L'Imperatore dei Cinque Regni - Guerre di ghostmaker (/viewuser.php?uid=423297)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'uomo scampato al deserto ***
Capitolo 2: *** Agitazione nel Concilio dei Cinque ***
Capitolo 3: *** L'amico del mio amico è mio nemico ***
Capitolo 4: *** L'ora delle decisioni irrevocabili ***
Capitolo 5: *** Tutte le carte sul tavolo ***
Capitolo 6: *** Invasioni ***
Capitolo 7: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 8: *** L'alba di una nuova Era ***
Capitolo 1 *** L'uomo scampato al deserto ***
Prologo
Ogni granello di sabbia del grande deserto era arroventato dal calore
del sole di mezzogiorno. Ai margini di Koraha, l’enorme
distesa di dune che copre buona parte del territorio a ovest di Tan, e
dalla quale pochi esseri viventi sono riusciti a uscirne indenni,
spesso si radunavano dei vagabondi senza fissa dimora: chi viaggiava
per avventura, chi lavorava come mercante di schiavi e non poteva
permettersi un alloggio nelle grandi città, qualcuno
perché era rimasto da solo al mondo, altri perché
condannati all’esilio nel deserto e si erano salvati per puro
miracolo. A quel tempo ero un ragazzino, portavo ai polsi delle grosse
catene di ferro che in quell’ambiente mi ustionavano la
pelle, e dovevo lavorare senza riposo per sistemare la carrozza del mio
padrone cui si era rotta una delle ruote per colpa del troppo peso.
Eravamo tanti con le mani legate, rei soltanto di essere nati
sfortunati. In uno dei pochi momenti in cui il mio padrone ci dava
tregua, certo non per carità, ma perché morendo
non saremmo stati di nessuna utilità per lui, guardai per
caso davanti a me. In lontananza, nel pieno del deserto, vidi una
figura umana che lentamente si avvicinava al nostro bivacco e pensai di
essere testimone della salvezza di uno dei pochi sopravvissuti
all’inferno di Koraha, ma più si avvicinava e
più rimanevo stupefatto da quella persona che indossava una
veste blu sormontata da un enorme mantello nero. Tutti rimanemmo in
silenzio, quell’uomo, caracollando, superò
l’ultimo strato di sabbia rovente e stramazzò a
terra finendo sui sassi levigati che delimitano Koraha e
l’oasi di Oazo.
L’Imperatore dei Cinque
Regni – Guerre
1° capitolo
– L’uomo scampato al
deserto
«Lo stupore fu generale perché tutti conosciamo
perfettamente la nostra Leggenda tramandata da generazioni,
vero?»
L’uomo anziano dalla lunga barba bianca osserva tutti i
bambini che sono seduti ai loro banchi e nota il terrore nei loro
occhi. Sorride, è consapevole che sono troppo piccoli
perché conoscano nei particolari la Leggenda, e la giornata
di studio di oggi è programmata proprio per raccontare il
Mito.
«Ebbene cari bambini, le cronache imperiali, la tradizione
popolare e i testi più antichi, ancora oggetto di studio da
parte dei nostri eminenti scienziati, narrano le gesta
dell’uomo dalla folta capigliatura e dalla barba lunga e
bionda, che indossava una veste azzurra con un mantello nero e che in
pieno giorno uscì dal deserto, per poi diventare la guida
dell’intero genere umano. Il leggendario Atua, primo di
questo nome, raccontò alle persone che lo videro per la
prima volta che non rammentava da dove provenisse, ma che aveva ancora
bene in mente le grandi nuvole bianche che attraversò mentre
cadeva verso il basso, prima di finire nelle acque gelide del Mare del
Nord. Lì sconfisse i terribili mostri marini e la loro
perfida e astuta Regina, Kwakhala, ma si amareggiò per
questo evento perché odiava la guerra, così
lasciò in vita la sua avversaria e le fece promettere di non
attaccare mai più le piccole imbarcazioni di pescatori che
attraversavano quel mare soltanto per trovare del cibo che sulla terra
ferma scarseggiava. Dove regnava la guerra da così tanti
anni, che neppure i governanti riuscivano più a ricordare,
Atua portò la pace senza brandire mai
un’arma, insegnò che con la collaborazione ogni
regno poteva prosperare utilizzando le proprie ricchezze come
sostentamento o merce di scambio, e convinse ogni Re a tramutare le
armi di distruzione del presente in mezzi per costruire il futuro.»
I bambini hanno ascoltato in silenzio e i loro occhi sembrano brillare
ogni volta che il maestro racconta leggende e miti del loro mondo. Uno
di questi piccoli studenti solleva la mano nel brusio generale.
«Dimmi giovanotto, che cosa vuoi sapere?» chiede
l’uomo barbuto.
«Maestro, ma lei è così vecchio che ha
conosciuto Atua, primo del suo nome?»
L’uomo sorride divertito. «Pensi che io sia tanto
anziano?» risponde facendo ridere tutti gli alunni.
Il bambino arrossisce, e il maestro, che di certo non vuole deluderlo,
spiega: «No, non avevo incontrato il Leggendario imperatore
dei Cinque Regni. Quello era un semplice uomo come lo sono io e come lo
diventerai anche tu. Era sfuggito alla morte che porta con
sé il deserto di Koraha, era una persona che fu esiliata in
quell’infernale posto perché ritenuto colpevole di
crimini così grandi da non essere perdonati da nessuno,
neppure dall’Imperatore. Destò stupore
perché assomigliava molto al Leggendario, ma egli non
portava la pace dentro il suo cuore, anzi, il suo animo era stato
distrutto da anni di guerre, da perdite immani e da delusioni cocenti,
anelava la vendetta e non si sarebbe mai fermato davanti a niente o a
nessuno per consumarla. Egli sapeva bene che raggiungendo il bivacco di
Oazo sarebbe diventato un reietto come tutti noi che vi soggiornavamo
per un giorno o per un anno, comprendeva che soltanto l’odio
non gli avrebbe permesso di raggiungere il suo obiettivo e nel corso
della sua vita imparò nuovamente a essere un uomo e non solo
un animale ferito e in fuga.»
Il bambino nota la passione con cui l’anziano maestro parla
di questa persona e domanda prontamente: «Maestro, come si
chiamava quest’uomo?»
L’anziano maestro si siede sulla sua soffice sedia di paglia,
passa la mano sulla sua lunga barba bianca, mentre con lo sguardo
osserva il volto del bambino, ma anche di tutti gli altri alunni.
Sospira così profondamente da far muovere le penne ancora
intinte nel calamaio, le sue labbra si arcuano in un sorriso
compiaciuto mentre i suoi occhi iniziano a brillare; forse
più di quello dei bambini che ha davanti a sé. Il
maestro, in cuor suo, sperava che il suo incipit attirasse
l’attenzione e che spingesse ogni suo alunno a domandarsi chi
fosse quella persona scampata alla morte di cui lui stesso ne ammirava
le gesta. Il bambino guarda i suoi compagni cercando di capire se ha
fatto un errore, ma anche gli altri sono in attesa della risposta del
maestro che pare non giungere mai, poi, con uno scatto
d’altri tempi, l’anziano maestro si leva in piedi,
raccoglie dal tavolo una piccola campanella e la suona con vigore.
«Piccoli miei, oggi è una bella giornata e quindi,
siccome sono io che comando, ho deciso che la lezione si
terrà all’aperto!»
Tutti i bambini scattano in piedi felici, il baccano scuote le
fondamenta stesse della scuola, l’anziano maestro apre la
porta e tutti gli alunni corrono fuori direttamente verso il giardino
fiorito. Tutti tranne uno. Il bambino che ha posto la domanda
è rimasto incollato vicino al suo banco e osserva
l’uomo senza parlare; il maestro gli regala un sorriso
così grande da fargli vedere ogni singolo dente che gli
è rimasto in bocca, gli si avvicina e appoggia la sua mano
ossuta sul suo capo. «Sai, l’uomo scampato dal
deserto mise anche a me la sua mano sulla testa e mi sorrise, proprio
come sto facendo ora io a te, ma adesso non ti dirò il suo
nome. Usciamo insieme ai tuoi compagni e sotto l’Albero del
Mondo vi racconterò tutta la sua storia, fin dal
principio.»
N.d.A.
Il racconto che avete letto fa parte di una storia formata da otto
capitoli che non avranno una cadenza precisa per la pubblicazione.
Questa storia farà parte di una serie di tre, tutte formate
da otto capitoli, che si dipaneranno attraverso le tracce impostate
dalla challenge creata da molang sul forum di EFP.
Spero che gradiate questo grande racconto fantasy e sarò
lieto di rispondere ai vostri commenti, sia inerenti alla storia sia ai
sicuri errori che commetterò nel corso di questi
ventiquattro capitoli.
Grazie a tutti.
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Capitolo 2 *** Agitazione nel Concilio dei Cinque ***
Il
maestro ha raggiunto i suoi alunni che si sono avvicinati al grande
Albero del Mondo tra risate e balletti propiziatori.
L’anziano dalla lunga barba bianca si siede senza fatica,
nonostante l’età avanzata, appoggia la schiena al
fusto del Bobaya, uno dei tre alberi antichi, e agita la mano per
calmare i bambini che, immediatamente, si siedono davanti a lui nel
silenzio assoluto.
«Voi sapete sicuramente quale sia la festa più
importante del mondo?»
«Sì» esclama il bambino curioso che
aveva alzato la mano in classe. «Il compleanno
dell’imperatore!»
«Bravissimo. E sapete che non è il giorno in cui
è nato l’attuale Atua, ma è la data in
cui il Leggendario divenne ufficialmente Imperatore dei Cinque Regni.
Ecco, la storia dell’uomo che ho conosciuto da ragazzino a
Oazo inizia proprio durante questa festa di tanti anni fa.»
2°
capitolo – Agitazione nel Concilio dei Cinque
Il maestoso palazzo imperiale costruito sull’isola di Otoke
era così grande che si poteva vedere dalle rive del Regno di
Metel. Il marmo bianco, colpito dai raggi del sole, emanava una luce
tanto intensa da sembrare un faro per i naviganti del Mare del Nord
anche nelle notti senza luna.
Fin dalle prime luci dell’alba, i servitori avevano imbandito
i tavoli, posizionati il giorno prima in perfetto ordine nella grande
sala delle feste, con tutti i cibi e le bevande conosciute provenienti
da ogni luogo del mondo. Il protocollo prevedeva che la festa si
svolgesse con delle turnazioni: all’alba erano invitati i
popolani che avessero voluto e potuto raggiungere Otoke; verso il
mezzodì partecipavano alla festa i
“meritevoli” ovvero tutte le persone che erano
state menzionate, per svariati motivi, come i più meritevoli
di ogni regno; nel primo pomeriggio toccava alle personalità
di spicco delle varie comunità i quali, se invitati,
potevano restare anche alla sera, ovvero il momento in cui entravano
nel palazzo i vari regnanti e le loro delegazioni diplomatiche. Le
famiglie reali avrebbero soggiornato al palazzo di Otoke fino al giorno
seguente perché partecipavano, oltre alla festa, anche alla
consueta doppia riunione del Concilio dei Cinque, presieduto
dall’imperatore.
Atua, CCXV del suo nome, era uno degli imperatori più
longevi della storia e durante quella festa festeggiava il quarantesimo
compleanno, però la sua vera età era di quasi
cento anni, e purtroppo da qualche tempo aveva iniziato a stare male
per colpa del morbo di Tulle.
La malattia di Tulle, chiamata così per il nome del medico
che la scoprì, era un morbo incurabile che non manifestava
segnali premonitori. Tulle scrisse nel proprio diario che probabilmente
il Leggendario aveva contratto il morbo soggiornando nella foresta
proibita e che esso era l’effetto collaterale derivato dai
poteri magici che aveva acquisito in quel luogo. Atua, Primo del suo
nome, non rivelò mai come ottenne la magia e pertanto quello
che scriveva Tulle era una supposizione che però
sembrò veritiera quando anni più tardi si
scoprì che ogni Saggio, e quindi un qualsiasi imperatore
futuro, unici depositari di poteri magici, contraevano lo stesso morbo
anche senza entrare nella foresta.
L’imperatore, nonostante questo disagio, non avrebbe mai
disertato la festa, così, quella mattina, si era svegliato
prestissimo; i suoi servitori si erano dati molto da fare per aiutarlo
a indossare la veste azzurra e il mantello nero, simboli che
rappresentavano la sua discendenza, mentre lui, impaziente e
perennemente in movimento, cercava di velocizzare queste manovre per
raggiungere la lunga scalinata che lo avrebbe portato in mezzo al suo
popolo. Egli sapeva che la malattia lo avrebbe costretto a percorrere
gli scalini a una velocità ridotta, ma non voleva che il
popolo lo vedesse sofferente proprio durante la sua festa di compleanno.
L’imperatore, così come si era prefissato, si fece
trovare già nella sala quando le grandi porte del palazzo di
Otoke si aprirono per far entrare il popolo. Ogni persona che varcava
la soglia s’inginocchiava davanti all’imperatore
proferendo parole di ringraziamento. Egli aveva atteso che la sala
fosse gremita prima di dare il benvenuto ai sudditi del mondo e
allargando le braccia, come per stringere a sé ogni
popolano, disse con gioia: «Caro popolo, sono felice di
vedere che siete giunti in molti quest’oggi, immagino che
tanti di voi avranno fatto un lungo viaggio per raggiungere Otoke e che
la fatica del vostro cammino si faccia sentire sui vostri muscoli,
così come odo indistintamente il brontolio dei vostri
intestini affamati.» Tutti risero alle parole scherzose
proferite dal sorridente imperatore. «Ebbene cari amici,
tutto ciò che vedete sui tavoli, è vostro; siate
benedetti dai nostri antenati.»
Atua aveva lasciato che gli applausi scemassero per poi dire ad alta
voce ai suoi servitori: «Date al nostro popolo ciò
che desidera per rifocillarsi e preparate cibo e bevande in modo che
ogni individuo qui presente possa riempirsi le sacche per gustare le
prelibatezze di tutto il mondo anche durante il viaggio di ritorno
verso le proprie case.»
§ § §
Questa giornata era una festa per tutti, tranne che per il festeggiato.
L’imperatore avrebbe lavorato più in
quest’occasione che nel resto dell’anno,
perché doveva dare ascolto a ogni popolano che avesse
ottenuto il permesso per un colloquio privato tramite i buoni auspici
dei Saggi, consegnare l’onorificenza imperiale ai meritevoli,
prendere parte a discorsi di economia e politica con i vari ricchi
possidenti, ma soprattutto presenziare al Concilio dei Cinque che,
negli ultimi anni, era sempre stato molto movimentato.
L’imperatore, a volte, rimpiangeva il passato nel quale era
soltanto uno dei tanti saggi del mondo con il solo compito di
dispensare le proprie opinioni al suo re, però tornava in
sé dopo pochi attimi perché era conscio che la
sua nuova posizione determinava la prosperità di tutte le
persone del mondo.
Atua si sedette sul trono di diamanti, un oggetto di grande valore,
levigato e assemblato dagli orafi dei tempi antichi, e tra un boccone e
grandi sorsi del liquore preferito, si era dato da fare senza sosta.
Consigli agli adulti, carezze ai bambini, rigida interpretazione delle
Leggi per appianare le dispute tra i vari proprietari di aziende
createsi nel corso dei mesi, rincuorava i popolani offrendo conforto e
consigli utili per qualsiasi bisogno. Il tutto senza far notare i
terribili dolori alla cervice causati dal morbo di Tulle che Alua stava
contrastando con tutta la sua forza interiore.
La luce del sole iniziava a calare, nella sala erano rimaste ancora
tantissime persone perché ogni regnante desiderava avere un
buon gruppo di sostenitori ancora presenti alla festa nel momento del
loro ingresso nella sala. L’imperatore, dopo aver confabulato
con una delle guardie pretoriane, si era alzato dal sedile di pietre
preziose e si preparava a ricevere i regnanti del mondo nei modi
previsti dalla Legge, perché egli era sì
l’imperatore, ma aveva degli obblighi di etichetta da
sostenere. Facendosi aiutare dai servitori si era messo in ginocchio
sistemando con cura le sue delicate rotule sul cuscino bianco che
recava, ricamato da filigrane di corallo bianco, lo stemma del Regno di
Metel. La festa si svolgeva ogni anno in un palazzo imperiale diverso
ed era gestita, a turno, da uno dei Cinque Regni che provvedeva alle
spese che sarebbero state sostenute per le due giornate, e
quell’anno toccava proprio a Metel questa incombenza.
Il cerimoniere, posizionato all’ingresso, iniziava ad
annunciare i nuovi arrivati.
«La Regina di Dwr, sua Maestà Cristalya e la
principessa Oceanya.»
Il Regno di Dwr possedeva tutte le terre dell’isola omonima.
Circondata dai quattro mari, era distaccata dal resto della terra
ferma, ma nel corso dei secoli i vari regnanti avevano fatto costruire
quattro ponti. Ognuna di queste gigantesche strutture collegava Dwr ai
quattro regni continentali. La regina era la più giovane
regnante del mondo, aveva acquisito il trono per una terribile
disgrazia che accadde otto anni prima di questo evento mondano, quando
i suoi genitori persero la vita durante un viaggio di piacere sul Mare
dell’Est. La loro imbarcazione fu travolta da una
terrificante tempesta che si era scatenata all’improvviso; la
nave colò a picco senza che vi fossero superstiti. Molti
anni dopo alcuni suppellettili provenienti dal relitto riaffiorarono in
superficie adagiandosi sulle spiagge dorate di Tera. Cristalya si era
seduta sul trono del padre all’età di diciassette
anni, mentre Oceanya, ancora molto piccola, dovette abbandonare gli
studi scientifici, nei quali era la più dotata, per
dedicarsi all’apprendimento dell’arte militare dato
che nell’incidente aveva perso la vita anche il comandante
dell’esercito di Dwr.
Al loro ingresso il parlottio tra i presenti era tanto rumoroso da
sovrastare gli applausi: circolavano voci insistenti che Cristalya
avesse subito un grosso sgarbo da un'altra famiglia reale e che la sua
collera avrebbe causato parecchi fastidi al vecchio imperatore.
«Il Re di Tan, sua Maestà Explodon, la Regina
Bruligida e i principi Torcon e Fajro.»
Il Regno di Tan era il più piccolo tra i quattro regni
continentali perché buona parte del territorio era
costituito dal deserto di Koraha e dall’oasi Oazo. Explodon e
Brugilida erano la coppia di regnanti più bella che il mondo
avesse visto nell’ultimo secolo. Lui un uomo alto e dal
portamento fiero, sempre distinto ed elegante anche quando lavorava a
stretto contatto con i suoi sudditi; lei, una donna splendida dai
capelli rossi lunghissimi e occhi azzurri come il cielo limpido. Molte
persone erano convinte che fosse la diretta discendente del Leggendario
perché la sua saggezza rivaleggiava con quella di tutti i
Saggi, compreso l’imperatore. Torcon era un giovane aitante,
sempre disponibile con il popolo come lo era il padre, aveva una
spiccata dote di comando ed era ovvio che si ponesse al comando
dell’esercito. Fajro era il contrario del fratello
più grande: irruento, aggressivo, poco propenso al discutere
e più a suo agio nell’accettare qualsiasi tipo di
sfida tanto che l’imperatore, più di una volta, lo
rimproverava per la sua irrequietezza giovanile che lo spingeva a
commettere errori in continuazione.
«Il Re di Apen, sua Maestà Wit, la consorte regale
Pine, il principe Oak e la principessa Willa.»
Il Regno di Apen era sempre stato il più pacifico tra tutti
i Cinque Regni fin dai tempi antichi. Il Leggendario, dopo aver
attraversato il deserto di Koraha, si diresse in questo luogo e
costruì la sua prima città aiutato dai regnanti
di Apen che in quel tempo cercavano di portare la pace tra i Cinque
Regni che si stavano combattevano da secoli, intervallati da pochi anni
di pace forzata. L’arrivo del Leggendario fu accolto come un
segno divino e Apen si schierò immediatamente dalla parte di
Atua, Primo del suo nome. Il Regno di Apen era tradizionalmente a
successione maschile, infatti, le mogli non erano considerate come
regine, ma nominate come consorti regali, quindi il trono sarebbe
passato a Oak, anche se era più giovane della sorella Willa.
Wit e Pine erano una coppia bene assortita, si comprendevano con un
solo sguardo e agivano di comune accordo; a prima vista potevano
sembrare distaccati e poco affiatati, ma in realtà era solo
una questione di protocollo. I loro figli erano bene inquadrati nelle
regole nobiliari tanto che erano considerati come i veri depositari
dell’etichetta regale.
«La Regina di Tera, sua Maestà Wasa e la
principessa Aarde.»
All’ingresso dei regnanti di Tera, i presenti nella sala
sembravano quasi impazziti, tanto le avevano acclamate con applausi e
inchini lusinghieri, ma in realtà la strana ovazione era
quasi tutta dispensata verso la bellissima Aarde, considerata la
ragazza più affascinante del creato. E, spudoratamente,
anche la più appetibile per qualsiasi uomo di buona
estrazione nobiliare.
Una porzione del Regno di Tera era costituita dalla foresta proibita
che si estendeva anche nei territori del Regno di Apen; a differenza
dei primi, Tera era tradizionalmente a successione femminile e il Fato
sembrava appoggiare la loro scelta dato che nascevano soltanto femmine
dalle coppie reali. Wasa era rimasta vedova del marito, morto per
un’intossicazione alimentare, tre anni prima di questo evento
e aveva deciso di non risposarsi, nonostante le molte proposte di
matrimonio, perché era ancora follemente innamorata del suo
sposo scomparso troppo giovane. Aarde era bellissima e corteggiata da
tutti i suoi coetanei che rimanevano affascinati dai suoi occhi
leggermente a mandorla di un colore verde intenso. Aveva grande
sensibilità e altruismo, ma altrettanta forza di carattere,
non cedeva mai in nessun frangente e mostrava i denti quando qualcuno
cercava di calpestarla, s’impegnava per dimostrare che le
donne sono di pari valore degli uomini e non temeva di lavorare accanto
al suo popolo. I presenti alla festa temevano soltanto una cosa: che
fosse annunciato uno sposo per Aarde.
La tortura dell’imperatore, ancora inginocchiato, stava per
concludersi dato che gli ultimi a entrare nella sala sarebbero stati i
regnanti di Metel e una delle guardie gli aveva riferito che erano alle
porte.
«Signore e signori, ecco a voi i signori che hanno
organizzato l’evento annuale; dobbiamo i nostri
ringraziamenti più sentiti per la loro
magnanimità quindi vi chiedo di accoglierli con gli applausi
che meritano. Il Re di Metel, sua Maestà Titan e il principe
Metalo.»
Tutti i presenti s’inchinarono alla loro entrata, Titan, non
curante di questo cerimoniale, raggiunse l’imperatore per
aiutarlo ad alzarsi, mentre Metal sorrideva e dispensava saluti al
pubblico che lo acclamava.
Il Regno di Metel era il più grande reame di tutti i Cinque
Regni, aveva grandi risorse minerarie e la maggior parte delle
Corporazioni risiedevano nella capitale, e non era certo un caso che
nella sala fossero presenti tantissimi ricchi imprenditori del Regno di
Metel. Titan era un monarca molto amato dal suo popolo e ben voluto
anche dalle genti di altri regni perché in qualsiasi
occasione si prestava ad ascoltare e a sovvenzionare le iniziative di
tutti; mecenate prolifico e senza timore di rischiare, ma anche
intransigente quando si parlava di regole. La moglie del re era
deceduta dando alla luce Metalo e si vociferava che lui fosse uno dei
pretendenti alla mano della Regina di Tera e che avesse ottenuto una
secca risposta negativa. Metalo era un principe che sapeva godersi la
vita agiata nella propria corte; mai troppo appariscente, ma neppure
troppo distaccato, Metalo preferiva la vita tranquilla, amava ogni tipo
di arte e collezionava cimeli dei tempi antichi custodendoli con
reverenda devozione.
§ § §
I cerimoniali erano quasi completati, a turno le delegazioni dei Cinque
Regni si erano recate dall’imperatore per congratularsi del
nuovo compleanno e per consegnare doni d’inestimabile valore
che sarebbero rimasti al palazzo Otoke per sempre, poi ogni gruppo,
accompagnato dagli inservienti, si era diretto al proprio tavolo per
rifocillarsi; tutto senza scambiare una sola parola tra di loro. Alcune
persone comuni si avvicinavano a questa o a quella delegazione
consegnando documenti, richieste o donazioni, taluni si fermavano a
parlare con i regnanti, tal altri con i vari principi, tutti con
l’obiettivo di ringraziarli per avere permesso che
partecipassero alla festa, ma soprattutto per mostrare che erano
presenti perché mancare a un invito così
importante poteva costare molto caro, sotto molteplici punti di vista.
La festa si sarebbe protratta fino tarda ora con giochi e danze, ma non
per tutti la notte sarebbe passata nel sollazzo perché i re
erano già in attesa della chiamata per dare inizio al
Concilio dei Cinque, ma l’uomo che doveva dare il via alla
riunione, l’imperatore, era più interessato allo
svago e al divertimento che gli stava regalando un abile giocoliere. In
verità Atua voleva prorogare la riunione al mattino seguente
così da potersi riposare qualche ora, ma si accorse che
molti dei regnanti non vedevano l’ora di portare al suo
giudizio le varie situazioni bloccate da cavilli burocratici e ripicche
fanciullesche che ostacolavano il normale corso della vita,
così, seppur a malincuore, l’imperatore fece un
cenno alla guardia pretoriana che, ricevuto il segnale convenuto, si
mosse speditamente verso i tavoli per annunciare che la riunione si
sarebbe svolta un’ora più tardi. E così
accadde.
§ § §
I Re, raggiunti dai loro Saggi, si diressero verso la sala delle
riunioni, mentre i loro famigliari, rimasti ai tavoli, finalmente
potevano scambiare chiacchiere fra loro e godersi la festa senza
formalità superflue. Il cerimoniere aveva annunciato
l’inizio delle danze, i maestri musicanti suonarono gli inni
nazionali dei Cinque Regni e poi, diedero vita alle melodie
più belle che orecchio avesse mai sentito. La musica era
così soave e di tale armonia che aveva accompagnato ogni
invitato alla festa verso il centro della sala: cavalieri impettiti
nelle loro vesti pregiate guidavano le dame che, roteando leggiadre,
facevano svolazzare le lunghe gonne riccamente ricamate da fili
d’oro intrecciati. Le coppie erano molte, ma chi destava
stupore per abilità, movenze ed eleganza nel portamento
erano Oak e sua sorella Willa; perfetti nella coreografia, splendidi
nell’armonia, tanto bravi e trascinanti che tutte le altre
coppie fermarono i loro passi di danza per applaudire i due giovani a
scena aperta.
Nel lato più a sinistra della sala si erano riuniti i figli
più giovani dei regnanti. Essi erano nati nello stesso anno
e tale strana casualità aveva fatto in modo che fossero
inseriti tutti nella stessa classe alla scuola imperiale quando erano
piccoli. Quella strana congiunzione, in realtà, era
diventata una ricorrenza per le famiglie regnanti di quel tempo,
perché anche i figli più grandi erano nati nello
stesso anno, ma di sette stagioni precedenti ai fratelli minori.
«È già passato un anno
dall’ultima volta che ci siamo visti» disse Fajro
sorridendo a Oceanya, l’unica ad aver lasciato la scuola
imperiale in anticipo.
«Purtroppo da Dwr mi muovo pochissimo per ordini di mia
sorella.»
«Probabilmente si preoccupa della tua
incolumità» disse Metalo osservando la ragazza che
arrossiva, per timidezza, mentre rispondeva a Fajro.
«Ma adesso pensiamo a divertirci, avremo tutto domani per
raccontare storie tristi» aggiunse Metalo prendendo la mano
di Aarda, alla quale disse: «Vieni cara amica, facciamo
vedere a Oak che anche noi siamo bravi nel ballo e diamo anche un colpo
al cuore agli uomini che ti stanno fissando con insistenza, timorosi di
farsi avanti per invitarti.»
La ragazza, trascinata nel centro della sala, non aveva risposto
perché i suoi occhi erano rimasti fissi su Fajro che stava
ricambiando quello sguardo.
«Non possiamo essere da meno, andiamo!» disse Fajro
inchinandosi davanti a Oceanya. «Dobbiamo vincere questa
sfida», aggiunse, sempre pronto a cercar baruffe.
«E così sia, mio cavaliere; la mia mano è tua,
guidami in questa danza sfrenata e non farmi rabbuiare con tristi
novelle» disse Oceanya ridendo divertita e riuscendo a
mettere da parte la timidezza del primo istante.
In un batter d’occhio, il centro della sala ospitava tre
coppie di principi e questi ragazzi ballavano, ridevano e si
divertivano così allegramente che il pubblico si era fermato
per guardare le loro evoluzioni e applaudire la loro destrezza. I
maestri dell’orchestra, seppur completata la prima parte del
programma, decisero di rimandare la pausa e iniziarono a suonare
musiche adatte ai balli di gruppo e gli stessi principi invitavano la
gente a raggiungerli al centro della sala. Le musiche erano divertenti
e rilassavano anche le persone che rimanevano sedute; tra queste
c’erano le regine Pine e Bruligida che sfruttarono
l’occasione per parlottare tra loro.
«Dimmi Bruligida, dove è andato?» chiese
Pine guardandosi attorno.
«Il mio coriaceo marito ha deciso che dovesse aspettare
nell’anticamera. So che tu apprezzi per
l’etichetta, ma a me sembra un’inutile perdita di
tempo. Lui non ha neanche mangiato per i crampi allo stomaco.»
«Mia cara, lei invece non dorme da quando le abbiamo detto
che sarebbe stato ufficializzato oggi davanti
all’imperatore.»
«Gioventù» dissero insieme le due donne
mettendosi a ridere di vero gusto.
Al primo piano, nella sala delle riunioni, il clima era completamente
diverso, la tensione era palpabile, anche se fino a quel momento gli
argomenti trattati non avevano dato motivi tali che i contrasti
sfociassero in liti furibonde. Il libero commercio, e i prezzi
prestabiliti e concordati tra i Cinque Regni, garantivano
prosperità per ogni nazione e gli eventuali accordi privati
tra re non intaccavano le corporazioni autorizzate a operare nel
mercato globale grazie alle leggi promulgate dagli imperatori e
accettate da tutte le varie aziende statali o indipendenti da soggetti
legati ai governi. Il vero nodo da sciogliere rimaneva sempre lo
stesso, ovvero la questione legata a due ponti dei quattro costruiti
dai regnanti di Dwr, rimasti da sempre “a transito
doganale” a differenza degli altri due che erano stati
convertiti “a transito libero”.
L’imperatore, nonostante i suoi interventi sempre indirizzati
alla libera circolazione, non poteva obbligare Dwr ad aprire quelli che
ritenevano, forse a ragione, anche delle difese per il proprio regno.
Atua era conscio che su tale questione la politica c’entrava
poco e che la soluzione poteva trovarsi soltanto attraverso un
contratto di matrimonio, infatti, nei giorni precedenti, si era
preparato a sedare l’inevitabile lite che sarebbe nata in
questa riunione dopo aver letto un messaggio inequivocabile che gli era
stato recapitato da un Saggio. L’imperatore sarebbe dovuto
intervenire su questo punto, ma era fermamente convinto che nessuno
potesse impedire un matrimonio tra persone che si amavano e che non
desideravano spartire il loro amore con le logiche della politica
estera.
Chiusi i libri maestri e consegnati ai Saggi, Re Explodon si era alzato
in piedi prendendo la parola. «Imperatore Atua, CCXV del suo
nome, oggi colgo l’occasione di questa festa, e della
presenza di tutti i sovrani, per annunciare le prossime nozze tra mio
figlio Torcon, erede del trono di Tan, e Willa, figlia di Re Wit di
Apen.»
Anche Wit si era alzato per stringere la mano al suo futuro parente, ma
il momento di gioia era stato spento in pochi istanti da Cristalya,
alzatasi di scatto dalla sedia per puntare il dito verso il Re di Tan.
«Explodon, quello che state annunciando è un
tradimento degli accordi privati che abbiamo stipulato due anni orsono.
Come Regina, ma soprattutto come donna, mi sento indignata e
disonorata.»
Il Saggio di Dwr aveva tirato fuori da una cartelletta un contratto che
Cristalya, presolo strappandolo dalle mani del suo delegato, aveva
mostrato a tutti i presenti. In quel documento Explodon
s’impegnava a farle sposare il proprio erede garantendole che
non avrebbe mai accampato pretese sul regno di Dwr e in cambio
richiedeva che la regina autorizzasse l’apertura del ponte
doganale che congiungeva l’isola al Regno di Tan.
L’imperatore prese tra le mani il documento iniziando a
leggere i paragrafi con massima attenzione, mentre nella sala il
silenzio dei presenti faceva in modo che si sentisse chiaramente la
musica che proveniva dal piano inferiore. Atua, sollevando gli occhi
verso Cristalya, con voce calma, ma molto decisa, disse: «Mia
Signora, devo riconoscere che il contratto che avete prodotto come
prova è originale, non sussistono contraffazioni e ogni
timbro è ben visibile senza sbavature, però anche
voi lo avete firmato.»
«Cosa intendente dire imperatore?» rispose
Cristalya picchiando i pugni sul tavolo pregiato della sala.
«Voglio dire che nel contratto è prevista la
possibilità, per entrambi i contraenti, di rinunciare
all’accordo, previa comunicazione al Concilio dei Cinque, che
riunito, delibererà il pagamento di una quota risarcitoria
al firmatario che intende rispettare tale accordo.»
«Io, Re di Tan, sono pronto a risarcire Cristalya, Regina di
Dwr, in base alle disposizioni che questo Concilio riterrà
consone e per tale motivo ho deciso di fare l’annuncio in
questa giornata in cui, da sempre, siamo presenti tutti»
disse Explodon senza esitazione.
Cristalya rimase stranita alle affermazioni dell’imperatore
perché non era a conoscenza di tale postilla su quel
contratto che né lei né Explodon avevano
richiesto di inserire. L’imperatore, prima che la regina
aggiungesse altre parole e intuendo che non fosse a conoscenza di ogni
paragrafo contenuto nell’accordo, con tono fermo, ma senza
farle pesare la sua ignoranza in materia, disse: «Dopotutto
è prassi accettata da ogni regno, e prevista dalla legge
promulgata da Atua, Primo del suo nome, quella
dell’inserimento di una sorta di recesso da parte di entrambi
i contraenti del contratto, così come è previsto
che in mancanza di tale dicitura il contratto stesso perda di
validità». Atua guardava Cristalya e immaginava
che avrebbe cercato di ribaltare la situazione così, per
farle capire che non c’erano alternative, chiese al Saggio di
Dwr: «Fammi un piacere Dheat, prendi dal leggio il Libro
delle Leggi, quello su cui i re hanno rinnovato le firme. Su quello ci
dovrebbe essere anche la ratifica di Fond, Re di Dwr e padre della
nostra amata Regina.»
Explodon e Wit celarono abilmente il loro sorriso beffardo; entrambi
erano sicuri che Cristalya non conosceva per niente le Leggi, mentre la
regina, trattenendo la furia che le stava sconquassando il corpo, disse
a denti stretti: «Ebbene, accetto la Vostra decisione in
merito a questa questione, ma sia chiaro; pretendo che nel risarcimento
che mi sarà corrisposto, Explodon, e tutta la sua
discendenza, siano obbligati a rinunciare a fare richiesta per
l’apertura del ponte doganale, sia oggi, con me come Regina,
sia domani, verso tutti i miei discendenti.»
«Mi permetto di intervenire sulla questione. Ritengo giusto
che la regina richieda, tra gli altri, anche questo risarcimento
giacché era la base di partenza del contratto matrimoniale
appena sciolto» disse Titan appoggiando la mozione di
Cristalya.
«Sono d’accordo» rispose
l’imperatore. «Domani mattina ci riuniremo in un
concilio ristretto e stileremo il risarcimento che il Regno di Tan
dovrà corrispondere al Regno di Dwr, comprensivo di questa
legittima richiesta della regina. Ora miei Signori, l’ora
sé fatta tarda e direi che il Concilio dei Cinque possa
dirsi concluso.»
I Re si alzarono tutti insieme, s’inchinarono
all’imperatore e uscirono dalla sala; tutti tranne Explodon.
Atua sapeva cosa volesse il Re di Tan e, tirandogli
l’orecchio come quando gli faceva da maestro, disse:
«Forza, fallo entrare; lo avrai messo in attesa nella stanza
adiacente senza neanche lasciargli fare un ballo con la futura sposa,
vero?»
Explodon si mise a ridere mentre apriva la porta della piccola
anticamera dove Torcon era seduto su una poltrona.
«Forza figliolo, levati in piedi» disse Explodon al
giovane erede.
«Padre, ho sentito la richiesta della regina e sono gravi per
il nostro popolo che contava molto sull’apertura del ponte.
Rinuncio al mio matrimonio se ciò può portare
beneficio al Regno di Tan» rispose con determinazione Torcon.
I due uomini lo ascoltarono e non rimasero colpiti dalle parole del
giovane perché lo conoscevano così bene che si
sarebbero sorpresi se avesse detto altro.
«Giovanotto, le tue parole sono quelle di un uomo e in futuro
il regno di Tan, guidato da te e dalla tua sposa, proseguirà
a prosperare così come ora che beneficia delle attenzioni
dei tuoi genitori. Ora, inginocchiati.»
Il ragazzo, eseguita la richiesta dell’imperatore, aveva
chinato la testa.
«Io, Atua CCXV del mio nome, benedico la tua unione con la
bella Willa di Apen e aspetterò impaziente la nascita dei
vostri figli per poter benedire anche la loro vita» disse
l’imperatore appoggiando una mano sul capo del giovane.
«Grazie mio Signore, cercherò di adempiere ai miei
compiti futuri nella grazia del Leggendario che lei, oggi, rinnova
all’intera famiglia reale di Tan.»
Il ragazzo, sollevato lo sguardo, guardava il padre costatando che
fosse la prima volta che vedeva gli occhi del genitore tanto lucidi e
pronti al pianto.
§ § §
La prima giornata era finalmente conclusa, l’imperatore, dopo
essere stato attivo per venti ore, si era sdraiato nel suo letto alla
ricerca di riposo, ma proprio non gli riusciva di prendere sonno.
Sapeva che aver risolto il problema del contratto matrimoniale era
soltanto una spina di un grosso roseto e che il giorno seguente sarebbe
stato peggiore dovendo fare anche una seduta del concilio ristretto che
sperava di non dover organizzare. La situazione generale era positiva,
le lamentele erano state poche, e i re sembravano tutti tranquilli,
escludendo per ovvie ragioni Cristalya, però sentiva nelle
ossa che era solo l’inizio di qualcosa ben peggiore
perché la Regina di Dwr poteva ignorare le leggi, ma di
certo non era una stupida e ci aveva messo pochi secondi per richiedere
che Tan fosse obbligato a rinunciare definitivamente al ponte. Alua
sorrideva sperando che fosse la sua malattia a creargli tutti questi
dubbi, ma temeva di non sbagliare neanche questa volta.
Nel palazzo imperiale, come per tradizione del compleanno, le varie
famiglie di regnanti avevano occupato alcune delle numerose stanze da
letto, ma anche tra di loro c’era qualcuno che non riusciva a
dormire.
Sulla balconata “vista mare”, c’erano
Titan e Wasa che parlavano a bassa voce, nella stanza di Fajro
c’era la luce accesa e lui teneva tra le mani una lettera
aperta, nella camera posta all’ultimo piano Cristalya urlava
verso Oceanya che invece cercava di dormire, sul balcone
“vista terra” Metalo e Oak conversavano
amabilmente, ma tra tutti, c’erano due persone che non
sarebbero mai riuscite a dormire, tanto era la loro eccitazione.
La sala della festa, finalmente sgombera da palchi, tavoli, e sedie,
sembrava addirittura più enorme del solito, ma in
realtà erano quei quattro occhi così pieni di
amore e di speranze per il futuro che vedevano tutto più
grande. Nel silenzio assoluto, i due giovani si diedero un bacio, poi
lui, inchinandosi mantenendo lo sguardo fisso su Willa, aveva offerto
la sua mano; lei sorrideva mentre appoggiava delicatamente le sue dita
sul palmo di Torcon. Lui, alzandosi, la strinse a sé con la
forza dell’uomo e la delicatezza dell’amante e,
attimi dopo, iniziarono a ballare promettendosi
amore eterno.
N.d.A.
Spero che continuerete a seguire (e gradire) questa storia;
sarò lieto di rispondere ai vostri commenti, sia inerenti al
racconto sia ai sicuri errori che commetterò nel corso dei
vari capitoli.
Grazie
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Capitolo 3 *** L'amico del mio amico è mio nemico ***
L’anziano
maestro dalla lunga barba bianca ha smesso di
raccontare, si alza in piedi e osserva tutti i suoi alunni che lo
guardano con sospetto.
«Bambini, è il momento di rientrare; dobbiamo
continuare la lezione prima che arrivi l’ora del
pranzo.»
I bambini, tornati in aula, osservano il maestro che sulla lavagna
scrive la parola “magia”.
La magia è la
capacità di dominare le forze della
natura mediante il ricorso delle arti oscure e le uniche persone in
grado di utilizzarla sono i Saggi. Non perché siano
più intelligenti degli altri, ma perché nascono
già con questo potere che si sviluppa dopo anni di
allenamento nei quali, prima di tutto, imparano la concentrazione
mentale e la meditazione spirituale. Anche voi potreste essere nati con
questi poteri, ma si manifesteranno solo in tarda età.
La magia non
è infinita, anzi, è proprio il
contrario. Il Saggio che utilizza questo potere perde istantaneamente
tutte le sue energie e prima di poter fare un’altra magia
deve riposare per almeno un giorno; chi tenta ugualmente di
sprigionarne un'altra muore all’istante senza avere successo.
Ricordate bene miei cari alunni: la magia uccide, non fa vivere,
infatti, come vi ho raccontato prima in giardino, tutti i Saggi che la
utilizzano contraggono il morbo di Tulle. Certo, in molti casi
è un aiuto importante però fate attenzione:
l’energia che si perde utilizzando la magia è
sempre di natura spirituale quindi chi la esegue, riduce la propria
aspettativa di vita, quindi comandare un Saggio di utilizzarla per
scopi personali equivale a chiedergli di morire prima del suo tempo.
La magia si divide in
quattro elementi: fuoco, terra, aria e acqua e
ogni Saggio nasce con il dono di uno solo di questi poteri. Il Mito ci
racconta che la magia fu liberata quando il Leggendario, prima di
diventare l’Imperatore Atua, Primo del suo nome, sconfisse i
quattro Re mostruosi che detenevano queste capacità, ed
è questo il motivo per cui definiamo la magia
“un’arte oscura”. Sempre attraverso i
testi antichi del Mito, sappiamo che il Leggendario era stato capace di
usare tutti gli elementi, ma anche un quinto che servì per
riportare la pace nel mondo. Il medico Tulle ipotizzò che il
Leggendario apprese il nuovo elemento nella foresta proibita, e come vi
ho raccontato in precedenza, ottenne anche l’effetto negativo
della malattia. Il quinto elemento è tuttora un mistero: non
sappiamo di cosa si trattava, come funzionasse e neppure cosa
comportasse l’utilizzo di questa magia; nessuno vide
direttamente il Leggendario mentre la sprigionava e tale potere non si
ripresentò in nessun altro, già da Atua II del
suo nome.
L’unica
persona che è in grado di utilizzare due
elementi è l’imperatore però, anche
lui, non può sprigionare due magie nello stesso giorno.
Bene, queste sono, a
sommi capi, le regole basilari della magia, ma ci
sono tanti altri aspetti, molto più importanti, che in
questo momento non sono utili da sapere per voi che siete giovanissimi.
Nella vostra seconda fase di studi ci sarà un professore che
spiegherà tutto nel dettaglio.
Il maestro ha portato a termine la lezione appena in tempo dato che le
campanelle annunciano l’ora di pranzo. L’anziano
dalla barba bianca estrae dal cassetto un contenitore nel quale
c’è della frutta; il suo pranzo è tutto
lì. Alza gli occhi verso i bambini e si accorge che nessuno
di loro si sta dirigendo verso l’uscita per raggiungere la
mensa, ma che si sono riuniti al centro dell’aula e
confabulano tra loro. Vorrebbe chiedere il motivo di questa riunione,
ma il solito bambino che fa domande alza la mano.
«Curioso che sia sempre tu quello delegato a chiedermi
qualcosa. Come posso esserti utile questa volta?»
«Maestro, abbiamo deciso di saltare il pranzo e di mangiare
anche noi della frutta, quella che abbiamo per la merenda. Siamo tutti
d’accordo che queste due ore siano belle per continuare ad
ascoltare la vostra storia.»
«Questa è una vera sorpresa, non pensavo di aver
attirato, così tanto la vostra attenzione. Va bene, basta
che non mi sgridiate perché parlo mentre mangio»
risponde sorridente l’anziano dalla barba lunga e bianca.
I bambini saltano di gioia, il maestro apre il contenitore della
frutta, ma mentre esegue questa semplice operazione il suo sorriso si
spegne e traspare dai suoi occhi una grande tristezza. Il bambino si
accorge. «Maestro, che cosa succede? La vostra frutta
è avariata per colpa del caldo?»
«Non fateci caso, va tutto bene» risponde il
maestro, ma in realtà si è intristito
perché il seguito della storia è
l’inizio della fine dell’Era dei Diamanti.
3° capitolo –
L’amico del mio amico
è mio nemico
La mattina seguente alla festa del compleanno, Atua, CCXV del suo nome,
si era svegliato con dolori lancinanti in tutto il corpo, non era in
grado di prendere parte alla riunione, doveva assolutamente fare le
cure del morbo di Tulle prima di affrontare la giornata,
così aveva fatto chiamare i Cinque Saggi Reali.
«Dheat?» chiese Atua indispettito per
quest’assenza ingiustificata.
«Imperatore, nessuno di noi l’ha visto»
rispose la Saggia Wicaksana di Apen.
«Forse è tornato a Dwr insieme a una parte della
loro delegazione» disse con poca convinzione Saga, il Saggio
di Tan.
«Adesso non sono in grado neanche di adirarmi per questa sua
grave mancanza di rispetto per tutti noi. Comunque amici, ascoltatemi.
Come vedete non sono in grado di alzarmi quindi dovrete annunciare ai
vostri Re che la riunione del Concilio ristretto sarà
posticipata a dopo pranzo. Considerando l’assenza di Dheat
manderò una delle guardie da Cristalya per farle sapere la
mia decisione. Data la situazione, vi chiedo di contravvenire
“all’ordine delle verità” e di
comunicare che ho un semplice mal di stomaco causato dai troppi bagordi
di ieri. Ora andate.»
L’imperatore non poteva sapere che il ritardo della riunione
sarebbe stato l’inizio di una serie di eventi catastrofici
che avrebbero cambiato il mondo.
L’assenza di Dheat non era stata l’unica di quella
mattina, anche altre personalità importanti erano partite
per tornare ai loro regni dato che il concilio ristretto prevedeva la
presenza solo di Titan e Wasa e che il secondo Concilio dei Cinque era
una pura formalità alla quale potevano partecipare dei
delegati nominati dai Re. Tra le assenze destava sensazione la partenza
di quasi tutta la famiglia reale di Apen con l’esclusione del
solo Oak che, nell’attesa della convocazione,
s’intratteneva con Metalo.
«Bella responsabilità ti ha lasciato tuo
padre.»
«Metalo, che vuoi che sia, potevo andarmene
anch’io, bastava la nostra Saggia Wicaksana per concludere i
“lavori”.»
«Eppure caro amico, se mio padre fosse stato costretto a
partire avrebbe lasciato qui chiunque tranne me.»
«A te non importano queste cose; sarebbe stata una decisione
logica» disse Oak sorridendo.
«Forse sì, ma ciò non toglie che tu sia
ancora giovane e che rappresentare il regno è qualcosa di
molto importante anche in occasioni che appaiono superflue, e
personalmente comprendo la fiducia che ripone tuo padre nelle tue
capacità.»
«Lusingarmi non cambia la situazione.»
«Che sciocco! Nonostante i piccoli dissidi tra Apen e Metel
io ti ho sempre ammirato. Fin da piccoli ero affascinato dal tuo
comportamento regale che sfoggiavi in ogni situazione e spesso mi sono
chiesto come sarebbe cambiata la nostra vita se i due regni fossero
stati più legati» disse Metalo mostrando una
strana timidezza che non faceva parte del suo carattere.
Explodon stava camminando freneticamente nella sua stanza.
«Caro, cosa ti sta angustiando?» chiese Bruligida
al marito.
«Questa è una bella domanda mia amata.
C’è troppa tranquillità ed è
una cosa che mi preoccupa. Anche il rinvio delle riunioni è
strano, non credi? Ieri, io ero uno di quelli che premeva per fare
subito il Concilio dei Cinque e quindi osservavo attentamente i
movimenti dell’imperatore, e ti dico che ha mangiato e bevuto
senza strafare.»
«Immagini che ci sia altro dietro a questo rinvio?»
Il re sorrise. «Incredibilmente, non ti so rispondere di
nuovo.»
Bruligida si era avvicinata al marito per abbracciarlo. «Non
fare supposizioni se non hai idee, ti rovini la giornata, piuttosto
pensa a come rendere il matrimonio di Torcon una festa
indimenticabile.»
«Ci ho pensato. Basta tenere fuori Fajro» era stata
la risposta di Explodon a cui aveva fatto seguita la sonora risata del
re.
«Che pessimo che sei» disse Bruligida spingendo via
il marito dalle sue braccia, ma sorridendo contenta che
l’uomo cercasse un modo per rilassarsi attraverso battute
spiritose che non gli erano mai mancate.
Nel cortile del palazzo Otoke, seduti su una panchina immersa nel
grande giardino, Titan e Wasa attendevano la chiamata per il concilio
ristretto.
«Hai ripensato a ciò che ti ho detto questa
notte?»
«Tu sei un uomo affascinante Titan, su questo non
c’è dubbio, e qualsiasi donna sarebbe onorata ad
averti come marito, indipendentemente dal ruolo che ricopri,
però la mia risposta non cambia» rispose Wasa
guardandolo dritto negli occhi.
«Perdonerai le mie continue insistenze?» disse
Titan prendendo la mano della regina.
«Ma certo, sei una persona gentile e ci conosciamo da una
vita; apprezzo i tuoi modi sempre delicati nell’affrontare
questo argomento e le tue reazioni composte ai miei continui rifiuti. E
poi, oggi la risposta è sempre uguale, ma un domani chi
potrà dire cosa mi suggerirà il cuore.»
«Questo è una delle tue virtù
più adorabili, mia cara; riesci a respingermi con tatto,
però lasciando le porte sempre aperte. Magari, un giorno,
cederai alle mie lusinghe.»
«Adesso è importante il futuro dei figli. Tu
cosa ne pensi del mio di discorso notturno?»
«Tua figlia è una creatura bellissima che
rivaleggia con te, e in qualche modo mi ha sorpreso la tua proposta di
intavolare discussioni per un possibile matrimonio con Metalo. Lo
conosci anche tu, è completamente inaffidabile. In qualche
modo sono incuriosito da ciò che sta accadendo.»
«In che senso?»
«Non sei la prima a propormi un contratto matrimoniale, anche
Cristalya, circa un mese fa, mi ha sondato per capire se
c’erano margini per un’unione tra Metalo e
Oceanya.»
Wasa non appariva sorpresa a questa rivelazione. «Ti dico la
verità; immaginavo che Cristalya potesse proporre la stessa
cosa, e i miei pensieri sono diventati certezza quando mi è
stato riferito del matrimonio tra Torcon e Willa. La ragazza non
è l’erede al trono di Apen, ma la loro unione
mette in difficoltà Dwr che si ritrova due regni
continentali uniti da un vincolo matrimoniale che sopperisce alla
mancata apertura del ponte doganale avendo a disposizione il ponte
libero tra Apen e Dwr. Non mi meraviglierei neanche di scoprire che
Cristalya abbia fatto una simile offerta a Wit per far sposare Oceanya
a Oak in modo da avere più potere di Explodon su
Apen.»
A essere davvero sorpreso era Titan che non immaginava che la
competenza della Regina di Tera spaziasse anche su questioni
diplomatiche. «Che strana situazione; ci sono tre ragazzi e
due ragazze libere, e i loro matrimoni potrebbero spostare il potere da
una parte all’altra.»
«In realtà ci sono anche due donne e un
uomo… liberi» rispose Wasa sorridendogli.
Titan aveva ben recepito il messaggio e decise di non negare quello che
la regina immaginava . «Appena si è accorta che
Torcon aveva indirizzato la sua scelta su Willa, ci ha provato, ma lei
è troppo giovane per me, mi mangerebbe vivo e sputerebbe le
mie ossa nel mare per completare l’opera.»
L’arrivo della Saggia di Metel, Ohlaka, interruppe il loro
divertimento chiamandoli a entrare nel palazzo per la riunione del
concilio ristretto.
All’ultimo piano del palazzo di Otoke c’era
soltanto una stanza e nei due giorni di festa era stata occupata dalla
Regina di Dwr e dalla sorella. Nel corridoio c’era una
seconda porta che apriva verso una lunga scalinata a chiocciola che
raggiungeva la parte più alta della struttura dove era stato
sistemato il faro di questa piccola isoletta del Mare del Nord.
Cristalya era salita fin lassù per vedere l’altra
parte del mare, quella che bagnava le coste della sua isola. Doveva
attendere che terminasse il concilio ristretto, così parve
normale a tutti che volesse trovare tranquillità in quel
luogo dopo che era partita sua sorella. La regina però aveva
anche altri motivi per salire in cima al palazzo, infatti, da minuti,
stava ricevendo dei messaggi portati da piccioni viaggiatori, ma
soprattutto non era sola in quel luogo appartato.
«Avete compreso la necessità di dare inizio ora al
nostro piano? Il rinvio della riunione richiesto
dall’imperatore vi ha dato modo di prendere una decisione
prima che questa giornata finisca, e voi dovete…»
«Io non devo niente!» aveva gridato Cristalya
interrompendo l’interlocutore. «A interpellarmi su
questa faccenda è stato il vostro padrone, chiunque esso
sia, ed io soltanto decido se accettare la sua offerta.»
«Le chiedo umilmente scusa se avete interpretato le mie
parole come un insulto alla vostra Maestà. Il mio padrone
desidera che l’accordo sia soddisfacente per entrambi e non
vede l’ora di incontrarla per saldare la vostra
amicizia.»
«Bene, ora voglio una risposta sincera da voi. Siete sicuro
della notizia?» «Certamente mia Signora. Il mio
padrone non ha motivi per mentire sulla questione perché non
gioverà alle sue finanze perdere un referente importante
come lo siete Voi, Maestà.»
«E allora sia, mi fiderò ancora una volta delle
vostre delazioni, e mi aspetto che il vostro padrone mi fornisca il
grosso contributo che abbiamo pattuito per dare inizio al piano
concordato. Ora lasciatemi sola e non fatevi scoprire.»
«Essere una spia introvabile è il mio pregio
migliore.»
«Non siate così troppo
presunt…» Cristalya interruppe la risposta notando
che quella persona era letteralmente scomparsa.
La Regina scrisse le risposte ai vari messaggi ricevuti affidandoli ai
volatili per la consegna.
§ § §
Il concilio ristretto era durato poco più di
un’ora. Nella mattinata i Saggi di Metel e Tera avevano
redatto una lista, piuttosto lunga, di possibili quote
risarcitorie studiando i tomi imperiali che trattavano di
accordi matrimoniali sciolti per scelta di un unico contraente.
L’imperatore, Wasa e Titan, dopo avere discusso ogni
paragrafo della lista, avevano consegnato ai Saggi i punti definitivi
per essere trascritti sulle pergamene ufficiali che sarebbero state
consegnate ai re. Terminato il lavoro di trascrizione, entrarono nella
sala tutti i delegati, così da chiudere anche il Concilio
dei Cinque. Fecero il loro ingresso Re Explodon e il Saggio Saga di
Tan, il principe Oak e la Saggia Wicaksana di Apen, e per ultima
Cristalya senza il Saggio Dheat che era sparito durante la notte.
L’imperatore prese la parola. «Il concilio
ristretto ha deliberato le sanzioni adeguate per la questione del
contratto matrimoniale e, tra le altre, vi è anche inserita,
constatato il caso particolare, la richiesta fatta dalla Regina di Dwr
che il concilio ristretto ha ritenuto giustificata. Le pergamene che
trovate davanti a voi, già firmate con il timbro imperiale,
contengono tutte le informazioni necessarie per iniziare,
già da questo momento, la procedura di pagamento. Prendetevi
il tempo che vi serve per leggere ogni cosa.»
Cristalya leggeva ciò che era contenuto nella pergamena
soppesando parola per parola mentre Explodon, sapendo di essere in
difetto, dopo aver letto soltanto il primo paragrafo, inerente a un
pagamento morale, attese che la Regina completasse la lettura.
«Io, Explodon, Re di Tan, mi scuso per la mia mancanza,
confermo che non sia stata fatta per dispetto, ma per la scelta,
legittima, di considerare mio figlio come padrone della propria vita.
M’impegno a saldare ogni debito così come
stabilito dalla Legge» disse Explodon alzandosi in piedi.
Cristalya prese la parola. «Io, Cristalya, Regina di
Dwr…» fece una pausa che sembrava interminabile.
«…ritengo che questo documento sia da
invalidare.»
Ciò che stava dicendo sbigottiva ogni presente, ma tutti
avevano notato la determinazione assoluta con cui stava proferendo
quelle parole. Wasa disse stizzita: «Mia Signora, ritieni che
il concilio ristretto abbia deliberato ponendo le scelte in base ai
propri interessi?»
«Niente affatto mia Signora. Il documento è da
invalidare perché viola la Legge essendo confermato da
persone non aventi diritto.»
I presenti nella sala non stavano comprendendo cosa volesse dire
Cristalya, soprattutto Oak, non avvezzo a questo tipo di riunioni. Il
ragazzo disse candidamente: «Mia Signora, ho qui con me la
delega di mio padre.»
Cristalya sorrise, ma la sua smorfia era così beffarda da
mettere i brividi al ragazzo. «No caro giovanotto, non sei tu
l’errore» poi, volgendo lo sguardo verso
l’imperatore, aggiunse: «La legge prevede che nel
caso l’imperatore abbia manifestato i sintomi del morbo di
Tulle, Egli sia sollevato da tutti gli incarichi e sostituito dal
Conclave dei Saggi fino a che tale organismo non abbia deliberato la
concessione all’imperatore di proseguire nei propri compiti,
o abbia stabilito un successore che si affiancherà
all’imperatore nelle decisioni amministrative.»
Ciò che aveva sempre temuto Atua, fin dal momento in cui
aveva iniziato ad avere i dolori tipici del morbo, si stava
concretizzando. La “Legge delle Verità”
prevedeva che ogni Saggio, compreso l’imperatore, rispondesse
in maniera veritiera a tutte le domande che gli fossero state poste da
qualunque persona di qualsiasi regno, ma prevedeva anche una postilla,
il “tacito silenzio” di ogni Saggio sulle
condizioni fisiche dell’imperatore. Il motivo era semplice,
quanto delicato: ogni re, sapendo della malattia di un imperatore,
poteva organizzarsi scegliendo da solo il Saggio che preferiva
insediare sul trono con il risultato di spostare la politica interregno
a proprio favore. Il Conclave dei Saggi era nato per gestire le
candidature per il successore ed entrava in azione subito dopo la morte
dell’imperatore; depositari delle Leggi avrebbero garantito
la continuità amministrativa per il periodo in cui il trono
fosse stato vacante e avrebbero riunito un Concilio dei Cinque per fare
decidere ai re chi, tra tutti, sarebbe diventato il nuovo Atua. La
situazione attuale era capitata pochissime volte in passato, ma mai
mentre un Concilio deliberava una sentenza; con la sua mozione di
sfiducia Cristalya non solo delegittimava l’imperatore
davanti agli altri re, ma rivelando di essere a conoscenza della
malattia stava dichiarando, seppur non apertamente, che aveva
già deciso chi sarebbe stato il successore al trono
imperiale e, con tale posizione prevalente, avrebbe potuto farlo
insediare con la forza nominandone uno lei stessa.
Atua era pietrificato, ma a questo punto era costretto alla
verità. Wasa, avvicinatasi all’imperatore, chiese:
«Vi obbligo alla Legge. Ciò che dice la Regina di
Dwr è realtà oppure fantasia?»
«Lei dice il vero.»
«Mio imperatore, sono desolata che il morbo di Tulle sia
apparso, ma ora dobbiamo agire secondo le Leggi e voi dovete attivare
immediatamente il Conclave» disse perentoriamente la Regina
di Tera.
«Avete ragione mia Signora» rispose Atua mentre gli
scendevano delle lacrime.
Cristalya interruppe il momento urlando. «Ora è
tardi! Nessuno dei Saggi di Dwr risponderà alla chiamata o
li metterò tutti a morte! Esigo che il mio debitore paghi
per il suo tradimento!»
«Che cosa stai dicendo, Cristalya! Come credi che possa
pagarti le quote di denaro previste dalla pergamena?» disse
Explodon in tono aggressivo.
«Probabilmente non sono stata chiara. Disconosco
completamente questo documento e le tre riunioni del Concilio. Ti offro
due alternative: rispettare il contratto matrimoniale o accettare la
pena pecuniaria che deciderò ascoltando la voce dei miei
Saggi. Ti concedo due mesi per decidere quale possibilità
scegliere, ovvero il tempo che manca al giorno del matrimonio,
così come deciso nel contratto.»
«Lo sai bene che non accetterò nessuna di queste
condizioni.»
«Pensaci bene, perché la terza alternativa si
chiama guerra!» risponde Cristalya uscendo dalla sala.
L’imperatore era rimasto immobile, incapace di dire una
qualsiasi parola che potesse calmare gli animi. Non poteva, lui era in
difetto, anche se aveva agito secondo le Leggi. Osservava il viso
indurito dalla furia di Explodon e certamente sentiva gli occhi
rancorosi di quell’uomo invadere il suo corpo, avrebbe voluto
tranquillizzare il giovane Oak, scosso da questo evento imprevisto a
cui aveva avuto la sfortuna di assistere e sicuramente stava
rimpiangendo l’assenza di Wit, l’unico re a cui
avrebbero dato tutti ascolto per non far degenerare la situazione.
Atua, senza dubbio, non avrebbe mai pensato di essere
l’imperatore che causava una guerra dopo secoli di
pace. Atua CCXV del suo nome, con l’anima distrutta
dal dolore, chiuse gli occhi e non li riaprì più.
§ § §
Era passato un mese dall’improvvisa morte di Atua, CCXV del
suo nome. Al funerale di Ukwu, questo era il suo vero nome, che si era
svolto sull’isola imperiale di Puna, situata nel Mare
dell’Est, avevano partecipato pochissime persone: semplici
delegati dei Cinque Regni, i servitori dei palazzi imperiali e le poche
ex guardie pretoriane che avevano raggiunto da molto tempo
l’età dei “giusti”. I Saggi
avevano dovuto rinunciare alla cerimonia di cremazione
dell’imperatore perché erano stati invitati dai
loro re a rispettare la regola dello “stato di
guerra” che prevedeva il loro obbligo di rimanere a
disposizione dei rispettivi regnanti.
Era passato un mese senza che fosse successo qualcosa di particolare,
ma una mattina una piccola imbarcazione, raggiunta la costa esterna del
Mare dell’Ovest, aveva attraccato a uno dei pontili del Regno
di Tan. Alcune persone incappucciate scesero a terra e Fajro, che stava
aiutando alcuni pescatori a sistemare le reti, accortosi
dell’arrivo di questi sconosciuti, aveva preso in mano un
lungo coltello e si era diretto verso di loro con fare minaccioso.
«Chi siete?»
Una di queste persone gli aveva mostrato il viso e il giovane si mise a
urlare verso i pescatori. «Fate presto, chiamate i cocchieri,
dobbiamo andare in città!»
La villa reale di Tan era una splendida magione situata nella parte
più a sud della capitale del regno. La sua costruzione
risaliva ai tempi antichi e i re che si susseguirono non la
modificarono mai ritenendo più adeguati i materiali delle
epoche passate a quelli che si susseguirono nel corso del tempo. Unica
eccezione era stata fatta per la fortificazione che veniva adeguata al
tipo di invasore che tentava di impadronirsi della città.
Nell’ampio cortile c’erano parcheggiate le
carrozze, all’interno della villa, in una grande sala
confortevole, due persone importanti stavano conversando.
«Quello che ti chiedo è per quale motivo hai preso
questa decisione» disse Explodon alla sua ospite.
«Potrei risponderti che disprezzo quella ragazzina
impertinente e boriosa, oppure potrei dirti che la nostra alleanza dura
da secoli e non è mai stata interrotta, sai benissimo che
non sono un ipocrita. Ho scelto di allearmi con te per la guerra
imminente perché abbiamo un obiettivo comune: liberare i
ponti doganali di Dwr» rispose la Regina Wasa.
«Capisco, e questo ci porta a uno dei problemi che dovremo
risolvere il prima possibile perché potrebbe rivelarsi
determinante: i ponti liberi. Se tra i nostri regni
c’è sempre stata un’ottima intesa e
abbiamo sempre risolto insieme le situazioni più difficili,
forse, il motivo è che siamo uno dalla parte opposta
dell’altro sulla mappa del mondo e non ci pestiamo i piedi a
vicenda. La stessa situazione accade per gli altri due che hanno
però forti legami con Dwr per svariati motivi.»
«Sono voluta venire fino a qui proprio per trovare una
soluzione a questo problema, e puoi immaginare che la navigazione della
mia nave, seppur senza bandiera ufficiale, è stata seguita
miglio dopo miglio dal momento in cui siamo passati dal Mare del Sud.
Sarò schietta; tu ti puoi fidare di Wit?»
La domanda di Wasa era pertinente ma Explodon non poteva rispondere
dandole certezze, così decise di essere franco come aveva
fatto lei in precedenza. «Torcon in questo momento
è ospite ad Apen con la scusa di stare vicino alla sua
promessa sposa, però sta anche indagando per capire cosa
abbia intenzione di fare Wit. Mio figlio mi ha fatto sapere che fino a
oggi non si sono presentate delegazioni di Dwr nella capitale. Entrambi
però sappiamo che il sostentamento del Regno di Apen dipende
totalmente dagli accordi commerciali siglati con Dwr; io sono quasi al
sicuro, ma se ti schieri con noi non ho idea di quale reazione avranno
ad Apen.»
«Prima che tu mi faccia la stessa domanda ti rispondo.
Sappiamo che Metel ha una posizione predominate su Dwr
perché senza le materie prime che Titan vende a prezzo
bassissimo, Cristalya non avrebbe la flotta navale, sai bene che
l’appoggerà nella vostra guerra perché
il ponte libero fa comodo anche a lui, però con il mio
ingresso nella guerra sono certa che non si metterà in gioco
in una battaglia diretta contro di me perché è
consapevole che se decidessi di chiudere le Corporazioni si
ritroverebbe un enorme paese, però senza mano
d’opera.»
«Ed io che pensavo che non ti avrebbe infastidito
perché è follemente innamorato di te»
rispose Explodon ridacchiando e stuzzicandola.
La regina, come sempre, aveva la risposta immediata. «Certo,
ma quello era così ovvio che non necessitavo di
ribadirlo.»
Risero insieme mentre nella sala era entrata la Regina Bruligida.
«Mia Signora, vi devo ringraziare. Pensavo che il mio truce
marito avesse perso definitivamente il sorriso e invece eccolo
qui.»
Il momento d’ilarità aveva stemperato la tensione,
ma la discussione non era conclusa. Explodon disse a Wasa:
«Dovremmo progettare un piano di battaglia coordinato, ma
osservando le mappe credo che non ci sia altra soluzione che combattere
separatamente.»
«Concordo con te. Dividere le truppe non ci porta benefici,
anzi, rischiamo di indebolirci per gli spostamenti che dovrebbero fare.
Se vuoi ascoltarmi, ho pensato a un piano, ma alla fine
dipenderà tutto da cosa deciderà di fare Dwr e
molto probabilmente saranno le scelte di Cristalya a determinare chi
uscirà vincitore.»
«Bene, ti ascolto.»
Nel piccolo parco adiacente alla villa, altre due persone stavano
parlando mentre passeggiavano tranquillamente.
«È bello che sia venuta anche tu, Aarde.»
«Ho detto a mia madre che volevo rivedere il tuo brutto muso,
Fajro.»
I due ragazzi risero. Ridevano sempre molto quando avevano
l’opportunità di vedersi. «Aarde, di
quando eravamo piccoli, hai qualche ricordo delle tante volte che sei
stata a casa mia per le mezze estati? »
«Perché me lo chiedi?»
«Ho ricordato che litigavamo sempre, per qualsiasi cosa, ma
poi facevamo sempre la pace mangiando i dolci che preparava mia
madre.»
«Sì, è vero. Prima mi facevi piangere,
poi ti scusavi nei modi più stupidi che potevi
immaginare… facendomi piangere ancora di più. Che
tipo che eri. Anzi, a dire il vero non sei cambiato molto, sei sempre
una testa calda e rozzo come nessuno che abbia conosciuto in vita
mia.»
«Sai, leggendo le lettere che ci siamo scambiati ogni mese,
ho sempre provato una specie di tranquillità interiore, e
adesso che risento la tua voce provo le stesse sensazioni»
disse Fajro guardando negli occhi la ragazza. «E ti ricordi
cosa dicevo dopo aver mangiato il dolce?»
Aarde si sentiva immobilizzata mentre ascoltava Fajro, le gambe le
stavano tremando e il battito del cuore accelerava.
«Mi dicevi che ero brutta» rispose la ragazza
nascondendosi il viso dietro ai lunghi capelli.
«Quasi esatto. Ti dicevo che eri brutta e che quindi
l’unico che ti avrebbe sposato ero soltanto io. Senti Aarde,
perché non ci sposiamo oggi?»
La ragazza non sapeva più dove nascondersi per
l’imbarazzo che quella semplice frase le stava causando.
Cercando di cambiare discorso rispose sorridendo: «Che scemo
che sei. Se mia madre ti sentisse, direbbe quello che ti ripeteva
sempre.»
«Piuttosto che dare mia figlia a un pazzo scatenato come te,
faccio fare una magia a Wijs per farla diventare uomo»
rispose ridacchiando Fajro mentre cercava di imitava la voce della
Regina di Tera.
Il momento d’imbarazzo per la ragazza svanì grazie
alla voce della madre che la chiamava. «Aarde!
Andiamo.»
«Sì madre, arrivo subito» rispose la
ragazza, ma mentre stava per fare il primo passo si era sentita
trattenere per un braccio.
«Ciao Aarde, scrivimi ancora» disse Fajro.
«Lo farò» rispose senza voltarsi verso
di lui.
In quello stesso giorno, anche in altri luoghi si stavano svolgendo
delle riunioni. Nella Reggia di Dwr, la regina era a colloquio con la
sorella.
«Voglio che ti metta in contatto al più presto con
il tuo amichetto; scopri quali sono le loro intenzioni e se manifestano
l’idea di allearsi con Tan minaccialo senza
scrupoli.»
«Sorella, non sono ben vista in quel luogo, dovresti mandare
qualcun altro, magari il Saggio Glic potrebbe…
»
«Maledizione Oceanya, sei forte come uno squalo in battaglia,
mentre nelle relazioni private sei un'ameba! Ricordati bene che quel
ragazzino tutto impettito potrebbe essere tuo marito alla fine della
guerra e il matrimonio di quella puttanella, a quel punto,
varrà come lo sterco di maiale. Io VOGLIO che tu vada
là! Glic è già partito e in questo
momento starà dialogando con la Saggia Ohlaka e Re Titan a
Metel.»
«Va bene sorella, farò ciò che
chiedi» rispose frustrata Oceanya.
Cristalya voleva bene alla sorella e l’averla sgridata le
dava enormemente fastidio. «Tesoro, scusa se sono stata
irruenta» le disse stringendola a sé.
«Laggiù ci sarà sicuramente Torcon, tu
dovrai solo parlare in privato con quel ragazzino e non fare altro.
Starai attenta?»
«Sì Cristalya, e cercherò di
comportarmi come desideri.»
«Brava la mia sorellina.»
Uscita Oceanya dalla stanza, da un angolo buio era sbucato
all’improvviso il personaggio misterioso del faro di Otoke.
«Non avevo previsto di incontrarti…
spia.»
«Mia Signora, se non è di troppo disturbo, il mio
padrone desidera riscuotere ora il suo credito.»
«Come mai questa fretta dopo un mese nel quale non vi siete
più fatti sentire neppure con dei messaggi? Che cosa
nasconde il tuo padrone? E perché si è schierato
dalla mia parte, e…»
«Perdonate mia Signora, sapete bene che non posso rispondere
a nessuna vostra domanda, anche perché non ho le risposte a
ciò che state chiedendo. Io eseguo solo gli ordini che mi
sono impartiti.»
«Quando tutto sarà finito perché non
entri nella mia guardia personale? Mi piacciono le persone che non
discutono e ubbidiscono. Potrei premiarmi anche con altro e non solo
con il denaro, spia e mercenario.»
Cristalya non era interessata davvero a quella persona, ma voleva
indurlo a scoprirsi, in modo da comprendere chi fosse questo padrone
che lo muoveva come una marionetta.
«Mia Signora, ciò che si dice di voi è
meritato; avete un intelletto sopraffino e siete scaltra come una
faina, però vi consiglio di non cercare in anticipo
ciò che vi sarà dato nel futuro.»
«Ascolterò il vostro consiglio giacché
presumo che voi siate un Saggio dalle doti nascoste. Ciò che
vuole il vostro padrone sta nelle segrete della Reggia; prendetelo e
portatelo via, non m’interessa ciò che ne
farete.»
«Vi ringrazio mia Signora. Non disturbate i carcerieri,
preleverò il compenso senza creare confusione.» La
spia scomparve così velocemente com’era apparsa.
Nel grande castello di Metel, dopo aver conversato con il Saggio di
Dwr, Re Titan si era seduto su una soffice poltrona posizionata davanti
a un tavolino di vetro sul quale c’era una scacchiera. Titan
osservava le pedine pronte per una partita quando disse ad alta voce:
«Ora puoi uscire, vieni a sederti davanti a me.»
Un graduato dell’esercito reale era rimasto nascosto dietro
una delle tende della sala in attesa di essere convocato nuovamente dal
re.
«Come hai sentito Cristalya ha già tutto pronto e
non ascolterà neanche una parola di Explodon. Lei ha
già deciso che ci sarà la guerra in ogni caso. Ma
tu sei sicuro di ciò che mi stavi dicendo?»
«Sì Maestà. Una nave senza insegne
è partita dalle coste di Tera, ha circumnavigato le isole
Raumati e Ngahuru, poi, si è diretta verso Tan. Uno dei
nostri informatori ha confermato che su quella nave viaggiava la Regina
Wasa.»
«Tanto bella quando astuta quella affascinante creatura.
Prima di raggiungere la destinazione prefissata si è data da
fare per controllare se i suoi vicini stanno tramando qualcosa. Grazie
soldato, vai a rifocillarti nelle cucine reali e poi riposati; hai
fatto un ottimo lavoro.»
Mentre il soldato si alzava ringraziando il suo re per le belle parole,
nella sala era entrato Metalo con un libro in mano.
«Figliolo, siedi al tavolo degli scacchi.»
Metalo sorrise. «Non vorrai sfidarmi di nuovo? Poi lo sai che
ti prendo in giro perché sei negato a questo
gioco» rispose il ragazzo sedendosi sulla poltrona.
«Sai Metalo, pensavo che dopo la prima mossa della regina
nera avrebbe risposto il re bianco e invece a fare la giocata
è stata la regina gialla. Hai mai fatto caso che noi diciamo
che sono pezzi neri e bianchi, ma i secondi sono più di un
colore giallo sbiadito?»
«Dovrebbe avere senso ciò che mi stai
dicendo?» chiese Metalo perplesso.
«L’amico del mio amico è mio
nemico» aveva risposto sovrappensiero Titan.
«Prima la disamina del colore degli scacchi, poi questa frase
ribaltata da quella originale; padre state bene?»
«Non badare, sto pensando ad alta voce. Ora,
faccio… la mia mossa.»
N.d.A.
Ho pensato che fosse divertente aggiungere due particolari al termine
di ogni capitolo:
- il Cast in modo da comprendere immediatamente chi è il
personaggio (in verità tornerà utile nelle due
storie facenti parte della serie che seguiranno questa) e che nei
prossimi capitoli si amplierà a dismisura con
l’imminente inizio della guerra;
- la Mappa del Mondo, così potete avere una visione semplice
dei luoghi in cui si svolgono le azioni.
Spero di avervi proposto un’idea carina e utile e vi supplico
di non prendermi in giro per la mappa ^^. Come sempre commentate,
criticate e correggetemi se trovate degli errori. La vostra opinione
è sempre gradita.
Grazie
CAST
Anziano Maestro – Insegnante della scuola imperiale e
narratore della storia
Atua Primo del suo nome – Leggendario primo Imperatore dei
Cinque Regni [deceduto]
Atua CCXV (vero nome Ukwu) – Imperatore dei Cinque
Regni [deceduto]
Cristalya – Regina di Dwr
Oceanya – sorella e principessa ereditaria di Dwr, comandante
dell’esercito reale
Dheat – Saggio di Dwr [scomparso]
Glic – Saggio reale di Dwr
Wit – Re di Apen
Pine – consorte del Re di Apen
Willa – principessa di Apen
Oak – principe ereditario di Apen
Wicaksana – Saggia reale di Apen
Explodon – Re di Tan
Bruligida – Regina di Tan
Torcon – principe ereditario di Tan e comandante
dell’esercito reale
Fajro – principe di Tan
Saga – Saggio reale di Tan
Wasa – Regina di Tera
Aarde – principessa ereditaria di Tera
Wijs – Saggio reale di Tera
Titan – Re di Metel
Metalo – principe ereditario di Metel
Ohlaka – Saggia reale di Metel
Spia/mercenario - identità sconosciuta
Kwakhala – Regina dei mostri marini
MAPPA
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Capitolo 4 *** L'ora delle decisioni irrevocabili ***
Il
pranzo e la pausa sono terminati, il vecchio maestro ha accolto i
genitori dei bambini che sono venuti a prenderli. Il bambino che fa
sempre domande si aggrappa a un lembo della veste dell’uomo.
«Maestro, dopo cosa è successo?»
«La guerra in tutto il mondo» risponde con
pacatezza mostrando però la sofferenza delle parole che sta
proferendo.
«La prossima settimana continuerà a raccontarci la
storia?»
«Di quella guerra potete leggere sui libri.»
«Maestro, sui libri c’è scritto soltanto
in quali luoghi sono state combattute e chi le ha vinte, ma lei ha
conoscenze maggiori di tutti perché sono sicuro che
l’uomo scampato dal deserto ve le ha raccontate,
vero?»
Il vecchio maestro è sinceramente compiaciuto
dall’intelligenza dell’alunno.
«Sì figliolo, Lui mi ha raccontato ogni cosa,
anche quello che non poteva aver visto.»
«La prego, mi racconterà il seguito?»
Il maestro osserva lo sguardo deciso del bambino nel quale intravede
una forza ancora sopita che si sta manifestando attraverso la ricerca
della conoscenza; rimane colpito perché quegli occhi sono
simili a quelli dell’uomo uscito dal deserto, ne è
sopraffatto, così com’era successo quando era
piccolo, e per la prima volta in vita sua sente che è giunto
il momento che altri sappiano le verità nascoste dai Saggi.
«Facciamo un patto. Io ti consegno due grossi libri che
potrai leggere in questo fine settimana, però tu dovrai
tenerli nascosti e non potrai raccontare a nessuno ciò che
leggerai. Lunedì me li riconsegnerai prima della lezione
nelle stesse condizioni con cui te li affido. Hai solo due giorni e
mezzo e non avrai altre possibilità.»
Il bambino ci impiega un attimo. «Accetto, e anche se io sia
incatenato, percosso, bruciato, affogato o buttato sotto terra tra i
mostri maligni, non farò parola neanche dopo la
morte.»
Il Maestro ride per la filastrocca che aveva già sentito
dire da tanti bambini quando stipulavano un patto segreto tra di loro e
la accetta come un giuramento tra adulti. Aperto con una chiave un
grande cassettone, estrae i due tomi consegnandoli al bambino che
rapidamente li nasconde dentro la sua sacca scolastica.
«Ora devo andare Maestro, non voglio perdere tempo.»
Il bambino, arrivato a casa, si siede alla sedia della scrivania e sul
tavolo appoggia il primo libro. Con la delicatezza di una farfalla lo
apre e inizia a leggere avidamente il contenuto.
4° capitolo –
L’ora delle decisioni
irrevocabili
Era passato un mese e mezzo dalla morte di Atua, CCXV del suo nome, e
tutti gli eserciti del mondo erano in preallarme fin dal primo giorno.
L’attesa era snervante ma questa guerra necessitava che ogni
formalità fosse seguita da ogni regno, perché
nessuno dei Re avrebbe mai potuto dichiararsi vincitore se avesse
lanciato le sue forze contro gli avversari prima dei tempi previsti
dalla Legge. Un’azione deplorevole avrebbe scatenato contro
quel re tiranno le ire degli altri regni che si sarebbero sicuramente coalizzati tutti contro di lui. Il giorno della fine delle parole era
arrivato. I Saggi dei Cinque Regni avevano intrecciato una
corrispondenza di tipo militare e i loro scritti finali erano giunti a
tutti i re del mondo. I regnanti sapevano tutto, ma il popolo rimase
sorpreso scoprendo che ogni regno stava per mettere in campo il proprio
esercito, anche senza una vera dichiarazione di guerra
poiché l’unica effettiva poneva di fronte Dwr
contro l’alleanza tra Tan e Tera. Che cosa avrebbero fatto
Metel e Apen? Ognuno di loro aveva da perdere o da guadagnare
appoggiando uno delle due parti in conflitto. Da quale parte si
sarebbero schierati? I dubbi del popolo erano gli stessi di Explodon e
Wasa, ma in quel momento tutti sapevano che la guerra poteva definirsi
mondiale e che nessun luogo sarebbe restato al sicuro, neppure il
deserto di Koraha.
Nei giorni precedenti le attività dei diplomatici erano
continuate assiduamente alla ricerca di una pace sempre più
improbabile; l’assenza di un imperatore, Saggio tra i Saggi,
o del Conclave, faceva in modo che le relazioni tra i regni fossero
sempre più tese dopo la loro dichiarazione dello
“stato di guerra” ancora prima della chiusura delle
trattative. Nella realtà la diplomazia serviva soltanto per
dare una parvenza di coscienza e una forma di strano rispetto verso una
delle Leggi Imperiali, mente tutti ne stavano violando tante altre
indiscriminatamente. Spie e traditori avevano continuato a fornire
informazioni su movimenti di truppe, sia nemiche sia alleate, ma anche
in questo caso si trattava di un giochino masochistico
perché era normale che i vari eserciti iniziassero a
inquadrare i loro soldati; dopotutto erano passati tre secoli
dall’ultima vera battaglia e nessun uomo o donna di questo
tempo aveva avuto la sfortuna di trovarsi faccia a faccia con un
conflitto di tali proporzioni. Le varie scaramucce con briganti,
pirati, contrabbandieri o altro genere di lestofanti non potevano
essere calcolate come test probanti della capacità
organizzativa delle alte cariche dello stato e quindi il muovere truppe
non voleva dire attaccare, ma soltanto riuscire a non farsi trovare
disorganizzati al primo colpo di cannone.
Al palazzo di Apen il re teneva a rapporto il suo Stato Maggiore
dell’Esercito. «Signori, la decisione è
stata presa e da questo momento non si tornerà
più indietro. Conoscete la situazione: i nostri informatori
ci hanno segnalato una decina di punti in cui potremmo attaccare e
anche quelli in cui potremmo essere attaccati. Questa guerra nasce per
il matrimonio tra mia figlia e Torcon quindi nessuno di noi
farà qualcosa che possa mettere in dubbio la mia
lealtà verso quel contratto, però ho fatto una
promessa solenne sedendo sul trono di Apen e la manterrò a
ogni costo: non permetteremo a nessuno, compreso Tan, di occupare
l’isola imperiale di Raumati, luogo sacro nel quale il
Leggendario costruì la sua prima città e che da
allora è protetta dal nostro popolo. Uomini coraggiosi di
Apen, mostriamo tutti insieme il valore delle nostre parole e la forza
della nostra volontà.»
«Maestà, lei è sempre convinto della
sua decisione? Vorremmo che ci ripensasse» disse
l’ammiraglio Miral.
«Certamente amico mio. Gli altri quattro saranno di sicuro
sui campi di battaglia ed io farò la mia parte»
rispose il re con veemente decisione.
Nella Reggia di Dwr, la regina osservava stizzita i vari ufficiali
dell’esercito mentre discutevano sulle tattiche di battaglia.
Oceanya era rimasta in silenzio, pur essendo il comandante in capo, non
per debolezza ma perché ascoltava attentamente le opinioni
dei suoi sottoposti. Cristalya era di tutt’altro avviso.
«Inizio a credere che voi abbiate paura! Siete soldati o
pecorelle impaurite? Io ho dichiarato guerra e noi la vinceremo
schiacciando tutti sotto i nostri piedi. Un uomo o donna di Dwr vale
dieci di ogni altro regno per cui è inutile che insistiate
nel manipolare a vostro piacimento i piani che vi ho suggerito. O forse
state dicendo che la vostra regina non è in grado di essere
la vostra guida suprema?»
Nella sala era calato immediato il silenzio e nessuno osava dare una
propria risposta per non finire in pasto agli squali prima ancora di
avere combattuto. Oceanya, che sapeva di dover contare su ogni singolo
soldato, disse: «La nostra amata regina ha predisposto un
piano di battaglia articolato in più fasi perché
lei, e di riflesso tutti noi, siamo stati traditi e ingannati da Tan.
Nessuno di noi può minimamente immaginare il dolore che sta
provando nel lanciare il suo popolo in questa guerra, ma lei
più di ogni altro essere vivente di Dwr vuole vendicare i
torti subiti e voi, di certo, non vorrete essere da meno. Quello che
desidero da voi signori non sono cambi di strategia ma dettagli
rilevanti che soltanto dei militari sono in grado di aggiungere al
piano della nostra amata regina.»
Tutti avevano chinato il capo davanti a Oceanya e lei, girandosi verso
la sorella, si era inginocchiata in segno di sottomissione; un gesto
semplice che aveva calmato l’ira di Cristalya.
Al castello reale di Metel sembrava che non importasse a nessuno di
questa guerra, neppure allo stesso re. L’unica impegnata in
mille faccende era la Saggia Ohlaka: gestiva le comunicazioni con gli
altri Saggi, si occupava di strategia insieme ai vari ufficiali
dell’esercito, come sempre gestiva le attività
delle maestranze nel castello e placava i dissidi che nascevano nel
regno tra le svariate Corporazioni che, incuranti del conflitto,
continuavano a riempire i loro forzieri. In realtà Titan
sapeva cosa fare perché il conflitto avrebbe potuto metterlo
in ginocchio oppure alzarlo su un piedistallo secondo gli eventi. Nella
sua stanza privata si stava intrattenendo con il figlio.
«Metelo, questa volta dovrai sporcarti anche tu le
calighe.»
«Mi fai mettere quei calzari così fuori moda? E
per andare dove poi? Non ti sarà saltato in mente di
affidarmi qualche gruppo di soldati brutali e puzzolenti.»
«Prima o poi dovrai occuparti anche tu di queste faccende,
purtroppo per te, hai sangue reale nelle vene» disse Titan
squadrando la figura senza muscoli del figlio.
«Non mi vorrai mandare da lei spero?» chiese il
ragazzo strabuzzando gli occhi. Titan sorrise divertito, ma senza
rispondere alla domanda.
Nella villa reale di Tan era terminata l’ennesima riunione
tra il re e lo Stato Maggiore; le cariche importanti
dell’esercito conoscevano le strategie a memoria, i piani
subivano poche modifiche e le possibili varianti erano state tutte
considerate e prese in esame così da avere più
scelte nei momenti cruciali. Nella stanza adiacente alla sala tattica
c’erano la regina Bruligida e Fajro che, parlando con la
madre, mostrava la sua cocente delusione.
«Non è giusto madre, mi odieranno tutti quando
sapranno che me ne starò al caldo sotto le coperte mentre
loro dovranno sobbarcarsi tutta la tragedia di questa guerra. Sono
forse un peso per mio padre tanto da lasciarmi come zavorra in questa
casa? Non valgo nemmeno un briciolo di mio fratello?»
Explodon era entrato nella stanza proprio mentre Fajro si lamentava del
diverso trattamento ricevuto dal padre. Il re disse: «Sei
ancora troppo giovane, non hai nessuna esperienza militare e di guerra.
Hai soltanto fatto delle lezioni di lotta con Cevalo.»
«Perché Torcon ha esperienza di guerra? E tu ne
hai?» rispose Fajro senza nessun riguardo.
«Digli ciò che pensi davvero tesoro, Fajro
è giovane, ma non tanto da abbindolarlo con una
fiaba» disse Bruligida.
Explodon, spinto dalle parole della moglie, guardando negli occhi il
figlio disse ciò che stava provando come padre e non quello
che avrebbe detto il re. «Figliolo, lo so che saresti in
grado di fare la tua parte, però non voglio perderti su un
campo di battaglia. Il pensiero che entrambi i miei figli possano
morire mi angoscia, mi devasta il cuore ed è insopportabile.
Desidero che tu possa vivere senza l’orrore negli occhi per
questa contesa che finirà con le armi
insanguinate.»
Fajro aveva ascoltato calmando la sua ira, ma quelle parole lo avevano
persuaso a mantenere salda la sua convinzione. «Padre,
capisco bene che tu tema la morte dei tuoi figli, così come
temono l’identica cosa tutti i genitori degli uomini che ti
seguiranno in battaglia. Quando tutto sarà finito con quale
coraggio potrò guardare negli occhi delle persone che hanno
dato tutto al regno mentre io, che ne sono principe, sono stato a
guardare? Non posso giurarti che mi salverò, ma posso
prometterti che farò tutto ciò che mi
sarà richiesto senza emettere fiato.»
Explodon comprendeva il figlio e non poteva dargli torto.
«Sei sicuro che ubbidirai agli ordini che ti saranno
impartiti dal tuo comandante?»
«Sì, lo sono.»
«E sia figlio mio, dovrai diventare adulto prima del tempo,
ma sarà un onore averti al mio fianco. Ora vai, appena
possibile ti assegnerò a una delle missioni.»
Fajro aveva sorriso a quelle parole; finalmente sentiva di avere
conquistato la fiducia del padre ed euforico era uscito dalla villa.
«Tesoro, credi che con il suo temperamento
ascolterà?» chiese Bruligida.
«È irascibile, incontenibile ed esuberante
più di ogni ragazzo della sua età,
però è una delle poche persone al mondo che
rispetta totalmente gli ordini che gli sono impartiti»
rispose con sicurezza Explodon.
«Immagina quanto sbufferà se lo tengono troppo
fermo» disse Bruligida sorridendo.
Il castello reale di Tera era quello più congestionato di
ogni altro palazzo reale del mondo. Un a quantità
incalcolabile di persone avevano continuato ad entrare e uscire dal
grande salone; la regina e il Saggio avevano ricevuto visite ogni
giorno da militari, ricchi proprietari terrieri e popolani
perché Wasa aveva voluto che tutta la sua popolazione
conoscesse la gravità delle informazioni che le spie avevano
riportato a Tera. Tutta la strategia del regno era stata cambiata, i
comandanti dei reggimenti e della marina avevano continuato
imperterriti a fare aggiustamenti di ogni tipo con la supervisione
della stessa regina che confidava ciecamente nella loro conoscenza del
territorio e stimava la loro capacità di mantenere il sangue
freddo anche in quest’avversità imprevista. Wasa,
in un momento di tranquillità, si era seduta sulla sua
poltrona e aveva iniziato a pensare se fosse stata una scelta giusta
quella di portare il suo paese dentro una guerra non sua, poi, voltando
il viso verso il corridoio aveva visto Aarde, la sua figlia prediletta
e le era arrivata immediata la risposta alla sua domanda:
sì, perché non avrebbe permesso a nessuno di
farle perdere un altro figlio senza combattere.
Era giunta l’ora delle decisioni irrevocabili.
– Ritocchi –
Regno di Dwr, Port Iar
Un veloce brigantino portante bandiera di Metel attracca a Port Iar di
Dwr. Dalla nave scende un ufficiale della Marina Reale che è
accolto da Oceanya in persona.
«Benvenuto. Con chi ho l’onore di
parlare?»
«Grazie mia Signora. Mi chiamo Nasc, sono al comando della
flotta di Metel destinata al vostro servizio. Io vi conosco bene mia
Signora ed è un piacere poterla incontrare» dice
l’ufficiale inchinandosi.
«Grazie Nasc» risponde Oceanya sorpresa dalla
presenza di questo ufficiale, mentre lei è arrivata fino a
Iar proprio per incontrare la persona che invece non è
presente.
«Ditemi Nasc, ma non doveva esserci al comando del vostro
contingente il principe Meyelo?»
«Purtroppo il principe è stato colto da un attacco
febbrile e i medici hanno sconsigliato il viaggio per la
possibilità di un contagio. Il mio Signore, controvoglia,
è stato costretto a rinunciare alla missione.»
Il sorriso di Oceanya trasfigura in una smorfia contrariata –
ah, febbre, dovevo immaginarlo che avrebbe trovato una via di fuga
– pensa la ragazza.
«Il mio Re pone la flotta che vi porto sotto il comando
diretto dell’ufficiale Maggiore di Dwr abilitato per questa
missione e sono a sua disposizione per qualsiasi domanda voglia
pormi.»
«Per ora Nasc seguitemi alla Reggia, avremo modo di discutere
con il comandante supremo di questa missione questa sera a
cena.»
«Vi ringrazio mia Signora, la Vostra cordialità
rivaleggia con la Vostra bellezza» dice Nasc cercando di
corteggiare Oceanya, ma la ragazza è innervosita per il
disguido subito del piano programmato da Cristalya.
Mentre i due salgono sulla carrozza c’è movimento
intorno alle banchine. L’arrivo del brigantino di Metel e la
presenza di Oceanya hanno distolto l’attenzione di molti
soldati della guarnigione di Port Iar e il capitano Foeil fa sentire la
sua voce tonante. «Signori, se volete vedere da vicino il
nostro comandante basta che me lo diciate e vi firmerò
personalmente il permesso per fare una vacanza di trenta giorni nelle
patrie galere della Reggia!»
I soldati si rimettono velocemente al lavoro sotto lo sguardo attento
del loro capitano, per nulla disposto a permettere che i suoi uomini
facciano brutte figure proprio davanti a personalità
importanti come Oceanya.
«Forza ragazzi, non possiamo perdere tempo, dobbiamo essere
al distaccamento alle prime luci dell’alba!» urla
Foeil per dare un’ulteriore scossa ai suoi uomini.
Regno di Tan, postazione segreta
Torcon osserva nuovamente la cartina, con una matita esegue dei cerchi
sopra alcuni nomi e tratteggia delle linee in modo da unirli in ordine.
Nella sala entra un ufficiale trafelato. «Comandante, il
corvo ha appena portato l’ordine» dice il soldato
consegnando una pergamena al principe.
«Grazie Ruga» risponde Torcon. L’uomo
legge la pergamena velocemente, sa già cosa ci sia scritto,
deve solo sapere i numeri che sono contenuti nel messaggio, poi, si
rivolge di nuovo al suo attendente. «Ruga avvisa i cuochi di
preparare un’ottima cena per ogni soldato delle
legioni.»
«Ci siamo?» chiede Ruga solo per avere una conferma
della sua impressione.
«Vai anche tu e riposa» risponde Torcon, e queste
parole bastano a Ruga per capire che tutto si sta muovendo.
Regno di Metel, postazione segreta
Due uomini sono seduti su delle sedie di legno poste
all’esterno di una piccola casupola inserita in una caserma
di vaste dimensioni.
«Ancora non comprendo la decisione del re» dice uno
dei due scuotendo il capo.
«Noi non dobbiamo capire, ma ubbidire. Sicuramente se
avrà fatto questa scelta è perché
pensa di ricavarne qualcosa di buono.»
«Capisco Generale, ma allora perché di
là non ha fatto la stessa cosa?»
«Capitano, devo presumere che tu non sia d’accordo
con le scelte del nostro Re? Oppure ritieni di avere una
così vasta conoscenza di come funziona questo mondo da poter
dire la tua in queste questioni?» chiede sarcasticamente il
generale Ciffredynol.
«Certo che sei bravo a cambiare discorso» risponde
il capitano Capall mentre svuota a terra il contenuto della sua pipa.
«In fondo ti ho convinto a sposare mia sorella»
dice Ciffredynol ridacchiando.
Regno di Tera, postazione segreta
Il generale Buffel cammina nervosamente all’interno di una
baracca: osserva gli armamenti pronti per essere impugnati, controlla
che le attrezzature siano in ordine, si sincera
dell’efficienza delle armature colpendole con un bastone di
legno.
«Generale, posso esserle di aiuto?»
«Grazie Zeug, faccio da solo, devo scaricare la tensione per
questa attesa che sembra non finire mai. Piuttosto,
com’è andato il controllo nelle
scuderie?»
«Tutto in ordine signor generale… i cavalli hanno
già cenato» risponde sorridente il soldato.
«Bene, dovremmo pensare anche noi a mettere qualcosa sotto i
denti prima che ci sia la chiamata.»
Regno di Apen, postazione segreta
Nel centro operativo si sta svolgendo una riunione.
«Abbiamo qualche notizia?» chiede il generale Macan.
«Per ora non ci hanno segnalato movimenti
dall’altra parte, ma siamo sicuri che si stiano
preparando» risponde il capitano Jaran.
«D’accordo. Procediamo come da ordini e se
cambiano, ci adegueremo alle nuove disposizioni di Re Wit.»
Regno di Metel, postazione segreta
«Maestà, è un grande onore averla qui
con noi» dice il capitano Tyred visibilmente emozionato.
«Ero troppo curioso e questo è un bel posto per
osservare gli eventi » risponde Titan mentre controlla le
ruote del suo carro da guerra.
Regno di Tera, postazione segreta
Il capitano Paard passa in rassegna gli uomini a sua disposizione.
«Ufficiali e soldati, la nostra è una missione
particolare e, anche se può non sembrarlo, è di
grande rilevanza. Pretendo la massima concentrazione da tutti voi per
fare in modo che non capiti nulla che non sia stato programmato dalla
nostra regina.»
«Mi domando cosa faranno quelli dall’altra
parte» dice sovrappensiero, ma ad alta voce, un ufficiale.
«Questa è una domanda alla quale non si
può dare risposta. Ogni azione porta con sé una
conseguenza e le strategie possono saltare in una frazione di secondo.
Quante volte con i briganti abbiamo dovuto inventarci nuove soluzioni
perché agivano in modo incomprensibile? Noi sappiamo
soltanto che c’è una soluzione a tutto, ma nessuno
può prevedere se sarà giusta o sbagliata fino al
momento in cui l’avremo messa in atto. Per questo motivo
dobbiamo mantenere alta la concentrazione perché basta un
sassolino che cade a terra facendo rumore per scatenare qualcosa che
non ti aspettavi.»
Regno di Apen, postazione segreta
«Signor generale, è arrivata ora la
carrozza.»
«Bene, fate in modo che abbia tutti i confort previsti per il
suo rango» risponde Terwelu.
«Ha richiesto di poter cenare con la truppa, ma non sono
sicuro che sia una buona idea» dice il soldato mentre cerca
di togliersi la polvere dai vestiti.
«Ogni suo desiderio sarà accontentato.
Vorrà dire che gli uomini faranno un bel bagno prima di
mettere le mani nelle scodelle» risponde Terwelu mentre si
sistema la giacca.
Regno di Tan, postazione segreta
Serpe studia una mappa mentre sorseggia un liquore assaporandone il
sapore e annusandone l’aroma. Bussano alla porta della sua
stanza e fa capolino un soldato.
«Capitano, ci hanno informati che la donna è
immobile.»
Serpe ride sonoramente. «Mi piacerebbe sapere chi si
è inventato questo nome in codice per la nostra
missione.»
Regno di Tera, Castello Reale
La regina Wasa e la principessa Aarde, scortate
dall’ufficiale Haag, raggiungono il salone dove ad attenderle
c’è il comandante dell’esercito Hebber.
L’uomo s’inchina immediatamente al cospetto della
regina. «Maestà, sono qui per fare
rapporto.»
«Dimmi Hebber, come procede?»
«Maestà, tutto secondo i piani prestabiliti. La
movimentazione è regolata alla perfezione e non ho dubbi che
saremo pronti nel momento in cui ci sarà bisogno di
noi» risponde con reverenza l’uomo sollevando il
capo.
«Avevo pochi dubbi Hebber» dice Aarde sorridendo.
«Mia Signora, siete troppo gentile.»
La regina raggiunge il comandante e compie un gesto verso di lui che
potrebbe apparire fuori luogo per chi non conoscesse la storia: lo
abbraccia stringendolo amorevolmente. «Caro amico, posso
contare su di te da sempre e sei l’unica persona cui affidare
le cure della mia giovane figlia» dice la regina tenendo
l’uomo sempre tra le sue braccia.
Il comandante, arrossendo, risponde con un filo di voce:
«Wasa, non è consona questa dimostrazione plateale
di affetto. Devo ricordarti le regole?»
La regina si stacca dall’uomo e con un sorriso smagliante lo
disarma nuovamente dicendo a bassa voce: «Devo ricordarti che
sono la regina e ho il permesso di fare tutto, anche di coccolare un
amico di tanti anni?»
Aarde, divertita dalla scena, raggiunge i due e li abbraccia entrambi
contemporaneamente mentre Haag, che fino a quel momento era riuscito a
trattenere il sorriso, inizia a ridere sonoramente. Hebber, nonostante
stia arrossendo come un peperone, lancia un’occhiataccia ad
Haag che si ricompone immediatamente sentendo la tremenda oppressione
che il solo sguardo arcigno del comandante gli sta causando.
– Partenze –
Regno di Dwr, Port Tuath.
Una scialuppa partita dal porto raggiunge uno dei vascelli ormeggiati
al largo delle coste di Dwr. Oceanya sale a bordo della nave e si mette
subito al posto di comando iniziando a dare ordini.
«Segnalate alle altre navi di prepararsi alla partenza. Da
questo momento vige la corte marziale per l’intero Regno di
Dwr.»
Le segnalazioni si susseguono nave per nave e subito dopo trecento
imbarcazioni di vario tipo, con a bordo soldati e marinai, iniziano a
solcare il mare.
Regno di Tan, Port Altaj.
Sulla scialuppa partita dal porto due uomini si salutano per
l’ultima volta prima di prendere il largo con le rispettive
navi.
«Ammiraglio, ci siamo finalmente. Non vedevo l’ora
di salpare per prendere a cannonate la marina nemica» dice
Goj eccitato.
«Cautela capitano, cercate di avere molta pazienza durante lo
scontro perché l’impazienza è cattiva
consigliera. Il mare è stupendo, ma è ricco di
trappole di cui tenere conto» risponde Sipestro.
«Lei ha perfettamente ragione ma anch’io, come i
miei uomini, non sono avvezzo alla navigazione. Attendo la battaglia
che ci aspetta laggiù.»
«Comprendo benissimo i sentimenti dell’esercito che
ammira la tenacia del principe, però deve pensare alla
globalità di questa guerra. Quando sarà il
momento si affidi ciecamente agli ufficiali di marina.»
«Su questo può stare tranquillo ammiraglio. Ogni
uomo conosce il suo mestiere e non m’intrometterò
in questioni tecniche che non comprendo» risponde Goj con
massima serietà.
I due uomini salgono sulle rispettive navi che, insieme ad altre
duecentoquaranta iniziano il viaggio.
Regno di Tera, Port Royal.
La scialuppa partita dal porto raggiunge il vascello di punta della
Marina di Tera. L’uomo che sale a bordo ringrazia
l’altro che gli ha fatto compagnia in questo breve percorso e
che lo seguirà con le altre navi durante il viaggio.
«Amico mio, dobbiamo raggiungere gli obiettivi a ogni costo,
confido nelle tue ulteriori capacità» dice
l’Ammiraglio Raal
«Signore, non dubiti, ce la faremo a eseguire la strategia
concordata. Le auguro “Alta Marea”»
risponde il capitano Vaandrig.
«“Alta Marea” capitano.»
Centoventi navi prendono il largo.
Regno di Dwr, Port Ear.
Da Port Ear una scialuppa ha raggiunto le navi di competenza. Sulla
Nave Comando l’ammiraglio Haranche impartisce
l’ordine di partenza, i segnali giungono alla seconda nave
principale dove il generale Each conferma dando il via alla massiccia
flotta di Dwr, composta di seicento navi, per l’inizio della
loro missione.
Regno di Tera, Port Statig.
Le duecentottanta navi ormeggiate alla fonda prendono il mare guidate
dal generale Geit e dal capitano Mijin.
Regno Apen, Porto Kurang.
La flottiglia di quasi novecento navi ha preso il largo. Su una delle
navi è presente il Re di Apen. Wit conversa con la Saggia
Wicaksana.
«Che cosa credi che accadrà?»
«Mio Signore, il nostro viaggio è irto di
pericoli, fare una previsione è altamente difficile. Di
sicuro, avendo quasi l’intera flotta a disposizione,
sarà duro per chiunque sfidarci.»
Wit annuisce anche se nutre altri dubbi sul suo operato.
«Spero di non aver fatto un grosso errore pensando che anche
dall’altra parte abbiano le mie stesse idee.»
«Maestà, è inutile struggersi pensando
al passato.»
«Hai ragione cara amica, non dovrei dubitare e questo mio
atteggiamento così pessimistico non è utile a
nessuno.»
Regno Tan, Port Shoal.
Settecento navi sono partite da Port Shoal e il comandante supremo di
questa immensa flotta è proprio il Re di Tan. Explodon
rilegge tutti i messaggi ricevuti dai capi dello Stato Maggiore
dell’Esercito e della Marina, scruta l’orizzonte
cercando di intravvedere il suo obiettivo pur sapendo che è
troppo presto. Mille dubbi lo assalgono, altrettanti pensieri affollano
la sua mente pensando ai figli che saranno impegnati sui campi di
battaglia e rimpiange i baci, ma anche gli scherni dell’amata
moglie che gli aveva ricordato quanto lui odiasse il mare.
Regno di Dwr, Port Iar.
Tra le imbarcazioni di Metel e quelle di Dwr la flotta partita da Port
Iar è composta da quasi settecento navi. Il giovane
ufficiale Nasc parla con il suo vice.
«Capisci perché gli è venuta la febbre?
Quando avrà saputo che alla guida di questa flotta
c’era Cristalya in persona gli sarà venuta anche
l’orticaria!»
Il vice sorride ma Nasc non gradisce. «Tu sei nelle mie
stesse condizioni, inutile che fingi di essere tranquillo, vedrai che a
te chiederà di lavarle le mutande!»
Regno di Metel, Porto Pearl.
Su una delle navi delle seicento partite da Port Pearl,
l’ammiraglio Lyngesydd non nasconde la frustrazione per le
scelte del suo re parlandone apertamente con la Saggia Ohlaka.
«Per quale motivo ha lasciato un terzo della nostra flotta
nelle mani di Dwr? Che cosa può ottenere da quella donna?
Piuttosto che con loro era meglio che se ne stavano vicine alle nostre
coste.»
«La comprendo ammiraglio, ma sicuramente il re ha valutato i
pro e i contro di queste scelte. Ormai lo conoscete da anni e sapete
che non svela mai a nessuno le motivazioni delle decisioni finali.
Neppure a me.»
«Io mi lamento per noi, ma penso anche alle altre nostre navi
che sono andate dall’altra parte. Due! Capisce Ohlaka? Solo
due!»
Nel frattempo, da uno dei galeoni posti nelle retrovie viene calata in
mare una scialuppa con a bordo tre persone. Uno dei marinai posti
all’argano chiede al suo ufficiale chi siano quelle persone
senza ottenere risposta. I tre hanno il viso coperto da dei grandi
cappucci e due di loro iniziano a remare per indirizzare
l’imbarcazione verso la costa.
Regno di Metel, Port Coral.
Due navi sono partite dal porto e i marinai a bordo non sembrano
neppure pronti per una guerra navale. Lo stesso generale Ceilog,
nonostante la sua fama di attaccabrighe, appare così
tranquillo che i suoi uomini hanno pensato che forse il principe
l’ha contagiato e che sia meglio stargli alla larga.
Regno di Apen, Port Huwur.
Il principe Oak è a bordo di una delle navi partite da Port
Huwur e osserva l’orizzonte mentre si riempie i polmoni
dell’aria salmastra del mare.
«Quali sono gli ordini mio Signore?» chiede il
generale Prau.
«Continuiamo la rotta prestabilita, mio padre per ora non ha
fatto volare piccioni viaggiatori quindi i piani rimangono
invariati.»
Esercito di Tan in marcia, destinazione segreta.
Il fresco della notte sta iniziando a lasciare il passo al primo calore
del sole mentre Torcon, sul suo cavallo bianco, da una veloce occhiata
alle case della città che hanno lasciato alle spalle. Alla
sua guida quasi duecentomila legionari stanno attraversando il regno
per raggiungere il luogo prestabilito. Il piccolo paesino di poche
anime è a pochi chilometri di distanza e nel percorso hanno
già incrociato delle persone che stanno fuggendo verso la
grande città. Ogni uomo e donna che ha incontrato gli ha
manifestato grande amore e tutti appoggiano la scelta di entrare in
guerra fatta dal re, anche se per questa decisione devono abbandonare
la loro casa. Il principe, con questi incontri casuali, ha acquisito
ulteriore forza di spirito e incita i suoi soldati intonando canzoni
bellicose.
Esercito di Metel in marcia, destinazione segreta.
La truppa di circa trecentomila uomini del Regno di Metel sta
percorrendo le strade di piccoli paesi del loro territorio. Queste zone
non sono molto abitate e la gente è pressoché
povera. Troppa la distanza dalla grande capitale per questa povera
gente che campa solo grazie ai sussidi di re Titan. Nella carrozza sono
seduti comodamente il generale Ciffredynol e il capitano Capall, mentre
gli altri ufficiali seguono i soldati stando comodi sui loro cavalli.
Esercito di Tera in marcia, destinazione segreta.
Circa centoquarantamila uomini sono in marcia attraversano le belle e
rigogliose pianure di Tera. In questi luoghi le coltivazioni fioriscono
e sfamano tutto il popolo dando lavoro a ogni persona che vive in
questi luoghi. Buffel è nato in questa regione e mentre la
attraversa a cavallo, saluta gli abitanti che ricambiano osannando il
generale e il suo esercito in marcia. Il generale sa che fra poco,
uscendo dall’ultimo paese, si ritroverà in una
zona talmente arida che gli farà dimenticare il bello appena
visto e cerca di conservare memoria di tutto ciò che sta
vedendo durante questo tragitto.
Esercito di Apen in marcia, destinazione segreta.
Il generale Macan guida la truppa a cavallo mentre il capitano Jaran
è appiedato e continua a spronare gli uomini a tenere
serrati i ranghi. Nessuno dei soldati sa la destinazione della
missione, ma più si avvicinano al luogo prestabilito e
più appaiono confusi e terrorizzati. Il capitano, aiutato
dall’ufficiale Gedhe, cerca di infondere coraggio ai soldati
più timorosi.
Esercito di Metel in marcia, destinazione segreta.
Re Titan è in piedi sul suo carro da guerra mentre attende
che uno dei suoi uomini torni dalla perlustrazione. Il capitano Tyred e
gli comunica di avere ricevuto la notizia che si aspettavano.
Esercito di Tera in marcia, destinazione segreta.
«Capitano Paard, posso confermare che il paese è
stato sgomberato e che quindi non ci saranno problemi con i
civili.»
«Perfetto. Segnala agli uomini che è ora di
allungare il passo.»
Esercito di Apen in marcia, destinazione segreta.
Il generale Terwelu osserva il paesaggio dall’alto
perché si è posizionato sul campanile di una
piccola chiesa, unica struttura presente nel luogo in cui si trova con
il suo esercito. Il sole fa brillare delle luci ed è un
segnale inequivocabile.
Esercito di Tan in marcia, destinazione segreta.
Dopo una marcia di pochi chilometri Serpe e i suoi uomini si sono
fermati in un piccolo villaggio di Tan venendo accolti dai paesani con
tutti gli onori. L’uomo rassicura ogni persona che lo
avvicina.
«State tranquilli, il nostro Re, anche se ora è
lontano, ha provveduto a tutti voi. Sono qui apposta per fare in in
modo che non vi accada niente. »
Esercito di Dwr in marcia, destinazione segreta.
Dal centro dell’isola un contingente militare si dirige verso
il mare a nord. Trentamila uomini ben armati sono guidati dal capitano
Ohoma, mentre un altro gruppo, delle stesse dimensioni, si dirige verso
il mare a sud sotto il comando del generale Fharsa.
Esercito di Tan in marcia, destinazione segreta.
La marcia degli uomini si è protratta per tutta la notte in
modo che questo contingente non fosse scoperto da qualche spia. Al suo
comando c’è il capitano Cevalo e accanto a lui
camminano Fajro e il Saggio Saga.
«Alla fine hai convinto il re a farti venire con noi,
ragazzino» dice Cevalo sorridendo.
«Ho detto a mio padre che avrei ubbidito agli ordini senza
fiatare, ma lui è scaltro e mi ha detto soltanto prima di
partire che eri tu al comando» risponde indispettito il
principe. «Adesso mi tocca fare il bravo!»
Cevalo e Saga ridono di gusto. Il capitano pone una mano sulla spalla
del ragazzo dicendo: «Ricordami di offrire da bere al re per
la grazia di cui mi ha fatto dono.»
Esercito Tera in marcia, destinazione segreta.
Di quasi centoquarantamila uomini è la truppa comandata dal
generale Draak che cammina per le vie di una delle cittadine
più belle di Tera. Il generale, a fatica, riesce a non far
scoprire chi sia seduto nella carrozza insieme a lui.
«Mia Signora, basterebbe soltanto una spia per fare in modo
che ci saltino addosso come lupi affamati» dice il generale
con preoccupazione.
«Draak, si tranquillizzi, nessuno può sapere che
sono con voi a meno che non stia usando la magia. E anche in quel caso
Wijs se ne sarebbe accorto» risponde Wasa per nulla
intimorita. Il Saggio Wijs conferma con un cenno del capo che sono
tutti al sicuro, almeno al momento.
Esercito di Dwr al Port Iar.
Al Port Iar è arrivato il contingente armato del capitano
Foeil. Gli uomini hanno attraversato l’isola durante la notte
senza cenare e ora il capitano li libera per fare
un’abbondante colazione.
Regno di Tera, castello reale.
Aarde osserva dall’alto del castello il comandante Hebber
mentre impartisce ordini a tutti i soldati che gli passano davanti
senza avere in mano qualcosa di utile. La principessa vorrebbe sorride
ma sa che tutto questo trambusto è colpa di una guerra
imminente. Aarde si siede al tavolo e inizia a scrivere una lettera.
– Ora Zero –
Mare del Nord.
Le navi partite da Port Tuath di Dwr e comandate da Oceanya continuano
la loro navigazione tranquilla; troppo normale per i gusti della
ragazza. Chiamato a sè un ufficiale della marina, chiede:
«Secondo voi è possibile che non abbiamo ancora
avvistato nessuna nave diversa dalle nostre? Quanto manca
all’arrivo?»
«Milady, dovremmo avvistate terra tra poche ore e se ci sono
navi nemiche potrebbero essere nascoste dietro
l’isola.»
L’uomo torna al suo lavoro mentre la principessa continua a
fissare l’orizzonte per nulla contenta di come stia
procedendo la sua missione.
La preoccupazione di Oceanya è giustificata. A diverse
miglia di distanza dalla marina di Dwr, qualche ora prima, era stata
messa in atto una scissione tra le navi partite da Port Altaj di Tan.
Le centoquaranta navi comandate dall’ammiraglio Sipestro
avevano continuato sul loro percorso, mentre le ottanta imbarcazioni
comandante dal capitano Goj avevano compiuto un cambio di rotta di
novanta gradi.
Mare dell’Est.
Anche il viaggio delle navi partite da Port Ear di Dwr non ha problemi,
però l’ammiraglio è più
tranquillo di Oceanya perché era stato previsto che sulla
loro rotta non ci sarebbero stati disagi almeno fino
all’approdo sull’isola di Puna. In questo momento
la sua attenzione è tutta rivolta al compito che deve
svolgere. Sull’ammiraglia inizia uno sventolio di bandierine
all’indirizzo di tutte le navi della flotta, soprattutto a
quelle comandate dal generale Each. La risposta è immediata
e trecento navi cambiano leggermente la rotta; il generale sta andando
da un'altra parte.
Mare del Sud.
Anche nel Mare del Sud tutte le flotte che stanno navigando in quelle
acque hanno modificato le loro rotte. Un gruppo di navi partite da
Porto Kurang di Apen e sotto il comando diretto di Re Wit prosegue
sulla stessa rotta in direzione dell’isola Raumati, mentre
l’altro gruppo, comandato dall’ammiraglio Miral,
devia di qualche miglio verso est.
Stesso tipo di modifiche sta facendo la flotta partita da Port Statig
di Tera dividendosi in due gruppi: uno prosegue sulla stessa rotta
mentre l’altro inverte completamente la marcia dirigendosi
verso est.
Mare dell’Ovest.
Questo è l’unico mare nel quale le flotte non
hanno modificato le loro rotte. Soltanto un’ottantina di navi
partite da Port Shoal di Tan, quelle comandate dal generale Brigada, si
sono distaccate dal resto del loro gruppo fermandosi in mare aperto.
Sulla nave principale l’urlo della vedetta scuote il
paradossale torpore dell’equipaggio. «Navi in
vista!»
Il generale si rivolge al marinaio addetto alle comunicazioni:
«Segnalate al resto della flotta di non muovere un singolo
muscolo senza un mio diretto ordine». Brigada estrae dalla
tasca il cannocchiale per sincerarsi che le navi che si stanno
avviciando a tutta forza siano proprio quelle che stava attendendo.
Mare del Nord, lungo le coste.
Mai nel mondo si era visto un grande assembramento di navi come nel
momento in cui la flotta dell’ammiraglio Lyngesydd di Metel
ha raggiunto quella dell’ammiraglio Sipestro di Tan. Dopo
alcuni secondi di normale titubanza ha inizio il consueto scambio di
messaggi tramite bandierine.
«Ammiraglio, dalla nave di Metel ci segnalano di abbandonare
questa posizione. Sostengono che siamo nelle loro acque
territoriali» dice un ufficiale a Sipestro.
«Rispondete che siamo a dodici miglia dalla costa e che
quindi siamo in regola con le Leggi Imperiali.»
«Ammiraglio, sostengono di essere in
regola…» dice l’ufficiale Gwyn
all’ammiraglio Lyngesydd.
«Lo vedo anch’io cosa stanno dicendo»
risponde stizzito l’ammiraglio. «Maledizione,
proprio Sipestro dovevo trovarmi davanti. Segnalate che la Legge
Imperiale in questo momento non ha valore e ogni regno ha
facoltà di allungare la linea costiera fino a
duecento miglia.»
Sipestro sorride. «Di là c’è
di sicuro Lyngesydd. Starà valutando la grandezza della
nostra flotta e prende tempo con inutili sottigliezze. Sa benissimo che
il suo regno, non avendo dichiarato guerra, non può
utilizzare questa eccezione.»
«Che cosa devo rispondere ammiraglio?» chiede
l’ufficiale.
«Niente. Ora corri immediatamente a poppa e segnala alle
nostre navi di prepararsi alla battaglia, poi torna qui e ti
dirò il da farsi.»
Lyngesydd non sta ottenendo risposta e la sua ira aumenta ogni secondo
che passa ad attendere che Sipestro faccia la sua mossa.
«Ammiraglio, quali sono i suoi ordini specifici?»
chiede la Saggia Ohlaka.
L’ufficiale ritorna di corsa dalla poppa della nave dopo
avere eseguito l’ordine, ma prima che possa riferirlo
all’ammiraglio il fischio di una palla di cannone gli tappa
le orecchie. Da una delle navi di Metel hanno sparato.
GUERRA!
N.d.A.
Ben ritrovati. Voglio fornirvi delle informazioni per spiegare alcuni
cambiamenti che avrete notato durante la lettura di questo capitolo.
- Innanzitutto l’idea iniziale per il quarto capitolo era di
raccontare la vita del bambino “curioso” (nominarlo
sempre in questo modo mi ricorda una pubblicità)
perché attribuendogli un nome lo avrebbe reso più
“dentro la storia”, però, dopo varie
riletture, mi sono accorto che sembrava quasi un
“filler” e che spezzava il ritmo degli eventi. Alla
fine ho deciso di posporre la sua storia perché
sarà più importante nelle prossime serie. Al suo
posto ho deciso di presentare in modo quasi schematico (non me ne
vogliano a male gli amanti della narrativa) tutti i movimenti che gli
eserciti di ogni regno stanno compiendo per arrivare al momento clou
ovvero la Guerra dei Cinque Regni che, di fatto, vi ho solo fatto
assaggiare con le ultime righe del capitolo.
- Avrete sicuramente notato che dall’inizio del paragrafo
“ritocchi” ho modificato il tempo verbale del
racconto passando al “presente”. I motivi sono
essenzialmente due: il primo è che prediligo scrivere al
“presente” perché mi da modo di essere
“dentro” a ciò che racconto nel momento
in cui lo espongo; il secondo è perché ritengo
fondamentale che voi sentiate la tensione degli eventi “in
diretta” mentre li state leggendo. Questa scelta di metodo
contraddistinguerà i prossimi quattro capitoli che saranno
dedicati, quasi interamente, a tutte le battaglie.
- Avrete anche notato che ho scelto di “sezionare gli
eventi” anche se hanno lo steso punto di partenza. Non ho
voluto esporre una battaglia dall’inizio alla fine
perché ho immaginato che questi scontri si svolgano nello
stesso momento e che quindi abbiano una “vita
propria” ma che di riflesso subiscano le interferenze di
ciò che accade in altri luoghi. Un esempio preciso lo
troverete nel prossimo capitolo, dove le persone che sono in un luogo
sentiranno ciò che sta succedendo nel Mare del Nord.
- Nel fondo pagina troverete ancora il cast però senza
modifiche che saranno inserite durante il corso delle battaglie, ma
soprattutto la mia bellissima mappa. ^^
Ebbene, spero che lo spiegone sia stato utile e non sia stato una
zavorra come Fajro per il padre^^, come sempre v’invito a
commentare, criticare e a correggermi se trovate degli errori. La
vostra opinione è sempre gradita.
Grazie
CAST
Anziano Maestro – Insegnante della scuola imperiale e
narratore della storia
Atua Primo del suo nome – Leggendario primo Imperatore dei
Cinque Regni [deceduto]
Atua CCXV (vero nome Ukwu) – Imperatore dei Cinque
Regni [deceduto]
Cristalya – Regina di Dwr
Oceanya – sorella e principessa ereditaria di Dwr, comandante
dell’esercito reale
Dheat – Saggio di Dwr [scomparso]
Glic – Saggio reale di Dwr
Wit – Re di Apen
Pine – consorte del Re di Apen
Willa – principessa di Apen
Oak – principe ereditario di Apen
Wicaksana – Saggia reale di Apen
Explodon – Re di Tan
Bruligida – Regina di Tan
Torcon – principe ereditario di Tan e comandante
dell’esercito reale
Fajro – principe di Tan
Saga – Saggio reale di Tan
Wasa – Regina di Tera
Aarde – principessa ereditaria di Tera
Wijs – Saggio reale di Tera
Titan – Re di Metel
Meyelo – principe ereditario di Metel
Ohlaka – Saggia reale di Metel
Spia/mercenario – identità sconosciuta
Kwakhala – Regina dei mostri marini
MAPPA
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Capitolo 5 *** Tutte le carte sul tavolo ***
5° capitolo: Tutte le
carte sul tavolo
–
Ora Zero (seconda parte) –
Mare del Nord, lungo le coste.
Il colpo di cannone sparato da uno dei galeoni di Metel ha dato inizio
alla guerra contro Tan. Tutte le navi hanno iniziato a muoversi verso
la flotta avversaria scagliando colpi a ripetizione. Gli alberi delle
vele sono spezzati e crollano sulle teste dei marinai, gli scafi si
frantumano e i frammenti di legno pregiato diventano dei proiettili
impazziti che trafiggono i corpi di ogni soldato, anche quelli che
erano lontani dal punto in cui la palla di ferro ha penetrato
l’imbarcazione. Le urla di dolore per le gravi ferite
riecheggiano per tutto il mare, persone che hanno perso entrambe le
gambe senza neanche essersi accorte di cosa succedeva, mani mozzate di
netto o altri schiacciati dalle sartie delle vele, ma nessuno
può fermarsi a soccorrerli, quelli che si sono salvati
devono continuare a battersi senza sosta. Alcune navi hanno iniziato a
colpire per prepararsi la via all’abbordaggio:
l’ammiraglio di Metel ha scelto il cannoneggiamento
incrociato sfruttando la grandezza della propria flotta, ben cinque
volte maggiore di quella avversaria, l’ammiraglio di Tan
sfrutta le colubrine centrali che con ogni colpo andato a segno
trapassano le navi da poppa a prua, così da permettere alle
sue imbarcazioni di mettersi alle spalle del nemico prima che possano
essere circondate.
Nelle retrovie si sono posizionati i due vascelli di comando, fino a
questo momento al di fuori della battaglia. L’ammiraglio di
Metel osserva con il cannocchiale l’evoluzione di questo
primo scontro e appare piuttosto nervoso.
«Sipestro ha in mente qualcosa, non stanno tentando di
riparare verso Otoke, ma ha accettato la battaglia nonostante
l’inferiorità numerica» dice Lyngesydd
alla Saggia Ohlaka che gli è accanto.
«Re Titan ha detto che sull’isola si sarebbe
diretta la flotta di Dwr. Un ripiegamento non risolverebbe la loro
situazione.»
«Sì, anche a me ne ha parlato. Eppure
c’è qualcosa di strano nelle scelte di Sipestro.
Un uomo del suo calibro e con la sua grande esperienza marinara avrebbe
già dovuto capire che non può vincere questa
battaglia. Considerando la situazione avrebbe dovuto ritirarsi per
salvare i suoi uomini da morte certa.»
Anche sul vascello principale di Tan la tensione è molto
alta, ma l’ammiraglio mantiene una calma quasi surreale.
Sipestro, sceso nel suo alloggio, ha finito di scrivere, si volta verso
il letto, accanto a un appendiabiti c’è una
gabbietta con all’interno un corvo.
«Amico mio, ti affido l’ultima missione. Sai dove
devi andare vero?» dice l’uomo
all’uccello in gabbia.
«Sì» risponde in modo fiero il pennuto.
«Mi raccomando, quando avrai consegnato il messaggio non
dirgli…»
«Impiccati al pennone… impiccati al
pennone!»
«Appunto» dice sorridendo Sipestro.
L’ammiraglio estrae dalla gabbia il corvo, gli lega alla
zampa il cartoccio che contiene il messaggio, gli accarezza il capo e
lo lancia fuori dalla grande finestra.
Mare dell’Est, lungo le coste.
Le ciurme delle due navi di Metel partite da Port Coral osservano le
coste del loro paese, eppure si sentono sole come se fossero distanti
dalle loro case molte miglia. Ogni singolo marinaio si aspettava un
incontro, magari una scaramuccia, giusto qualcosa per tenersi in
allenamento, invece l’unica cosa che vedono vicino a loro
è la nave dei loro compagni. Su uno dei due galeoni un
marinaio interpella il comandante che sta seduto su un barile intento a
leggere il manuale della marina mercantile di Dwr. «Generale
Ceilog, per quanto dovremmo rimanere qui?»
«Giovanotto, il tempo non è importante.»
«Ma la ciurma è spazientita. Alla partenza erano
intimoriti sapendo che saremmo giunti qua con sole due navi, adesso non
vedono l’ora che succeda qualcosa. Temo che si possa creare
qualche disordine sulle navi. Loro si pongono domande, ma non abbiamo
risposte.»
Il generale si volta di scatto e squadra il marinaio con lo sguardo di
un animale feroce pronto ad avventarsi sulla sua preda. «Giri
intorno al discorso ma in pratica parli per tutti. Sei forse il loro
portavoce?»
Il marinaio scuote velocemente il capo in segno di negazione.
«Allora farai il mio portavoce?»
Il marinaio scuote velocemente il capo in segno di assenso.
«Orbene, avvisa i tuoi compagni che rimarremo qui fino a
quando lo deciderò io. Se qualcuno vuole tornare a casa,
può benissimo buttarsi in mare e farla a nuoto fino a
riva.»
Il marinaio compie il gesto di muoversi, ma Ceilog continua.
«Sempre che…»
«Sempre che?» ripete il marinaio balbettando.
«Sempre che riesca a muovere le gambe con attaccate due palle
di cannone su ciascuna!» urla Ceilog in modo che sentano
tutti gli uomini in coperta.
Le navi di Tera, guidate dal capitano Vaandrig, che stavano
costeggiando la costa del loro regno, sono alle prese con una manovra
pericolosa. In quella zona costiera ci sono due grandi isolotti dalla
forma a punta, uno molto vicino all’altro; passando
attraverso al piccolo spazio che lasciano libero, si raggiunge una baia
nascosta da questi strani picchi di roccia. In quel posto, spesso, si
nascondono i contrabbandieri per scambiarsi le merci rubate per poi
introdurle illegalmente nel regno e la Regia Marina di Tera interviene
utilizzando solo piccole imbarcazioni o addirittura delle semplici
lance con a bordo pochi rematori e tanti soldati. Questa volta, per
esigenze sconosciute ai marinai semplici, devono oltrepassare quel
punto delicato sessanta navi. Vaandrig urla ordini in sequenza
respirare, il vascello di comando oltrepassa i due isolotti e ora,
vista la grandezza della nave, ci vuole una mossa da maestro per
evitare un disastro.
«Banda a babordo e arate! Se l’ancora non tiene e
finiamo lungo la spiaggia giuro che vi metto a spingere a mano la nave
fino a riportarla in acqua!»
La manovra ha successo, il beccheggio è simile a quello di
una nave sballottata dalle onde scatenate da una tempesta, ma il
vascello si arresta nella posizione voluta.
«Siete fantastici, non avevo dubbio» urla Vaandrig
mentre si asciuga il sudore che gli cola per la paura che
l’ha attanagliato durante tutta la sequenza dei suoi stessi
ordini.
Mare del Sud
La strategia è chiara fin da subito. La flotta di Tera,
guidata dal generale Geit, attraversa la zona marittima di confine e
inizia a bombardare le navi di Apen, guidate dal generale Miral.
Proprio sul vascello di comando il generale non si capacita per
quest’aggressione diretta.
«Sono completamente folli. Il numero è
pressoché simile, ma la loro marineria non è in
grado di sconfiggerci.»
L’ufficiale Ijo ascolta attentamente ed esprime un parere.
«Signore, e se fosse soltanto un diversivo per poi dirigersi
verso la costa?»
«Anche in questo caso sarebbe follia pura. Al confine lungo
la costa non c’è nessuno e sappiamo dalle
ricognizioni che il loro esercito si è ammassato verso le
zone interne. No, hanno lanciato un attacco deliberatamente da
incoscienti. Sembra che siano più interessati a tenerci
fermi qui piuttosto che a vincere questa battaglia. Ijo, segnalate alle
navi del capitano Menara che devono dare una dimostrazione di forza con
i mezzi leggeri, vediamo come rispondono al contrattacco.»
Sulla nave principale di Tera il generale Geit è indaffarato
a fornire informazioni alle navi che dalle retrovie muovono verso il
fronte. L’obiettivo principale è quello di
attaccare in massa il vascello di comando di Apen.
Mare dell’Ovest
Le coste sono visibili dalle navi che si sono fermate improvvisamente
nel Mare del Nord. Una lancia partita dal vascello di Tan raggiunge
quello di Apen. Il generale Brigada, seguito da tre marinai, sale a
bordo e si presenta al cospetto del principe Oak.
«Mio signore, è un piacere rivederla anche se in
questa situazione angusta.»
«Generale ben ritrovata. Devo ammettere che avete messo in
allarme i nostri equipaggi; non ci aspettavamo di vedere
così tante navi di Tan al nostro incontro» dice
perplesso il principe.
«Lo Stato Maggiore ha ipotizzato che la marina di Dwr poteva
giocare una carta a sorpresa spostando delle navi verso Apen prima
dell’inizio del conflitto» risponde Brigada con
convinzione.
«Bene, sono contento che la situazione sia quella
preventivata da mio padre e dal vostro re.»
«Posso chiedervi quali sono le condizioni
d’ingaggio?»
Nella discussione entra il generale Prau con tono brusco. «Re
Wit non può appoggiare la vostra invasione!»
«Si calmi Prau, siamo fra amici» interviene Oak
calmando l’ufficiale. «Mio padre non ha cambiato i
piani. Qualora ricevessi nuove disposizioni, sarete avvisati
immediatamente.»
«Grazie mio Signore» risponde Brigada inchinandosi.
Torno a bordo del mio vascello e ordinerò la partenza
immediata» conclude il generale prima di tornare verso la
lancia.
Rimasti soli Oak e Prau discutono su ciò che ha detto
l’ufficiale di Tan.
«Quella donna ha nascosto di sicuro qualcosa. Anche noi
sapevamo da qualche tempo che Dwr non avrebbe disposto navi oltre a
quelle che vanno all’isola» dice il generale sempre
più imbronciato.
«È vero, mi sono accorto, però con noi
hanno mantenuto il patto quindi presumo che non abbia parlato del
motivo per cui sono così in tanti a
quest’appuntamento» risponde il principe mentre
ritorna sotto coperta.
Confine Nord
La scialuppa partita dalle navi di Metel prima che iniziasse la
battaglia nel Mare del Nord, ha raggiunto la costa di Tan. I tre figuri
incappucciati, tirata a riva la barca, iniziano a camminare dalla
spiaggia verso l’interno, ma all’improvviso uno di
loro, una donna, ferma gli altri due.
«Mettetevi giù, nascondetevi, presto. Siamo andati
via da una possibile battaglia navale per ritrovarci proprio nel mezzo
di una possibile battaglia di terra.»
I tre si rifugiano in una specie di grotta evitando di incrociare
l’esercito di Tan guidato da Torcon.
L’esercito di Metel ha raggiunto la linea del confine e si
attesta in attesa degli ordini, ma prima che il loro comandante possa
dire qualcosa dei forti boati fanno volgere i loro sguardi verso il
mare. Nella carrozza il generale Ciffredynol solleva leggermente la
tendina e osserva anche lui cosa sta succedendo lungo la costa
marittima.
«Capall, ma quali ordini ha ricevuto Lyngesydd?» ma
mentre sta chiedendo informazioni una freccia trapassa il tettuccio
della carrozza.
Dall’altra parte del confine Torcon ha iniziato le manovre
d’assalto. Il fragore di cannoni e le navi che
s’incendiano nel mare sono abbastanza, per lui, per avere la
conferma che Tan e Metel si stanno combattendo.
«Linea di arcieri continuate a scoccare, legionari in ordine
e pronti all’assalto. Diamo a quei bifolchi ciò
che sono venuti a cercare!»
L’attacco è tanto a sorpresa che le prime linee di
Metel sono abbattute soltanto da colpi di freccia. Capall, smontato
dalla carrozza, cerca di riordinare le fila, ma i soldati sono
così sparpagliati che il capitano non riesce neppure a
comunicare che gli attendenti di campo. Le legioni di Tan si scagliano
contro le forze di Metel con ferocia, armati di spade lunghe e asce
talmente grosse che con un colpo perfetto possono affettare due nemici
in un colpo solo.
Torcon sfrutta il vantaggio. «Ordini per la cavalleria.
Aggredire il fianco destro. Andiamo!»
I bellissimi cavalli bianchi, nati e allevati soltanto a Tan,
sfrecciano al galoppo attraverso le fila mal organizzate nemiche, i
loro cavalieri, con precisione, roteano le spade ricurve contro i
malcapitati e ogni sferzata stacca teste o mozza mani. In pochi minuti
l’esercito di Metel, che era più numeroso, perde
il vantaggio. Finalmente Ciffredynol assume il comando e i suoi soldati
iniziano a dare una parvenza di resistenza. Settori
dell’esercito di posizionato puntando lunghe lance protetti
da una selva di scudi e i cavalieri di Tan devono arretrare per non
finire disarcionati, mentre altri soldati utilizzano un’arma
da poco inventata chiamata pistola. Dopo l’inizio furioso
Torcon deve riorganizzarsi.
La confusione della lotta permette ai tre uomini incappucciati di
impossessarsi di alcuni cavalli fuggiti dal campo di battaglia e al
galoppo partono in direzione Tan. Uno dei tre, un uomo, esclama:
«Siamo fortunati Meirge. Arriveremo a destinazione prima del
previsto senza intoppi.»
La donna lo colpisce sulla testa con la parte piatta della sua spada.
«Taci Copar. Siamo fortunati, non c’è
nessuno, avevi detto prima di raggiungere la riva.»
Confine Est
Re Titan all’improvviso scuote le redini e il suo cavallo
spinge il carro da guerra a tutta velocità mentre i suoi
uomini, rimasti sorpresi da questo gesto, lo guardano mentre vola come
il vento verso il confine. Dall’altra parte il capitano Paard
si accorge che qualcuno sta correndo verso di lui, impugna
immediatamente una di quelle cose che hanno chiamato
“pistola” e la punta verso la sagoma di quel carro
che si fa sempre più grande mentre si avvicina.
All’improvviso il carro si ferma a due metri da Paard e il
capitano abbassa la sua arma appena vede chi c’è
alla guida di quel mezzo militare.
Titan scende dal carro e lentamente cammina verso il capitano poi si
ferma di nuovo e lo guarda sorridendo.
«Maestà, non pensavo che ci fosse lei da queste
parti» dice Paard ricambiando il sorriso ma Titan non
risponde, si abbassa e raccoglie da terra un sasso.
Il capitano non fa in tempo a chiedere altro, il re lancia quel sasso e
con precisione assoluta lo fa cadere davanti ai piedi di Paard.
«Capitano, giusto?»
«Sì Maestà, capitano Paard
dell’Esercito Regio di Tera.»
«Mi può fare il favore di rilanciarmi indietro
quel sasso? Le chiedo cautela ovviamente» dice il re
sorridendo nuovamente.
Paard è titubante, non capisce cosa voglia ottenere Titan, e
per non sfigurare davanti a lui prende il sasso e lo lancia con
altrettanta precisione davanti alle calighe del re.
Titan, sogghignando, raccoglie il sasso e lo guarda mentre Paard
chiede: «Maestà, se mi è permesso,
posso chiederle che cosa stiamo facendo?»
Titan diventa immediatamente serio. «Paard, il sasso che ho
in mano è l’unico suddito di Metel che oggi
attraverserà il confine tra i nostri due paesi.»
Il re risale sul carro, ride, frusta le redini e mentre riparte urla:
«La ringrazio per non averlo arrestato.»
Confine Sud, vicino alla foresta proibita
I due eserciti sono a una distanza relativa l’uno
dall’altro. Nelle retrovie i comandanti, Macan di Apen e
Buffel di Tera, sono sui loro cavalli e osservano la grande pianura
desolatamente arida che fa da contraltare alla grande foresta
rigogliosa che hanno al loro fianco, tanto bella da vedere quanto
pericolosa da affrontare. Proprio la foresta proibita è un
argomento del quale sta parlando un ufficiale con il generale Buffel.
«Signore, posso chiederle per quale motivo la regina ha
scelto questo luogo per la battaglia di confine? Non era meglio stare
all’interno del paese piuttosto che mettersi un altro
pericolo nel fianco?»
«La tua osservazione è corretta, questo luogo
è il peggiore che si poteva scegliere, ma la regina ha come
obiettivo la conquista di tutte le terre che circondano la foresta. Hai
visto con i tuoi occhi il mio paese natale; l’agricoltura
è florida ed è possibile che benefici della
vicinanza con questo luogo.»
«Però, da quello che sappiamo, ad Apen non ci sono
che pochi villaggi vicini a questo luogo e nessuno ha il terreno
fertile.»
«Vero, potrebbe essere una scelta azzardata, ma devi
inserirla in un progetto di vasta scala. Conquistare queste zone vuol
dire estromettere Apen dal mare e una nostra vittoria schiacciante
potrebbe addirittura far cadere il regno con l’esilio degli
attuali regnanti sull’isola di Raumati. La nostra regina
considera quel luogo sacro come re Wit e glielo lascerebbe di
certo.»
Se al nord la tecnologia militare sta iniziando a prendere il
sopravvento, al sud la battaglia si prospetta come un grande scontro
frontale con due eserciti muniti di spade, scudi e lance. Sul leggero
crinale nella regione di Apen il generale Macan ha completato di
impartire gli ordini e il suono di corni e di tamburi da inizio allo
scontro.
Le prime linee dei due eserciti si scontrano prendendo la rincorsa, gli
scudi attutiscono l’impatto tenendo le due formazioni
attaccate, le spade corte s’infilano tra i piccoli angoli
lasciati liberi dalla protezione degli scudi e colpiscono senza
pietà i corpi del soldato nemico. I soldati più
temerari scavalcano le file facendosi lanciare di là della
linea utilizzando i compagni come trampolini e sferrano colpi
d’ascia furiosi fino a quando non sono abbattuti dalle lunghe
lance della seconda fila. Il capitano Jaran di Apen è uomo
di lotta e sta al fianco dei suoi uomini di prima fila sferrando colpi
precisi con la sua spada ricurva, tanto potenti da spezzare in due
qualsiasi scudo protegga il soldato che cerca di sopravvivere alla sua
furia. Passano i minuti e la battaglia s’inasprisce
perché i soldati affrontano il nemico a viso aperto, anche
senza l’ausilio dello scudo; duelli con la spada, sfide a chi
riesce a sferrare colpi d’ascia più potenti,
soldati sporchi completamente del sangue del nemico che urlano
forsennati cercando di impaurirlo prima della lotta. I cavalieri sono
pochi in questi due eserciti ed entrambi i comandanti li hanno mandati
poco lontano dallo scontro tra appiedati. Tra questa elite la sfida
è totalmente di spada, chi ha in dotazione una pistola spara
il suo unico colpo e la getta contro un altro avversario cercando si
farlo svenire; i cavalli nitriscono e sbuffano, assecondano le briglie
che li dirigono da qualche parte e incrociano il loro sguardo con i
propri simili, forse chiedendosi per quale motivo sono lì
invece che al pascolo.
I minuti si susseguono incessanti, così come gli scontri
sanguinosi, mentre qualcosa nella foresta sta cambiando, ma nessuno ha
il tempo di accorgersene.
Confine Ovest
Il confine tra i due regni, due uomini, uno davanti all’altro
distanziati da due soli passi. Se avessero in mano una spada e
decidessero di allungare il braccio in avanti si colpirebbero
mortalmente. Si guardano, i loro volti sono tesi ma non sembra ci sia
astio. Dalla zona del campanile una carrozza raggiunge l’uomo
che sta sul suolo di Apen. Lo sportello della carrozza si apre e scende
una donna mentre l’uomo che sta sul suolo di Tan
s’inchina.
«Milady, sono il capitano Serpe. È un onore
rivederla nel nostro paese prima del vostro matrimonio.»
«Grazie per questa accoglienza capitano. Ora, mi è
stato detto, lei dovrebbe rapirmi. Potrei chiederle di fare anche il
furto della mia carrozza? Mio padre non ci pensa a queste piccole
attenzioni» risponde la principessa Willa mostrando il suo
splendido sorriso.
L’uomo sul suolo di Apen, il generale Terwelu, si volta di
spalle. «Capitano, le chiedo anche io una cortesia. Protegga
la nostra Signora ad ogni costo.»
«Tan è la seconda casa della principessa, ed io
suo umile servitore.»
Regno di Dwr, ponti doganali.
Le battaglie possono avvenire in qualsiasi luogo, tutti ne sono
consapevoli, ma sicuramente i due luoghi più a rischio di
conflitto sono i ponti doganali perché forniscono
l’accesso immediato al regno di Dwr. Il piano strategico di
Cristalya è semplicissimo: schierare una truppa al ponte
Nord/Ovest comandata dal capitano Ohama, l’altra al ponte
Sud/Est comandata dal generale Fharsa, ma il grosso problema per queste
due forze di difesa consiste nel numero esiguo di uomini a disposizione
perché la maggior parte dell’esercito è
stata dislocata per le due battaglia più importanti, almeno
secondo la strategia di Cristalya. Per precauzione le barriere sono
alzate così chiunque voglia entrare nell’isola
dovrà tentare di superarle scavalcandole, trovandosi poi di
fronte i cannoni difensivi. E che fossero i ponti un luogo
strategicamente importante lo conferma la presenza, seppur ancora
nascosta, di due eserciti dall’altra parte opposta di Dwr, ma
con strategie completamente diverse.
A Nord/Ovest l’esercito di Tan è posizionato non
molto lontano dal ponte doganale, ma rimane completamente nascosto e
nessun soldato accenna a muoversi.
«Quali sono gli ordini Cevalo?» chiede ansioso
Fajro.
«Stare qui, attendere il primo segnale senza farsi vedere e
il secondo senza farsi vedere. Al terzo decidere che cosa fare secondo
cosa sta succedendo.»
«E quali sarebbero questi segnali? Chi li farà?
Quanto dobbiamo aspettare tra…»
Il capitano interrompe il principe. «Meno male che hai
promesso di non fiatare, immagino cosa sarebbe successo se il re ti
avesse lasciato scorrazzare sulla nostra parte di ponte.»
Il saggio Saga ride mentre Fajro mette il broncio come un bambino.
A Sud/Est anche la regina Wasa e il suo esercito sono nascosti, ma in
attesa di un singolo segnale che darà il via alla conquista
del ponte. Le precauzioni adottate dal generale Draak gli hanno
permesso di raggiungere la parte opposta del ponte munito anche di armi
pesanti.
– Strategie –
Mare del Nord, Isola Otoke
La flotta di Oceanya ha attraccato sull’isola Otoke. La
principessa e il suo seguito, spada sguainata in mano, entrano nel
palazzo imperiale in cerca di qualche soldato nemico nascosto nelle
varie camere. Nessuno così come non c’erano navi
straniere attraccate ai vari porti dell’isola.
«Ci hanno giocati!» esclama furibonda Oceanya.
«L’isola era un falso bersaglio e noi siamo caduti
dritti in questa trappola!»
«Comandante, forse hanno deciso di conquistare prima il mare
e poi l’isola» dice un soldato senza essere
interpellato.
Oceanya si volta verso la truppa e il suo sguardo è
abbastanza truce da far abbassare la testa a tutti.
«Donna, tu che hai parlato, come ti chiami?»
La ragazza fa un passo avanti e s’inginocchia.
«Soldato semplice Eas. Le chiedo scusa se ho detto
qualc….»
«Alzati, non devi scusarti. Hai detto una cosa possibile alla
quale io, presa dall’ira, non ho pensato.»
«Grazie comandante» risponde timidamente Eas.
«Eas, ho per te degli ordini. Prendi dei soldati del tuo
battaglione e controllate da cima a fondo ogni angolo dei porti di
Otoke. Se qualcosa di sospetto si dovesse muovere, prima lo uccidete e
poi vieni a riferire. Attenderò il tuo rapporto caporale
Eas.»
Alla ragazza s’illuminano gli occhi, rimane impietrita
perché si sta domandando se ha sentito bene ciò
che ha detto il comandante.
Oceanya la scuote. «Caporale, sei ancora qui?»
«No signora» risponde Eas correndo fuori dal salone
dove solo tre mesi prima c’era stata la grande Festa
dell’Imperatore Alua CCXV del suo nome.
«Voi altri tornate alle navi, voglio che siano armate e se ha
inizio l’invasione di Otoke, aprite il fuoco senza aspettare
il mio ritorno» dice la principessa al resto del gruppo che
l’aveva seguita nel palazzo.
Oceanya, rimasta sola, decide di raggiungere il terzo piano dove aveva
soggiornato durante la festa. La camera è in ordine
così come l’aveva trovata tre mesi prima, apre il
grande finestrone e osserva il mare davanti a lei. «La
ragazza è stata pronta a trovare una soluzione possibile, ma
il mio istinto mi dice che chi sta guidando quelle navi mancanti le sta
portando da un’altra parte.»
Stesso mare, ma a ovest di Otoke, su una nave di Tan il capitano Goj
starnutisce fragorosamente facendo girare molti marinai del suo
equipaggio. «Ragazzi, sono sicuro che da qualche parte ci sia
una bella donna che mi sta nominando.»
Mare dell’Est, isola Puna
Strategie vincenti o ipotesi sbagliate? Sono entrambe giuste le
definizioni perché anche altri marinai si accorgono che sono
riusciti a ingannare l’avversario o sono finiti per essere
ingannati. Nel Mare dell’Est la marina di Dwr, comandata
dall’ammiraglio Haranche, sbarca sull’isola di Puna
trovandola deserta come accaduto a Oceanya per Otoke, mentre la flotta
di Tera, guidata dall’ammiraglio Raal, si sta dirigendo verso
sud.
Mare del Sud, isola Raumati
Sull’isola imperiale di Raumati invece si sta consumato un
accordo non scritto tra due regni amici. Re Wit di Apen è
sbarcato con tutto il suo esercito al seguito e si compiace che
l’amico Explodon, Re di Tan, abbia rispettato il patto.
«Avevi ragione Wicaksana» dice Wit alla Saggia.
«Explodon ha mantenuto la sua parola di non posizionare navi
in questo mare e neppure Tera ha tentato di venire qui. Devo dare atto
a Wasa di avere rispettato l’isola sacra del
Leggendario.»
«Sul secondo punto ho qualche dubbio» dice il
comandante Panglito intromettendosi nel discorso. «Sono
sicuro che abbiano mandato qualcuno ma si saranno dovuti bloccare per
l’intervento di Miral.»
Anche Panglito ha sbagliato previsione. L’ammiraglio Miral
sta combattendo contro le navi di Tera guidate dal generale Geit, ma un
distaccamento di navi si è diretto verso est guidato dal
capitano Majin.
Mare dell’Est, lungo le coste.
Sulla nave di Metel comandata da Ceilog, è arrivato un
piccione messaggero. Il generale srotola il foglietto e legge il
contenuto ad alta voce. «Ti confermo che la situazione
rispecchia le mie aspettative. Raggiungi il punto a nord segnalato
sulla mappa con quella bella croce rossa, Titan, Re di
Metel.» Ceilog guarda i marinai, sospira mettendosi le mani
sulla folta barba, e urla: «Cosa diavolo state facendo
lì impalati? Pensate che vi legga anche una favola? Datevi
da fare scansafatiche, segnalate all’altra nave che si parte,
spiegate le vele e procediamo verso nord! Mi chiedo se adesso siete
contenti che dobbiate lavorare o rimpiangete la pacchia che avete fatto
fino a ora!»
Nel frattempo, nella baia dei contrabbandieri, dalle navi del capitano
Vaandrig hanno iniziato a scendere gruppi di soldati
dell’esercito. Un ufficiale saluta il capitano e ordina la
marcia a questo battaglione che s’incammina verso sud.
Mare dell’Ovest, Isola Ngahuru
Tante le strategie, molti gli uomini imbarcati sulle navi o in marcia
sulla terra ferma, ma nessuno avrebbe potuto immaginare che
sull’isola di Ngahuru si sarebbero trovati di fronte proprio
i due Re in guerra, uno di fronte all’altra. Sulla parte
ovest le navi stanno scaricando le truppe di Tan guidate da Explodon
mentre sulla parte est scendono a terra le truppe di Dwr guidate da
Cristalya. Il Re di Tan, fino a questo momento, sembra avere adottato
la tattica vincente avendo portato molti soldati su meno navi al
confronto di Cristalya e l’alleato Nasc che hanno a
disposizione più marinai. Entrambe le truppe si sono messe
in marcia e hanno raggiunto la grande pianura che ospita il palazzo
imperiale, luogo su cui si scontreranno i due eserciti in questa
battaglia campale. Explodon è nelle prime linee seguito da
duecentomila soldati mentre Cristalya rimane dietro
all’alleanza che ha a disposizione centotrentamila soldati.
Il suono del corno di guerra è il segnale! E lo scontro
è fin dal primo istante cruento perché tra questi
due popoli non c’è mai stato un buon rapporto fin
dall’antichità. Explodon non è bravo
con la spada come il figlio Torcon, ma sa usare una scure a doppia lama
in modo impeccabile; colpisce l’avversario troncandogli di
netto il braccio che impugna la propria arma, non si cura di
eliminarlo, ma procede verso un altro, e un altro ancora, imperterrito,
senza paura e senza rimorsi. Dall’altra parte Cristalya,
protetta dai pretoriani, scortata dalle ancelle e custodita dagli
ufficiali; lei sembra una semplice spettatrice del massacro che sta
insanguinando la pianura, guardandola par di vedere una donna intenta a
godersi una scampagnata. Eppure il suo sguardo è feroce e
non molla un istante l’uomo che vuole abbattere per
dimostrare che è lei la Regina di tutti i Re.
L’ufficiale Nasc di Metel, invece, è attivo, lui
è un maestro di spada, colpisce gli avversari
all’improvviso così come fanno le zanzare,
saltella agilmente da un colpo sferrato a una parata impreziosita da un
contrattacco letale.
I generali non stanno in disparte, sono attivi e intraprendenti. Turo,
un generale della marina, è perennemente attaccato a
Explodon, lo protegge dagli assalti laterali spazzando via il soldato
avversario con la potenza della sua lunga spada, di là
Tarley guida i soldati di Dwr con la sapiente strategia di un uomo
d’arme che ha studiato all’accademia imperiale,
anch’egli è un generale della marina ma sa toccar
di spada meglio di altri soldati, la sua sciabola tronca teste ad ogni
colpo, il collo più duro cede alla lama di
quest’uomo imperturbabile.
I vivi calpestano i morti, non c’è onore in
battaglia quando rischi la vita, devi continuare ad avanzare senza
guardarti alle spalle; se volgi lo sguardo dietro di te, è
perché stai cercando di trovare una via di fuga. E mentre i
soldati continuano la lotta, anche le marinerie iniziano a darsi
battaglia a cannonate. In tale frangente Dwr è di sicuro il
regno con la marineria migliore di tutti; uomini che vivono su
un’isola da sempre imparano a navigare da piccini e conoscono
perfettamente ogni fondale angusto così da poterlo evitare
invitando la flotta nemica ad avanzare verso quella trappola. Galeoni,
brigantini, fregate, addirittura delle galee d’altri tempi
sono sul mare e già in queste prime fasi dello scontro molte
imbarcazioni finiscono a fondo sommerse dalle acque del Mare
dell’Ovest.
Qualcuno prospettava una pace inverosimile e se ora fosse su questo
campo di battaglia, rinuncerebbe anche solo al pensiero di trovare un
accordo tra i due regni.
Mare del Nord, lungo le coste
La battaglia navale sta continuano e l’evolversi dello
scontro assume delle pieghe inaspettate. Nonostante
l’inferiorità numerica, la flotta di Tan sta
mettendo in crisi le tattiche preparate da Lyngesydd, ammiraglio di
Metel. Gli abbordaggi di Metel hanno successo, ma quando gli uomini
salgono sulle imbarcazioni nemiche si trovano di fronte molti
più soldati che marinai. Armati di asce e spade, gli uomini
di Sipestro sbaragliano gli avversari e poi la nave di Tan abbatte
quella avversaria facendola sprofondare in mare con il resto della
ciurma che non aveva proseguito l’abbordaggio. La differenza
di forze in campo si sta assottigliando sensibilmente e Sipestro sembra
poter sovvertire le sorti della battaglia.
Mare del Sud, lungo le coste
Le mosse di Geit non hanno successo e il vascello di comando di Apen
rimane ben protetto dal resto della flotta. La contromossa di Miral
invece sortisce effetti. I brigantini stanno spazzando via, lentamente
ma inesorabilmente, i galeoni più lenti della flotta di
Tera. La parità delle forze in campo sta scemando e il
gruppo d’imbarcazioni comandate dal capitano Menara si sta
facendo largo nella parte centrale dello schieramento di Tera.
Mare dell’Ovest, direzione segreta.
Sulla nave comando di Tan, il generale Brigada osserva con il binocolo
le navi di Apen che la stanno seguendo come da accordi tra i regnanti.
Lei non ha detto tutto al principe Oak, ma è persuasa che
neppure lui abbia detto ogni cosa. Se il principe si è
spaventato vedendo il numero delle sue navi, Brigada è
rimasta sorpresa di vederne così poche provenienti da Apen e
ne parla con un ufficiale.
«Stiamo andando in un luogo dove è presumibile che
stiano combattendo e ci dirigiamo là con ottanta navi. Il
principe Oak è venuto con dieci lenti galeoni, da quel poco
che ho visto, sono anche male equipaggiati, e loro hanno la marineria
più organizzata dopo quella di Dwr. Secondo te arriveranno
fino in fondo?»
L’ufficiale scuote la testa. «Lo credo
anch’io. Personalmente non mi sento di incolpare a Re Wit se
ha dispiegato la maggioranza delle sue navi nel Mare del Sud, quelli di
Tera gli faranno sudare sette camice, però
c’è qualcosa che continua a non
convincermi.»
Intanto, sulla propria nave, Oak è nel suo alloggio e sta
cercando qualcosa di molto importante dato che sembra spazientirsi nel
non trovarla. All’interno di un baule, spostando dei vestiti,
Oak esclama: «Eccole.» Il principe ha in mano due
lettere sulle quali sono impressi dei sigilli sconosciuti.
Confine Nord
Entrambi gli eserciti son arretrati lasciando sul campo migliaia di
morti mentre i feriti, quelli in grado di muoversi con le proprie
gambe, rientrano ai loro campi lentamente. L’inizio
improvviso di Torcon ha messo a segno un punto importante, ma la
risposta di Ciffredynol ha rimesso in bilico le sorti della battaglia.
Il principe di Tan però ha una contromossa da poter
utilizzare e si dirige verso una tenda montata in fretta dove ad
attenderlo c’è Ruga.
«Mio Signore, siamo pronti, però temo che anche
loro siano in possesso di queste cose.» Il soldato apre una
cassa, all’interno ci sono degli strani strumenti, Torcon ne
prende in mano uno dicendo: «Secondo il capo dei
contrabbandieri di Oazo questi sono dei prototipi realizzati soltanto
da loro.»
«Lei si fida di questi cosi, tali… archibugi,
giusto?»
«Esatto Ruga. I loro capi sarebbero finiti tutti in galera se
non fossi sicuro di quest’arma. Anche noi possediamo qualche
pistola, ma le fabbriche sono quasi tutte a Metel e di certo ne avranno
una buona quantità.»
«La guerra è proprio cambiata dai secoli passati.
Alla fine i mastri forgiatori ci faranno indossare qualche cosa di
così pesante che per percorrere un chilometro ci vorranno
tre giorni.»
Confine Est
Sia Titan e l’esercito di Metel sia Paard e
l’esercito di Tera, sono accampati nelle vicinanze del
confine dei due regni. Che cosa abbiano in mente e per quale motivo
rimangono fermi in quella posizione è un mistero per tutti i
soldati, ma nessuno parla perché trovarsi in quel luogo
è stata una vera fortuna, sicuramente da altre parti si
starà combattendo aspramente.
Confine Sud
Il suono dei corni ha riportato gli eserciti indietro di qualche
chilometro. I comandanti sanno bene che i soldati impegnati in una
battaglia di queste proporzioni non può proseguire per ore e
utilizza il ripiegamento per farli rifiatare e per dare nuove
indicazioni.
Il capitano Jaran, provato come i suoi uomini, esprime le sue
perplessità con il generale Macan. «Signore,
più si sta andando avanti e più sembra che non ci
possa essere una soluzione che determini la vittoria. Le forze si
equivalgono, la determinazione è pari per ogni uomo e
nessuno ha la forza di prevalere.»
Nel campo avversario invece è l’ufficiale Zeug a
parlare con Buffel, ma la discussione tra loro verte su un altro
argomento perché lui è l’unico ad avere
notato qualcosa di sospetto. «Generale, forse è la
mia sensazione, ma i rami degli alberi della foresta proibita sembrano
essersi avvicinati al campo di battaglia.»
Buffel sorride. «Probabilmente siamo noi che con
l’infuriare degli scontri ci stiamo avvicinando troppo alla
foresta», però poi smette di sorridere quando
guarda gli occhi del suo ufficiale che esprimono forte disagio. Il
generale prende un binocolo e prova a osservare la foresta, ma
è immobile ai suoi occhi.
Confine Ovest
L’esercito di Apen è arretrato dalla linea di
confine verso la zona del campanile, dove hanno iniziato a sistemare
l’accampamento. Dall’altra parte
l’esercito di Tan, con al seguito la principessa Willa, sono
entrati nel paese. All’interno di una villa lussuosa il
capitano Serpe e la principessa stanno bevendo del the.
«Milady, spero che il confort della vostra prigionia sia
all’altezza» dice Serpe sorridendo.
«Sa capitano, quando mio padre ha avuto questa idea io ho
cercato in tutti i modi di fargliela cambiare. In un momento come
questo abbandonare il palazzo, e soprattutto mia madre, mi ha fatto
pensare che fosse una follia. Mio padre mi ha dovuto spiegare per bene
le motivazioni perché fino all’ultimo ero
aggrappata alla maniglia della mia porta.»
«Il mio Re non ha voluto spiegare nel dettaglio il motivo di
questa messa in scena, forse era l’accordo tra Re a farlo
tacere» dice Serpe perplesso.
«È proprio come dite. Ora posso svelarle io
l’arcano. È noto che la maggior parte degli
alimenti di Apen provengono dai mercati di Dwr e questa guerra
può mettere in ginocchio l’intero regno se ci
dovessimo schierare apertamente con voi. Pensare che questa guerra
è colpa mia.»
«Milady, non si crucci per questo, il principe Torcon
è appoggiato totalmente dal padre e noi di Tan siamo onorati
di difendere le nostre terre insieme al loro fianco» dice il
capitano senza mostrare titubanza nelle sue parole.
«Lei è troppo gentile capitano» risponde
Willa prima di ricominciare il suo discorso precedente.
«Ebbene, mio padre non può schierare truppe in
favore di Tan, ma nello stesso momento non può fornire aiuti
a Dwr, seppur nostra alleata e si è impegnato a mantenere
chiuso il ponte che congiunge il mio regno con quello di Cristalya.
Però mio padre ha avuto un dubbio, insieme alla Wicaksana ha
letto dei vecchi contratti commerciali di marineria e ha scoperto che
se Dwr avesse chiesto il permesso di transito con delle navi avremmo
dovuto alzare la barriera per permettere il passaggio anche se fossero
state delle imbarcazioni militari. A quel punto hanno escogitato questa
pazza idea: se uno dei figli del re è in mano nemica, per la
difesa del proprio regno e dell’incolumità dei
principi, Apen può avvalersi di una Legge Imperiale. In essa
è descritto che se il re non ha firmato atti di guerra
può proteggere le proprietà, e in esse sono
compresi i figli, chiudendo ogni confine a chiunque senza subire
conseguenze.»
«Quindi, da questo motivo nasce anche l’accordo
delle navi su cui è imbarcato vostro fratello?»
«Esattamente. Sia lui sia io possiamo essere definiti
prigionieri a rischio della nostra vita. Dwr non ha fatto giungere
messaggi quindi questa idea è stata portata avanti
soprattutto in prospettiva, ma l’importante è che
Cristalya non può richiedere il nostro supporto logistico
nella guerra.»
Ponte doganale Sud/Est
Da qualche minuto si è sparso nella cittadina di Tera che si
affaccia sul ponte doganale uno strano silenzio, e la stessa situazione
si è creata nella casermetta di Dwr che protegge la barriera
sollevata per non permettere l’ingresso a degli intrusi.
All’improvviso una piccola esplosione, proveniente dalla
casermetta, cancella questo silenzio irreale, il rumore dei grandi
argani che crollano a terra è fragoroso, ma non tanto
assordante quanto la caduta precipitosa della barriera verso il basso.
Nella casermetta il generale Fharsa si ritrova quasi sommerso dalle
macerie, a Tera la regina Wasa ordina l’attacco degli
artiglieri.
Una serie di cannonate si abbatte sui mattoni della casermetta che
lentamente crolla su se stessa mentre migliaia di soldati Tera iniziano
una corsa forsennata sul ponte doganale guidati dal generale Draak. Lo
smarrimento degli uomini di Dwr permette all’esercito di Tera
di raggiungere quasi il confine dell’isola nemica, poi
Fharsa, liberatosi dalla trappola in cui era finito, ordina il
contrattacco alla postazione dei cannoni. Le grandi sfere di ferro
lanciate con forza dal cannone spazzano via i soldati, dilaniandone le
carni, soprattutto con i rimbalzi che compiono sul terreno roccioso del
ponte e l’avanzata di Draak è fermata prima che
possa raggiungere l’obiettivo primario. Inizia il corpo a
corpo, altri soldati di Tera accorrono sul ponte, ma vengono
bersagliati dagli arcieri che sono riusciti a trovare qualche torretta
ancora agibile nella casermetta. La regina Wasa non sembra preoccupata
di questa empasse, ma si guarda alle spalle fissando
l’orizzonte. E’ da quella parte che sta il suo
cuore di madre e non può smettere di pensare che abbia
lasciato Aarde al castello in una situazione pericolosa. Il Saggio Wijs
si pone davanti alla regina e la guarda con muso duro e lei capisce che
se non passerà il ponte sarà inutile qualsiasi
cosa accada al castello. Wasa impugna la sua spada,
quell’arma che hanno utilizzato i suoi avi e muove la testa
in segno di assenso all’indirizzo del suo Saggio che subito
le sorride. Anche Wasa corre sul ponte!
Ponte doganale Nord/Ovest
C’è forte tensione tra le fila
dell’esercito di Tan appostato poco lontano dal ponte
doganale. Cevalo si consulta con il soldato Cindroj.
«Dovrebbe essere già arrivato in queste
zone» dice il soldato al suo capitano.
«Per tutti i diavoli del deserto, questo ritardo mi
preoccupa. Il suo arrivo è determinante sia per noi sia per
gli altri» risponde Cevalo infastidito.
«Mi volete dire chi stiamo aspettando?» chiede
Fajro intromettendosi, ma questa volta Cevalo gli risponde in modo
tutt’altro che amichevole. «Soldato, non sono
questioni che ti riguardano.»
Fajro conosce da tanti anni Cevalo e sa quando è il momento
di lasciarlo tranquillo, nota negli occhi di quell’uomo la
furente rabbia e comprendere che il capitano è il primo che
vorrebbe saltare alla gola dei nemici il prima possibile.
Cevalo si rivolge al saggio Saga. «Conosco ciò che
devi fare nel caso estremo, ma ti prego, anzi, ti supplico, di non
prendere nessuna iniziativa senza un ordine.»
«Stai tranquillo caro amico, Explodon è stato
chiaro.»
Fajro e Cindroj osservano i due uomini senza capire di cosa stiano
parlando.
Regno di Dwr, Port Iar
Intanto, a Port Iar di Dwr, il capitano Foeil si è
trasferito sull’estremità del faro e scruta il
mare piuttosto adirato. «Ma dove diavolo sono quelli di
Tan?»
Molto lontano da Dwr c’è la risposta alla domanda
di Foeil. La flotta di Tan comandata dal generale Standardo sta per
approdare sull’isola Ngahuru per unirsi a Explodon nella
battaglia delle battaglie.
Regno di Tera, Port Winkel
Dwr, contrariamente alle previsioni non sta subendo
l’invasione di Tan, mentre le notizie che aveva ricevuto la
Regina Wasa sull’invasione di Tera si stanno rivelando
esatte, infatti, la flotta di navi comandate dal generale Each sono a
poche miglia da Port Winkel e ad attenderle sono pronte le milizie del
comandante in capo Hebber.
CAST
Anziano Maestro – Insegnante della scuola imperiale e
narratore della storia
Atua Primo del suo nome – Leggendario primo Imperatore dei
Cinque Regni [deceduto]
Atua CCXV (vero nome Ukwu) – Imperatore dei Cinque
Regni [deceduto]
- Regno di Apen
Wit – Re di Apen
Pine – consorte del Re di Apen
Willa – principessa di Apen
Oak – principe ereditario di Apen
Wicaksana – Saggia reale di Apen
Panglito – comandante in capo dell’esercito
Macan e Terwelu – generali dell’esercito
Catur e Jaran – capitani dell’esercito
Miral – ammiraglio della marina
Prau – generale della marina
Altri: Ijo (ufficiale della marina), Kayu, Gedhe (ufficiale
dell’esercito)
- Regno di Dwr
Cristalya – Regina di Dwr
Oceanya – sorella e principessa ereditaria di Dwr, comandante
in capo dell’esercito
Dheat – Saggio di Dwr [scomparso]
Glic – Saggio reale di Dwr
Fharsa e Each – generale dell’esercito
Ohama e Foeil – capitani dell’esercito
Haranche – Ammiraglio della marina
Tarley – generale della marina
Luchag – capitano della marina
Altri: Eas (caporale dell’esercito), Dubh, Geodha, Loch
- Regno di Metel
Titan – Re di Metel e comandante in capo
dell’esercito
Meyelo – principe ereditario di Metel
Ohlaka – Saggia reale di Metel
Ciffredynol – generale dell’esercito
Capall e Tyred – capitani dell’esercito
Lyngesydd – ammiraglio della marina
Moncai e Ceilog – generali della marina
Altri: Nasc (ufficiale della marina), Gwyn, Juwelo
- Regno di Tan
Explodon – Re di Tan
Bruligida – Regina di Tan
Torcon – principe ereditario e comandante in capo
dell’esercito
Fajro – principe di Tan
Saga – Saggio reale di Tan
Brigada e Standarto – generali dell’esercito
Goj, Serpe e Cevalo – capitani dell’esercito
Sipestro – ammiraglio della marina
Turo – generale della marina
Altri: Ruga e Cindroj (soldati dell’esercito), Lumo
- Regno di Tera
Wasa – Regina di Tera
Aarde – principessa ereditaria di Tera
Wijs – Saggio reale di Tera
Hebber – comandante in capo dell’esercito
Buffel e Draak – generali dell’esercito
Paard – capitano dell’esercito
Raal – ammiraglio della marina
Geit – generale della marina
Mijin e Vaandrig – capitani della marina
Altri: Zeug, Haag (ufficiali dell’esercito), Geel
Spia/mercenario – identità sconosciuta
Kwakhala – Regina dei mostri marini
I tre incappucciati – si conoscono il nome di una donna,
Meirge e di un uomo Copar
MAPPA
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Capitolo 6 *** Invasioni ***
6° capitolo: Invasioni
– Strategie (seconda
parte) –
Regno di Tera, Port Winkel
Le navi di Dwr sono giunte al porto e iniziano a sparare bordate di
cannone verso le postazioni di difesa di Tera. Il comandante in capo di
Tera impartisce l’ordine di rispondere al fuoco con
contrattacchi di artiglieria, ma le trecento navi del generale Each
sono troppe per poter essere fermate dai pochi cannoni della guardia
costiera. Hebber è preparato a questa situazione, ha
studiato i piani alla perfezione, ha fatto andare i civili tutti nel
castello perché è conscio che sarà in
quel punto che si decideranno le sorti di questa battaglia. Impartisce
nuovi ordini ai suoi attendenti: «Preparatevi
all’invasione, voglio che tutti siano pronti a indietreggiare
subito alla prima chiamata. Mandate immediatamente al castello il
messaggio dell’inizio della battaglia.»
Dalle navi si apprestano a sbarcare i soldati di Each che si preoccupa
di lasciare ordini al capitano della marina Luchag.
«Mantenete la posizione. Anche se sappiamo che
c’è in corso una battaglia sul ponte noi dobbiamo
conquistare il castello. Vedrete che Fharsa riuscirà a
ricacciare indietro chiunque di Tera abbia tentato la sorte e ci
raggiungerà qua. Quando avanzeremo, dovete preparare un
punto di controllo sulla terra ferma in modo da prevenire degli
attacchi provenienti dai fianchi. Qual è la situazione
attuale della flotta? »
«Soltanto sei navi, ma che non ostruiscono il
porto.»
«Perfetto. Ci vediamo presto al castello» conclude
il generale mentre scende dal vascello di comando.
Regno di Tan, destinazione segreta
I tre incappucciati arrivati con una scialuppa sulla costa di Tan
stanno spronando i cavalli recuperati sul campo di battaglia del
Confine Nord. Meirge chiede a Copar: «Sicuro che questa sia
la strada giusta? Non è che non mi fido di te, ma ti perdi
pure in casa tua.»
«Tranquilla, questa è la strada più
breve e chi dobbiamo incontrare, sicuramente, ci troverà per
primo. Appena metteremo piede vicino alla loro zona di caccia, ci
saranno addosso» risponde l’uomo tranquillo.
«Mi raccomando, se fanno apprezzamenti su di te, accettali,
non fare come al solito.»
Il terzo dei tre non ha ancora proferito parola; Meirge e Copar non gli
fanno domande, ogni tanto gli porgono la borraccia e
nient’altro.
– Contromosse
–
Mare del Nord, isola Otoke
Eas entra nel palazzo imperiale per fare rapporto a Oceanya.
«Comandante, abbiamo perlustrato l’intera isola e
non ci sono intrusi. Neppure i servitori del palazzo sono nelle loro
capanne.»
Oceanya, senza esitazioni, decide immediatamente la prossima mossa,
invita la ragazza a seguirla e insieme escono dal palazzo. Oceanya urla
in modo che tutti sentano la sua voce. «Soldati,
all’orizzonte non ci sono imbarcazioni nemiche e sono certa
che non verranno più. Le guarnigioni dell’Esercito
rimarranno a proteggere l’isola con l’ausilio di
sessanta navi mentre il resto andrà per mare alla ricerca di
quei codardi che non hanno avuto il coraggio di attaccarci a Otoke. Io
sarò con voi in questa caccia, andiamo e affondiamo i nostri
denti nella loro carne!»
Eas saluta Oceanya ma la ragazza la ferma. «Caporale, tu
verrai sul vascello di comando insieme a me. Ho bisogno di una persona
sveglia con idee istantanee e che non abbia paura di aprire bocca anche
se non interpellata. So che non sei della marina, ma questo non
importa, neppure io ho dimestichezza con il mare.»
La decisione presa da Oceanya di lasciare Otoke è la stessa
che ha fatto Haranche nel lasciare l’isola di Puna nel Mare
dell’Est. L’ammiraglio punta verso sud, conosce i
piani dell’invasione di Tera e il suo nuovo obiettivo
è di posizionarsi in una zona di mare tra il regno nemico e
il ponte Sud/Est.
Mare dell’Ovest, Isola Ngahuru
La madre di tutte le battaglie continua con l’identica
ferocia con cui è iniziata. Explodon e i suoi uomini
avanzano imperterriti, ma i colpi di cannone provenienti dalla flotta
navale di Dwr causano grossi problemi alla retroguardia di Tan.
Nell’esercito avversario Nasc indietreggia fino al campo di
Cristalya.
«Mia Signora, la situazione volge a nostro favore. Le navi
stanno vincendo il duello marittimo e continuano a bombardare le
postazioni nemiche sull’isola; non hanno scampo in questo
fuoco incrociato.»
«Nasc, non mi interessano le vostre supposizioni, io desidero
ardentemente che quell’uomo sia ucciso davanti ai propri
soldati e per questo vi ho affidato la mia fanteria, ma ancora non ho
il risultato che voglio. Liberatemi di quella canaglia in fretta, mi
sto sporcando di polvere le mie vesti pregiate » intima con
crescente rabbia la regina mentre sorseggia un liquore.
Poco prima, non tanto lontano da Ngahuru, le navi di Apen guidate dal
principe Oak si erano completamente fermate. Il principe si era
rinchiuso nel suo alloggio lasciando al capitano Catur
l’onere di segnalare al comandante di Tan che la sua flotta
sarebbe rimasta a distanza di sicurezza dall’isola per ordine
di Re Wit.
Oak è seduto e sta strappando il messaggio del padre mentre
dice a bassa voce: «Nessuno saprà la
verità. Hanno ragione i miei due amici, devo prendere io le
decisioni e non stare qua facendo finta di essere un ostaggio.
È oltraggioso che il principe ereditario di Apen faccia la
parte del figurante.»
Sul campo di battaglia, improvvisamente, non piovono più i
proiettili dell’artiglieria navale di Dwr. Turo, sempre
accanto a Explodon, lo chiama: «Sire, è
arrivata.»
Explodon gioisce. «Quella splendida donna si conferma come la
persona più puntuale del mondo.»
Le navi di Dwr e Metel impegnate a colpire la flotta di Tan che era
giunta sull’isola in precedenza si trovano impreparate
all’arrivo del gruppo d’imbarcazioni comandate dal
generale Brigada. L’urlo da battaglia della donna e dei suoi
marinai rinvigorisce anche gli altri della marina di Tan che stavano
subendo grandi perdite e, grazie al loro contrattacco, Brigada riesce a
sbarcare tutti i soldati dell’esercito per poi riprendere a
cannoneggiare l’avversario.
Mare del Nord, lungo le coste
Sipestro continua il suo contrattacco lasciando che le sue navi siano
abbordate per poi colpire con i soldati che sono a bordo. Lyngesydd
deve trovare una soluzione perché in entrambe le situazioni,
cannoni o abbordaggio, sta avendo la peggio. La Saggia Ohlaka si offre
volontaria. «Ammiraglio, posso intervenire io se volete, sono
stata mandata qui proprio per essere di aiuto.»
«Ohlaka, io non le chiederò mai una cosa del
genere. Lei è importantissima per tutta Metel e
interverrà nel caso in cui dovrete salvare la vostra
vita.»
La Saggia s’inchina ringraziando l’ammiraglio per
le sue parole, non insiste, ma ha già iniziato la sua forma
meditativa per scagliare una magia elementare.
Lyngesydd ordina al generale Moncai di aggredire la nave comando di
Tan, unico modo plausibile per bloccare la strategia del nemico
Sipestro.
Sul vascello di Tan ci sono grandi movimenti tra gli uomini. Sipestro
sapeva già quale mossa avrebbe fatto il suo avversario e ha
ordinato di preparare la seconda fila di cannoni, tenuta nascosta agli
occhi del nemico. Ancora una mossa vincente di Sipestro; con due file
di cannoni la nave dell’ammiraglio abbatte tutte le
imbarcazioni che tentano di avvicinarsi. L’ammiraglio, con la
sua consueta calma, osserva con il binocolo se riesce a vedere il viso
del suo nemico dato che la nave comando di Metel è molto
vicina alla sua.
Mare dell’Est, baia dei contrabbandieri
Eseguito con successo lo scarico di truppe e armi pesanti, la flotta
del capitano Vaandrig molla gli ormeggi, esce dalla baia dei
contrabbandieri e riprende il percorso momentaneamente interrotto.
Nessuno nomina il posto in cui approderanno, ma tutti ormai hanno
capito che è il momento di combattere.
Mare del Sud, lungo le coste
Re Wit ha deciso di rimanere sull’isola Raumati con un
distaccamento militare, mentre le duecentottanta navi guidate dal
comandante in capo Panglito partono per raggiungere la flotta che sta
combattendo lungo le coste di Apen.
In quella zona lo scontro tra le due flotte sta dimostrando con i fatti
la qualità della marineria di Apen e l’arrivo di
un supporto da Raumati potrebbe definire le sorti di questo scontro. Le
tattiche dell’ammiraglio Miral sono sempre precise e il
capitano Menara deve solo portare a segno le sue sortite contro le navi
più pesanti del generale di Tera.
In queste ore di conflitto sono affondate almeno trecento navi in
totale, le perdite di vite umane sono molte aggiungendo i cadaveri dei
marinai morti stesi sulle navi che non sono affondate e che vanno alla
deriva guidate soltanto dai venti. Geit decide di giocare una nuova
carta e spinge il suo vascello in avanscoperta per dare coraggio agli
ufficiali dislocati sul resto delle navi; il rischio di finire
accerchiati è sempre più alto e a quel punto non
ci sarebbe possibilità neppure di fuggire.
Confine Nord
La pausa della battaglia utilizzata dai comandanti per riorganizzarsi
è finita. I due schieramenti sono di nuovo pronti per
l’assalto, in prima linea Torcon sul suo cavallo e il
capitano Capall appiedato. I due incrociano i loro sguardi, i soldati
attendono trepidanti l’ordine di attacco, suonano i corni di
guerra e in un batter d’occhio lo scontro tra le prime file
è già nel vivo. Spade corte e scudi, queste le
armi, la nuova tecnologia è nascosta da entrambe le parti e
nessuno sta pensando di utilizzarla. Torcon e Capall hanno scelto di
testare di nuovo la forza fisica degli eserciti, e ancora una volta
sono i soldati di Tan a spingere indietro gli avversari. Torcon smonta
da cavallo e affronta per la prima volta proprio Capall. Le spade
scintillano mentre si colpiscono, Torcon è irruento ma molto
abile, Capall è istintivo e usa piccoli accorgimenti facendo
due passi all’indietro per poi lanciarsi con spada dritta
verso il corpo del principe. Entrambi sono ottimi spadaccini, uomini di
entrambe le parti s’inseriscono nel duello, ma sono i primi a
cadere sotto i colpi dei due. Torcon scaglia il suo scudo lontano
prendendosi grossi rischi perché gli arcieri stanno facendo
piovere frecce senza guardare contro chi le lanciano, Capall non vuole
essere inferiore all’avversario e anche lui getta lo scudo a
terra. Attacco, parata e contrattacco in una sequenza interminabile, ma
poi la fortuna sorride a Torcon e una delle frecce vaganti si conficca
nella gamba di Capall che deve inginocchiarsi per
l’improvviso dolore. Il principe è un uomo
d’onore, non sferra il colpo fatale sull’avversario
ferito, cambia direzione e si getta contro altri soldati nemici. Capall
ammira quell’uomo, ma non lo lascerebbe andare; lui
è un uomo preparato alla guerra e quindi ha allontanato ogni
sentimento di pietà per non ritrovarsi morente dalla spada
di un avversario che ha lasciato vivere. Capall protesta con i suoi
uomini che vogliono aiutarlo, e infine deve accettare di farsi
sorreggere, ma prima di allontanarsi estrae da solo la freccia dalla
sua gamba digrignando i denti per il dolore lancinante causato da
quella punta ricurva che gli strappa brandelli di carne.
Al campo di Metel il generale Ciffredynol ha osservato la scena; il suo
capitano ha perso, anche se per colpa di un intervento esterno, e
questa parziale sconfitta lo spinge a scegliere la tattica di
aggressione armata. Gli sbandieratori segnalano ai soldati di
Metel che è il momento di usare le pistole e le loro prime
raffiche mettono in agitazione le linee offensive di Tan che scappano
all’indietro per evitare i colpi ravvicinati dei nemici
Ciffredynol sorride per il successo della sua azione, ma non ha capito
che Torcon stava aspettando solo quel momento. I soldati di Tan in fuga
si allargano sui lati lasciando un varco centrale dove sono appostati i
fanti armati di archibugi che sparano immediatamente la loro prima
cartuccia. La carneficina sul confine non accenna a terminare.
Confine Sud
La battaglia tra gli eserciti di Apen e Tera è ripresa
più feroce di prima. La stanchezza che si accumula
più passa il tempo rallenta i riflessi e i soldati che prima
subivano delle ferite gravi, ma riuscivano a tornare al campo base, ora
cadono morenti senza riuscire a muovere un dito. Buffel in persona
guida la carica dei miliziani di Tera e il capitano Jaran ha
difficoltà a mantenere intatto lo schieramento di Apen
perché l’urto degli avversari è
poderoso. Il generale Macan ordina il contrattacco e Jaran dispiega le
sue forze cercando di circondare le truppe nemiche con un battaglione
proveniente dalle retrovie ma Buffel era preparato a questa evenienza e
impartisce l’ordine alla falange di aprire varchi sui lati
lasciando scoperta la parte centrale. In questo modo le truppe di Apen
finiscono per ritrovarsi schiacciate come se fossero nel palmo di una
mano. Ancora una volta Jaran ha la soluzione immediata: con un piccolo
gruppetto di soldati speciali blocca i fianchi e l’ipotetica
“mano” non può stringersi in un pugno. I
soldati, stanchi, si affidano alla forza sprigionata
dall’adrenalina per tenere botta all’avversario, ma
improvvisamente dalla foresta proibita soggiunge uno strillo talmente
forte che ogni essere umano presente nella pianura deve fermarsi per
coprirsi le orecchie. Buffel e Macan, all’unisono, richiamano
indietro i loro soldati, ma nessuno può sentire le loro
voci: alcuni di loro perdono sangue dalle orecchie, altri dagli occhi,
dal naso o dalla bocca, molti stramazzano a terra rantolando, altri
camminano senza una direzione come manipolati da un burattinaio e lo
stesso Jaran crolla a terra sputando sangue come se fosse stato
pugnalato al cuore. Soltanto i due generali non hanno subito nessun
tipo di danno, ma un’ombra scura fuoriesce dalla foresta
proibita e li colpisce con tale forza da spingerli
all’indietro di una ventina di metri. L’ombra urla
con voce terrificante e che tutti riescono a sentire. «Esseri
umani, portate via le armi e le vostre carcasse o marcirete nel vostro
stesso lago di sangue» e dette queste parole
l’ombra scompare tornando nella foresta proibita.
Ponte Nord/Ovest
A poche miglia dal porto doganale sulla nave del capitano Goj arriva un
corvo e l’uomo lo riconosce subito perché mentre
si appoggia al timone, il volatile gli urla: «Impiccati al
pennone… impiccati al pennone!»
Goj acchiappa il corvo e gli risponde corrucciato: «Prima o
poi finisci in padella corvaccio!» poi, rivela alla truppa
cosa c’è sul bigliettino. «Signori,
l’ammiraglio Sipestro ci fa sapere che tutto sta procedendo
come programma!»
Tutti urlano dalla felicità ma Goj calma subito gli animi.
«Adesso signori e signore, tutti ai posti di combattimento,
vediamo cosa ci riservano le truppe del ponte.»
Dalla parte del ponte che poggia sul regno di Tan, Cindroj avvista le
navi e lo segnala a Cevalo. «Capitano, se il primo segnale
sia l’arrivo di alcune navi di Tan che non dovrebbero essere
qui, allora è il momento.»
«Ragazzi passate parola. Nessuno si muova senza ordini.
Adesso dobbiamo aspettare la reazione che avranno dall’altra
parte. Per fermare Goj devono abbassare la barriera e appena gli argani
si metteranno in azione sarà il nostro segnale per dare
inizio alla battaglia con le bombarde.»
Fajro è eccitato all’idea di iniziare la battaglia
ma Cevalo lo calma. «Fa attenzione principe; se lasciano
andare le navi o le colpiscono dall’alto con i balestrieri,
noi siamo tagliati fuori.»
«In questo caso cosa faremo?» chiede Fajro
perplesso.
«Niente, dovremo attendere il terzo segnale.»
«E qual è?»
«Pazienta e vedrai.»
Le navi di Goj sono a tiro dell’esercito di Dwr e il capitano
Ohoma sceglie di non sbloccare le barriere. I soldati, già
saliti sulle torrette della casermetta, iniziano a bersagliare i
marinai nemici con balestre e archi; gli uomini di Tan sono costretti a
governare le navi sotto il tiro degli avversari e le perdite di vite
umane sono immediate. I marinai addetti alle vele sono i primi a finire
sotto i colpi degli arcieri, ma nessuno teme la morte e anche chi non
è addetto a quel tipo di lavoro, sostituisce il compagno
caduto dagli alberi delle vele senza la minima esitazione; compreso il
capitano dell’esercito Goj che prende in mano il timone del
proprio vascello sostituendo il timoniere morente.
Cevalo osserva il coraggio di quei marinai, è pronto a
scattare se il comandante avversario cambia idea; tutti stanno fremendo
per iniziare la battaglia, non solo Fajro ma Ohoma non cambia
impostazione e continua imperterrito a far bersagliare le navi dai
tiratori d’arco.
Il vascello di Goj è passato oltre la barriera e
improvvisamente ruota su se stesso puntando i cannoni contro le
torrette della casermetta, e come lui fanno i comandanti delle altre
navi che hanno oltrepassato la barriera. Il fuoco dei cannoni di dritta
si concentra in due punti precisi: le torrette di guardia e la torre
degli argani. Il cannoneggiamento è preciso ed efficace, la
torre crolla su se stessa, il rumore, simile a quello di uno scoppio,
è causato dallo spezzarsi delle grosse corde che trattengono
gli argani, le barriere non hanno più blocco e crollano sul
ponte doganale aprendo la strada per Dwr.
«Fuoco!» urla Cevalo e l’artiglieria di
Tan spara colpi direttamente all’interno della casermetta
mietendo vittime tra i soldati di Dwr intontiti dal crollo dei muri. Le
navi di Goj hanno colpito ed era il segnale che Cevalo attendeva per
l’invasione: «Soldati di Tan, carica!»
Ponte Sud/Est
Gli scontri continuano sul ponte, ma l’armata di Tera non
riesce a sfondare le difese di Dwr. Fharsa confabula con un soldato
nelle retrovie. «Geodha, scoprite chi è stato a
distruggere gli argani; se è morto, portatemi il cadavere,
se è vivo, stanatelo perché dopo i primi danni
potrebbe causarne di nuovi e non voglio ritrovarmi con una possibile
ritirata che si ferma per altri sabotaggi.»
La regina Wasa, seppur dentro la battaglia, rimane nelle retrovie,
mentre il generale Draak è in prima linea affiancato da un
ufficiale addestrato personalmente da lui. Insieme si avventano sui
nemici, colpiscono di spade con precisione assoluta e non hanno ancora
sparato con la pistola. Il generale era stato chiaro durante le
esercitazioni con tutti gli ufficiali che avevano ricevuto in dotazione
delle pistole. «Questo marchingegno ha un solo colpo poi
è da buttare perché nessuno ha il tempo di
ricaricare durante lo scontro diretto. Ebbene signori
v’invito a usare la pistola nel modo migliore che esiste
ovvero come “parata” del colpo di spada.
È più leggera di uno scudo, potete sbracciarvi e
anche contrattaccare colpendo con il calcio della pistola il brutto
muso di uno di Dwr.» Draak e Geel sono maestri di questo tipo
di scontro e i nemici cadono a terra colpiti dal calcio della pistola
per poi essere finiti a fil di spada.
L’esercito di Dwr resiste, in qualche modo spinge indietro i
soldati di Tera, ma all’improvviso, da entrambe le parti del
ponte, giungono dei colpi di cannone che abbattono la loro avanguardia.
Wasa esulta abbracciando il Saggio Wijs. «Ce
l’hanno fatta, sono arrivati!»
Le cannonate provengono dalle navi di Tera: dalla parte est
c’è la flotta comandata dall’ammiraglio
Raal che ha finto di raggiungere Puna, dalla parte sud è il
contingente guidato dal capitano Mijin che ha simulato il
viaggio verso Raumati.
Il generale Fharsa non ha altra soluzione che gridare:
«Ritirata!»
Regno di Dwr, Port Iar
Ormai per il capitano Foeil non ci sono più dubbi. Tan non
farà un’invasione e le navi che dovevano
raggiungere Dwr sono andate sicuramente a Ngahuru. Senza ricevere un
ordine preciso Foeil decide di partire con la sua flotta di cento navi.
Regno di Tera, verso il Castello Reale.
Il primo scontro a Port Winkel è stato vinto dalle truppe di
Dwr, ma adesso la battaglia si è spostata sulla terra ferma
e la situazione cambia drasticamente.
La cittadina di Winkel, già sgomberata, diventa teatro di
scontri ravvicinati truculenti; in ogni via lo scontro frontale inizia
a lasciare cadaveri sul campo, feriti che cercano riparo nelle case, ma
che sono inseguiti e trucidati senza pietà. Hebber ed Each
non si conoscono e quindi non fanno pretattica, guidano i loro soldati
direttamente dalle prime linee partecipando agli scontri senza temere
nulla. Nella parte a nord della cittadina Each si trova di fronte a un
battaglione enorme di Tera.
«Uomini e donna di Dwr, non abbiate paura!» urla ai
soldati. «Questo è il secondo passo per
raggiungere il castello e in poco tempo saremo dentro le loro mura!
Avanti!» La voce squillante e decisa del loro generale spinge
i soldati all’assalto.
Il tintinnio di spade è quasi assordante, i colpi inferti
sugli scudi di legno rimbombano come tuoni, i soldati di Dwr non sono
tanti, ma utilizzano armi più moderne tra le quali il
piccolo cannoncino a mano chiamato “bombarda” e da
posizioni arretrate spazzano via le prime linee avversarie ancor prima
dello scontro diretto, invece, quando sono le sciabole a recitare la
loro parte si assiste al contrattacco di Tera. Di fatto, la barricata
centrale posta da Hebber tiene testa all’invasore, ma il
generale è consapevole che gli uomini al suo comando in
questo frangente non sono l’elite dell’esercito
perché lui stesso ha disposto gli uomini
migliori a difesa del castello. Per Hebber riuscire a tenere testa a
Each per qualche ora è un successo, poi, raggiunte le mura,
il corso della battaglia può cambiare, almeno lo spera.
Regno di Tan, Oasi Oazo
Come aveva previsto Copar i tre incappucciati non hanno fatto in tempo
a mettere piede a Oazo che un gruppo di loschi figuri, armati fino ai
denti, li ha bloccati. Senza fare resistenza seguono questa masnada di
manigoldi verso l’unico posto di ristoro di questa zona
afosa, vicina al terribile deserto di Koraha.
Entrano nella stamberga e uno dei malfattori urla: «Capo,
abbiamo pescato i tre pesciolini; sono stati gentili a regalarci subito
le spade e i loro cavalli. È tutto in ordine.»
Da una scalinata scende un uomo robusto, ha un solo occhio e diverse
cicatrici sul volto tra cui spiccano i segni della lettera emme ben
visibile sulla guancia. L’uomo si side a uno dei tavoli
mentre un altro invita i tre incappucciati a sedersi vicino a lui e,
con modi per nulla cortesi, abbassa i loro cappucci.
«Per il corpo della strega del mare» dice
l’uomo vedendo chi ha di fronte. «Sapevo che
avrebbe mandato qualcuno d’importante, ma non proprio il suo
sgorbietto.»
Gli uomini nella sala ridono tutti, Meirge si alza in piedi per colpire
il cafone, ma l’uomo che fino a quel momento non aveva detto
niente le fa segno con la mano di stare seduta.
«Mio padre mi ha detto che siete una persona molto scortese
signor Kokiaka, mentre mi raccontava di come vi ha portato lui stesso
in catene a Metel e vi ha marchiato il viso a fuoco» risponde
Metalo.
«Bada ragazzino a come parli. Un mio schiocco delle dita e la
tua testa finisce rotolando nella polvere fino a qui fuori!»
«Bene, ora che abbiamo risolto i convenevoli, che ne dite di
passare ai fatti? Il tempo è prezioso e mio padre vuole
essere sicuro che sta spendendo bene i suoi denari» risponde
Metalo per nulla turbato da quella minaccia.
Kokiaka ride sguaiatamente. «Il ragazzo è
mingherlino e senza un filo di muscolo, però mi piace.
Portate da bere a tutti e tre, anche a questa bella donna che ho il
piacere di guardare.»
Kokiaka allunga una mano per toccare il viso di Meirge, ma lei estrae
con agilità un coltello dal corpetto e con altrettanta
rapidità lo punta alla gola dell’uomo.
«Sono Meirge, capitano dell’Esercito del Re, e
ringrazia che oggi devo immaginarti come un amico di Metel»
dice la donna pronta a lasciare una cicatrice profonda sul collo di
Kokiaka.
«Dunque» dice Metalo interrompendo questo incontro
ravvicinato per nulla piacevole. «Mio padre vi offre non solo
denaro per il lavoretto che vi è stato richiesto, ma anche
un contratto scritto, non solo sulla parola, inerente a quelle strane
armi che qualche contrabbandiere sta smerciando ai piccoli teppisti di
ogni regno.»
«Chi vi racconta queste favole?» dice Kokiaka
mentre guarda dritto negli occhi uno dei suoi uomini.
«Questo non è importante, comprenderete che non
divulgherò il nome del nostro informatore.
«Dove sono i denari promessi?» chiede Kokiaka
comprendendo che non riceverà risposta alla sua prima
domanda.
Copar si toglie la cintura e la mette sul tavolo. «Qui dentro
ci sono pietre preziose come anticipo. Il resto vi sarà
consegnato in questo stesso posto a lavoro ultimato.»
«Dandoci ovviamente qualche giorno per venirvi a trovare dopo
che sarà finito tutto» aggiunge Metalo sorridendo.
Kokiaka non è per niente contento di quest’accordo
ma lo accetta, però dice qualcosa che neppure a Metalo fa
piacere. «Per problemi contingenti avrete a disposizione
soltanto tre miei ufficiali con cento uomini ciascuno.»
«Questo non è ciò che mi stavo
aspettando» dice Metalo contrariato ma Kokiaka solleva la
cintura piena di gioielli e risponde: «Neppure io ho
ciò che mi aspettavo.»
Metalo non può discutere oltre, suo padre è stato
chiaro mentre gli spiegava di non istigare Kokiaka più del
dovuto. «Direi che siamo d’accordo, ma dobbiamo
ripartire il prima possibile perché non so cosa stia
succedendo in quel posto e se manchiamo il bersaglio, sarà
un danno per tutti, anche per voi» dice Metalo riportando la
calma in tutte le persone presenti a quell’incontro.
«Decidete voi quando muovere, i miei uomini sono
pronti» dice Kokiaka facendo segno a un suo sottoposto di
dirigersi verso l’uscita della stamberga.
«Molto bene, allora partiamo subito» risponde
Metalo alzandosi dalla sedia.
Nella stamberga sono rimasti Kokiaka e un altro uomo che gli chiede:
«Possiamo davvero fidarci di quel principino?»
«Loro hanno tutto da perdere se dovessimo cambiare gli
accordi e l’Inquisitore li colpirebbe in qualsiasi momento,
anche in casa loro.»
«So che non sono affari miei, ma perché abbiamo
accettato questo contratto? La maggior parte dei nostri uomini sono su
quell’isola. È rischioso.»
«Oggi mi sento in buona salute e ti risposto Fiskabur.
L’Inquisitore stesso ha mostrato interesse per
quest’accordo ritenendo la nostra azione utile ai suoi scopi.
E di certo io non gli dirò mai che non voglio fare qualcosa
che chiede.»
I due uomini, camminando, passano davanti a una cella e Fiskabur si
domanda ad alta voce: «Devo ancora capire cosa vuole farsene
di questo Saggio; non riesce neanche a fare una magia per liberarsi. Ma
sarà davvero un Saggio o è un impostore? Bah, a
me non dice mai niente nessuno!»
Kokiaka gli risponde anche se non interpellato: «Quando
sarà qui di nuovo, potrai chiedere tu stesso
all’Inquisitore perché tratteniamo in una nostra
cella l’ex Saggio di corte di Dwr.»
«Capo, sono un mercenario, non uno stupido»
risponde Fiskabur con tono serioso, conscio che l’Inquisitore
non è persona da trattare senza rispetto.
– Guerra totale
–
Mare dell’Ovest, destinazione sconosciuta
La flotta del comandante Goj ha superato quasi indenne il ponte
Nord/Ovest e ora sta navigando verso una nuova meta. L’uomo
fa partire il corvo di Sipestro verso ovest con un messaggio chiaro per
Explodon: «Sto arrivando mio Re, il resto corre sul
ponte.»
Mare dell’Ovest, isola Ngahuru
Le azioni di Explodon si sono fatte più ardite
dall’arrivo della flotta del generale Brigada. I soldati
stanno spingendo gli avversari verso il loro campo e Cristalya sta
valutando seriamente la possibilità che l’esercito
di Tan possa arrivare fino a lei. La regina, però, non si
scompone e mantiene la sua posizione continuando a divertirsi con dei
giocolieri che si è portata appresso per il viaggio.
Finito il momento di smarrimento, le navi di Dwr e Metel stanno
reagendo all’arrivo di una nuova flotta grazie
all’arretramento del generale Tarley che ha lasciato il campo
di battaglia per mandare indicazioni agli ufficiali a bordo delle
imbarcazioni. La sua assenza però ha dato modo a Explodon e
Turo di spingere ancora più avanti la prima linea nonostante
i cannoni delle navi di Dwr hanno ripreso a sparare contro di lui. Ma
ancora una volta la strategia di Explodon si rivela perfetta:
sull’isola è giunta anche la flotta del generale
Stendardo che Cristalya dava come sicura partente per invadere il suo
regno.
«Adesso ne manca solo uno» dice Turo a Explodon.
«Dobbiamo resistere, loro sono quelli più lontani
da qui» risponde Explodon mantenendo la calma nonostante la
gioia per l’arrivo di rinforzi.
Mare del Nord, lungo le coste.
L’enorme disparità tra le due flotte si è
dissipata grazie alle strategie dell’ammiraglio Sipestro.
All’inizio la flotta di Metel era almeno quattro volte
maggiore a quella di Tan, ora è di poco superiore alla
parità. Lyngesydd è dovuto arretrare di alcune
miglia tanto che la flotta di Sipestro ha varcato la linea di confine
marittimo. L’ammiraglio di Tan non solo ha strappando una
vittoria incredibile alla marina di Metel, ma ha messo in fuga la nave
ammiraglia del nemico seguita dal resto della flotta, però,
anche un genio militare del suo calibro non può fare nulla
quando riceve una sgradita visita proveniente dalle sue spalle.
Oceanya è nel suo alloggio quando bussano alla porta.
«Entra pure Eas»
«Comandante, avevate ragione, abbiamo avvistato delle navi
che si stanno dando battaglia.»
«Tan e Metel?»
«Sì Signora.»
«Andiamo, quando abborderemo un’imbarcazione di
Tan, stammi vicina, voglio vedere cosa sai fare in una battaglia su un
campo ridotto come il ponte di una nave.»
Mare del Sud, lungo le coste.
La situazione per Geit non è cambiata in meglio. La strenua
difesa che oppone a Miral è ammirevole però,
sotto un certo punto di vista, è anche da sconsiderati
proseguire su questa strada. Nella battaglia stanno avendo un peso
specifico tutte le azioni del gruppo guidato dal capitano Menara che
affonda i grossi e lenti galeoni, cannoneggia fino a spezzarli in due i
veloci brigantini e tiene testa alle fregate più potenti a
livello di fuoco. Sulla scena del combattimento è arrivata
la flotta da Raumati e Geit comprende che può fare
pochissimo per vincere questo scontro impari, ma non si arrende.
Confine Nord
La contromossa di Torcon è efficace quanto spietata, gli
scudi di legno non possono nulla contro le pallottole degli archibugi e
i soldati di Metel cadono uno dopo l’altro, i molti feriti
non hanno tempo per scappare che sono trafitti a morte dalla spada di
altri avversari. Ciffredynol è sconvolto da questi strani
oggetti che utilizzano la polvere nera per sparare proiettili e si
domanda come sia possibile che un regno rozzo come Tan abbia fabbricato
un arnese più potente delle pistole di Metel. Capall,
ferito, è riportato al campo, ma forse è il posto
peggiore per ripararsi perché Torcon ha ordinato la carica e
i soldati di Tan si dirigono proprio in quel punto. Salito su un carro,
Capall ripiega verso il villaggio.
«Ruga» urla Torcon al suo attendente.
«Passiamo al carro!» e in seguito a quel segnale
partono alla carica dei carri da guerra con a bordo due persone come al
solito, ma questa volta una delle due imbraccia un archibugio e non
porta un arco. L’avanzata di Tan è devastante, i
soldati di Metel,forse per la prima volta, scappano
all’indietro, non ascoltano i loro ufficiali e si danno alla
fuga anche attraverso le spiagge che non sono molto lontane dal campo
di battaglia. Torcon è implacabile, si è posto in
prima linea con i carri, fa correre i cavalli velocemente proprio verso
la carrozza del comandante avversario, supera gli ostacoli sferrando
colpi di spada a destra e a manca, arriva vicino al convoglio di
Ciffredynol e si lancia dal carro proprio addosso al nemico che
è rimasto fermo perché nessuno ha scelto di stare
con lui per guidare la carrozza verso posti più sicuri. Il
generale è solo e davanti a lui c’è il
comandante nemico in persona.
«Principe, non vorrete colpire un uomo indifeso»
dice il generale mostrando la cintura che non è accompagnata
da una spada.
Torcon ripone la propria arma nel fodero. «Generale,
dichiarate la resa. È inutile proseguire questa battaglia,
vi stiamo massacrando mentre fuggite a gambe levate. Vi prometto che
tutti i prigionieri saranno trattati nel modo giusto.» Il
principe non ha smesso di parlare, attende qualche secondo per testare
l’uomo che ha davanti, che però non risponde, e
allora aggiunge: «Naturalmente senza distinzione di
rango.»
«Quale generale siede in una cella accanto a un soldato
semplice?» chiede stizzito Ciffredynol.
Torcon è vigile, sa che questo scambio di chiacchiere
è inutile ed è evidente che
l’avversario sta prendendo tempo per essere aiutato da
qualche soldato rimasto nella zona o per qualche azione armata diretta,
così cerca di stuzzicare l’orgoglio del generale.
«Lei vale come tutti gli altri, non è un
prigioniero da cui ottenere qualcosa in cambio, a meno
che…» Torcon fa apposta un’altra pausa,
e sorride. Ciffredynol cade nella trappola, ferito
nell’orgoglio compie l’unico gesto possibile per
tentare di ribaltare la situazione estraendo con velocità
una pistola da sotto una coperta ma Torcon è rapidissimo a
fargliela saltare via, insieme alla mano destra, con un colpo di spada.
«Pietà» urla Ciffredynol ma Torcon, con
estrema precisione, infila la sua spada nella gola del generale.
«Avete visto il mio comportamento con il vostro capitano, ma
solo chi combatte con onore può reclamare pietà
al suo vincitore.»
Estratta la spada dal corpo dell’avversario, Torcon si
accorge di essere rimasto solo vicino alla carrozza del generale; tutto
il suo esercito sta rincorrendo quello avversario verso il villaggio
guidato dagli altri ufficiali. Il principe si guarda intorno e vede
arrivare uno dei carri da guerra di Tan.
«Mio Signore, avete perso tempo» dice Ruga
sorridendo dopo aver visto il cadavere di Ciffredynol.
«Dove eri andato?» chiede Torcon un poco accigliato.
«Vicino alla spiaggia a vedere che stanno facendo
laggiù in mare e purtroppo reco brutte notizie dato che ho
visto navi con bandiere di Dwr.»
«Sipestro conosceva il rischio. Grande uomo, spero che riesca
a tornare a casa perché sarebbe una terribile perdita per la
nostra marina» risponde Torcon preoccupato per la
situazione dell’ammiraglio. «Forza Ruga, andiamo
anche noi al villaggio, l’invasione di Metel deve continuare
senza sosta.»
CAST
Anziano Maestro – Insegnante della scuola imperiale e
narratore della storia
Atua Primo del suo nome – Leggendario primo Imperatore dei
Cinque Regni [deceduto]
Atua CCXV (vero nome Ukwu) – Imperatore dei Cinque
Regni [deceduto]
L’Inquisitore [personaggio soltanto nominato]
- Regno di Apen
Wit – Re di Apen
Pine – consorte del Re di Apen
Willa – principessa di Apen
Oak – principe ereditario di Apen
Wicaksana – Saggia reale di Apen
Panglito – comandante in capo dell’esercito
Macan e Terwelu – generali dell’esercito
Catur e Jaran – capitani dell’esercito
Miral – ammiraglio della marina
Prau – generale della marina
Altri: Ijo (ufficiale della marina), Kayu, Gedhe (ufficiale
dell’esercito)
- Regno di Dwr
Cristalya – Regina di Dwr
Oceanya – sorella e principessa ereditaria di Dwr, comandante
in capo dell’esercito
Dheat – Saggio di Dwr [prigioniero dei mercenari]
Glic – Saggio reale di Dwr
Fharsa e Each – generale dell’esercito
Ohama e Foeil – capitani dell’esercito
Haranche – Ammiraglio della marina
Tarley – generale della marina
Luchag – capitano della marina
Altri: Eas (caporale dell’esercito), Dubh, Geodha (soldato
dell’esercito), Loch
- Regno di Metel
Titan – Re di Metel e comandante in capo
dell’esercito
Meyelo – principe ereditario di Metel
Ohlaka – Saggia reale di Metel
Ciffredynol – generale dell’esercito [deceduto
nella battaglia del Confine Nord]
Capall, Tyred e Meirge – capitani dell’esercito
Lyngesydd – ammiraglio della marina
Moncai e Ceilog – generali della marina
Altri: Nasc (ufficiale della marina), Gwyn, Juwelo, Copar (soldato
dell’esercito)
- Regno di Tan
Explodon – Re di Tan
Bruligida – Regina di Tan
Torcon – principe ereditario e comandante in capo
dell’esercito
Fajro – principe di Tan
Saga – Saggio reale di Tan
Brigada e Standarto – generali dell’esercito
Goj, Serpe e Cevalo – capitani dell’esercito
Sipestro – ammiraglio della marina
Turo – generale della marina
Altri: Ruga e Cindroj (soldati dell’esercito), Lumo
- Regno di Tera
Wasa – Regina di Tera
Aarde – principessa ereditaria di Tera
Wijs – Saggio reale di Tera
Hebber – comandante in capo dell’esercito
Buffel e Draak – generali dell’esercito
Paard – capitano dell’esercito
Raal – ammiraglio della marina
Geit – generale della marina
Mijin e Vaandrig – capitani della marina
Altri: Zeug, Haag, Geel (ufficiali dell’esercito)
- Mercenari
Kokiaka – Capo dei mercenari
Spia/mercenario – identità sconosciuta
Fiscabur – comandante dei mercenari
Kwakhala – Regina dei mostri marini
MAPPA
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Capitolo 7 *** L'inizio della fine ***
7° capitolo:
L’inizio della fine
– Guerra totale
(seconda parte) –
Ponte doganale Nord/Ovest
La battaglia sul ponte è iniziata, Cevalo guida i suoi
uomini alla carica mentre Ohoma attende mantenendo il suo esercito
davanti alla casermetta, pressoché intatta nonostante i
danni subiti dai bombardamenti della flotta navale di Tan. Fajro
è posizionato nelle retrovie, ha accanto il Saggio Saga e
insieme partecipano all’organizzazione delle linee
d’attacco.
In questa fase iniziale, padrone assolute della battaglia sono le spade
con scontri a corpo a corpo, ma l’avanzata si rivela molto
più ardua del previsto per Cevalo perché Ohoma ha
a disposizione ancora molti arcieri e balestrieri che sferrano i loro
attacchi da posizioni elevate. Il capitano di Tan riesce ad avanzare di
molti metri, ma poi è costretto a ritornare sui suoi passi.
«Dobbiamo cambiare strategia» dice Cevalo a
Cindroj. «Spostare la battaglia più indietro e
sfidarli a raggiungerci così che si possa usare
l’artiglieria, oppure far avanzare i nostri artiglieri
creandogli protezione con soldati agli scudi.»
«Da come si comportano, non credo che usciranno dalla loro
protezione muraria e se arretriamo noi, c’è il
rischio concreto di essere schiacciati da un contrattacco del loro
esercito nascosto nelle retrovie» risponde Cindroj fornendo
al suo capitano anche i rischi di queste nuove strategie.
«Purtroppo non ci sono alternative, l’attacco di
Goj ha aperto la barriera e ha causato dei danni, ma non poteva
rimanere in questa zona per completare l’opera di
distruzione. Ha fatto molto per noi e non potevano
trattenerlo.»
«E se andassimo in acqua? È un’idea
pericolosa, però con piccolo gruppetto di soldati potremmo
attaccare ai lati le mura della casermetta dove
c’è il varco che si è creato con
l’abbattimento della torre degli argani effettuato da
Goj.»
Fajro, che ha ascoltato i discorsi tra i due, prontamente si propone
come volontario. «Posso farlo io. Sono uno dei pochi qui al
ponte che sa nuotare bene e avendo lavorato con la marina mercantile ho
esperienza nell’uso degli arpioni.»
La proposta di Cindroj è buona, ma il pericolo è
altissimo per chiunque tenti questa sortita, ciò nonostante
Cevalo non può scartare questa idea e neppure vietare a
Fajro dal prendervi parte proprio per le considerazioni che il ragazzo
ha fatto e che sono veritiere. Cevalo conosce il principe da sempre, sa
quanto sia bravo in quel tipo di situazione, ma il pensiero di metterlo
così a rischio lo disturba tanto da non appoggiare
completamente questa strategia.
«Ho deciso. Le tre soluzioni sono tutti attuabili, ci
prepariamo per seguirle tutte, ma comanderò io i momenti in
cui applicarle. Adesso riproviamo a sfondare come abbiamo fatto fino a
ora.»
Cevalo guarda Fajro aspettandosi qualche lamentela ma il ragazzo lo
sorprende accettando, muovendo il capo, la sua decisione.
Le truppe di Tan ricominciano l’attacco frontale del nemico.
Ponte doganale Sud/Est
L’intervento delle navi di Tera ha spostato gli equilibri
della battaglia, ma soprattutto la localizzazione degli scontri che non
sono più concentrati sul ponte ma dentro ciò che
rimane della casermetta. Draak è implacabile, scova i
soldati nemici che si nascondono tra le macerie e abbatte su di loro la
sua furia combattiva senza lasciare superstiti mentre Wasa e il Saggio
Wijs hanno rallentato la loro corsa fermandosi al portone abbattuto
della casermetta per organizzare la fase successiva.
«Senti qualcosa?» chiede la regina al Saggio.
«Solo lei, ma il battito del cuore è rallentato.
Tutti gli altri, come in altre battaglie, sono sui monti nei rispettivi
regni, esclusi quelli delle corti che come me sono sui campi di
battaglia.»
«Come avete fatto a decidere di esentarvi dalla guerra se non
avete avuto modo d’incontrarvi? Puoi dirmelo?»
«Sì mia signora. Ricordate che siamo stati tutti
impegnati negli scambi di messaggi per cercare di prevenire questa
guerra? Ebbene, anche se ogni Re, compresa lei mia Signora,
controllavate e leggevate il contenuto delle missive, non potevate
capire che c’era un codice inserito tra le parole. Ogni regno
è all’oscuro di questo codice cifrato
perché non si usa da secoli ed è stato
dimenticato. Ovviamente non da noi.»
«Siete dei saggi ma capaci di tramare
nell’ombra» dice Wasa ridacchiando.
«La saggezza per la pace non è tramare, ma
decidere con coscienza di non schierarci in un conflitto che
porterà la morte nel mondo.»
«Lei invece perché l’ha
fatto?» chiede sempre più curiosa Wasa.
«Per ammenda sul passato.»
Wasa smette di ridere, sa di quale giorno infausto sta parlando Wijs e
lei non può dimenticarlo perché in quel frangente
perse suo figlio.
Il generale Fharsa ha rinunciato al contrattacco, le forze a sua
disposizione si assottigliano più trascorre il tempo. La
ritirata del generale ha portato nella città
l’esercito e i civili sono increduli mentre vedono i loro
soldati in fuga. Molte persone si affrettano a lasciare le loro case, i
bambini sono scortati dagli adulti nei luoghi di preghiera con la
speranza che l’invasore non si macchi di atrocità
contro la popolazione inerme, mentre Fharsa predispone delle barricate
per bloccare l’impeto delle forze armate di Tera.
Una donna anziana cammina nella via principale della città e
non sembra impaurita o disposta ad andarsene, anzi, si dirige proprio
verso le barricate.
Regno di Tera, al Castello Reale
Le barricate di Tera nella cittadina di Winkel sono crollate,
però Hebber è riuscito nel suo intendo di
guadagnare tempo e ha spostato i soldati al Castello Reale. Davanti al
grande portone le truppe del generale si schierano compatte mentre le
guarnigioni di Each sopraggiungono nello spiazzo del castello.
L’esercito di Dwr parte subito all’attacco e gli
sconti corpo a corpo sono terribili; spade, scudi, qualcuno con
pistola, l’uso della bombarda e dal castello iniziano a
piovere sul campo frecce e dardi degli arcieri di Tera.
All’interno del Castello Reale, l’ufficiale Haag
raggiunge la stanza della principessa che sta guardando dalla grande
finestra l’inizio degli scontri.
«Mia signora, il comandante Hebber ordina che lei sia
scortata nella torre e protetta dalle guardie. Io sarò al
vostro servizio per qualsiasi vostra richiesta, ma dobbiamo sbrigarci
prima che succeda l’irreparabile.»
Aarde risponde con decisione: «Io non scappo da questa
battaglia. So usare le armi e farò ciò che sta
facendo mia madre sul ponte doganale. Se entreranno nel castello non
troveranno una fanciulla indifesa mentre aspetta di essere salvata da
un cavaliere innamorato, ma vedranno una guerriera pronta a morire per
il proprio popolo. Io sono Aarde di Tera!»
Each tenta di entrare nel castello forzando lo sbarramento ma Hebber
non gli lascia minimamente uno spazio di manovra e così gli
“arieti” e i ponteggi d’assedio diventano
soltanto un ingombro. Il generale di Tera, spada in mano, inizia un
contrattacco e appena si scaglia contro il nemico un corno da guerra
suona un segnale convenuto. Il grande portone del castello si apre e
dall’interno della costruzione esce una moltitudine di
persone armate che buttandosi nella mischia della battaglia portano
scompigliano tra le file nemiche e mettono in difficoltà la
strategia di Each che non aveva previsto questa presenza massiccia di
persone. Proprio persone. Sono i civili di Tera che hanno lasciato le
loro case di Winkel per portare in salvo al castello mogli, figli e
anziani, e che hanno scelto di impugnare spade e scudi per difendere la
loro patria.
Il generale di Dwr, colto alla sprovvista, deve arretrare, ma alle sue
spalle sono giunti altri soldati che l’hanno circondato. Il
distaccamento dell’esercito che il capitano Vaandrig aveva
lasciato alla baia dei contrabbandieri è arrivato al
castello mentre le navi sono al porto e hanno iniziato a cannoneggiare
l’imbarcazione di Dwr del capitano Luchag.
Gli assedianti sono travolti dagli assediati, per gli ufficiali di Dwr
la disfatta è completa. Al grande portone appare Aarde
vestita con un’armatura luccicante e il popolo esulta nel
vedere la dolce principessa mentre indossa le vestigia del fratello
scomparso, mentre Each, circondato, deve alzare bandiera bianca. Hebber
è commosso nel vedere la principessa, vorrebbe rimproverarla
per non aver ubbidito agli ordini, ma la conosce e rischierebbe di
essere redarguito davanti ai suoi soldati.
Al porto di Winkel la battaglia infuria perché le navi di
Luchag sono molto numerose, hanno subito danni nel momento in cui
Vaandrig ha colpito di sorpresa, ma ora contrattaccano con decisione.
– Incontri fatali
–
Mare dell’Ovest, Isola Ngahuru
L’isola imperiale di Ngahuru, una terra al centro del Mare
dell’Ovest, era un luogo tranquillo con distese pianeggianti,
ma la guerra sta strappando l’erba lasciando al suo posto il
sangue di migliaia di soldati. Il mare che bagnava le coste era un
luogo ricco di fauna marina, ma la guerra sta riempiendo i fondali
delle carcasse delle navi affondate. Intorno all’isola la
battaglia navale infuria, le flotte di tre regni si combattono
aspramente, i loro cannoni cessano di sparare soltanto quando la nave
che li ospita affonda, l’arrivo di Brigada ha restituito
vigore ai marinai di Tan, ma la differenza è troppo ampia
perché permetta al generale di conquistare la vittoria.
Sull’isola Explodon avanza stoicamente, il suo esercito sulla
terra ferma è quasi incontrastabile, i soldati di Dwr e
Metel, insieme, faticano a tenere a bada il re di Tan determinato a
chiudere la guerra togliendo di mezzo la sua nemica, anche a costo di
doverla colpire con la sua scure a doppia lama. Cristalya, invece,
fugge vicino al palazzo imperiale contornata da guardie pretoriane che
potrebbero rivoltarsi contro di lei in qualsiasi istante
poiché sono soldati di ventura che scelgono di combattere al
fianco del signore che garantisce maggior guadagno. Un grosso rischio,
ma lei sembra sicura che il suo nemico non gli arriverà mai
davanti.
Explodon e Turo hanno la loro prima battuta d’arresto
perché interviene in modo diretto l’ufficiale di
Metel, Nasc.
«Mio signore, sono costretto a ucciderla io, non riesco
più a sopportare i vaneggiamenti di quella donna»
dice l’ufficiale salutando con un inchino il suo nobile
avversario.
Il generale Turo interviene. «Prima di accostare la vostra
lama al mio Re avrete modo di mostrare le vostre capacità
contro di me.»
Explodon guarda il suo generale e Turo, con decisione, dice:
«Sire, continuate la vostra corsa ed io continuerò
a guardarvi le spalle.»
Turo punta la spada contro Nasc e l’ufficiale saluta
nuovamente con un inchino Explodon dicendo: «Presto
avrò l’onore di incontrare la vostra famosa
scure.»
Il re riprende il suo cammino verso la regina mentre i due ufficiali
iniziano a duellare mentre intorno a loro si combatte aspramente senza
codici d’onore da rispettare.
La bravura di entrambi i duellanti è indiscutibile, ma
esiste in ogni lotta un fattore determinante per decidere chi vince:
l’obbiettivo per cui si lotta. Le loro spade si scontrano,
utilizzano le loro tecniche e l’avversario pare prevedere
ogni situazione prima che l’arma si muova, poi Nasc esegue un
colpo straordinario; passa dalla parata al contrattacco puntando la
spada dall’alto verso il basso ma Turo lo sorprende con un
piccolo passo laterale, una parata effettuata con l’elsa e
una piccola spinta di forza che sbilanciando Nasc lascia un punto
scoperto. Turo è lesto a trapassare il corpo
dell’ufficiale che crolla in ginocchio.
«Come conoscevate questa contromossa?» chiede Nasc
con l’ultimo fiato che gli resta.
«Anch’io, come voi, ho imparato la scherma a
Metel» risponde Turo estraendo la sua spada dal busto
dell’ufficiale che si accaccia morendo.
Explodon ha avanzato ancora, gli sembra di essere più vicino
alla meta, eppure, disorientato dalla foga, non si accorge che la
distanza dalla regina è quasi invariata tanto che Turo lo
raggiunge facendo pochi passi. I due stanno per parlarsi quando si
accorgono che dalle navi nemiche hanno smesso nuovamente di sparare
verso l’isola. «È finalmente arrivato
anche Goj» dice Turo con gioia ma Explodon pensa a Fajro
perché se la flotta del capitano è a Ngahuru vuol
dire che la battaglia sul ponte doganale Nord/Ovest è
iniziata.
I due stanno per riprendere la corsa verso Cristalya quando si sentono
delle urla di vera paura provenienti da tutti i soldati più
vicini al mare, si voltano entrambi a guardare e ai loro occhi appare
qualcosa che nessuno da millenni ha più visto in questo
mondo. Il mostro del mare è uscito dall’acqua con
metà del suo enorme corpo; il terrificante kraken delle
leggende usa i suoi possenti tentacoli per imbrigliare e stritolare le
navi che gli sono vicine. Explodon squadra le forme delle imbarcazioni
e riconosce chiaramente i vascelli di comando di Goj e di Brigada
mentre sono sbriciolati dalla mostruosa creatura. Il re è
sgomento, trema, impreca e urla, ma a nulla servono le sue parole
astiose perché la bestia continua la sua carneficina senza
ascoltare neppure le suppliche dei marinai che gli sono vicini.
Dalla sua posizione protetta, anche Cristalya assiste allo scempio che
il mostro compie contro le navi che portano le bandiere di Tan ed
esulta. «Anche i mostri vogliono la mia vittoria!»,
ma poi il fiato le si blocca in gola, l’urlo di giubilo si
tramuta in uno strillo gonfio di panico e paura. Il kraken non sta
facendo il lavoro sporco per lei, è lì
perché le navi colate a picco e il rumore dei cannoni
l’hanno risvegliato dal suo lungo sonno e per lui non esiste
bandiera così, senza discernimento, trascina nel fondale
anche le navi di Dwr. La bestia mostruosa non ha amici tra gli esseri
umani, per quei suoi giganteschi e terrificanti occhi neri ogni uomo o
donna è un nemico da eliminare. Il kraken non ha ancora
finito, altre navi sono arrivate sull’isola, quelle di Foeil,
le inquadra e con il movimento dei possenti tentacoli le distrugge con
un solo colpo.
Il mostro, così com’era apparso ritorna
nell’abisso del Mare dell’Ovest e a Foeil, che
è sbarcato prima che le sue navi fossero abbattute, gli pare
che il mostro stia ridendo mentre il suo ultimo tentacolo
s’inabissa portandosi dietro l’ennesima nave.
All’interno del palazzo imperiale, nello spazio della sala
principale era apparso un piccolo globo nero che in pochi attimi era
diventato più grande. L’interno di questo globo si
era illuminato e dalla luce erano fuoriuscite nove persone tutte
vestite di nero compresa una maschera che ne copre il viso. Anche
questi strani individui hanno osservato le azioni del kraken, ma
nessuno proferisce parola.
Mare del Nord, lungo le coste
La battaglia navale ha subito una svolta decisiva con
l’arrivo delle navi di Dwr. Gli uomini di Tan, provati
dall’estenuante conflitto con Metel, continuano a combattere
con la sola forza della disperazione perché sono consapevoli
che la vittoria su Metel costerà cara contro Dwr. Sipestro
sperava che Oceanya decidesse di rimanere ad Otoke, ma immaginava che
quella ragazza non si sarebbe accomodata su una sedia ad aspettare che
gli eventi compissero il loro corso. Sulle navi di Metel
l’ammiraglio Lyngesydd ha esultato per l’arrivo
degli aiuti, ma è anche conscio che quando si
parlerà di questa battaglia il nome più acclamato
sarà quello della principessa di Dwr. Cerca di portare a
proprio favore la situazione, cambia la rotta e torna verso la
battaglia, ma Oceanya sta facendo ciò che lui non
è stato capace di compiere: sta abbordando la nave
dell’ammiraglio Sipestro.
Lo scontro sul vascello di comando di Tan è
all’ultimo sangue, le spade lasciano il posto ai coltelli
più maneggevoli nel corpo a corpo, solo qualche ufficiale
continua a combattere con la propria spada che non abbandonerebbe mai
per nessun altra arma, e tra loro proprio le due persone al comando
sono uno davanti all’altra con la sciabola in mano.
«Mia Signora, mi dispiace incontrarla in questo triste
frangente» dice Sipestro inchinando il capo.
«Ammiraglio, avete combattuto bene, Metel era in fuga, per
quanto può interessarle le giuro sulla mia parola che negli
annali sarà menzionata come vittoria la vostra sfida alla
flotta di Metel. Sono onorata di avere la possibilità di
duellare con voi e spero mi perdoniate qualora lo vincessi»
risponde Oceanya mentre fa un inchino.
Nel trambusto della lotta questi due personaggi iniziano a sferrare
colpi e le loro tecniche si equivalgono, anche se ognuno ha un punto a
proprio favore: Sipestro ha il vantaggio dell’esperienza
mentre Oceanya quello della gioventù. Un colpo di pistola
ferma i contendenti, Oceanya si volta furente verso chi ha sparato, ma
prima che possa proferire parola, quella persona dice:
«C’era un soldato pronto a colpirvi
comandante.»
Oceanya distoglie lo sguardo da Eas che impugna la pistola fumante,
guarda sulla propria destra e vede il militare ucciso. Sipestro, uomo
d’onore e si è fermato attendendo che la sua
avversaria fosse di nuovo pronta alla sfida e Oceanya lo ringrazia
salutandolo con la spada.
Di nuovo, uno contro l’altra, le forze sembrano non diminuire
a nessuno dei due, le parate sembrano una coreografia studiata, gli
attacchi sono brutali, ma allo stesso tempo denotano
l’abilità di questi due spadaccini, poi Sipestro
cerca di colpire il corpo della giovane sferrando un colpo di taglio
“da fuori a dentro” ma Oceanya lo para spingendo
con forza “in fuori” la lama avversaria e in tal
modo l’ammiraglio è sbilanciato e scoperto. Il
comandante di Dwr fa guizzare il suo braccio verso il collo di Sipestro
e la sua spada ne incide la carne in modo profondo. L’uomo
crolla a terra, la sua vita sta per finire, Oceanya
s’inginocchia accanto a lui prendendogli la mano.
«Grazie ammiraglio Sipestro, non sarete
dimenticato» dice Oceanya chiudendogli gli occhi.
Oceanya si alza in piedi e urla all’indirizzo degli
avversari: «Il vostro comandante è morto,
arrendetevi ed evitate di seguirlo nel suo ultimo viaggio. La vostra
battaglia è persa.»
Lo sgomento dei presenti è forte, marinai e soldati di Tan
si fermano, osservano il loro ammiraglio, e infine gettano le armi a
terra. La flotta di Sipestro si arrende, le navi di Metel abbordano
quelle di Tan, ne prendono possesso e fanno prigionieri i marinai
sconfitti.
Mare del Sud, lungo le coste
Anche nell’altra parte del mondo, nel Mare del Sud, la
battaglia navale è giunta alla conclusione. Le flotte di
Apen guidate dal comandante in capo Panglito e
dall’ammiraglio Miral hanno quasi affondato tutta la flotta
del generale Geit, fuggito verso la costa di Tera con solo dieci navi.
Miral non insegue il fuggitivo, ma indirizza le prue delle navi verso
il Confine Sud su ordine di Paglito che vuole attraccare e scendere con
i suoi uomini per dare manforte al contingente dell’esercito
del generale Macan ipotizzando che Geit faccia la stessa cosa per
aiutare i suoi compatrioti.
Confine Sud
Il generale Macan da una parte, il generale Bufflel
dall’altra, sono le uniche due persone ad alzarsi dopo che
l’ombra misteriosa è tornata nella foresta
proibita. I due sono vicini, si guardano e i loro occhi sono sconvolti
da ciò che è accaduto, osservano con sincera
disperazione i loro soldati distesi a terra, tutti fermi e immobili,
poi, improvvisamente, si alzano insieme Jaran di Apen e Zeug di Tera, e
così continuano ad alzarsi solo in coppie formate da un
soldato di Apen e uno di Tera. Nessuno sa come sia possibile ed
è sconcertante per i due generali che i soldati a rimettersi
in piedi sono di una cifra uguale per entrambi i popoli: tra tutti i
caduti sotto il gioco dell’ombra si alzano nove persone su
dieci, come se quell’essere demoniaco avesse operato una
decimazione. Chi non si alza rinsecchisce come se fosse stato sepolto
per anni dalla sabbia di Koraha, chi è vivo rabbrividisce,
piange, si dispera. Una tale tragedia è descritta in un
singolo testo antico nel quale si narra in modo dettagliato
ciò che si sta ripetendo ora ai morti, un fatto accaduto
prima dell’arrivo del Leggendario. Fu proprio Atua, Primo del
suo nome, a debellare la minaccia oscura che gravava sulle persone che
morivano fuori dalla foresta proibita.
I due comandanti si guardano nuovamente, non parlano, ma agiscono
all’unisono, raggiungono i loro ufficiali più
importanti e confabulano con loro poi ritornano uno davanti
all’altro e dicono le stesse parole insieme: «Ci
ritiriamo».
I due eserciti, completamente allo sbando, si dirigono al proprio
confine senza guardare indietro; i soldati non hanno la preoccupazione
di essere colpiti alle spalle perché sanno che i loro
avversari hanno la loro identica paura che quell’ombra decida
di finire il suo lavoro.
Confine Nord
La battaglia si è definitivamente spostata dalla linea del
confine all’interno del primo villaggio di Metel. Il capitano
Capall, saputo della morte di Ciffredynol, nonché fratello
di sua moglie, ha preso il comando e cerca di riorganizzare
l’esercito nonostante la ferita alla gamba lo continua a
torturare. Torcon ha raggiungo i suoi uomini che lo avevano lasciando
indietro, ma che non si sono mossi senza ordini per
l’attacco. Il principe non tarda a dare il segnale e sono gli
archibugi a sparare per primi seguiti da frecce e dardi, quindi con il
suo cavallo Torcon si lancia all’attacco con il resto della
cavalleria seguito dagli appiedati.
La resistenza è inefficace, i soldati di Metel che non sono
ancora fuggiti sembrano disperati, si difendono senza contrattaccare,
appaiono già sconfitti prima dell’arrivo del
nemico. Capall è costretto nuovamente alla fuga, Torcon non
lo insegue decidendo di prendere possesso del villaggio.
I soldati di Tan scovano i pochi civili e li costringono ad assistere
alla loro razzia di cibo e oggetti, anche quelli di scarso valore,
qualcuno aggredisce le donne senza distinzione di età,
tentano di stuprarle e se i loro anziani genitori reagiscono
l’uso delle armi per intimidire o addirittura uccidere
diventa una prassi. Il loro comportamento deplorevole ricorda
l’antichità quando questo popolo era definito di
“barbari” dai regni del mondo.
Torcon, appena si accorge di questi comportamenti, s’infuria,
raggiunge gli uomini che si sono macchiati di una qualsiasi azione
oltraggiosa e lo giustizia personalmente davanti a tutti gli altri
soldati. Mai avrebbe pensato che i suoi sottoposti fossero
così vili da compiere tali violazioni, Torcon urla
incattivito: «Ruga, spargi immediatamente la mia decisione.
Chiunque oserà comportarsi in maniera incivile con gli
abitanti sarà giustiziato sul posto senza nessun
processo.»
Ruga corre per le vie urlando le parole del principe, ma il grosso
danno è già stato compiuto. Torcon, fermandosi,
voleva dare qualche momento di riposo alla sua truppa, ma ora, furente
e pieno di livore, riordina le file mettendole in marcia verso il
prossimo posto da conquistare; Port Pearl.
Ponte doganale Nord/Ovest
Cevalo ha tentato di nuovo inutilmente lo sfondamento delle linee
difensive di Dwr, ha provato ad attirare gli avversari verso di lui ma
Ohoma non ha mai lasciato la propria posizione di vantaggio evitando
che il suo esercito finisse per essere bombardato senza la protezione
degli arcieri. Cevalo arretra e da una posizione sicura impartisce gli
ordini dando il via alle azioni più pericolose.
«Muoveremo l’artiglieria verso di loro piazzando
dei soldati con il compito di proteggere l’avanzata mentre un
secondo gruppo terrà a bada quelli di Dwr che tenteranno
delle sortite. Fajro, tu sei un principe e ciò ti rende un
graduato del nostro esercito, prendi con te degli uomini e procedi con
l’idea del mare, però non sferrate un attacco
prima di vedere quale effetto porterà la nostra artiglieria.
Non voglio che finiate per essere colpiti dal fuoco amico.»
Fajro è pronto, conosce i rischi, sa che può
riuscire in quest’impresa e ascolta i comandi di Cevalo con
molta attenzione, ma c’è una persona che ha
qualcosa da dire prima che inizino queste manovre.
«Io vengo con te» dice il Saggio Saga al principe.
«Perdonate le mie parole, ma siete troppo vecchio
perché partecipi a questo tipo di azione» risponde
Cevalo.
«È giusto capitano, come è altrettanto
vero che se il principe sa nuotare e usare le armi della marina
mercantile lo deve ai miei insegnamenti. Senza di me questo giovane
birbante sarebbe affogato in un metro d’acqua.»
Fajro protesta. «Saggio, non posso prendermi cura di te in
questa situazione.»
Il Saggio accarezza il viso del giovane e poi gli tira amabilmente la
guancia dicendo: «Conoscendomi, credi che cambierò
idea?»
Saga è determinato e rivolge parole anche a Cevalo:
«E lei capitano conosce quale sia la mia
priorità.»
Cevalo annuisce ed è costretto a cedere alla richiesta del
Saggio, mentre Fajro li guarda stranito perché non ha capito
niente di quello che si sono appena detti.
La pausa è finita, gli artiglieri di Tan portano avanti i
cannoni, i soldati armati di grossi scudi si pongono a loro protezione,
Fajro e i suoi subordinati si calano in acqua nel momento in cui
l’attenzione del nemico è tutta rivolta allo
spostamento delle truppe, Cevalo e Cindroj, si ributtano nella mischia
guidando l’avanzata creando ulteriore confusione.
Nella casermetta Ohoma ha osservato con attenzione le mosse del nemico,
per la prima volta impugna la sua spada e raggiunge il portone doganale
divelto dall’attacco delle navi di Tan. Chiama vicino a
sé un ufficiale per ordinargli: «Qualunque cosa
possa succedere non dovete far capire al nemico che dietro di noi non
c’è assolutamente nessuno. Gli arcieri si
nascondano nelle retrovie quando le torrette saranno colpite e la
metà di loro si armi di spada perché il numero di
soldati del loro esercito, anche se il comandante di Tan non si
è ancora accorto, è almeno tre volte superiore al
nostro.»
Ponte doganale Sud/Est
L’esercito di Tera è in città, ha
spazzato via quei pochi soldati che stavano arretrando più
lentamente per permettere ai compagni di raggiungere le barricate.
Draak, prima di raggiungere il nuovo punto del conflitto, ordina a Geel
di controllare se nelle case ci siano dei soldati nascosti, ma
soprattutto di ispezionare i luoghi di preghiera nei quali potrebbero
sfruttare la sacralità del posto per organizzare una
controffensiva.
Geel entra in uno dei santuari dedicati al Leggendario e trova donne,
vecchi e bambini; i civili tremano vedendo le armi impugnate da quei
soldati e l’ufficiale pone subito le sue condizioni.
«I miei uomini controlleranno questo posto, vi chiedo di
restare dove siete e di non fare nessuna mossa improvvisa. Potete stare
tranquilli, se seguirete le mie indicazioni, nessuno oserà
farvi del male.»
Un piccolo bambino sguscia dalle mani della madre, si alza in piedi e
raggiunge Geel al centro del sagrato piazzandosi davanti a Geel.
«Signore, se mi scappa la pipì?»
Geel sorride, s’inginocchia per guardare negli occhi il bimbo
e risponde: «Se alzi la manina ti porterò io
stesso ai bagni. Però ricordati di alzare la manina,
capito?»
«Sì signore» risponde il bambino che
rincuorato torna dalla madre tremante.
Wasa e Wijs stanno per varcare le macerie della casermetta quando il
rumore di cannonate li fa girare verso il mare dell’Est. La
flotta di Dwr comandata dall’ammiraglio Haranche, proveniente
dall’isola Puna, è arrivata vicino al ponte e sta
ingaggiando uno scontro a fuoco con le imbarcazioni comandate
dall’ammiraglio Raal. Wijs ha una premonizione e tocca la
mano della regina. «Mia signora, sta per farlo ora.»
Wasa e Wijs attraversano di corsa la casermetta dirigendosi verso la
città.
All’interno della cittadina lo scontro tra i due eserciti
è terribile. Ogni linea, difensiva o offensiva, subisce
enormi perdite a ogni scontro, Fharsa è riuscito a preparare
in tempo la grande barricata e si prepara al combattimento ma Geodha
gli indica quella donna anziana che si avvicinava e che adesso
è quasi attaccata alla barricata.
«Chi siete?» urla Fharsa.
«Il mio nome è Graniette, so che mi stavate
cercando, sono stata io a far crollare gli argani.»
Il generale di Dwr non ha tempo di dire altro, l’anziana
donna allunga le braccia verso la barricata ed esclama:
«Giungi a me anima tormentata del vulcano.» Dalle
sue mani esce del fuoco e i soldati che le stavano più
vicini sono arsi vivi e le loro carni diventano carbone e poi cenere in
pochi istanti. Le fiamme divampano sull’intera barricata che
scricchiolando crolla, i pochi soldati che si sono salvati
dall’attacco magico della donna fuggono dalla
città buttando via le proprie armi. Fharsa e Geodha si sono
salvati miracolosamente e guardano Graniette mentre crolla a terra. La
legge magica non perdona i Saggi che utilizzano due magie nello stesso
giorno e la vecchia donna, pur sapendo di morire, ha scelto da sola la
sua fine. I due ufficiali dell’esercito, ancora scossi, si
danno anche loro alla fuga.
Regno di Tera, Castello Reale & Port Winkel
Il Castello Reale è salvo, Hebber ha ordinato ai popolani di
rimanere a difesa delle mura cercando di convincere, inutilmente, anche
Aarde a restare al riparo.
Tutto il nuovo contingente si è messo in movimento per due
direzioni diverse: il primo, formato dagli uomini che avevano lasciato
le navi di Vaandrig alla baia dei contrabbandieri, si appropria dei
cannoncini del porto ed elimina i soldati di Dwr che erano stati
lasciati al check point creato da Luchag; il secondo, guidato da
Hebber, si è diretto di corsa al ponte doganale Sud/Est. Il
comandante non sa cosa stia succedendo in quel posto e la sua prima
premura è di aiutare la regina a superare
quell’ostacolo così spinge i suoi uomini a correre
più che possono. Una piccola parte del secondo gruppo,
guidato dall’ufficiale Haag e dalla principessa Aarde,
percorre la stessa strada di Hebber.
La battaglia lungo la costa di Tera tra Vaandrig e Luchag prosegue, ma
con l’aiuto fondamentale proveniente da Port Winkel il
capitano di Tera sta vincendo nonostante il numero esiguo delle sue
navi.
«Ragazzi diamoci dentro, dobbiamo chiudere il conto e
raggiungere anche noi il porto doganale» urla Vaadrig ai suoi
uomini che hanno aumentato il ritmo di lavoro, nonostante la fatica,
subito dopo avere capito che l’invasore è stato
ricacciato indietro dal Castello Reale. Al contrario, i marinai di Dwr
hanno compreso che l’invasione è fallita e hanno
perso la forza morale; a nulla servono i richiami dei loro ufficiali
perché anche tra i graduati serpeggia la sensazione della
grande disfatta militare di Dwr.
Regno di Tan, direzione sconosciuta
Partiti da Oazo, il gruppo di mercenari al seguito di Metalo percorre a
grande velocità delle strade secondarie del regno;
più perigliose, ma anche più veloci. Durante il
tragitto Metalo ha osservato i tre capitani dei mercenari che lo
affiancano e decide di scoprire chi siano queste persone che lo stanno
seguendo interrogando per prime le due donne.
«Mi domandavo per quale motivo due belle donne come voi
abbiano deciso di fare la vita del mercenario» chiede Metalo
sorridendo.
In verità le due donne possono avere doti e
qualità sconosciute, ma di certo la bellezza non fa parte
del loro bagaglio. Kaia risponde scuotendo la testa: «Cercare
di fare il brillante con noi è tutto inutile e…
come ti ha chiamato?»
«Sgorbietto» dice intervenendo Menara.
«Ecco, sgorbietto, usa la tua galanteria per la tua aiutante
e cerca di tenere il nostro passo perché se rimani indietro
ti dovrai arrangiare da solo se t’imbatti in qualche guardia
di Tan.»
Metalo non risponde, non cerca la lite, sorride e si sposta verso il
terzo dei capitani; un uomo, questo si di rara bellezza.
«Le vostre compagne sono di poche parole, e per nulla
gioviali» dice il principe a Kumari.
«Sono due damigelle intrattabili, ma sono più
affidabili dei cento uomini che le seguono. Dovreste stare alla larga
da loro; non hanno simpatia per i ricchi benestanti dopo che le loro
famiglie sono state depredate dei pochi denari dalle Cooperative degli
scavatori di Metel.»
«Avendo astio per il mio popolo mi domando perché
ci siano loro in questa missione» chiede Metalo cercando di
farsi svelare il motivo per cui Kokiaka gli ha fornito soltanto
trecento uomini, ma Kumari, che già conversando dimostra
buona cultura, non si lascia sorprendere dalle domande sibilline del
principe e liquida la domanda dicendo: «Io comando i miei
uomini, cosa fanno gli altri non mi riguarda.»
Metalo ha capito che non otterrà informazioni, rallenta il
cavallo per tornare in fila con i suoi soldati.
«Ringrazio Metel che ci ha dato delle belle donne come te,
Meirge» dice il principe facendo arrossire il capitano.
Copar sorride burlandosi del suo ufficiale. «Strano che non
hai tirato fuori il tuo coltellino all’apprezzamento del
principe, ancora più insolito che le tue guance siano rosse
come il fuoco.»
Meirge lo guarda quasi con disprezzo e quel viso così
furibondo non porterebbe nessuna parola carina per il soldato ma Metalo
interviene cercando di calmare gli animi, ride di gusto mentre dice:
«Siete qui con me perché mi fido ciecamente di
voi, fate la pace per il vostro principe, su, magari potrebbe piacervi
se vi date un bacetto sulla guancia.»
– Cadute rovinose –
Mare dell’Ovest, Isola Ngahuru
Il kraken ha distolto l’attenzione di tutti lasciando dietro
di sé paura e sgomento negli animi dei soldati, Explodon ha
guardato impotente quel massacro e ha abbassato la sua arma, ma
prontamente Turo lo scuote dall’improvviso timore.
«Sire, non lasciate che il vostro animo sia piegato, le
perdite erano previste per la guerra e quel mostro ha colpito tutti.
Voi avete un compito da assolvere!»
Il re guarda il suo generale, ringhia furente, il fuoco gli pervade
nuovamente lo spirito, rialza la sua scure e la stringe con
più forza. «Hai ragione, è il momento
di farla finita» poi Explodon urla ai suoi soldati:
«Gente di Tan non fermatevi, continuiamo ciò che
abbiamo iniziato!»
L’urlo del re scuote tutto il suo esercito che si ributta
contro il nemico mentre Cristalya sembra accorgersi di essere in grave
pericolo. Le sue truppe di terra non hanno un comandante che li sproni
a combattere, i soldati di Dwr sono abbattuti da quelli di Tan con
relativa facilità, lei non ha le capacità di
comando che caratterizzano la sorella, è spiazzata da tutto
quello che è successo e rimane immobile sulla sua seggiola
da campo mentre il suo avversario è un uomo che vive a
contatto con i suoi subordinati, sa essere conciliante, ma anche
determinato. La sfida tra i due regnanti appare impari e le guardie
pretoriane di Cristalya, comprendendo le difficoltà della
regina, iniziano a smobilitare allontanandosi dal palazzo imperiale. Il
Saggio Glic ma la regina, più preoccupata per se stessa che
per ogni tattica, non lo considera, e lui non ha intenzione di usare la
magia senza esserne costretto, così decide di tacere; lui
non è in pericolo se non combatte, Explodon non lo
colpirà mai se rimane in disparte.
Sul mare la battaglia navale è ripresa e le marinerie di Dwr
e Metel hanno mantenuto il predominio territoriale nonostante
l’attacco del kraken e hanno ricominciato a bombardare anche
l’esercito di Tan sull’isola.
Ogni istante che trascorre avvicina Explodon a Cristalya, adesso il re
di Tan riesce anche a vedere bene il viso della nemica; con la scure
colpisce qualsiasi cosa gli passi davanti e anche un compagno
rischierebbe di essere abbattuto. Con ferocia avanza mentre Turo
è bloccato indietro dagli ufficiali di Dwr molto meglio
preparati allo scontro tra spade. Cristalya si alza e indietreggia
verso il palazzo imperiale, è in fuga ma Explodon compie un
balzo in avanti sfondando il cranio dell’ultimo uomo che lo
tiene lontano dalla regina. Sono a faccia a faccia, lui ha il corpo
impregnato del sangue degli avversari uccisi, lei è vestita
come se partecipasse a una festa; troppo superba e incauta, forse non
aveva neppure compreso che il re nemico sarebbe stato su
quest’isola fino a quando non l’ha visto. Cristalya
aveva forse pensato che fosse andato sul ponte doganale ma solo ora
comprende il suo errore.
«Arrenditi o perirai in questo luogo» dice Explodon
puntando la sua scure verso Cristalya.
La regina ha un impeto improvviso, prende da terra una spada lasciata
dalle guardie pretoriane che sono fuggite e la agita davanti
all’arma del re come se sventolasse un fazzoletto.
«Io ti ucciderò oggi!» grida.
Explodon fa un solo un piccolo movimento con il braccio e la sua scure
colpisce la spada che cade a terra senza che Cristalya riesca
minimamente a tenerla stretta nella mano.
«Hai scelto il tuo fato» dice Explodon quando le
porte del palazzo imperiale si aprono e da esso sbucano fuori i nove
figuri vestiti di nero.
Il re di Tan cerca di capire cosa stia succedendo e questa sua
esitazione è sfruttata dai nove che contemporaneamente lo
trafiggono con le loro spade. Turo, da lontano, può solo
urlare mentre Explodon cade in ginocchio. Uno dei nove consegna una
spada a Cristalya. «Mia Signora, il mio padrone confida che
il vostro contratto sia da considerare onorato per la sua parte. Siete
viva come le aveva promesso, e a tempo debito riscuoterà il
dovuto.»
La regina, effettivamente sorpresa, brandisce la spada, i nove
rientrano nel palazzo imperiale e scompaiono attraverso il globo nero
che subito dopo si chiude scomparendo del tutto.
Explodon sanguina copiosamente, non può muoversi, ogni fibra
è stata lacerata, ogni muscolo trafitto, guarda Cristalya
con odio e disprezzo, ma alla regina non importano i sentimenti del re
morente, vuole soltanto che la sua dipartita sia di monito a ogni
soldato di Tan presente sull’isola e con la spada lo colpisce
al collo. Cristalya non ha la forza per completare l’opera,
la testa di Explodon è rimasta attaccata al corpo e i suoi
occhi aperti sembrano maledirla. La regina è sconvolta dagli
occhi di quell’uomo ormai morto, furiosa e tremendamente
impaurita si accanisce con ferocia colpendo il nemico più e
più volte. Il sangue di Explodon schizza sul suo viso e lei
inizia a gridare colta totalmente dalla pazzia.
Chi di Tan ha assistito a quella scena si blocca e si dispera, Turo non
è in grado di dare ordini tanto è sconvolto,
l’esercito di Re Explodon si ferma e non combatte
più nonostante il numero di soldati maggiore a quello
dell’avversario. Gli ufficiali di Dwr ne approfittano,
bloccano il generale Standarto, ma soprattutto circondano il generale
Turo che in assenza del principe Torcon e del re morto è di
fatto il comandante in capo dell’esercito di Tan.
Cristalya, sempre più corrotta da una pazzia incontenibile,
solleva la testa di Explodon mostrandola a tutti. Urla con grande
trasporto: «Ho vinto io!»
CAST
Anziano Maestro – Insegnante della scuola imperiale e
narratore della storia
Atua Primo del suo nome – Leggendario primo Imperatore dei
Cinque Regni [deceduto]
Atua CCXV (vero nome Ukwu) – Imperatore dei Cinque
Regni [deceduto]
L’Inquisitore [personaggio soltanto nominato]
- Regno di Apen
Wit – Re di Apen
Pine – consorte del Re di Apen
Willa – principessa di Apen
Oak – principe ereditario di Apen
Wicaksana – Saggia reale di Apen
Panglito – comandante in capo dell’esercito
Macan e Terwelu – generali dell’esercito
Catur e Jaran – capitani dell’esercito
Miral – ammiraglio della marina
Prau – generale della marina
Altri: Ijo (ufficiale della marina), Kayu, Gedhe (ufficiale
dell’esercito)
- Regno di Dwr
Cristalya – Regina di Dwr
Oceanya – sorella e principessa ereditaria di Dwr, comandante
in capo dell’esercito
Dheat – Saggio di Dwr [prigioniero dei mercenari]
Glic – Saggio reale di Dwr
Fharsa e Each – generale dell’esercito
Ohama e Foeil – capitani dell’esercito
Haranche – Ammiraglio della marina
Tarley – generale della marina
Luchag – capitano della marina
Altri: Eas (caporale dell’esercito), Dubh, Geodha (soldato
dell’esercito), Loch
- Regno di Metel
Titan – Re di Metel e comandante in capo
dell’esercito
Meyelo – principe ereditario di Metel
Ohlaka – Saggia reale di Metel
Ciffredynol – generale dell’esercito [deceduto
nella battaglia del Confine Nord]
Capall, Tyred e Meirge – capitani dell’esercito
Lyngesydd – ammiraglio della marina
Moncai e Ceilog – generali della marina
Altri: Nasc (ufficiale della marina)[deceduto nella battaglia
sull’isola Ngahuru], Gwyn, Juwelo, Copar (soldato
dell’esercito)
- Regno di Tan
Explodon – Re di Tan
Bruligida – Regina di Tan
Torcon – principe ereditario e comandante in capo
dell’esercito
Fajro – principe di Tan
Saga – Saggio reale di Tan
Brigada [deceduta nella battaglia sull’isola di Ngahuru] e
Standarto – generali dell’esercito
Goj (capitano dell’esercito)[deceduto nella battaglia
sull’isola Ngahuru], Serpe e Cevalo (capitani
dell’esercito)
Sipestro – ammiraglio della marina [deceduto nella battaglia
navale nel Mare del Nord]
Turo – generale della marina
Altri: Ruga e Cindroj (soldati dell’esercito), Lumo
- Regno di Tera
Wasa – Regina di Tera
Aarde – principessa ereditaria di Tera
Wijs – Saggio reale di Tera
Hebber – comandante in capo dell’esercito
Buffel e Draak – generali dell’esercito
Paard – capitano dell’esercito
Raal – ammiraglio della marina
Geit – generale della marina
Mijin e Vaandrig – capitani della marina
Altri: Zeug, Haag, Geel (ufficiali dell’esercito), Graniette
(saggia residente a Tera) [deceduta in battaglia]
- Mercenari
Kokiaka – Capo dei mercenari
Fiskabur, Kaia, Kumari, Makara – comandanti dei mercenari
Nove Personaggi in nero – identità sconosciute
Kwakhala – Regina dei mostri marini
MAPPA
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Capitolo 8 *** L'alba di una nuova Era ***
8° e ultimo capitolo:
L’alba di una nuova Era
– Cadute rovinose
(seconda parte) –
Mare del Nord, direzione confine Nord
Sul vascello di comando di Dwr si sta svolgendo una riunione.
«La nostra intenzione è di raggiungere Port Pearl,
scoprire cosa stia succedendo al Confine Nord e nel caso intervenire in
aiuto dei nostri compatrioti» dice l’ammiraglio
Lyngesydd a Oceanya.
«I tempi di navigazione per Metel sono minori per me che
tornare a Otoke, imbarcare l’esercito e poi tornare a Dwr
quindi sono d’accordo con lei e parteciperemo alla vostra
azione» risponde Oceanya sorprendendo il suo interlocutore.
«Ero convinto che avrebbe deciso diversamente mia
Signora.»
«Dwr è in guerra con Tan, Re Titan ha fornito a
mia sorella una flotta di navi ed io ricambio il favore.»
Lyngesydd continua a mostrarsi perplesso ma Oceanya ha compreso cosa
stia passando per la mente dell’uomo. «Ammiraglio,
se crede che io stia cercando gloria in battaglia si sta sbagliando. Il
mio ruolo di comandante impone disciplina, onore e abnegazione e non
sono donna che si vanta dei propri successi; oggi posso essere
acclamata, ma domani una caduta rovinosa metterebbe in dubbio ogni mia
parola passata.»
Ohlaka, la Saggia di Metel, annuisce alle parole di Oceanya e Lyngesydd
si convince che la ragazza non è un lupo vestito
d’agnello. «Siamo d’accordo, torno sul
mio vascello e inizieremo il viaggio.»
La delegazione di Metel esce dall’alloggio del comandante nel
quale rimangono Oceanya ed Eas che sta sistemando le carte nautiche
appena consultate. La principessa si alza dalla sedia dirigendosi verso
l’uscita, deve impartire i nuovi ordini, ma prima si ferma
davanti a Eas.
«Volevo ringraziarti per avermi protetta sul vascello di
Tan» le dice Oceanya sorridendo.
Eas sta per rispondere ma la principessa la bacia sulle labbra ed esce
dall’alloggio lasciando il caporale interdetta.
Lyngesydd arriva a bordo del suo vascello proprio quando la vedetta
annuncia l’arrivo di due navi portanti bandiera di Metel.
Il generale Moncai non ha dubbi. «Sono i due galeoni di
Ceilog; ciò vuol dire che nel mare e al confine Est non
cisono stati problemi con Tera.»
«Segnalategli immediatamente di seguire le nostre
navi» ordina l’ammiraglio.
Le flotte si mettono in movimento mentre le navi di Tan, conquistate e
trasformate in galere galleggianti, dirigono la prua verso
l’isola di Otoke.
Regno di Metel, Port Pearl
Torcon è ancora scosso per gli avvenimenti che sono accaduti
al villaggio, ma deve tenere saldamente in testa quale sia il suo
obiettivo. Le truppe di Tan hanno terminato l’inseguimento
dei soldati di Metel che hanno trovato rifugio a Port Pearl. Il
capitano Capall è una furia scatenata, la diserzione di
molti soldati e la morte di Ciffredynol l’ha reso una belva
feroce e la ferita alla gamba, che si sta infettando, offusca la sua
mente facendogli compiere delle scelte discutibili.
Alle porte della città si scontrano nuovamente le truppe
appiedate; Capall ha piazzato molti uomini a difesa del porto e mandato
allo sbaraglio una piccola pattuglia, Torcon interviene con la
cavalleria distruggendo la prima difesa di Metel in pochi minuti. Ruga
avanza con gli archibugieri attraversando le vie principali del porto e
non permette a nessun soldato di entrare nelle case, anche se questa
scelta potrebbe rivelarsi un errore per la possibilità
concreta che qualche soldato si sia nascosto pronto per
un’improvvisa sortita.
Torcon guida la cavalleria e l’esercito
direttamente verso i moli del porto perché vuole conquistare
le torri di guardia che sono fornite di cannoni ed è proprio
il posto in cui si sta riparando Capall. Il capitano di Metel, pur
zoppicando, si mette in prima linea e attende le mosse
dell’avversario.
L’ennesimo scontro cruento tra gli eserciti lascia sul campo
migliaia di vittime, soprattutto dalla parte di Metel, mentre i civili
non si muovono dalle proprie case e nessuno partecipa allo scontro
così Ruga, persuaso che non ci possano essere disordini,
lascia indietro pochi uomini e raggiunge il principe alle torrette.
Capall urla ai suoi soldati: «Dobbiamo difendere le torri a
tutti i costi» ma mentre parla, si accorge che alcuni di loro
non lo stanno neanche a sentire, soprattutto l’uomo che
dovrebbe garantirgli la sicurezza. Il capitano di Metel si avvicina a
Juwelo e lo redarguisce: «Maledizione, che
cos’è questa faccia?»
Il soldato è stanco, le battaglie che si sono susseguite
l’hanno snervato a tal punto che la sua risposta è
ingiuriosa. «Se non siete capace di governare un esercito
dovevate starvene in casa!»
Capall non risponde, estrae la pistola e spara al soldato uccidendolo
sul colpo. Gli altri hanno osservato la scena e come Juwelo sono
stanchi di questa battaglia già persa, ma nessuno dice una
parola dopo ciò che è successo.
Torcon e Ruga sono entrambi vicini alle torrette, il principe ordina la
carica di pochi uomini che si scagliano con violenza contro i
difensori. La difesa regge a questo piccolo manipolo di uomini ma
Torcon ha usato questa strategia per scoprire quanti arcieri siano
ancora a disposizione del nemico e si accorge che il comandante
avversario non ne ha messi sulle torrette.
«Ruga, tocca a te» dice Torcon al suo attendente e
immediatamente gli archibugi iniziano a sparare, la falange armata di
spade penetra all’interno della difesa creata da Capall e il
capitano di Metel si ritrova circondato mentre la cavalleria di Tan
colpisce i soldati che tentano la fuga.
Gli scontri cessano, Torcon raggiunge Capall ormai legato.
«Sono contento che siate ancora vivo, capitano.»
«Non osate parlarmi con quest’accondiscendenza
fasulla, avete macchiato il vostro onore con l’omicidio del
generale Ciffredynol nonostante fosse disarmato» urla Capall
febbricitante.
«Gli ho offerto la resa e lui ha cercato di colpirmi con una
pistola . Quell’uomo insulso ha ricevuto ciò che
meritava!»
Capall cerca di scagliarsi contro Torcon ma il principe non ha
difficoltà a farlo cadere a terra con una leggera spinta.
«Mi dispiace che quella brutta persona fosse tanto importante
per voi» dice Torcon con tono quieto ma nello stesso tempo
molto duro.
«Anche voi avrete ciò che meritate» urla
Capall prima di essere colpito con un calcio allo stomaco da Ruga.
«Mio Signore, che ne dobbiamo fare di questo?»
«Guardalo, la ferita deve essere infetta, la sua mente
è sconvolta e irragionevole, però ha dimostrato
onore nella nostra sfida. Fallo portare nelle celle portuali e che sia
ben curato. Poi Ruga organizza un gruppo e prendi possesso delle
torrette.»
«Ci fermeremo qui?» chiede Ruga.
«Riposiamo e poi ripartiremo» risponde preoccupato
Torcon.
«Sipestro, vero?»
«Sì amico mio, temo il peggio, il suo amato corvo
doveva essere già qui.»
Ponte doganale Nord/Ovest
La casermetta del ponte resiste all’attacco
dell’artiglieria di Tan, il capitano Ohoma di Dwr
è uscito allo scoperto con gli uomini a sua disposizione e
tiene testa a Cevalo mentre gli arcieri dalle torrette scoccano frecce
verso i soldati che proteggono gli artiglieri. Cindroj agita un
fazzoletto rosso ed è il segnale che Fajro stava attendendo.
Il commando guidato dal principe si avvicina alla riva opposta della
casermetta senza trovare nessun tipo di ostruzione, lanciano gli
arpioni, scalano la piccola rupe e si ritrovano proprio al lato della
costruzione devastato dalla flotta navale di Goj.
«Mio Signore, non c’è nessuno?»
chiede perplesso il Saggio Saga.
«Possibile che non abbiano pensato a questo tipo di assalto
da parte nostra? Dall’altra parte infuria la battaglia e qui
pare di essere in villeggiatura» risponde Fajro anche lui
dubbioso.
Intanto sul ponte, per la prima volta i due comandanti sono molti
vicini tra loro. Entrambi studiano le mosse dell’altro mentre
devono difendersi da altri soldati e non sono in grado di affrontarsi
per il caotico movimento degli eserciti. Cindroj ne approfitta, prova a
raggiungere la casermetta, ma deve indietreggiare perché gli
arcieri di Metel colpiscono senza errori i suoi compagni. Finalmente
l’artiglieria riesce a sparare qualche colpo ma la mira
è tutt’altro che precisa perché il
tempo per manovrare i “pezzi” è troppo
lungo e l’assalto dei soldati nemici non si placa. Una delle
palle di cannone colpisce un lato della torretta di sinistra e le
macerie crollano molto vicina al gruppo di Fajro.
«Dobbiamo avvertire Cevalo che non hanno nessuno nelle
retrovie» dice il principe a uno dei suoi uomini, poi si
rivolge al Saggio: «Saga dobbiamo intervenire nella
battaglia, sei pronto anche tu?»
«Mio principe, ordinate e non avrete di che
lamentarvi.»
«Vecchio testone!» bisbiglia tra sé
Fajro. «Soldati, entriamo nella casermetta e dirigiamoci
verso l’entrata, fate attenzione sopra le vostre teste,
potremmo trovare degli arcieri. Andiamo!» è infine
l’ordine del principe.
Sul fondo del ponte nella terra di Tan, un folto gruppo di persone si
è nascosto nella boscaglia e osservano gli sviluppi della
battaglia.
«Come farete?» chiede Metalo a Kumari, ma il
mercenario non risponde, è più interessato allo
svolgersi della battaglia che alle parole del principe di Metel.
«Che scontro formidabile, mi piacerebbe essere in mezzo
loro» dice Kumari estasiato da ciò che sta
guardando.
Ponte doganale Sud/Est
La caduta delle guarnigioni a difesa del ponte Sud/Est è
completa. Draak e Geel hanno messo in sicurezza la cittadina mentre le
barricate di Fharsa sono state distrutte dalla magia della vecchia
Graniette a costo della propria vita. Wasa ha raggiunto il generale e
parla con lui mentre il Saggio Wijs è vicino al corpo
esanime dell’anziana amica.
«Mia cara, spero che nel tuo nuovo cammino tu possa
incontrare il giovane principe e che lui, magnanimo come lo era in
vita, perdoni la tua scelta di non essere stata al suo fianco quel
triste giorno di otto anni fa.»
Il gruppo è raggiunto anche dal comandante in capo Hebber il
quale si congratula con Draak. «Generale siete stato
formidabile.»
«Siete troppo gentile comandante, il grosso del lavoro
è stato compiuto da quella donna che ora è
distesa a terra. Dovremmo tributare a lei ogni onore per la conquista
del ponte.»
Wasa chiede subito a Hebber: «Mia figlia? Ditemi che non ha
fatto ciò che penso!»
Il comandante scuote il capo e sbuffa.
«È tutta colpa mia se quella ragazza ha quello
spirito combattivo di tutte le donne di Tera.»
«Mia signora, fra poco la vedrete, indossa
quell’armatura e sembra che lo spirito del ragazzo sia dentro
di lei. I cittadini di Winkel hanno reagito con un boato di
approvazione quando si è mostrata al castello fiera e
risoluta.»
«Hebber, tu sei troppo permissivo con quella
ragazzina» risponde Wasa ridendo.
«Maestà, non sono io, è lei che si
prende le libertà che vuole» risponde il
comandante ridacchiando proprio mentre Aarde li ha raggiunti in
città.
«Qualcosa mi dice che stavate parlando male di me!»
dice la principessa prima di brontolare gonfiando le guance rosee.
Hebber chiede a Haag informazioni sulla battaglia navale che
è ancora in corso dietro di loro e l’ufficiale si
dimostra aggiornatissimo.
«Signore, la flotta del capitano Mijin ha lasciato la parte
sinistra del ponte e si è diretta verso la costa sud di Dwr
pronta a creare copertura qualora decideste di avanzare; le navi
dell’ammiraglio Raal, a destra del ponte, hanno tenuto testa
al nemico e presumo che si siano già mosse per raggiungere
la costa est di Dwr, mentre siamo troppo lontani per sapere come stia
procedendo la battaglia a Port Winkel tra le imbarcazioni del capitano
Vaandrig e le forze nemiche.»
«Ottimo lavoro Haag per quanto concerne la comunicazione
militare, mentre per quanto riguarda la protezione della principessa
dovrei metterti in galera a vita» dice Hebber mostrando il
viso serio da comandante ligio al dovere.
«Se lo rinchiudete, io aprirò personalmente la
cella» dice Aarde simulando il tono di voce di Hebber facendo
ridere tutti i presenti.
Haag, invece, arrossisce e la regina Wasa non perde un attimo per farlo
vergognare ancora di più. «Giovanotto, mia figlia
non si tocca!»
Anche il viso della bella Aarde diventa rosso fuoco mentre esclama:
«Madre!»
Le risate lasciano il posto alla serietà della discussione
principale.
«Maestà, i nostri obiettivi primari sono stati
tutti raggiunti, ma non sappiamo cosa sia accaduto nel Mare e al
confine del Sud. A questo punto ha una decisione difficile da prendere
ed è conscia che potremmo finire tutti in
trappola.»
Wasa non ha mai pensato di cambiare il suo obiettivo primario e
risponde a Hebber con decisione ferrea e determinazione assoluta.
«Comandante, procediamo con l’invasione di
Dwr.»
Nel frattempo la fuga del generale Fharsa si arresta davanti alla
piccola guarnigione dell’ufficiale Dam, rimasta a protezione
della via principale della Reggia di Dwr.
«Signore, che cosa è successo? Qual è
il motivo per cui siete qui?» chiede Dam con crescente
preoccupazione.
Fharsa osserva quel piccolo manipolo di uomini e risponde con voce
tremolante: «Stanno arrivando e noi non potremo
fermali.»
Regno di Tera, Port Winkel
La battaglia al largo di Port Winkel è tutt’altro
che conclusa e il capitano Vaandrig fatica a tenere a bada il capitano
Luchag, mentre la cittadina portuale è definitivamente
tornata nelle mani del popolo di Tera permettendo a un distaccamento
dell’esercito di partire verso il ponte doganale.
– Il messaggio
–
Regno di Metel, Port Pearl
L’apparente tranquillità di Port Pearl dopo la
battaglia è subito spazzata via da Ruga che corre per verso
una locanda nella quale Torcon ha creato il suo quartier generale.
«Mio Signore, navi in arrivo. Non sono nostre.»
Torcon scatta in piedi. «Andiamo, dobbiamo essere pronti a
colpire senza che possano capire la nuova situazione del
porto.»
I due uomini escono dalla locanda, Torcon ferma degli ufficiali e
ordina: «Date immediatamente l’allarme, voglio
delle falangi pronte allo scontro frontale.»
Ruga anticipa le parole del principe. «Io preparo gli
archibugieri al combattimento.»
«Perfetto. Io raggiungo le torrette dei cannoni.»
Le navi del generale Moncai di Metel sono le più vicine alla
costa e Torcon capisce che dall’altra parte hanno previsto la
possibilità che il porto sia caduto in mani nemiche, poi,
osservando meglio con il cannocchiale, il principe si avvede di alcune
imbarcazioni portanti le bandiere di Dwr. «Maledizione, sono
sicuramente quelle che erano andate a Otoke. Non vorrei che
fosse…» Torcon smette di parlare, cancella i
pensieri e si concentra per scegliere il momento giusto per dare inizio
al cannoneggiamento.
«Ammiraglio, il generale Moncai segnala che fino a questo
momento non ci sono movimenti sospetti al porto» dice il
marinaio Gwyn a Lyngesydd.
«Troppo tranquillo per i miei gusti. Dopo aver visto la calma
di Sipestro, è presumibile che laggiù qualcuno
sia un maestro di strategia e non mi fido più di
nulla» dice l’ammiraglio alla Saggia Ohlaka, poi
chiama il timoniere e gli ordina: «Rallentiamo e lasciamo
passare il vascello di Dwr per primo.»
Sulla nave comando Oceanya osserva con il cannocchiale la situazione
sulle rive del porto poi lo passa a Eas dicendole: «Guarda
anche tu e dimmi cosa ne pensi.»
La ragazza scruta la zona portuale, ma anche le torri di guardia e le
casupole costruite ai margini dei pontili. «Ci stanno
aspettando e non sono amici» dice Eas con assoluta
convinzione.
«Sono perfettamente d’accordo e ora guarda alle
nostre spalle; anche Lyngesydd ha la nostra stessa sensazione e ci sta
mandando avanti.»
«Che cosa dobbiamo fare?» chiede Eas.
Oceanya grida al suo timoniere: «Cambiare rotta, andiamo
sulla costa e non al porto!»
«Mia Signora, volete scendere con le scialuppe?»
chiede Eas
«Esatto, colpiremo l’esercito che si sta
nascondendo ai nostri occhi.»
Torcon sta controllando i movimenti delle navi, vede le azioni di Dwr e
quelle della retroguardia di Metel, deve prendere una decisione prima
che le imbarcazioni dell’avanguardia siano troppo vicine al
porto. «Fuoco!» è il suo grido e i
cannoni di Port Pearl iniziano a sparare contro le navi di Moncai.
Il principe scende dalla torretta e impartisce altri ordini.
«Muoviamo le falangi verso est e andiamo ad intercettare
l’approdo di Dwr.»
La flotta di Moncai è diventata il bersaglio dei cannoni del
porto, Oceanya scruta nuovamente le coste e si avvede dei movimenti
delle truppe di Tan rimanendo perplessa dalla scelta del loro
comandante. «Non capisce che se mi mette davanti
l’esercito prima di scendere noi lo prenderemo a cannonate?
Chi può...»
Oceanya smette di parlare.
«Mia Signora?» chiede Eas
«C’è sicuramente lui su quella spiaggia,
ecco perché si muove in quel modo, ha previsto tutto e mi
sfida apertamente.»
«Di chi state parlando?»
«Eas, sulla spiaggia avrai l’onore di incontrare il
principe Torcon di Tan.»
L’attacco contro Moncai forza la mano a Lyngesydd che fa
ripartire a tutta velocità la sua flotta per dar manforte al
generale, così il porto subisce una tempesta di cannonate e
le palle di ferro che sfrecciano nella città senza guardare
in faccia a nessuno s’infrangono anche sulle case degli
abitanti di Port Pearl.
I sospetti di Torcon e Oceanya si sono rivelati esatti; i due sono gli
strateghi più preparati dell’intero mondo e avendo
riconosciuto la mano dell’altro nei movimenti delle truppe o
delle navi sono in grado di prevedere le mosse in anticipo: Torcon
manda sulla spiaggia pochi soldati perché deve attirare il
fuoco delle navi sapendo che le palle di ferro faranno pochi danni dato
che la sabbia bloccherà il loro rimbalzo, mentre sposta il
folto dell’esercito in una zona poco più lontana e
coperta dalla vegetazione; Oceanya scende con le scialuppe in quella
zona facendole muovere dietro alle navi così da essere
coperte alla vista degli artiglieri delle torrette. Ma come ogni
strategia c’è sempre qualcosa che può
determinarne la riuscita e Torcon ha dalla sua parte un importante
vantaggio: sulla spiaggia c’è l’esercito
mentre Oceanya dovrà sbarcare con dei marinai.
Ponte doganale Nord/Ovest
I mercenari nascosti al ponte sembrano immobili ma Metalo si accorge
che qualcosa è cambiato nel loro schieramento.
«Kumari, ma le due graziose donzelle dove sono finite? Non
vorranno farci scoprire per qualche bravata» chiede Metalo
continuando a guardarsi intorno.
«Stanno facendo il lavoro per cui siamo stati
pagati» risponde il mercenario piuttosto stizzito
dall’insistenza del principe di cercare una comunicazione tra
loro due.
Kaia e Makara sono vicine alla riva e nessuno si accorge della loro
presenza perché impegnati nel combattimento.
Sul ponte Cevalo e Ohoma continuano a far scontrare gli eserciti, ma
dall’interno della casermetta esce il commando guidato da
Fajro. Il capitano di Dwr si accorge e tenta di dare ordini agli
ufficiali, ma Cevalo riesce finalmente a stargli addosso. I due
comandanti iniziano a duellare, Fajro avanza con i suoi uomini colpendo
alle spalle l’esercito e il suo intervento permette agli
artiglieri di sferrare dei colpi precisi verso le torrette degli
arcieri che finalmente crollano. Fajro e Saga, anche questa volta, si
salvano miracolosamente dalla caduta delle macerie pur trovandosi
proprio nel mezzo delle due costruzioni.
Ohoma è alle strette, non è riuscito a mettere in
atto il suo piano, ora ha così pochi uomini che nella sua
testa inizia a prendere corpo l’idea della resa.
Regno di Dwr, Reggia.
La Reggia di Dwr è protetta da un solo battaglione di cui
Fharsa ha assunto il comando al suo arrivo. Il generale si è
nascosto all’interno del palazzo e ha lasciato Dam sul campo.
Il giovane ufficiale non è avvezzo alle strategie, vede i
vessilli di Tera e lancia un attacco con tutti i soldati disponibili ed
è ormai troppo tardi quando si accorge che gli avversari
sono duecento volte di più. È lo stesso Hebber a
uccidere il giovane ufficiale con un solo movimento della spada e gli
uomini di Metel, tra i quali alcuni fuggiti dalla città del
porto doganale, si arrendono immediatamente.
Dei soldati di Tera spalancano il portone della Reggia tenendo le spade
in pugno e alti gli scudi, ma nessuno li aggredisce. Haag e Hebber
entrano per primi, camminano nella sala principale e davanti alla porta
della biblioteca trovano il generale Fharsa inginocchiato mentre porge
la sua spada verso gli invasori.
«Siamo rimasti poco più di mille e la mia resa
è inevitabile.»
Wasa raggiunge i due uomini e prende dalle mani di Fharsa la spada che
poi gli rivolge contro. «Generale, accetto la vostra resa,
alzatevi, quella non è la posizione giusta per un ufficiale
importante come voi.»
Fharsa si alza in piedi inchinando il capo poi dei soldati gli legano
le mani e lo portano fuori dalla Reggia.
Hebber è sbalordito da questa situazione surreale ma Wasa
dice subito ciò che ha sempre pensato. «Quella
stupida ragazzina ha spostato tutte le sue truppe per dimostrare di
essere la migliore fra tutti noi e non mi meraviglierei di sapere che
ha anche invaso Tan. Avrà creduto che Metel e Apen le
fornissero la loro alleanza incondizionata senza dovere niente in
cambio solo perché l’economia dei due regni
dipende, per certi versi, dalle sue scelte. Solo una stolta come lei
poteva pensare che Wit combattesse contro Explodon, proprio il padre
dell’uomo cui vuole dare sua figlia in sposa e soltanto
un’inetta poteva credere che Titan mettesse in gioco la sua
vita e le ricchezze per i capricci di una regina che non comprende la
differenza tra amici e conoscenti. Cristalya, tra noi tre re in guerra,
era l’unica che doveva stare nel suo regno, proteggere tutto
ciò che ha con le unghie, per poi ricacciare gli invasori
indietro e invece ha mostrato di non essere all’altezza di
governare un grande popolo come quello di Dwr.»
Aarde chiede alla madre: «Secondo te, dove si trova in questo
momento?»
«Qualunque sia il posto dove si trova, è quello
sbagliato e lo capirà soltanto alla fine» risponde
Wasa in modo lapidario.
Regno di Dwr, Port Ear
Le flotte dell’ammiraglio Raal di Tera e
dell’ammiraglio Haranche di Dwr hanno raggiunto la costa di
Port Ear sull’isola di Dwr. Raal ha sperato di arrivare in
quella zona accolto dai soldati del suo regno e il suo desiderio si
è avverato. Le guarnigioni del generale Draak hanno
conquistato il porto senza fatica e bombardano la flotta di Haranche
che invece si aspettava di avere copertura dall’isola. Per
l’ammiraglio di Dwr l’unica soluzione è
ritornata sull’isola di Puna, recuperare l’esercito
e tentare di riconquistare il porto facendo scendere le truppe.
Regno di Tera, nei pressi di Port Winkel
Vaandrig riesce a rientrare nel porto, sistema le sue navi in modo che
diventino una barriera e apre ogni bocca da fuoco sparando a
ripetizione. Il capitano ha pensato che se non dovesse riuscire a
salvare le proprie navi era meglio che affondassero davanti alla baia
in modo da rendere inagibile un tentativo d’invasione
terrestre.
Mare dell’Ovest, direzione Dwr
Sulla nave comando Cristalya sta festeggiando la vittoria bevendo senza
sosta e macabramente offre del liquore alla testa di Explodon, avvolta
da dei teli, che è posizionata sul tavolo davanti a lei.
«Carissimo ex re, vuoi da bere anche tu? No? Hai proprio la
testa dura», fa una pausa e aggiunge: «Anche il
collo ma quello te l’ho tagliato lo stesso!»
Cristalya scoppia in una risata isterica mentre versa il liquore sul
capo mozzato del re di Tan.
Il saggio Glic osserva inorridito quella scena, come fa spesso da
quando ha preso il posto di Dheat rimane in silenzio per non scomparire
come il suo predecessore, ma deve per forza interrompere la sua regina.
«Mia Signora, dovremmo comunicare al mondo la notizia della
Vostra vittoria in modo che Tan si arrenda alla Vostra
superiorità.»
Cristalya guarda in malo modo il Saggio. «Perché
mai dovrei volere che si arrendano? Io desidero che muoiano
tutti!»
«La resa di Tan costringerà Tera a chiedervi un
armistizio e Voi, come vincitrice, potrete ottenere ogni cosa che
Vorrete.»
La regina sembra persuasa anche se non da una risposta definitiva al
Saggio, poi, dopo l’ennesimo sorso di liquore, quasi per
accontentare la richiesta di Glic, gli ordina: «La battaglia
è vinta, domani è un altro giorno, oggi puoi
usare i tuoi malefici come ti pare.»
Glic inizia la fase meditativa, poi esclama da alta voce:
«Pappagallo dalle piume colorare, usa il vento e diffondi la
mia voce in ogni angolo di questo mondo.»
Il Saggio usa la sua magia elementare dell’aria, dal suo capo
esce lo spettro di un pappagallo che sale verso l’alto,
attraversa il legno della nave e giunto oltre le nuvole inizia a
parlare diffondendo la voce di Glic in ogni luogo.
«Io Glic, Saggio di Dwr, rispettando la Legge, vi
dirò soltanto la verità. Popolo dei Cinque Regni
ascoltatemi: la regina Cristalya di Dwr, figlia di Fond, Re prima di
lei, ha ucciso Re Explodon di Tan e pertanto è la trionfante
vincitrice della battaglia contro il nemico che le ha recato offesa.
Popolo dei Cinque Regni gioite insieme a Dwr perché
giustizia è stata fatta.»
– Vincitori e vinti
–
In ogni angolo del mondo la voce di Glic risuona forte e chiara.
Regno di Dwr, Reggia
«Madre» esclama Aarde preoccupata e Wasa chiede al
Saggio Wijs: «È vero?»
«Sicuramente sì, non può mentire,
è legato come me alla Legge.»
«Non ci credo, è impossibile che quella stupida
sia riuscita a uccidere Explodon, qualcuno deve averla aiutata, non ci
sono dubbi!»
«Può essere come dite mia Signora, ma è
sicuro che sia stata Cristalya a dare il colpo di grazia al
re» dice con assoluta certezza il Saggio Wijs.
Mare del Sud, isola Raumati
Wit ha un mancamento e la Saggia Wicaksana riesce appena in tempo a
tenere in piedi il re.
«Amico caro, come hai fatto a perdere?» si chiede
Wit disperandosi.
Mare dell’Ovest
La nave di Oak sta tornando ad Apen quando giungono le parole di Glic.
Il principe non mostra nessuna reazione mentre il generale Prau sembra
contento che il re di Tan sia stato sconfitto.
Confine Est
«Avete sentito anche voi Sire?» chiede il capitano
Tyred.
«Mi dispiace che sia finita in questo modo per Explodon
però ha voluto rischiare puntando tutto sulla
guerra» risponde Titan. «Tyred, il nostro compito
qui è terminato, appena gli uomini sono pronti torniamo a
casa» aggiunge mentre si risiede sullo sgabello.
Confine Sud
La principessa Willa scoppia in lacrime mentre il capitano Serpe,
sconvolto dalla notizia, cerca di organizzare velocemente il trasporto
per la principessa. Dall’altra parte del confine il generale
Terwelu è scioccato, ma non può stare fermo a
compiangere la morte di Explodon e si mette in azione per raggiungere
velocemente la principessa Willa.
Ponte doganale Nord/Ovest
La battaglia sul ponte doganale è sempre più
accesa; Cevalo ha capito che le forze armate di Ohoma sono solo i
soldati che vede di fronte a lui, fa smettere l’artiglieria e
da ordine ai soldati che proteggevano gli artiglieri di ingaggiare i
nemici. Fajro combatte con vigore e lentamente, ma inesorabilmente, si
sta ricongiungendo con Cindroj e il resto dei soldati. Poi…
il messaggio di Glic.
In un attimo tutto si ferma, la voce del Saggio di Dwr rimbomba nelle
orecchie di ogni soldato e Cevalo stenta a credere a quelle parole.
Fajro è immobile come una statua, gli occhi sono gonfi ma
non scendono lacrime, il Saggio Saga lo abbraccia e il giovane principe
capisce che non si tratta di una burla mentre i soldati di Dwr esultano
per la vittoria della loro regina.
Poco lontano, Kaia e Makara, le due mercenarie, intonano insieme una
formula: «Che il Mare dell’Ovest ruggisca, su di
loro la sua furia finisca!» e subito dopo la magia elementare
dell’acqua crea due gigantesche onde a forma di leone che si
abbattono ruggendo sul ponte doganale; Ohoma, proprio al centro di
queste due furie, è travolto e gettato nel mare con tale
violenza che il suo corpo si disfa come schiacciato da una roccia
gigantesca, tutti i soldati posti al centro del ponte finiscono
risucchiati dai “leoni” che ruggendo completano la
loro opera devastatrice distruggendo quasi completamente il ponte che
si inabissa portandosi dietro quasi tutti.
Regno di Metel, Port Pearl
La battaglia del porto, così come aveva preventivato Torcon,
si è risolta con la vittoria delle navi di Metel e Dwr, ma
con grandi perdite grazie alla caparbietà dei soldati di Tan
che hanno combattuto fino all’ultimo uomo. Il capitano
Moncai, sbarcato per primo, ha liberato il capitano Capall, poi
è sopraggiunto l’ammiraglio Lyngesydd che come
ufficiale con grado superiore ha ordinato ai soldati del capitano
Capall, che si erano arresi, di dirigersi alla spiaggia per dare
manforte agli alleati di Dwr.
Sulla spiaggia la battaglia è cruenta, Torcon sfrutta
nuovamente le potenzialità degli archibugi per sedare le
controffensive organizzate da Oceanya. Il principe sta dominando per
l’ennesima volta un campo di battaglia terrestre mentre la
principessa tenta in ogni modo di raggiungere il suo avversario per
avere uno scontro diretto con lui. In quel momento i soldati liberati
da Lyngesydd raggiungono la spiaggia e Ruga impegna la propria
retroguardia contro di loro. Oceanya ne approfitta, spedisce Eas avanti
con un gruppo di marinai per contrastare gli archibugieri che non
riescono a caricare velocemente la loro arma, mentre lei raggiunge il
suo obiettivo.
«Ciao Torcon» dice Oceanya con una certa dose di
reverenza per l’uomo che è più grande
di età di lei, ma che conosce da tutta la vita avendolo
incontrato alla scuola imperiale dove studiava con Fajro.
«Ciao Oceanya, vorrei dirti che è bello vederti,
ma oggi sarebbe una pura bugia» risponde il principe cercando
di mantenere il sorriso. «Sei sempre stata un passo avanti a
tutti gli altri ragazzi della tua età e se avessi diritto di
parola, ti farei sposare quello scavezzacollo di mio fratello, magari
riusciresti a tenerlo a bada.»
Oceanya arrossisce. Lo fa sempre quando conversa con gli uomini e anche
in questo frangente, non può nascondere la sua timidezza ma
Torcon non sta cercando un vantaggio, le sue sono parole vere e lei lo
sa bene.
«Forza, facciamo vedere a tutti i pivelli che agitano la
spada come se fosse un lenzuolo cosa vuol dire un vero
duello» dice Torcon facendole il saluto arma in pugno.
«Non chiedo altro» risponde Oceanya ricambiando il
saluto.
In un istante i due sono quasi avvinghiati, Torcon è
più possente ma Oceanya non indietreggia più di
due passi nonostante la spinta continua e uguale dell’uomo.
Le due spade s’incrociano e guizzano tanto da sembrare due
serpenti che stanno lottando bloccando il corpo del nemico tra le
proprie spire, e sono così affascinanti da vedere che
qualche soldato si ferma a osservare la loro danza mortale.
Il primo sangue è per Oceanya. La ragazza reagisce a un
fendente con una stoccata repentina che ferisce superficialmente la
coscia di Torcon. Il principe pareggia un istante dopo. Finta di
affondo e fulminea imboccata che ferisce la spalla della principessa.
La concentrazione è altissima, chi sbagli in modo grossolano
è morto, sudano, digrignano i denti quando una loro mossa
non va a segno, s’incrociano le spade vicine al loro petto, i
loro occhi sono puntati dritti dentro quelli dell’altro, e
intorno la battaglia continua senza disturbarli. Poi, la voce di
Glic…
Torcon abbassa la spada. È smarrito e confuso, Oceanya gli
ha ferito di striscio la gola perché si è fermata
prima di compiere quello che per lei sarebbe stato un omicidio. Ruga,
gli uomini di Tan, tutti, il tempo sembra che si sia fermato
così com’è successo nel mondo intero,
Torcon cade in ginocchio, la sua presa sulla spada viene meno e
l’arma scivola nella sabbia, Oceanya punta la sua sciabola
alla testa del principe, anche lei è sconvolta dalla
notizia, ma allo steso tempo è felice che sua sorella sia
stata la vincitrice. Lei non è un ipocrita, lo dice
apertamente al suo avversario. «Non sono sicura che riuscirai
mai a perdonarmi, ma sono contenta che la mia regina abbia
vinto.»
Torcon la guarda ma i suoi occhi sono assenti, la rabbia gli fa
compiere gesti inconsulti, fruga nella rena alla ricerca della sua
spada che è lì vicina ma che lui non riesce a
vedere. Oceanya grida: «Basta Torcon! Sei un principe, mostra
a tutti la tua dignità e non questa forma patetica di uomo
che ho davanti agli occhi!»
Il principe di Tan è come scosso da quelle parole, ritrova
la sua spada, guarda Oceanya e poi tutto intorno a sé; i
suoi uomini possono ancora vincere ma il loro spirito combattivo
è svanito, se attacca la sua avversaria può
vincere il duello ma tutti i suoi soldati moriranno. Riguarda la
ragazza e dice poche parole: «Che i miei avi mi
perdonino» mentre consegna la sua arma nelle mani di Oceanya.
Il Regno di Tan è definitivamente sconfitto.
Regno di Tan, Villa Reale
C’era una donna, bellissima, i suoi capelli lunghi e rossi
attiravano l’attenzione di ogni uomo e donna del mondo, i
suoi occhi verdi splendevano e nessuno era in grado di distogliere lo
sguardo da questa creatura simile a una Dea. Un giorno
incontrò un uomo, molto alto, certamente nobile ma di
carattere affabile, i due s’innamorarono e lui
svelò il suo grande segreto. Era un principe e avrebbe
occupato il posto del padre sul trono di Tan. Lei era felice, non per
questa nuova qualità di quell’uomo, ma
perché la faceva sentire bene, la proteggeva dalle
“linguacce” di corte e le insegnava tutto, anche
come chiudere quelle “boccacce” senza modi
offensivi. C’era… perché le parole di
Glic sono arrivate anche a lei. Bruligida urla disperata, piange tutte
le lacrime che non ha mai versato nella sua vita, impazzisce dal dolore
mentre è sdraiata sul pavimento della loro bella casa.
Sì, per lei questa è una casa perché
rappresenta la famiglia, non è la Villa Reale di Tan, è sua,
di suo marito e dei loro figli. Ora, Explodon, l’uomo che
l’ha resa infinitamente felice non le sarà
più accanto, il cuore della regina sembra cedere, le sue
ancelle cercano di prendersi cura di quella che era la donna
più bella del mondo. Era… sì
perché dalla disperazione i suoi capelli diventano bianchi,
tutti tranne una piccola ciocca che cambia colore da rosso a ruggine, e
i suoi occhi sembrano spegnersi, il verde brillante si offusca mentre
le pupille continuano a sgorgare lacrime.
La capitale di Tan è completamente ammutolita e
l’eco dell’urlo di Bruligida si abbatte sui vetri
di ogni casa, li fa tremare come una tempesta scuote le fronde degli
alberi. Il popolo ascolta la tragedia nell’urlo della regina,
piange il suo amato re scomparso.
Regno di Dwr, Reggia
La flotta di Dwr è giunta a Port Iar mentre quella di Metel
si era staccata alla partenza dall’isola Ngahuru per
raggiungere il proprio regno senza sapere che il ponte doganale
Nord/Ovest è stato distrutto. Cristalya e il suo seguito
salgono velocemente sulla carrozza, la regina vuole raggiungere la sua
Reggia per continuare a festeggiare mentre l’esercito si
ferma al porto per rifocillarsi e qualche ora di sonno
perché poi dovrà rimettersi in marcia, la guerra
con Tera è ancora aperta, non possono rilassarsi
più di quel che basta.
Il Saggio Glic, durante il percorso in carrozza, nota
l’assenza di soldati sulle strade principali, si stupisce di
non trovare qualche mendicante ma l’ora è tarda e
si convince che siano tutti a dormire. Anche lui è stanco,
l’uso della magia è sempre estenuante, chiude gli
occhi tentando di dormire ma la sua regina, totalmente sbronza,
continua a parlare.
La carrozza giunge alla Reggia, il cocchiere apre la porticina e si
dilegua nell’oscurità della notte destando nuovi
sospetti, ma è Glic il solo a notare questi particolari.
Scende dalla carrozza per ultimo e rallenta il passo, guarda intorno,
ma è tutto a posto, forse troppo normale per un regno in
piena guerra.
Cristalya è furente, la stanno facendo attendere davanti
all’entrata ed è qualcosa che non digerisce.
Sbraita e continua a imprecare nonostante le porte inizino ad aprirsi.
«Maledetti incapaci» grida la regina agli uomini
addetti al portone che rimangono inchinati e silenziosi. La regina e le
sue ancelle entrano nella Reggia, uno degli addetti al portone solleva
il capo e guarda intensamente Glic, lascia la sua posizione e si
avvicina, apre la bocca e con voce bassa, ma dal tono brusco, gli dice:
«Avete già usato la vostra magia; per oggi
è meglio che stiate fuori dalla Reggia.»
I timori di Glic si palesano attraverso le parole pronunciate da
quell’uomo che utilizza un accetto forestiero.
«Farò come dite voi» risponde il Saggio
con timore crescente.
Nella Reggia Cristalya ulula forsennatamente, chiama a raccolta i suoi
servitori ma nessuno di loro accenna a raggiungerla. La regina,
spazientita, si reca nella sala del trono, apre la porta e fa il suo
ingresso pomposo; le luci sono tutte spente, ma
nell’oscurità Cristalya nota una figura femminile
seduta sul suo seggio regale.
«Stupida sgualdrina, cosa credi di fare? Invece che tenere
pulito ti siedi e insudici il mio trono?» grida furiosamente
Cristalya mentre si avvicina al podio.
La figura femminile e altre persone, sbucate da dietro il trono e dai
lati della sala, accendono ognuno contemporaneamente una candela e i
loro volti zittiscono la regina di Dwr. Davanti a lei ci sono la regina
di Tera, il comandante in capo Hebber e cinque soldati armati di tutto
punto. Wasa si avvicina a Cristalya, la fissa negli occhi facendo un
sorrisetto sarcastico e le dice con tono sprezzante: «Stupida
mocciosa, prima hai vinto una battaglia, ma io adesso ho appena vinto
la guerra!»
§ § §
Avevano solcato i mari quattromilacinquecento navi e sono tornate in
porto in milleottocentonovanta, erano partiti tre milioni e cinquecento
mila soldati e sono tornati a casa un milione e cinquecentosettanta
mila.
La speranza dei popoli del mondo è che il domani sia
l’alba di una nuova era di pace, ma da una guerra
così sanguinosa nasce sempre il desiderio di rivincita o
l’atroce brama di vendetta!
§ §
§
Il bambino chiude il secondo tomo, si appoggia allo schienale della
sedia e sospira sognante. Negli ultimi due giorni si è
dedicato alla lettura dei due enormi libri che gli ha prestato il
vecchio maestro, ha sognato di vivere le avventure e le battaglie dei
personaggi che sono stati nominati. Leggere ogni rigo scritto a mano di
quei grossi volumi è stato come viaggiare nel tempo e la
sua fantasia l’ha portato a vedere ogni luogo e a incontrare
ogni persona, a fuggire dai mostri o a seguire i suoi nuovi eroi.
Il bambino si alza in piedi, sbuffa e si affaccia alla finestra.
– E adesso? Domani consegnerò i libri al maestro e
le avventure saranno finite? Avrà voglia e tempo per
continuare il racconto di quell’epoca travagliata?
– pensa il bambino mentre osserva il giardino di casa.
– E poi ci sono tante cose che mancano, soprattutto non si
parla nemmeno di quell’uomo scampato al deserto! Deve
continuare assolutamente! – si convince il bimbo
mentre ripone il secondo tomo nella sacca scolastica dove è
già contenuto il primo volume.
Una voce di donna: «Oggi ceni con noi oppure hai ancora da
studiare?»
Il bambino apre la porta della sua stanzetta e risponde sorridente:
«Ho finito madre, oggi ho una gran fame.»
«Da che io mi ricordo, questa è la prima volta che
ridi dopo aver studiato così tanto» dice la madre
mentre gli accarezza la testa.
Il bimbo non risponde ma continua a sorridere perché in cuor
suo ha deciso: due libri non bastano per sanare la sua
curiosità e l’indomani obbligherà il
maestro a dire tutta la verità così come
è scritto nella Legge dell’Imperatore dei Cinque
Regni.
N.d.A.
- Eccoci giunti all’ultimo capitolo della prima serie che
lascia molti interrogativi aperti al lettore che voglio immaginare sia
come il bimbo curioso che vuole sapere tutto .^^
- La prima serie completa la traccia #1 (Animo Guerriero) della challenge di molang
- Annuncio anche un piccolo cambiamento di programma che spero possa
farvi piacere: la saga dell’Imperatore dei Cinque Regni
durerà per quattro serie (invece di tre) da otto capitoli
ciascuna.
- Vi ringrazio infinitamente per avere scelto di usare il vostro tempo
per leggere il mio racconto e vi do appuntamento alla seconda serie
mentre, come sempre vi invito a commentare, criticare in modo
costruttivo e, se volete, segnalare gli immancabili errori.
Grazie a tutti
Ivan
CAST
Anziano Maestro – Insegnante della scuola imperiale e
narratore della storia
Atua Primo del suo nome – Leggendario primo Imperatore dei
Cinque Regni [deceduto]
Kwakhala – Regina dei mostri marini
Atua CCXV (vero nome Ukwu) – Imperatore dei Cinque
Regni [deceduto]
L’Inquisitore [personaggio soltanto nominato]
- Regno di Apen
Wit – Re di Apen
Pine – consorte del Re di Apen
Willa – principessa di Apen
Oak – principe ereditario di Apen
Wicaksana – Saggia reale di Apen
Panglito – comandante in capo dell’esercito
Macan e Terwelu – generali dell’esercito
Catur e Jaran – capitani dell’esercito
Miral – ammiraglio della marina
Prau – generale della marina
Altri: Ijo (ufficiale della marina), Kayu, Gedhe (ufficiale
dell’esercito)
- Regno di Dwr
Cristalya – Regina di Dwr
Oceanya – sorella e principessa ereditaria di Dwr, comandante
in capo dell’esercito
Dheat – Saggio di Dwr [prigioniero dei mercenari]
Glic – Saggio reale di Dwr
Fharsa e Each – generale dell’esercito
Ohama [deceduto nella battaglia al ponte doganale Nord/Ovest] e Foeil
– capitani dell’esercito
Haranche – Ammiraglio della marina
Tarley – generale della marina
Luchag – capitano della marina
Altri: Eas (caporale dell’esercito), Dubh, Geodha (soldato
dell’esercito), Loch, Dam (ufficiale dell’esercito)
[deceduto nella battaglia a difesa della reggia di Dwr]
- Regno di Metel
Titan – Re di Metel e comandante in capo
dell’esercito
Metelo – principe ereditario di Metel
Ohlaka – Saggia reale di Metel
Ciffredynol – generale dell’esercito [deceduto
nella battaglia del Confine Nord]
Capall, Tyred e Meirge – capitani dell’esercito
Lyngesydd – ammiraglio della marina
Moncai e Ceilog – generali della marina
Altri: Nasc (ufficiale della marina)[deceduto nella battaglia
sull’isola Ngahuru], Gwyn, Juwelo (soldato
dell’esercito) [giustiziato dal suo comandante a Port Pearl],
Copar (soldato dell’esercito)
- Regno di Tan
Explodon – Re di Tan [deceduto nella battaglia
sull’isola Ngahuru]
Bruligida – Regina di Tan
Torcon – principe ereditario e comandante in capo
dell’esercito
Fajro – principe di Tan
Saga – Saggio reale di Tan
Brigada [deceduta nella battaglia sull’isola di Ngahuru] e
Standarto – generali dell’esercito
Goj (capitano dell’esercito)[deceduto nella battaglia
sull’isola Ngahuru], Serpe e Cevalo (capitani
dell’esercito)
Sipestro – ammiraglio della marina [deceduto nella battaglia
navale nel Mare del Nord]
Turo – generale della marina
Altri: Ruga e Cindroj (soldati dell’esercito), Lumo
- Regno di Tera
Wasa – Regina di Tera
Aarde – principessa ereditaria di Tera
Wijs – Saggio reale di Tera
Hebber – comandante in capo dell’esercito
Buffel e Draak – generali dell’esercito
Paard – capitano dell’esercito
Raal – ammiraglio della marina
Geit – generale della marina
Mijin e Vaandrig – capitani della marina
Altri: Zeug, Haag, Geel (ufficiali dell’esercito), Graniette
(saggia residente a Tera) [deceduta in battaglia]
- Mercenari
Kokiaka – Capo dei mercenari
Fiskabur, Kaia, Kumari, Makara – comandanti dei mercenari
Nove Personaggi in nero – identità sconosciute
MAPPA
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