Through Your Eyes

di The Bride of Habaek
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Through Your Eyes ***
Capitolo 2: *** Koishiteru ***
Capitolo 3: *** Let me Love You ***



Capitolo 1
*** Through Your Eyes ***


Attraverso i tuoi occhi


La nostra casa è immersa nel verde ed affaccia sul lago. Io, Gilbert e la piccola Rose siamo scesi in giardino per fare un pic-nic approfittando della primavera ormai alle porte. Ci sdraiamo sull'erba all'ombra di un salice ammirando la natura in fiore con lo sfondo della nostra cittadina, Leiden. Il Maggiore poggia la schiena contro il tronco della pianta e m'invita a sedermi sulle sue gambe mentre la nostraRose, che ha appena compiuto 4 anni, gioca sull'erba raccogliendo dei fiori inseguendo le farfalle che librano liberamente in cielo come per andare incontro al sole.
"Sei felice?"
Chiede Gilbert avvicinandosi, stringendomi fra le sue braccia. Lo guardo e rimango abbagliata dal suo fascino prorompente accentuato dalla sua camicia leggermente sbottonata.
"Si, mi sembra di sognare ad occhi aperti."
Il Maggiore mi lega le mani attorno alla vita sorridendo con i suoi verdi smeraldi.
"Sono così fortunato ad avervi Violet."
Dice indicando nostra figlia con un cenno del capo.
"Noi siamo fortunate ad avere te."
Concludo poggiando la testa sulle sue spalle.
"Mamma, papà...!"
Dice Rose porgendoci un mucchietto di viole del pensiero.
"Le ho raccolte per voi."
"Sono bellissimi, vieni qui."
Dice Gilbert prendendoli fra le mani, poi ne sceglie uno e lo incastra dietro il mio orecchio dando un bacio sulla fronte della nostra bambina.
"Sei stata bravissima. Grazie."
Aggiungo io guardando entrambi. E' impossibile non notare quanto lei gli somigli: occhi verdi, capelli scuri e un gran bel caratterino. Nel frattempo arriva la tata che la prende in braccio e le fa fare un giro di perlustrazione attorno al lago, lasciando me e Gilbert un po' da soli.
"Rose possiede i tuoi stessi occhi."
Dico seguendola con lo sguardo man mano che si allontana.
"Somiglia molto anche a te Violet, è coraggiosa e testarda proprio come sua madre!"
Dice ironizzando.
"Temo che abbia preso da entrambi se la mettiamo su  verso!"
Dico strizzando l'occhio per tirargli una frecciatina.
"Rose è la tua miniatura. Sarà una donna forte un giorno..."
Dice Gilbert facendo una pausa.
"... ma preferirei che scegliesse una strada diversa, sai cosa intendo."
Lui non vuole assolutamente che Rose diventi un soldato. E' un percorso tortuoso in cui la vita è continuamente appesa ad un filo, non si possono fare azzardi se si vuole tornare a casa dai propri cari.
"Si, anch'io la penso come te. Abbiamo già sofferto abbastanza, lei deve vivere diversamente: deve essere libera."
Dico mentre una lacrima senza volerlo viene giù.
"Violet, devo essere sincero. Se non fosse stato per l'Accademia Militare o per Dietfried forse non ci saremmo mai conosciuti."
Dice asciugandomi il viso accarezzandolo con le dita.
"Sento di non essere mai uscito veramente da quel fronte."
"Ne sono consapevole. Quell'ultima battaglia la ricordo ancora nitidamente come fosse ieri."
Commento mentre vengo percossa da un brivido.
"Dentro di me sto ancora combattendo."
Aggiungo.
"Guardati intorno Violet. Siamo vivi, abbiamo una famiglia meravigliosa e la guerra è finita. Non basta questo solo pensiero per mettere da parte tutto il resto?"
"Hai ragione, ho tutto ciò che desidero: ho te."

Dico stringendo il suo volto fra le mani. Chiudiamo gli occhi e le nostre labbra si ricongiungono teneramente, mentre la dolce brezza primaverile ci scompiglia i capelli svuotando la mente da ogni pensiero. So che non riuscirò mai a dimenticare, ma possiamo ricominciare da qui. Quando li riapro sento ancora il tocco delicato delle sue mani che scivolano lungo i miei fianchi. Mi accorgo solo dopo che il Maggiore non è più con me. Il mio cuore si frantuma in mille pezzi, come un vaso di porcellana che cade riverso sul pavimento.
"Gilbert! Rose!"
Urlo ancora distesa nel mio letto ad una piazza in preda ad una crisi di nervi.
"Maggiore!!!"
Urlo ancora più forte fino a sentir bruciare la gola. Finalmente qualcuno  accorre in mio soccorso.
"Violet cosa succede??"
Chiede Claudia Hodgins spalancando la porta preoccupato.
"Hai avuto un incubo?"
"N-no."
Rispondo con la voce spezzata, singhiozzando.
"Allora perché ti disperi?"
Mi domanda sedendosi ai bordi del letto.
"Ho sognato il Maggiore."
Riesco a dire dopo un po'. Claudia mi guarda con comprensione cercando a sua volta di lottare contro il suo dolore, poi mi chiede:
"Te la sentiresti di raccontarmelo?"
"Si. Era tutto così reale: la nostra Villa sul lago, la nostra bambina, Gilbert che finalmente aveva ritrovato la serenità dopo tanta sofferenza..."
Claudia m'abbraccia interrompendo la mia visione notturna e ritorno alla realtà.
"Un giorno vi rivedrete. Lui ti amava, non ti avrebbe mai abbandonata."
Dice Claudia con convinzione.
"E' trascorso troppo tempo, quel giorno era esausto e gravemente ferito."
Dico a malincuore.
"Conosco Gilbert meglio di chiunque altro, è un uomo forte ed anche se ora non può raggiungerti per qualche motivo sento che lui è ancora vivo e pensa a te."
Afferma commosso.
"Lo spero con tutto il cuore."
Aggiungo incapace di trattenere il dolore che mi lacera il petto. Se solo quel sogno fosse vero ora sarei fra le sue braccia. L'illusione di una notte che non ha ancora scorto la luna nascente s'affaccia con prepotenza nella mia mente. Non riesco a non pensare a colui che mi ha amata e protetta mettendomi sempre al primo posto, prima della sua stessa vita.
"Sognate! I sogni plasmano il mondo.
I sogni ricreano il mondo,
ogni notte."
- Neil Gaiman -
Fine.

 

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Capitolo 2
*** Koishiteru ***


In Giappone ci sono tre modi per dire “ti amo”. Il modo più trascurabile è Daisuki, poi c’è Aishiteru un termine più serio e infine Koishiteru e lo si dice alla persona con cui si desidera trascorrere il resto della vita insieme.

Koishiteru

Il cielo è cupo, la notte priva di stelle, illuminata solo a tratti dal fuoco che divampa generato dall'avanzata del nemico. Ho perso la vista da un occhio, l'eredità più bella lasciatami da mia madre: sento che le forze mi stanno abbandonando. Avanzo nell'oscurità tenendo Violet semi-cosciente fra le braccia  e attraversiamo insieme le porte degli Inferi.
"Siamo quasi arrivati, tieni duro."
Le dico avanzando verso l'uscita della Roccaforte che sta letteralmente crollando alle nostre spalle.
"Maggiore... Gilbert."
Riesce a proferire in un sussurro.
"Ti porterò fuori da questo posto te lo prometto."
Le dico cercando di mettere a fuoco in balia del sangue e del dolore che provo ormai diffusosi come un'epidemia in tutto il corpo.
"Lasciami... N-non ce la faccio..."
Dice delirante mentre piange consapevole che niente sarà più come un tempo. I suoi arti cedono rimanendo a penzoloni ai lati delle mie spalle.
"Se non mi lasci qui morirai. Ti uccideranno!"
Afferma Violet gemendo.
"Se ti lascio per me sarebbe come morire." Non se ne parla nemmeno. Fosse anche l'ultima cosa che faccio, io ti salverò.


Attraversiamo le fiamme, la polvere da sparo e i detriti di quella che una volta era la Roccaforte di  Leidenschaftlich. Un esplosione violenta ci scaraventa a terra facendoci perdere i sensi, sprofondiamo nel buio più totale. Quando riapro l'occhio superstite m'accorgo che lei è sotto di me, immobile ed indifesa come quando ci siamo conosciuti. Quel giorno mio fratello Dietfried me la mostrò: la teneva rinchiusa in un ripostiglio, era così bella che anche se rivestita di stracci sembrava una dèa. Non ho mai pensato nemmeno per un attimo che lei fosse un essere inferiore,  per me Violet è sempre stata speciale ed insostituibile sin dal primo istante.
"Violet riesci a sentirmi?"
Le chiedo piegandomi verso il suo corpo lacerato.
"Siamo salvi..."
Dico nel sollevarle leggermente la testa per posarla sulle mie ginocchia.
"...Violet."
Mi avvicino ancora un po' per controllare i battiti del suo cuore e i polsi ma non sento niente, ho la vista offuscata dalle lacrime che finiscono col mescolarsi al sangue che abbiamo versato.
"O mio Dio, no!!!"
Urlo straziato mentre la stringo forte.
"Non può essere vero!"
Nuove lacrime mi solcano il viso: sono un uomo distrutto.
Il suo corpo esile non risponde ai comandi e s'affloscia privo di vita come una bambola di porcellana fra le mie dita.
"Io Ti Amo!"
Urlo con la speranza che la mia disperazione possa risvegliarla da quel sonno eterno in cui è appena scivolata.
"Gilbert!"
Una voce familiare mi chiama e dalle macerie vedo sbucare il Tenente, nonché mio amico d'infanzia.
"Dobbiamo andarcene sta crollando tutto" I bombardieri hanno invaso la Roccaforte!"
Dice Claudia Hodgins afferrandomi per un braccio.
"No, io non la lascio. Non la lascerò mai!"
Sussurro nel sonno parlando alla rinfusa.
"Cosa stai dicendo? Gilbert..."
Chiede il Tenente dopo avermi sentito conversare da solo nel cuore della notte in preda al sonnambulismo.
"Sei in ospedale, non hai nulla da temere."
Mi conforta cercando di mantenermi calmo quando apro gli occhi e m'accorgo di trovarmi altrove: non sono sul campo di battaglia ma nemmeno in Paradiso.
"Dov'è Violet?"
E' il primo pensiero che mi balena in mente.
"Lei non è qui..."
"Che cosa?? Portami da lei immediatamente. Ha bisogno di cure."
"E' stata ricoverata in un altro reparto era molto grave. Le stanno impiantando delle protesi..."
Dice Claudia distogliendo lo sguardo.
"E' viva."
Aggiunge sperando di consolarmi.
"Non dovevo portarla con me. Ha richiato troppo." Tutto.
"Lo sai che non è colpa tua. Hai fatto tutto ciò che era in tuo potere."
Claudia m'abbraccia lasciandomi sfogare, così inizio a piangere sulle sue spalle. Un senso di vuoto e d'impotenza mi consuma. Il mio intento era quello di farle da scudo, di proteggerla, ma non è bastato e lei è quasi finita nello Yomi (terra dei morti) a causa mia. Vivrò con questo peso sulla coscienza per il resto dei miei giorni.
Perdonami Violet, non volevo ferirti.
Non doveva finire così.
Amore mio
Fine.


 

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Capitolo 3
*** Let me Love You ***


Violet Evergarden - The Blood of the Innocents

«Se le persone che amiamo ci vengono portate via, perché continuino a vivere, non dobbiamo mai smettere di amarle. Le case bruciano e le persone muoiono, ma il Vero Amore è per sempre.»
Dal film Il Corvo -  Sarah Mohr -


Sono stata rapita nel cuore della notte con ancora il volto del Maggiore nella mente. Ho urlato finché non ho sentito più niente e sono ca a terra stringendo fra le mani quella spilla che Gilbert mi aveva regalato. Mi duole la testa mentre una ferita sanguina, cerco di mettere a fuoco ma questo posto è un covo di tenebre. Dove mi trovo? Non ne ho la più pallida idea. So solamente una cosa: ho gli arti indolenziti e non riesco a muovermi. Se il Maggiore fosse qui sentirei meno dolore e non avrei paura, ma in sua assenza e nelle mie attuali condizioni temo di non potercela fare. Dopo qualche ora di agonia il Capo dei ribelli di Leidenschaftlich entra nella mia cella.
"Benvenuta Violet, ti stavamo aspettando."
Dice un uomo robusto con un sorriso beffardo stampato in volto.
"Ricordi quando assieme al Maggiore Bougainvillea avete messo a ferro e fuoco la nostra Roccaforte? Vorremmo restituirvi il favore."
Un brivido freddo m'attraversa la schiena quando alcuni uomini irrompono nella stanza con degli strumenti di tortura.
"Ve ne pentirete amaramente."
Riesco a dire fulminandoli con lo sguardo.
"Non sei nelle condizioni per poterci intimorire ragazzina. Ad ogni modo, per il Maggiore eravate poco più che un'arma, uno strumento nelle sue mani."
Espone il Capo con un odio indescrivibile.
"No. Il Maggiore non era così, lui era diverso: mi amava!"
Urlo strattonando le catene che mi legano mani e piedi.
"Oh, davvero? E dov'è lui ora? Datele una lezione esemplare, non lasciatevi ingannare dal suo aspetto: lei è solo uno strumento."
Sentenzia l'uomo lasciando i suoi sottoposti nella stanza chiudendo la porta alle sue spalle.
"Non sapete niente di lui, niente!!"
Urlo digrignando i denti.
"Lasciatemi!"
Non voglio essere nemmeno sfiorata dalle vostre luride mani.
In un istante mi ritrovo con la schiena nuda rivolta verso la parete ed un senso di vuoto m'assale, tremo mentre i miei occhi si riempiono di lacrime che non posso asciugare. I due uomini si sfilano una cintura di cuoio ed iniziano a colpirmi, come fossi un oggetto, un animale, come se non possedessi un'anima.
"Ah! Maggiore! Maggiore!!"
Urlo disperata con tutto il fiato che ho in gola.
La pelle si arrossa finché non inizia a sanguinare, mi contorco e gemo dal dolore ogni volta che mi colpiscono con violenza fino a farmi perdere i sensi.

Gilbert Bougainvillea - Love rediscovered

«L’amore, quello vero, è quello che la gente nasconde. Quello che rende fragili e cattivi, quello che rende meschini. Quello che rende avidi. Disposti a tutto. L’amore è scuro, vischioso, è il sangue che si addensa e chiude i contorni di una cicatrice.» - Valentina D’Urbano -

"Cos'hai detto?" La rabbia e la frustrazione per non esserle potuto stare accanto negli ultimi mesi mi fanno perdere il senno, la situazione peggiora quando scopro che Violet è stata rapita. Vedo nero, sono bendato quando si tratta di lei... talmente cieco da non pensare alle conseguenze delle mie azioni.
"E' stata presa in ostaggio dalle forze ribelli. Stiamo mandando dei rinforzi, non hai nulla da temere fratello."
Dice Dietfried senza trasparire alcuna emozione.
"Vi avevo chiesto di proteggerla finché non fossi tornato, invece avete lasciato che accadesse... che la portassero via! Siete degli incompetenti!!"
Digrigno sbattendo la porta dell'ufficio del Generale.
"Dove pensi di andare !?! Sei ancora convalescente Gilbert!"
"Vado a salvarla. Non provare a fermarmi Dietfried!"
Lancio un'occhiata a mio fratello e ad Hodgins. Parto verso il rifugio dei ribelli impugnando una calibro 38 nutrendo un odio accecante verso un nemico ancora invisibile. Subentro nella Roccaforte cercando Violet in ogni dove, uccido un uomo dopo l'altro con la freddezza di un giustiziere durante la "notte del giudizio". Quando riesco a raggiungerla il mio occhio superstite è offuscato dalla vista del sangue, il mio cuore s'inchioda di fronte a ciò che scorgo subito dopo: il suo corpo semi-nudo è appeso a delle catene, sulla sua schiena un marchio orrendo le recide la carne mentre lei è accasciata su un lato priva di sensi.
"Sono qui, sono venuto a salvarti Violet!"
Stringo i denti e cerco di fare il più in fretta possibile. Apro le manette e le slego polsi e caviglie su cui rimangono i segni dovuti alla pressione esercitata da Violet nel vano tentativo di liberarsi. La prendo fra le braccia ed inizio a correre verso la libertà. Ad un certo punto le braccia iniziano a dolermi, sento che i punti di sutura dovuti al mio ultimo intervento dopo la guerra stanno per cedere.
"Sono un uomo orribile, perdonami amore mio."
Mi sento fragile ed impotente di fronte alla vista del suo corpo martoriato.
"N-non è vero..."
La sua vo è flebile, appena un sussurro.
"Violet puoi sentirmi?"
Dico sedendomi contro un muro posandola sulle mie ginocchia.
"... S-sono così felice che tu sia qui M-Maggiore."
"Non sforzarti, fra poco sarà tutto finito."
La sollevo di peso e ricomincio a camminare finché la luce del sole non sopraggiunge illuminando le tenebre che stiamo oltrepassando. I punti di sutura si allargano lasciando fuoriuscire del sangue dalle mie ferite belliche, il mio sangue finisce col mescolarsi con il suo mentre premo il suo corpo contro il mio petto cercando di arrestare l'emorragia. La fascio strappando a morsi la stoffa della mia divisa e il suo viso sembra recuperare un po' di colore, da quel pallido lenzuolo di cui aveva preso le sembianze.
"Resisti ancora un po'." Non è ancora giunta la tua ora e se ciò dovesse accadere sarò io, per primo, a vedere l'aldilà con questi stessi occhi che ora guardano te.
"Maggiore..."
"Cosa c'è?"
"V-volevo dirti una c-cosa prima di m-morire."
Dice Violet riuscendo a malapena a tenere aperti gli occhi.
"Tu non morirai, stai delirando..."
Le lacrime mi pervadono al solo pensiero, ma devo essere forte: per lei.
"Ti amo."
Sono le sue ultime parole prima di sprofondare in un sonno profondo.
"Violet! Violet!!"
Il suo respiro è debole e affannoso.
"Non lasciarmi!"
Siamo fuori dalla Roccaforte, gli uomini di mio fratello stanno avanzando verso Leidenschaftlich.

«Se per baciarti dovessi poi andare all’inferno, lo farei. Così potrò poi vantarmi con i diavoli di aver visto il paradiso senza mai entrarci.»
- William Shakespeare -


Distendo Violet sul prato ed effettuo il massaggio cardiaco, ma ogni mio sforzo sembra vano. Incremento con la respirazione bocca a bocca posando le mie labbra sulle sue e finalmente sento che lei sta pian piano ricominciando a respirare. Quando apre gli occhi e mi guarda non so descrivere a parole ciò chprovo. E' come se avessi attraversato le fiamme degli Inferi per raggiungere il Paradiso.
"Maggiore."
Dice Violet con un filo di voce tendendo una mano per accarezzarmi il viso.
"Violet."
"Portami con te..."
Dice piangendo silenziosamente.
"Ti porto via."
Non piangere più. Il mio non è un ordine ma una premessa.
Mi chino per abbracciarla e lei smette di essere un soldato lasciandosi andare fra le mie braccia, mettendo da parte anche solo per un istante tutto quello che le è accaduto.
"Claudia mi ha raccontato il tuo sogno, conosco un modo per renderlo reale."
"Gilbert io..."
"Vuoi sposarmi? Non ho l'anello ma... potrei procurarmelo."
Violet mi guarda estasiata e attende qualche minuto prima di rispondere.
"Si. Lo voglio!"
Esclama mentre un bacio a lungo desiderato corona i nostri reciproci sentimenti. Il suo corpo ora brucia dal dolore, ma al tempo stesso il suo cuore esulta perché siamo di nuovo insieme.
Nonostante le difficoltà il nostro Amore ha sconfitto la morte.
Fine.


 

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