come fenici-estratti

di Ash Phoenix
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** una fedele compagna ***
Capitolo 3: *** come un fratello ***
Capitolo 4: *** coloro che detestavo di più ***
Capitolo 5: *** fuga dai problemi ***
Capitolo 6: *** l'incidente ***
Capitolo 7: *** famiglia ***



Capitolo 1
*** prologo ***


PROLOGO
 
Avete presente quel momento in cui vi accorgete che la vostra vita sta per cambiare? Quella frazione di secondo durante la quale sapete che qualcosa sta per succedere?

Ecco io l'ho scoperto a 13 anni con un pugno nello stomaco. No, non in senso figurativo, con un vero pugno nello stomaco durante una rissa. Lo so, è folle, eppure è quello che è successo.

In una manciata di secondi il mio mondo è stato completamente rovesciato, la mia vita è cambiata, in meglio.

Certo, ci è voluto molto, ho conosciuto persone che sono diventate la mia seconda famiglia. Insieme abbiamo affrontato alti e bassi, siamo morti e risorti dalle nostre ceneri come le fenici,ma, alla fine posso dirlo, ne è valsa la pena.

 
Il mio nome è Amanda e questa è la nostra storia.

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Capitolo 2
*** una fedele compagna ***


UNA FEDELE COMPAGNA

La mia fedele compagna, l'unica che non mi abbandonerà mai per quanto io voglia negarlo: la depressione.

Non so quando mi sono ammalata, forse lo sono sempre stata, ma mi ricordo bene il momento in cui sono diventata consapevole di vercela. Avevo 13 anni, era una mattina novembrina come tante altre, la sveglia suonava e io mi rendevo conto che il mio primo pensiero era contro un Dio in cui non credevo nemmeno, per non avermi fatto morire nel sonno. 

Ero in un tunnel nero, sentivo come se la vita mi scivolasse adosso, grigia, cupa, fredda e spenta. Sentivo come se non avesse senso continuare a vivere, ero un cadavere che camminava, respiravva, mangiava, ma non viveva. 

I miei genitori erano assenti, ma non gliene facevo una colpa, avevano altri problemi, non potevano e non riuscivano a stare attenti ai segni della malattia.

Era un cerchio senza inizio nè fine, ad un certo punto smisi anche di mangiare, mi veniva la nausea al solo pensiero di condividere del tempo con loro, ero apatica e il bulismo non aiutava.

Avevo un peso sul petto, mi sentivo in gabbia, arrabbiata verso tutti ad un certo punto, come un magma nero di rancore che mi ribolliva nella vene, mi sentivo inutile ed incompresa. Folle nell'incoereza di ciò che provavo, così feci l'unica cosa che mi sembrava sensata: fuggì dai miei problemi e dalle mie responsabilità.
 

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Capitolo 3
*** come un fratello ***


note: questo capitolo è corto, ma è solo un estratto della storia completa. Se ci sono errori vi pregherei di segnalarmeli, grazie!

informazioni di servizio: io e tutte le persone citate nella raccolta siamo cresciute in due paesini in provincia di Bergamo. Negli anni che vanno dal 2011 al 2016, influenzati dai film e dalle serie tv americane, molti adolescenti in età compresa tra i 16 e i 19 anni si erano uniti in bande o gang e andavano in giro a commettere furti. Se due bande si trovavano vicine una rissa era garantita, molte volte venivano coinvolti anche ragazzi esterni a questo mondo. 
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COME UN FRATELLO

Conobbi Roberto per caso in pronto soccorso. Eravamo stati coinvolti nella stessa rissa: era intervenuto per aiutare me e la mia migliore amica,Sofia.
Mi avevano accompagnato per farmi controllare una ferita da taglio sulla spalla. La banda che ci aveva attaccato aveva dei coltelli, ma fortunatamente li usavano più che altro per minacciare, non erano in grado di usarli. 

Mentre aspettavamo il mio turno mi misi a parlare con Roberto, lo conoscevo di vista e giravano molte storie su di lui. In paese era conosciuto come "il figlio frocio di..", quando passava la gente lo guardava e si metteva a parlare sottovoce, un po' coem facevano con me, ma per altri motivi. Per ciò non mi sorpresi quando , guardandolo negli occhi, ritrovai la stessa rabbia sopita e il dolore che vedevo nei miei occhi ogni vola che mi guardavo allo specchio.  

In poco tempo divenne un fratello per me e fu lui a salvarmi dal mio periodo più oscuro.
 

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Capitolo 4
*** coloro che detestavo di più ***


COLORO CHE DETESTAVO DI PIU'

 
Samuel e Marco erano due delle persone che più detestavo: sfacciati, scontrosi e si credevano superiori a tutti. 

In realtà come quasi tutti, indossavano una maschera e recitavano una parte, era l'unica cosa che potevi fare per sopravvivere.  

Erano amici fin dalle elementari e si supportavano a vicenda, ad essere sincera invidiavo molto questa loro complicità, io non avevo nessuno a cui rivelare i miei pensieri e desideri.

Samuel era cresciuto in una famiglia amorevole, agiata e unita, quando fece coming out lo accettarono senza remore. Tutto il contrario di Roberto, insomma. 

Marco, invece, era cresciuto solo con il padre, che facev aturni assurdi pur di far contento il figlio. Era innamorato di Sofia,ma per qualche motivo non riusciva a dimostrarlo e a dichiararsi: ci volle " l'incidente " affinchè qualcosa cambiasse...

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Capitolo 5
*** fuga dai problemi ***


FUGA DAI PROBLEMI
 
Quando avevo 14 anni ero sola, l uniche due persone che mi stavano accanto erano Roberto e Sofia. Così nel picco di una crisi depressiva, la peggiore che ho avuto, cercai di fuggire dai miei problemi: cercai di suicidarmi.

Rubai i medicinali antidepressivi di mio nonno, volevo provocarmi un'overdose, ma per fortuna, Roberto aveva intuito che qualcosa non andava e venne a casa mia. Aveva le chiavi, gliele avevo consegnate io rubandole dal mazzo d'emergenza e mi impedì di ingoiare le pastiglie. In quel momento lo odiai, non mi permetteva di scappare, mi teneva rinchiusa in gabbia, mi aveva tradito. Era questo quello che provavo, avevo la sensazione come di un magma nero rancoroso che mi ribolliva nello stomaco e si riversava nelle mie vene e nelle mie cellule. 

Volevo farlafinita e lui me lo impediva. Lui che mi avrebbe dovuto capire visto cosa gli dicevano, lui che consideravo come un fratello, mi veva tradito. 

Quando smisi di urlargli adosso e piangere mi portò a casa sua, ci passai più di un mese, ma nessuno se ne accorse, lui e Sofia mi stettero vicino per quanto io lo permettessi. Ero caduta dentro a duna spirale e non riuscivo ad uscirne. 

Fu durante quel periodo che mi resi conto che la mia vita stava per cambiare di nuovo. Per la precisione accadde quando conobbi il cugino di Roberto, Roberto. Stesso nome e stesso cognome: cugini diretti, figli di due fratelli che non avevano fantasia con i nomi. Due uomini stronzi, bastardi che non avevano rispetto per nessuno, nemmeno per la loro famiglia. 

Alla fine per non confonderli ed evitarci emicrania assurde il mio migliore amico divenne Rob e suo cugino Robi.

La sensazione che provai quando conobbi Robi si rivelò esatta quando iniziammo a frequentarci, ma alcune persone per quanto siano perfette insieme non sono destinate a strarci...Ma questa è un'altra storia.
 

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Capitolo 6
*** l'incidente ***


L'INCIDENTE
 
Dopo che me ne andai da casa di Rob sembrava che tutto andasse bene, io cercavo di vedere il lato positivo delle cose, Rob andava d'accordo con i suoi genitori e Sofa sembrava felice. Troppo felice. 

Qualche mese dopo  che avevo tentato il suicidio, ci provò anche lei, tagliandosi le vene. La trovammo io e Robi visto che, in quel periodo ci frequentavamo e volevamo comunicarglielo. era riversa sul pavimento del "rifugio" il sangue che sgorgava dalla ferita.  Venne salvata per un soffio. I medici ci informarono che era stata meticolosa, si era tagliata in verticale e non in orizzontale, un minuto dopo e sarebbe morta. Non credo che riuscirò mai a togliermi la visione del sangue dalla mia testa. 

Solo più tardi scoprimmo che la goccia che fece traboccare il vaso era stata una frase di Samuel, che in quel momento stava prenotando un viaggio di sola andata per Londra. Aveva scelto la fuga, pur di non affrontare le sue responsabilità.

Quando Sofia venne dimessa, Marco si presentò alla sua porta per chiederle perdono per il modo in cui si era comportato e di dargli una seconda possibilità.

lei lo fece stare sulla graticola per una settimana come vendetta e poi lo perdonò. Ci mise qualche mese per decidere se provare a uscire con lui, ma alla fine lo fece. 

Non la vedevo così felice da molto tempo e in qualche modo ne ero felice anch'io. 

il mio mondo era ancora grigio, ma finalmente intravedevo una luce.

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Capitolo 7
*** famiglia ***


FAMIGLIA
 
Nel mio sedicesimo anno di vita Rob raggiunse Samuel a Londra.

In quei 2 anni erano successe molte cose che ci avevano cambiato: io e suo cugino avevamo deciso di lasciarci pur rimanendo in ottimi rapporti (tuttora è il mio confidente), Sofia e Marco si erano messi insieme e parlavano di andare a vivere nella seconda casa di Sofia a Firenze, ma Rob, lui era distrutto.

L'anno precedente aveva fatto coming out con la sua famiglia, ma questa invece che stargli vicino aveva deciso di disconoscerlo cacciandolo di casa, per loro era morto. 

Per un periodo era stato ospitato a casa di Sofia, ma continuava a farsi coinvolgere in risse evhe lo portavano continuamente in ospedale, beveva, stava fuori tutta la notte. Girovagava senza meta, i suoi occhi erano spenti: si stava autodistruggendo.

Io provavo un immensa rabbia, Rob, la persona che mi aveva aiutata, che mi aveva salvata, colui che mi fatto riscoprire il bello della vita, lui si stava facendo morire. LO leggevo nei suoi occhi, il dolore, la disperazione, la tristezza, la voglia di farla finita e  l'impotenza. Lo vedevo spegnersi davanti ai miei occhi. Mi sentivo inutile, cosa potevo fare per aiutarlo, per slavarlo da se stesso?

Il giorno in cui arrivai al mio limite feci un paio di telefonate: a Samuel e ai suoi genitori. I genitori di Samuel in quei due anni avevano scoperto cosa aveva combinato il figlio e in parte per scusarsi e un po' capendo le nostre situazioni, ci avevano accolti come fossimo figli loro. 
Sapendo che loro avrebbero compreso, telefonai spiegando la situazione: nell'arco di mezza giornata erano arrivati a casa di Rob, avevano preso tutte le sue cose (non mancando di far sapere ai due genitori quanto erano disgustati dal loro comportamento) e l'avevano accolto a casa loro.  

Contattare Samuel fu più complicato,ci vollero mesi, non rispondeva al cellulare, finchè furente lo ingannai prendendo in prestito il telefono di sua madre. Appena saputa la situazione mi promise che avrebbe trovato una soluzione. 

E un mese dopo eravamo lì, tutti inseme per l'ultima volta, in aeroporto, a salutare un fratello che partiva per non fare più ritorno.

Sapemmo che tutto sarebbe andato bene quando ricevemmo una mail, non era lunga, c'era scritta solo una parola, ma quella parola bastava : "FAMILY FOREVER".

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