Portraits

di queenjane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Posando ***
Capitolo 2: *** Rien ***
Capitolo 3: *** La Maschera ***
Capitolo 4: *** Acme The Love Queen ***
Capitolo 5: *** Sola ***
Capitolo 6: *** 13 Febbraio 1792 ***
Capitolo 7: *** The Last Portrait ***



Capitolo 1
*** Posando ***


Hofburg Palace, Wein 1769


I miei piedi scalciano con impazienza sotto i preziosi rasi della mia gonna..
Amo le farfalle e  i fiori e le cineserie, che mia MADRE, ama ..
Lei è la regina Maria Tersa di Austria e Lorena, vedova, che mio padre è morto nel mese di agosto 1765.
Mio fratello Giuseppe, imperatore, sostiene che era un libertino circondato  da amanti e oziosi parassiti..
Non so il significato esatto..



Io sono figlia di mia madre, che sostiene che le SUE ragazze sono nate per obbedire e  per servire la Casa di Austria..
E serviamo anche nel comporre un ritratto ..


Devo sposare il delfino di Francia, o così pare, per rinsaldare la nuova alleanza, Francia e Austria..   
Si chiama Luigi Augusto, duca di Berry, pettegolezzi dicono che sia alto e grosso,
amante dei dolci e della caccia.
Discendente del Re Sole, che ha fatto di Versailles un mondo,
chiamano la Corte “questo paese” per distinguerla dal resto,
osserva Giuseppe..

                
Con pazienza attendo le pennellate, lo studio del pittore, che cerca di mimetizzare la mia alta fronte, il labbro inferiore pronunciato, tratto saliente della mia casata, come di esaltare il candore della mia pelle .. Commenti positivi si succedono per il mio lungo collo ..
Indosso  una candida parrucca con piccole perle, un vestito dalle ampie maniche nei colori dell’argento, sono una piccola regina in fieri..
Tuttavia..
Mi sento una bambola.
Chino il collo ..
il mio sguardo tocca un vaso pieno di rose che ho colto stamani, sghembe e imperfette, belle e profumate..
Non come me..
Per quanto “graziosa”,
hanno a che ridire sui miei denti storti, i capelli e l’istruzione..
speriamo in bene..
 
 

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Capitolo 2
*** Rien ***


Versailles 1771


Sono la signora degli specchi, la delfina che si muove leggiadra, osannata dai cortigiani, che trepidano per il mio saluto, dato che per etichetta non possono parlare per primi a un membro della famiglia reale..
Così che non saluto Madame Du Barry, la meretrice amante del nonno di mio marito, Luigi XV.


Una situazione da paradosso, ironia, sono una moglie  solo nel  nome, di fatto no, visto che .. “RIEN”, nulla, come usa annotare mio marito con magistrale laconicità sul suo diario quando non va a caccia..

Dalla prima sera a ora, “RIEN”.
Mia madre, la formidabile regina, mi dice che devo raddoppiare la tenerezza e le carezze, che una moglie deve essere divertente, dolce et charmante..
Io provo, cerco di obbedirLE, come ora ubbidisco al pittore, che mi chiede di spostare la testa, per cogliere meglio la leggiadria e la compattezza della mia chiara epidermide.


Indosso un cappello a tricorno inclinato su un lato, i chiari occhi spalancati, le mani in evidenza, le mani che lavo ogni giorno alla presenza di tutti, così come prescrive l’etichetta. Frase da me scritta a Maman nella prima delle lettere che le ho inviato ..
Le pieghe della giacca e gonna del mio costume da cavallerizza spumeggiano armoniose intorno a me, come un limpido ruscello.

A volte Papa-Roi, come uso appellare Luigi XV, mi prende sulle ginocchia e mi chiama la sua bambolina, specie quando sono in tenuta da amazzone.

Egli  conserva un ritratto di sua madre, Adelaide di Savoia, in quella guisa, morì nel 1712, quando lui contava due anni.
Apprezza la caccia, come il delfino, tranne che mon mari si diletta con i lavori di forgia e muratura, ama leggere, è un solitario..
Anche io amo la caccia, tranne che i libri mi annoiano e scrivere mi reca un tedio penoso, ancora ripenso alla firma sbavata sul mio contratto di matrimonio..
Una macchia indelebile, enorme, una nera lacrima.

Preferisco non pensarci, torno a ponderare se per le petit bal di stasera sia meglio indossare le perle o i brillanti, mentre sfioro i miei preziosi braccialetti con il monogramma MA sui fermagli smaltati di blu adorni di diamanti ..


Tanti bei vestiti, complimenti, nessuna mano stringe la mia, togliendo i baise main di rigore, su cui vigila Madame Noailles, ovvero Madame Etiquette, capace di svenire se un inchino non è compiuto comme au fait ..


Preferisco non pensarci, gioco con i miei cani e i gatti e i figli delle mie cameriere.

E faccio la sbarazzina, in fondo sono Madame la Dauphine, leggera e brillante come una piuma nel vento

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Capitolo 3
*** La Maschera ***


Versailles  1774
Luigi XV è morto a maggio, dopo una breve malattia.
Lo scalpitare dei passi nei corridoi annunciava qualcosa. “Il Re è morto!Viva il RE!”
Io e mon mari ci siamo inginocchiati, abbracciandoci, la prima frase “Oh Dio, abbiate pietà di noi, che siamo troppo giovani per regnare”

Sono giovane, REGINA, sempre moglie di nome e non nei fatti.

Sorrido e lascio andare i pensieri, mentre poso per il quadro di Monsiuer Dagoty, nella mia stanza da letto a Versailles.
Sono seduta vicino all’arpa, le mani  in mostra, sotto la vestaglia da camera indosso un vestito trasparente nei toni del grigio chiaro, con un nastro rosa pesca sotto il seno.
Un lettore tiene in mano un libro, una cantante regge uno spartito, una demoiselle mi porge un cesto di piume da infilare tra i miei biondi capelli, in un angolo il pittore.
Una posa nella posa.


Svuoto la testa, penso  ai paragoni, a fate, ninfe e dee, le lodi sulla mia avvenenza, che hanno messo la mia immagine incisa su una tabacchiera con la scritta “Consolazione nel dolore”.


Balli, teatri, divertimento, cavalli, il mio diletto Petit Trianon, tanto somigliante alla  diletta Schönbrunn dalle belle fontane, ove ho passato le dorate estati della mia infanzia perduta.


Penso ai giardini, agli abiti, alle stanze che rimetterò a nuovo secondo il mio gusto.
Ai fiori, le mie adorate roses-models, che a volte dipingo, i fragranti giacinti e le violette, gli iris dalla dolce struttura, i tulipani, che riempiono i vasi, enormi vasi cinesi o piccoli vasi di cristallo, di Sevres o Murano. E le pastiglie alla tuberosa che amo far bruciare nei bracieri .. le tappezzerie vaghe e perfette, negli squisiti esemplari di mobilio che amo ordinare..
Accanto l’inesausta etichetta che mi perseguita da quando apro gli occhi fino al momento di richiuderli..


I miei gusti non combaciano in nessun modo con quelli del Re, che si interessa solo alla caccia e al lavoro di fabbro, un Vulcano ante litteram, mentre  se impersonassi Venere, dea dell’amore, ancora più gli spiacerei.
Vestiti a iosa comprati da Rose Bertin, appellata la ministra della moda, le acconciature rutilanti di Leonard il parrucchiere,  effimere opere d’arte.


Tutto per non pensare al mio letto freddo, sarò mai una madre anche se mi attribuiscono ogni dissolutezza e ribalderia?
Taccio ..penso  alla  luna, che nella sua “Ifigenia in Aulide” del mio vecchio, caro maestro di musica  Gluck, composizione che mi ha dedicato,viene definita “Luminosa autrice di luce e agli  astri ..”
Le stelle sono meno distanti da me di mio marito.

Non  pensarci  oltre, sono in posa e una regina non deve mai mostrare i suoi sentimenti, sul  volto, deve essere imperturbabile, remota appunto, come la luna, una divinità.
Così sia, ora e sempre.

Mi sono sentita come una fanciullina al primo amore quando il conte di Fersen parlava con me, ma è andato via dopo poche settimane, una conoscenza occasionale, il cui ricordo torna spesso..               
Mi impongo di non pensarci, sulle labbra un radioso sorriso, ecco la  maschera.
 

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Capitolo 4
*** Acme The Love Queen ***


Versailles 1783


Serro brevemente le palpebre,  la pittrice Elisabeth Vigée Le Brun indugia sulla tela, cercando di ricreare l’esatta lucentezza della mia epidermide con i suoi colori.


Il  diletto Petit Trianon, che mio marito definisce un mazzo di fiori, dalle tappezzerie di lucente seta e lieve batista, in tremule pallide tinte, crema, rosa, azzurro, con specchi e intime poltrone, un giardino meraviglioso, anglo-cinese, con la grotta, il Tempio dell’Amore, ove tutto è   caro e diletto, fragile come le ali di una farfalla.


Io pure mi sento una farfalla, libera da obblighi e costrizioni, quando indosso  i sottili abiti di candida mussola, la tunica  si indossa dalla testa, adorna di balze e nastri che si stringe in vita con una fascia di seta, il tutto completo di un leggero cappello di paglia, così mi ritrae l’artista.


La mia bellezza è al culmine, lo zenit dello splendore, mi lodano anche se, ahimè, i libelli non danno tregua..  
Immonde letture.



Avverto il lieve profumo dei mughetti, che associo all’inverno e al mio Fersen, lo splendido soldato, l’eroe, delle fredde terre del Grande Nord,  mio diletto cavaliere.

Ah.. Che felice intuizione mi spinse ad accoglierlo nella mia Corte, parafrasando il celebre motivo della Didone di Piccini, quando la regina incontra Enea..


Io lo ho accolto nella mia corte, nelle mie stanze  e nel mio cuore.


Il mio matrimonio è stato consumato totalmente nel mese di agosto 1777, sette anni e tre mesi dopo le fastose cerimonie, mia figlia, Maria Teresa Carlotta è giunta nel mese di dicembre 1778, la mia adorata Maman è morta nel novembre 1780, senza avere la consolazione di aggiungere un giovane cupido, cioè un delfino ai suoi nipoti ..
Il mio diletto figlio è giunto nell’ottobre 1781, finalmente, per usare le parole di Luigi, ho esaudito i suoi voti e quelli della Francia, compiendo il mio dovere di regina, ora cerco la mai felicità di donna..


Ci siamo scritti, con il mio Fersen, quando combatteva, valoroso nelle Americhe, tornato nel giugno 1783.


Sorrido, intima, segreta e trionfante..
Abbondano i gelsomini, le rose e i mirtilli, intrecciato al profumo dei lillà, di giorno volano le farfalle e la sera ascolto gli usignoli .. il 19 settembre 1783 il pallone aerostatico del dottor Montgolfier si è librato dai miei giardini, una navicella azzurra con il monogramma reale in giallo, assomigliava a una sorta di pianta esotica.. ecco, avrei voluto volare via, lontano


Ho combattuto, l’Amore mi ha vinto,un segreto, profondo e maestoso, condiviso solo dalla mia diletta Polignac, che mi aiuta, e pochi altri ..
Non è una romantica lettura, è la mia vita..


Con Hans la solitudine fugge via..
Petit Trianon è la nostra isola della felicità, i baci si mescolano alle carezze e ai sospiri..
Come sono adesso lontani i giorni e le ore in cui giocavo d’azzardo fino a tardi, andavo ai balli e a teatro ..
Luigi è il dovere, Hans la mia gioia.

Come riuscirò a fare a meno di lui?
 
                                                                                                                                                                                         

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Capitolo 5
*** Sola ***


Versailles fine 1787

Un quadro di regale maternità, insieme ai miei quattro bambini, i gioielli  più preziosi, i Figli di Francia che ho  partorito.


Via le candide mussoline, rose, nastri e cappelli di paglia, indosso un abito di rosso velluto bordato di scura pelliccia, con bianche piume sul pouf di velluto in tinta, non a caso bianco, rosso e noir sono i tradizionali colori della regalità.

Porto orecchini,  nessuna collana, dopo il tremendo scandalo, il raggiro in cui mi hanno invischiato,
il cardinale di Rohan e Jeanne Valois, la collana di diamanti ..


Signore, non riesco a non pensarci, mi viene da piangere ..
Immonde calunnie, libelli oltraggiosi circolano contro di me..
Sono innocente e nessuno mi crede..


I miei figli sono i miei gioielli,
come amava ripetere la matrona Cornelia, la madre dei Gracchi,
avendo loro  non ho più necessità di diamanti, se avessi denaro da spendere lo avrei destinato a Saint-Cloud.

Maria Teresa si protende verso di me, il mio diletto, fragile delfino indica la culla con dentro la  piccola sorellina, Sophie, nata nel  luglio 1786, in grembo il mio amato chou d’amour, il duca di Normandia, Luigi Carlo, il mio secondo maschietto, giunto al mondo il 27 marzo 1785, con una candida veste su cui spicca l’ordine Saint Esprit, concesso ai figli di un re nel momento in cui nascono.


Ho compiuto trent’anni il 2 novembre 1785, un compleanno che ho preso sul serio, è svanita la giovinezza leggera, è rimasta la preoccupazione, l’infelicità ..
E il mio Fersen, che sempre mi reca conforto e sostegno,  una dolcezza effimera contro gli affanni..


Lo sdegno per l’oltraggio al mio onore mi devasta, mi rode, è un incubo a occhi aperti ..



Il  mio erede, il mio adorato Luigi Giuseppe,  è malato, fragile, infermo,non può correre e saltare come gli altri bambini, è preda del dolore.. le febbri lo divorano.


Sophie, il mio piccolo angelo, è morta il 19 giugno 1787, le mie lacrime si sono mescolate, un nuovo dolore che si aggiungeva ai vecchi, agli oltraggi ..

Mi riferiscono che il ritratto che ho commissionato a Elisabeth Vigée Le Brun doveva essere esposto nel salone dell’Académie Royale alla fine del mese di agosto,
ma che hanno dovuto ritiralo, a causa della mia impopolarità, temendo reazioni.
Il capo della polizia mi ha consigliato di non mostrami a Parigi.


È rimasta la vuota cornice e qualcuno, alludendo al mio nuovo epiteto, vi ha messo un biglietto ove si legge “Guardate il Deficit!”
Solo il mio Fersen è rimasto,mio conforto, mia roccia, tutto il mondo mi sta abbandonando ..


Immorale, dissoluta, pervertita, capace di ogni nefandezza, peggiore di Cleopatra, più crudele di Caterina dei Medici, lussuriosa come Messalina.. questi sono i miei paragoni.
Vado avanti a testa alta, tutto deve passarmi sopra, come l’acqua che scorre sui sassi, verso il mare..

Sola..

 

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Capitolo 6
*** 13 Febbraio 1792 ***


Cala la notte sull’ennesimo giorno alla Tuileries, sugli insulti e sugli scherni feroci ..

Dalla parete, mi fissa il pastello tracciato il pittore polacco Kucharski, sono senza orpelli, corone,piume o troni o ventagli.
Sottile, le braccia incavate, sono semplicemente vestita in scuri colori, perle tra le ciocche e sul collo, mero pizzo intorno alla quadrata scollatura.
I miei occhi sono tristi, troppo ho visto, troppo ho vissuto.. 
I tratti affilati del viso, le labbra strette, sembro molto più vecchia  dei miei trentasei anni.


I tumulti del mese di ottobre 1789 ci hanno strappato a Versailles.
 
Riforme, Costituzione e via dicendo,
i francesi in delirio e della morte del mio povero, piccolo delfino Luigi Giuseppe la nazione pareva non essersi affatto accorta.

All’indomani della caduta della Bastiglia, mi hanno lasciata sola, la Polignac  e tutto il suo circolo, il mio caro cognato, il conte d’Artois con la sua famiglia, ognuno che bramava i miei favori se ne è andato..

Tutti sono andati via, tranne Fersen, il mio amore, la mia gioia, il solo conforto insieme ai miei figli,dei quattro che ho messo al mondo solo due mi sono ancora vivi.

E’ rimasto anche dopo che il mondo mi aveva abbandonato, sempre lui ..

Fuori urla e schiamazzi, questo cadente palazzo  è davvero la nostra prigione, in rovina..  
I libelli conoscono sempre nuove ed immonde fioriture.  


Abbiamo tentato di fuggire nel mese di giugno scorso, il nefasto giugno 1791, avevo grandi speranze come ho scritto alla mia corrispondente, la principessa di Taranto, ci hanno scoperto e il viaggio di ritorno è stato un incubo a occhi aperti durato tre giorni ..

Unico conforto è che Hans sia in salvo, a Bruxelles, non possono fargli del male..

Lo amo, il più virile e amoroso degli uomini, il destino può dividerci ma mai davvero separarci,
parafrasando la “Novella Eloisa “di Rosseau ..


In queste sere vado rileggendo “Paul et  Virginie”, uscito nel 1788, una storia sentimentale,
dolce, ambientata nelle isole e nei mari lontani, un altro altrove..
Allevati insieme nell’innocenza, i protagonisti si ritrovano adulti in tragico modo,
salvo poi unirsi, dopo la morte, in paradiso celeste, di cui quello della loro infanzia era stato una mera prefigurazione.
Uso questo libro come cifrario per la nostra segreta corrispondenza, mettendo in mezzo qualche frase più intima.
 

Bussano


 Una nota figura,
non l’eco dei miei sogni.il mio vento del Nord.


Fersen ..


LUI è qui, con me.. è il 13 febbraio 1792.

%%%%%%

Nota il 13 febbraio 1792 fu l’ultimo incontro tra la Regina e il conte di Fersen.

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Capitolo 7
*** The Last Portrait ***


Antonietta fu condotta alla  ghigliottina il 16 ottobre 1793,  di mattina,
nelle ore che precedevano la mattina della sua esecuzione scrisse una lettera alla cognata, Madame Elisabetta . 
 
Scrisse che compiva tale atto per l’ultima volta, che era stata condannata non a una morte vergognosa, ma a raggiungere suo fratello, che era innocente e sperava di mostrarsi ferma e risoluta. Era calma, il suo solo rimpianto era lasciare i suoi bambini, che le affidava.
Aveva degli amici, annotò ancora, l’idea di esserne separata per sempre era un suo incommensurabile rimpianto, sempre li aveva pensati.

 
Venne condotta su un rozzo carro, attraverso una folla plaudente,
una cuffia da vedova sui corti capelli,
le mani legate dietro la schiena,  vestita di bianco,
il colore che per le regine francesi è sempre stato associato al lutto. 
Lungo il corteo, la ritrasse, un breve schizzo il pittore David, che mostrò la sua indifferenza, la sua compostezza, la sua dignità, descritta invece come arroganza dai suoi detrattotori.

THE LAST PIECE


La lama calò sulla sua testa alle 12.15 circa del 16 ottobre 1793

Per la bara sono furono spese sei lire, per tomba e becchini quindici lire e trentacinque soldi,
ecco il funerale che le è toccato, nel cimitero della Madelaine
vicino a  rue d'Anjou, ove Luigi XVI era stato sepolto nel gennaio precedente.

 I suoi pochi effetti personali, come camicie di lino, corsetti in lino, della biancheria,
crespo nero, fazzoletti, una spugna e una scatola di pomata insieme poco altro, furono distribuiti tra le prigioniere del carcere della Salpetriere..


Quando Fersen seppe dell’esecuzione a Bruxelles parve impazzire di dolore, quella data fu sempre per lui un immutato giorno di lutto per quella che, secondo lui, era stata il modello delle regine e delle donne, solo lei Elle, avrebbe occupato il suo cuore fino alla morte.
Sempre si rimproverò l’episodio di Varennes e per curiosa coincidenza della sorte morì nel giugno 1810, ucciso dalla folla inferocita a Stoccolma, che gli imputava di avere avvelenato l’erede al trono.
Non si sposò mai, come aveva promesso a Maria Antonietta.
 

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