Nell'aria, una melodia

di Crateide
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01 ***
Capitolo 2: *** 02 ***
Capitolo 3: *** 03 ***
Capitolo 4: *** 04 ***



Capitolo 1
*** 01 ***


 

 

 

 

 

 

Giusto una nota prima di iniziare...

Bentrovati!

Brevissima raccolta di drabbles che raccontano il primo incontro fra Orfeo ed Euridice. All’inizio avrei voluto narrare il mito che tutti conosciamo, ma... beh, si sa, i personaggi fanno quello che vogliono e loro due volevano raccontare del loro primo incontro.

Non ci saranno altri angolini dell’autrice (se non alla fine, forse) per non spezzare oltre il ritmo della narrazione.

Se lo desiderate QUI trovate una raccolta di drabbles su mito di Ade e Persefone narrato dal punto di vista di Ade. Fateci un salto, se vi va!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

«Perché una musica così triste?»

Orfeo pizzicò le corde della lira, che brillarono alla luce del sole.

«Perché una musica così triste?» insistette la fanciulla. Aveva le ciglia umide e le guance rigate dalle lacrime. I capelli d’oro le sfioravano le caviglie, s’insinuavano fra le pieghe della veste, fra i seni tondi che il lino celava appena.

La mano di Orfeo fremette, le dita indugiarono sulle corde, mentre l’ultima nota vibrava nell’aria.

Perché una musica così triste? chiese a se stesso.

La fanciulla si avvicinò, lo sguardo languido. Gli si inginocchiò di fronte e i capelli si confusero con le giunchiglie che danzavano al vento.

«Qual è il tuo nome?»

 

 

 

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Capitolo 2
*** 02 ***


 

 

 

 

 

«Qual è il tuo nome?»

Orfeo non rispose, ci pensò. Sentiva di aver perduto la propria identità, che la musica l’aveva portata via con sé, al cospetto di chissà quale dio. Il suo cuore pareva tacere nel petto, come quello di un morto, il suo animo era confuso. Cosa rispondere?

«Sono... triste», disse infine.

La fanciulla allungò una mano e gli sfiorò il ginocchio. Aveva un tocco delicato e fresco, come la pioggia di primavera. Non rispose, lo guardò con quegli occhi verdi come il mare in lontananza.

Che fosse una dea? Nessuna mortale possedeva una bellezza così pura.

«Dimmi il tuo nome e, forse, io saprò dirti il mio.»

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Capitolo 3
*** 03 ***


 

 

 

«Mi chiamo Euridice.»

Un nome da poter cantare, pensò Orfeo, le cui dita già si muovevano fra le corde della lira, alla ricerca della melodia adatta, della nota perfetta che sospirasse quel nome tanto bello.

Stava per sfiorare una corda, quando si trattenne.

«Non suoni?» gli chiese Euridice.

«Vorrei dedicarti un canto, ma non posso», rispose lui, afflitto.

«Perché?»

Orfeo la guardò, con gli occhi arrossati da lacrime che non riusciva a versare.

«Perché non ricorderesti più chi sei, perderesti te stessa. La musica, che è dono degli dèi, ha un prezzo.»

Euridice gli sorrise e il cuore di Orfeo parve sprofondare.

«Magari, se dovessi perdermi anch’io, riuscirei a ritrovarti.»

 

 

 

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Capitolo 4
*** 04 ***


 

 

E lei lo aveva davvero trovato, alla fine. In un piccolo anfratto del sottobosco, fra le nuvole burrose nel cielo infinito, fra le giunchiglie proprio lì, davanti ai suoi piedi, nei meandri di un’oscura caverna, lei lo aveva ritrovato.

La musica li aveva ricondotti indietro, piano, concedendo a entrambi di bearsi delle meraviglie del mondo. Avevano visto fiumi impetuosi sprofondare nella terra con laghi placidi e oscuri, monti dalle punte innevate e valli gravide di viti e fiori, luoghi inesplorati e misteriosi e genti sconosciute e dal fascino esotico.

Orfeo si accasciò fra i seni di Euridice, esausto dal lungo piacere, mentre un’ultima nota trillava ancora nell’aria.

«Orfeo.»

Un sospiro.

 

 

 

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