La Nostra Storia- Kremshin's voice

di Ary_S
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un inizio non male ***
Capitolo 2: *** Tutto sta per cominciare ***
Capitolo 3: *** La verità sulle persone è spesso celata... ***
Capitolo 4: *** Villa Zofirus ***
Capitolo 5: *** Il bello di te ***
Capitolo 6: *** Incomprensioni ***
Capitolo 7: *** Pensieri ***
Capitolo 8: *** Tu sia maledetto oh vischio! ***
Capitolo 9: *** Tempesta all'orizzonte ***
Capitolo 10: *** Tensione! ***
Capitolo 11: *** Guerra contro me stesso ***
Capitolo 12: *** Convalescenza ***
Capitolo 13: *** E piove sulle tue ciglia nere, Elena ***
Capitolo 14: *** Felicità breve ***
Capitolo 15: *** Ciò che temiamo è invisibile agli occhi ***
Capitolo 16: *** Verità celata nell'ombra ***
Capitolo 17: *** Rivalità.... inutile ***
Capitolo 18: *** Colpo di scena ***
Capitolo 19: *** Paura del buio? ***
Capitolo 20: *** Il Paladino della Pace Universale ***
Capitolo 21: *** La magia del crepuscolo & interminabili equivoci ***



Capitolo 1
*** Un inizio non male ***



Ciao! Questa è la mia prima fanfic, siate clementi XD

Attenzione: gli avvenimenti e i personaggi saranno un po’ del cartone e un po’ del fumetto. Alcune parti saranno scritte in terza persona, altre in prima.

Un ultimo ringraziamento molto speciale a Yaya-Sana, senza la quale le mie fanfic non sarebbero qui! ^^

Ma ora, iniziamo!

Proemio.

Un inizio non male.

<< Porca bomba! Sei stato grande! >>

Esclamai, avvicinandomi timidamente a quel ragazzino solitario. Timidamente. Già, una parola quasi sconosciuta nel mio vocabolario, ma sicuramente la protagonista di quel momento.

<< Oh, niente di che. È normale farsi rispettare dagli stupidi. >> Ribatté lui in modo vacuo, fissando il vuoto.

<< Certo. Ma comunque l’ hai fatto… con classe. Non è che ti sei difeso come loro ti hanno attaccato... in quel senso. Ti sei fatto rispettare e quei babbei sono scappati con la coda tra le gambe. Io li avrei presi a pugni… ahah… >>

Quella risatina mi morì in gola, notando che il ragazzo non faceva una piega.

<< Uhm. Sì, ho notato anche io il tuo caratterino. Mi sembri tosta, come ragazza. Niente al confronto di quelle galline di Patty e Matty… >>

Fece un sorriso enigmatico. Sembrava soddisfatto, contento, seccato ed imbarazzato nello stesso tempo.

<< Grazie… e sai invece che ho notato io?>> Ghignai maliziosa.

<< Noto che non sei molto abituato ad essere… insomma… considerato in senso buono, ecco.>>
Alzò il capo, spalancando gli occhi a palla.

<< Intendo dire che ho capito che sei una personcina fuori dall’ordinario, qui, e magari non ti trattano benissimo. La gente ti schiva… ti mette nella lista nera degli studenti…

Ti giudicano ancora prima di conoscerti.>>

<< Lo so. Ho notato.>> sbuffò, ma sembrava colpito dalla mia deduzione.

<< Ci sono passata anche io. Piacere, sono Elena Patata.>>

gli tesi la mano, sorridendo.

<< Piacere… Ezechiele Zick …>>
Tese la mano titubante, poi me la strinse un po’ debolmente, ma si leggeva la sua convinzione impedita negli occhi… oh, aveva la pelle ghiaccia come la morte.

<< Sì, lo so, è un nome buffo. Non ti metterai a ridere anche tu!>>

<< No, no, se non lo vuoi non lo faccio. >> Zick sorrise guardandosi i piedi, mentre ghignava.

<< Uhm… ma avrai pure un soprannome…>>

<< Mi chiamano semplicemente Zick, ma per lo più “Cadaverino ”, “ Pappamolla ” oppure “ Re dell’oltretomba rincretinito” o anche “ Morto vivente” ma anche “Zombie”, “Spettro ambulante” e... >>

<< OKOKOKOK! Per me sei semplicemente Zick.>> tagliai corto.
<< Alleluia. Finalmente qualcuno intelligente in questa scuola!>>
Alzò gli occhi in cielo e allargò le braccia.

<< Grazie, Zick… ^^ senti, io sono nuova qui… mi diresti per favore i nomi delle persone da evitare? Ho già una vaga idea… >>
Sorrisi e lui mi guardò con i suoi occhi marroni mogano.

<< Allora… quello con i capelli a caschetto biondo è David McMackamack. Ma chiamalo De-ded-de-devid.>>

<< La testa a fungo è un po’ b-b-bba-balbuziente?>> Ridacchiai.

Fece quel suo solito sorriso sghembo.

<< Io credo che non sia il suo vero carattere. In realtà so che ama leggere, i suoi genitori sono bibliotecari. >> spiegò Zick con calma. << Ah… e quindi fa lo scemotto solo per sentirsi voluto e più forte? >>

<< Certo! Hai visto come mi ha trattato quando sono arrivato? Neanche fossi il Re dell’Universo. >> esclamò Zick.

<< Uhm… andiamo avanti… >>

<< La palla di lardo con l’apparecchio è Ford… non ci perdere tempo con quello, sa soltanto ripetere a pappagallo tutto quello che gli dice Soup.>>

<< Quello basso, coi capelli a spazzola e gli occhialini da nerd? >>

<< Esatto. Non farti ingannare dall’apparenza, Elena, è il più furbo di tutti. >>

<< Ohoh. E che mi dici di quelle due smorfiosette… >>

<< Ahh… Patty e Matty. Ma lasciale perdere… sono solo delle truzze sceme. >>

<< Solo queste due parole? >> dissi io ridendo.

<< Ovvio. Tre, due, uno... Guarda dietro di te. >>
Mi girai. Quelle due ci stavano… pedinando.

Erano rosse in faccia ( soddisfatta pensai che avessero sentito le parole di Zick…) ma ridacchiavano, additandoci…

Feci per andare da loro a dire di smetterla quando Zick mi fermò afferrandomi saldamente per un braccio.

<< Calmati… te l’ ho detto. Lasciale perdere. Tanto alla fi… >>
<< No! Non voglio che ci prendano l’abitudine! >>

Scostai la sua mano pallida e mi avvicinai quasi marciando verso le due truzze.

<< Ehi, voi due!? Non sono di certo venuta qui a farmi trovare sulle riviste dei gossip della scuola!>> sbraitai agitando le braccia.

<< Ihihihhiuhh!!!>>

<< Sentite. Voi che ci guadagnate a parlare male degli altri senza nemmeno conoscerli? Fate solo la figura delle classiche ragazzine scimunite, che sanno solo parlare male degli altri quando loro sono…>>
Mi zittii a forza non dire quella parola che avevo in mente.

<< OH, MA GUARDATELI! LA PATATA E LO STRAMBO! INSIEME! LA STRANA COPPIA È FORMATA GENTE! UAHAHAH!!>>

Si misero a strillare, emettendo quasi degli ultrasuoni da quanto erano acute le loro vocette.

Dei ragazzini passanti si erano messi a ridere di noi, e ormai avevano formato un anello di voci schiamazzanti attorno a me e Zick. Un ragazzo però sentendo quelle risatine odiose…

<< Ma chetatevi… non avete niente di meglio da fare invece di farsi fare il lavaggio del cervello da delle oche? >> disse rivolto alla folla.

Il ragazzo strizzò un suo occhio azzurro cielo e se ne andò via, ridendo per la sequela di fischi e “ BUUU” provenire dalla folla.

Porca bomba, com’è stato gentile quel ragazzo! Neanche ci conosceva!Pensai sorridendo soddisfatta.

Zick intanto mi aveva guardato ed aveva sogghignato.

<< Avete sentito, racchie? Quindi chiudete quei becchi che vi ritrovate e fatevi gli affaracci vostri, per una buona volta! >>

Sbottai io. Sì, un buon finale.

E ce ne andammo via, col sorriso sulle labbra, mentre le nostre orecchie ascoltavano con piacere il silenzio dietro di noi, di tutte quelle boccacce che finalmente si erano zittite.

<< Allora, Zick? Dicevi che era meglio ignorarle? >>

Gli lanciai un’occhiata di sfida.

<< Uhm… direi che hai avuto ragione. Complimenti. >>
Sembrava tanto disinteressato ed altezzoso… ma sapevo che era un modo per mascherare il suo entusiasmo e la sua timidezza.

In quel mentre passò un’automobile, dalla quale marmitta uscì un fumo nero e puzzolente.

 Zick, che sembrava in preda al panico, si tirò fuori dalla tasca dei pantaloni uno strano aggeggio, e se lo ficcò in bocca. Premette lo stantuffo e sembrò che riuscisse a respirare meglio. Tirò una boccata…

<< Oh, Zick… ma tu soffri d’asma… >> Alzò gli occhi al cielo

<< Anche… >> << Come sarebbe a dire “ anche” ? >>

<< Ho anche molte altre allergie… >>

<< A che cosa sei allergico? >>

<< A tutto. >>

<< A…TUTTO??! E come fai? >>

<< Sto molto spesso in casa, non esco quasi mai. E non vengo alle gite scolastiche. >>
Poverino, pensai. Che razza di vita!

<< Oh… non dev ’essere bello… >>
<< Ci sono abituato. >> tagliò corto.

Ma io vedevo, che soffriva…

<< E... i tuoi genitori che fanno? >>

Zick sembrò turbato da quella domanda.

<< Mia mamma, Greta Barrymore, è una fioraia ed ha un negozio qua vicino. >>

<< E tuo papà? >>

Zick mi guardò negli occhi con un’espressione… triste.

<< Papà è scomparso in Amazzonia da sei anni, sette mesi e due settimane >>

<< O Porca b… scusami Zick io non... volevo… mi... mi dispiace! >>

<< Tranquilla Elena… sto bene. >>

Mi guardò coi suoi occhi incredibili, che ora erano lucidi dalle lacrime, e mi rivolse un sorrisino malinconico.

<< Non ricordo quasi niente di lui. Avevo circa tre anni quando è... scomparso. Di lui mi rimangono solo delle foto e i racconti di mamma. So che era un gran entomologo, cioè uno studioso degli insetti, e spesso andava a fare viaggi in giro per il mondo. >>

Abbassò lo sguardo, e si asciugò le lacrime con la manica.

Misi la mia mano sulla sua spalla.

<< Mi dispiace davvero tanto, Zick. Scusa per… avertelo chiesto ma... >>

<< Ma non lo sapevi ed è giusto che tu me l’abbia chiesto. Tranquilla. >>

Gli feci l’occhiolino, e scostai la mano.

Il ragazzo strizzò l’occhio con... timidezza.

Dopo qualche secondo di silenzio…

<< Scusa ma… cos’è quella cosa che fai… come si chiama…” Occhi da Spettro”… col quale minacciavi quei tre…? >>
 Zick fece una faccia noncurante e fece spallucce.

<< Oh, sì… niente di che. Un trucchetto che faccio fin da piccolo per togliermi dai piedi gli scocciatori.>>

<< Fammelo vedere! >>
Mi sembrò che Zick stesse borbottando :

<< Ma tu non sei una scocciatrice… >> Mi sentii soddisfatta.

<< Va bene… è così. >>

Mi diede le spalle e poi si girò di scatto.

La mia reazione?

<< AHAHAHAHAAHHAAHH!!!!! >>

<< Scusa, ma cosa c’è tanto da ridere? >> mugugnò lui, facendosi tornare il viso normale.

<< Niente, Zick..sei così..mostruoso…^_^ >>

<< Ah, non dirmelo T_T.>> tagliò corto lui abbassando la testa.

Mi ricordai le cose che mi avevano detto Patty e Matty riguardo la sua convinzione di vedere i mostri dappertutto.

Restai per un attimo perplessa, ma rimasi muta.

Con gli occhi così strabuzzati… quelle rughe sotto di essi e la pelle bianca come quella di un cadavere… non era né spaventoso né strambo. Era… buffo.

Attraversammo un passaggio pedonale, e dopo

Cominciai a scrutare ogni minimo dettaglio del ragazzino che camminava svagatamente accanto a me, l’unico che sapesse farmi imbarazzare e intimidire.

Era… tipo. Molte cose mi colpivano di lui: la sua pelle fredda e di quel pallore insolito, nonostante l’estate fosse appena finita.

Anche le strambe rughe violacee che aveva sotto gli occhi.

E quegli occhi… a palla, forse leggermente strabuzzati. Aveva anche problemi con la tiroide? Boh. Ma il colore era stupendo. Un marrone mogano brillante, che non emanavano calore, ma nemmeno tanta freddezza. Semplicemente ne venivi catturato, ed ogni occhiata che ti rivolgeva ti penetrava dentro come una lancia.

Se li guardavi troppo ti ci perdevi.

Ma i capelli … O_o. Erano la cosa più incredibile.

Ciocche…bluastre…che ricadevano ribelli sul viso, celandosi dietro quegli occhi incredibili. E quello strambo cappellino, che faceva parte di un genere che non avevo mai visto.

Forse i lineamenti del suo viso erano un po’ troppo spigolosi, per essere un preadolescente, e le orecchie grandi e un pochino a sventola. Ma era caruccio, nell’insieme. Particolare.

<< Carino il cappello. >>

<< Grazie. Me l’ ha fatto mamma. >>

<< Scusa ma...ti posso fare una domanda un po’… indiscreta… ? >>

chiesi timidamente, abbassando lo sguardo.

Lui mi guardò scettico, e negli spazi tra una ciocca e l’altra vidi che inarcò un sopracciglio.

<< Dipende. Intanto dimmela, poi deciderò io se è indiscreta o no. >> rispose con distacco.

<< Va bene… ma te, Zick… per caso… proprio per

caso… >>
<< SI? >>

<< Sei un po’… >>

<< DIMMI!!! >>

<< …EMO? >>

<< CHE COSA SAREI IO???!!! >> esclamò lui sgranando ancora di più gli occhi, riducendoli a delle palle da biliardo.

<< Porca bomba… mi sa che la recluterai nelle domande indiscrete…! >> risposi con un sorrisino dispiaciuto.

<< Niente… Emo. Sai… quel movimento di ragazzi dei capelli scuri sopra agli occhi, i vestiti scuri, che sono sempre di poche parole e malinconici… >>

<< So chi sono gli Emo! Ma per mia fortuna, non ho l’istinto di tagliarmi le vene… ! >> sbraitò Zick.

<< Scusa… ma dai, sii onesto… somigli molto ad un Emo… >>

<< IO SONO COSÌ FIN DALLA NASCITA! Per ora i miei capelli blu e la mia pelle bianca sono stati oggetto di scherno da parte dei miei bei compagni! Ed ora ti ci metti anche tu! >> Era furioso!
<< Ma io non ho nulla contro gli Emo… semplicem… >>
<< IO NON SONO EMO! >>

<< Ok!!! Ho capito!! Non sei Emo, punto. Era solo una domanda… >>

<< Va bene… ma ora basta… >> sibilò.

<< Non dici “wow”? >> aggiunse con sarcasmo.

<< Non dico “ wow” perché sennò sembro che ti tratti da fenomeno da baraccone.>> ribattei ferma.

Lui, che guardava semplicemente i suoi piedi che calpestavano le foglie rosse, spalancò visibilmente gli occhi.

<< Bene, sai metterti nei miei panni.>>

Gli sorrisi, guardandolo stavolta direttamente nei suoi occhi.

Ricambiò, stavolta sorridendo davvero.

Quello era il nostro primo giorno di amicizia. E ne seguirono molti, molti, molti altri.







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Capitolo 2
*** Tutto sta per cominciare ***



Amore nel Parco



<< Io ti amo, Zick.>> si avvicinarono e...

MA FACCIAMO UN BEEEL PASSO INDIETRO ^_^





 

Capitolo 1.

Tutto sta per cominciare

 

<< Ehilà, Zick! >> << Ciao Elena! >>

si raggiunsero davanti alla casa del ragazzo.

  La sua migliore amica gli diede della pacche amichevoli sulla spalla, scompigliandoli teneramente i capelli blu.

<< Sei pronta, Elena? >> Chiese Zick, sorridendo.

<< Ma dai… abbiamo rischiato di essere il pasto di un Mostro-sauro, di essere catturati da dei Gorka affamati, di cadere da un Flyvan a 30 metri d’altezza, oltre ad aver rischiato di lasciarci la pellaccia in molte altre situazioni… che sarà mai il primo giorno delle medie… >> gli fece l’occhiolino.

<< E ti sei dimenticata che sono diventato un ghiacciolo e che stavo per essere smembrato da due draghi puzzolenti. Ah giusto, sono capitato in uno spogliatoio pieno di ragazze. >> aggiunse Zick ironico.

La sua amica gli pizzicò l’orecchio.

<< Tu non hai visto niente, vero?! >> esclamò Elena, con fare amichevolmente indagatore .

<< Nooo… nooo… solo qualche reggiseno e mutandina qua e là…>>

<< ZICK! >> la sua amica gli diede uno schiaffetto leggero.

Eheh, sissì… Zick ed Elena erano completamente entrati nella problematica ma irripetibile fase dell’adolescenza.

La ragazza era già matura in tutti gli aspetti. Aveva acquisito belle forme e le sue gambe si erano molto allungate, accompagnate da un bel vitino stretto. Il viso ora era meno rotondo, e lasciava spazio a dei fieri zigomi alti. Era sempre una maschiaccio, per carità di Dio, ma anche lei alla fine aveva scoperto la sua femminilità. Naturalmente non si vantava mai,

ma di fatto mostrava la sua bellezza ai ragazzi sbavanti, con soddisfazione ed umiltà.

 

Zick si era molto allungato. Adesso i suoi lineamenti duri erano molto più adeguati, e gli davano un aria più matura e consapevole. I suoi incredibili capelli si erano allungati, coprendo ormai le orecchie ( che si erano proporzionate) e nascondendo ancor di più i suoi occhi meravigliosi.

Le ragazzine erano pazze di lui. Zick, Così… strano, solitario, di poche parole…

E naturalmente, odiavano profondamente Elena. L’unica che era riuscita a conquistarsi l’amicizia di Zick, superando quella barriera immaginaria che il ragazzo si era costruito da sé. Poi, insomma, erano invidiose… Elena era bella, fine, tosta e desiderabile. Tanti ragazzi erano segretamente cotti di lei.

Zick non si interessava a nessuna, almeno non più.

Lay ormai era solo un’amica, e capì che quello che aveva provato per lei fino alla fine di quei giorni non era che una cotta passeggera. L’aveva lasciata in balia di un Teddy letteralmente sbavante, senza provare né caldo né freddo.

Quell’anno sarebbero stati in compagnia, oltre che di ragazzi nuovi, di Annie Van Mousse e David McMackamack, con i quali adesso andavano molto d’accordo.

E, ciliegina sulla torta, avrebbero condiviso ancora per tre anni la piacevole compagnia di Patty e Tatty.

 

 

Quel suono squillante, ripetitivo, ipnotico.

Accidenti, per tutti gli altri la campanella era motivo di corsa, movimento… per me no.

Perché devo essere sempre diverso dagli altri?

Lo zaino in spalla mi sembrò pesante, anche se sapevo che conteneva poco e niente.

Ho girato la testa ed ho gettato lo sguardo lontano.

Dietro tutte quelle teste sconosciute…

Papà e mamma… Zob e Greta si sbracciavano urlando qualcosa che... non potei comprendere, con tutto quel casino… che bravi genitori… voglio loro un mondo di bene ma… accidenti, non sono cieco, li vedo… mi sembravano… inappropriati.

I nonni…Theo e Tessa mi salutavano con… pacatezza, più lontani. Quanto avrei voluto poterli abbracciare…

Ma sarebbe stato come cercare d’ abbracciare l’aria o l’acqua.

E Bombo, Bombolo, Snyakutz Bu, Ben Talak, Clak Ritak salutavano lontani dagli altri, per evitare ai passanti di sentire la strana sensazione di sbattere il naso su qualcosa di invisibile e puzzolente… i Bolli cantavano, cantavano, ma i normali essere umani non potevano sentirli. ( Beati loro)

Anche loro, com’erano buffi e divertenti… accidenti, il mio cuore lo sapeva, ma ero… freddo… distaccato… non lo volevo ma…

Jeremy e Timothy mi fecero un cenno imperioso con la testa come per incoraggiarmi. Lo restituii cercando di sorridere. Acci, la mia bocca sembrava bloccata in una smorfia di spavento.

Anche Harvey Patata mi salutava… e pure la povera Julie che, goffamente, si sforzava di tenere i gemellini Charlie e Violet  in braccio con una mano sola… che cari.

La mia migliore amica era molto vicina a me… quasi si appoggiava alla mia spalla… schiacciata dalla folla… almeno lei sembrava contenta… salutava amici e genitori con euforia… chissà cosa avrebbero pensato gli altri, vedendoci così vicini…

Vidi che si girò verso di me, spalancando i suoi occhi…

Oh, non mi ero mai accorto che fossero tanto belli.

Lo schiocco di dita che mi fece davanti al naso mi catapultò nel mondo reale.

<< Ehy, Zick! Ci sei? Andiamooo… >>
Mi prese la mano. Il suo calore mi rinvigorì. La strinsi, e mi lasciai trascinare dentro quel mondo nuovo.

Ancora uno sguardo indietro. Mio padre mi urlò:

<< Buona fortuna, figlioloooo…>>

 

L’aula era grande, spaziosa. Il sole che penetrava dalle finestre  accecò Zick. Una fiumana di ragazzini entrò di corsa, urlando. Un energumeno di ragazzo con una gomitata spintonò Zick via, facendolo cadere su un tavolo, e acchiappò Elena per le spalle.

<< Ehy, mezza sega, ti dispiace se ti prendo la ragazza? >>

La reazione di quest’ultima fu… come dire… come sempre fantastica.  Elena spinse l’energumeno fuori dalla folla, che ora stava a vedere, e gli urlò.

<< PRIMA DI TUTTO:, NON SONO LA SUA RAGAZZA. SECONDO: NON CHIAMARE Più ZICK IN QUEL MODO O VEDI CHE TI SPACCO IL MUSO, PROF O NON PROF PRESENTE.

 TERZO: MI DISPIACE DELUDERTI MA NON SONO UNA DI QUELLE SCIACQUETTE CHE VANNO COL ROSPO VOLGARE E SCEMO DI TURNO. Baci baci e vedi di stare alla larga. >>

Zick si stupì di non vedere gli occhi della sua amica in fiamme e il fumo uscire dalle orecchie.

Eh eh, la mitica Elena. Tutti la applaudivano e fischiavano.

Le ragazze ormai la adoravano. Beh, tutte tranne Patty e Matty, naturalmente, che restavano zitte mute non sapendo che cosa dire di offensivo nei suoi confronti, sapendo che si era comportata splendidamente.

I ragazzi erano colpiti dalla forza di quella ragazza, ed ormai erano cotti di lei. Anche David applaudiva con partecipazione ed era ammirato.

L’energumeno se ne andò al banco mogio mogio.

Elena si girò e guardò con tranquillità il suo amico del cuore, mezzo sdraiato sul tavolo.

<< Serve una mano? >> << No, grazie. Sei stata mitica! >>

Zick si alzò facendo l’occhiolino. Elena rispondendo disse:

<< Dove ti vuoi mettere? >>

<< Boh. Laggiù va bene? >>

<< Ok… >>
Insieme si diressero verso i due banchi in fondo a destra dell’aula. Le ragazzine confabulavano elettrizzate vedendo Zick ed Elena andarsi a sedere accanto.

<< Ma tu pensi veramente che… >> << Oh sì, ma sei cieca? Non vedi che stanno così bene insieme? >> << Ma sono… fidanzati? >>

<< Ma certo! >>

<< Ma se lei ha detto di no! >>

<< Boia dé, è una scusa… >>

<< Oh… il suo ragazzo è carino… >>

<< Direi discreto, sì. Ma avete visto? Ha i capelli blu! >>

<< Sì è incredibile… >> << Sì… dai ragazze è fio… >> << Seee… ma sembra un morto vivente! E non che la Patata sia meglio! >> Strillò Matty.

<< Sapete quando era nella vecchia scuola diceva che vede i mostri dappertutto! >> bofonchiò Patty.

<< Ma l’ ha detto in prima elementare… era piccolo, l’aveva inventato per giocare… >> tentò di difenderlo Annie ad occhi bassi.

<< Zitta, quattrocchi! >>

<< Zitta te, Matty, che fino a un anno fa portavi dei fondi di bottiglia sul naso! E scommetto che te li sei tolti anche se non ci vedi bene, solo perché non eri abbastanza “ cool”…>> Entrò Elena, per difendere Annie.

Le due digrignando i denti se ne andarono via.

Il fatto di avere i riflettori puntati addosso a Zick ed Elena infastidiva molto, ma cercarono di rimanere calmi.

<< Ragazzi! Mettetevi a sedere! >>

A parlare era stata una donna che era appostata alla porta dell’aula. Era sulla cinquantina, abbastanza bassa e chiatta. Aveva dei capelli a caschetto neri, e gli occhi grandi e castani, nascosti dietro a degli occhialetti dalla montatura di… legno.

Tutti i ragazzini si furono zittiti, e si sedettero composti senza far volare una mosca.

<< Ora va bene. >>

La professoressa avanzò verso la cattedra e si sedette tronfia sulla sedia.

<< Buongiorno a tutti. >>

<< Buongiorno, professoressa… >>

<< Bene. Inizia per voi la prima media. Solo un avvertimento: ricordatevi che non siete più alle elementari. Siete cresciuti, o almeno spero, e quindi vogliamo ricevere un comportamento più serio e maturo. Uhm. Io sono Aida dei Franceschi e sarò la vostra insegnante di matematica e scienze. >>

Zick ed Elena si rivolsero una faccia spaventata: una professoressa di matematica che sembrava così severa…

<< Vi ricordo che dovete dare sempre al professore del lei e che ogni volta che entrerà in classe vi alzerete dando il buongiorno. Capito? >>

I ragazzi annuirono debolmente.

<< Oh, già: i cellulari sempre spenti. E niente cingomma. Adesso facciamo l’appello, e ditemi qualcosa su di voi. Dopo, potrete fare tutte le domande che volete. >>  Ci sorrise.

<< Sì, alla fine sembra simpatica, anche se è severa. >> commentò Elena.

<< Uhm. Speriamo in bene. >> disse Zick, dondolandosi sulla sedia. La coppia David e Annie, nei tavoli accanto, bisbigliavano qualcosa.

<< Shhh. Iniziamo. >>

Aida prese con tranquillità il registro e lo aprì con lentezza.

<< Vediamo…  classe 1E… Anderson, Rebecca... >>

fino ad arrivare alla Z.

<< Ezechiele Zick. >> Il ragazzino si alzò timidamente e si presentò.

<< Ciao… io sono Zick… >> e la voce li morì in gola.

Si sentiva strano. Aveva tutte le teste della classe puntate su di lui. Chissà cosa stavano pensando…

<< Dai, dicci qualcosa di te. >> Il ragazzo si accorse subito dello sguardo stranito della prof. Anche lei osservava con un misto fra curiosità e ribrezzo i suoi lunghi capelli blu, la pelle diafana e le borse violacee sotto i suoi occhi. Zick si sentì ancora peggio.

<< Ehm… vivo ad Oldmill… >> Zick guardò per un millisecondo l’amica che gli mandò un’occhiataccia.

<< Mi piace stare in casa durante le giornate brutte, e fuori durante le giornate belle… >>

Oddio che fantasia! Tutti i ragazzini sconosciuti della classe ridacchiavano di lui. Zick vide Patty e Matty bisbigliare qualcosa  nell’orecchio di un’altra ragazza truzza, e poi si misero tutte a ridere. Elena si era data la sesta pacca sulla fronte, rassegnata.

<< Mi piacciono i fumetti. >>

<< Occhhheii… passiamo all’ultimo e ventiduesimo… Zofirus Lorrence… >>

Un ragazzino si alzò dal tavolo davanti a Zick.

Aveva i capelli biondo platino acconciati con tante punte, probabilmente tartassati di gel. Indossava una maglietta strappata nera, raffigurante un teschio avvolto tra le fiamme. I pantaloni erano sfilacciati in tanti punti, e ai polsi portava un bracciale nero con delle placche metalliche.

<< Ciao, ragazzi! Io sono Lorrence Zofirus! Non mi giudicate per il mio aspetto, grazie! Adoro raccontare barzellette e scherzare, e odio le troppe formalità! Nel tempo libero disegno fumetti comici! Viva il divertimento! >>

Rivolse alla classe un sorriso a trentadue denti e spalancò gli enormi occhi azzurro cielo.

Sedendosi lanciò un fulmineo occhiolino a Zick ed Elena…

Loro due sentirono una strana sensazione… sì, quel ragazzo lo conoscevano già… ma dove l’avevano incontrato?

Lorrence si sedette accanto a Thomas, un simpatico ragazzino inventore, continuando però a sorridere a Zick ed Elena.

<< Ciao! >> << Ciao, Lorrence… per caso ci conosciamo? >>

disse Elena, un pochino in difficoltà.

<< Prova a rimuginare dentro la tua mente… >> sorrise il biondo.

<< Ehy!!! Ma tu sei il ragazzo che un anno fa ci ha difeso da quelle sceme di Patty e Matty! >> esclamò Zick.

<< Esatto, come l’acqua è bagnata, fra dire e il fare c’è di mezzo “ e il” … >>

Sì, era un po’ pazzo, ma sicuramente simpatico.

<< Iniziamo con qualche piccolo esercizio. >>  annunciò la prof, e la classe fu sommersa da degli << Ohhh… >> di disappunto.

La prima metà della mattinata trascorse lenta: conobbero anche la prof di italiano-storia-geografia, Olga Cartonelli, che da quanto sorrideva e faceva elogi sembrava che stesse prendendo per i fondelli tutti gli studenti. Tutto questo durò due ore.

Durante la ricreazione Zick ed Elena parlarono un po’ delle loro impressioni e di come avevano trascorso l’estate con David ed Annie: il biondo adesso era veramente gentile e molto carino con tutti, soprattutto con Annie.

Al quartetto in seguito si unì il bizzarro Lorrence, dicendo quattro barzellette da spanciarsi.

Dalla 1D uscì Soup, e dalla 1B quel grassone di Ford.

Accidenti, la 1E, D e B erano sullo stesso piano.

Ford era cresciuto… non per lunghezza, ma per larghezza… sembrava un rospo con la ferraglia in bocca…

Soup era sconcertante. Era dimagrito, quasi… emaciato. Sì, era diventato molto alto. Indossava occhiali piccoli e taglienti ma i suoi capelli erano sempre ritti sopra la testa. Dal tappetto scemo che era ad adesso… una bella differenza!

I due si avvicinarono al quintetto, e con una gomitata Ford spinse David addosso ad Annie, che caddero tutti e due.

<< David, perché perdi il tuo tempo per stare con questi scemi? >>

disse Soup con voce melliflua.

<< E con quella… >> fissò la povera Annie, sdraiata a terra, come se fosse uno straccio sporco.

<< … rospetta? >>

Prima che Zick, Elena e Lorrence potessero intervenire, David ribatté:

<< Non s-sto affatto perdendo il mio t-tempo. Invece, stare con voi mi ha rovinat-to! >>  si alzò, e porse ad Annie la mano. << Lei non è una r-rospetta! E loro non sono affatto s-s-scemi! Sono i ragazzi più simpatici e in gam-mba che abbia mai incontrato!>>

disse con convinzione indicando prima Annie e poi Elena, Zick e Lorrence.  << Smettetela di d-darmi noia! Tra noi è chiusa, capito? Non voglio più avere a che fare con voi d-due! Mi avete c-capito? >>

Intanto alcuni ragazzi curiosi si erano fermati a vedere. Tra cui, Patty e Matty.

Soup ghignò suadente: << Oh, il povero De-Devid balbetta anc- ancora…Brutto stronzetto traditore… >>

<< NON CHIAMARLO COSì, PEZZENTE! >>

Urlò Elena. Fece per buttarsi addosso a Soup, ma in quel mentre suonò la campanella.

Soup schizzò velocissimo verso la sua classe, prima che Elena gli potesse dare un bel pugno sul naso.

Ford guardò terrorizzato la ragazza e poi si dileguò verso la 1B.

<< Venite! Andiamo dalla Preside! >> esclamò Elena furiosa, rivolta agli altri quattro.

<< Dove credete di andare, voi cinqueee?? >> dissero due voci così acute da far invidia a dei Bolli sull’orlo di una crisi di nervi.

<< La campanella è suonata, dovete ritornare in classe! >> Patty e Matty sfoderarono i loro soliti sorrisi ebeti.

<< Non ficcateci il becco, voi due! È un’ emergenza! >> sbraitò Elena. << No, non è il m-momento… mi secca molto ammetterlo, ma Patty e Matty hanno ra-ragione…ritorniamo in classe. >> disse David pacatamente ad una Elena furiosa.

<< Ma bisogna dirlo a qualcuno, non vorrai ancora farti mancare di rispetto in quel modo! >> esclamò Elena esasperata.

<< Lo dirai al prossimo prof che ci troveremo in classe. >>

Concluse Zick, cercando di calmare Elena.

I cinque andarono a sedersi.

Elena, sbuffando disse: << Non dobbiamo fare in modo che succeda ancora, con quello scemo di Soup! >>

Si girò verso David, due banchi più a destra.

<< Sei stato bravo, David, ma sii più forte! >>

Il ragazzo scosse la testa.

<< No, Elena. Questa è una battaglia fra me e loro d-due. So io come difendermi. Non voglio fare come te, che rispondi alla

v-violenza con la violenza. >>

Elena spalancò gli occhi, e Annie, accanto a lei, le rivolse un sorrisetto.

<< Ehy, David! Perché Ford e Soup ce l’avevano con te particolarmente? >>

<< Lorrence, è una storia lunga… te la racconterò un altro giorno. Sta arrivando la prof… >>

Una donna giovane e carina entrò in silenzio.

<< Bonjour, les garçons… >>

<< Buongiorno, professoressa… >> salutò educatamente David.

La donna sorrise, ma i suoi occhi color ghiaccio emanavano freddezza.

<< Sono Cécile Monsonnieur, la professoressa di franscese. >>

L’ora passò anche lì con calma: dovevano cercare nella lingua italiana delle parole francesi che si usavano, e quindi Cécile le ricopiava alla lavagna.

<< Dobbiamo dirglielo! È già passato troppo tempo! >>

<< Ma quando? >> << Quando la lezione sarà finita, la prenderemo da parte e le diremo tutto! >>

<< No, Elena, è scortese rallentarla… >>

<< Ma che cacchio di… >>

<< Ehì, voi scinque  in fondo! >> la prof scrutò i ragazzi coi suoi occhi gelidi.

<< Abbiamo una cosa da dirle, prof! >> esclamò Elena imperterrita.

<< Se ha a che fare con la lesiònne, ditemi. Ma se è tutt’altra cosa, potete aspettare gentilmente la fine dell’orà… >>
Elena sbuffò, mentre la prof scriveva la parola Bonbon alla lavagna.

<< Ora! >> << Adesso! >> << Non importa, Elena. >> Elena guardò stranita la sua amica dai capelli rosso scuro.

<< È vero quel che dice Annie… non importa. >> sorrise David calmo. << Ma cosa come io voi noi non… >> << Shht… calmati. Ti dico che va bene. >> Elena continuò ancora imperterrita, ma solo dopo molte insistenze di David ed Annie si arrese con malavoglia.

La prof entrò…

Era una donna sui sessanta, bassissima ( tuttavia indossava degli stivali rosa porcello scamosciati con una zeppa.. esagerata ) grassa come un' oca ingozzata. Aveva il viso grasso, in testa un cumulo di capelli mossi nocciola spento. Eravamo a settembre, faceva un gran caldo, e lei indossava un vestitino di lana sbracciato, con ricamati all’uncinetto dei pinguini.

A completare in bellezza un enorme medaglione tutto agghindato di lustrini e catenelle, dove in mezzo al seno cadente spiccava un’icona della Madonna.

 << Hallo, guys! >> la professoressa appoggiò il registro sulla cattedra, e poi si sedette sulla sedia con un tonfo.

<< Sono proprio contenta di conoscervi! Io sono Loredana Tappone, la prof. di inglese. Voi… ? >> rivolse ai ragazzi un sorriso coi suoi denti gialli.

Dopo la solita palla delle presentazioni, la prof disse:

< Ragazzi è il primo giorno… non volete parlare di compiti, vero? >

Un noo generale si levò da tutta la classe.

<< Ehy sembra simpatica… ! >> disse Lorrence a Zick ed Elena.

<< Sì… già… che bello… >>

L’ultima ora di scuola trascorse piacevolmente: si scoprì che Loredana Tappone amava viaggiare in tutto il mondo, e parlò ai ragazzi di quando ebbe uno scontro con un Bufalo in Tanzania, quando era rimasta ad osservare per ore i pinguini che facevano il bagno in Patagonia, quando recuperò un vombato ferito lungo la strada in Tasmania… sdrammatizzando tutto con delle battute molto carine.

<< Ragazzi quanto manca alla fine… uhu, un minuto! Prendete  i vostri diari, e scrivete per mercoledì, il prossimo giorno nel quale ci rivedremo di portare questo e questo ecc bla bla… >>

DRIIIN!!!

I ragazzi presi come da una forza in delirio prepararono velocissimamente lo zaino e si fondarono giù per le scale verso l’uscita. Zick, Elena, David, Annie e Lorrence furono gli ultimi, che procedevano con calma parlando.

David, Annie e Lorrence presero una via diversa, e Zick ed Elena ritrovarono il rispettivo padre e la rispettiva madre, la quale teneva Charlie e Violet dentro un passeggino,  che parlavano.

<< Ciao, ragazzi! Allora, come è andata? >>

I quattro di diressero insieme a piedi verso le loro case.

Zick ed Elena scambiandosi occhiate d’intesa rimasero zitti sull’episodio accaduto con Soup, invece parlarono dei prof e di Lorrence.

Ognuno entrò nelle rispettive case.

<< Ehy Zick! Come è andata? >> esclamò Greta, mentre buttava la pasta.

<< Oh bene… >> e raccontò noiosamente le stesse cose che aveva già detto a Zob.

<< ZICK STARE BENE? ZICK NON ESSERE ESPULSO? >>

Urlò Bombo irrompendo nella cucina, abbracciando ( anzi, stritolando) il povero Zick.

<< No Bombo sto bene non sono stato espulso… >>

<< A BOMBO TANTO MANCATO ZICK!!! MUEEEE!! >> Il mostro pianse così tanto che allagò la cucina.

Il ragazzino presto si ritrovò tartassato di domande dai suoi genitori, dai mostri, dai nonni fantasma e Jeremy.

<< Ohhhh lasciatemi in pace… >> sbuffò lui alla quinta domanda della nonna. << Non essere scortese… >> lo rimbeccò il padre.

<< A proposito: avete voglia di venire all’Antica Armeria oggi pomeriggio? >> sorrise l’uomo.

<< Ci saranno tutti… facciamo una specie di incontro culturale. Che ne dite? >>

<< Sì! Andiamo, papà! >>







I due Domatori e le due Rifugiatrici, scortati dai Mostri, entrarono nell’enorme bacino vulcanico che costituiva la sala delle 101 porte dell’ Antica Armeria.

Improvvisamente tre ombre si proiettarono su di loro, e quindi Elena e Zick alzarono lo sguardo.

 Erano Teddy Thaur, Lay Mamery e Bobby Clash che entravano dal cratere vulcanico, in groppa ai loro Flyvan. Teddy e Bobby si stavano scatenando e costringevano i mostri alati a fare piroette ed acrobazie, invece Lay atterrò dolcemente sul pavimento di pietra.

È veramente bella. “ pensò Zick., mentre vedeva il sorridente viso della ragazza illuminato dai raggi del sole.

Però… non mi importa più… “ abbassò lo sguardo.

Puah! È atterrata con una grazia pari a quella di un ippopotamo soprappeso con le emorroidi mentre si siede sulla tazza del WC! “

Pensò la ragazza dai capelli arancio, mentre sbuffava.

I due amici andarono da loro…

Anche gli altri tre erano cambiati. Teddy era diventato un quattordicenne ancora più alto e secco, i suoi capelli biondi erano più lunghi e sfaccettati… sulle braccia si poteva vedere un accenno di tono muscolare. Bobby si era un pochino alzato, ed era un po’ dimagrito: tuttavia fra i tre dodicenni era il più basso e coi lineamenti più da bambino. Lay non dimostrava i suoi quindici anni: Il suo corpo era già quello di una donna più grande, ed era diventata molto alta e slanciata, i suoi capelli blu scuro si erano allungati fino alle spalle.

<< Ehy Zick! >> salutò Teddy con vitalità, mentre scendeva dal suo Flyvan.  Poi rivolse una faccia schifata a Elena.

<< Patata… >> << Thaur… >>

<< Ehm… come vi butta? Anche voi con la prima media…? >>

chiese l’altro ragazzo dai lunghissimi capelli biondi.

<< Sì Bobby… tutto bene grazie… >> la classica risposta di chi ne ha vissute di tutte, ovviamente.

<< Mi piace molto la scuola media di BigBurg… È grande, moderna, ha la sala cinema… i banchi sono pulitissimi… >> fantasticò Bobby.

<< Poi posso vedere Teddy e Lay… >> << Sei fortunato, Bobby… >> sospirò Zick, ricordandosi con orrore delle Big Bubble  rosa pallido mummificate sotto il suo banco.

<< Ehy, Zick! Allora, hai cuccato qualche Prof caruccia… ihih… oppure le solite vecchie carampane? >> ghignò Teddy, dando una gomitata nel fianco dell’amico.

<< Boh… niente di che… >> rispose Zick.

<< E tu, Patata? Doppiofoglio già di primo mattino? >> sorrise beffardo il giovane Thaur.

<< Sai: la Patata ha un nome. E poi, nessun doppiofoglio grazie… solo lodi dai prof. >> rispose Elena, prima con tono arrabbiato, poi suadente.

<< Non sei simpatico, Teddy. Smettila. >> parlò Lay con gli occhi a mandorla ancor più serrati.

<< Ok scusa scusa scusa … >> Teddy la smise subito, solo dopo che Lay glielo ordinò.

La ragazza dal caschetto blu e le ciocche fucsia che le incorniciavano il viso

Grugno

mandò a Zick un’occhiata seducente, coi suoi occhi da gatta.

Morta

<< Zick… ti posso parlare un attimo… in privato? >>

<< Ehm sì va bene… >> Gli venne un brivido lungo tutta la schiena quando lo prese per mano e lo trascinò letteralmente via.

Dovevate vedere le facce di Teddy ed Elena: memorabili.

Rosse fuoco, contratte in una smorfia di rabbia indicibile.

Bobby intanto non ce la faceva più a smettere di ridere.

Ma fu quasi subito zittito dai ceffoni che gli diedero Teddy ed Elena in contemporanea.

 

I due ragazzi entrarono in una fenditura della parete: era buia e non si vedeva molto…

<< Carino qui, vero? >> trillò Lay saltellando qua e in là come una pazza. << A voglia… >> << Eh? >> << Cioè volevo dire carino… >>

<< Uh uhm… è… intimo… >> Zick sentì una goccia di sudore freddo colargli sulla tempia.

Il ragazzo vide improvvisamente che la sagoma scura della ragazza stava correndo verso di lui…

<< Lay ma che cosa stai… !!!!!!!!!! >>  il povero Zick fu zittito dalle labbra di Lay che si appoggiarono con violenza alle sue, mentre lo stringeva fortissimo.

<< S-m… etti-la… mi st-tai sbav..and…o tut-to che S-C-H-I-F-O! >

Improvvisamente un aurea azzurrina invase il ragazzo, e allargandosi sempre di più, scaraventò lontano quella.. ehm... di Lay che cadde sul sedere contro la roccia fredda.

La ragazza lo guardò stralunata, mentre lui si puliva la bocca con la manica, tutta sbavata.

<< Z-Zick ma che cosa ti prende… ? >> balbettò lei.

< CHE COSA MI PRENDE A ME? CHE COSA TI PRENDE A TE! >

< Mi sei saltata addosso senza il mio permesso!! AHOO! o dovuto ricorrere allo Spazio Dom per riuscire a levarti di dosso! >

sbraitò lui ancora schifato.

<< Ma io credevo… io credevo che tu… mi amassi… >> disse lei con un filo di voce.

Non ti amavo… era solo una stupida cotta da bambino… tu non mi interessi più…

<< No Lay. Non più. >> la ragazza sbiancò.

<< COME NO… >> il tono di Lay si fece adirato, e Zick ne rimase spaventato.

Ti sta beene ti sta beene!!

<< No. Non l’ ho deciso io. Semplicemente un giorno mi sono svegliato ed ho pensato: “ Lay non mi piace più. “ Punto. È la natura… devi accettarla… mi dispiace per te ma non posso stare insieme ad una che non mi piace! >> esclamò Zick.

Nell’oscurità vide gli occhi verdi di Lay brillare di lacrime.

<< TU… tu mi consideri brutta!! >>

<< NOOOOO!!! Non sei brutta Lay lo giuro! Non sei affatto brutta sei bellissima! Ma non mi piaci più non so perché…! >>

Zick era esasperato e sconvolto.

<< È PER QUELLA TUA AMICHETTA, LA PATATA… >>

urlò Lay mentre si rialzava iraconda.

<< TI HA FATTO IL LAVAGGIO DEL CERVELLO, QUELLA P… >>

<< SMETTILA, LAY! Sta’ zitta! Lei non c’entra niente! Elena non ha fatto niente! Lasciala in pace! >> Zick ansimò mentre la ragazza lo scrutava con odio.

<< Io… io sarei stata perfetta per te… ti avrei accontentato in ogni cosa… ti avrei fatto vivere momenti bellissimi… ti avrei dato tutto quello che ti potevo dare… >>

<< Lay… io non voglio una ragazza che faccia tutto quello che dico… io voglio una ragazza che sappia ragionare col suo cervello… >> spiegò calmo Zick.

<< Non siamo fatti per stare insieme. Se volevi un fidanzato che ti stesse dietro sempre, che ti dicesse sempre come sei bella o come sei sexy io non sono quel tipo di ragazzo. E a me, personalmente, non mi piacciono le ragazze leccapiedi e pomiciose… >>

<< Io ora sono… sola… >>

<< NO!! C’è Teddy! Teddy è cotto di te non sai cosa darebbe per essere il tuo ragazzo! Va’ con lui! >>

<< Uhm… sì… Teddy mi piace… mi piacevate tutti e due… ma non sapevo chi scegliere e alla fine ho scelto te. >>

<< Ma alla fine, mi rendo conto di aver fatto un errore madornale. >> aggiunse la ragazza con freddezza.

<< Mettiti con Teddy, ne sarà felice… e ne sarai anche tu… >>

<< Sì, lo farò. >>
Che sciacquetta!

<< Dai, usciamo da questo spazio angusto… >> disse Zick cercando di essere dolce.

<< Uhm sì va bene… >> << Noi rimaniamo amici, comunque. >>

Zick le tese la mano, sorridente. La ragazza sospirò e poi la strinse.

Uscirono insieme, e si diressero verso i tre amici.

Il ragazzo fu veramente sorpreso di non trovare Elena iraconda ad aspettare all’uscita della fenditura dopo aver origliato tutto il tempo.

<< Teddy… Teddy… che ne diresti  di fare un giretto… ? >> disse maliarda Lay. Gli occhi nocciola del ragazzo luccicarono e sorrise ebete, porgendole un braccio. Lei lo prese e se ne andarono via.

Erano rimasti solo Zick, Elena e Bobby. La ragazza scrutò con freddezza il migliore amico, quindi Bobby disse:

<< Se dovete parlare, vi lascio soli… vado a giocare a Palla Avvelenata con i Bolli. Ciao ciao… >> il ragazzo sorrise mostrando il suo dente scheggiato e corse via.

<< Non sei venuta ad origliare…?  Strano… >> disse Zick.

<< Oh, non volevo disturbare voi piccioncini… >> ribattè Elena con freddezza. << Elena… non è successo niente…

Beh, mi è saltata addosso e mi ha sbavato tutto… >>

Elena alzò il sopracciglio con aria scettica.

<< Le ho detto che non mi piace più, Elena. Non mi piace più. >>

Zick non poté fare a meno di notare che gli occhi color legno ciliegio della ragazza brillavano come diamanti, e che proprio quando stava per fare un sorriso enorme, si era fermata ad un'espressione compiaciuta.

<< Non mi piaceva molto come ragazza… non era adatta per te. >>

disse Elena con calma.

<< Sì… me ne sono reso conto anche io… ehy ma chi sei tu per capire qual'è la ragazza giusta per me?! >>

<< Intuito femminile. >> sorrise maliziosa.

<< Ehy, ti va di fare una partita a Palla Avvelenata coi Bolli? >> Continuò prima che Zick proferisse parola.

Zick ghignò divertito.

<< Ma certo! >>

Lei lo prese per il polso ed insieme corsero verso la più epica battaglia di Palla Avvelenata coi Bolli che avessero mai giocato.








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Capitolo 3
*** La verità sulle persone è spesso celata... ***



La verità sulle persone è spesso celata...

<< Presto!! Acqua fresca, acqua limpida!!! UN COLUTTORIO! UNO SPAZZOLINO DA DENTI!!! >>

La famiglia Zick e i mostri erano appena rientrati a casa dall'Antica Armeria.

<< Ma che ti prende? >> chiese apprensiva la madre.

<< Ho... ho mangiato una mosca!! >>

Nulla sarà mai tanto schifoso come quel bacio!!! Ma che dico bacio, era uno sbavamento totale!!! “

Il ragazzino si fiondò verso il bagno, spalmò una quantità generosa di dentifricio sulla lingua poi sfregò tutto con lo spazzolino. Finì in un secondo la bottiglietta del Tantum Verde, e si ritrovò tutta la lingua bruciante.

<< Ahi ahi.... qui c'è qualcuno che veramente mi vuole male... >> pensò malinconico quanto arrabbiato Zick.



La mattinata del mercoledì scolastico passò lenta... noiosamente lenta... stancamente noiosa....

I ragazzini si erano dovuti sorbire la voce di Walter Parrini, il professore di Arte, che fece un discorso lungo tutta l'ora sulla storia dell'Arte italiana. Sarebbe stato interessante, se il prof avesse dato un minimo di movimento alla lezione, ma no. La sua voce era sempre noiosa, lenta, monotona, non cambiava mai di intonazione e Lorrence commentò che sarebbe stato un gran baby sitter. E quando Zick gli chiese il perché, Lorrence rispose che la sua voce sarebbe stata un'ottima ninna nanna.

Persino David ed Annie, i ragazzi che erano stati più pazienti e interessati alla lezione, ora erano sdraiati sul banco mezzi morti.

<< È t-troppo anche per noi... non ce la faremo... >> balbettarono i due cercando di rianimarsi a vicenda.

Ma i loro guai non erano terminati.

La terza ora i ragazzi conobbero la professoressa di musica Grazia Pergozzo: era abbastanza giovane, alta a magra. Il problema era che ti fissava come una pazza psicopatica. Aveva gli occhi fissi, enormi, a palla: sembrava che stessero sempre per uscire fuori dalle orbite.

Elena giurò di non averla mai vista sbattere le palpebre.

Lorrence ipotizzò quindi che aveva ben due occhi di vetro, anche perché spesso invece di guardare verso i ragazzi guardava nel vuoto e parlava, rivolgendosi a loro.

Si incavolò pure quando scoprì che nessuno aveva portato il flauto.

MA ALMENO IL DIRITTO DI NON SAPERE COSA PORTARE LA PRIMA VOLTA NO, EH?

La terza fu altrettanto desolante. Simona Mostardelli, la professoressa di ginnastica, non fece fare loro un giro fuori dalla scuola, come avevano previsto ( e sperato), ma li trattenne ancora un'ora in classe a parlare delle regole della pallamano.

DRIIINNN!!!!!

<< SANTA CAMPANELLA! >> esclamò Lorrence. Tutta la classe lo sentì, ed anche la prof ma questa sorrise.

 

<< Non ci posso credere che non mi sia addormentato. >>

Commentò Zick, mentre addentava il suo panino alla marmellata di ribes.

<< Sì... le tre ore più noiose della mia vita. >>

Elena divorò la sua pizzetta con foga.

I ragazzi per quei dieci minuti scarsi di libertà si tennero ben lontani dal corridoio. Non volevano avere più a che fare con altri scontri con Soup e Ford... ma videro con fastidio che Gordon Bobbins, il ragazzo scemo che aveva chiamato Zick “ Mezza sega” parlicchiava con loro e ridevano...

<< Oddio me ne vado io ne prendon-no sub-bito un altro... >

sospirò David mentre beveva il suo succo di frutta.

<< E guarda quelle lì... >> sbuffò Elena guardando verso tre ragazzine truzze.

Matty e Patty stavano confabulando con l'altra truzza della classe, Tatiana... ( ormai diventata Tatty)...

<< Ohhhh guarda amore le mie nuove Superga Bianche!!! Ihih!! >> ( Matty)

<< Ma quante le lovvo!! xseo4ever!! >> ( Tatty)

<< Ehyyy guardate la my spillina a forma di bottone glitterata! >> ( Patty)

<< Oddio ma che amore!!!! >>

<< Andiamo in bagno devo farvi vedere il mio nuovo Motorola V3 dorato firmato D&G!! >>

<< Nooooo!!! >>

<< Io invece ho l'LG Cookie Touchscreen rosa! >>

Matty saltellò agitando i boccoli scuri.

<< Sììì ANDIAMO!!! >>

<< Sto per vomitare... >> borbottò Elena.

DRIIN!!!!

<< Dai che adesso c'è la Tappone per due ore... ridiamo un po'... >> disse tranquillamente Zick cercando di non scoraggiare gli amici.

 

<< Ciao, raggazzi! >> salutò la professoressa col suo solito accento siciliano ( anzi, segeliaaano...)

<< Allora avete pronto tutto il materiale?

Lo avete portato tutto e tutti? >>

Zick frugò nel suo zaino, tranquillamente... mancava il quaderno.

Lo poteva dire alla prof senza paura, sapeva che non lo avrebbe punito.

<< Professoressa, io mi sono dimenticato il quaderno. >>

Il sorriso di lei scomparve, e i suoi occhi si assottigliarono.

<< Male, molto male... >>

A Zick venne il sudore freddo.

<< Questa cosa non la posso accettare ancora una volta... va bene, è la prima volta, ma la seconda... ti metto Doppio Foglio... >> La Tappone aveva assunto un tono glaciale, tagliente... dov'era la vecchia simpatica professoressa che avevano conosciuto ieri l'altro? Era stata spazzata via.... ?

Tutta la classe era ammutolita per il comportamento della Prof... sembrava un'altra persona.

<< Va bene professoressa... starò più attento... gulp! <:-(| >

<< Devo segnarti sul registro, comunque... >> vedendo la mano grassoccia agghindata con mille anelli correre verso il registro, a Zick sembrò un boia che stava per prendere la sua ascia d'esecuzione...

<< Come ti chiamavi tu? >> << Zick...  >> << Nome intero! >>

<< Ezechiele Zick... >> << Ezechiele- non- ha- portato- il- materiale- >>

Ormai tutti lo guardavano... accidenti, perché lo chiamava Ezechiele??? Era il suo nome di battesimo certo ma lo odiava... era un nome per vecchietti! Ancora non era riuscito a capire perché i suoi gli avessero appioppato un nome del genere...

<< Finito. Allora puoi seguire sul quaderno della tua amica Patata >> Elena era arrabbiatissima.

Scrissero un casino di cose in quelle due ore, delle quali Zick non ci capì niente, ( quando si mette do e quando si mette does, il genitivo sassone e tutte le sue regole ecc, quando va messo il simple past e il simple present ecc...)

Mancava poco alla fine dell'ultima ora.

<< Prendete i vostri diari.... >> disse freddamente la Tappone.

<< Per... oh ci vediamo domani. Bene bene... studiare a memoria il dialogo di pagina tre, fare la traduzione, l'autodettato non meno di quattro volte... studiare benissimo gli appunti sul quaderno! E tu... >> la megera mandò un'occhiata odiosa a Zick...

<< Come ti chiamavi? >> << Zick... >> << Ezechiele, domani voglio vedere tutti gli appunti scritti sul tuo quaderno. Right? >> << … Va bene... >>

DRIIINN!!!

<< Quella sottospecie di sorcia! Quella bagaciospa! Quella.... ANGUANA!!! >> Esclamò Zick mentre scendeva le scale insieme ai suoi amici.

<< Quella è una persona dalla doppia faccia... >> sospirò Annie. << F-falsa... >> aggiunse David.

<< Ma poi!!! Avete visto quanta lezione c'è da fare per domani? Cioè ma siamo solo al terzo giorno!!! >> sbraitò la ragazza dai capelli arancio mandando pugni all'aria.

<< La verità sulle persone è spesso celata... >> disse Lorrence pacatamente.

 

Aprii la porta ed entrai dentro casa mia.

<< Ciao... mamma? >> << Oh, ma tu devi essere la Elenina!! Sei veramente una bella bambolona! >>

Parlò una voce zuccheratissima e unta come una palla di burro, che proveniva da dietro di me.

Mi girai con orrore, e vidi che alla porta era sbucata una vecchietta. Sorrideva mettendo in mostra i suoi denti gialli ( molti erano mancanti)e in testa aveva un ciuffo di capelli marrone scuro-grigio. Mi sentii un po' male quando vidi le strane macchioline marroni che tempestavano le sue mani scheletriche e venose.

<< Chi... chi sei? >>

<< Oh, ma sono la Mariangela! La nuova baby sitter!!! >>

Elenina? Bambolona? Baby sitter? OH PORCA BOMBA.

<< La tua mammina non ti ha detto nulla...? >> chiese con la sua vocetta ebete.

Non ho tre anni e nessuno può osare chiamarmi bambolona!!!!

<< No mamma non mi ha detto proprio niente... solo che oggi andavo da sola a casa... >>

<< Ohhhh.... allora voleva farti una sorpresina!! >>

Più che sorpresa un mezzo infarto mia cara.

<< Dove sono gli amoriiini? >>

Gli... amorini?! Sto per vomitare...

<< I tuoi gemellini... Charlino e Violetta... >>

SE CHIAMI ANCORA CHARLIE E VIOLET IN QUEL MODO IO....

<< Boh? Saranno nella loro stanzetta... >> risposi cercando di levarmela di torno.

<< Mi ci porti, per favore, bella bambolina? La tua mammina mi ha detto che sei una brava bimba... che belliina!! >> avrei preferito una sequela di insulti che tutti quei complimenti che sapevano di burro e falsità!

<< Va bene... >> ringhiai.

<< Ma sono un amooorreeee!!!!! Che bei bambolotti dolcissimii!!!! >>

Vuoi fare diventare mio fratello e mia sorella diabetici??

In quel momento entrarono nella stanza Sfruscio, Puffy e Bombolo. Oh, no.

<< Ma che bei ciuciiii!!!!! Che bel gattino!! Che bel coniglietto!! >>

Ciuci??? Oddio, gergo da vecchiette paesane!!!

<< Ciao io me ne vado dal mio amico a mangiare ciaoooo!!! >>

Avevo deciso tutto in quel momento, solo per liberarmi di quella baby-sitter.

<< Ma davvero sei sicura amore?? >>

<< Certo ciao ciao!!! >> feci il mio zaino e mi diressi verso l'uscita.

Mi dispiacque tantissimo non abbracciare Bombolo che mi venne incontro mentre andavo alla porta, ma avevo una voglia matta di stare lontano da quella megera....

Accidenti, ci mancava la Tappone e mi ritrovo la baby sitter smielosa ma qui c'è davvero qualcun che mi vuole male!! Mamma quando la rivedo mi sente!!

Mi diressi verso Villa Barrymore e suonai il campanello...

<< Chi è siamo a pr....oh ciao Elena! Che succede? >>

Feci segno che glielo avrei spiegato dopo e mi diressi verso la sala da pranzo.

<< Chi era Zick....? Oh ciao Elena! >> mi salutò Zob riemergendo dal suo piattone d'insalata.

<< Ciao a tutti... >> sorrisi timidamente.

<< Ciao Elena!!! >> il mostro rosso dalle macchie gialle che stava mangiando dei vecchi infradito mi abbracciò stretta e mi ruttò in faccia.

<< Ciao anche a te, Bombo! >> ben presto fui circondata da tutti i Mostri e anche Jeremy mi diede un salutino.

<< Qual buon vento ti porta qui? >> mi chiese Greta.

<< Oh beh Bombolo ha... Bombolo ha mangiato tutto il cibo e in casa e... avevo fame e non sapevo a chi rivolgermi... scusate se mi sono autoinvitata ma... >>

<< Oh Elena ma non c'è nessun disturbo! Veramente! Vuoi un po' d'insalata? >> << Oh, grazie mille... >>

Ci ritrovammo a mangiare tutti insieme a tavola...

<< Elena... Zick mi ha parlato della vostra prof, la... Tampone, Tarpone o come si chiama... >>

<< Tappone... >> suggerii con un sussulto.

<< Ecco grazie... tu cosa ne pensi? È vero che oggi sembrava... un'altra persona? >> mi chiese Zob.

<< Certo! E ci ha dato un sacco di lezione per domani e se l'è presa un casino con Zick perché si era scordato il libro per la prima volta! >>

<< Ha fatto bene quel ragazzo è indisciplinato! >>

Esclamò il Tutore dalle sembianze feline.

Si dileguò quando tutti lo pugnalarono con un'occhiata omicida.

<< Uhm... capisco... non è un comportamento molto bello. >> concluse Greta.

<< Scusa puoi accendere la tv? Metti il telegiornale... >> chiese il papà di Zick.

<< Qui è Sara Smith, la presentatrice del TG9.

Parliamo di cronaca nera: una strana morte accaduta a BigBurg... >>

Le quattro persone a tavola si scambiarono occhiate sconvolte

<<... Ieri alle 4,30 di mattina Giorgio Martinelli, il capo della Polizia di BigBurg, è stato ritrovato per terra in un vicolo cieco vicino alla stazione. Era totalmente carbonizzato... gli investigatori non hanno trovato nessun indizio... sembra che si sia preso fuoco da solo... >>

<< Preso fuoco da solo? Ma è impossibile! >> esclamò Zob.

<< Shhhhh!!! >>

<< La moglie e il figlio di vent'anni sono indagati... >>

<< Oddio... chissà cos'è successo... >> disse Greta malinconicamente mentre lasciò perdere il pomodorino che stava cercando di infilzare con la forchetta.

<< Non so Greta, non so... ma voi due non avete da fare dei compiti? >> chiese Zob ghignando.

<< Dai fateli adesso... così il pomeriggio siete liberi... >> sorrise Greta.

<< Va bene! Andiamo! >> << Ma non aiutiamo a spreparare... ? >>

<< VIENI! >> Zick la prese per la mano e la trascinò in camera sua.



<< Che succede?! Non è vero che Bombolo ti ha mangiato il cibo, l'ho capito! >> sbraitò.

<< Certo certo... sai oggi ho conosciuto una persona odiosa quasi come la Tappone! >>

<< Noooo... >> << Sìì! >> Elena sorrise con malizia e poi spiegò.

 

<< … Capito? Al confronto i Teletubbies sono roba hard metal.... >> sbottai.

<< Non riesco a capire come fai a sopportarla... >> sospirò il mio amico.

DRIIIN!!

<< Oh ma chi è? >>

Ci sporgemmo dal balcone. Sulla strada davanti alla casa Barrymore c'era un ragazzo in bicicletta.

<< Ma è Lorrence! >>

 

Ci fiondammo di sotto prima che i genitori di Zick andassero ad aprire.

<< Ciao Lorrence! >> << Ciao Zick ed Elena! Ero venuto qui per portarvi a fare un giretto... >>

<< Ehm in teoria dovremmo fare i compiti ma... >>

<< Li farete dopo... tanto è questione di pochi minuti. Vi volevo chiedere una cosa... >>

Zick de Elena fecero spallucce. << Ok... dicci... >>

<< Ma voi... siete un Domatore ed una Rifugiatrice? >>

La rossina e il moro guardarono il biondo con occhi strabuzzati, mentre quest'ultimo rideva.







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Capitolo 4
*** Villa Zofirus ***



Villa Zofirus



<< Greta? Ma te cosa ne pensi di queste strane... morti...? >>

L'uomo addentò un pezzo di pane.

<< È molto strano... quasi impossibile... >> ribatté la donna dai lunghi capelli biondi.

<< Che c'è, Zob...? >> chiese Greta dopo aver notato la faccia strana del marito.

Lui abbassò lo sguardo e sospirò.

<< No niente... pensavo. >>





Dovevate vedere gli occhi di Zick ed Elena.

Sembrava che stessero per fuoriuscire dalle orbite dalla sorpresa. Invece quelli celesti di Lorrence erano come al solito tranquilli ma curiosi e allegri.

<< C-cioè tu... tu conosci il mondo dei mostri... ?! >> balbettò Zick.

<< Ma certo!!! Comunque non rispondete con le domande alle domande... ditemi se è vero che tu Zick sei un Domatore e tu Elena sei una Rifugiatrice? >> rispose allegramente.

<< S-sì... >> balbettarono i due.

Poi, dopo avendosi scambiato un'occhiata eloquente. afferrarono il biondo per un braccio e lo trascinarono dentro casa Barrymore.





<< E così... tu conosci il Mondo dei Mostri... >> disse Zob girando in torno al ragazzino. Aveva la voce calma, ma si sentiva qualche scatto d'ansia.

<< Certo, signor Zick! >> sorrise inevitabilmente Lorrence.

<< Uhm... e come esattamente... lo conosci? >> si intromise Jeremy con il suo solito tono indagatore.

<< Mio nonno paterno era un Rifugiatore. Lui mi ha insegnato tutto... quando andavo a dormire da lui, la fiaba della buonanotte era... un capitolo del Manuale del Domatore e... >>

<< Tu possiedi il dono della Vista? >> lo interruppe Jeremy rude.

<< Fammi finire... >> Jeremy si chetò stizzito.

<< E lui mi ha dato la Vista, sì, quando avevo sei anni... >>

Sorrise il biondo guardando i Mostri di casa Barrymore con felicità e curiosità.

<< Purtroppo però il week-end scorso... >> la voce di Lorrence si fece un sussulto velato ormai. << Un infarto se l'è portato via... >>

Era triste, certo, ma sorriso non era scomparso però... questa sua particolarità era un po' inquietante.

<< Oh Lorrence mi dispiace... >> disse Elena mettendo la mano sulla spalla dell'amico.

<< Tuo nonno non ha fatto in tempo a decidere se diventare fantasma o meno quindi... >> si intromise Theo.

<< No... ma spesso me ne parlava. Non voleva vivere per sempre... senza poter fare nulla. Quando sei un fantasma non è che puoi far molto... vero? >>

Theo e Tessa si guardarono stupiti dalle parole del ragazzino.

<< No... non puoi fare nulla in quel senso... cioè non è che poi incidere sulla vita circostante. Sei un fantasma, sei morto... ma puoi vedere la tua famiglia... far sentire la tua presenza al tuo nipotino... >> spiegò Tessa guardando teneramente Zick.

<< Certo certo capisco... ma mio nonno ha lasciato un segno però della sua vita. Mi ha donato il suo potere. >>

Guardò i Mostri come se fossero diamanti preziosissimi.

<< Piacere comunque... >> il ragazzo sorrise mentre allungava la mano verso i due fantasmi... loro fecero altrettanto e le loro dita si fusero dolcemente.

<< Quindi tu sei un Rifugiatore...! >> concluse Jeremy

<< Sì... >> << Scusa come fai di cognome? >> << Zofirus... >>

<< Zofirus... Zofirus... sì conoscevo uno Zofirus... Teodor se non sbaglio, no? Era un grande Rifugiatore sì. Mi dispiace molto della tua perdita. >> gli occhi verdi-giallo del gatto ora erano malinconici.

Lorrence sorrise.

<< Ora basta con questa lagna! Voglio conoscere i Mostri di questa Oasi! >> Esclamò Lorrence con la sorpresa si tutti, e così si fiondò verso Snyakutz Bu.

<< Piacere piacere! >> Lorrence rise sereno mentre vide che la mano del mostro gli rimase nella sua.

<< Tu sei un Bombo vero? Ti darei volentieri degli scarponi di mio padre... >> << Sììì grazie Lorrence tu essere molto buono con Bombo non essere come Zick umpf! >> Il Bombo mandò un'occhiataccia al giovane Domatore.

I Bobak gli strinsero la mano elegantemente e i Bolli cominciarono a svolazzargli attorno canticchiando.

<< Nella Oasi del nonno c'era solo un piccolo Girti... la nonna non possedeva la Vista e quindi non sapeva nulla.

Quanto ridevamo io e nonno quando andavamo a casa sua... il Girti svolazzava attorno alla nonna e lei non riusciva a capire perché la guardavamo sforzandoci di non metterci a ridere... quando lui è morto il Girti è passato a me e quindi... lo tengo in casa come animaletto domestico, tanto i miei non se ne accorgono... >>

<< Quindi solo tu della tua famiglia hai la Vista. >> concluse Zob. << Esattamente. A, non ci siamo ancora presentati! Io sono Lorrence Zofirus. E lei deve essere Zobedja Zick, figlio di Ezeria Zick, il grande Domatore!!! >>

<< Ehm sì grazie sono io sì... ma chiamami pure Zob... >>

rispose il Domatore imbarazzato, non abituato a tutte queste formalità.

<< Mio nonno mi parlava tanto di suo padre... e anche di lei. 

<< Ah davvero ehm grazie... >> sorrise Zob.

Si girò verso Greta.

<< Signora Zick! Che piacere!!! >> Il biondo le fece un elegante baciamano.

<< UhUhUh... ma che gentile che sei... >> cinguettò lei deliziata. << Dovreste imparare da questo signorino miei cari! >> per tutta risposta Zob e Zick le fecero la linguaccia.

<< Bene! Le presentazioni sono finite! Mi ero già accorto della vostra famiglia già da un po'... >>

<< E perché non ci hai mai detto nulla? >> sorrise benevolo Zob << Mi vergognavo... >>

<< Non ti devi vergognare di nulla Lorrence! Possedere la vista è un grande potere! >> Sorrise Greta mentre gli metteva dolcemente la mano sulla spalla.

<< Volete venire a casa mia a fare i compiti? >>

 

I ragazzi posarono le biciclette davanti al cancello. Era enorme, altissimo e nero lucido. Su delle colonnine ai fianchi stavano appollaiate delle statue di gargoyle in pietra nera  che sembrava ti seguissero con lo sguardo.

<< Sembra che stiate per entrare in un cimitero, eh? >>

sorrise Lorrence. << Ehm... già... >> balbettarono gli altri due, osservando con timore gli spunzoni affilatissimi in cima al cancello.

Entrarono in un parco grandissimo. Era costituito interamente di alberi sempreverdi, infatti l'ombra fresca avvolgeva i tre ragazzi...

Un'enorme villa apparve.

Aveva molte torri che si levavano slanciate verso il cielo, le finestre a bifora orniate di merletti floreali in ferro battuto. Sulla facciata principale, un enorme rosone di vetro colorato dava un po' di colore. Sì, tutta la villa era completamente nera. Nero lucido, intrigante, misterioso e che incuteva rispetto e timore.

<< Era un'enorme cattedrale gotica. Quando la mia famiglia si è trasferita qua ad Oldmill Village era cadente e stava per crollare su se stessa. Mio padre se n'è innamorato e l'ha fatta ristrutturare. >>

<< Siete ricchi quindi! >> esclamò Elena.

<< Beh, sì un po' di soldini ce li abbiamo. >> sorrise il biondo guardando il maestoso rosone.

<< È un po'.... >> << Lugubre, Zick? >> rispose Lorrence.

<< In effetti, quando l'abbiamo trovata era color avorio. Già pensavo come sarebbe stata bella così candida, splendente... ma mio padre l'ha voluta tutta dipingere di nero. È fatto così, è un po'... >>

<< Dark? >> suggerì Elena.

<< Uhm, diciamo di sì. >> << E tua madre ha accettato questo tipo di casa? >> chiese Zick.

<< Beh, se ha sposato ed ha avuto un figlio con un uomo che ama queste cose, probabilmente le accetta. >>

Rispose Lorrence, increspando per un millisecondo il suo perenne sorriso.

<< Più che altro, i miei vogliono privacy. Già al cancello vi sentivate... come dire, non ispirati ad entrare vero? >>

Zick ed Elena annuirono vivamente.

<< I miei genitori non amano gli ospiti e le visite. Sono persone... solitarie e un po' schive. Ma ora entriamo. >>

Lorrence condusse i due amici sotto un enorme arco a sesto acuto, davanti ad un altissimo portone di legno scuro con delle borchie che lo coprivano.

Lorrence tirò fuori una chiave grande, pesante e di ferro scuro. La mise nella serratura e la porta si aprì da sola.

<< Tranquilli, è un sistema automatizzato. Non sapete quanta forza ci vuole per aprire completamente il portone! >>

Zick ed Elena entrarono timorosi...

Si ritrovarono dentro un ampio atrio, che probabilmente doveva essere il luogo di preghiera. Ma le panchine erano sparite lasciando al loro posto tantissime poltrone di pelle verde ramarro lucida.

Al posto dell'altare ora stava un enorme tavolo, lunghissimo e stretto, coperto da una tovaglia di seta rosso sangue. In mezzo, troneggiava un candelabro d'oro.

<< Strano, eh? Siamo solo in tre e papà ha voluto prendere questo tavolo enorme... poi considerando che non viene mai nessuno qui a mangiare con noi... non serve a nulla. Ma seguitemi, non state a gingillarvi. >>

Elena era inquieta. Strinse forte il braccio di Zick, che si lasciò sfuggire un sussulto sorpreso e imbarazzato...

<< Ma i tuoi sono in casa? >> chiese la ragazza.

<< No... è da tre giorni che vivo da solo qui... >> rispose vacuamente il ragazzo, mentre passava sotto l'ennesimo arco a volta.

<< Cioè? >> << I miei spesso partono per viaggi di lavoro... stanno via giorni e giorni... mi lasciano le chiavi e dei soldi e me ne sto qui ad aspettarli... tanto ho la bici... >> rispose con tranquillità Lorrence.

<< E non senti la loro mancanza? >> chiese Zick.

<< Uhm... no. I miei genitori mi hanno abituato già da piccolo a questo stile di vita... e non è che mi hanno dato tanto affetto. Semplicemente devo loro la vita...e ne sono riconoscente certo. >>

Zick ed Elena si scambiarono occhiate sorprese e stranite.

Che tipo strano, quel Lorrence Zofirus.

<< Andiamo in camera mia. Salite qui... >>

I ragazzi si trovarono davanti ad un enorme scala di ebano che si avvolgeva attorno alla sagoma della torre...

Zick ed Elena non osarono guardare di sotto mentre salivano i gradini. La ragazza si stringeva sempre di più al suo migliore amico...

Dopo una moltitudine di scalini, le scale finirono e i ragazzi si ritrovarono davanti alla porta in mogano della camera di Lorrence.

Zick ed Elena erano sfiniti ed ansimavano dopo tutta quella scalinata: Lorrence non era minimamente sotto sforzo e se ne stava tranquillo ad osservare con ilarità i due amici.

<< Eheh, si vede che non siete abituati a vivere in una cattedrale. >>

Il ragazzo aprì la porta e... gli altri due rimasero estasiati.

Era un esplosione di colori. Ogni parete era di un colore diverso, picchiettato però di macchie multicolori.

Il piccolo letto era tutto sfatto, il cuscino per terra, una miriade di fumetti sparsi qua e in là e delle mutande e magliette sul pavimento.

La finestra a trifora era stata dipinta di turchese e i colori del vetro filtrati dalla luce venivano proiettati sulle pareti...

Su ogni muro spiccava la scritta: “ Mai essere normali “

in caratteri e colori diversi.

<< Benvenuti del mio regno. >> sorrise Lorrence, buttando il suo zaino su letto.

<< Ah, si vede che qui ci vivi tu ihih! >> rise Elena.

<< Aspetta vi devo presentare il mio amico... >>

La voce di Lorrence diventò più vellutata.

<< Girti... Girti... tranquillo sono amici non aver paura... sei al sicuro ci sono io... >> Lorrence si piegò e guardò sotto al letto. Aveva sentito dei mugolii...

Piano piano, una testina sbucò tra le lenzuola variopinte.

A poco a poco uscì... l'esserino si guardava intorno timoroso con i suoi occhietti scuri che esprimevano una dolcezza incontenibile. Aveva il corpo piccolo e rotondeggiante di un pelo morbido, lucido e verdolino, la codina che finiva a pallina e delle grandi e buffe orecchie.

Il Girti schizzò velocissimo tra le braccia del padrone...

<< Dai fai amicizia con questi due simpaticoni... non ti fanno niente dai... >> il mostriciattolo si girò piano piano e smise di mugolare.

A poco a poco si staccò dalle braccia di Lorrence e si avvicinò con curiosità e timore a Zick ed Elena, poi emise un versetto allegro.

<< Che carino che sei, quasi non ti si può chiamare

mostro! >> cinguettò Elena mentre il Girti le svolazzava intorno alla testa.

<< Solo una cosa non ho capito... >> cominciò Zick mentre osservava divertito il Girti.

<< Come hai fatto a capire precisamente che io ero un Domatore ed Elena una Rifugiatrice? >>

Il sorriso di Lorrence si trasformò in un ghigno.

<< É un potere che ho sempre avuto da quando ho posseduto la vista. Posso capire quanto potere Dom c'è in una persona, se possiede la vista, di che gruppo universale è... >> Lorrence chiuse gli occhi con aria concentrata.

<< Tu sei Dum-Zazap, vero? >>

Zick spaventò i suoi occhi mogano,

<< Essì, sono Dum-Zazap... >>

Il ragazzino dai capelli blu e la ragazza dai capelli arancio si scambiarono l'ennesima occhiata stranita.

Che tipo strano, quel Lorrence Zofirus.




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Capitolo 5
*** Il bello di te ***


Il bello di te.

 

<< Dividete i banchi, prego. >> la voce della professoressa era melliflua, calma, puramente malvagia.

Il quintetto Zick-Elena-Lorrence-David-Annie si guardarono prima sorpresi, poi con tristezza e ansia.

Dalla classe si levarono degli sbuffi e dei gemiti di dolore.

<< È un compito a sorpresa vero professoressa? >>

chiese educatamente Lorrence staccando il suo banco da quello di Thomas.

<< Certammente... >> quel solito ghigno, quella solita parlata siciliana che faceva spaccare i nervi.

<< Ezechiele? >> << Eh...? >> << Ti dispiacerebbe se gentilmente passi il compito ai tuoi compagni? >>

Mi dispiace sì e lo faccio anche molto poco

gentilmente “

Il ragazzino stancamente si alzò e andò a prendere i compiti... gli venne voglia di strapparli e stritolare le ditoccia grasse a salsiccia della Tappone, ma si limitò a prenderli in mano con fare stizzito.

 

Il ragazzino si sedette al suo odioso banco. Mille graffiti di argomenti ignobili purtroppo non cancellabili, miliardi di Big Bubble mummificate sotto il tavolo... la sedia rotta e traballante... proprio erano il luogo perfetto per iniziare il tuo amato compito a sorpresa di inglese.

Il ragazzino mandò un'occhiata d'aiuto ad Elena, cinque banchi più in là, che rispose con un sorrisino triste.

Ieri a casa ( cattedrale) di Lorrence avevano studiato inglese certo... ma non così bene come si fa quando c'è la verifica!!! Aveva ricopiato tutti gli appunti di Elena sul suo quaderno ( e ci aveva messo tre ore -_-') e se li era ripassati sì...

Dietro di lui aveva Gordon Bobbins, lo scemo del primo giorno.

Iniziò a scrivere inanzitutto il nome cognome e la data... poi abbassò lo sguardo sul primo esercizio ( ce ne erano dieci)

Collega i nomi con le figure”

Bahh, fin'ora una cacchiata da bimbini di prima elementare. “

Lo volò. Strano, era la prima volta che iniziava una verifica bene... che bello.

Esercizio 2: Coniuga queste frasi alla terza persona singolare in forma interrogativa “

Uhm. Un po' più impegnativo... Aspetta come si faceva? La terza persona è sempre hesheit...

Si mette does... poi il soggetto e il verbo base boh? Proviamo così va' “.

Il ragazzino soddisfatto pensò:

<< Beccati questa Tappone. Un compito prefetto. >>

Con sfacciataggine, Zick alzò il foglio ( certo mancavano altri otto esercizi ma tanto...)

e lo mise perpendicolarmente rispetto al piano del banco...

<< EZECHIELE! >>

Quella vocetta stridula...

<< Sì professoressa? >>

<< Dammi il compito! >>

<< Scusi? >>

<< DAMMI IL COMPITO TI HO DETTO! >>

<< Ma prof cos'è successo...? >>

<< Lo sai cos'è successo! Dammelo adesso! >>

Il ragazzino stupito si alzò dal banco e si diresse verso la cattedra... tutti i ragazzi della classe adesso avevano gli occhi puntati su di lui.

Zick glielo diede stranito, e lei glielo strappò di mano con le sue unghiacce affilate.

<< Professoressa ma che è successo? >>

<< Non fare il finto tonto! >>

<< Per favore me lo può dire così ci capisco anche io qualcosa? >> Zick aveva assunto un tono seccato.

<< Hai sollevato il tuo foglio! Volevi far copiare gli esercizi a Bobbins! >>

<< Ma per nulla prof! Lo avevo sollevato solo così per guard... >>

<< Niente scuse! >> << Ma se è vero... >>

<< Anche il tuo compito è perfetto! Avrai sicuramente copiato! >> << Ma non è vero? Scusi ma anche io non posso avere un compito perfetto ma che sono ritardato? >>

Ho osato troppo...? “ pensò Zick mentre la prof lo fissava con gli occhi furenti.

Lei non lo ascoltò.

<< Il tuo compito è annullato. >>

<< Ma come scusi ?! >>

<< Anche il tuo Bobbins. Portamelo qui. >>

Il bestione si alzò mogio mogio e mise il suo foglio accanto a quello di Zick. Era completamente bianco.

<< Vede? Non ha copiat...! >>

<< Stava per farlo, Ezechiele! >>

<< Certo certo allora ha ragione lei guarda. >>

Anche Zick si era stufato.

Mandò un'occhiata veloce ad Elena... lei lo fissava con gli occhi spalancati.

<< Non fare quel tono con me raggazzo... >>

<< E allora, per favore, non mi interrompa sempre quando parlo e prof non voglio sembrare maleducato ma se si impunta sulle cose e crede di aver ragione sempre lei... >>

I due si guardarono per diversi secondi con astio.

La classe era ammirata per le parole e il coraggio di Zick. Si era fatto rispettare...

<< Doppio foglio, Ezechiele Zick. >>

Ancora quella voce detestabilmente odiosa, acuta, falsamente zuccherata.

Il ragazzo con odio andò verso il suo banco, mentre sentiva tanti occhi puntati su di lui.

Strappò un foglio da suo quaderno, e lo divise in due.

<< Una parte andrà a me, l'altra ai tuoi genitori. >>

dettò freddamente la prof.

<< Scrivi due volte il motivo per cui hai preso il doppio foglio. Il ragazzino ghignò mentre pensava a ciò che aveva in mente.

Tagli la parte riservata alla Tappone e gliela diede.

<< Nome: Ezechiele Zick. Classe 1E... >> cominciò a dettare la prof ad alta voce.

<< Data: 24109. Motivo del doppio foglio... >>

La donna smise di parlare e spalancò gli occhi.

<< Inesistente. >>

Zick ghignò.

<< Ragazzo cancella subito e spiega quello che hai fatto! >>

<< Ma ho appena spiegato quello che ho fatto professoressa. >>

<< SMETTILA DI USARE QUEL TONO CON ME! PUNIZIONE! RESTERAI IN CLASSE DURANTE LA RICREAZIONE SENZA MANGIARE E SENZA I TUOI AMICHETTI! >>

Zick sbiancò, ma continuò a non perdere la calma.

<< Voglio vedere i tuoi genitori Ezechiele. >>

sibilò la professoressa.

<< Ok, benissimo. >>

Il ragazzino pensò alla faccia dei genitori quando avrebbero saputo quell'ingiustizia. La Tappone non sarebbe stata tranquilla.

Zick e Gordon trascorsero l'ora standosene seduti e zitti al loro banco.

DRIIIN!

<< Zick sei stato bravissimo però... >>

<< Però che cosa Elena? >> rispose il ragazzino mettendo nello zaino i suoi libri di inglese.

<< Cioè hai fatto bene a farti rispettare e tutto... che bagaciospa. >> Elena mandò un'occhiataccia alla prof che se ne stava andando via tronfia.

<< Però sai non era il comportamento giusto ecco. >>

<< MA IO DICO! Scusa sono stato fin troppo calmo! Parla quella che non si arrabbia mai...! Tu che avresti fatto al mio posto? >>

Elena serrò gli occhi. << Beh, certamente avrei difeso la mia opinione... ma se vedi che proprio è cocciuta come le pigne verdi, era meglio lasciar perdere, non abbassarsi al suo livello... >>

<< EEEHHHP? Abbassarsi al suo livello? Ma io non mi sono abbassato al suo livello! >> disse il ragazzino, stupito dalle parole strane dell'amica. Accidenti, non sembrava lei. Era più fredda, sembrava quasi che stesse prendendo le difese della prof!

Il ragazzino si rese conto presto che tutti i ragazzi della classe ( e le ragazze elettrizzate in particolare) ora gli stavano attorno come dei mosconi e presto lo tartassarono di complimenti e lodi. Patty, Matty e Tatty, ovviamente, se ne stavano da una parte a crogiolarsi nella loro truzzaggine.

<< Allora, David ed Annie: pensare che Zick abbia osato troppo? >> disse Lorrence.

<< Uhm... forse... la professoressa è sempre la professoressa. >> rispose Annie mentre giocava nervosamente con i suoi chignon.

<< Beh, l'importante è che si sia fatto rispettare. >>

Concluse Lorrence, mandando un sorriso a Zick.

 

La campanella suonò, e Zick ed Elena si avviarono verso l'uscita. C'erano Greta e Harvey.

<< Ragazzi, non avete molti compiti da fare spero... >> iniziò Greta sorridente.

<< No, no... perché? Rispose Zick incuriosito.

<< É una bellissima giornata, fa un caldo pazzesco e avevamo pensato se tutti insieme andavamo a fare un bagno... che ne dite? >>

disse allegro Harvey.

Zick ed Elena si guardarono con un'espressione piena di felicità e sollievo.

<< Papà ma Mariangela è a casa? >> << No, no... vengono anche Charlie e Violet con noi. >>

La ragazzina tirò un luuuungo sospiro di sollievo, e Zick la guardò ridacchiando.

Il ragazzino durante tutto il resto della giornata preferì non dire nulla a proposito dell'episodio con la Tappone.

 

Zick e su madre entrarono in casa e si ritrovarono davanti la buffa figura di Zob in costume, con le pinne ai piedi, la maschera sugli occhi, il boccaglio in bocca mentre reggeva un enorme ciambellone.

<< Ehy papà! >> << Mmsmsmmsmm!! >>

<< Magari se tuo padre si togliesse questo... >>

disse Greta mentre cacciava via il boccaglio dalla bocca del marito.

<< Ciao Zick! Vatti subito a mettere il costume si parte tra pochissimo! >> disse allegro.

<< I Mostri? >> << Sono all'Antica Armeria con Jeremy... >>

<< Ma ora vatti a mettere il costume!! >>

La mamma con uno sculaccione affettuoso lo condusse in camera sua e gli porse dei boxer.

 

Zick si guardò allo specchio in mutande.

Si rendeva conto che era un ragazzo carino di viso. Gli piacevano particolarmente i suoi capelli blu e i suoi occhi.

Con una mano spostò una lunga ciocca in mezzo alla fronte. “ Che fico che sono” pensò il ragazzo sorridendo soddisfatto.

Abbassò lo sguardo invece sul suo corpo...

Le sue braccia e le sue gambe erano degli stecchi pallidissimi, nonostante il sole quell'estate avesse picchiato molto.

Non aveva un minimo accenno di tono muscolare. Era tutto pelle ed ossa. Strano, era parecchio agile anche quando combatteva, si ricordò Zick.

Il fatto di non aver bei bicipiti infastidì non poco il ragazzo. Strano, adesso sentiva il bisogno di apparire... macho.

Alzò le braccia per mettersi la sua maglietta...

Ma bastò un rapido sguardo con la coda dell'occhio.

<< AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!! >>

Uno strillo acuto si levò da casa Barrymore.

Nella casa accanto intanto...

Ma cos'è 'sto strillo? Boh!? ” disse Elena mentre appoggiava il suo zaino scolastico in camera.

<< Guarda Elena, ho comprato per te un nuovo costumino! Vienilo a provare. >> urlò Julie dalla stanza accanto.

<< Ok ok... >>

La mamma le porse un bikini verde brillante con delle pagliette nere lucide.

<< Uhm... >> << Che c'è Elly? >> << Niente niente... e non mi chiamare Elly. >> La ragazza si spogliò e si mise il costumino...

<< Ehm, mamma... >> << Dimmi? >>

<< É molto... molto... mini! >>

<< E cioè... ? >>

<< É... piccolo e stretto... e poi guarda che scollatura!! Nemmeno fossi Salma Hayek nella pubblicità del Campari!!! E... oddio, lascia fuori un bel pezzo di chiappe! >>

La madre si mise a ridere fragorosamente.

<< Ma sono così i costumi... oh ma quest'estate ti mettevi il medesimo tipo di bikini e non facevi storie... >>

<< Sì ma non c'era Zick... non posso farmi vedere da lui in questo modo! >> << E perché no... ? >>

<< Perché io mi... oh vabbè non capisci!! >>

<< Dai a Zick piacerai... >> << OH MAMMA! >>

<< Ahahahaahah sei proprio un'adolescente che si vergogna del suo corpo... >>

<< Io non mi vergogno del mi... >> << Ceeerto infatti si vede! >> ribatté ironica Julie.

<< Comunque, non hai altri costumi più larghi... e non mi dire che ti vuoi mettere quello intero! Quindi ti rimane questo. >>

<< Ok va bene... ma aiutami ad allargare il reggiseno e le mutande. >>

<< Tadààà! Sei pronta! Guarda come sei carina. >>

Elena si guardò timorosa allo specchio.

Era... bella in costume. Si vedevano le belle forme del suo corpo, si sentiva.... carina, sensuale. Ma si vergognava, il problema era che non riusciva a capire perché

<< Fatti vedere da tua padre così... >> << Ma non ci penso nemmen... >> << HARVEYY!!!! GUARDA UN PO' TUA FIGLIA!! >> strillò sua madre prima che Elena potesse fare qualcosa.

Purtroppo Harvey arrivò di sopra e anche molto in fretta.

Quando entrò, Elena si fece piccola piccola e cercò di coprirsi il corpo con le braccia e le gambe.

<< Non mi guardare papà. >>

<< Ma non dire sciocchezze! Avrò il diritto di guardare mia figlia in costume? Dai fatti vedere. >>

Elena piano piano abbassò le braccia e le gambe...

<< Oh, la mia figlia! Sta crescendo... >> disse Harvey asciugandosi una lacrimuccia.

<< Stai attenta ti ritroverai presto molti mosconi attorno se continui così... chissà come sarà contento Zick! >>

<< Oh papà non ti ci mettere anche tu... >>

I due genitori scoppiarono in una sonora risata.

 

Zob e Greta si guardarono stupiti.

<< É Zick? >> << Sì... va a vedere tu Zob. >>

<< Ehy ehy ma che succede?! >> esclamarono Tessa e Theo sbucando dal muro.

<< Spero niente di grave... >> rispose il genero salendo le scale.

<< Ehy ma che strilli ti hanno sentito fino in Amazzonia! >>

sbottò Zob entrando di getto nel bagno senza bussare.

<< Ohh papà guarda! >>

Il ragazzo alzò il braccio destro, e sull'ascella si vedeva un orribile mostruoso famigerato... pelo.

<< Ahahaha ma ti spaventi per così poco? Il tuo primo pelo...? >> rise Zob mettendo la mano sulla spalla del figlio. << Naaa non capisci! Che schifo! >>

Zick riluttante prese una forbicina e il pelo prese la via del cestino.

Il ragazzino scrutò suo padre.

Era una bell'uomo: alto, muscoloso, i capelli blu cobalto che gli coprivano gli occhi scuri...

Chissà, magari un giorno sarebbe diventato come lui...

<< Che cos'era? >> chiese Greta mentre metteva i panini nello zaino.

<< Oh, niente di che... solo un pelazzo clandestino... ^^ >>

rispose il marito ridacchiando.

<< Ohhh smettetela voi due! >>

Zob e Greta si guardarono per tre secondi poi scoppiarono a ridere.

 

Gli Zick e i Patata giunsero davanti ad un enorme spiaggia  di sabbia affollatissima. Il mare lì non era particolarmente interessante. Il fondale era solo sabbia, e la cosa più emozionante era trovare qualche arsellina. Niente pesci, nemmeno l'ombra.

<< Naaaaa ma non andiamo qui dai! È veramente

squallido! >> esclamò Zob indignato.

<< Sì hai ragione... uhm conosco un posticino magnifico... >>

Harvey e Julie, che stava reggendo il passeggino con Charlie e Violet, si scambiarono un'occhiata d'intesa.

<< Appartato, carino, immerso nella natura e col mare bello. >> descrisse Julie.

<< Bene! Allora ci indichi la strada, mia prode! >> disse con fierezza Greta mentre prendeva un po' in giro l'amica.

<< Com'è questo posto? >> chiese Zick ad Elena.

<< Vedrai, vedrai.... >> sorrise la ragazzina.

I Patata li condussero in un boschetto di arbusti mediterranei e poi sbucarono su una spiaggetta.

Era situata in una piccola baia delimitate da delle rocce calcaree dalle forme pittoresche. Il mare sul roccione di sinistra aveva scavato tanti piccoli archetti di pietra e grotte sommerse dall'acqua. Il destro invece era piatto e largo: ideale per fare i tuffi!

L'acqua era veramente limpida e azzurra: si poteva vedere il riflesso marrone-dorato delle rocce e quello smeraldo delle piante acquatiche.

La spiaggetta era di ciottoli rotondi e lisci di tutti i colori.

<< Allora? Molto meglio no? >> disse allegro Harvey mentre appoggiava le borse da mare per terra.

<< Beh, tra quella cagnara di prima e questo piccolo angolo di paradiso non c'è paragone! Bravo Harvey! >> esclamò contento Zob mentre sorrideva con aria complice all'amico.

Greta iniziò a togliersi la maglietta e quindi iniziò lo spogliamento generale.

Elena si tolse il vestitino con un po' di vergogna. Cercò di non farsi vedere da nessuno, coprendosi dietro la mamma divertita, sopratutto da Zick.

<< Allora volete pranzare adesso oppure prima facciamo un bagnetto? >> disse Julie sfilando dolcemente le scarpine dai piedi di Violet.

<< Io mi fiondo in acqua! >> << No no ragazzo! Vieni qui che ti spalmo la crema solare! >> lo trattenne Greta acchiappandolo per un braccio.

 << Oh uffa. >>

<< Zick ti sei rafforzato molto col tuo Dom e già non usi il tuo Spray Aerosol.. però la tua pelle è ancora delicata Zick... >> disse lei a bassa voce

<< Cos'è il “Dom”? >> chiese curiosa Julie.

<< Ehm... una cura che ha fatto Zick per rafforzare le sue difese immunitarie ehm... >> si inventò sul momento la povera Rifugiatrice in difficoltà.

<< Sembro un pupazzo di neve, vero?! >> esclamò Zick rivolto verso al padre con uno sguardo desideroso di aiuto. << Ma no, sei carinissimo tutto bianco spalmato... sembri un confettino... >> lo prese in giro Zob.

<< Mobbasta veramente però! Adesso vado! >>

Zick corse ( e si fece un po' male ai piedi coi sassi ma non gli importò nulla) verso il mare e si tuffò con un gran spruzzo d'acqua.

<< Elena vieni? >> << Sì sì aspetta... >> la ragazza si sfilò le spalline del vestito, poi disfò i fiocchi che le reggevano i capelli, che le caddero sulle spalle.

Sentendo le guance che bruciavano ( ma perché cavolo stupide stupide stupide! ) la ragazza si incamminò lentamente verso il bagnasciuga.

Zick rimase... sì un po' inebetito davanti alla visione di Elena in costume. Stava veramente bene, non se n'era mai accorto. Era veramente cresciuta anche lei.

La ragazza gli nuotò fino ad averlo accanto e gli sorrise.

<< Allora?! Voi che fate non vi buttate?! >> strillò il ragazzino rivolto agli adulti sulla spiaggia.

<< Aspetta un attimo... prima ci riscaldiamo e poi veniamo a fare un tuffo... >> rispose Greta per tutti, spalmandosi la crema.

Uff sempre la solita storia... prima mi riscaldo poi vengo... che strani gli adulti. “

Elena gli andò vicino e gli sussurrò:

<< Ehy tu attiva il tuo Spazio Dom. >>

<< EH? >> << Oh, senti, ho un'occasione per respirare sott'acqua e non me la vuoi dare? >>  <<  Ma certo che sì! Però credo che i tuoi genitori sarebbero stupiti se non ci vedessero tornare a galla per respirare entro venti secondi sai. >>

Elena sbuffò. Giusto, giusto... se solo sapessero...

<< Va bene, tanto i miei cercheranno SPERO DI COINVOLGERE I LORO AMICI IN UNA CHIACCHERATA... >> disse ad alta voce Zick.

Zob e Greta lo guardarono prima interrogativi, poi gli fecero l'occhiolino.

<< Ok hanno capito ma ora andiamo! >> Elena si immerse e così fece Zick. Il ragazzo attivò lo Spazio Dom che si avvolse attorno alla sua testa, poi anche su quella dell'amica.

La ragazza tirò un sospiro profondo e aprì gli occhi.

Davanti a lei c'era uno spettacolo bellissimo.

I sassi che costituivano il fondale splendevano ai raggi del sole che penetravano nell'acqua, magari anche loro curiosi di esplorare quel meraviglioso mondo sommerso.

I pesci, di ogni dimensione, specie e con tutti i colori dell'iride banchettavano, forse un po' disturbati da quelle strane figure informi che gli stavano a guardare.

<< É così.. bello... >> disse Elena ( santo Spazio Dom si riusciva a parlare e non c'era il problema della compensazione delle orecchie XD)

<< Uhuh. Dai, andiamo. >> e i due amici andarono ad esplorare quell'affascinante dimensione sottomarina.

Intanto, sulla spiaggia...

<< Strano, è da tanto che non vedo Zick ed Elena riaffiorare. >> notò Julie con aria preoccupata.

<< Ehm io credo che siano così presi dalla bellezza del mare che prendano solo una boccatina velocissima e poi subito sott'acqua... >> cercò di giustificare Greta.

<< Ohh ma guardate questo sasso! Che bello ehm... >> cercò di cambiare argomento il Domatore, mentre i signori Patata li guardavano con aria interrogativa.

 

<< Ehy Zick! Guarda! >> la ragazza indicò la roccia davanti a loro.

<< Che c'è? Non vedo nien... >>

<< Shhht!!! >>

Zick si zittì finalmente e cerco di aguzzare la vista.

Niente. Vedeva solo roccia.

Ma ad un certo punto... si mosse. Sì, si mosse!

Un polpo enorme si staccò dalla roccia, e subito le sue tonalità di colore marrone si trasformarono in azzurre-verdi come l'acqua.

<< Te lo dicevo di star zitto. L'hai fatto scappare! >>

<< Scusa scusa... >>

I due proseguirono verso le grotte sommerse.

Là l'acqua era molto fredda, e la flora e la fauna erano diminuite.

<< Guarda Elena! >> Zick indicò sotto di loro.

C'era un enorme banco di pesciolini minuscoli, blu elettrico, che splendevano nell'oscurità.

I due rimasero a guardarli in silenzio, quando...

<< BUUU!!!! >> << AAAAAHHH!!!! >>

<< Ahahahaha!! >>

A far loro quello scherzo erano Zob e Greta, anche loro avvolti dallo Spazio Dom del Domatore.

<< Ci avete fatto prendere un coccolone... >>

si lamentò Zick mettendosi la mano sul cuore.

<< Dai, risaliamo. Sennò i tuoi crederanno veramente che riusciamo a respirare sott'acqua. >>

disse Greta rivolta ad Elena.

I Patata erano ancora a riva, e avevano già messo fuori il pranzo.

<< Dai andiamo a mangiare. >>

 

<< Papà, mamma! Venite anche voi a fare il bagno dopo! >>

disse Elena addentando il panino al salame.

<< Ma certo... poi facciamo il bagnetto anche a voi eh? >>

disse con voce tenera Julie mentre dava da mangiare ai figlioletti una pappina giallognola.

<< Ehy volete del mio gelato? >> sorrise Zob a fine pasto mentre tirava fuori il suo kit da gelataio.

<< Sìì!! >> << Allora che gusti volete? >> << Io vorrei un cono  

stracciatella e nocciola uhm...!! >> disse Zick.

<< Ed io invece sempre un cono ma a... frutti di bosco e pompelmo rosa! >> disse Elena.

<< Ehy voi ne volete un po'? Julie, Harvey...? >>

<< Oh no grazie stiamo facendo tutti e due la dieta... >>

<< Ma se state benissimo! >> esclamò Greta.

Intanto, Elena aveva dato la prima leccata...

<< Ma è buonissimo! Accidenti sembra proprio di... di addentare la frutta vera! È veramente incredibile! >>

esclamò Elena

<< Ohoh grazie... >> rispose Zob contento.

<< Ma come fai? Tutti i gelati che ho mangiato hanno un sapore di frutta leggero... questo è veramente gustoso! Ma come fai? >>

<< Ehehehe segreto professionale. >>

Dopo aver finito di mangiare, tutti si buttarono in acqua.

Julie ed Harvey si davano il cambio a badare ai gemellini, quindi stavano maggiormente nelle acque più basse.

Invece gli Zick ed Elena si divertivano un sacco nelle acque più profonde.

Zob e il figlio si esibirono in ogni acrobazia subacquea e anche in tantissimi tuffi di ogni tipo dal roccione piatto.

Non se ne accorsero da quanto si divertivano, ma stettero in acqua per molte ore!

Le due signore dopo un po' invece uscirono dall'acqua, (Julie teneva in braccio i gemellini infreddoliti) e si distesero sui propri asciugamani.

<< Ehy ma andate via così presto? >> urlò loro Zob.

<< Abbiamo freddo! >> risposero le due amiche.

Tipica risposta di una donna -_-' “ NdMe.

<< Harvey... stai pensando anche tu quello che penso io? >>

disse Zob guardando malizioso Harvey.

<< Ma certo, amico mio... andiamo a ripulire la spiaggia! >>

Dopo essersi scambiati un'occhiata d'intesa che tralasciava un po' di malignità, Zob ed Harvey si avvicinarono lentamente alle due donne, sdraiate di schiena, cercando di fare il minimo rumore possibile...

al segnale di Harvey, i due caricarono di peso la propria moglie sulla spalla ( che protestarono indignate strillando come se le stessero scannando vive e dando schiaffetti sulle schiene dei mariti ) e se le portarono fino alla punta del roccione piatto ( e lasciami e lasciami!! ) e le buttarono di sotto come sacchi di patate.

Greta tornò a galla per prima, coi capelli tutti sugli occhi, sputando un gran fiotto d'acqua.

<< ZOB! SEI PROPRIO... SEI PROPRIO... >> cominciò a balbettare dalla rabbia.

<< UN UOMO! >> suggerì Julie uscendo dall'acqua e mandando un'occhiataccia al marito.

<< SIETE PRORPIO DEI MASCHI!!!! >> strillarono le due donne, mentre i famigerati villani se la stavano ridendo della grossa.

Anche Zick ed Elena si stavano spanciando dalle risate vedendo le loro mamme così isteriche.

Anche il Signor Zick e il Signor Patata si tuffarono, inondando d'acqua le povere mogli.

Le famiglie giocarono insieme ancora per un po', quando Julie esclamò:

<< OH NO I GEMELLI! Gli ho lasciati soli sulla spiaggia! >>

e nuotò di gran carriera verso i poveri figlioli che stavano piangendo di brutto.

Lentamente il sole stanco si adagiò piano sul suo letto di mare, e dipinse coi suoi raggi stanchi il cielo di arancione, rosa e viola.

I Patata e gli Zick osservarono il tramonto standosene beati sui loro asciugamani.

<< Però ora fa freschino eh! >> esclamò Greta, e Julie ed Elena annuirono convinte.

<< Mah! Io non sento niente! >> risposero i tre maschi quasi all'unisono.

<< Uhm... sarà meglio accendere le torce fra poco sarà buio... sapete questo tramonto mi ricorda molto le mie serate in Amazzonia... >> cominciò il padre di Zick.

<< Erano tutte così belle? >> gli chiese Elena.

<< Sì... certo ogni serata, dalla mia torre di avvistamento, potevo assistere a tramonti come questo. E vedevi che tutta la foresta si tingeva dei colori caldi del sole, e sentivi i versi degli animali notturni che si

risvegliavano... >> << Che meraviglia! >> esclamò Julie ammirata.

<< Essì... poi si vedeva la Via Lattea... >> << Papà io non l'ho mai vista com'è fatta? >>

<< Beh diciamo che è una lunga striscia luminosa... vabbè non posso descriverla devi vederla. >>

<< Voi non siete stati in Amazzonia vero? >> chiese Greta ai Patata.

<< No... uffa dev'essere bellissimo! >>

<< Beh sì ma quando ti ritrovi nel laghetto infestato di sanguisughe e piranha...  e non parliamo dei candirù! >>

<< Dai dai racconta! >>

( il candirù è un pesce stretto e lungo che beve sangue e che ha la brutta fama di ficcarsi nei vari buchi della gente ( intendo quelli sì) cercando cibo. È dolorosissimo levarlo.... e potete immaginarlo :-(=| )

Zob continuò a raccontare le sue avventure e disavventure per tutta la serata, ma gli altri non si stancavano mai di ascoltare.

<< Ehy ragazzi che ne direste di mangiare? >>

propose Greta tirando fuori del riso freddo in scatola ed altri panini.

Naturalmente, ci fu un consenso generale.

Ormai la notte era calata e le due famiglie se ne stavano lì beate a godersi la pace e tranquillità... ma due persone mancavano all'appello.

<< Mi sono proprio divertita oggi. >> disse Elena mente si crogiolava nell'acqua trasparente, blu e calda.

<< Anche io... c'eri tu. >> rispose Zick con un po' di vergogna, senza smettere di guardare la via lattea.

<< Sono così belli e piccoli... >> << Cominciò Elena guardando deliziata il cielo notturno.

<< Che sembra che tu li possa prendere in mano... >> la ragazza si alzò dall'acqua e allungò la mano verso le stelle e i pianeti... allungando le dita facendo finta di cogliere come frutti i piccoli pallini luminosi.

<< Pensa Elena... da qui sembrano piccolissime... ma sai quanto siamo infinitesimalmente minuscoli in confronto a tutto l'universo... >> sorrise Zick mentre fissava il cielo sdraiato sull'acqua a morto.

<< Stasera è speciale... guarda com'è bella la luna... enorme, bianca, splendente... >> Disse Elena con una voce così dolce e velata che pareva venisse dall'altro mondo.

<< Già... >> << I tuoi sono simpaticissimi. Tuo padre

e tua madre sanno un sacco di cose sugli animali e le piante... è molto interessante ascoltarli mentre parlano di queste cose. Poi i gelati di tuo papà sono favolosi! Gnamme! >> << Anche i tuoi, hanno un buon senso dell'umorismo e dicono un sacco di cose buffe. Mi sono divertito molto con loro. >>

<< Com'è stato bello andare sott'acqua potendo respirare... >> iniziò la ragazza.

<< Abbiamo visto un sacco di cose meravigliose. Pesci di ogni colore, seppie e polpi cangianti, piante marine, rocce piene di ricci.... e chi ne ha più ne metta... >> << Anche a me piace un sacco il mare. Sai da piccolo non potevo andarci perché ero ancora troppo debole: mi scottavo subito... e l'acqua salata mi bruciava la pelle... quindi potevo vedere solo dei documentari in tv... non sai quanto ho sognato anche io da bambino di potermi tuffare almeno una volta nella vita... e grazie a te, Elena. Mi hai regalato un bellissimo pomeriggio. >>

Il ragazzo si alzò: l'acqua gli era bassa fino alla vita. Guardò sorridente l'amica, che gli rispose con dolcezza e un po' di... vergogna.

<< Beh sai... posso dire la stessa cosa... anche il mio sogno è stato sempre di andare in mare e... respirare sott'acqua. E grazie a te ci sono riuscita. Il bello di te... sei un grande amico veramente... non mi hai mai abbandonata... mi hai regalato sensazioni bellissime grazie! >>

La ragazza con gli occhi color legno ciliegio che brillavano nell'oscurità si buttò sopra il ragazzo e lo abbracciò teneramente. Zick si accorse che appena le mani di lei gli avevano sfiorato le spalle le sue guance erano avvampate.

Cosa doveva fare?

Una voce nella sua anima diceva di respingerla... era la sua amica non poteva...

Un'altra di non fare nulla e rimanere fermo... era stato uno sbaglio della ragazza...

Un'altra voce di ricambiare l'abbraccio e stringerla... doveva far vedere che le voleva bene anche lui...

Che cosa voleva il suo cuore veramente?

Le mani di lui si mossero tremanti verso la schiena di Elena... il contatto delle sue dita contro la pelle bagnata ma morbida di lei... gli infusero tranquillità e benessere.

Chiuse gli occhi, poteva sentire il respiro di lei riscaldargli il collo...

<< Adesso basta coi sentimentalismi. >>

Un sussurro della ragazza. La sua mano sul petto di lui...

Una spinta. Uno scroscio e il corpo immerso totalmente nell'acqua.

<< EHY MA CHE TI SALTA IN MENTE!? >>

strepitò Zick riaffiorando mentre sputava acqua a più non posso.

<< Ahahah! Sei un pollo! >> rise lei a crepapelle.

Lui grugnì: non gli era mai piaciuto che qualcuno ridesse di lui. Sopratutto una ragazza, e ancor più sopratutto la sua migliore amica...

Prima che Zick potesse ribattere qualcosa, lei lo investì con un potente spruzzo in faccia e la ragazza se ne andò ridendo a riva verso i più grandi.

Zick un po' seccato si stropicciò gli occhi ( brucianti)

e imprecò a bassa voce perché gli era entrata l'acqua nel naso. Guardò la sagoma scura dell'amica che correva saltellando in acqua...

Non poteva dire altrimenti. Era aggraziata mentre correva... i suoi lunghi capelli sciolti che brillavano al chiaro di luna, il suo sorriso sincero, gli occhi che splendevano del riflesso delle stelle, le sue ciglia...

Cosa poteva rappresentare per lui il suo gesto di prima?

Certo, non era la prima volta che si erano abbracciati...

ma lì era stato diverso... Zick non sapeva che cosa aveva provato di preciso. Ma era una sensazione... diversa, totalmente nuova.

E se non stesse più pensando ad un semplice legame d'amicizia?


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Capitolo 6
*** Incomprensioni ***



Incomprensioni

 

<< E cioè la Tappone ti ha fatto questo?! >>

Il Domatore furente picchiò il pugno contro la tavola.

<< Stai calmo, caro. >> disse Greta.

<< Che Anguana quella! E si permette di dubitare dell'intelligenza di mio figlio?! Ma io dico stiamo scherzando? >>

<< Lo so quella donna è veramente stupida ma cerchiamo di mantenere la calma... >>

<< Zick, dimmi l'orario dei ricevimenti! >> ordinò l'uomo al figlio.

 

<< Meno male che non ci abbiamo la Tappone oggi... >>

sospirò Elena.

<< Oggi pomeriggio i miei ci vanno a parlare... >>

<< Giusto! Speriamo che gliene dicano delle belle! >>

esclamò Lorrence.

<< In effetti, il suo comportamento non è molto giusto. Insegnare sa insegnare bene e anche molto, però certo un minimo di.... >> << Rispetto verso gli altri David. >>

<< Uhm... certo è indispensabile! Altrimenti la scuola sarà vista come una cosa brutta  e noiosa anziché bella e istruttiva... >> commentò Annie.

<< Ragazzi! Iniziamo la lezione. >>

La professoressa di italiano si sedette sulla cattedra.

<< L'argomento di oggi saranno le micro-poesie. Io ve ne leggerò alcune, e poi voi commenterete. Ok? Iniziamo con la micro-poesia più famosa al mondo, “ Mattinata” di Giuseppe Ungaretti, che fa così: “ Mi illumino d'immenso”.

Avete capito il senso? Alzate le mani e ditemi cosa vi fa pensare... >>

Il nostro mitico quintetto alzò le mani per primo.

<< Uhm.. vediamo... Zick! Dicci la tua. >>

<< Io penso di aver capito. Al mattino te ti svegli e guardi tutto quello che c'è intorno a te, e capisci che è immenso, appunto, tutto ciò che ti circonda. E quando al mattino sorge il sole, t'illumini d'immenso. >>

<< Molto bene! Sentiamo altri ragazzi... >>

                           [ bla bla bla ]

<< Adesso passiamo alla nota poetessa Gaudenzia Martinengo 1 , specializzata in poesie molto evocative verso se stessa, cioè che ama nascondere attraverso le sue poesie delle sue vicende... a me piace molto. Ve ne leggo una.

Sentieri eterni ho camminato

il tuo abbraccio nella gola

e l'inverno dentro agli occhi. “

Vediamo se qualcuno... Elena! >>

<< Uhm... “ sentieri eterni ho camminato”... forse sta pensando alla durata della sua vita... >> << Uhm. >>

<< “ Il tuo abbraccio nella gola” Beh l'abbraccio è una cosa

bella però... >> << Però... di solito una cosa nella gola com'è...? >> << É... fastidiosa, brutta... e quindi penso che abbia sofferto per amore... >> << Molto bene, mi piacete oggi. Siete svegli e attenti.... >>

Patty Matty e Tatty intanto si passavano dei bigliettini evidentemente molto interessate.

<< Vediamo se... David ci può dire cosa ne pensa dell'ultimo verso di questa poesia, “ E l'inverno dentro agli occhi. “ >>

<< Di sicuro la poetessa quando l'ha scritta era triste... l'inverno è sempre paragonato alla morte, alla desolazione, alla solitudine... quindi sì sono d'accordo con Elena ha sofferto per amore. >>

<< Bravo! Nessun altro? >>

[ bla bla bla]

<< Ora ad un poeta molto poco conosciuto, che personalmente adoro, Antonio Squadrone. Le sue poesie non sono molto allegre. I protagonisti delle sue opere sono cose “inanimate che animano il mondo” come dice lui, cioè il tempo, la vecchiaia, la morte, la solitudine... penso che sia molto bravo. Vi leggo “ Tempo”:

C'era tempo per uccidere il tempo,

succhiando illusioni

da un tubo di vetro. “

Questa è molto difficile da capire, eh? >>

I ragazzi annuirono vivamente.

<< Allora secondo voi cos'è questo “ tubo di vetro”? Che succhia illusioni, e sembra che uccida il tempo? Pensate. >>

Dopo alcuni secondi, Lorrence alzò la mano.

<< Penso che questa poesia parli dell'alcool, della droga... insomma cose che ti danno l'illusione che vada tutto bene... appunto che uccidano il tempo... >>

<< Esattamente! Ma che bello vedere dei ragazzi così acuti e svegli! Ve ne leggo un'altra sempre sua. “ Luna”

E quella fetta di luna

come una bocca storta

cos'avrà mai da ghignare? “ >>

<< Qui non c'è molto da capire. Semplicemente descrive la luna... strano, la vede come una presenza maligna, inquietante... se io scrivessi una poesia sulla luna la descriverei come una cosa buona, che infonde felicità... almeno è quello che penso io. Comunque mi piace. >>

Disse Annie, incoraggiata da un timido sorriso di David.

<< Bene! Qualcun altro vuole dire la sua? >>

[ bla bla bla ]

 

<< Ragazzi, mancano cinque minuti alla fine della scuola. Come coordinatrice di classe, è mio dovere capire ogni problema che c'è... ditemi. C'è qualche problema con gli insegnanti? >>

I pensieri di tutti i ragazzi andarono in zona Tappone.

<< Professoressa... >> alzò la mano Elena.

<< Abbiamo avuto ieri uno scontro... con la professoressa Tappone... >>  La Cartonelli sospirò.

<< Cioè non lo abbiamo avuto tutti... è successo a Zick... >>

tutti gli occhi della classe adesso lo fissavano.

<< Zick glielo vuoi dire...? >> gli bisbigliò l'amica.

<< Certo... >>

E Zick spiegò dell'accaduto.

<< Uhm... Loredana è stata sempre una persona molto impulsiva... comunque ha sbagliato. Certamente non era tua intenzione far copiare a Gordon, no? >>

<< Certo che no! Avevo semplicemente messo il foglio in verticale basta! >>

<< Capisco. Sai può aver frainteso quel gesto... >>

<< Ok va bene professoressa però appena cercavo di spiegare che non volevo far copiare mi interrompeva sempre e non mi faceva dire la mia... sosteneva di aver ragione sempre lei! >>

<< Non è molto giusto... vabbè nel prossimo consiglio di classe ne parleremo. Grazie per le tue parole Zick. >>

sorrise la prof.

<< I miei genitori le vanno a parlare oggi... >>

<< A davvero? >> << Sì. >>

DRIIIIN!!!

                                   ***

<< Noi andiamo a parlare con la tua “professoressa adorata”... tu vieni o resti qui? >> chiese Zob nervosamente.

<< Mah, vengo ok. Voglio vedere la sua brutta faccia quando gliela farete pagare! >>

I tre Zick scesero dall'auto e si diressero verso l'ingresso della scuola media...

Quando varcarono la porta, videro la tozza figura della Tappone vestita con i suoi orripilanti completini lanosi.

Appena vide i genitori di Zick, rivolse loro il più stucchevole dei sorrisi e gli accolse con un calore ben poco accetto da Zob e Greta.

Riservò a Zick un'occhiata falsamente melensa, poi condusse i suoi genitori in una stanzetta.

Il ragazzino fece per entrare, ma Tappone con un ghigno gli chiuse la porta in faccia, lasciandolo come un baccalà.

Avrebbe voluto origliare, spiare dalla serratura: ma purtroppo non traspariva nessun rumore dall'interno e la serratura era troppo piccola.

Si guardò attorno rassegnato. La scuola era così strana così silenziosa, così... vuota. Il ragazzino si trovava a disagio quando la mattina era circondato da centinaia di ragazzi schiamazzanti, però anche questo rovescio della medaglia era... inquietante.

<< È veramente strana, v-vero? >>

Disse una voce alle spalle di Zick.

Il ragazzino si girò e vide la figura sorridente di David.

<< Non sembra nemmeno la s-scuola così. Buongiorno... >>

disse salutando il bidello che stava dando il cencio al pavimento d'entrata.

<< Ciao, David! >>

<< Ciao, Zick. I t-tuoi sono dentro giusto? >>

disse il biondo indicando l'ufficio della Tappone.

<< Sì... ma tu che ci fai qui? >> << Niente. Volevo fare una pas-s-seggiata ma non sapevo dove andare. Allora mi sono ricordato del tuo appuntamento g-galante con la Tappone e sono venuto per vedere un po'. >>

<< Uh. Che si fa? >> << Vuoi fare una passeggiata qua fuori? Ti offro un gelato. >> << Ok, grazie... ma andiamo al bar di papà che ci fanno lo sconto! >>

<< Ehy Zick! Buon pomeriggio! >> << Ciao Doodie! >>

<< Salve, signore... >>

<< Chiamami pure Doodie! Tu chi sei? >>

<< Sono D-david McMackamack... >>

<< Ah, gli conosco i tuoi! Brava gente! Cosa vuoi di bello? >>

<< Ecco io vorrei... >>

 

<< Simpatico quel Doodie! >> disse David leccando il suo gelato al mandarino cinese.

<< Un vecchio amico di famiglia. >> sorrise Zick.

Ci fu qualche secondo di silenzio...

<< Allora, come va? >> << Bene bene... >>

<< Cosa avete fatto di bello in questi giorni? >>

<< Mah, Elena ed io siamo stati a casa di Lorrence... >>

<< Mi ha invitato ieri. È bellissima la sua c-cattedrale. Certo è un po' lugubre, però affas-scinante da morire. >

<< I suoi genitori scommetto non c'erano. >>

<< No... era solo. Diceva che erano al lavoro... Però aveva un comportamento strano Lorrence... ancora più strano. >>

<< Cioè? >> << Sembrava che sorridesse al...vuoto. >>

<< Boh... magari pensava... >> disse Zick pensando subito al Girti.

<< Invece tu ieri? >>

<< Siamo stati al mare... c'era anche la famiglia di Elena. >

<< Divertiti? >> << Molto... molto... >> i pensieri di Zick passarono dalla loro magnifica esplorazione subacquea, poi alla mitica “ presa della moglie” e poi... quell'abbraccio al chiaro di luna con Elena...

<< Invece... tu ed Annie? >> David sorrise svagato.

<< Non sembra, ma Annie è una ragazza molto forte. >>

Zick guardò stranito l'amico.

<< Spesso lei mi in-invita a casa sua a parlare... mi ha detto che ha seri problemi fa-fa-familiari. I suoi genitori litigano ogni giorno e lei si sfor-z-za un sacco per sopportare la situazione... >> << Mi dispiace per Annie. >> disse Zick.

<< Oggi volevo invitarla ad us-scire a prendere il gelato dopo c-cena... però non ho avuto il coraggio. >>

<< Perché? Sai che accetterà. Tu le piaci molto... >>

<< Lo so... ma non è quello il pr-problema... quando stiamo insieme div-v-entiamo troppo imbarazzati e alla fine siamo veramente a disagio e non combiniamo n-nulla... >>

<< Allora devi levare questa timidezza! E buttati, dille quello che pensi! >>

<< É veramente difficile... ma cap-pisco cerco non posso con-t-inuare così... >>







Intanto, nell'ufficio della Tappone...

<< Nostro figlio ci ha detto una versione dei fatti molto diversa. >> disse Zob.

<< Io ve l'ho ripetuto! Sono convinta e certa che abbia messo il foglio così verticale per fare copiare Bobbins! >>

<< Uhm... era la prima verifica che hanno fatto i ragazzi no? >> chiese Greta.

<< Sì... >> << Quanti esercizi aveva già completato? >>

<< Due. >> << Signora, conosciamo molto nostro figlio. Lui veramente non farebbe mai copiare. E sicuramente non chiede aiuto agli altri, è un ragazzo responsabile... >>

La Tappone intanto scuoteva odiosamente la testa per nulla convinta.

<< Per favore, ci può far vedere la sua verifica? >> chiese Zob. La Tappone fece una smorfia e tir fuori dalla sua borsa il compito, poi lo porse bruscamente ai due.

<< Sono perfetti! >> esclamò Greta.

<< Di solito non fa compiti così... ma ci ha dato la sua parola che ha studiato duramente e infatti i frutti si vedono... >>

<< Voi vi fidate delle parole di un ragazzino? >>

<< Noi ci fidiamo di nostro figlio! >> esclamò Zob arrabbiatissimo.

<< Forse noi che siamo i suoi genitori lo conosciamo meglio di lei... >> aggiunse l'uomo freddamente mentre la vecchiaccia lo guardava con disgusto.

<< Penso che sia stato un gesto così, spensierato... magari era contento e sa, signora come si fa quando si è felici. >>

disse Greta.

<< Zick ci ha detto... >> iniziò il marito

<< Che lei lo interrompeva quando cercava di spiegare... >>

<< No lo nego! >> << E che continuava a mancargli di rispetto... >> aggiunse Greta.

<< Basta! Non parlatemi più in questo modo! >>

strillò la megera con voce acuta.

<< Noi siamo tranquilli. È lei che sta strepitando senza motivo e che non ci sta a sentire. >> ribatté Zob con voce ferma.

Il viso da bodda della professoressa assunse un'espressione iraconda.

<< Non mi manchi di rispetto... >>

<< Non la sto mancando di rispetto, non mi permetterei mai. Ma lei non si deve permettere di dubitare dell'intelligenza di nostro figlio! Ci ha detto che non riusciva a credere che avesse fatto i due esercizi perfetti. Cosa crede, che Zick sia un ritardato? >>

La Tappone non rispose e si girò di scatto.

<< Fuori dal mio ufficio... >> disse con voce melliflua.

<< Ok, accontentiamo la signora, Zob. >> disse Greta prendendo il marito per un braccio prima che ribattesse.

Aprì la porta e fece per uscire:

<< Ma che sappia che ci rivolgeremo al Direttore di questo istituto. >>

E dopo queste parole, Greta chiuse l'uscio e guardò con aria complice il marito.







Zick e David passarono per una viuzza stretta e lunga, completamente assorti nella loro conversazione.

 Era un vicolo cieco... ma non sapevano di essere seguiti.

<< Toh, ritorniamo indietro. >> disse David trovandosi un muro di mattoni d'innanzi a sé.

I due girarono i tacchi, ma furono subito spinti da qualcuno contro il muro.

I due ragazzi videro che quelle grosse sagome che gli sovrastavano erano... Ford e Gordon.

<< Ma che volete voi... >> disse Zick cercando inutilmente di liberarsi, ma la presa di Gordon era troppo forte.

Il ragazzino dai capelli blu mandò un'occhiata veloce all'amico: aveva una faccia terrorizzata.

<< Ma bene bene... >> disse una voce.

Un ragazzo alto, magro con grandi occhiali e capelli a spazzola stava davanti ai quattro.

<< Soup! Che vuoi da noi adesso?! >> esclamò Zick divincolandosi ancora.

<< Niente... mi stavo annoiando e quindi con i miei cari amici... >> rivolse ai bestioni un'occhiata disgustata.

<< Siamo andati a vedere un po' in giro e abbiamo trovato voi due... >> disse con voce calma ma minacciosa.

<< E cosa pensate di f-fare? >> balbettò David.

<< Boh... quello che mi p-passa per la m-ente... >>

Rispose Soup col suo solito tono, divertendosi a prendere in giro l'ex compagno si scorribande.

David pensò velocissimo. Diede un calcio nella pancia a Ford, poi riuscì a liberarsi.

Ma l'energumeno non si scompose e afferrò saldamente David per le spalle, poi lo spinse contro il muro.

Batté la testa, e poi svenne e cadde a terra.

<< DAVID! DAVID! >> urlò Zick.

David non rispose. Il ragazzo aguzzò la vista e vide che respirava.

<< Oddio, David, David, David! Ma cosa, vi siete messi assieme voi due? >> ghignò Soup.

<< E tu vedi di riprenderti pezzo di... >>

Diede un calcio nel sedere a Ford, che stava cercando di riprendere il fiato dopo il calcio che, nonostante tutto quello strato di grasso, era riuscito a  piegargli il diaframma.

<< Ci sei rimasto tu, demente. >>

disse Soup rivolto a Zick, adesso immobilizzato al muro da be due bestioni.

<< Perché te la prendi con me? Cosa ti ho fatto? >> esclamò Zick.

<< Tu... tu... mi hai rovinato la vita! >>

<< ..............................................COSA?!.......................... >>

<< Beccati questo, stronzo! >>

Soup diede un forte pugno sul labbro di Zick, che prese a sanguinare.

Il ragazzino dai capelli blu era sconvolto.

Per le parole di Soup... per quell'orribile sapore del sangue in bocca... non lo aveva mai assaporato. Nella sua vita quando se ne stava chiuso in casa non succedeva nulla... da quando però aveva iniziato a combattere come un Domatore si faceva dei graffi e basta però...

Era schifato da quel liquido rosso e caldo che gli scendeva 

dalla bocca, arrivando al mento e gocciolandogli sulla maglietta... gli parve incredibile che avesse tutto quel sangue, dato il pallore cadaverico della sua pelle.

<< Dimmi che ti ho fatto! >> esclamò il ragazzino cercando di non pensare al sangue.

<< Io... io volevo essere considerato da tutti una persona diversa... volevo che quando passassi la gente mi schivasse, e che mi guardasse con paura e rispetto, sì...

Un po' d'intimità, privacy, solitudine e pace! Ma poi sei arrivato tu... il ragazzo strano e fuori di cervello... e me non m'ha guardato più nessuno... volevo che mi trattassero con dignità! >>

 Soup aveva voce rotta, sembrava incredibilmente che stesse per piangere.

Zick lo guardava con gli occhi spalancati, non riuscendo a credere alle parole del ragazzo.

Anche i suoi scagnozzi lo fissavano strabiliati.

David, intanto, se ne stava ancora a terra.

<< Io... non... NO! >> Soup scappò via singhiozzando.

Zick, Gordon e Ford si guardarono increduli per alcuni secondi. Poi lasciarono la presa e fuggirono via.

In quel vicolo rimasero Zick e David, soli.

Zick era ancora stupito per le parole di Soup. Tutti quegli anni di persecuzione e rivalità... per che cosa?

Il suo sangue continuava ancora a uscirgli dal labbro gonfio, ma cercò di non pensarci. Si chinò su David e cercò di rianimarlo.

<< David... David... >> disse dandogli degli schiaffetti sulle guance.

Con l'immenso sollievo di Zick, il ragazzo aprì debolmente gli occhi.

<< C-cos'è successo...? >> balbettò con voce fioca.

<< Se ne sono andati, David... >> << Chi se ne s-sono andati? Perché sei fe-fe-ferito? >>

Oddio, questo ha perso la memoria... gulp! “

pensò Zick aiutandolo ad alzarsi e facendo appoggiare l'amico sulla sua spalla.

<< Andiamo a scuola... dai miei genitori... >> sussurrò Zick più che per l'amico per se stesso.

 

<< Zick! Ma che ti è successo?! >>

Esclamarono Greta e Zob spaventati dal suo labbro spaccato.

<< Ve lo spiego dopo! Adesso aiutatemi a portare David a casa! >>

Greta tirò fuori dalla sua borsetta delle salviette umide e prima pulì il figlio, poi accarezzò adagio il bernoccolo sulla testa di David ( che era ri-stramazzato).

Lo caricarono in macchina e si fiondarono a casa McMackamack.

Dovevate vedere la faccia dei genitori quando lo videro in quello stato.

<< Macos'èsuccessoperchèdovequandochi???!!! >>

Zick spiegò l'accaduto.

<< Accidenti... quel ragazzino ha le idee un po' confuse. >>

commentò Zob.

<< Credo di sapere il perché pensa questo. >> disse la signora McMackamack con voce cupa.

<< Quando lui e David erano amici abbiamo avuto l'occasione di conoscere i suoi genitori... sono persone piene di complessi. Sono fissati con l'ordine e la pulizia. Credo che assillino Soup tutto il giorno con le loro lamentele e manie... poi anche come si rivolgevano a lui... non erano molto carini. >>

<< Ah capisco... quindi ha questo desiderio di apparire più grande e forte degli altri per essere temuto e aver un po' di pace. Io credo che ne debba parlare coi suoi però. >

commentò Zick massaggiandosi il labbro che ora era come un canotto.

<< Penso che sia molto difficile sai. >> disse il signor McMackamack.

<< Pensate che ne dovremmo parlare con... qualcuno? Intendo professori e direttori vari... >> propose il signor Zick.

<< Non so... penso che ci dovremmo pensare. Teniamoci aggiornati . >> sorrisero i genitori di David.

 

<< Allora, com'è andata con la Tappone? >> chiese Zick mentre saliva in macchina.

<< Oh bene bene... >> rispose Greta ghignando.

<< La tua carissima “proffa” è una persona dalla doppia faccia veramente. >> parlò Zob appoggiando le mani sul volante.

<< Falsa, ipocrita... >> << Ecco pensa noi ce la dobbiamo sorbire.... >> << No no non deve continuare così. Parleremo con il Direttore sicuro! >> borbottò Greta mentre si metteva la cintura.

<< Speriamo che se ne vada presto quella Anguana... >>

sorrise Zick. << Il problema è che ho paura che adesso mi perseguiti ancor di più... >>

<< Noi non glielo permetteremo! >> esclamarono fieri i genitori.







 

Rieccomi! Sì Gau e Tony sono i miei genitori^^ e quelle poesie sono proprio loro! Bravibravi!

Mi sono sempre chiesta perché Soup e la banda perseguitassero così tanto Zick... a parte il suo aspetto particolare e tutto...

Sì, il signor Doodie è completamente inventato. Quello che pensa Soup è completamente inventato.

Al prossimo chappy! ArysTheBigSquare




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Capitolo 7
*** Pensieri ***


Pensieri

Pensieri

 

Zick si buttò sul letto. Era veramente stanchissimo.

Rimuginò su tutto ciò che gli era accaduto dall'inizio della scuola. Fatti strani, incredibili, spiacevoli e gradevoli.

Aveva conosciuto Lorrence Zofirus. Un ragazzo apparentemente nella norma. Simpatico, umoristico, geniale. Il fatto più strano era che vivesse per la maggior parte nei suoi giorni solo in un'enorme cattedrale in stile gotico nero brillante, avvolta in un vasto parco di sempreverdi, nel più completo silenzio e pace.

Poi, era anche un Rifugiatore, ed adorava il suo Girti.

Un suo particolare inquietante era quello di sorridere sempre. Anche nei momenti di più assoluta tristezza.

Aveva purtroppo conosciuto Loredana Tappone, una tipica donna dalla doppia faccia: stucchevole e gentile con gli adulti, spietata e irragionevole coi ragazzi.

Aveva finalmente capito il motivo per cui la banda di Soup l'avesse perseguitato fino alla fine dei suoi giorni.

Privacy. Tranquillità. Rispetto. Tutte cose che Soup aveva sempre desiderato e che aveva sempre nascosto.

Era ancora vivo però il ricordo di quell'abbraccio dolce con Elena, nel mare al chiaro di luna...

Cos'aveva provato esattamente? Non era sicuramente la prima volta che si abbracciavano. Certo, ogni volta si era imbarazzato e tutto, però... lì cos'era successo in lui? Aveva provato una sensazione di assoluto benessere e pace. Però, aveva sentito anche un'incredibile euforia. Gli era presa la voglia di... sentirsela sua, avere il contatto delle sue dita contro la sua pelle, sentire il profumo dei suoi capelli avvolgerlo....

NO NO E POI NO! E CHE CACCHIO è LA MIA AMICA MICA LA MIA...

Fidanzata....?

MA NOO!!!! Non posso!!! Ma allora che mi succede?! Devo smetterla!!!!

Il ragazzo si girò e rigirò tutta la notte.

 

<< Allora? Cos'è successo con la Tappone? I tuoi sono riusciti a farla ragionare? >>

<< No, Lorrence, non ci sono riusciti. Comunque mamma e papà hanno detto che si rivolgeranno al Direttore... >>

<< Booyah! Che bello! Spero che riusciranno a scacciare quella bodda con lo scoiattolo morto sulla testa... ma i tuoi l'hanno firmato il doppiofoglio? >>

<< No, no... >> << Uhu. A proposito: sai che oggi sei diverso di viso? Uhm... hai qualcosa di Angelina Jolie. >>

<< È vero! Zick cos'è successo al tuo labbro? >> esclamò Elena.  << Beh... c'è stato uno s-scontro con la banda di Soup ieri... >> disse David, mentre Annie gli accarezzava timidamente il bernoccolo.

<< CHE COSA??!!! TI SEI CACCIATO NEI GUAI E NON MI HAI DETTO NULLA?!! >> sbraitò Elena contro Zick.

<< Scusami... ma te l'avrei detto oggi! >>

<< Ohh di' quello che ti succede di brutto alla tua amica qualche volta! >>

<< Ok mi dispiace molto Elena ma non ti arrabbiare ti prego... >>

Tre ragazzine truzze passarono davanti al quintetto.

<< Ohhhh!!! Stanno litigando!! >> << Uhuuu ma daii! >>

<< Perchè non vi sbaciucchiate e fate la pace?Smack smack smack smack! >> e mimarono una serie di baci un po' esagerati.

<< Perchè invece voi non andate a cag... >>

<< Shht, Elena. >> disse Lorrence mettendole la mano davanti alla bocca.

<< Patrizia, Matilde, Tatiana... >> iniziò con aria professionale.

<< Riflettete col vostro cervello da truzze. Non pensate per un attimo alla moda e alla musica house. Lasciate in un angolino della vostra mente i cellulari firmati e le spille glitterate e pensate a cosa state facendo veramente. Scommetto che sotto quello strato di truzzaggine c'è almeno un briciolo di contatto tra sinapsi. In effetti, state rompendo i cocones a dei ragazzi che non vi hanno mai fatto nulla, ma che voi continuate imperterrite a prendere in giro e a far umiliare in tutti i modi. Lo so che vi rendete conto che è vero... che non ha alcun senso quello che fate... provate a metterci nei nostri panni. Amici per la pelle, ma che devono condividere spiacevolmente la compagnia di tre ragazzine che primo non sanno niente di loro, secondo non vi hanno mai fatto niente di male e terzo che vi assillano con le loro sciocchezze truzze. Pensate. >>

Patty, Matty e Tatty guardarono il ragazzino con due occhi così, O_O e poi scapparono in bagno.

Zick, David, Elena ed Annie scoppiarono a ridere.

<< Grazie, Lorry... >> disse Zick con un sorrisetto.

<< Ave Maria piena di grazia, padre nostro che c'è nei cieli... >> << Cosa? >> << Beh tu mi hai detto grazie ed io prego... >>

( Noemy ripensa alla nostra conversazione pazza ^^)

<< Il mio lavoro dunque è finito qui. Vado a farmi una seduta spirituale. >> e si diresse verso la porta del bagno.

David si avvicinò a Zick con un sorrisetto imbarazzato.

<< Adesso glielo d-dico. >> disse fissando Annie che parlava animatamente con Elena.

<< Oh, bene! Allora, facciamo le prove. >> << Cosa? >>

<< Prova a dire a me quello che diresti ad Annie. Così vediamo un po'... >>

<< Ok... ma mettiamoci da una p-parte... altrimenti sai potrebbero scambiarci per... >>

<< Sì sì ok. Andiamo là in fondo. >>

<< Ok. Fai finta che sia Annie. >>

<< Ehm... v-vuoi me venir-re con... >>

<< Ma no! Innanzitutto devi guardarla negli occhi, non fissare i suoi piedi! Poi David devi smetterla di balbettare! Tu non sei un balbuziente lo so! Allora perché fai finta...? >>

( grazie Naomy93! NdMe)

<< Ma... io... a lei piaccio di più quando balbetto... dice che sono più carino... e quindi mi è preso il tic...>>

<< Ok... ma sai se tu la inviti sicuro e sorridente anche lei si sentirà così no? Se vi incoraggiate a vicenda, alla fine dell'appuntamento potrete combinare qualcosa... >>

<< Giusto! Ok adesso ci provo.... >>

David fece un lungo sospiro, poi si schiarì la voce e guardò negli occhi l'amico...

<< Annie, vuoi venire con me a prendere un gelato dopo cena? >> << Sì sì uhuhh >> rispose a presa di giro Zick imitando la vocetta di una femminuccia.

I due si misero a ridere, ma videro che due ragazze di terza li stavano fissando da lontano con delle facce sconvolte, poi corsero letteralmente via bisbigliando freneticamente.

David e Zick si guardarono con faccia stranita.

<< Ma... pensi che ci abbiano sentito? >>

<< Uhm uhm... credo di sì... >>

<< Ma che figura di... >>

 

<< Cacchio, Annie! Ma li vedi? David sicuramente sta chiedendo aiuto a Zick per chiederti qualcosa... guarda guarda! Vedi che ti fissa? >>

esclamò Elena rivolta ad una Annie incredibilmente imbarazzata.

Poi David e Zick si avvicinarono alle due...

Il biondo con le guance arrossate si posizionò davanti alla ragazza con i grandi occhiali e le gote scarlatte come i suoi capelli.

Fece un lunghiiiissimo sospiro, si schiarì ancora la gola e poi alzò lo sguardo e sorrise.

<< Annie... vuoi venire con me stasera alle nove e mezzo a prendere un gelato? >>

Gli occhi di cervone Annie brillarono e il suo sorrisetto timido si trasformò in un'espressione di gioia ed euforia.

<< Sì... sì!! >>

Elena, Zick e Lorrence osservavano sereni la scena.

I due in seguito raggiunsero i rispettivi amici.

<< Uff!!! Sono andato bene? >> << Ma benissimo se continui così diventerai un gran Tombeur de Femme! >>

esclamò Lorrence ( indovinate che cosa?) sorridendo.

<< Eggià... cadranno ai tuoi piedi come foglie... >> disse Zick.

<< Elena...? Me lo puoi fare un favore...? >>

<< Ma certo Annie... dimmi. >>

<< Mi s-serve il tuo aiuto... senti io non riesco a vestirmi... come si dovrebbe in questi casi ecco... >>

la ragazza si guardò la sua larga maglia color beige, i pantaloni grigio topo e gli scarponcini marrone scuro.

Elena scosse la testa.

<< Senti potresti venire a casa mia per... aiutarmi un po' a 

prepararmi... tanto per i miei non ci sono problemi se vieni... >>

<< Ma certo! Anche per me! >> << Allora ti aspetto alle quattro a casa mia, tanto sai dov'è ^^ >>

<< OK! >>

 

La ragazza dai lunghi capelli arancio suonò al campanello.

DRIIN!!

Le aprì la porta un' altra ragazza dai capelli rosso scuro raccolti in due chignon.

<< Ciao! Entra entra! >>

Annie salì le scale saltellando ed Elena un po' sorpresa  dal comportamento dell'amica ma contenta della sua felicità.

<< I tuoi? >> << Oh sono in cucina... impegnati. >>

sbuffò la ragazza trascinando nervosamente l'amica in camera sua.

<< Annie... che succede... >> << Niente! >> rispose la ragazza schiva. Elena sorpresa si sedette sul letto e rimase cheta. Annie aprì il suo armadio con stizza. C'era una fila di magliettone e pantaloni lunghi dal colore smorto.

<< Oh... io non riesco a mettermi cose carine... >>

<< E perché Annie? >>

<< Non so... mi vergogno... >>

<< Ma Annie... sotto quegli occhiali e quei vestiti larghi e scialbi si nasconde una bellissima ragazza, ne sono certa >

Annie sorrise incoraggiata dal sorriso dell'amica.

<< Solo che tu non ti valorizzi... non è una cosa di cui vergognarsi essere belli... >>

<< Chissà perché a me succede... >>

<< Boh? Allora vediamo di farla finita. >>

Elena si alzò dal letto e si mise accanto all'amica.

Rovistò in un cassetto e tirò fuori un toppino turchese.

<< Adesso sì che ragioniamo! >>

<< Quello è il cassetto della vecchia roba di mamma... >>

<< Allora proviamo!! >>

Elena cacciò fuori dal cassetto tutto ciò che c'era.

Roba carina, colorata, chic.

<< Vediamo un po'... prova questa camicetta con questi shorts... >>

<< No non mi piacciono quei pantaloni.. uhm questa gonna?>

<< Ma si dai proviamo... >>

Dopo una serie di combinazioni, le due ragazze riuscirono a trovare un accostamento carino.

Il pezzo sopra era un monospalla color rosa fucsia, con i bordi bianchi di raso che stava aderente sul corpo e che lasciava un pochino di pancia scoperta.

Il pezzo sotto invece era costituito da una gonna che finiva a metà coscia di un argento brillante, assieme ad una cintura bianca latte con il raffigurante una ciliegina.

Le scarpe erano dei sandali bassi ma eleganti, tutti neri, coi tanti lacci fini in pelle lucida che avvolgevano il piede armoniosamente.

Ma le due ragazze improvvisamente sentirono degli urli e dei rumori di oggetti rotti provenire da sotto...

Annie si mosse con dei passi scattosi verso la porta delle camera, l'aprì velocemente e sbraitò:

<< CAZZO ANDATE AD URLARE DA QUALCHE ALTRA PARTE! >>

poi chiuse sbattendo la porta in modo molto violento, e il rumore rimbombò in tutta la casa.

La ragazza si mise le mani nei capelli e si buttò sul suo letto piangendo.

Elena era sconcertata. Annie che urlava, che sbatteva la porta, che diceva una parolaccia...?

Era la sua natura arrabbiata e triste che nascondeva abilmente quando era a scuola. Così timida, di poche parole, umile, beneducata....

<< Annie... Annie... >>

disse Elena accarezzando la schiena dell'amica che continuava a singhiozzare.

<< Basta... loro... urlano sempre... non ce la faccio più... ma anche io... non dovevo di loro quelle cose... NO! >>

Elena sospirò, veramente dispiaciuta per l'amica.

La prese dolcemente per le spalle, e l'aiutò ad alzarsi e a mettersi seduta.

Annie singhiozzò ancora per qualche minuto, mentre le lacrime le colavano dagli occhiali appannati...

<< Senti? Non smettono... io non conto niente per loro... >>

Elena sentì in effetti che il vociare proveniente dalla cucina si sotto non si era zittito, anzi, si era fatto più rumoroso e frenetico.

<< No Annie non dire così... anche se loro adesso non si amano più come un tempo non smetteranno mai di volere bene a te... sei la loro figlia... >>

<< Ma no! Senti? Io gliel'ho detto di smetterla, e loro continuano... >>

<< In questo sbagliano... hai mai provato a parlare con loro? >> << Certo... ma è come parlare al muro. Ma adesso basta pensare a queste cose, voglio farmi carina! >>

Annie balzò dal letto energicamente, con un nuovo raggiante sorriso.

<< Come posso sistemarmi i capelli? >>

<< Uhm... vieni vieni che ti sistemo... andiamo in bagno. >>

Elena con grazia disfò i gommini che tenevano fermi a chignon i capelli dell'amica, che le caddero delicatamente sulla schiena.

<< Molto meglio eh? >> ghignò Elena cominciando a spazzolarle i capelli.

<< Uh... già... >> la rossa guardò con felicità la sua immagine riflessa allo specchio.

<< Vuoi qualche acconciatura particolare oppure li lasciamo così sciolti...? >> << Va bene così lisci grazie! >>

<< Ok...  hai il buco alle orecchie? >> << No... >>

<< Sai, dovresti metterti una crema antibrufoli... >>

<< Non c'è problema. È lì accanto al rubinetto. >>

 

<< Uhm. Dovremmo cambiare modello di occhiali... questi qua sono bruttini. >> disse Elena levandoglieli.

<< Ehi non vedo niente!!! >> esclamò Annie annaspando.

Elena le prese il viso e lo girò.

<< Annie, sai che con quegli occhialoni i tuoi occhi proprio non si vedevano? Sono di un colore bellissimo, marrone-verde screziato... >>

<< Davvero? >> << Ma certo! Semplicemente non li valorizzavi, come tutto il resto. >>

<< Hai degli altri occhiali? >> << Uhm... prova a guardare in quel cassetto là in alto... dovrebbero esserci gli occhiali di mamma. >>

 

<< Essì... ci sono... prova questi. >>

Elena le inforcò gli occhiali, poi Annie sbatté le palpebre e si guardò allo specchio.

Riusciva a vedere perfettamente: erano occhiali dalla montatura sottile color lillà, con dei brillantini luccicanti, e dalle lenti fini e allungate.

<< Credo che mi stiano bene... >>

<< Eggià. Adesso mettiti i vestiti così vediamo come stai >

 

<< Posso vedermi allo specchio ora? >>

<< No. Aspetta che ti metto il lucida labbra, un pochino di rimmel e di ombretto... a te sta bene dorato... >>

 

<< Chiudi gli occhi... >> Elena girò la sedia verso lo specchio...

<< Preparati... >> Annie sorrise.

<< Apri gli occhi. >>

Persino Annie non riusciva a credere ai propri occhi, e non credeva davvero che fossero i suoi di occhi!.

Quella ragazza bella, sorridente, con gli occhi cervone che brillavano e i lunghi capelli scarlatti che le ricadevano sulle spalle... era lei???

<< Io non... non ho parole.... grazie mille!!! >>

Annie si buttò a capofitto dall'amica e la abbracciò mezza stritolandola.

<< Grazie grazie grazie.... >>

<< Ma di nulla! È un piacere aiutare la propria migliore amica. David non crederà ai proprio occhi. Sei bellissima!

Ma adesso levati i vestiti e tieniteli belli puliti e aggiustati per stasera...

 

La ragazza volle rimanere in maglietta e mutande, e poi si sdraiò sul letto.

<< Tu e David siete proprio carini. ^^ >> disse Elena.

<< David è una persona molto profonda, ma non lo dà a vedere. >> rispose Annie.

<< Tu lo conosci solo da un anno circa. Io sto con lui a scuola dall'asilo. Non è stato sempre uno sbruffone. Quando era piccolo era preso di mira da dei bulletti come Ford e Soup... ed era molto impaurito da loro e se ne stava sempre in disparte terrorizzato. Poi, verso la seconda elementare... qualcosa è sbloccato in lui. Si è messo a fare il prepotente, lo scemotto... ma ho sempre saputo che non faceva sul serio. >>

Elena guardò sorpresa l'amica.

<< E come? >> << Perchè leggevo il suo terrore e la sua controvoglia infinita nei suoi occhi. >>

<< Uh... io ero troppo accecata dalla rabbia per notarlo ihih! Sai quando mi ha detto che non poteva colpire le donne io per tutta risposta gli ho dato un pugno sul

naso! >>  << Oh oh. Sai a me piace molto perché alla fine ha capito veramente che non deve vergognarsi di quel che è... non aspettavo altro sai? >>

<< Uhm. Sì, sono contenta anche io, guarda com'è gentile ed educato adesso. >>

<< Eggià... invece tu e Zick? >>

<< Io e... Zick?! In che senso? >>

<< Siete buoni amici oppure... >>

<< No no! Siamo molto amici e basta O_O' >>

<< Bene. Anche voi sareste molto carini sai? >>

<< ???!!! >>

<< Tu mi nascondi qualcosa... >>

<< Ehm... no è che... non so uff!! Ieri l'altro eravamo al mare assieme e poi e scesa la notte ed io l'ho abbracciato... ero contenta che fossi stata con lui tutto il giorno, mi sentivo bene mi ero molto divertita... mi è sembrato giusto abbracciarlo... dopo tutto è il mio migliore amico... >>

<< Giusto! Ma dimmi, cos'hai provato esattamente? >>

<< Mah... te l'ho detto... ero contenta... però non so... mi piaceva stare con lui... mi sentivo bene quando ci siamo abbracciati... >>

<< Ok, sei cotta! >> Annie le fece l'occhiolino, mentre Elena era in evidente difficoltà.

<< Quando sta accanto alle altre ragazze “ libere” ti senti a disagio, ti arrabbi, sei gelosa? >>

Elena pensò a come si sentiva quando Lay faceva la smorfiosetta con lui.

<< Beh... sono stata sempre un po' gelosa, sì. >>

<< Beh certo è il tuo migliore amico... >>

<< Beh ma non conta... sai oltre la scuola frequentiamo un... altro gruppo di ragazzi... dove c'è una ragazza che fa tanto la carina con lui... >>

<< E a te ogni volta che la vedevi vicino a lui ti veniva la voglia di spaccarle la testa? >> sorrise Annie.

<< S...sì!! >> << È carina? >>

È una gatta morta, sciacquetta, idiota, superficiale, lingua lingua, antipatica, racchia, stupida, insensibile, pettegola, impicciona e manipolatrice! 

( lo so Yaya stai godendo come un vincitore del Super Enalotto, e con questo tutto Anti-Lay!!)

<< N... s... >> << Cosa? >> << É c...car... >>

<< Non ti sento... >>

<< È CARINAAAAA!!!!! >>

( Anti Lay stima Elena per il grande sforzo)

<< Ce ne hai messo di tempo per ammetterlo! >>

rise Annie.

<< Sgrunt! >> Elena stava già pensando a nuovi insulti per Lay.

<< Però... sono rimasta contenta quando lui mi ha detto che non gli interessava... >>

<< Capisco... eheh c'è qualcosa sotto. >>

Elena e Annie si guardarono per parecchi secondi, poi scoppiarono a ridere come matte.

 

Rieccomi! Spero che questo capitolo non vi abbia deluso!  Sinceramente mi dispiace molto per Annie. Mi sono un pochino immedesimata in lei... T_T Alla prossima. Arys

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Capitolo 8
*** Tu sia maledetto oh vischio! ***


   Tu sia maledetto oh vischio!

 

Il ragazzino dai capelli blu aspettava con ansia fuori dalla porta.

Fuori dalla porta dell'Ufficio del Preside.

I suoi genitori in quel momento stavano parlando degli strambi atteggiamenti della Tappone...

<< Ciao, Zick! >> salutò una donna bionda con un vestito bianco di lino leggero, mentre scendeva le scale del piano di sopra.

<< Buongiorno professoressa Cartonelli. >> Le rispose Zick un po' sorpreso di vederla, anche se era più strano vedere uno studente che un'insegnante a scuola di pomeriggio, in effetti.

<< Che ci fai qui? Stai aspettando qualcuno...? >>

<< Aspetto i miei, sono dentro a parlare col Preside della Tapp... della professoressa Tappone. >>

La donna si fermò e aggrottò le sopracciglia chiare.

<< Com'è andata con... l'appuntamento con i tuoi? Sono riusciti a... >> << No! Beh mamma e papà mi hanno detto che continuava a non starli a sentire quando dicevano la loro, e che una volta ha strillato contro mio padre... >>

<< Loredana, come ti ho detto, è una persona molto impulsiva. È il suo punto debole, l'orgoglio. Fa molta fatica ad accettare i suoi sbagli o le sconfitte. In questo è rimasta una bambina. E come vedi, quando si impunta su una cosa è inutile cercare di schiodarla... >>

<< Ma è un comportamento sbagliato per una professoressa. >>

<< Certo Zick... ma ti assicuro Loredana è piegata da delle sofferenze fisiche. Avrai notato che si porta sempre i fazzoletti quando viene in classe, e prende delle pillole... vedi si ammala molto facilmente... in realtà non ha una buona difesa immunitaria. >>

In questo la Tappone gli ricordò tanto lui da piccolo, e si sentì a disagio e un pochino... immedesimato nella sua situazione.

<< E poi, Zick, chi non ha il proprio tallone d'Achille? >>

La prof squadrò il ragazzo con i suoi occhi azzurri e poi con un sorrisetto se ne andò via.

 

<< Allora????!!!! Cos'ha detto cos'ha detto??!!! >>

Esclamò Zick saltellando attorno ai genitori.

<< Beh, noi esponevamo i suoi comportamenti bastardelli e loro sospiravano e non volevano crederci... >> spiegò Zob.

<< Comunque poi alla fine hanno ceduto ed hanno detto che le parlavano. >> sorrise Greta.

<< Evvai!!! Grazie grazie!! >> strillò Zick abbracciando i genitori.

<< Non cantar vittoria troppo presto, figliolo. >> sospirò il padre. << Puoi considerarti protetto in questi giorni, ma non si sa mai cosa può fare quella donna. Comunque se vedi ogni comportamento sbagliato diccelo subito. >>

Zick sorrise e gonfiò il petto.

<< Agente 00Zick in azione! >>


 

Zick, Elena e Lorrence videro arrivare un ragazzo dai capelli a caschetto biondi mano nella mano ad una graziosa ragazza dai lunghi capelli castano-rossi sciolti che indossava una maglietta colorata e una gonna svolazzante e leggera.

<< Ciao, David, ciao... Annie! >> esclamarono stupiti Zick e Lorrence alla vista della ragazzina. << Annie... tu hai qualcosa di cambiato! >> disse come al solito Lorrence sorridendo.

<< Scusa se te lo dico, ma non sembri nemmeno tu! Cosa hai fatto... chi ti ha fatto questo?? >> esclamò Zick.

Annie ed Elena si scambiarono un'occhiata complice.

<< Se proprio lo volete sapere... >> sussurrò Elena con una voce suadente. << Sono stata io. >> disse a testa alta.

<< Wow, Elena! Potrai aprire una Beauty Farm se continui così! >> La lodò Lorrence stupito.

<< Oh, Elena, credevo che saresti stata una maschiaccio per sempre... >> borbottò affettuoso Zick.

<< Ma io sono sempre una maschiaccio! Sempre pronta a difendermi e a difendere io! >> ribatté fiera la ragazza agitando in pugni.

<< Comunque... no, grazie, non voglio passare le giornate a togliere le vesciche purulente alle vecchiacce pettegole mentre mi sorbisco le chiacchiere per quelle stupidissime riviste di gossip... naa. >>

Dopo aver detto questo, naturalmente Annie si unì ad Elena e invece Zick e Lorrence a David.

 

<< Allora? Cos'ha fatto quando ti ha vista così...? >>

 

<< Ero... strabiliato! Non sembrava nemmeno lei! >>

 

<< La bocca quindi era a terra... eheh. >>

<< Uhm... >> << Cosa c'è Annie? >> << È che... non sono abituata ad essere... guardata, fissata... >> balbettò lei cercando di non rivolgere lo sguardo a dei ragazzi di terza che la osservavano da lontano.

<< Ti devi abituare, ragazza mia... è inevitabile, sei veramente... >>




 

<< Bella... >> << Ok Zick questo sta entrando nel mondo dei sogni svegliamolo! >> disse Lorrence cercando di far uscire David dalla trance romantica, dandogli degli scrolloni.

<< E quindi, poi cos'è successo? >>

 

<< Abbiamo preso il gelato lì alla Voglia Matta... >>

<< La gelateria del papà di Zick... >> << Esatto... poi abbiamo incominciato a parlare del nostro rapporto... >>

 

<< Sembrava tutt'altra persona! Non tremava, era sicura, era molto più carina... abbiamo parlato di come... >>



 

<< Ci siamo innamorati... >>



 

<< Lei mi era piaciuta anche quando ero uno scemotto... aveva capito che non ero veramente così... è stata la prima a capirlo da sempre. >>

 

<< E quindi...? >> << Era...strano, lui non balbettava... comunque mi ha infuso coraggio... cioè se continuava a balbettare non ce la facevo nemmeno io a dire qualcosa.. >

 

<< Bene! Vi siete sorretti a vicenda. >>

<< E POI....??? >>



 

<< Ci siamo baciati... >>

<< Ma valà! >>



 

<< Oh, il nostro David sta crescendo... >> sospirò Lorrence facendo finta di asciugarsi una presunta lacrima.

<< Com'è stato...? >> chiese Zick incuriosito.

<< Mah... >> << Non mi dire UMIDO... >>

<< Nuovo, in compenso, bello... è strano come due persone si dimostrino l'amore reciproco semplicemente toccandosi con le labbra... il mistero della natura. >>

<< Bada David, se continui così diventerai un Play Boy di Las Vegas... >>

<< Naaaaa ma che schifoo!!! >>



 

<< David era dolce... non violento o possessivo... >>

<< Uh... uhuh... >>

Elena si sentiva strana. Fino ad un anno fa parlare di queste cose per lei era vomitevole e da femminucce babbee. Adesso era interessante, coinvolgente...

Non è che stava diventando una donna anche lei???

Che cosa orribile.


 

<< Sai ti odiavo a mio tempo quando Annie preferiva te che me... ma ora va bene! Tanto c'è la Elena... >>

<< SCUSA COME??? >>



 

<< Zick? Era particolare come tipo ed era inevitabilmente affascinante... tu eri gelosa di lui, vero? Ma comunque mi piaceva David, volevo solo farci amicizia con il tuo... amicofidanzato. >>



 

<< Non fare il finto tonto... lo capirebbe anche un bambino di un anno che ti piace... >> disse  a presa di giro Lorry.

<< Ma lei è la mia amica... >>

<< Futura ragazza!! >>

<< ZickedElenaabbracciatisottoaunpino, siguardanonegliocchiesiscambianounbacino....!!!! >>

Canticchiarono David e Lorrence dondolandosi a braccetto.

<< Siete proprio degli... >> sibilò Zick, cercando inutilmente di seppellire la testa tra le spalle.

<< Non dire quello che pensi, Ezechiele... >>

rise Lorry. Sembravano delle... ragazze da quanto erano molesti!

<< Non chiamarmi col mio nome...Ezechiele... lo odio... vabbè comunque vi perdono perché siete i miei migliori amici... comunque sapete è mooolto sottile la differenza tra il vostro modo di fare e quello del Trio Truzzo... >>

In seguito a queste parole, David e Lorrence si zittirono.



 

<< Ohiii amicofidanzato chi?? LUI?? >>

<< Ma Elena, tutto quello che mi hai detto ieri... >>

<< Porca Bomba, accidenti alla mia boccaccia... >>

grugnì la ragazza dai capelli arancio incrociando le braccia.

<< Ma non c'è nulla da vergognarsi... credevi che nemmeno tu non avresti mai scoperto l'amore? >>



 

La bambina osservò dal basso la scena dei suoi genitori, abbracciati, mentre si scambiavano dolci baci.

<< BLEAHH!!! MA CHE SCHIFO!! Ma perché voi adulti fate queste cose?? >>

sbottò la bimba agitando le sue codine color carota.

<< Elena, adesso ti sembra rivoltante ma poi piacerà anche a te.. >> sorrise Julie, la donna coi riccioli biondi.

<< Io fare una cosa del genere??? Ma anche no! MAI! Che schiiifo... >>

E vide con rabbia che la sua mamma e il suo papà la guardavano divertiti, quasi la volessero prendere in giro.



 

<< No... uhmpf... >> borbottò Elena abbassando lo sguardo.

<< Spero che comunque non vada a finire come i miei... >>

sospirò Annie guardando il vuoto.

<< Non chiamerei mai papà o mamma al telefono solo per sparagli miriadi di insulti e parolacce... >>


 

<< Ragazzi, manca esattamente un secondo al suono della campanella... >> annunciò Thomas, l'orologio umano della 1E.

DRIIINN!!!!!!!

La professoressa entrò nella classe. Ma non con il suo solito modo di fare tronfio, ma con timidezza, a passettini brevi, nervosi.

Si sedette, rivolgendo a Zick un'occhiata terrorizzata.

Il ragazzino si sentì un eroe e intanto gongolava come un vincitore delle Olimpiadi.

Appena si sedette, frugò nervosamente dentro la sua borsetta in pelle di serpente e ne cacciò fuori un fazzoletto di stoffa, col quale si soffiò rumorosamente il  naso.

Tutta la classe ridacchiò.

<< Ehy c'è per caso una Ferrari qua in giro? >>

sussurrò Lorrence a Zick.

<< No... cosa? >> << Ah no scusa è il naso della Tappone mi sembrava un rombo.... >>

Dopo aversi ricacciato il fazzoletto moccioso dentro la tasca di lana, prese dalla borsa una scatolina di carta e ne tirò fuori due pasticche. Se le cacciò in bocca.

Sembrava un pellicano che ingoiava un grosso pesce, facendolo strisciare giù per la gola senza masticarlo.

Ancora risatine isteriche e attacchi di ridarola cronica.

<< Ragazzi oggi niente interrogazioni. >>

Occhi sgranati. Mascelle che sfioravano il pavimento. Sguardi di completa meraviglia.

<< WEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!! >>

<< SILENZIO O.... o.. >> la voce della prof si fece sempre più sottile.

Poi dette un ultimo sguardo sgomentato a Zick, che si accorse che la pelle della prof era incredibilmente pallida ( come la sua quasi) e che gli occhi nocciola della prof erano... fissi, vitrei. E tremava tutta.

<< Professoressa c'è qualcosa che non... >> disse David spaventato, ma poi fu zittito da quella visione celestiale.

La professoressa con un ultimo spasmo cadde rovinosamente a terra, avvolta dalle urla di gioia e spavento degli alunni.



 

I ragazzini della 1E osservarono l'ambulanza andarsene via rumorosamente.

La Tappone aveva avuto una specie di ictus... ma era ancora viva.

Tutti gli studenti... anche quelli che più la odiavano... erano straniti, dispiaciuti... quasi tristi.

Vedere la prof con gli occhi chiusi, la pelle bianca e la mascherina trasparente sulla bocca faceva impressione veramente. Già naturalmente da quanto era brutta, figuriamoci ora.

<< Ragazzi, dai, andate dentro. >> disse Olga Cartonelli, mentre prendeva per le spalle qualche giovane e cercava di trascinarlo via.

Gli ultimi rimasti, ovviamente, furono i componenti della nostra mirabile cinquina.

<< Povera professoressa. >> sussurrò Annie

<< Era semplicemente una megera idiota... che sfogava le sue rabbie antiche contro di noi, non so... >>

disse Lorrence.

Contro di ME” pensò Zick socchiudendo gli occhi.

<< Ho capito una cosa, ragazzi. >> annunciò Lorry in tono solenne.

<< Quante volte VOI TUTTI... >> mandò uno sguardo malizioso a David ed Annie...

<< VOI TUTTI avete sperato che se ne andasse, che non lavorasse più qui ad Oldmill, che un giorno le fosse venuto un crepacuore come quest'oggi... abbiamo saltato una lezione di inglese con lei, certo. Ma alla fine, cosa ci abbiamo ricavato? Abbiamo saltato una lezione certo odiosa e che sarebbe stata stressante e tutto, ma che senz'altro ci poteva servire a qualcosa, alla fine.

In questo momento, una persona tanto odiata sta soffrendo. SIETE umani, e quindi è naturale che alla fine proviate qualcosa per questa persona... altrimenti sareste dei MOSTRI. >> il biondo mandò un'occhiata inquietante all'amico Domatore.

<< Alla fine, la vendetta è una cosa che bramiamo tutti. TUTTI. Ma che alla fine, non ti lascia niente, solo sconforto. >>

Tutti lo fissarono, stupiti del suo discorso serio.

Lorrence per tutta risposta fece un sorrisetto e se ne andò via saltellando.




I ragazzi se ne accorsero subito, l'estate finì troppo in fretta.

Di già le foglie degli alberi, un tempo fiere e verde brillante, adesso giacevano a terra tinte di rosso e marrone, facendosi calpestare umilmente a miriadi di piedi incuranti.

Le giornate erano sempre più corte. Il tramonto giungeva quando meno te lo aspettavi, colorando il cielo di un arancione rosato tranquillo ma malinconico, mentre il sole andava a dormire sul suo letto di collina.

Le signorine di bell'aspetto con fastidio e indignazione si costrinsero ad eclissare il proprio corpo con pesanti felpe, calzettoni e stivali lunghi.

Il freddo entrò nelle ossa prendendo a pedate nel sedere il caldo umido, e per questo molti nasi iniziarono a colare e tanti altri occhi a lacrimare, senza contare le labbra sanguinanti dal freddo.

Il nostro quintetto era il gruppo più famoso della classe.

I nostri eroi non fecero amicizia piena con i ragazzi della loro classe: semplicemente si scambiavano qualche parola, per lo più positiva e divertente ( Zick, David e Lorrence erano diventati i ragazzi “ cult” considerati i più carini delle cinque prime).

I loro compagni chiesero loro più volte di connettersi a Messenger: ma non gli andava di spippolare davanti ad uno schermo, scambiandosi parole tipo:

Ciao,

Ciao!

Come va?

Bene tu?

Bene.

Finita la conversazione.

Il Trio Truzzo era rimasto fulminato dal nuovo look della ex

Ragnetto” e adesso se ne stava a squittire lontano negli angoli più remoti del bagno delle femmine.

Soup... non diede più noia. Trascorreva la sua ricreazione in classe, e le poche volte che lo vedevano era sempre nervoso e schivo. A quanto pareva, si era auto-confessato al preside, da solo. E costui, stupito dallo slancio di lealtà e coraggio del ragazzo, lo aveva graziato, però con la promessa che non farà mai più del male a qualcuno.

Ford e Gordon non fecero più niente: si vedevano sì per quei pochi minuti di libertà ( vigilata) che concedeva loro la scuola, ma per scambiarsi innocentemente figurine di Naruto e consigli di come superare l'ultimo livello di Doom 3.

La Tappone, dopo un mese, era ritornata viva ma non vegeta.

Non era più cattiva o crudele: si limitava ad interrogare e a dare sempre un sacco di compiti, ma non si leggeva più nei suoi occhi il sadismo precedente.

Nei bagni correvano già tante voci e leggende sul misterioso malore della professoressa famigerata....

Una voce diceva che la Tappone aveva fatto finta di morire per staccarsi dalla scuola e dal marito.

Un'altra narrava la vicenda che proprio il marito ( povero lui pensa ritrovarsi nel letto una ciospa così )l'avesse avvelenata per prendersi i soldi ma che purtroppo il veleno era stato troppo debole... insomma robe così.

Era da tanto che i nostri due amici non andavano più all'Antica Armeria e che non rincontravano la banda dei Domatori di Oldmill. Lorrence era molte volte andato con loro, e aveva fatto amicizia senza problemi con tutti.

Ma la vita dei nostri Domatori stava diventando noiosa e ripetitiva.

Nessun mostriciattolo birichino da inscatolare, nessuno Spettro Nero con cui combattere, nemmeno un misero Zamurro intrappolato su un albero... ( il che è molto strano, gli Zamurri non hanno le braccia e le mani per arrampicarsi).

Da un lato era un fatto buono, ma dall'altro tutti in Domatori ebbero presto il latte alle ginocchia.

Zob,Terrence e gli altri Domatori adulti facevano ricognizioni sempre, sempre e sempre, tanto per passare il tempo. Nessuna anormalità... che barba.

E non ebbero mai l'occasione di vedere i genitori di Lorrence.

Però, lo strano caso delle morti bruciate continuava.

Ogni settimana, c'era un ritrovamento di un corpo carbonizzato di qualche uomo o donna capo dei servizi urbani, tipo la polizia, i carabinieri, i pompieri, i vigili...ma anche medici e chirurgi.

Perennemente e solo a BigBurg.

Ad esempio, il colonnello dei Carabinieri è stato ritrovato sul divano di casa sua, sdraiato e bruciato. Incredibilmente, però, il divano non era affatto bruciato era completamente intatto...

Tutti gli abitanti di BigBurg ed Oldmill erano quindi spaventati, sopratutto Miss Rose, il capo della polizia di Oldmill.





Presto molti Babbi Natale si ritrovarono appesi sulle scale o sul camino delle case, gli alberi dei giardini vestiti con fili lunghissimi di lucine cangianti, e ovviamente le pubblicità alla tv dei giocattoli divennero assillanti.

Sì, il giorno di Natale si avvicinava...

Zick salì in macchina con allegria, tenendosi lo zaino sulle cosce. Faceva molto freddo fuori, ma per fortuna il riscaldamento dell'auto funzionava perfettamente.

Guardò il termometro... -1 gradi.

Scrutò il cielo fuori dal finestrino e vide dei grandi nuvoloni bianchi all'orizzonte.

Bene, bene... oggi nevica. “


 

I ragazzi non stavano più nella pelle per uscire dalla scuola.

Intanto in una stanza del primo piano nella scuola media di Oldmill...

I fiocchi di neve cadevano lievi ed invitanti fuori dalla finestra... invece gli alunni erano costretti a stare chiusi dentro la scuola ad armeggiare con squadre e compassi.

<< Bobbins... ma che schifo! Hai impiastricciato tutto! Ricomincia... >>

<< Signorina Anderson, il tuo disegno è come al solito perfetto... >>

Rebecca, la biondina sorrise soddisfatta.

<< Annie Van Mousse, ma cos'è questo?? >>

strillò il prof mettendosi le mani nei capelli ( ce ne aveva ben pochi)

<< Hai fatto sempre disegni tecnici eccellenti, cos'è questo orrore?? >>

indicò un lato dell'esagono leggermente storto rispetto all'insieme.

Annie sorrise timidamente, poi il prof corse verso la finestra cacciando urletti da femminuccia, la spalancò e si sporse di mezzo corpo di fuori...

<< Oddio Prof!! >> esclamò Annie alzandosi di scatto dalla sedia.

Giuseppe Apuano ritornò in piedi e sorrise.

Ecco, quello era forse il prof più piacevole che avevano.

Quando si arrabbiava, urlava certo, ma era comico, e faceva ridere tutti. Quando vedeva un disegno tecnico non perfetto, diceva : “ Ma cos'è 'sta schifezza! “ ma era simpatico, non maligno.

E, quando qualcuno non rispondeva giusto alle sue domande o magari faceva la babbeata di turno, il prof faceva finta di buttarsi dalla finestra.

<< Il Natale.... si avvicina... >> disse il prof.

<< Forse potrei... >> << Cosa prof cosa?! >>

<< Sapete come dice la canzone, a Natale si è tutti più buoni... >>

<< Sììììì?? >> i ragazzi non stavano più nella pelle.

<< Vi andrebbe di andare in cortile a... saltellare come daini sotto la neve? >>

<< Sìììì proooofff la pregoooo >>

La cinquina famosa si scambiò occhiate traboccanti di gioia.

<< É una questione di pochi minuti eh?? E fate piano, gli altri stanno lavorando...  un solo rumoraccio e vi riporto in classe... chiaro?? >>

<< Ceeerto proffo saremo degli angiolettiii! Graaazie! >>




 

<< Uhm... Elena guarda! Ho scoperto che la neve è fredda e bagnata! >>

<< Ma noo ma dai Lorry! >>  la ragazza rise vedendo lo strambo amico che cercava di farsi cadere i fiocchi di neve sulla lingua.

<< Che ne direste di una battaglia a palla di neve? >>

propose Zick già con le munizioni in mano.

<< Ehy, Zick! >> disse una voce alle sue spalle.

<< Cosa c'è...? >> Non fece in tempo a girarsi che si ritrovò una palla di neve spiaccicata sul viso.

<< Ah, Annie... questo significa... >>

<< GUERRA!!!!!! >>



 

I ragazzi erano bagnati fradici, ma sicuramente a loro non importava.

Si erano divertiti un sacco: gara di palle di neve, angeli di neve, pupazzi di neve...

Alla fine ci erano rimasti per tutto il resto dell'ora, persino il prof si era unito ai giochi degli alunni e si era divertito come un bimbetto.

<< Ragazzi, mancano dieci minuti andiamo su... >>

 

<< Allora, come lezione per le vacanze di Natale vi do da fare... il disegno a pagina 63, e da studiare tutto il capitolo sui metalli... è tutto. Buon Natale, Buona Epifania, buon panettone, buon tronchetto di Natale... Preparatevi adesso. >>



 

<< Ehy venite qui. >> disse Lorrence agli altri amici.

<< Cosa c'è? >>

<< Alla mia cattedrale organizzo una mega festa di Natale. Sarà invitata tipo tutta Oldmill, ma tranquilli avrete il vostro spazio vitale. Siete invitati tutti alle sette e mezzo... vi aspetto!  E cosa più importante, io non voglio nessun regalo! Ciao buon Natale! 

Il biondo sorridendo scappò via, prima che gli amici potessero ribattere qualcosa.

Zick ritornò a casa, e ritrovò sua madre intenta a coprire le sue piante in giardino con dei teloni.

<< Uff accidenti a 'sta neve che mi ammazza le piante... >>

<< Ciao mamma! >> << Ehy Zick... bella la neve eh? >>

<< Già... ma non sembravi molto contenta un secondo fa... >

<< Uhmpf... è solamente nociva per le piante... il freddo brucia. >>

La donna alzò gli occhi e sorrise.

<< Zick, hai visto bello l'abete? >>

L'enorme conifera troneggiava maestosa sopra i due, la neve che lo guarniva come panna e miliardi di lucine di tutti i colori dell'iride.

<< Wow mamma... è bellissimo! >>

<< Ci ho messo tutta la mattinata per farlo... auff però sono contenta, mi piace molto... >>



 

<< Una... festa a casa di un tuo amico? >>

<< Sì... beh vive in una cattedrale in realtà... >>

<< Ma io in realtà volevo organizzare una festa all'Antica Armeria... >> sbuffò Zob.

<< Beh, papà, ci hanno invitato e non mi sembrava carino non andarci... comunque dai...! Lorry ha detto che possiamo invitare chiunque vogliamo, quindi i Domatori possono venire tranquillamente... >>

<< Ah ok... proviamo dai. >>

<< Uhm... ora che ci penso... sarà un Natale molto speciale questo... >>

<< Perchè? >>

<< Perchè sarà il primo che trascorrerò anche con i miei nuovi amici e sopratutto... il primo che mi ricorderò passato con te, papà... >>

<< Eh, e per me sarà il primo Natale dopo tanti anni dove non starò chiuso in una serra... e potrò festeggiare con la mia famiglia... al completo. >>

Padre e figlio si sorrisero, poi si abbracciarono.




 

La ragazza dai capelli arancio entrò allegramente nella Piazza della Scuola. Non era come al solito fredda, noiosa e spiacevole: anzi, con tutte quelle bancarelle colorate che vendevano di tutto, da rompicapi fastidiosi, libri antichi, mobili d'artigianato, bijou....

A lei non piaceva molto quella confusione che la avvolgeva quando andava a scuola: tutti quella folla di ragazzi vocianti, ghiozzi... anche se la Piazza era più piena di gente e sicuramente molto più rumorosa, si sentiva bene.

La gente che passava era tutta diversa l'una dall'altra... acconciature di capelli, vestiti, faccia...

Bah, tutti uguali... “ Elena pensò alle pecore clonate che erano i suoi compagni di scuola.

Forse anche questi stereotipi di adolescente in realtà nascondevano un gran cuore e un gran cervello... possibilissimo, mai fare pregiudizi.

Passò oltre ad una bancarella di cinesi che vendeva vestiti e gioielli, ad un'altra che esponeva antichi orologi in legno d'ebano...

Il suo sguardo fu rapito da una bancarella minuscola ma straboccante di roba da vendere.

In mostra erano appesi lunghissimi teli raffiguranti lupi in caccia, aquile all'attacco, sciacalli malinconici, mandrie di bisonti che correvano al chiaro di luna...

Dal soffitto pendevano degli strani oggetti piumati...

sì, erano gli Scaccia-incubi pellerossa...

Il banco era avvolto da una nebbiolina dai colori cangianti prodotte da delle bizzarre macchine ad ogni angolo del tavolo.

Ma la cosa che più colpì Elena erano gli oggetti esposti sul bancone.

Portachiavi, collane, braccialetti orecchini, anelli, fermacarte...

E la cosa più incredibile, era che raffiguravano.

i simboli dei poteri Dom, mostri ( Elena poté distinguere chiaramente la sagoma di un Gorka e di un Gingi)

ma anche Domatori, Rifugiatori, Tutori... e un enorme quadro con dipinta... Bibbur-si.

Anche qualche vaso dipinto a mano con dei motivi geometrici, che Elena pensò che fossero antichi Dom-box.

Strabiliata, lanciò un'occhiata verso il venditore.

Stava dormendo sulla sedia, anche se era seduto si poteva capire chiaramente che era altissimo e molto magro. I suoi vestiti erano antichi scialli marroncino chiaro col bordo multicolore, che lo avvolgevano da capo a piedi. La pelle dell'uomo era scura, in contrasto netto coi suoi capelli lunghissimi, candidi, che gli  cadevano nobilmente sulle spalle. Infilata qua e là tra le treccine bianche qualche sbilenca penna di aquila.

La ragazzina si avvicinò lentamente, senza cercare di fare rumore...

Prese in mano una collana in legno, intagliato con la forma di un Bobak.

<< Ciao, ragazza. Vedo con piacere che ti interessa la mia roba... >>

Elena sussultò e guardò il venditore.

Aveva ancora gli occhi chiusi, e sorrideva.

<< Sì, è molto bella... >>

<< Sai, un'antica leggenda del nostro popolo Sioux narrava che alcuni uomini avessero un potere speciale. La gente del mio popolo non poteva vedere spiriti e creature maligne, ma certamente la teneva e sapeva che esistevano. E queste persone speciali potevano vederli, combatterle e scacciarle dai villaggi. >>

Elena spalancò gli occhi.

<< Domatori... >>

Il vecchio, ancora gli occhi serrati tra mille rughe, sorrise benevolo.

<< Esatto... questi li ho fatti tutti io... >>

Alzò la mano nodosa e con un gesto teatrale indicò tutto il materiale in vendita.

<< Mi piace molto quel quadro... >> sussurrò Elena contemplando la tela che raffigurava Bibbur-Si.

<< Uhm... anche a me... >>

Sul viso del pellerossa si stagliò un'espressione felice.

<< Tu possiedi la Vista-Dom, vero...? >>

Elena fremette, poi rispose di sì.

<< Ti piace il mio animaletto Domestico, Dente di Luna...? >

Una figura fumosa ed evanescente sbucò da dietro un drappo colorato. Anzi, gli passò attraverso, per la precisione.

Il lupo fluttuò elegantemente in aria e si accovacciò sulle cosce dell'anziano padrone.

<< È... è bellissimo... >> mormorò Elena rapita dagli occhi vitrei ma incredibilmente espressivi del fantasma.

<< É il mio migliore amico... >>

Il vecchio Sioux finalmente aprì gli occhi, nerissimi ma che trasparivano un calore e vitalità immensa.



 

I Mostri di casa Barrymore si avvicinarono furtivi alla porta.

<< Shh fate silenzio, altvimenti sveglievete Zick! >>

sussurrò Snyakutz Bu, mandando un'occhiataccia ai Bolli.

Aprì la porta piano piano... ma il braccio gli si staccò, poi cadde a terra ed infine si infilò tra i piedi del mostro, che inciampò e capitombolò rovinosamente e si divise in un sacco di pezzi, che a loro volta ruzzolarono a terra facendo inciampare tutti gli altri mostri, generando un fracasso della Madonna.

Zick si svegliò di scatto e vide con sorpresa e con fastidio i mostri tutti sdraiati sul suo tappeto che lo guardavano con un sorrisetto.

<< Se continuiamo così, ragazzi, la mia sveglia non mi servirà più... >>

mormorò il ragazzo sbadigliando, poi si alzò dal letto e calzò le sue pantofole.



 

<< Buon Natale, Zick! >>

<< Buon Natale anche a voi! >>

il ragazzino andò incontro ai genitori e baciò loro la guancia.

<< Buon Natale, nipotino... >>

sorrisero Theo e Tessa fluttuando aggraziati accanto a Zick.

<< Ehy nessuno augurare Buon Natale a Bombo umpf! >>

borbottò il mostro, con il consenso dei suoi colleghi.

<< Ma no, Bombo... Buon Natale a tutti! Oh, ciao, Jeremy! >

<< Buongiorno... e Buon Natale anche a voi>> grugnì burbero il gatto-Tutore, stiracchiandosi.

<< Ehy ma... i regali! >>

Esclamò Zick fiondandosi sui pacchetti colorati sotto l'albero di Natale.

<< Ah no! Prima si fa colazione! >> lo fermò Greta mettendogli in mano una tazza fumante di caffellatte.

<< Ahhiiii ma è bollenteee!! >> strillò il ragazzo, appoggiando nervoso il Mug sul tavolo, mentre tutti ridevano e i Bolli canticchiavano “We wish you a Merry Christmas”



<< La colazione è finita, adesso vediamo i regali. >>

borbottò Zick.

<< Non credi che sia meglio aprirli tutti stasera, alla festa del tuo amico? >> propose Zob addentando la sua brioche.

<< Sì dai così quando gli aprirai sarai più soddisfatto... >>

si intromise Greta, e Zick annuì controvoglia.


 

<< Ehyy Zick!! >> << Elenaa!! >>

I due fecero per abbracciarsi, ma poi ritrassero le mani timidi.

<< Buon Natale... >> << Buon Natale anche a te Elena... >>

Una pausetta imbarazzante...

<< Dai, facciamo un pupazzo di neve! >> propose la ragazza rompendo il ghiaccio.

Zick ne fu grato.



L'uomo di neve era venuto meraviglioso. Alto due metri, con cappello alla gangster, grandi baffoni e un gilet, che suonava una chitarra.

<< Cariino! Lo chiamerò... Hank... >> sorrise Elena.

<< Bello bravi! >>

Harvey si avvicinò a loro due spippolando al cellulare freneticamente.

<< Cosa fai papà? >>

<< Cavoli, sto ricevendo mille messaggi d'auguri da amici... uff... mi dispiace non rispondere... >>

<< Povero papà. Ihih. >> ghignò la figlia.

 

Il pranzo a casa dei Patata proseguì tranquillo, mentre Bombo vestito da Babbo Natale vagava per le vie di Oldmill scampanellando, mentre Clak Ritak suonava il violino e i Bolli intonavano ( anzi, stonavano) una canzone di Jhon Lennon sul Natale.

Presto giunse la sera....

La sagoma scura dell'antica cattedrale di Oldmill si stagliò nell'oscurità del cielo.

Il parco da marrone-verde si era tinto di un bianco intenso, ormai sembrava un luogo incantato.

La Cattedrale però era la cosa più spettacolare.

La neve che abbracciava dolce ma possessiva le slanciate e sottili torri, che teneva compagnia ai merletti fioriti delle finestre e che formava mucchietti buffi sopra le teste dei gargoyle, ridicolizzandoli.

Sembrava una testa di un saggio, immersa in un mare di latte.


<< Che bella...!! >> esclamarono i Domatori estasiati.


 

<< I genitori di Zofirus devono essere claustrofobici eh? Cavoli, non si sentiranno soffocati con tutto questo spazio! >> disse Teddy col suo solito tono saccente.

<< Chi sono quei ragazzi e... tutti gli altri? >>

Chiesero Annie e David all'orecchio di Zick.

<< Mah... vecchi amici... >>

Il ragazzo cercò di non incrociare lo sguardo di Lay, ma non fece molta fatica, perché continuava a fare la smorfiosetta con Teddy. Bene, bene....

 

<< Dov'è Lorrence? Dov'è Lorrence? >>

Niente, nessuno lo aveva visto dall'inizio della festa e poi con tutta quella gente era facilissimo perdersi...

Zick ed Elena sfiniti raggiunsero l'enorme tavolo del buffet, dove c'era la rivoltante e smielosa scena di Lay che imboccava i gamberetti in salsa ad un Teddy completamente ammaliato.

<< Baahhh... >> grugnì Elena, ma era contenta che la Domatrice non facesse lo stesso con Zick.

Ci misero un sacco di tempo a ritrovare tutti i loro conoscenti e parenti, ma alla fine riuscirono a riunirsi tutti su un'unica grande poltrona verde ramarro.

Improvvisamente, le luci dei candeloni rossi appesi al muro si spensero, e dentro il luogo sacro piombò la più completa oscurità.

Sì, si sentirono qualche urletto acuto da donna, e tutti sussultarono.

Una luce proveniente dal rosone illuminò una figura incappucciata, che stava in piedi sull'altare in marmo nero. Si tolse il cappuccio e il viso sorridente di un ragazzo carino, con gli occhi azzurri e i capelli biondi ritti sulla testa.

<< Buonsalve a tutti! Siete i benvenuti qui, alla festa di Natale di casa mia! Purtroppo i miei genitori non saranno presenti per via del lavoro e quindi... sono io l'amministratore della festa. Chiunque può servirsi al tavolo dei buffet, spazzolate tutto pure! Se volete passare il resto della serata in intimità con la vostra famiglia, le antiche cappelle dei Santi Protettori sono state trasformate in piacevoli posti dove godersi il Natale in tranquillità... sono a destra della sesta navata a sinistra... invece chi vuole partecipare alla Santa Messa dovrà aspettare una mezz'oretta, fra poco arriverà il prete... insomma fate quello che vi pare, buon proseguimento di serata e sopratutto buon Natal... Ah dimenticavo! I bagni sono laggiù in fondo, distinti per sesso. Vabbè, ho parlato abbastanza! BUON NATALE! >>

<< BUON NATALE!! >> l'augurio rimbombò tra le antichissime pareti della cattedrale.

Il ragazzino scese dall'altare e le luci come per magia illuminarono di nuovo tutto l'edificio.

Lorrence si unì felicemente agli amici.

<< Passerai il Natale senza... i tuoi genitori? >>

chiese Annie triste.

<< Sì, tranquilla, quasi tutti gli anni è così... >>

rispose tranquillissimo il biondo, sotto lo sguardo stupito di tutti.

La serata passò piacevole e calma.

I ragazzi si divertirono un mondo assieme, e gli adulti come al solito se ne stettero seduti sulle loro poltroncine a parlare e a scherzare.

Dopo aver dato ad Annie il suo regalo, un libro contenente tutti gli appunti di Carl Von Linné, assieme ai suoi disegni di piante e animali ( la ragazza ne fu contentissima), Zick ed Elena si diressero verso le cappelle.

Con la coda dell'occhio videro in un angolino buio Teddy e Lay molto impegnati sotto al vischio.

Normale, normale...

<< VISCHIO VISCHIO!!! NOOO!!! TROPPO VISCHIO...!! >

Pensò Zick agitato, mentre cercava uno spaziolino senza sentirsi quella maledetta pianta sulla testa.

NIENTE. Ogni centimetro del soffitto, anche dov'era incredibilmente alto, era abbellito con un delizioso mazzetto di vischio raccolto con un nastro di raso rosso.

Si accorse che degli esserini piccoli piccoli, col corpo di insetto e dalle grandi ali colorate a farfalla, ma con il viso... umano e sorridente, svolazzavano allegri attorno al mazzetto sopra di lui.

<< Mamma... papà... guardate... >>

<< Non ho mai visto questo tipo di mostri... >> disse Greta seguendo con gli occhi gli spostamenti di un esemplare piuttosto schizofrenico.

<< Nemmeno io... tu Zick? >> chiese Zob sorpreso.

<< No... proprio no... >>

<< Ehy, ma cosa sono? >> disse Elena curiosa arrivando dalla sua cappellina privata.

<< Sapete, nemmeno io so cosa siano... ma sono innocui, non fanno niente di male... >> disse una voce alle loro spalle.

<< Non ho trovato in nessun libro da Domatore o Rifugiatore questo tipo di mostro... ma io li chiamo Nargilli... buon proseguimento di serata, ragazzi. E buon Natale... >>

E con un sorriso enigmatico, Lorrence Zofirus si allontanò verso la parte più scura del corridoio, e sparì inghiottito dalle tenebre.

<< Nargilli, uhm... simpatici. >>

borbottarono le due Rifugiatrici e i due Domatori.

<< Cosa c'è di strano in quel mazzetto di vischio? >>

dissero Julie ed Harvey insospettiti dal comportamento strano degli amici.

Fissare un mazzetto di vischio come degli ebeti roteando gli occhi non è tanto normale...

<< Ehm niente... >> disse Elena spingendo via i genitori.

<< Guardavamo quanto sono belli quei nastrini... ihih... >>

<< Eh ? >>


 

<< Naaa, siamo troppo vecchi per queste cose... >>

borbottarono Greta e Julie sedute sulle poltroncine leziose.

<< Ma no... noi siamo ancora dei giovanotti... forse VOI sarete vecchie boh... >>

Risposero all'unisono i mariti, pronti.

<< Ahahah... e così noi saremo delle vecchie eh...?? >>

Le due donne si alzarono insieme e raggiunsero i mariti molesti.

<< Sì sì, sei proprio una vecchietta. >>

sorrise Zob mentre abbracciava teneramente la moglie.

<< E tu uno sciocchino, come al solito... >>

 

<< Oh, ma proprio sotto al vischio dovevamo trovarci... >>

borbottò Julie appoggiandosi al marito.

<< È inevitabile, vecchiaccia mia... >>

 

Zick ed Elena in quel momento erano seduti accanto su un piccolo sofà ottocentesco, mentre la ragazza teneva sulle cosce i fratellini.

Alla vista dei propri genitori che si baciavano sotto al vischio, i due adolescenti cercarono di non guardarsi e si allontanarono l'una dall'altra, mentre costei copriva gli occhi ai gemellini.

<< AHII!!! PORCA BOMBA CHARLIE!! >>

Strillò Elena mentre agitava il dito dolorante, appena morso dal fratello.

Zick osservò divertito l'amica che si soffiava il dito morsicato borbottando esclamazioni inventate sul momento...

I due si guardarono per un millisecondo, poi girarono la testa di scatto, con le guance rosse e calde...

I Nargilli sfarfallarono attorno ai due e si posarono sulle spalle dei giovani, canticchiando canzoncine natalizie.

Inizialmente venne voglia loro di scacciare quegli esserini ma poi cominciarono ad abituarsi alla loro buffa presenza...

I mostriciattoli presero con le loro manine i visi dei due e

la girarono così pacatamente che i ragazzi non se ne accorsero...

Presto si ritrovarono a guardarsi negli occhi con un'espressione di sorpresa.

<< Ehm, buon Natale, Zick... >> disse Elena sorridendo e abbassando rossa come un peperone la testa.

<< Questo è per te... >>

La ragazza si frugò nelle tasche e tirò fuori un pacchetto accartocciato, con un fiocco di nastro lucido.

<< Non è niente, ma... >>

La ragazza non finì la frase, perché fu catturata dagli occhi color cioccolato fondente dell'amico che la guardarono sereno.

<< É sicuramente qualcosa invece. E che mi importerà tanto... >>

Zick scartò il regalo più delicatamente possibile ( si ritrovò in mano il pacchetto tutto strappato e il fiocchetto tutto sciolto, ma ad Elena non importò)

Era un portachiavi con appesa una pietra quadrata blu notte, con gli angoli smussati, che raffigurava un omino stilizzato in posa da combattimento: dalla mano usciva una specie di raggio che avvolgeva l'altro disegnino, che ritraeva una sorta di... mostro.

È stata anche lei da quel vecchio indiano... “

<< Ti piace? >> disse Elena pacata.

<< Certo che mi piace! È bellissimo grazie, grazie... ma è un Domatore vero? >>

<< Credo proprio di sì! Quando l'ho trovato ho pensato subito a te... >>

Lei abbassò lo sguardo vergognata, ed anche lui la assecondò.

<< Anche io ho qualcosa per te... >>

Zick tirò fuori dalla tasca dei pantaloni una scatolina nera lucida.




 

Naaa, ma non puoi presentarti a lei con un sacchetto accartocciato... “

Ma mamma, è lo stesso per lei... “

Ma lo so, Zick, ti parlo dal punto di vista di una donna... di certo il regalo è la cosa più importante, ma... anche la forma. Dalle questa... “ Greta porse al figlio la scatolina nera brillante.

Si sentirà più contenta, perché sa che per lei hai riservato il contenitore più carino... “

Mah, voi femmine siete proprio strane” borbottò Zick.

A chi lo dici, figliolo! Valle a capire le donne! “ esclamò Zob ridendo mentre fu zittito dall'occhiataccia della moglie.



 

Elena la aprì, e ne tirò fuori una collana con una pietra triangolare bianca con gli angoli color ambra,

dove un disegno tracciato a linee sottili nere descriveva la scena di una donna che dava la mano ad un mostro.

<< Oh... Zick... >>

<< Lo so, siamo stati dallo stesso venditore... quell'indiano d'America... >>

<< Lì nella piazza della scuola...

<< Esatto! Hai visto quante cose aveva? >>

<< Sìì!! Tantissime su Domatori e i Rifugiatori! A me ha spiegato la leggenda del suo antico popolo... parlava proprio di voi. Ha capito subito che non ero una semplice umana... hai visto bello il suo fantasma lupo? >>

<< Eggià... >>

<< Comunque grazie Zick mi piace tanto!!! Grazie! >> La ragazza se la mise al collo in fretta, poi...

 si fiondò sull'amico, stringendolo affettuosamente.

Anche Zick ricambiò, stavolta subito e senza esitare, cingendole i fianchi, mentre i Nargilli elettrizzati cantavano Jingle Bells.

Era più bello... di quell'abbraccio che si diedero quattro mesi prima ammollo in acqua...

<< Ti voglio bene... >> sussurrò lei, guardandolo coi suoi occhi marrone ciliegio brillante.

<< A-anche io Elena... >>

Non si accorsero di quanto fossero vicini...

Baciala... adesso è il momento giusto... ”

Siamo sotto al vischio, Porca Bomba, abbracciati, ci siamo appena detti che ci vogliamo bene...”

Non fare come al mare...  baciala! “

Ma noi non ci vogliamo bene... “

Ma che vergogna... e se poi lei si arrabbia? “

Ma perché mi passano tutti questi pensieri smielati per la testa?!”

 

<< Auuuuuwnnnn..... i nostri bambini.... >>

I due ragazzi si separarono di scatto con un sussulto, e guardarono con astio i genitori che li guardavano trasognati.

<< Grrr gnn.... >> ringhiò Elena, prendendo in braccio Charlie e Violet ed alzandosi dal sofà, mandando ai genitori un'occhiataccia di quelle che ti fanno male agli occhi.

Zick non cercò lo sguardo dei genitori, invece andò a cercare David, Annie e gli altri Domatori ( non sicuramente Teddy e Lay)

Lasciò tranquilli intenerito Dedevid e Ragnetto mentre si davano un bacino sotto al vischio, e proseguì oltre.

Incontrò Soup che lo guardò con gli occhi spalancati per un attimo, poi scappò via.

Zick si limitò a pensare per il resto della serata ai perchè della vita.


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Capitolo 9
*** Tempesta all'orizzonte ***



Tempesta all'orizzonte



Un mese dopo la festa di Natale...

 

<< Ciao... mamma, papà, mostri, nonni... Jeremy... uh? >>

Il ragazzino attraversò rapido il salone d'ingresso, gocciolante da capo a piedi.

Ma ne era felice, adorava la pioggia.

Nessuno gli rispose.

La casa era illuminata da quella debole luce grigia che entrava dalle grandi finestre di casa Barrymore.

L'unico rumore era quello monotono ma non noioso delle gocce di pioggia che si abbattevano contro i vetri... troppa calma.

Dov'erano i Mostri? Di solito quando entrava i Mostri si fiondavano da lui ( più che altro Bombo, per annusargli le scarpe, stavolta speziate al dolce aroma di fango.)

No, invece il vuoto, scuro e gelido innanzi a sé.

<< C'è qualcuno...? >> sussurrò il ragazzo appendendo il KWey.

Nessuna risposta.

Zick cominciò ad avere i brividi, e attivò la Vista Dom.

Nulla, nulla... nulla di pericoloso.

Poi sentì un rumore di porta cigolante alle sue spalle...

Si girò di scatto, e urlando, sparò un raggio azzurrino contro la sagoma scura che usciva dalla stanza che si rivelò essere...

Suo padre molto incavolato.

<< Ehy ehy ehy ma sei impazzito?? >>

Sbraitò cercando goffamente di alzarsi.

<< Scusa papà! >> Zick si fiondò ad aiutarlo, prendendolo per un braccio.

<< Ma che ti prende scusa? >> esclamò Zob, stavolta con voce più calma, levandosi la punta di una ciocca di capelli blu abusivamente entratagli nella narice.

<< Niente... scusa è che la casa era deserta, poi fa un freddo cane e non c'è la luce... >>

<< É saltata, infatti. E con lei il riscaldamento è andato

a... a... >>

<< Farsi benedire? >> suggerì Zick, ritenendo l'alternativa più fine.

<< Sì... sì... >> l'uomo abbassava la testa in basso bofonchiando a mezza voce cose incomprensibili..

<< Papà... che succede? Ti vedo... nervoso. >>

<< Niente... anzi, invece sì... c'è qualcosa che mi turba e anche parecchio. >> << Cosa? >> << Te lo spiegherò poi... >>

<< Ok, ho capito, sono troppo piccolo e stupido per

capirlo. >>

<< Ma non dire sciocchezze. Quel “ poi” riguardava questione poco, sai? >>

<< Uh uh davvero... ? >> rispose Zick con voce flebile, cercando di farsi scusare dalla voce.

<< Esatto... poi alcune cose non te le diciamo perché sono forse troppo pesanti da sopportare e la tua mente deve essere concentrata su altre cose. >>

<< Sì vabbè... però anche io ho il diritto di sapere. >>

<< Certo... ma ogni cosa a suo tempo. >>

<< Se lo dici tu... ma mi hai fatto una paura... perché non mi rispondevi? >>

<< Non ti sentivo, ero in bagno. >> rispose Zob con voce seccata.

<< Ok scusa ancora... >>

<< Tranquillo figliolo. >>

un sorriso svelto apparve sul viso del grande Domatore, ma presto fu rimpiazzato da una faccia mesta e preoccupata.

<< Ma... ci sei solo tu in casa? >>

<< No... però è da un po' di tempo che non vedo i Mostri... boh saranno qui in casa ma... vabbè non so.

 Jeremy dorme lì sul divano... >>

Zick gettò lo sguardo in soggiorno e vide il gatto, alias Tutore Massimo Jeremy Joth, che ronfava raggomitolato su un cuscino.

<< Ma che bel gattino... >> commentò Zob a presa di giro.

<< Uh... che angioletto... mi ricorda tanto Sfruscio. >>

sussurrò Zick cercando di non ridere.

<< E mamma? I nonni? >>

<< Greta è a BigBurg a casa di alcune sue amiche fioriste, delle certe Vanessa e Flora... anche i nonni sono a far visita a dei loro vecchi amici fantasmi nell'antico quartiere di Oldmill... Adesso vediamo di cercare quella banda di pazzi, mi sto preoccupando. >>

E dopo aver detto questo, Zob tirò fuori dalla tasca della giacca rossa una torcia e l'accese.

I due Domatori salirono le scale... e si ritrovarono davanti allo camera di Zick

Il padre fece segno ad Ezechiele di arretrare, mentre apriva lentamente l'uscio...

I Bolli strillarono e scoppiarono, mentre Bombo, Bu e i Bobak si immobilizzarono.

<< Ehy, cosa state facendo voi...?! >>

esclamò Zick mentre si fiondava verso i mostri.

<< Io no fare nulla io volere solo vedere scarpe di Zick! >>

<< Bombo, tu volevi mangiartele! Leva subito le zampacce dalla mia scarpiera!! >>

Ma Bombo, stavolta, non si fece intimidire dalla voce del padrone e si eclissò fuori dalla stanza scortato da ben Talak e Clak Ritak.

<< BOMBO FERMO! >>

Disse una voce roca proveniente da fuori la camera.

Bombo si immobilizzò e lasciò andare le scarpe, mentre i Bobak, lo Snyakutz e i Bolli scappavano elettrizzati.

<< Ma vedi te se devo ancora ricorrere alla Voce Dom per rendere questa Oasi degna di me! Non c'è disciplina! >>

ringhiò Jeremy con ancora il simbolo del Tutore Massimo che spiccava sul suo petto.

<< Oh, Jerry, ti sei già svegliato con la luna storta... >>

Disse a presa di giro Zob.

<< Sta zitto tu! E non chiamarmi Jerry! >> ringhiò il gatto.

<< Senti, che ti piaccia o no, io e Zick andiamo a fare un giretto, e tu rimani qua solo coi Mostri. >>

( Tiè beccati questa Jerry! Grande Zob! )

<< Fuori diluvia! Dove vorresti andare?! >>

<< Lo so io. >> tagliò corto il Domatore.

Zick si chiese dove l'avrebbe portato...

<< Bah, non c'è disciplina, non c'è disciplina... >>

borbottò Jeremy scuotendo la testa e congedandosi a coda alta e scodinzolante.

 

<< Papà. Dove mi stai portando? >>

Il ragazzino seguì ancora con gli occhi una goccia di pioggia che colava dal finestrino.

< Vedrai, vedrai... credo, anzi sono sicuro che ti piacerà. >

Zick si chiese perché suo padre facesse tanto il misterioso, ma si limitò a fissare il paesaggio fuori dall'auto. Le sagome scure delle case che sembravano incombere su di te, i nuvoloni grigio scuro che invadevano con possessività il cielo...

Tutto creava un'atmosfera unica, misteriosa, tipica ed esclusiva dei grandi acquazzoni invernali.

Era un'eclissi molto particolare, alla fine.

Zob inserì tranquillamente un disco nel lettore cd, ed iniziò a canticchiare...

<< The lunatic is on the grass... >>

Zick sbuffò e rincantucciò la testa nel colletto del maglione.

Odiava le canzoni concentrati sui pazzi, sugli strambi, sulla gente diversa...

Gli ricordava troppo lui.

<< Remembering games, and daisy chains and laughs...

Go to keep the loonies on the path... >>

Il panorama fuori cambiava...

Dalle casette di quartiere, qualcheduna straordinariamente con ancora qualche lucina di Natale che brillavano nella nebbia, a catapecchie in legno abbandonate da vecchi pescatori a rocce aspre e che s'innalzavano verso il cielo...

<< Oh, non mi piace questa canzone... >>

borbottò Zick con voce parecchio infastidita.

<< COOSA?! >>

( noi fan dei grandi Pink Floyd siamo affranti :'C

Il padre mise in pausa il brano e disse:

<< Ma è bellissima... >>

<< É noiosa... >>

<< Vuoi che ti metta RADIO MARIA?? >>

<< No no no per carità...!! >> bofonchiò Zick spiazzato.

<< Comunque... se tu la mettessi la ascolteresti anche tu quindi... >>

<< Già, già... giusta osservazione... ma ora sta' buono. >>

Le mani di Zob si strinsero di più sul volante.

<< Io sono tranquillissimo.... sei tu che sei nervoso o preoccupato per qualcosa... a me ignoto. >>

<< É vero... scusami... te ne parlerò quando saremo arrivati a destinazione. >>

<< E... dove sarebbe questa destinazione? >>

<< Segreto. >>

<< Ah. ..>>

Zob schiacciò un pulsante, il bordo arancione che brillava luminescente al buio, e la musica riprese da dove era finita...

<< Ha un testo veramente bello. Lo capisci? >> disse il padre.

<< Naa... >>

<< There's someone in my head but is not me... >> dettò la voce registrata di Roger Waters.

<< C'è... >> mormorò Zick con voce flebile...

<< Qualcuno... >> suggerì Zob sorridendo, mentre continuava a guardare la strada poco illuminata.

<< Nella mia... >>

<< Testa. >>

<< Ma non sono... >>

<< Io. >>

Un fulmine squarciò il cielo illuminando col suo occhio vigile tutto il panorama.

<< Belle parole, comunque... >>

sbottò Zick accarezzando nervosamente il tessuto liscio della cintura.

<< Vedi? Se sapessi di più l'inglese... >>

<< Papà, peccato che mi ritrovi una ciospa orribile come professoressa, e sai con questo tipo d'insegnante non è che ti senta molto ispirato... >>

<< Ahahaha, è vero... però questa lingue è importante Zick... importante per... >>

la voce si abbassò fino a diventare un sussurro, ma più che altro mormorii nevrotici:

<< Per... la vita... conoscenze... scoprire... >>

Zick aguzzò l'udito, ma sentì solo parole affiancate senza molto senso compiuto.

Il comportamento del padre lo stava spaventando...

molto...

Non lo “ conosceva” nemmeno da un anno, dopo tutto. Dei suoi tre primi anni di vita trascorsi con lui non si ricordava proprio nulla.

Ma non aveva mai assunto questo modo di fare...

cercava quasi sempre di essere allegro... almeno con lui.

Certo, aveva i momenti nei quali aveva la luna storta eppure...

Ma no, è normale...

I see you on the dark side of the moon.

Zick si lasciò trascinare dai pensieri strani sul padre, mentre gettava ancora lo sguardo davanti a sé e sentì l'auto arrestarsi e la musica finire.

Il parabrezza incorniciava un quadro fatto dalle dita artiste di madre natura.

Il mare era in completa furia. Scuro e violento come il cielo, si abbatteva con rabbia irrefrenabile contro le rocce calcaree a strapiombo sul mare, che reggevano, reggevano e ancora, come antichi reduci di un'epica battaglia iniziata dall'alba dei tempi e che mai avrebbe avuto fine...

Il cielo tinto di nuvole plumbee sovrastava tutto, i fulmini cadevano dalla coltre materna dei cumuli come ragazzini ribelli, parevano angeli dannati.

Incredibilmente aggraziati e spietati.

I tuoni rimbombavano burberi, la semplice ma efficace colonna sonora di quello spettacolo unico...

Quanto potente poteva sentirsi un Domatore, mentre riusciva ad inscatolare chissà quale mostro cattivo, e credersi un essere infimo e debole rispetto al teatro della natura?

<< È... È... >> balbettò Zick, non riuscendo a credere ai suoi occhi.

<< Bellissimo, vero? >> suggerì Zob slacciandosi la cintura.

Zick annuì convinto.

<< Lo so... te lo avevo detto... fidati di tanto in tanto di tuo padre, qualche volta. >>

Zick abbassò lo sguardo per un secondo, colpito dal tono di voce freddo del papà, ancora.

Il crepuscolo, il temporale e il mare in burrasca erano le cose che più lo avevano emozionato, ed ora, rivederli riuniti tutti assieme...

Era proprio una sensazione... unica.

 Poi, essendo posizionati su un roccione a strapiombo sul mare, ti potevi godere meglio lo show. Altro che occhiali 3D.

<< Grazie... comunque... per avermi portato qui. >>

Un bagliore vicino, un rumore lontano.

<< Non c'è di che. >>

Perchè? Perchè tutta questa....

formalità, freddezza?

<< Ah... beh adoro questo posto. >>

Puntualizzò Zob con voce adesso amichevole e flemmatica.

<< È un posto che mi richiama... così tanti ricordi. >>

<< Oh... me ne parli? >>

<< Come ben sai, tua madre ed io ci conosciamo fin dalla nascita... i nostri genitori ci portavano qua molte volte... i miei per allenarmi a diventare un bravo Domatore, invece lei per studiare Rifugiatologia ( nome completamente improvvisato ^^) … sai qua prima al posto di questi sassi c'era un prato... lo adoravamo tutti e due.

Lei veniva sempre per accarezzare i petali dei fiori,  annusarne il profumo,  raccogliere i soffioni e le foglioline... invece di già ero attratto dalle formiche che si arrampicavano sugli steli d'erba, dalle cavallette che saltavano da fiore in fiore, dalle api che vi si posavano per portarne via il polline... quindi questo era un luogo particolare. >>

<< Uh... >> sorrise Zick interessato.

<< Uh... poi ovviamente siamo cresciuti... ed questo posto è diventato il nostro posticino... >>

<< Ah... dev'essere stato bello vedere le stelle cadenti da qui. >> disse Zick colpito.

<< Sì... sì sì. >>

Piccola pausa di silenzio, Zick lasciò affluire silenziosamente i ricordi al padre.

<< Zick...? >> << Uhm? >>

<< Come...  va? >> << Bene... >>

No che va bene! Mi spaventi, tu prima di tutto, e moltissime altre cose... “

<< Dimmi tutta la verità Zick. >> disse Zob, sembrava addirittura che stesse sbuffando.

<< E perché...? >>

<< Non fare queste domande stupide. Sono tuo padre, devo sapere quello che pensi, quello che stai passando, le cose che ti turbano... ti possiamo sempre aiutare Zick. >>

L'uomo si girò e guardò il figlio sorridendo.

A Zick quel sorriso, stavolta, sembrò sincero.

<< Uhm... papà... sono preoccupato... per te. >>

<< Per me? >> chiese Zob con voce sorpresa.

<< Sì! Sei strano oggi. Molto strano. Qual'è la cosa che ti sta turbando? >>

<< Te lo dirò quando avremo finito. >>

Il calore di prima era di nuovo sparito.

<< Papà, perché sei così freddo con me? >>

Un altro tuono scandì il tempo di quella conversazione tesa.

<< Io... te l'ho detto, c'è una cosa che mi preoccupa. >>

<< Ok... però io non c'entro niente, non devi riversare la tua preoccupazione su di me... >>

<< Hai ragione, mi dispiace, tu non c'entri proprio nulla. >>

Zob allungò la mano verso il figlio e lo avvicinò a sé, mentre Zick appoggiava la testa sulla sua spalla.

<< Vuoi che ti dica tutto quello che sto pensando in questo momento? >> disse con voce vellutata il ragazzino.

<< Sì. Al momento, parli troppo poco con noi. Me lo fai questo favore? >>

<< Sì. Beh... allora la Tappone ci stramazza sempre di compiti... >>

<< Però non vi piglia più per il... >>

<< No no. >> sorrise il ragazzino.

<< Scommetto che quei pomeriggi che passava in ospedale deve averle fatto bene. Avrà riflettuto sul suo comportamento... >>

<< Mah, secondo me aveva troppa paura di essere licenziata.. e quindi si è regolata. >>

<< Può essere. Doppifogli appioppati a cacchio? >>

<< Uhm... solo a chi non fa i compiti. Gordon Bobbins, quel cretino... ne ha circa 30...>>

<< Cos'ha fatto? >>

<< Semmai cosa non ha fatto! Non studia mai... >>

Ed è il primo ragazzo col quale ho avuto uno scontro, ma non ve l'ho mai detto... “

<< Ah. >>

<< C'è, però... una cosa che non vi ho detto. >>

<< Dimmi. >>

Zick spiegò del suo episodio accadutogli il primo giorno di scuola.

<< Uhm... adesso ho capito perché è un cretino. >>

Ghignò Zob.

<< Comunque... perchè non ce l'hai mai detto? >>

Zick osservò per qualche secondo uno scoglio lambito dalle onde prima di rispondere.

<< Non mi sembrava minimamente importante. >>

<< Beh, non è che tutte le cose che diciamo sono importanti. Ma è bello di scambiarsi ricordi ed esperienze vissute, anche stupidissime... >>

<< Sì hai ragione. >>

<< Quindi... la tua amica ti ha salvato. >>

<< Cosa?! >>

<< Ti ha salvato da.. Babbeos, Bobbins o come si chiama. >>

<< Beh... mi stavo quasi per alzare e a dire a quello là di non mancarmi più di rispetto e di non azzardarsi a toccare Elena... ma ci si è messa lei... >>

<< Stai... ansimando Zick. >>

<< Davvero? >>

<< Uhm uhm. Dalla rabbia. Sei proprio geloso di lei, vero? >

Quella domanda bussò alla porticina del cuore di Zick con... un'inaspettata violenza.

<< É la mia migliore amica... è naturale.... >>

<< Certo certo... con lei va tutto bene vero? >>

<< Sì... sì... va tutto bene, per fortuna. >>

Sì, certe volte litigavano per alcune sciocchezze, ma facevano subito la pace.

<< È proprio una ragazza in gamba. Sei stato molto fortunato a trovarla. >>

<< Sì... >>

<< E lei, ovviamente, a trovare te... >>

<< Uh... strana la vita eh? Facendo nuove conoscenze te la stravolge, sia positivamente che negativamente. >>

<< Basta un attimo... ehehe, la vita è molto strana. Ad esempio, sono pluri-laureato in entomologia, e mi ritrovo a fare il gelataio part-time in un paesino... non che mi lamenti, eh! È un lavoro allegro e mi piace, comunque... >>

<< Comunque non hai seguito il tuo sogno. Mi immagino te in uno di quei documentari dove c'è lo scienziato e compagnia bella che si avventura nelle varie giungle... che alla fine muore per una morte stupidissima, tipo punto da una pastinaca o non so che altro...>>

<< Ahah, grazie per avermi augurato una splendida fine! Però sarebbe stato forte. Ma molto pericoloso. >>

<< Uh uh... non che fare il Domatore sia così tranquillo... >>

<< È questo il bello... >> << Ih ih... >>

<< Però sai i miei sogni erano tanti... certo quello di far l'avventuriero mi tentava, però... >>

<< Però? >> << Alla fine io e tua madre abbiamo avuto la splendida idea di fare un figlio e sei nato tu. È stata la scelta migliore in assoluto. >>

<< Oh oh. >>

<< Ehy ehy, furbastro il mio mostriciattolo! >>

<< Perchè? >>

<< Hai cambiato argomento!! Parlavamo del tuo rapporto con Elena ed hai voluto parlare di come è strana la vita! >>

<< Sì ma sei stato tu ad iniziare a parlare dei tuoi vari sogni! >>

<< Perchè te avevi iniziato! >>

<< Allora stavi zitto! >>

Zob ribatté stavolta con una risata, alla quale si unì anche Zick.

Il ragazzino era molto contento, adesso suo padre era allegro e spiritoso come sempre....

<< Allora riprendiamo da dove avevamo finito. >>

<< Ok... >>

<< Dicevamo che siete stati molto fortunati a trovarvi bene l'uno con l'alta. >>

<< Sì. >>

<< Sei... rosso. >>

<< Dove? >>

<< Zona guance... >>

Oh no non ancora... non con papà...”

<< Ehm, sarà il caldo... O_O''' >>

<< Dentro la macchina ci sono dieci gradi, fuori invece cinque... >>

<< Ehm... >>

<< È parlare di Elena quella che ti fa arrossire, vero? >>

<< Io... non... non so perchè!! >>

<< La vita è tutto un perchè, quindi cerchiamo di rispondere a quelli a cui si può trovare la risposta. >>

<< Boh... non so... è da quando siamo stati quel pomeriggio al mare tutti insieme che mi sento strano... >>

<< Uhm... ? >>

<< Oh papà, smettila di fare quegli “ uhm”.... >>

<< Uhm? >>

<< Ohh va bene!!! MI PIACE ELENA!! >>

<< Uhm... uhm uhm... >>

<< Potresti fare l'enorme sforzo per dirmi qualcosa? >>

sbottò Zick stizzito.

<< Cosa vuoi che ti dica? È palese, sei innamorato. >>

<< Oooooooookkkkkk............... >> Zick tirò un lungo sospiro

 ( non di sollievo ovviamente)

<< Non... va bene... lei è la mia amica... >>

<< Vuoi che resti così per sempre, anche se non lo vuoi? >>

<< No... ma... se poi succede... qualcosa... >>

<< Lo so, Zick. Essendo tu un Domatore vai a ficcarti nei guai e devi proteggere colei che ami ma lei è troppo testarda e alla fine si ficca nei guai anche lei... >>

Zob sospirò.

<< Infatti... è quello che succede con te e mamma? >>

<< Sì... >>

<< Uhm. Non deve essere bello. >>

<< Per nulla. >>

<< È difficile? >>

<< Sì, ma alla siamo contenti allo stesso. >>

<< Ah bene... >>

<< Allora... invece Elena che fa? >>

<< Mah... è da tempo che si comporta... diversamente... sembra più... più... >>

<< Donna? >>

<< Sì... >>

<< È cresciuta veramente tanto Elena, in quest'anno. Ma dimmi, che modo di fare ha con te? >>

<< Mi... abbraccia di più... mi dice che mi vuole bene... >>

<< Uhm. >>

<< A ridaglie con questo “ uhm!”

<< Stavo solo pensando. Eheh, è un tipico modo di fare femminile per far capire che tu le piaci... >>

<< Sicuro? >>

<< Sì sì. >>

<< Oh... bene. Il problema è che... mi vergogno uhmpf!! >>

<< Allora, osserva con molta attenzione il modo di fare di Elena. Se vedi che è più... gentile, ti sorride di più, ti aiuta sempre... a proposito, quand'è che avete fatto la vostra ultima grande litigata? >>

<< Mah... boh. >>

<< Vedi???? >>

<< Ma è da tempo che Elena è diversa. Si arrabbia di meno, riflette un po' più sulle cose... >>

<< É semplicemente maturata. >>

<< Oh. Ma sai il problema è che io.... mi vergogno a dirle quello che penso. E se poi litighiamo? >>

<< Uhm... >>

<< Ma la vuoi piantare???!!! >>

<< Non mi sembravi tanto timido sotto al vischio. Anzi, direi... piuttosto ardito! >> sogghignò l'uomo.

<< Ohh argh... tu e mamma dovevate sbaciucchiarvi ancora un po' così potevamo... >> grugnì Zick.

<< Ahahahhaaahahahaahhahahahhahahahaahahhahahah!!!! 

Hai solo dodici anni ma sei molto determinato!! Tutto suo padre! >>

<< Ohh sta' zitto. >>

<< Ok ok... scusa ma se ci è riuscito quel timidino di David a mettersi con Annie non ci puoi riuscire anche tu? >>

<< Ma lì è diverso... >>

<< Ok sarà... >>

Zob sorridendo guardò il cielo scuro.

<< Ma non so che dirle... >>

<< potrei dirti una tipica frase femminile. Fai quello che ti dice il tuo cuore... >>

<< sempre usando il cervello però. >>

<< Sì... ma in questi casi il cervello ti può bloccare, quindi è meglio usare il cuore. >>

<< Ok... >>

<< Con gli gli altri professori invece come va? >>

cambiò argomento Zob, che si era divertito a stuzzicare il figlio, ma aveva deciso di dargli un po' di tregua.

<< Mah... ci ritroviamo... bene, insomma. Quella di italiano è molto brava, forse troppo smielosa a volte ma è ok... spesso lei ci chiede cosa ne pensiamo della scuola e dei professori e quindi trascorriamo varie lezioni così a parlare... lei ci dà dei consigli insomma... >>

<< Uhm. Direi che fa bene. Un professore non deve insegnare solo la sua materia... ma anche come affrontare la vita. >>

<< Per quello non ci sono i genitori? >>

<< Certamente, loro prima di tutto. Ma è interessante cosa ti può dire una persona sconosciuta. >>

<< Sì... poi quella di matematica e scienze... mah fa delle battute carine a volte, insegna molto bene ma c'è una cosa che proprio non sopporto di lei. >>

<< Cosa? >>

<< Le punizioni di massa!! Mamma mia che odio! Per uno o due cretini che magari si lasciano sfuggire una risatina o magari per tre truzze che si lanciano bigliettini TUTTA la classe ci deve rimettere?? Una caterba di espressioni per il giorno dopo anche agli innocenti? Grr!! >>

<< È uno sciocco modo per invitare i ragazzi a non fare casino... e sanno già cosa li aspetterà. >>

<< Sì vabbè però... >>

<< É ingiusto, Zick. Lo so lo so. >>

<< Quella di musica... mah ti fissa con quegli occhi!!! >>

E mimò la professoressa strabuzzando gli occhi assumendo una faccia da psicopatico.

<< Ahahhaha, dev'essere uno spasso. >> commentò Zob.

<< Beh però è molto severa. >>

<< Ah... con gli altri tutto bene? >>

<< Sì sì... >>

<< Ok. Soup che fa di bello? >>

<< Lui...? Mah, appena mi vede scappa via come se volessi ucciderlo... >>

<< Anche a me ha colpito molto quel bimbo. È molto più profondo di quel che si vede. >>

<< Già! Mi ricordo, alle elementari era un vero idiota! Ma che proprio non capiva nulla! >>

<< Si mascherava dietro questo atteggiamento. Invece con gli altri tuoi amici? >>

<< Oh, va benissimo. David e Annie sono molto bravi e colti, poi l'hai vista Annie alla festa di Natale? >>

<< Sì. Non sembrava nemmeno lei. >>

<< Indovina chi l'ha conciata così? >>

<< Boh? >> << Elena! >>

<< Ma dai... >> << E sì! >>

<< E quell'altro tuo amico... Lorrence? >>

<< Ah, è troppo simpatico. A scuola fa delle battute di spirito... da schiantarsi!!! è troppo divertente, poi sembra svagato a volte ma invece è molto sveglio... >>

<< Oh. Però dimmi, è molto strano che non viva quasi mai coi suoi genitori. >>

<< E sì, quello è veramente strano. >>

Nessuno, dico nessuno quell'anno aveva visto i signori Zofirus. O erano via per lavoro, o per una riunione, e non poteva mancare il classico appuntamento col cliente dell'ultimo minuto.

<< Poi Lorry... sembra quasi contento che non ci siano i suoi. E poi, non capisco come fa a sorridere sempre. >>

<< È un ragazzo pieno di sorprese. >>

<< Sì. Ma ora per favore, dimmi cos'è che ti preoccupa. >>

Il sorriso dal volto di Zob scomparì di scatto.

<< Parla dei vari delitti che stanno succedendo in quest'anno. >>

<< Ah... ho pensato molto su queste cose, se ne parla molto anche a scuola. Il punto è questo:troviamo i vari

grandi capi” degli importanti servizi umani, la polizia, i carabinieri, i medici eccetera eccetera morti completamente carbonizzati, in ogni punto della città. Anche nei loro letti. Ma il resto è completamente intatto. C'è chi pensa che il classico pazzo maniaco gli abbia rapiti e poi messi lì sul posto, ma i vari familiari giurano che non hanno sentito nessun rumore sospetto e che le vittime prima non avevano comportamenti strani. Poi vabbè, gli studiosi del paranormale dicono che si parla di auto-combustione...

L'assassino o l'assassina che uccide questa gente è veramente arguto però. Rapisce questi uomini o donne, sicuramente minacciandoli per non farli urlare o per far casino. Poi non so, li lega e li brucia. Povere persone, che morte atroce. >>

Gli occhi del Domatore assunsero un'espressione triste.

<< E poi, senza fare il minimo rumore, li riporta a casa. Stranissimo, eh! >>

<< Uh, già. >> commentò Zob guardando ancora il mare.

<< Ma ho pensato ad una cosa. Una cosa molto brutta, e che mi auguro che sia solo una stupida ipotesi. >>

Continuò Zob con voce cupa.

<< Molti anni fa, quando avevo circa dieci anni... >>

Fece una piccola pausa piena di suspense.

<< Stavo leggendo l'antichissimo diario di Gianduja Gengins, un Domatore che viveva nell' 800. raccontava delle sue storie, ma un capitolo mi colpì particolarmente >

Zick non stava più nella pelle. Ormai il rumore dei tuoni non lo sentiva più, superati dalla voce fredda del padre come il suono di un singolo tasto del pianoforte.

<< Amava molto viaggiare, da solo. Ed una volta, giunse in un paese devastato in Siberia. Trovò tutti gli abitanti appunto, carbonizzata a terra. Quando stava per andarsene dalla angoscia, sentì una voce moribonda chiamarlo.

Era l'unico superstite, col corpo tutto bruciato, tranne uno spicchio di viso.

Ha detto, fra un gemito di dolore e l'altro, che molti mesi prima era giunto un uomo, un forestiero.

Il paese lo accolse con calore e presto divenne un fidato amico e li aiutava, visto che era molto forte ed abile a cacciare. Ma un giorno, costui impazzì. >>

Zick spalancò gli occhi.

<< Alzava il braccio e sollevava in aria tutte le persone, poi non si sa come le faceva bruciare dall'interno. Poi, distrusse le case con semplici pugni. Lui era l'unico che viveva ancora, ma quando stava per dire a Gianduja cos'era in realtà quell' “ uomo” morì. >>

<< Oddio... pensi che sia... la stessa cosa? >> balbettò Zick.

<< Purtroppo sì, Zick. >> sospirò Zob.

<< Ne parlerò sicuramente con gli altri Domatori e i Tutori. Potrebbe benissimo succedere qualcosa a Big Burg. E sicuramente, anche a Bibbur-Si. Dovremo fare qualcosa. >>

<< Uhm... >>

<< Adesso sei tu che dici “ uhm”, però! >>

<< Niente... sono preoccupato molto anche io. Ma... mamma, i nonni, Jeremy lo sanno? >>

<< No. Sei l'unico oltre a me a saperlo. >>

<< Ah. Sai, c'è una cosa che ho voluto sempre chiederti... >

<< Chiedi chiedi. >>

<< Nelle tue varie.... battaglie da Domatore.... perchè ne hai combattute tante no? >>

<< Certo certo... >> Zob assunse un espressione che tralasciava una valanga ricordi e ferite.

<< Hai mai... ucciso qualcuno? >>

Zick pronunciò quelle ultime parole con un soffio, un sussurro timido e spaventato.

Gli occhi color ebano del padre si tinsero di un'ombra infelice e cupa.

<< No, Zick, no, per fortuna. >>

<< Bene... era solo curiosità... >>

<< Zick, noi non uccidiamo nessun mostro, non uccidiamo nessun Domatore Oscuro. Uccidere è una cosa bruttissima, se lo fai tu in prima persona. Quando ti ritrovi il nemico sconfitto ai tuoi piedi... anche se... provi una rabbia fortissima, vuoi ucciderlo con tutte le tue forze... vuoi vendicare tutte le persone che sono morte... non puoi. La vendetta è una follia solo momentanea, che non ti lascerà proprio nulla, solo un enorme rimorso. Un rimorso che ti tormenterà tutta la vita, e alla fine TU ti sentirai un vero mostro, perchè hai commesso un reato contro natura, hai ucciso una creatura prima del suo tempo. Ti dico un'ultima cosa. No, non ho ucciso perchè sennò non sarei un umano, per quanto io sia “ anormale” col fatto di possedere i poteri Dom ma bensì un vero mostro. >>

Zick ripensò a quello che aveva detto Lorrence quando la Tappone aveva avuto l'ictus, e si rese conto che erano parole molto profonde e tristi.

<< Ci sono stati momenti in cui volevi uccidere, vero? >>

disse Zick con voce ferma.

<< Sì. >> ammise Zob.

<< Per fortuna ti sei controllato allora. Questo fa di te un grand'uomo! >>

<< Mah, non pensavo la stessa cosa quando ero piccolo così... >> e Zob con le dita fece vedere la sua dimensione col quale aveva convissuto per circa sette anni.

<< Ahahahah, mi ha fatto proprio bene chiacchierare con te, papà. >>

<< Anche per me, figliolo. Mi ha fatto proprio proprio bene. Vedi? Adesso non sono più strano come prima. >>

L'uomo accarezzò i capelli del figlio, mentre lui lo abbracciava stretto, e i fulmini segnavano cicatrici veloci nel cielo.




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Capitolo 10
*** Tensione! ***



 

                                          Tensione!

 

Un Domatore ed un Tutore Massimo stavano parlando animatamente dentro una stanza dal tetto di vetro, ma questo rifletteva solo la fioca e pacata luce della luna...

Questa forse era al corrente di tutto quello che stava succedendo in quello spiazzetto di mondo, ma evidentemente si rassegnava a stare a sentire tutto da lassù senza poter fare nulla.

 

<< É solo una stupida leggenda! Tu credi a queste cose?! >>

<< Sì, io ci credo! E sono convinto che sia veriss.... >>

<< Quando fai così mi fai cascare... la coda! Il diario di Gianduja Gengins è stato sì scritto da lui più di trecento anni fa, ma sono nate un sacco di leggende e le sue avventure e possono essere tranquillamente inventate dai secoli di trasmissione delle sue vicende... molti sostengono anche che non sia mai esistito! >

<< Io comunque ci credo, che a te piaccia o no! E poi, la somiglianza dei fatti è strabiliante... >>

<< Naaa..... >>

<< Rifletti, Jeremy! Vuoi che stiamo qui ad aspettare che qualcun altro muoia?! È palese che è lo stesso essere! Certo questo colpisce in incognito ma... DEVE ESSERE QUELLO!!! >>

<< Sgrunt! Va bene, indagheremo. >>

<< Non c'è tempo! Dobbiamo subito andare alla Città Sospesa. A parlare coi Tutori. Ora. >>

<< Ora...? Ma... >>

<< Oh, Jeremy, muovi quel sedere di gatto e andiamo! >>

<< Che succede? >>

Chiese Greta alzandosi dal divano andando incontro al marito e al gatto, che però la sorpassarono in malo modo dirigendosi verso la porta di casa.

<< Ehy, qualcuno faccia lo sforzo di rispondermi! >>

La donna arrabbiata si sfilò gli infradito dai piedi e li lanciò in testa ai due.

<< Te lo diremo più tardi. Adesso dobbiamo andare a Bibbur-Si urgentemente. >>

<< A... a Bibbur-Si? Ma perchè?! >>

<< Faccende da Domatori! >> sbraitò Jeremy scuotendo la coda.

<< Ohoh se ci vanno in mezzo i Domatori ci vado anche io mio caro Jeremy! >>

La bionda guardò in modo supplicante Zob che stava già stringendo il pomello della porta, pronto ad uscire.

<< Dobbiamo parlare coi Tutori Massimi della questioni delle varie morti di Big Burg... penso che abbiamo a che fare con un mostro o un demone molto antico e pericolosissimo. >>

Greta spalancò gli occhi.

<>

La donna abbassò lo sguardo e si diresse china verso il divano per riposarsi.

<< Andiamo, sbrigati! Non eri così di fretta? >> ringhiò Jeremy-Joth strusciandosi sulle gambe del Domatore per invogliarlo ad andare via.

<< Ci vediamo... >>

Prima che Zob potesse dire altro venne trascinato dalle zampate di Jeremy e poi chiuse la porta con uno schianto.

Greta alzò piano la testa e lanciò uno sguardo rassegnato ai Mostri che stavano per scoppiare a piangere.

<< Dai... a nanna anche voi. È molto tardi. >>

Fece uno sbadiglio profondo ed accarezzò sulla testa Bombo che stava mugolando.

I mostri strascicando i piedi si buttarono sul divano e si sdraiarono con pose drammatiche, alla Julius il Cane.

Persino i Bolli fluttuarono mogi mogi senza proferire parola ( o squittio) con l'aureola afflosciata, e poi scomparirono con un “ Pof!” tediato.

Greta spense la luce e andò di sopra per lavarsi i denti.

Passando davanti alla camera di Zick notò che un po' di luce scappava dal di sotto della porta.

Toc toc toc

<< Zick? Si può? >> sussurra la mamma con voce dolce.

<< Avanti. >>

La donna entra e trova il suo bimbo ancora coi suoi vestiti giornalieri che stava sdraiato sul suo letto, sopra le coperte. Accanto a lui, e per terra, un sacco di numeri del suo fumetto preferito “Ghosto”.

Il ragazzo ha un'espressione totalmente immersa nel suo mondo, ma una smorfia di... dolore sulle labbra.

Greta cammina piano e si siede accanto a Zick.

<< Tesoro? >>

Gli occhi mogano di Zick fissano ancora il vuoto, fissi, ma che fanno capire benissimo il loro animo.

<< Che succede...? >>

La donna accarezza la testa del figlio, che non fa una piega.

<< Ho sentito degli urli. >>

Greta sospira.

<< Erano.... papà e Jeremy che parlavano. >>

<< Parlavano? >>

Il ragazzo alza il busto e guarda scettico la madre.

<< Beh... discutevano sul da farsi. >>

<< Sul da farsi? >>

<< Sì. >>

<< Riguardo... cosa sta succedendo? >>

<< Esatto. Sono andati adesso a Bibbur-Si... >>

<< Ora? >>

<< Dovevano parlare coi Tutori Massimi. È proprio un'emergenza. >>

<< Mamma? Tu credi che... sia davvero lo stesso essere che ha incontrato Gianduja Gengins...? >>

Il sorriso debole della donna si affievolisce.

<< Temo proprio di sì. >>

Gli occhi del ragazzo si chiudono.

<< Combatteremo una guerra vero? >>

Ha ancora gli occhi chiusi, e Greta gli dà un buffetto sulla guancia.

<< Speriamo di no, Zick. Una guerra è l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno. Ci annienterebbe tutti. >>

La donna china la testa con le mani tra le cosce.

<< Sei preoccupata per papà vero? >>

Lei gira il volto e guarda il figlio.

<< Anche. Se proprio ci sarà una guerra... >>

Pausa piena di tensione.

<< Spero che ne sopravviverà. >>

<< Oh, mamma, non essere così melodrammatica. >>

Zick sorride e le mette una mano sulla spalla.

<< Non sono melodrammatica.... sono realista. >>

<< Oh... speriamo veramente che le cose si risolvano presto. >>

Zick si sdraia ancora, sempre però guardando la mamma. Nei suoi occhi si percepiva un barlume di speranza...

<< Buona notte, mamma. >>

<< Buona notte, Zick... >>

La donna sorride dolce e si china sopra il figlio, lasciandolo con un bacio sulla guancia.

 

Che ore erano?

L'una... l'una e mezzo...

Fuori era buio.

La porta della camera di Zick era chiusa, ma il ragazzo sentì chiaramente il rumore di pazzi pesanti che proveniva dal soggiorno di sotto.

Non aveva dormito quella notte... pensava a troppe cose contemporaneamente.

Il mistero degli omicidi, la preoccupazione per l'imminente guerra ( sì, adesso era sicuro che ci sarebbe stata), il suo andamento scolastico, Elena....

Sì, il suo viso era come marchiato a fuoco dentro la sua testa...

Sì, avrebbe deciso.

Doveva parlare con lei.

Delle sue preoccupazioni... gli serviva sì un appoggio, una spalla su cui piangere...

No, piangere no.

Sulla quale consolarsi e basta.

 

Quindi Zick si alzò, mezzo tramortito dal sonno, aprì la porta ed andò giù... le luci erano tutte spente.

<< Pap...Jerem.... >>

<< Zick? Che ci fai ancora in piedi? >>

Gli mormorò Zob venendogli incontro.

<< Ti ho sentito. E poi ero preoccupato. Com'è andata...? >

<< Senti Zick sono stanchissimo anche io... ve ne parlerò domani. >>

Due occhi felini dall'aria minacciosa brillarono nell'oscurità.

<< Me ne vado a dormire! >>

Sbottò il gatto raggomitolandosi sul tappeto.

<< Shh... >>

Rispose Zob guardando i mostri che se ne dormivano beati sul sofà, emettendo ogni sorta di versi e grugniti.

<< Dai, andiamo anche noi. >>

Zob sbadigliando prese debolmente per la spalla il figlio e lo portò di sopra.

<< Buonanotte, figliolo... >>

<< Buonanotte... >>

Zick cercò gli occhi del padre ma non li trovò, mimetizzati perfettamente con tutta quell'oscurità.

Si limitò ad entrare in camera sua sbattendo la porta.

 

No... non poteva addormentarsi... era troppo preoccupato... l'indomani sarebbe stata domenica quindi non ci sarebbero stati problemi se si potesse riposare...

Gettò lo sguardo a terra e vide il profilo dei Tele-pattini illuminato dal raggio lunare.

Un'idea completamente pazza, inopportuna, azzardata visitò l'anticamera del suo cervello.

Un'idea meravigliosa, in poche parole.

 

La ragazza dormiva della grossa...

Accanto a lei, un coniglietto candido, un gatto tigrato ed un... mostriciattolo col pannolino ronfavano raggomitolati assieme..

Spazio Dom!

Il ragazzo si ritrovò in camera sua, completamente avvolto dalle tenebre, visto che le persiane della stanza erano serrate.

Si fece un po' di luce con una Bolla Luminosa Dom e vide il viso dell'amica illuminato dalla fioca luce azzurrina del suo Potere.

Era così... bella quando dormiva.

La sua pelle spesso aggrottata di rughe di rabbia e nevrosi adesso era liscia e rilassata, le sue labbra piccole e carnose accennavano un sorriso.

I capelli lunghissimi e sciolti le incorniciavano il collo e la testa. Il resto del corpo sotto le spalle era completamente avvolto da una trapunta bella calda.

Zick non pensò molto, ma agì.

Si avvicinò a lei cercando di non fare il minimo rumore...

Ormai era vicinissimo al viso della ragazza...

Che aprì un occhio di scatto.

-____________________________________O'

Voi non potrete mai immaginare che salto all'indietro fece Zick.

 Indietreggiò di scatto, cercando di alzarsi, poi fece un passo all'indietro e scivolò sui suoi pattini, volò ( sì, volò) per mezza stanza e colpì il deretano sul parquet freddo.

Elena aveva cacciato uno strillo così acuto che Puffy, Sfruscio e Bombolo si svegliarono a loro volta emettendo versi di spavento molto rumorosi.

<< Shhhh!!! >> cercò di zittirli la ragazza in difficoltà.

Con sommo orrore, Elena e Zick sentirono dei rumori di passi fuori dalla camera... ed un grugnito insonnolito che Elena riconobbe come quelli tipici di suo padre quando veniva svegliato.

<< Presto, sotto il letto! Se ti vede papà qui...!>>

bisbigliò Elena a Zick che si infilò a capofitto là sotto.

Appena in tempo...

<< Elena! Ti ho sentito urlare! >>

Disse Harvey aprendo la porta e fissando la figlia con fare preoccupato.

<< Ohoh beh sono solo caduta dal letto, ihih! È tutto a posto! >>

L'uomo guardò la sagoma scura di Elena con fare scettico ma stanchissimo e si liquidò senza dire più nulla.

La ragazza tirò un sospiro di sollievo immenso ed andò ad accendere la lucina sul comodino, poi si tirò su la maglietta e i pantaloni ( stavano cadendo inesorabilmente) si sporse dal letto e frugò sotto il suo letto, soddisfatta quando sentì acciuffare una ciocca di capelli dell'amico.

<< Ahi ahi ahi!! >>  mugolò lui uscendo da là sotto, tutto impolverato.

<< Che ci fai qui? >> sibilò Elena arrabbiatissima, accarezzando i suoi amici animali invogliandoli a riaddormentarsi.

<< Ti volevo... parlare. >>

<< Beh c'era tutto il tempo domani! >>

<< Lo so... ma io volevo vederti e parlarti adesso. >>

disse lui con voce mogia.

<< Ok Zick... tu sei pazzo... mi hai fatto prendere un coccolone!! >>

La ragazza aveva sempre avuto un sesto senso: anche quando dormiva della grossa sentiva benissimo quando qualcuno la stava fissando ed apriva un occhio automaticamente.

Ma vedersi così una sagoma scura sopra la faccia non è che sia tanto rilassante...

Ma lei aveva riconosciuto il profilo di Zick, e ne era quasi... rincuorata. Ma la sua voce ormai aveva strillato...

<< Siamo stati moolto fortunati se ci vedeva mio padre non so che cosa poteva fare... e pensare! >> sussurrò nervosa levandosi i capelli dal viso.

Anche Zick pensò a come si sarebbe sentito in imbarazzo se fosse successo.... brr brr brr!!

<< Dimmi... che succede... >>

Chiese Elena stavolta con un tono di voce rilassato.

<< Molte cose Elena... hai presente quelle morti strane... >>

<< Sì sì... >>

Zick avanzò per sedersi accanto ad Elena ma fu fermato dalla timidezza che lo imprigionò e lo indusse ad accovacciarsi sul pavimento duro.

Ad Elena fece un po' di tenerezza, ma si tenne per lei i suoi pensieri.

<< Ecco... papà pensa che sia opera di un antica creatura... una specie di demone... >>

Il sorriso comprensivo di Elena fu scacciato a calci nel sedere dalla smorfia di preoccupazione.

<< Davvero? >>

<< Sì... ieri abbiamo parlato e mi ha detto che leggendo il diario di uno dei più grandi domatori della storia aveva scoperto un essere apparentemente umano, che però sapeva sollevare in aria le persone e farle bruciare dall'interno... >>

<< Oh porca bomba... è... è lui l'assassino? >>

<< Forse non proprio la stessa persona ma... un suo discendente? >>

<< Oh... non so che dire... voi Domatori avete fatto qualcosa? >>

<< Sì, papà e Jeremy sono tornati tardissimo, stanotte... qualche minuto fa. Erano andati a Bibbur-Si a parlare urgentemente coi Tutori Massimi.... >>

<< E cosa hanno detto? >>

<< Papà me lo dirà domani. Fatto sta che... sono molto preoccupato. >>

<< Oh, Zick... ci credo... anche io. >>

<< Mamma ed io crediamo che scoppierà presto una guerra. >>

<< .................... >>

<< Una guerra tra i Domatori e questo essere... >>

<< Aspetta aspetta aspetta Zick. Prima di tutto, dovranno trovarlo. Poi capire veramente chi è e perchè fa questo. >

<< No, Elena! Vuoi che qualcun altro di innocente muoia? Lo vuoi? Noi Domatori lo fermeremo il più presto possibile. Non deve sopravvivere! >>

La faccia di Zick era contratta in un ghigno che traspariva molta rabbia e... desiderio di vendetta.

<< Però... è pericolosissimo. >>

La sua faccia tornò normale, anzi, depressa...

<< Ho paura che... qualcuno si potrà fare male... addirittura.. morire. >>

Elena allungò la mano tremolante ed accarezzò la testa dell'amico.

<< Hai paura per tuo padre...? >>

<< Sì... >>

<< Oh... >>

<< Non voglio che vada in guerra e che... non lo veda tornare a casa la sera. >>

Rispose con un soffio.

<< Non succederà. >>

<< Come fai tu a saperlo? >>

Ribatté lui con voce aggressiva.

<< Non lo so. Lo spero tanto però. Per te... non mi piace vederti triste. Su, sorridi musone! >>

La ragazza prende delicatamente le sommità della bocca dell'amico e glielo tira fino a quando non gli si dipinge un sorriso estremo sul volto.

<< Così va meglio. Su, siediti qui. >>

Lui si alza e siede accanto all'amica, facendo molta tensione a non schiacciare i tre piccoli compagnoni di Elena.

<< Senti: io domani sono fuori tutto il tempo, partiamo alle otto quindi... Andiamo a trovare dei vecchi amici di mamma a RockBurg... ci dormiamo e torniamo qua la mattina tardi. quindi direi lunedì... alle due... vieni al parco. Parleremo un po' e mi terrai aggiornata. Ok...?>>

<< Ok. >>

Elena sorride e Zick fa lo stesso.

<< Ora... dovrei andare... >> mormora lui alzandosi in piedi ed indietreggiando sempre guardando l'amica, scivolando sulle rotelline dei suoi pattini magici.

<< Oh... sai adesso non mi riaddormenterò più... >>

<< Perchè? >>

<< Perchè sono troppo preoccupata ed... >>

Eccitata per l'appuntamento”

<< Oh, beh... penso che noi due faremo una notte in bianco molto lunga. >>

<< Uh... >>

<< Beh, ciao Elena. A lunedì allora. >>

<< Ciao... buona notte... Zick >>

<< Buona notte... Elena. >>

Lui sorride ancora e poi scompare mentre una voce metallica scandisce: “ Spazio Dom!”

Elena si sentì incredibilmente sola.

Ormai per lei i suoi piccoli amici non avevano più importanza.

Zick era venuto a trovarla nel bel cuore della notte.

Avevano scampato per un pelo ad Harvey, chissà cosa sarebbe successo se gli avesse scoperto.

Lui era andato a trovarla perchè voleva stare con lei.

Elena lo sapeva.

E ne era molto felice.

 

I raggi del sole illuminarono la pallida pelle del ragazzo, stuzzicandogli affettuosamente le palpebre, che si erano appena chiuse.

Sì, Zick si era appena addormentato.

Ma ormai i tenui bracci della luce gli avevano già

bruciato”  le palpebre, e si risvegliò.

Tutta la notte a pensare, a pensare e pensare...

Quando sembrava che passassero dieci minuti, passava mezz'ora. E quando sembrava ne passasse mezz'ora, ne passava una intera...

Si alzò con una carica inaspettata ed andò di sotto.

Quando varcò le soglia della cucina trovò suo padre vestito solo con una magliettona larga e lunga, che stava mezzo sdraiato sul tavolo, impugnando il manico di una mega tazza di caffè.

I suoi capelli erano arruffati e flosci, la sua espressione era mesta e i suoi occhi, chiusi, incorniciati da delle rughe profonde.

<< Papà...? >>

Gli occhi del padre si spalancarono di scatto e guardarono nevrotici il figlio.

<< Buon- giorno-figliolo. >>

<< Buongiorno... ? >>

Con uno sbuffo e serrando le palpebre il Domatore ( che adesso sembrava uno di quegli uomini sull'orlo della crisi di mezz'età) si portò alla bocca il mug ed ingollò tutto il caffè caldo.

<< Bleah... >>

<< Che c'è? >>

<< Mi sono dimenticato di mettere lo zucchero. >>

I suoi occhi erano spenti ed esausti.

<< Ah... papà? Ma stai bene? >>

<< Secondo te? >>

<< No... ma hai dormito stanotte? >>

<< No... è colpa di tua madre. >>

<< Perchè? >>

<< Perchè continuava a tempestarmi di domande su com'era andata... la mia visitina ai carissimi Tutori. E NON... non ti azzardare a chiedermi anche tu cos'è successo. >>

<< Ma... >>

<< Niente ma. Non ne ho la forza. Chiedilo a Greta. >>

<< Ma sta dormendo! >>

<< Svegliala, che ti devo dire! >>

Zob sbatté la tazza sul tavolo e si alzò camminando nervosamente avanti a indietro.

<< Ma porca... >>

<< Papà cerca di stare calmo di prego. >>

Lo interruppe Zick.

<< Adesso io... non... va' a dormire. >>

<< Dov'è Jeremy? >>

<< È fuori. >>

Zick osservò il padre, che era in uno stato pietoso, non l'aveva mai mai visto così, con fare addolorato.

Poi corse per le scale e si recò nella camera dei suoi genitori...

Sua mamma, in camicia da notte, dormiva raggomitolata dentro la sua coperta di lana a fiori. Aveva il viso totalmente diverso rispetto a quello sereno di Elena, ma al contrario teso e sudato.

Il ragazzino le scrollò un po' le spalle.

<< Zob... che stai facendo... no...ora no...>>

<< No mamma sono io... sono Zick... >>

<< Smettila... perchè mi hai svegliato? >>

Mugugnò lei ancora mezza addormentata, gli occhi strizzati.

<< Ti volevo parlare. >>

<< Ma perchè adesso... che ore sono...? >>

<< Le sei... >>

<< Acci Zick ma è domenica, avremo tutto il giorno... >>

<< Ma io lo voglio sapere che succede a papà... è nervosissimo... mi risponde male. >>

<< Uhm... yawwwwnnnn!!! >>

La bionda di alzò e sbadigliò stiracchiandosi per bene tutte le membra.

<< Papà... l'ho trovato giù... era pietoso. >>

<< Lo so... Zick... >>

<< È proprio così stressato? >>

<< Sì... mi ha raccontato che lui e i Tutori si sono scontrati pesantemente. >>

<< Davvero?? Cos'ha fatto? >>

<< Allora, ti riassumo tutto in poche parole ... hanno preso la macchina, sono andati a Bibbur-Si... è stato difficile poter contattare i Tutori stavano dormendo e Jeremy non è riuscito a contattarli telepaticamente... quindi si sono infiltrati. E gli hanno svegliati... beh sai erano molto arrabbiati, hanno persino minacciati di bandire Zob dall'Ordine dei Domatori e Jeremy da quello dei Tutori ma ma poi gli hanno ascoltati... >>

<< E cos' hanno detto? >>

<< Erano totalmente indifferenti, e non credevano ad una sola parola di quello che dicevano... >>

<< Oh no... >>

<< Zob mi ha detto le loro parole: “ Non ci interessa se colpisce solo gli umani. Sicuramente è uno di loro. Lasciamo i problemi degli esseri umani agli esseri umani! “

<< Ma che str... >>

<< Sì, Zick... >>

<< Papà non si è dato per vinto? >>

<< No, lo conosci... ha detto che si arrangiavano e che se ne occuperanno i Domatori indipendentemente con o senza il permesso. >>

<< Oh... accidenti. Quindi oggi ci sarà la riunione grande all'Antica Armeria, deduco. >>

<< Sì. È veramente sotto pressione. Ed arrabbiatissimo... coi Tutori. >>

<< Eh, lo capisco... però non deve riversare la sua rabbia contro di noi... prima gli ho chiesto gentilmente come andava e cos'era successo e mi ha risposto male, mi ha detto di lasciarlo in pace ed andare di sopra... >>

<< Eh... anche a me fa lo stesso... ieri notte volevo semplicemente abbracciarlo ma mi ha spinto via. >>

<< Ma non è giusto... >>

<< Lo so. Ma ti sembra giusto stare qui a vedere e non far nulla?  >>

<< No. >>

<< Bene, allora arrangiamoci... adesso però farmi dormire eh? >>

<< Certo... grazie mamma. >>

<< Di nulla... ronf zzz... >>

 

<< Cosa succedere a Zob? Lui essere molto cattivo con noi! >>

<< No, non è cattivo... è arrabbiato. >>

<< Cosa avere fatto noi? >>

<< Nulla, nulla... >>

<< Scusa ma se lui non essere arrabbiato con noi perchè prima lui trattare male noi? >>

<< Sai quando gli umani sono arrabbiati riversano la loro rabbia anche su chi non ha fatto nulla di male, per sfogarsi. >>

<< Che stupidi gli umani! >> esclamò Ben Talak riaffiorando dal suo antico tomo ammuffito.

<< Sono esseri puramente illogici... >>

<< Lasciare perdere voi due, eh?!. >>

Ordinò Zick ai Bobak,che si ricacciarono nei loro nobili diletti.

<< Pvima lui mia ha fatto pevdeve il bvaccio! Guavda! >>

Snyakutz Bu indicò col suo braccio ancora al suo posto il suo arto buttato a terra.

Ma poi si infranse tutto e le sue gambe volarono per tutta la casa, e la testa finì su quella di uno Zick molto seccato.

<< Come ti ha fatto perdere il braccio...? >>

<< Lui me lo ha stvappato! >>

A Zick sembrava molto strano che suo padre lo avesse fatto di proposito, però...

<< Dov'è papà? >>

<< Lui essere uscito poco fa. >>

<< Oho. >>

 

Zick aspettò, aspettò, ed aspettò.

Quelle due ore di attesa giunsero dopo un tempo che parve plurisecolare.

Le otto.

Il ragazzo uscì di casa e raggiunse il giardino della casa dell'amica.

Dopo circa un minuto, la porta si aprì e ne uscì l'allegra famigliola patata imbacuccata in maglioni e giacchetti pesanti.

<< Oh, Zick! Ben svegliato! >>

Salutò Julie cercando di tenersi sulle spalle Violet.

<< Buongiorno... >>

<< Ciao, ragazzo. Che ci fai qui, a quest'ora? >>

<< Sono venuto a salutarvi, so che tornerete domani. >>

<< Ah... Elena ti ha detto tutto vero? >>

Zick annuì, e poi fece l'occhiolino ad una Elena sorridente.

<< Ohi, Charlie stai diventando pesante... >>

Mugugnò la ragazza, poi andò verso Zick e gli disse piano:

<< Allora ci vediamo domani alle due... Ciao! >>

<< Ciao... >>

E Zick osservò i Patata entrare nell'auto e partire.

 

<< Tuo padre mi sta preoccupando!!! È l'ora di pranzo e non si è fatto vedere! >>

Esclamò Greta digitando con le dita vibranti un numero al telefono.

<< Pronto?! Zob vieni SUBITO QUI ORA!! Non m'importa tu vieni qui ohoho!!! Vi riunirete dopo! No DOPO! Non m'importa voglio sapere che succede! Ok ti sei deciso! Sei proprio uno squallore quando fai così, mi fai proprio arrabbiare! Mi sembri il ragazzino scemo di trent'anni

fa! Ok vieni e sbrigati. >>

A Zick non era mai piaciuto vedere sua mamma arrabbiata. Adesso era veramente notevole, aveva scoperto un altro lato della personalità di Greta.

Greta ansimò per un po' e poi guardò Zick cercando di sorridere.

<< Prepara la tavola, per favore. >>

 

Zob non toccò cibo per tutto il seguito del pranzo.

Che sembrò durare ore.

Silenzioso, noioso, teso.

Poi l'uomo si alzò e portò il suo piatto in cucina.

Subito dopo, fu seguito dalla moglie, dal figlio, dai Mostri  e dai suoceri.

<< Ho parlato con i Domatori. Sono tutti d'accordo con me. Quando sentiremo che ci sarà stato un altro omicidio,  interverremo subito, tutti insieme. E cercheremo l'assassino. E quando lo avremmo trovato, lo combatteremo. >>

<< È... è pericolosissimo. >>

mormorò Greta.

<< Lo so. Ma dobbiamo fare questa cosa, o altrimenti ci saranno danni molto gravi presto. >>

Ribatté il Domatore con voce glaciale.

<< Greta cara... tuo marito ha ragione. >>

Disse Theo guardando la figlia che adesso guardava Zob con aria sconvolta, mentre Tessa cercava di sorriderle.

<< Una guerra, per quanto sia orribile... >>

Iniziò il fantasma baffuto aggiustandosi il monocolo

<< È... necessaria. >>

 

Presto furono le tre.

Zob si era rinchiuso a chiave nel suo studio, ascoltando  la radio per le ultime notizie, Greta stava pulendo la cucina mentre canticchiava le musiche che sentiva all'Ipod, Zick stava finendo i compiti, i Mostri si dedicavano a giochi di società e i nonni fantasma svolazzavano per la casa parlando.

Zick non vedeva l'ora di vedere le sua amica...

Mancavano tantissime ore al suo appuntamento...

Doveva dirle tutto.

Il ragazzo trotterellò fino alla cucina, dove trovò uno spettacolo buffissimo.

Sua mamma che spazzava a tempi di musica, cantando:

<< Remember when you were young... >>

Spaz Spaz Spaz

<< Shiine on you craaazy diamond... >>

Oh, no... mamma è in trance Pink Floydiana... O-O' “

<< Mamma... >>

<< Now there's a look in your eyes, like black holes in the sky... >>

<< Mamma...!!  >>

<< Shiine on you craazy diamond.... >>

<< MAMMA... >>

Spaz Spaz Spaz

<< You were caught on the crossfire of childhood and stardom... >>

<< MAMMA!!!!!! >>

<< Ehy ehy che c'è?? >>

disse lei levandosi le cuffiette.

<< Ti volevo parlare. >>

<< Oh, ma Zick, ma sto ascoltando la musica... >>

IL ragazzo le mandò un'occhiataccia, e Greta ridacchiò.

<< Non fare come papà... ti voglio parlare ora! >>

<< Ok, ok... dimmi, Zick... >>

Rispose con voce sconsolata, mentre appoggiava la scopa al muro.

<< Mi dici una definizione della parola “ amore”? >>

Greta fu sorpresa dalla domanda del figlio, l'ultima che si sarebbe aspettata da lui.

Sorrise comprensiva e disse:

<< Beh, dipende da che tipo di amore vuoi parlare...

c'è quello che si prova psicologicamente, e quello carnale... >>

<< Ehm direi il primo grazie -_-'' >>

<< Ok... >> ghignò la donna divertita dall'imbarazzo del figlio.

<< Allora, se fossi una scienziata direi che l'amore è provocato da alcune reazioni chimiche che avvengono nel cervello... beh, è difficile dare una definizione precisa: è una sensazione molto particolare che si prova per una persona... cioè sei contento quando state insieme, vedi tutti i pregi e tralasci i difetti, ne sei attratto... è la forza che fa andare avanti la specie... sai l'amore ti colpisce all'improvviso, anche se non vuoi. Puoi cambiare idea molte volte su una persona... un giorno sei indifferente, un altro sei cotto, un altro ancora la odi...

Ehe eh, poi ci sono i tipici sintomi dell'amore... vergogna, voce tremante, sudorazione, timidezza, arrossamento...

insomma così ^^ Ma perchè me lo hai chiesto? >>

<< Beh... è per Elena... >>

<< Ohohhhh!!!!!!!!! >>

Ecco non dovevo dirlo... adesso mi tartasserà... >>

<< Bene, sono felice. È una ragazza molto intelligente e carina ^^ siete proprio fatti l'una per l'altra. >>

<< Uhm... sì. >>

La sagoma di Zob passò veloce nella cucina, poi uscì velocissima.

<< Zob? Dove vai? >>

<< Devo andare! É successo un altro assassinio, stavolta nella piazza San Maronno di BigBurg! Ha ucciso chiunque era lì! Riunirò gli altri Domatori per combatterlo! Voi restate qua al sicuro! Jeremy è già sul posto! >> esclamò Zob precipitandosi verso la porta.

<< Papà! >> << Zob! >>

l'uomo fu fermato dalla propria famiglia che lo abbracciò con foga.

<< Papà... papà... no...>> mormorò Zick, mentre le sue lacrime bagnavano il petto di Zob.

<< Zick... io devo andare... devo. Per far finire tutto questo. >>

Sussurrò l'uomo accarezzandogli lentamente la testa.

<< Ma... morirai! E lo sai anche tu! >> esclamò Greta singhiozzando e mezzo stritolandolo.

<< No... ve lo prometto, non morirò... mi dispiace... >>

Anche le lacrime di lui cominciarono a pungergli gli occhi.

<< Promettilo. >> disse Greta con voce ferma.

<< Ti prego... è una follia... far rimanere Zick orfano lo distruggerà... e distruggerà anche me rimanere vedova. >>

La donna accarezzò la spalla del figlio malinconicamente.

Intanto i Mostri e i Nonni Fantasma osservavano la scena muti e commossi. Persino i Bolli adesso se ne stavano immobili nell'aria senza dire una parola ( o strillo).

<< Sopravviverò. Farò più attenzione possibile... >>

disse il Domatore con voce velata.

<< Greta, lascialo andare. >> disse una voce ferma e dura alle spalle della donna.

<< Ma papà! >>

<< Fa' come ti dice tuo padre. >>

<< No, no! >>

Greta si strinse ancor di più al marito e poi lo guardò intensamente negli occhi.

<< Me lo prometti? Prometti che non... cercherai di morire? >>

<< Sì, lo giuro. >>

<< Fa attenzione... >>

La donna avvicinò lentamente il suo viso a quello del marito, con gli occhi socchiusi...

<< Allora non ci resta che fidarci di te. >>

Greta appoggiò le sue labbra contro quelle di Zob.

Lui chiuse gli occhi intrisi di lacrime, poi le accarezzò  dolcemente la guancia.

Zick intanto sorrise, mentre continuava a piangere.

Theo e Tessa si asciugarono una lacrima trasparente, commossi.

I Mostri scoppiarono tutti a piangere, ed così allagarono mezza casa, ma non importò nulla.

Con un'ultima carezza malinconica, i due si separarono.

Il Domatore fu stritolato dai Mostri che sembravano delle fontane viventi.

<< No no non lasciare noi Buuuuu!!!!!!! >>

<< Bombo, non ti preoccupare... >>

<< Mueeeeeeeeee!!!!!!!!!!!! >>

Il mostro si soffiò il naso nella giacca del Domatore, mentre Snyakutz Bu era già a terra tutto scomposto, i Bobak trattenevano il loro morale a terra e i Bolli cantavano un'antica melodia drammatica.

<< Adesso devo andare... >>

Zob si staccò dalle persone che gli volevano tutti bene e andò verso la porta.

Rivolse a tutti un ultimo sorriso di speranza, e si liquidò verso la...

Morte.




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Capitolo 11
*** Guerra contro me stesso ***


Guerra contro me stesso.

 

Un uomo dal viso allungato, il naso aquilino e i capelli blu entrò nella Stanza delle Cento Porte dell'Antica Armeria.

Quell'uomo... beh, sono io.

Mi diressi verso le Scuderie dei Flyvan, mentre sentivo qualcosa dentro di me che sembrava mi volesse trascinare via...

Entrai e il mio destriero mi salutò dandomi un buffetto sulla guancia...

<< Ciao, Aliseus... >> dissi mentre accarezzavo le sue piume celesti e morbide.

<< Sì, stiamo per andare in battaglia... >>

l'animale, anzi il mostro, mi guardò triste coi suoi grandi occhi gialli.

<< Cerchiamo di sopravvivere, eh?. Abbiamo tutti e due una famiglia da cui ritornare... >>

Ma né lui né io non sapevamo se quella sera saremmo tornati a casa... vivi.

<< Guardiamoci le spalle a vicenda, amico. >>

il Flyvan chiuse gli occhi avendo capito.

<< Ehy, Zob, ti metti a parlare con loro adesso? >> disse una voce arrogante che conoscevo ben bene.

<< L'uomo che sussurrava ai Flyvan... >>

<< Terrence... >>

Accidenti, è il mio migliore amico, nonostante mi abbia fatto incavolare molte volte, è così antipatico quando assume quel fare prepotente... vabbè...

È un Thaur, dopotutto!

<< Cos'è quella faccia lunga? >> continuò lui mentre montava la sella e le briglie al suo Flyvan.

Chiusi gli occhi cercando di mantenere la calma.

<< Ma ti sembra questo il momento di scherzare? >>

il suo sorriso schietto sparì.

<< E poi, notizia dell'ultima ora, io ho la faccia lunga. >>

<< Sì ok, Zick... ma su un po' di umorismo... >>

<< Terry, c'è momento e momento. Non sei anche tu in pensiero? Non sai nemmeno tu se questa sera ritornerai sano e salvo a casa tua... da tuo figlio. >>

Lui gettò lo sguardo verso l'entrata delle Scuderie.

Quando si parla del diavolo...

Un ragazzo alto, magro e dai lunghi capelli biondi entrò correndo.

<< Teddy!! Teddy!!! Vai con gli altri! >>

 esclamò Johanna trafelata mentre cercava di acchiappare il figlio.

<< Teddy, che ci fai qui? >> chiesi con calma ma anche con  preoccupazione.

...Spuntano le corna.

<< Che ci faccio qui?! Ma io vado a combattere con voi! Non voglio starmene qui con gli altri ad aspettare come un pollo!

Non sono debole come gli altri... >>

<< Teddy, smettila di sparare sciocchezze a tutto spiano e vai con gli altri! È troppo pericoloso per te morirai! >>

<< Cosa cambia?! Morirete anche voi! >>

Terrence e Johanna si guardarono sconsolati.

<< No tesoro no. >> disse la donna accarezzandogli la guancia.

<< Papà ha detto che mi fa andare! >>

<< COSA???!!!! >> esclamammo Johanna ed io contro Terrence all'unisono.

<< Ma sei impazzito?! >> esclamò sua moglie incavolata nera.

<< Ma come puoi far andare nostro figlio?? E poi devi dirmele queste cose, non all'ultimo minuto! Non puoi mandare Teddy! >

<< Ma mamma io... >>

<< ZITTO TADDUJA TERRENTUJA THAUR E VAI SUBITO DAGLI ALTRI O TI DO' UNA LABBRATA DI QUELLE...!! >>

Il ragazzino scappò via terrorizzato, mentre Johanna lo seguì agitando i palmi minacciosa.

Nella scuderia eravamo rimasti solo io e Terrence, assieme a tutti i Flyvan che ci osservavano curiosi.

<< No, Terrence, non hai ancora imparato... ? È... troppo piccolo Teddy. Bravo, certo. Un po' sbruffone come qualcuno che conosco... Ma troppo giovane, non penso che gli faccia bene avere questa battaglia nei suoi pensieri... >>

<< Scusa, ma... sì è vero... però... mi sembrava un... >>

<< Disonore? Ahaha, ma no, Terrence. Qui si tratta solo di proteggere tuo figlio... questo sì che è un onore. >>

<< Sì, giusto... beh, vado a dirli due parole. Grazie, amico. >

<< Di nulla. >>

Gli diedi una pacca sulla spalla, e lui se ne andò via col sorriso..

No... perchè ero stato così... così stupido??

Io non ho avuto tempo per dire nulla a Zick...

-Cioè, ne avevo tutto il pomeriggio, ma...

-Eri... impegnato?

-No.

-Allora perchè non gli hai parlato?

-Perchè sono un perfetto idiota.

-Bella risposta.

-Grazie coscienza.

Prego, mostro.

Vidi che una donna coi capelli blu raccolti a chignon ed un'altra più anziana entravano nelle Scuderie.

<< Lenely, Zay... come va? Lay e Lyu stanno bene? >>

<< Se per “ bene” intendi vive stanno bene. >>

mi rispose la donna fredda come un ghiacciaio.

<< Ma sai sono molto tristi. E preoccupate per noi. Del resto, la loro mamma e la loro nonna stanno andando in guerra... >>

<< Sì sì, capisco. Dev'essere difficilissimo anche per loro. >

<< Eggià. >> rimbeccò Zay.

<< Non dirlo ai miei! >> esclamò un'altra voce.

<< … Raul e Paul sono ancora più musoni del solito... >>

<< Lo credo bene, Paco. >>

<< È stato molto... arduo riuscire a parlare con loro... >>

<< Anche per noi. Le mie figlie sono dure di capoccia... >>

<< E tu, Zob? Cos'ha fatto Zick? >>

<< Beh, io... lui... beh si è messo a piangere... non voleva che andassi via... >>

<< Oh... povero. >>

Mi vergognavo troppo a dire che non avevo fatto un bel discorso con lui. Nemmeno una parola di conforto.

Di vero conforto.

Non i soliti “ mi dispiace” “ stai tranquillo” “ andrà tutto bene”... tsk!

Un vero discorso da uomo a... ragazzo.

<< Greta? Come sta? >> mi chiese apprensiva Johanna.

<< Uhm... male. >>

<< Oh, ci credo... poverina. >>

E sì.

<< Beh... questa sarà una battaglia decisiva. >> disse Cal Tulasech raggiungendo il suo Flyvan.

<< Sì. Non sappiamo nemmeno con chi abbiamo a che fare veramente. >> aggiunsi, proprio per mettere il dito sulla piaga.

<< Uhm...  cavolo! >> esclamò Dan.

<< Dobbiamo combattere con... una cosa di cui non sappiamo nemmeno le intenzioni e le origini... nemmeno dov'è... quando saremo lì sul posto lo cercheremo vero? >>

chiese Wally.

<< Esatto. >>

<< Come sono difficili i ragazzi! >>

esclamò Terrence, confortato dalla moglie, mentre si metteva accanto a me.

<< Ci siamo tutti? >> chiesi.

Ero stato nominato capo Domatore per questa guerra.

Non ho potuto fare nulla per fermarli.

Questa responsabilità mi pesava troppo... Sembrava di avere quaranta macigni sulle spalle. Oh, quanto vorrei essere al posto di quel povero diavolo di Sisico....

 C'ero col corpo, ma non con la testa, che adesso stava esplorando ogni angolo dell'universo tranne quello dove dovrebbe stare adesso. Ci armammo del nostro Bastone Dom, e poi annunciai:

<< Andiamo. >>

 

Ci levammo in volo, e sbucammo fuori dal cratere vulcanico.

Poi tutti si misero in cerchio, non smettendo di fissare me.

Evidentemente si aspettavano che dicessi qualcosa.

Oddio...

<< Fra poco, amici miei... combatteremo una guerra. Una guerra, contro un essere misterioso quanto spietato.

Forse sarà la nostra battaglia che deciderà per le nostre vite. Ma... noi combatteremo. Combatteremo non per uccidere, ma per far valere la nostra voglia di vivere! Dobbiamo farlo per la nostra gente. Per i nostri Mostri... Dobbiamo sopravvivere per... le nostre famiglie. I nostri figli, le persone che amiamo e che amano noi...

PER LA VITA! >>

<< PER LA VITA!!! >>

Dieci Bastoni Dom si alzarono verso il cielo, avvolti dal nostro potere che gli univa con un'aurea splendente.

 

<< Zick, vieni, andiamo. >>

<< Dove? Sniff...>>

<< All'Antica Armeria. Faremo un po' di compagnia anche agli altri ragazzi... e  loro la faranno a noi. Dai su, vieni coraggio. Papà vincerà... >>

Sorrise la donna dando la mano al figlio.

<< Uhm... >> mugolò il ragazzo.

<< Venite anche voi, mostri... >>

<< Allora voi andate, eh? >>

<< Sì, mamma e papà... >>

<< Spero che le cose vadano bene. >>

Sorrise Theo sotto i baffi evanescenti.

<< Uhm... ce ne sarà proprio bisogno. >>

Greta si asciugò una lacrimuccia che pendeva pesantissima dalle sue ciglia.

<< Non sapete quanto vi vorrei abbracciare... >>

<< Allora vieni, cara. Vieni... >> Theo e Tessa si scambiarono un'occhiata d'intesa.

Greta corse contro le due figure incorporee e fece per abbracciarle... incredibile. La donna poté sentire sui polpastrelli il tessuto dei vestiti dei genitori, accarezzare loro la pelle...

<< Come...? Cosa...? Che succede...? >> balbettò.

<< È una cosa che possiamo fare una sola volta nella nostra eterna vita da fantasma. >>

sorrise Theo.

<< Possiamo dare una consistenza concreta al nostro corpo... per pochi minuti. È una concessione che ci danno... solo quando serve davvero. Richiede molta energia da parte nostra ma... ne vale la pena.  >>

Spiegò Tessa con voce benevola ma tesa dallo sforzo.

<< Nonni, mamma! >> esclamò Zick raggiungendoli.

<< Vieni, Zick. Vieni ad abbracciare i tuoi nonni... non ne avrai più l'occasione nella tua vita.. >>

 

I Flyvan atterrarono sul pavimento lastricato di Piazza San Maronno.

Un odore acre e pungente giunse alle nostre narici.

Un odore... di bruciato, di fumo... di sangue?

Da dove veniva?

Bastò un'occhiata panoramica per capirlo.

Un sacco di corpi carbonizzati ancora fumanti, stesi a terra, con gli arti contratti dal dolore subito prima della morte...

Si poteva leggere la loro sorpresa e la loro sofferenza nei volti, adesso deformati, ma comunque espressivi...

Uomini, donne, ragazzi e ragazze, bambini e bambine, cani, uccellini...

Scendemmo dai Flyvan, cercando di non vomitare dal disgusto.

<< Oh... povera creatura... >> gemette Johanna distogliendo lo sguardo da un neonato ancora in braccio alla madre.

L'enorme sequoia della Piazza, che un tempo sovrastava maestosa i grattacieli, ora giaceva a terra, morente....

Tutti guardarono me, con l'espressione tristissima, sconvolta e già senza la più minima speranza.

Sì... quella cosa che mi stava trascinando via con lei...

Era la disperazione.

Ci guardammo attorno per un po', pronti ad usare il nostro Bastone Dom, ma 'unica cosa che vedemmo fu desolazione, morte e...

Circa una decina di altri Flyvan che ci osservavano.

<< Domatori! >>

Vidi quattro gatti andare verso di me.

<< La situazione è molto tragica, vedo. >>

Disse la gatta dal pelo candido, dirigendo i suoi occhi enormi e neri verso i cadaveri.

<< Sì, Marilys-Mis. >> borbottò Jeremy-Joth, quello marrone tigrato.

<< Dobbiamo fare qualcosa! Adesso! >>

Esclamò la siamese.

<< Lardine, aspetta. Prima dovremo trovare questo presunto assassino, o mostro. >>

Ribatté il gatto senza pelo, gli occhi gialli seri e concentrati.

<< Timothy? Penso che siamo giunti troppo tardi. Ormai sarà scappato... >> ipotizzai con voce mesta.

<< Allora, un motivo in più per cercarlo. Insieme. >>

Disse una voce.

Tre Tutori Massimi, nella loro forma originale, assieme ad un Gingi armato fino ai denti.

<< Carnaby Croth? Deputy Deth? Bartleby-Bath? Trengingigan! >>

<< E siamo proprio noi, ragazzi. >> ribatté quest'ultimo, muovendo fiero i tentacoli.

<< Vedo che avete cambiato idea sul da farsi. >>

Mi rivolsi ai Tutori, con voce fredda ma contenta.

<< Sì... beh, abbiamo ragionato e... >>

<< Abbiamo concluso che era meglio per Bibbur-si e per tutti che vi aiutassimo. Questo essere poteva essere pericoloso per tutti, e avevi ragione. >>

<< Beh, ce ne avete messo di tempo. >> ma feci un sorrisetto.

<< Uhm... sì, ammettiamo di aver sbagliato, uhmpf. >>

Risposero loro con la puzza sotto al naso volata via.

<< Bene! Allora andiamo a cercare questo mostro! >>

Esclamò il Gingi alzando in aria il Dom Box.

<< ATTENTO! >>

Terrence gli si buttò addosso e lo spinse via, sparando un raggio giallino al mostro che si ergeva innanzi a noi.

Era di consistenza gelatinosa, rosata, la forma tentacolare e mille occhietti che ci fissavano cattivi.

Oh, lo conoscevo bene quel mostro.

Proprio proprio bene.

Era un Piplor.

Questo alzò le membra e le indirizzò verso di noi.

<< PRESTO! PRESTO, AI FLYVAN!!! >>

Urlai, mentre tutti scappavano verso i nostri destrieri, e il mostro ci inseguiva cercando di schiacciarci coi suoi tentacoli.

Un Piplor? Che ci faceva lì? Perchè? Non poteva fare lui tutto questo. Non ne aveva i poteri, non era possibile.

Ma allora chi era?

Forse il Piplor era un diversivo?

Balzai sul mio Flyvan e mi diressi verso quel mostro che detestavo così tanto.

<< AHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!! >>

Urlò Paco volando accanto a me.

<< Sei pronto, amico? >>

<< Certo, amico! Al mio tre: uno.... due... >>

<< TRE! >>

I due raggi che partirono dai nostri bastoni andarono a segno: l'occhio centrale del Piplor, il quale urlò di dolore e indietreggiò, ma poi colpì Paco che cadde dal Flyvan.

Per fortuna, atterrò su quello di una Wally pronta.

<< Potremo creare un grande Spazio Dom attorno al mostro, per imprigionarlo! Trengingigan! Tu pronto ad inscatolarlo! >>

<< Sempre pronto, Domatore! >>

<< ORA! >>

Diciassette raggi avvolsero il mostro, che continuava a divincolarsi, e si riunirono in un unica bolla luminescente che lo imprigionò.

Era molto, molto faticoso, per tutti noi.

Il mostro continuava a sbattere i suoi tentacoli contro la nostra sfera d'energia, indebolendola e distruggendola poco a poco.

<< TENIAMO DURO! >> urlai, mentre sentivo il mio potere uscire dalle mie dita, pizzicandole.

Eravamo tutti sotto sforzo.

<< ORA! TRENGINGIGAN ORA! >>

Il Gingi alzò il Dom Box e lo aprì.

Lentamente i nostri raggi si indebolirono sempre di più, mentre il Piplor si agitava convulsamente...

Oh, No.

Un suo braccio riuscì ad uscire dalla nostra bolla e colpì Trengingigan interrompendo il risucchiamento e scaraventando via il Dom Box.

Il Piplor emise un lamento cavernoso e strizzando gli occhi cominciò a girare in tondo veloce come una trottola, tendendo i tentacoli per riuscire a disarcionarci.

<< ATTENZIONE!!! >>

La battaglia andò avanti per troppo, troppo tempo.

A noi si unirono anche altri Domatori: Roy Reboolaz: il guardiano del faro, poi anche uno più anziano che mi ricordo di aver conosciuto una volta... sì, quando abbiamo scoperto che il vaso di Pandora era un Dom Box e poi un indiano d'America...

La consistenza del Piplor si era fatta non più molle e gelatinosa, ma bensì dura e robusta.

Mi concentrai.

Non pensai più a chi stava combattendo con me.

Ero solo io. E il Piplor.

Cercai di non pensare ai Domatori che, accanto a me, cadevano.

Ero allo stremo.

E il mio Flyvan con me...

Tutti si chiedevano cosa ci facesse qui quel mostro...

Ma alle nostre domande forse nessun avrebbe risposto.

Però mi lasciai deconcentrare un attimo... e lì fu la mia rovina.

Terrence che cadeva dal suo Flyvan, urlava.

Gli altri o erano già a terra o impegnati a sopravvivere, nessuno, apparentemente, si era accorto di lui.

<< TERRENCEEEE!!!!!!!!!!!!!! >>

Diressi Aliseus verso di lui...

Ma il mostro mi colpì, e il mio Flyvan ed io fummo scagliati, lontani, sul pavimento duro.

Per fortuna, il corpo dei  Flyvan aveva ammortizzato la caduta.

Mi rialzai in fretta e, sempre senza badando a quello che stava succedendo attorno a me, osservai il mio Flyvan.

Mi guardava con i suoi occhi enormi e color limone, esprimendo dolore e tristezza.

Aveva la zampa rotta...

<< Su, stai calmo qua a sicuro, ok? >>

Il Flyvan ubbidì, e m'alzai per andare ad aiutare i miei compagni.

Ma... non so..

Diedi un'occhiata sulla casa che stava accanto a me.

Vecchia, le travi marce, lo stucco sgretolato in molti punti e delle travi marce a serrare le finestre...

La pecora nera in quella miriade di grattacieli alti, perfetti e lucidi.

ma la porta era aperta.

Non seppi perchè...

Ma volli entrare, come spinto da una forza misteriosa.

Premetti le mani contro il portone di legno ed entrai...

Era buia, puzzava di  muffa, chiuso e pipì di topo...

Il tipico odore delle case vecchie!

Salii le scale, mentre i miei occhi si abituavano all'oscurità.

Finii in una stanza enorme, ma completamente avvolta dalle tenebre.

<< Piacere di conoscerti faccia a faccia... Zobedja Zick. >>

Quella voce non aveva né tempo, né luogo, né età, ne sesso.

Sembrava appartenere contemporaneamente sia ad un uomo anziano che ad una bambina...

Proveniva da... ovunque... accanto a me, sussurrava al mio orecchio, urlava dall'altra parte del mondo....

<< Chi sei? >>

Urlai, girandomi verso ogni direzione, alla ricerca dell'essere che aveva parlato.

Ma i miei occhi non mi soddisfecero, naturalmente.

<< Sono la tua vecchia amica... non ricordi? >>

<< No... fatti vedere! >>

<< Ma io sono in bella vista... sei tu che sei orbo!>>

<< Dimmi chi sei veramente e... cosa vuoi fare! >>

Mi accorsi che stavo sudando... le gocce di sudore si mischiavano a quelle del mio sangue, picchiettando a terra...

Plic, ploc, plic, ploc, plic, ploc, plic, ploc,plic, ploc, plic...

La voce rise, rise in modo sbeffeggiatore, argentina e gutturale dentro me.

<< Ahahaahaha!!! Chi sarei io? Sono ciò che tutti voi temete, più di ogni altra cosa, stupidamente... a parte qualcuno che mi adora e mi brama... come ti conosco?

Ahahaha.... che domanda stupida da parte tua... io conosco tutto e tutti, alla perfezione, so scavare senza minimo sforzo dentro li vostri ricordi e sensazioni... so a memoria tutto ciò che avete fatto, vissuto, ogni odio, ogni peccato che avete commesso... tutto c'entra con me. Sono la cosa che vi lega tutti... proprio tutti, Zobedja Zick. >>

Plic, ploc, plic, ploc, plic, ploc, plic, ploc,plic, ploc, plic...

Ogni battito del mio cuore era come un pugno continuo al mio petto, il mio cuore desideroso di uscire dal mio corpo e rifugiarsi da un'altra persona con meno preoccupazioni...

<< Ma... cosa vuoi da me... >>

Cercai di ribattere al vuoto, mantenendo la calma.

<< Mah... sai... la tua vita è molto, molto... interessante. >>

Cosa....? In che senso...?

<< In che senso? >> rise la Voce, riuscendo a leggermi nei pensieri.

<< Non si può dire che la tua vita sia stata monotona, no? >

Sia stata? Tempo composto? Non mi piace.

<< Esatto, misero mostro. In questi quarantun' anni della tua esistenza, nemmeno un battito di ciglio in confronto alla mia... mi hai illuso tutto il tempo... Io ero lì, ti aspettavo...>>

Adesso il timbro era infantile, mellifluo...

<<  Ma tu non mi hai nemmeno degnato di uno sguardo, eh?! Mi hai sfidato per tutta la tua vita! TU NE ERI CONSAPEVOLE EH? EH? TI DIVERTIVI A PRENDERMI IN GIRO, EH?! >>

La voce urlava, urlava e urlava.

<< Mi hai proprio mancato di rispetto... Zobedja Ezeria Zick... >>

 Concluse con un sussurro.

Stavo impazzendo? No, no... non potevo... non dovevo...

Mi stavo immaginando tutto io... parlavo col nulla, era la voce che rimbombava nella mia testa a darmi di volta al cervello...

<< TU NON ESISTI! SEI SOLO FRUTTO DELLA MIA IMMAGINAZIONE! >>

<< Ahahah... non ti facevo così stupido. Certo che esisto, e lo sai anche tu... >>

<< NO! DEVO SMETTERLA DI ASCOLTARTI! >>

<< Ascolta la mia voce... vieni da me... buttati tra le mie braccia starai meglio... >>

La voce mi si avvicinava... adesso aveva assunto un tono femminile, roco, sensuale, provocante...

Bah, niente in confronto alla mia Greta.

<< NON DEVO... ASCOLTARTI... NON... non devo... >>

<< Brucia... BRUCIA... >> mormorò la Voce che adesso si stava trasformando in un ghigno malefico.

Un calore immenso dentro me... cresceva e cresceva...

Allora era la Voce, l'essere che ammazzava le persone...

NO!

Seguii il mio istinto da sopravvivenza da Domatore.

Cercai la salvezza.

Non m'importò se avesse il vetro o no.

Mi buttai contro la prima finestra che vidi, rompendo quella superficie liscia e dura con la mia spalla.

Sentii le schegge sfiorarmi la testa....

 

<< Dai, ragazzi... su con la vita... >>

Disse un ragazzo dai capelli biondi lunghissimi, mettendo le mani sulle spalle degli altri due.

<< Bobby. >> cominciò Zick sospirando.

<< Tu non hai nessun tuo parente la fuori a combattere. In questo momento, i tuoi penseranno che tu sia a casa di qualche tuo amico... capisci? Mio padre sta combattendo, laggiù... >>

<< Questo vale anche per noi! >> borbottarono i gemelli Leseney, giochicchiando con le loro catenelle penzolanti dai pantaloni per scaricare la tensione.

<< E nostra madre, e nostra nonna... >>

Aggiunse una ragazza di circa sedici anni coi capelli a caschetto castano, Lyu, mentre accarezzava la sorella minore sulla spalla.

<< Se succede qualcosa... non so cosa potremmo dire a papà. Lui è un normale essere umano, non può sapere... >>

Balbettò Lay.

<< E non dimentichiamoci di me! Sia mamma che papà... >

<< Oh, Teddy... >>

Lay si accasciò accanto a lui e si fecero tante tante coccole

( facce dei presenti: T_T' O_O <:o(| )

Zick, infastidito dai due piccioncini, vide sua madre che camminava sola soletta... i mostri giocavano a nascondino, nascondendosi dietro le stalattiti e le stalagmiti dell'Antica Armeria...

<< Mamma... >> disse il giovane Domatore, abbozzando un sorriso.

<< Oh, Zick... come va? >>

<< Va. Almeno questo... >>

<< Uhm... Ma... tu non hai detto niente a Lorrence vero? >>

<< No, su questa guerra nulla. Volevo lasciarlo tranquillo. >>

<< Hai fatto bene. >> rispose Greta mettendo la mano sulla spalla a Zick.

<< Buonsalve, ragazzi! Mi sono perso qualcosa...? >>

Disse una voce ben conosciuta alle loro spalle.

<< L-LORRENCE???!!! >>

 

Volai per circa... mah... cinque metri...

Tesi i palmi in avanti, e presto furono graffiati dagli aguzzi rametti spogli di un cespuglio.

Ci caddi dentro interamente, i rami che mi laceravano i vestiti e mi ferivano... assieme ai molti pezzi di vetro che mi caddero addosso.

Non badai al mio corpo, che era tutto un dolore e cercai di uscire da quella pianta ed alzarmi.

L'importante, adesso, era sopravvivere.

<< Credevi di sfuggirmi, eh? Ma chi ti credi di essere... >>

Oh, no, ancora tu...

<< Sì, proprio io... adesso MUORI! MUORIIII!!!!!!!!!!  >>

La Voce era quella del gesso che stride alla lavagna...

Fu tutto così veloce...

Il pezzo di vetro, dalla mia testa, volò in aria, davanti a me...

E s'abbatté sul mio braccio sinistro, quello scoperto, segnandolo di rosso.

 

<< Sì, sono proprio io. >> sorrise il ragazzino, aggiustandosi il collare di borchie.

<< Sei venuto fin qua da solo? >> farfugliò Greta.

<< Certo! Ormai so tutto a memoria, eheh. ma... vi vedo proprio col morale a terra, ragazzi. Che succede? >>

<< Oh, Lorrence, beh... non ti abbiamo detto delle cose... >>

Incominciò Zick, veramente infastidito dal sorriso alla Demi Lovato scolpito sulla faccia dell'amico

<< Cosa? >> chiese lui con fare curioso.

<< Beh... a proposito... di quello che sta succedendo. >>

                                           […]

<< Oh, Zick... mi dispiace tanto... >>

<< Eh... non ci possiamo fare nulla. >>

<< Oh... non mi offendo per nulla, sai, se non mi è stato riferito nulla ultimamente. Ci sarà di certo un motivo rilevante ^-^ >>

Da un lato, la tranquillità di Lorry rincuorava Zick, che in quel momento una litigata con un amico era proprio l'ultima cosa che voleva fare. Ma, dall'altro...

Lorry gli sembrava così innaturale... cioè, sorridendo sempre sempre sempre, non sembrava un... un...

manichino?

Oh, smettila Zick smettilasmettilasmettila... Lorrence è un po' strano ma è un amico, è questo che conta.

 

All'inizio, non provai dolore.

Come al solito. Però, lo provi pensando al dolore che arriverà. E quando arriva, ti distrugge.

Volli urlare: urlare e gridare al mondo la mia sofferenza.

No, non volevo gettare lo sguardo sul mio povero arto...

Ma ovviamente, volli vedere cos'aveva combinato.

Uno squarcio che partiva dalla mia spalla e finiva al polso, segnandomi una linea vermiglia sul braccio.

Una linea segnata dai contorni slabbrati della mia pelle, che si tingeva così velocemente di quel colore...

<< P-perchè hai scelto di f-farmi morire così... senza br-bruciarmi... >>

Volevo risparmiare le mie forze solo per dire queste ultime parole.

Nessuno mi rispose.

La Voce non parlò.

Ecco... mi ero immaginato tutto io... ero completamente impazzito.

Sono stato io a prendere quel coccio e ferirmi in questo modo?

No, non era possibile... io avevo visto chiaramente il vetro sollevarsi in aria da solo e squarciarmi il braccio.

Ne ero sicuro... ma totalmente inconsapevole.

Il braccio era caldissimo e mi pulsava...

Volevo alzarmi, e vedere dov'ero finito.

Cos'era successo agli altri Domatori... ed i Tutori...

Se erano vivi o...

Morti?

Potevo alzarmi? No, non ne avevo la forza...

Urlare? Nemmeno.

Aspettare la morte in silenzio?

Era quella che... più mi allettava... dolorosa, lunga ma alla fine avrei trovato la pace...

NO. NON DEVO AZZARDARMI A DIRE QUESTE CAZZATE.

Dovevo resistere... dovevo... non potevo abbandonare i miei amici, la mia famiglia...

Mia moglie, mio figlio. I miei genitori.

Avevo promesso che avrei fatto tutto il possibile per sforzarmi a sopravvivere.

Ed eccomi qui che aspetto la morte come un pollo.

Non potevo mancare al mio giuramento.

No...

Le persone a cui volevo bene soffriranno...

Ed io gli avevo illusi.

No...

 

“ Oh, Zobbie...”

“ Mamma...”

“ Fa attenzione tesoro... >>

“ Certo...”

La mamma, è sempre la mamma... che tu abbia cinque, quindici, ventisette, trentadue, quarantuno, sessantatré, ottantotto anni... tu rimani sempre il suo bambino e lei la tua mami dolce..

E questo vale ovviamente per il papà.

“ Figlio. “ Mi mise la mano sulla spalla, guardandomi serio negli occhi, mentre mamma continuava a piangermi addosso.

“ Padre.”

“ Chiamami papà, “ padre” mi fai sentire vecchio...! “

“ Certo, papà... tu sei un giovanotto, però. “

“ Eh, figlioletto... abbraccia tuo padre, e prometti di non deluderlo. “

 

Promesse, troppe promesse...

Dovevo mantenerle, anche se mi fossero rimaste sulla coscienza per questi pochi minuti di vita che mi rimanevano, probabilmente, DOVEVO, il rimorso faceva anche lui la sua parte in tutta quella sofferenza.

Greta si fidava di me...

Lo sapevo che lei mi amava, e che mi avrebbe sempre amato... anche se non avrei mantenuto la mia promessa.

Oh, che donna... ma io lo meritavo veramente il suo amore?

Non lo sapevo...

Ma io amavo lei.

Avevo ancora il suo profumo di fiori sulle mie labbra...

Non potevo lasciarla.

Tantomeno Zick.

Mio figlio... mio figlio... la piccola creaturina che ha cambiato

la mia vita...

In meglio...

Gli volevo bene più di ogni altra cosa.

No, l'avrebbe distrutto perdermi... e sarebbe stata solo colpa mia.

Così valeva anche per Greta, mio padre, mia madre...

E non potevo abbandonare nemmeno i miei più cari amici...

Non m'importò se non avevo più forze, o se stavo morendo dissanguato.

Mi aggrappai, col braccio destro, ad un tronco d'albero bitorzoluto che s'ergeva accanto a me, facendomi forza sulle gambe.

Ci riuscii... ad alzarmi...

Vedi, non tutto è perduto.

E no, coscienza. Non è ancora finita, per me.

Ed io continuerò ad accompagnarti, fino a quando quel momento verrà.

Grazie, amica mia.

Prego, mostro.

Il braccio mi ciondolava e mi faceva malissimo, assieme a tutte le varie ferite e contusioni che mi devastavano.

Non me ne potei fregar di meno.

Stavo mantenendo la mia promessa.

Era questa la cosa più importante.

Improvvisai un laccio emostatico strappandomi coi denti la mia maglietta, che adesso era quasi del tutto lacerata.

Mi fece molto, molto male, ma non ci badai.

 

“ Naaa, ma a cosa mi serviranno mai questi corsi di sopravvivenza? Uffa che noia... “

“ Adesso che hai dieci anni ti sembreranno assurdità...

ma poi, vedrai, ti ritorneranno molto utili nella tua vita da Domatore... “

“ Bah, sarà... “

 

Ringraziai di cuore ancor una volta mio padre.

Quando finii, cominciai a rendermi conto di dov'ero.

Sul retro di uno dei più vecchi e trasandati grattacieli della città...

Uno sguardo ancora più in alto...

Vidi i grappoli gibbosi che costituivano le case di Bibbur-Si, la Città Sospesa dei mostri, e i loro ponti di congiunzione pullulare di mostri di ogni tipo, che guardavano la battaglia svolgersi sotto di loro.

Fischi, urli di incitamento, “Oooh” “ Aaahh” e “ Fiuuu”...

Zoppicai per un pochino, seguendo la direzione della testa dei mostri, per riuscire a ritrovare i miei amici, nascosti tra chissà quali grattacieli.

Il Piplor era stato sconfitto?

La battaglia era giunta al termine?

I miei amici stavano tutti bene?

Non lo sapevo.

Vidi improvvisamente una figura che correva verso di me.

Una donna... una donna con un vestito a fiori largo e i lunghi capelli lisci che le sbattevano sul viso.

Greta.

<< Zob!! ZOB!!!!! >>

<< Greta... >>

Ma in quel momento sentii le mie forze che mi abbandonarono.

Sbattei le ginocchia sull'asfalto duro, e stavo quasi per accasciarmi quando lei mi prese e mi resse.

<< Zob! Oddio! Oddio... Stai bene?! Rispondimi ti prego! >>

<< Greta... >>

< Ti-ti porto all'ospedale subito! Ragazzi, prendete gli altri! >

<< Vedi... ho mantenuto la mia promessa... sono vivo... >>

<< Oh, Zob, non sprecare le forze... >>

<< Ti amo. >>

Il mio ultimo ricordo fu quello di lei che sorrideva, sotto tutte quelle lacrime.

Poi, le mie forze mi abbandonarono.

Per l'ultima volta?

Può darsi.

Ma può darsi anche di no.


DISEGNO DI ANN_ZEDREAMER94!

Grazie ^_^









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Capitolo 12
*** Convalescenza ***



Convalescenza


Confusione, tanta confusione.

E tanto bianco...

Sì, una luce candida, e voci...

Non riuscivo a capire cosa dicevano.

Dove mi trovavo?

Ero morto...? Ero giunto, infine, al Paradiso?

Non sentivo più il mio corpo...

Ma...

Fra tutte sagome schiamazzanti che riuscivo a scorgere...

Due corpi... due facce... richiamarono la mia attenzione.

Uno di donna, uno di ragazzo...

<< GRETA!! ZICK!! >>

I contorni sfumati dei loro occhi si fecero seri e la loro bocca si contrasse in un'espressione di completa sofferenza.

<< Nooo!! >>

E così come li vidi apparire loro scomparvero lambiti da fiamme marmoree.

<< NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO! >>

<< Ehy!! Ehy si è svegliato!! >>

<< Sììììììììììììììììììììììììììììììììì >>

<< Stai benestaibenestaibene????!! >>

L'uomo stava ansimando, gli occhi piccoli e neri sgranati e i capelli scarmigliati, attaccaticci alla fronte per il sudore.

Poi richiuse gli occhi di scatto, abbagliato da tutta quella luce.

<< Caro... >>

Una voce di donna, amorevole, e la sua mano sul viso di lui.

Zob sbatté le palpebre per altre tre volte prima di riuscire ad abituare i suoi occhi alla luce.

<< Sono... sono in Paradiso? >>

<< No, papà... sei vivo! >> esclamò Zick pieno di gioia.

<< Uhm... dove mi trovo? >>

L'uomo gettò lo sguardo sul soffitto della stanza.

Se lo aspettò lindo, lucido e con le piastrelle perfettamente in linea...

Invece era un soffitto ricurvo, che andava dal marrone chiaro al rosatello, fatto di una consistenza... bitorzoluta e semi-organica.

L'odore che gli giunse al naso non era di medicinali e flebo, e di pulito chimico, ma di spezie, profumi misteriosi ma anche puzze tremende...

Ed era veramente chiassoso, si sentivano versi di ogni genere, urli, risate isteriche, pianti disperati...

<< Sei nell'ospedale di Bibbur-Si. >> spiegò Greta.

<< Prima di tutto, era il più vicino... secondo, eravate davvero in troppi e non credo che gli umani avrebbero gradito... terzo, i dottori avrebbero chiesto troppo... quarto, non ti avrebbero potuto fare la trasfusione, visto che il tuo sangue è da mostro, non da umano... >>
<< Oh... E TUTTI GLI ALTRI?? STANNO BENE?? >> disse alzando il busto, ma poi gemette di dolore.

<< Ahia ahiaha... >> sentì un grande dolore alla spalla e poi vi gettò lo sguardo.

Tutto il braccio, dal deltoide fino alle punte delle dita, era ricoperto di una poltiglia blu, lampeggiante.

<< Oh... e questo... cos'è? >> chiese Zob già allucinato dal ritmo psichedelico della luce che emanava quella melma

<< Mi sembra che sia... bava di Troptilus. Il Dottor Jig Clartuk ha detto che è molto più sicura dei classici punti... il tempo di guarigione... non può sapere. Il Dottore diceva che... è come se.. decidesse la bava stessa quando guarire la ferita... insomma io non lo so, è nuova... l'hanno scoperta da poco.... >> spiegò Zick..

<< Bene, sono la cavia di un nuovo sistema di guarigione.... splendido... spero che si decida molto, molto presto a guarirmi....

Comunque... come stanno gli altri?! >>

<< Sono tutti vivi... >>
<< Fiuu... e dove sono? >>

<< A giro per l'ospedale... tutti separati. Ma tranquillo, puoi andarli a trovare quando starai meglio. Ti sei quasi dissanguato, Zob... sembri addirittura più pallido di Zick. >>

<< Eheeh... ma lui non lo batte nessuno. >>

L'uomo fece l'occhiolino al piccolo Domatore, che incrociò le braccia imbronciato.

<< Peccato, però. Dovevano essere uno spettacolo i Tutori-gatti dal veterinario... >> ridacchiò Zick, e poco dopo si unirono anche le risate dei genitori.

<< Come stiamo a ferite ed acciacchi? >> chiese Zob con voce debole ma allegra.

<< Vediamo... allora, Terrence si è rotto due dita della mano, Johanna si è ferita la schiena, Cal ha preso una seria botta in testa ed è stato in come per un po' ma poi si è ripreso, Dan ha due microfratture alla gamba, Paco un ematoma alla spalla, Wally ha la caviglia slogata, Lenilee il naso rotto, Zay il labbro spaccato e poi... >>

<< I Tutori? >>

<< Ti dico che a Jeremy gli è andato via la punta dell'orecchio ed a Timothy gli si è spaccata la coda... ma ritornando alla loro forma naturale non hanno nulla, naturalmente, visto che i Tutori non hanno ne il padiglione auricolare né la coda ... Lardine e Marylis si sono rotte la “zampa”, ma il discorso è lo stesso... anche ritornando alla forma di gatto non presenteranno ferite.

E gli altri Tutori poco e niente... gli altri Domatori... l'anziano che custodisce il vaso di Pandora è già tornato a casa, non aveva poco e nulla, invece l'indiano d'America... >>

Le orecchie di Zick si fecero più acute, sicuramente quel tipo lì doveva essere lo stesso dal quale aveva comprato il regalo di Elena per Natale.

<<... Ha avuto un problema al cuore... >>

<< Ma è vivo?! >> esclamò Zick con la sorpresa dei suoi.

<< Non so... >> mormorò Greta abbassando lo sguardo.

<< Dopo gli andrò a trovare tutti. >> affermò Zick con voce dura.

<< Bravo, ragazzo... saluta tutti da parte mia. >

<< Sicuro, papà! >> il Domatore fu sollevato dal sorriso felice del figlio, che gli infuse coraggio.

<< Beep! Beep! >>

Squillò un cellulare.

<< Oh! È il mio! >> esclamò Zick stupito.

<< E FATE STARE ZITTO QUELL'AFFARE!! >>

Tuonò un Bobak dalla testa fasciata, che si stava leggendo Le Mille e Una Notte, nel lettino accanto a quello di Zob.

<< Ehm , certo, scusi... >> balbettarono i tre imbarazzati dalle occhiatacce saccenti del mostro.

<< Pronto...? >>

<< Zick! Zick! Ero andata a casa tua stamattina, ma c'erano solo i nonni fantasma, e mi hanno detto che voi eravate all'ospedale!! Cosa è suc... >

<< Elena, sono successe troppe cose, non posso raccontarti tutto via telefono... >>

<< Ma... i Domatori hanno combattuto, vero? >>

<< Sì... anche i Tutori. >> Zick sospirò e si incamminò verso l'uscita dell'ospedale, cercando meno chiasso.

<< Oh porca bomba...!! Stanno tutti bene?! >>

<< Hanno molti acciacchi... ma sono tutti vivi. >>

<< Oh, fiuu!! Come sono felice! Cioè sono triste per quello che è successo...! E tuo padre? >>

<< Lui ha un braccio fuori uso, ma si riprenderà. >>

<< Oh... ma sta bene?! >>
<< A parte questo sì... ma è un po stralunato... >>

<< Oh... mi dispiace per lui! Salutami tutti, ma proprio tutti da parte mia!!! >>

<< Certo... ah, a proposito... non credo che quella cosa si possa fare oggi.... >>
<< Cosa? >>

<< Il nostro... ehm... >>

Su, stupido, di'quella parola.

<< Appuntamento? >> lo precedette Elena.

<< Sì... senti mi dispiace ma proprio oggi non ce la faccio, con la testa... voglio restare con papà e mamma e tutti gli altri qui... >>

<< Certo, capisco... >>

<< Mi dispiace molto Elena... >>
<< No, no, è ok, comprendo. Allora va bene domani? >>
<< Sì, certo... >>

<< Ma alle cinque, perchè mamma ed io facevamo un salto in città prima... >>
<< Ok. Sempre al parco? >>

<< Certo... allora ciao, Zick. Spero che anche tu stia bene... >>

<< Sì... >>

In realtà, stava malissimo...

<< Ok, ciao. >>

<< Ciao... >>

<< Ti voglio b...! >> disse Elena, ma l'amico aveva già attaccato. Comunque, se la prese con la cornetta sbatacchiandola da tutte le parti.

<< Che succede, bambolina? >> disse una voce che sembrava essere impastata di glassa e caramello.

<< Niente... >> ringhiò la ragazza.

Già era nervosa di suo, ci mancava la Mariangela... Non aveva nemmeno bussato e si era infiltrata... Sì, infiltrata in camera sua.

<< Oh, scusa, non sapevo che c'eri tu... >>

“ Sì che lo sapevi l'ho detto prima e tu hai ascoltato benissimo...”

<< Uhmm... io penso che ci sia qualcosina, eh, topolina? >>

Con tutti quei vezzeggiativi Elena stava per vomitare, letteralmente.

La ragazza non rispose, trattenendo un conato, anche se gliene voleva dire quattro a quella vecchiaccia...

<< Ciccina, devo fare la tua stanza... >>

<< Puoi farla dopo?! Adesso volevo stare qui. >>

<< ELENAA!!! NON FARE DA INTRALCIO ALLA SIGNORA!! >> urlò sua madre dal piano di sotto.

<< Non le faccio di intralcio!!! É lei che... >>

Ma quello che stava per dire la rossina si ridusse in un borbottio nervoso.

<< Su, amore, dai, ci metto poco tanto... >>
“ Ci mette mezz'ora per pulire un vetro... e poi, le cose, le MIE cose, me le mette sempre all'aria....

Porca Bomba, se sono distribuite così ci sarà un motivo??? Non ha il diritto di ficcarci quelle manacce pustolose e macchiate che si ritrova! “

<< Ohiiii!!!!!!!! >>

“ Santa Bomba, dammi la forza... “

Elena uscì pestando il parquet con foga, graffiando con le unghie il corrimano di legno delle scale ed andando in cucina a bersi un sorso di latte, cercando di non fare caso alle facce dei genitori che la osservavano divertiti.

<< Sei di malumore, vedo. >> notò Harvey, imboccando il figlioletto col suo frullato di frutta...

<< Sì, sì e sì. Per colpa di quella là... >>

Ed indicò rabbiosa la sua stanza di sopra.

Dapprima fu tentata di indicarla col dito medio però poi si auto-costrinse a rimanere calma.

<< Oh, ma che ti fa di male quella povera donna? > sussurrò Julie, sistemando il bavaglino a Violet.

<< POVERA DONN...??!! >>

Elena volle urlare ma poi fu zittita da un'occhiataccia dei genitori.

<< Povera donna lei???!!! Provateci voi due a mettervi nei miei panni, a sopportare ogni giorno una vecchiaccia che ti chiama amore tesoro topolino e tutte quelle robe smelense lì! Che poi ti viene sempre a rompere le palle nei momenti meno opportuni!! Lo fa apposta!! >>

<< No, Elena... è una brava donna. Poverina, ha perso il marito e i suoi figli sono molto assenti...

e poi è dolce, dai, ti vuole bene... >>

<< Preferisco che non me lo voglia, piuttosto che questa tortura al sapore di dolcificante con zuccheri aggiunti! SGRUNT! Mamma mia ma avrà capito che ho dodici anni e non tre??!!! E poi, comunque, poveri gemellini, e poveri anche Sfruscio e Puffy -e Bombolo- !! Non sapete quanto mi dà sui nervi quella quando chiude tutte le persiane, rabbuiando la casa!!! LO ODIO, e quando io le riapro dopo tre secondi le ritrovo chiuse ARGH!!!! CHE ODIOOOOOOOO >>


Intanto, nell'ospedale di Bibbur-Si...

La donna prese per mano il marito, il suo sorriso di gioia precedente dissolto nell'acido.

<< Zob...come ti senti...? >>
<< Mah... non mi lamento... >>

Sorrise lui, ma la faccia di Greta si fece più truce.

<< Dimmi la verità, caro. Voglio sapere come ti senti. >>

<< Sono felice. >>

<< Felice?! >>

<< Sì... >>

<< Come puoi essere felice in una situazione come questa?? >>

<< A parte questa guerra inutile, il fatto che tutti noi dovremo stare a riposo per un po' e il pensiero di tutta quella gente morta... sì, sono felice. >>

<< Oh... e perchè? >>

<< Perchè... perchè ho mantenuto la mia promessa... >>

<< Non ne dubitavo, tesoro. >> sorrise di rimando la moglie, stringendo di più la sua mano.

<< Facevi male. C'è stato un momento, in cui... mi ero arreso... ed aspettavo la morte... e non stavo dando rispetto al mio giuramento... me ne stavo fregando di voi. >>

Il sorriso di lei scomparve per qualche istante, gli occhi castano chiaro spalancati.

<< Oh... beh... l'importante è che tu ti sia sforzato, alla fine... ne sono ammirata veramente. Dev'essere stato difficilissimo... povero maritino mio. >>

<< Uhm... >>
<< Zob, dimmi.. dimmi cosa hai provato, ti prego... devo saperlo. >>

<< Io... io... >>

<< Dimmi, avanti. >>

Non era una richiesta.

Era un ordine.

<< Mi sono sentito un enorme pezzo di idiota. >>

<< ???!!! >>

<< Tutti i Domatori avevano parlato coi loro figli, seriamente, su questa guerra... un vero discorso. Invece, a Zick non ho detto nulla.... io... >>
<< Non ti preoccupare... eri nervoso anche tu... È felice, vedi? È felice che tu sia qui con noi, ancora. È questa la cosa più importante per lui adesso. >>
<< Uhm... vabbè, comunque non mi sono comportato da padre. Da bravo, padre... >> lui abbassò lo sguardo.

<< Oh, non mi piaci quando fai il musone, su! >>

La donna allungò la mano verso il mento dell'uomo

alzandogli la testa.

<< Brutto mostrillo. >>
<< Bella Anguana. >>
<< Ohoh, sono onorata da questi complimenti... Ma ora dimmi altro. >>

<< Stavo combattendo, e... ho visto Terrence cadere dal Flyvan... volevo aiutarlo, ma il Piplor ha sbattuto me e il mio Flyvan a terra, lontano da tutti. Aliseus aveva la zampa rotta, e l'ho lasciato lì in pace. Volevo andare ad aiutare gli altri, ma... ma non seppi perchè, ma fui come condotto da una forza involontaria dentro un vecchio palazzo ammuffito e buio... >>

Gli occhi di Greta si ridussero a due fessure.

<< Non sapevo cosa mi stava succedendo... ma poi una voce nel buio mi parlò... mi disse che era... era la morte... credevo di impazzire, ma non me la stavo immaginando... poi mi ha detto “ BRUCIA!” e veramente ho sentito un calore dentro... e mi sono buttato dalla finestra. Sono atterrato in un cespuglio senza foglie, credendo di essere scampato alla Voce... ma poi la risentii e vidi chiaramente un vetro rotto alzarsi in aria e graffiarmi il braccio. >>

<< Oddio santo... >> mormorò la donna senza credere alle proprie orecchie.

<< E lì ho cominciato a delirare... a pensare di abbandonarvi tutti... ma poi mi sono fatto coraggio e mi sono alzato... e poi ho incontrato te... e poi non mi ricordo. >>

<< Mi hai detto che mi amavi, e poi sei svenuto. >>

<< Oh davvero...? >>

<< E sì. E quindi... l'essere che ammazza quella gente è dunque questa “ Voce” che dici tu...? >>

<< Sì, ne sono sicuro. Il Piplor era solo un diversivo... intanto lei poteva agire... ma non ho capito bene cosa voleva da me. >>

<< Non lo so... resta comunque il fatto che non sappiamo perchè fa questo. >>

<< E no... chissà se ne riavremo l'occasione. >>

gemette il Domatore malinconico.

<< Ma Greta... che ci facevi tu là sul campo di battaglia... assieme poi ad altri, no? Era pericoloso, il Piplor poteva... >>

<< I ragazzi ed io siamo venuti lì dopo un messaggio telepatico che ha ricevuto Zick da Jeremy, che diceva che avevano sconfitto il mostro ma che avevano subito bisogno di rinforzi. >>

<< Ah... però una cosa è strana. >>

<< Cosa? >>

<< Per tutto il pomeriggio nessuna forza speciale, nessun umano, nessun soccorso... è venuto lì in piazza. >>
<< Uhm... beh.. ho sentito che la gente era andata in panico, sia nelle centrali di polizia che in tutte le altre... che tutti avevano paura di recarsi lì sul posto. >>

<< Ah... >>

Il panico generale, la confusione, l'indecisione.

Una bella mente, questo assassino.

<< Ciao, Zobbie! >> disse una voce di anziana signora traboccante di ilarità.

<< Mamma....! >>

<< Figliolettoooo.... >>

Maria gli corse incontro e gli riempì le guance di baci a dire poco esagerati, sotto le risatine di Greta ed Ezeria.

<< Ehy mamma... mi fai male... >>
<< Oh, scusa caro! >> trillò la signora asciugandosi le lacrime con un fazzoletto.

<< Ma che ci fate voi qui? Non potete uscire dalla vostra Oasi... >>
<< Una piccola eccezione per vedere nostro figlio.

Sorrise il padre comprensivo.


Il ragazzino uscito fuori dall'ospedale, ed adesso stava camminando sopra un ponte sospeso pullulante di mostri.

<< E fai attenzione a dove cammini! >>

Gli sbraitarono le teste di uno Zamurro che Zick aveva appena appena sfiorato.

Zick nella folla, che fosse stata sia di umani che di mostri, si era sempre sentito a disagio...

Lui, così diverso rispetto tutta la massa...

Si sentiva soffocare dagli sguardi di tutte quelle facce che lo squadravano...

Si tirò fuori il suo amato Spray Aerosol e tirò due boccate, riuscendo a superare il Ponte di Mezzo, il più glamour di tutta Bibbur-Si, pieno zeppo di negozi, covo d'incontro di molte Gingi vanitose.

Oltrepassato quella via infernale, il Domatore s'incamminò sul Ponte Panoramico di Bibbur-Si, stranamente vuoto, e gettò lo sguardo attorno a lui. Enormi grattacieli dai vetri grigi, come il cielo quella mattina, perfettamente rettangolari. L'uno uguale all'altro.

Che noia.

BigBurg... tecnologica, efficiente, perfetta, ma inquinata...

Il perfetto contrario di Bibbur-Si.

Sgangherata, pazza, piena di sorprese, perfettamente però a su agio nel cuore della città degli umani.

<< Ti godi lo spettacolo, eh? >>

Zick sobbalzò dalla panchina.

Quella voce...

Oh...

La ragazza aveva i capelli blu-violacei sciolti dalla brezza d'altura, vestita con un maglione viola scuro abbastanza scollato ed una minigonna nera, le gambe coperte de delle calze a righe gialle e verdi fosforescenti e ai piedi degli stivali di pelle lucida bianca.

<< Ciao, Lay. >>

<< Ciao, Zick. >>

Lei avanzò per un poco e si sedette sulla panchina più lontana da Zick.

E lui ne fu rincuorato moltissimo.

<< Che ci fai qui? >> chiese lei in tono rude, guardando lontano un telone della Victoria Secret, naturalmente sfoggiante della classica donnetta mezza nuda che ricopriva l'intera facciata di un palazzo.

<< Nulla... solo una boccata d'aria. >>

<< Io invece aspetto Teddy. Uffa, doveva essere già qui da tre minuti! ARGH!!! >> grugnì picchiettandosi il vetro dell'orologio.

<< Uhm... come vanno tua madre e tua nonna? >> chiese Zick, cercando di essere gentile.

<< Ah, bene, per fortuna. Qualche graffio e botta... ma niente di che alla fine, per fortuna. >>
<< Bene... almeno voi...! >>
Zick ripensò allo stato del padre e gli venne una fitta al cuore.

<< Ma dimmi te... >> bofonchiò la ragazza rabbiosa.

<< Se il panorama debba essere rovinato da quella là... >> ed indico la modella.

Il suo tono era.... seccato, annoiato.... invidioso?

Zick non ci fece importanza ed abbassò lo sguardo.

<< Teddy sarà coi suoi genitori, Lay... >>
<< Oh, è già da mezz'ora che ci sta!! >>

<< Oh, ma avrà diritto di stare coi suoi, cavolo? Sono ritornati da una guerra orrenda ed avranno anche loro le loro ferite!! Teddy sarà stato in pensiero anche più di noi, visto che entrambi i suoi genitori hanno combattuto! Ma ti rendi conto di che cosa dici? È naturale che preferisca passare un po' di tempo con loro che non con te, anche se tu sei la sua fidanzata! >>

Zick era furioso... quasi quasi stava per levitare sulla panchina dalla rabbia.

“ Ma come ho fatto ad innamorarmi di 'sta stupida... “

Lay non rispose e guardò con aria triste i suoi piedi.

<< Zick... hai ragione... sono proprio una scema... è che io... io ho bisogno di contatto... di amore... non mi accontento delle parole... capisci? Mi capisci? Io e Teddy ci amiamo... ed anche se non lo diamo a vedere, c'è ben altro che soli sbaciucchiamenti... io lo amo perchè Teddy è forte, spavaldo... ed intelligente, anche se molte volte fa lo stupido... a parte che è fio. >>

“ Ok... un quesito era risolto... ma ci manca l'altro... “

“ COSA CI TROVA TEDDY IN LEI??!! ”

<< Ah... ho capito... >> sorrise il ragazzino.

<< E tu, invece... ? Ti piace ancora la tua amica? >>
<< O-o... beh io... ci incontriamo domani al parco. >

<< Ohoh... >> sorrise Lay maliziosa, arricciandosi le ciocche fucsia eccitata dalla notizia.

<< Fate sul serio voi due, allora... >> ghignò la ragazza, facendo arrossare le diafane guance del Domatore.

<< Mah è solo per... per parlare... O_O'' >>

<< Ahahahh, ma veramente credi che volesse intendere questo??!! Ahaha, proprio non le conosci le donne, eh? Le sue intenzioni sono ben altre! >>
<< Tu dici...??!! >>
<< Certo!! Ma non ti sei accorto di come ti guarda, come se fossi un angelo caduto da cielo? >>
<< Io... io... >> balbettò Zick, le gote ormai arrostite nella brace dell'amore.

Elena... mah, non se n'era molto accorto, in realtà... era lui a guardarla in quel modo, lo sapeva... tutti dicevano che era evidente che si piacevano, entrambi... possibile che proprio i sottoscritti non lo debbano capire?

Bene... allora se era vero... potevano stare insieme!! Ma prima di tutto lui doveva esserne sicuro, sicurissimo... e poi, c'era il problema più grosso...

Amare è facile, ma dirlo all'altro e superare la vergogna è la cosa ardua!!

Il ragazzino sospirò...

Doveva fidarsi delle parole di Lay? Doveva dare infine, ragione alle parole di Patty e Matty?

Erano, dopotutto, quelle di tutti... anche dei suoi amici. E familiari... sì sì, i suoi genitori lo tartassavano tanto... ed ormai era la quarantesima volta che Zick era riuscito a scampare ai “ Discorsi tra maschi” del padre, ed il “ Manuale del Perfetto Galantuomo” di sua madre.

<< Eccomi... >> disse una voce alle loro spalle.

<< Ma orsacchiotto miooo!!! >> cinguettò Lay andandogli incontro saltellante.

<< Ciao, Lay-Mammy-Mammy... >> disse lui con voce arresa, facendosi sbaciucchiare.

Zick stomacato distolse lo sguardo... ma nel farlo incrociò gli occhi a mandorla di Teddy, aperti con un'espressione... desiderosa d'aiuto.

Ezechiele sorrise comprensivo...

E guardò le cime aguzze dei grattacieli lontani che pizzicavano la pancia delle nuvole, imbronciate.

Sì... quell'indomani glie l'avrebbe detto, ad Elena... glie l'avrebbe detto che... che si era innamorato di lei... in modo tranquillo, pacato... dicendo che se lei non ricambiava sarebbero restati sempre amici.

Ispirò un po' d'aria fresca e si alzò, spiando con la coda dell'occhio i piccioncini molto indaffarati sulla panchina...

Rientrò dentro all'ospedale, oltrepassando un Bombo con problemi di intestino ed uno Snyakutz tutto smontato...

E vide un vecchio anziano dalla pelle abbronzata, increspata di mille rughe, ed i capelli lattei e lunghissimi, che sparivano sotto l'ammasso di coperte.

Sembrava avesse gli occhi chiusi, ma...

<< Ciao, ragazzo. >> la sua voce era profonda e segnata da anni ed anni di vita.

<< Ciao, signore. >>

<< Non sono un signore... >> rise il vecchio, accompagnato dagli sghignazzi del ragazzino.

<< Sta bene...? >> gli chiese apprensivo Zick andandogli accanto.

<< Beh... il mio cuore adesso mi sta dicendo che è stanco. È stanco... ho vissuto fin troppo ormai... ha sopportato emozioni e fatiche... ma ne è felice, e soddisfatto. È giunta anche a lui la sua ora di riposare, non credi? >>
<< Uhm... >> Zick si strofinò vergognato due lacrimucce che gli erano sbucate dagli occhi.

<< Lascia stare, ragazzo mio. Lascia stare... >>

Il vecchio allungò la mano dalle dita lunghe e magre, e tolse con un tocco delicato le mani di Zick dal suo viso.

<< Non nascondere i tuoi sentimenti, non farlo mai, capito? >> disse il pellerossa sorridendo, aggrottando di più la pelle che nascondeva i suoi occhi.

<< Sì... >> sorrise il ragazzino, leccandosi una lacrima salata che gli pendeva dal labbro.

<< Ho vissuto la mia vita, e ne sono contento. Non credo che riuscirei a reggere altri anni così... anche se nonostante la mia età veneranda, sono in forma come un giovanotto. Ihih! >>

Zick sorrise commosso.

<< Si trasformerà in fantasma? >>

<< Uhm... penso di no... >>

<< E chi penserà al suo lupo? >>

<< Dente di Luna è libero... è libero adesso... mi seguirà, se vuole. >>

Detto fatto, il lupo argenteo sbucò dal muro gibboso e si mise accovacciato sulla pancia del padrone.

<< A presto >> sorrise il vecchio.

<< A presto... >>

Poi il respiro si affievolì fino a che non si sospese....

per sempre.




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Capitolo 13
*** E piove sulle tue ciglia nere, Elena ***




E piove sulle tua ciglia nere, Elena.


Che ore erano??

L'antica pendola segnò cinque rintocchi.

<< Devo andare, devo andare!! >> strillò il ragazzino, cercando di appiattirsi un ciuffetto ribelle che gli stava dritto sulla testa, e combattendo senza pietà contro un brufolo che gli era sbucato sulla punta del naso.

<< Stupidimaledettiormoni... >>
<< Oh, Zick, vieni qui... non si leva così un foruncolo... >>

Trillò sua mamma divertita dalla goffaggine di Zick, andando verso di lui.

<< Su, vieni in bagno... te lo levo io... >>
La donna prese un batuffolo di cotone, lo imbevette di alcool e lo tastò sulla fronte del figlio.

<< Ahia ahii.... brucia... >> frignò lui.

<< Oh, figliolo, se già piagnucoli per un brufolazzo, non ti voglio vedere quando sarai alle prime prese con le tue ferite di guerra! >> esclamò Zob sorridendo, entrando nel bagno per assistere alla scena.

Ormai stava meglio, ed tutti erano tornati a casa, ma il suo braccio era sempre impiastricciato della bava luminescente di Troptilus.

<< Non ti ci mettere anche tu. >> mugugnò il piccolo Domatore.

<< Ok, sei pronto adesso!! >> esclamò Greta ridendo.

Il ragazzo si guardò allo specchio...

Nella zona dove prima torreggiava il famigerato brufolo adesso c'era solo un lieve arrossamento.

<< Ohh, ma quanto sei diventato carino Zick...>>

disse Greta appoggiando la testa sulla spalla ( quella sana) del marito.

<< Proprio un bel bimbetto abbiamo fatto, sissignore. >>

ribadì Zob fiero.

Zick si senti a disagio, e grugnendo uscì dal bagno.

<< Ciao ciao... >>
<< Buona fortuna!!! >> dissero in coro i mostri, i genitori, i nonni ed anche il Tutore.

<< Oh oh ehiehiehi!! Ti stai dimenticando una cosa importantissima!! >> Zob scattò allarmato, incurante della sua ferita di guerra, e raggiunse il figlio.

<< Che c'è, papà? >> chiese Zick scettico e curioso.

<< Prendi queste mentine per l'alito. >>

Zob tirò fuori una scatoletta dalla tasca e ne tirò fuori una pasticchina.

<< E perchè? >> chiese Zick ancora più turbato.

<< Possono sempre servire, tranquillo, parlo per esperienza! >> gli sussurrò Zob all'orecchio.

Stranito dal comportamento avventato del padre, Zick se la ficcò in bocca.

Uscì senza prendere l'ombrello e senza degnare nemmeno di uno sguardo il giacchetto appeso al muro.

Gli era sempre piaciuto bagnarsi il viso con le gocce di pioggia... non capire più se la sua pelle era pelle, oppure acqua...

Quando era ancora debole fisicamente, prima di conoscere Elena e scoprire il suo Dom, la pioggia era la colonna sonora dei suoi lunghi pomeriggi d'autunno...

Guardarla fuori dalla finestra di camera sua era il suo hobby preferito.

La pioggia... la sua unica amica... l'unica che lo stesse ad ascoltare... l'unica che sapesse tenergli compagnia con la sua dolce melodia...

Sì, Zick era l'unica persona in tutta Oldmill Village che amasse la pioggia. Non se ne vergognava: da un lato era fiero di essere diverso dagli altri, ma dall'altro gli dispiaceva essere considerato un “ diverso” e uno “ strano”.

Mentre camminava verso il parco, il ragazzino alzò gli occhi al cielo e aprì la bocca.

Sì, qualche goccia andava a segno... Zick si assaporò con piacere il gusto della pioggia.

Oltre che lui, non c'era anima viva. Nessun tipico passante in impermeabile, nessun gatto che cercava riparo, nessuna chiocciola che si crogiolava... nessun mostro. Persino gli Spettri Neri avevano preferito rimanere nei loro covi oscuri?

Era solo... anzi no, c'era la sua amica bagnata.

Zick oltrepassò il cancello d'ingresso del Parco di Oldmill.

Era così... magico, bello, con tutta la pioggia che rendeva lucidi i tronchi d'albero, la nebbia che sfumava i contorni delle cose... sembrava di vivere un sogno.

Zick aveva freddo, ma non ci badò. Era completamente attratto da tutto ciò che vedeva intorno a lui.

Le sagome contorte degli alberi spogli... non erano spaventose o lugubri. Ma pittoresche, magnifiche... parevano antiche torri di qualche castello... magari di una strega cattiva o di un mago brontolone.

Torri che, nonostante la vecchiaia e il fatto che sembrava stessero per cadere da un momento all'altro, da quanto erano attorcigliate, alla fine resistevano sempre. Zick era ormai completamente fradicio, ma a cosa gli infuse tranquillità.

Starnutì parecchie volte: ma anche usando la Vista Dom non vide nessun Monster-ska nelle vicinanze. Era solo un comunissimo raffreddore, finalmente.

Aspettò... un minuto, due minuti, tre minuti...

<< Zick! Zick! >>

Il ragazzino si girò e vide una sagoma femminile appena abbozzata nella nebbia, che correva verso di lui.

<< Elena... >>

Era molto carina coi capelli sciolti, che ora le ricadevano ribelli sul viso bagnato. Indossava anche un velo di rimmel, che le facevano sembrare ancor più grandi i suoi meravigliosi occhi. Anche se era sbaffato sulle guance, la ragazza era molto bella...

Elena sorrise.

<< Mi dispiace, ho dimenticato l'ombrello... >>

<< Fa niente. >>

Zick tremò al pensiero di camminare nel parco sotto l'ombrello accanto ad Elena... che iniziò a camminare.

<< Zick... cos'è successo ieri? Dov'erano tuo padre e Jeremy? >>

Zick la guardò triste, e le raccontò tutta la vicenda della battaglia.

<< Papà deve fare molta attenzione quando cammina... è una fortuna che non gliel'abbiano amputato. >>

Elena si mise le mani sulla bocca.

<< Era veramente in uno stato pietoso. Tutto il braccio con... quello squarcio orribile... poteva morire dissanguato sai. Lo hanno salvato appena in tempo. Adesso quando cammina fa impressione... sembra che abbia un peso morto traballante al posto del braccio! >>

Zick sospirò e chiuse gli occhi.

<< Mi... mi dispiace molto... >> disse Elena con voce tremante.

<< Gli altri Domatori hanno anche loro le loro varie fratture, ferite, ematomi... ma è tutto ok! >>

<< Mi dispiace moltissimo per tuo padre, i Domatori, i Tutori... per tutti i loro parenti... per Greta... e per te, Zick. >>

La ragazza mandò un sorriso comprensivo all'amico e poi gli prese la mano.

Zick sussultò a quel contatto, ma ne fu anche incoraggiato e confortato....

Con estrema timidezza, incrociò le dita con quelle della compagna... che la strinse, non osando però guardarsi negli occhi.

I due camminarono nel parco così ancora per un po'.

Sentivano una strana ma piacevole sensazione... come se... si stessero fondendo con tutto ciò che stava loro attorno... l'erba, le piante, gli alberi, le cortecce, le foglie, i rami, gli animali, la pioggia, la nebbia, le nuvole, il fango...

Erano un tutt'uno naturale.

<< Ho freddo. >> disse Elena all'improvviso.

<< Ehm, vuoi che andiamo s-sotto a quell'albero a fermarci? >> balbettò il giovane Domatore indicando un enorme cedro del Libano con tutte le foglie

aghiformi verdi scuro al loro posto.

<< Ok. >>

Elena separò la sua mano da quella di Zick e trotterellò verso l'albero inzaccherandosi tutte le scarpe e i pantaloni, ma evidentemente non gliene importò.

Il ragazzino stupito e preoccupato per il comportamento dell'amica la seguì e si appoggiò sulla corteccia nodosa e bagnata del cedro.

<< Va bene adesso...? >> << Uhmpf... sì... >> rispose vacuamente lei, mentre guardava il vuoto con fare svagato.

Poi la ragazza cambiò direzione e camminò spedita verso l'amico.

Era vicinissima. Zick poteva contare tutte le gocce di pioggia appese alle sue ciglia...

Il ragazzo sentì l'impulso di arretrare: ma non poté, il tronco del cedro lo sbarrava.

In un certo senso, Zick ne fu grato.

<< Zick... io sono veramente dispiaciuta per te... >>

sussurrò Elena socchiudendo gli occhi.

<< Va tutto bene Zick? >> disse lei ritornando normale stupita dal tremore della pelle di Zick.

<< Sì sì... ho solo f-freddo... tranq-quilla... >>

<< Mi sembri Dedevid sai! >> sorrise Elena.

<< Uhm... già... >>

<< Sei molto triste vero...? >> sussurrò Elena.

<< Sì... >>

<< Zick? >>

<< Eh? >>

<< Tu mi consideri ancora la tua migliore amica...? >>

<< Ma c-certo... noi saremo amici per sempre... >>

<< Uhm... hai mai pensato a qualcos'altro che ci possa accomunare? >>

<< Ehm... sì noi vediamo i Mostri... >>

Stupido imbranato stupido che sono! So affrontare i Monster-ska e non le ragazze?! “

Elena lo guardò delusa.

<< Nel senso... >>

<< Quel senso... ? >>

<< Sì... >> rispose lei con voce velata.

<< ... Zick... quando c'era Charlie... ed io passavo tanto tempo con lui, e mi divertivo tanto... tu eri geloso di me vero? >>

Zick, sorpreso da quella domanda, chinò la testa e borbottò un “ sì” imbronciato.

<< Sai Zick... non volevo che mi rimanesse nel cuore quel bacio sulla guancia che tu mi diedi quella volta... che stavamo giocando a quel gioco dove tu mi dovevi prendere... tu me l'hai dato solo per distrarmi vero? Perchè volevi vincere...? >>

<< Sì, solo per quello. >>

<< E me ne daresti uno ora per lo stesso motivo...? >>

L'ennesima goccia di sudore calò dalla tempia di Zick e si fuse con quelle di pioggia.

<< Rispondi. >> gli occhi di Elena si erano fatti sottili e freddi, ed era vicinissima ormai. Lei avvicinò la mano al viso di Zick, e gli scostò dolcemente le ciocche blu bagnate dalla fronte e finalmente poté vedere i suoi occhi color cioccolato fondente.

<< Ehm... >>

<< A Natale, sotto al vischio... ricordi? >>

<< Sì... >>

<< Cos'hai provato esattamente? >>

<< Ehm mm.. i-io.. >>

Elena sorrise, dolce.

<< Oh, piccolo Domatore imbranato... sta' zitto e baciami, perchè TI AMO!!! >>
La ragazza chiuse gli occhi e appoggiò le labbra calde contro quelle gelide di Zick.

Lui rimase fulminato. Pietrificato. Immobilizzato.

Si amavano allora... era quello che avevano alla fin fine sempre sperato l'uno dall'altra...

Quello sbavamento con Lay??? Ma non era niente a che fare. Aveva gli occhi chiusi, e non ebbe il coraggio di aprirgli. Si sentiva avvolto dai capelli profumati di Elena, mentre lei gli accarezzava il collo e i capelli...

No, non sono un pezzo di legno, non sono un pezzo di legno... >>

Il ragazzino mosse le braccia a scatti e poi riuscì ad avere contatto con la schiena della ragazza...

Oh come si sentivano bene...

Da lì iniziò la loro storia. La storia del loro amore.

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Capitolo 14
*** Felicità breve ***



Felicità... breve.


La pioggia ormai era cessata.

Elena stringeva il braccio di Zick, lui le accarezzava la testa bagnata e le cingeva un fianco..

Erano davanti a Casa Patata.

<< Beh, mi sa che devo entrare... >> disse Elena piano.

<< Uhm uhm... male. >> borbottò lui stringendola di più.

<< Eh, lo so, mi dispiace... ma altrimenti i miei penserebbero male, ci verrebbero a cercare, finiremmo nei guai.........................................................................................

Mica vorrai stare tutta la notte a girovagare con me!? >>

Elena sapeva chiaramente che era una domanda retorica.

Zick sorrise con espressione beata.

<< Tranquillo, abbiamo tutta la vita davanti... ci sarà del tempo per noi, no? Beh, allora... ciao, Zick... >>

Si staccò da lui e camminò calma verso la porta di casa sua. Poi si arrestò, e corricchiò indietro, verso di lui.

<< Dimenticavo questo >>

Gli diede un piccolo bacio sulle labbra.


Il ragazzino entrò in casa rosso in volto, i capelli blu scuro che sembravano essere appena usciti da una camera di ventilazione e un risolino sulle labbra.

<< Ehy, Zick!! Com'è andata? >> chiese allegra Greta andandogli incontro.

Normalmente avrebbe detto al figlio di asciugarsi prima di entrare in casa, ma era così eccitata e curiosa di sapere cos'era successo che non ci fece minimo caso.

<< Mm... bene... >> borbottò Zick passandole davanti.

<< Zick avere la faccia di uno appena stato investito da un camion! >> disse Bombo distraendosi da dei vecchi, appetitosissimi scarponi di Zob.

<< No, Bombo... io penso che abbia cuccato, ed anche di brutto... >> ipotizzò Zob facendo l'occhiolino al figlio.

Jeremy ed i Bobak grugnirono qualcosa di incomprensibile e girarono lo sguardo, ma con orecchie ben attente.

<< Mmm.... >>

Il Domatore con gli occhi mogano allucinati e fissi salì le scale per andare in camera sua.

Ma due fantasmi dal sorriso impresso sul viso gli sbarrarono la strada.

<< Allora? Alloraalloraallora??? >>

<< Mmm.... se insistete sarò costretto a passarvi attraverso. >>
Theo e Tessa assottigliarono gli occhi arrabbiati.

<< Ok.. ok..! ve lo dirò quando sarò asciutto. Vado a farmi una doccia. Promesso... -_-' >>

E, con i borbottii maliziosi dei nonni che gli ronzavano nelle orecchie, Zick si rifugiò in bagno.

Sì, quella doccia ci voleva proprio: il ragazzo si sentì sciacquare tutti i problemi via, lontani.

Finalmente lui e la sua ex amica si erano capiti, dopo un anno di amicizia bellissima ma anche gelosie acute e litigi.

Con quel bacio si erano dimostrati quello che, in effetti, l'uno provava verso l'altra da... da sempre!

Zick lo aveva sempre saputo, anche quando era cotto di Lay. Era sì attratto da quella ragazza più grande di lui, bella e spavalda, ma il suo cuore, di nascosto, gli sussurrava che le cose non potevano, non dovevano andare così. Lay non era la ragazza giusta per lui. La sua eletta era proprio accanto a sé, sempre.

Ma non aveva avuto il coraggio di accorgersene.

Dopo dieci minuti uscì e si mise l'accappatoio, poi uscì.

<< AHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!! >>

TUTTI, dico TUTTI gli inquilini di casa Barrymore erano lì dietro la porta a spiarlo col sorrisetto appiccicato sul viso.

<< MI STAVATE SPIANDO, EH!???? >>

sbraitò il ragazzino mentre sentiva quasi uscire il fumo dalle sue orecchie da quanto era incavolato.

<< Noooooo.... >> dissero tutti ridacchiando, poi i mostri scapparono a gambe levate di sotto, mentre Zob, Greta, i nonni fantasma e Jeremy rimasero lì con il fenomeno del momento.

<< Allora, che arma hai sfoggiato per sedurre la giovane e innocente Elena? >> ghignò Zob.

<< Nessuna. >> mugugnò il ragazzino abbassando lo sguardo.

<< Daiii dicci tutto! >> esclamò Tessa scuotendo le sue trecce evanescenti.

<< Non ho voglia, fatevi gli affari vostri. >>
<< Il piccolo Domatore ha ragione! Non è costretto a dirvi tutto! E poi l'amore, gli appuntamenti galanti e gli sbaciucchiamenti in questi casi è cosa poco importante, dovete pensare a qualcos'altro! >> grugnì Jeremy.

Zob si mise a ridacchiare convulsamente, il braccio blu luminescente che ballonzolava, dando un'impressione a metà tra il buffo e il grottesco.

<< Che c'è? >> chiese rude il gatto, preoccupato.

<< Uhmmm... dov'è che eri le altre sere? Da quel bel pezzo di gattina dal pelo candido che vive in casa Thaur, una certa Missy.. >>

<< TACI, ZOB! QUELLO CHE FACCIAMO MARILYS ED IO NON DEVE INTERESSARVI! >>

E, indignato, il gatto se ne scappò di sotto, mentre tutti si piegavano dal gran ridere.

<< Su, dai, Ziickk.... >> implorarono Tessa e Greta, con le lacrime agli occhi per la risata incredibili di prima.

<< No. >>
<< Comunque ce l'hai promesso! Su sputa il rospo. >> disse Theo, e lì Zick si sentì incastrato.

<< Allooora... fatemi sedere perchè così non ce la faccio a raccontare. >>

**

<< É stata lei! Non io! >>

<< Però lo volevi anche tu. >> sogghignò la donna bionda.
<< Ammettilo. >> s'intromise Theo.

<< Uhm....sss...ì. >>
<< Oh, bene bene. Audace, come ragazza. Spero che ti scrollerà un po'. >> esclamò Zob dando una gomitata al figlio.

<< PAPÀ! >>

<< Su, stavo scherzando! Dai, mi hai reso proprio fiero di te, sei proprio un gran conquistatore di donne come tuo padre e... >>

STONK !!!

<< AHIAHAAIAH!! Greta ma sei impazzita? Guarda come sono ridotto ti ci metti anche tu??!! >> esclamò il Domatore sconvolto, fissando la moglie che sembrava volerlo incenerire con gli occhi, ansimando, ancora con l'arma del delitto in mano.

<< CONQUISTATORE DI DONNE?? CONQUISTATORE DI DONNE?? Ma tu non ce l'hai mai avuta una ragazza che non fosse me! Tu non me la racconti giusta

signorino! >> schiamazzò la donna dimenando il mestolo che poco prima si era abbattuto sulla zucca di Zob.

<< Ehhyy!! Ma io stavo solamente scherzando! Sai che ho occhi solo per te... >>

<< MMM..... TU-NON-ME-LA-RACCONTI-GIUSTA. >>

ripeté a scatti la Rifugiatrice, incrociando le braccia sorridendo scettica.

<< Daiiii che scheerzooooo!!!! >> pigolò la donna scaraventando via il mestolo ( che finì addosso ad un povero Bollo che stava canticchiando indisturbato Poker Face, facendolo scoppiare), e spiccando un gran balzò atterrò sul divano accanto al marito e schioccandogli un bacio sulla guancia.

<< Dicevi, Zick? >> sorrise affettuosa la donna.

<< Uhmm... dicevo che è stata lei a mettermi... spalle al muro... anzi all'albero e.... mi è saltata addosso

insomma! >>

<< Saltata addosso...? >> chiese Tessa turbata.

<< Ehmmm non in quel senso lì... io... lei... >>
<< Aspetta facciamo passare questa ondata di balbettamenti... poi potremmo ricominciare con la nostra telenovela... ! >> annunciò allegramente Greta, e riuscì a far spuntare un sorriso imbarazzato a Zick.

<< Alloora... ecco ci siamo detti alcune cose... e

poi.. beh. >

<< E POIIII??? >> strillarono la madre e la nonna.

<< Mi ha detto di stare zitto. >>
<< Oh.... continua!. >>

<< E mi ha anche ribadito che sono un piccolo Domatore imbranato. >>
<< Questa non mi è nuova. U_U >> disse Zob chiudendo gli occhi e sorseggiando la sua tazza di caffè.

<< E poi vi siete sbaciucchiati smack smack sbaciucch sbaciucch pciù pciù??!! >>

<< Mamma mi sembri truzza. >>
<< ARGHHH!!!! MI CUCIO SUBITO LA BOCCA!! >>

<< Comunque... mi ha detto... che... >>

<< ?????????????????????????????????????????? >>

<< Che... mi ama... >>

La casa fu invasa di un “ OOOOOOOOHHHHHH” potentissimo, che si precipitò anche per la via.

Ma anche quell' “ OOOOOOOOHH “ di casa Patata fece la sua bella parte.

E con loro anche il pianto disperato di Harvey, e i Bolli che cantavano “ Kiss Me” a squarciagola.


Zick aprì gli occhi.

Era una nuova giornata...

La sua prima giornata...

Da fidanzato della sua migliore amica.

Col sorriso estremo si alzò e velocissimamente si vestì.

Andò giù per le scale di corsa ed addentò al volo una briochina alla marmellata di mirtilli e si diresse senza pensare verso la porta.

La casa era silenziosa...

Erano le sette e mezzo, di solito almeno sua mamma era alzata a quell'ora.

Ma niente: nonostante il gran baccano che aveva provocato Zick tutti dormivano profondamente.

Il Domatore ridacchiò osservando i mostri che poltrivano sul sofà del salotto e Bombo che comodamente russava sul pomello in fondo alla scala.

Poi si mise lo zaino in spalla, aprì la porta ( la chiave era lì) ed uscì...

<< Ciao, Zick. >> disse una voce femminile tranquilla e serena.

<< Ciao... Elena... >> rispose sorpreso e incespicando.

I due abbassarono lo sguardo con le guance che incredibilmente abbrustolivano a quel pallido sole invernale.

<< Ciao, Elena! Comportati bene, eh! >> urlò Harvey in pigiama sull'uscio di casa sua.

Zick ebbe la spiacevole sensazione che quelle tre ultime parole fossero indirizzate a lui...

<< CEERTOOO PAPARIINO.... ciao ciao! >>

Sorrise Elena, e poi girò la testa verso Zick.

<< Allora, andiamo? >>

<< S...sì. >>
Erano solo loro due. Soli...

<< Hai affrontato bene i parassiti? >> chiese Elena sorridendo.

<< I... i parassiti? >>

<< Certo! I tuoi familiari! >>

<< AAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHH!!!!!!! Beh... mi stavano un po' appiccicati però.... >>

<< Però sei riuscito a sopportarli. >> lo precedette Elena facendogli l'occhiolino.

<< Eh... mamma e nonna mi stavano attaccate come non so che e papà... mi continuava a ripetere “ robe da uomini...” varie... boh. >>
<< “ Robe da uomini??? “ >> chiese Elena curiosa.

<< Sì... poi mi ha dato una mentina... >>
<< Ah sì me ne sono accorta. Eri proprio... >>

<< Proprio...? >>
<< Mentoso. >>
<< Mentoso?? >>

<< Sì, mentoso. >>

La coppietta si guardò per alcuni secondi negli occhi poi il Domatore e la Rifugiatrice si misero a ridere a crepapelle.

<< Sono così contenta Zick. >> disse improvvisamente Elena con voce dolce, prendendogli un braccio.

<< Anche io. >> rispose puro e sincero il ragazzo, arrossendo.

<< Ma... Elena... come ci potremo comportare a scuola? >>

<< In che senso? >> disse lei alzando il sopracciglio.

<< Beh... adesso che... che stiamo insieme... come faremo? Io mi vergogno un po'... poi pensa saremo i fenomeni da baraccone della scuola e non oso immaginare le facce di Patty, Matty e Tatty quando sapranno... brr!!!!!!!!!! >>
<< Senti. Finché non stavamo ufficialmente insieme sbagliavano a dirci che eravamo fidanzatini e tutto.

Ma adesso, che in effetti è vero, possono dirlo.

Nasconderlo? Perchè, scusa? È un reato? Poi, che ti frega quello che dicono tre truzze... basta che non ci scassino i chitarrini troppo. Ma sta' tranquillo, ci sto io a proteggerti. Come al solito ! >>
<< Come al solito? Scusami ma chi è che ti difende dai mostri e dagli spettri, sfoggiando il suo potente potere Dom? >> disse con la puzza sotto al naso.

<< Avrai pure il tuo Dom ma ormai credo che tu abbia perso il conto di quante volte ho salvato te con la mia mente geniale! >>

<< Sì sì, vabbè... tu sei la mente ed io il braccio. >>

Concluse Zick sorridendo.

<< Due pezzi che combaciano perfettamente l'uno con l'altro. >> disse Elena.

<< E che formano un'arma letale!! >> esclamò fiera.

<< Uhmm... chissà adesso cosa succederà. >>

<< Chissà... chissà... >>
Ormai avevano raggiunto il grande cortile della scuola media.

I due osservarono con un misto di divertimento e disgusto una truzzetta intenta a ricopiare in fretta e furia la lezione di scienza dall'amica, poi notarono con la coda dell'occhio Soup che gli scrutava da lontano.

Ignorandolo, Zick ed Elena raggiunsero David, Annie e Lorrence seduti sulle scale.

<< Buonsalve! >> li salutò allegramente quest'ultimo mostrando loro i suoi denti bianchissimi e perfetti.

<< Ciao ciao! >>

Il Domatore si chinò per sedersi, ma la Rifugiatrice gli prese la mano con vigore e lo tirò su.

<< Lorry, Dedevid, Ragnetto...... è ufficiale! >> annunciò solenne, sorridendo orgogliosa, mentre a Zick venivano i sudori freddi.

<< Siamo fidanzati! >>

<< Wowowowowwwwoowowwowwowowoow!!!!! >>

<< Benvenuti nel club dei sistemati. >> annunciarono ridacchiando Annie e David.

<< VIVA GLI SPOSIIIIIIII!!!! >> urlò improvvisamente il biondo, richiamando l'attenzione di...

Oh, no!

<< Uhhh ma alloorra siiiete fidaaanzatiiiniiii fiinalmeeenteee vi abbiiamooo smaaascheraaaatiiiii!!! >>

Strillacchiarono Patty, Matty e Tatty saltellando cretine.

<< Non avrei mai creduto di potervelo dire, ma stavolta vi do' ragione. >> Ribatté Elena spavalda.

<< Sì, ok. Stiamo insieme. Contente? Basta che ci lasciate in pace e che non distribuiate in giro per tutta la scuola false voci su di noi. Chiaro? Lo vedete questo pugno? >>

sibilò Elena intimidatoria, mentre il Trio Truzzo arretrava tremando.

<< Bene, tenetevelo presente, perchè se sento dire UN dico UN pettegolezzo falso su di noi questo pugno s'abbatterà sulle vostre faccette, non so quante volte, dipenderà dalla gravità di quello che direte. E bye bye alle foto fatte allo specchio o col bacino. CAPITO?? >>

<< Sì sì sì!! >> mugolarono le tre, poi scapparono via.

Clap clap clap clap clap!

La ragazza fu acclamata da un potente applauso.

Zick rivolse ad Elena un sorriso e poi sibilò a Lorrence:

<< Lorry? Ma io dico sei impazzito? Strillare ai quattro venti... stupidate? >>

Un lampo di commiserazione passò negli occhi celesti del ragazzo.

<< Scusa Zick... stavo solo scherzando... è vero sono stato un babbeo. Ihih! Pace? >>
Sorrise, mentre gli teneva tesa la mano.

<< Pace. >>
Zick sentì una strana sensazione, stringendogli la mano.

Come se... gli chiedesse scusa solo per...

necessità.

Cercò di non pensarci, e si lasciò portare dentro la scuola trascinato da Elena.


<< Ezechiele Zick... hai portato la giustificazione? >>

chiese severa la professoressa Dei Franceschi, aprendo il registro di classe..

<< Sì... eccola qua. >> Zick, mogio, prese un foglietto dal suo diario e si avviò verso la cattedra.

Assente per motivi familiari”

Sì, tutto quel lunedì scorso era stato al capezzale del padre, mentre lui dormiva all'ospedale dei Mostri...

La professoressa notò la faccetta giù del morale del ragazzino, e disse:

<< É... è successo qualcosa di grave? >>
Non era ficcanaso... era solo apprensiva.

<< Sì professoressa. >> rispose il ragazzo gelido, poi ritornò al banco.

I ragazzi sbuffavano per la quantità incredibile di compiti, i diari erano pieni zeppi delezione per casa di inglese, David ed Annie contenevano il loro fastidio con gran classe, Lorrence canticchiava: << Tap-pon al-ler-gy, con i dop-pi-fogli Tap-pon al-ler-gy, mi fa-rà boc-cia-re! >

Zick ed Elena riposero il loro materiale con tranquillità, poi la ragazza prese per la spalla il fidanzato:

<< Ehy, Zick... che ne diresti di andare a casa mia oggi per fare i compiti? >>

<< O-ok... >>

Ma il ragazzino rabbrividì dopo che sentì degli squittii in fondo alla classe...

<< Li vedete quei due? Il cadaverino e la Patata? Ecco, hanno detto che stanno insieme ufficialmente! >>
<< Ci scommettevo... erano troppo attaccati e... piccioncini... >>

<< Uhmmmm.... uffa era carino lui... ohoh. >>

<< Lei è stata più furba di te, Betty! >> sibilò Patty.

Zick tremò alla vista di Betty: una palla di lardo coi brufoli purulenti, i capelli unti e la chincaglieria incastrata nei denti.

<< UUUHHH... >> le ragazze guardarono storto Elena, invidiose.

<< Uhhh... ma Lorrence è libero... >> sospirò una ragazza alta, magra e dai capelli lunghi e biondo platino.

<< Rebecca?? Ma ti piace lo Zofirus?! >>

<< Sììì!! è così carino... poi è simpatico, brillante! E fa morire dal ridere! >>
<< Uhhmm.... sì... >> borbottò a bassa voce Matty, ma fu zittita da una gomitata nelle costole di Patty.

<< Ehm, volevo dire... è un perfetto idiota. >>

<< Voi non capite! Umpf! >> esclamò Rebecca irritata, marciando verso Lorrence.

Ohh.... finalmente una ragazza che sa pensare col proprio cervello. >>

Pensò Zick rincuorato.

<< Ciaooo Lorry!! >> disse, cercando di trattenere un risolino.

<< Ciao, Rebby! Come la va? >> sorrise allegro lui

<< Uhu! Bene! Ihhhhihh... i tuoi braccialetti sono molto... carini! >> disse timida osservando gli spunzoni metallici che sbucavano dai suoi lacci di pelle scura.

<< Ti ringrazio! Devo dire che piacciono molto anche a me!

Ne vuoi uno? >>
<< Uuuhh... non è proprio il mio stile, ma... se è un regalo tuo o accetto!!! >>

<< Tieni! >> Lorrence stirò le labbra e si sfilò il braccialetto, quindi lo porse alla ragazza.

<< Graaazie!! Uhhhuhh!!! Devo ricambiare! >>
<< No, no, Rebecca. Un regalo si fa non per essere ricambiato, ma per il piacere di farlo! >>

Lorrence mandò un'occhiata insolitamente profonda coi suoi occhi azzurri, a quelli grigi dell'amichetta.

<< Grazie grazie! Ciao ciao! >> trillò lei, poi se ne andò saltellante tenendosi il regalo stretto al petto.

Il sorriso ammaliatore di Lorrence si trasformò in un ghigno soddisfatto, poi si mise le mani dietro la testa ed appoggiò i piedi sul tavolo.

<< Cavoli, Lorry... certo che ci sai proprio fare con le donne... non come un tipetto che conosco! >> gli fece

l'occhiolino Elena, dando una gomitata a Zick.

<< Ehy ehy ehy! Non si disturba il pezzo di legno

mentoso! >> ribatté lui ridendo.

<< Ahahaahah ihhih.... allora a.. oggi, Zick. >>

<< Ok!! >>

<< Ehy, voi due... vi devo parlare. >> disse Lorrence con voce tenebrosa, un sorriso semi-malefico sul volto.

<< Dicci tutto! >> disse Elena leggermente preoccupata.

Lorrence non rispose e trascinò i due in fondo all'aula, poi si guardò intorno con aria sospettosa.

<< Che ci vuoi dire? >> chiese Zick turbato.

<< Volevo chiedervi... come va... i Domatori stanno bene? Scusa se ieri non sono venuto a sentirvi ma... quando voi siete andati a prendere i Domatori dalla piazza di battaglia sono dovuto tornare a casa per forza, scusa se sono andato via senza dir nulla... ma i miei genitori erano tornati a casa e volevo stare con loro... >>

<< Aaaah! Sono ritornati dal Giappone? >> esclamò la ragazza dai capelli carota.

<< Sì... bel cambio di programma. >> sogghignò il giovane Rifugiatore, abbassando lo sguardo.

<< Ah, beh... sì, beh... sì i Domatori stanno bene. >>

rispose Zick.

<< Benissimo, sono davvero contento per tutti. >>

Sorrise, pimpante.

<< Meno male. Papà è stato molto fortunato. >>

mormorò Zick.


Quel pomeriggio, a casa Barrymore...

<< Ripetiamo la unit. >> sospirò Elena.

<< Ok.... “ Hello, Jamie! “ >>

<< Hello, Mickey! What's up? What are you doing this afternoon...? >>

<< I'm going to a concert with my... my...? >>
Incominciò a balbettare Zick, che aveva un vuoto mentale.

<< My girlfriend.... >> sbuffò Elena affettuosa.

<< Ah , sì... I'm going to a concert with my girlfriend... >>

<< Oh, good! What about going also with me? >>
<< Oh, yes! See you later. >>
<< Bye! >>

<< Bene, la sai... forse è meglio se la ripetiamo un'altra volta? >>

Elena capì che era una domanda retorica, e si sdraiò sul divano di casa Barrymore.

<< No, ti prego.... basta... basta dialoghi cretini in inglese.

Sbottò Zick, abbassando le spalle.

<< Vi vedo un po' sfatti. >> disse una voce profonda e annoiata.

<< Sì, papà.... anche tu non sei di bella cera però. >>

Zob sbuffò e si buttò sul divano come un sacco di patate, con in mano un sacchetto colorato sospetto.

<< Cos'è quello? >> chiese Zick con aria sospettosa.

<< Uh, niente. >> rispose Zob distogliendo lo sguardo e nascondendosi il pacchetto misterioso dietro la schiena.

<< COS'È???!! >>
Esclamò Zick, poi si alzò di scatto dalla poltrona e strappò di mano il sacchetto al padre prima che potesse difendersi.

<< PATATINE??? MA SEI IMPAZZITO? >>

L'uomo guardò il figlio con occhi spenti.

<< Ma ti fanno ingrassare papà...! Non ti fa bene, sei in convalescenza e devi mangiare cose sane. >>
<< Sei apprensivo come Greta... da questo hai preso da lei... >> mormorò il Domatore.

<< Come va, Zob? >> chiese Elena, colpita anche lei dal suo strambo modo di fare.

<< Mah... a parte che sono chiuso in casa, visto che andare in giro con 'sta roba sul braccio mi farebbe passare per un babbeo... non posso coprirla con le maniche dei vestiti perchè ci rimarrebbe appiccicata a vita. Persino andare in giardino per me è una cosa ardua... i vicini osservano e spiano... Poi mi fa anche male... e quindi devo stare attento a muovermi. Poi ho anche molte ferite dappertutto... E con questo, non posso fare attività fisica. Io non sono come te, figliolo... io ho bisogno... di correre, di sentire l'aria sul viso, di stare all'aria aperta... poi, a parte questo... mi sento inutile. Non posso aiutare tua madre con negozio... vedi è tutto il pomeriggio che sta lì ed è molto indaffarata... ed io non posso aiutarla. Sono un intralcio. >>
Abbassò la testa e strinse il pugno con rabbia.

<< No, non sei un intralcio, papà... ok sarai un po' limitato coi movimenti e mi dispiace molto per te, però... mi accontento che ora sei qui a parlare con noi. Mi basta questo. >>
Zick sorrise cercando di rallegrare il padre. Lui ricambiò, ma nei suoi occhi scuri si poteva leggere ancora il dolore che provava.

<< Vieni qui, ciuffetto blu. >> mormorò Zob, poi Zick gli si avvicinò e l'abbracciò, stando ben attento a non toccargli il braccio ferito.

Elena sorrise, vedendo quella scena così toccante.

<< Papà? Dimmi... cosa ne pensi di quel che ti è successo? >

<< Tu lo sai, Elena? >> si rivolse tetro il Domatore, assottigliando gli occhi.

<< Sì. Me lo ha detto Zick ieri, e ne sono rimasta sconvolta. >>

<< Uhmm.... è... è quell'essere.... la Voce che mi ha parlato... è lei. >>

<< Sì ma... proprio non si capisce cosa sia in realtà, no? >>

Chiese Zick.

<< No... è solo un essere molto, molto malvagio... che ti scava dentro il cervello... ti fa impazzire.. ti indebolisce e poi ti attacca... è molto molto furbo... scatena il panico e così ci fa sentire tutti impotenti. >>

<< Uhmm... Gianduja Gengins aveva ragione... quella specie di demone esisteva già... oppure... se non sbaglio aveva detto che era un... umano apparentemente? >> disse Zick ragionando.

<< Sì... sì. >>

<< Ma chi può essere questo individuo??? >> esclamò Elena.

<< Non si sa. E temo che non si saprà per molto tempo. >>
fremette truce Zob.

<< Ha colpito ancora, che tu sappia? >> continuò la ragazzina interessata.

<< Sì... il tenente della caserma di BigBurg. Morto come gli altri. Nella sua stanza. Il resto tutto intatto, come al solito. >> spiegò a scatti Zob.

<< Ooohh.... ma perchè colpisce sempre questa gente? A cosa vuole arrivare?? >> chiese Zick con voce torva.

<< Non lo so. So solo che... il Tutore Massimo Deputhy-Deth è indagato... vi ricordate che ha già tradito Bibbur-Si una volta... >>
<< Sì sì.... certo potrebbe fare doppiogioco un'altra volta però... potrebbe benissimo essere anche qualcun altro che non conosciamo. >>

<< Come un nostro amico. Apparentemente amico. >>

<< Uh.... >>

<< Beh, io vado a studiare i bellissimi pidocchi della Boemia, e a fare un ripasso per l'apparato digerente delle larve di mosca tze-tze... A dopo.

<< Ciao ciao.... >>
Erano rimasti solo Elena e Zick in casa.

I mostri erano intenti a fare una mega caccia al tesoro in giardino, sorvegliati da Jeremy.

Theo e Tessa avevano deciso di sgranchirsi ( sgranchirsi?!) le gambe facendo una passeggiatina fuori.

<< Zick... ti vedo pensieroso. >> disse Elena prendendogli la mano.

<< Sì... sì... è che... anche io voglio fare qualcosa... non voglio stare qui a guardare! >>

<< Ma Zick.... anche i Domatori grandi ed i Tutori non sanno che fare... >>
<< Lo so! È per questo che devo fare qualcosa. >>

<< Tu? Da solo? >>
<< Se sarà necessario, sì. >>

<< Non iniziare con le manie di protagonismo! >> ringhiò Elena lasciando la presa.

<< E tu? A te cosa verrebbe da fare, se fossi al posto mio? Su dimmelo dai. >> ribatté Zick in tono di sfida.

<< Io.... io prima mi consulterei con i grandi... >>

<< Loro ti bloccherebbero. >> sibilò il ragazzino.

<< Non vorrai avventurarti da solo in... pericoli? >>
<< Sì, se è necessario. >>

<< Allora io sarò con te. >>
<< No. >>

<< COOOSA??? >>
<< No, non puoi. >>
<< E perchè? >>

<< Perchè è troppo pericoloso per te. >>

<< E PERCHÈ, PER TE NO?? >>

<< Non hai i poteri Dom, Elena. >>

<< Cosa importa?? Io non ti lascio solo, Ezechiele Zick! Mai e poi mai! >>

<< Devi... non posso perderti già. >> mormorò il ragazzo mandando un'occhiata penetrante alla ragazza.

<< Ma non mi perderai! E scusa ma... non posso lasciare che tu vada da solo a ficcarti nei pasticci... no... >>

la ragazza corse verso il Domatore e l'abbracciò.

<< Non t'azzardare a respingermi altrimenti ti schiaffeggio. >> ringhiò la ragazza arrabbiata.

<< Che paura. >>

Zick si rese conto che non doveva dire quelle parole.

Ma ormai era troppo tardi.

Il palmo di Elena s'abbatté sulla guancia di Zick, lasciando le impronte delle sue dita.

<< STUPIDO! SEI UNO STUPIDO! >> gridò lei con le lacrime agli occhi.

<< No no....! Elena aspetta non volevo... mi dispiace! >>

<< Lasciami in pace! >>

Zick la prese saldamente per un braccio e l'attirò a sé.

<< Guardami bene, Elena, e cerca di ascoltarmi. >>

<< LASCIAMI ANDARE! >> cercò di dimenarsi la ragazza, ma le mani di Zick erano salde.

<< Calmati. Guardami negli occhi ed ascoltami. >>
Disse cupo lui, avvicinando i suoi occhi color cioccolato a quelli lucidi della ragazza:

<< Mi dispiace di aver detto quelle parole. Sono stato sciocco lo so. No ti avevo capito. >>

<< Faresti bene a pensare prima di agire. >> sibilò la Rifugiatrice.

<< Sì... ma mi avevi fatto arrabbiare. >>
<< IO? MA CHE HO FATTO? Sei tu che stai prendendo grosse decisioni troppo in fretta. >>
<< Sì, lo so... >> sussurrò Zick, poi con la sorpresa di Elena l'abbracciò.

<< Io domani pomeriggio vado a cercare nelle antiche pergamene dei Domatori e dei Rifugiatori per vedere se ci sono altri accenni a questa Voce. Mi aiuterai? >>

le disse piano.

<< Io... sì. >>


Due creature.

In quell'enorme stanza.

La luce timida della luna cercava di entrare nell'enorme rosone, ma ben presto veniva divorata dall'oscurità che impregnava l'aria.

È tempo d'agire. “ disse una voce.

Una voce di mostro.

cosa vorrai fare, padre? “ rispose la voce di un ragazzo giovane, interrotto da ansimi di paura.

Quello che sarà meglio per noi.”

Se lo dici tu, padre... spero che non coinvolgerai gente innocente come le altre volte. “

È necessario! E tu non potrai osare ostacolarmi. Capito?

La voce del mostro si era fatta ancor più grottesca e spaventosa.

No. Ma penso che tutto quello che fai sia inutile, alla fine. “

TU MI SERVIRAI.... TU OBBEDIRAI... FARAI TUTTO CIÒ CHE TI DICO... LE NOSTRE MENTI SI UNIRANNO... >>

La Voce era melliflua e suadente, rimbombava nella testa nella seconda creatura.

Sì... sì... padre.“




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Capitolo 15
*** Ciò che temiamo è invisibile agli occhi ***



Ciò che temiamo è invisibile agli occhi.


<< Sei sicuro di tutto quello che stai facendo, Zick? >> chiese la Rifugiatrice, guardando con preoccupazione i vari poster della camera di Zick, che ritraevano facce di mostri di videogiochi e alieni di vecchi telefilm di fantascienza.

<< Sì, Elena. >> rispose il Domatore con voce che non ammetteva repliche.

<< Sia... >> sospirò la ragazza, aggiustandosi nervosamente le ciocche arricciolate ai lati del suo viso.

<< Lasciati stare... stai bene così. >>

Disse Zick con voce calda mentre le scostava delicatamente la mano dai capelli.

<< Tu dici...? >> disse lei con voce sottile, mentre spalancava i suoi occhi cercando di godersi quelli mogano brillante del ragazzo.

<< Certo. >> sussurrò lui.

Proprio quando Elena stava per avvicinarsi a lui, il Domatore si scostò brusco e andò a sistemare gli zaini che avrebbero portato con sé quel pomeriggio.

<< Lo sai già, i nostri genitori credono che siamo a pranzo da David, ed ho detto che torneremo circa verso le sei. >>

Spiegò Zick cacciando dentro le tasche panini e bottiglie d'acqua.

<< Va bene. >> rispose schematica Elena.


I due si misero gli zaini in spalla, e scesero le scale in tutta fretta.

<< Divertitevi ragazzi!! >> salutò vispa la nonna fantasma, alzando gli occhi per un attimo dalla sua trapunta all'uncinetto alla quale stava lavorando.

<< Sì, sì, certo! Ciao a tutti!! >> dissero sintetici i due, poi si videro bene da non andare a sbattere contro i Bolli che fluttuavano fischiettando svagati Dixie.

<< Ehy, Zick... ancora non mi hai detto il piano d'azione! >>

incominciò la ragazza scendendo le scale della casa.

<< No, no... avremmo attirato troppo l'attenzione se lo avremmo escogitato in classe... >>

<< Eheh... sei sicuro che sia giusto lasciare Lorrence all'oscuro di tutto questo? Ormai non fa anche lui parte della squadra? Ci potrebbe dare una mano. E, ormai lo conosciamo bene, non direbbe nemmeno un'H agli altri su tutto questo. >>

<< Uhmm... in effetti... >> borbottò Zick, grattandosi la testa cercando di ragionare.

<< Ma sì, andiamo a chiamarlo... >>


Finalmente i due ragazzi avevano raggiunto l'enorme cancello del parco della cattedrale...

Alto e stretto, le punte sottili che parevano una corona di spine, scuro come l'ala ossuta di un pipistrello.

Proprio quando Zick stava per suonare il citofono, il cancello si aprì, senza fare il minimo rumore

I due non seppero perchè, ma trovarono quel silenzio gelido molto più agghiacciante del classico cigolio sinistro.

<< Zick! Elena! Sapevo che sareste arrivati! >>

Disse la voce immancabilmente allegra di Lorrence.

<< Uhu... come hai fatto? >> chiese Elena colpita.

Il sorriso pimpante di Lorrence si trasformò in quello malizioso:

<< Ho avvertito, circa dieci minuti fa, la presenza dei vostri poteri che si avvicinavano a me... ed ho dedotto che stavate per arrivare. Quindi ho mangiato in fretta un panino e poi sono stato qua dietro ad aspettarvi.

E quando vi ho sentito zompettare davanti al cancello, vi ho aperto... ma qual buon vento vi porta qui? >>
<< Una proposta. Questo pomeriggio non fai nulla di particolare, no? >>

<< Certo, Zick... i miei sono pariti stamani per la Russia... quindi sono totalmente libero. >>

<< Bene, senti... ti avverto: quel che faremo noi è top top top secret. >> sussurrò Zick avvicinandosi al padiglione auricolare dell'amico.

<< Uuhh!! Bello! Qualcosa di illegale! >> fremette Lorry saltellando.

<< Esatto. Qualcosa di eccitante! >> sogghignò Elena.

<< Ti dico di che si tratta... senti avrai notato quello che sta succedendo no? Anzi, quello che non sta succedendo: né i Domatori né i Tutori stanno alzando un dito al momento per cercare la “Voce”... quindi non volevo starmi a girarmi i pollici e basta ed ho deciso di andare di nascosto all'Antica Armeria, per cercare nelle pergamene qualche informazione su questo essere...

avevamo pensato che forse una mano in più ci sarebbe risultata comoda.... >>
<< Certo! Sarà un piacere aiutarvi, anche perchè anche io voglio fermare quell'orrida omicida! Tranquilli, sarò muto come un cadavere! >> quindi incrociò le dita a mo' di croce sulla bocca.

<< Benissimo. Andiamo. >>


Per tutto il seguito della passeggiatina, Lorrence deliziò i suoi amici con le sue battute inventate all'ultimo minuto, mentre Elena pensava che era ora di mettere le cose in chiaro col suo ragazzo.

<< Zick. Ascoltami. >> gli sussurrò, andandogli vicino.

<< Sono veramente felice che stiamo facendo quello che stiamo facendo, insieme... ma... Zick... mi sembri freddo con me... che succede, ho qualcosa che non va? >>
La ragazza gli lanciò un'occhiata sconsolata.

<< No, Elena. Non hai nulla... è che... non so... mi dispiace molto ma non mi sento in vena di... affetto eccetera... spero che tu non te la prenda. >>

Accennò un sorriso, mentre con la mano alzava il viso della Rifugiatrice.

<< Invece sai che ti dico? Anche io sono preoccupata... ma sono una donna ormai e più affetto da parte tua mi renderebbe più serena. Davvero... certo mica ti starò appiccicata come quella sanguisuga di Lay... ci mancherebbe!!! xD è che non so, una parolina, un abbraccio sarebbero più confortevoli. >> borbottò nascondendo nella voce un rimprovero a Zick.
<< Aha... no su dai, non fare la musona!! Sei molto più carina quando sorridi! >> sorrise vivace Zick prendendola per la spalla e continuando a camminare vicinivicini =^^=

<< Ehe.. se lo dici tu... >> ridacchiò Elena, felice delle sue parole.

<< Ragazzi!!! Vedo una punta di vulcano all'orizzonte!! >>

annunciò Lorrence ad alta voce.

<< Antica Armeria, stiamo arrivando! >>


<< Ehy, babies! Io so un'entrata segreta!

Una scorciatoia! >> bisbigliò improvvisamente il giovane Rifugiatore.

<< L'hai scoperta da solo? >> chiese Zick, stupito.

<< Esattament! Molte volte ho passeggiato da queste parti... ed ho trovato questa entratella segretuccia! Seguitemi!! >> trillò il ragazzo, ed iniziò a corricchiare svelto seguendo il profilo del vulcano.

<< Chi arriva ultimo è scemo. >> bisbigliò Elena a Zick, dandogli una pacca sulla schiena, e si fiondò a seguire Lorrence.

<< E chi arriva primo lo è di piùù!!!! >> ribatté Zick iniziando a correre di gran carriera, ma ormai Elena era avanti già di un bel pezzo e probabilmente non lo sentì.


<< Ciao, scemotto. >> lo salutò ridacchiando Elena, chinata ed ansimante.

Zick per tutta risposta le fece la linguaccia e aspirò un po' d'aria dal suo inalatore ( asma+fiatone=cosanonbuona).

<< Venite, voi due. >> disse Lorrence, da dietro il tronco martoriato di una quercia.

Doveva essere morta già da molto tempo, ma il legno era ancora abbastanza compatto, infestato da funghi a balconcino e licheni multicolore.

<< Dovremmo infilarci qui... >> bisbigliò il ragazzo biondo saltando sopra una grossa radice che spuntava dal terreno.

Si sporse un poco e guardò dentro il buco scuro al centro del tronco.

<< Quand'è che hai scoperto questa entrata...? >> chiese Zick dubbioso, appoggiando la mano sul bordo della grotta legnosa.

Alzò il capo, e vide tutti i rami imponenti alzarsi verso il cielo, le foglie che li avevano lasciati già da tanto tempo.

Doveva essere bellissima quando era ancora viva...”

<< Sono rimasto colpito da questa quercia... è semplicemente magnifica!!! Anche se si vede chiaramente che è morta... ma osservate. I funghi, i muschi, gli insetti, gli animali che hanno trovato una casa in quest'albero magnifico... la sua morte ha dato vita! >> esclamò Lorrence un po' gasato.

<< Ma poi ho notato, con il mio acutissimo occhio quel piccolissimo buchino... >>
Indicò la voragine che segnava tutta la parte bassa del tronco.

<< E mi ci sono voluto infilare... ma poi ho scoperto delle scale di pietra!! E sono sceso... anche se era molto buio... dopo aver annaspato per un po' io... SÌ, HO VISTO LA LUCE! E quindi ho scoperto mi trovavo dentro una stanza dell'Antica Armeria.. con un portone che dava sulla Sala delle Cento Porte. Interessante, eh! >>

<< Sìssì... wow che fortuna! Però bisogna stare attenti! Bim Bombak e il suo amico Aha sono lì alle cucine e dovremmo cercare di non farci scoprire.... >>

<< Allettante missione. Spicciamoci, muoviamo le nostre chiappette ossute! >> rise Lorrence, poi ficcò il piede dentro il buco e sparì nell'oscurità.


La luce azzurrina rischiarava le pareti umide e impregnate di muffa color cetriolo, che cerchiavano cunicoli sempre più bui e stretti.

SPLOOTCHH!!

<< EH NO EH! È LA TERZA ROBA MOLLICCIA CHE CALPESTO E CHE NON SONO RIUSCITA A CAPIRE COS'È! ZICK AUMENTA SUBITO LA LUCE!! >>

Urlò Elena agitando le sue scarpe per scrostare la sbobba appiccicatasi, ed aggrappandosi per la spalla del Domatore.

<< Shhh!!! Abbassa la voce!! Comunque eccoti accontentata. >>

Sibilò Zick, poi allargò di più le dita della sua mano e la Sfera di Energia Dom si fece più sfavillante.

<< Perchè dovrei abbassarla?? Tanto non c'è nessuno che può sentirci qui! E non mi dire quello che devo fare tu! >>
Strinse la morsa alla spalla di Zick, e lui sentì le sue unghie punzecchiargli la pelle.

<< Elena abbassa i decibel così svegli i bambini... >>
Le borbottò affettuoso Lorrence mentre osservava con curiosità dei piccoli scarafaggi che zampettavano via sulle pareti disturbati dai toni alti della Rifugiatrice.

<< Se mi succede ancora una volta io... >>

Ma questo rumorino:

SPLAAAATTTCHHH!!!!

Non le lasciò finire la frase.

<< AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!

NON NE POSSO PIÙÙÙÙÙÙÙÙÙÙÙÙÙÙ!!!!!!!!!!!!!!!! IO MI.... >>

<< Shhh!!! Ho sentito qualcosa! >> bisbigliò Zick tappando la bocca con forza ad Elena, mentre Lorrence cessò si saltellare.

Il giovane Domatore tese la mano verso la fine buia del corridoio sotterraneo, pronto a sparare una scarica di Energia Dom se avesse visto qualche mostro in agguato.

<< Cos'hai sentito...? >> gli sussurrò Elena con voce tremante nell'orecchio.

<< Come delle... risatine... >>

Le goccioline d'acqua scivolavano dal soffitto e cadevano una per una, verso il pavimento irto di stalagmiti perlacee.

Plic, plic, plic, plic, plic, plic, plic, plic, plic, plic.....

<< Ihh! Ahahaha! Uhh!!! >>

<< Provengono dal fondo di quella galleria! Si stanno avvicinando! >>

Bisbigliò Lorrence ai due amici.

<< Nascondiamoci! >>

I tre ragazzi schizzarono come molle e si ripararono dietro ad una parete di stalagmiti alte e larghe, ma l'una abbastanza distante dall'altra per poter spiare chi andava e veniva nel cunicolo.

<< Spegni la luce, Zick. Altrimenti ci scopriranno. >> gli ricordò Lorrence a bassa voce, e, con un sussulto, il ragazzino affievolì poco a poco l'intensità del timido bagliore fino a che non furono avvolti dalle tenebre.

Un minuto.....

Due minuti.....

Un'eternità...

Da quanto erano lì?

Elena era accucciata accanto a Zick, stringendogli la vita...

Ogni loro respiro pareva troppo troppo troppo

rumoroso....

Le risatine non si erano più fatte risentire...

Non riuscivano a vedere nulla, solo nero, monotono nero...

Il freddo era penetrato nella carne...

Il suono dell'acqua che picchiettava a terra...

Il buio.

L'ansia...

La paura di ciò che non si vede.

I tre ragazzi avevano una voglia matta di chiedere:

Ma se ne sono andati? “
“ C'è nessuuuno?? “

Non corriamo nessun pericolo veramente? “

Ma il terrore di compiere un passo falso gli atterriva.

Un rumore di...

Qualcosa che strisciava sul pavimento...

Qualcosa di...viscido...

<< Ihih!! E questa l'abbiamo fatta!!! >> trillò una voce così stridula che a fatica si riusciva a capire se poteva essere femminile o maschile.

<< Bene, ne sono felice. Tutto sta procedendo secondo i piani. >>

Quella voce, invece...

I cuori di Zick, Elena e Lorrence persero un colpo.

Dovevano restare lì...

Così invulnerabili!

<< Ehy, capo! Guarda come ho ben riempito questo

sacco!!! >>

<< Ho visto, non c'è bisogno che sprechi le mie energie per girare gli occhi. >>
<< Certo, certo capo!! >>
<< Ora dovremmo riorganizzare i nostri piani. >>

<< Uhuu!!!! >>

<< Smettila di fare lo stolto. Ho commesso uno sbaglio assumendoti come aiutante. Uno che è scemo, uno che non mi ubbidisce...puah! >>
<< Scusa capo! Certo capo! Ma non mi fare male ti

prego... >> mugolò la vocetta.

Ma presto iniziò a frignare, infantile.

Evidentemente stava soffrendo...

Gli occhi dei ragazzi erano spalancati.

Il sudore che colava dalle loro tempie...

<< Muoviamoci. >>

Dal nero più opprimente nacque un puntino di luce bianchissima, che s'allargò sempre di più fino a prendere il posto dell'oscurità precedente.

Gli occhi di Zick ed Elena furono si serrarono subito, colpiti da quell'improvvisa luce così forte.

Poi, l'oscurità gettò ancora una volta il suo telo nei sotterranei.

<< Z-Zick... >> mormorò Elena stringendogli la mano.

<< Sono andati via. >>

Zick alzò il pugno che fu circondato da delle fiamme azzurre.

<< Lorrence, stai b... LORRENCE! È SPARITO! >>

Infatti, la figura del ragazzo biondo e sorridente non c'era più.

<< LORRENCE!! LORRENCE!! SE TI STAI NASCONDENDO ESCI SUBITO, PER FAVORE! SE NON VUOI FARCI PREOCCUPARE ESCI!! NON È TEMPO DEGLI SCHERZI!! >>

Urlò Elena.

No, la voce del ragazzo non rispondeva.

<< Andiamo a cercarlo... >> disse Zick alzandosi ed illuminando la galleria di pietra umida.

<< Su, vieni. >> sorrise il ragazzo porgendo la mano ad Elena.

<< Oh, lo so che te la stai facendo addosso. >>

Ghignò la ragazza, rifiutando il palmo di Zick ed alzandosi da sola.

<< No, non è vero! >> si schermì il Domatore imbronciato.

<< Sì, invece. Proprio come i vecchi tempi. Tu non cambi. >>

Zick stava per ribattere quando fu immobilizzato dal bacio sulla guancia che gli diede la ragazza.

<< Ehy, che c'è? >> rise Elena divertita dall'espressione del ragazzo, paragonabile a quella di un baccalà affumicato.

<< N-niente... >>

<< Ahahha, sono i miei baci a farti questo effetto? >>

<< MMM... non è che sia molto abituato. >>
Balbettò timido il ragazzino accarezzandosi la guancia appena stata sfiorata dalle labbra di Elena.

<< Dai, andiamo a cercare quel pazzo scalmanato. >>

La coppia esplorò ancora per molto tempo quelle gallerie scavate nella terra.

Ciò che teneva compagnia ai loro cuori era la paura, il timore che li prendeva quando svoltavano un angolo...

Immaginandosi di trovare chissà quale pericolo...

Chiamarono per ore ed ore il nome del ragazzo, ma invano...

I due cominciarono a stancarsi...

<< Uffa se portavamo il cellulare potevamo chiamarlo... >>

Borbottò la Rifugiatrice appoggiando la testa contro la spalla di Zick.

<< Uhmmm.... cavoli Elena sono ore che siamo qui a girare in tondo... >>
Disse Zick distogliendo spaventato lo sguardo da delle radici che sbucavano dalle pareti, a prima viste apparse come artigli pronti ad afferrarli.

<< Torniamo a casa, Zick. >>

<< Come? E vorresti abbandonare Lorrence??!! >>
<< No... e se lui fosse uscito? >> ipotizzò Elena.

<< Giusto... e se invece fosse stato portato via da... >>

<< Da dei mostri? Ma come, gli avremmo sentiti! Lui era appena dietro noi due! Capisco riuscire a svignarsela ma essere catturato e portato via da qualcuno... no no lui avrebbe urlato! >>

<< No! Perchè sennò le due Voci lo avrebbero sentito! >>

<< Già... allora... non so... >> sussurrò Elena abbassando la testa.

<< Però hai ragione. Torniamo indietro. Non possiamo andare avanti, perchè ci potremmo perdere... e non abbiamo più Lorry come guida per raggiungere la Sala delle Cento Porte... andiamo. >>


<< LORRENCE!! LORRENCE!!! >>

<< É inutile, Zick. Lui non c'è. >>

Mormorò Elena prendendo a calci un masso.

<< Andiamo. Dai. Siamo stanchi morti tutti e due. >>
<< Ma... Lorrence... >>

<< Lo chiameremo a casa col cellulare! E se non risponde, gli chiederemo cos'è successo a scuola... sempre che ci venga. Non abbiamo nient'altro da fare. >>

<< Uh... va bene. >> concluse rassegnato Zick.


<< Niente informazioni sulla Voce! Accidenti! >>

Sbraitò Elena pestando con forza la terra.

<< No... però gli hai sentiti quei due che parlavano. >>
Elena si arrestò.

<< Erano loro. Ci scommetterei. >>

<< Zick... dovresti dirlo ai tuoi genitori. >>

Lui chiuse gli occhi, sospirando.

<< Sì, penso di sì. Spero che ci perdoneranno per quello che abbiamo provato a fare... solo adesso mi rendo conto che era una mossa troppo azzardata. >>
<< Sìsì... uhu. >>

<< Bene, siamo arrivati. Ora devo entrare in casa, avevo detto ai miei che rientravo... ciao! >>
La ragazza sorrise, poi abbracciò Zick e si diresse tranquillamente verso casa, mandando occhiate maliziose al ragazzino.

La ragazza era sdraiata sul suo letto, il piumone soffice che le accarezzava dolcemente le guance e il suo gattone Sfruscio che dormicchiava sulle sue gambe.

I suoi genitori erano usciti per una passeggiata, assieme ai gemelli, quindi era padrona della casa.

Aprì gli occhi e si ritrovò quelli del coniglietto, spalancati, che parevano due grossi rubini.

<< Ahh!! Puffy!! Mi hai fatto venire un colpo!! >>

strillò la ragazza alzando il busto di scatto.

<< E non mi guardare con quell'aria da maniaco psicopatico innocente! Uhmpf! >> borbottò la ragazzina mandando occhiate di fuoco a Puffy che ora stava saltellando in cerchio come un matto per tutta la stanza.

<< Boomboloo avere fameee!!!! >> frignò il mostriciattolo che stava letteralmente creando un lago sulla coperta di Elena.

La ragazza sospirò e si mise la mano sulla fronte:

<< Ufff!!! Già baby sitter di due gemelli, un gatto, un coniglio ed un mostro a dodici anni.... non voglio immaginarmi quando avrò una vera Oasi di Detenzione da gestire!! >>
Cercò di scrollarsi Sfruscio di dosso agitando le gambe, ma niente, quell'ammasso di ciccia e pelo non si muoveva.

<< Sfruscio... non farmi incavolare... >> ringhiò la ragazza mentre il felino sorrideva (?) stiracchiandosi come se volesse prenderla in giro.

Ok, preparati a fare un volo di due metri e di schiantarti contro la parete”.

La ragazza si alzò di scatto e scivolò giù dal letto.

MEOWWWWWWWWWWWWWWWWWWWWW!!!

Il miagolio di Sfruscio si udì in tutta la camera ( casa... mettiamoci vicinato va'! ;o))

Il povero gatto fu scaraventato in aria e andò a sbattere il muso contro un poster ufficiale di Ghosto, poi strisciò lungo tutta la parete e con un “ TONF!” secco s'accasciò sul parquet.

<< Mi dispiace tanto, Sfruscio... >> sussurrò Elena ridacchiando maligna.

Abbassò lo sguardo e vide il piccolo Bombo in pannolino che si era avvinghiato alle sue gambe.

<< Me avere fame mueeeeehhhh!!! >>
<< Bombolo, hai mangiato un'ora fa... in teoria non dovresti... comunque ho scovato delle gustosissime uova marce nella pattumiera... che te ne pare? =^^= >>

Gli occhi di Bombolo si fecero enormi e lucidi.

<< Vieni, allora. >>

Elena lo prese in braccio, e lo portò di sotto, in cucina.

La Rifugiatrice lo adagiò sul tavolo, dicendogli:

<< Stai buono qui. Adesso ti preparo la merenda. E fa che non trovi qualcosa di spiacevole ed osceno nel tuo pannolino. >>
La ragazza si mise i guanti di plastica della mamma e tirò fuori dalla spazzatura le uova.


<< Bene, è pronto... >>

Annunciò Elena allegramente andando verso il cucciolo.

Bombolo letteralmente andò addosso allo spuntino e se lo divorò in un sol boccone.

PROOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOTTT!!

<< Bombolo,ma che schifo! >> sbraitò la ragazza esausta tappandosi il naso.

<< Sarebbe stato più utile se avessi imparato a... contenerti, invece che a parlare... Adesso scusami vado a prendere un po' d'aria... hai fatto di questa casa una camera a gas!! >>
Elena, con gli occhi irritati dal miasma, fuggì letteralmente mezza soffocando.

Ispirò profondamente l'aria pura e frizzante, chiudendo gli occhi.

Cos'era successo al suo amico?

Dov'era finito...?

Aprì di nuovo gli occhi.

Non fece in tempo a focalizzare il panorama di quartiere che stagnava davanti a lei, che si sentì avvinghiare la vita e sollevata in aria.

Non si rese neppure conto come stava succedendo quella cosa, ma la ragazza iniziò ad urlare.

Sentiva il contatto di quegli artigli su di lei, che la ferivano, che cercavano di trascinarla via...

Ma non vedeva chi, o cosa, la stava caricando sulle spalle e la stava portando via.

<< AHHHHHHHH!!!!!! AIUTO!!! ZIICK!!! AHHHHHIIII!! >>

Elena provò a graffiare le mani che la reggevano, ma fu come cercare di ferire l'aria.


Il ragazzino stava facendo i compiti: il capo chino sulle parole stampate sulle pagine del libro d'inglese, la schiena incurvata e gli occhi ridotti a due fessure.

<< AHHHHHHHH!!!!!! AIUTO!!! ZIICK!!! AHHHHHIIII!! >>

È Elena! “

Si alzò di scatto e andò di corsa alla finestra.

Non riuscì a credere a quello che vide.

Elena era sollevata da terra, in orizzontale.

Urlava e piangeva, mentre dei segni rossi si stagliavano sui suoi vestiti e la pelle.




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Capitolo 16
*** Verità celata nell'ombra ***



Verità celata nell'ombra.


Il ragazzino agì d'impulso.

Non pensò che poteva essere pericoloso, dannatamente stupido...

Ma prese la rincorsa, afferrò saldamente la cornice della finestra e si buttò.

Mentre sentiva l'aria fredda scompigliargli i capelli e l'aria raschiargli con violenza il viso, riuscì a cogliere l'immagine sfocata di Elena che si dimenava in aria...

Spazio Dom!

Un vetro d'energia celeste lo avvolse....

L'impatto a terra fu molto violento.

La bolla si schiantò contro il vialetto piastrellato del giardino di casa Barrymore, poi rimbalzò contro gli alberi e ricadde sul pavimento, dissolvendosi poco a poco.

Zick si alzò in piedi di scatto e corse a perdifiato verso la casa dei vicini...

<< ELENA!!!!!!!! >>

<< ZIIICK!!! AIUTAMII!! TI PREGOO!! >>

Urlò Elena, dando botte al nulla in qua e là, mentre i suoi vestiti si laceravano sempre di più scoprendo lembi di pelle.

<< COLPISCILO! COLPISCILO! >> gridò la ragazza.

Per Zick fu molto difficile cercare di calmarsi, figuriamoci concentrarsi.

Alzò il braccio e cercò di prendere la mira... ma a cosa mirava veramente?

A cosa stava per sparare?

Doveva solo fare attenzione a non colpire Elena...

<< SPARA! ADESSO! >>

Implorò lei con le lacrime agli occhi, mentre un ennesimo graffio si stagliò sulla sua pancia.

Zick assottigliò gli occhi...

Il suo battito cardiaco diminuì...

Un calore gli investì il palmo della mano.

E si ricordò di tutto.

 

Papà... “

Dimmi, figliolo. “

Devo sapere a che cosa sto andando incontro. “

Cioè? “

Com'è condividere la mia vita da Domatore con una Rifugiatrice. “

L'uomo sospira e si guarda il braccio, blu, che manda continue luminescenze a dir poco ammalianti.

Questa sì che è una bella domanda. “

Zick sorride comprensivo, ma timoroso di fronte alla risposta imminente.

La mia è stata meravigliosa... certo prima che avessi avuto quell'incidente con... il Piplour e... Terrence... “

L'uomo, anzi, il mostro, chiude gli occhi e stringe il pugno, cercando di controllare una rabbia repressa per molti anni.

Il giovane lancia al padre un'occhiata molto scettica.

“ Naturalmente, ogni cosa ha i suoi lati brutti. “

“ “Iniziamo bene, va'. “ “ Pensò Zick,

“ Ti voglio fare un discorso uomo a uomo, Zick.“

Il ragazzino alza gli occhi.

“ Uomo...? Io...? “

“ Sarebbe più preciso dire mezzo mostro... “

Zick incrocia le mani e si gira dall'altra parte.

“ Non è una cosa di cui offendersi, sai. “ gli dice il padre mettendogli la mano sulla spalla.

“ No...no... “ ribatte Zick con voce sarcastica.

“ Beh... però... sono nato da una grande donna ed un grande mostro, dopotutto. “

Il ragazzo alza lo sguardo ed incontra l'espressione serena del Domatore.

“ Comunque... siamo mostri con corpo e mente da umani, quindi lo diventerai... presto. Da quando ti ho conosciuto sei maturato, e molto... e certe cose è giusto che ti vengano dette. “

Il giovane Domatore abbassa lo sguardo, turbato da un nuovo pensiero, purtroppo non benevolo, infiltrato nella sua mente.

“ Quando sarai grande... sempre se vuoi continuare a fare il Domatore... “

“ Certo, papà! “ lo interrompe Zick mettendosi la mano sul cuore.

Zob sorride, finalmente potendosi godere la fierezza che provava per il figlio.

“ Bene... allora, dovrai sapere che quando sarai grande non ti limiterai ad affrontare mostriciattoli ambulanti per Oldmill... “

“ Cosa?! Ce ne andremo via da Oldmill? “

Esclama Zick alzando il busto ed aggrappandosi con l unghie ai pomelli della poltrona.

“ Ahhaha! Non crederai di vivere per sempre qui, eh? C'è un intero mondo là fuori che ti sta aspettando... “

Zick è colpito da quelle parole.

Oldmill ormai era... il suo bozzolo, il suo guscio protettivo... non l'aveva mai lasciata, veramente....

Si sentiva ormai... parte di quel grazioso paesino....

Nascosto sotto la boccia di vetro.

Non aveva mai pensato di lasciarla... di avere questa possibilità.

Quando era piccolo e malato, già mettere il piede fuori casa era un pericolo per lui.

Da un lato aveva paura di affrontare posti e situazioni nuove, preferiva restare nella sua bolla perfetta e pura, protetto ed isolato.

Ma una parte di lui lo chiamava..

Lo attirava verso quel mondo, così grande e misterioso là fuori...

La curiosità, la voglia di esplorare quel... quell'immensità là fuori.

Aveva lottato per lunghi anni diviso da quelle due parti che lo tiravano da una parte all'altra, su, giù, destra, sinistra...

Ed ora aveva la possibilità di stare al centro.

“ Ma... ce ne andremo da Oldmill... per sempre? “

“ No, no...! Beh, un po' a giro dovrai andare, se vuoi combattere mostri assieme ai tuoi amici... ma potrai scegliere tu dove stare. “

“ Voi che farete? “

“ Beh... finché non mi prende la demenza senile seguirò voi giovincelli nelle vostre disavventure... poi vabbè, andrò in pensione anch'io, no? “

Zick annuisce ma non riesce ad immaginarsi suo padre anziano... le rughe a fare da solenne cornice dei suoi piccoli occhi scuri, i capelli tinti di un azzurrino scolorito e i ricordi di tutte le sue vicende spericolate racchiuse in quel corpo ingobbito e debole, deformato...

Cerca di togliersi dalla testa quello spiacevole puzzle che stava componendo in mente, e poi chiese un'altra domanda.

“ Invece mamma? “

“ Greta, come tutti i Rifugiatori, ha il compito di gestire la propria Oasi di Detenzione, ma anche aiutare i Domatori... certo, nel senso più... ehm... teorico... “

“ Quindi non la vedrò per un po' di tempo quando saremo in missione... “ conclude Zick abbassando il capo.

“ Dovrai anche imparare a cavartela da solo, senza i tuoi genitori... ma tranquillo, tua madre saprà sempre aiutarti. Ed anch'io, ovviamente! “ esclama Zob con voce secca.

“ Lo stesso che vale per mamma vale anche per Elena... “

mormora il giovane.

La durezza negli occhi del padre lascia spazio ad una debole commiserazione.

“ Zick... un Domatore deve essere sempre pronto a fare tanti sacrifici. Elena, essendo ancora giovanissima, è già molto matura e sono sicuro che svolgerà ottimamente il suo lavoro. Il caso mio e di tua madre... beh... si può dire che sia eccezionale. Le leggi della Città Sospesa dichiarano che un intenso legame affettivo tra un Domatore ed un Rifugiatore non è ben accettato...

Sopratutto se poi si sposano ed hanno figli! Ma penso che anche nel tuo caso accetteranno la tua condizione...

certo, se rimarrà così per gli anni a venire. “

“ Non gufare, papà! “ borbotta Zick nascondendo la testa nelle spalle.

“ No, no non gufo... dicevo che se quando crescerai avrai una situazione come quella dei tuoi genitori, dovrai imparare ad essere forte, Zick. “

L'uomo rivolge un'occhiata penetrante e serie al figlio.

“ Ma io sono forte, papà. “ ribatte il ragazzo con una punta d'orgoglio nella voce.

“ Certo, certo. Ma hai ancora molto da imparare”.

Sorride sereno Zob.

“ Papà... dimmi come ti sentivi quando eri lontano da mamma... “ mormora Zick, poco dopo ammutolito dallo sguardo vuoto, ma che voleva dire tutto, del padre.

“ Sentivo una mancanza. Un buco dentro. Mi mancava molto... però sapevo che così era al sicuro... solo così potevo essere tranquillo... “

“ Elena non è una tipa da stare a casa mentre gli altri combattono anche per lei. “ puntualizza Zick con una risatina malinconica.

“ Ami Elena? “ gli chiede Zob sorridendo.

“ Sì... perché? “

“ Allora questo basta”.


Il fiotto d'energia si lanciò nell'aria, e si infranse su qualcosa di invisibile, liberando tante scintille sfavillanti che accarezzarono il viso di Elena.

La ragazzina si mosse di scatto verso il basso: e Zick comprese che l'essere si stava piegando dal dolore.

Il sorrisetto stampato sulle labbra del Domatore non fece in tempo a seccare che fu completamente spazzato via. Il mostro, ossia Elena, la quale stava urlando come una pazza,si stava dirigendo verso il ragazzo con una velocità allarmante...

Ma quello che successe dopo, parve fermare il tempo...

I battiti del cuore di Zick ed Elena, l'aria che si spostava, i secondi che passavano l'uno dietro l'altro, la debole luce che irradiava tutto intorno a loro...

Tutto si era infranto... e forse mai avrebbe potuto risaldarsi...

L'essere rallentò, piano piano... poi si fermò ad un centimetro da Zick.

Il ragazzino poteva sentirne il respiro scaldargli il viso...

Ogni muscolo del suo corpo era teso... aveva smesso di respirare...

Cosa doveva fare?

Il mostro era lì davanti a lui... tutti e due potevano benissimo ferire l'altro... ma l'essere invisibile era immobile... sembrava non volesse fargli del male...

“ Che faccio? Che faccio? “

“ Sto qui, zitto e fermo? No no... potrebbe ferirmi... attivo lo Spazio Dom? Mi proteggerebbe ma... e se volesse dirmi qualcosa?

“ Ma cosa aspetta a colpirmi? Cosa vuole da ME? “

Intanto, Elena fissava con occhi spalancati Zick.

Anche lei stava aspettando che succedesse qualcosa...

era così presa dalla tensione che non provò ancora a liberarsi dalla morsa dell'essere.

Poi, la ragazza si raddrizzò verticalmente con un movimento delicato, quello che di solito si usa per maneggiare una statuina di porcellana... sembrava quasi che non le volesse più fare del male...

Appena i piedi di lei toccarono terra, la Rifugiatrice lanciò un'occhiata piena di sorpresa e paura al Domatore... che non sapeva come ricambiare...

Lei gli corse incontro e lo abbracciò... anche lui la strinse, cercando di non toccarle le ferite...

Sempre guardando verso la direzione dalla quale era venuto il mostro.

<< Chi sei? E che cosa vuoi? >> esclamò Elena ansimante, con lo stupore di Zick.

Nessuno rispose.

<< Parla! >> ordinò Zick con la sua voce da Domatore.

Niente.

<< Oh ehi ehi ehi??? Ma che sta succedendo? Chi stava urlando?? >> strepitò una voce di anziana alle spalle dei due ragazzini, che stava attraversando Camustro Street con una corsetta ciondolante.

<< Ehi! Ma stai sanguinando! Che ti sei fatta, piccola? >>

Chiese la vecchietta con apprensione, brandendo il suo bastone da passeggio, osservando con spavento i graffi sul corpo di Elena.

<< Ehmm... sono solo caduta in un cespuglio di rose... vero, Zick? >>

Puntualizzò, dandogli una gomitata nelle costole.

<< Ehm io... ma si certo! È caduta lì e... io l'ho aiutata... niente di grave, veramente! >>

E lì mise in gioco il suo sorrisetto da schiaffi solito.

<< Oh... beh, sembrava che ti stessero scannando viva... grazie al cielo... l'importante è che tu stia bene, tesoro... fa attenzione. >> concluse la vecchina aggiustandosi gli occhiali. Poi rivolse un ultimo sorriso a Zick ed Elena, e se ne andò via bofonchiando: << Ah, i giovani d'oggi... non sono più come ai vecchi tempi... bah bah bah.... >>

<< Fiuuuuu!!! >> sospirò dal sollievo la coppietta.

Poi si ricordarono che l'essere poteva essere ancora accanto a loro...

Elena si staccò da Zick e camminò davanti a sé, gli occhi castano chiaro sgranati in una sorpresa ed un incanto mai visto...

<< Elena! No! Che fai?! Resta qui! >> esclamò Zick facendo un passo avanti e prendendola per un braccio.

<< Lasciami. >> tuonò la ragazza mandandogli una fulminea occhiataccia.

Zick, che non riuscì mai a capirne il motivo, la lasciò andare... ma era pronto ad avvolgere Elena con il suo scudo d'energia, se ci fossero stati nuovi attacchi da parte della creatura...

La giovane allungò la mano, tremolante...

Finché non toccò qualcosa...

Tastò l'apparente nulla, mentre delimitava i contorni di un... una cosa rotondeggiante... ma poi le sue dita si ritrassero di scatto.

Qualcosa l'aveva punta...?

Elena alzò la mano e cominciò a... disegnare il profilo di...

un volto... un volto sottile, magro... col palmo poté capire il volume delle guance... magre e piccole...

Saltò la parte degli occhi, molto ampia, e puntò dritta ai capelli...

Per Elena fu come far passare la mano in un ispida spazzola...

E fu allora che capì.

<< Lorrence >>

Fu come se qualcosa fosse stato completamente cancellato via, con un'ondata violenta di incredulità incalcolabile.

Tutti le volte che si erano sorrisi.

Tutte le volte che avevano riso a crepapelle...

Tutte le volte che si erano aiutati, che si erano divertiti un sacco....

Tutte le volte che aveva promesso un piacere, e l'aveva mantenuto...

No... non esisteva più tutto questo.

<< Lorrence. Sei proprio tu. >> sospirò Elena, guardando dove ci dovevano essere gli occhi del Rifugiatore.

<< Perchè...? Perchè....?! Sei stato tu a fare tutto

questo? >> disse Elena con la voce rotta da singhiozzi.

La sua mano si abbassò.

Lorrence aveva chinato il capo...

Zick poté scommettere che adesso, non stava sorridendo.

<< Lorrence! Rispondi! Ti prego! >>

Ma le parole, qui, non ebbero significato.

Elena si guardò le mani... le sentiva bagnate dalle lacrime dell'amico... ma le vedeva come se fossero asciutte.

<< Lorrence... non è possibile... tu sei la Voce..? >>

Chiese Elena con un sussulto.

<< Elena! Non ti avvicinare...! >>

Zick scattò verso la ragazza, la prese per un braccio e la trascinò a sé.

<< Non puoi parlare, vero? >> chiese Zick in tono rude.

Intanto, due bambini passarono per la strada, seduti sui loro tricicli. E restarono alquanto perplessi nel vedere un ragazzo che parlava ad un lampione, assieme ad una ragazza ferita da tutte le parti.

Con un'espressione alquanto stupita, i due si dileguarono.

<< No che può! Altrimenti lo avrebbe già fatto! >> ribatté Elena aggressiva.

Fece per muovere un passo verso Lorrence, ma Zick la tenne salda per le spalle.

<< E lasciami! >>

<< Sta qui al sicuro! >>

<< NO! >> poi lei gli graffiò le dita, e corse verso il lampione.

Tastò l'aria per degli attimi poi strinse le dita dove doveva esserci la mano dell'amico.

<< Ti prego... rispondimi... Lorrence... tu non sei

cattivo... >>

Inclinò la testa in avanti, mentre piangeva, e la appoggiò sul petto dell'essere invisibile.

<< Non può essere... >> mormorò la ragazza, poi urlò.

Zick sentì un fiotto d'adrenalina scorrergli nelle vene, e scattò in avanti.

Lorrence aveva ancora preso in braccio Elena che stava fluttuando per la seconda volta in aria.

Gli urli della Rifugiatrice avevano attirato adesso una folla di curiosi avventati.

Sarebbe meglio dire increduli.

Vedere una ragazza ferita dimenarsi in aria non è uno scherzo. Ma nella città di Oldmill, tutto questo è possibile.

<< Oddio! >> << Che succede! >>

<< Non credo ai miei occhi! >

<< Impossibile!! >>

Questi erano i sussulti della gente alla vista di quello spettacolo così bizzarro, ma la maggior parte dei componenti se ne stava semplicemente zitta e con la bocca e gli occhi sgranati dalla più pura incredulità.

Zick cercò di fregarsene al momento degli spettatori e strinse la mano ad Elena, cercando di tirarla giù.

<< Zick! Non mollare! >>

<< No, non mollo!! >>

Cercò con tutte le forze di tirarla giù, da sé... al sicuro...

Ma si sentiva così debole e... inutile...

<< ZICK! AHHH!! >> Urlò di dolore Elena, graffiata ancora al ventre.

A Zick venne voglia di tirare fuori il Dom Box... ma con tutta quella gente... no non poteva... oh sì?

Ma prima che potesse stringerlo in mano, un calcio lo fece volare via, mozzandogli il fiato...

<< ZIIICCKK!!! >>
Ansimante, il ragazzo cercò di rialzarsi, chiamato dall'urlo che la sua ragazza gli rivolse...

Lei era sempre più in alto... sembrava che la creatura che la teneva in collo stesse... volando?

Il Domatore si aggrappò ad Elena, mentre veniva a sua volta trascinato in aria...

I gridolini terrorizzati della gente si fecero più forti.

Ma si sentirono due colpi:

Uno era stato indirizzato alla testa di Elena, che era svenuta.

L'altro, alle braccia di Zick che mollarono la presa...

E sbatté a terra il sedere.

Non gli importò nulla delle grida della gente che lo sovrastavano...

Aprì il palmo e vide che, protetta nella sua mano, stava una pietra triangolare ambrata, con un disegnino sopra.

Il ciondolo che lui le aveva regalato a Natale...

Alzò gli occhi al cielo.

Né la creatura, né Elena non c'erano più.

<< Ragazzo!! Che è successo??? Cos'è successo a quella figliola??!! Cosa hai fatto??? Hai visto anche tu quello che è successo??? >>

Zick rivolse a tutte quelle persone un'occhiata vacua e sconvolta.

<< Non lo so. >>

Alcune donne, mosse da un attacco d'isteria cronico, lo strattonavano e gli urlavano in faccia altre domande... alla quale Zick non sapeva le risposte-

<< Fate largo! FATE LARGO VI HO DETTO! QUELLO È MIO FIGLIO! >>

Disse una voce di donna nervosa e spaventata, avvicinandosi al ragazzino.

Le persone vicino a Zick si ritrassero scattanti, come fanno gli scarafaggi quando si accende la luce..

<< Zick. Andiamo a casa. >> gli sussurrò Greta prendendolo per le spalle e alzandolo in piedi, mentre si sentiva bruciare le occhiate dei vicini sulla nuca.


Il ragazzo si buttò sul divano si massaggiò la pancia, ansimando.

<< Usa il tuo inalatore, Zick. >> gli consigliò Greta con voce piatta e glielo porse con fretta.

<< Abbiamo visto tutto dalla finestra, figliolo. >>

Disse Zob con voce roca, avanzando lentamente verso il piccolo Domatore.

<< Bombo non credere ai suoi occhi! >> esclamò il mostro, ancora col naso incollato sul vetro.

Bu si staccò un bulbo oculare, lo strofinò un po' con le tende e se lo rimise a posto...

<< Nipotino mio. >> gemette Tessa, sbucando dal pavimento e sedendosi accanto al bimbo, seguita dal marito.

<< Spiegaci chiaramente l'accaduto. >> ordinò nel suo solito tono marziale Jeremy, scuotendo rabbiosamente la coda.

E Zick, raccontò.

<< La Voce, quindi era... era Lorrence...? >> mormorò Zob con sguardo vuoto, mentre rivolgeva nervose occhiate al suo braccio blu.

<< Non ce l'ha detto, papà. >> precisò Zick piatto.

<< Chi non altro può essere lui?! >> esclamò il gatto tirando un graffio all'aria.

<< Mi chiedo solo come sia possibile... sembrava un ragazzo tanto buono... >> mormorò Theo.

<< Bah!!! A me è sempre sembrato un po' strano! >> esclamò il Tutore.

<< Preoccupiamoci per Elena, adesso! >> sbraitò Zick alzandosi in piedi.

<< Dobbiamo andarla a cercare! >>

<< Non abbiamo idea di dove sia... >> disse Greta tristemente.

<< E poi... i suoi genitori! Cosa diremo ai suoi genitori!? >>

chiese Zick mettendosi le mani nei capelli.

<< Giusto... >> Greta rivolse uno sguardo ammutolito al marito.

<< E poi, c'è quella cagnara là fuori! >> abbaiò Jeremy infastidito.

<< Vorrà dire che è l'ora di riusare il buon vecchio caro Ipnodisco. >> sospirò Zob, alzandosi cautamente per non sbattere il braccio in qua e in là.

Aprì un cassetto, sopra il quale era esposta una buona parte della sua collezione di farfalle e scarabei, e ne tirò fuori quello strambo aggeggio e lo porse a Zick.

<< Sparafleshali tutti, quei mosconi. >>

Gli fece l'occhiolino, ma il suo tono di voce era come se appartenesse ad uno spettro.

<< E quando arriveranno Julie ed Harvey, di' loro che prima di uscire avevano portato Elena a casa di Annie per un pigiama party. >>

Suggerì Greta.

*****

Lei aprì gli occhi.

Sentì delle fitte gelide trapassarle il corpo, dove la pelle era esposta e ferita.

La fredda luce lunare che entrava da una misera finestrella stagliava il profilo dei mattoni che formavano i quattro muri di quella cella.

Elena poté scorgere con orrore liquidi dal colore verde marcio scivolare sinuosi tra una pietra e l'altra, illuminati dai raggi chiari della luna, facendoli sembrare come rivoltanti Vie Lattee.

Gettò uno sguardo a terra: non si vedeva nulla, solo una lastra nerissima fredda come il ghiaccio.

La ragazza cercò di muovere le mani, ma le sentì bloccate da delle catene arrugginite e fredde che le laceravano i polsi.

Lo stesso destino era toccato anche alle sue caviglie.

E, sia con un'enorme sollievo, sia con un'inaspettata sorpresa, non vide nessun cadavere di topo.

Si guardò la pancia, e vide i graffi luccicare al chiaro di luna.

Quella cella era gelida proprio come i pensieri che le invadevano la mente...

Cercò di stringersi il più possibile... ed aspettare.

“ Perchè ha preso me? Me!! Che ho fatto io?? Perchè mi ha portato in un luogo così orribile?

Lorrence... era lui la voce...? Che gli è successo...? Perchè tutto questo... perché non ci rispondeva?

Zick... che starà facendo adesso?

Cosa diranno ai miei genitori...? E tutta quella gente che stava vedendo? “

Ed Elena stette lì, raggomitolata, ferita e freddolosa, per un tempo che le parve interminabile.


SCREEEEEEEKKKK!!!!!!!!!!!!!!!!

Elena aprì gli occhi di scatto e rincantucciò la testa tra le spalle.

Vide qualcosa nell'angolo buio della stanza muoversi...

E poi una luce la abbagliò.

Strizzò gli occhi e girò la testa dall'altra parte...

Lo scalpiccio sulla pietra era leggero...

Le parve di sentire una risatina appena percettibile e il rumore di passi si avvicinò.

Sentì un fiato scaldarle il collo e la luce bruciarle le palpebre...

Si sentì morire quando delle dita si appoggiarono alla sua spalla.

La persona che era lì con lei cominciò a spalmarle una pappetta sulla pancia e sui polsi. Era fredda come il ghiaccio, ma subito dopo Elena si sentiva scivolare via il dolore per le ferite...

Ma non aveva il coraggio di aprire gli occhi...

<< Stai tremando come una foglia, cara. >> le disse una voce benevola e serena.

La Rifugiatrice la riconobbe subito... ma era come in uno stato di shock... tanto aveva riconosciuto il possessore di quella voce.

Lorrence sorrise e posò a terra la lucerna.

Poi inzuppò il dito nella bacinella che conteneva la bava di Troptilus, poi la passò sopra la guancia percossa della ragazza, con delicatezza.

<< Sei tutta ferita, Elena. >> disse con voce tranquilla, come quella che usa un medico quando visita il suo più caro paziente.

<< C-certo... mi hai ferito tu! >> ribatté tremante Elena facendo una smorfia di disappunto.

<< No, non l'avrei mai fatto. >> ribatté lui con fermezza e calma.

<< No... sei stato tu... sei stato tu a prendermi ed a ridurmi in questo stato... ti sei reso invisibile e mi hai preso in braccio....io... >> scandì con voce strozzata.

Lorrence non rispose e le mise addosso una coperta di lana.

<< Il freddo ti sta facendo delirare... mettiti questa. >>

<< NO NON STO DELIRANDO! SEI TU CHE HAI QUALCHE PROBLEMA! NON FARE IL SANTARELLINO!!! >>

Sbraitò Elena spalancando gli occhi dalla rabbia.

Ebbe l'impulso di alzarsi ma le catene la tennero ferma a terra.

<< Lasciami andare. >> sibilò Elena.

<< Non posso. >>

<< FALLO E BASTA! >>

<< Lo farei con molto piacere. Ma non posso. >>

<< E perché? >>

<< Qualcuno da cui dipende la mia vita non vuole. >>

<< Chi??!! >>

<< Non è ora di dirtelo. >>

<< Non fare tanto il misterioso. >>

<< Devo. >>

<< Dove siamo? >>
<< Siamo a casa mia... >> rispose con fare sognante il ragazzo, guardando fuori dalla finestrella.

<< Non ti ho mai detto che questa cattedrale era stata costruita su un vecchio manicomio pericolante... >>
Elena si sentì gelare il sangue nelle vene.

<< I Preti di casa mia hanno ristrutturato quella prigione per pazzi e hanno usato le segrete come sale di tortura per gli eretici. >>

Dettò suadente il ragazzo.

<< Ma io non sono un'eretica! E quindi, me ne voglio andare via di qui! >> Gridò Elena stufa e terrorizzata.

<< Vorrei tanto riuscire a liberarti, sai. >> rivolse all'amica un'occhiata malinconica.

<< Ma non so dov'è la chiave per queste catene. >>

Elena abbassò lo sguardo, ancora sconvolta.

<< Elena. Voglio che tu capisca chiaramente una cosa. >>

E così, la Rifugiatrice ascoltò per la prima volta la voce seria di Lorrence. E non fu molto piacevole.

Lorrence si avvicinò a lei e le prese il mento, guardandola intensamente negli occhi.

<< Ti giuro, amica, mia, che non ho deciso io tutto questo. Non sono stato io ad uccidere quelle persone in quel modo così orribile. Non sono stato io a volere che il Piplour attaccasse BigBurg. Non sono stato io a portarti qui ed a ferirti... è stato qualcun altro, Elena.

Io sono stato solo la marionetta che ha compiuto questo volere. Sotto l'ordine di un burattinaio molto

malvagio. >>




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Capitolo 17
*** Rivalità.... inutile ***



Capitolo 17

Rivalità.... inutile


<< Beh?! Che aspettiamo??! Che Elena ci venga riportata a casa come un pacco postale?! >>

Ringhiò il ragazzo dai capelli blu, furioso, picchiando il pugno sul tavolino del salotto.

Le vecchie tazzine, poco prima contenenti un rilassante tè, tremarono proprio come le facce dei presenti.

Theo e Tessa, “ seduti” sul divano, sussultarono preoccupati ed abbassarono lo sguardo in segno di rassegnazione...

Zick frugò nelle sue tasche dei pantaloni e con rabbia e ne cacciò fuori un marchingegno, dove un grande disco rifletteva tutti i colori dell'iride.

<< Toh, il gioco è fatto. Adesso quelle larve stanno vagando per Camustro Street come degli ebeti! Contenti!? >> sbottò il Domatore, poi lo dette in malo modo a sua madre.

<< Vedi di calmarti, tu. >> tuonò Zob, poi gli dette uno schiaffo sulla guancia.

Greta sussultò quando sentì lo schiocco della botta.. rivolse a Zob un'occhiata piena di sorpresa e di rimprovero... lui le ricambiò con uno sguardo

indeciso... non sapeva cosa fare... forse quello schiaffo non era necessario... forse aveva abusato della sua carica di padre per scaricare la tensione...

Sul proprio figlio.

Zick girò piano la testa e guardò il papà.

I suoi occhi erano spalancati... brillavano per le lacrime... si mise la mano sulla guancia appena percossa...

Zob si sentì un... un verme...

Zick si alzò con flemma. Poi, scappò su per le scale, piangendo in silenzio. Sbatté la porta di camera sua.

Greta si alzò, per abbracciarlo... ma si fermò dopo un cenno serio del padre.... era meglio lasciarlo solo per un po'?

Seguì un lungo silenzio imbarazzante.

<< Ehy!! Cosa succedere? Perchè Zick andato via? >>

chiese Bombo venendo dalla cucina, seguito dalle altre domande fastidiose ed inopportune dei mostri.

<< VIA! ANDATE! ANDATE IN GIARDINO! Non vi vogliamo qui adesso. >> ringhiò Jeremy.

I mostri, un po' allibiti ed offesi, zampettarono fuori mogi... pure i Bobak, sempre tanto altezzosi, avevano il capo chino... lasciarono cadere le sigarette che stavano fumando, sul tappeto... i Bolli scoppiarono l'uno dietro l'altro con squittii lamentosi.

<< Lasciamo Zick solo per un po'...? >>

Mormorò suo padre, massaggiandosi l'attaccatura del naso.

<< Deve scaricare le sue tensioni... non si può ragionare con lui se è imprigionato dai suoi sentimenti. >>

Affermò Theo, serio. E nessuno osò fiatare.

Driiin Driiin!

Suonò il campanello.

<< Oh chi sarà mai! >> sbuffò Greta ansiosa, trotterellando verso la porta. Poi, l'aprì...

Davanti a lei c'erano una donna bassa e grassottella... ed un uomo secco e lungo, con due dita della mano fasciate.

<< Johanna?! Terrence?! >> esclamò Greta, che proprio si aspettava tutti i visitatori del mondo, tranne quei due.

<< No, siamo un ippopotamo ed una capra! Ma certo che siamo noi! >> sbraitò rude Terrence, prendendo per il braccio la povera moglie e trascinandola dentro casa Barrymore. Greta fu costretta ad appiattirsi al muro se non voleva essere travolta.

<< Non parlare così a mia moglie... se non vuoi rimetterci anche tutte le altre dita. >>

Puntualizzò subito Zob, a testa alta, senza lasciarsi sfuggire un sorrisetto nervoso.

Il Thaur fece una smorfia, poi si sedette di scatto sul divano.

<< Beh?! Perchè quelle facce? Sembrate sorpresi di vederci... >> disse Terrentuja accavallando le gambe sottili.

<< Mi risulta che non vi abbiamo invitato... >> precisò Zob guardando gli ospiti con diffidenza.

<< Abbiamo ricevuto un messaggio telepatico... >> rispose con voce piccola la Domatrice, intimorita dallo sguardo severo dell'amico.

<< Io non ho mandato nulla.... Jeremy? >>

Il Domatore dai capelli blu gli mandò un'occhiata che trasmetteva tutta la sua rabbia.

<< Io... ehm... IO sono un Tutore Massimo! E se ho l'onore di disporre di questa carica, la posso usare come voglio! E finché tu sei sotto la mia tutela, non puoi contestarmi! >>

<< Ok ok ok. Almeno dicci perché hai chiamato proprio loro... >> disse il VERO CAPO.

<< Beh... pensavo che ci potessero aiutare... >> farfugliò il gatto.

<< -__-''' >>

<< Certo che possiamo! >> rispose Johanna.

<< E chi lo dice... dipende da che dobbiamo fare! >>

Sbottò Terrence.

E, dopo questa domanda implicita, i residenti di villa Barrymore raccontarono tutto, ancora una volta...

_____________

<< Oh povera piccola! >> esclamò Johanna pensando alla sorte di Elena.

<< Uhmm.... beh non mi sembra che possiamo far

molto... >> disse Terrence, mentre fissava con un ghigno stampato sul viso il braccio blu cangiante di Zob.

<< Noi no... ma forse voi sì... dov'è Teddy, a proposito? >> chiese Greta curiosa.

<< È a casa sua! >> ribattè Terrence.

<< E come va la schiena, Joy? >>

chiese imperterrita e premurosa Greta, noncurante della riposta brusca dell'altro Domatore.

<< Ahhh beh... va meglio... anche se sono sempre un po' gobbetta... Ma non so se posso combattere... di Terry, poi, non se ne parla... >> disse massaggiando dolcemente la mano di Terrence.

<< Siamo arrivati qua per niente... abbiamo sprecato il nostro tempo! >> disse il Domatore biondo, mandando un'occhiataccia altezzosa a Jeremy.

Poi, ne rivolse una disgustata al vecchio amico...

<< Ma guardati... nemmeno riesci a camminare con quel coso... a proposito... dov'è tuo figlio? Sei riuscito a deludere anche lui, eh?! >> disse lisciandosi il pizzetto caprino.

Gli occhi neri dell'altro Domatore brillarono.... ed assunsero una sfumatura color rubino.

<< Sei impotente come quando eri piccolo come un soldatino di piombo... non puoi far nulla! >>

<< TACI, CAPRA! >>

L'uomo scattò in avanti, prima che qualcuno potesse fermarlo. Acchiappò con la mano destra il collo di Terrence, spingendolo violentemente contro il muro.

Johanna si lasciò sfuggire un gridolino, mentre Greta non sapeva che fare... semplicemente se ne stette seduta a fissare la scena... ma sempre pronta ad intervenire, se ce ne fosse stato bisogno.

<< Vedi di chiudere quella bocca, prima di dire tutte le merdate che dici. O il mio prossimo passatempo prediletto sarà giocare a Shangai con le tue falangi. >>

Sibilò Zob, incurante del fatto che stava stringendo la presa al collo del Domatore non debolmente, e che costui stava prendendo le sembianze di una melanzana.

<< I-io... s-scusa... n-non vol-vol-evo f-farti ar-arrabbia-re cos-ì tanto-o! >>

Farfugliò Terrence, terrorizzato, le guance che stavano prendendo una tonalità color vinaccia...

Il Thaur non sapeva più fare... era bloccato... da quelli occhi rossi penetranti... e imprevedibili.

<< MI HAI ROTTO! SEI UNA PERSONA CHE NON FA ALTRO CHE CRITICARE E LAGNARSI, MENTRE GLI ALTRI SI FANNO UN CULO COSÌ PER SALVARSI... E PER BADARE PURE A TE! MA TU, COS'HAI IN TESTA, TU, EH??!! DIMMELO TU CHE COS'HAI IN TESTA! >>

<< I-io... >>

<< UNA BELLA CEPPA DI MINCHIA! ECCO

COS'HAI! >>

<< Zob. Basta... >> mormorò Greta, intanto che il marito attanagliava di più le mani sul collo di Terrence.

<< SMETTILA! LO STAI SOFFOCANDO! >>

Esclamò la donna, stavolta accorrendo in aiuto del Thaur.

Cercò con tutte le forze di spingere via Zob dall'altro uomo, ma era troppo impotente...

Con un gesto secco la spinse via... lei perse l'equilibrio e cadde, sbattendo le ginocchia per terra.

All'uomo non importò di quello che aveva appena fatto... in quel momento era accecato dalla rabbia... stava perdendo la coscienza delle sue azioni... l'importante era strozzare quella maledetta capra... le emozioni si stavano impadronendo troppo di lui...

Una cosa inaccettabile per un Domatore.

<< Zob! Che stai facendo! Lascialo! >> mugolò Johanna atterrita.

I nonni non potevano fare nulla...

<< BASTA! FERMATI, ZOBEDJA ZICK! >> ordinò Jeremy.

Lui si guardò intorno... il gatto che stava sclerando... i suoceri che lo fissavano sconvolti... la moglie che lo fissava ammutolita, ancora per terra...

Lentamente, lasciò andare la presa...

Terrence cadde a terra, viola come un livido, ingurgitando aria come un'aspira-polvere.

Johanna corse ad aiutarlo...

Zob si rendeva conto finalmente di quello che stava facendo... Terrence stava veramente male.... Johanna era in pena per il marito... Negli occhi di Theo e Tessa la delusione era palese... e l'abbattimento nella faccia di Greta.

<< Andatevene. Mi dispiace molto. Chiedi scusa a Terrence da parte mia. Ma ora, sparite. >>


********

Toc. Toc. Toc.

<< Chiunque tu sia, non entrare! >> urlò Zick, riaffiorando dal cuscino.

<< Sono papà. Ti posso parlare, anche da qui fuori? >>

Disse Zob mesto.

<< NO! Non ho voglia di parlare! >>

<< Ma io sì. Allora, posso entrare? >>

<< Ti ho detto di no! >>

Zick, preso dalla paura che suo padre potesse irrompere nella sua camera, si alzò e corse alla porta, appoggiandovisi e stringendo la maniglia con le mani sudate.

<< Oh, che fai? Forzi la porta? >> ridacchiò l'uomo tristemente.

Zick non rispose.

<< Figliolo... mi dispiace per prima... non volevo... offenderti con quello schiaffo... >>

<< Facevi meglio a non darmelo ed a cercare di

capirmi. >>

replicò Zick gelido.

<< Devi cercare di rimanere calmo... >>

<< Ma come posso essere calmo?? Elena è la fuori! IN PERICOLO! Nemmeno so dov'è! Ed è colpa mia... MA TU CHE FARESTI, SE IN QUESTO MOMENTO FOSSI AL MIO POSTO, EH?! DIMMELO, AVANTI!! >>

Zob udì il rumore di passi veloci, poi una piccola pausa ed un suono morbido e pastoso... e poi versi secchi e continui.

Zick probabilmente aveva corso fino al suo letto, aveva saltato e si era tuffato tra le coperte... iniziando a singhiozzare.

Zob era così dispiaciuto... naturalmente, non era sua intenzione ridurre così il figlio... non sapeva cosa poteva dirgli... non sapeva ancora fare il padre per bene.

Posò con calma la mano sulla porta ed entrò...

La testa di Zick era avvolta dai suoi cuscini... per terra, miliardi di fumetti di fantascienza.... alcune pagine strappate... le sue scarpe scaraventate negli angoli più bui della stanza.

L'uomo si sedette sul letto.

<< Mi dispiace per quello che ti ho detto... che ti ho fatto. Ma è indispensabile mantenere la calma, in queste situazioni... so quanto possa essere difficile, ci sono passato anch'io... ti prego di rispondermi, però... potrai dirmi che non ti capisco... ma mi ferisci se mi ignori... aiutami, Zick. Aiutami a diventare un padre migliore. >>

Il ragazzino girò debolmente la testa, e guardò il padre con gli occhi mogano, ora rossastri dal pianto.

<< Papà... ero io che stavo andando di matto... ma mi rendo conto che tu puoi capirmi benissimo... ma mi sento distrutto... non ho saputo salvarla. >>

<< Il senso di responsabilità... un onore ed una pena per un Domatore. >> cominciò a dettare Zob.

<< Nessuno ce l'avrebbe potuta fare, Zick. Nessuno... adesso ti sentirai in colpa per una cosa di cui tu sei assolutamente innocente... >>

Zick chiuse gli occhi.

<< Devo salvarla. >>

<< Certamente.... >>

<< Tu non puoi aiutarmi. >> notò Zick malinconico, gettando sguardi mogi al braccio del padre.

<< No... non in senso... pratico... >> lui si sentiva impotente, debole, inutile... soffriva così tanto sapendo che non poteva aiutare suo figlio... non poteva combattere una battaglia alla quale stava partecipando a pieno anche lui stesso...

<< Ho sentito urlare certe parole particolari, poco prima. >

Disse Zick.

<< Terrence mi aveva fatto più o meno incazzare. >>

sorrise Zob accarezzando le testa del figlio.

<< Wow... wow... eccone un'altra di parola particolare... >> commentò Zick ironico.

<< Già... >>

<< Penso che l'abbiano portata a Villa Zofirus. >>

Zob spalancò gli occhi, non preparato ad una affermazione così immediata.

<< Lo sento... in qualche modo.... è il mio istinto da Domatore... Elena è là... e.... oh! >>

I suoi occhi si fecero rossi. Tutto intorno a lui sparì... si trovava in una dimensione dalle pareti violacee, che si muovevano... stava avendo una visione.

Poco a poco, davanti a lui si unirono centinaia e centinaia di puntini bianchi... che formarono un'immagine.

C'era una ragazza, seduta in una piccola stanza buia...

aveva grossi braccialetti ai polsi... oh no, non erano bracciali... erano manette.. catene.

Accanto a lei c'era un'altra figura... maschile, sembrava... la teneva per le spalle e le accarezzava la testa...

Zick sentì un po' di gelosia entrargli nel cervello, ma cercò di non pensarci...

La ragazza aveva in una mano un foglio... nell'altra un aggeggio lungo e sottile... appena toccava il foglio lasciava una traccia.

Zick, che osservava la scena dall'alto, volle avvicinarsi di più... per scoprire cosa stava disegnando.

Avanzò lentamente, e scrutò li spostamenti della mano della rossa... stava delineando un viso... un viso largo e spigoloso.. un ragazzo dagli occhi grandi ed il naso piccolo... i capelli scuri davanti agli occhi...

Quello sono io “ pensò Zick.

Elena.... Elena! “ chiamò, avvicinandosi sempre di più a lei.

Elena! Sono io! Sono Zick! “

Lui stava ridendo dalla gioia... finalmente poteva riabbracciare la sua Elena...

Ma appena riuscì a sfiorarle i capelli, venne come risucchiato indietro...

<< NO! ELENA! ELENA! SONO QUI! AAAAAAHHH!! >>

L'immagine si stava sgretolando... in poco tempo la cella divenne uno spazio bianco, nella sua mente...

l'ultima cosa che riuscì a vedere, era il volto della ragazza che si girava verso di lui, in alto...


<< Zick. >> sussurrò la ragazza, guardando fissa in aria.

<< Lo hai sentito? >> chiese Lorrence sorridente, mentre si scostava dalla lettura del suo fumetto comico preferito, “ Le Mirabili avventure di Troto Crotalossi”

<< Sì... era qui... io ho sentito la sua voce... >> sussurrò la ragazza, girando le testa da ogni angolazione per vedere se si era nascosto da qualche parte...

<< É forte il legame che vi tiene uniti... ha un'energia notevole... >> disse il ragazzo.

Elena sorrise.

<< Oh, fammi vedere cos'è... >>

Lorrence delicatamente allungò la mano scheletrica verso il foglio che Elena teneva in grembo.

<< Oh, ma è Zick.... ma che bello...! >>

<< Già... già... ma sarebbe ancor più bello se fosse qui accanto a me adesso... >> mormorò la ragazza, abbassando il capo.

<< Sta tranquilla. Conosco Zick. Non si lascerà sfuggire un bel bocconcino come te. >>

Il biondo abbracciò l'amica... le sue ferite ormai si erano richiuse...

Elena sentiva il bisogno di sentire il calore di una persona... e continuava a ringraziare il cielo che ci fosse Lorrence lì con lei...

<< Winryed. >>

Lorrence ed Elena sentirono i loro cuori prendere un infarto.

Aveva appena parlato una voce.

La Voce.

Lorrence scattò in piedi.

<< Sì, padre. Winryed è pronto a servirvi. >>

<< Ahhaha! Bene... bene bene... mi faresti un favore, allora... uccidi quella bimba... tanto non ci serve. >>
Elena si sentì raggelare... una morte così... una morte per cui non sapeva il motivo... la Voce così sadica e terribile...

<< Perdonatemi, padre, ma... siete stato voi a decidere che la portassi qui... contro il mio volere... a che serve ucciderla? >>

<< A divertirmi un po'. >> ridacchiò la Voce, con fare allegro.

<< Non voglio. >>

<< Dai, smettila di fare questi piagnistei. Ammazzala, ora. >> la Voce aveva preso la tonalità di un uomo di mezz'età.

<< In che modo, padre...? >> disse Lorrence con voce rassegnata.

<< In quello che ritieni più opportuno... io assisterò alla scena. Era dal medioevo che non vedevo uno spettacolo così stuzzicante... dai, fa' divertire tuo padre,

Winryed. >> pregò la Voce, affettuosa.

Elena si strinse dentro la coperta...





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Capitolo 18
*** Colpo di scena ***



Capitolo 18


Colpo di scena.


<< Papà... ho visto Elena. >> mormorò il Domatore con sguardo vitreo.

<< Stava bene? >> chiese Zob preoccupato e nervoso.

<< Era in una cella scura, fatta di mattoni... legata a terra da delle catene, e stava disegnando... me! E accanto a lei c'era un ragazzo.... >>

<< L'hai riconosciuto? >> domandò l'uomo concentrato.

<< Era nella parte più oscura della cella, coperto dall'ombra.. ma mi sembrava Lorrence Zofirus... sì, sì, era lui. >> Si alzò ed iniziò a girare nervosamente per la sua camera, dando calci a qualunque cosa si intromettesse nel suo cammino.

<< E Lorrence che faceva? >>

<< La teneva per le spalle... avvertivo un po' la sua tristezza... non sembrava che le volesse fare del male... >>

Un alieno di gomma fu scaraventato in aria ed atterrò pigolando sul pavimento.

<< Sei sicuro al 100% che sono alla sua cattedrale? Continuò l'interrogatorio Zob.

<< Sì, papà. Lo sentivo. >>


I due corsero giù per le scale, mentre venivano fissati dai familiari, ancora sconvolti per l'accaduto di prima.

Il Thaur e la Tulaseck avevano tolto il disturbo già da tempo...

Zob sentiva ancora le sue mani stringere il collo di Terrence: le sue dita erano ancora contratte dalla rabbia di prima e le sue nocche bianche, dove il sangue non scorreva più...

Greta fissò il marito impassibile come uno spettro, poi rivolse a Zick una cupa occhiata.

<< Ci sono novità, Ezechiele Zick? >>

Il ragazzo si sentì tremare quando la mamma pronunciò tutto il suo nome... quando lo faceva era sempre arrabbiata... brutto, orripilante segno.

<< Ho visto Elena. Era in una cella tutta buia, incatenata...

era più buio di come è adesso... ora siamo al crepuscolo. Là il cielo era già nero. Penso che abbia previsto il futuro... con lei c'era Lorrence, che la consolava... sono sicuro che sono alla cattedrale di Oldmill. >>

Zick si ritrovò un po' in difficoltà: tutti lo fissavano con aria stralunata, e lui, se non aveva l'aiuto dei suoi parenti cosa poteva escogitare?

<< Previsioni.... interessante... non ho mai conosciuto Domatori con questa capacità... >>

disse Theo accarezzandosi turbato i baffi trasparenti.

<< Può anche non essere vera. >> latrò Jeremy.

<< E se lo è??? >> ribatté il Domatore.

<< Può essere una nuova capacità che ha sviluppato... >> ipotizzò Zob.

<< Le visioni vanno e vengono a loro piacimento... non le decido io quando si fanno vedere. Ma non voglio che restiamo con le mani in mano, così! Io sento che è vero, quello che ho visto! >>

<< Va bene... io ti credo. C'era qualcuno lì con lei? >>

<< Sì, nonno, sì... c'era Lorrence, tranquillo lì con lei... >>
<< Quindi non pareva pericoloso. >> concluse Tessa.

<< Niente affatto... anzi, sentivo che anche lui provava dolore... psicologico... ma sai, l'apparenza inganna... >>

disse Zick amaro.

<< Cosa pensi di fare? >> gli chiese sbrigativo Jeremy, senza nemmeno dargli il tempo di riflettere.

Il piccolo Domatore, spiazzato, balbettò:

<< Ehm... io... ma perché lo chiedete a me? >>

Sempre i soliti sguardi, seri ma completamente perduti...

<< Chi è scampato quasi illeso dalla battaglia di BigBurg? >

continuò il Tutore scuotendo la coda.

<< Tra i clan dei Domatori, le Mamery sono quelle che hanno subito meno danni. Il naso di Lenilee e il labbro di Zay sono quasi come nuovi... Mentre per gli altri... beh ci vorrà più tempo... >>

Jeremy guardò eloquente il braccio del Domatore che tutelava. Zob aveva l'aria sciupata, e ribatté però con uno sguardo... invidioso... la lacerazione all'orecchio non c'era, ovviamente... magari se lo fosse tagliato lui!

Sarebbe andato sicuramente ad aiutare la sua famiglia e i suoi amici... invece...

<< In più, ci sono anche il giovane Thaur, Robert Clash, i gemelli Luseney e le sorelle Mamery, che sono sani come pesci e possono aiutarvi... anzi, devono! È compito di ogni Domatore aiutare l'altro in caso di emergenza! Che il proprio genitore lo voglia o no. >>

<< Ma sono piccoli! >> contestò la Rifugiatrice bionda, indignata.

<< Lo so! Ma è tempo che si facciano forza e crescano! C'è sempre la prima volta! Non c'è altra alternativa! Sono forti e ben preparati... e sono gli unici adesso che possono aiutarci davvero. >>

<< Ma io... >> mugolò Greta, poi affievolì sempre di più la voce.

<< Cosa pensavi di fare? Di andarci tu, al posto loro? Di poteri Dom, tu hai solo la vista... non puoi fare molto, e lo sai anche tu. Non penso che tu sia così impulsiva da prendere ed andare con loro. Anche se là c'è tuo figlio. E poi, non credo che tuo marito ti faccia andare così facilmente. >> ghignò il gatto dal pelo marrone.

Infatti, Zob stava guardando la moglie col “ NO” stampato sul viso.

<<Il cosiddetto marito può pensare quello che gli pare... >

ribatté Greta glaciale, sorpassando Zob a testa alta.

<< Ma io non voglio abbandonare così mio figlio. >>

Andò dietro Zick e gli prese le spalle.

<< No mamma no. >> farfugliò il Domatore preoccupato.

<< Sì mamma sì. Siete dei ragazzini alla deriva. Vi serve un supporto adulto e dei consigli da chi è più grande di voi... ed ha più esperienza. >> Concluse Greta con un'occhiataccia al Tutore ed al marito.

I due fantasmi bisbigliarono qualcosa, ma poi annuirono, vinti dalla determinazione della figlia.

<< E sia! >> esclamò il gatto alzando gli occhi verdi al soffitto.

Greta sorrise maligna al marito, che non sapeva cosa ribattere, poi sorrise a Zick.

<< I Tutori, come al solito, staranno lì ad osservare tutto in panciolle... >> commentò sarcastico Zobedja, cercando di salvarsi la pellaccia da duro dopo il piccolo scontro, alla quale aveva ceduto, con la moglie.

<< I Tutori devono rimanere a Bibbur-Si! Per le missioni di importanza minore, ci devono pensare i Domatori... >>

Importanza minore?! Qua si tratta di salvare una persona... e sconfiggere quella maledetta Voce una volta per tutte! Beati voi, a starvene sempre rinchiusi nelle vostre bolle di vetro, mentre noi rischiamo sempre la vita! “ Pensò Zick con le mani che gli prudevano dalla rabbia.

<< .... e non protestate! Questi sono i nostri incarichi. Noi amministriamo la Giustizia della Città Sospesa, e non credete che sia un compito semplice! I Domatori, invece, hanno sempre provveduto e provvederanno sempre a difendere con la forza. Io devo rimanere qui, mi dispiace ma devo tutelare questa Oasi! Possiamo tenerci in contatto con i messaggi telepatici. Di più, non posso

fare. >> In quel momento Jeremy Joth era squadrato da cinque paia di occhi abbastanza incavolate: ma riconobbero che aveva bisbigliato quel “ Mi dispiace...” anche se lo aveva sussurrato, la sua voce ed i suoi occhi sembravano sinceri...

<< Potresti contattare anche Timothy.

Lui ci aiuterebbe... >> propose Zobedja, pronunciando le ultime parole con un tono di rimprovero.

<< Prova anche con Trengingigan, Jeremy! Mandagli una lettera! >> esclamò Zick teso.

<< Ok, ok ok! Ma devo fare tutto io qui!? >> borbottò il Tutore, credendosi di non farsi sentire. Invece, tutti i presenti incomberono su di lui con sguardo omicida.

<< Vado subito a contattare tutti! Ma non qui mi serve concentrazione e silenzio! >>

Con un sorriso tirato, Jeremy sgattaiolò su per le scale.

Tutti emisero un lungo sospiro...

Zob guardò sconcertato moglie e figlio, seduti accanto sul divano, mentre lui sulla sua poltrona.

Incredibile. “ pensò.

Per la prima volta della mia vita, vedrò mia moglie, una Rifugiatrice, andarsene via da me incontro ad un grande pericolo... senza la mia protezione. Mentre io me ne sto qua al sicuro nella mia bella casuccia... come un vecchio cuscino ammuffito e grinzoso... quando potrei aiutarvi tutti, ed invece...

Oh, ed in più il mio figliolo sta partendo anche lui con la madre... ma bene... “

Non si dissero nulla finché Jeremy ritornò di sotto.

<< Stanno venendo. >>

Detto fatto, l'ampio soggiorno di casa Barrymore si illuminò di otto grandi bagliori azzurrini, che, allargandosi sempre di più, formarono le sagome di otto Domatori.

<< Eccoci! >> annunciò spavaldo Teddy, scuotendo i capelli biondi.

<< Abbiamo notato. Ciao a tutti... >> rispose Zick gelido.

<< Per favore, levatevi i Telepattini... mi rigate il pavimento... >> chiese Greta più gentile che poté.

<< Allora... quindi noi dovremmo andare in questo posto a salvare Elena... >> fece il resoconto Bobby, slacciandosi le magiche calzature.

<< Sì. Usando sempre i Telepattini... è un trasporto più veloce e sicuro. >>

Dopo aver detto quelle parole, Zob fissò la moglie.

<< Tu non hai il potere dello Spazio Dom, quindi non puoi usare i Telepattini. >>

Greta restò sconcertata per un paio di secondi, poi disse:

<< No, in effetti non li ho. Ma ho letto da qualche

parte, qualcosa riguardo lo Spazio Dom combinato. 

Accennò un sorriso birbante, mentre Zob sfoggiò la sua solita faccia perplessa.

<< Lo Spazio Dom Combinato è solo un esperimento che è stato provato un centinaio di anni fa! Fin'ora non ci sono mai stati casi in cui è riuscito completamente! >> sbraitò Jeremy pronto.

<< Perchè forse è stato provato una sola volta, molti anni fa.... >> disse Greta stirando le labbra. Camminò con aria rilassata per tutto il salotto, schivando i divani e mandando occhiate alle cornici appese ai muri, e a una bella corazza di scarabeo smeraldino chiuso in una bacheca.

<< ... magari i Domatori di allora erano debolucci... >>

Con la coda dell'occhio guardò il braccio sinistro di Zob.

<< ... oh forse non è cambiato nulla... >>

<< Con il S.D.C. si può creare uno Spazio Dom attorno ad una persona che non ne ha, permettendo di usarlo in tutte le sue forme... Scudo, Bolla D'Aria ed Energia di Teletrasporto... e vabbè! Proveremo. Ma se non funziona, rimanga qui senza discutere. >> Borbottò Jeremy spazientito.

<< Evviva evviva. >> esultò pacata Greta, sogghignando.


Era tempo di partire, per i nostri salvatori... i Mostri scesero le scale ed abbracciarono tutti.

Greta e Zick salutarono i nonni con un sorriso, poi si rivolsero a Zob, che era sdraiato sul divano.

Lui non disse una parola, sfoggiava solamente un mezzo sorriso. Un'espressione d'attesa...

<< Ciao, papà. >> disse Zick, poi si chinò e gli strinse il braccio, appoggiando la testa sulla sua spalla.

<< Ciao, figlio... mi dispiace di non poterti aiutare in nessun modo... veramente... scusa. >>

<< Non è colpa tua. Sta' tranquillo... ce la faremo, salveremo Elena e sconfiggeremo la Voce... vendicheremo tutta la gente che è morta. >> rispose Zick fermo.

Zob serrò gli occhi.

<< Zick. Ti ricordi cosa ti avevo detto, a proposito della vendetta.... >>

I ricordi di quella chiacchierata si rifecero vivi nella mente di Zick...

La vendetta è solo una follia momentanea, che non ti lascerà nulla. “

<< Cercherò di non farmi prendere. Anche se la tentazione è forte... >>

Zick guardò in basso mordendosi il labbro.

<< Lo so. Lo so. Ci siamo passati tutti. Ciao... sta'

attento... dammi un bacio. >>

<< Perchè? >> chiese Zick leggermente stupito.

<< Perchè ne ho bisogno... >> sospirò il padre.

Il piccolo Domatore sorrise e detto fatto lo baciò sulla guancia.

Poi si alzò e se ne andò dai suoi compagni... aveva capito che era un momento un po' particolare per Zob e Greta e che doveva lasciarli in pace.

<< Beh? Cosa aspetti? Che venga lì a sbaciucchiarti un'altra volta?>> domandò Greta con voce tagliente al Domatore.

<< In realtà non aspetto altro. Ma... non mi sembri molto in procinto... >> ribatté l'uomo malizioso.

<< Per nulla. Forse perché non te lo meriti. >> disse lei fredda.

<< Mi dispiace. Non ero in me prima... scusami. >>

I due si guardarono per un po'. Greta, come al solito, lo squadrava con gli occhi nocciola assottigliati dalla diffidenza, mentre quelli scuri di Zob erano rilassati e bisognosi di affetto... di un perdono.

<< Io non c'entravo nulla... ti volevo solo fermare. Nemmeno a me Terrence non va a genio, lo sai, ma stavi esagerando davvero. Sembravi impazzito. Lo stavi per ammazzare! >>

Lui si alzò cauto dal divano, e camminò con flemma verso la donna, che rimaneva impassibile ed immobile.

<< Su, che vorresti fare? Cosa si merita lo sciocco marito? >> chiese ironico, porgendole la guancia pronto a ricevere uno schiaffo.

<< Sei già ridotto male, non mi va di spaccarti la testa. Saresti ancor più di peso. >> sorrise la Barrymore, seguita dall'espressione soddisfatta del marito.

<< Ma non mi spintonare più, eh? Altrimenti al mio ritorno mi senti. >>

<< Sempre se lo Spazio Dom Combinato funzioni. >> notò Zob furbo.

<< Speralo, speralo... >> rise Greta, poi gli prese la mano sana.

<< Addio. Adieu. Tot ziens. Zbogom, caro. >>

<< A dopo. >> sorrise lui, poi stirò il sinistro e allungò le dita verso la moglie. Che lo fissava esterrefatta.

<< C-caro.... il tuo b-br-braccio.... >>

<< Eh? Cosa? >> chiese lui spaesato.

Poi si rese conto che il suo braccio steso, ricoperto dal grosso strato di bava di Troptilus, non gli stava facendo per nulla male.

Non più.

Era stato un gesto così naturale e istintivo che... anche se aveva convissuto molti stressanti giorni col dolore addosso... non ci aveva proprio pensato!

<< Sto guarendo. Sto guarendo.... finalmente! >>


Espressione di gioia e sollievo sul volto di Zobedja.


<< Oddio... oddio... prova a ruotare il polso! >> trillò Greta in preda al delirio.

.......................................................................................................

<< Si muove perfettamente. >> Sorrise il Domatore, premendo invisibili tasti con le dita.

<< Prova a piegare il braccio! >>

Il mostro eseguì l'ordine della moglie.

Piano piano, lo fletté.

Non avvertì subito dolore.

<< Ti fa male? >>

Seppe la risposta quando Zob la fissò con aria delusa.

<< Un pochino. >>

<< Allora smettila... lascialo stare... Hai già fatto tanti progressi... ma è meglio se ti riposi... oh, come sono contenta che ti stia riprendendo! >> sussurrò Greta.

<< Ma non ti azzardare a venire con noi eh? >>
<< Lo sai che sono tentato... >>

<< Lo sai che mi dispiace ma se oserai muovere un muscolo ti spezzo la schiena. E vediamo se poi stai fermo. >>
<< Ok, piccola... >>


Lay socchiuse gli occhi e, con fare svenevole, si avvinghiò a Teddy.

<< Tedduccio mio... promettimi di salvarmi se un mostro cattivo mi vuole fare del male... >>

<< Certo, certo... ma fa' anche del tuo! Non posso badare sia a te che a me stesso! >> ribatté il biondo alzando gli occhi a mandorla al soffitto.

<< Ma sì orsacchiotto... sì sì sììì! >> Poi il povero Teddy fu travolto da un'ondata di bava.

Tutti distolsero lo sguardo, letteralmente disgustati... persino i musoni di Raul e Paul si tramutarono in smorfie di puro orrore.

Gli occhi di Lenilee, Zay e Lyu si ridussero a due sottili sbarre arrabbiate, e la bocca

una linea ritta senza curve.

Sulla faccia delle tre parenti si poteva leggere benissimo le parole: “ Sei- un-disonore”.

<< Ehm ehm, dovremmo andare. >> annunciò Zick tossicchiando, e la parassita si staccò con malavoglia dalla sua preda.


Ormai tutti erano pronti. I Telepattini ai piedi, i Dom Box Universali nelle loro tasche,

la determinazione scolpita nelle loro facce.

Greta ne indossava un vecchio paio appartenuti al marito, e a fatica riusciva a reggersi in piedi.

<< Jeremy. Avverti Timothy e Trengingigan di partire con la Polvere Scoppiettante Teletrasportale al tuo tre. >> disse la donna.

<< Uno... >> disse Jeremy seccato di dover prendere ordini da... una Rifugiatrice.

<< Due... >> i Domatori si scambiarono fugaci occhiate.

<< A presto.... SPAZIO DOM! >> annunciò Zick.

Greta si sentì avvolta da un'enorme energia... l'energia che Zay e Lenilee le stavano prestando..

Poi si sentì sollevare in aria mentre tutto intorno a lei spariva.


<< No. >>

Elena si scostò lentamente la coperta dagli occhi, che erano terrorizzati ma allo stesso curiosi della scena inquietante a cui stava assistendo.

<< Come sarebbe a dire? Te l'ho ordinato. E tu, devi eseguire. >> il tono della Voce si stava incrinando...

<< Non me la sento. E poi, non c'è motivo, per me. Il gusto nel vedere un essere vivente soffrire, è crudele e sadico. Tu sei così. Io non la ucciderò. Non lo farò mai.

Uccidila tu, piuttosto. Io non ho né motivi, né voglia né forza. Ma sappi che se le vorrai bruciare la vita, cercherò in tutti i modi di ostacolarti. Io voglio bene a quella creatura. Tu non potrai mai comprendere quello che io provo, perché tu non hai mai saputo amare o volere bene. Mia madre non esiste più, l'hai uccisa tu assieme a tutta la mia famiglia. Tu mi hai preso con te, non perché mi volevi bene ma perché volevi crearti un aguzzino, un servo, uno schiavo che facesse il lavoro sporco al posto tuo. Perchè tu non ne hai coraggio. Sei un vigliacco. Questa è la mia parola. E non la cambio, che ti piaccia o no, Kremshin il Gorka Nero. >>

“ No, Lorrence...! “ pensò Elena stringendo le braccia.

Il ragazzo restò in attesa, a busto alzato, per un paio di secondi. Gli occhi azzurri erano fissi, a guardare avanti a sé. Respirava affannosamente, cercava di contenere la calma...

Il silenzio...

<< AHHHHHHHH!!!!!!!! >> Lorrence urlò, strizzò gli occhi e si piegò in avanti.

<< Ohh! >> gemette Elena.

<< NON OSARE PARLARE PIÙ A ME IN QUESTO MODO! E NON OSARE DIRE IL MIO NOME, WINRYED!

TU SEI SOLO UN MISERO VERME! NON PUOI SPEZZARE IL PATTO! TU MI SERVIRAI FINO ALLA FINE DEI TUOI GIORNI, ED IO TI DARÒ UN TETTO!

SE VUOI ONORARE I TUOI STUPIDI IDEALI, TRA I QUALI SPICCA LA VERITÀ, NON DEVI DISUBBIDIRE.

FA' QUELLO CHE DEVI FARE, ED IN FRETTA ANCHE!

Urlò, tuonò, strillò, strepitò, pigolò Kremshin.

Lorrence mostrò i denti e si portò le mani alla pancia.

<< Io-io voglio disfare il p-patto... ho sbagliato... ho d-dato la mia p-parola... non ucciderò Elena. >>

<< Allora preparati a morire... non risolverai il tuo problema così... tanto alla fine, ammazzerò anche lei... così vedi, vedi chi è il vigliacco...! BRUCIA! >>

Lorrence urlò, ed urlò...

<< NOOO! SMETTILA! >>

La voce di Elena riecheggiò nella piccola ed angusta camera.

Le onde sonore rimbalzarono sulle pareti, e si insinuarono

dentro ogni orifizio presente tra i mattoni petrosi e il legno limaccioso del portone...

Le sue parole, dalla potenza amplificata, gridarono per tutto il corridoio delle segrete...

La Rifugiatrice, per un attimo, guardò verso l'oscurità...

vide tre occhi, tutti rossi, sfavillare nel buio...

Si spaventò e nascose la testa dentro la coperta che un'ora prima le aveva porto il suo migliore amico...

che ora aveva girato debolmente la testa e i suoi occhi celesti spalancati.

<< No... >> gemette, prima di stramazzare a terra.

Elena riaprì gli occhi.

Si levò con un gesto secco le lacrime calde che le appannavano la vista, e disse:

<< TU! LASCIALO IN PACE!!!!



“ Ecco... sono morta... che stupida... abbandonare mamma, papà, Charlie, Violet, Sfruscio, Puffy, Bombolo in questo modo... e Zick. No... scusami tanto... tranquillo, veglierò su di te... ti amo, Zick....”


La Voce rise.

<< Piccola... su, non arrabbiarti... ti rovina quel bel musino... >> disse dolce.

<< NO! NO! NO! ORA LIBERAMI! LIBERAMIII!! >>

Elena sapeva che quello che stava chiedendo non era fattibile... figurati se la Voce la liberava! Che razza di stupida!

Si scollò la coperta di dosso, e si rizzò con le gambe.

Ma le catene la tennero a terra.

Elena sembrava posseduta da una rabbia ed una furia incredibile..cercava di liberarsi tirando e tirando, massacrandosi i polsi e le caviglie...

La Voce intanto stava ridendo come un pazzo...

<< Direi che anche questo è un bel divertimento... brava bambina. >>

Poi si trasformò.

Gli occhi sanguigni si fecero enormi e luccicanti come rubini, mentre salivano sempre di più... degli artigli più neri del nero squarciarono l'ombra, spietati, ed un corpo enorme e bitorzoluto, scuro come gli arti, si stagliò davanti ad Elena...

<< Buona morte, tesoro. >> disse mostrando i denti violacei, simile a dei chiodi arrugginiti.

La ragazza fissava il Gorka Nero con gli occhi sgranati.

<< BRU.... ! >>

Ma qualcosa accadde.

Nella cella dodici scintillii apparirono... le scintille celesti si trasformarono in fiamme... Una di queste si aprì... facendo uscire... una mano...

<< Zick. >> sussurrò Elena.


-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

To be continued...


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Capitolo 19
*** Paura del buio? ***



La paura... cos'è poi?

Ciò che ci fa bloccare, ci costringe a fermarci...

Un normale sistema di difesa che il nostro cervello ha elaborato sin dal primo giorno in cui dormimmo nelle caverne, senza armi, con la notte fuori popolata da creature pronte ad ammazzarti senza tante cerimonie.

Un residuo del nostro passato che ci siamo portati dietro fino ai giorni nostri... quando sembra che l'uomo sia la creatura più potente ed intelligente dell'universo, che invece tiene celati i più irragionevoli timori...

La paura del buio... la paura del nulla.. la paura di ciò che temi ma che non puoi vedere, non conosci...

La paura dell'imprevedibile.

Il timore cerca di salvarti, ma è un'arma a doppio taglio.

Se resti fermo lì a piagnucolare, intanto arriva il mostro cattivo che ti taglia le gambe.

Se ti batti....

Beh...

La Forza di Volontà può determinare il tuo successo.

Ma non basta quello..

Entra in gioco anche la pazza, sbeffeggiatrice Dea Bendata, che solo lei decide quando agire o no...

La Forza... la forza mentale che ti fa pensare... la forza fisica che ti fa agire.

Si aiutano a vicenda, sono inseparabili...

Ma per certe dodici persone, il terrore e l'indecisione non erano concessi, in quel particolare momento...



Le sagome dei salvatori diventarono sempre più nitide, le forme dei loro corpi e i tratti del viso che emergevano dal bagliore celeste che li soffocava.

Kremshin proprio non se l'aspettò.

E si sentì morire.

Zick non seppe più contenersi quando vide l'artiglio nero che si avvicinava ad Elena, la sua Elena, che lo guardava paralizzata, supplicante, indifesa.

Anche tre fuochi rosso sangue sfavillare nel nero...

Sentì il palmo della mano arroventarsi e da lì parti una scarica rossa fuoco che rischiarò, con un lampo, l'angusto ambiente.

La ragazza incatenata a terra vide quell'orribile mano a tre dita indietreggiare, nascondendosi nel piccolo angolo ombroso della stanza.

Anche gli occhi svanirono con un ultimo bagliore scarlatto.

Si levò un orribile urlo.

Un macabro coro di donne violentate, uomini sotto l'effetto delle bruciature dei tizzoni ardenti, bambini che strillavano il loro ultimo grido.

Il Gorka Nero era stato colpito.

Il mostro, poi, sparì in una nube scura come il catrame.


E ora? Che si fa? Dov'è andato? È morto? No, troppo semplice.....

É finita? Speriamo di sì... vorrei crederci.


Zick fissò il fumo rosso pallido uscire dalla sua mano e contorcersi in aria senza fare il minimo rumore.

Il pericolo non c'era più.

<< L-lui... >> Mormorò una debole voce dall'altro angolo della gattabuia.

<< Non ci darà noia per un po'.... >>

Il ragazzo provò ad alzarsi, ma le sue braccia cedettero, piegandosi in una posa sgraziata.

<< Lorrence...! >> Sussurrò Greta, poi si chinò ad aiutarlo e alzarsi in piedi.

<< Grazie per l'aiuto, signora Zick.... >>

Si guardò intorno, vedendo tanti occhi curiosi ma diffidenti che lo scrutavano.

<< Buonsalve a tutti voi. Sapevo che sareste venuti. Vi ringrazio di aver rischiato la vostra vita, venendo qui.

Beh, certo, solo per salvare Elena... >>

Il suo sorriso si appannò un poco, abbassando la testa.

<< Lo so che non vi fidate di me. >>

I Domatori, il Tutore e il Gingi si scambiarono sguardi interdetti.

<< Posso assolutamente capirvi. Avete ragione. Io ho catturato Elena. Io l'ho portata qui. Io le ho fatto quelle ferite. >>

Indicò la ragazza ancora incatenata a terra con sguardo imbronciato.

<< Beh, liberatela, no? >>

<< Sì, ma non ci dare ordini tu.... traditore... >> gli sibilò Teddy nell'orecchio passandogli accanto.

<< Smettila, Thaur. Lorrence è il ragazzo più buono che abbia mai conosciuto. >> ribatté Elena con voce grossa.

Zick rimase infastidito non poco dalle sue parole.

<< Vi decidete a liberarmi, Porca Bomba?! >>

I Domatori si mossero ma Zick fu il più veloce a raggiungere la ragazza... diede un colpo col tacco del piede e con la spinta dei suoi pattini magici le fu accanto.

Provò a spaccare le catene con la sua Energia Dom ma le scalfì appena...

Poi un raggio bianco si fece strada tra il buio, e le frantumò.

Timothy ghignava mentre il segno del Tutore Stellato brillava sul petto glabro.

Zick ringraziò l'ex Tutore con un sorriso e, finalmente, poté dedicarsi alla sua Elena.

Le accarezzò le dita e la aiutò ad alzarsi...

<< Come stai...? >> le sussurrò.

<< Non c'è male, direi. >> ribatté lei con sarcasmo, ma naturalmente era contenta di essere tra le braccia che più desiderava...

<< Qualcuno ci spieghi cos'è successo! >> disse un Domatore basso e coi capelli biondi, interrompendo quell'attimo di pace tra i due.

<< A suo tempo, Bobby. A suo tempo... >>

Lorrence sorrise, non curandosi degli sguardi intimidatori

che lo fissavano.

**


Le Bolle d'Energia dei Domatori illuminavano gli stretti corridoi delle segrete, facendo emergere dal buio cose non molto piacevoli da trovare.

Teddy fu prontissimo a tappare il becco a Lay, la quale stava per cacciare uno strillo quando vide il cadavere di un topo sbarrarsi sul suo cammino.

Lorrence e Greta – che lo aiutava a reggersi in piedi-

aprivano il convoglio. A chiudere Trengingigan, che ogni secondo si girava di scatto verso ogni direzione, pronto a colpire qualsiasi cosa gli avesse dato fastidio.

Elena si stava grattando la pancia e le braccia, e Zick si chiese cosa stesse facendo.

<< Cos'era quella roba blu? >>

<< La Bava di Troptilus. Me l'ha messa Lorrence per curare le mie ferite... >>

<< É un piacere, Elena! >> disse Lorrence dall'altro capo della carovana, mostrando i denti con ilarità.

<< Si indurisce e si leva a pezzettini.... wow.... >>
Zick pensò a suo padre... poi notò che la ragazza al suo fianco tremava.

<< Hai freddo...? >>

<< No, è paura... >>

Zick la prese per le spalle e poi si avvicinò a lei.

Elena pensava che la stesse per baciare, ma invece lui si tirò fuori dalla sua tasca un ciondolo triangolare e glielo allacciò al collo.

Prima che la Rifugiatrice potesse ringraziarlo, lui premette le sue labbra ghiacciate contro quelle assiderate di Elena...

Sentirono degli “ Uhuhuh”, risatine maliziose e numerosi fischi, ma se ne sbatterono altamente...

Quando Zick sentì una voce ben conosciuta e seccante parassitargli i dolci pensieri che stava formulando mentre baciava la sua ragazza.

Sono il Tutore Massimo Jeremy Joth! Ezechiele! Riesci a sentirmi? “

<< Sì ti sento benissimo, stai urlando. >> rispose Zick costretto a separarsi da una Elena alquanto delusa.

Ti sembra il momento di scherzare, Domatore? Sei in una situazione di estremo pericolo! Stati tutti bene? “

<< Sì Jeremy. Siamo vivi. Ho colpito la voce, ma si è dissolta.... ora stiamo camminando per le segrete, guidati da Lorrence... >>

<< COOSA?! >>

<< Tranquillo Jeremy. È innocuo... non sto dove ci sta portando, ora glielo chiedo. Ti richiamo quando ci sono problemi, eh? Ciao... oh, salutami i mostri, i nonni

e papà. >>

Piccolo Domatore, non stai andando mica a fare un pic- nic! Devi prendere le cose seriamente! Ed io non... “

<< Devi preoccuparti. A dopo, Jem. Ciao.... >>

Zick si sforzò e chiuse la mente. Non ricevette più nessun messaggio.

Elena gli rivolse uno sguardo seccato e, lasciandogli la mano, camminò verso Lorrence.

<< Grazie Lorry per aver cercato di salvarmi... sei stato molto coraggioso... io ti ringrazio tanto, tanto.... >>

Lo abbracciò stretto e poi se ne ritornò da Zick, lasciando il ragazzo un po' spaesato.

Ad un certo punto, Lorrence si fermò.

<< Stia tranquilla, signora Zick. Ora sono in grado di stare in piedi da solo. Allora, ragazzi miei! Certamente vi starete chiedendo perché stiamo vagando in questi umidi budelli senza far nulla, no? Non ci state capendo nulla, vero? Anche il fatto si seguire un.... un traditore... >>

Rivolse un sorriso enigmatico al Domatore biondo che lo pugnalava con gli occhi.

<< Beh, è giunta l'ora che vi dica tutta la verità.

Sedetevi, ragazzi.... >>

Adesso, dava veramente la parvenza di essere un luogo di preghiera.

Erano giunti nella navata centrale della Cattedrale.

Le candele scarlatte appese alle pareti creavano una luce satanica ed inquietante...

Le poltroncine in pelle color verde ramarro erano scomparse.

Al loro posto fredde, dure e spigolose panchine in legno.

Il lungo tavolo da pranzo non c'era più, sostituito da un altare in marmo, ornato di orchidee, tulipani e narcisi....

Appassiti...

L'emaciata figura del Crocifisso era illuminata dal basso da un lume giallognolo, che schizzava ombre tra le costole e dentro gli zigomi scavati...

Lay con un brivido distolse lo sguardo dalla sofferente statua ed appoggiò il fondo schiena gelato su una panca ( altrettanto ghiacciata).

Il ragazzo dai capelli platino balzò sullo scanno e iniziò a narrare:

<< Non sono un umano, ma un mostro come tutti voi... >>

Indirizzò un'espressione benevola a Greta e Elena.

<< Signora e signorina... a parte voi naturalmente. Beh, faccio parte di una particolare specie di Gorka. Non come quella di Kremshin. No... sono un Gorka delle Nevi. Sono nato, la bellezza di 1210 anni fa, in un paese della Siberia. Facevo parte di una piccola comunità di mostri come la mia specie. L'unica del mondo. >>

Lorrence si divertì a guardare le facce stupite dei suoi amici.

<< I Gorka delle Nevi sono molto più piccoli dei normali Gorka, tipo Magnacat. Abbiamo la testa a martello bianca e il corpo color nocciola. Eravamo mostri pacifici, noi. Non avevamo molti contatti con gli umani, sapevamo comunque la loro lingua e vivevamo in pace.

Quando...

Un uomo ha bussato al portone delle mura del nostro paese. Abbiamo preso subito la forma da umani e siamo andati ad aprire...

Il forestiero cercava riparo dalla bufera di neve. E lo abbiamo accolto come un fratello, però non smascherando il nostro vero aspetto... lui non ci rivelò il suo nome.

Un giorno, però, costui impazzì. >>

È come quella storia scritta nel diario di Gianduja Gengins, che mi ha raccontato papà... “ pensò Zick rabbrividendo.

Oddio! Non è che.... “

<< Stavamo mangiando nella piazza principale. Quando il forestiero si alzò da tavola e si trasformò in Gorka Nero. La sua forma reale.

Iniziò a sollevare in aria la mia gente, bruciandola dall'interno.

La prima vittima fu mia madre. Si chiamava Pansidrièl.

La vidi morire contorcendosi in aria, mentre ero tra le braccia di mio padre....scoppiò il panico generale. La gente scappava terrorizzata, impotente di fronte al calore insopportabile che cresceva dentro di loro.

Lui spaccò le nostre case a colpi di nocche.

Avevo un anno. Mi nascondevo tra le braccia di mio padre, pregando che riuscissimo a scappare prima che Kremshin ci colpisse.

Colpì mio padre.

Shelwiid Zofirus, papà, mi nascose tra due cespugli innevati. E vidi anche lui, mentre soffriva...

Poi passò Gianduja Gengins. Papà ormai era quasi tutto bruciato, tranne il suo occhio destro.

Mio padre non fece in tempo a raccontargli tutta la storia, quando morì. Non li rivelò mai chi era veramente quell'uomo. >>

Tutti erano colpiti dalla calma e dalla freddezza con cui Lorrence raccontava. La sua voce non era rotta da singhiozzi, gli occhi azzurri non erano lucidi, ma il sorriso sulle sua labbra non c'era.

<< Non osai uscire per andare da Gianduja. Avevo troppa paura... ma ero poco più di un neonato, non mi rendevo conto che andando con lui mi sarei salvato...

Quando iniziai ad avere molto freddo mi alzai in piedi ed iniziai a vagare per la mia cittadina. Avevo da poco imparato a camminare e inciampavo spesso... non sapevo cosa fosse successo ai miei compaesani.... non sapevo ancora cosa fosse la morte e pensavo che fossero tutti in un sonno profondo....

Avevo freddo e fame....

Quando mi sentii sollevare in aria.

E lì, proprio, sentii tutta la speranza e l'amore fluire via da me... lasciando posto a.... il vuoto totale, l'assenza di emozioni.

Kremshin mi fissava... con quei suoi occhi che parevano gocce di sangue coagulato....

Ghignava con quei suoi orrendi denti viola....

Mi disse delle parole che ancor oggi ricordo.

Sei un cucciolo. E hai già visto la morte. Bene, bene...

potresti tornarmi utile.... ormai la tua mente è pervasa da questa stupenda cosa.... ah, che bella.... che bellezza... non si rende conto della differenza tra il Male e Bene... che poi, cosa sono Male e Bene! Ahahhaha!!

Tu mi servirai e io ti lascerò vivo. Ti donerò una vita lussuosa, piacevole... basta che tu ubbidisca. Accetti? Non risposi.

Accetti?? “

Accennai un sì.

Bene... come ti chiami? “

Winryed.

Io sono Kremshin e sono un Gorka Nero... ma.... ahahh! Sto solo perdendo tempo con un bimbo.... muahahahahahahahahahaahh!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Trascorsi la mia infanzia come suo schiavo. Lui architettava i piani... io li compievo.

All'inizio non mi rendevo conto di quello che stavo facendo. Beh, certo, si insinuava dentro la mia mente e mi comandava con la forza del pensiero.

Ci spostavamo sempre... non fu mai mio padre, ma lui mi costrinse a chiamarlo sempre così . Schiavo di una mente malvagia e spietata.... fino alla mia adolescenza non mi facevo amici nei luoghi dove andavamo.

Era tutto così breve.

Arrivo. Morte senza spiegazioni di un abitante. Partenza.

Ma Kremshin si sbagliava. Si sbagliava di brutto.... non sapeva che finalmente avevo cominciato a pensare sulle sue azioni... sulle mie. >>

<< Ehy ehy ehy aspetta aspetta aspetta! Così non sei stato tu ad ammazzare quelle persone! >> sbraitò Teddy.

Lorrence lo fissò comprensivo.

<< No, Tadduja. Non farei mai del male.... >>

<< Scusa ma perché. Perchè Kremshin ha ammazzato quelle persone a Big Burg. Non era gente così a caso. Erano capi di grandi servizi urbani..... perché. E come, anche! >> chiese Zick sempre più preso.

<< Kremshin voleva scatenare il panico. L'indecisione. La paura. Colpiva i capi dei servizi per fare confusione, confondere le persone. Il motivo? Per lui il male è divertimento. Come? Lui è l'unico esemplare di Gorka Nero esistente al mondo. Sa padroneggiare l'uso della magia in un modo eccezionale. Con quello brucia la gente, con quello riusciva a rendere il suo corpo invisibile e anche inconsistente... >>

<< Mentre andavamo a casa tua.... tipo la tua festa di Natale....lui... lui dov'era? >> chiese Elena con gli occhi lucidi.

<< Nascosto nelle sue segrete. Negli ultimi anni si è leggermente addolcito con me, nel senso di libertà di movimento e il fatto di invitare amici e costruirmi una mia vita sociale... anche con Rebecca.... ma... esigeva di più da me in campo di fedeltà.. e azioni. E mentre mi controllava, cercavo di riuscire a trovare i miei pensieri e a ribellarmi. E a lui, ciò non andava affatto bene. >>

<< Capisco... ma Lorrence, ti ricordi, quando siamo andati in quella caverna per entrare nell'Antica Armeria? Avevamo sentito due Voci. Una era quella della Voce, lo so... ma l'altra? >>

Lorrence si mise a ridere sguaiato, con l'imbarazzo di tutti.

<< Elena, ti ricordi quel batuffolino verdolino che ti piaceva tanto? >>

<< Il.... il Girti?! >> La Rifugiatrice assunse un'espressione sconcertata.

<< Esatto. Era il mio animaletto domestico, ma Kremshin non lo sapeva. Poi, però, lo ha scoperto. E siccome non gli ubbidivo, lo ha stregato e gli ha donato la parola.

È stato lui, al posto mio, a indicargli dove vivevano quelle persone che ha ucciso. La strage di Piazza San Maronno però l'ha compiuta senza che io lo sapessi.... >>

<< Ma sei scomparso dopo! >>

<< Mi ha costretto Kremshin. Dovevo ritornare a casa... >>

<< Tu hai rapito Elena, no? Chiaramente era Kremshin a volerlo... >>

<< Esatto signora Zick... Mi ha controllato la mente e ha catturato Elena. Lì, ero con il mio corpo originale e invisibile. Ma... mi sono ribellato. Ho riacquistato la mia forma originale, anche se poi Krem è riuscito a ricontrollarmi. >>

<< Ah... e dimmi, ma se tu eri un mostro perché non ho mai starnutito quando ero con te? >> domandò Zick.

<< Eheheheh!!! Perchè Kremshin mi ha fatto una magia molto particolare. In pratica, rende me, il Girti e lui stesso ehm... come dire.... “invisibile” anche per i sensi...

Per i Domatori, ovviamente. Non sentivate nulla quando ero con voi, quindi pensavate che fossi un semplice umano.

Così come il fatto e potessi sentire il vostro potere da lontano. Sempre un suo incantesimo di precauzione. >>

<< Scusa ma dov'è finito quel brutto ceffo? Noi stiamo parlando tranquillamente qui calmi come se stessimo prendendo un tè da brave signorine! >>

Sbraitò Trengingigan alzando i tentacoli rosa.

<< Kremshin con la sua forma naturale è estremamente debole contro il vostro Potere Dom. >> cominciò a spiegare Lorrence.

<< Già, grazie al raggio di Zick, è molto meno forte. Basteranno altri tre o quattro colpi per annientarlo definitivamente. >>

<< D-davvero..? >> disse Lyu incredula.

<< Certo. Però, come attacco, è molto potente. Ha preferito scappare via per non rischiare ancora.

Ora, si sarà nascosto qua dentro. >> Lorrence roteò la testa e guardò con ammirazione la sua enorme dimora.

<< Sarà meglio andare a cercarlo! Così lo uccideremo una volta per tutte! >> Annunciò Lenilee alzandosi e tastandosi lo chignon con aria di superiorità.

<< Stia tranquilla, signora Mamery. So esattamente dov'è andato. Nel suo Labirinto. >>

<< Quale Labirinto? Io non vedo nessun Labirinto qui! >>

Zay si guardò intorno poi rivolse a Lorrence uno sguardo perplesso.

<< Certo che non lo vedete. È sotto terra. >>

<< Beh cosa aspettiamo. Sarà meglio andare. >> disse Timothy serio.

<< Sì ma solo se vi spostate di qui! Siete proprio sopra l'entrata per il labirinto, sapete?

Tutti guardarono per terra e videro un intaglio nel marmo a forma di rettangolo, con una scritta in latino in bassorilievo:

HIC IACET ROMVLVS.

<< Romulus era il fondatore di questa cattedrale. Non è la sua vera tomba, questo è un falso che ha fatto costruire Kremshin come entrata segreta del suo labirinto.

Luce, grazie.... >>

I Domatori illuminarono il pavimento con la luce emanata dalle loro mani; Lorrence si piegò e ficcò la mano in una rientranza rotonda sotto la scritta.

Si sentì un “ clac” e Lorrence si rialzò con un sorriso trionfante.

L'enorme blocco in marmo nero si alzò retto da un supporto di ferro -doveva essere pesantissimo- rivelando un buco che si infilava nel sottosuolo....

<< Andiamo. Ci sono le scale, fate attenzioni voi coi Telepattini. >>

Lorrence ci si calò dentro e fu inghiottito dalle tenebre.

<< Prima le signore... >> sussurrò Zick ad Elena mentre le prendeva la mano.

<< Che c'è, Zick? Paura del buio? >> ghignò Teddy dietro di lui.

Elena e il ragazzo dai capelli blu lo ignorarono, poi camminarono verso il buco.

Zick stava per inciampare quando una mano di donna lo prese per le ascelle e lo tirò su.

<< Stai attento, piccolo. >> disse Greta dolcemente.


Più scendevano più si sentiva freddo.... e la paura aumentava con loro.

<< Ehy ma quanta strada c'è da fare? Mi fanno male le gambe... >> mugulò Lay, ma non fece in tempo a dire altro che sbatté il grugno contro... delle foglie.

<< Ma cos'è 'sto robo... !!! >>

Finalmente si zittì e alzò la testa, tremando.

Innanzi a lei, si ergeva un enorme siepe verde scuro.

Fitta, fredda, le foglie minuscole e compattate, coriacee.

<< Lay, hai trovato il Labirinto! Brava! >> si congratulò Lorrence, poi sorpassò la ragazza e si infilò in una fessura quasi invisibile.

<< Dai entrate! Krem Brulee è qui dentro. >>

Dandosi delle occhiate un po' spaurite, i Domatori entrarono....


Il Labirinto era intricato, claustrofobico, inquietante.

Le curve del sentiero erano secche e spigolose, e un brivido percorreva la loro schiena ogni volta che giravano l'angolo, non sapendo cosa avrebbero potuto trovare.

Soffitto e pavimento erano neri, quasi uniti tra loro...

A Zick sembrava di camminare nell'aria, così come le siepi fluttuanti.

Erano rimasti d'accordo di tenersi tutti per mano, e di restare più uniti possibile...

L'ansia cresceva, e di Kremshin neanche l'ombra.



<< Scacco matto. >>

Il fantasma sorrise, tirando in fuori il petto in segno di vittoria.

Ben Talak allungò la mano e prese stancamente l'alfiere, posizionandolo in diagonale rispetto al Re Nero, quello dell'avversario.

Un altro mostro ridacchiò controvoglia.

Serrò gli occhi neri e sul suo viso apparve una smorfia amara.

<< Oggi sono proprio una nullità totale. Complimenti, suocero. Ti darei la mano ma... >>

<< Non puoi. >> suggerì Theo, come sbeffeggiandosi della sua morte.

<< Grazie, Ben, per aver mosso i miei pezzi... >> continuò

lo spettro rivolgendosi alla creatura gelatinosa.

<< Di niente. >> borbottò, poi si tirò una boccata di sigaro.

<< Lo sai che Greta non vuole che si fumi in casa! >> disse Zobedja sventolando la mano, ma così il fumo si sparse ancor più nel soggiorno!

<< Lascia perdere... fallo fumare qui. Fuori fa freddo. >>

Disse Theo, e sul muso di Ben comparve un sorriso.

I Bolli emettevano suoni sgraziati, svolazzando per casa a loro piacere ed esplodendo in tante scintille rosee.

Clak Ritak dimostrava la sua abile bravura nel suonare il violino... Bombo giocava a Shangai con le falangi di Bu...

Tessa cuciva una sciarpa. Sul suo viso da anziana donna, traspariva un'aria tranquilla... un'aria ormai rassegnata, vinta da tutto il male del mondo... stanca, come ogni espressione delle persone che si avvicinano alla fine...

Beh, ormai lei l'aveva superata già da un pezzo...

Tutti ormai lasciavano fare.. ormai non importava più...

Zob sbuffò per la trecentesima volta quella sera...

macché sera, si stavano ormai avvicinando le undici....

Jeremy camminava spedito avanti e indietro per il corridoio, in attesa di messaggi che non arrivavano.

<< Ancora niente, eh? >> chiese il Domatore amaro.

<< No! Ho sentito tuo figlio prima, ha detto che chiamava quando si sarebbe messo nei guai. >>

<< Allora non sta succedendo niente. Meglio così. >>
<< Sì ma sai quante volte mi hanno disubbidito! Ormai non mi fido più. >>
<< Jeremy, per una volta, non ci prendere per degli stupidi. >>
Zob sorrise e si alzò per mettere a posto gli scacchi.

Usò il braccio sinistro.

<< Ehy... vedo che oggi stai guarendo molto

velocemente... >> notò Jeremy stupito.

<< Sì... mi sa che la questo è il momento. La Bava si è decisa. >>

Lo piegò e lo fletté, notando con allegria che l'impiastro blu si stava indurendo e sgretolando... ormai la giuntura del suo braccio all'avambraccio era completamente sgombra e lasciava nuda la pelle.

<< Ahah! Ahahha! >> rideva, mentre si toglieva i residui di bava grattandoli con le unghie della mano sana.

<< Ehy ehy aspetta tu! >> mugolò Jeremy ma fu investito dalle risate di gioia di Zob.

Il braccio presto fu completamente spogliato della sostanza.

Si notava chiaramente il segno della sua pelle dove era stata incisa dal coccio di vetro, la cicatrice sembrava un millepiedi che si arrampicava dal suo braccio.

Gli sarebbe rimasta per tutta la vita...

Un'altra prova per dimostrare la sua forza.

<< Oh caro... >> gemette Tessa commossa.

<< Zob essere guarito! Noi dovere festeggiare! >> annunciò Bombo lanciando via un dito di Bu e correndogli incontro per abbracciarlo!

<< Sarà ora di andare ad aiutarli, quegli sciagurati.... ma fai piano, Bombo, sono appena guarito! >>

<< Sì.... vai, vai. Sono felice che la tua convalescenza sia finita. >>

<< Eh? Cosa? Non ho sentito Jerry... >> lo sfotté Zob mentre si avvicinava al gatto.

<< Sono felice che tu ti sia rimesso in sesto...! >>

<< COOSA? >>

<< Sono contento che tu sia guarito! >>
<< Ehhh????? >>

<< OH, INSOMMA! SONO FELICE DI VEDERTI STARE BENE! >>

<< Ohh finalmente non ti sentivo bene! Parla un po' più forte! >> esclamò il Domatore.

<< Grazie, Jeremy. Sai rompere le scatole con abile maestria, ma lo so che hai il cuore fatto di stracchino! >>

Strinse il pugno e si tirò giù le maniche della sua maglia bianca e della sua giacca rossa.

Andò a cercare i suoi Telepattini e li calzò.

<< Vado... >> si mise un giacchetto pesante e lasciò roteare le rotelle dei suoi pattini verso la porta di casa, che aprì.

<< Ci vediamo. In gamba eh! >>

Si teletrasportò fino a sotto le scale del suo giardino -evitandole- lasciando i coinquilini con espressione spaurita e ammirata.

Sorrise e si mise a pattinare tranquillamente per Camustro Street.




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Capitolo 20
*** Il Paladino della Pace Universale ***


Capitolo 20

Il Paladino della Pace Universale


Le indagini sugli strani avvenimenti accaduti a Big Burg quest'anno non hanno portato a nulla.

Tutti gli scienziati del mondo sono interessati a questi fenomeni e stanno lavorando su di essi, ma anche loro senza successo. Persino gli studiosi del paranormale stanno intervenendo...

Non si sono mai registrati accaduti simili prima d'ora.

La strage di Piazza San Maronno rimane dunque un mistero... “

La giornalista gettò occhiate in giro, poi avvicinò il microfono alle labbra:

Ora intervisteremo qualche cittadino... “

Si vide per un attimo lo scorcio di una Piazza San Maronno devastata, racchiusa da una striscia di plastica rossa e bianca.

Tutti intorno a quella specie di recinto una calca di persone schiamazzanti, la maggior parte ragazzi.

Un gruppetto di adolescenti ( tutti maschi) notando la giornalista, le si avvicinarono.

Vediamo se... questi... ehm, gentili ragazzi possono dirci la loro su queste vicende... “

La donna era in evidente difficoltà.

Allungò il microfono verso un ragazzino obeso, che con aria trasognata disse:

Tutto questo è un sogno... non può essere vero... io sto dormendo, lo so, se c'è qualcuno che è sveglio mi può dare un pizzicotto, per favore? “

La giornalista e il cameraman si scambiarono un'occhiata persa.

Posso parlare io? “ Chiese un altro ragazzetto, basso e con gli occhialoni.

No.. qua ci sono in gioco gli alieni! Loro ci stanno attaccando! Come nell'ultimo livello di Alien Space War 3! Io sto aspettando ancora il Paladino della Pace Universale, che verrà a salvarci, a cavallo della sua fidata Pian... “

Un membro della combriccola gli strappò in malo modo il microfono di mano e sbraitò:

STUPIDI! Siete degli stupidi! Ma non capite che è il Governo

a farci questi scherzi per impaurirci e intanto aumentarci le tasse per “riparare” i presunti danni? Eh??? Non ve ne siete accorti eh??! è Tutta una cosa combinata! Ed io non... “

<< Baaaaahh!! Che stupidaggini! >> sbottò Jeremy, il pelo rizzo dalla rabbia.






<< State tranquilli, conosco questo labirinto come le mie tasche.

Però... state attenti. Ci sono insidie ovunque! State ben attaccati e sopratutto guardate bene dove mettete i piedi! >>

Annunciò Lorrence con voce allegra, accarezzando le foglie del labirinto.

Zick si avvicinò all'amico e gli mise la mano sulla spalla.

<< Ehm... Lorry? Che tipo di... insidie? >>

<< Mah... direi di tutto... piante stregate, laghetti acidi, animaletti un pochetto fastidiosi... dipende che strade prendiamo... >>

Il resto del gruppo fremette.

Teddy si arrestò.

<< Ma come fai ad essere così tranquillo?! Ci stai mandando a morire e tu... fai finta di niente e sorridi come se stessi per andare al tuo compleanno? Tu sei PAZZO! Io me ne ritorno A CASA! >>

Il sorriso di Lorrence si affievolì.

<< Mantenendomi calmo e sereno di mia volontà non lascio che la paura e la rabbia mi avvolgano... sopratutto in situazioni come queste, dove le emozioni malevoli non sono d'aiuto... Ma potresti smetterla di gridare e rimanere con noi? Perché... >>

<< NO! >>

E prima che tutti potessero dire qualcosa, dietro di Teddy si stagliò un'ombra più nera del nero.

Il ragazzo, stranito dall'improvviso mutismo dei compagni, ma sopratutto dalle loro espressioni terrorizzate, balbettò:

<< Ci dev'essere qualcosa di mostruoso dietro di me, vero? >>

La creatura emise un suono acuto che lacerò il silenzio.






I Telepattini atterrarono con tanta violenza che sgusciarono in avanti, facendo cadere il Domatore sulle natiche.

<< Ahi. >> bofonchiò, massaggiandosele.

Inondò la mano di Potere Dom e rischiarò l'ambiente circostante.

Si trovava in una specie di giardino. Tutto era molto freddo e umido: accanto a lui una fontana di mattoni neri, accerchiata da delle siepi folte ed intricate.

La piazzetta era circolare e l'acqua zampillante faceva un suono... grave e minaccioso.

Ma dove sono finito? “

Zob si alzò, reggendosi al bordo della fontana.

Oh il suo braccio era decisamente guarito.

Sembra una specie... di labirinto! “

Pattinò un po' intorno ( doveva fare attenzione, il pavimento era molto sdrucciolevole).

Si appoggiò a un muretto e cercò di contattare Zick...

Ma niente. Suo figlio non gli rispondeva. Poté però sentire i suoi pensieri... paura, agitazione, desiderio di salvarsi.

Provò disperatamente a contattare gli altri, ma ebbe lo stesso risultato...

Oddio... sono nei guai... e adesso? “ Si mise la mano sulla faccia.

Girò la testa verso le siepi. Si intravedevano le entrate per tante vie... ma quale scegliere?

Improvvisamente una cosa sferoidale schizzò davanti ai suoi occhi.

A Zob parve di sentire una risatina.

Si mise in posizione d'attacco, il potere sfavillante nelle mani.

Certo che però.. sarebbe stato difficile muoversi, con quei maledetti Telepattini!

Si guardò intorno, ma non vide niente...

Poi la cosa schizzò di nuovo davanti a lui!

Mi stai facendo arrabbiare, quella creatura.

Devo essere più svelto, la prossima volta.. appena lo vedo.. ZAC! Gli sparo un raggio... “

Rieccolo.

Il raggio Dom lo mancò, ma la stramba presenza cambiò direzione... e diresse velocissima verso il Domatore.

Zob eresse uno scudo d'energia davanti a lui, ma incredibilmente... l'esserino riuscì a oltrepassarlo e a andargli addosso.

Ma... cos'è?! È un Girti... con le zanne??? “

Il Girti apriva e chiudeva la bocca meccanicamente, provando a mordergli il naso: Zob lo teneva con le mani e cercava di mandarlo via dalla sua faccia.

<< È inutile, Domatore! Arrenditi! I tuoi amichetti stanno passando un serio pericolo! >>

Strillò la creaturina.

Zobedja non aveva tempo di stupirsi se quel Girti riusciva pure a parlare, doveva toglierselo di mezzo!

Sparò due getti dalle mani e il mostriciattolo si catapultò all'indietro.

Zob, veloce come una scheggia, iniziò a pattinare e a seguire gli spostamenti della creaturina.

Un'impresa abbastanza ardua pattinare velocissimamente sul bagnato, guardare dove andava quel rompiscatole di Girti, cercare di illuminare tutta la piazzetta e tentare di prendere il Dom Box dalla tasca tutto nello stesso momento, ma che altro poteva fare?

Il Girti schizzava in aria, ridacchiando e prendendo in giro Zob.

<< Tanto non mi preeendi... Sei un Domatore scarso, sai? Non sai nemmeno inscatolare un innocuo Girtino... la vecchiaia fa male, eh? >>

Si muoveva a zig zag, impedendo a Zob di prendere la mira.

<< Ora hai rotto! >>

<< PRRRRRRRRRRRRR! >>

Il mostro curvò a destra e fu vicinissimo alla gamba del Domatore, pronto a mordergliela... ma Zob, lesto, mosse la gamba e gli diede una bella telepattinata in bocca, spaccandogli tutti i denti e tramortendolo.

Il Girti finì per terra... intanto Zob, accorgendosi che la gamba con cui aveva calciato il mostriciattolo era ancora in aria e che stava andando in avanti a 100 all'ora, cercò di arrestarsi. Ma troppo tardi: si diresse verso la fontana e vi si buttò dentro.

Com'era gelida! Il Domatore si sentì un autentico pollo, ma almeno era riuscito a fermare il Girti, che era ancora a terra, svenuto.

Uscì dalla fontana ( brrr!!) e pattinò verso la creatura.

<< Mi avrai fatto fare un bel bagno, ma ti ho preso. >>

Prese il Dom Box e il Girti venne risucchiato al suo interno.






<< Mi sembra che sia un sì. >>

Detto fatto, Teddy iniziò a pattinare come non aveva mai fatto.

Non che gli altri stettero lì fermi a guardare!

Il mostro era orrendo, ed aveva la forma di una specie di insetto:

la testa tonda e con tenaglie scarlatte, il corpo lungo e scuro, pieno di “ zampette” lunghe due metri.

Sulla parte terminale del corpo, una spina aguzza e, sotto l'addome, una bizzarra peluria bianca.

Gli occhi erano quattro e rossi come rubini infuocati.

<< Ora quel mostro conoscerà il mio Dom Box!>> urlò Trengingigan.

<< No! Il Pacius non si può inscatolare! Ha un sigillo magico! >>

Avvertì Lorrence.

<< E come si ammazza?! >> Il prode Gingi era un po' in difficoltà.

<< Vedi quel pelo sotto il popò? Bisogna tagliarlo! È il suo punto debole! Ma dobbiamo aiutarti! >>

<< NO! ME NE OCCUPO IO! SCAPPATE! >>

Lorrence guardò ammirato il mostro rosa, ma

Greta lo prese per la collottola e lo esortò a correre via.

Timothy era il più veloce di tutti: la sua agilità felina lo aiutava in quelle situazioni.

<< Avanti!! >> incitò, illuminando la strada coi suoi occhi.







<< Ah sì, eh? Che ti credi di essere, brutto insetto schifoso? >>

Trengingigan balzò in aria e si si arrampicò su una siepe.

Per fortuna, gli occhi del mostro emanavano luce: rossa e inquietante, ma sempre luce.

<< Ehi tu! Vieni quii! >> Il Gingi cercò di attirare l'attenzione

del Pacius, scuotendo i tentacoli.

Quando l'insettone, adirato, scattò verso di lui per serrarlo nelle sue tenaglie, il fiero Inscatolatore gli lanciò addosso una bomba fumogena.

Il Pacius non vide più niente, ma Trengingigan gli balzò sulla schiena. Corse verso la coda e si aggrappò allo Spunzone aguzzo, per aiutarsi a scendere, ma la creatura si mise a scuotere la coda per toglierselo di mezzo!

Trengingigan doveva tenersi bello stretto per non cadere, ma doveva riuscire assolutamente a tagliare quei dannati peli.

Vide una cordicella davanti a sé. Ma certo!

Il suo paracadute!

Lasciò andare la presa e la tirò.

La bomba fumogena stava perdendo effetto e ben presto il Pacius avrebbe ricominciato a vedere...

Il paracadute era abbastanza efficace quanto per non fargli fare male: atterrò velocemente a terra, se lo levò di dosso con uno strattone e corse verso la peluria, scansando la coda con un balzo...

Cacciò fuori il coltello.

ZAC!





I Domatori, le due umane, il Tutore Stellato e il Gorka Bianco udirono un lungo lamento risonare nel Labirinto.

Si fermarono.

Il sorriso di Lorrence si fece più ampio.

<< Trengingigan ce l'ha fatta. >>

<< Sììììì!!! Ehhhhh!! Evviva! >> festeggiarono tutti, ma per pochi secondi perché dovettero riprendere fiato, dopo tutta quella corsa sfrenata!

Elena era distrutta e si era accasciata a terra ansimante.

<< Ev-viva... p-possiamo riposar-ci un po'? Per-f-favore... >>

Il ragazzo dai capelli biondo platino le si avvicinò.

<< Va bene Elena, ma dovremo rimetterci in cammino... Kremshin deve essere fermato, ricordi? >>

Lorrence non era per niente stanco ed osservò benevolo i suoi amici, felice come una Pasqua del fatto che fossero salvi.

Ma avvertiva qualcosa...

<< Si sta avvicinando... >>

<< Chi?! >> chiese Lay, boccheggiante.

<< Oh, nessuno di pericoloso...>>

Si girò verso Greta e Zick.

<< ...Potrebbe essere Zobedja. Sento che ha del Potere Dom... >>

Greta esclamò, stupita:

<< Zob? Ma lui è a casa! Non poteva venire qui! Non può! Io gliel'ho ordinato. >>

Tutti si misero a ridere.

<< AH AH AAAAH! >>

Tuonò improvvisamente una voce.

La nostra eroica compagnia si girò, esterrefatta.

Trengingigan cavalcava il Pacius, che ora sembrava una docile creaturina.

I peli sul didietro erano stati tagliati e il Gingi li aveva usati a mo' di redini.

Il mostro fu acclamato, glorioso, poi esortò:

<< Avanti! Salite e andiamo a dare un bel calcio nel deretano a quel Gorka Nero! >>






Era da un po' che Zob vagava per il Labirinto: non sapeva da che parte andare e si sentiva un po' perso. Ed aveva freddo... l'acqua gli si era appiccicata addosso in modo insopportabile. Tremava. Per fortuna l'energia Dom che emanava da tutti i pori lo riscaldava un po'...

Devo cercare di ricontattare Zick e gli altri... ma... come mi sentirò se non mi rispondono? “

Represse quell'angosciante pensiero negli angoli più remoti della sua mente e attivò il Contatto Telepatico.

Zick...? Sono papà... Riesci a sentirmi? Sono qui nel

Labirinto! “

Attese una risposta, e sentì con piacere che ora Zick era tranquillo e felice...

Papà?”

Sì Zick sono io! Dove sei? “

Zick sorrise.

Non ci crederai mai... ma ora lancia in aria una palla d'energia, così potremo venire a prenderti! “

Tutti alzarono la testa. La sfera celeste si librò in aria, illuminando tutto il labirinto. Non era molto lontana.

<< Ragazzi.... SI VOLA! TENETEVI FORTEEE!! >>

Il Pacius si allungò verso l'alto sempre di più, sempre di più... mentre sul dorso si spiegavano enormi ali diafane.






<< È stata dura. >> raccontò il Domatore.

<< Il Girti non me lo sarei aspettato proprio... però alla fine l'ho sistemato. >>

Accarezzò il Dom Box.

<< Bene! Benissimo! Ora che il gruppo è al completo, possiamo andare. La fine del Labirinto è laggiù, ed è lì che è nascosto Kremshin. >> Annunciò Lorrence contento.

<< E come fai tu a saperlo? >> chiese Teddy, sempre diffidente.

<< Lo sento. >>






Kremshin non avrebbe mai pensato di sentirsi così debole e vulnerabile. Lui era la creatura più spietata che il mondo avesse mai conosciuto, lui era la Voce, il Male.

E ora si ritrovava a scappare da quei... tsk, Domatori...

Dietro di lui di innalzava la pietra, davanti un intrico di siepi e viottoli. Doveva per forza entrare nel labirinto per riuscire a salvarsi.

Il suo servo l'aveva tradito. Quello stupido ragazzino... l'avrebbe pagata cara.

E non riusciva più a mettersi in contatto con nessuno, perché gli faceva spendere troppe energie.

Chissà se il Girti era ancora vivo...

Kremshin sperò con tutto se stesso che avesse staccato le gambe a morsi a quei maledetti Domatori.

In quel momento non era più l'essere invincibile che si credeva di essere... Trasformarsi davanti a quella ragazzina era stato uno sbaglio. Sì, aveva torto. Kremshin non aveva mai provato quella sensazione: o meglio, non aveva ancora imparato ad accettarla.

Ma era così bello, vederla urlare soffrire...

Non poteva ritornare alla “ forma” di Voce. Peccato... ma se l'avesse fatto, sarebbe morto. Quel bimbetto, sparandogli un raggio, gli aveva tolto grandi energie e potere...

Il suo corpo era goffo e sarebbe stato facile perdere la vita...

Doveva escogitare un modo per scappare. No anzi, prima doveva uccidere i Domatori e i loro amichetti nel modo più orribile, poi avrebbe pensato a nascondersi.

Ma fu il suo sadismo la sua condanna.

Alzò le braccia e urlò:

<< Creatura che vive nelle fogne, ti ordino di mostrarti a me e servirvi! >>

Il muro in marmo si spaccò in diversi punti, dai quali uscirono dei lunghi steli.


Greta, attenta a non cadere di sotto, gattonò verso suo marito, che sedeva vicino a Zick. Accanto a quest'ultimo, Elena.

<< Ora, come avevo promesso, ti spacco la schiena. >>

Mosse la mano verso quella di Zob.

<< Da quando una pacca affettuosa è sinonimo di “ Ora ti spacco la schiena?” Sorrise lui.

<< Da adesso. >>

Greta si sedette vicino a lui e suo figlio.

<< I miei ometti >> gongolò lei.

<< Non avreste mai scommesso che un giorno avreste viaggiato sul dorso di questo insettone, eh? >> continuò la Rifugiatrice, contenta.

<< Insettone? >> Sospirò Zob << Gli insetti hanno sei zampe, gli aracnidi otto e quelli che ne hanno di più si chiamano miriapodi, ma i miriapodi non hanno le ali quindi non capisco se... >>

<< E piantala per una buona volta con tutta questa scienza! >>

Sbottò Greta, e Zick ed Elena si misero a ridere.

Improvvisamente si udì un rumore.

<< Che cos'è? >> gemette Lay, avvinghiandosi ancor di più al povero Teddy.

<< QUELLA! >>

Lorrence indicò una creatura fatta a lunghi filamenti che s'innalzava sopra il labirinto, lontano.

Il Pacius si stava innervosendo: Trengingigan dovette stringere di più le redini per riuscire a farlo star fermo.

<< La Pianta Digerente. >> mormorò Zick.

<< L'ha stregata Kremshin! Non l'avevo calcolato questo... beh diciamo che la userà come diversivo mentre lui scapperà attraverso il labirinto. >> Disse Lorry calmo.

<< Bene, perfetto! >> sbottò Tadduja, seccato.

<< ATTENTI! >> La Pianta Digerente allungò uno dei suoi lunghi fusti verso il Pacius, provando a morderlo.

Trengingigan virò a sinistra e tutti si tennero forte; le cinque teste inseguirono il mostro alato, aprendo e chiudendo le fauci.

<< Se riusciamo ad intrecciare le sue teste forse riusciremo a renderla inoffensiva! Ma voi dovete scendere da qui! >>

<< E come? >>

<< Create uno scudo d'energia Dom e buttatevi di sotto! >> urlò Timothy.

Zick abbracciò Elena e si lanciò nel vuoto.

L'atterraggio non fu dei migliori, ma almeno non si fecero niente. I membri del gruppo erano caduti in vie differenti, ma comunque erano molto vicini.

<< Lui è nei dintorni. >> Disse il Gorka Bianco ad alta voce.

<< Dovremo creare una strategia. Io vi indicherò con la mente le strade che voi dovrete prendere e accerchieremo Kremshin. Io saprò dove andare. Correte! Anzi, pattinate! Quest'area del labirinto è tranquilla e Krem è lento! Andate! >>

Elena lanciò un'ultima occhiata all'amico, ma venne trascinata via da Zick.






Per Lorrence, comandare dodici persone contemporaneamente era un grande sforzo mentale. Non aveva mai provato ad usarli, ma sapeva che dentro di lui c'erano sempre stati grandi poteri magici.

Ma ci stava riuscendo bene. Per un buon fine.

Il mondo avrebbe riacquistato la serenità e lui sarebbe stato libero di vivere la sua vita.

Finalmente, stava decidendo per sé.

Corse veloce in avanti, annusando nell'aria l'odore del potere di Kremshin. Sapeva esattamente dove andare.

Sentiva la sua paura.

Ora era vicinissimo.

Girò a destra e lo vide corricchiare con affanno.

<< Kremshin. >>

Il Gorka Nero si arrestò.

<< Tu, piccolo lurido di un Gorka Bianco! >>

Girò la sua orrenda faccia verso il ragazzino.

Nelle sue zampette rachitiche si materializzarono delle palline, che lanciò verso il ragazzo.

Intanto, Lorrence stava conducendo Kremshin nel centro del labirinto... un grande piazzale dove portavano tutte le strade.

Le palline si trasformarono in mille lame argentee.

Sibilarono in aria e si conficcarono nel corpo di Lorrence.

<< Ah! Aha! Tu non sei niente. Niente! Tu... >>

Ma Kremshin era così stupito.

Lorrence camminava ancora in avanti. Incurante delle lame e del sangue che sgorgava dalle ferite, copioso, insensibile al dolore.

Con un determinazione negli occhi che “ suo padre” non aveva e non avrebbe mai più visto.

Le lame stavano sgusciando via dalle ferite, e cadevano a terra.

Il sangue ritornò dentro i tagli, e le ferite si richiusero.

<< Hai paura adesso? >> Chiese Lorrence, pacato.

Kremshin non aveva parole. Indietreggiò.

<< Tu... MUORI! >>

Ora.”

Tanti, piccoli occhi rossi brillarono nel buio.

I Domatori uscirono dai cunicoli e stesero il braccio verso Kremshin.

Era in trappola, e vi ci si era messo da solo.

Una grande luce azzurra rischiarò l'enorme grotta sotterranea.



La Voce si era finalmente zittita.






<< Ehi tu! Calmati! >>

La Pianta Digerente, con gran sorpresa di Trengingigan, eseguì il suo ordine.

Le varie teste si guardarono in modo stralunato.

<< Stavamo strisciando per la Metropolitana quando ci siamo ritrovate qui! >> Disse una.

<< Che strano! Ma che ci è successo? >> Domandò un'altra.

<< Non è tempo per le domande, belle ragazze! Che ne direste di darci un passaggio... di sopra? Il mio carissimo Pacius è un po' stanchino... vero, Paci? >>

Il Gingi gli diede delle pacche sul dorso, e lui brontolò.







Era ormai molto tardi, ma Piazza San Maronno era oggetto di visite da tutto il mondo ormai ( sia dal punto di vista religioso che paranormale ).

Il piccolo Timmy, giovane nerd appassionato di videogiochi di ruolo, era ancora convinto che in quelli strani avvenimenti accaduti a Big Burg fossero frutto degli alieni: come nel suo amato videogioco Alien Space War 3, dove gli extraterrestri attaccano la terra proprio in quel modo.

Aveva undici anni e sembrava molto più piccolo per la sua età.

Era bassino e gracile, e aveva un animo gentile e fantasioso.

Non come Ford e Soup: l'uno era un demente e l'altro un vile e maleducato, ma debole.

Li aveva conosciuti proprio lì a Piazza San Maronno, discutendo degli eventi di Big Burg.

La sua parola era stata subito presa in giro, ma lui ci credeva fermamente.

<< Ehi, ragazzi! Scommetto 50 bigliettoni che questa notte il Paladino della Pace Universale verrà qui! >>

Sorrise trotterellando verso i due.

<< Tu sei pazzo. 50 bigliettoni? E dovi li vai a prendere? >>

Sputacchiò Soup.

<< Io ti dico che ce li ho. Scommettiamo? >>

Ford e Soup si guardarono con noncuranza.

<< Ok, ma non fare scherzi, moccioso.... aaaah! >>

Quelle inaspettate vibrazioni del terreno fecero cadere tutti i turisti e non, scatenando il panico generale.

<< Un terremoto! >> strillò Ford cercando di ripararsi (?) con le manone.

<< È l'apocalisse! È il volere di Dio! >> Esclamarono delle giovani aspiranti suore, anche loro incuriosite dai fenomeni.

Dopodiché si misero a pregare.

Le scosse cessarono.

Molta gente si alzò e scappò via, ma i più curiosi rimasero lì a vedere cosa sarebbe successo.

Dei ragazzi in prima fila urlarono:

<< Guardate! Il pavimento si sta incrinando! In molte parti! >>

E non solo incrinando, si stava pure alzando.

Solo pochissimi ora restarono a guardare.

<< È come la guerra dei mondi! Ora verranno i Tripodi ad ucciderci tutti! >> Urlò Soup terrorizzato.

Dalle crepe uscirono le teste di un'enorme pianta... si innalzarono altissime, e poi sorrisero alla folla:

<< Buonasera, come va? >>

Solo Timmy non urlava e non era minimamente spaventato.

Allungò la mano verso il cielo.

Sulla testa più alta era in piedi una figura fiera e possente, che scherniva tutti con la sua maestosità. I tentacoli del Paladino della Pace Universale ondeggiavano al vento, impavidi. La sua Pianta Zurgakiana sempre al suo servizio, illuminata dai flesh delle macchine fotografiche del gruppetto di cinesi.

<< Mi sa tanto che mi devi 50 bigliettoni. >>

ridacchiò Timmy ad un Soup che rischiava un infarto.







Tadàààn! E rieccomi su EFP! ( finalmente N. d. Voi)

Perdonatemi. Ve lo chiedo in ginocchio. Questa sfigatissima Fanfic ha attraversato un periodaccio durissimo nell'ultima parte ( avrete notato quanto ero diventata crudele e dark O_O''').

Non avevo voglia di scrivere. Non sapevo perché. Ero molto triste...

Anche quegli stupidi esami...

Sono passata con 9, ma mi hanno rubato un sacco di tempo...

Ora sono “ guarita” e mi sono decisa a scrivere il 20 perché continuare così era impossibile!

Un grazie a chi ha recensito!

Jessica_Hale: Sì, Teddy con Lay! Muauaha! XD Sono felice che la storia ti piaccia ^_^

kikka97: Grazie e ancora grazie, sono molto felice e onorata di questi complimenti! ( immeritati ^^'')

E grazie anche a Whivel, che ha messo la storia tra le preferite! Spero che ora non sia più troppo “ dal punto di vista femminile” ^_^

Mi auguro che vi sia piaciuto :D

Riguardo il combattimento con la Pianta Digerente stregata, mi sono un po' ispirata ad Hercules che combatte l'Idra...

e per il Pacius...

avete visto Arthur e il popolo dei Minimei? Ecco per il Pacius ho preso spunto dal Pacimollo ( guardatelo per capire xD)

RECENSITE E CRITICATE! ( no non siete costretti xD)

Non è finita qui.... eheheheh >:)

Al 21! ( che sarà l'ultimo capitolo, mi dispiace! ç__ç)






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Capitolo 21
*** La magia del crepuscolo & interminabili equivoci ***


Capitolo 21 ( e ultimo)

La magia del crepuscolo

&

Interminabili equivoci


( no, non c'è nulla di Twilightoso, potete leggere in pace)


AVVERTENZE!

Ilseguentecapitolouovoiniziainunmodoesisviluppainmodoindecentequindinonspaventateviseèunoschifoesopratuttononpreoccupatevideivari”uovo”chevedetetraunafraseell'altra,quellisonod'obbligoperunamiaragionepersonaleenondimenticatedileggereattentamenteilfoglioillustrativouovo.



La bambina correva felice, gli occhi sprizzanti di chi nella vita si accontenta solo di un giocattolo o una carezza... sorrideva, mostrando i dentini bianchi e irregolari...

I lunghi capelli che ondeggiavano ad ogni suo passo, le mani tese in avanti, desiderose d'affetto.

La donna la prese in braccio e le fece dei buffetti sul naso... la toccava come se fosse fatta di porcellana, come se potesse sgretolarsi sotto le sue dita... o scomparire.

<< Mamma? >> chiamò la piccola.

Il suo faccino pallido ora esprimeva dubbio e curiosità.

<< Sì? >> La donna la sistemò per bene sulle sue ginocchia, in modo che la potesse vedere negli occhi.

<< I tuoi capelli hanno il colore del tramonto. >>

Alla mamma venne voglia di ridere. Ma sentì che, se avesse riso, sarebbe stato come se non avesse preso sul serio le parole della bambina... come se la prendesse in giro.

<< È stato lui a regalarti il colore? È stato il tramonto? >>

La bimba socchiuse i grandi occhi neri.

La madre la sollevò e si avviò verso la finestra.

<< Guarda. Fra poco questo bellissimo tramonto finirà. Ma sta' ben attenta, Zisha: osserva il colore del cielo quando non sarà né tramonto, né notte, allora chiamami. Poi dimmi se ti ricorda qualcosa, eh! >>

Zisha appoggiò il nasino contro il vetro e aspettò.

Si era sempre stupita di come il sole fosse veloce a cadere nel mare, non faceva in tempo a chiamare papà per farglielo vedere che lui era già sommerso.

E, allora, Zisha commetteva sempre l'errore di andarsene.

Questa volta invece il disco solare era decisamente pigro.

La piccola Domatrice pensò che lo stesse facendo apposta per fare un dispetto a lei, e cominciò a fargli le pernacchie.

Sua madre era in cucina a preparare la pizza. Le sarebbe piaciuto assistere alla metamorfosi del cielo insieme alla figlia, ma doveva finire di preparare la cena al più presto. Gli ospiti potevano arrivare a momenti!

Zisha era affascinata da quello che stava per accadere, ma era inevitabilmente impaziente.

L'ansia e la voglia di sapere tutto al più presto, tipica dei bambini...

Mise il ditino “ sopra il sole” e cominciò a strusciarlo per spingerlo giù più velocemente.

Ormai si era quasi eclissato sotto l'orizzonte, accerchiato da un'aura arancione e gialla. Le nuvole rosa acceso svolazzavano lì intorno beate, mentre il cielo più lontano si faceva violaceo.

Il sole scomparse.

Il cuore di Zisha cominciò a battere all'impazzata.

<< Mamma, è andato giù! >> annunciò, saltellando.

La donna alzò la testa. Le labbra piene di farina e sulla guancia appiccicata una fetta di pomodoro.

<< Ahah, mamma, ma sei sporca! >> rise la bimba, poi girò fulminea la testa verso la finestra.

Il cielo si stava facendo scuro...

Delle minuscole lucine cominciarono a spuntare nella volta celeste... stelle, pianeti, mondi lontani...

Zisha spinse la testa più avanti, e una ciocca di capelli andò vicino alla finestra.

Non aveva mai visto la metamorfosi del cielo, e quello spettacolo la affascinava tanto.

Abbassò gli occhi per prendere la ciocca e scostarla via, ma quando la vide si accorse che i suoi capelli erano dello stesso colore di quel cielo magico.

Zisha spalancò gli occhioni neri e si mise a giochicchiare coi suoi capelli, premendoli contro il vetro della finestra, incredula.

<< Mamma! Mamma! Sono dello stesso colore del cielo! Vieni a vedere! >> La piccola sorrideva e saltellava, eccitata.

Elena si pulì le mani dalla pasta appiccicosa e si inginocchiò accanto alla figlia.

<< Hai visto, Zisha? I tuoi capelli hanno quel meraviglioso colore del cielo al crepuscolo. >>

Le accarezzò la testa.

La bambina si girò verso di lei con sguardo improvvisamente triste.

<< Perché quando vado a scuola i bambini mi dicono cose brutte? Perché mi dicono che ho i capelli strani? Perché gli altri bambini non hanno i capelli come me, papà e nonno? >>

Elena sospirò e la strinse a sé.

<< Perché tu sei speciale, bambina mia. Perché sei speciale. >>


Uovo.



Zisha ed Elena finirono insieme di preparare la pizza.

La bambina stava ancora pensando a quella frase...

Perché tu sei speciale, bambina mia. Perché sei speciale.”

Diiin Dooon!

La donna si staccò dai pomelli del forno e corse verso il citofono.

<< Penso proprio che siano loro, ma non si sa mai... chi c'è? >>

<< Nessuno! >> Rispose una voce maschile.

Elena ridacchiò.

<< Ok vi apro il cancello... >>

CLACK!


Uovo


Zisha corse incontro alla sua famiglia e agli altri invitati, che stavano salendo le scale per arrivare al piano di sopra.

Di solito mangiavano nel soggiorno di sotto; ma quella sera avrebbero cenato sul tavolo fuori, sul balcone.

Villa Zick dava su una spettacolare vista sul mare, e inoltre era davvero un'ottima casa. Grande, con un bel giardino, e godibile per...nove inquilini.

Le pareti erano allestite da teli esotici e cianfrusaglie etniche di ogni tipo, che i padroni di casa avevano racimolato nei loro viaggi...





<< Ehi Pout Pourri! Piantala di strusciarti contro di me! >>

Zisha cercò di togliersi di dosso il grosso gatto grigio, ma senza successo. Il felino continuava a miagolare e a fare le fusa, lezioso.

<< Ma povero Pupurrì! Lascialo in pace cattiva! >> Lo difese un bambino dai capelli arancio e le lentiggini, agguantando il povero gatto e strapazzandolo di coccole.

<< Che fratello rompiscatole! E mollalo lo stai strozzando! >>


Due uomini dai capelli blu stavano osservando la scena, in disparte. Quello più giovane sembrava un po' preoccupato, mentre l'altro era sereno.

<< Avete fatto due splendidi bambini, sai? >>

Zick abbassò il capo, contrito.

<< Lo so, però... tu dici che cresceranno bene? A volte mi vengono in mente grandi dubbi... sopratutto per Zisha. Per certe cose, è molto matura per avere solo otto anni. E poi è una Domatrice. Dovrà affrontare seri pericoli nella sua vita e a scuola i bambini la prendono in giro per i capelli e perché non è come gli altri... poi Elian... non ha nessun potere, a parte la Vista, e... >>

Fece una pausa e guardò dolcemente il bimbo.

<< È un bambino tanto dolce, ma insicuro. Ha solo quattro anni, ed ha il desiderio di spiccare... molto spesso mi chiede “ Papà papà perché io non sono come te, Zisha e nonno? Ho qualche cosa che non va? Sono malato? “ E non vuole capire che è speciale così com'è e che deve accettarsi e non sentirsi inferiore... spesso Zisha lo prende in giro... e si mortifica. >>

<< Mi dispiace per lui. Vedrai che crescendo capirà... del resto come faremmo noi due senza Greta e Elena, anche se sono

semplici” umane? >>

Zob abbassò o sguardo e si mise a fissare il pavimento con aria assorta.

<< Eh già... del resto, poi, c'è anche tua s... >>

<< AHHHIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!! >>

I due uomini schizzarono in avanti col sederino arroventato e si girarono.

Greta e Elena si soffiarono la mano, l'arma del delitto, e fissarono i mariti con malizia.

<< A tavola, cari. >>

Zob e Zick, non ancora ripresi, esclamarono:

<< Ma cavolo! Lo sculaccione potevate evitarlo! Ci ha fatto molto male! >>

<< Ooooohhh.... poverini... non sapevamo che aveste il culetto così delicato... >>

Presero i mariti a braccetto e si avviarono verso la tavola.


La cena andò avanti a risate, spassosissime battute di Barz ( il mostro Aha che aveva deciso di unirsi alla famiglia) e tonnellate di ottima pizza.

Tra gli invitati c'erano i genitori di Elena e Zick, i gemelli, Lorrence e Rebecca e...

<< Fratellone, esigo un dolce. >>

Disse una giovane ragazza dai lunghi capelli biondi.

<< Calmati, sgorbia. Se li vuoi, alza le chapettes e vatti a preparare le ciambelline. >>

<< Antipatico. >>

Serena Zick era la copia sputata di Greta, fisicamente parlando.

Purtroppo, aveva ereditato il caratteraccio difficile e inaccontentabile di suo nonno, Ezeria. E non aveva poteri Dom.

<< Papà ma non ti sembra un pochino ingrassata la mia sorellona? >> Chiese Violet ridacchiando insieme alla cugina.

Zick e Harvey sbiancarono.

<< Oh sì è vero! >> Annuirono tutti ( inclusa Elena che aveva capito il gioco). Ovviamente Zick e quel pollo di Harvey non capivano che stesse succedendo.

<< L-la mia povera bambina... >> Mugulò Harvey.

<< Io non vedo nessuna differenza! >> Obiettò Zick inquieto, fissando la pancia di Elena.

La guardò negli occhi.

<< Elena... ? >> Lei non disse nulla.

<< E il bambino? >>

<< Quale bambino, Lorrence?! >> Chiese Zick nervoso.

<< Il vostro terzo bambino! Quello di cui Elena è incinta! >>

<< Insomma, a quando i fiocchetti sulla porta? >>

<< Lorrence! >>

<< E dai... lasciala un po' respirare quel bocciolo di rosa che ti ritrovi come mogliettina... farle sfornare figli a tutto spiano, poverina... certo che ti sei dato da fare, eh? >> Continuò il biondo.

<< Ma qui non c'è nessun bambino! >>

<< Se se certo... >>

<< Però ti sei dato da fare anche se non è effettivamente

incinta! >>

<< Fratellone.... maniaco... >> borbottò Serena.

<< Chi hai chiamato maniaco?! >>

<< Mi sa proprio tu! >>

<< Ma che mi dici di te Lorry? Cos'è quel ringonfiamento lì? >>

Indicò la pancia di Rebecca.

Lorrence fece una faccia spensierata.

<< Boh.. sarà grassa, ma che ne so... o lo Spirito Santo... >>

<< COOOOSA???!! >>

<< Niente tesoro >> sorrise.

<< Oh ma che bello! Anche io voglio un bambino! >>

<< Io pure! >>

Trillarono i gemelli Patata.

Harvey si girò di scatto verso Violet.

<< TU NO. >>

<< Ma papà! >> Cercò di protestare la ragazza.

<< Per la tua cicogna è troppo presto piccola mia. >> borbottò Harvey.

Charlie guardò il padre sconvolto, poi si diede una pacca sulla fronte.

<< Oddio papà! Ma pensi che noi crediamo ancora a queste storie? Quelle della cicogna e dei bambini nati sotto i cavoli? >>

<< È sempre meglio che credere a questa follia... >>

Lanciò un'occhiata seccata a Bombolo ( ora faceva quasi ridere chiamarlo così, visto che era diventato un colosso - e anche i suoi peti- ) , che giocava col gatto nell'altra stanza e all'Aha, che si erano fatti visibili.

Per Harvey fu un brutto colpo quando sua figlia e Zick, dopo la luro luna di miele, rivelarono a lui, Julie a ai gemelli l'esistenza dei mostri. Charlie e Violet ne furono entusiasti, mentre

Julie era rimasta profondamente perplessa e colpita, certo, ma a poco a poco si adattò.

Harvey... beh.

Improvvisamente si sentirono strambi rumori di ferraglia inceppata provenienti dal bagno.

<< Scusate >> Elena si alzò << Ma penso che sia la lavatrice... fa le bizze in quest'ultimo periodo... >>

Si diresse verso il bagno.

<< Boh, spero che non sia nulla di grave. >> Borbottò Zick poggiando la forchetta.

SBEEEEEEENG!


Elena si soffiò la mano e vide con piacere che la lavatrice ora non faceva più quei rumoracci.

<< A volte le sberle sono più potenti delle parole! >> Esclamò soddisfatta. Girò lo sguardo e vide una pila gigantesca di vestiti ammucchiati lì in un angolo. Oh, quelli! Elena li doveva mettere in lavatrice già da un po', ma se ne era proprio dimenticata con tutto quello che aveva da fare...

-.-'''' uovo

<< ZIIIICK! >> Chiamò la donna.

<< Vieni ad aiutarmi a mettere i vestiti nella lavatrice! >>

<< Ma... adesso?! >>

<< Sì certo perché? >>

Zick guardò perplesso il suocero e raggiunse la moglie.

Harvey bevve una sorsata d'acqua e si mise in ascolto.

<< SPINGI ZICK! Insomma mica sei una mammoletta vero?! Avanti! Fooooorza!!!!! >>

Harvey sputò tutta l'acqua e si ritrovò col fiatone, il bicchiere vuoto nella mano tremante e davanti a sé una Julie tutta ricoperta dalla bevanda, esterrefatta.

<< Chiedo scusa >>

Appoggiò il bicchiere fulmineo e schizzò verso il bagno.

Zick e Elena stavano spingendo il cumulo di vestiti dentro il macchinario, quando girarono di scatto la testa e lo fissarono, immobili.

Lui fissò loro.

Loro fissarono lui.

Lui fissò loro.

Loro fissarono lui.

Ho fissato un appuntamento alle cinque con Tafano e...

No, questa non c'entrava niente.

Harvey rovinò a terra, dalla bocca un rivolo di bava e gli occhi rovesciati.



Harvey si era rimesso subito, dopo quello shock. Si erano un po' spaventati, ma ora andava tutto bene.

Lorrence prese per le spalle Rebecca e l'aiutò ad alzarsi. Il pancione era prominente e loro figlio, o loro figlia, poteva nascere a momenti. Non avevano voluto fare il controllo per prevedere il sesso del bambino, con grande disappunto dei medici e della famiglia di Rebecca. Volevano la sorpresa. Avevano già comprato dei vestitini e giocattoli sia per femmina che per maschio, erano pronti. Non importava loro se metà dei vestiti non li avrebbero usati: li avrebbero dati in beneficenza.

Ovviamente tutti lo avevano preso come un comportamento sciocco e senza senso, ma loro erano felici così.

Elena sorrise guardandoli, poi si dirisse verso il marito.

<< Zick... ti devo parlare. >>

<< Oh... va bene. >> acconsentì lui, un po' preoccupato dalla serietà improvvisa di Elena.

Lei lo prese per mano e lo trascinò in un angolo, lontano dagli altri.

Harvey lo notò. Oh sì che li notò.

Li seguì di nascosto.

Anche gli altri invitati notarono il comportamento di Zick ed Elena e seguirono il signor Patata. Sapevano che stavano facendo qualcosa di sbagliato e stupido, ma la curiosità era al massimo...

Del resto, non volevano perdersi la scena di Elena che rivelava a Zick di essere per la terza volta incinta!


<< Zick... io... >>

<< Perché la fai così lunga? Avanti dimmi! >> Disse Zick, allarmato.

<< Tesoro... che succede? È che ti vedo così seria... >>

Lei lo fissò intensamente negli occhi.

<< No niente è che io... io...

Stamattina stavo passeggiando nel parco quando ho visto in lontananza un branco di Lurridi e Bonz Mangiatutto... Per ora sono nella parte più “selvaggia” del parco, dove confina col bosco, però poi si spargeranno un po' ovunque e... >>

<< Bisogna fermarli. >>

Zick aveva troppo a cuore quel parco, era un luogo senza tempo e che andava protetto da ogni male. Il posto dove Zick ed Elena si erano scambiati quel bacio innocente, da bambini... quello che diede inizio a tutto.

Elena sorrise compiaciuta.

<< Va bene capo! >> Mise la mano a pugno e gli diede una bottarella sulla spalla.

<< Allora nei prossimi giorni sbrigheremo la faccenda... >>

Sentirono dei tonfi sordi dietro di sé.

Si girarono e videro gli invitati stramazzati a terra.

<< Che succede?! >>

<< C-credevamo che tu d-dicessi a Zick che asp-aspettavi un b-bambino... >>

Mormorò Lorrence.

<< Ancora con 'sta storia! E mo' basta veramente però! >>

Sbottò Zick stufo.

<< Meglio così! >>

Harvey si rizzò in piedi, saltellando.

<< Già! E poi io non voglio avere altri fratelli rompiscatole! >>

Commentò Zisha mentre cercava di strozzare il fratello.

<< Tu sei rompiscattole! >> Ribatté il piccolo prendendola a botte col suo pupazzo.

<< Bravi nipotini vi adoro. >> Harvey li strinse forte forte.

<< N-nonno ci stai soffocando... >>

<< Oh scusa! >> Li lasciò andare, mentre i poveri bambini cercavano di riprendere fiato.

<< Quindi niente bambino? >>

<< Niente bambino, Charlie. >> Rispose Elena paziente.

<< Ooooh... uff... siete i soliti guastafeste... >>

<< Beh però il nostro bimbo potrebbe nascere tra poco... meglio che niente, no? >> Annunciò Rebecca sorridendo. Lorrence andò dietro di lei e la prese per le spalle, delicato.

<< Bene! Qui ci vuole un bello spumantino per festeggiare questa serata! Vado a prendere i bicchieri. >>

Esclamò Harvey, diregendosi verso la cucina.

Si chinò verso degli scaffali e cominciò a rovistarci dentro.

<< Vah, proviamo con questo qui in basso... saranno qui i bicchieri di cristallo spero! >>

Elena era sovrappensiero e stava osservando con tranquillità il padre.

Appena lui aprì la porta dello scaffale Elena vide gli occhi di Harvey dilatarsi fino al raggiungere il diametro di un pallone da calcio.

E allora si rese conto.

Ma era troppo tardi.

La donna si precipitò in cucina, fulminea. Sul suo viso un'espressione di terrore.

<< Papà! Nooooooo! Quello in basso nooo! >>

Harvey si girò di scatto verso di lei.

In mano teneva in completino intimo abbastanza equivoco.

<< E...e questo? Cos'è che significa? E che ci fa qui in cucina? >>

Chiese Harvey con la voce a scatti per il trauma.

Elena sudò freddo.

<< No... quello? Non l'ho mai visto! Non è niente... >>

Balbettò.

<< Allora non è tuo! >>

Gli occhi dell'uomo si erano fatti lampeggianti e sotto di essi si stagliavano profonde rughe.

Intanto la voce alta di Harvey aveva richiamato ospiti...

Zick accorse in cucina, esasperato.

<< Ehm Harvey di che parli? >>

<< Di questo coso! >> sventolò il completino.

<< Cosa? Io non vedo niente! >> cercò di bluffare Zick.

<< Già nemmeno io papà! >> Disse Elena annuendo a scatti e guardandosi intorno.

<< Ma cosa...?! >>

All'improvviso entrò Julie in cucina.

<< HARVEY? Cos'è quell'affare che hai in mano???!!! >>

<< Niente cara niente! >> Sorrise ebete e si nascose il vestitino dietro la schiena.

<< Eh no fai vedere! >>

I due si accapigliarono, mentre Zick ed Elena intanto strisciarono in silenzio verso la porta della cucina... ma vi trovarono davanti Lorrence a sbarrare la strada.

<< Anvedi che reprimi i tuoi istinti con quel vestitino, Zick! >>

Si mise a ridere di gusto.

<< Figlio mio, che canaglia! >> Entrò Zob scutendo la testa.

<< Papà! >>

<< Ma Ziiiiiick! >> Greta era scioccata.

<< Papà, posa quel coltello, ho una famiglia! >> Scherzò Elena.

<< Ora ne ho proprio abbastanza! >>

Zick spintonò gli ospiti e uscì dalla cucina, facendo rimanere tutti immobili e in silenzio.


<< Mamma mamma papà si vuole buttare dal balcone!! >>

Urlò Zisha dall'altra stanza.

<< Cooosa? >>

Tutti accorsero sul balcone, spaventati.

<< Questo mi fa venire in mente una barzelletta spassosissima che fa faceva: “ Il bambino urla alla mamma: << Papà si sta per buttare dal balcone! >> “ E la mam... >>

<< Non ora Barz! >> Ribatté Elena in preda al panico.

<< E la mamma gli rispondeva: “Che imbecille, gli ho detto che gli ho fatto le corna mica le ali! “ Ahhahhahah! >>

Il Domatore era in piedi sulla ringhiera , in perfetto equilibrio.

<< Zick ma che ti prende?! >> urlò Elena, seguita dagli altri.

<< Sono stufo! Ne ho abbastanza. Questa sera tutti mi dicono cose strane alle spalle e a me non va! >>

<< Ma scendi, cretino! Si scherza! Avanti scendi per

favore! >>

Elena era tesa e si stava preoccupando veramente per il marito.

Tutti lo invitavano a scendere... tranne Zisha.

E Barz ovviamente, che stava prendendo come al solito tutto come un gioco.

La piccola stava fissando il padre. Non sapeva a che pensare. Papà non gli sembrava una persona così priva di buonsenso... quel comportamento era anormale. C'era qualcosa di strano.

Gli occhi di Zisha si fecero rossi e i suoi sensi si propagarono fino a sentire tutto.

Il papà se ne accorse. Certo che se ne accorse.

Sorrise alla figlia e le fece l'occhiolino. Gli altri erano troppo occupati a disperarsi per notarlo.

Pure Zob aveva capito tutto.

Lei si rasserenò e se ne stette buona buona a ridere del panico inutile degli altri. Elian piangeva e si rotolava per terra... povero ciccio.

<< Ora mi butto! Addio! >>

Fece un passo indietro e cadde nel vuoto.

Tutti accorsero sulla ringhiera e guardarono giù...

Quando una bolla celeste rimbalzò in aria, contenente uno Zick che se la stava ridendo.

Gli invitati si misero a strepitargli contro epiteti delle più svariate specie... mentre Zick, Zisha e suo nonno si divertivano come matti.

Il Domatore atterrò sul balcone e il suo scudo si dissolse.

Camminò sereno verso la moglie, che stava letteralmente per esplodere.

Le porse un piccolo fiore di camomilla che aveva colto nella sua breve “sosta” in giardino.

La Rifugiatrice era riluttante e arrabbiata con lui.

Com'era stata sciocca! Certo che non si sarebbe suicidato in quel modo così stupido! Come aveva potuto pensarlo?

Indietreggiò.

<< Dai, vieni Elena. >> Sorrise.

<< Non mi fare più questi scherzi stupidi! >>

Il Domatore si mise a ridere.

<< Ma ti pare che sono così scemo? Calmati, prendi una camomilla. >>

Le porse il fiore.

Elena allungò la mano, tremante di rabbia. Colse il fiore.

Zick la prese per il braccio e la attirò a sé, chiudendola nella sua bolla d'energia.

<< Zick? Zick? Lasciami! >> Cominciò a strillare, ma lui la teneva stretta.

Zick corse verso la ringhiera e saltò.

<< No, no no no no! NooooOOOO!!!! >>

Zick ed Elena rimbalzarono su e giù per il giardino, ridendo come matti, incuranti del fatto che potessero essere visti.

<< Si fa anche noi? >>

Greta ridacchiò nervosa.

<< No... Zob NO! LASCIAMI! >>

<< E dai, non siamo così vecchi e rimbambiti per queste cose. >>

Le sussurrò lui all'orecchio.

Anche loro si ritrovarono a fare boing boing per il giardino, anche scontrandosi più volte con Zick e Elena.

Lorrence accarezzò la sua fidanzata.

<< Che c'è...? >> si girò lei.

In men che non si dica si ritrovarono tutti e due a svolazzare felici per la casa. Eh sì... la magia di Lorrence è molto potente.

Harvey stava rosicando come non mai.

<< Ah... tu neanche mi prendi un fiore dal giardino e guarda loro! >>

Disse Julie, facendo ancor di più borbottare il marito.

<< Si può dire che questa sera sia un vero e proprio... giramento di palle! Ahhaahah! >> Disse Barz, facendo ridere tutti gli altri ospiti, tranne Harvey.





Dopo quel divertente giochino con le sfere d'energia, i nostri eroi si erano messi a riposare in soggiorno, sorseggiando gustose tazze di caffè.

Lorrence abbassò il capo e inizò a sghignazzare rumorosamente.

<< Lorry... che hai? >> gli chiese allarmato Zick posando la tazzina.

L'amico biondo gli mandò un'occhiata maliziosa:

<< No, sai... niente...è che io non ti ho mai sentito quelle due paroline ad Elena! >>

Il cuore di Zick batté a mille, mentre una goccia di sudore cominciò a scivolargli viscida dalla tempia.

<< Ah, nemmeno io se per questo. >> ammise Zob con un ghigno.

<< Papà! >>

Winryed trotterellò attorno all'amico, cantilenando:

<< Oh... ma loro due lo fanno in intimità... Però noi vogliamo sentirlo adesso! Avanti di' le tue parole, Ezechiele! >>

<< Hai sentito? L'hai voluta la mia povera figlioletta? Allora glielo dici subito! >>

L'occhiata che gli lanciò Harvey a Zick non piacque proprio per niente.

Elena camminò verso il marito.

<< Avanti... non me lo dici? >> sorrise maliarda.

Zick si tirò il colletto della camicia...

<< Te-tesoro ma che stai dicendo? >>

<< Insomma è tua moglie, mica ti fa schifo! Spero! O sarai passato all'altra sponda? >> Ipotizzò suo padre grattandosi la testa con fare perplesso.

Zick guardò Zob come se fosse un alieno a tre teste.

<< Ma papà! O_O >>

<< Ma allora dillo, no? >> Lo incitò il Gorka Bianco.

<< C-che cosa...? >>

Tutti gli mandarono un'occhiata eloquente.

<< M-ma è una cosa mia e di Elena! Un po' di intimità perfavore! >>

Lorrence e Zob si guardarono tre secondi con occhi sbarrati.

Poi si girarono verso Zick con uno scatto, sempre con gli occhi sgranati.

<< Ok, è dell'altra sponda. >>

Zick cadde a terra a peso morto, ma rialzò magicamente un secondo dopo.

<< Ma cos'avete tutti con me stasera?! >>

Elena fece una smorfia.

<< Lasciamo perdere, tanto non me lo vuol dire. >>
Prima che Zick potesse dire qualcosa, Greta scosse la testa.

<< Ma come ti ho allevato male! Credevo di averti dato un'educazione! >>

Julie borbottò: << Non saprai dire «ti amo» ma a figli ci dai dentro, vero? >>

<< Eh! Non si fa così fratellone! Birichiiino! >> lo schernì Serena.

<< E VA BENE! >>

Zick si lanciò verso Elena e le prese le mani.

Lei gli sorrise radiosa e Zick fu quasi abbagliato da tanta bellezza.

<< Elena... io... >>

<< Je t'aime... je t'aime... oh, oui je t'aime...Moi non plus... Oh mon amour! Comme la vague irresolé... >>

Puf e Pof, i due Bolli di Zisha, comparvero dal nulla ed iniziarono a cantare...

Onestamente quella canzone cantata dai Bolli, con le loro vocette stridule, perdeva tutto la sua... diciamo atmosfera.

La ridicolezza era al massimo e tutti si misero a ridere a crepapelle.

Tutti, tranne Zick.

<< E dai... ahahah! Zick ma ahahahah! La dovresti conoscere bene questa canzone, no? Ahhahh! >>

Riuscì a balbettare Lorrence, tra una risata e l'altra.

Zick lo fissò con sguardo truce.

Vide uno schiacciamosche appoggiato sul davanzale.

Lo strinse fra le dita.

Lo levò verso il soffitto.

Lo calò.

La cresta gellata di Lorrence attutì il colpo.

Lo schiacciamosche rimbalzò all'indietro e si stampò sulla faccia di uno Zick esaurito.

<< Ahahha! Scusami Zick! I miei capelli sono... magici! >>

Si scusò il biondo con un sorriso divertito.

Lo schiacciamosche cadde a terra.

La faccia di Zick ridotta ad una scacchiera.

<< Uhm... bocca di Elena in C-17! >> azzardò Charlie con una faccia da schiaffi.

La sorella gli rivolse un'espressione serena.

<< Non stavolta. >>

<< Oh... mancato. >> mormorò deluso.

<< E dai, voglio vedere come se la cava mio figlio con le donne. Ho sempre sospettato che fosse un po' debole. Però è strano... ma da che cosa sono usciti quei due bambini? >>

<< Ma papà! >>

Immerso nelle risate generali, Zick si girò verso la moglie.

Zick era sempre stato timido... e lo è anche adesso... nessuna carezza, nessun abbraccio, nessun bacio e nessun «ti amo» senza essere preceduti da un attimo di indugio... quel lampo di timidezza che Elena riusciva sempre a vedere nei suoi occhi color mogano...

Quel timido bagliore di cui Elena si era innamorata. Zick

aveva sempre paura di essere inopportuno e violento.. ed era

perfetto così com'era. Riusciva ad amare senza soffire o far

soffrire...

<< Elena. >>

La prese per le mani.

<< Sì, Zick? >> chiese lei sorridente.

Si avvicinarono fino a sfiorarsi il naso.

<< Io ti amo, Elena. >>

<< Anche i.... >>

<< Ehy! Ma le paroline non dovevano essere due? Voi ne avete dette quattro! >>

Zick e Elena mandarono a Lorrence un'occhiata così torva che riuscì a zittirlo.

<< Oh ma che carini! >>

<< Ohhh... ora mi commuovo! >>

Non mancarono lacrime o fazzoletti...

Zick notò che gli occhi di Harvey si erano fatti lucidi.

Ma capì che non lo voleva dare a vedere, perché se poi si era girato di schiena ed era andato via.







Elena e Rebecca erano in cucina a preparare le ciambelle per gli altri, quando Zick passò davanti alla porta.

Voleva dare una mano, ma vide che le due donne stavano parlando...

Siccome quella sera tutti ( chissà perché) parlavano male di lui, Zick decise di fare una cosa molto disonesta.

Si accucciò dietro la pianta di ficus, davanti alla porta, e rizzò le orecchie.

L'ultima volta che l'aveva fatto era stato molto tempo fa.

Il padre non gli voleva dire nulla sulla sua nuova, ennesima missione e lo aveva lasciato inerme su due piedi... e curioso come non mai.

Zob aveva preso Greta per le spalle e l'aveva condotta nella serra, il solito luogo delle chiacchere.

Zick li inseguì furtivo e si nascose, anche allora, dietro una pianta.

<< ... Cosa? Non è ancora cresciuto da allora? Incredibile... >>

<< Lo so Rebecca... è assurdo... nemmeno di un millimetro! Ho provato a farglielo capire, ma niente! >>

Nella mente di Zick cominciarono a formularsi spiacevoli pensieri.

Si sentì il rumore di sedia spinta e probabilmente una delle due si era seduta.

<< Cavolo... pensavo che certe cose le capisse. E poi certamente non dev'essere un bello spettacolo... piccolo, rinsecchito e tutto storto! >>

<< Oh sì, è proprio così! Di notte, quando mi capita di guardarlo, non so se mi fa ribrezzo o pena... è davvero inquietante! Voglio che si allunghi, che diventi grande e maestoso! È troppo debole e gracile... così non serve a niente! >>

L'uomo spalancò gli occhi, scioccato.

<< E lui continua a dire: « Vedrai che crescerà! È solo questione di tempo « Ma niente! >>

<< Eh... brutta storia...>> assentì Rebecca.

<< Gli dovrò dire di tagliarlo. Non lo sopporto più. Spero che il prossimo cresca ben bene... >>

« Cosa?!» si chiese Zick, grattandosi la testa.

Sentì dei piccoli passi dietro di sé e si girò.

Un bambino piccolo e dai capelli color carota lo fissava incuriosito.

<< Papà che fai? >> domandò con la sua voce squillante.

Zick si sentì nei guai fino al collo.

<< Ehm piccolo ora non è il momento abbassa la voce papà è impegnato... >>

Gli disse frettoloso spingendolo indietro.

<< Pecché? Che fai papà? >>

Il piccolo alzò lo sguardo sopra Zick con innocenza.

Il Domatore si sentì morire,sentendo dietro di lui dei respiri affannosi di rabbia.

<< Ciao mammina. >>

Elena e Rebecca erano alle spalle di Zick, furiose.

La prima brandiva un minaccioso mestolo, che sbatteva piano sul palmo della mano. La faccia un'ombra adirata.

<< C-ciao tesoro... come butta? >>

SBEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEENGGGGGGGG!!!!!!

L'uomo si accasciò a terra, inerte, gli occhi come spirali.

Come nei cartoni animati xD

La donna ghignò soddisfatta.

Si accucciò fino a sfiorarlo con le labbra.

<< La prossima volta non origlierai più. >>

Si alzò e guardò il figlioletto, che la osservava stupito.

<< È l'amore Elian. È così che vanno le cose. >>

Lo grattò sulla testa, mentre Rebecca rideva.

<< Wow. >> commentò il piccolo abbastanza confuso.

Zick rinvenne e si alzò in piedi, dolorante.

La moglie si girò verso di lui.

<< Zick, da quando hai l'Everest sulla testolina? >> commentò Elena sarcastica alludendo al bernoccolo epico che si ergeva sul suo cranio.

<< Forse è un enorme brufolo... >> Azzardò Rebecca.

<< No è un conno! Un conno gigante vero papà? >>

<< Un... un conno? >>

<< Un corno. >> precisò Elena con veemenza, scuotendo il mestolo.

<< Come quello che i mariti fanno alle mogli quando non si comportano bene. Gli uomini, intendo. >>

<< Ehi ma mica siamo solo noi! Comunque sei fortunata che non sono due, accontentati! >> Sbraitò lui.

Fu subito zittito da un'altra epica mestolata della moglie.

<< Contento? >> chiese Elena pacata.

<< B- basta... e per la cronaca... >> Zick si fermò per prendere fiato << Io non mi taglierò un bel niente! Sia chiaro! >>

La Rifugiatrice e Rebecca gli lanciarono un'occhiata stranita.

<< Eh? Ma di che parli? >> gli chiese la moglie, allucinata.

<< Lo sai benissimo! Non fare la santarellina con me! Sono un Domatore e posso percepire tutto! Non posso tagliarlo è una parte di me! Ma come puoi pensare cose del genere?>>

Le due donne si guardarono per tre millisecondi.

Poi scoppiarono a ridere, rotolandosi per terra.

Cosa che a Zick non piacque per niente.

Elian non ci stava capendo più nulla ed era sgattaiolato via già da tempo.

<< Ma di che cosa volevi che si parlasse? Ahhahah! >> Gli chiese la moglie sull'orlo del pianto.

<< Mah, veramente... >> Mormorò Zick arrossendo.

<< Di quell'orrendo albero che avevi preso quando siamo venuti ad abitare qui! Non è cresciuto di niente da allora! >>

Zick si sentì uno stupido.

<< Ma quello me l'ha consigliato mia madre! >> Mugolò.

<< E allora? Non si allunga di niente! >> sbuffò lei.

<< Toh, tieni. Per punizione andrai a finire le nostre ciambelline. Percepisci questo. >>

Gli porse il mestolo.

<< E anche tu! >> esclamò Rebecca.

Per le dita teneva l'orecchio di Lorrence Anche lui si era appostato lì vicino per sentire cosa stava succedendo...

Quest'ultimo riservò un sorriso benevolo a Zick.

<< Questi uomini, sempre a origliare. >> Commentò Elena sprezzante.

<< Già, io non lo farei mai. >> Aggiunse l'amica bionda.

Elena prese anch'essa il marito per l'orecchio, quindi le due donne si avviarono in cucina.


<< Abbiamo veramente dei mostri per mariti. >>

<< Eh sì... eheheh! >>

<< Ma io solo a metà! >> esclamò Zick.

Elena strinse di più le dita sull'orecchio del suo Domatore.

<< Zitto. >>

Li lasciarono e dissero loro:

<< Avanti, sgobbate! >>

Le due donne uscirono dalla cucina ridendo come matte.

Appena furono distanti dalla porta Rebecca la prese e sussurrò a Elena:

<< Oh... pss... sentiamo cosa dicono mentre noi non ci siamo?

Eeeeeh?? >>

<< Sì dai! >>

Le due amiche ridacchiarono e schizzarono dietro a quel povero Ficus.

Sono proprio donne -.-''' Uovo


<< Allora... dimmi come sono quelle di Elena? >>

<< Minuscole e flosce... nemmeno belle lucenti... >>

Elena era scioccata.

<< Ah, capisco. Neanche quelle di mia moglie sono meglio

eh. Sono piene di strambe rughe e poi ti si sfaldano in mano.. >>

Anche Rebecca era scioccata.

<< Uff... non capiscono che a noi piacciono belle grandi e cicciose! >>

<< Già! E poi di solito sono anche le più gustose! >>

Ok. Era troppo.

<< Zick... a te piacciono enormi? Ma proprio gigantesche...? >>

<< Certo, ovvio! E belle morbide... >>

Fece una pausa, mentre le due spie stavano impazzendo.

<< Ma non dirlo ad Elena per favore... si arrabbia e poi sai com'è... >>

<< Sì sì certo... capisco. >>

Non fece in tempo a dire « lamagongo « ( ???) che Elena e Rebecca avevano fatto irruzione in cucina, i capelli che vorticavano in aria e gli occhi che fumavano.

<< ZICK! VIENI QUI! ORA TE LO TAGLIO VERAMENTE, E NON PARLO DELL'ALBERO! >>

Il Domatore e l'amico ( ma sopratutto Zick, chissà perché) fecero un salto all'indietro di almeno tre metri e si ritrovarono sdraiati per terra, terrorizzati.

<< M-ma... che vi prende? >> Balbettò atterrito Zick.

Il mattarello che gli lanciò Elena bastò come risposta.

<< Piccole? Con tante rughe? E che ti si sfaldano in mano???! >>

Non che la donna bionda fosse tanto più tranquilla.

Lorrence non capiva lo strano comportamento di sua moglie, quindi si alzò e le mise una mano sulla spalla ( lei era riluttante).

<< Signore! >> annunciò.

<< Ma è ovvio che c'è stato un malinteso! Zick ed io stavamo solo parlando delle vostre orripilanti ciambelline! >>

Indicò il tavolo su cui riposavano degli ammassi di pasta cruda.

<< Non delle vostre generose prosperità! >>

Zick annuì convinto.
Elena fece una faccia scettica, e posò famigerato mattarello.

<< Per stasera vi voglio credere. >>

Lanciò un'occhiata torva a Zick.

<< Ma se sento un'altra volta delle cose del genere, io... >>

<< Ahhhh!! >>

Improvvisamente Rebecca si piegò in due.

Si resse la pancia e cominciò a mugolare.

<< Che succede? >> Accorse Lorrence.

<< P-penso che sia il momento... >> rispose la donna a denti stretti.

<< Oh Santo Piripillo! >> esclamò biondo mettendosi le mani nei capelli!

<< PRESTO! Bisogna andare all'ospedale! >>

Tutti erano allarmati, ma allo stesso divertiti dalla strambezza di Lorrence nell'affrontare le cose... che rendeva tutto assurdo, quasi allegorico.

<< REBECCA È IN TRAVAGLIO! >>

Urlò Lorrence tutto avvampato.

<< Noi andiamo con voi! >>

Dissero tutti all'unisono.

<< Zisha, Elian. Voi rimanete qui con Barz. >>

<< Ma mamma! >>

<< Non si discute! >>

Elena si girò verso l'Aha, seria.

<< E niente battute sconce coi bambini eh? >>

Barz emise un risolino.

<< Cetto badrona! >> Si mise sull'attenti sfoderando una faccia da schiaffi.

<< Oh, cara, certo che però il bambino non potevi fartelo venire un po' più tardi...? >>

<< MA TI PARE CHE POSSO FERMARLO IO? >>

<< Ma... le ciambelline... >>

<< Qualcuno gli dà una sberla da parte mia?! >>

SBEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEENGGG!





Le ore passavano...

Rebecca e Lorrence erano ancora dentro, mentre gli amici aspettavano in Sala d'Attesa.

L'ansia era alle stelle e tutti aspettavano con grande momento la nascita del figlio dei due biondi...

<< Spero che vada tutto bene... >> Mormorò Elena.

<< Eddai, in questi tempi, cosa può andare storto? >>

Dalle occhiate serie degli altri Zick si rese conto di aver detto una cacchiata e se ne rimase zitto.

<< Eddai, fratellone... >> disse Serena con un ghigno.

<< ...Che tra poco ci riandrai presto in ospedale! >>

Zick guardò la sorella, stranito.

<< Eh? Ma che dici? >>

Gli altri annuirono, ridacchiando.

<< Ma... mi augurate di andare in ospedale?! Bella famiglia che siete! Grazie! >> Ribatté indignato.

<< No, non hai capito. >>

Zob indicò Elena.

<< EH? In che senso? >> Zick era allarmato. Pure Harvey era molto inquieto.

<< Non è evidente? >> Risposero tutti gli altri.

<< Se questa la chiamate evidenza... >> Borbottò, girandosi dall'altra parte.

Però una rotella scattò nel cervello di Zick e Harvey e allora si resero conto di ciò che intendevano.

<< COOOOOSA??? >> Esclamarono, poi si accasciarono al suolo, inermi.

Una giovane infermiera che era passata di lì vide la scena...

<< Oh! >> esclamò. << Sono svenuti! >>

<< Non si preoccupi. >> la rassicurò Elena perfettamente tranquilla.

<< Tra un secondo saranno in piedi. Visto? >>

Zick e Harvey si erano alzati e bofonchiavano parole senza senso.

L'infermiera, un po' stranita, se ne andò via.

<< Avere figli non sarebbe male... posso paparino? >>

Serena si girò verso Zob, sbattendo le ciglia.

<< C-cosa? Non pensi che sia troppo presto? No. No no. >>

Bofonchiò quest'ultimo.

<< E dai, lasciala in pace... sta scherzando... >> Disse Greta tranquilla.

<< E invece no, mammina! Perché siete di nuovo nonni! >>

Sorrise e si tamburellò la pancia con fare innocente.

La bocca di Zob e Greta toccò il pavimento.

<< C-cosa? Cosa dici tes-soro? >>

<< Sono incinta! >>

Caddero a terra.

<< Eccoli, ci risiamo! >> Commentò Serena.

<< Ma sorellina! Non me l'avevi detto! >> Esclamò Zick indignato.

<< Shh... aspetta... >>

Si avvicinò ai genitori stramazzati a terra.

<< Scherzavo. Vi ho beffati. >>

Genitori e figlia continuarono a beccarsi per dei buoni minuti, quando...

<< Zitti! >> Disse Zick aguzzando le orecchie.

<< Sento qualcosa come... >>

Si udì un palese piagnisteo di neonato, nell'altra stanza.

<< È nato! È nato! >> cominciarono a saltellare tutti come dei dementi.

Visto che non c'erano finestre, i nostri eroi si appiccicarono alla parete e cercarono di sentire qualcos'altro...



<< Ecco. >>

L'infermiera porse la bambina a Rebecca.

Aveva un colore delicato e roseo, e sulla testa già spuntavano piccoli capelli dorati.

La testa era perfettamente tonda ed era piene di morbide pieghette...

Lorrence non credeva ai suoi occhi. Strinse forte la mano della moglie e allungò le dita verso la figlia.

<< È veramente nostra figlia? >> Balbettò, commosso.

<< Sì, Lorrence. >> Sorrise Rebecca.

<< Non avrei mai pensato di finire così. Con te... e con lei. >>

Guardò amorevolmente la piccola.

<< Ora la mia vita ha un senso. >>

Rebecca chiuse gli occhi e si appoggiò al cuscino, esausta.

<< Come la chiamiamo? >>

<< Io pensavo... >> Rebecca schiuse le palpebre.

<< Winryed. >>

Lorrence si mise a ridere di gusto.

<< Ma no! Winryed no! Per la mia specie è un nome maschile! >

<< Shh, abbassa la voce, tonto... >>

I medici li avevano lasciati un po' soli, ma già stavano fissando Lorrence come se fosse un alieno.

Certamente « per la mia specie» detto da un uomo non si sente tutti i giorni.

<< Ma cosa vuoi che ne sappiano i comuni mortali che per voi è un nome maschile? A me piace. >>

<< Ma mi farà uno strano effetto chiamarla così... è come se tu chiamassi tua figlia Ignazio, Agenore, Melchiorre... non è che sia proprio il massimo, no? >>

Rebecca gli spedì un'occhiata eloquente.

<< Ok hai vinto, mia cara... Winryed sarà il nome. Però voglio che mi ricordi... della mia prima vita. Pansidrièl. Questo sarà il suo secondo nome. >>

<< Come il nome di tua madre. >>

<< Esatto. >>

<< Come ha detto che si chiama la bambina, scusi? >> Si avvicinò un medico, tossicchiando per finta.

<< Winryed Pansidrièl Zofirus. Perché? >>

Il medico rimase un po' scioccato.

<< No, niente. Tanti auguri. >>


Tutti gli amici erano andati a vedere la bambina e ne erano rimasti estasiati... era davvero bella.

Risero insieme, vicino al lettino di Rebecca e non sapete che risate quando Lorrence mimò loro la faccia del medico quando seppe del nome della piccola.


Le luci dell'alba cominciavano a rischiarare il cielo notturno ed era ora di andare a dormire.

Lorrence e Rebecca rimasero lì, insieme a Winryed...

Si salutarono tutti e ognuno andò a casa.

Zick spettava Elena per il corridoio dell'ospedale, aspettando Elena che stava ancora salutando Rebecca.

Sentì dei passi dietro di sé e si girò.

<< Buona dormita figliolo. >>

<< Grazie, papà. Buonanotte anche a te. >> Gli fece un cenno di saluto con la mano e si girò, continuando a girare in tondo.

Sentì in lontananza Zob che sghignazzava...

<< Ah! Buona dormita! Tsk! Ma che glielo dico a fare! Ahah! >>

<< COOOOOOOOOSA???????!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! >>

<< Sì! Sogni d'oro Zick! >> esclamarono gli altri amici e parenti, sghignazzando.

<< Ma andate a quel paese >> Borbottò.







Poco dopo, Zick si ritrovò a correre a perdifiato per le strade di BigBurg, inseguito dagli amici e parenti, inferociti.

<< Il peso della famiglia! Ah! >>

Si diresse verso angoli più bui, per dar perdere le tracce ai «segugi «

Dopotutto, Zick si stava divertendo come non mai.









Epilogo.


Dopo la morte di Kremshin, il mondo è rimasto sconvolto e pieno di dubbi.

Queso susseguirsi di stranissimi fenomeni di massa, mai accaduti prima, è stata soprannominato « Fenomeno Maronno» per la Piazza in cui si è scatenato l'evento, intitolata al grande e noto santo Padre Maronno.

Chi ha fatto quella strage? Perché? Ma sopratutto, come?

Questo sarà uno dei tanti misteri dell'umanità, secondo solo allo Yeti e al Mostro di Lockness.

Anche la scappatella notturna della Pianta Digerente non verrà mai dimenticata.

Tutto è ritornato alla «normalità» e i nostri eroi finalmente sono tranquilli a godersi la propria vita.

Lorrence è felice come non mai ed è finalmente libero, però c'è un problema.

È rimasto solo, senza nessuno che lo badasse e gli procurasse soldi e con un' intera cattedrale tutta sua!

Ha rivelato l'esistenza del Labirinto ed ora è attrazione di studiosi e turisti.

Niente paura: Lorrence ha scaraventato via le insidie e i mostri al suo interno attraverso la sua magia.

Ha «aggiustato» Il Girti ed ora è il suo animaletto domestico.

Il Pacius è rimasto con Trengingigan, il suo fiero destriero.

L'insettone mostruoso poteva essere mooolto interessante per gli studi di Zob, quindi prese diversi campioni ( pezzettini di scorza, d'ala, e qualche peletto del fondoschiena) e divenne ancora una volta famoso tra gli scienziati ( che mai seppero dove aveva trovato quei campioni e a che animale appartenessero, tanto Zob rimaneva zitto).

Il ragazzino, o per meglio dire il Gorka Bianco, il giorno dopo la grande sconfitta di Kremshin ha salutato tutti.

Sì, perché poi se n'è andato.

Con la promessa che un giorno sarebbe ritornato.

Lorrence in quei lunghi anni di errabondaggio ha visto maestosi boschi, antiche tribù di mostri barbuti e sortilegi sconosciuti: ha accresciuto il suo potere magico, e con quello è cresciuto anche lui ed è diventato un uomo.

E che uomo * sbav *

Dopo otto lunghi anni d'assenza, Lorrence ritornò come da lui promesso.

Bussò alla porta della casa di Rebecca, che si era fatta grande anche lei.

Quando lei aprì e se lo ritrovò davanti no riusciva a credere ai suoi occhi.

Aveva voglia di pigliarlo a pugni per la sua assenza, ma era felice e commossa.

Si mise a piangere e gli ordinò subito di raccontarle tutto.

Quel poi « Ma sono appena tornato! E più fico che mai, per giunta! » di Lorrence la fece ridere come non mai.

E così Rebecca scoprì tutto di Lorrence. Il suo passato, la sua natura i suoi poteri. Non aveva mai dimenticato quello strambo ragazzo così gentile e carino. Sapeva che era speciale, in qualche modo.

Dopo che lui ebbe finito di raccontare, lei si ricordò di una cosa.

Aprì il cassetto e ne tirò fuori un vecchio braccialetto con le borchie.

« Questo dev'essere tuo. « Gli disse, col sorriso.

« È tuo, adesso. Lo è sempre stato. «

La prese per le mani e poi glielo mise al braccio.

La famiglia di Rebecca era altezzosa e molto rigida. Non avevano mai accettato Lorrence. E fu per questo motivo che un giorno scapparono insieme, lasciando un biglietto sullo zerbino di casa Anderson.

« Sono scappata con un Gorka Bianco. È un mostro, ma tranquilli non morde.

Vi adoro ciaooo!

Rebecca.

P.S. « Vi adoro» era ironico. «


Zick ed Elena, intanto, continuavano la loro storia, accrescendo sempre di più il sentimento che li univa.

Ora hanno trentacinque anni, una splendida Domatrice di otto anni e un piccolo Rifugiatore di quattro. Nella vita reale lui fa lo psicologo, e un po' anche lo studioso del paranormale. Dopo tutto, anche lui fa parte di quel mondo... Elena invece è diventata una bravissima veterinaria.

Lorrence è diventato il medico ufficiale dei Domatori di Oldmill e li aiuta nelle loro peripezie... poi gestisce un negozio di scherzi... magici!

Ora conducono una vita desiderabile: viaggiano per il mondo e divertono insieme ( qualche volta rischiano la pellaccia ma questa è un'altra storia ).








Elena era sul balcone. La luce della luna rischiarava la sua pelle, argentea, e una brezza leggera le faceva ondeggiare i capelli.

Sul viso un'espressione piena di pensieri.

Zick si avvicinò a lei e la prese per le braccia.

<< Che hai? >>

Lei strinse un po' le spalle.

<< Non lo so... sto pensando... >>

<< A cosa? >>

<< A tutto. >>

<< Ti va di pensare insieme? >> Le sussurrò all'orecchio.

Elena sorrise.

Per quelle ore che seguirono, Zick ed Elena si raccontarono un sacco di cose, fecero il riassunto di una vita.

Senza mai aprire bocca.

Il potere telepatico di Zick era utilissimo per quei casi quando non sai cosa dire, ma invece avresti tanto da raccontare.

Se ne stetterò lì seduti, l'uno di fronte all'altra, a guardarsi con affetto e curiosità.

<< Grazie per la «chiaccherata», Zick. >> Mormorò Elena.

<< Di niente. >>

Si guardarono negli occhi per un paio di secondi.

I capelli blu di Zick si fondevano col cielo e i suoi occhi scuri parevano due piccoli, profondissimi universi.

Elena lo abbracciò forte, poi lo guardò ancora.

Si toccò il ciondolo ambrato che le pendeva dal collo... quello che le aveva regalato Zick per Natale, tanto tempo fa.

Si sentiva felice, stanca, ammaliata, preoccupata, innamorata... eh sì, tutte quelle emozioni racchiuse in quel piccolo secondo che precedette il contatto delle loro labbra.


<< Mueeeeh!!!! Sniff !!! Soob! Sigh! Uehueheueh... !!! >>

<< Cos'è? >> chiese Elena staccandosi da Zick.

<< Sono i bambini? >>

<< No... non è la loro voce. >>

Voltarono la testa e videro un Harvey piangente con in mano una bottiglia di vetro.

<< PAPÀ?! >>

<< Oddio il suocero no! >>

Elena corse verso il padre, stupefatta.

<< I-io ero andato a portarvi un re-regalo per il vostro anniversario di mat-matrimonio! E voi mi ricompensate facendo queste cose belliss... sconcie davanti a me? Sigh... >>

<< Papà, nessuno ti ha chiesto di guardarci! >> Ribetté la figlia, furba.

Harvey stramazzò a terra.

<< Oh, per fortuna non si è rotta la bottiglia! >> Disse Zick, prendendola dalla mano del suocero.

<< IO CADO A TERRA E VOI VI PREOCCUPATE DELLA BOTTIGLIA? >>

<< Oh, ma papà, piantala di fare il bischero... siamo abituati alle tue scenette da cascamorto! >>

Bischero: Toscanismo, significa «sciocco», «scemotto»

Mentre il padre mugugnava parole incomprensibili Elena gettò uno sguardo alla bottiglia.

<< Uhm... buono! Io adoro il fragolino! Grazie papà! >>

Gli diede un bacio sulla guancia e il papà si rimise in piedi.

<< Grazie. >> Sorrise Zick.

Il suocero gli sorrise a sua volta.

<< Prenditi cura di lei. >>

Zick annuì.

<< Lo farò sempre. >>

<< E ora, vivete. >>








Zick rimboccò le coperte a Elian e prese la moglie per le spalle.

<< Vi è piaciuta? >> sorrisero il Domatore e la Rifugiatrice.

<< Oh sì! È bella papà! >> Esclamò Elian contento.

<< È piaciuta anche a me! Ma non avevo l'avevo mai sentita né letta prima... ma che fiaba è? >>

Zick ed Elena si sorrisero.

<< La nostra storia. >>















































Fine

Inanzi tutto fate un bell'applauso a Zick e Harvey che in questo capitolo sono morti e resuscitati almeno 50 volte! XDDD

Clap Clap Clap!



Ragazzi... siamo finalmente giunti al termine di quest'avventura durata un anno.

Questa Fanfiction ha visto le mie varie «fasi,» il mio mutamento, il mio periodo di depressione e la mia rinascita... poveraccia. Ed è per questo che è così varia, che si passa da un capitolo angst-tragedy ad uno comico-adolescienziale.

Inizialmente la volevo rifare tutta da capo, perché era troppo inverosimile.

Zick ed Elena, per avere dodici anni, sono troppo intraprendenti e dimostrano una maturità, fisica e mentale, sproporzionata.

L'ideale sarebbe stato far iniziare la fanfiction nel loro primo anno di Liceo. Ma lì ci andrò solo questo settembre, quindi non so per certo a cosa andrò incontro. Mi allettava l'idea di far provare a Zick ed Elena le mie emozioni di quando sono entrata alle Medie e di come le ho passate, vicende con professori, genitori ecc; ma anche vedere, in modo un po' comico, il rapporto genitori-figli durante l'adolescenza.

Ma questa è la mia prima vera seria fanfiction, e, anche se è sprecisa in certi punti, mi piace così com'è :3

Ho iniziato questa fanfiction conoscendo solo il cartone animato: quindi molte cose sono sbagliate, ad esempio le età dei personaggi...

Ho scoperto solo oggi che nel fumetto di M.A. esistevano già i Gorka Bianchi O__o E, appunto, sono Gorka pacifici e molto saggi.

Che strano, eh? XD Ammetto che all'inizio all'inizio pensavo di far fare a Lorrence la Voce, però poi mi dispiaceva... mi ero troppo affezionata a lui ^_^ E poi volevo farlo morire alla fine e farlo diventare un Trasparente ( leggete il fumetto per capire) il classico sacrificio per salvare tutti.. ma non m'ispirava.

( Mi vuoi bene, mia cara, vedo! N.d.Lorry) ( Statti zitto tu! N.d.A)

« La nostra Storia-Kremshin's voice» la dedico a yaya_sana.

Senza di lei non sarebbe mai iniziata questa follia e io le devo questo ed anche di più. UOVO Molte battute ( quelle più cattive e maliziose xD) di questo capitolo sono opera sua, grazie a quella pazza conversazione ;), e il capitolo non sarebbe stato così se non ci fosse stata lei. Mi dispiace per quello che è accaduto ed è per questo che ho cercato di finire il più presto possibile il capitolo... UOVO

GRAZIE :')


E credo che tu sappia che UOVO+uovo fa due uova. Grazie ancora e buona frittata.

Un grazie anche alla mitica Lion of Darkness, Diginicky, Naomy93 e giuly_chan95, che mi hanno dato tanti spunti a aiuti per la storia. =D

E grazie anche a delya, anche se non penso mai leggerà questa frase, che mi ha fatto ridere finché è durata :)

Anna_Zedreamer94: Ogni giorno io ti ringrazio, anche se non lo dico, per la disponibilità e l'amicizia che mi dai. Mi sembrava giusto ringraziarti pure qui.

GRAZIE :')


Un caloroso saluto e tanti grazie anche a nueblackcrowfriend, Lovely Laura, kikka97, Jessica_Hale, ElanorFantaGreen, ElseW e MaryVera96 che hanno recensito :)

E grazie anche a Claudietta_Cullen e Whivel, che hanno messo la mia fanfiction tra le preferite e BlAck_pAnTeR_94, RubyMcDoll, Punk92 , Emilie91 e LordAndreius per averla messa nelle seguite :)

Grazie *_*


Finalmente non vedrò mai più la Tappone e Mariangela :3 :3 :3

P.S. Per il personaggio de « La Voce» mi sono ispirata a «La Voce della Persuasione» della Saga de « La Bambina della Sesta Luna» di Moony Witcher u_u

« Qualcuno gli dà una sberla da parte mia?!» Citazione da « L'era Glaciale 3» Qui ci stava troppo bene =3


Ah, vi volevo dire una cosa: visto che sono molto curiosa, ho ficcanasato in giro e... ho letto che lo sceneggiatore di M.A. È al lavoro e pure Barbucci, il disegnatore, dice che si troverà molto impegnato quando dovrà fare le copertine per la nuova serie a fumetti di M.A. :) Spero che arrivi presto, se è vero! ç__ç La fine è indecorosa u____ù


Beh, diciamo che con questo fandom ho finito, di storie nuove non le metterò ( almeno che non ci sia bisogno ;-) ) e andrò avanti solo a « Amore allo Stato larvale». Ma chissenefrega.


Mi piacerebbe moltissimo se rilasciaste una recensione, ma di quelle vere e lunghe, per darmi un giudizio finale su questa storia. Su come è scritta, sui contenuti, se è equilibrata ( no no per niente) ecc.... Così capirei cosa c'è da migliorare per far in futuro un lavoro migliore :)

Ma fate un po' come vi pare... tanto purtroppo non ho ancora affinato la padronanza della Maledizione Imperius.... sigh.


Il capitolo è arrivato in ritardo grazie al petotrapano dei vicini che mi svegliava ogni giorno alle otto e continuava fino alle 5 =____=

Scusatemi se è venuto bruttino questo chap. XD

Beh... ho finito.



Alla prossima mostruosa avventura ;))))



Vorrei mangiare eggs and bacon qualche volta con te, Yaya. Sarebbe molto uovo.


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