Twist of Fate.

di dreamlikeview
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. The greatest show. ***
Capitolo 2: *** 2. Knowing me, knowing you. ***
Capitolo 3: *** 3. Start of something new. ***
Capitolo 4: *** 4. So close (And still so far). ***
Capitolo 5: *** 5. I won't say I'm in love. ***
Capitolo 6: *** 6. Rewrite the stars. ***
Capitolo 7: *** 7. Bad liar (Wish I could erase it, make your heart believe). ***
Capitolo 8: *** 8. Bad liar (Trust me, darling). ***
Capitolo 9: *** 9. S.O.S (How can I even try to go on?) ***
Capitolo 10: *** 10. Far too young to die. ***
Capitolo 11: *** 11. Out there. ***
Capitolo 12: *** 12. Into the unknown. ***
Capitolo 13: *** 13. This is us (We are warriors). ***
Capitolo 14: *** 14. Truth be told. ***
Capitolo 15: *** 15. War is over. ***
Capitolo 16: *** 16. A million dreams. ***
Capitolo 17: *** 17. Just wanna be with you (No matter where life takes us). ***
Capitolo 18: *** 18: Just wanna be with you (Nothing can break us apart). ***
Capitolo 19: *** 19. Always (I'll be there forever). ***
Capitolo 20: *** 20. Ever, ever after. ***



Capitolo 1
*** 1. The greatest show. ***


Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, meritavano di meglio, quindi ho deciso di dargli io ciò che meritavano; ma non ci guadagno nulla da tutto ciò, niente è finalizzato ad offendere qualcuno (solo a dare loro il finale che piace a me :D) e io ci perdo solo la faccia con queste cose.

Avviso: I personaggi tendono ad essere OOC perché sono basati sui miei headcanon, la storia in sé è piena dei miei headcanon, e i capitoli sono tanto lunghi, spero che vi piaccia lo stesso!

Nota bene: La storia parte dal sesto anno, tenendo conto di alcuni avvenimenti accaduti fino al quinto, ma l’intenzione non è quella di riscrivere il Principe Mezzosangue, di esso vi sono solo alcuni elementi (VI libro alternativo sta per quello... LOL).

Piccolo edith: dato che nei personaggi tutti non ci stavano, volevo mettere Harry, Draco e Un po' tutti generico, ma il sistema non me l'ha fatto fare... non so perché lol, quindi ho optato per mettere loro, Ron, Hermione e Serpeverde (inteso come casa) in quanto c'è una forte collaborazione tra di loro :D spero di non aver sbagliato a mettere quel "Serpeverde" lol

Enjoy the show!


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Twist of Fate

1. The greatest show. 


 

Durante l’estate tra il quinto e il sesto anno, la vita agiata e senza problemi di Draco Malfoy sembrava essere cambiata radicalmente. Fin da quando San Harry – sono sopravvissuto a Voldemort, inchinatevi a me – Potter aveva spedito suo padre ad Azkaban, la sua vita era stata ribaltata come un calzino sporco e la sua famiglia si era ritrovata in disgrazia, con i giornalisti sul collo e l’enorme patrimonio di famiglia razziato dal ministero. Per recuperare prestigio e per riportare il nome della famiglia in alto, sua madre aveva permesso a Lord Voldemort e a tutti i suoi seguaci di stanziarsi al Manor, in seguito alle promesse di grandezza del mago oscuro. Ma fin da quando era tornato a casa, dopo il quinto anno, la sua vita era finita dalle stelle alle stalle, era passato dal partecipare alle feste sfarzose organizzate in casa sua al vagare per la sua enorme dimora con timore e in preda all’ansia. Perché ogni volta che incrociava quegli uomini, si sentiva scrutato, in soggezione, più di una volta li aveva sentiti parlare, sembrava che adesso che suo padre era in prigione ci volesse un sostituto tra le loro fila e volevano che Draco prendesse il posto di Lucius. Aveva sentito voci piuttosto sicure riguardo al suo passaggio definitivo tra le fila dell’Oscuro Signore, la sua iniziazione o qualcosa del genere, affinché la famiglia Malfoy si facesse perdonare per il fallimento di suo padre e recuperasse il prestigio perduto con quell’avvenimento. Volevano riversare ogni cosa su di lui, sua madre non si era opposta.
Si accorse che il giorno si avvicinava sempre di più quando sua zia Bellatrix lo invitò a prendere parte alla tortura di alcuni nati babbani. Il ragazzo vide solo cosa facevano, non riuscì neanche a prendere la sua bacchetta e quando tornò in camera sua, vomitò anche l’anima, anche se non era certo di possederne più una. Ogni giorno ascoltava le urla e le suppliche di chi era stato catturato e cercava di tapparsi le orecchie come poteva, ogni giorno pregava che non lo chiamassero ancora per assistere a quegli spettacoli macabri. Ma ovviamente le sue preghiere non furono ascoltate, perché da lui si aspettavano che facesse esattamente quello, prendendo il posto di Lucius. Avevano deciso tutto per lui, senza neanche consultarlo, perché come ci si aspettava da uno come lui, istruito fin da bambino ad obbedire alle rigide regole della famiglia e ammaestrato a seguire solo quel credo, quella professione morale, avrebbe dovuto assecondare qualunque cosa, accettare ogni cosa gli venisse proposta, obbedire a tutti gli ordini che gli fossero stati dati, la sua opinione contava meno di zero, lì in quella che era stata la sua casa, dove si era sempre sentito il padrone indiscusso del mondo, adesso si sentiva solo un ragazzino indifeso. Ormai lo sentiva, nulla gli apparteneva più. Un rifiuto gli sarebbe costato la vita: la sua e quella di sua madre, per perpetrare la punizione ai danni di suo padre per il suo fallimento, ne era certo. Come diavolo aveva fatto suo padre a perdere la profezia contro un adolescente? Potter poteva essere il prescelto, certo, ma era comunque un ragazzino come lui, come aveva fatto suo padre a perdere contro uno che aveva l’età del suo stesso figlio? Potter era così incredibilmente fortunato? Certo, la sua proverbiale fortuna lo perseguitava fin dal primo anno, era ovvio. Ma perché suo padre, colui che Draco vedeva come un mago invincibile, si era lasciato sconfiggere da un ragazzino? Come aveva fatto Potter a vincere? E soprattutto, perché suo padre aveva lasciato lui immerso nei guai fino al collo? E perché sua madre non faceva nulla per fermare quella pazzia? Maledizione. Aveva trascorso gli ultimi mesi barricato nella sua camera, uscendo solo quando sua madre lo chiamava o quando era costretto, non usciva neanche per i pasti, preferendo che gli elfi gli portassero da mangiare in camera. Non voleva morire di paura vedendo quell’enorme serpente strisciare per i corridoi o essere costretto ad assistere alle altre torture dei prigionieri, voleva solo che la sua vita tornasse come prima, quando ancora si sentiva invincibile perché le sue spalle erano coperte dalla potenza di suo padre, quando la sua unica preoccupazione era quale vestito indossare per l’ennesima festa. Solo in quel momento, si rese conto di quanto fosse stato stupido a credere di essere invincibile, solo perché suo padre gli aveva inculcato che nella vita tutto gli era dovuto, perché loro erano ricchi, purosangue e potenti. Che gran cumulo di idiozie – pensò il ragazzo – Poi ti sei fatto fregare da San Potter! – inveì mentalmente contro suo padre. Maledizione!
«Draco?» la voce di sua madre arrivò ovattata alle sue orecchie, la donna era oltre la porta chiusa della sua stanza «Scendi in sala, Lui vuole vederti» disse la donna con tono freddo e distaccato. Un brivido di terrore scosse le spalle del giovane Serpeverde che, come un automa, si alzò dal letto e aprì la porta della stanza, seguendo sua madre per gli infiniti corridoi del Manor, Nagini gli passò accanto e al ragazzo si gelò il sangue nelle vene. Quando giunsero nell’immenso salone, Draco osservò davvero la realtà in cui si era svegliato da un giorno all’altro: Lord Voldemort era seduto a capotavola dell’enorme tavolo presente nella sala da pranzo, e i suoi seguaci erano seduti nei laterali, come se fosse stato un re circondato dai suoi cavalieri; il serpente gigante strisciò fino al suo fianco e lui gli regalò una carezza sulla testa, dopo aver sibilato alcune parole in serpentese, faceva veramente paura. Per la prima volta in tutta la sua giovane vita, Draco sentì il terrore invadere il suo cuore e la sua mente, esso scivolò come un brivido lungo la sua spina dorsale e lo invase completamente; sebbene la sua espressione rimanesse impassibile, dentro di sé era logorato dal terrore. Aveva sempre sposato gli ideali di suo padre, aveva seguito le sue sagge direttive, si era sempre comportato nel modo che più aggradava al genitore (anche per evitare le sue punizioni, ma questo era un dettaglio fuorviante per lui), si era sempre sentito invincibile. Ma in quel momento, davanti a quel mago oscuro, che emanava solo negatività, era solo un ragazzino di sedici anni che stava di fronte a un incubo. E che, sebbene non lo mostrasse, aveva paura.
Per un momento pensò di nuovo a Potter. Aveva affrontato quel mostro faccia a faccia a soli quattordici anni e lo combatteva fin da quando ne aveva avuti undici. Come aveva fatto ad affrontarlo ogni anno? Come aveva fatto solo pochi mesi prima a vincerlo? Forse doveva rivalutare l’opinione che aveva di lui, in fondo, poteva ammettere che il suo rivale storico aveva un fegato enorme ad affrontare quell’incubo almeno una volta all’anno. Mai come in quel momento, desiderò che il suo nemico scolastico fosse lì per contrastare di nuovo quel mostro.
Malfoy tornò alla realtà, quando il mago oscuro tese una mano verso di lui, invitandolo ad avvicinarsi; il ragazzo trasalì osservandolo, ma non fece nulla, restò immobile in attesa di ordini. Era questo che doveva fare, giusto? Obbedire. Se avesse obbedito, si sarebbe salvato e presto tutto sarebbe finito, doveva solo… continuare ad obbedire, come gli diceva sempre suo padre.
«Draco, ragazzo mio, vieni avanti» disse il Signore Oscuro con un sorriso inquietante sul volto «Avvicinati a me». Draco non ebbe altra scelta se non quella di percorrere tutta la lunghezza della tavola, dirigendosi verso di lui, con il cuore che batteva forsennatamente nel suo petto per la paura e una goccia di sudore che scivolava sulla sua tempia. Era terrorizzato, ma era l’unico a saperlo, all’esterno riusciva sempre a mostrarsi freddo e impassibile, era stato iniziato all’arte dell’Occlumanzia fin dall’età di tredici anni, sapeva nascondere bene i suoi pensieri e le sue paure, come un perfetto Malfoy. Esternamente era un blocco di ghiaccio, perché “I Malfoy non mostrano mai le loro paure e le loro insicurezze” – era solito ripetergli suo padre. Riusciva a celare bene la sua paura, tremò impercettibilmente solo quando la risata terrificante di sua zia Bellatrix risuonò nella stanza. Lei stava in piedi accanto a Voldemort, che adesso lo guardava con gli occhi pieni di aspettativa. Draco restò in silenzio, in attesa del suo destino. Sapeva già cosa sarebbe successo: avrebbe preso il posto di suo padre e sarebbe diventato un Mangiamorte. Era stato cresciuto per quello, perché adesso ne era così spaventato?
Arrivò fino al punto indicatogli dall’altro mago e si fermò lì a capo chino, in attesa. Non riuscì a dire nessuna parola, era totalmente bloccato; sua madre lo guardava dall’altro capo del tavolo con un’aria pietosa sul viso. Avrebbe voluto urlarle contro che era anche colpa sua se lui era in quella dannata situazione, perché lei aveva permesso a quei pazzi di entrare in casa loro; se lei non avesse acconsentito, forse lui non sarebbe stato in quella situazione.
«Tuo padre parla spesso delle tue capacità» disse con la sua voce sibillina «Non ti mentirò, elementi giovani e brillanti come te sarebbero un’ottima risorsa tra le mie fila» affermò, facendo trasalire il sedicenne «E ora che tuo padre è in prigione, immagino che tu non veda l’ora di far parte del mio esercito e di prendere il suo posto» continuò indicando tutti gli altri mangiamorte, Draco riuscì solo ad annuire, perché lui non gli permise di rispondere «Ma sei anche molto giovane e come tale, devi guadagnarti l’onore di essere parte di questi uomini».
«Ne sarei onorato, mio signore» si ritrovò a rispondere in automatico. Era così che era stato cresciuto, per obbedire agli ordini, che fossero di suo padre o di un pazzo psicopatico che voleva conquistare una scuola per uccidere un ragazzino come lui, non faceva differenza. Davvero, era così difficile uccidere Potter?
«Ho un incarico molto semplice, ma importante per te, ragazzo; solo quando lo avrai portato a termine potrai far parte del mio prezioso esercito» affermò il mago oscuro. Draco spalancò gli occhi: non stava per essere marchiato come una bestia da macello? Che Potter gli avesse mandato un po’ della sua proverbiale fortuna?
«Ho un compito molto speciale per te, giovane Malfoy» ripeté, il ragazzo lo guardò confuso. Perché ripeteva sempre le stesse cose? Perché lo faceva soffrire così e non gli diceva a cosa andava incontro? «Quest’anno inizierai il sesto anno a Hogwarts, giusto?» Draco annuì energicamente «Molto bene. Quindi durante quest’anno diventerai amico di Harry Potter, non importa come, basta che tu faccia in modo che si fidi ciecamente di te; quando abbasserà le sue difese e sarà vulnerabile, allora tu lo consegnerai a me e io mi occuperò una volta per tutte di lui» spiegò il mago «Con lui fuori dai giochi, Silente perderà il suo pupillo e sarà debole, così Hogwarts cadrà. E poi anche tutto il Mondo Magico» affermò; i Mangiamorte esultarono alle sue parole e Draco trasalì ancora «Tutto chiaro? Sei in grado di diventare suo amico, giovane Malfoy?» chiese al ragazzo.
«Sì, certo, mio signore» rispose automaticamente il biondo «Non fallirò».
«Molto bene» disse il mago oscuro, lanciando un’occhiata agghiacciante al giovane «Perché se fallirai, avrai una punizione esemplare» nel dire queste parole sfiorò la testa di Nagini e Draco tremò ancor di più «Non ho ancora perdonato il fallimento di tuo padre, non fallire anche tu. Altrimenti potrei pensare che tu sia un traditore. Tu non vuoi essere tra i traditori, dico bene?» chiese con un tono che sembrava più il sibilo di un serpente che la voce di un essere umano. Draco morì lentamente dentro di sé, restando ancora impassibile all’esterno.
«Non fallirò» ripeté il sedicenne «Non sarò un traditore». Non voglio morire a sedici anni, aggiunse mentalmente. Il mago oscuro sorrise, un sorriso inquietante e crudele; poi si alzò dalla sua poltrona e si avvicinò al giovane Malfoy, appoggiandogli una mano sulla spalla. Draco cercò di non mostrare il suo disagio e si sforzò di restare immobile.
«Signori, abbiamo davanti a noi, colui che ci aprirà le porte alla vittoria! Draco Malfoy sarà il più giovane tra i Mangiamorte e riscatterà il nome della sua famiglia; un brindisi al giovane ragazzo!»
I seguaci di quel folle urlarono ed esultarono, poi bevvero ciò che gli elfi domestici offrivano loro e nei festeggiamenti, Draco compostamente si ritirò nella sua stanza, dove si rifugiò per nascondersi. Tirò un sospiro di sollievo quando riuscì a girare la chiave nella serratura e poi si gettò sul suo letto, cercando di metabolizzare ciò che era appena accaduto.
Si guardò l’avambraccio ancora immacolato e sentì un sollievo enorme invadere il suo animo tormentato, almeno non aveva il marchio, aveva ancora una speranza. Cosa avrebbe dovuto fare ora?
Come avrebbe fatto a farsi amico Potter, se erano anni che si detestavano ed erano rivali in ogni cosa? Lui odiava Potter, come poteva farci amicizia? Era semplicemente assurdo.
Come poteva spingerlo a fidarsi di lui? Dopotutto quello che aveva fatto, sarebbe stato un miracolo, riuscire ad avere una conversazione civile con lui; doveva trovare un modo per riuscire ad essere suo amico, a spingerlo a fidarsi di lui e convincerlo che era una persona diversa. Già e poi avrebbe dovuto consegnarlo a Voldemort, se non voleva morire.
Se solo suo padre fosse stato lì, lui non sarebbe mai stato in quella situazione, o forse sì? Forse l’uomo avrebbe provato di tutto per farlo unire alla loro causa? Forse. A questo punto, non sapeva più cosa fosse giusto o fosse sbagliato. Sapeva solo che toccava a lui salvare se stesso, non avrebbe ricevuto nessuno aiuto, perché era solo. Una cosa era certa, non doveva fallire e per non fallire doveva ingraziarsi Harry Potter e consegnarlo. Semplice, no? Sarebbe stato l’autore della morte di San Potter, una volta per tutte. Senza di lui, niente di tutto quello sarebbe accaduto.
Se voleva stringere amicizia con lui, dopo più di cinque anni di odio reciproco doveva iniziare subito, no? Cosa aveva detto sua zia? Aveva ucciso Sirius Black, il padrino di Potter.
Prese carta e penna e scrisse un breve messaggio indirizzato a lui, da qualche parte doveva pur iniziare, no?
Potter, mi dispiace per il tuo padrino. Condoglianze. D.M.
«Consegnala a Harry Potter» disse al suo gufo, legando il bigliettino alla sua zampetta. Quando l’animale spiccò il volo, Draco lo osservò sparire all’orizzonte. Che la recita abbia inizio.

§§§

Quando il primo settembre arrivò alla stazione, Draco rivolse un mezzo saluto a Potter, sollevando la mano e rivolgendogli un mezzo sorriso gentile, a cui l’altro non rispose, cosa che indispettì il biondo, che si era degnato anche di mandargli le condoglianze per il suo padrino. Il prescelto era circondato dai suoi amichetti stralunati di sempre: la Granger, Weasley, Weasley-femmina, Paciock, la Corvonero di cui non ricordava né il nome né il cognome e altri suoi seguaci incalliti, la maggior parte dei Grifondoro, che lo vedevano come una celebrità, che sciocchezza. Draco non era in grado di fare amicizia, lui era abituato piuttosto agli altri che cercavano di essere suoi amici per i vantaggi ovvi che l’essere amico di un Malfoy poteva portare, beh almeno era così fino all’anno precedente. Sapeva che con Potter non funzionava così, non aveva funzionato al primo anno, come poteva funzionare ora che erano nemici giurati? Gli passò accanto e fece una battuta di pessimo gusto sul suo portare sfiga, perché tutti quelli che conosceva morivano e quasi si fece picchiare da lui, se non fosse stato per Weasley, probabilmente San Potter lo avrebbe davvero picchiato, il bambino-sopravvissuto gli urlò contro uno Stai lontano da me! – che preoccupò Draco; doveva essere più furbo, riuscire a farselo amico, non farsi odiare da lui. Sudò freddo mentre parlava con Blaise e Pansy della sua pessima estate, evitando accuratamente di parlare del suo incarico e di tutta la situazione orrenda che c’era a casa sua. Se Potter non fosse diventato suo amico, lui sarebbe diventato stufato per serpenti giganti; aveva visto Voldemort uccidere un Mangiamorte che aveva disobbedito e dopo avergli lanciato contro un Anatema che Uccide, lo aveva dato in pasto a Nagini e altre scene raccapriccianti che avrebbero popolato i suoi incubi di quell’anno e per tutta la sua vita.
«Che hai? Sei più odioso del solito» gli chiese l’amico.
«Ha ragione» intervenne Pansy «Sei anche pallido, sicuro di stare bene?»
«Niente, sto bene» rispose con tono asciutto «Vado a fare un giro» disse alzandosi. Non appena mise piede fuori dal suo scompartimento, Draco avvertì subito la sensazione di essere seguito. E sapeva perfettamente di chi si trattasse, avrebbe riconosciuto quel passo goffo e quel fruscio ovunque, Potter lo stava spiando, era ovvio e lui poteva usare la cosa come un vantaggio personale. Potter si aggirava per il treno, seguendolo, lo sentiva chiaramente, se ne era accorto appena erano saliti sul treno e quella sensazione lo tormentava ancora. Non gli ci volle molto a trovare uno scompartimento ancora vuoto ed entrarci, attirando lì il giovane ignaro di essere stato scoperto. Era strano il suo atteggiamento, Potter non si separava mai dai suoi odiosi amici, doveva nutrire dei forti sospetti su di lui per fare una cosa del genere.
Chiuse la porta dello scompartimento e si voltò verso il punto in cui era certo ci fosse Harry. Lo aveva individuato perfettamente, non sapeva perché, ma lo aveva riconosciuto anche dal respiro leggermente accelerato, inoltre c’era un particolare odore che lo contraddistingueva. Lo avrebbe riconosciuto tra mille. E ne ignorava il motivo.
«Petrificus Totalus» pronunciò l’incantesimo tirando fuori la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e poi si sentì solo un tonfo. Bingo. Raggiunse il punto esatto da lui individuato e tirò via il mantello.
«Potter, Potter, Potter… nessuno ti ha insegnato che non si seguono in modo sospetto le persone?» chiese con uno sbuffo «Inoltre, se volevi parlare con me, potevi venire a dirmelo, non seguirmi in questo modo» alzò gli occhi al cielo «Dimentico sempre che per San Potter fare le cose come le persone normali non è la prassi» disse, si grattò la nuca con la bacchetta e riportò lo sguardo su Harry, che, immobile, lo guardava perplesso. «D’accordo, d’accordo, tolgo l’incantesimo, ma solo se mi prometti che parleremo in modo civile» affermò «Batti le palpebre, se sei d’accordo».
Harry lo fissò qualche istante, poi lentamente batté le palpebre. Draco restò per qualche secondo rapito dal movimento lento e dal colore degli occhi del suo coetaneo, ma scacciò il momentaneo pensiero e sussurrò «Finite Incantatem».
«Malfoy» borbottò il moro mettendosi seduto e massaggiandosi la nuca «Perché vuoi parlare civilmente con me?» chiese «Se uno vuole parlare civilmente con un’altra persona, non pietrifica la persona in questione».
«Nemmeno la segue in modalità invisibile» ribatté il biondo, sedendosi su uno dei sedili vuoti e incrociando le braccia al petto; il suo sguardo di ghiaccio si posò sul Grifondoro che restò qualche istante senza parole.
«Touché» disse il moro alzando le mani «Allora, di cosa volevi parlare?» chiese alzandosi dal pavimento.
«Mi dispiace per prima» disse subito Malfoy «Per quello che ho detto su di te, sul fatto che porti sfiga». Harry prese posto di fronte a lui e lo squadrò come se avesse appena detto un’assurdità, una cosa non da lui. Chi era quello? Dov’era il Malfoy che conosceva lui? Fin da quando lo aveva visto alla stazione, aveva avvertito qualcosa di diverso in lui. E subito aveva pensato che fosse diventato un Mangiamorte, esattamente come suo padre.
«Perché mi hai mandato il gufo quest’estate?» chiese il prescelto.
«E tu perché non mi hai risposto?»
Harry prese un respiro e si grattò il collo a disagio «Così non andiamo da nessuna parte. Questa non è una conversazione, è uno scambio di domande che non porta da nessuna parte». Il moro fece per alzarsi e per andare via e Draco spalancò gli occhi, conscio che se l’avesse fatto uscire da quello scompartimento, non sarebbe più riuscito a beccarlo da solo e tanti cari saluti al suo piano per diventare suo amico e portare a termine il suo compito.
«Potter» lo chiamò, il suo tono sembrava un po’ disperato e la cosa non sfuggì a Harry, che si voltò verso lui «Mi dispiace davvero per il tuo padrino» disse piano, sentendo lo sguardo del moro bruciare sulla sua pelle «Ero sincero quando ti ho mandato il gufo».
«Certo… tu lo odiavi e odi me, come puoi pensare che io ti creda?»
Draco scrollò le spalle «Una persona non può fare un passo indietro?»
«Sei sempre stato un tormento per tutti noi. L’anno scorso ti sei alleato con la Umbridge contro tutta la scuola» disse Harry scuotendo la testa «Ci siamo sempre presi a pugni e mi hai accusato di aver mandato in carcere tuo padre, quando lui ha cercato di uccidermi e tua zia ha ucciso Sirius. Perdonami se non ti credo» ribatté Harry incrociando le braccia al petto «Cosa c’è sotto?»
«Niente, davvero, mi dispiace che tu abbia perso una figura importante per te, tutto qui. Volevo che lo sapessi» disse alzandosi per raggiungere il moro, quando gli fu vicino lo guardò negli occhi cercando di mostrarsi sincero.
«Cosa stai tramando?» chiese Harry sospettoso «Perché sei così gentile con me? Che cosa speri di ottenere?»
«Niente» ripeté rassegnato, se Potter non accettava con facilità un mi dispiace cosa avrebbe potuto fargli cambiare idea su di lui? Cosa lo avrebbe spinto a fidarsi di lui? Okay, era il momento di giocarsi il tutto per tutto «Potter, sto solo cercando di scusarmi per essere stato uno stronzo fino ad oggi, con te e con tutti i tuoi amici».
Harry sbatté le palpebre incredulo, ma non riuscì a ribattere, quindi Draco continuò «Sono stato un idiota, ho sempre seguito il volere di mio padre, non ho mai pensato con la mia testa. Mi sono reso conto del mio errore, quando lui ha abbandonato me e mia madre per seguire quel folle» e questa non è nemmeno una bugia, ci ha abbandonati in balia di quel pazzo psicopatico «Vorrei solo rimediare ai miei errori» confessò.
«Cosa mi dice che tu non stia mentendo, eh? Cosa mi dice che questa non sia una recita? Che tu non stia collaborando con loro? Con Lui?» chiese il prescelto, guardandolo. Draco si sentì a disagio, perché purtroppo Potter aveva ragione, ma lui non voleva morire a sedici anni, non voleva rischiare di morire così giovane, non aveva altra scelta. Così chiuse gli occhi e si scoprì entrambi gli avambracci, mostrandoli puliti e privi di Marchio Nero. Harry ne afferrò prima uno e poi l’altro – il tocco delle sue dita fece trasalire Draco – e li ispezionò, notando che fosse davvero pulito.
«Sono pulito, ora mi credi?» gli chiese guardandolo «Per favore, sto solo cercando di rimediare».
«Okay, dammi solo un po’ di tempo per pensare a questa cosa» disse il Grifondoro sospirando.
«Fino all’arrivo a Hogwarts?» chiese Draco speranzoso, porgendogli la mano. Harry sorrise impercettibilmente e annuì, prima di stringergli la mano. Il Serpeverde per un momento ritornò ad essere quel ragazzino di undici anni a cui, su quello stesso treno, era stata rifiutata una stretta di mano. Per un momento, si chiese come sarebbe stata la sua vita, se avesse fatto amicizia con Potter al primo anno. Forse – solo forse – in quel momento avrebbe potuto chiedergli di aiutarlo ad uscire da quella situazione complicata, avrebbe potuto farsi aiutare, invece di cercare la sua amicizia solo per seguire un maledetto ordine.
«Allora ci vediamo qui, prima di scendere dal treno» disse Malfoy «Così mi darai una risposta».
«D’accordo, ci sto» affermò Potter, prima di uscire dallo scompartimento «A dopo». Quando si richiuse la porta alle spalle, Draco si sentì un verme e un mostro. Harry Potter sembrava davvero colui di cui parlavano tutti, pronto a dare una mano a tutti, a porgere l’altra guancia e a concedere una seconda chance a chiunque. Draco lo seguì pochi istanti dopo e raggiunse i suoi amici, sedendosi di nuovo al suo posto, senza rivolgere loro la parola. Doveva continuare la recita, fino a che l’altro non si fosse fidato di lui e anche se sembrava che tutto fosse iniziato come un buco nell’acqua le cose si stavano sistemando. Forse poteva riuscire nel suo intento. Doveva riuscire nel suo intento, se voleva sopravvivere: doveva farsi amico Potter in qualunque modo, anche abbassandosi ad essere amico di quei perdenti dei suoi seguaci/amici. Pansy e Blaise bisbigliavano preoccupati, occhieggiandolo di continuo; lui era semplicemente infastidito dal loro atteggiamento stupido, che avevano da preoccuparsi? Come se non sapessero che i loro genitori erano tra i frequentatori abituali di casa sua da quando Voldemort si era stanziato lì, come se non sapessero dell’incubo in cui viveva fin dalla fine dell’anno scolastico precedente. Li ignorò per tutto il viaggio, fino a che non si accorse che erano quasi giunti a Hogwarts. Si alzò dal suo posto, sotto lo sguardo perplesso dei suoi cosiddetti amici e lasciò lo scompartimento per raggiungere quello vuoto in cui aveva parlato con Harry, cioè con Potter qualche ora prima. Restò in attesa per parecchio tempo, almeno una quindicina di minuti; ormai erano quasi arrivati nella stazione di Hogwarts, ciò voleva dire che Potter non era intenzionato ad accettare le sue scuse? Aveva capito l’inganno? Cosa? Perché non arrivava? Dannazione, non poteva comportarsi così, almeno doveva presentarsi per dargli una risposta. Gliela doveva, lui si era sforzato di essere gentile con lui.
Stava quasi per andare via, rassegnato e sconfitto, quando la porta dello scompartimento si aprì e Potter entrò trafelato.
«Malfoy!» esclamò il moro chiudendosi la porta scorrevole alle spalle «Sei qui» disse sorpreso.
«Certo che sono qui» rispose acidamente il biondo incrociando le braccia al petto «Avevamo un appuntamento. E tu sei in ritardo, come al solito».
Harry alzò gli occhi al cielo, sbuffando leggermente «Mi dispiace. Non riuscivo a liberarmi di Ron e Hermione».
«Ovviamente, hai raccontato loro ogni cosa, e ti hanno caldamente consigliato di sceglierti altri amici» disse sprezzante, quasi disgustato «Poi sono io quello con i pregiudizi».
«Hai finito?» chiese Harry, Draco si zittì «Non ho detto nulla a loro. Posso prendere da solo le mie decisioni. Solo che Hermione non la smetteva di parlare di quest’anno dicendo che è il penultimo e che già le manca la scuola» fece spallucce «Lei è fatta così. Comunque, se vuoi essere mio amico, impegnati a sopportare anche loro» disse tutto d’un fiato, lasciando il biondo senza parole. Era davvero riuscito a convincere Harry Potter a dargli una possibilità?
«C-Cosa?» chiese confuso e allibito.
«Beh, come ti ho detto al primo anno, sono capace di scegliermi da solo le amicizie. E ti sto concedendo una seconda chance, perché mi sei sembrato sincero prima» povero stupido, piccolo Potter… «Quindi… beh, possiamo provare ad essere civili tra di noi, e chissà magari diventeremo amici un giorno, ci stai?» chiese porgendogli la mano.
«Ci sto» rispose Draco, quella era la sua possibilità, doveva coglierla al volo, non poteva permettersi passi falsi da quel momento in poi, se solo Potter avesse sospettato qualcosa, avrebbe potuto dire addio alla missione e alla sua vita e a quella di tutta la sua famiglia. Deglutì, mentre afferrava la mano di Potter e gliela stringeva sigillando una vera tregua tra di loro e forse l’inizio di qualcosa. Harry gli sorrise, prima di andare via e raggiungere i suoi amici. Draco si ritrovò a sorridere appena, mentre scendeva dal treno per raggiungere Blaise e Pansy.
«Tutto bene?» chiese l’amico «Ho visto Potter, vi siete azzuffati?»
«No, tutto bene» ammise sollevato «Magnificamente» sottolineò, mentre si avviavano verso le carrozze per raggiungere la scuola.

§§§
 
Qualcosa non andava. Era stato questo il primo pensiero di Draco quella mattina, al suo risveglio. Era arrivato a Hogwarts da una settimana, tra lui e Potter c’era un mutuale rapporto di civiltà, che implicava il loro salutarsi reciprocamente quando si incontravano, il non insultarsi a vicenda – questo coinvolgeva soprattutto Draco, che spesso e volentieri avrebbe voluto sputare qualcosa di velenoso contro Weasley, che lo guardava con sospetto – e l’ignorarsi completamente. Ed era quest’ultimo punto che non andava bene, affatto. Quella mattina durante la colazione, poi, mentre con aria assorta, guardava il tavolo dei Grifondoro, cercando di capire in cosa stesse sbagliando con il prescelto, un gufo planò verso il suo tavolo e lasciò cadere una lettera. Draco sussultò e la prese tra le dita, sentendo un brivido di terrore lungo la schiena. La aprì, cercando di mostrarsi indifferente e con le mani che tremavano iniziò a leggerla.
Caro Draco, spero che le cose procedano correttamente e che tu non stia trovando particolari difficoltà con l’impegno che hai preso per quest’anno. Ti prego di comunicarci presto i tuoi progressi. Se avessi bisogno di aiuto, Severus è lì per aiutarti, ricordalo.
Con affetto, tua madre, Narcissa.
Draco sospirò accartocciando il foglio e poi sbuffò seccato, cosa pretendevano che conquistasse la sua fiducia in pochi giorni? Gli avevano anche messo la guardia alle calcagna, perché volevano assicurarsi che il lavoro venisse svolto alla perfezione. Rassegnato, evocò una piuma e una pergamena, scribacchiando una risposta rapida e impersonale alla madre, in cui le diceva per somme righe ciò che era accaduto tra lui e Potter, lo legò alla zampetta del gufo e si diresse a lezione di Pozioni.
Quell’anno avevano un nuovo professore al posto di Piton, che quell’anno avrebbe insegnato Difesa Contro le Arti Oscure. Era ironico, un Mangiamorte che insegnava Difesa e Draco non conosceva Lumacorno, era la prima lezione dell’anno e non aveva idea di come affrontarla. Era sempre stato eccellente in quella materia, quindi non avrebbe avuto grossi problemi. Si sorprese di vedere Potter, credeva che quell’anno non avrebbe seguito quella materia, forse il fatto che non ci fosse Piton aveva influito positivamente sulla sua scelta, colse la sua presenza lì come un segno del destino. Quando entrarono nell’aula si accorse di una cosa: Potter non aveva un libro di testo, perché chiese al professore di poterne recuperare uno dall’armadietto dei libri usati, segno che davvero non aveva voglia di seguire quella materia e Draco sentì che quello poteva essere il suo giorno fortunato, non c’erano molti studenti a seguire pozioni avanzate, dei Grifondoro c’era solo il magico trio, il resto erano suoi compagni di casa, pochi Corvonero e un solo Tassorosso. Quindi strategicamente si posizionò al banco adiacente a quello che il prescelto condivideva con Weasley e Granger, sotto gli sguardi perplessi degli altri Serpeverde. Prima di iniziare la lezione, Lumacorno sfidò gli studenti: chi avesse preparato la pozione migliore della classe, avrebbe vinto una fiala di Felix Felicis. Draco sapeva già di avere la vittoria in tasca, insomma era lui il migliore in quell’aula, lo era sempre stato. Tutti gli studenti, motivati dal premio, iniziarono subito a lavorare alla pozione, compreso Potter, che non aveva molte speranze. Durante la preparazione della pozione, Draco ogni tanto osservava la postazione accanto alla sua e spiava le mosse di Potter; come volevasi dimostrare, dopo neanche dieci minuti vide la pozione che il moro stava preparando strabordare dal calderone e assumere uno strano colorito, Harry si guardò intorno disperato, persino Granger non capiva dove avesse sbagliato e Malfoy decise che quello era il momento giusto per intervenire e aiutare, in modo da avvicinarsi a Potter come doveva. Quando vide che l’attenzione di Lumacorno non era rivolta a loro (stava leggendo un libro mentre ogni tanto borbottava agli studenti di stare attenti) Draco si spostò accanto a lui e ridacchiò osservandolo in difficoltà, mentre cercava di seguire le istruzioni. Era divertente vederlo annaspare, ma non era lì per deriderlo.
«Hai bisogno di una mano, Potter?» chiese il biondo, occhieggiando le sue mani eseguire i gesti sbagliati.
«Non so dove ho sbagliato» si lamentò «Ho seguito le istruzioni e… questa maledetta cosa è impossibile da tagliare» si lamentò cercando inutilmente di tagliare quell’ingrediente. Draco ridacchiò e gli tolse il coltello e radice dalle mani.
«Ovvio, ti perdi nei dettagli, Potter, devi schiacciare, così» disse, e con un rapido gesto gli mostrò l’azione giusta. Harry rimase stupito dall’abilità di Draco, che in pochi istanti corresse la sua pozione e lo aiutò ad ottenerla quasi perfetta; gli rivolse un sorriso grato e ritornò a mescolare la sua pozione «Continua così» gli suggerì «E alla fine aggiungi l’ultimo ingrediente». Ron Weasley gli rivolse un’occhiataccia di puro odio, mentre Hermione Granger sbuffava e gli diceva che stava sbagliando perché lei conosceva a memoria il libro e quelli non erano i passaggi giusti. Draco pensò bene di ignorare entrambi e concentrarsi su Harry e sulla pozione che stavano facendo.
«Grazie» sussurrò Harry, guardandolo con riconoscenza. Il biondo ghignò e tornò al suo posto, concludendo anche la sua. Alla fine della lezione, sia lui che Potter avevano ottenuto la pozione perfetta, ma dato che Potter era il maledettissimo prescelto, a lui era toccata la boccetta di Felix Felicis promessa dal professore.
Dopo le due ore di lezione, Draco uscì dall’aula con il morale a terra, aveva aiutato Potter e cosa aveva guadagnato? Nulla, quello non gli aveva rivolto la parola, si era vantato con i suoi amichetti di essere riuscito a vincere la competizione, senza fare menzione di lui. O almeno questo era ciò che il suo cervello aveva elaborato, non aveva sentito davvero Harry vantarsi. Insomma, tutti avevano visto Draco Malfoy aiutare Harry Potter a correggere e finire la pozione.
«Ehi! Malfoy!» si sentì chiamare. Draco sbuffò stringendo la borsa sulla spalla e si voltò verso il disturbatore, non voleva insultarlo, ma l’avrebbe fatto se non fosse sparito subito «Ehi, perché sei scappato in quel modo?»
«Beh, ti stavi godendo i tuoi cinque minuti di gloria» ribatté acidamente.
«Non è vero. Stavo raccontando a Lumacorno che se non fosse stato per te, non avrei finito la pozione in tempo, anzi non l’avrei finita affatto. E gli ho detto che non merito il premio» disse tutto d’un fiato, gli prese la mano destra e gli mise tra le dita la boccetta di Felix Felicis «Questa spetta a te. Sei tu il più bravo in pozioni».
Il biondo batté le palpebre incredulo. Guardò il moro davanti a sé con l’espressione stralunata e non riuscì a dire nulla, se non un vero e sincero: «Grazie». Potter gli sorrise e poi se ne andò allegramente. Draco restò perplesso per qualche istante, cosa era appena accaduto? Harry Potter era appena stato gentile con lui? Aveva appena riconosciuto che lui gli era superiore in qualche modo? Un sorriso soddisfatto si dipinse sul volto del Serpeverde, finalmente le cose iniziavano ad andare nel verso giusto, doveva solo assestare altri colpi e presto Potter si sarebbe fidato di lui, doveva studiare bene le sue prossime mosse e agire nel modo migliore. Osservò la fiala di Felix Felicis nella sua mano e sorrise di nuovo, sì, poteva farcela, poteva compiere la sua missione e salvarsi la vita. Doveva solo avere pazienza e aspettare che Potter cadesse nella trappola.
 

Draco era in biblioteca, intento a scrivere un dannatissimo tema di Difesa sui Dissennatori e davvero lo detestava. Sapeva benissimo che i Dissennatori erano alleati con Voldemort, lo sapeva fin da quando i Mangiamorte erano evasi senza alcun problema un anno prima, e ne aveva avuto la certezza quando in una lettera, sua madre gli aveva comunicato che suo padre sarebbe evaso da Azkaban entro Natale. Potter sapeva evocare un Patronus corporeo, lo sapevano tutti. Forse poteva sfruttare la loro nascente amicizia per farsi aiutare… magari avrebbe saputo come respingere quelle bestie immonde quando si sarebbe trovato la casa invasa anche da loro.
Un Dissennatore è una creatura oscura, tra le più temibili del mondo magico” - lesse sul libro di testo, Ma non mi dire – pensò grugnendo. Ancora una volta pensò a Potter che aveva avuto a che fare con quelle bestie al terzo e al quinto anno. Ancora una volta dovette ammettere con se stesso che il prescelto avesse più coraggio di quanto lui ne avesse mai avuto in tutta la sua breve vita; lui era stato davvero così idiota da prenderlo in giro per quello? – “Un Dissennatore può succhiare via ogni ricordo felice, consumando così l’anima del malcapitato che si ritrova in uno stato permanentemente vegetativo” – Draco rabbrividì leggendo quelle parole – “Si presenta come un umanoide scheletrico avvolto da un mantello. La sua pelle è appiccicosa e coperta di croste. Il volto è una maschera di pelle putrefatta tesa su orbite vuote” – il libro riportava anche una bellissima immagine del suddetto mostro e un brivido di terrore percorse la sua schiena. Se mai a casa sua fossero giunti questi cosi non vi avrebbe mai più messo piede – “Il Dissennatore si muove scivolando sul terreno in cerca di vittime. Trae il suo sostentamento dalle emozioni degli uomini. L’unica arma conosciuta per fronteggiare un Dissennatore è l’Incanto Patronus”.
«Ehi Malfoy» la voce di Potter arrivò alle sue spalle inattesa, Draco sobbalzò, non aspettandosi nessuno e si voltò verso di lui e scoprì l’altro a guardarlo con un sorriso ebete sulla faccia; il biondo guardò il suo interlocutore dal basso verso l’alto – ma solo perché lui era seduto e l’altro in piedi.
«Potter» lo salutò «Qual buon vento?» chiese, mettendo da parte il suo tema. Potter che gli rivolgeva la parola era decisamente più interessante di quei tenebrosi esseri inquietanti. Il moro, senza rispondere, si sedette accanto a lui e gettò uno sguardo al libro e alla pergamena di Draco.
«Affari… diciamo così» rispose il moro «Sei solo?»
Draco annuì «Blaise aveva da fare non so cosa… Pansy non aveva voglia di studiare e sinceramente non mi importa un accidenti di dove siano Tiger e Goyle» spiegò cercando di usare un tono abbastanza cordiale, anche se fallì miseramente. Non aveva neanche avuto bisogno di mentire, era davvero solo per quei motivi, inoltre ignorava i suoi vecchi tirapiedi dall’inizio dell’anno, perché gli sembravano solo due invasati in attesa di prendere il marchio. Quasi si erano complimentati con lui per avere il Signore Oscuro in casa. «E sto cercando di studiare, quindi…»
«Sono terrificanti, vero?» chiese Harry, senza alzare lo sguardo dal libro, riferendosi ai dissennatori, un brivido gli percorse la schiena al ricordo del terzo e quinto anno «Ti auguro di non incontrarne mai uno».
Draco si morse la lingua per non fare una battuta acida a riguardo, e sospirò: «Immagino di doverti delle scuse» disse, Harry alzò le sopracciglia confuso «Per il terzo anno, quando ti prendevo in giro per i tuoi problemi con i dissennatori» spiegò «Insomma, non avevo davvero idea di cosa fossero capaci…»
«Scuse accettate» concesse il moro sorridendo «In fondo, avevamo tredici anni e… tu eri, beh…»
«… odioso?» concluse Draco per lui, sorridendo a sua volta. Non aveva idea di cosa stesse accadendo, ma non gli dispiaceva il clima che si era creato in biblioteca in quel momento.
«Già, immagino di sì».
«Ad ogni modo» disse il Serpeverde per cambiare discorso «Come mai sei qui? Non credo che tu abbia bisogno del mio aiuto per scrivere un tema sui dissennatori».
«Nah, infatti. Anche se Piton dirà che ho fatto un lavoro mediocre» disse scrollando le spalle soffocando una risata, Draco ridacchiò divertito e lo osservò per qualche istante. Potter stava ridendo con lui e avevano avuto una conversazione civile senza insultarsi per più di dieci minuti, Eureka.
«Allora?» chiese il biondo, guardandolo «Di cosa avevi bisogno?»
«Ah già» sospirò Harry, iniziando a torturarsi le mani, come se si sentisse a disagio «Mi chiedevo: ti andrebbe di aiutarmi con pozioni?» chiese «Oggi ho fatto di nuovo un casino, non so se te ne sei accorto».
«Sì, è stato piuttosto divertente vederti annaspare» affermò «Sei perso senza di me, Potter» sghignazzò Draco; era felice di sapere che Potter avesse bisogno di lui, ciò rendeva le cose molto più semplici per lui. Perché non doveva dimenticare il suo obiettivo: diventare amico di Potter, spingerlo a fidarsi di lui e… consegnarlo.
«Se ti aiutassi, cosa ci guadagnerei?» si ritrovò a chiedere, da perfetta Serpe qual era.
«La mia gratitudine?» Draco alzò un sopracciglio con fare divertito «Okay, uhm, ti lascio vincere una partita di Quidditch?» chiese titubante.
«San Potter mi concede di prendere il boccino al posto suo? Deve essere il mio giorno fortunato».
«Allora accetti?» chiese impaziente il moro; poi lanciò uno sguardo al libro del Serpeverde «Posso insegnarti anche il Patronus, se vuoi» concesse il Grifondoro «Insomma, nel caso venissi attaccato da un dissennatore, con i tempi che corrono, non si sa mai». Draco spalancò gli occhi, era esattamente ciò di cui aveva bisogno: proteggersi da quelle bestie immonde. Sì, era una proposta perfetta e Potter aveva fatto tutto da solo; avrebbero passato tanto tempo insieme…
«Come sei generoso, una partita e un incantesimo. Devi essere parecchio disperato» commentò sarcasticamente. Harry gli rivolse un’occhiata colpevole, ma il biondo non infierì, giusto per non provocare una sua reazione negativa e non perdere tutti i progressi che avevano ottenuto insieme; non poteva giocare con il fuoco.
«Allora, accetti?» chiese di nuovo il moro, il suo tono era impaziente e carico d’aspettativa.
«Sì. Ma ti farò sapere io quale partita perderai» Harry annuì energicamente «Vieni domani qui dopo pranzo» disse il biondo alzandosi e raccogliendo i suoi libri, decidendo di andare a studiare in sala comune per evitare di destare troppi sospetti in chi lo vedeva in compagnia di San Potter «Poi ci accorderemo per l’altra parte dell’accordo» sghignazzò.
«D’accordo, a domani allora. Grazie».
«Ma ti pare» brontolò allontanandosi velocemente da lui. Quasi esultò quando uscì dalla Biblioteca, dopo le prime settimane a Hogwarts, aveva quasi instaurato una sorta di rapporto con il Grifondoro, settembre non era ancora finito e lui già aveva portato a casa una mezza vittoria. Se avesse giocato bene le sue carte, entro qualche mese avrebbe ottenuto la sua completa e totale fiducia e a quel punto, sarebbe stato salvo. Doveva solo continuare in quel modo e tutto sarebbe andato per il verso giusto.

§§§ 

Quando il giorno seguente, dopo il pranzo, Draco si recò in biblioteca, si stupì di trovare Potter già lì, pronto con il libro di pozioni tra le mani. Il Grifondoro gli rivolse un sorriso e un cenno con la mano, invitandolo a prendere posto accanto a sé. Il Serpeverde si avvicinò a lui e non mancò di fargli notare la sua sorpresa.
«Vedo che finalmente hai imparato ad essere puntuale» scherzò. Potter era uno che era costantemente in ritardo, durante le lezioni era quasi sempre l’ultimo ad arrivare, a volte lo vedeva correre per la Sala Grande, in ritardo per la cena o il pranzo, molto spesso i suoi amici coprivano i suoi ritardi con scuse banali, quindi la sua sorpresa per la sua puntualità era giustificata. Anche se non poteva negare che in qualche modo gli facesse piacere.
Non doveva perdere di vista la sua missione, però, Piton quella mattina lo aveva guardato da lontano con il suo sguardo arcigno per fargli capire che lo stesse sorvegliando, come sua madre gli aveva chiesto di fare. Gli aveva messo i brividi rendersi conto di essere davvero osservato, questo doveva solo motivarlo a dare il meglio di sé, perché se il professore avesse avuto qualche sospetto e avesse riferito tutto a Lui, allora i suoi sforzi non sarebbero valsi a nulla.
«Beh, so che odi aspettare. Non volevo iniziare questa… uhm, collaborazione facendoti arrabbiare» disse «Hai pranzato?»
«Certo, perché tu no?»
«Ehm, non proprio. Ho preso qualche dolcetto e sono venuto qui. Temevo di fare tardi e…» spiegò velocemente il ragazzo e Draco si ritrovò a sorridere teneramente. Potter aveva davvero preso sul serio la loro collaborazione, come diceva lui. Era strano eppure per un singolo istante, un brevissimo momento, Draco si sentì in colpa.
«Non devi giustificarti, Potter» disse il Serpeverde con il suo tono più detestabile, strappandolo dall’imbarazzo che era piombato su di lui. Harry lo ringraziò con lo sguardo e tirò un sospiro di sollievo. «Ci mettiamo al lavoro, che dici?»
«Sì» confermò il moro. Il biondo si sedette accanto a lui e prese il libro di testo che il Grifondoro stava leggendo e iniziò a spiegargli le basi della pozione che avevano preparato il giorno prima. Draco l’aveva eseguita perfettamente durante la lezione, guadagnandosi i complimenti del professore. Trascorsero almeno un’ora a studiare insieme, Draco spiegava, Harry prendeva appunti e poi il primo interrogava il secondo, mettendo alla prova ciò che aveva imparato. Restarono in biblioteca fino a che non si resero conto di essere quasi in ritardo per la lezione pomeridiana di Trasfigurazione. Il biondo era sorpreso, lui e Potter avevano trascorso insieme del tempo e non avevano litigato né si erano insultati. Certo, da parte sua c’era la spinta motivazionale data dalla sua missione, ma Potter che scusa aveva? Perché continuava ad essere amichevole e gentile con lui? Perché lo cercava e chiedeva il suo aiuto? Non riusciva a spiegarsi come fosse possibile una situazione del genere, se qualcuno gli avesse detto un anno prima che si sarebbe ritrovato a comportarsi amichevolmente con San Potter, l’avrebbe insultato e l’avrebbe affatturato, perché fino a un anno prima era qualcosa di impensabile.
«Non hai gravi problemi con la teoria» constatò Draco chiudendo il libro con un movimento fluido «Credo sia la pratica il tuo problema» affermò con sicurezza «Credevo fossi un caso più disperato» disse «Con un po’ di esercitazione e di pratica, potresti anche diventare abbastanza decente. Diciamo sulla media, non bravo quanto me, ovviamente».
«Cosa sarebbe? Una specie di complimento?» sbuffò il ragazzo-che-era-sopravvissuto «Che suggerisci di fare, allora?» chiese Potter «Dubito che ci permettano di usare l’aula di pozioni solo perché io devo esercitarmi».
«Oh, a San Potter non aprono una porta? Povero San Potter, deve essere dura non essere continuamente al centro dell’attenzione» scherzò il Serpeverde, facendo scoppiare a ridere il Grifondoro accanto a lui, che lo spintonò amichevolmente e scosse la testa borbottando qualcosa su quanto fosse cretino. A Draco non dispiacque star lì a scherzare e a ridere con lui; ma doveva tenere fisso in mente il suo obiettivo.
«Allora? Cosa suggerisci?»
«Io suggerisco di incontrarci stasera, dopo cena, fuori dalla Stanza delle Necessità. Ci fornirà tutto l’occorrente per farti esercitare» disse «Sempre che per sua santità Potty vada bene ritrovarsi nella Stanza delle Necessità con me».
«La smetti di fare l’idiota?» chiese Harry divertito «Non credevo fossi così impaziente di passare del tempo con me».
Preso alla sprovvista, non aspettandosi la risposta sagace dell’altro, il Serpeverde arrossì appena e distolse lo sguardo: «Lo faccio solo per la partita di Quidditch» borbottò sulla difensiva.
«Certo» rispose il moro ridacchiando «Comunque sono d’accordo, per me va bene» affermò «E visto che ci incontriamo anche stasera, inizierò a insegnarti qualcosa anche io sul Patronus» affermò Harry con un enorme sorriso sulle labbra, dal quale, per un momento, Draco fu abbagliato. Quando sorrideva, Potter non era così male «Per sdebitarmi, sai, del tempo che stai perdendo con me».
Il biondo annuì e rivolse uno sguardo al moro, mentre raccoglieva i suoi libri, prima di alzarsi «Ci vediamo a lezione, Potter».
«Certo, Malfoy, a dopo».
Draco lo guardò per un attimo ridacchiando. «E Potter?»
«Sì?»
«So di essere irresistibile, ma cerca di cenare stasera, posso perdonarti cinque minuti di ritardo» affermò «Non vorrei vederti svenire davanti a me, sai» concluse, prima di andare via, lasciandosi dietro un Harry completamente sconvolto e con le gote rosse; c’era qualcosa. Tra di loro, qualcosa era cambiato, fin da quando il giorno prima si erano incontrati in biblioteca a parlare dei Dissennatori e Malfoy si era scusato con lui. Harry era convinto che le persone potessero cambiare ed era stato questo a spingerlo a dare una chance al biondo. Sperava solo di non pentirsi della sua scelta. Hermione aveva già espresso le sue perplessità a riguardo… ma Harry era convinto delle sue azioni e non avrebbe rimangiato la parola data, inoltre aveva davvero bisogno di una mano in Pozioni e il Serpeverde era sul serio il migliore del loro anno. E poi… non era così male come pensava.
 

«Harry, questa storia non mi piace» gli disse Hermione quella sera a cena, il ragazzo alzò gli occhi al cielo e sospirò «Davvero, secondo me nasconde qualcosa, perché vorrebbe aiutarti?»
«Non è male come pensiamo» disse Harry stringendosi nelle spalle «Gli ho chiesto una mano e ha acconsentito, perché dovrebbe avere qualcosa da nascondere?»
«Perché fino alla fine dello scorso anno ti insultava e ogni scusa era buona per prenderci in giro» disse lei «Inoltre si è unito alla squadra d’inquisizione della Umbridge e suo padre è un Mangiamorte, ti basta?» continuò «Ron, digli anche tu qualcosa».
«Ne abbiamo già discusso in dormitorio» asserì il rosso contrariato «Non vuole sentire ragioni, vuole continuare questa storia con Malfoy».
«Oh santo cielo, la smettete per un momento? Mi aiuta in Pozioni e io lo aiuto in Difesa, tutto qui! È solo un reciproco dare e avere, nient’altro» sbuffò il prescelto «E poi ho bisogno del suo aiuto, altrimenti non potrò avvicinarmi a Lumacorno per conto di Silente» disse; i suoi amici lo guardarono perplessi «Okay, allora Silente mi ha chiesto di avvicinarmi al professore. Vuole ottenere qualcosa da lui, non so ancora cosa, ma è importante».
Non era molto onesto da parte sua, ma doveva per forza migliorare per entrare nelle grazie del professore come gli aveva chiesto il preside. Poteva capire le loro perplessità, lui stesso per i primi tempi era stato sospettoso circa l’atteggiamento di Malfoy. All’inizio lo aveva insospettito il fatto che lui, dopo sei anni di odio reciproco e di prese in giro ai loro danni, avesse fatto un passo indietro e, scusandosi, avesse mostrato una parte di sé che Harry non avrebbe mai immaginato neanche nei suoi sogni più fantasiosi. Tuttavia, incuriosito dal suo atteggiamento gli aveva concesso una possibilità sul treno e quando, senza che nessuno gli avesse chiesto nulla, il Serpeverde lo aveva aiutato durante la prima lezione di pozioni, beh, lì aveva capito che poteva tentare un approccio amichevole con lui per farsi aiutare, non si fidava completamente di lui, ma sembrava davvero diverso ora.
«Siamo solo preoccupati per te» disse la riccia, guardandolo «Pensiamo che lui ti stia usando. Tu stesso, fino a poche settimane fa, pensavi che fosse diventato un Mangiamorte come suo padre».
«Non lo è» disse Harry con sicurezza.
«Come fai ad esserne sicuro?»
«Mi ha mostrato le braccia. Nessun marchio» rispose il moro, guardando entrambi «E sono io quello che è andato a cercarlo per chiedergli aiuto in pozioni» spiegò «Finito il terzo grado?»
Hermione alzò le mani e sospirò «Se sei convinto di questa cosa, va bene. Sta’ solo attento, okay?»
«Sono sempre attento, Hermione» rispose il ragazzo con un sorriso triste sulle labbra «Stai tranquilla, non mi lascio abbindolare da Malfoy».
Lei gli rivolse un sorriso comprensivo e gli mise una mano sulla spalla: «La tua ingenuità un giorno ti ammazzerà».
«Sì, se non lo fa prima Voldemort» scherzò il ragazzo, lei gli diede uno schiaffo dietro alla nuca, con forza.
«Non dire mai più una cosa del genere, Harry Potter!» esclamò lei indignata «Intanto cerca di non farti ammazzare da Malfoy» disse lei «E non intendo fisicamente».
«Che intendi?» chiese lui, lanciando uno sguardo al tavolo dei Serpeverde, incrociando gli occhi grigi di Draco che guardavano nella sua direzione; Harry sussultò e, mentre prendeva il bicchiere, questo scivolò via dalle sue dita. Il biondo sghignazzò deviando lo sguardo e tornando a fissare il suo piatto, quindi Harry decise di smettere di rendersi ridicolo e tornò a guardare la sua amica.
«Niente…» mormorò lei, con l’espressione di chi in realtà sapeva più del diretto interessato «Quindi lo aiuterai con gli incantesimi di Difesa?» chiese Hermione interessata. Harry annuì.
«Uno solo in realtà, l’Incanto Patronus» rispose «Sembrava terrorizzato dai Dissennatori, quando Piton ci ha assegnato il tema su quelle mostruosità, quindi… io gli insegno qualcosa che so fare bene e lui mi aiuta a entrare nelle grazie di Lumacorno e a non essere una totale schiappa».
«Come tu abbia fatto a non essere bocciato fino ad oggi, resterà un mistero per me».
«Ehi! Alcune pozioni mi sono venute bene!» sbuffò il ragazzo indignandosi «Ho preso una O lo scorso anno ai GUFO!»
«Certo, perché avevi me che all’ultimo momento ti ho spinto a studiare!» Hermione scoppiò a ridere, coinvolgendolo e coinvolgendo anche Ron, che aveva ascoltato il loro dibattito. Draco dal suo tavolo si chiese cosa avessero quei tre da ridere e sentì una piccola morsa allo stomaco, pensando che appena quel pomeriggio, lui e Potter stavano ridendo e scherzando nello stesso modo. Che il prescelto lo vedesse già come un amico? Lo sperava ardentemente.
Quando finì di cenare, Harry si alzò rapidamente, Draco lo osservò per tutto il tempo mentre prendeva una borsa che si era portato dietro e fuggiva dalla Sala Grande prima che qualcuno lo fermasse. Malfoy decise che quello era il momento giusto per alzarsi a sua volta e raggiungerlo. Arrivarono quasi in contemporanea davanti alla Stanza delle Necessità e entrambi, senza dire una parola, compirono il rituale per farla apparire. Quando ne varcarono la soglia, si ritrovarono davanti una stanza molto simile all’aula di Pozioni, piena di calderoni, provette e utensili per preparare una pozione.
«Wow, questa cosa è grandiosa!» esclamò Harry, guardandosi intorno stupito; nonostante avesse usato quella stanza un anno prima, per mettere su ed allenare l’Esercito di Silente, ancora si stupiva di come quella stanza fosse in grado di diventare esattamente ciò di cui ogni persona aveva bisogno.
«Ancora te ne sorprendi?» chiese Malfoy, ridacchiando «Il tuo entusiasmo è davvero adorabile».
«Questo è un altro complimento, Malfoy? Controllati o penserò che ti stai innamorando di me» scherzò Harry, avvicinandosi a uno dei calderoni. Draco spalancò gli occhi e cercò di trattenere il rossore delle sue gote. Da quando Potter era diventato così sagace? Da quando rispondeva così per le rime? Era assurdo, era lui quello con la risposta sempre pronta, che doveva avere l’ultima parola e invece era la seconda volta che Potter lo zittiva con una frase.
«Spiritoso» mormorò avvicinandosi a lui «Allora, iniziamo? Non vedo l’ora di vederti annaspare per avere un aiuto dal sottoscritto. Forza, inizia a preparare la pozione di cui abbiamo parlato oggi».
«Non mi spieghi come procedere?» chiese Harry confuso.
«Abbiamo già fatto abbondante teoria, forza, inizia» disse Draco divertito «Tranquillo, non ho intenzione di ucciderti così, in quel caso avrei molta più fantasia» scherzò «Se sbagli qualche passaggio intervengo prima che tu faccia danni» lo rassicurò. A quel punto, il Grifondoro annuì e lesse tutti gli ingredienti, li prese dagli scaffali apparsi magicamente e li sistemò sul banco davanti a lui, sotto li occhi vigili e attenti di Draco, che annuì dando il suo consenso. Stava procedendo nel modo giusto. Harry si convinse e iniziò a preparare la pozione, accese il fuoco sotto al calderone e iniziò ad aggiungere gli ingredienti man mano. Poi si fermava quando le istruzioni gli dicevano di aspettare. Arrivò a metà della pozione, senza troppi intoppi (Draco era intervenuto solo due volte) prima dell’errore fatale. Il libro diceva di aggiungere la radice di mandragola sminuzzata finemente, lui l’aveva tagliata grossolanamente, senza particolare attenzione, credendo fossero la stessa cosa. La aggiunse e la pozione iniziò a bollire come se stesse per esplodere, non era per niente rassicurante.
Draco gli fu subito vicino e guardò l’operato. «Non è possibile. Andava tutto bene fino a cinque secondi fa. Cosa diavolo hai combinato?»
«Ho messo la mandragola! Qui dice di aspettare dieci minuti dal bollore e aggiungere la mandragola sminuzzata finemente». Draco rimestò nel calderone e tirò fuori uno dei pezzi di mandragola incriminati.
«Questo ti sembra sminuzzato finemente, Potter?» il moro osservò il suo pessimo operato e restò in silenzio «Okay, okay. Non è del tutto persa» disse spegnendo il fuoco, poi prese una specie di colino e recuperò tutti i pezzi di mandragola gettandoli via «Sminuzza quella mandragola finemente, Potter» ordinò «E poi vedi di polverizzare quelle radici, possibilmente con il mortaio e il pestello che non sono lì per bellezza. Forza».
Harry eseguì tutti gli ordini del suo tutor e riprese da dove si era fermato, quando lui gli diede il via. Dopo un’altra ora davanti a quella pozione, sembrava che fosse riuscito a portarla a termine.
Draco l’analizzò attentamente rimestando con il mestolo nel calderone «Non è perfetta» disse con tono critico «Ma va abbastanza bene, almeno non siamo saltati in aria».
«Ti ringrazio…» disse a disagio, davvero non era colpa sua se non era bravo con le pozioni, ogni anno per sfuggire ad un pazzo che voleva ucciderlo, non aveva tutto questo tempo per dedicarsi allo studio e alla pratica delle pozioni «Davvero, Malfoy. Grazie; so che per te è terribile dover avere a che fare con me, quindi grazie».
Il biondo si strinse nelle spalle «Non sei male come pensavo. E poi abbiamo un patto, tu mi insegni l’Incanto Patronus e perdi la partita, io in cambio ti salvo in pozioni».
«Mi sembra uno scambio equo» affermò il moro «Se non hai da fare, potremmo anche iniziare con il Patronus, se vuoi».
«Oh, Potty, anche tu muori dalla voglia di passare del tempo con me, attento che potrei pensare che tu ti stia innamorando di me» disse emulando il tono che il Grifondoro aveva usato poche ore prima con lui. Lo vide arrossire come un tizzone ardente, ma su quello non disse niente «Va bene, comunque, non ho di meglio da fare» affermò poi. Entrambi superarono la postazione con i calderoni e si spostarono in un’area più vuota della stanza.
«Potter, è vero quello che si dice? Che tu sai evocare un Patronus corporeo?»
Harry annuì, prese la bacchetta e la puntò davanti a sé: «Expecto Patronum!» pronunciò con intensità, una scia bianca fuoriuscì dalla bacchetta e subito si trasformò in un enorme e imponente cervo. Il Serpeverde restò a bocca aperta e osservò il Patronus del suo coetaneo. Non ci credeva, era vero. Non era una semplice diceria su quanto Harry Potter fosse bravo e dotato in Difesa, era maledettamente vero. Il cervo trottò allegramente per la sala, prima di sparire in una scia di luce bianca. Harry sorrise divertito davanti all’espressione del coetaneo.
«Wow» si ritrovò a mormorare «E posso riuscirci anche io?»
«Certo» confermò il moro «Basta che ti eserciti di continuo. Ci vuole un po’ di pratica per renderlo corporeo. Ma tu puoi farcela».
«E… e la forma la scegli tu?» chiese.
«No, dipende dalle tue emozioni, da chi sei, da come sei, anche dalla persona che ami, a volte. Il mio Patronus rappresenta mio padre, era un Animagus e si trasformava in un cervo; il Patronus di mia madre era una cerva, i loro Patronus erano collegati e il mio in qualche modo rappresenta il rapporto che non ho mai avuto con loro, o almeno mi piace pensarla così» disse, Malfoy notò le sue gote leggermente rosse «Quello di Hermione è una lontra, Luna ha evocato una lepre, Ron un Jack Russell Terrier e Ginny un cavallo, non ricordo tutti gli altri, l’anno scorso è stato un po’ confuso».
«Oh…» mormorò Draco, Potter gli stava dicendo un sacco di cose, come se fossero stati realmente amici «Se è legato alla persona, il mio potrebbe essere una specie di drago, no?»
«Un drago?» ridacchiò il moro «Perché proprio un drago?»
«Per il mio nome» rispose il biondo, l’altro lo guardò accigliato «Non lo sai? Il mio nome deriva dalla costellazione del Dragone» spiegò «È una tradizione della famiglia Black, usare i nomi delle stelle o delle costellazioni».
«Oh… non ne avevo idea. Mi piace questa cosa» disse il moro sorridendo «Beh, visto che sei così pieno di te, penso di sì. Il tuo Patronus potrebbe essere un drago, ma lo scopriremo solo quando ne evocherai uno. Adesso però ti spiego solo la teoria. Magari domani provi ad eseguirlo, okay?» gli chiese con il tono tranquillo. Draco si ritrovò ad annuire, quella nuova intimità con Potter gli piaceva, loro due che parlavano di Patronus, tradizioni di famiglia e nomi… era nuova, come situazione, ma piacevole. Harry iniziò a spiegargli che l’Incanto funzionava solo se associato ad un ricordo felice, un vero ricordo felice, qualcosa che era in grado di scacciare le brutte sensazioni che un Dissennatore avrebbe potuto creare in qualcuno. Restarono lì fino a mezzanotte passata, senza rendersene conto ed entrambi si diedero degli stupidi per non aver provato ad essere amichevoli l’uno con l’altro prima di quel momento. Per un momento, Draco dimenticò la missione e il suo compito, pensando solo al fatto che finalmente, dopo sei anni, Potter aveva accettato la sua amicizia. Avrebbero potuto essere così fin da subito, e invece… non doveva dimenticare il reale motivo per cui era lì. Non doveva perderlo di vista per nessuna ragione al mondo.
Tuttavia, nessuno dei due sapeva che quello era solo l’inizio.






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*me pensa: come posso aprire simpaticamente le note autrice della nuova storia nel fandom di HP? Ma si, ci sono! Geniale!*
Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.
Dopo di questa mi sotterro, è stato un piacere. Non cruciatemi per le mie battute infelici, please. Anyway, salve people del fandom di HP, non sono nuova sul sito ma in questo fandom sì, anche se ho letto un’infinità di Drarry fino a stare male e a convincermi di dare il mio contributo alla nobile causa.
Sono Chiara, Tassorosso fino all’anima (mi rifiuto di accettare la traduzione Tassofrasso, no, che brutto), studentessa fuoricorso di lettere e filosofia, aspirante scrittrice (ma ho ancora tanto da imparare), Potterhead di prima generazione (perché sono vecchia e ho letto Harry Potter e la pietra filosofale alla giovine età di otto anni e sono una di quelle mentecatte che quando è uscito l’ultimo libro è andata alla Feltrinelli ad aspettare l’uscita, facendo prendere tre multe ai genitori per comprare il libro a mezzanotte in punto, vado molto fiera di quel timbro u-u). Shippo Drarry da quando ho facoltà di intendere e di volere di ship e dopo una lunga serie di tentativi andati a male (che non sono mai usciti dal mio PC) alla fine ho scritto quella che reputo la mia Drarry migliore e mi andava di condividerla con voi. (Poi se vi fa schifo me ne farò una ragione…)
Ora dirò qualcosa che farà fuggire tutti da questa storia, ma… pazienza. LOL amo sia i libri che i film (questi ultimi nonostante i loro difetti) e quindi attingo da entrambi per la storia. Inoltre le caratteristiche fisiche dei personaggi sono quelle dei libri (ovviamente) ma con l’altezza sono andata sul mio punto debole e quindi Draco è più alto di Harry perché Tom Felton è più alto di Daniel Radcliffe (che è un nanetto come me <3), spero non crei disturbi a qualcuno, prometto che le battute sull’altezza saranno limitate, ma presenti (io stessa sono alta quanto un hobbit quindi!)
Ma ciancio alle bande! Ogni capitolo è un mattone di quasi 10.000 parole. Non so scrivere poco, chi mi conosce sa cosa intendo… e la storia è di per sé lunga. (l’ho scritta quasi tutta)
Ora, brevemente vi spiego l’origine di questa cosa: lo scorso luglio è stato un mese particolarmente intenso, universitariamente parlando. Ho iniziato a scrivere questa cosa influenzata un po’ dall’esame di Filosofia Morale che aveva come argomento Nietzsche e la morale come pregiudizio. Parlando di pregiudizi, educazione e figure autoritarie il mio cervello è partito per la tangente e da bravo caso patologico quale sono ho analizzato i personaggi dal punto di vista morale e non ho potuto fare a meno di prendere Draco come esempio. Ha sedici anni, è influenzabile e ha avuto un padre che gli ha inculcato quei pregiudizi su chi è diverso dai purosangue e mi sono chiesta: se qualcuno gli avesse mostrato che si sbagliava, se si fosse impegnato a conoscere un po' gli altri invece che pensare solo a se stesso, cosa sarebbe succcesso? Da quella piccola analisi è uscita fuori questa storia, ma non ci saranno digressioni, tesi e dissertazioni filosofiche sull’argomento, giuro! Ho lavorato da fine luglio e per tutto agosto a questa cosa e mi è sfuggita di mano; doveva essere una cosa breve, di pochi capitoli lunghi come sono solita fare. Ne sono usciti tanti e lunghi, finora ne ho scritti 17, e dovrebbero essere circa 18/19 (non ho finito di scrivere gli ultimi quindi non so ancora quanto mi prenderanno le ultime parti LOL). Ma vabeh, non ci fossilizziamo su queste cose.
Avviso (non sono mai abbastanza lol), come ho detto anche all’inizio la storia si muove sui miei Headcanon, quindi i personaggi sono come li immagino io, quindi tendono a discostarsi un po’ dalla versione che conosciamo (letteraria o cinematografica che sia), quindi tendono ad essere OOC. Spero che nonostante ciò, vi possano piacere e possiate amarli quanto li ho adorati io mentre scrivevo questa cosina ^^ Altrimenti cruciatemi pure… ma non lanciatemi un Anatema che uccide, prometto che non ve ne pentirete! Adesso basta, che queste note stanno diventando più lunghe del capitolo stesso, dopo questo papiro spero che qualcuno sia vivo e che voglia continuare a leggere, in quel caso ho un ultimo avviso :D Aggiornerò una volta a settimana (l’università non perdona, sto cercando di laurearmi, sorry) il sabato o la domenica. La storia è già quasi tutta finita e ne sono molto proud! A chi seguirà la storia: vi farò compagnia nei prossimi mesi, spero che sia una buona compagnia! E spero che la storia piaccia anche a voi :D
Ah dimenticavo, si ringrazia harrypotter.fandom.com (Harry Potter wiki) per le frasi sui dissennatori e per tutte le cose che non ricordavo (la vecchiaia, ricordate?) :D
See you soon, people!
 
PS chiedo venia per eventuali errori di distrazione, ma betando da sola le storie, molte volte mi sfuggono.
 
Fatto il misfatto! (battute di merda, pt 2 – addio!)

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Capitolo 2
*** 2. Knowing me, knowing you. ***


Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, meritavano di meglio, quindi ho deciso di dargli io ciò che meritavano; ma non ci guadagno nulla da tutto ciò, niente è finalizzato ad offendere qualcuno (solo a dare loro il finale che piace a me :D) e io ci perdo solo la faccia con queste cose.

Avviso: I personaggi tendono ad essere OOC perché sono basati sui miei headcanon, la storia in sé è piena dei miei headcanon, e i capitoli sono tanto lunghi, spero che vi piaccia lo stesso!

Nota bene: La storia parte dal sesto anno, tenendo conto di alcuni avvenimenti accaduti fino al quinto, ma l’intenzione non è quella di riscrivere il Principe Mezzosangue, di esso vi sono solo alcuni elementi (VI libro alternativo
 sta per quello... LOL).

Enjoy the show!


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Twist of Fate

2. Knowing me, knowing you


 

«Potter» lo chiamò Draco sottovoce, mentre studiavano insieme in biblioteca, come una normale coppia di amici.
Il mese di ottobre era iniziato da poco e loro due studiavano insieme abbastanza spesso, per la gioia di Draco: sembrava, infatti, che Potter si stesse avvicinando molto a lui e la cosa gli aveva fatto ottenere i complimenti da Piton che lo aveva rassicurato, dicendogli che i suoi progressi venivano costantemente comunicati al quartier generale da lui stesso.
«Dimmi» rispose l’interpellato con lo stesso tono di voce, voltando appena la testa verso di lui.
«Sei libero stasera? Per la cosa del Patronus, non sto facendo progressi, voglio allenarmi ancora». Non si erano visti per qualche giorno, Harry era stato stranamente impegnato.
«Certo» mormorò l’altro «Solita ora nella Stanza delle Necessità, io devo chiederti alcune cose sulla pozione di ieri. Non ho avuto modo di parlartene, sai, gli allenamenti di Quidditch e le selezioni per i nuovi membri della squadra…»
«Oh certo; ho sentito. Weasley è di nuovo il portiere, è migliorato?» chiese, pentendosene un secondo dopo, perché Harry si irrigidì. Forse non gli era ancora passato il piccolo scherzo che lui e i Serpeverde avevano tirato ai Grifondoro durante una partita l’anno precedente, quando aveva provocato così tanto Potter, insultando tutti i Weasley e sua madre, che lui e George Weasley lo avevano preso a pugni. Doveva ammettere che era stato un tantino cattivo quella volta e il pugno di Harry faceva ancora male, se ci pensava.
«Sì. Si è allenato» disse a denti stretti «Canterete ancora quella vomitevole canzoncina?»
«No, certo che no» rispose prontamente, non poteva rovinare tutto il suo meticoloso lavoro per stupidaggini come quella «Tu hai avuto problemi a rientrare?» chiese titubante alludendo al fatto che, dopo quell’episodio, Harry fosse stato espulso dalla squadra.
«Non lo sai? Sono stato nominato capitano» rispose Harry, Draco spalancò gli occhi esterrefatto.
«Davvero?» chiese sorpreso.
«Sì, la mia sospensione era stata decisa dalla Umbridge, dato che lei non è più qui, le sue regole sono cadute così, la McGranitt e Silente mi hanno riammesso in squadra» spiegò stringendosi nelle spalle «Lo so, adesso dirai che sono il classico raccomandato e…»
«No, mi fa piacere che tu sia di nuovo in squadra» affermò il biondo anticipandolo «Non era divertente giocare senza di te» si ritrovò ad ammettere.
«Avrei pensato lo stesso, se si fosse trattato di te». Draco lo guardò confuso per un attimo, Harry si accorse della sua espressione e si affrettò ad aggiungere: «Sei il mio rivale preferito, lo sai». Draco arrossì alla sua confessione e quasi gli chiese cosa hai detto? – il moro intuì i suoi pensieri e spiegò: «Beh, sai, con te mi diverto, a volte sei sleale, ma è stimolante giocare contro di te. Devo guardarmi le spalle e dare il meglio di me, se voglio batterti».
«Sono contento di sentirtelo dire, perché durante la prima partita della competizione annuale, ti straccerò».
«Contaci» borbottò il moro, poi rifletté meglio sulla cosa «Intendi che sarà quella la partita che dovrò perdere?» chiese.
«No, sarò io a dirti quale. Non sarebbe divertente riscuotere subito la ricompensa per il mio buon cuore» affermò il biondo ridacchiando, Harry lo spintonò divertito e scosse la testa.
«Senti, Potter» lo chiamò dopo un po’, l’altro alzò gli occhi «Mi dispiace aver insultato tua madre l’anno scorso» disse «Non è stato onorevole da parte mia, avevo perso la partita e…»
«Draco, lo so» fece Harry «A me dispiace aver perso la testa. Non avrei dovuto reagire in quel modo» continuò sospirando «Ma quando ti ci metti, sai proprio come farmi perdere la testa» Draco lo guardò senza capire, Potter si stava scusando con lui? E perché? «E poi ero particolarmente incline alla rabbia».
Il biondo annuì, ma la conversazione cadde perché furono interrotti. «Ciao ragazzi» li salutò Hermione, appena arrivata in biblioteca, seguita da Ron. Entrambi presero posto di fronte a loro due; Draco rivolse ad entrambi un cenno di saluto, mentre Harry li salutò calorosamente sorridendo come sempre, il biondo osservò il sorriso del Grifondoro e si disse che a lui un sorriso del genere non sarebbe mai stato dedicato, perché non sarebbero mai stati grandi amici.
Era nei momenti in cui lo vedeva interagire con i suoi migliori amici che si rendeva conto di quanto fosse lontano dal suo obiettivo. Doveva riuscire per forza ad instaurare un rapporto migliore con lui.
«Voi cosa avete risposto alla domanda cinque?» chiese Hermione, mentre apriva il libro di Incantesimi, riferendosi all’assurdo test di Divinazione che avevano sostenuto quel giorno.
«Beh, io ho scritto che l’Occhio Interiore o Vista è una qualità posseduta dai maghi che hanno una sorta di sesto senso per percepire e conoscere realtà non a tutti visibili. E qualcosa sulla sua origine e cose del genere» rispose Draco con ovvietà senza alzare lo sguardo dal suo libro «Perché tu che hai risposto?» chiese interessandosi, notando un sorriso spuntare sulle labbra di Harry. Bastava così poco per farlo sorridere? Che fosse amichevole con Hermione Granger?
«Ho scritto la stessa cosa, anche se ho scritto di più sulle origini e sulle sue caratteristiche» disse lei sorridendo, Draco annuì interessato. Harry era particolarmente allegro mentre loro due chiacchieravano.
«Vedi, Ron? Non era poi così difficile» affermò lei, voltandosi verso il rosso che guardava con astio il Serpeverde.
«La domanda era confusa. Ho sbagliato solo quella!» esclamò Weasley in sua difesa, Draco ridacchiò scuotendo la testa.
«Davvero, Weasley, Granger ha ragione. Dovresti applicarti di più».
«E tu da quando sei così gentile con Hermione?» chiese il rosso con fare sospettoso «Non è che stai tramando qualcosa?»
«Ron, ne abbiamo già parlato» intervenne Harry «Io e Draco ci siamo resi conto che essere nemici non giovava a nessuno dei due» il biondo si accigliò guardando nella direzione del Grifondoro al suo fianco: lo aveva chiamato per nome per la seconda volta in un’ora. Era un passo in avanti, giusto? Era un buon segno? Suonava strano il suo nome detto dal moro, ma non strano in senso negativo, tutt’altro. Cosa gli stava accadendo, esattamente?
«D’accordo, d’accordo. È che non riesco a farmene una ragione» disse Ron alzando le mani «Ancora non ci credo che fraternizziamo con Malfoy, tutto qui». Il diretto interessato alzò gli occhi al cielo e si trattenne dal ribattere a modo suo alla provocazione del rosso.
«Cerca di abituarti in fretta» concluse Harry riprendendo a studiare, rivolgendo un sorriso al Serpeverde, il quale restò perplesso per qualche istante. Era strana quella situazione: Potter che lo chiamava per nome, che lo difendeva e che lo definiva amico. Sorrise tra sé e sé pensando che il suo piano procedesse nel migliore dei modi e riprese a studiare per evitare altri momenti simili. Quando finirono di studiare, Draco fece un grosso sforzo per parlare.
«Comunque mi dispiace per la canzoncina dell’anno scorso, Weasley» disse «E Granger, mi dispiace per gli insulti gratuiti di questi anni» affermò. I due restarono senza parole per qualche secondo.
«Grazie» dissero piano scioccati. Lui rivolse loro un mezzo sorriso e poi raccolse le sue cose, salutò i tre Grifondoro amichevolmente, prima di andare via e raggiungere la sua sala comune; aveva bisogno di cinque minuti di relax prima della cena e dell’incontro con Potter nella Stanza delle Necessità. Relax che non ebbe, poiché Blaise gli fece il terzo grado sulla sua amicizia strana con i grifoni. Quando l’amico si allontanò, Draco si chiuse nel dormitorio e ringraziò il cielo che non ci fosse nessuno, si sedette sul letto e abbassò le tendine del baldacchino. Aveva bisogno di mettere insieme le idee prima della sera, prima di incontrare Potter da solo nella Stanza delle Necessità.
Si stava allenando davvero con il Patronus, ma era lontanissimo dall’evocarne uno, in compenso Potter era migliorato in Pozioni e gli era riconoscente; non poté evitarsi un sorrisetto furbo e soddisfatto, se il moro fosse stato promosso in quella materia quell’anno, sarebbe stato solo merito suo e non della sua proverbiale fortuna che lo aveva accompagnato fino ai GUFO dell’anno precedente. Si stava abituando a quelle riunioni private che avvenivano nella Stanza delle Necessità e, con tristezza, dovette ammettere che gli sarebbero mancate quando avrebbe portato a termine la sua missione.
 

§§§
 
Qualche ora più tardi, libero dalle lezioni e dai compiti assegnati, Harry raggiunse la Stanza delle Necessità, aveva bisogno di stare cinque minuti da solo, lontano dalle domande continue, dall’assillo su Voldemort, da tutto. Sì, perché anche se lui si stava impegnando a non pensare a quanto accaduto l’anno precedente, ancora non aveva superato la perdita di Sirius e il ritorno definitivo di quel pazzo omicida. Nessuno capiva cosa stesse passando, neanche Ron ed Hermione, al meglio delle loro intenzioni. Non potevano capire, perché loro non avevano mai perso la loro famiglia, non avevano mai avuto l’illusione di poter essere finalmente felici o quanto meno avere una famiglia normale. Con Sirius aveva avuto l’illusione di poterla avere finalmente, di avere qualcuno che si occupasse di lui non perché costretto – come i Dursley – ma solo perché teneva realmente a lui. E quando pensava a ciò che aveva perso solo pochi mesi prima, sentiva un enorme vuoto dentro di sé e una morsa opprimente allo stomaco. Si rannicchiò su una poltrona apparsa dal nulla e si strinse su se stesso, in fondo, fin da piccolo era abituato a riempire spazi piccoli e infossò il viso tra le ginocchia, respirando piano.
Non voleva farsi vedere da Malfoy in quello stato, per questo aveva saltato la cena ed era andato direttamente lì. Era stato strano quel pomeriggio appena trascorso, lui, Ron, Hermione e Draco avevano studiato insieme, senza insultarsi e senza scherzi di pessimo gusto da parte del Serpeverde, che si era addirittura scusato con tutti loro.
Sebbene all’inizio avesse avuto dei dubbi su di lui, poteva affermare con certezza di averlo visto realmente cambiato rispetto a un anno prima. Doveva per forza essere così, Malfoy era il modo migliore per entrare nelle grazie di Lumacorno e avvicinarsi a lui per conto di Silente. Essendo una schiappa in Pozioni, senza di lui non avrebbe potuto avvicinarsi al docente, ma per sua fortuna, Draco era un ottimo insegnante e lo stava aiutando a colmare in fretta le sue lacune, tanto che il professore all’ultima lezione gli aveva fatto i complimenti per i suoi progressi.
Anche se c’era qualcosa in lui che ancora non riusciva ad afferrare, Draco sembrava costantemente spaventato, si guardava attorno con aria circospetta ogni volta che erano in giro insieme, tranne lì, tranne nella Stanza delle Necessità, lì riuscivano a scherzare anche tra di loro e lo vedeva rilassato.
C’era qualcosa che gli stava nascondendo, non era stupido, ma aveva bisogno di tempo per capire cosa avesse, cosa nascondesse e quali fossero le sue intenzioni reali, magari avrebbe trovato il modo di aiutarlo, se solo Draco gli avesse detto quale fosse il problema. Tutte le rivelazioni che stava avendo su Voldemort, tra l’altro, non lo aiutavano; quell’anno era indubbiamente uno dei più complicati per tutti – bastava pensare agli Auror posti ad ogni uscita o ingresso – ma paradossalmente sembrava anche il meno movimentato, almeno non c'erano professori pazzi che attentavano alla sua vita, non aveva più le visioni ed era decisamente migliorato con l’occlumanzia… o Voldemort aveva smesso di attaccare la sua mente, dopo che lui l’aveva respinto alla fine del quinto anno?
«Potter? Sei qui?» la voce di Malfoy gli arrivò alle orecchie così improvvisamente, che non solo sobbalzò, ma non riuscì neanche a ricomporsi «Non ti ho visto a cena» disse il biondo raggiungendolo e mettendosi davanti a lui, guardandolo con aria perplessa, Harry notò che aveva qualcosa tra le mani, ma nell’oscurità della stanza non fece caso a cosa fosse.
«Non dovevi venire più tardi? Che ci fai qui?» chiese il moro perplesso.
«Se Potter non va alla cena, la cena va da Potter» scherzò l’altro sedendosi sulla poltrona accanto a quella del moro e poggiando dei panini sul tavolino apparso tra di loro «Sei qui perché non volevi arrivare tardi?» chiese.
«No, volevo stare da solo» rispose schiettamente il moro con un sospiro «Solo cinque minuti. A volte è assillante, nessuno si rende conto che io abbia solo sedici anni…» disse senza neanche rendersene conto. Draco si specchiò nelle sue parole, anche lui si sentiva esattamente così, solo sedici anni e un’aspettativa più grande di lui sulle spalle.
«Pensavo che ti piacesse stare al centro dell’attenzione» buttò lì il biondo, osservandolo. Harry reclinò la testa all’indietro, appoggiandola sullo schienale della poltrona, continuando a tenere gli occhi chiusi.
«Pensi davvero che mi diverta? Ogni anno a pensare di dovermi difendere da un pazzo assassino?» chiese senza aprire gli occhi «Pensi che mi diverta quando vedo la gente morire?»
«N-Non intendevo questo, ma… insomma, la fama e tutto il resto? Non contano?» chiese con curiosità «I giornali parlano di te come il prescelto». Si era sempre chiesto come dovesse essere ritrovarsi nei panni di Harry Potter, essere acclamato come eroe dai membri della sua Casa, essere il campione Tremaghi più giovane del Mondo Magico, essere il Prescelto e tutto il resto.
«Non ho mai chiesto tutto questo» ammise guardando verso l’altro «Tutto quello che ho sempre desiderato, fin da quando ero piccolo, era una famiglia» aggiunse in un sussurro, con aria malinconica «Non sono cresciuto esattamente circondato da amore e affetto».
«No? Ma tu sei cresciuto con i babbani, vero?»
«Sì. Con dei babbani che mi odiano» sospirò stringendosi nelle spalle «Pensa che non avevo neanche una stanza tutta mia, dormivo nel sottoscala e spesso mio cugino e i suoi amici si divertivano a tormentarmi» raccontò il prescelto con una strana tristezza nella voce «E i miei zii mi trattavano come se fossi il loro elfo domestico».
«Tu sei un mago, non ti sei mai ribellato? Non lo so, minacciandoli o qualcosa del genere?» chiese il biondo.
«Oh no, non ho mai saputo di essere un mago, fino a che Hagrid non è venuto a prendermi per portarmi via, non sapevo neanche come fossero morti i miei genitori» Draco restò in silenzio, non conosceva quella versione della storia del ragazzo-che-era-sopravvissuto «Sei stato il primo mago della mia età che ho incontrato, lo sai?»
«Davvero? Non hai incontrato prima Weasley?» chiese con curiosità.
«No, ho incontrato Ron alla stazione per la prima volta, ma avevo incontrato già te a Diagon Alley, eri così snob e burbero mentre ti provavi l’uniforme» raccontò ridacchiando «Mi eri sembrato carino tutto sommato, anche se parecchio viziato, ma pensavo ti comportassi così solo perché non mi conoscevi». Draco arrossì, l’altro non se ne accorse a causa della luce leggermente soffusa della stanza «Mi dispiace non aver accettato la tua mano all’epoca, sul treno, intendo» disse piano «Alla fine, andiamo anche abbastanza d’accordo».
«Anche a me…» sussurrò il Serpeverde «Sono contento che tu mi abbia dato una possibilità».
Harry gli sorrise e lui si sentì strano, sentì una morsa allo stomaco che non riuscì a capire, si ritrovò a fissare un punto davanti a sé, incapace di dire o fare altro.
Il caminetto si era acceso e scoppiettava e li illuminava parzialmente. Draco si sentiva strano, non si era mai trovato a parlare così con Potter, non aveva mai sentito la storia della sua vita raccontata da lui, ma sempre e solo ciò che dicevano gli altri ed era triste. Non credeva di essere stato il primo mago coetaneo che aveva incontrato… se fosse stato più amichevole con lui, magari, sarebbero stati amici fin dall’inizio? E se fossero stati amici, si sarebbe trovato nella situazione terribile in cui era adesso? Avere l’amicizia di Potter fin da subito, avrebbe cambiato il suo futuro?
«Ero contento, sai? Quando ho scoperto di essere un mago e ho capito di non essere come loro» disse ad un certo punto, riferendosi ai suoi simpatici parenti, per un momento Draco sentì un fastidioso prurito alle mani, avrebbe voluto far del male a quei luridi babbani. Come avevano osato trattare un mago, uno a loro superiore alla stregua di un elfo domestico? «Ma non credevo che essere un mago comportasse: l’affrontare a undici anni un professore pazzo per recuperare una pietra; un basilisco a dodici; centinaia di Dissennatori a tredici; assistere alla resurrezione di Voldemort e alla morte di un amico a quattordici, dopo tre prove mortali; scoprire di essere collegato a quel pazzoide e assistere alla morte del mio padrino a quindici, scoprendo di essere colui che è destinato a sconfiggere il pazzo e a rischiare di morire nel farlo» disse tutto d’un fiato, sfogando ciò che si stava tenendo dentro sin dall’inizio dell’anno. Draco lo osservò, non aveva mai visto il prode Potter così fragile, anche lui come tutti aveva paura, anche lui era terrorizzato da Voldemort «A volte mi chiedo cosa accadrà quest’anno e il prossimo, non riesco ad immaginare come finirà questa storia. Perché devo essere io ad ucciderlo? Non ho mai chiesto questo» sospirò. Evitò di raccontare a Draco di Silente che gli mostrava ogni tanto dei ricordi legati a Voldemort e alla sua vita, e che voleva che si avvicinasse a Lumacorno, perché forse il professore c’entrava qualcosa con il mago oscuro. Non era pronto ad aprirsi così tanto con lui.
«Come mai me l’hai raccontato?» si ritrovò a chiedere Draco, non si aspettava che si aprisse in quel modo con lui, raccontandogli ogni suo dubbio, ogni sua perplessità.
«Sei mio amico, no?» fece con tono ovvio Harry e lo guardò abbozzando un sorriso, Draco restò semplicemente senza parole. Lo aveva davvero definito suo amico? Erano parole sue, non le aveva sognate o inventate, lo aveva appena ammesso, era già riuscito nel suo intento?
«Oh…» fu l’unica esclamazione che uscì dalle sue labbra «Sì, beh, immagino di sì» disse «Ora dovrei raccontarti qualcosa di me?» chiese inclinando la testa, non era il tipo da lasciarsi andare a confessioni del genere, non era il tipo che si apriva con qualcuno in quel modo o che raccontava la sua terrificante vita ad un altro. I Malfoy non si mostrano deboli.
«Non è necessario» rispose il moro abbassando lo sguardo, sentendosi in imbarazzo «Insomma, ho capito che sei il tipo che non parla facilmente. Anche se mi farebbe piacere conoscerti meglio, ma, ehi suppongo di poter aspettare. Abbiamo aspettato fino ad oggi per imparare a sopportarci, capisco che per te sia difficile aprirti con chi odiavi fino ad agosto». Draco batté le palpebre, ancora una volta stupito dall’atteggiamento del prode Potter, a volte era così insicuro… non solo si era aperto con lui, ma era anche ansioso di conoscere la sua storia, perché?
Se era così ingenuo, come aveva fatto suo padre a lasciarselo sfuggire? Come poteva Voldemort farsi sconfiggere ogni santo anno da un ragazzino come Potter? Se lo chiedeva spesso e proprio mentre lo vedeva così vulnerabile, che si confidava con lui, le sue domande aumentavano. Era quello il momento giusto per porre fine a tutto? No!
Eppure, dopo aver ascoltato la sua storia, o almeno una parte di essa, non riusciva a non immedesimarsi nelle sue parole, non aveva avuto la sua vita difficile, no, ma come lui sentiva la pressione delle aspettative degli adulti, che non si rendevano conto che loro fossero solo degli adolescenti. Un sorriso ironico nacque sulle sue labbra.
«Siamo più simili di quanto immagini, sai, Potter?» domandò retoricamente, Harry si mise dritto e guardò nella sua direzione, incrociando i suoi occhi con quelli di ghiaccio dell’altro «Sono cresciuto in una famiglia di Purosangue, un’antica famiglia di Purosangue con delle tradizioni ben precise e ordini da seguire. Mio padre non era mai molto affettuoso con me quando ero un bambino» raccontò, stranamente gli veniva facile parlare di se stesso con Harry, si disse che era per colpa del piano, se si fosse aperto con lui, Potter si sarebbe fidato.  «Certo, non sono cresciuto in un sottoscala e non sono trattato come un elfo domestico, ma, sai, mi ha istruito a dover essere sempre il migliore, eccellere in tutto e se per caso fallivo, la punizione era pari al fallimento» perché gli stava raccontando queste cose? Neanche Blaise sapeva tutte queste cose di lui, eppure lui era un amico piuttosto stretto «Quando sono arrivato ad Hogwarts, lui pretendeva che io fossi il migliore, immagina la sua sorpresa quando seppe che tu eri stato preso al primo anno nella squadra di Quidditch».
«Immagino…» disse il moro con un sospiro «Ricordo che comprò le scope nuove a tutta la squadra di Serpeverde per farti entrare».
Draco annuì, mettendosi comodo sulla poltrona e osservando il soffitto «Già, non ero molto appassionato, sai? Mi divertivo a giocare contro di te per darti del filo da torcere. Quest’anno avevo quasi intenzione di mollare».
«Sarebbe stato un peccato perderti» ammise il moro, guardando verso di lui, osservando il suo profilo «Non sarebbe stato divertente senza di te e poi sei un bravo Cercatore. Tutte le partite che hai perso, le hai perse contro di me, in pratica».
«Non infilare il coltello nella piaga» borbottò il biondo «A volte mi sento come te, lo sai? Pressato da adulti che vogliono che io sia qualcuno che non sono».
«Che intendi?» chiese.
«Niente» tagliò corto, si stava aprendo troppo e non andava bene, Potter lo avrebbe beccato, era ingenuo, non stupido e se avesse parlato ancora un po’, avrebbe rovinato tutto e gli avrebbe fatto capire ogni cosa.
«Sicuro?» chiese «Se vuoi parlarmi di qualcosa, sai che puoi, vero?»
«Sì, certo» affermò «Ora mangia» tagliò il discorso porgendogli le cose che aveva portato fin lì dalla cena. L’altro annuì, e gli rivolse un sorriso incoraggiante. Quando Potter afferrò uno dei panini che aveva sgraffignato dalla cena e lo guardò con determinazione, Draco si sentì davvero in colpa, perché il moro si stava fidando pian piano di lui e lui non avrebbe potuto fare niente per salvarlo. Avrebbe dovuto consegnarlo, quando sarebbe giunto il momento; ma come poteva farlo?
 

§§§
 
«Questa cosa è una pazzia, Draco» gli disse Blaise «Se ne accorgerà, Potter non è scemo, capirà ogni cosa!» esclamò «E poi ci sono Auror ovunque! Cosa pensavi di fare, genio?!»
«Cosa dovrei fare, Blaise? Eh? Andare da Tu-Sai-Chi, dargli la mia bacchetta e farmi uccidere?» chiese retoricamente il biondo, guardando l’amico. Non aveva confidato nulla a Blaise, semplicemente l’amico lo aveva sentito discutere con Piton e aveva capito il perché del suo atteggiamento sospetto e della sua stramba amicizia con Potter e combriccola. Poi aveva fatto irruzione nella stanza, sbraitando che lui avrebbe dovuto saperlo, perché avrebbe potuto aiutarlo.
«No, certo che no» rispose l’amico «Ma ascolta, tu sei sicuro di volerlo fare? Consegnare Potter e tutto il resto?»
«Devo farlo» disse rammaricato «E poi cosa conta ciò che voglio io?» sospirò, sentendosi sconfitto.
«Ascolta e se gli dicessi la verità e ti facessi aiutare da lui?»
«Piton lo scoprirebbe e…» Draco rabbrividì e scosse la testa «Non posso. È troppo pericoloso».
«Va bene, va bene» Blaise lo guardò come se gli dispiacesse per lui e sospirò «Ascolta, ti darò una mano per quanto mi è possibile, okay?» il biondo si accigliò «Ehi, siamo amici. Cercherò di aiutarti a non morire, non sono così insensibile».
Draco sospirò abbassando la testa e mormorando un sommesso: «Grazie»; non avrebbe mai voluto coinvolgere qualcun altro in quella cosa, era un compito suo, nessun altro doveva restare coinvolto in quella follia. Quando Blaise, dopo un semplice gesto di saluto, lo lasciò da solo, Draco si gettò sul suo letto e chiuse gli occhi, massaggiandosi le tempie con movimenti lenti e circolari. La situazione si stava complicando, Blaise sapeva della sua missione, aveva già fallito sulla segretezza di tale compito; cosa altro sarebbe andato storto? Stava compromettendo la missione in qualche modo?
Si riscosse, deciso a non abbattersi, era pur sempre Draco Malfoy e Blaise gli stava offrendo su un piatto d’argento la possibilità di essere il meno sospetto possibile. Se non fosse stato l’unico Serpeverde a fraternizzare con i Grifondoro, poteva avere qualche chance in più, inoltre Potter avrebbe visto di buon occhio le sue buone intenzioni e tutto sarebbe filato liscio. L’aggiunta di Blaise non era poi così negativa, doveva solo resistere, tenere duro e continuare la sua recita. Perché era sempre una recita, si disse, lui e Harry Potter non erano davvero amici, e se qualche volta si era aperto con lui, era stato solo per spingerlo a fidarsi di lui, nient’altro. Doveva essere così.
Quando, un'ora dopo, raggiunse la Sala Grande per il pranzo, Draco si sorprese di vedere Potter alzare la mano in segno di saluto verso di lui; dopo un po’ fu imitato da Hermione Granger. Non aveva particolare confidenza con i suoi amici, ma aveva incontrato lei a lezione di Rune Antiche e, facendo buon viso a cattivo gioco, le aveva parlato cercando di essere cortese. Aveva scoperto che, anche se era una sangue-sporco, Granger era intelligente. Ovvio, divorava libri dalla mattina alla sera, forse era per la sua condizione di nata babbana? Doveva studiare di più per apprendere la magia? Non lo sapeva e neanche gli interessava saperlo, aveva solo bisogno di non essere odioso con lei, cosicché Potter si fidasse completamente di lui, non era difficile come cosa, no?
Il pranzo trascorse senza ulteriori sorprese, e poi vide Potter alzarsi insieme ai suoi amici ed uscire dalla Sala Grande. Era certo che stesse andando in biblioteca, si erano accordati per vedersi lì dopo il pranzo.
«Vado in biblioteca» disse Draco alzandosi dopo qualche minuto e raccogliendo la sua borsa con i libri, mettendosela a tracolla «Vieni anche tu?»
«Vuoi coinvolgermi già?» chiese Blaise perplesso.
«Tra poco ho appuntamento con lo Sfregiato in biblioteca per studiare, sicuramente verranno anche Granger, Weasley e Paciock, come al solito, quindi una persona in più o una in meno non fa differenza, suppongo».
«Forte. Mi hai convinto, per Paciock faccio questo sacrificio».
«Paciock?» chiese Draco storcendo il naso «Ti piace quello lì?» chiese «Ma è un ragazzo!»
«Ehi, lo hai visto? Non è colpa mia se improvvisamente è diventato così figo» disse a sua discolpa il ragazzo, divertito dalle reazioni dell’amico «Io faccio un favore a te e tu ne fai uno a me, no?»
«Basta che mi risparmi i dettagli, ugh» si lamentò il biondo, l’altro sghignazzò mentre insieme uscivano dalla Sala Grande per raggiungere la biblioteca. Durante il percorso verso la biblioteca, Blaise non la smise un secondo di parlare del suo interesse nato per il Grifondoro, considerato sfigato fino a un anno prima. A quanto pareva, Paciock aveva salvato letteralmente Blaise dopo l’ultima lezione di Erbologia, sotto richiesta della professoressa si erano trattenuti per mettere in ordine, lui si era avvicinato troppo al vaso di Tentacula Velenosa e Neville, eroicamente, lo aveva tirato indietro prima che la pianta potesse fargli del male. E l’amico gli confessò che già sul treno, quando lo aveva visto salire, aveva pensato che fosse migliorato rispetto all’anno prima. Draco era contento che il suo amico fosse libero di sentirsi un normale adolescente con una cotta per un altro. A lui questo non era permesso, lui doveva portare a termine la missione, prendere il posto di suo padre e aiutare Voldemort a conquistare il Mondo Magico. Non era quello che voleva, ma ciò che doveva fare.
Arrivarono in biblioteca e subito notarono il tavolo incriminato, quello a cui avrebbero dovuto sedersi loro. Potter, non appena lo vide, si sbracciò per farsi notare e sorrise al biondo.
«Però, sembra che tu gli piaccia davvero, guarda come è felice di vederti» scherzò Blaise. Draco gli diede una gomitata nello stomaco e l’altro si zittì immediatamente, mentre si avvicinavano al tavolo occupato da Potter, Paciock e Weasley.
«Ciao» salutò il biondo educatamente, sedendosi nel posto vuoto accanto ad Harry «Vi dispiace se si aggiunge Blaise a noi?» chiese cercando di essere gentile, al meglio delle sue capacità.
«No, certo che no!» rispose Harry sorridendo felice «Più siamo, meglio è».
«Vi ringrazio» disse Blaise, sedendosi accanto a Neville, di fronte all’amico, scrisse velocemente un bigliettino a Draco “Che carino, ti tiene anche il posto? A quando il matrimonio?” – il biondo lo lesse e alzò gli occhi al cielo, sbuffando, poi aprì i libri e iniziò a studiare anche lui.
«Eccovi, finalmente vi ho trovato!» esclamò Pansy Parkinson avvicinandosi al tavolo più strambo della biblioteca «Adesso studiamo con i Grifondoro? Va bene» disse sedendosi su una delle sedie vuote e fece l’occhiolino a Draco sorridendo. Il biondo guardò verso l’amico e storse il naso: «Che le hai detto?» chiese in un bisbiglio. Lui scrollò le spalle e riprese a parlare con Neville, mentre Draco si dava uno schiaffo sulla fronte, pentendosi di aver coinvolto Blaise. Dannato il giorno in cui l’amico aveva origliato la sua conversazione con Piton.
Era strana quella situazione, tre Serpeverde che studiavano con tre Grifondoro, sembrava uno scherzo di pessimo gusto. Harry gli chiese alcune cose riguardanti un test di Pozioni che avrebbe avuto la settimana successiva e Draco ne approfittò per chiedere a Harry alcune curiosità di Difesa – c’era da ammettere che a causa di tutte le disavventure che aveva affrontato durante gli anni passati, Potter era diventato un asso in Difesa contro le Arti Oscure – poi arrivarono le note dolenti: ben due pergamene da scrivere di Storia della Magia. Draco avrebbe preferito farsi schiantare mille volte, piuttosto che quello.
«Storia della Magia non dovrebbe essere così noiosa» si lamentò il biondo Serpeverde, appoggiandosi sconfitto contro lo schienale della sedia, dopo aver scritto la prima parte «Davvero, non esiste una materia più noiosa».
«Invece è interessante, per chi come me non è cresciuto nel Mondo Magico e molte cose, beh… le ignora» disse Harry.
«Giusto, tu sei cresciuto con i babbani» un brivido di disgusto attraversò la sua pelle nel dire quelle cose, ricordando quando Potter si era confidato con lui «Beh a me non piace. Preferisco Difesa, lì posso batterti a duello».
«Credici» ribatté Harry ridacchiando «Non mi hai mai battuto, neanche quando avevamo dodici anni».
Il Serpeverde spalancò gli occhi, indignato. «Come osi?» sibilò il biondo, facendo scoppiare a ridere i presenti al tavolo, compreso Blaise, che a malincuore dovette dare ragione al grifone. «D’accordo, allora ti sfido».
«Mi sfidi?» chiese Harry alzando un sopracciglio con fare divertito «A duello?»
«Sì» confermò il biondo «Accetti?»
Harry assottigliò lo sguardo «Certo, perché no?»
«Bene, stasera a mezzanotte. Stanza delle Necessità».
«E se qualche prefetto ci becca?» chiese Neville, intromettendosi, con un tono di voce abbastanza disperato.
«Sveglia, Paciock, io sono un prefetto. E stasera si dà il caso che mi trovi proprio lì per la ronda» disse il ragazzo incrociando le braccia al petto, Pansy rise, ma non intervenne «Sono magnanimo e sono disposto a coprire tutti voi» disse con aria di sufficienza «Altre obiezioni?» tutti scossero la testa, Draco ghignò «Ottimo, allora voi tre sarete gli arbitri e i giudici» sentenziò indicando Blaise, Ron e Neville.
«Arbitri e giudici di cosa?» chiese Hermione Granger comparendo alle loro spalle, facendoli sobbalzare uno per uno. I ragazzi si guardarono smarriti per un attimo, senza sapere cosa rispondere. La sua domanda gelò tutti e calò uno strano silenzio imbarazzante al tavolo della stramba comitiva.
«Niente, cose da maschi» rispose in fretta Neville, mentendo per tutti quanti. Lei lo guardò lugubre per qualche istante, ma lui non si lasciò intimorire. La strega scrollò le spalle e sospirò, non avrebbe mai capito i ragazzi.
«Granger, salvami tu, qui c’è troppo testosterone per i miei gusti!» esclamò teatralmente Pansy indicando il posto libero tra lei e Ron «Facciamo solidarietà femminile».
La riccia si guardò intorno perplessa «Mi sono persa qualcosa? Da quando facciamo solidarietà io e te?»
«Da quando il mio migliore amico e il tuo ci coinvolgono nelle loro pazzie» disse con uno sbuffo, Draco ridacchiò e la ringraziò mentalmente per il suo proverbiale intervento. Non aveva voglia di star lì ad ascoltare le lamentele della Granger su quanto fossero poco saggi i loro duelli notturni.
«D’accordo» concesse la Grifondoro «Spero per tutti voi che, qualunque cosa stiate progettando, non stiate infrangendo le regole» sentenziò lei.
«Suvvia, Granger, siamo tra amici, non fare la guastafeste!» esclamò Blaise.
«Oltre a Malfoy e Parkinson, anche Zabini studia con noi, adesso?» chiese lei, notando solo in quel momento la presenza dell’altro Serpeverde.
«Problemi?» chiese il Serpeverde in questione ghignando divertito dall’intera situazione. Hermione scosse la testa e scrollò le spalle, non le piaceva la situazione, ma l’accettava per Harry, sembrava aver davvero bisogno dell’aiuto di Malfoy. Si sedette con tranquillità al posto rimasto libero e prese il suo enorme tomo di Storia della Magia.
«Non trovate interessante e stimolante il tema di Storia della Magia?»
«Draco sta facendo i salti di gioia, guarda» scherzò Zabini, indicando l’amico, che era già stanco di star lì a scrivere cose noiose di maghi noiosi, che avevano fatto altre cose noiose. Davvero, a cosa serviva studiare tutta quella roba anche a Hogwarts? Lui l’aveva studiato da bambino, avrebbe potuto parlarne senza aprire un libro.
Draco borbottò qualcosa di incomprensibile e continuò il suo tema, sperando di finirlo presto. Odiava Storia della Magia.
«Non è colpa mia, studiare questa roba noiosa rientrava nella mia educazione prescolastica, non voglio studiare ancora questa roba» si lamentò il biondo, quando gli chiesero che diavolo avesse detto.
«Su, su» fece Harry dandogli una pacca sulla spalla «Hai già finito una pergamena. Io ho scritto appena un pezzetto». Hermione ridacchiò, lanciando un’occhiata preoccupata verso Harry, prima di ritornare al suo tema, mentre Ron sbirciava da lei qualcosa e scriveva sulla sua pergamena. Aveva uno strano presentimento riguardante quella nascente amicizia, non sapeva ancora se fosse positivo o negativo.
Malfoy, per distrarsi, scrisse rapidamente su un pezzo di pergamena ad Harry “Preparati ad essere umiliato, Sfregiato” e glielo passò ridacchiando sotto i baffi. Quando il moro gli ripassò il biglietto con la risposta, spalancò gli occhi indignato “Ti piacerebbe, Furetto” – e sotto alla frase, c’era un piccolo disegno di un furetto che scappava spaventato, in ricordo del quarto anno quando Malocchio Moody (in realtà, Barty Crouch Jr sotto Polisucco) lo aveva trasformato in un furetto bianco che aveva saltellato nel prato per qualche minuto, prima che la McGranitt lo riportasse in forma umana. Era stato esilarante per Harry, umiliante per Draco.
«Questa me la paghi» sibilò tra i denti, come se fosse una minaccia.
«Prova a battermi» soffiò con tono di sfida il prescelto al suo orecchio, mentre un brivido di qualcosa di sconosciuto attraversò la schiena di Draco. Che diavolo volevano dire tutte quelle sensazioni che sentiva con Potter? Perché aveva la capacità di farlo sentire così tremante?
 

§§§

La cena trascorse lenta e quasi noiosa, Draco fremeva dalla voglia di raggiungere la Stanza delle Necessità e sfidare Potter a duello. Anche se in qualche modo erano amici, la loro rivalità storica non era venuta meno, anzi, sembrava che ora fossero più motivati di prima a prevalere l’uno sull’altro, o forse era semplicemente il volersi mettere in mostra reciproco a scatenare la loro rivalità, che era comunque pacifica, messa lì solo per divertimento. Occhieggiò dal suo tavolo Potter che era seduto di spalle rispetto al tavolo Serpeverde e confabulava con Weasley seduto al suo fianco, mentre Granger li guardava sospettosa per cercare di capire di cosa parlassero. Probabilmente non volevano coinvolgerla in qualcosa che per lei sarebbe stato immorale. Potter infrangeva le regole con una tranquillità degna di un delinquente, ma era proprio questo ad affascinare gli altri, pensava Draco. Non che a lui sembrasse interessante per questo motivo, certo, ma poteva capire i grifoni che pendevano dalle sue labbra.
Blaise gli diede una pacca amichevole sulla schiena: «Se lo guardi ancora un po’, lo consumi» scherzò l’amico «Dray, davvero, lo stai fissando da almeno un quarto d’ora, che ti prende? Ti piace Potter?»
«Co-Cosa?» domandò sobbalzando e scostando lo sguardo dalla schiena del Grifondoro «No, ma che diavolo blateri? Hai bevuto qualcosa di pesante e non me ne sono accorto?»
«Sembravi… assorto. Come se contemplassi qualcosa di bello» scherzò «Te lo concedo, è un bel ragazzo».
«Come fai ad essere così tranquillo su queste cose?» chiese Draco scioccato «Okay, hai detto che vuoi provarci con Paciock… ma non pensi che sia strano?»
Blaise scrollò le spalle «Perché? Mi piacciono di più i ragazzi delle ragazze, non è un crimine».
«No, ma non pensi a cosa diranno i tuoi? I miei impazzirebbero ad una notizia del genere» disse, cercando di giustificarsi. «Nah, e poi non devono saperlo per forza, non ora almeno» rispose l’amico stringendosi nelle spalle «Per te è tanto strana come cosa?» chiese. Solo in quel momento, Draco vide una certa esitazione nello sguardo dell’amico; certo, era stato un po’ strano sapere che gli piacessero i ragazzi – che gli piacesse Paciock – ma non era un crimine. Se doveva essere sincero almeno con se stesso, neanche lui aveva mai provato interesse particolare verso le ragazze, lo sapeva, al quarto anno si era quasi sentito costretto ad invitare qualcuna al Ballo del Ceppo e, anche se si era divertito, alla fine le ragazze non erano questo granché, invece il fondoschiena di Krum…
«No, certo che no» rispose Draco tranquillizzandolo e rivolgendogli un sorriso. Blaise tirò un sospiro di sollievo e riprese a parlare del vago interesse del biondo per il prescelto, ma a lui non piaceva Potter, ne era certo: voleva solo farselo amico per consegnarlo e vivere una vita tranquilla, ecco. Non gli importava nulla di lui, no.
«Di cosa parlate?» Pansy si sedette accanto al biondo, facendolo sobbalzare riscuotendolo dai suoi pensieri.
«Niente, di che. Della cotta di Draco per Potter, anche se lui non lo ammette».
La ragazza lo guardò, poi guardò verso il tavolo dei grifoni e di nuovo verso l’amico, un sorriso sagace comparve sulla sua faccia e a Draco quel sorriso fece paura «Draco ha una cotta per lui come minimo dal quarto anno» commentò lei «Vi ci vedo. Sareste una coppia divertente».
«Pansy!» esclamò Draco, arrossendo e coprendosi il viso. Ma che diavolo andava a pensare? E poi lui non aveva tempo per queste cose, non aveva tempo per affrontare certi pensieri, doveva salvarsi la vita e doveva prendere il posto di suo padre, doveva portare a termine la missione. A casa sua, tutti parlavano di quale grande onore fosse prendere il posto di Lucius tra le fila di Voldemort, per lui era un incubo.
La cena finì più in fretta di quanto si aspettasse e l’ora del duello arrivò con altrettanta rapidità. Senza neanche rendersene conto, lui e Blaise raggiunsero la Stanza delle Necessità, trovando Potter, Weasley e Paciock lì fuori ad attenderli.
Draco ghignò soddisfatto vedendo che il suo rivale non si era tirato indietro, e che anzi aveva uno sguardo di sfida determinato e combattivo. Non appena la porta della stanza si materializzò, tutti e cinque vi entrarono: c’era una pedana al centro della stanza, come quella del Club dei Duellanti del secondo anno e delle sedie attorno. I due Serpeverde ghignarono, mentre i Grifondoro sorrisero sentendo già la vittoria in tasca. Sembrava di essere di nuovo a quella lezione stranissima di Difesa contro le Arti Oscure del secondo anno. Quando Harry, proprio durante il duello contro Malfoy, aveva scoperto di saper parlare il Serpentese.
«Speriamo che nessuno materializzi un serpente stavolta» scherzò Ron, dando una pacca sulla spalla a Harry.
«Beh, almeno ora sappiamo che qualcun altro potrebbe aizzarlo contro chiunque» gli diede corda Neville, ridendo.
«Scherzate poco, voi due. Ho intenzione di umiliare il vostro amichetto».
«Speraci, Malfoy» ribatté il rosso, stringendo la spalla di Harry «Mi raccomando, amico. Tifo per te» disse rivolgendosi all’altro che ridacchiò e si avvicinò a Malfoy, porgendogli la mano.
«Che vinca il migliore».
«Sappiamo entrambi che sono io il migliore, Potter» rispose a tono il biondo, stringendogli la mano in risposta.
«Provalo» lo sfidò di nuovo il moro, voltandosi verso i suoi amici e battendo il cinque con Ron e con Neville, mentre Malfoy lo guardava torvo, senza avere nient’altro da aggiungere. Poi salirono sulla pedana e si misero l’uno di fronte all’altro. Entrambi furono attraversati da un brivido d’adrenalina lungo la schiena. Entrambi estrassero le bacchette, l’uno davanti all’altro, gli occhi di ghiaccio di Malfoy si scontrarono con quelli verdi di Harry, che con uno sguardo di pura sfida e rivalità si pose di fronte all’avversario, in posizione di attacco. Draco lo guardò dritto negli occhi.
«Paura, Potter?» sibilò, esattamente come quando erano al secondo anno. Harry sorrise e scosse la testa, ricordando quel duello, come se fosse stato il giorno prima. Il moro si sorprese di notare che quell’evento fosse rimasto impresso nella mente del biondo tanto quanto nella sua. Draco era una continua sorpresa, soprattutto ora che stava imparando a conoscerlo meglio. Harry si chiese per un attimo come sarebbero state le cose, se fossero stati amici fin da subito, se avesse accettato la mano di Malfoy al primo anno.
«Ti piacerebbe, Malfoy».
Blaise li guardò perplesso per un attimo, c’era qualcosa tra di loro che non riusciva ancora ad afferrare, ma la storia sembrava interessante e preannunciava un divertimento anche futuro.
«Siete pronti?» chiese il Serpeverde «Facciamo che vince chi manda a terra l’altro per tre volte» propose. I due sfidanti annuirono e si misero alla giusta distanza l’uno dall’altro e appena Ron diede il via, iniziarono a volare i primi incantesimi, entrambi li schivarono appena in tempo. Nessuno dei primi andò a segno, ma la sfida si faceva interessante per entrambi.
«Expelliarmus!» urlò Harry, scagliando l’ennesimo incantesimo contro l’avversario.
Draco lo respinse senza esitazione, Potter era maledettamente prevedibile e «Stupeficium!» attaccò subito dopo. Harry riuscì a parare in tempo l’incantesimo con un Protego.
Lampi e scintille volarono per la stanza, poi il primo a cadere fu proprio Harry, colpito da uno Stupeficium lanciato dall’avversario, prima che potesse rispondere all’attacco. Draco non ebbe il tempo di esultare che, appena Potter si rialzò, fu raggiunto da un altro incantesimo del Grifondoro.
«Expelliarmus!» stavolta fu Draco a volare per terra. Erano uno pari, adesso, pensò Draco mentre si alzava dal pavimento. Era strano, si stava divertendo a duellare con Potter, non era questione di vincere o perdere, loro si stavano divertendo; poteva vedere gli occhi di Potter ridere, mentre lui si sentiva invaso da una strana sensazione di allegria, non si era mai sentito così. Il Grifondoro gli faceva provare il brivido della competizione, di doversi mostrare superiore, ma riusciva anche a farlo divertire a farlo sentire un normale sedicenne. Realizzare ciò, lo fece sciogliere in una risata divertita, che suscitò sguardi strani dagli altri presenti.
Ripresero subito a duellare; un’altra serie di incantesimi venne scagliata e ad un certo punto lanciarono entrambi uno schiantesimo, i loro incantesimi si scontrarono e l’effetto fu devastante, poiché finirono entrambi per terra. Dannazione, pensò Draco, siamo pari. Aveva un’ultima possibilità, per poter battere Potter. Ma doveva ammettere che non era un idiota come credeva, sapeva duellare e sapeva duellare anche bene.
«Sei stanco, Malfoy?» chiese il moro alzandosi da terra.
«Ti piacerebbe, Potter, mi stavo solo riscaldando» rispose il biondo, mettendosi di nuovo in posizione. Harry fece lo stesso e si protesse in tempo dall’incantesimo di disarmo dell’avversario. Ripresero, nessuno dei due risparmiò un solo colpo. Di tanto in tanto si sfidavano a parole come il Non vincerai mai, Potter di Draco e il Credici, Malfoy di Harry. Fino a che, Harry non colse un momento di distrazione nell’avversario, così concentrato ad attaccarlo da non essere attento a tutto il resto. Harry non si era mai sentito così vivo come in quel momento, non gli importava di Silente, né di Lumacorno, né di Voldemort, in quel momento era un semplice studente di magia che stava duellando con un altro compagno di scuola, con il suo rivale storico e si stava divertendo. Si stava divertendo tantissimo. Quand’era stata l’ultima volta che si era divertito davvero? Forse solo durante le partite di Quidditch. E sempre contro Malfoy, perché lui aveva qualcosa che lo stimolava a tirare fuori il meglio di sé, ma forse questo il biondo non doveva saperlo.
« Stupeficium!» esclamò Harry alla fine, l’incantesimo raggiunse l’avversario e lo fece cadere a pochi metri di distanza. Dannazione, pensò il Serpeverde, me l’ha fatta di nuovo, maledetto Potter e la sua fortuna sfacciata… Merlino, è stato divertente come nient’altro.
«Miseriaccia, Harry! È stato fantastico!» esclamò Ron «Malfoy è per la terza volta per terra, quindi vince Potter!» esclamò «Grifondoro vince di nuovo contro Serpeverde!» esultò. L’altro fece un gesto all’amico per zittirlo e si avvicinò a Malfoy, porgendogli la mano. Non sembrava volerlo schernire, anzi. C’era qualcosa negli occhi di Potter che il biondo non comprese subito, come la volontà di un nuovo incontro del genere.
«Che fai? Infili il coltello nella piaga, Potter?» chiese.
«No, ti offro la rivincita, vuoi?» chiese a sua volta sorridendo «Domani alla stessa ora?» chiese con una punta di speranza nella voce. Questa poi, Potter che vuole concedermi la rivincita. Molto sportivo da parte sua.
Draco afferrò la mano del moro, il quale lo aiutò a rimettersi in piedi e continuò a guardarlo con quella domanda negli occhi. «Ci sto. Domani ti batterò. Non sarai così fortunato».
«Continua a crederci, un giorno il tuo sogno si realizzerà» ribatté il moro divertito.
«Ridi finché puoi, Potter, domani correrai sotto la gonnella della Granger in lacrime».
«Certo, come no!» esclamò sarcasticamente il prescelto.
Raggiunsero di nuovo i loro compagni che nel frattempo si scambiavano cioccorane e caramelle tutti i gusti più uno. Blaise aveva perso contro Neville e contro Ron, puntando sulla vittoria di Draco. Ad Harry quasi venne da ridere, fino a pochi mesi prima, era certo di non poter mai assistere ad una cosa del genere; lanciò un’occhiata a Draco e sorrise.
«Comunque è stato divertente» disse il moro alla fine.
«Stranamente sono d’accordo con te, Potter» confermò Draco, sorridendo. Sorrideva davvero, non era uno dei suoi ghigni sarcastici, ma un vero sorriso. Quasi gli donava, sembrava quasi affascinante con quello sul volto.
«Beh, allora a domani».
«Sì, a domani» lo salutò il biondo «Preparati, Potty, domani perderai!»
 
La sera seguente, Draco Malfoy esultava come un bambino per aver battuto a duello Harry Potter, mentre quest’ultimo rideva con una strana tenerezza negli occhi. Era accaduto qualcosa quella notte, ma nessuno dei due sapeva ancora cosa fosse.
 

§§§
 
Era la sera di Halloween, al posto del solito banchetto in Sala Grande, quell’anno era stata organizzata una festa, perché il preside aveva detto che in quel periodo difficile per il mondo magico, i giovani avessero bisogno di distrazioni. E durante quella festa erano accadute cose strane e Draco si era ritrovato ad osservare Harry Potter in preda a uno dei suoi attacchi di malinconia. Gli altri ballavano e si divertivano, c’era Blaise che faceva la corte a Neville e Draco l’aveva definito più volte patetico per il suo modo d’approcciarsi al Grifondoro; Hermione che rideva e scherzava con Luna Lovegood e un Corvonero di cui nessuno ricordava il nome, Ginny che ballava con Dean Thomas e Ron che cercava di sfuggire dalle grinfie di Lavanda Brown, invaghita di lui dopo la sua performance a Quidditch. I Grifondoro avevano battuto i Corvonero senza prendere nessuna pluffa dagli avversari: Ron le aveva parate tutte. E Potter se ne stava lì sul divanetto a sospirare.
L’amicizia tra Harry e Draco era progredita, erano passati dai duelli nella Stanza delle Necessità alle sfide a scacchi magici – dove il Serpeverde aveva trionfato più volte contro Harry e perso miseramente contro Ron, ma questo non l’aveva detto ad anima viva, solo Blaise che era sempre con loro lo sapeva – e sembrava che il loro rapporto fosse migliorato molto; Harry si fidava di lui. La strada per ottenere la sua fiducia incontrastata, come l’avevano Weasley e Granger era ancora lontana, ma lui sentiva di aver fatto passi da gigante rispetto all’inizio.
Sfide e duelli a parte, Harry durante l’ultima lezione di Pozioni aveva preparato da solo la pozione di quel giorno, senza commettere alcun errore; Lumacorno era rimasto così soddisfatto che aveva regalato punti a Grifondoro per ogni azione commessa dal giovane. Draco si era sentito stranamente fiero di lui.
Stava imparando a conoscerlo in quel periodo e, nonostante i suoi pregiudizi iniziali, più passava il tempo, più si accorgeva che Harry Potter non era la persona che dipingevano i giornali quando parlavano di lui.
Potter era, sì, uno stupido Grifondoro che si buttava a capofitto in qualsiasi situazione, ma era anche un buon amico; lo aveva visto interagire con Hermione Granger, quando l’aveva consolata perché era triste – Draco ignorava il motivo della tristezza della ragazza, ma aveva visto Harry cercare di sollevarle il morale in ogni modo, fino a che lei non aveva sorriso – e sembrava esserlo anche con lui, quando lo vedeva più pensieroso del solito, gli andava vicino e gli chiedeva se ci fosse qualcosa che non andava.
Dannazione, aveva odiato quel tizio fino alla fine del quinto anno, cosa era cambiato in appena due mesi? E perché era così giù di corda, durante una festa?
«Harry Potter, l’anima della festa!» scherzò sedendosi accanto a lui, porgendogli una Burrobirra.
Harry gli rivolse un sorriso triste, accettando la bevanda «Scusa, non mi piace molto festeggiare Halloween» fece con l’espressione un po’ rammaricata, Draco lo guardò come per chiedere come mai? «È l’anniversario della morte dei miei genitori» spiegò senza che l’altro avesse chiesto. 
«Allora hai bisogno di bere» affermò allora il biondo «Magari qualcosa di più forte della Burrobirra».
«Abbiamo sedici anni, Malfoy» ribatté Harry «Dovresti sapere che non possiamo bere alcolici…»
«Potter, sei sempre così pignolo o lo fai solo con me? Tu detieni il record mondiale delle effrazioni scolastiche e sei al sesto anno… che vuoi che sia un po’ di whisky incendiario?»
«Sirius l’anno scorso me l’ha fatto provare» disse Harry arrossendo, ricordando con nostalgia e un dolore lancinante al petto, il Natale dell’anno precedente. Dopo i festeggiamenti per il ritorno del signor Weasley dal San Mungo, Harry era rimasto in compagnia del suo padrino e di Remus, che era giunto al quartier generale all’ultimo secondo, per delle comunicazioni urgenti per Sirius e lasciare un regalino per Harry. Entrambi sapevano che quell’anno le cose per il ragazzo fossero più complicate del solito, quindi si erano messi in testa di risollevargli il morale, loro che potevano farlo.
 
Tutti erano andati a dormire, c’erano solo lui, Remus e Sirius. Gli stavano raccontando aneddoti divertenti su suo padre, Harry si sentiva davvero sollevato e felice in quel momento, nonostante tutti i problemi e tutte le preoccupazioni e le sue visioni, aveva bisogno di un momento di svago come quello. Poi Sirius gli aveva passato un bicchiere.
«Cos’è quello?» chiese Remus, notando il movimento sospetto dell’amico.
«Niente, una bibita. Tranquillo, Remus, va tutto bene» rispose l’ex-galeotto, sorridendo in modo complice al ragazzo. L’altro non era di certo stupido, per questo prese il bicchiere dalle mani dell’amico e ne annusò il contenuto.
«Sei serio? Whisky incendiario? Harry è un ragazzino, Sirius, non dovresti dargli il buon esempio?»
«Giusto» concordò l’altro, e senza aggiungere altro prese anche un bicchiere per sé e lo fece scontrare con quello del ragazzo «Alla salute!» esclamò bevendo. Harry lo imitò e bevette tutto d’un fiato il suo, ritrovandosi alle tre di notte a vomitare l’anima nel bagno del quartier generale dell’Ordine della Fenice, con Remus che rimproverava Sirius e quest’ultimo che gli teneva la fronte, scusandosi con lui.
 
«Non è stato piacevole» aggiunse il ragazzo, ricordando quella notte. Avrebbe pagato milioni di galeoni pur di riavere quella serata, avrebbe pagato qualunque cifra pur di avere un altro istante spensierato come quello: lui insieme ai due migliori amici di suo padre, con loro che gli raccontavano aneddoti e lo trattavano come un figlio. Quella sera si era sentito davvero in famiglia. Si era chiesto spesso come sarebbero state le cose, se Sirius non fosse finito ad Azkaban, se lui fosse cresciuto con il suo padrino, se Remus fosse andato di tanto in tanto a trovarli… avrebbe avuto una vera famiglia, in quel caso? La famiglia Weasley era la sua seconda famiglia, Molly lo trattava come se lui fosse stato il suo ottavo figlio fin da quando l’aveva incontrato, ma come sarebbe stato crescere con i migliori amici di suo padre? Come sarebbe stato crescere circondato dall’affetto? Harry non poteva evitare di chiederselo costantemente. Cosa sarebbe cambiato se Sirius non fosse stato accusato? Se Silente avesse rispettato il volere dei suoi genitori e l’avesse fatto stare con il suo tutore legale? Come sarebbe stata la sua vita senza i Dursley?
«Quindi non reggi, Potter?» chiese Draco, la sfida negli occhi. Oh no, conosco quello sguardo – pensò Harry.
«Ho bevuto solo una volta del whisky incendiario» confessò il moro «Quindi penso di no. Non ne sono sicuro».
«Perché non proviamo?» disse guardandolo negli occhi «Su, Stanza delle Necessità, io, te e una bottiglia rubata dall’ufficio di Lumacorno» ridacchiò il biondo.
«Ci sto» rispose, perché lui era Harry Potter e Harry Potter non si tirava mai indietro da nessuna sfida, che fosse un duello, una pozione o una bevuta con un amico. Lui affrontava tutto a testa alta, altroché, lui era il prescelto.
Draco disse ad Harry di avviarsi alla Stanza delle Necessità, mentre lui andava a recuperare la bottiglia, conservata nella sua stanza. Forse il Grifondoro era già ubriaco, perché lo guardò per un lungo istante e poi tirò fuori da una tasca un fagottino; il Serpeverde si chiese cosa fosse, ma non disse niente, osservando le mosse dell’altro. Harry puntò la bacchetta verso l’oggetto minuscolo e «Engorgio» pronunciò, il fagottino si ingrandì e «Indossa questo mentre vai a commettere il misfatto, ti proteggerà» disse passandogli il suo famoso mantello.
«Questo è…?» chiese Draco con la voce strozzata. Non poteva credere ai suoi occhi, era incredibile, non credeva che un giorno simile arrivasse tanto presto, e invece doveva ricredersi… era più bravo di quanto immaginasse.
«Sì, va’ e riportamelo, ti aspetto all’ingresso della stanza» disse uscendo dalla Sala Grande. Draco lo seguì e appena fuori dalla sala, si nascose sotto al Mantello dell’Invisibilità. Santo cielo, Potter gliel’aveva davvero prestato, si fidava di lui fino a questo punto? Era davvero così ingenuo e credulone come pensava Voldemort?
Non ci mise molto a raggiungere i sotterranei e il dormitorio, recuperò in fretta la bottiglia nascosta lì da Blaise e salì di corsa al settimo piano per raggiungere Potter. Si sentiva stranamente euforico e non avevano ancora bevuto. Non resistette alla tentazione e arrivò alle spalle del moro e imitò la voce di Gazza vicinissimo al suo orecchio. Harry sobbalzò e Draco rise lasciando cadere il mantello per terra.
«Molto divertente, Malfoy».
«Oh sì, è uno spasso, dovresti vedere la tua faccia!» esclamò indicandolo. Il Grifondoro scosse la testa e, dopo aver recuperato il mantello, entrambi attraversarono la porta della stanza che si era già materializzata, un minuto esatto prima che Gazza, attirato dalle loro risate, li raggiungesse.
Si sistemarono sulle comode poltrone che la stanza aveva evocato per loro e Draco riempì due bicchieri di whisky, mentre Potter lo guardava sospettoso. Malfoy ridacchiò e gli porse il bicchiere.
«Salute» disse prima di scolarlo tutto per primo. Harry analizzò l’oggetto e il liquido e sperando che non si trattasse di uno scherzo, rassicurato dal fatto che il biondo avesse già bevuto, bevve anche lui. Il liquore bruciò la sua gola e fu certo che anche quella di Draco fosse in fiamme.
«Maledizione» disse facendo una faccia stranissima e così buffa che Malfoy, di nuovo, non riuscì a resistere e scoppiò a ridere. Harry dovette ammettere a se stesso che quando rideva e abbandonava quell’aria antipatica, era davvero un bel ragazzo. Gli versò un secondo bicchiere, poi un terzo e un quarto. La bottiglia sembrava infinita, più ne versava più se ne produceva. Era incantata o cosa?
«Ti tiri indietro, Sfregiato?» chiese Malfoy «Posso risparmiarti l’umiliazione».
«No» rispose porgendo il bicchiere in avanti «Forza, riempi. Non sono neanche un po’ ubriaco» disse ma le sue parole si intrecciavano e lui biascicava già. Il Serpeverde sghignazzò e fece come ordinato dal Grifondoro. Poi riempì anche il suo e per un momento si chiese se Voldemort intendesse quello con Fatti amico, Potter. Perché se doveva ubriacarsi con lui, allora avrebbe sempre chiesto una punizione del genere per la sua famiglia. Potter era uno spasso da ubriaco.
Al sesto bicchiere, Harry sentì la testa girare e un singhiozzo partì dalla sua gola, senza che lui potesse controllarlo: «Se vado in coma etilico e poi muoio, mi avrai sulla coscienza» biascicò con la voce da ubriaco «Era questo il tuo piano ammettilo» continuò ridacchiando «Farmi ubriacare fino alla morte!»
«Per Salazar! Sarò colui che ha ucciso Harry Potter! Onore su di me, sulla mia famiglia e su tutta la mia discendenza!» esclamò Malfoy alzando un pugno al cielo, anche lui alticcio «Sarò un eroe, altroché!»
«Immagina i titoli della Gazzetta del Profeta» disse Harry, mentre ingurgitava il settimo bicchiere «Il bambino sopravvissuto morto a causa di una sbronza. Draco Malfoy ad Azkaban per aver fatto ubriacare il Prescelto!» esclamò scoppiando a ridere, seguito dall’amico che aveva perso il filo del discorso a sopravvissuto «Il Bambino-Sopravvissuto all’Anatema che Uccide, non è sopravvissuto all’alcool di Draco Malfoy!» biascicò ancora «Povero Harry Potter, stroncato da una sbronza».
«Bevi, Sopravvissuto!» lo prese in giro.
«Tu verrai al mio funerale?» chiese l’altro ridendo.
«Certo! E porterò del whisky incendiario e ballerò sulla tua tomba, Potter!»
«Sììì! Ci sarò anche io! Balleremo insieme!» si guardarono per un attimo e poi scoppiarono a ridere come due matti. Harry stava già delirando da un po’, ma arrivati a quel punto, era davvero esilarante e realizzò di essere davvero ubriaco per la prima volta nella sua vita ed era stranamente felice di essere lì con Draco Malfoy.
«Sono ubriaco!» urlò Harry saltando sul posto, ridendo come un matto «Sirius sarebbe fiero di me! Sei fiero di me, Sirius?» gridò alla stanza, sotto lo sguardo un po’ scioccato di Malfoy, che non seppe cosa fare se non osservarlo e sentire qualcosa dentro di sé spezzarsi, a volte Harry sembrava così solo. Sembrava aver bisogno di qualcuno che lo facesse divertire e che gli facesse dimenticare i problemi. «Remus sarà così arrabbiato!» esclamò il moro scioccato «Oooh no, speriamo che non lo scopra, tu non glielo dirai, vero?» chiese a Draco con gli occhi lucidi. Il biondo si portò un dito alle labbra, facendogli capire che non avrebbe mai parlato.
«Non lo dirò a Remus, se tu non lo dirai a mio padre» biascicò anche lui.
«Questo tuo padre non lo verrà a sapere!» esclamò Harry, imitando la voce del biondo e ridendo come un cretino.
Draco scoppiò a ridere, portandosi una mano sulla testa, anche per lui l’alcool aveva fatto effetto: «Oh, credimi! Lui sarebbe così deluso da me, mi guarderebbe malissimo e direbbe che i Malfoy non si ubriacano!» esclamò iniziando anche lui a saltellare per la stanza come Harry «Che vergogna per la casata Malfoy! Non è un atteggiamento consono a un Malfoy, Draco!» disse imitando la voce del padre «Fanculo! Io mi ubriaco con Potter!» esclamò, lasciandosi scappare un singhiozzo, poi si portò le mani sulla bocca «Ho detto una brutta parola, Potter, mi fai dire brutte parole!» esclamò «I Malfoy non dicono le brutte parole, Draco, è irrispettoso» imitò di nuovo la voce di suo padre, facendo ridere Potter «Fanculo, padre! Noi ci ubriachiamo e diciamo brutte parole!» ripeté ridendo e riempiendo i bicchieri di entrambi.
«Sì! Ubriachiamoci ancora!» urlò più forte l’altro.
Ad un certo punto della notte, la bottiglia giaceva vuota sul pavimento, mentre Draco ed Harry erano accasciati sullo stesso divano, ubriachi fradici e singhiozzanti per le risate che ancora scuotevano le loro gole.
«Direi» un singhiozzo sfuggì dalle sue labbra «Che abbiamo perso entrambi» affermò Harry cercando di mettersi seduto, ma non riuscì a reggersi e si gettò all’indietro, atterrando sul morbido bracciolo, ridacchiando per l’ubriachezza.
«No» singhiozzò Malfoy tra le risate «Tu hai perso il senno al settimo bicchiere, io all’ottavo!»
«Oh e va bene! A volte mi sembri mio cugino Dudley! Sei così viziato!» esclamò «Hai vinto la gara di ubriacature per un bicchiere!» rise «Per un bicchiere! Ho perso!»
Draco registrò le prime parole del biondo, ancora immerso nei fumi dell’alcool e si mise seduto, lo guardò orripilato e indignato «Io sarei come tuo cugino babbano? Potter, questa la paghi!» esclamò lanciandogli contro un cuscino, Harry rise e glielo rilanciò per contrattaccare; così iniziarono a prendersi a cuscinate per stabilire chi fosse il migliore tra di loro.
Caddero sfiniti uno da un lato del divano e uno dall’altro, con i petti ancora scossi dalle risate e una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Harry sperava che non fosse la cena che risaliva a galla grazie al whisky, Draco cercava di tenere a bada i battiti accelerati del suo cuore. Si sentiva strano, vivo, felice come mai in vita sua.
Si addormentarono così, distesi opposti l’uno all’altro, felici, ubriachi e consci di nuove sensazioni. Senza che se ne rendessero conto, le loro dita si cercarono e si unirono nel cuore della notte. Qualcosa di nuovo stava nascendo, ma nessuno dei due sapeva ancora cosa fosse.
La mattina dopo, quando si svegliarono, le loro dita erano ancora intrecciate.





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Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!
Ormai c’ho preso il vizio, ops…
Anyway, hola people! Ben tornati a un nuovo capitolo su questi canali. Draco che studia storia della magia è me quando studio Storia o Filosofia medievale. Ah, caro vecchio e brutto medioevo.
Btw, i due piccioncini iniziano a conoscersi un po’ meglio e Draco si fa qualche domanda e si avvicina al Golden Trio, e non solo! Il trio dei Serpeverde si unisce ai Grifondoro. Sentite puzza di guai? Naaah, per ora sono abbastanza tranquilli, anche se Draco ha una spada di Damocle sulla testa, but! Ha Potty che gli ronza attorno, secondo voi quanto ci metterà il nostro eroe a capire che qualcosa non va? LOL
Blaise è il primo Drarry shipper comunque lol
E poi Harry e Draco si ubriacano insieme. Non sono adorabili? Io mi sono divertita da morire a scrivere quella parte! Come mi è piaciuto scrivere il flashback su Remus e Sirius (un po’ di profumo Wolfstar ci sta sempre bene :D) Cosa ne pensate di questa coalizione Grifondoro/Serpeverde?
Rettifico ciò che ho scritto nel capitolo precedente: ogni capitolo supera le 10.000 parole (nella correzione mi stanno scivolando un po’ dalle mani lol)
Preparatevi *spoiler* ci sarà un maggiore avvicinamento dei Drarry (no, nessun bacio, ew è troppo presto!) ma sono teneramente ossessionati l’uno dall’altro, quindi… qualcosa accadrà. E Draco evocherà il suo patronus! È precoce eh? Ma dopotutto, Harry lo ha evocato a 13 anni, quindi lui non può non saperlo evocare! Sbizzarritevi a pensare cosa potrà essere! E la settimana prossima, lo scoprirete su questi schermi! :D
Anyway, voglio ringraziare dal profondo del mio cuore le meravigliose persone che hanno recensito il capitolo precedente: ElenSofi, lilyy e polpettaalsugo8; le persone che hanno messo la storia tra le seguite e tra le ricordate e chi ha visualizzato! Grazie mille! 100 punti alle vostre case!
Spero che anche questo capitolo possa piacervi.
Scusate per gli errori di battitura, giuro che rileggo più volte, ma mi sfuggono sempre çç
Un grazie in più (10 punti!) a lilyy che come sempre mi corregge i capitoli, mandandomi i miei orrori per mex, grazie darling <3
Vi aspetto la prossima settimana con il nuovo aggiornamento! :D (forse se riesco a correggere, anticipo di un paio di giorni a causa di un esame lol)
Stay tuned!
 
Fatto il misfatto (sorry…)

 

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Capitolo 3
*** 3. Start of something new. ***


Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, meritavano di meglio, quindi ho deciso di dargli io ciò che meritavano; ma non ci guadagno nulla da tutto ciò, niente è finalizzato ad offendere qualcuno (solo a dare loro il finale che piace a me :D) e io ci perdo solo la faccia con queste cose.

Avviso: I personaggi tendono ad essere OOC (soprattutto Draco con l’andare avanti della storia, perché subisce un cambiamento radicale) tutti loro sono basati sui miei headcanon!

Nota bene: La storia parte dal sesto anno, tenendo conto di alcuni avvenimenti accaduti fino al quinto, ma l’intenzione non è quella di riscrivere il Principe Mezzosangue, di esso vi sono solo alcuni elementi (VI libro alternativo sta per quello... LOL).

Enjoy the show!


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Twist of Fate

3. Start of something new


 

«È tutto inutile» si lamentò Draco lasciandosi cadere teatralmente sul divanetto della Stanza delle Necessità «Non ci riesco, non ho ricordi felici, non evocherò mai un Patronus».
Erano quasi due mesi che si esercitava con quell’incantesimo, ma tutto ciò che aveva ottenuto era una scia biancastra che si era dissolta nel nulla. Solo una volta era riuscito ad evocarne uno migliore, ma alla fine era rimasto ugualmente una semplice luce. Harry gli aveva detto che era normale all’inizio, che per evocarne uno completo e corporeo ci volesse molta pratica, ma Draco ancora non si spiegava come avesse fatto Potter ad evocarne uno così potente da scacciare un centinaio di dissennatori a soli tredici anni. Era davvero un mago potente come si diceva? Forse sì e non solo perché lo dicevano tutti: Potter era davvero potente, anche se era una schiappa in alcune cose semplici, come Pozioni e Storia della Magia.
«Andrà meglio» lo consolò il moro rivolgendogli un sorriso gentile «Devi pensare a qualcosa di bello, di felice, qualcosa di così intenso che un dissennatore non possa portartelo via, devi lasciare che ti travolga completamente».
«Non ci riesco» disse nascondendo il viso sotto un braccio, sospirando. Tutti i ricordi felici che aveva non sembravano abbastanza, non alimentavano il suo Patronus e si stava rendendo conto che per tutta la sua vita fortunata, non si era mai sentito davvero felice. I suoi genitori lo avevano prima educato per farlo essere un piccolo lord, insegnandogli l’etichetta, le buone maniere e il decoro in ogni occasione, poi suo padre lo aveva addestrato, affinché eccellesse in ogni campo. Le cose erano peggiorate quando, dopo ogni anno di scuola, tornava secondo a Potter o alla Granger. Lucius era sempre stato eccessivamente critico con lui, anche quando era piccolo: era un continuo confronto con altri maghetti della sua età, anche quando aveva imparato a camminare era stato giudicato capace o non capace – solo perché lui aveva imparato a tredici mesi e Blaise a dieci, suo padre non aveva fatto altro che ricordarglielo per tutti i suoi primi anni di vita.
Era certo che quando era più piccolo lo avessero amato, forse lo amavano ancora, ma il potere e l’obbedienza allo psicopatico erano molto più forti dell’amore che nutrivano per lui. Lo avevano sempre accontentato, ma solo materialmente. Suo padre aveva sempre decantato le sue doti con gli altri, ma in casa non gli aveva mai fatto un complimento, la cosa più vicina a quello era stata la lettera di congratulazioni che gli era arrivata quando era entrato nella squadra di Inquisizione al quinto anno, solo per dare fastidio a Potter e agli altri studenti, Merlino che idiota che sono stato. Le partite a Quidditch erano un tormento, quando vinceva avrebbe potuto giocare meglio, quando perdeva – sempre contro Potter – era un fallimento; quando tornava a casa per le vacanze estive e raccontava loro dei suoi risultati, lo guardavano delusi perché non era il migliore, era secondo ad Hermione Granger, una sangue-sporco non può essere migliore di te, sei un purosangue o no? – gli diceva suo padre con disprezzo.
Draco si sentiva sempre così pieno di odio che lo riversava sui compagni di scuola, soprattutto sul magico trio, che rappresentava la causa dei suoi problemi. E sebbene Lucius lo avesse cresciuto con certi ideali, adesso il giovane Malfoy non era più molto d’accordo con la visione delle cose del genitore. Che avesse cambiato idea grazie alla sua amicizia con Potter, forzata dal grande piano di Voldemort, era solo un dettaglio. Stava diventando man mano più consapevole delle sue idee, piuttosto che di quelle di tutta la sua famiglia. Probabilmente, se Potter non avesse rifiutato la sua mano, avrebbe iniziato a ragionare molto prima, ma ormai era inutile piangere sul latte versato, le cose erano andate in quel modo e niente poteva cambiare il passato, invece il futuro…
«Malfoy, mi stai ascoltando?» la voce di Harry lo riscosse dai suoi pensieri, no, non stava ascoltando, era così assorto nei suoi ragionamenti, sul suo tumulto interiore che la voce di Potter era diventata ovattata alle sue orecchie.
«Eh? Ero sovrappensiero» disse a mo’ di giustifica, sentendosi imbarazzato. Da cosa, poi? Dallo sguardo indagatore di Potter? Santo cielo, riusciva a metterlo a disagio con un solo sguardo comprensivo, se l’avesse guardato di nuovo con odio, Draco avrebbe sofferto, ne era certo. Non poteva perdere quello che stavano creando.
«Posso chiederti una cosa?» il biondo annuì senza rispondere «Mi racconti uno dei ricordi che hai scelto?» chiese «Magari posso aiutarti…»
Draco arrossì, Potter sembrava davvero interessato ad aiutarlo e non solo perché lui lo stesse aiutando in pozioni – tra l’altro si era sentito fiero di lui quando aveva preso quell’oltre ogni previsione dopo l’ultimo test – se Potter era migliorato con le sue lezioni, perché lui non riusciva ad imparare il Patronus? Dannazione, più si focalizzava sui ricordi felici, più questi sembravano sfuggirgli in nuvole di fumo nero. Era mai stato felice?
«Io, ecco… pensavo a quando avevo sei anni, i miei genitori mi regalarono il mio primo calderone e preparai la mia prima pozione». Harry annuì pensieroso, Draco si chiese a cosa stesse pensando «Cosa c’è?» domandò, infatti, notando il suo sguardo, non gli piaceva essere guardato così, a volte sembrava che Potter gli leggesse dentro con quegli enormi occhi verdi capaci di trapassare l’anima. Per quanto fosse bravo con l’Occlumanzia, aveva la sensazione che lui potesse scoprire i suoi segreti, solo guardandolo con intensità. Maledetti occhi verdi di Potter.
«Remus mi ha spiegato che deve essere un ricordo veramente felice, capisci? Deve essere intenso, devi provarlo intensamente» spiegò il ragazzo «Anche io ho fatto un errore simile, pensai alla prima volta sulla scopa» disse e le sue gote si tinsero di rosso «Te lo ricordi?»
«Come potrei ricordarlo io?» chiese Draco «Non ero mica con te tutti momenti».
«Ti sbagli, eravamo insieme quella volta» ribatté Harry, sforzandosi di non arrossire – è così carino quando è in imbarazzo… - pensò il biondo, scuotendo poi la testa per scacciare il pensiero «Quando tu rubasti la Ricordella di Neville il primo anno e ci inseguimmo sulle scope durante la prima lezione di volo, ti ricordi? Quella è stata la prima volta su una scopa» disse e le sue gote sembrarono per un attimo più rosee «Inoltre è stato grazie a te che sono stato preso nella squadra di Quidditch al primo anno, credo che quello sia stato uno dei momenti più belli della mia vita».
«Faccio parte dei tuoi ricordi felici, Potter?» scherzò il Serpeverde «Woah, da quanti anni va avanti la tua cotta per me?»
Harry gli lanciò un cuscino addosso ridendo «Cretino! Io cerco di aiutarti e tu mi prendi in giro» si lamentò «Comunque il primo anno è stato uno dei miei anni più felici. Ero davvero felice di essere stato preso a Hogwarts, di essere un mago» disse «Pensando al fatto di non essere come i miei parenti, ho lanciato il mio primo Patronus».
«Capisco, beh scoprire di non essere come i babbani farebbe felice chiunque» disse il Serpeverde. Harry non poté far altro che dargli ragione; scese un silenzio leggermente imbarazzante tra di loro.
«A volte mi chiedo davvero come sarebbe stato se fossimo stati amici fin dall’inizio» buttò lì Draco per spezzare il silenzio, mentre lo sguardo del moro ritornava su lui, intenso come non mai.
«Sarebbe stato divertente, perché sono certo che saremmo stati comunque competitivi l’uno con l’altro».
«Sì» concordò il biondo «Ma sono sicuro che sarebbe stato dieci volte più divertente, questi ultimi mesi lo hanno dimostrato» aggiunse, sentendosi arrossire. Lo pensava davvero e non sapeva neanche perché stesse dicendo quelle cose ad alta voce. Vide lo sguardo di Harry adombrarsi per un secondo, poi gli rivolse di nuovo il sorriso.
«Immagina come sarebbero state le cose al secondo anno…» mormorò Harry mettendosi una mano sulla fronte, ricordando l’incubo che aveva vissuto, quando tutti lo additavano come erede di Serpeverde, perché lui parlava serpentese.
«Oh, lì ci saremmo divertiti un sacco» disse Draco, poi rise gettando la testa indietro, Harry portò gli occhi sul suo collo teso, senza capire perché lo fissasse «Probabilmente mi sarei vantato di conoscere l’erede e avrei minacciato tutti i miei nemici, dicendo che tu avresti scatenato contro di loro il tuo mostro nascosto, non si sarebbero mai messi contro di me» disse immaginando uno scenario simile «E poi ovviamente ti avrei affibbiato Tiger e Goyle, in modo che fossero anche i tuoi scagnozzi…»
«Sì, e poi mi avresti fatto portare sulle loro spalle, come una specie di trofeo» scherzò il moro.
«Ora non esagerare, Potter» ribatté l’altro, rivolgendogli di nuovo lo sguardo «Sarebbe stato divertente, ma poi mi avresti deluso profondamente, quando avrei scoperto che in realtà non eri tu. Ti avrei tenuto il broncio per settimane».
«Giusto» fece Harry in risposta, Draco ghignò divertito. «È davvero un peccato che non abbiamo fatto amicizia prima».
«Davvero?» chiese, la sua espressione cambiò: i suoi occhi si spalancarono con stupore.
Harry annuì «Conoscendoti, non sei affatto male come pensavo» disse, l’altro lo guardò stranito «Non sei mai stato un libro aperto e non sei neanche stato molto amichevole con me e gli altri prima, ma… questi mesi hanno cambiato un sacco di cose» disse sorridendogli e guardando nella sua direzione «Hai sempre quella maschera aristocratica sul volto, ma sei anche un buon amico, il più delle volte» il biondo arrossì alle sue parole «Sono davvero contento che abbiamo avuto quest’anno per fare amicizia, sei completamente diverso dalla tua famiglia» concluse sorridendogli. Forse il suo discorso era un po’ sconclusionato, ma voleva che Draco capisse che lo considerava un amico, voleva che si confidasse con lui; perché quando erano andati a Hogsmeade aveva visto il biondo spaventato dai Thestral. Se era riuscito a vederli, voleva dire che aveva assistito a qualcosa di terribile, e voleva che si confidasse con lui, così che potesse aiutarlo.
«Grazie» borbottò Draco, non troppo sicuro di come uscì la sua voce. Harry aveva detto che non somigliava alla sua famiglia, ma lui non ne era convinto, dato che stava seguendo gli ordini di Voldemort. Era davvero come i suoi parenti? Oppure aveva ragione Harry? Desiderava seguire quel pazzo psicopatico? Aveva molti dubbi a riguardo, santo cielo, suo padre sarebbe stato così deluso da questo suo tentennamento, gli avrebbe imposto a suon di maledizioni di smetterla di essere patetico e di portare a termine la missione. Perché era questo che doveva fare, giusto? Era questo che stava facendo… beh, forse. Aveva qualche dubbio dalla mattina dopo la notte di Halloween, quando si era svegliato sul divanetto nella Stanza delle Necessità insieme a Potter con un terribile mal di testa e aveva visto le loro mani intrecciate. Aveva ritratto la sua, come scottato ed era scappato via, ma il senso di pace della sua mano in quella di Potter lo perseguitava, anche se cercava di scacciarlo e di sopprimerlo. Non poteva provare niente del genere, non doveva, lui doveva solo seguire gli ordini, punto.
«Te la senti di continuare?» chiese Harry con il tono di voce gentile.
«Voglio provare» disse «Da qualche parte un pensiero felice deve pur esserci» mormorò più a se stesso che all’altro.
«Non darti fretta, sentilo davvero tuo e fa’ che sia intenso» gli consigliò, appoggiandogli una mano sulla spalla. Draco annuì e si concentrò. Ripensò alla sua infanzia, alla sua adolescenza, ma realizzò con orrore di non essersi mai sentito felice a casa sua, sempre circondato dalle regole e dalle imposizioni della sua famiglia, spinto a dover dimostrare di essere bravo e di essere il migliore, viziato allo sfinimento per non dover sentire le sue lagne, ogni abbraccio negato, ogni gentilezza negata. Ogni progresso era un regalo, Draco si era sempre crogiolato nel fatto di avere un sacco di beni materiali, ogni volta che ne richiedeva; ma ogni volta che falliva, c’era una punizione ad attenderlo, perché i Malfoy non falliscono, i Malfoy hanno sempre successo e altre frasi simili.
Né suo padre né sua madre gli avevano mai concesso un gesto gentile, neanche quando lui la domenica mattina, usciva in giardino con gli elfi domestici e coglieva un fiore e lo portava a Narcissa di nascosto. Aveva smesso a dieci anni, quando Lucius se ne era accorto. Non è consono – l’aveva rimproverato, prima di una dura punizione.
Neanche a Hogwarts si era sentito felice, fin dal primo anno era stato un incubo, anche se non aveva mai realizzato davvero quanto lo fosse stato, perché suo padre non era mai soddisfatto. Non capiva perché, nonostante i suoi sforzi, suo padre non fosse fiero di lui. Se avesse consegnato Harry, sarebbe stato degno del suo orgoglio? Avrebbe visto nello sguardo di suo padre quel sentimento d’affetto che agognava di ricevere da tutta la vita? Lucius sarebbe riuscito ad apprezzarlo, se avesse portato a termine la missione?
Con orrore guardò il moro davanti a sé, che gli sorrideva affabile e gli faceva vedere di nuovo la posizione corretta per eseguire il Patronus, lo rassicurava dicendogli che avrebbe imparato perché lui era brillante e incredibilmente intelligente. Perché Potter doveva essere così maledettamente, sfacciatamente perfetto?
Adesso, non era più convinto di odiare i babbani (famiglia di Harry a parte) e neanche i nati babbani, in fondo, Hermione Granger non era così male, anche se era un’insopportabile so-tutto-io; era brillante e più di una volta avevano collaborato in quel periodo: erano stati gli unici della loro classe a prendere il voto più alto in Rune Antiche.
La prima volta che si era sentito invadere dalla felicità, era stato quando lui e Potter si erano ubriacati, perché era stato se stesso e si era divertito. Se si fosse concentrato su quello, avrebbe avuto qualche possibilità di proteggersi dai dissennatori?
Non voleva dire a Potter che Voldemort ne comandava alcuni, non poteva dirgli il motivo della sua paura e della sua voglia di proteggersi da quegli orridi mostri, ma perché se pensava alla sua infanzia non aveva ricordi felici e ora al fianco di Potter gli sembrava di averne? Lui era lì perché comandato dal Signore Oscuro, giusto?
No, era dalla notte di Halloween che qualcosa dentro di lui era cambiato, l’amicizia con Potter funzionava e se fossero diventati abbastanza amici, avrebbe potuto raccontargli tutto e farsi aiutare da lui come aveva più volte suggerito Blaise. Ma se Piton se ne fosse accorto?
Lo aveva preso da parte per parlargli della missione già due volte quel mese, e Draco non voleva mai più trovarsi così vicino al professore, se fino all’anno precedente lo aveva reputato alla stregua di un mentore, adesso si era ricreduto. Temeva che il professore scoprisse cosa celavano realmente il suo cuore e la sua mente e riferisse tutto a Voldemort. Certo, lui aveva schermato bene la mente, era un ottimo occlumante – d’altra parte aveva fatto pratica con Lucius Malfoy – ma se l’uomo avesse superato le sue difese e avesse scoperto tutto, sarebbe stato nei guai e non avrebbe potuto proteggere la sua famiglia. Già, la sua famiglia, loro che avevano fatto per lui? Lo avevano usato come carta di scambio per essere riammessi nel club dei Mangiamorte.
Strinse la bacchetta tra le mani e lasciò che la spensieratezza provata quando si era ubriacato con Harry lo invadesse, non era intenso come l’altro diceva, ma lui era stato bene e sapeva che ripensando a quel giorno sarebbe stato sempre bene. Una parte di sé non voleva ammetterlo, ma con Potter si sentiva al sicuro.
«Expecto Patronum!» pronunciò con l’immagine di Harry che saltava sulla poltroncina urlando di essere ubriaco. La sua bacchetta tremò per qualche istante, poi una luce bianca accecante ne fuoriuscì. Draco tenne a mente quel ricordo, lui che rideva con Potter e urlava che avrebbe ballato sulla sua tomba il giorno del suo funerale, bevendo whisky incendiario, lasciò che la spensieratezza di quel momento lo invadesse. Un sorriso spuntò sulle sue labbra, mentre la luce bianca sembrava condensarsi davanti a lui sotto forma di scudo; durò qualche istante poi si esaurì.
«Wow!» esclamò Potter «Ci sei riuscito! Questo sì che era un Patronus!»
Draco realizzò con orrore di non essere riuscito ancora una volta a realizzarne uno corporeo, forse non ci sarebbe mai riuscito davvero e sospirò: «Non era corporeo».
«Non completamente» concedette il moro «Ma è un gran risultato, davvero!» esclamò entusiasta. Il Serpeverde rimase in silenzio, aveva fallito di nuovo «Draco…» il ragazzo rabbrividì, quando il moro pronunciava il suo nome, non poteva far altro che sentirsi vulnerabile «Non essere duro con te stesso» gli disse comprensivo «Il Patronus è un incantesimo difficile, tu stai facendo del tuo meglio e i risultati sono eccezionali».
Draco però era irritato, confuso; aveva evocato qualcosa di simile a un Patronus concentrandosi su un ricordo che riguardava lo Sfregiato. Non deve essere così – pensò guardandolo – io devo portarlo a Voldemort, devo consegnarlo e diventare un Mangiamorte, non siamo amici, la mia è solo una recita. Ma lo era davvero? Poteva davvero farlo? Consegnare Potter che ora lo guardava con gli occhi pieni di qualcosa che lui non capiva, fierezza, fiducia e qualcos’altro che lui interpretò, in modo erroneo, come pietà, come se il moro gli stesse dicendo non sarai mai potente quanto me, anche se ti impegni. Simile a quando suo padre gli diceva lui è figlio di un mago e di una sangue-sporco, devi essere migliore di lui, chiaro Draco? Devi essere superiore a lui, in qualsiasi cosa che sia Quidditch o rendimento scolastico! – dannazione, perché la voce di Lucius non usciva dalla sua testa? Si era rammollito o cosa? Doveva restare concentrato sul suo compito, non farsi venire le crisi esistenziali per un dannatissimo Patronus. Cosa importava, alla fine? Niente, ma lui sa farlo e tu no, vedi che sei inferiore? Non sarai mai degno di portare il nome dei Malfoy. – Draco strinse i pugni e decise di optare per la sua scelta ottimale: una fuga da perfetto codardo qual era.
«Tu lo hai evocato a tredici anni, dannazione!» esclamò irritato, cercando di imprimere odio nella sua voce, ma suonò patetico persino alle sue stesse orecchie; si scostò da lui, non voleva contatti con nessuno in quel momento. Perché doveva essere così confuso? Non voleva la pietà di Potter, non voleva che lo considerasse così debole da non riuscire ad evocare un dannatissimo Patronus corporeo.
«Draco…» lo chiamò ancora il moro, ma lui scosse la testa e imprecando contro se stesso, contro San Potter e la sua stupida cicatrice e un’altra serie di invettive, se ne andò senza salutare e lasciandosi dietro un Harry scioccato e stupito, che non sapeva spiegarsi cosa fosse successo al suo amico e perché avesse avuto un crollo del genere all’improvviso.
Draco scese nei sotterranei in fretta, sperando di non essere stato seguito da Potter e si rifugiò nel suo dormitorio, fortunatamente a quell’ora era vuoto. Preferiva riflettere da solo su quanto accaduto, su cosa l’avesse sconvolto tanto in quella stanza, mentre tentava di imparare un incantesimo insieme a colui che avrebbe dovuto odiare.
Realizzare di essere ancora una volta inferiore al Grifondoro lo aveva devastato: non era in grado di riportare alla mente un dannatissimo ricordo felice, mentre Potter, con la vita terribile che aveva vissuto, ci era riuscito.
Cosa era mancato a lui, per non riuscire ad averne neanche uno? Perché ci stava pensando in continuazione in quel momento? Perché Potter aveva trovato un barlume di speranza anche nel sottoscala in cui era stato e lui non era in grado di trovare un po’ di luce?
Allora avevano ragione tutti, lui aveva un solo destino, poteva solo seguire le orme di suo padre, non poteva cambiare le carte in tavola, neanche facendosi amico Potter. Avrebbe voluto piangere, ma per tutta la vita gli era stato insegnato che i Malfoy non mostravano le loro emozioni, i Malfoy erano orgogliosi e pieni di loro, i Malfoy erano superiori a tutti, i Malfoy non piangevano…
«Sai una cosa, padre?» inveì contro il vuoto della stanza «Essere un Malfoy fa davvero schifo, non ti ringrazio per avermi cresciuto così!» avrebbe preferito che Voldemort non fosse tornato in vita, avrebbe preferito continuare a vivere nella bambagia per tutta la vita, servito e riverito, mentre tutti accontentavano i suoi capricci e lui si illudeva di essere felice. Perché, lo realizzò quel giorno, aveva vissuto tutta la vita nell’illusione di avere tutto, soldi, potere, felicità. Invece non era felice, se non riusciva a tirare fuori un ricordo allegro per poter evocare un dannatissimo Patronus. E non era il Patronus il problema, o forse sì, non lo sapeva neanche lui. L’unica parvenza di Patronus che aveva creato, era stata il ricordo di lui e Potter ubriachi nella Stanza delle Necessità la notte di Halloween. Questo non poteva aver generato la magia, no. Doveva esserci altro, dannazione. Cosa gli stava succedendo? Perché stava dubitando di se stesso? Del suo operato, della sua stessa famiglia? La vicinanza con Potter gli aveva fatto davvero male, doveva fare ordine nel suo cervello – no, non nel suo cuore – e recuperare un po’ della sua insolenza; doveva smetterla di frequentare i Grifondoro e riprendere anche i rapporti con Tiger e Goyle, che snobbava dall’inizio dell’anno per sottolineare il fatto che fosse cambiato.
La recita era entrata così tanto dentro di lui che non riusciva più a smettere di fingere? O forse non aveva mai finto?
Un brivido di terrore percorse la sua schiena, a quella realizzazione; non poteva essere così, lui non era cambiato, lui era il solito snob odioso, stava solo fingendo di essere una persona migliore. Eppure aveva pensato più volte che la nata babbana fosse davvero una strega brillante – oh Merlino, perché non riesco ad insultarla nella mia testa? – e che Weasley in fondo non era poi così male, anche se restava uno zotico, privo di qualsiasi buona maniera. Potter era una persona fantastica e… no, Potter era il male per lui. Gli aveva fatto il lavaggio del cervello, ecco cosa aveva fatto, come faceva con tutti, li abbindolava affinché lo seguissero e… no, non sarò una delle sue pecorelle! – dannazione, perché si sentiva così confuso? Perché sentiva la mente e il cuore in subbuglio? Non era da lui ridursi così, soprattutto non con tutti quei dubbi e non per colpa di Potter, maledetto lui e la sua cicatrice.
«Sei in preda a uno dei tuoi attacchi da drama queen?» chiese Blaise dall’altro lato della porta «Ho visto Potter poco fa, ha detto che eri strano, era preoccupato» spiegò; certo, ci mancava solo che Potter si preoccupasse per lui e per la sua sanità mentale, poi poteva anche andare da Voldemort, prestargli la bacchetta e chiedere di essere ucciso immediatamente.
«Sei un idiota, lasciami in pace».
«Draco, apri questa porta». Il biondo sbuffò e non rispose «Lo sai, è anche camera mia, posso aprirla facilmente, quindi o mi fai entrare di tua spontanea volontà o entro da solo».
«Sei una rottura di scatole, lo sai?» chiese il biondo. Afferrò la bacchetta e con un colpetto la aprì dal letto. Sbuffò scuotendo la testa, mentre l’amico entrava nella stanza e lo guardava.
«Sei uno straccio, che ti è successo?» chiese «Studiare il Patronus con Potter ti ha sfibrato? Sicuro che stavi studiando?» lo prese in giro l’amico, ma si zittì non appena vide lo sguardo vacuo di Draco e i suoi occhi lucidi «Okay, smetto di fare lo scemo, cosa succede?»
«Potter succede, lui e il suo stupido atteggiamento da vittima sacrificale! Lui e le sue belle parole!» esclamò arrabbiato.
«Ripensamenti?»
«Non posso averne e lo sai. Devo portare a termine la missione».
«Allora perché non lo consegni? Si fida di te, manda un gufo a tua madre e attiralo fuori dalla scuola» disse l’amico «O parla con Piton, sono certo che non avrebbe problemi a chiamare Tu-Sai-Chi qui per completare la missione».
«No, è troppo presto!» esclamò inorridito. Il solo pensiero di consegnare Harry, cioè Potter lo faceva rabbrividire.
«Quando è successo?» chiese Blaise, comprendendo ciò che l’amico nascondeva persino a se stesso.
Draco abbassò lo sguardo, imbarazzato e nudo davanti al compagno di stanza che lo conosceva così bene, da capirlo al volo «La notte di Halloween, ci siamo ubriacati ed eravamo così… felici» raccontò, conscio di non poter più nascondere il tumulto che aveva dentro «Non mi ricordo più quando ho smesso di recitare e ho paura di non averlo mai fatto».
«Draco, lo sai che significa?»
Il biondo annuì: «Che sono in un mare di guai e che tu dovresti starmi lontano altrimenti finirai nei guai anche tu».
«No, stupido, significa che devi dire a Potter ogni cosa, lui ti aiuterà! Dannazione, aiuta tutti, è uno stupido Grifondoro con la sindrome dell’eroe! Perché non dovrebbe aiutare te? Sei in una situazione di merda e lui ama le situazioni di merda, devi parlargli!»
«Non posso! Se Piton lo scopre mi fa secco lui e poi porta a termine il piano!» esclamò disperato il biondo «Io devo proteggere Potter!» fu così spontaneo, che nemmeno si accorse di averlo detto. Se ne rese conto, quando Blaise spalancò gli occhi alle sue parole e lui si affrettò a coprirsi la bocca, completamente scioccato da ciò che aveva detto, come gli era saltato in mente? Non aveva mai neanche pensato a una cosa del genere, come gli era venuto in mente?
«Dannazione, è peggio di quanto pensassi».
«No, dimentica quello che ho detto, è evidente che sono ancora scioccato. Non volevo… Blaise, io non…» balbettò, scuotendo la testa per negare, si stese sul letto e si mise le mani tra i capelli tirandoli appena, cosa diavolo gli stava succedendo? Perché non era più in grado di ragionare, di pensare lucidamente?
«No, io penso che tu fossi sincero. Dray, devi farti aiutare».
«Non posso! Smettila di dirlo!» urlò fuori di sé, rimettendosi seduto «Non voglio aiuto, devo fare quello che va fatto per salvarmi, non voglio morire a sedici anni!»
«Sei un coglione e quando te ne accorgerai sarà troppo tardi!» gli urlò contro l’altro Serpeverde «Pensi di essere solo, ma tu non lo sei, sei solo un idiota che crede di esserlo perché è troppo codardo per chiedere aiuto!»
«Pensa quello che vuoi» disse il biondo, senza guardarlo «Io faccio come voglio, okay?»
Blaise alzò gli occhi al cielo esasperato, poi prese un respiro profondo, per chiamare a sé la sua pazienza, quella che Draco gli stava facendo perdere.
«Rispondimi sinceramente a una sola domanda allora» l’amico annuì «Vuoi diventare un Mangiamorte? Vuoi uccidere persone innocenti?» chiese «Vuoi uccidere Potter?»
Draco abbassò lo sguardo e si fissò le mani: «No. Voglio solo la mia vita com’era prima che quel pazzo tornasse in vita».
«Allora sai ciò che devi fare» disse, poi adocchiò l’ampolla di Felix Felicis sul comodino del ragazzo «Un pizzico di fortuna, può aiutarti in questo caso» affermò. Il biondo guardò verso la pozione e capì cosa intendesse l’altro e sospirò. Quella maledetta fiala aveva segnato l’inizio vero di tutto quello e dentro di sé sperava che Potter se ne accorgesse e decidesse di aiutarlo ad uscire da quella terribile situazione, ma non aveva il coraggio di dirglielo.
«Ci penserò» rispose il ragazzo «Scusa per prima».
«Figurati, sono abituato alle tue scenate, ti conosco fin da quando eravamo bambini» disse con una scrollata di spalle «Ma non fare l’idiota, io non sono mai stato un fan di quello lì, i miei sì, ma a differenza dei tuoi, mi hanno lasciato più libertà» disse il ragazzo, quasi sentendosi in colpa «Potter può aiutarti, pensaci».
«Ci penserò, grazie Blaise».
«Ma ti pare» rispose l’altro «Ehi, sappi che mi devi un favore».
«Lo sapevo, Blaise Zabini non fa mai qualcosa per nulla» disse con uno sbuffo divertito «Cosa vuoi?»
«Il dormitorio vuoto per una notte, sai, io e Neville abbiamo avuto un incontro ravvicinato a Halloween, ma non abbiamo mai approfondito» disse divertito «Ho già chiesto a Theo e ha acconsentito, mancavi solo tu».
«Che schifo. Non voglio sapere cosa farai, ti concedo una notte, d’accordo»,
«Sei il migliore, Dra!»
«Non chiamarmi così!»
«Okay, Dray».
«Neanche così! Smettila di irritarmi!»
«Come sua maestà desidera» disse facendo un inchino «Ci vediamo dopo?»
Draco annuì non troppo convinto, era ancora terrorizzato all’idea di vedere Potter dopo essersi mostrato così debole e stupido, cosa doveva fare per proteggere Potter e salvarsi la pelle? La risposta più ovvia gliel’aveva fornita Blaise, ma non sapeva… e se Potter non gli avesse creduto e l’avesse mandato via? Se lo avesse odiato? Non poteva rischiare…
 
§§§
 
Incontrare Potter il giorno dopo il suo crollo fu devastante per lui, perché quel dannatissimo Grifondoro non solo si era avvicinato al tavolo dei Serpeverde per chiedergli come stesse, perché mi sono preoccupato per te, Draco, ma doveva anche chiedergli di raggiungerlo sulla Torre di Astronomia per parlare. Il Serpeverde era confuso, si era comportato da stupido quando si erano visti il pomeriggio precedente, perché voleva vederlo? Cosa aveva da dirgli? Blaise gli aveva detto di non fare l’idiota e di parlare con lui, chiarire con lui e spiegargli i motivi del suo atteggiamento di quel giorno, secondo l’amico, Potter sarebbe stato felice di aiutarlo e avrebbe fatto di tutto per salvarlo, ma Draco era certo che una volta saputa la verità, loro due sarebbero tornati a comportarsi come avevano fatto per i cinque anni precedenti.
Quando durante l’ora di Incantesimi, Potter gli aveva mandato quel bigliettino volante, chiedendogli di raggiungerlo sulla torre quella sera, Draco si era sentito invadere da una strana sensazione mista a panico. Aveva riflettuto a lungo su come agire e come comportarsi con lui e non era ancora certo riguardo a cosa gli avrebbe detto. La verità – urlò la voce di Blaise nella sua testa. Ma sapeva di non potere, per quanto avesse intenzione di non consegnarlo, doveva prima trovare il modo di non farsi beccare da Piton, se voleva davvero tramare alle spalle del mago oscuro più potente degli ultimi cent’anni, doveva trovare un modo sicuro per parlarne con Potter. Gli avrebbe creduto, in quel caso? Avrebbe creduto alla sua storia, al fatto che tutto quello che aveva fatto fin dall’inizio dell’anno gli era stato imposto in ogni senso? Anche la loro amicizia, anche se poi di quest’ultima non si era pentito. Come poteva raccontargli una cosa del genere, senza essere creduto un bugiardo? Come poteva poi Harry credergli e aiutarlo? Doveva fidarsi di lui, come aveva detto Blaise, ma era difficile riuscire a confessare di aver sbagliato ogni cosa, di aver scelto la parte sbagliata non per sua volontà, ma per paura, per paura di essere ucciso, per paura di deludere la sua famiglia, perché lui era un codardo e lo era sempre stato.
Uscì dai sotterranei cauto, guardandosi intorno. Era tornato alla sala comune, perché Piton lo aveva osservato per tutta la cena e lui non voleva che scoprisse quanto fosse legato a Harry. Di cosa si preoccupava, però? Non era quello il piano? Farsi amico Potter e consegnarlo? Non aveva tempo per questo, il Grifondoro lo stava sicuramente aspettando sulla torre e lui non voleva farlo attendere troppo; non sapeva ancora cosa volesse Harry da lui e sinceramente era un po’ preoccupato che avesse davvero intenzione di chiudere con lui, perché era troppo volubile d’umore. Stando molto attento a non farsi beccare dai professori o da Gazza – anche se il suo era un timore infondato perché lui era un prefetto – raggiunse la Torre di Astronomia. Si guardò intorno, ma Potter non c’era. Strano, non era da lui mancare ad un loro appuntamento, allora era vero? Aveva esitato troppo e lui aveva pensato di sparire dalla circolazione?
E perché diavolo l’idea di Potter che si allontanava da lui gli faceva male? No, non era da Potter sparire così senza dire nulla, non era un atteggiamento da Grifondoro questo, no. Doveva essere in ritardo, giusto? E poi non avevano ancora finito le lezioni di pozioni e lui non aveva ancora imparato bene il Patronus e c’era ancora la questione aperta del Quidditch. Come poteva abbandonarlo ora?
«Draco» la voce di Potter gli arrivò alle orecchie come una dolce carezza, si voltò verso di lui con l’espressione neutra e glaciale, un misto tra l’indifferenza e il desiderio di ucciderlo con lo sguardo; giusto per celare le emozioni contrastanti che sentiva nascere e crescere dentro di sé.
«Potter, credevo non fossi venuto. Stavo per mandarti un gufo per dirti di non farmi perdere tempo così».
«Oh certo, che hai di bello da fare a quest’ora, Malfoy?» chiese Harry divertito, guardandolo inclinando la testa «Stavo sistemando le cose. Vieni con me» disse porgendogli la mano per invitarlo a seguirlo. Draco si sentì come rapito da quei gesti e si avvicinò a lui, prendendogli la mano. Il Grifondoro gli sorrise e lo condusse gentilmente verso una scalinata, che portava sulla sommità della torre. Il biondo lo guardò quasi terrorizzato.
«Potter?»
«Fidati di me» disse sorridendo «Non ti succederà niente, è sicuro, ho controllato». Draco assunse un’aria strana, ma lo seguì comunque su per la stretta scalinata e uscirono all’aria aperta. L’aria fredda di novembre si faceva sentire, ma il cielo era limpido, non c’era neanche una nuvola in cielo.
«Che diavolo significa, Potter?» chiese, quando notò due mantelli sistemati per terra, al centro della torre.
«Siediti lì, no? Rilassiamoci, stasera le stelle sono meravigliose» rispose il moro, sedendosi su uno dei due mantelli.
«Potter, ti rendi conto di quanto questa cosa sia ridicola? Si gela e… cosa dovremmo fare qui?» si lamentò senza muoversi dal suo posto; Harry alzò gli occhi al cielo – era adorabile quando lo faceva – e fece segno all’altro di sedersi accanto a lui.
«Riesci a stare cinque minuti senza lamentarti?» insistette. Draco si guardò attorno e arrossì, perché quello sembrava una sorta di appuntamento. Che diavolo significava tutto quello? Perché Potter si stava comportando in quel modo? Il moro lo guardò alzando il sopracciglio, regalandogli un’espressione interrogativa, «Beh? Hai messo radici lì? Vuoi sederti?»
«Potter, ci stai provando con me?» chiese divertito, cercando di dissimulare l’imbarazzo che l’aveva colto all’improvviso.
«Certo, come no. Come se fossi così disperato» scherzò il moro «Dai, siediti qui» disse cambiando discorso, a Draco non sfuggì il leggero imbarazzo nella voce dell’altro, ma non volle dargli peso. Senza ribattere ulteriormente, si sedette sul mantello che gli indicava il moro e, senza avvisarlo, quest’ultimo lo trascinò fino a farlo sdraiare.
«Potter! Che stai combinando?»
«Taci, guarda il cielo» gli disse, Draco acconsentì e si morse le labbra per non sottolineare di nuovo l’ovvio: sembrava un appuntamento romantico. Eppure era piacevole stare lì con Potter «Allora… tu hai il nome di una stella, vero?» chiese «Me la fai vedere?»
«Di una costellazione, ignorante» Draco rise senza rendersene conto e indicò un punto nel cielo, muovendo il dito come per tracciare un disegno «Ecco, vedi? Proprio lì c’è la Costellazione del Drago e la sua stella più importante è Alpha Draconis» spiegò soddisfatto e fiero di se stesso il Serpeverde «È una delle poche costellazioni che si può vedere tutto l’anno».
«Mi piace» disse seguendo con le dita la costellazione, imitando i gesti del biondo «Ti somiglia, tu sei come un drago in effetti».
«Mi stai insultando?»
«Oh no! Non provocherei mai un drago volontariamente!» scherzò, Draco lo fulminò con lo sguardo «Ehi! Non guardarmi così, ho lottato contro un drago al quarto anno, so di che parlo!» esclamò «Tu sei proprio come un drago, intrattabile, aggressivo, feroce…»
«Non stai migliorando la tua posizione, sto per lanciarti una fattura!»
Harry scoppiò a ridere e scosse la testa: «Non ci riuscirai mai» lo provocò il moro.
«Proviamo» Draco puntò la bacchetta al volto del moretto che spalancò gli occhi, il dubbio che potesse affatturarlo adesso era più reale e sembrava quasi una minaccia, ma si stava divertendo troppo a provocarlo.
«Dai, okay… mostrami qualche altra costellazione» disse cercando di migliorare la sua situazione «Non so niente di stelle e pianeti, tu sembri saperne più di me» disse «Quella per esempio, cos’è?»
«Sei un ignorante» ribatté Draco con tono di scherno, poi guardò il punto che il moro indicava «Quello è il Carro dell’Orsa Maggiore» disse piano, indicò un altro punto «E più a nord c’è la Stella Polare».
«Wow» Harry si voltò verso di lui, stupefatto «Come fai a sapere tutte queste cose?»
«Studio Astronomia da quando ero piccolo, perché la famiglia di mia madre ha tradizione di dare ad ogni membro il nome di stelle, costellazioni o galassie» spiegò il biondo osservando il cielo, perdendosi in alcuni pensieri felici; il giorno che aveva scoperto la tradizione della famiglia Black aveva quattro anni e curioso come solo un bambino della sua età poteva essere, era salito nella soffitta del Manor e attraverso un passaggio, era arrivato sul tetto. Si era sdraiato lì ad osservare le stelle, immaginando che ognuna di quelle fosse un suo parente. Era bello pensare che tutti i membri della famiglia avessero il nome di una di quelle strane lucine nel cielo; e anche se era rimasto tutta la notte lì – gli elfi lo avevano cercato per ore prima di trovarlo – e il giorno dopo si era beccato una ramanzina da suo padre e qualche linea di febbre, ne era valsa la pena. Ricordava quando uno degli elfi, mentre lui era a letto con la febbre, gli portò un libro di Astronomia dalla biblioteca del Manor; Draco lo aveva divorato, prima osservandone solo i disegni, e poi leggendolo davvero, quando era diventato abbastanza grande.
«E le galassie quali sono?»
Draco alzò teatralmente gli occhi al cielo «Le galassie non sono visibili a occhio nudo, genio. E non ho voglia di tornare di sotto per prendere un telescopio» si lamentò. Harry ridacchiò sotto i baffi e la sua reazione incuriosì il biondo «Che ti prende ora?»
«Niente, ho appena dimostrato una cosa e sono un genio!» esclamò, Draco lo guardò stranito senza capire cosa intendesse «Io saprò anche lanciare incantesimi, ma sono un ignorante, tu invece… sai un sacco di cose. Sulle stelle, sulle pozioni che prepariamo, su ciò che studiamo…»
«Tu hai fatto tutto questo per umiliarti e per farmi capire che non sono inferiore a te?» chiese, Harry annuì con una scrollata di spalle «Sei un idiota» poi realizzò cosa avesse fatto il moro e lo spintonò con forza: «Ehi, io non sono inferiore a te, non ho mai pensato una cosa del genere! Tu cosa…?»
«Ascolta, non sono scemo. Quando non sei riuscito ad evocare il Patronus, sei andato fuori di testa e ho capito che eri frustrato dalla cosa. Ma tu non sei meno bravo di me». Draco strinse i pugni, visibilmente irritato dalla cosa, non era colpa di Harry, era lui il problema: era un inetto, anche se il moro stava cercando di dimostrargli il contrario «Tu non lo sai, ma… quando al terzo anno ho evocato quel Patronus, ero disperato. I dissennatori stavano per uccidere me e Sirius… se non l’avessi evocato non sarei qui. A volte, le cose… non dipendono da noi, ma dalle situazioni in cui ci troviamo». Draco alzò lo sguardo su di lui e annuì, comprendendo ciò che stava dicendo, forse non avrebbe dovuto essere così duro con se stesso, forse aveva ragione il grifone. «Sono certo che anche tu riuscirai ad evocare il tuo Patronus, Draco» lo incoraggiò.
Un piccolo sorriso increspò le sue labbra e lui che aveva pensato che Potter volesse chiudere le cose con lui; era l’esatto opposto era lì e gli stava offrendo la sua amicizia, anche dopo che lui si era comportato male nei suoi confronti.
Avrebbe dovuto cogliere quel momento per dirgli tutto, ma non lo fece, immaginando la sua reazione.
«Io ho capito come fare… ma non ci riesco, perché non ho ricordi felici ma, sai, parlando con te, mi sono appena ricordato di un bel momento, quando ho avuto il mio primo libro di astronomia» disse con un morbido sorriso sulle labbra.
«Cos’è che ti ha fatto innervosire tanto l’altro giorno?»
«Il fatto che l’unico pensiero felice che mi è venuto in mente, è legato a te e a quando ci siamo ubriacati. Con gli altri non ha funzionato, ma quando ho pensato a noi due ubriachi, è successo anche se per poco».
«Stai cercando di dirmi qualcosa, Malfoy?»
«Neanche se tu fossi l’ultimo ragazzo rimasto sulla terra, Potter».
Harry rise e poi si sdraiò di nuovo «Ci sono altre stelle interessanti?» chiese guardando il cielo. Draco osservò per un momento il suo profilo e rifletté un attimo sul nome e sul cognome del padrino di Harry ed ebbe l’illuminazione, avrebbe fatto qualcosa per Harry, in quel momento. Osservò bene il cielo per individuare l’astro di suo interesse e quando lo trovò, sorrise soddisfatto.
«Ehi, Potter» lo chiamò, dopo qualche minuto di silenzio «Guarda lì, la vedi quella stella più luminosa delle altre?» chiese indicando un punto preciso.
«Quale?» chiese il moro, seccato «Sono tutte enormi palle di fuoco incandescenti, fatte di gas e rocce, che bruciano a chilometri e chilometri da noi, che probabilmente si sono spente da tempo» commentò il moro.
Draco lo spinse divertito «Caprone ignorante, in quel tuo cervello da Grifondoro tra atti eroici e mille modi per morire, non hai spazio per il romanticismo? Il tuo mi ammazza a volte, giuro» rise scuotendo la testa. L’altro scrollò le spalle, e lui si affrettò ad aggiungere «Comunque non ti puoi sbagliare, sembra la più grande per quanto è luminosa, segui il dito».
Harry scrutò meglio il cielo e seguì il dito di Draco e, finalmente, notò un punto più luminoso degli altri: «Sì, la vedo».
«Quella è Sirio».
Il moro spalancò gli occhi, incredulo e: «Come… come Sirius?» chiese voltando lo sguardo verso l’amico; il biondo lo guardò a sua volta e annuì, sorridendo. Non era nulla, in realtà, ma a Draco era sembrato un gesto gentile mostrargli la stella che dava il nome al suo padrino, così che potesse guardarla nei momenti di sconforto e pensare a lui; era il suo modo per ringraziarlo di avergli donato quella serata sulla torre di Astronomia, a volte sembrava davvero che fossero amici da anni. Dannazione, sto frequentando troppo Potter, ora sono sentimentale come lui, che mi succede?
«Sì, era un Black, quindi anche lui ha il nome di un astro. Sirio è una delle stelle più brillanti del cielo, perché è una delle più vicine alla terra» spiegò, poi si schiarì la voce «Insomma, quando ti manca, puoi guardare quel punto e pensare che sia lui, ecco».
Harry gli afferrò la mano e gliela strinse, mentre un piccolo sorriso nasceva sulle sue labbra, Draco lo sentì tremare leggermente e ricambiò la stretta. Si sentiva soddisfatto di aver fatto sorridere il moro, senza pensare di ricevere qualcosa in cambio, senza ricevere un tornaconto personale, ma solo per vedere quel piccolo sorriso che era apparso sul suo viso.
«Grazie, Draco…» lui non rispose, ma si limitò a restargli accanto, ad osservare quella stella all’apparenza insignificante, che per il moro aveva un sacco di significati e Draco trovò giusto spiegare ad Harry tutta la costellazione del Cane Maggiore, ma quando udì il suo singhiozzo, si zittì. Aveva sbagliato? Era così dannatamente sensibile quel ragazzo… come faceva ad essere così sensibile e poi privo di qualunque romanticismo? Era un enorme paradosso.
«Ehi, Potter, stai piangendo?» domandò il ragazzo girando il volto verso di lui; Harry fu rapido ad asciugarsi la guancia, ma Draco vide quelle lacrime che stavano rigando le sue guance; sembrava che avesse molti sentimenti repressi dentro di sé, sentimenti che non riusciva a tirare fuori; Draco poteva capirlo, anche lui sopprimeva continuamente le sue emozioni, suo padre era sempre stato chiaro: mostrare le proprie emozioni o i propri sentimenti era qualcosa che rendeva deboli e metteva i nemici in posizioni di vantaggio. Tuttavia, Draco insieme a Harry non si sentiva alla presenza di un nemico, con lui riusciva ad aprirsi anche se non completamente.
«No» rispose, ma la sua voce tremava. Harry guardava il cielo, sperando di non mostrarsi debole davanti all’altro, di sicuro l’avrebbe bonariamente preso in giro per la sua sensibilità. Ma l’argomento Sirius era ancora delicato da affrontare per lui e lo toccava nel profondo. Malfoy si mise seduto e gli mise una mano sulla spalla.
«Se ti va, puoi parlarmi di lui. Non mi dà fastidio».
Un sorriso triste comparve sulle sue labbra, mentre si metteva seduto per fronteggiare l’amico «Non ho molto da dire… non lo conoscevo così bene» disse, il suo tono era triste e dispiaciuto «Non ne ho avuto il tempo, lui è rimasto chiuso ad Azkaban per dodici anni, mentre io crescevo con una famiglia che mi detestava» disse mordendosi le labbra, Draco restò in silenzio, ad ascoltarlo «Era il migliore amico di mio padre, si sono conosciuti ad Hogwarts e sono diventati amici, Sirius è sempre stato presente nella vita di mio padre e poi in quella dei miei genitori; loro lo avevano scelto come mio tutore, se non fosse stato accusato ingiustamente, sarei cresciuto con lui» raccontò «L’ho conosciuto quando avevo tredici anni, ma… mi sono subito sentito legato a lui e lui… mi voleva bene, lo sentivo, capisci? Mi ha regalato lui la Firebolt, sai?» continuò «Mi aveva promesso che una volta scagionato mi avrebbe portato con sé, mi aveva promesso che non sarei mai più tornato dai Dursley. Gli ho creduto, io non…» deglutì «Ma non è mai successo, lui è stato latitante e poi c’è la stata la battaglia nell’Ufficio Misteri…» sospirò «Beh, sai già cosa è successo lo scorso giugno, no?» chiese retoricamente, fermandosi per asciugarsi una guancia e riprendere fiato.
«Lo so» soffiò il biondo, sentendo un peso enorme sul cuore. Gli faceva male sentire Harry così sofferente e non sapeva neanche il perché. Gli dispiaceva un sacco per lui e avrebbe solo voluto abbracciarlo.
«Mi manca» disse piano «Avrei potuto avere una vera famiglia con lui, vivere con qualcuno che mi volesse bene e non mi considerasse un peso» deglutì mentre parlava «Invece… per colpa mia…» trattenne un singhiozzo «Per colpa mia e della mia stupidità, lui è stato ucciso».
«Non è colpa tua» disse Draco dopo un po’ «Non è colpa tua, Harry, non potevi sapere che si trattasse di un inganno».
«Dovevo capirlo, mi ero allenato per capire qual era la differenza tra verità e menzogna» disse cercando di non singhiozzare «Piton lo sapeva, io sono scarso come occlumante e…»
«Piton?» chiese «Che c’entra Piton?»
«Mi ha dato lezioni di occlumanzia l’anno scorso» disse il ragazzo, Draco sbiancò «Silente mi ha obbligato ad andare da lui costantemente, beh, fino a che non ho visto un suo ricordo e l’ho fatto infuriare» continuò «Ma comunque le sue lezioni non sono servite a nulla, non sono forte, ha sempre detto che sono debole».
«Si sbaglia» disse il Serpeverde risoluto «Tu sei forte, Harry, sei sopravvissuto ad anni di babbani idioti, a Tu-Sai-Chi, a tutte le assurdità che ti sono successe qui a Hogwarts, hai vinto il maledetto torneo Tremaghi» disse ancora «Non permettere a nessuno di dirti che sei debole, sei la persona meno debole che abbia mai conosciuto».
Harry gli rivolse un sorriso debole «Grazie… io, scusa, mi dispiace…»
«Va bene» disse istintivamente, allungando una mano verso la sua guancia per scacciare le sue lacrime «Va bene, non preoccuparti, abbiamo sedici anni, è normale essere spaventati da cose più grandi di noi. Anche se tu sei San Potter il prescelto».
Il gesto dolce, le sue parole di conforto, quell’ultimo appellativo e qualcos’altro spinsero Harry a compiere un gesto insolito per lui e per il biondo: si protese verso di lui e lo abbracciò. Infossò il volto rigato dalle lacrime contro la sua spalla e ne respirò il profumo, era intenso, dolce e sapeva di buono. Harry ebbe una strana sensazione alla bocca dello stomaco, ma non disse nulla. Draco, dopo un momento di smarrimento, avvolse le sue braccia attorno al corpo del Grifondoro e lo strinse gentilmente, mentre quest’ultimo sfogava parte dei sentimenti repressi che aveva dentro di sé. Tutti lo vedevano come quello forte, sicuro e risoluto della situazione, nessuno si fermava a pensare che forse anche lui potesse essere spaventato. Erano più simili di quanto immaginassero e Draco, mentre lo stringeva forte, promise a se stesso che avrebbe fatto di tutto per aiutarlo e per tenerlo al sicuro.
 
§§§
 
«Signor Malfoy» la voce di Severus Piton alle sue spalle, fece trasalire Draco; il ragazzo si stampò in faccia l’espressione più indignata e indifferente possibile, prima di voltarsi verso il professore esibendosi nella sua migliore performance. Erano passati solo due giorni dalla serata sulla torre e lui era ancora un po’ scosso a riguardo.
«Professor Piton» disse acidamente «Cosa vuole?»
«Permetti una parola?» domandò, ma la sua era una domanda retorica. Draco alzò gli occhi al cielo e si voltò verso Blaise, dicendogli di raggiungere gli altri in biblioteca, che lui sarebbe andato dopo, perché doveva parlare con il professore. L’amico annuì e gli strinse una spalla per confortarlo poi se ne andò e Draco seguì il professore in un corridoio adiacente, ma più appartato. Sentiva una strana sensazione, una sensazione di pericolo che lo pervadeva tutto.
«Non ho potuto fare a meno di notare che tu e Potter siete molto… affiatati».
«Cosa sta cercando di dire?» chiese il ragazzo, con tono seccato «Non sono questi gli ordini, professore? O preferisce che lo deluda?» chiese incrociando le braccia al petto. La sua era una performance spettacolare, Piton non sembrò sospettare delle sue parole, perché gli rivolse un’occhiata comprensiva.
«Sono solo preoccupato, tua madre mi ha affidato la tua sicurezza. Se Potter dovesse sospettare qualcosa…»
«Non sospetta niente» intervenne risulto il biondo «Non sa nulla. Pensa che siamo amici e ci incontriamo per studiare insieme, e la situazione è la stessa del mese scorso».
«Stai facendo progressi? Vuoi che aggiorni al quartier generale che sei a buon punto?» chiese allora, Draco, preso alla sprovvista, automaticamente scosse la testa. L’occhiata del professore lo scosse, non doveva dargli alcun sospetto sulle sue ultime decisioni, non voleva che capisse quanto in realtà avesse fallito, finendo per apprezzare il ragazzo-che-era-sopravvissuto, decidendo di proteggerlo. Non poteva permettere che Piton conoscesse le sue vere intenzioni.
«No, ci penserò io quando lo riterrò necessario. Come ho già detto a mia madre nell’ultima risposta che le ho mandato. So quello che devo fare, potete stare tranquilli». Sebbene la sua voce non celasse alcuna emozione, dentro stava tremando di terrore, ma era bravo a mascherare le sue vere emozioni, questo Lucius gliel’aveva insegnato bene a suon di “I Malfoy non mostrano i loro sentimenti” e bacchettate sulle mani, quando era piccolo e piangeva dopo aver avuto un incubo o perché si era sbucciato il ginocchio. Gli bastava stringere un pugno per ricordare come comportarsi e come non mostrarsi debole davanti a nessuno – Potter escluso, lui aveva lo straordinario potere di mettere chiunque a proprio agio.
«Se avessi bisogno di aiuto…» iniziò il mago adulto. Draco lo interruppe ancor prima che finisse la frase.
«Non ne ho bisogno. Devo farlo da solo» disse in fretta. Sentiva le mani tremare e una strana sensazione farsi largo in lui; non voleva che scoprisse i suoi segreti e sapeva che se fosse rimasto lì, l’uomo avrebbe trovato il modo di abbattere le difese della sua mente. Piton era sottovalutato come Legilimens, ma lui era un ottimo occlumante. Prese un respiro profondo senza farsene accorgere dal docente e lo guardò dritto negli occhi «Mi lasci fare, non fallirò».
«Sarà meglio per te» tagliò corto il professore «Dovresti sbrigarti, se Potter ti sta aspettando per studiare, si insospettirà non vedendoti arrivare».
«Già» disse in fretta il ragazzo «Allora vado». E senza aspettare una risposta da parte del professore, ritornò nel corridoio principale e corse verso la biblioteca. Piton sospettava qualcosa, ne era certo.
Le sue mani tremavano, dannazione, e Potter se ne sarebbe sicuramente accorto, gli avrebbe chiesto cosa non andasse e Draco in quel momento era troppo spaventato per riuscire a dissimulare il suo reale stato d’animo. Sapeva di dover andare, i suoi amici lo stavano aspettando, aveva bisogno di parlare con qualcuno di tutto quello, Blaise sapeva solo consigliargli di parlarne con Harry. Questi sarebbe stato disposto ad ascoltarlo? Sarebbe stato in grado di perdonarlo per non avergli detto la verità fin dall’inizio?
Lo sperava, davvero.
Prese un profondo respiro prima di incamminarsi verso la biblioteca, ne prese un altro prima di entrarvi e raggiungere gli altri. Quando Blaise lo guardò, si rese conto in qualche modo di ciò che era successo. Conosceva Draco e sapeva cosa volesse Piton da lui, non c’era bisogno di essere maghi invincibili per capire cosa affliggesse il biondo in quel momento. Harry si voltò verso di lui e lo guardò preoccupato.
«Draco, tutto okay?» chiese per primo il Grifondoro.
Lui prese un altro profondo respiro: «Potter, devo parlarti» disse, la sua mano tremava e cercò di chiuderla a pugno per darsi un contegno «È abbastanza urgente».
«D’accordo» Harry prese la sua bacchetta e raccattò tutte le sue cose «Andiamo. Dimmi tutto».
Draco lo guardò perplesso qualche istante. Era strano, aveva visto una reazione così immediata solo quando si trattava dei problemi di Weasley o di Granger, non credeva possibile che si comportasse nello stesso modo con lui. Strinse ancora il pugno, cercando di darsi un contegno, ma dentro di sé sentiva una sensazione strana, come una sorta di speranza invaderlo. Non era felice, no, ma sollevato. Condividere il peso che aveva nel cuore, poteva essere la prima soluzione a tutti i suoi problemi, ma… Potter sarebbe stato anche comprensivo? O l’avrebbe odiato? Quello che temeva di più in quel momento era rivedere lo sguardo del moro colmo di odio nei suoi confronti.
«Non qui» disse solo e scambiò con lui una breve occhiata, l’altro subito capì ed insieme uscirono dalla biblioteca, raggiunsero le scale e arrivarono al settimo piano. Avevano bisogno di un posto tranquillo, un posto sicuro in cui parlare. La porta apparve quasi subito e loro vi entrarono in fretta.
Il Serpeverde si mordicchiava le labbra, cercava di non esporsi troppo, di non far capire il proprio dissidio interiore, ma quando gli occhi smeraldo di Harry si posarono nei suoi, capì di dover parlare, adesso o mai più.
«Io ho capito, sai?» domandò retoricamente il moro, Draco lo guardò spaesato e ora come avrebbe fatto? «Sei preoccupato da giorni, Draco, perché sei venuto a parlarmi solo ora?»
«Harry, non è come pensi» disse subito, in sua difesa «Io non… non sono come loro» continuò senza riuscire a fermarsi «Non voglio diventare come loro, non sono affatto come loro! Io… sono tuo amico! E… e loro non possono cambiare questo. Non prenderò il marchio, anche se loro insistono».
Fu in quel momento che Draco si maledisse, perché Harry spalancò gli occhi a dismisura, quasi gli uscirono dalle orbite; non avevano affrontato quel discorso direttamente, Draco era rimasto vago e si era fermato prima di potersi tradire; Harry aveva sempre sospettato che parlasse dei suoi genitori e ora aveva la certezza che lo stessero pressando a fare qualcosa contro la propria volontà. Volevano farlo diventare un Mangiamorte?
«Okay, ti va di parlarne dall’inizio?» chiese il Grifondoro cercando di essere quello razionale e calmo «Cosa è successo?»
«Ti ricordi quando ti ho parlato di pressioni e di sentire responsabilità più grandi di me sulle spalle?» Harry annuì, anche se quella era una domanda retorica; Draco strinse un pugno cercando di tenersi calmo «Vogliono che prenda il posto di mio padre, vogliono che diventi uno di loro, ma io…» deglutì, cercando di non tremare troppo «Non voglio farlo, Harry, davvero… ma lo so, mi costringeranno e non avrò possibilità di scegliere».
«Sciocchezze, tutti abbiamo la possibilità di scegliere».
Il biondo deglutì «Non io. Se rifiuto, quando sarà il tempo, lui mi ucciderà e ho paura che otterrà comunque ciò che vuole».
«Ti aiuterò io» disse il moro «Non permetterò che ti costringano a fare ciò che non vuoi». Era questo il suo segreto? Nascondere le emozioni come il miglior occlumante e tirare fuori tutto quel coraggio Grifondoro? «E non gli permetterò di farti del male, Draco» Harry gli prese una mano e la strinse nella sua «Non sei solo».
L’altro annuì, ma abbassò lo sguardo, timoroso. «Harry…» iniziò il Serpeverde, voleva dirgli tutta la verità, voleva dirgli ogni cosa, ma il suo tono di voce mise il Grifondoro in allarme, che subito prese la parola, interrompendolo, impedendogli di confessare tutto (per sua fortuna).
«Ti prego, Draco, dimmi che… dimmi che non sei diventato mio amico per loro» il tono di voce era disperato, quasi deluso, ferito «T-Ti hanno detto loro di diventare mio amico? Per riferire ogni cosa che progettiamo contro di loro…?» chiese, man mano che parlava la sua voce si abbassava, colma di tristezza; Draco non rispose colto nel segno. Era iniziata così, ma non aveva mai voluto far del male a nessuno. «Draco! Rispondimi maledizione!» esclamò «Guardami negli occhi e dimmi che non mi hai ingannato per tutto questo tempo! Mi sono fidato di te!»
Le accuse del Grifondoro facevano male, Draco non riusciva quasi a respirare perché era tutto vero e se i dubbi del ragazzo fossero stati confermati, allora non avrebbe più potuto proteggerlo, non avrebbe più potuto essere suo amico, non ci sarebbero più state serate a studiare le stelle insieme o a preparare pozioni o a studiare incantesimi, non ci sarebbero stati battibecchi in biblioteca e tutto quello che avevano costruito, si sarebbe sgretolato.
«No» mentì il biondo, perché in cuor suo non lo aveva mai ingannato, se non quando gli aveva mandato il gufo e quando lo aveva incontrato sul treno «No, Harry, no».
Il moro sbatté le palpebre e lo guardò, cercando il suo sguardo «Mi fido di te, Draco, ma ho bisogno di sapere la verità».
«Non ti ho usato, Harry» disse deglutendo «Posso dirti tutto quello che so su di lui… e sui Mangiamorte, perché casa mia è diventata il loro quartier generale, sono terrorizzato e avevo paura di dirtelo per non vedere l’odio sul tuo volto» disse, non era una bugia, era la verità, solo leggermente distorta «Piton mi ha fermato oggi per chiedermi della nostra amicizia, lavora per… Tu-Sai-Chi e mi osserva» disse «Ecco perché ero così scioccato prima».
Harry strinse i pugni con forza «Lo sapevo che Piton c’entrava qualcosa. Lo dico ogni dannatissimo anno!» esclamò «Tu stai bene?» chiese subito preoccupato.
«Sì, sì, sto bene» confermò il biondo «Ma, Harry…»
«Ti credo, Draco, ti credo. Troveremo il modo di salvarti. Hai degli amici su cui contare, non sei solo. Tu dimmi tutto quello che sai, io lo dirò a Silente».
Draco sospirò di sollievo, Harry non lo aveva mandato via, non lo aveva scacciato dandogli del mangiamorte venduto, anzi aveva detto che ne avrebbe parlato con Silente. Certo, non sapeva del suo piccolo problema “missione”, ma quello era un suo problema e lo avrebbe affrontato il più lontano possibile da quel giorno.
Forse, Draco aveva una speranza, ma l’avrebbe avuta lo stesso, se avesse detto tutto ad Harry? Probabilmente no e quel pensiero lo fece rabbrividire. Harry non avrebbe dovuto scoprire il motivo dell’inizio della loro amicizia, mai.
 
§§§
 
Draco evocò il suo Patronus una notte di fine novembre. Riuscì a concentrarsi su un ricordo felice, uno veramente felice: quando Potter lo aveva abbracciato per la prima volta, quella notte sulla Torre di Astronomia, dopo che avevano parlato di stelle, pianeti, costellazioni, galassie e di Sirius Black, in quel momento si era sentito invadere da una sensazione di benessere incredibile, che mai aveva provato prima. Si rilassò e grazie a quel ricordo lo evocò: un maestoso Ungaro Spinato, che volò per la stanza per diversi istanti, prima di sparire in una bolla bianca. Draco rimase sconvolto: il suo Patronus era legato al suo nome, come immaginava, ma anche a Potter. Era lo stesso drago che Potter aveva sconfitto durante il Torneo Tremaghi al quarto anno. Era una coincidenza, giusto? Poteva essere legato al suo carattere, no? Dopotutto, lui era intrattabile, proprio come uno Spinato. Doveva essere per forza così, altrimenti lui sarebbe stato nei guai, in guai molto seri. (Ma non lo era già, in fondo?)
«Complimenti, Draco!» urlò Harry esultando «Ce l’hai fatta, hai evocato il tuo Patronus corporeo!» esclamò ancora «Solo tu potevi evocare un drago» scherzò dandogli una pacca sulla spalla. Draco sorrise e si ritrovò stritolato di nuovo in un abbraccio del Grifondoro; c’era pace in quel momento, nel suo cuore e nella sua mente, Potter era la cosa migliore che gli fosse capitata in tutta la sua vita, ma questo era meglio che il moro non lo sapesse, per il momento.






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Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!
 
Buon giorno people! Non pubblico mai di mattina, ma ci tenevo a non far saltare l’aggiornamento della settimana, come annunciato la settimana scorsa questa settimana sarò impegnata con un esame e questo weekend dovrò ripassare un sacco. So, eccomi con qualche giorno di anticipo con il nuovo capitolo. Yee.
Cosa ne pensate? Draco riuscirà mai a dire a Harry ogni cosa? E come potrebbe reagire Harry, se sapesse che in effetti, Draco è diventato suo amico per colpa di Voldemort? Prevedo lacrime e dolore su questa cosa. *spoiler*
Intanto gli ha detto una parte di verità e per lui è già tanto!
Draco ha evocato il suo patronus! Vi aspettavate fosse davvero un drago? Vi piace che sia legato a Harry? Eheheh, il nostro Potty fa conquiste! Sono già entrambi finiti sotto al treno dell’amore, ma negano ancora. (e negheranno ancora ahahah) 
(Nella prima stesura della storia era un furetto, ma poi ho cambiato idea e ho fatto in modo che fosse legato a Harry, perché era più dolce!)
Spendo una parola a favore di Piton, usando delle parole che Silente in futuro dirà a Draco Non tutto è come sembra. In realtà Piton è un personaggio più positivo di quel che pare in questa storia, per motivi di trama, mi serviva meno bastardo di com’è nei libri, anche se non sembra.
Btw, dove porterà quest’accoppiata Serpeverde/Grifondoro? Verso un mondo di angst e disperazione o verso un universo di fluff e romanticismo? (attenzione, il romanticismo di Harry potrebbe farvi male lol)
E niente. Scappo a studiare e poi al lavoro. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che la storia continui ad intrigarvi. Ne avremo ancora per un bel po’ (ancora non ho deciso se saranno 18 o 19 capitoli…) e ci saranno belle sorprese! Intanto, ringrazio le persone che hanno recensito lo scorso capitolo, lilyy e ElenSofy, e tutte le persone che hanno messo tra le ricordate e le seguite la storia, e chiunque abbia speso un click per leggerla. I’m so happy! Spero che non ci siano errori e che tutto fili liscio nella lettura! Ho avuto poco tempo per correggerlo, lo ammetto. Appena possibile gli darò un'altra controllata, chiedo venia per eventuali distrazioni! 
A domenica prossima, stay tuned! 
 
Fatto il misfatto (sorry…)

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Capitolo 4
*** 4. So close (And still so far). ***


Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, meritavano di meglio, quindi ho deciso di dargli io ciò che meritavano; ma non ci guadagno nulla da tutto ciò, niente è finalizzato ad offendere qualcuno (solo a dare loro il finale che piace a me :D) e io ci perdo solo la faccia con queste cose.

Avviso: I personaggi tendono ad essere OOC (soprattutto Draco con l’andare avanti della storia, perché subisce un cambiamento radicale) tutti loro sono basati sui miei headcanon!

Nota bene: La storia parte dal sesto anno, tenendo conto di alcuni avvenimenti accaduti fino al quinto, ma l’intenzione non è quella di riscrivere il Principe Mezzosangue, di esso vi sono solo alcuni elementi (VI libro alternativo sta per quello... LOL).

Enjoy the show!
 

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Twist of Fate

4. So close (And still so far) 

 

L’ingresso del mese di dicembre permise a molti studenti di tirare un sospiro di sollievo, le vacanze erano vicine e presto tutti sarebbero tornati a casa per riposare e festeggiare in famiglia. Harry, a differenza dei suoi compagni di scuola, non avrebbe trascorso il Natale in famiglia, sebbene la signora Weasley gli avesse mandato diverse lettere per convincerlo e Ron avesse tentato in tutti i modi di dissuaderlo dal restare a scuola, il Grifondoro aveva deciso ugualmente di non partire per poter indagare su Lumacorno e cercare di portare a termine il compito assegnatogli da Silente.
Infatti, il preside, dopo avergli mostrato decine di ricordi su Voldemort, gli aveva rivelato cosa davvero volesse da lui: Harry doveva recuperare la versione originale e non corrotta di un ricordo del professore. Sembrava qualcosa che avrebbe svelato molte verità. Per sua fortuna, grazie all’aiuto di Draco, era riuscito ad entrare nelle grazie di Lumacorno e ad essere invitato all’esclusiva cena, a cui avevano partecipato lui, Draco e Hermione insieme ad altri studenti, e alla festa di Natale, che si sarebbe tenuta il giorno prima della partenza.
Molto spesso, quando pensava alla sua nuova amicizia con il Serpeverde, non poteva fare a meno di sentirsi in colpa nei suoi confronti. Era come se l’avesse usato, la loro amicizia era nata anche per questo: quando Silente, all’inizio dell’anno, gli aveva chiesto di entrare nelle grazie del professore di Pozioni, aveva pensato di chiedere aiuto al biondo, non solo perché era bravo in quella materia, ma anche per tenerlo d’occhio: non si fidava di lui e temeva che tramasse qualcosa. Si era sbagliato completamente e oltre ad essere stato un bravo tutor, Draco era un ottimo amico. Doveva assolutamente parlare con lui prima che partisse per le vacanze, era necessario, altrimenti il senso di colpa l’avrebbe logorato. Non se la sentiva di nascondergli ancora la verità. Sebbene si fosse avvicinato a lui solo per quei motivi, alla fine superato il suo rinomato caratteraccio, Draco non era così male. E Harry doveva essere sincero con se stesso, un po’ era attratto da lui. La cosa lo aveva lasciato perplesso i primi tempi, aveva sempre creduto di preferire le ragazze, ma forse Draco era un’eccezione.
«Ehi, ti ho trovato!» esclamò quando lo vide nel corridoio; vide Piton allontanarsi dal biondo con uno sguardo truce e si chiese cosa avesse fatto il pupillo del professore per farlo arrabbiare così. Aveva anche preso Eccezionale all’ultimo test che avevano fatto sui vampiri. Strano, pensò, ma non si insospettì, doveva smetterla di sospettare di tutti a causa del loro passato, inoltre Draco gli aveva dato prova più di una volta di essere cambiato. Anche se qualche volta avvertiva che il Serpeverde volesse dirgli qualcosa, ma poi si bloccava sempre prima di farlo effettivamente. Forse, si diceva Harry, prima o poi gliel’avrebbe detto e lui avrebbe mosso mari e monti per aiutarlo, come avrebbe fatto per ogni amico. Davvero Draco pensava che lui, in caso di pericolo, non avrebbe fatto niente per proteggerlo? Ormai erano amici stretti, tutti sapevano che avrebbe fatto qualsiasi cosa per il biondo. Quando Draco gli aveva detto di Piton era andato subito da Silente, aveva raccontato al preside ciò che il Serpeverde gli aveva confidato e rabbrividì ricordando la risposta del preside: Severus ha la mia più piena fiducia. Lavora per me e non per Voldemort, sappilo, Harry e dillo al signor Malfoy; lui e Draco avevano avuto anche una discussione a riguardo, ma non voleva ritornare sull’argomento.
«Potter» lo salutò con una freddezza glaciale il biondo «Cosa posso fare per te?»
«Dovrei parlarti, hai un minuto?»
«Ma certo». Era strano, freddo e distante, sembrava essere tornato il Draco degli anni precedenti, la serpe odiosa che aveva detestato con tutto sé stesso, ma c’era qualcos’altro nei suoi occhi, c’era qualcosa di simile alla paura, Draco era terrorizzato e Harry non riuscì a non collegare la cosa a Voldemort. Che la sua famiglia lo avesse convinto ad unirsi al lato oscuro? Che fossero riusciti a spezzarlo? Draco sembrava pallido e un po’ tremava. Harry non riuscì ad evitarsi di afferrarlo per un braccio e trascinarlo in un posto più appartato dove parlare. Non importava più nulla, voleva solo che stesse bene. Non gli importava di Voldemort, dei Mangiamorte, di Silente o di Lumacorno, di nessuno, solo di Draco.
«Draco, tutto bene? Sembri terrorizzato».
Lui annuì «Piton mi ha appena informato che Silente gli ha detto che mio padre è evaso da Azkaban» confessò il biondo bianco come un lenzuolo «Il preside mi ha consigliato di restare qui per le vacanze di Natale».
«Ha fatto bene, ti avrei detto lo stesso» disse il moro mettendogli una mano sulla spalla «Ti faccio compagnia io».
«Oh… davvero? Non devi. Vai con i tuoi amici dai Weasley».
«Avevo già deciso di restare, ma ora ho un motivo in più» lo tranquillizzò rivolgendogli un tenero sorriso; fece un gesto con la bacchetta ed evocò un bicchiere e lo riempì d’acqua con un incantesimo «Ecco bevi un po’, sembra che tu stia per svenire», il biondo accettò il gesto del Grifondoro e bevve l’acqua tutta d’un fiato. Non si sentiva bene, fin da quando Piton gli si era avvicinato e gli aveva detto dell’ultima azione del Signore Oscuro. Grazie ai Dissennatori, i Mangiamorte ancora ad Azkaban erano evasi, tra essi c’era anche Lucius Malfoy, grazie al quale il mago oscuro aveva messo le mani sulla prigione. Malfoy Senior si era riscattato con il suo padrone conquistando per lui la prigione magica; lì Voldemort avrebbe potuto imprigionare tutti i suoi avversari per torturarli e farne ciò che voleva. Il professore gli aveva anche consegnato una lettera di suo padre, in cui l’uomo gli suggeriva di portare a termine in fretta la sua missione, poiché anche se erano stati perdonati, Potter andava consegnato a lui. Draco non voleva, non poteva tradire Harry, non voleva che gli venisse fatto del male. Voleva solo proteggerlo e tenerlo al sicuro, il più a lungo possibile. Non sapeva come fare, non sapeva con chi parlare, non aveva idea di cosa sarebbe successo da quel momento in poi.
«Ti va di parlarne?» chiese il moro.
«No… non adesso» rispose piano.
«D’accordo» Harry gli strinse una spalla «Ma sappi che sarò al tuo fianco, non ti lascio solo, okay?» Draco annuì «Ti proteggerò io» promise. Sì e chi proteggerà te, Harry, da me? – chiese mentalmente, sentendo di essere ad un passo dalle lacrime; inghiottì a vuoto e lasciò che Harry lo abbracciasse, in quel modo si sentiva stupidamente protetto.
«Grazie» sussurrò, Harry lo strinse un po' di più e Draco appoggiò la testa sulla sua spalla. In quel momento, sperò che il moro avesse ragione e si aggrappò a quella speranza e al suo sostegno come se fossero le uniche cose a non farlo sprofondare nella devastazione e nella completa disperazione. Se c’era Harry, poteva tutto. Draco aveva bisogno di credere che fosse così. Aveva bisogno di credere che Harry ci sarebbe sempre stato, ma aveva paura di vederlo sparire, di vederlo andare via urlandogli contro che era solo un Mangiamorte, che non si fidava di lui e che poteva anche farsi ammazzare perché a lui non importava… sì, quella prospettiva gli faceva quasi più paura di Voldemort.
«Andrà tutto bene, te lo prometto» sussurrò ancora il Grifondoro.
Draco annuì, crogiolandosi nella speranza che fosse realmente così, lasciò che l’altro lo stringesse e lo confortasse perché aveva bisogno di sentirsi consolato in quel momento. Harry gli promise che tutto si sarebbe risolto nel migliore dei modi e lui gli credette. Era impossibile non fidarsi di Harry Potter. Non riuscì ad evitare una sensazione di calore irradiarsi nella sua pancia, sentì lo stomaco contorcersi e il cuore battere forte, inoltre era convinto di avere le gote rosse.
Era bello avere qualcuno di cui fidarsi, qualcuno a cui affidarsi totalmente. Harry sapeva che la sua famiglia premeva affinché diventasse uno di loro, sapeva che non era quella la sua volontà e gli aveva promesso che l’avrebbe aiutato.
Non riusciva ad ignorare comunque l’effetto che Harry aveva su di lui, non sapeva ancora da cosa dipendesse tutto ciò, ma ne era felice.
 

§§§
 

Non tornarono più sull’argomento “Lucius” e la sera prima della partenza per le vacanze di Natale, i due giovani andarono alla festa organizzata da Lumacorno insieme. Hermione li raggiunse in compagnia di Luna, Pansy si presentò con Theodore Nott e Blaise riuscì a trascinare con sé Neville. L’unico assente era Ron, anche se Draco e Harry ci avevano provato con tutte le loro forze a convincerlo a studiare di più, in modo da essere insieme a loro quella sera, ma il rosso aveva altri piani che non includevano lo studio, bensì lui e l’oca giuliva – come la chiamava affettuosamente Hermione – appartati da qualche parte a pomiciare.
Fin da quando si era avvicinato al magico trio, Draco si era ritrovato spesso ad osservare come i tre interagissero tra di loro. Harry era un ottimo amico per entrambi, ma molto protettivo nei confronti della ragazza, come un fratello apprensivo con una sorella. Era sempre pronto a darle un supporto in qualsiasi momento, anche quando era più disperata o triste, era lì a sostenerla e stringerla con affetto. Ad un occhio esterno, potevano apparire come intimamente impegnati, ma chiunque sapeva che in realtà il sentimento che li univa era un profondo affetto. E a volte Draco si sentiva immensamente geloso del loro rapporto, era una cosa irrazionale che non controllava, come quando, qualche giorno prima, la riccia aveva litigato con Ron Weasley, il quale le aveva risposto così male da farla scappare via dalla Sala Grande. Harry aveva rivolto al rosso un velato insulto e si era alzato seguendo l’amica fuori dalla sala. Tutti sapevano dei sentimenti della ragazza verso il rosso, tranne il diretto interessato, che continuava a ferire i suoi sentimenti.
Un’altra scena fraintendibile ad un occhio non esperto, si presentò proprio quella sera durante la festa di Lumacorno: Cormac McLaggen, che si era presentato alla festa come accompagnatore di una Corvonero, fece una battutaccia sul fatto che Hermione fosse andata alla cena con Luna, invece che con un ragazzo e lei gli rispose per le rime, tuttavia il tizio continuò: «Beh, Granger, se tu non fossi così stupida da andare dietro a Weasley, forse non saresti così sola e disperata» affermò con un tono carico di sdegno; la Grifondoro si ritrovò ad abbassare la testa imbarazzata e a disagio; notando la scena, il prescelto lo raggiunse con aria minacciosa, puntandogli contro la bacchetta.
«Ripetilo se ne hai il coraggio» lo sfidò «Prova a dirle ancora una cosa del genere».
«Oh, il prode Harry Potter che difende le donzelle in pericolo!» scherzò l’altro credendosi simpatico «Di’ un po’, Potter, ha rifiutato anche te per quell’idiota?» chiese. Tutti coloro che assistevano alla scena, restarono muti davanti a quelle parole «Dopotutto, le fastidiose secchione so-tutto-io come lei finiscono per restare zitelle, no? Un gatto ce l’ha già, è a metà dell’opera» affermò quello, ridendo da solo delle sue parole.
«Se non la pianti subito, ti affatturo» lo minacciò il moro, una vena sulla tempia pulsava in maniera spaventosa e tutti sapevano che fosse ad un passo dallo scoppiare «Lasciala in pace».
«Vuoi davvero provocarlo, McLaggen?» chiese Draco. L’altro ragazzo non lo ascoltò e continuò, additando contro la Grifondoro altri insulti. Davvero gli stava facendo perdere la pazienza, insultando la sua migliore amica? La furbizia non era una sua qualità.
«Non ne hai il coraggio, Potter» disse quello, dopo l’ennesima minaccia del prescelto «Tutti lo sanno che sei un codardo; non è vero che hai affrontato Colui Che Non Deve Essere Nominato, ti vuoi solo vantare». Draco si mise una mano sulla fronte, quel tizio era un vero idiota.
«Chiedi scusa ad Hermione, non mi frega nulla di quello che pensi di me» disse tra i denti il Grifondoro; Draco si chiese davvero a che livelli potesse arrivare la stupidità di quel tizio. Certo, anche lui pensava che il 90% delle volte Potter fosse sopravvalutato, ma suo padre era stato arrestato e aveva avuto testimonianza diretta che il Grifondoro avesse sfidato il mago oscuro più di una volta, inoltre Harry gli aveva raccontato un sacco di cose, in quei mesi.
«Ho solo detto la mia opinione» ribatté Cormac con una scrollata di spalle. Hermione era sempre più a disagio davanti alle parole del ragazzo, fece un passo indietro e Harry era sempre più irritato: nessuno – nessuno – doveva osare parlare di lei in quel modo.
«Ti brucia che ti abbia detto di no, perché lei merita qualcuno migliore di te» rispose Potter cercando di mantenere la calma, Draco agitò la bacchetta di nascosto, lanciando un innocuo incantesimo non verbale che fece starnazzare il tizio come un galletto. Tutti risero e il Serpeverde si ritenne soddisfatto, ma McLaggen sembrava intenzionato a morire quella sera, perché non si fermò, quando gli effetti della fattura di Draco si esaurirono.
«O forse si nasconde. Finge di essere una frigida e innocente ragazza, e sotto sotto è una vera pu-»
«Stupeficium!» esclamò il moro senza neanche fargli finire la frase; McLaggen venne schiantato dall’altro lato della stanza. Lumacorno, rientrando in quel momento nella sala, si rese conto che stesse accadendo qualcosa e l’unico Tassorosso presente spiegò com’erano andate le cose, sostenendo che Potter non avesse fatto niente di male. Il professore, suo malgrado, si ritrovò costretto a mandare via Harry, a mandare l’altro studente in infermeria e a togliere punti ad entrambi per l’atteggiamento poco corretto tenuto durante un momento di svago.
«Ma questo è assurdo» si lamentò il Serpeverde «Togliere i punti a quell’idiota lo capisco, ma Potter non ha fatto niente di male, c’ero anch’io, quel cretino lo ha provocato insultando Hermione, lo avrei affatturato anche io se avesse detto altro» ghignò «In effetti un piccolo incantesimo l’ho lanciato».
La riccia lo guardò con riconoscenza e stupore. «Signor Malfoy, se non vuoi finire fuori come il signor Potter, chiudi la bocca» intimò il professore. Il ragazzo fece una scrollata di spalle e alzò gli occhi al cielo.
«Non ci volevo neanche venire a questa stupida festa, è stato Potter a convincermi» si lamentò «Sa che le dico? Quasi quasi vado via, questa festa è così noiosa».
«Signor Malfoy, fuori da questa sala e dieci punti in meno a Serpeverde!»
Draco sorrise sornione. «Per quel che me ne frega» disse con una scrollata di spalle «Vado a cercare Potter prima che affatturi qualcuno» scherzò, appoggiando una mano sulla spalla di Hermione «Tu meriti di stare qua, divertiti» disse amichevolmente alla ragazza, poi si rivolse al resto dei presenti: «Il prossimo che la insulta o le dice qualcosa di sgradevole, se la vedrà con il sottoscritto».
La ragazza si passò una mano tra i capelli e ridacchiò imbarazzata. Non era mai capitato che Draco Malfoy prendesse le sue difese, ma c’era da dire che da quando era diventato amico di Harry molte cose erano cambiate. Il Serpeverde era molto diverso da come lo avevano conosciuto: non insultava più i figli di babbani, né se ne andava in giro a bullizzare tutti; l’influenza di Harry su di lui era più che positiva.
«Grazie Draco» disse lei sorridendo «Di’ a Harry che ho apprezzato il gesto, ma non era necessario».
«Certo, glielo dico appena lo trovo, spero che non sia andato a finire il lavoro con McLaggen» ridacchiò il Serpeverde «Conoscendolo avrà mobilitato metà sala comune di Grifondoro contro quell’idiota» disse avviandosi verso l’uscita «Buona serata a tutti!» esclamò ed uscì di scena; tutti restarono ammutoliti tranne i suoi amici stretti che ridacchiarono della sua reazione stranamente protettiva verso la ragazza. Non era colpa sua, era colpa di Potter che lo influenzava male, decisamente male.
Draco raggiunse Harry, sapendo esattamente dove trovarlo quando era così nervoso. Era sulla scalinata principale, stringeva nervosamente la bacchetta tra le dita e tremava per la rabbia. La serpe prese un profondo respiro e si sedette accanto a lui, gli mise una mano sul ginocchio e lo strinse. Il moro non disse niente, appoggiò la testa sulla sua spalla.
«Non sopporto quando le parlano così. Ho perso la testa».
«Ha fatto innervosire me e non sono legato a lei quanto lo sei tu» lo rassicurò il biondo «Ma tranquillo, penso che nessuno oserà più dirle qualcosa di male».
«Perché un pazzo con la cicatrice ne ha preso le difese?»
«Sì, e il pazzo in questione è stato spalleggiato da un Serpeverde noto per saper rendere impossibile la vita degli altri e che ha un padre Mangiamorte» disse con una scrollata di spalle.
«Cosa?» alzò di scatto la testa dalla sua spalla, il biondo gli sorrise affabile «Cioè, tu hai preso le difese di Hermione?»
Draco scrollò le spalle «Lo sai come la penso. Non è male come pensavo e grazie a lei ho rivalutato le mie idee sui nati babbani. E poi lei è più intelligente di quel tonto» affermò con sicurezza.
Harry sorrise e si riappoggiò a lui «Grazie…» sussurrò al suo orecchio. Draco rabbrividì, ma cercò di non farlo capire all’altro e il suo cuore perse un battito. Mi vuoi morto, Potter? – imprecò mentalmente, facendo scivolare un braccio attorno ai suoi fianchi per stringerlo a sé con tenerezza. Gli accarezzò gentilmente il fianco e lo sentì rilassarsi, sciogliersi come burro al sole e accoccolarsi meglio contro di lui.
Draco, nell’ultimo periodo, si sentiva sempre strano con lui, provava delle sensazioni a cui non sapeva dare un nome e ogni scusa era buona per avere del contatto fisico con il moro, come in quel momento. Beh, in quel momento Potter ne aveva bisogno, e chi era lui per rifiutare? Così lo strinse maggiormente e rimasero in quella posizione per un tempo che parve ad entrambi infinito. Entrambi avrebbero voluto bloccare quell’attimo e conservarlo per sempre.
Harry, dal suo punto di vista, si sentiva sempre più in colpa verso il Serpeverde e non sopportava più di nascondergli una verità del genere, aveva paura perché temeva che, orgoglioso com’era, Draco sarebbe tornato ad odiarlo, annullando tutto ciò che avevano costruito in quei mesi. Ma lui non era un bugiardo o un approfittatore, e aveva questo peso sul cuore da un sacco di tempo, Draco era stato sincero con lui quando gli aveva raccontato delle pressioni che subiva a casa, quando gli aveva chiesto aiuto, lui aveva taciuto la verità per paura, per paura di perderlo. Adesso, aveva bisogno di parlargli.
«Draco, devo dirti una cosa» disse, allontanandosi da lui, interrompendo quell’idilliaco attimo di pace. Il biondo avvertì uno strano senso di vuoto e boccheggiò per un attimo, cosa voleva dirgli Potter? Era successo qualcosa di cui non era ancora a conoscenza? Voleva lasciarlo da solo a Hogwarts per tutte le vacanze di Natale? Sì, perché sebbene avesse insistito con il moro per farlo partire, dentro di sé aveva sperato che restasse e che trascorresse le giornate con lui. Pensava già a cosa avrebbero fatto il giorno di Natale, a parte abbuffarsi al buffet, forse avrebbero fatto una gara sulle scope, si divertiva sempre a volare con lui; e sicuramente si sarebbero ubriacati durante l’ultimo dell’anno. Aveva anche un regalo per lui, ci aveva lavorato molto nelle ultime settimane.
«Dimmi, Harry» ribatté subito «Hai… hai deciso di andare via per Natale?» chiese senza neanche rendersi conto di quanto patetica fosse stata la sua domanda. Il grifone lo guardò perplesso per un attimo, da cosa deduceva quest’assurdità?
«No, resto qui. È un’altra cosa».
Draco tirò un sospiro di sollievo ed esclamò: «Allora spara, mi hai fatto venire un infarto!»
«Ecco, ti arrabbierai» affermò l’altro con un sospiro «Ricordi quando… siamo diventati amici?» chiese; il Serpeverde annuì confuso e il Grifondoro smise di guardarlo «Non mi fidavo di te, credevo che tramassi qualcosa. Mi sono avvicinato per questo… e perché mi serviva il tuo aiuto con Lumacorno» disse piano, sentendosi un mostro approfittatore man mano che parlava «Ho rovinato tutto stasera, ma, ecco, il mio piano era entrare nelle grazie di Lumacorno per fargli fare una cosa per Silente. Non sarei riuscito ad arrivare a lui così in fretta se non fosse stato per te».
«Mi stai dicendo che abbiamo iniziato per una tua convenienza?» chiese Draco, più sorpreso che adirato.
«Io… me ne vergogno, non sono così, è che… è stato tutto assurdo e…» deglutì tenendo lo sguardo basso «Silente mi aveva detto di tenere d’occhio Lumacorno, di impegnarmi in pozioni per ottenere la sua attenzione, ma sono una schiappa e quando ti sei offerto di aiutarmi, durante la prima lezione, ho colto la palla al balzo e sono corso da te» disse con un sospiro «Mi dispiace».
«Non c’è che dire, questo è un comportamento da vero Serpeverde, Potter» disse ironicamente «Di cosa ti vergogni?»
«Di averti… usato?» Harry lo guardò perplesso «Non mi fidavo e credevo… stupidamente di poter tenere d’occhio te, mentre mi ingraziavo Lumacorno» spiegò mordendosi le labbra «Poi però, tu… tu sei così diverso dallo stronzo che eri e io mi sento un pezzo di sterco di troll per averti trattato così all’inizio».
Draco sentì il cuore battere forte, non sapeva se per la paura di perderlo o per l’irritazione o per qualcos’altro.
«Potter, stai dicendo che è ancora così?» chiese, adesso il tono di voce era leggermente preoccupato. Harry gli stava dicendo la verità, apprezzabile, ma adesso lo stava mettendo in allarme perché non capiva cosa stesse accadendo, di cosa parlasse. Stava dicendo che adesso non aveva più bisogno di lui? Che adesso che era migliorato in Pozioni e che era nel Luma-Club, non avrebbe più voluto avere a che fare con lui? Perché al solo pensare di poter perdere Harry, sentiva un dolore lancinante al petto, al cuore? Draco non aveva idea di cosa gli stesse accadendo, possibile che Potter lo sconvolgesse tanto?
«No, sto dicendo che mi sento in colpa che sia cominciata così, ma che si è tramutata in una vera amicizia senza che me ne rendessi conto e adesso… mi sento un idiota per aver pensato che tu tramassi cose oscure, che fossi gentile con me avendo un secondo fine. Quello che aveva un secondo fine ero io e ti chiedo scusa per questo» disse piano, Draco si sentiva confuso. E non sapeva come dire ad Harry che in realtà, all’inizio stava davvero tramando cose oscure, ma che poi aveva dimenticato gli ordini e la missione, perché un dannatissimo Grifondoro dagli occhi verdi lo aveva ammaliato e lui si era ritrovato affezionato all’altro. «Da Halloween, le cose sono cambiate. Con te mi sono sentito diverso, felice, con te non sento mai la pressione di quello che devo fare o che dovrò fare» continuò, il biondo boccheggiò, era la stesse sensazione che provava anche lui «Quindi se tu mi perdoni, io vorrei essere ancora tuo amico» concluse, cercando il suo sguardo.
A quell’ultima frase, tutto il corpo di Draco si rilassò, lasciò andare la tensione di quegli ultimi attimi e tirò un sospiro di sollievo. Montò sul viso la sua migliore espressione indignata e spintonò con forza Potter, un po’ per vendetta, un po’ per alleggerire la tensione. Harry si raddrizzò e puntò lo sguardo su di lui, alla ricerca di una risposta. Era lui o faceva caldo lì, con gli occhi di Potter puntati addosso e quello strano calore nel petto?
«Maledizione, Potter!» esclamò, ma il sollievo nella sua voce era evidente «Credevo che mi dicessi che ora che hai ottenuto ciò di cui avevi bisogno, mi avresti lasciato perdere!»
«Ehi no! Non lo avrei mai fatto, per chi mi hai preso?»
«Non farmi mai più spaventare così» buttò fuori sospirando di sollievo un attimo dopo «Grazie per avermi detto la verità».
Harry gli sorrise e si avvicinò di nuovo a lui, cautamente. Era sollevato che Draco non si fosse arrabbiato e non avesse sbraitato contro di lui, ne sarebbe stato capace, Harry ne era certo. «Non credevo che San Potter usasse mezzucci da Serpeverde, sai? Complimenti, io non avrei saputo fare di meglio».
«Cretino» bofonchiò il moro tra i denti «Lo sai che sono un Serpeverde mancato?»
«Cosa? Non sapevo niente di questo! Racconta».
«Ma non è una storia grandiosa, il Cappello Parlante voleva mettermi in Serpeverde, ma… non volevo finire nella casa di colui che aveva ucciso i miei e ho pregato il Cappello Parlante di mettermi ovunque, tranne Serpeverde».
«Questo è stato profondamente crudele da parte tua, avremmo potuto fare un sacco di cose insieme» disse il biondo, con un tono fintamente dispiaciuto «Ci pensi? Malfoy e Potter a rendere un inferno la vita degli altri studenti».
«O ti avrei spinto a tirare fuori il meglio di te, come ho effettivamente fatto quest’anno» ribatté pizzicandogli il fianco «Se potessi tornerei indietro nel tempo e ti stringerei la mano sul treno. È un peccato che ci siamo avvicinati solo ora».
«Già, un vero peccato» commentò cupamente il biondo. Se fosse stato amico di Potter, forse non sarebbe in quella situazione, ne era certo. Harry gli avrebbe impedito di tornare a casa dopo il quinto anno e lui non avrebbe mai vissuto quell’orribile estate e non avrebbe mai accettato quella maledetta missione.
«Ti sei incupito, che succede?» chiese.
Erano in vena di confessioni, Harry aveva appena confessato la sua bugia, dirglielo in quel momento, avrebbe alleggerito la cosa, avrebbe potuto cambiare le carte in tavola, dirgli tutto, confessare ogni cosa e lasciare che lui trovasse una soluzione; sì, doveva farlo. Immediatamente, in quel momento. Prese un profondo respiro, mettendo insieme le idee, cercò di rilassarsi e prese di nuovo fiato, prima di aprire la bocca per parlare.
«Harry, io…» iniziò, ma fu interrotto immediatamente.
«Signor Malfoy» la voce di Piton lo raggiunse e lo fece tremare «Dobbiamo parlare». Draco lo guardò terrorizzato, poi spostò lo sguardo su Harry, che era leggermente irritato per l’interruzione brusca. Mise una mano sul braccio di Draco e glielo strinse per infondergli sicurezza, la sua era una presa sicura, ma anche dolce e tenera.
«Qualche problema, professore?» chiese il biondo, restando al suo posto.
«Ho solo saputo della tua bravata con Lumacorno» disse con tono tagliente, Draco temette che sospettasse qualcosa, che ormai fosse certo del suo tradimento, che aspettasse solo il momento per consegnarlo a Voldemort.
«Ho fatto ciò che andava fatto» disse scrollando le spalle, l’uomo annuì, ma non disse nulla, nel suo sguardo c’era disappunto e qualcosa che né lui né Harry riuscirono a capire. Draco non capiva perché lo guardasse così, in teoria per il piano, si era comportato egregiamente, spalleggiando Potter e prendendo le difese della ragazza, perché doveva credere il contrario?
«Sta’ attento, signor Malfoy» sibilò «Buone vacanze». Il biondo si irrigidì e tremò leggermente.
«Andiamo via da qua» disse il moro «Andiamo in un posto più tranquillo» lo incitò prendendogli un gomito per spingerlo ad alzarsi da terra, Draco lo assecondò, alzandosi a sua volta.
«Ah, Potter» fece il professore mentre loro salivano le scale «Il preside mi ha chiesto di avvisarti che non sarà qui per le vacanze di Natale. Ti augura buona permanenza a scuola e buone festività» disse andandosene, senza aspettare che il ragazzo rispondesse. I due ragazzi, ancora più confusi, andarono insieme nella sala comune dei Grifondoro e, dimenticando ciò di cui stavano parlando prima, iniziarono a giocare a scacchi. Draco si pentì di non essere riuscito a dire la verità all’amico, ma non riuscì a dirgli nulla, non davanti a tutti i Grifondoro.
 

§§§
 

«Sei sicuro di non voler venire, amico?» gli chiese Ron, in procinto di salire sull’Hogwarts Express «Mamma sarebbe felice di vederti, per non parlare di mio padre che muore dalla voglia di chiederti di alcuni artefatti babbani… e i miei fratelli…»
«Ron, lo sai, devo indagare su Lumacorno e ottenere quel dannato ricordo» disse il ragazzo «E poi non voglio che Draco rimanga da solo, dopo l’evasione di suo padre è in pericolo».
Il rosso alzò lo sguardo al cielo «Oh certo, amico, sei sicuro di non esserti preso una cotta per lui? Ormai non parli d’altro». Harry arrossì e scosse la testa, facendo ridacchiare l’amico, che gli diede una pacca sulla spalla.
«Ci vediamo tra due settimane, scrivimi» disse Ron «E sta’ attento a Malfoy» aggiunse. Harry sbuffò, per quanto Draco si sforzasse, Ron non si fidava completamente di lui, lo vedeva ancora come il figlio del Mangiamorte, ma Harry era così convinto che Draco non avesse nulla a che fare con suo padre o Voldemort che non credeva a nessuna delle supposizioni dell’amico. Sì, anche lui all’inizio era stato sospettoso, ma mai una volta Draco aveva fatto qualcosa di sbagliato nei loro confronti, di certo non sarebbe stato così bravo a fingere di essere amico di Hermione. Se non fosse cambiato veramente, l’avrebbe insultata anche lui durante la cena di Lumacorno, invece l’aveva difesa, qualcosa doveva pur significare.
«E tu attento a non mettere incinta Lavanda» lo prese in giro il moro, cambiando argomento «Forza, vai».
«Va bene, allora ciao!» il rosso lo abbracciò con forza, prima di salire sul treno. Hermione, che si era tenuta lontana da loro – non parlava con Ron da una settimana, dopo il loro litigio – si avvicinò ad Harry e lo abbracciò dolcemente.
«Cerca di non stressarti troppo» gli disse lei con tenerezza «E cerca di stare vicino a Draco, mi sembra un po’ giù ultimamente» continuò «Non pensare troppo a ciò che ti dice di fare Silente, tu cerca di rilassarti un po’, ne hai bisogno» continuò con le sue raccomandazioni «E scrivimi. Io ti scriverò, okay?» Harry le sorrise e le baciò una guancia con tenerezza. Hermione era un po’ la mammina, colei che si preoccupava che lui e Ron facessero i compiti, che non si cacciassero nei guai, che suggeriva sempre qual era la miglior cosa da fare. Dopotutto, era grazie a lei se era sopravvissuto fino a quell’anno; lei era una risorsa speciale nella squadra e non ne avrebbe potuto mai fare a meno.
«Passa buone vacanze, Herm, e non pensare a quell’idiota, prima o poi si renderà conto di cosa sta perdendo». Ad Harry dispiaceva essere diviso tra i due, adesso capiva come si era sentita lei, quando lui e Ron avevano litigato a causa del Torneo Tremaghi, ma non sapeva come fare per aiutarli. Ron non si accorgeva di ferirla involontariamente con i suoi atteggiamenti, non si accorgeva di quando lei lo guardava con gli occhi pieni di lacrime. Harry sì, Harry riusciva sempre ad accorgersi di tutto.
La ragazza annuì con l’aria un po’ triste e lo strinse in un altro abbraccio fraterno, lui ricambiò la stretta, sentendo un piccolo sospiro colmo di dolore, prima di lasciarla andare; poi la ragazza salì sul treno «Ci vediamo dopo Capodanno» promise lei, lui annuì salutandola. Quando il treno partì, si stupì di vedere Neville correre veloce, dirigendosi verso scuola sperando di non essere stato visto da nessuno. Harry si incuriosì, ma fece finta di niente, forse voleva un po’ di privacy. L’amico gli aveva detto che sarebbe rimasto a scuola anche lui, perché la nonna non era in vena di festeggiare il Natale con tutto quello che stava succedendo e sarebbe andata da alcuni parenti lontani da Londra. Nell’ultimo periodo tutti avevano notato che Neville si fosse avvicinato a Blaise. Erano sempre insieme e più di una volta, Harry li aveva beccati in atteggiamenti equivoci. Forse era alla stazione per salutarlo e augurargli buone feste? Forse era solo una cosa che pensava lui, forse era solo una sensazione che aveva, ma le sue sensazioni di solito erano corrette. Ridacchiò pensando di raccontare quella cosa stranissima a Draco e indagare con lui. Certo, non doveva dimenticare il professore di Pozioni, ma aveva tempo per pensare a quel ricordo. Raggiunse in fretta l’amico nel parco innevato e insieme si incamminarono verso il Lago Nero, mentre Harry iniziava a spiegare al Serpeverde ciò che aveva visto e dedotto.
«Blaise in effetti è partito per le vacanze» disse pensieroso il biondo «Comunque lui e Paciock hanno una sorta di relazione, da quello che so io, fin da Halloween» spiegò, ricordando i vari racconti che gli aveva fatto Blaise in quei mesi «Ho avuto gli incubi per settimane quando mi ha raccontato tutto!» esclamò teatralmente.
Harry ridacchiò, il rapporto che avevano Blaise e Draco era molto simile a quello che avevano lui, Ron ed Hermione, sempre pronti a supportarsi e a sostenersi.
«Sembra una storia impossibile, un Grifondoro e un Serpeverde, due case rivali, un amore clandestino!» scherzò Harry «Sembra la storia di Romeo e Giulietta».
«Di chi?»
«Uhm, una storia babbana. Hermione ha detto che secondo lei ero troppo ignorante e mi ha regalato alcuni libri di autori babbani» spiegò il Grifondoro stringendosi nelle spalle «Non mi piace molto leggere, ma ha ragione, a volte mi sento ignorante sia del mondo magico sia di quello babbano» sospirò «I miei zii non volevano che io fossi colto. Si limitavano a mandarmi alle scuole dell’obbligo. Ma Dudley doveva prendere i voti più alti, e quindi…» si strinse nelle spalle. Draco lo guardò dispiaciuto. Quando Harry gli raccontava qualcosa della sua infanzia, provava l’impulso di stringere la bacchetta, raggiungere quei dannatissimi babbani e usare tutte le maledizioni che conosceva, comprese quelle senza perdono. Come avevano potuto crescere in quel modo orribile un ragazzo puro come Harry? Come avevano potuto inculcargli tutte quelle cose sbagliate? Come avevano potuto darlo per scontato?
«Mi dispiace» disse piano il biondo «Quegli insulsi babbani…» imprecò stringendo un pugno per contenere la rabbia. Harry gli rivolse un sorriso triste e abbassò lo sguardo. Draco, quindi, cercò di rimediare e di fargli dimenticare quell’argomento «Raccontami questa storia dello scrittore babbano, dai. Sono curioso».
Il volto di Harry si illuminò di nuovo e raccontò all’amico la trama di questa tragedia, che vedeva coinvolti due giovani innamorati, componenti di due famiglie che si odiavano. Draco non riuscì a non pensare, come il moro, alle casate di Grifondoro e Serpeverde, avversarie fin dalla fondazione della scuola. Draco ascoltò tutte le peripezie dei due amanti, che alla fine non ebbero il loro lieto fine. Era triste, era straziante ed era… vero. Il lieto fine non esisteva.
«Che babbani stupidi» commentò il Serpeverde pensieroso «Scusa, lui non poteva aspettare cinque minuti?»
«Beh, no? Non lo so» rispose il moro confuso. Draco lo guardò per pochi istanti, poi scoppiò a ridere, non seppe neanche lui perché, forse per l’espressione del moro o per qualcos’altro. Harry si ritrovò a pensare che il suono della risata di Malfoy fosse il suono più bello che avesse mai sentito in tutta la sua vita. Ugh, che diavolo mi prende? – pensò il prescelto, osservando Draco con la testa china all’indietro, la gola scoperta e le labbra distese. Però è così affascinante, pensò senza riuscire a smettere di guardarlo; il suo cuore non aveva mai battuto così velocemente.
 

§§§
 

Trascorrere la vigilia di Natale da solo, senza i suoi migliori amici, era una vera noia. Il castello era troppo grande e gli studenti rimasti erano pochi. Neville era una buona compagnia nel dormitorio, ma doveva ammettere che preferiva le lunghe passeggiate nel parco e vicino al Lago Nero con Draco. Sebbene trascorrere il tempo con Draco fosse piacevole, Harry non aveva dimenticato il motivo per cui era rimasto a scuola, ma non riusciva a trovare una soluzione per capire come recuperare il ricordo originale di Lumacorno. Certo, capiva perché Silente lo volesse a tutti i costi, capire cosa si fossero detti Voldemort e il professore era fondamentale, poteva rivelare qualcosa su come sconfiggerlo, se il preside era così interessato ad ottenerlo. Ne aveva parlato anche con Draco – sì, si fidava di lui fino a quel punto – e il Serpeverde l’aveva quasi convinto di usare la Felix Felicis per ottenerlo, ma il Grifondoro non era poi molto convinto della cosa.
La mattina della vigilia entrò nella Sala Grande per la colazione, era semideserta; si guardò intorno e sorrise spontaneamente, quando vide Draco seduto al tavolo dei Serpeverde, aveva il mento appoggiato sul palmo della mano sinistra, mentre con la destra rigirava un cucchiaino nel suo tè. Era pensieroso e Harry lo trovava mortalmente affascinante e provava strane vibrazioni lungo tutto il suo corpo, a cui non sapeva dare un nome. Dannazione. Era un effetto devastante. In silenzio arrivò al tavolo dei verde-argento e notò che fosse per lo più vuoto, solo Draco e pochi altri lo occupavano, ma erano tutti così distanti che il biondo sembrava essere solo. Si sedette accanto a lui e rubò un pasticcino dal suo piatto. Quel gesto sembrò ridestarlo.
«Ehi, ma che…» iniziò indignato, poi si voltò verso il ladro di dolcetti e vide Harry, un sorriso increspò le sue labbra «Che modi sono, Potter?» chiese.
«L’unico modo che conosco per toglierti quell’espressione maledettamente triste. Che ti è successo?»
Il biondo scrollò le spalle «Una lettera di mio padre, niente di che» rispose prendendo la tazza tra le dita e portandola alla bocca «Aw, San Potty che si preoccupa per me».
«Smettila, scemo» ridacchiò il moro, prendendo un bicchiere di succo di zucca per sé.
«Che ci fai al mio tavolo, comunque?» chiese «È legale che tu rubi il cibo ai Serpeverde?»
«Uhm…» si strinse nelle spalle «Potrebbe esserlo, sai? Silente adora la collaborazione tra case, potrebbe darmi dei punti per questo» scherzò il moro «Peccato che sia lontano fino a dopo le feste».
«Quel vecchio pazzo ti darebbe punti anche solo perché respiri, Potter, non vale».
«Ma…» continuò Harry, senza badare alla sua provocazione «Sembra che, da quando io e te siamo amici, abbiamo portato una nuova moda» ridacchiò e indicò il tavolo dei Grifondoro «Vedi? C’è quella piccola serpe del primo anno che fa il filo a una dolce ragazzina della mia casa» fece una pausa «Speriamo che non la devii con le sue stranezze da serpe!»
Draco guardò nella direzione che il moro indicava e osservò la scena: il piccolo Serpeverde aveva portato un dolcetto alla ragazzina Grifondoro e lei lo aveva invitato a sedersi accanto a sé. Erano adorabili.
«Questa è bella!» esclamò il biondo «Se lo sapesse mio padre sporgerebbe un reclamo» scherzò, Harry lo guardò serio per un momento, Draco non parlava mai con leggerezza del padre, il biondo dovette notarlo perché si affrettò ad aggiungere «Scherzo, ovviamente, insomma, dovrebbe saperlo solo da me e di certo non andrò a raccontargli tutto come avrei fatto prima».
Harry gli strinse gentilmente una spalla «Se ne vuoi parlare, io sono qui. Lo sai che con me puoi parlare di qualunque cosa. Non ti giudicherò e non ti tratterò diversamente da come ti tratto di solito» promise solennemente il Grifondoro.
«Sei sempre così affettuoso e sentimentale di prima mattina?» chiese sprezzante il Serpeverde, tra le righe Harry riuscì a leggere un grazie, ti parlerò quando mi sentirò pronto, senza che il biondo non dovesse dirlo, Harry aveva imparato a conoscerlo in quei mesi «Che Salazar mi salvi».
«Cretino» bofonchiò Harry «Comunque, ero qui per chiederti una cosa» disse.
«Certo, ovvio. Tu hai sempre qualcosa da chiedermi».
«Per Godric, come sei polemico» si lamentò il moro «Volevo chiederti se hai piani particolari per oggi. E se non ne hai, se ti andava di volare un po’ insieme».
«Oh» la serpe restò senza parole per qualche istante «Sì, va bene. Io sono d’accordo, volevo chiederti la stessa cosa in realtà» ammise il biondo, arrossendo un po’.
Harry gli sorrise di rimando «Grandioso, allora dopo la colazione, andiamo insieme al campo di Quidditch».
«Certo» rispose Draco sorridendo. Gli faceva piacere che Harry gli avesse chiesto di andare insieme a volare, fare cose del genere con lui, gli faceva dimenticare ogni cosa, la pressione dei suoi genitori, quelle lettere che gli arrivavano ogni giorno e le occhiatacce continue di Piton. Non avrebbe mai tradito Potter, mai. Non poteva perché si era affezionato a lui, nessuno aveva messo in conto che lui potesse restare coinvolto in questo stupido gioco? La sua amicizia con lui era sincera, lo era stata fin da quando Harry aveva fatto cenno di fidarsi di lui, quando gli aveva raccontato di come si sentisse, dei suoi problemi. Adesso, gli aveva persino rivelato il piano di Silente. Avrebbe potuto riportare tutto a Voldemort, invece che consegnargli Potter, ma non l’aveva fatto, non poteva, perché Harry si fidava di lui e lui non voleva tradire la sua fiducia in nessun modo. Averlo come amico era tutto ciò che aveva segretamente desiderato fin dal primo anno, e adesso che l’aveva ottenuto, non voleva perderlo per colpa di un folle.
«Ti straccerò» disse Draco con tono di sfida rivolto a Harry.
«Contaci, Malfoy» scherzò il moro, ghignando «Non mi hai mai battuto».
«Lo vedremo» il biondo finì in un sorso il suo tè «Il tempo di cambiarmi e ti raggiungo».
La loro rivalità era qualcosa che lo faceva sentire vivo, ma la sua amicizia lo faceva sentire umano. Lo faceva sentire apprezzato, voluto bene, tutte cose che in vita sua non aveva mai provato, a volte si chiedeva cosa provasse Harry nei suoi confronti, ma non sapeva darsi altra risposta, se non: “profonda amicizia, affetto”.
I due, guardandosi ancora negli occhi, si incamminarono verso l’uscita della Sala Grande; appena cercarono di varcare la soglia, però, si bloccarono, spalla contro spalla: nessuno dei due poteva passare. Cosa diavolo…?
«Ehi, ma che succede?» chiese il moro guardandosi intorno «Hai fatto qualcosa?»
«No! Perché dovrei fare qualcosa per stare appiccicato a te?» sibilò l’altro, cercò di dargli una spintonata, ma come se fossero legati da una calamita magica, Harry ritornò contro di lui e le loro spalle cozzarono. Una forza magica sembrava trattenerli lì, si guardarono intorno alla ricerca della fonte della magia, quando i loro occhi incontrarono un ramo di una strana pianta, capirono di essere vittima di un incantesimo. Essa era familiare, sembrava vischio, ma era più grande e sprigionava magia. In lontananza si sentì la risata divertita di Pix, ma nessuno dei due riuscì a capire cosa stesse accadendo. C’entrava lui sicuramente, uno dei suoi stupidi scherzi.
«È vischio, ma è stato incantato per non far muovere chi resta sotto» disse Luna seraficamente, comparendo alle loro spalle «La tradizione vuole che due persone che passano sotto al vischio si bacino» disse lei con aria sognante «Quindi per liberarvi dall’incantesimo dovete darvi un bacio, altrimenti resterete lì».
«Cosa?» strillò Draco «Non se ne parla! Io non bacerò, Potter!» esclamò il Serpeverde senza pensare «Quel maledetto Poltergeist, è colpa sua! L’ho sentito mentre si allontanava!» esclamò «Se lo becco, si pentirà di essere morto, oh sì!»
Nel dire quelle parole, non si accorse dello sguardo ferito del moro e non sentì il suono del suo cuore spezzarsi. Neanche Harry sapeva perché si fosse sentito così triste dopo quelle parole, ma avevano fatto male. Forse perché Draco gli piaceva?
«Non possiamo restare così, Draco» disse Harry mestamente «Neanche io impazzisco dalla voglia di baciarti» disse deglutendo; Draco lo guardò e annuì, consapevole delle sue parole.
«Forza, ragazzi! Un innocuo bacetto sulla guancia, mica vi rovinerà la reputazione» disse lei «Altrimenti restate lì e vegetate».
Draco sbuffò, un sibilo forzato e rassegnato «Okay, facciamolo. Tu sei d’accordo, Harry?»
«Se è l’unico modo per liberarci, va bene, facciamolo» disse il moro. Draco annuì, e in un gesto rapido si abbassò verso la guancia di Harry, la sfiorò delicatamente con le labbra, respirando l’aroma della sua pelle e poi vi posò un delicato bacio. Il moro, sentendo le sue labbra sulla guancia, arrossì all’inverosimile e cercò di allontanarsi. Ma non funzionò, restò attaccato a Draco sotto al vischio.
«Tocca a te, Harry» suggerì Luna. Harry annuì e alzò il volto verso Draco, si alzò leggermente sulle punte e avvicinò la bocca alla guancia del Serpeverde; lo sentì trattenere un respiro e il suo cuore accelerò. Oh Merlino, perché sono finito in questa situazione? – si chiese il moro. Posò le labbra con dolcezza sulla guancia di Draco e le lasciò lì per qualche istante. Era certo di essere arrossito e non si rese subito conto delle mani di Draco sui suoi fianchi. Erano così calde e sicure…
«Va bene?» chiese a Luna, ritornando – letteralmente – con i piedi per terra, restando comunque vicino all’altro, non sapeva perché, ma non voleva allontanarsi da lui. La ragazza guardò su e, quando il vischio sparì, alzò un pollice ai due.
«Sì. È sparito» disse la giovane sorridendo «Attenti ai Gorgosprizzi e divertitevi sulle scope!» esclamò «Adesso mi fate passare o volete abbracciarvi ancora?»
I due si allontanarono l’uno dall’altro, come scottati e rossi in viso, non si erano accorti di essere ancora così vicini, così appiccicati l’uno all’altro e la cosa terrificante era che nessuno dei due si sentiva a disagio, solo in imbarazzo perché Luna era lì. Non erano due ragazzi esattamente fisici, ma quando erano da soli, qualche volta si erano abbracciati. Non in quel modo, Harry sentiva il cuore sottosopra e la testa vorticante. Era una stranissima sensazione, ma anche piacevole. Quando riuscirono ad uscire dalla Sala Grande non dissero una parola di quanto accaduto, si limitarono a seguire il piano: andare a cambiarsi e a prendere le scope.
Quella mattina, Draco riuscì a battere Harry e quest’ultimo, vedendolo ridere ed esultare, si rese conto di non aver mai considerato l’idea che Malfoy potesse piacergli sul serio. Si stava innamorando di lui e se ne rese conto solo in quel momento. Desiderò con tutto il suo cuore che il suo sentimento potesse essere ricambiato, ma ciò era impossibile.
 
§§§
 
La mattina di Natale, Draco si svegliò nel suo letto verde-argento stiracchiandosi e sbadigliando sonoramente, la sera precedente era stata strana, lui e Potter erano stati strani. Dopo il bacio innocente sotto quel vischio magico e la sua vittoria eclatante contro il prescelto, le cose erano diventate sempre più imbarazzanti, sempre più strane. Harry era strano, sembrava imbarazzato da qualcosa, sembrava temere di star vicino a lui. Anche lui era rimasto parecchio sconvolto dal bacio sulla guancia che si erano scambiati, aveva sentito il cuore esplodere e le guance in fiamme, ma non l’aveva ammesso. Si erano salutati sulle scale che portavano ai sotterranei, Harry si era diretto verso la torre e lui era rimasto lì a fissarlo, prima di decidersi a raggiungere la sua sala comune. Detestava la confusione che attanagliava il suo cuore e la sua mente, detestava non capire cosa gli stesse accadendo e perché si sentisse così strano con Potter. Forse gli piaceva, forse no, non lo sapeva, era ancora molto confuso, ma non poteva far altro che sentirsi felice quando era con lui. Quando aveva sentito lo sguardo del moro su di sé, dopo la loro piccola gara conclusasi con la sua vittoria, si era reso conto che il suo amico lo stava guardando con adorazione e a lui quello sguardo era piaciuto.
Sbuffò e si alzò dal letto, scacciando quelle sensazioni e quella morsa allo stomaco, si vestì in fretta e afferrò il pacchetto per Potter. Se lo rigirò tra le dita, il suo era un atteggiamento patetico e stupido, perché diavolo aveva fatto un regalo a Potter? Soprattutto perché si era preso la briga di perdere tutto quel tempo per prepararlo?
Lo mise delicatamente in tasca ed uscì dalla sala comune per raggiungere la Sala Grande, non sapeva cosa aspettarsi da quella giornata, lui si sentiva strano al solo pensare al Grifondoro, non aveva idea di cosa fosse, ma sentiva anche una certa emozione all’idea di avergli fatto un regalo: mentre osservavano il Lago Nero ghiacciato, Harry gli aveva raccontato del suo rapporto complicato con il Natale, che aveva sempre odiato quella festa, fino a che non aveva trascorso il suo primo Natale magico e aveva ricevuto il mantello dell’invisibilità di suo padre da Silente. Era stato il suo primo vero regalo di Natale, perché i suoi zii non si erano mai disturbati a fargli un regalo, se gli andava bene, gli venivano ceduti i giocattoli vecchi e rotti di Dudley. Draco, come ogni volta che sentiva parlare di quell’orribile famiglia di babbani, aveva provato l’impulso di andare lì, torturarli e ucciderli con tutte le maledizioni che conosceva. Harry gli aveva raccontato anche dei regali della signora Weasley: fin da quando lo aveva conosciuto, la donna ogni Natale gli aveva regalato o un maglione di lana fatto a mano con la sua iniziale ricamata sopra o una sciarpa, sempre fatta a mano. Draco si era ritrovato a pensare ai suoi Natali, con i suoi genitori. Era triste pensare che, pur circondato da regali, non avesse mai ricevuto affetto. Lui e Harry avevano due vite diametralmente opposte, ma anche dannatamente simili in quanto a solitudine e sofferenza. Anche se lui non aveva mai avuto carenze di oggetti materiali, ma solo d’affetto, sentiva una connessione con il moro.
Sperava che il suo gesto stupido e patetico potesse farlo sorridere e renderlo felice, Harry meritava di essere felice. Sorrise appena e raggiunse la sala addobbata a festa, dal soffitto incantato scendevano dei fili d’argento e decorazioni natalizie magiche, accanto al tavolo dei professori c'era un maestoso albero decorato con decorazioni magiche. Harry era seduto al suo tavolo con l’espressione pensierosa e un pacchetto tra le dita. Senza pensare si avvicinò a lui e si sedette accanto a lui, così come aveva fatto Potter il giorno prima.
«Potter» lo chiamò accennando un sorriso e un saluto «Buon Natale».
«Buon Natale anche a te, Draco» il moro si voltò verso di lui e lo guardò «Sei di buon umore?»
Lui scrollò le spalle «Diciamo che il mio umore migliorerà tra poco» disse prendendo il pacchetto dalla tasca e mettendoglielo davanti «Ecco» le sue guance si tinsero di rosso «Questo è per te».
«M-Mi hai fatto un regalo?» chiese, il biondo annuì e lo vide tirare un sospiro di sollievo «Grazie… ecco, insomma, anche io ne ho fatto uno a te» disse stringendo il pacchetto che teneva tra le mani, poi lo passò al Serpeverde con le gote rosse e gli occhi pieni di aspettativa. Draco restò semplicemente senza parole: non se lo aspettava. Con le mani leggermente tremolanti prese il pacchetto tra le dita e lo studiò.
«Non so se ti piace, ma… ecco, ho pensato a te» disse arrossendo. Draco sorrise, il solo fatto che Harry avesse pensato a lui guardando un oggetto lo riempiva di gioia. Aprì il pacchetto, mentre Harry scartava il suo. Il Grifondoro prese il regalo dalla scatola e lo studiò attentamente: era un ciondolo a forma di boccino d’oro. Era bellissimo, davvero.
«È un amuleto protettivo» disse il biondo, senza guardarlo «L’ho immerso in una pozione. Ti proteggerà, sai, se dovessi trovarti nei guai e la tua proverbiale fortuna non fosse dalla tua parte».
«Oh… Draco, è…» Harry non aveva parole, Draco Malfoy che si preoccupava per lui sembrava quasi una barzelletta, invece era la cosa più dolce esistente nel mondo magico e non «Grazie, è fantastico».
Draco gli sorrise appena e quando vide il suo, restò sorpreso: non era niente di particolare, era un maglioncino di cashmere verde smeraldo e c’era disegnato in argento un piccolo draghetto sul petto. Era bellissimo: richiamava sia la sua casa che il suo nome, Harry era così dannatamente bravo a scegliere i regali… c'era qualcosa che San Potter non sapesse fare?
«Mi piace» disse stupefatto il Serpeverde «È proprio dei colori che piacciono a me. Grazie».
«Davvero? Wow, fantastico! Sono felice che ti sia piaciuto, l’ho preso l’ultima volta che siamo andati a Hogsmeade. Speravo ti piacesse. Se non ti fosse piaciuto, avevo un’alternativa».
«E sarebbe?»
«Ampolle nuove» rise il Grifondoro «Per pozioni, sai…»
«Il maglione è molto bello» disse sorridendo «Per le ampolle… puoi sempre regalarmele per il mio compleanno, il cinque giugno, se non lo ricordi» ghignò facendogli l’occhiolino. Harry arrossì all’impazzata e strinse tra le dita l’amuleto che gli aveva regalato Draco, conscio che le cose tra di loro stavano cambiando in maniera esponenziale.
 
Poco dopo, entrambi seduti al tavolo dei rosso-oro, aprirono insieme tutti i regali giunti loro; Harry si stupì di averne avuti diversi, ancora non era abituato a riceverne, dopo un’intera infanzia priva di qualsiasi gesto d’affetto, si stupiva sempre quando qualcuno gli faceva un regalo. Aveva ricevuto un profumo da parte di Hermione, una sciarpa fatta a mano dalla signora Weasley, uno scherzo del negozio dei gemelli Weasley da parte di Ron e una foto incorniciata da parte di Remus, quest’ultima rappresentava suo padre e Sirius ai tempi di Hogwarts, che salutavano verso la persona che scattava la foto “Ho pensato che ti sarebbe piaciuta per sentirli più vicini a te. Mi dispiace che tu debba affrontare tutto questo da solo, sappi che, anche se non sono il tuo padrino o il tuo tutore, ci sono e ci sarò sempre per te nello stesso modo in cui avrebbe fatto Sirius. Buon Natale, Harry.” – diceva il biglietto che gli era arrivato insieme alla foto. Sorrise stringendo la foto e mandò un breve messaggio di ringraziamento all’altro migliore amico di suo padre.
Draco invece aveva ricevuto in regalo da Blaise una piuma e un calamaio nuovi di zecca, da Pansy una costosa colonia e un pacchetto con una lettera da parte di sua madre. Nella lettera c’era scritto: “Anche se la nostra famiglia è in disgrazia, non è giusto che tu non riceva nessun regalo. Quando torneremo in auge, avrai tutto quello che ti meriti figliolo, buon Natale”, nel pacchettino, invece, c’era un prezioso cimelio di famiglia, Draco sorrise appena notandolo. Forse era uno dei gesti più materni che la donna avesse mai fatto, ma lui era felice che avesse messo da parte per un po’ la fissa della missione – cosa che suo padre gli aveva ricordato nella sua ultima lettera – e gli avesse fatto un regalo, solo perché era Natale.
«Allora… tua madre ti ha mandato una lettera?» chiese il moro guardandolo «Insiste ancora?»
«Stavolta no, ha solo detto che quando smetteremo di essere in disgrazia, mi farà altri regali» disse con una scrollata di spalle porgendogli il biglietto affinché lo leggesse, non voleva che si insospettisse «Non aveva mai fatto così».
«Vuole corromperti con un regalo» scherzò il moro «Beh dai, è stata gentile».
Draco annuì, forse sua madre sarebbe stata più comprensiva quando la verità sarebbe venuta fuori, o almeno lui sperava che fosse così. Suo padre l’avrebbe, come minimo, rinnegato e cancellato dall’albero genealogico dei Malfoy, non che a lui importasse, ma sperava che almeno sua madre, in un lontano futuro, potesse capire.
«Che facciamo oggi?» chiese il biondo «Non ho voglia di stare tutto il giorno qui dentro, perché non chiediamo a qualche professore se possiamo andare a Hogsmeade?»
«Dobbiamo chiederlo per forza? Conosco un passaggio segreto che ci porterà dritti lì».
«Tu cosa?» chiese «Come diavolo fai a sapere queste cose?»
Harry ghignò e, da una tasca, tirò fuori la Mappa del Malandrino, mostrandola a Draco, prese la bacchetta e: «Giuro solennemente di non avere buone intenzioni» pronunciò. La mappa si rivelò ed Harry cominciò ad ispezionarla «È con questa che evito di essere beccato» ridacchiò ed indicò un punto nella Sala Grande «Questi siamo noi» Draco spalancò gli occhi vedendo i loro nomi sul punto indicato dal moro «Lumacorno è vicino le serre, Piton si aggira come sempre nei sotterranei» disse continuando ad indicare tutti i nomi sulla mappa «E… qui» indicò un punto a metà del corridoio del terzo piano «C’è un passaggio segreto che porta direttamente fino alle cantine di Mielandia. Useremo il mantello e nessuno ci scoprirà».
«E tu che ti sconvolgevi per un po’ di whisky» rise il biondino «Ci sto, infrangerò le regole con Potter, mi sento eccitato al solo pensiero» disse ironicamente, facendo ridacchiare Harry. La loro amicizia era una delle cose più strane, ma allo stesso tempo belle che gli fossero mai capitate. «E a Capodanno ci ubriachiamo di nuovo».
«Affare fatto» concordò il moro, poi aggiunse: «Vediamoci tra un’ora giù nei sotterranei, vengo con il mantello».
Draco avvertì uno strano brivido corrergli lungo la schiena e annuì. Non riuscì a fare altro, desiderava davvero passare la giornata di Natale con lui, di certo non si sarebbe annoiato; finirono la colazione in fretta e si diressero ognuno verso il proprio dormitorio per cambiarsi e prendere qualcosa di più pesante da indossare.
Potter arrivò esattamente un’ora dopo, lo toccò sulla spalla per farsi riconoscere, ma Draco non ne aveva bisogno: avrebbe riconosciuto il suo passo goffo tra mille. Harry alzò il mantello per invitarlo ad unirsi a lui, attento a non farsi vedere da nessuno e, stretti l’uno all’altro sotto al mantello, mentre Harry ispezionava la mappa per assicurarsi di avere campo libero, raggiunsero il corridoio del terzo piano e la strega orba. Non smettevano di battibeccare e di spintonarsi a vicenda, solo quando Gazza, al primo piano si voltò nella loro direzione, notando un movimento sospetto, si decisero a collaborare un po’ di più. Raggiunsero il passaggio segreto in poco tempo e vi entrarono, quando si tolsero il mantello, Draco fulminò Harry con lo sguardo.
«Dico, mi volevi uccidere? Mi hai quasi fatto cadere quattro volte!»
«È colpa tua, sei troppo alto!» esclamò il moro piccato «Dovevo tenerti sotto al mantello, altrimenti ci avrebbero visto e controllavo che non ci beccassero!»
«E per farlo dovevi spingermi e tirarmi?» fece irritato «Non è colpa mia se sei alto quanto un folletto, Potter!» esclamò il biondo, poi ghignò osservandolo e gli tolse il mantello dalle mani «D’ora in poi, se dobbiamo usarlo insieme, lo terrò io» disse seccato «Ora portami a Hogsmeade, ho voglia di una Burrobirra e di dolcetti di Mielandia. Lo sai che li adoro?» chiese, mentre si incamminavano lungo il corridoio del passaggio.
Harry sorrise spontaneamente, deciso più che mai a prendergli quanti più dolcetti possibile per regalarglieli il giorno dell’Epifania. Suonava stupido e patetico, ma lui non poteva fare a meno di trattare in quel modo tutte le persone a cui voleva bene. O che amava. Scacciò quel pensiero dalla mente e gli fece strada verso le cantine di Mielandia.
Harry aveva usato centinaia di volte quel passaggio, lo conosceva a memoria, quindi quando arrivarono ad un punto in cui c’era una piccola buca, afferrò il braccio di Draco, prima che inciampasse in essa. Il biondo lo guardò riconoscente e proseguirono insieme fino a raggiungere l’agognata Hogsmeade.
Trascorsero una piacevole giornata, andarono ai Tre Manici di Scopa, fecero un giro per i negozietti e comprarono quantità esagerate di dolci, che a Natale sembravano ancora più buoni. Era pomeriggio inoltrato quando sentirono le voci del professor Vitious e della professoressa McGranitt. Draco si affrettò a coprire entrambi con il mantello e sperarono di non essere stati visti, erano fuori dalla scuola senza permesso.
«Che ci fanno qui Vitious e la McGranitt?» chiese Harry in un sussurro «Pensi anche tu che… si frequentano o cose del genere?»
«No!» esclamò Draco cercando di tenere il tono basso «Merlino, che orrore, non ci pensare nemmeno!» il moro ridacchiò, poi entrambi videro altri professori unirsi agli altri due e tirarono un sospiro di sollievo. Decisero in quel momento di ritornare al castello per evitare di essere beccati, quindi tornarono nelle cantine di Mielandia e rientrarono nel passaggio segreto. Poi percorsero di nuovo il lungo corridoio, Draco si sentiva più sicuro di sé, adesso, così avanzò davanti ad Harry, senza ricordarsi di quella buca. Harry non riuscì a fermarlo in tempo e quando gli afferrò il braccio per evitargli la caduta, la forza di gravità lo spinse a terra insieme all’altro, ritrovandosi steso su di lui. Harry si ritrovò senza fiato, erano così vicini che riusciva a guardare gli occhi di Draco da vicino, splendevano nel buio e il suo cuore perse diversi battiti nel notare la loro vicinanza, per fortuna era abbastanza buio e non si notarono le sue gote rosse.
«Ehm, Potter, ti toglieresti?» anche il biondo era piuttosto imbarazzato dalla cosa, ma anche nel suo caso, il moro non lo notò a causa del buio. Le loro labbra erano così vicine che i loro respiri si intrecciavano, Draco avrebbe ceduto, lo sapeva, si sarebbe sporto in avanti e…
«S-Sì, scusa» mormorò il moro, alzandosi di scatto, andando a sbattere contro il muro di dietro di lui. Sentiva il cuore impazzito e troppe sensazioni diverse tra di loro, si sentiva su di giri ed emozionato. Il biondo si alzò da terra di scatto e afferrò il moro per assicurarsi che non si fosse fatto troppo male; poi si ritrasse, essendosi reso conto del suo gesto fraintendibile. Raggiunsero in fretta il passaggio della strega orba e si coprirono con il mantello prima di varcarlo. Insieme, nascosti, raggiunsero i sotterranei, senza dire nulla.
Draco si sfilò da sotto al mantello e coprì con attenzione Harry «Beh, posso dire che oggi è stata una bella giornata. Anche se sto morendo di fame» ridacchiò «Ci vediamo a cena in Sala Grande».
«Sì, a dopo» disse Harry sorridendo come un ebete, per fortuna Draco non poteva vederlo «È stata una bella giornata anche per me. Uno dei miei migliori Natali, credimi» si sfilò per un attimo il mantello, scoprendo solo la testa e si alzò sulle punte, dando un bacio sulla guancia all’altro, che arrossì «Grazie Draco» bofonchiò imbarazzato, prima di coprirsi di nuovo e fuggire via, senza aggiungere nulla, lasciandosi dietro un Draco imbarazzato, con le gote rosse e un sorrisetto dolce a contornargli le labbra. Il biondo ritornò in sala comune, sfiorandosi con le dita la guancia baciata dal moro, sentendo una strana sensazione farsi largo dentro di sé e sentendo il proprio cuore battere all’impazzata. La consapevolezza lo travolse come un’onda sugli scogli e si lasciò cadere sul primo divano a portata di mano, coprendosi il viso con le mani.
Dannazione, sono innamorato di Potter – realizzò in quel momento – E sono spacciato.






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Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!
 
Rieccoci, people! D’ora in poi gli aggiornamenti torneranno ad essere nel weekend, salvo imprevisti, che comunicherò tempestivamente u.u
Sono tornata dopo aver superato l’esame di Filosofia Morale che ha ispirato questa storia, quindi sono doppiamente happy! Non credevo neanche io di averlo passato, but è andata bene, quindi festeggiamo con questo nuovo capitolo! Yeah.
Avevamo lasciato i piccioncini con Draco che evoca il suo Patronus e Harry che lo abbraccia in maniera coccolosa e li ritroviamo un po' più innamorati. Infatti in questo “piccolo” chappy, Harry e Draco sono alle prese con il Natale e i loro sentimenti iniziano a sbocciare come piccoli fiorellini in primavera. Non sono la cosa più amabile del mondo?
Forse non l’ho specificato prima, ma per ragioni di trama i genitori di Draco (soprattutto Lucius) sono più radicali di quanto non lo siano già nella versione originale (anche se Narcissa si renderà conto che il figlio è più importante di qualsiasi altra cosa, ne ha data una piccola dimostrazione qui, facendogli un regalo di Natale). Niente, quanto sono palesi questi due che si fanno anche i regali e vanno a Hogsmeade senza permesso, sfruttando tutti i trucchetti di Harry? Eheheh. E poi hanno un incontro ravvicinato :D Harry si fida talmente tanto di Draco che gli ha rivelato della mappa. Voldemort sarebbe fiero di Draco lol
I prossimi capitoli sono dedicati alla coppietta, alle loro seghe mentali e al loro amore. Dal settimo in poi, ci saranno svolte anche sul versante "missione di Draco" che fracasserà un po' le scatoline. Giusto un po’.
Ah sì, il mio essere un’inguaribile romantica (non come te, Potter) mi ha fatto inserire roba shakespeariana. E la tematica “Romeo e Giulietta” ritornerà un po’, anche in futuro. Ho sempre pensato che Harry e Draco fossero un po’ come loro lol (ma giuro sul mio onore che non faranno la stessa fine! Anche se ci vanno vicino, ops, spoiler!)
Beh niente, dai. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che la storia continui a piacervi!
Rinnovo i ringraziamenti a chi ha inserito la storia tra le preferite, ricordate e seguite; chiunque abbia letto la storia spendendo un click e lilyy che ha commentato lo scorso capitolo (senza la quale sarei persa, perché mi manda sempre gli errori çç) e le persone che hanno commentato quelli precedenti, grazie mille! :D
A domenica prossima, amici!
Spoiler: il quinto è uno dei miei preferiti, quindi stay tuned!
 
Fatto il misfatto (sorry…)

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Capitolo 5
*** 5. I won't say I'm in love. ***


Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, meritavano di meglio, quindi ho deciso di dargli io ciò che meritavano; ma non ci guadagno nulla da tutto ciò, niente è finalizzato ad offendere qualcuno (solo a dare loro il finale che piace a me :D) e io ci perdo solo la faccia con queste cose.

Avviso: I personaggi tendono ad essere OOC (soprattutto Draco con l’andare avanti della storia, perché subisce un cambiamento radicale) tutti loro sono basati sui miei headcanon!

Nota bene: La storia parte dal sesto anno, tenendo conto di alcuni avvenimenti accaduti fino al quinto, ma l’intenzione non è quella di riscrivere il Principe Mezzosangue, di esso vi sono solo alcuni elementi (VI libro alternativo sta per quello... LOL).

Enjoy the show!


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Twist of Fate

5. I won't say I'm in love




 

Dopo le notizie di dicembre, le cose cambiarono a Hogwarts: la vigilanza degli Auror aumentò, venne imposto un coprifuoco rigidissimo da rispettare e ad un certo orario, professori o Auror erano tenuti a passare per le sale comuni a conteggiare gli studenti all’interno di esse, prefetti e capiscuola avevano il compito di far rispettare il coprifuoco. Tuttavia, non c’erano stati attacchi diretti alla scuola, i Mangiamorte si tenevano lontano; Draco sapeva il perché, suo padre gliel’aveva comunicato via lettera: aspettavano solo una sua mossa per poter agire.
Il preside, al suo ritorno, non sembrò preoccuparsi troppo della situazione circostante, anzi rassicurò gli studenti dicendo loro che finché fossero rimasti nella scuola e avessero rispettato le regole, sarebbero stati protetti, perché Hogwarts avrebbe sempre riservato protezione a chi ne avesse richiesta. Quella frase enigmatica fece insospettire Draco, che si chiese se si riferisse a lui. Che sapesse del reale motivo per cui si era avvicinato a Potter? E in quel caso, cosa avrebbe dovuto fare?
Non poteva di certo andare da lui e raccontargli tutto, Harry gli aveva già parlato e non era andata a buon fine… che stesse aspettando di parlare direttamente con lui? Non lo sapeva neanche lui, forse aveva ragione Blaise, doveva parlarne con Harry e chiudere la questione. Ma restava sempre il punto che lo terrorizzava: se Harry avesse saputo la verità, lo avrebbe odiato? Aveva capito che il grifone non sopportava le bugie, come poteva andare da lui e dirgli che all’inizio lo aveva ingannato? Forse avrebbe dovuto ascoltare il consiglio del preside e chiedere aiuto, già, ma a chi? Se Silente si fidava di Piton, con chi avrebbe potuto parlarne?

 
§§§

 
Riprendere le lezioni dopo Natale non era semplice, anche per chi era rimasto a scuola, ma di certo Harry e Draco non pensavano di beccarsi una punizione da Lumacorno il primo giorno di lezione. Neanche avevano capito come avessero fatto. Il professore li aveva accolti nel nuovo anno con una difficilissima pozione avanzata: l’Amortentia, il filtro d’amore più potente esistente, la cui caratteristica era assumere il profumo di ciò che il malcapitato amava. Erano stati messi in coppie miste per farla, lui e Draco avevano lavorato insieme, e lo avevano fatto benissimo anche se il procedimento aveva richiesto ore infinite di lavoro; erano stati una squadra perfetta, affiatata, cooperativa… ma qualcosa era andato storto, e non si spiegavano né come fosse accaduto né perché.
 
«Bene!» esclamò Lumacorno mescolando nel loro calderone «Sembra perfetta, Potter, Malfoy, provate ad annusare e ditemi cosa sentite».
Entrambi si avvicinarono alla pozione, ma… «Non sento niente» disse Harry scioccato, sentiva solo il profumo di Draco, che gli invadeva le narici. Forse dipendeva dal fatto che il biondo fosse ad un centimetro da lui e invadesse il suo campo d’azione con quella dannatissima colonia costosa che Pansy gli aveva regalato a Natale.
«Potter, maledizione, spostati non riesco a sentire nulla!» esclamò Malfoy, facendo accigliare Harry. Era lui ad appestare l’aria, perché lo stava spintonando?
«Spostati tu!» ribatté il moro, piccato «Non riesco a capire, forse abbiamo fatto qualche errore, perché non sento niente» ammise con rammarico. Non riusciva a sentire nient’altro a parte il profumo di Draco e di certo non proveniva dal filtro d’amore. Non poteva venire da là.
«La pozione è perfetta! Potter, dannazione, appesti l’aria con il tuo disgustoso profumo babbano!»
«Cosa? No! Sei tu che appesti l’aria con la tua dannatissima colonia costosissima!»
I loro amici si voltarono tutti verso di loro, con degli strani sorrisetti sulle labbra, come se avessero capito il più grande dei misteri, mentre loro erano solo irritati dal non capire cosa stesse accadendo. Lumacorno li osservò divertito, ma non disse altro. Era dai tempi di James e Lily Potter che non assisteva ad uno spettacolo del genere.
«Non dire assurdità! Ne ho messo pochissimo!» esclamò il moro che sperava solo che Malfoy si spostasse il più in fretta possibile, perché davvero quel profumo gli stava dando alla testa e sperava che non si notasse quanto in realtà gli piacesse.
«Certo, come no! Spostati!» ribatté il biondo spintonando il compagno di banco.
«Spostati tu!» esclamò in risposta, imitandolo.
«Maledizione, Potter, piantala di fare il ragazzino!»
«Io? Quello che si comporta da stupido sei tu! La rifacciamo, che vuoi che sia?»
«Oh niente! Non è niente! Abbiamo solo buttato via ore della nostra vita dietro a una dannatissima pozione!» esclamò il Serpeverde irritato «Sicuramente hai sbagliato tu qualcosa, perché tutto quello che ho fatto io, era perfetto!»
«Se abbiamo sbagliato non è solo colpa mia! Eravamo in coppia, o l’hai dimenticato?»
«Tutti sanno che sono il più bravo in pozioni, non c’è niente che io abbia sbagliato! Tra di noi sei tu la schiappa!»
«Oh certo, perché il perfetto Draco Malfoy non può mai sbagliare, vero? Assumiti le tue responsabilità!»
Draco fece per rispondere ancora, ma venne interrotto.
«Adesso basta, tutti e due» intervenne il professore «State zitti se non volete che tolga punti alle vostre case. Siete in punizione. E dovrete rifare la pozione e capire da soli dove avete sbagliato» sentenziò, voltando loro le spalle, andando a valutare il lavoro di Zabini e Paciock. Draco e Harry si fermarono, restando zitti e si guardarono scioccati; si risedettero senza più dire nulla, solo sconvolti dalla piega strana che avevano preso gli eventi: erano in punizione per aver sbagliato un dannatissimo filtro d’amore.
 
Dopo la lezione, Harry si era scusato con il biondo, per aver alzato la voce con lui, ma l’irritazione che aveva provato in quel momento, lo aveva fatto impazzire. Anche l’altro si era scusato a modo suo, era ovvio che fosse nervoso a causa del loro fallimento. Sia Harry che Draco erano più che convinti di non aver sbagliato, ma adesso dovevano rifare la pozione e farla bene. Si erano dati appuntamento nell’aula di Pozioni dopo gli allenamenti di Harry, Lumacorno l'aveva lasciata a loro disposizione. Avrebbero avuto tutto il tempo necessario per rifarla, stavolta senza fallire.
«Okay, cerchiamo di impegnarci e di fare bene questa cosa» disse Draco entrando nell’aula. Non indossava la divisa, ma il maglione che il Grifondoro gli aveva regalato a Natale (Harry gongolò un po’ nel notarlo) e un paio di pantaloni neri, che lo fasciavano alla perfezione. Harry invece indossava la solita felpa scolorita e un paio di comodi pantaloni di una tuta dismessa, aveva appena finito di fare la doccia dopo gli allenamenti, i capelli erano ancora umidicci e alcune goccioline gli cadevano sul viso, ma Draco cercò di non notarlo e di concentrarsi sul suo osceno abbigliamento.
«Che diavolo ti sei messo addosso?»
Harry scrollò le spalle «Sono comodo così, ho appena finito gli allenamenti e sono sfinito, non avevo voglia di cercare abiti decenti per preparare una pozione».
«Potter, sei un disastro, sembra che tu sia in pigiama» commentò il biondo osservandolo; certo, Potter non aveva un gran senso dello stile, ma con quei capelli arruffati, la felpa più grande di lui e quegli occhi verdi che risaltavano oltre le lenti tonde, era irresistibile. Draco sentì lo stomaco far male e le sue gote arrossarsi, Harry era bello da togliere il fiato.
«Tu invece…» il moro lo osservò, e lui si sentì penetrato da quegli occhi «… sei sempre impeccabile».
«Sono sempre un Malfoy» ribatté l’altro, scuotendo un po’ la testa come per vantarsi del suo aspetto, ma in realtà stava cercando di scacciare il calore che sentiva sulle gote, era imbarazzato ed era sicuro di essere arrossito «Sono sempre impeccabile, non posso essere altrimenti».
Harry ridacchiò guardandolo «Sei carino quando arrossisci» disse «E il maglione ti sta divinamente» aggiunse, regalandogli un sorriso mozzafiato. La frase del Grifondoro lo fece arrossire ancora di più; Draco si limitò a chiudere il discorso con un gesto secco della mano. Non sapeva perché il suo atteggiamento lo mettesse così in soggezione, ma doveva smetterla. Non capiva cosa gli stava accadendo, non capiva perché Harry avesse quell’effetto su di lui. O meglio, lo capiva, ma non voleva dare ragione a quella vocina nella sua testa che gli ricordava che Potter non gli era mai stato indifferente e che probabilmente (sicuramente) gli piaceva.
«Va bene, smettiamola con le sciocchezze e mettiamoci al lavoro, prima iniziamo, prima finiamo» affermò il Serpeverde, avvicinandosi allo scaffale con gli ingredienti della pozione.
«Devi prendere l’acqua di Luna, le uova di Ashwinder, i petali di rosa e del peperoncino in polvere» suggerì il Grifondoro, leggendo gli ingredienti dal libro, attento a non sbagliarne neanche uno.
«Lo so cosa devo prendere» ribatté l’altro, iniziando a collezionare gli ingredienti «Non sono mica stupido come te».
«Ohi, ti ha morso un serpente oggi?» chiese l’altro avvicinandosi e aiutandolo a prendere gli ingredienti «Sei più acido del solito».
«Mi secca dover ripetere la pozione che abbiamo eseguito alla perfezione» disse sbuffando «A te no?»
«Certo che mi secca» borbottò l’altro «Ma se abbiamo sbagliato, è giusto che la rifacciamo».
«Persino Weasley è riuscito a farla» si lamentò «Io sono il più bravo, non posso aver sbagliato» disse ancora, anche lui ripensando a quella mattina, avvertiva che qualcosa gli sfuggiva. C’era qualcosa di non chiaro, perché a quanto pareva solo loro non erano riusciti a prepararla bene, tutti gli altri ci erano riusciti ed era dannatamente umiliante. Ciò che non riusciva a spiegarsi, comunque, era cosa avessero sbagliato, perché era certo di aver seguito alla lettera tutti i passaggi indicati sul libro. Doveva smettere di pensare agli errori commessi e iniziare a concentrarsi sulla nuova pozione.
«Tutti sbagliamo, Draco» gli disse Harry comprensivo «Pensa che hai preso il massimo all’ultimo test di Incantesimi».
Draco alzò gli occhi al cielo «Persino un bambino avrebbe eseguito bene quell’incantesimo, Potter!» esclamò irritato «Se stai cercando di farmi calmare, non ci stai riuscendo, sappilo».
Harry alzò gli occhi al cielo «Si può sapere perché la prendi così male?» chiese «Stiamo ancora imparando, è normale sbagliare a volte» disse con un sospiro «Dai, Draco…»
«E va bene, va bene, mi calmo» disse con uno sbuffo «Ma non fare quella faccia triste che mi fai innervosire di più».
Harry mise il calderone sul banco e Draco accese il fuoco con la bacchetta, poi iniziarono pian piano a mettere gli ingredienti al suo interno, mescolando quando dovevano, cercando di rispettare alla lettera i passaggi da eseguire. Erano concentrati, e ogni tanto Harry aveva osato alzare lo sguardo su Draco, osservando il suo viso contratto mentre preparava gli ingredienti da aggiungere alla pozione; era concentrato, aveva il naso arricciato e l’espressione più buffa e adorabile che il moro avesse mai visto sul suo viso. Restò lì a fissarlo per diversi minuti, pensando ai suoi occhi grigi e alle sue labbra sottili, restando fermo e smettendo di mescolare la pozione, che ad un certo punto fece un rumore sinistro.
«Potter!» ululò il biondo spingendolo via dal calderone e iniziando a mescolare lui «Dannazione! Stavi per rovinare tutto il lavoro! Ma che ti prende? Ti sei incantato?»
«Ehm, io…» deglutì sbattendo le palpebre; sì, si era incantato a fissarlo e a desiderare di baciarlo. Si guardò intorno alla ricerca di una giustificazione, ma non ne trovò, era successo davvero e non aveva alcuna scusante, arrossì furiosamente.
«Scusami» mormorò «Penso che sia la stanchezza. Gli allenamenti, sai…» balbettò la prima cosa che gli venne in mente e si guadagnò uno scappellotto sulla nuca dall’amico.
«Concentrati, dopo andrai a riposare» gli disse stizzito, celando un tono dolce «Non voglio che Lumacorno ci metta ancora in punizione».
Harry annuì riprendendosi in fretta, girò ancora un paio di volte in senso orario, cretino, non in senso antiorario, mentre Draco aggiungeva gli ultimi ingredienti. Ultimarono la pozione dopo diverse ore, mentre lavoravano, un paio di Auror erano andati a controllare che fossero effettivamente lì, come aveva detto il professore e poi attesero che cambiasse colore e acquisisse la sua particolare luminosità perlacea. Restarono in tensione per diversi istanti, scrutando il calderone, in ansia perché speravano di non aver fallito miseramente di nuovo. Distrazione di Harry a parte, erano stati meticolosi, molto di più rispetto alla mattina, attenti ad inserire gli ingredienti nell’ordine giusto, senza sbagliare il momento di aggiungerli, né le quantità o il modo in cui erano stati preparati. Draco era certo di essere stato più che attento e aveva controllato maniacalmente anche il lavoro dell’amico. Continuò a guardare il calderone sperando che cambiasse colore e che iniziasse ad emettere quei particolari vapori a spirale che la contraddistinguevano. Aveva bisogno di sapere di aver fatto un buon lavoro, non poteva fallire per la seconda volta una pozione. Sempre che quella mattina non fosse stato fatto un errore dal professore e loro avessero eseguito bene la pozione, in quel caso… Draco rabbrividì, scuotendo la testa.
«Allora?» chiese Harry allungando il collo verso la pozione «Ce l’abbiamo fatta?»
Il biondo occhieggiò la pozione ancora non pronta «Dobbiamo aspettare che si raffreddi un po’ e prenda il colore giusto» disse «Perché non ti siedi un po’? Sembri a pezzi» suggerì.
«Okay». Harry seguì il suo consiglio e andò a sedersi su una sedia dell’aula con aria pensierosa. Draco lo osservò, quando era assorto nei suoi pensieri, il Grifondoro era anche più affascinante del solito. Certo, Harry era un gran bel ragazzo, quegli occhi verdi avevano il potere di calamitare verso di lui tutti coloro che ne incontravano lo sguardo, i suoi capelli arruffati sembravano perfetti per affondarci le dita dentro, ma ciò che più gli piaceva di quel ragazzo erano le mani. Semplicemente perché pensava che intrecciate alle sue, le dita della mano di Harry facessero un bel contrasto, lui con la pelle diafana, l’altro con il suo incarnato leggermente più rosato. Arrossì ricordando la mattina successiva alla notte di Halloween. Non era mai riuscito a togliersi dalla mente le loro dita intrecciate e tutto quello che era venuto in seguito a quella notte, aveva solo aggravato la sua nascente cotta per Potter. Adesso era un po’ più in là rispetto alla cotta, ma non lo avrebbe mai detto a nessuno, avrebbe mentito persino a se stesso, pur di nasconderlo.
Dopo un'ora di silenzio imbarazzante, che lui aveva occupato mettendo in ordine, guardò di nuovo la pozione e notò che fosse pronta «È pronta» comunicò all’altro.
«Chi prova per primo?» chiese il moro.
«Faccio prima io» disse Draco, chiuse gli occhi e si sporse sul calderone per annusare la pozione. Quando la pozione gli rimandò il profumo di Potter, quel dannatissimo profumo che si metteva sempre, il succo di zucca che beveva ogni mattina e quel maledetto aroma che aveva solo lui sulla pelle, arrossì e spalancò gli occhi stupito, scioccato e quasi spaventato. Non poteva essere vero, non poteva essere davvero l’odore di Potter. Allora la prima volta non aveva sbagliato la pozione? Aveva davvero sentito il suo profumo in quella cosa? E Potter allora? Aveva sentito il suo? Provava lo stesso? No, certo che no, la prima volta doveva essere stata una coincidenza, mentre adesso… santo cielo, era così inebriante.
Funzionava davvero, oh cielo. Provava qualcosa per Potter e non poteva negarlo a se stesso, non più almeno. Non poteva di certo dirgli cosa sentisse davvero. Doveva mentire a riguardo? Oh come se per lui le menzogne non fossero state all’ordine del giorno. Si grattò la nuca a disagio e cercò di trovare una soluzione fattibile, la consapevolezza di quello che stava provando in quel momento, lo sconvolse tanto che annaspò per qualche istante, sentendosi sopraffatto dal profumo di Potter, maledetto lui e tutto quello che gli stava facendo in quel periodo. Certo se ripensava a quelle vacanze di Natale, si erano avvicinati ancor di più e aveva provato diverse volte il desiderio di baciarlo, soprattutto durante il loro incontro ravvicinato nel tunnel del passaggio segreto, di ritorno da Hogsmeade. E anche la mattina dopo Capodanno c’era stato qualcosa. Adesso, cosa doveva fare? Doveva dirgli che sentiva il suo dannato profumo lì dentro o no? E se l’avesse ammesso… cosa avrebbe pensato Harry? Probabilmente sarebbe fuggito a gambe levate e non gli avrebbe più rivolto la parola. L’idea di perdere Potter lo spaventava, qualche mese prima non avrebbe minimamente ragionato sulla cosa, non gli sarebbe importato, ma adesso… Harry era importante per lui e non solo come amico, come gli eventi stavano confermando sempre di più. Deglutì a disagio, mentre l’altro lo fissava senza dire nulla, aspettando una sua risposta. Mentire o confessare i suoi sentimenti?
Beh, era un maestro nel nascondere le sue vere emozioni, lo era sempre stato. Confessare però avrebbe significato esporsi e probabilmente farsi odiare. Una cosa era certa: non poteva dire la verità. Beh, se poi Potter per puro caso avesse sentito il suo profumo, avrebbe potuto dirgli tranquillamente che aveva mentito… e avrebbero pomiciato proprio lì, sul banco accanto a un calderone pieno di Amortentia. Draco arrossì furiosamente e scosse la testa, poi si affrettò a parlare.
«Mela verde» disse senza pensarci troppo «Adoro le mele» aggiunse «Penso che abbia funzionato stavolta».
Harry annuì dal suo posto, Draco notò che si stava tormentando le mani, aveva già detto che apprezzava particolarmente le sue mani? Si morse le labbra e distolse lo sguardo dal moro.
«Tocca a te, ora, Potter» disse dopo qualche istante di silenzio «Sbrighiamoci, che sto morendo di fame».
Harry annuì e si alzò in fretta, raggiungendo la postazione che aveva occupato fino a poco prima con il biondo. Draco si scansò, lasciandogli il posto in modo che potesse testare anche lui la pozione. Harry prese posto davanti al calderone e prese un paio di boccate d’aria prima di mettere il naso sui vapori della pozione e inalare quel dannatissimo profumo che lo perseguitava anche nei suoi sogni: il profumo di Draco, la colonia che indossava sempre, il profumo dei suoi capelli, l’odore di mela che lo distingueva sempre dagli altri. Alzò leggermente lo sguardo e notò che Draco fosse a distanza di sicurezza, quindi non era la vicinanza come quella mattina. Stavolta non c’erano errori, lui sentiva il profumo di Draco nell’Amortentia, e il suo cuore un po’ si contrasse, realizzando che l’altro non provasse le stesse cose. Cosa doveva fare adesso? Dirgli ciò che sentiva? Conoscendolo, lo avrebbe preso in giro a vita per quello: Draco gli piaceva, lo sapeva già da un po’, ma non poteva di certo dirglielo dopo aver sentito il suo profumo in un filtro d’amore. Restò stordito qualche istante dalla consapevolezza devastante della verità che aveva appena realizzato. Lui provava qualcosa per Draco, ma quest’ultimo non provava niente per lui, era già tanto che fossero amici e non voleva rovinare ciò che avevano costruito con fatica durante quei mesi.
Cosa doveva fare? Non voleva mentirgli, ma non poteva neanche dirgli la verità… gli occhi di Draco erano fissi su di lui, e lo distraevano, quegli occhi grigi che celavano tutte le sue emozioni, ma che allo stesso tempo erano in grado di capire quelle del moro, che si ritrovò a distogliere lo sguardo e a riportarlo sul calderone. Annusò di nuovo, il profumo di Draco si era addirittura moltiplicato in quel momento. Riempiva i suoi polmoni e la stanza, Harry si ritrovò ad arrossire, a mordersi le labbra e poi prese un respiro profondo, prima di parlare e mentire nel miglior modo possibile.
«Torta alla melassa e legno di manico di scopa» disse velocemente, scostandosi da quel calderone. Il cuore gli batteva forte nel petto, vide per un momento le iridi di Draco scurirsi e poi il Serpeverde gli sorrise affabile.
«Ce l’abbiamo fatta» disse con un tono incerto «Chiamiamo Lumacorno e liberiamoci di questo fardello».
«Non abbiamo finito» disse Harry «Dobbiamo capire dove abbiamo sbagliato la prima volta».
Draco si strinse nelle spalle «Diremo che abbiamo aggiunto troppa polvere di peperoncino, okay?» propose «Non ho capito dove abbiamo sbagliato, stavolta siamo stati più meticolosi, ma abbiamo fatto le stesse cose di stamattina, almeno credo».
Harry annuì «D’accordo, andiamo e togliamoci questo peso».
Draco non poté che essere più d’accordo, presero un’ampolla e la riempirono con la pozione appena preparata, raggiunsero lo studio del professore in poco tempo e gli comunicarono che stavolta avevano fatto tutto per bene e che avevano sentito gli odori giusti. Porsero la pozione al docente che la studiò e annusò e poi sorrise ai due studenti, congratulandosi con loro per aver avuto successo. Poi li congedò gentilmente.


§§§ 
 

«Allora come è andata la punizione con Potter?» gli chiese Blaise non appena lo vide entrare nella sala comune.
«Bene, ci siamo riusciti» disse il biondo con un sospiro «Ho sentito il suo dannatissimo profumo».
«Quindi non avevi sbagliato stamattina?» indagò con curiosità l’amico, Draco grugnì contrariato, non gli piacevano le domande insistenti dell’altro, ma lui aveva anche bisogno di sfogare la sua frustrazione in quel momento.
«Certo che avevo sbagliato, lui non ha sentito il mio; è stata una strana coincidenza quella di questa mattina».
«Sei serio, Draco?» chiese «Persino Lumacorno si è accorto che c’è qualcosa tra di voi» il biondo grugnì di nuovo, gettandosi a peso morto su un divanetto, non disse nulla perché non aveva niente da dire… lui e Potter non erano compatibili, non potevano esserlo. Erano troppo diversi, certo, a lui piaceva, ma era ovvio che i suoi sentimenti non fossero ricambiati e anche se lo fossero stati, la loro storia sarebbe stata impossibile come quella della storia babbana che gli aveva raccontato Harry. Perché quel dannato filtro d’amore doveva confonderlo così? La sua situazione era già complicata, bazzicava tra la follia di una famiglia agli ordini di un pazzo omicida e una missione fallita che gli sarebbe costata la vita. Perché doveva complicarsi la vita in quel modo? Come ci era finito in quella situazione?
«Sei sicuro che lui non abbia mentito?» gli chiese l’amico.
«Perché avrebbe dovuto mentire? Andiamo, Blaise, non prova niente per me».
«Siete tutti e due degli idioti, lo sai?»
Il biondo sbuffò. «Smettila di dire così».
Draco si sentiva assillato da tutti: dalla sua famiglia che lo pressava affinché portasse a termine la missione e prendesse il marchio nero, dimostrando di essere un degno erede di suo padre, da Piton che lo sorvegliava costantemente e persino dal suo migliore amico.
«Draco, smettila di torturarti così» gli disse amichevolmente Blaise, stringendogli un braccio attorno alle spalle «Perché non vuoi dire a Potter che ti piace?»
«Non voglio essere ferito, okay?» fece con irritazione «E poi lo metterei più in pericolo di quanto non sia già».
«Piton?» Draco annuì «Devi parlarne con qualcuno, Draco. Non puoi continuare così».
«Non posso… Potter ha parlato con Silente, e il preside si fida di Piton, non mi crede! Se insistessi e Piton scoprisse che li ho traditi… farebbe di tutto per convincermi a fare la cosa giusta per loro, mi minaccerebbe e… tu non sai, Blaise…» tremò, un ricordo di quell’estate si fece largo nella sua mente. Uno dei Mangiamorte, sotto ordine di Voldemort, aveva rapito una giovane strega nata babbana. Draco era rimasto chiuso nella sua camera per tutto il tempo, ma aveva sentito le urla della giovane per ore. L’avevano torturata in ogni modo e forse le avevano fatto anche altro, solo per dimostrare che loro erano superiori, Draco non voleva essere complice di quell’orrore, non voleva far del male a nessuno, aveva cercato di stare lontano da quella sala, ma Bellatrix lo aveva trascinato lì e aveva visto Voldemort lanciare contro quella ragazza innocente un Anatema che Uccide.
Draco tremava al solo pensiero di diventare un assassino, di far del male ad altre persone. Forse era vero che frequentare Potter l’aveva cambiato e aveva tirato fuori una parte buona di lui che non credeva di avere. Ma era mai stato cattivo? Fino a quel momento aveva sempre e solo seguito gli ideali di suo padre, aveva obbedito alle sue stupide regole e aveva sempre denigrato ciò che gli altri consideravano giusto, basandosi su ciò che Lucius reputasse tale. Non credeva di essere cattivo come Voldemort e i suoi seguaci. Anche durante gli anni oscuri, anche se era stato un completo bastardo con tutti, non avrebbe mai fatto una cosa del genere a qualcuno. Fare risse, duellare con Potter, insultare Hermione per il suo stato di sangue, per quanto fossero azioni riprovevoli, non raggiungevano il livello di cattiveria e crudeltà che era stato raggiunto al Manor quell’estate.
«Che succede? C’è qualcosa che non mi hai detto?» chiese il ragazzo «Non ti fa bene tenere tutto dentro».
«Lo sai, vero che Tu-Sai-Chi si è stanziato a casa mia con i suoi seguaci?» Blaise annuì sospirando, anche i suoi genitori erano coinvolti, conosceva bene la situazione dell’amico «Ecco, tu non hai idea delle cose terribili che fanno, io…» la sua voce si spezzò.
«Ne vuoi parlare?» chiese Blaise, il biondo scosse la testa «Okay, sappi che ci sono quando vorrai farlo».
«Grazie» soffiò a bassa voce, torturandosi le mani «Ho paura» ammise.
«Saresti folle a non averne» disse, Draco si ritrovò ad abbassare lo sguardo «Lo dirò solo una volta, poi ne riparleremo solo quando vorrai tu» affermò «Pensaci, parlane con qualcuno che possa aiutarti. Se Silente si fida di Piton e Potter si fida di Silente, prova a chiedere aiuto a qualcun altro».
Draco lo guardò per un attimo e annuì pensieroso «Ci penserò» promise.
Blaise sorrise. «Adesso che abbiamo finito l’argomento brutto, parliamo di altro» disse per smorzare la tensione «Potter, ad esempio».
Il biondo arrossì furiosamente e si allontanò dall’amico, coprendosi il volto con le mani, non voleva parlare di Harry, perché se solo sentiva il suo nome e pensava a lui sentiva il cuore che batteva troppo forte e mille emozioni invaderlo. Si morse le labbra e scosse la testa, facendo ridacchiare Blaise che lo osservava estremamente divertito.
«Ma guarda che carino! Basta nominarlo che arrossisci! Allora sei proprio messo male».
«Sono messo così male che sento il suo dannato profumo nell’Amortentia e ho mentito perché temevo che lui non provasse lo stesso. Infatti non l’ha sentito e ho evitato di farmi spezzare il cuore, va bene?»
Lo sguardo dell’amico si fece appena più serio «Sei messo proprio così male, allora».
«Sì! Allora sei scemo? Te l’ho appena detto» si lamentò gettando la testa all’indietro sulla spalliera del divanetto «Sono un idiota quando sono insieme a lui. A volte mi sembra di aver inghiottito un nido di farfalle».
«Non credevo di assistere a un evento del genere, Draco Malfoy innamorato!» esclamò divertito «Sai, credo che tu debba farti avanti. Secondo me a Potter non dispiacerebbe».
«Come no e subito dopo gli dico di Tu-Sai-Chi» borbottò «Potter non vede l’ora di passare il resto della sua vita a pomiciare con me» commentò sarcasticamente, scuotendo la testa.
«Magari pomiciare no, ma… potrebbe fare altro» scherzò l’altro «Dopotutto, hai un bel culo e i Grifondoro sanno essere molto espansivi a letto».
«Oh no! Non osare darmi i particolari della tua storiella con Paciock, ho già i miei problemi personali!» esclamò Draco, non seppe perché ma quel siparietto con Blaise lo aiutò a sciogliere un po’ la tensione e gli venne persino da ridere; di nuovo doveva la sua sanità mentale all’amico, davvero, come avrebbe fatto senza di lui?
«Visto? Sei ancora in grado di ridere, Malfoy» scherzò dandogli una pacca sulla spalla.
«Tu mi hai traumatizzato a vita, smettila o non saremo mai più amici».
«Prego» disse Blaise ammiccando «Quando avrò bisogno del dormitorio libero per due acrobazie te lo farò sapere, le mie consulenze non sono gratuite!»
Draco gli tirò contro un cuscino del divano, insultandolo amichevolmente e ringraziandolo. Davvero, senza Blaise sarebbe stato perso e sarebbe impazzito all’inizio dell’anno.


§§§
 
 
«Hermione?»
«Sì?»
«Posso parlarti di una cosa?» le chiese Harry a disagio. Era appena rientrato in sala comune, l’amica era vicino al caminetto a leggere e le si era accomodato vicino per parlarle. Aveva bisogno di un consiglio da lei, non sapeva come altro fare per capire cosa gli stesse succedendo.
«Ma certo, Harry, che succede?» gli chiese lei, chiudendo il libro e poggiandoselo in grembo.
«Io, ecco… mi piace qualcuno, ma… ecco, non sembra provare lo stesso» spiegò il ragazzo torturandosi le mani, sentendosi a disagio, anche se era Hermione, non sapeva come raccontarle ogni cosa «Mi sento sempre in imbarazzo e sono ridicolo a volte. Ho sentito il suo odore nell’Amortentia, ma… ecco, non gliel’ho detto».
Hermione sorrise dolcemente, aveva capito di chi parlasse, ma non disse nulla, anzi gli chiese con la sua innata delicatezza: «Perché? Ti vergogni?» il moro annuì «Vuoi dirmi chi è?»
«Ehm… ecco, preferirei non dirlo al momento» mormorò agitato l’altro, tenendo lo sguardo basso «È che è tutto così complicato, quest’anno è complicato e io non dovrei avere tempo per queste cose…»
«Non gira sempre tutto intorno al salvare il mondo, Harry» suggerì lei «Hai una missione da compiere, lo sappiamo tutti. Ma finora, quest’anno, non hai avuto alcun problema. Giusto? Le visioni sono tornate?»
«No, ho solo qualche incubo» rispose lui «Niente di grave, sai, i soliti incubi, ma niente di simile alle visioni».
«Ecco» concesse lei sorridendo «Quest’anno è un po' più tranquillo, ci sono gli Auror a sorvegliare la scuola, i nostri professori sembrano piuttosto normali e devi solo recuperare il ricordo di Lumacorno, ma mi sembra una cosa abbastanza semplice rispetto al basilisco o al torneo Tremaghi, no?»
«S-Sì, hai ragione» rispose lui annuendo «Quindi cosa dovrei fare, secondo te?»
«Potresti chiedere a questa persona di andare insieme a Hogsmeade».
Harry sorrise, in effetti, era qualcosa che aveva già fatto: lui e Draco erano andati insieme al villaggio a Natale e si erano divertiti tantissimo. Harry si sentiva sempre così bene quando era con lui… era una sensazione che non sapeva descrivere bene, ma era di pura pace interiore. Sentiva lo stomaco sconquassato da mille emozioni, come se ci fossero mille farfalle in esso che svolazzavano allegramente, si sentiva arrossire quando era troppo vicino a lui, si sentiva strano e confuso quando c’erano quei momenti in cui sembrava che lui e Draco fossero più intimi del solito.
«Potrei, sì…» mormorò lui «E se rifiutasse? Se mi dicesse di no?»
«Nessuno ti direbbe mai di no, Harry, sarebbero folli a farlo» disse lei «Non ti muoiono tutti dietro perché pensano che sei il prescelto?»
Lui scrollò le spalle, prima di rispondere: «Beh, questa persona… insomma, non è come gli altri, sai? Non mi parla come se fossi il prescelto, ma solo come…» Sfregiato, San Potter, Potty, uno stupido Grifondoro «…Harry».
«E ti senti confuso, quando è nei paraggi, vero?»
«Sì, e anche molto felice quando siamo insieme, ma non è così facile, è… molto complicato».
«Complicato come?»
«Ai livelli di Romeo e Giulietta?» azzardò il moro, beh, il paragone era calzante: i Serpeverde erano rivali dei Grifondoro, i Malfoy odiavano Harry, in quanto Potter – i Potter non erano mai stati tra i sostenitori di Voldemort, almeno da quello che Harry aveva appreso riguardo la sua famiglia – e se una loro ipotetica storia fosse venuta allo scoperto, sarebbero morti. Lui almeno si sarebbe gettato tra Draco e una maledizione in ogni momento.
«Allora l’hai letto!» esclamò la riccia sorridendo, Harry annuì imbarazzato a morte «Capisco» mormorò pensierosa «E cosa ti piace di questa persona?»
«Tutto» sospirò «I suoi occhi sono bellissimi e i capelli… oh, i capelli sembrano così morbidi» spiegò con aria sognante «E il suo sorriso, Hermione, dovresti proprio vedere il suo sorriso, sembra che illumini la stanza. Anche se non sorride spesso. Lo fa solo quando siamo insieme…» era geloso dei sorrisi di Draco, quando lo vedeva sorridere con Blaise o con Pansy sentiva sempre uno strano sentimento di gelosia dentro di sé «E poi è…» bellissimo, perfetto, adorabile… «Una persona molto diversa da quello che mi aspettavo. Mi ha sorpreso positivamente il suo atteggiamento nei miei confronti… quest’ultimo anno» disse sorridendo. Pensare a Draco lo faceva sorridere. Hermione si chiese per quanto tempo avrebbe dovuto fingere di non sapere di chi parlasse Harry, credeva che fosse così stupida da non aver capito?
«Deve piacerti molto, se stai sorridendo così, ti brillano gli occhi».
Harry annuì, portandosi una mano al petto dove sentiva il cuore battere in maniera forsennata. Le dita sfiorarono l’amuleto che Draco gli aveva regalato a Natale, aveva insistito affinché lo indossasse sempre. Harry lo portava nascosto sotto alla felpa e ogni tanto lo sfiorava per assicurarsi che fosse sempre lì, e quando lo toccava, automaticamente pensava a lui.
«Perché non ci provi?» chiese lei «Cosa hai da perdere?»
«La sua amicizia…» sospirò «Lo so già, se dovesse sapere ogni cosa… mi ignorerà e perderò la sua amicizia».
«Oh, non credo che Draco sia così stupido» Harry arrossì di botto sentendo il nome che era uscito dalle labbra dell’amica. Come aveva fatto? Non aveva fatto il suo nome. Lei ridacchiò notando la sua espressione «Cosa, dovevo far finta di non saperlo? Scusa, Harry, ma si vede lontano un miglio che ti piace» sorrise scrollando le spalle.
«Come... hai indovinato?» chiese Harry leggermente scioccato, ancora non se ne capacitava.
«Beh, non avrò la Vista come dice la Cooman, ma sono un’ottima osservatrice e ti conosco da quando avevamo undici anni. Quando siete insieme sei stupidamente felice, basta che Draco entri in Sala Grande o in biblioteca che ti illumini come un albero di Natale, qualche volta arrossisci… e Harry, hai sentito il suo profumo nell’Amortentia stamattina» spiegò «E poi dopo quello che hai detto della vostra situazione, davvero, era piuttosto ovvio» aggiunse.
«No, noi avevamo sbagliato la pozione» disse in fretta, lei lo guardò di traverso senza capire «Sai? La punizione e…»
«Siete due idioti» fece lei scuotendo la testa «La vostra pozione non aveva niente di sbagliato».
«Allora perché lui ha sentito un altro profumo stasera?»
Hermione lo guardò accigliata e scosse la testa, comprendendo ciò che era accaduto. «Ripeto, siete due idioti» borbottò.
«Che intendi?» chiese «Pensi che io possa piacere a Draco? Hermione, io sono un mezzosangue e sono un ragazzo» ammise, sentendosi a disagio «Non credo che a Draco possano piacere… quelli come me».
«Oh Harry» sospirò Hermione abbracciandolo «Non preoccuparti, sono certa che Draco non rinuncerebbe alla vostra amicizia, se scoprisse che ti piace» continuò lei «Quindi fatti avanti e vedi di essere felice!»
«La fai semplice tu!» borbottò lui spostandosi da lei, ancora rosso in viso «Non ti senti un idiota patentato ogni volta che sei con lui».
«Mi basta già farlo con Ron, credimi» disse lei con un sospiro «Sei mai geloso quando lo vedi con altre persone?»
«Costantemente. Soprattutto quando lo vedo con Zabini» sospirò «Fa male, vero? Ron e Lavanda, dico».
«Tantissimo» Harry la abbracciò di nuovo e le diede un tenero bacio tra i capelli per consolarla.
«Prima o poi si renderà conto che si perde il meglio» promise lui «O glielo faccio capire io a forza di fatture stendenti».
Hermione ridacchiò e lasciò cadere il discorso, rivolgendo un sorriso all’amico, che la fece appoggiare sulla sua spalla, mentre lei riprendeva a leggere. «Comunque ci penserò» promise «Grazie». La ragazza gli rivolse un ultimo sorriso prima di dedicarsi di nuovo alla lettura, mentre Harry si immergeva in un altro dei suoi soliloqui interiori.
Cosa doveva fare con Draco, ora? Confessargli tutto o tacere ancora? Era così difficile, ed era certo che affrontare un drago o una creatura magica ostile fosse decisamente più facile che dichiararsi alla persona a cui si era interessati.

 
§§§

 
«Forza, vieni!» esclamò Harry, mentre trascinava Draco, tenendolo per un braccio, per i corridoi di Hogwarts senza badare a chi li osservava con aria curiosa. Erano passate appena due settimane dal giorno in cui avevano lavorato insieme all’Amortentia, tra di loro sembrava esserci un certo imbarazzo, ma ciò non aveva scalfito la loro amicizia, continuavano a studiare insieme e a far disperare i rispettivi amici. Blaise non smetteva di dire a Draco di rivelare tutto a Harry, compreso lo stupido piano fallito di Voldemort. Ma lui non riusciva neanche a pensare di vedere lo sguardo d’odio che gli avrebbe rivolto l’altro, se avesse saputo il reale motivo del loro avvicinamento. Non voleva perderlo.
Stavano così bene insieme, come amici, perché rovinare tutto?
«Potter, mi dici dove diavolo mi stai portando?» chiese fintamente nervoso il biondo continuando a seguirlo. Si era scoperto incapace di negare qualsiasi cosa a Potter e così si limitò a farsi trascinare dal moro fin dove voleva, ma era curioso. Arrivarono al settimo piano e quando comparve la porta, Harry lo trascinò dentro la stanza, ma Draco notò che quella non era la solita Stanza delle Necessità, era…
«La stanza delle cose nascoste» disse il Grifondoro con entusiasmo, lasciando il suo braccio e guardandosi intorno come se fosse la prima volta che la vedeva «Guarda quante cianfrusaglie!» esclamò, mentre la porta si chiudeva alle loro spalle.
«So di questa stanza» grugnì, massaggiandosi il punto che era stato stretto dall’altro, sentendo uno strano brivido lungo la schiena «A volte sei così babbano. Ti sorprendi sempre per la magia».
Harry arrossì per la vergogna «Beh, ecco… certo, anche io sapevo della stanza, ovviamente» borbottò con le gote rosse, era evidente che mentisse e si fosse imbattuto in quella stanza per puro caso «Non c’è bisogno di essere sempre così acidi». Il Serpeverde ridacchiò, le reazioni di Harry alle sue prese in giro erano sempre abbastanza esilaranti, soprattutto quando si imbarazzava, lo trovava irresistibile.
«Ad ogni modo… che ci facciamo qui?» gli chiese, guardandosi intorno confuso. Non capiva perché Harry lo avesse portato lì, cosa c’era in un ripostiglio di così eccitante? L’essere cresciuto con i babbani aveva danneggiato permanentemente qualche suo neurone? O cosa?
«Ho trovato una cosa!» esclamò, ritrovando l’entusiasmo che la sua battutaccia di prima aveva smorzato, lo trascinò verso uno specchio gigante posto a pochi metri da loro «Era dal primo anno che non ne vedevo uno» disse «Silente mi aveva detto che l’avrebbe messo in un posto sicuro, non credevo che intendesse qui» sorrise e lo mise davanti allo specchio, mettendosi a pochi centimetri da lui. Quando aveva trovato lo Specchio delle Emarb, mentre cercava una cosa per Silente lì dentro, si era sentito di nuovo un ragazzino di undici anni che vi si specchiava per la prima volta, anche se a differenza della prima volta, quando si era specchiato non aveva visto i suoi genitori, aveva visto qualcosa di diverso. Aveva pensato di mostrarlo a Draco così che, scoprendo i suoi desideri, avrebbe potuto aiutarlo a realizzarli.
Era il suo modo per dimostrare i suoi sentimenti all’altro.
«Cosa vedi?» chiese al Serpeverde.
Draco guardò confuso lo specchio «Ti sei dimenticato come funziona uno specchio, Potter? Il tuo unico neurone ha deciso di abbandonarti?» domandò «Cosa dovrebbe mostrare esattamente?»
«Dimmi cosa vedi, no?»
«Noi due, che altro dovrei vedere?» chiese, nello stesso momento in cui il suo riflesso si mosse verso quello di Harry, cosa? Cosa stava accedendo? Lui non aveva mosso un solo muscolo.
«Aspetta, mettiti qui» disse spostandolo verso un punto più centrale «Ecco, ora cosa vedi?»
«Potter, è uno specchio! Cosa c’è di così sensazionale?»
«Non capisco… questo è uno Specchio delle Emarb, dovrebbe mostrarti ciò che desideri di più».
«È evidente che non funziona» disse guardando lo specchio; la cosa buffa era che gli mostrava Potter al suo fianco che gli teneva la mano, ma si disse che era solo un effetto ottico. Non era reale, non era ciò che accadeva davvero. Poi il suo riflesso gli fece l’occhiolino e Draco batté le palpebre, incredulo. Vide il suo riflesso sporgersi verso quello di Harry, stringerlo in un dolce abbraccio e dargli un bacio sulla fronte, prima di affondare le dita tra quei capelli spettinati e baciarlo sulle labbra. Draco arrossì furiosamente davanti a quell’immagine, desiderava così tanto baciare Potter da vederlo nello specchio? Aveva solo sentito parlare di quell’oggetto magico, come se fosse stato una leggenda, non credeva fosse reale e che ne fosse uno a Hogwarts.
«Tu cosa vedi?» chiese il biondo, imbarazzato, cercando di cambiare argomento.
Harry scrollò le spalle «Solo i miei genitori» mentì. Ciò che lo specchio gli mostrava, in realtà, era lui in compagnia di Draco, in abiti da cerimonia, l’uno stretto tra le braccia dell’altro, mentre ballavano; sembrava il Ballo del Ceppo o qualcosa del genere.
«Avevi già visto quest’affare?» Harry annuì «Quando?»
«L’ho scoperto al primo anno» raccontò «Mi stavo nascondendo da Gazza quando l’ho trovato in un'aula in disuso, ci sono tornato spesso fino a che Silente mi ha consigliato di non rifugiarmi nei sogni» sospirò «Però ogni tanto è bello farlo, no?» chiese, Draco si ritrovò ad annuire, la pensava esattamente come lui «E poi l’ho trovato di nuovo quando ho recuperato la Pietra Filosofale» continuò a raccontare «Dovevi esserci, ho affrontato Voldemort per la prima volta, beh… non proprio lui» continuò «Te lo ricordi il professor Raptor? Aveva il turbante perché nascondeva la faccia di Voldemort sulla nuca, come una specie di parassita. Ho avuto gli incubi per tutta l’estate» ammise e rabbrividì al ricordo; Draco fece lo stesso immaginando ciò che aveva vissuto il moro quell’anno, aveva solo undici anni all’epoca. Lui non sarebbe stato così coraggioso da affrontarlo, lui sarebbe scappato a gambe levate e sicuramente avrebbe consegnato la pietra pur di salvarsi «Era inquietante, ma, sai, non potevo permettere che vincesse lui».
«Certo che non potevi, sei un maledetto eroe» scherzò Draco, a disagio. Harry aveva affrontato Voldemort a undici anni e lui a sedici non era neanche in grado di dire no, grazie non voglio essere un Mangiamorte. Era un codardo, lo aveva sempre saputo, non era come Harry, forse neanche meritava la sua amicizia. Ma era anche egoista e non poteva immaginare come potesse essere ritornare a quando non si parlavano, a quando non studiavano insieme, a quando si odiavano, a quando si ignoravano o si picchiavano per i corridoi. Era impensabile immaginare di tornare a quando Potter non faceva parte della sua vita, anche per questo cercava di nascondere in tutti i modi il motivo per cui era diventato amico di Harry.
«Non sono un eroe» disse il Grifondoro con aria cupa «Non voglio essere un eroe, faccio solo quello che va fatto…»
«Sì, lo so» disse Draco, era così ovvio che Harry sentisse su di sé il peso di quella dannata profezia – quella che suo padre non era riuscito a sottrarre ad un ragazzino di quindici anni – e lui non faceva che infierire «Harry…» lo chiamò, per scusarsi, ma l’altro scosse la testa e gli sorrise di nuovo.
«Quindi sei sicuro? Non vedi niente?» gli chiese speranzoso, cambiando di nuovo argomento «Solo l’uomo più felice del mondo vedrebbe solo se stesso nello specchio» affermò.
Draco si morse le labbra e si sforzò di guardare di nuovo nello specchio, il suo stesso riflesso, da bravo bastardo, ghignò e ammiccò di nuovo nella sua direzione, per dire guarda cosa ti perdi, mentre afferrava il riflesso del moro per i fianchi, lo spingeva contro un muro e lo baciava con passione. Sono stronzo pure dentro a uno specchio, dannazione.
«Ehm, ecco, io…» deglutì «Vedo la persona che mi piace» ammise dopo qualche istante «E… siamo insieme» disse, sei tu e ti bacio fino a perdere il respiro, aggiunse mentalmente, mentre il suo riflesso si strusciava in modo provocante contro quello del moro che annaspava in cerca d’aria con l’espressione stravolta dal piacere, Draco arrossì e aggiunse: «E pomiciamo un sacco». Stupido, idiota, patetico.
«Questo è molto dolce, Draco» disse il moro, una punta di tristezza nella voce che l’altro non riuscì a non notare.
Il biondo guardò di nuovo lo specchio e sospirò, faceva male vedere ciò che desiderava, ma essere consapevole di non poterlo avere, era qualcosa che lo faceva sentire devastato, così distolse lo sguardo.
«E anche molto patetico» si affrettò a dire, guardandolo «Non dirlo a nessuno».
«No, il tuo segreto è al sicuro con me» gli disse Harry sorridendo «Chi l’avrebbe mai detto che Draco Malfoy è innamorato di qualcuno!» esclamò «Quindi il tuo desiderio più profondo è essere amato?» chiese curioso.
«Sì…» ammise con un mezzo sorriso, da te, aggiunse mentalmente «Anche. Insomma, prima vorrei finire la scuola senza problemi e… sai, liberarmi della mia famiglia». Harry gli sorrise comprensivo e annuì, capiva esattamente come si sentisse, anche lui desiderava finire la scuola normalmente, ma con un pazzo psicopatico alle calcagna era difficile, e cercava di immaginare come fosse per Draco, pressato dalla sua famiglia che insisteva, affinché diventasse ciò che non voleva essere. Istintivamente, il Grifondoro lo abbracciò e lo strinse cercando di trasmettergli tutto ciò che provava per lui, cercando di fargli capire che lui ci sarebbe stato, che non lo avrebbe mai abbandonato, promettendogli che lo avrebbe protetto. Draco, senza pensarci due volte, avvolse a sua volta le braccia attorno all’altro e appoggiò il mento sulla sua spalla, respirando a pieni polmoni quel profumo che ormai popolava le sue nottate insonni. Restarono così qualche minuto, poi Harry fu il primo a separarsi. Nel farlo, i loro occhi si incrociarono, dietro le iridi verdi di Harry si celava un desiderio che Draco non riuscì ad interpretare e lo stesso accadde per il moro. Il biondo gli sorrise e gli accarezzò una guancia, spostandogli un ciuffo di capelli dal viso; erano così vicini che sarebbe bastato così poco per unire le loro labbra, così poco per far capire all’altro che fosse innamorato di lui.
«Harry…» sussurrò Draco. Il moro restò senza fiato e, alzandosi sulle punte, si spinse in avanti, appoggiando la fronte contro quella del Serpeverde, ad occhi chiusi; stavano quasi per baciarsi, quando sentirono un tonfo forte, quello di un oggetto che cadeva e si frantumava al suolo, che li fece sussultare. Si allontanarono di scatto, terrorizzati, imbarazzati e rossi in volto.
Cosa diavolo stava per accadere?
«Ehm io… io dovrei andare» disse il Grifondoro grattandosi la nuca a disagio «Ron mi aspetta per… per una partita, sì, una partita di scacchi!» esclamò per giustificarsi, sentendo il proprio cuore battere forsennato.
«S-Sì. Anche io devo tornare… sai, io e Blaise abbiamo un conto in sospeso con le gobbiglie, quindi… ecco, sì, devo andare anche io» biascicò il Serpeverde con il fiato corto e il cuore che minacciava di esplodergli nel petto da un momento all’altro «C-Ci vediamo in giro».
«Certo» confermò il moro, prima di correre via, con le gote rosse e il cuore che martellava nel suo petto e nelle sue orecchie.
Draco, rimasto solo, si sedette per terra accanto allo specchio e si prese il volto tra le mani. Era davvero così patetico e stupido sentirsi così per un’altra persona? Ma cosa era accaduto tra lui e Harry, stavano davvero per baciarsi?
Scosse la testa stringendosi i capelli tra le dita, soffocò un singhiozzo disperato: come poteva desiderare così tanto una persona? Come si potevano provare sensazioni così forti? Non lo sapeva, ma dopo l’Amortentia e lo specchio, adesso ne aveva la certezza. E non si era mai sentito più spaventato di così in tutta la sua vita. Cosa era successo al suo temperamento da Malfoy? A tutte le belle lezioni di suo padre sul nascondere i propri sentimenti? Spariti in un puff dal momento in cui aveva fatto amicizia con Potter e se ne era innamorato, ecco. Non osava immaginare cosa sarebbe successo, se qualcuno avesse capito le sue reali intenzioni. Davanti a quell’ipotesi, l’intero corpo di Draco tremò, si accucciò di più sul pavimento, stringendo le gambe al petto e un sospiro tremulo uscì dalle sue labbra, e fu seguito da un paio di lacrime di sfogo. Perché non poteva semplicemente essere un ragazzo innamorato? Perché non poteva vivere la sua adolescenza, le sue cotte e i suoi amori come un normale ragazzo di sedici anni? Perché la vita era così ingiusta con lui, con loro?
Avrebbe fatto di tutto per proteggere Harry, finanche gettarsi davanti a un Avada Kedavra per salvarlo, perché a sedici anni dovevano essere perseguitati da pazzi psicotici e famiglie razziste e misogine? Certo, anche lui era così fino a un anno prima, ma si era pentito e aveva imparato a conoscere quelli che tecnicamente avrebbe dovuto “odiare”, si era allontanato dalla magia oscura che governava in casa sua, non era colpa sua se gli erano state insegnate cose sbagliate… e poi stava facendo di tutto per farsi perdonare e per proteggere Harry, quello non contava? Forse, non ne era certo, ma si ritrovò comunque a piangere silenziosamente lì in quella stanza, perché non era giusto provare tutto quel dolore a soli sedici anni.
 

Harry raggiunse il dormitorio di Grifondoro in pochissimo tempo, si gettò sul letto e tirò giù le tende del baldacchino, per evitare di farsi vedere dagli altri. Silenziò il suo piccolo rifugio con un incantesimo e poi prese il cuscino, vi affondò il volto e represse contro di esso un urlo disperato. Cosa era appena successo con Malfoy? Prima aveva visto loro due nello specchio, poi Draco gli aveva fatto quella confessione e lui lo aveva abbracciato… e poi? Cos’era stato quel momento? Quel momento in cui si erano trovati a distanza bacio? Con i respiri che si incrociavano e le labbra a poca distanza? Perché gli tremava il cuore a pensare a quella vicinanza? Dannazione, non poteva permettersi di provare cose così travolgenti, doveva aiutare Silente a sconfiggere Voldemort, doveva portare a termine la profezia… e se poi Draco fosse stato in pericolo a causa sua? Se qualcuno avesse scoperto che provava qualcosa per lui, avrebbero potuto usarlo contro di lui, avrebbero potuto fargli del male… a causa sua. Urlò di nuovo. Faceva male rendersi conto di provare sentimenti così travolgenti, faceva male pensare di non poter avere la persona che desiderava. E poi Draco aveva ammesso di provare qualcosa per un’altra persona, era anche un sentimento unilaterale. E faceva male, Harry non aveva mai provato qualcosa di così doloroso.
Represse tutta la sua frustrazione e la sua confusione contro quel cuscino, e cercò di trattenersi dal piangere. Non voleva piangere, dannazione, tuttavia le cose che gli stavano succedendo in quei giorni lo stavano facendo riflettere su troppe cose e gli stavano sbattendo in faccia la verità: si era innamorato di quello che era stato il suo rivale scolastico. L’Amortentia e lo Specchio delle Emarb erano stati una rivelazione per lui, ma già le cose che erano successe in precedenza… il giorno di Natale, i regali, la giornata a Hogsmeade, loro due nel passaggio segreto, il primo dell’anno…
Scosse la testa e schiacciò ancor di più il viso contro il cuscino, respirando forte. Doveva calmarsi e cercare di far rallentare i battiti forsennati del suo cuore. Un primo avviso del suo stato pietoso nei confronti del bel biondo l’aveva avuto tra la notte di Capodanno e la mattina dopo: erano ubriachi fradici (Draco a Hogsmeade aveva comprato illegalmente alcune bottiglie di whisky incendiario alla Testa di Porco) e come era già accaduto a Halloween, erano finiti per essere troppo chiassosi e rumorosi. Erano nella stanza del dormitorio di Draco, quindi per non farsi sentire si erano gettati sul letto e avevano infossato i visi contro i cuscini. Ridendo, si erano ritrovati a distanza bacio, Harry non ricordava cosa fosse accaduto dettagliatamente, ma forse un mezzo bacio c’era stato o comunque avevano avuto un incontro ravvicinato, prima di dover correre nel bagno a vomitare l’anima. Ecco, quando si era svegliato il giorno dopo e aveva visto Draco sfatto, con un colorito leggermente verdognolo a causa della nausea, aveva pensato che fosse il ragazzo più bello che avesse mai visto e che lo avrebbe baciato anche in quel momento, anche se era completamente devastato dalla sbronza. E non lo aveva pensato perché anche lui vittima del dopo sbronza, a mente lucida aveva avuto lo stesso pensiero e non si era disgustato. Era in un mare di guai, non poteva essere innamorato di Draco, sarebbe stato il suo punto debole e non poteva averne uno. Come doveva comportarsi? Come doveva affrontare quella situazione? Era confuso e tutto ciò che voleva fare, era sfogare la sua frustrazione, per questo urlò ancora. Urlò fino a che non gli bruciarono i polmoni e poi pianse, perché aveva solo sedici anni e non era giusto che fosse diviso così tra il dovere e il vivere la sua adolescenza.
                                                                                                      
 
Draco non si rese conto di quanto tempo trascorse in quella stanza a piangere, ma quando si alzò, sentì le gambe intorpidite. Uscì dalla stanza delle cose nascoste e si rese conto che era sera inoltrata, il coprifuoco era scattato da ore, ma era un prefetto dopotutto, a loro era concesso star fuori dalla sala comune oltre il coprifuoco. Temeva un solo incontro negativo: Piton. Era sospettoso nell’ultimo periodo, era più attento e guardingo e ogni volta che si incontravano, era sempre più duro con lui. Voleva solo tirarsi fuori da tutto quel casino, forse aveva sempre avuto ragione Blaise, avrebbe dovuto dire la verità ad Harry fin da subito e farsi aiutare. Non avrebbe dovuto rivelare mezze verità, ma adesso era tardi.
Doveva capire cosa fare per salvare il Grifondoro, non gli importava nient’altro.
Si diresse verso le scale, tirando un sospiro di sollievo per non aver incontrato anima viva. Riuscì ad arrivare al quarto piano, senza essere scoperto. Già al terzo rischiò di incontrare Gazza che discuteva con la McGranitt riguardo a un Grifondoro del secondo anno che era stato beccato in giro dopo il coprifuoco, il ragazzino si era giustificato dicendo di voler aiutare Harry Potter a risolvere qualunque problema ci fosse, Draco aveva ridacchiato, ma non si era fatto beccare. Al primo piano, aveva visto Piton parlottare con Tiger e Goyle, la cosa non sembrava essere positiva.
Draco si era allontanato da loro fin dall’inizio dell’anno, e non ne sentiva la mancanza. Anzi, a volte pensava che il suo allontanamento da loro fosse stato un bene e avesse favorito il suo riavvicinamento a Blaise; in realtà avrebbe dovuto tenere anche lui lontano dalla faccenda, ma l’amico era testardo e non gli aveva dato retta. Cercò di non farsi notare dai tre, ma Piton lo adocchiò in fretta, spedì via i due Serpeverde e si avvicinò a lui.
«Signor Malfoy» la sua voce lo gelò, come ogni volta che la sentiva «Ancora in giro a quest’ora?»
«Avevo la ronda serale» disse con sicurezza, alzando la testa in segno di sfida. Non doveva mostrarsi debole, neanche se aveva paura, questa cosa Lucius gliel’aveva insegnata bene.
«Non ti ho visto a cena, e neanche il signor Potter» disse sprezzante, Draco sudò freddo e una goccia di sudore cadde lungo la sua tempia, rigandogli una guancia «Inizio a pensare che tu non stia più seguendo gli ordini, Draco».
«Si sbaglia, signore» rispose il biondo cercando di mantenere un certo contegno.
«Sbaglio o hai ottenuto molti risultati? Sono passati, quanti? Quattro mesi? Ormai dovresti essere riuscito a conquistare la sua fiducia, passate tutto il vostro tempo libero insieme».
Draco si sforzò di non arrossire davanti alle parole del professore e a mantenere il suo sangue freddo, ci riuscì, ma a stento, se l'uomo avesse insinuato qualcos’altro, lui sarebbe stato scoperto, ne era certo. «No, signore, Potter non si fida di me» mentì «Passiamo il tempo insieme, perché lo aiuto a migliorare in Pozioni, nient’altro».
«Malfoy, credi che io sia stupido?» chiese l’uomo mantenendo una calma glaciale, dalla quale traspariva tutta la soggezione che faceva provare agli altri «Non ho ancora le prove, ma sono certo che tu stia tramando qualcosa con il tuo nuovo amichetto e quando lo scoprirò, per te saranno guai».
«Se mio padre sapesse che lei mi sta minacciando, lei sarebbe finito sia come professore che come Mangiamorte» ribatté il ragazzo, sfidandolo «Di cosa ha paura? Che Potter sia più forte di Lui e lo batta comunque? È solo un ragazzino, suvvia, lei lo dice sempre, un ragazzino arrogante e montato» aggiunse ripetendo le parole del professore usate durante una delle lezioni, quando Harry aveva fatto un intervento brillante sui fantasmi, ma l’uomo l’aveva denigrato come faceva sempre, dicendogli quelle esatte parole «Quando sarò pronto, porterò a termine la missione» mentì ancora, cercando di risultare credibile. Per quella volta, sembrò andargli bene perché Piton lo guardò compiaciuto.
«Lo sai, Draco, ti metto alla prova per quando lui ti interrogherà» disse l’uomo quasi comprensivo «Stai facendo un buon lavoro, aggiornerò io tua madre, lei capirà».
«Mia madre?» chiese il ragazzo, leggermente terrorizzato «Cosa c’entra mia madre?»
«Mi ha scritto una lettera, era molto preoccupata per te. Pare che tu non ti faccia sentire da Natale, quando le hai inviato solo gli auguri».
«Sono stato impegnato… non posso scriverle davanti a Potter. Mi scoprirebbe» si affrettò a mentire, per giustificarsi. L’uomo sembrò berla ancora una volta, perché annuì di nuovo. Dannazione, stava sbagliando qualcosa, Piton era troppo sospettoso e il fatto che avesse coinvolto Tiger e Goyle proprio non gli piaceva. Doveva scoprire cosa stava tramando e anche in fretta.
«Va bene, adesso dovresti tornare nel tuo dormitorio» disse guardandolo. Il ragazzo annuì e si congedò dall’uomo, che però lo freddò con la sua voce ancora una volta, facendolo bloccare «Malfoy, sta’ attento» sibilò con un vago tono di minaccia.
«Stia tranquillo» disse in un mormorio basso «Lo farò». Poi semplicemente andò via, cercando di fuggire il più velocemente possibile da lì. Arrivò nei sotterranei e si infilò nei dormitori e poi nella sua stanza, senza guardare nessuno. Prese un profondo respiro appoggiandosi al letto, poi afferrò un cuscino e vi affondò il viso, urlando tutta la sua frustrazione. Cosa aveva sbagliato? Perché Piton sospettava di lui? Che avesse davvero scoperto tutto e si stesse preparando ad ucciderlo? E poi chi avrebbe protetto Potter da Voldemort? No, non poteva permettere che accadesse. Doveva assolutamente trovare un alleato che sapesse ogni cosa. A parte Blaise, a chi altri poteva chiedere? A qualche professore?
No. Non avrebbero fatto niente contro un collega, tra l’altro Silente aveva detto di fidarsi ciecamente di Piton. Cosa poteva fare? Come doveva comportarsi? Era così confuso che tutto ciò che riuscì a fare fu urlare di nuovo. Qualche lacrima sfuggì al suo controllo e si addormentò allo stremo delle forze. Quando si svegliò il giorno dopo, non aveva più voce. Stava impazzendo, non poteva continuare così.

 
§§§

 
Parlare si era rivelata l’unica soluzione plausibile. Ci aveva pensato a lungo, Draco, prima di prendere quella terribile decisione. Era andato da Hermione, dopo una lezione di Rune Antiche, e le aveva parlato. Si era sfogato, le aveva raccontato dell’ultima estate a casa sua, di Voldemort stanziato al Manor, del desiderio di tutti quanti di farlo diventare un Mangiamorte, della pressione di Piton su di lui, della missione che gli era stata affidata e dei suoi reali sentimenti, di come si era sentito all’inizio e di come si sentisse ora. Si era sentito incredibilmente leggero dopo aver parlato, dopo aver rivelato a qualcuno ogni cosa.
«Devi dirlo a Harry» disse lei con ovvia ragione; era ovvio che avrebbe dovuto farlo, ma Draco era terrorizzato da un confronto con il moro, lo avrebbe odiato e lo avrebbe perso.
«Non posso dirlo a lui» confessò «Non potrei sopportare il suo odio, non voglio perderlo».
«Draco» Hermione lo guardò con comprensione e gli mise una mano sulla spalla «Non lo perderai, ma devi dirgli la verità» affermò «Io ti credo e ti aiuterò, te lo prometto, ma Harry merita di sapere la verità».
«Ho paura della sua reazione» confessò «Sono innamorato di lui, non voglio che mi odi». Era la prima volta che confessava una verità così sconvolgente. Aveva paura della sua reazione, aveva paura che sapendo tutto lo avrebbe odiato di nuovo e di troppe altre cose che non riusciva a mettere insieme.
«Sta' tranquillo, si risolverà tutto» gli promise. Lui annuì, aggrappandosi alle sue parole, come un'ultima ancora di speranza. La ragazza gli sorrise comprensiva e non aggiunse niente, non serviva a nulla trattarlo male e infierire sulla sua sofferenza.
«Parlerò con la McGranitt, cercheremo di tenere te e Harry al sicuro, sta’ tranquillo» gli promise, infine, la ragazza. Lui le sorrise teso e le strinse una mano in un gesto carico di gratitudine.
«Grazie, davvero» mormorò.
«Se non ci si aiuta tra amici!» esclamò Hermione «Ma pensa a ciò che ti ho detto su Harry» Draco annuì e la ringraziò ancora una volta. L’aveva sempre insultata per il suo sangue, ma lei era molto meglio di quanto potesse immaginare. Suo padre si sbagliava di grosso sui nati babbani, non erano affatto inferiori ai purosangue. E lui era stato uno stupido a credere quelle idiozie per tutto quel tempo.
«Mi dispiace per tutto quello che ti ho detto negli scorsi anni» ammise con sincerità, era consapevole di essersi già scusato, ma stavolta era realmente sincero e voleva che lo sapesse «Mi dispiace davvero, sei molto più brillante di tanti purosangue». Lei sorrise dolcemente e lo abbracciò accettando le sue scuse. Draco si irrigidì, ma restò piacevolmente sorpreso dalla spontaneità della ragazza. Adesso, nel suo cuore albergava una piccola speranza: le cose potevano risolversi per il meglio; tuttavia sapeva di dover parlare con Harry, al più presto, ma prima di farlo, voleva che Harry capisse davvero le sue buone intenzioni e la sua buona volontà, così decise: gli avrebbe parlato dopo averlo aiutato a recuperare il ricordo di Lumacorno. Sì, si convinse, quello era decisamente un buon piano. Poteva farcela.




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Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!
 
Buona domenica, people!
Io e i Drarry siamo tornati con un nuovo capitolo, pieno zeppo di tenerezza (e anche un'abbondante dose di angst verso il finale) tra i due piccioncini.
Harry e Draco sono sempre più presi l’uno dall’altro e tutti intorno a loro se ne accorgono, tranne loro, pft, perdenti. Hanno sedici anni e paura dei loro sentimenti, inoltre temono di non essere ricambiati… e invece si sbagliano, si amano tanto e si getterebbero davanti a un Avada Kedavra per proteggersi l’un l’altro, amori di mamma <3 Draco avrebbe giusto un piccolo dettaglio da rivelare a Harry, ma nella sua testa bacata ha un piano a prova di bomba da rispettare prima di rivelargli tutto, solo che Harry, ecco, non è molto comprensivo quando si tratta di bugie e inganni… guai in vista per i due baldi giovini!
Anyway, io ho amato questo capitolo, soprattutto la parte dello specchio, aw (sono stata indecisa a lungo se usare brame o emarb ma poi ho preferito usare il secondo perché in originale è Erised, quindi ha senso metterlo invertito) E niente, sono sempre più innamorati l’uno dell’altro, e prestissimo ci sarà una svolta importante nel loro rapporto.
L'amicizia tra Draco e Hermione può sembrare strana adesso, ma più avanti sarà importante, soprattutto quando arriveremo ai capitoli dopo il sesto anno, shhh.
Voglio spendere una parola a favore di Piton, sebbene io non sia una sua grande fan, ha un ruolo abbastanza positivo nella storia, sta cercando davvero di proteggere Draco, è Draco che fraintende le sue azioni, ma questo lo scoprirete più avanti ^^
Io comunque sono super happy per come è andato il capitolo scorso, siete aumentati! Mi sento lusingata e spero che tornerete ancora a darmi le vostre opinioni! Grazie a lilyy, Eevaa, ElenSofy e Daniel_The White per aver recensito; grazie a chi ha aggiunto la storia alle preferite/ricordate/seguite e chi ha speso un click per leggerla :3
Si ringrazia potterpedia.it per le preziose info sull’Amortentia (soprattutto gli ingredienti lol) non era specificato il tempo di preparazione, ho ipotizzato io che ci volessero parecchie ore. Se così non fosse… beh, concedetemela come licenza poetica lol
Vi do solo qualche indizio per il prossimo capitolo: San Valentino, Hogsmeade, Drarry.
Vi ho incuriositi? Spero di sì!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e vi do appuntamento come di consueto per il prossimo weekend!
Bye, people!
 
PS Anche se sono ripetitiva, chiedo scusa per eventuali errori di battitura, e/o distrazione, non lo faccio di proposito, posso rileggerli anche 10 volte, mi sfuggono sempre çç

Fatto il misfatto (sorry…)

 

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Capitolo 6
*** 6. Rewrite the stars. ***


Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, meritavano di meglio, quindi ho deciso di dargli io ciò che meritavano; ma non ci guadagno nulla da tutto ciò, niente è finalizzato ad offendere qualcuno (solo a dare loro il finale che piace a me :D) e io ci perdo solo la faccia con queste cose.

Avviso: I personaggi tendono ad essere OOC (soprattutto Draco con l’andare avanti della storia, perché subisce un cambiamento radicale) tutti loro sono basati sui miei headcanon!

Nota bene: La storia parte dal sesto anno, tenendo conto di alcuni avvenimenti accaduti fino al quinto, ma l’intenzione non è quella di riscrivere il Principe Mezzosangue, di esso vi sono solo alcuni elementi (VI libro alternativo sta per quello... LOL).

Enjoy the show!


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Twist of Fate

6. Rewrite the stars.



 

La calma regnava a Hogwarts, anche se fuori il pericolo di Voldemort sembrava imminente, all’interno del castello si respirava aria di pace e d’amore, infatti con l’ingresso del mese di febbraio e l’avvicinarsi del giorno di San Valentino, molti ragazzi si erano messi all’opera per poter sorprendere la propria metà o per provare a conquistare la propria cotta, altri invece si erano completamente disinteressati alla festività, ritenendola un’inutile perdita di tempo, come Harry e Draco, che erano certi di non avere nessuna possibilità con la persona che a loro interessava. Il rapporto tra i due eterni rivali storici si era consolidato in una solida amicizia e in un rapporto di fiducia reciproca, che era sfociato in qualcosa che nessuno dei due riusciva ad ammettere all’altro, ognuno per i propri motivi: Harry per paura di essere rifiutato e di esporre l’altro a un pericolo, Draco a causa di tutta la situazione che lo circondava, anche se fin da quando Hermione aveva iniziato ad aiutarlo, parlando con la McGranitt, si sentiva più sicuro. Si sentiva meno spaventato sapendo che qualcuno credesse alle sue parole: la professoressa di Trasfigurazione aveva sempre avuto delle riserve sul collega e aveva preso a cuore la situazione di Draco e gli aveva promesso che l’avrebbe aiutato ad uscirne.
Tuttavia, il Serpeverde aveva paura anche della reazione di Harry alla verità, non era ancora riuscito a dirgli tutto, anche se Hermione premeva affinché lui gli parlasse; ogni volta che ci provava, le parole gli morivano in gola e la paura di una sua reazione negativa, lo bloccava. Se lo sguardo di Harry verso di lui fosse cambiato? Se lo avesse odiato, affatturato o maledetto? Sapeva di essere un codardo.
«Questa scuola mi ucciderà» si lamentò Blaise entrando in biblioteca e prendendo posto accanto a Neville «Non è possibile che ci assegnino due intere pergamene di Erbologia sugli usi di quelle piantine inutili».
«Non sono inutili, sono molto utili» ribatté Neville «Rilassati, Blaise» ridacchiò appoggiandogli una mano sul braccio, un gesto così intimo che Draco quasi si sentì invidioso di quello che avevano; più di una volta aveva visto Blaise rapportarsi al suo ragazzo e spesso aveva provato il desiderio di essere nella stessa situazione con Harry, anche se sapeva che fosse impossibile. «Se vuoi ti aiuto io».
«Nel mio dormitorio, magari?» sghignazzò il Serpeverde.
«Sei impossibile!» esclamò il Grifondoro, arrossendo all’impazzata, poi l’altro si abbassò verso di lui, dandogli un bacio sulla guancia. Erano così carini, Draco quasi non riconosceva il suo migliore amico, ma sotto sotto era contento per lui.
«La piantate di flirtare? Qui qualcuno sta cercando di studiare» borbottò il biondo scambiando un’occhiata di intesa con Harry al suo fianco, che gli sorrise in un modo davvero adorabile. Lo sguardo di Potter parlava chiaro: era cotto.
Blaise li guardò con fare interrogativo e «Woah! Ragazzi, qui ci sono animi sensibili, andateci piano!» esclamò, coprendo teatralmente gli occhi di Neville, sia Harry che Draco alzarono gli occhi al cielo. Il biondo stava per rispondere alla provocazione per le rime, quando Ron Weasley fece la sua apparizione, sedendosi sulla sedia vuota accanto a Harry.
«Chi deve andarci piano? E perché copri gli occhi di Neville, Zabini?» chiese il rosso.
«Per colpa di Potter e Draco, sento vibrazioni!» esclamò l’interpellato, l’altro Serpeverde lo fulminò con lo sguardo, prima di riprendere a studiare. Ron si voltò verso di loro, li analizzò per un attimo: studiavano gomito a gomito, Harry ogni tanto sbirciava dalla pergamena di Draco e l’altro sbuffava fintamente indignato, girava una pagina e poi riprendeva a scrivere. Cose normali, anche lui e Hermione facevano così.
«Nah» rispose tranquillo, rilassandosi contro lo schienale della sedia «Non vedo niente di particolare».
«Sei il solito bifolco, Weasley» commentò il Serpeverde.
«Ehi, hai visto Hermione?» intervenne Harry, cambiando discorso e guardando l’amico.
«È con Luna e Pansy» rispose Ron «Penso che mi stia evitando» commentò «Di nuovo, come a Natale».
«Forse non avresti dovuto parlarle per ore di Lavanda» ribatté Harry schiettamente, memore della serata che aveva trascorso con Hermione, stringendola in un abbraccio fraterno per consolarla, mentre lei piangeva sulla sua spalla. Ron a volte era così stupido da non rendersi conto di quanto le facesse del male. Ma Harry non voleva mettersi in mezzo, si limitava a fare il buon amico con entrambi.
«Oh, Weasley» la voce di Draco riscosse i presenti «La tua stupidità a volte mi spaventa» commentò il Serpeverde. Harry lo punzecchiò con una gomitata per farlo tacere e Draco alzò lo sguardo come per dire cosa ho detto ora? – il prescelto si limitò a scuotere la testa e Ron si chiese a cosa avesse appena assistito. C’era qualcosa che non andava, ma non riusciva a capire cosa. Quei due erano troppo complici, aveva ragione Zabini, c’era qualcosa sotto. Forse Malfoy tramava qualcosa? Aveva lanciato un incantesimo a Harry? Perché erano diversi giorni che il suo rapporto con Harry sembrava peggiorato, in favore di quello con Malfoy? Doveva indagare, forse. Avrebbe sicuramente chiesto consiglio a Hermione.
«Forse hai ragione, Harry» rispose evitando accuratamente le parole del biondo «Cercherò di parlare di meno di lei con Hermione, queste ragazze a volte sono così gelose».
«Ti sei risposto da solo, idiota» intervenne di nuovo il Serpeverde.
«Comunque» riprese Ron «Chi è quel tipo che fa il cascamorto con lei? È uno affidabile? Harry, lo conosci?»
«Qualcuno qui è geloso?» chiese ironicamente Draco, Ron non lo ascoltò, aspettando la risposta di Harry.
«Sto cercando di capire chi sia. Non lo conosco, ma so che è del nostro anno ed è amico di Luna, tutto sommato mi sembra uno tranquillo. E Hermione mi sembra serena». Draco aprì la bocca per commentare di nuovo in modo sarcastico e odioso, ma Harry lo frenò prima che parlasse, ripresero a studiare in silenzio, quasi in sincrono.
«Sul serio ragazzi» intervenne Blaise «Sembrate più una coppia voi che io e Neville o Ron e quella lì».
Sia Harry che Draco risero imbarazzati, scuotendo la testa. Nessuno dei due riusciva ad ammettere di provare qualcosa per l’altro, non riuscivano a fare il fatidico primo passo per potersi dire una coppia, anche se qualcosa tra di loro c’era.
«Comunque, a voi non sembra una barzelletta? Due Serpeverde e tre Grifondoro intenti a socializzare e a studiare insieme» intervenne Neville, prodigiosamente, salvando i due interpellati dall’imbarazzo invadente chiamato Blaise Zabini. Harry lo guardò riconoscente e Neville gli fece un cenno di complicità.
«Beh, dobbiamo ringraziare Harry e Malfoy per questo! Se loro non fossero diventati amici, noi non saremmo qui» disse Ron, distruggendo il gioco di Neville con poche parole in croce.
«Comunque…» Blaise riprese la parola, deciso a tormentare i due fino a che non avessero ammesso i loro sentimenti «Voi cosa fate a San Valentino?»
Harry strusciò la sedia sul pavimento così forte che tutti capirono: si era irritato per l’insistenza del ragazzo; Draco interpretò quel gesto come schifo ad immaginarsi in coppia con lui, invece, la motivazione era l’imbarazzo palpabile.
«Vado a studiare su quel tavolo libero laggiù» affermò raccogliendo le sue cose «Draco, tu che fai?»
«Vengo con te» rispose prontamente, prendendo le sue cose «Mi sono stancato di queste stupide insinuazioni» disse rivolgendo lo sguardo all’amico di casa, perché dannazione non sapeva stare zitto senza metterlo in imbarazzo cinque minuti? Gli altri ragazzi del tavolo li guardarono confusi, mentre si allontanavano fianco a fianco; il primo a prendere la parola fu Blaise.
«Io scommetto una scatola di caramelle tutti i gusti più uno che entro San Valentino si mettono insieme, chi scommette?»
«Io, una scatola di cioccorane, punto sul giorno di San Valentino» rispose Neville ridendo; anche lui aveva notato il tenero che c’era tra quei due «Ron?»
«Perché dovrebbero mettersi insieme?» chiese il rosso, sentendosi quasi un idiota.
«Per Merlino, Weasley! Togliti i prosciutti, pardon, i cosciotti di pollo dagli occhi! Prima ti renderai conto che qualcuno è innamorato di te, e poi che quei due sono cotti l’uno dell’altro».
Ron batté le palpebre confuso, non capì l’esclamazione di Zabini, ma lui non si tirava mai dietro davanti ad una sfida: «Ci sto. Scommetto anche io una scatola di cioccorane. Io dico che, se proprio deve accadere qualcosa, succederà dopo San Valentino».
 

§§§
 

La neve cadeva leggera, Hogsmeade imbiancata, nel periodo invernale, offriva un bel panorama. Harry e Draco erano insieme ai Tre Manici di Scopa davanti ad una Burrobirra calda, quell’atmosfera ricordava loro il giorno di Natale, quando erano andati lì di nascosto e si erano divertiti, trascorrendo il miglior giorno di Natale della loro esistenza; non stavano festeggiando San Valentino, semplicemente era domenica, non c’erano lezioni, tutti i loro amici avevano dato loro buca per passare la giornata come tante colombelle in amore e loro non avevano voglia di restare da soli ad annoiarsi al castello, ma erano a disagio a causa delle coppiette che li circondavano: c’erano Ron e Lavanda che amoreggiavano e poco distanti Hermione e un Corvonero (di cui Harry faticava a ricordare il nome) che parlavano davanti a una fetta di dolce, qualche tavolo più in là Neville e Blaise si scambiavano effusioni e persino Pansy aveva trovato un accompagnatore e tubava allegramente con lui. Loro si sentivano semplicemente fuori posto lì dentro, come due pesci fuor d’acqua.
Erano l’uno di fronte all’altro, si sentivano un po’ a disagio, entrambi a causa dei nascenti sentimenti che provavano l’uno per l’altro, ma che non avevano il coraggio di dichiarare ad alta voce; si fissavano, balbettavano cose ed erano imbarazzati, la presenza di coppiette che amoreggiavano attorno a loro, influiva sul loro imbarazzo. Non erano usciti come coppia, ma solo come amici e sembrava che fossero una coppia a tutti gli effetti.
«Mi sento soffocare qui, tutto questo amore è disgustoso» borbottò Draco dopo un po’ «Facciamo una passeggiata?» chiese senza riuscire a guardarlo in faccia. Sì, Harry gli piaceva, ma non voleva distruggere l’amicizia che avevano instaurato per una cosa del genere. Sarebbe stato piuttosto strano e imbarazzante, senza contare che Harry ignorava ancora il suo sporco segreto. Rivelargli anche i suoi sentimenti gli sembrava esagerato.
«Sì, meglio» accettò subito il prescelto «Molto meglio. Qui si soffoca».
«Sono d’accordo» disse il biondo, pagarono le loro consumazioni ed uscirono dal locale, appena misero piede fuori dal lì, entrambi ripreso a respirare.
L’imbarazzo era palpabile, ma adesso all’aria aperta, la situazione era ben diversa. Iniziarono a camminare l’uno accanto all’altro, affondando i piedi nella neve fresca, scambiandosi di tanto in tanto battutine sarcastiche su San Valentino e quanto fosse secondo loro una festa inutile. Harry, dal suo punto di vista, avrebbe adorato trascorrere una vera Festa degli Innamorati con la persona di cui era innamorato, avrebbe amato vezzeggiarla e farla sentire importante… peccato che questa persona per lui fosse off-limits. Lo specchio, appena un mese prima, gli aveva dato conferma di ciò che sentiva di provare più o meno da quando aveva iniziato a scoprire il vero Draco e non il Malfoy odioso che aveva conosciuto anni prima. Era stato un processo lungo, durato mesi. Aveva iniziato a cambiare opinione su Draco a Halloween, quando si erano ubriacati insieme e avevano riso, da quel momento avevano iniziato a condividere le ore insieme non più solo per convenienza, ma anche perché a loro piaceva passare del tempo insieme; si erano avvicinati e la loro amicizia si era consolidata. Draco si era aperto con lui, e inevitabilmente Harry aveva iniziato ad apprezzare e ad affezionarsi a quel ragazzo che riusciva a farlo sorridere; il passo dall’essere affezionato all’essere innamorato era stato breve, era impossibile non amare quel ragazzo, adesso. Hermione insisteva, suggerendogli di provarci, di buttarsi e in qualche modo aveva seguito il suo consiglio, quando era andato da lui agitato e "Passiamo San Valentino insieme a Hogsmeade, invece che a scuola come due scemi!" gli aveva detto quasi tutto d'un fiato; Draco aveva riso, prima di accettare. E adesso erano insieme e Harry avrebbe solo voluto prendere il suo viso tra le mani e baciarlo, regalargli dei fiori e dei cioccolatini, portargli una scorta dei suoi dolci preferiti, vezzeggiarlo e viziarlo come un vero amante; un ragazzo che non aveva mai conosciuto l'amore, aveva voglia di condividere un amore immenso che sapeva di possedere con un’altra persona; tuttavia Draco non sembrava interessato a lui, non sembrava ricambiare i suoi sentimenti e Harry era certo che il biondo non potesse provare qualcosa per lui, come avrebbe potuto, Draco Malfoy, Purosangue, cresciuto con Purosangue, apprezzare lui, l’ingenuo Harry Potter, mezzosangue, che non aveva mai conosciuto i suoi genitori e che era cresciuto con i babbani?
«A che pensi?» gli chiese Draco, svegliandolo dalle sue elucubrazioni.
 A te – pensò. «Niente di particolare» mentì in risposta «Solo che tutta questa cosa del romanticismo mi fa impazzire» disse riferendosi alle strade piene di festoni rosa, cuori e colombelle innamorate ad ogni angolo di strada.
«Di’ la verità, vorresti essere qui con Weasley femmina» disse Draco con un tono leggermente acido; Harry si accigliò alle sue parole, di che diavolo stava parlando? «Preferiresti essere al posto del suo fidanzatino?»
«Cosa c’è? Sei geloso, Malfoy?» chiese il moro lanciandogli uno sguardo tagliente «Non mi piace Ginny, comunque».
Il biondo lo scrutò per qualche istante, Harry si sentì trapassare da quello sguardo ghiacciato, sentì quello sguardo bruciare sulla sua pelle, ma si affrettò a distogliere il suo e puntare gli occhi per terra. Non poteva dirgli chi fosse il suo vero interesse: avrebbe perso la sua amicizia e tutto quello che avevano costruito in quei mesi, sarebbe crollato come un castello di carte; lo avrebbe visto fuggire via dalla sua vita e non era certo che potesse fare a meno di lui, adesso. Poco importavano le vecchie faide e rivalità, adesso lui e Draco erano amici e si sostenevano l’un l’altro.
«Ma c’è qualcuno che ti piace, no?» chiese «Hai uno sguardo stranamente triste e malinconico».
Harry si accigliò, non credeva che Draco avesse imparato a leggerlo così bene, cosa doveva fare? Mentire? Scappare? Non poteva lasciare che capisse qualcosa.
«Anche se fosse» rispose il moro, restando vago «Non ho speranze».
«Sei il prescelto, tutta la scuola si infilerebbe nel tuo letto» scherzò il biondo «Davvero, non avresti problemi con nessuno» Harry non rispose e Draco alzò lo sguardo verso di lui «Sei così sfigato che ti piace qualcuno a cui potresti non piacere?» il moro arrossì e scosse la testa «Oh andiamo! Deve essere solo cieca!»
Harry strinse i pugni, sentendo l’imbarazzo crescere dentro di lui: «Ecco, uhm, non è una ragazza» buttò fuori, quasi senza respirare, lasciando Draco senza parole. Cosa? A Harry piacevano i ragazzi?
«Sul serio? Sei gay?»
«Provo interesse per un ragazzo» confessò con le gote rosse, il respiro tremante «Non so cosa sono. So solo che mi interessa lui».
«Oh ma che carino, sei arrossito!» esclamò Draco soddisfatto della risposta ottenuta, a volte Harry sembrava chiuso in un guscio impenetrabile «Sei tutto rosso!»
L’espressione indignata di Harry era la cosa più adorabile e buffa che Draco avesse mai visto e non si trattenne: scoppiò a ridere, perché, nonostante tutto, era felice che Harry avesse preferito uscire con lui, piuttosto che con il ragazzo che gli piaceva; tuttavia avrebbe preso quel viso indignato tra le sue mani e l’avrebbe baciato, in modo da fargli abbandonare quell’aria afflitta e da fargliene avere una scioccata – ma non lo fece, Harry sarebbe scappato.
«Cretino, smettila!»
«No, è troppo divertente, Potty» scherzò. Non si accorse che Harry si era piegato e aveva iniziato ad accumulare della neve tra le mani, fino a che non si ritrovò la bocca piena di neve. Lentamente la risata del Serpeverde scemò e lui puntò gli occhi grigi verso il Grifondoro di fronte a lui, sfidandolo con essi. «Mi hai lanciato contro una palla di neve?»
«Sì» Harry si chinò per prepararne un'altra e Draco fu rapido a prepararsi alla sua difesa. Prima che potesse prepararne una però, la seconda palla di neve di Harry lo colpì in pieno viso. Il moro alzò un pugno al cielo esclamando «Due a zero per me!»
«Questa me la paghi, Sfregiato! Questo vuol dire guerra!» esclamò preparandosi al lancio della sua palla di neve.
«Accomodati, Furetto. Sfida accettata». Un lampo di qualcosa che nessuno dei due riuscì a definire attraversò i loro sguardi. Erano di nuovo lì, solo loro due e una delle loro sfide, a Harry piaceva fin troppo quella cosa, adorava le sfide contro il Serpeverde. Draco fu più rapido stavolta a lanciare la palla contro l’avversario e lo colpì a una spalla ed esultò per aver messo a segno il primo colpo. Furbamente, mentre il moro si apprestava a lanciarne un’altra, lui corse verso un albero poco distante e si rifugiò lì dietro, la palla di Harry si abbatté contro il tronco e Draco esultò di nuovo, deridendo amichevolmente l’avversario. Preparò una serie di palle di neve accanto a sé e si affacciò dal nascondiglio per lanciarne una. Si accorse che anche Potter si era nascosto e adesso gli lanciava contro delle palle incantate.
«Meno male che siamo noi serpi quelli sleali! Ehi, gioca lealmente!» esclamò incantando anche le sue. Vide il braccio di Potter sporgere da dietro a un albero e diresse lì la sua palla. Lo colpì di nuovo, pareggiando i conti.
Ciò che seguì quel momento fu una battaglia a palle di neve ad armi pari, che si concluse in assoluta parità. Harry scoppiò a ridere quando decretarono la fine di quell'assurda sfida e osservò il suo amico. Aveva i vestiti fradici, i capelli leggermente sporchi di neve e le guance rosse a causa del freddo, gli venne istintivo avvicinarsi a lui e pronunciare un incantesimo per asciugare i suoi vestiti e un altro per rimetterlo in ordine. Erano esausti, ma nessuno dei due si era mai sentito tanto vivo come in quel momento, per un attimo avevano dimenticato ogni cosa, divertendosi come i due ragazzini che ancora erano. Nessuno dei due aveva mai fatto una cosa del genere durante l’infanzia, nessuno dei due aveva avuto un’infanzia facile ed era sembrato semplice ad entrambi recuperare qualcosa insieme, in quel momento, anche se si trattava di una cosa semplice come una battaglia a palle di neve.
Un flash sconvolse la mente di Harry: non era la prima volta che prendeva a palle di neve il biondo, ma all’epoca lo aveva colpito solo per difendere i suoi amici, per fargli uno scherzo, non per divertirsi con lui. Adesso era tutto diverso e lui non capiva come avessero fatto a non realizzare prima di essere così simili, andavano persino d’accordo anche se si punzecchiavano di continuo. Non riuscì comunque a trattenersi, ridacchiò al ricordo.
«Che hai da ridere?» chiese Draco con la voce affannosa.
«Niente, solo che è la seconda volta che ti vedo così» disse con una scrollata di spalle; Draco lo guardò confuso, non ricordava una sfida a palle di neve prima di quel giorno «Oh, eri qui che prendevi in giro Ron e Hermione, io ero coperto dal mantello dell’invisibilità e ti ho lanciato contro delle palle di neve» raccontò, ridacchiando al ricordo di quel giorno.
«Eri tu! Potter! Avevo ragione. La tua testa era davvero qui!» esclamò indignato il biondo «Hanno riso di me per una settimana per colpa tua!»
«Beh, per quello che vale… mi dispiace, anche se è stato divertente sentirti urlare come una ragazzina!»
«Una ragazzina…? Potter!» cercò di minacciarlo, Harry lo fronteggiò alzando la testa e cercando di raggiungere la sua altezza, ma Draco, sfortunatamente, era più alto di lui di quasi dieci centimetri. Lo vide sorridere compiaciuto della sua superiorità e qualcos’altro attraversò gli occhi del bel Serpeverde, qualcosa che fece rabbrividire Harry e non per il freddo.
«Cosa?» lo provocò il moro «Cosa vuoi fare? Vendicarti? Ti ho appena massacrato e…»
Senza neanche pensare alle sue azioni, Draco afferrò le braccia di Potter e lo spinse contro il tronco dell’albero vicino a loro. Harry si zittì immediatamente e lo guardò senza fiato, dritto negli occhi, lo sguardo di Draco era liquido di desiderio represso, quello del moro colmo di confusione e aspettativa.
«Chiudi quella bocca…» sussurrò a pochi centimetri dalle sue labbra, fece scivolare le mani lungo le sue braccia e gli prese le mani tra le sue, tenendolo inchiodato tra sé e l’albero, senza che potesse sfuggirgli. Harry lo guardò dal basso, sentendo il cuore quasi esplodere nella sua cassa toracica. Anche quello del biondo sembrava impazzito, il Grifondoro lo sentiva battere contro il proprio petto, sentiva il suo fiato caldo e affannoso sul proprio viso e percepiva anche i propri brividi che si mischiavano a quelli dell’altro. Era surreale, terrificante e meraviglioso al tempo stesso.
«Altrimenti…?» soffiò sentendo il respiro diventare affannoso e il cuore impazzire.
«Te la chiudo io» soffiò il biondo, accarezzandogli le labbra con il respiro, Harry tremò tra le sue braccia. Draco ghignò: «Paura, Potter?»
Il Grifondoro rabbrividì di nuovo e con un sorriso sfrontato sulle labbra rispose in un sussurro: «Ti piacerebbe». A quel punto, Malfoy non riuscì più a trattenersi e si abbassò su di lui, premendo le labbra contro quelle del moro, che dopo un primissimo istante di esitazione, in cui restò immobile chiedendosi se fosse reale, si lasciò andare rispondendo al bacio. Draco accarezzò le labbra di Harry con le proprie, le assaggiò e le vezzeggiò, prima di approfondire il bacio, coinvolgendo il suo amico in un bacio umido piuttosto intenso. Lentamente gli lasciò le mani, gli accarezzò le braccia, salendo fino a sfiorargli il collo, per poi affondare le dita tra i suoi capelli perennemente spettinati, mentre il moro si aggrappava alle sue spalle per non cadere, a causa delle sue gambe tremanti come gelatina.
Draco non riusciva a pensare razionalmente a cosa stesse accadendo; tutto ciò che il suo cervello registrava era: l’odore di Harry, la bocca di Harry sulla sua, i gemiti di Harry nella sua bocca, le mani di Harry sulle sue spalle e le sue mani in quel groviglio intricato che erano i capelli dell'amico e semplicemente Harry ovunque. Non pensava a nient’altro che a lui e al bacio appassionato che si stavano scambiando. Nient’altro aveva senso. Ma Harry lo voleva? Voleva il suo bacio? Dal modo in cui stava ricambiando, lo voleva quasi quanto lui.
La testa di Harry in quel momento era in pura confusione. Percepiva solo Draco attorno a sé, su di sé, contro di sé, il suo profumo gli invadeva le narici come quel giorno durante la lezione di pozioni sull’Amortentia, le sue labbra erano peccaminose e baciabili come aveva immaginato, anzi, ancora meglio. Era un momento così perfetto che non poteva essere interrotto per fare qualcosa di tanto inutile come respirare. Il bacio di Draco gli portò via ogni facoltà mentale e fisica, l’unica cosa che riusciva a fare, era ricambiare con passione quel bacio, lasciar scontrare la lingua contro quella dell’altro, stringersi a lui e approfondire sempre di più il contatto tra di loro, fino a non lasciare neanche uno spiraglio.
Si sistemò contro il tronco dell’albero e attirò il biondo schiacciandolo ancor di più contro il suo corpo e l’altro si adattò perfettamente alla situazione, senza smettere di baciarlo neanche per un istante.
Era tutto così perfetto… come erano arrivati a quel punto?
«Harry…» sussurrò Draco a mezza voce, quando si separarono per riprendere fiato. Il moro alzò lo sguardo su di lui, senza riuscire a dire nulla; aveva il battito cardiaco accelerato così come il respiro. Fece scivolare le mani verso l’alto, affondandole nei capelli di Draco privi di gel e giocò con le sue ciocche chiare per istanti infiniti, fino a che i loro sguardi non si incrociarono di nuovo, perdendosi l’uno nell’altro per altri lunghi attimi. C’erano molte cose non dette, c’era molta passione repressa, c’era un sentimento nascente che entrambi desideravano approfondire. Tuttavia una domanda premeva sulle labbra di Draco, voleva dannatamente chiedergli quella cosa, ma non voleva rovinare tutto con le parole, così gli accarezzò una guancia con un’inaspettata delicatezza, gli sfiorò di nuovo le labbra con le sue… quasi non gli sembrava vero che Harry avesse ricambiato il suo bacio e neanche di aver trovato il coraggio di baciarlo. Aveva desiderato farlo per tutta la giornata e, dopo la battaglia, dopo essersi provocati a vicenda, non aveva resistito, aveva ceduto e la forza di gravità aveva fatto il resto per lui. Le labbra di Harry erano spettacolari e il suo profumo gli dava alla testa. Avrebbe baciato quelle labbra per sempre, senza fermarsi mai. Come aveva fatto a resistere fino a quel giorno?
Fece di nuovo per abbassarsi verso di lui, ma «Draco…» la voce affannosa del moro lo fermò. Draco lo guardò interrogativo, in cerca di una spiegazione a quell’esitazione «Dimmi che non sto sognando…»
Il Serpeverde sorrise e prese il volto dell’altro tra le mani, guardandolo dritto negli occhi: «No» sussurrò «Sono io la persona che ti interessa?» chiese senza riuscire più a trattenersi.
«Sì…» confessò Harry «Sì, Draco, sei tu» sussurrò; l’altro deglutì «Io non so cosa mi è successo, so solo che mi piaci».
Draco si morse le labbra, trattenendo un sorriso allegro «Beh, oggi deve essere il tuo giorno fortunato, Potter» sussurrò ad un soffio dalle sue labbra «Sei sempre così incredibilmente fortunato» concluse prima di baciarlo ancora, mentre Harry avvolgeva le braccia attorno al suo collo e si alzava sulle punte per mettersi alla sua stessa altezza e baciarlo meglio. Draco omise di dire di essere stato lui quello realmente fortunato, ma Harry lo capì perfettamente. Il miglior San Valentino di sempre – si ritrovarono a pensare entrambi, mentre, dopo il bacio, si scrutavano ancora, fissandosi negli occhi. Quel silenzio disse più di mille parole.
Mentre tornavano verso Hogwarts, mano nella mano, un pensiero terrificante attraversò la mente del Serpeverde: lui non poteva permettersi una simile debolezza, e se qualcuno avesse scoperto cosa era accaduto tra di loro? L’avrebbero minacciato, gli avrebbero detto di portare a termine la missione, subito visto che Potter era così vulnerabile ora…
No, pensò Draco, gli sarebbe stato alla larga da quel momento in poi, e avrebbe cercato di proteggerlo da lontano.
«Draco, ma noi… adesso, insomma… cosa siamo?» gli chiese il moro, quando varcarono la soglia del castello.
Il Serpeverde tornò alla realtà in quel momento e gli lasciò bruscamente la mano: «Niente» affermò, sparendo dalla sua vista, lasciandosi dietro un Harry con il cuore leggermente un po’ spezzato dal brusco cambiamento del biondo.
 
 
§§§
 
 
Da perfetto codardo qual era, Draco evitava Harry da tre giorni. Non aveva potuto fare diversamente, Piton dopo San Valentino era diventato molto più sospettoso di prima, gli ronzava intorno e cercava di capire cosa nascondesse e Draco non poteva esporre così tanto Harry e neanche se stesso. Sapeva di dovere al prescelto una spiegazione al suo assurdo comportamento di qualche giorno prima. Quando a San Valentino si erano baciati contro quell’albero, si era accorto di una cosa: Harry si fidava completamente di lui, questo avrebbe potuto tentarlo? Avrebbe potuto spingerlo a tradirlo? Draco in quel momento non seppe darsi una risposta e temette di non essere così forte da resistere a quella tentazione, non era così forte come credeva di essere. Quando Harry gli aveva chiesto “Adesso cosa siamo?” aveva risposto bruscamente con un “niente” ed era scappato da bravo codardo qual era. Si era rifugiato nel dormitorio e si era rintanato sotto le coperte, dandosi dell’idiota. Poi lo aveva ignorato per i giorni seguenti perché non solo non voleva esporlo e non voleva metterlo in pericolo, ma non aveva neanche il coraggio di guardarlo in faccia.
Aveva fatto di tutto per evitarlo, anche se lo sapeva, il Golden Boy era sceso fino ai sotterranei, piazzandosi fuori dall’ingresso della sala comune di Serpeverde per parlare con lui, era stato così insistente che una ragazzina del primo anno quasi gli aveva aperto per farlo entrare. L’intervento di Goyle era stato provvidenziale, aveva mandato via in modo abbastanza aggressivo il Grifondoro che se ne era andato sospirando – questo era solo ciò che gli era stato raccontato. Anche se aveva la protezione della McGranitt, cosa gli assicurava che Voldemort non arrivasse a Harry? Cosa gli assicurava che non rischiasse la vita? Non poteva metterlo in pericolo, non dopo tutta la fatica per tenerlo al sicuro… Inoltre, se solo il professor Piton avesse continuato a nutrire sospetti su lui, avrebbe comunicato tutto ai Mangiamorte e allora tutti i suoi sforzi per tenerlo al sicuro sarebbero stati vani. Quindi era rimasto chiuso nel dormitorio per i tre giorni successivi, si era dato malato e non si era mosso da lì. Poi Blaise lo aveva tirato fuori dal letto e trascinato in Sala Grande.
Quando vide Harry entrare in Sala Grande per la cena, la sera del terzo giorno, Draco si sentì perso. Il Grifondoro lo guardava con quegli enormi occhi verdi alla ricerca di una risposta alla muta domanda: perché? – i suoi occhi erano cerchiati di rosso e Draco sentì il cuore stringersi, aveva pianto per colpa sua?
«Va’ da lui» sussurrò Blaise al suo orecchio «E sii sincero con lui».
«Tu non capisci, Blaise» si lamentò il biondo «Metterei in pericolo entrambi» disse piano, scuotendo la testa «Non posso coinvolgerlo più di quanto non lo sia. Devo risolvere questa cosa».
L’amico al suo fianco sbuffò «Sei un idiota, Harry farebbe di tutto per te, è innamorato di te, Draco» entrambi osservarono il moro prendere posto al suo tavolo, dopo aver lanciato un’altra occhiata piena di dolore al biondo; sembrava che si sentisse rifiutato e lo stomaco di Draco si contorse in una morsa dolorosa «Sul serio, Draco, devi fidarti di lui e dirgli la verità».
«Non posso… ma gli parlerò. Metterò in chiaro le cose e… lo proteggerò come ho fatto fino ad oggi». Blaise lo guardò con uno sguardo comprensivo e allo stesso tempo di rimprovero. Draco tornò a guardare il suo piatto, ma aveva lo stomaco chiuso e poi alzò la testa verso il tavolo dei Grifondoro, poteva osservare bene la schiena di Potter e vedere le sue spalle curve. Lo osservava da talmente tanto tempo che ormai conosceva a memoria ogni suo gesto o movenza. E in quei mesi d’amicizia aveva imparato a conoscerlo a fondo, tanto da riconoscere un suo stato d’animo da un gesto all’apparenza banale. Vide Hermione mettere una mano sulla sua spalla e mormorargli qualcosa all’orecchio, Weasley invece guardò dritto verso il tavolo dei Serpeverde e gli lanciò un’occhiataccia che voleva essere minacciosa, ma che contribuì solo a far innervosire il biondo, il rosso non aveva alcun diritto di giudicarlo, cosa ne voleva sapere lui di ciò che stava passando? Niente, non poteva capire, nessuno avrebbe mai potuto capire. Harry sì, lui potrebbe farlo se tu non fossi così stupido e codardo da non avere il coraggio di dirglielo – una voce nella sua mente, pericolosamente simile a quella di Blaise, lo destò dall’incanto in cui era caduto. Doveva parlare con lui, doveva mettere in chiaro le cose. Dovevano essere solo amici, era stato un errore tutto quello. Devo proteggerti, Harry – pensò. Poi prese un profondo respiro e si alzò, con tutta la sua sicurezza e spavalderia raggiunse il tavolo dei Grifondoro e chiamò Harry picchiettando con un dito la sua spalla.
Il moro si voltò verso di lui e gli rivolse un sorriso spento e triste. Vederlo in quel modo fu un colpo nello stomaco per il Serpeverde che, con la voce tremante, chiese: «Possiamo parlare da soli, dopo cena?»
Il volto di Harry si illuminò per un attimo e annuì semplicemente, prima di dire «Stanza delle Necessità, solito orario?»
«È perfetto» rispose Draco, sentiva le mani tremare e doveva allontanarsi prima di calarsi sul suo viso e baciarlo per cancellare via quell’espressione atterrita «A dopo allora» fece, prima di voltare le spalle, per andare via. Harry non lo lasciò andare, senza che lui se ne accorgesse gli afferrò il polso, per non farlo andare via.
«Draco» lo chiamò con il tono dolce, l’intero corpo del biondo fu attraversato da un brivido d’emozione; bastava davvero la sola voce di Potter a farlo sentire in quel modo? «Ci sarai, vero?»
«Sì, te lo prometto».
Harry annuì, sembrò sul punto di dire altro, ma poi lasciò andare il suo braccio. Draco gli rivolse un piccolo sorriso e poi lasciò la Sala Grande. Aveva lo stomaco completamente chiuso e si sentiva oppresso dagli sguardi indagatori di tutti; molti, tra gli amici di Harry, erano convinti – con giusta ragione – che lui avesse un doppio fine. Era iniziata così, ma poi le cose erano cambiate e si era affezionato davvero ad Harry. Se qualcuno avesse solo sospettato la cosa, sarebbero stati guai perché prima di tutto avrebbe perso la sua fiducia che si era guadagnato con sudore e poi avrebbe perso la possibilità di proteggerlo. Harry non avrebbe mai più voluto avere a che fare con lui e il solo pensiero di una cosa simile gli faceva accapponare la pelle.
Appena fuori dalla Sala Grande si appoggiò contro il muro e sospirò pesantemente, cercando di calmare i battiti impazziti del suo cuore, gli erano bastati pochi minuti e la voce di Harry per impazzire, come avrebbe fatto il giorno in cui il moro non avrebbe più voluto avere a che fare con lui? Ma perché si stava facendo tutti quei problemi? Perché si sentiva così insicuro? Mai in vita sua si era sentito così vulnerabile con qualcuno, era sempre lui ad avere il coltello dalla parte del manico, perché con Harry si sentiva così? Era semplicemente patetico.
Poi improvvisamente sentì dei passi rimbombare dall’interno della Sala. Qualcuno stava correndo verso l’uscita della Sala Grande e lui doveva spostarsi da lì e non farsi vedere così fragile e vulnerabile. Prese un respiro profondo e fece per andare via, prima di essere bloccato dalla visione di Harry che usciva dalla Sala Grande per cercarlo. Potter lo aveva davvero cercato? Lo aveva seguito? Perché lo aveva fatto?
«Draco, possiamo parlare ora?» chiese Harry schiettamente avvicinandosi a lui «Non ce la faccio ad aspettare, perché mi hai ignorato per tre giorni?»
«Io… Harry, è complicato».
«Ascolta, io l’ho capito…» mormorò «Non ti piaccio… non piaccio mai molto agli altri e…» iniziò il moro, Draco si morse le labbra per imporsi di non parlare «Io lo capisco e ti chiedo scusa per aver frainteso quello che è successo… ma potresti smetterla di ignorarmi?»
Diglielo, forza. Digli che non vuoi avere niente a che fare con lui, che tutto quello che è successo è stato un errore. Digli che ha ragione, tu non potresti mai amare un mezzosangue, non potresti mai amare uno come lui, digli le cose più crudeli che ti vengono in mente e mandalo via.
«Non è questo» rispose Draco, contrariamente a quanto stava pensando «Per favore, ho bisogno che tu capisca…»
«Cosa? Ti prego, se c’è qualcosa che non mi hai ancora detto, dimmela. C’entrano i tuoi? Non mi importa di loro, Draco» poi si incupì «C’entra il fatto che… che sono un mezzosangue? Che non sono un purosangue come te?» chiese esitante, le mani che tremavano appena per l’incertezza «Per i miei zii? Per il fatto che sono cresciuto tra i babbani?»
«Harry, non me ne frega niente, se sei un mezzosangue» affermò per tranquillizzarlo, perché non voleva vedere il dolore nei suoi occhi, ma cosa doveva fare? «Neanche dei tuoi zii, io…» tentennò.
«Allora di cosa si tratta? Ti prego, parlami».
Il biondo restò diversi minuti in silenzio e scosse la testa. Alcuni studenti iniziavano ad uscire dalla Sala Grande e non voleva che tutti sentissero gli affari loro «Andiamo in un altro posto?» chiese.
Harry annuì e gli porse la mano. Draco l’afferrò senza esitazione ed insieme, in silenzio, raggiunsero un’aula vuota. Entrarono e subito il biondo si allontanò dal moro, rifugiandosi vicino ad un banco, iniziando a torturarsi le mani.
«Ho avuto paura» disse Draco confessando ciò che più attanagliava il suo cuore «Lo sai che i miei sono… seguaci di Tu-Sai-Chi» disse piano, Harry annuì «Non voglio metterti in pericolo, se scoprissero cosa ci lega…»
«Non devono scoprirlo per forza, no?» fece Harry avvicinandosi a lui e mettendogli le mani sui fianchi «Draco… mi hai evitato per questo?»
«Sì» rispose; e non solo, non è la verità, ma neanche una bugia… - pensò. Un piccolo sorrisetto increspò le labbra del prescelto, che lo abbracciò senza che l’altro potesse sottrarsi, incastrò il viso nell’incavo del suo collo – era all’altezza giusta per farlo – e gli passò delicatamente le braccia dietro alla schiena.
«Non mi importa di loro, né di Voldemort né di chiunque altro» sussurrò contro la sua pelle «Mi importa di te. Voglio sentirmi di nuovo felice come a San Valentino con te, Draco, tu mi piaci».
«Anche tu mi piaci, Harry» confessò il biondo, restando immobile, senza riuscire a ricambiare l’abbraccio; era rigido e teso, Harry se ne accorse, ma non si separò da lui «Ma non posso lasciarmi coinvolgere».
«Perché?»
«Saresti in pericolo» disse quasi in uno sbuffo, irrigidendosi ancor di più. Non riusciva a muoversi e si sentiva oppresso e sul punto di piangere, avrebbe solo voluto stringerlo, lasciarsi stringere e piangere tutta la tensione che aveva accumulato in quei giorni senza di lui. Ma non poteva, Harry lo avrebbe odiato.
«Sono in pericolo ogni anno. Ritenta».
Voldemort vuole che ti consegni a lui. Vuole che io ti porti a casa mia e assista al tuo omicidio. Non posso. – era il momento di dirglielo, lo sapeva. Ma non voleva essere odiato da lui, non voleva che il suo sguardo cambiasse. Forse… forse avrebbe potuto proteggerlo lo stesso, magari avrebbe dovuto chiedere aiuto a Silente.
«Non so… non so cosa fare» sussurrò disperato, la sua voce tremava e tutto dentro di lui era un mix di emozioni contrastanti; da una parte voleva baciarlo e amarlo con tutto se stesso, dall’altra voleva fuggire lontano.
Harry tremò e abbassò la testa, non poteva costringere Draco a lottare per loro due, se non ne aveva la forza.
«V-Va bene… ho capito, non importa, io… sono, sai, abituato a questo» ammise dispiaciuto e triste, un paio di lacrime sfuggirono al suo controllo. Il cuore di Draco si incrinò, non voleva farlo soffrire.
«Non- Harry, non piangere».
Il moro scosse la testa e si asciugò il volto «F-Forse dovrei andare. T-Ti lascio in pace» affermò. Si voltò pronto ad andare via e in quel momento, Draco mandò al diavolo ogni paura, ogni tentennamento. Harry aveva sofferto per tutta la vita, aveva vissuto con una famiglia orribile che non lo aveva mai voluto, era sempre stato messo all’angolo e cresciuto come un elfo domestico, nessuno gli aveva mai dimostrato amore. Fu un solo attimo: tutte le difese che in quei tre giorni aveva eretto attorno a sé e che aveva cercato di mantenere in quel momento, crollarono come un castello di carte e afferrò la mano di Harry, lo fece voltare verso di sé e lo strinse con forza contro il proprio corpo.
«Non te ne andare…» sussurrò Draco «Scusami, Harry, non sono bravo a gestire queste cose, i… sentimenti. Sono una frana, ma io… io sono preso da te. Non volevo farti soffrire, mi dispiace».
«Draco, tu mi piaci veramente, io… ti prego, non giocare».
«Non sto giocando, Harry», Draco gli prese il volto tra le mani e lo guardò negli occhi «Mi piaci anche tu, davvero tanto».
«Draco…»
«Voglio provarci» disse con sicurezza «Proviamoci, Harry, insieme possiamo farcela, giusto?»
«Sì…» rispose Harry, prima di alzarsi sulle punte e unire le labbra a quelle dell’altro che rispose prontamente al bacio, trasformandolo man mano in un bacio più intenso. Presto le sue mani furono nella folta chioma scura del moro; gli accarezzò la nuca e poi tirò leggermente alcune ciocche di capelli per sistemargli la testa, in modo da avere un accesso migliore alla sua bocca.
Era impaziente di continuare, di approfondire quel discorso e senza rendersene conto, lo spinse contro uno dei banchi vuoti. Harry ci salì immediatamente, afferrando il compagno per la cravatta e tirandoselo addosso, riprendendo a baciarlo con foga, mordendogli le labbra e gemendo contro la sua bocca.
«Harry…» sussurrò Draco «Harry, per Merlino, fermati…» mormorò senza respiro, mentre il moro scendeva con le labbra sul suo collo, iniziando a lasciargli dei leggeri e umidi baci su di esso. Draco tremò d’eccitazione.
«Perché? Non mi vuoi?» chiese. Un flash di paura, quasi come se avesse timore di essere rifiutato ancora, attraversò gli occhi del moro, Draco gli accarezzò delicatamente una guancia e sorrise, stampandogli un bacio dolce sulla bocca.
«Certo che ti voglio» rispose con sincerità «Ma non voglio che la nostra prima volta sia qui dentro».
«Sei un tipo romantico… però, chi l’avrebbe mai detto» sghignazzò il moro, la sua risata fu soffocata dalle labbra di Draco che attaccarono il suo collo, lasciandogli un morso che lo fece sussultare e gemere «Sleale…»
Il biondo sorrise e nel suo sguardo ci fu una punta di malizia «Stupido, impaziente Grifondoro» lo prese in giro amorevolmente, mentre gli accarezzava i fianchi ed insinuava le mani sotto il maglione e poi sotto alla camicia «Più che romanticismo, io parlo di comodità» disse sfiorando con le labbra la pelle tesa del moro «Non voglio che ti faccia male…»
«Okay…» soffiò rassegnato, mentre il biondo gli lasciava un leggero succhiotto sul collo «Quanto mi piaci…»
Draco si prese un attimo per osservarlo, Harry era completamente abbandonato tra le sue braccia, perso e in preda all’eccitazione del momento. Sarebbe stato così facile approfittare della situazione e salvarsi la vita… sarebbe stato facile in quel momento farsi seguire ovunque e portarlo al cospetto di chi lo aveva spinto in quella direzione. Ma non lo avrebbe mai fatto, realizzò. Non avrebbe mai tradito Harry in quel modo, non poteva perché era innamorato di lui: l’amore che provava per lui, superava qualsiasi cosa, anche la paura di Voldemort. Lo baciò ancora una volta, perdendosi nelle sensazioni che gli stava trasmettendo e lo strinse di nuovo a sé. Lo avrebbe protetto a costo della sua vita, ne era certo, ora più che mai.
«Che succede…?» soffiò Harry, prendendogli il viso tra le mani, guardandolo dritto negli occhi, Draco si specchiò in quello sguardo di smeraldo e perse ogni contatto con la realtà, scosse la testa e lo baciò ancora una volta, scacciando dalla sua mente ogni cosa, ogni conseguenza di quella sua scelta. Non gli importava più nulla, solo di Harry.
«Draco…» insisté l’altro, cercando di capire il perché di quell’esitazione.
«Non è niente, Harry» sussurrò il Serpeverde «Ho appena realizzato che non mi importa di nulla, se non di te» disse regalandogli una tenera carezza sulla guancia che fece trasalire il Grifondoro, che sorrise imbarazzato e lo guardò con uno sguardo pieno d’amore e di qualcosa che Draco non riuscì a capire. Gli piaceva essere guardato così da lui, non avrebbe mai voluto altro dalla loro relazione, tutto il resto era secondario, sarebbe uscito dalla scomoda situazione presto e avrebbe protetto Harry con tutte le sue forze. «Allora, dov’eravamo rimasti?» soffiò il biondo sulle sue labbra.
«Ne ho una vaga idea» ribatté il moro, prima di baciarlo ancora una volta, affondando le dita nei suoi capelli biondi sempre perfettamente impeccabili e iniziando a spettinarlo. Draco grugnì qualcosa sulla sua bocca, ma Harry non comprese e continuò a baciarlo fino a perdere il fiato.
L’aria era satura di testosterone e loro erano solo due sedicenni alle prese con le prime esperienze di quel genere. Draco gemette contro la bocca del compagno e lo stesso fece Harry, si guardarono negli occhi per una frazione di secondo e si resero conto che quella serata sarebbe finita in tutt’altro modo. A quel punto, il Serpeverde porse la mano al Grifondoro.
«Ti fidi di me?» chiese.
Harry parve esitare per un solo istante, scrutando il biondo con lo sguardo, prima di afferrargli la mano e rispondere: «Sì». L’altro la strinse con forza e senza pensare ulteriormente lo fece alzare da quello scomodo banco. Uscirono dall’aula, i corridoi erano abbastanza vuoti e non ebbero problemi ad arrivare fino ai sotterranei. Harry trasalì, prima di rendersi conto che Draco lo stava portando nella sua stanza. Aveva immaginato andassero nella Stanza delle Necessità, invece il Serpeverde lo stava portando nel dormitorio e se qualcuno fosse entrato e li avesse visti?
Il biondo disse in fretta la parola d’ordine e lo trascinò nella sala comune, nessuno dei pochi presenti sembrò fare caso a loro – ormai un Serpeverde che portava un Grifondoro lì non faceva più scalpore, da quando Blaise stava insieme a Neville – e in fretta Draco trascinò Harry nei dormitori. Chiuse velocemente la porta e spostò lo sguardo sul moro che si guardava intorno con aria confusa e assorta. Il biondo sperava solo di non aver rovinato quel momento intenso tra di loro, che quel cambio di stanza non avesse interrotto la magia che si era creata mentre si baciavano.
Tutta la sicurezza di Harry era stata risucchiata via, non appena avevano varcato la soglia della stanza di Draco. Non sapeva perché, ma si sentiva terrorizzato.
«Insomma, questo è il tuo dormitorio» borbottò a disagio il Grifondoro; l’altro ridacchiò avvicinandosi a lui «Molto… verde» commentò; in effetti era molto simile al suo, a parte per i colori. Gli altri letti erano vuoti, per fortuna, gli altri dovevano essere ancora a cena.
Draco ridacchiò annuendo «Siamo nei dormitori Serpeverde, che cosa ti aspettavi, un bel letto rosso?»
«Non sarebbe stato male, in effetti…» scherzò mordendosi le labbra, si sentiva improvvisamente imbarazzato; si trovava nella stanza di Draco e non sapeva più cosa fare. Insomma, non che lui fosse un esperto, il suo primo bacio era stato un disastro e con Draco era ancora tutto così confuso e travolgente. Il Serpeverde bloccò ogni suo pensiero afferrandolo per i fianchi e baciandolo con rinnovata passione. A cosa stava andando incontro, Harry, in quel momento? Non sapeva neanche lui se lasciarsi andare come aveva fatto fino a poco prima oppure no, si era come bloccato ed era ironico, visto che pochi minuti prima era lui quello che cercava di spogliare il biondo, quest'ultimo lo spinse gentilmente verso il letto senza smettere di baciarlo; quando Harry toccò il letto con il retro delle ginocchia, tremò e si bloccò.
«Draco, Draco…» lo chiamò a bassa voce sentendo la voce strozzarsi «Io…» non ho mai fatto niente con nessuno prima d’ora – pensò, senza riuscire a dare voce ai suoi pensieri e ai suoi dubbi, si sentiva semplicemente bloccato dalla consapevolezza che se avesse toccato il letto, non sarebbero più tornati indietro e avrebbe fatto una pessima figura. Non voleva rovinare tutto con la sua goffaggine, era tutto così perfetto…
«Stai per dirmi che è la tua prima volta, Potter?» soffiò il biondo, lasciandogli un bacio sul collo «Benvenuto nel club».
«An-Anche tu?»
«Sì» sussurrò «In assoluto». Harry tremò, e annuì. Era strano, era la prima volta per tutti e due e lo sentiva che anche Draco era emozionato per la cosa, anche se non capiva da dove tirasse fuori tutta quell’esuberanza.
«Ho una proposta» disse il moro.
«Ti ascolto».
«Andiamo… piano» propose il Grifondoro con le gote rosse «Insomma. Adesso ci baciamo un po’… ci tocchiamo e…»
«Va bene» lo interruppe il biondo senza fargli finire la frase «Va bene anche per me, ma sdraiamoci sul letto, saremo più comodi» propose a sua volta Draco.
«S-sì, okay» acconsentì, sedendosi sul letto, mentre con agilità Malfoy lo superava e si stendeva al suo fianco, invitandolo a fare lo stesso «Ma i tuoi compagni di stanza?».
«Non saranno un problema, vieni qui».
Leggermente esitante, Harry lo ascoltò e si ritrovò sdraiato sullo stesso letto di Draco Malfoy per la prima volta in tutta la sua vita, Draco chiuse le tende, con la bacchetta silenziò e isolò il letto dal resto della stanza, poi passò un braccio attorno al suo busto, dandogli un leggero bacio sul collo. Harry si sentiva stranamente emozionato ed eccitato all’idea di passare la notte con lui, stretto a lui su quel letto troppo piccolo per due persone. Draco sorrise, un sorriso vero, non uno dei ghigni che era solito fare e con una delicatezza disarmante accarezzò la guancia di Harry, fino a prendergli il mento tra le dita. Lo avvicinò a sé con naturalezza e premette nuovamente le labbra su quelle del moro, che rispose al bacio quasi imbarazzato. Finché erano in un’aula vuota, non si sentiva perso e incapace di muoversi, ma tutta la situazione intima di una camera, lo metteva a disagio.
«Rilassati» sussurrò Draco contro le sue labbra «Per Merlino, Potter, sconfiggi draghi e maghi oscuri e hai paura di una pomiciata come si deve?» chiese scherzando proiettando i suoi occhi di ghiaccio in quelli smeraldo del prescelto.
Harry ridacchiò chiudendo gli occhi «Oh, in questo momento preferirei un drago. Almeno saprei cosa fare».
«Sei un idiota. Prima in quell’aula… mi stavi saltando addosso, perché ora quest’esitazione?» chiese il biondo cercando il suo sguardo. Era stata la sua proposta di cambiare stanza a fargli rivalutare la cosa? Era stato lui in qualche modo il colpevole di quella paura nata in Harry?
«Non lo so… è come se, tornando l’ossigeno nel mio cervello, avessi iniziato a razionalizzare e… qui è così intimo, che…»
«Stai arrossendo di nuovo» scherzò Draco, dandogli un bacio sulla punta del naso «Sei molto carino quando arrossisci, sai? Sembri quasi un normale ragazzo di sedici anni» ridacchiò.
«Ehi, ma io sono un ragazzo di sedici anni» si lamentò il moro, guardando il compagno che sorrideva, sentendolo meno teso di prima «Non ho mica chiesto io tutto questo polverone attorno a me…»
«No, appunto» Draco prese un grosso respiro; non avrebbe mai immaginato, neanche nei suoi sogni più fantasiosi, che un giorno lui sarebbe stato nello stesso letto di Harry Potter a tranquillizzarlo sulla loro nascente relazione «Ma… puoi decidere qualcosa per te stesso, adesso qui con me, come prima in quell’aula… dimentica che siamo nella mia stanza» continuò guardandolo negli occhi, deglutì, era difficile per lui dire quelle cose, non era esattamente uno che apriva il suo cuore o faceva discorsi di incoraggiamento e cose del genere, anche se in quel momento, con quella intimità insieme ad Harry poteva permettersi di essere un po’ meno un Malfoy e un po’ di più Draco «Cosa faresti se fossimo altrove?» chiese piano, accarezzandolo ancora con strabiliante tenerezza «Non lasciarti condizionare dal luogo in cui sei, fai solo quello che ti senti».
Potter batté le palpebre incredulo, neanche nei suoi sogni più incredibili Draco Malfoy riusciva ad essere una persona tanto dolce in intimità, era una piacevole scoperta e improvvisamente decise, che, sì, voleva Draco con ogni fibra del suo cuore, anche se avrebbero fatto le cose con calma.
«Voglio baciarti, Draco» dichiarò in un sussurro.
«Allora fallo» rispose il biondo, prima di baciarlo nuovamente con passione, infilandogli le mani tra i capelli scuri e spettinati. Il moro non se lo fece ripetere due volte e rispose al bacio con la stessa intensità. Draco sorrise contro le sue labbra e gliele mordicchiò leggermente, quando si separarono dal bacio per prendere fiato. Appoggiò la fronte contro la sua e lasciò scivolare le mani lungo il suo addome, accarezzandolo piano da sopra ai vestiti.
«Ci mettiamo più comodi?» soffiò contro la sua bocca, afferrando il maglione iniziando a sfilarglielo, mentre l’altro annuiva confuso ed eccitato «Prometto che mi fermo appena me lo chiedi, è tutto nuovo anche per me».
Harry annuì e per mettere parità tra di loro tolse il maglione anche all’altro, Draco gli sorrise e sciolse il nodo della cravatta che il moro portava e poi gli sbottonò piano la camicia bianca, cercando di seguire semplicemente il suo istinto. Dopo qualche istante di esitazione, anche Harry iniziò a spogliare il compagno, senza distogliere lo sguardo dal suo; gli fece scivolare la camicia lungo le spalle e gli baciò una spalla, sorridendo contro la sua pelle.
«Profumi di buono» sussurrò Harry, infossando il naso tra il collo e la spalla del biondo, lasciandogli un piccolo segno del suo passaggio, facendolo gemere «Lo stesso profumo che ho sentito nell’Amortentia» confessò. Draco sussultò e lo strinse, incrociando le gambe con quelle del moro, lasciandosi scivolare sul suo corpo.
«Allora non avevamo sbagliato» realizzò il biondo divertito, il moro lo guardò «Io ho sentito il tuo» confessò a sua volta. Harry, a quel punto, lo guardò con uno sguardo strano, felice e al tempo stesso consapevole, poi improvvisamente scoppiò a ridere.
«Che hai, adesso?»
«Aveva ragione Hermione» rispose «Siamo proprio due cretini» affermò prima di baciarlo ancora, lasciandosi semplicemente trasportare dal momento. Cosa c’era di più bello di amare una persona e scoprire di essere ricambiati? Niente.
 
 

«Sono innamorato di te» fu il sussurro che Harry rivolse a Draco, all’alba del giorno seguente, prima di lasciare la sua stanza. Non erano andati oltre i baci e le carezze, non si erano neanche tolti i pantaloni, ma ciò che Harry aveva provato era stato devastante e aveva realizzato di essere realmente innamorato di lui. Si erano addormentati stretti l’uno all’altro, con le gambe intrecciate; Harry si era svegliato per primo completamente avvolto tra le braccia del biondo e con una strana sensazione di pace nel cuore. Avrebbe voluto restare lì per sempre, ma presto tutta la scuola si sarebbe destata e tutti avrebbero dato di matto vedendo Harry Potter uscire dalla stanza di Draco Malfoy.
«Harry…» mormorò nel sonno, rigirandosi tra le coperte sfatte «Scusami… non volevo».
Harry batté leggermente le palpebre e si scostò da lui, gli avrebbe chiesto più tardi cosa intendesse con quelle parole. Gli diede un bacio sulla fronte e poi uno sulle labbra. Poi uscì in fretta dal dormitorio e corse fuori dalla sala comune. Attento a non farsi beccare, raggiunse la Torre dei Grifondoro, trovando tutti profondamente addormentati, per fortuna. Si gettò sul suo letto con un sorriso sornione e stranamente appagato. Era così felice che tutto il carico di problemi che gli erano stati riversati addosso, sembravano lontani dalla sua mente. Certo, sapeva che dal giorno dopo avrebbe dovuto cercare di nuovo di farsi dare il ricordo da Lumacorno, cercare il modo di sconfiggere Voldemort, adempiere al suo destino e tutto il resto. In quel momento, però, era solo un ragazzino innamorato che aveva appena trascorso la notte più intensa della sua vita con il suo ragazzo. Non vedeva l’ora di vederlo e di baciarlo davanti a tutti, esprimendo la sua gioia e il suo amore. Draco avrebbe detto che era patetico… ma lui era felice di esserlo.
«Allora, quando mi racconterai cosa è successo?» chiese Ron facendolo sobbalzare; credeva che dormisse «Non osare dire che non è successo niente, Harry, indossi la cravatta di Serpeverde». Il moro arrossì e si rese conto in quel momento di aver preso la cravatta di Draco al posto della sua… non gli stava neanche troppo male e aveva il profumo di Draco, a parte i colori, non aveva niente che non andasse.
«Beh, cosa vuoi che ti dica?» chiese il moro, sfiorando la cravatta imbarazzato e stupidamente felice «Ci siamo baciati. Ci siamo baciati un sacco. Direi che abbiamo pomiciato alla grande». Sì, era ripetitivo, ma voleva sottolineare il concetto, avrebbe passato la sua vita a pomiciare con Draco Malfoy.
«Avete fatto sesso?» chiese il rosso.
Harry arrossì come un tizzone per la seconda volta e lanciò un cuscino contro il suo migliore amico «No! No! Non lo abbiamo fatto» rispose a disagio «Lo faremo quando saremo sicuri» disse «Io… non ero molto sicuro».
«Capisco» mormorò l’altro pensieroso «Quindi… state insieme da oggi?»
«Sì» rispose Harry con un enorme sorriso sulle labbra «Sono così felice…»
«E io che ero convinto che tu finissi in coppia con Ginny» scherzò Ron, Harry deglutì e lo guardò, aveva provato un certo interesse per lei ma non ai livelli di ciò che provava per Draco, neanche lontanamente paragonabile a quello «Ehi, non preoccuparti! Sei il mio migliore amico, non ti giudico se ti piace Malfoy!» esclamò «Certo, hai dei gusti pessimi, ma ehi! Chi sono io per giudicare?»
Harry sorrise sollevato dalle parole dell’amico, «Meno male…»
«… E Neville mi deve una scatola di cioccorane».
«Cosa?»
«Io, lui e Blaise avevamo scommesso. Secondo Blaise vi sareste messi insieme prima di San Valentino, per Neville il giorno stesso, io non ero sicuro. Ma avevo detto che se foste finiti insieme, lo avreste fatto dopo San Valentino».
«Siete dei folli».
«Scherzi a parte, sono felice per te, amico».
Harry sorrise con la testa infossata nel cuscino, anche il suo migliore amico era d’accordo alla sua relazione con Draco, non c’era assolutamente niente che potesse andare storto.
 

§§§
 

Draco era seduto al tavolo dei Serpeverde quella mattina, si era svegliato con una bella sensazione all’altezza dello stomaco, anche se aveva avuto un incubo in cui Harry lo colpiva con una maledizione dopo aver scoperto il suo inganno e lui restava morente e sanguinante in un bagno, senza essere soccorso da nessuno. Nonostante l’incubo, quando aveva sentito nel dormiveglia la dichiarazione del moro, non aveva potuto far altro che sentirsi felice e innamorato. Non era detto che Harry, se avesse saputo ciò che era stato costretto ad accettare, lo avrebbe odiato e comunque lui non avrebbe mai tradito la sua fiducia. Quando non aveva trovato il moro al suo fianco si era chiesto cosa avesse sbagliato, prima di realizzare che lui probabilmente era andato via all’alba per non farsi beccare dai professori ad uscire dalla sua stanza. Non vedeva l’ora di vederlo in Sala Grande…
Blaise lo raggiunse subito dopo aver salutato Neville; anche lui e Harry sarebbero diventati così schifosamente teneri e adorabili, salutandosi tutte le mattine con un bacio? Merlino, spero proprio di sì…
«Ho intravisto una nostra conoscenza sgattaiolare fuori dal tuo letto e correre via dal dormitorio, stamattina all’alba… avete passato una piacevole serata?»
Draco arrossì e annuì, incapace di fare altro e l’amico ridacchiò dandogli una pacca sulla spalla. «Non ti darò alcun dettaglio» biascicò al colmo dell’imbarazzo.
«Devi, come minimo dirmi se ho vinto!»
«Vinto cosa?» chiese il biondo inclinando la testa. Blaise rise sonoramente, divertito dall’imbarazzo dell’amico.
«Oh, non lo sai, Draco? Blaise, il suo fidanzatino e Weasley hanno scommesso su te e Potter» intervenne Pansy, facendo comparire negli occhi del biondo uno sguardo omicida «Quindi come minimo devi dirgli quando è successo» disse lei «Bella cravatta, comunque». Draco arrossì notando la cravatta di Harry al posto della sua e si diede dell’idiota per non essersene accorto. Questo voleva dire che Harry avesse la sua e la cosa lo faceva sentire stupidamente allegro.
«Non dirò niente» rispose Draco «Sono affari nostri, vedi di starne fuori, io non mi immischio tra te e Paciock».
«Ma io e Neville non siamo la coppia che fa scalpore, tu e Potter sì! Il figlio di Mangiamorte e il Prescelto!» esclamò «Fa molto da tragedia babbana, sai?»
Draco arrossì di nuovo, abbassando lo sguardo. «Che ne sai tu di tragedie babbane?» chiese.
Blaise lo guardò come se sapesse tutto e Draco arrossì, sperava che l'amico non avesse trovato "il suo piccolo segreto". Quando Potter gli aveva raccontato la storia dei due babbani innamorati, componenti di due famiglie nemiche, era rimasto incuriosito riguardo la vicenda e dopo Natale aveva chiesto alla professoressa di Babbanologia, se conoscesse quel libro e potesse fargliene avere una copia. La donna era stata entusiasta di regalargli una delle sue copie che offriva agli studenti; Draco la conservava attentamente nel suo baule, ogni tanto ne leggeva qualche pagina. Blaise stava per aggiungere qualcosa di ironico e sarcastico, ma ad un certo punto si zittì, perché Potter entrò nella Sala Grande e si diresse direttamente verso il loro tavolo, lasciando tutti con il fiato sospeso. Draco lo osservò immobile. Cosa aveva in mente? Il suo sguardo non preannunciava nulla di buono. E lui aveva imparato a conoscerlo quello sguardo.
«Buongiorno» disse Harry, quando arrivò accanto a Draco, prima di abbassarsi verso di lui e premere le sue labbra contro le sue. Draco sussultò e rispose delicatamente al bacio, sciogliendosi come neve al sole. Tutto il tavolo Serpeverde e la stragrande maggioranza delle persone presenti per la colazione si voltarono a guardarli, alcuni scioccati, altri disgustati, altri ancora semplicemente invidiosi, mentre Blaise sghignazzava soddisfatto e Pansy li guardava con adorazione, con lo sguardo di chi sapeva che tutto quello sarebbe successo. Dall’altro lato della Sala Grande, i Grifondoro scoppiarono in un fragoroso applauso, mentre Hermione li guardava con tenerezza. Lei semplicemente sapeva ogni cosa ed era felice per loro.
«Buongiorno a te…» sussurrò Draco con le gote rosse «Bella cravatta» ghignò il Serpeverde «Ma tutto sommato neanche la mia è male, penso che oggi la terrò».
«Io non avevo intenzione di togliere la mia» rincarò il moro sorridendo «Ci vediamo a lezione? Oggi abbiamo Pozioni insieme. Sento che sarà una giornata fortunata» ridacchiò.
«Certo, non vedo l’ora di vedere il tuo calderone saltare in aria» lo prese in giro il biondo; Potter rise e fece per allontanarsi, ma Malfoy si alzò, gli afferrò il polso e lo tirò verso di sé; lo baciò di nuovo stavolta con maggiore intensità sospirando pesantemente contro la sua bocca e mordicchiandogli le labbra.
«Questo è un buongiorno, Potter» soffiò, prima di lasciarlo andare interdetto e ammaliato; Harry sorrise e raggiunse il tavolo dei Grifondoro, dove fu assaltato dalle domande; stessa cosa accadde dai Serpeverde. I due giovani si scambiarono da un tavolo all’altro uno sguardo complice e si sorrisero, ignari che qualcuno li stesse osservando e non avesse buone intenzioni.







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Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!
 
Nuovo weekend nuova corsa, nuovo capitolo!
Ben ritrovati con i nostri piccioncini, che finalmente si baciano! Aw
Mi sono divertita un mondo a scrivere di loro che si prendono a palle di neve e poi cedono entrambi all’amore. Voglio dare una precisazione sulle contraddittorie reazioni di Harry, che prima sembra voglia fare sesso e poi si blocca. Vi ricordo che ha 16 anni e non ha mai avuto alcuna esperienza, e non ha mai ricevuto amore. Non sa come gestire tutto questo tumulto e prima si lascia trasportare dalla passione e poi ritorna a ragionare. È un adolescente confuso, fondamentalmente. Sarebbe stato troppo facile lasciarlo andare così, subito, senza fargli avere pippe mentali. (Me ama tanto le pippe mentali)
Anche Draco è scemo: ha sedici anni, gli ormoni impazziti e ha paura di non essere abbastanza forte da resistere alla tentazione di consegnare Harry. Anche se poi capisce quali sono le priorità (il suo Potty <3) e anche se lo ferisce, tra di loro le cose scoppiano con potenza. E poi è un amore quando asseconda Harry nella sua paura aw <3
Questo capitolo rappresenta il punto di svolta definitivo per Draco, adesso è sicuro dei suoi sentimenti e del fatto che ha cambiato fazione. E avrà diversi problemi per questo, ma porterà tanta gioia nel suo futuro (futuro molto lontano lol)
Anywaaay. Chi sarà la persona che li guarda con aria cattiva? Muahahah lo scoprirete nella prossima puntata, perché si scoprirà anche la verità su Draco! Partono le scommesse su chi capirà la cosa e come reagirà Harry! Sbizzarritevi con le ipotesi! Se volete fatemi sapere, o non fatelo, scegliete voi lol
Intanto ringrazio lilyy e Daniel_The White per aver recensito lo scorso capitolo, e chi ha recensito i precedenti; chi ha speso un click per leggerla e chi l’ha aggiunta alle seguite/ricordate/preferite. Thanks <3 
See you soon, people! Al prossimo weekend!
 
Fatto il misfatto (sorry…)

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Capitolo 7
*** 7. Bad liar (Wish I could erase it, make your heart believe). ***


Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, meritavano di meglio, quindi ho deciso di dargli io ciò che meritavano; ma non ci guadagno nulla da tutto ciò, niente è finalizzato ad offendere qualcuno (solo a dare loro il finale che piace a me :D) e io ci perdo solo la faccia con queste cose.

Avviso: I personaggi tendono ad essere OOC (soprattutto Draco) tutti loro sono basati sui miei headcanon!

Nota bene: La storia parte dal sesto anno, tenendo conto di alcuni avvenimenti accaduti fino al quinto, ma l’intenzione non è quella di riscrivere il Principe Mezzosangue, di esso vi sono solo alcuni elementi (VI libro alternativo sta per quello... LOL). Da questo capitolo in poi le cose accadono in maniera anacronistica rispetto ai libri.


Enjoy the show!

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Twist of Fate

7. Bad liar (Wish I could erese it, make your heart believe)




Harry aveva cercato in tutti i modi di convincere Lumacorno a cedergli il ricordo originale, non corrotto, che Silente cercava con insistenza, ma tutto ciò che aveva ottenuto, ogni volta che aveva parlato con il professore erano state porte in faccia o cambi di argomentazione. Harry era frustrato, neanche Draco riusciva a tiragli su il morale. Negli ultimi giorni, sembrava che solo la sua presenza rendesse migliori le sue giornate. Era da una settimana che era tormentato dagli incubi ed erano peggiorati da quando aveva guardato, per l’ennesima volta, nel pensatoio con Silente, alcuni ricordi del preside riguardanti il mago oscuro, uno dei quali era quello che coinvolgeva Lumacorno.
«Non ti abbattere, Harry» gli disse Draco, mettendogli una mano sulla spalla «Vedrai che riuscirai a trovare il modo per farti dare il ricordo» cercò di rassicurarlo con un tono di voce stranamente dolce.
«Le ho provate tutte, Draco» mormorò afflitto, appoggiando la testa contro la sua spalla. Erano seduti su un divanetto della sala comune di Grifondoro, ormai i rosso-oro si erano abituati al fatto che Malfoy passasse del tempo lì con loro, anche se qualcuno non mancava di sottolineare quanto fosse strano trovarsi a condividere gli spazi con una sporca serpe. Solitamente, questi simpaticoni si beccavano qualche piccola fattura non verbale da parte di uno dei due piccioncini. Draco lo strinse gentilmente contro di sé e gli diede un bacio sulla tempia. Il suo obiettivo era riuscire ad aiutare Harry a recuperare il ricordo, in modo da dimostrare la sua buona fede, per dimostrare a Harry il suo reale cambiamento, prima di dover ammettere la verità. Temeva quel giorno e cercava di allontanarlo il più possibile da sé. Era stato già abbastanza fortunato fino a quel momento. Prima o poi, la fortuna avrebbe smesso di assisterlo.
Un momento… - pensò ad un certo punto.
«Ehi, le hai provate davvero tutte?» chiese al moro.
«Sì, te l’ho detto, credo di aver perso la sua stima quando ho litigato con quell’idiota che insultava Hermione e ho rovinato mesi di lavoro».
«No» ribatté Draco «Non le hai provate tutte, o meglio… non avevi un po’ di fortuna dalla tua».
«Cosa…?»
«Lo sai, ho ancora la fialetta di Felix Felicis conservata nel mio baule. Hai rifiutato fino ad oggi di usarla, ma… potrebbe esserti utile, potresti provare con quella».
«Ci penserò» disse Harry, poi sbuffò sonoramente, Draco gli arruffò i capelli scherzosamente, rendendoli ancora più spettinati di quanto fossero normalmente.
«Adesso, che ne dici di smetterla di rimuginare e pomiciamo un po’?» scherzò abbassandosi su di lui, dandogli un bacio sul naso «Non ti fa bene pensare così tanto, sono certo che il tuo unico neurone finirà per farsi molto male, lo stai sfruttando troppo ultimamente, tra poco si ribellerà».
Harry rise affondando il naso nel suo collo, respirando il suo profumo che, per inciso, era molto meglio rispetto a quello che aveva sentito nell’Amortentia, e lasciò un leggero bacio sulla sua pelle scoperta.
«Uhm, dovresti convincermi» sussurrò sorridendo. Adorava Draco e le loro pomiciate, soprattutto quando lo sfidava, il Serpeverde non si tirava mai indietro da una sfida, come non faceva lui.
«Non sfidarmi, Potter» sussurrò al suo orecchio, dandogli un bacio sotto al lobo «Potresti finire molto male…»
«Certo» sussurrò in sfida l’altro «Malfoy, non fai paura a nessuno».
Con un movimento fluido e rapido, Draco si sedette sulle gambe di Harry e gli afferrò le mani, bloccandogliele contro lo schienale del divanetto: «Taci, Sfregiato» sibilò mordendogli un labbro. Il Grifondoro gemette appena, prima che l’altro assaltasse le sue labbra, coinvolgendolo in un appassionato bacio bagnato, che lo fece annaspare, le sue mani strette tra quelle di Draco, lui pressato tra il divano e il suo corpo, le loro labbra che si cercavano con foga e passione, creavano un mix di sensazioni in lui da farlo sentire sopraffatto; chiuse gli occhi cercando di godersi a pieno il bacio, cercando di prendere una boccata d’aria tra un assalto e l’altro, ma sul serio, respirare era superfluo con le labbra peccaminose di Draco Malfoy attaccate alle sue. Il biondo si allontanò dalla sua bocca, solo per scendere a baciargli il collo su quel lembo di pelle che la sua camicia disordinata e leggermente aperta lasciava scoperto; gli lasciò un piccolo segno del suo passaggio e ghignò, alzando gli occhi sull’altro, notando il suo stato sconvolto. Draco ridacchiò, risalendo lungo il mento e sfiorandogli di nuovo le labbra con le sue.
Harry era arrendevole sotto di lui, si fidava ciecamente di lui e Draco ogni volta che ci pensava, sentiva una strana sensazione dentro di sé, sapeva di dovergli dire tutta la verità, adesso non poteva più mentire, non poteva più nascondere quel particolare, doveva affrontarlo a testa alta. Avrebbe affrontato le conseguenze, certo dei sentimenti sinceri che lo legavano all’altro: Harry avrebbe capito il suo punto di vista, adesso ne era sicuro. Prima però, doveva aiutarlo con la storia di Lumacorno, cosicché l'altro vedesse il suo reale interessamento ad aiutarlo nella lotta contro il male. Lo baciò ancora, togliendogli il respiro e mozzando anche il suo, mentre gli teneva le mani tra le sue strette in una presa che non aveva intenzione di lasciarlo andare. Non avrebbe mai lasciato andare Harry, sarebbe sempre stato al suo fianco. I loro incontri ravvicinati, da quando stavano insieme, erano diventati molto più interessanti di quanto non lo fossero mai stati. Stavano vivendo una sorta di favola, un sogno dal quale non volevano risvegliarsi, tuttavia entrambi sapevano che una volta usciti dalla sala comune, avrebbero dovuto affrontare la realtà, l’imminente catastrofe, Voldemort e tutto il resto, ma in quel momento, in quel preciso istante erano solo due ragazzini innamorati che pomiciavano su un divano; una cosa del tutto lecita, visti i recenti avvenimenti e le recenti novità. Anche se Voldemort non si manifestava, sui giornali le notizie di babbani o nati babbani spariti erano aumentate. Draco tremava ogni volta che leggeva uno di quei titoli, memore degli orrori a cui aveva assistito a casa sua. Ma era certo che Harry presto l’avrebbe sconfitto e tutti sarebbero stati al sicuro.
Scacciò via quei pensieri e accarezzò la guancia del moro con dolcezza, lasciandogli una mano, e quella libera di Harry si infilò tra i suoi capelli biondi e lo attirò verso di sé, baciandolo di nuovo con passione, Draco si lasciò travolgere dal bacio nello stesso modo in cui aveva fatto Harry fino a quel momento, le loro mani destre erano ancora unite, e al biondo parve naturale intrecciare le loro dita, stringendole in una presa gentile e amorevole.
«Questo è un incentivo abbastanza valido per pomiciare un po’?» chiese scherzando il biondino.
«Non era questa la pomiciata?»
«Oh no, Potty, questo era solo un assaggio» sussurrò maliziosamente mordendogli il labbro inferiore «Allora, ti ho convinto?»
«Sei un bravo seduttore» ammise Harry, sorridendo specchiandosi nei suoi occhi «Certo che mi hai convinto».
Draco trovò naturale baciarlo di nuovo e coinvolgerlo in una serie di baci, tutti uno più appassionato dell’altro. L’amore era una cosa bellissima e loro due ne stavano provando il brivido.
«Ehi, piantatela!» esclamò Ron comparendo davanti a loro, scuotendo la testa, facendoli sobbalzare «Abbiamo capito che pomiciate un sacco, perché non smettete e giochiamo a scacchi?»
«Sei una rottura, Weasley» borbottò Draco, scivolando accanto al suo ragazzo e puntando lo sguardo verso il rosso «Ma sarà un piacere stracciarti e poi tornare a pomiciare con Potter».
«Non riesci mai a battermi, Malfoy» disse soddisfatto l’altro Grifondoro, mettendo la scacchiera sul tavolo «Dopo di te».
Harry ridacchiò, appoggiando la testa sulla spalla di Draco, sospirando felice. Sembrava che le cose stessero andando bene per una volta… Peccato che, presto, la realtà sarebbe andata a bussare alla sua porta e lui si sarebbe ritrovato di nuovo catapultato in un incubo.
 
 
§§§
 
 
Harry si rigirò la fiala di Felix Felicis tra le mani, non pensava fosse una buona idea, ma come aveva detto anche Draco era la sola che aveva. Il ragazzo gli aveva promesso che sarebbe rimasto con lui tutto il tempo, anche se nascosto sotto al mantello dell’invisibilità, non volevano che Lumacorno capisse che fosse una sua idea. Harry sospirò.
«Non è una buona idea e se dovessi fallire?»
«La Felix non lo permetterà» gli disse il biondo prendendogli le mani tremanti tra le sue «Andrà tutto bene, credimi. Affidati alla pozione, lei ti indicherà la via che ti permetterà di trionfare».
Il moro sbuffò leggermente e guardò l’amato «E se non funzionasse? Se non riuscissi ad ottenere il ricordo?»
«Allora ci impegneremo di più e troveremo un altro modo» promise Draco guardandolo negli occhi «Ma adesso questo piano è l’unico che abbia senso».
«Hermione dice che non dovremmo fidarci della pozione» mormorò rassegnato, quando aveva parlato all’amica del piano di Draco, lei aveva storto il naso, suggerendo che non fosse una buona idea e che avessero poche possibilità di ottenere ciò che cercavano, barando in quel modo «Lei ha sempre ragione su queste cose».
Il biondo alzò gli occhi al cielo «Lo ha detto anche a me che non è d’accordo» sbuffò, un po’ irritato dal fatto che il suo ragazzo avesse spiattellato il loro piano alla ragazza ed ella fosse andata da lui con la sola intenzione di dirgli che era una pessima idea, Draco non l’aveva ascoltata e aveva continuato con l’ideazione del piano; Harry era sempre stato tentennante sull’idea di usare la pozione, ma era l’unica chance che avevano «Fidati di me, andrà bene. Se falliremo, strisceremo ai suoi piedi e la imploreremo di trovare una soluzione».
«Sempre che Lumacorno non ci espella prima» rincarò il moro.
«Non essere il solito guastafeste» borbottò l’altro spintonandolo appena «Piuttosto dammi il tuo mantello e bevi quella pozione, non abbiamo tutto il giorno. È già pomeriggio e sai che il coprifuoco è prima del tramonto».
«Non metterti a fare il prefetto rompiscatole con me» disse il moro facendolo ridacchiare.
«Fidati di me, andrà tutto bene» gli promise il biondo. A quel punto, Harry annuì, si fidava di Draco.
«D’accordo, facciamo a modo tuo» disse il moro passandogli il mantello dell’invisibilità «Ma se il tuo piano fallisce, facciamo a modo mio».
«Il tuo modo sarebbe implorare il professore fino a che non cede?» Harry grugnì e non rispose, Draco ridacchiò scuotendo la testa «A volte sei così adorabilmente ingenuo che mi chiedo come tu faccia ad essere vivo dopo sei anni ad affrontare un mago oscuro» affermò. Ed era un po’ il pensiero che lo tormentava fin dall’inizio di quell’anno. Certo, Harry aveva dimostrato di avere un coraggio che andava oltre a quello di un qualsiasi suo coetaneo, come quando era entrato nella camera dei segreti e aveva affrontato un enorme basilisco, ma era così ingenuo che tutti avrebbero potuto prendersi gioco di lui, Draco per i primi tempi l’aveva fatto e lui non si era accorto di nulla. Se non si fosse legato così tanto al moro, forse a quell’ora avrebbe già avuto il marchio nero e l’approvazione di suo padre. Peccato che non gliene importasse nulla. Lo guardò e sentì il cuore riempirsi di senso di colpa. Harry non meritava uno come lui accanto.
Il Grifondoro non gli rispose e osservò la fialetta di pozione, prima di berla tutta. Attese qualche istante che facesse effetto, poi guardò il suo ragazzo e gli fece un sorriso enorme. Si sentiva proprio bene, sembrava che ogni cosa sarebbe andata per il verso giusto quel giorno. Non poteva andare male, la pozione non lo avrebbe permesso.
«Come ti senti?» gli chiese Draco.
«Una meraviglia» rispose sorridendo «Andrà tutto benissimo oggi!» esclamò.
«Allora, buona fortuna» gli disse il biondo, indossando il mantello dell’invisibilità «Sarò proprio accanto a te, per qualunque cosa» promise.
«Lo so» fece Harry, incamminandosi in fretta verso lo studio del professore, la Felix almeno lo stava facendo andare da quella parte. Sentiva i passi di Draco dietro di sé e non poté che sentirsi ancora più fortunato ad essere sostenuto da lui. Senza essere beccato né da professori, né da Auror, arrivò allo studio del professore e picchiettò con un pugno sulla porta, in attesa che venisse aperta, canticchiando una canzone che Draco non aveva mai sentito.
Era strano vederlo così, la Felix aveva uno strano effetto su di lui, avere la sensazione di essere fortunato gli dava un’aria sbarazzina e terribilmente adorabile. Anche se sapeva che fosse effetto della pozione, era bello vederlo rilassato una volta tanto. Harry tendeva ad essere sempre un po’ cupo e taciturno, soprattutto quando si perdeva a rimuginare sugli eventi che accadevano. Era bello vederlo libero da tutto quello.
«Professore, professore!» chiamò Harry «Le devo parlare, è importante!»
Draco ridacchiò nascosto sotto al mantello dell’invisibilità, mentre Harry continuava a dare pugni sulla porta e ad urlare al professore di aprirgli. Il Serpeverde iniziò a chiedersi se la pozione avesse qualche effetto collaterale, forse aveva ragione Hermione, non avrebbe dovuto permettergli di prendere quella pozione.
Quando finalmente il professore aprì la porta, Harry sorrise di nuovo e «Professore, finalmente! Mi dispiace disturbarla, devo parlarle di una cosa molto importante!» esclamò e senza aspettare di essere invitato, entrò nello studio del professore superandolo; prima che l’uomo richiudesse la porta, Draco fu rapido ad imitare il moro, approfittando della sua sorpresa. Harry iniziò a parlare tanto, gli disse qualcosa sul fatto che non fosse tardi per chiedere scusa, che lui non aveva colpe se Voldemort era ciò che era, che era già cattivo prima, gli parlò di sua madre che aveva dato la vita per salvarlo, fece riferimento anche ad un pesce rosso, ma Draco non comprese nel dettaglio, gli disse che non era tardi e che lui avrebbe fatto di tutto per distruggere quel mostro, ma che avesse bisogno del suo aiuto per farlo; Harry usò tutti i punti deboli del professore, fino a che l’uomo non iniziò a tentennare. Draco si chiese se anche lui meritasse una chance di essere perdonato per aver accettato l’incarico, quando era spaventato a morte. Harry l’avrebbe capito? L’avrebbe perdonato? Ne era certo, ma se una parte di lui gli diceva di confessare tutto e affrontarne le conseguenze a testa alta, l’altra – quella codarda e meschina – gli diceva di non dire nulla, di tenerselo per sé, tanto Hermione non lo avrebbe tradito, perché lei aveva capito tutto e aveva capito che non avrebbe fatto del male a Harry; ma era anche consapevole di non poter tacere la verità ancora a lungo. Forse doveva parlargli adesso che era su di giri.
Non si accorse nemmeno del fatto che Harry fosse riuscito a recuperare il ricordo, se non quando lo sentì esclamare ad alta voce: «Grazie professore! Non si preoccupi, nessuno cambierà idea su di lei».
In quel momento Draco si riscosse e sorrise: sapeva che con o senza Felix, Harry avrebbe ottenuto ciò che voleva, riusciva sempre ad ottenerlo, in fondo. Si affrettò a seguirlo fuori dallo studio del professore e sentì il moro afferrarlo per un braccio e trascinarlo in un corridoio. Come aveva fatto, se lui era invisibile? Non riuscì a dire nulla, perché Harry, impetuosamente, lo spinse contro un muro e gli tolse in fretta il mantello dell’invisibilità, prima di assaltare la sua bocca per travolgerlo con un bacio passionale e per niente casto. Harry teneva il corpo di Draco tra sé e il muro e con le sue mani gli teneva il viso nell’angolazione giusta per baciarlo «Avevi ragione» biascicò nel bacio, mordendogli un labbro «Ci sono riuscito» sussurrò sulle sue labbra «Grazie» mormorò prima di baciarlo ancora, e Draco si sentì così sopraffatto da non capire assolutamente nulla di ciò che stava accadendo intorno a lui, riusciva solo a percepire i loro corpi uniti e le loro labbra che si cercavano con insistenza, con foga, con passione. Draco era stordito dall’esuberanza di Harry, quasi non lo riconosceva.
«N-Non dovresti andare da Silente con il ricordo?» chiese guardandolo «In-somma, cerchi di fare questo da mesi…»
Harry rise e gli baciò il collo «Ora voglio solo ringraziare il mio ragazzo» mormorò dandogli un leggero morso sul punto che aveva baciato «Silente capirà».
«Sei ancora drogato di Felix, Harry» cercò di opporsi, appoggiandogli le mani sul petto, ma Harry le afferrò e le portò ai lati del viso del biondo, baciandolo di nuovo. Ora Draco era di nuovo bloccato, completamente bloccato, alla mercé di Harry, ma non se ne spaventò, era più che tranquillo con lui, l’unica cosa che lo preoccupava era la sua completa mancanza di pudore. Harry annullò i suoi pensieri, baciandolo ancora con trasporto, respirando direttamente nella sua bocca, facendolo tremare come una foglia; il biondo non riuscì a far altro se non sorridere come un idiota, e un piccolo gemito sfuggì dalle sue labbra, quando Harry infilò un ginocchio tra le sue gambe.
«Harry…» sussurrò senza fiato. Il moro sorrise in maniera maliziosa e, lasciando libere le mani del compagno, infilò le proprie sotto il suo maglione e poi sotto alla camicia, Draco sussultò e appoggiò la fronte contro la spalla del Grifondoro, respirando affannosamente ad ogni suo gesto. «Che diavolo stai facendo?» gli chiese con voce tremante all’orecchio, mentre quelle carezze gli facevano perdere man mano la lucidità che aveva riacquistato con fatica.
«Ti ringrazio» sussurrò l’altro, spostando le mani dietro alla schiena del Serpeverde, accarezzandolo piano «Ti piace?»
«C-Certo, ma qui… Harry, potrebbero vederci» sussurrò «E tu sei ancora sotto l’effetto della pozione».
«Non fare il guastafeste» mormorò «Sono lucido, non sono mai stato così lucido, ti voglio, Draco» sussurrò, dandogli un bacio più lento e dolce sul collo «Tu mi vuoi?»
«Certo… ma, Harry» disse cercando di interromperlo «Devo… devo dirti una cosa importante».
«Okay…» si arrese «Allora, ho una proposta» ansimò Harry sentendosi ancora confuso dalla pozione e dall’eccitazione del momento, ritornando un po’ più lucido, non doveva dimenticare il motivo per cui si aggiravano in quei corridoi oltre il coprifuoco «Portiamo il ricordo a Silente, poi ce ne andiamo nella Stanza delle Necessità, parliamo e restiamo tutta la notte insieme» propose il moro, tornando in se stesso.
«Sono d’accordo». Draco si divincolò dalla presa dell’altro, adesso ormai quasi inesistente e recuperò il mantello dell’invisibilità dal pavimento, coprì entrambi con esso e insieme a lui si diresse verso l’ufficio di Silente. Si stupì che Harry conoscesse la parola d’ordine, ma ormai non si doveva più sorprendere di nulla e raggiunsero lo studio, trovandolo incredibilmente vuoto.
«Dove diavolo è Silente?» chiese Draco indispettito, togliendosi il mantello «Facciamo il lavoro sporco per lui e lui non c’è nemmeno» disse incrociando le braccia al petto. Harry rise genuinamente e lo baciò sulle labbra cancellando via il suo broncio.
«C’è un bel divanetto lì» disse indicando l’oggetto in questione «Potremmo sempre usarlo per rilassarci un po’ e… compensare alle mancanze d’affetto che entrambi abbiamo avuto».
«Vuoi pomiciare qui?» chiese sorpreso il biondino, l’altro annuì «Che vergogna! E se dovesse beccarci?»
«Oh, non avrebbe niente da ridire, mi darebbe dei punti extra probabilmente» scherzò. Senza dargli il tempo di ribattere, Harry lo spinse verso il divanetto e lo baciò ancora facendolo adagiare sopra. Aveva ancora un po’ di pozione in circolo, ma tutto ciò che stava facendo lo desiderava davvero, non era forzato da nessuna forza superiore a fare ciò che stava facendo; Draco ricambiò il bacio con intensità e continuarono a baciarsi, fino a che non sentirono un rumore alle loro spalle e, saltando come se fossero stati scottati, si rimisero in piedi entrambi ricomponendosi. Draco era rosso dall’imbarazzo, ma sembrava che il preside non si fosse accorto di nulla e anche se l’aveva fatto, non fece alcun commento a riguardo. Harry invece guardava dritto verso il mago anziano, senza tradire neanche un’emozione, dentro di sé stava morendo dall'imbarazzo.
«Harry, Draco» li accolse con un sorriso «A cosa devo la vostra visita nel mio ufficio oltre il coprifuoco?»
«Ho ottenuto il ricordo, signore» disse Harry, avvicinandosi al preside e prendendo dalla tasca dei pantaloni l’ampolla contente il ricordo incriminato.
«Ben fatto, Harry» si congratulò il preside «Vieni con me al pensatoio, vediamo di cosa si tratta» disse «Draco, aspetteresti un minuto o due sul divano?» il biondo annuì e non disse niente, ma fece come gli era stato suggerito dall’anziano mago, si sedette sul divano e attese che Harry finisse qualunque diavolo di cosa dovesse fare con quel ricordo. Tanto era certo che gli avrebbe raccontato tutto, una volta uscito da quel pensatoio.
Draco restò seduto sul divano con le braccia conserte, ripensando a quanto accaduto quel giorno, il piano che riusciva, Harry travolto dall’euforia e poi… la magia spezzata quando lui si era ricordato del dannatissimo dovere. Si ritrovò a sorridere al ricordo di un Harry completamente disinibito, che si strusciava impudicamente su di lui, travolgendolo in un bacio che aveva tolto il fiato ad entrambi.
Restando solo, si ritrovò a pensare ancora a tutta la situazione, a Harry e a quello che lo aveva spinto ad intraprendere quell’amicizia. Sebbene per lui l’ordine di Voldemort fosse decaduto da tempo, non poteva lasciare che il suo ragazzo non lo sapesse, avrebbero potuto usare quella cosa contro di loro… doveva essere lui a dirgli tutto. Per questo si era convinto, finalmente, gli avrebbe detto tutto quando sarebbero andati via dallo studio di Silente. Avrebbero seguito il piano, sarebbero andati nella Stanza delle Necessità, lo avrebbe baciato, gli avrebbe detto che lo amava e che gli dispiaceva per tutto, e poi gli avrebbe raccontato la verità, scusandosi con lui e cercando di farsi perdonare per quelle prime settimane in cui lo aveva ingannato, gli avrebbe detto ancora una volta che lo amava e che aveva solo cercato di proteggerlo perché non voleva che Piton riferisse tutto alla sua famiglia; gli avrebbe raccontato dell’estate da incubo che aveva vissuto e del motivo per cui avesse accettato e del motivo per cui aveva rinnegato tutti gli ideali del padre e di Voldemort (lo amava, dopotutto) e gli avrebbe promesso di restare accanto a lui e di aiutarlo a sconfiggere Voldemort.
Era certo che Harry avrebbe capito e lo avrebbe perdonato.
Quando, però, il moro uscì dal pensatoio, Draco, nel voltarsi verso di lui, dovette fare i conti con una falla nel piano. Harry era sconvolto, aveva gli occhi spalancati e sembrava terrorizzato. Senza pensarci su, Draco si alzò dal suo posto e si avvicinò a lui, lo prese tra le braccia e lo strinse forte, cercando di tranquillizzarlo: Harry tremava come una foglia. Draco era spaventato e preoccupato per lui al tempo stesso, cosa aveva visto?
«Harry, Harry» lo chiamò cercando il suo sguardo «Che è successo?» chiese.
«Draco…» disse piano «Io… io non so… come sconfiggerlo» farfugliò, la sua voce tremava e Draco cercava di capire di cosa stesse parlando «Ha diviso la sua anima in sette parti» rivelò dopo un po’ di farfugliamenti. Il Serpeverde strinse il suo ragazzo con dolcezza, poi guardò il preside con un’espressione a dir poco interrogativa.
«Harry ha bisogno di razionalizzare la notizia, ti suggerisco di stargli vicino, Draco» disse il preside con la sua voce tranquilla «Poi avremo modo di parlare anche noi due». Tutto il corpo di Draco si tese e annuì senza riuscire a dire altro, non poteva di certo rifiutarsi di partecipare ad un colloquio con lui; poi strinse di più Harry a sé, lo trascinò fuori dallo studio e lo portò fino al settimo piano; quando la porta della Stanza delle Necessità apparve, lui lo trascinò dentro alla stanza.
«Sta’ tranquillo» gli sussurrava il biondo, mentre lo accompagnava verso il letto «Risolveremo tutto, te lo prometto».
Harry farfugliava cose senza senso, mentre il Serpeverde gli toglieva le scarpe e lo aiutava a distendersi sul letto. Draco sapeva di doverlo aiutare a tornare in se stesso, ma era preoccupato per lui. Non lo aveva mai visto così sconvolto.
«Guardami» sussurrò il biondo «Harry, guardami».
Lentamente il moro alzò gli occhi su di lui e lo guardò, tremava e non riusciva a parlare «Io…»
«Va tutto bene, sono io. Lo so che non sei un codardo, tu sei forte, okay? Ma adesso devi calmarti e spiegarmi tutto, altrimenti non posso aiutarti, riesci a farlo per me?»
Harry annuì lentamente e spiegò brevemente a Draco ciò che aveva visto in quel pensatoio e ciò che Silente gli aveva detto riguardo gli assassinii di Voldemort, attraverso i quali aveva nascosto pezzi della sua anima in diversi oggetti: uno di essi era il diario di Tom Riddle, quello che Harry aveva distrutto al secondo anno, quando aveva fermato il basilisco.
«Uno in meno allora» disse il biondo accarezzandogli la guancia «Li troveremo e li distruggeremo tutti».
«E se non fosse possibile?» chiese il moro tremando «Se non fosse possibile ucciderlo? Come… come faremo?»
«Non ci pensare adesso» Draco lo strinse e gli diede un bacio sulla fronte «La risolveremo». Harry si strinse a lui e lo abbracciò a sua volta, respirando il suo profumo e cercando di calmare i tremiti del proprio corpo. Non si era mai sentito tanto terrorizzato. Voldemort aveva diviso la sua anima in tante parti, uccidendo persone, per restare immortale.
«Tu resterai con me?»
«Sempre, te lo prometto» promise il biondo «Sconfiggeremo quel bastardo e saremo liberi di vivere la nostra vita». Harry sorrise con il naso infossato nel suo collo e gli lasciò un tenero bacio.
«Grazie» sussurrò allora. Draco continuò a stringerlo fino a che l’altro non smise di tremare e gli diede dei delicati baci sulla testa, per farlo rilassare. Ora più che mai, doveva dirgli tutta la verità, ma non in quel momento, Harry aveva già troppi pensieri negativi, lui non poteva affliggerlo con altri. Ci avrebbe pensato tra un giorno o due.
«Ci sono io, tranquillo» sussurrò dandogli un bacio casto sulle labbra e abbracciandolo con forza. Restarono abbracciati, stretti l’uno all’altro per un sacco di tempo, poi si addormentarono entrambi, ognuno tormentato dai propri incubi.
 
 
§§§
 
 
Erano passate due settimane da quel giorno, appena passato il momento di sconforto e di terrore, Harry si era subito messo alla ricerca di una magia capace di distruggere quella dell’horcrux. Ne aveva parlato anche con Ron ed Hermione e tutti insieme stavano cercando una soluzione al problema. Se fossero riusciti a trovarli tutti e a distruggerli, avrebbero potuto sconfiggere Voldemort una volta per tutte, avrebbero potuto vincere ed essere tutti liberi. Tuttavia, Draco non aveva ancora parlato con Harry e la cosa lo preoccupava, l’ultima lettera di sua madre lo aveva destabilizzato. Certo, lui l’aveva strappata e gettata via, ma dopo quella era rimasto all’erta, come se qualcosa dovesse accadere da un momento all’altro.
Aveva intenzione di parlare con Harry non appena la situazione si fosse calmata, o almeno era convinto di avere ancora molto tempo davanti a sé per poterlo affrontare…
Draco, Harry ed Hermione erano in biblioteca a studiare, avevano preso di nascosto dei libri dalla sezione proibita ed avevano iniziato a leggerli, cercando tutti i modi possibili per distruggere gli horcrux. Solo artefatti di magia oscura o impregnati di potenti veleni potevano distruggere gli horcrux, era una magia troppo potente per essere spezzata con dei semplici incantesimi, dovevano essere distrutti gli oggetti fisici, per poter distruggere il pezzo di anima contenuto in esso.
«Mi esplode la testa» si lamentò Draco, erano in quella biblioteca da ore a leggere sempre le stesse cose e stavano impazzendo.
«Draco ha ragione» convenne Harry «Facciamo una pausa, tra poco sarà ora di cena». Hermione chiuse il libro e annuì sorridendo ai due piccioncini. Il ragazzo si voltò verso il compagno e «Ci vediamo in Sala Grande?» chiese.
«Sì, certo. Passo al tavolo dei Grifondoro, c’è una brunetta che oggi a lezione di Cura delle Creature Magiche non ti toglieva gli occhi di dosso» affermò «Ma prima di andare devi salutarmi per bene, Potty».
«Gelosone» borbottò Harry. Draco ridacchiò divertito e premette le labbra contro le sue, dandogli un bacio dolce. La ragazza, ancora di fronte a loro, si schiarì la voce e li guardò con uno sguardo adorante, annunciando che li avrebbe lasciati alle loro effusioni e li avrebbe aspettati in Sala Grande.
«Scusaci» borbottò Harry, leggermente imbarazzato «Siamo entrambi due ragazzi che hanno avuto carenze d’affetto durante l’infanzia. Dobbiamo compensare» spiegò divertito. Il biondo ghermì i suoi fianchi con le braccia e appoggiò la testa sulla sua spalla, annuendo.
«Esatto. Dobbiamo compensare, come dice lui».
Hermione scosse la testa «Oh, avete inventato un nuovo modo per dire che pomiciate? Fate pure, ma poi venite a cena! La saltate da troppi giorni per compensare» disse divertita «A dopo, ragazzi»,
«La tua amica è terribile» mormorò Draco dando un bacio sotto all’orecchio di Harry «Tende sempre a puntualizzare».
«È Hermione, è ovvio che puntualizzi sempre» disse Harry «Ora vuoi muoverti a compensare? O mi farà un’altra ramanzina per un'altra cena saltata».
«Ai tuoi ordini, San Potter» ridacchiò l’altro, prima di baciarlo. Non rimasero molto in biblioteca a pomiciare, giusto il tempo di scambiarsi qualche bacio; Draco gli disse che sarebbe passato a cambiarsi nella sua stanza, prima di andare a cenare, Harry gli promise che l’avrebbe aspettato direttamente al tavolo. Si separarono sulle scale con un altro lungo bacio, senza accorgersi di essere osservati da qualcuno che da giorni tramava nell’ombra alle loro spalle.
Quando il prescelto arrivò in Sala Grande quella sera, al tavolo dei Grifondoro c’era fermento. Tutti erano calamitati vicino a Ron, che sembrava fumare rabbia dai capelli rossi. Beh, Ron non era quasi mai di buon umore, da quando aveva rotto con Lavanda. Era stato piuttosto divertente il modo in cui avevano rotto, perché il rosso era stato colpito da un bolide durante una partita di Quidditch contro i Corvonero e aveva battuto la testa. Hermione lo aveva portato subito in infermeria, e quando Lavanda era arrivata lì per vedere come stesse, lui, ancora tramortito e confuso, aveva chiamato l’amica, al posto della sua ragazza. Lei si era arrabbiata talmente tanto che lo aveva lasciato e da quel momento Ron era diventato un po’ più intrattabile del solito, solo che adesso sembrava davvero infuriato e Harry ne ignorava il motivo.
«Ehi Ron, cosa succede?» chiese. Il rosso si voltò verso di lui e senza dire niente gli mise una lettera tra le mani. Harry strabuzzò gli occhi, senza capire. C’era una lettera per lui? Quando era arrivata? Edvige di solito gliele portava direttamente in camera, se lui non era al tavolo dei Grifondoro «Che cos’è?»
«Io te l’ho sempre detto che quello lì nascondeva qualcosa, ma tu ti sei voluto fidare. Hai convinto anche me, Hermione, tutti noi. Hai messo tutti in pericolo perché ti sei voluto fidare di un Mangiamorte» disse arrabbiato il rosso «Io te l’avevo detto che ti avrebbe spezzato il cuore».
Parlava di Draco? Del suo Draco? Che cosa c’entrava lui?
«Non capisco… che c’entra Draco ora?» chiese Harry «Lo sai che non è un Mangiamorte».
Perché sembrava che tutta la felicità che aveva vissuto fino a quel momento fosse stata risucchiata via, come se ci fosse stato un dissennatore nei paraggi? Non capiva perché si sentisse così, ma sentiva la rabbia di Ron e questo gli faceva male, e davvero non capiva cosa c’entrasse con Draco, ormai era chiara a tutti la loro relazione, l’amico era stato felice per lui quando gli aveva dato la notizia… che diavolo stava succedendo in quel momento?
«Leggi» ordinò il rosso, indicando la lettera che Harry ancora non aveva letto.
Il moro tenne la lettera tra le dita per diversi istanti, poi iniziò a leggere, nel momento in cui lo fece, il mondo gli crollò addosso in pochi istanti: dopo un solo mese che stava con Draco e che stava vivendo il periodo più bello della sua vita, ecco, scritto nero su bianco, il fatto che fosse stata solo un’illusione, Draco lo aveva ingannato per tutto quel tempo. Lo aveva usato fino a quel momento, solo per fare il gioco di quell’assassino. Gli tremavano le mani e non riusciva a pensare lucidamente, doveva andare via da lì e respirare… Draco lo aveva ingannato? Gli aveva mentito? Ma perché?
«Harry, secondo me dovresti parlargli» suggerì Hermione che lo guardava con uno sguardo pieno di dispiacere e senso di colpa, che lei sapesse qualcosa? Cos’era successo, tutti i suoi amici si erano rivoltati contro di lui? Cosa?
“Draco, ormai sono passati mesi interi. Non ci dai più tue notizie, io e tu padre siamo molto preoccupati per te. Il Signore Oscuro è impaziente, vuole il ragazzo. Devi concludere la tua missione entro la fine del mese. Hai avuto molto tempo per poterti guadagnare la sua fiducia, adesso è giunto il momento di raccogliere i frutti del tuo lavoro e terminare la missione. Io e tuo padre contiamo su di te. Non ci deludere, sii forte, e non fallire. Consegna entro l’ultimo giorno di marzo Potter al Signore Oscuro e sarai finalmente un suo seguace fedele.
Tua madre, Narcissa”
«Dove l’hai trovata?» chiese Harry senza alzare lo sguardo dalla lettera. Dovette leggerla altre tre volte per rendersi conto di ciò che c’era scritto. Draco lo aveva ingannato, non lo aveva mai amato… e realizzarlo fece male. Forse più del tradimento. Non era pronto a questo, non era pronto a soffrire così per qualcuno. Non dopo che si era fidato di lui ciecamente, non dopo che gli aveva rivelato cose personali, non dopo che aveva organizzato con lui tutto il piano per trovare il ricordo, non dopo che stava progettando con lui di andare alla ricerca degli horcrux. Doveva esserci una spiegazione.
«L’ho trovata per terra nei sotterranei dopo la lezione di pozioni e l’ho raccolta. Volevo solo gettarla via, ma poi l’ho letta. Non potevo non dirti nulla, Harry».
«Lo so… grazie» disse piano «Io… no, deve esserci qualcosa sotto, una spiegazione» farfugliò. Ron scosse la testa, ma non disse niente, l’irritazione ancora bruciava. Solo Hermione sembrava non essere arrabbiata per la lettera. Continuava a dire che dovesse parlare con Draco, che lui gli avrebbe spiegato tutto, ma Harry sentiva una strana sensazione montare dentro di lui, un misto di rabbia e delusione, che si riversarono su Draco quando entrò nella sala; infatti quando il Serpeverde, ignaro di cosa stesse accadendo a quel tavolo durante la sua assenza, si avvicinò al suo ragazzo così com’erano rimasti d’accordo, ma nel momento in cui Harry si girò verso di lui, capì che qualcosa non andava. Rivide lo sguardo che lui era solito lanciargli prima di quell’ultimo anno, prima che loro diventassero qualcosa di più che semplici rivali, o semplici amici. Perché lo stava guardando in quel modo?
Prima che potesse chiedere cosa stesse succedendo, la vide: la lettera che lui aveva distrutto, tra le mani del Grifondoro.
«È vera?» chiese Harry, sperava che Draco gli dicesse che era finta, che non l'aveva mai ricevuta, che era uno scherzo, ma il biondo restò zitto «Draco!» esclamò con disperazione.
«Harry, io…» deglutì, colpevole «Sì, ma... ascolta, io...» non riuscì neanche a finire la frase che un pugno del moro si abbatté contro la sua faccia. Draco gemette di dolore e guardò con occhi spalancati il ragazzo di fronte a lui; rimase immobile, senza riuscire a dire o a fare nulla. Era sconvolto.
«Potter! Sei impazzito?» urlò Pansy, raggiungendo Draco, per assicurarsi che non si fosse fatto male «Ma che ti passa per la mente?» Harry semplicemente la ignorò e rivolse la sua attenzione disgustata al Serpeverde di fronte a lui.
«Complimenti per la recita» gli disse con freddezza «Ci sono cascato con tutte le scarpe». Detto ciò, si voltò e andò via, lasciandosi dietro un Draco scioccato e in preda al panico: non voleva perdere Harry, non senza parlare. La delusione nella sua voce era arrivata alle sue orecchie come una condanna, lo aveva deluso, lo aveva ferito: mai avrebbe voluto fare una cosa del genere, non a lui. Avrebbe dovuto parlargli, dirgli ogni cosa, ma non lo aveva fatto, era giusto che adesso subisse la sua ira, ma non poteva permettergli di fraintendere tutto.
«Qualcuno mi spiega cosa diavolo sta succedendo?» chiese di nuovo Pansy, alternando lo sguardo da Hermione a Draco.
«Te lo spiego dopo» disse la Grifondoro alla Serpeverde; poi si rivolse al biondo che ancora guardava il punto dove Harry era sparito «Vai» gli disse, la voce di Hermione lo riscosse dal suo shock. «Vai e spiegagli tutto, Draco!»
Il Serpeverde ebbe giusto il tempo di osservare lo sguardo colmo di odio di Weasley, quello comprensivo di Hermione, quello confuso di Pansy e quello schifato di tutti gli altri che avevano assistito a quello spettacolino, prima di riscuotersi.
Annuì rapidamente e corse fuori dalla Sala Grande per cercare il suo ragazzo, lo vide sulle scale e lo raggiunse, Harry camminava velocemente stringendo la lettera in un pugno.
«Harry, aspetta!» il suo richiamo lo fece bloccare sul posto, il moro tremava di rabbia e di collera, sentendo la sua voce, scosse la testa e fece per andarsene, ma l’altro lo fermò prendendogli una mano «Ti prego, lasciami spiegare».
«Cosa vorresti spiegare? Che sei stato uno stronzo approfittatore?» chiese il prescelto, liberandosi dalla sua presa, Draco accusò il colpo «Cosa hai da dire? Avanti! Esponi le tue stupide scuse!»
«So di non avere scuse» disse mordendosi le labbra «Ma ci sono cose che non sai» disse tutto d’un fiato «Ti prego, non è come pensi».
«Ah no? E dimmi, Malfoy, com’è in realtà? Perché qui c’è scritto tutto molto chiaramente!» chiese adirato sventolando davanti alla sua faccia la lettera che gli aveva fatto crollare il mondo addosso. Non capiva come avesse potuto Draco fargli una cosa del genere, non riusciva a capacitarsi di quanto accaduto. Era stato ingannato fin dal primo giorno e ci era cascato in pieno, aveva creduto che tra lui e Draco ci fosse qualcosa di speciale, ma era una bugia, una dolorosa bugia. Draco lo aveva ingannato, stava aspettando solo il momento giusto per portare a termine il suo piano e nel frattempo aveva raccolto delle informazioni per Voldemort, da quanto tempo il mago oscuro sapeva del suo piano?
«So cosa c’è scritto in quella lettera» disse l’altro, il senso di colpa traspariva dalle sue parole «Ma non ti ho tradito. Non era mia intenzione, non l’avrei mai fatto». Harry scosse la testa, ma lui non gli permise di interromperlo «È vero, all’inizio era così, lui voleva che io mi unissi a loro, che prendessi il posto di mio padre, questo te l’avevo detto» il moro annuì, senza dire nulla «Prima di tornare a scuola, mi aveva… dato una missione. Avrei dovuto conquistare la tua fiducia e… diventare tuo amico» si morse le labbra «Pensavo di detestarti davvero».
«Malfoy…»
«Fammi finire» sospirò «Pensavo di detestarti, di volerti morto come tutti i seguaci di quel pazzo, avevi mandato in prigione mio padre, la mia vita era un disastro, un incubo» disse, poi sospirò «Poi ti ho conosciuto, ti ho conosciuto davvero e… improvvisamente non ti odiavo più, volevo proteggerti. Credimi! Sto solo cercando di aiutarti!»
«E come?» chiese, la sua voce era ancora pregna di rabbia «Consegnandomi? Prendendo il marchio? Avevi giurato di non essere coinvolto con loro! Ti ho creduto, mi sono fidato di te! Mi hai guardato negli occhi e mi hai mentito! Ti avevo supplicato di non farlo!» esclamò ad alta voce, Draco vide delle lacrime sul suo viso e si sporse per cancellarle, faceva male vederlo in quello stato per colpa sua «Non mi toccare» ringhiò il Grifondoro facendo un passo indietro «Sei solo uno schifoso traditore, uno sporco Mangiamorte come tuo padre!» gli urlò contro con rabbia, rancore e dolore.
«No! Non è vero, non sono… io non sono…» le parole gli morirono in gola, non riusciva a parlare, l’accusa di Harry gli aveva tolto il fiato, non voleva arrivare a questo, non l’aveva mai voluto «Non ti ho tradito, non l’ho fatto…» la sua voce uscì quasi come un sussurro «Se non te l’ho detto è stato per evitare tutto questo…»
«Cosa?»
«Non te l’ho detto per evitare che mi guardassi così, con odio. Per evitare di rovinare tutto quello che avevamo costruito, Harry, lo so che è iniziata in quel modo, ma poi ha smesso di essere quello da Halloween» confessò «Quando ci siamo ubriacati… qualcosa dentro di me è cambiato, Harry, non so perché, ma… mi sono affezionato a te» raccontò «E poi le cose mi sono sfuggite di mano, mi sono innamorato di te» confessò cercando lo sguardo dell’altro «Andiamo, non dirmi che non ti sei accorto che il mio Patronus è legato a te…» abbassò lo sguardo in imbarazzo «L’Ungaro Spinato è il drago che tu hai sconfitto al torneo Tremaghi e l’ho evocato pensando a come mi sentissi con te. Ti prego, Harry, dentro di te lo sai che non ti ho mentito». La sua accusa faceva ancora male, ma lui sapeva di essersela meritata, così come si era meritato il pugno e come si sarebbe meritato qualsiasi maledizione l’altro avesse voluto scagliargli contro. «Se… se ad agosto non avessi accettato la missione, mi avrebbe ucciso» confessò poi «Tu non sai… non hai idea. Casa mia è popolata da Mangiamorte, Tu-Sai-Chi vive lì, mia madre gli ha aperto le porte pur di non sprofondare in un abisso più grande di quello in cui stavamo sprofondando, dopo l’arresto di mio padre» confessò guardando per terra «Quando mi ha convocato… temevo che volesse marchiarmi. Non avrei potuto rifiutare, altrimenti mi avrebbe ucciso. Invece mi ha affidato la missione su di te» sospirò «Ho accettato perché non potevo fare altrimenti. Ti giuro che è iniziata così, ma poi tutto è cambiato, io sono cambiato» affermò con sicurezza, alzando lo sguardo «Quando ho accettato non ti conoscevo bene, ci odiavamo all’epoca, ricordi?» Harry annuì sospirando, non voleva più ascoltare, voleva solo andare via e piangere tutta la rabbia e la delusione che provava «Poi ho iniziato a conoscerti, pian piano tutto ha cambiato significato per me. Ad un certo punto, volevo solo proteggerti e basta. Poi mi sono innamorato di te, non era previsto, non era sulla lista delle cose da fare per salvarmi la vita. Adesso, mi getterei volentieri tra una maledizione e te se servisse a salvarti» disse ancora «Questa è tutta la verità, Harry, che tu mi creda o no, ma spero che tu mi creda come… come mi ha creduto Hermione».
«Hermione lo sa?» chiese scioccato il moro, Draco annuì «Perché a lei l’hai detto e a me no?»
«Per proteggerti» disse piano «Le ho parlato, le ho raccontato tutto e mi ha portato dalla McGranitt. Temevo delle ripercussioni su di te…» disse piano «Buffo, vero? Non me ne frega niente di me. Mi importa solo di te» affermò. Harry non lo guardava e lui si ritrovò a sospirare, gli sembrava di essere tornato indietro di mesi interi «Ma tu non mi credi ancora, vero? Ti ho detto tutto, Harry…»
«Io sono sempre stato sincero con te» disse Harry «Mi sentivo così in colpa quando credevo che ti stessi usando per avvicinarmi a Lumacorno, credevo di essere una persona orribile. Non ti sei fatto scrupoli a mentirmi per tutto questo tempo. Ma dovevo capirlo, vero? Quante volte mi hai detto che ero ingenuo? Tantissime e lo sono stato davvero. Ti ho permesso di entrare nella mia vita, di manipolare me e i miei amici…»
«Non ho manipolato nessuno, Harry, ascoltami…»
«Non ti voglio ascoltare!» urlò «Perché non mi hai detto niente? Anche quando ti ho chiesto di dirmi tutta la verità? Perché hai preferito dirlo ad altri invece che a me?»
«Perché eri disperato, la sola idea che potessi essermi avvicinato a te per conto loro, ti distruggeva e non volevo farti soffrire!» esclamò Draco; Harry fece per ribattere, ma lui continuò «Sto solo cercando di proteggerti! Smettila di accusarmi, non ti avrei consegnato, mai! Piuttosto mi sarei fatto uccidere!»
«E ti aspetti che io me la beva, vero?» domandò alzando un sopracciglio «Non credo più alla tua recita, Malfoy! Vai pure da Voldemort e digli che hai fallito, non me ne frega niente!» gli urlò contro.
«Sono sincero!» alzò la voce anche lui «Lo sono sempre stato! Ho mentito solo le prime settimane, poi mi sono davvero affezionato a te, a Hermione e che diamine persino a Weasley! Smettila di accusarmi!»
«Come no» mormorò Harry sconfitto «Cretino io ad aver pensato che tu potessi essere cambiato, a pensare che tu potessi amarmi» disse scuotendo la testa «Mi avresti consegnato prima o dopo aver fatto sesso con me?»
«Non lo avrei fatto, Harry, non ti avrei mai consegnato» ripeté il Serpeverde «Io ti amo, Harry» confessò con la voce intrisa di dolore «Ma è inutile che io continui ad insistere, vero? Non hai ascoltato niente di quello che ti ho detto» realizzò, lo guardò e capì di avere ragione. Harry era fermo sulla sua opinione, Draco avrebbe potuto anche uccidere Voldemort davanti ai suoi occhi, ma l'altro avrebbe sempre creduto di avere davanti a sé un traditore, un figlio di Mangiamorte, anzi un vero e proprio Mangiamorte. Niente avrebbe potuto fare la differenza in quel momento, Harry era accecato dalla rabbia e dalla delusione.
«Hai già detto a Voldemort degli horcrux? E che cerchiamo un modo per distruggerli?»
«Non ti ho tradito. Ho tradito la mia famiglia per te, ho tradito Lui per te, ma non ho mai tradito te, stupido, idiota di un Grifondoro! Mi stai almeno ascoltando?» urlò a sua volta stanco e provato, perché Harry non lo ascoltava? Perché non gli credeva?
«Non voglio più avere niente a che fare con te» sentenziò, senza rispondere alla sua domanda, allontanandosi da lui. Draco fu preso dal panico e fece un passo verso di lui, afferrandogli le braccia disperato, poteva accettare tutte le urla, le sue parole cattive dettate dalla rabbia, ma non quello. Avrebbe riconquistato la sua fiducia, si sarebbe fatto perdonare, ma se Harry avesse dichiarato la fine della loro storia, allora come avrebbe fatto? Conoscendolo, lo avrebbe evitato per sempre.
«Harry, non mi lasciare, ti prego… riparliamone, sbollisci la rabbia e… cerca di perdonarmi» disse piano, cercando di trattenere i singhiozzi. A cosa si era ridotto? A supplicare Potter di non lasciarlo? Santo cielo, era così patetico, suo padre l’avrebbe già cruciato una decina di volte per questo suo atteggiamento «Per favore, so di aver sbagliato, ma…»
Harry sfuggì dalla sua presa e scosse la testa: «Tra noi è finita» disse con freddezza, prima di andare via. Draco restò fermo, nel corridoio con le mani che gli tremavano e le lacrime che minacciavano di uscire dai suoi occhi. Una cruciatus avrebbe fatto meno male di quel dolore lancinante che sentiva nel petto. Una maledizione avrebbe fatto meno male di Harry che lo lasciava, ed era tutta colpa sua. Dannazione.
«Mi dispiace» sussurrò, prima di rifugiarsi nel primo bagno disponibile per sfogare tutto il dolore che provava. La giornata era iniziata bene, era così felice prima… ma adesso tutto era andato in malora per colpa sua. Una domanda lo perseguitava però, come aveva avuto la lettera? Era certo di averla distrutta e di essersene liberato. Non capiva, non capiva assolutamente cosa fosse andato storto. Si chiuse la porta del bagno alle spalle e si rannicchiò in uno dei cubicoli per non farsi vedere da nessuno, sarebbe stato troppo umiliante se qualcuno si fosse accorto che l’imperscrutabile Draco Malfoy piangesse dopo un brusco litigio con il suo ragazzo o ex, o qualsiasi cosa fossero adesso.
Aveva bisogno di soli cinque minuti da solo, prima di affrontarlo di nuovo e sbattergli in faccia tutta la verità, la sua verità. Aveva bisogno che gli credesse, adesso più che mai.
Non si rese conto di quanto tempo trascorse in quel cubicolo, uscì solo quando sentì che le gambe non avrebbero ceduto dopo qualche passo, era inutile negare che la rottura con Harry avesse spezzato qualcosa in lui, era inutile negare che non avrebbe mai voluto che scoprisse la verità in quel modo, ma ormai era accaduto, quindi cos’altro poteva fare? Doveva solo impegnarsi al massimo per risolvere le cose e dimostrare davvero di essere cambiato, di essere diverso da ciò che credevano tutti, di non essere un traditore. Aveva pianto, sì, ma adesso era il tempo di rimettersi in gioco e tentare in tutti i modi di riconquistare la fiducia di Harry, stavolta senza segreti e senza menzogne. Si avvicinò cauto al lavandino e si lavò il viso, poi si osservò qualche istante, era ridotto male. Come poteva Potter ridurlo così? Lui era davvero capace di provare sentimenti così forti? Doveva smetterla di rendersi ridicolo in quel modo, anche con se stesso, che ne era del suo atteggiamento sicuro e spavaldo? Perché si stava riducendo in quel modo? Potter.
Quasi gli veniva da ridere, lui era cambiato davvero, anche se non tutti se ne erano accorti, lui lo sapeva. Era cambiato nel momento in cui si era reso conto che la sua famiglia avesse sempre seguito gli ideali sbagliati, nel momento in cu si era ritrovato faccia a faccia con Voldemort e ne aveva avuto paura, una paura così profonda da aver mandato all’aria tutti gli anni di educazione severa di suo padre, se ne era accorto nel momento in cui si era tolto la maschera e si era mostrato per quello che era davvero, prima con Harry e poi anche con tutti i suoi amici. E non lo aveva fatto per la missione, ma solo perché gli piaceva, c’era davvero un clima diverso nella sua vita, da quando era amico del magico trio. Beh, non più. Probabilmente Weasley lo stava cercando per ucciderlo o maledirlo. Forse solo Hermione non lo avrebbe affatturato, ma dubitava anche di questo, perché lei era stata chiara: Harry non doveva soffrire a causa sua. E lui lo aveva distrutto, gli aveva spezzato il cuore. Aveva visto le lacrime sul suo viso e gli avevano fatto male. Harry aveva ragione, gli aveva chiesto di essere sincero e lui non l’aveva fatto per paura di perderlo.
Dannazione – tirò un pugno contro il lavandino e decise di smetterla di compiangersi e di fare qualcosa. Quando alzò lo sguardo, però, vide nello specchio il riflesso di Goyle, afferrò subito la sua bacchetta e si voltò verso l’altro ragazzo. Non parlava con lui né con Tiger dall’inizio di quell’anno, che diavolo voleva da lui?
«Quanto sei caduto in basso, Malfoy» commentò quello con tono derisorio e cattivo.
«Che cosa vuoi?»
«Potter ti ha mollato e tu ti rifugi nel bagno a piangere?» domandò l’altro ridendo crudelmente «Sei patetico».
«Che diavolo vuoi da me?» chiese ancora, cercando di mascherare la voce che tremava, non per paura, ma solo per quanto accaduto quella sera. Tutti sapevano che si erano lasciati, si erano messi a litigare nel corridoio. Probabilmente anche Piton aveva sentito tutto e lui aveva rovinato ogni cosa.
«Ti è piaciuta la letterina?» domandò con scherno «Sai, non è stato facile imitare la grafia di tua madre» disse il Serpeverde «Doveva arrivare direttamente a Potter, ma quell’uccellaccio ha sbagliato tavolo ed è arrivata a te, non è stato facile recuperarla dopo che l’avevi gettata» continuò scuotendo la testa «Poi farla trovare a Weasley è stato così divertente» raccontò con un ghigno crudele sulle labbra «La sua reazione è stata così soddisfacente. Credo che se ti avesse visto in quel momento, mi avrebbe tolto il piacere di portare a termine il mio compito».
«Sei stato tu?» chiese «Ma che diavolo ti passa per la mente? Perché hai fatto una cosa del genere?»
«No, è stato Tiger, io ho un compito più divertente» rispose sorridendo malvagiamente, Goyle gli puntò la bacchetta contro «Vedi, sapevo fin dall’inizio che stavi lavorando per il Signore Oscuro, ma credevo fossi fedele. Fino a che non ti ho visto baciare quel mezzosangue» disse quello «Sono andato da Piton, ma lui ha caldamente detto a me e a Tiger di farci gli affari nostri» affermò, Draco restò perplesso; cosa aveva fatto Piton? «Ma non potevamo» spiegò «Ho contattato mio padre e gli ho raccontato ogni cosa, ed eccoci qui, finiremo noi il lavoro al posto tuo».
«Di che diavolo stai parlando? Lo sai che ci sto lavorando!»
«Smettila di mentire, abbiamo sentito tutti il tuo discorso strappalacrime prima, molto commovente» lo derise «Davvero, Malfoy, passi che ti allei con Potter… ma addirittura essere amichevole con una sangue-marcio. Sei un traditore del sangue anche tu» sputò con odio «Per non parlare della tua schifosa tresca con Potter… davvero, patetico e disgustoso» commentò disgustato «Sai che ti dico? Quando avrò finito con te, andrò dritto dal tuo fidanzatino. Sarà un piacere consegnarlo al Signore Oscuro al posto tuo».
A quel punto, Draco impugnò la bacchetta e scosse la testa, non avrebbe permesso a nessuno di nuocere a Harry, anche se lui lo odiava adesso e probabilmente non gli avrebbe mai più rivolto la parola. Lasciò cadere la maschera e puntò la bacchetta contro l’altro.
«Non ti permetterò di fargli del male» disse a denti stretti «Dovrai passare sul mio cadavere».
«Lo farò con molto piacere» lo provocò l’altro Serpeverde «Crucio!»
Draco strinse la presa sulla bacchetta, pronto a lanciare un incantesimo, ma la mano gli tremò. Non sentì neanche l’altro mago lanciare l’incantesimo, ma riuscì a ripararsi sotto al lavandino prima di essere colpito. A quel punto contrattaccò lanciando un incantesimo per disarmarlo. L’incantesimo andò a vuoto, colpendo il muro, ma gli permise di rialzarsi e attaccare di nuovo con uno schiantesimo. Scoppiò una battaglia a colpi di maledizioni, Draco eresse una protezione su di sé, e nel frattempo cercò di contrattaccare l’avversario che sembrava più agile di quel che ricordava. Goyle non era mai stato così bravo durante un duello, anzi, era una schiappa. Chi lo aveva addestrato a duellare in quel modo? E come conosceva tutte quelle maledizioni? Goyle continuava a lanciargli contro maledizioni e Draco riuscì a contrastarlo, fino a che non fu raggiunto da un incantesimo particolarmente potente, che oltrepassò la sua difesa e lo colpì in pieno petto. Gli spezzò il fiato e sentì immediatamente ogni forza venire meno. Crollò per terra sentendo il corpo squarciato da mille lame, il sangue iniziò ad uscire a fiotti dal suo corpo e a spargersi attorno a lui, mischiandosi all’acqua che usciva da un tubo rotto, sentì vagamente un urlo terrorizzato e poi svenne nel suo stesso sangue.
 
 
§§§
 
 
Dopo il litigio con Draco, Harry era tornato subito alla sala comune, ma aveva cercato di ignorare le domande di tutti su come fossero andate le cose con lui. Non voleva che tutti conoscessero gli affari loro, anche se avevano litigato in mezzo ad un corridoio dove tutti li avevano sentiti. Leggere quella lettera aveva spezzato qualcosa dentro di lui, si era sentito uno stupido e un idiota, si era fatto raggirare e neanche se ne era accorto. Avrebbe voluto distruggere tutto in quel momento. Quando iniziò ad accanirsi contro un divano, però, Hermione arrivò a togliergli la bacchetta dalle mani ed esordì con un Dobbiamo parlare. Anche lei era coinvolta, Draco aveva detto che le aveva raccontato tutto… perché a lei sì e a lui no? Non era degno della sua fiducia? La strega non si era accontentata del suo non ne voglio parlare, lo aveva forzato a sedersi sullo stesso divano che aveva tentato di distruggere e aveva iniziato a parlare per un’ora.
Adesso, era ancora nella sala comune di Grifondoro, seduto sul divanetto, mentre lei parlava e gli raccontava del giorno in cui Draco era andato da lei per parlarle e chiederle aiuto. Secondo la ragazza, lui era terrorizzato all’idea di un suo rifiuto, era terrorizzato all’idea di confessare tutto, perché sicuro della sua reazione negativa e del fatto che l’avrebbe messo in pericolo. Harry non riusciva più a capire, non sapeva cosa credere. Era arrabbiato anche con Hermione per non avergli detto nulla. Si sentiva confuso e deluso, aveva detto un sacco di cattiverie a Draco, molte cose non le pensava davvero, era stata la rabbia a spingerlo a dirle. Tuttavia, era davvero ferito dal fatto che non gli avesse parlato, che non gli avesse detto tutto. Avrebbe reagito male? Forse, non lo sapeva.
«Harry, sbollisci la rabbia, ma parlagli» disse per l’ennesima volta Hermione «E soprattutto, ascoltalo».
«Non so cosa fare, Hermione, come faccio a fidarmi di nuovo di lui?» chiese; si era affidato totalmente a lui, gli aveva raccontato delle cose, lo aveva coinvolto nel suo piano per distruggere Voldemort e lui… lui lo aveva solo ingannato? Era stato davvero così? Era andata così? O forse aveva detto la verità quando avevano parlato?
Aveva fatto finta di non ascoltare, ma in realtà aveva ascoltato ogni sua singola parola, era stato sincero, certo, ma anche in quei mesi gli era sembrato sincero… perché non gli aveva detto niente? E perché Hermione non gli aveva detto niente, quando aveva scoperto tutta la verità? Perché doveva essere sempre l’ultimo a sapere le cose?
«Va’ da lui. Chiarisci con lui. Harry, non mentiva».
«Come fai a saperlo?» chiese «Come fai a sapere che fosse sincero?»
«Ha chiesto aiuto a me. Immagina cosa significhi per lui una cosa del genere, era così spaventato dall’idea di deluderti che per proteggerti, è rimasto in silenzio. Ha chiesto aiuto a me, una figlia di babbani, ti rendi conto? Ha cambiato completamente la sua vita, per te».
«Voleva consegnarmi a Voldemort».
«No, ha accettato la missione perché era spaventato» disse lei «So che te ne avrebbe parlato, ma andiamo, Harry, nessuno può fingere di provare dei sentimenti» il moro grugnì «Lo sai che sui suoi sentimenti non mentiva. Parlagli e chiarite questa cosa. Io vi ho visti insieme, siete così innamorati…» disse lei, cercando lo sguardo dell’amico «Ascolta, ti sembro una che difenderebbe Malfoy?» chiese; Harry scosse la testa, già, Hermione non l’avrebbe mai protetto se non fosse stata certa della sua sincerità, ne era sicuro «Anche io all’inizio ero sospettosa, credevo che tramasse qualcosa. Beh, all’inizio era così, ma ha rinnegato tutto ciò in cui ha sempre creduto per te, è andato contro gli ordini di Tu-Sai-Chi» gli disse lei «Lo so che sei deluso e amareggiato, lo sarei anche io, ma… pensaci, è innamorato di te e lo sai anche tu».
«Ci penserò» sospirò prendendosi la testa tra le mani «Davvero ti ha chiesto aiuto?»
«Sì» rispose lei «E ha accettato che parlassimo con la McGranitt» raccontò lei «Pensa che si è scusato davvero per tutti gli insulti che mi ha detto in questi anni e poi si è fatto abbracciare».
«Draco? Da te?» lei annuì; Harry si morse le labbra, allora forse c’era una speranza che non gli avesse mentito? Che non l’avesse ingannato? Che lo amasse davvero? Davvero, era confuso, non sapeva più cosa pensare, cosa fosse vero e cosa no «Mi scoppia la testa».
«Dovresti andare a riposare allora» disse la ragazza «È tardi, sono sicura che domani chiarirete tutto».
«Apprezzo il tuo ottimismo» disse il ragazzo mostrandole un sorriso triste «Ma dopo quello che gli ho urlato contro, penso che sia lui che non voglia più vedermi».
«Siete Potter e Malfoy, vi urlate cose spregevoli da anni» disse lei mettendogli una mano sulla spalla «Sono sicura che supererete anche questa» affermò lei sorridendo «Vedrai che domani andrà meglio».
«Okay, okay… mi fido di te, lo sai».
«Lo so, e credimi non ti mentirei mai. Se avessi pensato che Draco ti stesse usando, te l’avrei detto».
«Già, perché non me l’hai detto?» le chiese «Avresti dovuto dirmi tutto appena lo hai scoperto».
«Ti conosco, se l’avessi saputo da me, sarebbe finita nello stesso modo in cui è andata oggi» spiegò lei «Avrebbe dovuto dirtelo lui, lo so. Stava cercando di essere pronto… Harry, io gli credo, voleva solo proteggerti».
«D’accordo… d’accordo» disse lui scuotendo la testa, per scacciare il fastidio che avvertiva «Vado a letto, allora».
Non fece neanche in tempo ad alzarsi che un urlo agghiacciante ferì l’aria e Mirtilla Malcontenta apparve dal pavimento facendo spaventare a morte Harry. Lei non usciva mai dal bagno in cui era stata uccisa. Che cosa era successo?
«Oh! Harry, Harry è stato terribile!» urlò il fantasma «C’era sangue ovunque! Ho urlato così tanto sperando di essere sentita, ma non arrivava nessuno!»
«Che è successo, Mirtilla?» chiese Harry, sentendo una strana preoccupazione farsi spazio in lui. Il fantasma urlò di nuovo, sibilando un pianto isterico, nello stesso momento in cui Neville, bianco come un lenzuolo, entrò velocemente nella sala comune, inseguito da un altrettanto sconvolto Blaise che quasi faticava a respirare.
«È Draco!» urlò il fantasma sparendo di nuovo nel pavimento. La pessima sensazione aumentò, era successo qualcosa a Draco? Perché Mirtilla sembrava tanto spaventata e perché Neville e Blaise correvano verso di lui? 
«Harry! Harry!» urlò il Grifondoro «Devi correre in infermeria!»
«Che succede, Neville?»
«Si tratta di Draco, Potter» rispose Blaise con la voce che tremava «Lo hanno aggredito nel bagno, è ridotto male, Pansy è con lui, è incosciente, la Chips dice che potrebbe non farcela».
«C-Cosa?» chiese «Chi è stato?»
«Goyle» rispose il Serpeverde «Abbiamo già allertato gli Auror, Piton e la McGranitt se ne sta occupando» comunicò Blaise «Ma non c’è tempo per questo, vai da lui».
«No, noi…»
«Potter! Me ne frego dei vostri problemi di coppia, il mio migliore amico potrebbe morire stanotte, e tu sei l’unica persona che vorrebbe vicino!» gli urlò contro Blaise. Neville subito lo sostenne e lo strinse in un abbraccio dolce. Il Serpeverde si appoggiò a lui e trattenne un singhiozzo, rivolgendo a Harry uno sguardo supplichevole.
«Harry, qualsiasi cosa sia successa tra di voi… adesso non è il momento di pensarci, affronterete le cose quando starà meglio» gli disse Neville con aria mesta «Ma adesso Draco ha bisogno di te».
Harry si guardò intorno, lanciò uno sguardo a Hermione che annuì e poi, senza dire niente, corse via dalla sala comune, cercando di raggiungere in fretta l’infermeria. Improvvisamente il litigio, il come fosse iniziata la storia tra di loro, e tutto il resto non contavano più. Non gli importava più di nulla, se non di Draco in pericolo di vita.
Corse più velocemente possibile e quando raggiunse l’infermeria, il suo cuore parve fermarsi. Madama Chips parlava con la McGranitt, scuoteva la testa e mormorava povero ragazzo, Pansy piangeva accanto al biondo, gli stringeva la mano e lui era disteso sul lettino, privo di sensi, pallido e con numerose bende ad avvolgerlo. Harry si avvicinò a lui in poche falcate e cadde sulle sue stesse ginocchia, sconfitto, sentendo gli occhi bruciare. Non poteva aver perso anche Draco.



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Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!
 
Buon weekend people!
Aspettavate con ansia questo capitolo, vero? Ehehe, io sì, perché anche se aspettavo da parecchio di far pomiciare Harry e Draco come se non ci fosse stato un domani, ho sempre saputo che per essere una vera relazione Harry dovesse scoprire prima la verità su Draco. Perché li ho fatti pomiciare prima? Semplice, per il dramma che sarebbe scaturito dopo ahahah ops, sono un pochino crudele, vero? Naaaah.
Per ragioni di trama Harry scopre degli horcrux molto prima rispetto al libro e scopre anche altre cose molto prima, vedrete! (Come ho segnalato negli avvisi iniziali, da qui in poi le cose accadono in maniera diversa, anche se ho mantenuto alcune cose canoniche, che scoprirete più avanti LOL).
Nessun Sectumsempra è stato usato su Draco, ma un’altra maledizione che non esiste nel canon e che Goyle ha imparato da suo padre durante le vacanze di Natale, ricordiamo che non solo Lucius Malfoy è un Mangiamorte, ma anche il padre di Goyle e quello di Tiger, mi dispiace non tutti i Serpeverde sono come Blaise LOL
Piton non ha insegnato il Sectumsempra a Goyle, vi basta sapere questo per ora lol
Vi aspettavate che fosse Ron a sgamarlo? E che dietro tutto ciò si celassero Tiger e Goyle? Uhuh.
(Ah, sì. Ron si sentirà una merda perché gli mancavano delle informazioni fondamentali, ma stava cercando di proteggere il suo migliore amico, suvvia.)
Eeeeh, Draco è in infermeria (in origine lo scontro doveva avvenire tra Harry e Draco, ma Draco non avrebbe reagito contro di lui, e comunque Harry in questa storia non conosce il Sectumsempra, quindi!) e Harry non ha preso bene il tradimento, gli ha detto un sacco di cose cattive, anche se non le pensa davvero. Eh, beh. Vi avevo avvisato che non l’avrebbe presa molto bene lol Harry è arrabbiato anche con Hermione, perché non gli ha detto la verità su Draco, ma i chiarimenti arriveranno nel prossimo capitolo :D dovrete aspettare un’altra settimana ahah altrimenti questo capitolo sarebbe stato di tipo 22 pagine e 20.000 parole. Già è lungo così lol
Comunque, Harry non resterà a lungo arrabbiato con Draco anche perché è preoccupato per lui e per il fatto che potrebbe morire; OPS. Prossimo capitolo, chiarimenti Drarry e Silente farà la sua comparsa (finalmente, direte lol)
Ci stiamo avvicinando alla fine della “prima parte” di questa storia. Tra qualche capitolo entreremo nella “seconda parte” (non temete sarà un’unica storia ahah)
Intanto io vi saluto e vi do appuntamento alla prossima settimana con l’ottavo capitolo, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che continuino a piacervi anche i prossimi!
Ringrazio come sempre chi ha recensito il capitolo precedente lilyy e ElenSofy, chi ha recensito i vecchi, chi continua ad aggiungere la storia tra le preferite/seguite/ricordate (aumentante e ne sono molto contenta!) e chi continua a leggerla silenziosamente (anche voi aumentate, e mi fate molto felice) ^^
A presto, people!
 
Fatto il misfatto!

 

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Capitolo 8
*** 8. Bad liar (Trust me, darling). ***


Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, meritavano di meglio, quindi ho deciso di dargli io ciò che meritavano; ma non ci guadagno nulla da tutto ciò, niente è finalizzato ad offendere qualcuno (solo a dare loro il finale che piace a me :D) e io ci perdo solo la faccia con queste cose.

Avviso: I personaggi tendono ad essere OOC (soprattutto Draco con l’andare avanti della storia, perché subisce un cambiamento radicale) tutti loro sono basati sui miei headcanon!

Nota bene: La storia parte dal sesto anno, tenendo conto di alcuni avvenimenti accaduti fino al quinto, in seguito proseguirà con alcuni riferimenti al settimo libro, tuttavia gli avvenimenti sono anacronistici rispetto ai libri.

Enjoy the show!


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Twist of Fate

8. Bad liar (Trust me, darling)




Harry restò in infermeria accanto a Draco per tutta la notte, anche quando gli comunicarono che era fuori pericolo; pur sentendosi sollevato per la buona notizia, il prescelto non si mosse da lì, temendo che il Serpeverde potesse essere attaccato di nuovo. Teneva delicatamente una mano del biondo nella sua e ogni tanto ne accarezzava il dorso, aspettando pazientemente che si svegliasse. Madama Chips aveva detto che era normale che dormisse dopo le ferite che aveva riportato e gli aveva assicurato che si sarebbe svegliato entro qualche giorno: Draco era vivo, ma aveva riportato troppi danni e stava guarendo lentamente. Harry si era subito proposto di stargli accanto e lei non aveva avuto niente da ridire in merito, aveva visto la disperazione sul volto dello studente. «Mi prenderò cura di lui» promise lui, restando accanto al biondo. Il suo corpo era fasciato da larghe bende macchiate di rosso in alcuni punti. Dire che Harry si sentiva in colpa, era un eufemismo: era colpa sua, se Draco era rimasto da solo in giro e se era stato aggredito, se lui non si fosse arrabbiato in quel modo, se non avesse permesso all’orgoglio di avere la meglio su di lui, non sarebbe successo nulla, perché se fosse stato con lui, lo avrebbe protetto, avrebbe preso quella maledizione su di sé, non avrebbe mai permesso a qualcuno di fargli del male. Con quale incantesimo era stato colpito? Non ne conosceva nessuno che produceva tutte quelle ferite. Fortunatamente, Blaise e Neville, che passavano di lì, allertati dalle urla di Mirtilla Malcontenta, lo avevano soccorso, portato in infermeria, allertato gli Auror e chiamato immediatamente la professoressa McGranitt che aveva provveduto a sospendere l'aggressore. Goyle aveva aggredito Draco, perché quest'ultimo aveva disobbedito a Voldemort. La realizzazione e la consapevolezza di ciò colpirono il Grifondoro come un bolide in piena testa, facendolo sentire più colpevole. Avrebbe dovuto capirlo prima di trattare il suo ragazzo in quel modo. Era come se lui avesse lanciato l’incantesimo.
«Mi dispiace» sussurrò, stringendogli la mano «Avrei dovuto crederti, non saresti dovuto restare da solo in quel bagno…» disse a bassa voce «Resterò qui fino a che non ti sveglierai, lo prometto» aggiunse «Dobbiamo parlare di un sacco di cose. Scusa per quello che ti ho detto, non lo pensavo davvero». Draco non rispose, né aprì gli occhi e Harry sospirò «Va bene. Riposa adesso, non sia mai che io tolga a un Malfoy il suo pisolino di bellezza» mormorò, trattenendo un singhiozzo «Ti sveglierai quando sarai guarito, ho capito» sussurrò, dandogli un delicato bacio sulla fronte. Poi gli somministrò una delle pozioni prescritte dalla medimaga, gli sistemò le coperte sul corpo e appoggiò la testa vicino alla sua, stringendogli la mano. Non si mosse da lì per tutta la notte; vegliò su di lui fino a che il sonno non lo vinse, ma restò comunque all’erta, in caso qualcuno decidesse di finire il lavoro di Goyle.


Dopo tre giorni, Draco era ancora lì privo di sensi e Harry era al suo fianco, si sentiva impotente e inutile, non sapeva come aiutarlo, se non cambiandogli le bende e somministrandogli le pozioni. Avrebbe voluto fare di più per aiutarlo, avrebbe voluto avere il potere di guarirlo. Ogni tanto gli controllava il respiro, giusto per vedere se respirasse ancora o meno, temeva di perderlo senza potergli parlare, senza potersi scusare con lui per tutto il casino che aveva fatto, per averlo messo in pericolo.
Silente e i professori avevano chiuso un occhio sul fatto che stesse perdendo delle lezioni, ma lui non poteva allontanarsi da lì, era troppo preoccupato: teneva nervosamente la bacchetta in una mano, si guardava intorno sospettoso, temendo che qualcuno potesse arrivare e far del male al biondo, quando era ancora vulnerabile.
«Harry» la voce di Hermione lo fece sobbalzare e il ragazzo si voltò verso di lei con gli occhi sbarrati e la bacchetta tesa in avanti, in una mossa istintiva di difesa.
«Hermione, dannazione!» esclamò, riconoscendola e tirando un sospiro di sollievo «Non comparirmi così alle spalle…»
«Scusa» disse lei, poi gli porse un pacchettino «Ti ho portato qualcosa da mangiare. Non sei venuto a fare colazione, né a pranzo» affermò lei premurosamente, il giorno prima era stato Neville a portare del cibo a Harry, quello precedente Blaise, che aveva approfittato per controllare le condizioni del suo migliore amico «Non credo che Draco desideri questo per te».
Lui alzò gli occhi al cielo e sbuffò «Non me ne vado, finché non si sveglia. Non posso lasciarlo solo, potrebbero aggredirlo di nuovo».
«Lo so che sei spaventato, ma ci siamo anche io, Ron, Pansy, Neville e Blaise. Possiamo darti il cambio, così magari faresti una doccia ogni tanto».
Harry sbuffò di nuovo «Ho usato un incantesimo di pulizia, tranquilla» la sua mano non lasciò quella di Draco e Hermione guardò con dolcezza le loro mani unite. Le faceva tenerezza vedere Harry così preoccupato, lo stesso Harry che, appena prima dell’aggressione del biondo, era così arrabbiato da affermare ad alta voce di non voler avere più niente a che fare con lui. «Comunque se volete venire da lui, potete venire, non è che vi ho chiuso fuori. Ma io non vado via».
«Come preferisci» disse lei sorridendo mestamente «Mangia qualcosa però. Altrimenti non potrai proteggerlo».
«D’accordo» acconsentì accettando il fagotto che l’amica teneva tra le mani «Che hai preso?»
«Tutte le tue cose preferite» rispose lei sorridendogli dolcemente «Sono riuscita a prenderle prima che Ron aggredisse tutto il banchetto con la sua grazia da elefante».
Harry ridacchiò e aprì il pacchetto «Hai preso anche la torta alla melassa, sei la migliore, Herm!» esclamò il moro, iniziando a mangiare le cose che l’amica gli aveva portato, la guardò con serietà «Scusa, sono chiuso qui con Draco e ti ho lasciata sola lì fuori. Come vanno le cose?»
Lei si strinse nelle spalle «La ricerca sugli horcrux procede bene, io e Ron cerchiamo un modo per distruggerli».
«Vi parlate di nuovo?» chiese, lei annuì sorridendo. Dopo la rottura con Lavanda, Ron aveva tenuto a distanza Hermione, Harry sapeva il motivo, perché anche lui era confuso sui suoi sentimenti «La smetterete mai di litigare come una coppia sposata?» chiese. Lei gonfiò le guance indispettita e arrossì «Scusa, pessima battuta, ma ammettilo è così» continuò il moro, poi le sorrise «Anche Ron è molto confuso. Io sono certo che provi qualcosa per te, ma non riesce ancora ad ammetterlo».
«Come si fa?» chiese lei guardando Draco «Come fai a capire quando sei davvero innamorato di qualcuno?»
«Io… beh, con Draco è complicato. Ci siamo odiati per così tanto… quando l’ho conosciuto davvero, è stata una sorpresa e ad un certo punto è stato inevitabile. Ci sono stati diversi segnali, ma poi… poi l’ho guardato e ho pensato. Ehi, sono innamorato di questo ragazzo!» disse sorridendo «Poi lui mi ha baciato e tutto il mio mondo ha avuto un senso, sai… come se non aspettassi altri che lui per essere felice» fece, accarezzando delicatamente con un pollice il dorso della mano del biondo.
«Vorrei che fosse così facile anche per me» sospirò.
«Vedrai che se Ron non si accorgerà dei tuoi sentimenti per lui, troverai comunque qualcuno che ti farà sentire speciale. Insomma, tutti meritano qualcuno che li renda felici, no?»
«Sì, hai ragione» Hermione lo abbracciò delicatamente e Harry la strinse forte, in un abbraccio carico d’affetto «Grazie, adoro parlare con te, mi fai sentire sempre meglio».
Harry le sorrise dolcemente e le diede un bacio tra i capelli «Ma ti pare. Tu ci sei sempre per me, non riuscirei a non fare lo stesso per te, neanche volendo» disse accarezzandole la schiena «Sai che ti voglio bene».
«Te ne voglio anche io» affermò lei sciogliendosi dall’abbraccio «Pensaci a quella cosa della doccia e di fare un pasto decente» gli disse alzandosi «Adesso devo andare, se hai bisogno di qualcosa, fammi sapere».
«Ti ringrazio».
«Ah, un’altra cosa» disse lei, Harry la guardò per incitarla ad andare avanti «Appena Draco starà meglio, mi aspetto che entrambi facciate la vostra parte, avete lasciato tutto il lavoro a me e a Ron!» esclamò. Il ragazzo ridacchiò e annuì; Hermione gli sorrise e così com’era arrivata, andò via.
Dopo di lei, arrivò Blaise che restò un po’ con Draco, Harry si allontanò dal letto solo cinque minuti, il tempo di sgranchire le gambe, ma comunque non troppo lontano, e anche il Serpeverde gli disse di prendersi una pausa, che poteva restare lui per un po’ con Draco; ma Harry rifiutò e riprese posto accanto al suo ragazzo. Poi, poco prima del coprifuoco, arrivò anche Ron, che lo raggiunse e si scusò con lui per aver puntato il dito contro il biondo e di averlo accusato ingiustamente.
«Non ci stavo con la testa» disse il rosso «Ti credevo in pericolo, Harry» spiegò «Quando ho letto quella lettera, ho davvero pensato che Malfoy ti avesse tradito. Non credevo che… fosse cambiato così tanto» ammise con un sospiro «Non è neanche male, se impari a conoscerlo, mi dispiace, avrei dovuto parlarne civilmente».
«Lo so, Ron, so che non l’hai fatto con cattiveria» disse Harry «Draco avrebbe dovuto dirci la verità».
«Sì, ma… sai, parlando con Hermione, ho capito il suo punto di vista… insomma, aveva paura» affermò il rosso «Merlino, sto giustificando Malfoy…» fece scuotendo la testa; Harry ridacchiò sottovoce «Me la sono presa anche con te, non avrei dovuto» continuò Ron, mordendosi il labbro «Se non fosse stato per me, lui non sarebbe stato attaccato, vero?»
«No, Ron, non ci pensare nemmeno» disse il moro «Quello è stato per colpa mia. Sono una calamita per i guai. Chi mi sta vicino fa sempre una brutta fine» ammise, abbassando la testa, sentiva le lacrime premere per uscire dai suoi occhi; ci pensava da giorni, da mesi in realtà, e adesso ne aveva avuta la conferma.
«Di che diavolo stai parlando?» chiese Ron.
«Beh, succede di continuo. Tu al primo anno hai rischiato di morire su quella scacchiera, Ginny al secondo perché Voldemort voleva riaprire la camera dei segreti, Hermione è stata pietrificata… Cedric è morto durante il torneo, Sirius è morto, tuo padre è stato ferito a morte…» spiegò tutto d’un fiato «Adesso Draco è stato aggredito…» deglutì «Sono una calamita per i guai, non dovreste starmi così vicino, finirò per farvi uccidere».
«Harry, non osare darti la colpa di quello che è successo» disse Ron con il tono serio «Non è colpa tua. Hai un pazzo alle calcagna che ti vuole morto, tu non hai alcuna colpa, okay? Io e Hermione abbiamo deciso di starti accanto fin dal primo anno, perché ti vogliamo bene e perché sei il nostro migliore amico e abbiamo accettato i rischi di tutto questo. E non ti lasceremo da solo adesso che le cose si stanno facendo ancora più difficili». Harry tenne lo sguardo basso e non rispose, non credeva alle parole di Ron, ma non disse nulla. «Anche lui. Insomma ci è arrivato dopo un po’ di tempo, ma si è unito a te perché crede in te e, che Merlino mi maledica, se non è così, perché ti ama davvero» disse il rosso «Sono state le nostre scelte a portarci dove siamo ora. Non è colpa tua, okay?» Harry annuì, non molto convinto, ma grato per quelle parole. Ron era davvero il fratello che non aveva mai avuto e di cui aveva sempre avuto bisogno.
«Grazie» disse all'amico in un sussurro commosso, poi lo abbracciò forte e lasciò che il rosso facesse lo stesso. Cercò di scacciare via dalla mente l’ipotesi che Draco potesse non risvegliarsi e si costrinse a pensare positivo, anche se gli veniva abbastanza difficile in quel momento.
«Si riprenderà e lo prenderò a pugni lo stesso, non doveva nasconderti le cose» dichiarò Ron, facendo ridacchiare Harry, che riuscì a rilassarsi un po'. «Lo sai che a me sta bene tutta la storia, insomma di te e di Malfoy, se lui non ti pugnala alle spalle» aggiunse poi.
«Lo so, Ron, ti ringrazio per averlo detto».
Era una situazione un po’ strana per lui. Non gli era mai capitato di sentirsi così giù di morale, ma aveva solo sedici anni e già aveva perso troppe persone o comunque rischiato di perderle e non voleva perdere anche Draco, non quando avevano ancora troppe cose da fare insieme – il biondo non aveva ancora deciso quale partita Harry avrebbe dovuto perdere, per riscattarsi dell’aiuto che gli aveva dato in pozioni, ad esempio. Non riusciva a pensare lucidamente, ma per fortuna c’erano i suoi migliori amici che riuscivano sempre a dargli una parola di conforto e a tirarlo fuori dai baratri senza fondo che la sua mente era in grado di creare.
Quando anche Ron andò via («Ricerche con Hermione» aveva detto frettolosamente «Se arrivo tardi, mi affattura e sai bene che è meglio affrontare basilischi e dissennatori, piuttosto che Hermione Granger infuriata») Harry rimase solo con Draco, e si prese cura di lui, come faceva già da tre giorni. Doveva essere sera, perché improvvisamente si sentì così stanco che desiderò solo dormire. Appoggiò la testa sul cuscino vicino a quella di Draco e gli diede un leggero bacio sulla guancia. «Ti sveglierai domani?» domandò in un sussurro, prima di addormentarsi. Le loro mani erano ancora strette l’una all’altra, nella presa gentile di Harry. Draco mosse appena le dita, sentendo il sussurro del suo ragazzo e un piccolo sorriso increspò le sue labbra, ma il Grifondoro non se ne accorse perché era sprofondato in un sonno abbastanza inquieto, ma senza alcun sogno. Aveva solo bisogno che Draco si risvegliasse, che gli sorridesse di nuovo e magari lo abbracciasse o lo baciasse, poi avrebbe ripreso in mano tutta la situazione e il suo destino e tutto il resto.
La sua vita non era mai stata facile, fin da quando ne aveva memoria, già gli erano stati strappati i suoi genitori senza che potesse conoscerli, poi aveva conosciuto il suo padrino e anche lui gli era stato portato via, adesso aveva Draco… perché dovevano portargli via anche lui?
«Ti prego, ti prego» sussurrò nel sonno «Ti prego, svegliati…»
 
 
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«Non si è ancora svegliato?» Pansy entrò in punta di piedi quella mattina, Harry era ancora mezzo addormentato accanto al biondo e le rivolse un sorriso triste, prima di scuotere la testa.
«Purtroppo no» rispose lui mestamente rimettendosi dritto «Fa progressi, però. Ieri sera, mi è sembrato che mi stringesse la mano» spiegò «Non so se è stata la mia immaginazione o la mancanza di sonno, ma potrebbe averlo fatto» disse trattenendo un singhiozzo «Vorrei solo che sapesse che mi dispiace. Ero arrabbiato, ma non volevo che gli capitasse questo».
«Lo so, Potter» la Serpeverde si sedette al capezzale dell’amico, di fronte al moro «Stai tranquillo, Draco è un osso duro». Harry annuì incapace di dire altro «Sai che al quarto anno avevo una cotta pazzesca per lui?» chiese retoricamente Pansy, per spezzare il silenzio «Oh, ero così felice di essere andata al Ballo del Ceppo con lui. Ma… lui per tutta la sera non fece che guardare verso di te, lamentandosi del fatto che tutte le attenzioni fossero su di te» raccontò la ragazza con una punta di malinconia nella voce «“Guardalo, è più basso della sua dama. Poteva mettersi lui le scarpe alte.” “Potter sembra un troll di montagna, ha pestato più piedi lui di Paciock.” “Ma davvero ha indossato quel completo sformato? Con tutti i galeoni che ha poteva acquistarne uno migliore.” “Oh guarda, Potter e la sua stupida accompagnatrice. Non sa neanche ballare e gli occhi di tutti sono su di lui.” “Grazie al cielo si è tolto dalla pista, ora gli faccio vedere io come si balla.”» disse la ragazza imitando la voce dell’amico, trattenendo una piccola risata «Onestamente, quella sera non tolse gli occhi da te, nemmeno un secondo, ero così gelosa! Penso che abbia sempre avuto una cotta per te. Ma non l’aveva mai ammesso prima di quest’anno. Sa mascherare bene i suoi sentimenti, è capace di mascherarli persino a se stesso».
Harry era rimasto in silenzio, ma l’aveva divertito il racconto di Pansy, soprattutto le frasi gentili che Draco gli aveva rivolto; non credeva che lo avesse osservato tanto.
«Perché mi racconti questo?»
«Per farti capire che Draco è sempre stato ossessionato da te» rispose lei «Hermione mi ha detto tutto» disse la ragazza «Capisco perché Draco non mi abbia detto niente, in fondo, i miei genitori sono frequentatori di casa sua. Temeva che potessi correre da loro» sospirò «So che Draco avrebbe dovuto dirti la verità, ma era spaventato. Tu non saresti spaventato, se avessi vissuto un’estate intera in compagnia di un vero e proprio incubo?» lui annuì, incapace di fare altro «È arrivato qui con un obiettivo: salvarsi la vita. Poi gli sei capitato tu tra capo e collo e... è cambiato. Si è innamorato di te e… non l’avevo mai visto così, sai? Era sereno quando eravate insieme, era abbastanza felice. Io non l’avevo mai visto così spensierato, sembrava che con te potesse risolvere tutti i suoi problemi».
«Pansy, ascolta…»
«No, dannazione, ascoltami tu. Draco era così spaventato che non ha detto a nessuno della sua missione, neanche a noi. Blaise l’ha scoperto per caso, perché ha sentito Piton che gli parlava in toni non amichevoli. Aveva il fiato sul collo, cercava di salvarsi e di salvare te. Lascia che ti spieghi come stanno le cose, quando si sveglierà, okay?»
«Lo ascolterò. Te lo prometto» disse il ragazzo con un sospiro «Ero ferito, forse lo sono ancora, ma… lo ascolterò. So che non mi ha tradito, ero solo troppo nervoso, quando ho avuto quella lettera».
Pansy annuì, sollevata dal fatto di essere stata ascoltata «Va bene, voglio fidarmi di te» gli disse «Sappi che, a parte qualche radicale che non ci ha ascoltato, noi Serpeverde ne abbiamo parlato, dopo l’aggressione di Draco, siamo dalla tua parte. Non permetteremo a Tu-Sai-Chi di vincere. Anche chi di noi ha Mangiamorte in famiglia, come me, Blaise e Theo, si ribellerà» promise la ragazza.
«Ti ringrazio, io… sono contento che abbiate deciso di seguire un’altra strada».
«Questo è merito tuo e di Draco, se voi non foste messi insieme, probabilmente adesso saremmo ancora nemici» ridacchiò «Voi e la vostra storia alla Romeo e Giulietta!» esclamò lei divertita «Sul serio, insieme siete pericolosi se avete fatto alleare due tra le case storicamente rivali, pensate che altro potrete fare!»
«Tu conosci quella storia?»
«Draco ne ha una copia nascosta nella sua camera. Ha chiesto alla professoressa di Babbanologia se ne avesse una. E lei gli ha regalato una delle sue copie. Sembrava felice di vedere uno studente così interessato alla letteratura babbana» spiegò la Serpeverde.
«E tu come sai tutte queste cose?» chiese Harry.
Pansy ghignò: «Ho trovato il libro nel suo baule e gliel’ho fregato per leggerlo, poi mi sono fatta raccontare come l’avesse avuto. Era così imbarazzato dal fatto che gli piacesse una storia d’amore babbana» spiegò lei, ridacchiando «Non ha voluto dirmi perché fosse interessato a quella storia. Sono certa che ci sia lo zampino di Hermione».
Harry arrossì e scosse la testa: «Credo sia colpa mia» ammise con aria colpevole «Abbiamo scherzato una volta sul fatto che una relazione Grifondoro/Serpeverde potesse essere un richiamo a quella storia, ma… Ma non mi aveva detto di averne una copia».
«Draco Malfoy riesce sempre a lasciare le persone senza parole. Persino il grande e prode Harry Potter!» esclamò lei «Meritate una possibilità, davvero. Possibilmente, senza che noi dobbiamo venire al vostro funerale».
«Farò in modo che non accada».
«Ottima scelta» disse la giovane strega sorridendo, poi si alzò, posò una confezione di cioccorane sul piccolo vassoio pieno di doni di pronta guarigione «Quando si sveglia digli che ho intenzione di affatturarlo per essere stato un tale idiota».
«Mettiti in fila» scherzò Harry «Ciao Pansy e grazie».
«A buon rendere, Potter» lo salutò lei. «Ehi Dray, vedi di svegliarti presto, okay?» fece rivolta all’amico «Dobbiamo prendere a pugni Potter per aver rotto il tuo bel nasino aristocratico» affermò, prima di uscire dall’infermeria.
Harry credeva di essere finito in una strana dimensione parallela, non credeva che la sua relazione con Draco portasse un tale cambiamento nella scuola. Non solo le case si erano alleate contro un comune nemico, ma tra di esse c’era anche Serpeverde, era sorprendente.
«Ehi» mormorò prendendo la mano di Draco «Hai visto che cosa abbiamo combinato? I nostri amici hanno coinvolto altri nella causa. Non siamo soli, sai?» gli accarezzò il dorso della mano con il pollice «Mi manchi, Draco, potresti svegliarti, per favore?»
Spesso quando lo guardava lì, disteso, privo di sensi, Harry aveva voglia di piangere, poi si ricordava che doveva essere forte anche per lui, per tutti quelli che adesso erano coinvolti nella guerra e non poteva permettersi di essere debole, neanche in quel momento. Non passava ora in cui non si sentisse in colpa per quanto accaduto al biondo, e spesso si chiedeva se per lui valesse la pena essere stato massacrato per essere rimasto dalla sua parte. Non aveva più dubbi a riguardo, Draco non era un traditore. Gli strinse più forte la mano, cercando di dargli la forza per risvegliarsi, sperando che bastasse quel gesto per cancellare le brutte parole che gli aveva rivolto e il disprezzo che gli aveva vomitato addosso.
«Lo sai, vero, che non pensavo quelle cose che ti ho detto?» chiese trattenendo un singhiozzo «Non sei un mangiamorte, lo so, lo so, ma ti prego svegliati…»
Una lacrima sfuggì al suo controllo e cadde sul polso del biondo, Harry si affrettò a ricacciarle indietro, stava per allontanare la mano da quella del ragazzo, per asciugarsi il viso, quando la sua mano fu trattenuta. Draco gli stava stringendo la mano.
«Draco?» lo chiamò il moro, alzò lo sguardo sul viso del biondo «Draco!» esclamò vedendo un leggero movimento dietro alle sue palpebre. Un debole sorriso comparve sul volto del Serpeverde, che emise un rantolo e aprì lentamente gli occhi, quando rivide quegli occhi grigi aperti, Harry si sentì leggermente più sollevato.
«Ha-Harry…» soffiò con voce roca.
«Shhh, shhh, non ti affaticare» mormorò mettendogli una mano sulla spalla «Vuoi dell’acqua?» il biondo annuì e richiuse gli occhi perché era ancora troppo confuso e dolorante «No, no, non dormire di nuovo, ecco…» Harry si allungò e riempì un bicchiere con dell’acqua per lui; aiutò Draco ad alzare il busto dal letto e afferrò il bicchiere, portandolo alle sue labbra, reggendogli la testa con una mano. Draco bevve avidamente tutto il contenuto di esso e respirò pesantemente prima di riaprire gli occhi e puntarli su Potter.
«Sei qui…»
«E tu sei sveglio» disse abbracciandolo di slancio, un leggero gemito di dolore lasciò le labbra del biondo, che non si sottrasse all’abbraccio «Scusa» fece Harry, allentando solo un po’ la presa «Mi hai fatto morire di paura…»
«Io… Harry…» Draco era ancora confuso e intontito dalle pozioni «Che fai…? Non ti faccio schifo?»
«Cretino, stai zitto, solo… zitto» sussurrò. Draco pensò bene di ascoltarlo, non tanto perché volesse, ma perché non aveva la forza di ribattere o di ribellarsi. E poi neanche voleva separarsi da lui. Lasciò semplicemente che Harry lo stringesse, fingendo per un momento che tra di loro non fosse accaduto nulla e che tutto fosse a posto, godendo di quel pizzico di fortuna che aveva avuto: era ancora vivo, dopotutto. Anche se era stato fuori combattimento per un po’, ricordava tutto ciò che gli aveva detto l’altro ragazzo e faceva ancora male quella consapevolezza.
Quando Harry si staccò dal loro abbraccio, Draco lo guardò confuso. Credeva di aver sognato, quando era privo di sensi, gli sembrava di sentire la voce del moro, ma credeva che fosse colpa della sua immaginazione o delle pozioni che gli stavano dando. Non credeva che lui fosse realmente lì, in carne ed ossa. Il Grifondoro lo aiutò a stendersi di nuovo.
«Cerca di non riaddormentarti, chiamo Madama Chips per farti controllare». Era agitato, si vedeva lontano un miglio, e Draco in quei mesi aveva imparato a conoscerlo bene; Harry non sapeva mascherare così bene le sue emozioni come credeva, almeno non davanti a lui.
«Harry» lo chiamò piano, mettendogli una mano sul braccio «Non andartene…»
«Non vado da nessuna parte» promise.
«Stai bene…? Noi dobbiamo…»
Lui annuì frettolosamente «Ti prometto che dopo parliamo, ora ho bisogno di sapere che stai bene». Fu in quel momento che Draco se ne accorse, tutto il volto di Potter era pervaso da una ruga di terrore, preoccupazione e altre emozioni che non riuscì a comprendere. Annuì leggermente e gli lasciò il braccio, facendo ricadere pesantemente la mano sul lettino; Harry non impiegò molto ad alzarsi e ad andare a chiamare la medimaga che accorse subito. Harry le stava dicendo che Draco si era appena svegliato e altre cose che il biondo non capiva bene, si sentiva ancora interamente a pezzi e intontito, l’ultimo ricordo che aveva era Goyle che lo aggrediva nel bagno, dopo il suo litigio con Harry. Si era difeso, ma era già provato e non era riuscito a schivare l’ultimo attacco, quello che gli era stato quasi fatale.
La medimaga lo visitò e le vide un sorriso di sollievo sul volto, gli fece prendere un’altra pozione e poi disse che sarebbe tornata a controllarlo dopo. «Ti lascio in buone mani, signor Malfoy, il signor Potter qui presente è stato un ottimo infermiere, potrebbe addirittura avere una carriera in quel campo!» esclamò lei, sparendo dall’infermeria per andare a chiamare il preside ed informarlo che lo studente si era ripreso dall’incoscienza. Il moro arrossì davanti alle parole della donna e fece un gesto con la mano, a Draco parve la cosa più adorabile del mondo in quel momento. Harry sapeva essere sempre umile, in qualsiasi circostanza. Ringraziò la donna e sistemò i cuscini dietro la schiena di Draco e gli porse altra acqua «Hai fame? Ti faccio portare qualcosa?» gli chiese poi.
«Non ora» rispose il biondo «Harry… è successo qualcosa mentre ero incosciente? Perché sei qui?»
«Perché… quando mi hanno detto che eri stato aggredito…» il moro si torturò le mani a disagio «Ho temuto di perderti e tutto è passato in secondo piano. Non me ne frega niente di quella lettera, né del perché è iniziata, non voglio perderti, Draco» disse con sincerità, Draco restò colpito dalle sue parole «Ti hanno aggredito perché hai tradito Voldemort, vero?» il biondo si ritrovò ad annuire ed Harry sospirò «Lo so che sono stato un ignobile bastardo con te, quel giorno, quando abbiamo litigato» disse dispiaciuto «Credo di aver esagerato, non pensavo niente di ciò che ho detto e mi dispiace, ero accecato dalla rabbia».
«Harry…»
«No, Draco, ascolta. Ho esagerato, ti ho detto cose terribili e non lo meritavi. Non ti ho neanche ascoltato per la rabbia, sentivo le parole che dicevi, ma non ascoltavo davvero… ero completamente accecato. Non ragionavo più e ho parlato senza pensare. So di essere imperdonabile, per quello che ti ho detto, ma so che non sei un seguace di quel pazzo».
«Non potrei mai esserlo… non ora comunque».
«Già… ora sei una persona migliore. Hermione non fa che dirmi quanto tu sia cambiato. E Pansy vuole picchiarmi per il pugno che ti ho dato».
«Oh aspetta solo che mi alzi da questo letto, San Potter e ti renderò il favore».
«Non aspetto altro» ribatté il grifone, poi con delicatezza gli diede un bacio tra i capelli «Ora cerca di riprenderti. Sei stato fuori gioco per quasi cinque giorni. Capisco i pisolini di bellezza, ma tu esageri!»
Draco ridacchiò, ringraziando Merlino e Morgana per avergli reso una cosa semplice nella vita, almeno con Harry non avrebbe dovuto combattere ancora.
«Però… prima di vendicarmi, ti racconterò ogni cosa, Harry» disse Draco «Tutto. Te lo giuro, non tralascerò niente, meriti di sapere la verità e… che sono dalla tua parte perché sei tu e perché provo cose profonde per te».
«Va bene» concesse sorridendo. Si abbassò su di lui per dargli un bacio sulle labbra e fu quello il momento in cui il preside Silente decise di entrare nell’infermeria, beccandoli esattamente nel momento in cui Draco si sporse verso Harry per ricambiare il bacio con gioia.
«Ah l’amore! La magia più pura e genuina che solo i più giovani possono comprendere a pieno!» i due ragazzi si separarono immediatamente rossi in volto «Non badate a me».
«P-Professore! Noi, ecco… noi…» borbottò Harry a disagio.
«Harry, ragazzo mio, so riconoscere un bacio quando lo vedo, non sono poi così vecchio» scherzò l’anziano mago «Ora se non ti dispiace, vorrei scambiare due chiacchiere con Draco».
«Ma, ecco, io…»
«Ti prometto che sarà al sicuro. Sono certo che più tardi avrà fame, vero, Draco?» il biondo, intuendo l’antifona, annuì. Ricordava che il preside aveva detto che un giorno gli avrebbe parlato, forse il giorno era arrivato e se l’uomo voleva che Harry non ci fosse, Draco avrebbe fatto in modo che non ci fosse.
«Vai, Potter, sto bene. Rilassati cinque minuti e poi portami qualcosa da mangiare, okay?»
«Va bene» Harry lo strinse in un abbraccio prima di allontanarsi «Chiamami per qualunque cosa». Draco lo guardò negli occhi per un attimo, poi annuì sorridendo. Harry si allontanò per la prima volta, dopo diversi giorni dal capezzale di Draco ed uscì dall’infermeria.
Il preside aspettò che la porta si fosse chiusa, prima di rivolgersi al Serpeverde.
«Allora, Draco come ti senti?» gli chiese il preside. Il ragazzo si sentì a disagio, come non sapesse cosa rispondere, ma sapesse che qualsiasi risposta avesse dato, sarebbe stata sbagliata.
«Sono stato meglio» si ritrovò a rispondere, realizzò che la sincerità era l’arma migliore che aveva in quel momento. Non poteva fare altrimenti: qualsiasi cosa avesse detto, non sarebbe stato creduto, dopotutto, Goyle era protetto da Piton e il preside si fidava di lui, era la parola del professore contro la sua, era ovvio che fosse spacciato, che speranze aveva? «La smetta di prendermi in giro, per favore. È venuto qui per espellermi, giusto?»
«Perché dovrei espellerti?» chiese il preside, guardandolo, Draco deglutì, a disagio.
«Le avranno sicuramente già detto tutto» ribatté il ragazzo, non era stupido o sprovveduto «Le mie parole non faranno di certo la differenza».
«So tutto quello che mi è stato riferito, in effetti» rispose il preside, con quel sorriso che stava dando sui nervi al Serpeverde «La signorina Granger mi ha fornito una spiegazione piuttosto dettagliata ed anche molto accorata delle tue motivazioni e dei tuoi timori, i signori Paciock e Zabini hanno spiegato come ti hanno ritrovato e anche il fantasma del bagno in cui sei stato aggredito ti ha difeso, sei molto popolare ultimamente» disse l’uomo, Draco non capiva se lo prendesse in giro o fosse serio «Vorrei solo conoscere i fatti dal tuo punto di vista». Il ragazzo restò zitto, senza capire cosa stesse accadendo, Silente non era lì per andargli contro, ma per aiutarlo? Cosa? «So che sei spaventato, Draco, ma hai già preso delle scelte importanti, mi sbaglio?» lui scosse la testa «Come sospettavo. Adesso ti andrebbe una chiacchierata? Magari davanti ad una bella tazza di tè?»
«Okay…» acconsentì il ragazzo. Il preside impugnò la sua bacchetta e la agitò evocando due tazze di tè verde inglese, già in infusione. Draco restò scioccato dalla cosa, il preside aveva davvero classe con gli incantesimi.
«C’è qualcosa di cui vorresti parlarmi, Draco?» gli chiese il preside.
Bastò quella domanda e lui semplicemente si sciolse e iniziò a raccontare ogni cosa: dell’arresto di suo padre, dell’accanimento dei giornalisti contro di lui e sua madre, di Voldemort che si era trasferito a casa sua, delle torture che aveva udito, di quando aveva visto Voldemort uccidere un uomo davanti ai suoi occhi perché non aveva eseguito un ordine, della paura che provava in casa sua, della pressione che gli davano, affinché prendesse il posto di Lucius, gli raccontò del giorno in cui gli era stata affidata la missione e di come fosse sempre stato riluttante all’idea di torturare o uccidere e di come fosse spaventato all’idea di morire a sedici anni. Dovette fermarsi un paio di volte e bere diversi sorsi di tè, prima di riprendere con il racconto. Gli raccontò di Harry, di com’era iniziata tra di loro e di come fossero cambiate le sue intenzioni. Raccolse il coraggio e gli parlò anche di Piton e delle sue pressioni, affinché portasse a termine ogni cosa. Gli raccontò anche di come avesse chiesto aiuto ad Hermione e poi alla McGranitt (il preside annuì, lui sapeva già tutto, ma Draco era contento che stesse ascoltando la sua versione della storia) gli raccontò, infine, del litigio con Harry e del duello con Goyle nel bagno. Qualche lacrima era sfuggita al suo controllo, e si asciugò velocemente il viso, era provato dal racconto, in effetti. La cosa che sollevava il suo animo era sapere di non avere una scadenza: la lettera era falsa, scritta da Tiger e Goyle solo per isolarlo dal resto del gruppo che aveva intorno; raccontò anche questo e vide l'anziano mago annuire.
Il preside lo guardò e gli rivolse un sorriso amichevole «Bene, come ti senti adesso?»
«Un po’ scombussolato, in realtà» rispose sinceramente il ragazzo «Lei mi crede?»
«Ma certo che ti credo, ragazzo mio» gli disse l’uomo appoggiandogli una mano sulla spalla «Voglio che tu sappia una cosa, il professor Piton non ha mai orchestrato la tua aggressione né il ritrovamento della lettera da parte del signor Weasley, devi fidarti delle mie parole quando dico che è un nostro alleato». Draco restò muto e abbassò lo sguardo «So che sei confuso. Ma Severus gode della mia più totale fiducia, non ha fatto altro che seguire i miei ordini, se ti stava molto attorno, era per proteggerti e capire le tue mosse, questo posso assicurartelo, non devi temerlo».
«Se lo dice lei…» mormorò il ragazzo, non molto convinto. Piton lo aveva terrorizzato per mesi, e adesso il preside se ne usciva dicendo che lo aveva solo osservato per conto suo? Per capire le sue intenzioni? Non ci credeva per niente.
«Tutto sarà svelato a tempo debito» disse l’uomo «Ora, devo andare. Ti lascio alle amorevoli cure di Harry che sta aspettando sotto la porta da dieci minuti» scherzò il preside. Harry, dalla sua postazione, arrossì, rivelandosi mentre reggeva un enorme vassoio pieno di pietanze.
«Non volevo disturbare e giuro che non ho origliato niente» disse il ragazzo imbarazzato. Draco si sforzò di non sorridere, ma fu inutile. Harry era così dannatamente protettivo e adorabile, soprattutto quando si sentiva in colpa.
«Ho un’ultima cosa da chiederti, Draco» disse Silente guardandolo intensamente, così tanto che lui si sentì vulnerabile «Quando sarai in forze, vieni a trovarmi nel mio ufficio. Abbiamo molte altre cose di cui discutere e ho un compito da affidarti» disse «Non preoccuparti, non dovrai mai più tornare a casa tua, se non vorrai».
«La ringrazio» disse il ragazzo «Verrò presto da lei».
«Ti aspetterò con del tè e dei pasticcini» disse, prima di andare via; salutò Harry appoggiandogli una mano sulla spalla e lo guardò con uno sguardo carico di comprensione e qualcosa che sembrava affetto. Poi sparì oltre la porta e Harry finalmente si avvicinò al biondo con il vassoio.
«Non sapevo cosa portarti, quindi ti ho preso tutto quello che ho trovato giù nelle cucine» disse leggermente imbarazzato. Draco sorrise davanti alle sue premure, come avrebbe potuto non farlo?
«Non merito tutto questo, Harry» gli disse mestamente «Avevi ragione, sai? Quando… quando hai detto quelle cose».
«Ti ho già detto che le ho dette solo per rabbia. Non lo penso davvero, credimi» disse Harry mortificato, mise il vassoio su un carrello e pronunciò un Wingardium Leviosa per farlo levitare fino a Draco «Davvero, Draco, non pensavo niente di quello che ho detto, ero arrabbiato, tendo ad esagerare quando mi arrabbio».
Draco afferrò un sandwich dall’aria appetitosa «Ma c’è ancora qualcosa che ti turba, vero?» Harry dovette annuire, perché era vero. Draco sapeva leggerlo bene quasi quanto Hermione. «Parlamene».
«Perché l’hai detto ad Hermione e non sei venuto da me? Lo ammetto, avrei potuto reagire male, all’inizio, ma saperlo da te sarebbe stato diverso» disse con un sospiro «So di essere un po’ ingenuo a volte, soprattutto quando mi fido ciecamente delle persone, ma…»
«L’ho detto a lei, perché non potevo dirlo a te, ero spaventato dalla tua reazione, dalle ripercussioni che avrebbe potuto avere la mia confessione, non riuscivo più a… tenermelo per me, qualcuno doveva saperlo e mi dispiace non avertelo detto» confessò «Ma c’è stato un momento in cui stavo per dirti tutto, eravamo insieme sulle scale dell’androne, dopo la festa di Lumacorno, mi avevi appena confessato che ti sentivi in colpa per avermi usato per migliorare in pozioni e… lì ho pensato che era il momento giusto, avevo trovato il coraggio… ma Piton ci ha interrotti. Ho avuto così paura di ripercussioni su di te, che non ti ho più detto nulla, mi dispiace davvero».
Harry annuì, ricordava quella sera, ricordava che Draco era stato sul punto di dirgli qualcosa e che erano stati interrotti da Piton, aveva visto il biondo sbiancare davanti al professore, ma non aveva chiesto nulla, semplicemente si era limitato a portarlo via da lì per farlo rilassare. Restò in silenzio assimilando quella notizia, poi sentì il biondo riprendere la parola.
«Ti ricordi quando ci siamo baciati?» chiese Draco, desiderava con tutto se stesso chiarire ad Harry che lui non era quel tipo di persona, il tipo di persona che lo tradiva e che si approfittava della sua fiducia. Aveva creduto di esserlo, ma si era sbagliato alla grande. Harry poteva anche dire a voce di non credere le cose che aveva urlato, ma Draco sapeva bene che in preda alla rabbia, si potevano dire le migliori verità, ma lui era cambiato davvero, era davvero una persona diversa, migliore grazie a Harry e non voleva che pensasse negativamente di lui. Non adesso.
«Come potrei dimenticarlo?» chiese con un sorriso tenero sulle labbra.
«Ti ricordi che… sono sparito per tre giorni?» Harry annuì, adesso il suo viso era leggermente preoccupato «Non volevo… lasciarmi andare, perché temevo di metterti in pericolo. Credevo di non essere abbastanza forte, e avevo ragione, fino ad un certo punto» confessò «Quando ci siamo visti dopo, ricordi?» il moro annuì di nuovo «Eravamo in quell’aula, solo io e te… tu eri così… abbandonato tra le mie braccia, così… preso dal momento, così vulnerabile ed esposto» Draco deglutì, cercando di trovare le parole giuste da dire «Ti eri affidato totalmente a me, avevo un certo potere su di te… e l’ho pensato. Ho pensato che sarebbe stato facile in quel momento approfittarmi di te, salvarmi la vita, consegnarti e farla finita» a Harry mancò il fiato sentendo quelle parole «Ma poi… ho realizzato che non avrei mai potuto farlo. Non avrei mai potuto permettere a qualcuno di farti del male, Harry, non ti avrei mai consegnato perché ti amo e ti proteggerei a costo della mia vita» terminò. Aveva il fiatone e il cuore batteva con troppa forza nel suo petto. Si sentiva sopraffatto, non aveva mai aperto così il suo cuore prima di quel momento ed era in qualche modo felice di averlo fatto con Harry. Aveva bisogno che lui gli credesse, non gli importava dell’opinione di nessuno, neanche di quella di Silente.
«Ci stavamo baciando, me lo ricordo» disse Harry, dopo un momento di silenzio, passato ad elaborare tutto «Ti sei bloccato all’improvviso, hai esitato» Draco annuì «E poi… mi hai detto che non ti importava di nient’altro, se non di me… era vero?» chiese titubante. Aveva bisogno di certezze in quel momento, Draco lo capiva perfettamente.
«Sì. Lo pensavo davvero e lo penso tutt’ora» rispose «Non ti ho mai mentito sui miei sentimenti. Tu non sai che fatica sia stata nasconderti i miei desideri più profondi» sospirò «Harry, devi credermi quando dico che ti ho ingannato solo all’inizio. La recita è finita ancor prima di cominciare».
«Ti credo, Draco» Harry spostò il vassoio solo per farsi il più vicino possibile a lui e appoggiò la fronte contro la sua, un piccolo sorriso comparve sulle labbra del Serpeverde, Harry intrecciò le loro dita «Ti credo perché avresti potuto consegnarmi centinaia di volte in questi mesi, ma non l’hai mai fatto» sussurrò guardandolo negli occhi «Ti credo perché ti amo anch’io e mi fido di te».
«Harry…»
«Sul serio, Draco» il Grifondoro gli accarezzò il viso delicatamente «Abbiamo litigato, tutte le coppie litigano, no? Perdoniamoci a vicenda e ricominciamo. Abbiamo fin troppe cose a cui pensare» affermò, sorridendogli. Draco rispose al sorriso e gli accarezzò una guancia, non desiderava altro «Ci stai?»
«Sì» rispose il biondo sollevato «A una condizione: tra di noi non devono più esserci segreti» impose con tono serio.
«D’accordo» concesse Harry sorridendo «Per me va bene, se lo prometti anche tu».
«Lo giuro, Harry» affermò il Serpeverde e sorrise guardando l’amato negli occhi.
«Bene» sospirò sollevato Harry «Adesso credo che dovremmo sul serio pensare a come salvarti da Voldemort in tre settimane».
Draco sorrise e scosse la testa; Potter, quando entrava in modalità eroe, era adorabile, davvero. Come poteva non amarlo?
«La lettera… era falsa» disse il biondo «L’avevano scritta Tiger e Goyle per metterci l’uno contro l’altro».
Il sollievo si dipinse sul volto di Harry e si abbassò verso di lui «Sul serio?» gli chiese, l’altro annuì «Bene… una preoccupazione in meno. Ti tirerò fuori da questo pasticcio, te lo prometto».
«Un San Potter in modalità eroe tutto per me, sono decisamente fortunato» scherzò Draco, prima di lasciarsi coinvolgere in un dolce bacio, sentendosi finalmente di nuovo completo e con una nuova speranza nel cuore. Tutto sarebbe andato per il meglio, ora che Harry sapeva davvero ogni cosa ed era dalla sua parte.
 
 
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Un paio di giorni dopo il suo risveglio, Draco era stato dimesso dall’infermeria, ma Harry non lo lasciava da solo neanche un secondo, non voleva che restasse da solo con persone potenzialmente pericolose. Era diventato una sorta di guardia del corpo per Draco, che spesso si sentiva sopraffatto dalla sua vicinanza.
«Smettila di farmi da guardia del corpo» si lamentò Draco quando uscirono dall’aula di Difesa e Harry gli mise un braccio attorno ai fianchi, fulminando con lo sguardo chiunque indugiasse troppo con gli occhi sul suo ragazzo.
«Finché non sarò certo che tu sia al sicuro, sarò la tua ombra» ribatté il moro «Non voglio perderti, Draco».
«E non mi perderai. Silente è dalla mia parte, mi crede, non permetterà che mi accada qualcosa» gli disse, voltandosi verso di lui e appoggiandogli le mani sulle spalle, appoggiò la fronte contro la sua e lo guardò dritto negli occhi, sorridendogli dolcemente «Devi rilassarti, okay? Non posso essere il centro della tua attenzione, devi concentrarti sulle cose importanti».
«Tu sei importante» ribatté Harry «E stasera dormi con me».
Draco alzò gli occhi al cielo, allontanandosi bruscamente da lui «Oh andiamo! Non dormirò con i tuoi amici. Mi è bastata una volta, Weasley russa e sembra un facocero aggressivo, Paciock parla nel sonno, Finnigan sarebbe capace di farci esplodere solo per pronunciare un incantesimo silenziante e quell’altro, Thomas non fa altro che battute a sfondo sessuale anche solo se ci vede abbracciati. Io non dormirò mai più con i tuoi rumorosi e fastidiosi amici» decretò il Serpeverde infastidito «E poi non voglio una balia! Potter, smettila di essere paranoico!»
«E se qualcuno ti aggredisse nella sala comune? O se cercassero di ucciderti nel sonno?»
«Harry» Draco prese un lungo respiro, cercando di non alterarsi troppo «Rilassati, okay? La casa di Serpeverde è dalla nostra, a parte pochi idioti. Credi davvero che Blaise e Theo possano permettere a qualcuno di farmi del male?» l’altro scosse la testa, aveva notato che i compagni di stanza del suo ragazzo fossero diventati più protettivi verso di lui e la cosa lo rassicurava, ma voleva stargli accanto lo stesso, aveva bisogno di assicurarsi che non corresse pericoli «Bene, anche perché c’è anche Pansy e molti Serpeverde temono più lei che altri» scherzò il biondo, Harry grugnì contrariato e appoggiò la testa sulla sua spalla, sospirando, avrebbe voluto dire un sacco di cose, ma si trattenne, dentro di sé sapeva che Draco avesse ragione, ma proprio non riusciva a stare calmo «Ora che abbiamo chiarito che non sono in pericolo, lasciami andare, ho lezione di Rune Antiche e poi devo vedere Silente».
«Silente?»
«Sì, ha detto che doveva parlarmi di una cosa importante» spiegò il biondo «Non so di cosa si tratta, mi ha detto di raggiungerlo dopo la dimissione dall’infermeria» Harry annuì alle sue parole, comprendendo «Ti racconto tutto appena finisco».
«Okay» concesse il moro lasciandolo andare «Scusami» borbottò «E se io dormissi con te?» aggiunse facendo alzare gli occhi al cielo al biondo. «Giuro che non mi lamenterò né di Zabini né di Nott!»
Draco sospirò esasperato. «D’accordo, ti concedo di dormire con me, a patto che compensiamo un po’ delle nostre mancanze, mentre siamo insieme».
«Per me è perfetto».
Draco sorrise e gli baciò le labbra con tenerezza, prima di allontanarsi per raggiungere l’aula di Rune Antiche. Un po’ gli piacevano le attenzioni di Potter, lo facevano sentire davvero apprezzato, ma ciò non implicava che dovesse stargli sempre attaccato, capiva la sua preoccupazione, ma stava un po’ esagerando. Non era il caso di preoccuparsi così tanto, inoltre aveva parlato con Blaise e sembrava che davvero la maggior parte dei suoi compagni di casa, avesse deciso di passare al lato dei “buoni”, dopo l’aggressione ai suoi danni. Perso nei suoi pensieri, con la mente altrove, non si applicò molto a lezione: pensava a cosa dovesse dirgli il preside di tanto importante, si era stupito che lui volesse vederlo da solo, doveva essere una cosa davvero importante per richiedere la sua presenza e non quella del suo pupillo. Appena finita la lezione, Draco arrivò davanti all’enorme statua che nascondeva l'ingresso dell’ufficio del preside e disse la parola d’ordine, la stessa che aveva detto Potter l’ultima volta e le scale apparvero magicamente, mentre la statua ruotava su se stessa. Entrò nell’ufficio e si guardò intorno, quando era stato lì con Harry non aveva fatto caso a un sacco di cose; tutto sommato non era male, anche se pieno di cianfrusaglie vecchie e di quadri raffiguranti i vecchi presidi di Hogwarts.
«Oh, Draco! Vieni, accomodati pure!» esclamò l’anziano mago, voltandosi verso di lui, Draco notò che era intento a nutrire una fenice. Era meravigliosa, aveva sentito parlare della fenice del preside, ma non l’aveva notata l’ultima volta che era stato lì. Beh, a sua discolpa, era stato distratto da Potter.
«Buona sera, signore» disse Draco, tenendo le mani dietro la schiena «Complimenti per la fenice, è veramente un bellissimo esemplare».
«Ti ringrazio, ragazzo mio, vieni, siediti qua» disse indicando una sedia accanto a lui «Facciamo una chiacchierata».
Il Serpeverde annuì e fece come ordinato. Era piuttosto bravo a seguire gli ordini, dopotutto. Il preside evocò un tavolino su cui comparvero tè e pasticcini «Del tè?» chiese l’anziano.
«No, grazie, signore» rispose, il preside gli offrì anche dei pasticcini e Draco ne prese uno, solo per non sembrare scortese, ma aveva lo stomaco chiuso e sapeva di essere un po’ agitato, anche se manteneva la sua perfetta espressione neutrale.
«Come vanno le cose, Draco? Come ti senti?» chiese il preside «Vedo che ti sei ripreso dopo l’aggressione».
«Sì, signore, sto molto meglio» rispose il ragazzo, grattandosi la nuca a disagio, non capiva perché era lì e si sentiva in soggezione davanti all’uomo, anche se gli aveva creduto riguardo la storia del suo non-coinvolgimento con Voldemort, aveva ancora paura di essere giudicato per la sua scelta dettata dalla paura. Forse avrebbe dovuto lasciare che Harry lo seguisse, quando c’era lui la presenza di Silente era sopportabile. Un po’ si vergognava di stare da solo con lui, perché aveva passato anni a disprezzare il suo lavoro, sotto la cattiva influenza di suo padre, non aveva un’opinione propria riguardo quel mago, sapeva che era potente e che Harry gli fosse davvero fedele; ma lui sapeva bene che i maghi più grandi, potevano nascondere qualche segreto. Era cresciuto in una famiglia di purosangue, tutti nel suo mondo avevano scheletri nell’armadio. E sebbene Silente fosse uno dei maghi più potenti del mondo magico, se non il più potente, anche lui non poteva essere un santo. Il giovane strinse i pugni e il mago anziano lo notò.
«Ti stai chiedendo perché io ti abbia chiesto di venire, non è vero, Draco?»
«Non posso fare a meno di chiedermelo» rispose lui «Non capisco cosa abbia da chiedermi né come io possa aiutarla» disse schiettamente «Ma so anche che se sono qui è perché lei ha un piano preciso, non è vero?»
«Sei un ragazzo molto sveglio, Draco. Sei un importante alleato per la nostra causa, desidero che tu lo sappia» disse l’uomo, Draco desiderava solo che arrivasse al sodo in fretta «Quando ho visto il tuo avvicinamento ad Harry, già sapevo che avremmo avuto questa discussione».
«Lei sapeva…?» Silente annuì «Anche della missione?»
«Certo, ragazzo, il professor Piton mi aveva informato» asserì l’anziano «Ti ho fatto tenere d’occhio, ma mi sono accorto che per te, qualcosa è cambiato. Per quanto tu sia un ottimo occlumante e la tua mente sia inaccessibile, non si può dire lo stesso del tuo cuore» disse l’uomo appoggiandogli una mano sul petto all’altezza del cuore «Il tuo è un cuore puro, Draco, e lo hai dimostrato, quando hai cambiato schieramento per amore».
Draco arrossì impercettibilmente e chiese: «Quindi perché sono qui?»
«Non ti piace girare troppo intorno all’argomento» disse l’uomo, Draco scosse la testa «D’accordo, andrò subito al nocciolo spinoso della questione» il ragazzo fu grato per quella frase «Tra non molto chiederò ad Harry di accompagnarmi a recuperare un horcrux, credo di averne localizzato uno».
«Come? Davvero? Ha bisogno di aiuto? Vuole dire che…?» iniziò a chiedere a raffica, senza neanche respirare.
L’uomo alzò una mano per fermarlo e lui si zittì, lasciando che continuasse «Per quel giorno voglio che tu sia pronto».
«P-Pronto per cosa?»
«Dovrai portare via Harry quando te lo dirò. Qualsiasi cosa accada quella notte, tu devi portare via Harry, è molto importante che tu lo faccia».
«Perché?»
«Temo di non poter rispondere a questa domanda» rispose mellifluamente «Allora, ho la tua parola? Porterai via Harry al mio segnale?» il ragazzo annuì, incredulo. Non sapeva cosa sarebbe successo, né quando sarebbe successo. «Devo chiederti di non credere a tutto quello che vedrai, le cose devono essere fatte nel modo giusto».
«Signore, credo di non capire» ammise il giovane, sentendosi sempre più confuso.
«Non preoccuparti, capirai a tempo debito» affermò con calma il preside «Quando tu e Harry scapperete, non resterete ad Hogwarts, sarebbe troppo pericoloso per voi due» Draco fece per chiedere qualcosa, ma Silente continuò «Andrete a cercare gli horcrux, li troverete tutti e li distruggerete».
«Lo faremo» promise il ragazzo.
«Il giorno che chiamerò Harry, dovrai venire qui nel mio ufficio. Troverai due sacche, una per te, una per Harry e le rimpicciolirai per metterle in una tasca» Draco annuì «Poi andrai alla torre di astronomia portando con te il mantello di Harry, a quel punto, al mio segnale, lo porterai via verso la foresta proibita, siamo intesi?»
«Sì, signore, intesi» rispose prontamente «Preside, posso chiederle come faremo a rintracciare gli horcrux? Abbiamo fatto ricerche ovunque, ma non abbiamo trovato nessun incantesimo per localizzarli».
«La magia oscura lascia sempre una traccia» disse il mago «Sarete in grado di trovarli, quando vi ritroverete davanti ad essi». Non era affatto d’aiuto, onestamente, Draco immaginava che il mago più potente del mondo magico desse più informazioni a un ragazzino incaricato di trovare i pezzi dell’anima di un pazzo assassino che l’aveva frantumata per poter essere immortale. E lui gli dava degli indovinelli invece di indicazioni? Forse su Silente suo padre non si sbagliava. Vecchio rimbambito – pensò irritato. Non solo li mandava a rischiare la vita, ma non dava loro neanche uno straccio di indizio. Iniziava bene quella sorta di alleanza con il preside.
«Okay…» rispose il ragazzo «Come la troviamo? Deve esserci un modo… un incantesimo di localizzazione? Abbiamo un horcrux, no? Il diario di Tom Riddle, giusto? Potremmo usare quello».
«Molto astuto» disse il vecchio «Ma ci ho già provato, non funziona così, ogni oggetto è diverso proprio per evitare che venga localizzato da chi ha intenzione di distruggerli».
«Dannazione».
«Troverete il modo, ne sono certo».
Draco annuì, non molto convinto di ciò che sentiva né di quello che provava e restò con il preside a farsi dire i dettagli, piuttosto vaghi e non molto dettagliati del piano per trovare gli horcrux. Potevano essere distrutti da maledizioni, da veleni potenti e incantesimi maledetti. Lui sapeva usare le maledizioni senza perdono, facevano parte del pacchetto figlio di mangiamorte, ma non sapeva se fossero sufficienti a distruggere artefatti di magia oscura. Però era un abile pozionista, avrebbe potuto creare qualche veleno potente – o avrebbe potuto rubarne qualcuno da Piton - per poterli distruggere, sempre che esistessero veleni che potessero distruggerli.
Quando il preside lo congedò, Draco si sentì sollevato, salutò il preside con educazione e si concesse di fare una carezza alla fenice, che gli rivolse una strana occhiata, poi decise che era ora di andare via e si avviò verso la porta. Tuttavia non riuscì neanche ad uscire da lì che la voce del preside lo fermò sul posto.
«Ah, Draco, prima che tu vada, c’è un ultima cosa che vorrei chiederti».
«Mi dica».
«Potresti disarmarmi?» chiese l’uomo, Draco strabuzzò gli occhi incredulo, forse aveva solo sentito male. Forse non aveva sentito davvero quello, forse uno dei quadri aveva parlato.
«T-Temo di non aver capito, preside».
«Disarmami, figliolo» ripeté l’uomo «È necessario che tu lo faccia».
«Va bene… va bene» con la mano tremante prese la sua bacchetta tra le dita e la puntò sul preside «Expelliarmus» pronunciò. La bacchetta del preside scivolò via dalle mani dell’uomo e volò dritta tra le dita del ragazzo. Non aveva mai visto una bacchetta del genere, sottile, leggera, maneggevole. Sembrava essere molto potente, dopotutto apparteneva a Silente. Non capiva il perché di quella cosa, ma sapeva che Silente non avrebbe risposto alla sua domanda, così la tenne per sé.
«Grazie» disse il preside.
«Ecco» Draco gliela rimise tra le dita e lo guardò interrogativo «Tutto qui?»
«Per ora sì. A presto, Draco».
«A presto, signore».
Draco uscì dall’ufficio di Silente, gli sembrò che fossero passate ore, non si era reso conto del tempo che aveva trascorso lì e aveva una strana sensazione dentro di sé. Aveva disarmato il preside, cosa significava? Perché aveva voluto così? Perché l’aveva chiesto a lui e non a Harry? C’era qualcosa di molto strano sotto e non aveva ancora abbastanza elementi per venirne a capo. Ce l’avrebbe fatta sicuramente, quella missione poteva portarla a termine, poiché entrambi avevano il solo obiettivo di tenere al sicuro Harry Potter.
 
Quando uscì dall’ufficio di Silente, era così provato che andò direttamente nel dormitorio, senza neanche passare per la Sala Grande per la cena. Aveva solo voglia di sdraiarsi e ragionare su quanto accaduto quel pomeriggio. Il preside gli aveva detto di andare da lui quando sarebbe uscito dall’infermeria, e Draco l’aveva fatto, ovviamente. Certo, era stato un colloquio piuttosto strano e intricato, ma il preside gli aveva affidato una delle missioni più delicate esistenti: proteggere Harry. Era buffo che il suo unico obiettivo fin da quando si era avvicinato a lui e il piano del preside fossero così simili. Anche se molte cose di quel piano gli erano oscure: il preside gli aveva chiesto di portare via Harry, in un giorno particolare, quando lui l’avrebbe ordinato. Inoltre lui e Harry, dopo questo misterioso evento, dovevano partire, il preside già sapeva tutto, perché doveva tenerli sulle spine? Perché non poteva essere chiaro con loro? Dirgli per filo e per segno cosa erano chiamati a fare? Ma sì, mandiamo due sedicenni alla ricerca di malvagi e terrificanti horcrux senza neanche avvisarli! – se non avesse giurato fedeltà a Harry, avrebbe volentieri affatturato quel vecchiaccio rimbambito. Tuttavia, sapeva che Harry non l’avrebbe presa proprio bene, anzi…
E poi perché si era fatto disarmare da lui? Che diavolo significava?
Raggiunta la sua stanza, Draco era ancora scosso e confuso e arrabbiato perché non capiva cosa volessero dire tutte quelle cose, avrebbe voluto almeno uno straccio di spiegazione, invece di enigmi e cose assurde. E poi Piton gli aveva riferito della sua missione, quindi il preside sapeva che era vicino a Voldemort. Che avesse sempre saputo tutto, ma taciuto fino a quel momento? E se era così, perché si era comportato così? Perché li aveva esposti al pericolo?
Si sedette sul letto e si prese la testa tra le mani, era un bel grattacapo. E non riusciva a venirne a capo. Poteva parlarne con Harry? Magari insieme avrebbero trovato una soluzione, il preside non aveva detto che doveva restare segreto… e lui e Harry avevano il loro patto che non ci sarebbero dovuti essere segreti di alcun genere tra di loro.
Sbuffò sonoramente e chiuse gli occhi, cercando di pensare a una soluzione plausibile.
«Ehi, Draco!» la voce di Harry risuonò nella sua mente e sentì dei colpi sulla sua porta «Draco, aprimi!»
Oh santo cielo, e cosa vuole adesso? – si chiese alzandosi «Dray!»
Il biondo spalancò la porta con le gote rosse e lo sguardo smarrito «Non chiamarmi mai più così, Potter!»
«Almeno mi hai aperto, ti ho aspettato al tavolo dei Serpeverde, hai idea di quanto sia stato imbarazzante?» chiese con il cipiglio alzato «Mi sono preoccupato, non sei venuto a cena e sì, sapevo che eri con Silente, ma…» sospirò «Scusa, a quanto pare volevi stare solo un po’ da solo».
«Vieni, entra» disse scostandosi dalla porta della stanza «Non ti stavo evitando, ero solo stanco» affermò e vide l’altro annuire «Sul serio, avrei detto a Pansy o a Blaise di farti venire qui» rivelò e vide il moro tirare un sospiro di sollievo, davvero aveva creduto che lui potesse volerlo evitare? «Ma tu come sei entrato?»
«Ho gentilmente chiesto la parola d’ordine a Blaise, si è messo a ridere, dice che lui a Neville l’ha rivelata subito, ma tu non l’hai detta a me» borbottò – Draco adorava quando Harry metteva il broncio, sembrava ancora più tenero «E quindi ha detto che sei un idiota e che forse ti eri addormentato».
«Beh, non è andato lontano dalla verità» rispose il biondo «Stavo riflettendo in realtà, vieni, che lo facciamo insieme».
Harry annuì entrando e «Allora com’è andata? Silente ha detto qualcosa su Piton?» chiese subito. Draco scosse la testa e chiuse la porta, non voleva che orecchie indiscrete potessero sentire la loro conversazione. Si voltò verso il moro e lo raggiunse, sedendosi accanto a lui sul letto, intrecciò le proprie dita con le sue e osservò le loro mani unite, come aveva fatto la prima volta che si era reso conto che Harry non era poi così male, quella famosa ubriacatura di Halloween che aveva cambiato parecchie cose tra di loro.
Un sorriso tenero increspò le sue labbra e Harry si affrettò a dargli un bacio a stampo «Stai bene, Draco?»
«Sì, sì, certo, sto bene» disse e non mentiva «Sono solo molto confuso, il discorso che mi ha fatto Silente è stato strano e… a tratti misterioso».
«Lui è fatto così» rispose il Grifondoro «Non dice mai tutta la verità, credimi, dopo l’anno scorso ne so qualcosa».
«Immagino» disse accarezzandogli il dorso della mano con il pollice «Sì, ora capisco come ti sentivi, ecco perché eri un po’ fuori di testa l’anno scorso. Non c’ero neanche io, onestamente, Potter, come sei sopravvissuto fino ad oggi senza il sottoscritto?» scherzò. Harry scoppiò a ridere e gli diede un altro bacio. Non avrebbe mai smesso di baciarlo, in realtà.
«Non ne ho la più pallida idea, Malfoy» rispose divertito stringendogli la mano.
«Comunque, ha detto che sapeva della mia missione fin dall’inizio perché Piton gliene aveva parlato, poi ha iniziato a parlare degli horcrux e ha detto che ti chiamerà perché ne ha localizzato uno e quando tornerete dovrò proteggerti perché sarai in pericolo» raccontò brevemente «E poi ha detto che io e te dovremo andare in giro a cercarli e a distruggerli… tutto qui. So solo questo» disse il ragazzo, Harry annuì pensieroso e cercò di capire anche lui qualcosa, ma non riusciva a capire come potessero loro due, da soli, distruggere artefatti così potenti «Ah, e prima che andassi via mi ha chiesto di disarmarlo, non ha voluto dirmi perché».
«E questo che vuol dire? Non ha senso!»
«Non ne ho la più pallida idea» rispose il biondo con una scrollata di spalle «Sono piuttosto confuso a dir la verità».
«Lo capisco» disse il moro «Nient’altro?»
«Nient’altro» confermò Draco con un sospiro «Non ha più nominato Piton, e temo che non crederà mai al nostro sospetto, perché l’ultima volta che gli ho parlato, ha detto che si fida ciecamente di lui»
«Non ha senso, non metterebbe mai degli studenti in pericolo! Se Piton è un mangiamorte e sta ingannando l’ordine… e se Silente lo sa…»
«Forse è vero. Forse non voleva farmi del male e stava agendo per proteggermi come ha detto Silente, insomma è Piton, è sempre inquietante. Forse finge di essere un mangiamorte e sta realmente dalla parte di Silente, ma noi non dobbiamo saperlo».
«Questo è terribilmente contorto» si lamentò il moro, l’altro non poté far altro che annuire. Harry sbuffò sdraiandosi sul letto del suo ragazzo e trascinandolo con sé per abbracciarlo «Ne verremo a capo» promise. Draco si sentì stranamente sollevato per la sua affermazione, era grato che Harry fosse lì al suo fianco e che gli stesse promettendo quelle cose, era convinto che tutti e due insieme, potevano affrontare qualunque cosa.
Harry gli baciò teneramente una guancia «Sei ancora preoccupato?»
«Da morire» sbuffò, appoggiando la testa sulla spalla del moro «Silente ha detto che ti porterà con lui a cercare un horcrux, perché non mi fa venire con voi? Potrei aiutare, lo sai» Harry annuì «Se fosse pericoloso per te, come farò a proteggerti?»
«Vedrai che andrà tutto bene» disse il moro accarezzandogli gentilmente i capelli «Lo sai, me la cavo sempre».
«Fortuna sfacciata».
Harry ridacchiò e annuì, dandogli un bacio tra i capelli «Grazie per non avermi nascosto le cose».
«Te l’ho promesso, non ti mentirò mai più».
Harry sorrise e annuì, abbracciandolo forte. Era ancora un po’ scosso dagli ultimi avvenimenti, ma non voleva perdere Draco e, nonostante tutto quello che era successo, si fidava di lui e sapeva di amarlo ancora. Draco credeva di essere un codardo, ma non lo era… era coraggioso perché alla fine aveva ascoltato il suo cuore, invece degli ordini.
«Lo sai che il tuo atteggiamento è stato da vero Grifondoro?»
«Dillo di nuovo e ti lascio, Potter» ribatté staccandosi da lui e colpendolo con un cuscino; Harry scoppiò a ridere e ricambiò il gesto; si presero a cuscinate, fino a che Harry non afferrò Draco per le braccia e lo avvicinò a sé per baciarlo ancora una volta e per passare tutta la nottata accanto a lui a pomiciare con lui e a fargli le coccole.





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Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.
 
Holaaaa, rieccoci! In questa piovosa notte (quindi chiedo scusa per eventuali sviste, ma data la tarda ora notturna di sicuro qualcosa è sfuggito!) tra sabato e domenica, torno con l’ottavo capitolo, seconda parte del settimo (infatti, come potete notare il titolo è lo stesso, cambia il sottotitolo lol) che per ragioni di lunghezza ho dovuto spezzare lol (neanche questo scherza in fatto di lunghezza, ma… ehm, ops. Non so scrivere poco).
Harry adesso sa tutto e anche se dentro di sé è ancora un po’ irritato da ciò che Draco gli ha nascosto (lo vedrete più avanti, tenderà ad essere un po’ scemo nei confronti di Draco) lo perdona ed è ansioso per lui. Da questo capitolo inizia una forte fratellanza tra Grifondoro e Serpeverde, che, seguendo l’esempio sia di Draco e Harry sia di Blaise e Neville, iniziano a collaborare tra di loro! BTW, vedrete come collaboreranno le due case. Per ora sappiate questo: i Malfoy non sanno ciò che è successo con Goyle, né che Draco li ha traditi, perché il signorino ha Piton che (volgarmente parlando) gli para il culo e sta provvedendo a sistemare la situazione per conto di Silente, che non è molto chiaro quando dice le cose e come vedrete a Draco la cosa non va giù per niente. Eeeeh, Draco è un po’ meno leale di Harry, ops. Comunque un po’ di tenerezza Drarry ci voleva dopo il litigio dello scorso capitolo. Spero si sia capito che la lettera era falsa e non c’è alcuna scadenza per la missione di Draco lol serviva il pretesto per far scoprire la verità a Harry.
Menzione speciale del mio bimbo (Ron) che va a parlare con Harry, mi piace da morire scrivere pezzi in cui Ron e Harry si sostengono a vicenda (Ron sarà un’ottima spalla anche per Draco nei momenti difficili, più avanti, aw)
Questo è il penultimo capitolo della prima parte della storia (ambientata a Hogwarts durante il sesto anno LOL) poi ci sarà un capitolo “di transito”, ma importantissimo e poi inizierà la seconda parte con la ricerca degli horcrux :D
Intanto, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ci ho messo tutto il mio corazón per scriverlo <3
Ringrazio tutte le persone che seguono e leggono la storia, lilyy e Eevaa che hanno recensito lo scorso capitolo, chi ha recensito i precedenti e chi la aggiunge nelle varie categorie!
Credo di aver detto tutto, se avete domande, curiosità, insulti, quello che vi pare fatemelo sapere anche con un gufo o un segnale di fumo!
A prestissimo, people, grazie per il supporto :3
 
PS. AVVISO: la prossima settimana potrei ritardare di un giorno o due (ma se riesco – non c’è certezza di ciò – cerco di anticipare a giovedì) perché lunedì prossimo (4 novembre) ho una prova intercorso all’università, quasi quasi chiedo a Voldemort di uccidermi con un Avada Kedavra prima… anyway, farò il possibile per non mancare! 
 
Fatto il misfatto!

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Capitolo 9
*** 9. S.O.S (How can I even try to go on?) ***


Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, meritavano di meglio, quindi ho deciso di dargli io ciò che meritavano; ma non ci guadagno nulla da tutto ciò, niente è finalizzato ad offendere qualcuno (solo a dare loro il finale che piace a me :D) e io ci perdo solo la faccia con queste cose.


Avviso: I personaggi tendono ad essere OOC (soprattutto Draco con l’andare avanti della storia, perché subisce un cambiamento radicale) tutti loro sono basati sui miei headcanon!

Nota bene: La storia parte dal sesto anno, tenendo conto di alcuni avvenimenti accaduti fino al quinto, in seguito proseguirà con alcuni riferimenti al settimo libro, tuttavia gli avvenimenti sono anacronistici rispetto ai libri.

Enjoy the show!

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Twist of Fate

9. S.O.S. (How can I even try to go on?)





Era passato quasi un mese da quando Silente aveva parlato con Draco e gli aveva affidato quel compito particolare, ma fino a quel giorno non aveva mai chiamato Harry per ritrovare l’horcrux, né si era fatto vivo con i ragazzi. Brancolavano nel buio fin da quel giorno, anche se non erano rimasti fermi: entrambi ne avevano parlato con i rispettivi amici, che si erano offerti per aiutarli a trovare quante più informazioni possibili sugli horcrux, nonostante non ce ne fossero in nessun libro da loro studiato. Harry si era chiesto più volte quale fosse il libro che aveva consultato Voldemort nel ricordo di Lumacorno, lo aveva cercato, ma non lo aveva trovato da nessuna parte; che i professori lo avessero fatto sparire?
«Non vi sembra strano?» chiese ad un certo punto Hermione, mentre erano tutti in biblioteca a studiare «Se Silente ha localizzato l’horcrux, perché non va a riprenderlo? E perché dovrebbe portare solo Harry con sé?» chiese «Che senso ha non coinvolgere tutti noi? Potremmo aiutare contro eventuali minacce».
«Non lo so, Hermione» rispose il prescelto «So solo che ha detto così a Draco, ma da allora non è fatto vedere. Forse ci sta ancora lavorando».
«Come no» sputò acidamente il biondo «Tanto fa fare tutto il lavoro sporco a noi, siamo noi che dobbiamo andare alla ricerca di quei maledetti horcrux».
«Draco ha ragione» ribatté Ron «Inoltre non state considerando una cosa, nessuno di voi».
«Cosa Ron?» chiese subito Harry, guardando l’amico, cercando di ignorare le parole di Draco.
«Beh, non avete ancora diciassette anni, finché non sarete maggiorenni, il ministero ha su di voi la Traccia. Vi possono localizzare ovunque, se usate la magia lontano da Hogwarts».
«È vero» intervenne Blaise «Vi ritrovereste arrestati o peggio in meno di cinque minuti, vi basterà solo pronunciare un incantesimo» affermò il Serpeverde «Silente non ve l’ha detto?»
«No, ovviamente» sibilò il biondo tra i denti «Dannazione, non ci avevo pensato» disse battendo un pugno sul tavolo «Grandioso! Un altro problema!» esclamò «C’è qualcos’altro a cui dovremmo pensare mentre rischiamo di farci uccidere e mentre cerchiamo di trovare degli oggetti maledetti?»
«Draco, calmati» sussurrò Pansy al suo fianco appoggiandogli una mano sul braccio «Sono certa che troveremo un modo per farvi essere al sicuro» continuò «Ma devi mantenere la calma». Draco sbuffò e annuì, cercando di calmarsi.
L’aria era tesa, Harry sembrava sul punto di esplodere da un momento all’altro e non era il caso di iniziare una lite. Non voleva assistere a un altro scoppio di magia involontaria di Harry dettato dalla rabbia, l’ultima volta aveva fatto esplodere i vetri di una finestra nel corridoio, mentre litigavano. L’argomento era sempre Silente che non si faceva vivo da settimane e li aveva sobbarcati di un lavoro sugli horcrux che andava al di là delle loro competenze: erano dei ragazzini e quello era un lavoro da Auror. Harry difendeva a spada tratta il preside e Draco era impotente davanti a quella lealtà.
«Dovremmo trovare un posto dove farli andare, in cui saranno al sicuro fino ai diciassette anni» disse Hermione «Un posto dove nessuno andrebbe mai a cercarli».
«Non possiamo star fermi così tanto! Draco compie gli anni a giugno, ma io alla fine di luglio! Perderemo un mese di ricerche!» prese la parola Harry, sempre più arrabbiato. Perché se la prendeva con loro, quando era evidente che fosse arrabbiato con Silente per aver nascosto loro un’altra cosa?
«Lo perderesti comunque, genio, se il ministero ti trova. E sai che tu-sai-chi ha agganci ovunque, anche lì».
«E tu lo sai bene, vero?» chiese Harry acidamente, alludendo a Lucius. Draco boccheggiò davanti a quella risposta carica di rabbia e tacque, incapace di ribattere. Era sleale da parte del moro mettere sempre suo padre in mezzo. Aveva dimostrato di essere dalla sua parte, che altro poteva fare?
«Che ne pensate di chiedere a Remus e a Tonks?» domandò Hermione «Sono certa che loro sarebbero felici di aiutarci, soprattutto Remus, se si tratta di te, Harry».
«Sarebbe un’idea…» mormorò Draco «Harry, che ne pensi?» il moro annuì distrattamente, grattandosi la fronte, in un punto troppo vicino alla cicatrice, così vicino che non passò inosservato a nessuno di loro. Era una situazione stressante, l’unica nota positiva era che a scuola avevano tutto l’occorrente per informarsi e studiare l’argomento. Anche se i libri di magia oscura erano pochi e abbastanza inaccessibili. Tutti loro si stavano impegnando al meglio delle loro capacità per venire a capo di quella situazione e per aiutare Harry e Draco nella loro missione impossibile.
«Almeno una cosa possiamo gestirla…» disse Ron per rincuorare tutti.
«Oh certo, perché siamo così fortunati da non avere uno straccio di informazione, a parte che l’anima di quel pazzo, potrebbe essere contenuta in qualunque oggetto. Qualunque!» esclamò il Serpeverde leggermente irritato. Harry strinse una pergamena tra le dita, ma non intervenne, non voleva litigare. Non era neanche intenzione di Draco, ma più pensava a come Silente li avesse abbandonati alla deriva senza fornire maggiori dettagli, più si innervosiva. Era anche sparito, nessuno di loro sapeva che fine avesse fatto il preside, era almeno un mese che nessuno lo vedeva in giro per il castello.
«Troveremo una soluzione» disse Hermione, guardando entrambi, cercando di tranquillizzarli. Sembravano sul punto di esplodere tutti e due, ma si stavano contenendo. Draco capiva come avesse fatto Voldemort a prendere il sopravvento sulla mente di Harry l’anno precedente. Silente lo aveva praticamente lasciato alla deriva per un anno, con tutti i problemi che aveva e lo stava facendo di nuovo. Era semplicemente assurda come situazione. Vecchio rimbambito – pensò con irritazione, non riusciva a capire come potesse un uomo adulto lasciare tutto sulle spalle di un sedicenne.
«Sì, ragazzi, troveremo una soluzione in tempo per la vostra partenza» affermò Pansy sorridendo ad entrambi, cercando anche lei di appianare gli animi. Nessuno voleva litigare lì, ma la tensione e la preoccupazione erano alle stelle.
«Non capisco una cosa» disse dopo un po’ Ron, tutti lo guardarono per capire di cosa stesse parlando «Perché solo voi due? Io e Hermione saremmo venuti con voi volentieri».
«Anche io e Pansy» disse Blaise «Non ha senso che andiate da soli, è una missione suicida, da folli». Draco si ritrovò a concordare con l’amico. Là fuori avrebbero avuto bisogno di tutto l’aiuto possibile, non potevano farcela da soli.
«Forse ha bisogno che restiate qui, no?» fece Harry nervosamente «Per proteggere gli altri studenti».
«Questo è assurdo» Draco usò di nuovo un tono acido e velenoso che innervosì ancora di più il prescelto, il quale strinse un mucchietto di carta tra le dita, sbiancando le nocche «Perché non ci pensa lui? Se è così potente, dovrebbe riuscire a proteggere tutti. Perché noi, eh? Siamo solo studenti!»
«Smettila» sibilò il moro «Smettila di parlare così di lui».
«Scusa, Harry, ma convieni con me che questa missione ha dell’assurdo».
«Tanto quanto il dover diventare mio amico per consegnarmi?» chiese retoricamente Harry con astio nella voce, guadagnandosi delle occhiatacce da tutti i presenti al tavolo, i suoi migliori amici compresi. Nessuno capiva l’atteggiamento di Harry, neanche Hermione che era, tra tutti, quella che sapeva leggerlo meglio. Erano giorni che era nervoso e ogni pretesto era buono per scoppiare e arrabbiarsi con il mondo intero. Non voleva parlarne con nessuno. Draco sentì un pezzettino del suo cuore spezzarsi davanti a quella insinuazione, credeva che l’argomento fosse ormai superato; ma stavolta non rimase in silenzio.
«Ehi, non essere sleale, stiamo solo parlando» disse, infatti, cercando di contenere l’irritazione e il dolore che provava «Che problema hai ultimamente?»
«Niente» rispose, ma nel dirlo si toccò la fronte, proprio nel punto in cui aveva la cicatrice, di nuovo. Non ci voleva un genio per capire dove fosse il problema. Aveva detto che non aveva più visioni. Aveva forse mentito?
«Ti fa male la cicatrice?» chiese Draco immediatamente. Harry restò zitto e sospirò pesantemente.
«Che succede, amico?» chiese Ron «È di nuovo il collegamento? È quello Harry? Sta cercando di entrare nella tua testa?»
«Non lo so!» sbottò lui «Smettetela di fare domande!» esclamò «Smettetela di parlare di Silente!» si alzò di scatto, facendo cadere la sedia per terra e andando via dalla biblioteca, lasciando tutti senza parole. Draco sbatté le palpebre e Hermione sbuffò scuotendo la testa: quando Harry era così intrattabile, c’entrava sicuramente Voldemort. L’aveva già visto così, se non peggio l’anno precedente, quando il legame tra la cicatrice e il mago oscuro si era fatto più intenso.
«C’entra Voi-Sapete-Chi, vero?» chiese Draco notando lo sguardo dei due Grifondoro davanti a lui, i due migliori amici di Harry annuirono «Dannazione, perché non me l’ha detto?»
«Non lo dice mai a nessuno, teme di metterci in pericolo» rispose Hermione rassegnata «Prova a parlargli, magari con te si lascia un po’ andare. Tu… sai, insomma, quali tasti toccare, se sai cosa intendo».
Draco arrossì furiosamente alle parole della ragazza e si alzò in fretta «Continuate voi qui?»
«Sì. E se scopri qualcosa, fammi sapere» disse lei, girando la pagina del libro.
Ron si schiarì la voce «Se vuoi trovarlo in fretta, vai in riva al lago, quando è su di giri va sempre lì» suggerì «O lì o a smaltire la rabbia in eccesso sulla scopa».
«Grazie».
Draco raccolse le sue cose in fretta ed uscì dalla biblioteca per seguire Harry. Fece come gli aveva suggerito Ron e si diresse verso la riva del Lago Nero. Il Grifondoro era lì, stava lanciando con rabbia delle pietre nell’acqua con l’intenzione di farle rimbalzare, ma finiva solo per scagliarle come bombe nell’acqua.
«Così ucciderai qualche creatura» disse il biondo raggiungendolo «Se colpissi la piovra gigante, sarebbe una delle tue migliori imprese… ma potrebbe ucciderti, sai?»
«Cosa vuoi?» chiese irritato «Lamentarti ancora un po’ di Silente?»
«No» rispose prontamente Draco, mettendogli le mani sulle spalle «Voglio solo parlare con te cinque minuti, siamo tutti un po’ tesi» disse con un sospiro «Io ho il fiato di Piton sul collo, temo che ad ogni passo possa lanciarmi una maledizione senza perdono, non mi fido di lui come Silente» spiegò cercando di far emergere il suo stato d’animo. Non serviva a niente farsi la guerra tra di loro e litigare per divergenze stupide, avevano altre cose di cui preoccuparsi «Ho una fottuta paura del giorno in cui Silente ti chiamerà per andare a cercare quell’horcrux perché dovrò essere pronto a proteggerti, ma non so da cosa».
«Draco…»
«So che gli sei fedele e che per te tutto quello che dice è importante. Ma ammetti che ci sta facendo fare il lavoro sporco e potrebbe anche degnarsi di darci un paio di informazioni, una volta tanto» il moro sospirò, ma non lo interruppe «Mi preoccupa non sapere cosa devo affrontare. Sono uno che deve sempre avere il controllo su tutto, va bene? Mi spaventa che dobbiamo essere solo io e te contro la magia oscura, okay?»
«Lo capisco, hai ragione» sospirò Harry «Fa impazzire anche me questa situazione. Mi sembra di essere tornato improvvisamente all’anno scorso. Lui che lancia mezze verità e poi sparisce. E la cicatrice mi fa male da giorni, come se qualcosa di collegato a Voldemort si stesse avvicinando a noi. Ma non so cosa sia e questo mi fa impazzire».
Draco gli massaggiò le spalle con delicatezza «Ne verremo fuori insieme, Potter» disse cercando di sembrare rassicurante «Non temere, ne usciremo insieme» disse piano, prima di abbracciarlo «Non serve a nulla arrabbiarsi l’uno con l’altro, dobbiamo essere uniti, soprattutto adesso». Harry annuì, dando ragione al biondo, si abbandonò contro di lui e cercò di respirare per calmarsi. Aveva ragione Draco, non dovevano litigare tra di loro, dovevano sostenersi l’un l’altro. Dovevano essere di supporto l’uno per l’altro e lavorare tutti insieme a una soluzione giusta.
Dopo un po’, si sedettero entrambi sulla riva del lago e Harry si appoggiò con la schiena al petto di Draco, che gli avvolse il busto con le sue braccia stringendolo un po’ «Ti senti meglio, adesso?» chiese con dolcezza al suo orecchio.
«Sì» sussurrò Harry mestamente «Scusami, se sono stato intrattabile e per quello che ho detto prima» disse con un sospiro «Non sono bravo a gestire… tutto questo. A volte sento che questa storia dell’essere il prescelto sia più grande di me, mi sento sopraffatto da tutto. E se non fossi la persona giusta? Se dovessi fallire? Se dovessi deludere tutti?»
«Tu sei la persona giusta, Harry, non deluderai nessuno» disse il biondo «Avanti, sei San Potter, sei sopravvissuto a un anno e pochi mesi a un Anatema che Uccide, hai sconfitto un basilisco a dodici anni, un esercito di dissennatori a tredici e un drago a quattordici e solo Merlino sa quante altre creature impossibili. Alla tua lista di imprese dobbiamo aggiungere solo un mago oscuro, poi sarai davvero insopportabile».
Harry ridacchiò, sentendo la rabbia e il nervosismo repressi scivolare via da sé; ed era solo merito di Draco.
«Come fai?» chiese appoggiandosi meglio contro di lui.
«A fare cosa?»
«A fare questo, a farmi rilassare e a farmi ridere, anche quando vorrei solo urlare».
«Sono fantastico, che altra spiegazione esiste?» chiese retoricamente accarezzandogli distrattamente il petto «Se vuoi urlare, sappi che puoi silenziare una stanza vuota e urlare quanto vuoi» suggerì «Ma, se vuoi un consiglio spassionato, urlare non ti servirà a nulla. Piuttosto, hai me, hai i tuoi amici, anzi i nostri amici. Noi non ti abbandoniamo. Quando ti senti sopraffatto, vieni da me, vieni da noi, Harry, ti prego, non tenerti tutto dentro, gli darai solo un altro vantaggio».
Il moro annuì sospirando «Grazie» mormorò piano «Ti prometto che cercherò di venire a parlare con uno di voi».
«Ottima scelta» sussurrò Draco, smettendo di accarezzarlo per stringerlo forte contro di sé. Harry si rilassò tra le braccia del suo ragazzo e prese una delle mani di Draco e la unì alla propria, sorridendo del contatto: «Mi sono sempre piaciute le nostre mani unite, sai? Non lo so perché… mi piacciono».
Il biondo strinse la presa e intrecciò le loro dita «Anche a me. È stata una delle prime cose che mi è piaciuta di noi» disse appoggiando la testa sulla spalla dell’altro «Finché restiamo uniti, nessuno può farci del male, okay? Neanche Voldemort».
«Inizio ad influenzarti…» mormorò Harry con un sorrisetto compiaciuto «Ora anche tu dici il suo nome».
Draco ridacchiò e strinse di nuovo la presa su di lui, annuendo «Sì, non ho paura di lui, perché so che insieme possiamo sconfiggerlo».
Harry sorrise e gli diede un tenero bacio sulla guancia, facendolo arrossire un po’ «Da quando sei così saggio?»
«Da quando frequento uno stupido Grifondoro» disse il biondo «E la prossima volta che ti fa male quella, avvisami» aggiunse con tono fintamente autoritario. Harry fece un movimento rapido e si sollevò appena da terra per potersi girare verso Draco, si mise in ginocchio sul prato e lo guardò negli occhi, sorridendo.
«Altrimenti?» chiese a pochi centimetri dal suo viso. Il Serpeverde boccheggiò per un attimo e questo diede ad Harry la possibilità di spingerlo leggermente all’indietro e sovrastarlo, per poterlo baciare. Subito le mani del biondo corsero nel disastro scompigliato che erano i capelli del suo ragazzo e ricambiò il bacio con la stessa intensità.
«Sei sleale» sbuffò Draco ridendo, con le labbra a pochi centimetri da quelle di Harry «Sei un dannato Grifondoro, non puoi fare la serpe quando ti pare!» esclamò fintamente indignato.
Il prescelto guardò il ragazzo sotto di lui e sorrise genuinamente, era la cosa più bella che avesse mai visto, i capelli biondi, quasi bianchi, facevano contrasto con l’erba verde, e i suoi occhi grigi riflettevano quel poco di sole che si riusciva ad intravedere tra le nuvole. Draco era bello come la primavera e sì, aveva ragione, se fossero rimasti uniti, Voldemort non avrebbe vinto.
«Che ti posso dire? Ti frequento da troppo, di sicuro hai mandato le tue sinistre vibrazioni Serpeverde verso di me» affermò divertito, Draco ridacchiò e lo guardò negli occhi, sollevato che l’altro fosse finalmente più rilassato «Hai ragione» disse poi Harry, guardandolo negli occhi «Finché restiamo uniti, non può sconfiggerci».
«Esatto» concordò Draco, prima di baciarlo ancora una volta, per poi sdraiarsi insieme a lui sul prato ed attendere insieme il calar del sole. Non facevano molte cose romantiche, ma guardare il tramonto insieme era una delle loro cose preferite.
 
 
§§§
 
 
Il giorno seguente, tuttavia, il malumore di Harry si manifestò nuovamente, Draco aveva cantato vittoria troppo presto.
L’idiota Grifondoro era finito in infermeria per una qualche ragione misteriosa, Draco lo aveva appreso da una Tassorosso del terzo anno, mentre si scervellava insieme e a Blaise su delle complesse pagine di magia oscura. Ormai non facevano altro: consultavano libri di difesa, di arti oscure, alcuni anche provenienti dalla sezione proibita, ma sembrava che non ci fosse nulla che potesse aiutarli a capire come trovare e successivamente distruggere, quei dannati horcrux di cui parlava Silente.
Raggiunse l’infermeria più in fretta possibile e lo vide privo di sensi in uno dei lettini dell’infermeria.
«Che diavolo gli è successo?»
A rispondere alla sua domanda fu Ron, testimone oculare di quanto accaduto: Harry aveva fatto a pugni con un Corvonero che aveva dato a Draco del Mangiamorte solo a causa del padre pessimo che si trovava, e non solo: il tizio aveva detto che quasi gli dispiaceva che Goyle avesse fallito, ci sarebbe stato un Mangiamorte in meno sulla terra. Harry non aveva retto, si era avvicinato al ragazzo – uno del settimo anno – e si era scagliato su di lui per prenderlo a pugni, ma questo aveva reagito con la magia: peccato che essa si fosse infranta contro la barriera protettiva che si era eretta attorno a Harry per contrastare l’incantesimo offensivo – Harry aveva sentito uno strano calore scaldare il suo petto all’altezza in cui c’era l’amuleto che gli aveva regalato Draco – e alla fine si erano presi a pugni: Harry aveva avuto la peggio solo perché meno robusto dell’altro.
«Ma cosa diavolo gli è preso?» chiese preoccupato. Gli era davvero sembrato che in riva al lago avesse capito di non doversi lasciar trascinare dalla rabbia e dai sentimenti negativi… cosa gli stava succedendo?
«Non lo so» rispose con sincerità il rosso «È successo tutto in pochissimo tempo; ma davvero non so cosa gli stia prendendo» ammise sospirando.
«Come possiamo aiutarlo?» chiese Draco, Ron si accigliò e lo guardò «Andiamo, tu saprai sicuramente come comportarti in questi casi, Weasley, sei con lui da sempre, praticamente!» esclamò. L’altro aprì la bocca per rispondere, ma Harry scelse quel momento esatto per svegliarsi, guardandosi intorno con aria confusa.
«Draco…» mormorò il moro con un filo di voce e un tenero sorriso a contornargli le labbra «Sei qui…»
Il biondo impiegò tre secondi a precipitarsi vicino lui e a prendergli la mano; aveva uno zigomo gonfio e il labbro spaccato, ma stava bene. Dovevano essere le pozioni a farlo sembrare così intontito.
«Dove altro dovrei essere, stupido? Ti sembra il caso di fare a pugni?»
«Ti aveva insultato…» disse a bassa voce, come se quello potesse spiegare tutto «Ho perso la testa» ammise.
«Cerca di evitare di farti pestare la prossima volta» disse con una punta di rimprovero nel tono di voce.
«Mmh, sono dolorante» fece Harry, eludendo la domanda «Coccole?»
«Idiota» borbottò il biondo sedendosi accanto a lui e accarezzandogli i capelli «Riposa, poi ne parleremo» sussurrò dandogli un leggero bacio sulla fronte.
«Okay, amico, ti lascio in buone mani» disse Ron «Malfoy, prenditi cura di lui».
«Grazie» fece Draco, rivolgendogli uno sguardo riconoscente; Harry annuì e fece un segno di saluto all’amico, che uscì dall’infermeria e raggiunse Hermione, Blaise e Neville in biblioteca. Draco sospirò e accarezzò i capelli di Harry.
«Mi dispiace» sussurrò Harry «Non sopporto quando parlano male di te».
«Sì, certo… è stato quello a farti arrabbiare in quel modo?» chiese «Sono giorni che sei così irascibile, Harry…»
«Lo so…» mormorò «Mi dispiace davvero, Draco… cercherò di non perdere la testa».
«Sono qui, se vuoi parlarne» gli disse il biondo prima di abbracciarlo. Harry annuì e si accoccolò vicino a lui, socchiudendo gli occhi: aveva davvero bisogno di capire cosa gli stava accadendo, prima di far del male a qualcuno.
Dovevano assolutamente parlare con Tonks e con Remus di tutta la faccenda, doveva sapere di poter partire anche prima dei suoi diciassette anni.
Così, un paio di giorni dopo, mandarono un gufo a Remus Lupin, chiedendogli se potesse raggiungerli a Hogwarts, insieme a Tonks perché avevano bisogno di parlare con loro; non diedero troppi dettagli, ma la risposta non tardò ad arrivare: li avrebbero incontrati quella domenica a Hogsmeade. Il post-scriptum di Tonks fece ridacchiare Harry: “Ps. Non vedo l’ora di conoscere mio cugino!” Draco si ritrovò ad arrossire davanti a quel messaggio, non ci aveva pensato neanche un secondo: quella strega era sua cugina, figlia della sorella rinnegata di sua madre. Come avrebbe dovuto comportarsi con lei? Avrebbe dovuto scusarsi? Beh, in fondo, lui non aveva fatto nulla, gli era solo stato raccontato che la donna aveva preferito sposare un nato babbano piuttosto che un purosangue: una scelta che portava a disconoscere i figli, nella sua famiglia. Era ironico che lui stesse seguendo lo stesso percorso della zia che non aveva avuto il piacere di conoscere, scegliendo di amare un mezzosangue, nemico del mago oscuro che i suoi genitori avevano scelto di servire.
La domenica mattina, Draco e Harry si diressero al luogo dell’appuntamento, muoversi tutti insieme sarebbe stato inutile e confusionario, ma promisero ai loro amici di riferire loro ogni cosa al loro ritorno. Quando arrivarono, c’era solo Tonks, che li accolse con un enorme sorriso e abbracciò Harry di slancio, felice di vedere che stesse bene.
«Remus si scusa tanto, Harry, non è riuscito a venire, non sta benissimo, siamo in periodo di luna piena» disse lei «Ma il tuo messaggio sembrava urgente e non voleva farti aspettare, mi ha detto di riferirti che farà di tutto per aiutarti, qualsiasi cosa dovrai fare».
Harry annuì comprendendo le sue parole e si morse le labbra nervoso: era vero, non aveva minimamente pensato alla luna piena, forse aveva ragione Draco, c’era qualcosa che non andava in lui.
«Grazie di essere venuta, Tonks, di’ a Remus di non preoccuparsi e ringrazialo da parte mia».
«Ma certo» fece lei sorridendo, poi si voltò verso il biondo «Tu devi essere Draco, il figlio di Narcissa» disse, lui si ritrovò ad annuire imbarazzato «Benvenuto nel club dei rinnegati della famiglia Black!»
Draco trattenne una risata, Tonks non sembrava tanto male per essere figlia di un nato babbano e di una purosangue. «Beh, se vale, mi dispiace per quello che è successo alla tua famiglia» disse.
«A me no» fece scrollando le spalle «Ma sono contenta di conoscerti, somigli a tua madre e a tuo padre» affermò «Beh, immagino le tue somiglianze con loro siano solo fisiche, altrimenti non saresti qui con il nostro Harry!» esclamò dando una pacca sulla spalla di Harry.
Il biondo arrossì «In effetti, negli ultimi tempi sono cambiate molte cose» affermò, rivolgendo un’occhiata al moro che gli strinse un braccio attorno alle spalle, annuendo e sorridendo.
«Sono contenta per voi, ragazzi» disse lei «Beh, adesso basta chiacchierare, immagino che dobbiate parlarmi di qualcosa di grosso».
«In effetti sì» fece Harry «Ci servirebbero alcuni consigli».
«Ditemi tutto». Così le raccontarono ogni cosa, degli horcrux, della missione di Silente per sconfiggere Voldemort e di avere la necessità di usare la magia lontano da Hogwarts, prima dei loro diciassettesimi compleanni. Lei li aveva ascoltati pazientemente e aveva rivelato loro di non poter fare niente per la traccia, ma aveva dato loro molte dritte su come eludere la sorveglianza, non potevano usare incantesimi, ma le pozioni non erano rintracciabili. Potevano usare le scope per spostarsi, anche se sarebbero stati visibili e Tonks suggerì loro di appoggiarsi a casa degli zii di Harry, durante le loro ricerche, fino a che non sarebbero stati liberi dalla traccia. La casa era protetta dall’Incanto Fidelius fino al diciassettesimo compleanno di Harry, quindi nessuno poteva trovarla prima di quel giorno; Draco era più fortunato, lui compiva gli anni a cavallo con la fine della scuola, quindi non avrebbe avuto problemi. Era Harry il vero problema, il suo compleanno cadeva solo alla fine di luglio. Dopo un secolo dalla fine della scuola. Non potevano stare a Privet Drive fino al 31 luglio, i Dursley non lo avrebbero mai permesso. Harry pensò anche alla Tana come rifugio sicuro, ma non voleva mettere i Weasley in pericolo. Doveva riflettere bene. Tornare a Privet Drive? Con Draco? Non era una soluzione allettante, ma Tonks aveva ragione, era il solo piano che avevano.
«Sappiate una cosa, ragazzi» disse la strega, prima di andare via «Se aveste bisogno di una mano, in qualsiasi momento, non esitate a contattarmi, okay?»
«Okay, grazie Tonks».
«Questo e altro per Harry Potter e il mio cuginetto!» esclamò lei sorridendo «Sono certa che ci rivedremo presto, buona fortuna, ragazzi». I due ragazzi si guardarono, restando senza parole. Non avevano di certo risolto il problema, ma adesso sapevano come arginarlo. Non era molto, ma era una base da cui partire. Sapevano che non sarebbe stato facile, ma non volevano arrendersi o lasciarsi abbattere dalle circostanze.
«Tonks non sembra male» disse Draco, mentre entravano nel passaggio che li avrebbe ricondotti a scuola.
«No, lei è fantastica» disse Harry «Attenzione a non chiamarla con il nome per intero però» scherzò.
«Perché? Non le piace?»
«Lo detesta». Draco ridacchiò e pensò che non gli sarebbe dispiaciuto conoscerla meglio. Gli era sembrata davvero in gamba e simpatica; da quando aveva smesso di giudicare le persone in base al loro status di sangue, riusciva ad apprezzare meglio chiunque. Proseguirono in silenzio, fino a quando Harry si fermò all’improvviso nel tunnel e gli afferrò la mano, stringendogliela con forza.
«Promettimi che sarai sempre con me» sussurrò con esitazione.
«Te lo prometto» promise il biondo, si voltò verso di lui e lo guardò negli occhi «Sarò sempre accanto a te» disse ancora, prima di baciarlo con tenerezza. Harry si alzò sulle punte per raggiungere la sua altezza e ricambiò il bacio nel medesimo modo. Più sicuri e meno incerti, ripresero il loro cammino verso il castello.
 
Quella sera stessa, Draco si rimboccò le maniche e, seguendo il consiglio di Tonks, iniziò a lavorare a diverse pozioni: di medicamento, antidoti ai veleni, fiale esplosive, veleni per proteggere se stesso e il moro dai pericoli che avrebbero potuto incontrare nel corso della missione.
Con il Mantello dell’Invisibilità di Harry, si introdusse nel ripostiglio degli ingredienti delle pozioni e trafugò tutto il necessario; lavorò notte e giorno per riuscire a contrastare qualunque maledizione, o quasi. Harry, invece, iniziò a divorare qualunque manuale di Difesa contro le Arti Oscure, anche quelli più proibiti, li imparò quasi a memoria a furia di studiarli. Non dicevano niente sugli horcrux, o ne facevano vaghi riferimenti, ma Ron, una sera, suggerì di riprovare con il veleno di basilisco, che aveva funzionato con il diario. Quasi volle baciare il suo migliore amico per quell’affermazione, non ci aveva pensato! Nella Camera dei Segreti c’era ancora il cadavere del basilisco e di certo le sue zanne erano ancora pregne di veleno; Ron aveva suggerito anche di andare laggiù a prenderle. Avrebbero potuto usarle per distruggere gli horcrux. Quando lo disse a Draco quasi saltellava dalla gioia, era la prima notizia buona che avevano da settimane. Avevano trovato un modo per distruggerli.
«Le zanne del basilisco?» chiese Draco, Harry annuì. Aveva letto un sacco di cose sul basilisco, quando aveva scoperto che genere di mostro avesse nascosto Salazar Serpeverde nella scuola e ricordava di aver pensato che solo un matto avrebbe potuto nascondere una bestia del genere in una scuola; ma comunque, aveva letto che il veleno del basilisco era uno dei veleni più letali conosciuti dai maghi. Un solo morso poteva uccidere in pochi minuti… e loro avevano le zanne. «Potrebbe essere una buona idea, e io potrei produrre delle pozioni altamente nocive per i nostri nemici con il veleno».
Il moro sorrise e gli prese il volto tra le mani dandogli un bacio sul naso, lui lo storse indignato.
«Sì, ma possiamo anche usare direttamente la zanna sull’horcrux. Come ho fatto con il diario di Tom Riddle».
Draco annuì pensieroso: «E Weasley ha avuto quest’idea?»
«Sì! È geniale, vero?» fece Harry allegro «Siamo quasi pronti, Draco. Troveremo gli horcrux e distruggeremo Voldemort. Tu sarai libero di essere chi vuoi e io… beh, a quel punto smetterò di essere così interessante» scherzò.
«Chi dice che tu sia interessante? Solo perché hai quello sfregio sul viso? Pft, prescelto dei miei stivali». Harry amava il modo in cui Draco lo prendeva in giro, erano le solite battutine che faceva, ma prive della solita cattiveria che era solito usare con lui.
«Verrai anche tu?» chiese il moro «Nella Camera dei Segreti, intendo».
«Certo. Voglio proprio vedere questa stanza segreta creata dal fondatore della mia casa».
Raggiungere la Camera dei Segreti fu facile, andarono nel bagno di Mirtilla – Draco lo ricordava troppo bene per un altro motivo, quel bagno – e Harry parlò serpentese per aprire l’entrata, il Serpeverde aveva sentito una sola volta il suo ragazzo parlare quella lingua strana e alquanto inquietante (ma Voldemort che parlava con Nagini era anche peggio).
I quattro ragazzi ebbero facile accesso alla Camera e Harry li guidò per i corridoi mezzi crollati, Draco si guardava intorno esterrefatto. Quella era stata la casa di una creatura quasi mitologica per secoli e Potter era riuscito a sconfiggere quella bestia a soli dodici anni, onestamente chi, se non lui, poteva essere il prescelto?
Quando raggiunsero il centro della Camera, il biondo fu attraversato da un brivido. Sì, aveva immaginato che fosse inquietante, ma non così.
«Merlino, questa camera è terrificante» disse il Serpeverde «Sbrighiamoci».
«Dà i brividi, vero?» fece Ron «Non dovresti sentirti, tipo, a casa tu?» scherzò per alleggerire la tensione, guadagnandosi un’occhiataccia da Draco, il quale con orrore indicò l’enorme testa di un enorme serpente e tutti si immobilizzarono. La testa del basilisco usciva appena dall’acqua, le fauci aperte e le zanne in bella mostra. Si avvicinarono cautamente ad esso e lo osservarono da vicino. Era davvero spaventoso, Draco si chiese come avesse fatto Harry ad affrontarlo da dodicenne. Lui ne aveva sedici ed era terrorizzato da Nagini che non era nemmeno un decimo di quella bestia.
«Prendiamone quante più possiamo e andiamo via da qui» disse Harry, un brivido gli attraversò la schiena e si toccò istintivamente un braccio, memore di quando una di quelle zanne gli aveva infilzato l’arto.
«Che hai?» chiese Draco.
«Niente, un ricordo spiacevole» sospirò «Prendiamo queste zanne e poi andiamo via».
Impiegarono pochi minuti a staccare almeno un paio di zanne a testa, le infilarono nelle borse che si erano portati dietro e risalirono in superficie e l’ingresso si richiuse dopo un paio di parole in serpentese di Harry.
«Bene, ora abbiamo il modo di distruggerli…» disse Draco «Dobbiamo solo trovare il modo di localizzarli».
Tutti annuirono; nel bagno Hermione trasfigurò le zanne in pinzette per capelli e le mise in una scatola che fece scivolare nella sua tasca: «Così nessuno sospetterà di nulla. Le terrò al sicuro nel mio baule e le darò a Draco quando sarà il momento» spiegò. Tutti convennero che sarebbero state più al sicuro con lei che con chiunque altro.
Harry si offrì di accompagnare Draco ai sotterranei, era tardi e non voleva che facesse brutti incontri, mentre Ron ed Hermione tornarono verso la Torre di Grifondoro.
«Che ti è venuto in mente prima?» chiese Draco, mentre scendevano le scale lentamente «Quando ti sei toccato il braccio».
«Oh… ecco, quando ho affrontato il basilisco, una zanna mi è rimasta conficcata nel braccio mentre lo uccidevo» raccontò sentendo un brivido scivolare lungo la schiena; Draco lo guardò spalancando gli occhi «Sono stato guarito dalle lacrime di Fanny, le lacrime della fenice hanno poteri curativi».
«Non te lo dirò di nuovo, ma… sei davvero coraggioso, Harry» disse stringendolo in un breve abbraccio «Dovrò chiedere alla fenice se piange in una delle mie ampolle, potrebbe esserci utile un rimedio del genere, per qualche pozione, sai».
«Sempre a pensare alle pozioni» borbottò il moro, Draco si lasciò andare in una risatina divertita. Arrivarono ai sotterranei senza alcuna interruzione, erano diventati bravi ad evitare chiunque, soprattutto grazie alla mappa del malandrino che Harry consultava ogni tanto. Quando arrivarono fuori dalla sala comune di Serpeverde, il biondo invitò l’altro ad entrare e trascorsero la notte abbracciati, pensando che quella potesse essere una delle ultime così tranquille. Più passava il tempo, più erano certi di dover essere pronti per ciò che sarebbe avvenuto da lì a poco.
 
 
Lavorare alla localizzazione degli horcrux non fu facile. Ogni momento libero che avevano lo trascorrevano a studiare possibili incantesimi per rintracciare quelle tracce di magia oscura di cui aveva parlato Silente, l’unico dettaglio che aveva fornito loro. Non sempre avevano successo, ma si stavano impegnando mettendoci il massimo. Parecchie volte, durante la notte, Harry e Draco si erano addormentati nella sala comune di Grifondoro, mentre studiavano vecchi, enormi e polverosi tomi, alcuni provenienti anche dalla sezione proibita. Altre volte erano rimasti nel dormitorio di Draco insieme a Blaise e a Theodore Nott, che si era offerto di aiutarli con le ricerche, ma non riuscivano mai a trovare nulla di concreto. A volte sembrava che percorressero dei vicoli ciechi, che sbagliassero costantemente, perché non trovavano mai la soluzione corretta e per questo si sentivano sempre più abbattuti.
Nel frattempo, il mese di maggio era alle porte e di Silente non c’era traccia. I ragazzi erano stanchi e frustrati per la situazione, anche se a scuola le cose sembravano essersi calmate, Piton non si era più avvicinato a Draco per nessun motivo e la cosa si faceva sospetta; Harry aveva avanzato l’idea che fosse per merito dell’intervento di Silente nella faccenda; Draco invece era sempre più dell’idea che si stesse preparando per fare altro, Harry non lo conosceva come lui, non sapeva molte cose, ma Draco lo sapeva bene: fin da quando Voldemort era tornato, il loro professore era ritornato ad essere un Mangiamorte, come tutti gli altri. Suo padre gli diceva sempre che chi era davvero un seguace dell’Oscuro Signore non smetteva di esserlo, neanche pentendosi. Mangiamorte una volta, Mangiamorte in eterno, o qualcosa del genere, la cosa era agghiacciante. Spesso aveva degli incubi in cui veniva forzato a prendere il marchio e Harry che gli dava del traditore per questo. Questo era uno dei motivi per cui si impegnava quasi il doppio degli altri per aiutare il prescelto a portare a termine la sua missione. Voleva che fosse chiaro che lui non era un doppiogiochista come il professore, lui era fedele all’esercito di Potter (il modo affettuoso in cui lui definiva la loro piccola squadra), a nessun altro.
«Ehi, forse ho trovato qualcosa» disse Pansy facendo irruzione nel dormitorio maschile di Serpeverde, facendo sobbalzare i due occupanti della stanza: Draco e Harry erano chiusi lì da ore a studiare un ennesimo libro di magia oscura recuperato da Blaise nella sezione proibita; la strega li raggiunse e lanciò un pesante libro di magia oscura sul letto, era un tomo antico e probabilmente molto raro «L’ho preso in prestito dai libri di famiglia. Mio padre me ne aveva parlato tempo fa, è un grimorio molto antico, non è stato facile recuperarlo, ma il mio elfo domestico mi adora» disse la ragazza sorridendo «E si sa, farebbe di tutto per compiacermi, visto che gli regalo sempre dolcetti e cose chic».
«O teme la tua ira profonda» ridacchiò Draco adocchiando il libro.
«Vero anche questo. Ma i dolcetti glieli regalo lo stesso quando soddisfa sempre le mie richieste» precisò lei.
Il ragazzo annuì divertito e si avvicinò a lei «Di che si tratta, allora?»
«Non è un incantesimo, è più una sorta di rituale. Serve a rintracciare oggetti magici e amuleti maledetti».
Draco lesse la formula e notò che per completare il rituale fosse necessaria anche una sorta di pozione, da versare su un foglio di pergamena antico, ne lesse gli ingredienti, il procedimento e sbiancò «Questa pozione è difficilissima…»
«Lo so, ma è il solo piano che abbiamo».
«In cosa consiste?» chiese Harry avvicinandosi ai due Serpeverde per vedere anche lui «Sembra davvero complicato».
«Lo è. Non ho mai preparato una pozione tanto difficile» ammise amaramente il Serpeverde «E sarà dura ritrovare questa pergamena antica» disse afflitto.
«Siete entrambi due maghi potenti, io sono certa che possiate farcela. È l’unica alternativa che abbiamo, quindi…»
«Hai ragione» rispose il moro «Almeno abbiamo qualcosa di concreto su cui lavorare».
Draco annuì a sua volta «Inizierò a lavorare alla pozione domani mattina. Non ho nessuna lezione urgente, mi darò malato» disse con serietà osservando gli ingredienti che ci volevano per quella pozione. Quella notte avrebbe fatto un’altra capatina nelle scorte di Piton e di Lumacorno per vedere se ci fosse, quanto gli serviva. Non sarebbe stato difficile procurarsi gli ingredienti, ma l’esecuzione non sembrava molto semplice.
«Io mi occuperò della pergamena» disse Harry «Vedrò in biblioteca o andrò nell’ufficio di Silente, avrà qualche foglio antico, no?» i due Serpeverde annuirono, pensierosi «Grazie Pansy» aggiunse poi il moro «Ci hai salvato la vita».
«Oh, voi salverete il mondo magico facendo a pezzi quel bastardo! Ho solo contribuito un pochino!» esclamò la ragazza. Draco le sorrise a sua volta ringraziandola e la abbracciò con gratitudine, poi lei uscì dalla stanza con la stessa velocità con cui era entrata e lasciò i due da soli.
«Sembra che la tua fortuna sfacciata sia tornata a girare dalla tua parte» osservò il biondo, mentre leggeva il complesso incantesimo per il rituale e leggeva gli ingredienti di quella pozione. Non sarebbe stato facile recuperarli, per niente.
«Puoi vederla in questo modo» concesse Harry divertito «Oppure puoi pensare che i nostri amici sono geniali e che senza di loro non potremmo fare nulla».
«Uhm. Vero anche questo» affermò «Abbiamo messo su una squadra molto efficace. Certo, i membri più brillanti appartengono alla mia casa, ma… anche i tuoi amichetti reggono il confronto». Harry ridacchiò, sfilandogli il libro dalle mani e lesse la formula. Era complessa, tutta in latino e forse solo Hermione era abbastanza brava da memorizzarla tutta per poter eseguire il rituale. Peccato che dovessero essere loro a partire per la missione.
«Certo, certo, sogna pure» ribatté.
Draco si sedette sul letto e tirò il ragazzo accanto a sé così che tutti e due potessero consultare la pagina e studiare ognuno la sua area di competenza. Non dissero altro, continuarono a studiare quel rituale come se finalmente avessero trovato una scialuppa di salvataggio in mezzo al mare di guai in cui erano. C’era la speranza di riuscire con quell’incantesimo a trovare gli horcrux mancanti e con le zanne di basilisco, potevano facilmente distruggerli.
«Promettimi una cosa» disse Draco ad un certo punto.
«Dimmi».
«Quando tutto questo sarà finito, quando Voldemort sarà solo un brutto ricordo…» iniziò deglutendo «Ti prego, giurami che torneremo a sfidarci per le cose stupide come i duelli o il Quidditch».
«Lo faremo» disse il moro «Te lo prometto» affermò baciandogli la guancia «Non dimenticare che devo ancora perdere una partita contro di te».
«Solo perché non c’è stata l’occasione di stracciarti, Sfregiato».
«Certo, ovvio, Furetto» scherzò il moro «O la verità è che non riesci a battermi perché ti distrai a guardarmi il culo?»
Draco gli pizzicò il fianco e lo spintonò trattenendo una risata «Studia, invece di dire stronzate».
 
Quella sera, durante la cena, si erano seduti tutti e due al tavolo dei Grifondoro, avevano cenato insieme per poter studiare ancora quel libro e capire come usare al meglio quel rituale; lo stavano ancora consultando, sotto gli occhi straniti della tavolata: nessuno aveva mai visto Malfoy e Potter studiare così intensamente. Harry aveva la testa appoggiata sulla spalla di Draco e quest’ultimo gli stringeva la mano sotto al tavolo in una presa delicata e amorevole. Il moro, ogni volta che si ritrovava così vicino al biondo, sentiva delle strane sensazioni contrastanti: non voleva coinvolgere Draco in un pericolo come quello, e aveva bisogno di lui perché sentiva che con lui al suo fianco, sarebbe riuscito a vincere.
«Vuoi un po’ del mio dolce?» chiese il Serpeverde, spostando la fetta di torta verso Harry. Lui sorrise impercettibilmente annuendo e ne prese un po’. Draco sorrise dolcemente guardandolo, l’aveva fatto di proposito, aveva visto che il Grifondoro non avesse mangiato tanto; era sicuro che fosse per lo stress di tutta la situazione, alla fine Potter aveva confessato: la notte aveva di nuovo gli incubi su Voldemort. Era ovvio che avesse lo stomaco chiuso, ma Draco si preoccupava lo stesso per lui. Era qualcosa di irrazionale, che gli nasceva dentro ogni volta che pensava a lui.
«Io non ne voglio più» sussurrò al suo orecchio «Finiscilo tu».
«Sicuro?» chiese Harry.
Lui scrollò le spalle e annuì «Sì, ne sono sicuro» affermò sorridendo. L’altro gli rispose con il sorriso e un bacio sulla guancia, suscitando le gelosie e invidie di chi li guardava.
«Ma guarda che carini che sono» fece una ragazza del quarto anno «Si tengono la mano sotto al tavolo e si dividono il dolce» disse con aria sognante, poi si voltò verso un ragazzo al suo fianco e gli diede un buffetto dietro alla testa «Perché tu non ti comporti così con me?» lui grugnì, alzando gli occhi al cielo e non rispose alla ragazza.
I due sghignazzarono e continuarono a comportarsi così senza badare a loro, Harry porse a Draco un pezzetto del dolce perché si sarebbe sentito troppo in colpa a finirlo senza di lui, mentre leggevano insieme quello stramaledetto libro.
La cena finì, i piatti e gli avanzi sparirono in un attimo, mentre gli studenti si alzavano per tornare nelle loro sale comuni. Ron, Neville, Blaise e altri Grifondoro erano andati già via per giocare a scacchi prima di andare a letto, Harry sonnecchiava sulla spalla di Draco e quest’ultimo continuava a leggere, sbocconcellando una tartelletta che aveva preso prima che i piatti sparissero. La pozione da preparare era una delle cose più complesse che avesse mai visto e non era completamente certo di riuscire a prepararla. Ma aveva fiducia, da quando frequentava Potter, dentro di lui era nata una nuova fiducia. Lanciò uno sguardo al ragazzo assopito sulla sua spalla e gli diede un bacio delicato sulla tempia, era adorabile mentre dormiva, aveva gli occhiali un po’ storti, i suoi capelli arruffati gli solleticavano il collo, ma non lo avrebbe mosso da lì.
«Dovreste riposare un po’, lo sai?» gli chiese Hermione con aria da mamma chioccia, guardandoli «Non vi fa bene studiare così tanto quel libro, finirete per impazzire».
«Da che pulpito…» commentò il Serpeverde «Shhh» sibilò poi, lasciando che Harry si sistemasse più comodo contro di lui «Dorme» sussurrò «Ha avuto una giornata pesante, lascialo riposare un po’».
«Lui, eh?» chiese la ragazza inclinando la testa «Perché tu no?»
«Io non ho gli incubi come lui» rispose con aria di sufficienza «E poi da quando sa degli horcrux dorme ancora di meno» spiegò «Lo sai, ultimamente è così stressato, non mi va di disturbarlo, quando riesce ad essere un po’ più sereno».
Hermione alzò gli occhi al cielo «Sai, vero, che è sereno quando è con te?» chiese lei retoricamente, Draco arrossì un po’, ma non rispose «Portalo a letto e poi vai a dormire anche tu» fece lei alzandosi «Buonanotte».
«’Notte Granger» la liquidò. Hermione se ne andò, non senza lanciare uno sguardo dolce ai due piccioncini stretti l’uno all’altro e si stupì nel vedere un Malfoy così premuroso nei confronti di Harry. Era contenta che finalmente Harry avesse trovato qualcuno che si prendeva cura di lui.
 
§§§
 
La calma non durò a lungo però. Quando Silente, che era tornato a Hogwarts da un paio di settimane, convocò Harry nel suo studio, Draco fu sicuro che quello fosse uno dei segnali. Era pronto da almeno una settimana: aveva messo a punto la pozione per il rituale, Harry aveva trovato la pergamena, avevano eseguito il rituale e dovevano solo aspettare, come diceva il grimorio, che gli elementi si combinassero e la pergamena diventasse una mappa; aveva pozioni, essenze, rimedi, veleni, erbe medicamentose (procurategli da Neville) e tutto il necessario per poter contrastare i nemici. Inoltre, in quel tempo di preparazione, sia lui che Harry si erano allenati molto anche con i duelli e avevano imparato altri incantesimi di difesa, di attacco e di guarigione, prendendo le informazioni direttamente da un manuale di preparazione per Auror che la McGranitt aveva regalato ad Harry, quando egli aveva espresso il desiderio di voler combattere maghi oscuri e criminali magici, anche dopo la scuola. Era stato utile, c’erano davvero tanti incantesimi che potevano servire in combattimenti e cose simili e loro aveva imparato ad eseguire molti di essi. (L’unica sfortuna era che non avrebbero potuto usarli fuori da Hogwarts prima dei diciassette anni, dannazione).
«Ricordati il ciondolo» gli disse Draco «Così almeno so che ti proteggerà».
«Lo porto sempre con me» disse il moro, abbracciandolo «Vedrai, tornerò presto e…»
«… e toccherà a me. Dovrò portarti via, lo so» sospirò «Solo, sta’ attento, okay?»
Harry annuì e lo baciò prima di andare via con Silente. Per un momento, Draco si chiese come sarebbe stato il loro futuro dopo Hogwarts, ammesso che ce ne fosse stato uno, ovvio. Sarebbero sopravvissuti a Voldemort? Sarebbero riusciti a distruggere gli horcrux? E dopo, sarebbero rimasti insieme? E Harry avrebbe fatto l’Auror e sarebbe andato via da casa, quando avrebbe avuto delle missioni, lasciandolo da solo pieno di preoccupazioni, come in quel momento?
Oh maledizione, non è questo il momento di pensare a queste cose. Draco li vide salire verso la torre di astronomia, il preside gli lanciò una lunga occhiata d’intesa e Draco si rese conto di dover essere pronto, che il tempo di salvare Harry e portarlo via dalla scuola fosse arrivato. Adesso non poteva più esitare, dove compiere la sua missione, quella che gli era stata affidata dall’anziano mago e che coincideva con i suoi interessi: proteggere Harry, tenerlo al sicuro. Ancora non sapeva da cosa però e la cosa lo irritava, avrebbe voluto sapere da cosa dovesse proteggerlo, essere pronto.
Andò nell’ufficio del preside, prese le due sacche che aveva preparato e con un Reducio, le rimpicciolì mettendole in una tasca dei pantaloni, sulla scrivania del preside trovò un pezzo di pergamena strappata, lo prese tra le dita e ne lesse il contenuto “All’ingresso della foresta proibita troverai una vecchia scarpa rotta. È una passaporta, toccatela e vi porterà in un posto sicuro”. Draco sentì un leggero sorriso di sollievo affiorare sulle sue labbra e respirò profondamente, almeno non li aveva lasciati completamente allo sbaraglio. Mise il biglietto nella tasca ed uscì dall’ufficio del preside. Recuperò il mantello dell’invisibilità di Harry dalla sua stanza e decise di lasciare lì gli ingombranti vestiti della divisa e optare per qualcosa di più comodo e trafugò una delle felpe babbane di Harry, che erano enormi e confortevoli. Poi raggiunse i sotterranei e recuperò la borsa con tutte le sue preparazioni e, nascondendosi sotto al mantello dell’invisibilità di Harry, uscì dalla stanza per raggiungere la torre di astronomia; mentre saliva le scale, vide Tiger salire in maniera sospetta al settimo piano, istintivamente lo seguì e quando lo vide raggiungere la stanza delle cose nascoste e sparire in essa, ebbe un brutto presentimento. Entrò anche lui e vide Tiger e Piton accanto ad un Armadio Svanitore; dopo un po’ da esso vide uscire due Mangiamorte e impallidì. Aveva sempre avuto ragione lui, Piton li aveva traditi, aveva tradito l’Ordine e Silente, non aveva mai smesso di essere un Mangiamorte. Quando vide anche sua zia, Draco rabbrividì. Come poteva Piton mettere in pericolo tutti quegli studenti? Come poteva aver permesso a quei mostri di entrare nella scuola? Consapevole che ne sarebbero arrivati altri (sperava che tra essi non ci fosse suo padre) fece l’unica cosa che gli venne in mente, corse a perdifiato prima verso la sala comune dei Grifondoro per avvisare gli studenti dell’imminente pericolo. Entrò come una furia, togliendosi il mantello per farsi riconoscere.
«Lo so, lo so! Non dovrei entrare qui senza Harry, ma è un’emergenza!» esclamò con il fiatone.
Ron, Hermione, Neville e altri subito gli furono vicino e lui spiegò più velocemente possibile ciò che aveva visto. Non aveva tempo materiale per restare lì ed aiutare. Hermione lo strinse in un abbraccio soffocante e gli disse in un orecchio: «State attenti, mi raccomando!» prima di lasciarlo andare. Draco uscì dalla torre, coperto dal mantello, un attimo prima che la McGranitt entrasse come una furia dicendo a tutti i ragazzi di restare al sicuro e non muoversi dai dormitori. Il Serpeverde, poi, corse verso i sotterranei, entrò nella sua sala comune correndo a perdifiato, non aveva tempo.
«Blaise, Blaise!» urlò entrando, gettando il mantello di Harry per terra, l’amico subito lo raggiunse «Dovete stare attenti!» esclamò «Piton… ha fatto entrare i mangiamorte nella scuola. Fa’ in modo che i più piccoli restino nei dormitori. E state attenti, ho già avvisato gli altri».
«Draco è pericoloso! E la tua missione?»
«Lo so! Sto facendo… in fretta, sarò tra poco sulla torre di astronomia, vi prego! State attenti!»
L’amico annuì e gli strinse una spalla ringraziandolo. «Stai attento, mi raccomando».
«Sì, anche tu» gli disse. Raccolse il mantello e si coprì di nuovo, lasciando la sala comune, pronto a dirigersi verso la torre di astronomia, allertò gli Auror e mentre raggiungeva la sua meta, cercò di avvisare tutti gli studenti che incontrava. Harry e Silente sarebbero tornati da un momento all’altro e non poteva perdere altro tempo, ne andava della missione. Con il cuore in gola, mentre sentiva le risate di Bellatrix echeggiare per la scuola, raggiunse la torre. Si tolse il mantello e scrutò con lo sguardo l’orizzonte, attendendo il ritorno di Harry e del preside e il momento in cui avrebbe dovuto portare via Harry. Avrebbe dovuto fare qualcosa contro Piton, quando ne aveva avuta l’occasione? Aggredirlo e chiuderlo in quel fottuto armadio? O aveva fatto bene a seguire il piano del preside? Poi ricordò le parole di Silente, avrebbe dovuto seguire i suoi ordini, qualsiasi cosa accada, Draco, tu dovrai portare via Harry – gli aveva detto l’anziano mago. E lui lo avrebbe portato via.
Quando Harry e Silente arrivarono a cavallo delle scope, Draco corse immediatamente dal moro saltandogli al collo per stringerlo e assicurarsi che stesse bene, ma si separò subito. Dovevano andare via in fretta, sarebbero arrivati a loro in poco tempo, non dovevano perderne altro.
«Dobbiamo andare» disse il biondo afferrando il braccio di Harry, ma il moro restò immobile «Harry!»
«Fa’ come dice, Harry» disse il preside, annuendo.
«Ma signore, c’è il Marchio!» esclamò «Non possiamo andare via, Draco, lasciami!»
«Sono ordini del preside! Ho avvisato io gli altri, sono pronti, non preoccuparti, noi dobbiamo andare!» esclamò. Harry sembrò convincersi delle sue parole, così Draco gli strinse la mano e corsero insieme verso le scale che portavano ai piani inferiori, ma in quel momento Bellatrix Lestrange e altri tre mangiamorte sbarrarono loro la strada puntando le bacchette contro di loro. Istintivamente, Draco allungò un braccio verso Harry per proteggerlo.
«Ma bene, bene, guarda chi abbiamo qui! Il nostro piccolo traditore e il suo amichetto» disse la strega, mentre i due indietreggiavano verso il preside «Sai, Draco, sei ancora in tempo per salvarti la vita da una morte lenta e dolorosa» rise crudelmente «Certo, poi la tua vita diventerà un vero inferno, ma… un giorno sarai perdonato e forse il Signore Oscuro sarà così magnanimo di risparmiarti la vita» affermò lei «Tutto quello che devi fare, è consegnare adesso il ragazzo».
Istintivamente Draco si gettò davanti a Harry e puntò la sua bacchetta contro la donna. «Mai. Non gli farai del male» disse lui «Non ti permetterò di toccarlo».
«Oh, oh, oh» fece lei ridendo, inclinando la testa per guardarlo meglio «E me lo impedirai tu? Un ragazzino spaventato?»
«Non sono più un ragazzino spaventato» sputò lui «Non ti permetterò di toccarlo!»
«Hai sentito, Lucius? Sembra che sia vero. E tu che speravi ardentemente che Severus avesse ragione e Goyle avesse torto».
Quando Lucius Malfoy si tolse la maschera, Draco restò paralizzato per un attimo, non si aspettava che suo padre fosse lì, ma non si scompose e continuò a tenere la bacchetta puntata davanti a lui e a proteggere Harry con il suo corpo.
«Mi hai molto deluso, Draco».
Il giovane Malfoy fece una smorfia «Peccato» sibilò, prima di urlare «Expelliarmus!» contro suo padre, l’incantesimo fu talmente forte che non solo lo disarmò, ma lo fece anche andare a sbattere contro una parete, facendogli perdere i sensi; poi puntò la bacchetta su Bellatrix ed esclamò «Stupeficium!» riuscendo a schiantarla nello stesso momento in cui Harry disarmava il terzo mangiamorte, che andava a fare compagnia a suo padre. Lanciò un’occhiata veloce al moro, che gli rivolse un mezzo sorriso, erano bravi insieme. E aveva appena affrontato suo padre da traditore, sentiva una strana sensazione dentro di sé, che neanche lui sapeva descrivere.
«Traditore!» urlò il quarto uomo apparso sulla torre. Provò ad aggredirli, ma il preside fu più rapido e lo schiantò e quello cadde per terra, perdendo i sensi. Altri passi sopraggiunsero verso la torre, il preside guardò i due ragazzi e la porta. Era sicuro che non avrebbero più avuto il tempo di fuggire, adesso, doveva metterli al sicuro e fare in modo che riuscissero a fuggire, sapeva di essere lui l’obiettivo, così agì in fretta: puntò la bacchetta su di loro, con un incantesimo annullò la protezione del ciondolo di Harry e pronunciò un Petrificus Totalus, pietrificandoli; poi li fece levitare fino a un posto sicuro, e infine li coprì con il mantello dell’invisibilità, qualcosa non era andato secondo il piano, qualcosa era sfuggito al suo controllo. I passi si avvicinarono, l’anziano si avvicinò a Draco e sussurrò: «Quando l’incantesimo pietrificante si spezzerà, prendi Harry e portalo alla passaporta. Non temere, andrà tutto bene, ricorda quello che ti ho detto: niente è come sembra. Voi due siete la nostra speranza». Draco non poteva muoversi, ma era certo che l’uomo sapesse che lui avrebbe fatto esattamente così. Sarebbero già andati via, se non fossero arrivati Bellatrix e Lucius con i mangiamorte. Forse potevano prendere le scope? Potevano scappare con quelle una volta che l’incantesimo si sarebbe dissolto. Erano coperti quindi nessuno poteva vederli. I mangiamorte si ripresero a uno a uno e Draco si chiese come sarebbe stato vedere il preside combattere, era un mago potente e… Fu in quel momento che arrivò Piton, insieme ad altri uomini. Draco sperò che fosse tutto un piano orchestrato da Silente, che adesso arrivassero gli Auror e…
Un lampo di dolore attraversò l’impermeabile maschera di Piton prima che pronunciasse: «Avada Kedavra».
L’Anatema colpì il preside in pieno petto e il vecchio mago precipitò dalla torre di astronomia, morto. Draco deglutì e pensò a Harry, a come avrebbe preso la cosa, era certo che sarebbe esploso di rabbia; non immaginava cosa sarebbe accaduto.
Niente è come sembra aveva detto il preside, si riferiva a Piton? Doveva capirlo fin da subito che avrebbe ucciso il preside? Avrebbe dovuto fare qualcosa? Avrebbe dovuto agire prima?
Sentì l’incantesimo iniziare a svanire, nel momento stesso in cui Bellatrix lanciò un incantesimo che distrusse la maggior parte degli strumenti presenti sulla torre, poi lei e gli altri, compreso suo padre, corsero giù per le scale per continuare l’opera di distruzione e per cercare Harry: dobbiamo trovare il mezzosangue e consegnarlo al Signore Oscuro, prendete anche quel traditore di mio figlio, avrà quello che si merita – aveva detto Lucius Malfoy seguendo i suoi alleati.
Draco era confuso, non sapeva cosa pensare, ma sapeva di dover agire: doveva portare via Harry, subito, prima che lo trovassero. Non poteva permettere che lo catturassero.
Quando la pietrificazione svanì, fu il primo ad alzarsi. Afferrò il moro, aiutandolo a rimettersi in piedi.
«Dobbiamo andare» disse velocemente, pensando a un modo per raggiungere la foresta in fretta; l’altro però era immobile, aveva un’espressione omicida sul volto e sembrava fuori di sé, peggio del solito «Harry, dobbiamo andare, prendiamo le scope e raggiungiamo la passaporta».
«No» disse incamminandosi verso il punto in cui erano spariti i mangiamorte «No! Silente si fidava di Piton! E lui lo ha tradito!» esclamò pieno di collera «La pagherà!»
«Lo so!» rispose Draco «Ma, Harry, ti prego, calmati. Non possiamo fare niente, va oltre le nostre competenze e sono troppi per noi! Dobbiamo andare via» insistette lui «Li hai sentiti? Ti cercano, non possiamo permettere che ti trovino!» Doveva portarlo via, se fossero tornati i mangiamorte, come avrebbero fatto a fuggire? Non aveva paura per sé, ma se fossero riusciti a catturare il moro, non se lo sarebbe mai perdonato.
«No! Non possiamo!» urlò il Grifondoro; era pervaso dall’ira, Draco riusciva a vederlo «Noi dobbiamo combattere!»
«Harry, non possiamo perdere tempo, lo sai! Lo aveva detto Silente, qualunque cosa fosse accaduta, noi avremmo dovuto proseguire la missione, lo sai!»
Harry lo guardò con rabbia e gli puntò la bacchetta contro, Draco fece un passo indietro per la sorpresa «Tu lo sapevi?» urlò «Lo sapevi e non mi hai detto niente?» lo accusò.
«No! No, che non lo sapevo!» ribatté «Ti ho detto tutto quello che aveva detto a me! Avrei dovuto portarti via, qualunque cosa fosse accaduta su questa torre! Ed è quello che ho intenzione di fare!» esclamò, ma nel momento stesso in cui pronunciò quelle parole, Harry si liberò dalla sua presa e raggiunse la porta, correndo giù per le scale per inseguire Piton. Dannazione! – pensò il biondo, seguendolo. Avrebbe dovuto schiantarlo e portarlo via da svenuto.
«Potter, maledizione, fermati!» gli urlò dietro, inseguendolo, ma quello non lo ascoltava, voleva vendicare il preside «Harry!» lo chiamò ad alta voce, correndo dietro di lui.
Harry si sentiva pieno d’ira, in quel momento. Aveva creduto a Silente su Piton, aveva davvero creduto a tutto quello che il mago anziano gli aveva detto, e aveva sbagliato: Draco aveva sempre avuto ragione sul professore e lui non gli aveva mai davvero creduto, perché influenzato da Silente. Nel momento in cui Piton aveva ucciso Silente, però, la collera era esplosa come una bomba dentro di lui, si sentiva devastato da essa. Voleva vendicare il preside. Sentiva la voce di Draco alle sue spalle chiamarlo, cercare di fermarlo, ma non gli dava ascolto. Doveva trovare quel maledetto mangiamorte e fargliela pagare. Aveva raggirato tutto l’Ordine della Fenice, Silente compreso, aveva fatto del male a Draco, lo aveva minacciato e non aveva avuto un briciolo di rimorso. Harry non ragionava affatto, la sua mente non era lucida, la rabbia offuscava qualunque suo ragionamento o pensiero. Le urla di Draco si perdevano nella notte, lui desiderava solo la vendetta. Sarebbe stato capace di lanciare qualsiasi maledizione in quel momento.
«Piton!» urlò quando lo vide da solo nell’androne della scuola, il mangiamorte si voltò verso di lui e Harry gli puntò la bacchetta contro «Stupeficium!»
L’uomo lo parò e avanzò verso il ragazzo. «Potter» sibilò guardandosi intorno «Non essere stupido, vattene».
«No! Lui si fidava, e lei lo ha ucciso!» urlò lanciando un altro incantesimo e l’uomo lo parò di nuovo. Harry allora, lanciò contro di lui tutta una serie di incantesimi di attacco, compresa una maledizione, ma niente sortì l’effetto desiderato. Piton li parò tutti «Lei è uno sporco traditore!» urlò Harry fuori di sé.
«Stupido ragazzino, rovinerai tutto!» esclamò l’uomo.
Draco sopraggiunse in quel momento, e Harry scagliò contro Piton un altro incantesimo, il professore ne lanciò uno a sua volta, eluse la protezione del ciondolo, come aveva fatto Silente e lo stordì con un altro incantesimo, poi guardò Draco e sibilò «Portalo subito via».
Draco lo guardò accigliato, senza capire, ma annuì in fretta e afferrò Harry, alzandolo da terra e passandosi un suo braccio attorno al collo, poi iniziò a trascinarlo verso la passaporta. Doveva sbrigarsi, sentiva voci e passi che si avvicinavano a loro, ma doveva raggiungere il limitare della foresta in fretta, non poteva esitare.
«Forza, Harry, dai! Più veloce» diceva il biondo, cercando di correre più velocemente possibile con Harry non completamente sveglio tra le braccia. Harry, correndo, riprese un po’ di conoscenza e iniziò a collaborare, improvvisamente si sentì un urlo di Bellatrix ed entrambi videro una palla di fuoco pararsi davanti a loro, Draco imprecò tra i denti, dovevano essere più veloci, doveva essere più veloce; avrebbe lanciato Harry contro la passaporta e si sarebbe lasciato uccidere, non importava, purché Harry fosse salvo.
Non era tardi, potevano riuscire a raggiungere la passaporta. Puntò la bacchetta contro il fuoco e pronunciò un aguamenti e riuscì ad aprire un varco nell’incendio. Strinse Harry contro di sé e cercò di avanzare ancora verso la foresta, ma non sentì neanche arrivare l’incantesimo: sentì solo un dolore lancinante alla schiena e cercò di continuare a correre, ma fu raggiunto da un altro incantesimo e cadde in ginocchio, cercando di sostenere Harry che cadde insieme a lui.
Si alzò subito in piedi, combattendo contro il dolore, seguito dal moro ormai abbastanza lucido e si guardò intorno alla ricerca di chi l’aveva colpito alle spalle. Deglutì, e continuò a tenere lo sguardo vigile intorno a sé e su Harry al suo fianco, non doveva perderlo di vista per nessun motivo. Non dovevano essere presi alla sprovvista.
Un altro incantesimo si abbatté su di loro, ma Harry pronunciò un protego, che creò una barriera tra loro e l’incantesimo. Draco guardò accanto a sé e un sospiro di sollievo lasciò le sue labbra, Harry stava bene.
«Ma bene, vedo che i codardi si danno alla fuga» la voce di suo padre lo fece trasalire; non credeva di doverlo affrontare di nuovo, non perché avesse paura, ma temeva per l’incolumità di Harry.
Draco strinse la bacchetta tra le dita e la puntò davanti a sé «Un codardo è anche chi attacca alle spalle, non lo sai?»
«Sei improvvisamente coraggioso?» chiese Lucius «Molto sciocco da parte tua. Avanti, Draco, smettila con queste manfrine e consegna subito il ragazzo» disse «Avanti, metterò una buona parola con il Signore Oscuro per te».
«Dovrai passare sul mio cadavere» disse il ragazzo «Stupeficium!» urlò. Lucius fu colto alla sprovvista e colpito dall’incantesimo. Draco si voltò verso il moro e lo fulminò con lo sguardo.
«Forza, andiamo» disse «Con te faccio i conti dopo, Sfregiato» mormorò. Harry annuì colpevole e insieme ripresero a correre verso la passaporta.
«Draco, attento!» urlò il moro lanciando un altro incantesimo di protezione, la maledizione rimbalzò contro lo scudo e loro ripresero la loro corsa; tuttavia senza che potessero prevederlo, un attimo prima che potessero raggiungere la passaporta, furono attaccati di nuovo dai mangiamorte. Tentarono di lottare e di difendersi, ma presto i mangiamorte ebbero la meglio su di loro. Cercarono di contrastare gli attacchi, ma erano due ragazzi contro quattro adulti.
Per Harry fu come vedere la scena al rallentatore; Draco venne colpito da una scia di luce e cadde per terra, privo di sensi, poi fu afferrato da un mangiamorte col volto coperto, lui tentò di salvare il suo ragazzo, cercando di schiantare il tizio, ma venne raggiunto da una cruciatus di Bellatrix che lo fece cadere per terra; la strega alzò il braccio. Harry era sicuro che l’avrebbe finito in pochi istanti, ma parve ripensarci: «Il Signore Oscuro sarà così felice, il traditore e il nemico!» esclamò, prima di colpirlo con un incantesimo che gli fece perdere i sensi.
L’ultima cosa che sentì, fu la risata stridula della strega, poi tutto divenne buio.





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Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.

Salve salvino piccoli seguaci di questa storia! Come avevo annunciato domenica scorsa, l’aggiornamento di questa settimana è saltato a causa di una prova intercorso fatta lunedì, but ho fatto il possibile per non farvi aspettare fino a domenica per il nono capitolo! Ed eccolo qui, alle - quasi - una di notte per non perdere le buone abitudini lol
Fin da quando quest’estate ho iniziato questa storia, è stato il capitolo più difficile da scrivere, perché doveva solo essere di passaggio, poi ho fatto i conti con un piccolo buco di trama (che spero di aver colmato lol) e spero che la storia fili liscia ugualmente. Sorry, le mie storie di solito durano 9 capitoli, non sono (ancora) brava a gestire storie che al nono capitolo sono ancora a metà, anyway!
Ho ricontrollato questo capitolo, ci ho lavorato tutto il giorno e spero che ne sia valsa la pena e spero che non si noti il problema lol confesso che nelle prime stesure avevo anche provato a salvare Silente lol ma il resto della storia non stava in piedi e dovevo tenere conto dell’anello che lo stava già uccidendo, quindi sarebbe morto lo stesso. Per chi sperava che si salvasse, I’m so sorry, ma se lui muore, altri si salveranno, promesso. La storia ha un grandissimo happy ending! (spoiler). Il libro di Pansy è ispirato al Book of Damned di Rowena (Supernatural, per chi non lo conoscesse) e il complesso incantesimo l'ho inventato io, vedrete anche il motivo! 
 
Per farmi perdonare dell’assenza di questo weekend, a parte questo capitolo, sabato/domenica aggiorno come al solito, promesso!
Se volete, fatemi sapere ciò che pensate della storia e dei personaggi. E preparatevi per il capitolo di domenica, sarà piuttosto difficile, soprattutto per Harry e Draco, ops… Cosa gli sarà successo? Eheh. Lo scoprirete.
Intanto, ringrazio lilyy l’instancabile recensitrice e beta (giuro, sarei persa senza di lei e le sue correzioni, love ya, darling <3) e tutte le persone che hanno recensito le puntate precedenti, chi clicca e legge e chi la aggiunge alle varie categorie, grazie, spero che questo capitolo non vi deluda! Thank you :3
Ci si becca nel weekend!
 
Fatto il misfatto!

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Capitolo 10
*** 10. Far too young to die. ***


Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, meritavano di meglio, quindi ho deciso di dargli io ciò che meritavano; ma non ci guadagno nulla da tutto ciò, niente è finalizzato ad offendere qualcuno (solo a dare loro il finale che piace a me :D) e io ci perdo solo la faccia con queste cose.

Avviso: I personaggi tendono ad essere OOC (soprattutto Draco con l’andare avanti della storia, perché subisce un cambiamento radicale) tutti loro sono basati sui miei headcanon!

Nota bene: La storia parte dal sesto anno, tenendo conto di alcuni avvenimenti accaduti fino al quinto, in seguito proseguirà con alcuni riferimenti al settimo libro, tuttavia gli avvenimenti sono anacronistici rispetto ai libri.
Avviso 2. Questo capitolo è leggermente “forte” (niente di troppo esplicito, ma meglio avvisare), lettore avvisato mezzo salvato!

Enjoy the show!


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Twist of Fate

10. Far too young to die.





Harry si risvegliò sentendosi confuso e strano, era immerso nel buio e la testa gli doleva come nient’altro. Iniziò a guardarsi intorno e, riprendendo man mano le sue facoltà mentali, ricordò cosa fosse accaduto: Draco stava cercando di farli scappare, ma lui era furioso per la morte di Silente. Piton lo aveva ucciso senza un briciolo di rimorso, permettendo ai mangiamorte di invadere la scuola. Nonostante Draco avesse tentato in tutti i modi di convincerlo ad andare via come aveva ordinato il preside, lui aveva ugualmente inseguito Piton e colto dalla rabbia lo aveva affrontato, quest’ultimo lo aveva stordito e Draco aveva iniziato a trascinarlo verso la passaporta. In poco tempo, mentre scappavano, erano stati raggiunti e attaccati dai mangiamorte, inizialmente avevano avuto la meglio, poi cos’era successo? L’ultimo ricordo che aveva era di un uomo alto e massiccio con il volto coperto che afferrava Draco svenuto, prima di essere cruciato e poi stordito da Bellatrix. Ogni cosa era stata folle, ma la colpa di tutto era sua, se erano in quella situazione scomoda e potenzialmente pericolosa, in mano ai mangiamorte, era colpa sua. Quanto era stato stupido? Era ovvio che non potesse avere la meglio su Piton o sui mangiamorte, dannazione, il quinto anno non gli aveva insegnato nulla?
«Draco…» disse, rendendosi conto di riuscire a parlare. Si mise seduto e si guardò ancora intorno. Sembrava che fosse in un sotterraneo, era buio e ovviamente non aveva la bacchetta con sé, avevano provveduto a togliergliela, così come gli avevano tolto il ciondolo di Draco. Sentì un grugnito dal fondo della cella e riconobbe la voce del suo ragazzo. La testa gli faceva ancora male e il buio era troppo intenso per capire se potesse alzarsi da terra o meno, così gattonò verso la sua voce. Aveva bisogno di sapere che stesse bene, che non fosse ferito o altro. Si rese conto che il posto dove erano stati rinchiusi fosse enorme «Draco» lo chiamò a bassa voce, mentre lo raggiungeva gli sembrò di sentire sotto le dita delle ossa, ma cercò di ignorare il brivido di terrore che riscosse le sue spalle «Draco, mi senti?» chiese.
«Harry» un sospiro di sollievo lasciò la gola del biondo, Harry percorse quell’ultimo metro di distanza che li separava, a tentoni cercò la sua mano e gliela strinse «Stai bene?» chiese Draco per primo «Ero preoccupato per te».
«Anche io per te» ammise Harry «Sembra che siamo in una specie di… sotterraneo».
«Hai ragione» disse il biondo mettendosi seduto con le spalle contro un muro, Harry lo imitò «Siamo nei sotterranei di casa mia» rivelò «Riconoscerei questi sudici sotterranei ovunque» disse mestamente.
«Siamo al Malfoy Manor?» Draco annuì «Maledizione».
«Puoi dirlo forte» mormorò tra i denti il biondo «Tu stai bene? Ti hanno fatto qualcosa?»
«No, no, sto bene, non è niente» rispose «Tu? Tu eri svenuto, e poi quell’uomo…»
«Sto bene, stai tranquillo, sto bene» disse guardandolo «Dobbiamo trovare un modo per uscire di qui» aggiunse.
Harry annuì «Mi chiedo cosa vogliano da noi».
«Oh, come se non lo sapessi. Sicuramente con te qui chiameranno Tu-Sai-Chi e proverà ad ucciderti. Dovevo portarti via da Hogwarts, prima che ti prendessero!» esclamò arrabbiato «Non mi hai ascoltato, vuoi sempre fare l’eroe!»
«Io non ho ragionato… mi dispiace».
Draco sospirò e scosse la testa, non era il momento di litigare o di arrabbiarsi l’uno con l’altro, dovevano trovare un modo per uscire; peccato che conoscesse bene quelle segrete e sapesse bene che fuggire era impossibile. Anche perché, dovevano aver migliorato gli incantesimi di sicurezza, perché sentiva che fossero più potenti dell’ultima volta che era stato lì. E non ci era stato da prigioniero. Si morse le labbra nervosamente e strinse una spalla di Harry con forza.
«Ne usciremo. Troveremo un modo».
Harry annuì, non troppo convinto e appoggiò la testa sulla spalla di Draco «Mi dispiace davvero, Draco, io… ero così arrabbiato con Piton e con Silente, e non ragionavo… tu sapevi cosa sarebbe accaduto?»
«No» rispose sinceramente il biondo «Sapevo solo che sarebbe successo qualcosa, sapevo di doverti portare via, ma non sapevo altro» spiegò, un po’ gli dispiaceva che Harry non si fosse fidato di lui «Mentre tu eri con Silente, ho visto Piton far entrare i mangiamorte a scuola e ho avvisato i nostri amici e gli Auror» raccontò «Spero che siano riusciti a mettersi al sicuro prima del trambusto».
«Lo spero anche io».
Si strinsero l’uno all’altro: dovevano essere forti, dovevano riuscire a sopravvivere a quella prigionia; erano troppo giovani per morire come topi in una fogna. Draco ne era certo, presto sarebbero usciti di lì, doveva solo capire come fare, conosceva quella casa come le sue tasche, avrebbe trovato un modo per scappare, nonostante sembrasse impossibile.
«Non c’è nemmeno una luce» borbottò Harry.
«Già, secondo mio padre serve a disorientare i prigionieri. La scorsa estate, ho visto qui dentro un sacco di nati babbani e di babbani» confessò «Lui… Lui mi ha portato qui una volta, Tu-Sai-Chi, intendo» disse il biondo con lo sguardo basso «Mi… mi voleva insegnare a torturare».
«E tu?»
«Mia madre arrivò prima che potessi fallire. L’ho visto torturare e uccidere un uomo indifeso, quando sono tornato nella mia camera, ho vomitato l’anima» ammise con vergogna «Ecco, perché ho accettato l’incarico, non volevo essere… il prossimo sulla sua lista. Ma ora sono diverso dal ragazzino frignone che ero prima».
«Adesso sei molto meglio». Harry si concesse di dargli un bacio, solo per alleggerire la tensione e Draco gliene fu grato, avevano entrambi bisogno di sperare nel meglio e finché fossero stati insieme, avrebbero potuto farcela.
Erano ancora lì abbracciati, quando la porta in alto si aprì e una luce si estese nell’oscura cella. Harry trasalì afferrando la mano di Draco e allontanò bruscamente la testa dalla sua spalla. Non erano lontani dall’ingresso, potevano studiare un modo per fuggire. Videro un’ombra avvicinarsi, Draco gli disse in un orecchio che dopo le sbarre, c’era una lunga scalinata che portava direttamente nella sala centrale, che era anche quella dove si riunivano di solito Voldemort e i suoi seguaci.
Prima che potessero dire o fare qualcosa, Lucius Malfoy entrò nel loro campo visivo e li pietrificò. Harry avrebbe voluto urlare, ma tutto quello che riuscì a fare fu guardare con odio l’uomo e giurargli con lo sguardo che l’avrebbe ucciso, se avesse fatto del male a Draco.
«Abbiamo una lunga chiacchierata da fare, Draco» sibilò l’uomo, de-pietrificando il biondo e trascinandolo fuori dalla cella. Draco si dimenò con forza, cercando di strattonare il braccio dalla presa dell’uomo.
«Lasciami» protestò il ragazzo. Lucius lo spinse con forza verso le scale e lo fece cadere per terra e richiuse subito la cella e tolse l’incantesimo pietrificante anche dal moro.
«Non osare fargli del male!» urlò Harry «Lascialo! Prendi me al suo posto!»
«Ti giuro, Potter, non vedo l’ora di fare a pezzi quel tuo sporco corpo da mezzosangue. Ma prima devo fare due chiacchiere con questo sudicio e infimo traditore del sangue» sibilò afferrando Draco per i capelli; il biondo gemette, ma non si lamentò. Non avrebbe dato la soddisfazione a quel verme di vederlo soffrire.
«Non osare toccarlo» sibilò Draco, guardando furente verso suo padre. «Meglio traditore che assassino come te» affermò poi con odio «Mi vergogno di chiamarti padre».
«Credimi» disse Lucius con quella voce melliflua e fastidiosamente calma «Io provo ribrezzo ad avere un figlio come te, sei la delusione di tutti i Malfoy, hai portato disonore sulla nostra nobile casata».
«Tu disonori la famiglia, alleandoti con un assassino» ribatté Draco, guadagnandosi un calcio da suo padre.
Harry, nonostante la disperazione del momento, non poté che provare orgoglio nel sentire il suo Draco dire quelle cose a quell’uomo perfido. «Lascialo andare!» urlò ancora a Lucius. Avrebbe voluto farlo a pezzi, maledirlo con tutti gli incantesimi che conosceva, usare persino una maledizione senza perdono su di lui, tutto, purché lasciasse in pace Draco.
«Ora portiamo la conversazione a un livello più personale» disse «Incarceramus» pronunciò. Draco fu avvolto da una lunga corda che iniziò a stritolarlo, lui oppose resistenza e le corde magiche si strinsero maggiormente attorno a lui. «Draco!» urlò Harry «Draco! Brutto pezzo di merda, lascialo andare!» urlò ancora afferrando le sbarre e cercando di forzarle con le mani. No, non poteva permettere che gli facessero del male, non poteva. Ma le sue urla non valsero a nulla, Lucius sparì oltre la scalinata con Draco e Harry rimase imprigionato lì sotto. Doveva trovare un modo per scappare, doveva trovare un modo per recuperare le loro bacchette e fuggire da lì. Ma come? Non riusciva a pensare, era preoccupato per Draco, cosa gli sarebbe successo tra le mani di quel folle? Cosa voleva da lui? E se lo avesse ucciso, mentre lui era lì, imprigionato e impotente? Cosa poteva fare per salvare il suo ragazzo? Cosa doveva fare per uscire di lì e portarlo via?
«Draco!» urlò ancora battendo i pugni contro le grate della cella «Non toccatelo, stronzi!» urlò più forte, sperando che qualcuno lo sentisse. Dentro di sé tremava di paura, non per se stesso, ma per il biondo del quale non conosceva il fato. Doveva fare appello a tutto il suo proverbiale coraggio Grifondoro per non crollare sul pavimento della cella e piangere; doveva fare in modo che prendessero lui al posto di Draco. Era tutta colpa sua se erano finiti lì, lui e la sua maledetta sete di vendetta e la sua rabbia verso Piton, dannazione, avrebbe dovuto ascoltare il biondo e raggiungere la passaporta insieme a lui. Ogni minuto che passava in quella cella, equivaleva ad un’ora intera o forse di più, non udiva nulla, non riusciva a capire nulla di ciò che stava accadendo.
Fino a che un urlo straziante di Draco non ferì l’aria.
«Draco!» urlò ancora una volta.
 
 
Quando suo padre lo trascinò al piano di sopra, Draco fu consapevole di cosa gli sarebbe successo: lo avrebbe torturato prima di ucciderlo. Non aveva paura di lui, né di morire, aveva solo paura di lasciare Harry da solo imprigionato lì, senza che nessuno potesse far niente per salvarlo. Aveva fallito, gli erano state affidate due missioni, la prima da Voldemort, fallita volontariamente, quando aveva accettato la seconda da Silente, fallita, quando non era riuscito a trascinare Harry alla passaporta. Si pentiva solo di questo: di non aver protetto colui che avrebbe dovuto salvare il mondo magico. Ancora legato da quell’incantesimo, venne gettato contro un muro di quella che ricordava essere la sala da pranzo di casa sua.
Il tavolo enorme era ancora lì, pronto ad accogliere le riunioni dei mangiamorte. Aveva ancora i brividi, quando pensava a quella sala. Allora era questa la sorte che l’attendeva? Sarebbe stato ucciso da Voldemort davanti a tutti?
«Abbiamo i ragazzi» disse Bellatrix con un ghigno terrificante sulla bocca «Chiamiamo il Signore Oscuro».
«No» ribatté Lucius, Draco poteva sentire la follia di suo padre fin dentro le ossa «Prima otteniamo da questo sporco traditore le informazioni sul piano di Potter».
«Abbiamo Potter, non potrà compiere nessun piano» ribatté la strega.
«Sciocca, gli amichetti di Potter faranno di tutto per portare a termine il piano del loro prezioso prescelto» sputò l’uomo; Draco provò ribrezzo per lui. Non aveva più niente del decoro dei Malfoy, quello che aveva ostentato e gli aveva inculcato per tutta la vita. La prigionia ad Azkaban e i mesi in compagnia di quei folli lo avevano distrutto, portato alla pazzia. Draco fu grato di non essere diventato come lui, di aver trovato un motivo per combattere, di essere riuscito ad uscire da quella spirale di orrore, di essersi allontanato dalla magia oscura. Anche se non era nella posizione per essere grato, preferiva morire per proteggere Harry, piuttosto che tradirlo o rivelare i suoi, i loro segreti. Li avrebbe portati nella tomba con sé; tuttavia se suo padre puntava alle informazioni, allora non sarebbe morto, ma avrebbe desiderato la morte ardentemente. Conosceva i metodi persuasivi di suo padre, li aveva sperimentati da ragazzino, quando non ubbidiva ai suoi ordini.
«Oh… oh! Sì, ingegnoso!» strillò la strega «Il Signore Oscuro avrà un vantaggio enorme e potrà uccidere quei traditori del sangue e quei sangue-marcio per sempre!»
Lucius ghignò e decretò la fine della loro conversazione, poi si voltò verso Draco, che non aveva smesso per un attimo di lottare contro le corde magiche che si erano strette ancora di più attorno al suo corpo e che rivolse uno sguardo di puro odio verso il genitore.
«Ti semplifico le cose, Draco» disse l’uomo «Confessa tutti i tuoi segreti, dimmi cosa ha in mente Potter e potrei pensare di riprenderti nella famiglia. Certo, dopo una lunga espiazione dei tuoi peccati».
«Oh certo» rispose ironicamente il ragazzo «Come se non ti conoscessi, padre».
«Come osi parlarmi così?» chiese l’uomo, scosse la testa in segno di negazione e strinse la bacchetta tra le dita; la allungò verso il ragazzo e gliela puntò dritta al collo «Dovrò ricominciare la tua educazione tutta da capo» disse duramente «Come hai osato sfidare la famiglia? Metterti contro di noi?» sibilò.
«Non mi fai paura» disse il ragazzo sprezzante «Non ti dirò niente, è inutile che ci provi. Non sono più il ragazzino che prendeva per verità ogni cosa che dicevi».
«Questo lo vedremo» sibilò «Crucio».
Draco era pronto a ricevere quella maledizione, davvero e riuscì a digrignare i denti, abbastanza da non urlare mentre sentiva il corpo scosso e devastato dall’effetto di quell’incantesimo. Il suo corpo si dimenò sul pavimento, ma non disse niente.
«Questo è il meglio che sai fare?» chiese sprezzante «Dovrai impegnarti di più» lo sfidò. L’uomo mantenne una certa calma quasi inquietante e scagliò un’altra maledizione contro il ragazzo, che si contorse di nuovo per terra. Draco non urlò neanche la seconda volta.
Bellatrix emise uno strano squittio afferrando la sua bacchetta e puntandola al ragazzo «Sei troppo gentile con lui, Lucius, ti faccio vedere come si fa con questa feccia» disse la strega divertita «CRUCIO» urlò lei e quella, quella fu devastante più di quelle di suo padre e fu in quel momento che Draco strillò di dolore. La strega rise malignamente, mentre lanciava senza sosta altre maledizioni al ragazzo, che si dimenò sul pavimento e qualche lacrima sfuggì al suo controllo.
«Allora, traditore, quali sono i piani di Potter?» chiese la strega «Nelle tue tasche hanno ritrovato delle sacche da viaggio. A cosa ti servono? Cosa state tramando?»
Draco aprì leggermente gli occhi, stretti per poter sopportare il dolore «Va’ al diavolo, vecchia megera».
«Aprirò la tua mente come una scatola di dolcetti» lo minacciò lei.
«Provaci» disse il ragazzo e chiuse gli occhi schermando la sua mente. Era cresciuto con quei pazzi, era preparato alle torture e non avrebbe permesso loro di leggergli la mente e scoprire il loro piano. Lui e Harry lo avrebbero portato a termine, dovevano solo uscire di lì. Mentre la donna lanciava un’altra cruciatus contro il giovane, Lucius lanciò un Legilimens, che fu respinto dal giovane. Draco stava tirando fuori tutto il suo coraggio, non sapeva di averne tanto, non fino a quel momento o forse si comportava così perché doveva proteggere chi amava.
«Sarà così divertente spezzarti» disse Bellatrix con crudeltà. Poi lanciò un altro incantesimo sul ragazzo, Draco non aveva mai sentito parlare di quella maledizione, ma il dolore fu così intenso che rischiò di svenire a causa di esso. L’urlò che uscì dalle sue labbra fu terribile e sperò solo che Harry non sentisse cosa gli stava accadendo, ma conoscendo la sua famiglia, non avevano insonorizzato la stanza e avevano lasciato che le sue urla si espandessero per tutto il Manor.
Solo il pensiero di Harry, riuscì a non farlo cedere, a non farlo abbattere. Doveva essere forte per proteggere il loro piano, certo che il moro stesse già pensando come portare via entrambi di lì. La risata crudele di sua zia fu l’ultima cosa che sentì prima di perdere i sensi a causa del dolore, un’altra maledizione l’aveva raggiunto in pieno petto e non aveva resistito al dolore, dopo un ultimo urlo, era svenuto.
 
Harry percorreva avanti e indietro la cella, sentendo l’ansia e la preoccupazione essere parte di lui. Le urla di Draco e la risata crudele di Bellatrix giungevano alle sue orecchie come moniti, non riusciva a mantenere la calma. Non riusciva a calmarsi, più sentiva le urla del suo ragazzo, più si sentiva in colpa e sentiva una rabbia simile solo a quella che aveva provato quando era morto Sirius davanti ai suoi occhi. Urlava cercando di farsi sentire da chiunque gli stesse facendo del male, ma tutto ciò che otteneva erano i pugni dolenti per i colpi dati sulle grate e la gola che bruciava per il troppo urlare. Avrebbe maledetto chiunque gli stesse facendo del male, avrebbe fatto fare loro la stessa fine che spettava a Voldemort, avrebbe restituito loro tutto ciò che stavano facendo a Draco con gli interessi. Una strana forza oscura iniziava a crescere dentro di lui, soprattutto quando accadevano cose brutte alle persone a cui teneva. Non sapeva porvi rimedio, sapeva che ciò avrebbe solo aumentato il collegamento tra la sua mente e quella di Voldemort e forse Piton aveva ragione quando gli diceva che era troppo sentimentale o cose del genere, ma quelli stavano torturando Draco e non potevano passarla liscia. Avrebbe fatto di tutto per vendicarlo, per salvarlo e per proteggerlo.
Quando le urla di Draco si interruppero temette il peggio, ma poi vide la porta della cella aprirsi e si augurò di vederlo, ma tutto ciò che vide fu Codaliscia che lo raggiungeva con quella sua faccia da topo e un ghigno inquietante.
«Mi hanno detto di riferirti di metterti comodo, che tra poco ricomincerà lo show».
«Tu, lurido verme! Avrei dovuto lasciare che Sirius e Remus ti uccidessero!» urlò contro quello che era stato il primo a tradire l’Ordine, a consegnare i suoi genitori a Voldemort e aver fatto accusare Sirius «Fammi uscire da qui!»
«Non funziona così, Harry» disse l’uomo «Vi siete messi in una situazione più grande di voi, sciocchi ragazzini».
«Fammi uscire da qui e vediamo chi è lo sciocco ragazzino!» urlò cercando di afferrarlo attraverso le sbarre, ma quello se l’aspettava e si tenne a distanza «Tu sei un codardo, hai venduto i miei genitori a quel pazzo!»
«O questo o la morte, lo sai come funziona. Anche il tuo amichetto ha scelto la vita, che cosa credi?» disse crudelmente il sorcio guardando il ragazzo con divertimento «Dovevi vederlo, la notte in cui gli è stata affidata la missione».
«Peccato che Draco sia molto meglio di te, e che alla fine abbia capito che vale la pena combattere per la causa giusta!»
«Sciocchi, non dovevate mettervi contro di Lui» disse il verme divertito «Il Signore Oscuro sarà felice di trovare sia te che il traditore qui» continuò, senza badare alle parole di Harry «Peccato che Lucius voglia consegnargli anche il vostro piano e dovremmo aspettare a chiamarlo» e poi aggiunse «Povero ragazzo, non sa che lo faranno cantare lo stesso, anche se farà resistenza». Il ragazzo si morse le labbra e strinse i pugni, stavano torturando Draco per informazioni, ma quali? Codaliscia era uno stupido, poteva sfruttare le sue debolezze contro di lui, aveva sentito abbastanza storie su di lui da Remus e da Sirius, nel poco tempo che avevano avuto insieme. Forse poteva usarlo per uscire da lì e salvare Draco, doveva mantenere la calma e agire con sangue freddo. Peccato che il sangue freddo non fosse tra le caratteristiche dei Grifondoro, ma dei Serpeverde. Beh, era un Serpeverde mancato e ne aveva frequentato uno per quasi un anno. Come si sarebbe comportato Draco, in quel momento? Lui avrebbe mantenuto la calma, dopotutto, gli diceva sempre che un Malfoy non si scomponeva in nessuna situazione. Draco aveva sangue freddo, lui no. Lui era il contrario, ma doveva sforzarsi per salvare Draco.
«Avanti, Peter, apri questa porta e affrontami» lo sfidò il ragazzo «Che c’è? Hai paura di un ragazzino della mia età? Cos’è che ti frena dall’uccidermi e dal consegnarmi al tuo signore?»
«Il Signore Oscuro si sta preparando per vincere la guerra, Potter» disse il mangiamorte «Stavolta non ci sarà nessuno a fermarlo, una volta che tu sarai morto».
Harry inclinò la testa «Ma davvero? Pensi che mi lascerei uccidere facilmente?»
«So che non avrai speranze, dopo che il tuo amichetto avrà cantato tutto sul vostro piano». Ecco cosa volevano da Draco, volevano informazioni sul piano, perché avevano deciso di torturare lui? Non potevano prendersela direttamente con il bersaglio del loro odio? Non poteva permettere che continuassero a fargli del male, non poteva permettere che lo torturassero ancora. Doveva uscire da quella cella, immediatamente.
«E perché vogliono le informazioni da Draco? Pensano che lui sappia?» chiese «Draco non sa niente, il piano è mio. Pensi che io abbia detto tutto a lui su come sconfiggerò Voldemort?» vide gli occhi del sorcio spalancarsi «Già… ti sorprende? Nessuno sa del mio piano». L’uomo chiuse gli occhi e poi scoppiò a ridere.
«Certo, e ti aspetti che io ti creda?» chiese «Beh, non importa. Hanno un conto in sospeso con lui, farà la fine che si merita». Harry rabbrividì, conscio di una cosa: doveva salvare Draco il più presto possibile e sottrarlo dalle mani di quei pazzi. Doveva fare qualcosa, doveva agire, ma prima che potesse dire qualcos’altro, Minus se ne andò, lasciando la porta aperta. Volevano che udisse ancora le urla di Draco, consapevolmente però.
«Fammi uscire di qui! Minus!» urlò a squarciagola «Giuro che quando uscirò da qui ti ucciderò con le mie mani, lurido vigliacco!» urlò ancora più forte «Me la pagherete tutti, vi ucciderò!»
Harry tirò un pugno contro il pavimento e imprecò di nuovo ad alta voce, cosa doveva fare per uscire di lì? Cosa doveva fare per salvare Draco? Stava impazzendo, e più pensava al suo ragazzo in pericolo, più l’oscurità si impossessava di lui; ma non sarebbe finita come la notte al ministero, non avrebbe permesso a Voldemort di prendere il sopravvento sulla sua mente. Doveva cercare di restare lucido e di mantenere i nervi saldi, l’ultima volta che aveva permesso che Voldemort prendesse il sopravvento, aveva perso Sirius e non voleva perdere anche Draco, ma era difficile e fu ancora più arduo, quando il nuovo urlo del biondo gli ferì le orecchie. Adesso non era più attutito dalla porta e poteva sentirlo urlare di dolore, ma non implorare che smettessero. Draco era forte, ma quanto avrebbe resistito? Quanto sarebbe riuscito a resistere al dolore delle torture? Harry aveva subito solo due volte la cruciatus in vita sua ed era stato insopportabile. Doveva riuscire ad evadere da quella prigione, prima che per Draco fosse tardi, prima che lo uccidessero, perché ne era certo, se avessero continuato a torturarlo in quel modo, lo avrebbero ucciso per puro spirito di vendetta.
 
§§§
 
Quando riprese i sensi, Draco era incatenato a una parete della ex sala da pranzo, non sapeva esattamente quanto tempo fosse passato, la stanza era buia e le finestre erano chiuse. Intorno a lui c’erano diversi mangiamorte adesso, ma tra di loro solo suo padre e Bellatrix tenevano le bacchette puntate contro di lui. Si preparò mentalmente a ricevere altre torture, sperava solo che Harry stesse bene e non gli stessero facendo le stesse cose. Su di sé poteva sopportare il dolore, lo aveva sempre sopportato, ma rabbrividiva al pensiero che Harry subisse tutto quello.
«Guarda, Lucius, il principino si è svegliato».
Draco grugnì e alzò la testa con fierezza, non si sarebbe piegato alle loro torture, era certo di questo. Non avrebbe permesso a quei due mostri di distruggere tutto ciò che aveva faticosamente costruito e non avrebbe mai tradito Harry, lo sapeva e forse lo stavano iniziando a capire anche i suoi aguzzini.
«Sei pronto a rivelare il piano di Potter?» gli chiese suo padre.
«Puoi andare al diavolo, non saprai niente da me» sputò acidamente. Non sapeva da dove riuscisse a trovare tanto coraggio, forse frequentare Harry gli aveva fatto acquisire un po’ del tanto rinomato coraggio dei Grifondoro? Nella sua mente sapeva che non avrebbe mai tradito Harry, ma quando la maledizione si abbatté su di lui, un grido di dolore uscì dalle sue labbra e desiderò solamente che smettesse, ma non supplicò; le maledizioni continuarono e poi sentì qualcosa colpirlo con forza. Non riuscì a capire cosa fosse, sembrava solo un altro tipo di tortura. Faceva più male, ma restava fermo sulla sua decisione: non avrebbe tradito Harry. Non avrebbe tradito quello che nella sua mente, ultimamente, chiamava Esercito di Potter. Non l’avrebbe mai tradito, piuttosto sarebbe morto per proteggerlo e difenderlo.
«Vuoi che smetta?» chiese Lucius con un tono di voce inquietante «Devi solo parlare e porrò fine alle tue sofferenze».
Draco strinse gli occhi e scosse la testa, non parlò, non si fidava della sua voce, ma non avrebbe detto niente. Suo padre urlò e gli riversò addosso tutto l’odio di cui disponeva, lanciandogli contro qualunque tipo di maledizione conoscesse. Draco le subì tutte, urlando e contorcendosi dal dolore, ma non disse niente, non lo supplicò di smettere. Non riusciva a tenere gli occhi aperti, ma ogni volta che suo padre gli chiedeva le informazioni, lui alzava la testa e scuoteva la testa. Non si sarebbe piegato mai più al suo volere, non avrebbe mai più permesso a quell’uomo di comandare sulla sua vita, neanche in quel momento, neanche se stava soffrendo come mai in vita sua. Nei brevi momenti di respiro, pensava ad Harry e sperava con tutto il cuore che non sentisse le sue urla, che non sentisse nulla. Aveva provato a mordersi le labbra per non urlare, ma quello non era riuscito a farlo. Aveva urlato con tutto il fiato che aveva, gli bruciava la gola, ma non si sarebbe piegato. Non avrebbe permesso loro di scoprire nulla. Non lo avrebbe tradito.
«Non possiamo continuare così, Lucius!» urlò Bellatrix «È da ieri che continui, lo sai che quando Lui saprà che li abbiamo avuti in pugno e non lo abbiamo chiamato, andrà su tutte le furie».
Lucius annuì «Lo so, Bella. Facciamo un ultimo tentativo. Vuoi riprovare tu?» chiese alla cognata «Potrai fare quello che vorrai. Io intanto andrò a trovare un po’ il signor Potter, mi è sembrato di sentire la sua soave voce, poco fa».
La strega ghignò crudelmente e strinse la bacchetta, accettando il compito affidatogli; poi avrebbero chiamato il Signore Oscuro e avrebbero avuto la ricompensa che meritavano per aver catturato i due ragazzi ed aver scoperto i loro piani.
Intanto, dal fondo della sala, Narcissa Malfoy guardava impotente suo marito torturare in quel modo suo figlio. Per quanto fosse stata una donna fredda e avesse consegnato spontaneamente la casa al Signore Oscuro per compiacere suo marito, e non avesse dimostrato particolare affetto verso il proprio figlio, in quel momento sentiva solo una profonda rabbia per ciò che gli stavano facendo. Neanche lei era fiera del fatto che avesse tradito la famiglia, ma sentire le urla del ragazzo aveva smosso qualcosa dentro di lei, qualcosa che poteva somigliare ad affetto materno, o qualcosa del genere.
Quando Bellatrix riprese a torturare Draco, Narcissa sentì un enorme dolore all’altezza del cuore, si disse che non doveva provare nulla, perché lui era un traditore. Eppure non riusciva a smettere di pensare che quel ragazzino, che avrebbe compiuto diciassette anni entro pochi giorni, era il suo bambino, suo figlio. Lo stesso bambino che anni prima le portava sempre un fiore la domenica mattina, era lo stesso ragazzino che si lamentava per i mal di pancia, a cui lei gli mandava elfi domestici e medimaghe per guarirlo, lo stesso bambino che lei aveva messo al mondo. Adesso era lì, a quasi diciassette anni, incatenato a un muro che urlava per il dolore perché lo stavano torturando. È solo un ragazzo, pensò, la stessa cosa che aveva detto un anno prima, quando Bellatrix le aveva detto che il Signore Oscuro voleva Draco tra i suoi. Non aveva potuto proteggerlo quella volta, le circostanze l’avevano obbligata a lasciare Draco in balia di quei pazzi, eppure lui se l’era cavata. Era un traditore, ma era anche suo figlio.  Poteva restare lì a guardare, mentre il suo stesso figlio veniva torturato in quel modo da suo marito e da sua sorella? Ma non era quella la punizione che spettava ai traditori? Forse aveva passato troppi anni con Lucius, ma quest’ultimo aveva superato un limite. Come poteva torturare il suo stesso figlio in quel modo?
Bellatrix rideva mentre lo torturava, Narcissa, sebbene lontana, vedeva le lacrime scorrere sul volto di suo figlio, ma lui non parlava, non diceva niente di ciò che sapeva, si limitava a subire. Perché? Perché tanto dolore per qualcun altro? Per Potter? Lo stesso Potter che aveva odiato per tutti gli anni di scuola? Quante volte lo aveva sentito lamentarsi di quel ragazzino? Cos’era successo? Ricordava quando le aveva scritto del suo primo incontro con lui, dalla lettera traspariva quanto ci fosse rimasto male per il rifiuto del bambino-sopravvissuto. Lei gli aveva detto che simili affronti non dovevano essere perdonati, ma adesso… adesso suo figlio per quello stesso ragazzino odioso, si stava sacrificando. Doveva intervenire, forse? Sì. Non poteva starsene più con le mani in mano. Decise in quel momento che avrebbe fatto di tutto per proteggere suo figlio. Così seguì suo marito verso le celle.
 
 
Quando vide Lucius arrivare e sentì un altro grido di Draco, Harry corse alle sbarre e tentò di afferrare quel verme che stava torturando il suo stesso figlio. Avrebbe volentieri ucciso quel bastardo, se avesse avuto la sua bacchetta disposizione.
«Lascialo stare, smettila! Prendi me!» urlò.
«Hai visto cosa hai fatto, Potter?» fece l’uomo, camminando avanti e indietro davanti alla cella «Per colpa tua, mio figlio, che aveva un grande futuro davanti a sé, ha scelto la via sbagliata e adesso ne sta pagando le amare conseguenze. Dimmi, Potter, non ti senti in colpa?»
Harry deglutì, certo che si sentiva in colpa, se erano finiti in quella situazione, se stavano torturando Draco, era solo per colpa sua, perché non aveva ascoltato il biondo e il fatto che Lucius infilasse il coltello nella piaga, non aiutava.
«Non sono cose che ti riguardano» le urla di Draco non gli permettevano di pensare lucidamente, più lo sentiva urlare più la rabbia ribolliva nelle sue vene «Lascialo andare! È me che vuoi!»
«No, mio figlio deve pagare per quello che ha fatto, per il disonore che ha recato sulla nostra casa».
Harry chiuse gli occhi, non serviva a niente innervosirsi di più, doveva spingerlo ad aprire quella maledetta cella, doveva spingerlo ad affrontarlo faccia a faccia, in quel modo avrebbe avuto la possibilità di rubargli la bacchetta, di fuggire e di salvare Draco. Sì, doveva mantenere la calma.
«Cazzate. Draco ha solo diciassette anni, ma è più uomo di quanto non lo sia mai stato tu. È migliore di te in tutto e tu sei solo invidioso di lui. Del resto, cosa ci si può aspettare da uno schifoso verme come te, eh Lucius?»
«Non osare parlarmi così, ragazzino!»  esclamò l’uomo innervosendosi «Cosa speri di ottenere?»
«Cos’è che ti fa infuriare tanto? Il fatto che Draco sia migliore di te o che lui sia riuscito ad avvicinarsi a me, e non abbia voluto consegnarmi al tuo signore?» chiese inclinando la testa «Ancora adesso, non cede» un nuovo urlo di Draco ferì l’aria e Harry strinse la sbarra con forza, sbiancando le nocche «Non te ne rendi conto? Draco non sarà mai ciò che vuoi tu, perché lui non è te, non lo sarà mai». Non sapeva per quanto tempo sarebbe riuscito a mantenere quella calma apparente. Le urla di Draco erano forti e sembravano amplificarsi sempre di più. Di certo non si stavano limitando solo alle cruciatus. Harry si morse il labbro a sangue e riprese «Stai torturando tuo figlio solo per vendetta, non ti fai schifo?»
«Piccolo lurido…» iniziò, portando la mano verso la bacchetta; Harry attese il momento giusto, c'era quasi...
«Lucius?» la voce fredda di Narcissa Malfoy bloccò l’uomo che si voltò verso di lei «C’è stato un tentativo di superare le protezioni della casa. Bella si sta occupando del prigioniero, potresti andare a controllare?»
«Vado subito, cara» disse l’uomo, interrompendo il discorso con Harry, che guardò la donna con disprezzo. Lucius sparì sopra alle scale e Narcissa si affiancò alla cella del ragazzo, guardandolo. Harry stava per dire qualcosa, vomitare tutto il suo odio su di lei, ma la donna lo interruppe alzando la mano per zittirlo. Ella lo guardò per alcuni istanti. Aveva sentito ciò che aveva detto su Draco e la cosa aveva smosso un po’ d’orgoglio dentro di lei. Suo figlio era una brava persona, era un bravo ragazzo che si stava battendo per quello in cui credeva, per una persona a cui teneva. Era un comportamento ammirevole e doveva confessare di sentirsi un po’ fiera di lui, anche se non approvava le sue scelte.
«Non ho molto tempo» disse la donna «Se io vi aiutassi, mi giuri che Draco starà bene?» domandò «Se vi aiuto a scappare, lui sarà al sicuro?» chiese a Harry, che la guardò confuso.
«Starà bene, farò di tutto per tenerlo al sicuro» promise lui.
«Sempre meglio con te che con mio marito o mia sorella» disse Narcissa, guardandolo «Potter, voglio che tu sappia che non condivido le scelte di mio figlio né le approvo» confessò «Ma quel ragazzo è mio figlio e non riesco più a sopportare le sue grida di dolore» confessò.
Harry sbatté le palpebre incredulo. Tutto si sarebbe aspettato, men che meno aiuto da parte di quella donna. Deglutì un paio di volte, prima di riuscire a parlare; ancora non capiva cosa fosse successo esattamente ed era confuso. Non sapeva da quanto tempo fossero lì, forse un giorno o due.
«Neanche io riesco a sopportarle» confessò Harry «La farò pagare a tutti quelli che gli stanno facendo del male» promise.
«Confido che tu lo faccia». La donna si avvicinò a un pannello, batté la bacchetta su di esso e apparve una chiave agganciata al pomello. Mormorò un incantesimo duplicante e ne creò una perfetta copia e passò l’originale al giovane Potter attraverso le sbarre. Lui la prese e la strinse per non perderla.
«Conservala bene e fa’ che nessuno la veda» disse «Quando riuscirò a farti avere le vostre bacchette, ti libererai, okay? Non farlo prima, altrimenti non potrò aiutarvi».
Harry annuì e si affrettò a mettere la chiave nella tasca dei pantaloni, poi guardò la donna che stava già salendo le scale per non far sospettare niente a nessuno.
«Signora Malfoy!» esclamò il ragazzo.
«Sì?»
«Grazie. Racconterò a Draco ciò che ha fatto per noi».
La donna gli rivolse un mezzo sorriso «Non sono mai stata una buona madre per lui; spero di poter rimediare almeno un po’ salvando entrambi» disse lei, prima di sparire sopra le scale. Il ragazzo sopravvissuto restò lì ad osservare la schiena della donna sparire oltre la porta, chiedendosi ancora cosa fosse scattato in lei, per agire in quel modo contro il marito e contro tutti. Forse le torture inflitte a Draco avevano davvero scosso qualcosa in lei, qualcosa che fino a poco tempo prima era sopito e che si era risvegliato improvvisamente. Grazie a lei, aveva la possibilità di scappare da lì, di andare via e di portare in salvo Draco, il resto non importava. Doveva solo aspettare il segnale, no? Quando avrebbe riavuto la bacchetta, allora avrebbe potuto vendicare Draco e salvarlo. Le urla del Serpeverde gli ricordavano che fosse vivo, ma quanto avrebbe resistito? Quanto ancora lo avrebbero lasciato vivere? Quando l’urlo di Draco si spense nella notte, Harry temette di averlo perso. Svenne anche lui per la stanchezza e non sentì le sue urla fino al mattino seguente.
 
 
Draco era svenuto ancora una volta, durante la tortura di sua zia; quando rinvenne, sentì una pezza umida sulla fronte. Non era più incatenato al muro, ma disteso per terra, immobilizzato. Sbatté le palpebre e vide sua madre passargli un panno bagnato sulla fronte per tergere il sudore e alleviare il dolore che sentiva, l’avambraccio destro bruciava da morire, non riuscì a guardarlo, ma aveva sentito che la strega aveva usato un incantesimo di taglio su di lui come se avesse inciso qualcosa sulla sua pelle. Socchiuse gli occhi e si godette la pace momentanea. La donna passò una specie di unguento fresco proprio sull’avambraccio martoriato, dopo averlo pulito con un’altra pezza umida. Bellatrix non era in giro, neanche suo padre lo era, quindi doveva essere notte; non sapeva che momento della giornata fosse quando era svenuto, in realtà non sapeva neanche da quanto tempo erano prigionieri. Non vedeva Harry da quando suo padre l’aveva portato al piano di sopra per torturarlo, non sapeva come stesse o se gli altri gli avessero fatto qualcosa. E sua madre si stava prendendo cura di lui, la guardò ma non riuscì a dire nulla; la donna gli fece segno di stare in silenzio e gli accarezzò delicatamente una guancia, mentre passava la pezza umida sulle sue guance e poi sul collo. Draco si sentì meglio, il bruciore che avvertiva ovunque stava passando man mano e anche se sapeva che lei non potesse guarirlo, in fondo al suo cuore era grato che lei fosse lì a prendersi cura di lui, anche se non completamente. Gli somministrò anche una pozione, a giudicare dal sapore doveva essere una pozione antidolorifica e sospirò sollevato, l’avrebbe aiutato a sopportare meglio le successive torture. Si chiese come mai lo stesse accudendo, ma non lo liberasse. Non sarebbe stato meglio che lei avesse fatto qualcosa per liberarlo da quella situazione?
Draco sentì di nuovo gli occhi pesanti, ma non svenne per il dolore, bensì si addormentò grazie alle premure di sua madre; era una cosa strana, forse era il primo gesto materno che faceva nei suoi confronti e lui ne era sollevato. Forse lei non lo odiava completamente per ciò che aveva fatto. Si addormentò e Narcissa vegliò su di lui per qualche ora, fino a che non sentì i passi di qualcuno arrivare; sparì dalla sala lasciando Draco lì per terra e raggiunse una delle stanze più alte della dimora; lì consegnò a qualcuno di estrema fiducia le bacchette di Harry e Draco, insieme alle cose sottratte loro e poi si ritornò al suo posto nell’immensa sala, dove sua sorella si era nuovamente avvicinata al figlio. Le dispiaceva che lo stesse già svegliando, Draco si era appena addormentato, ma sperava che la pozione che gli aveva dato, gli facesse sopportare meglio le torture.
«Allora, sei pronto a parlare?» domandò la donna. Draco la guardò negli occhi sfidandola con lo sguardo; scosse la testa perché non riusciva a parlare e lei rise istericamente «Ti pentirai di essere nato» affermò «Crucio!»
L’intero corpo di Draco fu scosso di nuovo dalle scosse della tortura e Narcissa guardò dispiaciuta il figlio, ancora una volta, sperando che Harry Potter si muovesse e salvasse suo figlio al più presto, lei la sua parte, l’aveva appena fatta.
 


«Harry Potter!»
Harry nel sotterraneo si svegliò di soprassalto, sentendo una voce che chiamava il suo nome, si guardò intorno e nel buio scorse una lucina oltre le sbarre. Poi mise a fuoco e riconobbe l’elfo domestico Dobby.
«Dobby!» esclamò il ragazzo «Che ci fai qui?»
«Dobby è qui per aiutare Harry Potter e il suo amico, signore!» esclamò l’elfo.
«Come hai fatto a trovarmi?»
«La signora Malfoy ha fatto chiamare Dobby, è stata gentile! Ha detto a Dobby di portare le bacchette a Harry Potter e Dobby le ha portate, signore» disse l’elfo, porgendo al mago le due bacchette «Harry Potter ha la chiave?»
«Sì!» Harry prese la chiave della cella e la aprì senza problemi, poi afferrò le bacchette che l’elfo gli stava porgendo «Dobby, tu puoi smaterializzarti fuori di qui?»
«Sì, signore, Dobby può».
Harry annuì e spiegò il piano a Dobby, sarebbero andati al piano di sopra, avrebbero salvato Draco e lui li avrebbe smaterializzati a Privet Drive, l’unico posto dove nessuno sano di mente avrebbe mai cercato Harry. Sarebbe stato al sicuro lì, perché fino al compiere dei suoi diciassette anni, non sarebbe stato rintracciabile in quella casa. Doveva portare via Draco e curarlo, poi avrebbero potuto fare tutto il resto. Dobby acconsentì, ripetendo che avrebbe fatto di tutto per il suo amico Harry Potter.
«Bene, andiamo a salvare Draco» disse. Dobby schioccò le dita e fu immediatamente sopra alle scale, Harry, invece, uscì dalla cella e salì la scalinata in fretta. Appena fuori dai sotterranei, prese un corridoio breve e raggiunse un’enorme stanza. La osservò dall’uscio. Draco era contro un muro, privo di forze e ferito, un braccio aveva sanguinato, ma qualcuno aveva fermato l’emorragia. In fondo alla stanza c’era Narcissa Malfoy, le fece un segno da lontano e lei notò la sua presenza. Non vedeva da nessuna parte Lucius, ma poi sentì l’odiosa voce di Bellatrix.
«Visto che non collabori, Lucius è andato a chiamare il Signore Oscuro, sono certa che quando lui ucciderà quell’inutile mezzosangue di Potter, tu, pur di non essere ucciso, canterai tutti i suoi segreti».
«Non lo farò mai» rispose debolmente Draco, la strega gli lanciò un’altra cruciatus e Harry non ci vide più, provò un'enorme rabbia, ma non si mosse, aveva giurato che avrebbe aspettato il segnale della donna. Quando Narcissa, dopo aver disorientato Bellatrix con un Confundus, gli fece il segno, lui uscì dal suo nascondiglio e si precipitò verso il biondo.
«Lascialo andare!» urlò alla strega «Stupeficium!» esclamò, cogliendola in pieno. Corse verso Draco e lo prese tra le braccia, liberandolo dalle costrizioni che lo inchiodavano a terra e notò che fosse svenuto di nuovo, poi fu accerchiato dai mangiamorte. Ne riuscì a schiantare due, ma un altro lanciò una maledizione verso di loro. L’intervento provvidenziale di Dobby li salvò, l’elfo si mise tra Harry e i mangiamorte e ne mise al tappeto tre.
La cicatrice iniziò a bruciare come l’inferno e fu certo di una cosa: dovevano andare via prima dell’arrivo di Voldemort, senza gli horcrux non avevano possibilità di distruggerlo. Narcissa riuscì a lanciare un altro Confundus sui mangiamorte che li stavano accerchiando; Harry prese Draco in braccio e l’elfo li smaterializzò dove il ragazzo aveva chiesto. Non appena si ritrovò nell’ingresso della casa dei Dursley, il ragazzo si guardò intorno, si sentì per un attimo al sicuro dai mangiamorte e notò da una finestra che stesse albeggiando.
«Mi hai salvato la vita, Dobby, e hai salvato anche Draco» disse il ragazzo «Grazie».
«Dobby c’è sempre per aiutare Harry Potter, signore!» esclamò l’elfo, sorridendo.
«Grazie Dobby».
Harry resse Draco contro il suo corpo e lo trascinò fino al salotto, Dobby lo seguì per aiutarlo.
Una volta in salotto, fece distendere il biondo sul divano. Sembrava che i Dursley non fossero in casa e una volta assicuratosi di ciò, tirò un sospiro di sollievo; poi corse nel bagno a prendere il kit del pronto soccorso. Draco non sembrava ferito in modo permanente dalle maledizioni e non voleva consumare pozioni, finché poteva guarirlo alla babbana. Avrebbero avuto bisogno delle pozioni quando sarebbero stati in viaggio per cercare gli horcrux e in pericolo.
«Va tutto bene, Draco» sussurrò dolcemente al suo orecchio «È finita, sei al sicuro».
Sperava che la sua poca pratica in fatto di guarigioni fosse sufficiente e cercò di guarire le ferite fisiche disinfettandole e medicandole. Quando gli scoprì l’avambraccio destro, trattenne il fiato e inorridì, non per il sangue che c’era sopra, ma per come lo avevano ridotto, gli avevano inciso sulla pelle la parola traditore. Harry d’istinto avrebbe voluto lanciare un incantesimo di guarigione, ma era troppo pericoloso, si era già esposto troppo duellando al castello dei Malfoy, non poteva rischiare che li trovassero, così disinfettò le sue ferite, meditando su cosa usare per medicarlo.
«Forse a Harry Potter può servire questo!» esclamò l'elfo, prendendo un’ampolla «La signora Malfoy ha dato questo a Dobby per le ferite del signorino Draco» spiegò, aprendo l’ampolla.
«Ci hai davvero salvato la vita, Dobby» fece il ragazzo, mentre l’elfo spalmava un unguento magico sulla pelle martoriata del ragazzo. Poi gli fasciarono il braccio e alla fine, Harry si lasciò andare sul divano accanto al biondo; erano vivi tutti e due.
«Queste sono le sue cose» disse l’elfo mettendo nelle mani di Harry le sacche che Draco aveva preparato per la loro fuga, che erano state rimpicciolite. Dovevano averle trovate su di loro quando li avevano catturati, e non si erano curati di distruggerle, troppo intenti a torturare Draco per avere informazioni. Narcissa doveva averle recuperate per loro.
«Ti ringrazio ancora, Dobby» disse «Dovresti metterti al sicuro» gli suggerì.
«Harry Potter ha salvato Dobby, Dobby cerca solo di restituire il favore!»
Dobby aiutò ancora un po’ Harry, controllando le medicazioni di Draco e praticando alcuni piccolissimi incantesimi di guarigione per aiutarlo. Poi così com’era apparso, se ne andò. Harry guardò la finestra e sospirò pesantemente.
Sperava che non li trovassero lì almeno per qualche giorno, e che nelle cose che gli erano state restituite ci fossero anche l'horcrux che aveva recuperato con Silente e il mantello di suo padre, quello sarebbe stato utile per nascondersi in caso di pericolo. La casa era protetta ancora dall’Incanto Fidelius, anche se Silente era morto e fino al suo diciassettesimo compleanno, che non sarebbe avvenuto prima della fine di luglio, quello era il posto più sicuro che conosceva. Sperava che i Dursley non tornassero tanto presto e di potersi fermare lì fino a che Draco non fosse stato meglio. Quando i tremiti di Draco si placarono, Harry si alzò dal divano e raggiunse la sua vecchia stanza, lì c’era il calendario magico che gli aveva regalato Hermione che segnava con precisione il giorno e l’ora.
Lo guardò: erano le sei di mattina del tre giugno. Erano stati prigionieri dei mangiamorte per tre giorni, ma non si erano accorti del passare del tempo. Harry non aveva sentito la stanchezza su di sé, tranne quando era svenuto a causa della mancanza di sonno. Il tempo si era come fermato, gli era sembrato di vivere una giornata infinitamente lunga, invece erano stati tre giorni. Tre giorni in cui Draco era stato nelle mani di quei bastardi, tre giorni di torture che non si fermavano mai. Maledizione.
Raggiunse di nuovo il salotto e si sedette sul divano accanto a lui, gli accarezzò piano il viso e si accorse che stava dormendo, il suo era un sonno agitato, ma adesso era al sicuro. Si addormentò seduto sul divano, con la testa appoggiata alla spalliera e la bacchetta stretta in un pugno. Non doveva abbassare la guardia per nessun motivo, doveva restare vigile e fermare qualunque minaccia si frapponesse tra lui e la sicurezza di Draco. Quella era l’unica cosa che contava.
Quando si risvegliò, il sole era sorto da ore, doveva essere ora di pranzo e il Serpeverde si mosse appena accanto a lui, segno che si stesse svegliando. Harry si sporse verso di lui per vedere lo stato delle sue ferite e si ritrovò catapultato negli occhi del biondo e gli sorrise.
«Ehi».
«Potter… dove… dove siamo?» chiese Draco guardandosi intorno. Non conosceva quella casa né sapeva dove fossero, l’unica cosa che sentiva attorno a sé era una sorta di sicurezza.
«A casa mia» disse il moro «Insomma, nella casa babbana dove sono cresciuto».
«E cosa ci facciamo qui?» chiese di nuovo. Era ancora confuso, Harry lo capiva, si era appena risvegliato in una casa sconosciuta, dopo essere stato torturato per tre giorni da suo padre e da sua zia.
«Ci nascondiamo. Almeno finché non ti sarai ripreso» disse «Non preoccuparti, i miei zii non ci sono. Spero che tornino il più tardi possibile, non ci tengo ad incontrarli».
«Va bene…» disse Draco e abbassò lo sguardo «N-Non ho detto niente, Harry, io…»
«Lo so» rispose il moro abbracciandolo «Lo so, sei stato coraggioso, sei stato bravissimo… non volevo che ti facessero del male, ma tu sei stato bravissimo» gli sussurrò all’orecchio. Draco si aggrappò a lui e scoppiò in lacrime, sfogando tutto il dolore che aveva provato in quelle ore di torture infinite. Aveva sofferto, aveva temuto per la vita del moro, aveva vissuto un vero incubo e aveva bisogno di lui.
«Sei al sicuro» sussurrò il moro «Sei al sicuro, ci sono io, ti tengo io».
«È stato… è stato terribile» disse tremando «Ma… ma non avrei mai parlato, lo sai, vero? Dimmi che lo sai…»
«Lo so, lo so…» sussurrò di nuovo il moro «Shhh, lo so, calmati…»
Draco annuì e si aggrappò alle spalle di Harry per sostenersi, stringendosi a lui come se fosse il suo unico sostegno «Ho temuto di impazzire, la cruciatus… tu non sai, faceva così male…» Harry lo strinse più forte e lasciò che si sfogasse, che tirasse fuori tutto quello che teneva dentro di sé. «M-Ma come…? Come siamo scappati? Non ricordo…»
«Tua madre» rispose Harry, aveva promesso a Narcissa che Draco avrebbe saputo del suo prezioso aiuto, se lei non fosse intervenuta, lui sarebbe ancora imprigionato e il biondo alla mercé di Lucius e di Bellatrix «È venuta nei sotterranei da me. Mi ha detto che, anche se non approvava le tue scelte, è sempre tua madre e non poteva sopportare che ti facessero del male» raccontò il ragazzo «Mi ha dato la chiave della cella e poi, non so come, ha contattato Dobby, lui mi ha riportato le nostre bacchette e le nostre cose» Draco annuì ascoltando il racconto «E quando sono arrivato, Bellatrix ti stava ancora torturando, tua madre ha lanciato un Confundus non verbale e io ho schiantato tua zia e ho lottato un po’ e poi siamo fuggiti con Dobby che ci ha smaterializzati».
«Pazzesco» mormorò Draco «Quindi è finita davvero…?»
«Per ora sì, per ora siamo al sicuro a casa mia».
Draco annuì, e restò stretto ad Harry fino a che i suoi singhiozzi non si placarono. Restò stretto a lui per tutto il tempo, Harry gli sussurrò parole dolci, di conforto, per tranquillizzarlo. Draco si affidò completamente a lui e riuscì a tranquillizzarsi, restarono così per quelle che parvero ore, avevano bisogno entrambi di riprendersi da quella terribile esperienza.
 

«Non ero mai stato in una casa babbana prima» disse Draco, separandosi da Harry, ad un certo punto, si alzò dal divano, iniziando a guardarsi intorno con una certa curiosità.
«Beh, benvenuto allora» scherzò il moro «Hai fame? Vado a preparare qualcosa, sono sicuro che ci sia qualcosa per preparare un pasto decente. Mio cugino mangia per otto persone».
«Caspita. Ed è grosso quanto Hagrid allora?» chiese confuso, guardandolo «Esistono babbani che sono grandi quanto i mezzi-giganti?»
«No, mio cugino è più… una specie di maiale con le gambe» ridacchiò, mentre si dirigeva in cucina, per fortuna era un unico ambiente, così poteva tenere Draco sotto controllo.
«Quindi è una specie di ibrido?» chiese «Uno strano tipo di mutante?»
«No, è solo un babbano… ma molto grasso, era solo un modo di dire» spiegò il moro, ridacchiando sotto i baffi.
Vedere Draco alle prese con il mondo babbano era divertente, quasi quanto lui che scopriva il mondo magico e restava incantato ogni volta da ciò che la magia permetteva di fare. Il biondo annuì e si rimise seduto sul divano. Sentiva dolore ovunque e ricordava una ferita all’avambraccio, ma non aveva voglia di vedere cosa gli era stato fatto durante quel periodo di prigionia. Si allungò curiosamente verso un oggetto strano, rettangolare e nero con dei tasti sopra. Ne schiacciò uno e uno strano aggeggio prese vita. Premette di nuovo il pulsante e quello morì. Non convinto lo premette di nuovo e quello prese vita.
«Astuto… Harry, i babbani controllano la vita con questo oggetto?» chiese indicando il telecomando che aveva in mano. Il moro guardò verso di lui e rise notando quale oggetto avesse tra le dita.
«No, quello è un telecomando. Serve ad accendere la televisione, quella cosa che continui ad accendere e spegnere».
«Questa sorta di scatola magica?»
«Sì. Ci trasmettono i programmi».
Draco annuì, cercando di non far notare quando fosse a disagio, non capiva molto di cose babbane, avrebbe dovuto applicarsi di più a Babbanologia, questo era certo. Era l’unica materia in cui aveva preso più Troll. Aveva iniziato a frequentarla solo per avvicinarsi al magico trio, non sapeva ancora, all’epoca, che avrebbe cambiato fazione.
«Lasciamo perdere questa tele-cosa. Che stai facendo?» chiese alzandosi dal divano con un po’ di fatica e lo raggiunse. Harry stava mescolando qualcosa in una strana stoviglia. Né nel mondo magico né in quello babbano, lui capiva qualcosa di cucina, questo era certo.
«Preparo la colazione. Anche se è praticamente ora di pranzo, chi se ne frega. Uova e bacon» disse sorridendo.
«Mi piace» disse il biondo sorridendo «Aspetta, ti aiuto» disse volendo rendersi utile. Si sorprese del suo stesso atteggiamento, non era mai stato uno propenso ad aiutare gli altri, era sempre stato il tipo che veniva servito e riverito in ogni cosa. Harry scosse la testa e gli fece segno di sedersi: Draco acconsentì solo perché non sapeva dove mettere le mani in una casa babbana e aveva un braccio fasciato che gli rendeva difficili i movimenti. Si sedette al tavolo e dopo un po’, Harry arrivò con due piatti pieni di uova e bacon e anche delle fette di pane tostato.
«Sembra buono» disse Draco osservando il contenuto del piatto «Quindi sai cucinare».
«Sì» rispose Harry «Sai, te l’ho detto, loro mi trattavano alla stregua di un elfo domestico, quindi ho imparato a fare diverse cose» disse abbassando lo sguardo sul piatto. A volte si sentiva a disagio con il suo passato davanti a Draco, per lui che aveva avuto un’infanzia piena di servizi e servigi, doveva essere strano frequentare uno che era stato allevato come un elfo domestico – anche se i suoi zii ignoravano cosa fosse un elfo.
Il biondo pizzicò le sue uova e le assaggiò, rivolse al moro un sorriso compiaciuto prima di divorarle tutte in poco tempo: «Sai, Potter, stavo per dirti che quando tutto questo finirà e vivremo in una casa magica, non dovrai più vivere come un elfo domestico, ma mi ricredo. Ti terrò sempre in cucina e mi preparerai tanti deliziosi piatti».
Harry rise sollevato e si allungò verso di lui per dargli un leggero bacio sulla guancia. Fuori da quella cucina il mondo continuava ad andare avanti, Voldemort mieteva vittime, ma per cinque minuti loro riuscivano a dimenticarsene per scherzare tra di loro. Poteva sembrare egoista, ma per loro era tutto ciò che li faceva andare avanti e sperare.
«Quando tutto questo finirà, ti prometto che cucinerò per te ogni giorno».
«Bravo, inizi a capire il tuo ruolo nella nostra relazione».
Sebbene Draco scherzasse con lui, Harry sapeva che stava celando i suoi veri sentimenti, che stava celando la paura e il dolore che aveva provato in quella casa, magari cercando di non pensarci per scacciare quelle brutte sensazioni dalla mente. Ma Harry sapeva che dovessero parlarne, Draco aveva bisogno di parlare, altrimenti con il passare del tempo sarebbe stato peggio.
«Draco, sicuro di stare bene?» chiese il moro guardandolo, quando si spostarono di nuovo sul divano.
«Sì, ma non ho il coraggio di guardare il mio avambraccio. Mi fa un male cane e non so cosa mi abbiano fatto. Ricordo solo Bellatrix che pronunciava degli incantesimi e che sanguinavo…»
«Te l’ho fasciato, ma se vuoi… lo guardiamo insieme». Draco annuì senza aggiungere altro e allungò l’avambraccio verso Harry, mordendosi le labbra, temendo qualunque cosa, persino il marchio nero; lentamente Harry sciolse la fasciatura che gli aveva fatto, rivelando ciò che lui aveva scoperto qualche ora prima. Draco emise un singulto alla vista di quello sfregio e ritrasse il braccio dalla mano di Harry avvicinandolo al viso per vedere bene. Beh, poteva andargli peggio
«Mi dispiace, Draco…» disse il Grifondoro mortificato «Mi dispiace così tanto, io… è tutta colpa mia».
«Non è colpa tua» ribatté Draco «Sì, forse un po’, ma se non fosse stato per te… io adesso non avrei niente, neanche una piccola speranza di un futuro migliore» confessò «La verità, Potter, è che ho accettato tutto questo quando mi sono innamorato di te» fece indicandosi il braccio «E non me ne pento».
«Draco…»
«Potrei anche esserne orgoglioso, sottolinea il mio reale passaggio all’Ordine, no?» fece.
«La smetterai mai di sorprendermi?»
«Dipende» scherzò il biondo, rivolgendogli un sorriso «Sto bene, Harry, credimi» disse Draco. Ritornò serio e si osservò ancora l’avambraccio, poi scosse la testa e lasciò che Harry lo medicasse di nuovo; leggeva negli occhi del suo ragazzo che anche lui aveva bisogno di sfogare quanto accanto negli ultimi giorni. Si erano ritrovati da studenti a prigionieri nel giro di una notte «Adesso tocca a te, stai bene?»
«Non sono io quello che…» iniziò, ma venne interrotto bruscamente dal biondo.
«Non sei stato torturato fisicamente. Ma conosco mio padre, sarà venuto da te a dirti qualcosa di spiacevole o avrà mandato qualcuno a farlo per lui, per aumentare il tuo senso di colpa. Inoltre non hai avuto modo di affrontare la morte di Silente e conoscendoti, esploderai nel momento sbagliato» disse guardandolo «Allora, stai bene?» chiese di nuovo. Davanti a quello sguardo sicuro e fiero, Harry capitolò, come al solito.
«Se vuoi la verità, mi sento uno straccio» confessò il moro «Insomma, è tutto così complicato e siamo soli, Silente è morto per colpa di Piton, lui si fidava di quel bastardo e… tuo padre è orribile. È venuto da me blaterando sul fatto che fosse colpa mia» fece una pausa «Come se non lo sapessi… e l’ho fatto infuriare».
«Davvero?»
«Sì, l’ho provocato e insultato, per un momento ho pensato che si avvicinasse a me e mi permettesse di rubargli la bacchetta. Non ha funzionato solo perché tua madre è arrivata in quel momento» disse il ragazzo «Draco, lasciavano la porta aperta così che io sentissi» deglutì «E mi sento… così costantemente arrabbiato. Ho paura che lui possa prendere di nuovo il controllo sulla mia mente come lo scorso anno e… farmi impazzire davvero».
Stavolta fu il turno di Draco di abbracciarlo forte e fargli appoggiare il capo contro la sua spalla, Harry soppresse un singhiozzo «L’ultima volta che gli ho permesso di prendere il sopravvento è morto Sirius e stavolta stavo per perdere te… non voglio perdere anche te…» sussurrò con la voce leggermente spezzata.
Lui e Draco avevano lo straordinario dono di riuscire a tirare fuori l’uno dall’altro tutte le sensazioni negative, riuscivano a sfogarsi e a compensare il fatto di star male, semplicemente condividendo le loro paure e le loro sofferenze l’uno con l’altro. La sensazione spiacevole non passava subito, no, ma era più tollerabile, e nessuno dei due sentiva di star affogando. Si capivano, perché erano più simili di quanto immaginassero, per quanto le loro storie fossero diverse, c’erano molte similitudini che non avevano fatto altro che avvicinarli e farli sentire complici tra di loro.
«Shhh, va tutto bene» gli disse piano il biondo «Siamo insieme, io sono qui, non mi perderai» promise, stringendolo. Harry annuì e si strinse a lui con più forza, e si aggrappò a lui come se fosse l’unica zavorra nel mare di problemi in cui stava annegando. «Lo affronteremo insieme, okay? Affronteremo anche questa, insieme».
Harry non piangeva né singhiozzava, ma tremava come una foglia, forse per la rabbia o per altro, Draco non lo sapeva, ma lo tenne stretto a sé, fino a che non smise di tremare.
«Proporrei» disse Draco quando il suo ragazzo fu calmo «Di restare qui fino a che non saremo tutti e due in grado di affrontare il viaggio, ci stai?»
«Sì…  questa casa è protetta fino al mio diciassettesimo compleanno, e fino a che i miei zii non tornano, possiamo restare».
«Bene, allora è deciso, resteremo nella casa babbana» acconsentì il biondo «Ora gentilmente, mostrami alcuni di questi aggeggi babbani» disse, il moro lo guardò inclinando la testa «Dobbiamo distrarci entrambi, continuare a rimuginare su quanto accaduto è controproducente». Harry lo guardò confuso e decise di assecondarlo, così iniziò a mostrare a Draco alcune delle cose presenti nella casa che nel mondo magico non c’erano; Draco rimase entusiasta di molti oggetti e molti altri non li capì. Trascorsero la giornata cercando di non pensare al fatto che fossero cercati da tutti, chiedendosi se i loro amici li stessero cercando dopo la notte dell’invasione a Hogwarts e chiedendosi se fossero riusciti ad uscire vivi da quell'inferno.
Erano avvinghiati sul divano a confessarsi segreti inconfessabili e paure che non avrebbero mai ammesso con nessun altro, mentre un film scorreva nella televisione senza che loro prestassero attenzione ad esso – Draco aveva fatto un sacco di domande e Harry aveva dovuto essere convincente nel dirgli che no, le persone non sono imprigionate, Draco, non è neanche una magia, è un film, un po’ come le immagini in movimento dei maghi, solo che… sono storie e durano più di pochi secondi. Draco aveva finto di capire la spiegazione, ma si era accoccolato vicino al moro, cercando di capire cosa fosse un film, ma poi aveva rinunciato, perdendo interesse e trovando più interessante il suo ragazzo e le sue paure. Si baciarono un po’, scacciando i loro reciproci demoni.
Poi sobbalzarono, perché un gufo entrò dalla finestra socchiusa della stanza e planò nel mezzo del salotto, facendo prendere loro un infarto. Non era un gufo qualsiasi, era una civetta bianca.
«Edvige!» esclamò il moro, la civetta si appollaiò sulla sua spalla e tre secondi dopo, sentirono qualcuno bussare alla porta. Tutti e due si immobilizzarono e furono all’erta. Harry fece appoggiare Edvige sul tavolino e impugnò bene la bacchetta. Chiunque fosse li aveva rintracciati tramite la sua civetta, quindi era qualcuno che doveva conoscerlo bene. Si chiese chi fosse e dove avesse trovato la sua civetta; poi guardò Draco e gli fece segno di tenersi pronto a difendersi, il biondo annuì e tese la sua bacchetta in avanti; Harry si fece coraggio e si alzò con aria circospetta, avanzando verso la porta, trattenendo il fiato. Mise la mano sulla maniglia e aprì appena per controllare chi fosse. Non appena vide una chioma rossa, tirò un sospiro di sollievo: Ron e Hermione erano vivi e li avevano appena trovati.






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Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.
 
Ma salve salvino di nuovo, miei adorati! Io non so proprio pubblicare in orari decenti, e vabeh, c'est la vie!
Come promesso, il weekend è arrivato ed eccoci qui con il nuovo capitolo… eh, io l’avevo detto che sarebbe stato difficile per tutti e due. Se da una parte Draco viene torturato con degli incantesimi, Harry viene torturato psicologicamente, questa cosa influirà molto su tutti e due, emotivamente. Harry inizierà a temere qualcosa riguardo se stesso (vi è un piccolo accenno qui :D 10 punti a chi lo trova!). Ma non vi svelo nulla. :D
Questo è il capitolo che segna il reale tradimento di Draco verso la sua famiglia e il suo cambiamento ufficiale. Lo ha dimostrato a tutti che si farebbe torturare pur di non tradire Harry. Il mio bimbo sta crescendo, piccino di mamma, scusa se ti ho fatto male çç
Comunque, per chi mi aveva chiesto del rapporto dei coniugi Malfoy con Draco, non potevo anticipare nulla di questo capitolo, perché anche Narcissa tradisce il marito per salvare il figlio. Lucius ci arriverà troppo tardi che quello anche se ha preso altre scelte è il figlio. (ma davvero troppo tardi, lo detesterete ancora di più in futuro lol) Narcissa invece cercherà di aiutarli in tutti i modi… vedrete!
Anyway, tutto è bene quel che finisce bene. Dobby li ha salvati e HO SALVATO DOBBY, visto? Non sono poi così cattiva! Con Silente non potevo fare niente, come direbbe il Dottore, la morte di Silente è un punto fisso nello spazio e nel tempo e non può essere cambiata; ma gli altri sono un'altro paio di maniche, quindi altri personaggi saranno salvati :D
Saranno davvero Ron e Hermione alla porta? Eheheh, lo scoprirete la settimana prossima! (Draco farà anche una particolare conoscenza...)
Intanto, ringrazio lilyy per la sua recensione al capitolo precedente (smettila di inseguirmi nella foresta proibita, mi farò perdonare per l'uccisione di Silente!), e coloro che hanno recensito gli scorsi capitoli, chiunque legga spendendo un click del suo tempo e chi la aggiunge tra le preferite/ricordate/seguite… Thank you <3
See you soon!
 
Fatto il misfatto!

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Capitolo 11
*** 11. Out there. ***



Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, meritavano di meglio, quindi ho deciso di dargli io ciò che meritavano; ma non ci guadagno nulla da tutto ciò, niente è finalizzato ad offendere qualcuno (solo a dare loro il finale che piace a me :D) e io ci perdo solo la faccia con queste cose.

Avviso: I personaggi tendono ad essere OOC (soprattutto Draco con l’andare avanti della storia, perché subisce un cambiamento radicale) tutti loro sono basati sui miei headcanon!

Nota bene: La storia parte dal sesto anno, tenendo conto di alcuni avvenimenti accaduti fino al quinto, in seguito proseguirà con alcuni riferimenti al settimo libro, tuttavia gli avvenimenti sono anacronistici rispetto ai libri.

Enjoy the show!


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Twist of Fate.

11. Out there.





Un attimo prima stava guardando la sua civetta volare nel salotto dei Dursley, un attimo dopo stava puntando la bacchetta contro i suoi migliori amici. Aveva tirato un sospiro di sollievo nel vederli, ma poi una molla nella sua mente era scattata. Quei due potevano essere due impostori, due mangiamorte che avevano preso la polisucco e che li avevano trovati in qualche modo. Non poteva permettere che facessero del male a Draco, era troppo debole in quel momento. Lo avrebbe protetto a ogni costo.
«Chi siete?» chiese, puntando la bacchetta contro di loro.
«Amico, sei impazzito?!» domandò Ron.
Hermione alzò le mani, lo guardò sostenendo il suo sguardo «Harry, sono io» gli disse «Siamo noi, siamo scappati dalla scuola, appena Draco ci ha avvisati» spiegò lei. Harry non accennò ad abbassare la bacchetta, chiunque avrebbe potuto dire una cosa del genere, così lei continuò «La McGranitt ci ha aiutato a scappare, siamo stati con Tonks e Remus alla Tana fino ad ora, credimi» Harry la guardò, senza riuscire a fidarsi completamente «Eravamo preoccupati per voi, non avevamo idea di dove foste finiti». Ron le mise una mano sulla spalla e guardò verso Harry, si chiese cosa fosse successo al suo migliore amico per essere così spaventato anche da loro.
«Harry, fidati di noi» disse lui.
Il moro era ancora sospettoso, non sapeva se fidarsi o meno e scosse la testa «Ditemi una cosa che solo Hermione Granger e Ron Weasley sanno di me» disse il ragazzo, guardandoli. Lei alzò gli occhi al cielo, comprendeva la sua paranoia, ma davvero Harry non si fidava di lei? Decise di dargli corda.
«Okay, va bene. Se sarà imbarazzante per te, non mi importa» affermò la ragazza «Quando hai sentito il profumo di Draco nell’Amortentia, sei andato nel panico e sei venuto da me. Avevi paura che non accettassi il fatto che ti piacesse un ragazzo» disse la ragazza incrociando le braccia al petto. Harry arrossì, lentamente abbassò la bacchetta, solo Hermione poteva sapere quella storia, ma non era ancora del tutto sicuro. Alzò lo sguardo, puntandolo su Ron, ancora sospettoso; il rosso sospirò e annuì «Okay, calmati, Harry. La sera prima del ballo del ceppo, al quarto anno, avevi un po’ di barbetta appena cresciuta. Non sapevi come raderti, perché nessuno te l’aveva mai insegnato. Io ti ho fatto vedere ciò che i miei fratelli avevano mostrato a me».
A quel punto, Harry abbassò definitivamente il braccio e sospirò sollevato, avere Ron e Hermione era un sollievo, checché ne dicesse Silente, lui e Draco non avrebbero mai potuto farcela da soli, non senza l’aiuto dei loro amici. Hermione si spinse in avanti e lo abbracciò con forza, sollevata di vedere che il suo migliore amico stesse bene; erano stati tre giorni lunghi e pieni di preoccupazioni, ma le cose stavano iniziando ad andare per il verso giusto. Harry ricambiò la stretta e dopo qualche istante, anche Ron si unì all’abbraccio, restarono così qualche istante, fino a che non furono interrotti.
«Non per interrompere il momento sentimentale…» la voce irritata di Draco li raggiunse dal salotto «Ma sbrigatevi a rientrare, se non volete essere visti» gracchiò.
«Ah, è ancora vivo? Non riusciamo proprio a liberarci di lui?» chiese Ron ironicamente.
«Ti ho sentito!»
Harry, Ron ed Hermione si concessero una breve risata, mentre i due nuovi arrivati entravano in casa. Il moro chiuse la porta e li condusse attraverso il breve ingresso, passando davanti al sottoscala che era stato la sua stanza per tutta l’infanzia, fino al salotto, dove Draco se ne stava beatamente sdraiato sul divano.
 «Wow, quindi questa è una casa babbana? Davvero? L’avevo vista solo da fuori, dentro mi sembra molto…» Ron si guardò intorno «Babbana» commentò «Papà impazzirebbe di gioia, guarda qui!» esclamò prendendo un oggetto tondo appoggiato su un tavolino «Che cos’è questo, Harry?»
«Quello è un posacenere…» rispose Harry divertito, per una volta non era lui quello che si stupiva delle cose, ma gli altri e in un certo senso era divertente, anche Hermione sembrava divertita dall’atteggiamento del rosso.
«Vero? Ho detto la stessa cosa, Weasley, ci sono un sacco di aggeggi strani! E poi siamo noi maghi quelli che hanno le cose bizzarre, pft, stupidi babbani» disse il biondo «E hai visto l’aggeggio che mostra le persone?» chiese indicando la televisione, accendendola. Ron guardò stupefatto davanti a sé.
«Miseriaccia, questa sì che è divertente!» esclamò, avvicinandosi all’oggetto ed osservandolo da vicino.
Hermione rise, sorpresa dallo strano atteggiamento dei due maghi e poi si avvicinò a Draco, abbracciandolo nello stesso modo in cui aveva abbracciato Harry poco prima. Era sollevata che anche lui stesse bene.
«Siamo felici che stia bene anche tu, Draco».
Lui sbuffò, fingendosi irritato. «Non abbracciarmi sempre, Granger, altrimenti quei due penseranno che io abbia un lato tenero!» si lamentò, cercando di mantenere il suo solito atteggiamento Malfoy, fallendo miseramente perché si concesse un sorriso, quando ricambiò l’abbraccio della ragazza. Non era abituato ai gesti d’affetto, a volte anche quelli di Harry lo lasciavano spiazzato, ma… gli piacevano, ne era certo. L’affetto gratuito era una cosa a cui non era abituato, ma a cui si stava abituando in fretta. Che cosa strana avere amici veri – pensò, guardando Hermione – e un ragazzo – aggiunse rivolgendo uno sguardo dolce al moro. Davvero, non credeva che in così poco tempo la sua vita potesse cambiare così tanto.
Harry rise e scosse la testa «Lo sappiamo che non sei poi così malvagio come dici, Dray».
«Potter, chiamami di nuovo così e…»
«Non puoi affatturarmi, hai ancora la traccia addosso, come me».
«Togli tutto il divertimento, tu» ribatté il biondo, alzando gli occhi al cielo. Hermione osservò entrambi con attenzione, Draco sembrava quello che aveva subito di più, aveva un braccio fasciato e sembrava a pezzi, anche se ostentava la sua solita facciata di sicurezza e si fingeva sicuro e forte. Draco Malfoy era fatto così, non mostrava mai di stare male.
«Adesso, ci raccontate cosa vi è successo?» chiese lei impaziente «Dove siete stati fino ad oggi?»
«Abbiamo fatto una simpatica visita ai miei genitori» rispose il biondo.
«Dopo la morte di Silente, noi… dovevamo scappare e raggiungere la passaporta creata da lui, io… non ho ascoltato Draco e sono andato a cercare Piton» raccontò il moro sospirando «Abbiamo avuto la peggio, ovviamente e ci hanno catturati e portati a casa di Draco. E…» deglutì, senza riuscire a continuare il racconto, si sentiva ancora in colpa per quello che gli avevano fatto… se solo non fosse stato così stupido, non avrebbero fatto del male al biondo.
«Mio padre e mia zia volevano sapere del piano contro Voi-Sapete-Chi, e hanno provato ad estorcere le informazioni a me. Non ho ceduto, ma mi hanno lasciato un ricordino» disse toccandosi l’avambraccio, che ancora gli faceva male «Sto bene, Potter mi ha medicato alla babbana».
«Che ti hanno fatto?» chiese Ron guardandolo scioccato. Non credeva che Malfoy fosse capace di subire, piuttosto che rivelare il piano; era sempre stato convinto che, alla prima occasione di salvarsi, li avrebbe traditi. Invece non lo aveva fatto. Draco non rispose, ma scrollò le spalle e il suo viso si contorse in un’espressione addolorata, non ci volle molto per capire cosa gli fosse accaduto. Harry subito gli mise una mano sulla spalla e gliela strinse per dargli conforto. «Mi dispiace» si affrettò a dire il rosso, che si chiese con quale coraggio Lucius Malfoy avesse ridotto suo figlio in quello stato. Non osò chiedere altro, per non mettere i due ragazzi a disagio, in fondo, aveva capito ciò che era successo e perché Harry si sentisse così in colpa.
«Vuoi che ti rimetta a posto con un incantesimo?» chiese Hermione.
«No, tranquilla, sto bene» disse Draco rivolgendole un sorriso cordiale «Siamo riusciti a scappare grazie a Harry».
 «In realtà, siamo scappati perché la madre di Draco non sopportava l’idea che suo marito e sua sorella lo torturassero, così ha mandato Dobby da me, lui ci ha portati qui e mi ha aiutato a medicare Draco».
Gli altri due ragazzi annuirono pensierosi. Non doveva essere stato facile per nessuno dei due, erano stati giorni difficili e dolorosi, anche per loro che non sapevano che fine avessero fatto. Hermione scosse la testa ed estrasse la bacchetta, pronunciando un incantesimo di guarigione per poter aiutare Draco a stare meglio più in fretta. Lui borbottò qualcosa come non ce ne era affatto bisogno, guardandola con riconoscenza e lei ammiccò sorridendo. A Harry non piacque quello scambio di sguardi e sentì una strana sensazione dentro di sé, simile a una pulce nell’orecchio, fastidiosa.
«Resteremo qui almeno fino a che uno di noi abbia compiuto diciassette anni» si affrettò a dire il prescelto. Ron e Hermione in quella stanza erano gli unici ad avere già l’età giusta per poter fare magie liberamente «Sempre che i miei zii non tornino e ci mandino via» concluse con un sospiro.
«Perché? I babbani sono così crudeli da poterci mandare via?» chiese Draco, inclinando la testa, okay, adesso era diventato un amico di babbani e nati babbani come loro, ma se gli zii di Harry erano così spietati da cacciarli di casa, mentre erano in pericolo e ricercati dai mangiamorte, beh… poteva anche rivedere le sue nuove teorie sui babbani. Almeno su questi babbani; Harry gli aveva raccontato le cose che avevano fatto salire in lui la voglia di affatturarli e maledirli, potevano essere peggio di come li aveva immaginati?
«Amico, tu non hai idea di quanto siano terribili» disse Ron «L’estate tra il primo e il secondo anno, io, Fred e George siamo venuti a liberare Harry, c’erano le sbarre alla finestra della sua stanza!» esclamò «E per undici anni ha dormito nel sottoscala, invece che in una stanza» continuò, Harry si morse le labbra e non intervenne, aveva raccontato un po’ di cose a Draco sulla sua famiglia, ma non tutto. A volte si sentiva a disagio a parlare con lui della sua infanzia o dei Dursley.
«Questi sudici babbani» sputò amaramente il ragazzo «Noi siamo sicuri di volerli salvare, sì?» chiese e Hermione gli diede uno scappellotto dietro la nuca «Ahia! Ma sei impazzita, Granger?»
«Draco, sono comunque la famiglia di Harry, non esagerare» disse lei scuotendo la testa.
«Mi dispiace» si affrettò a dire il biondo, lanciando uno sguardo al moro che aveva abbassato la testa «Ovvio che salveremo i babbani, ma non posso nasconderti che, per quello che ti hanno fatto, darei loro una bella lezione, ma senza maledizioni, giuro!» Harry lo guardò e annuì, senza aggiungere nulla.
«È carino il fatto che tu voglia vendicarlo, sei davvero dolce e romantico quando vuoi, Malfoy».
«Weasley!» esclamò il biondo lanciando un cuscino del divano contro il rosso; mentre lasciavano cadere l’argomento e Harry si scioglieva in una risatina, vedendo il suo migliore amico e il suo ragazzo prendersi a cuscinate, tuttavia non riuscì a rilassarsi completamente.
«Malfoy, perché non esploriamo la casa babbana? Quando ci ricapiterà l’occasione di vederne una?» chiese dopo un po’ Ron, per sdrammatizzare e alleggerire gli animi. L'interpellato annuì e si alzò dal divano con un po’ di fatica.
«Spero mai più, ma visto che ci siamo, dopo di te, Lenticchia».
«Non vorrei mai passare davanti a lei, sua maestà il Furetto» scherzò Ron, Draco lo fulminò con lo sguardo e lo superò indignato, poi iniziarono a girovagare per la casa babbana, scoprendone le stranezze. Il rosso ogni tanto diceva che suo padre avrebbe dovuto assolutamente vedere quegli aggeggi, che ne sarebbe stato entusiasta; il biondo si limitava a commentare in maniera piuttosto acida o sarcastica ogni cosa che vedeva.
Harry e Hermione rimasero nel salotto, seduti sul divanetto. Il moro stringeva i pugni con nervosismo e a lei non passò inosservato il gesto, con la sua solita delicatezza coprì una delle sue mani con la propria e gliela strinse.
«Che ti succede? A me puoi dirlo» disse piano «Harry, non tenerti tutto dentro» lui scosse la testa e non rispose «C’entra qualcosa quello che è successo con la famiglia di Draco?»
Il ragazzo annuì a testa bassa «Lo hanno torturato, Hermione» disse lui, deglutendo «Lo hanno fatto per colpa mia…» la ragazza sospirò e gli strinse più forte la mano per supportarlo «E poi, c’è stato un momento... mentre ero prigioniero lì e sentivo le urla di Draco… in cui avrei voluto uccidere tutti. Ho desiderato lanciare contro tutti le maledizioni senza perdono» confessò a bassa voce «Ho paura, Hermione, ho paura di me stesso... questo-questo collegamento con lui diventa sempre più forte e… io mi sento come lui».
«Harry, tu non sei come Voldemort» disse la ragazza stringendogli la mano «Tu sei diverso da lui, tu stai combattendo per sconfiggerlo, per salvare le persone che ami. Non c’è niente in te che gli assomigli, tu sei un amico leale, un fidanzato premuroso. Lui invece? Combatte solo per se stesso e per il potere, c’è un abisso tra di voi».
Harry scosse la testa «Ma è come se… come se ci fosse una parte cattiva dentro di me… una parte a cui non importa nulla del resto» confessò deglutendo, fin da quando aveva scoperto di parlare serpentese e il collegamento tra le loro menti, aveva immaginato che ci fosse una parte di lui malvagia, ma adesso ne stava avendo conferme e ne era spaventato; senza pensarci due volte Hermione lo abbracciò con forza.
«Non c’è niente di malvagio in te, non pensare mai questo, eri in una situazione emotivamente difficile, il tuo ragazzo era in pericolo… volevi solo proteggerlo».
«Tu dici?»
«Certo» sussurrò lei, stringendolo «Certo, è così».
«Mi fido di te, Hermione» disse, anche se non era molto convinto neanche lui delle sue parole. Era qualcosa che si sentiva dentro da troppo tempo per poterlo scacciare con una chiacchierata, però era contento di essere l’unico a pensarla in quel modo. Non aveva il coraggio di parlarne con Draco, temeva di spaventarlo o peggio, di perderlo.
«Ehi Potter!» la voce del Serpeverde lo raggiunse dal piano di sopra, sperava solo che lui e Ron non avessero distrutto tutto «In questa stanza ci sono cose strane, vieni subito a spiegarmi cosa sono!»
«Va’ da lui e non pensarci» disse lei sorridendo «Io cucinerò qualcosa per stasera» disse dirigendosi in cucina «Posso, vero?»
«Puoi fare quello che vuoi, Hermione» affermò. Poi si alzò dal divano e salì le scale due alla volta, per raggiungere più in fretta Draco, entrò nella stanza di Dudley, dove Ron e Draco erano intenti a guardare alcuni oggetti di suo cugino. Era divertente vederli alle prese con le cose babbane che non capivano.
«Guarda, le foto sono immobili» disse indicando la foto di famiglia che Dudley aveva sulla scrivania «Perché tu non ci sei?» chiese Draco, guardandolo. Harry si strinse nelle spalle.
«Io sono sempre stato un peso per loro e non ero parte della famiglia, insomma, i tuoi avrebbero mai incluso Dobby in una foto?» chiese, storcendo il naso. Draco si zittì e scosse la testa, non avrebbe voluto ferire Harry, davvero, era solo curioso, ancora non gli era chiaro quanto quella famiglia avesse ferito Harry, nel corso degli anni.
«Scusa» riuscì a dire «Non volevo ferirti» ammise e lo avvolse in un abbraccio tenero, mentre Ron osservava attentamente alcune cose babbane sparse per la stanza «Ti prometto che, quando tutto questo sarà finito, avremo così tante foto insieme che compenseremo quelle che non hai avuto in tutti questi anni».
Harry sorrise appoggiando la testa sulla spalla di Draco, era bello che lui riuscisse a pensare a un dopo, il Grifondoro non credeva di sopravvivere a tutto quello, ma avrebbe fatto di tutto per permettere a Draco e a tutti i suoi amici di vivere una vita tranquilla.
«Grazie» sussurrò. Quando Ron si voltò di nuovo verso di loro, li colse in flagrante e sorrise dolcemente.
«Vado da Hermione, di sicuro in cucina ci saranno cose pazzesche da scoprire» disse, poi uscì e li lasciò soli. Draco era rigido, ancora non era a suo agio a mostrarsi affettuoso davanti agli altri. Almeno non con abbracci teneri come quello, a lui piaceva di più dare spettacolo, pomiciando in Sala Grande per marcare il territorio, i gesti d’affetto spontanei non erano area di sua competenza, anche se stava imparando in fretta a gestirli.
«Ti va di vedere la mia stanza?» gli chiese Harry dopo un po’, anche se non si sentiva totalmente a suo agio a parlare della sua infanzia, si fidava di Draco e voleva che conoscesse tutto di lui.
«Mi piacerebbe» rispose il biondo. Harry sorrise e gli prese la mano, lentamente uscirono dalla stanza di Dudley e lo condusse nella sua stanza. Non era molto grande, ma aveva il necessario e soprattutto non era il sottoscala, non avrebbe mai mostrato a nessuno quello sgabuzzino.
Draco entrò nella stanza e si guardò intorno. «Quelli sono i tuoi genitori?» chiese indicando la foto in movimento che il moro teneva sul comodino. Lui annuì e si avvicinò per prenderla, poi gliela passò.
«Mi dispiace che tu non li abbia conosciuti» disse dopo un po’, accarezzando la superficie del vetro «Ti mancano?»
«Ogni giorno» ammise il moro.
«Somigli tanto a tuo padre».
«Già, ma ho gli occhi di mia madre» disse sorridendo «Me lo dicono tutti quelli che incontro».
«Hanno ragione, sai?» Draco posò la foto e gli si avvicinò, mettendogli le mani sui fianchi «E io adoro i tuoi occhi».
Harry inclinò il collo «Stai cercando di dirmi qualcosa, Malfoy?»
Il biondo annuì e si abbassò su di lui per rubargli un bacio, ma prima che potesse farlo un rumore di stoviglie, che cadevano, li raggiunse. Il moro si allarmò immediatamente e corse a controllare, temendo che qualche mangiamorte li avesse trovati e fosse entrato in casa, attaccando Ron e Hermione.
«Chi siete?!» urlò la voce di Vernon contro i due ragazzi – oh no, no, no - «Siete dei ladri? Petunia, chiama la polizia!» ululò il babbano, mentre la donna afferrava il telefono, pronta a digitare il numero delle emergenze.
«No!» urlò Harry, raggiungendoli in fretta «Sono miei amici!»
«Potter» disse l’uomo, con astio nella voce «Dovevo sapere che ci fossi tu dietro a questa follia! Cosa ci fate in casa mia?! Rubate il mio cibo e le mie cose?»
«Vivo anche io in questa casa» affermò il ragazzo-che-era-sopravvissuto «Draco era ferito e dovevo portarlo al sicuro» spiegò «Avevamo bisogno di un riparo e siamo venuti qui, Ron e Hermione ci hanno raggiunti. Pensavamo di andare via appena fosse guarito» disse piano, ma l’altro lo aggredì ancora con la voce. La pazienza del Serpeverde stava per esaurirsi.
«Chi diavolo è Draco?» chiese adirato il babbano «Un altro strambo come te?»
«Sono io» sibilò il biondo raggiungendo il suo ragazzo, fronteggiando il babbano.
«P-Possiamo restare qui?» si intromise Harry, guardando verso suo zio.
A Draco diede fastidio l’esitazione nella sua voce, ma quello che lo fece andare in bestia, fu il fatto che la sua richiesta fu completamente ignorata dal babbano. Si aspettava un comportamento del genere da qualsiasi persona senza cuore, ma non credeva che l’orribile famiglia di Harry fosse in realtà così orribile.
«Casa mia ti sembra un ritrovo per senza tetto? Credi di poter venire qui e fare ciò che ti pare? Ho ospitato te perché quel vecchiaccio mi aveva imposto di farlo, ma non accetto altri mostri come te in questa casa!»
Quell’esclamazione fu la goccia che fece traboccare il vaso.
«Harry non è un mostro!» esclamò con furia il biondo, brandendo la bacchetta contro Vernon, la cui espressione mutò in un solo attimo «Ora tu stupido, sudicio babbano gli chiederai scusa per tutto quello che tu e la tua orribile famiglia gli avete fatto, per come lo avete trattato e per quello che gli hai detto ora, o ti giuro che tu farai la fine che ti meriti» sibilò, Vernon rimase immobile «Credimi, sono cresciuto con Lucius Malfoy, non hai idea di quello che sono capace di fare» lo minacciò, sfoderando una delle sue migliori espressioni disgustate e non dovette neanche fingere di esserlo. Semplicemente, quel babbano gli dava il voltastomaco.
«Cosa-Cosa fai? Io lo so! Non potete fare magie qui! È vietato! Lui è stato quasi arrestato!» esclamò indicando Harry.
Draco alzò un sopracciglio, quasi divertito «Solo perché Harry non aveva ancora diciassette anni… indovina chi sta per compierli?» chiese continuando a puntare la bacchetta verso di lui «Vuoi provare? Mia zia mi ha insegnato cose che voi babbani non potete neanche immaginare, potrei sempre tentare di eseguirle su di te».
«Draco, lascialo stare, non ne vale la pena» disse il moro, stringendogli una spalla «Tanto non capirà mai». Il biondo lo guardò spaesato, senza capire. Perché non si ribellava a quella gente? Perché doveva essere così testardamente buono?
«E tu chi saresti, il fidanzatino di Harry?» chiese quello che a Draco sembrò un maiale su due gambe. Il Serpeverde cercò di ignorarlo, ma quello stava ridendo di lui e di Harry e non aveva alcun diritto di farlo.
«Precisamente» rispose «Ma non sono affatto lieto di fare la vostra conoscenza».
«Fidanzato?» chiese di nuovo il babbano più adulto che Draco aveva intuito essere lo zio «Sei anche uno schifoso frocio oltre che essere un mostro?»
Harry subì il colpo e si morse le labbra con nervosismo, mentre il biondo al suo fianco fumava di rabbia e sentiva di star per esplodere da un momento all’altro. Strinse la bacchetta nel pugno e cercò di restare lucido. Se solo quel babbano avesse osato dire un’altra, singola cosa a Harry avrebbe perso la pazienza che solo la mano del moro sulla spalla gli conferiva. Ron e Hermione guardavano la scena dall’altro lato della stanza, senza riuscire a dire niente. Forse anche loro erano disgustati tanto quanto lui da quegli esseri infimi. Per quanto lo riguardava, Voldemort poteva anche ucciderli immediatamente.
«Come osi, schifoso babbano?!» sibilò il biondo, trattenendosi dal lanciare una maledizione senza perdono contro quell'orribile babbano crudele e anche omofobo. Draco fece per intervenire contro lo zio di Harry, ma quest’ultimo scosse la testa, forse non voleva perdere l’occasione per poter avere un riparto almeno per quella notte.
«Ignoralo» gli disse a bassa voce, poi si rivolse allo zio «Lasciateci restare qui. Non daremo fastidio, domani all’alba ce ne andremo» disse, ignorando gli insulti dello zio «Te lo giuro, lasciaci riposare qui stanotte, poi spariremo».
«No, non tollero un atteggiamento simile in casa mia» disse il babbano, guardando tutti con odio.
«Per favore, zio Vernon, solo stanotte. Poi non mi vedrai più per il resto della tua vita» disse guardandolo «Per favore». L’uomo mantenne lo sguardo fiero, severo e arrabbiato e non rispose.
«Non importa» la voce di Ron li raggiunse «La mia famiglia sarà felice di ospitare Harry e Draco per tutto il tempo che servirà loro, che loro abbiano una relazione o meno» sputò con odio «Sa, signore, mio padre è affascinato dai babbani, sono cresciuto con l’idea che maghi e babbani possano essere amici, collaborare tra loro, io sono d'accordo con lui, anche se non ho mai avuto il piacere di conoscerne, a parte i genitori di Hermione, fino a stasera, ma sa che le dico? Lei è davvero la peggior specie esistente e spero che gli altri babbani non siano come lei, altrimenti potrei anche dare ragione a Voldemort che non tollera la vostra presenza» affermò con rabbia, Harry, Hermione e Draco guardarono verso di lui, allibiti.
«Io ti conosco! Sei quello che ha distrutto la mia finestra!»
«Chi se ne frega!» esclamò il ragazzo «Lei sta rifiutando di aiutare suo nipote, che è venuto qui perché aveva bisogno di un posto in cui sentirsi al sicuro, a casa, protetto! E lei pensa solo a insultarlo e a cacciarlo di casa» affermò con rabbia, poi puntò la bacchetta verso la borsa di Hermione, Vernon sbiancò di nuovo e «Accio scope!» esclamò. La Firebolt di Harry, la Nimbus 2001 di Draco e altre due scope volarono dalla borsa alle loro mani.
«Ron…» fece Harry, il rosso gli fece segno di tacere.
«Harry, sei il mio migliore amico. Non lascerò che questa gente ti tratti ancora in questo modo. Tu non lo meriti, è chiaro? Non so perché Silente abbia deciso di farti crescere con questa gente schifosa, ma adesso puoi scegliere» disse «Vieni alla Tana, mamma è preoccupata per te e anche mio padre. Lo sai, fai parte della famiglia e hai quasi diciassette anni, non sei più costretto a restare qui» continuò «Casa mia non sarà protetta dall’Incanto Fidelius, ma ti giuro che faremo in modo di tenere al sicuro te e Draco per tutto il tempo che servirà».
Harry sorrise, il primo vero sorriso che faceva da giorni e annuì con forza, era commosso dalle parole dell’amico, mai nessuno fino a quel momento si era dimostrato così tanto leale, come Ron. «Grazie» gli disse commosso. Poi si voltò verso i Dursley e «Ce ne andiamo» disse semplicemente rivolto a loro, che non ebbero niente da ridire. Si voltò verso Draco «Ce la fai a volare? Se non ce la fai, vieni con me».
«Ce la faccio, sto meglio» rispose il biondo «Grazie per la non-ospitalità, signori babbani» disse cordialmente, afferrando la sua scopa e uscendo nel giardino; Ron e Hermione lo seguirono subito. Harry rimase indietro e li guardò per un attimo, aveva sempre desiderato andare via da quella casa, aveva sempre voluto lasciarsi indietro i Dursley e il loro odio, ma adesso che stava per farlo, non sapeva cosa dire; si sentiva solo profondamente amareggiato e triste. Erano, comunque, la sua famiglia. Petunia era la sorella di sua madre, l’unico legame che avesse con la sua famiglia di sangue; ma non gli importava, voleva solo lasciarseli alle spalle.
«Harry, noi…» iniziò Petunia, che fino a quel momento era rimasta zitta.
«Vi dispiace? Risparmiatelo, non me ne importa più nulla adesso» disse «Addio». Strinse la Firebolt tra le dita e uscì in giardino. Hermione lanciò un incantesimo di Disillusione su tutti loro, affinché non fossero visti dai babbani in strada e partirono come razzi sulle scope.
Quella sera, Harry si lasciò alle spalle Privet Drive per sempre.
 

§§§
 

Arrivarono alla Tana che era appena sorto il sole. Lungo la strada, si erano nascosti un paio di volte, perché avevano visto dei movimenti sospetti, che poi si erano rivelati non essere pericolosi – ma la prudenza era fondamentale. Ron fece loro strada all’interno dell’abitazione e Draco si guardò intorno. Non era una villa, certo, ma non era neanche una topaia come credeva. Dopo qualche minuto, si sentirono dei passi veloci e rapidi scendere le scale e la signora Weasley li raggiunse come una furia e avvolse subito Ron e Harry in un abbraccio stritolante «Ero così in pensiero per voi, ragazzi, state bene?» chiese ai due. Loro annuirono e la donna abbracciò maternamente anche Hermione, assicurandosi che anche lei stesse bene, infine si voltò verso Draco, lo guardò per un attimo e poi: «Tu sei il giovane Malfoy, vero?»
«S-Sì» rispose lui «Piacere di conoscerla, signora Weasley» disse e tese il braccio in avanti per stringerle la mano, ma la donna guardò la sua mano, poi alzò lo sguardo su di lui e lo abbracciò con forza. Draco, improvvisamente, si ritrovò stretto tra le braccia di una donna che non conosceva, ma che sembrava essere stata in pensiero per lui. Non era affatto abituato a quei gesti d’affetto, ma in quel momento, si rese conto di averne bisogno, perché si sentiva a pezzi e perché la sua famiglia lo aveva torturato e perché era ancora sconvolto da quanto accaduto a casa di Harry. Semplicemente, ne aveva bisogno e la signora Weasley lo stava stringendo, facendolo sentire incredibilmente meglio.
«Ron mi ha raccontato tutto su di te» disse lei, lasciandolo andare, Draco rimase immobile con le braccia rigide lungo il corpo «Sappi che sei il benvenuto in casa mia, per qualsiasi cosa, puoi contare sulla mia famiglia».
«La-La ringrazio, signora».
«Adesso sedetevi, sembrate tutti deperiti. È l'ora di una bella colazione» disse la donna, sparendo nella cucina.
Draco non credeva ai suoi occhi, insomma, sapeva che i Weasley avevano ospitato Harry in casa loro senza battere ciglio, e adesso la madre di Ron stava facendo la stessa cosa con lui. Perché? Lui aveva sempre denigrato i Weasley, aveva sempre parlato male di loro, aveva sempre preso in giro Ron. Cosa stava accadendo?
Harry gli mise un braccio attorno ai fianchi e lo strinse gentilmente contro di sé: «Molly è fatta così. Accoglie tutti a braccia aperte».
«Ma io sono sempre stato orribile…»
«Sì, ma eri influenzato da tuo padre. Ora sei persino amico di Ron. Vi punzecchiate, è vero, ma non lo fate con lo scopo di ferirvi» disse stringendolo un po’ di più «Draco, lo so che tu non sei abituato, neanche io lo ero, ma loro sono fatti così, e non hanno alcun secondo fine».
«Mi sembra solo incredibilmente strano» disse appoggiandosi contro di lui «Ma cercherò di abituarmi, suppongo».
«Nessuno qui è contro di te, okay?» il biondo annuì «Adesso andiamo a fare colazione, sei sul punto di svenire» disse scortandolo verso la cucina, dove la signora Weasley aveva già servito la colazione in tavola; la maggior parte degli abitanti della casa erano seduti e avevano gli occhi puntati su di loro. Draco si sentì un po’ in soggezione e si strinse al fianco di Harry, mordendosi le labbra.
«Ehm, buongiorno» disse imbarazzato «Io, insomma» mormorò e poi guardò il signor Weasley seduto a capotavola «Vorrei scusarmi con lei, signor Weasley e con tutta la sua famiglia per il mio orrendo comportamento e per tutto quello che ho sempre detto, insomma, io… non pensavo con la mia testa, non è una giustificazione, ma… sono cambiato, o almeno ci sto provando e… mi dispiace davvero, vi chiedo scusa».
Ci fu un momento di silenzio, Harry gli strinse la mano con più forza, ma lui restò in tensione fino a che Arthur Weasley non gli rivolse un sorriso e lo invitò a sedersi a tavola «Ti ringrazio» disse l’uomo «Non preoccuparti, eri solo un ragazzino, tutti noi abbiamo fatto cose di cui ci pentiamo da ragazzini».
Draco riuscì a tirare un sospiro di sollievo e si avvicinò ad Arthur per stringergli la mano, dopodiché si sedette insieme a Harry, mentre Molly riempiva un piatto per lui, dicendogli che fosse troppo magro. Draco sentì una strana sensazione di calore all’altezza dello stomaco, mentre i gemelli scherzavano e facevano battute, Ron si ingozzava come suo solito, gli altri chiacchieravano tra di loro e Harry al suo fianco non gli lasciava la mano. Avevano le mani intrecciate sotto al tavolo e ogni tanto il moro gli accarezzava la mano con il pollice, ricordandogli che fosse lì accanto a lui e che tutto andasse bene. Fu facile, ma doloroso poi raccontare cos’era successo in quei tre giorni di panico, fu facile raccontare della casa babbana e divertente sentire le esclamazioni di stupore del signor Weasley, quando lui e Ron parlarono del posacenere e della televisione, il signor Weasley sembrò interessato agli oggetti citati e alle loro funzionalità; poi fu di nuovo doloroso raccontare ciò che era accaduto con gli zii di Harry. Draco sentiva ancora la rabbia ribollire nel sangue, quando pensava alle parole velenose che erano state rivolte al suo ragazzo, solo perché erano entrati in quella casa per trovare un riparo.
«Alcune persone non sanno proprio come comportarsi» commentò Arthur con disappunto nella voce.
«Ben fatto, Ron» disse Molly, mentre il marito annuiva «Harry è parte della nostra famiglia da quando ha varcato quella soglia per la prima volta. Non smetterà di esserlo perché ama un ragazzo».
«Grazie» sussurrò il moro, stavolta fu la volta di Draco di stringergli la mano con forza «Davvero, non so come ringraziarvi, io… non vorrei mettere nessuno di voi in pericolo».
«Non dire sciocchezze, Harry, siamo dell’Ordine, saremo in pericolo comunque» disse la donna, liquidando il suo discorso «E anche Draco è il benvenuto in famiglia» disse ancora. Fu strano, Draco dovette convincersi che Harry aveva ragione, lo avevano accolto senza battere ciglio. Solo perché loro due stavano insieme e lui si era seriamente pentito. Sentì di nuovo quella strana sensazione nello stomaco e si ritrovò a sorridere appena: era per caso quello, il famoso affetto familiare di cui aveva sentito parlare? E davvero lo stava vivendo a casa dei Weasley? Assurdo. «Adesso andate a riposare tutti e due» disse la donna con tono materno, dopo aver fatto prendere a Draco una pozione rigenerante.
«Grazie, signora Weasley» dissero quasi in sincrono i due ragazzi; Harry prese Draco per mano e lo condusse su per le scale, portandolo verso la stanza di Ron, dove dormiva di solito quando andavano lì. Quando raggiunsero la stanza, Harry si sedette sul letto e fece segno a Draco di raggiungerlo.
«Stai bene?» gli chiese premurosamente quando il biondo si sedette accanto a lui.
«Sto molto meglio» rispose l’altro, rassicurandolo e appoggiò la testa sulla sua spalla «Lo sai, che quello che ha detto tuo zio non è vero, giusto? Lo sai che tu non sei un mostro?» gli chiese in un sussurro. Harry si irrigidì, Draco aveva centrato il punto come al solito «Ascoltami, Harry, noi abbiamo conosciuto un vero mostro» disse «Noi abbiamo conosciuto un mago che prova gusto nel far del male, nell’uccidere, un mago che non si è fatto scrupoli a uccidere delle persone per rinchiudere la sua anima in diversi oggetti» Harry strinse le labbra, ma non riuscì a rispondere «Quello è un mostro, non tu. Tu sei solo un ragazzo che si è trovato in una situazione più grande di lui, ma non sei un mostro, Harry».
«Ma io e lui siamo collegati» disse in un sussurro «E se… se la sua influenza dovesse trasformarmi in un mostro?»
«Credimi, se dovessi accorgermi di una cosa del genere, ti fermerei».
«Me lo prometti?»
«Te lo prometto. Ora smetti di essere così preoccupato e rilassati. Penseremo al resto al nostro risveglio».
Harry annuì in fretta e calciò via le scarpe, lo stesso fece Draco ed entrambi si sdraiarono sul piccolo letto, stringendosi l’uno all’altro, Harry con la schiena appoggiata al petto di Draco e quest’ultimo che stringeva il moro per i fianchi con forza, per darsi forza e sostenere l'altro in quella situazione che era molto più grande di loro, per fortuna, adesso, erano al sicuro.
«Draco?»
«Sì?»
«Non so come farei senza di te».
Il biondo ghignò e gli diede un bacio sulla nuca «Lo so. Adesso riposa, Harry» soffiò con dolcezza, stringendo meglio i suoi fianchi, portando il proprio petto a maggior contatto con la schiena dell’altro; il moro annuì e chiuse gli occhi, mentre Draco affondava il naso tra i capelli di Harry e scivolava anche lui in un profondo sonno ristoratore.
 
 
Diverse ore di sonno dopo, il sole stava già tramontando, quando i due ragazzi si svegliarono. Erano così stanchi e provati, che non si erano neanche svegliati per il pranzo. Harry fu il primo a destarsi, si mosse leggermente e sentì il respiro leggero di Draco sul suo collo e le braccia del biondo strette attorno ai suoi fianchi. Un piccolo sorriso gli nacque sulle labbra nel rendersi conto che non si erano mossi per nulla e che quella fosse stata una delle dormite più tranquille degli ultimi due anni, la vicinanza di Draco lo faceva stare bene. Non avrebbe mai voluto alzarsi da quel letto, stava così bene che avrebbe voluto fermare il tempo e restare lì, in quel letto stretto a lui. Sapeva di avere un dovere, di avere una missione da compiere e tutto il resto, così decise di crogiolarsi in quella sensazione di pura pace per ancora qualche minuto, prima di tornare alla realtà.
«Harry» sussurrò Draco al suo orecchio «Sei sveglio?» chiese. Anche lui si era svegliato da poco, il braccio non gli faceva più male, anche se era certo di avere ancora la cicatrice dello sfregio che gli aveva fatto Bellatrix, la pozione di Molly e la lunga dormita accanto a Harry erano state davvero terapeutiche. Ogni volta che nella sua mente si affacciava un ricordo spiacevole o gli incubi iniziavano ad arrivare, gli bastava stringere un po’ di più la presa sul suo ragazzo e lasciarsi travolgere dal suo odore per sentirsi meglio e rilassarsi. Quando si era svegliato, lo aveva sentito muoversi, ma non aveva osato lasciarlo andare, anzi aveva stretto di più la presa su di lui, fino a che non si era reso conto che anche l’altro fosse sveglio. Non voleva interrompere quell’idillio, non voleva spezzare la magia e la rilassatezza che avvertivano.
Harry si rigirò tra le sue braccia, fino a trovarsi faccia a faccia con lui, gli rivolse un dolce sorriso, prima di annuire.
«Ben svegliato» sussurrò il moro sorridendo «Hai dormito bene?»
«Magnificamente, tu?»
«Mai dormito meglio in vita mia». Gentilmente, Draco avvicinò i loro visi e gli diede un leggero bacio sulle labbra. Era assurdo che entrambi avessero dormito così bene in un letto tanto piccolo per due, soprattutto Draco, abituato per tutta la vita a dormire in letti maestosi e sontuosi con lenzuola di seta e coperte di lane pregiate; aveva dormito meglio lì, in un letto sgangherato e piccolo, con un’altra persona, piuttosto che in uno di quei letti che ricordava di casa sua.
«Quanto abbiamo dormito?» chiese subito, notando dalla finestra che il sole era tramontato e che il cielo si stava tingendo di scuro.
«Parecchio, credo» rispose Harry «Ne avevamo bisogno» Draco annuì alle sue parole «Come ti senti?»
«Guarito» disse «Non sento più dolori e neanche il braccio mi fa male».
«Meno male…» soffiò «Ci alziamo?»
«Dovremmo sì» rispose l’altro, pensieroso «Ma restiamo ancora un po’ qui». Harry annuì e si strinse un po’ di più a lui, che si girò sulla schiena, permettendogli di appoggiare la testa sul suo petto. Il moro gli diede un leggero bacio sul collo e si appoggiò a lui, iniziando ad accarezzarlo dolcemente. Gli piaceva quel tepore, gli piaceva la sensazione di lui e Draco stretti nello stesso letto. Sarebbe stato così anche dopo la guerra? Sarebbe sopravvissuto a Voldemort? Come un lampo, le parole della profezia gli tornarono in mente: Nessuno dei due può vivere, se l’altro sopravvive. Era chiaro, uno dei due sarebbe morto nello scontro e Harry sperava vivamente di non essere lui o di non morire mentre combatteva contro il mago oscuro. Ma quante possibilità c’erano che sopravvivesse davvero?
«Ti sei irrigidito» soffiò Draco contro il suo orecchio «A cosa pensi?»
«Sono solo preoccupato, Draco» rispose «Sto bene» affermò, senza esporre i suoi dubbi, non voleva che l’altro si sentisse agitato a causa sua o che si preoccupasse ancora di più per lui. Non era giusto dargli anche quel peso; ma nel dirlo neanche lui credette alle sue parole, sperava che il biondo non notasse il suo tono di voce. Il fatto di sentirsi così simile a Voldemort e l’essere stato definito mostro e schifoso da Vernon non lo aiutavano a stare meglio, anzi aumentavano la sua angoscia e la consapevolezza, che in lui ci fosse sempre stato qualcosa di sbagliato.
«Okay, adesso, rispondimi dicendomi la verità».
Harry alzò gli occhi al cielo «Davvero, non è niente. Solo qualche pensiero» disse «Non voglio angosciarti».
«Me ne parlerai quando sarai pronto, okay» concesse il biondo, non tanto perché non volesse sapere cosa frullava nel cervello del suo ragazzo, ma l’aveva sentito irrigidirsi e si stava mettendo sulla difensiva, era meglio evitare. Non gli andava di insistere, tanto sarebbe riuscito comunque a farlo parlare, era solo questione di tempo. Così si limitò a stringerlo un po’ di più e a cercare di rassicurarlo. Stavano tutti e due bene ed erano al sicuro, questo importava.
«Harry, Draco!» la voce di Ron oltre la porta li fece sussultare per un attimo «Siete svegli? Posso entrare?»
«Sì. Entra pure, Ron» disse Harry. Il rosso aprì la porta ed entrò nella stanza, osservandoli con uno sguardo intenerito.
«Sono passato prima, dormivate così bene che ho preferito non disturbarvi» disse subito «Abbiamo riportato a grandezza naturale le vostre cose e abbiamo controllato, c’è tutto» disse, poi appoggiò sul pavimento una sacca «Invece in questa ci sono i vostri vestiti, nel caso vogliate cambiarvi».
«Grazie al cielo» disse subito Draco tirando un sospiro di sollievo «Ci sono anche le zanne di basilisco?» il rosso annuì.
«E il medaglione?» chiese subito Harry. Sperava che non fosse andato perso, lo aveva messo nella tasca subito dopo averlo recuperato con Silente, ma poi non lo aveva più visto dalla notte in cui erano stati rapiti.
«Quale medaglione?» chiese subito Ron «Non c’era nessun medaglione, Harry».
«Quello che ho recuperato con Silente… maledizione, deve averlo preso Lucius!»
«Questo sarà un bel problema…» commentò Draco «Era un horcrux?»
Harry annuì, maledicendo se stesso e la sua stupidità, non solo aveva rischiato di essere ucciso, aveva messo in pericolo Draco e aveva anche perso il medaglione. Scattò in piedi in fretta, preso dall’ira e colpì il muro più vicino a lui, imprecando ad alta voce. Draco subito fu vicino a lui, insieme a Ron.
«Lo ritroveremo. Ormai la mappa sarà pronta e ci fornirà l’esatta ubicazione degli horcrux, magari mio padre non sapeva cosa fosse e l’ha regalato a mia madre, andrà tutto bene» disse con sicurezza «Respira, Harry, smettila di incolparti. Hai fatto una cazzata in preda alla rabbia, okay, ma nessuno ti sta accusando. Lo troveremo di nuovo e lo distruggeremo, e faremo la stessa cosa con tutti gli altri horcrux, fidati di me».
«Io… non ne sto facendo una giusta. Silente si è fidato della persona sbagliata» disse mordendosi il labbro per placare il nervosismo. Lo sapeva, non era colpa di Draco, era solo colpa sua.
«Perché la missione non l’ha affidata solo a te, ma a tutti e due» disse Draco con fare dolce «Lo so, senti la responsabilità sulle tue spalle per tutta l’enorme cazzata del prescelto. Ma tu non sei solo, non devi affrontare tutto da solo. Io sono con te, Ron e Hermione sono con te e sono certo che gli altri faranno tutto il possibile anche se non sono con noi. Smettila di accusarti, abbiamo fatto uno sbaglio, ma abbiamo tempo fino al tuo compleanno per rimediare a tutto, no? Non potremmo muoverci da qua fino al tuo compleanno, quindi ci organizzeremo al meglio».
Harry prese un profondo respiro e cercò di assimilare le parole del suo ragazzo per calmarsi, non sapeva come facesse, ma Draco era in grado di calmarlo ogni volta.
«Che Merlino mi fulmini, ma ha ragione lui, Harry» intervenne Ron stringendogli una spalla «Lo affronteremo insieme. E alla fine vinceremo noi, l’hai detto tu. Te lo ricordi? Noi abbiamo qualcosa per cui vale la pena lottare e per questo vinceremo».
«Anche se sarà difficile?» chiese voltandosi verso il suo migliore amico, che annuì immediatamente.
«Proprio perché sarà difficile, ci impegneremo e riusciremo a vincere, siamo o non siamo Grifondoro?»
«Parla per te, Weasley».
«Hai ragione, Ron» disse Harry guardandolo con riconoscenza «E hai ragione anche tu, Draco, grazie a tutti e due».
«Figurati, amico» Ron gli strinse la spalla per sostenerlo «Forza, cambiatevi e venite giù, Hermione vi sta aspettando, era preoccupata per voi».
«Dille che stiamo bene. Il tempo di lavarci e cambiarci e siamo da voi» disse Draco, anticipando Harry «Abbiamo davvero bisogno di un bagno, Potter, non iniziare a lamentarti» affermò in fretta. Ron ridacchiò e li lasciò da soli, annunciando li avrebbe aspettati giù. Harry, perplesso, senza ribattere, raccolse la sacca che Ron aveva portato loro e ne estrasse alcuni vestiti suoi e alcuni di Draco.
«Vuoi andare prima tu?» chiese.
«Non ne vedo la ragione» rispose il biondo sorridendo.
«Vuoi che vada prima io?» chiese il moro accigliato, al che l’altro rise e gli si avvicinò avvolgendogli le braccia attorno al collo scuotendo la testa. Harry arrossì e Draco ridacchiò.
«Perché non farlo insieme?» chiese inclinando la testa «Solo Merlino sa quando riusciremo ad avere di nuovo un bagno decente o intimità. Tanto vale approfittare finché possiamo».
Harry arrossì fino alla punta delle orecchie e Draco rise di gusto, prima di premere le labbra contro le sue «Avanti, Golden Boy, andiamo a farci un bagno rilassante. Voglio che tu mi faccia un bel massaggio alle spalle, sono tutto indolenzito».
«Tutto quello che vuoi» mormorò Harry; Draco sorrise e lasciò scivolare la sua mano in quella del moro, che gli fece strada fino al bagno di casa Weasley. Il biondo perse qualche minuto ad osservarlo, non era grande quanto il bagno della villa in cui aveva vissuto per tutta la vita, ma era non era nemmeno un tugurio come l’aveva immaginato. E c’era una bella vasca bianca proprio lì, sotto a una finestra chiusa. Harry si affrettò a chiudere la porta, per evitare che la loro privacy fosse invasa – conosceva bene tutti i membri della famiglia – e si avviò verso la vasca per riempirla d’acqua calda, essa iniziò magicamente a riempirsi d’acqua e bolle di sapone. Harry adorava la magia e le case magiche in generale. Entrarono nella vasca entrambi tenendosi i boxer addosso, erano troppo imbarazzati per spogliarsi completamente – strano, ma vero, il loro livello di intimità non era mai andato oltre il dormire stretti l’uno all’altro, le coccole e qualche fugace toccatina, non avevano avuto materialmente il tempo per pensare ad altro – e pian piano, grazie all’acqua calda e alle carezze che si scambiavano, presto l’imbarazzo scemò completamente.
«Forza, mio elfo, massaggiami le spalle» fece Draco divertito, dando le spalle al suo ragazzo, che obbedì immediatamente e iniziò a fargli un massaggio leggero e delicato «Mmh, sì, sei fantastico» sussurrò con gli occhi socchiusi per la rilassatezza.
Harry ridacchiò e posò un bacio sul collo del biondo, sorridendo contro la sua pelle, gli sfiorò l'avambraccio, sentendo sotto le dita la cicatrice e lo sentì tremare leggermente tra le sue braccia «Tu lo sei» sussurrò in risposta.
Draco reclinò la testa verso di lui e sorrise, i loro sguardi si incrociarono per un attimo e gli sorrise dolcemente: «Ti amo, Harry».
«Ti amo anch'io, Draco» mormorò il moro, si abbassò verso di lui e gli diede un leggero bacio sulle labbra, mentre continuava a massaggiargli le spalle; poi Draco fece una cosa che lo fece impazzire; era seduto tra le sue gambe, mentre lo massaggiava e ad un certo punto spinse il bacino all’indietro verso di lui, scontrandosi inevitabilmente con il suo inguine.
Al Grifondoro scappò un gemito e il Serpeverde ghignò soddisfatto, poi si girò verso di lui, puntando le ginocchia sul fondo della vasca e si spinse verso di lui, per coinvolgerlo in un bacio lungo e passionale, mentre affondava le dita tra i suoi capelli. Harry reagì in pochi istanti, strinse le braccia attorno al busto dell’altro e approfondì il bacio, mordendogli il labbro inferiore, strappandogli un gemito. Sarebbe bastato poco, così poco e avrebbero superato una soglia che mai prima di quel momento avevano superato… tuttavia Ginny, dal corridoio, urlò loro che era pronta la cena. A malincuore dovettero separarsi e finire di lavarsi nel minor tempo possibile.
«Avremo tempo per questo» gli promise Draco, dandogli un ultimo bacio a fior di labbra, prima che uscissero dalla vasca. Harry annuì, crogiolandosi nell’illusione che lui e Draco potessero avere un futuro, anche dopo la morte di Voldemort, doveva aggrapparsi con tutte le sue forze a quel pensiero, perché altrimenti non avrebbe saputo affrontare tutto ciò che attendeva loro nell’imminente futuro.
Non appena arrivarono al piano di sotto, Hermione li accolse con un caloroso abbraccio e una bella notizia: aveva trovato il medaglione, Narcissa doveva averlo trovato tra le cose che erano state sequestrate loro e averlo messo in una delle sacche. Harry fu sollevato, almeno avevano un punto da cui partire. Draco si stupì di ciò che aveva fatto sua madre, non credeva possibile un gesto simile da parte della donna. L’aveva sempre vista austera e non incline a gesti affettuosi, il fatto che lei li avesse aiutati, anche se lui aveva voltato le spalle alla famiglia, gli faceva avere speranza per il futuro; magari lei non lo avrebbe odiato completamente. Lo stesso fatto che lo avesse accudito, mentre suo padre lo torturava, era un buon segno, giusto?
«Bene, distruggiamolo» disse Harry «Hermione, prendi le zanne del basilisco e il medaglione, andiamo a distruggere questo stupido coso».
Hermione fu rapida a recuperare tutto, ma quando aprirono il medaglione, si ritrovarono tra le dita un biglietto, firmato da un certo RAB che aveva rubato l’horcrux e aveva deciso di eliminarlo; il medaglione era un falso, una copia ben fatta. Il vero horcrux era nascosto da qualche altra parte. Harry gemette di frustrazione, sconfitto. Un altro buco nell’acqua. Si sentiva così inutile, non ne aveva fatta una giusta negli ultimi giorni.
«Scopriremo chi l’ha rubato, Harry» gli disse subito Draco «Lo ritroveremo e lo distruggeremo».
Il moro annuì, non troppo convinto, ma decise di fidarsi del suo ragazzo, perché non aveva altre speranze a cui aggrapparsi.
«Voi due!» la voce della signora Weasley li fece sobbalzare «Venite subito a tavola, avete saltato anche il pranzo» poi fece loro un sorriso amorevole e materno «Non vi abbiamo svegliato perché eravate molto provati, adesso avete bisogno di rimettervi in forza, su! Penserete dopo a tutto questo»
Harry e Draco si guardarono per un momento, prima di rientrare e sedersi a tavola vicini. La cena trascorse tranquilla, Draco si ritrovò a parlare con il signor Weasley di alcune cose che aveva sentito a casa sua, comunicando le future intenzioni di Voldemort, Hermione lo coinvolse in una discussione sulle pozioni che aveva distillato con il veleno delle zanne del basilisco, i gemelli lo coinvolsero in uno scherzo ai danni di Ron solo per alleggerire un po’ l’aria tesa che si respirava, ma quello che più lo sorprese fu l’atteggiamento materno della signora Weasley nei suoi confronti, così come si comportava con i suoi figli, con Harry e con Hermione, si comportava anche con lui. Gli furono fatte anche delle domande riguardo ciò che gli aveva fatto Bellatrix e istintivamente, portò una mano sull’avambraccio per stringerselo. Il segno più evidente della tortura giaceva lì, sulla sua pelle.
«Che hai lì?» chiese il signor Weasley, che divenne subito sospettoso, temendo che sotto a quella camicia ostinatamente a lunghe maniche, sulla pelle del ragazzo potesse nascondersi il Marchio Nero.
«Io, ecco…» mormorò e cercò lo sguardo di Harry, che annuì, poteva fidarsi di loro; Draco chiuse gli occhi e tirò su la manica della camicia, mostrando a tutti lo sfregio che fino a quel momento solo Harry aveva visto «Mia zia non è molto… tollerante. Ci ha tenuto a lasciarmi un ricordo della nostra chiacchierata» disse lui. La parola traditore fu sotto gli occhi di tutti e lui si sentì giudicato come non mai. Nessuno osò dire niente e Draco ritirò il braccio, coprendolo di nuovo, sentendosi tremendamente a disagio.
«Nonostante le torture di Bellatrix e di Lucius» intervenne Harry, in suo soccorso «Draco non ha detto niente della missione per trovare gli horcrux, non ha rivelato le nostre intenzioni» disse, Draco gliene fu grato, ma sapeva di dovercela fare da solo, così con uno sguardo eloquente gli fece capire che poteva raccontare lui ogni cosa. Il moro annuì, ma non gli lasciò la mano; si schiarì un’ultima volta la voce, lasciando scivolare via il disagio che provava.
Deglutì e prese coraggio «Mi sono rifiutato di rispondere alle loro domande» continuò senza abbassare lo sguardo «Non avrei mai tradito la fiducia di Harry, neanche in quel momento, sarei morto piuttosto che rivelare qualcosa».
La presa di Harry sulla sua mano si intensificò, e Draco gliela strinse di rimando, per ringraziarlo del supporto.
«Sei stato coraggioso» disse Arthur con ammirazione «Davvero molto coraggioso, non lo credevo possibile dal figlio di Lucius, non somigli per niente a tuo padre, Draco».
Una punta d’orgoglio nacque dentro di lui, sembrava che finalmente tutti avessero capito di potersi fidare di lui, non solo perché Harry si fidava ciecamente, ma perché lui era davvero uno di loro, uno dell'Ordine. Fu una delle sensazioni più totalizzanti della sua intera esistenza, seconda solo a quando aveva baciato Harry la prima volta.
«La ringrazio, signor Weasley» affermò sollevato «Credo che frequentare un Grifondoro…» disse, guardando verso Harry con uno sguardo dolce «… mi abbia portato sulla strada giusta».
«Qui ci vuole un bel brindisi» disse l’uomo alzandosi per andare a prendere una bottiglia di Whisky Incendiario e una di Idromele; ne versò per tutti i presenti e poi alzò il bicchiere in aria e brindarono tutti insieme. Ad un certo punto, Molly scomparve insieme ad Hermione, entrambe parlottavano di qualcosa, ma nessuno degli uomini sembrò accorgersene. Draco rimase con Harry e gli altri Weasley a parlare di argomenti più leggeri, senza dar più peso al suo avambraccio. Fred e George provarono persino ad inventare un gioco di parole per quello, ma senza successo. Poi improvvisamente, sia Hermione che la signora Weasley comparvero di nuovo portando un vassoio pieno di dolci.
«Non sapevo che sarebbe stato il tuo compleanno, Draco» disse Molly, mortificata «Hermione me l’ha detto tardi, ma sono riuscita a fare dei dolcetti per festeggiare, buon compleanno, Draco».
«Signora Weasley, non era necessario, io…»
«Sciocchezze! Diciassette anni non si fanno tutti i giorni!» esclamò lei, interrompendolo. Il biondo arrossì leggermente e le rivolse un sorriso riconoscente. Il signor Weasley sorrise di nuovo e fece un altro brindisi per fargli gli auguri e Draco fu certo di essere sul punto delle lacrime; non aveva mai sentito così tanto affetto in tutta la sua vita.
«Grazie» sussurrò commosso. Harry lo abbracciò divertito e gli regalò un lungo bacio sulle labbra, sorridendo, mentre lo stringeva con forza; Draco tremava un po’ e aveva gli occhi lucidi dall’emozione.
«Stai piangendo?» gli chiese il moro ad un palmo dalle sue labbra. Draco scosse la testa, si sentiva emozionato e sopraffatto da tutto quello che stava provando in quel momento, era tutto così perfetto che gli sembrava un sogno, ma non piangeva, sentiva solo gli occhi pizzicare.
«No, ma baciami» sussurrò. Harry non se lo fece ripetere due volte e lo travolse in uno dei suoi baci languidi e dolcissimi, quelli che erano soliti darsi per compensare le mancanze d’affetto; nel frattempo i gemelli fecero una serie di battute che fecero ridere tutti i presenti, compresi i due piccioncini che si separarono rossi in viso. Mangiarono dolcetti fino a scoppiare, Draco si congratulò con Molly e, leggermente brillo a causa dei numerosi brindisi di Arthur, le disse di dare la ricetta a Harry, perché un giorno avrebbe dovuto prepararglieli nella loro casa magica. Harry arrossì di botto, e lo spintonò dicendogli di tacere.
Quando ritornarono nella stanza, erano ancora avvinghiati l’uno all’altro e si stavano baciando, fregandosene che Ron fosse nella loro stessa stanza; solo quando il rosso lanciò contro di loro un cuscino, si fermarono, ma scoppiarono a ridere, cercando di non essere rumorosi. Poi si addormentarono brilli, felici e stretti l’uno all’altro.
Nessuno dei due ebbe alcun incubo quella notte.
 
§§§
 
Presto, senza neanche accorgersene scivolarono in una nuova routine, Draco e Hermione collaboravano al fine di migliorare le pozioni che il biondo aveva preparato per il viaggio, mentre Harry e Ron li aiutavano consultando i libri che Hermione era riuscita a portare con sé. Anche Ginny spesso interveniva per dar loro una mano. La signora Weasley aveva insistito, affinché restassero lì fino al compleanno di Harry, in modo da non avere problemi con la traccia. Quando notarono che la mappa fosse pronta, la presero e la osservarono: essa indicava i punti esatti in cui erano situati gli horcrux. Quelli che erano già stati distrutti comparivano segnati da una “X”, erano due, da ciò che avevano appreso, i rimanenti avrebbero dovuto essere quattro. Invece lì ne comparivano cinque e nessuno capiva perché; erano certi che gli horcrux fossero sei, perché Voldemort non era mai riuscito a creare il settimo. Poteva esistere un settimo horcrux? E perché nessuno ne era a conoscenza?  
Dopo un'altra analisi della mappa, Draco notò una cosa che cercò di ignorare e si dedicò ostinatamente alla preparazione di altre pozioni, concentrandosi soprattutto su quelle curative. Forse c'era uno sbaglio.
Harry era nervoso, da qualche giorno insisteva, affinché partissero lo stesso ignorando il fatto che lui avesse ancora la traccia addosso, a niente erano valse le parole di Draco e di Hermione sul fatto che fosse troppo pericoloso. Diceva che adesso avevano un certo vantaggio e non potevano sprecarlo.
«Lo sprecheremo, se ti rintracciano. Non possiamo permettere che qualche infiltrato al ministero scopra la tua posizione. Si tratta di aspettare qualche altra settimana» gli diceva Draco, ma lui era ostinato e si arrabbiava con tutti loro. Neanche il signor Weasley riusciva a calmarlo. Dovette intervenire Remus, contattato da Molly, per calmare il prescelto, solo lui fu in grado di farlo ragionare. Vuoi mettere in pericolo tutti? Harry, vuoi davvero che tutti loro rischino di essere catturati perché vuoi partire prima del tempo? – gli aveva detto l’ex professore ed era bastata l’idea di mettere Draco, Ron e Hermione in pericolo per farlo desistere e calmare, anche se non del tutto. Poi iniziarono i preparativi per l’imminente matrimonio di Bill e Fleur Delacour, e Harry per distrarsi si era impegnato nell’aiutare con l’organizzazione; ancora non gli era chiaro come si potesse pensare a un matrimonio in un periodo come quello, ma… sempre meglio che stare ogni giorno a rimuginare su quanto stava accadendo attorno a loro.
Tra un preparativo e l’altro, il mese di luglio cominciò a passare e man mano che si avvicinavano alla fine del mese, la tensione aumentava. Il compleanno di Harry era vicino, così come il giorno della loro partenza.
«Allora è tutto pronto?» chiese Draco abbracciando Harry da dietro e appoggiando il mento sulla sua spalla «Non sono mai stato a un matrimonio che non fosse un evento aristocratico esageratamente sfarzoso».
Harry ridacchiò «Io non sono mai stato a un matrimonio, in generale». Il biondo gli pizzicò il fianco e gli diede un morbido bacio dietro all'orecchio, poi lo fece voltare verso di sé e gli sistemò il nodo della cravatta.
«C’è sempre una prima volta, no? E poi domani è il tuo compleanno».
«Già…» mormorò abbassando appena il capo «Tu pensi che ce la faremo?»
L’altro gli prese il mento tra due dita e gli fece alzare il volto per incrociare il suo sguardo «Sì» rispose con sicurezza, prima di dargli un leggero bacio a stampo e di stringerlo in un abbraccio tenero. Harry si strinse a lui, lasciando che il biondo lo confortasse un po’, gli piaceva crogiolarsi nell’idea di non essere il solo a dover portare il peso di quella missione addosso. C’era Draco, c’era Ron e c’era Hermione; ci aveva messo un po’ a capirlo, ma alla fine se ne era reso conto: non era solo, anche se spesso si sentiva così.
«Forza, andiamo di sotto» disse Draco «Ho promesso ad Arthur che lo avrei aiutato con il gazebo».
«Ah, adesso lo chiami Arthur?» ridacchiò «Sai, mi piace che tu vada d’accordo con i Weasley».
«Stenterai a crederlo, ma fa piacere anche a me» disse divertito; poi gli strinse la mano e scesero insieme; Molly aveva preparato un sontuoso buffet che aspettava solo di essere sistemato. Ron provò a rubare un rustico, ma la sua mano fu colpita dalla madre con un colpo di cucchiaio di legno. Gli venne istintivamente da ridere, poi raggiunse gli altri fuori, mentre Harry raggiungeva Molly in cucina per aiutarla.
Draco stava aiutando il signor Weasley e gli altri membri della famiglia a sollevare il tendone con una serie di incantesimi di levitazione, quando Hermione lo chiamò a gran voce. Lui corse subito da lei.
«Che succede?»
«C’è il ministro della magia» sussurrò lei «Vuole vedere me, te, Harry e Ron».
«Oh no, ci ha trovati? Harry ha fatto qualche cazzata?» chiese; lei scosse la testa «Allora cosa?»
«Pare che Silente abbia lasciato un testamento con le sue ultime volontà».
Draco sbatté le palpebre e che c’entrava lui con Silente? Senza aggiungere niente, seguì la ragazza nel salotto di casa Weasley, dove Ron e Harry già si erano accomodati. Il Ministro della Magia era accompagnato da Tonks e lui, vedendo sua cugina, si rilassò; non la conosceva bene, ma sapeva di potersi fidare di lei. L’uomo lesse le ultime volontà di Silente ai ragazzi, consegnando loro alcuni oggetti: a Hermione un libro di favole, a Ron un deluminatore e a Harry un boccino d’oro.
«Infine, al signor Draco Lucius Malfoy lascio Fanny, la mia fenice, affinché se ne prenda cura, con la speranza che possa aiutarlo nei momenti di bisogno» comunicò l’uomo e non appena pronunciò l’ultima parola, dalla finestra aperta una maestosa fenice fece il suo ingresso, sbatté le ali con forza e si posò accanto a Draco.
«Oh…» fu tutto quello che riuscì a dire il ragazzo, accarezzando la testa della fenice, come diavolo ci si occupava di una fenice? Lui era abbastanza scarso in Cura delle Creature Magiche! «Grazie» disse solamente.
Quando il ministro della magia se ne andò, i quattro ragazzi si guardarono l’un l’altro senza capire bene i doni che Silente aveva lasciato loro. Dovevano avere un significato per tutti loro. Quello più strano era il boccino di Harry, perché diavolo gli aveva lasciato un boccino in eredità?
Rapidamente, furono strappati dalle loro riflessioni, quando Molly li chiamò, perché la festa stava per iniziare, tutto era pronto per il matrimonio. Sebbene il clima fosse un po’ teso, riuscirono a divertirsi abbastanza da dimenticare per qualche ora quanto stava accadendo. Ad un certo punto, Harry si allontanò da Draco, per riprendere fiato e riflettere qualche istante: il giorno dopo sarebbero partiti per cercare gli horcrux, ma ce l'avrebbero fatta? Lui poteva portare a termine la missione che Silente gli aveva affidato?
«Smettila» Draco lo raggiunse e lo afferrò per i fianchi «Rilassati, non risolverai nulla in questo modo». Harry deglutì e non riuscì a dire nulla, aveva il fiato corto e sudava freddo, così il biondo lo fece girare verso di sé e gli fece appoggiare la testa sulla sua spalla, lo strinse per lunghi minuti, senza dire niente, lasciando che si calmasse.
«Forza, andiamo a ballare» disse Draco, dopo un po', Harry alzò lo sguardo verso di lui, confuso «È una festa, Potter, dovresti sapere che alle feste ci si diverte, domani partiremo, ma adesso… festeggiamo, okay?» chiese porgendogli la mano «Ti prometto che andrà tutto bene, insieme ce la faremo». Harry annuì, affidandosi a lui e l’afferrò senza esitazione. Draco, quindi, lo trascinò in pista a ballare con lui, tutto fu tranquillo, spensierato e divertente. A mezzanotte, Molly raggiunse il tendone con un’enorme torta per Harry; per la prima volta in tutta la sua vita, Harry festeggiò un vero compleanno, sentendosi circondato dall’amore e dall’affetto della sua famiglia.
Forse Draco aveva ragione, forse insieme potevano farcela, e quando il biondo lo baciò, augurandogli buon compleanno, per la prima volta pensò che sì, avrebbe avuto il suo lieto fine, al fianco di Draco. Insieme, ce l'avrebbero fatta. Lo promise a se stesso e al biondo, e desiderò con tutto il cuore di realizzarlo.





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Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.
 
 
 Buon salve, seguaci di questa storiattola!
Sono sopravvissuta a un’altra settimana terrificante di lezioni e ho passato la prima prova di Storia Medievale! Ma siamo più vicini alla fine di questa storia che alla mia laurea çç e vabeh.
BTW, ne avremo ancora per un po’ con questa storia. Questo è uno dei classici capitoli di passaggio, ma è bello corposo (e quando mai…). Se da una parte i Dursley si rivelano dei pezzi di merda come al solito, sia con Harry che con Draco, dall’altra i Weasley sono meravigliosi com’è giusto che siano. Personalmente, ho adorato far fare a Ron quel discorso ai Dursley, Ron è un pasticcino dolce dolce <3
Draco vuole uccidere i Dursley, chi non vorrebbe? Dopo quello che hanno fatto per tutta la vita al suo ragazzo e dopo quello che gli hanno detto quando Harry ha solo chiesto aiuto, chi vorrebbe ancora farli sopravvivere? (questi sono i piccoli momenti in cui Draco vorrebbe essere cattivo e cruciarli tutti, solo per proteggere Harry, che amore che è, vero? Aww)
Avrei potuto far essere Molly e Arthur ostili nei confronti di Draco, sì, ma ne ha già passate troppe poverino, e comunque sotto sotto Ron gli vuole bene, (anche se si punzecchiano sempre, aw).
Sia Harry che Draco sono ancora abbastanza turbati da ciò che è successo tra la morte di Silente e i tre giorni di fuoco a casa Malfoy, e poi Harry è ancora minorenne e non può andarsene in giro a fare magie. Ho voluto tenere conto di questa cosa, tuttavia la fine di Voldemort è vicina, anche se lui ancora non lo sa.
Comunque, ritornando al capitolo. Cosa avrà notato sulla mappa che non gli torna? Eheheh.
BTW, non ho tenuto conto di tutta la storia di Percy, mi perdonate? A me sta sul culo, se devo sacrificare un Weasley preferisco fare a meno di lui lol (nessuno dei Weasley è stato maltrattato, giurin giurello!) Ho saltato volontariamente anche l'attacco a casa Weasley, perché era inutile, ricordate che in questa storia Voldemort ha già il controllo di Azkaban, presto avrà anche il controllo sul ministero, ma per ragioni di trama succederà nel prossimo capitolo LOL 
Nel prossimo capitolo, inizierà la famosa caccia agli horcrux che durerà fino al capitolo 14. Basta, non vi anticipo null’altro, lo scoprirete leggendo.
Menzione speciale al fatto che ora Draco abbia Fanny, a) Silente doveva lasciare qualcosa anche a lui, b) sarà molto utile più avanti. Vedrete, vedrete!
Preparatevi a scoppi di gelosia e pillole di angst, perché da questo momento in poi, ce ne saranno a bizzeffe. (ma giuro che la storia ha un lieto fine!)
Ringrazio Eevaa e lilyy per aver recensito lo scorso capitolo :3 e chiunque stia leggendo la storia, e chi la aggiunge alle varie categorie, thank you <3 è bello vedere che una cosa nata da uno sclero estivo, a causa di un esame difficile, stia piacendo tanto :3 ne sono molto felice, davvero!
See you next week!
 
 
Fatto il misfatto!

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Capitolo 12
*** 12. Into the unknown. ***


Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, meritavano di meglio, quindi ho deciso di dargli io ciò che meritavano; ma non ci guadagno nulla da tutto ciò, niente è finalizzato ad offendere qualcuno (solo a dare loro il finale che piace a me :D) e io ci perdo solo la faccia con queste cose.

Avviso: I personaggi tendono ad essere OOC (soprattutto Draco con l’andare avanti della storia, perché subisce un cambiamento radicale) tutti loro sono basati sui miei headcanon!

Nota bene: La storia parte dal sesto anno, tenendo conto di alcuni avvenimenti accaduti fino al quinto, in seguito proseguirà con alcuni riferimenti al settimo libro, tuttavia gli avvenimenti sono anacronistici rispetto ai libri.

Enjoy the show!



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Twist of Fate

12. Into the unknown.




La mattina del 31 luglio, dopo una notte di festeggiamenti e mille raccomandazioni da parte di Molly e di Arthur, i quattro ragazzi raccolsero tutte le loro cose e si smaterializzarono a Grimmauld Place, l’antica casa dei Black, che Harry aveva ereditato dal padrino e che era stata il quartier generale dell’Ordine della Fenice. Lì, avrebbero potuto trovare informazioni su RAB e capire che fine avesse fatto il medaglione. Non potevano restare, avevano perso fin troppo tempo e non potevano più aspettare: Voldemort doveva essere sconfitto.
La casa era protetta da antichi incantesimi e dall’Incanto Fidelius e, oltre a questo, c’erano delle protezioni anti-traditore, che loro superarono senza alcun problema. La casa era dismessa e fatiscente, perché, fin da quando Piton aveva tradito l’Ordine, uccidendo Silente, il posto non era più stato il quartier generale, tuttavia restava un buon posto dove nascondersi e da dove iniziare le ricerche, erano stati tutti d’accordo su questo.
Non appena vi arrivarono, da una delle finestre entrarono Edvige e Fanny, che trovarono subito un posto comodo dove appollaiarsi. Draco pensò che appena ne avesse avuto l’occasione, avrebbe comprato un bel trespolo per la sua fenice. Ancora non credeva di avere una fenice. Certo, non era un animale da compagnia e non aveva idea di come prendersene cura, ma Silente aveva voluto che questo compito spettasse a lui e lo avrebbe fatto ugualmente.
«Okay, siamo al sicuro» disse Harry, dopo aver ispezionato la casa «Può essere un buon appoggio, nessuno penserà che siamo qui, visto che l’Ordine non usa più questa casa, a causa di Piton» osservò il prescelto.
«Sì, è stata una buona idea venire qui» osservò Hermione.
«Diamo un’occhiata in giro» propose Ron. Tutti concordarono e iniziarono ad ispezionare il piano terra della casa: Harry e Draco insieme in un’ala della casa, Hermione e Ron dall’altro lato. Draco non parlò molto durante l’ispezione, anzi rimase silenzioso e pensieroso per la maggior parte del tempo.
«Qualcosa non va?» chiese Harry, notando la sua espressione cupa; Draco alzò lo sguardo verso di lui. Sulla fronte, dalla frangia spettinata, si intravedeva la cicatrice a forma di saetta, ed era terribilmente simile al simbolo che aveva notato sulla mappa. Draco deglutì e scosse la testa, mentre un brutto presentimento si faceva strada nella sua mente. Non voleva spaventarlo con le sue stupide supposizioni. Non era possibile che Harry avesse un horcrux con sé, lo avrebbe già distrutto.
Scosse semplicemente la testa, ma non riuscì a smettere di pensare al simbolo che aveva visto sulla mappa e alla cicatrice di Harry. Era solo una coincidenza, giusto? Probabilmente era un errore, in fondo, loro erano solo dei ragazzini e quello era un rituale piuttosto complesso. Sperava di sbagliarsi, sperava che le sue supposizioni fossero errate. Altrimenti Silente li avrebbe avvisati, giusto? Avrebbe fatto di tutto per salvare il suo pupillo, vero? Quindi lui si sbagliava, non c’era altra spiegazione.
«Draco? Tutto bene?» chiese Harry, di nuovo.
«Eh?» il Serpeverde alzò la testa, confuso. Perso com’era nei suoi pensieri, non aveva prestato ascolto a Harry.
«Sei sovrappensiero e non mi ascolti» osservò il moro «Che hai?» gli chiese.
«Niente, niente» fece sbrigativo, riprendendo le ricerche. Harry lo osservò per un lungo istante e sospirò. C’era qualcosa che non andava in Draco, era pensieroso e preoccupato e lui non riusciva a capirne il perché. Cercò di non pensarci e proseguì con le sue ricerche. Non parlarono molto per il resto della giornata.
 
 
«Se l'anno scorso qualcuno mi avesse detto, che un giorno avrei dormito nel quartier generale dell’Ordine della Fenice, gli avrei riso in faccia» disse Draco quella sera, quando si misero tutti a letto. Nel grande salone avevano sistemato dei letti per tutti e quattro, in modo da non separarsi e restare uniti, in caso di pericolo. Come aveva detto Molly quella mattina, la prudenza in quel caso non era mai abbastanza. La prima giornata di ricerche era stata infruttuosa, ma durante la cena avevano iniziato ad ipotizzare possibili mosse future; anche se tutti avevano notato l’espressione cupa di Draco.
«Le cose spesso cambiano» disse Ron, gettandosi a peso morto su uno dei letti «Neanche io credevo che avrei mai diviso la stanza con te. Invece sono già due mesi che io, tu e Harry dividiamo la stanza».
Il biondo alzò gli occhi al cielo, fintamente irritato «Non ricordarmelo, ti prego».
Ron rise, coinvolgendo un po’ tutti nella risata. Era un clima piacevole, anche se stavano per affrontare una missione potenzialmente suicida, tutti e quattro sapevano di poter contare l’uno sull’altro ed avere sempre un appoggio.
Harry guardò il soffitto con fare pensieroso. Era vero, Draco aveva ragione, in un anno le cose erano cambiate radicalmente, Draco era diventato loro amico, aveva tradito la sua famiglia e i mangiamorte per lui, era diventato un membro dell’Ordine, e ognuno di loro era cambiato un po’, anche grazie a lui: per esempio se non ci fosse stato lui, non avrebbero fatto amicizia con Pansy e non avrebbero mai scoperto il rituale e la mappa. Silente li aveva davvero mandati allo sbaraglio, alla ricerca di qualcosa che ignoravano cosa fosse.
«A che pensi?» gli chiese Draco, strisciando fino a lui e appoggiando la testa sulla sua spalla «Sputa il rospo, Potter».
«Prima tu» disse Harry, guardandolo «È tutto il giorno che pensi e guardi quella mappa. C’è qualcosa che non ci hai ancora detto?»
«No, Harry» rispose Draco, sostenendo il suo sguardo «Sono solo preoccupato per tutta questa storia, ma so che insieme possiamo farcela» affermò e lo pensava sul serio, era preoccupato, certo, ma non voleva spaventarlo con le sue supposizioni potenzialmente errate «Davvero, credimi».
«Va bene» sospirò Harry «Se ci fosse qualcos’altro, me lo diresti, vero?» chiese titubante.
«Ma certo, stai tranquillo» disse lui, dandogli un bacio sulla spalla «Adesso tocca a te, forza, parla».
Harry sospirò e annuì «Sono preoccupato anche io, ma anche sollevato in qualche modo» rispose con sincerità «Se non ci fossi stato tu con noi, adesso non sapremmo neanche da dove iniziare. Quel rituale ci ha salvato letteralmente».
Il biondo ridacchiò «Beh, la mia presenza ha aumentato la tua fortuna sfacciata» disse «E Pansy ti prenderebbe a pugni, se sapesse che non hai menzionato il fatto che lei ci abbia fatto scoprire il rituale».
«Dai, cretino, dico sul serio. Se all'inizio dell'anno non avessimo fatto amicizia, non saremmo qui adesso. Pansy non ci avrebbe mai detto del rituale e probabilmente saremmo ancora nemici» osservò; Draco rabbrividì a quell'ipotesi. «In qualche modo, dobbiamo ringraziare quel folle, per averti affidato la missione che hai miseramente fallito quando ti sei innamorato di me».
«Oh, sicuro. Gli manderò la partecipazione per il nostro matrimonio nell’aldilà» scherzò Draco «Speriamo che i gufi arrivino anche lì!»
Ron scattò seduto sul letto, dopo aver sentito le parole di Draco «Oh Merlino! Malfoy ha fatto una battuta!»
«Taci, Lenticchia» bofonchiò il biondo, lanciando un cuscino verso il rosso, che rispose al fuoco lanciando un altro cuscino, mentre Harry ne afferrava un altro per difendere il suo ragazzo. Hermione alzò gli occhi al cielo, esasperata. I ragazzi sapevano essere così stupidi e infantili quando si impegnavano. Si spostò quanto bastava per continuare a leggere il libro che le aveva lasciato Silente; era un libro di favole magiche, non ne aveva mai lette, ma si era imbattuta in uno strano simbolo e voleva saperne di più. Doveva esserci un motivo, se il preside le aveva lasciato quel libro e aveva intenzione di scoprirlo.
Mezz’ora più tardi, tutti e quattro dormivano tranquillamente, stremati e sfiniti, ma più rilassati: Harry e Draco stretti l’uno all’altro sullo stesso letto, Ron e Hermione su due letti vicini e le loro mani, durante la notte, si sfiorarono. Forse prima o poi anche loro sarebbero riusciti ad ammettere i reciproci sentimenti.
 
§§§
 
La mattina seguente, Harry era sveglio da un pezzo e se ne stava seduto su una delle sedie un po’ mal ridotte della casa, nella stanza adiacente a quella in cui avevano dormito. Aveva avuto un incubo che gli era sembrato una visione e non riusciva a scacciare la voce di Voldemort dalla sua testa.
Draco lo aveva sentito agitarsi durante la notte e aveva cercato di tranquillizzarlo, ma con scarsi risultati. Si alzò anche lui e lo raggiunse, lo guardò per qualche istante e, senza chiedere nulla, lo abbracciò; lo sentì sussultare e poi rilassarsi tra le sue braccia. Istintivamente, Draco gli diede un bacio tra i capelli e lo strinse più forte.
«Nottataccia?» chiese in un sussurro, l’altro annuì pensieroso, ma non rispose a voce, si limitò a stringersi a lui in cerca di conforto «Ehi, che succede? Ne vuoi parlare?»
«È complicato» mormorò il moro con la voce arrochita dalle poche ore di sonno «Non so come spiegartelo».
«Dimmi cosa hai sognato» gli disse Draco «Cerchiamo di capire insieme cosa sta succedendo».
«Ecco, non lo so… sono come visioni. Vedo Tu-Sai-Chi che cerca qualcosa, ma non riesco a capire cosa; è come quando ho visto l’aggressione al signor Weasley o la falsa visione su Sirius…»
«Harry, ci siamo esercitati, possibile che tu non riesca a tenerlo fuori?» chiese il biondo; l’altro si limitò a lanciargli un’occhiataccia come per dire ti pare che lo faccia di proposito? – e Draco sembrò capire l’antifona, perché si affrettò a dire: «Okay, okay scusa, ma sul serio, non lasciarti sopraffare, noi siamo qui per te, io sono qui per te» e sottolineò le sue parole, stringendolo contro di sé ancora una volta. Non importava che fossero in una posizione scomoda – e anche un po’ equivoca – aveva bisogno che Harry capisse che tenersi dentro ogni cosa non era una soluzione; se aveva dei contatti mentali con Voldemort doveva parlarne con lui o con Ron o con Hermione, altrimenti non avrebbero saputo come aiutarlo.
Il moro annuì e strinse le braccia attorno ai fianchi di Draco, affondando il viso contro la sua pancia, ricambiando goffamente l’abbraccio in cui lui l’aveva stretto; era così stanco, così nervoso e quando abbassava la guardia, ecco che Voldemort entrava nella sua mente e gli mostrava – intenzionalmente o meno, Harry non ne era certo – cose che non capiva e che aveva bisogno di capire, per avere un vantaggio su di lui, a cosa diavolo serviva avere un contatto mentale con il mago oscuro se non poteva approfittarne? Voldemort ne aveva approfittato in passato, doveva imparare a farlo anche lui. Draco aveva ragione, non poteva permettergli di prendere il sopravvento, ma non era facile mantenere il controllo, Voldemort era molto più potente di lui.
«Parlami» sussurrò Draco con il naso infossato tra i suoi capelli.
«Lui… sta cercando qualcosa» disse, cercando di riportare alla mente i frammenti di visioni che avevano tormentato la sua nottata «Qualcosa che ha a che fare con Olivander, lo sta torturando, ma non ho visto altro».
«Olivander? Il vecchio venditore di bacchette?» chiese il biondo, Harry annuì «Avevo sentito una cosa a casa, prima della scuola l’anno scorso, ma non credevo fosse importante per la missione» disse Draco, quasi dispiaciuto; il moro alzò lo sguardo verso di lui perplesso.
«In che senso scusa?» chiese scostandosi dal corpo dell’altro per guardarlo in viso.
«So solo che stavano progettando di rapirlo perché a lui servivano informazioni sulla singolare connessione che si crea tra le vostre bacchette».
«Ah sì… hanno lo stesso nucleo, la piuma di fenice» disse Harry «Quando l’ho affrontato al quarto anno, sono entrate in contatto e si è creata una strana… singolarità. Ho rivisto i miei genitori, i loro spiriti».
«Davvero?» Harry annuì «Quindi forse sta cercando un’altra bacchetta per affrontarti?»
«Suppongo di sì, non lo so, non era molto chiara la visione» disse a malincuore, gettò la testa all’indietro e sospirò pesantemente, massaggiandosi le tempie con le mani.
«Ne verremo a capo. Iniziamo a pensare a come individuare RAB» disse raggiungendolo alle spalle e mettendo le mani sulle sue per massaggiargli le tempie e lasciar scendere le mani sulle sue spalle per massaggiarlo «Iniziamo a cercare gli horcrux e poi pensiamo anche al resto, okay? Una cosa alla volta?»
«Una cosa alla volta» mormorò Harry ad occhi chiusi.
«Grandioso» sussurrò Draco, abbassandosi sul suo viso per dargli un bacio leggero sulle labbra «Ora, che ne diresti di preparare una buona colazione?» chiese. Harry si lasciò andare in un sorriso, anche se non si sentiva totalmente rilassato, era leggermente più sollevato. Condividere le sue paure con Draco lo aiutava a scacciarle. Prima o poi, insieme a lui, sarebbe venuto a capo di tutta quella faccenda, ne era certo.
«Miseriaccia!» la voce di Ron li raggiunse e li fece sobbalzare «Sono davvero adorabili, Hermione!»
«Lo so, te lo dico sempre» disse lei divertita, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, sorridendo «Buongiorno, ragazzi!» esclamò poi rivolta a tutti e due, che arrossirono, consci di essere stati beccati nelle loro smancerie.
Draco si schiarì la voce «Lo sapete che origliare è un atteggiamento piuttosto maleducato?»
«Certo» rispose Hermione, ghignando «Peccato che stavate amoreggiando proprio sotto al nostro naso!»
Improvvisamente, Harry sentì un rumore sospetto proveniente da un ripostiglio. La casa era disabitata, giusto? Si disse che la sua era solo suggestione e, lasciandosi dietro Ron che prendeva in giro Draco per le sue effusioni e Hermione che ridacchiava insieme al rosso, si avviò verso la cucina, aprendo la dispensa per cercare qualcosa per preparare la colazione che Draco gli aveva chiesto. Come la sera precedente, racimolò qualcosa ed evocò con la bacchetta alcune pentole e si mise ai fornelli. Hermione e Draco lo raggiunsero dopo pochi istanti, mentre Ron annunciò che sarebbe andato a dare un’occhiata in giro per la casa, alla ricerca di qualcosa che avrebbe potuto essere utile durante la missione. Intanto I primi due stavano ancora scherzando tra di loro e Harry si irrigidì un po': gli faceva piacere che la sua migliore amica e il suo ragazzo facessero amicizia, ma a volte senza motivo si sentiva infastidito da quell'atteggiamento. Infatti, quando alzò lo sguardo e vide Draco ridere a una battuta di Hermione e lei con le gote rosse, avvertì uno strano fastidio alla bocca dello stomaco. Una vocina gli sussurrò nella mente che, prima o poi, loro lo avrebbero pugnalato alle spalle, il biondo lo avrebbe tradito perché Harry non meritava amore incondizionato, la voce era terribilmente simile a quella di suo cugino, quando gli diceva con cattiveria Chi mai vorrebbe essere amico tuo? – le mani gli tremarono, ma cercò di scacciare quel pensiero dalla mente; doveva restare lucido, la sua era solo suggestione e forse un pizzico di gelosia, ma non poteva lasciarsi travolgere da quelle sensazioni negative, già ne aveva troppe da contrastare. Respirò un paio di volte e si convinse a tranquillizzarsi, stavano solo scherzando come due amici, insomma.
«Ragazzi, la colazione è pronta!» esclamò dopo un po', mentre metteva sul tavolo i quattro piatti pieni di uova e bacon; subito Draco gli fu accanto, lo abbracciò da dietro e respirò dritto nel suo orecchio, facendolo tremare. Tutte le ansie di poco prima e la gelosia che aveva provato, svanirono davanti al suo sorriso e al suo abbraccio.
«Finalmente, muoio di fame» disse, poi gli baciò frettolosamente la guancia «Grazie al cuoco».
Harry arrossì stupidamente e si sedette vicino a lui, poi anche Hermione si sedette e Ron li raggiunse dopo poco, annunciando di aver trovato qualcosa. Ron prese posto accanto a Hermione e Harry si ritrovò ad alzare gli occhi al cielo, chiedendosi quanto tempo avrebbe impegnato quel tonto del suo migliore amico a dichiararsi. Ormai l’avevano capito anche i muri che tra di loro c'era qualcosa, lui sapeva dei sentimenti di Hermione per il rosso fin dall’anno prima, quindi che aspettavano a darsi una mossa?
«Che hai scoperto, Ron?» chiese subito lei.
«Al piano di sopra, c’è una stanza e sulla porta ci sono le lettere R, A, B, come RAB del biglietto».
«Potrebbe essere il fratello di Sirius?» chiese Harry, incerto; ricordava di aver parlato con Lumacorno del fratello del suo padrino, ma non riusciva a ricordarne il nome; gli altri annuirono incerti. «Tu non sai niente?» chiese rivolto a Draco «Non sei parente dei Black?»
Il biondo annuì pensieroso «Se non sbaglio c’era un certo Regulus Black, ma non ricordo il secondo nome, potrebbe essere lui. Dovremmo controllare la stanza e cercare indizi».
Hermione annuì decisa; sia lei che Draco finirono in fretta la colazione e si avviarono al piano di sopra, lasciando Ron e Harry sbigottiti. Cos’era quella strana complicità tra di loro?
«Secondo te, quei due nascondono qualcosa?» chiese Ron divertito.
Harry deglutì e scosse la testa; non ebbe il tempo di preoccuparsi di loro perché sentì di nuovo quel rumore e fece segno a Ron di fare silenzio e di seguirlo. Il rosso annuì, anche lui aveva sentito qualcosa di sospetto. I due Grifondoro si mossero piano, seguendo quel rumore che man mano diventava sempre più insistente. Harry trovò la provenienza e aprì di scatto una porticina. Lì, davanti a lui, c’era il vecchio elfo di Sirius, Kreacher, che imprecava a bassa voce contro i Nati Babbani, i Mezzosangue e i traditori, Harry si sentì quasi sollevato, era solo un elfo domestico, nessun problema; aveva dimenticato che lui vivesse ancora in quella casa.
«Che fai? Ci spii?» chiese, guardandolo sospettosamente. Lui non odiava gli elfi domestici, ma quello lì era scontroso e non gli era mai stato davvero simpatico. Era tutto il contrario di Dobby.
«No, signore, Kreacher si occupa della sua casa, come ha sempre fatto» disse semplicemente con quel tono astioso che aveva sempre. Harry lo tirò fuori dallo sgabuzzino, nello stesso momento in cui Draco e Hermione fecero capolino dal piano di sopra, annunciando che avevano avuto ragione: RAB era davvero il fratello di Sirius, ma aggiunsero che nella stanza non avevano trovato altro, solo segni di effrazione e disordine. L’elfo guardò verso tutti i presenti, e quando vide Draco, i suoi occhi si spalancarono di sorpresa e si avvicinò a lui curioso; il biondo lo guardò a sua volta, aveva visto molti elfi domestici, ma nessuno come questo qui. Doveva essere rimasto da solo in quella casa enorme per troppo tempo «Lei sì che è un vero mago, signore!» esclamò l’elfo guardando il ragazzo «Un vero discendente dei Black, un purosangue! Kreacher è ai suoi ordini, signore» Draco restò stupito dall’atteggiamento di Kreacher, ma sorrise grato, mentre Harry, Ron ed Hermione spalancavano gli occhi sorpresi: era la prima volta che quell’elfo mostrava un po’ di simpatia per qualcuno.
Il biondo colse l’occasione al volo «C’era un medaglione, qui, vero?» chiese all’elfo cercando di essere gentile.
«Sì, signore! Era un oggetto malvagio, molto malvagio!»
«E adesso dov’è?» chiese ancora il Serpeverde.
«Kreacher non lo sa, signore, un uomo è stato qui e ha portato via tutto, Kreacher è riuscito solo a proteggere il quadro della sua signora» spiegò l’elfo, sentendosi colpevole. Non aveva protetto la casa dei Black, Draco poteva immaginare il suo malessere, suo padre puniva gravemente gli elfi che non adempivano al loro dovere.
«Quindi qualcuno è stato qui, questo stai cercando di dirmi? Qualcuno ha rubato in questa casa?» l’elfo annuì «Chi è? Lo conosci?» domandò ancora «È importante che tu risponda, così potremmo distruggere l’oggetto malvagio».
«Kreacher ha visto quell’orribile uomo entrare in casa e rubare tante cose» disse l’elfo «Lui è Mundungs Fletcher».
«Potresti trovarlo?»
«Kreacher obbedisce al suo padrone!» esclamò smaterializzandosi dalla casa con uno schiocco di dita. Draco si voltò verso di loro, imbarazzato e colpevole. Non si aspettava di essere riconosciuto come discendente dei Black e trattato quasi con riguardo dall’elfo, lo aveva visto da lontano approcciarsi a Harry ed era stato tutto il contrario.
«Beh, almeno abbiamo trovato qualcuno che è simpatico a Kreacher» scherzò Ron, per alleggerire gli animi. I ragazzi ridacchiarono, dandogli ragione.
Aspettare il ritorno dell’elfo, presto divenne asfissiante e il prescelto iniziò ad essere impaziente.
Harry era sempre stato fiero di possedere una grande pazienza, era sempre stato un tipo piuttosto tranquillo, quando era piccolo aveva sempre aspettato pazientemente che i suoi zii si ricordassero di lui – cosa che non era mai accaduta – aveva aspettato che la sua vita cambiasse – e a undici anni era successo – non aveva mai perso la calma in situazioni difficili, poi da quando Voldemort era tornato ed era stato prima accusato di essere un bugiardo, e poi aveva scoperto di essere il prescelto, la sua pazienza si era esaurita. Voleva che quella storia finisse in fretta, voleva trovare gli horcrux al più presto e iniziare presto una nuova vita, magari con Draco al suo fianco. Quindi aspettare che Kreacher tornasse con il ladro, lo stava irritando. Camminava avanti e indietro per la stanza nervosamente, Ron era seduto su un divano, mentre Hermione e Draco provavano il pianoforte impolverato, posto al centro della stanza.
Draco sapeva suonare, Harry lo aveva appena scoperto. Certo che so suonare, Potter, ho avuto un’educazione aristocratica, io, aveva detto divertito, quando gli aveva posto quella stupida domanda. Si era scoperto che anche Hermione sapesse suonare e adesso erano lì, seduti l’uno accanto all’altro e ridevano insieme.
Harry non riusciva a togliere gli occhi da Draco, era così bello, lo vedeva sorridere rilassato e piacevolmente divertito accanto alla sua migliore amica e avrebbe dovuto essere felice, invece sentiva di nuovo quella spregevole sensazione nello stomaco, quella voce che gli diceva che tutto quello era sbagliato, che quei due non avrebbero dovuto essere così vicini, perché Draco era suo. La vocina sibilante nella sua mente, adesso, era così simile a quella del mago che cercavano di uccidere, essa gli sussurrò ancora una volta che presto Draco lo avrebbe lasciato per qualcuno di più meritevole, perché restava un Purosangue, mentre lui un Mezzosangue, la cosa non poteva essere cambiata.
«Mi danno suoi nervi» mormorò Ron avvicinandosi a lui. Harry arrestò la sua camminata furiosa e li guardò ancora una volta. Il Serpeverde era bellissimo chino sul piano, con le dita che scivolavano leggere sui tasti, suonava una melodia che nessuno di loro aveva mai sentito prima e Hermione lo guardava affascinata.
«A chi lo dici» sussurrò Harry a sua volta, era grato di non essere l’unico geloso in quella stanza, si sarebbe sentito ridicolo «Ci provo a dirmi di non sentirmi così, ma sono così in sintonia».
Ron lo guardò accigliato «Sei geloso?» chiese.
«Da morire, perché tu no?»
Il volto di Ron divenne un tutt’uno con i suoi capelli, prima che lui annuisse lentamente. Era la prima volta che davanti a Harry ammetteva di provare qualcosa per Hermione. Aveva sempre scacciato quel pensiero dalla mente, aveva sempre tentato di non mostrarsi interessato a lei, perché sapeva di non essere alla sua altezza. Hermione era brillante, intelligente e perfetta in tutto quello che faceva. Lui non poteva competere. Non sarebbe mai stato alla sua altezza.
«Lo sono» ammise il rosso «Anche se non dovrei, no? Malfoy sta con te, quindi non è una minaccia» affermò Ron, Harry si ritrovò a ragionare, in effetti aveva ragione. Draco stava con lui, perché si preoccupava e si sentiva geloso? «Insomma, è attratto dai ragazzi, quindi non dovrei essere geloso di lui».
«Hai ragione» soffiò Harry, sentendosi improvvisamente una pessima persona. Non capiva perché nella sua mente non fosse così ovvio ciò che Ron aveva affermato. Draco era chiaramente attratto dai ragazzi, non dalle ragazze. Era Voldemort che stava giocando con la sua mente o era semplicemente lui troppo paranoico e insicuro? Certo, poteva affermare ad alta voce che avrebbe sconfitto Voldemort – lui non aveva neanche paura di pronunciare il suo nome – ma quando si trattava di se stesso in relazione agli altri, era sempre così insicuro da non riconoscersi.
Cercò di scacciare i pensieri negativi della sua mente e si avvicinò a Draco, lo osservò mentre suonava e un sorriso dolce increspò le sue labbra. Gli mise le mani sulle spalle e lui si fermò immediatamente, Harry lo sentì sorridere e sbuffare divertito e poi la voce del suo ragazzo raggiunse le sue orecchie e fu il suono più bello del mondo «Potter, sai, pensavo che dovremmo averne uno, quando avremo una casa tutta nostra» disse «Mi piacerebbe suonare per te».
Il moro arrossì e sorrise imbarazzato, biascicando «L-Lo avremo, promesso». Quando Draco se ne usciva con quelle frasi sul loro futuro, sentiva una strana sensazione alla bocca dello stomaco e un calore dolce avvolgerlo completamente. Avvolse le sue braccia attorno al collo del biondo e si piegò per dargli un bacio sulla guancia. «Sì, ne avremo uno» ripeté la promessa, come per suggellarla e imprimerla meglio nella mente, stringendolo, mentre lui riprendeva a suonare e Hermione si allontanava da loro con gli occhi a forma di cuore, mentre li osservava.
Di nuovo i pensieri negativi lasciarono la mente di Harry, ma lui si promise di parlarne con Draco, era giusto che sapesse tutto e fosse consapevole della sua gelosia. Non voleva metterlo a disagio, ovviamente, ma gli aveva promesso che gli avrebbe parlato di qualsiasi cosa. E di certo, se Voldemort stava giocando con la sua mente, colpendolo sulle sue debolezze, Draco doveva saperlo. Avrebbe potuto aiutarlo. Eppure era certo di aver schermato la mente, dopo la visione notturna, si era sforzato di mantenere il controllo. Forse la sua era solo suggestione, forse era solo davvero un po’ di gelosia nei confronti del suo ragazzo; non lo sapeva, ma sapeva che era meglio parlarne con lui. Draco riprese a suonare, mentre Harry lo abbracciava e per cinque secondi il moro si sentì in pace; avere il suo ragazzo tra le braccia riusciva sempre a calmarlo, non sapeva da cosa dipendesse, a volte pensava che Draco fosse circondato da un incantesimo potente che riusciva ad influire su di lui. Gli incubi non lo tormentavano, quando era con lui; le visioni non dipendevano da nessuno di loro, eppure aveva un controllo migliore sulla sua mente, da quando c’era Draco. Non era sempre facile mantenerlo, a volte lo perdeva completamente, ma era più facile mantenerlo, sapendo di dover proteggere lui.
L’attesa risultò essere ugualmente snervante per tutti e quattro i giovani maghi, anche se cercavano di passare il tempo come potevano, tra chiacchiere e piani. Kreacher arrivò qualche ora dopo con il ladro, accompagnato da Dobby, sia Harry che Draco furono grati di rivedere l’amico che li aveva aiutati. Mundungus si rivelò essere più inutile di quanto sembrasse, aveva svaligiato la casa e aveva rubato tutto ciò che gli era sembrato di valore, compreso il medaglione. Poi aveva raccontato una storia su una strega che voleva chiudergli la bancarella e che aveva confiscato tutte le sue cose, ella aveva mostrato interesse per il medaglione e lo aveva preso per sé. Mundungus mostrò loro la foto di lei: Dolores Umbridge, quella donna orribile che al quinto anno aveva reso loro la vita impossibile.
«Grazie, Kreacher, abbiamo apprezzato molto il tuo aiuto» disse Draco all’elfo; mentre Dobby mostrava con orgoglio le sue scarpe nuove e salutava Harry calorosamente, smaterializzandosi, dopo aver detto a tutti che sarebbe sempre stato pronto a proteggere il suo amico Harry Potter e i suoi amici. Dopo aver appreso le notizie non troppo rassicuranti, i quattro ragazzi si misero a riflettere sul da farsi. Dovevano entrare al Ministero e rubare il medaglione alla Umbridge.
«Sappiamo che dobbiamo entrare al ministero per prendere il medaglione e sappiamo che molti dentro al ministero sono dei mangiamorte infiltrati, quindi dobbiamo ingannare loro e la Umbridge» disse Draco «Se entriamo con i nostri aspetti, beh, ci catturerebbero in pochi istanti» affermò, gli altri annuirono «Potremmo usare la pozione polisucco».
«Sì è vero» concordò Harry «Tu l’hai preparata per caso?»
«No, la polisucco no» disse con un sospiro «Ma dovrei avere gli ingredienti. Potremmo prepararla».
«Ci vuole un mese per distillarla!»
«Hai un piano migliore?» chiese il biondo con uno sbuffo, l'altro scosse la testa. «Beh, quindi, potremmo iniziare a cercarne un altro!» aggiunse «Solo perché Silente aveva localizzato prima il medaglione, non significa che dobbiamo partire da quello, giusto?» domandò.
«Draco ha ragione» intervenne Hermione «Ce ne sono quattro, giusto?» il biondo annuì «Beh, hai visto dove sono?» Draco annuì di nuovo e corse a prendere la mappa; la aprì sul pavimento e la osservò, aggrottando le sopracciglia.
«Ecco, allora uno è a Hogwarts» disse indicando il punto che segnalava la mappa «Un altro è alla Gringott, uno al Ministero come abbiamo detto e…» cercò il quarto con lo sguardo «Eccolo, a Azkaban?» storse il naso «No, non è possibile, ieri era altrove, ne sono certo!»
«Che vuoi dire?»
«Ieri era a Diagon Alley. Ne sono certo, l’ho visto».
«Vuoi dire che un horcrux si muove?» chiese Ron «Ma non dovrebbero essere oggetti?»
«Sì, ma se lui ce l’ha con sé, allora si spiega» commentò Draco pensieroso, cercando di non far caso a quel punto della mappa che sembrava indicare che in quella casa ci fosse un horcrux, così com’era stato alla Tana. La paura che si trattasse di qualcosa relativo a Harry lo paralizzava. Sperava ardentemente di sbagliarsi.
«Draco? Ci sei?» il moro lo richiamò alla realtà e lui alzò lo sguardo su di lui stralunato; cercò di non guardare la cicatrice.
«Ah? No, scusa, stavo riflettendo».
«Spara. Ti ascolto».
Draco deglutì, poi ebbe un flash. Durante l’estate, quando Voldemort si era stabilito a casa sua, aveva dato qualcosa a Bellatrix e le aveva detto di metterlo al sicuro, che era una questione di vita o di morte. Draco aveva osservato la scena, mentre un mangiamorte torturava un magonò che non aveva voluto collaborare con lui. Gli era parsa curiosa come cosa, ma non ci aveva più ripensato, preso dal fuggire alle varie situazioni difficili che gli si paravano davanti.
«Ecco, ho ricordato una cosa» disse «Lui aveva affidato a Bellatrix qualcosa. Non ha detto cosa, ma solo che doveva nasconderla bene e che si fidava di lei» disse storcendo il naso «Vi risparmio i dettagli su come lei ha reagito» affermò rabbrividendo; sua zia era inquietante quando c’era Voldemort in giro, sembrava ossessionata da lui, lo venerava ad ogni passo «Potrebbe… potrebbe essere un horcrux, no? Lei lo avrà messo alla Gringott, un posto sicuro. Le disse che era questione di vita o di morte».
«Potrebbe essere quello che cerchiamo» affermò Harry; poi sorrise «Beh, che aspettiamo? Iniziamo a pensare a come entrare alla Gringott».
«Beh, per quello posso esservi utile» disse Draco, tirando fuori la sua bacchetta facendola roteare tra le dita «Posso entrare nella mia camera blindata. Sono pur sempre un Malfoy, mi faranno passare».
«E se ci fossero dei Mangiamorte infiltrati? Se ti vedessero? Loro sanno, Draco».
«Conoscendo mio padre, e lo conosco bene, non avrà fatto uscire dal Manor la notizia che suo figlio è un traditore, sarebbe un’onta peggiore della sua reclusione ad Azkaban».
«Quindi che dovremmo fare? Stare qui ad aspettare che tu ti faccia ammazzare?» chiese Harry «No, grazie».
«Potter, sei un cretino! Non corro alcun pericolo, sono stato infinite volte alla camera blindata».
«Non ti eri messo contro la tua famiglia a causa mia. Non ti faccio andare da solo, vengo con te» disse con sicurezza. Non avrebbe permesso a Draco di andare in un posto tanto pericoloso da solo, senza protezione.
«D’accordo, ma porterai il mantello dell’invisibilità» affermò guardandolo «Mentre, qui, Ron e Hermione inizieranno a lavorare alla polisucco, noi svaligeremo la camera blindata di mia zia» propose «Ci stai?»
«D’accordo, ci sto» affermò Harry «Ma se le cose si mettono male, ti smaterializzi e mi lasci lì».
«Vale lo stesso per te».                                                                                                         
«D’accordo».
 
 
La mattina del giorno dopo, mentre Harry studiava un piano di fuga – nel caso le cose fossero andate male – Draco iniziò a prepararsi per la sua recita. Era già andato altre volte alla camera blindata dei Malfoy, ma stavolta aveva un po’ d’ansia in più, forse perché se fosse stato scoperto non avrebbe beccato una ramanzina o una punizione, ma rischiava di essere catturato di nuovo e stavolta non era sicuro che si sarebbero limitati a ciò che gli avevano già fatto. Non l’aveva detto a Harry e cercava di tenerlo nascosto, ma quella cosa aveva lasciato una profonda cicatrice in lui, a volte si svegliava di notte sentendo il dolore delle cruciatus e rabbrividendo per la paura. A volte desiderava solo rannicchiarsi tra le braccia di Harry e aspettare che tutto passasse, a volte lo faceva, quando il moro dormiva così profondamente da non accorgersi dei suoi momenti di debolezza. Sapeva che avrebbe dovuto parlarne con lui, ma non voleva appesantirlo con i suoi problemi, già aveva troppe cose a cui pensare, e poi, sul serio, gli bastava la presenza di Harry per scacciare via ogni pensiero negativo, ogni paura. L’unica, grande, paura che aveva, era perdere il Grifondoro; per questo evitava di guardare la mappa e quel simbolo che gli ricordava lui. Quelli erano i momenti in cui rimpiangeva di non essere con Blaise, lui lo avrebbe aiutato a venire a capo di quella cosa. Sapeva che se ne avesse parlato con Ron o con Hermione, l’avrebbero detto a Harry e non voleva che Harry si preoccupasse di quel simbolo, lui poteva essersi sbagliato.
Solo quando si sentì pronto, Draco raggiunse Harry ed entrambi si smaterializzarono a Diagon Alley, si nascosero in un vicolo a confine con Notturn Alley e Harry si coprì con il mantello dell’invisibilità.
«Resta vicino a me» sussurrò il biondo.
«Sì, non perderò di vista il tuo bel culo, promesso». Draco ridacchiò e lo spintonò giocosamente. Si schiarì la voce e assunse la sua espressione più arcigna e da perfetto Malfoy che aveva e poi si incamminò verso la Gringott. Non aveva bisogno di assicurarsi che il moro lo stesse seguendo, lo sapeva già. Sentiva il suo passo strascicato e il suo modo buffo di strusciare i piedi a terra. Quando entrò nella banca dei maghi si irrigidì un po’, non c’era nessuno che potesse riconoscerlo in quanto traditore e questo gli fece tirare un sospiro di sollievo. Si avvicinò al folletto incaricato di farlo entrare e lo guardò male.
«Desidero entrare nella mia camera blindata» disse con tono acido «Immediatamente».
«Oh signor Malfoy» disse il folletto «Come mai questa richiesta?»
«Non starò di certo qui a rispondere a te, stupido folletto. Ho bisogno di entrare nella mia camera blindata, adesso».
«Non posso farla entrare, ordini del ministero».
«Questo è assurdo!» esclamò il ragazzo «Aspetta solo che mio padre lo venga a sapere, te ne pentirai! Lo sai vero, che mio padre è evaso di prigione? Se non mi fai entrare nella mia camera blindata adesso, lo manderò a cercarti» lo minacciò con astio. Quello lo guardò riluttante e poi gli chiese la bacchetta. Draco gliela passò senza problemi. Il folletto esaminò la bacchetta, poi la restituì al giovane Malfoy.
«Prego, mi segua, signor Malfoy» disse, poi lo affidò a un altro folletto che lo fece salire sul vagoncino che lo avrebbe portato alla camera blindata. Draco puntò la bacchetta contro il nuovo folletto.
«Imperio» pronunciò «Portaci nella camera blindata di Bellatrix Lestrange» ordinò. Il folletto annuì e impostò la direzione giusta per raggiungere la camera blindata. Harry uscì da sotto al mantello dell’invisibilità e guardò il suo ragazzo che si strinse nelle spalle, non aveva avuto altra scelta, non li avrebbe mai portati lì, altrimenti.
Tutto sembrò andare per il verso giusto, fino a che non si trovarono effettivamente davanti alla camera blindata. C’era un enorme drago incatenato che soffriva. Harry si sentì male per lui. Era inumano tenere una creatura magnifica – e pericolosa – come un drago in quel modo. Riuscirono a superarlo e ad entrare nella camera blindata. Il folletto era sempre sotto Imperius quindi non era un problema per loro, al momento.
«Dovrebbe essere una specie di coppa» disse Draco guardando la mappa. Harry si guardò intorno, quella camera blindata era piena di cose che sembravano emanare magia oscura. Poi lo sentì, un sibilo. Un sussurro nell’orecchio. Alzò lo sguardo e in cima a una montagna di oggetti c’era una coppa.
«Harry, attento» disse Draco, mettendogli una mano sul fianco «Mia zia ha messo delle protezioni, se tocchi qualcosa si moltiplica all’infinito». Il moro annuì e fu attento, ma inevitabilmente per prendere l’oggetto toccò una o due cose che iniziarono a moltiplicarsi a dismisura. Harry afferrò l’horcrux e raggiunse Draco.
«Andiamo via da qui!» urlò. Afferrò il braccio del fidanzato e lo tirò fuori dalla camera blindata, prima che qualcuno si accorgesse che era entrato nella camera sbagliata. Raggiunsero il vagoncino e vi salirono, ma prima di andare via, Harry, per distrarre tutti dalla loro presenza, tagliò le catene del drago che si liberò e spiccò il volo. In fretta ritornarono all’ingresso e come si aspettavano tutti erano così presi dal lucertolone fuggito che nessuno badò a loro. Si smaterializzarono a Grimmauld Place in un attimo.
«Missione compiuta!» urlò gioioso Draco, quando atterrarono sul pavimento; batté il cinque con Harry; avevano appena fatto il primo passo avanti nella lotta contro Voldemort, era una sensazione inebriante, anche se al tempo stesso terrificante. Non si era mai sentito così.
«Ron!» chiamò Hermione «Ron, ci sono riusciti!»
«Miseriaccia, Harry, Draco! siete vivi! Alla radio parlavano di un drago fuggito dalla Gringott».
Harry si pulì i pantaloni divertito «Avevamo bisogno di un piccolo diversivo e abbiamo fatto un favore al mondo magico liberando una creatura».
«Ce l’avete?» chiese lei. Il moro annuì e tirò fuori la coppa, non era molto grande e portava il simbolo di Tassorosso. Harry ne sfiorò la superficie e sentì di nuovo quei sussurri nella mente. Spalancò gli occhi e la fece cadere per terra.
«Che hai?»
«Io… lo sento» disse «Bisbiglia cose in serpentese» disse ancora «Io lo sento… perché lo sento?»
«Forse è per il collegamento con Voldemort» si affrettò a rispondere Hermione, mentre prendeva dalla borsetta una delle zanne di basilisco. Harry la prese e la rigirò tra le sue dita. Guardò verso Draco e gliela porse con un sorrisetto.
«A te l’onore. Tu ci hai permesso di trovarlo così in fretta».
«Sicuro?» Harry annuì, dopo un po’ anche Ron e Hermione acconsentirono; Draco si sentiva leggermente a disagio in quel momento e non capiva se era per quello che stava per fare o per la presenza di quell’oggetto malvagio, ne poteva sentire la negatività, doveva essere un incubo per Harry sentirlo nella testa «Va bene» rispose il biondo «Lo faccio io».
Si mise in un punto abbastanza distante dagli altri e appoggiò la coppa per terra, gli tremavano un po’ le mani, ma cercò di non farsi sopraffare dalle emozioni che provava in quel momento. Harry gli diede un bacio a stampo per incoraggiarlo.
«Draco, ricorda, potrebbe difendersi. Mostrarti cose non reali. Tu non ascoltarlo, non è reale. Ascolta la mia voce e colpiscilo con forza».
Il Serpeverde annuì e Harry fece qualche passo indietro, lasciandolo libero di muoversi. La prima volta che aveva distrutto un horcrux, ignaro di farlo, questo lo aveva quasi ucciso, quindi poteva succedere di tutto. Sperava solo che Draco non si lasciasse sconvolgere da quello. Il Serpeverde si preparò a colpire l’oggetto maledetto, la mano era sollevata, pronta solo a trafiggere e distruggere quel maledetto oggetto, e improvvisamente sembrò che il mondo intorno a lui fosse sparito: davanti a lui c’era sì, Harry, ma aveva un volto strano, corrotto e crudele, lo guardava con astio.
Non è reale, la coppa era ai piedi di questo finto Harry. Draco si guardò intorno spaventato, sembrava che gli altri fossero spariti, compreso il vero Harry.
«Sei solo uno sporco mangiamorte» disse sprezzante quella copia del suo Harry, la mano che stringeva la zanna tremò ed essa quasi non gli scivolò, rinsaldò la presa e puntò di nuovo verso la coppa, non è reale – si ripeté «Sei un codardo, non riusciresti mai a distruggere questa coppa, dentro di te, tu sai di essere un vile, schifoso mangiamorte, come tuo padre. Chi ti amerebbe mai? Chi vorrebbe mai un essere schifoso come te al proprio fianco?»
Non è reale – si disse ancora, la coppa era lì, ma sentiva dentro di sé un dolore tangibile. Era la voce di Harry che gli stava dicendo quelle cose, era lui che lo odiava così tanto. Si sentiva esattamente come quando avevano litigato, quando Harry gli aveva vomitato addosso quelle parole crudeli, quando era così arrabbiato da non pensare al fatto di poterlo ferire con le sue parole, quando gli aveva detto che lo considerava solo un mangiamorte e un traditore.
«Sei un traditore, uno sporco, schifoso traditore» disse ancora quella voce crudele; Draco era paralizzato, Harry lo odiava davvero? Provava davvero tutto quell’astio nei suoi confronti?
«Draco!» la voce del vero Harry sovrastò quella della visione «Ascolta la mia voce, non è reale! Distruggilo!»
«Non ne hai il coraggio» disse la brutta copia del suo ragazzo «Sei un codardo» continuò «Quando Voldemort ti troverà, ti ucciderà e io godrò, mentre lui ti farà a pezzi!»
«Draco!»
Il biondo prese un respiro, non è reale – pensò di nuovo, prima che esso aprisse di nuovo la bocca, Draco colpì la coppa con tutta la forza che aveva in corpo. E lo fece di nuovo. E un’altra volta ancora. Si levò un terribile vento in casa, le finestre si aprirono e gli oggetti si alzarono. Fu attraversato da quel vento, ma poi ricadde sulle ginocchia per terra. Il pezzo di anima di Voldemort legato a quell’oggetto maledetto e la visione svanirono, dopo un sibilo terrificante che li fece tremare tutti.  Harry ebbe una sorta di mancamento e la cicatrice gli bruciò tantissimo, poi senza curarsi di sé, si gettò immediatamente accanto al biondo per stringerlo tra le braccia con forza.  Lo sentì tremare come una foglia, mentre si stringeva contro il suo corpo.
«È finita» sussurrò dolcemente «Ce l’hai fatta, lo hai distrutto, sei stato incredibile» continuò accarezzandogli la schiena con dolcezza «Ti amo così tanto, Draco».
Draco scoppiò in lacrime nascondendo il volto sul petto di Harry «Non credi che io sia un mangiamorte, vero?»
«Non l’ho mai pensato» rispose «Calmati, sei stato bravissimo. È andata bene, ci sei riuscito». Il biondo annuì, avvolgendo le braccia attorno al busto di Harry, lasciandosi andare. Aveva fatto male quella visione. Ma non era reale, il vero Harry era lì, lo stava stringendo e gli stava dicendo che lo amava. Aveva distrutto un horcrux, doveva essere fiero di se stesso.
 
 §§§
 
In poco più di quattro settimane, la pozione polisucco fu pronta. Ma altri problemi stavano sopraggiungendo.
Nell’ultimo mese, Voldemort e i suoi mangiamorte avevano seminato il panico nel mondo magico e nel mondo babbano, ed erano riusciti ad entrare al ministero della magia. Il primo ministro era morto, il suo successore era un seguace di Voldemort, quando ne sentirono il nome alla radio, Draco non ne ebbe alcun dubbio: era uno dei mangiamorte che, durante quella famosa estate prima del sesto anno, avevano frequentato casa sua.
Hermione e Draco avevano lavorato notte e giorno per preparare la pozione nel minor tempo possibile, suscitando spesso le gelosie degli altri due, i quali non si capacitavano dell’improvvisa amicizia nata tra i due. Harry si diceva sempre che doveva essere felice che Draco fosse amico di Hermione, e doveva esserne fiero perché il biondo si stava lasciando alle spalle anni di pregiudizi e di idee sbagliate sui Nati Babbani. Si stava ricredendo su un sacco di cose e pian piano stava abbandonando anche la sua rigidezza. Solo che ogni volta che lo vedeva interagire con Hermione, invece di sentirsi come avrebbe dovuto, sentiva quella fastidiosa vocina sibilante nella sua testa, che gli diceva che prima o poi lui lo avrebbe lasciato per qualcuno più meritevole di lui, qualcuno che fosse adatto a lui. Harry sapeva che non era Voldemort che si insinuava nella sua mente, conosceva bene la sensazione devastante che provava ogni volta che perdeva il controllo e lui prendeva il sopravvento. Non sapeva se stava impazzendo o era semplicemente stressato e geloso. Non aveva tempo per pensare a quelle cose, comunque, dovevano recuperare un horcrux, uno lo avevano già distrutto.
Avevano studiato un piano infallibile per recuperare il medaglione, avrebbero stordito alcuni impiegati del ministero e ne avrebbero preso in prestito qualche capello e i loro vestiti, così da introdursi e cercare la Umbridge e rubarle il medaglione. Niente poteva andare storto quella volta.
Sarebbe stata una passeggiata come alla Gringott, Harry e Draco erano stati veloci ed erano passati inosservati anche grazie al piccolo, ingombrante diversivo che il moro aveva liberato. Adesso sarebbero entrati con aspetti diversi in una struttura ostile e avrebbero avuto solo un’ora. In quattro potevano farcela, non sarebbe stato difficile riuscire a completare la missione. Dovevano recuperare l’horcrux e distruggerlo, prima che Voldemort si accorgesse che cosa stavano facendo. Da quello che Harry vedeva durante le sue visioni, non lo aveva ancora capito, o forse sì, Harry era piuttosto confuso quando si svegliava. E se da una parte, Draco era soddisfatto e fiero di aiutare il suo ragazzo e gli altri a cercare gli horcrux, dall’altra era sempre in tensione e preoccupato per i suoi amici, rimasti a Hogwarts. I loro genitori li avevano spinti a unirsi a loro? Erano vivi dopo l’attacco a scuola? Non lo sapeva e il non sapere lo faceva impazzire. Il fatto che non fossero con Ron ed Hermione, quando erano andati dagli Auror, lo spaventava e non poco. Voleva mettersi in contatto con loro, ma non sapeva come. Non poteva mandare un gufo per loro; ormai era settembre, erano di sicuro tornati a Hogwarts e non poteva mandare una lettera lì; se nessuno sapeva del loro coinvolgimento con lui, mandandogli una lettera, avrebbero potuto capire il loro reale schieramento. Sperava solo che non li avessero obbligati a prendere il marchio.
«A cosa pensi?» gli chiese Harry una sera mentre erano nel letto, stretti l’uno all’altro, e cercavano di dormire. Erano un paio di giorni che lo vedeva preoccupato, come se non fosse presente, con la testa altrove, teso e strano. Non aveva resistito, gliel’aveva chiesto perché aveva bisogno che fosse lucido, ma soprattutto voleva alleggerire la sua pena; Draco con lui lo faceva sempre, gli sembrava carino fare lo stesso.
«Sono preoccupato per Blaise e Pansy» rispose Draco con un sospiro «Non ho loro notizie dalla notte della morte di Silente e ormai siamo a settembre, saranno tornati a Hogwarts».
Harry lo guardò «Sono sicuro che stanno bene» gli disse per rassicurarlo.
«Per te è facile dirlo, i tuoi migliori amici sono qui, sani e salvi con noi. Io non ho idea di dove siano, se stiano bene o cos’altro» disse, la sua voce tremava mentre diceva quelle cose, se l’era tenuto dentro per troppo tempo. Non voleva far gravare su Harry le sue paure, aveva già troppi problemi suoi, e poi lui non era mai stato un tipo lagnoso. Viziato sì, lagnoso no. Soprattutto non voleva che Potter lo vedesse così debole. Anche se si era fatto vedere in lacrime da lui, ma non contava, quel giorno aveva appena distrutto un horcrux, era provato.
«Draco» Harry si sollevò su un gomito e lo guardò negli occhi «Esattamente, da quanto tempo te lo tieni dentro?»
Come un bambino colto a rubare dei dolcetti dagli scaffali di Mielandia, Draco accusò il colpo e rimase in silenzio, quasi colpevole, quasi vergognandosi di essere così vulnerabile. Lui era un ottimo occlumante, anche Silente gliel’aveva detto, perché con Potter non riusciva a tenere per sé le sue emozioni?
«Da un po’» ammise con un sospiro, sotto lo sguardo interrogativo di Harry «Vorrei potergli far sapere che stiamo bene, che stiamo procedendo con il piano, vorrei che mi dicessero che stanno bene e che nessuno ha fatto loro del male» sospirò alzando gli occhi al cielo «Sono così patetico!»
«Non sei patetico» la voce gentile del suo ragazzo lo fece sentire coccolato «Forse hai ragione, frequentare troppo noi Grifondoro ha fatto uscire il tuo lato più sentimentale e leale».
«Non sono un maledetto Tassorosso, Potter!» esclamò «È tutta questa storia che mi fa impazzire. Quando finirà, tornerò a tormentarti e a infastidirti e a sfidarti a duello» disse piccato «Ti umilierò, ma a differenza degli scorsi anni, mi farò perdonare asciugandoti le lacrime e dandoti dei baci di consolazione».
«Ecco la mia piccola serpe» disse teneramente Harry, dandogli un bacio sulla guancia; Draco arrossì e si chiese quando esattamente si era trasformato in un essere patetico e sentimentale. Frequentare Potter gli faceva male, davvero. «Comunque, se vuoi metterti in contatto con loro… beh, usa il tuo Patronus. Nessuno sa che forma abbia e nessuno potrà ricondurlo a te o a me. Usa dei nomi in codice che possono capire».
Draco inclinò la testa, guardandolo interrogativo «Davvero? Lo posso fare?»
«Certo. E sono sicuro che loro troveranno il modo di contattarti non appena riceveranno il tuo messaggio».
Il biondo annuì e prese la bacchetta tra le dita, si schiarì la voce stringendola e «Expecto Patronum» pronunciò. Una scia luminosa e bianca uscì dalla punta della sua bacchetta e un maestoso drago si manifestò davanti a loro. Draco sorrise, adorava il suo Patronus, era molto meglio di quello di Harry.
«Porta un messaggio a Blaise Zabini: l’elfo e il suo padrone stanno bene, anche se hanno avuto dei problemi. Tutto procede come d’accordo. Presto seguiranno altre informazioni, sono richiesti aggiornamenti» disse. Il patronus sbatté le possenti ali e svanì. Harry lo spintonò per un braccio.
«Io sarei un elfo?!» domandò accigliato e indispettito.
«Beh sì. Quello che è basso tra noi due sei tu, quindi tu sei l’elfo» disse sorridendo «Grazie» sussurrò poi, con tono addolcito «Se Blaise troverà un modo per rispondere lo sapremo presto, suppongo».
Harry annuì, sbuffando dalle narici. Non gli era andato a genio il modo in cui Draco aveva gestito la cosa dei nomi in codice, ma lui gliel’aveva consigliato, quindi non poteva lamentarsi troppo. E poi quello era il primo sorriso che gli vedeva fare da giorni. Quindi poteva perdonargli quel piccolo dettaglio.
«Lo sapremo, sì» sussurrò accarezzandolo. Non dormirono molto quella sera, Draco era in ansia, sperava di non essersi esposto troppo in quel modo, ma non aveva fatto alcun nome. Blaise sapeva bene come muoversi a Hogwarts senza essere scoperto, se avesse potuto l’avrebbe contattato lui in qualche modo. Anche se non sapeva ancora come avrebbe fatto.
Fu la mattina dopo che scoprirono che effettivamente Blaise avesse recepito il messaggio. Sulla finestra della sala da pranzo di Grimmauld Place giaceva una busta da lettere, senza alcun mittente o destinatario. Draco la prese in fretta e la aprì, poteva essere solo una persona.
Sono felice di sapere che state bene. Ci avete fatto morire di paura, siete spariti nel nulla. Noi stiamo bene, nessuno ha scoperto nulla. Aspettiamo che portiate a termine il vostro compito.
PS caro elfo, prenditi cura del tuo padrone, sappiamo tutti e due che ne ha bisogno.
Un sospiro di sollievo fuggì dalle sue labbra, e sventolò la lettera entrando nella sala che tutti loro condividevano: «Stanno bene» disse semplicemente, cercando di darsi un contegno quando vide gli altri guardarlo come se fosse stato un babbano fuori di testa.
«Questa sì che è una bella notizia» gli disse Harry sorridendo.
«Adesso che questa è fatta… quando entriamo al ministero?» chiese sedendosi accanto a lui, rubandogli il bicchiere di succo di zucca che stava bevendo. Il moro scosse la testa e si limitò a guardare quella nuova luce negli occhi del suo ragazzo. Poteva capirlo, se fosse stato nei suoi panni, sarebbe stato preoccupato ogni giorno per Ron ed Hermione, come avesse fatto a tenerselo dentro, restava un mistero.
«Pensavamo tra due giorni» disse Hermione «La pozione è pronta, basta solo organizzare bene come muoverci».
«Sono d’accordo» disse bevendo «Allora non ci resta che organizzarci» affermò. Tutti gli altri annuirono e subito tutti e quattro insieme iniziarono a progettare passo dopo passo ciò che avrebbero fatto da lì a due giorni. In quattro sarebbe stato più semplice, anche se il tempo era poco. Potevano dividersi e trovare la Umbridge più in fretta in quel modo. Restarono barricati in quella sala a progettare fin nel minimo dettaglio la loro irruzione al ministero, Kreacher su richiesta di Draco, verso il quale era molto ben disposto, aveva preparato loro il pranzo e anche la cena, senza lamentarsi neanche una volta, solo perché Draco gli aveva sorriso e gli aveva chiesto se potesse essere gentile con loro. Erano le undici di sera, quando si resero conto di essere pronti e di aver pianificato tutto alla perfezione: niente poteva andare storto.

 
La mattina seguente le cose iniziarono per il verso giusto. Individuarono facilmente quattro impiegati del ministero e iniziarono a seguirli. Li stordirono e ne presero i capelli e i vestiti. Draco si lamentò per tutto il tempo sia dell’odore della polisucco sia del sapore disgustoso sia dei vestiti terribili che avrebbe dovuto indossare. Si trasformarono in quegli uomini e si guardarono l’un l’altro per potersi riconoscere all’interno del ministero.
«Potter, non avrei mai detto che la tua brutta faccia mi sarebbe mancata. Questa che hai è addirittura peggio» scherzò il Serpeverde.
«Non è che tu sia molto meglio, Malfoy, sei pure vecchio!»
«Forza voi due» fece Hermione trascinandoli fuori dal nascondiglio «Abbiamo un’ora, non sprechiamola».
«Giusto, hai ragione Granger».
Entrare al ministero era la cosa più disgustosa che avessero mai fatto, perché vi si accedeva dallo scarico di un bagno pubblico; Draco se ne lamentò non appena si materializzarono all’interno del ministero e Harry dovette dargli una gomitata perché la sua voce era troppo riconoscibile. Cercarono di recuperare la concentrazione, quando videro nel centro dell’androne un'enorme statua raccapricciante, i babbani schiacciati e distrutti dai maghi; tutti e quattro tremarono davanti a quell’immagine, se Voldemort avesse vinto, sarebbe stata proprio così. Quando Hermione ricordò loro che avevano solo un’ora, si riscossero, ma prima che potessero muoversi, ognuno di loro fu trascinato via dai rispettivi impegni fittizi. Hermione, lasciando Harry e Draco sgomenti, fu trascinata via proprio dalla Umbridge. Non notarono se avesse o meno il medaglione.
«Dobbiamo raggiungere il piano di sotto» disse Harry piano «Cerchiamo prima qua, se troviamo qualcosa di utile». Draco annuì, ma nonostante cercassero di restare più impassibili possibile, sentivano gli sguardi indagatori degli altri impiegati che li guardavano come se avessero capito fin da subito chi fossero.
Miracolosamente, riuscirono a trovare l’ufficio della loro ex professoressa e vi entrarono usando un piccolo diversivo; lo setacciarono tutto, ma non riuscirono a trovare il medaglione.
«Dannazione, conoscendo quella faccia da rospo lo avrà indossato» disse Draco tirando un pugno sulla scrivania «Dobbiamo muoverci. Altrimenti non usciremo vivi da qui» continuò «Troviamo Ron e raggiungiamo Hermione. Avevano parlato di un processo, giusto?»
«Sì, hai ragione, andiamo» concordo Harry. Uscirono dall’ufficio cercando di non dare nell’occhio e raggiunsero l’ascensore, dove fortunatamente c’era Ron, o almeno quello di cui aveva preso le sembianze. Il rosso li guardò senza riconoscerli.
«Siamo noi, Harry e Draco» gli sibilò il moro, dandogli una spinta leggera.
«Miseriaccia! Mi avete fatto prendere un colpo, dov’è Hermione?»
«Con la Umbridge» rispose Draco «E il medaglione».
«Fantastico» commentò acidamente l’altro. Quando raggiunsero il piano in cui si tenevano i processi, uscirono tutti dall’ascensore. Al centro della sala – la stessa in cui era stato Harry giusto un paio di anni prima, processato per essersi difeso da un dissennatore – c’era una donna. La stavano processando e la stavano accusando di aver rubato la bacchetta a un mago o a una strega; Harry detestava quelle persone, come potevano trattare così le persone? Anche Draco sembrava sconvolto dalla cosa. Ron invece sperava che a Hermione non facessero mai una cosa del genere, giurò a se stesso che se solo avessero provato a toccarla, l’avrebbero pagata.
Inoltre, sopra alle loro teste, tenuti a bada dal patronus della donna-confetto, c’erano dozzine di dissennatori.
Finsero perfettamente, con un colpo di fortuna, la donna processata era la moglie dell’uomo che Ron stava interpretando, quindi Harry e Draco ebbero una scusa plausibile per essere lì, mentre scortavano l’uomo. Harry si guardò subito intorno e trovò Hermione vicinissima alla Umbridge. Sentiva che l’effetto della pozione stava svanendo.
Fece segno all’amica e in un attimo lei strappò via il medaglione alla Umbridge, mentre Harry, che aveva appena ripreso il suo aspetto, la schiantava e Draco si occupava degli altri uomini presenti. In un attimo, furono attaccati anche dai dissennatori; fuggirono da quella sala portando con loro anche la donna, e raggiunsero l’ascensore. Sia Harry che Draco lanciarono dei patronus e riuscirono a risalire al piano di sopra. Non appena qualcuno urlò il nome di Harry Potter, spuntarono mangiamorte da tutte le parti e il fatto che avessero riacquistato tutti il loro aspetto non li aiutava, tutti i camini si stavano chiudendo. Uno di loro li inseguiva senza perderli di vista e Draco lo conosceva, l’aveva visto molte volte a casa sua, durante l’estate prima del sesto anno
«Dovevi per forza fare l’eroe, vero?» sibilò Draco mentre scappavano, cercando un camino ancora aperto. Harry non rispose, gli afferrò un braccio e lo trascinò in un camino che non si era ancora chiuso, Ron e Hermione furono subito dietro di loro. Fu una smaterializzazione terribile, e quando si risvegliarono erano tutti in un bosco. Si sentiva Hermione piangere in lontananza e i due si avvicinarono subito a lei.
«Cosa è successo?» chiese subito Harry, correndole accanto e iniziando a cercare ciò che lei gli aveva chiesto «Hermione?»
«Stavamo andando a Grimmauld Place, ma quell’uomo mi ha afferrata! E… non lo so, ho pensato a un altro posto sicuro, ma Ron si è spaccato! Harry, presto!»
Draco li guardò per un istante, le lacrime della fenice avevano poteri di guarigione, nessuna pozione avrebbe potuto fermare in tempo l’emorragia di Ron, non c’erano molte possibilità, ma lui poteva fare qualcosa e, a quanto pareva, era l’unico calmo, Harry stava ancora rovistando nella borsetta dell’amica alla ricerca di qualcosa e Hermione piangeva così tanto che neanche lei ragionava. Così Draco lo fece, fu un solo fischio e dopo poco una maestosa fenice arrivò in tutta la sua magnificenza, planando vicino a lui. «Puoi fare qualcosa?» chiese indicando Ron. Fanny zampettò fino al rosso e chinò la testa sulla sua ferita, lasciando cadere alcune lacrime che, in pochissimo tempo, richiusero la sua ferita.
«Grazie…» sussurrò Hermione, lasciandosi cadere seduta sul prato attorno a loro. Fanny ritornò vicino a Draco zampettando di nuovo, e lui istintivamente le accarezzò la testa con delicatezza e mormorò un grazie rivolto a lei. Iniziava ad affezionarsi a quello strano animale, anche se non aveva assolutamente idea di come ci si prendesse cura di una fenice. Harry osservò tutta la scena in silenzio, senza riuscire a dire nulla, ma guardò Draco con riconoscenza.
«Non c’è problema, dopotutto Silente l’ha lasciata a noi per questo, no? Per aiutarci nei momenti difficili».
«Miseriaccia, non ho neanche la cicatrice!» esclamò Ron mettendosi seduto, sorridendo a tutti gli altri «Su, non fate quelle facce lunghe, sto bene adesso» poi guardò verso Hermione con uno sguardo tenero «Sto bene davvero, tranquilla, non è colpa tua» le disse. Lei scoppiò in un pianto disperato e gli gettò le braccia al collo, iniziando a singhiozzare contro il suo petto, Ron la strinse con tenerezza e nascose il viso tra i suoi capelli, sussurrandole che andava tutto bene.
Draco afferrò la manica della giacca di Harry «Vieni, proteggiamo questa zona e lasciamoli un attimo da soli» disse. Il moro annuì, strinse la bacchetta, e, insieme a lui, iniziò a mettere protezioni tutt’intorno a loro, per scongiurare qualsiasi incontro ostile. Finirono di mettere le protezioni ed entrambi si guardarono, consapevoli.
«Dobbiamo distruggere il medaglione» disse Draco con immensa serietà.
«Hai ragione» concordò il moro «Torniamo da loro». Fecero per avvicinarsi a loro, ma i loro amici li avevano raggiunti con il medaglione e la zanna del basilisco. Harry guardò verso Ron e annuì, voleva che fosse lui, era quasi morto per recuperarlo, era giusto che lo distruggesse lui. Così lo aprì, parlando il Serpentese e questo anche al rosso mostrò le immagini delle sue paure peggiori: Hermione che preferiva Harry o Draco a lui, lui che non era abbastanza per lei o per la sua famiglia o per i suoi amici. Bastò la voce di lei, per calmarlo e fargli capire che non fosse vero. Poi con tutta la forza che possedeva, colpì il medaglione con la zanna del basilisco. Così com’era successo a Grimmauld Place, si udì un sibilò forte e Harry quasi svenne per il dolore alla cicatrice, ma quella volta Draco lo sostenne e lo strinse per non farlo cadere. Hermione, invece, presa dall’euforia di aver distrutto un altro horcrux, saltò al collo di Ron e gli regalò un bacio appassionato e lui, preso in contropiede, restò un istante paralizzato, prima di rispondere con la stessa passione, stringendola a sé per i fianchi, come se non volesse lasciarla andare. Sì sentì sollevato e felice allo tempo.
«Era ora!» urlò Draco al loro indirizzo. Rossi in volto, entrambi si voltarono verso di lui che sorrideva. Quando la sera iniziò a calare e la temperatura a scendere vertiginosamente, Hermione tirò fuori dalla sua borsetta una tenda da campo, lasciando i tre ragazzi sconvolti. Lei si giustificò dicendo di aver incantato quell'oggetto con un incantesimo estensivo per tenersi pronta per ogni occasione. Senza altre domande, Draco, Ron e Harry montarono la tenda aiutandosi con la magia. Vi entrarono per mettersi al riparo e passare la notte, prima di pensare al prossimo piano da mettere in atto. Poi improvvisamente, dopo la cena, Ron si sedette di fronte a Draco e lo guardò per un lungo istante. Il biondo si stupì di quel gesto e gli rivolse uno sguardo interrogativo.
«Che c’è? Ho qualcosa fuori posto?» gli chiese.
«No, no. È che… grazie. Mi hai salvato la vita» disse guardandolo «Non credevo che sarebbe arrivato il giorno in cui ti avrei ringraziato per una cosa del genere, ma l’hai fatto e… ti ringrazio, Draco».
Il biondo ghignò «Non ti ci abituare, la prossima volta, ti lascio morire per terra, senza muovere un muscolo».
«Ma smettila» Harry gli pizzicò il fianco «Ormai è tardi, hai mostrato il tuo lato Grifondoro a tutti noi!»
«Io non ho un lato Grifondoro, Potter» si lamentò, poi guardò Hermione «Sono spacciato, vero?»
«Oh sì. Tu non sai neanche quanto» scherzò lei ridacchiando «Ormai conosciamo il tuo sporco segreto, Malfoy».
Draco sbuffò sonoramente e appoggiò la testa contro la spalla di Harry, poi abbandonò di nuovo la maschera e sorrise. Decisamente, non era male. Ed avevano già distrutto due horcrux, ne mancavano solo due, adesso. L’unica incognita era quel settimo simbolo comparso sulla mappa, che sembrava seguirli, ma sapeva che prima o poi avrebbero capito anche quel dettaglio.





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Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.
 
Buon weekend, people!
Temevo di non riuscire ad aggiornare questo weekend! Questo è stato uno dei capitoli più difficili da correggere, perché mi sono accorta che era quello che avevo modificato di meno nel corso della correzione della storia. E dato che molti dettagli erano diversi, ho dovuto riscriverne la prima parte… sono la peggiore! Comunque, come qualcuno aveva ipotizzato, sì, Draco si è accorto che qualcosa non va in quella mappa, e che qualcosa sia collegato a Harry (non pensa che Harry sia un horcrux, non ancora) anche se cerca di negare l’evidenza e diventa un po’ taciturno. E cerca di non mostrarsi preoccupato, ma fallisce miseramente. Su questa cosa ci saranno fiumi di lacrime e di angst in uno dei prossimi capitoli. Btw. Non voglio anticipare nulla.
E mica la parte di anima di Voldemort in Harry poteva starsene tranquilla? Nah, oltre alle visioni, agli incubi, al serpentese e a tutte le altre sfighe di Harry Potter, sente anche la vocina fastidiosa nella testa che alimenta la sua gelosia e il suo malumore. Povero cucciolo…
Anche Ron è geloso LOL ma non sclererà malissimo come nel libro (non hanno il medaglione con loro) quindi! Non siamo ancora alla resa dei conti, ci sono ancora un paio di cose che dovranno scoprire i nostri eroi, prima della fine della guerra. (dopo la quale la storia continuerà LOL) E Draco salva la vita a Ron e finalmente anche Ron e Hermione si sbloccano!
Ringrazio con tutto il cuore Eevaa e lilyy che hanno recensito lo scorso capitolo, chi ha recensito i precedenti, chi legge e chi la aggiunge alle preferite/seguite/ricordate, insomma tutti quelli che seguono la storia. Vi ringrazio davvero tanto.  
Beh, ciò detto vi auguro una buona domenica e una buona settimana.
Ci si becca il prossimo weekend con il 13esimo capitolo!
A presto, bye!
 
 
Fatto il misfatto!

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Capitolo 13
*** 13. This is us (We are warriors). ***


Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, meritavano di meglio, quindi ho decido di dargli io ciò che meritavano; ma non ci guadagno nulla da tutto ciò, niente è finalizzato ad offendere qualcuno (solo a dare loro il finale che piace a me :D) e io ci perdo solo la faccia con queste cose.

Avviso: I personaggi tendono ad essere OOC (soprattutto Draco con l’andare avanti della storia, perché subisce un cambiamento radicale) tutti loro sono basati sui miei headcanon!

Nota bene: La storia parte dal sesto anno, tenendo conto di alcuni avvenimenti accaduti fino al quinto, in seguito proseguirà con alcuni riferimenti al settimo libro, tuttavia gli avvenimenti sono anacronistici rispetto ai libri.


Enjoy the show!

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Twist of Fate

13. This is us (We are warriors)




Era passata una settimana da quando si erano accampati nella foresta, per sfuggire ai mangiamorte che li avevano sorpresi al ministero e che avevano scoperto il loro nascondiglio. Avevano ancora due horcrux da trovare, la logica suggeriva di trovare e distruggere prima quello nascosto a Hogwarts e poi quello che Voldemort aveva con sé, che a giudicare dall’immagine apparsa sulla mappa, sembrava essere un serpente. Draco non ebbe difficoltà ad ipotizzare che il terrificante serpente che strisciava sempre ai piedi di Voldemort, Nagini, potesse essere un horcrux. Tuttavia, non riuscivano a mettersi d’accordo su come entrare nella scuola, ogni piano che uno di loro proponeva, veniva immediatamente respinto da Harry, che lo giudicava troppo pericoloso. Avevano discusso sull’argomento diverse volte e una volta avevano persino litigato. Draco non riusciva a capire il motivo di quegli scoppi di rabbia improvvisi da parte del Grifondoro.
Le cose peggiorarono, quando sentirono dalla radiolina che Ron si portava dietro, che Piton era diventato il nuovo preside della scuola e che avesse introdotto alcune severe regole per gli studenti e molti dei nuovi professori fossero dei mangiamorte. Sapevano che i loro amici e i professori rimasti a scuola, li avrebbero aiutati, ma non erano d’accordo su come entrare nel castello; dovevano essere preparati, non potevano fare nessun errore, non come al ministero: lì erano stati quasi catturati dai mangiamorte. Non potevano smaterializzarsi all’interno della scuola, né potevano entrare dal portone principale con Piton come preside e, anche se ci fossero riusciti, non avevano idea di dove rifugiarsi. Inoltre, Harry aveva lasciato la Mappa del Malandrino a Neville, affinché la usasse per tenere tutti al sicuro, e anche se conosceva a memoria tutti i passaggi segreti, non poteva sapere se ci fossero state persone ostili a sorvegliare i passaggi. La cosa irritava un po’ tutti, ma cercavano pacificamente di venire a capo del problema. Erano certi che prima o poi avrebbero trovato una soluzione, anche se sembrava impossibile.
Era notte e, dopo un'altra discussione che era quasi degenerata, avevano deciso di andare a dormire per riposare un po'. Draco e Harry erano stretti l’uno all’altro nel sacco a pelo che avevano ingrandito per poterlo dividere. Il Serpeverde sonnecchiava con la testa contro la spalla di Harry, quest’ultimo invece era sveglio. Non dormiva quasi mai di notte, perché temeva che, facendolo, Voldemort entrasse nella sua mente e scoprisse cosa stavano facendo. Quando avevano distrutto il medaglione, l’aveva quasi scoperto. Con sforzo, Harry si era difeso e lo aveva tenuto fuori, per questo era quasi svenuto. Non vedeva l’ora che tutta quella assurda storia finisse. Desiderava solo una vita tranquilla, una persona da amare e una famiglia che non aveva mai avuto. A volte si chiedeva come mai a lui fossero capitate tutte quelle sventure, ma poi ci ripensava, meglio a lui che ad altri. Non desiderava che altre persone soffrissero come stava facendo lui. Per fortuna, aveva Draco e tutti i suoi amici, senza di loro non avrebbe saputo affrontare la situazione.
«Draco?» lo chiamò a bassa voce «Dormi?»
«Uhm… non proprio, dimmi» gli rispose con la voce assonnata, senza alzare la testa dalla sua spalla.
«Voglio un vero appuntamento con te» sussurrò Harry «Intendo, quando tutto questo finirà» aggiunse, quasi giustificandosi. Draco sorrise spostando la testa verso il suo collo, regalandogli un piccolo bacio lì, facendolo tremare un po’ «Voglio uscire con te, viziarti e corteggiarti… e portarti a cena fuori, ovunque tu voglia» continuò a bassa voce, immaginando perfettamente la scena, lui e Draco che camminavano per le strade di Londra – non importava se in quella babbana o magica – mano nella mano, lui che comprava al biondo dei fiori o dei cioccolatini o entrambi, che lo corteggiava come meritava di essere corteggiato, loro due a cena fuori. Draco che lo faceva innervosire, flirtando con il cameriere e tutto il resto; doveva aggrapparsi a qualche speranza, no?
«Un bel ristorante di lusso» disse Draco immediatamente, facendo sorridere il moro «Mi raccomando, voglio solo il meglio» disse «Ma evita il pesce crudo, l’ho sempre odiato, anche se mia madre credeva fosse chic».
Harry ridacchiò «Certo, cibo di lusso, niente pesce crudo e tutto ciò che desideri» sussurrò dandogli un bacio sulla guancia, il cuore di Draco perse un battito «E poi dopo la cena… ti porterei subito a casa mia. E farei l’amore con te tutta la notte».
Il biondo alzò lo sguardo su di lui e sorrise, Harry aveva le gote leggermente rosse e gli occhi verdi che brillavano come smeraldi «Mi sembra un bellissimo piano, un ottimo piano, in effetti» rispose con il fiato corto. Neanche lui aveva fatto fatica ad immaginare la serata, sarebbe stata sicuramente una delle più belle di tutta la sua vita. Con Harry al suo fianco non poteva essere diversamente. Gli accarezzò con tenerezza il fianco e poi si sporse verso di lui per baciarlo, per fargli capire che andava bene anche per lui, che avrebbe adorato una cosa del genere. L’altro rispose al bacio e lasciò scivolare le braccia attorno al corpo del suo ragazzo, per poterlo stringere meglio e continuare a baciarlo con intensità e una punta di disperazione che in quel periodo era sempre presente.
«Cerca di riposare, Harry» gli sussurrò dopo un po’ il biondo «Quando tutto questo finirà, saremo liberi e potremmo fare tutto ciò che vogliamo. Ogni cosa» promise stringendolo un po’ di più a sé «Te lo prometto».
«Lo so, faremo un sacco di cose» disse il moro, annuendo «Dobbiamo solo sconfiggere questo stronzo, che ci sta rendendo la vita un inferno».
«Non avrei saputo dirlo meglio» affermò Draco. Gli diede un altro bacio e poi si distese di nuovo, stringendolo a sé. Stavolta fu Harry ad appoggiarsi all’altro e sospirò. Se fosse sopravvissuto allo scontro finale, sarebbe stato libero di amare Draco, ma aveva forti dubbi riguardo al sopravvivere, la profezia non era chiara, ma un’interpretazione poteva tranquillamente essere che erano destinati a morire entrambi. Non voleva angosciare nessuno con quei pensieri, quindi li teneva sempre per sé, soprattutto non voleva far soffrire Draco. Si strinsero in un abbraccio, intrecciarono le gambe e dopo un po’ il biondo si addormentò per primo, dopo essersi fatti mille promesse e aver fantasticato sul loro futuro; quello serviva ad alimentare le loro speranze, a non farli arrendere davanti alle difficoltà che stavano incontrando e a mantenerli lucidi. Harry rimase sveglio un po’ di più rispetto a lui, riflettendo. Anche Ron e Hermione si sussurravano parole colme di speranza, e Harry era sollevato dal fatto che finalmente si fossero avvicinati così tanto, non sopportava più vederli soffrire l’uno per l’altra. Si guardò intorno, prima di addormentarsi e si disse che, anche se avesse dovuto sacrificarsi per loro tre, l’avrebbe fatto volentieri, se loro avevano anche solo una possibilità di essere felici, nel futuro di pace che si auguravano tutti, dopo la morte di Voldemort, avrebbe permesso che loro l'avessero. Lo meritavano tutti. Fu un giuramento che fece con se stesso, avrebbe fatto di tutto per permettere alle persone più importanti della sua vita di avere un futuro sereno, anche a costo di sacrificare il proprio. Diede un leggero bacio a Draco sulla guancia, prima di addormentarsi anche lui.
 
§§§
 
Un’altra settimana era passata, non avevano ancora un piano per entrare a Hogwarts e Harry stava diventando irritabile. La sua irritazione si espandeva a macchia d’olio su tutti loro, ogni giorno avevano come minimo una discussione futile su qualunque argomento. Più rifletteva su un piano, più si irritava, più il suo umore influiva su di loro. Non serviva a niente litigare tra di loro, più volte Hermione lo aveva detto e anche Draco le aveva dato corda, ma sembrava che il moro non li ascoltasse. Qualche giorno prima, Harry e Draco avevano avuto una brutta discussione, dopo che avevano parlato tutti insieme di entrare a Hogwarts. Hermione aveva proposto di usare la Polisucco, ma la proposta era stata bocciata immediatamente perché non avrebbero saputo di chi prendere le sembianze; Draco aveva proposto di viaggiare di notte, di raggiungere la Foresta Proibita sulle scope, per poi atterrare sulla Torre di Astronomia, ma Harry si era opposto con forza alla sua proposta, alla sua domanda perché il prescelto aveva iniziato ad alzare la voce e a dare di matto, sostenendo che fosse troppo pericoloso e che i mangiamorte avrebbero potuto essere ovunque. Draco era uscito dalla tenda solo per non litigare e Harry gli aveva urlato dietro che era solo un codardo e che non affrontava le discussioni in maniera adulta. Il biondo a stento aveva trattenuto il nervosismo e solo l’intervento di Ron aveva impedito ad entrambi di tirare fuori le bacchette. Alla fine, Draco raggiunse Fanny e rimase fuori dalla tenda, fino a che non gli passò la rabbia. Harry, invece, per sbollire la rabbia, andò in perlustrazione e rientrò al tramonto. Non appena vide Draco, si scusò con lui per aver perso la testa e si riappacificarono, ma entrambi sapevano che avrebbero dovuto riprendere il discorso e parlare degli scatti improvvisi di rabbia di Harry.
Spostarono il loro accampamento quella sera, perché Harry aveva trovato un gruppo di Ghermidori non troppo lontani da loro e, nonostante le protezioni, avrebbero potuto trovarli.
Era difficile muoversi in quelle foreste, c’erano creature magiche, ostili e al servizio di Voldemort ovunque, pronte ad attaccarli, inoltre alla radio sentivano ogni giorno notizie di ogni genere, come attacchi ai babbani, rapimenti di maghi ostili a Voldemort e altre notizie raccapriccianti. Il ministero era sotto il controllo dei nemici, che stavano confiscando le bacchette a chiunque non avesse una discendenza magica. I quattro ragazzi sapevano di dover fare in fretta, che non avevano troppo tempo; la comunità magica già era in ginocchio, e loro non potevano continuare a litigare come dei ragazzini, tuttavia Harry non sembrava di questo parere, perché a distanza di due giorni dall'ultima, aveva fatto un’altra scenata. Si era arrabbiato come un matto perché Hermione aveva regalato a Draco uno dei suoi libri. Alla fine avevano litigato e il biondo lo aveva mandato al diavolo. E non gli parlava da quella mattina.
 
«Draco, avevo completamente dimenticato di darti una cosa!» esclamò Hermione, quella mattina, dopo la colazione. Il biondo inclinò la testa interrogativo «Avevo comprato un libro, quando eravamo al quinto anno, per approfondire Cura delle Creature Magiche» continuò lei rispondendo alla domanda muta del ragazzo «Ma serve più a te che a me» disse, mentre prendeva un volume dalla borsetta. Lo passò subito a Draco, che lo prese tra le mani.
«Animali Fantastici e dove trovarli» lesse il titolo «Di Newt Scamander. È quel folle che girava il mondo con una valigia piena di animali magici, vero?» lei annuì «Non dirmi che c’è qualcosa sulle fenici».
«Oh sì. Leggi e impara, Malfoy!»
Harry li osservava in silenzio, mentre era seduto con Ron poco distante da loro. Il biondo sfogliò le pagine fino a trovare il capitolo che gli interessava e sorrise iniziando a leggere; poi si schiarì la voce e rivolse un sorriso alla ragazza.
«Grazie, sei fantastica come sempre!»
Lei gli fece l’occhiolino e riprese a leggere il libro che le aveva lasciato Silente. Harry si schiarì la voce e Draco si voltò verso di lui, sorridendo e mostrandogli ciò che gli aveva dato Hermione.
«Ehi, hai visto? Finalmente impererò qualcosa sulle fenici! Ne so così poco».
«Oh wow, sì» disse, fingendo entusiasmo con la voce di un morto; Draco inclinò la testa guardandolo di traverso.
«Che succede? Ti ha morso un serpente?» chiese «Hai una faccia».
«È la mia solita faccia» disse il moro con tono neutro.
«Harry, si può sapere che hai? Dai, troveremo il modo di entrare a Hogwarts, stai tranquillo» gli disse per rassicurarlo, ma quella frase mandò l'altro fuori di testa. Harry iniziò a imprecare e a dire cose senza senso, sosteneva che quando avrebbero sconfitto Voldemort, loro due si sarebbero lasciati, perché il biondo avrebbe trovato qualcuno di migliore “dello Sfregiato” e se ne sarebbe andato via con lei.
«Lei? Ma se sono gay, Harry!» l’altro grugnì contrariato «Oh andiamo! Non fare scenate di gelosia. Lo sai che io e Hermione siamo amici, lo desideravi così tanto quando eravamo a Hogwarts, perché adesso fai così?»
«Io non sto facendo proprio niente» sbuffò il moro incrociando le braccia al petto. Persino Ron, lo stava guardando con un sopracciglio alzato, quindi Draco non era poi così nel torto «Se non te lo ricordi, dobbiamo trovare un modo per entrare a Hogwarts, non me ne frega niente del tuo uccellaccio!» gli urlò contro.
«Vuoi darti una calmata? Ma che ti prende?» Draco si alzò per fronteggiarlo, poi lo guardò meglio in faccia: Harry era livido e c’era qualcosa che non andava in lui, ma il biondo non capiva cosa. «Sai che ti dico, sbollisci la rabbia e poi vieni da me. Ne ho abbastanza di te e di tuoi immotivati scatti d’ira» disse irritato «Non resto qui a farmi urlare contro da te» affermò, uscendo dalla tenda per prendere aria.
«Sul serio, amico, perché non ti calmi?»
«Fatti gli affari tuoi» sputò il moro, spostandosi anche lui. Quando Draco rientrò nella tenda, non guardò neanche verso Harry e si mise a leggere il libro che Hermione gli aveva regalato. Il moro, invece, uscì subito dopo il suo rientro, senza degnarlo di uno sguardo. Non si parlarono per tutto il giorno.
 
Intanto le ore erano passate, ed entrambi erano ancora chiusi in un forzato mutismo. Che cosa gli era preso? Era geloso? Ma di cosa? Se fosse stato geloso di Ron, avrebbe anche potuto capirlo – ma no, Weasley non era affatto il suo tipo – ma come poteva essere geloso di Hermione? Era solo gelosia, o c’era qualcos’altro sotto?
«Gli passerà» disse lei con un sospiro «Non voleva arrabbiarsi davvero, è solo molto stressato».
«Lo siamo tutti, ma non facciamo scenate così» ribatté il biondo tenendo gli occhi fissi sul libro. La ragazza gli strinse gentilmente una spalla, prima di allontanarsi e tornare da Ron, scuotendo la testa.
Quando finì di leggere, Draco si alzò e si guardò intorno. La sera era calata da un pezzo e di Harry non c’era traccia. Una specie di panico si fece largo in lui e chiese a Ron e a Hermione, se l’avessero visto. Ron gli rispose che gli aveva parlato prima del tramonto, ma che non era ancora tornato; così Draco senza neanche pensarci due volte uscì anche lui dalla tenda e si mise a cercarlo. Andava contro ogni suo pensiero, lui avrebbe dovuto mantenere il punto, avrebbe dovuto essere quello orgoglioso della coppia, Harry lo aveva aggredito verbalmente per un motivo stupido, ma stavano affrontando una missione suicida, c’era una guerra in corso e avevano bisogno di essere concentrati, di essere calmi e soprattutto di essere più uniti che mai. I babbani e i nati babbani continuavano a sparire e Voldemort era sempre più potente, sempre più maghi e creature oscure si univano a lui, chi per paura, chi per convenienza. Non potevano litigare per qualsiasi cosa e Harry doveva capirlo, non poteva continuare così, non faceva bene a nessuno di loro… e lui soffriva ogni volta che litigavano per stupidaggini. Si sentiva ferito, certo, ma non era il momento di pensare a se stesso. Si fermò nel mezzo della foresta, scioccato da se stesso. Cosa diavolo gli stava succedendo? Lui aveva sempre pensato solo a se stesso, perché adesso gli importava così tanto degli altri? Era vero, allora? Frequentare Potter aveva fatto uscire un lato di lui che persino lui stesso ignorava? Non lo sapeva, ma in quel momento sentiva solo il bisogno di trovare Harry e fargli capire cose importanti, come il non essere geloso di Hermione o di altre persone, perché lui aveva avuto una cotta per quello stupido Sfregiato per anni e poi se ne era innamorato, non c'erano altri per lui. Draco cercò Harry per tutto il perimetro che avevano protetto e lo trovò seduto in riva al lago; per un momento gli ricordò uno dei loro momenti a Hogwarts, quando erano ancora amici e si incontravano in riva al Lago Nero per parlare delle loro giornate e delle loro preoccupazioni. Senza pensarci due volte, lo raggiunse e gli si sedette accanto. Era stata un’amicizia bizzarra, erano passati dall’essere rivali all’essere amici e poi erano diventati amanti. Sembrava una favola… una di quelle per bambini con il lieto fine. Per un momento si chiese se anche la loro potesse essere una favola con il lieto fine, la sua favola a lieto fine.
«Che ci fai qui?» gli chiese il moro. Il freddo autunnale iniziava a farsi sempre più pungente, soprattutto di sera e Harry era uscito con solo la t-shirt – stupido Grifondoro – pensò Draco, poi si tolse la felpa e gliela mise sulle spalle. Il moro gli fece un gesto d’apprezzamento e se la strinse addosso, sospirando di sollievo.
«Cerco il mio stupido ragazzo Grifondoro che ha fatto una stupida scenata di gelosia» rispose semplicemente, sedendosi accanto a lui «Tu?»
«Cerco un modo per scusarmi con il mio ragazzo per una stupida scenata di gelosia che ho fatto» rispose con un sospiro, il biondo gli appoggiò una mano sul ginocchio e sospirò piano «E cerco di capire cosa mi sta succedendo» confessò, tenendo lo sguardo basso.
«Che intendi dire?» chiese il Serpeverde, l’altro scosse la testa «Ne vuoi parlare con me?» Harry prese un profondo respiro e si morse le labbra «Non c’è niente di male ad essere gelosi, Harry, anche io sono geloso» disse cercando di tranquillizzarlo «Lo sai, no? Quando credevo che ti piacesse la Weasley, mi sentivo morire ogni volta che vi vedevo insieme» confessò il biondo senza voltare lo sguardo verso di lui «C’erano volte che volevo lanciarle una maledizione».
«Sei terribile» soffiò il moro, sorridendo «Vorrei che fosse così, ma non è proprio così. Sì, sono geloso, ma è qualcos’altro» ammise. Era difficile da spiegare, e se Draco non avesse capito? Se l’avesse preso per matto? Lui credeva di essere impazzito davvero, ma non sapeva come parlarne, come spiegare cosa gli stava accadendo.
«Cosa?» Harry non rispose «Parlamene Potter, non riuscirai a venirne a capo se non ne parli» lo spronò «Io sono qui. «Voglio aiutarti, non giudicarti» disse con calma il biondo «Perché quella scenata prima?» chiese «Ho fatto qualcosa?»
Lui scosse la testa e prese un profondo respiro, aveva ragione Draco, doveva parlargli o sarebbe impazzito sul serio. «Non l’ho fatto di proposito, quando… quando le parli, sorridi e fai tutte quelle cose… sento una voce terrificante nella mia testa, che mi dice che te ne andrai con lei, che non sono abbastanza per te, che meriti qualcuno alla tua altezza…»
«E secondo questa voce, Hermione sarebbe alla mia altezza?» chiese lui, comprensivo. Harry si strinse nella felpa di Draco e ne respirò il profumo, cercando di rilassarsi. C’erano volute ore prima che si rendesse conto di aver riversato tutta la sua rabbia repressa contro la persona che meno lo meritava.
«Lei, chiunque altro» confessò «Non lo so perché succede, Draco…» disse mordendosi le labbra «Mi è successo anche a Grimmauld Place e quando lavorate alla polisucco o quando suonavate il piano, io…» deglutì, sperando di non sembrare uno schizofrenico che sentiva le voci «Mi dispiace, Draco, tantissimo» il biondo annuì «Non so cosa fare, oggi… era così convincente che ho perso la testa…» confessò ancora «Diventa sempre più crudele e mi dice che tu mi lascerai».
«Harry» Draco gli prese il volto tra le mani e lo obbligò a guardarlo in faccia «Scopriremo cos’è questa cosa che ti tormenta, okay? Ma finché non lo facciamo, non darle ascolto» gli disse con un tono di voce dolce, ma che allo stesso tempo non ammetteva repliche «Ci sei solo tu per me. Te lo giuro» concluse guardandolo negli occhi.
«Scusami» sussurrò il moro con il cuore che batteva con forza nel suo petto, credeva alle parole di Draco, doveva credere a lui e fidarsi perché altrimenti sarebbe davvero impazzito «Lo giuro, non lo faccio di proposito, non volevo ferirti».
«Lo so» rispose l’altro, accarezzandogli le gote con i polpastrelli «Adesso torniamo dentro, stai gelando». Harry annuì ed entrambi si alzarono dal freddo terreno, dirigendosi verso la tenda. Ma Draco aveva bisogno di sapere che Harry si fidasse di lui, dopo i loro litigi e quest’ultima scenata, iniziava a credere che non si fidasse più e aveva bisogno di sentirgli dire che si sbagliava. Gli afferrò il braccio, fermandolo, prima che arrivassero alla tenda. Il moro si voltò verso di lui e lo guardò interrogativo.
«Harry, ti fidi di me?» gli chiese con la voce tremante.
«Sì, Draco» rispose, guardandolo negli occhi «Anche se qualche volta perdo la testa, mi fido di te».
«Bene» il biondo gli sfiorò le labbra con dolcezza, prima di lasciare scivolare la mano con cui gli teneva il braccio verso la sua e gliela strinse con tenerezza «Andiamo dagli altri, saranno preoccupati».
Harry annuì e ricambiò la stretta con forza, poi tornarono nella tenda, dove Ron ed Hermione li accolsero con un morbido sorriso, il moro si scusò anche con l’amica, che gli disse di stare tranquillo e scherzò dicendo che non gli avrebbe mai rubato il ragazzo, prima di abbracciarlo con tenerezza e stringerlo come era solita fare lei.
Draco lo guardò per un attimo e un terribile senso d’angoscia si impossessò di lui, Harry poteva percepire gli horcrux, era mentalmente collegato a Voldemort e adesso sentiva nella sua testa delle voci che gli sussurravano i suoi peggiori incubi, come era successo a lui con la coppa e a Ron con il medaglione. E quella mappa continuava a mostrargli il simbolo di una saetta, indicando che si trovasse proprio lì, nella foresta dove si erano accampati. Deglutì con forza e cercò di scacciare quel pensiero dalla mente. Non aveva appena ipotizzato che il suo ragazzo fosse egli stesso un horcrux, vero? No, non lo aveva affatto pensato. Non poteva esserlo, non era possibile. Significava che avrebbero dovuto ucciderlo? No, doveva esserci un’altra spiegazione, qualsiasi altra spiegazione. E lui avrebbe capito di cosa si trattava e avrebbe aiutato Harry a liberarsene. Dovevano avere il loro lieto fine, non poteva finire sempre in tragedia.
 
 
Quattro giorni dopo, ancora non avevano un piano. Harry aveva avuto molti incubi su Voldemort che torturava Olivander, il mago oscuro cercava una particolare bacchetta, ma Harry non era riuscito a carpire altri dettagli. Draco lo aveva stretto e tranquillizzato tutta la notte, il moro si era addormentato all’alba, ma il suo sonno era rimasto comunque agitato.  
Il biondo lo accarezzò delicatamente e sospirò, non voleva esporre i suoi dubbi con Hermione o con Ron, non perché non si fidasse di loro, ma aveva bisogno di venirne a capo da solo, loro si sarebbero fatti prendere dal panico peggio di lui, né lui né Harry avevano bisogno del loro panico. Nel sonno, Harry parlava serpentese a volte, e Draco si sentiva spesso a disagio con questa cosa, ma da come sudava, da come si tendeva e dalle sue espressioni per nulla rassicuranti, non era niente di positivo. Quando lo vide più calmo, lo coprì bene con le coperte e poi si alzò dal loro giaciglio per sgranchirsi un po’ le gambe e prepararsi un infuso caldo. Nei boschi dove erano, spesso a turno andavano a recuperare delle erbe per poter preparare le bevande calde e non congelare con le temperature che scendevano vertiginosamente giorno dopo giorno, a causa dell’avvicinamento dell’inverno, che ormai era alle porte.
Si erano spostati due volte negli ultimi giorni, perché a loro si stava avvicinando un branco di vampiri e non volevano rischiare che la loro posizione fosse scoperta. Si erano rifugiati su una montagna e sembrava più tranquillo lì, avevano evocato lo stesso le protezioni attorno a loro e si erano accampati. Le notizie dalla radio non erano mai positive, ma almeno non venivano fatti i nomi dei loro amici o dei parenti di Ron tra gli scomparsi.
Si sedette con la tazza di bevanda calda tra le mani e ne prese un sorso, sospirò guardando preoccupato verso Harry, ciò che gli aveva detto qualche giorno prima lo aveva un po’ turbato. Il fatto che sentisse quella voce nella mente, unito ai continui incubi, al fatto che avesse percepito gli horcrux e fosse stato male nel momento in cui li avevano distrutti, non faceva che avallare la sua assurda ipotesi che il suo ragazzo fosse un horcrux. Rabbrividì al pensiero. Se i suoi dubbi fossero stati corretti, che avrebbe dovuto fare? Parlarne con gli altri? Dove diavolo era Silente quando serviva? Perché non l’aveva messo in guardia su questa cosa? Perché non gli aveva detto una cosa così importante? Aveva paura che fosse vero, che i suoi dubbi fossero fondati, aveva il terrore di non sbagliarsi. Voleva essere in torto, desiderava aver frainteso tutto perché era uno stupido. Strinse la tazza così forte che non si accorse di aver sbiancato le nocche. Lasciò la tazza in fretta e prese la mappa, la aprì, osservò quel simbolo maledetto e non riuscì a smettere di pensare a quello, tutto sembrava portare verso la conclusione che Harry fosse un horcrux, ma non poteva essere vero, se fosse stato così, Silente avrebbe trovato un modo per aiutarlo, un modo per liberarlo da quel fardello, così da uccidere Voldemort, giusto? Lo avrebbe fatto, non avrebbe lasciato il suo pupillo in pericolo. Sospirò e il suo respiro tremò un po’, aveva paura, se avesse avuto ragione, cosa avrebbe dovuto fare? Se Harry fosse stato davvero un horcrux? Avrebbero dovuto ucciderlo al fine di sconfiggere Voldemort? Draco rabbrividì alla sola ipotesi. Nessuno di loro, ne era certo, avrebbe deciso di uccidere Harry, lui prima di tutti. Era quasi morto per proteggerlo, non avrebbe permesso che gli fosse fatto qualcosa di male. Piuttosto avrebbe trovato o inventato una pozione per salvargli la vita. Doveva esserci, giusto?
«Già sveglio?» la voce bassa di Hermione lo fece sobbalzare e richiuse la mappa con uno scatto involontario, non voleva che scoprisse di quella cosa, ma se l’avesse già capito? Avrebbe dovuto dirle tutto, forse insieme avrebbero trovato una soluzione, da solo non lo avrebbe mai potuto salvare, ma forse chiedendo aiuto a Hermione, avrebbe potuto farlo, giusto?
«Harry ha avuto una nottataccia, si è appena addormentato e io… beh, riflettevo».
«Su cosa? Vuoi un parere? Sono abbastanza brava a riflettere» disse lei, mentre lo imitava e si preparava una tazza di infuso. Il biondo scosse la testa e prese un lungo sorso di quella bevanda e sospirò di nuovo «Riguarda Harry?»
Draco sospirò. «Riguarda sempre Harry. Sono preoccupato per lui. Sembra che il legame si sia rinforzato. Ha gli incubi tutte le notti, parla serpentese e non so cosa gli stia succedendo» sbuffò lasciandosi cadere sulla sedia, portandosi una mano tra i capelli «E qualche giorno fa, mi ha detto una cosa strana» ammise. Forse parlare di quello che era accaduto quel giorno, avrebbe sciolto un po’ il suo terrore.
«Cosa?» chiese lei.
«Dopo la scenata di gelosia, quando abbiamo chiarito, mi ha detto che… sente una voce nella sua mente. Una voce che lo spinge a credere che io possa lasciarlo per qualcun altro» spiegò sentendo dalla sua stessa voce quanto fosse terrificante.
Hermione spalancò gli occhi «Pensi sia il legame?»
«Sì, anche se non ho capito in che modo… possa fare una cosa del genere» lei gli rivolse uno sguardo come per dire Sai benissimo cosa può essere, ma non lo disse ad alta voce «Non so come aiutarlo» aggiunse lui.
«Stai facendo tutto il possibile, Draco» cercò di consolarlo la strega, rivolgendogli un sorriso gentile «Ne usciremo. Troveremo il modo di aiutare Harry, di entrare a Hogwarts e di sconfiggere Tu-Sai-Chi, vedrai».
«Lo spero davvero» sospirò.
«Vuoi parlarmi di altro?» chiese lei, dopo un po’. Draco alzò lo sguardo verso la ragazza e dallo sguardo che gli rivolse, capì immediatamente cosa volesse dire: lei sapeva del simbolo e aveva i suoi stessi dubbi. Hermione, mentre gli porgeva la domanda, aveva lo sguardo puntato sulla mappa.
Il ragazzo strinse i pugni e prese un respiro profondo, poi deglutì, incapace di ammettere ad alta voce i propri dubbi, scosse la testa e smise completamente di parlare. In silenzio, finirono di bere i loro infusi, poi Hermione prese quel libro che continuava sempre a leggere e Draco andò fuori a controllare Fanny; la fenice se ne stava appollaiata su un ramo basso, insieme a Edvige e di tanto in tanto sparivano per andare a procurarsi del cibo. Era in perfetta salute, adesso ne era certo, lo aveva letto nel libro che gli aveva regalato Hermione ed era lontana dal giorno del falò, dato che non mostrava alcun segno di vecchiaia. Si stava affezionando a lei, anche se non le era sempre intorno. Le regalò una carezza sul becco e la fenice gli beccò gentilmente il palmo della mano, facendolo ridacchiare.
«Stai bene, vero?»
La fenice inclinò la testa e fece un verso allegro. Draco ridacchiò, forse Silente gli aveva fatto un regalo più grande di quanto immaginasse. Ed era strano che fosse lì con lui, aveva letto su quel libro che le fenici erano fedeli solo alle famiglie che le avevano addomesticate, quindi avrebbe dovuto essere fedele solo ai Silente, giusto? Allora perché lo seguiva ovunque? Forse stava rispettando un ordine del suo ultimo padrone? Draco non se lo sapeva spiegare, eppure Fanny lo ascoltava e interveniva in situazioni difficili, come era successo con Ron. Restò ancora un po’ lì fuori, poi rientrò, trovando tutti svegli, radunati attorno a Hermione.
«Che succede?» chiese avvicinandosi a loro «Cosa mi sono perso?»
«Draco! Vieni qui, hai studiato anche tu Rune Antiche come me, vedi se ci capisci qualcosa» disse la ragazza, afferrandogli una mano e trascinandolo accanto al libro; indicò uno strano simbolo, lì per lì Draco non lo riconobbe subito «Sto cercando da giorni di capire che significa, non c’è tra le rune e neanche tra i simboli celtici». Il Serpeverde le tolse il libro dalle mani e avvicinò la pagina con il simbolo incriminato al proprio volto, lo studiò per un qualche minuto, cercando di ricordare dove lo avesse visto. Non gli era nuovo, lo aveva già visto da qualche parte.
Poi l’illuminazione lo folgorò.
«Ah! Sì, non lo trovi da nessuna parte perché non è né un simbolo celtico né una runa» disse restituendole il libro «È il simbolo dei Doni della Morte».
«I Doni della Morte?» chiese Hermione «Non ne ho mai sentito parlare».
«È un’antica leggenda, tramandata anche come favola» disse, sedendosi accanto a lei, osservando quel libro «Se non sbaglio dovrebbe essere quella dei tre fratelli» riprese il libro e cercò tra le pagine di esso «Eccola! Sì, me la ricordo, me la raccontava il mio elfo quando non volevo andare a dormire. Era un po’ inquietante in effetti, mi diceva che se non fossi andato a dormire, la morte sarebbe venuta anche per me» affermò, sentendo un brivido scivolare giù per la schiena. Ma come si potevano leggere delle cose del genere a dei bambini? Chi aveva concepito una cosa così per dei bambini?
«Spiega un po’, di cosa parla questa storia?» chiese Harry, interessato.
Draco lesse le prime righe, rendendosi conto di ricordarla bene «Allora, c’erano tre fratelli, okay? Si ritrovarono davanti ad un burrone, sotto al quale c’era un fiume, da bravi maghi costruirono un ponte con la magia per poterlo attraversare. Ma la morte apparve davanti a loro» raccontò, ogni tanto guardava il libro per vedere se ricordava bene e poi riprendeva a parlare «Lei volle fare dei doni ai tre fratelli, uno per ognuno di essi, perché loro l’avevano stupita con la loro astuzia. Allora, il maggiore chiese una bacchetta potente, in modo da poter avere il potere di sconfiggere i suoi nemici. E alla fine fu ucciso, che coglione» continuò, senza riuscire a trattenersi dal commentare a modo suo «Il secondo invece chiese qualcosa per rivedere la sua amata che era morta troppo giovane e la morte gli diede una pietra con la quale evocarla. Si uccise anche lui perché il fantasma non sopportava vivere nel mondo dei vivi, patetico» disse, commentando ancora «Mentre il terzo chiese qualcosa per poter andare via e passare inosservato. La morte gli diede il mantello che la rendeva invisibile e lui se ne andò. Il terzo fratello visse una vita felice e blablabla, poi consegnò il mantello al figlio e morì tranquillo, o qualcosa del genere».
«Wow, Malfoy, racconti le storie in modo incredibile» commentò Ron divertito; anche Harry rise alla battuta del rosso.
«Beh, volevo farla breve, non avevo voglia di leggere tutta la storia, comunque» prese una pergamena e una piuma d’oca dalla borsetta di Hermione con un Accio . Era davvero l’unico a conoscere quella storia? Poteva capire Harry e Hermione, ma Weasley? Davvero non la conosceva?
«Oh Merlino, è vero!» esclamò Ron, dopo un po’ «Me la ricordo, mamma la leggeva sempre quando ero piccolo. Ha causato anche a me degli incubi, per questo avevo rimosso».
«Ecco, tu sì che mi capisci, Weasley!» esclamò teatralmente «Dicevo, ci sono tre Doni della Morte, la Bacchetta di Sambuco, la Pietra della Risurrezione e il Mantello dell’Invisibilità» spiegò, mentre disegnava sulla pergamena lo stesso simbolo che c’era sul libro. «La leggenda dice che chi li possiede tutti e tre, è un padrone della morte» concluse il biondo, guardandoli tutti. I tre Grifondoro si sporsero verso di lui e osservarono il disegno.
«Wow» Harry guardò il foglio, poi guardò verso Draco e spalancò gli occhi «Per le mutande di Merlino! Esistono allora?» chiese scioccato «Cioè, il mio mantello dell’invisibilità, non è mica…?» chiese lasciando la domanda a metà, perché Draco, scioccato anche lui per non averci mai pensato, stava annuendo alla sua domanda. «Quindi... Lui sta cercando la Bacchetta di Sambuco» fece con fare interrogativo, ma più che una domanda, la sua era un’affermazione, tutti gli altri annuirono. Se Voldemort stava chiedendo a Olivander informazioni su quella bacchetta leggendaria, l’avrebbe trovata. Se Voldemort si fosse impossessato della bacchetta più potente del mondo magico, allora loro non avrebbero avuto scampo, avrebbe vinto. Non ci sarebbe più stato nessun futuro per cui combattere. Le espressioni di tutti si tramutarono subito in funeree; adesso come avrebbero fatto a sistemare la cosa? Come avrebbero fatto a fermarlo, se avesse trovato quella bacchetta? La soluzione la conoscevano: dovevano trovare Olivander e farsi dire tutto ciò che aveva detto al mago oscuro. Se lo avessero salvato, avrebbero avuto delle speranze di scoprire ciò che non conoscevano ancora.
 
La scoperta dei Doni della Morte e della Bacchetta di Sambuco aveva sconvolto Harry più di quanto non lo fosse già, quella notte i suoi incubi peggiorarono e Draco non riuscì a svegliarlo. Solo quando riuscì a tranquillizzarlo, si distese accanto a lui e lo accarezzò delicatamente. Avrebbe passato un’altra notte in bianco. Come poteva aiutarlo? Come poteva fermare i suoi incubi o le sue visioni? Non lo sapeva, e si torturava sempre per capire come fare, ma non trovava mai una soluzione adeguata. Era frustrante osservare il proprio ragazzo soffrire così tanto e non poter far nulla per aiutarlo. Si sentiva impotente davanti alla sua sofferenza.
Aveva appena chiuso gli occhi, quando Harry sobbalzò dal sonno, con occhi vitrei, la forte sudata e il corpo pervaso dai brividi, e guardò Draco spaventato, poi lo abbracciò di slancio. Il biondo non perse tempo e lo strinse forte a sé. «Shhh, va tutto bene» sussurrò con dolcezza al suo orecchio «Stai bene, sei qui con me».
«S-Sì… Draco» deglutì stringendosi a lui; l’altro continuò a stringerlo, mentre Hermione accendeva una fiamma con la bacchetta e li guardava per capire se tutto fosse a posto. Quando il moro fu più calmo li guardò tutti; prese un profondo respiro e si asciugò il volto sudato con la manica del pigiama. Il braccio di Draco attorno a lui, riusciva a calmarlo. Quella volta aveva esagerato, aveva provato a forzare il legame per capire dove si trovasse il fabbricante di bacchette e ci era riuscito, ma per un soffio Voldemort non era entrato nella sua mente, il prescelto era riuscito a respingerlo, ma per un attimo aveva temuto di non esserci riuscito.
«So dov’è Olivander» disse, la sua voce tremò un po’, ma era più tranquillo adesso «Se vogliamo sapere qualcosa sulla Bacchetta di Sambuco, come fermarla o come trovarla prima di lui, abbiamo bisogno di Olivander».
«Harry ha ragione» disse Ron «Se Lui trova la Bacchetta di Sambuco siamo finiti».
«Sono d’accordo» concordarono anche Draco ed Hermione, anche se quest’ultima non era proprio d’accordo. Guardò verso Harry con lo sguardo che trasudava preoccupazione e il moro cercò di restituirle uno sguardo sicuro. Avevano davvero bisogno di quell’uomo per capire; non sapevano a cosa stavano andando incontro, avevano bisogno di risposte. Anche se avessero distrutto tutti gli horcrux, se quella bacchetta era potente come diceva la leggenda, allora lui con quella sarebbe stato inarrestabile e loro non avrebbero potuto vincere.
«Non ho avuto un incubo» disse Harry «Sono stato io a forzare il legame e sono entrato nella sua mente. Ho scoperto dove nasconde Olivander».
«Dov’è?» chiese il biondo, dopo un lungo momento di silenzio.
«Non vi piacerà» disse, gli altri lo guardarono, incitandolo a parlare «Ad Azkaban».
 
 
Non fu facile decidere come muoversi. Azkaban non era di certo un parco giochi; nessuno di loro aveva idea di come entrare lì o di come raggiungerla. Forse se Sirius fosse stato vivo, avrebbe potuto aiutarli, ma Sirius era morto e loro non conoscevano nessun modo per entrare nella prigione. Non sapevano come fare, avevano bisogno del venditore di bacchette per capire di più su ciò che Voldemort stava cercando, se era davvero la Bacchetta di Sambuco il suo obiettivo, allora dovevano trovarla per primi. O come minimo sconfiggere il mago che ce l’aveva, sempre che Voldemort non l’avesse già ucciso. Non potevano neanche chiedere agli Auror, molti erano stati uccisi, altri erano nascosti in attesa di organizzarsi per muoversi contro il nemico. Le tensioni interne erano tante e nessuno di loro era così esperto da sapere l’esatta ubicazione della prigione dei maghi.
«Non sappiamo dov’è» disse Hermione «Quindi non possiamo smaterializzarci lì».
«Però sappiamo che è da qualche parte nel Mare del Nord» disse Draco, pensieroso. Non avevano alcun mezzo per arrivare alla prigione. Con le scope ci avrebbero impiegato troppo tempo, sarebbero stati esposti.
«Qualcuno deve pur sapere dove si trova questa dannatissima prigione» sbuffò Ron «Malfoy, quasi tutta la tua famiglia c’è stata! Non sei mai andato a trovarli?»
«Ti pare che io sia andato in quel posto da incubi?» chiese il biondo scioccato «Non ci metterei mai piede».
«Abbiamo capito che andare lì è praticamente impossibile» disse Harry, sbuffando «Dovremmo andare a Hogwarts, allora, tornare al piano originale».
«Dobbiamo salvare Olivander» disse Ron «Dobbiamo scoprire cosa sa sulla Bacchetta di Sambuco, ed anticipare le mosse di Tu-Sai-Chi» continuò «Anche io preferirei andare a Hogwarts, ma dobbiamo andare lì, salvarlo e farci aiutare».
«Lo so» ammise Harry, prendendosi la testa tra le mani «Non so cosa fare, okay? Non sono mai stato lì e credo che solo Sirius o Silente sapessero, dov'è davvero quell'inferno, ma ehi! Sono entrambi morti!» esclamò innervosito. Draco gli mise una mano sulla spalla per calmarlo. Ultimamente, con il suo caratteraccio era diventato insopportabile. Né Hermione, né Ron, né Draco erano in grado di aiutarlo e quest’ultimo temeva che i suoi sospetti fossero sempre più certezze e meno dubbi, ma non voleva accettare quella realtà. Non lo avrebbe mai fatto. Tutti tacquero per qualche istante, poi ripresero a vagliare le possibilità che avevano. Non ne avevano molte, ma Ron aveva ragione, dovevano trovare Olivander e farsi dire tutto ciò che sapeva sulla Bacchetta di Sambuco.
«Aspetta un attimo» fece Draco «Forse ho una soluzione» disse «Gli elfi possono materializzarsi ovunque, purché gli venga ordinato» continuò «Dobbiamo solo trovare l’elfo che ci ha aiutato a fuggire da casa mia».
«Dobby?» chiese il moro, alzando lo sguardo verso il biondo, poi i suoi occhi si illuminarono «Ma certo! Dobby! Sei un genio, Dray!» esclamò gettandogli le braccia al collo. I suoi sbalzi d’umore erano quasi fastidiosi, ma Draco lo sapeva, essi non dipendevano da Harry, era quasi certo che fosse colpa di Voldemort o di qualcosa legato a lui.
«Gli manderò un Patronus, lui saprà sicuramente trovarci».
«Uno di noi lo aspetterà fuori dalle protezioni» disse Ron «Lo farò io con il deluminatore, gli farò strada fino a noi» affermò, Hermione lo guardò con uno strano sguardo e lui le sorrise «Che c’è? Qualche volta anche io sono utile».
«Quanto sei scemo» scherzò lei abbracciandolo «Sì, è la soluzione più sicura. E uno di noi dovrà andare con lui ad Azkaban, per contrastare i dissennatori».
«Lo farò io» esclamarono in coro Draco e Harry.
«No, Potter, tu sei troppo riconoscibile».
«Anche tu lo sei» sbuffò l’altro «Con quei capelli biondo platino, subito ti riconosceranno!»
«Stavo per dire che andrò io» intervenne Ron, placando immediatamente il dibattito tra i due «E non accetto repliche, Harry, tu sei troppo irascibile, non riusciresti a concentrarti per evocare un Patronus e contrastare i dissennatori; Draco, Harry ha bisogno di te per mantenere la poca calma che ha» disse con un mezzo sorriso sulle labbra «Me la caverò, sono bravo nei duelli e so evocare un Patronus».
Hermione restò in silenzio, quasi non credeva alle sue orecchie; aveva sempre saputo fin dal loro primo anno che anche Ron era un ragazzo coraggioso, ma non fino a quel punto. Lo strinse più forte che poté. «Devi tornare da me» gli sussurrò. Il ragazzo le mise una mano tra i capelli e poi le diede un bacio tra di essi.
«Te lo prometto» sussurrò «Adesso chiamate quell’elfo, abbiamo un fabbricante di bacchette da salvare».
Tutti annuirono davanti alla sua determinazione, senza avere nulla da ribattere.
Alla fine optarono tutti per mandare il messaggio con il Patronus di Hermione. Sarebbe stato quello meno riconoscibile ed essendo una lontra, sarebbe passato facilmente inosservato. Il messaggio era chiaro e semplice: degli amici di Dobby avevano bisogno del suo aiuto e lo stavano aspettando al lago ghiacciato. Era un punto abbastanza lontano dal loro accampamento nel caso qualcuno avesse seguito l’elfo. Dopo aver mandato il messaggio, Harry, Ron e Draco attesero un po', poi uscirono dalla tenda e si diressero verso il lago. La zona sembrava tranquilla, ma loro furono attenti e accorti lungo tutto il tragitto. Ron attivò il deluminatore e una piccola sfera di luce svolazzò sul lago, illuminando la zona. Di Dobby non c’era ancora nessuna traccia, iniziarono subito a chiedersi se il messaggio fosse arrivato, se fosse successo qualcosa al piccolo elfo, stavano già immaginando i peggiori scenari, quando il pop di una materializzazione arrivò alle loro orecchie. Si voltarono tutti con le bacchette tese in avanti, e tutto ciò che trovarono fu il sorriso allegro dell’elfo.
«Dobby ha subito capito che il suo amico Harry Potter aveva bisogno di lui, signore!» esclamò pimpante avvicinandosi a loro «Cosa può fare Dobby per Harry Potter e i suoi amici?»
«Ciao Dobby, sono felice di vedere che stai bene» gli disse Harry, sorridendo; era così sollevato di sapere che lui stesse bene, aveva temuto che anche lui fosse stato vittima di quella guerra «Vieni con noi, ti spiegheremo tutto».
«Va bene!» acconsentì l’elfo. I tre ragazzi gli fecero strada verso il loro accampamento e Ron mandò il segnale a Hermione; lei aprì un varco tra le protezioni per permettere loro di entrare e poi lo richiuse, proteggendo di nuovo la loro area. I ragazzi condussero l’elfo all’interno della tenda e poi anche Hermione li raggiunse.
«Signorina Hermione, Dobby è felice di vedere che sta bene!» esclamò sorridendo quando la vide entrare.
«Sono felice di vederti anche io, Dobby» disse lei sorridendo.
«Ascolta, Dobby, dobbiamo chiederti un favore» disse Harry.
«Qualunque cosa per Harry Potter!» esclamò l’elfo guardando il moro «Cosa può fare Dobby?»
«Sappiamo che c’è una persona prigioniera ad Azkaban. E dobbiamo salvarla» l’elfo annuì in silenzio «Puoi materializzarti lì?»
«Sì» rispose «Ma quel posto è oscuro, signore! Harry Potter non deve andare lì!»
«Non ci andrò io, verrà Ron con te» rispose prontamente il moro «Ascolta, è importante che salviamo Olivander, non te lo chiederei, se non fosse importante, davvero. Lo so che è un rischio e…» iniziò a dire, farfugliando, cercando una scusa, quasi arrampicandosi sugli specchi. Perché doveva far fare il lavoro a qualcun altro? Era lui quello che doveva essere sacrificato alla fine, non voleva che un essere affettuoso come Dobby corresse pericoli a causa sua, e stava per dirglielo.
«Harry Potter ha liberato Dobby» lo interruppe subito l’elfo «Dobby farebbe qualsiasi cosa per Harry Potter, signore!» esclamò «Dobby aiuterà i suoi amici a salvare il mago!» senza dare il tempo a nessuno di dire niente, Dobby si avvicinò a Ron e lo guardò «Lei è pronto, signor Weasley?»
«Sì» rispose il rosso, rivolse uno sguardo a Hermione «Torno presto, stai tranquilla». La ragazza annuì e, un attimo prima che sparisse insieme all’elfo, si chiese perché mai non fosse andata con lui. In due avrebbero avuto più speranze. Si accasciò su una delle sedie e si mise le mani tra i capelli, preoccupata a morte. Harry e Draco le furono subito vicino e la abbracciarono entrambi, avvolgendola in una sorta di sandwich confortevole.
«Andrà tutto bene, vedrai, tornerà prima che tu riesca a dire Quidditch» le disse Harry con tenerezza. Lei annuì e non disse niente, si lasciò stringere da loro. Quando aveva il controllo della situazione era sicura di sé, ma in quel momento, aveva solo paura per Ron.
 
Non appena si materializzarono nella prigione, la prima cosa che Ron sentì fu un freddo terribile che arrivava fin dentro alle ossa e la tipica, spiacevole sensazione che tutti i ricordi felici e la propria felicità fossero stati risucchiati via. Evocò subito il suo Patronus e lo tenne sotto controllo con la bacchetta, con quello a proteggerlo si sentì un po’ più al sicuro. I dissennatori non erano troppi e non sembrava ci fossero mangiamorte. Con il deluminatore, accese una luce e lasciò che essa lo guidasse fino a Olivander. Non si allontanò da Dobby per non correre rischi. Dobby parlava un sacco e Ron era un po’ a disagio, ma gli piaceva quell’elfo, anche se al secondo anno aveva rischiato di uccidere Harry per proteggerlo, alla fine tutti avevano capito le sue buone intenzioni. E poi si vedeva quanto era fedele a Harry, perché lo aveva liberato da una situazione completamente sfavorevole per lui. Avanzarono ancora un po’, poi la luce si fermò davanti a una cella, sembrava che stesse facendo loro da guida in quel posto infernale.
Un lamento uscì dalla cella. «L’abbiamo trovato!» esclamò il rosso, correndo in quella direzione «Signor Olivander!» lo chiamò il ragazzo osservando attraverso le sbarre «Andrà tutto bene, adesso la tiro fuori di lì» disse. Dovette lasciar andare il Patronus e usare un Alohomora sulla serratura per aprirla, poi corse verso l’uomo. Lo aiutò ad alzarsi e quando sollevò di nuovo lo sguardo, si trovò un dissennatore davanti; dovevano essersi accorti che qualcuno fosse entrato.
«Expecto Patronum!» esclamò e il dissennatore fu spazzato via «Si regga a me, signore» disse «Dobby, andiamocene subito!» esclamò. L’elfo annuì e si mise accanto a lui, gli prese la mano e Ron strinse il fabbricante di bacchette per non farlo cadere. Prima che Dobby li smaterializzasse, Ron schiantò un mangiamorte accorso e lanciò un altro Patronus contro altri due dissennatori. Fortunatamente, l’elfo riuscì a portare via tutti quanti, prima che gli altri sopraggiungessero.
L’avevano scampata per un pelo.
Non appena si materializzarono di nuovo alla tenda, Ron riuscì a malapena a porre l’uomo su uno dei sacchi a pelo, prima di essere investito dall’abbraccio di una preoccupata Hermione. Era stato via al massimo un’ora, non di più.
«Stai bene?» chiese lei allarmata «Sei ferito?»
«Sto bene, tranquilla» la rassicurò il ragazzo «Olivander ha bisogno di cure» disse poi «Non ho avuto modo di valutare come stesse, ma sembra davvero mal ridotto».
La ragazza annuì e, dopo aver dato un veloce bacio a Ron, si allontanò da lui, prese dalla sua borsetta alcune pozioni rigeneranti e le somministrò all’uomo, poi iniziò a medicare le sue ferite. «Gli parleremo quando starà meglio».
Harry gli si avvicinò e lo abbracciò «Sono contento che tu stia bene. Non avrei mai dovuto farti andare via».
«Smettetela, sto bene» disse Ron, Harry si staccò e gli sorrise. Il rosso guardò verso Draco «Non hai intenzione di abbracciarmi anche tu, vero?»
«Non ci tengo proprio» rispose il biondo «Speravo di essermi tolto da davanti il tuo brutto muso, e invece!» esclamò teatralmente «Devo sopportarti ancora» affermò divertito «Tuttavia, se tu non fossi tornato, avrei dovuto sopportare Potter lamentarsi per il resto della vita, per la tua tragica dipartita, quindi sono contento che tu sia tornato sano e salvo» aggiunse, allungando la mano verso di lui per stringergliela. Ron rise e gli strinse la mano, era felice di vedere che certe cose non cambiavano, anche se adesso le loro prese in giro erano puramente goliardiche e non finalizzate ad offendersi.
«Sia ringraziato Merlino, non avrei retto lo shock!» esclamò Ron.
Ridacchiarono tutti alla battuta del rosso, anche Hermione che si stava prendendo cura di Olivander. L'uomo sembrava molto provato e stanco, così i ragazzi decisero di lasciarlo riposare, prima di porgli le loro domande. Dobby invece restò con loro, mettendosi a disposizione per aiutarli ancora – Dobby aiuta volentieri Harry Potter e i suoi amici diceva sempre come una cantilena.
Sembrava che adesso la situazione si fosse calmata leggermente, soprattutto Harry, sembrava un po’ meno intrattabile. O almeno era ciò che mostrava, Draco lo conosceva bene, la sua era una calma apparente, negli ultimi giorni non riusciva mai a tranquillizzarlo, in nessuna situazione.
Quando Olivander riprese conoscenza, gli offrirono qualcosa da mangiare e da bere e l’uomo li ringraziò per averlo salvato da quel luogo infernale. «La porteremo in un posto sicuro» disse Harry «Ma prima abbiamo bisogno di chiederle alcune cose».
«Qualunque cosa, ragazzo» concesse l’uomo «Mi avete salvato la vita, farei qualsiasi cosa per sdebitarmi».
«Cosa ci sa dire sulla Bacchetta di Sambuco?» chiese subito. L’uomo sembrò adombrarsi per un attimo, bevve un paio di sorsi della bevanda calda che Hermione gli aveva preparato e poi lo guardò.
«La Bacchetta di Sambuco è una leggenda, signor Potter» disse il mago «Tuttavia, alcune recenti scoperte mi hanno portato a pensare che possa esistere. Si diceva che appartenesse a un mago che tempo fa, fu molto discusso».
«Gellert Grindelwald?» chiese Hermione, Olivander annuì, gli altri la guardarono curiosi «L’ho letto in un libro» spiegò subito lei, arrossendo. Ron sorrise e mormorò un ovviamente tra i denti, ridacchiando.
«Tuttavia, Grindelwald fu sconfitto in duello da un altro mago, ancora più potente. Un mago che voi, ragazzi miei, conoscete».
«Sta parlando di Silente?» chiese Draco. L’uomo annuì di nuovo.
«Sì. Silente sconfisse Grindelwald in duello e si impossessò della sua bacchetta».
«Quindi… Silente ha la Bacchetta di Sambuco?»
«Sì… e no. Vedete, quando un mago perde un duello, spesso la bacchetta cambia la sua fedeltà. La Bacchetta di Sambuco giura fedeltà a chi ha sconfitto il mago che ne era in possesso in precedenza».
«Quindi… la bacchetta appartiene a chi ha sconfitto il mago» commentò Hermione «Quindi Piton».
Piton aveva ucciso Silente, rifletterono tutti, quindi la bacchetta era sua. Ma c’era qualcos’altro. Silente non avrebbe mai permesso che la sua bacchetta finisse in mani sbagliate… Poi Harry ricordò ciò che Draco gli aveva raccontato quel giorno, quando aveva visto Silente. Era tutto collegato? Silente sapeva già cosa sarebbe accaduto quella notte a Hogwarts? Allora perché non lo aveva messo in guardia?
«Solo un’ultima domanda» disse Harry deglutendo «Se il mago in questione, prima di essere ucciso, fosse stato sconfitto in duello, per esempio, se fosse stato disarmato…?»
«Se chi ha disarmato il mago, è ancora in vita, la bacchetta gli appartiene».
«Oh Salazar» emise Draco flebilmente, guardando verso Harry, scioccato. Non era possibile, anche lui aveva pensato la stessa cosa di Potter. Entrambi non dissero nient’altro. Ringraziarono Olivander e lo lasciarono riposare. Dovevano arrivare alla tomba di Silente prima che ci arrivasse Voldemort.
«Mi dispiace, signor Potter» disse poi l’uomo «Mi ha torturato, ho dovuto dire tutto quello che sapevo».
«Non si preoccupi» disse il moro, appoggiandogli una mano sulla spalla «Si riposi, la porteremo in un posto sicuro». Egli annuì e si stese di nuovo, tirando un sospiro di sollievo. Senza dire nulla agli altri, Harry afferrò il braccio di Draco e gli fece cenno di seguirlo fuori dalla tenda. Hermione e Ron li guardarono perplessi, ma non dissero niente.
Uscirono dalla tenda e si allontanarono quanto bastava, affinché gli altri non li sentissero, la mano del moro attorno al polso del biondo tremava, l’altro lo sentiva, ma non poteva far nulla per placare i suoi tremiti, anche lui era spaventato. Certo che come credevano di aver un vantaggio, ecco che subito arrivavano altri problemi. Non avevano un attimo di respiro.
«Draco» esalò il moro guardando nella direzione del suo ragazzo, avevano entrambi le espressioni più scioccate che avessero mai avuto «Hai pensato quello che ho pensato io?»
«Che ho disarmato Silente e che la sua bacchetta è mia?» chiese retoricamente «Sto cercando di non pensarci» ammise «Possibile che non abbiamo un momento di tranquillità?» chiese frustrato.
«Non ti succederà niente, lo sappiamo solo io e te, che hai disarmato Silente. Lui crederà che Piton, uccidendo Silente, sia il possessore della bacchetta e ne rivendicherà l’appartenenza. Noi sappiamo la verità».
«Non è molto rassicurante» deglutì il ragazzo «E se dovesse scoprirlo?»
«Lo affronteremo» Harry gli prese il volto tra le mani «Draco, non gli permetterò di farti del male, te lo giuro» promise «Nessuno te ne farà, nessuno. Dovranno passare prima sul mio cadavere».
Draco lo guardò negli occhi e in quello sguardo, oltre a un po’ di panico, vide tutta la determinazione del Grifondoro, quella che l’aveva fatto capitolare la prima volta. Harry fece scivolare le mani dal suo viso alle sue spalle e poi lo avvicinò a sé, stringendolo.
«Non ti faranno del male» sussurrò ancora una volta «Non lo permetterò». Draco si lasciò stringere e ricambiò la stretta. Aveva bisogno delle sue spalle per aggrapparsi in quel momento, non doveva cedere né altro. Doveva restare lucido e perfettamente sicuro di sé, non doveva tentennare.
«Andrà tutto bene, Harry» disse il biondo, il moro rabbrividì «Io proteggo te, tu proteggi me, no?»
«Ovviamente».
Si abbracciarono con forza ancora, e restarono stretti l’uno all’altro, consolandosi a vicenda, cercando di farsi forza, avrebbero superato anche quello scoglio e Harry avrebbe cercato di tenere il suo ragazzo al sicuro, ancora più di prima. Lo strinse forte, quasi con disperazione, prima di lasciarlo andare. Draco indugiò ancora qualche istante con la testa appoggiata contro il suo collo e inspirò il suo profumo per calmarsi. Era più spaventato di prima, ma se Voldemort non sapeva del piano di Silente, allora era al sicuro, giusto? Non ne aveva la certezza e questo lo terrorizzava. Però Harry aveva ragione, finché solo loro sapevano della bacchetta, allora non sarebbe successo niente.
Ritornarono alla tenda ed incontrarono subito gli sguardi preoccupati dei loro amici; li liquidarono in fretta dicendo loro che avevano tutto sotto controllo e che non era successo nulla. Chiesero a Olivander altre informazioni circa la Bacchetta di Sambuco, i suoi poteri e tutto ciò che serviva loro, poi chiesero a Dobby di portarlo in un luogo sicuro. Ron suggerì di portarlo a casa di suo fratello Bill, sapeva che fosse uno dei luoghi protetti in cui si nascondevano i membri dell'Ordine.
«Un’ultima cosa, signor Potter» disse l’uomo, prima di andare via «Un’antica leggenda dice che se due persone sono anime gemelle, possono usare la stessa bacchetta; essa risponde ad entrambi come se fossero un unico padrone».
Harry guardò verso Draco fugacemente, prima di guardare di nuovo l’uomo «La ringrazio». Egli annuì e poi Dobby lo smaterializzò via. Cosa aveva voluto dire il fabbricante di bacchette con quell’ultima informazione?
 
Un paio di giorni dopo, Harry ebbe un’altra visione: vide Voldemort profanare la tomba di Silente e rubare la sua bacchetta. Adesso avrebbe dovuto proteggere Draco ancor meglio di prima. Avrebbe dovuto fare in modo che nessuno si avvicinasse a lui neanche per sbaglio e soprattutto, doveva schermare bene la sua mente. Non poteva permettere che Voldemort scoprisse chi era il vero padrone della Bacchetta di Sambuco.
 
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«Voglio che portiate subito qui il giovane Malfoy, lui ha una cosa che mi appartiene» stava dicendo Voldemort, Harry osservava tutto come un povero spettatore inerme «Il buon vecchio Silente ha pensato di fregarmi! Ma io ho scoperto il suo inganno!» esclamò, i Mangiamorte esultarono «E quando il traditore arriverà, lo ucciderò, così mi impossesserò della sua bacchetta e la Bacchetta di Sambuco obbedirà solo a me» continuò agitando la bacchetta «E quando essa risponderà solo a me, ucciderò Harry Potter e vinceremo la guerra!» esclamò ridendo, mentre i suoi seguaci lo imitavano «Lucius, affido questo compito a te, così potrai assistere alla punizione che spetta a chi tradisce la causa».
«Mio signore» la voce raccapricciante e viscida di Lucius Malfoy si unì alla discussione «Sarebbe un onore per me».
«Lucius, mi auguro che tu non mi deluda di nuovo. Sarebbe un peccato… sei stato così bravo a recuperare la mia fiducia. Non deludermi ora. Non farti condizionare dal fatto che sia tuo figlio. Consegnalo a me e avrai tutto il potere che hai sempre bramato».
«Lo troverò e lo consegnerò a voi, mio signore» fece Lucius ghignando in un modo terrificante. Poi scoppiò a ridere insieme al mago oscuro.
 
Le crudeli risate di Voldemort e di Lucius risuonarono per la stanza e si amplificarono fino alla mente di Harry, che si svegliò di soprassalto urlando. La cicatrice bruciava come l’inferno e non riusciva a capire né dove si trovasse né altro, gli occhi erano appannati dalle lacrime che non si era accorto di aver versato, aveva ancora davanti agli occhi l’immagine di Voldemort che rideva insieme a Lucius Malfoy e non riusciva a mettere a fuoco niente, in preda al panico tastò il sacco a pelo alla ricerca di Draco, ma non lo trovò.
«Harry!» la voce di Hermione lo fece sussultare «Harry, che succede?»
«Draco, dov’è Draco?» si guardò intorno, ma non aveva gli occhiali, li cercò ovunque senza trovarli «Draco!»
Pochi istanti dopo, Harry si ritrovò avvolto in un abbraccio carico di tensione, riconobbe il profumo di Draco e lo strinse a sé, cercando di calmarsi. «Lo sa» disse in preda al panico «Draco, lo sa, lo sa… lui lo sa, oh mio dio, ti ho messo in pericolo, io… è tutta colpa m-mia…» singhiozzò stringendolo con forza «Draco…»
«Shhh, va tutto bene, sono qui» gli disse piano. Recuperò i suoi occhiali e glieli mise a forza sul naso «Guardami, sono qui» affermò scostandolo da sé per guardarlo negli occhi. Il volto di Harry era una maschera di dolore, paura e preoccupazione, con un gesto estremamente delicato, Draco gli passò le dita sulle guance, per eliminare le lacrime, invece Harry affondò il viso nel suo collo per stringerlo di più «Harry, sono qui…» l’altro annuì, ma non riuscì a rispondere, era scosso dai brividi e dai singhiozzi, rimasero stretti l'uno all'altro, fino a che Harry non si rese conto che Draco fosse lì con lui e non altrove.
Hermione e Ron li guardavano preoccupati e terrorizzati allo stesso tempo, cosa sapeva Voldemort? Perché Harry aveva urlato in quel modo?
Quando i singhiozzi di Harry si placarono, allora Draco lo guardò di nuovo in faccia e gli asciugò il volto con tenerezza.
«Che è successo?» chiese guardandolo negli occhi.
«Io… l’ho visto» respirò prima di continuare «Ha-ha chiesto a tuo padre di-di trovarti. Vuole ucciderti, Draco… lui sa».
Il biondo spalancò gli occhi e sbiancò, sconvolto, si sedette sul sacco a pelo, lasciando la presa su Harry. Come aveva scoperto il loro segreto? Era certo che Harry non avesse avuto altre visioni, che non l’avesse fatto entrare.
«Come…?» chiese il biondo.
«Non lo so, non lo so. Sono stato attento, lo sai! Non… non l’ho fatto entrare, Draco, sono stato attento…»
«Ragazzi, di cosa state parlando?» chiese Ron, intervenendo.
«Lui sa che la bacchetta di Silente è… è mia» disse Draco, più pallido del solito, sembrava un cadavere; gli altri due lo guardarono straniti «Prima della notte della sua morte, quando Silente mi ha affidato la missione di proteggere Harry, lui… si è fatto disarmare» raccontò «Ma non credevo fosse così importante, poi quando Olivander ha parlato della fedeltà delle bacchette e di tutto il resto, noi abbiamo capito il gioco di Silente».
Hermione si lasciò cadere accanto a loro, sconvolta: «Quindi adesso… dà la caccia anche a te?»
«Credevamo non lo sapesse» ammise Harry, abbassando lo sguardo «Da quando lo abbiamo scoperto, sono stato più attento del solito, lo sapete, no? Sto facendo di tutto per non farlo entrare nella mia testa. Non è facile come sembra, ma l’ho respinto un sacco di volte negli ultimi giorni».
«Lo so» sussurrò Draco, appoggiando la mano sulla sua stringendola «Siamo una coppia maledetta, tutti e due siamo le prede della caccia di un folle» provò a scherzare. Harry grugnì e lo avvicinò di nuovo a sé abbracciandolo.
«Gli impedirò di farti del male. A lui, a tuo padre, a chiunque» promise.
«E noi vi aiuteremo» disse Hermione alzandosi nuovo in piedi più combattiva che mai «Nessuno di voi due sarà catturato da nessuno» disse lei «Vero, Ron?»
«Ovviamente» rispose il rosso, piccato «Ma davvero, ragazzi, dovreste smetterla di tenervi le cose per voi. Noi siamo qui per aiutarvi, dovete coinvolgerci quando sono cose così grosse» disse, guardando Draco con un’espressione che preoccupò il biondo. Che Weasley sapesse dei suoi dubbi? Che avesse capito qualcosa? Ma perché allora non ne parlava?
«Hai ragione, Weasley» concordò il biondo «Eravamo spaventati e credevamo che tenendolo per noi, non sarebbe uscito da qui. Ovviamente ci sbagliavamo, riesce sempre a sorprenderci».
Harry si sentì in colpa e abbassò la testa, era colpa sua se avevano scoperto di Draco, no? Era solo colpa sua, che si era fatto sorprendere di nuovo. Avrebbe voluto andare via e continuare da solo, ma non poteva lasciare Draco da solo proprio adesso. C’era una sola cosa da fare, lo sapeva. Ed era anche la più logica.
«Dobbiamo farci trovare» disse «Tendergli una trappola e fargli credere che ho disarmato Draco» disse subito, iniziando ad elaborare il piano «Posso farcela, entrerò io nella sua mente e gli farò vedere ciò che voglio».
«Che hai intenzione di fare?»
«Hogwarts. Andiamo lì e distruggiamo l’horcrux, gli farò sapere che siamo lì e avremo la nostra resa dei conti».
Tutti lo guardarono stupiti dal suo cambio d’atteggiamento, ma annuirono. Era ora di portare a termine quella storia e sconfiggere quel mostro una volta per tutte, adesso avevano tutte le informazioni di cui avevano bisogno e anche un vantaggio su di lui, dovevano sfruttarlo, quella volta più che mai.







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Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.
 
Hola people e buon weekend (beh tecnicamente è domenica sera, ma è ancora weekend) anche per questa settimana!
Siamo al capitolo 13, la fine della guerra si sta avvicinando e le sorti dei nostri baldi giovini sono incerte. Sanno un sacco di cose sulle bacchette, ma stavolta Voldemort sa che la bacchetta non è di Piton, uhuh. Vuole far fuori Draco (come se prima non volesse farlo… eh vabeh) e intanto i dubbi sulla saetta sono sempre di più e, per chi se lo chiedeva, sì, anche Hermione ha collegato la cosa a Harry, ma anche lei come Draco non dice niente per non ammettere la verità. Entrambi vorrebbero un modo per salvare Harry, ma… non c’è, per ora. Ron è impegnato a fare l’eroe nel frattempo, ma anche lui ha notato qualcosa (quanto è carino quando si offre per andare lui per proteggere Harry e Draco? Awww) ed è impegnato a tenere a bada la gelosia di Harry LOL e poi nessuno di loro vuole stressare ancor di più Harry, immaginate come sclererebbe questo, sapendo una cosa del genere? Perde la testa anche per le cazzate! Si è capito che la parte peggiore di Harry esce fuori proprio a causa di se stesso che è un horcrux? Ci tengo molto a questo dettaglio, perché è uno dei segnali che allarmano di più Draco. I segnali che lo preoccupano sono, simbolo a parte, i suoi incubi, le continue visioni, il fatto che senta la presenza degli horcrux e gli scatti di rabbia improvvisi. Ne avevo già accennato nell’11, quando sclera perché devono partire prima del suo compleanno. Adesso i suoi scatti di rabbia peggiorano e allarmano prima Draco e poi anche Hermione. So che sembra bipolare, ma il suo atteggiamento così è voluto. Ho un po’ estremizzato il suo essere condizionato dall’horcrux che a momenti influisce più pesantemente su di lui (durante i litigi) e altre volte è più latente e lui è più lucido.
But! Hanno scoperto anche un sacco di cose nuove, non vi pare? E perché Olivander avrà parlato di anime gemelle? Eheheh. Lo scoprirete nelle prossime puntate di questa storia, che pian piano si avvicina alla fine çç (in realtà sono 19 capitoli, più epilogo, totale 20, quindi ne avremo ancora per diverse settimane LOL) e io non potrei essere più contenta di aver deciso di pubblicarla. Sono contenta che vi stia piacendo e appassionando quanto ha appassionato me, mentre la scrivevo. Da brava maniaca delle strutture quale sono, ho ancora post-it attaccati ovunque con le modifiche che le ho apportato e tutto il resto, la mia bimba è cresciuta çç Btw se avete domande, curiosità, dubbi non esitate a rendermeli noti e cercherò di rispondere senza spoilerare! Spesso do risposte un po’ vaghe, è per non spoilerare cosa succede nei capitoli successivi, BUT esponente tutti i dubbi, molto spesso le vostre domande e le vostre osservazioni mi aiutano a rendermi conto se sto andando bene o se sto perdendo pezzi per la strada. Sono un’aspirante scrittrice, ma ho ancora molto da imparare, prima di potermi reputare tale, intanto sto imparando a gestire le storie lunghe e paradossalmente questa è la prima storia che scrivo che supera i 13 capitoli e la cosa per quanto mi renda contenta, mi rende anche molto insicura sullo svolgimento della storia. Ciò detto, sono contenta che ci siano persone che l’apprezzino, davvero. Quindi ringrazio con tutto il cuore lilyy e Eevaa che trovano sempre il tempo di lasciare un commentino <3 e chiunque spenda un click per leggerla, seppur silenzioso e chi preferisce/ricorda/segue la storia. Thank you so much, babies!
Ci si becca la prossima settimana, con il 14esimo capitolo! (causa seconda prova di storia medievale, potrei ritardare di un giorno o due, ma cercherò di non farvi aspettare troppo, I promise <3)
See you soon, darlings :3
 
PS. Nel prossimo capitolo vedremo la banda riunita, torneranno Neville e Blaise (cuoricini di mamma) Pansy e tutti gli amici dei nostri eroi, perché torneranno a Hogwarts, yeeee. Il 14 è uno dei miei preferiti, quindi non vedo l’ora di pubblicarlo!
 
Fatto il misfatto!

 

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Capitolo 14
*** 14. Truth be told. ***


Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, meritavano di meglio, quindi ho deciso di dargli io ciò che meritavano; ma non ci guadagno nulla da tutto ciò, niente è finalizzato ad offendere qualcuno (solo a dare loro il finale che piace a me :D) e io ci perdo solo la faccia con queste cose.

Avviso: I personaggi tendono ad essere OOC (soprattutto Draco con l’andare avanti della storia, perché subisce un cambiamento radicale) tutti loro sono basati sui miei headcanon!

Nota bene: La storia parte dal sesto anno, tenendo conto di alcuni avvenimenti accaduti fino al quinto, in seguito proseguirà con alcuni riferimenti al settimo libro, tuttavia gli avvenimenti sono anacronistici rispetto ai libri.

Enjoy the show!


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Twist of Fate

14. Truth be told.




«Vuoi entrare a Hogwarts» fece Draco, guardando il suo ragazzo con uno sguardo più che preoccupato. Erano stati settimane a pianificare, discutere e valutare un modo adatto per introdursi a Hogwarts e lui aveva scartato tutte le opzioni perché non erano fattibili, li avrebbero beccati e non sarebbero riusciti a superare il portone principale; adesso Harry si era messo in testa di entrare lo stesso, per anticipare le mosse di Voldemort. Non ragionava bene da quando aveva scoperto che il mago oscuro sapeva che la bacchetta di Silente appartenesse a Draco.
«Sì» rispose Harry prontamente.
«Stanotte» incalzò Draco, per sottolineare l’assurdità delle parole del suo ragazzo.
«Sì» affermò di nuovo il prescelto con sicurezza. Non si sarebbe fatto scoraggiare dai suoi amici e dal suo fidanzato che si opponevano, dovevano recuperare quel dannato horcrux, prima che Voldemort catturasse Draco per prendersi la sua bacchetta. Non gli avrebbe permesso di ucciderlo, si sarebbe fatto uccidere piuttosto.
«E come hai intenzione di farlo, genio?» chiese Draco «La scuola pullula di mangiamorte, ci troverebbero subito, non appena avremmo varcato i confini!» esclamò «Hai presente chi è il preside? Piton!»
«Hai un’idea migliore?» chiese esasperato il moro guardandolo «Avanti, se hai un’idea migliore seguiremo la tua».
«No» dovette ammettere lui, anche se la cosa non gli piaceva per niente.
«Allora si fa come dico io».
«Harry» lo chiamò il Serpeverde con un tono rassegnato «Ti prego, rifletti. Non possiamo essere avventati. Siamo a buon punto, siamo riusciti a distruggere due horcrux, ne mancano solo due, ti prego. Ragiona, non facciamo cose azzardate adesso».
«Non facciamo nessuna cosa azzardata. Se aspettiamo ancora ti troveranno, dobbiamo anticiparli».
«Non c’è verso di farti cambiare idea, vero?»
«No» rispose il moro; si avvicinò a lui e gli mise le braccia attorno al collo «Non posso permettere che ti facciano del male, okay? Non posso permettere che ti trovino. E sappiamo dove andare, se abbiamo fortuna, i nostri amici saranno lì e ci aiuteranno» affermò «Lo so, sono stato io a bocciare ogni piano per entrare nel castello, ma, Draco, dobbiamo sorprenderli. Non si aspettano che andremo lì» disse «Se tuo padre sta davvero pensando di cercarti per consegnarti, lo sai che ci troverà» disse il ragazzo «Lo sai. Lo conosci meglio di me e dentro di te sai che anticiparli è l’unica scelta che abbiamo».
Il biondo sospirò e appoggiò le mani sui suoi fianchi, annuendo «Hai ragione, ma è un suicidio».
«Lo so, ma anche restare qui lo è».
Draco si ritrovò costretto ad annuire, Harry aveva ragione: conosceva bene suo padre, sarebbe riuscito a trovarli anche con le protezioni, quindi prese un profondo sospiro e scambiò un’occhiata anche con gli altri due, che annuirono. Così si convinse anche lui e tirò fuori di nuovo la mappa che indicava gli horcrux. Ignorò quel disegno a forma di saetta, sotto cui leggeva il nome della foresta in cui erano e indicò l’horcrux presente a Hogwarts. Era lì che dovevano andare, era lì che dovevano distruggere uno degli ultimi horcrux in circolazione.
«D’accordo allora, quello che cerchiamo è… una specie di corona» disse, osservando l’immagine che la mappa gli offriva «Non è molto grande».
«D’accordo, una specie di corona, non troppo grande» ripeté Harry, guardando anche lui il punto che Draco indicava. Hermione lanciò uno sguardo al punto che il biondo cercava di nascondere senza troppo successo, ma non disse niente. Draco sperò che lei non avesse capito ciò che lui sospettava da qualche tempo. Sospirò, poi passarono il resto del tempo a pianificare il loro arrivo nella scuola, come aveva detto Harry, sarebbero passati per il passaggio di Mielandia e sarebbero entrati quando tutti sarebbero stati a dormire, ci sarebbero state meno probabilità di incontrare persone ostili. Tutto era deciso, sarebbero entrati a Hogwarts quella notte.
«Dray» lo chiamò piano, Draco si irrigidì, Harry non lo chiamava mai in quel modo, solo in casi eccezionali e quello forse lo era. Il biondo ebbe paura di chiedergli il motivo di quel nomignolo in quel momento.
«Dimmi» ribatté mentre infilava la mappa nella tasca «Dobbiamo andare, no?»
«Lo so» disse, poi lo abbracciò forte, nascondendo il viso contro la sua spalla «So che ti sto chiedendo tanto, e… mi dispiace. Vorrei tenerti al sicuro tutto il tempo».
«Non dire fesserie, Potter» disse il biondo, stringendolo a sua volta «Ho votato la mia vita al pericolo, quando sono passato dalla parte dei buoni. E non me ne pento, okay?»
«Okay» mormorò il moro «Avevo solo bisogno di sentirtelo dire».
«Sei un idiota» borbottò l’altro «Forse è proprio per questo che mi piaci tanto» disse con un sorriso. Poi si separarono, Draco non si accorse, che nell’istante in cui lo aveva abbracciato, Harry aveva fatto scivolare nella sua tasca il ciondolo che lui gli aveva regalato a Natale. Serviva più a Draco che a lui in quel momento.
«Ripetimelo quando tutto questo sarà finito e ti porterò fuori a cena» scherzò Harry, scostandosi da lui. L’amuleto funzionava, Harry lo aveva provato su se stesso, quindi avrebbe funzionato anche con lui. Con Draco al sicuro, lui era più tranquillo, meno preoccupato. Se il biondo era al sicuro, Harry poteva affrontare qualunque cosa sarebbe accaduta a Hogwarts, ignorava ancora quale sarebbe stato il suo fato, alla fine dei giochi, ma da qualche tempo aveva un brutto presentimento e voleva che lui, più di tutti, fosse al sicuro.
Il suo pessimo presentimento si rivelò corretto: improvvisamente, mentre stavano mettendo a punto il piano per entrare a Hogwarts, un falco argentato varcò le protezioni del loro accampamento, facendoli sobbalzare tutti, lasciò cadere una lettera sul grembo di Draco e poi svanì nel nulla, come polverizzato.
«Ma che diavolo…?» si chiese il biondo, prendendo la lettera tra le dita, la aprì in fretta. Tutti trattennero il fiato, non capendo cosa stesse accadendo e poi incitarono Draco a leggere ciò che c’era scritto lì.
Figlio mio, stanno arrivando. Vi hanno individuati, fuggite più in fretta che potete, mettetevi al sicuro. Non avete troppo tempo.” – Draco riconobbe la grafia ordinata e precisa di sua madre e inghiottì a vuoto: lo stava aiutando di nuovo.
«Ragazzi» fece «Dobbiamo andare subito via» disse con serietà alzandosi e prendendo la bacchetta «Stanno arrivando». Non ci fu bisogno di dire altro, impacchettarono tutto alla svelta, Draco e Harry liberarono Fanny ed Edvige e lasciarono l’accampamento giusto in tempo. Poco dopo, una serie di maledizioni si abbatté sull’accampamento, Lucius Malfoy e un gruppo di ghermidori attaccarono il luogo in cui erano rimasti nascosti fino a quel momento.
 
§§§
 
 
Quando si materializzarono a Hogsmeade, credettero di poter passare inosservati e rifugiarsi lì, ma non appena arrivarono, furono visti da alcune persone che diedero l’allarme. I quattro ragazzi si affrettarono a cercare un nascondiglio, ma presto i mangiamorte e gli Auror corrotti uscirono da ogni angolo del villaggio, alla ricerca dei giovani. Così Draco fece l’unica cosa avrebbe potuto salvarli: gli bastò un fischio e la sua fenice, arrivò maestosamente, volando nella direzione opposta a quella in cui erano i ragazzi. Tutti la seguirono, sbraitando e imprecando contro i quattro mocciosi e liberarono la zona. Non potevano andare da Mielandia, erano bloccati lì, dietro quel muro. Si spostavano cautamente, restando nell’ombra, dovevano trovare un modo per andare via da lì o per raggiungere almeno la Stamberga Strillante, lì nessuno li avrebbe cercati, poiché essa era ritenuta un luogo infestato di spettri. Si guardarono per un momento e tutti si resero conto che fosse l’unica soluzione. Prima che un altro plotone di uomini arrivasse da loro, si presero per mano e si smaterializzarono all’ingresso della Stamberga Strillante. Entrarono immediatamente, preoccupati che qualcuno si fosse accorto del loro movimento e iniziarono a camminare per gli stretti passaggi di quella che doveva essere una casa infestata.
«Questo posto è inquietante» mormorò Draco, mentre stringeva la bacchetta per difendersi da eventuali aggressori.
«Meglio qui che con i mangiamorte, no?» fece ironicamente Ron.
«Già» mormorò il biondo, guardandosi intorno guardingo. Un rumore improvviso lo fece sobbalzare e afferrò la mano di Harry davanti a lui. Il moro gliela strinse subito e lo rassicurò con uno sguardo. Harry riusciva sempre a tranquillizzarlo, anche nei momenti in cui era più spaventato. Quando giunsero nella stanza più grande, c’era qualcosa di diverso lì, rispetto all’ultima volta, in cui ci erano stati, Harry ricordava bene che fosse molto cadente e distrutta. Adesso c’era un tavolo grande, alcuni fogli erano sparsi sopra di esso e la maggior parte delle cose che in precedenza erano distrutte, adesso erano state aggiustate. Che qualcuno si fosse nascosto lì?
Non ebbero il tempo di porsi la domanda e ipotizzare cosa stesse accadendo, che un rumore simile a quello che aveva spaventato Draco prima, li fece sobbalzare tutti. I ragazzi puntarono le bacchette davanti a loro, prima di notare una botola sul pavimento. Indietreggiarono, mettendosi già in posizione di difesa, non potevano scappare, né potevano smaterializzarsi senza essere presi.
Inaspettatamente, però, non erano nemici né creature ostili; dalla botola uscirono Blaise e Neville, che li guardarono perplessi per qualche istante prima di rendersi conto che fossero davvero loro. Harry non riuscì nemmeno a chiedersi se fossero realmente i loro amici, il sollievo che stessero bene era più forte del sospetto che non fossero realmente loro.
«Draco!» urlò Blaise che, dopo un primo momento di shock, lo raggiunse in poche falcate e lo abbracciò stretto, sorprendendo il biondo che non si aspettava di rivedere l'amico né di essere accolto in quel modo «Per Merlino! Eravamo così preoccupati per te! Per tutti voi, certo, ma… che ci fate qui? Cosa succede? Avete…?»
«Sono felice anche io di vedere che stai bene, Blaise» disse lui, abbracciando a sua volta l’amico, sentendo un po’ della preoccupazione che nutriva verso di lui, sparire «Non ho potuto più contattarti, siamo dovuti scappare e… non c’era modo, mi dispiace essere sparito così».
«Oh, io lo so, amico» disse il ragazzo «Dovrai spiegarlo a Pansy però». Draco ridacchiò scuotendo la testa e poi si ritrovò Paciock che lo abbracciava a sua volta. Anche lui aveva raggiunto i suoi compagni di casa e li aveva abbracciati a uno a uno, sentendosi sollevato e poi si era avvicinato anche al biondo. In breve, Neville raccontò che la Stamberga Strillante era collegata da un passaggio creato da loro alla sala comune di Tassorosso, che a sua volta era collegata a quella di Grifondoro. Così avevano messo su la resistenza contro i mangiamorte, quello era il luogo dove incontravano alcuni Auror e alcuni membri dell’Ordine per comunicare a loro ciò che sentivano dai mangiamorte presenti nella scuola.
«Pazzesco. E avete fatto tutto da soli?» chiese Ron.
«Beh, sì. Noi, insieme ad altri studenti» rispose Neville «Quando siamo tornati, sapevamo che le cose sarebbero state diverse» raccontò «Con Piton come preside è stato difficile organizzarsi all’inizio, poi con l’aiuto di tutti e con la Mappa del Malandrino, siamo riusciti a creare questa serie di passaggi e abbiamo studiato un piano di difesa».
«Ci dispiace, che abbiate dovuto affrontare tutto questo, ragazzi» disse Hermione «E gli altri come stanno?»
«Oh alla grande, non vedono l’ora di dare una lezione ai mangiamorte; Pansy soprattutto».
«Come sta lei?» chiese Draco, preoccupato, sentendosi un po’ in colpa per non aver chiesto prima.
«Theo sta avendo problemi a gestire la sua rabbia, ultimamente» rispose Blaise con una scrollata di spalle «Uscire dal sotterraneo e stanziarci nella torre non è stata una cosa che ha preso alla leggera».
«Cosa intendi?»
«Beh, quando siamo tornati a settembre, sono successe cose strane» disse Blaise «I mangiamorte sono venuti in tutte le case a chiederci di unirci a loro. Quelli del settimo, potevano prendere il marchio» raccontò «La maggior parte ha avuto paura e l’ha preso. Io, Pansy, Theo e altri non abbiamo accettato, ma altri sì, tra cui Tiger e Goyle» spiegò «L’espulsione di Goyle è stata revocata da Piton» aggiunse subito in spiegazione, gli altri spalancarono gli occhi dalla sorpresa.
«Già» intervenne Neville «Quando Blaise me l’ha detto, mi è sembrato ovvio ospitarli su nella torre di Grifondoro, non potevamo lasciarli da soli» spiegò il ragazzo «Nessuno di noi ha avuto nulla in contrario». Draco, Harry, Ron e Hermione rimasero scioccati dal racconto, era quasi assurdo il modo in cui avessero preso a collaborare tra di loro le varie case, e come si fossero aiutati tutti gli uni con gli altri in quel periodo di terrore. Non doveva essere stato facile vivere durante quei mesi a Hogwarts.
«Voi? Che novità avete?» chiese Neville «Ci siete riusciti?»
«Uhm quasi. Ne mancano due» rispose Harry «Uno si trova a Hogwarts».
«Allora è una fortuna che ci siamo incontrati qui!» esclamò Neville «Dobbiamo solo mandare dei messaggi d’aggiornamento a Tonks e Remus e poi vi facciamo strada verso il castello» affermò. Gli altri annuirono, mentre Neville raggiungeva il tavolo al centro della stanza e scriveva dei brevi messaggi, probabilmente in codice e li inseriva nel camino per spedirli. Spiegò agli altri che avevano dovuto trovare dei metodi alternativi per comunicare con i membri dell'Ordine che non erano nel castello, poiché tutto era controllato dai seguaci di Voldemort e quel camino era l'unico a non essere sotto il controllo del ministero, perché abusivo. «Ecco fatto» disse dopo un po’ «Possiamo andare, venite, seguitemi!»
Tutti scesero nella botola ed entrarono nel passaggio segreto, mentre lo percorrevano, i loro amici diedero loro qualche informazione in più sul loro piccolo movimento di resistenza contro i cattivi. Raggiunsero la sala comune di Tassorosso e poi Blaise li guidò attraverso un’altra serie di tunnel, che li portò fino alla sala comune di Grifondoro, che era gremita di gente, tutti si erano alzati nel momento in cui Neville e Blaise avevano varcato il passaggio ed erano in attesa di notizie; quando i quattro fecero la loro comparsa, si levò un grandissimo applauso per acclamare gli eroi di quel periodo. Tutti parlavano di quei quattro che stavano seguendo la missione di Silente per sconfiggere Voldemort, nessun dettaglio, ma tutti sapevano che sarebbe stata decisiva per la vittoria.
«Dray!» la voce di Pansy sovrastò gli applausi, la ragazza si alzò e corse verso di loro, si avvicinò al biondo in fretta, quasi sembrava desiderasse abbracciarlo fino a perdere il respiro e invece no. Lo schiaffeggiò con forza «Sei un idiota! Sparire in quel modo! Ma ti ha dato di volta il cervello? Prima mandi un messaggio, ci fai tranquillizzare e poi sparisci di nuovo!»
«Pansy» la fermò il ragazzo prendendole i polsi tra le mani «Mi dispiace, ero impossibilitato dagli eventi» disse, poi, sorprendendo persino se stesso, la abbracciò. Lei, inaspettatamente, ricambiò la stretta e sospirò di sollievo.
«Ero così preoccupata... stai bene?» gli chiese Pansy dopo un po’ «Ho saputo che… insomma, Bellatrix è stata qui e si vantava di aver inflitto una punizione esemplare a un traditore e che avrebbe inflitto lo stesso trattamento a chi non avesse seguito gli ordini».
Lui annuì, toccandosi involontariamente l’avambraccio. «Sto bene. E presto saremo tutti liberi di vivere la vita che vogliamo» disse lanciando uno sguardo a Harry che, circondato dai suoi compagni, raccontava ciò che avevano affrontato e spiegava che doveva trovare un altro horcrux, ma non aveva idea di dove cercarlo: sapeva solo che fosse una specie di corona e che fosse nella scuola. Fu Luna a proporre il diadema perduto di Corvonero.
«Tu e Potter» disse Pansy scuotendo la testa «Chi se l’aspettava. Guardatevi, salvate il mondo insieme!»
Draco ridacchiò; Harry sembrava più sereno adesso, circondato dai suoi amici di sempre, i suoi compagni di casa e con un po’ di supporto in più, rispetto a quello che avevano avuto nella foresta, quando erano completamente soli. Anche lui era più tranquillo, sapendo che ci fossero i suoi amici lì e che stessero bene. Tutti insieme erano decisamente più forti dei loro nemici, come aveva detto Harry una volta, avevano qualcosa per cui combattere.
«Ascolta, Pansy, ho bisogno di parlare con te di una cosa» disse «Ma non devi dirlo a nessuno».
«Okay, spara» disse lei.
«Ricordi il libro e il rituale?» chiese lui, la ragazza annuì «Funziona. Sulla pergamena che abbiamo usato, è apparsa una mappa che indica la posizione degli horcrux» spiegò, poi prese la mappa e gliela mise davanti al naso, indicò il punto che, con suo grande orrore, indicava Hogwarts. Ormai non c’erano quasi più dubbi. «Insieme agli horcrux, indica anche questo simbolo e dice che si trova qui ed è sempre stato con noi» disse lui «Ma non può essere un horcrux, giusto? Insomma quelli che avevamo, li abbiamo distrutti».
«Questa non è la cicatrice di Potter?» chiese lei, Draco annuì e il suo viso si adombrò; la ragazza si portò le mani davanti alla bocca «Pensi che Potter possa essere un horcrux?»
«Shhh, non ne sono sicuro! E se anche fosse vero, dovremmo trovare un modo per aiutarlo, insomma, Harry è vivo, no? Quindi… si può fare qualcosa per salvarlo».
«Dray…»
«Questa cosa mi perseguita. C’è anche il serpente di Voldemort, si parlava di ucciderlo, ma… Harry? Ho paura che non ci sia un modo per salvarlo» affermò «Non posso dirlo a lui, conoscendolo farebbe di tutto per sacrificarsi e per salvare la situazione, anche se non è una cosa sicura. E gli altri andrebbero nel panico».
«Esattamente da quanto tempo hai questo sospetto?» chiese la ragazza, osservando il volto dell’amico.
«Da quando è comparso questo simbolo sulla mappa» sospirò lui «Poi sono iniziati i suoi incubi, sempre peggiori e il fatto che percepisce gli horcrux quando sono vicini» spiegò «E poi ha… dei momenti, in cui non è lui. Perde completamente la testa e…» deglutì «Pansy, non può essere lui, perché deve essere lui?»
«Non è lui» gli disse la ragazza, appoggiandogli una mano sulla spalla, rassicurandolo «Non c’è verso che Potter sia un horcrux, sarà indicato qui perché è collegato a Lui, no? Quel fatto che parla serpentese e tutte le cose strane che fa, le cose strane di Potter, insomma» affermò «Vedrai, andrà tutto bene».
Draco annuì, aggrappandosi a quella speranza, cercando di scacciare la verità dalla sua mente «Hai ragione… sono le cose strane di Potter» concordò non troppo sicuro «Grazie» mormorò Draco. Pansy lo guardò dispiaciuta.
Harry li raggiunse dopo pochi minuti e rivolse un sorriso a Pansy, quella spiacevole sensazione era tornata a bussare alla sua mente, non appena la ragazza si era avvicinata a Draco, ma non poteva fare una scenata, non in quel momento.
«Ehi Pansy, posso rubartelo un minuto?» chiese.
«Certo, andate pure» rispose la ragazza, poi guardò verso il biondo preoccupata «Stai tranquillo, okay? Risolveremo tutto» affermò, prima di andare via e raggiungere gli altri. Harry si stupì di quello scambio di sguardi e guardò verso Draco, perplesso.
«Che è successo?» chiese «Sembri sconvolto».
«Niente» si affrettò a dire l’altro, mettendo via la mappa «Piuttosto, dimmi. Ti hanno dato qualche dritta su dove trovare la corona?»
«Sì, Luna parlava del diadema perduto di Corvonero, potrebbe essere ciò che cerchiamo» disse «Dice di conoscere chi può indicarci dove trovarlo».
«Grandioso, andiamo» fece Draco muovendosi per raggiungere gli altri, la preoccupazione aleggiava ancora sul suo viso, dopo la chiacchierata con Pansy e non voleva che Harry se ne accorgesse, perché non poteva caricarlo di altre preoccupazioni in quel momento.
«Draco, stai bene?» gli chiese con voce stranamente apprensiva, gli afferrò il polso per bloccare la sua fuga. Lo sapeva che stava scappando da lui perché non voleva parlargli di qualcosa.
«Sì, Harry, andiamo a cercare questo maledetto diadema, corona o qualunque cosa sia e mettiamo fine a questa storia assurda» affermò intrecciando le sue dita con quelle del moro «Per favore, sono solo preoccupato, lo siamo tutti. Smettila di preoccuparti per me e pensa a distruggere quell’horcrux maledetto».
«Lo farò. Ma a me importa anche di te, lo sai».
«Lo so» sospirò il biondo «Ma non abbiamo tempo per questo, quando tutto sarà finito, allora ne avremo e parleremo di qualsiasi cosa».
«Va bene, va bene…» disse, poi lo attirò a sé e gli diede un leggero bacio «Tu resta qui. Sarai al sicuro. Nessuno di loro permetterà che qualcuno ti faccia del male».
«Harry, non c’è bisogno che mi tratti come una principessina indifesa» disse il ragazzo alzando gli occhi al cielo «Verrò con te e ti terrò fuori dai guai». Harry sbuffò e scosse la testa, ma non si lamentò di quello. Da una parte voleva proteggerlo, ma dall’altra aveva bisogno di lui e del suo supporto. Fu un sollievo quando videro la professoressa McGranitt arrivare nella sala comune, allertata da alcuni ragazzi del loro arrivo. La donna fu ad un passo dalle lacrime nel vederli sani e salvi.
«Potter, Malfoy, è un piacere rivedervi» disse guardandoli «Posso aiutarvi in qualche modo?»
«Sì, professoressa» disse Harry «Dobbiamo cercare qualcosa che è nascosta nel castello, ma non sappiamo ancora precisamente dov’è, abbiamo bisogno di tempo e di non essere scoperti».
«D’accordo» disse la donna «Ci penso io» affermò, poi invitò tutti gli studenti a seguirla fuori dalla sala comune e a riversarsi nei corridoi per creare un po’ di scompiglio, tuttavia la notizia dell’arrivo a scuola dei quattro fuggitivi era arrivata anche alle orecchie dell’attuale preside e dei mangiamorte presenti nella scuola. E improvvisamente l’agghiacciante voce di Voldemort risuonò nelle teste di tutti, ordinando agli studenti e ai professori di consegnare subito sia Harry che Draco, in modo che nessuno pagasse per le loro colpe. Non voleva uccidere nessuno, ma se non avessero obbedito, allora lui avrebbe raso al suolo la scuola e ucciso tutti i traditori. La McGranitt li guardò.
«Non preoccupatevi, ragazzi, ci penso io. Cercherò di darvi tutto il tempo di cui avrete bisogno» disse «Restate qui fino a che non vi darò l’ordine di uscire» ordinò.
«Grazie professoressa» dissero Harry e Draco. La donna corse fuori dalla sala comune per prima e andò ad allertare gli altri professori, per proteggere la scuola; nel frattempo mandò un Patronus al resto dell’Ordine, per riunirli al castello e organizzare la resistenza. Voldemort stava arrivando, era arrivato il momento di difendersi.
Non ci volle molto, entro un’ora dal passaggio segreto di Neville e Blaise iniziarono ad arrivare molti membri dell’Ordine della Fenice. Harry riuscì a vedere di sfuggita tutta la famiglia Weasley al completo, Remus e alcuni Auror che non si erano uniti a Voldemort, tra cui Tonks e Shacklebolt. Loro misero fuori combattimento i mangiamorte che erano all’interno della scuola, cogliendoli di sorpresa e lasciando via libera ai ragazzi, che, dopo il segnale della professoressa, si precipitarono fuori dalla sala comune di Grifondoro e andarono incontro al loro destino; volevano salvare il mondo magico da un pazzo, tutti erano certi che la loro volontà e il loro coraggio li avrebbero ripagati. Quando Voldemort riuscì a far cedere le barriere di Hogwarts, scoppiò una vera e propria battaglia all'interno della scuola. La cicatrice di Harry bruciò come l’inferno di nuovo e dovette aggrapparsi a Draco per non cadere per terra; il biondo lo sostenne e insieme a lui seguì Luna per trovare il diadema, mentre intorno a loro studenti e insegnanti combattevano contro i mangiamorte e tutte le creature più terrificanti per permettere a loro di portare a termine la missione. I due ragazzi scoprirono dalla Dama Grigia, il fantasma della Torre di Corvonero, che molto probabilmente l'horcrux era nella stanza delle cose nascoste e corsero verso il settimo piano, cercando di evitare mangiamorte e altri ostacoli, senza accorgersi di essere stati seguiti. Entrati nella stanza, Harry e Draco iniziarono a cercare il diadema, Harry si concentrò per poterlo sentire, era profondamente terrorizzato da questa sua peculiare abilità e questa paura aveva fatto nascere in lui una serie di preoccupazioni che non preannunciavano nulla di buono. Inoltre era sicuro che Draco avesse la medesima pessima sensazione, ma non capiva perché non ne avesse parlato con lui.
«Draco?» lo chiamò «Hai trovato qualcosa?»
«Ancora no» rispose il biondo «Mi sembra di cercare un ago in un pagliaio, ma chi è che conserverebbe la sua anima in una corona? Andiamo! È una cosa così da ragazzine!» esclamò piccato, mentre cercava su una pila di oggetti qualcosa che gli ricordasse il disegno dell’horcrux che aveva visto sulla mappa «Insomma, dai. La corona, la collana, il diario, l’anello, l’ossessione per un ragazzo famoso. È davvero una ragazzina!» esclamò.
Harry scoppiò a ridere «Come fai a fare battute del genere nel bel mezzo di una battaglia?»
«È l’ansia, dico cose stupide, quando sono preoccupato».
Harry ridacchiò ancora un po’, poi smise immediatamente, perché improvvisamente un suono sibilante raggiunse le sue orecchie. La cicatrice bruciò e si avvicinò ad una pila di oggetti, lì il suono era più inteso, più deciso. Sicuramente lì doveva esserci uno degli horcrux. Afferrò la scatola dalla quale sentiva quel suono e la aprì, al suo interno c’era proprio il diadema perduto di Corvonero.
«Draco! L’ho trovato!»
«Grandioso, muoviti a distruggerlo che ce ne andiamo» disse, lanciandogli la zanna del basilisco che Hermione gli aveva dato prima di lasciarli andare alla ricerca dell’oggetto.
«Ma bene bene» i due sobbalzarono udendo la voce di Goyle «Alla fine il traditore ha deciso di uscire allo scoperto».
Draco impugnò la bacchetta e si parò davanti a Harry «Distruggilo, ci penso io qui» disse al moro.
«Oh, ma che carino» fece Tiger ironicamente «Non vogliamo uccidervi, il Signore Oscuro vi vuole vivi entrambi, quindi adesso ci seguite, senza opporre resistenza».
«Nei tuoi sogni» sibilò Draco «Stupeficium!» esclamò. Afferrò Harry per un braccio e iniziarono a correre verso l’uscita della stanza. I due Serpeverde li seguirono immediatamente, lanciando maledizioni a caso, che non andavano a segno e che provocavano la caduta degli oggetti nella stanza; Draco lanciava incantesimi verso Goyle, Harry cercava di colpire Tiger. Quando il biondo riuscì a colpire Goyle e a schiantarlo, Tiger lanciò contro di loro un incantesimo che non andò a segno, ma colpì un armadio che prese fuoco istantaneamente.
«Merda!» esclamò Harry «Draco, va’ a sinistra!» urlò, le fiamme divamparono in pochissimi istanti e un’ala della stanza prese immediatamente fuoco, senza lasciar loro via di scampo. I due ragazzi svoltarono subito in un punto in cui non ci fosse il fuoco, ma questo si diffondeva così velocemente che non c’era un singolo posto sicuro in tutta la stanza.
«Harry, questo è Ardemonio!» urlò il biondo «Un fuoco maledetto, dannazione!» urlò, lanciando un incantesimo per spegnere le fiamme, aprì un varco che permise loro di passare, ma si richiuse subito mentre la stanza continuava a prendere fuoco senza che loro avessero possibilità di scampo.
«Harry! Draco!» la voce di Hermione li raggiunse «Seguite la mia voce, uscite da qui!»
Draco lanciò un Aguamenti dietro alle spalle di Harry, prima che venisse colpito da una fiammata potente, poi lo trascinò verso una pila di oggetti che non aveva ancora preso fuoco e videro una scopa un po’ malridotta lì, appoggiata contro uno scaffale. Forse era la stanza che cercava ancora di proteggerli, come aveva sempre fatto. Harry subito la afferrò al volo e guardò il ragazzo alle sue spalle, annuì con forza, e salì a cavalcioni sulla scopa.
«Forza, andiamo!» esclamò, Draco non se lo fece ripetere due volte, salì dietro al suo ragazzo e strinse le braccia attorno al suo corpo, immediatamente spiccarono il volo e si resse con più forza. Aprirono un varco tra le fiamme, mentre Hermione li guidava urlando, per farli uscire da lì. Nella fretta della fuga, l’horcrux cadde tra le fiamme che aumentarono enormemente, mentre la cicatrice di Harry bruciava come l’inferno, il prescelto perse quasi la presa sulla scopa. Draco lanciò un ennesimo incantesimo per spegnere le fiamme e riuscì a governare la scopa. Riuscirono a varcare la soglia della stanza prima che il fuoco li divorasse. La porta si chiuse da sola, e loro rotolarono sul pavimento, gemendo un po’ di dolore.
«Harry! Harry, stai bene?» chiese Draco, chinandosi su di lui. La cicatrice non smetteva di bruciare e Harry si rese conto che Voldemort avesse capito tutto il loro piano, in quel momento. «Harry!»
«Sto bene… sto bene» mormorò il moro dolorante «Tu stai bene?»
«Sì, sì, sto bene» rispose «Hai preso l’horcrux?» chiese.
«Mi è caduto mentre scappavamo dal fuoco» disse il moro «Ma credo che sia stato distrutto dall’Ardemonio, la cicatrice non smette di fare male» disse rimettendosi seduto, guardando il biondo, che lo guardava preoccupatissimo. Che aveva? Perché lo guardava così? Harry sperò che Draco non avesse il suo stesso sospetto.
«D’accordo, quindi adesso cosa manca… l’ultimo?» chiese Draco, incerto «Nagini?»
Harry annuì «L’ho… percepito. Lui è preoccupato che gli venga fatto del male».
Draco annuì e la sua espressione raggiunse un livello di preoccupazione terrificante, Harry aveva percepito lo stato d’animo di Voldemort, non poteva essere qualcosa collegato solo al fatto che lui e il mago oscuro erano in qualche modo in contatto. Il biondo deglutì, ma prima che potesse dire qualcosa, la voce di Voldemort che dava un ultimatum a tutti risuonò nelle loro menti. Il mago oscuro propose a tutti i presenti nella scuola di consegnare Harry entro la mezzanotte per evitare altre morti inutili. Le parole Altre morti risuonarono nella mente di tutti e decisero di correre verso la Sala Grande, allestita come ospedale da campo, preoccupati per i loro parenti e amici.
Mentre correva verso la sala insieme agli altri, l’attenzione di Harry fu catturata da un Patronus a forma di cerva; si assicurò che gli altri non lo seguissero e seguì la cerva per il corridoio opposto. Sapeva benissimo dove conducesse quel corridoio, ma lo percorse tutto fino a trovarsi davanti all’enorme statua che dava l’accesso allo studio del preside.
Quando Harry entrò nello studio di Piton, l’ex studio di Silente, fu attraversato da un lungo brivido di terrore. Era andato lì solo per via di quel Patronus, perché sapeva con certezza che quello di sua madre fosse una cerva. Non poteva averglielo mandato lei, ovviamente, ma chiunque avesse mandato quel Patronus, doveva essere legato a lei in qualche modo. La sorpresa aleggiò sul suo volto, quando si ritrovò davanti Piton; sguainò la bacchetta ancor prima di sentire la sua voce.
«Potter» il professore lo guardò e il ragazzo alzò lo sguardo verso di lui, l’odio più puro impresso nei suoi occhi «Non ho intenzione di farti del male, ma è giunta l’ora che tu scopra tutta la verità» affermò «La verità che ti è stata nascosta fino ad oggi, affinché tu fossi pronto».
«Di cosa sta parlando? Cosa mi è stato nascosto?» chiese «Cosa diavolo significa tutto questo?» sbraitò Harry guardando il suo ex insegnante con odio.
«Lo saprai tra un attimo, metti via la bacchetta, Potter» disse l’uomo con voce calma. Era disarmato, Harry se ne era accorto, ma non si fidava di lui, non poteva fidarsi dell’uomo che aveva ucciso Silente. Non dopo che quest’ultimo si era fidato di lui fino alla fine. Non poteva lasciarsi abbindolare, aveva smesso di essere un ragazzino ingenuo.
«Perché dovrei fidarmi di lei?» chiese il ragazzo, puntandogli la bacchetta contro.
«Non ho intenzione di stare a sentire le tue lagne, Potter, non hai altra scelta se non quella di fidarti di me» disse l’uomo «Lo sai perché tu, Malfoy, Weasley e Granger siete riusciti ad entrare a Hogwarts? Perché io ho permesso ai tuoi amichetti di organizzarsi nel loro esercito segreto» spiegò «Ho permesso ai Serpeverde di nascondersi tra i Grifondoro, credi che non me ne sia accorto? Ma era ovvio che sarebbe andata così. Se non ci fossi stato io, qui, tutti loro sarebbero già stati consegnati al Signore Oscuro» disse Piton. Harry stentò a credere alle sue orecchie, cosa aveva fatto Piton?
«Lei ha ucciso Silente» gli disse con odio.
«Lo so» ammise il mago «Ma era l’ultima cosa che avrei voluto fare, credimi» affermò con un rammarico che parve sincero, Harry lo guardò inclinando la testa senza capire la sua frase «Sai, lui era l’unica persona che aveva sempre creduto in me, anche quando io non lo facevo» raccontò «Non posso dirti cos’era Albus per me, Potter, ma posso dirti che tenevo a lui più di quanto tu possa immaginare» affermò «E mi è costato molto ucciderlo quella notte, ma… alcune cose dovevano essere fatte nel modo giusto».
«Che intende dire?»
«Ci sono cose che non sai, Potter, che ti saranno chiare quando ti avrò mostrato tutto» affermò.
«Tutto cosa? E perché c’era il Patronus di mia madre?»
«Non era quello di tua madre, sciocco ragazzino, era il mio» disse; il Grifondoro spalancò gli occhi scioccato, ma non disse nulla; Piton recuperò la sua bacchetta dalla scrivania, e il ragazzo strinse la presa sulla propria, ma l’uomo puntò la bacchetta alla tempia e ne tirò fuori una lunga striscia biancastra che venne gettata nel pensatoio «Osserva bene ciò che il pensatoio di mostrerà, poi parleremo» disse «Nessuno entrerà nella stanza, finché sarai qui, neanche il Signore Oscuro».
Harry decise di concedergli il beneficio del dubbio, dato che non lo stava minacciando, ma solo invitando a guardare nel pensatoio. Una volta che ebbe immerso il volto nell’oggetto magico, Harry si ritrovò catapultato nel passato di Piton, vide sua madre da bambina e il professore crescere insieme come amici, dividersi quando furono assegnati a due case diverse, ma sentì profondamente l’amore che lui provava per lei e il dolore che provò quando lei sposò suo padre. Vide Piton parlare con Silente della possibilità che Voldemort uccidesse sua madre, voleva proteggerla. Vide Piton stringere un accordo con Silente affinché la proteggesse. E sentì il suo dolore quando la trovò morta la notte dell’aggressione di Voldemort. Il cuore di Harry batteva talmente forte che sentiva gli sarebbe esploso da un momento all’altro, scoprì perché aveva sempre pensato che ci fosse Piton dietro ad ogni cosa: la cosa più sconvolgente fu scoprire che lui l’avesse sempre protetto. Poi un altro ricordo si manifestò: Silente e Piton parlavano di una maledizione che si stava espandendo per il corpo del preside, sarebbe morto. Piton stava riferendo al mago anziano ciò che aveva scoperto su Draco e della sua missione, di essere stato incaricato di assicurarsi che non fallisse. Il preside gli disse di tenere d’occhio le azioni di Draco e di riferire a lui qualunque mossa del ragazzo, aveva una buona sensazione a riguardo; infatti il ricordo successivo mostrò Piton raccontare a Silente le ultime novità: il giovane Malfoy aveva tradito gli ideali della sua famiglia e adesso era in pericolo. Inoltre, rivelò al preside di aver scoperto che Tiger e Goyle avessero giurato fedeltà a Voldemort e avessero dei sospetti su Draco. Silente propose un piano alternativo: lui, con l’aiuto di Tiger, avrebbe dovuto far entrare in mangiamorte nella scuola e ucciderlo per suggellare la sua posizione nei confronti di Voldemort, così avrebbe potuto agire dall’interno e proteggere i ragazzi, mentre erano lontani per la missione. Quando Piton si rifiutò – Harry rimase sorpreso dalla sua reazione – il preside gli ricordò che lui sarebbe morto ugualmente, tanto valeva inscenare bene il suo passaggio definitivo al lato oscuro. Poi avrebbe dovuto rivelare ad Harry la verità al momento giusto: un pezzo dell’anima di Voldemort si è attaccata a quella di Harry, la notte in cui lui tentò di ucciderlo – aveva detto il preside. Persino l’imperscrutabile Piton era rimasto scioccato dalla cosa, dopo tutto ciò che aveva fatto per proteggerlo, doveva lasciarlo morire per poter uccidere Voldemort. Ed ecco che la consapevolezza cadde sulle spalle di Harry. Lui poteva percepire gli horcrux, poteva entrare nella mente di Voldemort, e quest'ultimo poteva fare lo stesso, perché lui stesso era un horcrux. Quando riemerse dal pensatoio, guardò verso il professore, era stravolto, una lacrima solitaria scivolava sulla sua guancia, ma era anche consapevole: avrebbe dovuto consegnarsi, altrimenti tutte le persone a lui care sarebbero morte.
«Ora so cosa devo fare» disse il ragazzo, accettando passivamente la verità, sapeva fin dall’inizio che una cosa del genere sarebbe potuta accadere, credeva di avere abbastanza tempo per ucciderlo, prima di morire, invece lui doveva morire, affinché Voldemort venisse sconfitto «Devo consegnarmi» constatò con atroce realismo nella voce.
Piton annuì «Potter, mi dispiace» confessò «Non avevo idea che Silente avesse in mente tutto questo».
«Non importa» ribatté il ragazzo «Mi consegnerò. Lascerò che Voldemort mi uccida» affermò «Accetterò il mio destino, farò ciò che va fatto» disse; Piton rimase sorpreso dalle sue parole, non avrebbe scommesso neanche uno zellino sul figlio di James Potter, non credeva che potesse essere così coraggioso, ma il figlio di Lily sì. Era sorpreso dal suo atteggiamento, lo aveva sempre denigrato, eppure Potter era lì, pronto ad immolarsi per il bene superiore. «Ho solo bisogno che lei mi prometta una cosa».
«Cosa?» chiese. Avrebbe realizzato qualsiasi suo desiderio in quel momento, ma non per il suo coraggio, lo avrebbe fatto per Lily, per farsi perdonare di non essere riuscito a proteggere suo figlio fino alla fine.
«Draco» esalò «Può proteggerlo? So che Lucius lo sta cercando per consegnarlo a Voldemort. Per favore, può proteggerlo?» gli chiese Harry con la voce e le mani che tremavano «Se so che lui è al sicuro posso farlo, lo giuro».
«So cosa significa quando la persona che ami viene uccisa, Potter» disse il mago adulto «Lo farò».
«Mia madre?» chiese il ragazzo, colpito da quell’affermazione «La ama ancora?»
Piton fece un sorriso triste «Sempre» rispose, ripetendo la stessa singola parola che aveva detto a Silente in quel ricordo.
«Mi dispiace davvero» affermò il ragazzo «L’ho sempre… detestata, senza sapere nulla di tutto questo, sempre accusata ingiustamente e lei cercava solo di proteggermi».
«Volevo che mi odiassi, Potter» disse l’uomo «Mi dispiace solo non aver potuto evitare questo. Ma capisci anche tu che c’è bisogno che tu lo faccia, per mettere fine a questa storia». Harry annuì sospirando.
«La ringrazio» disse, sorprendendo lo stesso Piton «Per tutto quanto e mi dispiace per tutto». L’uomo annuì sommessamente, poi i due si strinsero la mano, per quella che sembrò l’ultima volta. Il prescelto guardò un’ultima volta Piton e poi uscì dalla stanza. Incrociò Neville e gli disse del serpente, voleva assicurarsi che qualcuno sapesse ogni cosa, prima di consegnarsi. Non doveva lasciare nulla di intentato, se lui fosse morto, qualcuno doveva far fuori il serpente. Se fossero riusciti ad uccidere anche Nagini, allora Voldemort non avrebbe avuto scampo: sarebbe morto subito dopo di lui.
«Conta su di me, amico» disse, stringendogli una spalla «Harry, tutto bene?» chiese notando il suo colorito pallido.
«Sì, Neville» rispose «Ci vediamo dopo» mentì, allontanandosi da lui, aveva un enorme groppo alla gola. Aveva voglia di vedere Draco, salutarlo, stringerlo e dirgli di essere forte, ma non si sarebbe fatto vedere da lui o dagli altri, non voleva angosciarli e sapeva che sarebbe stato più difficile consegnarsi, se lo avesse visto. Raggiunse le scale per uscire dalla scuola. Era tutto un po’ distrutto e un po’ cadente, ma era certo che, alla fine di quell’incubo, tutti si sarebbero impegnati per ricostruire ogni cosa, gli dispiaceva non poterne fare parte, ma sacrificandosi avrebbe salvato il mondo magico, avrebbe salvato le persone che amava, avrebbe salvato Draco, ed era la cosa che gli dava più coraggio in quel momento. Il Serpeverde avrebbe avuto una lunga e felice vita, gli dispiaceva non poter essere al suo fianco come gli aveva promesso. La sua vita non era destinata a durare di più, sarebbe morto quella notte, ma era certo che tutti avrebbero continuato a combattere fino alla vittoria. Senza di lui tra i piedi, sarebbero stati più vicini ad essa.
«Harry!» la voce di Draco lo fece sobbalzare, il ragazzo lo raggiunse e gli afferrò la mano con forza «Dove diavolo vai? Ti abbiamo cercato ovunque!» esclamò «Ti pare il modo di sparire?» chiese «Ehi, ma stai bene?»
«Io… sto bene, Draco» disse mordendosi le labbra «Devo andare, non posso dirti dove».
«Di che stai parlando?» gli chiese, ma gli bastò uno sguardo in più per capire cosa intendesse il suo ragazzo «No, Potter! non te lo permetterò!»
«Che succede?» chiese Ron seguito da Hermione «Cosa non permetterai?»
«Ha deciso di andare! Di consegnarsi, è così, vero, Potter?»
«Dray, per favore…»
«No! Non chiamarmi così, non osare!» sbraitò spingendolo «Non posso permetterlo, non posso! Non dopo tutto quello che abbiamo passato!» esclamò furioso «Troveremo un altro modo, un’altra…» la sua voce si spezzò, e deglutì guardando il moro davanti a sé, che sembrava convinto di ciò che diceva.
Harry scosse la testa «Non c’è un altro modo e tu lo sai» disse, il biondo distolse lo sguardo sentendosi colpevole e lui capì che in fondo al suo cuore, Draco avesse capito la cosa prima di lui. «Tu lo sai da tempo, vero?» chiese retoricamente, afferrando i suoi polsi e avvicinandolo a sé «Lo avevi già capito, vero?»
«No, non dirlo…»
«Avevi capito prima di tutti che sono un horcrux, vero?» il biondo scosse la testa «Lo sai che devo andare. Draco, ti prego, non fare così» disse, passando le braccia attorno al suo corpo, per stringerlo un’ultima volta a sé.
Draco affondò il viso contro il suo petto, pianse e scosse la testa; tremava, aveva temuto quel momento fin da quando aveva visto quella saetta maledetta su quella mappa. Non aveva mai voluto accettare la realtà, aveva sperato che potesse esserci un modo per salvarlo. Ci aveva creduto, aveva sperato con tutto il suo cuore che fosse così e invece si era solo illuso. Harry stava per morire e lui non poteva fare niente per evitarlo.
«Non state parlando sul serio» stavolta fu Hermione a parlare «Non… Harry! Non puoi!» esclamò.
«Devo farlo» disse lui, la voce atona e priva di qualsiasi espressione, che non fosse la realtà delle sue parole. Lei si avvicinò e si mise alla destra di Harry, avvolgendogli le braccia attorno al collo, piangendo contro la sua spalla.
«Per favore… per favore non fate così» disse con la voce rotta. Ron si avvicinò con gli occhi spalancati, era confuso anche lui, beh come dargli torto; era una situazione surreale e atroce per tutti «Devo andare» disse Harry, sperando che almeno lui capisse. Il rosso annuì e gli strinse la spalla sinistra, per infondergli coraggio. Quello che Harry sentiva svanire sempre più velocemente, ad ogni singhiozzo di Draco e di Hermione. Ron prese Hermione tra le sue braccia e lei mormorò qualcosa ad Harry, ma si spezzò nei suoi stessi singhiozzi. Harry non avrebbe voluto assistere a tutto quello, non prima di consegnarsi. Ron era la roccia di tutti quanti in quel momento, anche se era devastato anche lui, Harry poteva riconoscere il dolore sul suo volto. Gli dispiaceva per tutti loro, ma non poteva restare, doveva andare altrimenti tutto quello che avevano fatto sarebbe stato inutile.
«Ron» sussurrò Harry «Ti prego, prenditi cura di tutti e due».
«Lo farò, amico».
Harry annuì e strinse un po’ più forte il biondo, ancora avvinghiato ai suoi fianchi, che scuoteva la testa, non riusciva ad accettare la realtà, non voleva lasciarlo andare.
«Dray, lasciami andare» sussurrò il prescelto trattenendo il fiato «Per favore, non rendere tutto più difficile…»
«Ve-Vengo con te» disse lui, staccandosi dal moro e guardandolo in faccia «Non ti lascio da solo. Io vengo con te».
«Non se ne parla. Devo farlo da solo» disse passandogli le dita sulle guance per eliminare le lacrime «Ti prego, non posso… se tu venissi, saresti in pericolo e io… non posso farlo, se tu non sei al sicuro».
«Harry…» sussurrò «Non farlo, ti prego». Un singhiozzo morì sulle sue labbra, Harry premette le proprie labbra contro quelle del biondo e poi lo lasciò andare. Lui fece un passo indietro e abbassò lo sguardo. Harry si guardò intorno.
«Lo capite, vero, perché devo farlo?» chiese con il cuore in gola «Guardate quanti sono morti stanotte, solo perché io ho messo piede nella scuola. È l’unico modo» affermò, prima che loro potessero dire altro, il ragazzo aggiunse «Perdonatemi, se potete». Poi, senza dire altro, si allontanò da loro. Ebbe giusto il tempo di vedere Hermione abbracciare Draco e piangere contro la sua spalla e quest’ultimo stringerla e cercare di trattenere inutilmente le lacrime che continuavano a inondare il suo volto, quella volta la gelosia non fece alcun effetto su di lui, era in qualche modo contento che Draco avesse qualcuno che potesse stargli accanto, dopo la sua morte. Harry si fece coraggio e varcò la soglia del castello, per poi dirigersi verso la foresta proibita. Non era stato facile dire addio a tutti loro, ma vederli per l’ultima volta, gli aveva dato quella spinta in più per farlo: doveva proteggere tutti loro da un futuro orribile. Quindi si convinse, lo avrebbe fatto quella notte, sarebbe morto per tutti loro, per proteggerli e per sconfiggere definitivamente Voldemort.
 
§§§
 
Draco, Ron e Hermione tornarono nella Sala Grande con i volti funerei. Nessuno chiese loro cosa non andasse, tutti compresero cosa fosse accaduto, non vedendo Harry arrivare, avevano dato tutti per scontato che si fosse consegnato.
Il Serpeverde non voleva farsi vedere così distrutto da tutti, si sedette per terra e si guardò intorno. La scuola era devastata, quella stessa scuola che lui aveva denigrato per anni, dentro la quale però in un solo anno tutta la sua vita era cambiata. Le mura erano state colpite da diversi incantesimi, alcuni dei suoi compagni di scuola erano morti nell’intento di aiutarli a distruggere gli horcrux. Si rigirò la propria bacchetta tra le mani, mentre rifletteva. Harry si era consegnato per il bene superiore, ovvio che l’aveva fatto, era un dannatissimo Grifondoro con la sindrome dell’eroe. Sentì qualcosa dargli fastidio nei pantaloni e mise la mano in tasca… tirò fuori da essa l’amuleto che lui aveva regalato a Harry a Natale. Maldetto Grifondoro – pensò cercando di non piangere – perché non l’hai tenuto con te? – lo strinse tra le dita e trattenne un singhiozzo che premeva per uscire dalla sua gola. Come al solito, il moro aveva messo lui davanti a se stesso e Draco non poté che amarlo ancora di più, sentendo un vuoto farsi largo dentro di lui, non lo avrebbe più rivisto dopo quella notte, e quel pensiero era in grado di togliergli completamente il respiro.
«Dov’è Harry?» chiese subito Remus Lupin, arrivando nella sala un po’ acciaccato, accompagnato da Tonks che lo sorreggeva. Anche lei si guardò intorno alla ricerca del ragazzo.
«È andato» disse Draco con la voce spenta «Lui… doveva andare, ha detto così» continuò stringendo i pugni «Non c’era… non c’era un altro modo» deglutì con forza «Lui è un horcrux».
Remus non cadde solo perché Tonks, accanto a lui lo resse con forza, nessuno di loro si sarebbe mai aspettato un epilogo del genere per il prescelto. Eppure, quello sembrava l’unico finale possibile. Harry lo sapeva. Draco l’aveva capito quando aveva visto quel maledetto simbolo e avrebbe voluto non essersi crogiolato nell’illusione che ci fosse un altro modo.
Hermione si sedette accanto al biondo e gli mise una mano sulla spalla. «Quando l’hai capito?» chiese.
«Ha importanza? Non avrei potuto evitare tutto questo, tu non sai quanto ho sperato di sbagliarmi» disse sulla difensiva, quasi come se lei lo stesse accusando di non aver fatto tutto il possibile per aiutare Harry.
«Non ti sto accusando di niente, Draco» disse Hermione, abbassando lo sguardo «L’ho capito che stavi cercando di proteggerlo, avrei fatto la stessa cosa» disse piano «Allora?»
«Quando ho visto sulla mappa il simbolo della sua cicatrice» rispose abbassando lo sguardo «Ma non ho… non ho mai accettato la verità. Mi sono convinto che non potesse essere così, che non era giusto che fosse lui, sono patetico» sospirò scuotendo la testa «E poi sono iniziati i suoi incubi e percepiva gli horcrux quando erano nei paraggi e il sospetto è diventato più forte, ma ancora non lo ammettevo a me stesso» ammise «Non… non l’ho detto perché sarebbe stato come ammettere la verità e che l’unica soluzione sarebbe stata…» deglutì, le parole “la sua morte” gli morirono in gola, non riuscì a concludere quella frase; Hermione capì e annuì, poi gli mise una mano sulla spalla, capiva perfettamente come si sentiva e come doveva essersi sentito per tutto quel tempo, sapendo di dover dire addio alla persona che amava, ma combattuto tra il volerlo salvare e l’accettare la verità. Ron disse a Pansy, Blaise e Neville ciò che avevano scoperto in quel momento e i due Serpeverde raggiunsero l’amico, sedendosi al suo fianco, Hermione tornò da Ron per lasciarli un po’ da soli, forse loro avrebbero risollevato un po’ l’animo del biondo.
Draco sospirò, ma non pianse. Si ritrovò solo a stringere la bacchetta in un pugno e l’amuleto nell’altro. Si ripeteva in mente le ultime parole che gli aveva detto Silente: niente è come sembra, convincendosi che anche in quel momento fosse così. Lasciare andare Harry era stata la cosa più difficile che avesse mai fatto. Si erano trovati, ironicamente grazie proprio a quello che aveva reso le loro vite impossibili, erano diventati amici e si erano innamorati. Si erano fatti promesse, si erano detti che avrebbero avuto tutto il tempo del mondo per vivere la loro storia con intensità, come desideravano fare. Invece si ritrovava a pensare che non ne avrebbero mai avuto, perché il suo ragazzo era un horcrux e quella notte sarebbe morto. Se fosse successa una cosa del genere un anno prima, avrebbe esultato, mentre adesso si sentiva vuoto come se avesse perso una parte di sé.
«Andrà tutto bene, Draco» sussurrò Pansy al suo orecchio «Ci siamo noi con te».
«Sto bene» disse «Sto bene, lasciatemi in pace, non ho bisogno della vostra compassione» disse tra i denti, quasi ringhiando. Non sopportava essere compatito, lui si sentiva devastato, a pezzi e senza speranza. Non voleva essere visto così dagli altri.
«Draco, lo sai che non puoi tenerti tutto dentro» disse Blaise «E quest’atteggiamento con me non ha mai funzionato».
«Cosa devo dirti, eh? Che ho cercato di evitare questo momento fin dall’inizio? Che mi sento morire dentro, pensando che lo perderò dopo stanotte?» chiese «Che avevamo immaginato la nostra vita in modo diverso? Cosa vuoi che ti dica esattamente, Blaise? Tu dopo stanotte avrai ancora il tuo ragazzo». Blaise abbassò lo sguardo, sentendosi colpevole.
«Voglio solo aiutarti» disse «Mi dispiace, per te e per Potter, facevo il tifo per voi, lo sai». Draco annuì e abbassò lo sguardo, sentiva di essere ad un passo dalle lacrime, così si alzò ed uscì fuori, all’aria aperta. Guardò su nel cielo e lo vide pieno di nuvole. Faceva freddo e loro stavano lì fermi a parlare, mentre Harry moriva per tutti loro, da solo al freddo, lontano dalle persone che amava. Era ironico che fosse l’unico a pensare a una cosa del genere, visto che tutti erano lì a fare finta di niente. Lui non riusciva ad accettare la cosa, voleva solo che qualcuno gli dicesse che fosse un brutto incubo.
«Lascia, ci penso io» disse Ron, fermando Blaise che si stava avvicinando a Draco per parlargli. Il rosso lo raggiunse in pochi istanti «Cosa pensi? Di essere l’unico che sta soffrendo, Malfoy?» chiese sprezzante «Non è solo il tuo ragazzo che è andato a morire, è il mio migliore amico, mio fratello» disse quasi ringhiando «E non sto facendo la principessina lacrimosa, sto sostenendo Hermione e Ginny e mia madre» disse «Remus ha perso i suoi migliori amici e Harry era tutto ciò che gli rimaneva di loro, qui dentro tutti stanotte perderanno una persona importante» continuò il rosso «Non c’è una singola persona che non sia devastata dall’idea di perdere Harry, quindi smettila di fare così» disse ancora; Draco tacque, sapeva che Ron avesse ragione, ma lui non riusciva a farsi una ragione di ciò che stava accadendo. Gli sembrava tutto un terribile incubo, dal quale voleva risvegliarsi. «Sai, dopo questi mesi in giro, ho capito perché Harry si è innamorato di te. Sì, è vero. Sei insopportabile a volte, e irritante la maggior parte del tempo, ma ho scoperto un’altra parte di te, quella che mi ha salvato la vita ed è rimasta sveglia accanto a Harry quando aveva gli incubi e che ha aiutato Hermione a venire a capo di alcune situazioni spinose» disse il rosso, Draco non sapeva se piangere o ridere: era apprezzato e consolato da Weasley, lo stesso che per anni aveva preso in giro «E, anche se mi sembra assurdo, ormai fai parte della mia famiglia, sei compreso nel pacchetto. E lo so che stai male, stiamo tutti male, Draco, ma non tenerti il dolore per te, condividilo con noi, siamo tutti qui anche per te» gli disse, con un tono che suonò fraterno e affettuoso.
Il biondo restò in silenzio per lunghi istanti, poi dopo aver elaborato le parole di Ron, riprese a parlare, ma un singhiozzo lo tradì. Fu quello a spingere Ron ad abbracciarlo. Draco, senza forze, si appoggiò a lui e singhiozzò.
«Non riesco a respirare» ammise «Io… io non riesco a respirare, mi sembra così assurdo che noi… noi non lo vedremo mai più e…» deglutì cercando di trattenere le lacrime «Mi dispiace per tutti voi, ma non riesco… io non riesco ad accettarlo» disse a bassa voce, mentre alcune lacrime gli rigavano il viso. Ron immaginava come si sentisse, si sentiva anche lui così impotente. Nessuno di loro poteva fare niente, mentre Harry si sacrificava per loro. Tutto sembrava calmo, ma dentro di loro c’erano delle immense tempeste implacabili.
«Lo so» fece Ron, cercando di consolarlo, un paio di lacrime scapparono anche a lui «Lo so che è dura. Ma prendertela con Blaise o con Pansy o con me non ti farà stare meglio, né lo riporterà qui» disse piano «Sarebbe molto felice e orgoglioso di noi, se dopo stanotte, vincessimo questa dannata battaglia. Io farò di tutto per sconfiggere Voldemort, lo farò per Harry e per la mia famiglia».
«Vorrei essere forte almeno la metà di quanto lo sei tu, Weasley» confessò, scostandosi da lui e abbassando la testa «Hai ragione, dobbiamo continuare a combattere anche per lui, soprattutto per lui che si è sacrificato per noi» mormorò «Mi dispiace averla presa così, è che… lo amo» disse mestamente, sospirando.
«Lo so» disse Ron comprensivo «Anche lui ti ama».
Draco annuì e prese un respiro profondo: «Dammi cinque minuti, arrivo subito».
«Hai bisogno di un altro abbraccio?» chiese il rosso, per smorzare la tensione, guadagnandosi uno sguardo omicida da parte di Draco.
«Non azzardarti mai più» fece, lasciandosi tradire da un sorriso «Ma grazie».
«Miseriaccia, sei inquietante, non farlo mai più!» esclamò Ron, poi gli rivolse un sorriso «Ricordati che insieme siamo più forti, è ciò che ho imparato dopo aver passato anni dietro a Harry» disse strappandogli una mezza risata «Sai, tu e lui siete più simili di quanto immaginiate, anche lui pensa sempre di poter affrontare ogni cosa da solo. Quello che gli è stato difficile capire è che non è mai stato solo. E neanche tu lo sei».
«Grazie» soffiò piano Draco. Ron annuì e tornò dentro, Draco lo vide abbracciare prima la Granger, poi sua madre e sua sorella, dicendo loro parole di conforto, poi quelli che dovevano essere i suoi fratelli maggiori abbracciarono lui, per confortarlo; Draco si rese conto di non aver chiesto a Ron come stesse la sua famiglia, dopo la battaglia, ma a giudicare dal numero di "teste rosse", dovevano essere tutti vivi, anche se un po' feriti. Anche Blaise, Neville e Pansy stavano consolando le tre donne, cercando di confortarle in qualche modo. Erano quelle più legate ad Harry in assoluto. La signora Weasley aveva sempre detto di averlo sempre visto come un altro figlio. Draco guardò un attimo verso la foresta proibita e poi annuì. Si asciugò il viso e si fece forza su se stesso e tornò dentro, raggiungendo gli altri, si scusò con Pansy e Blaise per il suo atteggiamento isterico e loro fecero una battuta sul fatto che ormai fossero abituati alle sue scenate; poi fu investito da un abbraccio materno da parte della signora Weasley, che gli chiese come stesse. Anche se era una situazione abbastanza drammatica, Draco si sentì al sicuro tra quelle braccia. E si convinse. Avrebbe combattuto per tutti loro, ma soprattutto per Harry, per vendicarlo. Tonks gli si avvicinò e gli strinse una spalla per confortarlo, il ragazzo le fu grato, apprezzava davvero il gesto della cugina, non aveva motivi per consolarlo, ma in qualche modo, gli diede un’ulteriore spinta per affrontare quella situazione.
Fu in quel momento che Piton li raggiunse e, quando la McGranitt gli puntò la bacchetta contro, l’attuale preside dovette ammettere le proprie colpe e raccontare anche a lei ciò che Silente gli aveva ordinato di fare e ciò che aveva riferito a Potter. La donna era sconvolta, e non poteva credere alle sue orecchie, mentre lui spiegava ogni cosa, ogni singolo piano di Silente. Draco si rese conto in quel momento delle reali parole di Silente quella notte. Non tutto era come sembrava perché lui aveva orchestrato la propria morte e quella di Harry alla perfezione. E si sentì tradito di nuovo da quell’uomo che prima li aveva mandati in giro per il mondo in una missione suicida, senza uno straccio di prova (senza Pansy non avrebbero avuto alcun modo per trovare gli horcrux) quell’uomo maledetto era stato anche più meschino di Voldemort stesso. Draco fu pervaso dalla rabbia, così come Ron, Hermione e tutti quelli che ascoltavano le parole dispiaciute dell’ex mangiamorte. Si era fidato di quel vecchio rimbambito, si era fidato di lui, aveva creduto che con il suo piano, Harry sarebbe stato al sicuro e invece lo aveva solo condotto alla morte. Piton gli aveva solo fatto un favore ad ucciderlo, altrimenti lo avrebbe fatto lui stesso.
«Potter teneva davvero a te, Malfoy» disse l’uomo appoggiandogli una mano sulla spalla «Il suo ultimo desiderio è stato che ti proteggessi».
«Stupido, Potter» mormorò Draco, ingoiando tutte le lacrime che avrebbe voluto versare ancora.
 
§§§
 
Harry raggiunse la foresta proibita. Aveva il cuore che batteva a mille, era pronto a morire per salvare tutte le persone a cui teneva, ma era anche spaventato. Si chiese se, prima di morire, avesse rivisto tutta la sua vita passargli davanti agli occhi: gli sarebbe piaciuto rivedere il suo ultimo anno come ultima cosa. Avrebbe voluto avere il volto di Draco impresso nella mente, prima di morire. Si era lasciato indietro le persone più importanti per lui, aveva lasciato Draco con gli altri, anche se avrebbe preferito averlo al suo fianco in quel momento. Ma sapeva che, se lui fosse stato in pericolo, sarebbe stato più difficile, non voleva morire davanti ai suoi occhi. Sperava che stesse bene e che prima o poi riuscisse ad essere felice come meritava d’essere. Non poteva sopportare che soffrisse, ma non poteva fare altrimenti. Voldemort doveva essere sconfitto e lui era l’unica soluzione, la sua morte avrebbe ucciso il mago oscuro, era un sacrificio che era pronto a fare. Chiuse gli occhi, per un momento cercò di focalizzare il volto di Draco sorridendo, uno di quei sorrisi spontanei che faceva sempre, che riuscivano a farlo stare bene. Le promesse che si erano fatti durante quei mesi in cui erano in fuga, l’immagine del loro primo appuntamento che aveva ballato nella sua mente per giorni, loro che vivevano a Grimmauld Place dopo aver preso i MAGO, loro che sceglievano cosa fare del loro futuro, senza pressioni da parte di nessuno. Aveva persino immaginato un litigio tra lui e Draco, lui che voleva fare l’Auror e il suo ragazzo che tentava di dissuaderlo e di convincerlo a scegliere un altro lavoro, un lavoro meno pericoloso, più sicuro. Si lasciò coccolare da quell’immagine, ma Draco avrebbe avuto una vita felice con qualcun altro. Improvvisamente ricordò quella volta in cui si erano ubriacati e avevano scherzato sul fatto che Draco sarebbe andato al suo funerale e si sarebbe ubriacato lì. Harry sorrise, cercando di trattenere le lacrime.
Prese dalla tasca il boccino che Silente gli aveva lasciato e lo strinse tra le dita, diceva "Mi apro alla chiusura". Beh, lui ci era arrivato, era arrivato alla sua fine. «Sono pronto» sussurrò, lo avvicinò alle labbra e lo toccò delicatamente. Questo si aprì rivelando al suo interno una pietra scura. Spalancò gli occhi, stando alla leggenda che aveva raccontato Draco, quella doveva essere la Pietra della Resurrezione. Perché Silente l’aveva lasciata a lui?
Sospirò e la prese tra le dita, non appena la strinse tra le dita, i fantasmi dei suoi genitori e di Sirius si manifestarono attorno a lui. Li guardò a uno a uno con gli occhi pieni di lacrime, sentendosi in colpa con tutti loro. Ascoltò le parole rassicuranti di sua madre, quelle di Sirius e quelle di suo padre, avrebbe tanto voluto averli accanto a sé.
«Ma noi saremo sempre accanto a te, Harry» gli disse sua madre, come se avesse letto nel suo pensiero «Sta’ tranquillo, andrà tutto bene, non ti abbandoneremo adesso». Il ragazzo deglutì e annuì, certo, lui era coraggioso, era il prescelto, era pronto a morire per i suoi amici, ma aveva paura e questa un po’ lo bloccava.
«Saremo sempre accanto a te, Harry» gli disse Sirius «Non ti lasceremo mai, perché anche se tu non ci vedi, noi siamo qui» fece, indicando il petto del ragazzo, all’altezza del cuore. Una lacrima scappò dagli occhi del prescelto: era una delle prime cose che Sirius gli aveva detto, quando si erano conosciuti.
«Sii forte, Harry, noi ti staremo accanto» gli disse suo padre «Non temere, figliolo, presto tutto questo sarà finito».
Harry annuì e, solo in quel momento, lasciò andare la pietra per terra. Nonostante non potesse vederli, li sentì, tutti loro, accanto a lui pronti a sostenerlo in quel momento fatale. Avanzò lentamente verso il cuore della foresta, lì dove Voldemort lo attendeva. Fu Lucius Malfoy a trovarlo, lo vide sorridere crudelmente e lo afferrò per un braccio portandolo al cospetto di Voldemort. Harry non finse neanche di opporre resistenza, sapeva che fosse inutile. Stava seguendo il suo destino.
«Quel traditore di mio figlio non ti ha seguito fino a qui?» chiese «Sarebbe stato divertente ucciderlo davanti a te e poi mettere fine alle tue sofferenze» rise l’uomo.
«Fottiti, Malfoy» ringhiò Harry «Non riuscirai mai a fargli del male».
«Questo lo vedremo» sibilò l’uomo «Quando il Signore Oscuro avrà finito con te, ci occuperemo anche di Draco».
Il Grifondoro fece per ribattere con lo stesso tono tagliente, ma Lucius lo strattonò con forza, gettandolo ai piedi del mago oscuro che rise nel vederlo lì; il prescelto si rimise in piedi e fronteggiò il nemico con la rabbia nello sguardo.
«Harry Potter!» esclamò il viscido mago oscuro «Il ragazzo che è sopravvissuto, è venuto a morire». Bellatrix rise «Hai avuto fegato a venire fin qui…»
Harry lo guardò con sfida, impassibile alle se provocazioni «Uccidimi pure, Tom» lo sfidò «Non ho paura di te».
«Te l’avevo detto che avresti perso… ma tu non mi hai voluto ascoltare» disse, guardandolo con crudeltà «Avada Kedavra
Un lampo di luce verde colpì il petto di Harry e quest’ultimo cadde per terra, come un fantoccio. A causa del contraccolpo, anche Voldemort cadde per terra e non si rialzò per un lungo momento.
Quella notte Harry Potter morì e Draco Malfoy, a distanza di qualche chilometro, lo avvertì chiaramente, sentendo un dolore lancinante al petto.




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Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.
 
Buona sera my darling!
Ho mentito, avevo detto che avrei ritardato, invece eccomi qui :D
Dato che, a causa dell’influenza, in questi giorni non sono andata all’università, ho avuto un po’ di tempo per mettermi in pari con lo studio e ho trovato un’oretta per correggere il capitolo, senza farvi aspettare troppi giorni! :D
Questo è uno dei miei capitoli preferiti, perché qui tutti i nodi vengono al pettine. E Harry, come tutti sapevamo, si sacrifica. Il mio bimbo çç e Draco sclera un po’, ma lui aveva davvero sperato con tutto il cuore di essersi sbagliato, di non aver capito un tubo. Invece aveva ragione e alla fine, beh… Harry si è sacrificato. Ci sono state un sacco di lacrime, nel prossimo ci toglieremo Voldemort dai co.. dalle scatole! Non vedevo l’ora di farlo schiattare per tornare al romanticismo tra Draco e Harry LOL (e anche a cose più hoooot).
In questo poi, abbiamo il consolidamento dell’amicizia tra Draco e Ron, solo lui poteva riscuoterlo. Blaise lo avrebbe solo consolato, non gli avrebbe detto le cose come dovevano essere dette. Solo Ron poteva dargli una strigliata. Vi aspettavate il ruolo di Piton in tutto ciò? Alla fine non è così cattivo come credevano Harry e Draco. Ha protetto tutti gli studenti di nascosto. E vabeh, alla fine l’ho salvato LOL la sua morte era inutile dato che la bacchetta di Silente è di Draco e Voldy lo sa lol. E sì, ha avuto anche il suo chiarimento con Harry (ma Harry stavolta non darà il suo nome a suo figlio LOL) e niente, gli ha anche promesso che proteggerà Draco, che cosa si vuole più da lui? Voldy non sarà molto contento di questo… beh, se ne farà una ragione.
Lucius avrà quello che si merita. E tutti vivranno felici e contenti, lo prometto, ma prima di ciò, ovviamente dovevano passare per la fase “tragica”.
Anyway, scusate le note striminzite, sono ancora convalescente ><
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
Ringrazio di cuore lilyy e Eevaa che hanno recensito lo scorso capitolo, chi l’ha aggiunta alle varie categorie e chi la legge spendendo un click :3
Ci si becca il prossimo weekend con il nuovo capitolo, a presto!
 
Fatto il misfatto!

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Capitolo 15
*** 15. War is over. ***


Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, meritavano di meglio, quindi ho deciso di dargli io ciò che meritavano; ma non ci guadagno nulla da tutto ciò, niente è finalizzato ad offendere qualcuno (solo a dare loro il finale che piace a me :D) e io ci perdo solo la faccia con queste cose.

Avviso: I personaggi tendono ad essere OOC (soprattutto Draco con l’andare avanti della storia, perché subisce un cambiamento radicale) tutti loro sono basati sui miei headcanon!

Nota bene: La storia parte dal sesto anno, tenendo conto di alcuni avvenimenti accaduti fino al quinto, in seguito proseguirà con alcuni riferimenti al settimo libro, tuttavia gli avvenimenti sono anacronistici rispetto ai libri.

Enjoy the show!



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Twist of Fate

15. War is over.




Non appena rinvenne, Voldemort si guardò attorno e vide il corpo di Harry riverso per terra. Si alzò immediatamente, aiutato da Lucius e Bellatrix che gli erano rimasti accanto, mentre era privo di sensi.
«Qualcuno controlli che sia morto! Presto, controllate che sia morto davvero, non mi farò ingannare di nuovo da quel moccioso!» ululò. Narcissa Malfoy era la più vicina e si offrì di controllare lei stessa, così si avvicinò lentamente al ragazzo. Si chiese cosa sarebbe accaduto a suo figlio, adesso che Harry Potter era morto, ma promise a se stessa che avrebbe fatto di tutto per proteggere Draco.
Harry poteva sentire tutto ciò che accadeva intorno a lui, non era realmente morto; aveva visto il professor Silente mentre era incosciente, questi gli aveva spiegato che colui che era stato ucciso da Voldemort, in realtà non era lui, bensì il pezzo d'anima del mago oscuro, quello che si era attaccato a lui quando il mago oscuro aveva tentato di ucciderlo la prima volta, quando aveva solo un anno, quando aveva involontariamente creato il settimo horcrux. Nell’esatto momento in cui era stato colpito dall’Anatema, Harry aveva sentito quella parte malvagia staccarsi da sé, aveva sentito il peso opprimente presente dentro di lui, scivolare via e in quella specie di sogno o di limbo (ancora non aveva ben capito dove fosse finito), mentre parlava con l’anziano preside, aveva visto un essere deforme rannicchiato su se stesso, era quello ad essere morto, non lui. Silente gli spiegò anche che se lo desiderava davvero, poteva tornare indietro, e beh, Harry doveva tornare indietro. Voleva tornare dai suoi amici, da Draco, da tutti gli altri e consegnare alla giustizia Voldemort, Lucius Malfoy, Bellatrix Lestrange e tutti quelli che avevano fatto soffrire le persone che amava. Tuttavia non sarebbe uscito vivo da quella foresta, se non si fosse finto realmente morto, i mangiamorte erano troppi e lui solo uno. Doveva recitare bene la sua parte, ingannarli per bene e agire nel momento giusto, il serpente era ancora lì. Era ancora vivo. Doveva ucciderlo al più presto, così da rendere quel mostro completamente vulnerabile. Erano finiti i tempi in cui Voldemort era invincibile, loro avevano vinto, Harry lo sapeva. Sperava solo di non essere scoperto in quel momento. Doveva trattenere il fiato il più a lungo possibile.
Così era rimasto immobile, sperando che credessero alla sua recita. Poi aveva sentito la voce di Narcissa Malfoy e i suoi passi avvicinarsi a lui. Aveva una speranza con lei, no? Lo aveva già aiutato in passato. La donna gli mise una mano sul petto e sussultò quando sentì il suo cuore battere. Harry sperò con tutto il suo cuore che non se ne fosse accorta, ma la sua sorpresa era evidente, poi lei si chinò di più verso di lui.
«Draco sta bene?» il suo sussurro fu appena percettibile, ma Harry lo udì e mosse appena le labbra sibilando un che fu udito solo da lei «Ti prenderai cura di lui?» chiese ancora in un sussurro la donna.
«Sì» rispose di nuovo a bassissima voce Harry, continuando a tenere gli occhi chiusi e a fingere di essere morto. Lei annuì e si voltò verso il marito, verso Voldemort e tutti gli altri mangiamorte presenti. E in quel momento prese la sua decisione: le sorti del figlio erano più importanti di un ideale che non aveva fatto altro che portare disgrazia sulla sua famiglia, suo figlio valeva di più, molto di più e lei avrebbe fatto di tutto per proteggerlo, lo aveva deciso quando aveva visto suo marito e sua sorella torturare Draco solo perché non la pensava come loro. Così Narcissa Malfoy, quella notte, tradì il suo schieramento, suo marito, Voldemort e i suoi ideali, per amore di suo figlio.
«È morto» dichiarò la donna, il Grifondoro sentì la preoccupazione allontanarsi da sé e ringraziò mentalmente la donna, che aveva ritrovato in sé un po’ di animo materno. Draco sarebbe stato maledettamente orgoglioso di sua madre. Harry promise a se stesso che gli avrebbe raccontato ogni cosa, quando tutta quella storia sarebbe finita.
L’urlo di giubilo di Voldemort si fuse a quello di disperazione di Hagrid che aveva assistito inerme alla morte del ragazzo; Harry avrebbe voluto alzarsi, raggiungerlo e rassicurarlo, dirgli che stava bene e che non dovesse preoccuparsi, ma non poteva. Tutti i mangiamorte esultarono con il loro signore, acclamando la vittoria imminente del loro padrone. Harry avrebbe voluto schiantarli tutti e porre fine a quell'incubo, ma non poteva nella foresta. Erano troppi e lui non poteva farsi scoprire, avrebbe messo nei guai anche la madre di Draco.
«Prendi la sua bacchetta, Narcissa» disse Voldemort. La donna annuì e prese la bacchetta di Harry, scusandosi silenziosamente con lui per ciò che stava facendo; la porse al mago oscuro che la spezzò in due. «Vediamo se è davvero morto!» ululò Voldemort. Harry se l’aspettava, sapeva che non lo avrebbe lasciato in pace. La prima Cruciatus non fece troppo male, a differenza di quelle che seguirono, ma il ragazzo si trattenne e restò perfettamente immobile. Alcuni gli tirarono anche dei calci e lui non si lasciò sfuggire neanche un singolo singulto. Quando smisero di prendersela con il suo corpo, Voldemort ordinò a Hagrid di alzarlo da terra e portarlo lui, avrebbe mostrato a tutti quanti che aveva ucciso Harry Potter e li avrebbe costretti a passare dalla sua parte, soprattutto i più puri di sangue, mentre chiunque non si fosse unito alla sua causa, sarebbe stato ucciso senza alcuna esitazione. Harry quasi rabbrividì a quelle parole, non gli avrebbe permesso di far del male a nessuno. Quando Hagrid lo alzò da terra, il ragazzo sentì i suoi singhiozzi e dovette farsi forza su se stesso per non dirgli che stava bene. Il mezzo-gigante era grande e grosso, ma era la persona più affettuosa e premurosa che Harry avesse mai conosciuto, era colui che era andato a prenderlo dai Dursley e che gli aveva rivelato che fosse un mago, portandogli una torta di compleanno storta e schiacciata, ma piena d’affetto: quello era stato il primo gesto carino che qualcuno compiva nei suoi confronti, Hagrid era una delle persone a cui era più affezionato, era stato lui a fargli scoprire il mondo magico e ad avergli regalato Edvige. Gli dispiaceva farlo soffrire così, ma doveva ancora fingersi morto, non poteva correre il rischio che i mangiamorte scoprissero la verità. Sapeva anche che gli altri avrebbero sofferto, ma si sarebbe fatto perdonare, ne era certo. Hagrid lo teneva con delicatezza tra le braccia, nonostante tutti credessero che fosse morto e non gli avessero riservato un minimo di rispetto, lui lo stava tenendo con la stessa delicatezza con la quale si teneva un bambino. Doveva averlo tenuto così anche quando lo aveva portato a Privet Drive, quando aveva un anno ed era rimasto orfano e gli si stringeva il cuore sentendo che il mezzo-gigante cercasse di trattenere i singhiozzi inutilmente. Hagrid era stato colui che lo aveva portato via dalla casa in cui i suoi genitori erano stati uccisi e adesso era lui che lo stava portando via dalla foresta in cui Voldemort era convinto di averlo ucciso. Camminava mormorando «Era solo un ragazzo», mentre i mangiamorte esultavano e commentavano positivamente la vittoria del loro signore. Il sole stava appena sorgendo. Tutti erano radunati lì fuori, vicino alle macerie della scuola, dopo la battaglia finale, quando Voldemort arrivò.
La prima cosa che udì Harry fu un urlo agghiacciante, qualcuno aveva notato Hagrid trasportare il suo corpo. Si sentì mortalmente in colpa per il dolore di tutti coloro che stavano assistendo a quello spregevole spettacolo. Doveva resistere ancora un po’, doveva recitare ancora un po’, i nemici erano ancora troppo vicini. Sperava che Draco fosse da qualche parte con gli altri al sicuro, sperava che Piton avesse mantenuto la promessa di proteggerlo. Ora più che mai Draco doveva essere protetto dal mago oscuro e da suo padre.
Quando videro Voldemort e i mangiamorte avvicinarsi, Neville, seguito da Ron, Hermione, Draco, Blaise e Pansy, raggiunse il centro del cortile e tutti restarono immobili nel notare Hagrid trasportare un corpo. Draco non ebbe dubbi che fosse Harry, ma nutriva ancora la speranza che si fosse salvato.
«Harry Potter è morto!» annunciò il mago oscuro, ordinando a Hagrid di farlo cadere per terra, lui ignorò il mago e lo pose per terra con delicatezza e Voldemort, sprezzante, diede un calcio al corpo del ragazzo, gettando i pezzi della sua bacchetta accanto a lui. Draco vide la scena e un urlo restò bloccato nella sua gola, tutto ciò che riuscì a fare fu sussurrare un «Harry…» così basso che nessuno lo sentì e restò immobile, non riuscì a muoversi a causa dello shock. Aveva percepito che qualcosa fosse accaduta, ma non aveva voluto credere che fosse vero; adesso doveva accettare la realtà. Era vero. Harry, il suo Harry era morto. Morto. E con lui tutte le loro speranze e i loro progetti.
Dietro di loro, la signora Weasley scoppiò in lacrime abbracciando il marito, Remus fissò il corpo del ragazzo, sentendosi colpevole di non averlo protetto, mentre Tonks lo stringeva per confortarlo, Ginny restò paralizzata e pianse in silenzio, Fred e George la sostennero, anche loro sconvolti dalla notizia. Pansy si portò una mano davanti alla bocca e guardò verso l’amico dispiaciuta. Ron e Hermione guardarono verso Harry con gli occhi colmi di lacrime, anche se ne erano consapevoli, anche loro, come Draco, avevano sperato che le cose potessero andare diversamente. Le gambe del Serpeverde erano molli, il mondo gli era crollato addosso in un solo attimo, con una sola frase. Harry era morto ed era lì davanti a lui e lui non riusciva a muovere un muscolo. Voleva correre lì, toglierlo dalle grinfie di Voldemort che continuava ad infierire su di lui, uccidere tutti quelli che avevano fatto del male al suo ragazzo. Voleva stringerlo e dirgli che non era troppo tardi, che potevano ancora risolvere le cose insieme, dovevano restare uniti. Ma Harry era lì, immobile davanti a loro e lui non poteva fare niente per aiutarlo. Blaise gli strinse il braccio per sostenerlo e lui gliene fu grato.
«Guardate, guardate!» esclamò il mago oscuro «Crucio» infierì ancora una volta, stavolta il dolore fu più penetrante, ma il Grifondoro fu più forte e restò ancora immobile.
Il Serpeverde vide da lontano i suoi genitori: Lucius ghignava sadicamente, orgoglioso di aver assistito alla morte di Harry Potter, al suo fianco Narcissa non tradiva alcuna espressione, guardava semplicemente verso il figlio. Draco non riusciva a capire cosa volesse la donna da lui, ma non sarebbe mai andato da lei. Neanche sotto tortura sarebbe passato di nuovo da quel lato, potevano promettergli qualunque cosa, lui non si sarebbe mosso dal suo posto.
«Questa notte il mondo magico ha perso il suo eroe!» urlò ancora Voldemort, i mangiamorte, Bellatrix prima di tutti, scoppiarono a ridere dopo l’esclamazione del mostro, Draco voleva solo vomitare davanti a tanta crudeltà, lui aveva rischiato di diventare così. Si aggrappò alla stretta di Blaise per non cadere a terra o raggiungere Harry e piangere sul suo corpo. Doveva solo proteggerlo e invece aveva fallito. «È finita!» esclamò ancora «Stanotte, lui si è consegnato spontaneamente! Ma poi ci ha ripensato e invece di affrontarmi a duello, ha tentato di fuggire!»
«Tu menti!» Draco non si rese conto di aver parlato, fino a che non vide lo sguardo di suo padre su di lui intimargli di tacere «Harry non sarebbe mai scappato, non davanti a te» continuò stringendo la bacchetta in un pugno «Lui si è sacrificato per noi, affinché ti sconfiggessimo!» esclamò, facendosi avanti, ignorando l’amico che tentava di tirarlo indietro, e la paura che aveva annebbiato i suoi sensi fino a quel momento. Voleva solo vendicare Harry.
«Draco ha ragione» disse Neville facendo un passo in avanti, affiancandolo «Noi non ci arrenderemo, Harry e tutti quelli che sono morti stanotte non saranno morti invano, noi continueremo a lottare al loro fianco, per loro e per le persone che amiamo» affermò il giovane Grifondoro affiancando l’amico «Non vincerai mai!»
«E pensate di sconfiggermi voi, ragazzini?» chiese il mago oscuro «Suvvia, Draco, tu sei un purosangue, sono disposto a concedere a te, al tuo amichetto e a tutti quelli che vorranno unirsi a me, un completo perdono per tutti i crimini commessi contro di me» disse «Siete dei ragazzi, possiamo perdonare le bravate giovanili, non è vero, Lucius?» fece rivolto all’uomo che Draco non riconosceva più come padre, il quale annuì divertito «Non essere sciocco, ragazzino, consegnami la tua bacchetta e vivi, al mio fianco avrai solo onore, potere e rispetto».
Il Serpeverde gli rivolse uno sguardo colmo di sdegno «Mai. Non mi unirò mai a te» disse con disprezzo «Mi sono alleato con Harry per sconfiggerti, per ucciderti. E combatterò fino a che non sarai morto, fino a che lui non sarà stato vendicato!»
«Sarai il primo a morire, ragazzino insolente!» esclamò il mago, alzò la bacchetta puntandola verso di lui. Immediatamente, anche Ron e Hermione si mossero verso di lui e lo affiancarono.
«Non gli farai del male!» urlò il rosso.
«La guerra è persa, stupidi ragazzini!» urlò Voldemort furioso «Harry Potter è morto!» sbraitò e con un calcio al corpo di Harry, cercò di sottolineare le sue parole. Fu quello che fece perdere completamente la testa a Draco, non avrebbe permesso che qualcun altro infierisse sul corpo del suo ragazzo, non avrebbe permesso che quel mostro lo maltrattasse anche da morto. Fu quello a dargli la forza di alzare la bacchetta e attaccare per primo.
«E presto lo sarai anche tu!» esclamò allora il Serpeverde, velocemente puntò la bacchetta contro il mago oscuro e: «Stupeficium!» urlò. Voldemort, non aspettandosi l’attacco, fu colpito dallo Schiantesimo, nello stesso momento in cui Neville raccoglieva una lunga e preziosa spada apparsa magicamente tra le rovine. La strinse tra le dita e ricordò cosa gli aveva detto Harry la notte precedente. Doveva trovare il serpente. Afferrò Blaise e lo trascinò all’interno della scuola, mentre intorno a loro ricominciava il caos. Dovevano trovare il serpente e distruggerlo, in modo da avere un altro vantaggio su Voldemort, come Harry aveva detto, era l’ultimo horcrux. Furono bloccati da alcuni mangiamorte che sbarrarono loro la strada e si difesero combattendo l’uno accanto all’altro.
«Come osi?» urlò Lucius, alzando la bacchetta contro il figlio «Avada…»
«Stupeficium!» urlò a sua volta Narcissa Malfoy, puntando la bacchetta contro il marito, che, prima di essere schiantato contro una colonna, si voltò verso la donna con l’espressione sconvolta. Lucius cadde, lontano da loro privo di sensi, nello stesso momento in cui Harry si rialzava da terra, pronto a combattere. Draco spalancò gli occhi e restò immobile qualche istante.
«Va’ ad aiutare Harry, Draco!» urlò Narcissa. Draco impiegò tre secondi a capire cosa stesse accadendo. Harry era di nuovo in piedi e aveva atterrato un mangiamorte a suon di pugni. Fu quello il momento in cui anche Voldemort si accorse di ciò che era accaduto e un urlo terrificante fu udito da tutti; il lord oscuro iniziò ad imprecare e a lanciare incantesimi che distruggevano solo le cose circostanti, ordinando ai mangiamorte di attaccare e uccidere tutti.
«Harry!» urlò Draco, correndo verso di lui, e con un gesto veloce gli lanciò la sua bacchetta, poiché un mangiamorte stava per attaccarlo, Harry la afferrò al volo e schiantò il nemico senza pensarci due volte. Il moro lo ringraziò con lo sguardo, prima di sparire da sotto ai suoi occhi, per cercare Voldemort e mettere fine a tutta quella storia. Non ebbe il tempo di sentirsi sollevato per Harry, perché vide arrivare contro di sé due mangiamorte ed era completamente disarmato. Doveva muoversi in fretta e cercare una bacchetta al più presto. Istintivamente aveva lanciato la sua a Harry perché era disarmato, ma si era ritrovato lui senza protezione. Fu in quel momento, prima di essere colpito da una maledizione, che un altro incantesimo fece da scudo tra lui e la maledizione. Prima che potesse lanciare altre maledizioni, quel mangiamorte venne schiantato e immobilizzato da Piton, mentre Narcissa si avvicinava a Draco, mettendogli la sua bacchetta tra le mani, era la seconda volta in una notte che lei lo salvava. Draco era senza parole.
«Prendila tu, proteggiti» gli disse in fretta «Mi dispiace, Draco» si scusò, prima di arrendersi a un Auror che era appena intervenuto. Draco non ebbe il tempo di sorprendersi della cosa, perché suo padre rinvenne e si scagliò contro di lui con l’intento di ucciderlo.
«Ti farò a pezzi e consegnerò al signore oscuro i pezzi del tuo corpo e la tua bacchetta inutile» sibilò minaccioso contro il ragazzo «Stavolta nessuno ti salverà».
«Tu credi?» chiese ironicamente, respingendo il suo attacco «Secondo me quello spacciato sei tu» sibilò prima di lanciare un incantesimo offensivo contro il padre.
Lucius perse la pazienza e lo attaccò ancora una volta, il ragazzo schivò e lanciò un altro incantesimo che fu parato dall’uomo. Colpo dopo colpo, incantesimo dopo maledizione, Draco stava combattendo contro l’uomo che gli aveva reso la vita un inferno che lo aveva quasi spinto ad una vita che non voleva, che aveva cercato di fargli il lavaggio del cervello e che gli aveva reso l’adolescenza impossibile con tutte le sue pretese. Quando lo schiantò e seppe di aver vinto quel duello, si sentì in pace con se stesso, finalmente aveva preso la sua rivincita su quell’uomo. Lo immobilizzò prima di andare via e cercare il maledetto serpente e mettere fine a quella storia. Quando fu certo che Lucius non fosse più un pericolo per lui o per tutti i presenti, si allontanò da lì e corse verso l'ingresso della scuola, dove aveva visto Harry sparire, ma poi vide un ragazzino lottare contro Greyback e si rese conto di non poterlo lasciare lì. Aveva sempre detestato quel viscido lupo mannaro, lo aveva sempre guardato come se fosse stato una bistecca di manzo appetitosa o qualcosa del genere. Doveva ammettere che come lupo mannaro, il vecchio professor Lupin era molto meglio, almeno non desiderava cibarsi di adolescenti.
«Ehi, stronzo!» urlò al tipo che minacciava il ragazzino «Stupeficium!»
Il lupo mannaro ebbe solo il tempo di voltarsi, poi vide una scia rossa arrivare verso di lui e venne sbattuto contro un muro. Draco, per sicurezza, lanciò anche un Incarceramus per bloccarlo, in attesa che chi di dovere lo prendesse – non gli dispiaceva, se a trovarlo per primo, fosse stato un dissennatore – poi si avvicinò al ragazzino e gli porse la mano «Sei ferito?» chiese «Ce la fai?»
«Sì…» disse quello, aggrappandosi a lui «Grazie» continuò ammirato «Sei stato fantastico!»
Il biondo fece una smorfia divertita e poi «Mettiti al riparo» gli disse, poi si sentì un urlo terrificante. Si voltarono tutti e due e Harry era di fronte a Voldemort, lo stava sfidando di nuovo.
«Quel cretino si farà ammazzare di nuovo» sbraitò, poi guardò il ragazzino che non si era mosso dal suo fianco per tutto il tempo «Sono serio! Vai a nasconderti e resta al sicuro fino a che questa follia non è finita!» fece. Poi se ne accorse, quel ragazzino tremava come una foglia, doveva essere rimasto bloccato nella scuola durante l’attacco. «Hai paura?» chiese.
«S-Sì» fece il ragazzino, guardandolo.
«Okay, vieni con me» fece sbrigativo «Ti porto in un posto sicuro». Afferrò il ragazzino per un braccio e lo condusse con sé, fino alla Sala Grande, per poi affidarlo a Madama Chips, che si stava occupando dei feriti e poi corse di nuovo verso il punto in cui Harry stava fronteggiando Voldemort. Erano alla resa dei conti, ma Draco vide il serpente che strisciava verso alcuni membri dell’Ordine, maledizione, era ancora vivo, Harry non avrebbe avuto possibilità, se il serpente non fosse morto. Solo distruggendo il serpente, Harry sarebbe riuscito a sconfiggere definitivamente quel mostro. Inseguì Nagini, schiantando quanti più mangiamorte poteva, aiutando chi era in difficoltà a mettersi in salvo, vide la signora Weasley uccidere Bellatrix per proteggere sua figlia, notò un dissennatore attaccare Pansy e lanciò il suo patronus per aiutarla, e poi immobilizzò un vampiro e un paio di ghermidori, Fanny attaccò un gigante che stava per schiacciarlo, mentre lui correva velocemente, cercando il dannatissimo serpente, mentre il suo ragazzo duellava con quel pazzo furioso, provocandolo per farlo innervosire. Era impazzito o cosa? Il fatto di essere sopravvissuto di nuovo gli faceva montare tanto la testa? Maledetto, stupido, eroico Grifondoro che non era altro, stava perdendo tempo, per dare a loro il tempo di uccidere la bestia. Merlino, Salazar, Godric, fondatori di Hogwarts, vi prego, proteggetelo! – pensò. Quando Draco vide il serpente per la seconda volta, esso minacciava Ron e Hermione sulle scale dell’ingresso crollato.
«Ehi, brutto serpentaccio!» urlò per distogliere l’attenzione da loro, afferrò una pietra e la lanciò contro il serpente, che si voltò verso di lui, pronto a sbranarlo, il ragazzo urlò un Avada Kedavra contro Nagini, ma lo mancò di poco e il serpente strisciò verso di lui, ma prima che potesse attaccarlo, Neville Paciock tagliò a metà il serpente, che cadde a terra senza vita. Draco indietreggiò e guardò il ragazzo, poi il serpente morto e di nuovo verso il Grifondoro. «Che… cosa è appena successo?»
«Che il mio ragazzo ti ha appena salvato la vita!» esclamò Blaise «Ed è stato fantastico!» esultò.
«Ehm sì, grazie Paciock» fece in fretta, poi si alzò rapidamente, aiutato dai due; poi Blaise e Neville corsero in soccorso di altri ragazzi, rimasti feriti e lui raggiunse Ron ed Hermione per assicurarsi che stessero bene. «State bene? Siete feriti?» chiese apprensivo. Avrebbe chiamato Fanny, se fosse stato necessario, la fenice era accorsa appena aveva percepito che fosse in pericolo. Silente gli aveva fatto un enorme regalo, ma non lo aveva ancora perdonato per tutto il dolore che aveva causato a lui, a Harry e a tutti gli altri, avrebbe potuto come minimo avvisarli del pericolo enorme o dell’apparente morte di Harry, o qualcosa del genere. Giusto un indizio, qualcosa.
«Stiamo bene» rispose Hermione «Dov’è Harry? Lo abbiamo visto alzarsi e poi…» Draco voltò lo sguardo verso il punto in cui aveva visto sparire il suo ragazzo con Voldemort.
«Stava duellando… io… sapevo che dovevamo distruggere il serpente e…»
«Se la caverà» disse Ron «Se la cava sempre. È sopravvissuto di nuovo».
«Che fortuna sfacciata» mormorò tra i denti Draco. I tre si mossero da lì e ripresero a combattere contro i mangiamorte rimasti. Immobilizzavano quanti più mangiamorte potevano, affinché gli Auror li portassero via. Molti di essi fuggirono smaterializzandosi, essendosi resi conto che la guerra era persa.
 
«Sei un illuso, Harry Potter» disse Voldemort contro di lui «Credi di potermi sconfiggere?»
«Io so di poterti sconfiggere, Tom» disse Harry, sorridendo beffardamente «Non sei riuscito a uccidermi di nuovo. Deve essere frustrante per te» fece «Perché non la facciamo finita?» chiese puntando la bacchetta in avanti. Voldemort la notò, come avrebbe potuto non notarla? Harry non capiva come mai non avvertisse nessuna differenza tra la sua bacchetta e quella di Draco, ricordava che la prima volta che aveva toccato una bacchetta che non fosse sua, essa avesse reagito male, perché non lo aveva scelto. Con quella di Draco, invece non aveva avuto alcun problema. Se l’avesse saputo, avrebbe davvero tentato di far capire a Voldemort che la bacchetta del Serpeverde appartenesse a lui.
«Quella non è la tua bacchetta!» esclamò il mago oscuro.
«No, è quella di Draco» disse beffardamente il ragazzo, guardandolo «E se non mi sbaglio, anche quella che hai tra le mani è sua, non ti appartiene, quindi... come funziona? Deve essere difficile duellare con una bacchetta che non risponde ai tuoi comandi» lo provocò ancora.
«Ti ucciderò e poi andrò a fare a pezzi il tuo fidanzatino!» sbraitò «Io sono Lord Voldemort! E tu sei solo un ragazzino!»
«Non provare a toccarlo!» urlò Harry e a sua volta puntò la bacchetta contro il mostro, quest’ultimo pronunciò l’Anatema che Uccide, nello stesso istante Harry pronunciò l’incantesimo di disarmo. Harry percepì il momento esatto in cui il serpente venne ucciso. Lo percepì, non come horcrux, ma lo vide nello sguardo di Voldemort, il quale, adesso più che mai era certo di essere spacciato. Il contatto tra le bacchette si dissolse, poi entrambi attaccarono di nuovo. Gli incantesimi entrarono in collisione e fu in quel momento che l’incantesimo di Voldemort, si ritorse contro di lui; ci fu un boato e sia Harry che Voldemort vennero sbalzati lontano dal punto in cui erano. Draco raggiunse il cortile in quel momento e osservò la scena da lontano: come se fosse stata una scena al rallentatore, vide il momento in cui gli incantesimi si scontrarono, vide l’Anatema rimbalzare su Voldemort e Harry subire il contraccolpo e poi lo vide andare a sbattere contro un cumulo di macerie.
«No!» urlò disperato verso il suo ragazzo. Voldemort giaceva per terra, senza vita, il volto sfigurato dalla magia oscura, la bacchetta di Sambuco lontana da lui, ma Draco lo ignorò completamente e corse verso Harry. Tutti coloro che erano sopraggiunti trattennero il fiato, Ron dovette stringere Hermione, nessuno dei due era pronto a vederlo morire di nuovo. Nessuno era pronto a dirgli addio ancora una volta. Neville, appoggiato a Blaise, zoppicò verso di loro, tutti gli studenti si riunirono di nuovo attorno a quel punto, osservando la scena attoniti e in attesa di buone notizie.
Draco corse verso Harry e si lasciò cadere sulle ginocchia, appena fu accanto a lui, il moro era privo di sensi, gli occhiali rotti in alcuni punti, la cicatrice in bella vista e un rivolo di sangue che gli scivolava lungo tutta la tempia. Draco lo prese tra le braccia e se lo tirò in grembo, trattenendo le lacrime. Gli accarezzò i capelli, spostandoli dalla sua fronte per liberarla e cercare la ferita. Le labbra di Harry erano separate, i suoi occhi chiusi. Il biondo trattenne i singhiozzi, non poteva essere morto, non adesso. Non quando l’incubo era finito, non quando loro erano finalmente liberi. Era sopravvissuto a un dannatissimo Avada Kedavra, non poteva essere morto per una botta in testa. O era stato colpito di nuovo dalla maledizione? Non se ne era accorto? Cosa era successo?
«Non puoi farmi questo» disse con la voce rotta «Non posso perderti due volte nella stessa notte, Potter» continuò trattenendo le lacrime «Harry, ti prego...» singhiozzò, abbassandosi verso di lui e appoggiando la fronte contro la sua «Non farmi questo, ti prego…» ma poi lo sentì, il suo respiro irregolare contro il proprio volto. Era lento, ma c’era. Poteva salvarlo, poteva riuscire a salvarlo. Fanny, come se avesse percepito la disperazione del suo padrone, arrivò in picchiata verso di loro, zampettò fino a lui e Draco la guardò. «Puoi salvarlo? Fanny, puoi…?» la fenice si chinò verso Harry, era come se sentisse il dolore di Draco per sé, alcune delle lacrime della fenice scivolarono sulla testa del moro tra i suoi capelli, fino a raggiungere la ferita che sanguinava. Una alla volta la guarirono ed essa si richiuse, Draco strappò un pezzo della sua camicia e pulì la fronte di Harry con delicatezza fino a che non vide più una singola goccia di sangue, così tirò un sospiro di sollievo. La fenice si allontanò da lui e in quel momento, gli occhi verdi di Harry si aprirono, incrociando lo sguardo grigio e liquido di Draco che non riusciva più a trattenere le lacrime.
«Dray…» mormorò l’eroe del mondo magico senza fiato, sorridendo sollevato nel vedere il biondo, poi cercò di mettersi seduto. L’altro gli lasciò un po’ di spazio per permettergli di sedersi, mentre intorno a loro tutti i presenti scoppiavano in un boato di grida, urla, acclamazioni e applausi. I Romeo e Giulietta di Hogwarts erano sopravvissuti, la tragedia era diventata una storia a lieto fine, e fu un giubilo totale, di fischi e incitazioni.
Draco gli gettò le braccia al collo e lo strinse con così tanta forza, che il moro tossì un po’, ma lo strinse a sua volta, felice che fosse vivo, sano e salvo e che tutto fosse finito. Erano entrambi vivi, erano entrambi sopravvissuti alla battaglia finale.
«Stupido, stupido, stupido…» mormorò tra i singhiozzi il biondo contro il suo collo «Non fare mai più una cosa del genere, non… mai più, Harry, giuralo…» biascicò tra le lacrime, stringendolo ancora, come se temesse che potesse sparire da un momento all’altro. Harry doveva restare lì tra le sue braccia, per sempre.
«Draco…» lo chiamò piano «Draco, calmati, ti prego» sussurrò accarezzandogli la schiena.
«Io… non potevo perderti due volte, non… giuralo, ti prego» lo pregò, non riusciva a calmarsi. Era sollevato che Harry stesse bene, ma aveva seriamente temuto che non si svegliasse più.
«Te lo prometto» sussurrò stringendolo a sua volta «Ma, devo dirtelo, mi stai soffocando».
Draco, nonostante stesse piangendo, emise una flebile risata sollevata, mentre le lacrime continuavano a scivolare sul suo volto e i singhiozzi a scuotere il suo petto «Vuol dire che avrò successo dove Voldemort ha fallito! Stupido idiota che non sei altro!» disse tra le lacrime, colpendolo sul petto con pugni leggeri «E devo proprio dirtelo! Sei un idiota! Sei fortunato che ti sia andata di culo come tuo solito!» esclamò «L’incantesimo di disarmo contro un Anatema? Sei serio, Potter?» gli chiese. Harry ridacchiò e gli prese il volto tra le mani, per cancellare le sue lacrime.
«Beh, ho vinto, no?»
«Fai davvero schifo nei duelli! Se avessi fallito? Se non avesse funzionato? Potevi usare un qualsiasi incantesimo di attacco!» affermò «Perché devi usare sempre il maledetto Expelliarmus
«Calmati» disse piano Harry, accarezzandogli le gote con i polpastrelli. Draco si divincolò da lui e gli tirò uno schiaffo, prima di poggiare le labbra sulle sue, riprendendo subito a respirare, Harry restò senza fiato per un istante e rispose al bacio con la medesima intensità, sentiva le lacrime di Draco scivolare sul proprio volto e non riusciva a non sentirsi in colpa, gli aveva fatto del male, lo sapeva, ma non aveva avuto altra scelta. Lo strinse ancora più forte continuando a baciarlo, mentre intorno a loro scoppiarono altri applausi ed esclamazioni di festa, entrambi si sentirono leggermente in imbarazzo per quella reazione, ma in quel momento a loro non importava minimamente di tutto quello. Il ti amo di Draco non fu quasi udito da Harry, ma esso arrivò comunque alle sue orecchie e sorrise nel sentirglielo dire.
«Ti amo anch’io, Draco» sussurrò il moro, stringendolo contro di sé con forza. Dopo un po’, si rimisero in piedi, mentre Hermione correva verso di loro e si gettava al collo di Harry per stringerlo in un abbraccio forte e amorevole.
«Harry!» esclamò lei «Abbiamo temuto di perderti! Ci hai fatto morire di paura!»
«Scusate» disse, guardando anche Ron «Mi dispiace avervi fatto soffrire. Ma adesso è finita» disse continuando a stringere la ragazza «Adesso è davvero finita».
«Sono felice che tu sia vivo, amico» disse il rosso abbracciandolo a sua volta «Chi avrebbe avuto la forza di sopportare Malfoy senza di te!» scherzò, sentendosi sollevato; Harry stava bene e Voldemort era morto, questo era tutto ciò che importava in quel momento.
Harry ridacchiò e allungò un braccio verso Draco, per invitarlo ad unirsi a quell’abbraccio di gruppo, così in pochi istanti, anche il biondo si lasciò inglobare dall’abbraccio. Era finita davvero, e stavano tutti bene. Non poteva essere più felice.
Quando Ron e Hermione si separarono dall’abbraccio di gruppo, Harry attirò di nuovo Draco contro di sé, il biondo borbottò qualcosa come «Smettila di essere così appiccicoso, Potter» mentre avvolgeva le braccia attorno ai suoi fianchi e sospirava sollevato. Il moro lo strinse e appoggiò la testa sulla sua spalla, sentendo l’altro ricambiare la stretta con forza.
Intorno a loro tutti celebravano a modo loro, Pix intonava canzoncine sulla morte di Voldemort e sulla vittoria di Harry, i professori cercavano gli studenti feriti o che si erano dispersi lungo i confini della scuola, alcuni studenti medicavano i feriti e altri ancora si abbracciavano sollevati, c’era anche chi piangeva ancora i propri cari. Pansy, Blaise e Neville li raggiunsero velocemente e li abbracciarono uno alla volta, tutti sollevati di essere sopravvissuti e che loro stessero bene. Quando Harry arrivò dai Weasley fu accolto da abbracci e strette di mano, Molly non lo lasciò andare per una buona mezz’ora, piangendo contro la sua spalla, lasciando andare tutta la preoccupazione e il dolore accumulato durante quella notte e lo strinse, come avesse rischiato di perdere uno dei suoi figli. I gemelli erano un po’ malconci, ma vivi, Ron stava bene, Arthur aveva una gamba fasciata, ma era vivo, stessa cosa per Bill, Fleur e tutti gli altri. Remus arrivò dopo poco e abbracciò il salvatore del mondo magico con forza. Tonks salutò sia Harry sia Draco, mentre trascinava via un paio di mangiamorte insieme a Shacklebolt per rinchiuderli da qualche parte. Harry rivolse un saluto rapido anche a Piton, che stava aiutando a medicare gli studenti feriti e l’uomo gli rispose con un semplice cenno del capo.
La McGranitt lasciò andare la sua austera aria rigida per cinque minuti e abbracciò sia Harry che Draco per lunghi istanti, ringraziandoli per ciò che avevano fatto, per aver posto fine a un incubo che nessuno era riuscito a fermare prima. Hagrid raggiunse Harry rapidamente e lo abbracciò con forza, sollevandolo da terra e stritolandolo, il moro non poté fare altro che lasciarsi stringere e scusarsi con lui per averlo fatto preoccupare. Quando Hagrid lo lasciò andare, il Grifondoro afferrò il suo ragazzo per un polso e lo trascinò lontano da tutta quella gente, aveva bisogno di stare cinque minuti con lui, da soli, cercare di realizzare che stessero bene entrambi, che tutto fosse realmente finito. Lo portò fuori, verso la riva del Lago Nero che era quasi ghiacciato, viste le basse temperature. Sospirò di sollievo e lo abbracciò brevemente, poi gli porse entrambe le bacchette, che aveva recuperato dal campo di battaglia: «Queste sono tue» disse «Sei il padrone della bacchetta di Sambuco, dovrò sopportarti per tutta la vita vantarti?»
«Nah, preferisco la mia» disse prendendo la sua tra le dita «Ho visto che Voldemort ha distrutto la tua» disse.
«Già» sospirò «Voldemort voleva umiliarmi fino alla fine». Draco guardò la sua bacchetta per un attimo e poi prese anche la bacchetta leggendaria. «Sai che la tua bacchetta… non mi respingeva?»
«Sarà per quella cosa che ci ha detto Olivander, no?» Harry lo guardò perplesso «Il fatto delle anime gemelle» Draco rispose alla sua muta domanda con le gote rosse «La mia ti riconosceva come padrone, perché, in fondo, io e te…»
Harry si morse le labbra, dandosi dello stupido: non ci aveva minimamente pensato. «Siamo anime gemelle» concluse il moro, sorridendo come se avesse appena ricevuto una rivelazione importante.
«L’hai detto tu» borbottò il biondo, poi si abbassò verso il viso dell'altro e gli diede un leggero bacio a stampo «Ho temuto di perderti, quando Voldemort ha annunciato che fossi morto».
«Mi dispiace averti fatto soffrire» fece Harry «Dovevo fingermi morto, altrimenti non avrei avuto speranze».
«Come hai fatto a sopravvivere stavolta?»
«Quando Voldemort mi ha colpito, sono davvero morto, o almeno qualcosa di simile. Ho visto Silente» spiegò «Mi ha detto un sacco di cose che non ho ben capito, in realtà, ma poi mi ha permesso di tornare da te».
«Sentimentale» borbottò il biondo «E come hai ingannato Voldemort?»
«Tua madre mi ha coperto» disse il moro «Quando si è accorta che ero vivo, mi ha chiesto di te e poi ha mentito a tutti».
«Mia madre? Davvero?»
«Sì, davvero. Penso si sia resa conto che tu sei molto più importante del resto, sei suo figlio, no?»
«Immagino di sì» borbottò Draco, incredulo «Beh, vediamo di fare qualcosa per la tua bacchetta, adesso» disse, per cambiare argomento. Non voleva parlare dei suoi genitori, non in quel momento. Doveva ancora realizzare che sua madre lo avesse protetto, andando contro Lucius e che suo padre avesse tentato di nuovo di ucciderlo, stavolta in un duello.
«Cosa vuoi fare? Ormai è distrutta» osservò il moro.
Draco ghignò «Adesso vediamo se questa cosa è potente quanto dicono» disse e agitò la Bacchetta di Sambuco con un movimento rapido «Accio bacchetta rotta!»
I pezzi della bacchetta di Harry lo raggiunsero in pochi stanti, Draco li raccolse tutti vicini e puntò la bacchetta di Sambuco contro di essi, poi pronunciò: «Reparo» ed essi si riunirono tutti, ricomponendo la bacchetta «Non c’è che dire. Davvero una splendida bacchetta» poi storse il naso «Non mi capisce come la mia però. Penso che la rimetterò al suo posto».
«Cioè?»
«Nella tomba del legittimo proprietario» disse sorridendo «Ci andremo insieme, così potrò insultare quel vecchiaccio e tu…» Harry lo interruppe baciandolo, sorridendo contro la sua bocca. Gli era mancato baciarlo, erano stati separati poco tempo, ma era stato il tempo più lungo che avesse mai vissuto. La preoccupazione che dilagava in lui, il non sapere se fosse o meno al sicuro e tutto il resto, avevano reso il tempo che erano stati separati lunghissimo e interminabile.
«Faremo tutto quello che vuoi» sussurrò Harry, stringendogli con delicatezza i fianchi, era bello stare così a contatto con lui, dopo quello che avevano passato. Draco sorrise genuinamente, avvolgendo le braccia attorno al collo del moro.
«Bene. Non mi aspettavo niente di diverso da te» rispose Draco, scherzando, strappando una piccola risatina al moro, che lo guardò dritto negli occhi, ancora incredulo per com’erano andate le cose.
«Ho avuto paura, sai? Che ti accadesse qualcosa mentre fingevo di essere morto, ti ho sentito, quando hai detto quelle cose a Voldemort. Ti amo così tanto».
«Tu hai avuto paura? Quando Voldemort è arrivato annunciando di averti ucciso, mi sono sentito morire dentro».
«Mi dispiace».
«Mi devi un appuntamento, Potter».
«Lo avrai».
«Niente pesce crudo» disse accarezzandogli le spalle «Tanto vino e tante bollicine».
«Oh sì» sussurrò il moro baciandolo ancora una volta «Ti darò tutto ciò che desideri». Draco lo strinse a sé e lo baciò con trasporto, affondando le mani tra i suoi capelli spettinati, respirando contro quella bocca che gli era mancata quanto l’ossigeno.
«Ti amo anch’io» sussurrò Draco «È davvero finita?» chiese contro le sue labbra.
«Sì, è davvero finita» promise Harry, sorridendo e stringendolo contro di sé. Quando si separarono, recuperarono le loro bacchette e si allontanarono dalla postazione appartata in cui si erano rifugiati e ripresero attivamente a dare una mano a tutti coloro ne avevano bisogno, alcuni ragazzi più piccoli passarono accanto a loro e li guardarono con ammirazione, uno disse, indicando Draco, voglio essere come lui! – mentre altri dicevano di voler essere come Harry.  Il ragazzino che Draco aveva salvato durante la battaglia, lo raggiunse insieme ai suoi genitori – due Auror – i quali lo ringraziarono per aver salvato il ragazzo; la madre del ragazzino lo abbracciò quasi piangendo e Draco si sentì mortalmente in imbarazzo.
Ron lo prese bonariamente in giro, mentre Harry lo baciò, dicendogli che fosse terribilmente fiero di lui. Tutto sembrava essere tornato alla normalità.
 
§§§
 
Harry, Draco e tutti i loro amici, fin dal giorno dopo la battaglia finale, si prodigarono per aiutare nella ricostruzione della scuola. Ognuno si occupava di una zona specifica, la prima cosa che ripararono fu l’androne principale, poi le strutture dei vari piani. I ragazzini dei primi anni erano stati mandati dalle rispettive famiglie non appena la battaglia si era conclusa, mentre tra i più grandi chi desiderava aiutare, aveva il permesso di restare, gli altri potevano tornare a casa in qualsiasi momento. La McGranitt era stata chiara, tutti avevano bisogno di riacquistare serenità, dopo quel terribile periodo.
Harry e Draco andarono insieme al campo da Quidditch, lo ripararono fianco a fianco, mentre gli altri sistemavano il ponte che era crollato durante la battaglia; qualcun altro iniziò a riparare la capanna di Hagrid, un’istituzione che non poteva restare distrutta. Gli incantesimi di riparazione andarono avanti per giorni, mentre i ragazzi e i professori si alternavano per ricostruire la scuola. Quando si fermavano per ora di pranzo, l’aria di metà novembre si faceva sentire. Spesso entravano nella Sala Grande che era più riscaldata delle altre aree del castello, anche gli elfi domestici si erano prodigati ad aiutare, tra di loro Harry riconobbe Dobby, che lo salutò con affetto. L’elfo salutò anche Draco nel medesimo modo perché gli amici di Harry Potter sono anche amici di Dobby, non importa il passato! – aveva detto sorridendo, prima di porgere a Draco un bicchiere di tè caldo. Lo aveva notato, da quando era amico – prima – e compagno – dopo – di Potter, sembrava che l’opinione degli altri su di lui fosse diversa, o erano state semplicemente le sue azioni “buone” a farlo rivalutare agli occhi degli altri.
«Grazie» mormorò il Serpeverde, accettando la bevanda calda. Aveva freddo fin dentro alle ossa. Quando lavoravano alla ricostruzione non ne aveva, perché erano sempre in movimento, ma quando si fermavano, il freddo pungente si faceva più forte e un po’ tremava. In quei momenti, Harry era solito mettergli una felpa sulle spalle o una sciarpa attorno al collo per tenerlo al caldo (Draco fingeva sempre di lamentarsi della sciarpa rosso-oro che il moro gli metteva, ma sotto sotto ne era felice, perché profumava di lui). Sembravano gesti insignificanti e se qualcuno avesse chiesto a Draco se gli facesse piacere, avrebbe negato, dicendo che il suo ragazzo era un tipo estremamente affettuoso che tendeva ad esagerare. In realtà, amava quei piccoli gesti, anche se all’apparenza potevano sembrare stupidi. Lo facevano sentire amato e coccolato, come non si era mai sentito in vita sua, sì, era stato viziato poiché i suoi genitori compensavano con cose materiali l’amore che non gli donavano. Harry invece lo inondava d’amore vero, lo travolgeva con quei suoi gesti e lo faceva sentire bene, anche solo con un abbraccio. Pian piano tutti si stavano riprendendo da ciò che era successo, così come la scuola veniva riparata, così i vari volontari cercavano di dimenticare gli orrori che Voldemort aveva portato nelle loro vite.

Il mondo della magia era in piena crisi, non c’era un ministero, gli Auror erano pochi, i mangiamorte dispersi tanti e quelli arrestati dovevano essere rinchiusi da qualche parte. Furono istituite delle squadre di volontari di ricerca, a cui si unirono i gemelli Weasley, Neville e Blaise prima di tutti – quest’ultimo aveva denunciato i suoi genitori, che erano fuggiti durante la battaglia e aveva indicato agli Auror dove trovarli – Harry, in un primo momento, era rimasto a scuola ad aiutare con le riparazioni insieme a Ron. Questo aveva tranquillizzato un po’ Draco, che non voleva che il suo redivivo ragazzo tornasse sul campo di battaglia tanto presto. Alcuni degli Auror superstiti e che non si erano schierati dalla parte sbagliata, si erano dovuti riunire per allestire un ministero della magia temporaneo per decidere cosa farne dei mangiamorte che erano stati arrestati, tra di loro c’erano: Lucius Malfoy, arrestato per plurimi omicidi, il tentato omicidio del figlio e altri capi d’accusa troppo lunghi da elencare, Narcissa Malfoy accusata di essere stata complice del marito, altri mangiamorte sopravvissuti erano stati arrestati e condotti nelle celle ripristinate di Azkaban, private dei dissennatori. Shacklebolt era stato nominato primo ministro, mentre Tonks era il suo vice ed entrambi si stavano adoperando per mettere insieme altre squadre di volontari per terminare il lavoro, gli uomini erano pochi e loro stavano cercando di rimettere il mondo magico in piedi, pezzo dopo pezzo. Non sarebbe stato facile, lo sapevano tutti, dimenticare ciò che era accaduto in quei mesi sarebbe stato difficile. Inoltre, doveva essere messo su un tribunale per processare i maghi colpevoli e i complici del folle che era stato ucciso dal ragazzo-sopravvissuto-due-volte. Piton era tenuto sotto stretta sorveglianza, nessuno aveva dimenticato ciò che aveva fatto, ma la McGranitt aveva deciso di dargli una chance, poiché aveva visto anche lei i ricordi del collega; alla fine era stato anche grazie a lui che erano riusciti a vincere.
Dopo una settimana, la scuola era quasi del tutto ricostruita, così Harry si offrì volontario per aiutare a catturare i mangiamorte dispersi, Ron si unì a lui, perché avrebbe seguito il suo migliore amico in qualsiasi missione, anche in una suicida. Draco provò a dissuadere entrambi, ma il moro lo guardò con quello sguardo deciso e sicuro che usava sempre quando voleva convincerlo che stava facendo la cosa giusta e il biondo non riuscì a ribattere. A lui Tonks aveva proibito di unirsi ai volontari, perché da figlio traditore di due mangiamorte, avrebbe rischiato troppo. La cosa lo aveva fatto infuriare, ma poteva capire il punto di vista della cugina.
«Solo, ti prego, indossa l’amuleto, non ci tengo ad avere spezzatino di fidanzato per cena» disse a Harry, preoccupato, mettendogli il boccino al collo «E vedi di tornare per Natale».
Il moro rise, abbracciandolo «Sarà solo per poche settimane. E poi ti devo ancora un appuntamento, Malfoy».
«Ecco, vedi di ricordartelo» borbottò accarezzandogli il viso «Io continuerò ad aiutare qui» disse guardandosi intorno «Dato che non vogliono che io venga con voi»
«Ne abbiamo già parlato, tu sei più a rischio, se ti riconoscessero, potrebbero prendersela con te» disse Harry, toccandogli involontariamente l’avambraccio segnato con lo sfregio «Lo sai, no?»
Draco annuì; e pensare che al posto di quello sfregio, che recitava la parola traditore, avrebbe potuto esserci un marchio nero; il ragazzo rabbrividì al solo pensiero.
«Lo so» sospirò «E poi qui serve ancora una mano, no? Sai, avevo proposto di fare un bell’acquario al posto della torre dei Grifondoro, ma hanno rifiutato» disse mestamente «Non pensi che starebbe bene lassù?»
«Cretino» mormorò Harry spintonandolo «Mi mancherai. Ma sarà per poche settimane».
«Va bene» Draco lo afferrò per il colletto del cappotto e lo tirò verso di sé «Auror Potter».
«Non sono un Auror» disse lui, mettendogli le mani sui fianchi «Sono solo un volontario».
«Uccidi maghi oscuri, vai in giro a catturarne altri» mormorò il biondo sorridendo «A me sembri un Auror».
«Non ho ancora preso i MAGO e ho intenzione di farlo» affermò «Voglio tornare a Hogwarts con te e darti ancora del filo da torcere».
«Oh, Potty, non vedo l’ora di umiliarti di nuovo come ai vecchi tempi» scherzò Draco, sentendo un enorme groppo alla gola. Non voleva lasciare andare via Harry. Non era facile per nessuno, infatti anche Ron ed Hermione a pochi metri da loro non se la stavano cavando meglio. Non era facile lasciar partire qualcuno a cui si teneva così tanto, ma era necessario per aiutare il mondo magico a rimettersi in piedi, lo sapevano tutti.
Draco sospirò e lo baciò un’ultima volta, prima che Tonks lo chiamasse, chiedendogli se fosse pronto.
«Arrivo subito, Tonks» disse Harry, senza smettere di fissare le labbra del biondo.
«Smettila di pomiciare con mio cugino!» trillò lei «Quando tornerai, avrai tutto il tempo per farlo!» esclamò «Ehi, Draco, se ti molesta troppo fammelo sapere, gli faccio una bella lavata di testa!»
«Tonks!» si lamentò Harry, arrossendo come un peperone, Draco sghignazzò e la ringraziò per la gentile offerta; sì, lei era una strega davvero in gamba, anche se aveva il particolare talento di saper mettere in imbarazzo chiunque con i suoi modi irriverenti. Era contento di aver trovato una persona di famiglia, nonostante la guerra lo avesse allontanato dalla sua. Tonks era una piacevole scoperta e lui era felice di averla come cugina. Ancora una volta, doveva quella fortuna al fatto di essere diventato prima amico e poi compagno di Harry Potter; se non si fosse mi avvicinato a lui, non avrebbe mai cambiato nessuna delle sue idee radicali, non avrebbe mai avuto il piacere di conoscere meglio delle persone con cui non avrebbe mai osato parlare, non avrebbe avuto degli amici e neanche una famiglia acquisita. La gente, come suo padre, sottovalutava davvero il potere dell’amore.
«Su, forza, ha ragione lei, vai» scherzò il biondo, dandogli un bacio a stampo «Io vado a sistemare la torre dei Grifondoro, ci metterò dentro un po’ di verde, giusto per darvi un po’ di buon gusto» ghignò divertito.
«Spiritoso» fece Harry «La mia piccola serpe».
«Non essere così sdolcinato, Potter» disse divertito «Sono pur sempre la tua spina nel fianco, no?» chiese retoricamente, pizzicandogli un fianco divertito «Adesso vai a mettere in carcere qualche delinquente e poi torna da me».
«Promesso. Tornerò prima che tu te ne accorga» affermò, gli diede un ultimo bacio e poi seguì Tonks che era a tanto da prenderlo per le orecchie, come stava facendo con Ron. Hermione sghignazzava divertita e raggiunse Pansy, insieme le due salirono al secondo piano e iniziarono ad aggiustare le aule distrutte e i bagni. Draco raggiunse un altro gruppo di riparatori per riparare altre aule al terzo piano. Da una finestra, vide Harry percorrere il ponte e sospirò, sperava solo di rivederlo presto, insieme a lui c’erano Weasley e Nott, il quale aveva seguito l’esempio di Blaise e aveva denunciato i suoi genitori, così come aveva fatto anche Pansy. Draco sperava solo che tornassero presto, in modo da essere di nuovo tutti insieme al sicuro; ne aveva abbastanza di restare in pensiero, lui non era così. Forse la guerra lo aveva cambiato davvero; tuttavia distolse lo sguardo e, senza pensare altre cose stucchevoli, si rimise al lavoro, solo così il tempo sarebbe passato più in fretta.
Quando calò la sera, le ragazze lo raggiunsero nella Sala Grande ormai quasi del tutto ricostruita, Draco porse loro un vassoio con dei sandwich che aveva recuperato dalle cucine e loro accettarono di buon grado, sedendosi accanto a lui.
«Quindi fatemi capire» esordì Pansy, guardando verso Hermione con fare complice e divertito «I nostri ragazzi sono fuori a cercare mangiamorte fuggitivi, mentre noi stiamo qui a fare le brave mogliettine e a riparare la scuola?»
«Sì» fece Hermione «Beh qualcuno deve fare il lavoro sporco» disse lei «Non sei d’accordo, Draco?»
«Certo, facciamo tutto il lavoro noi…» fece, poi si rese conto delle parole delle due ragazze e spalancò gli occhi indignato «Ehi! Io non sono la mogliettina di Potter, è chiaro?»
Entrambe scoppiarono a ridere, seguite a ruota da Ginny Weasley e da Luna Lovegood che si erano appena unite a loro e che avevano sentito le frasi delle due ragazze.
«Ehi! No, smettetela di ridere, non sono una dannatissima mogliettina!»
«Certo che no, Malfoy!» fece Hermione «Sei solo qui a preparare sandwich, a riparare e a pulire la scuola».
«Granger, sappi che posso affatturarti in cinquanta modi diversi».
«Davvero? Buffo, io potrei vendicarmi in… uhm… facciamo, cento modi diversi?» scherzò.
«Suvvia, Malfoy» fece Seamus Finnigan sedendosi accanto a lui «Tutti sanno che sculetti peggio di una donna quando c’è Harry nei paraggi» lo prese in giro.
«Sta’ zitto tu, che potrei elencare aneddoti sulle tue nottate nel dormitorio dei Grifondoro per anni. E non sarebbero aneddoti piccanti, ma umilianti, Finnigan».
Draco maledisse, in tutte le lingue che conosceva, il giorno in cui aveva fraternizzato con i Grifondoro e maledisse il giorno in cui Potter lo aveva lasciato in quel branco di scimmioni e di serpi (sul serio, se non fosse stata una nata babbana, Hermione sarebbe stata una perfetta Serpeverde) che gli stavano rendendo la vita impossibile. Ed era solo la prima sera, come sarebbe sopravvissuto a tutte quelle che sarebbero seguite? Ma da quando la sua migliore amica era diventa la migliore amica di Hermione Granger? Quando era avvenuto il tradimento? Da quando quelle due complottavano contro di lui? Tutti sghignazzarono e lui si ritrovò ad alzare gli occhi al cielo divertito. Ti farò vedere io chi è la mogliettina tra noi due, Potty. Decise, per la sua sanità mentale, di stare allo scherzo e quando del Whisky Incendiario, illegalmente offerto loro da Lumacorno, fece la sua comparsa sul tavolo, iniziò a prendere in giro Finnigan per le sue cotte non corrisposte per Dean Thomas o per Blaise.
«Forse però lo trovi uno che ti ricambi, dai!» fece Pansy, appoggiando l’amico «Tra i Serpeverde sei molto popolare, ma giù le mani da Nott!» esclamò lei. Draco rise scuotendo la testa; forse non era così male quella strana comitiva, o era l’alcool a parlare per lui.
«Sicuro!» fece il biondo «Ti accoppierai anche tu!»
«Io sono libera» fece seraficamente Luna, sorridendo «Non mi interessano i Serpeverde impegnati, se vuoi possiamo cercare i Nargilli insieme».
«Sì! Vai, Finnigan!» esclamò Draco «Vai a cercare i Nargilli con Luna, allevierà le tue pene d’amore!»
«Ma non stavamo prendendo in giro Malfoy che sculetta con Harry?»
Draco si strinse nelle spalle «Harry è molto impegnato con me, hai una cotta anche per lui?» chiese assottigliando lo sguardo «Ti conviene stare alla larga da lui».
«Oh no!» fece Pansy «Lui è anche molto geloso, non metterti contro di lui!» Tutti i presenti scoppiarono a ridere e Draco si sentì, stranamente sollevato.
Quando quella sera il Serpeverde crollò sfinito nella branda in sala grande, nonostante il mal di testa, li ringraziò tutti per avergli permesso di non pensare a Harry e ai pericoli che correva là fuori alla ricerca di maghi oscuri e mangiamorte. Dannatissimo Grifondoro con la sindrome dell’eroe.
 
§§§
 
Il gruppo di volontari più efficiente fu quello capitanato da Harry Potter, i cui membri erano: Ron Weasley, Neville Paciock, Blaise Zabini e Theodore Nott. Loro riuscivano ad incastrare la maggior parte di mangiamorte, lavorando come una perfetta squadra. Forse era perché avevano combattuto insieme o forse perché alla fine erano tutti amici e accomunati da stessi ideali, non lo sapevano. Ma funzionavano bene insieme. In solo una settimana avevano arrestato un numero ingente di fuggitivi. Notevole – aveva commentato Shacklebolt – quando prenderete i MAGO dovreste seriamente pensare di fare gli Auror – aveva detto il ministro, dopo che Tonks gli aveva comunicato dei loro sorprendenti risultati.
Circa tre settimane dopo, quasi tutti i mangiamorte erano stati catturati e consegnati alla giustizia grazie ai volontari coraggiosi che si erano offerti di aiutare in quel terribile momento di crisi. Ron e Harry avevano rischiato più volte di essere gravemente feriti durante due agguati a gruppi di fuggitivi, ma alla fine se l'erano cavata con un braccio fasciato (Harry) e con una lieve ferita alla testa (Ron). Alcuni mangiamorte si erano rifugiati a Malfoy Manor, ma erano stati scoperti e rinchiusi ad Azkaban. Shacklebolt e Tonks misero su anche un Wizengamot provvisorio, per giudicare i criminali. Alcuni dei volontari furono chiamati a testimoniare, primo di tutti Harry. Quest’ultimo non ebbe alcun riguardo per nessuno di loro, alcuni di loro erano presenti durante la resurrezione di Voldemort, li aveva visti bene in faccia, altri li aveva affrontati sul campo durante l'ultima battaglia; altri avevano cercato di ucciderlo a prescindere. Solo in due casi, Harry parlò in difesa dei processati.
Il primo a essere processato fu Piton, ma per mera formalità. Harry parlò in suo favore, raccontando ciò che il professore aveva fatto per Silente e per lui, spiegò che senza il suo doppiogioco, Voldemort non sarebbe mai stato sconfitto.
«Il professor Piton non ha mai fatto altro che seguire gli ordini di Silente, si è unito a Voldemort da giovane, certo, ma poi è tornato sui suoi passi» disse, l’uomo lo guardava senza rendersi conto di chi avesse davanti «Non posso negare di averlo visto uccidere il professor Silente, ma so con certezza che il preside fosse già malato. Piton non ha avuto altra scelta, altrimenti sarebbe stato considerato un traditore da Voldemort e non si sarebbe più fidato. Senza il suo doppiogioco non avrei vinto» dichiarò il ragazzo sopravvissuto «E probabilmente, senza il suo aiuto prezioso, sarei morto al primo anno».
La sua testimonianza fu presa in considerazione: e alla fine, il professore fu prosciolto dalle accuse. Blaise e Nott dovettero testimoniare contro i loro genitori, entrambe le coppie furono condannate a scontare la pena massima, l’ergastolo. Neville fu chiamato a testimoniare contro Rodulfus Lestrange, il marito di Bellatrix, e ottenne la sua vendetta per i suoi genitori: anche lui fu condannato all’ergastolo.
Quando fu processato Lucius Malfoy, venne convocato anche Draco, ma Harry non lo vide, dopo la deposizione contro il padre, ne rilasciò anche una riguardante sua madre, poi fu rimandato a Hogwarts, per non fargli avere contatti con i mangiamorte, era ancora a rischio, essendo il figlio traditore del braccio destro di Voldemort.
Venne chiesto anche all’eroe del mondo magico di deporre a favore o sfavore di Lucius, ma egli non volle dire niente, si limitò a dire che era un assassino che aveva torturato e quasi ucciso il suo stesso figlio e non avrebbe detto una sola parola per salvarlo. Così Lucius Malfoy fu condannato alla prigione a vita, senza sconti di pena. In una settimana si susseguirono troppi mangiamorte. Per nessuno ebbe una parola di riguardo, fino a che non toccò a Narcissa Malfoy.
«Se non fosse stato per lei non sarei qui» disse «La signora Malfoy ha permesso a me e a Draco Malfoy di fuggire dalla villa, quando siamo stati rapiti dopo il sesto anno. Ci ha aiutati quella volta e anche in seguito, grazie a una sua missiva siamo riusciti a fuggire, prima che Lucius e altri ci attaccassero» raccontò il ragazzo «Inoltre ha mentito a Voldemort quando questi le ha chiesto se fossi davvero morto, lei sapeva che ero vivo e non ha detto niente» continuò proteggendo la donna che alla fine, aveva fatto la scelta giusta per amore del figlio «Sì, è vero, ha permesso a Voldemort di entrare in casa sua, ma poi si è battuta per la persona che ama più al mondo, suo figlio» dichiarò Harry «E ha protetto Draco dandogli la sua bacchetta restando senza protezioni durante la battaglia finale». La donna lo guardava con riconoscenza, Harry non le sarebbe mai stato grato abbastanza per aver salvato Draco. Alla fine, Narcissa fu condannata a scontare solo quattro anni, dopodiché sarebbe stata libera. Era certo che Draco sarebbe stato felice di quella notizia. Quando Tonks comunicò loro che il grosso del lavoro fosse finito e che i gruppi di volontari erano ufficialmente sciolti, Harry e i suoi si smaterializzarono fuori ai confini di Hogwarts, prima di potervi accedere a piedi.
Pensateci – aveva detto lei prima di lasciarli andare via – sareste degli ottimi elementi per una squadra Auror. Non abbiate fretta, solo pensateci. Harry ci aveva pensato a lungo, mentre era sul campo. Non voleva più combattere, aveva combattuto per tutta la vita e fin da quando aveva undici anni, aveva lottato contro un mago oscuro. Ne aveva abbastanza, voleva solo una vita tranquilla con la persona che amava.
Quando raggiunsero la scuola, si sorpresero, quando erano andati via i lavori di ricostruzione erano appena agli inizi, e adesso il castello sembrava come nuovo, come se non fosse mai stato distrutto durante la battaglia. Il freddo di dicembre era abbastanza pungente, per questo i giovani maghi si affrettarono ad entrare nella struttura. Il tepore li avvolse subito e corsero verso la Sala Grande. Non appena entrarono, videro la McGranitt in piedi, lì dove c’era sempre stato Silente.
«Bentornati, ragazzi» li accolse lei «Accomodatevi, stavo per dare alcune informazioni ai vostri compagni. Aspetteremo che vi siate rifocillati anche voi» disse tornando a sedersi. Harry raggiunse Draco e senza dire niente, lo strinse a sé, coinvolgendolo in un bacio mozzafiato. Lo stesso fecero Ron e Nott con Hermione e Pansy. Santo cielo, ad ognuno di loro era mancato il rispettivo partner, Neville e Blaise erano stati più fortunati, essendo partiti insieme, ma si baciarono anche loro, sollevati che fosse finalmente, davvero tutto finito. Harry aveva pensato a Draco ogni giorno in cui erano stati via, aveva pensato a lui e a come avrebbe voluto trascorrere il tempo con lui, al fatto che desiderava rimettere a posto la casa dei Black che aveva ereditato da Sirius e trasferirsi lì con lui. Voleva realizzare il loro desiderio di avere un primo appuntamento, voleva un sacco di cose e tutti questi desideri non avevano fatto altro che aumentare la voglia di rivederlo e stringerlo. Patetico? Forse, ma era solo innamorato e non aveva avuto modo fino a quel momento di dimostrarlo come avrebbe voluto. Adesso che era tutto finito, allora poteva farlo: poteva amarlo come meritava e lasciarsi amare da lui. Dovevano compensare le loro mancanze, no?
«Ce ne hai messo di tempo, Potter» disse il biondo, facendogli spazio accanto a sé.
«Scusa» disse, avvolgendo un braccio attorno ai suoi fianchi magri, facendolo appoggiare contro di sé; era vero Draco era il più alto, ma Harry era il più muscoloso tra i due; la cosa lo fece ridacchiare appena, quando sentì l’altro accoccolarsi al suo fianco «Ci hanno trattenuti più del previsto, abbiamo testimoniato ai processi contro i mangiamorte».
«Lo so, mi hanno chiamato, ma non mi hanno voluto dire cosa è successo dopo» disse il biondo «Immagino che i miei…»
«Tuo padre è stato condannato all’ergastolo».
«Ben gli sta» commentò il biondo. Harry fece un mezzo sorriso «E mia madre?»
«Tua madre invece quattro anni» rispose il moro «Ho detto loro ciò che ha fatto per noi due».
«Hai parlato in suo favore?» chiese Draco; l’altro annuì «Perché?»
«Ti ha salvato da Malfoy Manor» disse accarezzandogli il fianco «Ci ha mandato quella lettera per avvisarci dell’arrivo di Lucius e ha coperto me, quando tutti credevano fossi morto. E ti ha protetto di nuovo quella notte» spiegò «Non saremmo qui se non fosse stato per lei e l’ho fatto presente, tutto qui».
«Grazie» soffiò Draco, baciandogli la guancia «Adesso mangia qualcosa che a momenti cadi a terra». Harry annuì e allungò una mano per prendere qualcosa da mangiare, lanciò uno sguardo fugace attorno a sé e sorrise. La Sala Grande era mezza vuota, solo gli studenti più grandi, alcuni membri dell’Ordine e alcuni professori erano presenti, ma era di nuovo come la ricordava, prima dell’arrivo dei mangiamorte. E, anche se tutto era cambiato, tutto sembrava essere rimasto uguale: Ron di fronte a lui che divorava cosce di pollo, sotto lo sguardo attonito di Hermione, la sua mano stretta a quella di Draco sotto al tavolo, Neville e Blaise che amoreggiavano poco più in là, sembrava una cena tipica del loro sesto anno.
«Adesso è ora che tutti voi torniate a casa» disse la preside «Tornate dalle vostre famiglie, passate questi mesi per riposare e per recuperare le forze, passate del tempo con chi amate» disse guardandoli con affetto «Avete salvato il mondo magico, avete rimesso insieme la scuola e siete tutti degli eroi ai nostri occhi» disse parlando a nome di tutti i professori «Adesso lasciate fare a noi, ripristineremo Hogwarts, portandola al vecchio splendore; ci occuperemo di ripristinare un corpo docenti ottimo e quando saremo pronti per il nuovo anno scolastico, ognuno di voi riceverà la sua lettera. E quando l’avrà ricevuta, allora potrà decidere se tornare o meno» affermò la donna «Ora andate e pensate un po’ a voi stessi, ve lo meritate» disse. Lei per prima dedicò un applauso a tutti i ragazzi presenti, e tutti gli insegnanti presenti si unirono a lei nell’applaudire i giovani che avevano salvato il mondo magico.
Adesso, era il momento di ricominciare, pensò Harry, mentre guardava Draco al suo fianco, era il momento per pensare davvero al futuro, quello che sei mesi prima credeva di non poter avere. Fino a sei mesi prima, credeva di non poter avere una vita normale, credeva che sarebbe morto nell’impresa di salvare il mondo magico, invece era vivo, avevano vinto la guerra. Adesso dovevano solo rimettere insieme i pezzi delle loro vite. E Harry voleva farlo, voleva ricominciare da zero, con Draco. E sapeva, in fondo al suo cuore, che Draco volesse la stessa cosa, lo capì, sentendosi travolto dai suoi sentimenti, quando, alla fine dell’applauso, il biondo si voltò verso di lui e lo guardò con gli occhi intensi e innamorati. E poi semplicemente lo baciò, trasmettendogli tutto il suo amore e Harry ricambiò nello stesso modo. Quello segnò solo l'inizio del loro futuro.





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Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.
 
Hola people! Etvoilà, Vold è mort! D (vi prego, ditemi che ve la ricordate ahahah)
E i nostri piccioncini, finalmente avranno un po’ di pace e di tranquillità. Questo capitolo è stato difficile da scrivere, ma non perché non avessi idee, ma perché ne avevo troppe per un solo capitolo LOL
Ho cambiato idea un sacco di volte, sulle vicende, ma alla fine sono soddisfatta di come sia uscito, spero che piaccia anche a voi e che sia all’altezza degli altri che vi sono piaciuti tanto. Le prime 5/6 pagine sono impregnate del dolore residuo dal capitolo precedente, ma poi tutto è bene quel che finisce bene :3 adesso che ci siamo tolti Voldemort dalle scatole, possiamo passare a cose più piacevoli.
Posso dirlo? Sì, posso dirlo, nel prossimo capitolo finalmente i ragazzi avranno più intimità (hooot) e il loro vero primo appuntamento <3 sì, siamo arrivati all’appuntamento, oddio. Che cosa bellissima. E ci stiamo lentamente avvicinando alla fine, anche se alcuni capitoli mi sono sfuggiti di mano e credo che dovrò dividerli, abbiate fiducia in me, non vi abbandonerò tanto presto LOL
Ma parliamo di questo, per l’inizio non mi sono discostata molto dal canon, anche se lì avviene a maggio e qui a novembre, Harry finge di essere morto, Narcissa lo copre e si fa promettere che Harry proteggerà sempre il suo bambino e finalmente prende una posizione e schianta Lucius, quanto aspettavo questo momento! Narcissa aspettava di schiantare il marito da quando ha torturato Draco nel decimo capitolo, finalmente ha potuto proteggere il suo bambino e gli ha dato la sua bacchetta affinché potesse proteggersi, dopo che Draco ha dato la sua a Harry, piccino lui. In futuro, Narcissa ritornerà, ma non vi dico ancora niente, dovrete aspettare un po’, anche Lucius tornerà, ma no comment sulla cosa.
Ho salvato un po’ tutti… ma ehi, storia mia, regole mie LOL
Fred, Remus, Tonks <3 <3 sì, anche Piton LOL
Comunque, anche se la battaglia è finita, i ragazzotti avranno ancora un po’ di cose da fare, eh, prima che questa storia finisca definitivamente, tuttavia la parte più angst è andata. Ci saranno un paio di avvenimenti importanti per loro, anche un po’ tristi, ma niente di troppo grave.
Nota. Si accenna che Harry possa diventare un Auror… ma Harry non prenderà mai davvero in considerazione l’idea di farlo, ha vissuto troppe disavventure per voler diventare ciò. Stay tuned per scoprire cosa farà nella vita il nostro Sfregiato e cosa farà il suo ragazzo, uhuh.
Io, come ogni settimana, ringrazio tutte le persone che seguono questa storia, lilyy e Eevaa che hanno recensito lo scorso capitolo e tutti gli altri, sono contenta che la storia continui a piacervi :3
Come di consueto, vi do appuntamento al prossimo fine settimana.
A presto, people!
 
Fatto il misfatto!

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Capitolo 16
*** 16. A million dreams. ***


Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, meritavano di meglio, quindi ho deciso di dargli io ciò che meritavano; ma non ci guadagno nulla da tutto ciò, niente è finalizzato ad offendere qualcuno (solo a dare loro il finale che piace a me :D) e io ci perdo solo la faccia con queste cose.

Avviso: I personaggi tendono ad essere OOC (soprattutto Draco con l’andare avanti della storia, perché subisce un cambiamento radicale) tutti loro sono basati sui miei headcanon!

Nota bene: La storia parte dal sesto anno, tenendo conto di alcuni avvenimenti accaduti fino al quinto, in seguito proseguirà con alcuni riferimenti al settimo libro, tuttavia gli avvenimenti sono anacronistici rispetto ai libri.

Enjoy the show!


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Twist of Fate

16. A million dreams. 




Alla fine della cena, come la McGranitt aveva detto, tutti tornarono a casa. Qualcuno pianse durante i saluti e nessuno andò via senza aver strappato agli altri la promessa che si sarebbero rivisti presto, prima del ritorno a scuola.
«Allora, andiamo a casa?» sussurrò Harry all’orecchio di Draco, che rabbrividì e annuì, incapace di rispondere. La McGranitt aveva abbassato lo scudo di anti-smaterializzazione per quella notte, per permettere a tutti di tornare a casa più in fretta, così Harry strinse a sé Draco e si smaterializzò insieme a lui a Grimmauld Place, la casa era ancora nelle condizioni in cui l’avevano lasciata, quando erano scappati e probabilmente qualcuno era andato a cercarli lì, c’erano ancora i segni degli incantesimi sulle pareti, tuttavia Draco non diede a Harry il tempo di commentare lo stato della casa, gli afferrò il polso e si smaterializzò con lui al piano di sopra, in una delle camere da letto più grandi. Una volta lì, lo afferrò per le spalle e lo baciò, come se da quel bacio fosse dipesa la sua stessa vita. Harry annaspò un po’, prima di riuscire a staccarsi dalle sue labbra, con il fiato pesante, ma Draco lo baciò ancora una volta con intensità e il moro non ebbe altra scelta se non quella di cedere alla sua passione. Si aggrappò alle sue spalle e ricambiò il bacio con la stessa intensità… da quanto tempo non si baciavano così? Da quanto tempo non avevano solo un minuto per stare da soli? Gli sembrava passata un’eternità da quando lui e Draco avevano avuto un momento per stare soli in quel modo. E sentiva su di sé il desiderio del suo compagno, forte e travolgente e quasi ne era sopraffatto.
Con gentilezza, ma anche fretta, Draco lo spinse verso il letto, dove lo fece sdraiare e lo sovrastò, baciandolo ancora una volta. Harry gli mise le braccia attorno al collo e lo tirò a sé, ricambiando il bacio con la stessa intensità.
«Draco…» lo chiamò, aveva il respiro rapido, e sentiva una lieve eccitazione premere nei suoi pantaloni. Era strano sentirsi eccitati, dopo gli ultimi mesi appena trascorsi, non credeva di potersi sentire nuovamente così. Il biondo aveva uno sguardo intenso, mentre lo guardava, lo baciava e lo travolgeva con la sua passione. Harry si sentiva al settimo cielo.
«Hai idea…» iniziò Draco, mentre gli toglieva il maglione e gli apriva la camicia, lasciandogli brevi carezze sulla pelle «Di quanto sia stato frustante dormire appiccicato a te e non poterti toccare?» gli chiese, baciandogli il petto appena denudato. Harry gemette e annuì, ne aveva idea, aveva provato la stessa identica cosa, ma non era bravo come Draco ad esprimerlo. Doveva solo lasciarsi guidare dall’istinto, giusto?
«Non era colpa mia…» soffiò il moro; Draco gli lasciò alcuni baci sul mento, lo sentì tremare tra le sue braccia e strofinò il naso contro il suo collo, prima di lasciarvi un piccolo morso. Harry emise un gridolino di sorpresa, che fece ridacchiare sommessamente il Serpeverde.
«No, certo che no» rispose il biondo «Ma adesso mi sembra il caso di recuperare, sei d’accordo?»
«Totalmente» rispose il moro, affondando le mani tra i capelli del compagno, trascinandolo in un altro bacio mozzafiato, Draco rispose con la stessa intensità al bacio, mentre si toglieva il maglione e le mani di Harry raggiungevano le sue per sbottonargli la camicia; i loro gesti erano rapidi, bisognosi, entrambi avevano bisogno di quel contatto in quel momento; dopo tutto quello che avevano passato, la paura che aveva avvolto le loro vite, dopo gli ultimi mesi passati lontani, avevano solo bisogno del calore dei reciproci corpi e di sentire che l’altro c’era. Ben presto, si ritrovarono nudi, l’uno sull’altro. Harry aveva il cuore che batteva all’impazzata nella cassa toracica, si sentiva terribilmente eccitato, e Draco sopra di lui era una visione. Era bellissimo e lui ne era profondamente innamorato.
«Draco» sussurrò con voce ansante «Ti voglio».
Il biondo fece un sorrisetto divertito, poi lo baciò delicatamente, mentre gli abbassava i boxer, l’ultima barriera che li separava dall’andare fino in fondo, ma quella volta, non si sarebbero fermati. Non c’era nessuno che avrebbe potuto disturbarli e non c’era nessun mago pazzo che voleva ucciderli alla loro ricerca.
«Anche io, Harry» sussurrò il biondo, dandogli un bacio sul mento «Ne sei sicuro, sì?»
«Sì, Draco» rispose Harry, mentre l’altro iniziava a prepararlo con una delicatezza che si opponeva ai gesti bruschi e bisognosi che avevano caratterizzato l’inizio di quel momento tanto intenso «Ti amo».
«Ti amo anch’io» rispose Draco, guardandolo negli occhi «Rilassati e fidati di me, okay?» chiese, la sua voce era incerta «Ti farò stare bene» promise, dandogli un dolce bacio sulle labbra.
Il moro annuì, cercando di rilassarsi, poi con movimenti un po’ impacciati e incerti, ma accorti e delicati, Draco si fece strada in lui. Si baciarono ancora e si amarono profondamente, intimamente, più di quanto non avessero fatto prima. C’era amore nei gesti di Draco e nei suoi sospiri, come c’era amore in quelli di Harry. C’era amore tra di loro, quando raggiunsero l’apice del piacere entrambi, per la prima volta. C’era amore quando Draco, dopo essersi accasciato su Harry, gli baciò le labbra e gli sussurrò di essere esattamente dove aveva sempre desiderato di essere. C’era amore quando Harry si accoccolò contro di lui e gli baciò il petto, dicendogli che era felice di essere a casa con lui. E c’era amore anche quando si addormentarono stretti l’uno all’altro, in quello che sarebbe stato il loro nido d’amore.
 
«Voglio vivere qui con te» disse Harry, la mattina dopo, quando si svegliarono, ancora un po’ appiccicosi, ma felici e soddisfatti, Draco arrossì un po’, non aspettandosi quella frase e restò pietrificato «E voglio rimettere a posto questa casa» continuò, dando dei leggeri baci sul collo del suo ragazzo «Voglio renderla una bellissima casa tutta nostra» mormorò con le labbra contro il suo collo. Il silenzio di Draco, però, lo mandò in paranoia e si affrettò ad aggiungere «Se tu lo vuoi, ovviamente…» deglutì, sentendo improvvisamente una strana insicurezza dentro di sé, e se Draco avesse voluto altro? Se avesse voluto cercare un’altra casa? Non aveva pensato a quell'eventualità... «Tu vuoi vivere con me?» domandò titubante.
«Che razza di domande sono?» chiese Draco, alzando lo sguardo su di lui con le sopracciglia aggrottate «Certo che voglio vivere con te, stupido Grifondoro».
Harry sorrise felice, sentendo la preoccupazione che aveva attanagliato il suo stomaco svanire, e «Mi aiuterai a sistemare la casa?» chiese, allora, con la voce intrisa di speranza.
«Sì» rispose il biondo «Ma solo se non mi metterai alcun veto e potrò scegliere tutto».
«D’accordo» fece il moro «Ma ho una proposta. Niente verde e neanche rosso. Lasciamo le nostre case di Hogwarts fuori dalla nostra» disse «Scegliamo colori che piacciono a tutti e due».
«Ci sto» rispose il biondo «E la nostra stanza deve essere la più grande e luminosa».
Harry gli diede un bacio a stampo delicato e annuì sorridendo contro le sue labbra. «Tutto quello che desideri» promise. Draco lo guardò negli occhi: «Smettila di viziarmi» mormorò a bassa voce, accoccolandosi vicino al suo ragazzo, gli avvolse le braccia attorno ai fianchi e glieli accarezzò con delicatezza, per ringraziarlo silenziosamente della felicità che aveva portato nella sua vita. Amava profondamente Harry e non vedeva l’ora di iniziare la loro vita insieme.
«Andiamo a fare colazione?» chiese il moro, guardandolo. Draco annuì ed entrambi si alzarono dal letto, Harry prese la bacchetta e fece un incantesimo di pulizia su entrambi, prima di trascinarlo in cucina, dove iniziò a preparare la colazione per tutti e due. Quella mattina segnava l’inizio di una nuova vita, una vita felice e priva di incubi, priva di Voldemort e persino dei Dursley. Adesso "il prescelto" poteva solo guardare avanti ed essere felice, ed era certo che con Draco al suo fianco, lo sarebbe stato.
 
§§§
 
Nei giorni seguenti, iniziarono a mettere a posto la casa, raccolsero tutte le cose che non erano di loro gusto, le fecero svanire, poi iniziarono ad arredarla come volevano loro; costruirono anche una specie di Guferia, che potesse ospitare Fanny ed Edvige. Andarono in giro per negozi a scegliere i mobili, le coperte – alla fine scelsero un copriletto che aveva dei disegni sia rossi che verdi – le lenzuola di colori tenui come azzurro, bianco e grigio. Scelsero un bel letto matrimoniale a baldacchino, un armadio enorme che fu anche ingrandito con un incantesimo estensivo per contenere tutte le loro cose. Imbiancarono le pareti e poi passarono vernici colorate sulle pareti di alcune stanze. Fu divertente tirare via la carta da parati vecchia e passare la pittura nuova scelta da loro, si sporcarono di pittura, facendo delle piccole lotte con i pennelli e si baciarono ridendo come due bambini; fu divertente far svanire i mobili vecchi e sostituirli con alcuni nuovi e di design, scelti da Draco, che si era occupato di sceglierne la maggior parte. Harry aveva lasciato che Draco scegliesse tutto, perché desiderava renderlo felice.
Fu ad un certo punto, che il biondo si rese conto di una cosa, il suo ragazzo non stava scegliendo nulla, perché sosteneva di volerlo accontentare, e accettava passivamente tutto ciò che piaceva a lui e scoprirne il motivo fu facile: Harry non aveva mai scelto nulla per se stesso, perché per tutta la sua vita gli era sempre stato imposto di accettare tutto ciò che gli altri decidevano per lui, ma non sarebbe più stato così. Quando lo vide osservare con malinconia un tavolino che non si intonava perfettamente allo stile della casa – il suo pessimo gusto era risaputo e conosciuto in tutto il mondo magico – Draco lo fermò per un braccio, indicando l’oggetto dell’interesse del moro.
«Ehi, ti piace quel tavolino?» chiese il biondo.
«Uhm, a te piace?» domandò di rimando l’altro «Potrebbe essere sbagliato, tu hai preso tutte le cose perfette e…» si morse le labbra «Non… voglio rovinare niente». Lui strinse le labbra in una linea sottile, prima di rispondergli.
«Harry, è casa nostra, è vero io ho scelto molte cose, ma se a te piace qualcosa, e visto che stai comprando la maggior parte delle cose tu, dovresti poter decidere cosa ti piace».
«Mi piacciono le cose che hai scelto tu, Draco» disse, abbassando lo sguardo. Non aveva mai scelto nulla per se stesso, aveva sempre avuto sia abiti che giocattoli di seconda mano da suo cugino e gli veniva un po’ difficile farlo adesso, anche se era con Draco e con lui si sentiva bene.
«Ma a te cosa piace?» insisté il biondo «Cosa vorresti avere nella nostra casa? Quel tavolino?» domandò, Harry rispose con un sospiro «Anzi, sai che ti dico? Accio» con un colpo di bacchetta la confezione del tavolino fu tra le sue mani e si voltò verso il moro sorridendo «Piace anche a me».
«Sei sicuro? Non è per niente come le altre cose che hai comprato».
«Lo so. Ma se prendiamo tutto uguale, poi è noioso» disse «E poi si intona perfettamente con un tappeto che ho visto nel negozio qui accanto!» disse trascinandolo alla cassa, Harry restò senza parole qualche istante, poi pagò il tavolino ed entrambi ringraziarono il folletto, che aveva impacchettato il loro acquisto, per la sua gentilezza. Poi uscirono dal negozio e Draco avvolse il suo braccio attorno ai fianchi di Harry.
«Voglio anche una tv» disse Harry «Non ne ho mai avuta una. Possiamo prendere la tv, Draco?»
«Certo che possiamo. Possiamo fare tutto quello che vuoi» rispose «Ma penso che dovremmo andare nei negozi babbani per quella». Harry ci pensò su e dovette annuire, dandogli ragione. Non gli sarebbe dispiaciuto andare nella Londra babbana con Draco, immaginava potesse essere divertente.
«Sai una cosa? Hermione mi ha mandato una rivista babbana» disse Draco, dopo un po' «Potremmo chiedere a lei e andare nella Londra babbana a fare shopping con lei».
«Non voglio sentire di te e Hermione che vi scambiate riviste e pensate di andare a fare shopping insieme» si lamentò Harry «Davvero?»
«Oh sì! Non vede l’ora di accompagnarci a scegliere altre cose per la nostra casa!» esclamò Draco, divertito dall'espressione del moro «Adesso perché non andiamo a prendere qualcosa a Diagon Alley, magari al Paiolo Magico?» chiese il biondo.
«Tu vuoi andare al Paiolo Magico, dopo aver parlato di riviste babbane…» commentò il moro, guardandolo, fingendosi scioccato «Draco Malfoy, dov’è il mio aristocratico Serpeverde che detestava tutto ciò che non era Purosangue?»
«Diciamo che ha allargato i suoi orizzonti, ma sta ancora aspettando l’appuntamento galante che lei, signor Potter, gli ha promesso» disse stringendolo a sé, mentre passeggiavano e i loro acquisti levitavano accanto a loro. La magia era davvero meravigliosa quando era ben usata. Harry ridacchiò e gli baciò una guancia; strano, ma vero, era felice, incredibilmente felice e Draco lo faceva sentire la persona più fortunata di tutto il mondo magico e non.
«Oh, sì. Lo avrà, signor Malfoy» dichiarò sorridendo contro la sua guancia. Si smaterializzarono a Grimmauld Place e lasciarono lì tutti i pacchi con i loro acquisti, prima di smaterializzarsi di nuovo a Diagon Alley per andare al Paiolo Magico insieme. Lì alcuni maghi e streghe li fermarono per stringere loro la mano e ringraziarli di averli liberati dal periodo oscuro che aveva caratterizzato il mondo magico, quando Voldemort aveva preso il sopravvento. Fu strano, ma anche incredibilmente bello e soddisfacente. Nei giorni seguenti uscirono anche articoli di giornale che parlavano di loro, ma i due giovani non diedero peso ad essi e se li lasciarono alle spalle. Prima o poi il fenomeno mediatico sarebbe passato in secondo piano e tutti li avrebbero considerati di nuovo, solo dei ragazzini. Volevano solo vivere al meglio la loro vita insieme.
 
§§§  

Il mese di dicembre era inoltrato e loro avevano finito di sistemare Grimmauld Place da pochi giorni, avevano inaugurato la casa con una rimpatriata con tutti i loro amici e poi a modo loro avevano inaugurato la loro nuova camera da letto, completamente ristrutturata e ora si godevano l’aria tranquilla del loro nido, avevano persino un bel camino acceso davanti al quale accoccolarsi durante le lunghe e fredde giornate invernali.
Draco stava riposando sul nuovo divano del salotto, davanti al camino, aspettando che Harry rientrasse. Il suo ragazzo era stato rapito per tutto il pomeriggio da Hermione e da Pansy per chi sapeva quale assurdo motivo e lui era rimasto solo a casa. Era ancora immerso nei suoi pensieri, quando sentì il familiare suono della materializzazione e due mani si posarono sui suoi occhi.
«Indovina chi sono» disse il ragazzo alle sue spalle, ridacchiando. Draco non aveva bisogno di indovinare chi fosse, sapeva perfettamente a chi appartenevano quelle mani e quella voce.
«Potter» indovinò il biondo, sorridendo appena «Sei tornato» disse con finto disappunto «Cosa vuoi?»
«Ti ho preso una cosa» disse al suo orecchio «Una sorpresa» sussurrò piano. Il biondo si irrigidì un po’ e sorrise felice; sperava che fosse finalmente arrivato il tanto atteso primo appuntamento che Harry gli aveva promesso, era stato un pensiero dolce che lo aveva accompagnato durante i momenti più bui della guerra.
«Cosa?»
«Tieni gli occhi chiusi» sussurrò il moro, Draco annuì e obbedì, restando con gli occhi perfettamente chiusi; Harry si allontanò per un secondo e tornò immediatamente. Subito il biondo sentì il peso di qualcosa sulle gambe. «Non aprirli ancora» disse. Lo sentì trafficare con qualcosa alle sue spalle, ma restò immobile, probabilmente Harry si era impegnato per preparare quella sorpresa, non voleva rovinargliela con la sua stupida curiosità.
«Okay, apri» disse dopo cinque minuti buoni. Quando Draco aprì gli occhi, quasi ebbe un infarto: Harry era davanti a lui, mozzafiato come al solito, vestito di tutto punto, con uno smoking nero veramente elegante e di ottima fattura, mentre sulle sue gambe riposava una scatola bianca.
«Che cos’è?»
«Il tuo regalo» rispose il moro sorridendo «Dai, aprilo! Voglio vedere se ho indovinato e se ti piace!» Draco sorrise davanti alla gioia di Harry e aprì la scatola. Dentro c’era un completo simile a quello di Harry, ma grigio. Era veramente bello e, quando lo sfiorò, Draco sentì che era di ottima qualità. In pochi secondi lo tirò fuori dalla scatola e un biglietto cadde sul pavimento, strano, non lo aveva notato prima. Lo raccolse e lo lesse, arrossendo leggermente nel farlo: Il grigio si intona ai tuoi occhi, saresti bellissimo se lo indossassi al nostro primo vero appuntamento. Ti va di uscire con me?
«Harry, ma…» alzò lo sguardo e incrociò quello del suo ragazzo così acceso di speranza e di aspettativa che lo fece sorridere in automatico «Certo che voglio. Devo indossare questo?» chiese.
«Sì, se ti va… insomma, se… se non ti piace…» iniziò a balbettare, mordendosi le labbra, sentendosi un po’ a disagio.
«Lo adoro» sussurrò Draco «Torno subito» affermò sparendo nel bagno. Harry sorrise e, mentre lo aspettava, preparò il resto della sorpresa, così come la immaginava da mesi. Prese il mazzo di rose che aveva comprato quel pomeriggio e che aveva nascosto per non farlo vedere al biondo. Non vedeva l’ora di uscire con lui e di passare quella serata che avevano sognato entrambi. Aveva progettato tutto nei minimi dettagli e con l’aiuto di Pansy e di Hermione aveva acquistato i loro abiti. Quando Draco scese dal piano di sopra, Harry rimase senza fiato. Il vestito grigio lo fasciava perfettamente, mettendo in risalto le sue forme e la curva del suo sedere, gli spigoli dei suoi fianchi e il suo fisico allenato. Dovette deglutire un paio di volte, prima di riuscire ad aprire bocca, ma nessun suono uscì, restò lì impalato sotto le scale ad osservarlo mentre scendeva. E sembrava farlo lentamente, al rallentatore, quasi come se volesse farlo soffrire ancor di più.
«Vedi qualcosa che ti piace, Potter?» ghignò il biondo.
«T-Tutto» mormorò ancora ammaliato «Sei uno schianto». Draco percorse gli ultimi scalini e lo raggiunse.
«Sì, vero?» chiese facendo una giravolta su se stesso, mostrando a Harry anche come gli cadesse sulle spalle e sul fondoschiena «Sto davvero bene, mi piace questo completo» affermò, poi lo guardò e sorrise, notando i fiori tra le sue mani «Quelli sono per me?» chiese. Il moro annuì porgendoglieli, le gote rosse e il fiato corto. Se iniziava così la serata, come sarebbe arrivato alla fine? Era assurdo. Voleva già fare l’amore con Draco e non erano neanche usciti dalla casa.
«Grazie» disse il biondo, accettandoli con un enorme sorriso sul viso; trasfigurò un soprammobile in un vaso e mise il mazzo di rose al suo interno «Dove mi porti di bello?»
Harry si riscosse e allungò una mano per prendere quella del biondo «Reggiti, ti piacerà da morire».
«Non vedo l’ora» disse aggrappandosi al suo braccio. Con un piccolo puff, il moro li smaterializzò e si materializzarono in un punto nascosto, in un vicolo isolato della Londra babbana. Draco si guardò intorno confuso, ma Harry gli fece segno di stare in silenzio e gli prese la mano, tirandolo con sé. Il Serpeverde si fidava totalmente del suo ragazzo, per questo lo seguì, lasciandosi trascinare per le vie affollate e caotiche della città. Draco era stato lì davvero poche volte, più per curiosità che per altro, ma mentre camminava per quelle strade, mano nella mano con Harry, si guardava attorno affascinato; il lato babbano della città era davvero affascinante con il suo caos e le sue luci, doveva ammetterlo.
Il moro lo condusse fino a un edificio, c’era un po’ di folla, ma tutta la gente era vestita perfettamente, in modo elegante e chic, doveva essere un posto d’alta classe quello; man mano che la gente avanzava, loro salivano una rampa di scale non troppo alta, Draco non riusciva a notare i dettagli su dove fossero, non conosceva quel posto ed era pieno di babbani. Quando arrivò il loro turno, Harry porse due pezzetti di carta a un uomo all’ingresso che fece un breve inchino e permise loro di entrare, indicando i loro posti.
«Dove siamo, Harry?» si ritrovò a chiedere.
«Allo Shakespeare’s Globe Theatre» rispose il moro, trascinandolo verso il loro posto «Stasera fanno una rappresentazione di Romeo e Giulietta» spiegò con le gote leggermente rosse «Io, insomma…» deglutì, balbettando «Insomma…»
«Mi hai portato al teatro?» chiese il biondo, il moro annuì «Al teatro babbano, per vedere insieme la storia dello scrittore babbano?»
«Shhh» mormorò Harry, notando che alcune persone si stavano voltando verso di loro al suono della parola babbano «Sì, ti ho portato al teatro, abbiamo parlato di questa storia così tante volte e, sai, per alcuni versi sembra parlare di noi e… mi sembrava una cosa carina e…» Draco bloccò immediatamente il suo sproloquio baciandolo delicatamente a stampo e sorridendo contro le sue labbra.
«Mi piace. È un bel primo appuntamento, Potter, ne sono sorpreso» disse, placando la sua ansia da prestazione, anche per lui era il primo appuntamento in generale, quindi capiva la sua ansia, ma Harry era perfetto in qualunque cosa facesse, non c’era versione di lui che potesse fare qualcosa di sgradito a Draco (eccetto forse morire prematuramente o trasformarsi in un mago oscuro improvvisamente) e poi era di gran classe portarlo al teatro. Gli aveva sempre detto che fosse uno zotico, rozzo, ignorante e invece… lui era capace di sorprenderlo, portandolo al teatro.
Harry si rilassò e lasciò scivolare una mano verso quella del biondo stringendogliela, ignorando le occhiate furtive e giudicanti di chi li osservava. Aveva dimenticato che, nel mondo babbano, molti erano chiusi mentalmente come i Dursley e che non avrebbero visto di buon occhio le loro effusioni. Non gliene importava minimamente.
Quando lo spettacolo cominciò, entrambi restarono rapiti dalla bravura degli attori, dal loro modo di recitare e dalla rappresentazione, in generale. Harry notò che Draco pronunciava alcune delle battute a memoria, e la cosa lo fece sorridere. Alla fine del primo atto, era già estasiato. Draco si voltò verso di lui e gli sorrise, ringraziandolo per quell’inizio di serata; entrambi sapevano che sarebbe durata ancora a lungo, dopotutto, Harry aveva programmato il loro primo appuntamento per così tanto tempo che non voleva finisse troppo presto. Durante il secondo atto, durante la scena del balcone, Harry vide un paio di lacrime scivolare lungo le pallide e magre guance del suo ragazzo e si sentì toccato profondamente dalla sua sensibilità, gli strinse la mano con dolcezza e l’altro, senza guardarlo, ricambiò con forza. La storia li coinvolse forse un po’ troppo, perché, come avevano sempre scherzato, le similitudini tra la loro relazione e quella dei protagonisti della tragedia erano molte, solo che loro non avevano avuto il tragico finale dei due amanti veronesi. Fu verso la fine, a metà del quinto atto che anche Harry iniziò a piangere. Non per la scena in sé, anche se l’attore che interpretava Romeo era davvero in gamba, ma perché sentiva su di sé quel dolore, il pensare che la persona amata fosse morta o in pericolo era qualcosa che lo toccava nel profondo, aveva vissuto qualcosa di simile e non erano passati neanche troppi mesi, da quando era accaduto. Si ritrovò a stringere con più forza la mano del biondo, che si voltò a guardarlo con gli occhi lucidi e le guance rigate. Bel primo appuntamento, Harry – si disse il moro – lo hai fatto piangere, ti odierà per tutta la vita adesso – si maledisse, mentre le lacrime scivolavano anche sul suo volto. Quando la rappresentazione finì, tutto il pubblico si alzò in piedi acclamando gli attori per la loro bravura. Draco si asciugò il viso nel modo migliore, poi si strinse più forte al moro e lasciò che le altre persone iniziassero ad uscire dal teatro; aveva bisogno di stare cinque minuti da solo con lui, prima di andare via. Gli passò con delicatezza le mani sul volto, eliminando le lacrime: Potter era così sentimentale.
«Ti sei commosso, eh?» chiese Draco guardando il suo ragazzo negli occhi «Sei sicuro di non essere un Tassorosso? Sei così sensibile» lo prese in giro bonariamente.
«Non ero mai stato a teatro prima» si giustificò il moro «Non credevo che fosse così… travolgente. E poi, ci pensi? Le similitudini tra le nostre storie sono così… tante e…»
«Noi siamo vivi» fece Draco, sorridendo «Noi non siamo due sciocchi babbani».
«Anche tu hai pianto» affermò mordendosi le labbra, Draco annuì e gli diede un bacio a stampo, sospirando contro la sua bocca, amava Potter e non poteva far niente per evitare che fosse così. Era un dato di fatto, ormai.
«Lo ammetto» rispose infatti, sorridendo «Sono un Serpeverde, non un insensibile» affermò con un piccolo sorriso imbarazzato sulle labbra «È che… sai, mi sono sentito davvero così, quando ho creduto che tu fossi morto» disse a mo’ di scusa, Harry abbassò lo sguardo, colpevole, aveva sbagliato a portarlo lì, non avrebbe dovuto. «Grazie, comunque, è stato bello…»  aggiunse il biondo, gli prese il viso tra le mani e gli stampò un bacio sulle labbra «Ora andiamo via, c’è un signore laggiù che ci guarda malissimo» affermò lanciando uno sguardo oltre la sua spalla; Harry si voltò verso l’uomo e ridacchiò annuendo; poi afferrò la mano del biondo ed insieme uscirono dal teatro.
La serata non era ancora finita, avevano ancora tante cose da fare. Harry avrebbe voluto prolungare quella serata con un incantesimo, per farla durare in eterno: lui e Draco che passeggiavano mano nella mano tra le vie di Londra, dopo essere stati al teatro per il loro primo appuntamento. Sperava che il resto della serata fosse ugualmente di suo gradimento.
«Lo sai che quando eravamo al sesto anno, avevo chiesto alla professoressa Burbage una copia del libro?» chiese al moro, mentre camminavano «L’ho letto così tante volte…»
«Me l’aveva detto Pansy, sai, quando abbiamo litigato» mormorò Harry sorridendo «E adoro il fatto che ti sia piaciuto tanto» disse, stringendogli la mano con forza e allo stesso tempo delicatezza.
«Pansy non sa mai tenere la bocca chiusa» borbottò il biondo, le sue gote si tinsero di rosso «Non avresti dovuto saperlo».
Harry si sporse verso di lui e gli baciò le labbra con dolcezza «Mi piace sapere che sei così dolce e sensibile in realtà, anche se ti sforzi di mostrare il contrario» affermò. Draco si trattenne dal dirgli che era tutta colpa sua, se era diventato così. Camminarono ancora un po’, fino a che non si fermarono davanti all’ingresso di un ristorante che trasudava lusso da ogni angolo. Draco restò a bocca aperta e si voltò verso Harry.
«Tu sai come conquistare un ragazzo, Potter, te lo concedo» affermò «O almeno me. Devi conquistare solo me» ci tenne a sottolineare «Se ci provi con qualcun altro, avrò successo lì dove Voldemort ha fallito».
«Non sei per niente geloso, vero, Malfoy?»
«Io? No, affatto!» esclamò sorridendo «Diciamo che se qualcuno osa guardarti, potrei usare una maledizione, ma non sono geloso!»
Harry rise e scosse la testa, poi invitò Draco a seguirlo all’interno del ristorante. Non appena entrarono, furono investiti dall’aria eccessivamente romantica che si respirava lì dentro e si zittirono entrambi. Il maître si avvicinò a loro con un sorriso affabile ed estrema serietà e chiese se avessero una prenotazione. Harry annuì e diede il suo nome, così l’uomo li accompagnò al loro tavolo, un tavolo abbastanza appartato e intimo, con al centro una candela e molti petali di rose sparsi sulla tovaglia. Draco si rese conto che Harry avesse fatto le cose dettagliate, fino più piccolo dettaglio e restò stupito per la terza volta nella stessa serata. E adesso il moro lo guardava titubante, temendo di aver sbagliato qualcosa, ma si sbagliava, era tutto perfetto, neanche nelle sue fantasie più bizzarre il loro appuntamento risultava così perfetto. Un cameriere portò loro i menù e, visto che Harry se ne stava con lo sguardo perso a fissarlo per capire dalle sue espressioni se tutto fosse di suo gradimento, il biondo decise di movimentare un po’ le cose e guardò verso il cameriere, ammiccò un po’ e gli rivolse uno dei suoi migliori sorrisi. Il cameriere babbano, com’era prevedibile, cadde ai piedi di Draco senza che lui dovesse fare altro. Harry sentì un fremito di gelosia dentro di sé, ma non era cattivo come quello che aveva sentito quando era ancora legato a Voldemort.
«Potremmo avere anche una lista di vini, per favore?» chiese in modo lascivo.
«Dovrei vedere i vostri documenti… non mi sembrate maggiorenni» disse il cameriere, Draco alzò gli occhi al cielo e rivolse di nuovo uno sguardo lascivo e sbatté un po’ le palpebre, poi mosse le labbra così in fretta che il cameriere neanche se ne accorse «Ma certo che siete maggiorenni, cosa vado a pensare? Torno subito».
«La ringrazio, lei è molto gentile!» esclamò il biondo, mentre il ragazzo si allontanava dal loro tavolo.
«Hai usato un Confundus?» chiese il moro sbattendo gli occhi incredulo «Draco, non puoi usare la magia sui babbani!»
«Oh andiamo! E poi perché voleva un documento? Io sono maggiorenne!»
«Nel mondo magico, sì, ma nel mondo babbano, prima dei ventuno anni non puoi bere» disse il moro «Per questo avevo dei documenti falsi» borbottò indignandosi.
«Un innocuo Confundus non va bene, ma violare la legge con documenti falsi sì?» Draco scosse la testa «Il bravo Grifondoro può fare quello che vuole, ma il cattivo Serpeverde no?» chiese alzando un sopracciglio «Sei davvero un cattivo ragazzo, Harry Potter».
Le gote di Harry si tinsero di un leggero rosso e lui scosse la testa imbarazzato; lasciò cadere l’argomento perché in quel momento il cameriere arrivò con il menù dei vini ed entrambi iniziarono a consultarlo insieme; il moro era un po’ rigido, non sapeva come dirgli che per lui quella era una cosa nuova. Però era contento che le cose stessero andando per il verso giusto.
«Sai che l’avevo immaginato?» chiese ad un certo punto, tra il nome di un vino francese e uno italiano. Qual era la differenza, a parte la provenienza? Draco di sicuro la conosceva, lui no.
«Cosa? Che avrei usato un Confundus?» gli chiese il biondo divertito.
«No, che avresti flirtato con il cameriere per darmi sui nervi».
Draco alzò un sopracciglio e lo guardò «E ci sono riuscito?» il moro annuì mordendosi le labbra e l’altro ghignò in risposta, stampandogli un frettoloso bacio sulle labbra; poi scelse il vino e Harry dovette concordare con lui, perché non aveva la minima idea di che sapore avessero quei vini, l'unica cosa alcolica che aveva toccato in vita sua era stato il whisky incendiario del mondo magico. Era la prima volta che andava a cena fuori con qualcuno e poi non sapeva neanche se gli piacesse il vino.
«Devo confessarti una cosa» ammise prima che il cameriere tornasse, Draco lo incitò a parlare «Non ho mai bevuto vino».
«Sei proprio uno zoticone, l’ho sempre detto» disse il biondo divertito «Vuol dire che ti insegnerò anche questo».
Harry scrollò le spalle «A me sta bene» ridacchiò «Insegnami tutto, maestro». Draco rise scuotendo la testa, dando dell’idiota al suo fidanzato, poi scelsero anche quali piatti ordinare.
«Lo sai, vero, che è tutto perfetto e non devi essere preoccupato?» chiese il biondo, il moro alzò lo sguardo su di lui «Insomma, sarebbe stato perfetto anche se fossimo stati solo io e te, a me basta stare con te, del resto non mi importa».
Harry sorrise, quasi commosso, il cuore che quasi esplodeva nel suo petto «Anche a me, ma… mi piace vederti così felice» rispose, vedendo le gote dell’altro arrossarsi.
«Sono felice quando sono con te» ammise.
Quando il cameriere tornò, entrambi ordinarono, poi Harry fece avvicinare il cameriere a sé e gli sussurrò qualcosa nell’orecchio, sotto gli occhi attenti di Draco che fumò di rabbia, quando il tizio gli scoccò un’occhiata e poi sorrise, annuendo. Harry rivolse al babbano uno dei suoi sorrisi migliori, ringraziandolo, prima che questi se ne andasse.
«Cosa gli hai detto?»
«Sorpresa» disse il moro «Goditi la serata, no?»
«No, Potter. Cosa gli hai detto?»
«Niente» rispose vago. Draco gonfiò le guance, ma non ribatté, poi sbuffò. Harry ridacchiò e si sporse verso di lui per rubargli un bacio a stampo. Il biondo si sciolse al contatto, ma mantenne uno sguardo duro e arrabbiato, per sottolineare che non gli fosse affatto piaciuto lo spettacolino penoso a cui aveva assistito, subito dopo che lui gli aveva confessato i suoi più profondi sentimenti.
«Su non fare quella faccia, è una sorpresa per te» disse il Grifondoro con un sorrisetto furbo sulle labbra «Non ho occhi che per te».
«Sarà meglio per te» soffiò Draco e, quando vide il cameriere arrivar e con le loro portate, afferrò Harry per il colletto della camicia raffinata che indossava, e lo avvicinò a sé «Tu sei mio» sussurrò sulle sue labbra, prima di baciarlo con trasporto. Il Grifondoro, stordito da quel bacio, sorrise inebetito e si ritrovò a seguire le sue labbra per prolungare il contatto, ma il Serpeverde, da brava serpe qual era, non lo accontentò, anzi gli fece notare che le portate fossero arrivate. Poi ammiccò in direzione del cameriere che arrossì un po’, prima di sparire dalla loro vista.
La cena trascorse con calma e senza altri intoppi, Harry e Draco erano in perfetta sintonia, dopo tutto quello che avevano passato, dopo quello che avevano condiviso, avevano bisogno di quella calma tra di loro. Si dissero cose tenere, continuarono a punzecchiarsi e a flirtare alternatamente con il cameriere solo per vedere chi dei due cedesse per primo alla gelosia, e si divertirono davvero tanto. Il vino non era male, forse Draco aveva ragione anche su questo.
«Tu ci hai pensato?» chiese il biondo, mentre aspettavano il dolce «Vuoi… fare l’Auror?»
«Ho sempre desiderato farlo» ammise Harry, portò una mano verso quella del biondo e intrecciò le loro dita in una stretta tenera «Ma non so se è quello che voglio davvero, insomma, c’è il Quidditch e…»
«E?»
«E insegnare Difesa Contro le Arti Oscure» confessò mordendosi le labbra nervosamente, come faceva sempre quando non era sicuro di qualcosa «Sai, mi piacerebbe aiutare dei giovani maghi a difendersi dai pericoli, dai futuri maghi oscuri».
Draco sorrise «Questa è una fortuna» affermò «A me piacerebbe diventare un professore di Pozioni. Immagina quanto sarebbe divertente lavorare insieme».
«Potremmo mettere su il club dei Duellanti, come fecero Allock e Piton, al secondo anno» Draco ghignò e Harry lo notò «Non mi piace quell’espressione, Malfoy, non mi piace per niente».
«Immagina come sarebbe divertente fare dimostrazioni pratiche agli studenti, Potter».
Il moro rise scuotendo la testa «Ci stavo pensando anche io, sai? Faremo impazzire la McGranitt» disse divertito.
«Dovremmo sul serio prendere in considerazione quest’idea» gli diede corda Draco sorridendo «Ho sempre idee fantastiche» aggiunse divertito. Fu in quel momento che il cameriere arrivò con i loro dolci e con due flûte di champagne. Draco strabuzzò gli occhi e sorrise, Harry lo aveva sorpreso per l’ennesima volta.
«Ecco a voi, signori» fece quello. Il Grifondoro lo ringraziò con un sorriso e prese la sua flûte, avvicinandola a quella che il biondo aveva appena preso tra le dita.
«Facciamo un brindisi?» chiese il moro; l’altro annuì con le gote un po’ rosse «A noi e al nostro futuro».
Draco gli rivolse uno dei suoi sorrisi più luminosi prima di avvicinare anche la sua flûte a quella del compagno e «Al nostro futuro insieme» gli fece eco. Poi si sorrisero prima di bere lo champagne lentamente. Non era male, pensò Harry, sperava che fosse all’altezza delle aspettative di Draco: si era raccomandato con il ragazzo che li aveva serviti per tutta la sera: al momento del dolce avrebbe dovuto portare un bicchiere del loro migliore champagne per loro.
«Grazie» sussurrò Draco. Consumarono il dolce in silenzio, entrambi riflettendo su quanto accaduto, avevano appena pianificato il loro futuro, parlando di ciò che avrebbero desiderato fare dopo la scuola e i loro desideri coincidevano.
Alla fine della cena da perfetto cavaliere quale si era dimostrato quella sera, Harry pagò il conto e poi porse la mano al biondo, invitandolo a seguirlo fuori. Lui la accettò e l’altro lo tirò a sé, stampandogli un lungo e intenso bacio sulle labbra, prima di incamminarsi con lui verso l’uscita. Sentirono dei borbottii e delle insinuazioni, ma non si curarono di loro, sentirono poi la voce del cameriere che parlava con il maître «Erano davvero una coppia adorabile! Anche io vorrei trovare un amore così!» e arrossirono, imbarazzati.
Uscirono dal ristorante, stringendosi l’uno all’altro, l’aria fredda di dicembre entrava fin dentro le ossa e li faceva rabbrividire ad ogni passo, ma così stretti l’uno accanto all’altro, riuscivano a tenersi al caldo tra di loro. Stavano raggiungendo un punto abbastanza isolato da dove smaterializzarsi a casa – Harry non vedeva l’ora di realizzare anche l’ultima parte dell’appuntamento perfetto con Draco – quando passarono davanti a un locale dal quale proveniva una forte musica. Il biondo lo bloccò per un braccio con forza.
«Ehi, Potter!» esclamò «Questa è musica babbana?» chiese.
«Sì» fece il moro «Ma questo non è un locale per un aristocratico come te, Draco» scherzò «Dai, andiamo a casa».
«Oh andiamo! Fammi conoscere la musica babbana, Potter! La notte è ancora giovane!» scherzò «Facciamo qualcosa di stupido e da diciassettenni!» fece «Per favore». Harry non sapeva proprio dire di no a Draco, e in fondo quella era la sua serata, poteva fare tutto ciò che gli andava, per questo si ritrovò ad annuire, per poi venir trascinato nel locale notturno. Harry notò con sollievo che non si trattasse di una discoteca – non ci era mai stato e non avrebbe saputo come muoversi con lui al seguito – ma c’erano abbastanza persone che ballavano al centro della sala e molte altre intorno al bancone, la musica era assordante e la gente si muoveva tutt’intorno a loro.
«Questo posto è pieno di babbani» fece Draco storcendo il naso; Harry fu sul punto di dirgli te l’avevo detto, ma il biondo si voltò verso di lui con gli occhi che brillavano e Harry non riuscì a ribattere, Draco era adorabile quando scopriva il mondo babbano, doveva solo riuscire ad ambientarsi. Draco ascoltò la musica babbana e valutò che non fosse tanto male e non gli sarebbe dispiaciuto andare più spesso in posti del genere – oh se il vecchio Lucius l’avesse visto in quel momento, avrebbe avuto un malore al solo pensiero del suo piccolo lord in un posto tanto plebeo – e divertirsi con Harry. Magari si sarebbero anche ubriacati con qualche strana bevanda babbana… dovevano avere qualcosa di simile al whisky incendiario, no? Un tizio guardò interessato verso di lui e Harry fu rapido ad avvolgergli le braccia attorno ai fianchi e a tirarlo contro di sé. Draco si sentì stranamente bene, gli piaceva quel lato protettivo di Harry.
«Beviamo qualcosa, balliamo un po’ e poi andiamo a casa?» chiese lascivamente il moro, dandogli un bacio sotto al lobo. Draco si sciolse e annuì, allacciandogli le braccia attorno al collo. Quasi gli stava iniziando a sembrare una cattiva idea l’aver proposto a Harry di entrare lì. Insieme, i due raggiunsero il bancone e si sedettero lì, bevvero un paio di bicchieri di un liquido ambrato molto buono e ballarono insieme, strusciandosi l’uno contro l’altro al centro di quella pista da ballo. Si divertirono un sacco e Draco propose di tornarci ancora una volta, un giorno. Harry fu d’accordo, ma ci sarebbero tornati in gruppo con i loro amici, così si sarebbero divertiti tutti insieme. Entrambi pensavano che quella serata non poteva essere più perfetta, erano stati benissimo, si erano divertiti ed avevano passato, forse, la serata più bella di tutta la loro vita. Dopo l'ultimo drink, Draco trascinò Harry in un angolo più isolato del bar e lo baciò con intensità, spingendolo contro il primo muro disponibile; aveva voglia di stare un po’ in intimità con lui, dopo la meravigliosa serata che gli aveva regalato, voleva fare qualcosa per lui. Harry era stato perfetto, davvero, il loro appuntamento era stato dannatamente sopra le aspettative e non vedeva l’ora di fargli capire quanto gli avesse fatto piacere vedere quanto impegno ci avesse messo.
«Perché non torniamo a casa?» chiese in un sussurro «Non ho più voglia di stare qui».
Harry annuì, sorridendo; così il biondo lo portò nel bagno, dove non c’era nessuno e da lì si smaterializzarono direttamente a casa, in camera da letto. Voleva fare le cose con calma, ma era impaziente, voleva che Harry ricordasse quella serata nell’esatto modo in cui l’aveva immaginata. C’era stato tutto: la cena romantica, loro due eleganti, il moro aveva aggiunto alla perfezione anche il teatro – che Draco aveva apprezzato fin troppo – e la deviazione in quel locale babbano che non era prevista. Nella fantasia del moro, quello doveva essere il momento in cui facevano l’amore. E Draco voleva che fosse perfetto. Aveva fantasticato così tanto su quell’appuntamento e sulla sua degna conclusione, che non voleva rovinare tutto per una stupidaggine.
Così, gli sorrise e gli prese delicatamente il viso tra le mani «Adesso, lascia fare a me» sussurrò ad un palmo dal suo viso, prima di baciarlo con dolcezza. Il cuore del moro mancò di un paio di battiti e rispose al bacio nel medesimo modo. Draco, con delicatezza, fece scivolare via dalle spalle del moro la giacca scura, e lentamente iniziò a sbottonargli la camicia, depositandogli dei leggeri baci sulla pelle, man mano che la scopriva. Harry gli tolse la giacca, prima di alzarsi sulle punte e avvolgere le braccia attorno al collo del biondo, per baciarlo di nuovo con più intensità, mentre quest’ultimo passava un braccio attorno ai suoi fianchi e lo stringeva di più contro di sé; si baciarono a lungo e con passione ed era una sensazione così travolgente che Draco se ne sentì sopraffatto immediatamente. Sollevò appena l’altro e lo portò verso il letto, dove lo fece distendere. Lo guardò negli occhi per ritrovarsi specchiato in quegli occhi verdi che gli facevano tremare le gambe, nei quali riconobbe il suo stesso desiderio. Lasciò vagare le mani su di lui, sentendolo tremare sotto di esse e sorrise, prima di baciarlo di nuovo; poi sentì le mani di Harry percorrere la sua schiena e tremò come una foglia, emozionato per tutto quello che era successo quella sera e per quello che sarebbe successo. Presto si ritrovarono nudi sul letto e Draco osservò il suo ragazzo steso sotto di sé, aveva il respiro affannoso, gli occhi socchiusi ed era la cosa più bella che avesse mai visto in vita sua. Gli aveva appena regalato la serata più bella della sua vita e voleva ringraziarlo.
«Sei mio» sussurrò il biondo all’orecchio di Harry, prima di lasciargli un succhiotto sul collo e percorrere la sua gola e il suo petto con le labbra; il moro tremò ancora sotto di lui, limitandosi ad annuire. Draco era in grado di farlo impazzire con semplici gesti, nessuno gli aveva mai fatto perdere la testa come lui. E glielo fece capire quella notte, quando si concesse a lui, abbandonandosi tra le sue braccia, mentre faceva l’amore con lui, sentendo quel sentimento dolce e delicato invaderlo fin dentro alle ossa.
«Ti amo» sussurrò Harry al suo orecchio, stringendolo tra le sue braccia, quando Draco si accasciò tra le sue braccia senza più forze. Il biondo gli restituì uno sguardo innamorato e liquido che gli fece tremare il cuore e l’anima, si allungò appena verso di lui, sfiorando le labbra in un dolce e casto bacio, che sembrò ancora più intimo di quelli infuocati che si erano scambiati fino a quel momento e sorrise.
«Ti amo anch’io».
 
§§§
 
Nella settimana precedente al Natale, Draco decise di organizzare una sorpresa a Harry, così con l’aiuto di Ron e Neville comprò un enorme abete – i due Grifondoro furono incaricati di portarlo a casa, – mentre Blaise, Seamus e Theo tenevano impegnato Harry ad una partita di Quidditch.
Draco non aveva mai preparato il Natale per qualcuno, a casa sua erano sempre stati gli elfi ad addobbare la casa, sempre in modi sobri e compiti, che non sfociavano nel pacchiano, ma con Harry era diverso, voleva fare qualcosa di speciale per lui, per vederlo sorridere; tuttavia le cose non andarono esattamente come previste da lui. Non era molto pratico a decorare, anche se il buon gusto era dalla sua parte. Forse avrebbe dovuto accettare l’aiuto di Hermione, invece di pensare di potercela fare da solo.
Quando quella sera il moro tornò, trovò il suo ragazzo immerso in un mare di capelli d’angelo, ghirlande e decorazioni svolazzanti per la casa, Draco vide i suoi occhi riempirsi d’amore e di gioia. Harry lo raggiunse in poche falcate e gli tolse un paio di fili dai capelli, sorridendo.
«Che stai facendo?»
«Che ci fai già a casa?»
«La partita è finita» rispose Harry, sorridendo «Ma tu cosa…? Stai decorando la casa?»
Il biondo annuì, aveva le gote deliziosamente rosse «Volevo farti una sorpresa. Ma qualcosa è andato storto» disse a mo’ di giustifica «E tu sei tornato troppo presto» si lamentò «Appena becco quei deficienti, li crucerò!»
Harry rise, e gli tolse il resto dei residui delle decorazioni dai capelli, dandogli un bacio a stampo, il solo fatto che Draco avesse deciso di decorare la casa per loro, gli riempiva il cuore di gioia, nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per lui, il suo Draco era in grado di farlo sentire amato con pochi gesti. «Ti va se ti aiuto?» chiese.
«Va bene, ma non mischiare il mio perfetto gusto con il tuo orrendo e dozzinale» fece incrociando le braccia al petto; Harry gli stampò un bacio sulle labbra, acconsentendo alle sue richieste si ritrovarono ad addobbare casa insieme. Harry si sentiva su di giri come mai, non aveva mai provato tanta gioia nell’addobbare la casa.
«Grazie» mormorò Harry mentre faceva fluttuare il puntale verso la sommità dell’albero «Sai che ho sempre detestato il Natale, quando ero un bambino?»
«Davvero?» domandò Draco, mentre appendeva le calze natalizie al camino, Harry annuì e sospirò, sedendosi sul divano «I tuoi zii, vero?»
«Già» rispose Harry «Mi obbligavano a prendere gli scatoloni e avevano sempre da ridire su ogni cosa che facevo» raccontò lui, si sentiva sempre a disagio a parlare della sua infanzia, ma a volte non riusciva ad evitarsi di parlarne «E quando prendevano le calze da appendere al camino… per me non c’era mai».
«Harry…» Draco si avvicinò a lui e si inginocchiò davanti al divano, cercando il suo sguardo, gli prese dolcemente le mani tra le sue «È orribile quello che ti hanno fatto vivere, quando eri solo un bambino, neanche i miei genitori erano così crudeli» disse sospirando «So che non posso darti tutto quello che ti è mancato in questi anni, ma… ti prometto che a Natale, faremo tutto ciò che vorrai, ogni anno ti regalerò il Natale che desideri» promise Draco. Harry gli sorrise e gli strinse le mani, accennando un sorriso.  
«Oggi mi sono divertito a decorare la casa con te».
«Anche io» ammise il biondo sorridendo «Dovremmo farlo sempre» affermò «Anzi, lo faremo ogni anno!» esclamò. Harry rispose al suo entusiasmo con un sorriso e trascinò il biondo sul divano accanto a sé, accoccolandosi vicino a lui.
«Ti amo così tanto…» sussurrò il moro, con la voce rotta dall’emozione e una lacrima che scivolava sul suo volto. Draco riusciva a farlo sentire così pieno d’amore che tutta l’infelicità che aveva sperimentato per tutta l’infanzia, spariva, e restava solo un lontano ricordo.
«Sei troppo sentimentale, Potter» scherzò il Serpeverde, accarezzandogli le gote per cancellare le sue lacrime «Ma ti amo anche per questo» sussurrò, dandogli un dolcissimo bacio sulle labbra, chiudendo gli occhi per godersi quell’aria dolce e casalinga che si era creata attorno a loro. Era così il Natale quando si amava qualcuno?
«Io sono sentimentale?» chiese retoricamente Harry «Chi è che mi ha organizzato la sorpresa di Natale più bella che potesse esistere?» soffiò al suo orecchio, facendolo rabbrividire.
«Mi stai provocando?» fece Draco, incrociando lo sguardo malizioso del suo ragazzo, che, senza rispondere, lo baciò subito, con passione. Draco non poté far altro se non cedere e ricambiare il bacio. Pochi minuti dopo, si ritrovarono sdraiati sul divano, davanti al camino, intenti a pomiciare e a toccarsi languidamente, senza andare oltre. Entrambi avevano le guance rosse per il calore del camino vicino e per l’eccitazione scaturita dopo i primi tocchi. Draco guardò Harry sotto di sé con gli occhi che brillavano e il moro si ritrovò quasi senza fiato, guardando il viso del suo ragazzo illuminato dalle luci dell’albero, i suoi occhi grigi riflettevano tutti i colori delle lucine ed era angelico ai suoi occhi.
«Guardati» mormorò il biondo, abbassandosi su di lui «Diventi sempre un ammasso di gelatina con me».
«Cretino» borbottò il moro «Non posso farci niente, sei così… travolgente». Draco ridacchiò e nascose il viso nell’incavo del suo collo, iniziando pian piano a lasciargli languidi baci e leggeri morsi, che fecero gemere il Grifondoro. Fecero l’amore dolcemente, guardandosi negli occhi e amandosi, come se fosse stata la prima volta.
Poco dopo, si ritrovarono accoccolati l’uno vicino all’altro sull’ampio divano, sotto a una coperta, che Draco aveva richiamato con la bacchetta, Harry aveva la testa appoggiata sul petto del biondo e gli occhi leggermente chiusi, mentre si godeva quella sensazione di calore, amore e famiglia che permeava l’intera casa.
«Ah, è arrivata una lettera per te» disse il biondo ad un certo punto, indicando la busta chiusa che aveva lasciato sul tavolo. L’orrido gufo dei Weasley, Errol, si era schiantato contro la loro finestra durante il pomeriggio, e aveva lasciato sul davanzale quella lettera. Si era limitato a prenderla e metterla sul tavolo, troppo indaffarato ad organizzare la sorpresa per Harry per fare altro.
«Uhm, è importante?» chiese Harry, per niente intenzionato ad alzarsi dal divano in quel momento.
Draco ridacchiò dandogli un bacio tra i capelli «È da parte dei Weasley» rispose «Accio» pronunciò. La bustina volò dal tavolo fino a loro. Harry si mise leggermente dritto e afferrò gli occhiali, prima di leggerla.
Caro Harry, non so quali piani abbiate tu e Draco per Natale, ma Arthur e io saremmo lieti di avervi con noi per il pranzo di Natale. Ron ha già invitato gli altri ragazzi. Vi aspettiamo.
Con affetto, Molly
.
«È Molly» disse sorridendo e passandogli la lettera «Ci ha invitati al pranzo di Natale» affermò.
«Vogliono anche me?» chiese Draco, leggendola anche lui «Oh… è okay, per me. Insomma, va bene».
«Certo che vogliono anche te» sorrise Harry mettendogli le braccia attorno al collo «Sei parte della famiglia ora».
Draco sorrise, stampandogli un bacio sulle labbra «Mi sembra ancora così strano che mi abbiano accettato».
«Perché si sono accorti quanto tu sia meraviglioso» Harry percorse con il naso la guancia di Draco, prima di dargli un bacio sul mento «Quando abbandoni quella maschera di indifferenza, sei semplicemente stupendo».
«Ormai non la indosso da una vita» ammise sospirando «Colpa tua, Potter» il moro annuì, mentre il biondo gli pizzicava divertito il fianco, facendogli il solletico «Se mi considerano un sentimentale, è colpa tua».
Harry ridacchiò, dimenandosi senza troppa convinzione, scuotendo la testa: «Me ne assumo tutte le responsabilità» affermò dopo qualche istante, prima di coinvolgerlo in un ennesimo bacio appassionato. Draco si sentì strano, mentre lo baciava. Fino a poco più di un anno prima, aveva sulle spalle un’incombenza più grande di lui, una famiglia che lo pressava e un futuro che non gli piaceva all’orizzonte. Adesso aveva un ragazzo che lo amava, una famiglia acquisita che lo invitava a passare il Natale insieme e… degli amici improbabili che lo avevano supportato nei momenti difficili. Se non fosse diventato amico di Potter e non si fosse prima affezionato a lui e poi innamorato di lui… non avrebbe avuto tutto quello e avrebbe avuto un’esistenza infelice e senza alcuna speranza.
 
 
E così, circa una settimana dopo, si ritrovarono ad usare la Polvere Volante per raggiungere la Tana, per l’occasione Harry si era cimentato nella preparazione di deliziosi dolcetti – Draco li aveva assaggiati prima, durante e dopo la preparazione – che avevano impacchettato in una bella scatola natalizia. Avevano anche portato diversi regali per tutti i presenti. Era il primo Natale che passavano come coppia, l’anno precedente non erano che amici che passavano il Natale a scuola, mentre fuori dal castello c’era una guerra. Un anno dopo la pace regnava nel mondo magico e sembrava ancora difficile rendersi conto che nemmeno pochi mesi prima, avevano rischiato di perdersi per sempre.
«Harry, Draco!» esclamò Molly vedendoli e raggiungendoli, li abbracciò uno alla volta «Ben arrivati, ragazzi! Come state?» chiese, mentre con la sua solita delicatezza, spolverava via dalle loro spalle la polvere del camino. Draco, quando era con lei, non riusciva a trattenere i sorrisi, sua madre non aveva mai fatto una cosa del genere, nelle rare volte in cui usavano la Polvere per spostarsi, lo mandava subito dagli elfi a cambiarsi, senza degnarlo neanche di uno sguardo.
«Stiamo bene, signora Weasley» rispose Draco per entrambi.
«Oh, ragazzo mio! Ti ho detto mille volte di chiamarmi Molly» affermò la donna.
«Molly, abbiamo portato qualcosa per tutti voi» disse Harry porgendole la scatola con i dolci «Li ho fatti io» ammise con le gote un po’ più rosse. Lei sorrise e lo abbracciò di nuovo.
«Saranno sicuramente deliziosi» disse sorridendo e appoggiando una mano sulla sua guancia, accarezzandogli maternamente il viso «Li porto in cucina, Draco invece tu puoi mettere le tue buste sotto l’albero, vicino agli altri regali» disse sorridendo, sparendo nella cucina. Dopo pochi istanti, furono travolti dall’euforia dei Weasley e dei loro amici, che erano arrivati prima di loro.
«Harry, Draco!» Ron li raggiunse «Finalmente siete arrivati, da quando vivete insieme siete spariti!»
«Beh, ci siamo lasciati travolgere dalla vita di coppia» scherzò Draco.
«Come è andata la sorpresa, Draco? A Harry è piaciuto l’albero?»
«Sì» rispose sorridendo «Abbiamo finito per decorare la casa insieme, è stato molto bello, anche fare…»
«Fare l’albero insieme!» strillò Harry arrossendo, sovrastando la voce di Draco.
«Oh oh oh! Abbiamo un piccolo pudico qui!» Blaise arrivò alle loro spalle divertito, dandogli un’amichevole pacca sulla schiena «Potter, ti vergogni di dire che avete fatto sesso come conigli sul pavimento davanti al camino? Che cliché» commentò il Serpeverde, facendo arrossire Harry all’impazzata.
«Ehi!» esclamò lui indignato e imbarazzato, nascondendo il volto contro la spalla di Draco, il quale gli mise un braccio attorno alle spalle, con fare protettivo; non era pronto a parlare di quello con i suoi amici, era contento che Draco lo supportasse in questo; tuttavia non vide il ghigno che il biondo aveva impresso sul volto.
«Niente pavimento, Blaise, per chi ci hai presi?» domandò scioccato il biondo «Ovviamente, il divano era molto più comodo per lo scopo». Harry si lamentò e arrossì ancora di più, borbottando un Ma tu da che parte stai? – contro la spalla del biondo, che scoppiò a ridere insieme a Blaise.
Ron storse il naso «Siete terribili» commentò divertito «Lasciate in pace Harry!» esclamò.
«Sì, lasciatelo in pace» fecero coro i gemelli, giunti anche loro a metà discussione «Non vorrete far avere gli incubi a Ron che ancora non osa allungare mezza mano verso Hermione!»
«Fred! George!» esclamò il rosso «Siete impazziti? Ma da che parte state?»
«Dalla parte che ti prende in giro, caro Ron» fece Fred battendogli una mano sulla spalla «Almeno il nostro Harry gode del piacere di avere una relazione! Tu baci solo a stampo quella povera ragazza!»
«Vi sento!» urlò Hermione dalla cucina «Smettetela di metterlo in imbarazzo!»
Harry ridacchiò sentendosi un po’ meno in imbarazzo, visto che non era l’unico ad essere abbastanza pudico e si staccò da Draco giusto in tempo per vedere il volto di Ron diventare dello stesso colore dei suoi capelli, mentre Fred e George facevano battute sul fatto che si facesse difendere dalla sua ragazza.
«Su, su venite a darmi una mano voi due» fece la signora Weasley «Smettetela di prendere in giro vostro fratello».
«Posso aiutare anche io, se non è un problema» si offrì Draco.
«Ma certo Draco caro, sei così gentile!» esclamò lei «Non come questi disgraziati dei miei figli!» la donna lo prese a braccetto e lo trascinò nella sala da pranzo; il biondo rivolse uno sguardo di scuse al suo ragazzo che gli sorrise e lo incitò ad andare. Dopo un po’, arrivarono anche Remus, Tonks e il piccolo Teddy, Harry se ne accorse perché sentì lei gridare «Ecco il mio cuginetto preferito!» e immaginò Draco arrossire per l’imbarazzo a causa di quell’appellativo.
C’erano davvero tutti. Non mancava nessuno, Molly quell’anno aveva fatto le cose in grande, tanto che aveva invitato tutti i loro amici che a Natale erano rimasti soli: Blaise, Theo, Pansy, che avevano i genitori ad Azkaban, e Neville che non era andato in Scozia con sua nonna per non lasciare da solo il suo ragazzo. Era ovvio che Molly avesse accolto tutti quelli che erano rimasti soli durante la guerra, era tipico di lei. Fleur teneva tra le braccia la piccola Victoire e Bill la stringeva da dietro con dolcezza; vide Ron guardare verso di loro con aria malinconica e pensò che l’amico stesse immaginando lui ed Hermione con un bambino. Sarebbe stato strano, ma bellissimo.
Alla fine anche lui e Ron furono costretti a dare una mano a sistemare la tavola e a portare enormi piatti da una stanza all’altra. Il pranzo iniziò non appena Molly urlò che fosse pronto e tutti si sedettero all’enorme tavolo imbandito. Draco si sedette accanto a Harry e gli prese la mano, stringendola appena. Aveva appena finito di parlare con il signor Weasley e Tonks, i quali gli avevano detto che il ministero aveva deciso di lasciare a lui una parte del patrimonio dei Malfoy; in qualità di unico erede e in qualità di membro dell’Ordine della Fenice, non meritava di restare senza nulla. Draco aveva obiettato, dicendo che suo padre lo aveva di sicuro diseredato, ma agli atti, Lucius non lo aveva fatto, e adesso che era condannato all’ergastolo non poteva fare nulla, Draco era maggiorenne e quindi a lui spettava una parte del patrimonio e la casa, Dora gli aveva assicurato che entro la fine dell’anno i suoi beni, congelati e sequestrati dal ministero, sarebbero stati di nuovo disponibili e gli avrebbero fornito una nuova chiave della Gringott. A Draco era sembrato un enorme regalo di Natale, non lo aveva mai detto a Harry, ma detestava dipendere da lui.
«Che succede?»
«Niente, una cosa positiva, te lo dico dopo» disse, dandogli un dolce bacio sulle labbra; Harry arrossì notando gli occhi di tutti loro e i sospiri delle ragazze. Draco ridacchiò contro le sue labbra e poi si staccò da lui, anche lui aveva le guance rosse, era così abituato ai suoi gesti d’affetto verso Harry che faceva così in automatico. Si schiarì la voce.
«Noi compensiamo le nostre mancanze così» disse. Nessuno osò commentare, Fred fece una battuta sul fatto che sua madre avesse cucinato per un intero esercito e Harry non seppe come essergli grato. Non appena il pranzo ebbe inizio, tutti sembrarono dimenticare del momento di tenerezza tra Harry e Draco. Il pranzo durò abbastanza, Molly aveva davvero cucinato per un esercito, aveva ragione Fred, che spalleggiato dal gemello, continuava a fare battute. Non mancarono commenti positivi sulla sua cucina magica e il pranzo di Natale filò liscio, tra scherzi, risate e cibo a volontà. I dolcetti di Harry ebbero successo; così Draco gli avvolse le braccia attorno alle spalle e «Mi dispiace, è il mio cuoco personale, non lo condivido!» esclamò, Ron lo prese in giro e i gemelli gli diedero corsa, facendo arrossire il biondo all'impazzata. Poi Molly, verso la fine della serata, passò in mezzo a tutti distribuendo pacchetti a tutti i presenti. Draco guardò il proprio pacchetto e lo toccò, era soffice e non aveva idea di cosa fosse. Restò fermo mentre gli altri scartavano i loro regali. Notò che Molly avesse pensato a tutti i presenti, senza nessuna esclusione.
«Su aprilo!» esclamò Harry, che stringeva tra le mani un maglione rosso con la sua iniziale sopra, perché quello che gli aveva regalato qualche anno prima era diventato piccolo. Ron, Fred, George, Ginny e Hermione stringevano tra le mani lo stesso maglione. Mentre gli altri avevano ricevuto delle morbide sciarpe fatte a mano, Blaise ringraziò Molly per il gentile regalo, mentre Pansy stava già indossando il suo. Draco deglutì un paio di volte e poi aprì anche il suo pacchetto.
«Benvenuto in famiglia, Draco» fecero i coniugi Weasley guardandolo con affetto.
Un groppo che aveva in gola si sciolse e una lacrima scivolò sulla sua guancia, nel pacchetto c’era un maglione verde con al centro ricamata una D argentata, avvertiva uno strano calore nello stomaco, non si era mai sentito così, e quel sentimento lo travolse così velocemente che non si accorse del singhiozzo che emise. Subito sentì le braccia di Harry attorno a sé.
«Non piangere» sussurrò al suo orecchio. Il biondo tirò su col naso e scosse la testa.
«Non sto piangendo, Potter» disse, cercando di non far tremare la voce «Deve essere la polvere».
«Sì, certo…» mormorò stringendolo, sotto lo sguardo pieno d’affetto dei Weasley «Lo so, è la polvere» sussurrò dandogli un bacio tra i capelli, mentre gli accarezzava la schiena lentamente per farlo calmare. In tutta la sua vita Draco non aveva mai ricevuto amore gratuito, così come Harry, anche lui all’inizio era rimasto travolto dall’affetto che Molly era in grado di donare a chiunque, anche se non erano suoi parenti di sangue.
Draco si riprese in poco tempo e ringraziò Molly, Arthur e tutti gli altri per averlo accettato in famiglia. La donna lo abbracciò con tenerezza e lui si sciolse a quel gesto. Poi per ringraziare e far capire che apprezzava il gesto, indossò il maglione sopra ai vestiti che già indossava. Harry, Ron e gli altri lo imitarono e si ritrovarono tutti a scartare gli altri regali vicino al camino, mentre indossavano quei maglioni. Una volta, Draco avrebbe detto che una cosa del genere era ridicola, ma adesso gli sembrava la cosa più bella che avesse mai fatto. Si ritrovò a pensare che quello, nonostante non fosse stato pieno di sfarzo, era stato il Natale migliore di tutta la sua vita e doveva tutto a Harry e ai Weasley.
Quando tornarono a casa, non lo tolse per tutta la notte e Harry si ritrovò a guardarlo con ancora più amore. Il biondo gli si accoccolò vicino e gli regalò un dolce bacio sulle labbra «Grazie» sussurrò, addormentandosi abbracciato a lui. Harry gli diede un bacio tra i capelli, e lo strinse addormentandosi a sua volta.
 
Qualche giorno dopo, la mattina della vigilia di Capodanno, Harry chiese a Draco di accompagnarlo a Godric’s Hollow. Voleva vedere la tomba dei suoi genitori, ma sapeva che da solo non sarebbe mai riuscito ad andarci. Aveva pensato di chiederlo a Ron o a Hermione, ma nel suo cuore sapeva che la persona giusta con cui condividere quel momento difficile era il suo ragazzo.
«Ce la fai?» gli chiese Draco, stringendogli la mano, nell’altra aveva un mazzo di fiori. Erano all’ingresso del cimitero e Harry stava prendendo dei profondi respiri per farsi coraggio; annuì semplicemente «Andiamo allora». Il moro annuì di nuovo ed entrarono nel cimitero, camminarono fino alla tomba e poi lasciò la mano di Draco, avvicinandosi ad essa. Ricordava ancora quando aveva visto i loro spiriti, durante la notte dell’ultima battaglia, ma ciò non aveva placato il vuoto che sentiva dentro di sé, quando pensava a loro. Era triste che fossero morti così giovani…
«Mi mancate» sussurrò, mettendo i fiori sulla loro tomba «Mi mancate ogni giorno» continuò «Mi dispiace così tanto…» la sua voce si spezzò e lui singhiozzò. Draco si inginocchiò accanto a lui e gli mise un braccio attorno alle spalle per attirarlo a sé e stringerlo con forza. Harry mise la testa contro la spalla del biondo e pianse senza riuscire a trattenersi.
«Salve, signori Potter» disse il biondo, mentre lo stringeva «Sono Draco, il compagno di Harry. Avete un figlio davvero speciale, dovete essere fieri di lui». Harry singhiozzò contro la sua spalla e lui lo strinse più forte «Non preoccupatevi, prometto che mi prenderò cura di lui».
«G-Gli saresti piaciuto» mormorò il moro tra un singhiozzo e l’altro.
«Ovviamente, come potrei non piacere a qualcuno?» chiese «Sono perfetto, lo sai, piaccio a tutti» fece ironicamente. Harry stava ancora piangendo, ma una breve risata sfuggì al suo controllo. Draco non lo lasciò un solo secondo e gli permise di sfogare il suo dolore contro la sua spalla, poi lo aiutò ad alzarsi, quando lo vide più tranquillo ed insieme lasciarono il cimitero. E quando tornarono a casa, Draco tentò di preparare a Harry la cioccolata calda, ma fu un fallimento totale poiché bruciò il pentolino e questo fece scoppiare a ridere il moro. Si ritrovarono poi sul divano a bere del tè preparato dal moro, accoccolati l’uno all’altro sul divano.
«Ti amo, Draco» sussurrò il moro, guardandolo «Grazie per essere venuto con me, oggi».
Il biondo si sporse verso di lui e lo baciò a stampo, con tenerezza «Ti amo anch’io, stupido sentimentale» fece cercando di essere ironico «Non ti avrei mai lasciato solo» disse «Non ti lascerò mai solo» promise, prima di baciarlo con maggiore passione. Harry fece levitare le loro tazze sul tavolino e si sdraiò su divano tirandosi addosso il biondo, ricambiando il bacio con un’intensità tutta nuova. C’erano limiti all’amore che poteva provare per quel ragazzo?
Quella sera avrebbero festeggiato con i loro amici l’arrivo del nuovo anno e si apprestavano ad entrarvi con una consapevolezza tutta nuova. E quando, quella sera, allo scoccare della mezzanotte si baciarono, mentre nel cielo scoppiavano i primi fuochi d’artificio babbani che Ron aveva incantato con l’aiuto di Hermione, ne furono certi: quell’anno sarebbe stato un anno ricco di sorprese, di promesse, di nuove speranze. Potevano decidere il loro futuro, potevano fare tutto quello che volevano, perché finalmente erano liberi da un incubo, liberi di vivere tutti i loro sogni.




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Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.
 
Hola people!
Eccoci con il primo dei capitoli colmi di fluff, che ci accompagneranno verso la fine di questa storia. Questo è il mio capitolo preferito di tutta la storia, ed è anche il più lungo. Ho sforato un po’, lo so, spero che non sia risultato pesante da leggere. I bimbi belli sono tornati a casa loro, hanno iniziato ad arredarla e ovviamente non riescono a togliersi le mani da dosso. Sono così innamorati, piccini :3 e Draco cerca solo di rendere felice Harry, perché Harry non ha mai conosciuto la felicità.
So che Draco è molto OOC con tutto questo sentimentalismo, ma ho sempre immaginato che sotto sotto potesse essere un ragazzo dolce, se tutta la negatività di Lucius fosse stata tolta dalla sua vita. E da quando ho iniziato a scrivere questa storia, questo suo cambiamento doveva risultare evidente. Quindi, spero che vi piaccia questo Draco così. È uno dei miei headcanon preferiti. E ovviamente top!Draco, nessuno mi farà cambiare idea su questo LOL (anche se qualche volta, potranno scambiarsi, Draco è quello che sta sopra LOL) E finalmente hanno avuto il loro primo appuntamento, quello di cui si parlava nei vari capitoli precedenti. Harry ha cercato di renderlo perfetto, e alla fine ci è riuscito e sono felicini.
Se avessi voluto farlo di proposito, non ci sarei riuscita. Ma questo capitolo, che contiene anche estratti di Natale, capita proprio nella settimana pre-natalizia. Giuro che ho scritto tutta la storia nel lontano mese di agosto, non avevo idea che avrei pubblicato questo capitolo in questa settimana! Sono una veggente lol Ho la Vista, LOL La Cooman potrebbe anche essere fiera di me! Però ci tenevo a tenere quella parte, perché, sì, Draco è entrato nella famiglia già tempo fa, ma adesso è ufficialmente un membro onorario dei Weasley, come Harry e come Hermione. Ha anche il suo maglione di mamma Weasley! (e ha riavuto il suo patrimonio o almeno una parte di esso. La sua ricompensa per non aver tradito Harry e aver contribuito attivamente alla sconfitta di Voldemort. Sì, c’è lo zampino del signor Weasley e di Tonks, ma ehi! Sono tutti protettivi verso di lui, adesso, sa farsi volere bene il ragazzo ahah)
Scherzi a parte, spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere qual è stata la vostra parte preferita e se le parti hot sono state all’altezza delle aspettative! (io non scrivo storie erotiche, quindi sono sempre un po’ una pippa nel descrivere scene di passione, e ho sempre il terrore di sbagliare e viro sempre sulla parte sentimentale e romantica della cosa, ma spero di non aver cannato troppo).
Perdonate il mio essere terribilmente prolissa, ma più vado avanti più mi rendo conto che ho un bisogno sempre maggiore di parole per esprimere ciò che voglio dire. Ringrazio sempre lilyy e Eevaa che hanno recensito lo scorso capitolo e tutti coloro che hanno visualizzato la storia in questi giorni. Thank you very much <3
So… io vi auguro un caloroso Buon Natale, e vi do appuntamento come di consueto al prossimo weekend con il capitolo 17.
A presto, people,
Merry Christmas <3
 
PS. Ho in programma una “piccola” OS Natalizia, la pubblicherò a correzione ultimata… si spera prima della vigilia di Natale, ma comunque arriverà prima della fine di queste festività natalizie :3
 
Fatto il misfatto!

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Capitolo 17
*** 17. Just wanna be with you (No matter where life takes us). ***


Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, meritavano di meglio, quindi ho deciso di dargli io ciò che meritavano; ma non ci guadagno nulla da tutto ciò, niente è finalizzato ad offendere qualcuno (solo a dare loro il finale che piace a me :D) e io ci perdo solo la faccia con queste cose.

Avviso: I personaggi tendono ad essere OOC (soprattutto Draco con l’andare avanti della storia, perché subisce un cambiamento radicale) tutti loro sono basati sui miei headcanon!

Nota bene: La storia parte dal sesto anno, tenendo conto di alcuni avvenimenti accaduti fino al quinto, in seguito proseguirà con alcuni riferimenti al settimo libro, tuttavia gli avvenimenti sono anacronistici rispetto ai libri.

Enjoy the show!

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Twist of Fate

17. Just wanna be with you (No matter where life takes us)




Quando il primo settembre arrivarono alla stazione di King’s Cross, Harry e Draco attraversarono il binario 9 ¾ un po’ timorosi, avevano ricevuto le lettere per Hogwarts, mentre erano in vacanza e con loro le avevano ricevute anche i loro amici e tutti avevano deciso che sarebbero tornati a Hogwarts per concludere gli studi e prendere i MAGO.
Nutrivano grandi speranze per quell’anno. Volevano vivere un anno di tranquillità e di spensieratezza a scuola. Dopo ciò che avevano affrontato, avvertivano il bisogno di trascorrere quell’anno lì, soprattutto Harry, che non ne aveva mai vissuto uno normale. Avevano appuntamento con tutti gli altri davanti al treno. Quell’estate era stata strana e divertente per entrambi. Per i mesi di giugno e luglio avevano viaggiato, toccando località straniere, avevano visitato numerose città e paesi, avevano visto monumenti e musei, avevano viaggiato anche alla maniera babbana (Non l’ho mai fatto, Draco, dai, che sarà mai prendere l’aereo?) e poi si erano organizzati con i loro amici e ad agosto avevano passato tre settimane al mare, distesi al sole come lucertole o nascosti sotto all’ombrellone per paura di scottarsi – Draco soprattutto, essendo il più pallido – e si erano divertiti in modo spensierato, come gli adolescenti che erano. Avevano tutti diciotto anni, ormai ed erano un grande gruppo affiatato. Si erano sostenuti sempre anche nei periodi peggiori e adesso, finalmente, si apprestavano ad iniziare un anno all’insegna della tranquillità.
«Ragazzi!» Pansy era già al binario e agitava un braccio per farsi vedere, mentre Theo, al suo fianco, le cingeva premurosamente i fianchi con un braccio «Siamo qui!»
«Ehi!» Draco trascinò Harry fino a lei e sorrise «Eccovi! Gli altri dove sono?»
«Blaise sta terrorizzando i primini, lo sai, no? Ha ricevuto la spilla da Caposcuola» disse lei divertita «Hermione e Ron non sono ancora arrivati, Neville cerca di placare la sete di potere di Blaise».
«Non cambierà mai» mormorò Draco, sospirando «Perché la McGranitt doveva renderlo caposcuola?»
«Per lo stesso motivo, per il quale ha reso te capitano della squadra di Quidditch di Serpeverde» rispose Harry, stringendogli la mano «Perché lo meritate». Draco sorrise tra sé e sé e si disse che forse Harry aveva ragione. Era stata una sorpresa, quando nella sua lettera aveva letto della sua promozione a capitano della squadra. Draco era un talento nel comandare, non avrebbe avuto problemi e poi sarebbe stato divertente competere per la Coppa del Quidditch da capitani.
«Hai intenzione di essere così appiccicoso tutto l’anno, Potter?» fece sarcasticamente «Non riuscirai a distrarmi, ti straccerò durante tutte le partite» disse «Preparati a perdere miseramente».
«Oh Merlino! Sono tornati loro stessi!» esclamò Ron, appena arrivato, che aveva sentito il piccolo dibattito «Herm, vieni! Hanno smesso di fare la coppia romantica e sono ritornati in loro stessi!»
«Non che mi dispiacesse la vostra tenerezza, ma… così siete più Harry Potter e Draco Malfoy» commentò lei, anche lei sfoggiava la spilla da Caposcuola, ma a differenza di Blaise non era ancora salita sul treno. I due ragazzi chiamati in causa sbuffarono. Era vero, nei mesi precedenti, si erano lasciati andare in tenerezze ed effusioni lontane dai loro standard, ma erano ancora scioccati dagli eventi della guerra e da ciò che avevano subito un anno prima. E sebbene fosse passato un anno, entrambi portavano ancora sulla pelle e nell’anima le ferite di quanto accaduto. Desideravano solo lasciarsi alle spalle ogni cosa, dimenticare il passato e tornare a vivere serenamente, non era facile, anche se in quei mesi appena trascorsi, ci erano riusciti abbastanza bene, anche se le cicatrici di quelle ferite non erano sparite «Vado sul treno a spiegare ai primini cosa non devono fare, mentre arriviamo a scuola, ci vediamo sul treno» disse la ragazza e senza aspettare una risposta, diede un leggero bacio a Ron, prima di salire sul treno. Il rosso restò con gli altri a chiacchierare, fino a che non sentirono il primo fischio del capotreno.
«Forza, saliamo sul treno» disse Draco, sbrigativo. Gli altri annuirono e si avviarono al treno, lui rubò un bacio dalla guancia del suo ragazzo, il quale gli lasciò la mano, mentre gli altri salivano a bordo del treno. Harry si prese un momento per sé, per osservare il treno a vapore che aveva davanti, osservando i suoi amici e il suo ragazzo che salivano a bordo di esso. Le stesse persone senza le quali non sarebbe stato lì, sarebbe morto sicuramente senza di loro, quando Draco lo prendeva in giro parlandogli della sua fortuna sfacciata, si riferiva ovviamente a Hermione e a tutti coloro che lo aiutavano costantemente. Si rammaricava per quegli studenti che non sarebbero tornati, per quelli che non erano sopravvissuti. Aveva voglia di godersi Hogwarts senza maghi oscuri psicopatici e cose improponibili alle calcagna, aveva bisogno di vivere un anno di tranquillità, per dimenticare la guerra e consolidare tutto ciò che era nato tra quelle stesse mura due anni prima. Quando lui e Draco avevano parlato sul treno, all’inizio del sesto anno, non si aspettava che la loro vita potesse cambiare così radicalmente. A volte gli sembrava assurdo che Draco Malfoy fosse diventato il suo ragazzo e un amico importante sia per Hermione che per Ron, per non parlare degli amici Serpeverde del biondo che erano diventati anche i suoi amici, senza i quali non avrebbero potuto sconfiggere Voldemort. Ricordava quando Silente parlava della collaborazione tra case… intendeva questo? Le due case storicamente rivali che univano le forze per sconfiggere un male più grande? Quando era andato con Draco alla tomba di Silente per mettere via la Bacchetta di Sambuco, non aveva potuto evitare di chiedersi cosa avesse in mente il vecchio preside, quando gli aveva taciuto cose fondamentali. Se avesse saputo prima cos’era in realtà, avrebbe potuto salvare tutti quegli studenti, morti durante l’ultima battaglia? Era un pensiero che lo tormentava, a volte non riusciva a dormire la notte. Al terzo fischio, si risvegliò e si affrettò a salire anche lui a bordo del treno – non voleva rivivere l’esperienza di arrivare a scuola con una macchina volante com’era successo al secondo anno, ci teneva ancora alla sua incolumità.
Quando entrò nel vagone che gli altri avevano occupato, il suo cuore mancò di un battito. Lì, dove solitamente sedevano solo lui e Ron, qualche volta Hermione, c’era fin troppa gente. Draco e Hermione da bravi secchioni confrontavano i loro libri, Ron invece parlava con Nott delle ultime partite di Quidditch che erano state giocate dalle loro squadre preferite, Pansy prendeva in giro Draco, dandogli del secchione. Era una situazione alquanto divertente, se la si osservava dall’esterno.
«Potter! Finalmente, credevamo ti fossi fossilizzato a fissare il treno» esclamò il biondo, appena notò la sua presenza, facendo ridacchiare gli altri presenti «Davvero, dov’eri finito?» chiese poi con una punta di preoccupazione nella voce.
«Stavo… stavo pensando» borbottò in risposta, sentiva le gambe tremare e non aveva idea del perché «Non vi sembra strano?»
«Che tu pensi? Sì, davvero strano, Potter» rispose prontamente Draco, facendo ridacchiare Ron.
«No, idiota, intendo tornare a scuola… dopo tutto quello che è successo» borbottò «Tutto questo è così strano… persino tu che ridi con Ron! Non credo che mi abituerò mai a questa cosa!» Draco fece per rispondere, ma fu anticipato.
«Zitti voi due, non fate i bambini» li rimproverò Hermione «Cosa ti turba, Harry?» chiese.
Harry non ebbe il tempo di rispondere, non subito, perché dalla porta spuntarono le teste di Neville e Ginny, la quale domandò «C’è un po’ di posto qui? Il treno è più pieno degli altri anni».
«Ma certo! Questo è il vagone privato di quelli dell’ottavo!» esclamò divertito il biondo, mentre i due Grifondoro entravano nello scompartimento e prendevano posto, ridacchiando entrambi.
«Ottavo anno? Ehi, Dean! Li ho trovati!» la voce di Seamus Finnigan arrivò alle loro orecchie e Harry si sentì travolto ancora una volta da tutto quello. Era una situazione paradossale, ma gli piaceva.
«Sembra l’inizio di una barzelletta» commentò Neville guardando tutti loro insieme nello stesso vagone «Tre Serpeverde, sette Grifondoro…» iniziò, ma fu interrotto brutalmente da Draco.
«No, ti prego» si lamentò, infatti, il Serpeverde «Un’altra delle sue barzellette e mi suicido, davvero!»
Harry gli diede mentalmente ragione, da quando Neville aveva fatto un giro nel mondo babbano e aveva scoperto le barzellette ne inventava di pessime, terribili e agghiaccianti alle quali rideva solo lui, e diventava un pelino suscettibile quando gli si faceva notare che non facevano affatto ridere. Harry raggiunse il suo ragazzo e si sedette accanto a lui, ci fu un intenso scambio di sguardi tra di loro, con il quale Draco si accertò che l’altro stesse bene, e Harry confermò di stare bene, anche se aveva qualche pensiero triste ogni tanto, stava davvero bene.
«Neville, perché Zabini non è con te? So che siete, tipo, inseparabili, più dei due piccioncini lì» esordì dopo un po’ Seamus.
L’interpellato scrollò le spalle «Sarà in giro a dire a tutti i primini di non usare la magia, ha preso il suo ruolo di Caposcuola molto seriamente» rispose.
«Parlavate di me?» Blaise comparve sulla soglia dello scompartimento con un sorriso sghembo sul volto «Finnigan, so che hai una cotta per me, ma sbandierarla così in giro, mi sembra eccessivo, soprattutto davanti al mio ragazzo!» Seamus arrossì all’istante, mentre il Serpeverde entrava nel vagone, ridacchiando, poi raggiunse subito il suo ragazzo per dargli un bacio, facendolo arrossire all’impazzata «Fatemi un po’ di spazio! Ho appena fermato due ragazzini che si stavano azzuffando» disse fiero di sé «Sapete chi mi hanno ricordato? Draco e Harry!» esclamò, mentre prendeva posto accanto a Neville e gli sorrideva, intrecciando le loro dita.
«Oh certo, come no…» bofonchiò Draco «Noi siamo inimitabili» affermò con fierezza, sorridendo al proprio compagno «Lo sapevo io, la McGranitt non doveva farti diventare Caposcuola. Al massimo prefetto!»
«Come tu non dovevi diventare capitano della squadra di Quidditch, ma ehi! Lo sei, quindi taci. Ognuno ha la sua carica!»
«Io porterò Serpeverde alla vittoria!» esclamò il biondo convinto di se stesso.
«Anche io. Farò vincere a Serpeverde la Coppa delle Case».
«Perfetto, quest’anno stracceremo questi stupidi Grifondoro».
«Cercate di non portare sfiga voi due» fece Theo, guardandoli «Va a finire che ci farete perdere tutto e andrà a finire che vinceranno i Tassorosso».
«Ha decisamente ragione lui! Draco, Blaise, non montatevi la testa!» esclamò Pansy divertita.
Quella era la cosa più surreale e bella che fosse mai capitata a quei ragazzi. Erano consapevoli che non avrebbero mai dimenticato il passato, sarebbe rimasto con loro per sempre, ma, consci di esso, avrebbero cercato di non fare più errori né di cadere nelle vecchie abitudini. Erano un gruppo unito, non c’era possibilità che tornassero i vecchi ragazzini che si insultavano ad ogni buona occasione.
Era l’inizio di una nuova grande avventura per tutti quanti, che avrebbe siglato il loro ingresso nel mondo degli adulti e che avrebbe deciso cosa avrebbero fatto nel loro futuro. Harry guardò verso Draco che rideva e scherzava con i loro amici e sorrise, perché non aveva bisogno di altro tempo per capire come sarebbe stato il suo futuro: esso era lì, davanti a lui e aveva i capelli biondi, gli occhi grigi che brillavano mentre raccontava di essere stato scelto come capitano per dare filo da torcere a Harry e che Serpeverde quell’anno avrebbe vinto la coppa del Quidditch, mentre rideva a una battuta di Neville e si coalizzava con Ron per prendere giro Seamus che aveva una cotta per Dean, ma che non voleva ammetterlo (Harry era certo che prima o poi quei due sarebbero finiti insieme, sembravano fatti per stare insieme). Era certo di una sola cosa, entro la fine di quell’anno scolastico avrebbe chiesto una cosa importante a Draco, ma voleva organizzare le cose nel migliore dei modi e, sicuramente, avrebbe chiesto aiuto a Pansy e a Hermione.
Il biondo alzò lo sguardo verso di lui e ridacchiò, facendo una battuta sul fatto che il Salvatore del Mondo avesse perso la capacità di parlare serpentese e che per colpa sua era stato quasi aggredito da un serpente: raccontò quell’avventura con la sua solita teatralità e si guadagnò l’appellativo drama queen da Hermione e da Ron. Non era stato davvero aggredito dal serpente, Draco era sempre esagerato: quando erano in vacanza, avevano fatto un’escursione per una foresta e avevano avvistato un serpentello, che si era avvicinato a loro. Draco aveva pregato Harry di mandarlo via – aveva ancora gli incubi riguardanti Nagini e il periodo in cui ci era stato a contatto – e il moro aveva provato a mandarlo via, cercando di parlare serpentese, ma aveva perso la capacità quando era stato ucciso da Voldemort. Così aveva optato per un semplice Evanesco per farlo sparire. Per fortuna, non c’erano babbani nelle vicinanze.
«Dai, non fare così» fece Harry «L’ho fatto sparire in un secondo».
«Sono stati attimi di vero terrore, Potter» fece incrociando le braccia al petto, piccato, mettendo il broncio.
«Lo so, ma ho risolto tutto, no? Come sempre».
«Dimenticavo» fece sarcasticamente il biondo «San Potter salva sempre la situazione!»
«Sei proprio una principessina, Malfoy» scherzò Seamus ridendo; Draco non reagì, borbottò una piccola fattura e il naso del Grifondoro divenne rosso e gonfio, come se fosse stato punto da un insetto velenoso. «Che hai fatto?» trillò.
«Io? Niente. Deve essere stata un’ape» fece lui, con fare innocente.
«Sei perfido» gli sussurrò Harry all’orecchio e lui si ritrovò ad annuire divertito, mentre appoggiava la testa sulla spalla del moro e si guardava intorno piacevolmente sorpreso e stupito. Aveva ragione Harry, era una situazione alquanto strana, ma non per questo era spiacevole. Fino a due anni prima nessuno di loro avrebbe pensato di trovarsi in quella situazione. Chiuse gli occhi, cercando di scacciare dalla mente gli orrori che erano seguiti dall’ultima volta che aveva messo piede sul treno. Se non avesse legato con Harry, probabilmente a quell’ora sarebbe morto, dato in pasto alla belva infernale di Voldemort e nessuno di loro avrebbe pianto la sua morte – forse solo Blaise – e non avrebbe avuto nulla di ciò che aveva. Era stato un vero e proprio colpo di fortuna. Forse la "proverbiale fortuna di San Potter” era migrata verso di lui. Sentì il braccio di Harry circondargli le spalle e lo fece accomodare meglio contro di sé. Il suo tocco scacciò via i brutti pensieri e si disse che era inutile pensare al passato. Quello che aveva in quel momento era perfetto. Il treno era partito da ore e lui avvertiva una strana sonnolenza pervaderlo, aveva bisogno di riposare per qualche minuto e la spalla di Harry era il cuscino migliore che conoscesse.
«Ron, Ginny, mi raccomando. Quest’anno vi voglio in perfetta forma» stava dicendo il moro, Draco era ad un passo dal sonno, ma udiva tutto perfettamente «Abbiamo una squadra di Serpi da stracciare».
«Certo, capitano!» fecero i due rossi divertiti «Li schiacceremo» fece Ginny determinata.
«Vi sento» disse Draco senza aprire gli occhi «E non avrete alcuna speranza. Potter sarà troppo distratto dal mio culo per prendere il boccino e perderà miseramente».
«Questo è tutto da vedere, Malfoy» disse il capitano dei Grifondoro «Quello, che ha sempre perso il boccino, perché impegnato a fissare il mio culo, eri tu» fece, pizzicandogli il fianco.
«Ha ragione, Dray» intervenne Pansy «Io non ne capisco niente, ma… sei sempre stato impegnato a fissare Harry, piuttosto che a guardare esattamente dove fosse il boccino».
Il biondo si mise dritto e guardò l’amica indignato, improvvisamente sveglio. «Cosa? Tu dovresti stare dalla mia parte!»
«Io dico solo i fatti» scherzò lei sorridendo «E i fatti dicono che eri piuttosto distratto dal bel culetto di Potter, per prestare attenzione alle partite». Draco borbottò qualcosa e scosse la testa, infastidito e divertito al tempo stesso.
«Beh» fece con una scrollata di spalle «Non è colpa mia se ha un bel culo» ammise, facendo ridere un po’ tutti. Poi si accoccolò di nuovo vicino a Harry e si addormentò per un po’, mentre il suo ragazzo gli stringeva un braccio attorno alle spalle e gli altri tornavano a parlare del più e del meno e delle loro aspettative sul nuovo anno. Erano tutti un po’ emozionati e nutrivano grandi aspettative per quell’anno.
 
 
Quando arrivarono a Hogwarts, restarono sorpresi dalla nuova bellezza del posto, avevano sui volti gli stessi sguardi stupefatti dei ragazzini del primo anno. Quando avevano lasciato la scuola diversi mesi prima, essa era appena stata ricostruita e la preside McGranitt aveva promesso che l’avrebbe riportata al vecchio splendore. E lo aveva fatto davvero: la Sala Grande era allestita con i soliti incantesimi, luminose stelle illuminavano il soffitto, c’erano candele sospese a mezz’aria, ma sulle pareti prevalevano i colori delle quattro casate, senza alcuna distinzione, invece sulla parete, dietro al tavolo dei professori, c’erano molte foto, raffiguranti tutti gli studenti e i professori, che non erano sopravvissuti all’ultima battaglia. Harry rimase stupito dalla cosa, era molto più di quanto si aspettasse, d’altra parte la McGranitt era sempre stata una spanna sopra a chiunque altro, era la degna erede di Silente e sicuramente sarebbe stata un’ottima preside per Hogwarts. Tra i professori ritornati c’erano Remus, Lumacorno, e persino Piton. Harry non riuscì ad evitare di chiedersi cosa avrebbe insegnato l’ex-professore di Pozioni.
Draco gli strinse la mano e gli baciò fugacemente le labbra, prima di raggiungere insieme a Blaise, Pansy e Theo il tavolo dei Serpeverde. Harry e gli altri Grifondoro si diressero al loro tavolo, in attesa che la Cerimonia dello Smistamento avesse inizio. Provava un’emozione stranissima a metà tra la paura (non sapeva cosa sarebbe successo quell’anno) e l’aspettativa (desiderava che fosse un anno tranquillo e pieno di soddisfazioni) ma nel profondo del suo cuore, sentiva ancora uno strano senso di colpa per tutte le persone che non era riuscito a salvare, tutti quegli studenti che erano morti la notte dell’ultima battaglia, prima che si consegnasse a Voldemort, tutti quei babbani e nati babbani che erano morti negli attacchi dei mangiamorte, mentre lui era alla ricerca degli horcrux. Pensava sempre che se fosse stato più veloce, avrebbe potuto porre fine a quell’incubo prima e salvare molte più persone. Ne aveva parlato più volte con Draco, Ron e Hermione, ma loro gli dicevano sempre che non era colpa sua, che lui aveva fatto tutto ciò che era nelle sue forze per porre fine a quell’incubo il prima possibile, che non avrebbe potuto fare di più, perché Silente lo aveva lasciato senza una risposta. Eppure, adesso che era tornato a Hogwarts, non riusciva ad evitare di guardare i volti di quegli studenti, affissi alla parete senza sentirsi in colpa.
Il turbinio dei suoi pensieri fu spazzato via dalla professoressa McGranitt, che raggiunse il leggio dov’era solito mettersi Silente e pronunciò il discorso d’inizio anno più incoraggiante che Harry avesse mai sentito.
«Buona sera a tutti, benvenuti ai nuovi studenti e bentornati ai vecchi» esordì la professoressa «Stasera occupo il posto di uno dei più grandi maghi che la storia della magia abbia mai conosciuto, Albus Silente» disse lei e alle sue spalle apparve il ritratto del professore, che salutava i nuovi studenti e coloro che erano tornati «Hogwarts è di nuovo un posto sicuro, non vi sono cani a tre teste nascosti nelle stanze, basilischi che si aggirano per la scuola, fuggitivi che attenteranno alla vostra vita. Nessun torneo Tremaghi si svolgerà in questa scuola e nessuno di voi rischierà la vita. Nessuno di voi verrà mai lasciato solo in momenti di difficoltà e non dovrete affrontare nessuna sfida più grande di voi stessi. Albus era un grande uomo, ma per il bene superiore, ha messo molti di voi in pericolo. Nessun mago oscuro riuscirà ad entrare in questa scuola, non finché essa sarà protetta da me e dal corpo insegnanti che io stessa ho organizzato» disse, indicando con un braccio i professori alle sue spalle. Accolse i nuovi professori e salutò quelli che già conosceva. «Adesso, proseguiremo con lo Smistamento». Scese gli scalini e si avvicinò al Cappello Parlante. Poi iniziò a chiamare uno alla volta gli studenti del primo anno. Lo Smistamento durò un’infinità di tempo, Harry non ricordava quanto fosse noioso star lì ad aspettare, ma era felice ogni volta che un bambino veniva smistato in Grifondoro. Anche se era piuttosto imbarazzante, perché qualcuno gli si avvicinava ed esclamava Sei Harry Potter! Mamma mi ha detto che sei un eroe!
Anche al tavolo dei Serpeverde, ogni undicenne che veniva smistato lì, si avvicinava a Draco e esclamava Voglio essere coraggioso come te! Sei un eroe come Harry Potter! – e cose simili. Ogni tanto, il biondo si ritrovava a guardare verso il tavolo dei rosso-oro e sorrideva, vedendo l’imbarazzo tingersi sulle gote del suo ragazzo ad ogni apprezzamento. Era sicuro che se fosse stato accanto a lui, Harry avrebbe nascosto il viso contro la sua spalla. Era il suo modo per nascondere l’imbarazzo e Draco lo trovava dannatamente adorabile. Harry alzò lo sguardo e lo sorprese a fissarlo, ridacchiò sommessamente e abbassò leggermente gli occhi, come a dimostrazione che non si aspettava di essere guardato da lui e che l’imbarazzo fosse dilagante in lui, il biondo gli restituì uno sguardo carico d’amore e Harry si sciolse davanti ad esso.
Blaise al suo fianco si accorse dello scambio di sguardi e simulò un conato di vomito, facendo ridere Draco.
Alla fine dello Smistamento, la McGranitt tornò sul piedistallo e sorrise a tutti gli studenti.
«Vi auguro un felice anno scolastico, ragazzi, che quest’anno vi riservi solo gioia e soddisfazione, invito i prefetti e i capiscuola ad aiutare i nuovi studenti a orientarsi nella scuola, mi raccomando, rispettate sempre le regole, impegnatevi nello studio e siate generosi ed altruisti l’uno con l’altro. Il nostro mondo ha vissuto un periodo terribile e oscuro, ma grazie al coraggio degli studenti raffigurati alle mie spalle e a quello degli studenti qui presenti, quel periodo è solo un brutto ricordo, il mondo magico si è rialzato da questo. Facciamolo anche noi, cerchiamo di lasciarci alle spalle gli orrori che abbiamo vissuto, senza dimenticarlo» Harry era commosso dalle parole della preside, quasi si sentiva chiamato in causa «Nessuno di noi ha causato ciò che è successo. È stata solo la follia di un mago che ha coinvolto tutti gli altri, adesso siamo liberi da questa follia. Grazie per l’attenzione. Adesso, il banchetto può avere inizio!» esclamò. E con uno schiocco di dita, tutte le pietanze apparvero sui tavoli; Harry osservò Ron fiondarsi sul cibo, seguito a ruota da Seamus e scoppiò a ridere, mentre Hermione cercava di placare il rosso. Sembrava che tutto fosse tornato alla normalità, anche se tutti lì dentro sapevano che tutto era cambiato appena un anno prima, tuttavia la preside aveva ragione, dovevano superarlo tutti, senza dimenticare il passato. Alla fine della cena, i ragazzi si diressero tutti verso le proprie sale comuni, Blaise guidava gli studenti del primo anno di Serpeverde verso i sotterranei, mentre Hermione conduceva i Grifondoro verso la torre. Harry osservava il fiume di ragazzini passare sotto il suo naso, da un lato del corridoio, quando notò il suo ragazzo osservarlo da lontano e lo raggiunse, facendosi largo tra gli studenti più piccoli.
«Mi hai fatto una promessa, Potter» esordì il biondo «Dopo quell’inferno, dovevamo tornare a sfidarci e a competere tra di noi» fece con uno sguardo furbo e divertito.
«Certo, non mi lascerò ammorbidire dal fatto che sei il mio ragazzo» lo provocò Harry, raggiungendolo e avvolgendogli le braccia attorno al collo «Reggerai la competizione con l’eroe del mondo magico?»
«Non montarti la testa, Sfregiato» fece il biondo, facendo scivolare le mani sui fianchi del moro, sorridendo «Solo perché hai sconfitto un mago oscuro, non significa che sconfiggerai me» soffiò, lo strinse a sé prendendolo per i fianchi e lo baciò con trasporto, mentre l’altro cercava di alzarsi sulle punte per raggiungere la sua altezza. Harry ricambiò il bacio, spingendo il bacino contro quello di Draco, il quale gemette, respirando contro la sua bocca. Era inebriante ogni volta che si baciavano, entrambi rimanevano senza fiato. Harry non riusciva ad evitare di pensare che baciare Draco gli sembrava sempre una cosa nuova, ogni bacio aveva sempre un qualcosa di diverso dagli altri. Il suo Serpeverde era sempre in grado di fargli venire il batticuore, di fargli sentire le farfalle nello stomaco e di farlo sentire veramente amato. Non si era mai sentito così in vita sua ed era bello che fosse Draco a farlo sentire così. Due anni prima non avrebbe mai immaginato di poter essere felice accanto al suo rivale giurato. Invece erano insieme, avevano passato un periodo infernale sostenendosi a vicenda, e adesso erano pronti a guardare il futuro davanti a loro con occhi nuovi e consapevoli di essere uniti e felici insieme. Anche se ogni tanto, si divertivano ad impersonare di nuovo i ragazzini che erano stati, che si sfidavano ogni volta. Se pensava a qualche anno prima, quando lui e Draco erano solo Potter e Malfoy, e trovavano ogni scusa possibile per rendersi impossibile la vita a vicenda, non poteva pensare altro se non che sarebbero finiti così, in fondo la linea tra odio e amore era così sottile, che loro l’avevano superata senza alcun problema, rendendola quasi nulla.
«Quello che non riesce a togliermi gli occhi di dosso sei tu» soffiò Harry, provocatorio, contro le sue labbra.
«Il nemico si studia sempre, non lo sai?» scherzò il biondo, ridendo «Quest’anno non te la darò vinta facilmente».
«Non me l’hai mai data vinta facilmente» ribatté il moro, scuotendo la testa «Ma ti ho sempre battuto senza problemi».
«Oh, ma quest’anno sarà diverso, Potter, adesso conosco tutti i tuoi punti deboli» soffiò, baciandogli delicatamente il mento, scendendo lentamente verso il collo «Cosa ti fa pensare che non li userò contro di te?»
«N-Non essere sleale» mormorò Harry, lasciandosi scappare un gemito.
«Paura, Potter?» lo provocò Draco, guardandolo di nuovo negli occhi, mentre una sua mano, furbetta, si infilava sotto la sua divisa e iniziava ad accarezzargli il petto; il Grifondoro trasalì e si morse le labbra. Non riusciva ad evitarsi di diventare un ammasso di gelatina tremante, quando Draco iniziava a toccarlo in quel modo.
«Ti piacerebbe, Malfoy» ribatté cercando di mostrarsi sicuro di sé, guardandolo in un modo che fece tremare le gambe di Draco, che per vendetta, portò l’altra mano sulla patta dei suoi pantaloni, strappandogli un gemito più forte.
«Ti ho in pugno, Potter» soffiò, prima di baciarlo con passione, mentre Harry, impotente, gemeva e ricambiava il bacio già senza fiato «Vieni nella mia stanza?» chiese in un sussurro. Il moro si ritrovò ad annuire, impotente, perché Draco era sempre capace di fargli perdere la cognizione del tempo e dello spazio. Non appena raggiunsero i sotterranei, il Serpeverde lo guidò verso la sua camera, Harry non riuscì neanche a chiedersi se ci fossero gli altri, perché Draco lo travolse di nuovo con un bacio mozzafiato, spingendolo verso il letto. Harry era certo solo di una cosa, avrebbe passato la maggior parte dell’anno in quella stanza, piuttosto che nel suo dormitorio. Poi spense semplicemente il cervello e lasciò che la passione prevalesse su qualsiasi pensiero razionale, mentre Draco lo baciava e lo spogliava, facendolo gemere senza ritegno.
«A che pensi?» gli chiese Draco, quando si ritrovarono nudi, sfatti e accaldati l’uno accanto all’altro, avvolgendogli le braccia attorno alle spalle, pronto per la dose di coccole post-sesso.
«Che è sorprendente che tu abbia una stanza privata» rispose Harry divertito «Sapevo che una cosa del genere sarebbe successa prima o poi» scherzò.
«Ovviamente, essere il compagno del salvatore del mondo magico ha i suoi vantaggi».
Harry rise e scosse la testa, divertito, poi si avvicinò di più al biondo, avvicinando i loro volti e, sorridendo mentre lo guardava negli occhi, senza ribattere, lo baciò, lasciando che esso parlasse al posto suo. Era felice. Desiderava ardentemente che quell’anno fosse diverso dagli altri, che gli riservasse sorprese piacevoli, ma soprattutto desiderava prendere i MAGO e poter finalmente iniziare a pensare a cosa fare del suo futuro, del quale aveva un’unica certezza: sarebbe stato accanto a Draco Malfoy.
 
§§§
 
 
Il loro ultimo anno era passato in un lampo. Tra alti e bassi, lacrime e risate erano arrivati alla fine. Avrebbero dato gli esami per i MAGO entro la fine del mese di maggio e giusto pochi giorni dopo, ci sarebbe stata la partita finale di Quidditch: Grifondoro contro Serpeverde. Harry aveva già pianificato ogni cosa fin nel minimo particolare. Quell’ultimo anno scolastico era stato lungo e faticoso a livello di studio, ma tutti loro avevano rimesso insieme le loro vite e avevano scelto il loro futuro, tuttavia Harry non aveva ancora capito bene cosa davvero volesse fare. Non si era mai soffermato a pensarci davvero, travolto com’era stato dagli eventi precipitati su di lui fin dai suoi undici anni. Inizialmente, pensava di voler diventare un Auror, ma si era scoperto stanco di guerre e di battaglia, così aveva pensato all'insegnamento, aveva iniziato seriamente a pensarci, quando Tim, un ragazzo del secondo anno di Tassorosso gli chiese di insegnargli alcuni incantesimi, perché lui non era in grado di eseguirli. La stessa cosa accadde con altri ragazzini dei primi anni. In breve tempo, si era ritrovato con un gruppetto di dieci ragazzini, dalle diverse case, che volevano da lui lezioni extra di incantesimi di difesa. E Harry, non sapendo dire di no, si era riscoperto innamorato dell’insegnamento. Gli piaceva proprio spiegare come ogni incantesimo funzionasse, come usarlo al meglio e come ottenere il massimo, come proteggersi da incantesimi offensivi e quali evitare di lanciare in un duello. Ma non era sicuro di voler fare l’insegnante, avrebbe significato vivere a Hogwarts e anche se l’idea era allettante, lui amava la casa che lui e Draco avevano messo su. Ne aveva parlato a lungo con Draco, il quale gli aveva consigliato di seguire solamente i suoi desideri. Entrambi avevano dubbi su cosa fare del loro futuro, ma su una cosa si erano trovati d’accordo: era meglio un lavoro stabile e tranquillo, piuttosto che un lavoro rischioso come l’Auror, professione che, tra l’altro, era stata scelta da Ron, Theo e Blaise. Neville aveva deciso che sarebbe diventato professore di Erbologia, aveva sempre avuto l’attitudine per farlo. Pansy e Hermione volevano diventare medimaghe e infatti, durante l’anno, avevano affiancato Madama Chips in infermeria, quando non avevano lezione. Ginny era una promessa del Quidditch e Harry era certo che tutte le squadre avrebbero fatto a pugni per averla nei loro team. Quell’anno aveva riservato loro molte sorprese. La preside, infatti, aveva organizzato molte feste durante l’anno scolastico, partendo da quella di Halloween, fino al ballo finale prima dei MAGO, passando per il ballo del Ceppo prima delle feste di Natale. Aveva deciso ugualmente di istituirlo, anche se il Torneo Tremaghi non sarebbe mai più stato organizzato.
E in quei mesi, Harry aveva avuto il tempo di organizzare per bene una cosa. C’era una cosa che aveva promesso a Draco fin dall’inizio della loro relazione, ma che aveva finto di aver dimenticato: la partita di Quidditch.
Fin da quando la loro amicizia era iniziata, lui avrebbe dovuto perdere una partita di Quidditch. Draco l’aveva dimenticato, ma lui no ed era dall’inizio dell’anno che progettava una particolare sorpresa per Draco. Si era impegnato, era stato difficile soprattutto perché Draco faceva un sacco di domande ed era molto geloso, soprattutto quando Harry gli dava buca per raggiungere Hermione e Pansy, o quando parlava fittamente con i suoi compagni di squadra che erano d’accordo con lui. Era stato difficile mantenere il segreto, ma finalmente il giorno tanto atteso era arrivato: l’ultima partita di Quidditch di quell’anno sarebbe stata giocata eccezionalmente il cinque giugno, il giorno del compleanno di Draco, perché Harry aveva preparato ogni cosa, affinché fosse una sorpresa per il suo compleanno, era sicuro che essa lo avrebbe lasciato senza parole. Il biondo in un primo momento era stato contrario, ma poi aveva visto lo sguardo determinato del suo ragazzo e non aveva osato protestare. La mattina della partita, Harry fece arrivare via gufo nella stanza di Draco un biglietto d’auguri e i suoi dolcetti preferiti. Il biondo, quando arrivò nella Sala Grande, sorrise e si avvicinò al tavolo dei Grifondoro prima della partita e gli strinse una spalla «Grazie» mormorò.
«Buon compleanno, amore» fece il moro sorridendo, alzandosi per abbracciarlo.
«Non chiamarmi così davanti a tutti» si lamentò, avvolgendo le braccia attorno alle sue spalle, per stringerlo contro di sé. Tutti i presenti assunsero un’espressione adorante e intenerita «Ricorda che abbiamo una partita» affermò trattenendo una risata «Tecnicamente siamo avversari per oggi».
«Ci andrò piano con te» soffiò Harry sorridendo e dandogli un bacio sul collo «Cercherò di non umiliarti troppo».
«Che vinca il migliore, Potter» fece lui, cercando di mostrarsi abbastanza distaccato e agguerrito per la partita. Quell’anno la competizione per il Quidditch era stata quasi più agguerrita degli altri anni. Sfortunatamente per le altre due case, Grifondoro e Serpeverde erano arrivate in finale, avendo totalizzato più punti delle altre due.
Harry ghignò, si staccò da lui e lo guardò «Che sarei io, Malfoy».
«Credici» sbuffò Draco divertito. Poi si abbassò su di lui, perché ormai la finta maschera di odio/amore non reggeva più e lo baciò con dolcezza, affondando le dita tra i suoi capelli sempre spettinati e accarezzandogli le labbra con amore. Non vedeva l’ora di farlo, fin da quando si era ritrovato Edvige che svolazzava allegra in camera sua con il pacchetto di dolci e la dolcissima lettera d’auguri che il moro gli aveva mandato.
«Sleale» soffiò Harry «Tenti di uccidermi facendomi mancare il respiro».
«Beccato» rise Draco, dandogli un altro bacio a stampo «Cerco sempre di avere successo dove altri prima di me hanno fallito» scherzò, accarezzandogli una guancia «Ci vediamo sul campo».
«Non vedo l’ora».
Draco si allontanò da lui e Harry non poté fare a meno di notare quanto la divisa da Quidditch stesse bene addosso al suo ragazzo, il modo in cui gli fasciava le anche e i glutei era pazzesco e non sarebbe stato difficile perdere quella partita. Sarebbe stato distratto a guardarlo tutto il tempo, Draco era uno schianto quella mattina. E Harry non vedeva l’ora di festeggiare l’esito della partita – e del suo piano – nel migliore dei modi, magari senza le divise di mezzo.
Quando le due squadre entrarono in campo, a bordo delle loro scope, i due capitani si strinsero la mano al centro del campo, mentre Madama Bumb, professoressa di Volo e arbitro di Quidditch, ricordava a tutti le regole e si raccomandava con i giocatori di essere corretti e non barare in alcun modo. Harry e Draco si strinsero la mano, cercando di non guardarsi negli occhi e di frenare la voglia che avevano di baciarsi. Sul campo da gioco risultava più facile, perché per un momento si sentivano davvero due rivali che si affrontavano, memori dei vecchi tempi, Draco ghignò.
«Paura, Potter?»
Harry si trattenne dallo scoppiare a ridere e scosse la testa «Ti piacerebbe». I bolidi vennero liberati per primi, poi fu la volta del boccino e infine la professoressa lanciò la pluffa in aria, dando inizio alla partita e Ginny la afferrò al volo, superando un cacciatore della squadra avversaria. Harry scambiò un’occhiata di intesa con i suoi compagni di squadra, Ron gli fece l’okay con il pollice e gli altri annuirono semplicemente; il tutto avvenne sotto gli occhi del capitano dei Serpeverde che non capì subito cosa stesse accadendo. Osservò i suoi compagni e gli avversari giocare e notò subito che Ginny Weasley a pochi minuti dall’inizio della partita aveva già segnato.
«Concentratevi!» urlò Draco contro gli altri «Non fatevi ingannare dal suo bel faccino!»
Potter volò accanto a lui, ridendo «Devo essere geloso, Malfoy?»
Draco ghignò, eccessivamente divertito «Preoccupati piuttosto di non fissarmi troppo» fece ammiccando, poi evitò un bolide e il moro fece lo stesso, poi guardò ancora in giro. Il boccino non era ancora comparso, Harry e Draco si limitarono ad osservare e ad incitare i propri compagni di squadra, evitando i bolidi che venivano scagliati contro di loro, molti erano indirizzati verso Harry e la cosa innervosì Draco: si era raccomandato con i suoi giocatori di lasciarlo in pace, non ci teneva a passare il suo compleanno con il suo ragazzo ferito, in infermeria. Aveva altri piani per la giornata; maledetto Potter che aveva deciso che quella partita sarebbe stata giocata quel giorno e non un altro. Purtroppo per lui, il grifone sapeva essere fin troppo convincente quando voleva. E Draco aveva un problema fondamentale: non sapeva dire di no a Harry.
«Idiota!» urlò Draco verso uno dei suoi battitori, che aveva lanciato quel bolide e aveva quasi disarcionato l'altro cercatore «Sei impazzito? Attento a dove lanci quei bolidi!»
«Malfoy, dobbiamo vincere!»
«Sì, ma senza uccidere il mio ragazzo!» sbuffò, non ascoltò neanche la risposta di quell’incompetente, per un momento vide il piccolo boccino e sorrise soddisfatto, ma sfortunatamente, dopo un momento, esso sparì dalla sua vista. I Grifondoro segnarono altre tre volte, erano in netto vantaggio e lui doveva solo afferrare il boccino per vincere.
«Ehi Malfoy! I tuoi sono un po’ scarsi o sbaglio?» domandò retoricamente Harry, sfrecciando accanto a lui sulla sua Firebolt, senza evitare di fare una breve radiografia al suo ragazzo: adorava vederlo in divisa, non ne aveva mai fatto un mistero. «Vi stiamo stracciando!»
«Pensa a trovare il boccino, Sfregiato!»
«Dopo di te, Furetto!»
Erano così vicini agli anelli dei Grifondoro, che sentirono Ron lamentarsi di loro, mentre afferrava un’altra pluffa e dire: «Flirtano anche mentre giocano, sono assurdi!» e Ginny, poco distante da loro, scoppiò a ridere alle sue parole. Il portiere lanciò di nuovo la pluffa in gioco e lei l’afferrò volando verso gli anelli degli avversari. Grifondoro teneva il gioco per 50 a 10.
Fu Harry il primo ad individuare il boccino e si lanciò al suo inseguimento, Draco lo notò solo un istante dopo e fiancheggiò il moro, entrambi iniziarono ad inseguire la pallina dorata. Come al solito, il loro era un testa a testa, entrambi avevano le mani tese in avanti per afferrare il boccino, ma quando questo sfiorò le dita di Harry, quest’ultimo decelerò e permise al biondo di afferrarlo. Le dita di Draco si chiusero attorno alla pallina e un urlo di giubilo si estese per tutto lo stadio. Draco non capiva, cercò il moro con lo sguardo, era certo che l’avrebbe preso. Harry era ad un soffio da esso, ma non lo aveva preso, aveva esitato, aveva ritratto la mano, aveva diminuito la sua velocità... quindi lo aveva lasciato vincere di proposito.
«Draco Malfoy ha preso il boccino d’oro! Serpeverde vince!»
Il Serpeverde si guardò intorno, Harry era già atterrato e lui si affrettò a raggiungerlo, teneva ancora il boccino in mano, quando spintonò con forza il suo ragazzo, arrabbiato e infuriato. Harry lo guardò perplesso.
«Mi hai fatto vincere!» lo accusò puntandogli un dito contro il petto «Non vale!»
«Invece sì. Ti dovevo una partita, ricordi?» Draco spalancò gli occhi, prima confuso e poi ricordò, quando lui e Harry si erano avvicinati perché il moro aveva bisogno di aiuto in pozioni e il biondo aveva un disperato bisogno di farselo amico. Avevano barattato l’aiuto del biondo per una partita di Quidditch a favore dei Serpeverde e l’Incanto Patronus.
«Tu sei un idiota».
«Lo so» ammise il moro e in quel momento, si mise in ginocchio davanti al biondo che lo guardò confuso, mentre il suo cuore iniziava a battere all’impazzata e la sua vista iniziava ad annebbiarsi. Cosa…?
«Potter, cosa stai…?»
«Sai che i boccini hanno memoria tattile?» chiese il moro; Draco strabuzzò gli occhi e lo guardò annuendo «Quello è il primo che hai catturato. Serpeverde contro Corvonero, eravamo al secondo anno». Che diavolo significava? E come aveva fatto Potter ad avere proprio quel boccino di quella partita?
«Non… capisco» emise in un sussurro senza fiato.
«Ho chiesto alla McGranitt, lei mi ha spiegato che tutti i boccini catturati vengono conservati. E dopo una lunga ricerca sono riuscito a trovarlo» spiegò; Draco pensò agli ultimi mesi, Harry spesso spariva per ore, dicendo che era con la McGranitt, lui aveva sempre pensato che stesse combinando qualcosa di sbagliato alle sue spalle «Ho imparato con Hermione lo stesso incantesimo che ha usato Silente per nascondere la pietra nel mio boccino, e nel tuo ho nascosto… beh» tossì imbarazzato «Guarda il tuo boccino» disse semplicemente Harry. Draco pensò a tutte le volte che Harry spariva insieme all’amica, volte in cui si lamentava con Ron, perché non capiva dove andassero sempre quei due. Il rosso gli diceva di stare tranquillo, ma lui non riusciva ad esserlo. Non pensava che Harry e Hermione avessero una relazione (sarebbe stato stupido pensarlo) ma detestava l’idea che facesse qualcosa alle sue spalle e fosse così misterioso. Adesso aveva avuto la sua risposta, ma ancora non capiva, così fece come gli aveva detto il moro e, solo in quel momento, si rese conto di non aver ancora aperto il pugno che conteneva il boccino. Aprì la mano e nello stesso momento anche il boccino lo fece, rivelando al suo interno un anello d’argento. Ed ecco spiegato anche perché per quattro volte, quando erano andati a Hogsmeade, Harry era sparito con Hermione e Pansy mollandolo da solo con Theo, Ron, Blaise e Neville. Draco deglutì e portò gli occhi sul moro, ancora inginocchiato davanti a lui e rimase senza fiato. Stava accadendo ciò che stava pensando o era uno scherzo? Aveva preso un bolide in testa ed era svenuto e adesso stava sognando? Era morto ed era finito in paradiso? Cosa?
«Draco Malfoy, la nostra relazione non è iniziata nel modo più tradizionale» scherzò sentendosi in un immenso imbarazzo «Eravamo rivali, nemici giurati, ci detestavamo e ogni occasione era buona per prenderci a pugni e cose simili. Io detestavo te e tu detestavi me, non ci siamo mai risparmiati parole crudeli e cattive» Draco annuì, ricordando quei tempi che gli sembravano lontani anni luce da loro «Poi qualcosa è cambiato. Tu avevi una missione da portare a termine e in qualche modo… beh, ci siamo avvicinati. Siamo diventati amici, ci siamo fidati l’uno dell’altro. Poi ci siamo innamorati» il sorriso di Harry era morbido e tenero e Draco non riuscì ad evitare di innamorarsi di lui ancora una volta «Non è stato facile, abbiamo litigato, abbiamo sofferto, ma… ci siamo sempre amati. Abbiamo affrontato una guerra e l’abbiamo vinta, insieme» continuò, Draco sentiva il cuore battere all’impazzata e gli occhi lucidi «Abbiamo temuto di perderci a vicenda, abbiamo avuto paura, ma alla fine abbiamo vinto e dopo tutto quello che abbiamo affrontato, non ho alcun dubbio. Ti amo. Voglio passare il resto della mia vita con te. Mi faresti l’onore di accettare di passare la tua con me?» chiese, la sua voce trasudava amore ed emozione «Draco, vuoi sposarmi?»
Il biondo restò immobile per qualche istante, senza fiato e riuscì a sentire i fiati trattenuti dei giocatori di Quidditch ancora sulle scope e la voce di Ron urlare «Di’ di sì, idiota!»
Draco rise e annuì, prima di cadere in ginocchio davanti a Harry per avvolgergli le braccia attorno al collo e baciarlo con passione lì davanti a tutti, mentre alcune lacrime di commozione scivolavano sul suo viso. Gli sembrava ancora un sogno, almeno fino a che Harry non rispose al bacio con la sua stessa intensità, stringendolo contro di sé.
«Lo prendo per un sì?» chiese con la voce affannata per il bacio, e anche un po’ emozionata – c’era anche una punta di incertezza, ma lui sperò che non si fosse notato – mentre gli accarezzava il volto ed eliminava quelle lacrime.
«Che aspetti a mettermi l’anello, Potter?» chiese retoricamente il biondo «Certo che è un sì».
Con le mani che tremavano appena per l’emozione, Harry sfilò dalle mani del biondo il boccino che conteneva l’anello e lo estrasse dalla pallina, poi lo fece scivolare sul suo dito, sorridendo. Gli prese la mano e intrecciò le loro dita, alzando le loro mani unite verso il cielo, per poi urlare «Ha detto sì!»
Un boato di applausi e grida di incoraggiamento si levarono dagli spalti e i giocatori ancora in volo scoppiarono in fragorosi applausi di incoraggiamento. Le persone intorno a loro esultavano e due componenti di entrambe le squadre iniziarono a girare intorno al campo, facendo sprigionare alle loro scope scie di colore rosso e verde. Draco rise scuotendo la testa e poi si tuffò di nuovo sulle labbra del suo ragazzo, baciandolo come se da quel bacio dipendessero le loro vite e lo abbracciò stretto, sospirando felice. Harry era imprevedibile ed era anche meraviglioso in tutto quello che faceva.
«Ti amo» soffiò il biondo sulle sue labbra, non era mai il primo a dirlo, ma quella volta era necessario.
«Lo so. Ti amo anch’io» rispose l'altro, regalandogli un altro bacio. Poi, in poco tempo furono raggiunti dai loro compagni di squadra, i Serpeverde esultarono, sollevando il loro capitano che li aveva condotti alla vittoria, mentre Madama Bumb gli passava la Coppa del Quidditch. I Grifondoro abbracciarono Harry congratulandosi con lui, un po' rammaricati per aver perso, ma ugualmente felici per tutto il resto.
«Ah Potter!» urlò Draco, dopo un po', mentre andava verso gli spogliatoi con i suoi compagni di squadra «Sei invitato nella sala comune Serpeverde per festeggiare la nostra vittoria» ghignò «Peccato, mi dispiace averti stracciato così».
«Ti ho fatto vincere!» fece Harry divertito «Lo sanno tutti che avrei vinto io».
«Questo è perché non sai resistermi e ti sei lasciato distrarre dal mio bellissimo culo!» esclamò ridendo. Harry scoppiò a ridere e sì, amava quel ragazzo con tutto il suo cuore, aveva preso la scelta giusta quel giorno «Vedi di esserci!»
«Ci sarò, futuro signor Potter!»
Draco arrossì e sorrise guardando l’anello. Non rispose, ma pensò che il suo nome accostato al cognome "Potter" non fosse poi così male.  Draco Potter…– pensò – mi piace!
Poi Blaise lo raggiunse per congratularsi con lui e, da solo con il suo migliore amico, si ritrovò a versare qualche altra lacrima di commozione, era felice, si sentiva così felice che avrebbe potuto affrontare qualsiasi cosa in quel momento. Niente avrebbe potuto cancellare la felicità che provava in quel momento. Harry era in grado di fargli perdere la testa in qualunque modo. Quel dannato Grifondoro non solo aveva magistralmente ripercorso la loro storia con quel gesto, ma gli aveva anche fatto una meravigliosa proposta davanti a tutti, nascondendo l’anello nel boccino. Beh, non si poteva dire che il suo fidanzato non avesse inventiva per questo genere di cose. Lo aveva sorpreso, decisamente, non si aspettava una cosa del genere, non il giorno del suo compleanno. Era stato il regalo più bello che potesse ricevere.
Quando lo rivide nella sala comune dei Serpeverde quella sera, sorrise e alzò la mano su cui gli aveva messo l’anello per salutarlo. Harry si avvicinò a lui e lo abbracciò forte, nascondendo il viso sul suo collo, prima di baciarlo con gioia. Festeggiarono insieme, alcuni Serpeverde – su ordine di Harry – avevano anche rubato una torta dalle cucine per il compleanno del biondo ed entrambi restarono nella sala comune fino a tardi, poi Draco decise che erano stati troppo tempo distanti e lo trascinò nella sua stanza, facendolo cadere sul letto e riprese a baciarlo sempre con maggiore intensità, lasciando vagare le mani sul suo corpo allenato. Harry, sebbene fosse più basso di Draco, era più muscoloso e allenato di lui, così ribaltò le posizioni e iniziò a spogliarlo a sua volta, osservando il corpo del suo fidanzato che aveva desiderato per tutto il giorno. Harry adorava semplicemente tenerlo tra le braccia in quel modo e baciarlo fino a fargli perdere il fiato, ma Draco era capace di fargli perdere la testa anche solo sfiorandolo nei punti giusti (e ormai il biondo li conosceva tutti).
«Non ti dispiace aver perso la partita?» chiese ad un certo punto il Serpeverde. Harry abbassò lo sguardo su di lui e gli sfiorò il petto, fino a mettere la mano sul suo cuore.
«In realtà, non ho perso, ho vinto anche io, oggi» disse con sincerità, Draco appoggiò una mano su quella del moro, arrossendo per la dolcezza delle sue parole «Sì, ho perso la partita di Quidditch, ma ho vinto qualcosa di più prezioso».
«Smettila di essere così romantico» fece Draco, mordendosi le labbra «O così perfetto, sei insopportabile».
«Ma mi ami» disse sorridendo, premendo le labbra sulle sue «E mi sposerai». Draco rise davanti all’idiozia del moro e gli avvolse le braccia attorno al collo, per trascinarlo in un altro bacio bagnato.
«Sì, ti sposerò, stupido Grifondoro» sussurrò sulle sue labbra.
Buon compleanno a me! – pensò, prima di lasciarsi completamente andare tra le braccia del suo fidanzato e di fare l’amore con lui per tutta la notte. Ancora non credeva che fosse vero: Harry gli aveva chiesto di sposarlo e lui aveva detto sì. Di certo due anni prima non si sarebbe mai aspettato un risvolto così nella sua vita.
 
§§§
 
Dopo l’enorme festa che si era svolta a Hogwarts in occasione della fine della scuola per gli studenti che avevano conseguito i MAGO, tutto il gruppo si ritrovò di nuovo sull’Hogwarts Express, diretto a Londra. Stavano tornando a casa, ma ognuno di loro portava con sé la certezza di aver acquisito una nuova consapevolezza su loro stessi. Fin da quando Harry gli aveva fatto la proposta, Draco aveva pensato e riflettuto su una cosa che lo tormentava fin dalla fine della guerra: i suoi genitori. O almeno sua madre. La donna, durante la battaglia finale, si era messa tra lui e suo padre, lo aveva protetto e aveva schiantato il marito nel farlo e Harry gli aveva raccontato che l’aveva aiutato quando era non morto dopo l’Anatema di Voldemort. Non le aveva parlato fin dalla battaglia, quando lei gli aveva lasciato la bacchetta, l’aveva intravista al processo, ma non le era stato concesso ricevere visite. Non aveva avuto modo di parlarle e chiederle perché alla fine avesse deciso di aiutarli, quando erano stati rapiti al Manor e poi anche durante la battaglia. Voleva anche parlare con Lucius, in realtà, sperava che, in qualche modo, suo padre avesse capito i motivi per cui si era comportato in quel modo e avesse capito che aveva aiutato Harry anche per liberare loro dal giogo di Voldemort. E pensò a quello anche per tutto il viaggio di ritorno, mentre Harry consolava Hermione che piangeva per la fine della scuola, Ron si lamentava perché la sua ragazza preferiva essere consolata dall’amico piuttosto che da lui, dopotutto era il suo ragazzo e borbottava cose sul rivedere le proprie priorità, e c’era Pansy che le diceva con tranquillità che non si sarebbero persi, perché loro erano un gruppo unito, che si sarebbero visti anche dopo la scuola e le ricordava che avrebbero dovuto fare i corsi insieme per diventare medimaghe al San Mungo, quindi non avrebbero davvero smesso di studiare, avrebbero frequentato un'altra scuola, se così si poteva dire. Harry sorrideva dolcemente dicendole che presto avrebbero organizzato una bella cena di rimpatriata a casa loro per festeggiare la fine della scuola tutti insieme, ma niente placava le sue lacrime. Un po’ anche Draco si sentiva triste all’idea di lasciare quella scuola. Era stata casa sua per circa otto anni della sua vita, era un ragazzino undicenne, viziato e pieno di sé quando era entrato lì, adesso era un diciannovenne che era cresciuto e aveva trovato delle persone che, piano piano, erano diventate la sua famiglia. Neville e Blaise pomiciavano come due ragazzini e Theo leggeva un libro, mentre lui, fingendo di consultare il suo "Animali Fantastici e Dove Trovarli", pensava sempre alla stessa cosa: voleva incontrare sua madre e chiederle perché lo avesse aiutato, perché avesse attaccato il marito e perché avesse protetto Harry. Era legittimo da parte sua, no? Harry notò che Draco fosse fin troppo silenzioso, ma non disse niente davanti agli altri per non metterlo in una situazione d’imbarazzo. Il Grifondoro sapeva quanto il suo ragazzo detestasse parlare di sé davanti agli altri, diceva che si era già mostrato fin troppo debole nei mesi della guerra.
Quando arrivarono al binario 9 ¾ di King’s Cross, recuperarono i loro bagagli e prima di oltrepassare la barriera, si abbracciarono. Hermione travolse tutti quanti in centinaia di abbracci, raccomandandosi di scriverle, perché altrimenti avrebbe sentito troppo la loro mancanza e diceva che sarebbero presto andati tutti da Harry e Draco per festeggiare il fidanzamento. I saluti durarono venti interminabili minuti, dopodiché tutti varcarono la barriera e ognuno prese la sua strada. Harry e Draco tornarono subito a casa loro, dove posarono tutti i loro bagagli. Draco corse a salutare Fanny che era appena rientrata anche lei e le diede alcune carezze. Se non avesse letto tutto ciò che c’era da sapere sulle fenici, vedendola così raggrinzita con le piume cadenti, si sarebbe preoccupato a morte e avrebbe pensato di essere un cattivo padrone.
«Sta per arrivare… com’era? Il giorno del falò» disse al fidanzato con un sospiro «Non è mai successo da quando siamo insieme».
«Io l’ho visto una volta» Draco alzò gli occhi al cielo come per dire: davvero? Non avevo dubbi, c’è qualcosa che tu non abbia fatto, Sfregiato Potter? «Ci mette poco a rinascere dalle ceneri, è uno spettacolo».
«Sì, scusa, se non sono così eccitato all’idea di vedere la mia fenice prendere fuoco» fece sarcasticamente; poi sentì le braccia del moro attorno ai suoi fianchi, lo sentì stringerlo con forza e si rilassò contro il suo petto.
«Che hai? Ti ho visto pensieroso sul treno».
«Non ti si può nascondere niente, eh?»
«Uhm no, diciamo che ti conosco abbastanza bene» rispose dandogli un bacio delicato sulla spalla, spostandosi verso il collo «Allora? Ne vuoi parlare?»
«Adesso no…» fece guardando la fenice «Dai, Harry, Fanny sta soffrendo, lasciami in pace, ora» fece, leggermente stizzito, scrollando le spalle per farlo allontanare. Gliene voleva parlare, ovvio, ma aveva bisogno di pensarci ancora un attimo. Voleva essere sicuro di non star facendo una cazzata grande quanto Malfoy Manor. L’altro lo comprese e gli diede un bacio sulla guancia, sussurrandogli che gli avrebbe preparato del tè, Draco lo ringraziò con uno sguardo fugace, prima di prestare attenzione a Fanny; sapeva che non mancasse molto, Newt nel libro non era molto chiaro, ma specificava che nel momento in cui apparivano più stanche e spiumate, il momento del falò era vicino.
«Resto qui, tranquilla» fece guardandola, a Hogwarts non aveva potuto tenerla nella sua stanza, ma la McGranitt gli aveva permesso di tenerla nello studio del preside, dove era sempre stata prima di passare a lui alla morte del vecchio preside ed era andato da lei ogni giorno, durante l’anno scolastico. Gli dispiaceva vederla così, aveva iniziato a mostrare segni di cedimento già a Hogwarts, ma niente era ancora successo, forse era troppo presto, ma era certo che dopo il falò sarebbe stata decisamente meglio. Non dovette aspettare molto, Harry tornò per dirgli che il tè fosse pronto nel momento esatto in cui Fanny prese fuoco. Draco rimase scioccato dall’avvenimento, restò paralizzato alcuni minuti, pensando di averla persa, ma poi si avvicinò cautamente e vide nella ciotola che aveva posto sotto il trespolo di Fanny, un piccolo pulcino di Fenice nascere dalle ceneri.
«Oh Merlino» fece sorpreso dallo spettacolo a cui stava assistendo «Harry! Harry, vieni a vedere!» esclamò felice, mentre avvicinava una mano alla fenice neonata e la guardava con tenerezza. Il moro lo raggiunse immediatamente e vide la fenice appena nata, appoggiare la testa piccolissima sulla mano di Draco e lasciarsi accarezzare. Fu una visione che gli scaldò il cuore.
«Non so chi dei due sia più dolce» fece divertito, mettendo un braccio attorno ai suoi fianchi.
«Non ci credo, è tutto così strano e meraviglioso…»
«Lo so. Vedrai che crescerà di nuovo in fretta, non resterà un pulcino a lungo. L’ultima volta che l’ho vista nascere, in pochi mesi era già abbastanza grande da raggiungermi nella Camera dei Segreti e curarmi dal morso del basilisco».
Draco finse di non ascoltarlo, blaterando sul fatto che usasse sempre le sue storie per rendersi figo ai suoi occhi. Poco dopo, però, si ritrovarono ad assistere a un altro piccolo spettacolo che scaldò i loro cuori. Edvige entrò dalla finestra della loro Guferia e planò verso la fenice. Aveva nel becco alcuni vermetti che fece mangiare alla neonata.
«Brava Edvige» fece il moro sorridendo, fiero della sua civetta «Penso che Fanny sia in ottime mani adesso, vieni che il tè si raffredda». Draco annuì e, dopo aver lanciato un altro sguardo alla dolce scena che aveva davanti, seguì Harry in cucina, dove si sedette sullo sgabello della penisola che avevano sistemato davanti al bancone della cucina e prese la tazza che il moro gli aveva preparato. Notò delle tartellette alla mela sistemate su un tovagliolino e sorrise.
«Per Salazar, io ti amo, Potter» fece prendendo un dolcetto e portandolo alle labbra, mentre il fidanzato sorrideva soddisfatto nel notare quanto fosse felice in quel momento. Sembrava che la tensione di poco prima fosse passata. Forse era così, negli occhi di Draco c’era ancora una patina di non detto di qualcosa che lo torturava, ma che non si decideva a dirgli. Era solo preoccupato per lui, avrebbe voluto aiutarlo in ogni cosa, se solo l’altro gliene avesse dato la possibilità.
Presero il tè e poi si spostarono sul divano, dove si accoccolarono l’uno vicino all’altro e Harry accese la tv, giusto per avere qualcosa da fare. Draco stava ancora riflettendo su qualcosa e non voleva assolutamente pressarlo per farsi rivelare cosa fosse. Non voleva che lui si sentisse obbligato a dirgli ogni cosa solo perché era preoccupato, avrebbe aspettato i suoi tempi e l’avrebbe ascoltato, se avesse voluto parlargli, in caso contrario avrebbe rispettato il suo silenzio.
«Harry?» lo chiamò con voce esitante dopo un po’. Il moro abbassò subito il volume della tv e voltò il capo verso di lui.
«Dimmi».
«Io, ecco, ci ho pensato» affermò con la voce un po’ tremante, fece una pausa durante la quale Harry lo guardò interrogativo «Voglio andare a Azkaban dai miei genitori» dichiarò infine, con un tono di voce più sicuro.
Harry lo guardò accigliato «Ne sei sicuro?» chiese con un tono di voce un po’ incerto. Era spiazzato, non credeva che il cruccio di Draco fosse quello. Non credeva che volesse incontrare Lucius e Narcissa dopo ciò che era successo.
«Sì» rispose il biondo «Ci penso da un po’, in realtà» ammise con lo sguardo basso «Non te ne ho parlato perché era una decisione che dovevo prendere da solo» spiegò e gli appoggiò una mano sul ginocchio nel farlo, poi alzò gli occhi verso i suoi «Sapevo che mi avresti consigliato di non andare, perché potrebbe farmi male» Harry annuì, era esattamente ciò che stava pensando in quel momento, non tanto Narcissa – aveva dimostrato di tenere davvero a Draco – ma sapeva con certezza che Lucius avrebbe detto qualcosa che di sicuro gli avrebbe fatto male, non voleva che Draco soffrisse a causa di quel mostro «Ma, Harry, devo farlo. Devo affrontarli, soprattutto ora che abbiamo deciso di sposarci».
«Non sono molto convinto che questa cosa possa farti bene» fece il moro, scuotendo la testa e distogliendo gli occhi. Draco non poteva chiedergli di gettarlo nella fossa dei leoni, non voleva che quei due lo facessero soffrire ancora. Gli avevano fatto del male per tutta la vita, lui voleva solo che Draco fosse felice.
«Lo so. Probabilmente dovrai raccogliermi con il cucchiaino dopo, ma ho bisogno di andare, ti prego» disse cercando il suo sguardo «Non… non ti sto chiedendo di venire con me, solo di… sostenermi» fece, la sua voce tremò un po’ e a Harry sembrò più piccolo di quanto in realtà fosse «Per favore…» anche se ho bisogno che tu venga con me, non importa, ma non abbandonarmi adesso – fu ciò che avrebbe voluto aggiungere, ma che non disse, mordendosi le labbra per evitare di dirlo. Non voleva che Harry si sentisse obbligato ad andare con lui.
Il moro rialzò lo sguardo per incrociare quello del fidanzato lucido e intriso di aspettativa. Dopotutto, Draco lo aveva accompagnato al cimitero e lo aveva sostenuto quando aveva pianto sulla tomba dei suoi genitori. Era stato accanto a lui nei momenti difficili… e una cosa era certa, anche se non era pienamente d’accordo, non lo avrebbe mai lasciato da solo.
«Va bene, Dray» soffiò dopo un po’, prendendogli la mano «Se ne hai bisogno, lo faremo» promise «Sarò al tuo fianco».
«Davvero?» chiese, la sua voce suonò un po’ troppo speranzosa «Verrai con me?»
«Certo» fece il moro, mettendogli le mani sulle spalle, prima di abbracciarlo «Non ti lascio da solo ad affrontare questa cosa» disse con sicurezza «Stai tranquillo, sarò al tuo fianco e andrà tutto bene».
Draco si tuffò con il viso contro il suo petto e avvolse le braccia attorno alla sua schiena «Grazie» emise in un sussurro contro la sua maglietta. Con Harry al suo fianco, sarebbe stato molto più facile affrontare Lucius e Narcissa Malfoy.





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Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.
 
Hola people!
Siete sopravvissuti al pranzo di Natale? Io rotolo come un uovo LOL sono stata da mia nonna, vi lascio immaginare! E in tutto ciò io dovrei studiare perché ho un esame relativamente presto e io passo il tempo a scrivere/mangiare/giocare con mia cugina… Anyway, bando alle ciance, eccoci con il nuovo capitolo! Questo capitolo è uno di quei capitoli che ho dovuto dividere per forza, aveva superato le 18mila parole o giù di lì, e quindi mi sono regolata di conseguenza e l’ho diviso LOL in questo era previsto l’incontro tra Draco e i genitori, che invece avverrà solo nel prossimo capitolo, insieme a altre belle cose. Secondo voi come reagiranno i coniugi Malfoy alla notizia del matrimonio del secolo? Si aprono le scommesse!
Piaciuta la proposta di matrimonio? LOL Confesso che è stato il motivo per cui nei primi capitoli, Harry e Draco fecero questo accordo riguardante il Quidditch. Nella mia testa, poteva finire solo così e spero che vi sia piaciuto! Mi sono divertita a scrivere le parti in treno LOL mi diverto troppo a scrivere di loro due con i loro amici, sono adorabili! Anyway, dato che questo capitolo cade nel weekend prima del nuovo anno, voglio ringraziare le persone che in quest’anno mi hanno seguito (nei vari fandom), tutti coloro che negli ultimi mesi mi hanno sostenuto e hanno letto questa storia. Non avrei mai pensato di pubblicare una storia tanto lunga, e neanche che venisse accolta con gioia. Questo 2019 è stato un anno disastroso per me, a livello universitario e lavorativo, solo negli ultimi mesi mi sono ripresa un po’ e adesso sono abbastanza vicina alla laurea. Tuttavia, anche se è stato disastroso, avevo accanto a me la scrittura, la mia fedele amica che ormai da quasi 8 anni mi dà la forza per affrontare le situazioni più complesse e difficili.
Ringrazio davvero con tutto il cuore lilyy e Eevaa che hanno recensito lo scorso capitolo, chi legge costantemente questa storia anche in maniera silenziosa e chi la aggiunge tra le preferite/seguite/ricordate.
Vi auguro un Buon Anno Nuovo, che il 2020 porti in voi tanta serenità e tanta gioia.
Ci “vediamo” il prossimo weekend nel nuovo anno, con il nuovo capitolo.
Harry New Year, my darlings <3
 
Fatto il misfatto!

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Capitolo 18
*** 18: Just wanna be with you (Nothing can break us apart). ***


Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, meritavano di meglio, quindi ho deciso di dargli io ciò che meritavano; ma non ci guadagno nulla da tutto ciò, niente è finalizzato ad offendere qualcuno (solo a dare loro il finale che piace a me :D) e io ci perdo solo la faccia con queste cose.

Avviso: I personaggi tendono ad essere OOC (soprattutto Draco con l’andare avanti della storia, perché subisce un cambiamento radicale) tutti loro sono basati sui miei headcanon!

Nota bene: La storia parte dal sesto anno, tenendo conto di alcuni avvenimenti accaduti fino al quinto, in seguito proseguirà con alcuni riferimenti al settimo libro, tuttavia gli avvenimenti sono anacronistici rispetto ai libri.

Enjoy the show!

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Twist of Fate

18. Just wanna be with you (Nothing can break us apart)


 

Mandarono una lettera al ministero con la richiesta di incontrare i coniugi Malfoy, qualche giorno dopo averne parlato tra di loro. Draco si sentiva combattuto tra l’ansia, la paura e un’emozione simile all’aspettativa. Non sapeva cosa aspettarsi da quell’incontro, non sapeva neanche se fosse possibile, dato che dal Ministero ancora non arrivava alcuna risposta, sperava solo che sua cugina non decidesse di impedirglielo per “proteggerlo”. Aveva davvero bisogno di parlare con i suoi genitori, di chiarire e di far capire a loro le sue motivazioni. Sapeva che parlare con suo padre sarebbe stato più difficile, ma lui sperava che capisse i motivi che lo avevano spinto a tradire la causa e ad allearsi con Harry. Aveva timore di affrontare Narcissa, sebbene lei avesse dimostrato di essere più materna di quanto lui pensava che fosse, non sapeva come la donna potesse reagire ad un incontro. Era grato del fatto che Harry fosse al suo fianco, che lo sostenesse dicendogli che tutto sarebbe andato bene, che alla fine loro avrebbero capito, questo riusciva a tranquillizzarlo un po’, anche se non del tutto.
Tonks si materializzò nel loro salotto un giorno, improvvisamente, senza annunciarsi, infuriata come non mai. Draco dedusse che avesse letto la loro richiesta e che non avesse preso bene quella notizia.
«Se voi due, ragazzini, pensate di poter fare quello che volete solo perché avete salvato il mondo magico, beh, vi sbagliate di grosso!» esclamò, puntando l’indice con fare minaccioso contro di loro, i suoi capelli erano rosso fiammeggiante a causa della rabbia «Non vi permetterò di vedere quei due avanzi di galera e non permetterò che ti facciano del male, Draco!» i suoi capelli virarono verso il verde, sottolineando il disgusto che provava verso quei due individui.
«Lo so, Dora, e non lo chiederei se non fosse importante» disse lui «Ho bisogno di parlare con loro».
«Per farti insultare o cosa?» chiese lei.
«Per chiarire con loro» rispose con un sospiro «Lo so che ti sembra stupido, ma ho bisogno di parlare con loro per chiarire ciò che è successo, sono comunque i miei genitori e…» fece una pausa, riprendendo fiato «Voglio essere io a dirgli che… che io e Harry ci sposiamo» continuò, mordendosi le labbra e mostrò l’anello di fidanzamento che Harry gli aveva regalato «Voglio solo… che sappiano da me ciò che succederà. Ho bisogno di vederli solo una volta».
«Vi sposate?» chiese lei sorpresa, il biondo annuì e vide i capelli della cugina diventare prima di un tenue azzurrino, poi scoppiarono in un colore tra il giallo e l’arancione, la gioia pura «Sono così felice per voi!» esclamò abbracciandoli «Remus sarà sorpreso quando glielo dirò! Oh! Sarà così felice per voi due!»
«Quindi mi aiuterai ad organizzare un incontro con loro?» chiese il Serpeverde, speranzoso.
«D’accordo» rispose lei, incrociando le braccia al petto, i suoi capelli ripresero un colore normale «Ma lo farai alle mie condizioni e su di esse non transigerò».
«Obbedirò ai tuoi ordini, promesso» disse lui con sicurezza.
«Bene. Vi manderò un gufo quando sarà tutto sistemato con le indicazioni da seguire» affermò con tono serio «Oh congratulazioni, sono felicissima per la bella notizia!» esclamò gioiosa dopo averli abbracciati di nuovo «Vi aspetto sabato a cena. È da parecchio che non venite, a Teddy mancate e, beh, anche a me e a Remus, a presto!» esclamò di nuovo. Poi si smaterializzò in un lampo, lasciandoli soli. Draco guardò verso Harry, che era rimasto in silenzio fino a quel momento e il moro gli si avvicinò per abbracciarlo con forza. Erano giorni che si sentiva insicuro e si era ritrovato più volte a cercare dell’affetto da parte di Harry, non capiva perché, forse era il pensiero di dover incontrare i suoi genitori a farlo sentire così? Si sentiva un po’ insicuro, soprattutto dopo l’incontro con Tonks. Sentì le braccia di Harry stringerlo con più forza e si impose di rilassarsi un po’.
«Andrà tutto bene» gli sussurrò il moro «Okay? Io sarò accanto a te».
«Non sono più sicuro che sia una buona idea» confessò, Harry si irrigidì «Voglio farlo lo stesso, non ho cambiato idea, ma… se dovesse andare male?»
«Io sarò al tuo fianco e non ti lascerò nemmeno un momento» promise Harry «Non posso prometterti che sarà indolore o che capiranno le tue motivazioni, ma ti prometto che nel bene o nel male, sarò accanto a te» promise. Draco alzò lo sguardo su di lui e lo guardò con gli occhi che brillavano d’amore. Lo sapeva, con lui accanto poteva superare ogni cosa.
 
Due giorni dopo, arrivò la lettera di Tonks, in cui dava loro il permesso di andare ad Azkaban, dava loro indicazioni sul giorno e sull'ora e spiegava loro come si sarebbe svolto l’incontro. Innanzitutto, sarebbero stati accompagnati da un Auror per tutto il tempo, poi li avrebbero incontrati in due momenti: prima Narcissa, la quale aveva fatto richiesta di poter far entrare il figlio nella cella, solo per abbracciarlo – il permesso le era stato accordato solo perché era una detenuta modello – e poi Lucius, al quale però non si sarebbero avvicinati, se non attraverso le sbarre. Non aveva fatto menzione di essere felice della visita, ma non aveva fatto commenti in merito.
Due giorni dopo, come scritto nella lettera, un Auror bussò alla loro porta.
«Sei pronto?» chiese Harry, stringendolo in un abbraccio dolce.
«No, ma… sono ancora scioccato dal fatto che mia madre voglia abbracciarmi». Harry ridacchiò e gli diede un piccolo bacio sulle labbra, poi insieme raggiunsero l’Auror al piano di sotto e lui li smaterializzò ad Azkaban. Come anticipato nella lettera di Tonks, si recarono prima da Narcissa. La donna era seduta sulla branda della cella e teneva tra le mani un libro, Draco la guardò affascinato, manteneva la compostezza e la regalità nonostante la prigionia. Era sempre una bellissima donna. Lei sarebbe uscita da lì entro tre anni, aveva quasi scontato il primo anno.
«Signora Malfoy, ci sono visite» annunciò l’Auror, lei fece un gesto affermativo con la testa e l’uomo aprì la cella, per far entrare i due giovani «Io vi aspetterò qui. Avete mezz’ora».
«La ringrazio» disse Harry, entrando con Draco nella cella, mentre l’Auror chiudeva le sbarre alle loro spalle.
«Madre» la salutò il biondo, sentendosi un po’ stranito. La donna alzò lo sguardo su di loro e sorrise impercettibilmente, con grazia richiuse il libro e lo pose sulla branda. Poi si alzò e si avvicinò ai due giovani.
«Draco, signor Potter» li salutò lei con una strana dolcezza nella voce «Sono contenta che siate venuti a trovarmi»
«La prego, signora Malfoy, mi chiami solo Harry» le disse Harry imbarazzato, scuotendo la mano. Draco la guardò perplesso ancora un po’, non capiva chi era quella donna? Dov’era la donna fredda che conosceva lui?
«Come state?» chiese lei, ma senza aspettare una risposta, guardò il figlio «Sono felice che tu sia qui, Draco» disse, prima di avvolgerlo delicatamente tra le braccia, Harry fece un passo indietro per lasciare loro un po’ di intimità. Il ragazzo restò immobile qualche istante, prima di alzare con titubanza le braccia e perdersi in quella stretta che per tutta la vita aveva desiderato. Era una sensazione nuova per lui, non si era mai sentito così vicino a sua madre, non si era mai sentito così apprezzato da lei, in quell’abbraccio la donna riuscì a trasmettergli qualcosa che, in tanti anni di vita, non gli aveva mai dimostrato: l’amore materno che provava per lui.
«Madre, io…»
«Non devi dirmi niente, Draco» disse lei «Sono io che devo scusarmi con te. Non sono stata una buona madre, ti ho lasciato in pericolo, eri solo un ragazzino» fece lei, si allontanò appena per accarezzargli la guancia «Adesso sei un uomo e sei un uomo splendido, pieno d’amore e buoni sentimenti, non saresti mai diventato così con tuo padre o con me».
«G-Grazie» fece lui, sollevato «Ma io non capisco, madre, perché ci hai aiutati? E la lettera? Perché mi hai protetto durante la battaglia? Perché hai coperto Harry? Hai attaccato tuo marito, io…»
«Perché sei mio figlio, Draco» disse lei «E sei la cosa più importante per me. Non l’ho mai dimostrato prima, bloccata da tuo padre, ma avevi bisogno di essere protetto la notte che vi ho fatti fuggire. E ne avevi durante la battaglia» spiegò lei «Anche la lettera, te l’ho mandata perché non potevo permettere che vi trovassero, non potevo permettere che ti facessero di nuovo del male, non se io potevo impedirlo». Guardò con dolcezza Draco e gli accarezzò la guancia con una inusuale tenerezza per lei «Sei così bello…» Draco arrossì leggermente, non era abituato ai complimenti da sua madre «E io sono così fiera di te».
Lui sbatté le palpebre incredulo «Non riesco a credere a quello che sto ascoltando» disse con sincerità «Io…»
«Sono stata cieca, Draco, così tanto cieca per così tanti anni» disse con un sospiro «Ho aperto gli occhi grazie a te, quando tu e Harry eravate prigionieri a casa nostra, ho capito che cosa eravamo diventati, cosa io ero diventata» raccontò la donna «Ti sentivo urlare e volevo solo che tuo padre smettesse. Ho provato- Draco, ho provato a dirgli di smetterla. Ma continuava a dire che eri un traditore e non eri più nostro figlio, che avevi tradito la famiglia, che non meritavi pietà. Si sbagliava, oh, quanto si sbagliava, tu resti mio figlio, nonostante le tue scelte» disse lei guardando con orgoglio suo figlio, senza smettere di accarezzargli il viso «È stato uno sbaglio da parte mia, permettere a quel mostro di entrare in casa nostra ed esporti così al pericolo. E sono grata del fatto che tu ne sia uscito, soprattutto con l’aiuto delle persone che davvero tengono a te» affermò lei, indicando Harry, che le rivolse un sorriso allegro.
Stavolta fu Draco ad abbracciarla, gettandosi tra le sue braccia, reclamando quell’abbraccio che aveva sempre desiderato, ma che gli era sempre stato negato per tutta la vita per gli stupidi ideali di suo padre. Lei lo strinse forte e gli diede un bacio tra i capelli. Harry osservava come uno spettatore la scena che aveva davanti, provava una strana malinconia nell’osservare tutto, ma era profondamente felice per Draco, era contento che avesse ritrovato sua madre e che potesse costruire un nuovo rapporto con lei, adesso che l’incubo era finito. Narcissa sembrava diversa da quando l’aveva vista l’ultima volta durante i processi, anche se manteneva la sua eleganza, aveva abbandonato quella patina di freddezza che l’aveva sempre caratterizzata.
«Sii felice, promettimelo».
«Te lo prometto» fece lui, lasciandosi scappare un singhiozzo di commozione «A questo proposito, noi…» fece, guardando verso Harry alle loro spalle «Ecco…» le mostrò l’anello che l’altro gli aveva regalato e lei sorrise commossa, portandosi una mano alla bocca per lo stupore. Non c’era altra persona al mondo a cui avrebbe affidato suo figlio.
«Mi raccomando, Harry, prenditi cura di lui» fece lei, guardando suo genero e aggiunse «Non farlo soffrire».
«Lo giuro» rispose lui sorridendo. Narcissa gli regalò un rapido abbraccio per ringraziarlo e poi tornò a parlare con Draco, il quale abbracciò di nuovo la donna e restò accanto a lei, fino a che l’Auror non dichiarò che la mezz’ora di tempo fosse passata. Harry si offrì di uscire per primo per lasciare a Draco gli ultimi secondi per stare con la donna, la quale lo guardò come mai lo aveva guardato prima, con uno sguardo carico di gratitudine e una strana sorta di affetto che Harry non sapeva decifrare.
«Draco» lo chiamò prima che andasse via, lui si voltò verso di lei «Prendi questo» disse sfilandosi l’anello di famiglia che le avevano concesso di tenere solo perché era un cimelio e non un artefatto magico; mise il gioiello tra le mani del figlio «Regalalo alla persona che ami e sii felice, figlio mio».
«Grazie, madre» disse commosso abbracciandola un’ultima volta «Cercherò di tornare a farti visita» promise, mentre lasciava scivolare l’anello nella tasca dei pantaloni.
«Ti aspetto con gioia» rispose lei «E vorrei una foto del matrimonio, se non è un problema». Draco sorrise sollevato e le promise che gliel’avrebbe fatta avere, anzi se avesse potuto, gliel’avrebbe portata lui stesso. Uscì dalla cella un paio di minuti dopo, scusandosi con l’Auror per il ritardo, il quale fece finta di niente. Aveva visto tutta la scena e non si era sentito di interrompere quel tenero momento tra madre e figlio. Le riappacificazioni erano sempre belle da vedere, inoltre poteva fare una piccola eccezione per uno degli eroi del mondo magico.
Dopo il colloquio con la donna, i due giovani furono scortati verso la cella di Lucius, lungo il tragitto l’Auror spiegò che i due coniugi erano stati sistemati in due celle distanti, poiché Lucius Malfoy aveva provato a convincere Narcissa a trovare un modo per fuggire, lei si era rifiutata di violare la legge e lui aveva preso ad insultarla, ricordandole che era una traditrice che aveva tradito gli ideali di una vita per salvare un traditore. Mio figlio aveva sillabato lei, prima di chiamare una guardia e chiedere gentilmente di allontanare quell’uomo, che non era più suo marito, dalla sua cella. Draco restò in silenzio ad ascoltare la storia, era semplicemente strana e irreale. In sedici anni che aveva vissuto in casa sua, non aveva mai sentito Narcissa andare contro il volere di Lucius. Adesso lo sfidava addirittura. Non appena giunsero alla cella, l’Auror comunicò che c’era una visita. I ragazzi si avvicinarono alla cella e videro Lucius Malfoy seduto su una branda. Sembrava più vecchio di quanto lo ricordassero e più provato di Narcissa dalla prigionia. Beh, gli ultimi due anni avevano avuto un effetto deleterio su di lui, Draco lo aveva visto durante la battaglia, dell’uomo fiero e orgoglioso non era rimasto che un fantasma, provava quasi un po’ di pietà per lui. Quella era la sorte che sarebbe toccata a lui, se avesse continuato per quella via? Se non avesse conosciuto Harry? Se quest'ultimo non lo avesse salvato?
«Ci vuole coraggio a presentarsi qui, soprattutto con lui» sputò acidamente l’uomo, avvicinandosi lentamente alle sbarre «Con una feccia mezzosangue, la rovina della nostra famiglia».
«Non ti permetto di insultare così il mio fidanzato» disse Draco con la voce ferma «Sono qui per parlare, per chiarire. Ma non starò qui a sentirti insultarlo».
«Fidanzato?» chiese Lucius allibito «Tu osi…?»
«Sì» rispose con orgoglio «Sono venuto a dirti che ci sposeremo presto. Che saremo felici, perché oltre al potere, oltre alla purezza del sangue esiste anche l’amore e l’amore mi ha permesso di non ridurmi come te, come un fantasma di me stesso». Harry gli strinse la mano, era fiero di lui e non voleva interromperlo, stava andando bene. Ma Lucius sembrava agguerrito. Voleva intervenire, proteggere Draco da quel mostro, ma sapeva che doveva lasciargli affrontare quella sfida. Non gli lasciò la mano per tutto il tempo, gliela strinse forte, per fargli capire che era lì, al suo fianco.
«Tu dovresti sposare una nobile purosangue» disse l’uomo «Non un mezzosangue, per giunta, un uomo» disse schifato, il tono della sua voce si alzava sempre di più «Non ti ho educato così! Sua madre era una lurida sangue-marcio, suo padre un traditore del sangue! Non puoi sposarlo, non posso permettere che il nome della mia famiglia venga infangato da te! Hai già fatto abbastanza con il tuo atteggiamento da ribelle, ma sei ancora in tempo per risollevare il nostro nome!»
«Non me ne frega niente del tuo nome! Non me ne frega niente della discendenza della famiglia e neanche che lui sia un mezzosangue o figlio di una nata babbana» fece il biondo infervorandosi «Io amo Harry e sposerò lui che a te piaccia o meno!»
«Non osare, Draco!»
«Oserò invece! Ho già detto sì!» esclamò «Hai sempre creduto nelle cose sbagliate, ti sei lasciato manipolare da Voldemort, hai permesso a lui di rovinare la tua famiglia, non ti sei mai pentito di ciò che hai fatto? Non hai mai pensato di fare le cose in modo diverso?» chiese «Non hai mai pensato a me?»
Lucius fece un’espressione terribile, storse la bocca in un’espressione brutta, cattiva e scosse la testa «Tu dovevi essere il mio successore, tu dovevi portare in alto il nome dei Malfoy, aiutando il Signore Oscuro a vincere la guerra, avevi una sola missione, portare questo mezzosangue da Lui e farlo uccidere, ma tu hai fallito» disse scuotendo la testa «L’unica cosa di cui mi pento, è di aver messo al mondo una feccia come te» disse a denti stretti «Credi che l’amore e tutte quelle baggianate lì possano crearti un futuro? No, sono il potere e il denaro a darti un futuro, povero illuso» continuò «Sei solo una nullità, uno sporco traditore e mi vergogno di averti messo al mondo». Draco si gelò dopo quelle parole. Non riuscì a ribattere, non si aspettava che fosse tutto rose e fiori, ma neanche che suo padre gli vomitasse quelle parole così crudeli contro. Meritava davvero tanto odio dall’uomo che lo aveva messo al mondo?
«Non ti azzardare a parlargli così!» intervenne Harry, senza riuscire a trattenersi, la sua voce trasudava rabbia allo stato puro, Draco al suo fianco era immobile, le parole di suo padre lo avevano colpito, facevano male «Draco è un uomo migliore di quanto tu non lo sia mai stato. Non lo conosci affatto e mai lo conoscerai. E sai che ti dico? Fottiti. Tu, la tua stupida tradizione del sangue, dei soldi e del potere, i tuoi stupidi ideali potete andare al diavolo. Draco avrà una meravigliosa famiglia con me, farà parte della nostra famiglia e se vorrà prenderà il mio nome, sarà un Potter. Lui dovrebbe vergognarsi di avere un padre come te, tu dovresti solo essere fiero di lui» disse «Lo sai che se non fosse stato per lui, tu saresti ancora lo schiavetto di Voldemort? Draco ha salvato il mondo magico, senza di lui, tu saresti morto per mano di colui che chiami “signore”» concluse con disprezzo, mentre Lucius Malfoy lo guardava con odio.
Draco al suo fianco tremò e sussurrò un impercettibile «Andiamo via» così addolorato che il moro sentì una stretta dolorosa al cuore. Harry riconobbe subito quel tono di voce, qualcosa dentro di lui si era spezzato, sapeva che sarebbe andata a finire così. Ora doveva raccogliere con il cucchiaino i cocci che Lucius Malfoy si era lasciato indietro. Gli passò un braccio attorno ai fianchi e lo sorresse, sentendolo farsi piccolo tra le sue braccia.
«Draco…»
«Voglio andare via» disse con sicurezza, adesso sembrava tornato in se stesso, Harry sapeva leggere tra le righe: Draco non voleva farsi vedere debole e abbattuto da Lucius, non voleva che quell’uomo lo vedesse in un momento di debolezza «Non ho più niente da dirgli, non voglio vedere mai più questo schifoso mangiamorte» affermò e senza permettere a Lucius di aggiungere altro, Harry, senza lasciare la presa su Draco, fece segno all’Auror che si riavvicinò a loro.
«Avete ancora quindici minuti» fece presente.
«Lo so» affermò il biondo «Ma io e quest’uomo non abbiamo più nulla da dirci». L’Auror annuì e li condusse verso l’uscita della prigione. Harry sostenne Draco per tutto il tragitto e solo quando si smaterializzarono a casa, il biondo si permise di crollare tra le sue braccia, non pianse, lui non piangeva quasi mai, ma Harry dovette sostenerlo mentre tremava come una foglia. Poi si staccò da lui e come un automa andò in camera da letto, per mettersi sotto alle coperte con tutti i vestiti addosso; voleva solo dimenticare ciò che Lucius gli aveva detto. Anche se non sposava gli ideali del padre, faceva male sapere che si vergognasse addirittura di averlo messo al mondo, solo perché aveva seguito una strada diversa da quella che lui aveva immaginato, quello era più doloroso da sopportare di una cruciatus; quell’uomo era pur sempre suo padre, l’uomo che lo aveva cresciuto. Harry lo seguì dopo pochi minuti, in silenzio. Gli tolse le scarpe e i vestiti per farlo stare più comodo, poi, dopo essersi spogliato anche lui, si stese accanto a lui e lo strinse forte da dietro, premendogli un bacio sulla nuca, sussurrandogli di essere fiero di lui e di amarlo ancora più di prima. Draco si rilassò appena e si addormentò stretto in quell’abbraccio amorevole, durante il sonno gli sfuggirono un paio di lacrime; dentro di sé, aveva sempre sperato che alla fine, nonostante tutto, suo padre potesse capire le motivazioni delle sue scelte, potesse capire perché non aveva potuto tradire Harry, che Harry lo aveva salvato da morte certa, ma l’uomo gli aveva detto quelle cose spregevoli e lui, in quel momento, era crollato. Dopo tutte le torture, dopo tutto quello che aveva subito, suo padre gli aveva detto chiaramente che avrebbe preferito non averlo messo al mondo, piuttosto che vederlo al fianco della persona che amava e se era riuscito a sopportare due giorni di cruciatus, non riusciva a sopportare questo.
Almeno sua madre era fiera di lui, di questo doveva essere felice e fu quel pensiero che, la mattina dopo, lo fece alzare dal letto con un sorriso triste sul volto e il cuore ancora un po’ a pezzi, ma non riuscì a parlare di ciò che era accaduto il giorno precedente né con Harry né con nessun altro. Non fu pronto a parlarne per i giorni successivi. Non fu pronto a parlarne per quasi un mese.
Un periodo, durante il quale lui e Harry avevano affrontato una grande prova. Le parole di Lucius avevano completamente demolito Draco, si sentiva una nullità, si sentiva sbagliato in ogni senso e neanche una lettera di Narcissa era riuscita a tirarlo su di morale. Razionalmente Draco sapeva di non dover dare peso alla questione, che suo padre era un mangiamorte che lo aveva torturato, gli aveva dato la caccia e aveva cercato di ucciderlo, ma in qualche modo lui lo aveva perdonato, perché, dopotutto, erano una famiglia, erano usciti vivi da una guerra e Harry gli aveva insegnato che il perdono esisteva sempre, in ogni caso.
Ci era voluta tutta la buona volontà di Harry per aiutarlo ad uscire da quella spirare autodistruttiva, per ricordargli le cose positive che sua madre gli aveva detto. Non era stato facile cancellare dalla sua mente quei: sei una nullità, mi vergogno di averti messo al mondo sputati da Lucius con tanta rabbia e con tanto sdegno, in cuor suo Draco aveva sempre sperato che suo padre capisse che le sue scelte, per quanto condannabili fossero dalla fazione opposta, avevano contribuito a liberare anche lui dal giogo di Voldemort, ma Lucius non era stato dello stesso parere, era rimasto fermo sulle sue idee e sulle sue credenze e lo aveva ripudiato, tuttavia grazie all’amore che Harry Potter gli donava ogni giorno, Draco aveva superato quella delusione; di nuovo quel maledetto Grifondoro si era rivelato la cosa migliore che gli fosse capitata nella vita e non era una frase detta tanto per dire.
Non era stato facile neanche per il moro, ad essere onesti, Draco ne era consapevole: aveva messo a dura prova la pazienza del suo fidanzato. Per diversi giorni, dopo i colloqui, non si era riconosciuto, sembrava essere tornato a prima di Harry, prima di essere suo amico, il suo fidanzato, prima del loro sesto anno. La conferma di questo, l’aveva avuta una settimana dopo l’incontro con Lucius, quando aveva discusso con Harry e lo aveva ferito più che mai. Harry non lo meritava e lui aveva riversato comunque la sua rabbia e la sua frustrazione su di lui.
 
«Draco, lo so che ti fa stare male» gli aveva detto Harry un pomeriggio, abbracciandolo «Ma lui non… ha ragione, Draco, tu sei una persona meravigliosa e… io ti amo, lo sai» aveva continuato, per rassicurarlo «Ti prego, lui non è importante, ha detto delle cose orribili per ferirti, non lasciare che vinca».
«Lui è mio padre» aveva risposto Draco a denti stretti «Come puoi pensare che non mi debba importare ciò che ha detto?» Harry aveva provato a rispondere, ma il biondo aveva sbuffato «Cosa ne vuoi sapere tu? Nemmeno ce l’hai un padre» aveva detto con cattiveria. Le braccia di Harry, avvolte dolcemente attorno ai suoi fianchi, erano scivolate via, come due macigni. Draco si rese conto delle sue parole un attimo dopo «Harry, io…»
«Mi dispiace» disse il moro, facendo un passo indietro «Ricordati solo che tua madre ha sacrificato tutto per salvarti e saperti al sicuro, ha tradito Voldemort e tuo padre, ti ha protetto. Lui ti ha torturato, ti ha dato la caccia e ha cercato di ucciderti. Non ho mai conosciuto mio padre, ma so che lui e mia madre sono morti per salvarmi la vita». Si morse le labbra per non ribattere ulteriormente, mentre una lacrima solitaria scivolava incontrollata sulla sua guancia, un momento dopo sparì in cucina. Draco si maledisse in tutte le lingue che conosceva e non ebbe il coraggio di raggiungerlo per scusarsi. Solo un’ora dopo, raggiunse il moro e si scusò con lui per le sue parole cattive. Non avrebbe dovuto dirle, ne era consapevole, aveva ferito volontariamente Harry, solo perché lui era ferito.
«Mi dispiace» gli disse, avvicinandosi a lui «Non avrei dovuto dirti quelle cose. So che hai ragione, è che… mi ha fatto male».
«Lo so, tesoro» disse piano il moro «Ma è questo il punto. Vale la pena stare male per lui?» chiese «Per un uomo che ha cercato di ucciderti? Di venderti a un essere malvagio?»
«È pur sempre mio padre…»
«Lo so» fece dolcemente Harry, era fin troppo comprensivo e Draco non lo meritava, sapeva di non meritarlo, ma non poteva fare a meno di lui «Lo so, amore, andrà meglio con il tempo».
«Tu come hai fatto con i tuoi zii?» chiese il biondo «Ti hanno detto quelle cose orribili…»
«C’eri tu con me. Sapevo che mi amavi e che loro avevano torto».
«Non sono una feccia?» Harry scosse la testa «Non sono una nullità?»
«No, certo che non lo sei» rispose l’altro, accarezzandogli la guancia «E io ti amo immensamente».
Draco annuì e lo abbracciò, appoggiandosi contro di lui, in cerca di un po’ di conforto, che trovò immediatamente tra le braccia del suo fidanzato, lui lo strinse e non commentò le lacrime che il biondo versò nelle ore successive.
 
Se si guardava indietro, poteva vedere un ragazzino immaturo e viziato che ascoltava solo ciò che gli veniva detto dal padre, che non aveva una sua idea, spaventato dal mondo che lo circondava perché sprofondato in un incubo; quello stesso ragazzo aveva lavorato su se stesso giorno dopo giorno, si era avvicinato alla persona che aveva creduto per tutta la vita di odiare e adesso era maturato, era cambiato, si era fatto delle idee proprie, aveva scoperto persone meravigliose, si era innamorato, era felice e libero da un incubo e da una vita oscura. In poco meno di tre anni aveva costruito rapporti d’amicizia che prima non avrebbe mai pensato di desiderare, la stessa amicizia con Blaise e con Pansy era cambiata, fin da quel terrificante sesto anno. Adesso, era felice e sapeva di dover essere orgoglioso di chi era diventato. Aveva anche scoperto l’affetto di una cugina che non aveva mai conosciuto; era cambiato tutto, ma in meglio. Doveva ringraziare Harry per questo, perché gli era stato accanto anche nei momenti peggiori, si erano sostenuti a vicenda nel periodo più oscuro vissuto da entrambi, avevano rischiato di perdersi, ma adesso erano insieme ed erano felici.
«A che pensi?» mormorò Harry, rigirandosi nel letto verso di lui; allungò la testa verso di lui e gli posò un dolce bacio sulla guancia.
Draco fece un sospiro profondo e si allungò verso Harry, avvolgendogli le braccia attorno al corpo, stringendolo contro di sé, gli diede un bacio tra i capelli e «A tutto quello che hai fatto per me» mormorò in risposta «Mi dispiace aver reagito in quel modo e mi dispiace averti fatto disperare».
Il moro alzò la testa e guardò negli occhi il biondo «Non importa, tu mi hai sopportato quando avevo un pezzo dell’anima di un pazzo attaccata alla mia» gli disse «Stai bene?»
«Sì, sto bene» sussurrò, poi gli diede un bacio a stampo «Ti amo, so che non lo dico spesso, ma lo sento davvero».
«Ti amo anch’io» sussurrò il moro, stringendosi a lui «Lucius non merita che tu stia male per lui, okay? Hai fatto tanto per me, per il mondo magico e…»
«Harry, lo so» ribatté il biondo sorridendo «L’ho capito, è solo che… sai, è mio padre».
«Lo so, tesoro… lo so» disse piano «Vorrei poter fare di più e farti stare meglio».
«Fai già tanto» gli disse Draco, accarezzandogli delicatamente i capelli «Credimi, sto bene adesso, rimarrà sempre una piccola ferita, ma sono felice di avere te, mia cugina e i nostri amici nella mia vita» spiegò, Harry si sentì stranamente sollevato a sentirgli dire quelle parole «Sono felice anche che mia madre abbia capito e sono certo, che un giorno lontano da questo, anche mio padre capirà. Adesso voglio solo… sai, sposarti, farti impazzire con i preparativi e scegliere dove andare in viaggio di nozze».
Harry sorrise spontaneamente e lo baciò con trasporto, avvolgendo le braccia attorno al suo collo, mentre Draco ricambiava il bacio con la stessa passione, tenendogli una mano sul fianco. Quando si staccarono, si sorrisero dolcemente.
«Colazione?»
«Sì» fece Draco, sdraiandosi di nuovo «Vai, mio elfo, procurami la colazione!» scherzò, facendo ridere il moro, che dopo avergli dato un altro bacio a stampo, si alzò dal letto, borbottando che non era poi così basso e raggiunse la cucina per preparare la colazione. Era straordinariamente felice, gli incubi erano spariti, la cicatrice non gli faceva più male da un anno e con Draco si sentiva davvero al settimo cielo, si sarebbero sposati presto… e lo avrebbe portato in giro per il mondo per il viaggio di nozze, lo avrebbe reso felice e avrebbe cercato di cancellare la cicatrice che Lucius gli aveva lasciato nel cuore. Era stato odiato dalla sua famiglia per tutta la vita, l’ultima volta che aveva visto suo zio, si era sentito dare del mostro e del depravato, quindi sapeva bene cosa provasse Draco, poteva capirlo. Ed era fin dal giorno in cui erano stati ad Azkaban che cercava di essere presente per il biondo, che cercava di fargli capire che lui non lo avrebbe mai lasciato solo, che lo avrebbe sempre amato. Certo, non poteva paragonare il suo amore con l’affetto di un genitore e forse per lui era stato più facile superare la questione Dursley perché non era mai stato davvero affezionato a loro. Voleva solo che Draco capisse che, nonostante il male che gli aveva fatto suo padre, lui era amato.
Preparò la colazione in fretta e sistemò tutte le cose preferite di Draco su un vassoio di legno che Hermione gli aveva regalato, quando lui e Draco erano andati a vivere insieme, e poi salì di nuovo nella loro camera da letto. Draco era sul letto, con le gambe accavallate e il telecomando in mano, era ancora seminudo, indossava solo i boxer e si potevano ancora vedere le chiazze dei succhiotti che Harry gli aveva lasciato la notte precedente sul collo e sul petto, essi risaltavano molto sulla pelle pallida del biondo. Il moro si bloccò per un momento sull'uscio della porta a guardarlo, era bellissimo e lui completamente innamorato di lui, fin da quando aveva scoperto il suo vero carattere, fin da quando aveva sentito il suo profumo nell’Amortentia. Con lui aveva superato sia il periodo della guerra sia quello del dopoguerra: non era stato facile, a Hogwarts c’erano stati giorni in cui avrebbe fatto a pezzi la sua stanza per la rabbia che ancora provava – Silente lo aveva sempre usato per i suoi scopi, Piton che aveva fatto il doppiogioco e aveva ucciso Silente, Voldemort che gli aveva portato via quasi tutto – ma con Draco e i suoi amici al suo fianco, era stato un po’ meno difficile. C’era voluto un anno per lasciarsi definitivamente tutto alle spalle e adesso era felice, sollevato, innamorato. Desiderava solo che anche Draco si lasciasse tutto alle spalle, per poter guardare avanti insieme.
«Che c’è? Ti sei incantato?» gli chiese il biondo, facendolo risvegliare dai suoi pensieri. Draco lo guardava sempre in un modo che Harry non sapeva descrivere, ma lo faceva sentire amato, apprezzato, desiderato.
«È che sei bellissimo» rispose avvicinandosi a lui, Draco pronunciò un incantesimo levitante e fece restare sospeso in aria il vassoio. Il moro lo osservò rapito per qualche altro istante e sorrise, non potendosi impedire di farlo.
«Davvero?» chiese il biondo. Aveva le gote leggermente rosse, anche se sapeva di essere un bel ragazzo, sentirselo dire da lui, aveva sempre un effetto devastante su di lui. Lo faceva sentire matto d’amore. Fanculo le maledette tradizioni dei Malfoy, fanculo il non dover esprimere i propri sentimenti, fanculo l’essere un freddo pezzo di ghiaccio incapace di empatia. Fanculo alla rigida etichetta e benvenute sciocchezze sdolcinate come il dirsi ti amo e il coccolarsi dopo aver fatto l’amore, benvenuto calore d’amore e benvenuto romanticismo.
«Sì» rispose Harry con sincerità, sedendosi sul letto accanto a lui «Sai, se qualche anno fa mi avessero detto che mi sarei trovato in questa situazione, con te, a dirti cose dolci, avrei riso».
«Sei fortunato, io avrei vomitato» scherzò, allungò il collo verso di lui e gli diede un bacio a stampo «Ma non cambierei nulla degli ultimi tre anni. Neanche un singolo dettaglio, visto che tutto ci ha portato a questo» disse intrecciando le loro mani sul materasso, sorridendo a pochi centimetri dal volto del fidanzato «Sono felice con te e ti amo, Potter».
 
Dopo aver fatto colazione, un’altra dose di coccole, la doccia insieme, altre coccole – Harry non ne aveva mai abbastanza – il moro era uscito perché doveva accompagnare Ron a comprare delle cose. Draco era rimasto a casa da solo e aveva deciso di uscire anche lui, aveva intenzione di comprare un regalo speciale a Harry, il suo compleanno si avvicinava e anche se stava già organizzando una sorpresa per regalargli l’anello che sua madre gli aveva ceduto, voleva regalargli qualcosa di speciale. Era una cosa inconscia per lui, ma fin da quando Harry gli aveva raccontato del fatto che il giorno del suo compleanno, nessuno gli avesse mai fatto un regalo, aveva fatto nascere in lui il desiderio di riempirlo di regali ad ogni occasione. Tuttavia, non era facile rendere davvero felice Harry, perché lui si accontentava di poco e riusciva ad apprezzare anche le cose più piccole e che all’apparenza, per tutti, potevano essere insignificanti. Era consapevole che il regalo perfetto non esistesse, ma voleva comunque sorprenderlo in positivo; non bastava la sorpresa che aveva organizzato per lui, voleva qualcosa di speciale e di esagerato, in puro stile Malfoy – ogni tanto poteva ricadere nelle frivole vecchie usanze, se non implicavano cose negative e oscure, giusto?
Harry non desiderava mai niente in particolare, era così semplice e umile che si sarebbe accontentato anche di una calamita per il frigo, ne aveva comprate decine nelle città in cui erano stati in vacanza.
No, doveva trovare qualcosa di speciale, di unico, che lo avrebbe reso felice. Così fece l’unica cosa sensata che gli venne in mente: chiamò Hermione e le propose un giro di shopping per le vie babbane e non di Londra. Chi meglio di lei poteva suggerirgli il regalo perfetto per Harry? La ragazza, al settimo cielo, lo raggiunse, insieme a Pansy, in tempo record. Così lui si lasciò trascinare dalle amiche in giro per la Londra babbana, alla ricerca del regalo perfetto per il suo fidanzato. Poi, però, fu il regalo per Harry ad arrivare da lui, infatti mentre era in giro con le ragazze, la sua attenzione fu catturata da un piccolo cucciolo di cane nero che si aggirava smarrito e disperso per le strade della città. Draco si avvicinò cautamente a lui e, dopo essersi reso conto che era solo spaventato, lo raccolse e chiese in giro se conoscesse la persona a cui apparteneva. Chiese al negozio di animali lì vicino se per caso fosse scappato da lì, ma gli risposero che doveva essere un randagio.
«Lo sai che Sirius era un animagus?» chiese Hermione, lui scosse la testa «Si trasformava in un enorme cane nero, beh, questo gli somiglia molto».
«Pensi che a Harry possa piacere un cucciolo?» chiese; lo sguardo che gli rivolse Hermione, gli fece capire che quella era la scelta giusta. Così Draco si diresse di nuovo al negozio di animali e comprò tutto il necessario per allevare un cucciolo di cane. Doveva trovargli un nome, ma sapeva che il suo fidanzato sarebbe stato felice di sceglierlo.
Quando Draco rientrò con il cucciolo in braccio e la busta piena di cose utili per prendersi cura di lui, si stupì di non trovare il moro in casa; non credeva di essere stato fuori per così poco, anzi, credeva di trovarlo a casa, preoccupato per la sua assenza, dato che era sparito per tutta la mattinata, rapito dalle loro amiche, che ne avevano approfittato per portarlo all’inferno (il centro commerciale babbano) e comprare delle cose di vitale importanza per loro. Invece Harry non era in casa e un senso di preoccupazione si fece largo nel cuore del biondo. E se gli fosse successo qualcosa? – pensò preoccupato e prese l’arnese babbano di cui si erano forniti per tenersi in contatto, quel felefono o qualcosa del genere e cercò immediatamente il numero di Harry. Provò a chiamare, ma l’altro non rispose, Draco provò a chiamare anche Hermione, magari lei aveva avuto notizie di Ron, ma lei rispose che il rosso era già tornato a casa da ore, quando lei era rientrata. Draco si sedette sul divano con il cucciolo in braccio, preoccupato e in attesa. I peggiori scenari si presentarono nella sua mente: qualche mangiamorte fuggitivo aveva cercato di vendicare il Signore Oscuro? Qualche giornalista lo aveva assaltato ed era rimasto ferito? Qualcuno gli aveva fatto del male in qualche modo? Lo avevano rapito? Era al San Mungo in fin di vita e nessuno lo aveva avvertito?
Restò così per le successive due ore, fino a che Harry non si degnò di tornare. Quando lo vide entrare, rilassato, pimpante e allegro, la rabbia sostituì la preoccupazione che aveva attanagliato il suo stomaco fino a quel momento. Come osava tornare così allegro, dopo che lui aveva passato le ultime due ore in ansia, preoccupato che gli fosse accaduto qualcosa? Il cucciolo, avvertita la rabbia del biondo, saltò giù dalle sue gambe e si nascose, spaventato, sotto al divano.
«Ehi, amore!» esclamò raggiungendolo. Draco era livido di rabbia e Harry se ne chiese il motivo, anche se sperava di fargli passare il malumore con la sua sorpresa. Gli si avvicinò ignaro che quel suo stato d’animo dipendesse proprio da lui.
«Dov’eri?» chiese il biondo guardandolo «Non mentire, lo so che non eri con Weasley» aggiunse. Lo squadrò in cerca di ferite, ma non ne trovò, poi Harry fece un movimento e la manica della sua t-shirt si sollevò, lasciando scoperto il bicipite e notò una fasciatura che da lì arrivava fino alla spalla. Spalancò gli occhi e si avvicinò a lui in fretta. «Che diavolo ti è successo?» chiese allarmato. La rabbia presto si tramutò di nuovo in preoccupazione, allora qualcuno lo aveva davvero aggredito? E perché sorrideva come un ebete?
«Sei un po’ nervoso. Ti preparo un tea» fece Harry, guardandolo «Poi parliamo».
«No! Non lo voglio il tuo stupido tea, voglio sapere chi ti ha fatto questo!» esclamò, indicando il suo braccio fasciato «Ti hanno aggredito?»
«No, Draco» rispose con assurda calma il moro.
«Allora come ti sei ferito?»                                               
«Non mi sono ferito» rispose Harry con un sospiro «Calmati, sto benissimo» disse con tranquillità. Si tolse la maglietta con un movimento rapido e tolse più lentamente la fasciatura. Draco osservò attentamente il braccio del suo fidanzato, fino a che non notò un disegno stampato sulla sua pelle.
«Che cos’è quello?» chiese allibito.
«Un tatuaggio» rispose Harry con semplicità «Ti piace?» chiese. Il biondo lo osservò da vicino e spalancò gli occhi, riconoscendo la forma del disegno. Fece un passo indietro, scioccato e commosso allo stesso tempo.
«Ma… ma è…?»
«La costellazione del drago, sì» rispose Harry alla sua muta domanda «Non è da questa che deriva il tuo nome?»
«Ma, Harry… ti sei tatuato la mia costellazione…» il moro annuì «Perché?»
«Secondo te?» chiese retoricamente il moro, mettendogli le braccia attorno al collo «Perché ti amo, stupido. Perché sono tuo, perché non amerò mai nessuno come amo te. Perché non importa quello che la vita ci riserverà, niente potrà dividerci, perché voglio tenerti sempre con me».
«T-Tu sei un folle» mormorò Draco, sentendo la gola stretta per l’emozione, Harry lo faceva sentire così tanto amato, anche quando lui credeva di non esserlo, da farlo commuovere con gesti semplici, che sembravano eclatanti.
«Sì, sono pazzo di te» rispose ridacchiando, dandogli un bacio sulle labbra, Draco sorrise contro la sua bocca e lasciò cadere qualsiasi altro discorso; avvicinò di più Harry a sé e lo baciò con trasporto, stringendolo contro di sé, mentre l’altro ricambiava il bacio nel medesimo modo, spingendolo contro lo stesso divano sul quale Draco era stato seduto fino a poco prima.
«Aspetta» fece il biondo, spingendolo lontano da sé «Ho una cosa per te» disse. Solo in quel momento Harry vide la busta per terra e lo guardò perplesso. Draco si abbassò sotto al divano, disse un paio di parole come tranquillo, è tutto okay e si voltò verso Harry, porgendogli il cucciolo «Questo è per te» disse sorridendo.
«Un-Un cucciolo? Per me?» chiese Harry prendendolo tra le braccia, Draco annuì sorridendo furbamente «Ma guarda che carino, ciao piccolo!»
«Era tutto solo e abbandonato, e… cercavo un regalo perfetto per te, e beh, lui è arrivato giusto in tempo».
«Grazie, Draco» sussurrò Harry, dandogli un bacio a stampo «Lo chiameremo Felpato, in onore di Sirius» affermò commosso «Gli somiglia anche!» esclamò, Draco ridacchiò, se lo aspettava dopo il racconto di Hermione «Ti piace, piccolo?» il cucciolo emise un verso affermativo e Harry ridacchiò, mettendolo per terra. «Non ho mai avuto un cucciolo, grazie davvero, amore».
Quando lo guardò in viso, Draco sorrise soddisfatto: era riuscito perfettamente nel suo intento. Aveva sorpreso Harry e lo aveva reso felice.
 
 
§§§
 
 
La mattina del 31 luglio, Draco era in ansia da prestazione, un’emozione completamente nuova per lui, era sempre molto di sicuro di sé generalmente. Ripassò a mente tutto il piano: le scope erano pronte, il cestino anche, la sorpresa era nascosta nella tasca dei pantaloni che avrebbe indossato quel giorno.
Era il diciannovesimo compleanno di Harry, lui si era svegliato all’alba per preparargli la colazione – che giaceva mezza bruciata, mezza cruda sul bel vassoio di legno che l’altro usava quasi tutti i giorni per portargli la colazione a letto – e per organizzare una sorpresa indimenticabile. Era un po’ assonnato perché la sera prima Harry non aveva voluto andare a letto presto: aveva voluto fare l’amore con lui a mezzanotte per festeggiare bene il suo ingresso nei diciannove anni e lo avevano fatto per tutta la notte. Era un idiota adorabile e estremamente persuasivo e Draco lo amava. Non aveva bisogno di dormire, non quel giorno almeno. Aveva sonnecchiato un paio d’ore, la sua magi-sveglia era suonata alle sei del mattino e lui si era alzato dal letto. Aveva indossato i boxer ed era andato in cucina per litigare con i fornelli e preparare una colazione semi-decente e parte della sorpresa. Sperava che Harry apprezzasse il gesto, aveva davvero litigato con quei dannati fornelli babbani che Harry aveva insistito per comprare perché per lui erano più semplici da usare. Non conosceva incantesimi per preparare del cibo decente – non era mica un elfo domestico! – e non aveva minimamente pensato di chiedere aiuto a Dobby, sempre disposto ad andare in loro soccorso, o a Kreacher, il quale, anche se scontroso, non gli diceva mai di no, anche dopo essere stato liberato da Harry ed essersene andato da Grimmauld Place. Ma nonostante le difficoltà, aveva portato a termine il suo compito: la colazione di Harry era pronta, così come la giornata che lui aveva pensato di dedicargli. Riempì la ciotola di Felpato, per evitare che svegliasse il moro prima del tempo.
Alle nove in punto, prese il vassoio e salì nella loro camera da letto, si avvicinò al letto e appoggiò il vassoio sul comodino, poi regalò un bacio leggero sulle labbra al suo fidanzato e ne posò uno anche sulla sua spalla tatuata, ancora non ci credeva che avesse fatto quello per lui, per dimostrargli che lo amava; lo sentì muoversi appena, così lo chiamò dolcemente per svegliarlo. Non vedeva l’ora di trascorrere la giornata con lui e fargli vivere uno dei compleanni più belli della sua vita.
«Mmh» mugugnò quello «Cinque minuti».
«No, amore» fece il biondo «Dai, ti ho preparato la colazione».
«Tu?» chiese il moro aprendo un occhio «Stai cercando di avvelenarmi il giorno del mio compleanno?»
«Cretino» fece, poi gli schiaffò un vassoio sulle gambe, senza nemmeno usare un incantesimo levitante per reggerlo, come faceva sempre Harry quando gliela portava. Lui cercava di fare il romantico con lui e l’altro lo prendeva in giro.
Stupido Grifondoro ingrato.
«Dai, amore, sto scherzando» disse a sua discolpa, mettendosi seduto e sistemandosi il vassoio sulle gambe. Poi osservò ciò che Draco aveva preparato, le uova erano leggermente crude, la pancetta un po’ bruciacchiata, così come i toast. In compenso c’erano i biscotti con le gocce di cioccolato e due tazze di tè, ma davvero, dal punto di vista di Harry era tutto perfetto, perché la colazione era stata preparata da Draco per lui, non importava l’aspetto, era meraviglioso a prescindere dal risultato.
«È fantastico» commentò Harry, dandogli un bacio a stampo «Mangerò tutto, sembra buonissimo» affermò pizzicando le uova. Non gli importava davvero del sapore, era il gesto che era importante per lui. Draco sapeva sempre come farlo sentire amato, anche se a modo suo.
«Ti piace?» chiese speranzoso guardandolo e rubandogli un biscotto «Puoi dirlo se ti fa schifo, eh».
Harry sorrise dolcemente e assaggiò le uova, non erano incommestibili, ma neanche buonissime, ma non riuscì a dirglielo. Aveva uno sguardo così carino sul volto che sarebbe stato crudele da parte sua, toglierglielo.
«Sì, è tutto delizioso» affermò, assaggiando anche un toast imburrato, accompagnandolo con il tè che Draco gli aveva portato. Il biondo sorrise e spiluccò qualche biscotto, bevve il suo tè in silenzio, prese anche lui una fetta di toast e restò teso per tutto il tempo della colazione. Non sapeva perché, sapeva che non fosse proprio buonissimo, eppure Harry lo stava mangiando con gusto. Lo amava davvero così tanto da apprezzare solo il suo gesto?
A rispondere alla sua domanda, fu proprio Harry, che avvicinò il volto al suo e: «Ti adoro» confessò, rubandogli un bacio a stampo «Grazie» gli disse dopo aver spostato il vassoio dal letto «Questa è la cosa più bella che qualcuno abbia mai fatto per il mio compleanno».
«Sul serio?» chiese Draco con gli occhi che brillavano, lui annuì e allora, al biondo venne facile lasciare andare l’ansia da prestazione e baciarlo con passione e amore «Buon compleanno, Harry».
«Grazie, amore» sorrise il moro, baciandolo ancora una volta. Non avrebbe mai smesso di baciarlo. Si scambiarono un lungo bacio languido con un leggero retrogusto di tè e della colazione che entrambi avevano appena consumato, poi Draco fu il primo a separarsi dall’altro, sorridendo in maniera furba.
«Adesso preparati!» esclamò pimpante «Andiamo a volare! Voglio portarti in un bel posto».
«Hai organizzato tutto, vedo» ribatté Harry, sorridendo.
Draco annuì con aria solenne, guardando il ragazzo che amava negli occhi «Beccato» affermò arrossendo un po’ «Ma non saprai altro da me. Adesso alzati da lì e fila a vestirti, Potter, non farmi aspettare».
«Non mi dai il regalo?» chiese Potter trattenendolo sul letto stringendogli i fianchi, dandogli prima un leggero bacio sulla spalla e poi uno più languido sul collo.
Draco se lo scrollò di dosso con un gesto rapido e ghignò divertito alzandosi dal letto «Direi che lo hai scartato abbondantemente stanotte» affermò facendogli l’occhiolino. Poi sparì oltre la porta per andare in bagno e iniziare a prepararsi. Fece una rapida doccia e indossò degli abiti comodi, ma allo stesso tempo di buon gusto. Harry lo imitò dopo poco, dopo aver salutato affettuosamente Felpato con una dose extra di coccole, e si diresse nell’altro bagno. Quando furono entrambi pronti, Draco rimpicciolì il cestino da picnic che aveva comprato qualche giorno prima con Pansy, afferrarono le scope ed uscirono di casa dal retro, per non farsi vedere dai babbani, infine spiccarono il volo e partirono. Harry non aveva aperto neanche uno dei bigliettini di auguri che gli erano arrivati, ma si ripromise che l’avrebbe fatto al loro ritorno. Volarono in alto, sopra le nuvole per non farsi vedere, si presero in giro durante il volo e scherzarono tra di loro com’erano soliti fare, fecero anche una breve gara, che finì in assoluta parità. Poi Draco gli disse di seguirlo e Harry lo fece, fidandosi ciecamente di lui. Volarono per tutta la mattinata, poi ad un certo punto, si diressero verso una direzione che Harry non aveva mai preso, ma sembrava che Draco la conoscesse bene. Quando atterrarono, il moro si guardò intorno sorpreso. Erano in un paradiso, era incantato dalla bellezza di quel posto. Draco lo voleva sul serio morto quella giornata, a causa dell’emozione però. Avrebbe avuto successo dove Voldemort aveva fallito, se avesse continuato così, prima la colazione, poi uno dei suoi posti preferiti…
«Le scogliere di Dover?» chiese scioccato «Volevo venire qui da una vita» affermò ammirato.
«Lo so. Sono un ottimo Legilimens» ribatté il biondo sorridendo «E a Hermione basta un giro di shopping per cantare come un usignolo». Quando aveva chiesto a Hermione di aiutarlo a scegliere il posto dove chiedere a Harry quella cosa, lei non aveva esitato un secondo: Harry aveva sempre desiderato andare ad ammirare le scogliere di Dover e allora lui aveva deciso di realizzare il suo desiderio. E aveva trovato un’ottima alleata e complice nella sua personale missione di far vivere a Potter uno dei compleanni più belli e indimenticabili della sua vita. Lo passerà con te, sarà sicuramente bello per lui, Draco – aveva detto la ragazza – Harry ama trascorrere le giornate importanti con le persone che ama di più, mi dispiace che io e Ron non siamo sempre riusciti a trascorrere quel giorno con lui. Ma sono sicura che con te sarà felice. Draco si era sentito sollevato e si era fatto aiutare da lei ad organizzare tutta la sorpresa, inoltre la giornata non si sarebbe fermata lì, ma – se tutto fosse andato secondo i suoi piani – la sera avrebbero festeggiato in un locale babbano, scelto per l’occasione da Hermione e Pansy che avevano preso l’onere, insieme a Ron, di pensare a quella parte per alleggerire un po’ Draco dalle sue responsabilità.
«Sei fantastico» fece Harry, guardandolo «È meraviglioso, grazie».
«Aspetta a dirlo» ribatté Draco e dicendo ciò estrasse dalla tasca il cestino e lo ingrandì di nuovo. Stese una tovaglia per terra e sistemò il cestino su di essa, estraendo da esso alcuni sandwich e alcune altre pietanze. Harry lo guardò ammirato e incredulo, Draco aveva davvero preparato tutto quello per il suo compleanno?  Era incredibile, non si sarebbe mai aspettato un risvolto del genere. Quello era decisamente il compleanno migliore di tutta la sua vita.
Quando finì di sistemare tutto, Draco guardò il moro e «Hai deciso di mettere radici lì, Potter? Forza, vieni qui!» lo invitò, con la sua solita gentilezza, a sedersi con lui. Harry si guardò intorno e sorrise dolcemente, ubbidendo immediatamente.
Il fruscio del mare sotto di loro era una piacevole sinfonia, l’enorme distesa di verde davanti a loro era suggestiva e Harry si sentì profondamente fortunato ad essere lì con la persona che amava. Lo ringraziò con un bacio a stampo, davvero non aveva parole per descrivere la felicità che provava in quel momento.
Pranzarono in tutta tranquillità, Harry si sentiva davvero felice, Draco gli aveva organizzato il compleanno più bello che avesse mai vissuto, non gli importava d’altro, se non di stare lì con lui quel giorno.
Ad un certo punto, il biondo prese dal cestino una bella torta al cioccolato e Harry spalancò gli occhi sorpreso.
«Hai fatto anche la torta? Tu?»
Draco scosse la testa inorridito e assunse un’espressione quasi disgustata «Io? Ma ti pare, Potter?» domandò retoricamente «L’ha fatta Molly, insieme a tutte le cose deliziose che abbiamo mangiato e ti fa tanti auguri di buon compleanno da parte di tutta la sua banda di pel di carota».
«Molly è davvero una persona adorabile» fece Harry sorridendo.
«Ehi, il sottoscritto ha organizzato tutto questo per te, stupido ingrato» disse piccato, imbronciandosi.
Harry rise, trovando adorabile che il suo fidanzato fosse sempre così permaloso e geloso; si allungò verso di lui e gli diede un bacio sulle labbra arricciate «Tu sei la mia persona preferita e il mio adorabile futuro marito» disse «Ti amo tanto».
«Stai cercando di rabbonirmi, vero?» mormorò Draco «Perché quando fai così mi fai sempre sciogliere, maledetto salvatore del mondo magico» si lamentò prima di baciarlo a sua volta. Risero entrambi ritrovandosi sdraiati per terra a pomiciare come se avessero ancora quindici anni e nessuna preoccupazione.
Quando si rialzò, Draco sistemò le candele che Hermione gli aveva suggerito di acquistare e le dispose sulla torta, accedendole con un incantesimo. L'amica aveva anche parlato di una canzoncina da cantare… ma non lo avrebbe mai fatto. Harry lo guardò commosso e sorrise, gli diede un bacio dolce sulle labbra e poi spense le candeline, dopo aver espresso, come da tradizione, un desiderio: essere felice con Draco, come lo era in quel momento. Nessuno gli aveva mai fatto una torta di compleanno, beh, in realtà nessuno aveva mai desiderato festeggiare il suo compleanno, ricordava vagamente di aver partecipato una volta a una festa di compleanno di un amico di Dudley, una volta, il giorno stesso del suo compleanno: ci era andato, solo perché la mamma del bambino aveva detto di portare anche lui, non perché i Dursley avessero deciso di portarlo. Quando la donna gli aveva porto un muffin, dicendogli so che è anche il tuo compleanno, piccolo, tanti auguri! – lui si era sentito felice, aveva ringraziato la signora e aveva fatto finta che quello fosse la sua torta di compleanno. La prima vera torta di compleanno l’aveva avuta a undici anni, quando Hagrid aveva sfondato la porta dei Dursley e lo aveva portato via da lì; negli anni successivi i suoi compleanni erano stati uno peggiore dell’altro, tranne quello dei suoi diciotto anni, a Parigi con Draco. Guardò quella torta sul telo e abbassò la testa, lasciandosi scappare qualche lacrima e un leggero singhiozzo che non sfuggì al sopraffino udito del suo Serpeverde.
«Ehi, ehi» fece il biondo prendendogli il volto tra le mani «Che hai?»
«S-Sono felice» disse con la voce tremante «Non… prima di te, io… non ho mai vissuto un compleanno felice e tu…» singhiozzò «Ti amo così tanto…»
«Shhh» fece Draco, spostandosi accanto a lui. Lo abbracciò con forza e gli fece appoggiare la testa sul suo petto «Va tutto bene, amore, respira piano» gli sussurrò dolcemente «Sono qui con te, va tutto bene». Harry annuì tra le sue braccia, ma si strinse contro il suo corpo e lasciò che il biondo lo consolasse e si prendesse cura di lui.
«Va meglio?» chiese Draco, passandogli le dita sulle guance «Mi dispiace, non volevo…»
«Non è colpa tua, è che… mi rendi così felice che…» si morse le labbra «Non riesco a non pensare a ciò che è successo in passato, sai, per tutti gli anni con i miei zii e… lo sai, non hanno mai voluto festeggiare il mio compleanno» disse, cercando un rifugio confortevole tra le sue braccia, non riuscì a dire altro, perché un altro singhiozzo lo scosse, si diede dell’idiota per aver reagito così, il biondo aveva reso il suo compleanno perfetto… perché doveva pensare al passato?
Draco lo strinse con dolcezza «Mi dispiace che tu abbia sofferto così tanto, amore» gli disse piano «Non starai mai più così male» promise «Non permetterò che accada».
«Ti amo» sussurrò Harry «Grazie, è stato il miglior compleanno di tutta la mia vita».
Quando finalmente il Grifondoro fu calmo, l’altro tagliò la torta ed entrambi la mangiarono, trovandola deliziosa, Harry baciò via dalle labbra di Draco un po’ di cioccolato, usando quella scusa solo per baciarlo ancora una volta e ringraziarlo per tutto quello che aveva fatto per lui e, dopo un po’, si ritrovarono di nuovo sdraiati, accoccolati l’uno addosso all’altro a fissare il cielo: era bellissimo, stranamente limpido e le nuvole bianche formavano dei bellissimi disegni. Iniziarono a giocare a indovina l’animale magico ed entrambi iniziarono ad elencarne tra i più assurdi. Draco si voltò leggermente verso Harry e lo vide sorridere verso il cielo. Era bellissimo con il sole che gli illuminava il viso e gli occhi brillanti di felicità. Quella era davvero la persona con cui voleva passare davvero il resto della sua vita.
«Ti piace qui?» gli chiese Draco, ammirandolo.
«Adoro tutto ciò, grazie» affermò, girando la testa verso di lui e sorridendo con sincerità «Davvero, è il miglior regalo di compleanno che potessi ricevere» disse «Essere qui con te, in questo posto meraviglioso… io, Draco… grazie» balbettò alla fine, profondamente emozionato, gli mancavano le parole. L’altro gli diede un bacio sulla guancia con tenerezza, non credeva di essere il tipo di persona a cui piacevano le smancerie e le tenerezze, ma con Harry tutto sembrava perfetto e giusto, anche organizzare un picnic romantico sulle scogliere che il proprio amato aveva sempre desiderato di vedere. Si era improvvisamente trasformato in uno stupido sentimentale, ma non trovava nulla di sbagliato in ciò.
«Posso farti una domanda?» chiese il biondo, mettendosi seduto.
«Certo» rispose l’altro, imitandolo, sentendosi leggermente preoccupato.
Draco, sentendosi un po’ agitato, infilò la mano in tasca e avvolse le dita intorno all’anello di sua madre «So già che ti ho detto di sì. Ma tu non l’hai detto a me» Harry trattenne il fiato, mentre Draco si sistemava in ginocchio davanti a lui e gli mostrava l’anello di sua madre «Questo me l’ha dato mia madre quando siano andati da lei…» disse a mo’ di spiegazione «Mi ha detto di essere felice con la persona che amo, è, diciamo, la sua benedizione» fece un po’ imbarazzato «Quindi, adesso te lo chiedo io. Harry Potter, vuoi sposarmi?»
Emozionato, Harry si allungò verso di lui e gli diede un bacio a stampo «Lo voglio» sussurrò.
Felice, Draco fece scivolare l’anello sul suo dito e poi sorrise, prima di approfondire il bacio, sdraiandosi con lui sul telo e ridendo contro la sua bocca e lo baciò ancora, fino a perdere il fiato.
 
Poche ore dopo, Draco con un paio di incantesimi raccattò tutto e mise una mano sulla spalla di Harry, smaterializzando entrambi via dalle scogliere. Tornarono a casa, Felpato li accolse scodinzolando felice, reclamando coccole e attenzioni, che i suoi padroni gli diedero subito. L’intento era di cambiarsi e di raggiungere il locale in cui Pansy, Hermione, Ron e gli altri avevano organizzato la festa a sorpresa per Harry.
«Ci cambiamo? Il tuo compleanno non è ancora finito, che ne dici, usciamo?» propose il biondo. Non voleva che scoprisse della sorpresa, gli altri erano stati chiari: doveva essere una sorpresa con i fiocchi.
«Va bene, inizia a cambiarti tu» disse Harry «Leggo qualcuna di queste lettere d’auguri».
«Come vuoi!» esclamò l’altro, sparendo al piano di sopra. Harry aprì alcuni biglietti, alcuni erano di vecchi compagni di scuola, altri erano dei suoi amici, poi trovò una lettera strana. Non c’era il mittente. La aprì immediatamente, senza farsi altre domande e rimase scioccato quando iniziò a leggerla.
Caro Harry,
sono passati ormai due anni da quando te ne sei andato su quella scopa, insieme ai tuoi amici e al tuo ragazzo. Non ci sono parole per esprimere ciò che ti abbiamo fatto, né ce ne sono per scusarmi e chiederti perdono. Credo il tuo compleanno sia vicino, non so quando ti arriverà questa lettera, ma spero che per il 31 luglio sia da te (sì, mi ricordo quando cade il tuo compleanno, non esserne troppo sorpreso). Colgo l’occasione per scriverti e cercare, in qualche modo, di scusarmi. Sembra stupido farlo dopo due anni, ma ne sentivo la necessità.
Sono stato orribile con te, per tutta la nostra infanzia, molto spesso appoggiavo tutte le cose orribili che ti diceva papà, ma ero solo un ragazzino e non capivo quanto in realtà ti ferissi. Ma non ero d’accordo quando ti ha cacciato in quel modo, quando tu cercavi solo un riparo e un posto sicuro in cui proteggere te e i tuoi amici. Ho riflettuto a lungo dopo quella sera, il modo in cui ti ha parlato, mi ha fatto provare uno strano ribrezzo: avrebbe potuto trattare anche me così. Mi sono messo nei tuoi panni, ho provato ad immaginare cosa hai provato tu, quella sera e per tutti gli anni precedenti… e so che non sarà mai come viverlo, ma mi sono sentito davvero male a pensarlo. Non meritavi di essere trattato così, nessuno meriterebbe una cosa del genere. Vorrei poterti dire che papà ha cambiato idea e che tu e il tuo ragazzo potete tornare a casa, ma non posso. È fermo sulle sue stupide idee. Alla fine, ha cacciato anche me di casa, quando ha scoperto che anche io sono gay. Non ti nascondo che all’inizio ha accusato te, dicendo che mi avevi deviato… quando gli ho detto che mi piaceva un ragazzo, ancor prima di scoprire di te e del biondino, quasi gli è venuto un infarto. Avrei dovuto provare a combatterlo quella sera, ma sono sempre stato un codardo. Avrei dovuto comportarmi in modo diverso con te, alla fine non siamo poi così diversi, io e te (anche se tu sei un mago e io un… come dite voi maghi? Babbino? Babbuino?)
Non ho nessuna giustificazione per il modo in cui mi sono comportato, lo so, ma sono cambiato, sono maturato e non ti chiedo di perdonarmi, Harry. Sentivo di scriverti queste parole, per farti sapere che, nonostante tutto, tu per me non sei mai stato uno spreco di spazio. Avrei voluto averti davvero come cugino, ma ero un bambino viziato e “plagiato” dai miei genitori, che mi avevano istruito a comportarmi in quel modo. Ti chiedo scusa per tutto quello che ti ho detto e che ti ho fatto. Spero che il tuo ragazzo ti renda felice e che ti tratti meglio di come abbiamo fatto noi in questi lunghi anni.
So che nel tuo mondo non c'è molta tecnologia e spero che questa lettera ti arrivi ugualmente. Non è facile trovare dei gufi a Londra, sai? Ti lascio il mio numero, nel caso tu decida di rispondermi. (Lo usi il cellulare, vero? Spero di sì.)
Spero che tu sia felice.
Buon compleanno, Harry.
Tuo cugino, Dudley.
P.S. Mi piacerebbe incontrarti e presentarti il mio ragazzo, mi sembra il minimo, visto che io ho già conosciuto il tuo, anche se in situazioni non propriamente favorevoli.
Harry rilesse quella lettera tre volte, prima di capire davvero cosa ci fosse scritto. Le mani gli tremavano appena, non credeva di poter ricevere qualcosa “dalla sua famiglia”. Dudley lo aveva sorpreso, non credeva che potesse scrivergli quelle cose così toccanti. Felpato, notato il suo cambio di umore, si accucciò sui suoi piedi, per consolarlo.
«Harry?» Draco comparve dal piano di sopra e lo vide, si avvicinò a lui in fretta prendendolo tra le braccia «Ehi, che succede? Perché piangi?» il moro non si era neanche accorto di aver versato delle lacrime.
«I-Io… leggi» disse passandogli la lettera e asciugandosi il viso con le dita. Draco lesse la lettera in fretta e poi lo guardò con un'espressione tremendamente seria. Sapeva quanto Harry avesse sofferto per il “non essere mai stato apprezzato dalla sua famiglia”, e se poteva aiutarlo a recuperare il rapporto almeno con il cugino, lo avrebbe fatto, pur di vederlo felice, lo avrebbe fatto, ma se solo quell’insulso babbano avesse detto una sola parola contro il moro, lo avrebbe cruciato e poi ucciso. Oh sì, l’avrebbe fatto, le torture di Bellatrix sarebbero state nulla in confronto.
«Quando vuoi incontrarlo?» chiese. Harry si ritrovò a sorridere tra le lacrime e abbracciò di slancio il biondo, baciandolo. Quando si calmò, prese il cellulare, registrò il numero di Dudley e gli scrisse un breve messaggio. “Grazie per la tua lettera. Certo che ti perdono, sei mio cugino. Sarei felice di incontrare te e il tuo ragazzo, Draco non vede l’ora di presentarsi per bene. A presto, Harry. P.S. Si dice babbano.”
Quella sera, come da programma, festeggiarono il compleanno di Harry – la sorpresa fu un vero successo – e un paio di giorni dopo, Harry, insieme a Draco, incontrò Dudley e il suo ragazzo in un bar nella Londra babbana e invitò entrambi al loro matrimonio. Era convinto di non poter essere più felice di com’era in quel momento… doveva solo aspettare con pazienza il matrimonio.



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Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.
 
Here we are, my darlings!
Sono in ritardissimo, lo so, ne sono consapevole, chiedo umilmente perdono per il mio immenso ritardo, ma martedì ho un esame e ho ripetuto tutto il giorno çç please, forgive me. But, here I am!
Ecco la seconda parte del capitolo 17, in cui Draco incontra i suoi genitori. Narcissa ama suo figlio e da adesso in poi lo dimostrerà ogni volta che lo incontrerà. Lucius… beh, è la solita cacca di cavallo. Lo so cosa state pensando, perché Draco ci è rimasto di merda, con Lucius? Beh, perché Draco è un cupcake adorabile, ha perdonato suo padre per quello che gli ha fatto e davvero credeva che lui avrebbe capito il suo punto di vista, ma ovviamente Lucius è un pezzo di merda e non ha capito un ciufolo. But! Manca ancora l’epilogo, che potrebbe confermare o ribaltare il risultato. (feeling like Alessandro Borghese). Sorry.
Comunque ci resta un sacco male e se la prende con Harry, non perché voglia fargli direttamente del male, non lo fa di proposito, ma ehi, sta male e non si accorge di ciò che fa e dice. Ma il nostro amabile Pottah riesce a stargli vicino e a sostenerlo, perché lo ama tanto <3
E alla fine, anche Draco fa la sua proposta <3
Confesso che la cosa di Dudley non c’era in origine. L’ho aggiunta qualche settimana fa (more or less) perché volevo dare una gioia a Harry e fargli avere almeno un familiare di sangue al suo matrimonio LOL l’ho fatto essere gay per dargli un po’ di empatia verso Harry e fargli capire che suo cugino non era poi così strambo o diverso da lui. Hanno un punto in comune e ci ragiona su e si scusa con il cugino. Harry è un cuore di panna e non sa portare rancore, quindi lo perdona <3
Ci siamo, il prossimo capitolo, sfortunatamente è l’ultimo prima dell’epilogo. Assisteremo al matrimonio del secolo e poi ci saluteremo. Tenete duro solo altre due settimane, poi vi libererete di questa storia! (scherzo ovviamente). I due bimbi mi mancano già.
Intanto io come di consueto vi do appuntamento alla prossima settimana, e ringrazio di cuore Eevaa e lilyy che hanno recensito lo scorso capitolo e che mi supportano sempre, thanks girls <3
Grazie anche a tutti i lettori silenziosi <3
Vi auguro Buona Epifania (che tutte le feste porta via) rimpinzatevi di cioccolata, che fa bene dopo uno scontro con i dissennatori. Ricordate, le sagge parole di Remus Lupin "Mangia, ti farà bene".
A domenica, people!
 
PS., se volete passare per la shot di Natale (Last Christmas), siete i benvenuti :3
 
Fatto il misfatto!

 

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Capitolo 19
*** 19. Always (I'll be there forever). ***


Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, meritavano di meglio, quindi ho deciso di dargli io ciò che meritavano; ma non ci guadagno nulla da tutto ciò, niente è finalizzato ad offendere qualcuno (solo a dare loro il finale che piace a me :D) e io ci perdo solo la faccia con queste cose.

Avviso: I personaggi tendono ad essere OOC (soprattutto Draco con l’andare avanti della storia, perché subisce un cambiamento radicale) tutti loro sono basati sui miei headcanon!

Nota bene: La storia parte dal sesto anno, tenendo conto di alcuni avvenimenti accaduti fino al quinto, in seguito proseguirà con alcuni riferimenti al settimo libro, tuttavia gli avvenimenti sono anacronistici rispetto ai libri.

Enjoy the show!



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Twist of Fate

19. Always (I'll be there forever)




Da quel giorno era passato quasi un anno, entrambi avevano vent’anni ed erano più che orgogliosi di poter dire di essere pronti al passo decisivo. La loro relazione procedeva nel migliore dei modi, tra di loro c’erano stati accesi dibattiti, momenti di tensione, ma niente aveva messo a rischio la loro relazione. L’unica discussione più accesa era stata quella riguardo il loro lavoro, ma anche quella volta non avevano davvero litigato, solo discusso animatamente. Draco si era iscritto a un corso per pozionisti, avrebbe lavorato al ministero, presso un dipartimento famoso per la collaborazione con gli Auror – Harry non era d’accordo, temeva che gli accadesse qualcosa o che fosse mandato in missione con gli Auror – il biondo l’aveva rassicurato più di una volta sul fatto che lui avrebbe svolto solo un lavoro di laboratorio. Ci erano voluti giorni di discussioni, ma alla fine era riuscito a tranquillizzarlo. Harry invece aveva deciso che avrebbe fatto l’allenatore di Quidditch, così avrebbe unito la sua passione per il volo e per lo sport alla sua passione per l’insegnamento, l’unica preoccupazione di Draco a riguardo erano le possibili trasferte della squadra presso cui avrebbe lavorato, ma a parte queste piccole scaramucce, la loro relazione proseguiva a gonfie vele.
I preparativi per il matrimonio erano durati mesi, in cui entrambi avevano rischiato di sfiorare la pazzia. Le loro damigelle d’onore erano opprimenti a dir poco, Ron e Theo erano dovuti intervenire più di una volta per portarle via e far respirare i due futuri sposi. I due non erano d’accordo su un sacco di cose: Harry voleva una cerimonia semplice con poche persone, Draco voleva fare le cose in grande, con mezzo mondo magico e statue di ghiaccio, cigni, colombe e pavoni. Pavoni. Da dove avrebbero dovuto prendere dei dannatissimi pavoni a Londra? Siamo maghi, Potter, possiamo farlo – aveva ribadito il suo adorabile futuro sposo, alla sua obiezione. E ovviamente Pansy era d’accordo con Draco. Hermione dava ragione a Harry, ma tutti sapevano che la Serpeverde l’avrebbe convinta a dargli torto per favorire Draco. Poi avevano litigato, sul serio, perché secondo Harry non era normale non riuscire ad essere d’accordo su nulla, si erano urlati contro ogni cosa cattiva venisse loro in mente ed erano volati anche degli incantesimi, poi Draco si era smaterializzato a casa di Blaise e Neville, urlandogli contro che non ne poteva più di tutto quello. Harry era rimasto solo a Grimmauld Place, con un unico pensiero nella mente: l’ho perso. Era stato il giorno peggiore per entrambi. Draco non era rientrato per la notte e Harry aveva pianto per tutto il tempo, sdraiato al posto di Draco, convinto che non lo avrebbe più rivisto. Il Serpeverde era tornato la mattina dopo e si erano ritrovati a parlare con calma di ciò che era successo davanti a una tazza di tè caldo e una quantità spropositata di brioches, che il biondo aveva acquistato prima di tornare a casa, per farsi perdonare.
 
«Mi dispiace, Harry» mormorò Draco, cercando il suo sguardo «Non avrei dovuto lasciarti da solo».
Harry scosse la testa, cosa ne sapeva lui di come si era sentito per tutta la notte senza averlo al suo fianco? Di come si era sentito in colpa per averlo fatto scappare?
«È colpa mia» ribatté infatti «Mi dispiace aver alzato la voce» disse, rigirando il cucchiaino nella sua tazza, senza alzare lo sguardo verso Draco. Aveva paura di vederlo sparire di nuovo e sapeva che sarebbe successo presto. Draco aveva detto chiaramente, durante il litigio, che non ne poteva più delle sue continue obiezioni, che era stanco di tutta quella storia. E Harry, ovviamente, aveva interpretato tutto come contro se stesso, come se lui si fosse stancato della loro relazione, non aveva pensato neanche per un secondo che anche il biondo fosse stanco delle pressioni che subivano dalle loro damigelle per l’organizzazione del matrimonio.
«Questa cosa ci sta mandando un po’ fuori di testa».
 «Io… Non so se ce la faccio, Draco, questa pressione mi sta facendo impazzire. Io ti amo, voglio sposarti, davvero, ma tutto questo… per me è troppo, non ci riesco» disse, raccogliendo tutto il suo coraggio Grifondoro, che sentiva di non avere più «Non voglio litigare per queste stronzate».
«Dobbiamo prenderci una pausa, hai ragione» disse Draco, il moro alzò lo sguardo su di lui, allarmato. Allora aveva ragione? Aveva deciso di lasciarlo? Di abbandonarlo solo perché avevano litigato? Aprì la bocca per parlare, ma ne uscì solo un singhiozzo mal trattenuto e l’altro si affrettò ad aggiungere: «Non io e te, scemo, intendo dai preparativi. Lasciamo tutto nelle mani di Hermione e Pansy. Andiamo via da Londra per un paio di giorni, facciamo un pre-viaggio di nozze» propose «Se al nostro ritorno non ci piace quello che hanno fatto, saremo noi a far impazzire loro» aggiunse con un ghigno sul volto. Il moro lo guardò giusto per un istante, prima di rendersi conto che non stesse scherzando, che gli avesse davvero proposto di mollare tutto e andare via per un po’. «Dove ti piacerebbe andare?» gli chiese, dopo un attimo, allungando una mano verso la sua per prenderla gentilmente nella sua.
«Davvero? Non mi vuoi lasciare?» chiese Harry, titubante.
«No! Certo che no, sei impazzito o cosa?» fece il biondo quasi scioccato. In quel preciso istante, tutti i nervi di Harry si rilassarono e le sue labbra si tesero in un dolce sorriso «Voglio sposarti, ovviamente. Voglio passare la mia vita con te, ma neanche io voglio litigare, per questo abbiamo bisogno di una pausa da questo stress».
Harry sorrise, rincuorato. «Una vacanza hai detto?» chiese, l’altro annuì «Che ne pensi dell’Italia? Dicono che lì il cibo sia divino».
«Perfetto, allora andremo in Italia questo fine settimana, è deciso» affermò Draco, stringendogli la mano «Hai ragione, ci siamo lasciati prendere troppo da queste "stronzate", abbiamo dimenticato la cosa più importante».
«E cioè?»
«Che stiamo per sposarci, non dovremmo litigare prima delle nozze» affermò, prima di alzarsi e avvicinarsi a lui, pronto a baciarlo e dichiarare finito il litigio, facendo rilassare definitivamente Harry.
 
Dopo il pre-viaggio di nozze, erano tornati più rilassati e meno preoccupati, erano stati in giro per l’Italia, avevano conosciuto simpatici maghi italiani e mangiato montagne di pasta, di pizza e di dolci tipici. Avevano fatto l’amore in un antico castello in una piccola cittadina umbra ed erano stati così bene che quasi avevano desiderato non tornare più a casa. Harry, in compenso, aveva scattato un sacco di foto al suo quasi-marito e aveva chiesto ai vari passanti di scattare foto ad entrambi. Segretamente, le stava raccogliendo in un album, insieme a tutte le foto dei loro viaggi precedenti. Voleva regalarlo a Draco il giorno del loro matrimonio e sperava di poterlo continuare con lui, insieme.
E adesso, Harry era nella sua vecchia stanza del dormitorio, in preda al terrore, la camicia stringeva troppo sui fianchi e sul petto, gli abiti in generale erano troppo stretti, doveva essere ingrassato per lo stress, non se lo spiegava altrimenti. Avevano deciso di sposarsi a Hogwarts, la casa che avevano avuto per buona parte della loro vita, il posto dove si erano incontrati per la prima volta, si erano odiati, erano stati rivali, si erano sfidati e picchiati ad ogni buona occasione, avevano imparato a conoscersi e poi si erano innamorati. Lì tutto era iniziato ed entrambi volevano che anche questo nuovo inizio partisse da lì (era stata l’unica cosa su cui non avevano mai litigato o discusso). Era molto meglio quel luogo, con il quale avevano un legame affettivo, piuttosto che una delle suggestive locations suggerite dalle loro damigelle d’onore. Erano davvero molto belle, ma loro non volevano festeggiare in un posto sterile, che non significasse niente per entrambi e su quello non avevano accettato alcuna obiezione.
Era l’inizio di maggio quando avevano mandato un gufo alla professoressa McGranitt, chiedendole un colloquio rapido. Lei era stata felice di accoglierli di nuovo nella scuola, erano andati via da un anno, dopo aver conseguito i MAGO ed era sempre ben disposta a salutare ex studenti. Con affetto, Harry ricordava il giorno in cui erano andati a chiederle di officiare il loro matrimonio e il permesso per celebrarlo nel castello.
 
La risposta della McGranitt era arrivata con Edvige due giorni dopo che avevano spedito la richiesta di incontrarla.
«Pensi che debba portarle dei dolci?» chiese Harry, mentre leggeva la risposta, tremando «Dice che è disposta ad incontrarci anche domani per l’ora del tè, lascerà il camino del suo studio aperto per noi».
«Rilassati, Potter» disse Draco, massaggiandogli le spalle «Andrà tutto bene e sono sicuro che lei apprezzerà dei biscotti» disse «Quelli che fai tu sono speciali».
«Solo perché vuoi rubarmi l’impasto, mentre li preparo».
«Beccato» rispose il biondo circondandogli i fianchi con le braccia «Andrà bene, al massimo ci risponde di no, giusto?»
«Giusto» rispose «In quel caso dovremmo prendere in esame le locations scelte da Hermione o da Pansy» osservò Harry rabbrividendo, già immaginava lo stress e le discussioni a riguardo.
«Terremo a bada le nostre damigelle. Ho già parlato con Theo e con Ron».
«Sei fantastico» mormorò Harry, rilassandosi tra le sue braccia. Draco gli diede un bacio sulla nuca, poi il moro si alzò e raggiunse la cucina, iniziando a trafficare con le stoviglie. Sebbene fosse una casa magica, sembrava più babbana di quanto non fosse, se si escludevano il camino collegato alla metropolvere, il calderone di Draco sul ripiano della cucina e altre cianfrusaglie magiche che avevano un po’ ovunque.
Improvvisamente, mentre preparava l’impasto per i biscotti, Harry sentì due braccia cingerlo da dietro e un mento appoggiarsi sulla sua spalla.
«Mettici anche i pezzettini di cioccolata dentro» disse Draco; lui ridacchiò e annuì rilassandosi contro il petto del fidanzato. Harry preparò i biscotti, lanciando di tanto in tanto la farina verso l’altro che cercava di rubargli le gocce di cioccolata. Draco rispose alla provocazione, facendolo voltare verso di sé e baciandolo con passione, spingendolo contro il ripiano della cucina.
 
 
A Harry piaceva quella situazione e si chiese come sarebbe stato in futuro. Avrebbero continuato a fare biscotti e a ridere insieme? A fare le lotte con la farina, per poi finire a baciarsi contro il ripiano della cucina? Anche dopo il matrimonio sarebbero stati così stupidamente innamorati l’uno dell’altro? E se fossero diventati una di quelle coppie banali? Se fossero finiti nella noiosa routine della vita di coppia? E se Draco si fosse stancato di lui in futuro? Forse erano troppo giovani per sposarsi? Harry era terrorizzato da questo, aveva paura di perderlo per sempre. Non avrebbe affrontato bene una situazione del genere. In passato aveva affrontato molte situazioni scomode, aveva detto addio a molte persone, ma non era pronto a perdere Draco. Avevano affrontato troppe cose insieme e lui c’era sempre stato. Non riusciva a pensare a una vita senza di lui, non da quando aveva scoperto di essere innamorato di lui e di essere ricambiato. Aveva sempre desiderato quel momento e adesso… cosa gli stava succedendo? Perché era così spaventato?
Era felice di sposare Draco, pensare di costruire un futuro con lui era l’unica cosa che gli aveva permesso di non impazzire durante e dopo la guerra. E adesso bramava il suo lieto fine. Solo che era in ansia, perché non sapeva cosa aspettarsi.
Non sapeva cosa lo facesse sentire tanto in ansia. Forse erano tutte le domande che circolavano nella sua mente senza un preciso filo logico. Prepararsi al matrimonio non era stato facile, ma c’erano stati anche momenti belli e indimenticabili, come il giorno in cui Draco gli aveva insegnato a ballare. E forse, di tutta la preparazione alle nozze era stata la cosa più divertente che avesse mai fatto.
 
«Potter, ci ho pensato» esordì una mattina, raggiungendolo nella loro cucina «Devo davvero insegnarti a ballare».
«Cosa?» chiese il moro, mentre rigirava un pancake nella padella.
«Non possiamo fare una brutta figura al nostro matrimonio perché tu sei un pezzo di legno, oh non vorrei rivivere il ballo del ceppo» rispose teatralmente guardando il fidanzato con sorriso furbo e provocatorio sul volto.
«Ah sì, qualcuno non riusciva a togliermi gli occhi di dosso, vero?»
«E ho fatto bene! Altrimenti adesso che stiamo per sposarci, non avrei idea delle tue pessime doti di ballerino».
«Perché non ne parliamo dopo la colazione?» chiese Harry mettendo sul tavolo un piatto pieno di pancakes caldi.
«Non cambiare discorso, amore, vieni» fece sbrigativo, afferrandogli la mano e trascinandolo in salotto. Prese la bacchetta e la agitò leggermente, puntandola verso il pianoforte che avevano al centro della stanza, lo incantò affinché suonasse un delizioso valzer.
«Mi hai appena chiamato amore?» chiese il moro.
«Sottigliezze, adesso prendimi la mano» fece porgendo in avanti la sua, eludendo la domanda del moro, che ridacchiò, prendendogliela «Bravo, adesso avvicinati e mettimi una mano sul fianco» Harry sospirò e rabbrividì, ricordando il giorno in cui la McGranitt aveva scelto Ron come cavia per insegnare a tutti i Grifondoro come ballare, per non far sfigurare la casa al Ballo del Ceppo. Seguì le sue istruzioni, gli mise una mano sul fianco e Draco gliene mise una sulla spalla, poi annuì soddisfatto «Adesso segui i miei passi» disse sorridendo, iniziando a muovere dei piccoli passi di danza, seguito dal moro.
«Mi sento un idiota» borbottò, guardando i propri piedi muoversi, che a stento cercavano di seguire quelli di Draco, fallendo miseramente. Non era per niente bravo in quelle cose.
«Rilassati e lascia che la musica ti guidi» gli disse il biondo, avvicinandolo un po’ di più a sé «Guardami» sussurrò dolcemente, alzandogli il mento con una mano, prima di rimettergliela sulla spalla «Guarda sempre me, amore». Harry, perso negli occhi del suo futuro marito, annuì senza riuscire a pensare ad altro. «Non è difficile, lasciati andare» aggiunse il biondo, continuando a muoversi sulle note della melodia. Harry si mosse un po’ impacciato all’inizio, pestò i piedi di Draco tre volte, prima di capire come dovesse muoversi. Non staccò gli occhi da quelli del suo fidanzato per nessuna ragione e finalmente capì cosa dovesse fare. In poco iniziarono a volteggiare per la stanza. Draco guidava tutte le mosse di Harry e quest’ultimo si lasciava guidare da lui. Il biondo gli fece fare un paio di giravolte su se stesso e riprese a ballare con lui, lasciandosi scappare una breve risata. Draco era bravo, leggiadro, incantevole, Harry si sentiva goffo e imbranato rispetto a lui. Si fermarono per riprendere fiato, si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere senza motivo, solo perché erano felici.
«Ho i piedi doloranti, maledizione!» fece Draco, lasciandosi cadere sul divano «Mi hai pestato i piedi tre volte, imbranato!»
«Perdonami» disse Harry, sedendosi vicino a lui «Vuoi che te li massaggi un po’?»
«Certo. Forza, mio elfo, procedi!»
Harry rise e con delicatezza massaggiò i piedi doloranti del suo fidanzato, vedendolo rilassarsi sotto le sue mani. Dopo un’abbondante mezz’ora di coccole e dopo aver consumato la colazione, il moro si alzò, prese la bacchetta e la puntò verso il pianoforte, incantandolo di nuovo. Poi porse una mano a Draco.
«Posso avere questo ballo?»
L’altro gli sorrise e afferrò la sua mano «Sì, vediamo se hai capito qualcosa» rispose alzandosi «Non pestarmi i piedi».
«Promesso». Un po’ meno impacciato di prima, Harry riprese la stessa posizione di prima, senza sbagliare ed entrambi ripresero a danzare sulle note della nuova melodia. Quella volta andò meglio, non gli pestò i piedi neanche una volta e, semplicemente, continuarono a provare il loro valzer ancora per un po’, l’uno tra le braccia dell’altro. Non si accorsero del camino che si attivava, né delle loro amiche che li osservavano da un angolo del salotto con gli occhi che brillavano. Quando la musica finì, si fermarono al centro del salotto e si scambiarono un lungo, dolce e profondo bacio. Si accorsero delle ragazze solo in quel momento, quando il flash di una macchina fotografica li travolse, facendoli sobbalzare e staccare l’uno dall’altro come scottati.
«Siete così carini!» esclamò Hermione.
«Adorabili!» le diede corda Pansy, mentre i due futuri sposi arrossivano, per essere stati beccati in quel momento tanto privato e intimo.
 
Uno strattone ai suoi capelli, lo fece sussultare e interruppe il flusso dei suoi pensieri e dei suoi ricordi.
«Ahia, Ginny!» esclamò Harry, alzandosi dalla sedia che occupava per allontanarsi dalla ragazza che stava cercando di sistemargli i capelli, lei rise «Smettila, tanto nessuno è mai riuscito a metterli in ordine, non ci riuscirai tu…»
«Taci. È una questione personale, torna qui e fai l’uomo, Harry Potter. Non lasciarti spaventare da un misero pettine».
«Mi stai facendo male» si lamentò il ragazzo.
«Non ti ha ucciso Voldemort, non lo farà un pettine» disse lei, trascinandolo di nuovo sulla sedia «Lascia che ti aggiusti i capelli» fece lei divertita. Si era offerta volontaria di aiutare Harry nelle preparazioni finali, mentre Hermione aiutava Pansy ad allestire la Sala Grande.
«Ma a Draco piacciono così» si lamentò di nuovo lui. La rossa lo ignorò, lo costrinse a sedersi sulla sedia, riprendendo a sistemargli i capelli. Nessun incantesimo era riuscito a domare quella massa informe di capelli, ma lei era decisa a rendere presentabile l’amico. Harry, impotente, dovette cedere e lasciarle continuare il suo lavoro, fino a che, sorprendentemente, Ginny non riuscì davvero a rendere ordinato quel nido per gufi che il moro aveva al posto dei capelli.
«Ah sì! Adesso ci siamo!» esclamò lei «Sei perfetto!»
Harry si guardò allo specchio e grugnì «Sembro un idiota» fece guardandosi i capelli sorprendentemente in ordine «Lo sai vero che non reggeranno a lungo?»
«Non fare il guastafeste» borbottò lei. Harry sorrise e la abbracciò calorosamente, ringraziandola per l’aiuto che gli aveva dato in quel momento. Non appena Ginny uscì dalla stanza, Potter rimase da solo e si ritrovò a fissarsi davanti allo specchio, era abbastanza per Draco? Draco lo avrebbe amato in futuro? O il loro amore sarebbe svanito?
«Ehi Harry» esclamò Ron, entrando nella stanza «Tutto okay?»
Il moro si voltò verso l’amico con uno sguardo vacuo e preoccupato, poi annuì lentamente, mentre cercava di annodare la sua cravatta. Gli tremavano le mani e sudava freddo, era terrorizzato a morte.
«Sono solo un po’ preoccupato» rispose con una scrollata di spalle «Il mio testimone come sta?»
«Una favola, hai visto Hermione? È proprio uno schianto oggi. Dovrò tenere tutti i malintenzionati lontano da lei». Harry scoppiò a ridere alla frase dell’altro. Ron riusciva sempre a sollevargli il morale. L’amico gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla per confortarlo, Harry sospirò, lui non lo sapeva, ma aveva bisogno esattamente di quello, qualcuno a cui aggrapparsi in quel momento, perché stava sprofondando nell’ansia. «Devo farti vedere una cosa» disse il rosso.
«Cosa?»
«Ecco...» dalla tasca dei pantaloni prese una scatoletta di velluto «Vedere te e Draco organizzare il vostro matrimonio, vedervi così felici… mi ha dato il coraggio di comprare questo per Hermione» spiegò Ron, aprendo la scatoletta che rivelò un anello d’argento molto semplice con una piccola gemma brillante «Mi hanno aiutato Fred e George, ho lavorato da loro per mesi prima di potermelo permettere».
«Ron, ma è fantastico!» esclamò lui «Ecco dove sparivi sempre!»
«Sì» ammise arrossendo «Secondo te le piacerà?»
«Ron, a Hermione piacerebbe qualunque cosa da parte tua, sono così felice per te!» esclamò abbracciandolo di slancio, quasi facendogli cadere la scatolina. Ron sorrise commosso, abbracciando a sua volta l’amico «Quando le chiederai di sposarti?» chiese allora, interessato. Ecco, doveva distrarsi dal suo matrimonio, non ci doveva pensare, così che tutto sarebbe filato liscio fino alla fine. Sperava solo che Draco non scappasse via all’improvviso, lasciandolo da solo.
«Pensavo, sai, per sorprenderla… di farle la proposta stasera, dopo il ricevimento… che ne pensi?»
«Sì, mi sembra una buona idea» disse, poi lo abbracciò di nuovo, complimentandosi con lui per aver preso la decisione giusta, per aver deciso di rendere felice Hermione «Ma non ti permettere di farla soffrire» lo minacciò il moro .
«Croce sul cuore, non lo farò mai!» esclamò. Poi Ron lo scrutò bene, le mani di Harry non smettevano di tremare, mentre cercava di sistemarsi la cravatta, aveva la fronte leggermente sudata e i suoi occhi erano liquidi. Lo conosceva abbastanza da sapere che era terrorizzato. Aveva provato a farlo distrarre, ma la sua tensione era ancora lì.
«Harry? Rilassati» gli disse, infatti «Che hai? Ho detto qualcosa che ti ha turbato?»
«No, tu non c’entri niente» rispose con un sospiro «Penso sia ansia da prestazione» ammise con un sorriso «Mi frullano mille domande in mente in questo momento e… non sono certo di nulla».
«Vuoi che chiami Remus?»
«Sì, ti prego». Ron si lasciò andare in una risatina divertita, prima di uscire dalla stanza e raggiungere la sala comune, dove la famiglia dello sposo aspettava che fosse pronto. C’erano tutti i Weasley e alcuni dei suoi ex compagni di casa. Era passato solo un anno da quando avevano lasciato la scuola e adesso erano tutti quasi adulti: Ron e Dean, che da poco aveva iniziato ad uscire con Seamus, frequentavano l’Accademia per Auror, Ginny giocava agonisticamente a Quidditch, aspettando che qualche squadra importante la chiamasse, Fred e George avevano aperto a Hogsmeade una seconda sede del loro negozio, che faceva concorrenza a Zonko, Neville si era iscritto al corso per diventare insegnante e Hermione, insieme a Pansy, oltre a studiare per diventare guaritrice, aveva iniziato una campagna per i diritti delle creature magiche, come il CREPA, ma estesa a tutte le creature. Bill e Fleur commentavano quello che sarebbe stato il matrimonio del secolo, mentre Victoire giocava insieme a Teddy Lupin, che per l’occasione sfoggiava dei fantastici capelli biondo platino con sprazzi scuri, in onore dei suoi zii preferiti. Dudley si guardava intorno stupefatto dalle “cose magiche” – avevano ottenuto un permesso speciale dal Ministero per farlo essere lì, essere imparentanti con il vice Ministro della magia aveva i suoi vantaggi. Infine c'era Remus che sorvegliava i bambini. Proprio lui, raggiunse Harry nel dormitorio, non appena Ron gli comunicò che lo sposo fosse in preda all'ansia.
«Ehi Harry!»
«Remus!» esclamò il ragazzo, il suo tono era un po’ disperato; l'uomo si avvicinò a lui e lo scrutò per un momento.
«Che ti succede? Ron ha detto che sei in ansia».
«Sono terrorizzato» confessò, chiudendo gli occhi «Io… non lo so, mi sto facendo un sacco di domande e forse siamo troppo giovani e… forse lui si stancherà e, non lo so, Remus, io…»
Il suo ex professore lo guardò e sorrise, appoggiandogli le mani sulle spalle «Tranquillo. Prendi un bel respiro» disse con fare paterno, Harry ubbidì «Dimmi la prima cosa che ti viene in mente, quando pensi al perché vuoi sposare Draco».
«Perché lo amo» rispose senza esitazione, poi aggiunse «Perché mi rende felice».
Remus Lupin gli sorrise gioviale, mentre delicatamente iniziava a sistemargli la cravatta «E sarete felici insieme, Harry. Ricordo quando tuo padre era nella tua stessa situazione» disse l’uomo «Aveva due anni in meno rispetto a te, quando ha sposato tua madre e ad un certo punto, nonostante la sua sfacciata sicurezza, si fece prendere dall’ansia» rivelò al ragazzo «Io e Sirius lo tranquillizzammo e poi, beh, il resto è storia» Harry sorrise immaginando la scena «Si sono sposati ed erano felici, credimi, se fossero qui ti direbbero di seguire il tuo cuore».
«Tu credi? È che… non lo so, sento di non riuscire a respirare».
«È del tutto normale» disse lui «Ascolta, andrà tutto bene. Inspira insieme a me» fece tirando il fiato, Harry ubbidì «Ed espira» continuò espirando, il ragazzo lo imitò per un paio di minuti, fino a che non sentì l’ansia scivolare via dal suo corpo. Per fortuna aveva Remus come figura di riferimento, se avesse perso anche lui, probabilmente sarebbe impazzito dopo la guerra. «Va meglio?» chiese, il ragazzo annuì «Voglio dirti anche un’altra cosa» abbozzò un sorriso «Tua madre, tuo padre e Sirius non ci saranno fisicamente, ma saranno sempre accanto a te e oggi sono qui con noi e sono felici per te, sono orgogliosi di te» disse, mentre il ragazzo sentiva le lacrime premere contro gli occhi «Siamo tutti orgogliosi di te e io li rappresento fisicamente, ma loro saranno sempre nel tuo cuore, non se ne andranno mai» disse appoggiandogli una mano sul petto all'altezza del cuore e Harry ripensò alla notte che era morto e al fantasma di Sirius che gli aveva detto la stessa cosa. Aveva voglia di piangere, in quel momento, una lacrima sfuggì al suo controllo e Remus gliel’asciugò rapidamente.
«L-Lo so» disse, sentendo la voce tremare «Grazie…» sussurrò, poi lo abbracciò senza aggiungere altro, perché non c’era altro da aggiungere, l’uomo ricambiò la stretta e Harry sentì tutte le sue preoccupazioni, i suoi dubbi scivolare via come se non li avesse mai avuti. Avrebbe avuto Draco al suo fianco con cui superarli, ne era certo. Remus lo strinse forte e a Harry parve di sentire accanto a loro sia Sirius che suo padre abbracciarli a loro volta.
Adesso era pronto per sposarsi.
 
§§§
 
Da qualche parte del castello, le due damigelle confabulavano alle spalle dei due sposi, mentre incantavano una scopa acquistata presso Tiri vispi Weasley. Sia le damigelle che i due gemelli sapevano già come sarebbe finita quella serata, ancor prima che iniziasse, conoscevano fin troppo bene i due sposi.
«Pensi davvero che la useranno?» chiese la Serpeverde.
«Conosco Harry, ad un certo punto non sopporterà più la festa. Odia stare troppo al centro dell’attenzione e Draco farebbe di tutto per farlo stare bene» disse la Grifondoro sorridendo «Sarà uno spettacolo sensazionale, devo ringraziare i miei adorabili cognati per questa scopa» ridacchiò sistemandola per bene.
«E come capiremo quando sarà il momento?»
«Fidati, lo capiremo» affermò Hermione «Quei due sono più prevedibili di quanto immaginiamo».
«Sarà uno spettacolo grandioso» disse Pansy.
«Puoi giurarci» le diede corda l’altra, ridendo «Forza, finiamo gli ultimi preparativi». La Serpeverde annuì e la seguì fuori dallo sgabuzzino. Lei e Hermione Granger stavano ultimando i preparativi per il matrimonio di Draco Malfoy e di Harry Potter. Assurdo – pensò, mentre seguiva l’amica – questo deve essere uno scherzo del destino.
 
§§§
 
Intanto, nel dormitorio di Serpeverde, Draco era davanti allo specchio e si annodava alla perfezione il papillon del suo completo grigio perla. I suoi capelli erano impeccabili come al solito, il completo lo fasciava alla perfezione e si sentiva sicuro di sé, come sempre. E pensava di essere incredibilmente fortunato, stava per sposare il ragazzo che amava e che sarebbe stato nella sua vita per sempre. Faceva un po’ paura come concetto, ma lo rendeva felice. Era strano, terrorizzante, ma anche totalizzante pensare di trascorrere la propria vita insieme a qualcun altro e lui scioccamente era felice che quella persona fosse proprio Harry, adorava il fatto che oltre ad essere romantici, fossero anche competitivi tra di loro, senza la cattiveria che aveva caratterizzato i primi anni della loro conoscenza.
Erano una coppia affiatata, pronta a supportarsi e a dirsi le cose così come stavano. Certo, avevano le loro discussioni e le loro incomprensioni, ma esse, per la gioia di Draco, si concludevano sempre con un chiarimento e una lunga nottata di sesso riparatore.
E anche quel giorno, Draco non poteva evitare di pensare a quanto in pochi anni la sua vita fosse cambiata. Se non avesse fatto amicizia con Harry, sarebbe diventato un mangiamorte e probabilmente Harry sarebbe diventato stufato per serpenti giganti. Rabbrividì, forse era vero, quella missione gli aveva cambiato la vita, ma non come credeva Voldemort perché essa lo aveva spinto tra le braccia di Harry. Forse aveva ragione Harry, dovevano ringraziare quel pazzo megalomane per averli fatti avvicinare. Era stato uno scherzo del destino? Non lo sapeva, ma era grato per aver avuto prima l’amicizia di Harry, poi la sua presenza nella propria vita e infine il suo amore. Dopo tutto quello che avevano affrontato, dopo Voldemort, la guerra e il resto, non avrebbero potuto essere più vicini ed innamorati. Però doveva ammettere con se stesso di essere un pelino in ansia, ma era così sicuro della sua scelta che non sarebbe mai tornato indietro. Sarebbe stata la giornata più bella della loro vita e poi sarebbero andati via insieme e avrebbero vissuto una bella luna di miele; al loro ritorno avrebbero sostenuto gli esami finali e poi avrebbero iniziato i rispettivi lavori, non senza una buona dose d’ansia anche per quello, ma ne era certo: avrebbero avuto una vita felice, magari, in futuro anche una famiglia. Adorava la vita di coppia che avevano, gli piaceva uscire con lui e i loro amici per andare a ballare in quei locali babbani rumorosi, gli piaceva tornare a casa e studiare insieme a lui, amava uscire con Harry e con Felpato per le passeggiate quotidiane, gli piaceva quando cucinavano insieme e Harry gli permetteva di assaggiare i suoi manicaretti, gli piaceva quando andavano da sua cugina il sabato o dai Weasley la domenica, gli piaceva anche litigare per chi dovesse gettare la spazzatura la sera e amava sottolineare il fatto che fossero maghi e non dovessero avere certe preoccupazioni, ma Harry era cresciuto con i babbani, certe abitudini erano dure a morire… e lui amava Harry, quindi accettava anche questo suo lato babbano. Gli piaceva decisamente com'era cambiata la sua vita e la persona che era diventato, ancora dannatamente sicuro e pieno di sé, ma meno cattivo e stronzo nei confronti degli altri, lontano dagli ideali dei suoi genitori, semplicemente se stesso: un ventenne attraente, terribilmente innamorato del proprio compagno che non vedeva l’ora di sposare.
A volte, con il permesso di Dora, andava anche a trovare sua madre ad Azkaban, passavano insieme una mezz’ora a parlare e poi andava via, promettendole che sarebbe tornato presto. Ignorava completamente suo padre, quell’uomo era morto per lui, fin dall’ultima volta in cui lo aveva visto.  
Gli piaceva che lui e Harry avessero conservato le loro sciarpe con i colori delle loro case e amava che il moro rubasse la sua prima di uscire di casa perché così sento il tuo profumo tutto il giorno e mi manchi di meno, diceva sempre e allora a lui sembrava giusto rubare a sua volta quella del compagno – anche se quei colori non lo facevano impazzire – e indossarla tutto il giorno, fino a quando non tornava a casa. Erano così smielati e sdolcinati che a volte Draco si chiedeva se davvero fosse da lui comportarsi così. Eppure, non ci vedeva niente di male in quella piccola cosa che facevano.
Scegliere il luogo dove sposarsi era stato alquanto semplice, quando Potter aveva proposto Hogwarts, tutto il resto era stato meno semplice, ma erano sempre riusciti a farcela, anche se i litigi non erano mancati. Sapeva quanto lui fosse legato a quel posto, era stato il primo luogo in cui si era sentito a casa, quindi non gli aveva detto di no. Era comunque importante anche per lui, lì si era reso conto di tante cose e aveva dato un senso alla sua vita. Era rimasto sorpreso dalla risposta della McGranitt, ricordava ancora il giorno in cui li aveva ricevuti.
 
Uscirono dal camino quasi contemporaneamente, Harry con la sua scatola di biscotti appena sfornati e Draco impettito in tutta la sua compostezza. La donna era seduta alla scrivania dell’enorme ufficio che era stato di Silente. Harry gli afferrò la mano e si avvicinarono a lei, un po’ terrorizzati.
«Professoressa McGranitt?» la chiamò il moro titubante.
«Potter, Malfoy! Vi aspettavo, ragazzi» disse lei sorridendo «Accomodatevi pure. Gradite una tazza di tè?»
Entrambi annuirono e la donna versò il tè in tre tazze «Le ho portato dei biscotti» disse Harry appoggiando l’elegante scatola sulla scrivania.
«Mi creda, professoressa, Potter fa dei biscotti deliziosi» disse Draco. La donna accettò il dono e li guardò entrambi.
«Allora, posso fare qualcosa per voi?» chiese ai due giovani. Harry e Draco erano in leggero imbarazzo, perché erano davanti alla donna e cercavano di chiederle una cosa così delicata.
«In effetti sì, professoressa» rispose Draco, sorridendo «Vorremmo chiederle una cosa» disse, lei lo incitò a proseguire «Ci chiedevamo se volesse celebrare lei il nostro matrimonio» affermò, lei portò le mani davanti alla bocca, sorpresa e felice allo stesso tempo.
«Davvero?» chiese lei «Volete che lo faccia io?»
«Sì» rispose Harry «E vorremmo chiederle anche se… fosse possibile organizzare la cerimonia qui».
«Sa, dove tutto è iniziato, dove ci siamo conosciuti e tutte quelle cose romantiche che piacciono tanto a Potter».
Harry gli pizzicò il fianco, piccato «Piacciono anche a te».
Draco ridacchiò e guardò la preside, che si era alzata e li aveva raggiunti aggirando la scrivania. Poi li abbracciò con affetto uno alla volta.
«Sarebbe un onore per me» disse lei, commossa «E sì, avete il permesso per organizzare qui»
I due ragazzi ridacchiarono e Harry giurò di aver visto delle lacrime sul volto della professoressa, Draco non gli credette, non aveva mai visto la McGranitt piangere e mai avrebbe accettato che lei fosse capace di farlo. Aveva dato persino il permesso di portare il cugino babbano di Harry «Ma solo se riuscite ad ottenere il permesso dal Ministero. Non voglio avere problemi» aveva detto la donna. Draco non aveva impiegato molto ad ottenerlo, quando aveva contattato sua cugina, l’attuale vice-ministro.
 
I preparativi per il matrimonio erano stati uno stress, certo, ma anche divertenti, soprattutto quando aveva insegnato ad Harry a ballare, si era divertito anche se il suo amato futuro marito gli aveva pestato i piedi – e si era fatto perdonare con dei lunghi massaggi – e non vedeva l’ora di vederlo ballare al loro ricevimento. Ma la cosa più bella era stata la sera prima del matrimonio, quando erano ancora a casa loro. Avevano festeggiato, bevuto litri di whisky incendiario e Draco aveva dovuto tirare Harry giù dal tavolo perché non voleva che desse spettacolo, Harry da ubriaco era un vero e proprio disastro. Aveva visto Finnigan e Thomas pomiciare su uno dei loro divani e aveva intimato loro di prendersi una camera… e loro l’avevano preso in parola. Neville e Blaise, meno folli degli altri, si erano offerti di riaccompagnare tutti a casa perché non erano ubriachi – non ancora almeno – mentre Ron si era addormentato sulla poltrona e neanche Draco aveva avuto il coraggio di svegliarlo. Theo, semi-sdraiato sull’altro divano anche lui parecchio alticcio, si lamentava di essere l’unico etero, a parte Weasley e che non fosse giusto che non ci fosse stata neanche una spogliarellista. Quando Draco, ancora sorprendentemente sobrio, si era liberato di tutti loro, si era ritrovato il suo appiccicoso fidanzato-futuro marito che gli baciava il collo languidamente. Non avrebbe mai saputo dirgli di no.
 
«Ho una cosa per te» soffiò Harry contro il suo orecchio, strusciandosi contro di lui.
«Oh, lo sento. Perché non andiamo in camera?» chiese Draco, avvicinandolo a sé per baciarlo, il moro scosse la testa «Oh, andiamo. Ho impiegato un’ora a mandarli via tutti, non merito un premio?»
«In effetti, sì… ma aspetta!» esclamò «Devo davvero darti una cosa importante, prima di domani!»
Draco ridacchiò, Harry ubriaco era davvero esilarante a volte, il modo in cui esclamava le parole, in cui barcollava… era irresistibile. Gli baciò le labbra con leggerezza.
«Okay, poi saliamo di sopra».
«Promesso!» esclamò e tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un piccolo rettangolo. Draco inclinò la testa perplesso, con un po’ di fatica, Harry lo riportò con la magia alla sua grandezza originaria e lo porse al biondo. «Questo è per te».
«Che cos’è?» chiese accettando il dono.
«Una promessa» rispose il moro, emozionato. Lo scartò lentamente e la confezione rivelò un album di fotografie, Draco lo aprì e vide che lì erano raccolte tutte le loro fotografie, fin da quando avevano iniziato a scattarle. In alcune c’erano entrambi, in altre c’era solo lui, sotto alcune c’erano anche le didascalie e sotto una in particolare c’era scritto: “Ti amo, Draco Malfoy, vuoi continuare quest’album con me?” Una lacrima scappò al controllo di Draco che si abbassò sul viso del suo fidanzato e gli diede un bacio sulle labbra.
«Ti amo, Harry» sussurrò contro la sua bocca «Sì, voglio continuare quest’album con te».
Entusiasta, il moro gli gettò le braccia al collo e riprese a baciarlo con passione, Draco gli avvolse le braccia attorno ai fianchi e smaterializzò entrambi in camera da letto. Una volta lì, mise l’album sul suo comodino e poi spinse il compagno sul letto, sovrastandolo con il suo corpo, mentre quest’ultimo si aggrappava a lui, cercava di spogliarlo e lo baciava con passione. Si lasciò travolgere dalla sua passione e in poco tempo Draco lo spogliò, iniziando a baciarlo ovunque.
«Non porta male fare l’amore la notte prima del matrimonio?» chiese Harry affannato, mentre Draco lo preparava.
«Taci, Potter» biascicò il biondo, baciandolo per zittirlo, facendolo mugolare di piacere. Passarono una lunga nottata di passione e la mattina dopo vennero svegliati dalle urla delle loro migliori amiche che, invadenti come solo loro sapevano essere, urlavano che fosse tardi e che loro avessero dormito troppo. «È un succhiotto quello?» trillò Hermione.
«Oh sì, i due sposini si sono dati da fare!» esclamò Pansy. Harry aveva nascosto la testa sotto al cuscino per l’imbarazzo e Draco era scoppiato a ridere. Era così felice ed eccitato all’idea di sposare Harry, che avrebbe fatto di tutto, persino baciare Gazza.
 
«Ehi, Draco» l’arrivo di Blaise lo fece sobbalzare e ridestare dai suoi pensieri «Ti sei incantato o hai intenzione di chiedere al tuo riflesso di uscire?»
Il biondo ghignò «Sono uno schianto, vero? Potter avrà un infarto non appena mi vedrà».
Blaise rise, scuotendo la testa «Vuoi già uccidere tuo marito? Non vi siete neanche sposati!»
«In effetti cucina troppo bene per ucciderlo» scherzò Draco, ultimando la sistemazione del suo papillon. «Ho un po’ d’ansia, ma non quella cattiva… mi sento solo pieno di aspettative per oggi».
«È normale» disse Blaise, sistemandogli il colletto della camicia «Ho visto Neville prima, dice che Potter ha avuto una piccola crisi di panico» scherzò «È così sentimentale! Una drama queen, peggio di te».
«Sta bene?» chiese lo sposo preoccupato «Adesso vado da lui».
«No» fece l’amico, fermandolo «Potter sta alla grande. Tu adesso vieni in Sala Grande con me. E segui il piano. Hermione e Pansy sono già lì».
Draco alzò gli occhi al cielo «Perché me l’hai detto?» chiese, la sua sicurezza vacillò, sapere che Harry avesse avuto dei dubbi o qualche ripensamento, lo aveva reso leggermente preoccupato. Se non si fosse presentato? Se la paura l’avesse fatto fuggire e l’avesse lasciato da solo davanti a tutti? No, non doveva pensare una cosa del genere, doveva solo… rilassarsi. Avrebbe trovato Potter all’ingresso della Sala Grande e sarebbero entrati insieme per attraversare tutta la sala e raggiungere la professoressa, che li avrebbe uniti in matrimonio per tutta la vita. Sarebbero stati felici insieme, fino a che non sarebbero diventati vecchi e decrepiti. E avrebbero continuato a fare dell’ottimo sesso, ovviamente.
«Draco, tutto bene?»  
«Bene, andiamo» affermò. Uscì dal dormitorio e fu investito dall’abbraccio di sua cugina, che si era lamentata per un po’ di come fosse scura e lugubre la sala dei Serpeverde, lei ricordava ancora con affetto quella dei Tassorosso che, a suo parere, era molto più bella di quella. Anche i suoi amici presenti lo abbracciarono con forza, mancava solo Pansy, che era con Hermione. Raggiunse con i suoi amici l’ingresso della Sala Grande e si fermò lì, Potter non c’era ancora. Non era ancora arrivato o non si sarebbe presentato?
Quella era l’unica cosa che spaventava il Serpeverde, la possibilità che il suo fidanzato non si presentasse; il futuro lo avrebbero affrontato in qualche modo, ma se Harry fosse scappato, allora non sapeva come avrebbe potuto reagire, come avrebbe potuto superare la delusione. Ma non sarebbe scappato, vero? Potter non era scappato neanche davanti a Voldemort, non sarebbe scappato da lui, giusto?
Stava ancora facendo mille pensieri negativi, quando si voltò verso le scale e lo vide. Spalancò gli occhi e deglutì, le sue facoltà mentali si azzerarono per un momento, Harry era veramente bello in quel completo nero che lo fasciava perfettamente. Draco sentì le gambe molli per un momento e pensò di essere l’uomo più fortunato del mondo magico e non. Immaginò di avere uno sguardo da perfetto idiota e quasi sentiva la mascella per terra, ma lui aveva un contegno e si limitava a fissare ad occhi sgranati l’altro. Era perfetto.
Harry gli sorrise e scese le scale fino a raggiungerlo, troppo lentamente. Draco fu sul punto di baciarlo in quel momento, ma le loro damigelle corsero da loro ed esclamarono che tutto era pronto e loro erano in ritardo.
«Eccovi, venite!» esclamò Pansy trascinandoli verso la porta, dalla quale Molly Weasley uscì, raggiungendoli con il sorriso sulle labbra. Gli sposi si guardarono perplessi e poi guardarono le loro damigelle con la stessa espressione interrogativa. Perché la donna non era con tutti gli altri dentro, ad aspettare che facessero il loro ingresso trionfale?
«Sorpresa!» esclamò Hermione.
«Cosa…?» chiesero i due sposi all'unisono.
«Molly accompagnerà entrambi nella Sala Grande».
«Ma…»
«Ne sarei felice ragazzi, so che per motivi diversi nessuno di voi due ha i genitori qui» disse la donna commossa «E io vi vedo come i miei figli adottivi, quindi con le ragazze, abbiamo pensato …»
«Ne saremo onorati» la interruppe Draco sorridendo, sentendosi commosso «Vero Harry?»
«S-Sì, un vero onore, grazie Molly».
Lei li abbracciò entrambi e li baciò sulle guance, poi sistemò prima la cravatta di Harry e il papillon di Draco perché secondo lei non erano perfetti, poi prese entrambi sottobraccio, Draco a destra, Harry a sinistra e con loro si voltò verso l’ingresso della sala. L’arco della porta era ornato con delle enormi rose bianche, Hermione e Pansy entrarono per prime, aprendo la strada ai due sposi, mentre una melodia romantica si espandeva per l'intera sala.
Era arrivato il loro momento di varcare quella soglia.
Draco guardò verso Harry e tese le labbra in un sorriso dolce: «Paura, Potter?» chiese con la voce leggermente tremolante per l’emozione, cercando di sembrare sfrontato come sempre.
Harry scosse la testa divertito e: «Ti piacerebbe, Potter» rispose, i suoi occhi brillarono di eccitazione e di amore, la felicità era impressa in quello sguardo e Draco si innamorò di lui per l’ennesima volta. Era una cosa che non poteva decisamente evitare, qualsiasi cosa facesse Harry, era in grado di farlo innamorare di lui, sempre. Molly strinse affettuosamente le braccia di entrambi e finalmente varcarono quella soglia. Un clamoroso applauso partì da tutti i presenti, mentre una pioggia di flash si abbatteva su di loro. In prima fila, Colin Canon che si era preso l’onere di essere il fotografo ufficiale della cerimonia, e poi alcuni giornalisti che erano entrati solo per documentare l’evento del secolo. A niente erano valse le suppliche del Salvatore del Mondo, il circolo mediatico ancora voleva sapere ogni suo spostamento, ma Harry era convinto che sarebbe finita presto. Ormai erano passati due anni da quando aveva sconfitto Voldemort, presto sarebbe saltato fuori un altro fenomeno. O almeno lo sperava, anche se grazie alle sue conoscenze tra gli Auror e nel ministero, la sua privacy era abbastanza rispettata, dopotutto lui e Draco erano abbastanza riservati e se volevano passare del tempo insieme, preferivano passeggiare nella Londra babbana e restare tranquilli, piuttosto che rischiare di essere sulla bocca di tutti.
Nella mente di Harry passarono mille sensazioni, mentre percorreva la sala al braccio della signora Weasley con Draco a pochi centimetri da lui: era euforico da una parte, un po’ terrorizzato dall’altra, felice sicuramente e, ovviamente, innamorato. Stupidamente, avrebbe aggiunto Draco. Quando lo aveva visto giù nell’androne con il suo completo grigio fatto su misura, che lo fasciava nei punti giusti, aveva sentito l’aria dimezzarsi e il battito del cuore più veloce. Ecco, in quel momento tutte le sue paranoie erano scivolate via, perché Draco era perfetto per lui e, dallo sguardo che aveva l’altro, era convinto che pensasse le stesse cose riguardo lui. Percorsero tutto il corridoio della Sala Grande che per l’occasione era decorata con raffinati fiori e drappeggi candidi, i quattro tavoli delle Case erano momentaneamente spariti per lasciare lo spazio a delle lunghe panche, dove gli invitati erano seduti; doveva ammettere che Hermione e Pansy avevano avuto davvero un’ottima idea quando avevano proposto quei colori. Ron e Blaise, in qualità di testimoni, erano già accanto alla McGranitt, che li guardava commossa a sua volta. Harry quasi scivolò sui petali di rose bianche che Hermione e Pansy avevano gettato sul pavimento e Draco si lasciò sfuggire una risatina mormorando tra sé e sé «Sempre lo stupido, adorabile, Potter». Quando raggiunsero la preside, Molly baciò le guance ad entrambi e li strinse in un abbraccio amorevole, prima di raggiungere il marito e piangere lacrime di gioia contro la sua spalla, era come se stesse assistendo al matrimonio dei suoi stessi figli, anche se, di fatto, loro non lo erano.
La musica si interruppe nel momento in cui la preside si schiarì la voce. Harry si voltò verso Draco e lo guardò negli occhi sorridendo, sì, quella era decisamente la scelta migliore che potesse prendere, se ne rese conto, mentre guardava il biondo e vedeva i suoi occhi grigi brillare di gioia. Raramente erano stati così felici tutti e due, delicatamente gli prese la mano e Draco la strinse con forza.
«Miei cari» esordì la donna «Siamo oggi riuniti in questa sala un po’ atipica per un matrimonio, per celebrare l’unione di questi due ragazzi» disse lei sorridendo «Io li ho visti crescere e credetemi, se vi dico che mai avrei immaginato di sposarli!» Harry ridacchiò e sentì gli occhi pizzicare d’emozione «Spesso li ho beccati ad azzuffarsi per i corridoi di questa scuola o a lanciarsi incantesimi, molte volte li ho puniti per questo» gli sposi arrossirono, ricordando quei giorni «Ma li ho anche visti affrontare le loro divergenze e le loro battaglie e posso dire di essere fiera di essere stata parte della loro crescita e di essere qui a celebrare il loro matrimonio». Draco si morse le labbra, non credeva di potersi emozionare così tanto sentendo la donna parlare di loro, non avevano mai avuto un buon rapporto, anche se le cose, da quando aveva chiesto aiuto al sesto anno, erano cambiate molto «Ma non dilunghiamoci in sentimentalismi sciocchi, prima di ufficializzare la cosa, ci sono delle persone che vorrebbero dirvi qualcosa» disse «Signorina Granger, lascio a te la parola».
Hermione sorrise e annuì raggiungendo la professoressa e i due sposi insieme a Pansy. Ron e Blaise si accodarono a loro e i due sposi restarono spaesati e senza parole, quella era una cosa che non avevano messo in conto. I loro migliori amici iniziarono un lungo discorso su di loro, che in realtà si erano sempre voluti e cercati, erano sempre stati leggermente ossessionati l’uno dall’altro. Raccontarono degli aneddoti divertenti su di loro, continuarono dicendo che anche se il loro sembrava il classico esempio di amore impossibile, loro avevano superato qualunque difficoltà insieme, la più grande era stata Voldemort. Blaise raccontò del periodo orrendo che Draco aveva passato al sesto anno, senza scendere nei dettagli, e di come, contrariamente ad ogni previsione, avesse deciso di proteggerlo, invece di lavorare contro di lui. Ron raccontò di Harry e del suo continuo blaterare su Draco al sesto anno e "imbarazzante" fu la parola che usò di più nel parlare di lui. Pansy raccontò del Ballo del Ceppo del quarto anno, sostenendo che Draco avesse una cotta per Harry da tempi immemori. Hermione continuò parlando di come si fossero sostenuti durante la guerra, di come avessero cercato di proteggersi a vicenda in ogni occasione, fino a che l’incubo non era finito. Blaise fece qualche battuta sul fatto che fossero ancora competitivi tra di loro e che ogni occasione, per loro, restava buona per fronteggiarsi – Non oso immaginare come sia la loro vita sessuale! – esclamò Blaise, facendoli arrossire all’impazzata e facendo ridacchiare tutti gli invitati. Draco lo fulminò con lo sguardo e scosse la testa energicamente, anche se dentro di sé era divertito e commosso. Harry arrossì per l’imbarazzo e cercò rifugio sulla spalla di Draco, il quale lo accolse immediatamente, stringendolo a sé.
«Quello che stiamo cercando di dire» disse poi Ron «È che siamo felici per voi. Che vi auguriamo di essere felici e di continuare ad amarvi come fate ora, anche tra cent’anni».
«Vi vogliamo bene» disse Hermione sorridendo «E oggi siamo tutti qui per voi».
«Noi non siamo così sentimentali» fece Pansy «Ma siamo d’accordo con loro». Blaise fu d’accordo con lei e aggiunse «Siate felici e continuate ad essere voi stessi!»
Draco emise un singulto, a Harry scivolarono delle lacrime di commozione sulle guance. I loro amici li abbracciarono brevemente prima di tornare ai loro posti e lasciare alla McGranitt il posto per continuare la cerimonia.
«Bene, adesso pronunciate i voti, Potter, vuoi iniziare tu?»
Harry annuì tremante e cercò lo sguardo del biondo «Draco, la nostra relazione non è iniziata esattamente nel migliore dei modi. Siamo stati rivali per anni e oggi mi chiedo come mai siamo stati tanto stupidi» il biondo gli regalò un sorriso, era d’accordo con lui «Tu mi sei stato accanto nel momento peggiore della mia vita, credevo di impazzire, eravamo sempre all’erta, ma tu eri lì e con te… non avevo paura di ciò che sarebbe accaduto, l’unica paura che avevo, era non poter avere un futuro con te» Draco gli afferrò le mani e gliele strinse con forza «È stato facile innamorarmi di te. Ed è stata una delle cose che più mi ha confuso, paradossalmente scoprire di essere un horcrux mi ha sconvolto di meno» il biondo trattenne una risata «Ma, non voglio rivangare il passato. Voglio dirti che ti amo e che probabilmente lo farò per sempre e dovrai sopportarmi per tutta la tua vita e anche oltre, anche se spaventa un po’ dire cose del genere, io… beh, so che sarà così. Non c’è posto per nessun altro nel mio cuore, se non per te» concluse sorridendo.
«Stupido Grifondoro sentimentale» mormorò l’altro con gli occhi lucidi.
«Dray?»
«Harry, di’ la verità, hai sbirciato il mio discorso, vero?» esordì facendo ridacchiare l’altro sposo «Abbiamo avuto una relazione così travagliata che ancora non mi spiego come siamo ancora qui. Suppongo che sia quella cosa di cui voi Grifondoro parlate tanto, l’amore» disse sentendo la voce tremare «Ti detestavo davvero quando eravamo ragazzini, ma non ti conoscevo davvero, sapevo solo ciò che mio padre mi raccontava di te. Ero un ragazzino influenzabile e mi pento ancora oggi di ciò che ero, ma con te sono cambiato. Tu mi hai regalato qualcosa che nessun altro avrebbe mai potuto regalarmi. A parte il tuo amore, mi hai donato una famiglia, degli amici veri. Prima di avvicinarmi a te, non ero così legato neanche a Blaise o a Pansy, ma tu, stupido, piccolo, ingenuo Potter, mi hai aperto gli occhi su un mondo che non conoscevo» Harry trattenne il fiato, non si sarebbe mai aspettato un discorso così «Abbiamo vissuto una guerra insieme, ho temuto di perderti tanto quanto hai temuto tu di perdere me e invece guardaci, siamo qui con i nostri amici che non hanno esitato a metterci in imbarazzo anche il giorno del nostro matrimonio» il moro ridacchiò, cercando di trattenere le lacrime «Non ho molto altro da dire, se non che voglio vivere una bella vita con te, lunga e anche se finiremo per essere una di quelle coppie che legge il giornale lamentandosi del clima, ben venga, con te potrei fare qualsiasi cosa» disse, anche lui era emozionato, si poteva capire dall’inclinazione del tono di voce «Ah, sì. Ti prometto che con me non ti sentirai mai messo da parte o non voluto come ti sentivi con gli stupidi babbani. Sarò sempre qui per te».
Harry scosse la testa, lasciando cadere le lacrime «Non lo diventeremo, sarò sempre pronto a batterti a duello».
«Speraci, Potter». Harry desiderava solo abbracciarlo e baciarlo in quel momento, era così ubriaco d’amore e di felicità che era certo che sarebbe potuto arrivare di nuovo Voldemort, lui non avrebbe smesso di essere felice.
«Allora… proseguiamo, Weasley, Zabini, gli anelli» disse la McGranitt, asciugandosi gli occhi, commossa.
I due testimoni si avvicinarono agli sposi con gli anelli; né Harry né Draco avevano voluto cambiare quelli che avevano usato per le proposte. La preside fece loro le domande di rito e a turno Harry e Draco risposero Lo voglio facendo indossare l’anello all’altro e quando lei disse loro che potevano baciarsi, non se lo fecero ripetere due volte. Si strinsero in un abbraccio dolce e amorevole, prima di baciarsi cercando di asciugarsi le lacrime l’un l’altro. Poi il Ministro della Magia e Tonks li raggiunsero con i documenti da firmare, giusto per rendere il tutto ancora più ufficiale. Firmarono entrambi, stringendosi la mano libera e quando dichiararono ufficiale il matrimonio, i due sposi trovarono naturale baciarsi ancora una volta, mentre un altro scroscio di applausi si estendeva di nuovo per la Sala Grande.
 
§§§
 
Dopo la cerimonia, tutti furono invitati ad uscire dalla Sala Grande, per permettere alle persone addette alle decorazioni di sistemare la sala per il ricevimento. Draco e Harry uscirono da lì tenendosi per mano, cercando di sfuggire alle domande dei giornalisti curiosi. Raggiunsero il cortile, dove si fermarono perché Colin Canon disse che avrebbe scattato delle foto, era la loro ombra quel giorno.
«Ehi, ehi!» urlò il ragazzo «Andate verso la fontana, vi faccio delle foto anche lì!»
Draco alzò gli occhi al cielo «Dobbiamo proprio?» chiese con la voce leggermente disperata, mentre raggiungevano il punto indicato dal fotografo.
«Se vogliamo riempire il nostro album di foto, sì» rispose Harry sorridendo «Hai promesso» gli fece presente «Forza, Potter, hai paura?» lo provocò divertito.
«Quella è la mia frase, idiota» si lamentò l’altro, mettendo un adorabile broncio «E hai sbagliato l’intonazione, sei proprio incapace». Harry rise e si alzò sulle punte, circondando il collo del biondo con le braccia per poi stampargli un bacio sulle labbra, Colin scelse quel momento per scattare la foto. Harry rise dell'espressione buffa e corrucciata di Draco e appoggiò la testa contro la sua spalla, il biondo non perse l’occasione per stringerlo affettuosamente. Posarono per qualche foto sia lì che in altri posti del territorio di Hogwarts, cercando di mettersi in pose buffe per non essere troppo noiosi. Alla fine rientrarono nel castello e furono accolti con affetto dagli invitati; Hermione e Pansy si erano superate, la sala era ancora più bella rispetto a quella della cerimonia, enormi tavoli tondeggianti erano posti al centro della sala e c’era anche un largo spazio vuoto per ballare. Harry sorrise e si disse che prima della fine della serata, avrebbe chiesto a suo marito di ballare, dopotutto non aveva preso lezioni private del biondo per nulla. Avrebbe realizzato il suo desiderio più nascosto, non aveva mai rivelato a Draco cosa avesse visto quattro anni prima nello Specchio delle Emarb. E sembrava che non averlo rivelato, avesse permesso che accadesse esattamente come lo aveva immaginato.
La festa procedette abbastanza velocemente, anche se Harry moriva dalla voglia di andare via e festeggiare da solo con suo marito, anche se poteva sembrare una mancanza di rispetto nei confronti degli invitati... voleva stare da solo con lui. Strinse la mano di Draco sotto al tavolo che occupavano e gli sorrise dolcemente. Il biondo rispose con lo stesso sorriso e una strana gioia negli occhi; c’era una strana sensazione nell’aria quella notte, ed era bellissimo.
«Ragazzi, ragazzi!» ad un certo punto del ricevimento, Hermione e Pansy iniziarono a sbracciarsi per attirare la loro attenzione «Al centro della pista da ballo! Dovete aprire le danze!» urlarono in sincrono, i due temettero che si fossero organizzate per farlo.
Draco si alzò per primo e porse la mano a Harry «Allora, ti va di ballare e vedere se le mie lezioni sono servite a qualcosa?»
«Sì, ti stupirò» rispose l’altro afferrandogli la mano e alzandosi a sua volta. Raggiunsero il centro dell’area lasciata libera come pista da ballo e Harry mise una mano sul fianco di Draco, mentre quest’ultimo metteva la sua sulla spalla del moro, intrecciarono le mani libere e poi, quando la musica partì, iniziarono a ballare guardandosi negli occhi, esattamente come avevano fatto a casa. Dopo un po’, furono raggiunti dalle altre coppie presenti, Neville e Blaise furono i primi, seguiti a ruota da Ginny e il suo ragazzo, Dean e Seamus, Theo e Pansy, Ron ed Hermione e infine tutti gli altri invitati.
Altre foto vennero scattate, ma in quel momento ad Harry poco importava, il suo desiderio più nascosto si era appena avverato, era stretto a Draco, mentre ballavano con degli abiti da cerimonia nella Sala Grande di Hogwarts; gli scappò una breve risata, pensando a ciò che aveva visto nello Specchio anni prima, anche se era una mera coincidenza, non importava, era tutto perfetto.
«Che hai da ridere?»
«Niente, sono felice» rispose lui, stringendosi di più contro il corpo dell'altro, sentì subito la presa di Draco farsi più rigida «Ricordi quando al sesto anno abbiamo trovato lo Specchio delle Emarb?» il biondo annuì «Ecco, ti ho mentito. Non avevo visto i miei genitori come sempre» l’altro spalancò gli occhi «Avevo paura che non provassi lo stesso per me e allora… ho detto una bugia, avevo visto esattamente questo, io e te che balliamo qui, indossando abiti da cerimonia» disse con le gote rosse.
Draco si morse il labbro inferiore «Smetterai mai di essere così dannatamente adorabile, Harry? Davvero, sono già innamorato di te, non c’è bisogno che tu mi faccia innamorare ancora e ancora».
Harry lo guardò negli occhi emozionato e una piccola lacrima scappò dal suo controllo. Quel giorno si sentiva particolarmente vulnerabile alle emozioni forti che stava provando e Draco, con quelle parole, non migliorava affatto il suo eccessivo sentimentalismo. Una sua mano raggiunse la guancia di Harry e gli cancellò quella lacrima dalla guancia.
«Perché adesso piangi?» gli chiese l'altro con il tono leggermente preoccupato.
Harry scosse la testa e si alzò sulle punte dei piedi per baciarlo con dolcezza, Draco restò spiazzato per un solo istante e poi gli prese il viso tra le mani, ricambiando il bacio con tenerezza, chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dal bacio, lasciando che Harry lo stringesse e guidasse un po’ quel bacio che sapeva tanto d’amore e di promesse non dette.
Il moro si staccò da lui, aveva gli occhi lucidi d’emozione e brillavano come mai prima di quel giorno, Draco restò ancora una volta affascinato da quegli smeraldi che sembravano splendere di luce propria come il sole. Stupido sentimentale, Potter.
In lontananza, sentirono Molly urlare di gioia e quando si voltarono, Ron era in ginocchio davanti a Hermione con la scatolina porta verso di lei, che lo guardava scioccata e senza parole. Un attimo dopo, Hermione aveva le braccia attorno al collo di Ron e lo baciava appassionatamente.
Draco ridacchiò sommessamente, mentre Harry guardava verso i suoi migliori amici commosso e felice. Tutti loro stavano avendo esattamente ciò che meritavano e non riusciva a smettere di pensare di essere fortunato a poter vivere tutto quello. Non riuscì più a trattenersi e a quel punto scoppiò in lacrime, appoggiandosi contro la spalla di suo marito, il quale gli afferrò la mano e lo trascinò fuori dalla Sala Grande e lo portò in un posto più appartato.
«Ehi, Harry» lo chiamò dolcemente prendendogli il volto tra le mani «Guardami, amore». Il moro alzò lo sguardo verso di lui e lo guardò negli occhi, Draco quasi sentì le gambe molli davanti a quello sguardo «Cosa… cosa ti succede?»
«Niente, davvero» disse tra le lacrime «Sono felice, davvero, Draco… è… è strano, non mi sono mai sentito così…»
«Te lo meriti» disse piano accarezzandogli le gote «Te lo meriti, Harry, tu più di tutti, tu hai conosciuto una vita infelice. È giusto che l’universo o il destino ti diano ciò che meriti» si avvicinò a lui e lo guardò negli occhi «Hai capito?»
«Ti amo» rispose Harry sorridendo «Voglio essere felice con te, Draco, posso essere felice con te?»
«Sembri un bambino quando fai così» fece il biondo, sentendosi emozionato anche lui, poi lo strinse forte in un abbraccio amorevole «Ma certo che puoi» sussurrò al suo orecchio «Siamo sposati adesso».
«Lo siamo davvero… wow» sussurrò guardando la mano su cui aveva la fede nuziale, gli sembrava di aver vissuto un sogno fino a quel momento e poi si era risvegliato tra le braccia di Draco ed aveva scoperto che era tutto reale. L’emozione lo aveva colpito così forte che era scoppiato in lacrime tra le sue braccia come un bambino. Forse dipendeva dal fatto di non essere mai stato felice da bambino, ma era così felice che non sapeva in quale altro modo esprimerlo.
«Ehi, vieni con me» sussurrò dolcemente Draco al suo orecchio, prendendogli la mano, la stessa che poco prima Harry stava fissando «Voglio mostrarti una cosa».
Harry annuì, in quel momento avrebbe seguito suo marito ovunque, non gli importava né dei rischi né di altro. Draco gli strinse la mano e gli diede un bacio sulle nocche del pugno chiuso, prima di trascinarlo gentilmente con sé verso il settimo piano. Harry si guardò intorno confuso, quell’area l’avevano chiusa, lo ricordava. Non era stato possibile riparare la Stanza delle Necessità, dopo l’Ardemonio, perché Draco lo stava portando lì?
«C’è una cosa che non ti ho mai detto» disse il biondo, mentre lo portava con sé «La Stanza è stata distrutta, sì» fece, guardando con un po’ di dolore verso il punto in cui si poteva vedere il muro bruciato, lì dove c’era stata la famosa stanza «Ma non tutto è stato distrutto. Insomma, qualcosa è rimasto e, insieme alla McGranitt, lo abbiamo conservato in un’altra stanza, una specie di ripostiglio» spiegò, portandolo verso una porta che, adesso che ci pensava, Harry non aveva mai visto. Draco la aprì e lo portò dentro, sembrava molto la stanza delle cose nascoste, ma si poteva vedere quanto fosse diversa da quella originale, ne era solo una copia ben fatta.
«Ecco» fece Draco piazzandosi davanti a un'enorme parete coperta «Ricordi quando lo abbiamo visto la prima volta?» domandò, mentre scopriva con un gesto rapido l’enorme Specchio delle Emarb. Harry sussultò, era convinto che fosse andato distrutto nell’incendio, invece era lì davanti a lui e non capiva perché Draco lo avesse portato lì quel giorno.
«Sei senza parole?» chiese il biondo divertito e imbarazzato «Sai, Potter, è strano. Ricordo che mi hai detto, che l’uomo più felice del mondo avrebbe visto solo se stesso».
«Draco…» Harry lo guardò, non capiva le sue parole, così si limitò ad osservare suo marito mettersi dietro di lui e guidarlo lentamente nella posizione esatta davanti allo specchio.
«Vedi, ho un problema, Potter» disse «Per me questo è come uno specchio qualunque», la sua voce era dolce come il miele in quel momento, Harry credeva di potersi sciogliere come neve al sole, solo ascoltando quel suono. Guardò davanti a sé e l’immagine che gli rimandava lo specchio era esattamente lui stretto tra le braccia di Draco che teneva la testa appoggiata sulla sua spalla e sorrideva. Il suo cuore mancò di un battito, non era un desiderio, era la realtà, non era un sogno irraggiungibile. Draco era davvero dietro di lui, lo stava davvero stringendo, aveva davvero la testa sulla sua spalla. «Perché vedo me e te. Esattamente così, adesso. Non… so di non essere una persona romantica o di non dimostrare mai esattamente ciò che provo» disse piano il biondo al suo orecchio facendolo tremare «Ma sono certo di una cosa. Questo specchio non ha mentito la prima volta, desideravo così tanto stare con te che vedevo solo quello. Non sai quanto ci sia stato male, all’epoca. Credevo di non meritarti, credevo che non potessi amarmi. E non mente adesso, perché sono dannatamente felice oggi, qui con te, Harry, che per me questo è solo un semplice specchio» Draco lo fece voltare lentamente verso di lui e lo guardò negli occhi «E ti amo come non ho mai amato nessuno nella mia vita».
Harry non riuscì a rispondere, si sentiva sopraffatto dall’amore, dalla felicità, così gli gettò le braccia al collo, e, alzandosi sulle punte, lo baciò cercando di trasmettergli tutto l’amore che provava per lui.
«Ti amo così tanto, Draco» sussurrò «Voglio andare via, voglio andare a casa e festeggiare solo io e te, Draco, possiamo?» chiese speranzoso, allontanandosi dal suo volto e lo guardò negli occhi «Possiamo?» ripeté.
«Sì, possiamo, adesso ce ne andiamo» promise dandogli un bacio a stampo «Aspettami qui, torno subito» disse velocemente. Harry annuì e Draco corse verso la Sala Grande, intercettò lo sguardo di Hermione che gli sorrise e annuì. Lei fece un gesto a Pansy ed entrambe lo raggiunsero.
«Non c’è bisogno che tu dica altro» affermò lei «Abbiamo preparato una scopa speciale per voi due. Evocala e andate via».
«Aveva ragione Hermione! Siete così prevedibili!» esclamò Pansy.
Draco le abbracciò entrambe ringraziandole per tutto quello che avevano fatto per loro due e le salutò «E congratulazioni, Hermione! Finalmente Lenticchia ci è riuscito a farti la proposta!» esclamò.
«Vattene subito, Furetto e rendi felice il mio migliore amico!»
«Promesso» affermò, baciò di nuovo le guance ad entrambe e corse fuori dalla sala, per raggiungere Harry, mentre le ragazze rientravano nella sala e annunciavano a tutti di seguirle fuori per assistere a uno spettacolo fuori da ogni genere. Nel frattempo, Draco, tornato dal marito, agitò la bacchetta e richiamò la scopa con un Accio, come aveva anticipato Hermione, la scopa arrivò tra le sue dita in pochi secondi.
«Ma che diavolo…?»
«Ce ne andiamo a casa! Scappiamo. Andiamo via da qui» disse sorridendo «Festeggiamo a modo nostro».
«Santo cielo, quanto ti amo» fece tirando un sospiro di sollievo. Entrambi raggiunsero una finestra e Harry la aprì con un Alohomora e a turno salirono a cavallo della scopa.
«Reggiti!» esclamò Draco; il moro non se lo fece ripetere due volte e strinse le braccia attorno ai suoi fianchi e si aggrappò con forza a lui. Draco si siede un leggero slanciò e volò via con Harry, liberando una risata felice, sentendo le braccia del moro attorno i suoi fianchi.
E mentre loro volavano via, ridendo complici e felici di essere liberi, dal cortile tutti gli invitati osservavano la scena, Hermione e Pansy pronunciarono un incantesimo e dalla coda della scopa esplose una scia di colori che recitava: Just Married. Quando Harry e Draco avrebbero visto quella foto su tutti i giornali del mondo magico, avrebbero tentato di uccidere le proprie migliori amiche, ma decisamente importava poco e niente in quel momento, perché erano insieme e stavano volando via, verso il loro futuro e non avevano più paura di esso, perché sapevano che qualunque cosa fosse accaduta, qualunque problema avessero avuto, l’avrebbero affrontato sostenendosi l’un l’altro, come avevano fatto fino a quel momento, insieme.
 




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Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.

Hola people! Eccoci con il 19esimo capitolo. Non so spiegarvi bene come mi sento, in questo momento. So che la settimana prossima pubblicherò l’epilogo e già mi sento triste per i miei bambini. Si sono sposati, alla fine li ho fatti sposare, in un capitolo colmo di lacrime, ricordi, pippe mentali, gioie e scope incantate. Non ho idea di come funzionino i matrimoni nel mondo magico, quindi ho supposto che potesse andare così, spero che non disturbi nessuno questa scelta!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che vi abbia emozionato, come ha emozionato me scriverlo.
Vi saluterò per bene settimana prossima, ma sappiate che voi che avete seguito la storia, mi avete dato un supporto che non potete neanche immaginare. Vi ringrazio dal profondo del cuore.
Ringrazio Eevaa e lilyy, che hanno recensito lo scorso capitolo, ringrazio chiunque abbia speso un click per leggerla. Ringrazio chiunque l’abbia aggiunta alle preferite/seguite/ricordate.
Ma non saluteremo per sempre questa storia, ho ancora l’epilogo da pubblicare, può accadere di tutto. Ma davvero di tutto. *musichetta di tensione* (no, nessun personaggio verrà maltrattato/ucciso nell’epilogo, non sono così cattiva, anche se ci sono andata vicino… vicinissimo *fischietta*)
Anyway, vi do per l’ultima volta appuntamento alla prossima settimana, ci si becca con l’epilogo, my dears.
See you soon!
 
Fatto il misfatto.

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Capitolo 20
*** 20. Ever, ever after. ***


Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, meritavano di meglio, quindi ho deciso di dargli io ciò che meritavano; ma non ci guadagno nulla da tutto ciò, niente è finalizzato ad offendere qualcuno (solo a dare loro il finale che piace a me :D) e io ci perdo solo la faccia con queste cose.

Avviso: I personaggi tendono ad essere OOC (soprattutto Draco con l’andare avanti della storia, perché subisce un cambiamento radicale) tutti loro sono basati sui miei headcanon!

Nota bene: La storia parte dal sesto anno, tenendo conto di alcuni avvenimenti accaduti fino al quinto, in seguito proseguirà con alcuni riferimenti al settimo libro, tuttavia gli avvenimenti sono anacronistici rispetto ai libri.

Enjoy the show!


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Twist of Fate

Epilogo: Ever ever after




Erano passati dieci anni dalla fine della guerra contro Voldemort ed erano passati otto anni dal matrimonio del secolo per il mondo magico. Harry e Draco continuavano ad essere felici e ad amarsi come il primo giorno, vivevano a Grimmauld Place, insieme a Narcissa, la quale, dopo essere uscita da Azkaban, non aveva voluto saperne nulla di tornare in quel tetro castello da sola, senza il figlio. Il Malfoy Manor era stato venduto e lei si era trasferita a casa di Harry e Draco, in attesa di trovare un altro posto in cui vivere. Non lo aveva mai trovato, perché in quel periodo trascorso lì, aveva recuperato il rapporto con il figlio, costruendone uno in cui non riusciva a smettere di dimostrargli il suo amore. Era cambiata tanto, Draco lo aveva notato e anche Harry aveva capito quanto si sentisse sola. Andava spesso a trovare Lucius, sperando di poter chiarire con lui, accompagnata da Nymphadora – si era riappacificata anche con lei e con Andromeda – e solo dopo un anno di visite, Lucius si era degnato di parlarle di nuovo. Alla fine, Harry e Draco avevano deciso di permetterle di restare a Grimmauld Place con loro, non avevano avuto il coraggio di farla andare via, soprattutto Draco, che non sopportava vedere sua madre soffrire così tanto; Kreacher era tornato per mettersi al servizio della sua signora, una vera Black, aveva detto, ma era adeguatamente pagato per i suoi servizi, così come tutti gli elfi domestici – alla fine, Hermione e il suo CREPA avevano vinto. La donna non era per niente invadente nella vita di coppia dei due ragazzi, che non avvertivano minimamente la “pressione” di convivere con lei. Adoravano la sua compagnia, soprattutto Draco. Harry non poteva che essere felice di vedere suo marito così allegro e sereno. Felpato era ancora il loro migliore amico, aveva preso come cuccia il divano del salotto e spesso non permetteva a nessuno di sedersi su, era diventato davvero enorme, ma era sempre un cucciolo per loro.
Assidui frequentatori di casa Malfoy-Potter erano i loro amici, che spesso si trattenevano per il pranzo e anche per la cena; Ron ed Hermione si erano sposati due anni dopo il matrimonio di Harry e Draco, avevano avuto una bambina, Rose, che attualmente aveva tre anni e un bambino, Hugo, che ne aveva uno; Harry era stato il padrino della prima, Draco del secondo (e anche se non lo ammetteva, il biondo aveva un debole per quel bambino, visto il numero esagerato di dolcetti e giocattoli che gli regalava). Neville e Blaise convivevano fin dalla fine della guerra e avevano adottato un bambino, Chris, rimasto orfano durante la guerra, il quale aveva iniziato a frequentare Hogwarts quell’anno (era stato smistato in Tassorosso, aveva frequentato Hogwarts con Victoire e Teddy, con i quali aveva stretto amicizia e tutti erano stati felici di quel nuovo trio).
Anche Pansy e Theo si erano sposati, quasi nello stesso periodo di Ron ed Hermione, non avevano avuto subito dei bambini, infatti lei era incinta e avrebbe partorito entro poche settimane. Blaise e Draco si erano già proposti come padrini dei nascituri. Inoltre Ron era riuscito ad entrare nel corpo degli Auror e aveva fatto carriera insieme a Theo, Hermione e Pansy avevano studiato insieme per diventare guaritrici, Harry era diventato un allenatore di Quidditch e lavorava per una squadra locale e non era costretto a lunghe trasferte. Draco invece si era specializzato e aveva fatto delle pozioni la sua vita, lavorava al dipartimento del Ministero che si occupava della ricerca in quel campo, collaborava con gli Auror e spesso si era ritrovato a lavorare accanto a Ron – e non erano mancate frecciatine tra di loro – inoltre, spesso collaborava anche con il San Mungo, infine Blaise, dopo aver fallito il suo esame per diventare Auror, si era unito a Draco, si era specializzato anche lui in Pozioni e collaborava spesso con l’amico.
La loro vita era cambiata di netto, dopo la guerra e dopo il loro matrimonio, anche loro avevano una prole, composta da due piccole pesti: James, tre anni e Scorpius, sei mesi.
Dopo qualche anno di felice matrimonio, di viaggi in giro per il mondo nei periodi di ferie, di estati all’insegna del divertimento, entrambi avevano espresso il desiderio di avere un figlio. Avevano preso in considerazione l’adozione e la gravidanza surrogata, ma poi Draco, consultandosi con alcuni suoi colleghi pozionisti e alcuni guaritori del San Mungo, aveva lavorato a una pozione gestante, che permetteva a chiunque di poter avere figli, anche agli uomini – se avesse funzionato, avrebbero potuto risolvere anche il problema della sterilità, ma su quello ci avrebbe lavorato ancora; ne aveva parlato anche con Severus e quando gli aveva comunicato che la sua invenzione avesse dato i primi risultati, il suo ex professore di pozioni era stato più che d’accordo a dare il suo contributo per migliorarla.
Dopo un anno di esperimenti e di test, la pozione aveva dato buoni risultati e Draco era stato il primo a provarla (non voleva che Harry rischiasse di morire per quello, anche se non gli aveva esposto completamente tutti i rischi, perché era certo che il suo adorabile marito Grifondoro l’avrebbe distolto dal suo intento). Dopo i primi tentativi falliti, aveva funzionato e avevano concepito un figlio. Se non avesse già saputo che suo marito era l’uomo perfetto, l’avrebbe capito sicuramente durante la gravidanza. Harry era costantemente intorno a lui, si preoccupava, gli massaggiava i piedi quando diventarono troppo gonfi, assecondava tutte le sue voglie strane e molto più di questo. Gli era sempre rimasto accanto amorevolmente e con pazienza, soprattutto perché verso il settimo mese di gravidanza, Draco era diventato isterico e aveva gli ormoni così impazziti che Ron (insieme a tutto il Ministero) lo aveva costretto a prendere un periodo di riposo e questo era stato la salvezza di molte anime. Dopo due mesi da quell’avvenimento, era nato il loro primogenito, James Sirius Potter. Entrambi i genitori erano convinti che sarebbe stato identico a Draco, invece no, era la fotocopia spiccicata di Harry. Draco si disse che doveva esserci qualcosa di profondamente sbagliato nella genetica e che qualcuno doveva avergli tirato un brutto scherzo, però aveva amato quel bambino con tutto il suo cuore nel momento esatto in cui lo aveva preso tra le braccia, le somiglianze tra James e Harry, tuttavia si fermavano all’aspetto fisico. Il piccolo marmocchio all’età di tre anni già si comportava da perfetta piccola serpe e Draco gongolava ogni volta che Harry rischiava di impazzire con lui, soprattutto da quando aveva imparato a camminare e spesso cercava di salire in groppa a Felpato, pensando fosse un cavallo. A volte quel bambino era un incubo, ma Harry era pazzo di lui. Lo amava con ogni fibra del suo essere. Narcissa si era innamorata follemente del nipotino e da quando era diventata nonna, era cambiata ancor di più, era quasi irriconoscibile, aveva preso a viziarlo non solo con regali e simili, ma anche a livello di coccole. Una volta, Draco l’aveva vista addirittura leggere al bambino un libro di favole.
E poi, due anni dopo la nascita di James, folli come solo loro potevano esserlo, avevano deciso di avere un altro bambino ed era stato Harry a prendere la pozione quella volta. Draco ne era stato felicissimo e aveva espresso la sua gioia in ogni modo possibile, portando a casa giocattoli e tutti i tipi di rifornimenti che potevano servire, ma soprattutto dimostrando di essere un marito presente e amorevole, tornava prima a casa dal lavoro, si occupava di James, tentava di cucinare – per fortuna avevano l’aiuto di Kreacher per questo – suscitando anche le invidie delle loro migliori amiche.
Nove mesi dopo, era nato il loro secondogenito: Scorpius Henry Potter e, sempre perché la genetica era contro di loro, stavolta era identico a Draco. Harry amò suo marito ancora di più, perché Draco era stato così premuroso con lui che non aveva per niente sentito il peso della gravidanza, anche se ad un certo punto era diventato così grosso e così sensibile a causa degli ormoni, che si ritrovava a piagnucolare ogni volta che si guardava nello specchio; il biondo, in quei momenti, arrivava e lo abbracciava da dietro, gli accarezzava la pancia e le curve di troppo, dicendogli che era perfetto così, che non gli importava e poi lo baciava con dolcezza. Si era preso cura di James, quando lui era troppo stanco per farlo o non riusciva ad alzarsi dal letto a causa dei dolori che aveva. Quando Scorpius era nato, poi, Harry era rimasto bloccato a letto per una piccola complicanza durante il parto e suo marito si era dimostrato attento anche in quello, aveva preso un periodo di congedo parentale dal lavoro ed era rimasto a casa per prendersi cura dei bambini e del marito; davvero, i primi mesi erano stati un inferno, Harry non sapeva come avrebbe fatto, se non ci fosse stato Draco, sarebbe impazzito molto probabilmente. Anche Hermione e Pansy li avevano aiutati tantissimo e Narcissa era sempre stata presente. Si era presa cura dei bambini quando Draco, per forza di cose, era stato costretto ad andare a lavorare per questioni urgenti. Inoltre contavano su un aiuto d’eccellenza, un babysitter fantastico: Dobby, regolarmente pagato per i suoi servigi, era felice di aiutare i suoi amici Harry e Draco Potter con i bambini, signore! – lasciare i bambini con Dobby era facile, perché entrambi avrebbero affidato a quell’elfo la loro stessa vita. E Dobby era impeccabile, non solo faceva in modo che fossero accuditi, ma teneva sempre a bada James e il suo caratterino ribelle. Scorpius aveva un carattere molto più mite, rispetto al fratello maggiore, era sempre molto calmo e anche da piccolissimo non piangeva quanto il maggiore.
Dopo sette mesi dalla nascita di Scorpius, Harry era ancora in congedo parentale, ma stava molto meglio, Draco era tornato al lavoro da un mese; si trovava sul tappeto enorme del salotto, con il più piccolo appoggiato sul petto che sonnecchiava, James che giocava con il suo furetto bianco di peluche accanto a lui e Felpato ai suoi piedi che ronfava, osservando comunque la situazione, si sentiva la persona più felice del mondo. Quando Draco tornò a casa, spuntando dal camino in tutta la sua bellezza, Harry sorrise guardandolo. Adorava guardarlo, soprattutto quando il suo adorabile marito tornava dal lavoro e salutava prima il bambino che gli correva incontro e poi lo raggiungeva. Scorpius riposava pacificamente sul suo grembo, era stata una giornata un po’ difficile tra i capricci di James perché la sua nonnina non era in casa e le coliche di Scorpius, era sollevato che Draco fosse tornato, i bambini si erano calmati solo da poco. Felpato fu il primo a raggiungerlo scodinzolando, Draco gli riservò un paio di carezze affettuose e gli diede un biscottino, come al solito, e il cane tornò ad accucciarsi ai piedi di Harry, dopo aver sbuffato dal naso con soddisfazione.
«Dada!» esclamò il piccolo James, mettendosi in piedi, dimenticando il giocattolo per correre tra le braccia del padre.
«Ehi, il mio piccolo ometto, vieni qui!» esclamò il biondo sorridendo, lasciando cadere la sua valigetta per terra, poi fece un paio di passi e prese il figlio tra le braccia, lo fece dondolare un po’ e gli stampò un bacio sulla paffuta guancia «Papà ti ha portato una cosa, vuoi vedere?»
«Ti! Ti!» esclamò il bambino, agitando le sue piccole braccia verso l’aria. Draco ridacchiò e tenendolo in braccio, fece levitare la sua valigetta verso di lui, da essa estrasse un peluche a forma di drago. James esultò e lo prese subito tra le mani, strapazzandolo un po’, poi si divincolò dalla presa del padre, il quale lo lasciò andare solo dopo avergli dato un altro bacio. Il bambino corse da Harry e gli mostrò il giocattolo nuovo, prima di mettersi a giocare con il suo drago nuovo e il suo furetto di peluche. A quel punto, Draco si avvicinò al marito che guardava la scena sorridendo. Harry amava Draco anche per quello, era un padre premuroso e affettuoso, non avrebbe potuto chiedere un uomo migliore di lui accanto a sé.
«Ciao, amore» fece il moro dal pavimento, accarezzando la schiena di Scorpius. Draco si abbassò su di loro e stampò un bacio sulle labbra del marito e uno sulla testa del bambino. Lo guardò intensamente per un momento e sorrise dolcemente.
«Ciao Harry» sussurrò «Mi siete mancati oggi».
«Anche tu» mormorò il moro «Sono felice che tu sia qui» disse «Oggi è stata una giornata assurda».
«Sono qui adesso, tranquillo» gli disse con dolcezza «Come ti senti?» chiese.
«Molto meglio» rispose Harry «Sono solo un po’ stanco, tua madre e Molly sono andate insieme non so dove, a fare non so cosa. Penso che c’entri qualcosa il compleanno di Rose» raccontò «James ha fatto un po’ di capricci e Scorpius non la smetteva di piangere a causa delle coliche» sospirò, Draco si sedette sul divano e gli massaggiò delicatamente i capelli «Hermione è stata qui, ha controllato sia me sia lui, dice che stiamo bene, sai che mi fido solo di lei per questo genere di cose, e anche Pansy è venuta. Ci tiene a farti sapere che i tuoi nipotini la fanno sembrare una balena. Theo mi è sembrato disperato quando è venuto a riprenderla».
Draco ridacchiò, immaginando la scena. Theodore Nott era un povero martire accanto a Pansy, vittima delle sue crisi isteriche e dei suoi continui lamenti, riguardanti la sua condizione di gestante… sono una balena! – era la sua parola d’ordine, infatti non mancava poi molto al parto.
«Immagino… povero Theo. Devo invitarlo a prendere una birra con noi, una di queste sere» Harry ridacchiò e sbadigliò «Vuoi dare Scorpius a me e fare un pisolino?» gli chiese poi con dolcezza.
«Dorme, in realtà, ma ti sarei grato, se mi aiutassi a metterlo nella culla».
«Ma certo» replicò Draco, si alzò dal suo posto e prese il figlio dalle braccia del marito, portandoselo dolcemente al petto. Il bambino gli somigliava davvero tanto, quasi quanto James somigliava a Harry. Draco lo strinse dolcemente, sotto gli occhi attenti e innamorati di Harry, e gli diede un piccolo bacio sulla fronte, prima di portarlo al piano di sopra, per metterlo nella sua culletta. Lo osservò dormire per qualche istante e sorrise, era davvero fortunato, aveva una famiglia meravigliosa, degli amici fantastici e sua madre era una nonna perfetta. Non aveva contatti con suo padre fin da quell’ultima volta in cui si erano visti e per lui era meglio così.
Quando ritornò nella sala, Harry era davanti a lui, con un’espressione colpevole. Riuscì solo a vedere Dobby portare James nella sua cameretta, prima di capire. Harry teneva tra le mani una lettera e sembrava averla letta, la busta era aperta lungo il lato e l’espressione del moro la diceva lunga: non sapeva nascondere le cose neanche sotto tortura.
«Che hai?» gli chiese.
«Io ecco… oggi è venuta anche Tonks, voleva salutare i bambini e…» disse piano, Draco annuì, ma non parlò «Mi ha dato questa per te. E… beh, volevo essere, sai, sicuro che non fosse niente di male… per proteggerti. Non volevo ficcare il naso…» farfugliò, si sentiva un vero idiota, ma proteggere suo marito e i suoi figli era la sua prerogativa, quando Dora gli aveva lasciato la lettera, dicendo che fosse per Draco – non crederai mai chi ha scritto a Draco! Lucius! – Harry aveva aperto la lettera e l’aveva letta. Non aveva potuto farne a meno, anche se erano passati anni, sapeva che l’argomento “Lucius” fosse ancora un tabù in casa e che ferisse ancora, profondamente, Draco.
«Harry?»
«Tuo padre ti ha scritto una lettera» disse tutto d’un fiato, Draco spalancò gli occhi «Ma… Draco, temevo che ti avesse scritto cose orribili, invece…» gliela porse, sospirando «Mi dispiace aver violato la tua privacy, ma…»
«Harry» lo bloccò, prendendogli il volto tra le mani «Non sono arrabbiato, hai fatto bene. Probabilmente l’avrei gettata senza neanche averla letta».
«Leggila» gli suggerì Harry «Sono certo che non te ne pentirai» disse mettendogliela tra le mani, gli diede un leggero bacio sulle labbra e poi si eclissò, dirigendosi in cucina per apparecchiare. Sapeva che Draco avesse bisogno del suo spazio e del suo tempo per affrontare una cosa tanto difficile. Ma sapeva anche che sarebbe stato felice di quella lettera.
Erano passati nove anni, ma alla fine Lucius era riuscito a superare l’ostilità verso il figlio.
Draco si sedette sul divano, con le dita che tremavano e aprì la lettera quasi esitante.
Caro Draco,
Non so se leggerai questa lettera, ma mi auguro di sì. L’ultima volta che ci siamo visti, le cose non sono andate nel modo giusto, so di essere stato orribile con te quel giorno. E so anche di esserlo stato per tutta la tua vita, solo adesso mi rendo conto dell’errore che ho commesso, accecato dal desiderio di potere e dalla malvagità.
La verità, Draco, è che lo stare chiuso ogni giorno in questa cella, mi fa riflettere continuamente sul mio passato. Tua madre viene spesso a farmi visita, mi ha parlato tantissimo di te.
So che sei diventato un pozionista e che lavori al Ministero, ho saputo dei tuoi ottimi risultati nel campo della ricerca… Sono davvero felice per te e sono fiero dei traguardi che stai raggiungendo.
Mi dispiace se la mia grafia risulta un po’ malferma, il freddo e l’umidità di questa cella non aiutano la mia avanzata età, ma riconosco che se sono qui, è solo ed unicamente per colpa mia, per colpa del mostro che ero diventato.
Nove anni fa, mi hai chiesto se mi pentivo delle mie azioni, se mi pentivo di non aver pensato a te. Sì, mi pento profondamente di chi ero diventato, di ciò che ho fatto, ma soprattutto di ciò che ho fatto a te. Ho torturato il mio stesso figlio, io che avrei dovuto proteggerti in quanto tuo padre.
Sono profondamente dispiaciuto per quello che è accaduto, ma la guerra è guerra e… mi conosci, ho sempre seguito solo le mie idee. Mi sto rendendo conto adesso dei miei sbagli.
Tua madre è così fiera di te, e lo sono anche io. Sono orgoglioso dell’uomo che sei diventato, del padre che sei diventato. Ho visto una foto dei tuoi bambini, tua madre me l'ha mostrata l’ultima volta che è stata qui. Sono meravigliosi, il più piccolo ti somiglia tantissimo, è un vero Malfoy. Spero che tu non faccia i miei stessi errori con loro.
Non mi importa di chi sia tuo marito o che i tuoi figli non siano puri, sappilo. Adesso, queste cose non sono più importanti. Ho un’unica richiesta da farti: vorrei vederti, almeno un’ultima volta, per poterti dire queste cose di persona e non per lettera, voglio poterti guardare negli occhi e dirti che sono fiero di te e che mi dispiace essere stato un pessimo padre. Mi dispiace averti lasciato in balia di un mostro, da solo. Mi dispiace averti detto quelle cose così cattive e velenose, durante il nostro ultimo incontro. Non posso dirti che non le pensavo, perché all’epoca la mia mente era ancora accecata e corrotta da quegli ideali pieni di crudeltà. Lo pensavo, ma me ne pento profondamente. So di chiederti molto, ma mi piacerebbe davvero incontrarti, quando te la sentirai, sarò qui, e ti dirò di persona che mi dispiace e che sono fiero che tu sia diverso da me, che tu sia un uomo migliore di quanto non lo sia mai stato io. Ti auguro di essere un padre migliore di me.
Ti saluto, figlio mio, spero che leggerai le mie parole e un giorno, lontano da questo, tu possa perdonarmi.
Tuo padre, Lucius.”
Draco dovette rileggere quelle parole più di una volta, a causa delle lacrime che scivolavano rapide sul suo viso. Non si era accorto di aver iniziato a piangere. Si passò una mano sul viso e un piccolo singhiozzo sfuggì dalle sue labbra, singhiozzo che richiamò il marito dalla stanza accanto, che lo raggiunse e senza dire una parola, avvolse le braccia attorno alle sue spalle, per stringerlo.
«T-Tu l’hai letta…» mormorò Draco piangendo, l’altro annuì «C-Come può…? Adesso…?»
«Shhh, non piangere» Harry gli accarezzò il fianco gentilmente, per calmarlo, Draco affondò il volto contro la sua spalla e pianse ancora. L’altro lo tenne stretto, per sostenerlo, lasciando che sfogasse tutto ciò che stava provando in quel momento. Aveva letto la lettera di Lucius, ed era stata toccante anche per lui, poteva solo immaginare come si sentisse Draco in quel momento. Si limitò a tenerlo stretto, mentre il biondo metabolizzava ciò che era davvero accaduto. Rifletteva su ciò che aveva letto e ciò che aveva vissuto fino a quel giorno.
Ci erano voluti mesi interi, prima che venisse a patto con le parole dure e cattive che gli aveva rivolto Lucius l’ultima volta, aveva persino litigato con Harry più di una volta sull’argomento, ne aveva parlato anche con sua madre, ma alla fine si era fatto una ragione di ciò che era accaduto e per anni aveva considerato suo padre come morto. Era strano ritrovarsi a maneggiare una lettera simile, nove anni dopo. Erano le cose che avrebbe voluto sentirsi dire nove anni prima, adesso sembravano prive di significato, anche se in cuor suo, sapeva di averne sempre avuto bisogno. Draco si scrollò Harry di dosso e si alzò in piedi; senza dire una parola, raggiunse il piano di sopra salendo le scale a due a due e raggiunse la stanza di James. Aveva un bisogno quasi fisiologico di guardare suo figlio e stringerlo, di sentire il suo dolce profumo di borotalco e tenerlo stretto. A volte, quando era più duro con lui, si sentiva mortalmente in colpa, non voleva somigliare a suo padre in niente.
«Dada!» esclamò il bambino vedendolo e allungando le braccia verso di lui. Draco lo guardò per un momento e prese un profondo respiro, prima di muoversi verso di lui. Dobby lo teneva in braccio e cercava di farlo addormentare, ma ormai James era sveglio e lontano dal voler dormire. Draco raggiunse il bambino e lo prese dalle piccole braccia dell’elfo e gli sorrise con tranquillità. «È tutto okay, Dobby, ci penso io».
«Va bene, signore!» esclamò, sparendo con uno schiocco di dita. Draco rimase a guardare suo figlio, lo cullò dolcemente e lo osservò attentamente. Le piccole manine stringevano il suo peluche, e con quegli occhioni enormi e verdi, così simili a quelli di Harry, lo fissava attentamente, con un sorrisetto sul volto, una specie di piccolo ghigno, esattamente come il suo. Era identico a Harry, ma aveva anche molte delle sue caratteristiche, come un piccolo neo sul collo, proprio come lui.
«James, ti prometto che sarò un buon padre per te e per tuo fratello» disse in un sussurro «Te lo giuro, piccolo» disse piano, stringendolo al suo petto «Non permetterò a nessun mago oscuro di tormentare la vostra vita, non sarò il vostro tormento e quando sarete grandi, sarò fiero di voi, qualunque cosa scegliate di fare» continuò «Ti voglio bene».
Lo cullò fino a che non si addormentò placidamente e lo mise sul suo lettino, rimboccandogli le coperte e dandogli un bacio sulla fronte; suo padre non compiva mai gesti dolci nei suoi confronti. Improvvisamente, si sentì abbracciare da dietro e il mento di Harry si posò sulla sua spalla. Il moro lo tenne per diversi minuti stretto a sé e poi «Tu non sei, né sarai mai come Lucius, Draco» gli disse all’orecchio in un sussurro dolcissimo. Draco rabbrividì e si rilassò tra le sue braccia, annuendo. Il supporto di Harry sempre al suo fianco, era la cosa che più di tutte lo aveva aiutato a venire a patti con il fatto di essere stato solo una delusione per suo padre. Avrebbe mentito a se stesso, Draco, se non avesse ammesso che in fondo al suo cuore, aveva sempre sperato che suo padre potesse capire le ragioni che lo avevano spinto a tradire la famiglia. E dentro al suo cuore, adesso, sentiva di essere davvero completo, come se un enorme peso che aveva sul cuore, fosse sparito. Non ne aveva sentito il peso e la consistenza fino a che non aveva letto la lettera di Lucius e le parole di Harry, in quel momento, furono un puro balsamo per le sue orecchie. Non sarebbe mai stato come suo padre.
«Lo so» affermò con sicurezza, guardando il bambino con amore, poi si rigirò tra le braccia del moro e lo guardò negli occhi «Non posso essere come lui, perché ho te al mio fianco, perché amo i nostri figli e non farei mai vivere a loro ciò che ho vissuto io».
Harry gli sorrise e lo strinse forte a sé «Ti amo così tanto, Draco» sussurrò al suo orecchio.
«So anche questo» ribatté il biondo, baciandogli delicatamente la guancia «Ti amo anche io» sussurrò, prima di baciarlo con tenerezza, prendendogli il viso tra le mani. Il bacio che si scambiarono fu dolce e lento, ad occhi chiusi. Ad Harry per un momento sembrò di tornare ragazzino, a quando lui e Draco avevano solo sedici anni e iniziavano a scoprire l’amore. Sorrise contro le sue labbra, prima di approfondire il bacio, rendendolo un po’ più passionale.
«Non davanti al bambino» mormorò il biondo contro la sua bocca, divertito, scostando il marito da sé «Forza, andiamo da Scorpius, ho bisogno di stringere anche lui».
«D’accordo, romanticone, andiamo» scherzò Harry. Draco ridacchiò, mentre insieme raggiungevano la loro camera da letto, dove il piccolo Scorpius dormiva nella sua culletta. Il biondo si avvicinò alla culla e lo guardò sorridendo, il bambino dormiva placidamente in posizione fetale e con il pollice in bocca.
«È il bambino più bello del mondo» mormorò Draco, allungando una mano verso di lui e accarezzandogli la testa, non lo prese in braccio solo per paura di svegliarlo, ma restò lì ad accarezzarlo per diversi minuti. «Lo prometto anche a te, piccolo» sussurrò «Farò di tutto per essere un buon padre, per non farti mancare nulla e per non farti soffrire. Amo te e tuo fratello con tutto il cuore» disse con la voce rotta. Harry non riuscì ad evitarsi di commuoversi davanti a tanta dolcezza e si avvicinò al marito in fretta, stringendolo a sé con forza. Non dissero niente, si limitarono a stringersi con forza e bisogno, mentre Draco sfogava le sue ultime lacrime contro la spalla del marito. Era un po’ sopraffatto da tutto, ma grato di avere Harry al suo fianco. Insieme, avrebbero superato anche quell’ennesima prova.
 
Due settimane dopo aver ricevuto la lettera, Draco non aveva ancora deciso cosa fare con suo padre. Aveva parlato a lungo con sua madre, lei gli aveva suggerito di andare da lui, perché si era resa conto che fosse cambiato davvero. In cuor suo, Draco lo aveva perdonato anni addietro, ma, adesso, che si ritrovava scritto nero su bianco ciò che avrebbe voluto sentirsi dire nove anni prima… non sapeva cosa fare. Harry non ne parlava, sosteneva che dovesse decidere lui, ma gli aveva promesso che gli sarebbe stato accanto in qualunque caso. Era bloccato, l’ultima volta che era stato ad Azkaban e aveva avuto un confronto con suo padre si era ritrovato a fare i conti con i suoi insulti, le sue insinuazioni. Aveva creduto per settimane di essere un errore e anche la sua relazione con Harry aveva vacillato. Ovviamente il suo adorabile marito quella volta gli era stato accanto e lo aveva aiutato ad uscire da quella situazione… ma adesso era combattuto. Da una parte temeva che andare lì, potesse riportare alla sua mente orrendi ricordi, dall’altra… aspettava una riconciliazione con Lucius da nove anni, forse avrebbe dovuto scegliere di farlo, andare da lui e parlargli. Ma era bloccato nel suo timore.
Era in cucina, davanti a un bicchiere di whisky incendiario e faceva girare il liquido nel bicchiere con fare pensieroso, quando Harry lo raggiunse in cucina e si sedette accanto a lui. Aveva parlato con sua madre durante la cena, lei gli aveva assicurato di averlo visto davvero dispiaciuto e proteso a un confronto, Draco aveva promesso che ci avrebbe pensato, ma… era ancora confuso.
«Ahia, quando prendi il whisky sono problemi seri» osservò il marito, mettendogli una mano sul ginocchio «Ricordi la prima volta che ci siamo ubriacati insieme?» chiese.
«Oh sì. Eri un disastro» rispose il biondo, chiudendo gli occhi e fermando il movimento circolare del suo polso, ricordando quel giorno di tanti anni prima, come se fosse stato il giorno precedente «L’Halloween più divertente della mia vita, abbiamo bevuto così tanto che non ho idea di come facciamo a ricordarlo ancora…»
«Fu una bella serata, tu fosti l’unico a starmi vicino, a capire che ero triste». Draco sorrise appena, ricordando quella sera, si erano ritrovati a fare una gara di bevuta e ad urlare cose senza senso alla stanza vuota. Ma ricordava anche un’altra cosa: si erano addormentati insieme e si erano avvicinati durante la notte, il giorno dopo le loro dita erano dolcemente intrecciate. Aveva iniziato a sospettare di provare qualcosa per lui, quella notte. «Mi viene sempre tristezza a Halloween» aggiunse.
«Per i tuoi genitori» sussurrò Draco. L’altro annuì, stringendogli un po’ il ginocchio.
«Sai? Se avessi un modo per vederli ancora, lo sfrutterei» affermò, alla fine, Harry. Draco tacque, riprendendo a far girare il liquore nel suo bicchiere, osservando il piccolo vortice che si formava nel liquido, sapeva bene dove Harry volesse andare a parare, ma… forse voleva farglielo fare, voleva sentirsi dire qualcosa del genere, e chi meglio di Harry Potter, il suo fastidioso marito orfano, poteva dirgli esattamente ciò di cui aveva bisogno in quel momento?
 «Amore, pensi ancora a tuo padre, vero?» chiese il moro dolcemente. Il biondo annuì, senza parlare. «Capisco… non devi andare, se non vuoi, lo sai? Nessuno si aspetta che tu vada».
Draco sospirò e fermò il movimento del suo polso, appoggiando il bicchiere sul tavolo. «E se volessi andare?»
«Beh, chi ti darebbe torto? Aspetti di riappacificarti con lui fin da dopo la guerra» rispose il moro con una scrollata di spalle «Ti ho visto stare male, quando lui ti ha detto quelle cose. Hai sempre sperato che lui capisse i motivi che ti avevano spinto ad agire come hai agito» disse «Pensa che finalmente hai l’occasione di spiegargli tutto». Draco non rispose alle sue parole, si limitò a bere tutto d’un fiato il contenuto del suo bicchiere. Harry tacque e gli strinse il ginocchio in una stretta dolce, confortevole.
«Tu odi Lucius» disse il biondo, dopo un po’, con la voce che tremava «Come fai a dire questo?»
«Conosci già la risposta, Dray» mormorò piano, accarezzandogli la gamba «Perché amo te, idiota. Io ti direi di non andare, santo cielo, quell'uomo ha tentato di ucciderci e l’ultima volta che sei stato lì, ci ho messo un mese a raccogliere i pezzi del tuo cuore, ma è tuo padre, l'hai detto anche tu, ricordi?» Draco annuì «Stavolta… penso che andrà in modo diverso».
«Perché lo pensi?» si ritrovò a chiedere il biondo, con la voce che tremava leggermente.
«Ho una buona sensazione» rispose con calma il moro «E poi, lo sai, tua madre non ti avrebbe mai suggerito di andare, se non fosse stata sicura della sincerità di Lucius».
«Ho il terrore che accada di nuovo ciò che è accaduto nove anni fa» ammise finalmente ad alta voce. Solo Harry riusciva a fargli ammettere ciò che cercava di negare persino a se stesso. Harry riusciva sempre, sempre, a fargli esporre le sue paure più nascoste, i suoi sentimenti più intimi. «Hai messo del Veritaserum nel mio whisky, vero?» chiese il biondo.
«Nah, sai che non so prepararlo e Piton non mi permetterebbe mai di accedere alle sue scorte private» Draco rise per la battuta e sospirò, sentendo una parte della sua tensione scivolare via. Aver ammesso ciò che lo tormentava, lo aveva tranquillizzato. Sapeva che con Harry, a quel punto, avrebbe trovato una soluzione.
«Se ci vuoi andare» disse, infatti, il moro con sicurezza «Io sarò al tuo fianco. Sempre» promise «E se dovesse accadere qualcosa di spiacevole… beh, tuo padre sarà il secondo mago a conoscermi veramente arrabbiato, dopo Voldemort» affermò risoluto «Niente e nessuno mi impedirà di lanciargli una maledizione, stavolta».
Draco si fece più vicino al moro e appoggiò la testa sulla sua spalla, un piccolo sorrisetto increspava le sue labbra. «Cosa ho fatto per meritare un marito come te?» sussurrò piano chiudendo gli occhi. Harry non rispose, Draco conosceva la risposta a quella domanda, così si limitò a dargli un piccolo bacio tra i capelli, cingendogli le spalle con le braccia «Me lo prometti?»
«Sì, amore mio, non ti lascerò mai da solo» promise.
Draco sorrise ad occhi chiusi e gli diede un bacio sul collo, leggero come una piuma «Grazie».
 
§§§
 
Azkaban era tetra e fredda come la ricordava, eppure quando l'Auror incaricato lo accompagnò verso la cella di suo padre, Draco si sentì strano. Non era la prima volta che andava lì, era stato diverse volte da sua madre, negli anni in cui era stata incarcerata, era andato lì quando l’avevano scarcerata, ma adesso quella freddezza sembrava entrargli fin dentro alle ossa, come se i dissennatori fossero ancora lì. Rabbrividì e Harry, al suo fianco, gli strinse un braccio attorno ai fianchi con fare amorevole. «Andrà tutto bene» sussurrò al suo orecchio. Il biondo era un po’ reticente, non sapeva cosa pensare, sapeva solo di essere estremamente agitato, pensava ai bambini che erano rimasti con Hermione, Pansy e sua madre, pensava a come sarebbe andata con suo padre e temeva di reagire come aveva reagito nove anni prima. Non voleva che il suo dolore si riversasse anche sui bambini, com’era successo con Harry, dopo il primo colloquio con Lucius. Ma perché aveva accettato? Avrebbe dovuto ignorare quella lettera ed impedire che suo marito lo convincesse a fare una cosa del genere. Forse non era davvero pronto ad incontrare suo padre, anche se ormai aveva quasi trent’anni e due figli, non era pronto a rivedere Lucius, l’aveva completamente cancellato dalla sua vita, poi era arrivata quella lettera e aveva messo tutto in discussione. Credeva di aver raggiunto un equilibrio sulla questione, invece si sentiva di nuovo un ragazzo di diciannove anni che era andato lì, per far capire a suo padre i motivi, per cui aveva tradito la famiglia, schierandosi dalla parte del nemico ma che si era solo sentito giudicato dall’uomo. Adesso ne aveva ventinove ed era spaventato dalla reazione dell’uomo.
Prima di raggiungere la cella, si fermò e prese un respiro profondo, la lettera di Lucius l’aveva commosso e Harry era stato meraviglioso con lui, come sempre. Nella peggiore delle ipotesi, aveva un marito fantastico al suo fianco, due figli meravigliosi che amava con tutto il suo cuore e sua madre, che aveva dimostrato ampiamente di volergli bene.
«Amore, stai bene?» chiese Harry «Se non te la senti andiamo via, perdonami, avrei dovuto costringerti a rifiutare e…»
«No» rispose Draco con sicurezza «No, Harry, non scapperò stavolta e non è colpa tua. Tu mi hai solo aiutato a capire cosa in realtà volessi fare» gli disse con un affabile sorriso sulle labbra, lo avvicinò a sé e gli diede un bacio sulle labbra, al quale il moro rispose immediatamente. Draco sospirò, lasciando andare la tensione e guardò suo marito negli occhi «Sono pronto» affermò con decisione.
Come la prima volta, furono scortati da un Auror verso le celle, il quale diede loro mezz’ora e annunciò al prigioniero che c’erano visite per lui. Lucius si alzò stancamente dalla branda e raggiunse le sbarre, Draco lo osservò stranito, quell’uomo non era suo padre, non era neanche una sua brutta copia, non era lo stesso Lucius Malfoy che aveva conosciuto per tutta la sua vita e che gliel’aveva resa un incubo. Era invecchiato molto, il viso barbuto e smunto, i capelli lunghi e sporchi… era davvero lontano dall’uomo che Draco aveva conosciuto e temuto.
«Draco» disse, la sua voce era roca, spenta «Sei venuto davvero…»
«Sì, sono qui» disse lui, guardando suo padre, ancora non credeva a ciò che la prigione gli aveva fatto «Ciao, padre».
Le labbra di Lucius si tesero in un sorriso stanco «Mi chiami ancora così? Dopo quello che ti ho fatto e ti ho detto?» chiese. Draco deglutì, gli era uscito automatico, avrebbe preferito chiamarlo per nome, per sottolineare una certa distanza tra di loro, ma… non ci era riuscito. La presa di Harry si fece più salda attorno ai suoi fianchi e prese un altro respiro, prima di rispondere.
«Sì» rispose, infatti «Ho letto la tua lettera… volevo capire. Erano vere le cose che hai scritto?»
«Oh sì» replicò l’uomo «Pensavo tutto, ho… parlato tanto con tua madre, negli ultimi mesi» spiegò «Volevo… vedere con i miei occhi ciò che sei riuscito a diventare da solo». Draco chiuse gli occhi, aspettandosi l’insulto, li sentiva quei: illuso, feccia, nullità di nove anni prima, risuonavano ancora nella sua mente «Sei un uomo in carriera, un padre… sei felice» Lucius scosse la testa e Harry strinse di più la presa attorno al marito, il quale si era irrigidito «Sono così orgoglioso di te».
Draco spalancò gli occhi sorpreso, aveva sentito bene? «Scusa… forse ho sentito male» la sua voce tremava, non poteva fare niente per fermare il suo tremore.
«No, hai sentito benissimo, Draco» disse lui «Sono orgoglioso di te. Guarda dove sei arrivato. Se avessi seguito me, ti saresti ritrovato qui, in questa lurida prigione, come il fantasma di te stesso… mi chiedo solo, tu come abbia fatto».
Il ragazzo sorrise, guardando Harry al suo fianco per un attimo, prima di rivolgersi di nuovo a lui «Sai, nove anni fa… pensavo a come spiegarti questa cosa. Come io sia arrivato a Hogwarts a sedici anni, spaventato da tutto ciò che mi circondava, perché un pazzo assassino viveva in casa nostra; come Potter mi abbia teso la mano, quando ne avevo bisogno, anche dopo che l'avevo deluso; come io abbia cambiato le mie idee perché, in fondo, i figli di babbani sono uguali a noi; come io sia cambiato per quella cosa che tu, l’ultima volta, hai criticato tanto. Ho fatto delle scelte» spiegò lui, guardando suo padre «Se sono così felice, adesso, è perché quelle scelte che ho preso, sono state le migliori».
«Sì, lo vedo…» disse Lucius, un colpo di tosse bloccò la sua frase «Riuscirai mai a perdonarmi per tutto quello che ti ho fatto?» gli chiese. Draco lo osservò, sembrava davvero distrutto, affaticato, uno spettro quasi. Serbare rancore dopo tutto quel tempo gli sembrava inutile, soprattutto adesso che il mondo magico viveva in pace; anche Lucius, nonostante tutto, meritava la pace. E poi, non l’avrebbe mai detto a lui, ma lo aveva perdonato nove anni prima, per tutto. Aveva sempre nutrito la speranza che potesse capirlo e alla fine, aveva avuto ragione.
«L’ho già fatto» disse, poi prese qualcosa dalla tasca e gliela porse attraverso le sbarre «Questi sono i tuoi nipoti» affermò, mostrandogli una foto. Sapeva che avesse già visto i bambini dalle foto che sua madre gli aveva mostrato, ma voleva regalargli quella foto, come segno della loro riconciliazione. In cuor suo, aveva sempre sperato che finisse così.
Lucius prese la foto tra le dita, quasi come se temesse di romperla, la guardò e qualche lacrima gli scappò dagli occhi, Draco si ritrovò a sbarrare gli occhi, in tanti anni suo padre non aveva mai pianto.
«Sono davvero splendidi, Draco» affermò l’uomo commosso «Grazie per avermeli mostrati» fece per restituirgli la foto, ma Draco lo fermò scuotendo la testa.
«Tienila tu» gli disse infatti, Lucius strinse la foto tra le dita e poi la guardò commosso «Sono delle vere pesti, soprattutto James, il più grande. Non lasciarti illudere dal suo visino da Potter, è un Malfoy nelle vene» raccontò divertito «Sai che ha provato a salire sul dorso del cane? Mi fa impazzire a volte». Lucius rise, mentre delle calde lacrime gli scivolavano sul volto, Draco gli raccontò dei bambini e di Felpato e poi, prima di andare via, gli promise che sarebbe tornato a trovarlo con Narcissa. Lucius ringraziò suo figlio e anche Harry, quest’ultimo per aver protetto Draco e per averlo reso felice, quando lui non poteva. Andarono via da lì insieme all’Auror che li aveva accompagnati e quando tornarono a casa, Harry non ebbe bisogno di applicare nessun piano salviamo il cuore di Draco, perché suo marito era così felice che quasi volava. Non desiderava nient’altro che quello, vederlo sempre felice. Il viso di Draco non era mai stato tanto bello quanto quel giorno, finalmente anche l’ultimo demone del suo passato era stato scacciato. Il biondo non parlò con le loro amiche, si limitò a prendere i bambini e ad andare in camera da letto con loro, Harry spiegò alle due cos’era successo. Quando ritornò in camera, vide Draco addormentato sul letto con Scorpius appoggiato sul petto e James accoccolato al suo fianco. Non poté fare altro, se non innamorarsi di nuovo di suo marito e di tutta la sua famiglia, raggiungerli e mettersi accanto a loro. Se la perfezione esisteva, lui sapeva esattamente dove trovarla.
 
§§§
 
 
Eleven years later
 
Era il primo settembre e come ogni anno, si incontravano tutti al binario 9 ¾, aspettavano che i bambini partissero e poi andavano tutti quanti a prendere una bibita a Diagon Alley. Era una tradizione nata per caso, quando tutti avevano accompagnato per la prima volta Neville e Blaise che avevano portato Chris alla stazione, il quale adesso studiava per diventare professore di Difesa contro le Arti Oscure con Remus Lupin.
James si apprestava ad iniziare il quarto anno e al suo primo anno, con somma gioia di Draco, era stato smistato in Serpeverde. Harry ci era rimasto un po’ male, aveva sperato che suo figlio continuasse la discendenza dei Potter in Grifondoro, ma era comunque fiero di lui e adesso non vedeva l’ora di scoprire in quale casa sarebbe finito Scorpius.
Erano appena arrivati alla stazione di King’s Cross, al binario 9 ¾, quando videro Hermione e Ron, i quali, in perfetto orario, erano già lì per accompagnare Rose (quarto anno come James) e Hugo (secondo anno).
«Mamma, mamma! Ci sono zio Harry e zio Draco!» squittì Rose, indicandoli. Hermione alzò lo sguardo e sorrise notandoli, mentre i ragazzini correvano ad abbracciarli per salutarli. I due uomini li salutarono calorosamente, abbracciandoli, prima di raggiungere i loro amici e salutare anche loro.
«Allora, Hugo, purtroppo non sei in Serpeverde, perché la tua famiglia ha questa tradizione del rosso-oro, ma… qual è la tua casa preferita?» chiese Draco al ragazzino, quest’ultimo sorrise furbamente, quasi ghignò e guardò lo zio.
«Serpeverde, volevo essere in Serpeverde come zio Draco!»
«Hugo! Sei un Weasley» ribatté Ron, alzando gli occhi al cielo «E tu smettila di importunare mio figlio, hai già la tua piccola serpe, non te ne serve un'altra!» fece indicando James che ghignava mostrando con orgoglio la sua divisa Serpeverde.
«Sono il suo padrino, Weasley, è compito mio guidarlo nelle scelte giuste».
Ron sbuffò sonoramente, mormorando quanto fosse stupido l’amico e maledicendo il giorno in cui gli aveva permesso di essere il padrino del suo secondogenito. Draco ridacchiò alla sua reazione e batté il cinque con il nipote, far impazzire Ron era il loro gioco preferito, fin da quando Hugo aveva imparato a camminare e il rosso ci cascava ogni volta. Nonostante gli anni fossero passati, dentro quei due erano gli stessi ragazzini che si prendevano in giro continuamente.
«Presto ne avrò anche un’altra» fece il biondo, indicando Scorpius che era tra lui ed Harry e cercava di nascondersi.
«No» intervenne Harry, mettendo una mano sulla spalla del bambino «Scorpius non sarà una serpe come te, Draco, è vero, tesoro?» gli chiese speranzoso, lui abbassò lo sguardo imbarazzato.
«M-Ma James ha detto che io potrei finire in Tassorosso» disse il biondino, con lo sguardo basso e le gote rosse.
«Tassorosso?» chiese Harry «E che problema ci sarebbe, scusa?»
«Che… che… James dice che sono tutti sfigati! Io non voglio essere nella casa degli sfigati!» protesto l’undicenne.
Harry si voltò verso il figlio maggiore con uno sguardo quasi omicida. «James, cosa avevamo detto sul fatto di non prendere in giro tuo fratello?»
Il maggiore li guardò divertito e: «Io vado a salutare zia Pansy e zio Theo!» esclamò e scappò via, eludendo la domanda del genitore, che guardò il marito.
«Tuo figlio sta diventando ingestibile» commentò Harry con tono irritato. Avevano già avuto una discussione riguardo James quando era arrivata una lettera di Neville da Hogwarts, in cui l’amico spiegava loro che il loro amato pargolo non studiava e pretendeva di avere voti alti perché, in teoria, era suo nipote. Avevano dovuto spiegargli – di nuovo – che il fatto che Neville fosse suo zio, non implicava favoritismi di alcun genere. James non aveva risposto alle loro lettere per una settimana, poi, per fortuna, Rose lo aveva convinto a mettersi sotto e a studiare. La ragazzina, esattamente come la madre, sapeva come convincere un Potter a mettere la testa a posto. Alla fine era riuscito a prendere una O in Erbologia – anche se è una materia stupida, a che diavolo mi serve studiare le piante? – aveva scritto nella lettera in cui comunicava ai genitori di aver recuperato la sua insufficienza. Aveva ereditato il caratteraccio di Draco e la scarsa applicazione allo studio di Harry (e anche la sua attitudine allo sport) era un mix esplosivo, se lo si sommava al fatto che fosse un ragazzino in piena crisi ormonale.
«Ah certo, è mio figlio quando fa qualcosa che non ti va bene, ma era tuo figlio quando è stato preso nella squadra di Quidditch» borbottò il biondo scuotendo la testa, poi si voltò verso Scorpius e si inginocchiò per essere alla sua altezza «E tu non ti preoccupare, in qualunque casa finirai, saremo orgogliosi di te» disse con lo sguardo fiero prima di abbracciarlo con forza «Noi scherziamo perché su questo siamo sempre stati in competizione, ma tu sei nostro figlio e saremo sempre fieri di te, non dubitare mai di questo, okay?» chiese al figlio, egli annuì e Draco gli sorrise «Tanto lo sappiamo tutti e due qual è la casa migliore» sussurrò divertito al suo orecchio. Il bambino rise e abbracciò forte il padre, annuendo e mormorando "Serpeverde!".
«Ehi, non deviarmi anche l’altro figlio» si lamentò il moro, sospirando. Poi mise una mano tra i capelli di Scorpius e glieli spettinò sorridendo «Ha ragione lui, saremo sempre orgogliosi di te, tesoro» lo rassicurò, poi aggiunse: «E comunque, chi ha detto che i tassi sono sfigati? Io ho partecipato al Torneo Tremaghi con un Tassorosso e non aveva niente da invidiare a un Grifondoro o a un Serpeverde» disse.
«Oh no, ora comincia con le sue imprese» disse Draco, alzando gli occhi al cielo, divertito «Vado a salutare gli altri, stanno arrivando» disse, rimettendosi in piedi, mentre si sentiva l’eco della voce della piccola Dafne urlare zio Draco!
Harry rise e scosse la testa e raggiunse il marito per salutare i nuovi arrivati, i figli di Pansy e Theo, Dafne e Trevor, avrebbero iniziato il primo anno insieme a Scorpius, erano nati nello stesso anno, ma con qualche mese di differenza.
Scorpius invece guardò Hermione che stava salutando Neville che era appena arrivato. «Zia, ma i miei papà facevano così anche quando andavano a scuola?» chiese.
«Oh tesoro» Hermione ridacchiò «Anche peggio. Stai tranquillo, non litigano davvero, fanno finta, è il loro modo per volersi bene» gli disse la donna sorridendo.
«Zia, e se finissi in Corvonero?» chiese.
«Tesoro, ti ricordi di Luna Lovegood?» chiese lei, il bambino annuì «Lei è stata in Corvonero ed è una delle nostre migliori amiche. E poi non conta in quale casa sei, basta che tu abbia buoni amici, guarda noi!»
Scorpius ridacchiò, portandosi le mani davanti alla bocca e annuì. In realtà, Scorpius ammirava molto il rapporto che avevano i suoi genitori, perché lo sapeva che si amavano tanto – li aveva sentiti dirsi le paroline dolci una sera – e gli piaceva che scherzassero tra di loro, quando papà Draco chiamava papà Harry Sfregiato o San Potter ridevano sempre tanto, anche se non aveva mai chiesto perché lo chiamasse in quel modo.
«Ehi, ecco il nostro piccolo campione!» esclamò Pansy, abbracciandolo con forza «Allora, Scorpius, emozionato per il tuo primo anno a Hogwarts?»
«Tantissimo, zia Pansy! Non vedo l’ora di essere lì!»
Lei gli sorrise dolcemente «Allora che aspetti? Sali sul treno, gli altri ti stanno aspettando!»
Il ragazzino rise e poi abbracciò le due zie, poi si avvicinò ai suoi genitori e li abbracciò uno alla volta.
«Mi raccomando» fece Harry «Sii prudente sul treno. E non litigare con James».
Lui scosse la testa «Non litigo con James, è James che litiga con me».
«Chissà da chi avrà preso…» commentò Harry sarcasticamente, guardando verso Draco che alzò gli occhi al cielo.
«Forza, marmocchio, sali sul treno se non vuoi rimanere a Londra». Scorpius annuì e il padre lo abbracciò di nuovo con forza, come se non volesse lasciarlo andare. Aveva già lasciato James, doveva essere facile quella volta, ma era sempre difficile lasciar partire un bambino. Quando lo lasciò andare, la sua piccola copia salì sul treno, dopo aver abbracciato anche Harry e raggiunse il fratello nel vagone, si affacciò dalla finestra per salutare i genitori, mentre James alle spalle gli diceva di smetterla di essere ridicolo, perché li guardavano tutti. Scorpius si scrollò di dosso il fratello e raggiunse i figli di Pansy e Theo, perché con te non ci voglio stare, idiota!
Il treno partì e, dopo un po', sparì all’orizzonte. Gli adulti sorrisero malinconicamente guardando il treno allontanarsi. Era sempre un’emozione grandissima lasciare che i figli andassero a Hogwarts, ma era anche terrorizzante, ricordando gli anni in cui ci erano andati loro.
«Ugh» fece Harry «Sono tutti tuoi eredi, finiranno tutti tra le piccole serpi».
«Che vuoi farci, Potter?» fece l’altro, mettendogli le braccia attorno ai fianchi «Seguono tutti la strada giusta».
«Tu pensi, Potter?» domandò retoricamente Harry mettendogli le braccia attorno al collo «Abbiamo finalmente un po’ di tempo per noi. Che pensi di fare?» chiese. Draco rise e gli lanciò uno sguardo malizioso prima di voltarsi verso i loro amici, che li guardavano esasperati come al solito.
«Penso che adesso andremo a prendere la solita bibita con i nostri amici. Poi ci smaterializziamo a casa e… potremmo portare avanti quel progetto di avere una bambina» fece con aria maliziosa.
Harry annuì sorridendo, prima di poggiare le labbra su quelle del marito, rubandogli un bacio a stampo, bacio che Draco non esitò ad approfondire, palpandogli il sedere «Sei un porco! Non cambi mai!» si lamentò Harry divertito, scuotendo la testa.
«Beh, tu desideri avere una bambina, io non posso che essere d’accordo e… sai, aiutarti nell’impresa» fece Draco, divertito; Harry arrossì e scosse la testa, senza ribattere. «Sei adorabile quando fai il pudico, lo sai?»
«Ma smettila».
«Se avete smesso di flirtare come due novelli sposi, noi siamo ancora qui» li richiamò Ron «Sono passati, quanti? Vent’anni? E ancora vi comportate come degli sposini durante il primo anno di nozze!» esclamò esasperato.
«Diciotto e un mese, mio caro Weasley» fece serafico Draco, stringendo il marito contro di sé «Geloso?» ghignò guardandolo, Harry ridacchiò infossando il naso contro il suo collo «Forse Hermione non ti dà abbastanza attenzioni? Oh povero, piccolo e infelice Weasley».
«Piantala, Draco!» intervenne Hermione, scuotendo la testa «Lo sappiamo che sotto sotto vi volete bene».
«Certo!» esclamarono sia Draco che Ron, facendo ridere i rispettivi consorti.
«Su, su! Smettetela tutti!» esclamò Pansy «Pensate a me che ho lasciato andare due bambini insieme per la prima volta!» Draco si ritrovò a dare ragione all’amica, lasciarli andare uno alla volta era difficile, figurarsi tutti e due per la prima volta, quando aveva lasciato partire James per la prima volta, aveva la certezza di avere ancora Scorpius a casa.
«Povera Pansy» fece allontanandosi da suo marito e abbracciando l’amica «Sopravvivrai, scommetto che Theodore non vede l’ora di trascorrere un po’ di tempo da solo con te».
«Puoi giurarci, amico!» ribatté l’interpellato «Amo i bambini, ma… un po’ di intimità per noi due, non guasta».
«Mi piace quando fai così» fece lei, baciando il marito.
«Mi sento il terzo incomodo adesso» si lamentò fintamente seccato Draco. Harry lo raggiunse e lo baciò con trasporto, stringendolo contro di sé, per non farlo sentire solo.
«Santo cielo, siamo tutti adulti e vi comportate come dei ragazzini di sedici anni» commentò Ron, scuotendo la testa divertito, Hermione, risoluta, lo zittì con un bacio, provocando una risatina da parte di tutti gli altri.
«Siamo ancora tanto innamorati» ribatté Draco «E poi si sa, noi Serpeverde siamo molto più attivi sotto le lenzuola».
«Ti prego, evita, Malfoy» lo supplicò Ron.
«È Potter per te, chiaro?» domandò retoricamente il biondo, con aria fintamente minacciosa.
«Su, su, non fate i ragazzini. Abbiamo un appuntamento da rispettare, poi Neville tornerà a Hogwarts e non lo vedremo fino a giugno» intervenne Hermione per sedare gli animi.
«Già, povero Blaise, sai che sofferenza?» fece Theo.
«Una vera sofferenza» incalzò Pansy, divertita.
«Smettetela» intervenne l’interpellato, che aveva assistito alle loro piccole discussioni senza intervenire «Fatevi gli affari vostri».
«Per la cronaca» aggiunse Neville, afferrando la mano del compagno, per trascinarlo fuori dalla stazione «Gli lascio aperto il camino della mia camera. Lui mi raggiunge ogni volta che vuole».
«Neville! Non ci hai mai detto niente?» fece Draco scioccato «Blaise, anche tu! Potevi tenerci aggiornati» si lamentò, ma la coppia interessata, non li stava più ascoltando, ridendo i due si avviarono verso il passaggio per uscire dalla stazione magica e furono seguiti dagli altri che volevano informazioni più succulente, ma non le ottennero.
Poco dopo, si ritrovarono a Diagon Alley tutti insieme, a bere chi una bibita chi una birra, per salutarsi come ogni anno per augurarsi a vicenda un buon rientro al lavoro dopo le vacanze. Potevano scherzare tra di loro, potevano prendersi in giro come i ragazzini che erano stati, ma erano ormai un gruppo affiatato, un gruppo di persone che, per un motivo o un altro, si erano avvicinate e che avevano stretto un rapporto d’amicizia che superava qualunque concezione. Non importava in che casa fossero stati assegnati a scuola, Ron e Theo erano partner nella loro divisione Auror e collaboravano spesso con il dipartimento in cui lavoravano Draco e Blaise, Hermione e Pansy lavoravano entrambe al San Mungo, Neville sorvegliava e istruiva i pargoli di tutti i suoi amici e Harry offriva a tutti i biglietti gratis per le partite di Quidditch, spesso si ritrovavano tutti allo stadio e passavano del tempo insieme, lasciando i bambini con Molly e Narcissa, che non vedevano l’ora di fare le nonne a tempo pieno. Erano decisamente un bel gruppo assortito, ma tutti erano certi di una cosa, avrebbero affrontato qualsiasi cosa insieme, in ogni caso.
 
Quando Edvige entrò nella loro stanza, quella sera e lasciò cadere la lettera sulle coperte, Harry guardò verso Draco, emozionato. Doveva essere Scorpius che comunicava in quale casa fosse finito. Erano emozionati, Harry ricordava bene l’emozione che aveva provato quando aveva saputo da James in quale casa fosse stato smistato. Non aveva dubbi che suo figlio avesse preso molto da Draco, il quale si era addirittura commosso, nello scoprire che il suo bambino fosse il suo degno erede. Così entrambi, aprirono con le dita tremanti la lettera, come se fosse stata la prima volta.
Cari papà,
 Questa lettera non vi renderà molto fieri di me. Non sono stato smistato né in Grifondoro né in Serpeverde. James ha detto che questo vi avrebbe resi molto tristi, anche perché Trevor e Dafne sono finiti in Serpeverde come tutti si aspettavano… mi dispiace tanto, il Cappello mi ha smistato in Corvonero. Un po’ sono contento, perché ho incontrato un ragazzo e una ragazza sul treno, mentre fuggivo da James e dai suoi amici stupidi. Siamo finiti tutti e tre nella stessa casa. Ma… voi siete contenti? Vi ho deluso? Spero di no.
Vi voglio tanto bene,
Scorpius.
«Devi fare un discorsetto serio a tuo figlio» fece Harry, passando a Draco la lettera di Scorpius e prendendo della carta per rispondergli subito «Deve smetterla di tormentare suo fratello». Il biondo l’afferrò e la lesse velocemente, storcendo il naso, come poteva pensare Scorpius che loro non potessero essere fieri di lui? Era assurdo.
«Lo farò immediatamente, quel piccolo mascalzone avrà una bella ramanzina» borbottò Draco, prendendo della carta anche lui e inforcando gli occhiali; con l’avanzare dell’età aveva iniziato ad averne bisogno, ma solo per leggere o scrivere. «Anzi sai che ti dico? Gli manderò una bella strillettera. Così impara» affermò con decisione.
«Non ti sembra esagerato? Tutti sentiranno cosa hai da dire» osservò Harry, pensieroso. Ricordava ancora quando Ron ne aveva ricevuta una… l’amico era morto dall’imbarazzo e forse era un po’ esagerato mandarne una a James, ma forse Draco aveva ragione, Scorpius era più sensibile di quanto il maggiore immaginasse e tendeva a credere a tutto ciò che il fratello gli diceva.
«Ben gli sta» borbottò il biondo, facendo ridacchiare il marito «Così impara a non tormentare Scorpius».
«Più che altro… mi chiedo come abbia fatto il Cappello a metterlo proprio in Corvonero».
«Semplice, mio figlio è un genio» rispose Draco, vantandosi del bambino, Harry gli pizzicò il fianco, ridendo.
«Nostro figlio» lo corresse infatti, il biondo si voltò verso di lui con uno sguardo di sfida, prima di sovrastarlo con il suo corpo, gli afferrò i polsi e li inchiodò sul cuscino.
«È intelligente, ovviamente ha preso da me» disse sorridendo, baciandogli il mento «Tu non eccelli per intelligenza».
«Taci» ribatté Harry, cercando debolmente di scrollarsi il biondo di dosso.
«Zittiscimi tu» replicò Draco. L’altro intercettò il suo sguardo e poi sporse il busto verso di lui, unendo le loro labbra in un bacio umido, molto appassionato. Il biondo si zittì immediatamente e rispose al bacio nello stesso modo. Sollevò il volto da quello del marito e lo guardò negli occhi «Qual è il piano per stasera?» chiese.
«Uhm…» Harry si liberò le mani e le passò dietro alla schiena del biondo, guardandolo negli occhi «Rispondiamo ai nostri figli e poi… beh, un po’ di fantasia».
Draco rise e gli rubò un altro bacio «Non ci stancheremo mai di comportarci come ragazzini, vero?» Harry intrecciò le dita dietro alla nuca del biondo e lo guardò negli occhi, un sorriso gentile, adorabile, furbo comparve sulle sue labbra.
«Mai» rispose, prima di baciarlo ancora una volta. Oh sì, Draco lo aveva sempre saputo, loro due non si sarebbero mai annoiati, non tra le coperte almeno. Entrambi composero velocemente le lettere per i loro bambini, poi consegnarono le due lettere a Edvige, che spiccò il volo immediatamente.
Draco avvolse le braccia attorno al corpo di Harry e sorrise, dandogli un dolce bacio sulle labbra, poi lo guardò negli occhi: «Allora, dov’eravamo?» chiese. Harry spense la luce e rise, prima di baciare di nuovo suo marito. Oh sì, l’attendeva una notte incredibile con suo marito, poteva chiedere di meglio?
 
§§§
 
«Benvenuta, Lily Narcissa Potter» fece Draco, prendendo tra le braccia una neonata, che era un mix perfetto tra lui e Harry, aveva gli occhi verdi come Harry e i capelli biondi come Draco, era la loro piccola stella. Entrambi avevano sempre desiderato avere una bambina e adesso era lì, tra le sue braccia. Averla, però, non era stato facile quella volta. Erano arrivati in ospedale, non appena avevano capito che Lily stava per nascere, ma quelle erano state ore di puro terrore, c’era stata una grave complicanza durante il parto e il biondo aveva seriamente temuto di perdere suo marito e la sua bambina. Aveva avuto paura che, dopo quella giornata, sarebbe rimasto da solo con i due ragazzi a cui spiegare cos’era successo, si sarebbe sentito in colpa per tutta la vita. Come avrebbe fatto a spiegare a loro due che Harry era morto nel tentativo di dare alla luce la bambina? E che neanche lei era sopravvissuta? E che era stata colpa sua, perché aveva permesso a Harry di prendere quella pozione? Erano state ore di panico, durante le quali non era riuscito neanche a guardare in faccia i suoi stessi figli o sua madre, aveva pensato tutti gli scenari peggiori per tutto il tempo, neanche le battute di Ron erano riuscite a distrarlo… poi la buona notizia dal guaritore che si stava occupando di loro: tutto era andato bene, nonostante la complicanza, sia il padre che la figlia stavano bene e Draco, sollevato, quasi aveva abbracciato l’uomo che aveva salvato entrambi. James e Scorpius lo avevano raggiunto subito e lo avevano abbracciato entrambi per sostenerlo, anche loro sollevati che fosse andato tutto per il meglio. Erano stati in pena per entrambi i loro genitori quella mattina, anche se la nonna aveva provato a rassicurarli, entrambi si erano sentiti afflitti per tutto il tempo e impotenti, fino a che non avevano visto loro padre parlare con un guaritore e tirare un sospiro di sollievo, a quel punto si erano avvicinati a lui e finalmente tutti e tre erano riusciti a vedere la piccola. Era minuscola. I due fratelli maggiori furono estremamente felici di vederla e immediatamente la presero dalle braccia di Draco per poterla coccolare un po’.
«Guarda, Scorp, ti assomiglia!» esclamò James, tenendola delicatamente come se fosse la cosa più preziosa che aveva.
«Sì, è vero. Ma guarda, ha il naso come il tuo!» esclamò il minore, osservando la piccola «Ciao Lily. Noi siamo i tuoi fratelli maggiori!» disse il dodicenne «Ti proteggeremo sempre, vero, Jamie?»
«Sì, è vero. Ti proteggeremo sempre» promise il più grande.
Mentre loro tenevano la bambina, Draco si abbassò sul viso di Harry e gli diede un bacio sulla fronte. Dentro di sé, era felice che i figli dicessero quelle cose, ma il senso di colpa per aver quasi ucciso Harry, di nuovo, lo stava logorando, aveva bisogno di sapere se stesse bene.
«Stai bene?» gli chiese in un sussurro, sedendosi accanto a lui sul lettino. Il moro, senza forze, annuì, guardando il marito con gli occhi che brillavano, si sentiva a pezzi, ma era felice «Mi hai fatto morire di paura, non permetterti mai più di fare una cosa del genere, Potter». Il moro rise appena, scuotendo la testa, Draco lo guardò con serietà, aveva davvero temuto di perderlo stavolta. Si chiedeva ancora come avesse fatto Harry a convincerlo quella volta, già con Scorpius era stato fortunato, ma con Lily, la sua fortuna sfacciata lo aveva sostenuto di nuovo. Draco non aveva avuto la mente lucida fin da quando gli avevano detto che il paziente era in pericolo di vita, insieme alla bambina. Ma per fortuna, lui era sposato con Harry Potter, il baciato dalla fortuna per eccellenza, quando si trattava di salvarsi la vita in condizioni di pericolo.
«Sto bene, Draco» sussurrò il moro con un filo di voce, allungando una mano verso il viso contratto del marito «Lo giuro, sto bene». Il biondo annuì e gli diede un leggero bacio sulle labbra, sospirando sollevato, come se avesse realizzato solo in quel momento che suo marito fosse realmente salvo. Lo abbracciò senza aggiungere altro e guardò verso i loro ragazzi che tenevano la bambina e sorrise finalmente, sentendo tutto il dolore che aveva accumulato, liberarlo, lasciando posto a una sensazione di dolcezza e felicità che aveva provato solo quando erano nati James e Scorpius.
«Nonna, nonna, guarda com’è piccola!» esclamò Scorpius, indicando la bambina tra le braccia di James, Narcissa era appena entrata per accertarsi che la sua famiglia stesse bene. Lei era stata una roccia per tutti e si era anche occupata dei ragazzi, tra le altre cose. La donna rivolse uno sguardo al genero disteso nel letto e uno a suo figlio, il quale annuì, regalandole un piccolo sorriso, a quel punto, anche lei rilassò le spalle e poi riuscì a lasciare andare la tensione accumulata per tutto il tempo.
«Oh, quanto ti somiglia, Draco!» esclamò la donna, prendendo la bambina tra le sue braccia «Ma somiglia anche a voi due, ragazzi miei!» aggiunse, ammiccando verso i nipoti che ridacchiarono imbarazzati «Harry, l’hai già vista?»
«Mamma, Harry è debole. Non può prenderla adesso».
«Aiutami» mormorò il moro, guardandolo «Voglio tenerla». Draco alzò gli occhi al cielo e sospirò rassegnato, suo marito non sarebbe cambiato mai, neanche a quarant’anni suonati. Così, senza obiettare, lo aiutò a mettersi seduto, lo sentì gemere di dolore e si morse le labbra, non gli andava di discutere, quando aveva appena rischiato di perderlo. Poi Narcissa gli mise la bambina tra le braccia e Harry la guardò per la prima volta e sorrise. Sarebbe morto altre dieci volte, pur di mettere al mondo quella meraviglia. Delicatamente le diede un bacio sulla fronte.
«Ciao piccolina» sussurrò il papà, guardandola «Draco, è meravigliosa» mormorò commosso. Draco quasi pianse nell’osservare la scena e appoggiò la testa sulla spalla di Harry, per osservare la bambina da vicino, insieme a lui.
«Sì, è bellissima» sussurrò il biondo.
«Mettetevi tutti vicini» disse Narcissa «Vi faccio una foto» affermò. I due ragazzi si sedettero sul letto ai piedi di Harry, mentre Draco avvolgeva un braccio attorno alle spalle del marito per stringerlo a sé. La donna si preparò con la macchina fotografica e scattò la foto, senza alcuna esitazione. «Siete bellissimi» commentò lei, osservando la foto che era appena uscita dalla polaroid. Hermione entrò a controllare sia Harry sia la bambina e lo abbracciò congratulandosi con lui. I loro amici insieme ai figli, tutti i Weasley al completo, i loro colleghi di lavoro e altre persone andarono a trovarli per congratularsi e portare dei doni ad entrambi, poi quando tutti andarono via, Harry rimase solo con la sua famiglia, Draco riprese la bambina per permettergli di riposare – ordini del suo guaritore – e la ripose nella culletta accanto al letto del marito, dopo averle dato il latte col biberon. Poi Draco abbracciò sia Scorpius che James, i quali grugnirono contrariati, ma ricambiarono la stretta del padre e Harry, dal suo letto d’ospedale, guardò il marito e i suoi figli con gli occhi colmi d’affetto e sorrise, ringraziando mentalmente Voldemort per avergli permesso di conoscere davvero Draco e di averlo inconsapevolmente avvicinato a lui. Se non fosse stato per quella missione, adesso non sarebbero così felici. Che fosse stato tutto un gioco del destino o meno, Harry doveva solo ringraziare quell’avvenimento, per com’era andata a finire la sua vita. Non avrebbe potuto essere più felice di quel momento. Lui, Draco e i loro figli: la famiglia che aveva sempre desiderato e che aveva ottenuto grazie al beffardo gioco del destino (o come avrebbe detto Draco: un altro segno della sua fortuna sfacciata) che aveva riscritto il loro fato e aveva cambiato ogni cosa. Come nelle migliori fiabe, che era solito raccontare ai suoi bambini, quando erano ancora piccoli e che presto avrebbe letto a Lily, grazie a quella cosa indefinita, lui e Draco avevano ottenuto il loro lieto fine, il loro per sempre felici e contenti.


 

The end.



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Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.
 
Ciao a tutti/e. Con il cuore a pezzi, vi dico che questo è l’ultimo capitolo della storia, l’epilogo. Perdonate il ritardo, a causa dello studio (maledetta sessione invernale ><) non avevo controllato il capitolo ed era un mezzo disastro ahahah spero che non sia orribile!
Harry e Draco sono arrivati alla fine della loro avventura, sono passati dall’essere nemici all’essere amici, poi si sono innamorati l’uno dell’altro, hanno litigato, pomiciato un sacco e sconfitto Voldemort insieme. Poi hanno rimesso insieme la loro vita, ci sono stati l’uno per l’altro e nel frattempo hanno costruito dei legami d’amicizia che non si possono più scindere. E alla fine hanno messo su la loro famigliola felice, tre pargoli: un Serpeverde, un Corvonero e una futura Grifondoro (Lily sarà l’orgoglio di Harry per questo, ma già entrambi i papà hanno perso la testa per lei). Narcissa vive con loro, perché Draco ha finalmente ritrovato sua madre e non vuole che lei viva da sola, lontano da lui; Harry che una mamma non l’ha mai avuta non può dirgli di no. E alla fine (qualcuno ci aveva sperato, io lo so) Lucius si pente di tutto quello che ha fatto/detto a Draco. (Potevo mai lasciare mio figlio senza una gioia? Pft).
Ma that’s all. Twist of fate arriva alla sua conclusione, il mio cuore è scisso in due perché da una parte volevo che voi sapeste il finale, ma dall’altra ho una voragine perché mi mancherà questa storia, mi mancherà correggerla per ore, mi mancherà leggere i vostri pareri, mi mancheranno i miei Harry e Draco.
Ho iniziato a scrivere questa storia in estate, per scaricare la tensione di una difficile sessione estiva e perché avevo bisogno di scrivere qualcosa su questi due, dopo aver fatto la maratona di tutti i film (stavolta in inglese LOL) quando c’erano 40 gradi all’ombra e dovevo scrivere con il ventilatore addosso. Adesso sto pubblicando l’ultimo capitolo con la stufa addosso. L’ho iniziata ad agosto (abbozzata intorno alla metà di luglio) e finita più o meno a inizio settembre, alcuni capitoli erano solo abbozzati, altri scritti completamente. La concludo dopo oltre 200mila parole, circa 240 pagine, tanto sudore, tante lacrime e soddisfazioni. Vi ringrazio dal profondo del cuore per averla seguita, per averla aggiunta tra le preferite/ricordate o seguite, per averla visualizzata. Ringrazio lilyy ed Eevaa che hanno recensito lo scorso capitolo e chiunque abbia lasciato un commento nel corso della storia. Ringrazio lilyy per la pazienza che ha nel correggermi i capitoli, davvero. Grazie.
Ringrazio il mio professore di Filosofia Morale, se non mi avesse fatto studiare i pregiudizi morali probabilmente questa storia non sarebbe mai nata. Tutto è nato da quel dannato esame che mi ha fatto perdere la mente in estate >< che per fortuna è andato per sempre e l’ho passato dignitosamente, si può dire che questa storia mi abbia portato fortuna. Ringrazio anche harrypotter.fandom.com (Harry Potter Wiki) per le informazioni sul mondo magico che durante la storia mi sfuggivano. Non vorrei cliccare “completa” ma devo farlo. Questo è quanto. Io spero che anche l’epilogo sia di vostro gradimento e spero di non avervi deluso. Spero di avervi fatto appassionare, di avervi lasciato qualcosa con questa storia, di avervi trasmesso delle emozioni, o almeno quelle dei personaggi che fanno da filtro alle mie, spero che sia stata di vostro gradimento e che i mesi trascorsi insieme nella pubblicazione di questa cosetta, ne siano valsa la pena. Queste sono le note più difficili che ho scritto finora, le ho riscritte forse 5 volte. Non conosco le parole giuste per ringraziarvi. La saga di Harry Potter è una di quelle saghe che mi è rimasta nel cuore fin dall’infanzia e che forse farà sempre parte di me (per citare Voldy: è il mio passato, presente e futuro) pensate che ormai il mio motto è diventato: “Se Harry Potter ha sconfitto Voldemort con un Expelliarmus, io posso superare l’esame/fare questa cosa difficile”. Harry e Draco sono una delle mie OTP supreme (insieme alla Merthur e alla Destiel LOL) e spero di averli resi al meglio, pur avendoli stravolti con il mio immancabile OOC; non credevo di poter mai pubblicare qualcosa in questo fandom, temevo sempre di violare qualcosa di bello come HP ma, alla fine, sono contenta di averla pubblicata e di avervi fatto conoscere questa storia.
Come in ogni storia che scrivo, lascio in questa un pezzetto della mia anima (un horcrux? Who knows…)  ma davvero questa storia si porta un pezzetto di me, perché le ho dedicato ore, giorni, settimane, mesi di lavorazione e sono fiera di me stessa e di come l’ho portata avanti. Spero solo che possa piacere anche a voi, per me è stato un ostacolo superare i 10 capitoli. Non avevo mai scritto storie così lunghe, né così intricate, ma sono contenta di esserci riuscita, questa storia si porta via un pezzo di me e io spero di lasciarvi anche solo un’unghia di quello che io ho provato nello scriverla. Ogni storia che scrivo (pur essendo una ff) è un piccolo passo per la realizzazione del mio più grande sogno. (Ho ancora tanta strada da percorrere, ma sto lavorando sodo per riuscirci).
Ho davvero finito, Twist of Fate finisce qui, gente. Ma! Comunicazione di servizio: nel prossimo futuro verranno postate due OS missing-moments su due coppiette apparse in questa storia, che non hanno avuto lo spazio che meritavano, perché, beh, lo spazio lo hanno preso tutto Harry e Draco (sono ingombranti, che vogliamo farci?) sto parlando di Neville/Blaise e di Seamus/Dean (non necessariamente in quest’ordine LOL)
Grazie di nuovo per il sostegno, per le recensioni e per le visualizzazioni, per le preferite, seguite e ricordate.
Tornerò, non so quando, ma tornerò con altre Drarry (una one shot è in fase di correzione, potrebbe arrivare prima di quanto possiate immaginare, forse anche una short fic farà la sua comparsa, ma per le long è un'altra storia ahah è una mia filosofia di vita non iniziare a pubblicare nulla, prima di aver finito o quasi la storia in questione e, in generale, ogni storia mi prende un sacco di tempo). So, that’s all!
A presto!
E per l’ultima volta…
 
Fatto il misfatto!

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