Corrupted

di ChrisAndreini
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Corrupted 

Capitolo 1

 

“Buongiorno a tutti, parigini. Qui è Nadja Chamack che vi parla, in diretta dalla Torre Eiffel, dove la scorsa notte un lampo di luce ha illuminato tutta Parigi. Stiamo cercando di ottenere maggiori informazioni, ma la torre era deserta e ben oltre l’orario di chiusura quando è avvenuto il fatto. Alcuni fonti anonime sostengono di aver visto Ladybug e Chat Noir combattere con un cattivo non identificato, ma non possiamo confermare né smentire le affermazioni. Non sembra ci siano stati feriti nelle vicinanze, solo un grande spavento, ma gli evidenti segni di lotta persistono. Speriamo che Ladybug e Chat Noir siano in ascolto, e che ci diano presto delucidazioni su quanto accaduto. Qui è tutto, passo la linea ad Alec, in studio”

 

Marinette sospirò, e spense la televisione. Era ovvio che l’enorme lampo di luce non fosse passato inosservato ai cittadini, sebbene fosse notte. Anche se parte di lei sperava davvero che lo catalogassero come segno che Ladybug aveva sconfitto l’akumizzato di turno, magari in modo leggermente più scenografico. Evidentemente la differenza tra i due eventi era stata evidente anche per chi non era esperto di miraculous.

Era rimasta tutta la notte sveglia a causa di quello che era successo.

La notte prima, infatti, lei e Chat Noir avevano affrontato Papillon in persona, e nonostante la lotta valorosa, ne erano usciti perdenti, e Papillon, o Gabriel Agreste, come Marinette aveva scoperto a scapito del proprio Miraculous, aveva vinto e utilizzato i miraculous della coccinella e del gatto nero.

Marinette si sentiva maggiore responsabile del fallimento, anche se non era colpa sua, almeno non del tutto. Aveva approfittato dello stage con Gabriel Agreste per indagare su di lui, dato che Tikki non era del tutto convinta della sua innocenza nonostante fosse stato scagionato dal poter essere Papillon, e aveva scoperto che i sospetti del sui kwami erano fondati, dato che aveva trovato il miraculous del pavone in una cassaforte segreta.

Era già pronta a smascherarlo, ma non aveva fatto i conti con il fatto che anche lui la stava tenendo d’occhio, e l’aveva accerchiata, rubandole il miraculous e rinchiudendola nel suo antro segreto simile ad una chiesa, sotto casa sua, con l’intento di usarla per convincere Chat Noir a cedergli il suo miraculous.

Marinette era riuscita a scappare e a rubargli il miraculous del pavone per aiutare il collega, scoprendo nel frattempo che Chat Noir era Adrien, e per conquistare la sua fiducia gli aveva fatto capire che lei e Marinette erano la stessa persona.

Avevano affrontato Papillon e Red Renard, la sua assistente Nathalie trasformata con il miraculous della volpe, ma alla fine Chat Noir era crollato, rubando il miraculous della farfalla e scoprendo che sotto la maschera del supercattivo si celava suo padre, l’unica famiglia che gli era rimasta.

Marinette non lo colpevolizzava. Sapeva che avrebbe reagito allo stesso modo.

Colpevolizzava sé stessa, invece, per non essere riuscita ad impedire che accadesse una cosa del genere.

Anche se al momento non sembravano esserci cambiamenti evidenti, a Parigi. Lei e Adrien avevano recuperato i propri miraculous e si erano diretti da Master Fu, che aveva consigliato loro di non usarli in tempi brevi e di tenere gli occhi aperti per Papillon. Avevano il suo Miraculous, ma Nathalie era scappata con quello della volpe. Inoltre Marinette gli aveva consegnato il miraculous del pavone che aveva recuperato e utilizzato la notte scorsa.

Master Fu era impallidito quando aveva visto il kwami, ma non aveva voluto dare spiegazioni a Marinette e si era limitato a rimetterlo a posto e segnarsi di dargli un’occhiata la mattina dopo.

Marinette era molto tesa.

-Marinette, sbrigati! Farai ritardo a scuola!- la incoraggiò sua madre, dal piano di sotto.

Marinette sospirò e prese la borsa, il telefono e Tikki, che dormiva dalla notte prima, sfiancata da qualsiasi cosa Gabriel Agreste avesse fatto con lei e Plagg.

Controllò il telefono e vide che aveva parecchie chiamate perse da Alya, qualche messaggio da parte dei suoi amici e assolutamente nulla da parte di Master Fu e Adrien.

Sperava di riuscire a parlare con quest’ultimo a scuola.

Mise il telefono in tasca senza rispondere a nulla e si affrettò a scendere.

-Eccomi mamma- rassicurò la madre, che stava già per salire a controllare che stesse bene. La notte prima si erano preoccupati parecchio non vedendola tornare a casa. Lei si era inventata che era rimasta coinvolta in uno scontro con Papillon e che si era nascosta finché non si erano calmate le acque, e che il telefono aveva esaurito la carica perciò non era riuscita a contattare nessuno.

I suoi genitori le avevano creduto, ma si erano fatti promettere di avvertirli la prossima volta, in qualunque modo.

-Ecco dei croissant per la colazione. Il telefono è carico?- indagò sua madre porgendogli una busta con cornetti appena sfornati.

-Carichissimo, e poi non lavoro con il signor Agreste dopo scuola. Torno direttamente a casa- la rassicurò la ragazza, prima di dare un bacio sulla guancia a lei e a suo padre e uscire.

Non era particolarmente in ritardo, ma si affrettò nella strada fino alla scuola perché era decisa a parlare con Adrien prima dell’inizio delle lezioni.

Appena però raggiunse l’entrata della scuola, Alya le si parò davanti, decisa.

-Noi due dobbiamo parlare!- esclamò, prendendola per il braccio.

-Ciao anche a te, Alya. Scusa, non posso parlare adesso, devo trovare Adrien- cercò di sfuggire Marinette, ma la sua migliore amica non sembrava demordere.

-Ti ho chiamato tutto il giorno! Devo assolutamente parlarti!- Alya aveva uno sguardo negli occhi di serietà mista a shock puro. Marinette non l’aveva ai vista così, perciò decise di darle attenzione, e smise di dimenarsi.

Poteva parlare con Adrien a ricreazione, dopotutto.

-Va bene, Alya. Se è per ieri mi dispiace di averti fatta preoccupare- in effetti le aveva solo scritto un messaggio, e sapeva che tutti si erano preoccupati molto dopo la sua scomparsa, sebbene fosse durata solo qualche ora.

-Non è questo, ma ha molto a che fare con questo. Ahhh, non so come tirare fuori l’argomento- Alya si prese la testa tra le mani, per poi frugare nella borsa, probabilmente in cerca del telefono -Aspetta, ti faccio vedere…- iniziò a dire, frugando, ma neanche il tempo di prendere il cellulare, che le due vennero interrotte e approcciate da Nino, che si avvicinò loro preoccupato.

-Ragazze, avete visto Adrien? Non è ancora arrivato e non mi ha scritto nulla- chiese. Alya si affrettò a nascondere il telefono dietro la schiena, come colta in flagrante.

Marinette si agitò.

-Non è ancora arrivato? Non è successo niente, vero?- chiese avvicinandosi a Nino preoccupata.

-Non lo so, amica. Per questo chiedevo. Pensate possa avere a che fare con il lampo di ieri? Chat Noir e Ladybug non hanno ancora dato spiegazioni al riguardo- rifletté Nino, prendendosi il mento pensieroso.

Marinette si affrettò a prendere il telefono per provare a chiamare il collega, amico e doppia cotta, ma non ce ne fu bisogno, perché poco prima le era arrivato un messaggio da lui.

“Oggi non vengo. Tutto bene. Poi ti spiego”.

Rimase a fissarlo come se potesse leggere qualcosa tra le righe. Nonostante si fosse calmata era ancora piena di domande.

Mostrò il cellulare ai suoi amici.

-Strano, non è da Adrien- commentò Nino, sorpreso, per poi rabbuiarsi leggermente -Ehi, perché ha scritto a te e non a me- si infastidì, incrociando le braccia fintamente offeso.

-Beh, ultimamente lavorano molto insieme, deve essere stata la prima dei suoi contatti, soprattutto visto quello che è successo ieri- suppose Alya, per salvare Marinette -Era di fretta, dopotutto. Si nota. E sapeva che Marinette ti avrebbe avvertito- 

Nino ci pensò su, poi annuì.

-Dopo scuola lo chiamo. Spero davvero non sia niente di…- iniziò a dire, ma fu interrotto dalla campanella, che avvertì i ragazzi che era il caso di andare in classe.

-Dannazione!- commentò Alya, seccata di non essere riuscita a parlare con Marinette.

-Puoi dirmi tutto a ricreazione- la incoraggiò l’amica con un sorriso, avviandosi insieme a lei e Nino in aula.

-Forse è meglio parlarne da te dopo scuola. È davvero importante, Marinette- le sussurrò Alya, in tono urgente.

-Sarei un po’ impegnata, dopo scuola. Sarebbe meglio sfruttare la ricreazione- provò a suggerire Marinette, che non aveva tempo da perdere e doveva assolutamente parlare con Adrien il prima possibile.

Alya alzò gli occhi al cielo, sospirò, e poi disse abbastanza da convincere Marinette a riservarle un’intera giornata libera per parlare.

-Ero alla torre Eiffel, ieri notte- le sussurrò all’orecchio, troppo piano perché chiunque altro la sentisse.

Marinette impallidì.

-Cosa…?- iniziò a chiedere, ma Alya le fece cenno di stare in silenzio, perché si erano appena sedute sul banco e sia Nino che Chloe la osservavano, chiedendosi il perché del comportamento dell’aspirante stilista.

-Non qui. Dopo scuola- Alya fece cenno che ne avrebbero parlato dopo. Marinette annuì. La professoressa entrò in classe e iniziò a spiegare, ma la ragazza non sentì una sola parola.

Le sue preoccupazioni spaziavano tra la sera prima, Adrien, quello che Alya aveva potuto vedere e ciò che Master Fu le aveva detto riguardo ai Miraculous. 

Inoltre era tutto il giorno che aveva una leggera nausea, che però attribuiva alla preoccupazione per tutte quelle cose.

Sperava non fosse derivato dal miraculous del pavone, che Master Fu aveva detto fosse malato e difettoso e quindi molto deleterio per la salute se usato a sproposito. Le aveva suggerito di non usare il miraculous della coccinella anche per questo motivo, dato che dopo essere stato usato insieme a quello del gatto nero era quasi scarico, molto instabile e poteva aumentare i problemi che quello del pavone le aveva causato.

Al momento gli orecchini di Marinette erano al sicuro nella borsa. Aveva evitato di metterli per non rischiare, ma si sentiva quasi nuda, anche se per ogni emergenza erano facilmente indossabili.

Marinette ritornò attenta solo quando il preside entrò in classe, disturbando la lezione per dare loro un annuncio ufficiale.

-Penso riguardi la gita di classe- sussurrò Nino rivolto verso le due ragazze.

Marinette cadde dalle nuvole. È vero che da qualche settimana si parlava della gita di classe, e lei, in qualità di rappresentante, aveva recapitato le varie proposte. Ma visto il lavoro che aveva dovuto svolgere per il signor Agreste, Alya si era occupata quasi di tutto, perciò Marinette non sapeva quale meta era stata infine scelta, e si era completamente scordata della gita in generale. Sapeva solo che Adrien ne era entusiasta, dato che non aveva mai partecipato a una gita di classe in vita sua.

-Allora, ragazzi. Come ben sapete la vostra rappresentante di classe mi ha proposto un elenco di luoghi con le vostre preferenze per la gita- il preside Damocles indicò il banco con Marinette e Alya. Chloe, dal suo banco, sbuffò. Probabilmente non le era andato a genio che nessuno avesse accettato l’idea di passare la gita scolastica guardando sfilate con sua madre.

-…e alla fine siamo giunti ad una decisione. La gita scolastica sarà tra due settimane e visiterete l’Italia. Le mete specifiche saranno soprattutto Verona e Venezia, ma farete scalo anche a Mantova l’ultimo giorno prima di ripartire. L’idea è quella di visitare i luoghi di Romeo e Giulietta sotto precisa richiesta di Madame Bustier, che sarà anche la vostra accompagnatrice- spiegò il preside.

Marinette sgranò gli occhi. Verona? Romeo e Giulietta?! Guardò Alya confusa, ma lei evitò il suo sguardo, con un sorrisino furbetto. Lei era rimasta con l’idea di andare a Roma, come possibile meta italiana. Verona l’aveva proprio scartata a prescindere, sebbene alcuni studenti volessero andarci.

In effetti l’entusiasmo era a mille, soprattutto da parte delle ragazze e delle coppie.

Rose era al settimo cielo. Persino Chloe sembrava interessata.

-Oggi vi verrà dato il programma e l’autorizzazione che dovrete far firmare ai vostri genitori. Coloro che non possono partecipare faranno lezione normalmente uniti all’altra classe. Dovete portare le autorizzazioni entro la settimana prossima. Vi lascio alla lezione- dopo l’annuncio, il preside uscì dalla classe, e la professoressa iniziò a distribuire il programma.

Marinette gli lanciò uno sguardo. A quanto pare sarebbero stati a Venezia proprio durante il carnevale e avrebbero partecipato ad un ballo in maschera. Poi avrebbero visitato un sacco di musei, il balcone e la tomba di Giulietta e tutte cose a tema Shakespeariano. 

Marinette sospirò. Visto quanto fosse complicata la sua relazione con Adrien/Chat Noir non credeva proprio che sarebbe riuscita a godersi quella vacanza che sembrava organizzata principalmente per le coppiette.

-Marinette, so che sei interessata alla gita ma vorrei comunque la tua attenzione- la voce della professoressa la richiamò all’ordine, e tra qualche risatina, Marinette si affrettò a mettere in borsa il programma, borbottando qualche scusa.

In effetti non doveva preoccuparsi. In qualità di supereroina di Parigi non poteva permettersi una vacanza di una settimana. Anche se Papillon era scomparso nel nulla e non poteva usare il proprio Miraculous, quindi non era una possibilità così lontana. Di certo però doveva parlarne prima con Master Fu e con Adrien. Senza contare i suoi genitori, anche se era ovvio che loro le dessero il permesso.

Passò il resto della giornata cercando di stare attenta, ma la gita scolastica fu solo un nuovo pensiero che si aggiunse a quelli che già le vorticavano in testa.

Quando finalmente suonò la campanella che annunciava la fine della giornata, Nino le avvertì che sarebbe andato a trovare Adrien per assicurarsi che stesse bene, mentre Alya e Marinette iniziarono ad avviarsi a casa di quest’ultima.

-Alya…- iniziò Marinette, ricordando l’ultima cosa che l’amica le aveva detto prima che iniziassero le lezioni.

-Non ora, quando arriviamo da te- la interruppe lei.

Allora Marinette decise di parlare di altro.

-Perché andiamo a Verona?- chiese, in tono di rimprovero -Ti avevo detto di proporre Roma- dopotutto era lei la rappresentante, Alya doveva seguire i suoi ordini.

La ragazza avrebbe preferito parlare dell’altro argomento. Evitò lo sguardo di Marinette.

-Beh… sai… erano tutti così entusiasti di Verona, e poi la professoressa ha deciso, alla fine. Sai, stiamo studiando Romeo e Giulietta- cercò di trovare qualche scusa, ma lo sguardo penetrante di Marinette alla fine la fece crollare.

-Pensavo fosse una buona occasione per far avvicinare te e Adrien- ammise, sospirando.

Marinette non riuscì a non arrossire.

-Sai che non ero più interessata ad Adrien- cercò di dire.

-Sì, ma lui era completamente preso da te. E poi ora non ha più importanza. Anche perché è probabile che io non riuscirò ad esserci, in questa gita- Alya sospirò. 

-Per quale motivo?- chiese Marinette sorpresa e dispiaciuta. 

-Cade proprio durante una settimana dove devo badare alle mie sorelline. E i miei genitori sono fuori per lavoro- spiegò Alya.

-Tua sorella?- 

-Gare-

Marinette si zittì. La gita non sarebbe stata la stessa senza Alya.

In silenzio raggiunsero la casa di Marinette, e dopo aver salutato i suoi genitori, le due amiche si chiusero in camera. Finalmente Alya avrebbe rivelato quello che sapeva.

-Allora… Alya…- introdusse l’argomento Marinette, non del tutto certa di voler sapere cosa avesse visto.

Nella migliore delle ipotesi avrebbe fangirlato come un’ossessa su Papillon e la nuova supereroina Pavone e come era stato probabilmente sconfitto. Il fatto che non ci fosse nessun commento, foto o video nel ladyblog non faceva sperare nell’ipotesi migliore.

-Ieri sera tu eri sparita nel nulla, e Chat Noir è venuto da me- cominciò Alya, prendendo il telefono e iniziando ad armeggiare cercando qualcosa.

Marinette rimase molto sorpresa. Che avesse scoperto l’identità di Chat Noir? No, era impossibile. E poi aveva detto che era alla Torre Eiffel.

Rimase in silenzio, aspettando che continuasse.

-Ha scoperto che sono Rena Rouge, comunque. Credo di dovertelo dire- aggiunse Alya, con nonchalance.

Marinette per un attimo fu sorpresa che Chat Noir lo sapesse.

-E come lo ha scoperto?!- chiese sorpresa. Alya le lanciò un’occhiata vittoriosa, e Marinette si rese conto del suo errore.

-Cioè… Sei Rena Rouge?! Oh cielo, Alya! Sei una supereroina! Non l’avrei mai indovinato!- esclamò cercando di apparire convincente, ma dall’occhiata che le lanciò Alya, capì di aver fallito.

-Lo sapevo che eri tu!- esclamò infatti Alya, soddisfatta.

Marinette si prese la testa tra le mani. Come poteva essere stata così ingenua da cadere dritta nella trappola di Alya. Aveva formulato la frase come se desse per scontato che Marinette sapesse che lei fosse Rena Rouge, quando in teoria l’unica a conoscenza di questa informazione era Ladybug.

E ora Chat Noir evidentemente.

-Tranquilla, il tuo segreto è al sicuro con me. Questo spiega quello che ho visto ieri. Non capivo dove fosse Ladybug, ma la supereroina Pavone era familiare, per certi versi, perciò di ero detta che potesse essere lei con un altro Miraculous…- mentre parlava, Alya mostrò un video a Marinette, che riprendeva chiaramente il combattimento, lo smascheramento di Papillon e quello rispettivo di Adrien e infine di Marinette.

Marinette rimase a bocca aperta, e impallidì.

Ma alla fine era contenta che a scoprirla fosse stata la sua migliore amica. Anche Papillon, Adrien/Chat Noir e Nathalie lo sapevano, ormai. Almeno in questo caso aveva un’alleata che oltretutto era una collega supereroina part-time.

-Lo ammetto, sono Ladybug- Marinette lo ammise dopo un lungo sospiro. Era la prima volta che lo diceva ad alta voce. Era davvero strano e liberatorio al tempo stesso.

Alya improvvisò un balletto.

-Lo sapevo! Non riesco a credere che la mia migliore amica sia la mia eroina!- esclamò, orgogliosa. Poi sembrò ripensarci, prese un cuscino e glielo lanciò in faccia.

-Ehi, perché?!- chiese Marinette, che non aspettandoselo lo prese in pieno.

-La mia migliora amica è la mia eroina e non me lo ha mai detto!- si indignò Alya.

-Tu non mi hai detto di essere Rena Rouge! E poi era troppo pericoloso. Neanche Chat Noir lo sapeva- cercò di giustificarsi Marinette.

-Va bene, lo capisco. E a proposito di Chat Noir, è Adrien! Quindi le mie più grandi ship erano formate dalle stesse due persone! Non potrei essere più felice!- Alya si asciugò una finta lacrima di commozione. Marinette non riuscì a non arrossire.

-Beh, a quanto pare…- ammise, distogliendo lo sguardo dalla sua migliore amica.

-E ora che abbiamo chiarito i punti importanti…- Alya continuò, tornando seria -…cosa è successo e come risolverete la situazione?- chiese, preoccupata, e facendo capire a Marinette che neanche lei aveva capito cosa fosse successo, sebbene l’avesse visto con i propri occhi.

Marinette diede un’occhiata più approfondita al video, che riprendeva esattamente il momento in cui Papillon, con i due Miraculous in mano, scompariva nel mezzo del campo di luce, ma non dava risposte alle sue domande, anzi le aumentavano.

Decise comunque di condividere con Alya il poco che sapeva.

-Credo che Papillon abbia usato i due Miraculous principali per esprimere un desiderio, ma non so ancora che conseguenze abbia avuto e se possiamo stare tranquilli. Di certo dobbiamo tenere gli occhi aperti, anche se ovunque sia è improbabile che tornerà ad akumizzare qualcuno, perché abbia recuperato il suo Miraculous. Per il momento credo che dovrei parlare ad Adrien e decidere che informazioni far trapelare o se aspettare un po’. In ogni caso non credo che Parigi sia in pericolo, anche se la sua assistente è fuggita con il Miraculous della volpe- spiegò, felice di potersi confidare con qualcuno oltre a Master Fu e Adrien/Chat Noir.

Alya valutò le sue parole, pensierosa.

-Quindi immagino che la prossima cosa da fare sia recuperare il Miraculous della volpe. Io sono disponibile come paio di occhi in più per qualsiasi stranezza. Anzi, quattro occhi- Alya si indicò gli occhiali con un occhiolino -…e la lente del mio telefono- aggiunse poi, stringendo il fedele compagno di mille avventure.

Marinette era quasi commossa dalla fedeltà dell’amica, e dall’essersi tolta un enorme peso dal petto rivelandole finalmente tutta la verità. La abbracciò di scatto, prontamente ricambiata.

Con la complicità di Alya scrisse un messaggio ad Adrien per controllare le sue condizioni, poi rimase il resto del pomeriggio a fare piani, compiti, preoccuparsi ma alla fine, con l’aiuto della sua migliore amica, riuscì a distrarsi e anche a pensare alla gita di classe. 

Alla fine Verona era una città davvero interessante. Se Papillon non era un problema poteva anche andarci, alla fine. E magari lasciare Alya al comando, dato che non poteva andare.

Ne avrebbe sicuramente discusso con Adrien, sempre se lui si fosse degnato di risponderle.

 

Quella sera, dopo cena e dopo che Alya fu costretta a tornare a casa, Marinette era in procinto di mettere gli orecchini e correre a casa di Adrien per controllare che stesse bene.

L’unica cosa che la frenava era la piccola Tikki pallida e addormentata che sembrava troppo stanca per sostenere una trasformazione, perciò rimase a casa, a girare per la stanza e in balcone con il telefono in mano sperando di ricevere una chiamata.

Nino aveva detto che Adrien stava bene ma era chiuso in casa per qualche motivo che però non aveva scoperto. Marinette iniziava a temere che Nathalie, alias Red Renard, avesse in qualche modo scoperto la sua identità a ora lo tenesse ostaggio.

Prima che potesse mandare la sicurezza alle ortiche, però, una chiamata da parte di Adrien per poco non le fece cadere il cellulare a terra, tanto era tesa dalla situazione.

-Adrien!- esclamò con troppa foga, nell’esatto istante in cui attivò la chiamata.

Lo sentì allontanare la cornetta, e poi ridacchiare leggermente. 

L’ultima reazione che si sarebbe aspettata.

-Quanta foga, principessa- commentò, rilassato.

Rilassato?

Adrien aveva scoperto meno di 24 ore prima che suo padre era il supercattivo che terrorizzava Parigi e ciò lo aveva turbato a tal punto da perdere il suo Miraculous, e ora esordiva così? Dopo che era rimasto irraggiungibile per tutto il giorno? C’era qualcosa che proprio non andava.

-Stai bene? È successo qualcosa? Hai notizie di tuo padre?- chiese Marinette di fretta, esternando tutta la preoccupazione che le aveva mangiato l’anima tutto il giorno.

-Beh…- Adrien esitò, Marinette lo sentì dire qualcosa a qualcuno, ma non capì le parole -Aspetta che vado in un posto tranquillo- le disse poi sottovoce.

Non era solo? 

Forse Nathalie davvero lo teneva sotto scacco.

-Ecco, sono in camera. Ho un sacco di cose da dirti. Ti avrei chiamato prima ma mia madre non mi ha lasciato un attimo solo- rivelò Adrien, eccitato come un bambino il giorno di natale.

Tutti i dubbi, le preoccupazioni, la tensione e le teorie di Marinette si congelarono come lei, sul posto.

Sua… madre?

Prima che potesse chiedere spiegazioni, il ragazzo continuò.

-Ho capito cosa ha fatto Papillon, ieri, e non dobbiamo più preoccuparci. Credo che si sia sostituito alla mamma. Stamattina è stata lei a svegliarmi. Non ho ancora capito bene cosa sia successo, ma sono piuttosto certo che Papillon non invaderà più le strade di Parigi- Il suo tono aveva qualcosa che non andava. Da un lato era estremamente eccitato, dall’altro sembrava profondamente depresso. Sicuramente non aveva ancora superato quello che era successo con suo padre, ma sembrava voler accantonare i brutti pensieri e concentrarsi sul positivo. Marinette rimase a bocca aperta sentendo le novità, e non immaginava neanche lontanamente come poteva sentirsi Adrien in quel momento.

 

Cercò di sorridere e prendere il meglio a sua volta, ma lo trovava molto più difficile.

-Almeno adesso sappiamo cosa voleva, ma credo che dovremmo ancora andarci cauti. Nathalie ha ancora il miraculous della volpe e…- Marinette cercò di vedere le cose con logica.

-Pensavo di indagare da solo al riguardo. E riportarlo poi a Master Fu. Penso che potremmo informare i cittadini di Parigi che non hanno più niente da temere- Adrien tagliò corto. Sembrava non volerci pensare.

-Sì… credo… io aspetterei un po’, dobbiamo prima vedere se con tua madre va tutto bene- si lasciò sfuggire Marinette, un po’ a disagio.

Adrien si rabbuiò. 

-Che intendi dire con questo?- indagò, confuso e un po’ irritato.

-No, cioè… aspettiamo qualche giorno e vediamo come va. Sono felice che tua madre sia tornata ma non so se possiamo fidarci di…-Marinette si interruppe di scatto, rendendosi conto che non era proprio il caso di parlare di ciò in quel momento. Adrien era già abbastanza sconvolto senza che Marinette aggiungesse legna al fuoco suggerendo che dopo aver perso il padre doveva temere che anche sua madre appena ritrovata lo tradisse. 

Purtroppo aveva detto abbastanza.

Quando Adrien rispose, fu freddo.

-Senti, Marinette, so che sei nervosa per tutto quello che sta succedendo, ma non prendertela con mia madre, tu non la conosci!- esclamò, cercando di tenere la voce bassa probabilmente per non allarmare la madre in questione.

-Adrien, mi dispiace. Non vole…- ma le scuse di Marinette vennero interrotte.

-Devo andare adesso. Devo scrivere a Nino per rassicurarlo. Domani torno a scuola- le disse solo, prima di riattaccare, senza neanche aspettare una sua risposta.

Marinette poteva capirlo, ma lo trovava comunque ingiusto.

Si gettò sul letto, e seppellì il volto nel cuscino.

Forse era troppo paranoica, o forse semplicemente non riusciva ad accettare l’idea che, nonostante avesse perso, tutto andasse bene. Di certo però aveva una brutta sensazione.

Red Renard era ancora a piede libero, ed era sotto lo stesso tetto di Adrien, insieme alla persona che Gabriel Agreste aveva riportato in vita a scapito di se stesso. Certo, questo significava che aveva pagato il prezzo e l’universo era in equilibrio e non c’era più niente da temere, ma Marinette era comunque preoccupata. C’era qualcosa che non andava a sentiva che lo scherzetto di Gabriel avrebbe avuto parecchie conseguenze.

Decise però di non rifletterci troppo.

Forse era solo paranoica, dopotutto. Doveva essere felice per Adrien, dato che finalmente aveva riavuto l’amata madre.

Sospirò e cercò di addormentarsi, sentendo terribilmente la mancanza del kwami. Aveva proprio bisogno di un consiglio in quella situazione.

Ma Tikki era ancora scarica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Eccomi qui con la seconda parte di “Under the Bright Stars”: Corrupted. 

Se non avete letto la prima parte qui il link: Under the Bright Stars

Se non volete leggerla, credo che l’inizio faccia un buon recap, ma consiglio comunque di leggere la prima parte perché è anche piuttosto breve.

A differenza della prima storia, che si concentrava molto sui sentimenti romantici, qui, sebbene l’amore resti, si parlerà molto delle emozioni personali e ci sarà più azione, e più angst. Non troppo però… si spera. 

E la storia sarà divisa in due. I primi quattro capitoli saranno principalmente il Post-Papillon, poi ci sarà una piccola pausa, nella quale pubblicherò un’altra storia che si svolge nella settimana a Verona in gita scolastica (sarà importante per corrupted e allo stesso tempo si potrà leggere da sola), ed infine continuerò questa storia, che in totale dovrebbe avere 11 capitoli. 

Prima di concludere questo angolo autore esplicativo, vorrei scusarmi per il ritardo e allo stesso tempo giustificarlo.

Ammetto che dopo la seconda stagione di Miraculous ho un po’ smesso con la serie, principalmente perché della terza stagione ho visto solo Oblivio, e il resto degli episodi me li sono spoilerata ma non ho avuto la forza di guardarli, non condivido né apprezzo alcune direzioni che sta prendendo lo show. In particolare con il quadrilatero amoroso e la caratterizzazione di alcuni personaggi. Nulla contro lo show in sé, è più una questione personale. Perciò da qui in poi tutto quello che scriverò si baserà sulle conoscenze della seconda stagione. In parte perché ho progettato e scritto alcuni capitoli in anticipo, in parte perché non riesco proprio a guardare la terza stagione di Miraculous e campo di semplici spoiler. Potrebbero esserci riferimenti a portatori di Miraculous o altro, ma nulla di troppo specifico. 

Spero comunque che la storia vi piacerà, perché è il mio tentativo di risollevare alcune cose della serie per me e spero potrà essere lo stesso per altri. 

In ogni caso vi avevo promesso un seguito, e ce la metterò tutta per renderlo il meglio possibile :)

Un bacione e alla prossima :-*

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Corrupted 

Capitolo 2

 

Adrien capiva le preoccupazioni di Marinette. 

Ma era proprio perché le capiva e condivideva che non voleva ascoltarle.

Perché in meno di ventiquattro ore aveva: pensato che la sua cotta fosse stata rapita, pensato che sia lei che Ladybug fossero state catturate, combattuto contro Papillon in un duello, scoperto che Marinette era effettivamente Ladybug ed era stato cotto di lei due volte, scoperto che Papillon era suo padre, perso suo padre, scoperto che per colpa di qualsiasi cosa avesse fatto il suddetto padre non poteva utilizzare il Miraculous per un po’, capito che sarebbe rimasto orfano, scoperto che no, non era rimasto orfano perché la cosa che suo padre aveva fatto era stata riportare in vita sua madre ed era rimasto tutto il giorno con la madre che non sembrava farsi troppe domande. La sua mente non riusciva ad elaborare.

Era proprio il caso di dire “Adrien.exe stopped working”.

Il fatto è che nonostante la confusione, si era fatto parecchie domande, si era posto parecchi dubbi ed era sommerso di preoccupazioni.

Ci sarebbero state conseguenze per le azioni di suo padre? Sua madre sarebbe diventata uno zombie? Se Ladybug avesse usato il “Miraculous Ladybug” sarebbe tornato tutto normale? Nathalie, anche lei scomparsa, era una minaccia? Sua madre era una minaccia? Plagg si sarebbe ripreso presto? Marinette stava bene?

E nonostante sua madre cercasse di passare del tempo con lui per recuperare i giorni persi, tutte quelle incertezze continuavano a vorticargli nella testa.

E la donna probabilmente se n’era accorta, perché dopo un po’ lo aveva preso da parte e gli aveva sorriso, guardandolo negli occhi.

-Adrien, so che è una situazione strana, e non so bene perché io sono qui, e cosa stia succedendo. Temo anche che non rivedrò mai mio marito. Ma sono qui, e non potrei essere più felice di rivedere di nuovo mio figlio. Godiamoci i lati positivi dell’esperienza. Perché preoccuparsi non serve a nulla- 

Era come se fosse tornato bambino, quando sua madre gli accarezzava il viso e lo convinceva che tutto sarebbe andato bene nonostante fosse stanco per le continue lezioni di cinese, di piano e il non andare a scuola.

Dopotutto la scuola gliela faceva lei, come poteva non essere felice. Non era mica come Nathalie.

Era sua madre. Era tornata, e finalmente Adrien poteva riottenere nella sua vita un grande punto di riferimento. 

Solo che non era l’unico punto di riferimento che aveva.

Perciò le parole di Marinette, che cozzavano completamente con quelle di sua madre, lo avevano quasi letteralmente diviso in due.

E inconsciamente si era portato dalla parte della madre, sebbene sapesse che Marinette aveva ragione a stare attenta.

Solo che era tutto troppo complicato da digerire tutto insieme.

Dopo aver avvertito Nino, rimase in camera qualche altro minuto, cercando di fare lentamente un punto della situazione.

Avrebbe tanto voluto avere Plagg accanto. Non era il migliore al quale chiedere consigli, ma almeno sarebbe stato in compagnia e si sarebbe potuto sfogare.

Ma il kwami era addormentato e pallido, e neanche il formaggio nel quale l’aveva posato a riprendersi sembrava avere qualche effetto.

Un bussare leggero alla sua porta lo distolse dai suoi pensieri

-Adrien, hai finito? Dobbiamo vedere il film- sentì la voce di sua madre.

Adrien non era abituato ad essere chiamato da un genitore e non da Nathalie, era davvero piacevole.

Si ritrovò a sorridere, risollevato.

-Arrivo subito, mamma- le rispose, lasciando il telefono in camera e correndo dalla madre.

I problemi potevano aspettare.

 

Il giorno successivo, quando tornò a scuola, si rese subito conto che la voce che sua madre era ricomparsa mentre suo padre scomparso si era già diffusa tra gli studenti, e tutti gli si avvicinarono preoccupati e chiedendo spiegazioni.

Chloe fu quella più insistente, ma Adrien badò poco a lei, perché era troppo occupato a cercare Marinette tra la folla.

Ma lei non c’era.

E neanche Alya.

Quando finalmente la campanella suonò, riuscì a seminare tutti quanti, ed entrò a fatica in classe, dove tirò un sospiro di sollievo nel notare che Marinette era già dentro, e parlava con Alya, che sembrava infastidita da qualcosa.

-Buongiorno ragazze- le salutò con un sorriso.

Aveva quasi scordato il modo freddo in cui aveva trattato Marinette, la sera prima, troppo occupato a pensare a sua madre, ma recuperò in fretta la memoria.

-Buongiorno- rispose infatti Marinette, senza guardarlo, torturandosi le mani nervosamente.

Alya non rispose nemmeno al saluto, e si limitò a guardarlo storto.

Il sorriso di Adrien si spense, e si sedette senza aggiungere altro, e ignorando le domande preoccupate di Nino circa i suoi genitori. Capita l’antifona, l’amico decise di cambiare argomento.

-A proposito. Mi sono scordato di dirtelo, ma ieri il preside ha confermato la gita di classe. Tra due settimane andiamo a Verona! So che tuo padre te lo aveva impedito, ma magari tua madre potrebbe acconsentire- Nino gli porse l’opuscolo che il preside aveva fatto passare il giorno prima, e Adrien lo prese sorpreso, con occhi brillanti.

Verona in gita di classe? La città di Romeo e Giulietta con Marinette? La prospettiva era stupenda! 

Lanciò una discreta occhiata in direzione della ragazza, che disegnava qualcosa distrattamente aspettando l’insegnante, il volto poggiato sulla mano libera. Sembrava davvero giù di morale.

E la mente del ragazzo tornò nuovamente alla realtà. Uscire da Parigi era sempre un problema, e lo era ancora di più in queste circostanze. 

Mise l’opuscolo nello zaino, sperando di non darsi false speranze, e fece al migliore amico un sorriso tirato.

-Glielo chiederò. Ma non sono molto sicuro- ammise, un po’ tristemente.

La replica di Nino venne interrotta dall’arrivo dell’insegnante.

Le lezioni di Adrien passarono nel silenzio e nella concentrazione. Non tanto sulle spiegazioni degli insegnanti, quanto su cosa fare nell’immediato futuro.

Innanzitutto doveva scusarsi con Marinette, ma lei sembrava evitarlo. Poi dovevano capire cosa fare con i Miraculous. I cittadini erano ancora scossi. E doveva parlare a sua madre della gita. Ma non prima di averne parlato a Marinette e a Fu. 

Troppe cose, e tutte che avrebbe assolutamente preferito evitare.

Non si sentiva ancora pronto ad affrontare le responsabilità, e per quanto sapesse che al momento il peso fosse tutto sulle spalle della sua collega e amica, non credeva di riuscire a confrontarla circa quello che le aveva detto e quello che avrebbero dovuto fare.

E anche quando provò ad avvicinarsi, durante la ricreazione, per dire qualcosa, qualsiasi cosa, lei gli rispose a monosillabi e fece parlare Alya al suo posto.

Era davvero così arrabbiata da non volergli neanche rivolgere la parola? E cosa aveva detto ad Alya, che lo guardava come se fosse un mostro?

Alla fine delle lezioni, non aveva ancora combinato assolutamente nulla, e da una parte ne era quasi felice, perché poteva godersi un pomeriggio tranquillo con sua madre, e poteva, anche un po’ egoisticamente, rimandare al giorno successivo il confronto con Marinette.

Appena uscito da scuola, dopo aver salutato Nino, iniziò ad avviarsi verso la limousine, ma rimase sorpreso quando dalla porta posteriore vide uscire sua madre, con un gran sorriso e abiti da passeggio.

-Adrien, caro. Come è andata a scuola?- gli chiese avvicinandosi a lui e prendendogli lo zaino, che porse al Gorilla.

Per un attimo Adrien rimase senza parole. Molti studenti si girarono a guardarlo, alcuni anche con espressioni da presa in giro, ma dopo qualche istante, dove la consapevolezza raggiunse la sua mente, Adrien sorrise raggiante. Era la prima volta che un genitore lo veniva a prendere a scuola. Per chiunque, a quell’età, sarebbe stato imbarazzante, ma Adrien non poteva essere più felice dalla presenza della madre.

-È andata bene. Nino mi ha detto che è in programma una gita di classe- rivelò, sebbene si fosse ripromesso di parlarne prima a Marinette.

-Davvero? Ti va di fare una passeggiata al parco e prenderci un gelato? Così mi racconti tutto- gli sorrise sua madre, prendendogli la mano e indicandogli la direzione che portava al parco.

Una passeggiata con sua madre al parco? Senza Gorilla o Nathalie?

Adrien iniziò a chiedersi se il lampo di luce non lo avesse ucciso, perché la sua vita stava diventando tutto ciò che aveva sempre sognato.

-Certo! Sarà fantastico!- esclamò, raggiante, seguendo la madre e dimenticandosi, per un attimo, di tutti i suoi problemi.

Potevano aspettare, dopotutto, e non voleva rovinarsi la pace raggiunta.

E i momenti con la madre che gli era immensamente mancata.

 

Il pomeriggio passò nel relax e nella conversazione.

Aveva così tante cose da dire a sua madre che non credeva sarebbe mai riuscito a finire, sebbene fossero stati insieme per due giorni. 

Al momento si stava godendo l’aria fresca da una panchina mentre sua madre parlava al telefono poco lontano, e in breve tempo sarebbero andati a cena fuori.

Fu quando credeva che non ci fosse nulla che poteva andare storto, che venne nuovamente, per quanto provasse a starne fuori, fatto piombare nella realtà.

-Tu!- lo chiamò una voce conosciuta e arrabbiata.

-Alya?- Adrien aprì gli occhi e si girò verso di lei, riconoscendo l’amica, parecchio sorpreso dal suo tono.

-Certo che hai una bella faccia tosta! Stare qui a goderti la vita mentre Marinette si spezza la schiena e si dispera! Dopo tutto quello che avete passato insieme!- iniziò a prendersela con lui. Adrien non ne capì il motivo, ma si sentì comunque in colpa, perché a prescindere da cosa intendesse, sapeva che aveva ragione.

Ora che ci pensava, la notte in cui aveva scoperto che Marinette era Ladybug, aveva anche scoperto che Alya era Rena Rouge. La cosa era passata in secondo piano, ma doveva ammettere che, con questa espressione da giustiziera, era chiaro che fossero la stessa persona.

Certo, la questione non era importante al momento, ma Adrien aveva talmente tante nuove informazioni in testa che era difficile dare priorità ai suoi pensieri.

Cercò di concentrarsi sulle accuse che gli erano state rivolte.

-Non so di cosa parli, Alya. A me sembra che Marinette non voglia parlarmi, e poi non vedo cosa le dovrei dire- dopotutto aveva provato a parlarne, anche se con poca convinzione, e poi Alya non aveva idea dei problemi che avevano lui e Marinette… giusto? In effetti parlava come se sapesse un sacco di cose -Cosa ti ha detto Marinette?- indagò poi, confuso.

-Abbastanza da sapere che sei tu a doverle chiedere scusa, e che dovresti farlo il prima possibile- disse enigmatica, fulminandolo con lo sguardo e superandolo senza dargli la possibilità di ribattere, cosa che, in ogni caso, Adrien non avrebbe saputo come fare.

Perché Alya aveva ragione. Lui era nel torto, Marinette aveva sulle spalle un peso che non riusciva a sopportare e la quasi totalità della colpa di quel peso era sua.

-Tutto bene, tesoro? Chi era quella ragazza? Ti ha dato fastidio?- indagò sua madre, tornando e osservandolo preoccupata.

-No, niente del genere. È una mia compagna di classe. Mi ha solo ricordato che ho un compito importante da fare, appena torno a casa- sorrise alla madre e si alzò in piedi, pronto a tornare a casa.

-Capisco. Posso aiutarti, se vuoi. Sono stata la tua insegnante per anni, dopotutto. Ammetto che un po’ mi dispiace che vai a scuola- sua madre mandò un messaggio al Gorilla e i due iniziarono ad avviarsi in strada.

-Io sono felicissimo, invece. Ho un sacco di amici, mi trovo davvero bene con i miei compagni di classe- ammise Adrien, con un sorriso appena accennato, pensando soprattutto a Nino e Marinette, ma anche al resto degli studenti della sua classe.

Sua madre abbassò la testa, un po’ triste.

-Non ti dimenticherai di me, vero? Mi manca il mio gattino- gli scompigliò affettuosamente i capelli.

-Ma certo che no, mamma- la rassicurò, sentendosi leggermente in colpa.

-Anche se…- aggiunse poi, pensando al “compito importante” che doveva fare -…preferirei lavorare da solo al compito. Hai un sacco di cose da fare, ed è un compito semplice. Posso farlo da solo- la incoraggiò, con le mani in tasca, dove iniziò a rigirarsi l’anello di Chat Noir tra le dita.

In effetti il compito importante era mandare all’aria i consigli di Master Fu e raggiungere Marinette il prima possibile per scusarsi.

Alya aveva ragione, non poteva più tirarsi indietro, e doveva farlo il giorno stesso.

-Va bene, tesoro. Ne approfitterò per preparare la cena. Se hai bisogno di aiuto non esitare a chiedere. Magari la tua guardia del corpo potrebbe restare con te per…- provò a proporre, pensierosa, ma Adrien la interruppe.

-No, non preoccuparti, preferisco restare da solo. Sarò più concentrato e ci metterò meno tempo- la rassicurò, con tranquillità e cercando di non apparire sospetto. 

Dopotutto, sua madre non sapeva nulla di tutto quello che era successo, e Adrien non aveva intenzione di farglielo scoprire. Più restava all’oscuro dei fatti, meglio era per tutti.

Ma era all’oscuro dei fatti? Perché sembrava cercare di tenergli compagnia in ogni istante, come se lo stesse controllando.

Adrien cercò di seppellire il dubbio nella mente. Sua madre gli stava solo tenendo compagnia perché era stata via a lungo. Dopotutto, nessuno, neanche Nathalie, sapeva che era Chat Noir. Gli unici a conoscenza di questo segreto erano lui, Marinette e Master Fu. 

Persino suo padre non sembrava essersene accorto, prima di sparire nel nulla. 

Perciò il suo segreto era al sicuro.

O almeno, così credeva con forse troppo ottimismo.

 

Quando Adrien tornò a casa, chiuse la porta della camera a chiave, sperando che sua madre non lo trovasse strano, e sistemò i suoi trucchi per non dare a vedere che era uscito. Poi prese con attenzione l’anello del gatto nero, e aprì un cassetto segreto dove aveva sistemato Plagg, dentro uno dei suoi calzini sporchi e circondato da camembert.

Dato che il formaggio era meno di quando Adrien era uscito, si disse che era davvero un buon segno, anche se Plagg stava ancora dormendo.

-Plagg, come stai?- chiese al kwami, accarezzandogli la testa con un dito.

-Uff- rispose lui, svegliandosi del tutto e guardandolo con stanchi occhi verdi.

-Credi che riusciresti a trasformarmi per qualche minuto?- gli chiese con dolcezza.

-Ufff!- Plagg si seppellì nel calzino.

-Solo il tempo di andare da Marinette, non ti faccio stancare. Promesso. Ma devo assolutamente parlarle- provò a supplicarlo Adrien, avvicinando la testa per farsi sentire e ostentando la sua migliore espressione da cucciolo.

-Mmmmm…- cedette Plagg, uscendo dai calzini e mangiando un enorme pezzo di formaggio per prepararsi. Volò poi, con una certa difficoltà, sulle ginocchia di Adrien, e gli lanciò un’occhiata ammonitrice.

-Solo qualche minuto, promesso- gli assicurò Adrien, sorridendo soddisfatto e indossando l’anello.

-Plagg, trasformami- disse poi al kwami, che venne risucchiato nell’anello, e due minuti dopo, era già fuori dalla finestra, per i tetti di Parigi, diretto verso il balcone che ormai era uno dei suoi rifugi preferiti.

C’era però qualcosa di molto strano nella sua trasformazione, lo sentì immediatamente.

Ma non in senso negativo. Al contrario, si sentiva più ricettivo, forte e sicuro del solito. Le dita gli formicolavano, come se volesse prendere a pugni qualcosa, o correre fino a perdere fiato, o distruggere qualche supercattivo.

Non capì minimamente perché Master Fu gli avesse sconsigliato di utilizzare il Miraculous. Gli sembrava anche meglio di prima, e quando raggiunse il balcone di Marinette, non aveva voglia di ritrasformarsi.

Cosa che comunque sarebbe stata poco intelligente.

Raggiunse il suo balcone con attenzione, e si guardò intorno per controllare che non ci fosse nessuno per le strade, poi diede un’occhiata alla finestra che dava sulla camera della ragazza, e rimase completamente a bocca aperta.

Perché all’interno, c’era Papillon.

Beh, non proprio Papillon. Era chiaramente un’altra persona, ma aveva il miraculous della farfalla. Ed era piegato davanti a Marinette, che era inginocchiata a terra.

Dalla finestra, Chat Noir non aveva un’ottima visuale, e ovviamente fraintese tutto, e l’adrenalina lo fece agire di totale istinto, senza pensarci un solo istante.

-Marinette!- urlò, entrando con un balzo e separando con uno strattone il nuovo Papillon dalla sua amata.

Si mise poi a protezione della ragazza soffiando contro il nuovo cattivo, ed era già pronto a gettarsi contro di lui quando Marinette gli fermò il braccio con forza.

-Cosa ci fai qui?! È pericoloso per te usare il miraculous!- lo riprese, con una punta di panico.

-Adrien! Non serve aggredirmi solo perché avevo ragione!- si lamentò invece Neo-Papillon, alzandosi in piedi e guardandolo storto.

-C_cosa?!- Chat Noir era sempre più convinto che il raggio di luce lo avesse trasportato in una dimensione dove nulla aveva un senso. 

Perché Marinette riprendeva lui invece di ringraziarlo per il salvataggio? Perché Papillon lo trattava con tale confidenza. E poi… come faceva a sapere il suo nome?! Si era per caso ritrasformato per errore? 

Si guardò attentamente e si tastò il viso, ma era tutto al proprio posto. 

Fece poi passare lo sguardo da Marinette a Papillon, chiedendo spiegazioni e senza riuscire a proferire parole per la nuova ondata di informazioni.

-Oh, giusto! Sono Purplefly!- si rese conto Neo-Papillon, anzi, Purplefly, tirandosi una pacca sulla fronte e ritrasformandosi, rivelandosi essere Alya -Ok, te ne do atto. Sei stato molto valoroso- disse poi, come se le costasse molto ammetterlo.

Un kwami viola uscì dalla spilla, e si guardò intorno confuso.

-È durato meno di quanto… AH!- gridò, guardando Chat Noir, e nascondendosi dietro Alya.

-AH!- agì il supereroe di riflesso, sobbalzando, più confuso che spaventato per l’accoglienza.

-Nooroo, tranquillo. Non ti farà del male- lo rassicurò Alya, prendendolo in mano e proteggendolo.

-Perché dovrei fargli del male?- Adrien era sempre più confuso, e provò ad avvicinarsi al kwami per rassicurarlo, ottenendo solo di farlo tremare e ritirare di più.

-Non mi riportare dal vecchio padrone, ti prego- sussurrò il kwami, quasi tra sé. 

Adrien capì il suo comportamento, e indietreggiò, lasciandogli i suoi spazi.

Non approvava i metodi del padre, ma notando quanto il kwami della farfalla fosse traumatizzato da lui, si rese ancora più conto di quanto distruttivi fossero stati. 

E in lui aumentò la consapevolezza di non essere l’unica vittima dei suoi contorti e crudeli piani malvagi.

C’era anche Nooroo, Marinette, l’intera Parigi aveva sofferto per mesi, spiritualmente e fisicamente.

C’erano ferite che neanche il reset di Ladybug poteva guarire.

-Non ti porterei mai da mio padre- gli assicurò, facendolo smettere leggermente di tremare. 

-Cosa ci fai qui? Perché ti sei trasformato?- chiese nuovamente Marinette, girando Chat Noir verso di lei e guardandolo negli occhi.

Dritta al sodo.

-Volevo parlarti, e non potevo aspettare domani. Mi dispiace Marinette- ammise Chat Noir, a bassa voce, mettendo per un attimo da parte Alya e il suo nuovo kwami.

-Vado a rassicurare i tuoi genitori- la ragazza capì l’antifona e scomparve giù per le scale.

-Ritrasformati! Non sappiamo quali possono essere le conseguenze- gli suggerì Marinette, in tono tremante.

Chat Noir decise di eseguire, e tornò in fretta Adrien, prendendo al volo Plagg a mettendoselo sulla spalla.

-Scusa, so che non dovevo trasformarmi, ma è solo per qualche minuto, e…- ora che era davanti a Marinette, gli risultava difficile dire le cose come stavano. Forse avrebbe dovuto scriversi un discorso?

Soprattutto perché la stessa Marinette distolse lo sguardo dal suo, arrossendo appena.

Ci furono alcuni secondi di silenzio, poi parlarono insieme, e dissero esattamente la stessa cosa.

-Mi dispiace…- sorprendendo l’un l’altro.

-Cosa?- entrambi alzarono la testa e fissarono l’altro confuso, poi ridacchiarono tra loro, imbarazzati.

-È colpa mia, non dovevo comportarmi in modo così freddo- riprese subito la parola Adrien, facendole un timido sorriso pieno di senso di colpa.

-No, Adrien. Non dovevo dubitare di tua madre. Non riesco neanche ad immaginare come devi sentirti, ed è stato indelicato da parte mia tirare subito fuori l’argomento- Marinette si prese la testa tra le mani, e la scosse leggermente.

Aveva le lacrime agli occhi.

-Ma hai ragione. È una situazione difficile e dobbiamo restare all’erta. Ho sbagliato io a ignorarlo. E a lasciarti tutto il peso sulle spalle. Siamo colleghi e amici. Voglio condividere con te il fardello, e aiutarti al massimo delle mie possibilità- la rassicurò, piegando la testa per incrociare il suo sguardo e asciugando una lacrima che le era scesa timidamente sulla guancia.

Vide il labbro di Marinette tremare, poi gli si lanciò addosso e lo cinse in un abbraccio, scoppiando in lacrime, e rischiando di farlo cadere.

Per fortuna Adrien riuscì ad afferrarla, e a ricambiare la stretta, in modo protettivo e rassicurante.

-Grazie- disse solo la ragazza, stringendolo con forza e facendogli battere furiosamente il cuore. 

Rimasero stretti per un periodo inquantificabile, ma decisamente lungo, eppure non abbastanza.

Quando si separarono, perché la cosa cominciava a farsi un po’ imbarazzante e non avevano ancora affrontato il discorso sulla loro relazione, Marinette sembrava molto più rilassata, e gli lanciò un’occhiata davvero grata, che provocò al ragazzo parecchie farfalle nello stomaco.

-Allora, Alya sa tutto?- chiese Adrien, spezzando il momento e tornando a pensare al resto del mondo intorno a lui.

Marinette arrossì.

-Ecco, sì. Non gliel’ho detto io, lo ha capito da sola. Ci ha visti alla torre Eiffel, l’altra notte, e mi ha confrontato ieri al riguardo. Stavamo elaborando un piano su come agire. Parigi si aspetta che Ladybug e Chat Noir spieghino il lampo di luce- gli spiegò Marinette, tornando leggermente preoccupata.

-Allora sono venuto al momento giusto. Posso aiutare in qualche modo?- chiese Adrien, determinato, accarezzando leggermente la testa di Plagg, che sbuffò, ma fece delle leggere fusa a malapena udibili.

-Beh, tanto per cominciare potresti scusarti!- rispose una voce appena giunta nella stanza, che si rivelò appartenere ad Alya.

-Lo ha appena fatto, Alya- le spiegò Marinette, non trattenendo una risatina.

La sua risata era davvero un canto angelico. 

-Ah, ok. Allora tutto a posto. Bentornato nella mia lista di eroi preferiti, Chat Noir- Alya tornò quella di sempre, ed entrò definitivamente nella stanza. Nooroo rimase nascosto, ancora sul chi vive nei confronti del ragazzo. Adrien non lo biasimò, visto i suoi precedenti con un Agreste.

-A quale posizione sto?- chiese curioso dalla lista dei supereroi preferiti, usando le movenze di Chat Noir.

Alya fece due conti a mente, pensierosa.

-Direi quarto posto, ma solo perché Queen B è Chloe- lo prese poi in giro.

-Va bene, lo accetto. Finché Ladybug non scende dal gradino più alto del podio- Adrien alzò le mani in segno di resa. Effettivamente, dopo il casino che aveva combinato alla torre Eiffel, iniziava a pensare che Chloe fosse un’eroina migliore di lui.

-Ladybug sarà sempre sul gradino più alto del podio- assicurò Alya, scompigliando i capelli alla migliore amica, che arrossì.

-Comunque stavamo pensando di tenere una conferenza stampa. Devo chiedere a Master Fu le informazioni che possiamo rivelare e suggerirei…- Marinette cambiò argomento, e si diresse verso una lavagnetta con disegnato un piano e degli appunti.

Adrien si mise seduto, attento.

Era andato da Marinette per aiutarla, ma si sentiva molto meglio anche lui. Non solo aveva preso un po’ del peso che gravava sulle spalle della sua amica, collega e cotta, ma anche lei aveva fatto altrettanto, e insieme, i due supereroi di Parigi avrebbero potuto fare qualsiasi cosa.

E chissà, forse anche andare in gita?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Non mi aspettavo uscisse così corto, ma devo ammettere che i primi quattro capitoli sono molto meno corposi rispetto al resto, e si limitano a illustrare il personaggio di Emilie, a presentare la Parigi post-Papillon, anche detta PPP, e mettono dei punti fermi che saranno fondamentali per il seguito.

E poi dopo i primi quattro capitoli: lo speciale!!!

Sono molto più in hype per “L’Ombra Oscura e la Dama Scarlatta” perché sebbene collegata, è una storia a parte, e mi ci sto impegnando davvero. 

Comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto sebbene non troppo pieno.

Vediamo Emilie dal punto di vista di Adrien, la discussione tra i nostri due supereroi imbranati preferiti si risolve e Alya sembra avere il Miraculous della farfalla. Chissà come lo userà.

Una cosa è certa: #ProtectNooroo

Un bacione e al prossimo sabato :-*

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Corrupted 

Capitolo 3

 

Ladybug iniziava a capire perché Master Fu le avesse sconsigliato di utilizzare il Miraculous. Si sentiva completamente diversa da prima, e non molto in forma, a dire il vero.

Le tramavano le mani, ed era davvero in ansia, quasi malata.

Chat Noir le mise una mano sulla spalla, dandole un po’ di conforto.

-Tutto bene, insettina?- chiese, con un sorriso incoraggiante.

Ladybug fece un profondo sospiro, per calmare i nervi. Probabilmente non aveva niente di grave, era solo molto nervosa per via della conferenza stampa che sarebbe iniziata di lì a pochi minuti.

-Sto bene, solo un po’ agitata. Spero non ci metteremo troppo. Tu come ti trovi con il tuo Miraculous?- chiese al collega, controllando che non fosse pallido, o tremante, o altri effetti collaterali che sentiva su di sé.

Chat Noir, però, sembrava pieno di vita, perfettamente normale.

-Mi trovo bene, non sento differenze. Anzi, mi sento pieno di energia. Adoro le mie orecchie, la coda e il campanellino- rispose lui, con un grande sorriso, facendo suonare il campanello che portava al collo.

Ladybug ridacchiò.

-Siete pronti? Siamo in onda tra cinque minuti- da dietro la tenda dove i due stavano aspettando, Nadja comparve, professionale ma un po’ nervosa, facendo cenno ai due di accomodarsi in studio.

Il momento di leggerezza finì, e i due supereroi si presero per mano per darsi forza a vicenda, prima di entrare nella sala.

Sapevano perfettamente quello che dovevano dire, avevano provato con Alya, e Ladybug si era esercitata davanti allo specchio per tutta la notte precedente. Eppure non riusciva a scacciare l’agitazione che premeva sempre più dentro di lei

Grazie al cielo Manon era alla scuola pomeridiana, così non avrebbe dovuto badare a lei. Era un peso in meno.

-Tranquilla, insettina. Andrà tutto una meraviglia- la rassicurò Chat Noir, con un occhiolino. Ladybug avrebbe voluto avere la sua sicurezza.

I cinque minuti passarono troppo in fretta, e prima che Ladybug potesse prepararsi del tutto psicologicamente, erano in diretta.

-Salve, sono Nadja Chamack, in diretta dallo studio, dove Ladybug e Chat Noir, gli eroi di Parigi, sono ospiti per spiegare lo strano lampo di luce avvenuto qualche giorno fa- introdusse Nadja, dritta verso la telecamera, per poi rivolgersi ai due supereroi.

-A cosa era dovuto quel lampo di luce, e cosa aveva di diverso rispetto ad un normale Akuma?- chiese, incalzante.

-L’altra sera non abbiamo affrontato un akuma, ma Papillon in persona. C’è stato uno scontro diretto con lui e una sua alleata, che purtroppo è riuscita a scappare- esordì Ladybug, in tono grave.

Nadja sgranò gli occhi, e si portò una mano alla bocca, sconvolta. Era sicuramente una svolta inaspettata per lei.

-Cosa è successo? L’avete sconfitto? L’avete catturato? Dov’è adesso? Chi era?- cominciò a tartassare i due supereroi di domande. Da un lato sembrava davvero preoccupata, dall’altro estremamente eccitata. Probabilmente era felicissima di avere un tale scoop in esclusiva tra le mani. Ladybug si sentiva però quasi aggredita, e indietreggiò leggermente.

Chat Noir prese la parola, salvandola dalle domande scomode.

-L’abbiamo sconfitto e abbiamo recuperato il Miraculous della farfalla. Siamo venuti qui per affermare, con assoluta certezza, che Papillon non terrorizzerà più le strade di Parigi. Ma badate, non è una scusa per arrabbiarsi più di prima- spiegò, incoraggiante e con il solito tono rilassato e divertito, e un occhiolino dritto verso la telecamera. 

Nadja tirò un sollevato sospiro, ma non demorse.

-E Papillon? Chi era? L’avete catturato e consegnato alla giustizia?- insistette. 

Ladybug e Chat Noir si scambiarono un’occhiata. Sebbene il supereroe cercasse di apparire tranquillo, Ladybug si accorse che qualcosa nel suo sguardo era distrutto. Ancora non riusciva a pensare a suo padre, a quello che aveva fatto, e a come fosse scomparso nel nulla.

Decise di riprendere la parola, anche se era arrivata la parte che le piaceva di meno: mentire. Non avrebbe voluto farlo, ma non potevano fare altrimenti. Era importante che Parigi non andasse nel panico, e dire in diretta che avevano effettivamente perso lo scontro non sarebbe stato d’aiuto nel capire esattamente cosa fosse successo e quali fossero le conseguenze.

-Purtroppo la sua alleata è riuscita a salvarlo. Crediamo siano fuori Parigi e in fuga, pertanto io e Chat Noir, per trovarlo…- fece una pausa, temendo la reazione a ciò che avrebbe rivelato -…saremo fuori città per un periodo di tempo. È probabile che questa sia l’ultima volta in cui ci vedrete per un po’. Potremmo tornare sporadicamente per controllare la situazione, ma non saremo più i due supereroi attivi a Parigi a tempo pieno- affermò, toccando inconsciamente l’orecchino, che le stava iniziando a fare leggermente male.

Vide Nadja sbiancare, e prima che potesse riprendersi e tornare a bombardarla di domande, Chat Noir la anticipò.

-Questo non significa che lasceremo la nostra amata città scoperta. Ma la affideremo a mani molto sicure: le vostre- fece un altro sorriso in direzione della telecamera, questa volta più serio e incoraggiante.

Ladybug tornò a rivolgersi a Nadja.

-Abbiamo recuperato il Miraculous della farfalla, uno dei più potenti in circolazione. Sebbene Papillon lo usasse per creare supercattivi, lo scopo primario del Miraculous era quello di creare supereroi, ed è quello che farà la nostra nuova alleata: Purplefly. Una persona estremamente fidata, che molti di voi avranno già conosciuto nelle vesti di Rena Rouge- la supereroina sollevò una mano in direzione della tenda, che si aprì rivelando la nuova supereroina a tempo pieno, che entrò in studio con un enorme sorriso e si sedette con un balzo tra Ladybug e Chat Noir.

-Salve Nadja! Salve a tutta Parigi! Potete contare su di me. Farò in modo che la città sia sempre al sicuro, attacchi magici o meno- promise, con determinazione, e forse un po’ troppa eccitazione.

Nadja rimase senza parole per un minuto buono, poi accennò un sorrisino.

-Beh, si può dire che questa intervista è davvero piena di sorprese- commentò quasi tra sé, presa in contropiede da tutte le informazioni.

Ladybug, Chat Noir e Purplefly risposero a parecchie domande e spiegarono al meglio delle loro possibilità cosa sarebbe successo da lì in poi, affermando anche che la nuova supereroina sarebbe probabilmente stata accompagnata spesso da Carapace e in casi particolari anche da Queen B. 

Quando finalmente l’intervista si concluse, e i supereroi uscirono dallo studio, Ladybug non si sentiva poi molto meglio, ad essere sincera, anche se un grande macigno si era tolto dal suo petto.

-Spero davvero che mi apprezzeranno! Avrei preferito essere Rena Rouge, ma mi piace anche il nuovo costume. Spero solo che la cattiveria di Papillon non sia contagiosa- Purplefly era eccitatissima, e zompettava, come una una bambina in un negozio di caramelle, da un lato all’altro del tetto dove i supereroi si erano fermati a fare il punto della situazione,.

-Non credo, e in ogni caso noi saremo sempre qui pronti a riprendere in mano la situazione se dovessero esserci imprevisti- la rassicurò Chat Noir, divertito dal suo entusiasmo. 

-Anche se sarebbe molto meglio utilizzare i nostri Miraculous il meno possibile- aggiunse però Ladybug, sedendosi sul tetto e stringendosi un po’ infreddolita.

-Credo di sì, eppure io mi sento benissimo, non riesco proprio a capire la preoccupazione di Master Fu- obiettò Chat Noir, facendo qualche salto acrobatico per controllare le sue abilità.

Purplefly applaudì, e il gatto si inchinò.

-Che ne dite di festeggiare la pensione? Potremmo andare insieme da qualche parte- propose poi Chat Noir, pieno di energie, rivolgendosi in particolar modo a Ladybug, e girandosi finalmente verso di lei.

Il suo sorriso sparì notandola così debole.

-My Lady! Stai bene?- chiese in fretta, avvicinandosi. Purplefly fece lo stesso, preoccupata.

Ladybug alzò la testa verso di loro, e cercò di annuire e sorridere, ma non stava bene, non si sentiva affatto bene. 

Anzi, il tremore alle mani si era esteso al resto del corpo, e iniziava ad avere un forte mal di testa, come se avesse un martello pneumatico nel cervello. Gli orecchini sembravano scottare.

Ma non voleva preoccupare i colleghi, o sembrare debole. Doveva essere una leader forte e sicura.

Provò ad alzarsi e apparire normale.

-Sto bene, non preoccupatevi, ma credo che dovremmo…- la proposta di togliere i Miraculous venne interrotta quando le gambe le cedettero, e rischiò di cadere a terra, prontamente afferrata da Chat Noir, che la prese a mo’ di principessa, senza la minima difficoltà.

-Ora capisco le preoccupazioni di Master Fu- commentò il supereroe, posandole le labbra sulla fronte per controllare la sua temperatura.

Effettivamente Ladybug si sentiva febbricitante, e si strinse forte al gatto, che sembrava darle sicurezza e forza.

-Purplefly, controlla che non ci sia nessuno nei paraggi- ordinò il gatto alla nuova recluta, che eseguì in fretta, con attenzione.

-Sta tranquilla, andrà tutto bene, ti tengo- Ladybug sentì il suo collega sussurrarle all’orecchio, e si ritrovò a sorridere.

-Sono felice di vedere che resti sempre il mio cavaliere in armatura di pelle- commentò, ironica.

-L’unico e il solo- scherzò lui, con un occhiolino, ma la voce ancora seria, e preoccupata.

-Via libera!- annunciò Purplefly, atterrando davanti a loro.

-Perfetto, Ladybu…- iniziò ad incoraggiarla Chat Noir, sempre tenendola stretta, ma la supereroina aveva già capito il suo piano.

-Tikki, ritrasformami- disse al kwami, tornando Marinette tra le braccia di Chat Noir, e afferrando al volo Tikki, che cadde su di lei a peso morto, e tossì qualche bolla di sapone, prima di stringersi al petto di Marinette, provata dalla trasformazione.

La ragazza si sentì subito meglio, ma per sicurezza tolse anche gli orecchini, e li mise nella borsa che portava sempre con sé, insieme al kwami.

Fece poi cenno a Chat Noir di posarla a terra, dato che il pericolo era passato e lui doveva essere il prossimo, ma il supereroe la tenne stretta.

-Ti riaccompagno a casa. Ci vediamo domani, Purplefly- Chat Noir salutò la nuova eroina, che rispose al saluto con un’espressione a metà tra il preoccupato e il malizioso.

-A domani. Ti chiamo dopo, Marinette!- aggiunse poi, prima di zompare via e tornare a casa.

-Chat, puoi anche lasciarmi a terra, sto molto meglio adesso, e devi ritrasformarti anche tu per sicurezza- cercò di obiettare Marinette, senza però sforzarsi troppo per scendere dalle sue braccia. Oltre al fatto che erano una posizione piuttosto comoda, sapeva che con la sua sbadataggine e la debolezza improvvisa era probabile che sarebbe caduta dal tetto.

-Io mi sento bene, e riaccompagnarti a casa non mi costa nulla. Anzi, a dire il vero, mi sento…- lanciò un’occhiata all’anello, un po’ confuso, poi scosse la testa -…mi sento bene, ecco tutto. E poi mi va di godermi un po’ la vista dal tuo balcone- Chat Noir le fece un occhiolino, e Marinette si ritrovò ad arrossire senza potersi trattenere.

-Oh, beh… purché facciamo veloce- acconsentì, stringendosi a lui e lasciandosi trasportare.

Arrivarono a casa della ragazza in pochi minuti, e Chat Noir la posò delicatamente sulla sdraio, per poi poggiarsi sul balcone.

-Non riesco a credere che un oggetto così semplice sia stata la chiave di tutto- commentò il supereroe, indicando la sdraio.

Marinette sorrise tra sé.

-Già. Ma dovevamo aspettarcelo, sono sempre le piccole cose a fare la differenza- commentò, controllando Tikki che dormiva nella borsa.

Chat Noir sorrise.

-Un pensiero molto profondo, principessa. E davvero corretto- poi si guardò intorno -Forse dovrei andare, prima che mi vedano qui e indaghino al riguardo- commentò poi, zompando sul tetto.

Marinette era d’accordo, ma allo stesso tempo non riuscì a fare a meno di obiettare.

-Aspetta, Chat Noir!- lo richiamò.

Aveva una domanda, dentro, da troppo tempo, e sentiva il bisogno di esprimerla ad alta voce.

Lui si girò verso di lei, e piegò la testa, curioso.

Marinette non riusciva a guardarlo negli occhi, stringeva i pugni così forte che si stava ferendo i palmi delle mani con le unghie, ma alla fine si fece coraggio.

-Sei deluso?- chiese, sollevando lo sguardo verso di lui, senza però riuscire a incrociare i suoi occhi.

Il supereroe la guardò spaesato per un attimo, come se non capisse il motivo della domanda.

-Da cosa?- chiese, confuso.

-Da me! Insomma… non sono esattamente la Ladybug che ti saresti aspettato- Marinette iniziò a torturarsi le mani, nervosamente.

Chat Noir rimase così sorpreso che quasi cadde dal tetto, ma si riprese in fretta.

-Ma certo che no!- affermò con sicurezza, scendendo in piedi e prendendole le mani tra le proprie -Cioè, non sono deluso!- 

Marinette riuscì a guardarlo negli occhi, e l’affetto che notò fu abbastanza da farla arrossire interamente.

-Non avrei potuto chiedere di meglio! Sei sempre stata la Ladybug della classe, in lotta contro i bulli, pronta a far valere le tue idee. Mi sento stupido a non esserci arrivato prima, a dire il vero. Sono felicissimo che sei tu- la rassicurò, con un grande sorriso intenerito, facendole il baciamano.

Marinette non riuscì a trattenersi, e lo abbracciò di scatto, prendendolo in contropiede.

-Ed io sono felice che tu sia Adrien. Sono felice di conoscerti in tutte le tue vesti. Sei un sostegno importante per me, con e senza maschera- confessò, stringendolo forte.

Chat Noir ricambiò l’abbraccio, e le diede un bacio sulla fronte.

Marinette avrebbe voluto aggiungere un sacco di altre cose. Avrebbe voluto confessargli i suoi sentimenti, quanto forte fosse la cotta che aveva avuto per entrambe le sue versioni. Avrebbe voluto restare abbracciata a lui per sempre, ferma in quel momento di pace nel caos che era la sua vita, soprattutto negli ultimi giorni, ma non ebbe l’occasione di fare niente di tutto questo.

-Marinette, sei lì?- la voce di sua madre arrivò dalla camera, e i due ragazzi furono costretti a separarsi.

-A domani, principessa- la salutò Chat Noir, dandole un fugace bacio sulla guancia e scomparendo prima che Marinette potesse elaborare cosa fosse appena successo.

Rimase interdetta per un attimo, rossa quanto la tuta di Ladybug, poi la comparsa di sua madre la riscosse dai suoi pensieri.

-Eccoti! Puoi scendere in panetteria? Abbiamo bisogno del tuo aiuto- la richiamò Sabine. Marinette annuì, e cercò di tornare normale.

Per fortuna gli effetti negativi che le aveva causato il Miraculous erano già quasi del tutto spariti, perciò riuscì a tornare la pimpante e imbranata ragazza di sempre, senza che i suoi genitori sospettassero nulla.

 

Il giorno successivo, tutta la classe parlava dell’intervista fatta a Ladybug e Chat Noir, e commentavano la nuova supereroina ufficiale: Purplefly.

Alya, arrivata prima di Marinette, ascoltava i commenti con un sorrisino orgoglioso.

Fece cenno alla ragazza di raggiungerla, e Marinette eseguì, ascoltando a sua volta i pettegolezzi.

-Purplefly sembra una forza, non credi?- chiese, facendole un discreto occhiolino.

-Sono sicura che se Chat Noir e Ladybug l’hanno scelta sarà perfetta per il lavoro- rispose lei, cercando di non mettersi a ridere.

-Ragazze! Avete visto l’intervista ieri?- le raggiunse Nino, seguito da Adrien, che sorrise alle due ma non fece commenti al riguardo.

-Ne stavamo giusto parlando. Purplefly sembra affidabile, non credi?- chiese Alya al ragazzo, in tono casuale che nascondeva, almeno secondo Marinette, una traccia di minaccia.

-Certo, Rena Rouge era una brava supereroina, ma sono preoccupato per Ladybug e Chat Noir. Speriamo che prendano presto Papillon, chiunque egli sia- rifletté lui, senza dare segno di notare l’espressione pericolosa della ragazza, che però abbassò lo sguardo, sinceramente preoccupata.

-Già, concordo. Mi  mancheranno i vecchi supereroi- ammise, facendo un triste sorriso ad Adrien e Marinette.

Nino fece passare lo sguardo tra i tre, iniziando a rendersi conto che c’era qualcosa di cui era all’oscuro, ma prima che potesse chiedere chiarimenti, una voce irritata chiaramente udibile nonostante fosse dall’altra parte del cortile, attirò l’attenzione di metà scuola.

-Non riesco a credere che abbiano scelto Rena Rouge e non me!- esclamò Chloe, offesa, rivolta verso Sabrina, che annuì con vigore leggermente spaventata.

-Già, già- le diede man forte, poco convinta.

-Sono una supereroina mille volte migliore di lei!- continuò la bionda, scuotendo i capelli per darsi un tono.

Marinette alzò gli occhi al cielo. Chloe non avrebbe mai dovuto ottenere un Miraculous, figuriamoci diventare supererina a tempo pieno.

Provò a tornare al discorso e ignorarla, ma Adrien non sembrava della stessa idea, e si avvicinò a lei, con sguardo duro.

-Chloe, tutta Parigi sa la tua identità. Puoi ben capire che non potresti mai essere una supereroina a tempo pieno- cercò di farle notare, in tono rilassato. Sembrava molto più Chat Noir che Adrien. Marinette quasi si preoccupò che qualcun altro, oltre a lei e Alya, lo riconoscesse.

-Adrikins! L’identità è cosa da poco, sono comunque molto meglio della volpe. Non mi sorprenderei se diventasse cattiva come Papillon- Chloe surclassò l’obiezione di Adrien e gli si appiccicò al braccio, cercando di convincerlo della propria superiorità. Ovviamente abbassando altre persone.

Alya le lanciò un’occhiataccia, e iniziò ad avvicinarsi a lei per dirle quattro. Marinette la fermò per evitare che rivelasse inconsapevolmente la propria identità, e prima che potesse intervenire, lo fece Adrien, scostando il braccio.

-Mi dispiace dirtelo, Chloe, ma sebbene non sappia nulla di Purplefly, oltre alla sua precedente identità di supereroina, mi fido molto più di lei che di te. Se c’è una persona che rischia di diventare cattiva come Papillon, quella sei tu- le disse, sottovoce, in tono tranquillo, ma colpendo nel segno. Chloe impallidì e sgranò gli occhi, che iniziarono a riempirsi di lacrime.

-Come puoi dire una cosa del genere? Io sono un’ottima supereroina- si lamentò.

-E allora non cercare di abbassare gli altri solo per darti delle arie e inizia a fare qualcosa di buono. E intendo in modo disinteressato- concluse Adrien, in tono fermo e braccia incrociate, prima di tornare nel suo gruppo di amici.

Lo guardavano tutti a bocca aperta.

Marinette non aveva ancora lasciato andare Alya, anche se quest’ultima era rimasta congelata sul posto, un piede sollevato da qualche minuto sebbene non avesse più intenzione di andare da Chloe.

Nino fissava l’amico come se lo vedesse per la prima volta, e Marinette, sorpresa come gli altri, notò che si controllò un attimo le mani, come ad assicurarsi di non esserti trasformato per errore di Chat Noir.

-Che succede, perché mi guardate così?- chiese poi, tornando il dolce e gentile ragazzo di sempre e fissando gli amici un po’ imbarazzato, arrossendo appena.

-Non credevo che ti avrei mai visto parlare così a Chloe!- esclamò Nino, il primo a sbloccarsi, lanciando un’occhiata alla bulla che era tornata a lamentarsi con Sabrina ma a voce molto più bassa.

-Oh, ho sbagliato? Scusate, ma non sopportavo più il suo atteggiamento di superiorità ingiustificato. Ma voi ve la immaginate con il Miraculous della farfalla?- i quattro ragazzi non trattennero un brivido.

-Beh, sei il mio nuovo eroe! Ti stai facendo perdonare per “tu sai cosa”- Alya gli fece un occhiolino, tornando rilassata e gli diede una pacca sulla spalla, incoraggiante.

Poi Adrien guardò Marinette, l’unica che non si era ancora del tutto ripresa.

E in effetti Marinette non aveva idea di come reagire.

Da un lato, vederlo perdere le staffe con Chloe, in questo modo, era stato davvero soddisfacente, doveva ammetterlo. Ma d’altro canto… non era una cosa molto da Adrien, e neanche troppo da Chat Noir.

Era stato educato e non crudele, è vero, ma comunque molto strano per il suo carattere. E Marinette era certa di conoscerlo davvero molto bene, in tutte le sue vesti.

Decise infine di non rifletterci troppo. Dopotutto aveva difeso Alya e le decisioni che entrambi avevano preso. 

Sorrise, facendolo rilassare leggermente.

-Speriamo che Chloe si renda finalmente conto dei suoi errori- commentò, anche se non ci sperava più di tanto.

-Non credo di avere abbastanza potere, ma in fondo so che non è cattiva. Magari un rimprovero alla volta le farà bene- Adrien alzò le spalle e sorrise speranzoso, tornando del tutto come al solito.

La campanella incoraggiò gli studenti ad andare in classe.

Anche se nessuno riuscì a concentrarsi durante le lezioni. Il ritiro dei due supereroi principali, l’arrivo di una nuova supereroina e la gita di classe erano l’argomento principale della giornata.

-Ehi, Marinette- la chiamò Adrien piegando la testa verso di lei durante un cambio dell’ora.

-Sì?- chiese lei, piegandosi verso di lui, e vedendolo al contrario.

-Tu vieni alla gita di classe? Non ne abbiamo parlato- le chiese con nonchalance, ma Marinette capì i messaggi nascosti in quella frase.

Non le stava solo chiedendo se sarebbe andata, ma anche il permesso per andare a sua volta. 

Marinette non ci aveva ancora pensato, anche se avrebbe dovuto, dato che la scadenza era tra un paio di giorni. In effetti erano in pensione, ormai, e Alya sarebbe rimasta a Parigi, quindi in grado di proteggerla se Nathalie fosse tornata all’attacco.

-Non lo so, ma penso di si- disse poi -Credo che ne parlerò stasera con i miei genitori- gli rispose, cercando di fargli capire che era soprattutto con lui e con Master Fu che avrebbe dovuto parlarne, quella sera.

Adrien annuì.

-Io devo ancora convincere mia madre, ma penso che acconsentirà. Spero davvero che riusciremo ad andare entrambi. Non ho mai partecipato ad una gita di classe- commentò, con occhi brillanti.

Marinette, osservando così da vicino il suo entusiasmo, non riuscì a controllare il suo cuore, che iniziò a battere furiosamente.

E pensare che fino a qualche giorno prima aveva smesso di avere una cotta per Adrien in favore di Chat Noir. Ora che aveva scoperto che i due erano la stessa persona, la cotta si era solo ampliata. In effetti quella era un’altra questione che avrebbero dovuto affrontare, per quanto imbarazzante potesse essere.

-Grazie della tua considerazione, Adrien- si introdusse nella conversazione Nino, ridacchiando.

-In che senso?- chiese lui, cadendo dalle nuvole e tornando dritto.

-A me non hai chiesto se partecipo alla gita- si spiegò Nino, incrociando le braccia ma non apparendo particolarmente infastidito.

-Pensavo venissi, no? Anche tu, Alya…- si interruppe di scatto, iniziando a riflettere, e lanciò un’occhiata preoccupata a Marinette, che dovette trattenersi dal ridere. Probabilmente si era appena reso conto che se Alya fosse andata in gita la città sarebbe stata scoperta, e quindi loro dovevano restare.

-Io resto qui, Romeo- Alya interruppe i suoi pensieri, con tono divertito. Probabilmente anche lei era riuscita a seguire il suo filo di pensieri. 

-Oh, mi dispiace! Ma perché?- cercando di apparire deluso quando in effetti era chiaramente sollevato, Adrien indagò.

-Problemi in famiglia- Alya sventolò la mano come se la questione non fosse troppo importante.

-E dato che la mia Giulietta resta qui, le farò compagnia anche io- aggiunse Nino, alzando le spalle.

-Oh- questa volta, Adrien era decisamente deluso -Mi dispiace. Io e Marinette vi porteremo un souvenir… cioè, sempre se andiamo- 

-L’unico souvenir che accetto è che siate una coppia, appena tornate- Alya lanciò loro un’occhiata penetrante, facendoli arrossire entrambi.

-Alya!- si lamentò Marinette, seppellendo il volto tra le mani.

-Beh… speriamo- sussurrò invece Adrien, con un sorrisino appena accennato.

-Uh?- Marinette purtroppo non lo sentì molto bene, e prima che potesse indagare o ignorare il commento, l’arrivo dell’insegnante interruppe ogni discussione.

 

Quando Marinette tornò a casa dopo le lezioni, era davvero stanca, molto più del solito.

Sperò davvero che non fossero effetti collaterali dell’uso dei Miraculous. Anche se probabilmente era solo provata da tutto quello che era successo negli ultimi giorni, anche se, con Adrien e Alya, il peso sulle sue spalle era stato notevolmente ridotto.

E in effetti poteva tranquillamente andare in gita, dato che in ogni caso Master Fu le aveva sconsigliato di utilizzare il Miraculous e non c’era più Papillon a fare danni troppo gravi.

Appena si mise sul letto per riposarsi, prese il telefono e fece il numero del guardiano dei Miraculous.

-Pronto, Marinette. È successo qualcosa?- gli rispose lui dopo uno squillo, preoccupato.

-No, la situazione è sotto controllo. La ringrazio ancora per aver acconsentito a far entrare Alya nel team- lo rassicurò, sorridendo pensando alla gioia della sua migliore amica.

-È stata una buona idea. Ma ti ricordo che utilizzare nuovamente i miraculous della coccinella e del gatto nero potrebbe essere molto…- cominciò ad avvertirla, ma Marinette aveva sentito fin troppe volte quel suggerimento.

-…Pericoloso. Non si preoccupi, staremo attenti. A proposito di questo. Io e Adrien abbiamo la gita di classe, la prossima settimana, e mi chiedevo se potessimo andare, ora che i nostri servigi da supereroi sono in stallo. Potrei sempre portare il Miraculous del cavallo per ogni evenienza- chiese, incrociando le dita.

Voleva andare a quella gita più di quanto riuscisse ad ammettere. Non solo era un’occasione per avvicinarsi ad Adrien, come Alya aveva suggerito, ma aveva bisogno di riposo e tranquillità lontana dai drammi della città, e quella sembrava l’occasione migliore.

-Non credo che ci siano problemi. Non è neanche necessario portare il Miraculous del cavallo. Purché Purplefly resti in città- la rassicurò Fu, facendola saltellare sul letto dalla gioia.

-Grazie, grazie mille!- esclamò, facendolo ridacchiare.

-Stai comunque attenta, e tieni il Miraculous con te per sicurezza. Non possiamo rischiare che finisca nelle mani sbagliate- la mise comunque all’erta, e lei annuì vigorosamente.

-Non si preoccupi. Io e Adrien siamo affidabili- lo rassicurò.

Dopo la chiamata con il Guardiano, Marinette valutò se chiamare o no Adrien, ma lui la anticipò.

Quando vide il nome del ragazzo sullo schermo, Marinette sorrise e rispose immediatamente.

-Adrien, stavo per chiamarti- gli rivelò, ridacchiando e uscendo sul balcone per avere migliore ricezione e godersi l’aria fresca.

-Siamo ormai connessi, principessa- rispose lui, facendola arrossire.

Marinette immaginò un occhiolino molto alla Chat Noir con quella frase.

-Ho parlato con Master Fu. Ci ha dato l’ok per la gita- lo avvertì lei, e lo sentì esultare dall’altra parte della cornetta.

-Non sai quanto ne sono felice. Anche mia madre mi ha detto che va bene, anche se le mancherò molto per una settimana. Finalmente possiamo staccare un po’- Adrien sospirò, rilassato.

Marinette non poteva che trovarsi d’accordo.

-Già. Verona non è la meta che avrei scelto, ma sono felicissima di allontanarmi un po’ da Parigi- ammise, sentendosi un po’ in colpa ma non riuscendo a nascondere il suo sollievo al ragazzo, che ridacchiò tra sé.

-Ti capisco benissimo, principessa. Sarà una settimana stupenda, vedrai- le assicurò, in tono dolce.

Marinette sorrise tra sé, sentendosi molto meglio, e si mise sulla sdraio. Ogni volta che pensava o parlava con Adrien/Chat Noir, le veniva spontaneo avvicinarsi alla sdraio. Era stato il piccolo dettaglio che aveva permesso che scoprissero le rispettive identità, e Marinette lo considerava un anello di congiunzione tra i due.

-Sai, sono sulla tua vecchia sdraio- commentò Adrien, non trattenendo una risata nostalgica.

Marinette fece lo stesso.

-Io sono su quella nuova- ammise.

-Wow, siamo davvero collegati. Oh, a proposito. Ti andrebbe di andare a prendere un gelato, questo weekend?- le chiese, in tono casuale e allegro.

Marinette non trattenne un sorriso smagliante.

-Certo, con piacere- acconsentì, cercando di non risultare troppo esagitata nella risposta.

-Fantastico! Ti passo a prendere davanti casa e andiamo insieme al parco- propose.

Marinette avrebbe voluto chiedere se fosse un appuntamento, più per prenderlo un po’ in giro dato che era piuttosto certa di poterlo considerare tale, ma Adrien parlò prima che potesse farlo lei.

-Scusa, devo staccare. Mia madre mi sta chiamando. Ci sentiamo, Marinette- dopo un rapido saluto, la ragazza interruppe la chiamata, e sospirò.

Si sistemò più comodamente sulla sdraio e si concesse di respirare e rilassarsi.

Ormai il peggio era passato, aveva fatto del suo meglio e aveva risolto il più possibile i suoi errori.

Forse, forse finalmente poteva riposarsi e smettere di preoccuparsi.

Chiuse gli occhi, e ci sperò con tutto il cuore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Non serve che vi dico che se mancano due storie e uno spin-off, i drammi sono tutt’altro che finiti. Ma meglio che Marinette non lo sappia e si goda il momento.

Che dire del capitolo, si introduce ufficialmente Purplefly, Marinette e Adrien hanno il permesso di andare in gita, e ormai nulla trattiene i due amanti dallo stare insieme, almeno si spera.

Però c’è qualcosa di strano, non trovate? Adrien non è mai stato così con Chloe, per quanto gli desse fastidio il suo comportamento. 

Ha deciso di smuoversi? O c’è qualcosa che non va in lui? Qualcosa di sottile, di misterioso. Qualcosa che… è il titolo della storia.

Naaah, sicuramente è solo protettivo nei confronti dei suoi amici :)

Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ammetto che il numero di recensioni non mi fa ben sperare e mi abbatte un po’, ma spero comunque che i lettori silenziosi apprezzino la storia per il momento. Non nego che un feedback sarebbe davvero gradito, anche di poche righe.

Un bacione e alla prossima :-*

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Corrupted 

Capitolo 4

 

Quel sabato, Adrien si presentò davanti casa della ragazza con un sorriso e senza scorta. Ci aveva messo parecchio a convincere sua madre a lasciarlo andare senza il Gorilla, ma alla fine ce l’aveva fatta.

Progettava di invitare Marinette a prendere un gelato da talmente tanto tempo che era deciso più che mai a rendere il pomeriggio perfetto e indimenticabile.

Il commento di Alya sul diventare una coppia a Verona era stato allettante, ma se poteva andare in gita già accoppiato sarebbe stato ancora meglio, e quell’appuntamento, perché lo definiva assolutamente tale, sarebbe stato uno stupendo e perfetto punto di partenza.

Certo, in teoria.

Entrò in pasticceria con una sicurezza che non gli apparteneva del tutto ma cercò di recuperare dal Chat Noir dentro di lui, e si rivolse alla signora Cheng che in quel momento era in cassa.

-Buon pomeriggio, signora Cheng- la salutò educatamente, piegando appena la testa con rispetto.

-Adrien, come stai? Marinette si sta preparando, ma dovrebbe scendere a momenti- lo avvertì, con sguardo leggermente malizioso.

-La aspetto qui. Se vuole posso aiutarla per un po’- si offrì d’impulso, senza neanche sapere il motivo. Probabilmente era troppo agitato e restare fermo non gli sembrava una buona idea. Inoltre era la sua futura suocera… probabilmente. Insomma, Adrien sperava potesse diventare la sua futura suocera, e voleva fare una buona prima impressione.

-Non preoccuparti, caro. Piuttosto, nell’attesa vuoi un macaron?- lo incoraggiò lei con un occhiolino, porgendogli un vassoio con degli assaggi.

Adrien osservò i macaron con occhi letteralmente brillanti, e ne prese uno come se fosse un tesoro prezioso.

-Grazie mille, signora Cheng- divorò il macaron con apprezzamento. Adorava i dolci, soprattutto quelli della pasticceria della sua cotta.

In effetti era piuttosto fortunato. Non solo si era innamorato di una ragazza straordinaria e credeva che lei ricambiasse. Ma la ragazza in questione aveva anche una famiglia meravigliosa, proprietaria di una pasticceria, e con un ramo cinese, lingua che studiava. Si poteva considerare proprio destino.

-Allora, qual è il programma?- chiese la signora Cheng con un sorrisino inquisitorio.

Adrien era decisamente molto più preoccupato per lei che per il signor Dupain, e ci teneva parecchio a fare una buona impressione.

-Pensavo di fare una passeggiata fino al parco e prendere il gelato di Andre. Restare al parco per un po’, fare una passeggiata e poi riportarla a casa prima di cena- non era un piano complesso, ora che lo diceva a voce alta, ma voleva stare con Marinette. Parlare con lei e non distrarsi con un film o con cose troppo elaborate. Ultimamente non avevano occasioni di stare soli insieme e parlare un po’.

-Mi sembra un piano stupendo. A Marinette piacerà molto- la signora Cheng gli sorrise materna, facendogli tirare un leggero sospiro di sollievo. Non si era neanche reso conto di quanto fosse teso.

Mentre la sua futura, si spera, suocera tornava alla cassa, dato che alcuni clienti erano appena entrati in negozio, Marinette iniziò a scendere, in tutta fretta, un po’ affannata.

-Adrien, sei già qui! Scusa il ritardo! Ho perso il conto del tempo!- si giustificò, rischiando di inciampare ma recuperandosi all’ultimo istante.

Gli occhi di Adrien si illuminarono, e il sorriso si allargo esponenzialmente. Marinette era stupenda.

Si era vestita meglio del solito, e i capelli erano sciolti e le ricadevano sulle spalle in modo armonioso. Il volto era paonazzo, e il trucco leggermente sbafato, ma era meravigliosa in ogni caso.

Probabilmente Adrien l’avrebbe considerata tale anche se si fosse messa un sacco di iuta addosso.

-Non preoccuparti, non ho aspettato molto, e adoro la pasticceria- Adrien si affrettò ad avvicinarsi per salutarla con un baciamano alla Chat Noir, ma con la signora Cheng che li controllava con la coda dell’occhio, si fermò a metà strada, e si limitò a stringerle la mano, dandosi mentalmente dello stupido per la formalità e la stranezza del saluto.

Marinette lo salvò in extremis mettendogli una mano sul braccio, e iniziando ad avviarsi fuori.

-Ne sono felice. Mamma, noi usciamo, siamo di ritorno per cena- avvertì la madre, che li salutò con un cenno.

-Arrivederci, signora Cheng- la salutò Adrien, cordiale, prima di venire trascinato fuori.

-Allora, qual è il programma?- chiese Marinette, una volta usciti, senza lasciargli il braccio, e con un sorriso carico di aspettative.

Adrien si maledisse per non aver progettato nulla di elaborato.

Mannaggia a lui!

-Beh… pensavo di andare al parco, prendere un gelato, e poi passeggiare insieme- ammise, un po’ imbarazzato, senza guardarla.

-Mi sembra perfetto! Mi devi un gelato, dopotutto. Ti ricordi quando Andre è stato akumizzato? Mi avevi dato buca- gli fece presente, facendolo arrossire ulteriormente, e seppellire il volto tra le mani mentre la consapevolezza di quante volte aveva chiamato Marinette un’amica o l’aveva trascurata in favore di Ladybug si faceva strada dentro di lui.

Certo che era stato davvero un idiota.

-Non farmici pensare- la supplicò, facendola ridacchiare.

-Su, non crucciarti. Anche Ladybug ha dato buca a Chat Noir sul tetto della scuola, quella sera- ricordò, cercando di farlo sentire meglio.

Ci riuscì per circa cinque secondi, perché dopo averla guardata riconoscente, Adrien si rabbuiò nuovamente.

-Sì ma tu sei venuta, Marinette- le fece notare. In effetti poi lui l’aveva portata sul tetto, dopo che Chat Noir aveva visitato Marinette quando entrambi erano giù per gli appuntamenti mancati.

Se solo fossero stati più consapevoli. Si sarebbero risparmiati parecchi inutili cuori spezzati.

Marinette ci pensò su, ma poi si rassegnò a non trovare nulla per ribattere.

-Ok, ma non pensiamo al passato. Mi stai portando a prendere un gelato adesso, e non posso esserne più felice- ammise, arrossendo e stringendogli più forte il braccio, facendolo arrossire a sua volta.

-Siamo in due, Buginette- la prese in giro lui, mettendole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

-Sai, stai benissimo con i capelli sciolti. Sei bellissima oggi- si complimentò, facendola arrossire.

-Cioè, tu sei sempre bellissima, ma oggi ancora di più, anche se è difficile, e saresti bella comunque, ma…- iniziò a balbettare Adrien, messo in soggezione dagli occhi blu della ragazza, che lo guardavano con intensità.

Cavolo, sarebbe dovuto andare all’appuntamento come Chat Noir, era sempre molto più facile essere lui.

-Anche tu sei incantevole, micetto- lo interruppe lei, dandogli un bacio sulla guancia e spegnendolo del tutto per qualche secondo.

Erano entrambi talmente rossi che avrebbero potuto alimentare i forni della pasticceria dei Dupain-Cheng.

Alla fine fu Marinette a rompere il silenzio, ripresa più di Adrien ma senza riuscire a guardarlo negli occhi.

-Credo che non sia molto sicuro chiamarti “micetto”. Se qualcuno ci sentisse potrebbero insospettirsi- spostò la conversazione sul loro argomento più comune negli ultimi tempi: le identità segrete da supereroi.

Adrien avrebbe preferito non pensarci, quel giorno, ma Marinette faceva bene a preoccuparsi.

-In effetti potrebbe risultare strano, soprattutto unito al mio My Lady, Bugaboo e insettina. Questi ultimi effettivamente non sono un granché a meno che non siano rivolti a Ladybug- rifletté anche lui, tornando di un colorito decente nel pensare a come chiamare la ragazza che gli piaceva.

-In effetti… non sono mica un ragno- si lamentò Marinette, facendo la finta offesa.

-Credo che mi limiterò a “principessa”. Trovo che sia molto appropriato e difficilmente sgamabile- pensò poi, facendo un occhiolino a Marinette, che tornò un po’ rossa.

-Tu sei più complesso, però. Mi verrebbe in mente…- iniziò a dire la ragazza, ma si interruppe di scatto, divenne ancora più rossa, e seppellì il volto con la mano libera -Sono davvero un’idiota- borbottò tra sé.

-Cosa?- indagò Adrien, curioso e divertito.

-Ti ricordi Gigantitan?- chiese lei, sottovoce.

Adrien annuì. Era a fare un photoshoot lì vicino, poi un bambino era stato akumizzato e si era quasi fatto mangiare come nei più cupi manga giapponesi con uomini alti trenta metri. Ora che ci rifletteva, anche Marinette era lì vicino, e aveva rifiutato un passaggio a casa da parte sua.

-Se ti dicessi che io e altre ragazze avevamo organizzato un piano elaborato per farmi parlare con te e il tuo nome in codice era Ranuncolo sembrerei tanto pazza?- chiese Marinette, velocemente e con la voce che si abbassava di volume ad ogni parola.

Adrien però capì grossomodo tutto, e scoppiò a ridere, facendola ritirare mortificata.

-Sei adorabile, Marinette. Eravate tutti fiori? Tu che fiore eri?- chiese, sinceramente curioso, e facendola arrossire ancora di più.

Era così scarlatta che sembrava essersi trasformata in Ladybug.

-Fiore di loto- ammise, in un sussurro.

-Ti si addice un sacco- la rassicurò Adrien, stringendole forte la mano.

Un momento, quando si erano presi per mano? Adrien ricordava che Marinette gli stava tenendo il braccio.

Oh, beh. Non se ne lamentò affatto.

Parlando di quella situazione e risalendo a situazioni precedenti, i due ragazzi raggiunsero in fretta il parco.

Tutto era perfetto. Non sembravano esaurire argomenti di conversazione, e Adrien si sentiva leggero come una farfalla… una farfalla non akumizzata, sia chiaro.

Fu solo quando raggiunsero Andre che Adrien lasciò andare la mano di Marinette, per prendere i soldi e offrirle il gelato. Interrompere quel contatto fu un grande sacrificio, ma si ripromise di riprenderla quanto prima.

-Oh, che bella coppietta. Ho giusto giusto i gelati che fanno per voi- il gelataio mise insieme i gusti. I gelati dei due ragazzi si completavano a meraviglia. 

-Puoi tenere un attimo il mio, Marinette?- chiese Adrien, armeggiando nel portafogli.

-Aspetta, posso pagare la mia parte- provò ad obiettare lei, prendendo comunque entrambi i gelati.

-Insisto nell’offrire io. Ti devo un gelato dopotutto, hai dimenticato?- le fece un occhiolino, e lei alzò gli occhi al cielo ma non ribatté.

-Allora, fidanzatini da tanto? Anniversario galante?- indagò poi Andre, aspettando i soldi ma molto più concentrato sui gossip.

-Beh, in realtà…- iniziò ad obiettare Adrien.

La sua intenzione era quella di concludere con “…è il nostro primo appuntamento”, ma ne fu impossibilitato, perché l’ultima voce che avrebbe voluto sentire quel giorno lo interruppe, e lo fece rabbrividire.

-Adrikins!- Chloe corse verso la coppia e si aggrappò con forza al braccio di Adrien, che fu colto così di sorpresa da rischiare di fare cadere il portafogli, le monete e, se l’avesse avuto in mano, anche il gelato. 

-Chloe… che ci fai qui?- chiese Adrien, con il sorriso più tirato che riuscisse a mostrare e cercando di non risultare troppo rude.

-Sono venuta a trovarti a casa, anche per salutare tua madre, e mi ha detto che eri al parco con amici. Mi sono detta che dovevo assolutamente raggiungerti. Come puoi fare un’uscita con amici senza la tua amica numero uno?!- Chloe scosse la coda e ammiccò con fare civettuolo.

Fu l’inizio della fine.

Adrien dovette trattenersi con tutto sé stesso per non prendersi la testa tra le mani e grugnire infastidito, e si limitò a sospirare discretamente in modo rassegnato e lanciare a Marinette un’occhiata di scuse.

Marinette però non lo stava guardando. A testa bassa, si fissava tristemente le punte delle scarpe e teneva ancora in mano i gelati, con presa tremante.

Ignorando del tutto Chloe, Adrien pagò in fretta il gelataio e prese il proprio gelato, attirando l’attenzione di Marinette, che sollevò lo sguardo e gli fece un sorriso un po’ tirato.

-Pensavo che fossi qui con i due nerd. Dove sono?- indagò Chloe, avvicinandosi ad Adrien e storcendo il naso notando Marinette, i gelati, e quanto chiaramente Adrien la stava ignorando.

-Non ci sono- iniziò a spiegare Adrien, deciso a mettere le cose in chiaro e liberarsi della presenza non gradita. Voleva bene a Chloe, in fondo, ma non aveva intenzione di lasciarle rovinare il suo primo appuntamento con Marinette -A dire il vero, Chloe, io e Marinette…- ma proprio  mentre stava per dire “siamo nel mezzo di un appuntamento” venne nuovamente interrotto da altre voci conosciute che non si sarebbe minimamente aspettato di incontrare.

-Ragazzi! Anche voi qui?- li salutò la voce squillante di Kim, che passeggiava insieme a Max e Alix, accompagnati dal piccolo Markov, che seguiva Max per aria e girò intorno a Marinette e Adrien, incuriosito.

-I gelati di Andre sono per coppiette. Aggiungo al database che state insieme?- chiese il robot, rivolgendosi a Marinette con occhi a cuore.

-Ma certo che no! Un gelato non significa niente!- obiettò immediatamente Chloe separando con una leggera spinta Marinette da Adrien, e rischiando di farla cadere a terra.

-Attenta, Chloe!- la riprese Adrien, schivandola e correndo in soccorso di Marinette, che teneva il gelato in bilico e iniziò a mangiarlo per non farlo sciogliere.

-Chloe ha ragione, Markov. Anche noi siamo venuti a prendere un gelato, dopotutto. Quelli di Andre sono i migliori del parco- Kim diede man forte a quella che a lungo era stata la sua cotta, e si avvicinò al gelataio, per ordinare.

-Beh, è stato un piacere incontrarvi. Vi lasciamo alla vostra usci…- Alix, l’unica che sembrava essersi resa conto di cosa avevano interrotto, cercò di congedarli, ma quella sembrava essere la giornata delle interruzioni, perché Kim, che non la stava ascoltando, troppo assorto nello scegliere i gusti, la fermò con una proposta rivolta ai tre compagni di classe.

-Ragazzi! Che ne dite di farci un giro insieme? Stavamo parlando della gita. Tra poco ci incontriamo anche con Nathaniel- sorrise ai tre ragazzi, in particolare a Chloe.

Alix si tirò una manata sulla fronte.

-Magari vogliono restare soli- provò a suggerire Max, un po’ tra sé.

Adrien aprì la bocca per confermare e stabilire una volta per tutte che quello era, a tutti gli effetti, un appuntamento, ma Kim fu nuovamente più veloce, e pagando il proprio gelato, surclassò il commento di Max come se avesse detto una grande sciocchezza.

-Ma dai! Gli farà piacere avere compagnia, e poi volevo chiedere delle cose alla rappresentante di classe- prese Marinette per le spalle e iniziò ad avviarsi, dando troppe cose per scontate.

Adrien fece un profondo respiro per calmarsi. Alla fine non era un problema stare un po’ con i loro compagni. Lui adorava stare con loro. Magari potevano unirsi a loro per un’oretta e poi tornare all’appuntamento.

Marinette, dopotutto, sembrava apprezzare la compagnia. E poi era un buon modo per sbolognarsi Chloe, che era ancora aggrappata con forza al suo braccio.

-Chloe, potresti lasciarmi? Vorrei mangiare il gelato- le chiese con garbo. A malincuore, lei eseguì, ma gli restò praticamente appiccicata, e ci mise un po’ a recuperare Marinette, che nel frattempo ascoltava i commenti di Kim ed era stata affiancata anche da Max e Markov.

-Lo so che sarebbe bello avere più tempo libero, ma il programma prevede parecchie gite, e non credo che possiamo cambiarlo a una settimana dalla partenza- la sentì obiettare quando si avvicinò abbastanza.

-Ma ci sono così tanti musei! Non potremmo visitare almeno uno stadio? Magari potremmo saltare il carnevale? Un ballo in maschera non sembra niente di che- insistette Kim, che nel frattempo aveva già divorato il suo gelato ed era attivo e squillante come di consueto.

-Stai scherzando?! Ma se è l’unica parte bella di questa gita infernale! Ho già preparato il mio abito da gala. Mia madre ha ingaggiato il migliore stilista- si intromise Chloe.

Adrien fu sorpreso di trovarsi per una volta d’accordo con lei.

Insomma, un ballo in maschera era un’idea che gli piaceva parecchio, e Marinette stava già preparando dei vestiti per entrambi. Aveva anche promesso ad Alya e Nino che avrebbe messo su qualcosa anche per loro, non appena tornata a casa.

-Anche io sono molto eccitato per il ballo. Anche se sono certo che avrò un abito molto più bello rispetto al tuo- Adrien approfittò di un’apertura per avvicinarsi a Marinette e metterle una mano sulla spalla. Fu talmente veloce che la vide sobbalzare, e subito dopo arrossire.

-Su, Adrien, non sono una stilista famosa- si sminuì, coprendosi il volto rosso con le mani.

-Ciò non toglie che tu sia una delle migliori in circolazione- si complimentò lui, con un sorriso incoraggiante.

-Tsk, Adrien, capisco che tuo padre è scomparso, ma potevi sempre chiedere a me invece di rivolgerti a un disastro ambulante come Marinette- Chloe alzò gli occhi al cielo, indispettita, e calò il gelo nel gruppo.

Tutti guardarono Chloe sconvolti e senza parole. Lei non capì il motivo di quegli sguardi.

Adrien, dal canto suo, strinse inconsapevolmente i pugni e i denti, irrigidendosi e ritirandosi verso Marinette.

Parlare di suo padre era ancora parecchio doloroso, per lui. Era come gettare sale su una ferita aperta, profonda, e sanguinante.

E ogni volta che la sua mente sfiorava l’argomento, sentiva qualcosa, dentro di lui, accendersi. Una luce tenue e pericolosa che cercava di tenere a bada inconsciamente e con molta difficoltà.

-Chloe, ti sembra davvero il caso?- commentò Marinette, parlando per prima, e lanciando un’occhiata penetrante in direzione della bionda, che rispose senza capire a cosa si stesse riferendo.

-È la pura verità che sei un disastro, Marinette. Anzi, è probabile che rovinerai la gita, come tuo solito- Chloe riprese il braccio di Adrien, con forza, come ad asserire dominanza.

Fu la goccia che fece traboccare il vaso. 

La tenue fiamma nel petto di Adrien si rivelò appartenere a una bomba, perché esplose.

Si liberò dalla presa di Chloe con uno strattone che per poco non la fece cadere a terra. Venne salvata dall’intervento tempestivo di Alix, che era proprio dietro di lei.

-Sta zitta, Chloe! E non toccarmi!- le urlò poi contro, facendola indietreggiare ulteriormente, sconvolta. Probabilmente le avrebbe detto anche altro, ma venne, anche questa volta, interrotto.

-Adrien…- Marinette gli aveva infatti messo una mano sulla spalla, e cercava di calmarlo. L’interruzione, questa volta, fu ben accetta, perché fu come svegliarsi da un sogno. Un sogno poco piacevole, a dirla tutta.

Quando incrociò lo sguardo di Chloe, confuso e disorientato, e poi notò quello dei compagni, sorpresi e preoccupati, iniziò a rendersi conto che il suo scatto era stato esagerato e incontrollato, ma fu l’occhiata allarmata di Marinette a farlo sentire completamente sbagliato.

Prima di poter fare qualsiasi cosa, prima di riuscire a pensare a cosa fare, il suo corpo agì per lui, e scappò via, cercando un luogo isolato dove riordinare le idee, calmare il battito furioso nel suo cuore e spegnere le fiamme che si erano accese nel suo petto.

Non era da lui perdere la calma e agire in quel modo. Ma quei giorni si sentiva completamente fuori controllo, nel bene e nel male. E si sentiva in colpa nello sfogarsi maggiormente contro Chloe. Dopotutto, per quanto sgradevole, era comunque la sua più vecchia amica, e Adrien sapeva che sotto la corazza viziata si nascondeva una ragazza gentile… beh, più gentile di quanto desse a vedere.

Una volta raggiunto un angolo solitario e nascosto, Adrien si sedette a terra, e si prese la testa tra le mani, respirando profondamente per tranquillizzarsi.

Quanto avrebbe voluto trasformarsi in Chat Noir e farsi un giro per Parigi, senza preoccupazioni di sorta. Quando era il supereroe si sentiva molto più sicuro, e in gamba, e libero. Libero da ogni ingiustizia, libero da genitori crudeli, amici egoisti, pesi sulle spalle. In fondo, sapeva che non era libero neanche in quel caso, ma si sentiva tale. Ed essere Chat Noir gli mancava. Gli mancava sentire il potere di esserlo scorrere dentro di lui.

Forse un paio di minuti potevano andare bene. Si sarebbe fatto un giro veloce e poi sarebbe tornato indietro e si sarebbe scusato con Chloe e avrebbe giustificato con una scusa il suo comportamento e la sua fuga.

Cinque minuti, dopotutto, non lo avrebbero ucciso.

Prese senza quasi rendersene conto l’anello del gatto nero, che teneva sempre in tasca. 

Dieci minuti non potevano fare nulla di male.

Ma proprio quando stava per metterselo al dito, fu interrotto per l’ennesima volta, quel giorno.

-Adrien!- sentì una voce familiare chiamarlo, e si affrettò a rimettere l’anello in tasca, sperando che Marinette non lo avesse notato.

Marinette!

Diamine, Marinette!!

Si era completamente scordato di lei. Come poteva anche solo pensare di abbandonarla a sé stessa il giorno del loro primo appuntamento, per andare in giro come gatto supereroe a smaltire l’arrabbiatura.

Certo che era il peggiore ragazzo del mondo! Era incredibile che un sacco di ragazze avessero una cotta per lui.

-Marinette…- la chiamò a mezza voce, sollevando lo sguardo verso di lei, che si affrettò a raggiungerlo e a sederglisi accanto.

-Stai bene? Cosa è successo?- chiese la ragazza, preoccupata.

Bella domanda. Se lo stava chiedendo anche lui, e non aveva una risposta sensata da darle.

Sospirò, e si prese il volto tra le mani.

-Non lo so- ammise, sinceramente. 

Sentì Marinette mettergli una mano sulla testa, accarezzandola come se lui fosse un gatto.

Il contatto affettuoso, che non necessitava di essere accompagnato da parole di conforto, servì a calmarlo molto più di quanto una passeggiata da supereroe avrebbe potuto fare. 

Dopo qualche minuto, fu Adrien a parlare, anche se non era del tutto certo di riuscire a spiegare esattamente la sensazione che aveva provato.

-Mi sono sentito come addormentato. Cioè, non proprio addormentato, ma non mi rendevo del tutto conto di quello che stavo dicendo o facendo. Era come se tutta la rabbia che ho mai provato in vita mia stia dentro di me pronta ad esplodere da un momento all’altro. E oggi è stato uno di quei momenti- tentò di descrivere le strane e confuse emozioni che continuavano a vorticare nel suo petto.

Marinette smise di accarezzargli la testa e si prese il mento con la mano, pensierosa.

-Credi possa avere a che fare con il miraculous? Forse è uno degli effetti collaterali di cui parlava Master Fu- provò a suggerire la ragazza, preoccupata.

Era una teoria piuttosto plausibile, in effetti. Adrien non ci aveva pensato, e si sentiva leggermente sollevato all’idea. Certo, era grave, ma almeno quegli scatti d’ira e irritazione non erano totalmente colpa sua. 

Era davvero fortunato ad avere un’amica così in gamba affianco.

…beh, più che amica, sperava.

-Ne parlerò con lui. Forse sarebbe il caso di non andare in gita- continuò poi Marinette, abbassando lo sguardo e mordendosi il labbro, preoccupata.

-No!- esclamò Adrien, di getto, facendola sobbalzare leggermente.

-Insomma…- cercò di recuperarsi il ragazzo, abbassando la voce e provando ad assumere un tono rilassato -Non useremo più i Miraculous, e poi non credo sia colpa dell’anello. Forse semplicemente devo superare quello che è successo con mio padre, e credo che andare via da Parigi sia la scelta migliore- provò a convincerla. 

Sapeva, in cuor suo, che Marinette aveva ragione e dovevano investigare, ma sentiva il bisogno di andare in gita. Era la sua prima gita scolastica, forse anche l’ultima, e non voleva perdersela. Una settimana fuori dai problemi. Una settimana solo con Marinette… e il resto dei compagni di classe, ma comunque in compagnia di gente alla quale voleva bene e con cui poteva distrarsi.

Era rischioso, ma doveva andarci, doveva andarci a tutti i costi.

Marinette lo guardò negli occhi, e sembrò leggere tutta la sua trepidazione.

Annuì leggermente.

-Hai ragione, ne hai passate tante, è normale perdere il controllo. Sappi che puoi sempre contare su di me, per qualsiasi cosa- gli assicurò, prendendogli la mano e stringendola con forza.

Adrien accennò un sorriso riconoscente.

-Grazie, Marinette. Per me è lo stesso. Torniamo dagli altri? Vorrei scusarmi con Chloe- era l’ultimo dei suoi desideri, ma sentiva di doverlo fare, e poi l’appuntamento era andato completamente a monte, tanto valeva trasformarlo in un’uscita tra amici decente.

E alla fine, con quella speranza nel cuore, gli animi si distesero, e Adrien si divertì parecchio, a dirla tutta.

 

Quella notte, alle due passate, Emilie entrò lentamente e con attenzione in camera del figlio, che avrebbe dovuto dormire della grossa.

E in effetti lo trovò a letto, con il respiro regolare, ancora vestito come era rientrato a casa e sopra le coperte.

La sua mano destra sfiorava il telefono che aveva poggiato sul comodino accanto al letto, la sinistra era protesa verso un sacchetto di macarons che gli erano stati gentilmente offerti dai signori Cheng dopo il suo “appuntamento” con Marinette.

Emilie non riuscì a trattenersi dall’alzare gli occhi al cielo al solo pensiero che il suo piccolo era rimasto l’intero pomeriggio con quella ragazza. Non riusciva proprio ad accettare che stare l’intera giornata fuori l’avesse reso così felice. Almeno aveva indirizzato Chloe al parco per rovinare l’uscita, anche se non credeva avesse fatto poi tanto effetto.

Emilie si avviò verso il telefono, per cercare qualche informazione o anche solo per metterlo via in modo che non disturbasse il sonno del figlio, e rimase doppiamente infastidita quando si rese conto che era nel bel mezzo di una chiamata con Marinette, che si sentiva ronfare beatamente dall’altro lato della cornetta.

Spense in fretta, rischiando di spaccare lo schermo per la frustrazione, e mise l’oggetto a caricare, lontano dal figlio.

Si erano addormentati insieme. Sarebbe stato anche piuttosto dolce, se solo Emilie non odiasse l’idea che suo figlio le venisse strappato dal petto, per di più dalla stessa ragazza che gli aveva portato via il marito.

Nathalie gli aveva riferito ogni cosa. Ladybug, Chat Noir, le loro rispettive identità. E la rediviva non si era rassegnata all’idea che il marito si fosse sacrificato per lei, e aveva tutte le intenzioni di recuperare i gioielli e riequilibrare il mondo, con un piano molto più pensato rispetto a quello del temibile Papillon.

Purtroppo non aveva la minima idea di dove fossero i due Miraculous, al momento, dato che aveva controllato ogni anfratto della camera del figlio e aveva trovato solo formaggio e calzini puzzolenti. Era anche del tutto certa che non lo indossasse, quindi probabilmente lo aveva restituito al gran maestro, di cui purtroppo non conosceva l’identità.

Aveva anche controllato le orecchie della signorina Dupain-Cheng, quando aveva ripreso Adrien da scuola, e il Miraculous non si trovava lì.

Avrebbe approfittato della sua assenza durante la gita per controllare anche camera sua, ma temeva non avesse i gioielli magici.

Beh, niente di grave.

Aveva un piano di semplice attuazione e decisamente efficace.

Prese una coperta, e la mise sul figlio, prendendo poi il sacchetto di dolci, ormai quasi finito, che aveva tutta l’intenzione di buttare nel cestino.

Poi gli diede un bacio sulla fronte, e per sicurezza controllò nuovamente che non avesse alcun gioiello sospetto.

Una volta appurato che non indossasse nulla, sorrise e gli rimboccò al meglio le coperte.

Molto meglio così. Non aveva la minima intenzione di fare del male a suo figlio. Lei lo avrebbe protetto da qualsiasi cosa, anche in modi non convenzionali.

Lo stesso non si poteva dire di quella eroica ragazzina che cercava di portarglielo via.

Era guerra aperta, ed Emilie era un’avversaria silenziosa, strategica e molto, molto pericolosa.

E otteneva sempre quello che voleva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Dai, questo capitolo è pieno. Ci sta tutto!

Un appuntamento fluffuoso (beh, più o meno, la prima parte), un mistero su Adrien e un’analisi di ciò che sente e prova, un’altra scena tenera, un cliffhanger finale (beh, piuttosto scontato) e piccole anticipazioni per il futuro.

A proposito del cliffhanger. Per tutti i lettori, presenti e futuri. Questa è la mia versione di Emilie, non ci tiene a rispecchiare quello che in futuro sarà il canon (dato che per il momento abbiamo solo un corpo in coma) ed è principalmente un headcanon, al punto che è quasi un personaggio originale. Ma non posso fare altrimenti con le mie risorse limitate. E poi adoro pensare alla mamma di Adrien come una persona peggiore del marito. Lo so, sono sadica.

E a proposito di sadismo, annuncio che questo capitolo pieno e interessante segna il midseason finale. La storia da oggi andrà in hype per circa otto settimane. 

Lo so cosa state pensando: “Ma come, la storia è appena iniziata e già  la interrompi di nuovo?! Ti vengo a cercare sotto casa!”

Non è una vera e propria interruzione, perché sabato prossimo inizia *rullo di tamburi* “L’ombra oscura e la dama scarlatta”, uno spin-off che parlerà della gita!!! Sì, la gita a Verona, e vi lascio immaginare chi siano L’ombra scura e la dama scarlatta.

La storia sarà collegata e scollegata al tempo stesso, ma se volete avere più informazioni sulla corruzione vi conviene leggerla. Anche se si farà un riassunto alla fine di questi due mesi di hype.

Metterò qui il link per la storia: L’ombra oscura e la dama scarlatta

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e mi piacerebbe davvero sentire un’opinione al riguardo, sono molto curiosa di leggere le vostre impressioni o teorie.

Appuntamento alla prossima settimana con lo spin-off.

…o a due mesi con il continuo.

In ogni caso, alla prossima :-*

 

 

 

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