Of Man's First Disobedience

di Sabriel Schermann
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A come Aborto ***
Capitolo 2: *** B come Bisessualità ***
Capitolo 3: *** C come Cinismo ***
Capitolo 4: *** D come Dignità ***
Capitolo 5: *** E come Egoismo ***
Capitolo 6: *** F come Falsità ***
Capitolo 7: *** G come Guerra ***
Capitolo 8: *** H come Handicap ***
Capitolo 9: *** I come Indifferenza ***
Capitolo 10: *** L come Libertà ***
Capitolo 11: *** M come Morte ***
Capitolo 12: *** N come Nostalgia ***
Capitolo 13: *** O come Omicidio ***
Capitolo 14: *** P come Paura ***
Capitolo 15: *** Q come Quiete ***
Capitolo 16: *** R come Religione ***
Capitolo 17: *** S come Speranza ***
Capitolo 18: *** T come Terrore ***
Capitolo 19: *** U come Uguaglianza ***
Capitolo 20: *** V come Vecchiaia ***
Capitolo 21: *** Z come Zoofilia ***



Capitolo 1
*** A come Aborto ***




Alzò lo sguardo allo specchio, incrociando gli occhi esausti, il volto emaciato e le guance smunte che un tempo dovevano appartenerle. Era l’aspetto di chi aveva commesso un errore intollerabile, che le sarebbe costato l’intera esistenza. Scartò l’involucro con mani tremanti, che quasi l'anello scivolò via dal dito.
Mandò giù un sorso d’acqua, un altro, poi estrasse la pastiglia. Chiuse la piletta del lavandino per paura ci scivolasse all'interno. Osservò nuovamente la sua immagine riflessa, ma non si riconobbe. Si infilò in bocca la pasticca.
Bevve rapidamente, diede un'occhiata fugace alla figura spettrale e chiuse la porta dietro di sé.



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Capitolo 2
*** B come Bisessualità ***




Fu un attimo lungo quanto un fascio di luce che improvvisamente rende consapevoli della propria natura. Un baleno che attraversa la mente, fugace, venuto a stuzzicarlo per chissà quale ragione, ecco che cos’era stato quel bacio. Qualcosa di silenzioso e feroce, che accarezza le labbra e solletica i pensieri, insinuando un dubbio atroce, esistenziale, che non poteva permettersi. Lui non aveva mai baciato un uomo e mai aveva contemplato questa possibilità. La passione che il suo corpo aveva provato però, quella non aveva avuto eguali. Si passò rapidamente una mano sul volto visibilmente scosso, sfiorando le labbra purpuree, volendone ancora.



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Capitolo 3
*** C come Cinismo ***




Si chiuse la porta alle spalle. Il sole tiepido lo inondava dei suoi raggi, riducendogli gli occhi a due fessure. Chiunque sarebbe stato pervaso da un sentimento di buon umore con una simile giornata, ma Leonardo odiava quel bagliore, allo stesso modo in cui detestava le persone dall’animo esuberante e colme di allegria. Trovava ogni cosa semplicemente priva di senso, superflua e banale come la realtà. Ciò che realmente gli interessava era concretizzare i propri obiettivi, divenire un uomo potente di cui tutti si sarebbero sempre ricordati. E sarebbe stato disposto a fare qualsiasi cosa pur di raggiungere tali scopi.



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Capitolo 4
*** D come Dignità ***




La folla lo oltrepassava, scostandosi un poco per poi voltare leggermente il capo nella sua direzione. Alcuni lo fissavano negli occhi, altri procedevano a passo spedito, forse perché guardarlo avrebbe significato assumersi parte della responsabilità per la sua sorte infame. La vergogna iniziale era ormai del tutto scomparsa: non aveva paura che il popolo lo scorgesse in tali condizioni, al contrario arrivò a pensare che fosse meglio così, quantomeno si sarebbe reso conto di quanto ognuno fosse stato complice della decadenza dell'altro. Sapeva, nel profondo, di essere ancora un uomo perbene, nonostante ogni atomo del suo corpo affermasse l'esatto contrario.



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Capitolo 5
*** E come Egoismo ***




Raimond aveva otto anni quando iniziò a capire come girava il mondo. Alcune persone gli sarebbero forse state vicine per molto tempo, ma altre avrebbero senz’altro cercato di prevaricare su di lui ad ogni costo. Era tornato a casa con le migliori intenzioni e aveva preparato una deliziosa merenda. Quando fu il turno di Emma a rincasare, la bambina non apprezzò particolarmente il suo impegno e prese nuovamente con sé la statuetta, intenzionata a farla giocare con le sue bambole. Raimond intuì presto che sua sorella sarebbe stata la prima delle tante persone con cui avrebbe dovuto scontrarsi nella vita.



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Capitolo 6
*** F come Falsità ***




Se la sua mente avesse potuto parlare, in quel momento avrebbe sicuramente gridato dalla collera. Uno strillo probabilmente sordo e scostante, che avrebbe però espresso tutta la sua incredulità. La lettera diceva che suo padre si era suicidato e la grafia pareva la sua, eppure l’istinto le suggeriva che si trattasse di tutt’altro. Era stata imbrogliata: c’era qualcosa in quelle righe, in quelle lettere azzoppate, di estremamente innaturale. Un’inesattezza lieve, un dettaglio trascurabile ma fatale. Avrebbe fatto delle ricerche e avrebbe perfino studiato tutti gli scritti di suo padre se necessario, per andare fino in fondo, per provare la verità.



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Capitolo 7
*** G come Guerra ***




Avanzava incontro al nemico: lo avrebbe voluto accogliere contro il suo petto pur di non vedere più carcasse dall’odore ripugnante ammassate le une sulle altre, sangue vermiglio strisciare via come la vita da quei corpi esanimi. Avanzava fiero incontro al rivale, conscio di andare quasi sicuramente a morire. Almeno quella corazza argentina avrebbe smesso di appesantirgli il petto, e quello scudo fregiato avrebbe smesso di pesargli sulle braccia. Un frastuono metallico e strilli provenivano dalle sue spalle. Tutto intorno a lui sapeva di morte, anche il cielo riflesso negli occhi sembrava tingersi ormai di un amaro color porpora.



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Capitolo 8
*** H come Handicap ***




N.B.: Questa drabble è ispirata a questa storia originale.








Joe gli prese il viso tra le mani, agitandole nel vuoto per qualche istante prima di sentire la pelle morbida dell’altro sotto il suo tocco. Se ne avesse avuto la possibilità, in quel momento lo avrebbe fissato negli occhi, perdendosi nella loro indubbia vastità, per poi scoccargli un bacio a fior di labbra. Solcando con un dito l’addome del ragazzo, premeva di tanto in tanto le unghie sulla pelle soffice. Avrebbe voluto poterlo ammirare per attimi infiniti, poi però si rese conto di non averne affatto bisogno: tutto ciò che desiderava era incastrato sotto il suo palmo. E tanto bastava.



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Capitolo 9
*** I come Indifferenza ***




Cominciarono a bandire i bambini dalle scuole, gli operai dalle fabbriche e gli insegnanti dalle università. Si può dire che tutto accadde in un battito di ciglia, nessuno ebbe il tempo di rendersi conto di ciò che stava realmente accadendo. Alcuni si suicidavano, altri cercavano di sopravvivere lavorando in nero, ma le possibilità erano scarse: nessuno voleva aiutarli, perché qualcuno tempo addietro aveva detto che erano subumani e come tali bisognava trattarli. La gente non se lo lasciò ripetere. Ad un tratto cominciarono a sparire, ma nessuno si pose domande. Tutto ciò che usciva dalle loro labbra era “Heil Hitler!”.



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Capitolo 10
*** L come Libertà ***




Agganciò il telefono con mani tremanti, sperando che suo marito non avesse intuito nulla. La polizia stava arrivando, lui avrebbe aperto la porta e gli agenti lo avrebbero arrestato in quell’istante, neanche il tempo di richiudersi la porta alle spalle o di lasciargli bere un bicchiere d’acqua. Lo avrebbero semplicemente ammanettato, perché le prove le avrebbero avute sotto gli occhi, le sarebbe bastato alzare le maniche della felpa per mostrare i lividi, i graffi, uno più profondo dell’altro. In fondo, la verità le era stata dipinta indosso dal suo stesso carnefice e stavolta nessuno avrebbe avuto il tempo di negare.



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Capitolo 11
*** M come Morte ***




Il corpo era in una posizione innaturale, agonizzante, la bocca spalancata in cerca di ossigeno. La sua anima era scivolata nel baratro in un istante: la morte doveva essere stata così dolce, prendendola per mano e accompagnandola delicatamente nel sonno eterno. I suoi capelli color paglia, che sembravano tingersi d’arancio al sole, le sue mani che profumavano sempre di torta al limone; quelle mani non avrebbero più potuto accarezzare alcun volto, la chioma sarebbe presto diventata un cumulo di cenere e il suo cuore non avrebbe più potuto conoscere altro che il sapore acre della vita arresa alla propria sorte.



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Capitolo 12
*** N come Nostalgia ***




Le nuvole parevano dissoltesi nel cielo e il tramonto era perfettamente visibile all’orizzonte. Le sfumature dorate del sole pronto ad abbandonare la scena sembravano affondare nell’acqua, che manteneva la propria rigida linea di confine, stabilendo una netta divisione tra i due elementi. Erano ormai passati cinque anni da quando aveva visto il mare l’ultima volta e solo in quel momento realizzò quanto le fosse mancato terribilmente, insieme a tutte le memorie di giovinezza che inevitabilmente portava con sé, incastrate tra i suoi sottili granelli di sabbia e la schiuma argentea delle sue onde. Anche il vento mite sembrava sussurrarle “Bentornata…”.



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Capitolo 13
*** O come Omicidio ***




La cercò con lo sguardo per un tempo che gli parve infinito, poi finalmente la vide. La luce soffusa illuminava quella figura candida, i capelli rovesciati sulla schiena come una cascata di coriandoli. La osservò togliersi dapprima gli orecchini, poi sfilarsi il vestito, che, indugiando un istante sui fianchi, scivolò a terra subito dopo. Lui fremeva, voleva la sua vendetta. La raggiunse, la mano salda sulla presa del pugnale, che si congiunse al corpo come l'ultimo frammento di un puzzle.
Un rivolo di sangue imbrattò rapidamente il pavimento, scivolando via da quell’ammasso di cellule ormai giunte al cospetto di Osiride.



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Capitolo 14
*** P come Paura ***




Ormai pareva tardi per addentrarsi nel bosco: le tenebre si erano impossessate del sentiero, posate sugli alberi come un manto scuro e Jennifer rabbrividì al pensiero di doversi addentrare nella foresta a quell’ora della notte. Il metallo freddo della pistola le rammentò però di non avere scelta. Cominciò a camminare, calpestando i rami crepitanti sotto i suoi piedi e sussultando ad ogni fruscio. Tutti i suoi sensi erano allerta, consapevoli di non avere via di scampo. E se inizialmente quella distesa di fronde e oscurità le sembrò pericolosa, ora non poteva che apparirle come la sua unica possibilità di salvarsi.



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Capitolo 15
*** Q come Quiete ***




Candida alzò lo sguardo sulla distesa infinita sopra di sé: dopo essere stata tinteggiata da tutte le sfumature della tempesta, il tipico colore sereno che la caratterizzava se ne era nuovamente impossessato. Le ultime gocce di pioggia aggrappate alle fronde degli alberi lottavano disperatamente per non frantumarsi al suolo. Un limpido raggio di sole si faceva strada tra le nubi, ormai quasi del tutto dissolte, stanche di scontrarsi l’un l’altra, concedendo una tregua all’umanità.
Poteva sentire nuovamente il cinguettio degli uccelli allietare il cielo celeste e quella terra desolata che l’aveva accolta, tra la sua quiete, tra la sua tormenta.



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Capitolo 16
*** R come Religione ***




La donna si prostrò dinanzi all’altare, le mani giunte poggiate al petto, il capo rivolto al pavimento.
Sicuramente la sua anima sarà più vicina qui, credeva la vecchia signora, un tempo madre, ora soltanto donna.
Sollevò gli occhi piangenti sull’imponente crocifisso posto al centro della navata, la stessa che aveva attraversato decenni prima, lasciando che un sacerdote anonimo inumidisse il capo del suo bambino; la stessa che era stata costretta ad attraversare per osservarlo in viso un’ultima volta.
Cristo aveva assistito alla vita, aveva partecipato alla morte. Ma, con le braccia spalancate al mondo, era rimasto immobile sulla sua croce.



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Capitolo 17
*** S come Speranza ***




Gli occhi gonfi di lacrime si posarono sul viso del ragazzo, coricato su un letto di un’anonima stanza del reparto Rianimazione.
Le avevano impedito di entrare perché non appartenente alla famiglia, ma solamente alla ristretta cerchia di amici e conoscenti.
Il cuore pareva squarciarlesi nel petto al pensiero di non poter carezzargli il viso prima che esalasse il suo ultimo respiro.
Improvvisamente, si rese conto di quanto tempo avesse perduto fino a quel momento. Aveva dovuto aspettare che le circostanze divenissero irreversibili per riuscire a dirgli quanto gli volesse bene.
Eppure, nel profondo, una flebile speranza la teneva in vita.



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Capitolo 18
*** T come Terrore ***



Ormai le tenebre avevano avvolto l’intero bosco circostante. Non riusciva a percepire nemmeno i contorni degli alberi, ormai era troppo tardi per poterne uscire.
Un lieve fruscio raggiunse il suo udito; il buonsenso tentò di convincerlo si trattasse di normalità, invano. Il tremolio acuto del suo corpo rendeva le gambe sempre più instabili.
Avanzava, ma non scorgeva dove. Calpestava, ma non comprendeva che cosa.
Un improvviso bagliore invase il sentiero, seguito da un fragoroso boato. Lo aveva notato chiaramente, anche se per un solo istante; per alcun motivo la vista poteva averlo ingannato.
Qualcuno pareva trovarsi proprio dinanzi a lui.


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Capitolo 19
*** U come Uguaglianza ***



La donna si avvicinò all’ingresso della scuola tenendo la bambina per mano.
Delle trecce corvine le scendevano giù sulle spalle, il corpicino avvolto in un grembiule rosato.
Superate le scale, la giovane si accovacciò accanto alla figlia, stampandole un bacio sulla fronte, carezzandole una guancia.
Poi si accorse di una figura solitaria: un paio di occhi a mandorla le fissavano con aria sperduta. La bambina teneva un piccolo sacco stretto tra le mani.
«Lei è come te» sussurrò la madre alla bambina, «non v’è alcuna differenza».
Fece in tempo a notare la piccola avvicinarlesi, aiutandola a reggere il suo sacco.


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Capitolo 20
*** V come Vecchiaia ***



La donna si sedette alla poltrona, come faceva ogni sera prima di addormentarsi.
Ormai era divenuto un rito: osservava le foto poste sul grande mobile, ampio quanto l’intera stanza; i figli, i nipoti e gli amati fratelli ormai sepolti la osservavano amorevolmente, quasi proteggendola con i loro stessi sguardi.
Poi prendeva posto al tavolo, tirando fuori dei fogli candidi, cominciando a scrivere.
Le parole fluivano come l’acqua in un fiume in piena.
Aveva deciso di dedicare una poesia ad ogni persona che aveva amato di cui aveva memoria.
Il preludio della morte ormai imminente, sarebbe forse stato così più piacevole.


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Capitolo 21
*** Z come Zoofilia ***



Lasciò scivolare le dita tra il pelo dell’animale, sentendolo morbido e pulito sotto il suo tocco.
Finalmente il gattino pareva essersi addormentato, ormai sazio e al sicuro.
La vita gli aveva già posto le sue più ardue sfide, ma un’anima buona l’aveva sottratto al suo destino, portandolo da lui, appassionato veterinario di quel piccolo paese di provincia.
Pensò subito che non sarebbe sopravvissuto; curandolo, però, scoprì che si trattava di una forte gattina giocherellona: il suo manto era quasi completamente nero, a eccezione delle striature cenerine che risaltavano sul dorso.
«Ti chiamerò Zoe» decise, «e verrai a casa con me».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si ringrazia Kim WinterNight per il suggerimento di quest’ultimo prompt.


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