Il silenzio

di jay0704
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Il silenzio 

Capitolo 1 

 

Il suono della sveglia, rimbomba in tutta la stanza, obbligandomi ad aprire gli occhi, osservo l’ambiente circostante, vuoto.

Non si sente nulla se non il rumore del mio respiro e della sveglia, che rifiuto di spegnere, il rumore mi illude che non sono sola in questa casa. Anche se la realtà è un altra è già trascorso un anno dalla morte dei miei genitori, di mio fratello Francesco, nonostante il tempo trascorso mi rifiuto di accettare la realtà. Il desiderio che tutto questo sia solo un incubo è sempre vivido nella mia mente, non riesco a vedere in faccia la realtà, tutte le volte che lo faccio cado in disperazione, passo ore a piangere a singhiozzare senza alcun freno, lo faccio ormai ogni giorno isolandomi dal resto del mondo.

Le mie amiche hanno tentato di aiutarmi, sostenermi ma senza alcun risultato, tant’è che hanno finito con l’abbandonarmi, ma non mi importa più di tanto, la mia vita ha smesso di aver colore dal giorno dell’incidente che mi ha strappato via le persone che amavo di più.

Mi alzo dal letto, consapevole che oggi è un altro giorno da affrontare, l’idea di mollare tutto e raggiungere la mia famiglia è forte, mi piacerebbe tanto raggiungerli, rivedere il mio fratellino aveva appena 6 anni quando quella dannata auto me l’ha portato via, i suoi occhietti azzurri illuminavano le mie giornate rendendole piacevoli.

Mi sembra persino di sentire la voce stridula di mia madre che mi dice di sbrigarmi perché altrimenti faccio tardi a scuola, io che corro in fretta e furia perché mi sono svegliata tardi, piombo in cucina come un uragano, l’espressione di mio padre che mi osserva con un cipiglio, mi fa uscire un sorriso del tutto spontaneo.

Come dimenticare i giorni ricchi di sorrisi e spensieratezza che vivevo con la mia famiglia, per me sono sempre stati fondamentali tuttora lo sono, non riesco a immaginare una vita senza di loro. 

Ogni giorno alle 9:00 del mattino mi reco davanti alle loro lapidi, sono tutti e tre insieme, mi siedo sull’erba, ed inizio a parlare con loro, osservare le loro foto, i loro visi sorridenti mi illudono ancora di più, facendomi credere che sono lì seduti accanto a me, che mi ascoltino attentamente. 

Trascorro intere giornate nel cimitero, non riesco ad allontanarmi da loro, rassegnarmi tutte le volte che ho tentato di farlo mi ritrovavo in un baratro buio, totalmente sola, la solitudine mi spaventa, la vita mi spaventa. Ricordo che prima non era così, un anno fa’ ero una ragazza felice, piena di vita, amavo ogni sfaccettatura della mia vita, ringraziavo Dio per il dono che mi aveva concesso. 

Mi vesto come al solito, il nero fascia il mio corpo divenuto fin troppo magro, non mangio spesso, non ricordo l’ultima volta che ho fatto un pasto decente, abbino delle sneakers del medesimo colore, raccolgo in una coda i miei capelli biondi ed esco. Nascondo i miei occhi spenti dietro un paio di occhiali da sole e mi appresto a raggiungere il cimitero per andare a trovare la mia famiglia, ho il bisogno di vederli, parlargli. 

Metto subito in moto l’auto, raggiungendo il cimitero, chiudo la portiera dell’auto noncurante del rumore brusco che ha fatto, non appena raggiungo i miei genitori mi siedo sull’erba bagnata dalla pioggia del giorno prima. 

 

  • Ciao mamma, ciao papà  e buongiorno a te piccolo Francesco.

 Li saluto rivolgendogli un lieve sorriso, illudendomi che possano contraccambiare anche loro, però ciò non accade dovrei ormai saperlo che è tutto frutto della mia testa, eppure continuò a farlo. 

  • Mi mancate tanto, ormai è trascorso un anno, da quel maledetto giorno. Non c’è un giorno in cui la mia mente proietta quella scena, odio l’uomo che ci ha fatto questo, odio la donna che sono diventata. 

 

Dico in preda al pianto disperato che mi travolge ogni giorno, maledico me stessa per essere così debole, sono certa che loro non volevano questo, ricordo ancora le parole di mia madre, voleva che diventassi un medico. Non sono riuscita a realizzare il suo sogno, odio i medici, più dell’uomo che mi ha rovinato la vita, non hanno fatto nulla per salvare la mia famiglia, si sono limitati ad aiutare solo me. 

La rabbia che scorre nelle mie vene è ancora forte, il dolore e la malinconia caratterizzano le mie giornate, solo quando prendo sonno trovo un po’ di pace, perché riesco a rivedere la mia amata famiglia, tutti e quattro insieme.

 

Decido di tornare  a casa solo quando il buio della notte oscura l’ambiente circostante, non ho idea di quanto tempo ho trascorso con la mia famiglia, o che ora sono, mi alzo, poso un piccolo bacio nelle foto che raffigurano le persone che amo di più al mondo.

Mi allontano lentamente, la pioggia bagna il mio corpo, ignoro i brividi di freddo che colpiscono il mio corpo, le lacrime iniziano a scendere come le gocce di pioggia che scendono velocemente dal cielo. 

Inizio a percorrere la piccola strada che mi porterà direttamente al parcheggio, è il rumore di una bottiglia che cade che mi distoglie per un attimo dai miei pensieri, alzo lo sguardo incontro subito delle iridi blu a fissarmi. Abbasso lo sguardo è ricomincio a camminare ignorando la presenza dell’uomo, è la voce roca di quest’ultimo che mi obbliga a fermarmi e voltarmi dalla sua direzione.

 

  • È pericoloso uscire a quest’ora dal cimitero. Dovresti stare attenta a chi potresti incontrare in giro per strada alle quattro del mattino, non è un luogo sicuro per una donna.
  • Grazie ma non ho bisogno dei tuoi consigli, so cavarmela da sola.

 

Gli dico puntando le mie iridi blu, l’uomo che mi ha rivolto la parola mi osserva con un intensità tale da obbligarmi ad abbassare lo sguardo. Non comprendo bene il motivo per cui mi comporto così, in fin dei conti non lo conosco, non dovrebbe avere questa influenza su di me.

 

  • Cosa ci fa’ una ragazza così giovane, in un cimitero a quest’ora di notte? 

 

La sua domanda, mi fa’ ripensare al motivo per cui mi trovo qui a quest’ora, le lacrime ricominciano a scendere, cerco di nasconderle ma il mio tentativo risulta vano, i singhiozzi iniziano a sovrastare il silenzio, inizio a piangere come una bambina, i miei lamenti rimbombano in tutto il cimitero. Piango con la speranza che i miei genitori vengono ad abbracciarmi e che mi rassicurano dicendomi che è solo un brutto sogno, piango con la speranza di vedere Francesco che corre per abbracciarmi. Piango consapevole che nulla di tutto ciò accada, ignoro la presenza dell’uomo, che sicuramente mi guarderà stranito. 

Nascondo i miei occhi con il palmo delle mani, percepisco i passi dell’uomo che si avvicina e che con le braccia mi avvolge in un caldo abbraccio, il suo caldo respiro, per qualche strano motivo mi tranquillizza.

Inizia ad accarezzarmi i capelli con fare delicato, non riesco a comprendere il motivo per cui lo stia facendo, in fin dei conti per lui non sono altro che un estranea, eppure mi sta aiutando, sta cercando di mettere a tacere il mio dolore.

Rimango abbracciata a lui fino a quando non mi tranquillizzo, mi separo da lui, ignorando il vuoto che mi ha causato il separarmi da lui, alzo lo sguardo un po’ timorosa, incontro subito le sue iridi blu come la notte a fissarmi, cerco di reggere il suo sguardo è con un tono di voce flebile gli dico:

 

  • Grazie. 
  • Non ringraziarmi non è necessario, l’avrebbe fatto chiunque al posto mio. Piuttosto cambiando argomento, come ti chiami.
  • Luce, il mio nome è Luce.

 

Esce come un sussurro il mio nome, osservo la sua espressione che non riesco a decifrare, i suoi occhi sembrano un muro difficile da abbattere, non riesco a decifrare le sue emozioni, nonostante l’abbraccio sembrava caldo e rassicurante, i suoi occhi sembrano essere freddi, distaccati.

 

  • Ti riaccompagno a casa. 

 

Mi dice per poi darmi le spalle, allontanandosi da me, osservo la sua figura allontanarsi lentamente dal mio campo visivo, decido di raggiungerlo e dirgli che non accetterò il suo passaggio, non lo conosco quindi non posso accettare, potrebbe essere un uomo pericoloso.

 

  • Ti ringrazio ma rifiuto l’offerta. Non ti conosco, non so chi sei, potresti essere anche un assassino.
  • Non ti preoccupare se volevo farti del male l’avrei già fatto. Ma non è mia intenzione puoi credermi, adesso seguimi prima che tu possa incontrare realmente un malintenzionato.

 

Mi dice voltandosi verso la mia direzione, rivolgendomi un lieve sorriso, le sue parole mi rassicurano, nonostante non lo conosco abbastanza, sento che di lui posso fidarmi. Lo raggiungo, posizionando accanto a lui, inizio a camminare cercando di mantenere il passo.

  • Come ti chiami?
  • Alex.

Rimaniamo a passeggiare in silenzio, che per la prima volta non mi scalfisce, anzi mi regala un senso di pace che fino ad ora non avevo mai sentito. La presenza di quest’uomo mi tranquillizza, mi regala un senso di pace, mettendo a tacere il dolore che lacera ogni giorno la mia anima.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2 

Osservo con attenzione l’uomo che mi sta di fianco, non mi sembra di averlo visto fino ad ora, eppure frequento spesso questo posto, tanto da considerarla una seconda casa ormai. 

Mi domando per quale ragione si è fatto avanti per riaccompagnarmi a casa, perché si è interessato a me, perché mi abbia abbracciato. 

Poteva benissimo girare i tacchi e allontanarsi, ignorando la scena che si era presentata, eppure non l’ha fatto ha deciso di aspettare, tranquillizzarmi con amore, senza pensare al fatto che siamo solo due sconosciuti.

Chissà cosa l’avrà spinto ad agire in questa maniera, pietà? O semplice altruismo? 

Osservo la mia figura, il mio corpo è ormai fin troppo snello, le mie gambe ormai non hanno un filo di grasso, posso considerarmi  un mucchio di ossa che cammina. 

Nell’ultimo periodo sono stata male, ma ho deciso di ignorare il malessere continuando ad andare a trovare la mia famiglia, mettendo in secondo piano tutto il resto, probabilmente esagero ma è più forte di me non riesco a voltare pagine.

Mi considero una donna fragile, debole una vigliacca che non ha il coraggio di affrontare la vita, per la paura di ricevere un ennesimo colpo, anche se credo che non possono strapparmi qualcun altro, ho già perso tutto quello che amavo.

Giungiamo davanti ad una moto, osservo l’uomo che sale in sella al mezzo, passandomi il casco, scuoto la testa, pensando subito alla mia auto parcheggiata, a qualche metro di distanza.

 

  • Avanti prendi il casco lampadina. 
  • Come mi hai chiamato, scusa?
  • Lampadina, lampadario è uguale. Dai avanti dobbiamo andare sta per arrivare un temporale.
  • Ho l’auto, ma grazie per l’invito.

 

Gli dico facendo cenno verso la direzione in cui ho parcheggiato l’auto, per poi allontanarmi da lui, dirigendomi verso l’auto, velocizzo il passo con l’intenzione di sparire dal suo campo visivo, i suoi occhi fissi nella mia figura mi creano imbarazzo vergogna, perché sono la dimostrazione del mio malessere, del mio modo di essere.

Non voglio essere giudicata, o che qualcuno possa avere pietà di me, ho già la consapevolezza che agli occhi di ogni persona, sono una donna disperata che aspetta la sua fine.

Stringo le spalle, per scaldarmi il freddo di questa notte è più forte, più fastidioso, mi spinge ad avere dei brividi di freddo che si estendono in tutto il mio corpo. 

Dopo pochi minuti arrivo davanti alla mia auto, impreco sottovoce quando noto che le ruote sono tutte sgonfie, maledico chiunque mi abbia giocato questo brutto scherzo, maledico me stessa per aver rifiutato il passaggio dell’uomo gentile. 

Apro il cofano dell’auto con la speranza di poter far qualcosa, anche se ho già la certezza che non si può fare nulla, un malessere improvviso mi obbliga a poggiarmi nell’auto, le gambe si fanno più pesanti, mentre il dolore alla testa mi obbliga a chiudere gli occhi. 

Faccio dei lunghi respiri con la speranza di potermi riprendere, ma ciò non accade, mi aggrappo con tutte le forze alla macchina con la speranza di non cadere e perdere i sensi.

Sono le mani di qualcuno a sorreggermi, evitandomi una brutta caduta, mi tiene stretta i fianchi, percepisco il suo respiro caldo sul mio collo, il suo profumo invade le mie narici, il suo calore scalda il mio corpo divenuto freddo come il ghiaccio. 

Lentamente chiudo gli occhi, il mio corpo cede, come anche la mia mente, stanca di dover affrontare i giorni in solitudine, stanca di ascoltare il silenzio, la necessità di sentire rumore, di riavere i colori in una vita tutta grigia è forte. Ho bisogno di sentirmi amata, importante, sentire il calore di qualcuno, svegliarmi con la consapevolezza che c’è qualcuno che mi aspetta a braccia aperte. 

Mi risveglio dopo un lungo sonno, mi ritrovo distesa su un letto singolo, ignorando l’idea di come io possa esserci finita, l’ultima cosa che ricordo è che stavo male, poi il vuoto più totale. 

Osservo con attenzione la stanza, rimanendo con la testa appoggiata sul cuscino morbido del letto, il dolore alla testa è ancora forte, non mi da la possibilità di muovermi come voglio. 

L’ago che trovo nel mio braccio mi fa intuire che si tratta di un ospedale, non vedo nessuna persona presente in questa stanza, questo mi fa intuire che sono sola, sicuramente qualcuno mi avrà trovato a terra priva di sensi, avrà chiamato l’ambulanza che è arrivata subito in mio soccorso.

 

  • Sola.

Ripeto  a me stessa, una lacrima scivola nella mia guancia, la consapevolezza che a nessuno importa di te fa male, è peggio del dolore alla testa, vedere la sedia al fianco del letto vuota, esattamente come la mia vita, vuota e priva di ogni colore. 

Chiudo gli occhi, provo ad ignorare il dolore emotivo che provo con la speranza che possa scomparire da solo, inizio ad immaginare le mani morbide di mia madre che mi accarezzano la guancia, il suo tocco dolce e delicato mi ha sempre tranquillizzato. 

Lentamente l’immagine che proietto nella mia mente sembra dare i suoi frutti, le lacrime smettono di scendere, il dolore diminuisce, inizio a tranquillizzarmi, le sue mani calde scaldano il mio cuore, ho quasi l’impressione che lei sia qui realmente al mio fianco.

Apro gli occhi, spalanco le palpebre quando capisco che non era solo immaginazione, al mio fianco c’è Alex, l’uomo che ho incontrato qualche ora fa’ al cimitero, ma cosa diavolo ci fa’ qui? 

È stato lui a portarmi qui? Le mani che mi stringevano i fianchi, quindi erano le sue, non è stato un sogno, è stato lui a venire in mio soccorso.

 

  • Cosa ci fai qui?

 

Gli domando, con un tono di voce flebile, puntando i miei occhi sulle sue iridi blu, voglio capire esattamente da quanto tempo è qui, se è stato lui ad aiutarmi, anche se conosco già la risposta voglio una conferma da parte sua. Voglio capire perché si è dimostrato gentile nei miei confronti, perché continua a darmi affetto, non ha senso alla fine per lui non sono altro che una sconosciuta.

 

  • Come stai Luce? 
  • Non vale, devi rispondere alla mia domanda prima.
  • Ti ho accompagnata io in ospedale. Non volevo lasciarti sola tutto qui.

Caccia un sospiro, ed io sorrido quando ottengo la risposta che volevo, è la prima volta che qualcuno fa’ qualcosa per me, magari agli occhi di qualcun altro potrà essere un gesto superfluo, però ai miei occhi è il gesto più bello che potessero mai farmi.

Ha persino deciso di aspettare il mio risveglio, di consolarmi, di farmi compagnia nonostante abbia una vita, ha comunque scelto di rimanere al mio fianco. Nonostante non lo conosco ho come l’impressione che sia un uomo dal cuore d’oro, un tipo che farebbe qualsiasi cosa pur di aiutare il prossimo.

 

  • Devi ancora rispondere alla mia domanda, cosicché siamo pari.
  • Un po’ stanca, sento la testa pesante come un macigno. Però per il resto va tutto bene.
  • Te la senti di parlare con i medici?

 

Mi domanda utilizzando un tono di voce basso, scuoto la testa in risposta, so già quello che vogliono dirmi, sono consapevole delle mie condizioni fisiche. Mi hanno già detto che devo iniziare a prendermi cura di me stessa, però come al solito ho deciso di ignorare le loro parole, mettendo in primo piano la mia famiglia. 

Mi incupisco non appena ripenso ai miei genitori, al mio fratellino, il sorriso muore nelle mie labbra, quella leggera sensazione di benessere scompare, mi volto dalla direzione opposta di Alex, con l’intenzione di non mostrarmi debole si suoi occhi.

Ma Alex fa’ qualcosa mi sorprende nuovamente inizia ad accarezzarmi i capelli, con la stessa dolcezza di poco fa’,  mi volto nuovamente verso la sua direzioni, i suoi occhi sono fissi su di me per la prima volta non vedo pietà, ma dolcezza e voglia di fare qualcosa per me. Non so se è solo una mia impressione, però è quello che mi trasmette, questo ragazzo misterioso.

 

  • Non sarai più sola, te lo prometto mi occuperò io di te. 
  • Ma...ma
  • Shh, non parlare adesso riposati, non appena ti sveglierai ne riparleremo. Buonanotte Luce.

 

Mi dice con un tono dolce e rassicurante, decido di ascoltare il suo consiglio, lentamente le palpebre si fanno più pesante, le carezze calde e dolci di Alex mi fanno cadere in uno stato di sonno profondo, per la prima volta non mi sento sola, sento che qualcuno è interessato a me, alle mie condizioni, anche se non capisco il motivo per la quale fa’ tutto questo, il mio cuore è felice, la mia mente libera, dopo mesi di sofferenza vedo quella luce, che oramai credevo di non poter mai più vedere.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Riapro gli occhi, i raggi del sole stuzzicano i miei occhi, obbligandomi a tenerli socchiusi, osservo la stanza dell’ospedale, faccio un sospiro, con la consapevolezza che non è stato un sogno. 

Alex esiste è mi ha aiutato, per qualche strana ragione vuole prendersi cura di me, proteggermi, sorge un lieve sorriso dalle mie labbra, quando ripenso alle sue parole, tanto desiderate, è mai fino a qualche ora fa’ nessuno ha pronunciato.

  • Lampadina, come mai siamo così di buonumore? 
  • Sei ancora qui? 

Il mio cuore perde un battito, quando le mie orecchie sentono la voce roca dell’uomo che per la prima volta mi sta facendo sorridere dopo non so quanto tempo. Osservo i suoi lineamenti, il naso ha una forma delicata, le sue labbra sono piuttosto carnose e rosee, mentre i suoi occhi sono grandi che ha primo impatto sembra che riescono a leggerti l’anima, probabilmente sarà il colore delle iridi, blu come la notte. La carnagione è piuttosto chiara va in contrasto con i capelli corvini, è lo strato di barba che ricopre il volto. Mi perdo un attimo a fissarlo, ieri non mi ero accorta che l’uomo che sta al mio fianco fosse così bello, distolgo lo sguardo quando mi rendo conto che Alex se ne è accorge.

  • Dove dovevo andare? 
  • Non so credevo che fossi già andato via. Perché avevi delle cose da fare, tutto qui.

Evito di incontrare le sue iridi blu concentrandomi sul pavimento grigio della stanza, non so il motivo per la quale  la sua presenza mi rende nervosa, in genere sono una ragazza tranquilla, calma eppure con lui non riesco a non essere nervosa. 

La sua presenza mi regala sensazioni inspiegabili che non ho mai provato fino ad ora, in tutta la mia vita non ho mai provato una cosa simile, probabilmente è l’imbarazzo perché ha visto un lato così debole e fragile che non ho mai mostrato a nessuno, sono sempre stata una di quelle ragazze che sfoga tutto in completa solitudine, quelle  volte che sono uscita fuori di casa per raggiungere il cimitero, nascondevo le mie emozioni dietro ad una maschera invisibile. 

Eppure con lui ogni maschera cede, probabilmente questo è dovuto anche ad un momento così intimo che ho avuto che ha assistito, consolandomi con una dolcezza tale, che ha rimosso i sentimenti negativi.

All’improvviso i miei pensieri vengono interrotti dalle labbra morbide e calde di Alex, che baciano la mia fronte con la stessa dolcezza della sera prima, il suo gesto manda in tilt la mia mente, divento subito rossa come un pomodoro, è la prima volta che un ragazzo mi sta così vicino, si allontana dalla mia fronte, iniziando ad accarezzarmi i capelli, provo ad ignorare le emozioni che mi sta suscitando cercando di pensare ad altro. Tuttavia la mia mente non riesce ad elaborare un pensiero che possa distogliermi da queste sensazioni particolari che coinvolgono il mio cuore, che batte con velocità, minacciando quasi di  voler uscire dal petto. 

 

  • Rimango qui, non vado da nessuna parte. Adesso che ne dici di mettere qualcosa sotto i denti, c’è qualcuno che deve prendere qualche chilo.
  • Sei bello anche con qualche chilo in meno, secondo me non devi ingrassare sei perfetto. 

Le parole escono dalla mia bocca  con una velocità tale che non riesco ad impedirlo, arrossisco ancora di più, mentre Alex mi rivolge un sorriso. 

Maledico me stessa per la pessima figura che ho fatto, sicuramente penserà che sono una di quelle ragazze a cui basta una piccola attenzione per cadere ai suoi piedi, non volevo che lo pensasse, io l’ho detto solo perché è quello che penso, è perfetto così com’è, non ha bisogno di nessun chilo in più. 

  • Volevo dire che stai bene anche così a mio parere, tutto qui.
  • Luce stavo parlando di te. Devi ingrassare tu, non io.
  • Ma io sto bene.
  • No, non è così. Ascoltami capisco che per te magari è difficile ammetterlo, però non sei sola ci sono io qui, pronto ad aiutarti. 

La sua espressione è divenuta di colpa seria, mentre la sua voce si è indurita, anche se mi costa molto ammetterlo lo so anch’io che ho bisogno di aiuto. Sola non andrò mai da nessuna parte, sono destinata a fallire, però con lui le cose potrebbero cambiare, potrei ricominciare a vivere, rialzarmi, anche se ho i miei dubbi. Però fare un ultimo tentativo non mi costa nulla, almeno potrò dire di averci provato, di aver lottato per riprendere la mia vita in mano. Magari sarà Alex la mia ancora di salvezza, forse il nostro incontro è stato un segno del destino per avvisarmi che per me c’è ancora una possibilità.

  • D’accordo, ci proverò. Grazie Alex di tutto.
  • Di nulla, allora che ne dici di fare colazione? 
  • Si.

Annuisco convinta, si allontana da me, per prendere il necessario per fare colazione, nel frattempo io provo ad alzarmi e mettermi seduta con la speranza che la testa non mi giochi brutti scherzi, impreco sottovoce quando capisco che ogni mio tentativo è inutile. Rimango nella stessa posizione, in cui mi sono ritrovata stanotte, mi perdo nei miei pensieri, la tristezza di non essere riuscita neanche a muovere un dito, mi fa cadere in un profondo sconforto, facendomi credere che magari non sono in grado di farcela da sola. 

Ho bisogno di qualcuno che non può stare con me ventiquattr’ore su ventiquattro, ho vent’anni dovrei ad essere abbastanza indipendente, eppure mi sembra di essere tornata ad avere 3 anni.

  • Ho preso il necessario per fare colazione, non sarà un granché ma l’ospedale offre questo. Ma che ci fai ancora sdraiata dai alzati! 
  • Non c’è la faccio, ti ringrazio ma puoi andare. Con me perdi solo tempo.

Faccio un lungo respiro, mantenendo lo sguardo basso, so già che non sono il massimo come ragazza, che mi scoraggio per nulla, però io la considero come un grosso ostacolo che non sono in grado di abbattere. Forse perché diverse volte ho tentato di superare gli ostacoli che si presentavano nel mio cammino, ogni volta cadevo, mi facevo male senza però mai andare avanti sono rimasta ferma nel più grande ostacolo della  vita, che mi obbliga tuttora a rimanere a terra. 

Sono abituata a rimanere seduta per terra, con la speranza che questo cammino venga interrotto, ed io possa finalmente riposare, però a quanto pare, per me ci sono altri progetti, altri obbiettivi, che mi obbligano a nascondermi, ad avere paura, la novità mi spaventa seppur sia fonte di benessere, preferisco evitarla in modo tale che se un giorno perdessi anch’essa non mi sarò illusa o affezionata almeno mi risparmio la sofferenza.

I passi di Alex si fanno pesanti, si avvicina a me, sedendosi sul letto, posa la sua mano grande e ruvida sulla mia stringendola, i suoi occhi puntano i miei, mi guarda con intensità tale che mi obbliga a distogliere lo sguardo.

  • Io non me ne andrò, rimarrò con te. Ripeto non sei sola, ti aiuterò io. Dai adesso mangiamo.

Mi aiuta ad alzarmi, facendomi sedere sul letto, mi lamento a causa del dolore alla testa, che ad Alex non sfugge mi guarda un po’ preoccupato, inizia ad accarezzarmi la parte dolorante probabilmente vuole provare ad alleggerire il male che ho.

  • Ti fa’ male?
  • Un po’.
  • Vuoi che cerco un medico che ti da qualcosa per il dolore.
  • No, non è il caso. Grazie lo stesso.

 

Gli rivolgo un sorriso di ringraziamento per poi concentrarmi sul cibo che Alex ha posizionato sopra le mie gambe, inizio a mangiare, nonostante la totale mancanza di appetito, decido di dare retta alle sue parole. 

Non so come faccia, però basta una piccola parola di incoraggiamento a farmi ricredere, a farmi tornare indietro sui miei passi. 

 

  • Grazie Alex.
  • Non ringraziarmi Luce, non devi. Anzi forse c’è un modo in cui puoi sdebitarti, stasera devi venire con me.
  • Ma non posso, sono qui come faccio?
  • Tranquilla i medici hanno detto che puoi uscire oggi. Devono solo visitarti e poi sarai libera. Mi dispiace per te ma stasera sarai con me, ti prometto che ti farò cambiare idea che hai della  vita.
  • D’accordo.

Gli dico mostrandogli un ennesimo sorriso che mostro nell’arco di un quarto d’ora, è da tanto che non lo faccio, è da molto tempo che non ho qualcuno che mi propone di uscire. Posso dire che questo giorno non lo dimenticherò tanto facilmente, dal momento in cui ho avuto la fortuna di incontrare il mio angelo custode Alex

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4 

 

Esco dall’ospedale, in compagnia di Alex, che mi sostiene tenendomi saldamente i fianchi, purtroppo sono ancora debole, quindi non riesco a reggermi perfettamente in piedi. I medici mi hanno nuovamente avvertita di quello che potrebbe accadere, se io dovessi continuare con questo stile di vita, mi hanno detto chiaramente che il mio corpo sta cedendo, che non riuscirò ad andare avanti ancora per molto.

Il problema che non si sono posti realmente, e che dipende da me riprendermi, ma io non ho alcuna intenzione di farlo, seppur ho incontrato Alex, che si è subito mostrato gentile e disponibile nei miei confronti, non ho alcuna intenzione di dare una svolta alla mia vita.

Ho già tentato di riprendermi, però senza alcun risultato, mi sono sempre ritrovata nello stesso identico punto di prima, ovvero in un baratro buio totalmente sola.

Basandomi sulle letture che ho fatto, il mio “rifiuto” è prettamente dovuto alla mia paura di voltare pagina, di rimanere scottata nuovamente, l’accettazione è un altro problema, non ho ancora accettato la morte della mia famiglia, mi illudo ancora che siano ancora con me, al mio fianco, vivendo nei ricordi, ho trascorso intere giornate in quel cimitero, ignorando il freddo, il caldo, il pericolo della sera. 

Con l’aiuto di Alex salgo nella sua auto, purtroppo la mia è rimasta parcheggiata al cimitero, quella sera in cui ho avuto quello spiacevole incidente, mi auguro di riuscire a prenderla in questi giorni. 

  • Dimmi il tuo indirizzo, così ti riaccompagno a casa.
  • Via Olga 29 
  • Bene.

Mette in moto, dirigendosi verso casa mia, poggio la testa sul sedile, provo a prendere sonno, almeno così sia io che lui evitiamo di sentirci in imbarazzo.

Nonostante il mio impegno di prendere sonno, fallisco miseramente, ho come l’impressione che Alex mi stia fissando con la coda dell’occhio, non riesco a rilassarmi se c’è qualcuno che mi guarda, ho la paura di sbagliare qualcosa  facendo di conseguenza una brutta figura. Mi giro con la speranza di ignorare questa sensazione, ma il ragazzo che mi sta di fianco fa’ qualcosa di totalmente inaspettato, con la mano destra, accarezza la mia guancia, divento subito rossa come un pomodoro, quando Alex sfiora la mia pelle.

Il suo tocco caldo, delicato scatena delle emozioni quasi indescrivibili in  me  del tutto sconosciuti, non riesco a dare un nome a quello che provo solo quando mi rivolge una piccola attenzione. 

Probabilmente questo miscuglio di emozioni è dovuto alla mia completa mancanza di comunicazione, è da un po’ che non parlo con qualcuno, l’ultima volta è stato per dare indicazioni ai dipendenti dell’azienda di mio padre.

  • A cosa pensi Luce? 
  • È da un po’ che non parlo con qualcuno, mi sembra strano stare in compagnia di una persona. L’ultima volta che ho aperto bocca è stato per dare delle direttive ai dipendenti della mia azienda. Invece parlato, in modo del tutto scherzoso mi sembra che sia successo parecchi mesi fa’.
  • Come mai? Non hai delle amiche? 

Si volta verso la mia direzione, incrocio subito le sue iridi blu che ricordano tanto il mare, distolgo subito lo sguardo, è inutile Alex mi mette subito in imbarazzo, basta solo un suo sguardo per mandare in tilt il mio cervello.

Luce, si vede tanto che non hai mai parlato con un uomo, o con qualcuno appartenente al genere maschile, non sai come porti, ti basta davvero poco, per zittirti!

  • No, ce le avevo però... abbiamo smesso di essere amiche esattamente quando si sono rese conto che non era tanto divertente avere una ragazza depressa nel gruppo.
  • Capisco, sicuramente non erano vere amiche quelle ragazze, se ti hanno abbandonato senza alcun problema significa che non tenevano realmente a te. 
  • Probabilmente sarà come dici tu, però avrò sbagliato anch’io qualcosa, potevo fingere di più e sorridere più spesso. Da quando i miei genitori e mio fratello sono andati via, ho smesso di farlo.
  • Ah si? Allora devo ritenermi veramente fortunato, per aver visto quel bellissimo sorriso.

Mi dice rivolgendomi un sorriso, arrossisco di colpo, se n’è accorto allora che da quando sono in sua compagnia non faccio altro che sorridere, non mi è mai successo fino ad ora le mie giornate hanno sempre avuto un colore, il grigio. 

Da quando l’ho incontrato, però non riesco a smettere di guardarlo, di sorridere quando lo fa’ lui, di arrossire quando mi guarda, mi parla o mi tocca, e come se fossi succube di lui. 

Si ritiene fortunato ad avermi visto sorridere, l’ho definisce “bellissimo” non credevo che a qualcuno potesse piacere il mio sorriso, la mia mente riproduce quelle due parole, sorrido come un ebete, sapere che ad Alex piace il mio sorriso, mi rende stranamente felice, mi crea una lieve sensazione di benessere, che cresce ogni secondo di più. 

  • Hai detto che ti piace?

Gli domando incuriosita, so già che gli piace, l’ho capito però mi piacerebbe sentirlo dalla sua bocca, mi renderebbe felice, e aumenterebbe la mia autostima che in questo momento è pari a zero.

  • Si, Luce mi piace il tuo sorriso.  illumina tutto il tuo viso, ai miei occhi ti rende davvero molto bella. In genere le ragazze che sorridono o ridono si imbruttiscono, tu invece diventi più bella.
  • Va bene, va bene basta.

Nascondo il viso, coprendomi con entrambe le mani, in questo momento sono sicuramente rossa come un pomodoro, sto persino sudando per l’imbarazzo che nutro. 

Nonostante questo imbarazzo, sono felice più di prima, come se le sue parole mi avessero dato quella spinta in più per affrontare la giornata, magari mi sbaglio, forse...potrei stare meglio rialzarmi, mi servirebbe soltanto la sua presenza. 

  • Piccola ti vergogni? 
  • Si.
  • Ma non devi vergognarti, non ne hai motivo.
  • Invece sì, non ho mai ricevuto così tanti complimenti in un giorno.
  • Vuoi che smetto?
  • No, vorrei tanto che lo facessi più spesso, magari fermati ad uno, così almeno ho il tempo di metabolizzarlo.
  • Va bene piccola. Ti farò un complimento una volta al giorno promesso.

Ride alla mia richiesta, però non si rifiuta anzi la asseconda, mi domando se lo farà realmente, se i suoi complimenti saranno sinceri, pensandoci credo di averlo messo in seria difficoltà insomma, come può farmi dei complimenti, se non sono bella, il mio carattere lo definisco pessimo, la mia timidezza mi impedisce di essere totalmente me stessa, mentre la mia diffidenza mi obbliga a rivolgermi alla gente con un tono freddo, persino il mio portamento è un motivo in più di allontanamento per il prossimo, perché sembro una di quelle donne snob che osservano dall’alto verso il basso il prossimo, una di quelle con la puzza sotto il naso. 

Mi domando cosa avrà pensato Alex di me quando mi ha incontrata, penserà che sono una di quelle ragazze che cercano  l’avventura di una notte? Oppure ha già capito che tipo di ragazza sono, ovvero semplice senza troppe pretese che ama la tranquillità e la calma. 

  • Posso farti una domanda.
  • Si, dimmi pure.
  • Cosa pensi di me? 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

  • Cosa pensi di me?

Punta i suoi occhi sui miei, la sua espressione mi fa intuire che non si aspettava una domanda simile da parte mia, probabilmente ho fatto un grosso errore fargliela, però ho la necessità di sapere cosa pensa di me. Ho bisogno di ascoltare la sua voce calda e roca, per stare meglio, sapere che idea si è fatto di me, anche se già so che la sua idea non sarà affatto positiva, sicuramente mi avrà visto come una demente che non è in grado di fare altro, oltre che piangere.

Il silenzio che si crea dopo la mia domanda, mi mette tremendamente a disagio, mi fa’ credere di aver fatto un grosso errore, di aver corso troppo, avrei potuto aspettare un po’ prima di fargli questa domanda. Probabilmente non vuole mentirmi, prendermi in giro, per questo rimane in silenzio perché non sa cosa dirmi, non sa quali parole usare, magari perché non vuole ferirmi. 

  • Tranquillo non sei obbligato a rispondere. Mi dispiace Alex non volevo metterti a disagio.

Chiudo gli occhi, non posso negare che il suo silenzio non mi abbia ferita, però capisco quanto può risultare difficile, parlare con una ragazza come me, timida, pessimista e triste. Mi volto verso il finestrino, concentrandomi sul paesaggio, facendo finta che non sia successo nulla, con la speranza che questo silenzio imbarazzante possa andarsene via subito.

  • Penso che sei la ragazza più dolce e buona che io abbia mai conosciuto. La tua purezza e la tua delicatezza ti rendono unica ai  miei occhi, da quando ti ho incontrata è nato questo desiderio irrefrenabile di conoscerti, sapere di più sul tuo conto.
  • Davvero?
  • Si, Luce sono sincero non ho motivo per dire il contrario.

Sorrido come un ebete, davanti alla sua dichiarazione, la sua espressione mi fa capire che è totalmente sincero, che non mente, questo mi rende felice perché ciò  significa  che ad Alex piaccio, gli sto simpatica, strano a dirsi ma è la pura verità. 

  • D’accordo ti credo.
  • Adesso possiamo scendere, siamo già arrivati.

Annuisco alle sue parole, per poi scendere dalla sua auto seguita da Alex che si posiziona accanto a me, infilo la mano dentro la borsa ed inizio a cercare le chiavi di casa, non appena le trovo le esco, apro frettolosamente la porta, non appena varco la porta d’ingresso faccio cenno ad Alex di seguirmi.

È la prima volta che faccio entrare qualcuno, dopo tutti questi mesi, la casa è sempre stata vuota, il silenzio è la donna delle pulizie sono stati coloro che mi hanno tenuta compagnia. Ho vissuto in questa villa, così grande da sola, in piena solitudine, prima non era così, prima dell’incidente la casa era sempre piena zeppa di persone, c’erano sempre gli amici di Francesco, le mie amiche.

In questa casa prima si respirava un aria diversa, il rumore, la confusione  anche se mi provocano un po’ di fastidio, regalavano calore e tranquillità, l’aria familiare era percettibile in ogni stanza.

Socchiudo gli occhi, i ricordi si fanno strada nella mia mente provocandomi delle fitte al cuore, varcare la soglia di una casa vuota priva di emozioni mi fa ricordare che non vedrò più Francesco correre come una furia in tutto il corridoio, non potrò più sentire le urla di mia madre, che gli diceva  di prestare  attenzione.

Le lacrime iniziano a bagnare le mie guance, con il dorso della mano le asciugo, con la speranza che non scendono ancora, e che Alex non mi veda in queste condizioni,  non voglio recare altro fastidio, o disagio. Non voglio che si allontani da me, come hanno fatto le mie amiche quando si sono rese conto, che con una come me perdevano solo tempo, desidero che Alex mi consideri una ragazza qualunque, quindi se voglio che rimanga devo fingere di stare bene.

Il mio respiro all’improvviso si ferma, mentre il mio cuore perde un battito, quando due braccia muscolose, mi avvolgono le spalle stringendomi più forte, rimango impalata, incapace di fare o dire qualcosa, magari perché non voglio interrompere questo contatto con lui.

Inspiro il suo profumo, sfioro la sua pelle  calda, liscia e abbronzata, lascio che i suoi capelli mi solleticano la guancia.

Mi godo a pieno il suo abbraccio, il suo volto poggiato sulla mia spalla, mi dà l’opportunità di poter sentire il suo respiro, non capisco il motivo per cui mi stia stringendo così forte, so solo che non riesco a farne a meno, avevo la necessità di un abbraccio, lui come se mi avesse letto nel pensiero ha soddisfatto il mio bisogno.

  • Non hai motivo di piangere Luce, ricordati quello che ti ho detto, non sei più sola.
  • Lo so, è che ancora oggi entrare in questa casa mi fa male, i ricordi vengono a galla, sapere che non rivedrò più le persone che amo mi fa stare male.

Deglutisco, mandando giù il nodo alla gola, chiudo gli occhi, ed inspiro con la speranza di potermi calmare, apprezzo l’aiuto di Alex, sicuramente senza di lui sarei già in camera mia a piangere come una bambina. Lentamente mi fa girare, fini a farmi incontrare i suoi occhi, le sue mani accarezzano le mie guance, siamo ad un millimetro di distanza, riesco persino a percepire il suo profumo, che è un miscuglio di menta e tabacco. Rimango a fissare le sue iridi blu, senza proferire parola, lui ricambia il mio silenzio, inizia ad accarezzarmi la guancia, con molta delicatezza come se avesse paura di farmi male, apprezzo il suo modo di fare.

  • Tranquilla, lentamente ti abituerai, diamo tempo al tempo, ok? 
  • Ok. 
  • Vuoi mangiare qualcosa? Ti va? 
  • Al dire il vero no non mi va.
  • Un piccolo spuntino lo facciamo insieme, ok? 
  • Cosa cambia se lo facciamo insieme, non credi che anche in tua presenza continuo a non avere fame.
  • Ah si? Vogliamo vedere? 
  • Non mi fai paura.

Gli rivolgo un lieve sorriso, che contraccambia subito, la sua espressione è cambiata di colpa se prima era triste e dispiaciuto per me, adesso sembra allegro e spensierato come se non ci fosse mai stato quel momento, sicuramente questo è uno dei suoi pregi migliori, riesce a mettere la gente a suo agio anche in situazioni spiacevoli.

All’improvviso i miei piedi si sollevano da terra, in un attimo mi ritrovo il sedere di Alex in vista, caccio un piccolo urletto, presa alla sprovvista, mi domando cos’hai intenzione di fare, cerco di scendere dalla sua presa salda ma con scarsi risultati. 

Inizia a camminare, ignorando le mie preghiere di farmi scendere, mi scappa un piccola risata, è buffo quando prova a convincermi, arriviamo in cucina, mi lascia andare facendomi sedere sulla sedia bianca posizionata davanti al tavolo in vetro.

  • Non ti muovere da qui. Se solo ci provi, ti faccio il solletico fino allo sfinimento, chiaro?

 

Alzo le mani come segno di resa, per poi annuire alle sue parole, cercando di rimanere seria, ma è più forte di me, scoppio a ridere, è divertente quando prova a rimanere serio, quando cerca di avvisarmi, è semplicemente bello Alex.

Si dirige in frigo, aprendolo inizia a cercare qualcosa, probabilmente vorrà cucinare, sorrido quando lo sento imprecare sottovoce, probabilmente non riesce a trovare gli ingredienti, vorrei aiutarlo, perché sicuramente ci divertiremo tantissimo insieme, ho una gran voglia di parlare con lui, scherzare e farmi accarezzare dalle sue mani grandi e ruvide.

  • Cosa stai preparando?
  • Uova  strapazzate e bacon croccante.
  • Ma sono appena le dieci del mattino, è un po’ pesante come colazione non credi? 
  • No, fidati è buonissima, a New York la facevo tutte le mattine, ti assicuro che ti riempi molto di più.
  • Sei di origini americane? 
  • Si esatto sono nato in America, mia madre è italiana mio padre newyorkese.
  • A me i newyorkesi non piacciono.

Metto entrambe le mani davanti alla bocca quando realizzo ciò che appena detto, il mio viso si colora di rosso, mentre le mie guance iniziano ad infiammarsi, maledico me stessa, perché ho voluto sottolineare questa cosa? Non ha alcun senso, io non ho un senso, speriamo che Alex non ci faccia caso, che continui tranquillamente a cucinare.

È il suono del telefono che lo spinge a voltarsi nella mia direzione, con la coda dell’occhio leggo il nome che c’è scritto sul display, rimango delusa quando leggo il nome di una donna, Sabrina.

A passo svelto recupera il telefono, esce dalla stanza per poi rispondere, rimango in silenzio, e cerco di ascoltare la telefonata, alzandomi, e avvicinandomi un po’ di più a lui, senza però fammi vedere.

Rimango sorpresa di me stessa, non ho mai spiato nessuno, è la prima volta che sento questo fastidio, vorrei tanto sapere chi è Sabrina, se è la sua ragazza oppure se  è una semplice amica. 

Con tutta me stessa spero che si tratti di una sua amica, però ogni mia preghiera svanisce quando sento pronunciare la parola amore, il mio cuore si ferma, uno strano dolore si impossessa di me, distruggendo il sorriso è la gioia che fino a qualche attimo fa’ dominavano in me. 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

  • Amore ho da fare. Non mi richiamare, ok? Dai ciao ti amo anch’io.

 

Il mio cuore perde un battito nel sentire quelle tre parole “amore” e “ti amo”, allora è fidanzato, sta con un altra donna, non è un uomo libero, è felicemente impegnato con Sabrina. 

Mi domando il motivo per cui allora sta con me, perché ha deciso di trascorrere del tempo con me, e non con la sua ragazza. Potrebbe trattarsi di pena? Può essere che quella sera quando mi ha visto, gli ho fatto così tanta pena, che è arrivato al punto di trascorrere del tempo con me. È l’unica spiegazione plausibile che riesco a darmi, probabilmente tutti i complimenti, questa dolcezza non sono sinceri, sono legate anch’esse alla pietà che nutre per me, se così fosse, allora non voglio più stare in sua compagnia, non voglio che perde tempo con me, quando invece ha la possibilità di trascorrerlo con la sua ragazza. Quello che ho imparato da questa brutta esperienza e che il tempo è fondamentale al giorno d’oggi, ogni minuto bisogna viverlo al cento per cento, perché non sappiamo se sarà l’ultimo o meno della nostra vita.

Caccio un sospiro delusa da Alex che mi ha tenuto nascosta una cosa così tanto importante, mi sento in colpa per la sua ragazza, che non sa minimamente dove si trova il suo ragazzo, esco dalla stanza, mi rifugio nella mia stanza, come ho sempre fatto fin da quando ne ho memoria, mi nascondo dai problemi e dalle delusioni.

Entro in camera mia, chiudendomi a chiave, recupero l’album che racchiude tutte le foto di famiglia, mi siedo sul letto, lentamente inizio a sfogliare le pagine ormai consumate, mi soffermo in una foto che raffigura i miei genitore che stringono tra le braccia Francesco, appena nato. 

Sorrido nel vedere i miei genitori felici, una lacrima scivola sulla mia guancia bagnando il foglio, l’effetto che mi fa’, quando guardo le foto è lo stesso di sempre, piango, mentre la mancanza si fa’ più forte, dovrei smetterla di farmi del male da sola, però è più forte di me non riesco a farne a meno. 

L’unica persona a cui avevo riposto fiducia, mi ha tradita, nascondendomi un tassello così importante, la colpa è mia che mi sono affidata ad uno sconosciuto conosciuto in un cimitero, cosa credevo di ottenere? Amore? Dai parliamoci chiaro Luce, ti piace così tanto che eri disposta a provarci pur di vederlo ogni giorno. 

Con il dorso della mano mi asciugo le guance bagnate dalle lacrime che escono dai miei occhi ormai stanchi e arrossati, mi alzo dal letto, mi posiziono davanti allo specchio, osservo la mia figura, metto una mano davanti alla bocca quando riconosco la donna che sono diventata.

Una donna che odia la vita, odia se stessa più di quanto un essere umano possa fare, il mio corpo ne è l’esempio, il mio volto pure, mi sono ridotta ad uno straccio, mi sono lasciata morire giorno dopo giorno, attendendo impaziente la mia fine. 

Con la mano, inizio a sfiorare le mie spalle, il mio addome, i miei fianchi, rimango sorpresa quando mi rendo conto che sono solo ossa, capisco subito il motivo per la quale Alex ha voluto aiutarmi, gli faccio pena. 

Vedermi in queste condizioni, gli avrà fatto schifo, però il suo altruismo la spinto ad aiutarmi, il problema è che io non voglio il suo aiuto, non voglio la sua pietà, se dovrò rialzarmi lo farò da sola con le mie forze.

Ho vissuto per mesi nella completa solitudine, ho sofferto per la scomparsa della mia famiglia da sola, senza mai chiedere aiuto a nessuno, se oggi sono ancora qui, è per merito mio, che ho continuato ad andare avanti, magari l’avrò fatto male, però c’è l’ho fatta.

  • Luce sei qui? 

La voce calda e roca di Alex mi fa sobbalzare, il mio cuore si blocca, come il mio respiro che si fa’ improvvisamente corto, non parlo, rimango immobile a fissare la porta, nell’attesa che dica qualcos’altro, che mi spieghi il motivo per la quale mi ha nascosto una cosa così importante di lui. 

  • Avanti Luce, ti ho sentito lo so che sei qui. Coraggio esci, dobbiamo mangiare, la colazione è pronta.

Rimango delusa quando capisco il motivo per la quale è venuto fino a qui, vuole che metta qualcosa dentro lo stomaco, cosicché io possa riacquistare le forze per potermi riprendere, è lui consumi il suo compito. 

  • Vattene.

Gli dico l’unica parola che non mi sarei mai immaginata di dire ad Alex, che alla fine escono dalla mia bocca, quando realizzo che tutto quello che sta facendo, lo fa’ solo per pietà, mi faccio schifo da sola per come mi sono ridotta. Sono arrivata al punto di dover farmi aiutare da uno sconosciuto, per rimettermi in sesto, da uno che conosco a malapena da un giorno, che potrebbe essere un folle, un assassino. Tutto questo perché non riesco a voltare pagina, perché per una sera mi sono mostrata debole, fragile, mi sono invaghita di un uomo che mi vede come una donna che non ha il coraggio di andare avanti. 

  • Luce, cosa ti prende, perché fai così? 
  • Per favore vattene.
  • Giuro che se non apri questa porta la sfondo.

Spalanco gli occhi alla sua dichiarazione, continuando a piangere come una bambina, odio me stessa per la persona che sono diventata, non sono in grado nemmeno di difendermi, sono arrivata al punto di farmi dare degli ordini da un uomo che non dovrebbe essere nulla per me.

Mi chiedo allora il motivo per cui sto piangendo? Perché sento questo peso al cuore? Perché sono così arrabbiata con lui? Non posso essere gelosa di lui, non posso desiderare così tanto di essere al posto di questa Sabrina, non avrebbe senso, lo conosco appena.

  • Voglio che tu sia sincero con me.
  • Riguardo a cosa Luce? Cazzo non possiamo parlarne faccia a faccia? 
  • Sei impegnato? Stai con qualcuna al momento.
  • No.

Non appena sento quelle parole, rimango delusa e a col tempo sorpresa dalla sua risposta, non capisco il motivo per la quale sta negando l’evidenza, perché non vuole parlarmi di Sabrina, non ci sarebbe nulla di male, alla fine è la sua compagnia.

Mi siedo sul letto, con le mani nascondo il mio volto, ormai stanco e consumato dalle lacrime, per l’ennesima volta le persone che ho scelto mi hanno delusa, prima le mie amiche e adesso anche lui. Decido di ignorare i suoi richiami, ormai le sue parole hanno perso valore, le sue bugie mi hanno fatto capire che tipo di uomo è falso, che sicuramente ama divertirsi ignorando la presenza di una donna che lo attende a casa.

Lentamente mi sdraio sul letto, il macigno che ho sulla testa mi impedisce di rimanere ancora in piedi, lascio che il profumo di vaniglia delle lenzuola mi culli, fino a farmi chiudere gli occhi. 

Probabilmente sto sbagliando con Alex, però il fastidio che nutro per lui mi impedisce di rivolgergli la parola, sono sempre stata una ragazza che non ama fingere, se ho qualche fastidio tendo ad ignorare la persona che me lo causa. 

  • Come devo fare con te? Sei curiosa, testarda e tremendamente bella. Mi dispiace per quello che hai sentito, purtroppo non l’ho deciso io.

La braccia di Alex avvolgono i miei fianchi, in una presa salsa è decisa, mi stringe di più a se, rimango a godermi il suo tocco, il suo profumo, il suo calore ed il suo respiro caldo sul mio collo, ignorando quello che ho scoperto di lui, la discussione che abbiamo avuto poco fa’.

In questo momento ho bisogno di lui, della sua presenza che non ha fatto altro che regalarmi benessere, non mi importa se è qui per pietà o se sta con quella Sabrina, ho la necessità assoluta di vederlo, di averlo al mio fianco, almeno fino a quando sarà possibile, non so come chiamarlo questo disperato bisogno che ho di lui, sé pura gratitudine, oppure amore. Al momento non mi importa dare un nome a queste sensazioni, a questo bisogno, mi basta sapere che rimarrà al mio fianco.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

 

Mi lascio cullare dal suo respiro caldo, dal suo profumo che inondale mie narici, in questo momento mi sento così piccola e fragile  che in qualsiasi momento potrei rompermi, le braccia possenti di Alex mi fanno sentire al sicuro è protetta. 

Non riesco a spiegare il motivo per cui mi sento così bene con lui, in fin dei conti lo conosco appena, non dovrebbe farmi questo effetto, non dovrei nemmeno provare queste emozioni dal momento in cui è felicemente impegnato. 

Non ho alcuna intenzione di rovinare la sua relazione con Sabrina è l’ultima cosa che voglio, probabilmente un ulteriore avvicinamento potrebbe causare ciò, potrebbero intensificarsi i sentimenti che provo per lui, devo assolutamente evitarlo.

Tuttavia il solo pensiero di allontanarmi da lui, mi fa’ male, le parole che ha pronunciato poco fa’ mi hanno spinto ancora di più tra le sue braccia, facendomi dimenticare tutto il resto, come faccio ad allontanarlo? Come faccio a fingere di non provare alcun tipo di emozione in sua presenza, anche quando non è così? 

Provo ad allontanarmi da Alex che dorme beatamente, cerco di fare piano, per evitare di svegliarlo, l’unica cosa certa è che non ho alcuna voglia di confrontarmi con lui, perlomeno non adesso.

Lentamente mi allontano dalla stanza, ignorando la porta posizionata a terra, a causa di Alex che l’ha buttata giù, in preda ad una crisi di nervi, non immaginavo che fosse capace addirittura di sfondare la porta pur di parlarmi. Credo che agli occhi di qualcun altro Alex potrebbe sembrare una persona piuttosto pericolosa, come non dargli torta, farebbe qualsiasi cosa pur di mettere in chiaro le cose, per quello che ho potuto vedere. 

Scendo le scale frettolosamente, per allontanarmi il più possibile da Alex, decido di uscire di casa, e di prendermi una boccata d’aria in completa solitudine, in genere i raggi del sole, il venticello che soffia dolcemente, mi rilassano, la villa è circondata completamente dal verde, e dai colori vivaci dei fiori che rendono l’ambiente circostante pacifico e rilassante.

Decido di precipitarmi verso il cimitero con l’intenzione di recuperare la macchina e di andare a trovare la mia famiglia, anche se ho deciso di rialzarmi, credo che non riuscirò mai a diminuire le visite. 

Quel luogo tetro è ormai divenuta la mia seconda casa, un luogo in cui posso rifugiarmi quando non voglio affrontare la realtà, perché non ho la forza ed il coraggio di farlo.

Arrivo a destinazione, caccio un sospiro di sollievo quando vedo la macchina parcheggiata al suo solito posto, mi addentro nel cimitero, cammino fino ad arrivare davanti alle lapidi della mia famiglia, mi siedo sopra l’erba ed inizio a fissare i loro visi felici, parlando dei ricordi che ho vissuto con loro. Rivivo ogni momento, godendomi a pieno i sorrisi rubati, le risate, le carezze e le parole di incoraggiamento, una lacrima bagna la mia guancia, ma non l’asciugo decido di sfogare il mio dolore, che non cesserà mai di esserci.

  • Non è stato difficile trovarti, per fortuna sei abbastanza prevedibile.

Mi irrigidisco subito non appena riconosco la voce di Alex, provo a nascondere le lacrime, ricostruendo la barriera di indifferenza che mi ha sempre distinto, trattengo i singhiozzi e lentamente mi alzo da terra, senza voltarmi verso la sua direzione.

  • Che ci fai qui? 
  • Sono venuto a cercarti, è da quando siamo tornati che ti comporti in modo strano.
  • Se ti da fastidio, sei libero di andartene. Non obbligo nessuno a rimanermi accanto.

Dico in preda alla rabbia, sono consapevole di non aver alcun motivo per essere arrabbiata con lui, però non riesco a trattenermi nella mia mente risuonano le parole della telefonata, la sua negazione poco dopo. Perché non mi dice la verità? Perché non vuole chiarire la sua situazione sentimentale? Perché si limita a seguirmi, a dirmi cose belle, se poi mi mente? 

Riesco a sentire i suoi passi da questa distanza,  si fanno sempre più forti, fino a quando si fermano a pochi centimetri da me. 

Rimango bloccata incapace di poter dire o fare qualcosa, il suo profumo manda in tilt la mia testa, mentre il mio cuore ha iniziato a battere con velocità, riesco persino a sentire il suo respiro che mi crea dei brividi strani.

  • Voltati Luce.
  • No, non voglio farlo. 

Posa la sua mano, sulla mia schiena, il suo tocco mi fa chiudere per un attimo gli occhi, impedendomi di profilare parola, di pensare, tutti i miei muscoli si rilassano, solo il suono del mio cuore e del suo respiro sono percettibili in questo momento.

Lentamente mi volto verso di lui, incontrando le sue iridi blu già intenti a fissarmi, rimango ferma, impalata a fissarlo, senza dire mezza parola.

Le sue mani si spostano sulle mie guance, con il pollice inizia ad asciugare ciò che ne è rimasto delle mie lacrime, non dice nulla si limita solo a regalarmi bene, senza chiedermi nulla in cambio.

Da quando lo conosco si è solo limitato a dare, senza mai pretendere nulla, sopportando il mio carattere, i miei sbalzi d’umore ed il mio dolore che ormai considero un problema, perché è in grado di allontanare le persone.

  • Mi spieghi il motivo per cui sei arrabbiata con me? 
  • Non sono arrabbiata con te. 
  • Allora perché fai così? 

Mi domanda mantenendo lo sguardo fisso su di me, accarezzandomi la guancia, questa vicinanza, il suo tocco mi impediscono di rimanere lucida, desidero che continui a toccarmi senza mai smettere di farlo, desidero sentire il suo respiro, il suo profumo, desidero tanto rimanere a questa vicinanza con lui, però non posso, perché farei un torto alla sua ragazza, che lo starà aspettando. 

Blocco la sua mano, allontanandola da me il più possibile, per poi lasciarla andare, però fa’ qualcosa di inaspettato e particolarmente bello, unisce la sua mano alla mia, intrecciando le sue dita alle mie.

  • Hai ragione è molto meglio così.
  • Perché giochi cosi con me? 
  • Io non sto giocando, mi sto prendendo cura di te.
  • Non puoi farlo, so già che starò male a causa tua, ed io non voglio soffrire, ho bisogno di stare bene. Tu non sei la persona giusta...non voglio crearti problemi. Non te lo meriti, per favore lasciami stare con me perdi solo tempo.

Gli dico ormai in preda alle lacrime, cerco di distogliere lo sguardo dal suo, incapace di guardarlo negli occhi, la paura che possa ascoltare la mia richiesta mi distrugge, so già che lo farà, che si allontanerà da me, perché non ha la pazienza necessaria per sopportarmi. 

Con l’indice e il pollice, prende delicatamente il mio mento, spingendomi a guardarlo nuovamente,  lentamente si avvicina a me, fino a far sfiorare i nostri nasi e  a far toccare le labbra.

Chiudo gli occhi, godendomi il mio primo bacio, una marea di emozioni mi travolgono, una strana felicità si impossessa di me, il formicolio allo stomaco, il cuore che sembra voler uscire dal petto per ricongiungersi con il cuore di Alex. 

Non so il motivo per cui mi sta baciando, e non mi interessa saperlo, il suo sapore, le sue labbra mi hanno già resa schiava di lui.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8 

 

Le sue labbra premono sulle mie, è un bacio lento, dolce privo di passione, pieno di emozioni, assaporo ogni centimetro delle sue labbra così morbide e buone. Mi godo a pieno il momento più bello della mia vita, seppur non immaginavo che questo momento prima o poi arrivasse a causa del mio carattere, sono contenta che sia accaduto proprio con Alex, l’uomo che mi ha salvata. 

Con le sue mani grandi, stringe i mie fianchi portandomi un po’ più a sé, sicuramente è molto più pratico e esperto di me, che fino a un anno fa’ mi limitavo ai baci sulla guancia. Non so esattamente come devo muovermi, sé devo approfondire il bacio oppure lasciarlo fare, so che in genere sono gli uomini a prendere l’iniziativa in questo genere di cose. 

Mi piacerebbe tantissimo che questo momento durasse per sempre, però so già che non durerà ancora a lungo: uno perché è sbagliato nei confronti della sua ragazza, seppur Alex non mi è del tutto indifferente, preferisco non mettermi in mezzo nella loro relazione. Sono certa che nessuna donna desidera che il proprio uomo, stringe e bacia un altra, non vorrei che lo facessero a me, quindi  immagino che sia così anche per gli altri. 

Due lo conosco da troppo poco tempo, non sono ancora pronta per intraprendere una relazione o una cosa simile con un uomo, non voglio innamorarmi, e tantomeno soffrire per amore. Quindi forse è giunto il momento di interrompere questo bacio spettacolare, per il mio bene e per il suo.

Mi allontano di colpo da lui, spingendolo con le mani, preso alla sprovvista riesco ad allontanarlo da me, lo guardo un attimo e arrossisco di colpo quando noto un sorriso stampato nelle sue labbra rosse e gonfie. Distolgo subito lo sguardo, schiarendo la voce e sistemando i capelli, mi limito a rimanere in silenzio, in preda all’imbarazzo, non so bene cosa ci si deve dire dopo un bacio, se bisogna fare i complimenti oppure ringraziare. Mi schiaffeggio mentalmente, per la mia inesperienza e la mia ignoranza in materia, se solo mi fossi più interessata nelle relazioni sociali ora saprei bene come comportarmi, senza fare l’ennesima figura del idiota.

  • Non deve più succedere.
  • Perché non ti è piaciuto?
  • No... volevo dire si, però non è questo il problema, sei impegnato. Non è giusto giocare così con i sentimenti delle persone.

Gli dico tutto d’un fiato ignorando il cuore che batte all’impazzata e l’imbarazzo che si sta facendo sempre più strada dentro di me, probabilmente dovrei pesare di più le parole, però a questo punto ritengo più giusto che lui sappia, che sono a conoscenza della sua relazione con Sabrina, cosicché possa smetterla di prendersi gioco di me.

Sono sicura che non voleva giocare con me, probabilmente la mia ingenuità e il mio dolore l’hanno spinto a commettere questo sbaglio, ma ora deve capire che non ha davanti una bambina, ma un adulta che capisce bene la situazione.

  • Come fai a saperlo? 
  • Non è importante.
  • Hai sentito la telefonata? Hai sentito qualcos’altro? 

Alzo lo sguardo puntando i miei occhi sulle sue iridi blu, percepisco immediatamente una nota di paura dalla sua voce tremolante e dalla sua espressione intimorita. Mi domando il motivo per la quale stia reagendo in questo modo, ammetto di essere stata piuttosto invadente con lui, però non è necessario farla una questione di stato, è possibile che si sia offeso? O forse che c’era qualcosa che non dovevo sentire, perché è un particolare privato, che nessuno può sapere a parte lui e la sua ragazza? Se così fosse perché si preoccupa così tanto che io l’abbia ascoltato, insomma alla fine per lui sono solo un estranea, ho come l’impressione che i due stessero parlando male di me. Non mi do altre spiegazioni se non questa, che Alex insieme a Sabrina mi hanno preso in giro, affibbiandomi sicuramente il ruolo della bambina immatura che non è in grado di voltare pagina, se così fosse non ho alcuna intenzione di trascorrere un secondo di più con lui. Vorrei tanto conoscere la loro conversazione, per poter almeno sapere come reagire e rispondere, e se gli faccio credere che so bene di cosa sta parlando? 

  • Si, mi fai schifo Alex non immaginavo che fossi capace di tanto.
  • Di cosa parli Luce? A cosa ti riferisci? 
  • Parlo di Sabrina, perché ti ostini a dirmi che non sei impegnato?

Gli domando impaziente, mi auguro che apra bocca, e smette di dirmi solo bugie, dovrebbe saperlo che in un modo o nell’altro si giunge sempre alla verità, puoi essere l’uomo più bello del mondo, essere dannatamente sexy e attraente, ma non basta nella vita è necessaria anche la sincerità. 

  • Qualcuno ha origliato, mi sbaglio? 

Si avvicina pericolosamente a me, accorciando le distanze e devastandomi con la sua altezza, lo ritrovo nuovamente a due millimetri da me, davanti al suo sorriso e alla sua espressione divertita. 

Involontariamente i miei occhi finiscono sulle sue labbra, sulla forma, e sul loro colore, mi ritrovo di colpo desiderosa di assaggiare nuovamente le sue labbra, gustandomi ogni centimetro.

Cerco di rispondere, ma ogni mio tentativo fallisce, quando con  la sua lingua inumidisce le labbra, mandando la mia mente in tilt. Tutto il mio corpo e la mia mente si ritrovano a bramare il suo corpo, ogni sua carezza, ogni sua parola e ogni suo bacio come se in questo momento la cosa più importante fosse questa, cancellando ogni problema è ogni pensiero negativo. 

  • Cosa fai Alex? 

Tento di riacquistare lucidità allontanandomi da lui, indietreggiando, alla mia reazione si avvicina ulteriormente, costringendomi a indietreggiare ancora, fino a quando non  inciampo su qualcosa, cadendo sulla superficie del terreno.

Alex mi segue posizionandosi  sopra di me, mantenendo la sua espressione divertita, lo guardo dritto negli occhi perdendomi nel suo blu a dir poco meraviglioso, con la mano sinistra inizia ad accarezzarmi i capelli. 

  • Ti sei fatta male? 

Scuoto la testa incapace di profilare parola, in risposta inizia a baciarmi il collo, il mento e la guancia, sono baci delicati ma al col tempo riesco a percepire la sensualità e la passione. 

Tento di reagire, respingendolo ma il mio corpo rimane immobile, come se volesse assaporarsi ogni bacio e ogni carezza.

Lentamente i suoi baci diventano sempre più passionali e fuocosi, così tanto che di colpo una sensazione strana ma al col tempo piacevole si manifesta nel basso ventre, un piccolo gemito fuoriesce dalle mie labbra. 

  • Ti piace? 

Annuisco, beandomi del suo tocco suadente, con la mano inizio ad accarezzare dolcemente i capelli stringendoli tra le mie dita, mentre Alex inizia a baciare il petto, stringendomi il seno, gemo in preda al piacere che provo, involontariamente spingo il bacino verso di lui, arrossisco di colpo quando sento qualcosa di duro premere sulla mia coscia. 

Alex sembra non accorgersi del mio disagio, continua a baciarmi, succhiando la pelle del mio collo, provocandomi un piccolo lamento causato dal dolore e dal piacere, che mi ha appena dato, alza leggermente il viso, incontro i suoi occhi che adesso brillano di un altra luce. 

Si avvicina nuovamente alle mie labbra, che vanno in contatto di nuovo con le sue, questa volta il bacio è diverso è pieno di passione, la sua lingua esplora la mia bocca, scontrandosi con la mia che rispetto alla sua e meno esperta. 

Lentamente mi sfila la camicetta che indosso, scoprendo i seni, e l’addome, con le mani provo a coprirmi, per non farmi vedere da Alex, non mi è mai piaciuto mostrare il mio corpo, ora più che mai lo trovo fastidioso e disagiante. 

  • Non devi coprirti con me, non hai motivo per farlo. Sei bellissima, hai un corpo da invidiare, farebbe impazzire qualsiasi ragazzo te lo assicuro.

Mi dice puntando le sue iridi blu su di me, questa volta la sua espressione è seria, nonostante il piacere che entrambi nutriamo, riesce a rimanere lucido.

  • Va bene, scusa.

Mi lancia un ultima occhiata per poi ricominciare a baciarmi, le sue mani prendono le mie, le sue dita si intrecciano con le mie, delicatamente le porta sopra la testa.

Inizia a baciare il seno, ancora ricoperto dal reggiseno, lentamente lascia una scia di baci su tutto il mio corpo, gemo per il piacere che mi stanno provocando le sue labbra, la mia intimità è oramai accecata dal piacere, il liquido che bagna gli slip ne è la prova. 

  • Razza di animali che cazzo state facendo? 

Ci separiamo di colpo, non appena udiamo la voce di un uomo nelle vicinanze, mi riabbottono frettolosamente la camicia, e mi metto in piedi accanto ad Alex che si è già alzato. 

Arrossisco di colpo quando noto George il guardiano del cimitero insieme a sua moglie Lisa è il bambino Peter, le loro espressioni sono un misto di sorpresa e stupore, sicuramente non si aspettavano una cosa del genere da parte mia.

Sono in preda al panico e all’ imbarazzo, non mi è mai capitato una cosa simile, Alex è riuscito a mandare a quel paese tutto gli insegnamenti dei miei genitori, e la mia dignità, spero che riesce a tirarci fuori da questa situazione abbastanza scomoda.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

Distolgo lo sguardo dalle persone presenti in questo cimitero, mi schiaffeggio mentalmente, pensando a quello che è appena accaduto, sono un  emerita stupida che non è stata in grado di rifiutarsi. Ammetto che la colpa principalmente è di Alex, i suoi baci e le sue mani hanno mandato in tilt il mio cervello, scaturendo altri desideri in me, che non credevo di poter avere, il mio corpo bramava quello di Alex, il desiderio di continuare a baciarlo mi spinge a guardare l’erba del prato.

In questo momento mi sento un adolescente in preda ad un tempesta ormonale, ho mandato a quel paese tutto i miei sani principi, lasciando  Alex giocare con me, pensando alla sua ragazza mi sento tremendamente in colpa, perché potevo evitare questa situazione, ma non l’ho fatto ho deciso di continuare cacciandomi in qualcosa più grande di me. 

  • Allora mi spiegate cosa stavate facendo? Luce potresti spiegarmi cosa ti è saltato in mente era necessario limonare sulla tomba dei tuoi genitori? 

Scuoto la testa, mantenendo fissi i miei occhi sull’erba secca, in questo momento mi sento una bambina, che ha appena commesso un errore ed il padre la sta sgridando, una lieve risata appena percettibile mi obbliga ad alzare gli occhi, rimango di sasso quando noto che Lisa e Peter si stanno godendo la scena. 

Sposto la mia attenzione su Alex che invece sembra piuttosto infastidito dal comportamento di queste persone, caccio un sospiro certa che dovrò risolvere io questa situazione, mettendo da parte l’imbarazzo e la vergogna che nutro.

Schiarisco la voce per attirare l’attenzione dei presenti, che mi guardano, stringo i pugni, espiro un paio di volte con la speranza di ottenere un po’ di coraggio, ma inutilmente le parole mi muoiono in bocca, la mia timidezza per l’ennesima volta mi impedisce di rivolgermi ai presenti con estrema tranquillità e naturalezza. 

  • Non abbiamo fatto nulla. Adesso se non vi dispiace togliamo il disturbo, io e la mia ragazza abbiamo delle cose da fare.

Spalanco gli occhi, non appena realizzo le parole  che ha pronunciato Alex, arrossisco di colpo, immaginandomi nelle vesti della sua ragazza, sorge un sorriso  sulle mie labbra, nonostante sia solo una menzogna immaginarlo al mio fianco non fa altro che rendermi di buonumore.

  • Ragazzo vedi di calmarti un po’. Luce che ci fai in compagnia di questo ragazzo, stai bene, ti ha obbligato a fare qualcosa? 
  • No, tranquillo va tutto bene. Scusami per quello che hai dovuto vedere non succederà più.

Gli dico con un filo di voce, non so come però finalmente trovo il coraggio di aprire bocca, punto il mio sguardo su George che mi guarda  di sottecchi, deglutisco mandando giù il groppo in gola, le gambe tremolanti,  le mani sudate ed il viso arrossato sono lo specchio del mio stato d’animo in questo momento, vorrei tanto che questa situazione  si concludesse al più presto.

Desidero tanto tornare a casa mia, sdraiarmi sul mio divano con in mano un buon libro a tenermi compagnia, maledico me stessa per essere scappata da Alex, sicuramente se non fossi andata via adesso non ci troveremo in questa situazione.

  • Luce, per qualsiasi cosa per te ci sono. Lo sai vero, non farti problemi a venire.
  • D’accordo, grazie.

Improvvisamente la mano grande e ruvida di Alex mi prende il polso, alzo lo sguardo noto subito che la vena del suo collo è piuttosto evidente, il collo è leggermente arrossata lo guardo con aria interrogativa, dovrebbe essere felice che le cose si sono risolte con così tanta facilità.

  • Andiamo.
  • Grazie ancora George, ci vediamo in giro, scusami per quello che hai dovuto vedere.

Gli dico per poi dargli le spalle, Alex inizia a camminare a passo felpato, provo a stargli dietro però non ci riesco, sono obbligata a correre. Sbuffo sonoramente, gonfiando le guance, non riesco a capire il motivo per cui l’umore di Alex si sia evoluto così tanto, in così poco tempo, probabilmente si sarà infastidito per qualcosa che George ha detto, insomma l’ha quasi scambiato per un maniaco, pervertito. Forse avrei dovuto dire qualcosa, difenderlo anziché rimanere in silenzio, o scusarmi, in fin dei conti Alex non ha fatto nulla di male, è vero ci siamo baciati se non fosse arrivato qualcuno ad interromperci, non oso immaginare come sarebbe finita.

Dovrei chiederlo a lui il motivo del suo comportamento, magari parlandone riusciremo a chiarirci è un giorno potremmo ridere di questa storia imbarazzante. 

  • Cosa ti succede? 
  • Hai anche il coraggio di dirmelo? Hai sentito quello, mi ha preso per un pazzo. E tu non hai detto nulla per smentirlo, è assurdo che pensi questo di me, dopo tutto quello che ho fatto è continuo a fare per te. 
  • Non ti ho chiesto io di aiutarmi, sei stato tu ad insistere. Se ti pesava così tanto, potevi anche evitartelo, e stare con la tua ragazza. Non credevo che fossi così stronzo.

Gli dico liberandomi dalla sua presa salda e allontanandomi da lui, trattengo le lacrime che minacciano di uscire, sono arrabbiata e delusa dal suo comportamento mi ha rinfacciato tutto quello che ha fatto per me. Credevo che l’avesse fatto perché è un uomo altruista, ma chi voglio prendere in giro speravo che il motivo per cui passava del tempo con me  era dovuto al sentimento che nutriva nei miei confronti. Lo stesso che si annidato dentro di me, impedendomi di ragionare lucidamente, maledico me stessa per essermi illusa che un ragazzo come Alex, potesse vedermi bella, a questo punto credo che gli facevo solo tanta pena. 

Un singhiozzo fuoriesce dalle mie labbra insieme ad altri, continuo a camminare fino a quando non perdo l’equilibrio, cadendo a terra, con il dorso della mano tento di asciugare le lacrime, e di riprendermi il prima possibile affinché nessuno faccia domande o mi guardi incuriosito.

Mordo il labbro inferiore arrabbiata con me stessa, per la ragazza che sono diventata, mi basta ormai poco per piangere, non immaginavo questo futuro per me, credevo che un giorno presto o tardi sarei stata felice. Evidentemente mi sbagliavo la vita per l’ennesima volta mi ha pugnalato, giocando con il mio più grande punto debole il mio dolore, che ha fatto avvicinare un uomo senza cuore che si è preso gioco di me.

  • Che fai seduta lì, potresti sporcarti.

Trattengo il respiro quando riconosco la voce calda e roca di Alex, con la coda dell’occhio lo vedo prendere posto di fianco a me, cerco di ignorare la sua presenza, con la speranza che possa allontanarsi di sua spontanea volontà.

Rimane in silenzio di fianco a me, cerco nuovamente di trattenere i singhiozzi affinché non si accorga di nulla, non ho la minima intenzione di farmi vedere così da lui. 

Rimango sorpresa quando con la mano mi tira a sé, buttandomi tra le sue braccia, stringendomi  forte a lui, rimango rigida tra le  sua braccia, seppur il suo gesto non mi sia del tutto indifferente preferisco prendere le distanze per non soffrire ancora.

  • Abbracciami Luce.

Mi sussurra all’orecchio, un brivido nasce dal suo gesto, il suo respiro caldo la sua voce bassa e suadente mi spinge ad eseguire la sua richiesta, contraccambio l’abbraccio nascondendo il mio viso sull’incavo del suo collo.

Rimaniamo in quella posizione per diverso tempo, il suo profumo, il suo calore ed il suo tocco mi fanno dimenticare il motivo per la quale ero così arrabbiata con lui.

  • Mi dispiace per tutto, spero che un giorno mi perdonerai.
  •  

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

  • Ti perdono Alex, basta che la smetti di ferirmi, sto già male non voglio stare peggio.
  • Non ti farei mai del male, non di proposito almeno.

Stringe di più la presa tra le mie braccia, obbligandomi ad avvicinarmi di più a lui, un brivido piacevole si ripercuote in tutto il mio corpo, facendomi per un attimo chiudere gli occhi.

Le sue braccia, il battito del suo cuore, il suo respiro caldo che si scontra con la mia pelle, le sue mani in grado di stringermi forte, il suo profumo agrumato mescolato al tabacco, mi fanno sentire così dannatamente protetta, mi spingono a riporre nuovamente fiducia alla vita, al genere umano.

Seppur la vita non ha fatto altro che spezzarmi, e ferirmi impedendomi di reagire, di rialzarmi, con Alex sento il bisogno di andare avanti, di lottare contro questa vita ingiusta. 

Lentamente i miei piedi si distaccano dal suolo, il mio sedere viene stretto dalle mani grandi di Alex che mi sorreggono, prontamente impedendomi di cadere o scendere dalle sue braccia. 

  • Che fai?
  • Ti riporto a casa.
  • Alex per favore fammi scendere riesco a camminare, ho la macchina qui, tornerò a casa con quella. Vai a casa, torna dalla tua ragazza che sicuramente ti starà aspettando.

Si ferma improvvisamente, alzo lo sguardo per incontrare i suoi diamanti, che mi rapiscono ogni volta che li guardo, quel blu così profondo impreziosiscono il suo volto, le striature dorate attorno alla pupilla alleggeriscono il colore dominante. 

  • Luce, non ho la minima idea perché ti sia fissata così tanto  con la mia vita privata, ma evita di immischiarti. Se sono con te è perché ho il bisogno di starci, sto maledettamente bene in tua presenza. Non ho intenzione di giocare con te, non mi sembri la ragazza che si sofferma su un’avventura di una notte, soprattutto con un ragazzo impegnato. Quindi stai tranquilla non ti toccherò in quel senso, solo se tu lo vorrai lo farò. 

Rimango imbambolata a fissarlo, mi soffermo su ogni parola pronunciata, uno strano senso di gioia affiora dentro di me, sapere che Alex vuole trascorrere del tempo con me a tutti i costi mi fa stare bene, mi convinco che magari per lui potrebbe realmente esserci un piacere, magari è ancora debole però c’è. Credo che se ha deciso di mettere da parte la sua ragazza Sabrina pur di stare con me significa che inizio già ad avere un influenza su di lui.

Un lieve sorriso affiora sul mio volto, la consapevolezza che un giorno Alex potrebbe innamorarsi di me, mi rallegra tanto, mi sembra quasi di toccare il cielo con un dito, annuisco alle sue parole convinta, poggio la testa sul suo petto, il suono del battito del suo cuore mi mette a mio agio i muscoli tesi si rilassano, la mia mente si libera da ogni pensiero oscuro, solo l’immagine di Alex rimane vivida, proietto già un possibile futuro al suo fianco, un matrimonio, dei bambini, due bambini un maschietto ed una femminuccia. 

Spalanco gli occhi quando realizzo l’immagine che si è proiettata nella mia mente, arrossisco di colpo, le mani iniziano a sudarmi e a tremarmi, maledico me stessa per la mia dannata fantasia, ma come diavolo mi salta in mente di pensare ad una vita insieme a lui. 

Luce sei fuori di testa, la solitudine non ha fatto altro che farti male, ti ha resa pazza! 

Nascondo il viso sull’incavo del suo collo, stringo le mie braccia sul suo collo, provo a recuperare la calma andata via, non voglio che si accorga del mio improvviso cambio d’umore.

  • Piccola, che ti succede? 
  • Nulla, nulla va tutto a gonfie vele.
  • Mi passi le chiavi della macchina? 
  • Si, subito.

Esco le chiavi di fretta dalla borsa, aspetto che mi faccia scendere dalle sue braccia, rimango stupita quando con la testa mi indica le chiavi, un po’ stranita dal suo comportamento gliele porgo, un altro brivido affiora dentro di me, quando le sue labbra e la sua bocca addentano le chiavi, le mie dita si inumidiscono del suo sapore, il desiderio di assaggiare nuovamente le sue labbra, mi obbliga a distogliere lo sguardo. 

Cerco di fingermi disinteressata, come se quel contatto non mi avesse minimamente sfiorata, anche se dentro di me il cuore batte all’impazzata, le farfalle scorrazzano dentro il mio stomaco come delle matte. 

  • Tieniti forte,  ok? Devo aprire la portiera, giuro che se cerchi di scappare finisce male.
  • Rimango qui, promesso.

Con una mano sorregge il mio corpo, con l’altra apre lo sportello dell’auto, delicatamente mi fa adagiare sul sedile, allacciandomi la cintura, rimango incantata da queste sue attenzioni nei miei confronti, mi tratta come una bambina piccola e indifesa.

Mi lascia un leggero bacio umido  sulla fronte, per poi allontanarsi da me dirigendosi nel sedile del conducente,  chiude la portiera e con le chiavi avvia il motore, rimango a fissarlo confusa, non si è accorto che le ruote sono tutte bucate? Un attimo le ruote sono andate! Come faccio a riportare la macchina a casa, in queste condizioni? 

Dio quanto sono sbadata, avrei dovuto ricordarlo prima, come faccio ad essere così dannatamente sbadata! 

Spalanco gli occhi quando noto che Alex guida senza alcun tipo di problema, analizzo ogni ricordo di quella sera, sono sicurissima che le ruote erano andate tutte e quattro come si fa’ a dimenticare una cosa così insolita?

  • Luce che ti prende, perché mi fissi? 
  • Come hai fatto? 
  • A fare? 
  • Far ripartire la mia auto. 

Si volta nella mia direzione un po’ confuso dalla mia affermazione, tutta la mia sicurezza si volatizza quando i suoi occhi si incastrano con i miei, Dio come fa’ ad essere così... così perfetto. 

  • Luce ma tu sei capace di guidare? Che razza di domande mi fai? È normale che la macchina se accendi il motore parte, come del resto ogni macchina. 
  • No...non intendevo questo. Lo so anch’io come funzionano le macchine.

Porto una ciocca dietro l’orecchio, inizio a sfregare le mani sulle ginocchia frettolosamente, l’imbarazzo mi divora, ero così sicura di ciò che ho visto che ho messo in discussione anche quello che è appena successo, la macchina non ha alcun tipo di problema. Sono io quella ad avere problemi, non ricordo nulla, sono messa davvero male, persino la mente mi gioca brutti scherzi, forse dovrei riposarmi un po’, concentrarmi su me stessa. 

  • Probabilmente sarai un po’ stanca, appena torniamo pranziamo e dormiamo un po’, ok? 

Annuisco alle sue parole, convinta che ho il disperato bisogno di prendermi cura di me stessa, non posso più continuare così, inizio a confondere la fantasia con la realtà. 

Sposto la mia attenzione sul finestrino, la radio culla l’ambiente, regalando un po’ di tranquillità, mi lascio cullare dalla voce afrodisiaca di Tiziano Ferro, chiudendo gli occhi . 

È la mano di Alex che mi spinge a riaprirli, e a voltarmi dalla sua  direzione, mi soffermo ad osservare i suoi lineamenti, il suo viso tracciato da un leggero strato di barba, i suoi capelli corvini che ricadono sul viso, le sopracciglia ben disegnate, i suoi occhi così maledettamente belli, non riesco a non guardarlo, a rimanere indifferente, ho la dannata voglia di baciarlo, stringerlo bearmi del suo profumo così virile e dolce, ho bisogno di sentirmi protetta tra le sue braccia, sentire quel calore familiare che mi è sempre mancato ho bisogno di lui.

È per questo motivo che per la prima volta compio un gesto del tutto inaspettato e meraviglioso, mi avvento su di lui, poggio le mie labbra sulle sue, colmando il bisogno e la mancanza che sentivo, è inutile continuare a fingere sono già drogata di lui.

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

 

Mi separo subito da lui quando mi rendo conto dell’errore che ho appena compiuto, le sue labbra mi hanno fatto perdere il lume della ragione, il suo sapore mi ha del tutto mandato in tilt. Il desiderio  di toccarlo, di sfiorare le sue mani, riassaporare le sue labbra mi obbligano ad aumentare la distanza tra di noi. Esco dall’auto, corro lontana da lui spaventata da ciò che potrebbe succedere se dovessi davvero affezionarmi,  corro spaventata da me stessa, da lui e dal futuro. Perché non ho messo fine alla mia vita? Perché ho tentato di sopravvivere? Perché continuo a rincorrere un uomo, che non fa’ altro che mentirmi? Si prende gioco di me, delle mie debolezze, quando puo’ mi rinfaccia le sue gentilezze, dovrei affidarmi ad una persona così? Un uomo tra altro impegnato, che tradisce la sua donna senza porsi minimamente il problema. Apro il portone, chiudendolo immediatamente, rimane bloccato dal piede di Alex, che è riuscito a raggiungermi immediatamente, provo a spingerlo con forza ma con scarsi risultati, Alex non ha la minima intenzione di lasciarmi stare. 

La sua mano, spinge la porta lentamente la apre totalmente, lasciandomi perplessa dal suo gesto, credevo che dopo il mio comportamento mi lasciasse stare, invece no continua a ronzarmi intorno, ignorando tutti i segnali che gli lancio. 

La sua figura si mostra davanti a me, la sua espressione corrucciata mi fa capire che la mia fuga non gli sia particolarmente andata giù, faccio per parlare, per dirgli di starmi lontano che non lo voglio al mio fianco, ma le parole mi muoiono in bocca. 

I suoi occhi mi impediscono di fare qualsiasi cosa, per l’ennesima volta Alex è riuscito ad annullarmi, il suo sguardo glaciale, il suo silenzio per la prima volta mi incutono timore. Guardandolo attentamente riesco ad intravedere del dolore e della rabbia dentro di sé come se ci fosse qualcosa che lo sta tormentando. Non ho la più pallida idea perché io pensi questo di lui, non lo conosco neanche, però il mio sesto senso mi suggerisce questo, la mia diffidenza mi consiglia di evitarlo che per quanto possa essere stato gentile è pericoloso per me. Mentre il mio cuore mi supplica di non lasciarlo scappare via, di stargli accanto. 

  • Perché sei scappata così? 
  • Tu perché continui a inseguirmi. Non ho bisogno di te, te l’ho già detto. 
  • Sai cosa penso? 
  • No, non lo so e non voglio saperlo.

Si avvicina a me, con una velocità tale che mi obbliga ad indietreggiare, in un attimo mi ritrovo con le spalle al muro, spalanco gli occhi per la sorpresa. Cerco di non mostrarlo, fingendomi disinteressata da questa vicinanza, punto i miei occhi sui suoi che già mi osservano, la vena del suo collo è piuttosto evidente, stringe il labbro inferiore con insistenza, è arrabbiato questo è poco ma sicuro.

  • Sei una vigliacca, non hai il coraggio di andare avanti, allontani le persone che ti vogliono aiutare solo perché non vuoi farti aiutare. Sei sempre pronta a puntare il dito contro gli altri, solo perché così puoi sentirti a posto con la coscienza. Adesso capisco perché le tue amiche ti hanno abbandonata, guardati sei insopportabile, mi è bastato trascorrere del tempo con te per capire che tipo di persona sei. Una ragazzina infantile, che sfrutta il suo dolore per rimanere sola e per fare pena agli uomini. Vuoi un consiglio, falla finita, fai un favore a chi ti sta intorno.
  • Come puoi dirmi questo? Sei un mostro Alex ecco cosa sei. Non hai cuore, mi volevi ferire ci sei riuscito.

Dico in preda alle lacrime, le sue parole hanno trafitto il mio cuore, mi hanno delusa, con entrambe le mani spingo il suo petto duro come la pietra lontano da me. Mi allontano da lui, scappo in camera mia come una bambina che è stata appena sgridata, mi rifugio nei ricordi, nella mia solitudine che mi hanno isolato da un mondo così ingiusto e crudele.

Ignoro gli insulti di Alex, spengo la mia mente, spengo il mio cuore che non ha fatto altro che spingermi ancora più nell’oscurità, chiudo la porta, lentamente scivolo sul pavimento e scoppio in lacrime. Lacrime che non trattengo, butto così tutto il mio malessere interiore, il suono dei miei singhiozzi sono gli unici rumori che mi tengono compagnia. 

Mi sento una stupida, ho tentato di dare fiducia ad un uomo che non ci ha pensato due volte ad attaccarmi utilizzando tutto quello che gli ho confidato, ho sbagliato ad aprirmi con lui a baciarlo, è stato tutto un errore. 

Ha ragione lui avrei dovuto seguire la mia famiglia, sarei dovuta morire quella sera, quella notte doveva essere l’ultima. La mia vita doveva interrompersi quel diciotto ottobre dell’anno scorso, non mi sarei dovuta svegliare, maledico l’uomo che mi ha soccorsa, è colpa sua se adesso  sono qui a piangere come una bambina. 

Osservo la finestra aperta che si affaccia a giardino esterno, lentamente mi alzo, consapevole di quello che dovrò fare, i piedi si muovono da soli, i singhiozzi continuano a farsi sentire, gli occhi rimangono fissi sul obbiettivo. Questa volta non ci sarà nessuno a salvarmi, sono sola, finalmente raggiungerò la mia famiglia, li abbraccerò nuovamente, potrò sentire nuovamente il loro calore il loro amore. 

Non mi importa di ciò che penseranno gli altri, sono stanca di questa vita piena di lacrime, di dolore e di delusioni, ho bisogno di chiudere gli occhi e non riaprirli più, questo è il momento giusto, basta semplicemente lasciarsi andare e cadere giù. Non sentirò nemmeno dolore, sarà un  morte immediata, priva di dolore, la fine di una esistenza misera è inutile.

  • Luce, che cazzo fai!? Scendi ti prego.

Il respiro si blocca nel sentire la voce calda e roca di Alex, rimango immobile, incapace di aprire bocca.

  • Luce ascoltami non è così che risolverai le cose. Scendi possiamo parlarne, non è necessario giungere a questa conclusione così drastica. 
  • Perché dovrei alla fine è quello che vogliono tutti. Ed è quello che voglio anch’io, sono stanca di sopravvivere, ho bisogno di mettere un punto, ho aspettato anche fin troppo.

Le mie parole escono come un sussurro debole e basso appena percettibile, il mio cuore ormai è un cumulo di polvere, incapace di battere ancora, quel leggero benessere che Alex mi ha dato, è stato subito distrutto dalle sue parole piene di rabbia e di cattiveria. 

  • Luce non è così, ascoltami ognuno di noi ha il proprio dolore. Nessuno è realmente felice, guarda me,  sono obbligato a stare con una donna che non amo solo per sdebitarmi con mio  padre. Vivo ogni giorno con un peso al petto, che mi impedisce di andare avanti...ho fatto delle cose orribili in passato.

Rimango in silenzio sorpresa dalla sua dichiarazione, non ama la sua donna, perché deve ascoltare suo padre? Cosa intende per cose orribili? Cosa ha fatto di così grave? 

  • Luce ho spezzato la vita ad un intera famiglia. Sono tutti morti a causa mia.
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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

 

-Dammi una sola ragione, per cui dovrei ancora continuare a vivere.

La mia voce esce fuori come un sussurro, i singhiozzi mi impediscono di parlare perfettamente, di tenere un tono di voce normale. Butto giù le uniche parole che mi vengono in mente, quelle più significative, quelle che potrebbero farmi cambiare idea, sto tentando nuovamente a dare un opportunità a me stessa. Non ho la minima idea di quello che potrebbe dire Alex, non so neanche se riuscirà a convincermi, mi baso sulle sensazioni che mi ha regalato, dei sorrisi che con lui sono usciti spontanei, di quel benessere e quella tranquillità che in sua compagnia ho assaporato, sto cercando disperatamente di dargli un altra possibilità. 

Perché lo faccio? Perché la sua presenza riesce sempre ad influenzare i miei pensieri? Perché le sue parole riescono a penetrarmi l’anima? 

Mi volto verso la sua direzione, rimango sorpresa nel vedere i suoi occhi lucidi, una lacrima scivola sulla sua guancia, piange a causa mia. Che cosa sto facendo? Sto ferendo Alex, lo sto deludendo, voleva solo aiutarmi, ed io che ho fatto? L’ho respinto perché sono solo in grado di incolpare gli altri per tutte le mie disavventure, ha ragione quando dice di trovarmi insopportabile, sono un caso disperato. 

  • Luce, fallo per te stessa, per la tua famiglia. Sicuramente i tuoi genitori non volevano questo per te. 

La sua voce profonda e rauca, solo  a sentirla mi mette i brividi, ha ragione Alex...è vero i miei genitori non avrebbero mai voluto questo, hanno sempre desiderato il meglio per me. Sicuramente se fossero qui a vedermi, rimarrebbero delusi dal mio comportamento, mi rimprovererebbero per il modo in cui ho trattato Alex, per come mi sono lasciata andare, dovrei provare veramente a riprendermi. 

Dovrei insistere un po’ di più, dovrei farlo per me stessa prima di tutto, dovrei tentare di sorridere nuovamente, dovrei in tutto e per tutto riprendere la mia vita in mano.

Abbasso lo sguardo, osservo attentamente il giardino, sono stata una stupida, stavo per compiere un gesto fin troppo avventato. Lentamente scendo dalla finestra, Alex prontamente mi afferra per i fianchi, stringendomi forte a lui, un sospiro di sollievo esce dalle sue labbra, una serie di lacrime scendono, rigandomi le guance, cosa ho fatto? Come ho potuto pensare una cosa simile? Stavo per ferire un altra persona. 

Provo a trattenere le lacrime non è giusto che Alex assista ad una scena così pietosa, ha già visto abbastanza di me, inaspettatamente mi stringe più forte, con le mani cerca di consolarmi, accarezzandomi i capelli dolcemente. 

Questa volta però non mi calmo, ho bisogno di sfogarmi con qualcuno, buttare fuori tutte le lacrime che trattengo, ho bisogno di Alex della sua presenza, della sua dolcezza e delle sue parole che sono sempre riuscite a confortarmi. 

Mi prende in braccio, con le mani stringe il mio fianco e con l’altra tocca le mie cosce, nascondo il viso sull’incavo del suo collo, non voglio farmi vedere, sono sicura che sembro un cadavere, odio con tutta me stessa mostrarmi debole e fragile. 

Vorrei tanto dimostrargli che la ragazza che ha conosciuto non è la stessa di qualche mese fa’, prima era totalmente diversa, più forte, vivace e sempre allegra. 

Mi porta in soggiorno, lentamente si siede  sul divano a tre posti, perdo un battito quando le sue labbra si posano sulla fronte, con la sue dita lunghe e affusolate afferra il mio mento, obbligandomi a guardarlo, i suoi occhi blu si incastrano con i miei per secondi che sembrano interminabili. Si avvicina cautamente al mio volto, le sue labbra sfiorano la mia guancia umida, senza rendermene conto Alex  inizia a baciare ogni parte del mio volto, le sue labbra morbide mettono a tacere il dolore, i suoi baci fermano le lacrime. 

-Mi dispiace piccola. Non piangere più, per favore.

-Scusa, non volevo che finisse in questo modo. Doveva essere una giornata diversa, ho sbagliato tutto con te, mi dispiace. Se vuoi andartene non ti biasimo, non sei obbligato a....

Le sue labbra premono sulle mie con insistenza, in un lampo dimentico il discorso che stavo iniziando, la mia mente insieme a tutti i miei sensi si concentrano su Alex, sulle sue labbra morbide e carnose, e sulla sua lingua che si intreccia dolcemente con la mia. 

Un piccolo gemito fuoriesce dalla mia bocca, dei brividi si scatenano in tutto il mio corpo, quando le sue mani iniziano a muoversi sul mio ginocchio avanzando sulla mia coscia, la mia pelle brucia sotto il suo tocco, mi ritrovo stranamente accaldata e vogliosa di lui. 

Un miscuglio di emozioni e sensazioni nuove, che mi incuriosiscono ma al col tempo mi spaventano, seppur la mia coscienza urla di fermare questo bacio, non lo faccio, non ho né la forza e né la voglia di farlo, tra le sue braccia sto troppo bene.

È Alex che si separa da me improvvisamente, le sue labbra rosse e gonfie mi scatenano il desiderio irrefrenabile di baciarlo ancora, però non lo faccio, la paura di essere respinta mi obbliga a guardarlo senza fare nulla.

-Avevi ragione tu, era sbagliato prima, ed è sbagliato anche ora.

-Perché? 

Lo guardo confusa, fino ad ora buona parte delle volte è stato lui a baciarmi, l’unica volta in cui l’ho fatto io non si è tirato indietro anzi ha contraccambiato senza alcun problema. Dentro di me ho come la netta sensazione che si tratti di Sabrina della sua ragazza magari si sente in colpa, poco fa’ ha detto di non amarla, sta con lei solo per far contento suo padre.

Un momento...potrebbe trattarsi di un malessere, ha fatto del male a delle persone in passato potrebbe sentirsi in colpa, magari è uno di quei uomini che tendono a punirsi per il resto della vita.

Non so  come si potrebbe sentire una persona che ha compiuto un gesto simile, ha ucciso delle persone, sicuramente non di proposito, però ai suoi occhi comparirà sempre come l’assassino. Pensando ad un Alex sofferente, mi si stringe il cuore, non merita tutto questo male, è una persona buona l’ha dimostrato quando ha deciso di aiutarmi senza chiedere nulla in cambio, nessuno avrebbe mai compiuto un gesto simile per me. 

-Non sono quello giusto per te. Per il tuo bene è meglio che mi stai lontano, con me soffrirai e basta.

-Alex se è per quello che mi hai confessato poco fa’, non devi preoccuparti io non ti giudico. 

-Cazzo Luce, come puoi essere così ingenua e tanto stupida.

Si alza di scatto dal divano, spostandomi bruscamente dalle sue gambe, inizia a fare avanti e indietro per la stanza, si gratta nervosamente la nuca, la sua espressione sembra un miscuglio di rabbia e dolore. Nei suoi occhi riesco a vedere una battaglia interiore, non vuole ferirmi, perché pensa di farmi male? Fino ad ora mi ha solo dato bene, forse non vuole stare bene...vuole punirsi.

-Se è  per quello che hai fatto, ripeto per me non è un problema, non sei cattiv...

  • Basta Luce, basta stai zitta. Ho bisogno di prendere una boccata d’aria.

Rimango ferma in silenzio, confusa è dispiaciuta dal suo atteggiamento, volevo solo aiutarlo, così come lui ha fatto con me. La sua immagine scompare dal mio campo visivo,  il boato di una porta è l’unico rumore che sento, di lui rimane solo l’impronta del suo profumo dolce.

 

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