An Insane And Sick Romance

di Heven Elphas
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First Chapter ***
Capitolo 2: *** Second Chapter ***
Capitolo 3: *** Third Chapter ***
Capitolo 4: *** Fourth Chapter ***



Capitolo 1
*** First Chapter ***


An INSANE and SICK Romance

 

An INSANE and SICK Romance

 

 

FIRST CHAPTER - A Room For me To Hell.

 

 

 

 

Siamo tutti un branco di matti, lo sai…

Tu, io, quelli che che ci chiamano psicopatici. Siamo tutti degli stupidi pazzi.

E anche se mi guardi in quel modo… Anche se fai finta di credermi nel torto solo perché qui tutti ci stanno osservando, io non eviterò di ribadirti queste dannate parole.

Perché lo so che dentro di te, in fondo a quel tuo cuore marcio, pensi lo stesso. So che stai solo tentando di non crederci pur di non darmi ragione davanti al mondo intero.

So che non vuoi rendere tutto reale perché farebbe troppa paura.

Ho pure io il terrore di ciò per cui ora sto mettendo in ridicolo me stesso, perché d’altronde questa cosa talmente lercia e corrotta potrebbe benissimo distruggerci.

Ma a me non importa di finire entrambi a pezzetti, sai?

E allora su, lascia che io ci sgretoli così che il vento si porti via i nostri frammenti.

Lasciamelo dire ora…

                             

   -Ti amo.-

                                                      Ti amo…

                                                                           Ti amo…

                                                                                                 Ti amo…

                                                                                                                      Ti amo…

 

* * *

 

 

 

 

 

L’inferno dovrebbe avere più o meno le sembianze del luogo in cui mi trovo in questo preciso istante. Chi ha detto che sia devastato dalle fiamme, popolato da demoni e puzzolente di zolfo; si è certamente sbagliato.

Gli Inferi sono gremiti di persone sorridenti e gentili… Sono circondati da bianche mura dove l’aria profuma di detersivo per pavimenti.

E la mia non è esattamente l’iconografia che un buon cristiano attribuisce all’eterna dannazione. Certo un ‘buon cristiano’ non finirebbe qui.

 

-Davie…-

 

Il mio nome viene nominato all’improvviso dall’uomo seduto di fronte a me, un ciuffo di capelli brizzolati gli cade davanti agli occhiali rettangolari dandogli un’aria troppo sbarazzina per il suo lavoro. Però a mia madre sembra piacere molto…

Con la coda dell’occhio la vedo muoversi curiosa al mio fianco, sporgendosi un poco sulla scrivania come per avvicinarsi a quel tizio. A lei sono sempre piaciuti gli uomini strafottenti con

l’aria da gentleman. Se non altro ha sposato mio padre…

 

-Allora, Davie… Perché non mi riferisci che cosa non ti è stato chiaro di ciò che ti abbiamo raccomandato lo scorso mese?-

 

Mi osserva severo con i suoi occhi azzurro ghiaccio che sembrano sfilarmi l’anima dal corpo. Mi stringo la felpa addosso con l’impressione che il mio spirito possa balzarne fuori ed essere divorato da lui. Ma nonostante la mia manovra, mi sento ancora esposto al suo sguardo… Spogliato della mia corazza.

 

-Signor Dwight, a quanto pare ultimamente il ragazzo fatica a capire tutto ciò che gli viene detto. Per questo bisogna passare alle maniere forti…-

                  

La voce del compagno di mia madre mi arriva alle spalle, gelandomele con quel tono disprezzante che utilizza con me. Mamma intanto inizia a fremere gradualmente, fino ad essere presa da strani sbalzi che la scuotono come una banderuola al vento.

Non posso fare altro che fissarmi le Converse nere che ho indosso, accorgendomi di quanto siano sporche e logore. Un po’ mi rattrista il fatto che nessuno sia sia preso la briga di dar loro una pulita prima di presentarsi a questo colloquio. Mia madre un tempo voleva che fossi sempre presentabile e perfetto come uno schifosissimo damerino.

Dev’essere che ormai c’ignoriamo reciprocamente.

 

-Detta così sembra quasi che vogliate mandare vostro figlio in un riformatorio o all’elettroshock, signor Kellner.-

 

Il caro Robert Dwight ghigna appena, prima di riprendere la sua espressione da succhia-anima e rivolgersi a me. Avrei preferito che il dialogo continuasse senza il mio coinvolgimento, ma a quanto pare di recente i miei desideri non vengono affatto presi in considerazione.

 

-Per favore, esplicami quel che hai compreso nel nostro ultimo incontro.-

 

Il suo viso si contorce improvvisamente in una smorfia implorante, che mi blocca la bocca dello stomaco. Crede che certe sue macchinazioni con me possano funzionare, ma tutta la sua esperienza nel campo psichiatrico risulta inutile.

So che se parlo o no, qui dentro ci resterò comunque… Quindi perché risultare l’ignorante che Jeremy Kellner ritiene che io sia?

 

-Mi aveva detto che ‘nel caso qualcuno si fosse fatto male per mano mia o mi fossi di nuovo procurato fratture e lesioni per istigazione altrui’, mi avrebbe ‘salvato dalla mia stessa volontà’.-

 

Robert sorride compiaciuto delle sue parole citate a memoria dallo stupido ragazzino che ha di fronte, prima di prendere un blocco di fogli dal cassetto ed appoggiarlo davanti a mia madre.

Le spiega velocemente di che pratiche burocratihe si tratta e poi le indica lo spazio in cui deve lasciare la sua firma. Lei però sembra non riuscire nemmeno ad impugnare la penna, agitata com’è dai tremolii e dai singulti. Così Jeremy le si avvicina viscido come un serpente, appoggiandole poi la mano sulle spalle ed accarezzandogliele amorevolmente.

Volto il capo verso la coppietta e lui mi guarda in tralice, trasmettendomi una scarica di odio che mi s’insinua dentro nelle viscere.

 

-Cathy, lo fai per il suo bene. Forza…-

 

Il serpente sibila appena ed ecco che l’ingenua firma le carte per la mia condanna a morte. Eppure credevo che l’anima al Diavolo la vendessimo noi stessi, non che qualcuno decidesse per noi. Probabilmente mi ero sbagliato anche io, raggirato dalle solite credenze convenzionali.

A pensarci bene fin da quando vieni al mondo c’è sempre qualcun altro che stabilisce cosa se ne puo’ fare della tua vita… Non c’è da stupirsene se nemmeno oggi nessuno ha chiesto il mio parere.

Dovrei essermi fatto il callo a questa cosa, ormai.

 

-Davie, ho dovuto farlo… Lo sai che ho dovuto per la tua salute. Eh, tesoro? L’ho fatto per te…-

 

Mamma mi accarezza frenetica la guancia mentre ci alziamo dalle poltroncine, continuando a biascicare frasi sconnesse riguardo alla sua decisione. Sinceramente non me ne importa molto delle sue giustificazioni, e poi chi continua a piangere inutilmente sul latte versato diventa fastidioso.

Non trovo utilità nello spiegare le proprie azioni a qualcun altro che puo’ giungere da solo alle conclusioni. Io non capisco proprio che diavolo serva parlare quando ormai il danno è fatto…

Le spiegazioni del proprio comportamento non cambiano comunque i fatti. E no… Non lavano la coscienza.

Jeremy afferra la spalla a Cathy e la trascina lontano da me, verso la porta d’uscita dove Dwight li accompagna. Quest’ultimo mi fa un piccolo cenno di aspettare nell’ufficio, sparendo nel corridoio insieme agli altri due e lasciandomi in balia di me stesso.

Vado alla finestra dietro la scrivania e vedo dei ragazzi della mia stessa età seduti nel prato a chiacchierare, mentre su una panchina un tipo con uno strano cappello in testa sta leggendo un libro che rassomiglia ad un mattone.

Sembra quasi un normale istituto scolastico, se non fosse che pullula di strizza-cervelli, assistenti sociali e reietti della società come me. È conosciuto con il nome di “Istituto privato di istruzione superiore, CapGrass”, ma io lo definirei “manicomio per teppistelli”. Suona più appropriato…

Chi non riesce ad accettare il fatto che il proprio figlio è un malato mentale, decide di mandarlo in questa struttura che nasconde la sua vera natura dietro una facciata di mattoncini rossi, come ogni rispettabile liceo.

Pur di non dar credito ad una realtà ributtante come questa, i genitori si aggrappano a questo triste inganno e alla vana speranza che l’istituto offre loro. D’altronde ammettere che quel decerebrato di tuo figlio è davvero insano, sarebbe una sconfitta totale per chi l’ha sempre accudito.

Dico, mandare in un vero e proprio ospedale psichiatrico un figlio è come ammettere a se stessi e davanti a tutti di essere un fallito. No…?

Tanto a chi importa del povero pazzo che capisce bene la sua situazione, immutata in qualsiasi istituto lo si spedisca?

A mio parere, resto comunque imprigionato in un asilo di anime perdute

All’improvviso la porta dietro di me si apre e mi volto di scatto a vedere se Dwight sia rientrato, ma al suo posto vedo il ragazzo con lo strano cappello che prima stava sulla panchina nel cortile.

Lui mi osserva qualche secondo, prima di sistemarsi quel copricapo simile ad un cilindro e sorridermi storto. Mi accorgo dei suoi occhi blu scuro che mi scrutano interessati, nascosti dai ciuffi castani che gli ricadono sul viso. Il suo abbigliamento rivela il fatto che sia di buona famiglia, dato che quei vestiti da pazzoide dark o gothic o che-ne-so-io costano un casino.

Ecco, uno del genere io lo rinchiuderei subito. Anche se fossero le persone più normali ed intelligenti del mondo, solo perché indossando roba simile andrebbero tutti interrati…

 

-Sei tu Davie Hill…? Dwighty mi ha detto di accompagnarti all’alloggio.-

 

 

 

 

 

 

 

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Ciao a tutti…

Questa è la mia prima slash originale, ma non prima slash… Direi che il genere è il mio preferito ed ormai ne sono un’esperta! XD

 

Che dire…

È il primo capitolo e quindi è un po’ difficile da comprendere, dato che Davie è stato abbandonato dai suoi in un liceo che in verità è una specie di istituto psichiatrico senza che si sia specificato il motivo. Ma questo accadrà nel prossimo capitolo…

Il più è per introdurre la storia!! U__U

 

La prefazione è direttamente da un futuro in cui il protagonista sta pensando, prima che inizi la vera e propria storia. Credo che ne metterò uno in ogni capitolo, così che si possa capire un po’ che succederà più avanti…

Sono amante delle complicazioni simili!!! XD

 

Ah, se qualcuno ci ha fatto qualche pensierino… Davie Hill letto velocemente sembra quasi Devil.

Purtroppo amo i giochi di parole… XD

 

Fatto sta che spero di ricevere qualche piccola recensione, dato che è il mio primo esperimento!!!

 

Grazie a tutti quelli che leggeranno e lasceranno un’opinione!!

 

 

XOXO

 

Miky

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Capitolo 2
*** Second Chapter ***


An INSANE and SICK Romance

 

An INSANE and SICK Romance

 

 

 

 

 

SECOND CHAPTER - YOU CALL PURGATORY SOMETHING MUCH MORE

                                                 SIMILAR TO A  PSICOPATHS’ ROOM

              

 

Qualcuno -William Scott credo- ha detto che Amore e Ragione non possono restare nella stessa stanza d’albergo.

Nel momento in cui uno vi arriva, l’altro se ne va a cercar posto altrove…

Allora mi chiedo se questo sia il posto dove l’Amore puro possa esistere pienamente per tutta l’eternità, senza mai dover sloggiare.

Perché la Ragione qui non ha posto, no?

Ed è inutile che continui a ridacchiare in quel modo tanto impertinente, perché lo sai meglio di me che è così.

Odio quando davanti a tutti loro affermi il contrario di ciò che credi veramente, solo per non abbattere l’immagine che ti sei costruito.

Odio il falso te stesso che tanto mi disprezza…

Dovresti dirlo qui, quel che mi hai sussurrato l’altra sera. Perché non lo ripeti ad alta voce e dai loro mostra del tuo vero Io?

“Il fatto è che siamo tutti matti… La differrenza è che noi ancora riusciamo ad amare chi possiede una pazzia diversa dalla nostra. Quindi se sei folle…”

Se lo dicessi ora, forse dimostreresti di non essere come tutti gli altri, sai?

Forza, dillo adesso…

                             “…amami.

                                                      Ti amo…

                                                                           Ti amo…

                                                                                                 Ti amo…

                                                                                                                      Ti amo…

 

* * *

 

 

Resto in silenzio al seguito del gothic-boy che mi guida attaverso il cortile interno, mentre tutti si voltano a guardarci insistentemente. Dei ragazzi vestiti con la divisa del CapGrass ci si piazzano accanto, iniziando a fare domande sul mio conto.

Io mi limito ad osservarli vagamente spaventato, mentre loro ridacchiano manco avessero davanti qualche persona famosa. Ma d’altronde sono il nuovo arrivato qua dentro ed è risaputo che la novità riscuote davvero tanto interesse. Eppure c’è anche gente che rimane tranquilla a fare i suoi comodi sotto il porticato…

 

-Lasciali perdere, loro si divertono così… Tra due giorni non si ricorderanno più della tua presenza qui.-

 

La sua voce mi arriva forte alle orecchie, strascicata come se parlare per lui fosse una seccatura. Giustificare il comportamento altrui è più noioso ed inutile del farlo con il proprio.

Affretto il passo ed entriamo in una struttura meno moderna della scuola, alla cui entrata vie è un arco a sesto acuto con tanto di strombatura degna di una cattedrale europea del XIV secolo. Il ragazzo dark svolta in una scala stretta e poco illuminata, abbassando la testa per passare da una porta un po’ troppo bassa rispetto agli standard, lasciandomi per un attimo sbigottito dall’ambiente astruso.

Però superata la soglia l’illuminazione si fa decente e il vano delle scale si allarga, permettendomi così di mettermi a fianco del mio accompagnatore, che ancora se ne resta in ingobbito e nascosto dai suoi lunghi capelli castani.

A guardarlo da vicino mi accorgo pure del trucco bianco che porta sul viso, manco fosse un pagliaccio o uno di quei cantanti malati che fanno metal. Sarà che io ho sempre pensato che fossero dei buffoni…

Poi ecco che lui si volta e mi lancia un’occhiata scocciata, prima di aprire una porta ed entrarci. M’immobilizzo un secondo a deglutire per poi seguirlo, ritrovandomi in una stanza con tre letti -di cui uno a castello- su uno dei quali ci sta seduto un ragazzo un po’ sovrappeso con una maglia nera di qualche gruppo illeggibile.

 

-Hey, Emil… è lui quello nuovo?-

 

Il presumibile Emil annuisce e si sfila il cilindro, gettandolo sulla scrivania un secondo prima di occuparne la sedia girevole, rivolto verso di me. I capelli stirati gli ricadono lungo il collo, accarezzandogli appena le spalle, e lui ci porta in mezzo le dita iniziando a giocarci annoiato.

 

-Allora, che ci dici di te?-

 

Il ragazzo paffuto si alza dal letto e va a mettersi al fianco dell’altro, così che io rimango a guardarli come uno stoccafisso. Sinceramente socializzare non è proprio il mio forte… Ci mettevo giorni prima di rivolgere la parola ad una persona che magari vedevo quotidianamente a scuola. Figuriamoci se mi metto a raccontare la mia vita a due sconosciuti!

Non ho mai sopportato troppo la vicinanza delle altre persone e non capisco questo bisogno che hanno di asfissiarti e di fare amicizia.

Dwight dice che ho una specie di intolleranza sociale. Una fobia dell’amore e delle sue varie forme…

In pratica a suo parere io parto dall’idea che le persone a cui mi affeziono mi abbandoneranno, così evito direttamente di creare dei legami. Non mi ricordo il nome del disturbo che mi ha diagnosticato.

Io direi che mi danno tutti fastidio e basta…

 

-Vorrei sapere quale sia il mio letto…-

 

Sbotto a voce piatta, facendo ridacchiare Emil che girando sulla sedia mi indica con il piede il mio posto. Il letto sopra in quello a castello… Perfetto. Almeno là avrò un po’ di privacy.

Senza farmelo ripetere due volte salgo e mi metto sdraiato sul materasso un po’ troppo morbido per i miei gusti, lasciandomi affondare nell’attesa che qualche assistente venga a chiamarmi per sbattermi a fare qualche corso e qualche seduta.

Sospiro mettendomi in costa ed intravedendo la figura esile del gothic-boy, che giocherella con gli strani legacci sulla sua giacca nera. Il paffutello è voltato verso di me e mi fissa scazzato, prima di andare all’armadio e prendere fuori una merendina al cioccolato.

Emil incrocia il mio sguardo ed indugia un attimo, prima di spogliarsi le scarpe lucide e venire a sdraiarsi nella branda sotto la mia. Sussulto sentendo il letto scricchiolare in modo preoccupante appena lui ci si accomoda, maledicendo chi mi ha rifilato questo stupido posto.

 

-Julian, quelle sozzerie finiranno per ucciderti. Se ogni qualvolta che t’irriti vai ad ingozzarti i quel modo, non uscirai da qui.-

 

Scorgo quello che ho scoperto chiamarsi Julian fare una smorfia adirata, prima di rimettere a posto quella roba. Dev’essere uno di quei tizi che mangiano continuamente per ogni motivo… Certo che questo non è mica un problema da ricovero. I suoi genitori devono essere proprio intolleranti quanto i miei…

Mi piacerebbe vedere quante persone qua dentro abbiano veri e propri disturbi mentali. A mio parere siamo tutte vittime di famiglie intransigenti.

Mi rimetto a pancia in su e guardo il soffitto a volte a crociera, chiedendomi per quanti giorni dovrò osservarli in silenzio nell’attesa di tornare nella mia stanza. Sapevo che sarei finito qui dentro nel giro di pochi mesi dall’inizio dei miei colloqui con Dwight, però non avevo mai pensato a quanto tempo ci avrei passato.

Ora mi rendo conto che forse sarà una bella seccatura… Non c’è cosa peggiore di un’aspettativa che si realizza. Finisci per essere obbligato a guardare in faccia al presente che fino a poco prima era solo ipotetico.

I miei pensieri vengono interrotti quando d’improvviso la porta della stanza si spalanca ed entra un ragazzino mingherlino con la divisa stirata perfettamente ed i capelli biondi pettinati in modo impeccabile. Mi tiro su appena per vederlo meglio e lui sgrana gli occhi neri con totale sconvolgimento, portandosi le mani alla bocca.

 

-Allora è vero che è arrivato! È vero… Credevo mi mentissero! Ma è qui sul serio. Ha già sistemato la sua roba?-

 

Inizia a girare per la stanza in modo preoccupante, andando all’armadio accanto a quello di Julian per spalancarlo e guardarci dentro. Ne cade fuori una camicia nera orlata in pizzo che mi fa notare che tutti i vestiti là dentro devono essere del caro gothic-boy, che mugugna qualcosa riguardo al rimetterla apposto. Ma anche senza la sua pretesa il biondino già si era messo a riordinare tutto quanto.

 

-Dai Martin… Datti una calmata! Non gli hanno ancora portato le valige.-

 

Il paffutello va a fermarlo, chiudendo l’anta e rischiando di schiacciargli dentro la mano ancora intenta a sistemare. Martin si volta a guardarmi con espressione impaurita, gli occhi che sporgono come se fosse preso da un’attacco di panico.

Mi ricorda un topo. Ecco a cosa sembra! Un topo impaurito che non sa più cosa fare con il formaggio che ha accumulato…

 

-Se proprio ti diverti te le fa sistemare, nevvero Davy-boy?-

 

Emil si alza e appoggia il viso proprio davanti al mio, scoccandomi un sorriso sbieco e svagato che colgo con totale diffidenza. Mi siedo appoggiandomi al muro e resto muto ad osservare i tre miei compagni di stanza, che si aspettano che io apra la bocca per dire qualcosa d’intelligente.

Julian sembra accigliato, ma allo stesso tempo curioso di sapere se questa volta rispondo.

Sospiro, spostandomi indietro le ciocche rosse che mi venivano negli occhi.

 

-Non voglio dare del disturbo, quindi mi darò da fare da solo con le mie cose.-

 

Il gothic-boy si lascia andare ad una risatina, prima di battere la mano sulla spalla del topolino, che sembra riprendere controllo su se stesso. Li ascolto mentre si scambiano qualche parola non molto interessante, quando poi due altre figure appaiono nella stanza con le mie valige su un carrello.

Scendo dal letto con un balzo, raggiungendo il tipo che accanto a Dwight ha portato qui i miei effetti personali. Il dottore mi guarda per qualche istante, prima di sorridermi in quel suo modo strano.

 

-Spero che i compagni di stanza che ti ho scelto ti stiano simpatici. Di solito usiamo far convivere persone che tra di loro possano compensarsi e risultare teraupetici. Vedrai che pian piano ti abituerai a loro e riuscirai a metter da parte i tuoi problemi, Hill. Ah… Per quanto riguarda i corsi, domattina nel mio studio ci metteremo d’accordo.-

 

L’osservo un secondo, sentendomi di nuovo aperto come un libro… Così –sì, forse per scappare- afferro i borsoni e li porto davanti all’armadio di Emil, che è quello con la metà lasciata vuota per il sottoscritto.

Lui mi si avvicina e leva una sua strana giacca dal mio spazio, lasciandomi poi la possibilità di mettere tutto apposto senza disturbo. Anche se per un attimo Martin viene a controllare come sistemo le cose, forse sospettoso che non ne sia poi perfettamente in grado. Per mia fortuna Julian gli consiglia di mettersi a studiare e lui subito squittisce di essersi scordato del compito di matematica che c’è tra tre giorni, così corre alla scrivania.

Tiro un respiro di sollievo, prima di estrarre dalla borsa il mio portatile e metterlo sul comodino libero, ponendo così fine alla mia sistemazione nel nuovo alloggio.

Quando mi volto verso il mio letto, il gothic-boy ci è seduto sopra e dondola le lunghe gambe a ritmo della musichetta che sta intonando. Alzo un sopracciglio vagamente allibito e lui con un movimento esagerato delle braccia mi indica la stanza, allargando le labbra in un nuovo angosciante sorriso.

 

-Benvenuto al Purgatorio, Davy-boy…-

 

 

 

 

 

 

 

 

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Hello everybody!!!

Son tornata con il secondo capitolo di questa storia di pazzi!!

 

Diciamo che è una specie di introduzione sui compagni di stanza di Davie, ognuno con un disturbo diverso.

Come dice il protagonista nessuno è molto grave, sennò avrebbero mandato tutti in una clinica seria. Diciamo che sono disturbi della personalità accettabili, che portavano comunque i ragazzi ad essere isolati in altre scuole. U__U

CapGrass è prorpio un’istituto in cui i ragazzi possono essere seguiti da psicologi per tutto il tempo, mentre continuano i loro corsi scolastici normalmente. Così da non perdere tempo…

E poi per loro fortuna non devono sopportare l’intolleranza degli altri ‘ ragazzi normali’ presenti in una scuola ordinaria!!!

 

Okay, dopo aver spiegato questo…

‘‘Davy-boy’ è un gioco di parole con il nome del protagonista e ‘day-boy’ che sarebbe ‘alunno esterno’. Insomma una presa in giro per il nuovo arrivato. ^__^

 

Per quanto riguarda Emil, Martin e Julian pian piano si imparerà a conoscerli. Finora sembrano tutti semplici schizzati. XD

 

Vabbè, ora vi saluto e spero di ricevere qualche altro commentino!!! Per sapere se la storia un po’ è gradita o se è meglio piantarla qui sul nascere!!!

Ciao ciao a tutti…

 

Grazie a chi mi ha messo nelle seguite e nei preferiti! <3

 

 

XOXO

 

Miky

 

 

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Capitolo 3
*** Third Chapter ***


An INSANE and SICK Romance

 

An INSANE and SICK Romance

 

 

 

 

 

THIRD CHAPTER -  ‘CAUSE  THE PEACOCK’S FEATHERS SOMETIMES ENCANT ME.

              

 

 

 

 

 

Quando ti ho detto che nella mia vita non consideravo importante proprio nulla, giuro che dicevo la verità.

Ed eri tu che ridevi di quell’apatia emozionale, a quel tempo.

E no, dai... Non devi nemmeno domandarmelo se ora ho trovato qualcosa per cui vale la pena provare qualche sentimento!

Sarai anche matto come dicono, ma non sei stupido…

Non chiedermelo con quello sguardo troppo provocante per i miei gusti.

Non farmelo ripetere per il tuo semplice piacere personale e solo perché ora siamo da soli.

Non impormelo…

        -Mi ami?-

                                                      Ti amo…

                                                                           Ti amo…

                                                                                                 Ti amo…

                                                                                                                      Ti amo…

 

 

* * *

 

Chiudo l’anta della cabina doccia alle mie spalle, osservandomi nello specchio che ho davanti. La figura pallida che mi mostra mi ricorda tanto un ragazzino completamente spaurito… Eppure sono la persona più tranquilla del mondo, ora che non sono costretto a vedere il caro Jeremy, mia mamma e Sam.

Ora che non devo sentirmi dire tutte le sere che sarebbe ora di mettersi la testa apposto, prima di finire ammazzato da qualcuno. Non credo che qui mi stresseranno tanto quanto lo facevano a casa… Al massimo sarò obbligato ad ammettere di essere malato e tutto finirà lì.

Mi chiudo l’accappatoio, quando la porta si spalanca completamente lasciando spazio ad Emil. Balzo indietro immediatamente e lui sgrana gli occhi mostrandomeli nel loro spettacolare e profondo blu scuro, mentre sorride allegro.

 

-Non ti dispiacerebbe bussare prima di fare certi blitz in bagno?-

 

Lo sibilo a denti stretti, appoggiandomi al lavandino con la schiena pur di stare lontano da lui. Ma le mie parole sembrano non interessargli, dato che saltella fino allo specchio, aprendo l’armadietto e tirando fuori un profumo che si spruzza addosso. Un odore fortissimo di rosa invade il piccolo stanzino, infilandosi dritto nel mio naso come uno stupido gas velenoso. Mi metto a tossire e mi copro il viso con una mano, cercando di tener chiuso l’accappatoio con l’altra prima di rimanere nudo davanti al gothic-boy.

Poi all’improvviso mi sento afferrare il polso e lui mi si avvicina per osservarmi bene, sempre con quello stupidissimo ghigno sulle labbra.

 

-Qui non c’è privacy, mon fleurQuindi abituatici.-

 

Mi si allontana e sparisce in camera, lasciando la porta aperta così che riesco ad intravedere Martin ancora ricurvo sui libri, credo sia lì da circa due ore. Sospiro indossando flemmatico i vestiti, prima di rientrare in stanza con ancora i capelli fradici che mi raggelano il collo.

Prendo posto sul pavimento ed apro il mio computer portatile, fissandolo mentre si accende lentamente. Poi accanto a me sento un tonfo e voltandomi vedo Julian che mangiucchia un panino imbottito, sorridendomi con la bocca piena.

 

-Dwighty ci ha detto che, essendo affetto da un disturbo schizoide, dobbiamo avvicinarti il più possibile. Quindi, signorino Davie, iniziamo la terapia.-

 

Emil ci guarda dal suo letto, facendo finta di sfogliare il libro enorme che stava leggendo pure prima in giardino. Anche il topo si volta a guardarci, con i suoi occhi sporgenti che sembrano poter cadere fuori da un momento all’altro.

Io sinceramente avrei voglia di inabissarmi nel pavimento e riapparire quando tutti saranno andati via da qui. Sarà anche che devo guarire per andarmene da CapGrass, ma non è stringendo amicizia con questa gente che ci riuscirò. No..?

 

-Cominciamo con le presentazioni… Io sono Julian Collins. Lui è Martin Price…-

 

Prima che Julian possa dire altro, il gothic-boy si alza e mi fa un inchino strano che gli porta tutti i capelli piastrati davanti alla faccia.

 

-E io Emil Burney.-

 

Lo osservo un attimo, chiedendomi che malattia possa avere un tipo del genere oltre ad un gusto squallido per il vestiario e uno stravagante comportamento. Forse a forza di lisciarsi i capelli si è bruciato pure il cervello… Lasciando perdere tutto questo, per il resto sembra il tipico ragazzo perfetto.

I lineamenti del suo viso sono così belli che è difficile non guardarlo, poi c’è quel ghigno perenne che gli da un’aria brillante ed e accattivante. Uno del genere, fuori da questo posto, potrebbe benissimo avere il mondo ai suoi piedi.

Potrebbe diventare uno di quei cantanti strani di cui tutte le ragazzine attaccano i poster sul proprio muro, immaginando di potercisi sposare. Già, mi sa che lui avrebbe potuto avere un simile futuro nel mondo.

Sorrido appena nel pensarlo, quando il mio PC emette la musichetta di avvio e mi risveglia, rendendomi conscio del fatto che ancora sto fissando Emil. Lui sogghigna compiaciuto, ammiccando in mia direzione.

Decido così di dare un piccolo contentino a tutti, sperando che poi mi lascino stare per il resto della mia degenza.

 

-Il mio nome lo dovreste già sapere, no? Davie Hill… Quindi, ora che ve l’ho ribadito e abbiamo finito con i convenevoli, potete pure lasciarmi perdere e tornare alle vostre faccende.-

 

Secco e laconico come mio solito riesco a far desistere Martin, che ritorna lesto allo studio affannando sul manuale. Gli altri due sembrano però più decisi a protrarre la discussione ancora a lungo, tanto che Emil mi si siede davanti e mi guarda in un modo che farebbe sciogliere pure l’iceberg che ha fatto affondare il Titanic.

Mi prende il computer dalle mani e lo chiude, appoggiandolo dietro la sua schiena così che io non possa prenderlo se non buttando a terra lui. Ma se usassi la violenza mi metterebbero in punizione proprio il primo giorno di permanenza qui dentro… E già nel mio liceo ne ho subiti troppi di castighi.

Così mi limito a lanciargli un’occhiataccia che lui riceve appagato, dato che forse non vede l’ora di farmi diventare pazzo sul serio.

 

-E io ti ribadisco che Dwighty ci ha detto di farti parlare, per cui noi ti staremo alle calcagna per tutto il tempo. Afferrato, Davy-boy?-

 

Dicendolo mi tira una pacca sulla spalla e poi ci tiene su la mano, premendo appena come se volesse impedirmi di alzarmi. Collins accartoccia la carta del suo panino e la lancia nel cestino, facendo sussultare Martin che si distoglie di nuovo dallo studio per guardare il nostro trio raccolto nell’angolo vicino al letto a castello.

Senza che nessuno gli chieda nulla lui annuisce e dopo aver messo a terra un cuscino ci si siede sopra vicino al gothic-boy, che ancora non mi molla. Io faccio girare lo sguardo incrociando il loro e indugiando su quello che più di tutti mi attira, facendomi sprofondare nel blu.

 

-Afferrato, Burney… Vedrò di essere di compagnia in modo di iniziare la terapia in modo esauriente.-

 

La mia voce risuona sicura e ferma nella stanza, sorprendendo tutti e tre con la franchezza con cui ho parlato. Sì, perché se proprio mi costringono io non ho affatto problemi a giocare le mie carte per accontentarli tutti e liberarmi di loro.

Non mi piace affatto l’idea che pensino di avermi come amico, ma d’altronde ho imparato che per quieto vivere sono costretto a far finta di creare dei rapporti confidenziali. La gente non è mai contenta se non riesce a farsi gli affari tuoi… Insomma, o ti pestano perché non sopportano il tuo isolamento oppure ti assillanno per tirartene fuori.

Nessuno in verità pensa che se te ne vuoi stare in disparte, devono lasciartici. Non è che lo fai perché vuoi far dispetto a qualcuno o ti vuoi far compatire. È per questo che ti tocca assecondarli: loro sono troppo stupidi per adattarsi a te.

Pensavo che almeno in mezzo a un branco di mentecatti, sarei riuscito a restarmene in pace. E invece no! Il mondo è pieno di persone invadenti.

Emil soprattutto, sembra uno che nella tua vita ci vuole entrare e lasciarci un segno. Un pavone che ti sbatte la coda in faccia per ammaliarti, così tu per il resto dei giorni stai lì a pensare a tutte quelle piume. Praticamente cerca di affascinarti in modo sfacciato per renderti indifeso e succube.

Julian e Martin sono due normalissimi rompipalle. Un topo agitato e un panda placido…

 

-Wow, Davie… Già ti abbiamo persuaso? Siamo una bella squadra, allora! Oppure tu non sei così grave come sembrerebbe…-

 

Il gothic-boy non molla la presa sulla mia spalla e continua a prendere la parola non lasciando parlare gli altri, confermando la mia ‘teoria del pavone’. Io gli sorrido e cerco di stare alla battuta, in modo da soddisfare il suo ego.

 

-Allora posso già andarmene, dottor Burney? Sono guarito?-

 

Price si mette a ridacchiare, seguito da Collins che mi indica con il pollice grugnendo qualcosa riguardo a una mia presunta simpatia. Emil invece rimane con la solita espressione beffarda sul volto, non facendosi ingannare dalla mia maestria nello sviare il discorso.

Lascia scivolare la mano lungo il mio braccio, prima di appoggiarla al pavimento e sbilanciarsi indietro, così da guardarmi dall’alto verso il basso. Una riluttante arroganza che comincia a darmi davvero la nausea…

Poi ecco che Martin si guarda l’orologio e scatta in piedi facendo venire una sincope agli altri due, mentre io devo essere così apatico da non spaventarmi. Alzo la faccia verso di lui che si mette a tremare tutto, correndo a prendere la giacca della divisa.

 

-La cena! È ora di cena! Siamo in ritardo di cinque minuti…-

 

Alla parola ‘cena’ Julian si alza e va alla porta, seguito dal topo completamente agitato per il ritardo passabile. Io faccio per alzarmi, ma il gothic-boy mi appoggia entrambe le mani sulle spalle trattenendomi sul pavimento. Mi chiedo se devo prenderlo a pugni ora o aspettare dieci secondi…

Ma diversamente da ciò che credevo, usa la pressione su di me per alzarsi in piedi sfiorandomi il viso con la sua stupidissima camicia. Rimango un attimo accigliato, prima che lui mi porga la mano per aiutarmi ad alzarmi…

Fisso il suo guanto bianco per qualche secondo, per poi cercare i suoi occhi blu e rimanerci sommerso. Sarà per questo che gli prendo la mano e mi faccio trattare come una fottuta dolce donzella.

Se il mio caro Billy Knotts asistesse alla scena lo considererebbe uno dei miei dispetti e ne approfitterebbe per pestarmi. Secondo lui il mio essere così stupidamente insulso e il mio strano ‘interesse’ per i ragazzi, sono solo trucchetti per attirare l’attenzione. In verità io non vorrei nemmeno che lui e il suo branco di gorilla s’interessassero a me…

Se davvero dovesse vedermi ora, direbbe “Guardate Hill! Ora fa pure il frocetto per fare l’anticonformista!”.

Ma io sto assecondando il gesto di Emil solo perché sono stato ipnotizzato dalla magnifica ruota di piume che mi ha mostrato. È come se non potessi fare altro che esaudire ogni suo desiderio, sotto l’effetto di una pozione che profuma di rosa…

 

-Sei davvero grazioso quando sulle tue guance si spande quel color purpureo, mon fleur. Allora non sei impassibile come dice Dwighty.-

 

Rimango in piedi a guardarlo, forse smarrito, mentre lui insiste con quel suo sorriso tanto seducente. Magari anche a lui piacciono i ragazzi… Per questo ci sta pesantemente provando con me da quando sono arrivato.

O sono io che mi faccio strane fantasie? Perso come al solito in ragionamenti che non stanno in piedi… Alla fine ‘grazioso’ potrebbe benissimo dirlo anche al suo criceto, per quanto ne so io. Non è detto che stia flirtando. Devo smetterla di crearmi storie nella testa…

 

-Io… Non lo so.-

 

Borbotto qualcosa che in verità è una risposta alla mia stessa domanda “Burney sta flirtando con te?”. Lui mi volta le spalle e si dirige verso il corridoio, lasciandomi lì come un ebete a fissare il posto in cui stava.

Sto immobile a pensarci su e mi accorgo che, anche se ho il presentimento che lui mi abbia appena fatto intendere che gli interesso, all’interno del mio petto non c’è nessuna reazione emotiva. Come se di Emil non me ne importi poi così tanto.

Eppure, due minuti fa, avvertivo come una magia che mi avvolgeva interamente. Ora mi sembra che non sia accaduto a me…

A volte mi chiedo -per esempio quando ho questi vuoti emozionali- se il mio posto qui a CapGrass non sia più che meritato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

---------------------------------

 

Sono tornata con il terzo capitolo del caro Davie…

 

Come al solito inizia con una frase proveniente da un futuro prossimo, che ancora resta oscuro a tutti noi!

Ma che giuro verremo a sapere con lo scorrere della storia…

Ma almeno così ci si fa un’idea di ciò che potrà succedere. Certo, siamo solo all’inizio… XD

 

Che dire?

I compagni di stanza si sono presentati un po’, ma ancora i loro disturbi rimangono misteriosi e forse a malapena comprensibili.

Emil soprattutto, come dice pure il protagonista, sembrerebbe il ragazzo perfetto e non un pazzo.

 

Ho voluto giocare tanto con gli animali perché quella sera in cui ho scritto il capitolo ce l’avevo con i pavoni e forse avevo bevuto troppo estathè ed ero esaltata. XD Non si sa che effetti devastanti puo’ avere su di noi quella bevanda…

Ma il pavone è più che azzeccato per il caro gothic-boy

Che alla fine del capitolo ha flirtato –o almeno sembra- con Davie, di cui ora conosciamo l’interesse che prova per i ragazzi. Cosa ovvia dato che è una slash!

 

Chissà se per Emil è uno scherzo oppure è interessato al protagonista! Ancora rimane un mistero…

 

Cooomunque vorrei ringraziare chi mi ha lasciato dei commenti!

 

cry_chan: Sono contenta che la storia già sia di tuo gradimento e spero di tener fede alle tue aspettative pure nei capitoli successivi! Continua a seguirmi se la storia ancora ti piace… Ciao ciao! <3

 

_Lithium_: Hai ragione anche tu a dire che ho sbagliato a descrivere il disturbo schizoide, ma come farò capire più avanti è lui che non ha ancora capito bene che cos’ha. E quella di Dwighty che lui ha citato era forse un’ipotesi o uno dei tanti problemi! Mi sono informata bene., ma quel pezzo purtroppo l’avevo scritto quando ero ancora indecisa sul disturbo… XD Scusa! Prometto di esser più brava più avanti dato che mi sono iscrittà alla facoltà di psicologia! Cooomunque son contenta che Emil t’incuriosica e nonostante alcuni miei errori e fantasie la storia ti piaccia!!  Spero di avere altri tuoi commenti! Kisses!

 

Kikka_1990: è stato un mio errore mentre copiavo e incollavo! Non pubblicità… XD Grazie per avermelo detto… Ma almeno ti ho trovato qui a legger la storia grazie ad un mio sbaglio… C’è da dire –sulla storia- che hai ragione riguardo Emil. Essendo inquietante e il disturbo non evidente c’è da aver paura… Ma è un personaggio tutto da scoprire! Spero che continuerai a seguirmi!! Grazie ancora per avermi fatto notar la mia confusione!! XD

 

 

Grazie anche a chi mi ha messo fra le seguite e i preferiti!!

1 - AndyKodoku
2 - damis
3 - Higasi
4 - MangakA_BakA
5 - Mitsubachan
6 - Rebellious_Angel
7 - ruki89
8 - tatyna
9 - theblackwitch
10 - twy
11 - Vietnam Glam

 

1 - cry_chan [Contatta]
2 - ruki89
[Contatta]
3 - ShikabaneHime
[Contatta]

 

XOXO

 

Miky

 

 

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Capitolo 4
*** Fourth Chapter ***


An INSANE and SICK Romance

 

An INSANE and SICK Romance

 

 

 

 

 

FOURTH CHAPTER -  THEY AREN’T MADS, BUT SURELY THEY’RE ALL A BUNCH OF FOOLS…

              

 

 

 

 

 

Sai, avevo scommesso tutto nel mio comportamento, sperando di uscire dall’istituto.

Avevo un piano preciso, in cui avevo calcolato che se facevo ciò che gli altri si aspettavano da me, allora mi avrebbero considerato guarito.

Poi, alla fine, è andata in questo squallido modo. Anche se dopo tutto non è che mi dispiaccia così tanto…

E tu puoi anche guardarmi e giocare con i tuoi meravigliosi capelli, tanto so che pure a te va bene così.

Dovresti aver appreso quello che, in qualche maniera, ha mandato a puttane tutto ciò che avevo programmato.

Sì, stupido egoista, lo hai capito bene anche tu.

E dai, non disturbarti nemmeno a beffarti del sottoscritto.

-Sei uno sciocco…

       …ti sei innamorato di me.-

                                                                    Ti amo…

                                                                                   Ti amo…

                                                                                                    Ti amo…

                                                                                                                      Ti amo…

 

 

* * *

 

 

Mio padre –quello naturale, non il caro Jeremy- mi ha sempre detto che far buon viso a cattivo gioco è una delle regole fondamentali per la sopravvivenza umana. Ho cercato di capire ed applicare questa sua strana legge di vita, senza mai riuscirci.

Non sono un attore e nemmeno uno stronzo provetto… Il solo pensare di dovermi forzare a fingere ciò che non provo, mi fa venire la nausea ed una specie di spossatezza.

Sorridere se non sono felice o scompisciarmi dalle risate se non avverto nessun divertimento… Trovo tutto ciò impossibile. E in verità pure da malati. Forse è per questo che, anche ora che sono davanti alla mia nuova classe del corso di letteratura, non riesco a muovere un solo muscolo facciale.

Penseranno tutti che io sia uno sbandato, così come lo credevano al mio ex-liceo.

Fanno molto caso alla tua espressione e al tuo vestiario, la prima volta che ti vedono. E se dai una brutta impressione, loro ti etichettano per il resto dei tuoi giorni.

La maggior parte delle persone qui dentro indossa la divisa, mentre c’è una minoranza che ancora vuole mantere un po’ di dignità e la evita. Io sono uno di quelli che di dignità non ne ha molta, ma di gusto nel vestiario ne possiede ancora un poco. Se solo dico che in questa classe c’è anche Emil con una giacchetta di velluto blu scuro con tanto di ghirigori floreali neri, non c’è bisogno di descrivere gli altri.

Eppure il nostro bel pavone sembra essere abbastanza apprezzato, dato che prima che il professore entrasse tutte le ragazze gli stavano attorno.

 

-…il vostro nuovo compagno Hill, viene da una scuola rinomata. Sarà vostro dovere farlo sentire a suo agio qui.-

 

La voce dell’insegnante si disperde nell’aula, mentre incrocio lo sguardo del gothic-boy che sorride come suo solito. Da quando ieri siamo tornati dalla cena non ha più cercato di farmi parlare, ma si è dedicato ad un’esagerata cura personale.

Dico, ha passato un’ora a stirarsi i capelli e sistemarsi le sopracciglia… Le sopracciglia! Infatti a guardarle bene oggi, si vede che le tiene molto curate, se non fosse anche per l’eyeliner che si è messo per dar loro una forma migliore. Certo che deve davvero essere fuori di testa.

 

-Prego, Hill, se vuoi prendere posto là accanto a Filmore…-

 

Per fortuna il professore mi fa distogliere l’attenzione dal mio compagno di stanza e posso catapultarmi in fondo alla classe, nell’unico posto vuoto. Sospiro appoggiando la cartella a terra e la ragazza al mio fianco mi fa l’occhiolino mentre estrae il manuale.

Senza troppi convenevoli, io tiro fuori un foglio e una biro e mi metto a scrivere roba a caso non ascoltando la lezione. Non m’importa molto di quello che dice quel vecchio pieno di rughe, di certo lui “Camera con vista” l’ha letto appena è stato pubblicato. E se proprio bisogna studiare Forster, che almeno ci facciano leggere “Maurice”.

Perso nei miei pensieri e nella stesura di uno stupido racconto, non mi accorgo del passare delle due ore e la campanella trilla allegramente. Filmore si alza e scappa fuori dalla classe a tutta velocità, piangendo come se avesse scoperto che sua madre sia morta all’improvviso.

Resto come uno stoccafisso a guardare la porta, ma subito qualcuno mi si piazza davanti spargendo profumo dappertutto.

 

-Non far caso a ciò che accade, qui sono tutti folli. Allora mon rose… Che hai stabilito di fare nell’ora libera che abbiamo adesso?-

 

Alzo gli occhi incontrando quelli blu di Burney, che tutto ricurvo se ne sta a fissarmi come un avvoltoio. Mi limito a sbuffare prendendo la mia roba, per poi incamminarmi con lui a fianco per il corridoio. Tutti ci guardano, forse attirati questa volta dallo strano cappello ottocentesco del mio accompagnatore.

 

-Pensavo di stravaccarmi sul letto e non muovere un solo muscolo fino a pranzo. Non dirmi che tu hai idee migliori.-

 

-Non ci vuol molto ad averne…-

 

Sogghignandolo, si infila in un corridoio e gli sto dietro senza saperne il motivo, lasciando alle spalle la gente che corre in giro per raggiungere il proprio corso. Vedo la giacca di Emil svolazzarmi davanti quando intraprende una scala a chiocciola vagamente stretta che porta ad una terrazza affacciata sul cortile esterno.

L’osservo sedersi sulle piastrelle grigiastre, per accendesi una sigaretta tutto concentrato sul panorama che ci si prospetta davanti. Io resto in piedi senza nemmeno appoggiarmi al muro, voltandomi a guardare cosa c’è di tanto interessante.

Eppure davanti a noi c’è solo un muro di mattoni che si estende lungo il perimetro dell’istituto… Null’altro, se non i tetti della città. Davvero desolante come scenario.

 

-Vedi, Davy-boy…? Questo è molto meglio che giacere in camera.-

 

Sussurra all’improvviso buttando fuori il fumo, ancora perso a rimirare qualcosa che per me è meno attraente di un piatto di erbette cotte. Così decido di prendere posto al suo fianco, accettando la sigaretta che mi passa e prendendone una boccata.

Lui ridacchia un attimo, prima di appoggiarsi al muro ed allungare le gambe così che il suo ginocchio picchi contro il mio piede. Mi volto a guardarlo accorgendomi che mi sta fissando come se volesse mangiarmi con gli occhi.

Per un momento il mio cuore accelera, ma subito dopo mi sento estraniato da tutto ed è come se lui fosse in un altro mondo che non è quello reale. D’altronde è impossibile che qualcuno s’interessi a me… Lui che è così bello, poi. Come puo’ guardarmi in quel modo?

 

-Questo posto finirà col farci diventare matti.-

 

-Lo diventeremmo ovunque.-

 

Dicendolo mi alzo e mi appoggio alla ringhiera, cercando di capire che sta facendo la ragazza che corre attorno all’aiuola ridendo. Beh, almeno lei è felice per qualche motivo. Io, che dovrei esserlo, dato che sto accanto ad un essere talmente bello, continuo a non provare nulla. Non so se dovrei rattistarmi… Però anche ciò mi riesce impossibile.

Dietro di me sento una risata davvero piacevole ed Emil si mette al mio fianco, passandomi il braccio dietro le spalle mentre si riprende la sigaretta.

 

-Uno come te sarebbe l’ideale, mon fleur…-

 

Le sue parole si disperdono con il fumo che lascia le sue labbra, come se non avessero avuto il peso che si dovrebbe dar loro. Per me non è poi così importante ciò che Emil mi ha appena detto, forse perché non me ne infischia molto di essere elogiato. Non sento nulla…

È una cosa che dovrebbe darmi sui nervi, ma a cui ormai ho fatto l’abitudine. Pure nei momenti più belli della mia vita non riesco a sentire qualcosa di più che uno sfuggevole batticuore, che viene subito surclassato dall’insensibilità totale.

Penoso. Davvero penoso…

Se non fossi così pietoso, d’altronde non sarei qui a lamentarmi del mio essere indolente alla vicinanza di uno dei più bei ragazzi su cui il mio sguardo si sia mai posato.

Il suddetto ragazzo intanto fa scivolare il braccio lungo la mia schiena e lo scosta per farsi leva nel sedersi sulla balaustra. Non distolgo gli occhi dalla tipa che ora un docente –o un dottore, o un assistente sociale-  ha avvicinato e sta cercando di trascinare via dai giardinetti. Lei imperterrita ride contenta e si mette a giocare a ‘guardie e ladri’, inseguita da quell’altro che le inveisce contro.

Emil si mette a ridere e si toglie il cappello iniziando a giocarci, mentre osserva la scenetta in modo davvero divertito. Una sorta di scintilla di follia gli guizza negli occhi, ma viene subito sostituita da un’euforia quasi infantile.

 

-La stimo, a volte… Fa tutto il contrario di ciò che le dicono per vedere gli altri impazzire.-

 

-La conosci?-

 

Spinto da qualcosa che non è nemmeno curiosità, ma forse una sorta di indiscrezione, provo a domandarlo. Lui allora si rimette il copricapo e piega la testa in segno di conferma, continuando a guardare la podista.

Io seguo con lo sguardo i suoi lineamenti degni di una scultura marmorea del Bernini, tracciando poi una linea immaginaria lungo il suo naso ben dritto. Noto così un’espressione assolutamente priva di quella stima di cui farnetica.

Semplicemente mi sembra pura smania, condita con un pizzico d’invidia che proprio non riesco a spiegarmi.

 

-Jane Brooks… Disturbo antisociale, se non erro. Si diverte tanto a non rispettare affatto tutte le regole di CapGrass. Le piace attirare l’attenzione su di sé. Ed io…-

 

Lasciando la frase sospesa, salta sul pavimento e fa una giravolta allargando le braccia in modo teatrale. Mi volto a guardarlo e lui ancora sghignazza, affascinante come pochi.

 

-…odio gli esibizionisti.-

 

Se fossi stato in un fumetto probabilmente ora un soffio di vento avrebbe attraversato il desolante silenzio. Io sarei sbiancato totalmente, rimanendo immobile davanti ad un Emil super-deformed intento ad annuire della sua esclamazione, circondato pure da stelline brillantinose.

Ma anche se non siamo in un manga, la mia reazione rimane la stessa ed il colore della mia faccia non dev’essere molto diverso da quello di un foglio. Non posso credere che mi abbia appena detto di odiare gli esibizionisti.

Dico, ma s’è mai visto? Forse è davvero completamente pazzo. E cieco, soprattutto…

Confermando il tutto, Burney si pavoneggia abilmente davanti ai miei occhi, gettando il mozzicone a terra e calpestandolo con le scarpe nere verniciate. Poi mi sorride e si sposta i capelli dal viso con un movimento della testa rapido, ma aggraziato.

Ed ecco che si mette a canticchiare “Heroes”, facendo un collegamento ben azzeccato sulla ‘teoria del pavone’. Scommetto che David Bowie è uno dei suoi cantanti preferiti, più per la trasgressività e l’esibizionismo che per il talento musicale.

 

-Ti piace Bowie?-

 

Oso fare un’altra domanda e lui alza la voce a “…and I! I will be king!”, quasi volesse essere una conferma. Poi mi fa un cenno facendomi intendere che vuole sapere se piace anche a me, tra l’altro non smettendo di mugugnare la canzone.

 

-Poco.-

 

Lui ridacchia e si rimette a sedere a terra, riprendendo l’ispezione del muro continuando però ad intonare quella musichetta evergreen. Sbuffo annoiato e vengo attirato da una risata inquietante proveniente dal cortile, che mi costringe ad affacciarmi ancora alla balaustra.

Brooks è stata presa e ora due adulti la stanno trascinando verso l’edificio adibito agli studi degli psichiatri. Una scena alquanto triste, ma che non mi tocca affatto… D’altronde dovrebbe sapere che se si è qui per curarsi, bisogna fare ciò che ci dicono. Mettersi a fare la cretina attorno ad un’aiuola non è molto furbo. Non l’ha calcolato…?

Per un attimo si volta a guardare anche lei il muro e lancia uno strano urlo, un po’ come lo slogan di una manifestazione. Il problema è che non riesco a sentire bene le parole e quindi resto all’oscuro del motivo della sua azione.

Non che me ne freghi qualcosa, sopravvivo benissimo anche senza.

 

-Che ne pensi, Davy-boy? La trovi malata?-

 

Non stacco lo sguardo dal gruppetto ed alzo le spalle lasciando Emil in attesa di una risposta. La porta dell’edificio viene sbattuta e le risate scompaiono insieme a Brooks, lasciando il mio petto vuoto come il cortile davanti a me.

Non sono sicuro di ciò che penso riguardo il comportamento di quella ragazza, se non che lo trovo stupido. Ma non da malata, come ha detto il gothic-boy… È come se non considerassi tanto grave il suo voler creare scompiglio, non tanto da rinchiuderla qua dentro come se fosse una psicopatica.

Siamo davvero circondati da gente così insofferente da volerci mandare in un istituto di correzione mentale? Ce lo meritiamo davvero questo posto?

Mi rivolgo verso Emil, ma è ancora concentrato sulla parete perimetrale di Capgrass. E lui con il suo sguardo intelligente e il suo viso perfetto, mi fa dubitare ulteriormente riguardo l’infermità mentale di tutta questa gente.

 

-No… Io non la trovo malata. Nessuno… Non trovo malato nessuno.-

 

Sogghigna, cinico e vagamente crudele, come se mi credesse sciocco. Poi si lascia scivolare sul pavimento fin quasi a sdraiarsi, facendosi cadere il cappello sul volto ed impedendomi così di osservarlo.

Si fa passare le lunghe e pallide dita fra i capelli e poi s’immobilizza in quell’assurda ed innaturale posizione. Mi fa venire quasi il nervoso, che per un attimo sento tirarmi i nervi delle mani che vorrei davvero mettergli addosso…

Ma niente risse, Davie. Niente risse…

 

-Sei così penosamente indulgente, mon roseDavvero l’ideale.-

 

Lo adocchio allibito e stringo i pugni, non sapendo se la sua affermazione sia da prendere come un complimento od un insulto. Riesco a malapena a trattenermi dal fare a botte, pensando più e più volte che da ciò dipende la durata della mia permanenza in questo stupido posto.

Più starò tranquillo e dimostrerò la mia sanità, meno tempo passerò qui dentro. A differenza di Brooks, so come devo comportarmi per non condannare la mia esistenza.

Poi, senza aspettare troppo, la rabbia passa da sola e lascia il posto ad una nuova atterrente apatia. Così mi litimito ad osservare Emil finchè la campanella della pausa pranzo suona e rimbomba per tutta la scuola, come un grido straziante nel mutismo che si era creato.

Burney si alza e sbuffa, indicandomi la porta per rientrare prima di intraprenderla egli stesso. Lo seguo senza che tra di noi ci sia un altro scambio di parole, cosa che per altro il mio petto non sembra gradire dal momento che inizia a contorcersi per qualche secondo.

La giacca del gothic-boy mi sfiora appena mentre svoltiamo l’angolo per ritrovarci immersi nella ressa che si dirige alla mensa. Lui accelera il passo e mi lascia sulla porta a guardarmi in giro.

Stare da solo non mi è mai dispiaciuto e se qualcuno potrebbe pensare che senta la mancanza di quell’esibizionista, allora si sbaglia di grosso. Da quando si è allontanato mi sembra quasi di aver ripreso a respirare…

Decido comunque che pranzare con Julian e Martin non sarebbe una brutta idea, più che tutto per dare l’impressione che io stia socializzando volentieri. Così mi avvicino a loro, che mi accolgono sorridenti –Price da dietro il libro di fisica-.

 

-Posso stare con voi, ragazzi? Non sopporto di pranzare da solo…-

 

 

 

 

 

 

---------------------------------

 

Ciao a tutti quanti!!! <3

Questa volta ho fatto più in fretta a postare, anche perché il capitolo ce l’ho pronto da un po’!

 

Questa volta nel capitolo ci sono solo Davie ed Emil su una terrazza e nessun altro dei loro compagni di stanza! Poteva succedere qualcosa, dato che erano da soli, ma a quanto pare sono due cretini e non si cagano più di tanto!

L’attenzione dei due è più diretta al muro dell’istituto e alla ragazza che continua a correre nei giardinetti. XD Che gente… Sono lì da soli e nemmeno pensano a quante cosine potrebbero fare!

 

Ma lasciamo perdere quei deficienti dei due protagonisti!

Ho deciso di mettervi i disegni dei personaggi principali che compaiono nella storia, così per farvi un’idea di come sono… E più che tutto mi son divertita a disegnarli!! XD Quindi perché non postarl?!

Oggi inizio con il nostro caro Davy-boy, che si merita la prima pubblicazione dato che è il protagonista. U__U (Se ci cliccate sopra potrete vederlo!)

Spero sia di vostro gradimento… ^__^

 

- Davie-

Intanto ringrazio sempre chi mi lascia delle recensioni che sono sempre ben accette!

 

cry_chan: Sì, Emil chiamerà spesso Davie mon fleur o mon rose… XD Mi divertiva questa cosa!! Comunque sì, sono sempre più felice che continui a piacerti la storia e ti diverta anche!! Ciao ciao!!

 

Purisun: Ciao! Son contenta che la storia ti sia piaciuta da subito e che Emil sia entrato nelle tue grazie .cosa che lo renderà molto fiero-. Per quanto riguarda Martin, non avevo pensato a Peter Minus, però hai anche ragione che continuare a dire che è un topo fa pensare a lui!! XD E per quanto riguarda il thè, è il male… è il nuovo assenzio degli artisti! XD Bye!

 

MilleFoglie: Heilà! Ti rispondo anche se ci siamo sentite su msn, ma vabbè! Spero che l’immaginetta di Davie ti piaccia, dato che avevo detto che l’avrei postata!! Ci si sente…

 

 

Sempre mille grazie a chi mi continua a seguire ed aggiungere tra le preferite e le seguite!

 

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A presto! Per chi volesse fare quattro chiacchiere il mio contatto msn è miky.belial@live.it

 

 

 

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