltura è florida ed è possibile che benefici della vicinanza con questo luogo.»
«Però, da quello che sappiamo, ad Apen non ci sono che pochi villaggi vicini a questo luogo e nessuno ha il terreno fertile.»
«Vero, potrebbe essere una scelta azzardata, ma devi inserirla in un progetto di vasta scala. Conquistare queste zone vuol dire estromettere Apen dal mare e una nostra vittoria schiacciante potrebbe addirittura far cadere il regno con l’esilio degli attuali regnanti sull’isola di Raumati. La nostra regina considera quel luogo sacro come re Wit e glielo lascerebbe di certo.»

Se al nord la tecnologia militare sta iniziando a prendere il sopravvento, al sud la battaglia si prospetta come un grande scontro frontale con due eserciti muniti di spade, scudi e lance. Sul leggero crinale nella regione di Apen il generale Macan ha completato di impartire gli ordini e il suono di corni e di tamburi da inizio allo scontro.

Le prime linee dei due eserciti si scontrano prendendo la rincorsa, gli scudi attutiscono l’impatto tenendo le due formazioni attaccate, le spade corte s’infilano tra i piccoli angoli lasciati liberi dalla protezione degli scudi e colpiscono senza pietà i corpi del soldato nemico. I soldati più temerari scavalcano le file facendosi lanciare di là della linea utilizzando i compagni come trampolini e sferrano colpi d’ascia furiosi fino a quando non sono abbattuti dalle lunghe lance della seconda fila. Il capitano Jaran di Apen è uomo di lotta e sta al fianco dei suoi uomini di prima fila sferrando colpi precisi con la sua spada ricurva, tanto potenti da spezzare in due qualsiasi scudo protegga il soldato che cerca di sopravvivere alla sua furia. Passano i minuti e la battaglia s’inasprisce perché i soldati affrontano il nemico a viso aperto, anche senza l’ausilio dello scudo; duelli con la spada, sfide a chi riesce a sferrare colpi d’ascia più potenti, soldati sporchi completamente del sangue del nemico che urlano forsennati cercando di impaurirlo prima della lotta. I cavalieri sono pochi in questi due eserciti ed entrambi i comandanti li hanno mandati poco lontano dallo scontro tra appiedati. Tra questa elite la sfida è totalmente di spada, chi ha in dotazione una pistola spara il suo unico colpo e la getta contro un altro avversario cercando si farlo svenire; i cavalli nitriscono e sbuffano, assecondano le briglie che li dirigono da qualche parte e incrociano il loro sguardo con i propri simili, forse chiedendosi per quale motivo sono lì invece che al pascolo.

I minuti si susseguono incessanti, così come gli scontri sanguinosi, mentre qualcosa nella foresta sta cambiando, ma nessuno ha il tempo di accorgersene.

Confine Ovest
Il confine tra i due regni, due uomini, uno davanti all’altro distanziati da due soli passi. Se avessero in mano una spada e decidessero di allungare il braccio in avanti si colpirebbero mortalmente. Si guardano, i loro volti sono tesi ma non sembra ci sia astio. Dalla zona del campanile una carrozza raggiunge l’uomo che sta sul suolo di Apen. Lo sportello della carrozza si apre e scende una donna mentre l’uomo che sta sul suolo di Tan s’inchina.
«Milady, sono il capitano Serpe. È un onore rivederla nel nostro paese prima del vostro matrimonio.»
«Grazie per questa accoglienza capitano. Ora, mi è stato detto, lei dovrebbe rapirmi. Potrei chiederle di fare anche il furto della mia carrozza? Mio padre non ci pensa a queste piccole attenzioni» risponde la principessa Willa mostrando il suo splendido sorriso.
L’uomo sul suolo di Apen, il generale Terwelu, si volta di spalle. «Capitano, le chiedo anche io una cortesia. Protegga la nostra Signora ad ogni costo.»
«Tan è la seconda casa della principessa, ed io suo umile servitore.»

Regno di Dwr, ponti doganali.
Le battaglie possono avvenire in qualsiasi luogo, tutti ne sono consapevoli, ma sicuramente i due luoghi più a rischio di conflitto sono i ponti doganali perché forniscono l’accesso immediato al regno di Dwr. Il piano strategico di Cristalya è semplicissimo: schierare una truppa al ponte Nord/Ovest comandata dal capitano Ohama, l’altra al ponte Sud/Est comandata dal generale Fharsa, ma il grosso problema per queste due forze di difesa consiste nel numero esiguo di uomini a disposizione perché la maggior parte dell’esercito è stata dislocata per le due battaglia più importanti, almeno secondo la strategia di Cristalya. Per precauzione le barriere sono alzate così chiunque voglia entrare nell’isola dovrà tentare di superarle scavalcandole, trovandosi poi di fronte i cannoni difensivi. E che fossero i ponti un luogo strategicamente importante lo conferma la presenza, seppur ancora nascosta, di due eserciti dall’altra parte opposta di Dwr, ma con strategie completamente diverse.

A Nord/Ovest l’esercito di Tan è posizionato non molto lontano dal ponte doganale, ma rimane completamente nascosto e nessun soldato accenna a muoversi.
«Quali sono gli ordini Cevalo?» chiede ansioso Fajro.
«Stare qui, attendere il primo segnale senza farsi vedere e il secondo senza farsi vedere. Al terzo decidere che cosa fare secondo cosa sta succedendo.»
«E quali sarebbero questi segnali? Chi li farà? Quanto dobbiamo aspettare tra…»
Il capitano interrompe il principe. «Meno male che hai promesso di non fiatare, immagino cosa sarebbe successo se il re ti avesse lasciato scorrazzare sulla nostra parte di ponte.»
Il saggio Saga ride mentre Fajro mette il broncio come un bambino.

A Sud/Est anche la regina Wasa e il suo esercito sono nascosti, ma in attesa di un singolo segnale che darà il via alla conquista del ponte. Le precauzioni adottate dal generale Draak gli hanno permesso di raggiungere la parte opposta del ponte munito anche di armi pesanti.



– Strategie –



Mare del Nord, Isola Otoke
La flotta di Oceanya ha attraccato sull’isola Otoke. La principessa e il suo seguito, spada sguainata in mano, entrano nel palazzo imperiale in cerca di qualche soldato nemico nascosto nelle varie camere. Nessuno così come non c’erano navi straniere attraccate ai vari porti dell’isola.
«Ci hanno giocati!» esclama furibonda Oceanya. «L’isola era un falso bersaglio e noi siamo caduti dritti in questa trappola!»
«Comandante, forse hanno deciso di conquistare prima il mare e poi l’isola» dice un soldato senza essere interpellato.
Oceanya si volta verso la truppa e il suo sguardo è abbastanza truce da far abbassare la testa a tutti.
«Donna, tu che hai parlato, come ti chiami?»
La ragazza fa un passo avanti e s’inginocchia. «Soldato semplice Eas. Le chiedo scusa se ho detto qualc….»
«Alzati, non devi scusarti. Hai detto una cosa possibile alla quale io, presa dall’ira, non ho pensato.»
«Grazie comandante» risponde timidamente Eas.
«Eas, ho per te degli ordini. Prendi dei soldati del tuo battaglione e controllate da cima a fondo ogni angolo dei porti di Otoke. Se qualcosa di sospetto si dovesse muovere, prima lo uccidete e poi vieni a riferire. Attenderò il tuo rapporto caporale Eas.»
Alla ragazza s’illuminano gli occhi, rimane impietrita perché si sta domandando se ha sentito bene ciò che ha detto il comandante.
Oceanya la scuote. «Caporale, sei ancora qui?»
«No signora» risponde Eas correndo fuori dal salone dove solo tre mesi prima c’era stata la grande Festa dell’Imperatore Alua CCXV del suo nome.
«Voi altri tornate alle navi, voglio che siano armate e se ha inizio l’invasione di Otoke, aprite il fuoco senza aspettare il mio ritorno» dice la principessa al resto del gruppo che l’aveva seguita nel palazzo.
Oceanya, rimasta sola, decide di raggiungere il terzo piano dove aveva soggiornato durante la festa. La camera è in ordine così come l’aveva trovata tre mesi prima, apre il grande finestrone e osserva il mare davanti a lei. «La ragazza è stata pronta a trovare una soluzione possibile, ma il mio istinto mi dice che chi sta guidando quelle navi mancanti le sta portando da un’altra parte.»

Stesso mare, ma a ovest di Otoke, su una nave di Tan il capitano Goj starnutisce fragorosamente facendo girare molti marinai del suo equipaggio. «Ragazzi, sono sicuro che da qualche parte ci sia una bella donna che mi sta nominando.»

Mare dell’Est, isola Puna
Strategie vincenti o ipotesi sbagliate? Sono entrambe giuste le definizioni perché anche altri marinai si accorgono che sono riusciti a ingannare l’avversario o sono finiti per essere ingannati. Nel Mare dell’Est la marina di Dwr, comandata dall’ammiraglio Haranche, sbarca sull’isola di Puna trovandola deserta come accaduto a Oceanya per Otoke, mentre la flotta di Tera, guidata dall’ammiraglio Raal, si sta dirigendo verso sud.

Mare del Sud, isola Raumati
Sull’isola imperiale di Raumati invece si sta consumato un accordo non scritto tra due regni amici. Re Wit di Apen è sbarcato con tutto il suo esercito al seguito e si compiace che l’amico Explodon, Re di Tan, abbia rispettato il patto.
«Avevi ragione Wicaksana» dice Wit alla Saggia. «Explodon ha mantenuto la sua parola di non posizionare navi in questo mare e neppure Tera ha tentato di venire qui. Devo dare atto a Wasa di avere rispettato l’isola sacra del Leggendario.»
«Sul secondo punto ho qualche dubbio» dice il comandante Panglito intromettendosi nel discorso. «Sono sicuro che abbiano mandato qualcuno ma si saranno dovuti bloccare per l’intervento di Miral.»
Anche Panglito ha sbagliato previsione. L’ammiraglio Miral sta combattendo contro le navi di Tera guidate dal generale Geit, ma un distaccamento di navi si è diretto verso est guidato dal capitano Majin.

Mare dell’Est, lungo le coste.
Sulla nave di Metel comandata da Ceilog, è arrivato un piccione messaggero. Il generale srotola il foglietto e legge il contenuto ad alta voce. «Ti confermo che la situazione rispecchia le mie aspettative. Raggiungi il punto a nord segnalato sulla mappa con quella bella croce rossa, Titan, Re di Metel.» Ceilog guarda i marinai, sospira mettendosi le mani sulla folta barba, e urla: «Cosa diavolo state facendo lì impalati? Pensate che vi legga anche una favola? Datevi da fare scansafatiche, segnalate all’altra nave che si parte, spiegate le vele e procediamo verso nord! Mi chiedo se adesso siete contenti che dobbiate lavorare o rimpiangete la pacchia che avete fatto fino a ora!»
 
Nel frattempo, nella baia dei contrabbandieri, dalle navi del capitano Vaandrig hanno iniziato a scendere gruppi di soldati dell’esercito. Un ufficiale saluta il capitano e ordina la marcia a questo battaglione che s’incammina verso sud.

Mare dell’Ovest, Isola Ngahuru
Tante le strategie, molti gli uomini imbarcati sulle navi o in marcia sulla terra ferma, ma nessuno avrebbe potuto immaginare che sull’isola di Ngahuru si sarebbero trovati di fronte proprio i due Re in guerra, uno di fronte all’altra. Sulla parte ovest le navi stanno scaricando le truppe di Tan guidate da Explodon mentre sulla parte est scendono a terra le truppe di Dwr guidate da Cristalya. Il Re di Tan, fino a questo momento, sembra avere adottato la tattica vincente avendo portato molti soldati su meno navi al confronto di Cristalya e l’alleato Nasc che hanno a disposizione più marinai. Entrambe le truppe si sono messe in marcia e hanno raggiunto la grande pianura che ospita il palazzo imperiale, luogo su cui si scontreranno i due eserciti in questa battaglia campale. Explodon è nelle prime linee seguito da duecentomila soldati mentre Cristalya rimane dietro all’alleanza che ha a disposizione centotrentamila soldati. Il suono del corno di guerra è il segnale! E lo scontro è fin dal primo istante cruento perché tra questi due popoli non c’è mai stato un buon rapporto fin dall’antichità. Explodon non è bravo con la spada come il figlio Torcon, ma sa usare una scure a doppia lama in modo impeccabile; colpisce l’avversario troncandogli di netto il braccio che impugna la propria arma, non si cura di eliminarlo, ma procede verso un altro, e un altro ancora, imperterrito, senza paura e senza rimorsi. Dall’altra parte Cristalya, protetta dai pretoriani, scortata dalle ancelle e custodita dagli ufficiali; lei sembra una semplice spettatrice del massacro che sta insanguinando la pianura, guardandola par di vedere una donna intenta a godersi una scampagnata. Eppure il suo sguardo è feroce e non molla un istante l’uomo che vuole abbattere per dimostrare che è lei la Regina di tutti i Re.
L’ufficiale Nasc di Metel, invece, è attivo, lui è un maestro di spada, colpisce gli avversari all’improvviso così come fanno le zanzare, saltella agilmente da un colpo sferrato a una parata impreziosita da un contrattacco letale.
I generali non stanno in disparte, sono attivi e intraprendenti. Turo, un generale della marina, è perennemente attaccato a Explodon, lo protegge dagli assalti laterali spazzando via il soldato avversario con la potenza della sua lunga spada, di là Tarley guida i soldati di Dwr con la sapiente strategia di un uomo d’arme che ha studiato all’accademia imperiale, anch’egli è un generale della marina ma sa toccar di spada meglio di altri soldati, la sua sciabola tronca teste ad ogni colpo, il collo più duro cede alla lama di quest’uomo imperturbabile.
I vivi calpestano i morti, non c’è onore in battaglia quando rischi la vita, devi continuare ad avanzare senza guardarti alle spalle; se volgi lo sguardo dietro di te, è perché stai cercando di trovare una via di fuga. E mentre i soldati continuano la lotta, anche le marinerie iniziano a darsi battaglia a cannonate. In tale frangente Dwr è di sicuro il regno con la marineria migliore di tutti; uomini che vivono su un’isola da sempre imparano a navigare da piccini e conoscono perfettamente ogni fondale angusto così da poterlo evitare invitando la flotta nemica ad avanzare verso quella trappola. Galeoni, brigantini, fregate, addirittura delle galee d’altri tempi sono sul mare e già in queste prime fasi dello scontro molte imbarcazioni finiscono a fondo sommerse dalle acque del Mare dell’Ovest.
Qualcuno prospettava una pace inverosimile e se ora fosse su questo campo di battaglia, rinuncerebbe anche solo al pensiero di trovare un accordo tra i due regni.

Mare del Nord, lungo le coste
La battaglia navale sta continuano e l’evolversi dello scontro assume delle pieghe inaspettate. Nonostante l’inferiorità numerica, la flotta di Tan sta mettendo in crisi le tattiche preparate da Lyngesydd, ammiraglio di Metel. Gli abbordaggi di Metel hanno successo, ma quando gli uomini salgono sulle imbarcazioni nemiche si trovano di fronte molti più soldati che marinai. Armati di asce e spade, gli uomini di Sipestro sbaragliano gli avversari e poi la nave di Tan abbatte quella avversaria facendola sprofondare in mare con il resto della ciurma che non aveva proseguito l’abbordaggio. La differenza di forze in campo si sta assottigliando sensibilmente e Sipestro sembra poter sovvertire le sorti della battaglia.

Mare del Sud, lungo le coste
Le mosse di Geit non hanno successo e il vascello di comando di Apen rimane ben protetto dal resto della flotta. La contromossa di Miral invece sortisce effetti. I brigantini stanno spazzando via, lentamente ma inesorabilmente, i galeoni più lenti della flotta di Tera. La parità delle forze in campo sta scemando e il gruppo d’imbarcazioni comandate dal capitano Menara si sta facendo largo nella parte centrale dello schieramento di Tera.

Mare dell’Ovest, direzione segreta.
Sulla nave comando di Tan, il generale Brigada osserva con il binocolo le navi di Apen che la stanno seguendo come da accordi tra i regnanti. Lei non ha detto tutto al principe Oak, ma è persuasa che neppure lui abbia detto ogni cosa. Se il principe si è spaventato vedendo il numero delle sue navi, Brigada è rimasta sorpresa di vederne così poche provenienti da Apen e ne parla con un ufficiale.
«Stiamo andando in un luogo dove è presumibile che stiano combattendo e ci dirigiamo là con ottanta navi. Il principe Oak è venuto con dieci lenti galeoni, da quel poco che ho visto, sono anche male equipaggiati, e loro hanno la marineria più organizzata dopo quella di Dwr. Secondo te arriveranno fino in fondo?»
L’ufficiale scuote la testa. «Lo credo anch’io. Personalmente non mi sento di incolpare a Re Wit se ha dispiegato la maggioranza delle sue navi nel Mare del Sud, quelli di Tera gli faranno sudare sette camice, però c’è qualcosa che continua a non convincermi.»

Intanto, sulla propria nave, Oak è nel suo alloggio e sta cercando qualcosa di molto importante dato che sembra spazientirsi nel non trovarla. All’interno di un baule, spostando dei vestiti, Oak esclama: «Eccole.» Il principe ha in mano due lettere sulle quali sono impressi dei sigilli sconosciuti.

Confine Nord
Entrambi gli eserciti son arretrati lasciando sul campo migliaia di morti mentre i feriti, quelli in grado di muoversi con le proprie gambe, rientrano ai loro campi lentamente. L’inizio improvviso di Torcon ha messo a segno un punto importante, ma la risposta di Ciffredynol ha rimesso in bilico le sorti della battaglia. Il principe di Tan però ha una contromossa da poter utilizzare e si dirige verso una tenda montata in fretta dove ad attenderlo c’è Ruga.
«Mio Signore, siamo pronti, però temo che anche loro siano in possesso di queste cose.» Il soldato apre una cassa, all’interno ci sono degli strani strumenti, Torcon ne prende in mano uno dicendo: «Secondo il capo dei contrabbandieri di Oazo questi sono dei prototipi realizzati soltanto da loro.»
«Lei si fida di questi cosi, tali… archibugi, giusto?»
«Esatto Ruga. I loro capi sarebbero finiti tutti in galera se non fossi sicuro di quest’arma. Anche noi possediamo qualche pistola, ma le fabbriche sono quasi tutte a Metel e di certo ne avranno una buona quantità.»
«La guerra è proprio cambiata dai secoli passati. Alla fine i mastri forgiatori ci faranno indossare qualche cosa di così pesante che per percorrere un chilometro ci vorranno tre giorni.»

Confine Est
Sia Titan e l’esercito di Metel sia Paard e l’esercito di Tera, sono accampati nelle vicinanze del confine dei due regni. Che cosa abbiano in mente e per quale motivo rimangono fermi in quella posizione è un mistero per tutti i soldati, ma nessuno parla perché trovarsi in quel luogo è stata una vera fortuna, sicuramente da altre parti si starà combattendo aspramente.

Confine Sud
Il suono dei corni ha riportato gli eserciti indietro di qualche chilometro. I comandanti sanno bene che i soldati impegnati in una battaglia di queste proporzioni non può proseguire per ore e utilizza il ripiegamento per farli rifiatare e per dare nuove indicazioni.
Il capitano Jaran, provato come i suoi uomini, esprime le sue perplessità con il generale Macan. «Signore, più si sta andando avanti e più sembra che non ci possa essere una soluzione che determini la vittoria. Le forze si equivalgono, la determinazione è pari per ogni uomo e nessuno ha la forza di prevalere.»
Nel campo avversario invece è l’ufficiale Zeug a parlare con Buffel, ma la discussione tra loro verte su un altro argomento perché lui è l’unico ad avere notato qualcosa di sospetto. «Generale, forse è la mia sensazione, ma i rami degli alberi della foresta proibita sembrano essersi avvicinati al campo di battaglia.»
Buffel sorride. «Probabilmente siamo noi che con l’infuriare degli scontri ci stiamo avvicinando troppo alla foresta», però poi smette di sorridere quando guarda gli occhi del suo ufficiale che esprimono forte disagio. Il generale prende un binocolo e prova a osservare la foresta, ma è immobile ai suoi occhi.

Confine Ovest
L’esercito di Apen è arretrato dalla linea di confine verso la zona del campanile, dove hanno iniziato a sistemare l’accampamento. Dall’altra parte l’esercito di Tan, con al seguito la principessa Willa, sono entrati nel paese. All’interno di una villa lussuosa il capitano Serpe e la principessa stanno bevendo del the.
«Milady, spero che il confort della vostra prigionia sia all’altezza» dice Serpe sorridendo.
«Sa capitano, quando mio padre ha avuto questa idea io ho cercato in tutti i modi di fargliela cambiare. In un momento come questo abbandonare il palazzo, e soprattutto mia madre, mi ha fatto pensare che fosse una follia. Mio padre mi ha dovuto spiegare per bene le motivazioni perché fino all’ultimo ero aggrappata alla maniglia della mia porta.»
«Il mio Re non ha voluto spiegare nel dettaglio il motivo di questa messa in scena, forse era l’accordo tra Re a farlo tacere» dice Serpe perplesso.
«È proprio come dite. Ora posso svelarle io l’arcano. È noto che la maggior parte degli alimenti di Apen provengono dai mercati di Dwr e questa guerra può mettere in ginocchio l’intero regno se ci dovessimo schierare apertamente con voi. Pensare che questa guerra è colpa mia.»
«Milady, non si crucci per questo, il principe Torcon è appoggiato totalmente dal padre e noi di Tan siamo onorati di difendere le nostre terre insieme al loro fianco» dice il capitano senza mostrare titubanza nelle sue parole.
«Lei è troppo gentile capitano» risponde Willa prima di ricominciare il suo discorso precedente. «Ebbene, mio padre non può schierare truppe in favore di Tan, ma nello stesso momento non può fornire aiuti a Dwr, seppur nostra alleata e si è impegnato a mantenere chiuso il ponte che congiunge il mio regno con quello di Cristalya. Però mio padre ha avuto un dubbio, insieme alla Wicaksana ha letto dei vecchi contratti commerciali di marineria e ha scoperto che se Dwr avesse chiesto il permesso di transito con delle navi avremmo dovuto alzare la barriera per permettere il passaggio anche se fossero state delle imbarcazioni militari. A quel punto hanno escogitato questa pazza idea: se uno dei figli del re è in mano nemica, per la difesa del proprio regno e dell’incolumità dei principi, Apen può avvalersi di una Legge Imperiale. In essa è descritto che se il re non ha firmato atti di guerra può proteggere le proprietà, e in esse sono compresi i figli, chiudendo ogni confine a chiunque senza subire conseguenze.»
«Quindi, da questo motivo nasce anche l’accordo delle navi su cui è imbarcato vostro fratello?»
«Esattamente. Sia lui sia io possiamo essere definiti prigionieri a rischio della nostra vita. Dwr non ha fatto giungere messaggi quindi questa idea è stata portata avanti soprattutto in prospettiva, ma l’importante è che Cristalya non può richiedere il nostro supporto logistico nella guerra.»

Ponte doganale Sud/Est
Da qualche minuto si è sparso nella cittadina di Tera che si affaccia sul ponte doganale uno strano silenzio, e la stessa situazione si è creata nella casermetta di Dwr che protegge la barriera sollevata per non permettere l’ingresso a degli intrusi. All’improvviso una piccola esplosione, proveniente dalla casermetta, cancella questo silenzio irreale, il rumore dei grandi argani che crollano a terra è fragoroso, ma non tanto assordante quanto la caduta precipitosa della barriera verso il basso. Nella casermetta il generale Fharsa si ritrova quasi sommerso dalle macerie, a Tera la regina Wasa ordina l’attacco degli artiglieri.
Una serie di cannonate si abbatte sui mattoni della casermetta che lentamente crolla su se stessa mentre migliaia di soldati Tera iniziano una corsa forsennata sul ponte doganale guidati dal generale Draak. Lo smarrimento degli uomini di Dwr permette all’esercito di Tera di raggiungere quasi il confine dell’isola nemica, poi Fharsa, liberatosi dalla trappola in cui era finito, ordina il contrattacco alla postazione dei cannoni. Le grandi sfere di ferro lanciate con forza dal cannone spazzano via i soldati, dilaniandone le carni, soprattutto con i rimbalzi che compiono sul terreno roccioso del ponte e l’avanzata di Draak è fermata prima che possa raggiungere l’obiettivo primario. Inizia il corpo a corpo, altri soldati di Tera accorrono sul ponte, ma vengono bersagliati dagli arcieri che sono riusciti a trovare qualche torretta ancora agibile nella casermetta. La regina Wasa non sembra preoccupata di questa empasse, ma si guarda alle spalle fissando l’orizzonte. E’ da quella parte che sta il suo cuore di madre e non può smettere di pensare che abbia lasciato Aarde al castello in una situazione pericolosa. Il Saggio Wijs si pone davanti alla regina e la guarda con muso duro e lei capisce che se non passerà il ponte sarà inutile qualsiasi cosa accada al castello. Wasa impugna la sua spada, quell’arma che hanno utilizzato i suoi avi e muove la testa in segno di assenso all’indirizzo del suo Saggio che subito le sorride. Anche Wasa corre sul ponte!

Ponte doganale Nord/Ovest
C’è forte tensione tra le fila dell’esercito di Tan appostato poco lontano dal ponte doganale. Cevalo si consulta con il soldato Cindroj.
«Dovrebbe essere già arrivato in queste zone» dice il soldato al suo capitano.
«Per tutti i diavoli del deserto, questo ritardo mi preoccupa. Il suo arrivo è determinante sia per noi sia per gli altri» risponde Cevalo infastidito.
«Mi volete dire chi stiamo aspettando?» chiede Fajro intromettendosi, ma questa volta Cevalo gli risponde in modo tutt’altro che amichevole. «Soldato, non sono questioni che ti riguardano.»
Fajro conosce da tanti anni Cevalo e sa quando è il momento di lasciarlo tranquillo, nota negli occhi di quell’uomo la furente rabbia e comprendere che il capitano è il primo che vorrebbe saltare alla gola dei nemici il prima possibile.
Cevalo si rivolge al saggio Saga. «Conosco ciò che devi fare nel caso estremo, ma ti prego, anzi, ti supplico, di non prendere nessuna iniziativa senza un ordine.»
«Stai tranquillo caro amico, Explodon è stato chiaro.»
Fajro e Cindroj osservano i due uomini senza capire di cosa stiano parlando.

Regno di Dwr, Port Iar
Intanto, a Port Iar di Dwr, il capitano Foeil si è trasferito sull’estremità del faro e scruta il mare piuttosto adirato. «Ma dove diavolo sono quelli di Tan?»
Molto lontano da Dwr c’è la risposta alla domanda di Foeil. La flotta di Tan comandata dal generale Standardo sta per approdare sull’isola Ngahuru per unirsi a Explodon nella battaglia delle battaglie.

Regno di Tera, Port Winkel

Dwr, contrariamente alle previsioni non sta subendo l’invasione di Tan, mentre le notizie che aveva ricevuto la Regina Wasa sull’invasione di Tera si stanno rivelando esatte, infatti, la flotta di navi comandate dal generale Each sono a poche miglia da Port Winkel e ad attenderle sono pronte le milizie del comandante in capo Hebber.










CAST
Anziano Maestro – Insegnante della scuola imperiale e narratore della storia
Atua Primo del suo nome – Leggendario primo Imperatore dei Cinque Regni [deceduto]
Atua CCXV (vero nome Ukwu)  – Imperatore dei Cinque Regni [deceduto]
- Regno di Apen
Wit – Re di Apen
Pine – consorte del Re di Apen
Willa – principessa di Apen
Oak – principe ereditario di Apen
Wicaksana – Saggia reale di Apen
Panglito – comandante in capo dell’esercito
Macan e Terwelu – generali dell’esercito
Catur e Jaran – capitani dell’esercito
Miral – ammiraglio della marina
Prau – generale della marina
Altri: Ijo (ufficiale della marina), Kayu, Gedhe (ufficiale dell’esercito)
- Regno di Dwr
Cristalya – Regina di Dwr
Oceanya – sorella e principessa ereditaria di Dwr, comandante in capo dell’esercito
Dheat – Saggio di Dwr [scomparso]
Glic – Saggio reale di Dwr
Fharsa e Each – generale dell’esercito
Ohama e Foeil – capitani dell’esercito
Haranche – Ammiraglio della marina
Tarley – generale della marina
Luchag – capitano della marina
Altri: Eas (caporale dell’esercito), Dubh, Geodha, Loch
- Regno di Metel
Titan – Re di Metel e comandante in capo dell’esercito
Meyelo – principe ereditario di Metel
Ohlaka – Saggia reale di Metel
Ciffredynol – generale dell’esercito
Capall e Tyred – capitani dell’esercito
Lyngesydd – ammiraglio della marina
Moncai e Ceilog – generali della marina
Altri: Nasc (ufficiale della marina), Gwyn, Juwelo
- Regno di Tan
Explodon – Re di Tan
Bruligida – Regina di Tan
Torcon – principe ereditario e comandante in capo dell’esercito
Fajro – principe di Tan
Saga – Saggio reale di Tan
Brigada e Standarto – generali dell’esercito
Goj, Serpe e Cevalo – capitani dell’esercito
Sipestro – ammiraglio della marina
Turo – generale della marina
Altri: Ruga e Cindroj (soldati dell’esercito), Lumo
- Regno di Tera
Wasa – Regina di Tera
Aarde – principessa ereditaria di Tera
Wijs – Saggio reale di Tera
Hebber – comandante in capo dell’esercito
Buffel e Draak – generali dell’esercito
Paard – capitano dell’esercito
Raal – ammiraglio della marina
Geit – generale della marina
Mijin e Vaandrig – capitani della marina
Altri: Zeug, Haag (ufficiali dell’esercito), Geel

Spia/mercenario – identità sconosciuta

Kwakhala – Regina dei mostri marini

I tre incappucciati – si conoscono il nome di una donna, Meirge e di un uomo Copar



MAPPA

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Capitolo 6
*** Invasioni ***


6° capitolo: Invasioni





– Strategie (seconda parte) –



Regno di Tera, Port Winkel
Le navi di Dwr sono giunte al porto e iniziano a sparare bordate di cannone verso le postazioni di difesa di Tera. Il comandante in capo di Tera impartisce l’ordine di rispondere al fuoco con contrattacchi di artiglieria, ma le trecento navi del generale Each sono troppe per poter essere fermate dai pochi cannoni della guardia costiera. Hebber è preparato a questa situazione, ha studiato i piani alla perfezione, ha fatto andare i civili tutti nel castello perché è conscio che sarà in quel punto che si decideranno le sorti di questa battaglia. Impartisce nuovi ordini ai suoi attendenti: «Preparatevi all’invasione, voglio che tutti siano pronti a indietreggiare subito alla prima chiamata. Mandate immediatamente al castello il messaggio dell’inizio della battaglia.»
Dalle navi si apprestano a sbarcare i soldati di Each che si preoccupa di lasciare ordini al capitano della marina Luchag. «Mantenete la posizione. Anche se sappiamo che c’è in corso una battaglia sul ponte noi dobbiamo conquistare il castello. Vedrete che Fharsa riuscirà a ricacciare indietro chiunque di Tera abbia tentato la sorte e ci raggiungerà qua. Quando avanzeremo, dovete preparare un punto di controllo sulla terra ferma in modo da prevenire degli attacchi provenienti dai fianchi. Qual è la situazione attuale della flotta? »
«Soltanto sei navi, ma che non ostruiscono il porto.»
«Perfetto. Ci vediamo presto al castello» conclude il generale mentre scende dal vascello di comando.

Regno di Tan, destinazione segreta
I tre incappucciati arrivati con una scialuppa sulla costa di Tan stanno spronando i cavalli recuperati sul campo di battaglia del Confine Nord. Meirge chiede a Copar: «Sicuro che questa sia la strada giusta? Non è che non mi fido di te, ma ti perdi pure in casa tua.»
«Tranquilla, questa è la strada più breve e chi dobbiamo incontrare, sicuramente, ci troverà per primo. Appena metteremo piede vicino alla loro zona di caccia, ci saranno addosso» risponde l’uomo tranquillo. «Mi raccomando, se fanno apprezzamenti su di te, accettali, non fare come al solito.»  
Il terzo dei tre non ha ancora proferito parola; Meirge e Copar non gli fanno domande, ogni tanto gli porgono la borraccia e nient’altro.



– Contromosse –



Mare del Nord, isola Otoke
Eas entra nel palazzo imperiale per fare rapporto a Oceanya. «Comandante, abbiamo perlustrato l’intera isola e non ci sono intrusi. Neppure i servitori del palazzo sono nelle loro capanne.»
Oceanya, senza esitazioni, decide immediatamente la prossima mossa, invita la ragazza a seguirla e insieme escono dal palazzo. Oceanya urla in modo che tutti sentano la sua voce.  «Soldati, all’orizzonte non ci sono imbarcazioni nemiche e sono certa che non verranno più. Le guarnigioni dell’Esercito rimarranno a proteggere l’isola con l’ausilio di sessanta navi mentre il resto andrà per mare alla ricerca di quei codardi che non hanno avuto il coraggio di attaccarci a Otoke. Io sarò con voi in questa caccia, andiamo e affondiamo i nostri denti nella loro carne!»
Eas saluta Oceanya ma la ragazza la ferma. «Caporale, tu verrai sul vascello di comando insieme a me. Ho bisogno di una persona sveglia con idee istantanee e che non abbia paura di aprire bocca anche se non interpellata. So che non sei della marina, ma questo non importa, neppure io ho dimestichezza con il mare.»

La decisione presa da Oceanya di lasciare Otoke è la stessa che ha fatto Haranche nel lasciare l’isola di Puna nel Mare dell’Est. L’ammiraglio punta verso sud, conosce i piani dell’invasione di Tera e il suo nuovo obiettivo è di posizionarsi in una zona di mare tra il regno nemico e il ponte Sud/Est.

Mare dell’Ovest, Isola Ngahuru
La madre di tutte le battaglie continua con l’identica ferocia con cui è iniziata. Explodon e i suoi uomini avanzano imperterriti, ma i colpi di cannone provenienti dalla flotta navale di Dwr causano grossi problemi alla retroguardia di Tan. Nell’esercito avversario Nasc indietreggia fino al campo di Cristalya.
«Mia Signora, la situazione volge a nostro favore. Le navi stanno vincendo il duello marittimo e continuano a bombardare le postazioni nemiche sull’isola; non hanno scampo in questo fuoco incrociato.»
«Nasc, non mi interessano le vostre supposizioni, io desidero ardentemente che quell’uomo sia ucciso davanti ai propri soldati e per questo vi ho affidato la mia fanteria, ma ancora non ho il risultato che voglio. Liberatemi di quella canaglia in fretta, mi sto sporcando di polvere le mie vesti pregiate » intima con crescente rabbia la regina mentre sorseggia un liquore.

Poco prima, non tanto lontano da Ngahuru, le navi di Apen guidate dal principe Oak si erano completamente fermate. Il principe si era rinchiuso nel suo alloggio lasciando al capitano Catur l’onere di segnalare al comandante di Tan che la sua flotta sarebbe rimasta a distanza di sicurezza dall’isola per ordine di Re Wit.
Oak è seduto e sta strappando il messaggio del padre mentre dice a bassa voce: «Nessuno saprà la verità. Hanno ragione i miei due amici, devo prendere io le decisioni e non stare qua facendo finta di essere un ostaggio. È oltraggioso che il principe ereditario di Apen faccia la parte del figurante.»

Sul campo di battaglia, improvvisamente, non piovono più i proiettili dell’artiglieria navale di Dwr. Turo, sempre accanto a Explodon, lo chiama: «Sire, è arrivata.»
Explodon gioisce. «Quella splendida donna si conferma come la persona più puntuale del mondo.»

Le navi di Dwr e Metel impegnate a colpire la flotta di Tan che era giunta sull’isola in precedenza si trovano impreparate all’arrivo del gruppo d’imbarcazioni comandate dal generale Brigada. L’urlo da battaglia della donna e dei suoi marinai rinvigorisce anche gli altri della marina di Tan che stavano subendo grandi perdite e, grazie al loro contrattacco, Brigada riesce a sbarcare tutti i soldati dell’esercito per poi riprendere a cannoneggiare l’avversario.

Mare del Nord, lungo le coste
Sipestro continua il suo contrattacco lasciando che le sue navi siano abbordate per poi colpire con i soldati che sono a bordo. Lyngesydd deve trovare una soluzione perché in entrambe le situazioni, cannoni o abbordaggio, sta avendo la peggio. La Saggia Ohlaka si offre volontaria. «Ammiraglio, posso intervenire io se volete, sono stata mandata qui proprio per essere di aiuto.»
«Ohlaka, io non le chiederò mai una cosa del genere. Lei è importantissima per tutta Metel e interverrà nel caso in cui dovrete salvare la vostra vita.»
La Saggia s’inchina ringraziando l’ammiraglio per le sue parole, non insiste, ma ha già iniziato la sua forma meditativa per scagliare una magia elementare.
Lyngesydd ordina al generale Moncai di aggredire la nave comando di Tan, unico modo plausibile per bloccare la strategia del nemico Sipestro.

Sul vascello di Tan ci sono grandi movimenti tra gli uomini. Sipestro sapeva già quale mossa avrebbe fatto il suo avversario e ha ordinato di preparare la seconda fila di cannoni, tenuta nascosta agli occhi del nemico. Ancora una mossa vincente di Sipestro; con due file di cannoni la nave dell’ammiraglio abbatte tutte le imbarcazioni che tentano di avvicinarsi. L’ammiraglio, con la sua consueta calma, osserva con il binocolo se riesce a vedere il viso del suo nemico dato che la nave comando di Metel è molto vicina alla sua.

Mare dell’Est, baia dei contrabbandieri
Eseguito con successo lo scarico di truppe e armi pesanti, la flotta del capitano Vaandrig molla gli ormeggi, esce dalla baia dei contrabbandieri e riprende il percorso momentaneamente interrotto. Nessuno nomina il posto in cui approderanno, ma tutti ormai hanno capito che è il momento di combattere.

Mare del Sud, lungo le coste
Re Wit ha deciso di rimanere sull’isola Raumati con un distaccamento militare, mentre le duecentottanta navi guidate dal comandante in capo Panglito partono per raggiungere la flotta che sta combattendo lungo le coste di Apen.
In quella zona lo scontro tra le due flotte sta dimostrando con i fatti la qualità della marineria di Apen e l’arrivo di un supporto da Raumati potrebbe definire le sorti di questo scontro. Le tattiche dell’ammiraglio Miral sono sempre precise e il capitano Menara deve solo portare a segno le sue sortite contro le navi più pesanti del generale di Tera.
In queste ore di conflitto sono affondate almeno trecento navi in totale, le perdite di vite umane sono molte aggiungendo i cadaveri dei marinai morti stesi sulle navi che non sono affondate e che vanno alla deriva guidate soltanto dai venti. Geit decide di giocare una nuova carta e spinge il suo vascello in avanscoperta per dare coraggio agli ufficiali dislocati sul resto delle navi; il rischio di finire accerchiati è sempre più alto e a quel punto non ci sarebbe possibilità neppure di fuggire.

Confine Nord
La pausa della battaglia utilizzata dai comandanti per riorganizzarsi è finita. I due schieramenti sono di nuovo pronti per l’assalto, in prima linea Torcon sul suo cavallo e il capitano Capall appiedato. I due incrociano i loro sguardi, i soldati attendono trepidanti l’ordine di attacco, suonano i corni di guerra e in un batter d’occhio lo scontro tra le prime file è già nel vivo. Spade corte e scudi, queste le armi, la nuova tecnologia è nascosta da entrambe le parti e nessuno sta pensando di utilizzarla. Torcon e Capall hanno scelto di testare di nuovo la forza fisica degli eserciti, e ancora una volta sono i soldati di Tan a spingere indietro gli avversari. Torcon smonta da cavallo e affronta per la prima volta proprio Capall. Le spade scintillano mentre si colpiscono, Torcon è irruento ma molto abile, Capall è istintivo e usa piccoli accorgimenti facendo due passi all’indietro per poi lanciarsi con spada dritta verso il corpo del principe. Entrambi sono ottimi spadaccini, uomini di entrambe le parti s’inseriscono nel duello, ma sono i primi a cadere sotto i colpi dei due. Torcon scaglia il suo scudo lontano prendendosi grossi rischi perché gli arcieri stanno facendo piovere frecce senza guardare contro chi le lanciano, Capall non vuole essere inferiore all’avversario e anche lui getta lo scudo a terra. Attacco, parata e contrattacco in una sequenza interminabile, ma poi la fortuna sorride a Torcon e una delle frecce vaganti si conficca nella gamba di Capall che deve inginocchiarsi per l’improvviso dolore. Il principe è un uomo d’onore, non sferra il colpo fatale sull’avversario ferito, cambia direzione e si getta contro altri soldati nemici. Capall ammira quell’uomo, ma non lo lascerebbe andare; lui è un uomo preparato alla guerra e quindi ha allontanato ogni sentimento di pietà per non ritrovarsi morente dalla spada di un avversario che ha lasciato vivere. Capall protesta con i suoi uomini che vogliono aiutarlo, e infine deve accettare di farsi sorreggere, ma prima di allontanarsi estrae da solo la freccia dalla sua gamba digrignando i denti per il dolore lancinante causato da quella punta ricurva che gli strappa brandelli di carne.
Al campo di Metel il generale Ciffredynol ha osservato la scena; il suo capitano ha perso, anche se per colpa di un intervento esterno, e questa parziale sconfitta lo spinge a scegliere la tattica di aggressione armata.  Gli sbandieratori segnalano ai soldati di Metel che è il momento di usare le pistole e le loro prime raffiche mettono in agitazione le linee offensive di Tan che scappano all’indietro per evitare i colpi ravvicinati dei nemici Ciffredynol sorride per il successo della sua azione, ma non ha capito che Torcon stava aspettando solo quel momento. I soldati di Tan in fuga si allargano sui lati lasciando un varco centrale dove sono appostati i fanti armati di archibugi che sparano immediatamente la loro prima cartuccia. La carneficina sul confine non accenna a terminare.

Confine Sud
La battaglia tra gli eserciti di Apen e Tera è ripresa più feroce di prima. La stanchezza che si accumula più passa il tempo rallenta i riflessi e i soldati che prima subivano delle ferite gravi, ma riuscivano a tornare al campo base, ora cadono morenti senza riuscire a muovere un dito. Buffel in persona guida la carica dei miliziani di Tera e il capitano Jaran ha difficoltà a mantenere intatto lo schieramento di Apen perché l’urto degli avversari è poderoso. Il generale Macan ordina il contrattacco e Jaran dispiega le sue forze cercando di circondare le truppe nemiche con un battaglione proveniente dalle retrovie ma Buffel era preparato a questa evenienza e impartisce l’ordine alla falange di aprire varchi sui lati lasciando scoperta la parte centrale. In questo modo le truppe di Apen finiscono per ritrovarsi schiacciate come se fossero nel palmo di una mano. Ancora una volta Jaran ha la soluzione immediata: con un piccolo gruppetto di soldati speciali blocca i fianchi e l’ipotetica “mano” non può stringersi in un pugno. I soldati, stanchi, si affidano alla forza sprigionata dall’adrenalina per tenere botta all’avversario, ma improvvisamente dalla foresta proibita soggiunge uno strillo talmente forte che ogni essere umano presente nella pianura deve fermarsi per coprirsi le orecchie. Buffel e Macan, all’unisono, richiamano indietro i loro soldati, ma nessuno può sentire le loro voci: alcuni di loro perdono sangue dalle orecchie, altri dagli occhi, dal naso o dalla bocca, molti stramazzano a terra rantolando, altri camminano senza una direzione come manipolati da un burattinaio e lo stesso Jaran crolla a terra sputando sangue come se fosse stato pugnalato al cuore. Soltanto i due generali non hanno subito nessun tipo di danno, ma un’ombra scura fuoriesce dalla foresta proibita e li colpisce con tale forza da spingerli all’indietro di una ventina di metri. L’ombra urla con voce terrificante e che tutti riescono a sentire. «Esseri umani, portate via le armi e le vostre carcasse o marcirete nel vostro stesso lago di sangue» e dette queste parole l’ombra scompare tornando nella foresta proibita.

Ponte Nord/Ovest
A poche miglia dal porto doganale sulla nave del capitano Goj arriva un corvo e l’uomo lo riconosce subito perché mentre si appoggia al timone, il volatile gli urla: «Impiccati al pennone… impiccati al pennone!»
Goj acchiappa il corvo e gli risponde corrucciato: «Prima o poi finisci in padella corvaccio!» poi, rivela alla truppa cosa c’è sul bigliettino. «Signori, l’ammiraglio Sipestro ci fa sapere che tutto sta procedendo come programma!»
Tutti urlano dalla felicità ma Goj calma subito gli animi. «Adesso signori e signore, tutti ai posti di combattimento, vediamo cosa ci riservano le truppe del ponte.»

Dalla parte del ponte che poggia sul regno di Tan, Cindroj avvista le navi e lo segnala a Cevalo. «Capitano, se il primo segnale sia l’arrivo di alcune navi di Tan che non dovrebbero essere qui, allora è il momento.»
«Ragazzi passate parola. Nessuno si muova senza ordini. Adesso dobbiamo aspettare la reazione che avranno dall’altra parte. Per fermare Goj devono abbassare la barriera e appena gli argani si metteranno in azione sarà il nostro segnale per dare inizio alla battaglia con le bombarde.»
Fajro è eccitato all’idea di iniziare la battaglia ma Cevalo lo calma. «Fa attenzione principe; se lasciano andare le navi o le colpiscono dall’alto con i balestrieri, noi siamo tagliati fuori.»
«In questo caso cosa faremo?» chiede Fajro perplesso.
«Niente, dovremo attendere il terzo segnale.»
«E qual è?»
«Pazienta e vedrai.»

Le navi di Goj sono a tiro dell’esercito di Dwr e il capitano Ohoma sceglie di non sbloccare le barriere. I soldati, già saliti sulle torrette della casermetta, iniziano a bersagliare i marinai nemici con balestre e archi; gli uomini di Tan sono costretti a governare le navi sotto il tiro degli avversari e le perdite di vite umane sono immediate. I marinai addetti alle vele sono i primi a finire sotto i colpi degli arcieri, ma nessuno teme la morte e anche chi non è addetto a quel tipo di lavoro, sostituisce il compagno caduto dagli alberi delle vele senza la minima esitazione; compreso il capitano dell’esercito Goj che prende in mano il timone del proprio vascello sostituendo il timoniere morente.

Cevalo osserva il coraggio di quei marinai, è pronto a scattare se il comandante avversario cambia idea; tutti stanno fremendo per iniziare la battaglia, non solo Fajro ma Ohoma non cambia impostazione e continua imperterrito a far bersagliare le navi dai tiratori d’arco.

Il vascello di Goj è passato oltre la barriera e improvvisamente ruota su se stesso puntando i cannoni contro le torrette della casermetta, e come lui fanno i comandanti delle altre navi che hanno oltrepassato la barriera. Il fuoco dei cannoni di dritta si concentra in due punti precisi: le torrette di guardia e la torre degli argani. Il cannoneggiamento è preciso ed efficace, la torre crolla su se stessa, il rumore, simile a quello di uno scoppio, è causato dallo spezzarsi delle grosse corde che trattengono gli argani, le barriere non hanno più blocco e crollano sul ponte doganale aprendo la strada per Dwr.

«Fuoco!» urla Cevalo e l’artiglieria di Tan spara colpi direttamente all’interno della casermetta mietendo vittime tra i soldati di Dwr intontiti dal crollo dei muri. Le navi di Goj hanno colpito ed era il segnale che Cevalo attendeva per l’invasione: «Soldati di Tan, carica!»

Ponte Sud/Est
Gli scontri continuano sul ponte, ma l’armata di Tera non riesce a sfondare le difese di Dwr. Fharsa confabula con un soldato nelle retrovie. «Geodha, scoprite chi è stato a distruggere gli argani; se è morto, portatemi il cadavere, se è vivo, stanatelo perché dopo i primi danni potrebbe causarne di nuovi e non voglio ritrovarmi con una possibile ritirata che si ferma per altri sabotaggi.»

La regina Wasa, seppur dentro la battaglia, rimane nelle retrovie, mentre il generale Draak è in prima linea affiancato da un ufficiale addestrato personalmente da lui. Insieme si avventano sui nemici, colpiscono di spade con precisione assoluta e non hanno ancora sparato con la pistola. Il generale era stato chiaro durante le esercitazioni con tutti gli ufficiali che avevano ricevuto in dotazione delle pistole. «Questo marchingegno ha un solo colpo poi è da buttare perché nessuno ha il tempo di ricaricare durante lo scontro diretto. Ebbene signori v’invito a usare la pistola nel modo migliore che esiste ovvero come “parata” del colpo di spada. È più leggera di uno scudo, potete sbracciarvi e anche contrattaccare colpendo con il calcio della pistola il brutto muso di uno di Dwr.» Draak e Geel sono maestri di questo tipo di scontro e i nemici cadono a terra colpiti dal calcio della pistola per poi essere finiti a fil di spada.

L’esercito di Dwr resiste, in qualche modo spinge indietro i soldati di Tera, ma all’improvviso, da entrambe le parti del ponte, giungono dei colpi di cannone che abbattono la loro avanguardia. Wasa esulta abbracciando il Saggio Wijs. «Ce l’hanno fatta, sono arrivati!»
Le cannonate provengono dalle navi di Tera: dalla parte est c’è la flotta comandata dall’ammiraglio Raal che ha finto di raggiungere Puna, dalla parte sud è il contingente  guidato dal capitano Mijin che ha simulato il viaggio verso Raumati.

Il generale Fharsa non ha altra soluzione che gridare: «Ritirata!»

Regno di Dwr, Port Iar
Ormai per il capitano Foeil non ci sono più dubbi. Tan non farà un’invasione e le navi che dovevano raggiungere Dwr sono andate sicuramente a Ngahuru. Senza ricevere un ordine preciso Foeil decide di partire con la sua flotta di cento navi.

Regno di Tera, verso il Castello Reale.
Il primo scontro a Port Winkel è stato vinto dalle truppe di Dwr, ma adesso la battaglia si è spostata sulla terra ferma e la situazione cambia drasticamente.
La cittadina di Winkel, già sgomberata, diventa teatro di scontri ravvicinati truculenti; in ogni via lo scontro frontale inizia a lasciare cadaveri sul campo, feriti che cercano riparo nelle case, ma che sono inseguiti e trucidati senza pietà. Hebber ed Each non si conoscono e quindi non fanno pretattica, guidano i loro soldati direttamente dalle prime linee partecipando agli scontri senza temere nulla. Nella parte a nord della cittadina Each si trova di fronte a un battaglione enorme di Tera.
«Uomini e donna di Dwr, non abbiate paura!» urla ai soldati. «Questo è il secondo passo per raggiungere il castello e in poco tempo saremo dentro le loro mura! Avanti!» La voce squillante e decisa del loro generale spinge i soldati all’assalto.
Il tintinnio di spade è quasi assordante, i colpi inferti sugli scudi di legno rimbombano come tuoni, i soldati di Dwr non sono tanti, ma utilizzano armi più moderne tra le quali il piccolo cannoncino a mano chiamato “bombarda” e da posizioni arretrate spazzano via le prime linee avversarie ancor prima dello scontro diretto, invece, quando sono le sciabole a recitare la loro parte si assiste al contrattacco di Tera. Di fatto, la barricata centrale posta da Hebber tiene testa all’invasore, ma il generale è consapevole che gli uomini al suo comando in questo frangente non sono l’elite dell’esercito perché lui stesso ha disposto gli uomini migliori a difesa del castello. Per Hebber riuscire a tenere testa a Each per qualche ora è un successo, poi, raggiunte le mura, il corso della battaglia può cambiare, almeno lo spera.

Regno di Tan, Oasi Oazo
Come aveva previsto Copar i tre incappucciati non hanno fatto in tempo a mettere piede a Oazo che un gruppo di loschi figuri, armati fino ai denti, li ha bloccati. Senza fare resistenza seguono questa masnada di manigoldi verso l’unico posto di ristoro di questa zona afosa, vicina al terribile deserto di Koraha.
Entrano nella stamberga e uno dei malfattori urla: «Capo, abbiamo pescato i tre pesciolini; sono stati gentili a regalarci subito le spade e i loro cavalli. È tutto in ordine.»
Da una scalinata scende un uomo robusto, ha un solo occhio e diverse cicatrici sul volto tra cui spiccano i segni della lettera emme ben visibile sulla guancia. L’uomo si side a uno dei tavoli mentre un altro invita i tre incappucciati a sedersi vicino a lui e, con modi per nulla cortesi, abbassa i loro cappucci.
«Per il corpo della strega del mare» dice l’uomo vedendo chi ha di fronte. «Sapevo che avrebbe mandato qualcuno d’importante, ma non proprio il suo sgorbietto.»
Gli uomini nella sala ridono tutti, Meirge si alza in piedi per colpire il cafone, ma l’uomo che fino a quel momento non aveva detto niente le fa segno con la mano di stare seduta.
«Mio padre mi ha detto che siete una persona molto scortese signor Kokiaka, mentre mi raccontava di come vi ha portato lui stesso in catene a Metel e vi ha marchiato il viso a fuoco» risponde Metalo.
«Bada ragazzino a come parli. Un mio schiocco delle dita e la tua testa finisce rotolando nella polvere fino a qui fuori!»
«Bene, ora che abbiamo risolto i convenevoli, che ne dite di passare ai fatti? Il tempo è prezioso e mio padre vuole essere sicuro che sta spendendo bene i suoi denari» risponde Metalo per nulla turbato da quella minaccia.
Kokiaka ride sguaiatamente. «Il ragazzo è mingherlino e senza un filo di muscolo, però mi piace. Portate da bere a tutti e tre, anche a questa bella donna che ho il piacere di guardare.»
Kokiaka allunga una mano per toccare il viso di Meirge, ma lei estrae con agilità un coltello dal corpetto e con altrettanta rapidità lo punta alla gola dell’uomo.
«Sono Meirge, capitano dell’Esercito del Re, e ringrazia che oggi devo immaginarti come un amico di Metel» dice la donna pronta a lasciare una cicatrice profonda sul collo di Kokiaka.
«Dunque» dice Metalo interrompendo questo incontro ravvicinato per nulla piacevole. «Mio padre vi offre non solo denaro per il lavoretto che vi è stato richiesto, ma anche un contratto scritto, non solo sulla parola, inerente a quelle strane armi che qualche contrabbandiere sta smerciando ai piccoli teppisti di ogni regno.»
«Chi vi racconta queste favole?» dice Kokiaka mentre guarda dritto negli occhi uno dei suoi uomini.
«Questo non è importante, comprenderete che non divulgherò il nome del nostro informatore.
«Dove sono i denari promessi?» chiede Kokiaka comprendendo che non riceverà risposta alla sua prima domanda.
Copar si toglie la cintura e la mette sul tavolo. «Qui dentro ci sono pietre preziose come anticipo. Il resto vi sarà consegnato in questo stesso posto a lavoro ultimato.»
«Dandoci ovviamente qualche giorno per venirvi a trovare dopo che sarà finito tutto» aggiunge Metalo sorridendo.
Kokiaka non è per niente contento di quest’accordo ma lo accetta, però dice qualcosa che neppure a Metalo fa piacere. «Per problemi contingenti avrete a disposizione soltanto tre miei ufficiali con cento uomini ciascuno.»
«Questo non è ciò che mi stavo aspettando» dice Metalo contrariato ma Kokiaka solleva la cintura piena di gioielli e risponde: «Neppure io ho ciò che mi aspettavo.»
Metalo non può discutere oltre, suo padre è stato chiaro mentre gli spiegava di non istigare Kokiaka più del dovuto. «Direi che siamo d’accordo, ma dobbiamo ripartire il prima possibile perché non so cosa stia succedendo in quel posto e se manchiamo il bersaglio, sarà un danno per tutti, anche per voi» dice Metalo riportando la calma in tutte le persone presenti a quell’incontro.
«Decidete voi quando muovere, i miei uomini sono pronti» dice Kokiaka facendo segno a un suo sottoposto di dirigersi verso l’uscita della stamberga.
«Molto bene, allora partiamo subito» risponde Metalo alzandosi dalla sedia.

Nella stamberga sono rimasti Kokiaka e un altro uomo che gli chiede: «Possiamo davvero fidarci di quel principino?»
«Loro hanno tutto da perdere se dovessimo cambiare gli accordi e l’Inquisitore li colpirebbe in qualsiasi momento, anche in casa loro.»
«So che non sono affari miei, ma perché abbiamo accettato questo contratto? La maggior parte dei nostri uomini sono su quell’isola. È rischioso.»
«Oggi mi sento in buona salute e ti risposto Fiskabur. L’Inquisitore stesso ha mostrato interesse per quest’accordo ritenendo la nostra azione utile ai suoi scopi. E di certo io non gli dirò mai che non voglio fare qualcosa che chiede.»
I due uomini, camminando, passano davanti a una cella e Fiskabur si domanda ad alta voce: «Devo ancora capire cosa vuole farsene di questo Saggio; non riesce neanche a fare una magia per liberarsi. Ma sarà davvero un Saggio o è un impostore? Bah, a me non dice mai niente nessuno!»
Kokiaka gli risponde anche se non interpellato: «Quando sarà qui di nuovo, potrai chiedere tu stesso all’Inquisitore perché tratteniamo in una nostra cella l’ex Saggio di corte di Dwr.»
«Capo, sono un mercenario, non uno stupido» risponde Fiskabur con tono serioso, conscio che l’Inquisitore non è persona da trattare senza rispetto.



– Guerra totale –



Mare dell’Ovest, destinazione sconosciuta
La flotta del comandante Goj ha superato quasi indenne il ponte Nord/Ovest e ora sta navigando verso una nuova meta. L’uomo fa partire il corvo di Sipestro verso ovest con un messaggio chiaro per Explodon: «Sto arrivando mio Re, il resto corre sul ponte.»

Mare dell’Ovest, isola Ngahuru
Le azioni di Explodon si sono fatte più ardite dall’arrivo della flotta del generale Brigada. I soldati stanno spingendo gli avversari verso il loro campo e Cristalya sta valutando seriamente la possibilità che l’esercito di Tan possa arrivare fino a lei. La regina, però, non si scompone e mantiene la sua posizione continuando a divertirsi con dei giocolieri che si è portata appresso per il viaggio.
Finito il momento di smarrimento, le navi di Dwr e Metel stanno reagendo all’arrivo di una nuova flotta grazie all’arretramento del generale Tarley che ha lasciato il campo di battaglia per mandare indicazioni agli ufficiali a bordo delle imbarcazioni. La sua assenza però ha dato modo a Explodon e Turo di spingere ancora più avanti la prima linea nonostante i cannoni delle navi di Dwr hanno ripreso a sparare contro di lui. Ma ancora una volta la strategia di Explodon si rivela perfetta: sull’isola è giunta anche la flotta del generale Stendardo che Cristalya dava come sicura partente per invadere il suo regno.
«Adesso ne manca solo uno» dice Turo a Explodon.
«Dobbiamo resistere, loro sono quelli più lontani da qui» risponde Explodon mantenendo la calma nonostante la gioia per l’arrivo di rinforzi.

Mare del Nord, lungo le coste.
L’enorme disparità tra le due flotte si è dissipata grazie alle strategie dell’ammiraglio Sipestro. All’inizio la flotta di Metel era almeno quattro volte maggiore a quella di Tan, ora è di poco superiore alla parità. Lyngesydd è dovuto arretrare di alcune miglia tanto che la flotta di Sipestro ha varcato la linea di confine marittimo. L’ammiraglio di Tan non solo ha strappando una vittoria incredibile alla marina di Metel, ma ha messo in fuga la nave ammiraglia del nemico seguita dal resto della flotta, però, anche un genio militare del suo calibro non può fare nulla quando riceve una sgradita visita proveniente dalle sue spalle.

Oceanya è nel suo alloggio quando bussano alla porta. «Entra pure Eas»
«Comandante, avevate ragione, abbiamo avvistato delle navi che si stanno dando battaglia.»
«Tan e Metel?»
«Sì Signora.»
«Andiamo, quando abborderemo un’imbarcazione di Tan, stammi vicina, voglio vedere cosa sai fare in una battaglia su un campo ridotto come il ponte di una nave.»

Mare del Sud, lungo le coste.
La situazione per Geit non è cambiata in meglio. La strenua difesa che oppone a Miral è ammirevole però, sotto un certo punto di vista, è anche da sconsiderati proseguire su questa strada. Nella battaglia stanno avendo un peso specifico tutte le azioni del gruppo guidato dal capitano Menara che affonda i grossi e lenti galeoni, cannoneggia fino a spezzarli in due i veloci brigantini e tiene testa alle fregate più potenti a livello di fuoco. Sulla scena del combattimento è arrivata la flotta da Raumati e Geit comprende che può fare pochissimo per vincere questo scontro impari, ma non si arrende.

Confine Nord
La contromossa di Torcon è efficace quanto spietata, gli scudi di legno non possono nulla contro le pallottole degli archibugi e i soldati di Metel cadono uno dopo l’altro, i molti feriti non hanno tempo per scappare che sono trafitti a morte dalla spada di altri avversari. Ciffredynol è sconvolto da questi strani oggetti che utilizzano la polvere nera per sparare proiettili e si domanda come sia possibile che un regno rozzo come Tan abbia fabbricato un arnese più potente delle pistole di Metel. Capall, ferito, è riportato al campo, ma forse è il posto peggiore per ripararsi perché Torcon ha ordinato la carica e i soldati di Tan si dirigono proprio in quel punto. Salito su un carro, Capall ripiega verso il villaggio.

«Ruga» urla Torcon al suo attendente. «Passiamo al carro!» e in seguito a quel segnale partono alla carica dei carri da guerra con a bordo due persone come al solito, ma questa volta una delle due imbraccia un archibugio e non porta un arco. L’avanzata di Tan è devastante, i soldati di Metel,forse per la prima volta, scappano all’indietro, non ascoltano i loro ufficiali e si danno alla fuga anche attraverso le spiagge che non sono molto lontane dal campo di battaglia. Torcon è implacabile, si è posto in prima linea con i carri, fa correre i cavalli velocemente proprio verso la carrozza del comandante avversario, supera gli ostacoli sferrando colpi di spada a destra e a manca, arriva vicino al convoglio di Ciffredynol e si lancia dal carro proprio addosso al nemico che è rimasto fermo perché nessuno ha scelto di stare con lui per guidare la carrozza verso posti più sicuri. Il generale è solo e davanti a lui c’è il comandante nemico in persona.
«Principe, non vorrete colpire un uomo indifeso» dice il generale mostrando la cintura che non è accompagnata da una spada.
Torcon ripone la propria arma nel fodero. «Generale, dichiarate la resa. È inutile proseguire questa battaglia, vi stiamo massacrando mentre fuggite a gambe levate. Vi prometto che tutti i prigionieri saranno trattati nel modo giusto.» Il principe non ha smesso di parlare, attende qualche secondo per testare l’uomo che ha davanti, che però non risponde, e allora aggiunge: «Naturalmente senza distinzione di rango.»
«Quale generale siede in una cella accanto a un soldato semplice?» chiede stizzito Ciffredynol.
Torcon è vigile, sa che questo scambio di chiacchiere è inutile ed è evidente che l’avversario sta prendendo tempo per essere aiutato da qualche soldato rimasto nella zona o per qualche azione armata diretta, così cerca di stuzzicare l’orgoglio del generale.
«Lei vale come tutti gli altri, non è un prigioniero da cui ottenere qualcosa in cambio, a meno che…» Torcon fa apposta un’altra pausa, e sorride. Ciffredynol cade nella trappola, ferito nell’orgoglio compie l’unico gesto possibile per tentare di ribaltare la situazione estraendo con velocità una pistola da sotto una coperta ma Torcon è rapidissimo a fargliela saltare via, insieme alla mano destra, con un colpo di spada.
«Pietà» urla Ciffredynol ma Torcon, con estrema precisione, infila la sua spada nella gola del generale.
«Avete visto il mio comportamento con il vostro capitano, ma solo chi combatte con onore può reclamare pietà al suo vincitore.»
Estratta la spada dal corpo dell’avversario, Torcon si accorge di essere rimasto solo vicino alla carrozza del generale; tutto il suo esercito sta rincorrendo quello avversario verso il villaggio guidato dagli altri ufficiali. Il principe si guarda intorno e vede arrivare uno dei carri da guerra di Tan.
«Mio Signore, avete perso tempo» dice Ruga sorridendo dopo aver visto il cadavere di Ciffredynol.
«Dove eri andato?» chiede Torcon un poco accigliato.
«Vicino alla spiaggia a vedere che stanno facendo laggiù in mare e purtroppo reco brutte notizie dato che ho visto navi con bandiere di Dwr.»
«Sipestro conosceva il rischio. Grande uomo, spero che riesca a tornare a casa perché sarebbe una terribile perdita per la nostra marina» risponde Torcon  preoccupato per la situazione dell’ammiraglio. «Forza Ruga, andiamo anche noi al villaggio, l’invasione di Metel deve continuare senza sosta.»










CAST
Anziano Maestro – Insegnante della scuola imperiale e narratore della storia
Atua Primo del suo nome – Leggendario primo Imperatore dei Cinque Regni [deceduto]
Atua CCXV (vero nome Ukwu)  – Imperatore dei Cinque Regni [deceduto]
L’Inquisitore [personaggio soltanto nominato]
- Regno di Apen
Wit – Re di Apen
Pine – consorte del Re di Apen
Willa – principessa di Apen
Oak – principe ereditario di Apen
Wicaksana – Saggia reale di Apen
Panglito – comandante in capo dell’esercito
Macan e Terwelu – generali dell’esercito
Catur e Jaran – capitani dell’esercito
Miral – ammiraglio della marina
Prau – generale della marina
Altri: Ijo (ufficiale della marina), Kayu, Gedhe (ufficiale dell’esercito)
- Regno di Dwr
Cristalya – Regina di Dwr
Oceanya – sorella e principessa ereditaria di Dwr, comandante in capo dell’esercito
Dheat – Saggio di Dwr [prigioniero dei mercenari]
Glic – Saggio reale di Dwr
Fharsa e Each – generale dell’esercito
Ohama e Foeil – capitani dell’esercito
Haranche – Ammiraglio della marina
Tarley – generale della marina
Luchag – capitano della marina
Altri: Eas (caporale dell’esercito), Dubh, Geodha (soldato dell’esercito), Loch
- Regno di Metel
Titan – Re di Metel e comandante in capo dell’esercito
Meyelo – principe ereditario di Metel
Ohlaka – Saggia reale di Metel
Ciffredynol – generale dell’esercito [deceduto nella battaglia del Confine Nord]
Capall, Tyred e Meirge – capitani dell’esercito
Lyngesydd – ammiraglio della marina
Moncai e Ceilog – generali della marina
Altri: Nasc (ufficiale della marina), Gwyn, Juwelo, Copar (soldato dell’esercito)
- Regno di Tan
Explodon – Re di Tan
Bruligida – Regina di Tan
Torcon – principe ereditario e comandante in capo dell’esercito
Fajro – principe di Tan
Saga – Saggio reale di Tan
Brigada e Standarto – generali dell’esercito
Goj, Serpe e Cevalo – capitani dell’esercito
Sipestro – ammiraglio della marina
Turo – generale della marina
Altri: Ruga e Cindroj (soldati dell’esercito), Lumo
- Regno di Tera
Wasa – Regina di Tera
Aarde – principessa ereditaria di Tera
Wijs – Saggio reale di Tera
Hebber – comandante in capo dell’esercito
Buffel e Draak – generali dell’esercito
Paard – capitano dell’esercito
Raal – ammiraglio della marina
Geit – generale della marina
Mijin e Vaandrig – capitani della marina
Altri: Zeug, Haag, Geel (ufficiali dell’esercito)

- Mercenari
Kokiaka – Capo dei mercenari
Spia/mercenario – identità sconosciuta
Fiscabur – comandante dei mercenari

Kwakhala – Regina dei mostri marini





MAPPA
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Capitolo 7
*** L'inizio della fine ***


7° capitolo: L’inizio della fine





– Guerra totale (seconda parte) –



Ponte doganale Nord/Ovest
La battaglia sul ponte è iniziata, Cevalo guida i suoi uomini alla carica mentre Ohoma attende mantenendo il suo esercito davanti alla casermetta, pressoché intatta nonostante i danni subiti dai bombardamenti della flotta navale di Tan. Fajro è posizionato nelle retrovie, ha accanto il Saggio Saga e insieme partecipano all’organizzazione delle linee d’attacco.
In questa fase iniziale, padrone assolute della battaglia sono le spade con scontri a corpo a corpo, ma l’avanzata si rivela molto più ardua del previsto per Cevalo perché Ohoma ha a disposizione ancora molti arcieri e balestrieri che sferrano i loro attacchi da posizioni elevate. Il capitano di Tan riesce ad avanzare di molti metri, ma poi è costretto a ritornare sui suoi passi.
«Dobbiamo cambiare strategia» dice Cevalo a Cindroj. «Spostare la battaglia più indietro e sfidarli a raggiungerci così che si possa usare l’artiglieria, oppure far avanzare i nostri artiglieri creandogli protezione con soldati agli scudi.»
«Da come si comportano, non credo che usciranno dalla loro protezione muraria e se arretriamo noi, c’è il rischio concreto di essere schiacciati da un contrattacco del loro esercito nascosto nelle retrovie» risponde Cindroj fornendo al suo capitano anche i rischi di queste nuove strategie.
«Purtroppo non ci sono alternative, l’attacco di Goj ha aperto la barriera e ha causato dei danni, ma non poteva rimanere in questa zona per completare l’opera di distruzione. Ha fatto molto per noi e non potevano trattenerlo.»
«E se andassimo in acqua? È un’idea pericolosa, però con piccolo gruppetto di soldati potremmo attaccare ai lati le mura della casermetta dove c’è il varco che si è creato con l’abbattimento della torre degli argani effettuato da Goj.»
Fajro, che ha ascoltato i discorsi tra i due, prontamente si propone come volontario. «Posso farlo io. Sono uno dei pochi qui al ponte che sa nuotare bene e avendo lavorato con la marina mercantile ho esperienza nell’uso degli arpioni.»
La proposta di Cindroj è buona, ma il pericolo è altissimo per chiunque tenti questa sortita, ciò nonostante Cevalo non può scartare questa idea e neppure vietare a Fajro dal prendervi parte proprio per le considerazioni che il ragazzo ha fatto e che sono veritiere. Cevalo conosce il principe da sempre, sa quanto sia bravo in quel tipo di situazione, ma il pensiero di metterlo così a rischio lo disturba tanto da non appoggiare completamente questa strategia.
«Ho deciso. Le tre soluzioni sono tutti attuabili, ci prepariamo per seguirle tutte, ma comanderò io i momenti in cui applicarle. Adesso riproviamo a sfondare come abbiamo fatto fino a ora.»
Cevalo guarda Fajro aspettandosi qualche lamentela ma il ragazzo lo sorprende accettando, muovendo il capo, la sua decisione.
Le truppe di Tan ricominciano l’attacco frontale del nemico.

Ponte doganale Sud/Est
L’intervento delle navi di Tera ha spostato gli equilibri della battaglia, ma soprattutto la localizzazione degli scontri che non sono più concentrati sul ponte ma dentro ciò che rimane della casermetta. Draak è implacabile, scova i soldati nemici che si nascondono tra le macerie e abbatte su di loro la sua furia combattiva senza lasciare superstiti mentre Wasa e il Saggio Wijs hanno rallentato la loro corsa fermandosi al portone abbattuto della casermetta per organizzare la fase successiva.
«Senti qualcosa?» chiede la regina al Saggio.
«Solo lei, ma il battito del cuore è rallentato. Tutti gli altri, come in altre battaglie, sono sui monti nei rispettivi regni, esclusi quelli delle corti che come me sono sui campi di battaglia.»
«Come avete fatto a decidere di esentarvi dalla guerra se non avete avuto modo d’incontrarvi? Puoi dirmelo?»
«Sì mia signora. Ricordate che siamo stati tutti impegnati negli scambi di messaggi per cercare di prevenire questa guerra? Ebbene, anche se ogni Re, compresa lei mia Signora, controllavate e leggevate il contenuto delle missive, non potevate capire che c’era un codice inserito tra le parole. Ogni regno è all’oscuro di questo codice cifrato perché non si usa da secoli ed è stato dimenticato. Ovviamente non da noi.»
«Siete dei saggi ma capaci di tramare nell’ombra» dice Wasa ridacchiando.
«La saggezza per la pace non è tramare, ma decidere con coscienza di non schierarci in un conflitto che porterà la morte nel mondo.»
«Lei invece perché l’ha fatto?» chiede sempre più curiosa Wasa.
«Per ammenda sul passato.»
Wasa smette di ridere, sa di quale giorno infausto sta parlando Wijs e lei non può dimenticarlo perché in quel frangente perse suo figlio.

Il generale Fharsa ha rinunciato al contrattacco, le forze a sua disposizione si assottigliano più trascorre il tempo. La ritirata del generale ha portato nella città l’esercito e i civili sono increduli mentre vedono i loro soldati in fuga. Molte persone si affrettano a lasciare le loro case, i bambini sono scortati dagli adulti nei luoghi di preghiera con la speranza che l’invasore non si macchi di atrocità contro la popolazione inerme, mentre Fharsa predispone delle barricate per bloccare l’impeto delle forze armate di Tera.

Una donna anziana cammina nella via principale della città e non sembra impaurita o disposta ad andarsene, anzi, si dirige proprio verso le barricate.

Regno di Tera, al Castello Reale
Le barricate di Tera nella cittadina di Winkel sono crollate, però Hebber è riuscito nel suo intendo di guadagnare tempo e ha spostato i soldati al Castello Reale. Davanti al grande portone le truppe del generale si schierano compatte mentre le guarnigioni di Each sopraggiungono nello spiazzo del castello. L’esercito di Dwr parte subito all’attacco e gli sconti corpo a corpo sono terribili; spade, scudi, qualcuno con pistola, l’uso della bombarda e dal castello iniziano a piovere sul campo frecce e dardi degli arcieri di Tera.

All’interno del Castello Reale, l’ufficiale Haag raggiunge la stanza della principessa che sta guardando dalla grande finestra l’inizio degli scontri.
«Mia signora, il comandante Hebber ordina che lei sia scortata nella torre e protetta dalle guardie. Io sarò al vostro servizio per qualsiasi vostra richiesta, ma dobbiamo sbrigarci prima che succeda l’irreparabile.»
Aarde risponde con decisione: «Io non scappo da questa battaglia. So usare le armi e farò ciò che sta facendo mia madre sul ponte doganale. Se entreranno nel castello non troveranno una fanciulla indifesa mentre aspetta di essere salvata da un cavaliere innamorato, ma vedranno una guerriera pronta a morire per il proprio popolo. Io sono Aarde di Tera!»

Each tenta di entrare nel castello forzando lo sbarramento ma Hebber non gli lascia minimamente uno spazio di manovra e così gli “arieti” e i ponteggi d’assedio diventano soltanto un ingombro. Il generale di Tera, spada in mano, inizia un contrattacco e appena si scaglia contro il nemico un corno da guerra suona un segnale convenuto. Il grande portone del castello si apre e dall’interno della costruzione esce una moltitudine di persone armate che buttandosi nella mischia della battaglia portano scompigliano tra le file nemiche e mettono in difficoltà la strategia di Each che non aveva previsto questa presenza massiccia di persone. Proprio persone. Sono i civili di Tera che hanno lasciato le loro case di Winkel per portare in salvo al castello mogli, figli e anziani, e che hanno scelto di impugnare spade e scudi per difendere la loro patria.

Il generale di Dwr, colto alla sprovvista, deve arretrare, ma alle sue spalle sono giunti altri soldati che l’hanno circondato. Il distaccamento dell’esercito che il capitano Vaandrig aveva lasciato alla baia dei contrabbandieri è arrivato al castello mentre le navi sono al porto e hanno iniziato a cannoneggiare l’imbarcazione di Dwr del capitano Luchag.

Gli assedianti sono travolti dagli assediati, per gli ufficiali di Dwr la disfatta è completa. Al grande portone appare Aarde vestita con un’armatura luccicante e il popolo esulta nel vedere la dolce principessa mentre indossa le vestigia del fratello scomparso, mentre Each, circondato, deve alzare bandiera bianca. Hebber è commosso nel vedere la principessa, vorrebbe rimproverarla per non aver ubbidito agli ordini, ma la conosce e rischierebbe di essere redarguito davanti ai suoi soldati.

Al porto di Winkel la battaglia infuria perché le navi di Luchag sono molto numerose, hanno subito danni nel momento in cui Vaandrig ha colpito di sorpresa, ma ora contrattaccano con decisione.



– Incontri fatali –



Mare dell’Ovest, Isola Ngahuru
L’isola imperiale di Ngahuru, una terra al centro del Mare dell’Ovest, era un luogo tranquillo con distese pianeggianti, ma la guerra sta strappando l’erba lasciando al suo posto il sangue di migliaia di soldati. Il mare che bagnava le coste era un luogo ricco di fauna marina, ma la guerra sta riempiendo i fondali delle carcasse delle navi affondate. Intorno all’isola la battaglia navale infuria, le flotte di tre regni si combattono aspramente, i loro cannoni cessano di sparare soltanto quando la nave che li ospita affonda, l’arrivo di Brigada ha restituito vigore ai marinai di Tan, ma la differenza è troppo ampia perché permetta al generale di conquistare la vittoria. Sull’isola Explodon avanza stoicamente, il suo esercito sulla terra ferma è quasi incontrastabile, i soldati di Dwr e Metel, insieme, faticano a tenere a bada il re di Tan determinato a chiudere la guerra togliendo di mezzo la sua nemica, anche a costo di doverla colpire con la sua scure a doppia lama. Cristalya, invece, fugge vicino al palazzo imperiale contornata da guardie pretoriane che potrebbero rivoltarsi contro di lei in qualsiasi istante poiché sono soldati di ventura che scelgono di combattere al fianco del signore che garantisce maggior guadagno. Un grosso rischio, ma lei sembra sicura che il suo nemico non gli arriverà mai davanti.
Explodon e Turo hanno la loro prima battuta d’arresto perché interviene in modo diretto l’ufficiale di Metel, Nasc.
«Mio signore, sono costretto a ucciderla io, non riesco più a sopportare i vaneggiamenti di quella donna» dice l’ufficiale salutando con un inchino il suo nobile avversario.
Il generale Turo interviene. «Prima di accostare la vostra lama al mio Re avrete modo di mostrare le vostre capacità contro di me.»
Explodon guarda il suo generale e Turo, con decisione, dice: «Sire, continuate la vostra corsa ed io continuerò a guardarvi le spalle.»
Turo punta la spada contro Nasc e l’ufficiale saluta nuovamente con un inchino Explodon dicendo: «Presto avrò l’onore di incontrare la vostra famosa scure.»
Il re riprende il suo cammino verso la regina mentre i due ufficiali iniziano a duellare mentre intorno a loro si combatte aspramente senza codici d’onore da rispettare.
La bravura di entrambi i duellanti è indiscutibile, ma esiste in ogni lotta un fattore determinante per decidere chi vince: l’obbiettivo per cui si lotta. Le loro spade si scontrano, utilizzano le loro tecniche e l’avversario pare prevedere ogni situazione prima che l’arma si muova, poi Nasc esegue un colpo straordinario; passa dalla parata al contrattacco puntando la spada dall’alto verso il basso ma Turo lo sorprende con un piccolo passo laterale, una parata effettuata con l’elsa e una piccola spinta di forza che sbilanciando Nasc lascia un punto scoperto. Turo è lesto a trapassare il corpo dell’ufficiale che crolla in ginocchio.
«Come conoscevate questa contromossa?» chiede Nasc con l’ultimo fiato che gli resta.
«Anch’io, come voi, ho imparato la scherma a Metel» risponde Turo estraendo la sua spada dal busto dell’ufficiale che si accaccia morendo.

Explodon ha avanzato ancora, gli sembra di essere più vicino alla meta, eppure, disorientato dalla foga, non si accorge che la distanza dalla regina è quasi invariata tanto che Turo lo raggiunge facendo pochi passi. I due stanno per parlarsi quando si accorgono che dalle navi nemiche hanno smesso nuovamente di sparare verso l’isola. «È finalmente arrivato anche Goj» dice Turo con gioia ma Explodon pensa a Fajro perché se la flotta del capitano è a Ngahuru vuol dire che la battaglia sul ponte doganale Nord/Ovest è iniziata.
I due stanno per riprendere la corsa verso Cristalya quando si sentono delle urla di vera paura provenienti da tutti i soldati più vicini al mare, si voltano entrambi a guardare e ai loro occhi appare qualcosa che nessuno da millenni ha più visto in questo mondo. Il mostro del mare è uscito dall’acqua con metà del suo enorme corpo; il terrificante kraken delle leggende usa i suoi possenti tentacoli per imbrigliare e stritolare le navi che gli sono vicine. Explodon squadra le forme delle imbarcazioni e riconosce chiaramente i vascelli di comando di Goj e di Brigada mentre sono sbriciolati dalla mostruosa creatura. Il re è sgomento, trema, impreca e urla, ma a nulla servono le sue parole astiose perché la bestia continua la sua carneficina senza ascoltare neppure le suppliche dei marinai che gli sono vicini.

Dalla sua posizione protetta, anche Cristalya assiste allo scempio che il mostro compie contro le navi che portano le bandiere di Tan ed esulta. «Anche i mostri vogliono la mia vittoria!», ma poi il fiato le si blocca in gola, l’urlo di giubilo si tramuta in uno strillo gonfio di panico e paura. Il kraken non sta facendo il lavoro sporco per lei, è lì perché le navi colate a picco e il rumore dei cannoni l’hanno risvegliato dal suo lungo sonno e per lui non esiste bandiera così, senza discernimento, trascina nel fondale anche le navi di Dwr. La bestia mostruosa non ha amici tra gli esseri umani, per quei suoi giganteschi e terrificanti occhi neri ogni uomo o donna è un nemico da eliminare. Il kraken non ha ancora finito, altre navi sono arrivate sull’isola, quelle di Foeil, le inquadra e con il movimento dei possenti tentacoli le distrugge con un solo colpo.
Il mostro, così com’era apparso ritorna nell’abisso del Mare dell’Ovest e a Foeil, che è sbarcato prima che le sue navi fossero abbattute, gli pare che il mostro stia ridendo mentre il suo ultimo tentacolo s’inabissa portandosi dietro l’ennesima nave.

All’interno del palazzo imperiale, nello spazio della sala principale era apparso un piccolo globo nero che in pochi attimi era diventato più grande. L’interno di questo globo si era illuminato e dalla luce erano fuoriuscite nove persone tutte vestite di nero compresa una maschera che ne copre il viso. Anche questi strani individui hanno osservato le azioni del kraken, ma nessuno proferisce parola.

Mare del Nord, lungo le coste
La battaglia navale ha subito una svolta decisiva con l’arrivo delle navi di Dwr. Gli uomini di Tan, provati dall’estenuante conflitto con Metel, continuano a combattere con la sola forza della disperazione perché sono consapevoli che la vittoria su Metel costerà cara contro Dwr. Sipestro sperava che Oceanya decidesse di rimanere ad Otoke, ma immaginava che quella ragazza non si sarebbe accomodata su una sedia ad aspettare che gli eventi compissero il loro corso. Sulle navi di Metel l’ammiraglio Lyngesydd ha esultato per l’arrivo degli aiuti, ma è anche conscio che quando si parlerà di questa battaglia il nome più acclamato sarà quello della principessa di Dwr. Cerca di portare a proprio favore la situazione, cambia la rotta e torna verso la battaglia, ma Oceanya sta facendo ciò che lui non è stato capace di compiere: sta abbordando la nave dell’ammiraglio Sipestro.

Lo scontro sul vascello di comando di Tan è all’ultimo sangue, le spade lasciano il posto ai coltelli più maneggevoli nel corpo a corpo, solo qualche ufficiale continua a combattere con la propria spada che non abbandonerebbe mai per nessun altra arma, e tra loro proprio le due persone al comando sono uno davanti all’altra con la sciabola in mano.
«Mia Signora, mi dispiace incontrarla in questo triste frangente» dice Sipestro inchinando il capo.
«Ammiraglio, avete combattuto bene, Metel era in fuga, per quanto può interessarle le giuro sulla mia parola che negli annali sarà menzionata come vittoria la vostra sfida alla flotta di Metel. Sono onorata di avere la possibilità di duellare con voi e spero mi perdoniate qualora lo vincessi» risponde Oceanya mentre fa un inchino.
Nel trambusto della lotta questi due personaggi iniziano a sferrare colpi e le loro tecniche si equivalgono, anche se ognuno ha un punto a proprio favore: Sipestro ha il vantaggio dell’esperienza mentre Oceanya quello della gioventù. Un colpo di pistola ferma i contendenti, Oceanya si volta furente verso chi ha sparato, ma prima che possa proferire parola, quella persona dice: «C’era un soldato pronto a colpirvi comandante.»
Oceanya distoglie lo sguardo da Eas che impugna la pistola fumante, guarda sulla propria destra e vede il militare ucciso. Sipestro, uomo d’onore e si è fermato attendendo che la sua avversaria fosse di nuovo pronta alla sfida e Oceanya lo ringrazia salutandolo con la spada.
Di nuovo, uno contro l’altra, le forze sembrano non diminuire a nessuno dei due, le parate sembrano una coreografia studiata, gli attacchi sono brutali, ma allo stesso tempo denotano l’abilità di questi due spadaccini, poi Sipestro cerca di colpire il corpo della giovane sferrando un colpo di taglio “da fuori a dentro” ma Oceanya lo para spingendo con forza “in fuori” la lama avversaria e in tal modo l’ammiraglio è sbilanciato e scoperto. Il comandante di Dwr fa guizzare il suo braccio verso il collo di Sipestro e la sua spada ne incide la carne in modo profondo. L’uomo crolla a terra, la sua vita sta per finire, Oceanya s’inginocchia accanto a lui prendendogli la mano.
«Grazie ammiraglio Sipestro, non sarete dimenticato» dice Oceanya chiudendogli gli occhi.

Oceanya si alza in piedi e urla all’indirizzo degli avversari: «Il vostro comandante è morto, arrendetevi ed evitate di seguirlo nel suo ultimo viaggio. La vostra battaglia è persa.»
Lo sgomento dei presenti è forte, marinai e soldati di Tan si fermano, osservano il loro ammiraglio, e infine gettano le armi a terra. La flotta di Sipestro si arrende, le navi di Metel abbordano quelle di Tan, ne prendono possesso e fanno prigionieri i marinai sconfitti.

Mare del Sud, lungo le coste
Anche nell’altra parte del mondo, nel Mare del Sud, la battaglia navale è giunta alla conclusione. Le flotte di Apen guidate dal comandante in capo Panglito e dall’ammiraglio Miral hanno quasi affondato tutta la flotta del generale Geit, fuggito verso la costa di Tera con solo dieci navi. Miral non insegue il fuggitivo, ma indirizza le prue delle navi verso il Confine Sud su ordine di Paglito che vuole attraccare e scendere con i suoi uomini per dare manforte al contingente dell’esercito del generale Macan ipotizzando che Geit faccia la stessa cosa per aiutare i suoi compatrioti.

Confine Sud
Il generale Macan da una parte, il generale Bufflel dall’altra, sono le uniche due persone ad alzarsi dopo che l’ombra misteriosa è tornata nella foresta proibita. I due sono vicini, si guardano e i loro occhi sono sconvolti da ciò che è accaduto, osservano con sincera disperazione i loro soldati distesi a terra, tutti fermi e immobili, poi, improvvisamente, si alzano insieme Jaran di Apen e Zeug di Tera, e così continuano ad alzarsi solo in coppie formate da un soldato di Apen e uno di Tera. Nessuno sa come sia possibile ed è sconcertante per i due generali che i soldati a rimettersi in piedi sono di una cifra uguale per entrambi i popoli: tra tutti i caduti sotto il gioco dell’ombra si alzano nove persone su dieci, come se quell’essere demoniaco avesse operato una decimazione. Chi non si alza rinsecchisce come se fosse stato sepolto per anni dalla sabbia di Koraha, chi è vivo rabbrividisce, piange, si dispera. Una tale tragedia è descritta in un singolo testo antico nel quale si narra in modo dettagliato ciò che si sta ripetendo ora ai morti, un fatto accaduto prima dell’arrivo del Leggendario. Fu proprio Atua, Primo del suo nome, a debellare la minaccia oscura che gravava sulle persone che morivano fuori dalla foresta proibita.
I due comandanti si guardano nuovamente, non parlano, ma agiscono all’unisono, raggiungono i loro ufficiali più importanti e confabulano con loro poi ritornano uno davanti all’altro e dicono le stesse parole insieme: «Ci ritiriamo».
I due eserciti, completamente allo sbando, si dirigono al proprio confine senza guardare indietro; i soldati non hanno la preoccupazione di essere colpiti alle spalle perché sanno che i loro avversari hanno la loro identica paura che quell’ombra decida di finire il suo lavoro.

Confine Nord
La battaglia si è definitivamente spostata dalla linea del confine all’interno del primo villaggio di Metel. Il capitano Capall, saputo della morte di Ciffredynol, nonché fratello di sua moglie, ha preso il comando e cerca di riorganizzare l’esercito nonostante la ferita alla gamba lo continua a torturare. Torcon ha raggiungo i suoi uomini che lo avevano lasciando indietro, ma che non si sono mossi senza ordini per l’attacco. Il principe non tarda a dare il segnale e sono gli archibugi a sparare per primi seguiti da frecce e dardi, quindi con il suo cavallo Torcon si lancia all’attacco con il resto della cavalleria seguito dagli appiedati.
La resistenza è inefficace, i soldati di Metel che non sono ancora fuggiti sembrano disperati, si difendono senza contrattaccare, appaiono già sconfitti prima dell’arrivo del nemico. Capall è costretto nuovamente alla fuga, Torcon non lo insegue decidendo di prendere possesso del villaggio.
I soldati di Tan scovano i pochi civili e li costringono ad assistere alla loro razzia di cibo e oggetti, anche quelli di scarso valore, qualcuno aggredisce le donne senza distinzione di età, tentano di stuprarle e se i loro anziani genitori reagiscono l’uso delle armi per intimidire o addirittura uccidere diventa una prassi. Il loro comportamento deplorevole ricorda l’antichità quando questo popolo era definito di “barbari” dai regni del mondo.
Torcon, appena si accorge di questi comportamenti, s’infuria, raggiunge gli uomini che si sono macchiati di una qualsiasi azione oltraggiosa e lo giustizia personalmente davanti a tutti gli altri soldati. Mai avrebbe pensato che i suoi sottoposti fossero così vili da compiere tali violazioni, Torcon urla incattivito: «Ruga, spargi immediatamente la mia decisione. Chiunque oserà comportarsi in maniera incivile con gli abitanti sarà giustiziato sul posto senza nessun processo.»
Ruga corre per le vie urlando le parole del principe, ma il grosso danno è già stato compiuto. Torcon, fermandosi, voleva dare qualche momento di riposo alla sua truppa, ma ora, furente e pieno di livore, riordina le file mettendole in marcia verso il prossimo posto da conquistare; Port Pearl.

Ponte doganale Nord/Ovest
Cevalo ha tentato di nuovo inutilmente lo sfondamento delle linee difensive di Dwr, ha provato ad attirare gli avversari verso di lui ma Ohoma non ha mai lasciato la propria posizione di vantaggio evitando che il suo esercito finisse per essere bombardato senza la protezione degli arcieri. Cevalo arretra e da una posizione sicura impartisce gli ordini dando il via alle azioni più pericolose.
«Muoveremo l’artiglieria verso di loro piazzando dei soldati con il compito di proteggere l’avanzata mentre un secondo gruppo terrà a bada quelli di Dwr che tenteranno delle sortite. Fajro, tu sei un principe e ciò ti rende un graduato del nostro esercito, prendi con te degli uomini e procedi con l’idea del mare, però non sferrate un attacco prima di vedere quale effetto porterà la nostra artiglieria. Non voglio che finiate per essere colpiti dal fuoco amico.»
Fajro è pronto, conosce i rischi, sa che può riuscire in quest’impresa e ascolta i comandi di Cevalo con molta attenzione, ma c’è una persona che ha qualcosa da dire prima che inizino queste manovre.
«Io vengo con te» dice il Saggio Saga al principe.
«Perdonate le mie parole, ma siete troppo vecchio perché partecipi a questo tipo di azione» risponde Cevalo.
«È giusto capitano, come è altrettanto vero che se il principe sa nuotare e usare le armi della marina mercantile lo deve ai miei insegnamenti. Senza di me questo giovane birbante sarebbe affogato in un metro d’acqua.»
Fajro protesta. «Saggio, non posso prendermi cura di te in questa situazione.»
Il Saggio accarezza il viso del giovane e poi gli tira amabilmente la guancia dicendo: «Conoscendomi, credi che cambierò idea?»
Saga è determinato e rivolge parole anche a Cevalo: «E lei capitano conosce quale sia la mia priorità.»
Cevalo annuisce ed è costretto a cedere alla richiesta del Saggio, mentre Fajro li guarda stranito perché non ha capito niente di quello che si sono appena detti.

La pausa è finita, gli artiglieri di Tan portano avanti i cannoni, i soldati armati di grossi scudi si pongono a loro protezione, Fajro e i suoi subordinati si calano in acqua nel momento in cui l’attenzione del nemico è tutta rivolta allo spostamento delle truppe, Cevalo e Cindroj, si ributtano nella mischia guidando l’avanzata creando ulteriore confusione.
Nella casermetta Ohoma ha osservato con attenzione le mosse del nemico, per la prima volta impugna la sua spada e raggiunge il portone doganale divelto dall’attacco delle navi di Tan. Chiama vicino a sé un ufficiale per ordinargli: «Qualunque cosa possa succedere non dovete far capire al nemico che dietro di noi non c’è assolutamente nessuno. Gli arcieri si nascondano nelle retrovie quando le torrette saranno colpite e la metà di loro si armi di spada perché il numero di soldati del loro esercito, anche se il comandante di Tan non si è ancora accorto, è almeno tre volte superiore al nostro.»

Ponte doganale Sud/Est
L’esercito di Tera è in città, ha spazzato via quei pochi soldati che stavano arretrando più lentamente per permettere ai compagni di raggiungere le barricate. Draak, prima di raggiungere il nuovo punto del conflitto, ordina a Geel di controllare se nelle case ci siano dei soldati nascosti, ma soprattutto di ispezionare i luoghi di preghiera nei quali potrebbero sfruttare la sacralità del posto per organizzare una controffensiva.
Geel entra in uno dei santuari dedicati al Leggendario e trova donne, vecchi e bambini; i civili tremano vedendo le armi impugnate da quei soldati e l’ufficiale pone subito le sue condizioni. «I miei uomini controlleranno questo posto, vi chiedo di restare dove siete e di non fare nessuna mossa improvvisa. Potete stare tranquilli, se seguirete le mie indicazioni, nessuno oserà farvi del male.»
Un piccolo bambino sguscia dalle mani della madre, si alza in piedi e raggiunge Geel al centro del sagrato piazzandosi davanti a Geel.
«Signore, se mi scappa la pipì?»
Geel sorride, s’inginocchia per guardare negli occhi il bimbo e risponde: «Se alzi la manina ti porterò io stesso ai bagni. Però ricordati di alzare la manina, capito?»
«Sì signore» risponde il bambino che rincuorato torna dalla madre tremante.

Wasa e Wijs stanno per varcare le macerie della casermetta quando il rumore di cannonate li fa girare verso il mare dell’Est. La flotta di Dwr comandata dall’ammiraglio Haranche, proveniente dall’isola Puna, è arrivata vicino al ponte e sta ingaggiando uno scontro a fuoco con le imbarcazioni comandate dall’ammiraglio Raal. Wijs ha una premonizione e tocca la mano della regina. «Mia signora, sta per farlo ora.»
Wasa e Wijs attraversano di corsa la casermetta dirigendosi verso la città.

All’interno della cittadina lo scontro tra i due eserciti è terribile. Ogni linea, difensiva o offensiva, subisce enormi perdite a ogni scontro, Fharsa è riuscito a preparare in tempo la grande barricata e si prepara al combattimento ma Geodha gli indica quella donna anziana che si avvicinava e che adesso è quasi attaccata alla barricata.
«Chi siete?» urla Fharsa.
«Il mio nome è Graniette, so che mi stavate cercando, sono stata io a far crollare gli argani.»
Il generale di Dwr non ha tempo di dire altro, l’anziana donna allunga le braccia verso la barricata ed esclama: «Giungi a me anima tormentata del vulcano.» Dalle sue mani esce del fuoco e i soldati che le stavano più vicini sono arsi vivi e le loro carni diventano carbone e poi cenere in pochi istanti. Le fiamme divampano sull’intera barricata che scricchiolando crolla, i pochi soldati che si sono salvati dall’attacco magico della donna fuggono dalla città buttando via le proprie armi. Fharsa e Geodha si sono salvati miracolosamente e guardano Graniette mentre crolla a terra. La legge magica non perdona i Saggi che utilizzano due magie nello stesso giorno e la vecchia donna, pur sapendo di morire, ha scelto da sola la sua fine. I due ufficiali dell’esercito, ancora scossi, si danno anche loro alla fuga.

Regno di Tera, Castello Reale & Port Winkel
Il Castello Reale è salvo, Hebber ha ordinato ai popolani di rimanere a difesa delle mura cercando di convincere, inutilmente, anche Aarde a restare al riparo.
Tutto il nuovo contingente si è messo in movimento per due direzioni diverse: il primo, formato dagli uomini che avevano lasciato le navi di Vaandrig alla baia dei contrabbandieri, si appropria dei cannoncini del porto ed elimina i soldati di Dwr che erano stati lasciati al check point creato da Luchag; il secondo, guidato da Hebber, si è diretto di corsa al ponte doganale Sud/Est. Il comandante non sa cosa stia succedendo in quel posto e la sua prima premura è di aiutare la regina a superare quell’ostacolo così spinge i suoi uomini a correre più che possono. Una piccola parte del secondo gruppo, guidato dall’ufficiale Haag e dalla principessa Aarde, percorre la stessa strada di Hebber.

La battaglia lungo la costa di Tera tra Vaandrig e Luchag prosegue, ma con l’aiuto fondamentale proveniente da Port Winkel il capitano di Tera sta vincendo nonostante il numero esiguo delle sue navi.
«Ragazzi diamoci dentro, dobbiamo chiudere il conto e raggiungere anche noi il porto doganale» urla Vaadrig ai suoi uomini che hanno aumentato il ritmo di lavoro, nonostante la fatica, subito dopo avere capito che l’invasore è stato ricacciato indietro dal Castello Reale. Al contrario, i marinai di Dwr hanno compreso che l’invasione è fallita e hanno perso la forza morale; a nulla servono i richiami dei loro ufficiali perché anche tra i graduati serpeggia la sensazione della grande disfatta militare di Dwr.

Regno di Tan, direzione sconosciuta
Partiti da Oazo, il gruppo di mercenari al seguito di Metalo percorre a grande velocità delle strade secondarie del regno; più perigliose, ma anche più veloci. Durante il tragitto Metalo ha osservato i tre capitani dei mercenari che lo affiancano e decide di scoprire chi siano queste persone che lo stanno seguendo interrogando per prime le due donne.
«Mi domandavo per quale motivo due belle donne come voi abbiano deciso di fare la vita del mercenario» chiede Metalo sorridendo.
In verità le due donne possono avere doti e qualità sconosciute, ma di certo la bellezza non fa parte del loro bagaglio. Kaia risponde scuotendo la testa: «Cercare di fare il brillante con noi è tutto inutile e… come ti ha chiamato?»
«Sgorbietto» dice intervenendo Menara.
«Ecco, sgorbietto, usa la tua galanteria per la tua aiutante e cerca di tenere il nostro passo perché se rimani indietro ti dovrai arrangiare da solo se t’imbatti in qualche guardia di Tan.»
Metalo non risponde, non cerca la lite, sorride e si sposta verso il terzo dei capitani; un uomo, questo si di rara bellezza.
«Le vostre compagne sono di poche parole, e per nulla gioviali» dice il principe a Kumari.
«Sono due damigelle intrattabili, ma sono più affidabili dei cento uomini che le seguono. Dovreste stare alla larga da loro; non hanno simpatia per i ricchi benestanti dopo che le loro famiglie sono state depredate dei pochi denari dalle Cooperative degli scavatori di Metel.»
«Avendo astio per il mio popolo mi domando perché ci siano loro in questa missione» chiede Metalo cercando di farsi svelare il motivo per cui Kokiaka gli ha fornito soltanto trecento uomini, ma Kumari, che già conversando dimostra buona cultura, non si lascia sorprendere dalle domande sibilline del principe e liquida la domanda dicendo: «Io comando i miei uomini, cosa fanno gli altri non mi riguarda.»

Metalo ha capito che non otterrà informazioni, rallenta il cavallo per tornare in fila con i suoi soldati.
«Ringrazio Metel che ci ha dato delle belle donne come te, Meirge» dice il principe facendo arrossire il capitano.
Copar sorride burlandosi del suo ufficiale. «Strano che non hai tirato fuori il tuo coltellino all’apprezzamento del principe, ancora più insolito che le tue guance siano rosse come il fuoco.»
Meirge lo guarda quasi con disprezzo e quel viso così furibondo non porterebbe nessuna parola carina per il soldato ma Metalo interviene cercando di calmare gli animi, ride di gusto mentre dice: «Siete qui con me perché mi fido ciecamente di voi, fate la pace per il vostro principe, su, magari potrebbe piacervi se vi date un bacetto sulla guancia.»



– Cadute rovinose –



Mare dell’Ovest, Isola Ngahuru
Il kraken ha distolto l’attenzione di tutti lasciando dietro di sé paura e sgomento negli animi dei soldati, Explodon ha guardato impotente quel massacro e ha abbassato la sua arma, ma prontamente Turo lo scuote dall’improvviso timore.
«Sire, non lasciate che il vostro animo sia piegato, le perdite erano previste per la guerra e quel mostro ha colpito tutti. Voi avete un compito da assolvere!»
Il re guarda il suo generale, ringhia furente, il fuoco gli pervade nuovamente lo spirito, rialza la sua scure e la stringe con più forza. «Hai ragione, è il momento di farla finita» poi Explodon urla ai suoi soldati: «Gente di Tan non fermatevi, continuiamo ciò che abbiamo iniziato!»
L’urlo del re scuote tutto il suo esercito che si ributta contro il nemico mentre Cristalya sembra accorgersi di essere in grave pericolo. Le sue truppe di terra non hanno un comandante che li sproni a combattere, i soldati di Dwr sono abbattuti da quelli di Tan con relativa facilità, lei non ha le capacità di comando che caratterizzano la sorella, è spiazzata da tutto quello che è successo e rimane immobile sulla sua seggiola da campo mentre il suo avversario è un uomo che vive a contatto con i suoi subordinati, sa essere conciliante, ma anche determinato. La sfida tra i due regnanti appare impari e le guardie pretoriane di Cristalya, comprendendo le difficoltà della regina, iniziano a smobilitare allontanandosi dal palazzo imperiale. Il Saggio Glic ma la regina, più preoccupata per se stessa che per ogni tattica, non lo considera, e lui non ha intenzione di usare la magia senza esserne costretto, così decide di tacere; lui non è in pericolo se non combatte, Explodon non lo colpirà mai se rimane in disparte.

Sul mare la battaglia navale è ripresa e le marinerie di Dwr e Metel hanno mantenuto il predominio territoriale nonostante l’attacco del kraken e hanno ricominciato a bombardare anche l’esercito di Tan sull’isola.

Ogni istante che trascorre avvicina Explodon a Cristalya, adesso il re di Tan riesce anche a vedere bene il viso della nemica; con la scure colpisce qualsiasi cosa gli passi davanti e anche un compagno rischierebbe di essere abbattuto. Con ferocia avanza mentre Turo è bloccato indietro dagli ufficiali di Dwr molto meglio preparati allo scontro tra spade. Cristalya si alza e indietreggia verso il palazzo imperiale, è in fuga ma Explodon compie un balzo in avanti sfondando il cranio dell’ultimo uomo che lo tiene lontano dalla regina. Sono a faccia a faccia, lui ha il corpo impregnato del sangue degli avversari uccisi, lei è vestita come se partecipasse a una festa; troppo superba e incauta, forse non aveva neppure compreso che il re nemico sarebbe stato su quest’isola fino a quando non l’ha visto. Cristalya aveva forse pensato che fosse andato sul ponte doganale ma solo ora comprende il suo errore.
«Arrenditi o perirai in questo luogo» dice Explodon puntando la sua scure verso Cristalya.
La regina ha un impeto improvviso, prende da terra una spada lasciata dalle guardie pretoriane che sono fuggite e la agita davanti all’arma del re come se sventolasse un fazzoletto. «Io ti ucciderò oggi!» grida.
Explodon fa un solo un piccolo movimento con il braccio e la sua scure colpisce la spada che cade a terra senza che Cristalya riesca minimamente a tenerla stretta nella mano.
«Hai scelto il tuo fato» dice Explodon quando le porte del palazzo imperiale si aprono e da esso sbucano fuori i nove figuri vestiti di nero.
Il re di Tan cerca di capire cosa stia succedendo e questa sua esitazione è sfruttata dai nove che contemporaneamente lo trafiggono con le loro spade. Turo, da lontano, può solo urlare mentre Explodon cade in ginocchio. Uno dei nove consegna una spada a Cristalya. «Mia Signora, il mio padrone confida che il vostro contratto sia da considerare onorato per la sua parte. Siete viva come le aveva promesso, e a tempo debito riscuoterà il dovuto.»
La regina, effettivamente sorpresa, brandisce la spada, i nove rientrano nel palazzo imperiale e scompaiono attraverso il globo nero che subito dopo si chiude scomparendo del tutto.
Explodon sanguina copiosamente, non può muoversi, ogni fibra è stata lacerata, ogni muscolo trafitto, guarda Cristalya con odio e disprezzo, ma alla regina non importano i sentimenti del re morente, vuole soltanto che la sua dipartita sia di monito a ogni soldato di Tan presente sull’isola e con la spada lo colpisce al collo. Cristalya non ha la forza per completare l’opera, la testa di Explodon è rimasta attaccata al corpo e i suoi occhi aperti sembrano maledirla. La regina è sconvolta dagli occhi di quell’uomo ormai morto, furiosa e tremendamente impaurita si accanisce con ferocia colpendo il nemico più e più volte. Il sangue di Explodon schizza sul suo viso e lei inizia a gridare colta totalmente dalla pazzia.

Chi di Tan ha assistito a quella scena si blocca e si dispera, Turo non è in grado di dare ordini tanto è sconvolto, l’esercito di Re Explodon si ferma e non combatte più nonostante il numero di soldati maggiore a quello dell’avversario. Gli ufficiali di Dwr ne approfittano, bloccano il generale Standarto, ma soprattutto circondano il generale Turo che in assenza del principe Torcon e del re morto è di fatto il comandante in capo dell’esercito di Tan.

Cristalya, sempre più corrotta da una pazzia incontenibile, solleva la testa di Explodon mostrandola a tutti. Urla con grande trasporto: «Ho vinto io!»










CAST
Anziano Maestro – Insegnante della scuola imperiale e narratore della storia
Atua Primo del suo nome – Leggendario primo Imperatore dei Cinque Regni [deceduto]
Atua CCXV (vero nome Ukwu)  – Imperatore dei Cinque Regni [deceduto]
L’Inquisitore [personaggio soltanto nominato]
- Regno di Apen
Wit – Re di Apen
Pine – consorte del Re di Apen
Willa – principessa di Apen
Oak – principe ereditario di Apen
Wicaksana – Saggia reale di Apen
Panglito – comandante in capo dell’esercito
Macan e Terwelu – generali dell’esercito
Catur e Jaran – capitani dell’esercito
Miral – ammiraglio della marina
Prau – generale della marina
Altri: Ijo (ufficiale della marina), Kayu, Gedhe (ufficiale dell’esercito)
- Regno di Dwr
Cristalya – Regina di Dwr
Oceanya – sorella e principessa ereditaria di Dwr, comandante in capo dell’esercito
Dheat – Saggio di Dwr [prigioniero dei mercenari]
Glic – Saggio reale di Dwr
Fharsa e Each – generale dell’esercito
Ohama e Foeil – capitani dell’esercito
Haranche – Ammiraglio della marina
Tarley – generale della marina
Luchag – capitano della marina
Altri: Eas (caporale dell’esercito), Dubh, Geodha (soldato dell’esercito), Loch
- Regno di Metel
Titan – Re di Metel e comandante in capo dell’esercito
Meyelo – principe ereditario di Metel
Ohlaka – Saggia reale di Metel
Ciffredynol – generale dell’esercito [deceduto nella battaglia del Confine Nord]
Capall, Tyred e Meirge – capitani dell’esercito
Lyngesydd – ammiraglio della marina
Moncai e Ceilog – generali della marina
Altri: Nasc (ufficiale della marina)[deceduto nella battaglia sull’isola Ngahuru], Gwyn, Juwelo, Copar (soldato dell’esercito)
- Regno di Tan
Explodon – Re di Tan
Bruligida – Regina di Tan
Torcon – principe ereditario e comandante in capo dell’esercito
Fajro – principe di Tan
Saga – Saggio reale di Tan
Brigada [deceduta nella battaglia sull’isola di Ngahuru] e Standarto – generali dell’esercito
Goj (capitano dell’esercito)[deceduto nella battaglia sull’isola Ngahuru], Serpe e Cevalo (capitani dell’esercito)
Sipestro – ammiraglio della marina [deceduto nella battaglia navale nel Mare del Nord]
Turo – generale della marina
Altri: Ruga e Cindroj (soldati dell’esercito), Lumo
- Regno di Tera
Wasa – Regina di Tera
Aarde – principessa ereditaria di Tera
Wijs – Saggio reale di Tera
Hebber – comandante in capo dell’esercito
Buffel e Draak – generali dell’esercito
Paard – capitano dell’esercito
Raal – ammiraglio della marina
Geit – generale della marina
Mijin e Vaandrig – capitani della marina
Altri: Zeug, Haag, Geel (ufficiali dell’esercito), Graniette (saggia residente a Tera) [deceduta in battaglia]

- Mercenari
Kokiaka – Capo dei mercenari
Fiskabur, Kaia, Kumari, Makara – comandanti dei mercenari

Nove Personaggi in nero – identità sconosciute

Kwakhala – Regina dei mostri marini



MAPPA
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Capitolo 8
*** L'alba di una nuova Era ***


8° e ultimo capitolo: L’alba di una nuova Era





– Cadute rovinose (seconda parte) –



Mare del Nord, direzione confine Nord
Sul vascello di comando di Dwr si sta svolgendo una riunione.
«La nostra intenzione è di raggiungere Port Pearl, scoprire cosa stia succedendo al Confine Nord e nel caso intervenire in aiuto dei nostri compatrioti» dice l’ammiraglio Lyngesydd a Oceanya.
«I tempi di navigazione per Metel sono minori per me che tornare a Otoke, imbarcare l’esercito e poi tornare a Dwr quindi sono d’accordo con lei e parteciperemo alla vostra azione» risponde Oceanya sorprendendo il suo interlocutore.
«Ero convinto che avrebbe deciso diversamente mia Signora.»
«Dwr è in guerra con Tan, Re Titan ha fornito a mia sorella una flotta di navi ed io ricambio il favore.»
Lyngesydd continua a mostrarsi perplesso ma Oceanya ha compreso cosa stia passando per la mente dell’uomo. «Ammiraglio, se crede che io stia cercando gloria in battaglia si sta sbagliando. Il mio ruolo di comandante impone disciplina, onore e abnegazione e non sono donna che si vanta dei propri successi; oggi posso essere acclamata, ma domani una caduta rovinosa metterebbe in dubbio ogni mia parola passata.»
Ohlaka, la Saggia di Metel, annuisce alle parole di Oceanya e Lyngesydd si convince che la ragazza non è un lupo vestito d’agnello. «Siamo d’accordo, torno sul mio vascello e inizieremo il viaggio.»

La delegazione di Metel esce dall’alloggio del comandante nel quale rimangono Oceanya ed Eas che sta sistemando le carte nautiche appena consultate. La principessa si alza dalla sedia dirigendosi verso l’uscita, deve impartire i nuovi ordini, ma prima si ferma davanti a Eas.
«Volevo ringraziarti per avermi protetta sul vascello di Tan» le dice Oceanya sorridendo.
Eas sta per rispondere ma la principessa la bacia sulle labbra ed esce dall’alloggio lasciando il caporale interdetta.

Lyngesydd arriva a bordo del suo vascello proprio quando la vedetta annuncia l’arrivo di due navi portanti bandiera di Metel.
Il generale Moncai non ha dubbi. «Sono i due galeoni di Ceilog; ciò vuol dire che nel mare e al confine Est non cisono stati problemi con Tera.»
«Segnalategli immediatamente di seguire le nostre navi» ordina l’ammiraglio.

Le flotte si mettono in movimento mentre le navi di Tan, conquistate e trasformate in galere galleggianti, dirigono la prua verso l’isola di Otoke.

Regno di Metel, Port Pearl
Torcon è ancora scosso per gli avvenimenti che sono accaduti al villaggio, ma deve tenere saldamente in testa quale sia il suo obiettivo. Le truppe di Tan hanno terminato l’inseguimento dei soldati di Metel che hanno trovato rifugio a Port Pearl. Il capitano Capall è una furia scatenata, la diserzione di molti soldati e la morte di Ciffredynol l’ha reso una belva feroce e la ferita alla gamba, che si sta infettando, offusca la sua mente facendogli compiere delle scelte discutibili.
Alle porte della città si scontrano nuovamente le truppe appiedate; Capall ha piazzato molti uomini a difesa del porto e mandato allo sbaraglio una piccola pattuglia, Torcon interviene con la cavalleria distruggendo la prima difesa di Metel in pochi minuti. Ruga avanza con gli archibugieri attraversando le vie principali del porto e non permette a nessun soldato di entrare nelle case, anche se questa scelta potrebbe rivelarsi un errore per la possibilità concreta che qualche soldato si sia nascosto pronto per un’improvvisa sortita.
 Torcon guida la cavalleria e l’esercito direttamente verso i moli del porto perché vuole conquistare le torri di guardia che sono fornite di cannoni ed è proprio il posto in cui si sta riparando Capall. Il capitano di Metel, pur zoppicando, si mette in prima linea e attende le mosse dell’avversario.
L’ennesimo scontro cruento tra gli eserciti lascia sul campo migliaia di vittime, soprattutto dalla parte di Metel, mentre i civili non si muovono dalle proprie case e nessuno partecipa allo scontro così Ruga, persuaso che non ci possano essere disordini, lascia indietro pochi uomini e raggiunge il principe alle torrette.
Capall urla ai suoi soldati: «Dobbiamo difendere le torri a tutti i costi» ma mentre parla, si accorge che alcuni di loro non lo stanno neanche a sentire, soprattutto l’uomo che dovrebbe garantirgli la sicurezza. Il capitano di Metel si avvicina a Juwelo e lo redarguisce: «Maledizione, che cos’è questa faccia?»
Il soldato è stanco, le battaglie che si sono susseguite l’hanno snervato a tal punto che la sua risposta è ingiuriosa. «Se non siete capace di governare un esercito dovevate starvene in casa!»
Capall non risponde, estrae la pistola e spara al soldato uccidendolo sul colpo. Gli altri hanno osservato la scena e come Juwelo sono stanchi di questa battaglia già persa, ma nessuno dice una parola dopo ciò che è successo.
Torcon e Ruga sono entrambi vicini alle torrette, il principe ordina la carica di pochi uomini che si scagliano con violenza contro i difensori. La difesa regge a questo piccolo manipolo di uomini ma Torcon ha usato questa strategia per scoprire quanti arcieri siano ancora a disposizione del nemico e si accorge che il comandante avversario non ne ha messi sulle torrette.
«Ruga, tocca a te» dice Torcon al suo attendente e immediatamente gli archibugi iniziano a sparare, la falange armata di spade penetra all’interno della difesa creata da Capall e il capitano di Metel si ritrova circondato mentre la cavalleria di Tan colpisce i soldati che tentano la fuga.
Gli scontri cessano, Torcon raggiunge Capall ormai legato. «Sono contento che siate ancora vivo, capitano.»
«Non osate parlarmi con quest’accondiscendenza fasulla, avete macchiato il vostro onore con l’omicidio del generale Ciffredynol nonostante fosse disarmato» urla Capall febbricitante.
«Gli ho offerto la resa e lui ha cercato di colpirmi con una pistola . Quell’uomo insulso ha ricevuto ciò che meritava!»
Capall cerca di scagliarsi contro Torcon ma il principe non ha difficoltà a farlo cadere a terra con una leggera spinta.
«Mi dispiace che quella brutta persona fosse tanto importante per voi» dice Torcon con tono quieto ma nello stesso tempo molto duro.
«Anche voi avrete ciò che meritate» urla Capall prima di essere colpito con un calcio allo stomaco da Ruga.
«Mio Signore, che ne dobbiamo fare di questo?»
«Guardalo, la ferita deve essere infetta, la sua mente è sconvolta e irragionevole, però ha dimostrato onore nella nostra sfida. Fallo portare nelle celle portuali e che sia ben curato. Poi Ruga organizza un gruppo e prendi possesso delle torrette.»
«Ci fermeremo qui?» chiede Ruga.
«Riposiamo e poi ripartiremo» risponde preoccupato Torcon.
«Sipestro, vero?»
«Sì amico mio, temo il peggio, il suo amato corvo doveva essere già qui.»

Ponte doganale Nord/Ovest
La casermetta del ponte resiste all’attacco dell’artiglieria di Tan, il capitano Ohoma di Dwr è uscito allo scoperto con gli uomini a sua disposizione e tiene testa a Cevalo mentre gli arcieri dalle torrette scoccano frecce verso i soldati che proteggono gli artiglieri. Cindroj agita un fazzoletto rosso ed è il segnale che Fajro stava attendendo. Il commando guidato dal principe si avvicina alla riva opposta della casermetta senza trovare nessun tipo di ostruzione, lanciano gli arpioni, scalano la piccola rupe e si ritrovano proprio al lato della costruzione devastato dalla flotta navale di Goj.
«Mio Signore, non c’è nessuno?» chiede perplesso il Saggio Saga.
«Possibile che non abbiano pensato a questo tipo di assalto da parte nostra? Dall’altra parte infuria la battaglia e qui pare di essere in villeggiatura» risponde Fajro anche lui dubbioso.

Intanto sul ponte, per la prima volta i due comandanti sono molti vicini tra loro. Entrambi studiano le mosse dell’altro mentre devono difendersi da altri soldati e non sono in grado di affrontarsi per il caotico movimento degli eserciti. Cindroj ne approfitta, prova a raggiungere la casermetta, ma deve indietreggiare perché gli arcieri di Metel colpiscono senza errori i suoi compagni. Finalmente l’artiglieria riesce a sparare qualche colpo ma la mira è tutt’altro che precisa perché il tempo per manovrare i “pezzi” è troppo lungo e l’assalto dei soldati nemici non si placa. Una delle palle di cannone colpisce un lato della torretta di sinistra e le macerie crollano molto vicina al gruppo di Fajro.
«Dobbiamo avvertire Cevalo che non hanno nessuno nelle retrovie» dice il principe a uno dei suoi uomini, poi si rivolge al Saggio: «Saga dobbiamo intervenire nella battaglia, sei pronto anche tu?»
«Mio principe, ordinate e non avrete di che lamentarvi.»
«Vecchio testone!» bisbiglia tra sé Fajro. «Soldati, entriamo nella casermetta e dirigiamoci verso l’entrata, fate attenzione sopra le vostre teste, potremmo trovare degli arcieri. Andiamo!» è infine l’ordine del principe.

Sul fondo del ponte nella terra di Tan, un folto gruppo di persone si è nascosto nella boscaglia e osservano gli sviluppi della battaglia.
«Come farete?» chiede Metalo a Kumari, ma il mercenario non risponde, è più interessato allo svolgersi della battaglia che alle parole del principe di Metel.
«Che scontro formidabile, mi piacerebbe essere in mezzo loro» dice Kumari estasiato da ciò che sta guardando.

Ponte doganale Sud/Est
La caduta delle guarnigioni a difesa del ponte Sud/Est è completa. Draak e Geel hanno messo in sicurezza la cittadina mentre le barricate di Fharsa sono state distrutte dalla magia della vecchia Graniette a costo della propria vita. Wasa ha raggiunto il generale e parla con lui mentre il Saggio Wijs è vicino al corpo esanime dell’anziana amica.
«Mia cara, spero che nel tuo nuovo cammino tu possa incontrare il giovane principe e che lui, magnanimo come lo era in vita, perdoni la tua scelta di non essere stata al suo fianco quel triste giorno di otto anni fa.»
Il gruppo è raggiunto anche dal comandante in capo Hebber il quale si congratula con Draak. «Generale siete stato formidabile.»
«Siete troppo gentile comandante, il grosso del lavoro è stato compiuto da quella donna che ora è distesa a terra. Dovremmo tributare a lei ogni onore per la conquista del ponte.»
Wasa chiede subito a Hebber: «Mia figlia? Ditemi che non ha fatto ciò che penso!»
Il comandante scuote il capo e sbuffa.
«È tutta colpa mia se quella ragazza ha quello spirito combattivo di tutte le donne di Tera.»
«Mia signora, fra poco la vedrete, indossa quell’armatura e sembra che lo spirito del ragazzo sia dentro di lei. I cittadini di Winkel hanno reagito con un boato di approvazione quando si è mostrata al castello fiera e risoluta.»
«Hebber, tu sei troppo permissivo con quella ragazzina» risponde Wasa ridendo.
«Maestà, non sono io, è lei che si prende le libertà che vuole» risponde il comandante ridacchiando proprio mentre Aarde li ha raggiunti in città.
«Qualcosa mi dice che stavate parlando male di me!» dice la principessa prima di brontolare gonfiando le guance rosee.
Hebber chiede a Haag informazioni sulla battaglia navale che è ancora in corso dietro di loro e l’ufficiale si dimostra aggiornatissimo.
«Signore, la flotta del capitano Mijin ha lasciato la parte sinistra del ponte e si è diretta verso la costa sud di Dwr pronta a creare copertura qualora decideste di avanzare; le navi dell’ammiraglio Raal, a destra del ponte, hanno tenuto testa al nemico e presumo che si siano già mosse per raggiungere la costa est di Dwr, mentre siamo troppo lontani per sapere come stia procedendo la battaglia a Port Winkel tra le imbarcazioni del capitano Vaandrig e le forze nemiche.»
«Ottimo lavoro Haag per quanto concerne la comunicazione militare, mentre per quanto riguarda la protezione della principessa dovrei metterti in galera a vita» dice Hebber mostrando il viso serio da comandante ligio al dovere.
«Se lo rinchiudete, io aprirò personalmente la cella» dice Aarde simulando il tono di voce di Hebber facendo ridere tutti i presenti.
Haag, invece, arrossisce e la regina Wasa non perde un attimo per farlo vergognare ancora di più. «Giovanotto, mia figlia non si tocca!»
Anche il viso della bella Aarde diventa rosso fuoco mentre esclama: «Madre!»
Le risate lasciano il posto alla serietà della discussione principale.
«Maestà, i nostri obiettivi primari sono stati tutti raggiunti, ma non sappiamo cosa sia accaduto nel Mare e al confine del Sud. A questo punto ha una decisione difficile da prendere ed è conscia che potremmo finire tutti in trappola.»
Wasa non ha mai pensato di cambiare il suo obiettivo primario e risponde a Hebber con decisione ferrea e determinazione assoluta. «Comandante, procediamo con l’invasione di Dwr.»

Nel frattempo la fuga del generale Fharsa si arresta davanti alla piccola guarnigione dell’ufficiale Dam, rimasta a protezione della via principale della Reggia di Dwr.
«Signore, che cosa è successo? Qual è il motivo per cui siete qui?» chiede Dam con crescente preoccupazione.
Fharsa osserva quel piccolo manipolo di uomini e risponde con voce tremolante: «Stanno arrivando e noi non potremo fermali.»

Regno di Tera, Port Winkel
La battaglia al largo di Port Winkel è tutt’altro che conclusa e il capitano Vaandrig fatica a tenere a bada il capitano Luchag, mentre la cittadina portuale è definitivamente tornata nelle mani del popolo di Tera permettendo a un distaccamento dell’esercito di partire verso il ponte doganale.



– Il messaggio –



Regno di Metel, Port Pearl
L’apparente tranquillità di Port Pearl dopo la battaglia è subito spazzata via da Ruga che corre per verso una locanda nella quale Torcon ha creato il suo quartier generale.
«Mio Signore, navi in arrivo. Non sono nostre.»
Torcon scatta in piedi. «Andiamo, dobbiamo essere pronti a colpire senza che possano capire la nuova situazione del porto.»
I due uomini escono dalla locanda, Torcon ferma degli ufficiali e ordina: «Date immediatamente l’allarme, voglio delle falangi pronte allo scontro frontale.»
Ruga anticipa le parole del principe. «Io preparo gli archibugieri al combattimento.»
«Perfetto. Io raggiungo le torrette dei cannoni.»

Le navi del generale Moncai di Metel sono le più vicine alla costa e Torcon capisce che dall’altra parte hanno previsto la possibilità che il porto sia caduto in mani nemiche, poi, osservando meglio con il cannocchiale, il principe si avvede di alcune imbarcazioni portanti le bandiere di Dwr. «Maledizione, sono sicuramente quelle che erano andate a Otoke. Non vorrei che fosse…» Torcon smette di parlare, cancella i pensieri e si concentra per scegliere il momento giusto per dare inizio al cannoneggiamento.

«Ammiraglio, il generale Moncai segnala che fino a questo momento non ci sono movimenti sospetti al porto» dice il marinaio Gwyn a Lyngesydd.
«Troppo tranquillo per i miei gusti. Dopo aver visto la calma di Sipestro, è presumibile che laggiù qualcuno sia un maestro di strategia e non mi fido più di nulla» dice l’ammiraglio alla Saggia Ohlaka, poi chiama il timoniere e gli ordina: «Rallentiamo e lasciamo passare il vascello di Dwr per primo.»

Sulla nave comando Oceanya osserva con il cannocchiale la situazione sulle rive del porto poi lo passa a Eas dicendole: «Guarda anche tu e dimmi cosa ne pensi.»
La ragazza scruta la zona portuale, ma anche le torri di guardia e le casupole costruite ai margini dei pontili. «Ci stanno aspettando e non sono amici» dice Eas con assoluta convinzione.
«Sono perfettamente d’accordo e ora guarda alle nostre spalle; anche Lyngesydd ha la nostra stessa sensazione e ci sta mandando avanti.»
«Che cosa dobbiamo fare?» chiede Eas.
Oceanya grida al suo timoniere: «Cambiare rotta, andiamo sulla costa e non al porto!»
«Mia Signora, volete scendere con le scialuppe?» chiede Eas
«Esatto, colpiremo l’esercito che si sta nascondendo ai nostri occhi.»

Torcon sta controllando i movimenti delle navi, vede le azioni di Dwr e quelle della retroguardia di Metel, deve prendere una decisione prima che le imbarcazioni dell’avanguardia siano troppo vicine al porto. «Fuoco!» è il suo grido e i cannoni di Port Pearl iniziano a sparare contro le navi di Moncai.
Il principe scende dalla torretta e impartisce altri ordini. «Muoviamo le falangi verso est e andiamo ad intercettare l’approdo di Dwr.»

La flotta di Moncai è diventata il bersaglio dei cannoni del porto, Oceanya scruta nuovamente le coste e si avvede dei movimenti delle truppe di Tan rimanendo perplessa dalla scelta del loro comandante. «Non capisce che se mi mette davanti l’esercito prima di scendere noi lo prenderemo a cannonate? Chi può...»
Oceanya smette di parlare.
«Mia Signora?» chiede Eas
«C’è sicuramente lui su quella spiaggia, ecco perché si muove in quel modo, ha previsto tutto e mi sfida apertamente.»
«Di chi state parlando?»
«Eas, sulla spiaggia avrai l’onore di incontrare il principe Torcon di Tan.»

L’attacco contro Moncai forza la mano a Lyngesydd che fa ripartire a tutta velocità la sua flotta per dar manforte al generale, così il porto subisce una tempesta di cannonate e le palle di ferro che sfrecciano nella città senza guardare in faccia a nessuno s’infrangono anche sulle case degli abitanti di Port Pearl.

I sospetti di Torcon e Oceanya si sono rivelati esatti; i due sono gli strateghi più preparati dell’intero mondo e avendo riconosciuto la mano dell’altro nei movimenti delle truppe o delle navi sono in grado di prevedere le mosse in anticipo: Torcon manda sulla spiaggia pochi soldati perché deve attirare il fuoco delle navi sapendo che le palle di ferro faranno pochi danni dato che la sabbia bloccherà il loro rimbalzo, mentre sposta il folto dell’esercito in una zona poco più lontana e coperta dalla vegetazione; Oceanya scende con le scialuppe in quella zona facendole muovere dietro alle navi così da essere coperte alla vista degli artiglieri delle torrette. Ma come ogni strategia c’è sempre qualcosa che può determinarne la riuscita e Torcon ha dalla sua parte un importante vantaggio: sulla spiaggia c’è l’esercito mentre Oceanya dovrà sbarcare con dei marinai.

Ponte doganale Nord/Ovest
I mercenari nascosti al ponte sembrano immobili ma Metalo si accorge che qualcosa è cambiato nel loro schieramento.
«Kumari, ma le due graziose donzelle dove sono finite? Non vorranno farci scoprire per qualche bravata» chiede Metalo continuando a guardarsi intorno.
«Stanno facendo il lavoro per cui siamo stati pagati» risponde il mercenario piuttosto stizzito dall’insistenza del principe di cercare una comunicazione tra loro due.
Kaia e Makara sono vicine alla riva e nessuno si accorge della loro presenza perché impegnati nel combattimento.

Sul ponte Cevalo e Ohoma continuano a far scontrare gli eserciti, ma dall’interno della casermetta esce il commando guidato da Fajro. Il capitano di Dwr si accorge e tenta di dare ordini agli ufficiali, ma Cevalo riesce finalmente a stargli addosso. I due comandanti iniziano a duellare, Fajro avanza con i suoi uomini colpendo alle spalle l’esercito e il suo intervento permette agli artiglieri di sferrare dei colpi precisi verso le torrette degli arcieri che finalmente crollano. Fajro e Saga, anche questa volta, si salvano miracolosamente dalla caduta delle macerie pur trovandosi proprio nel mezzo delle due costruzioni.
Ohoma è alle strette, non è riuscito a mettere in atto il suo piano, ora ha così pochi uomini che nella sua testa inizia a prendere corpo l’idea della resa.

Regno di Dwr, Reggia.
La Reggia di Dwr è protetta da un solo battaglione di cui Fharsa ha assunto il comando al suo arrivo. Il generale si è nascosto all’interno del palazzo e ha lasciato Dam sul campo. Il giovane ufficiale non è avvezzo alle strategie, vede i vessilli di Tera e lancia un attacco con tutti i soldati disponibili ed è ormai troppo tardi quando si accorge che gli avversari sono duecento volte di più. È lo stesso Hebber a uccidere il giovane ufficiale con un solo movimento della spada e gli uomini di Metel, tra i quali alcuni fuggiti dalla città del porto doganale, si arrendono immediatamente.
Dei soldati di Tera spalancano il portone della Reggia tenendo le spade in pugno e alti gli scudi, ma nessuno li aggredisce. Haag e Hebber entrano per primi, camminano nella sala principale e davanti alla porta della biblioteca trovano il generale Fharsa inginocchiato mentre porge la sua spada verso gli invasori.
«Siamo rimasti poco più di mille e la mia resa è inevitabile.»
Wasa raggiunge i due uomini e prende dalle mani di Fharsa la spada che poi gli rivolge contro. «Generale, accetto la vostra resa, alzatevi, quella non è la posizione giusta per un ufficiale importante come voi.»
Fharsa si alza in piedi inchinando il capo poi dei soldati gli legano le mani e lo portano fuori dalla Reggia.
Hebber è sbalordito da questa situazione surreale ma Wasa dice subito ciò che ha sempre pensato. «Quella stupida ragazzina ha spostato tutte le sue truppe per dimostrare di essere la migliore fra tutti noi e non mi meraviglierei di sapere che ha anche invaso Tan. Avrà creduto che Metel e Apen le fornissero la loro alleanza incondizionata senza dovere niente in cambio solo perché l’economia dei due regni dipende, per certi versi, dalle sue scelte. Solo una stolta come lei poteva pensare che Wit combattesse contro Explodon, proprio il padre dell’uomo cui vuole dare sua figlia in sposa e soltanto un’inetta poteva credere che Titan mettesse in gioco la sua vita e le ricchezze per i capricci di una regina che non comprende la differenza tra amici e conoscenti. Cristalya, tra noi tre re in guerra, era l’unica che doveva stare nel suo regno, proteggere tutto ciò che ha con le unghie, per poi ricacciare gli invasori indietro e invece ha mostrato di non essere all’altezza di governare un grande popolo come quello di Dwr.»
Aarde chiede alla madre: «Secondo te, dove si trova in questo momento?»
«Qualunque sia il posto dove si trova, è quello sbagliato e lo capirà soltanto alla fine» risponde Wasa in modo lapidario.

Regno di Dwr, Port Ear
Le flotte dell’ammiraglio Raal di Tera e dell’ammiraglio Haranche di Dwr hanno raggiunto la costa di Port Ear sull’isola di Dwr. Raal ha sperato di arrivare in quella zona accolto dai soldati del suo regno e il suo desiderio si è avverato. Le guarnigioni del generale Draak hanno conquistato il porto senza fatica e bombardano la flotta di Haranche che invece si aspettava di avere copertura dall’isola. Per l’ammiraglio di Dwr l’unica soluzione è ritornata sull’isola di Puna, recuperare l’esercito e tentare di riconquistare il porto facendo scendere le truppe.

Regno di Tera, nei pressi di Port Winkel
Vaandrig riesce a rientrare nel porto, sistema le sue navi in modo che diventino una barriera e apre ogni bocca da fuoco sparando a ripetizione. Il capitano ha pensato che se non dovesse riuscire a salvare le proprie navi era meglio che affondassero davanti alla baia in modo da rendere inagibile un tentativo d’invasione terrestre.

Mare dell’Ovest, direzione Dwr
Sulla nave comando Cristalya sta festeggiando la vittoria bevendo senza sosta e macabramente offre del liquore alla testa di Explodon, avvolta da dei teli, che è posizionata sul tavolo davanti a lei.
«Carissimo ex re, vuoi da bere anche tu? No? Hai proprio la testa dura», fa una pausa e aggiunge: «Anche il collo ma quello te l’ho tagliato lo stesso!»
Cristalya scoppia in una risata isterica mentre versa il liquore sul capo mozzato del re di Tan.
Il saggio Glic osserva inorridito quella scena, come fa spesso da quando ha preso il posto di Dheat rimane in silenzio per non scomparire come il suo predecessore, ma deve per forza interrompere la sua regina. «Mia Signora, dovremmo comunicare al mondo la notizia della Vostra vittoria in modo che Tan si arrenda alla Vostra superiorità.»
Cristalya guarda in malo modo il Saggio. «Perché mai dovrei volere che si arrendano? Io desidero che muoiano tutti!»
«La resa di Tan costringerà Tera a chiedervi un armistizio e Voi, come vincitrice, potrete ottenere ogni cosa che Vorrete.»
La regina sembra persuasa anche se non da una risposta definitiva al Saggio, poi, dopo l’ennesimo sorso di liquore, quasi per accontentare la richiesta di Glic, gli ordina: «La battaglia è vinta, domani è un altro giorno, oggi puoi usare i tuoi malefici come ti pare.»
Glic inizia la fase meditativa, poi esclama da alta voce: «Pappagallo dalle piume colorare, usa il vento e diffondi la mia voce in ogni angolo di questo mondo.»
Il Saggio usa la sua magia elementare dell’aria, dal suo capo esce lo spettro di un pappagallo che sale verso l’alto, attraversa il legno della nave e giunto oltre le nuvole inizia a parlare diffondendo la voce di Glic in ogni luogo.

«Io Glic, Saggio di Dwr, rispettando la Legge, vi dirò soltanto la verità. Popolo dei Cinque Regni ascoltatemi: la regina Cristalya di Dwr, figlia di Fond, Re prima di lei, ha ucciso Re Explodon di Tan e pertanto è la trionfante vincitrice della battaglia contro il nemico che le ha recato offesa. Popolo dei Cinque Regni gioite insieme a Dwr perché giustizia è stata fatta.»



– Vincitori e vinti –



In ogni angolo del mondo la voce di Glic risuona forte e chiara.

Regno di Dwr, Reggia
«Madre» esclama Aarde preoccupata e Wasa chiede al Saggio Wijs: «È vero?»
«Sicuramente sì, non può mentire, è legato come me alla Legge.»
«Non ci credo, è impossibile che quella stupida sia riuscita a uccidere Explodon, qualcuno deve averla aiutata, non ci sono dubbi!»
«Può essere come dite mia Signora, ma è sicuro che sia stata Cristalya a dare il colpo di grazia al re» dice con assoluta certezza il Saggio Wijs.

Mare del Sud, isola Raumati
Wit ha un mancamento e la Saggia Wicaksana riesce appena in tempo a tenere in piedi il re.
«Amico caro, come hai fatto a perdere?» si chiede Wit disperandosi.

Mare dell’Ovest
La nave di Oak sta tornando ad Apen quando giungono le parole di Glic. Il principe non mostra nessuna reazione mentre il generale Prau sembra contento che il re di Tan sia stato sconfitto.

Confine Est
«Avete sentito anche voi Sire?» chiede il capitano Tyred.
«Mi dispiace che sia finita in questo modo per Explodon però ha voluto rischiare puntando tutto sulla guerra» risponde Titan. «Tyred, il nostro compito qui è terminato, appena gli uomini sono pronti torniamo a casa» aggiunge mentre si risiede sullo sgabello.

Confine Sud
La principessa Willa scoppia in lacrime mentre il capitano Serpe, sconvolto dalla notizia, cerca di organizzare velocemente il trasporto per la principessa. Dall’altra parte del confine il generale Terwelu è scioccato, ma non può stare fermo a compiangere la morte di Explodon e si mette in azione per raggiungere velocemente la principessa Willa.

Ponte doganale Nord/Ovest
La battaglia sul ponte doganale è sempre più accesa; Cevalo ha capito che le forze armate di Ohoma sono solo i soldati che vede di fronte a lui, fa smettere l’artiglieria e da ordine ai soldati che proteggevano gli artiglieri di ingaggiare i nemici. Fajro combatte con vigore e lentamente, ma inesorabilmente, si sta ricongiungendo con Cindroj e il resto dei soldati. Poi… il messaggio di Glic.
In un attimo tutto si ferma, la voce del Saggio di Dwr rimbomba nelle orecchie di ogni soldato e Cevalo stenta a credere a quelle parole. Fajro è immobile come una statua, gli occhi sono gonfi ma non scendono lacrime, il Saggio Saga lo abbraccia e il giovane principe capisce che non si tratta di una burla mentre i soldati di Dwr esultano per la vittoria della loro regina.

Poco lontano, Kaia e Makara, le due mercenarie, intonano insieme una formula: «Che il Mare dell’Ovest ruggisca, su di loro la sua furia finisca!» e subito dopo la magia elementare dell’acqua crea due gigantesche onde a forma di leone che si abbattono ruggendo sul ponte doganale; Ohoma, proprio al centro di queste due furie, è travolto e gettato nel mare con tale violenza che il suo corpo si disfa come schiacciato da una roccia gigantesca, tutti i soldati posti al centro del ponte finiscono risucchiati dai “leoni” che ruggendo completano la loro opera devastatrice distruggendo quasi completamente il ponte che si inabissa portandosi dietro quasi tutti.

Regno di Metel, Port Pearl
La battaglia del porto, così come aveva preventivato Torcon, si è risolta con la vittoria delle navi di Metel e Dwr, ma con grandi perdite grazie alla caparbietà dei soldati di Tan che hanno combattuto fino all’ultimo uomo. Il capitano Moncai, sbarcato per primo, ha liberato il capitano Capall, poi è sopraggiunto l’ammiraglio Lyngesydd che come ufficiale con grado superiore ha ordinato ai soldati del capitano Capall, che si erano arresi, di dirigersi alla spiaggia per dare manforte agli alleati di Dwr.
Sulla spiaggia la battaglia è cruenta, Torcon sfrutta nuovamente le potenzialità degli archibugi per sedare le controffensive organizzate da Oceanya. Il principe sta dominando per l’ennesima volta un campo di battaglia terrestre mentre la principessa tenta in ogni modo di raggiungere il suo avversario per avere uno scontro diretto con lui. In quel momento i soldati liberati da Lyngesydd raggiungono la spiaggia e Ruga impegna la propria retroguardia contro di loro. Oceanya ne approfitta, spedisce Eas avanti con un gruppo di marinai per contrastare gli archibugieri che non riescono a caricare velocemente la loro arma, mentre lei raggiunge il suo obiettivo.
«Ciao Torcon» dice Oceanya con una certa dose di reverenza per l’uomo che è più grande di età di lei, ma che conosce da tutta la vita avendolo incontrato alla scuola imperiale dove studiava con Fajro.
«Ciao Oceanya, vorrei dirti che è bello vederti, ma oggi sarebbe una pura bugia» risponde il principe cercando di mantenere il sorriso. «Sei sempre stata un passo avanti a tutti gli altri ragazzi della tua età e se avessi diritto di parola, ti farei sposare quello scavezzacollo di mio fratello, magari riusciresti a tenerlo a bada.»
Oceanya arrossisce. Lo fa sempre quando conversa con gli uomini e anche in questo frangente, non può nascondere la sua timidezza ma Torcon non sta cercando un vantaggio, le sue sono parole vere e lei lo sa bene.
«Forza, facciamo vedere a tutti i pivelli che agitano la spada come se fosse un lenzuolo cosa vuol dire un vero duello» dice Torcon facendole il saluto arma in pugno.
«Non chiedo altro» risponde Oceanya ricambiando il saluto.
In un istante i due sono quasi avvinghiati, Torcon è più possente ma Oceanya non indietreggia più di due passi nonostante la spinta continua e uguale dell’uomo. Le due spade s’incrociano e guizzano tanto da sembrare due serpenti che stanno lottando bloccando il corpo del nemico tra le proprie spire, e sono così affascinanti da vedere che qualche soldato si ferma a osservare la loro danza mortale.
Il primo sangue è per Oceanya. La ragazza reagisce a un fendente con una stoccata repentina che ferisce superficialmente la coscia di Torcon. Il principe pareggia un istante dopo. Finta di affondo e fulminea imboccata che ferisce la spalla della principessa. La concentrazione è altissima, chi sbagli in modo grossolano è morto, sudano, digrignano i denti quando una loro mossa non va a segno, s’incrociano le spade vicine al loro petto, i loro occhi sono puntati dritti dentro quelli dell’altro, e intorno la battaglia continua senza disturbarli. Poi, la voce di Glic…

Torcon abbassa la spada. È smarrito e confuso, Oceanya gli ha ferito di striscio la gola perché si è fermata prima di compiere quello che per lei sarebbe stato un omicidio. Ruga, gli uomini di Tan, tutti, il tempo sembra che si sia fermato così com’è successo nel mondo intero, Torcon cade in ginocchio, la sua presa sulla spada viene meno e l’arma scivola nella sabbia, Oceanya punta la sua sciabola alla testa del principe, anche lei è sconvolta dalla notizia, ma allo steso tempo è felice che sua sorella sia stata la vincitrice. Lei non è un ipocrita, lo dice apertamente al suo avversario. «Non sono sicura che riuscirai mai a perdonarmi, ma sono contenta che la mia regina abbia vinto.»
Torcon la guarda ma i suoi occhi sono assenti, la rabbia gli fa compiere gesti inconsulti, fruga nella rena alla ricerca della sua spada che è lì vicina ma che lui non riesce a vedere. Oceanya grida: «Basta Torcon! Sei un principe, mostra a tutti la tua dignità e non questa forma patetica di uomo che ho davanti agli occhi!»
Il principe di Tan è come scosso da quelle parole, ritrova la sua spada, guarda Oceanya e poi tutto intorno a sé; i suoi uomini possono ancora vincere ma il loro spirito combattivo è svanito, se attacca la sua avversaria può vincere il duello ma tutti i suoi soldati moriranno. Riguarda la ragazza e dice poche parole: «Che i miei avi mi perdonino» mentre consegna la sua arma nelle mani di Oceanya. Il Regno di Tan è definitivamente sconfitto.

Regno di Tan, Villa Reale
C’era una donna, bellissima, i suoi capelli lunghi e rossi attiravano l’attenzione di ogni uomo e donna del mondo, i suoi occhi verdi splendevano e nessuno era in grado di distogliere lo sguardo da questa creatura simile a una Dea. Un giorno incontrò un uomo, molto alto, certamente nobile ma di carattere affabile, i due s’innamorarono e lui svelò il suo grande segreto. Era un principe e avrebbe occupato il posto del padre sul trono di Tan. Lei era felice, non per questa nuova qualità di quell’uomo, ma perché la faceva sentire bene, la proteggeva dalle “linguacce” di corte e le insegnava tutto, anche come chiudere quelle “boccacce” senza modi offensivi. C’era… perché le parole di Glic sono arrivate anche a lei. Bruligida urla disperata, piange tutte le lacrime che non ha mai versato nella sua vita, impazzisce dal dolore mentre è sdraiata sul pavimento della loro bella casa. Sì, per lei questa è una casa perché rappresenta la famiglia, non è la Villa Reale di Tan, è sua, di suo marito e dei loro figli. Ora, Explodon, l’uomo che l’ha resa infinitamente felice non le sarà più accanto, il cuore della regina sembra cedere, le sue ancelle cercano di prendersi cura di quella che era la donna più bella del mondo. Era… sì perché dalla disperazione i suoi capelli diventano bianchi, tutti tranne una piccola ciocca che cambia colore da rosso a ruggine, e i suoi occhi sembrano spegnersi, il verde brillante si offusca mentre le pupille continuano a sgorgare lacrime.
La capitale di Tan è completamente ammutolita e l’eco dell’urlo di Bruligida si abbatte sui vetri di ogni casa, li fa tremare come una tempesta scuote le fronde degli alberi. Il popolo ascolta la tragedia nell’urlo della regina, piange il suo amato re scomparso.

Regno di Dwr, Reggia
La flotta di Dwr è giunta a Port Iar mentre quella di Metel si era staccata alla partenza dall’isola Ngahuru per raggiungere il proprio regno senza sapere che il ponte doganale Nord/Ovest è stato distrutto. Cristalya e il suo seguito salgono velocemente sulla carrozza, la regina vuole raggiungere la sua Reggia per continuare a festeggiare mentre l’esercito si ferma al porto per rifocillarsi e qualche ora di sonno perché poi dovrà rimettersi in marcia, la guerra con Tera è ancora aperta, non possono rilassarsi più di quel che basta.
Il Saggio Glic, durante il percorso in carrozza, nota l’assenza di soldati sulle strade principali, si stupisce di non trovare qualche mendicante ma l’ora è tarda e si convince che siano tutti a dormire. Anche lui è stanco, l’uso della magia è sempre estenuante, chiude gli occhi tentando di dormire ma la sua regina, totalmente sbronza, continua a parlare.
La carrozza giunge alla Reggia, il cocchiere apre la porticina e si dilegua nell’oscurità della notte destando nuovi sospetti, ma è Glic il solo a notare questi particolari. Scende dalla carrozza per ultimo e rallenta il passo, guarda intorno, ma è tutto a posto, forse troppo normale per un regno in piena guerra.
Cristalya è furente, la stanno facendo attendere davanti all’entrata ed è qualcosa che non digerisce. Sbraita e continua a imprecare nonostante le porte inizino ad aprirsi. «Maledetti incapaci» grida la regina agli uomini addetti al portone che rimangono inchinati e silenziosi. La regina e le sue ancelle entrano nella Reggia, uno degli addetti al portone solleva il capo e guarda intensamente Glic, lascia la sua posizione e si avvicina, apre la bocca e con voce bassa, ma dal tono brusco, gli dice: «Avete già usato la vostra magia; per oggi è meglio che stiate fuori dalla Reggia.»
I timori di Glic si palesano attraverso le parole pronunciate da quell’uomo che utilizza un accetto forestiero.
«Farò come dite voi» risponde il Saggio con timore crescente.

Nella Reggia Cristalya ulula forsennatamente, chiama a raccolta i suoi servitori ma nessuno di loro accenna a raggiungerla. La regina, spazientita, si reca nella sala del trono, apre la porta e fa il suo ingresso pomposo; le luci sono tutte spente, ma nell’oscurità Cristalya nota una figura femminile seduta sul suo seggio regale.
«Stupida sgualdrina, cosa credi di fare? Invece che tenere pulito ti siedi e insudici il mio trono?» grida furiosamente Cristalya mentre si avvicina al podio.
La figura femminile e altre persone, sbucate da dietro il trono e dai lati della sala, accendono ognuno contemporaneamente una candela e i loro volti zittiscono la regina di Dwr. Davanti a lei ci sono la regina di Tera, il comandante in capo Hebber e cinque soldati armati di tutto punto. Wasa si avvicina a Cristalya, la fissa negli occhi facendo un sorrisetto sarcastico e le dice con tono sprezzante: «Stupida mocciosa, prima hai vinto una battaglia, ma io adesso ho appena vinto la guerra!»

§   §   §

Avevano solcato i mari quattromilacinquecento navi e sono tornate in porto in milleottocentonovanta, erano partiti tre milioni e cinquecento mila soldati e sono tornati a casa un milione e cinquecentosettanta mila.

La speranza dei popoli del mondo è che il domani sia l’alba di una nuova era di pace, ma da una guerra così sanguinosa nasce sempre il desiderio di rivincita o l’atroce brama di vendetta!


§   §   §


Il bambino chiude il secondo tomo, si appoggia allo schienale della sedia e sospira sognante. Negli ultimi due giorni si è dedicato alla lettura dei due enormi libri che gli ha prestato il vecchio maestro, ha sognato di vivere le avventure e le battaglie dei personaggi che sono stati nominati. Leggere ogni rigo scritto a mano di quei grossi volumi è stato come viaggiare nel tempo e la sua fantasia l’ha portato a vedere ogni luogo e a incontrare ogni persona, a fuggire dai mostri o a seguire i suoi nuovi eroi.

Il bambino si alza in piedi, sbuffa e si affaccia alla finestra. – E adesso? Domani consegnerò i libri al maestro e le avventure saranno finite? Avrà voglia e tempo per continuare il racconto di quell’epoca travagliata? – pensa il bambino mentre osserva il giardino di casa.
– E poi ci sono tante cose che mancano, soprattutto non si parla nemmeno di quell’uomo scampato al deserto! Deve continuare assolutamente!  – si convince il bimbo mentre ripone il secondo tomo nella sacca scolastica dove è già contenuto il primo volume.
Una voce di donna: «Oggi ceni con noi oppure hai ancora da studiare?»
Il bambino apre la porta della sua stanzetta e risponde sorridente: «Ho finito madre, oggi ho una gran fame.»
«Da che io mi ricordo, questa è la prima volta che ridi dopo aver studiato così tanto» dice la madre mentre gli accarezza la testa.
Il bimbo non risponde ma continua a sorridere perché in cuor suo ha deciso: due libri non bastano per sanare la sua curiosità e l’indomani obbligherà il maestro a dire tutta la verità così come è scritto nella Legge dell’Imperatore dei Cinque Regni.










N.d.A.
- Eccoci giunti all’ultimo capitolo della prima serie che lascia molti interrogativi aperti al lettore che voglio immaginare sia come il bimbo curioso che vuole sapere tutto .^^
- La prima serie completa la traccia #1 (Animo Guerriero) della challenge di molang - Annuncio anche un piccolo cambiamento di programma che spero possa farvi piacere: la saga dell’Imperatore dei Cinque Regni durerà per quattro serie (invece di tre) da otto capitoli ciascuna.
- Vi ringrazio infinitamente per avere scelto di usare il vostro tempo per leggere il mio racconto e vi do appuntamento alla seconda serie mentre, come sempre vi invito a commentare, criticare in modo costruttivo e, se volete, segnalare gli immancabili errori.

Grazie a tutti
Ivan










CAST
Anziano Maestro – Insegnante della scuola imperiale e narratore della storia
Atua Primo del suo nome – Leggendario primo Imperatore dei Cinque Regni [deceduto]
Kwakhala – Regina dei mostri marini
Atua CCXV (vero nome Ukwu)  – Imperatore dei Cinque Regni [deceduto]
L’Inquisitore [personaggio soltanto nominato]
- Regno di Apen
Wit – Re di Apen
Pine – consorte del Re di Apen
Willa – principessa di Apen
Oak – principe ereditario di Apen
Wicaksana – Saggia reale di Apen
Panglito – comandante in capo dell’esercito
Macan e Terwelu – generali dell’esercito
Catur e Jaran – capitani dell’esercito
Miral – ammiraglio della marina
Prau – generale della marina
Altri: Ijo (ufficiale della marina), Kayu, Gedhe (ufficiale dell’esercito)
- Regno di Dwr
Cristalya – Regina di Dwr
Oceanya – sorella e principessa ereditaria di Dwr, comandante in capo dell’esercito
Dheat – Saggio di Dwr [prigioniero dei mercenari]
Glic – Saggio reale di Dwr
Fharsa e Each – generale dell’esercito
Ohama [deceduto nella battaglia al ponte doganale Nord/Ovest] e Foeil – capitani dell’esercito
Haranche – Ammiraglio della marina
Tarley – generale della marina
Luchag – capitano della marina
Altri: Eas (caporale dell’esercito), Dubh, Geodha (soldato dell’esercito), Loch, Dam (ufficiale dell’esercito) [deceduto nella battaglia a difesa della reggia di Dwr]
- Regno di Metel
Titan – Re di Metel e comandante in capo dell’esercito
Metelo – principe ereditario di Metel
Ohlaka – Saggia reale di Metel
Ciffredynol – generale dell’esercito [deceduto nella battaglia del Confine Nord]
Capall, Tyred e Meirge – capitani dell’esercito
Lyngesydd – ammiraglio della marina
Moncai e Ceilog – generali della marina
Altri: Nasc (ufficiale della marina)[deceduto nella battaglia sull’isola Ngahuru], Gwyn, Juwelo (soldato dell’esercito) [giustiziato dal suo comandante a Port Pearl], Copar (soldato dell’esercito)
- Regno di Tan
Explodon – Re di Tan [deceduto nella battaglia sull’isola Ngahuru]
Bruligida – Regina di Tan
Torcon – principe ereditario e comandante in capo dell’esercito
Fajro – principe di Tan
Saga – Saggio reale di Tan
Brigada [deceduta nella battaglia sull’isola di Ngahuru] e Standarto – generali dell’esercito
Goj (capitano dell’esercito)[deceduto nella battaglia sull’isola Ngahuru], Serpe e Cevalo (capitani dell’esercito)
Sipestro – ammiraglio della marina [deceduto nella battaglia navale nel Mare del Nord]
Turo – generale della marina
Altri: Ruga e Cindroj (soldati dell’esercito), Lumo
- Regno di Tera
Wasa – Regina di Tera
Aarde – principessa ereditaria di Tera
Wijs – Saggio reale di Tera
Hebber – comandante in capo dell’esercito
Buffel e Draak – generali dell’esercito
Paard – capitano dell’esercito
Raal – ammiraglio della marina
Geit – generale della marina
Mijin e Vaandrig – capitani della marina
Altri: Zeug, Haag, Geel (ufficiali dell’esercito), Graniette (saggia residente a Tera) [deceduta in battaglia]

- Mercenari
Kokiaka – Capo dei mercenari
Fiskabur, Kaia, Kumari, Makara – comandanti dei mercenari

Nove Personaggi in nero – identità sconosciute



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