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Autore: Ary_S    01/08/2009    6 recensioni
Un anno dopo il loro primo incontro, Zick ed Elena devono affrontare il primo impatto con la scuola media insieme a professori strambi, squilibri ormonali e conflitti coi compagni di classe e coi genitori; il loro rapporto d'amicizia intanto sta maturando e diventando sempre più forte.
Proprio a scuola conosceranno Lorrence, un nuovo amico eccentrico e bizzarro che sembra sempre nascondere qualcosa sotto il sorriso.
Intanto BigBurg è sede di fatti violenti e macabri che, almeno così sembra, non trovano alcuna spiegazione.
I Domatori indagheranno per scoprire la verità dietro questi fenomeni, ignari del grande pericolo a cui vanno incontro.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elena Patata, Ezechiele Zick
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Ciao! Questa è la mia prima fanfic, siate clementi XD

Attenzione: gli avvenimenti e i personaggi saranno un po’ del cartone e un po’ del fumetto. Alcune parti saranno scritte in terza persona, altre in prima.

Un ultimo ringraziamento molto speciale a Yaya-Sana, senza la quale le mie fanfic non sarebbero qui! ^^

Ma ora, iniziamo!

Proemio.

Un inizio non male.

<< Porca bomba! Sei stato grande! >>

Esclamai, avvicinandomi timidamente a quel ragazzino solitario. Timidamente. Già, una parola quasi sconosciuta nel mio vocabolario, ma sicuramente la protagonista di quel momento.

<< Oh, niente di che. È normale farsi rispettare dagli stupidi. >> Ribatté lui in modo vacuo, fissando il vuoto.

<< Certo. Ma comunque l’ hai fatto… con classe. Non è che ti sei difeso come loro ti hanno attaccato... in quel senso. Ti sei fatto rispettare e quei babbei sono scappati con la coda tra le gambe. Io li avrei presi a pugni… ahah… >>

Quella risatina mi morì in gola, notando che il ragazzo non faceva una piega.

<< Uhm. Sì, ho notato anche io il tuo caratterino. Mi sembri tosta, come ragazza. Niente al confronto di quelle galline di Patty e Matty… >>

Fece un sorriso enigmatico. Sembrava soddisfatto, contento, seccato ed imbarazzato nello stesso tempo.

<< Grazie… e sai invece che ho notato io?>> Ghignai maliziosa.

<< Noto che non sei molto abituato ad essere… insomma… considerato in senso buono, ecco.>>
Alzò il capo, spalancando gli occhi a palla.

<< Intendo dire che ho capito che sei una personcina fuori dall’ordinario, qui, e magari non ti trattano benissimo. La gente ti schiva… ti mette nella lista nera degli studenti…

Ti giudicano ancora prima di conoscerti.>>

<< Lo so. Ho notato.>> sbuffò, ma sembrava colpito dalla mia deduzione.

<< Ci sono passata anche io. Piacere, sono Elena Patata.>>

gli tesi la mano, sorridendo.

<< Piacere… Ezechiele Zick …>>
Tese la mano titubante, poi me la strinse un po’ debolmente, ma si leggeva la sua convinzione impedita negli occhi… oh, aveva la pelle ghiaccia come la morte.

<< Sì, lo so, è un nome buffo. Non ti metterai a ridere anche tu!>>

<< No, no, se non lo vuoi non lo faccio. >> Zick sorrise guardandosi i piedi, mentre ghignava.

<< Uhm… ma avrai pure un soprannome…>>

<< Mi chiamano semplicemente Zick, ma per lo più “Cadaverino ”, “ Pappamolla ” oppure “ Re dell’oltretomba rincretinito” o anche “ Morto vivente” ma anche “Zombie”, “Spettro ambulante” e... >>

<< OKOKOKOK! Per me sei semplicemente Zick.>> tagliai corto.
<< Alleluia. Finalmente qualcuno intelligente in questa scuola!>>
Alzò gli occhi in cielo e allargò le braccia.

<< Grazie, Zick… ^^ senti, io sono nuova qui… mi diresti per favore i nomi delle persone da evitare? Ho già una vaga idea… >>
Sorrisi e lui mi guardò con i suoi occhi marroni mogano.

<< Allora… quello con i capelli a caschetto biondo è David McMackamack. Ma chiamalo De-ded-de-devid.>>

<< La testa a fungo è un po’ b-b-bba-balbuziente?>> Ridacchiai.

Fece quel suo solito sorriso sghembo.

<< Io credo che non sia il suo vero carattere. In realtà so che ama leggere, i suoi genitori sono bibliotecari. >> spiegò Zick con calma. << Ah… e quindi fa lo scemotto solo per sentirsi voluto e più forte? >>

<< Certo! Hai visto come mi ha trattato quando sono arrivato? Neanche fossi il Re dell’Universo. >> esclamò Zick.

<< Uhm… andiamo avanti… >>

<< La palla di lardo con l’apparecchio è Ford… non ci perdere tempo con quello, sa soltanto ripetere a pappagallo tutto quello che gli dice Soup.>>

<< Quello basso, coi capelli a spazzola e gli occhialini da nerd? >>

<< Esatto. Non farti ingannare dall’apparenza, Elena, è il più furbo di tutti. >>

<< Ohoh. E che mi dici di quelle due smorfiosette… >>

<< Ahh… Patty e Matty. Ma lasciale perdere… sono solo delle truzze sceme. >>

<< Solo queste due parole? >> dissi io ridendo.

<< Ovvio. Tre, due, uno... Guarda dietro di te. >>
Mi girai. Quelle due ci stavano… pedinando.

Erano rosse in faccia ( soddisfatta pensai che avessero sentito le parole di Zick…) ma ridacchiavano, additandoci…

Feci per andare da loro a dire di smetterla quando Zick mi fermò afferrandomi saldamente per un braccio.

<< Calmati… te l’ ho detto. Lasciale perdere. Tanto alla fi… >>
<< No! Non voglio che ci prendano l’abitudine! >>

Scostai la sua mano pallida e mi avvicinai quasi marciando verso le due truzze.

<< Ehi, voi due!? Non sono di certo venuta qui a farmi trovare sulle riviste dei gossip della scuola!>> sbraitai agitando le braccia.

<< Ihihihhiuhh!!!>>

<< Sentite. Voi che ci guadagnate a parlare male degli altri senza nemmeno conoscerli? Fate solo la figura delle classiche ragazzine scimunite, che sanno solo parlare male degli altri quando loro sono…>>
Mi zittii a forza non dire quella parola che avevo in mente.

<< OH, MA GUARDATELI! LA PATATA E LO STRAMBO! INSIEME! LA STRANA COPPIA È FORMATA GENTE! UAHAHAH!!>>

Si misero a strillare, emettendo quasi degli ultrasuoni da quanto erano acute le loro vocette.

Dei ragazzini passanti si erano messi a ridere di noi, e ormai avevano formato un anello di voci schiamazzanti attorno a me e Zick. Un ragazzo però sentendo quelle risatine odiose…

<< Ma chetatevi… non avete niente di meglio da fare invece di farsi fare il lavaggio del cervello da delle oche? >> disse rivolto alla folla.

Il ragazzo strizzò un suo occhio azzurro cielo e se ne andò via, ridendo per la sequela di fischi e “ BUUU” provenire dalla folla.

Porca bomba, com’è stato gentile quel ragazzo! Neanche ci conosceva!Pensai sorridendo soddisfatta.

Zick intanto mi aveva guardato ed aveva sogghignato.

<< Avete sentito, racchie? Quindi chiudete quei becchi che vi ritrovate e fatevi gli affaracci vostri, per una buona volta! >>

Sbottai io. Sì, un buon finale.

E ce ne andammo via, col sorriso sulle labbra, mentre le nostre orecchie ascoltavano con piacere il silenzio dietro di noi, di tutte quelle boccacce che finalmente si erano zittite.

<< Allora, Zick? Dicevi che era meglio ignorarle? >>

Gli lanciai un’occhiata di sfida.

<< Uhm… direi che hai avuto ragione. Complimenti. >>
Sembrava tanto disinteressato ed altezzoso… ma sapevo che era un modo per mascherare il suo entusiasmo e la sua timidezza.

In quel mentre passò un’automobile, dalla quale marmitta uscì un fumo nero e puzzolente.

 Zick, che sembrava in preda al panico, si tirò fuori dalla tasca dei pantaloni uno strano aggeggio, e se lo ficcò in bocca. Premette lo stantuffo e sembrò che riuscisse a respirare meglio. Tirò una boccata…

<< Oh, Zick… ma tu soffri d’asma… >> Alzò gli occhi al cielo

<< Anche… >> << Come sarebbe a dire “ anche” ? >>

<< Ho anche molte altre allergie… >>

<< A che cosa sei allergico? >>

<< A tutto. >>

<< A…TUTTO??! E come fai? >>

<< Sto molto spesso in casa, non esco quasi mai. E non vengo alle gite scolastiche. >>
Poverino, pensai. Che razza di vita!

<< Oh… non dev ’essere bello… >>
<< Ci sono abituato. >> tagliò corto.

Ma io vedevo, che soffriva…

<< E... i tuoi genitori che fanno? >>

Zick sembrò turbato da quella domanda.

<< Mia mamma, Greta Barrymore, è una fioraia ed ha un negozio qua vicino. >>

<< E tuo papà? >>

Zick mi guardò negli occhi con un’espressione… triste.

<< Papà è scomparso in Amazzonia da sei anni, sette mesi e due settimane >>

<< O Porca b… scusami Zick io non... volevo… mi... mi dispiace! >>

<< Tranquilla Elena… sto bene. >>

Mi guardò coi suoi occhi incredibili, che ora erano lucidi dalle lacrime, e mi rivolse un sorrisino malinconico.

<< Non ricordo quasi niente di lui. Avevo circa tre anni quando è... scomparso. Di lui mi rimangono solo delle foto e i racconti di mamma. So che era un gran entomologo, cioè uno studioso degli insetti, e spesso andava a fare viaggi in giro per il mondo. >>

Abbassò lo sguardo, e si asciugò le lacrime con la manica.

Misi la mia mano sulla sua spalla.

<< Mi dispiace davvero tanto, Zick. Scusa per… avertelo chiesto ma... >>

<< Ma non lo sapevi ed è giusto che tu me l’abbia chiesto. Tranquilla. >>

Gli feci l’occhiolino, e scostai la mano.

Il ragazzo strizzò l’occhio con... timidezza.

Dopo qualche secondo di silenzio…

<< Scusa ma… cos’è quella cosa che fai… come si chiama…” Occhi da Spettro”… col quale minacciavi quei tre…? >>
 Zick fece una faccia noncurante e fece spallucce.

<< Oh, sì… niente di che. Un trucchetto che faccio fin da piccolo per togliermi dai piedi gli scocciatori.>>

<< Fammelo vedere! >>
Mi sembrò che Zick stesse borbottando :

<< Ma tu non sei una scocciatrice… >> Mi sentii soddisfatta.

<< Va bene… è così. >>

Mi diede le spalle e poi si girò di scatto.

La mia reazione?

<< AHAHAHAHAAHHAAHH!!!!! >>

<< Scusa, ma cosa c’è tanto da ridere? >> mugugnò lui, facendosi tornare il viso normale.

<< Niente, Zick..sei così..mostruoso…^_^ >>

<< Ah, non dirmelo T_T.>> tagliò corto lui abbassando la testa.

Mi ricordai le cose che mi avevano detto Patty e Matty riguardo la sua convinzione di vedere i mostri dappertutto.

Restai per un attimo perplessa, ma rimasi muta.

Con gli occhi così strabuzzati… quelle rughe sotto di essi e la pelle bianca come quella di un cadavere… non era né spaventoso né strambo. Era… buffo.

Attraversammo un passaggio pedonale, e dopo

Cominciai a scrutare ogni minimo dettaglio del ragazzino che camminava svagatamente accanto a me, l’unico che sapesse farmi imbarazzare e intimidire.

Era… tipo. Molte cose mi colpivano di lui: la sua pelle fredda e di quel pallore insolito, nonostante l’estate fosse appena finita.

Anche le strambe rughe violacee che aveva sotto gli occhi.

E quegli occhi… a palla, forse leggermente strabuzzati. Aveva anche problemi con la tiroide? Boh. Ma il colore era stupendo. Un marrone mogano brillante, che non emanavano calore, ma nemmeno tanta freddezza. Semplicemente ne venivi catturato, ed ogni occhiata che ti rivolgeva ti penetrava dentro come una lancia.

Se li guardavi troppo ti ci perdevi.

Ma i capelli … O_o. Erano la cosa più incredibile.

Ciocche…bluastre…che ricadevano ribelli sul viso, celandosi dietro quegli occhi incredibili. E quello strambo cappellino, che faceva parte di un genere che non avevo mai visto.

Forse i lineamenti del suo viso erano un po’ troppo spigolosi, per essere un preadolescente, e le orecchie grandi e un pochino a sventola. Ma era caruccio, nell’insieme. Particolare.

<< Carino il cappello. >>

<< Grazie. Me l’ ha fatto mamma. >>

<< Scusa ma...ti posso fare una domanda un po’… indiscreta… ? >>

chiesi timidamente, abbassando lo sguardo.

Lui mi guardò scettico, e negli spazi tra una ciocca e l’altra vidi che inarcò un sopracciglio.

<< Dipende. Intanto dimmela, poi deciderò io se è indiscreta o no. >> rispose con distacco.

<< Va bene… ma te, Zick… per caso… proprio per

caso… >>
<< SI? >>

<< Sei un po’… >>

<< DIMMI!!! >>

<< …EMO? >>

<< CHE COSA SAREI IO???!!! >> esclamò lui sgranando ancora di più gli occhi, riducendoli a delle palle da biliardo.

<< Porca bomba… mi sa che la recluterai nelle domande indiscrete…! >> risposi con un sorrisino dispiaciuto.

<< Niente… Emo. Sai… quel movimento di ragazzi dei capelli scuri sopra agli occhi, i vestiti scuri, che sono sempre di poche parole e malinconici… >>

<< So chi sono gli Emo! Ma per mia fortuna, non ho l’istinto di tagliarmi le vene… ! >> sbraitò Zick.

<< Scusa… ma dai, sii onesto… somigli molto ad un Emo… >>

<< IO SONO COSÌ FIN DALLA NASCITA! Per ora i miei capelli blu e la mia pelle bianca sono stati oggetto di scherno da parte dei miei bei compagni! Ed ora ti ci metti anche tu! >> Era furioso!
<< Ma io non ho nulla contro gli Emo… semplicem… >>
<< IO NON SONO EMO! >>

<< Ok!!! Ho capito!! Non sei Emo, punto. Era solo una domanda… >>

<< Va bene… ma ora basta… >> sibilò.

<< Non dici “wow”? >> aggiunse con sarcasmo.

<< Non dico “ wow” perché sennò sembro che ti tratti da fenomeno da baraccone.>> ribattei ferma.

Lui, che guardava semplicemente i suoi piedi che calpestavano le foglie rosse, spalancò visibilmente gli occhi.

<< Bene, sai metterti nei miei panni.>>

Gli sorrisi, guardandolo stavolta direttamente nei suoi occhi.

Ricambiò, stavolta sorridendo davvero.

Quello era il nostro primo giorno di amicizia. E ne seguirono molti, molti, molti altri.







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