What a crazy day, when I kissed the teacher!

di addict_with_a_pen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** What a crazy day, when I kissed the teacher! ***
Capitolo 2: *** And it's all my fault that I'm still the one you want ***
Capitolo 3: *** My fate is to be with you ***
Capitolo 4: *** I’d follow you to the great unknown ***



Capitolo 1
*** What a crazy day, when I kissed the teacher! ***


*Piccola nota inutile*
Salve a tutti! Ne è passato di tempo, lo so bene, ma ho delle buone ragioni!
L’università mi sta prendendo abbastanza tempo, energie (e procurando ansia) e non riuscivo a trovare tempo e ispirazione per la scrittura, poi ho avuto un problema di salute un pochino serio che mi ha rubato ulteriore tempo, ma ora che gli esami del primo anno si stanno esaurendo e io sto meglio, avrò più tempo.
Non mento, Marshmallows era quasi finita, uno o al massimo due capitoli, ma… è in stand by per ora, mi dispiace cari.
Ma tornando alla storia, dico solo che è ispirata a Mamma Mia! Due, o meglio ad una sua canzone, dato che il film, essendo io una grande sostenitrice del musical e del primo film, mi ha distrutto cuore e anima, ma niente spoiler! Le musiche le adoro e Meryl Streep ha il mio cuore ora e per sempre.
Buona lettura a tutti dunque, spero che vi possa far sorridere! È una storiella scema, ma credo sia carina <3


 
What a crazy day, when I kissed the teacher!

“Spiegami un’altra volta perché io debba farlo…”
“Che palle Frank! Tu fallo e basta, che ti costa?”
“Mmmmh vediamo… la mia laurea forse!?”
“Come se te ne importasse qualcosa di laurearti!”
Alzo gli occhi al cielo sconfitto, come ad ammettere la mia inesistente colpa poiché è vero, Bob ha ragione, di laurearmi non me ne frega nulla.
Le cose sono andate così.
Sono solo un povero ragazzo anonimo, che studia in una povera università anonima, che detiene il record della media del diciotto tirato dietro per pena e che, maledetto il giorno in cui l’ho detto, è famoso per essere un ruba cuori in grado di, testuali mie parole, far addirittura innamorare il proprio ‘professore palesemente ricchione’ di geometria.
Era ovvio che non fossi serio, insomma, chiunque si sarebbe accorto che ero ubriaco fradicio, ma quando hai degli amici che, come si usa dire, se la legano al dito, allora poco ti resta da fare se non ammettere di aver sbagliato e sentire sulla tua pelle il risultato dei tuoi errori.
Potrei benissimo dire di no, dire che scherzavo e che di far innamorare il professor Way di me non me ne frega niente, se non fosse per il fatto che un’altra delle persone che si è legata al dito questa mia grandiosa uscita è Rosie, la ragazza dietro alla quale sbavo dalla terza liceo.
“Se riesci anche solo a dare un bacio al professor Way, allora ti concedo un’uscita insieme.”
Sarò anche scemo, ma un’occasione del genere non me la lascio mica scappare!
Nemmeno per un secondo ho pensato che forse me l’abbia detto solo perché non crede minimante che io possa farcela e perché prova un accenno di pena nei miei confronti, ma no! ma ho sicuramente pensato molto a me e lei che camminiamo mano nella mano e che ci baciamo dolcemente seduti sul bordo del mio letto e che…
“E dai Frank! Vuoi conquistarti la ragazza o no?”
Ovviamente la riposta è sì, ma è ovvio anche e soprattutto il fatto che non voglio mandarmi a quel paese la mia misera carriera universitaria ad un passo dalla laurea solo perché voglio una ragazza.
“Il fatto Bob, è che tra una settimana mi dovrei laureare e, che mi importi o meno, avere una laurea in tasca è meglio che avercele vuote!”
Credo davvero poco a ciò che ho appena detto, poiché l’unica a cui interessa della mia laurea penosa è mia madre, lei e solo lei, dato che se fosse per me io sarei già in giro con due dollari in tasca e la mia chitarra sulla spalla a bazzicare da un locale all’altro racimolando due monete ogni tanto, giusto per pagarsi l’erba e un panino, esattamente in quest’ordine di priorità.
“E invece rimanere single a vita è un affarone, vero?”
Sbuffo in risposta.
“No, non lo è, ma-”
“Ecco! Ti sei già risposto!” Risponde lui con aria saccente, incrociando le braccia al petto e sorridendomi con quel ghigno odioso. Vorrei spaccargli la faccia a pugni.
“Bene, messere, allora mi dica ciò che devo fare!” Voglio proprio sentire che ha da dire…
“Ti laurei tra poco, vero?”
Annuisco in risposta.
“E vuoi uscire con Rosie, vero anche questo?”
Annuisco nuovamente, storcendo immediatamente il naso sentendo ciò che mi dice di seguito.
“E, siccome sono un bravo amico, ti risparmio la parte del “farò innamorare di me quel gran frocio del professore in due giorni!” poiché è impossibile e perciò, come ha proposto Rosie stessa, gli darai solo un bacio, però serio, con lingua e tutto!”
Scoppio a ridere in risposta.
“E tu chi sei per obbligarmi, mio caro e bravo amico di sto caz-”
“Se non lo farai, dirò io stesso a Rosie che ti sei tirato indietro, o che sei gay come il professore e ti sei innamorato di lui.”
Una persona normale direbbe no, farebbe marcia indietro e si andrebbe a cercare l’amore altrove, ma io sono Frank, un mediocre ragazzo che non ha scopi o ambizioni nella vita se non fumare e imparare qualche altra canzone da strimpellare con la chitarra.
“Odio il fatto che lo stia per dire, ma ci sto.”
Detesto il ghigno di Bob che mi arriva in risposta.
*****
“Sì? Avanti?”
“Buongiorno professore!”
“Oh, prego, entri pure.”
Stamattina mi sono svegliato con un umore tanto nero che a conforto la notte è luminosa. Ancora non capisco come abbia fatto a farmi convincere così in fretta e ancora non credo minimante nelle mie capacità da latin lover, così che l’idea di me e Rosie assieme diventa sempre più un’illusione che una realtà.
“Mi dica, di che ha bisogno?”
Mi sono trascinato a forza dietro la porta dell’ufficio del professore con la scusa di necessitare ancora qualche chiarimento per la stesura della mia misera e patetica tesi.
“Sì, avrei bisogno di un chiarimento per la mia tesi.”
“Aspetti, si presenti prima.” Mi dice con una risatina imbarazzata tirandosi i capelli neri indietro.
Sul fatto che il professor Way sia bello, nessuno può dire il contrario. Anche il più etero e macho deve ammettere che quel nasino sia tremendamente adorabile, quegli occhi magnetici e che quel tic di mordersi appena il labbro quando è a disagio abbia giusto un accenno di sensualità, ma fortunatamente io non sono etero né macho.
Io sono io e mi guardo attorno per bene e devo ammettere che il professor Way è stato per tutto il primo anno di università il mio chiodo fisso. Sarei potuto rimanere ore intere a fissarlo e fantasticare su noi, ma nessuno a parte me lo sa, sennò la voce che “Frank Iero vuole farsi il professore!” avrebbe fatto il giro dell’ateneo in meno di un giorno. Non mi sarebbe dispiaciuto farmi il professor Way, oh no! È stato il mio sogno erotico per un anno intero, ma ora i tempi sono cambiati e fortunatamente sono uscito da quella fase di confusione.
“Certo, mi scusi! Mi chiamo Frank Iero.”
Mi sorride.
“Bene, signor Iero, mi dica pure qual è il problema.”
Un’altra cosa che ho sempre adorato del professor Way, è come dice il mio cognome. Calcando appena la R e, in casi straordinari in cui dice pure il mio nome, pronunciando con così tanta enfasi quella K, ma cerco di non fare caso ai brividini che mi sono scesi lungo il braccio e dissimulo con un sorriso.
“Vorrei che mi rispiegasse questo passaggio perché, non so se lo sa, ma tra una settimana precisa mi laureo e vorrei esporre al meglio il mio lavoro!” Cazzata colossale, comincerò a leggere la tesi la notte prima della discussione, ma questo il professore non deve saperlo.
“Certo, venga qua accanto a me.”
‘Accanto’, non davanti. Così mi rende il lavoro troppo facile!
Come da lui dettomi, prendo la sedia e mi accomodo vicino a lui, già intento a sbandierare carta e penna per fare disegni e spiegarmi da capo un qualcosa che mai ho compreso.
È tremendamente palese il fatto che il professor Way sia gay, insomma, jeans di una taglia sempre più stretta del previsto, così che gli segnino alla perfezione il sedere e così che si veda precisamente la sagoma del suo caz-
“Ha capito fin qui?”
Riemergo dalla mia fantasia riguardante il pene del professore e annuisco deciso e convinto, nonostante non abbia ascoltato neanche una parola.
Ritorno ad immaginare cosa stia nei pantaloni del mio professore immediatamente dopo averlo visto disegnare una circonferenza sul foglio assieme ad un mucchio di formule sconosciute e per me senza significato.
Un’altra ragione del perché sia così dannatamente palese la sua omosessualità, è il modo in cui sculetta mentre cammina nei corridoi per andare in aula. Sfilze di ragazze si fermano sempre imbambolate a fissargli il di dietro a sua insaputa, pensando alle cose più sporche e sconce che, vista la perenne espressione da bimbo indifeso che ha in volto, risultano quasi assurde e sbagliate, quando in verità non lo sono affatto…
Il professor Way è sempre nel suo mondo, pare non notare come metà dei suoi alunni gli sbavino dietro e pare non rendersi nemmeno conto di come la mia sedia si sia misteriosamente avvicinata di più alla sua nel mentre.
Ovviamente sono più che convinto che, non appena avrò posato le mie labbra sulle sue, si ritirerà esterrefatto e schifato dal mio comportamento, cacciandomi fuori a calci e non facendomi laureare ma, come dice il famoso detto “carpe diem”, non voglio di certo tirarmi indietro adesso…
Voglio dimostrare a quel coglione di Bob che sì, bacerò il professore e sì, mi manderò a quel paese il mio futuro, ma adesso l’unica cosa a cui posso pensare è il bacio, la scommessa e Rosie.
“Mi segue signor Iero?”
O la va o la spacca!
Approfitto della sua domanda per afferrargli il volto tra le mani e poso le mie labbra sulle sue, in attesa che mi respinga e mi cacci via ma, contro le mie previsioni, ciò non accade… Il primo a rendere il bacio un qualcosa di più serio e sensuale è lui, e questa cosa mi lascia tanto confuso quanto meravigliato e… felice. Sento la sua lingua nella mia bocca, le sue mani sulle mie guance e il suo respiro caldo sul volto ma io, come un verginello alle prese col suo primo bacio, immediatamente comincio a non ricambiare più il bacio e ad allontanarmi da lui, con due guance rosse fuoco e le labbra socchiuse dalla sorpresa.
Cosa ho appena fatto…?
“Bene, signor Iero, ha altre domande…?” Dice con quella sua voce imbarazzata e le guance in fiamme tanto quanto lo sono le mie.
“Io n-no…” mi passo una mano sul volto “Gr-Grazie dell’aiuto professore…”
“Oh non c’è problema…” si chiarisce la voce, imbarazzato “Ci vediamo alla discussione allora, va bene?”
Non credo di aver sentito bene… Dopo ciò che è successo, vuole ancora che io mi laurei!?
“Umh… certo! A mercoledì…”
E così come sono entrato, fuggo via da quella stanza che mi pareva andasse a fuoco e corro nel primo bagno che incontro sulla strada.
Cosa ho appena fatto! Ma soprattutto, cosa ha appena fatto lui?
Mi sciacquo la faccia con dell’acqua gelida e subito vedo che mi stanno tremando le mani.
Io credevo di entrare nell’ufficio, provare a baciarlo ma ricevere un ovvio rifiuto, pregarlo di perdonarmi, prendermi la mia misera e mediocre laurea e scappare via da quella università, ma questo ha totalmente cambiato le carte in tavola!
“come è andata???”
Leggo il messaggio di Bob e scoppio a ridere istericamente, non credendo ancora a cosa sia appena successo.
“benissimo e, non ci crederai mai, ma è stato lui a metterci la lingua!”

“cazzo è davvero frocio… avevi ragione!”
Ma, invece di ridere e dargli ragione, aggiungo delle lacrime isteriche alla risata e una martellante domanda mi spezza in due la testa: perché ha ricambiato il bacio!?
*****
Da dopo quel famoso giorno, non è passato un singolo momento in cui non abbia pensato a come il professor Way paresse coinvolto e d’accordo con quel bacio e nemmeno un singolo istante in cui Bob non mi abbia ripreso per non aver preso delle prove convincenti che attestino la riuscita del bacio.
“Cosa avrei dovuto fare, eh??”
“Non so! Rubargli la cravatta, quella sarebbe stata una prova più che schiacciante direi…”
Avvampo all’idea di me e il professore nel suo studio e io che gli sfilo la cravatta a bacio concluso e una gocciolina di sudore comincia a scendermi lungo la schiena.
“Hey, tutto bene Frank..?” Mi chiede Bob visibilmente preoccupato dal mio comportamento.
“Sì, benissimo…” Rispondo con un filo di voce, ancora perso nei miei pensieri.
“Guarda che scherzavo, mi fido di te! Siamo amici da una vita, so riconoscere una bugia e stavolta non la stai dicendo.”
Già… non la sto dicendo no.
Sul fatto che trovi il professor Way bello nessuno può ribattere o contestare, ma il fatto che mi sia piaciuto baciarlo nessuno dovrà mai scoprirlo. Insomma, quella sensazione di leggerezza e confusione nel mio stomaco dopo che le nostre labbra si erano separate stava a dimostrare che quel bacio mi aveva coinvolto, e non poco! Vorrei tanto dire che la mia fissazione per il professore si sia conclusa anni fa, ma mentirei palesemente, poiché non riesco a far uscire dalla mia testa quel sorriso imbarazzato che mi aveva rivolto a fine bacio e quella sensazione di bruciore che ancora adesso sento sulle mie labbra…
“Ci sei Frankie…?”
“Sì, scusa, sono un po’ nel mio mondo oggi, sai, agitazione da laurea suppongo.”
Ma al momento sto pensando a tutto meno che alla mia laurea e, soprattutto, mai nella vita sono stato agitato per una cosa riguardante l’università.
“Tu, agitato per l’università?” appunto… “Adesso stai mentendo!” e ride come uno scemo.
“Senti, quando ti laureerai pure tu vedremo se sarai o no agitato!” Rispondo utilizzando un tono di voce troppo alto e agitandomi più del necessario.
“Okay, tranquillo! Sei tutto strano oggi, sicuro di star bene?”
Annuisco con falsa enfasi in risposta.
“Sono solo stanco e agitato, se non per la laurea, per qualcos’altro…”
Già, qualcos’altro che ha gli occhi più belli del mondo e il sorriso più dolce e allo stesso tempo sensuale che abbia mai visto in vita mia…
“Okay, mi fido…” dice con pochissima convinzione nella voce “Ma, patti son patti!” e detto questo mi piazza li suo telefono in mano con già una chiamata in corso.
“Heilà Bob! Che succede?” Chiede la voce dall’altra parte della cornetta che suppongo sia quella di Rosie.
“Umh ciao Rosie, sono Frank.”
“Ooooh Frank! Mi è giunta voce che ce l’hai fatta, o sbaglio?”
Ma, contro ogni mia aspettativa, l’idea di uscire con Rosie non mi intriga più così tanto.
“Sì, proprio così, sono riuscit-”
“Facciamo martedì alle cinque e mezza?”
“Okay, certo!”
Ma non provo nulla se non imbarazzo e noia e all’idea di uscire con una solo perché sono riuscito a dare un bacio al nostro professore.
“A martedì…” E metto giù.
“Ce l’hai fatta amico! Contento?”
Dovrei esserlo, lo so bene, ma per qualche strana ragione non sono più così tanto sicuro che uscire con Rosie sia ciò a cui più ambisco.
“Contentissimo…!”
Perché ha ricambiato il bacio?
*****
“Salve professore. Sono venuto a porgergli le mie scuse.”
“Scuse per cosa signor Iero?”
Manca un giorno solo alla laurea e ormai l’imbarazzo, l’euforia e la confusione per quel dannato bacio mi stanno facendo battere la testa contro il muro.
L’ultima mia grandiosa idea avuta giusto stanotte alle tre, riguarda il fatto che forse il professore abbia preso questo mio gesto avventato e pazzo come un qualcosa per comprarsi il voto e la laurea, così che stamattina mi sono immediatamente fiondato nel suo ufficio per chiarire le cose.
“Per… qualche giorno fa, sa, quel…quel…” Non riesco nemmeno a dirlo, perfetto!
“Ah, si riferisce al bacio, giusto?”
Annuisco in risposta, per poi rimanere a fissarci per qualche istante negli occhi con tanta di quella tensione che si potrebbe tagliare con un coltello.
“Non si preoccupi, ho immediatamente capito che si è trattato di un errore, scommessa magari…? So delle voci che girano sul mio conto, non si preoccupi, davvero.”
Ma contro le mie aspettative, invece di tirare un sospiro di sollievo, ammettere la colpa e salutarci, provo una sensazione di tristezza indescrivibile all’idea che lui pensi si sia trattato solo di una stupida scommessa, cosa che in teoria è.
“Sì, lo è stato, ma…” deglutisco a vuoto “…ma volevo chiarire che non l’ho fatto per prendermi le sue simpatie o che so io e che-”
“Frank…” ecco che ha detto la K “davvero, non si preoccupi! So bene che l’ha fatto solo per una scommessa, non c’è bisogno di scuse, non è la prima volta che mi capita in qualunque caso…”
“Quindi già altri studenti l’hanno baciata??” Mi pento di aver fatto quella domanda subito dopo averla sentita uscire dalle mie labbra.
Non sono affari miei sapere chi si bacia il professor Way!
“Sì, sono mio malgrado al corrente della mia fama qui” ride nel mentre “Come mai così tanto interesse?”
E stavolta, non so davvero che dire.
“Oh nulla, sono solo… sorpreso, non credevo…”
E la risata che mi arriva in risposta mi fa avvampare come un idiota.
“Non me la bevo, figuriamoci se lei non si è accorto di come più di metà dei suoi compagni di corso mi fissano durante le lezioni! Me ne sono accorto io, dunque mi pare strano se non impossibile che non l’abbia fatto anche lei.” E continua a ridere appena.
Io ero totalmente convinto che lui non fosse al corrente delle voci e delle storie fantasiose che girano sul suo conto, sono sorpreso per davvero di ciò, ma allo stesso tempo non posso evitare di agitarmi e pensare se per caso si sia mai accorto anche delle mille occhiate che gli ho rivolto durante le lezioni… Questo non va bene affatto!
“Non che me ne importi, diciamo che trovo divertente come le sue colleghe, ma anche colleghi, mi facciano la corte e alcuni tra i più spinti mi chiedano di fare altro…” ride ancora, ma io provo solo un moto di gelosia per tutte queste galline e idioti che hanno osato chiedergli di ‘fare altro’ “Ma non fa nulla, mi sono abituato e, ripeto, non ci faccio più conto. Mi lascio scivolare tutto addosso, respingo con gentilezza chiunque provi a farsi avanti e sì, se è questo che le importa, consento a tutti di laurearsi senza rancore. La ringrazio anzi, nessuno è mai venuto a scusarsi, apprezzo molto il suo gesto ma allo stesso tempo non era necessario, davvero. È tutto a posto, intesi signor Iero?”
Questo sarebbe un momento più che opportuno per annuire, sorridere e uscirmene dalla stanza, ma io non sono fatto così, io non mi lascio scivolare addosso le cose come lui e non riesco a non pensare a quella dannata domanda che da giorni mi gira per la testa…
“Perché ha ricambiato il bacio!?” Se prima ancora avevo una minima chance di potermi laureare con un sessantuno, ora l’impresa è sempre più impossibile.
“C-Come scusi…?”
“Sì, insomma! Intendo dire…” E decido di raccontargli tutto.
“La cosa è cominciata da una scommessa, ha ragione, ma io ho accettato solo perché primo, non ho grandi ambizioni e di laurearmi me ne frega poco e niente e secondo, ero totalmente convinto che lei mi avrebbe respinto e cacciato via, non credevo minimante che avrebbe ricambiato il bacio e addirittura aggiunto la lingua per primo!”
Solo dopo avergli praticamente urlato in faccia tutto il mio inutile sdegno e la mia frustrazione accumulata nel tempo mi rendo conto di cosa ho appena combinato… Ho fatto una scenata di gelosia da ragazzina davanti al mio professore universitario che qualche giorno fa mi ha dato uno dei, se non l’unico tra tanti, baci migliori della mia vita e ora richiedo pure spiegazioni in merito! Arrossisco ancora di più al pensiero.
“S-Signor Iero, io non so cosa stia cercando di dirmi, m-ma parrebbe quasi che mi stia accusando di non averla sbattuta fuori dalla porta del mio ufficio ed impedito di conseguenza di laurearsi… È così?”
E per quanto ridicola possa sembrare la cosa, sì, è così. Se solo non mi avesse baciato allora io adesso non sarei qui, alla mia veneranda età, a farmi ancora domande sulla mia sessualità, non sarei qui a giocarmi un sessantuno, non sarei qui a non voler uscire questo pomeriggio con la ragazza per la quale ho una cotta da anni e non sarei qui a pregare che il professore mi afferri per il colletto della maglia e mi baci ancora come se non ci fosse un domani!
“Arrivederci professore. Grazie nuovamente per il suo tempo.”
“Frank aspetta!”
E fuggo via lasciandomi una scia di imbarazzo e amarezza alle spalle.
Perché ha ricambiato il bacio…
*****
Oggi è il tanto atteso giorno della discussione e mentirei se dicessi che non ho mai avuto così tanta ansia in vita mia.
No, non per la laurea, assolutamente, ma per il professor Way che mi vuole letteralmente distruggere fino in fondo e che vedo ben piazzato nella commissione, pronto ad ascoltare il mio fallimentare discorso.
Questa situazione tra me e il professore mi sta letteralmente mandando fuori di testa e non vedo l’ora di prendere il mio pidocchioso attestato in mano e fuggire da qui una volta per tutte.
Devo solo ripetere quelle due cose che sono riuscito ad incollarmi nella mente durante le due orette che ho dedicato allo studio stamattina e poi me ne andrò, in un mondo libero da scommesse, baci e professor Way.
Non so se sia più un bene o un male…
L’altro giorno poi, dopo l’uscita con Rosie, mi sono reso conto di quanto fosse cambiata dal liceo e di quanto fosse ormai diventata una sciocca superficiale di basso spessore. Le tre ore più lunghe della mia vita, altro che appuntamento romantico…
“Com’è andata amico?” mi aveva chiesto giusto stamattina Bob e, per quanto odi mentirgli, ho dovuto dirgli che era stato tutto perfetto e che Rosie diventerà a breve la mia ragazza.
Sono il primo a dire che pensare a come sarebbe uscire con il proprio professore non è propriamente ciò che si ritiene normale, ma so altrettanto bene che non me ne potrebbe importare di meno e che nessuno potrà mai giudicare una mia fantasia se questa non verrà allo scoperto.
“Iero?”
Vengo riportato alla realtà e strappato dal mio bacio passionale immaginario con il professor Way dall’annuncio del rettore che mi sta chiamando per andare al tavolo e discutere il mio triste lavoro.
Non sono mentalmente pronto alla figura penosa che a breve farò…
Mi appresto alla scrivania e mi siedo davanti a tutti, con le mani sudate e lo sguardo basso per non incontrare quello del professor Way.
“Bene, ci esponga pure il suo lavoro, l’ascoltiamo.” Mi dice il rettore dopo avermi stretto la mano ma il fatto è che non posso accontentare la sua richiesta…
Potrei parlare di me e il professor Way, oppure solo del professore! Oh, magari potrei anche parlar loro delle mille pare e filmini su di noi che mi sono fatto mentre avrei dovuto studiare il mio discorso, o ancora esporre il mio lungo e dettagliato trattato che narra di tutte le qualità positive del professor Way e di come quella ‘piccola’ cottarella di qualche tempo fa non si sia mai estinta né prima né tantomeno ora.
“Signor Iero? È con noi?”
Vengo nuovamente strappato dal mio mondo da un altro professore di cui non conosco il nome, ma che è, guarda caso, seduto alla esatta destra del professor Way…
“S-Sì, sono solo un po’… agitato.”
Immediatamente lo sguardo del professor Way si incolla al mio e immediatamente i livelli di panico nel mio corpo salgono spropositatamente.
“Oh è normale!” dice nuovamente il rettore “Cominci pure quando se la sente.”
Ma non credo che riuscirò mai a sentirmela, né ora né mai.
Con lo sguardo del professore che non si scolla dal mio nemmeno per un istante, mi risulta già difficile semplicemente respirare e sforzarmi di non alzarmi e fuggire da quel posto orribile.
Sento gli sguardi di tutti addosso, professori, compagni, amici, probabilmente mia madre in fondo all’aula e sopratutto il suo, quel dannato sguardo che così tanto mi ha fatto dannare.
“Umh… ora però se la sentirebbe di cominciare?”
Oh sì, me la sento eccome…
“Sapete che vi dico?”
Mi alzo di scatto dalla mia scomoda e scricchiolante sedia, vado davanti al professor Way che ora, per qualche strana ragione, mi sta sorridendo come lo stronzo che non è altro e lo afferro per la cravatta, portandolo al livello del mio volto.
“Ora si comincia davvero…” Sussurro io sulle sue labbra, per poi baciarlo e far cadere l’aula intera nel silenzio più totale.
Almeno ho dato loro qualcosa di cui parlare per i prossimi dieci anni.
“La mia discussione consiste in questo!” Dico ad alta voce dopo aver lasciato andare la cravatta del professore e averlo visto ricadere sulla sedia mordendosi il labbro e fissandomi con quello sguardo che non può far altro che ispirarti le cose più sporche e sconce.
“Mi chiamo Frank Iero, e sono innamorato del mio professore di geometria da…” faccio un breve conto “quattro anni e mezzo! E non me ne vergogno affatto!” Rido, anche se c’è poco da ridere, per poi vedere come tutti mi stiano fissando esterrefatti e subito rendermi conto di ciò che ho appena fatto.
Da dove diavolo ho preso tutta questa confidenza!? Mi sono rovinato la vita…
Nell’esatto momento in cui la mia mente riprende a lavorare come Dio comanda e mi spinge a fuggire via da lì, una mano dall’altra parte della scrivania mi afferra per il polso, tenendomi ben fermo dove sono.
Quando mi volto e vedo di chi è la mano che mi ha afferrato, per poco non urlo come una ragazzina.
“Mi chiamo Gerard Way…” scavalca la scrivania, venendo dunque dalla mia parte “E sono particolarmente attratto dal mio allievo Frank Iero, nonostante le numerose avances che all’incirca metà di voi neo laureandi presenti in questa stanza mi avete fatto negli anni.”
Posso benissimo notare come le guance di all’incirca dodici tra ragazzi e ragazze si siano tinte di rosso dopo questa sua uscita e posso sentire una sensazione di orgoglio e gioia per le parole che ha appena pronunciato. Fortemente attratto… non credo di aver capito bene.
Dopo qualche secondo di silenzio totale tra tutti i presenti, riporta qualcosa di cui discutere sorridendomi, prendendomi il viso tra le mani ed infine baciandomi ancora davanti agli sguardi attoniti di decine e decine di allievi, genitori, professori e soprattutto quello di Rosie in prima fila.
Stavolta però, invece del solito silenzio, sento una sfilza di fischi e grida provenire da alcuni miei amici e compagni di corso, tra i quali la voce di Bob risuona più alta di tutte.
E io che non volevo nemmeno accettare la scommessa! Dovrò fare una statua in suo onore, altro che!
Non avrò preso la laurea, ma ho preso qualcosa di estremamente più bello, importante e sexy…
“Professor Way il suo comportamento è al di là dell’inaccettabile!” sentenzia il rettore a bacio concluso, ma ciò che il professore, o meglio Gerard, fa dopo mi fa capire che di quel richiamo poco gliene importa.
Fa un inchino a tutti, mi prende per mano e mi porta fuori dall’aula, dove gli sguardi di nessuno possano incontrarci.
“Allora Frank…” dice calcando la K come piace tanto a me ancora prima che io possa dire qualcosa “Credi davvero che non mi sia mai accorto di come mi divoravi con lo sguardo a lezione…?”
Deglutisco a vuoto sentite le sue parole, vergognandomi come non mai.
“M-Mi dispiace professore, i-io no-”
Mi zittisce con un ulteriore bacio.
“Quattro anni e mezzo, mh?”
Annuisco arrossendo.
Grazie a Dio che ha ricambiato il bacio!

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Capitolo 2
*** And it's all my fault that I'm still the one you want ***


*Piccola nota inutile*
Non era previsto un seguito per questa storia, ma mi sono rifissata, senza una logica di base, con le storie Gerard professore e Frank studente, quindi questo è il risultato!
Spero possa piacervi, è una storiella senza impegno, vi voglio bene :*



 
*And it's all my fault that I'm still the one you want*


La mia carriera lavorativa è, come da me temuto, totalmente distrutta.
I miei oramai ex colleghi credono che io sia solo un coglione che ha rovinato la sua vita per un ragazzo più giovane di nove anni e adesso, guardando il disastro dove mi sono ficcato, non posso che dar loro ragione.
Non mento, mi piace davvero molto Frank, tanto che durante alcune notti insonni mi sono addirittura trovato a pensare se il mio affetto per lui sia solo una cotta o qualcosa di più serio, ma non posso dire che questo nostro piccolo affare romantico non ci abbia creato dei guai seri.
Tanto per cominciare, Frank non ha preso la sua laurea, fallendo dunque ad un passo dalla fine, e io me ne sento responsabile, ma ripensando a quell’oramai lontano giorno e al tanto discusso bacio, non credo che avrei agito in maniera diversa.
“Gee mi spiace di averti rovinato la vita…”
Mi aveva detto una sera il mio piccolino dopo l’ennesimo rifiuto da parte di un’università di assumermi.
“Non dire sciocchezze Frank! Tu me l’hai migliorata la vita.”
E questo è sia vero che falso, poiché sì, adoro abitare con lui da quelli che ormai sono dieci mesi, ma odio anche molto non aver trovato nulla se non un posto in un Burger King all’angolo della strada.
Patetico!
Sono un laureato, un oramai ex giovane professore già accreditato di una prestigiosa università, possibile che innamorarsi di un proprio studente ventitreenne possa cancellare totalmente tutto il resto?
“Ma ora non ti vuole assumere più nessuno ed è colpa mia…”
Beh, a quanto pare sì.
Okay, non è all’ordine del giorno vedere un professore baciare un proprio studente durante la discussione di laurea, ma al cuor non si comanda, e nemmeno agli ormoni che mai prima di incontrare Frank si erano agitati tanto…
Frank è bello, è tenero, è anche un po’ cazzone, certo, ma mi sono davvero affezionato molto a lui e non riesco a vedermi più solo in questa grossa casa senza averlo al mio fianco.
“Frankie troveremo una soluzione, okay? È stata anche una mia scelta l’abbandonare tutto e lo scegliere te, sapevo i rischi che avrei corso.”
Sì, sapevo dei rischi, ma non credevo sarebbero stati così elevati e distruttivi.
“Professor Way, lei è ufficialmente bandito da questo ateneo. Prenda subito le sue cose e se ne vada.”
Era stato davvero doloroso e imbarazzante sentire il rettore pronunciare queste parole davanti a tutti i miei ex studenti dispiaciuti quanto me di lasciare quel posto.
“E in quanto a lei Iero, può benissimo seguire il professore e non farsi vedere più qui dentro. Questo è un posto per gente che vuole studiare seriamente.”
“M-Ma preside io non sono mica stato l’unico a provarci col professore, diglielo Gerard, io n-non”
“Esca subito da qui.”
Ed è così che è finita, io e Frank cacciati come due peccatori e spediti fuori mano nella mano diretti sa il cielo dove.
Ma quello è solo stato il primo dei posti da dove siamo stati cacciati…
I genitori di Frank non si sono nemmeno scomodati di farlo tornare a casa, facendogli trovare fuori dalla porta le valigie con le sue cose dentro e cento dollari sopra, come se si possa campare solo con cento dollari!
Ancora oggi mi chiedo come due genitori possano cacciare di casa il proprio non che unico figlio e ancora adesso non capisco come, davanti al pianto disperato di Frank, non si siano degnati di nemmeno aprire la porta e venire a dirgli addio.
“Vieni con me dolcezza, non preoccuparti, vieni a stare da me.”
Ed è così che la nostra non pianificata ed inizialmente imbarazzante convivenza è cominciata.
Ammetto, far venire Frank a vivere da me non era nei miei piani, non lo era mai stato, ma a volte la vita ti porta a prendere decisioni inaspettate e folli.
Credo che l’imbarazzo maggiore l’abbia inizialmente provato lui, insomma, vedere il tuo professore andare in giro in mutande per casa non è certamente qualcosa che uno pianifica, ma ricordo come questo imbarazzo sia svanito soltanto una settimana dopo, quando me lo sono ritrovato nel letto e abbiamo fatto l’amore, la prima di molte volte.
Pian pian abbiamo cominciato a conoscerci meglio e abbiamo scoperto di avere molto in comune e non ricordo nemmeno come e quando, ma mi sono presto affezionato molto a Frank e farò di tutto per far continuare la nostra strana e insolita relazione.
Le cose per ora vanno davvero bene tra di noi, certo, ma al di fuori del nostro piccolo romanzo rosa è tutto un disastro. Oramai la nostra nomea è questa e oramai non ci vuole assumere nessuno, cacciandoci fuori a calci dopo soltanto aver detto i nostri nomi e trovo la cosa dannatamente frustrante.
Nonostante tutto questo strazio in cui quel bacio ci ha condotti, non posso che ringraziare il cielo di averlo incontrato; la mia vita aveva preso una routine e una piega di monotonia asfissiante, mi serviva un qualcosa che me la rivoluzionasse e me la sconvolgesse del tutto, e quel qualcosa è ora seduto in braccio a me mentre mi aiuta a cercare sul suo computer un impiego.
“Frankie lascia perdere, ho già guardato minimo venti volte quel sito, non ci sono nuovi lavori in giro, non per ora e non per me…”
“Non accetto tutta questa negatività!”
Adoro questa sua positività, forse è l’unica cosa che mi frena dallo stare a letto tutto il giorno a poltrire e piangere, perchè dopo tutto questo tempo dubito di poter trovare qualcosa di decente.
“Piccolo sai che è così…”
“Trovato!”
Balza in piedi all’improvviso, facendomi prendere un colpo, e mi schiaffa in braccio il computer, con un sorriso da bambino in volto.
“Insegnante di algebra di base e geometria al liceo…? Sul serio?”
Sono davvero affranto, non voglio di certo ridurmi a questo.
“Ma sì! Inizi così, ti rifai un nome e poi tornerai ai piani alti, mi sembra un’idea ottima!”
“Sì, ma Fran-”
“Dai amore!”
Non è la prima volta che Frank mi chiama in questo modo e non sarà nemmeno l’ultima credo… Sono più che convinto che lui sia innamorato cotto di me e il solo pensiero mi fa venire un nodo alla bocca dello stomaco e mi fa sorridere come uno stupido.
“Non sento risposta…” Sa bene che effetto abbia su di me quel nomignolo e sa bene che quando non sa come farmi ragionare, questo è l’unico modo per catturare la mia attenzione.
“E va bene! Proverò ad andare a sentire domani mattina, contento?” Sbotto alla fine con un sorriso in faccia e le guance arrossate ancora per quell’amore di poco fa.
“Bravo il mio professore…” E mi bacia, salendomi a cavalcioni in braccio e con intenzioni abbastanza chiare ed esplicite in mente.
Spero solo che stavolta non farò un altro buco nell’acqua!
*****

Sicuramente le prime impressioni fanno molto e ora, mentre mi trovo davanti al macilento edificio del liceo, non posso che sentirmi sprofondare in un buco di sconforto.
Il grigiore e la mala manutenzione di questo posto non possono che farmi temere ciò che mi attenderà dentro, ma arrivati a questo punto, tornare indietro sarebbe una mossa stupida.
“Buongiorno!” Esordisco con una finta e troppo calcata enfasi, entrando in quel luogo lugubre ma non ricevendo tuttavia nulla in risposta.
Mi addentro con timore all’interno del triste edificio e mi chiedo seriamente se questa sia la mia strada.
Frankie ha avuto fortuna, il suo amico dell’università, un certo Bob, gli ha trovato un lavoretto nella panetteria dove lui stesso lavora, ma per Gerard nessun posto né ora né mai…
“Gee m-mi spiace, ma non c’è un posto anche per te…”
“Oh…”
Era stata la mia secca e triste risposta dopo una delle tante porte sbattutemi in faccia negli ultimi dieci mesi.
All’inizio, subito dopo lo scandalo bacio, ammetto di essermi chiesto se ne fosse valsa la pena, insomma, buttare via tutto solo per un ragazzo è una scelta importante, ma mi era semplicemente bastato vedere quanto adorabile e tenero fosse il mio piccolo con il suo pigiamino azzurro addosso
la nostra prima sera di convivenza per cambiare immediatamente idea.
Per Frank ne varrà sempre la pena e non smetterò mai di crederlo.
“Mi dica…” Compare un triste e gobbo uomo, suppongo bidello, da dietro una porta che mi accoglie con uno sbadiglio e grattandosi il sedere.
Di male in peggio.
“Sì, io….emh, sono venuto qui per il posto di nuovo insegnante di algebra e geometria. Ho letto il vostro annuncio sul sito e-e ho pensato di venire a chiedere di persona informazioni.”
Mi squadra velocemente da capo a piedi per poi fare una smorfia e appoggiarsi allo stipite della porta dalla quale è appena uscito.
“Si presenti, signore…”
“Oh sì, certo, mi scusi, sono Gerard Way.” E la risposta che mi arriva indietro mi fa sprofondare ancora di più nel mio triste buco di fallimento.
“Oh lei è quel professore che si è fottuto la carriera per mettersi con un ragazzino suo studente, non è così?”
E cosa posso fare se non annuire mestamente a questa sua domanda?
“Senta, qua non si presenta nessuno e il posto è vacante oramai da più di un mese, quindi, se promette di non scoparsi nessuno degli studenti qui dentro, la assumiamo subito.”
Faccio una smorfia di rabbia e disgusto sentita questa sua frase.
“Mi scusi ma io sono una persona seria. Non mi metterei mai con un minorenne, per chi mi ha preso? Non sono un pedofilo!”
Mi spiace essere già scoppiato fin da ora, ma Frank è abbondantemente maggiorenne, ho dei valori morali e i minorenni li lascio lì dove stanno.
“Se lo dice lei…” dice con aria di scherno “Mi segua, professore.
E non posso far altro se non seguirlo nel buio corridoio.
“Signor Way, non so se lei è al corrente della situazione in cui si trova questa scuola, ma la nomea è alla sua pari, ovvero pessima” ride, una risata sentita e grassa “e so di per certo che almeno due nozioni di algebra di base debba saperle, quindi è assunto.”
Mi blocco un secondo, confuso e spaesato.
“Ma mi scusi, non dovrei parlare con il preside per questo genere di cose?”
Si volta verso me con sguardo rabbioso e poco ci manca che mi sputi in faccia tanto è lo sdegno che ha in volto.
“Senti, bellezza, con chi pensi di star parlando ora?”
“Oh! M-Mi scusi!”
Questa è una signora figura di merda, il bacio a confronto non è nulla.
“Già, non ti dico dove te le ficco le tue scuse!”
In questo momento la tentazione di girare i tacchi e correre da Frank a farmi abbracciare e consolare è immensa, ma ho bisogno di soldi e il lavoro in questo caso viene prima di tutto.
Ingoio anche questo ennesimo insulto, oramai abituato a riceverne, e proseguo il mio percorso di tristezza.
“Bellezza, non troverai di certo i fighettini a cui eri abituato, qua la gente ancora prima di imparare l’alfabeto sa imprecare e fumarsi ogni genere di cosa, quindi ti divertirai un sacco!”
Dice quel sudicio uomo, prima di mettere una mano dietro la mia schiena e buttarmi dentro un’aula piena di adolescenti che stanno facendo tutto meno che studiare.
“Aspetti, ma n-non ho preparato alcuna lezione per og-” Ma mi è impossibile finire la frase.
“Ragazzi, questo è il vostro nuovo insegnante di matematica, il professor Way, vi dice qualcosa il nome?” ride nuovamente, mostrandomi come fossi una bestia allo zoo “Non siate troppo duri con lui, buona lezione!” e se ne va, chiudendosi rumorosamente la porta alle spalle.
“Hey professore! A quanti di noi lo vorrai succhiare oggi?”
Sono bloccato in un incubo dal quale non ci si può svegliare.
Scoppio a piangere.
*****

“Allora? Com’è andata? Raccontami tutto amore!”
“Oh t-tutto bene…!”
“Sapevo io!”
È stata letteralmente una giornata di merda.
Gli studenti, se così li si può definire, non hanno fatto altro che insultarmi e prendersi gioco di me, mimando nelle maniere più sconce atti sessuali e non mostrando la ben che minima forma di rispetto nei miei confronti.
“In-Insomma! Un po’ di rispetto! Sono il vostro professore da oggi in poi!”
“Ti piacciono di più i ragazzi piccoli, ecco perchè sei qui!”
Non c’era stato alcun modo di provare a fargli capire che dovrei essere una sorta di autorità per loro e che sono un uomo onesto e di tutto rispetto, uno che prende il suo lavoro sul serio.
“E dimmi, quanti dei tuoi studenti ti sei fatto in questi anni?”
Nonostante io e Frank stiamo insieme, non significa che io sia una persona che prede i suoi impegni sotto gamba. Avrei benissimo potuto andare avanti ad insegnare di giorno e allo stesso tempo essere un ragazzo amorevole la sera, ma purtroppo le cose non funzionano così e baciare un proprio studente durante la sua laurea non è un’azione vista di buon occhio.
“Vi prego ba-basta…”
Dopotutto, se la cosa si fosse mantenuta e conclusa all’interno dell’ateneo, le cose ora andrebbero meglio: avrei perso il mio impiego, certo, Frank non sarebbe comunque laureato, ma nessuno al di fuori di quelle quattro mura avrebbe saputo di me e il mio piccolo, peccato che oramai i social network siano i migliori amici dei giovani e il video del nostro tanto discusso bacio ha fatto velocemente il giro dell’intero web.
“Ci preghi?? Ragazzi, ci sta pregando! Non è carino?”
Non sono resistito tutto il giorno, dopo la pausa pranzo passata in bagno a cercare di gestire un attacco di panico me ne sono corso a casa in fretta, senza dire nulla a nessuno, siccome non credo che il preside, visto il soggetto, potrà mai venirmi a dire qualcosa su come gestisco il mio lavoro.
“Dobbiamo festeggiare il tuo nuovo lavoro Gee, sono così orgoglioso di te!”
Non ce l’ho fatta, non ho potuto dire al mio Frank quanto orrendo e faticoso sia stato oggi, non ne ho trovato il coraggio.
Lui si sente ancora troppo in colpa per la situazione in cui mi trovo e fornirgli come feedback un ulteriore “non mi piace il lavoro” o “non mi hanno preso” non mi andava proprio, così che non ho potuto far altro che mentirgli.
“È solo un lavoro Frank…” Rispondo mestamente io, non riuscendo a rallegrarmi nemmeno ora che siamo sul divano e lui mi sta abbracciando come fosse un koala.
“Ma è il tuo lavoro e io sono tanto tanto orgoglioso di te.” Dice lui allegro, per poi prendermi il volto con una mano, indirizzarlo verso il suo viso e piantarmi un bacio sulle labbra.
Ora un pochino sorrido.
È davvero orgoglioso di me, non mente, ma io non potrò mai renderlo davvero fiero di me, insomma, sono solo un fallito.
“E come vorresti festeggiare, bimbo?” Chiedo io pizzicandogli i fianchi e aspettando che mi risponda a tono visto il nomignolo usato.
Ma la risposta non è a tono, anzi.
“Tu cosa dici, professore?” Dice lui con quel tono basso che mi fa arricciare le dita dei piedi e portando una mia mano sul cavallo dei suoi pantaloni dove trovo una sorpresa.
“Oh, stanno così le cose…”
Frank ha sempre adorato chiamarmi professore, dice che dona quel “pizzico di perversione” al nostro rapporto e, anche se non ho la più vaga idea di che genere di perversione parli, adoro quando mi chiama così e, non mento, mi eccita parecchio.
“No Gee! Dai!”
Me lo carico in braccio nella tipica e iconica presa che usano gli sposi quando escono dalla Chiesa e lo porto in camera nostra, non curandomi dei suoi “pugni” e delle sue risate divertite.
“Ti odio!” Conclude lui una volta ritrovatosi buttato sul letto.
“Mostrami quanto mi odi allora…”
L’unica cosa a cui posso aggrapparmi ora che ho trovato questo lavoro di merda, è lui, è Frank, e spero solo tanto che il mio affetto per lui mi possa aiutare a non uscire di testa.
“Piuttosto il contrario dell’odio…”
Il mio cuore si scalda a questa sua constatazione.
*****

Ma i giorni successivi non sono andati affatto meglio.
Ogni mattina, entrato in classe, mi sono sempre trovato davanti lo stesso teatrino, ovvero gente sparsa ovunque in giro per la stanza e disegnini chiaramente a sfondo sessuale su tutta la lavagna.
“Ragazzi, cancellate subito la lavagna e tirate fuori i libri.”
“Dai ordini alla tua troietta!”
“Come scusa!?”
Quel giorno poi, ho proprio perso le staffe e per poco non mi sono ritrovato a prendere a pungi quel certo Roger, il “fighetto” della classe che tutti emulano e venerano.
“La tua troietta, perchè? Non è questo?”
Mi aveva soltanto frenato il ricordo del sorriso del mio Frank una volta scoperto che avevo trovato lavoro e anche due ragazze, forse le uniche, con ancora un briciolo di senno e voglia di fare qualcosa.
Un altro giorno poi avevo provato a coinvolgerli nella spiegazione della lezione utilizzando gessetti colorati ed associando ad ogni numero un colore diverso.
“Ho capito che ti piace il cazzo, ma non siamo né ricchioni né poppanti qua!”
E avevo dunque abbandonato anche quell’idea.
Un’altra volta poi avevo chiesto loro cosa avrebbero voluto fare da grandi e, alle poche risposte ricevute, avevo sempre cercato di infilarci dentro la matematica e la geometria per fargli capire quanto serva sempre e comunque avere anche solo una minima conoscenza di base.
“A te serve solo per fare una classifica delle lunghezze dei cazzi dei tuoi studenti!”
E giunti a questo punto, le idee sono finite.
Roger non me la da vinta e sono più che convinto che senza lui si potrebbe provare a lavorare, ma in questo modo non si fa nulla se non un grosso buco nell’acqua di continuo.
Oggi, ad esempio, sono seduto alla mia scrivania a fissare il vuoto e il caos in cui questa classe si trova, popolata da giovani e promettenti menti che si stanno lanciando addosso gessetti e stanno fumando i fogli protocollo della mia verifica appena restituita. Ovviamente i voti sono stati tutti 2, uno o due 4 quando mi sentivo particolarmente ispirato, ma dopotutto non si può cavare sangue da una rapa.
“Buon weekend… Vi direi di fare i compiti che vi ho assegnato ma sarebbe inutile, quindi ciao.”
Dico a bassa voce una volta sentita la campanella del venerdì suonare, per poi raccogliere le poche cose che mi porto dietro per venire in questo postaccio e uscire a mia volta da questo manicomio.
Non vedo davvero l’ora di tornare a casa da Frank e mangiare la pizza, dato che abbiamo creato questa piccola e tenera abitudine di mangiare ogni venerdì sera una pizza e di consumarla direttamente nel letto, perchè “sarai sicuramente stanco, così mangi più comodo e ci facciamo le coccole”.
Adoro questi piccoli impegni che ogni settimana si ripetono, la trovo una cosa molto dolce e molto da coppia e non vedo l’ora di creare altre di queste cose con il mio bimbo.
“Hey professore! Buon weekend anche a lei!”
Ma il buonumore non è apparentemente fatto per me.
Roger assieme a un gruppetto di suoi amici ha pensato bene di rigarmi la macchina scrivendo parole poetiche su tutta la fiancata sinistra, parole che sono “frocio succhiacazzi” e parole che temo faranno immediatamente cascare il mio castello di stronzate e bugie costruito appositamente per Frank una volta a casa.
Comincio a piangere dalla rabbia.
*****

“Gerard perchè mi hai mentito??”
Come da me temuto, il gioco oramai è fatto e Frank ha scoperto tutto.
“Non è niente Frank, sono cose che capitano…”
“Cose che capitano!? Ma vuoi scherzare spero!”
Non so che dire, non ho scuse che reggano, non stavolta, e Frank ha tutto il diritto di incazzarsi con me.
“Non volevo deluderti…” Bisbiglio a bassa voce, incollando lo sguardo al suolo e volendo far tutto meno che continuare a mentirgli.
“Amore non potresti mai deludermi…”
E a questo punto, mi concedo di piangere davanti a lui.
“Vieni qui…” Mi stringe in un abbraccio e continua a ripetermi “va tutto bene” a bassa voce nell’orecchio, cercando di tranquillizzarmi.
“Sei arrabbiato con me…?” Chiedo sentendomi stupido e piccolo, come se per il momento fossi io il ragazzino ventenne e lui l’uomo.
“Certo che no Gerard!” mi pianta un bacio sulla guancia “Sono solo molto dispiaciuto che tu non me ne abbia parlato prima e che abbia sofferto così tanto.”
“Ti andrebbe di ascoltarmi ora…?”
“Certo che mi va.”
E così posso finalmente dirgli ogni cosa, raccontargli di tutto quello che mi ha fatto questo branco di maleducati e di tutti gli attacchi di panico avuti in questo periodo.
“Gee non credevo soffrissi di attacchi di panico…”
“Anche in università mi capitava, una volta ne ho avuto uno davanti a un tuo collega totalmente rincoglionito che non faceva altro che fare domande stupide e così sono sbottato. Penso di averlo insultato e terrorizzato, ma era davvero un ignorante.”
Entrambi ridiamo appena sentito questo racconto, una risata giusto per sdrammatizzare un po’ tutta quella tensione creatasi, per poi tornare immediatamente nel serio.
“Domani portiamo la macchina dal carrozziere per togliere quelle stronzate e ti accompagno io al lavoro. Voglio vedere in faccia questo piccolo bastardo maleducato.”
“M-Ma no Frank, davvero, io-”
Mi chiude la bocca con un bacio.
“Non accetto un rifiuto, non stavolta. Mi prendo io cura di te ora, faccio io l’uomo di casa, intesi?”
Annuisco piano e accetto a malincuore la sua proposta: non voglio che veda quanta pena io faccia, un uomo di trentadue anni che nemmeno sa farsi rispettare da un gruppo di sedicenni, non posso sopportarlo.
A volte ci penso, penso a quando ero il suo professore sexy su cui fantasticava e poi penso a me ora, un fallito senza un lavoro rispettabile che si fa dare del frocio da tutti senza reagire, penso a quanto inutile e stupido io sia.
Mi chiedo solo quanto occorrerà a Frank prima di cambiare idea sul mio conto e abbandonarmi…
*****

La mattina dopo arriva troppo in fretta, nonostante la lunga notte in bianco passata ad agitarmi e maledirmi per aver accettato il passaggio di Frank, ma ormai il sole è alto nel cielo ed è troppo tardi…
“Ho già portato la macchina dal carrozziere, quello in fondo alla strada. Ha detto che in un paio di giorni sarà tutto come prima, non temere!”
Ma ora come ora l’unica cosa che temo è andare davanti a scuola con Frank… non voglio che lo prendano in giro, lui è una piccola bomba pronta ad esplodere. Fin da quando l’ho conosciuto come semplice studente ricordo quanto si arrabbiasse e come a volte inveisse una volta bocciato ad un esame e ricordo anche le numerose volte in cui l’ho scoperto ad un passo dal fare a botte con qualche secchioncello spocchioso.
Temo che se Roger dovesse dir lui qualcosa, le cose si potrebbero mettere male…
“Togliti quel muso Gee! È molto da coppia accettare passaggi dal proprio ragazzo.” Dice lui tutto impettito, puntandosi le mani sui fianchi e sorridendomi felice.
In casi come questi, mi rendo conto di quanto nove anni di differenza siano tanti e penso di star privando Frank della sua giovinezza che mai riavrà indietro, di come gli stia impedendo di potersi trovare un vero ragazzo e non un uomo trentenne fallito e con problemi di autostima alla pari di un quindicenne sfigato.
“Frankie ti chiedo solo di… ecco… non perdere le staffe, cerca di mantenere la calma se mai qualcuno dei ragazzi dovesse dirmi o dirti qualcosa, va bene?”
Annuisce deciso, mi da una pacca sonora sul sedere e prende le chiavi dell’auto.
“Non vorrai arrivare tardi a scuola professore!”
Rido in risposta.

Come da me temuto e premeditato, il nostro arrivo davanti a scuola viene notato all’incirca da tutti.
Sento gli sguardi di tutti i ragazzi voltarsi verso noi e li vedo bisbigliare tra loro e solo ora mi rendo pienamente conto di quanto abbia sbagliato ad accettare questo passaggio.
“Eccoci qua Gee, scendiamo, dai.”
Ma vista la mia grande esitazione nello scendere, toglie subito la mano dalla maniglia della portiera e si volta verso me.
“Andrà tutto bene, mh?”
No Frank, andrà tutto malissimo invece’ ma mi tengo per me questo pensiero.
Annuisco più o meno deciso, abbozzo un sorriso e scendo dall’auto, impaurito come lo è un bambino il primo giorno di scuola elementare.
“Hey professore! Nuova macchina? Non ti è piaciuta la decorazione che ti ho fatto?”
“Hey stronzetto! Sei tu Roger?”
E ora nessuno potrà mai fermare Frank.
“Che modi garbati! Ti sei portato i rinforzi vedo, troppa paura per venire da solo?”
“Innanzitutto!” dice Frank partendo come un treno in direzione di Roger “Lui è il tuo professore, dunque devi dargli del lei e portargli rispetto.”
“Lo stesso rispetto che tu gli porti quando ti inginocchi davanti a lui?” Ribatte con aria di sufficienza il ragazzo, per poi voltarsi verso i suoi compagini classe in cerca di approvazione, ma trovando solo espressioni esterrefatte ed imbarazzate in risposta.
“Siete solo delle fichette, ecco cosa!” Grida lui con rabbia, per poi voltarsi ancora verso Frank e fissarlo con espressione di superiorità.
“Senti, piccolo pezzo di merda, sai che ciò che hai fatto, ovvero rigare l’auto di una persona e sminuirla continuamente può essere perseguito dalla legge?”
Riceve una risata in risposta.
“Hai le palle tu, mi piaci, secondo me sei tu l’uomo nella coppia, non è vero professore?”
E ora, mi sento in dovere di intervenire.
“Okay, basta così ragazzi, andate in classe che ora arrivo” mi posiziono in mezzo per cercare di evitare eventuali pugni “Anche tu Roger, fila in classe.”
“Io non prendo ordini da nessuno!”
“Ti ha detto di andare in classe, coglione!”
La situazione mi sta velocemente scivolando di mano e poco posso fare se non prendere Frank per un braccio e allontanarlo un po’.
“Frank che ti avevo detto sul perdere le staffe…?” Chiedo cercando di mantenere un tono di voce basso per non dare ancora di più nell’occhio.
“Sì ma Gee questo non è ciò che ti meriti!” Urla lui indicando i ragazzi e mandando dunque a quel paese il mio piano di non dare nell’occhio.
“È quello che ho trovato e, non sarà molto, ma è il mio lavoro Frank.” Cerco di usare un tono più severo ora, sta agendo come un bambino e sa quanto odi le scenate imbarazzanti davanti a tutti.
“Tu eri un professore universitario Gerard, eri rispettato e-e amato dai tuoi colleghi e studenti e-”
“Alcuni studenti più di altri a quanto pare, frocetto!”
Preso da una forza che nemmeno io credevo di avere, riesco ad afferrare Frank e a sollevarlo per portarlo lontano da Roger ed evitare dunque una tragedia, ma, sebbene la forza ogni tanto la tiri fuori anch’io, la velocità non ha mai fatto per me…
Quel piccolo stronzo è riuscito a tirare un pugno in faccia al mio bimbo che ora è col naso insanguinato e si sta lamentando per il dolore.
Questa non può che essere colpa mia, di chi altri sennò?
Una sfilza di “oh” sorpresi e spaventati si alzano dai ragazzi, mentre Roger non pare aver capito la gravità della situazione, continuando a bearsi e sorridere davanti alla scena.
“M-Mi dispiace Frank, è colpa mia, non sarebbe dovuto succedere, n-non”
“Lascia questo lavoro di merda Gee…” Mi dice in un sussurro sincero, ma purtroppo non posso dargli retta.
“Non posso Frank…”
Sentita questa mia ulteriore cazzata, balza in piedi tenendosi il naso insanguinato con una mano e portandosi l’altra nei capelli in segno di disperazione.
“Come sarebbe a dire non puoi!?” Esplode lui, avendo tutte le ragione del mondo per farlo, ma stavolta sarò io a parlare.
“Non perderò anche questo lavoro per colpa tua Frank!”
In casi come questi, tornare indietro nel tempo sarebbe meraviglioso, ma purtroppo non vivo in un film di fantascienza.
“Come scusa…?”
So benissimo che se ora continuerò a parlare, allora farò un vero e proprio show a cui tutti assisteranno, ma la frustrazione provata ora, la vergogna sentita in questi mesi e la rabbia per il mio carattere, mi spingono a continuare.
“Io non avrò mai più un lavoro normale Frank ed è colpa tua, quindi smettila di dirmi cosa fare per una volta buona e-e accetta che nella vita non sempre va tutto come avevi pianificato e non è tutto un romanzo rosa!”
Un gelo indescrivibile mi circonda subito dopo aver pronunciato questa frase e nella mia mente c’è posto solo per una parola, ovvero “mostro”. L’espressione nata sul suo volto non fa altro che aumentare ancora di più il mio senso di colpa, facendomi rendere conto di aver fatto un vero e proprio macello.
“N-Non intendevo dire questo Frank, io n-”
“Oh e invece lo intendevi eccome…” si volta un’ultima volta verso Roger, trovandolo per la prima volta in silenzio, e riprende a parlare “Sai una cosa Gerard? Io so di averti rovinato la vita, ma anche tu l’hai rovinata a me. Tu non riavrai mai più il tuo posto all’università, come io non riavrò mai più la mia famiglia e la mia laurea, ma non un singolo giorno soltanto mi sono pentito di aver accettato quella cazzo di scommessa, di averti baciato nel tuo ufficio e di averlo rifatto davanti a tutti poco dopo” si asciuga il sangue dal naso con la manica della felpa “perchè io ti amo, testa di cazzo, e credevo l’avessi capito da tempo ormai, ma mi sbagliavo. Io non voglio che tu abbia questa vita misera perchè meriti di più, meritiamo entrambi di più, e mai mi stancherò di chiamarti il mio ragazzo anche se continui a rompere le palle su questa storia dell’essere uomo, così come non mi stancherò mai di aiutarti, sorreggerti e stare in piedi fino a notte fonda assieme a te per cercarti un lavoro che ti gratifichi almeno un decimo di quello che meriti!” scoppia a piangere “Io non mentivo quando alla laurea ho detto che ero innamorato di te da quattro cazzo di anni, e non mento nemmeno ora quando ti dico che ti amo e che l’unica ragione per la quale voglio farti perdere anche questo lavoro è perché tengo a te, ma tu sei solo uno stronzo, professore fallito sei e professore fallito rimarrai, certo, ma ora rimarrai anche senza me e puoi andare a cercare ovunque tu voglia, ma uno come me non lo troverai mai più Gerard!”
E detto questo, mi strappa via un pezzo di camicia per farsi un tampone per il naso e si incammina, lasciando me e la macchina lì davanti a scuola.
“Frank i-io non…” Mi porto le mani alla testa e comincio a massacrarmi i capelli, cosa che faccio ogni qual volta sono agitato e nel panico.
“Io avevo capito che mi ami Frank, l’avevo capito!”
Ma come da me temuto, non si volta e continua a camminare.
“Fr-Frank aspetta! Devo portarti in ospedale a far controllare il naso e poi-”
“Vado da Bob, mi porterà lui in ospedale, almeno non è stronzo!” urla con rabbia voltandosi un’ultima volta verso me “Ti ci vorrà un miracolo per riconquistarmi Gerard” e se ne va via, lasciandomi con un’espressione di disappunto disegnata in volto e tanto freddo nel cuore.
Mai come ora mi sono sentito solo e sperduto, ora che sono qui con la camicia strappata e insanguinata e ora che ho finalmente accettato che anche se ho nove anni in più di lui, posso amarlo, con tutto il mio cuore…
“Ti amo anch’io Frank, sono solo uno stronzo…” Bisbiglio portandomi le mani sul viso e piangendo come un bambino, fregandomene degli sguardi dei ragazzi, ancora fissi su di me.
“Qualcuno ha fatto un bel disastro, non è vero prof-”
“Stammi a sentire piccolo pezzo di merda!” lo prendo per il colletto della maglia e lo alzo appena da terra “Sarò anche un professore licenziato dal suo vecchio posto di lavoro, sarò anche gay, starò anche assieme ad un ragazzo più giovane di me di nove anni ma non per questo merito di essere trattato così da te e da tutti voi, perché io sono un uomo adulto, buono e onesto, ed ero il vostro insegnate! Hai capito?”
Annuisce impaurito in risposta, per poi fare un passo indietro e, una volta tanto, chiudere la sua bocca grossa.
“Mi licenzio, siete senza speranze, addio!”
E salgo in macchina, non pentendomi affatto di aver lasciato questo postaccio una volta per tutte.
In fondo i film si chiamano così appunto perchè non sono reali e mai sarò come il famoso professor Keating dell’Attimo Fuggente, perchè di quello ce n’è uno solo e tempo da dedicare a questi mentecatti io non ne ho più.
Avrei dovuto dargli ascolto, avrei dovuto starlo a sentire, ma l’ho lasciato scappare. Senza Frank la mia vita non è altro che un enorme buco nero e rendermene conto solo ora che se n’è andato mi fa sentire così stupido!
‘Ti ci vorrà un miracolo per riconquistarmi Gerard’ spero solo di fare il miracolo giusto.
*****

Ma il miracolo non è ancora arrivato…
Sono passati sette lunghi giorni ormai e ancora non ho la più pallida idea di come riconquistare il mio Frank.
Ho pensato a varie soluzioni, ma nessuna mi soddisfa e mi fa credere di poter aver vittoria.
La mia prima e più fattibile idea è stata quella di prendere un mazzo di rose grosso come una casa e strisciare dietro la porta di casa di Bob, dove ora lui vive, per potergliele dare, ma poi mi sono reso conto che queste cose avvengono solo nei tanto famigerati film e anche che a Frank dei fiori non frega un cazzo.
Allora ho optato per il cantargli una canzone, ma questa idea mi è sembrata fin dal principio perdente, essendo io patologicamente agitato e temendo già la prima nota presa male e dunque la figuraccia annessa.
Dopo queste due idee ho attraversato due giorni di stasi in cui ho mangiato quantità industriali di cibo spazzatura, rimanendo in mutande tutto il giorno e masturbandomi quotidianamente per eliminare la tensione e la tristezza accumulatesi.
Arrivati al terzo giorno di questa triste e patetica routine, ho deciso di provare a chiamare Bob, essendo il cellulare di Frank sempre e perennemente spento, ma anche questa idea non si è rivelata vincente.
“Pronto?”
“Sì, io… sei Bob?”
“Sì…? Chi parla?”
“Sono il profes- sono Gerard, il ragazzo stronzo di Frank.”
Ricordo che c’erano stati circa cinque secondi di silenzio, conclusisi con un “b-buongiorno professore” e ulteriori dieci minuti per convincerlo a darmi del tu e chiamarmi Gerard.
“Senti, sono disperato…” avevo ammesso dopo essere finalmente riuscito a fargli capire come chiamarmi “come sta Frank? È ancora arrabbiato con me? Puoi dirgli che mi dispiace e-e che sono solo uno stronzo e che-”
“Mi dispiace, Frank mi ha specificatamente detto di non volerti parlare, non posso aiutarti, a-arrivederci!” e aveva messo giù.
Dopo quel giorno le cose si sono fatte se possibile ancora più tristi, essendo io a casa tutto il giorno da solo, senza lavoro, senza voglia di uscire a fare due passi e senza il mio amore accanto…
Mi sono spesso ritrovato a pensare a quanto meschino sia stato io quel giorno, a quanto sbagliato sia stato da parte mia sbottare e sputargli addosso tutta la mia ansia e frustrazione, e non passa un solo istante in cui non mi maledica per il mio comportamento.
Ho pianto un sacco, nemmeno quando in terza liceo la mia amica mi aveva spezzato il cuore ho pianto così tanto, e sono dunque arrivato alla conclusione di amare Frank, da tempo inoltre, e di averlo negato a me stesso fino ad ora solo per paura e per questa stupida voce che continua a ronzarmi in testa da tempo: “nove anni di differenza”.
È questo ciò che mi ha sempre frenato dal fare quel passo in più con Frank, questa vocina stupida e fastidiosa che tuttora non mi lascia.
Ho paura, paura che le cose tra noi potrebbero complicarsi e diventare meno belle se entrambi ci giuriamo amore eterno e la motivazione mi è tuttora sconosciuta. Mi ero fatto persuaso che continuare con questo rapporto di affetto e sesso fosse l’unica cosa che potesse unirci e rendere la nostra inizialmente obbligata convivenza più felice e gradevole, ma come mi sono sbagliato…
Perciò oggi, undicesimo giorno di lontananza dal mio piccolo, non posso che prendere la drastica decisone di mandare a quel paese il miracolo e riconquistarmi il suo cuore alla mia maniera.
A questo proposito, ho indossato la prima cosa trovata nell’armadio, mi sono a malapena pettinato i capelli semi sporchi e sono corso dietro la porta di casa di Bob con la chiara idea di o riconquistarlo, o rapirlo e riportarlo a casa con me a forza.
Arrivo dietro la porta di casa di Bob in mezz’ora di camminata a passo spedito e credo che chiunque, vedendo la scena dall’esterno, non abbia potuto far altro che provare pena e compassione per me.
Onestamente poco mi importa di quello che pensa la gente, oramai con tutte le dicerie più assurde sul mio conto non credo che una voce in più possa farmi qualcosa.
“Chi è…?” Chiede Bob titubante dopo avermi sentito bussare con una certa foga alla porta e non suonare il campanello come ogni persona normale.
“Sono Gerard, e ti prego di aprirmi perchè se non lo farai sono disposto a romperti tutte le finestre e i muri stessi pur di trovare una singola fessura per entrare.”
La porta si apre immediatamente.
“Wow tranquillo professore, non-”
“Non sono più un professore” dico secco e senza emozione “Dov’è Frank?”
“È-È in doccia, dovrebbe finire a brev- hey! Non ha ancora finito!”
“Pensi che questa sia la prima volta che lo vedo nudo, Bob?”
Sento qualcosa come un verso di disgusto e confusione provenire dalla sua bocca, ma poco mi importa, ora il mio unico pensiero è Frank, il resto può andare a farsi benedire.
Mentre vago come un disperato per casa aprendo tutte le porte alla ricerca del bagno, ne sento una alle mie spalle aprirsi e ne vedo uscire il mio bimbo con su un accappatoio due taglie più grandi del dovuto.
“Gerard…” Bisbiglia con sorpresa e fissandomi con due occhioni lucidi e, spero di non sbagliarmi, colmi di felicità.
Sono talmente contento di vederlo che per poco non mi metto a piangere dalla gioia e non so davvero cosa mi stia frenando dall’abbracciarlo stretto a me ed impedirgli di scappare ancora.
“Sei uno stronzo Frank!” ecco, forse non è questo il modo migliore di cominciare “Mi hai lasciato solo, senza darmi più tue notizie, senza farmi sapere come stava il tuo naso, senza nemmeno dirmi come hai fatto ad arrivare a casa di Bob malmesso com’eri e non l’ho trovata una cosa bella!”
In risposta, ridacchia appena.
“E non ridere di me signorino, io ero disperato, non sapevo più che fare, cosa inventarmi e, insomma, che cazzo di miracolo ti aspettavi potessi mai fare, eh??”
“Gee, hey, basta urlare, mh?”
“Pretendi pure che non urli? Mi hai lasciato solo Frank, senza niente da fare, nessuno di cui occuparmi, a cui pensare e-ero terrorizzato e abbandonato” mi tiro giù il colletto della maglia per cercare di far entrare un po’ più d’aria “Ho lasciato il lavoro, non vado più in quel posto di merda, e-e non sono nemmeno riuscito a dirtelo perchè hai spento il cellulare!”
Mi viene incontro e mi posa una mano sulla guancia.
“Amore, devi calmarti.”
“N-Non dirmi di calmarmi Frank! Non sai come sono stato e non-” Blocca il mio sproloquio senza senso posando le sue bellissime e morbidissime labbra sulle mie e, sebbene non desiderassi altro che questo, la mia confusione è massima.
“Ma credevo mi odiassi…” Bisbiglio sulle sue labbra, per poi ricatturarle ancor prima che possa darmi una risposta.
“Non potrei mai odiarti Gee” ride strusciando il suo naso contro il mio “Ero incazzato nero, lo ammetto, ma dopo essermi sfogato con Bob ed essermi fatto una bella dormita mi è passata la rabbia e ti ho perdonato subito!”
Sebbene la sua espressione sia felice e solare, la mia non può che rispecchiare alla perfezione la parola confusione.
“E mi hai comunque lasciato solo a casa a soffrire come un cane?”
“Dovevo fartela pagare un po’, in fondo mi hai ferito stronzetto!”
Sono esterrefatto e mi sento il più idiota tra gli idioti.
“Sei una bastardo Frank…”
“Il tuo bastardo amore mio…” E mi bacia ancora.
Non so spiegare quanto mi siano mancate le sue labbra nonostante siano passati solo undici giorni e non so nemmeno spiegare quanto questo amore mio abbia dato il via alle farfalle nel mio stomaco.
“Ho anche un’altra cosa da dirti Frank…” dico interrompendo a malincuore il bacio “nonostante in questo momento sia confuso e ti odi un pochino, devo dirti che…devo dirti che…”
“Cosa devi dirmi, professore…?”
“Che ti amo Frank, che ti amo anch’io e non l’ho mai ammesso perchè sì, hai ragione, sono solo uno stronzo.”
Sono soddisfatto di me stesso, per essermi finalmente dichiarato ed aver riconquistato il mio ragazzo, nonostante senta il cuore bucarmi il petto e nonostante sul suo volto ci sia tutto meno che la faccia che normalmente si ha quando qualcuno ti ha appena detto “ti amo”.
“Cosa mi sono perso stavolta…?” Chiedo sconfitto ma per niente arrabbiato. Sono troppo contento di averlo ritrovato per potermi arrabbiare.
“So benissimo che anche tu mi ami da tempo…” sussurra al mio orecchio “ma sei solo un grande e grosso idiota che non sa gestire le sue emozioni nonostante l’età avanzata.”
“Età avanzata a chi!?” Dico io con finta rabbia, prendendolo in braccio e facendogli poggiare la schiena contro la porta del bagno in modo che sia bloccato tra lei e il mio corpo.
In trappola…
“E ho anche un’altra cosa da dirti!” Porta le sue gambe attorno al mio corpo, rendendo l’abbraccio ancora più intimo e sensuale.
“Sono tutto orecchi dolcezza…” Mormoro sulle sue labbra, per poi piantare un grosso e sonoro bacio sul suo collo scoperto.
Lo sento rabbrividire.
“Ho sentito la tua sfuriata contro quel coglione del tuo ex alunno e sei così sexy quando ti arrabbi, lo sai…?”
Mi chiedo quanto abbia riso di me col suo amico, visto che non è mai stato arrabbiato con me, almeno non seriamente, e visto che sa praticamente tutto e anche più del dovuto.
Stavolta forse potrei arrabbiarmi…
“Allora dovrai farmi arrabbiare spesso…”
“Comincia col togliermi l’accappatoio e col tornare in bagno che intanto penso a come farti arrabbiare…”
E chi sono io per non obbedire?
“Pulite la doccia dopo! Vi prego!”
Ma sono troppo occupato ora per stare a sentire il povero Bob e di pulire la doccia poco, se non nulla, me ne importa.
“Sapevo che saresti tornato da me Gee…”
E in effetti, come potrei stargli lontano?
Oramai siamo entrambi nella merda fino al collo, la nostra vita sarà sempre segnata da questa bravata della relazione clandestina professore alunno, ma se qualcuno ti da una nomea, gradita o meno che essa sia, non ti resta altro da fare che decorarla a piacimento e renderla tua.
Io sarò sempre un professore e lui sempre un alunno, ma saremo anche sempre Gerard e Frank e l’amore che ci unisce è nettamente maggiore di tutte le voci che girano sul nostro conto.


 

 

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Capitolo 3
*** My fate is to be with you ***


*(Piccola) nota inutile*
Buonasera a tutti!
Come state vivendo questa meravigliosa quarantena? A me onestamente potrebbe andare meglio, sono chiusa da più di un mese in casa abitando in una cittadina schifosa della Lombardia vicina a Codogno, ma si va avanti!
Oltretutto studiando al San Raffaele, ospedale importante per il trattamento dei pazienti Covid, non mi laureo nemmeno a luglio, non essendo noi studenti, parole del rettore, la priorità.
Mi sono fatta il compleanno in quarantena giusto qualche giorno fa, tremo per il concerto di luglio dei my chem che temo verrà rimandato, non uscirò di casa ancora per una vita avendo due malattie autoimmuni che mi rendono soggetto a rischio, ma si tiene duro...!
Non mi rimaneva altro che le fanfiction, quindi mi sono lasciata prendere la mano ed è uscito un capitolo davvero lungo, ma tanto il tempo per scrivere e leggere è fin troppo...
Se vi va, fatemi sapere come ve la passate voi.
Per ora vi auguro solo una buona lettura e vi mando tanti baci virtuali :*
(p.s. la storia dell'immaginarsi il proprio interlocutore nudo quando si è troppo agitati per soltanto mantenere il contatto visivo è una cosa divertente che mio nonno mi disse quando andavo al liceo ed ero terrorizzata dalla professoressa di matematica. Mi fa sempre sorridere pensarci! Lo troverete scritto nella storia :*)






*My fate is to be with you*



Oramai io e Gee viviamo assieme da più di un anno e ogni giorno che passa sono sempre più innamorato di lui.
Nonostante questo però, a volte lo prenderei letteralmente a calci nel sedere, poiché sa essere davvero lagnoso se si impegna…
“Frank perchè stai ancora con me?”
“Ma che cazzo di domande sono Gerard?”
Non molto tempo fa difatti, abbiamo avuto una conversazione totalmente inutile e priva di logica su come oramai non dovessi più mentire sui miei sentimenti verso lui.
“Tu ti sei innamorato del professore… sexy, per così dire, non credo che questo sia quello che ti eri immaginato…”
E lo avevo perciò zittito riempiendolo di baci e complimenti.
Sì, ha ragione, mi ero innamorato del professor Way perchè era sexy e tutti all’università sbavavano dietro di lui, ma ora che viviamo assieme e ho imparato a conoscerlo meglio, mi sono reso conto di quanto stupido e di poco conto fosse il suo aspetto fisico sensuale.
Gerard è tutto per me, non è più il mio professore sexy, è il mio dolce e bellissimo ragazzo e farei di tutto per lui.
A volte ancora litighiamo come due disperati, come quella volta che, all’ennesima chiamata di lavoro fallimentare, mi aveva scagliato contro tutta la sua frustrazione e rabbia, per poi prendere e uscire di casa in pigiama diretto sa il cielo dove.
Ricordo di averlo aspettato in piedi fino alle due di notte ma, non vedendolo tornare, avevo preso una torcia, mettendo da parte tutto il mio rancore, ed ero uscito di casa a mia volta in pigiama.
Ricordo anche di averlo poi trovato, dopo aver girato fino alle cinque di mattina, davanti al portone di casa, con uno sguardo di puro terrore in volto e il cellulare all’orecchio.
“Sei stupido!? Sono ore che ti chiamo, dove cazzo eri finito, eh?”
Il tutto poi si era concluso in un abbraccio e in un mucchio di scuse confuse da parte di entrambi, e ancora adesso non so dire chi tra i due si sia più spaventato di aver perso il proprio amore.
Siamo decisamente diversi, forse sono addirittura più le cose che non abbiamo in comune rispetto agli interessi affini, ma nonostante questo non credo che possa esistere qualcuno ‘più perfetto’ di Gerard al mondo.


Oggi è un giorno come tanti e abbiamo entrambi deciso di prenderci una pausa dalla ricerca disperata di un lavoro decente per lui, dato che tutti nei dintorni hanno saputo della nostra piccola bravata e si sono fatti persuasi che Gee sia una persona poco seria e professionale.
Onestamente non so come possano crederlo.
Si può dire tutto di Gerard, ma non che sia poco professionale o non adatto all’insegnamento. Lui mette un’enfasi e una passione tali che mai ho ritrovato in alcun professore. Certo, si potrebbe credere che io lo pensi solo perchè sono innamorato di lui, ma ricordo bene i pareri dei miei compagni quando studiavo e ricordo come tutti elogiassero il suo metodo di insegnamento e le sue spiegazioni più che esaustive.
Per di più, sono oramai tre mesi che studenti dell’università bussano alla porta di casa nostra cercando disperatamente il professor Way.
Ricordo che la prima volta, quando ci siamo ritrovati una studentessa non più grande di vent’anni sull’uscio di casa, entrambi non abbiamo afferrato cosa stesse succedendo, ma dopo averla ascoltata le cose si sono immediatamente chiarite.
A quanto pare, la nuova professoressa è solo una grande e grossa capra e tutti stanno prendendo voti penosi nel suo esame, così che un ex assistente di Gee, rattristato dalla situazione, se l’era cantata e aveva dato loro il suo l’indirizzo di casa per avere delle “ripetizioni d’urgenza”, come da lei chiamate.
Da quel momento in poi, non è passato un singolo giorno senza che un ragazzo disperato ci sia entrato in casa, per poi uscirne improvvisamente più tranquillo e con molti meno dubbi.
Se questa non è una prova della sua bravura come professore, allora non so davvero cosa possa essere.
Mi fa una tale rabbia che la gente non capisca, o almeno non voglia provare a capire, quanto bravo sia il mio amore, ma dopotutto il mondo non sempre è gentile e il lavoro bisogna cercarselo con sudore e fatica, sicuramente non ti bussa alla porta di casa!
“Amore vai a vedere chi è!”
Tanto ero preso nel leggere il mio fumetto nuovo, che nemmeno mi sono accorto che qualcuno ha suonato il campanello di casa, così che mi trascino giù dal divano e vado a vedere chi è che rompe le scatole.
Studente non può essere, Gee mi ha detto di non avere appuntamento con nessuno oggi.
Quando apro la porta, per poco non stramazzo al suolo.
“Buongiorno.”
Perchè ritrovarsi il rettore della tua vecchia università dietro la porta di casa, non è certo qualcosa che uno si aspetta.
“Bu-Buongiorno signor preside… Cosa desidera?”
“Con mio enorme rammarico, sono qui per fare una proposta al professor Way… È in casa?”
Sorrido come un pazzo in risposta.
Forse mi sono sbagliato sul lavoro che non ti bussa alla porta di casa!
 
*****
“Mi faccia capire, lei mi sta chiedendo di tornare ad insegnare dopo avermi licenziato e, sue testuali parole, bandito per sempre dall’università?”
“Ascolti, siamo in una situazione di emergenza…”
Nè io né Gee ci saremmo mai aspettati un colpo di scena del genere, ma a quanto pare “il magnifico rettore” è davvero strisciato dietro la porta di casa nostra per chiedere al mio amore di tornare ad insegnare.
“Emergenza? Mi scusi, ma lei ha soltanto una vaga idea di tutto quello che ho dovuto passare e dell’infamia di cui godo adesso?”
Effettivamente anch’io al suo posto sarei incazzato tanto quanto lo è lui adesso, poiché l’inferno che abbiamo dovuto entrambi passare e dal quale ancora non è del tutto uscito lui, è qualcosa che non augurerei nemmeno al mio peggiore nemico.
“Senta, so che molti dei nostri ragazzi vengono da lei per avere ripetizioni e inoltre il numero di studenti fuori corso è così alto che le aule a momenti non riescono nemmeno a contenerli tutti, cosa che con lei questo non accadeva, quindi-”
“Avrebbe dovuto pensarci prima di licenziarmi. Non me ne frega davvero niente dei suoi casini, io ad insegnare lì non ci torno più.”
Ma questa sua conclusione è forse un po’ troppo affrettata.
“Hey, Gee, aspetta un attimo!”
Nonostante mi avesse detto di aspettare fuori dalla porta della cucina dove lui e il rettore stanno parlando, mi permetto di intromettermi quando sento questa sua drastica sentenza.
“Frank ti avevo detto di aspettare fuori, non sono cose che ti riguard-”
“Invece sono cose che mi riguardano, perché a casa con te ci sto io e non navighiamo certo nell’oro con solo le tue ripetizioni e il mio misero lavoretto, quindi ti prego di pensarci su bene.”
Mi guarda con la coda dell’occhio e comincia a mordersi il labbro, poiché è un uomo molto orgoglioso lui e ritornare a lavorare sarebbe come dargliela vinta a tutti quelli che l’hanno deriso, ma tuttavia sa bene quanto male siamo messi e come a fine mese ci arriviamo sempre con l’acqua alla gola.
“Va bene, ho capito…” Sposta appena la sedia accanto a lui, invitandomi a sedermi a mia volta al tavolo, così che prendo posto anch’io a questo triste teatrino surreale.
“Accetto di tornare ad insegnare solo perchè sono molto affezionato ai miei studenti, ma ad una condizione.”
Il rettore fa una smorfia poco contenta a questa sua uscita, per poi mormorare un flebile “mi dica…” ed aspettare dunque di sentire la sua richiesta.
“Riammetterete Frank a lezione, facendogli rifrequentare l'ultimo anno e dandogli dunque la possibilità di laurearsi come tutti i suoi compagni.”
Sia io che il rettore strabuzziamo gli occhi in risposta.
“Questo è fuori discussione!”
“Beh allora può benissimo andare a cercarsi un altro professore altrove. La riaccompagno alla porta.”
Ma come poco fa, mi intrometto nuovamente, sussurrandogli la mia considerazione all’orecchio.
“Gee, va bene così, accetta il lavoro, non fa nie-”
“Invece fa Frank! Fa perché hanno rovinato anche te e, siccome siamo stati entrambi riempiti di merda solo per un bacio, allora non vedo perchè, ora che apparentemente mi rivogliono, non debbano riaccettare anche te a lezione!”
Effettivamente ha ragione ed effettivamente un po’ ci sono rimasto male pure io… Non mi interessa dello studio, o almeno, non così tanto come dovrebbe, ma dopotutto avere una laurea in tasca è sempre utile.
“E va bene! Se è questo ciò che serve per riaverla, allora Iero sarà riammesso a lezione!”
A volte l’euforia mi fa fare cose strane e inopportune, poiché il bacio che stampo sulla guancia di Gerard dopo aver sentito la notizia non è forse ciò che si definisce una “bella mossa”.
“A patto che non cominciate a comportavi in maniera imbarazzante in giro per l’ateneo. Niente baci o cose del genere, è chiaro?”
“Sebbene non capisca come mai ce l’abbiate così tanto col baciarsi, le do la mia parola che non faremo nulla di imbarazzante.” Dice lui porgendo la mano al rettore, come a dargli la sua parola.
Il fatto è che conosco sufficientemente bene Gerard per capire che il tono da lui usato è tutto meno che serio, così che nascondo un sorrisetto sotto i baffi e sposto sotto il tavolo una mano sulla sua coscia, come a dirgli che ho capito la sua non-serietà.
“Ci conto…” dice con tono alquanto seccato il rettore “Comincia domani, puntuale alle sette. Dobbiamo prima istruirla su come e dove dovrà insegnare.”
Ho giusto il tempo di spostare la mia mano dalla sua coscia, prima che si alzino entrambi e si dirigano verso la porta d’ingresso.
“E, per favore, veda di mettersi un minimo a posto i capelli!” Dice rivolgendosi ai capelli scompigliati e rosso fuoco del mio Gee.
È stato davvero divertente il giorno in cui l’ho aiutato a tingersi dopo una mattinata spesa a dibattere su quale colore potesse stargli bene. Onestamente credo che non esista un singolo colore che possa stargli male, ma il rosso credo proprio sia il migliore…
“Sei così sexy coi capelli rossi, professore…” e ricordo come quel giorno non abbia fatto altro che fargli capire quanto sexy fosse.
“Certo, altre richieste, signore preside?” Chiede con voce appena strafottente, aprendo la porta di casa e aspettando che il rettore levi le tende.
“Spero solo di non star facendo un errore…” Dice flebilmente il rettore prima di uscire di casa.
“Lo spero pure io.” E chiude la porta.
Passano giusto cinque secondi prima che gli salti in braccio, ridendo come un pazzo ed euforico come poche volte sono stato in vita mia.
“Amore ce l’hai fatta!”
“Ce l’abbiamo fatta…” Mi corregge lui, con un sorriso da bambino in volto.
Lo bacio.
Non vedo l’ora di rifare il nostro ingresso trionfante in università, ci sarà sicuramente da divertirsi!
 
*****
Ma il nostro ingresso è stato tutto meno che trionfante…
“Ora finalmente capisco cosa intende la gente quando dice di sentirsi come un pesce fuor d’acqua…”
Onestamente, non posso che essere d’accordo con lui.
Stamattina siamo arrivati tardi all’università, un po’ per colpa mia che non volevo alzarmi dal letto e un po’ per colpa sua che ieri sera non ne aveva voluto saperne di tingersi, o perlomeno tagliarsi un po’, i capelli.
“Non sono così convinto di voler tornare a lezione Gee…”
Stamattina dunque, dopo esserci vestiti ed aver accumulato solo una ventina di minuti di ritardo, mi sono ricordato dei suoi capelli e di quello che il rettore ieri aveva detto, così da far magicamente salire il ritardo a quaranta minuti…
“Domani andrà meglio, oggi devono solo abituarsi a noi, credo…”
I suoi capelli sono più sistemati, sempre rossi ma perlomeno in ordine, ciò che non è in ordine tuttavia è il mio stomaco che ha assunto la misura di una nocciolina tanta è l’ansia che sto provando.
Non ho nessuno, nessun amico, nessun Bob con me quest’anno, così che improvvisante mi rendo conto quanto stupido sia stato accettare di tornare qui senza nemmeno rifletterci un momento sopra.
“Forse dovresti lasciarmi la mano Frankie, così smetterebbero di fissar-”
“No.” E in risposta gliela stringo ancor di più.
Se devo percorrere il corridoio d’ingresso con gli occhi di tutti puntati addosso, allora così sia, ma non mi fremeranno mai dal tener almeno innocentemente per mano il mio ragazzo, professore o meno che sia.
“Frank, per piacere, n-non-”
“Ha solo detto di non baciarci, quindi ora ti terrò per mano e non puoi dirmi di no.”
E riprendiamo dunque il nostro cammino della vergogna, fino a quando una mano adunca non si stringe attorno alla spalla di Gee.
“Mi stavo chiedendo che fine avesse fatto, professore.”
Il rettore ha fatto il suo ingresso, disturbando sia me che Gee, dato che il sobbalzo da lui fatto non si può di certo definire una reazione piacevole.
“Mi spiace per il ritardo, non si ripeterà più.”
“Cominciavo a credere che non sarebbe venuto ad essere onesti…”
La situazione promette male e non è nemmeno passato un giorno!
“Una speranza o solo un pensiero, signor preside?”
È il momento di sdrammatizzare un po’.
“A-Abbiamo trovato traffico nel venire qui stamattina, e-”
“Scusi Iero, ma non dovrebbe essere in classe lei? Mi era sembrato di capire che non vedeva l’ora di tornare a lezione.”
Questo è uno dei classici momenti in cui nulla potrebbe andare peggio, mi sento fuori luogo, ho già fatto innervosire il preside, tutti mi stanno fissando, non sono e mai sarò uno studente almeno un minimo brillante, così che decido di giocarmela fino in fondo.
Do un bacio a Gee sulla guancia, gli bisbiglio un “in bocca al lupo” all’orecchio e giro i tacchi, seppure non abbia la ben che minima idea di che lezione io abbia stamattina.
“Mi era parso di aver espresso una certa… avversione per questo genere di smancerie, o sbaglio?”
“Cambia qualcosa? Mi continua ad esprime avversione qualunque cosa faccia! Tanto vale che mi caghi in testa e l’abbiamo già finita, ancora prima di ricominciare!”
So bene che non dovrei essere più qui, in un’aula magari, o perlomeno lontano da Gee e il preside, ma non potevo lasciarlo solo, insomma! Il rettore è proprio una spina nel fianco, nessuno studente lo reputa una persona empatica o almeno umana, così che il mio buon senso, e amore, mi hanno spinto ad origliare la conversazione.
“Moderi il linguaggio professore!”
“E lei moderi il suo comportamento! Se mi ha assunto di nuovo solo per avere un po’ di spettacolo e per mettermi in ridicolo davanti a colleghi e studenti, beh, allora ha sbagliato persona!”
Passano dieci secondi di silenzio teso in cui io e minimo altri cinquanta studenti, siamo con il fiato sospeso e lo sguardo fisso sulla triste scena.
“Bentornato, professore. Così le sono più gradito?” Dice infine con aria strafottente e vagamente seccata il rettore.
Nascondo un sorrisetto orgoglioso sotto i baffi. Il mio amore l’ha sempre vinta, c’è poco da fare.
“Potrebbe andare, sì.”
Lo sento incamminarsi esattamente nella mia direzione, per poi vederlo sorpassarmi e farmi l’occhiolino.
“Però i capelli non se li è messi a posto, Way!”
“Ma come no? Non le piace il nuovo taglio che mi ha fatto Frank?”
E a questo punto, scoppio a ridere.
 
*****
“Dio, non poteva andare peggio di così!”
“Non è vero amore! Sei stato fantastico.”
“Frank non dire stronzate! Le prime impressioni fanno tutto e non credo di aver dato una buona prima impressione proprio a nessuno!”
Siamo a casa da oramai mezz’ora e, da quando abbiamo messo piede dentro, non è passato un singolo momento in cui dalla bocca di Gerard non siano uscite imprecazioni e lamenti.
“Gli studenti mi sembravano felici però, o sbaglio?” Dico cominciando a sbottonargli la camicia, dato che credo che per oggi sia io che lui abbiamo sudato nervosamente a sufficienza e una bella doccia è ciò che ci occorre.
“Ho capito, ma se sto sul cazzo al rettore, allora sono già fottuto in partenza, capisci?”
“Gee tu insegni ai ragazzi però, non al rettore.” Mentre lui continua col suo sproloquio, io passo con lo sfilargli la camicia e un sorrisetto mi nasce sulle labbra.
“Ma il rettore può mandarmi via quando vuole e-e”
“Ma ti ha appena chiesto di tornare! Come hai detto tu stamattina, devono solo abituarsi a noi, va bene amore? Siamo il nuovo giochino in fin dei conti, dai tempo a tutti.” Gli sorrido dolcemente e poi comincio a sbottonargli i pantaloni, sperando che abbia smesso di autocommiserarsi.
“Vorrei solo che gli altri capissero che quello che c’è tra noi non è un gioco…”
Lo sento mormorare questa frase a voce bassa, con espressione triste in volto e gli occhi puntati a terra.
Mi intenerisco davanti alla scena.
“Lo vorrei anch’io amore, ma che ti importa di loro? Ce la siamo cavata più che egregiamente, solo noi due, no?”
“Da quando usi questi paroloni? Egregiamente? Non ti riconosco più Frank!”
Scoppio a ridere sentita questa sua frase, per poi sfilargli in un colpo solo pantaloni e mutande e passare con il ribattere a quanto da lui detto.
“È il tuo effetto, sei un professore in fin dei conti, mi rendi più intelligente…” Sussurro questa frase sulle sue labbra, per poi passare delicatamente le dita sui suoi fianchi e sentirlo rabbrividire sotto il mio tocco.
“E tu mi rendi con sempre meno vestiti addosso invece!” Risponde lui con una risata, per poi stringermi forte a sé e baciarmi.
Non mi stancherò mai dei suoi baci, né delle sue attenzioni, battute o in generale di lui, sono totalmente innamorato di ogni suo piccolo dettaglio.
“Comunque hai ragione piccolo…” dice cominciando con nonchalance a slacciarmi a sua volta i pantaloni “Non mi importa di quello che pensano gli altri, se me ne fosse importato allora adesso non sarei qui, con te, ma onestamente non me ne frega un cazzo, non sono affari loro questi.”
Conclude lui, per poi sfilarmi i pantaloni e passare alla maglia.
“A loro deve interessare solo il tuo metodo di insegnamento, cosa facciamo a casa non sono cose che devono interessarli…”
“E cosa facciamo a casa, mh?”
È inutile dire quale sarà la risposta che a breve lo attenderà, così che non perdo nemmeno tempo a rispondergli, ma mi sfilo le mutande, lo prendo per mano e lo porto in doccia con me.
Vorrei tanto poter parlare con lui del mio primo e alquanto triste giorno di lezione, ma non voglio rovinargli ulteriormente l’umore, e inoltre so che non era sua intenzione non chiedermi com’è andata.
“Grazie Frankie… Ti amo.”
Voglio solo farlo star meglio e illudermi almeno per questi pochi minuti di doccia che domani andrà bene, che smetteremo di essere l’attrazione principale, anche se temo proprio che la nomea ce la terremo ancora per molto tempo…
“Ti amo anch’io Gee.”
Spero solo che questo periodo passi in fretta.
 
*****
Ma da quel giorno le cose non sono affatto migliorate…
I problemi col rettore non si sono minimamente attenuati, l’esatto contrario piuttosto, la gente in aula mi fa sempre più domande sulla nostra vita privata, se lo amo, se“il professore ti scopa bene” tanto che una volta mi sono addirittura ritrovato a prendere a pugni un odioso ragazzino del primo anno che non voleva piantarla di fare allusioni sessuali su Gee.
“Frank, non farmi pentire di averti fatto riammettere a lezione!”
Mi aveva urlato contro una volta a casa e da lì era cominciata una lite furibonda.
Una volta per poco non ho addirittura preso a pugni Gerard stesso.
Era una mattina come tante ed eravamo in ritardo come nostro solito, ma c’era qualcosa di diverso.
“Gee che succede?” Avevo provato a chiedere io, cercando di fargli una carezza ma vedendolo girare la testa dall’altra parte.
“Non stai prendendo un singolo voto decente, Frank. Mi spieghi perchè sto spendendo, anzi,  buttando nel cesso il mio stipendio per le tue tasse universitarie se tu non ti applichi nemmeno un po’?”
Mi aveva detto una volta scesi dall’auto davanti all’università, e ricordo di avergli tirato uno schiaffo sonoro, di avergli detto di andare a fare in culo e di essermene tornato a casa a piedi.
I miei voti vanno davvero male, lo so, ma anche prima della bocciatura pre laurea e del disastro-bacio non ero eccelso, quindi tutta questa cattiveria non la capisco.
Ogni giorno che passa ci allontaniamo sempre più e so che succede perchè è frustrato dal lavoro nuovo e dai problemi che comporta, ma io sono il suo amore e non accetto di essere trattato così.
Abbiamo sempre avuto i nostri alti e bassi, ma oramai mi sembra di vivere in un grande e buio basso da troppo tempo.
“Frank possiamo parlare?” Per tutti questi motivi, per tutte le tensioni e le litigate che ci hanno accompagnati durante questo periodo, quando lo sento pronunciare queste parole per poco non stramazzo a terra.
“S-Sì..?” Mi avvicino piano a lui, con la testa bassa e le mani già sudate per l’ansia delle parole che a breve temo lasceranno le sue labbra. “Non andiamo più bene insieme”, “non funzioniamo più”, “voglio lasciarti” o peggio ancora, “non ti amo più”.
“Che sta succedendo?”
“Mh… in che senso?”
“Come sarebbe a dire in che senso Frank! Siamo sempre incazzati l’uno con l’altro, non ci guardiamo nemmeno più in faccia, non mi baci più e tantomeno fare l’amore. Non funziona più così…”
Sentite queste parole, non posso più trattenermi, così che mi accascio a terra e scoppio in un pianto sconnesso e disperato.
Ho perso…
“Hey Frank, hey…” si precipita sedendosi a terra accanto a me e mi prende il viso tra le mani “Che sta succedendo…?”
“N-Non mi ami più Gee e-e mi dispiace, so di essere solo un ragazzino stupido, di non saper controllare la mia rabbia, m-ma tutti a lezione continuano a parlare di te, d-di noi, mi chiedono se scopiamo bene! E io non ne posso più… Quando poi le lezioni sono le tue io n-non riesco a concentrarmi! Ci sono sempre voci da parte del solito gruppetto di stronzi e-e io mi distraggo e vorrei solo che-”
“Amore respira…” E quando mi abbraccia, finalmente un po’ respiro.
“Non ho mai pensato nemmeno per un secondo di non amarti più, quindi toglitelo dalla testa.”
“E-E allora perchè stiamo così…?”
Scioglie l’abbraccio e mi pulisce un po’ di lacrime dal volto baciandole via, così che un timido sorriso mi nasce sulle labbra.
“Perchè siamo due teste di cazzo che invece di parlare ogni sera come due persone normali di ciò che è andato o non andato durante la giornata, preferiamo tenerci tutto dentro fino ad esplodere.”
Annuisco inebetito dai baci sentite queste sue parole, sentendomi improvvisamente più tranquillo e dandogli ragione.
“Tiriamoci su, mh? Mi fa male la schiena a stare tutto rannicchiato a terra!”
“Questo perchè sei vecchio Gee.” Balzo in piedi e gli porgo le mani, aspettando che le prenda per tirarsi su, ma sbagliandomi.
“Non ero mica il tuo ragazzo, stronzetto che non sei altro…?” Contro ogni mia aspettativa si tira in piedi da solo, per poi avvolgermi completamente con le sue braccia.
Quanto mi era mancato.
“Prometto di non tenermi più dentro tutta la mia rabbia…” Mugugno pigiato contro il suo petto, sentendo il suo cuore che batte.
“Ogni sera prenderemo questa abitudine di parlare un po’ allora…” mi pianta un bacio sulla testa “…e di scopare.”
Scoppiamo a ridere assieme, per poi sciogliere l’abbraccio e baciarci.
Il mio cuore perde un battito per la gioia.
“Ora parlarmi un po’ di questi stronzi che ti disturbano durante la lezione…”
Assurdo come a volte un litigio di cui nemmeno si ricorda come sia cominciato possa interrompersi così velocemente.
“Ti do anche nomi e cognomi se vuoi!”
Ma dopotutto non sono mai stato davvero arrabbiato con lui e, soprattutto, non potrei mai smettere di amarlo.
 
*****
Da dopo quel giorno, le cose tra noi sono tornate alla normalità.
Ogni sera parliamo un po’ e, quando ha tempo, Gee ha deciso di aiutarmi con delle ripetizioni personalizzate fatte apposta per me.
“Però domani mi ripeti quello che abbiamo fatto oggi, intesi?”
Oserei dire che le cose non sono mai andate così bene, il mio cuore non è mai stato così pieno di gioia come lo è in questi giorni.
Ho anche preso la piccola e dolce abitudine di, una volta finite le lezioni che ho con lui, piantargli un bacino veloce sulla guancia prima di uscire dall’aula e mai una singola volta l’ho visto ritrarsi o non sorridere.
Le cose vanno davvero bene, i miei voti sono tornati ad essere perlomeno accettabili e a casa non litighiamo più se non per chi tra i due deve fare le pulizie.
Oramai abbiamo già superato la metà dell’anno accademico e Gee, tra un bacio e l’altro, mi sta aiutando a trovare ispirazione per una tesi decente.
“No Frank non puoi riportare l’argomento della tua vecchia tesi!”
“E perchè no?”
Stasera, dopo essere tornati stanchi morti dalle rispettive attività universitarie, ci stiamo lavando in doccia a vicenda, cercando idee per la mia discussione finale.
“Non dai una buona impressione così.”
Poco mi manca per cominciare a fare le fusa quando comincia a farmi lo shampoo, portandomi ad annuire come un ebete e anche a spalmarmi contro il suo corpo come fossi una coperta.
“Mh ma io non ho idee Gee…” Mugugno continuando a prendermi tutte le mie coccole.
“Questo perché non ci stai pensando nemmeno, forse.” E detto questo smette di farmi quel dolce massaggino dello shampoo, così da riportami alla realtà.
“Hey perchè ti sei fermato!”
Ridacchia.
“Sei davvero carino, lo sai?”
Gerard ha da sempre avuto questa capacità di uscirsene a caso con frasi dolci e di farmi ogni volta arrossire come fosse la prima volta che ricevo un complimento da lui.
“Sei arrossito…” Mi bisbiglia all’orecchio, non facendo altro che peggiorare la mia situazione rossore.
“Smettila…” Dico io, senza ovviamente intendere davvero quello appena detto.
“Sai amore, mi stavo chiedendo una cosa…”
Tiro su il volto e lo guardo incuriosito, poiché il tono di voce da lui usato stavolta è serio e non giocoso come quello utilizzato fino a poco fa.
“Dimmi tutto.” Gli do un piccolo bacio sulle labbra.
“Mi chiedevo se tu… se tu stessi bene, qui, con me.”
Lo guardo stranito.
“Certo che sto bene Gee, che domande sono! Ti amo, sei il mio ragazzo, perchè non dovrei stare be-”
“Intendo se stai bene solo con me. Sai, in questi giorni mi sono ritrovato a pensare spesso a-a noi e a come tutto questo sia stato possibile solo per, senza offesa, colpa dei tuoi genitori, e perchè-”
“Non ti seguo amore…”
Si passa nervosamente le mani nei suoi capelli bagnati nuovamente neri e mi rivolge un sorriso intenerito.
“Questa nostra convivenza che poi ci ha condotti all’amore che ora proviamo è-è partita da qualcosa di forzato. I tuoi genitori ti avevano chiuso fuori e tu sei venuto qui, ma-ma ora che è passato un po’ di tempo mi chiedevo se non volessi tornare a casa tua, provare a rimetterti in contatto con loro, cose così insomma…”
Il tono agitato e impaurito con cui mi sta facendo questo discorso sconnesso mi fa capire che non sta scherzando, che crede davvero che io voglia rinunciare a questa nostra convivenza per tornare a vivere dai miei.
A volte mi sembra lui il “piccolo” della coppia.
“Gee casa mia sei tu, non è più quella che condividevo coi miei genitori” stringo le braccia attorno al suo corpo “Anche se volessi tornare indietro, i miei non mi rivorrebbero comunque più, ormai sono… adulto! E le mie scelte le prendo da me.”
Mi scompiglia i capelli ancora insaponati a questa mia affermazione ridicola e ride appena.
“Adulto, mh?” annuisco deciso “Abbastanza adulto da poter decidere se voler spendere il resto della tua vita con una persona al tuo fianco…?”
Mi immobilizzo davanti a questa sua domanda.
“Mmmh, sì…? Certo che voglio stare con te per tutta la vita, che aria seria che hai usato! Perchè me lo chiedi?”
Sorride appena davanti a questa mia uscita poco vincente.
“Niente piccolo, lo capirai più avanti” mi da un bacio sulla fronte “Sciacquiamoci, dai. Sto morendo di sonno.”
Detto questo mi aiuta a togliere lo shampoo dai capelli, mi lava velocemente il resto del corpo ed esce dalla doccia.
Ho tanto l’impressione di aver sbagliato qualcosa.
“Gee, va tutto bene? Sei… strano.”
“Ho solo fatto un discorso troppo adulto e, anche se tu dici di esserlo, non lo sei tanto quanto me” mi avvolge nella sua stessa asciugamano, strofinandomi piano il corpo per togliere l’acqua “Ma tranquillo amore, va tutto bene. Ne riparliamo più avanti” e mi pianta un bacino tra i capelli.
Solo ora mentre ci stiamo rivestendo in fretta e in silenzio mi rendo conto di quello che è appena successo, o meglio, che stava per succedere, e di come io abbia buttato nel cesso l’opportunità.
Gerard stava per chiedermi di sposarlo, e io ho fatto il cazzone, come mio solito, e ho bruciato il momento.
Ripenso a quel “che aria seria che hai usato!” da me detto e mi maledico internamente, perchè ha ragione, non sono così adulto come lui e alcune cose non le afferro nell’immediato come invece dovrei.
Mi viene automatico portarmi le mani sul volto e cominciare a sussurrare una serie di “cazzo” ininterrotta.
“Frankie mi porti un bicchiere d’acqua prima di venire a letto?”
“Certo amore…arrivo.”
Vorrei poter tornare indietro nel tempo e tenere la mia brutta boccaccia chiusa.
Sono davvero uno stupido ragazzino!
*****
“Wow ti ha proprio detto ‘mi vuoi sposare?’!?”
“No Bob, ti ho detto che ho rovinato tutto, cazzo!”
“E allora come fai a sapere che voleva chiederti proprio quello?”
Oggi ho saltato lezione, ho finto un mal di pancia al quale Gee ha creduto e ho chiamato Bob, il mio più fidato amico, per raccontargli dello strazio di ieri sera e per cercare un po’ di conforto.
“Lo so e basta! Era palese!”
“Se lo dici tu…”
Ma trovando tutto meno che un briciolo di aiuto e supporto.
Bob non è mai stata una persona molto romantica, dunque questi discorsi non li capisce fino in fondo, ma non sapevo a chi altri raccontare di questo segreto così privato.
“Bob, fidati se ti dico che è così.”
Ancora non ho superato l’imbarazzo di ieri, credo mi ci vorranno ancora parecchi giorni prima di poter guardare ancora negli occhi Gee senza sentirmi un verme schifoso.
“Va bene, mi fido Frankie” mi porta una mano sulla spalla come a confermarmi di esserci “E a te sta bene?” per poi uscirsene con questa domanda insensata e priva di logica.
“Cosa mi sta bene?”
“Che lui voglia sposarti, idiota! Cos’altro sennò?”
Ora che mi ci fa pensare, non avevo avuto modo di riflettere su questo “piccolo” aspetto.
Io amo Gerard, questo credo sia ovvio, ma il matrimonio è una cosa a cui non avevo mai pensato e così su due piedi non saprei proprio che rispondere.
“I-Io non lo so…”
Sono più che convinto di voler vivere qui assieme a Gee per sempre, ma ho sempre trovato il matrimonio come qualcosa di immenso, qualcosa che un po’ mi spaventa e che trovo sia molto simile ad una gabbia.
“Questo vuol dire che non vuoi sposarlo Frank, semplice!”
“Ma io amo Gerard! Perchè non vorrei sposarlo? Non ha senso!”
“Non significa che tu non lo ami, il matrimonio è tanta roba, soldi, parenti, banchetti, una vera festa in pompa magna! Hai un pubblico che assiste alle vostre promesse di amore, come fossero dei testimoni, non è una cosa leggera, non ti sto giudicando, ti capisco anzi.”
Comincio a mordermi il labbro nervosamente e a riflettere sulle sue parole, per poi capire quale effettivamente sia il vero problema.
“Hai ragione Bob…” annuisce sentita la mia risposta “Mi accompagni a cercare un anello di fidanzamento?” per poi strabuzzare gli occhi e guardarmi come fossi pazzo.
“Frank, aspetta, mi sono perso un pezzo…”
Scoppio a ridere come un pazzo, cosa che probabilmente ora Bob starà pensando di me, e scatto in piedi già diretto verso la porta di casa.
“Hai ragione tu Bob, io voglio sposare Gerard, quello che non voglio è avere testimoni al mio matrimonio.”
Mi guarda ancora più stranito di prima.
“Quindi cosa vorresti fare? Autocelebrare tu le tue stesse nozze?”
“No, voglio solo che non ci sia nessuno tra gli invitati, nessuno a parte te e qualche altra persona, giusto le più vicine, perchè ho passato troppo tempo a dare importanza alle idee degli altri, a farmi criticare, e l’ultima cosa che voglio è essere criticato anche il giorno del mio matrimonio, quindi ora andiamo a cercare un bell’anello.”
Spero solo che la situazione adatta si ripresenti presto e, soprattutto, di non star facendo la cazzata più grande della mia vita.
“Mai avrei creduto che tu un giorno ti saresti sposato Frank, devo essere onesto.”
“Sai una cosa Bob? Nemmeno io l’avrei mai pensato.”
Il mio destino è stare con Gerard e nessun altro, le decisioni non sono mai un errore quando si tratta di lui.
 
*****
Ma forse ho corso troppo…
Dopo essere uscito con Bob ci siamo subito ficcati in una gioielleria che sapevo avere dei prezzi moderati e accessibili e, dopo un’attenta ricerca e consigli da parte dell’addetta alla vendita, ho trovato un anello che mi ha riempito di gioia.
Me lo sono immaginato, mi sono immaginato la figura di Gee con quell’anello al dito e subito mi sono illuminato, ma da quel giorno l’euforia se n’é pian piano andata…
Sono iniziate due settimane di disagio assoluto in cui ho provato a immaginare come potesse essere non vivere più assieme al proprio ragazzo, ma assieme al proprio… marito?
Io e Gee marito e marito?
Non riuscivo proprio a vederci, sono poco più che ventenne, onestamente il matrimonio la sento come una cosa molto più lontana che vicina!
Ma Gee ha trentaquattro anni… è ovvio che a questa età ci si voglia sposare, mi sembra comprensibile e giusto, solo che non con me.
Intendiamoci, io e Gee siamo coppia fissa da tempo e lo amo con tutto me stesso, ma lo amo come mio ragazzo, non come marito…
“Frankie, va tutto bene? Sei così mogio in questo periodo, non è da te piccolo.”
“Gerard tu vuoi sposarmi!?”
Un giorno, dopo diverse notti insonni, non ce l’avevo più fatta ed ero esploso.
“M-Ma Frank che-che domande sono…? Così, all’improvviso?”
Rendendomi conto che potesse assomigliare molto ad una proposta di matrimonio urlata e rabbiosa, avevo provato a raddrizzare inutilmente il tiro.
“Sì, insomma, hai più di trent’anni, e-e credo che un uomo della tua età voglia sposarsi a questo punto della propria vita, m-ma”
“Amore, io voglio solo quello che vuoi anche tu, non fare questi discorsi pensando a me, pensa a quello che vuoi tu, va bene?”
“I-Io non voglio sposarti, cioè! Sì, voglio sposarti, sposare te, ma non ora, nel senso, ora è presto e-e”
“E allora ti sei già dato una risposta…”
E dopo quel giorno le cose si sono un po’ tranquillizzate.
Ovviamente Gerard vuole sposarmi, una sera dopo cena ero riuscito a farglielo ammettere, ma aveva aggiunto che “non importa” e che “va bene così”, sebbene il suo sguardo dicesse cose ben diverse.
Nell’ultimo periodo però le cose vanno meglio, io non penso a nulla se non alla tesi e lui è tutto preso a correggere gli ultimi compiti d’esame, così che tempo per pensare al matrimonio non ne rimane nemmeno un po’.
Fortunatamente il nostro rapporto non si è rovinato neanche un po’ e, nonostante tutto, ogni sera parliamo ancora delle nostre giornate, ci facciamo la doccia assieme e poi andiamo a letto, con a volte l’eccezione ripetizione tesi.
“Gee non puoi chiedermi di ripeterti la tesi mentre mi stai facendo un pompino, mi rifiuto!”
“Oh, se vuoi smetto allora…”
“N-No!”
Stasera poi, per festeggiare la fine dell’anno accademico e la laurea che domani si spera mi attende, Gee mi ha portato fuori a cena in un ristorante super chic.
“È solo un regalino al mio piccolo neolaureato…” Era stata la sua risposta, seguita da un piccolo bacio sulla tempia dopo avergli chiesto titubante sulla porta del ristorante il motivo di quel gesto.
È stato tutto così bello che per un momento soltanto mi ero addirittura concesso di dimenticarmi che domani anche io mi laureerò.
“Niente baci quest’anno, intesi Frank?”
Ora però, mentre siamo a letto pronti per dormire, un po’ mi viene da pensare a ciò che domani mi attende.
“Intesi Gee” mi stringo più a lui “sono un po’ agitato, lo sai?”
Ride appena in risposta.
“Tu, agitato per l’università? Non ci credo no!”
“Perchè nessuno mi crede mai quando lo dico! Mi sembra di sentire parlare Bob, insomma!” Cerco di mostrarmi il più irritato possibile, sebbene sappia di non sembrare nulla se non un idiota tutto meno che arrabbiato.
“E cosa ti agiterebbe così tanto, sentiamo un po’.”
“Che ci prendano in giro…”
Ovviamente il motivo non è la laurea di per sé, ma la paura che qualche professore o allievo, genitore, zio dal pubblico ci possa dire qualcosa.
“Hey… amore non ci prenderà in giro nessuno.”
Ma ci credo davvero poco.
“La scena sarà uguale a quella dell’altra volta, io su una sedia, tu dall’altra parte del tavolo davanti a me e-e tutti a guardarci…” sospiro “non posso sopportare di essere attaccato ancora… Sono così stufo…” e mi lascio scappare una lacrima alla quale nemmeno io so attribuire una causa.
“Frankie, hey!” si siede sul letto, aiutandomi a fare lo stesso a mia volta “Non ci prenderà in giro un cazzo di nessuno, non ne hanno motivo! Saremo solo il signor Iero, uno studente neo laureato, e il professor Way, basta! Non potranno dirci nulla.”
“M-Ma se invece qualche studente ci farà il verso quando, a fine discussione, dovrò alzarmi per dar la mano a tutti e-e anche a te?”
“Le hai pensate proprio tutte amore…” Mi sorride dolcemente, per poi prendermi il viso tra le mani e far incollare i nostri sguardi.
“Sai che devi fare se temi questo?” scuoto la testa in segno di dissenso “Pensare che in quell’aula ci siamo solo noi due e nessun altro, anzi! Solo noi, Bob e gli altri tuoi amici dell’anno passato, basta. Ci siamo solo noi che facciamo il tifo per te e per quello che stai dicendo mentre esponi la tua tesi, d’accordo?”
Annuisco un pochino più tranquillo e lo abbraccio stretto.
“Grazie Gee… Scusa se non sono così maturo come te…”
“Oh no dolcezza, tu non hai idea di quanto poco maturo sia io!” Ride lui sciogliendo l’abbraccio e ammettendo il suo “piccolo segreto”.
“Ogni volta che sono tanto agitato da non riuscire nemmeno a concentrarmi o parlare durante un discorso, mi immagino che la persona davanti a me sia nuda, così almeno anche se farò una figura di merda sono certo che lui, essendo nudo, la farà più grossa di me!”
Scoppio a ridere di gusto dopo queste sue parole.
“Gee sei pazzo!”
“Ognuno ha i suoi metodi per sopravvivere.”
Improvvisamente mi rendo conto di quanto stupido sia dare tanta importanza alla gente in casi come questi e di quanto piccola e insignificante sia la laurea paragonata alla vita.
Andrà tutto bene, sono pronto.
 
*****
Ma ancora una volta, ho preso sottogamba la situazione.
“Bene, signor Iero, ci parli del suo lavoro.”
Stamattina sembravo una mosca impazzita, tutto preso a correre per casa alla ricerca di sa solo il cielo cosa, tanto che una o due volte sono pure andato addosso a Gee facendolo quasi cadere a terra.
“Frank! Devi calmarti amore.”
Ma nulla avrebbe potuto tranquillizzarmi.
“Iero…? È con noi?”
Sto mandando tutto a quel paese, ne sono consapevole, così che provo a pensare a quello che mi ha detto Gee ieri sera e tiro un bel respiro.
“S-Sì, mi scusi… sono solo un po’ agita-”
“L’abbiamo già vista questa scena Iero! Ora ti alzerai e gli ficcherai la lingua in bocca!”
Il mio piccolo castello di calma appena creato crolla dopo questo intervento fatto da uno studente laureatosi appena prima di me.
L’avevo detto a Gee che sarebbe successo…
“Hey brutto ignorante! È al mio amico che stai parlando!” Sento la voce di Bob nel pubblico, ma è tutto inutile, si è avverata la mia paura e sono bloccato.
“Mi scusi lei!” vedo alzarsi Gerard in piedi ed indicare il ragazzo che ci ha attaccati “Si da il caso che sta parlando di un suo professore e per di più in sua presenza, quindi le chiederei di pensare bene a quello che dice prima che le stracci quel piccolo cartoncino con scritto laurea sopra e la cacci fuori dall’aula.”
“Oh, la prego, sono così spavent-“
“Il professore ha ragione, esca pure dalla porta se non le dispiace.”
Quando sento il rettore prendere per una volta le difese di me e Gee per poco non scoppio a piangere di gioia.
“Bene, ora se nessuno ha più nulla da dire a riguardo di questa vecchia storia, gradirei un po’ di silenzio e rispetto per il vostro collega.”
Sempre più sorpreso dal comportamento del rettore, ho giusto il tempo di girarmi verso Gee e vederlo farmi l’occhiolino, prima di cominciare ad esporre la mia tesi con una spigliatezza tale da non riconoscermi nemmeno.
Siamo solo io, Gee, Bob e i miei amici, nessun altro a parte noi.
“Bene Iero, ammetto che mi ha sorpreso, sono davvero affascinato sia dalla sua esposizione che dall’argomento scelto, molto complesso o originale, ottimo lavoro.”
Sorrido appena sentiti i complimenti e ripenso a quando Gee, un giorno di qualche mese fa, mi aveva proposto quell’argomento che il rettore ha tanto gradito.
“L-La ringrazio signor preside…” Dico con un filo di voce, per poi alzarmi in piedi, prendere il mio attestato e cominciare stringere le mani ai membri della commissione.
Quando è il turno dell’ultimo professore, ovvero Gee, la stretta di mano cambia, poiché oltre alla classica stretta mi arriva anche un piccolo baciamano non previsto da regolamento, ma oramai sono laureato e posso fare quello che voglio.
Ed è qui che quindi mi sblocco.
“Sai un cosa Gee?”
Mi fissa con sguardo terrorizzato, come a volermi uccidere se dovessi aggiungere ancora una parola, ma oramai ho preso la mia scelta.
“Credo che un po’ di spettacolo il nostro pubblico chiacchierone possa averlo in fin dei conti.”
“Frank… ma che stai dicendo?” Dice sotto i baffi, facendo un sorriso tirato a tutta la commissione, per poi incollare il suo sguardo severo al mio.
“Prendi l’attestato, aspetta che finisca con le discussioni e poi andiamo a casa, intesi…?” fa il giro del tavolo e viene dalla mia parte, per poi prendermi sotto braccio ed esortarmi ad uscire.
“Mi dispiace Gee, ma non lo farò.”
E detto questo, mi inginocchio davanti a lui.
Sento un “oooh” generale levarsi dall’aula, e un sorriso mi nasce sulle labbra.
“La nostra storia è cominciata… male, siamo stati criticati, sgridati e trattati come merda soltanto perchè ci siamo innamorati e onestamente la trovo una cosa inaccettabile e cretina!”
Prendo la sua mano tremante nella mia e ci poso sopra un piccolo bacio.
“La gente parlerà sempre Gee, sai bene quanto terrorizzato fossi della laurea, delle critiche, degli insulti che temevo avremmo ricevuto, ma non posso cambiare gli altri, posso però cambiare io, puoi cambiare tu e capire che la nostra unica colpa è stata quella di non esserci fatti valere quando tempo fa ci hanno cacciati via da qui come fossimo criminali solo per un bacio!”
Sorrido intenerito guardando i suoi occhi lucidi e sentendo la sua mano tremare nella mia.
“Non dobbiamo dimostrare niente a nessuno amore, lo so, ma sono stufo di tutte le voci che girano sul nostro conto e voglio far capire che non sono solo un ragazzino idiota, ma che sono un uomo, un uomo più giovane di te, certo, ma che ti ama con tutto se stesso e vuole vivere con te, per sempre, tutta la vita.”
Gli bacio la mano un’altra volta e tiro fuori la scatolina con l’anello dalla tasca.
“So che è da tempo che vuoi sposarmi, quella volta in doccia non ho capito un cazzo, ci sono arrivato dopo che quella era una proposta di matrimonio e ti chiedo scusa, ti chiedo scusa perché sono così stupido a volte, ma ho rimediato andando a comprarti l’anello il giorno immediatamente dopo…” apro la scatola “… aspettando il momento giusto per farti la proposta e quale luogo migliore se non qui, dove è cominciato tutto?” Vedo i suoi occhi velarsi di lacrime, per poi cominciare a piangere piano e sorridere allo stesso tempo.
“E quale momento migliore se non durante la tua laurea, non è così?”
“Sai che non me ne frega abbastanza nulla dello studio e che questa laurea è andata bene solo perchè tu mi hai fatto ripetizioni.”
Sorridiamo insieme.
“Quindi…” prendo l’anello in mano “Gerard, vuoi tu prendere me, un tuo stupido ex studente che hai conosciuto grazie ad una scommessa, come tuo marito, ora e per sempre…?”
Scoppia a ridere, continuando a piangere piano.
“Sono mesi che voglio sposarti Frank e, anche se odio le manifestazioni pubbliche come questa proposta, quale ti aspetti sarà mai la mia risposta?”
Prendo la sua mano e gli infilo l’anello al dito, per poi alzarmi da terra e saltargli letteralmente in braccio.
“Ah dimenticavo! Nessuno di voi criticoni ipocriti sarà il benvenuto al nostro matrimonio!” E lo bacio.
Qualcuno applaude, qualcuno esce dall’aula, qualcuno ci guarda con sguardo attonito e qualcuno si viene a congratulare con noi, ma non me ne porrebbe importare di meno dei loro pareri.
“Sei un idiota Frank…” mi bacia ancora “…e io ti amo.”
La gente parlerà sempre, tanto vale dar loro qualcosa di nuovo su cui spettegolare, sennò sai che noia sarebbe la vita?

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Capitolo 4
*** I’d follow you to the great unknown ***


*Piccola nota inutile*
Ora che ho finito anche questa storiella, non mi rimane altro che seguire le lezioni, anzi, le mille slide di psicologia dinamica caricate di botto tutte assieme questa settimana appena conclusa.
Mi ero affezionata ai personaggi, mi dispiace un po’ aver finito questa breve scemenza, devo ammetterlo.
Spero di avervi tenuto un po' di compagnia durante questo lungo e difficile periodo e anche che stiate tutti bene, vi abbraccio <3




 

*I’d follow you to the great unknown*


Da dopo la laurea le cose sono diventate… frenetiche.
Frank è come impazzito, tutto orgoglioso della sua tesi intesa più come sfida personale vinta che altro, felice perchè finalmente libero dalle lezioni così da avere un sacco di tempo libero da dedicarmi e, cosa più importante, estasiato per il matrimonio.
“Gee dove ci sposeremo??”
“Cerco io o tu un luogo dove fare il ricevimento?”
“L’abito non lo compriamo uguale, vero? O forse sì?”
“Inviterai anche i tuoi? Voglio finalmente conoscere i miei suoceri!”

Ci sono momenti in cui mi chiedo se sia stata la scelta giusta accettare la sua proposta…
Amo Frank con tutto me stesso, mi sono affezionato a lui con una velocità tale che ancora adesso a volte mentre ci ripenso un po’ mi sorprendo, ma forse il matrimonio non è stata la scelta più saggia da fare ora.
Frank è piccolo, non piccolo piccolo, ma ha pur sempre venticinque anni e la vita tutta da vivere davanti a sé, così che forse il matrimonio non è ciò che adesso ci occorre.
In fondo va tutto così bene tra noi, ogni giorno che passa è un giorno meraviglioso, perchè non prolungare ancora un po’ il fidanzamento prima di sposarsi?
“Assolutamente fuori discussione.”
Era stata la sua risposta una volta propostogli di posticipare le nozze almeno di altri due annetti.
“Amore abbiamo tempo! Siamo fidanzati ufficialmente ora, è ovvio che ci sposeremo prima o poi, dico solo di aspettare ancora un po’.”
“Non ti è piaciuta la proposta? O forse l’anello? Cosa ho sbagliato Gee…? I-Io ce la metto tutta, voglio sposarti, dimmi se ho fatto qualcosa che non va…”
Decisamente piccolo.
Ho provato a dissuaderlo dallo sposarci subito proponendogli una vacanza al mare come regalo per la sua laurea, ma non era servito a nulla.
“Voglio te come regalo di laurea…”
Non ho scampo.
Frank è come una piccola bomba a mano e, una volta tolta la sicura, il conto alla rovescia prima dell’esplosione comincia e non puoi più fermarlo.
Lui è un tipo da “o tutto o niente”, così che ora che ha questa pulce nell’orecchio che gli urla “matrimonio” non gli si può far spostare l’attenzione su nient’altro.
“Gerard, dobbiamo chiarire questo tuo rifiuto del cazzo per il matrimonio.”
E perciò oggi, dopo un’ennesimo battibecco non conclusosi in nulla sul “rimandiamo e non rimandiamo” le nozze, dobbiamo affrontare anche questo discorso lungo che a Frank non piacerà affatto.
“Cosa dovrei dirti Frank?”
“Oh questo dovresti saperlo tu!”
Il fatto è che abbiamo affrontato questo discorso mille volte e ogni volta la mia risposta è sempre stata la stessa, ovvero “prendiamoci ancora un po’ di tempo prima”, “il matrimonio costa molto”, “Frank, avviene solo nei film che due si sposino subito dopo un mese dalla proposta!”, ma non ho mai ottenuto nulla.
Per questo, oggi cambio approccio.
“Tu perchè vuoi sposarmi così tanto? Sentiamo.”
Lo vedo fare una faccetta tutta pensierosa e sorpresa mentre cerca una risposta valida e, se non fossimo nel bel mezzo di una discussione, sarei già lì da lui a riempirlo di baci.
“Beh, perchè ti amo!”
“E basta?”
Aggrotta la fronte, incollando lo sguardo a terra, e comincia a muovere nervosamente i piedi per terra.
“Sì, credo…” tira su lo sguardo e incolla i suoi occhi ai miei “E comunque eri tu quello che voleva sposarmi per primo!”
Sorrido e gli vado incontro, portando una mano sulla sua guancia
“Certo che voglio sposarti amore, non ho mai detto il contrario, solo che non vedo la necessità di correre così tanto.”
Toglie la mia mano posata sulla sua guancia per stringerla tra le sue e mi rivolge un timido sorriso.
“Posso dirti una cosa Gee?”
Annuisco incuriosito da ciò che a breve mi dirà.
“Io non sono mai stato un tipo da matrimoni, li ho sempre trovati… stupidi, qualcosa di inutile se non uno spreco di soldi ed energie, tanto che all’inizio non ero molto convinto sul volerti chiedere di sposarmi…” accenna una risata “ma poi ho improvvisamente cambiato idea, ho capito che con te avrei potuto correre questo, per così dire, rischio di sposarmi e-e ora non voglio perdere tempo perchè non vedo l’ora di capire cosa si provi ad essere sposati con la persona che si ama.”
Sentita questa sua dichiarazione non posso che sorridere intenerito e posargli un bacio sulla fronte.
“Amore se ci sposassimo ora, di tutta fretta, non cambierebbe niente se non un anellino al dito e rotture per quanto riguarda i conti in banca cointestati e altre faccende puramente noiose e burocratiche…” porto una mano sotto il suo mento per alzargli il viso “…ma io non voglio darti questo, io voglio darti un matrimonio bellissimo, pieno di fiori, di gioia e amore, voglio prendermi il tempo che serve per tirare un attimo il respiro, in fin dei conti ti sei laureato solo un mese fa! Non voglio regalarti un matrimonio superficiale e misero, c’è bisogno di tempo per organizzare le cose come si deve e ora voglio solo godermi un po’ le ferie estive assieme a te. Quest’anno è stato tanto pesante per te quanto per me, non è stato facile ritornare ad insegnare dopo tutto quello che è successo, ho bisogno di riposare un po’ in questo periodo, organizzare un matrimonio è pesante, credimi.”
Fa un’espressione un po’ pentita, per poi portarsi le mani sul volto e cominciare a ridere.
“Penserai che sono solo un ragazzino idiota adesso. Non avevo pensato a tutte queste cose, io ho un cervello limitato, se ho un obiettivo, quello devo raggiungere, basta.”
Dice infine, per poi togliere le mani dal volto e mostrarmi le sue guanciotte rosse.
Adorabile.
“Non sei un idiota Frankie! Hai solo… delle idee molto chiare, ecco. Sei testardo.”
“E ciò equivale a dire che sono un idiota.”
Passa qualche secondo di silenzio prima che entrambi cominciamo a ridere come matti.
“Sì, sei un po’ idiota, ammetto.”
“Oh grazie mille professore! Molto gentile da parte sua!”
Prima che possa tuttavia ribattere, lo vedo venirmi incontro e cominciare a farmi il solletico sui fianchi, mio punto debole, anzi, debolissimo.
“Sei uno stronzo Frank!”
“Più mi insulti e più continuo!”
Approfittando di un momento in cui le sue mani si staccano dai miei poveri fianchi, riesco ad immobilizzargli i polsi e farlo cadere sul divano esattamente dietro di lui, come fosse una pera cotta.
“Ho vinto io…”
“Solo per stavolta!” Ribatte lui, prima di liberarsi i polsi, farmi ricadere a mia volta sul suo corpo e baciarmi.
“Ti amo Gee…” dice in un sussurro alla fine “Non credevo che l’amore potesse essere così bello.”
Frank è fatto così, passa dall’essere un ragazzo testardo come un mulo e vagamente immaturo, all’essere così dolce da lasciarmi senza parole.
“Ti amo anch’io piccolo e ti giuro che ci sposeremo” e lo bacio ancora.
Spero che il mio discorso gli sia stato chiaro e che, soprattuto, mi dia un po’ più di respiro nei prossimi giorni.
Ho intenzione di farlo divertire un sacco questa estate!
*****

Ma il divertimento in questo periodo non è stato così tanto come avevo pensato…
All’inizio è andato tutto bene, non abbiamo più parlato del matrimonio, ci siamo solo divertiti e riposati come da me chiesto, ma negli ultimi giorni le cose sono cambiate.
“Tutto bene bimbo?”
La sua risposta a questa mia domanda è sempre stata un sorriso e un “certo!”, sebbene la sua espressione dicesse ben altro.
Sono addirittura arrivato a pensare che forse il posticipare il matrimonio lo avesse in qualche modo ferito nonostante il nostro apparente chiarimento, ma queste sono tuttavia solo supposizioni.
“A che pensi amore?”
Stasera abbiamo fatto l’amore ed è stato tutto magnifico, abbiamo giusto avuto il tempo di riprendere fiato, di farci qualche coccola, per poi rivederlo cadere in questo suo insolito malumore.
“Niente Gee, sono solo un po’ stanco…” Mi posa un bacio veloce sulle labbra e fa per girarsi sull’altro fianco, ma glielo impedisco.
“Frank, parlami tesoro, vedo che sei pensieroso in questo periodo, che succede?”
“Secondo te mi pensano ancora a volte?”
Aggrotto la fronte davanti a questa sua domanda insolita.
“Chi?”
“I miei genitori.”
“Oh…”
Non avevo più pensato ai suoi genitori, mi ero totalmente scordato di loro, poiché mi sembrava che anche Frank non ci pensasse più, ma non si possono mai dimenticare i genitori, e questo lo so bene pure io…
“Se in futuro dovessi invitarli al matrimonio, dici che verrebbero…?”
“Certo che ti pensano piccolo, i figli sono sempre nei pensieri dei propri genitori.” E, anche se credo davvero poco a questa mia frase, non posso che mentirgli.
“Non hai risposto alla seconda domanda però…” Si volta sul fianco in modo da ritrovarsi faccia a faccia con me e mi guarda con occhi colmi di aspettative, anche se la risposta che a breve gli darò non lo soddisferà affatto.
“Non lo so… Non conosco i tuoi genitori Frank, non saprei che dirti.”
“Una tua impressione o-o idea, non ti viene in mente niente?”
Il fatto è che meno si parla di genitori in generale e meglio è per me, non sono proprio ciò che si definisce un figlio ideale, come potrei mai fare supposizioni sul figlio di qualcun altro?
Opto dunque per la risposta meno personale che mi salta in mente.
“Potresti provare a rimetterti in contatto con loro e chiediglielo di persona, domani li chiamiamo, che dici?” Gli sposto un ciuffetto di capelli dagli occhi e gli rivolgo un sorriso veloce.
“Tu non mi parli mai dei tuoi genitori Gee…” si avvicina un po’ di più a me “Non è che…insomma…non è che sono morti, vero…?”
Il fatto che la mia mente per un secondo soltanto abbia pensato di rispondergli “sarebbe bello se lo fossero” mi fa sentire un figlio ancora più di merda di quanto già non sia.
“N-No, sono vivi…” E lì mi fermo.
“Oh, scusami, solo che non me ne parli mai, non ho nemmeno mai visto una loro foto e allora-”
“Stavamo parlando dei tuoi genitori però, Frank.” Mi intrometto io nel suo discorso con tono serio e piatto.
“Oh sì, scusa…” allontana un po’ il suo viso dal mio e si schiarisce la voce “Va bene comunque, domani potrei provare a chiamarli a casa” per poi rivolgermi un sorriso rapido forzato e mettersi a pancia in sù.
Mi sento in colpa, non era mia intenzione rispondergli in quel modo, ma meno penso ai miei genitori e meglio è.
Alcuni ricordi è meglio lasciare che rimangano tali e nulla più.
“Vieni qui…” Dico passando un braccio attorno alla sua vita ed aiutandolo a rimettersi sul fianco, in modo che possa abbracciarlo dal dietro.
Non so se questo gesto servisse più a lui o a me ad essere onesti, ma la sensazione di calma che ora provo e il suo bacino che mi arriva sulla mano mi fanno pensare che forse servisse ad entrambi.
“Un giorno ti parlerò dei miei genitori Frank, promesso, ma non aspettarti di incontrarli mai, tantomeno al matrimonio…” sorrido amaramente a questa mia constatazione “…ma i tuoi potrebbero volerti rivedere, domani appena svegli li chiamiamo.”
“Va bene Gee…” E mi da un altro bacio sulla mano.
Gli sono immensamente grato per non aver fatto altre domande sui miei genitori, spero solo che domani i suoi si comporteranno meglio…

*****
Contrariamente a quanto da me pensato, i genitori di Frank hanno risposto alla chiamata, e anche subito.
“Sono così agitato ora però… Non ricordo nemmeno più come ci si comporti davanti ai propri genitori, ridicolo no?”
Ma il fatto che condividiamo lo stesso identico problema mi fa pensare a tutto meno che sia qualcosa di ridicolo.
“Vedrai che appena vi sarete chiariti tornerà tutto come prima.”
“Non credo proprio che sarà così, mi hanno chiuso fuori casa in fin dei conti.”
Oggi infatti, esattamente tre giorni dopo la tanto attesa e temuta chiamata, i genitori di Frank verranno a farci visita e mentirei se dicessi che preferirei ricevere una pallottola nello stomaco che incontrarli.
I motivi di questo mio rifiuto sono molteplici, ma i principali sono essenzialmente due: uno è che non voglio conoscere altre persone che so di per certo ci giudicheranno, e la seconda, forse quella che più mi spaventa, è la paura che il mio Frank possa decidere di voler tornare a vivere con loro e dunque lasciarmi solo… So bene che questa seconda ipotesi è molto poco realizzabile, ma i genitori sono sempre i genitori e lui ha ancora un’età tale per poter tranquillamente vivere con loro ancora qualche annetto senza problemi.
“Hanno suonato! Apri tu amore, ti prego ti prego!”
Risvegliato dai miei pensieri sgradevoli, mi faccio coraggio e gli do un bacino di incoraggiamento, per poi tirare un bel respiro ed andare ad aprire la porta.
“Buongiorno…” Il mio entusiasmo è così tanto da poter essere facilmente palpabile dall’esterno.
“Buongiorno, piacere sono Emma, la mamma di Frank.” E mi porge la mano.
“Piacere, io sono Gerard…” Dico accennando un sorriso tiratissimo, per poi vedere il padre di Frank e il suo sguardo torvo trafiggermi.
Mi si blocca il respiro.
“Beh, a me non lo dici piacere?” Dice lui con tono sgarbato allungandomi la mano, ma io non riesco a prendergliela.
“Non importa, facciamo finta di niente.” Ed entra in casa.
Non capisco il motivo della mia reazione, quell’uomo mi ha come paralizzato e l’idea di averlo in casa mia non mi fa affatto piacere.
La scena, ora che ho chiuso la porta e mi sono voltato verso il salotto, è davvero imbarazzante: Frank in piedi davanti al divano, sua madre che cerca di parlargli, continuando tuttavia a balbettare e fare lunghe pause, mentre suo padre sta facendo il giro della stanza e sta osservando tutte le nostre fotografie sul tavolo.
Mi pento immediatamente di aver permesso a Frank di invitarli.
“Se-Sedetevi pure! Io vado a prendere un po’ d’acqua nel frattempo.”
“Non hai qualcosa di più forte?” Mi chiede il padre ma, ancora una volta, non trovo le parole per rispondere.
“Lo prendo come un no!”
Devo cercare di riprendere il controllo di me stesso, in fin dei conti sono io il padrone di casa e sono un uomo, non posso comportarmi così.
“Purtroppo abbiamo solo acqua in casa, mi dispiace.” Dico rifacendo il mio ingresso in sala con un vassoio con sopra quattro bicchieri e una brocca colma di acqua.
“Oh va più che bene…” Dice la madre accennando un sorriso e prendendosi un bicchiere.
L’imbarazzo è così tanto da risultare insopportabile, spero che Frank dica presto qualcosa.
“Frank, io e tuo padre siamo molto dispiaciuti per quanto successo…” Ma, contro ogni mia aspettativa, è la madre a tentare per prima di rompere il ghiaccio.
“Eravamo solo sommersi da troppe informazioni, n-non sapevamo cosa fare e-”
“Non dire cazzate Emma, diglielo che eravamo furiosi, dai.”
Sentite queste parole vedo il mio amore farsi piccolo piccolo accanto a me, così che gli prendo la mano nella mia e gliela stringo piano.
“Così tanto furiosi da chiudere il vostro unico figlio fuori casa…?” Chiede Frank con un filo di voce, senza alzare lo sguardo.
Passano alcuni secondi di silenzio in cui tutti speriamo che qualcun altro parli, ma temo che ognuno di noi sia troppo in imbarazzo per aprire bocca.
“Mi sono pentita subito dopo una settimana di averti chiuso fuori, ma ero troppo imbarazzata per poterti semplicemente telefonare e chiederti di tornare a casa…” dice sua madre con lo sguardo fisso al suolo “…puoi credermi o meno, ma mi dispiace molto per quello che è successo Frank.”
“Ma come facevate a dormire serenamente la notte senza nemmeno sapere dove fossi?”
Vedo il padre di Frank indirizzare un dito verso me e una sfilza di brividi mi percorre la schiena senza che io ne capisca il motivo.
“Lui, sapevamo che eri con lui e, d’accordo o meno che fossimo con quanto successo, a noi è bastato sapere che non dormivi per strada” fa una pausa per bere un sorso d’acqua “Così almeno avevamo la coscienza a posto.”
Mi lascio scappare una risatina a questa sua constatazione.
“Lo trovi divertente, caro professore?”
“La coscienza a posto? Voi non sapevate nulla di me, solo il nome credo, come potevate sapere se fossi affidabile o meno?”
Sento Frank bisbigliarmi un “non importa” all’orecchio al quale tuttavia non riesco a dar retta, perchè importa, mi importa.
“E dunque vuoi venire tu ad insegnarmi come essere un buon padre? Ah no! Tu sei gay, non potrai mai avere figli.”
A questa sua constatazione vedo sia Frank che sua madre innervosirsi e dirgli di smetterla, ma questa sua frase tuttavia è ciò che mi serviva per capire il perchè, appena entrato, mi avesse spaventato così tanto semplicemente vederlo.
“Lei mi ricorda tanto mio padre, lo sa? Facevate gli stessi identici discorsi stupidi, siete uguali, ma non in senso buono.”
“Beh in fin dei conti non ho detto cose sbagliate, non avrai mai fi-”
“Papà ti ricordo che pure io, tuo figlio, sono gay e che se stai cercando di ferire Gerard, allora stai automaticamente cercando di ferire anche me, ma io vi avevo invitati qui per chiarirci e, chissà, magari invitarvi al nostro matrimonio in futuro, non per attaccarci a vicenda.”
Sento la sua manina, ancora stretta nella mia, sudare dopo aver fatto questo discorso e automaticamente sorrido.
“Va bene, ti chiedo scusa, ma il tuo ragazzo Frank deve avere un po’ di odio represso nei confronti di suo padre e-”
“Il ragazzo ha più di trent’anni. Mi porti rispetto, signore, come io ne sto portando a lei.”
E a questo punto, quando sono convinto di avere mandato tutto a puttane, interviene di nuovo la madre di Frank con un discorso più leggero che io non seguo, ma che sta facendo sorridere il mio bimbo, quindi sono più che certo che vada bene così. Sono troppo impegnato a fissare il padre ora per prestare attenzione, tanto che sembra che stiamo facendo una gara di sguardi e non ho la minima intenzione di essere io il perdente.
“Gerard, possiamo scambiare due parole in privato?”
Non vedevo l’ora che me lo chiedesse onestamente.
Annuisco velocemente, per poi dare un bacino veloce a Frank sulla guancia per tranquillizzarlo e andare in cucina, dove spero suo padre mi seguirà a breve.
“Mi dica tutto.”
“So che mi odi e so che sei un uomo responsabile, sennò perchè avrei lasciato che mio figlio venisse a vivere da te? Non sono un buon padre, lo so, ho fatto tanti errori e me ne dispiaccio, ma non credere che io la notte all’inizio dormissi tranquillo sapendo che il mio unico figlio era lontano da casa, questo è fuori discussione.”
“Queste cose deve dirle a Frank, non a me signore. Io vi ho invitati soltanto perchè era un suo desiderio vedervi, niente di più.”
Mi rivolge un triste sorriso, per poi darmi una pacca sulla spalla a mio avviso totalmente inopportuna.
“Sei un bel tipo Gerard, anche se temo che non andremo mai d’accordo noi due. Non volermene male, ma è un mio limite non capire affatto i gay, quindi mio figlio non potrò mai capirlo a fondo, spero lo farai tu al posto mio.”
E detto questo se ne esce dalla cucina.
Credo abbia ragione, la somiglianza tra lui e mio padre è così elevata che nemmeno in un universo parallelo potremmo mai andare d’accordo, ma almeno ha avuto il coraggio di ammettere i suoi errori e limiti, e questo gli fa onore.
Fortunatamente il resto della visita passa più tranquilla e per una o due occasioni mi sono addirittura trovato a sorridere a mia volta, ma non mento se dico che quando la porta di casa si è finalmente chiusa alle loro spalle ho finalmente avuto modo di tirare un sospiro di sollievo.
“Allora bimbo, com’è andat-”
“Non li voglio al nostro matrimonio. Anche se questa visita tutto sommato è andata meglio di quando pensassi e probabilmente ci rivedremo ancora per chiarire, ho già detto loro che non li voglio.”
Non so come reagire, non so se dovrei rispondergli “grazie” piuttosto che “non preoccuparti, invitali pure”, così che per il momento non dico nulla e gli faccio solo segno di sedersi accanto a me sul divano.
“E sei certo di questa tua scelta? È presto per decidere ancora, hai tempo.”
“So che è presto, ma non li voglio. Mi hanno chiuso fuori casa, mi hanno rifiutato. Ho bisogno di tempo per perdonarli, anni magari, ho già preso la mia scelta.”
Non ribatto più, annuisco semplicemente e in cuor mio lo ringrazio per questa sua scelta.
“Solo noi due amore, ce la caviamo egregiamente in fondo!” Dice poi per cercare di strapparmi un sorriso, riuscendoci alla perfezione.
“Senti, mi spiace per tuo padre, me la sono presa un po’ troppo forse…” sospiro per quello che sto per dire “…ma ti vuole bene Frankie, me l’ha detto e si capisce che è pentito.”
“Oh no hai fatto bene, se lo meritava!” sorride appena “E so che mi vuole bene, ma non è capace di dimostrarlo, non lo è mai stato, così come mia madre…”
Gli faccio segno di poggiare la testa sulla mia spalla e prendo una sua mano nella mia.
“Pensa però che se non fosse stato per loro noi due non saremmo così uniti ora, e se non fossi io il tuo fidanzato, allora dove avresti imparato tutti questi paroloni che consoci?”
Ridiamo piano assieme.
Solo noi due’, e va più che bene così. Con Frank al mio fianco, sento di poter fare tutto, potrei seguirlo ovunque volesse.
 
*****
“Gee fattelo dire, ma questa idea di compare la vasca da bagno è forse stata la più azzeccata della tua vita!”
“Ringraziami entrandoci dentro anche tu allora.”
Stasera abbiamo fatto un macello…
Eravamo partiti col voler semplicemente andare a letto e dormire ma, una cosa tra l’altra, e ci siamo presto ritrovati a fare l’amore, dove la situazione ci è sfuggita un po’ di mano e abbiamo entrambi deciso che andare a dormire in quelle condizioni non sarebbe stato né igienico né tantomeno opportuno, e quale modo migliore di lavarci se non facendoci un bagno?
“Arrivo, rompicoglioni, un attimo!”
La vasca da bagno era ciò che ci mancava, un regalo fatto sia a Frank che a me stesso dopo aver capito che quella grande parete bianca vuota aveva bisogno di qualcosa davanti per completarla.
“Bastardo volevo stare io davanti!”
“Sei arrivato tardi e ora ti becchi il posto che ti spetta!” Gli faccio la linguaccia e mi accomodo meglio davanti a lui, poggiandomi sul suo petto e aspettando che sia lui a lavarmi.
“Facciamo una cosa veloce Gee, sono le tre di notte e sono abbastanza stanco onestamente…”
“Non dicevi mica di avere resistenza a letto?” In risposta mi arrivano dei pizzicotti sui fianchi e tanti insulti, ma non mi posso di certo arrabbiare, non adesso e non con lui.
“Lavami tu allora, se vuoi fare in fretta.”
“Viziato che non sei altro…” Ma stavolta mi risponde con un bacio sul retro del collo.
Da dopo la visita dei suoi genitori, mentirei se dicessi che non ho avuto modo di pensare a mia volta ai miei e più volte sono stato tentato di ammettere il perchè non voglia parlargliene, il perché suo padre mi abbia ricordato così tanto il mio, il perchè non li senta da così tanti anni ormai, e soprattutto, perchè non possa dire di voler loro bene.
“Mi picchiavano.”
E quale momento migliore per vuotare il sacco se non adesso?
“Cosa…?”
“I miei, mi picchiavano, o meglio, mio padre mi picchiava, mia madre era debole e succube, ma non mi ha mai comunque amato.”
Faccio per prendere la boccetta dello shampoo per cercare di indirizzare la mia attenzione verso qualcos’altro che non sia questo discorso, ma ancora prima che possa afferrarla, la sua mano mi blocca.
“Gee… Vuoi parlarne?”
Non posso tirarmi indietro, è giusto che sappia.
“Beh, a dire il vero no, ma essendo il mio fidanzato penso tu debba sapere il perchè non consocerai mai i tuoi futuri suoceri…” Mi alzo per potermi spostare e posizionare dall’altro capo della vasca, in modo da poterlo guardare in faccia mentre parlo.
“È da quando ho undici anni che mio padre ha sviluppato questa passione per il togliersi la cinta dai pantaloni, tirarmi giù le mutande e picchiarmi più forte che poteva e-e tutto questo solo perchè avevo un fidanzatino, ti rendi conto Frank?” sorrido amaramente al ricordo “Continuava a rinfacciarmi il fatto che così facendo non avrei mai potuto mettere su una famiglia, avere figli, che i froci non meritavano di vivere, e mia madre guardava tutto impassibile, senza muovere un dito e senza venirmi a medicare le ferite che quelle frustate mi procuravano.”
“Gee m-mi dispiace io non sapevo che-”
“Poi una volta, a sedici anni appena compiuti, ho preso tutte le mie cose e me ne sono andato a vivere col mio ragazzo dell’epoca, un vero stronzo amore, non aveva nulla a che fare con te, era proprio una merda, mi usava solo per scopare, ma era la mia unica speranza!” mi lascio scappare una lacrima “Mi sono fatto scopare per due anni, tempo di avere diciotto anni e di poter dunque apparire adulto agli occhi della legge, e poi l’ho lasciato, andando ad abitare da un mio amico che nel tempo mi ero fatto al liceo e da lì le cose sono diventate difficili, ma ero lontano da casa e andava dunque tutto decisamente meglio, il passato era fortunatamente passato, e i miei da quel giorno non mi hanno mai più cercato.”
Gli rivolgo un triste sorriso e aspetto che parli, anche se sono un po’ di cose da elaborare, lo ammetto io stesso.
“E comunque” aggiungo io non sentendolo parlare “se non ci penso non ci sto male, non preoccuparti, davvero…”
Lo vedo alzarsi dal suo posto, uscire dall’acqua e mettersi in ginocchio di fianco a me sul pavimento fuori dalla vasca.
“Mi dispiace per tutto quello che ti è successo Gee e scusa se ti ho fatto ricordare cose brutte, non credevo…” Mi pianta un bacio sulla guancia, uno sulla tempia e altri mille bacini leggeri su tutto il viso, così da farmi automaticamente sorridere.
“Ho imparato a non dar più loro importanza, la vita è una sola e voglio godermela a pieno, frocio o non frocio che io sia, perchè mi piace quello che sono diventato e quello che sto costruendo assieme a te…” E a questo punto, mi bacia sulle labbra.
Mi sento così orgoglioso dell’uomo che sono diventato, con o senza appoggio dei miei genitori, ed è tutto in gran parte merito del mio piccolo e dolce Frank.
“Mi spieghi perchè abbiamo preso questa brutta abitudine di parlare dei nostri genitori subito dopo aver fatto l’amore?” Sentita questa mia domanda, scoppia a ridere di gusto in risposta e il mio cuore si scalda.
“Questo non lo so e non mi piace affatto, ma forse è perchè non mi scopi abbastanza bene…” Mi fa la linguaccia, per poi ritornare serio.
“Comunque Gee, mi dispiace davvero per quello che ti è successo, giuro che non ti chiederò mai più con così tanta insistenza di parlarmi dei tuoi genitori, hai la mia parola.”
“Va bene, grazie bimbo.” E gli spruzzo un po’ d’acqua in viso, poiché la sua risata ora è tutto ciò che mi serve per poter tornare di buon umore.
Sono così orgoglioso di essere il ragazzo di Frank.
 
*****
Da dopo quel triste giorno, ammetto di essermi un po’ approfittato della bontà e gentilezza di Frank e mi sono fatto coccolare e viziare un po’ troppo.
Ogni sera infatti non ho mai battuto ciglio quando, al momento di andare a letto, Frank si è sempre posizionato dietro di me, così da abbracciarmi durante il sonno come generalmente ero io solito fare con lui.
Adoro anche quando, di tanto in tanto, mi posa un bacino leggero sulla guancia senza che io abbia fatto nulla di speciale per meritarlo. Mentre mi lavo i denti, mentre sto pulendo la cucina, mentre sto apparecchiando la tavola, mentre sto correggendo gli ultimi esami di fine agosto dei miei studenti, ogni momento è buono per darmi un bacio e farmi sorridere.
“Frankie non sono triste, davvero!”
“Voglio viziati lo stesso.”
E chi sono io per tirarmi indietro?
Tuttavia non voglio nemmeno che creda che io soffra ancora per il mio passato, perchè oramai non   ci penso più e non ho intenzione di farmi condizionare ancora da questo.
Sono un uomo adulto fiero della mia omosessualità, i miei genitori non sono più nulla se non un lontano ricordo.
In questi giorni poi, avviandoci oramai verso la fine dell’estate, sto pensando sempre più al matrimonio e facendo delle ricerche ad insaputa di Frank per trovare un luogo dove poterci scambiare le promesse.
“Che fai amore mio?”
È però difficile tenergli qualcosa nascosto, non mento, non è la classica persona alla quale si possa fare una sorpresa, poiché ha come un radar per i segreti.
“Niente” chiudo il pc che tengo in braccio, mettendolo da parte “Tu invece?” e gli faccio segno di sedersi sulle mie gambe.
“Devo raccontarti una cosa alla quale non crederai mai!” Dice lui con un entusiasmo tale da immediatamente incuriosirmi.
“Oh sono tutto orecchi!”
“Allora, è una cosa surreale!” dice ad alte voce sedendosi a cavalcioni in braccio a me “Mi ha chiamato Bob prima e-e mi ha raccontato una cosa bellissima!”
“Che cosa piccolo?” Ridacchio appena nel vedere quanto felice sia di darmi questa notizia misteriosa.
“Tu sai che ha caricato su YouTube il video di me che alla laurea ti faccio la proposta, vero?”
Mio malgrado, annuisco a questa sua domanda, poiché so bene ciò che Bob ha fatto.
Non è di certo stato solo lui a farci un video finito poi su internet, ma in fondo poco me ne importa, non sono queste le cose a cui dare importanza.
“Beh, nei commenti sotto, gli ha scritto qualcuno che non immagini nemmeno! Ed era un commento positivo, più che positivo!” E detto questo mi da un bacio a stampo sulle labbra.
“Scusa Frank, ma non ti seguo…”
“Una rivista locale importante di moda e gossip gli ha scritto che le farebbe piacere incontrarci e scrivere un articolo su di noi perché siamo il gossip che fa tendenza, ancora dopo tutto questo tempo, e vogliono chiederci dove pensiamo di organizzare le nozze e cose così!”
Rimango basito dopo questo suo sproloquio urlato.
“Diventeremo famosi amore!”
Sono davvero tante informazioni da elaborare…
“Il g-gossip che fa tendenza…?”
“Un amore tra professore e alunno non è qualcosa che capita tutti i giorni!”
Non so cosa pensare, non voglio diventare famoso solo perchè mi sono innamorato, oltretutto non me ne frega letteralmente un cazzo del gossip, quindi sarei tanto tentato di rispondergli di lasciare perdere, malgrado il suo entusiasmo.
“Frank, amore, non credo sia una buona idea…”
“Hanno anche detto che ci pagheranno profumatamente per una breve intervista e questo significa matrimonio migliore e una luna di miele più lunga e sexy…”
Questo cambia le cose.
Ho guardato il mio conto in banca e i soldi che ho mi consentirebbero di fare un semplice matrimonio normale, una cerimonia onesta, solo non da favola come Frank meriterebbe.
“Quanti soldi?”
“Vedo che ho catturato la tua attenzione ora…”
“Il gossip che fa tendenza”, onestamente credevo di averle sentite tutte, credevo che già innamorarsi di un proprio alunno fosse abbastanza insolita come cosa, ma apparentemente la vita non smette mai di riservarmi novità e sorprese.
 
*****
E la paga è davvero stata buona, molto più di quanto potessi immaginare!
Certo, tuttavia l’intervista è stata… tremenda.
Credo di non aver perso il mio colorito porpora nemmeno per un secondo, poiché l’imbarazzo di avere davanti a sé una donna tutta interessata a chiederti ogni genere di dettaglio minuzioso sulla tua vita privata non è una cosa che generalmente si definisce piacevole.
“È davvero un onore avervi qui!” Aveva detto appena entrati nello studio e, onestamente, mi era sembrata un po’ esagerata come frase.
“Professore, come ha scoperto di essersi innamorato del suo alunno?”
Era stata la prima domanda e inizialmente non ho saputo che raccontargli… Non ho scoperto di essere innamorato di Frank, mi sono innamorato man mano.
Avevo dunque tirato su un mezzo polverone su come in classe mi fossi reso conto dei suoi sguardi e altre scemenze simili, e alla fine la storia ha in qualche modo retto.
Frank aveva poi aggiunto altri dettagli sulla scommessa che ci aveva condotti al nostro primo bacio  ma, ovviamente, ben presto sono arrivate le domande sui tristi retroscena della nostra vita.
“I vostri genitori come hanno vissuto questa storia?”
Lì ricordo di aver un po’ odiato Frank per avermi coinvolto in quella situazione, ma dopo un altro paio di cavolate e bugie su come i miei oramai abitassero all’esterno lontano da me, allora il tutto è proseguito liscio.
“Vedi Gee?? Te l’ho detto che ne sarebbe valsa la pena!”
Erano state le parole di Frank una volta vista la cifra spropositata dataci per aver risposto a due semplici domande stupide sul nostro amore, a mio avviso, totalmente normale e senza così tanto gossip di fondo.
Da dopo quel giorno, siamo presto stati entrambi travolti da una nuova ondata di frenesia…
Se prima avevo disponibilità economiche per organizzare un matrimonio onesto, dopo l’intervista potevo fare decisamente di meglio.
È dunque cominciato un periodo strano, di un qualche genere di strana euforia, dove di giorno eravamo occupati a fare ricerche su un luogo per la cerimonia e uno per il ricevimento, su servizi catering di lusso e pasticcerie che cucinassero una torta degna di questo nome, e ogni notte facevamo l’amore fino ad addormentarci l’uno sull’altro esausti.
Potrei benissimo definire questo periodo come il più bello e sereno della mia intera vita.
Mai avevo provato così tanta gioia e voglia di fare qualcosa come in quei giorni.
Ricordo il giorno in cui siamo entrambi andati a comprare un completo per la cerimonia, ricordo Frank che, curioso di vedermi, cercava di sbirciare dal camerino come mi stessero gli abiti che la commessa mi stava proponendo.
“Frank, non si può vedere l’abito della sposa prima del matrimonio!” Ma nemmeno questo scherzo era servito a dissuaderlo dal suo intento.
Ricordo anche quando siamo andati a scegliere il menù, ricordo le scene fatte da Frank per la mia decisione di voler introdurre anche un secondo piatto di carne oltre a quello vegetariano, ma ricordo anche come alla fine sia riuscito a convincerlo e anche di come si sia mangiato tutti gli assaggi vegetariani che gli addetti al sevizio ci avevano proposto.
Ricordo anche e soprattutto quanto divertente è stato scegliere di creare le partecipazioni da noi, con forbici e cartoncini come fanno i bambini a scuola, e ricordo di come a fine giornata si fosse addormentato esausto sul tavolo, nonostante le partecipazioni da creare fossero decisamente poche.
Ricordo quando siamo andati e scegliere i fiori da mettere nel luogo dove si sarebbe svolta la cerimonia e ricordo come, una volta scelti tutti, fossi tornato casa con a mia volta una mazzo enorme di fiori tra le mani.
“Anche se a me non frega abbastanza un cazzo dei fiori, so che tu li adori amore.” L’avevo ringraziato con un bacio.
Ricordo tante cose, ricordo anche del regalo di nozze che il rettore aveva deciso di farci come augurio per un futuro migliore, anche se, come detto da Frank, “l’ha fatto solo perchè si sentiva col culo sporco per il tuo licenziamento passato” e onestamente credo molto più alla sua versione.
Non ricordo tuttavia nulla del mio passato triste, non ricordo nemmeno più di avere mai avuto due genitori e, per quanto possa sembrare triste, è invece la cosa più bella che potesse accadermi.
Ricordo però i genitori di Frank e il loro regalo di nozze portatoci giusto una settimana prima del matrimonio direttamente a casa nostra.
“Spero tu possa far provare a mio figlio tutta la felicità che io non posso dargli” mi aveva detto suo padre e ricordo di aver pensato che per essere solo un povero omofobo, mi avevano parecchio colpito le sue parole.
Ricordo quando siamo saliti in due auto diverse per andare nel luogo della cerimonia, ricordo di essere arrivato prima io e di essere entrato nella sala.
Ricordo di essermi fatto prendere da un attimo di paura e ansia, ma ricordo come rivedere il mio vecchio amico del liceo che mi aveva un tempo ospitato ed aiutato seduto in prima fila a sorridermi, mi aveva riempito il cuore di gioia.
“Non credevo avresti accettato l’invito…”
“Come no? Se si riceve una partecipazione di nozze da parte di un amico non ci si può certo rifiutare!”

Ricordo un sacco di cose, troppe forse, ma ciò che ricorderò meglio di tutto è sicuramente il sorriso che ha ora Frank mentre mi sta mettendo la fede al dito.
“Lo voglio…” Dice non perdendo il sorriso neanche per un istante e guardandomi fisso negli occhi, in attesa che io faccia lo stesso con lui.
Sicuramente ricorderò anche questo momento, perchè il nodo che ho ora alla bocca dello stomaco e il respiro che mi si blocca mentre lo guardo negli occhi è una sensazione che mai ho provato e riproverò ancora in vita mia.
Prendo allora la sua mano nella mia e, con la voce tremante, anch’io dico “lo voglio”, mettendogli la fede al dito.
Certe cose si ricorderanno per sempre, ricorderò per sempre questo giorno, come ricorderò anche il primo giorno in cui Frank ha messo piede nel mio ufficio e mi ha baciato, cambiando la mia vita per sempre senza che io potessi minimamente immaginarlo.
“Che dici amore, diamo un po’ di spettacolo al pubblico…?”
E allora lo bacio.
Alcune cose non si dimenticheranno mai, ma onestamente spero che prima o poi si smetterà di parlare della “coppia professore alunno che fa tendenza” e che si comincerà a non parlare più di noi, di Gerard e Frank, perchè questa è una storia che solo noi due possiamo permetterci di non dimenticare mai e di cui dovremo parlare per sempre.

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