Animali Fantastici: La Porta dei Mondi

di cecyyynik
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I PERSONAGGI ***
Capitolo 2: *** PROLOGO ***
Capitolo 3: *** 1. Una speranza per il futuro e un incontro con il passato ***
Capitolo 4: *** 2. Alison ***
Capitolo 5: *** 3. Tina ***
Capitolo 6: *** 4. Parigi ***
Capitolo 7: *** 5. L'incontro ***
Capitolo 8: *** 6. Vecchi amici ***
Capitolo 9: *** 7. La sorpresa ***



Capitolo 1
*** I PERSONAGGI ***


Newton (Newt) Artemis Fido Scamanderder 
Newt è un famoso magizoologo inglese noto per aver scritto "Gli animali fantastici: dove trovarli". Lavora per il Ministero della Magia britannico.
Newt è una persona molto riservata: preferisce il contatto con le sue creature a quello con le persone. 
La passione per le creature magiche l'ha probabilmente presa dalla madre, un'allevatirice di Ippogrifi. 
Ha frequentato la scuola di Magia e Stegoneria di Hogwarts, ma è stato espulso il sesto anno per aver messo a rischio la vita di uno studente per una delle sue amate creature. 
Ha un fratello maggiore di nome Theseus. Il loro rapporto è difficile per le loro idee opposte e per i caratteri contrastanti. Newt vive però all'ombra del fratello più grande essendo considerato inaffidabile e strano per le sue idee.

Porpentina (Tina) Esther Goldstein 
È un Auror del MACUSA. Magra, con i capelli castani scuro lunghi fino alla spalla e grandi occhi color cioccolato. Semplice, severa, orgogliosa come pochi (odia essere contraddetta). È la sorella maggiore di Queenie. Le due, anche essendo completamente opposte, (cosa che si può notare anche soltanto dal loro modo di vestire) si vogliono un gran bene. 
Tina, fin da piccola, ha avuto una vita molto difficile e piena di sacrifici da cui ha imparato ad arrangiarsi e a contare sulle proprie forze. Infatti in tenera età ha perso i suoi genitori.
Ha frequentato la scuola di Magia di Ilvnermorny (America) nella casa dei Thunderbird, completandola con il massimo dei voti.

Queenie Victoria Natalie Goldstein
È la sorella minore di Tina, bella, ordinata e gentile. Colpisce tutti con la sua dolcezza. Ha i capelli corti, biondi e ricci. Veste quasi sempre di rosa.
È una Legilimens molto abile e legge nella mente all'istante, talvolta anche a distanza, senza bisogno della bacchetta né della formula. Questo talento si inceppa un po' quando cerca di leggere i britannici: il loro accento le crea qualche problema.
Dopo la morte dei genitori, Tina è rimasta la sua unica famiglia e si sono prese cura l'una dell'altra.

Jacob Kowalsky
È un no-mag, o un Babbano, come preferite. Fa il pasticcere e oltre a cucinare ama mangiare, come si può vedere dalla sua forma non proprio longilinea.
Ha i capelli corti e neri, il viso rotondo e gli occhi scuri.
Entrato nel mondo dei maghi per puro caso, ha deciso di restarci, soprattutto dopo aver conosciuto Queenie, che ama alla follia.
Si comporta sempre in modo affabile ed educato; forse è per questo che molte persone provano simpatia per lui già dal primo incontro.

Gellert Grindelwald
Famoso e temuto mago Oscuro. Il suo obiettivo è quello di eliminare i babbani, "per il bene superiore", cioè per sostenere la superiorità della razza magica. Per far ciò deve far conoscere il mondo dei maghi ai non magici e quindi infrangere lo statuto Internazionale di segretezza.
È determinato a raggiungere il suo scopo, a qualunque costo.
Grindelwald è alto, con capelli biondi chiarissimi.
Quando era bambino conosceva molto bene Silente con cui ha stretto una grande amicizia e a cui ha svelato tutti i suoi piani maligni,ma poi Albus capendo la cattiveria dei suoi piani e anche un po' risvegliato da fatti accaduti che lo avevano profondamente addolorato lo abbandona.

Albus Persival Wulfrich Brian Silente
È il Preside della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, anche se ha iniziato come semplice insegnante di Trasfigurazione. In quel periodo ha avuto come studente Newt, prima che fosse espulso. Ha un passato fatto di sofferenza ed errori che cerca continuamente di mascherare.
Calmo e pacato, ha lunghi capelli e barba bianco-argentei, occhi azzurri penetranti e il viso rugoso.

Theseus Scamander
È il fratello maggiore di Newt, coraggioso e intraprendente, ma per niente ribelle. Se al suo essere retto e giudizioso aggiungiamo le sue eroiche gesta durante la guerra, otteniamo l'immagine di un mago famoso e stimato.
Litiga spesso con Newt e questo dispiace a entrambi. Per quanto si vogliano bene, per natura, le loro differenze causano screzi frequenti tra i due.
Theseus è alto, dal fisico asciutto. Ha i capelli castani come suo fratello, ma ricci. Il suo viso è ugualmente coperto di efelidi leggere.

Leta Lestrange 
Abbastanza alta, con capelli color cioccolato mossi e magnetici occhi neri. Ha frequentato la scuola di Magia e Stegoneria di Hogwarts sotto la casa di Serpeverde. Odia la scuola e pensa che sia inutile. 
É stata fidanzata con Newt prima che lei lo incolpasse del aggressione di uno studente a causa di una sua creatura. Tutta via lui essendo troppo innamorato di lei si era dichiarato colpevole.

Credence Barberone
È un ragazzo adolescente che da piccolo ha perso i genitori. 
Fino a qualche anno fa viveva in un orfanotrofio della perfida Mary Lou una donna acida e severe che sospetta dell'esistenza della Magia. Credence è un mago ma fin da piccolo ha represso la magia sviluppando l'obscurus, una massa oscura che si impadronisce del corpo umano nei momenti di debolezza e lascia dietro di sé una scia di distruzione e morte.

Alison Caitlin Scamander
Ha appena iniziato le scuole elementari e risulta molto brava.
È una bambina affettuosa e loquace, ma anche vivace e piena di allegria, curiosa, che detesta la solitudine. Ha una voce squillante e argentina, gli occhi verdi profondi e lunghi capelli scuri, oltre a un mucchio di lentiggini sparse su tutto il viso.
È parente di Newt e da lui ha preso l'amore per le Creature Magiche, infatti appena ne ha la possibilità esplora il mondo della valigia insieme a Newt.

Jennifer Johnson 
Una donna piuttosto giovane, composta ed educata.
La sua cortesia le conferisce un'aria dolce e delicata che la rispecchia perfettamente. Tiene molto alla prima impressione e veste elegantemente.
Ha i capelli ondulati con occhi di un verde intenso ed efelidi delicate sulle guance.
È una conoscente di Jacob.

Sofia Gigli
Quindicenne, strega, studentessa di Hogwarts, gemella di un ciclone (Katherine).
È una ragazza silenziosa, riservata, studiosa, ma anche orgogliosa e diffidente.
Passa la maggior parte del tempo libero a leggere. Quando è immersa nella lettura tende a isolarsi completamente da ciò che le succede intorno: potrebbe esserci un duello proprio davanti a lei e se ne accorgerebbe solo alla fine del capitolo.
Ha lunghi capelli castani chiari e occhi neri.

Katherine Allen
Ha quindici anni e studia ad Hogwarts.
È una curiosa, "una stalker", come direbbe sua sorella gemella Sofia, ma mai in modo maligno o per ferire qualcuno. Per nascondere quello che sa mente spesso. 
È chiacchierona, estroversa e scherzosa, eppure anche lei in certi momenti si chiude in se stessa perché pensa di non essere all'altezza della situazione.
Ama disegnare e ascoltare la musica nei momenti di solitudine o di irritazione. 
Fa parte della squadra di Quiddich di Corvonero di cui è il capitano.

Andrew Collins
Studente di Hogwarts, frequenta il quinto anno, nella casa di Tassorosso; alto, magro con i capelli biondi scuri e carnagione chiara tempestata di lentiggini. È un ragazzo aperto, allegro ma un po' pigro. 
È un nato Babbano e il mondo della Magia lo ha sempre affascinanto, anche se la sua più grande passione sono i motori e le auto babbane. 
Spesso aiuta i suoi compagni Tassorosso a fare i compiti perché anche se non lo da a vedere è un vero secchione, l'unica materia in cui è pessimo è Pozioni. Infatti l'unico a poter guastare il suo buonumore sembra il professor Piton. 
Gli piace il Quiddich, infatti spesso va a vedere gli allenamenti della sua squadra e quelli della sua amica Katherine.

David Hill
È uno studente di Hogwarts, nella casa di Tassorosso. Nonostante questo non è particolarmente socievole, anzi, passa molto tempo in disparte.
Le sue materie preferite sono Cura delle Creature Magiche e Astronomia.
A volte legge, a volte disegna con matita o carboncino (e in questo è piuttosto bravo).
Non ama fare sport e dopotutto non ne ha bisogno: è magro e alto.
Ha i capelli color sabbia e gli occhi grigi.

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Capitolo 2
*** PROLOGO ***


King's Cross, 9th December 1926

Newt scese lentamente dal treno, mentre un venticello leggero gli dava il benvenuto scompigliandogli i capelli castani.

Le narici furono subito invase dall'odore che, dopo tanti viaggi, aveva riconosciuto come "profumo di casa": un misto di abiti nuovi, cani a passeggio e acciaio. Nulla di che per chiunque, ma meraviglioso per lui.

Inspirò a fondo con gli occhi chiusi, poi iniziò a camminare lungo il binario. Con calma svoltò nei corridoi, che conosceva a memoria, sempre stringendo la sua preziosa valigia.

Si mosse per la città osservando ciò che era cambiato durante la sua assenza: i cartelloni pubblicitari cambiati di posto, la pasticceria all'angolo di King's Street sostituita da un negozio d'abbigliamento,...i suoi pensieri si rivolsero subito a Jacob Kowalsky, il suo nuovo -e praticamente unico- amico. Un uomo che si definiva simile allo zucchero filato: dolce, ma un po' gonfio. In effetti ispirava fiducia il solo guardarlo, tanto era gentile e cordiale. La banca newyorkese si era però rifiutata di concedergli un prestito e perciò aveva ripreso il suo lavoro di impiegato.

Non per molto però, pensò Newt sorridendo: era riuscito a regalargli, senza farsi riconoscere, i gusci rotti delle uova di Occamy, di puro argento. Presto avrebbe aperto il suo negozio.Ripensò alle vicende avvenute in America. Quando era partito non aveva pensato che riportare Frank (un Tuono Alato) in Arizona gli avrebbe provocato tanti problemi.

Ora, in ogni caso, il suo libro era pronto. Non gli restava che portarlo a una casa editrice. Prima però entrò nel bar a lato della strada, proprio quello ignorato da tutti i Babbani. 
- Il solito, Newt?- chiese il giovane dietro il bancone. Lui sorrise e annuì: -Questa volta leco dei tuoi guai è arrivata fino a qua.- ridacchiò Tom, porgendogli la sua Burrobirra e due copie della Gazzetta del Profeta.

Sulla testata della prima si leggeva "lunedì 6 dicembre". C'era un articolo sulla presenza a New York di animali "pericolosi" che aveva provocato il caos all'interno del MACUSA.

Il secondo, che riportava la data di giovedì 8, elogiava l'eroico gesto di uno sconosciuto inglese che aveva riportato l'ordine permettendo la cattura del pericoloso Grindelwald.
Newt rise -Anch'io ho avuto la stessa reazione- disse Tom. 
-La gente è così. Non bada a te finché non ti distingui per qualcosa, poi pian piano ti dimentica di nuovo. E comunque non ti preoccupare, non sentirai più parlare di me, l'ho promesso a una mia amica- rispose Newt, mestamente.

-Amica? E chi è? Un altro Tuono Alato?- fece l'altro, scherzoso.
-No, in realtà è una persona...Si chiama Tina ed è un auror del MACUSA. Anche se quando l'ho incontrata era stata licenziata. L'hanno reintegrata per aver fermato l'Obscurus-

Davanti all'espressione stupefatta del barista, Newt spiegò: -Non erano le mie creature a fare danni in tutta New York. Era un Obscuriale, si capiva chiaramente dai segni per strada e sul corpo del Senatore Shoe. Anche se ovviamente non mi hanno voluto ascoltare quando l'ho detto. Sai chi sono i Secondi Salemiani?-

-Ne ho sentito parlare. Sono quei Babbani che credono nell'esistenza della magia ma la temono come nel Medioevo?- domandò Tom.

-Sì, esatto. A guidarli c'è una donna, Mary Lou, che ha due figli adottati. Una è una normale bambina, Modesty, ma l'altro è un mago. Si chiama Credence...-
-Ora mi ricordo- si illuminò Tom. -Lui era l'Obscurius. Ma non era morto?-

-Pare, ma io non ne sono convinto. Aveva sicuramente perso il controllo sulle sue azioni, ma credo sia vivo. Nessuno ha trovato il corpo.- riflettè Newt. 
-Distrutto dalla magia?- suggerì Tom.

Lui scosse la testa -Anche se tutti l'hanno dimenticato, un Obscurius non divora il corpo di una persona. E poi, ho visto che una parte di quella specie di nuvola scura è volata via, verso la superficie. Non ho ritenuto necessario avvisarne il governo, in ogni caso. Se quel ragazzo è libero, è talmente debole da non costituire più una minaccia-

-Si sente che fai fatica a chiamarlo "minaccia"...Sempre affezionato ai mostri?- chiese il barista, come intenerito.
-Non devi sentirti in pena per me, Tom. Non vado in cerca di guai: questi animali non sono pericolosi, come credono tutti. E tanto meno lo era quel ragazzo.
Era stato maltrattato, aveva vissuto nella paura; è solo da compatire.-

Tacque un attimo.
-È per questo che ho scritto il mio libro. Non voglio che altri facciano il loro stesso errore. Oggi lo consegno alla casa editrice, però prima faccio un salto a casa.- aggiunse, restituendo la bottiglia e i giornali a Tom.

Salutando, si avviò verso l'uscita e si confuse con i Babbani che andavano al lavoro, accompagnavano i figli o partivano per le vacanze carichi di valigie. Imboccò una strada secondaria ed arrivò nel quartiere magico. Alla fine raggiunse una casa piccola e semplice, ma ben tenuta: casa sua. Spinse la porta ed entrò.

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Capitolo 3
*** 1. Una speranza per il futuro e un incontro con il passato ***


London, 9-10th December 1926

Entrò in soggiorno, chiudendo la porta dietro di sè. Nella stanza c'erano solo un divano e un tavolino.

Camminò sul morbido tappeto e aprì la porta della camera. 
Nonostante il letto di fianco al muro, la stanza somigliava più che altro a uno studio: la scrivania ingombra di fogli, penne e quaderni ad anelli occupava metà dello spazio. Era l'unico elemento della casa a non apparire riordinato con precisione. Infatti somigliava molto alla mente di Newt, sempre affollata di pensieri. Quello era il cervello della casa.

Newt lasciò andare la valigia; la posò sul pavimento e poi la aprì. Finalmente potè scendere a controllare gli animali uno per uno.

Inizialmente arrivò nella capanna dove si trovavano tutti i suoi libri e dove creava pozioni, ma appena fuori trovò praterie, foreste e caverne. In ogni habitat si trovava una specie animale.

Ma non c'erano animali qualunque: Asticelli (tra cui Pickett, che ancora non riusciva a socializzare con gli altri), Mooncalf, Occamy, Gramphorn, uno Snaso, un Erumpent, un Velenottero, un Demiguise e l'Obscurus chiuso nella sua bolla, che gli aveva fatto passare tanti guai e molte altre creature magiche. Ad ognuno regalò un sorriso e un po' di cibo. Amava più di ogni altra cosa le sue creature. Erano tutto per lui. Erano la sua famiglia.

Uscendo, guardò il luogo dove era stato Frank, ora libero nel Nord-America, e cominciò a pensare a una creatura con cui sostituirlo. Vedere quel luogo vuoto lo riempiva di nostalgia.

Uscito dalla valigia fece una doccia e si cambiò d'abito. Non gli piaceva vestirsi in modo elegante, ma in alcune situazioni la prima impressione è molto importante.

Nascose la valigia con un incantesimo, poi si avviò verso la casa editrice, con il manoscritto sottobraccio e la bacchetta in tasca.

Ci volle un'ora buona per convincere l'editore, ma alla fine Newt ottenne la pubblicazione del proprio saggio di Magizoologia "Gli animali fantastici: dove trovarli". Appena uscito dalledificio fece un salto di gioia e a questo se ne aggiunse un altro e un altro ancora. Arrivò a casa saltellando con un sorriso stampato sulla bocca quasi irreale. Non perché non fosse vero ma più che altro perché era strano vederlo così felice, non che fosse una persona triste. Non accedeva tutti i giorni di pubblicare un libro: il proprio libro.

Era così euforico che per festeggiare quella sera si concesse una enorme torta alla crema, cosa non da lui ma insomma ce l'aveva fatta. Non gli sembrava reale. Aveva atteso così tanto quel momento che vedendolo arrivare finalmente gli sembrava un sogno. Un sogno stupendo.

Qualche giorno dopo uscì di casa, come al solito, per comprare cibo per sé e per gli animali. In quei giorni erano così belli che si era quasi dimenticato. 
Per la strada però si sentì chiamare.
-Newt!-

All'inizio non si girò. Era raro che qualcuno lo chiamasse per strada (non era una persona molto socievole, ne era consapevole) e di conseguenza non conosceva molte persone. Continuò la sua frettolosa camminata ma il suo orecchio continuava ad ascoltare quella voce: l'aveva già sentita.

Dopo meno di due secondi il suo nome rieccheggio nella via per poi farlo una terza volta alla fine la misteriosa persona sbottò:
-Newtie ti vuoi girare si o no?-

Solo allora si ricordò. Era una voce che non sentiva da molto tempo era per quello che non aveva associato subito la voce alla persona. Si girò di colpo ed esclamò:
-Leta!-

Leta Lestrange, la sua compagna di studi ad Hogwarts (ed ex-fidanzata) gli stava correndo in contro e dopo pochi secondi era tra le sue braccia.

-Da quanto non ci vediamo?- chiese sorridente, staccandosi da lui. Era bella come la ricordava (capelli neri e ricci, occhi scuri, movimenti aggraziati) ma ovviamente era cresciuta, come lui.

-Tredici anni. Dalla mia espulsione da Hogwarts.- rispose Newt, ancora stupito. Non se lo aspettava. Non così. Non in questo modo. 
Leta si fece seria -Mi ricordo cos'hai fatto per me quell'anno. Te ne sarò sempre grata-. 
Newt le rivolse un sorriso. 
-Non ti preoccupare. Adesso non facciamoci intristire da questo, dai-.

Lei cambiò espressione - Già. Hai ancora la passione per gli animali magici?-.

A quella domanda sulla bocca di Newt si formò un sorriso: Si ricordava che gli piacevano le creature magiche? 
-Sì. Magari potrei fartene conoscere qualcuno. Intanto vieni, ti offro un caffè.-.

Si sedettero in un bar lì vicino e si raccontato tutto. Newt le raccontò cosa aveva passato dopo la sua espulsione a Hogwarts, fino agli avvenimenti di qualche giorno prima.

-Mi stai dicendo che quell'Obscurus potrebbe essere ancora in circolazione?- disse lei spaventata.

-Sì, ma non farebbe male a nessuno- rispose lui prontamente.

-Poi se ho uno come te al mio fianco, sono sicura che non mi verrà torto neanche un capello.- disse lei mielosa.

Newt si sentì arrossire. Era molto carino da parte sua. Le era mancato il suo modo di fare, il suo prendere le decisioni velocemente senza pensarci due volte, come in fondo faceva anche lui. Gli era mancato discutere di quanto alcune cose fossero inutili e futili. Gli era mancato il suo sorriso, le loro chiacchierate, le loro risate. Insomma le era mancata. Molto. Troppo.

Newt e Leta, da allora, si incontrarono quasi tutti i giorni.
Lui le mostrò la valigia magica e le parlò del libro, mentre lei gli raccontò della sua passione per le pozioni e della sua intezione di diventare la più grande pozionista del mondo.

Ogni volta il loro vecchio legame si rafforzava e cresceva, arrivando a raccontarsi le cose più intime, fino a quando si fidanzarono. Per Newt fu un periodo stranamente confuso, forse perché tutti i giorni faceva più o meno le stesse cose e non era abituato alla routine.

Però era felice: Leta era rimasta la stessa, allegra ed estroversa, e le sue creature crescevano e vivevano insieme, senza problemi.

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Capitolo 4
*** 2. Alison ***


 
London, 18th october 1928 -
London, 14th july 1935

Dopo circa un anno alla coppia si aggiunse una nuova creatura magica, che però non era un animale...

<> decise Newt appena vide sua figlia in braccio a Leta <>.

La neonata sembrava somigliare più alla madre che al padre: i capelli che iniziavano a spuntare erano neri come l'inchiostro, in contrasto con la pelle chiara. Sorrideva spesso e la sua voce si sentiva forte e squillante in tutta la casa. Sì perché, vista la sua nascita i genitori avevano deciso di convivere in casa di Newt, ora ingrandita da un incantesimo di espansione.

Era la cosa più bella che Newt avesse visto e ogni volta che la sentiva, che fosse un lamento o un risata, lui sorrideva. Quella era la voce della Vita. La vita che lui aveva creato.

Spesso, quando piangeva, la prendeva dal suo lettino di fianco al letto suo e di Leta, la stringeva tra le sue braccia e la cullava per tranquillizzarla. E sempre la piccola smetteva mano a mano di piangere e mentre giocherellava con i bottoni del panciotto del padre si addormentava.

Newt amava cullarla ma tutti bambini crescono e ad un certo punto era quasi impossibile tenerla in braccio, non tanto perché fosse troppo grande o troppo pensante, ma perché si divincolava tra le braccia del padre. Voleva uscire da quel dolce tepore che erano le braccia di Newt e esplorare il mondo. All’inizio Newt la tenne per tutte e due le mani, poi, dopo pochi giorni, una se ne staccò e alla fine, dopo circa due settimane di continue prove, Alison stette in piedi da sola. Certo, si appoggiava alcune volte agli oggetti per sostenersi, ma se la cavava. Newt era così orgoglioso di lei. Aveva visto un milione di volte un cucciolo che imparava a camminare aiutato dalla madre ma farlo era tutta un’altra cosa. Era come se si sentisse un po’ speciale anche lui, come se fosse stata un piccola conquista anche per lui. Subito dopo la piccola iniziò a parlare. All’inizio solo poche parole che spesso erano inesatte, ma poi, quando ebbe più maestria, iniziò a parlare scandendo bene le sillabe fino a che non iniziò a pronunciare frasi di senso compiuto in modo veloce quasi naturale.

Dopodiché iniziò a frequentare la materna, un luogo stupendo per la bambina dove imparò a disegnare e a colorare ma soprattutto incontrò nuovi bambini. A differenza però degli altri, che magari preferivano giocare, a lei interessavano le lezioni delle insegnanti, le trovava interessanti forse anche più di un pezzo di cioccolato.

Crescendo lei passava da una scuola all'altra e ogni giorno mostrava nuove affinità con suo padre. Le guance paffute, infatti, si erano presto coperte di lentiggini e gli occhi si erano rivelati di un bel colore verde, con un anello dorato intorno alla pupilla. E ovviamente, aveva dimostrato subito la sua passione per gli animali, tanto che ogni volta che ne aveva il permesso scendeva nella valigia ad occuparsene. Pensate che per il suo terzo compleanno ricevette un Crup della sua stessa età, che chiamò Ginger per il colore delle sue macchie.

Se si avvicinava a Newt, però, si allontanava sempre di più da Leta. Non c'era un motivo preciso per ciò, ma Alison non provava per lei quel caldo sentimento di casa che provava per Newt. Forse perché era diversa da lei e Newt, o forse perché la piccola passava la maggior parte del tempo con il padre mentre la madre era sempre impegnata e tornava a casa tardi. Era come se ci fosse stato un velo che le separava, permettendo loro di vedersi, ma non di capirsi.

E questo velo era un episodio nascosto nel passato dei genitori, di cui in casa non si parlava mai e su cui non aveva il permesso di chiedere nulla. Una volta aveva domandato a Newt che cosa fosse successo.

Lui aveva risposto enigmaticamente:<>

Da allora Alison non aveva chiesto più niente. Ma Leta aveva iniziato a sembrarle colpevole.

E poi c'era quell'altra sensazione, che non sapeva descrivere, che viveva in lei e le diceva che nella loro famiglia allegra e perfetta c'era qualcosa che non andava bene. Per niente.

Se avesse potuto, avrebbe cambiato madre. Ma sapeva che era impossibile, e in un certo senso anche sbagliato, e così era rassegnata. In fondo Leta ci provava a essere sua madre, anche se i suoi impegni la tenevano spesso lontana da casa. E poi Newt le voleva così bene. Se c’era una persona che Newt amasse quanto la sua adorata bambina, quella era Leta. Era sempre così carino e dolce con lei quando tornava a casa dopo una lunga giornata di lavoro. Al non voleva distruggere la felicità del padre soltanto per un suo capriccio fondato praticamente sul nulla.

Quando ormai Alison aveva sei anni (e due mesi, come ricordava sempre a tutti) Newt decise di mostrarle anche gli animali più aggressivi della valigia, che però lui preferiva definire "impegnativi". Il fatidico giorno arrivò e Alison era al settimo cielo.

Newt si sentiva nervoso. Sapeva che la figlia aveva un dono nel trattare con le creature magiche, ma c'erano casi più complicati che lui stesso faceva fatica a gestire. Si continuava a chiedere se in questo modo non l’avrebbe messa in pericolo. Sapeva benissimo che le sue creature, se trattate in un certo modo, non le avrebbero fatto niente di male, ma quella bambina era imprevedibile e quindi non era del tutto sicuro di questa sua decisione. Ma ormai glielo aveva promesso e, visto che “ogni promessa è debito”, quella mattina dopo una rapida colazione i due si chiusero nella valigia.

Alison corse immediatamente tra gli animali, così entusiasta da apparire raggiante. Era veloce e Newt dovette imitarla per non perderla di vista. Era molto preoccupato e la sua paura era fondata.

Lei si avvicinò senza indugio a un animale alato con le piume azzurre e verdi e un muso da rettile...il nervosismo di Newt diventò paura. Avrebbe voluto urlarle di fermarsi e portare la bambina al sicuro lontana da quella creatura, ma così facendo avrebbe spaventato l’animale.

Alison si mosse piano con le braccia allargate, come faceva con tutti gli animali appena li conosceva. Poi, con cautela, ci salì sopra e lo fece sollevare un po' da terra.

<> chiese, per nulla spaventata. Newt aveva gli occhi sbarrati e guardava la scena con stupore e perplessità.

<> rispose Newt con un filo di voce. Non ci stava credendo, la sua piccola creaturina che teneva a bada un gigantesco velenottero.

<> fu la risposta.

Quelle tre semplici parole rimasero nella mente di Newt. Le aveva già sentite, ma il quando e in quale situazione proprio gli sfuggiva. Newt era ostinato e così le tre parole si fecero strada nella sua mente fino ad accendere una scintilla. La scintilla del ricordo.

...Era nel MACUSA, appena scampato alla condanna a morte e stava scappando attraverso gli auror grazie all'aiuto della creatura.

<> domandò la donna che fuggiva con lui. <> rispose.

<>. E poi il viso di lei si trasformò in un nome...

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Capitolo 5
*** 3. Tina ***


London, 14th july 1935

New York, 17th july 1935

-Tina!- disse Newt e quasi non si accorse di averlo gridato.

Come aveva potuto dimenticarsene? Lui che non voleva avere a che fare con le persone e che, a maggior ragione, non sopportava avere dei debiti con esse, lui che si sentiva molto legato alla sua casata i quali ideali erano gentilezza e umiltà.

Si sentì improvvisamente pesante e si diresse quasi barcollando verso una cassapanca vicino alla casa e si sedette.

Non riusciva a trovare una giustificazione per quello che aveva fatto ed era la prima volta che succedeva una cosa simile. Non avrebbe mai reagito così se si fosse trattato di una qualunque persona, certo gli sarebbe dispiaciuto, ma niente di più. Invece adesso si ritrova a pensare come stesse reagito Tina, chissà magari non avrebbe mai voluto vederlo. Era l’unica che l’avesse

Ancora non ci credeva di averlo gridato.

-Tina?- disse Alison che si era spaventata per l'urlo e aveva persino lasciato il suo prezioso Velenottero per capire cosa stava succedendo al padre  -Chi è?- continuò.

-Nessuno, non ti preoccupare, è soltanto una vecchia amica- rispose Newt.

-E allora perchè tutta questa agitazione?- domandò saggiamente lei.

<< Perchè... >> stava per risponderle quando si fermò; perchè mai avrebbe dovuto raccontare tutto a Alison, che in fondo era solo una bambina di sei anni (e due mesi!); non avrebbe capito, ma qualcosa lo spinse a continuare il suo discorso.

<< Tina è una mia amica che vive a New York, in America. Lei è un auror e lavora per il MACUSA. Ormai sono sette anni che non ci vediamo ma mi aveva aiutato a trovare alcuni animali che erano scappati dalla valigia e le avevo promesso di consegnarle di persona il mio manoscritto, ma poi mi sono dimenticato, sai com'è, ho incontrato la mamma, poi sei arrivata te... Che stupido!>> disse nervoso.

La bambina lo interruppe <>.

<> rispose Newt, ora deciso.

<> si imbronciò la bambina.

<> ripetè lui, poi salì dalla valigia. <>.

Leta era in soggiorno davanti allo zaino di scuola di Alison, che ormai frequentava la prima elementare.

<> chiese Newt, sforzandosi di sorridere.

<> rispose lei. <>. Si sedette con lei sul divano. <> chiese. <> disse Leta, come orgogliosa.

<> continuò. Lei annuì.

<>. Non sapeva perché non aveva parlato in particolare di Tina; dopotutto Leta non era eccessivamente gelosa e non gli avrebbe impedito di vedersi con una vecchia amica.

<> domandò incerto.

Leta ci pensò su e alla fine disse <>. Newt acconsentì e lei gli si accostò all’orecchio, sussurrando. La faccia di Newt cambiò totalmente e si fece pensierosa. I suoi pensieri vorticavano intorno a quella domanda ma soprattutto alla risposta che doveva dare. Non sapeva se era pronto. Alla fine dalla sua bocca uscì solo una sillaba, ma detta con decisione e senza indugio <>.

Leta era visibilmente soddisfatta e Newt era felice di vederla così. Anche se qualche mese dopo avrebbe rimpianto ciò che aveva appena detto.

Leta intanto aveva cambiato discorso <>

<> rispose.

<> fece lei.

<> disse Newt, stupito dall'accordo tra le due.

<> sorrise lei indicando i libri di Alison.

<> concluse Newt.

Si sentì un grido sospetto nel corridoio a fianco: <>.

Che fu seguito quasi subito da Alison che saltellava in salotto.

Il giorno seguente tutto era pronto: gli zaini, la valigia magica e ovviamente Ginger, che non si sarebbe mai separato da Alison.

Dopo aver salutato Leta i due si imbarcarono su un battello transoceanico diretto a New York.

La bambina non si lamentò mai, tranne il secondo giorno di traversata, in cui disse in tono impaziente <>.

<> spiegò Newt. <>

La verità però era un'altra: Alison aveva ragione. Il maltempo incontrato aveva rallentato la traversata, per cui ci volle un giorno in più.

L'ultimo giorno di traversata Newt, appena sveglio, uscì dalla cabina molto silenziosamente per non svegliare Alison, che stava ancora dormendo. Appena fuori la brezza fresca del mare lo travolse. Sapeva di sale. Percorse il ponte della nave fino alla prima panchina dove si sedette per ammirare l'alba.

Mentre osservava questo spettacolo della natura, si accorse che sulla panchina era appoggiata una copia della "Gazzetta del Profeta". La prese in mano e la srotolò.

Sulla copertina si leggeva a caratteri cubitali la scritta

GRINDELWALD EVASO. IL MACUSA IN SUBBUGLIO

Newt rilesse più volte quella scritta, pensando -sperando- di aver letto male. Non poteva essere vero. E invece lo era, Grindelwald era evaso (un'altra volta). Subito lo assalì la paura: se quel mago era di nuovo in libertà lo avrebbe sicuramente cercato e ucciso. Tuttavia il suo primo pensiero andò a Tina. Chissà come l'aveva presa questa notizia. Aveva riletto come lui venticinque volte il titolo scritto grande come una casa come un imbecille, sperando in una bugia o in un errore di stampa?

Così, con molti dubbi e ancora spaventato tornò in cabina. Non disse niente ad Alison: era così eccitata per quel suo viaggio, non voleva traumatizzarla dicendole che suo papà era il bersaglio del più grande mago oscuro da diversi secoli.
 

La giornata trascorse tranquilla e per la gioia di Alison la terra fu presto in vista. Nella loro cabina, Newt organizzò i bagagli.

<> disse alla figlia.

<> chiese lei, perplessa.

<> spiegò.

Superarono la dogana senza problemi e si diressero immediatamente verso il centro. Ad Alison sembrava un mondo nuovo.

<> chiese al padre.

<>. Al annuì. Però le sembrava che Diagon Alley fosse nascosta molto meglio.

Finalmente arrivarono ad un grattacielo enorme. Appena entrata, la bambina vide un orologio sospeso. Si sforzò di leggere. La lancetta era puntata su "Sicuro".

<> domandò indicandolo.

<>

La torre era così alta che Alison non riusciva a vederne la fine.

<>.

<>.

Infatti dietro un bancone c'era un Elfo domestico, in tutto e per tutto simile a quelli inglesi.

<> chiese Newt gentilmente.

<> rispose l'Elfo.

<> disse Newt, stupito.

<>domandò improvvisamente.

<>

<> chiese l'Elfo.

<> disse Newt tristemente.

<>

Newt guardò verso sua figlia. Non voleva metterla inutilmente in pericolo, ma desiderava sapere cosa c'era nella busta.

<> decise.

<>

Dopo aver visto la sua carta d'identità,  gli porse la busta.

 

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Capitolo 6
*** 4. Parigi ***


New York, 17th  july 1935

- Paris, 19th  july 1935

La lettera aveva un aspetto anonimo: avrebbe potuto essere stata scritta da chiunque, ma nonostante questo quando Newt vide il suo nome scritto sul retro della busta fu subito inquieto.  

Il suo presentimeno era fondato. Infatti appena la aprì, divenne talmente calda che Newt la lasciò cadere sul pavimento.

Appena toccò il suolo sopra la lettera comparve un'immagine di Grindelwald proiettata nell'aria.

Disse poche parole, ma efficaci:

<

Tu mi hai tolto la libertà, che era tutto ciò che avessi allora. Quindi a te toglierò le persone che ami, una per una. E alla fine resterai solo col tuo dolore. Così saprai come ci si sente e non credo che resisterai a lungo. Ti ho visto poco Newt, ma ho capito subito che sei una persona sentimentale e debole. Ci vedremo presto>>.

Poi l'immagine si dissolse e della carta non rimase che cenere.

Newt stette qualche secondo immobile poi, con una espressione impassibile, ringraziò l'Elfo per l'aiuto, prese per mano Alison e si avviò all'uscita.

<> disse con voce roca.

Lei tacque, ma aveva paura.

<> chiese.

Newt si fermò e la guardò dritta negli occhi. Non era un uomo coraggioso, lo sapeva bene, ma questa volta non si sarebbe tirato indietro.

Doveva proteggere Alison e Leta. Ma anche Tina, Queenie e Jacob.

<>. Lesse un'esitazione negli occhi della figlia, ma poi lei sorrise: <>

Si fermarono in un hotel per mangiare, dormire e controllare gli animali (tra cui l'irrequieto Ginger).

Newt mandò due lettere via gufo quella sera.

<> chiese un'affascinata Alison.

<> spiegò.

<> fece lei, incantata.

<>

La mattina dopo Alison trovò suo padre intento a sistemare le borse.

<> chiese, un po' dispiaciuta. Le sarebbe piaciuto ritrovare Frank.

<>.

La promessa di nuove creature rese più piacevole ad Alison il secondo viaggio in nave e questa volta non si lamentò del mare.

Dopo due giorni arrivarono al porto di Brest, sulla costa ovest della Francia, e da lì presero il treno.

Durante le cinque ore di viaggio Newt parlò ad Al delle creature magiche europee, emozionandola sempre di più.

Mentre stavano discutendo sui serpenti marini e su quanto si sbagliassero i Babbani a definirli "pericolosi" sentirono un lungo fischio.

<> chiese Alison, impaziente. <>

Scesero dal treno e si diressero in fretta e furia fuori dalla stazione. Alison si guardava intorno. Era abituata ai grandi spazi, vivendo in una città come Londra, ma comunque si stupì e rimase a fissare con ammirazione gli enormi archi che sostenevano la grande costruzione della stazione: sembrava quasi che sostenessero il cielo tanto erano alti e possenti.

Era quasi mezzogiorno quando uscirono dalla stazione. Alison non potè trattenere un gridolino di entusiasmo e nonostante Newt non volesse darlo a vedere era molto sorpreso anche lui. Parigi si presentò a loro nel più normale dei giorni lavorativi. La Tour Eiffel, che nella fine dell’Ottocento era tanto stata criticata per la sua antiesteticità, splendeva riflettendo i raggi del sole che andavano a illuminare la città.

Le case erano disposte una dietro l’altra in ordine perfetto. Ognuna aveva colori accesi, di tipo pastello, dal giallo limone al rosa confetto. Le strade erano grandi e spaziose ed erano piene di qualsiasi genere di trasporto: macchine a motore, carrozze, motociclette e pure biciclette.  Alla prima occhiata Newt provò un senso di tranquillità e serenità, perchè gli sembrava di essere a casa. Le automobili e le città affollate, per lui, erano un’abitudine. Ma questa sua spensieratezza non durò molto. Aveva un compito importante da svolgere.

Newt mostrò alla figlia un libriccino.

<> Le spiegò.

<> domandò lei.

<> sorrise il padre. <>.

Si fermarono in un bistrot e ordinarono un'entrecote (un piatto di carne) e delle verdure.

<> chiese Alison facendo gli occhi dolci, mentre Newt stava ordinando da bere.

<> disse Newt.

Alison sorrise, contagiando anche il padre.

Siccome l'attesa per il pranzo era lunga, Alison cominciò a osservare le persone che passavano in strada.

<> disse a un certo punto, indicando la strada con un dito.

Newt si girò e vide...

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Capitolo 7
*** 5. L'incontro ***


Paris, 19th July 1935

-Al, aspettami qui, torno subito. Se arriva il cameriere inizia a mangiare!- disse Newt, alzandosi e correndo all'esterno.

La bambina lo osservò stupita fino a quando lui non raggiunse la donna con l'hot-dog in mano.

-Ancora hot-dog? Non è un pranzo molto salutare.- esclamò Newt. Avrebbe riconosciuto quel profilo ovunque.

La giovane donna si girò e l'hot dog finì in terra. Era molto cambiata dall'ultima volta che Newt l'aveva vista. I suoi capelli corvini erano legati in una coda con una frangia sulla fronte, e Newt pensò che probabilmente si fossero allungati dall'ultima volta che si erano visti. L'unica cosa che non era cambiata era la sua posa, rigida ma goffa allo stesso tempo che a Newt faceva tanto ridere, non perché fosse buffa ma perchè gli ricordava che in fondo lei non era così cattiva come si presentava.

Indossava una camicia bianca e un cappotto leggero e i suoi amati pantaloni a palazzo che le arrivavano un poco sopra la caviglia, lasciando intravedere le calze a rete. Ai piedi portava degli anfibi neri.

-Newt?- pronunciò Tina incapace di dire altro.

Lui le corse incontro. I suoi occhi verdi si piantarono in quelli color cioccolato di lei con l'intensità di un abbraccio. Anche se Newt non ne era consapevole, non distolse lo sguardo: i suoi occhi avevano aspettato a lungo quel momento.

Anche Tina lo guardò e notò che non era per niente cambiato a parte per i vestiti leggermente più leggeri.

Se lo aspettava perchè, anche se lo aveva conosciuto per poco, aveva capito subito che era il tipo di persona che resta sempre uguale, anche in cose semplici e tutto sommato banali come il modo di vestire.

Da un lato a volte c'è bisogno che le persone cambino, e se non ne sono capaci creano problemi, ma dall'altro era bello rivederlo esattamente com'era quando si erano conosciuti, perché a lei piaceva così. Arrossì quando realizzò ciò che aveva pensato e fece un colpo di tosse: -Cosa ci fai a Parigi?-

-Cercavo te. Per il libro, ricordi? So che è passato molto tempo, ma meglio tardi che mai.- aggiunse imbarazzato.

Tina non sembrava arrabbiata con lui, anzi fece un sorriso; un sorriso da orecchio a orecchio. Era entusiasta.
-Sono successe un po' di cose dall'ultima volta. Io stavo per pranzare qui, se ti fermi ti spiego.- continuò lui.

Tina lo seguì nel bistrot e arrivata al tavolo, rimase ovviamente stupita. Vicino alla valigia magica c'era una bambina di sei anni che diceva -Papà, è lei? È Tina?-.
-Sì, Al. Proprio lei.- Tina rimase sbalordita a guardare la bambina. Non sembrava più così felice. "Possibile che sia sua?" si chiese e decise di intromettersi nella conversazione. -Hai un po' di cose da dirmi quindi?-.
-Come puoi vedere...-

Newt le raccontò di Leta, di Alison e del loro viaggio, tralasciando però il messaggio di Grindelwald. Non voleva farla preoccupare inutilmente.
Tina sembrò adombrarsi durante il racconto, ma poi riprese a sorridere dicendo -Sono felice per voi-.
-E tu invece?- le chiese Newt alla fine della spiegazione, quando ormai Alison si stava gustando il suo macaron.

-Io ho ripreso a fare l'auror. Poi è iniziato il gemellaggio. Il MACUSA ha sempre cercato di rimanere in contatto con tutte le nazioni. Quindi sono venuta a Parigi, con Queenie. Ti ricordi Jacob? Ha aperto la pasticceria, grazie a te. È qui anche lui: quando ha incontrato Queenie si è ricordato tutto e ha deciso di venire con noi. Ha detto che misurarsi con i pasticceri francesi sarebbe stata una bella sfida per lui.- raccontò lei.

-Davvero? Deve essere davvero bravo se riesce a cavarsela qui.- disse Newt, stupito.
-Gli fanno tutti i complimenti per la sua fantasia...i suoi dolci sono a forma di Erumpent, Snasi e Demiguise. E poi Queenie gli dà una mano. Con la magia è tutto molto più veloce- rispose Tina. -Ma non si può negare che sia bravissimo. Le sue ricette sono ottime.-
-Ha anche dei biscotti a forma di Crup?- si intromise divertita la piccola Alison.

Tina la guardò sorpresa. -Tale padre, tale figlia! Io in realtà non so nemmeno cosa sia un Crup. Me lo racconti tu, Al?- chiese gentilmente.
A quella domanda la bambina si rifugiò dietro il padre, intimorita.
-È po' timida. Un Crup ha l'aspetto e le dimensioni di un cane Jack Russel, ma ha due code. Protegge i maghi ma può attaccare i Babbani o No-mag, se preferisci. Quindi si deve addestrare e bisogna togliere una delle code con un incantesimo. Al ne ha uno, si chiama Ginger. Però adesso è nella valigia- concluse con un sorriso.

Tina non protestò per la timidezza di Alison, come avrebbe fatto Leta, e questo per la bambina fu un sollievo. Non era abituata a tanta accondiscendenza.

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Capitolo 8
*** 6. Vecchi amici ***


Paris, 19th July 1935

-Mi accompagnate all'MMF? Così chiedo un paio di giorni di ferie- propose Tina dopo mangiato.
-Ovviamente- rispose Newt.

Così pagarono il conto e si avviarono.

Attraversarono le immense vie di Parigi, passando di fianco a ogni sorta di negozio e bar. Essendo lì solo da un paio dore, Newt e Alison continuavano a guardarsi intorno: le statue, gli edifici, tutto li sorprendeva. Tina invece, probabilmente abituata a quegli spettacoli, tirava dritto. Più che altro la sua attenzione era altrove. Pensava a Newt. Era felice di averlo rivisto, solo adesso si era accorta di quanto le era mancato e del vuoto aveva lasciato nella sua vita. Dopo aver recuperato con lui ben quattro animali fantastici dispersi per New York, nulla le era sembrato più difficile.

Eppure cera qualcosa che la tormentava: non riusciva a comprendere come avesse fatto lui a dimenticarsi così facilmente di tutto quello che era accaduto, dei suoi amici, di lei, come fosse invece tornato a casa e avesse avuto una fidanzata e poi persino una figlia. Proprio non riusciva a capire il perchè di tutto ciò. Anche lei aveva avuto dei nuovi amici, più che altro tra i colleghi, ma sentiva ancora un legame forte con lui. Salvare una città insieme è il genere di esperienza che può creare una cosa simile.

Intanto erano arrivati in una grande piazza, in zona pedonale. Tuttintorno si estendevano boutiques di vario genere, dai bar ai negozi di abbigliamento. La piazza non era affollata, perché i parigini sceglievano saggiamente di stare al chiuso, con l'aria condizionata. Il caldo era stranamente intenso, quellestate.
Di tanto in tanto alcune persone vestite in modo formale attraversavano la piazza con in mano borse e valigie di ogni dimensione. Da lontano si udiva il suono di una fisarmonica che rendeva il posto più piacevole e accogliente. Al centro cera una colonna. Ma non era una colonna qualunque, era il monumento che sostituiva lantica prigione della Bastiglia. Per i francesi quella colonna era un simbolo molto importante perchè segnava linizio della Rivoluzione che avrebbe cambiato la Francia per sempre.

Arrivarono davanti all'alto monumento e si fermarono.

-Questo Ministero ha un metodo d'entrata strano. Dovete correre dritti contro il muro, quando les Autres, cioè i No-mag, cioè i Babbani, non guardano. Dall'altro lato c'è una galleria. Comunque non preoccupatevi, anche se vi vedono les Autres, o come li volete chiamare, il MMF ha un sistema di sicurezza oserei dire perfetto, per cui non vedranno mai veramente quello che succede grazie ad un incantesimo.- spiegò loro Tina.
-Come nella stazione di King's Cross!- notò Newt. Poi, davanti alle espressioni perplesse delle altre due sospirò.-Lasciate stare.-

-Io vado per prima, ok?- disse Tina. Si guardò attorno per qualche secondo poi, improvvisamente, corse verso il muro e vi sparì attraverso.
-Adesso tocca a noi, Al- disse Newt.
-Fa male?- chiese lei intimorita.
-No, per niente. Ti assicuro che è come attraversare l'aria. Dammi la mano-. Alison obbedì.
-Pronta?...Adesso!-. Corsero verso il muro imitando Tina.

Dall'altro lato c'era la galleria di cui avevano sentito parlare prima, ma non aveva uno sbocco. Finiva dopo pochi metri con un solido muro di pietra. 
-Ma dov'è?- chiese Alison.
-State a guardare- sorrise Tina. Poi toccò il muro con il palmo della mano e improvvisamente si sentì una voce: -Identifiez-vous, s'ils vous plaît.-.

-Che cosa?- chiese Alison stupita da quel linguaggio così complesso ma nello stesso tempo così melodioso.
-Ha chiesto chi siamo.- tradusse Newt. Grazie al suo lavoro di in continuo movimento aveva imparato alcune lingue per farsi capire, tra queste anche il francese

-Moi, je suis Porpentina Esther Goldstein, nèe le 19 aôut 1901. Je suis une Auror au MACUSA, mais je suis ici pur le jumelage. J'ai une sur, qui s'appelle Queenie Goldstein. Elle travaille aussi pour le MMF. Avec moi, il y a deux visiteurs: Newton Scamander et sa fille Alison Scamander. Ils sont des mes vieux amis anglais.-
-Adesso si è presentata e ha detto anche chi siamo noi-spiegò ancora Newt.

Il muro si fece da parte, rivelando un'enorme sala a volta. Al centro c'era un equivalente del monumento della Bastiglia, in pietra grigia e alto fino al soffitto, il che significava parecchi metri. In ogni caso, non lo esaminarono, ma andarono dritti alla reception. Il guardiano (questa volta un mago) discusse per alcuni minuti con Tina in francese, poi annuì e li salutò.

Uscirono da dove erano entrati, mentre Tina spiegava: -Non ha accettato di darmi le ferie, ma ha ridotto parecchio l'orario dei prossimi giorni. Bene, ora non sono in servizio. Adesso io dovrei andare a casa, avete qualcosa in programma o...?-
-In realtà no.- rispose Newt.
-Allora potete venire con me, così salutate anche Queenie. Dai, venite.- Li invitò Tina.

Si fermarono davanti a un condominio vicino alla Tour Eiffel di colore giallo chiaro, alto cinque piani.

Tina prese un mazzo di chiavi dalla tasca del cappotto e aprì il portone. -Siamo al quarto piano, ma non preoccupatevi: c'è l'ascensore.-
L'ascensore iniziò a salire, finchè sentirono quattro suoni squillanti di campanello, poi finalmente le porte si spalancarono, mostrando un lungo corridoio.

Tina, Newt e Alison camminarono fino a una porta bianca sul pianerottolo e bussarono.
Aprì una donna con i capelli biondi e mossi, un poco più lunghi di quando Newt l'aveva conosciuta e gli occhi un po' più chiari di quelli di Tina.
-Ciao Queenie- la salutò Newt.
-Newt! Sei venuto a portare il libro a Tina perché a New York ti hanno detto che eravamo qui...Oh, ma hai rivisto Leta e ora state insieme! E hai - qui si girò verso Alison- una bambina!- disse lei, sempre più sorpresa man mano che parlava.
-Vedo che non hai perso l'abitudine di usare la Legilimanzia su chiunque ti capiti davanti.- rispose Newt, ora sorridente.

Al era stupita. Non aveva mai incontrato un Legilimens.
-Tu leggi nella mente?- chiese, intimorita.
-Sì, ma non avere paura. Se vuoi, smetto. Potresti imparare anche tu se vuoi. Non serve una bacchetta.-
-Mi piacerebbe, ma...- cominciò la bambina.
-Non hai mai provato nessun tipo di magia, lo so- concluse Queenie.
-Brave, però ora entriamo in casa, va bene?- le rimproverò Tina.
-Oh, sì, scusate.- disse Queenie facendosi da parte.

L'appartamento all'interno era come diviso a metà. Da un lato, tutto pulito, ordinato e pieno di oggetti rosa. Dall'altro mobili semplici coperti da fogli di pergamena e penne d'oca sparse ovunque come se fosse passato un uragano da poco.

Si sedettero sul morbido divano del salotto a raccontarsi gli avvenimenti degli ultimi anni, mentre Alison scendeva nella valigia.

-La lasci andare da sola?- chiese Tina, un po' preoccupata. 
-Ha domato il Velenottero da sola, sai?- la informò Newt.
-Cosa?- fu l'incredula reazione.
-Certo. Si è messa a correre verso di lui, poi ha alzato le braccia per mostrare che non era una minaccia, lo ha accarezzato e gli è salita in groppa. Ci ha volato sopra.-
-...E ti ha ricordato Tina quando siamo scappati dal MACUSA. Così hai iniziato a cercarci e lei è voluta venire con te.- concluse Queenie. Tina, che fino a quel momento aveva giocherellato con il copridivano, a queste parole si girò improvvisamente verso Newt. Si guardarono negli occhi, poi distolsero lo sguardo, nello stesso istante. Tina arrossì, ma cercò di non farlo notare e abbozzò un sorriso. Allora laveva pensata.

-Esatto.- confermò Newt, imbarazzato. Almeno non aveva detto che Alison aveva ripetuto le testuali parole di Tina. Era una cosa piuttosto strana, che non si sentiva pronto a condividere con nessuno, per ora. 
-Ehi, di solito a quest'ora scendo da Jacob in pasticceria. Che ne dite se andiamo tutti?- propose Queenie improvvisamente.
-Ok, chiamo Al.- disse Newt aprendo la valigia.
Qualche minuto dopo arrivarono a un negozio con un'elegante insegna che recitava "LA MAGIE" e più piccolo "chez Jacob"
Newt sorrise, capendo l'allusione ai dolci preparati da Queenie.

Jacob era dietro al bancone a servire paste dolci di ogni foggia a bambini affamati.
Quando li vide tutti, però, chiamò uno dei commessi per farsi sostituire e li raggiunse.

-Newt!- lo chiamò abbracciandolo. -Che sorpresa! Come mai qui?-. 
-Avevo promesso a Tina che le avrei portato una copia del mio libro...-
-...E io sono venuta con lui!- esclamò Al.

Le amiche del padre si erano dimostrate simpatiche e molto gentili e l'atmosfera del negozio era piacevole.
La sua timidezza era sparita.

-Magari mi raccontate tutto di là, mentre Queenie mi aiuta a cucinare?- fece lui, interdetto.

Così si riunirono in cucina a raccontare a Jacob tutto ciò che era successo. Stavolta Alison non scese nella valigia, ma si fermò a osservare, come incantata, le brioche, gli strüdel e i biscotti che si formavano secondo le indicazioni della bacchetta di Queenie, prendendo le forme degli animali magici. Si divertiva a indovinarne la specie, oltre che a immaginarne e descriverne di nuovi.
Tina la stava osservando. Era proprio un bella bambina. I suoi capelli lisci e lunghi sembravano di liquirizia e facevano contrasto con la sua carnagione bianca. La cosa che a Tina piaceva di più erano i suoi occhi verdi, che le ricordavano quelli di Newt.

Intanto Alison osservava un Demiguise di zucchero, ma per sbaglio fece cadere con il gomito un Occamy al cioccolato, mandandolo in pezzi.

Stava per scusarsi quando Tina, accorgendosi di quello che era successo e risvegliandosi dai suoi pensieri, fece capolino dietro l'angolo facendogli l'occhiolino e sussurrò "Reparo". Il dolce si ricompattò e poi volò di nuovo al suo posto, sul tavolo. Alison le rivolse un sorriso, che però riuscì insicuro per il suo timore. Non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere da Tina. Anche se la conosceva da meno di unora e mezza, Alison si era già fatta una mezza idea di lei e non le era sembrato il tipo di persona che avrebbe fatto una cosa simile. Questo le fece riconsiderare le sue prime impressioni e la convinse a decidere che non avrebbe più giudicato una persona così velocemente.

Finito il lavoro, Jacob disse:-Credo che anche noi abbiamo il diritto di fare merenda. Ci portiamo qualche dolce al parco?-
E così, con i sacchetti di carta oleata in mano, si avviarono.

 

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Capitolo 9
*** 7. La sorpresa ***


Bois de Vincennes, 19th July 1935

Così Il magizoologo, le due Auror, il pasticcere e la piccola strega si diressero verso Bois de Vincennes (un famoso parco parigino) e si misero all'ombra di un'antica quercia, alta e robusta. Il parco era attraversato da un fiume e attorno c'era un prato che si estendeva tutt'intorno e che si attraversava grazie a un ponte coperto di ghiaia.

All'ombra della quercia c'era un tavolo e delle panchine fatte di legno dove i cinque si sedettero per mangiare i cornetti a forma di Erumpent, oltre ai nuovissimi biscotti a forma di Crup.
Jacob era davvero un ottimo pasticcere e mangiarono tutti con appetito.

Mentre Newt addentava una copia di Ginger, vide una figura familiare, ma non per questo piacevole.
Il boccone rischiò di andargli di traverso. Suo fratello Theseus era a una cinquantina di metri da loro, in piedi con le braccia incrociate, e lo guardava fisso.

Theseus era quello "giusto": diligente, rispettoso delle leggi, coraggioso, eroe di guerra e per nulla interessato a mostri strani. Per tutti, lui era il migliore; Newt era la sua brutta copia, un fratello minore che non ne era all'altezza.

Si alzò piano e disse agli altri -Scusate un attimo, torno subito.- poi raggiunse il fratello che se ne stava a qualche dentinaio di metri più in là.
-Che ci fai qui?- chiese innervosito.
-Anche io sono molto felice di vederti, fratellino. Comunque potrei farti la stessa domanda.-

Non era cambiato affatto, pensò Newt. Era un poco più alto di lui,ma per il resto era la sua fotocopia: stessa pelle chiara, stessa corporatura agile e magra, stessi capelli castani, anche se quelli di Theseus erano tirati indietro con la brillantina e non avevano quindi il ciuffo di Newt. Anche gli occhi erano verdi proprio come quelli di Newt, ma diversamente che in quelli di suo fratello in quegli occhi non c'era alcun segno di avventura o libertà cosa che invece succedeva quando si guardava Newt. Nei suoi occhi si leggeva solo obbedienza, orgoglio e sacrificio. Infatti era ciò che era.

-Sono qui perché dovevo dare una copia del libro a Tina. Ma tu?- rispose Newt.
-Io sono qui perché seguivo te. Affari di famiglia: mamma voleva che avessi questo.- disse porgendogli una busta sigillata.
-Potevi spedirmela via gufo.- gli fece notare.
-Quand'è stata l'ultima volta che hai risposto a una lettera? Non potevo rischiare che venisse persa, non credi?-.
-Ok- ammise Newt. -Allora grazie e ciao.-
-Newt, per favore, potremmo parlare un attimo?-
-Ogni volta che parliamo finiamo per litigare. E poi sono in compagnia.-
-Fammi conoscere la compagnia.-

Il fratello minore stava per negare, ma poi sospirò. Non gli piaceva discutere con Theseus. 
-Va bene, vieni.-

Si avvicinarono agli altri, che avevano seguito la scena in ogni suo attimo ed erano incuriositi dal fratello di Newt.
Lui lo notò e decise di presentarsi per primo: -Io sono Theseus, il fratello maggiore di Newt.-
-Piacere, Queenie e Jacob.- risposero insieme. Poi gli strinsero la mano.
-Lei è Alison, vi siete visti un paio di volte...- aggiunse Newt indicando la bambina che correva nel parco seguita da un'allegra Tina.
-E lei?- domandò Theseus guardando l'auror.
-Mia sorella Porpentina- rispose Queenie. 
-Vado a salutare Alison, allora.- e così dicendo si incamminò verso le due.

-Non corre buon sangue tra voi, vero?- chiese Jacob.
-Discutono spesso, ma a entrambi piacerebbe farla finita.- rispose Queenie.
-Diciamo che c'è contrasto.- la ignorò Newt.

Intanto Theseus salutò la bambina -Ciao Alison-.

Tina sobbalzò sentendo quella voce sconosciuta.
-Sono Theseus, il fratello di Newt. E lei è Porpentina, giusto?-
-Chiamami Tina.- rispose lei cordialmente.
-Ok, Tina.- rispose lui sorridendo.

Iniziarono a chiacchierare tornando al gruppo insieme ad Alison.
Quando li vide arrivare, Newt chiese a Theseus: -Torni a Londra o hai intenzione di fermarti per un po'?-.
-Penso che rimarrò qualche giorno a visitare Parigi.-
fu la risposta.

Così Tina, Queenie e Jacob tornarono a casa, mentre Alison, Newt e Theseus andarono in albergo.

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