P.S.D.A. Portatori sani d'amore

di Ninnibell2001
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 30 gennaio 2023, mattina ***
Capitolo 2: *** 30 gennaio 2023, pranzo ***
Capitolo 3: *** 30 gennaio 2023, pomeriggio ***
Capitolo 4: *** 30 gennaio 2023, sera ***
Capitolo 5: *** 20 giugno 2023 ***
Capitolo 6: *** 30 gennaio 2024, sera ***
Capitolo 7: *** 14 luglio 2024 ***
Capitolo 8: *** Post credit romano ***



Capitolo 1
*** 30 gennaio 2023, mattina ***


1 30 gennaio 2023 mattina

Corri, Claudia, corri più che puoi, non fermarti. Claudia De Angelis lo ripeteva come un mantra, nella propria mente, sentendo l'affannato respiro dei due giovani militari dell'Esercito Italiano, alle sue calcagna.

La braccavano, come un animale, spaventosi, indosso delle tute bianche a tenuta più che stagna, intere, che li coprivano dalla testa ai piedi, filtrando aria e possibili minuscole particelle di liquidi corporei infetti dal coronavirus. 

L'avevano incrociata, mentre tentava di nascondersi fra la boscaglia che circondava la meravigliosa montagna di Andalo, fra passeggiate e sentieri che lei conosceva bene ed amava, avendo trascorso estati meravigliose nella suggestiva località trentina, con la propria famiglia.

Non era stata abbastanza cauta, il bisogno di cibo l'aveva fatta esporre più del dovuto...e, ovviamente, era stata intercettata subito; non aveva il volto coperto dalla mascherina e i due addetti delle forze dell'ordine avevano compreso cosa fosse!

Avevano impugnato le pistole caricate a proiettili narcotizzanti - che tenevano nelle fondine alle rispettive cinture - con l'idea di colpirla ed accalappiarla, proprio come si faceva con un cane.

In fuga da due anni e mezzo, la ragazza aveva un fisico tonico ed allenato...li avrebbe seminati, pure questa volta. Sbagliò; non aveva tenuto conto della mancanza di calorie, dell'assenza di benzina alimentare da bruciare nel percorso innevato di una decina di centimetri, piuttosto faticoso.

Sfrecciò, tra una betulla e l'altra, addentrandosi nella parte nord della foresta, verso Molveno. Il lago omonimo - un lapislazzulo incastonato tra le Dolomiti di Brenta, che si affacciava sulla vallata - si offrì alla sua vista, sulla destra…sulla sinistra, il viottolo rivelò un'unica baita, in legno, abitata certamente; il fumo usciva dal comignolo e le lenzuola a due piazze erano stese ad asciugare all'esterno del grande giardino, nonostante la stagione invernale.

Forse poteva essere la sua salvezza! Lo credette, osservando l'alta recinzione metallica sull'intero perimetro, il triplo filo spinato nella parte superiore, telecamere di sorveglianza ovunque e un cancello robusto, forse blindato...c'era un altro come lei!

Ebbe un presentimento e lo seguì; l'istinto e il coraggio non le erano mai mancati, in caso contrario non sarebbe arrivata fino a lì. Fra le più alte montagne italiane vivevano individui che avevano le sue stesse caratteristiche, doverosamente nascosti al mondo in cui tentavano di sopravvivere...maschi soprattutto!

Velocemente, tolse i guantini imbottiti e mostrò all'obiettivo della telecamera più vicina il dorso della mano destra, su cui spiccava un tatuaggio realizzato con semplice e classico inchiostro di colore verde. Due lettere maiuscole. P. S.. In un attimo, udì il meccanismo di sgancio del cancello, che si aprì dei pochi centimetri necessari per permetterle di entrare per poi richiudersi alle sue spalle. 

Sentì gli improperi dei militari, e vide un uomo dai capelli neri - pantaloni della tuta grigi scuri e maglia blu a maniche corte - uscire dalla porta dello chalet, imbracciando un sofisticato fucile da caccia, con un astruso mirino 'Fuori dalle palle!'.

L'ammonimento di Pietro non era diretto alla donna con il cappello di pile viola ed il piumino usurato che gli veniva incontro, senza fiato, bensì ai due galantuomini con cui aveva avuto già il dispiacere di confrontarsi.

'Canali, dare ospitalità a un portatore sano femmina non è una buona idea, mi creda!' il più alto lo ammonì. Era un reato, più che altro!

Pietro Canali fece segno alla ragazza di avvicinarsi 'Entra in casa, c'è un disimpegno all'ingresso. Aspetta lì'.

Lei obbedì, percependo un'inflessione dialettale tipicamente milanese nella voce del moro, i cui occhi scurissimi ed espressivi, esprimevano rabbia e caparbietà. Notò il medesimo tatuaggio sulla mano destra del suo ospite.

P.S.

Portatore sano. Portatore sano del maledetto virus COVID 19, più noto come coronavirus.

Il marchio del male e del diavolo.

Il virus si era diffuso dall'autunno dell'anno 2019, inizialmente in Cina, per propagarsi, successivamente a macchia d'olio, nel resto del pianeta, causando milioni di morti. Era una malattia infame e difficile da catalogare. Se ne erano dette tante, sulla pandemia mondiale.

Che fosse una semplice influenza. Non era affatto così.

Che colpisse gli anziani. Non era vero.

Che risparmiasse i bambini. Sbagliato.

Che i contagi sarebbero diminuiti con l'arrivo del caldo. Assolutamente no, i paesi tropicali e subtropicali contavano un identico numero di decessi degli altri ed un'analoga progressione.

Che gli scienziati avrebbero trovato una cura, un vaccino, in capo a pochi mesi, come accaduto per precedenti malattie, influenze particolari comprese.

Passati tre anni non esisteva un antidoto valido. Per i malati gravi, era prevista la somministrazione di farmaci alternativi agli abituali antibiotici, null'altro.

Medici e biologici avevano, però, scoperto un dettaglio fondamentale: il motivo per cui esistessero zone con molti più morti e contagi. Una sola ragione: la presenza dei portatori sani del COVID19. Micidiali!

Asintomatici e sani come pesciolini rossi in una fontana di una villa palladiana, si erano immunizzati a contatto con individui infetti, sviluppando degli anticorpi che li proteggevano. Purtroppo, erano diventati vere e proprie bombe ad orologeria...untori, erano untori...e sarebbero rimasti tali. E così i loro discendenti.

E, nonostante il contenimento dei contatti, le doverose precauzioni e gli obblighi di legge, i contagi ancora avvenivano, soprattutto nella stagione invernale.

Il coronavirus, infatti, era diffuso anche da semplici ammalati, non solo dai portatori sani e, per alcuni di questi ultimi, era stato impossibile il ritiro a una vita solitaria. In cerca di un momento di libertà mentale e fisica, per un saluto a un proprio caro o a un amico, uscivano dalle zone franche, scappavano, spesso per non farvi ritorno. Restavano ramenghi. Come Claudia.

Che inspirò, a pieni polmoni, l'aria tiepida della baita e, assieme, un odorino succulento di carne stufata, che proveniva dal tegame poggiato sui fornelli della cucina all'americana, visibile per uno spicchio dall'ingresso dove si era accomodata e fermata, come raccomandatole.

Drizzò le orecchie, per ascoltare la conversazione all'esterno, dalla porta socchiusa.

'Non vedo altri portatori sani al di fuori di me! Allontanatevi dalla mia proprietà!' l'uomo minacciava i militari, fissandoli attraverso il mirino di precisione della propria arma.

'Signori miei, la legge ha previsto un isolamento totale per me, per il resto della mia vita. Ho firmato davanti ad un magistrato che sarei rimasto nella casetta di Heidi, fra i boschi, come un eremita fino alla fine dei miei giorni, per il bene comune. Ho giurato che non mi sarei moltiplicato, facendomi praticare una vasectomia da un novello dottor Mengele. Mi avete marchiato come facevano i nazisti con gli ebrei nei campi di concentramento! Ho rispettato e rispetto le regole che voi mi avete imposto, ora rispettate le mie...sparite dal mio stalag!'.

Si era sfogato, almeno. Erano mesi che non parlava con anima viva per più di sessanta secondi…se non con la propria immagine riflessa dallo specchio del bagno e gli animali da cortile che allevava ed a cui tentava di non affezionarsi troppo, giacché sarebbero finiti in pentola, prima o poi.

E non era un tipo altruista, Pietro...mai stato generoso e magnanimo, nemmeno nell'esistenza precedente. Stronzo, ricco, brillante, egoista e sciupafemmine, quello sì. Però, la silhouette della giovane dai lunghi capelli castani, inseguita come una preda in un safari di ricchi e annoiati nobili d'altri tempi - osservata dallo schermo della tv, collegato alle telecamere di sorveglianza a circuito chiuso - gli aveva fatto ribollire il sangue nelle vene. Già il destino si era accanito con i portatori sani, ci mancava solo la battuta di caccia!

Vide il militare che lo aveva interloquito fare spallucce ed alzare la mano, in segno di commiato. Aveva vinto, come nelle precedenti occasione in cui si era interfacciato con le forze dell'ordine...le poche rimaste, a causa della miseria di stipendio che percepivano, a fronte di un lavoro pericoloso; erano fin troppo motivati e professionali. E lui una causa perduta. Alla fine, desistevano e lo tolleravano, nelle sue sparate e prese di posizione.

Contraccambiò il saluto, rientrando in casa e poggiò il fucile a terra, in un angolo del disimpegno.

Doveva leggere il secondo capitolo di quella giornata atipica.

'Non sei di zona. Cosa vuoi?' domandò alla donna, senza preamboli o benvenuti o presentazioni. 

'Sto cercando un posto dove sistemarmi, almeno per un po’. Venni ad Andalo molti anni fa e me ne innamorai. Tornavo ogni estate e...' sospirò 'quando è diventata zona franca per noi portatori sani, mi sono messa in marcia…cammino da un anno per arrivare qui!'.

'Vieni da Roma...sei romana!' l'accento la tradiva e lui detestava i meridionali.

'Sì!' tolse il capellino di pile e gli tese la destra 'Claudia De Angelis'.

Viso perfetto. Labbra a cuore, rosate. Naso all'insù. Occhioni marroni come il cerbiatto Bambi. Capelli lunghi castani chiari, incolti e selvaggi. Bella. Da morire.

Pietro fece un passo indietro 'Non toccarmi...sei portatrice sana del COVID19, non so nulla del resto del tuo stato di salute e non posso permettermi di ammalarmi'. Fu sgarbato e assertivo 'Non ho bisogno di compagnia; la casa abitata più vicina è a cinque chilometri e ci vive un anziano… forse potresti andar bene per lui, a mo' di badante'.

La De Angelis non si arrese, giacché cinque chilometri nelle sue condizioni erano improponibili 'Cucino, pulisco, lavo, stiro...tutto!'.

'Colf senza contributi e ferie? No, grazie. Sono autonomo e non ho una seconda camera' la respinse, ancora, più duro del marmo delle Dolomiti.

'Nemmeno un po' di compagnia? Ho un carattere estroverso! Chissà da quanto non parli con qualcuno...nemmeno io, per la verità' era una ragazza spigliata e disinvolta, solare… tentò.

'Sono diventato asociale, basto a me stesso...no, grazie!'. Era insistente la romana, lui aveva un suo equilibrio, forse precario…doveva mandarla via!

Lei giocò un'ultima carta. Stanca morta, sudata, aveva una fame da lupi e si lanciò 'Potrei...ecco...potrei...'. Nemmeno terminò, arrossendo come una scolaretta del liceo.

Il baratto con prestazioni carnali era all'ordine del giorno per la sopravvivenza delle portatrici sane, poiché il virus non si trasmetteva per via sessuale; l’importante era evitare contatti con la bocca e il naso. Per di più erano entrambi P.S., in teoria una coppia perfetta.

E l'uomo era prestante. Non arrivava alla quarantina, altezza media, dieci centimetri più di lei, labbra sensuali, mento volitivo, lineamenti piacevoli, asciutto e muscoloso. Pulito. Denti candidi come una star del cinema. Assomigliava a Luca Argentero, un attore per cui aveva un debole.

Le sbottò a ridere in faccia 'Signorina De Angelis, me ne intendo di escort. Accompagnatrici, diciamo così. Ne ho frequentate moltissime, a suo tempo, e tu proprio non lo sei...Ti sei proposta ad altri candidati?'.

'No...' bisbigliò, sull'orlo delle lacrime 'Per favore, ospitami per stanotte. Mi sistemerò, mangerò qualcosa, dormirò per terra e toglierò il disturbo all’alba di domani, non mi vedrai più'. Lo scongiurò, sentendosi svenire, le ginocchia stavano per cederle. Si appoggiò alla parete alla sua sinistra, anch'essa ricoperta di legno, vedeva solo puntini neri davanti gli occhi. 

Canali - accortosi che non fingesse - non si premurò di aiutarla; si girò, camminando in fretta verso il lavandino, prese un bicchiere d'acqua in cui versò un cucchiaio di zucchero da un barattolo di ceramica marrone marchiato Thun. Mescolò e glielo porse in tono perentorio, evitando di sfiorarla 'Bevi'.

Lei riuscì, nonostante il sapore stucchevole fosse quasi disgustoso, al palato. Cercò di tenerlo nello stomaco vuoto, a piccoli sorsi, fino a terminarlo. La curva glicemica risalì a un livello normale e riprese i colori. 

'Non sono un benefattore e non desidero problemi. Se vuoi davvero restare, per poche ore...conosci la prassi. Non è personale' già sapendo cosa avrebbe risposto, portò il bicchiere vuoto nel lavello e recuperò un paio di guanti sterili in cucina, intanto che la ragazza annuiva e iniziava a spogliarsi.

Tolse sciarpa, piumino e doposci, poi i jeans, il maglione di lana a collo alto beige e la canottiera in microfibra, inserendoli nella busta di plastica bianca con stampata una croce rossa, agganciata all'appendiabiti dell'ingresso, all'uopo dedicata. Era una veterana degli spogliarelli del tipo richiestole.

'Via il resto, sarà una cosa veloce. Sono un medico' la sfiorò, con lo sguardo, mentre si liberava dei calzettoni a rombi e del completo intimo, un reggiseno semplice, candido, di cui fece scendere le spalline, per poi affrancare i seni, armoniosi e rotondi, una terza misura abbondante, e gli slip a vita bassa, rivelando un boschetto castano, incolto come la capigliatura, della stessa sfumatura.

'E' un po' che manchi dall'estetista?' Pietro si sbizzarrì in una battuta sciocca, non per imbarazzarla. Forse per togliere entrambi da un lieve disagio. I portatori sani erano abituati ad essere sottoposti ad un esame sanitario completo, più degli altri. 

Si meravigliò che la ragazza ridesse a crepapelle 'Hai ragione, niente ceretta'. Claudia tentò di rilassarsi, l'uomo si era inginocchiato e le aveva alzato il piede destro, controllando anche sotto la pianta e fra le dita, per poi passare al sinistro. Cercava eventuali ferite, abrasioni, infezioni, micosi.

I farmaci scarseggiavano, e lo stesso valeva per il personale medico ed infermieristico. I reparti di Medicina d’Urgenza non esistevano quasi più e prestare cure a uno come loro era improponibile. Erano reietti, il resto dell'umanità avrebbe preferito vederli morti... non era accaduto, per pietas umana e convenzioni.

Molti erano vivi, tuttavia uccisi nell'anima dall'isolamento estremo e da una sterilizzazione obbligatoria. Valevano meno dei ratti e la loro vicinanza era più pericolosa del morso di un mamba. E nessuno amava i serpenti!

Canali continuò, passandole i palmi delle mani dalle caviglie alle cosce, con attenzione alle pieghe dietro le ginocchia. Trovò solo una pelle nivea e compatta, i muscoli guizzanti.

La vide ritrarsi 'Mi fai il solletico'.

'Scusa...' trattenne il respiro, per aprire i petali del suo fiore carnoso con le dita; il suo primo contatto intimo col corpo di una donna dopo due anni e mezzo avveniva con una barriera di lattice...indossata sull'organo sbagliato, perfino! 

Era perfetta, Claudia! Si concentrò sui tessuti morbidi, provando a essere il più delicato possibile, senza violare la sua grotta color corallo. Nessuna secrezione, nessun fluido anomalo, all’esterno. Pensò bastasse, lì. Deglutì, rosso come un pomodoro 'Girati!'.

La ragazza si voltò, esponendo le natiche, arcuandole verso di lui, che si dedicò all'esplorazione del suo pertugio più nascosto. Controllo negativo, era stupenda e pulita, anche lì. Non aveva nessuna malattia, e - nonostante la minima l'igiene personale che poteva permettersi una vagabonda - il leggero odore misto di fisicità e paura non lo infastidì, era gradevole…umano! 

'Alzati i capelli' comandò e verificò i lombi, la schiena e il collo, fino al cuoio capelluto. Il derma era a posto e non aveva addosso pidocchi, zecche, o piattole, nemmeno sotto le ascelle.

Sentì un risolino, era una zona sensibile al solletico. 

'Perdono...' le mani maschili la rivoltarono, di centottanta gradi; circondarono la vita sottile, e arrivando alla base delle mammelle, le sollevarono, le palparono.

Gli occhi marroni non lo avevano abbandonato un secondo, durante la visita ed ora li aveva fissi addosso. 

L'aveva studiato, Claudia. Era stato scrupoloso e non viscido, l'aveva esaminata forse più da uomo di scienza che da maschio in calore, malgrado lo sguardo illanguidito colto in alcuni momenti e l’indubitabile astinenza. E lei stessa aveva assaporato una lusinga anomala, una serena violazione…tangibile...tranne per il seno; quando il moro aveva stretto le sue puntine fra i pollici e gli indici, per verificare la presenza di eventuali secrezioni, alla maniera di un esperto ginecologo, era scattata, con un gemito, di apparente fastidio.

'Ti ho fatto male?' non aveva resistito, Pietro, davanti ai boccioli eccezionali che aveva tra le mani; li aveva trattenuti più del necessario, soprattutto quando, al suo tocco, si erano inturgiditi. Come quello che gli restava sotto la cintola.

'Un pochino...' mentì, turbata.

'Sei a posto, abbiamo quasi finito' apparentemente indifferente, pose le mani sulle sue guance, abbassandole le palpebre inferiori. Con i pollici la spronò poi a schiudere le labbra, e esaminò la bocca, ciò che gli interessava di più...l'arcata dentale! Commentò, con un fischio 'Sei perfetta, strepitosa, se avessi avuto clienti come te sarei sul lastrico...neanche una carie, poco tartaro e scommetterei la mia laurea che non portavi l'apparecchio, da piccola'.

'Sei un dentista!' lo aveva intuito.

'Lo ero. Chirurgo odontoiatra! Ho ricostruito le bocche ai vip di mezza Milano! Per l'apparecchio? Confessi?'.

'Non lo portavo, hai ragione...ehm, sono svestita davanti a un estraneo...' era sciolta e disinibita, conscia della sua bellezza; purtuttavia, la nudità, ostentata in quel modo, le parve esagerata.

‘Pietro Canali’ finalmente si presentò, togliendo i guanti, e porgendole la mano 'Seguimi'. 

Claudia rimase a bocca aperta, alla vista dello chalet; il salone era raccolto in un angolo appartato di fianco al camino acceso, in piena luce. Il sofà imbottito componibile riproponeva l’impronta rustico-contemporanea dell’intera casa, con linee molto squadrate e un rivestimento minimal in tessuto grigio mélange, ammorbidito da tanti cuscini appoggiati allo schienale. Oggetti e decorazioni erano ben dosati, con un omaggio allo stile alpino, e le tinte neutre, molto naturali, rendevano l’ambiente raffinato, come il suo proprietario…un personaggio singolare!

Proprio il camino dominava un’intera parete della zona giorno, interrompendo, in modo comunque discreto, la continuità del rivestimento in legno. La struttura che ricopriva la canna fumaria era dipinta esternamente con smalto satinato grigio chiaro, e la cornice intorno al focolare chiuso era in pietra di Luserna.

‘E’ un marmo del Monte Rosa’ segnalò lei.

‘Esatto, andavo a sciare lì, da bambino, mi era rimasta impressa’.

Il tavolo da pranzo era stato realizzato accostando un piano in legno di cedro, con finitura lucida, a una base in metallo lasciata grezza ed era illuminato da due sospensioni di linea molto essenziale, che si accordavano allo stile semplice delle sedie in materiale plastico.

Claudia, ammirata anche dalla camera da letto - in linea con il resto, un arredamento limitato a pochi pezzi a vista con armadi guardaroba che si mimetizzano completamente con i muri, un letto a semplice base in larice recuperato, con affiancate due scatole in fibre naturali intrecciate, al posto dei comodini -  corse verso il bagno, in cerca della privacy che poté darle il vetro opaco del box doccia, in cui si barricò.

'Dormivo nel bosco, in un sacco a pelo, sotto una tenda igloo. Ho lasciato lì lo zaino, coi miei effetti personali; mi accompagneresti a prenderlo, più tardi?'.

'Mi spiace dirtelo, i militari avranno già bonificato l’area e portato via tutto. È la prassi, sperano tu ceda e ti consegni, spontaneamente. Non credo verranno più qui, comunque'.

'Perché li spaventi a morte, col fucile e il ringhio…peggio di Gattuso, l'ex calciatore del Milan! Sei solamente più carino e non ci vuole molto!' lei commentò, aprendo l'acqua calda 'avrei necessità di un cambio pulito, la mia roba è indecente’.

'Ricevuto. Appoggio sul letto alcuni miei vestiti puliti, un paio di pantaloni della tuta ed una camicia, ti staranno larghi ma non troppo, ho sbagliato la centrifuga...odio la lavatrice, è un aggeggio infernale' la informò, evitando di ammirarla per il tempo in cui si lavava e di ribattere sul proprio carattere. In effetti, ringhiava davvero, al prossimo!

'Dall'armadietto del bagno serviti pure di asciugamani, deodorante, spazzolino da denti e rasoio...estetista a domicilio' sghignazzo'...era tanto tempo che non rideva, si sentì vivo! Vivo!

'Lo farò...e ti avverto, consumerò il flacone di bagnoschiuma!' era incredibile la piacevolezza dell'acqua sulla pelle, la morbidezza della spugna ricoperta di schiuma, persino l’aroma fresco dell’antibatterico.

'Romana, mangio a mezzogiorno, non alle due! Datti una mossa!' Pietro la redarguì, scorbutico, e dispose, pian piano gli abiti promessi sul talamo, ben ripiegati.

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Capitolo 2
*** 30 gennaio 2023, pranzo ***


2 30 gennaio 2023 pranzo

Canali chiuse la porta della camera, per iniziare ad apparecchiare il tavolo del soggiorno...per due!

Da quando viveva nella baita, era la prima volta! Si emozionò, a sistemare i piatti piani dell’Ikea Dinera, i bicchieri da acqua e i calici da vino, e, in ultimo, le posate d’acciaio, sopra le tovagliette artigianali rotonde realizzate in juta naturale, con spirali scure che rievocano la figura di un fiore.

Accese la tv, su Rai News 24, per ascoltare le ultime notizie: le solite comunicazioni sul virus e sul poco di politica rimasta.

Mescolò lo spezzatino ancora caldo e scelse una bottiglia dalla cantinetta della cucina. Investendo nell’acquisto dello chalet, aveva optato per il massimo del comfort.

La cucina si identificava con una lunga base a penisola, con vani che ospitavano sofisticati elettrodomestici, e una struttura ricoperta esternamente da sottili lastre dell’amata pietra di Luserna.

Era un bilocale curatissimo, non mancava nulla. Unicamente una piacevole compagnia...che vide uscire dalla stanza da letto. Claudia, in calzini di spugna, tuta nera, camicia azzurra: un incanto per gli occhi. I capelli lavati - leggermente umidi e ben pettinati - le incorniciavano il viso dai tratti delicati.

'Caspita, sei un milanese raffinato!' indicò la tavola 'comunque Canali è un cognome romano'.

'Vero. Testaccino. Mio padre è...era romano da diverse generazioni, originario del Quartiere di Testaccio. Si è trasferito a Milano, per motivi di lavoro, ed è rimasto lì, dopo aver conosciuto mia madre. Sono morti, entrambi'. Omise di dire li ho infettati io, Claudia lo sapeva già.

'Io sono di Roma Nord. Quartiere Trieste' controbatté.

'Una mezza pariolina’. Pariolina era un termine derivato dalla zona chic dei Parioli, limitrofa a quella segnalata; una pariolina era ricercata, colta, ricca, esclusiva, lontana dalla massa…se la tirava, insomma!

'Più o meno. Versi il vino, per favore o continui a insultarmi velatamente?’ lo rimbrottò, simpatica.

‘Ecco a te’ dalla bottiglia senza etichetta, mescette due dita di rosso per lei, in un calice di cristallo.

La De Angelis si soffermò sulla descrizione olfattiva, rigirando il liquido scuro, color rubino intenso, e ne assaggiò un sorsetto. Al palato era secco, corposo, sapido.

‘Assomiglia a un Merlot tipico del Friuli, dei Colli Orientali! Fatto in casa, però’ affermò, con un sorrisetto, e le guance già calde ‘passabile…scherzo, è squisito’. Era un sorso di vero paradiso!

‘Diamine, sì, sono stupito’ Pietro la fissava ‘Te ne intendi?’.

‘Ho frequentato un corso per sommelier all’Hotel Cavalieri Hilton di Roma…’ confessò.

‘Pranzerò con un’esperta! Siediti’ la invitò, portando a tavola il tegame di terracotta con un sottopentola e aprendo il coperchio ‘E’ coniglio in umido, spero ti piaccia...’.

Claudia scrutò prima lui, poi la pietanza, con gli occhi lucidi ‘E’ da tanto che non pranzo in compagnia e che non mangio un cibo simile, sono sicura sarà buonissimo…’. Si sentì una senzatetto alla mensa della Caritas…altro che pariolina!

‘Sì, certo, scusa, dammi il piatto’ dandosi dell’idiota per il commento, il dentista lo riempì, passandole un tagliere di legno su cui erano poggiati quadrati di pane tostato.

Lei attese, con grande sforzo, che il suo commensale fosse servito, per il primo boccone; la morbidezza e delicatezza del coniglio, miscelata al peculiare aroma di spezie e pomodori, davano alla ricetta un tocco da chef. Era eccezionale, non si trattava della fame atavica che la perseguitava.

Le si riempirono gli occhi di lacrime - per la gioia di quel sapore dimenticato in un cassetto della memoria - che tamponò col tovagliolo di carta, a disagio.

‘Sei della Lazio, quindi…come tutti gli abitanti di Roma Nord?’ il moro tentò di alleggerire la conversazione, posto che il campionato di calcio - così come ogni altra attività sportiva, agonistica o amatoriale - era stato vietato, alla stregua di qualsiasi tipo di manifestazione aggregante.

Claudia soffiò il naso e ribatté ‘Fossi matta, assolutamente no. Sono romanista, fino al midollo…Roma, Roma, Roma, core de sta città…’ intonò, divertita, la strofa di una nota canzone di Antonello Venditti, che era anche l’inno della squadra giallorossa. Era stato, almeno.

‘Basta, ho capito’ la fermò, con il palmo della mano aperta ‘Mi piace Venditti, i suoi pezzi, i testi; ti ha dedicato una canzone, se ben ricordo. Notte prima degli esami…Ma questa notte è ancora nostra, Claudia non tremare, non ti posso far male, se l'amore è amore…’ stonato come una campana, controbatté.

‘In effetti, è la mia preferita’ si immalinconì e lui se ne accorse, immediatamente; fu come se un’ombra scura le avesse coperto il viso.

‘Che c’è?’.

‘Non potrò più tornare indietro…a Roma, intendo’ lo affermò, triste come mai ‘E’ vero, lì non ho quasi più nessuno, ma era la mia città, invivibile, caotica, sporca e magnifica. Roma è unica…ciò che ne rimane…’.

‘Mi spiace, temo di no; lo sai meglio di me, siamo stati banditi dalla vita civile, ci è permesso solo risiedere in luoghi sperduti come questo, lontani dai centri abitati, isolati dal resto dell’umanità. Anni addietro Andalo aveva una minima densità di popolazione, che aumentava con il flusso dei turisti delle settimane bianche e durante i mesi estivi; invece, da quando è diventata zona franca, i residenti sono fuggiti via quasi al completo. Ci siamo noi portatori sani, i disgraziati che ti hanno inseguito e sette anime sparse. Mesi fa ha chiuso anche l’unico emporio che ci riforniva, ovviamente a domicilio; per cui, comperiamo on line, oppure ci arrangiamo…io, per lo meno…’.

‘Ti sei adattato, poiché l’essere umano si adatta a qualunque situazione, per sopravvivere. Sei qui da tanto?' chiese, inforcando un pezzetto di petto coniglio.

'Due anni e mezzo...'.

'Quasi dall'inizio della pandemia, più o meno da quando il Governo ha emesso la prima ordinanza sui portatori sani. Avevi avuto l'occhio lungo!'.

'Non esattamente' prima di continuare, versò per sé un altro bicchiere colmo di vino, per placare il proprio nervosismo 'A Milano ero titolare di uno studio odontoiatrico di altissimo livello. Pazienti ricchi e famosi, gente normale. Avevo una lista d'attesa per gli appuntamenti lunga da Piazza San Babila allo Stretto di Messina. Guadagnavo, investivo in azioni, immobili. Mi piaceva la bella vita, aperitivi, feste e locali' ridacchiò 'le donne, le auto, i Rolex…ne avevo una collezione...le cazzate. Ero il re delle cazzate...e ne ho fatta una grossa. La mia attività - considerata servizio essenziale - restò aperta, nonostante le limitazioni delle prime ordinanze. Lavoravo con lo stesso ritmo e mi chiudevo a casa, non vedevo nessuno e mi annoiavo, senza sfoghi sociali.

Possedevo un attico in zona centrale, con terrazza...enorme, lussuoso. Ho mandato un messaggio ad un amico, quasi per scherzo, un pomeriggio, chiedendo se volesse partecipare a una festa e poi a un altro e così via. La situazione mi è sfuggita di mano, in buona fede. In men che non si dica, trenta persone ballavano, bevevano, ridevano nel mio salotto...zero mascherine, e vai con baci e abbracci, sigarette e bicchieri passati da uno all'altro' abbassò lo sguardo sul calice vuoto.

'Sei quello della festa...oddio!' Claudia portò una mano alla bocca.

Il portatore sano di Milano era finito su tutti i giornali, balzato agli onori della cronaca come gli altri untori che avevano mietuto il maggior numero di vittime.

Il party era stato interrotto dalla Polizia, che - avvisata dai vicini del palazzo - aveva messo il proprietario agli arresti domiciliari e sgomberato l'appartamento. I partecipanti erano finiti in quarantena e, in seguito, in una bara di legno chiaro, senza nome e senza estrema unzione, tutti! Perfino alcuni agenti intervenuti sul posto! Il caso aveva fatto scuola, chiarendo il ruolo dei portatori sani stessi.

Canali era stato il portatore sano numero zero!

La De Angelis tese la propria mano sul tavolo, tra la saliera e il tagliere, per carezzare quella del dirimpettaio, che rimase immobile, e proseguì 'Ho ucciso anche i miei genitori e mio fratello, se non bastassero i molti pazienti che ho curato; i primi giorni lavoravo con la mascherina e i guanti, come d'abitudine per la mia professione, ma al momento di saldare il conto gli stringevo la mano...loro, in seguito, si toccavano gli occhi, la bocca, non erano attenti ai moniti ricevuti su materiali sterili, distanza di sicurezza. Ma io ero...sono un medico. Avrei dovuto essere più accorto. Insomma, hai davanti il genio delle cazzate!'. 

Lei sospirò, un fardello sostanzioso nel petto 'Mettiti in fila! Io sono...la terapista!'.

'La terapista?' il moro sgranò gli occhi, turbato. A demoni non la batteva nessuno! E sapeva, dai media, che fosse in fuga…era una ribelle!

'In persona'. Claudia era il portatore sano più famoso della penisola. In negativo, ovvio. La sua storia aveva colpito l'opinione pubblica, soprattutto per l'età e la condizione dei deceduti. Il suo volto non era mai stato rivelato, quanto accaduto sì.

'Sono psicologa, specializzata in terapia cognitivo-comportamentale per bambini disabili. Lavoravo in un centro pubblico al mattino e al domicilio dei miei pazienti, nel resto della giornata. I bambini, chiusi in casa, soffrivano particolarmente dell'isolamento. Nonostante le misure severe imposte, alcuni genitori mi hanno pregato di continuare a seguire i figli, di non interrompere le mie sedute. Mi sono fatta convincere, i piccolini ne avevano bisogno. La terapia consisteva, principalmente, in lavoro a tavolino, uno ad uno, e senza mascherina, i pazienti dovevano osservare la mia mimica facciale...'

'Non sapevi di essere portatrice sana; il motto dell’epoca era…andrà tutto bene' lui si oppose, era un alibi che valeva per entrambi.

'Pietro, i miei bambini - perché erano più di figli, per me - e le loro famiglie hanno contratto il virus, così i bimbi che incontravo al centro e mio padre...molti amici e amiche, che hanno, a loro volta, contagiato i loro cari e conoscenti. Sono morti quasi tutti, compreso mio papà. I piccoli erano disabili, con meno di sei anni...e sono trapassati da soli, intubati, in una stanza d'ospedale o peggio a casa, chiusi in una camera, coi genitori disperati fuori della porta. Dovrò convivere col mio senso di colpa, comunque, fino alla fine dei miei giorni...come te' la voce tremò, incerta. 

Non sarebbe mai riuscita a perdonarsi tanta leggerezza...mai.

Era arrivata all'ultimo boccone, e fece una sorta di scarpetta con un crostino di pane ed il sughetto dello spezzatino, rimandando anche il dolore al mittente 'Temo di essere al capolinea, sono piena!'.

In scia alle loro confessioni, l'ennesimo servizio sul virus passato in tv infastidì il padrone di casa, che si alzò di scatto ed utilizzò il telecomando, per spegnere l'apparecchio. Tornò sui propri passi, più quieto.

'Uhm, dici? Ti stupirò' dal piano della cucina prese un piatto da portata rotondo, coperto da un tovagliolo di stoffa, che sollevò, mostrando una crostata farcita con marmellata scura.

'L'hai fatta tu?'.

'Sì, in notturna. Dormo poco e male. Non sapevo nemmeno friggere un uovo al tegamino, mi sono arrangiato e ho imparato addirittura a cucinare, tra tutorial e ricette varie. Per pasta frolla uso una parte di farina semi integrale, e la confettura è di more dei boschi di Andalo...raccolte con le mie manine sante, la scorsa estate' alzò le mani, muovendo le dita. 

'Marmellata made in Canali? Credo di avere un posticino per un assaggio' comparve un coltello davanti a lei.

'Taglia...'.

'È un onore...' distribuì le fette in due piattini da dessert, a cui l'uomo aggiunse le relative forchettine.

'E ho un’ultima sorpresa!' si era esaltato, Pietro, alla presenza femminile. Volle dare alla giornata - molto speciale per più di un motivo - un tono di leggerezza.

Claudia era come lui e non lo aveva giudicato, nemmeno per un minuto, stante il biglietto da visita da burbero Yeti. Si sentiva normale nel parlare con lei, nel mangiare con lei. Erano cose semplici...eppure tanto importanti, basilari.

'Sarebbe?'. Non era male, il milanese. Sotto la scorza del freddo e distante, si nascondeva un altro portatore sano, solitario, sensibile, scoraggiato. Si era sciolto un pochino ed erano entrambi più a proprio agio.

'Sarebbe questo!' fece volare fra le mani il filtro metallico a forma di imbuto di una macchinetta del caffè da due tazze, la classica moka Bialetti. Un novello giocoliere, abile!

Claudia saltò in piedi! Impossibile, il caffè era come l'oro!

'Non ci credo!'.

'Credici, romana di poca fede!' Aprì un barattolo, rimuovendo il coperchio di plastica rossa, e le mostrò la polvere macinata. Lei infilò il naso e mezza testa dentro, aspirandone l'aroma afrodisiaco. 

Le piantagioni erano state talmente trascurate per l'assenza di contadini, malati o deceduti, che erano scomparse anch'esse...reperire i generi alimentari era diventato complesso, in generale.

'Hai uno spacciatore? Spiegami!'.

'Sono io lo spacciatore. Ho costruito una serra, nel retro dello chalet, ed è suddivisa in zone, a seconda della temperatura che serve per i diversi tipi di frutta e verdura...produco, tosto, macino e… consumo!'.

'È incredibile! Posso?' indicò la moka; quanto le era mancato il gesto abituale di caricarla e metterla sul gas! 

'Certo' rimase accanto a lei, per spiegarle come accendere il fornello a induzione.

'Mi piace quando esce...' gli occhioni marroni erano bloccati sulla parte superiore della macchinetta, a vista, col coperchio del bricco sollevato.

Lo sgorgare del liquido le strappò un gridolino estatico. Senza pensare e spontanea, si voltò verso Pietro e gli scoccò un bacio sulla guancia, a portata di labbra, sonoro e amichevole 'GRAZIE'.

Lui sfiorò una ciocca di capelli, morbidi, setosi e profumati, trattenendoli fra le dita 'Grazie a te...'

Un bacio...un pezzo di cielo e di vita che non esisteva più...un pezzettino di una favola, di normalità assoluta di due esseri umani, che uno come lui non avrebbe avuto mai più e non si sarebbe più potuto permettere.

Un nodo aggrovigliato di dolore intenso si materializzò, alla bocca del suo stomaco.

L'abitudine all’isolamento lo aveva salvato dalla pazzia, lo aveva aiutato ad accettare la propria condizione. Ora che la signorina romana, bella come una mattina d’acqua cristallina - Jovanotti era un pezzo forte della sua giovinezza, altro che Anzio! - stava lì al suo fianco, la sofferenza di non poter avere un contatto con una donna o chicchessia pesava, emergeva. Era un macigno troppo pesante da sollevare. Perché toccare Claudia, parlare con Claudia, essere baciato da Claudia, era...possibile! Ed era stupendo!

'Prendi le tazzine? Genio delle cazzate, ci sei?' si era incantato, a seguito del bacio…lei si intenerì, cercando di dissimularlo.

'Sì, eccole' le reperì e la De Angelis, tenendo la moka per il manico caldo in bakelite nera, versò il caffè fumante in due chicchere Thun dal fondo bianco a cuori rossi, poggiate nei piattini abbinati, accompagnati da due cucchiaini anch'essi a forma di cuore, di Alessi.

'Sei un romantico, non l’avrei immaginato'.

'Non è vero...pratico e razionale, erano in sconto su Amazon…consegnano perfino fra i boschi!' si accomodò per il rito del caffè, consumato in religioso silenzio, col rumore di fondo della legna scoppiettante nel camino, del metallo che sbatteva contro la ceramica, degli assaggi centellinati della bevanda, dei morsi alla crostata; che Claudia portò alla bocca con le mani, dedicandosi prima a mangiare la parte con la marmellata e, successivamente, il bordo, come una ragazzina golosa.

Rimasero occhi negli occhi per tutto il tempo; erano occhi curiosi, occhi sorridenti, occhi appagati, occhi deliziati. 

'Insomma, promosso?'.

'Promosso con lode, Testaccio! Avevi il vino e il dolce, non sembri tipo da fiori. Sono venuta a mani vuote ed è molto maleducato. Posso sparecchiare e lavare i piatti?'.

'Ci mancherebbe! Ho la lavastoviglie! Meriti il divano, riposati. Puoi utilizzare la connessione' segnalò il pc portatile su una piccola ed essenziale scrivania, collocata sotto una delle finestre che affacciavano sulla vallata innevata 'ho la tv a pagamento, la consolle per video giochi, libri a bizzeffe…oppure…come si dice, romana…fatti una pennichella!' fu assertivo e cortese.

Lei sentì, d’improvviso, aumentare la stanchezza e calare l'adrenalina; accettò, di buon grado, infilandosi, pigramente, sotto la coperta di pile rossa, posta sul sofà.

L'ultima immagine prima dell'abbraccio di Morfeo fu Pietro che sparecchiava, tentando di fare meno rumore possibile per non disturbarla, le spalle larghe, i capelli scuri… la osservava, di sottecchi, serio e pensieroso.

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Capitolo 3
*** 30 gennaio 2023, pomeriggio ***


3 30 gennaio 2023 pomeriffio

'Claudia...' Pietro' bisbigliò il suo nome. Era raggomitolata sul divano, la coperta a terra, la bocca aperta, la camicia stropicciata attaccata al profilo sensuale del bel seno.

'Uhm...sì?' realizzò, pian piano, dove si trovasse. Con le palpebre socchiuse, stiracchiò le gambe, in attesa. Forse Canali voleva buttarla fuori; era troppo presto, stava così bene! Sperò di no!

'Devo uscire in giardino, per un po'. Non posso guardarti dormire per l’intero pomeriggio, ho alcune incombenze quotidiane da sbrigare. Volevo avvisarti, casomai ti fossi svegliata e non mi avessi trovato'.

La ragazza rimuginò un nanosecondo, mettendosi a sedere 'Posso aiutarti?'.

'Immaginavo volessi venire' lui avrebbe fatto la stessa cosa, la compagnia era più preziosa dell’oro e del sonno 'metti il giubbotto, i tuoi doposci sono all'ingresso’ una giacca a vento imbottita, giallo canarino, risaltava sul sofà.

'Orrenda...in sconto su Amazon?'.

'Sì, Sherlock. È un colore allegro, solare, spicca sulla neve. E ti dona...a te dona tutto, romana, questo è il problema' sardonico, calzò i propri scarponi beige, facendo strada.

Aveva indossato un piumino leggero, preso dall'appendiabiti; lei guanti, sciarpa e cappellino oltre ai Moon Boot.

'Ho lavato i tuoi vestiti, giaccone compreso; sono nell'asciugatrice, saranno pronti fra poco e potrai indossarli domani, per rimetterti in marcia' dette per scontato sarebbe andata via. 

'Per le lenzuola niente asciugatrice?' indicò i teli stesi al filo esterno che aveva notato in precedenza.

'È comoda, in montagna, ma lascia un odore strano sulla stoffa.  Preferisco dormire col il profumo di bucato nelle narici...realizzo il sapone dalla cenere del camino, come le nonne'.

'Massaia perfetta! Al contrario di me, sono la negazione dell’economia domestica e non so cucire neanche un bottone'.

‘Mi prendi in giro; ti informo di aver imparato a fare quasi tutto, mio malgrado. Ho comperato la baita perché l'appezzamento di terreno intorno era sufficientemente ampio per essere autonomo. Questa è la società del coronavirus; c'è la rete e la pay-tv, mancano le uova. Non per me. E dal nulla ho tirato su...ammira, un pollaio' nell'ordine, le mostrò, da lontano, le diverse strutture di cui andava fiero 'il porcile...la prima coppia di maialini si è riprodotta peggio dei conigli della casetta accanto'.

'Oggi ho mangiato il tuo Bugs Bunny, deduco!' lei comprese la provenienza della carne dell’ottimo spezzatino.

'Scuoiato dal sottoscritto. In fondo a destra, ho progettato la serra di cui ti ho detto, è divisa in settori...' era ampia il giusto per una piccola produzione.

'Quindi riesci a non comperare dall'esterno? Quel poco che si può acquistare?'.

'Baratto i miei prodotti e i miei animali con quelli dei vicini, ugualmente attrezzati' spiegò, soddisfatto.

'Esiste qualcosa di simile in altre zone franche, ma in Trentino sono organizzati al meglio; per questo ero motivata ad arrivare qui' 

Le zone montane di Toscana, Abruzzo e di altre regioni del Nord Italia erano state precettate per ospitare i portatori sani; il Trentino era diverso, era speciale anche nell’emergenza.

'I trentini sono gli italiani meno terroni che esistano, con tutto il rispetto'.

'E a te non piacciono i terroni' Claudia gli dette un buffetto 'Bastardo razzista!'.

'Il razzista deve pulire il porcile!' la informò, entrando nel recinto, non prima di aver cambiato gli scarponi con stivali di gomma più adatti al fango. Iniziò a spalare il letame e parlò, dandole le spalle.

'Sono stato il portatore sano numero zero ed il primo che abbia firmato per l'isolamento totale. Quando mi fu proposto, prima dell'approvazione della relativa legge, dissi subito di sì. Più avanti, il pacchetto completo divenne obbligatorio'.

'Fu il senso di colpa a guidarti? Lo spero, perché l’odore che proviene dalla pupù di Peppa Pig è nauseabondo!’ era forte, di stomaco, la puzza insopportabile, soprattutto a vento.

'Fu per espiare la mia pena! Era intollerabile il pensiero di infettare altri, preferii almeno vivere all'aria aperta, piuttosto che in quattro mura meneghine poiché capii che, più avanti, ci sarebbe stato impedito dal Governo'.

'E ti sei sottoposto all'intervento? Sei sterile?' lei mangiucchiò l’unghia del pollice della mano destra, angosciata.

Pietro si era bloccato e girato 'Sì. Venti minuti di anestesia locale; è il metodo contraccettivo più permanente che esista. Non elimina il desiderio e l’attrazione sessuale, sono un uomo completo, per quanto non possa esibirmi e per quanto debba interessarti'.

'Sei single per scelta; avresti potuto trovare una partner, una come noi, mettere un annuncio, incontrarla e vivere con lei. E’ pieno di siti e chat, anche per i P.S.; è l’amore ai tempi del carognavirus, come lo chiamano a Roma'.

'No, non è per me, romana; non ho mai preso un impegno serio con una donna conosciuta alla vecchia maniera. Farlo adesso, in squallida modalità social, sarebbe sciocco. Detesto più le imposizioni dei terroni, e a causa del COVID19, vivo di regole date da altri. Sull'amore e il sesso...non accetto imposizioni e schifo le faccine e i cuoricini nei messaggi!'.

'Ti sei fatto sterilizzare; più di questo che altro esiste che tu possa accettare?' lo gridò, isterica.

Pietro le si avvicinò, dall'altro lato del recinto 'Sto affondando nella cacca dei miei maiali e non profuma di Chanel n. 5. Ti sia ben chiara una cosa: non voglio un figlio portatore sano come me, metterei al mondo un altro infelice!'.

'È vero, i pochi bimbi nati da genitori simili a noi sono P.S.; magari troveranno una cura! Che credi? Che non ameresti un figlio, comunque? I genitori dei bambini disabili che curavo li adoravano, e quando li guardavano, non vedevano la malattia, la disabilità o la diversità. Vedevano i loro figli. Punto e basta!' si oppose, con tutte le sue forze. Il discorso valeva per sé e in generale.

'Ha smesso di essere un mio problema. La vasectomia è irreversibile, sto bene così' riprese a spalare, insofferente.

'Non siamo sbagliati, siamo persone come gli altri, abbiamo un cuore, un'anima, un corpo. Possiamo dare amore, riceverlo, crearci una famiglia!'.

'Smettila, Claudia, basta. Hai la testa piena di sogni irrealizzabili. Devi allontanarli, forzarti a non sperare, rischi di soffrire più di quanto non sia accaduto'.

'Sono venuta a piedi da Roma' i controlli ai caselli autostradali e alle stazioni ferroviarie erano stretti, e con facilità avrebbero potuto fermarla, aveva camminato nelle campagne incolte, zaino in spalla 'con diverse tappe. Esistono delle eccezioni, dei luoghi in cui i portatori sani si sono aggregati in piccole comunità...'.

'Se le tue eccezioni fossero state tanto perfette, saresti potuta rimanere lì, anziché rompere le scatole a me!' gli occhi infiammati di rabbia, aveva ringhiato. Quella femmina gli tirava fuori il peggio, rimettendo sul piatto della bilancia le sue scelte, che non aveva preso a cuor leggero...scelte che stava pagando e non voleva mettere in discussione.

'Sei un codardo! Un coniglio!' la De Angelis, ferita dal suo comportamento, fece dietrofront, coi pugni chiusi, non prima di aver espresso un giudizio negativo sul proprio ospite. Era stata pesante, aggressiva, perché era la questione più bruciante, toccava un suo nervo scoperto.

Aspettava la resa dei conti; da quando aveva passato il cancello, sapeva che avrebbe dovuto combattere per le proprie idee molto poco condivise dai suoi sfortunati simili.

Rientrò nella baita, scaraventando il piumino giallo a terra.  Stava facendo buio, sedette a gambe incrociate davanti al camino, ispirando a fondo, guardando il fuoco...le fiamme della libertà la incendiavano, da sempre.

Doveva placarsi, almeno fino all'alba del giorno seguente. Lì, con il Dottor Canali…proprio non avrebbe potuto soggiornare.

Erano troppo diversi, avrebbero discusso per ogni dettaglio; in pochi metri quadrati sarebbe sembrata un’eterna vacanza in barca finita male...la vacanza reale, invece, prima o poi, terminava, era questione di giorni e si rimetteva piede sulla terraferma. Il dentista era preciso, maniacale, inquadrato alla maniera di un impiegato milanese, lei era sanguigna, battagliera, istinto allo stato puro. Incompatibili!

Eppure c'era qualcosa in Pietro, indefinibile, nascosta fra le pieghe dell'anima. Una minuscola particella di vita...speciale...a fronte dell'alto muro che ci aveva costruito attorno! Più difficile da espugnare della recinzione con il filo spinato che circondava il suo accogliente chalet.

Riflettendo ancora su questo, lo sentì rincasare, le lenzuola ripiegate fra le braccia. Percepì sbirciasse nella sua direzione, per comprenderne l’umore. La sua reazione non tardò ad arrivare, maleducata non era mai stata.

'Perdonami, non avrei dovuto rivolgermi a te in quel modo' fu sincera e lui lo apprezzò.

'Nemmeno io. Vado in doccia, aspettami'.

‘Dove vuoi che vada? Ad un aperitivo a Piazza Navona?’ annuì, sorridendo. 

Un pregio l'aveva, la signorina romana...non era permalosa. Aveva arcuato le sue labbra stupende e Pietro ne portò con sé la visione…erano le labbra morbide che lo avevano baciato e che non avrebbe sentito mai più.

L'acqua bollente e il bagnoschiuma antibatterico trascinarono via la puzza del porcile e più di un pensiero gravoso. Indossò una tuta pulita ed una maglia a maniche lunghe, nere entrambe. Fece un respiro profondo e rientrò in sala.

In salone, la ragazza non si era mossa di un millimetro, aveva solo portato le ginocchia al petto.

Si accoccolò alle sue spalle, poggiando la testa sulla sua scapola, in un gesto confidenziale 'Scusa, romana...sei la cosa più bella passata da qui negli ultimi due anni e mezzo e io non so più gestire le relazioni sociali'.

Claudia si voltò, scapigliandogli i capelli scuri, che iniziavano a imbiancare sulle tempie, tenuti ordinati 'Dimmi chi lo sia...'.

'Vuoi cenare? Ordiniamo una pizza?' propose.

'Mi prendi in giro?'.

'Sono serio...preparo le basi, una volta al mese, e le surgelo. Tre minuti al microonde, condisco e cuocio pochi altri minuti in forno. Non mi credi? La passata di pomodoro è della riserva dell'estate scorsa, fatta in casa, ovviamente, e ieri l'anziano - quello che abita a cinque chilometri di distanza e che ti prenderà come badante - mi ha portato le mozzarelle fresche...ha una stalla, con mucche e pecore, e mi rifornisce di formaggi, latte e derivati'.

'Sì!' fu un attimo e si tuffò fra le sue braccia, travolgendolo in una presa affettuosa, che lo mise al tappeto. Finì sotto il suo corpo, allungato davanti il proprio camino acceso, l'unica luce che illuminava l'ambiente. No, non la sola! L'altra brillava di più. Era Claudia! 

'Romana, se mi ucciderai, niente margherita!' minimizzò, con il viso accanto al suo, la mano destra che le sfiorava i capelli, la sinistra che la teneva premuta a sé.

Lei nascose il volto nel collo maschile, che sapeva di dopobarba e di bagnoschiuma 'Cedo le armi davanti alla doppia mozzarella…per piacere!'. Pigolò, come una delle sue gallinelle.

‘Andata’ la scostò, leggermente, per rialzarsi e porgerle la mano, in una movenza galante, in preda ad un’emozione dimenticata.

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Capitolo 4
*** 30 gennaio 2023, sera ***


4 30 genn 2023 sera

‘Fai la pizza più buona al mondo!’. Pietro aveva deciso di farcirne tre tipi diversi, per esagerare; oltre alla promessa margherita, una diavola col salame piccante e una focaccia bianca con mozzarella e una grattata di pregiato tartufo bianco…e la signorina De Angelis era andata in brodo di giuggiole!

‘Sei ripetitiva, è la centesima volta che lo sento! E non serve a corrompermi, avrai ugualmente il posto migliore e nel letto matrimoniale. Volevi dormire per terra…’ la serata era stata leggera, avevano parlato del più e del meno, mangiando sul divano, davanti alla tv che faceva da sottofondo, e riso, moltissimo.

‘Seguo il ritmo della luce naturale, lavorare quando cala la notte è difficile’ aveva spiegato Canali, spostandosi -sul presto, da bravo milanese e contadino - nella stanza attigua, e cercando qualcosa nel guardaroba ‘Ecco il tuo pigiama…’.

La casacca era bordeaux, con girocollo e bottoncini, uno scudetto giallorosso all’altezza del cuore, all’interno l’immagine della Lupa del Campidoglio… il simbolo della squadra della Roma! Lo stesso che spiccava sui pantaloni lunghi grigi, della taglia del padrone di casa.

‘Sei romanista…’ Claudia non poteva crederci.

‘Sì…i compagni di classe mi prendevano in giro, ero lo zimbello della scuola. Trascorrevo spesso le estati a Roma e mio nonno mi ha portato allo stadio che ancora indossava il pannolino, figurati; fu amore a prima vista. E’ una fede…era’ confessò ‘e l’unica cosa che io e te abbiamo in comune!’. Sospirò, levando il proprio pigiama - un classico in tela modal blu scuro, con la giacca abbottonata sul davanti e il collo a rever - da sotto il cuscino ‘Vado in bagno per primo’.

Uscì dalla toilette un paio di minuti dopo, alternandosi con la ragazza, che si era specchiata diverse volte nello specchio sopra il lavandino, rimirandosi.

‘Mi piace tanto…’ fece una breve sfilata; il capo prestato era abbondante, ma le donava moltissimo.

‘Puoi tenerlo’ Pietro, già sotto le lenzuola per rendere il momento meno imbarazzante possibile, desiderò regalarglielo.

‘Davvero? Wow!’ gli si infilò accanto, mentre l’uomo spegneva la luce. ‘Allora, buonanotte, romana’.

‘Non è vero che siamo così diversi, come sostieni tu’ invece di rispondere al saluto, esordì, caustica.

‘Siamo il giorno e la notte!’.

‘Sei prevenuto, nei miei confronti, e non solo. Oggi hai raccontato la tua storia, adesso ascolterai la mia’ zero preamboli, si impose.

'Era la terza settimana di marzo del 2020. Ricevetti una telefonata, dalla mamma di un bimbo che curavo. Mi avvertiva che lei, il marito e il figlio erano risultati positivi al COVID19, e avevano fornito il mio nome alla Asl per la quarantena obbligatoria e il tampone. Fu l'ultima volta che la sentii.

In isolamento, attesi ansiosa il manifestarsi dei sintomi. Nulla, mai stata meglio, nonostante il risultato positivo dell’esame. La carica virale era alle stelle e così il numero dei pazienti e genitori infettati da me; fu facile capire, per gli addetti ai lavori, che fossi uno dei portatori sani più aggressivi della storia del virus.

Al Bambin Gesù, l'Ospedale pediatrico di Roma, ancora giocano a freccette con una mia foto' la De Angelis percepì le braccia avvolgenti di Pietro che la confortavano…erano calde, muscolose e alleviarono la sua pena, almeno un pochino.

'I dottori e gli immunologi, studiando lo schema delle persone con cui ero stata a contatto, compresero i danni che potevo causare, con la mia vicinanza. Si era verificato un episodio simile a Milano, qualche giorno prima...'.

'Il mio caso!'.

'Sì...stessa carica virale, accennarono! Fui rivoltata come un calzino, sottoposta a innumerevoli esami e segregata in casa. Emarginata, piansi la morte di mio padre, dei bambini… eccetera'. Ricordò lo strazio di un lutto di seguito all’altro, il terrore di rispondere a una chiamata per sentire altre brutte notizie, le giornate trascorse con la testa sotto il cuscino, fino a non avere più lacrime.

'Romana, la tua situazione colpì l'opinione pubblica perché ti eri spesa, inconsapevolmente, con i tuoi piccoli pazienti. Sulla base di ciò che si sapeva allora, sarebbe stato più facile che fossi infettata tu da un bambino piuttosto che il contrario. Li stavi aiutando...io, invece, ho organizzato una stupida ed inutile festa, perché mi sentivo solo. È un paradosso, per la legge del contrappasso sono stato condannato ad un'esistenza di solitudine estrema'.

La ragazza passò la mano sul torace maschile, sopra il pigiama, infilando le dita all'incrocio della stoffa, fra un bottone e l'altro, cercando di scacciare, con dolcezza, lo scempio che lui stesso perpetrava alla sua anima spezzata.

'Può darsi, ma il ruolo di presunta benefattrice non mi ha salvato da un destino analogo al tuo. In quel periodo, il Consiglio dei Ministri firmò la prima ordinanza sui portatori sani: isolamento a casa, tatuaggio e sterilizzazione...'. Il Governo italiano aveva preso drastiche misure, obbligatorie fin dal principio, a cui si sarebbe aggiunta, in seguito, la messa a disposizione di un'abitazione sita in una zona montana, omaggio dello Stato, nel caso in cui il portatore sano non fosse stato in grado di acquistarla con le proprie risorse finanziarie. Permettendo, almeno, una vita comune fra più di loro, se lo avessero voluto.

'Fui prelevata da una camionetta della Polizia, per essere scortata presso la Questura di Viale XXI aprile, all'Ufficio Passaporti. Anziché lasciare le impronte digitali, entrai in una stanzetta, dove un tatuatore impresse il marchio di fabbrica sulla mia pelle. P.S.'.

Canali cercò il dorso della mano destra di lei, percorrendo la forma delle due lettere con la punta delle dita: era facile persino al buio, data la familiarità con quel pezzetto di alfabeto, fu solidale 'È stata l’unica volta in cui ho creduto di impazzire...il fastidio dell’ago, l’inchiostro che si imprimeva sotto la pelle…sragionai'.

Molti portatori sani provavano a cancellare il tatuaggio, strappando via la cute con un oggetto affilato; qualcuno si era amputato la mano, i più lo mimetizzavano indossando un guanto, ma lo sguardo esterno cadeva sempre sul punto incriminato…erano palliativi!

'Ed hai pensato al suicidio...' la vocetta flebile e delicata lo affermò, sicura.

'Come lo sai? Scusa, domanda cretina! Anche tu...'.

'Tutti noi, è un punto di non ritorno, nero su bianco, indelebile...osceno! Come il resto!’.

Era una triste realtà; molti P.S. si erano tolti la vita, al di là del tattoo. Avevano preferito un cappio, un salto, una lametta, un blister di pillole alla privazione della libertà ed alla convivenza con un rimorso ingestibile, condannandosi all’aldilà, anzitempo.

'Non lo hai fatto. Perché?'.

'La rabbia! La seconda tappa fu un ospedale romano, il Fatebenefratelli, ubicato sull'Isola Tiberina, famoso per il reparto di Ginecologia e Ostetricia, il regno delle puerpere. 

Indossai un camice bianco - a seguito delle analisi di rito - e rimasi in una camera singola, in attesa di essere prelevata per l'intervento di chiusura delle tube, il corrispettivo femminile della vasectomia. Mi affacciai alla finestra; era una giornata calda, tipica della primavera abbagliante della Capitale.

I raggi del sole si riflettevano sul Tevere, Roma era splendida...udii il vagito di un bimbo e poi di un altro. Era l'orario in cui, dal nido, le infermiere portavano i neonati alle mamme. Mamma...non avrei mai saputo cosa significasse diventare madre, io che avevo scelto psicologia infantile per il mio amore per i bambini. Non potevo permettere che mi strappassero il sogno di una famiglia mia, di un figlio mio. Fu più forte di me e una rivoluzione copernicana; mi ribellai al sistema e tieni conto che, fino ad allora, non avevo preso nemmeno una multa.

Mi rivestii in fretta e abbandonai l’Ospedale, col mio zaino, pronta a tutto. Per il bene altrui avevo la mascherina sul volto, ma tenni le mani in tasca, anche quella col tatuaggio appena fatto, coperta da una garza, senza indossare i guanti...'.

'Forte! Era un lasciapassare e un successivo colpo di tosse o uno sputo da parte tua avrebbe allontanato gli eventuali avversari più efficacemente di una pistola!' una battuta aiutò a stemperare l’ansia di un racconto angosciante.

'Già. Ero pronta a difendermi, credimi. Decisi di lasciare Roma; con la morte nel cuore, camminai per Via del Corso, fra le vetrine abbassate a lutto, davanti l'Altare della Patria, lungo Via dei Fori Imperiali fino al Colosseo e alla Piramide Cestai, passando per il Circo Massimo.

Godetti la mia città, la città eterna, fra strade deserte, pochissime automobili, con la consapevolezza fossero i miei ultimi passi sui sampietrini che maledicevo quando, in estate, i tacchi dei sandali si incastravano fra gli spazi tra una pietra e l’altra. Pavé, si dice in milanese, giusto?

Soprassedetti a cercare di prendere un treno o a chiedere un passaggio, temevo di contagiare altre persone e di essere notata. Lentamente, mi diressi verso sud, imboccando la Via Pontina, in direzione Anzio'.

'Carina, Anzio...il faro, i ristoranti di pesce...il mare in cui si abbronzava Nerone e non era proprio uno stupido!' commentò il moro; era una cittadina a circa sessanta chilometri da Roma, che aveva visitato con i genitori, in un paio di occasioni.

'Ho un'amica, lì. La più cara, dall'infanzia. Flaminia. L'unica a cui potessi rivolgermi. Mi presentai a casa sua e non mi fece domande. Sapeva dell'obbligo della sterilizzazione e del mio appuntamento in Ospedale. Quando suonai il campanello della sua villa, non era nemmeno meravigliata di vedermi lì. Anzi, mi aspettava ed era preparata… Era diventata mamma da pochi anni, forse intuì la mia angoscia'.

'In che senso, preparata?'.

'Possiede una casa enorme, su tre livelli, fra Anzio e Lavinio, e il piano superiore è diviso dagli altri due in un appartamento autonomo. Lo aveva sistemato, per accogliermi. Letto rifatto, lenzuola pulite, frigo pieno! Sul vialetto d'entrata, bardata e protetta, mi ha persino abbracciato. Sono scoppiata a piangere come una bambina!

Anzio ha rappresentato una sorta di coperta di Linus, è il posto in cui sono stata più felice, coi miei genitori. Avevamo una villetta, e ho trascorso lì tante stagioni estive - settimana ad Andalo esclusa - soprattutto durante l'adolescenza. Ti risparmio i ricordi banali, i falò sulla spiaggia, i primi baci, le bombe fritte con la Nutella alle cinque di mattina al ritorno dalla discoteca. Mi sentii a casa...' era serena, durante l’esposizione di quella parte del resoconto.

'Ho paura a chiederti cosa accadde in seguito!' lo immaginava; la ragazza - il cui respiro strozzato accanto il proprio orecchio lo mandava su di giri - aveva bisogno di sfogarsi, di raccontarsi. La lasciò libera di trovare il tempo giusto.

'La mia fuga non era passata inosservata e la stretta sui portatori sani era diventata sempre più rigorosa; il resto dell'Europa aveva adottato il cosiddetto Modello Italia e quelli come noi, pur in numero esiguo, erano considerati alla stregua di criminali.

Scorgevo la mia amica e suo figlio, dalla finestra; mi salutavano, mi lasciavano fuori della porta cibi pronti e ciò di cui avevo bisogno. Rimuginai, a lungo; li stavo mettendo in grave pericolo, nonostante le misure di sicurezza ed i minimi contatti, e Anzio è un comune di piccole dimensioni. Se si fosse diffusa la notizia della mia presenza - e un segreto simile è complesso da tenere a lungo - sarebbero divenuti reietti anche loro. Decisi per il loro bene, e una notte, di soppiatto, andai via, di nascosto, per evitare addii e tentativi di essere trattenuta...'.

'Non l'hai più vista' l'uomo trasse ovvie conclusioni 'Sentita nemmeno?'. Fu un quesito superfluo; conosceva la romana da meno di un giorno ed era come la conoscesse da sempre.

Lei sbattè le ciglia, rapidamente, prima di rispondere; Pietro gustò il solletico dei loro margini sulla guancia, una lusinga speciale che confermò l’intelligente deduzione 'No. Guardo la sua pagina Facebook, quando riesco, e me lo faccio bastare. Lei lo sa, l'aggiorna per me, con foto e messaggi che posso comprendere soltanto io!'.

'Deve essere bello avere un'amica così, a me è mancata una persona simile accanto. Con mio fratello minore, il rapporto non è stato alla pari; era più piccolo di sette anni e, in fondo, eravamo due figli unici, nati dagli stessi genitori'.

'Io sono figlia unica e sono stata a meraviglia. Tranne per il legame viscerale con mio padre e mia madre, un cordone ombelicale che ha segnato la mia vita. E’ stata la mia forza e il mio limite! Quando mia mamma è venuta a mancare, dieci anni prima del COVID19, per il male del secolo, io e mio papà siamo morti, insieme a lei. Abbiamo dovuto rimboccarci le maniche e andare avanti; in realtà, ci eravamo fermati a un giorno lontano di ottobre 2009. Credevo non esistesse dolore più grande...mi sbagliavo, Pietro!' tremò, nella voce e nel fisico, come un ciucciolo appena venuto al mondo, alla confessione sparata dal cuore.

'Mi dispiace, tanto!' era dolce, Claudia, fragile, e insieme determinata come una leonessa. I due lati opposti di una stessa medaglia, luccicante! E affascinante! Pose un bacio innocente sulla sua fronte, alla sommità della tempia sinistra, dove cominciava l'attaccatura del manto castano, tirando il piumone in alto, fino a metà dei loro visi.

‘Grazie’ era riconoscente sul serio ‘li porterò dentro di me, con me, per sempre! Nessuno può togliermeli, nessuno!’ fu assertiva, lucida.

'Sei salita verso Nord, quindi?' voleva sapere, a quel punto doveva. Preferì incentrare il proseguo della conversazione su una linea più concreta.

'Continuo? Non preferisci riposare?'.

'Chissenefrega del sonno perduto, dormirò in una bara quando avrò stirato le zampe!' sbottò, strappandole una sonora risata.

'Milano, calma. Hai spifferato di soffrire di insonnia!' la De Angelis aveva ascoltato, parola per parola, ogni frase che il suo ospite aveva pronunciato.

'Motivo in più per sentire il proseguo del racconto'.

'Giusto. Ho puntato all’Umbria, è una regione che conosco e che amo. I danni del terremoto di Amatrice e le zone franche erano incompatibili, non trovai persone disponibili alla condivisione. Ugualmente in Abruzzo; mio padre è originario di lì ed avevo dei contatti, a Roccaraso...inutili, gli abruzzesi sono chiusi, e i portatori sani erano barricati nelle loro baite o casette...zero solidarietà. Inoltre, accettavano con scarso entusiasmo che mi fossi sottratta alla sterilizzazione'.

'Strano! Perché è un reato penale?' lui scherzò.

'In parte. Perché non mi ero uniformata, come una pecora nel gregge. Mi temevano, erano sbigottiti del mio coraggio, ritenevano avrei mandato in malora i loro sforzi di sopravvivere in un mondo di regole'.

'Cretini fino al midollo!'.

'Cretini? Tu sei il primo ad aver paura di me!' affermò, schietta: lei era così, prendere o lasciare.

Pietro prese 'Ovvio! Mi spaventano le tue innate doti seduttive, non tu!' la ripagò, con la stessa onestà intellettuale.

'Era chiaro dalla visita medica, dottore dei miei stivali!' Claudia percorse, con l’indice, il profilo del viso maschile che intravedeva, nella semioscurità, dall'orecchio sinistro, fino al mento, e all'altro padiglione, per percorrere poi la strada dall'alto al basso, dalla fronte spaziosa, al naso dritto, soffermandosi sulle labbra…il dito rimase fermo per un solo istante sul punto del loro incastro.

'Mi ha tradito la palpazione del seno...' confessò, preso dalla loro vicinanza 'ho avuto tante donne, tu sei la più perfetta che abbia mai visto!'.

'L'astinenza ti fa straparlare!' felice del complimento, seguitò 'A tal proposito, l'aspetto esteriore mi ha aperto le porte della comunità dei P.S. nata sull'Abetone, in Toscana.

Gli spostamenti tra una regione e un'altra, a piedi, furono interminabili; nel frattempo, la fama del gruppo pistoiese si era diffusa e volli sperimentare una simile realtà. Una trentina di portatori sani vivevano all’interno di un albergo precettato dal Governo e destinato a quelli come noi, in una zona molto ampia e recintata, al centro dell’ex comprensorio sciistico.

In apparenza, sembrava un posto ideale. Hanno un capo, un leader, che mi prese a benvolere, appena mi presentai. Diamine, ero la terapista! Mi coccolarono, solidali. Erano stati sterilizzati, tutti. Non gli interessava il mio stato. Ingenuamente, credetti fossero generosi, senza secondi fini...'.

Canali ebbe un moto rabbioso; aveva letto alcuni pettegolezzi, in rete, proprio sulla struttura toscana…spiacevolissimi 'Che ti hanno fatto?'.

La ragazza lo calmò, una mano fra i capelli scuri 'Tranquillo, non ci sono riusciti...mi incuriosì che la comunità si componesse di donne giovani, alcune più di me, e molto carine. Gli uomini, viceversa, erano eterogenei per età. C'erano anche alcune coppie fisse. Sentivo strani movimenti, nelle stanze, durante la notte. Insospettita, girovagai per i diversi piani dell'hotel, per capire cosa accadesse con esattezza'.

'Sesso sfrenato, presumo!' lui era schifato.

'Uhm uhm! Di gruppo, soprattutto, col benestare del mentore della setta...era una setta a tutti gli effetti, né più né meno. Non potevo tollerarlo, prima o poi mi avrebbero coinvolto, probabilmente forzandomi. Preparai lo zaino e sgattaiolai via, quella notte stessa!'.

'Niente orge, romana? Non sono il tuo genere?' la prese in giro, bonariamente.

'Sono monogama e non mi piacciono le cose strane!' borbottò, incavolata.

'Dovresti definire cose strane...monogama, e nessun fidanzato che si sta strappando i capelli nel quartiere Trieste? Un altro mezzo pariolino come te?'.

'Avevo chiuso una relazione con un ragazzo con cui ero stata insieme per due anni, qualche settimana prima dell'inizio della diffusione del coronavirus...litigavamo sempre...' ammise, con un velo di apparente malinconia.

'Perché? Sei così accondiscendente!' colto da un pizzico di gelosia, fu ironico e beccò un pizzicotto vicino l'ombelico 'e manesca, ti denuncio al Telefono Azzurro!'.

'Ben ti sta. Era perché volevo un figlio e lui no! Ho un carattere invidiabile, non mi apprezzi abbastanza'.

'Sei pallosa e monotona! Ma coerente!'.

'La coerenza non sempre è una virtù...'.

'Dissento. Almeno, non lo hai contagiato, guarda il lato positivo!' capì di aver fatto una gaffe, perché ci fu un minuto di silenzio e, più oltre, una confessione nefasta 'Prendemmo un aperitivo...salutandomi, mi baciò, nel modo in cui accade fra ex...è morto, e pure la ventenne con cui mi metteva le corna!'.

‘Li hai stecchiti in un sol colpo! Almeno ti sei vendicata! Pace all'anima loro!' Canali sghignazzò e no, non avrebbe dovuto! Non resistette!

'Sei un vero cretino...' Claudia lo seguì, aveva le lacrime agli occhi. Si riprese dalla risata isterica 'comunque, alla fine, optai per il Trentino. Andalo era stata la meta di molte estati, la classica settimana di montagna rigenerante, fra passeggiate, aria pulita, verde, cibo gustoso. Gli abitanti erano educati, gentili. Sapevo ci fossero diversi portatori sani distribuiti su una rete capillare organizzata ad alto livello...per cui...eccomi qui! Dalla Toscana al Trentino, è stato quasi un anno di marcia, fra problemi di salute, posti di blocco e altre difficoltà'.

'Storia interessante. Mi sfugge il motivo per cui ti sia voluta aprire con me'.

'Non ci sei arrivato; sei ottuso, in senso buono. Ho affermato che siamo simili, e che non abbiamo in comune solo la passione per la squadra di calcio, il cui scudetto è stampato sul mio pigiamino nuovo...' si rivoltò a pancia in sotto, cambiando posizione e timbro di voce. ‘Accendi la luce, sono cose che vanno dette guardandosi in faccia’.

Lui ubbidì e si ritrovò nello stesso letto con una cerbiatta ammaliatrice che lo fissava coi grandi occhi marroni sgranati.

'Pietro, io ho bypassato regole e leggi per incontrare i miei piccoli pazienti e per evitare la sterilizzazione. Tu hai dato quella festa, fregandotene dei limiti imposti pure dal buonsenso. E oggi avresti sparato con un fucile da caccia ai due militari che mi inseguivano, te l'ho letto in viso; se non avessero desistito, li avresti ammazzati per proteggermi. Non sbaglio'.

L'uomo deglutì, era palese avesse ragione da vendere 'È vero'.

'Siamo due ribelli che non vogliono piegarsi, io in apparenza più di te, che fingi di vivere da eremita, nascosto dal resto del mondo, ed hai offuscato ciò che sei davvero. Sei in uno stato di infermità sentimentale e sociale, perché è più semplice che combattere'.

'Se fosse come sostieni, cosa cambierebbe?'.

'Volevo confutare il tuo ragionamento sull’assenza di affinità elettive tra noi, spiegarti che io ho ragione e tu torto, Canali…' dichiarò, birichina e senza vergogna.

'Mi arrendo, romana! Un secondo e arrivo' indicò la radiosveglia sul comodino; segnava le 23.55.

Alla velocità della luce, si alzò da letto, andò in cucina, afferrò dal frigo la bottiglia di spumante moscato che teneva per un'occasione speciale e due calici di cristallo, precipitandosi di nuovo in stanza.

'Che festeggiamo?' la ragazza, seduta con la schiena poggiata al cuscino, era basita.

'Il mio compleanno!'.

'Auguri! É domani?'.

'È oggi, ho ancora quattro minuti per stappare, tieni i bicchieri!'.

'Perché non me lo hai detto prima?'.

'Non lo so! Attenta!' svitò la gabbietta metallica e fece saltare il sughero, provocando la fuoriuscita di schiuma alcolica che la De Angelis cercò di recuperare coi calici, per evitare che sporcasse il letto. Qualche goccia cadde ugualmente sul piumone.

‘Lo laverò. Fregatene. Brinda con me!'. Le strappò la coppa dalla mano e fece sbattere i cristalli, impetuoso.

'Buon compleanno! Quanti anni compi?'.

'Quaranta!'.

'Li porti bene' sorseggiò lo spumante. Aveva il sapore del Natale, del pandoro, del goccino di vino dolce che i bambini bevevano dal bicchiere dei nonni. Un sapore d’affetto!

'Troppo buona' era felice e abbattuto. Contento della giornata trascorsa, unica e irripetibile, depresso perché la sua ospite si sarebbe dissolta come neve al sole, allo spuntare di quest’ultimo.

'Non posso farti nemmeno un regalo ed ho approfittato della tua generosità' la romana era dispiaciuta.

'Sei stata tu il regalo, l'ho capito solamente cinque minuti fa!' stordito dalle emozioni che si erano succedute in meno di un giorno, si espresse in una romantica dichiarazione, sentita.

'Forse o forse no...eccolo!' lenta, Claudia percorse il petto di Pietro con i palmi delle mani aperte, congiungendoli dietro la sua nuca. Si era avvicinata, pericolosamente...il gioco durava da ore e, probabilmente, non era che una partita a scacchi con la vita, la più importante e la più difficile.

Una presa vigorosa strinse i suoi fianchi, accostando due corpi nati per stare insieme.

Lei arcuò le labbra in un sorriso dolcissimo e le poggiò su quelle del suo ospite, non prima di aver bisbigliato 'Uno soltanto'. 

Fu un solo bacio, scandito dalla timidezza iniziale, dal timore di rovinare tutto, dal terrore che fosse null’altro che un contatto di mucose; divenne una scoperta graduale di carne, di denti, di lingue intrecciate, che danzarono senza staccarsi, via via più intense...un unico bacio, come promesso, di quelli che lasciano senza respiro, senza razionalità. Pochi istanti di una felicità perduta, miraggio impossibile di un futuro condiviso.

Claudia interruppe l'idillio, a malincuore. Era stato troppo bello, troppo coinvolgente, troppo breve. Non desiderare ciò che non puoi avere, si rimproverò.

'Uno non mi basta!' Pietro si lamentò, lambendo i suoi meravigliosi capelli. 

'Sai come finirà...domattina...' non riuscì a terminare e si stese sul letto, addolorata. 

Lui le fu subito addosso, impazzito, confuso e sicuro allo stesso tempo 'Non mi lasciare, romana, non mi lasciare. Adesso che ci siamo trovati, non puoi lasciarmi così! Staremo bene insieme, litigheremo alla morte, cucineremo, raccoglieremo le more in estate, ti insegnerò a fare la pizza…anzi, no, ci mancherebbe, la preparerò per te, meglio che al ristorante! Ti bacerò ogni istante che potrò, farò l’amore con te ventiquattrore su ventiquattro, ti porterò il caffè a letto con una fetta di crostata, appena sveglia…'.

'Hai scelto diversamente da me, io voglio una famiglia...' piagnucolò, incerta. Non aveva mai desiderato intensamente nessuno uomo come Pietro. Lo voleva, fisicamente, lo voleva, sentimentalmente, lo voleva, mentalmente.

'Lo so. Di più che sei spericolata e istintiva, provami, che hai da perdere? Prova...Rimani con me qualche mese, magari fino al termine della stagione invernale. Se vorrai prendere una strada differente, lo capirò e non mi opporrò' era forte della consapevolezza della loro attrazione e compatibilità 'Non rinunciare a noi! Sarò io la tua famiglia'.

Restò in attesa, gli occhi velati di paura e commozione. Era vivo, Pietro...era vivo! E desiderava vivere, desiderava essere ancora una persona capace di emozionarsi e di amare…e desiderava un’unica persona al proprio fianco: la signorina De Angelis!

A cui la codardia non apparteneva di certo.

'Baciami, cretino!' lo invitò, facendogli l’occhiolino. Aveva deciso di buttarsi! 'Un attimo...ho una condizione da porti'. Sbaciucchiandolo lei, all'incrocio delle labbra, lo minacciò.

Il milanese, con la pelle d'oca, sospirò 'Quale?'.

‘Canali, resterò...il letame...mai, non lo spalerò mai, scordatelo! Va bene?’ Claudia sentì un sì entusiasta, sussurrato fra un bacio e l'altro, prima di essere travolta dall’abbraccio di Pietro.

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Capitolo 5
*** 20 giugno 2023 ***


5 20 giugno 2023

Claudia era rimasta con Pietro, ben oltre l’inverno. Era trascorsa anche la primavera...iniziava l'estate, la stagione che amava di più. E quell'anno l'avrebbe amata maggiormente.

Dalla notte del compleanno del milanese, infatti, non c'era stato un attimo in cui quest’ultimo non l'avesse adorata, venerata, coccolata, ed in cui lei non avesse fatto lo stesso.

Non c'era stato un giorno in cui non si fosse alzata con un sorriso splendente, ricevendone in cambio un altro dolcissimo, nonostante il freddo del primo mattino, la neve, il pollaio da pulire, la serra da innaffiare, il pane da infornare.

Non c’era stata alba in cui il suo Dottor Canali non si fosse presentato con una tazzina di caffè miscela speciale in una mano e una fetta di crostata di marmellata di more trentine nell'altra.

Non c’era stato un sabato sera senza pizza margherita alla doppia mozzarella.

Mai un secondo senza amore. Ed era affogata in un mare di baci, lunghi, appassionati, struggenti, fugaci, teneri!

'Ho indossato il pigiamino della Roma talmente tante volte che è liso, ai gomiti e alle ginocchia' la ragazza tornava in camera da letto dal bagno, sbuffando. La bassa temperatura del giugno trentino obbligava ad indossare una biancheria pesante anche a metà giugno.

'Ne ho comperati due su Amazon, identici...faremo i gemelli!'.

'In offerta, scommetto. Faremo gli stronz brothers!' lo rimbrottò, mesta, e lui la placcò sul letto, tirandole una ciocca di capelli. 

'Sei lamentosa...al contrario, dovresti ringraziarmi del regalo!' la sfottè, lasciandole una scia di dolci succhiotti sul collo. Bisticciavano e si punzecchiavano di continuo...ed era la parte più divertente della loro relazione...la seconda più piacevole!

'Milanese, stanotte andrai in bianco!' lo avvisò, un'espressione preoccupata, un tono alterato; non era la solita Claudia, volutamente oppositiva ed attaccabrighe.

'Peggio per te...sarebbe la prima volta, di solito non riesci a resistermi! Che succede?' la liberò e lei si rigirò di fianco, dandogli le spalle, timorosa.

'Sono malata, Pietro. Gravemente! Il mio ciclo è puntuale come un orologio, di solito, e, invece, ho un ritardo di più di quindici giorni. Mi fa male la pancia, ho acidità di stomaco, e il seno durissimo...' la voce era diventata flebile 'ho cercato su internet, ipotizzo una menopausa precoce...o, più probabile, un cancro alle ovaie...dovrei fare un controllo, una visita, per accertarmene. E un medico non verrebbe mai qui’ era terrorizzata...e lui… cominciò a saltare sul letto, in piedi, quasi arrivando con la testa al soffitto, ridendo.

'Sei un cretino...ti ho detto che sto morendo!' incavolata, strattonò la stoffa dei pantaloni del pigiama sul bordo e Canali stramazzò sul materasso.

'Non stai morendo...sei incinta!' confessò, candidamente.

E no, non scherzava per niente. Claudia non se ne meravigliò, stava dicendo il vero...in fondo al cuore, aveva sempre saputo di aver accettato di restare perché vedeva un futuro con Pietro. E no, non lo avrebbe lasciato, perché ne era pazzamente innamorata! Aveva seguito l’istinto e aveva fatto bene! 

Pose la mano sul ventre e lo scrutò. Il suo compagno aveva un sorrisetto soddisfatto, diabolico.

'Non sei stupita, romana?'. L'aveva beccato! La sua destra raggiunse quella di lei. 

'Raccontami che hai combinato' lo spronò, con dolcezza.

'Ho il terrore degli aghi. Ho praticato decine di iniezioni ai miei pazienti ma quando si tratta di me, proprio non riesco a stare calmo. Da ragazzino, mi tenevano fermo in quattro, per un semplice prelievo. Sotto l'ago del tatuatore ho perso i sensi tre volte!'.

'Coniglio!'.

'Si, esattamente l'animaletto la cui ciccia cucino a spezzatino e di cui ti strafoghi come non ci fosse un domani'.

'Divaghi! Arriva al punto!'.

'Scusa. Il giorno dopo aver ricevuto in dono il tatuaggio avevo appuntamento per la vasectomia. Claudia, non potevo sottopormi all'anestesia locale…dovevano farmi una puntura qui!' indicò sotto la cintola. 'Presi, dalla cassaforte, tutti i contanti e gli orologi della mia collezione di Rolex...non erano pochi. Li portai in Ospedale, e il collega che doveva praticarmi la vasectomia fu ben felice di accettarli. Bastarono, per il silenzio suo e di un paio di collaboratori; mi medicarono come fossi stato operato davvero e firmarono i fogli di dimissione, col relativo certificato!'.

'Sei un genio!' lo baciò sulla bocca, al settimo cielo.

'Non sei incazzata perché ti ho ingannata!' caspita, riusciva a stupirlo, continuamente, e in positivo!

'Sono felice... E penso che mi abbia mentito per una ragione valida. Quale?'.

'Sulle prime non sapevo se fidarmi o meno, perché, per tutti, per lo Stato e la legge, ero sterile; mi pareva un segreto troppo pesante da confidare ad un'estranea. Quando mi hai esplicitato i tuoi desideri, ho soprasseduto. Claudia, volevo restassi solo per me, non perché fossi un donatore di seme capitato per caso sulla tua strada...' arrossì, incredibilmente, teneramente.

'Ed è stato così. Ti amo, e mi saresti bastato, comunque, e per sempre. Potevo vivere senza un figlio, non senza di te! L'ho capito proprio assieme a te, cretino. Sono rimasta e non me ne sono pentita, nemmeno un secondo. Non mi ero fermata, in precedenza, perché non avevo mai trovato un altro come me…finora. Ti rendi conto che avremo un bambino? É fantastico!'.

Non era fantastico, era un sogno che si realizzava, il più bel regalo che potesse ricevere! Andava al di là della felicità!

Claudia sentì due lacrime scenderle lungo le guance, le stesse che vide sul viso di Pietro, salate come il bacio che si scambiarono…capì, finalmente, che sapore avesse il futuro!

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Capitolo 6
*** 30 gennaio 2024, sera ***


6 30 gennaio 2024

Un vagito che valeva una vita - quello di suo figlio - riempì le orecchie di Claudia, il 30 gennaio del 2024, appena passato mezzogiorno.

'Il frugoletto ha anticipato il suo arrivo di due settimane ed è riuscito a rubarmi persino il compleanno!' Pietro pareva scocciato. Fingeva!

'Lo ha fatto di proposito, sono i giorni della Merla, i più freddi...' il bambino, un maschietto, era nato esattamente a un anno di distanza dal loro primo incontro.

La romana si espresse in una linguaccia, baciandone la testolina, sporca di liquido amniotico...era venuto al mondo da pochi secondi e si era zittito unicamente al contatto col corpo nudo di sua madre, intanto che suo padre, agitatissimo, si esibiva nel taglio del cordone ombelicale.

Era nervoso, Pietro, e lo era stato dall'inizio della lunga notte di travaglio. Perché il parto della primipara avrebbe avuto luogo in casa, alla vecchia maniera, senza medici o ostetriche. Ne aveva cercate, in rete, ma era stato impossibile reperirne una che venisse allo chalet, nel cuore della montagna trentina, sotto la bufera, e rimanesse, per ore, a casa di due portatori sani tra i più contagiosi. Senza contare fosse un reato. 

Quindi si era preparato, rispolverando la propria laurea. Aveva studiato, guardato filmati e tutorial, acquistato il materiale sanitario per ogni evenienza.

Era medico, avrebbe avuto il sangue freddo di praticare un cesareo alla sua compagna, in caso di necessità? Non ce n’era stato bisogno, era stata una gravidanza tranquilla ed il parto...da manuale.

Sopra i teli sterili posati sul letto matrimoniale, Claudia aveva sopportato doglie, fitte e dolori, spinto al momento giusto, serena e curiosa della nuova esperienza. Perfetta!

Il mocciosetto era comparso alle 12.20, gridando a pieni polmoni, paonazzo, una miriade di capelli scuri…un microbo!

Ed era un maschio, come previsto da sua madre...meglio, sognato, in assenza di test specifici o esami particolari effettuati perché - a differenza delle gestanti moderne - non si era sottoposta nemmeno a un prelievo o a un'ecografia.

'Sei una strega, altro che sogni mistici!'.

'È stato il Santo Padre ad avvisarmi. Il terzo giorno successivo alla scoperta della gravidanza, mi annunciò che il bambino sarebbe stato sanissimo e che lui stesso avrebbe vegliato su di me. E disse proprio bambino!'. La De Angelis aveva sognato Papa Francesco - ancora abile e arruolato servitore di Cristo - e convinto il dottor Canali che, se davvero il nascituro fosse stato maschio, non avrebbe potuto chiamarsi che Francesco.

'Possiamo accordarci sul nome? Sono pure ateo!' lui, tradizionalista, avrebbe preferito quello del proprio padre.

Ne avevano discusso mille volte e Claudia non aveva ceduto.

Ora che la vedeva nuda, provata e stupenda, abbandonata sul letto, col piccolo addosso già attaccato al seno, abdicò 'Lascerò scritto ai posteri di aver trovato ispirazione nel Capitano!'. Almeno il bebè avrebbe portato il nome di Francesco Totti, il mitico numero dieci della squadra di calcio della Roma.

Tagliato il cordone del figlio, Pietro tese le braccia, per conquistarlo 'Meglio lavarlo!'. Premurosamente, lo portò in bagno, per un'abluzione programmata, nel lavabo. Lo sciacquò, rassicurando la mamma 'È tutto a posto...'. Circondato da un asciugamano di spugna, lo posò sul mobile fasciatoio, che aveva comperato su Amazon - insieme a ogni oggetto indispensabile per un neonato, persino i più inutili… non in offerta -  per la medicazione al moncherino del cordone ombelicale 'Cadrà naturalmente, fra qualche giorno!'.

'Le misure?' Claudia sollecitò.

'Pallosa...' munito di bilancia e centimetro, provvide 'Tre chili e centodieci grammi, cinquantuno centimetri, e già un ometto!'.

'Quasi perfetto, meno male' ne era sicura...quasi.

'La prima tutina che indosserà il mio erede, cara romana' Canali prese un pannolino e la crema lenitiva per il sederino, cavandosela egregiamente 'cambiarlo non sarà difficile...dunque, il primo capo d'abbigliamento sarà giallorosso!'.

Lei ridacchiò. Scettico che sarebbe stato un maschietto, Pietro si era impuntato e rifiutato di comprare un intero guardaroba celeste. In disaccordo persino su un colore neutro come il giallo, di nascosto, si era sbizzarrito in shopping sfrenato a tema calcistico.

'Perdonato...' la De Angelis fece una smorfia, alzandosi dal letto.

'Che fai, sei pazza?' la redarguì.

'Non mi hai messo nemmeno un punto, e ho già espulso la placenta. Vado a lavarmi, per essere pulita per mio figlio. Pensi tu a sistemare il resto?' leggiadra, sedata dalle endorfine delle neomamme e della felicità assoluta, sparì nel bagno, per una detersione accurata nella vasca piena di acqua calda e bagnoschiuma. Era indolenzita, null'altro.

'Tua madre è testarda come un mulo, Francesco. Almeno saremo in due, contro di lei!' chiuso l'ultimo bottone della tutina, depositò il suo piccolo nella culletta a dondolo con le rotelle, rimirandolo. 

Aveva letto che i neonati fossero tutti uguali, troppo gonfi a causa della sofferenza dell'espulsione, per lasciar intravedere i loro tratti somatici, che le somiglianze nascessero da ancestrali desideri di conservazione della propria famiglia d’origine. Sbagliato!

Francesco Canali era la copia esatta della propria genitrice: il viso ovale, la bocca a cuore, carnosa e rosea, il naso minuscolo, gli occhioni marroni e i capelli castani tendenti al biondo. Identico. 

'È perfetto, non quasi, come hai detto tu!' sgomberato il letto dal telo di plastica, asciugamani e pezze varie, aiutò Claudia a distendersi, portandole il bambino, che, vorace, si riattaccò al seno gonfio, liberato dalla camicia da notte bianca.

'Guarda come succhia...sarà un mangione! Ha già capito quale sia la parte più bella di te!'.

'Milanese, come ti permetti?' alzò il viso per farsi baciare e lui, immediatamente, imprigionò le sue labbra fra le proprie.

'Ti sei spogliata tre minuti dopo che ci siamo conosciuti, sapendo che non così non ti avrei lasciato andare. Ed eri contenta di farlo!'.

'Roba da pazzi! Mi hai costretta all'ispezione corporale, da buon coniglio, pauroso che ti attaccassi un raffreddore! E pure perché ti piacevo!' rise e poi smise 'Non è perfetto, è un portatore sano, come noi!'. Avrebbe vissuto lontano dal resto dell'universo, isolato.

'Lo ameremo e troverà amici e fidanzata, non siamo gli unici ad esserci riprodotti. Pochi ma buoni!' lui tentò la linea della positività, affermandolo e prendendo il cellulare dal comodino. Lo aveva posizionato lì per avere il filmino del momento della venuta al mondo di Francesco e, adesso, si poteva sbizzarrire in un servizio fotografico, come ogni papà esaltato.

'Placati...' la romana lo redarguì, al millesimo scatto 'avrei un languorino, dottore!'.

'Capito! Crostata!'. Pietro volò in cucina e scelse una posa, in cui si vedeva il piccolo e quasi nulla della De Angelis. Lo postò sulla sua pagina Facebook, direttamente dal telefonino.

A suo tempo, era stato molto attivo, sui social media. In seguito, per due anni e mezzo, aveva evitato di connettersi, perché, ogni volta, si imbatteva in un cimitero di amici, da cancellare dai contatti.

Claudia non glielo aveva chiesto, esplicitamente, ma lui, un giorno aveva riattivato il profilo, e inviato la richiesta di amicizia a Flaminia, l'amica storica di Anzio, di cui gli aveva parlato. Si erano ritrovate, anche se in un mondo virtuale, e, quotidianamente, scambiavano immagini e si dilungavano in interminabili chat.

Soddisfatto e orgoglioso, tagliò una fetta di crostata alle more e ricomparve in stanza, non prima aver appeso un fiocco azzurro al portoncino di casa, sotto la veranda. Pure su quello, aveva vinto la romana...preso su Amazon, modello superlusso e celeste. Troppo laziale! E lui troppo contento, per soffermarsi su una bazzecola!

'Secondo te, smetterà mai o dovrò staccarlo?' Francesco poppava e non era colostro...era latte! Rivoli bianchi scendevano dalle guanciotte, ricadendo su un bavaglino, giallorosso anch'esso.

'No, la natura farà il suo corso' avvicinò la punta della fetta di dolce alla bocca della compagna e lei dette un morso, avida.

'Chissà da chi avrà preso!'.

'Non cominciare...'.

'Per la bellezza, intendevo. Dicono che i bambini non vadano tenuti nel letto coi genitori. Si abituano e restano fino a diciott’anni. Possiamo tenerlo qui, stanotte?'.

'Andata!' terminando la crostata, Claudia percorse il profilo del milanese con un dito, in un rito più che quotidiano, accostando il viso al suo. Trascorsi pochi minuti, dormivano, tutti e tre…Francesco attaccato al seno, come un novello angioletto.

'C'è qualcuno, Pietro, sento dei rumori, e non è il vento' la donna lo scosse, un paio d'ore più tardi.

Lui, insonnolito dalla notte in bianco, scattò come una molla, avvicinandosi alla finestra e scostando la tendina. Chi diavolo veniva su, sotto la bufera? Facile, la nota jeep color verde mimetico, uno dei pochi veicoli che potessero inerpicarsi sulla stradina che portava alla baita, in condizioni meteo tanto impervie.

'I due militari soliti...Vado a sincerarmi di cosa vogliano e li mando via. Che dici? Gli sparo?' spiritoso, volle tranquillizzarla e tranquillizzare se stesso.

'Sono venuti a prendermi? A prendere Francesco?' si agitò, ugualmente. Era una fuggitiva e una fuorilegge; le forze dell'ordine e i vicini sapevano del suo arrivo, della convivenza con Canali, e che fosse in attesa di un bambino. Tuttavia, erano stati benevoli e tolleranti, omettendo doverose denunce. Sinora.

'Lo vedremo...' coperto da piumino e doposci, il moro uscì di casa e camminò sul vialetto d'ingresso, disarmato, per una volta.

Dalla telecamera di sorveglianza aveva dedotto di avere tre ospiti. Oltre ai militari in tuta completa bianca, una donna in abiti civili; presunse un medico, dalla valigetta di cuoio marrone di forma bombata, senza mascherina...una come lui!.

'Auguri, Pietro!' il militare più alto segnalò il fiocco azzurro.

'Grazie!' era gentile, stranamente. Non la bevve e si mise sulla difensiva 'Desiderate?'

'Abbiamo saputo della nascita di Francesco dalla tua pagina Facebook!'.

Cavolo, che cretino! Se l'era andata a cercare! Aveva spifferato di non essere affatto sterile, ai cinque continenti! 'E allora?'.

'E allora, la dottoressa Filippi - che è una pediatra in pensione, e sta a Molveno - si è offerta di visitarlo. È una portatrice sana, può entrare?'.

La donna, sulla sessantina, minuta, occhiali e capelli scuri lunghi alle spalle, toltasi i guanti imbottiti, alzò la mano destra, sul cui dorso era tatuato P.S..

Francesco stava bene, tuttavia la collega - notissima e originaria delle Dolomiti del Brenta - aveva anni di professione alle spalle, ed era una vera esperta. 

'D'accordo, lei e basta' aprì il cancello, osservando il militare più bassino togliere diverse buste dal bagagliaio del fuoristrada.

'Canali, risparmierei alla dottoressa i lavori di fatica. Lascerò i regali sulla porta dell’abitazione, se permetti' affabilmente, si propose.

'Che regali?' perplesso, il milanese alzò il sopracciglio.

'Gli altri portatori sani della zona franca e i pochi abitanti rimasti hanno voluto fare dei doni al bambino; ci hanno contattato e siamo passati a prenderli. Li abbiamo tenuti in caserma, insieme ai nostri. Sai da quanto tempo mancava un neonato, qui ad Andalo? È una speranza, a modo suo...'.

Pietro, esterrefatto e commosso, annuì, e indicò la veranda, dove il militare posò le buste.

'Auguri, ancora. Il piccolo è bellissimo! Almeno dalla foto!'.

'È più bello dal vero!' Claudia, in camicia da notte, fece capolino dalla porta di casa. Aveva avvolto Francesco nella coperta di pile rossa che tenevano sul divano, e lo mostrò al ragazzo, che non indietreggiò.

Al contrario, avanzò e pose un bacino sulla fronte del piccino, dalla plastica della tuta gli copriva anche la bocca. Il neonato non si spaventò, sgranò gli occhioni e gli sorrise.

'E’ una meraviglia! Signorina De Angelis, se avesse bisogno di qualsiasi cosa, non esiti a chiamarci. La dottoressa ha dei documenti da farvi firmare, compilateli, per favore'. Si accomiatò, sotto la tormenta.

'È troppo freddo, andiamo subito dentro!' la pediatra spinse Claudia in salotto, tolse il giaccone e si diresse verso il lavandino della cucina, per sciacquarsi le mani.

Pietro riepilogò l'iter della gravidanza e del parto, in termini professionali.

'La visita sarà breve, metterò Francesco sul fasciatoio, starà più comodo' la Filippi spogliò il bambino in camera da letto e lo esaminò, con attenzione 'È un campioncino!'. Ne confermò le eccellenti condizioni di salute, attendendo per ricoprirlo.

Tenendolo con il body indosso sopra il pannolino, spiegò 'Il presidio militare di Andalo si è attivato, potrete registrare il piccolo all'anagrafe. Si tratta dei fogli di cui vi hanno accennato. Ci sarebbe un'altra questione. Effettuare il tampone, per accertarsi sia portatore sano, ahimè. È un tampone nasale, fastidioso per un bebè. Volevo proporvi un prelievo per un'analisi completa del suo sangue, uno screening neonatale. Entrerò dalla vena del piede, e sarà indolore, ho una crema anestetizzante da spalmare nel punto in cui passerà l'ago'.

A sentir parlare di aghi, il dentista perse i colori 'Decidi tu!'. Passò la palla a Claudia. 

Che sospirò 'Sì. E’ essenziale sapere se stia bene…e il resto! Grazie'.

La dottoressa provvide e in pochi attimi, con gesti sapienti, prelevò alcune provette di sangue, che ripose un contenitore termico. Aggiunse 'Quando avremo i risultati, dovrà essere sottoposto al tatuaggio e il suo status risulterà dai documenti d’identità'. Dette per scontato fosse un portatore sano, avvilita. 

'Già' Pietro sbuffò.

'È da tempo che, in Italia, non si ha notizia di un figlio di due come voi, come noi; abbiamo formato molte coppie’ si riferì a se stessa, non dal punto di vista biologico ‘la maggioranza è sterile, gli altri prendono precauzioni. Anche chi è innamorato e fertile, non ha il fegato di generare una creatura, con un destino segnato. Francesco è splendido, farà grandi cose, comunque!' la Filippi osservò sua madre rivestirlo e suo padre compilare i documenti per l'anagrafe. 'Francesco...sicura sicura, romana?' Non si era tenuto, nemmeno davanti alla pediatra.

'Smettila! Piuttosto, offri un caffè alla dottoressa e preparalo pure per i due poveri cristi che stanno congelando, al cancello!'.

'Un caffè? Verrò più spesso. Purtroppo non esercito più la professione...pediatra e portatrice sana, sono quasi peggio della terapista'.

Era simpatica, la Filippi. Chiacchierò, giusto dieci minuti, dette qualche consiglio per il neonato e li salutò, lasciandoli alla loro felicità, portando con sé un barattolo di vetro con l'equivalente di due caffè caldi per i militari.

La De Angelis osservava la neve scendere copiosa, dalla portafinestra del soggiorno che affacciava sulla vallata; era pensierosa e il suo compagno si allarmò 'Che c'è? Troppa gente tutta assieme?'.

‘Forse sono stata egoista nel desiderare tanto un bambino di una specie in via d'estinzione. L'ho condannato alla solitudine. Hai sentito la pediatra?'.

'Romana, i portatori sani d'amore non si estingueranno mai. Tu ne sei l'esempio lampante!'.

'Noi lo siamo!'.

Pietro si accoccolò con lei sul divano, posizionando Francesco fra di loro; il piccolino aveva stretto le dita delle loro destre, ognuna in una manina. Claudia si domandò se fosse un caso.

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Capitolo 7
*** 14 luglio 2024 ***


7 14 luglio 2024

'Che fa?' Pietro - spalando il letame nel porcile - lo chiese, per la centesima volta, riferendosi a Francesco.

'Quello che faceva un minuto fa: gioca nel box, sotto la veranda' Claudia ridacchiò 'Sei apprensivo. Pretendo una doccia non appena avrai finito e prima di venire a letto, stasera'. Gli fece l'occhiolino, accompagnandolo con una giravolta. La gonna ampia del vestitino estivo violetto a fiorellini, in seta, con le bretelline sottili, vorticò, in maniera sensuale. Voluta!

'Romana, fai poco la spiritosa. Ho già dato l'esempio della mia virilità col primogenito!  Preparati, fra nove mesi bisseremo!' cercavano un secondo figlio, perché Francesco non rimanesse solo; crescere con un fratellino o una sorellina appariva un destino migliore!

'Visite?' in lontananza, il motore di almeno un'auto annunciò l'arrivo di ospiti inaspettati.

La De Angelis sollevò suo figlio dal box, impaurita, stringendolo al petto, intanto che Canali lasciava il recinto per capire cosa accadesse. 

'I nostri amici militari. Oddio, non sono certo siano loro...credo di sì. Il fuoristrada è lo stesso, e dietro ce n'è un altro, ma...' non seppe come dirlo, gli occupanti del veicolo non indossavano alcuna mascherina e lui...ne riconobbe uno, piuttosto famoso.

Dalla recinzione metallica osservò scendere, inizialmente, i due ufficiali dell'esercito - gli stessi con cui aveva interagito e che vedeva in viso per la prima volta, quello alto più anziano, calvo con gli occhi verdi, l'altro bassino e giovane, biondo - ed aprire lo sportello posteriore destro, con referenzialità. 

Un uomo - in abito in fresco lana blu scuro, di taglio sartoriale, e scarpe Duilio nere, gli occhi marroni e i capelli castani - senza remore e protezione, con un sorriso e un pallone da calcio fra le mani, si avvicinò al Dottor Canali, che - maglietta a maniche corte, pantaloni della tuta infilati in un paio di calosce, una vanga sporca di letame in mano - lo fissava. Incredulo! 

'Sono Giuseppe Conte! Buongiorno!' il Presidente del Consiglio si presentò in modo semplice, appropinquandosi verso il cancello elettrico, in una muta richiesta di entrare in giardino.

'Sappiamo chi è...si allontani!' Claudia indietreggiò, in cerca di una distanza maggiore, nonostante la rete.

'Lei è la dottoressa De Angelis, vero? La psicologa?' Conte lo domandò, usando il termine psicologa e non terapista! 

'Non dire niente!' il suo compagno la pregò, temendo volessero arrestarla. Certo, strano...in pompa magna! Non poteva essere il motivo della visita!

La romana gli si affiancò, nessuna paura 'Sono io, Presidente. Che posso fare per lei?'.

'Ha già fatto tanto...sono venuto per ringraziarla. Entrambi. Ringraziarvi, conoscervi, voi tre. Sono sincero, soprattutto Francesco. Questo è il mio regalo, per lui' con le mani, lanciò il pallone sopra il filo spinato. La sfera ricadde al lato opposto, ai piedi di Claudia, rimbalzando...una palla di cuoio…bianca, rossa e gialla. Della Roma!

Pietro la recuperò, inquieto. 

‘Sono tifoso anch’io, romanista sfegatato! E credo che presto il Campionato di calcio potrà riprendere. Grazie a Francesco!’ Conte cercò di farsi ascoltare ‘Dottoressa De Angelis, Dottor Canali…il giorno in cui vostro figlio è nato, una pediatra della zona franca di Molveno ha inviato dei campioni del suo sangue al Centro Prelievi Nazionale, per le analisi neonatali, accompagnandolo con due righe scritte a mano, in cui informava che il paziente fosse stato generato da due portatori sani di COVID19. I tecnici del laboratorio di biologia hanno ripetuto i test sette volte! Francesco è negativo, pulito!’.

‘E’ impossibile, si sarebbe ammalato!’ la romana gridò ‘Io e Pietro abbiamo una carica virale altissima! All'opposto, il bambino è stato sempre in ottima salute’ abbracciò il piccolo di più, a mo’ di protezione.

‘No, non avete capito! E’ negativo al coronavirus, e lo rimarrà. Ha sviluppato una propria immunità genetica in fase gestazionale, talmente forte da impedirgli di ammalarsi’ spiegò il Presidente.

‘E’ qui per dircelo? Per questo motivo, i risultati non ci sono stati mandati prima?’ Canali era scettico; in effetti si era chiesto spesso se il laboratorio utilizzato di cui si era avvalsa la Filippi avesse perso i campioni, quasi alleggerito dall’assenza di risultati ufficiali.

‘Fallo parlare, voglio sentire’ Claudia cominciò a realizzare che Francesco sarebbe stato libero, avrebbe avuto una vita normale.

‘Fra pochi minuti, dal presidio militare di Andalo, sarò in diretta mondiale, per la conferenza stampa che ho sperato di tenere da quando è iniziato il nostro incubo comune. Ci siamo permessi di utilizzare il sangue del vostro bambino, per la sperimentazione di un vaccino, che si è rivelato efficace, in vitro, sugli animali e sull’uomo. I malati sono guariti e il trattamento immunitario di profilassi, che stiamo producendo su larga scala, sarà obbligatorio…funziona davvero, per questo non avremo più bisogno di maschere e adesso non le indossiamo!’ conclude, sereno.

‘Apri il cancello!’ la De Angelis sollecitò Pietro, che la guardava, inebetito…avrebbero potuto vivere assieme, portatori sani e persone comuni. Da lì in avanti sarebbe terminata segregazione e solitudine. Intanto, il loro giardino si popolò, di cinque individui…i tre più noti e due guardie del corpo!

Il Presidente Conte strinse la mano destra di Claudia, baciandola sul dorso; non fu un gesto galante, baciò esattamente la pelle dove era impresso il suo tatuaggio, le lettere P.S.. ‘Claudia, le do del tu…so che è in fuga da molto tempo e ha cercato di rimanere se stessa, di non essere trasformata fisicamente da un provvedimento che io stesso ho dovuto proporre a malincuore, che si è battuta per la sua libertà…e Pietro, ho parlato personalmente col medico che ha finto di operarla. Non so se debba ringraziare più la caparbietà femminile, la fobia degli aghi o l’avidità…’.

‘Ringrazi lui, è il figlio di due portatori sani d’amore!’ la ragazza gli porse Francesco, che, chiacchierino, lallava le sue prime parole.

Conte lo prese in braccio, stringendolo a sé, fregandosene della scia di saliva lasciatagli sul bavero della giacca elegante, mentre, alle sue spalle, i due genitori P.S. si scambiavano un bacio appassionato, sullo sfondo del blu scintillante delle acque del lago di Molveno.

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Capitolo 8
*** Post credit romano ***


8 post credit romano

Se ve lo steste chiedendo...Claudia e Pietro hanno lasciato Andalo, sei mesi più tardi dall'incontro con Giuseppe Conte, per trasferirsi a Roma, nell'appartamento del padre di lei, in tempo per gestire l'ultimo trimestre della gravidanza in corso...ovvio, la cicogna li visiterà, di nuovo.

Stavolta hanno deciso che la puerpera si sottoporrà a più di un'ecografia, addirittura in 4d, soltanto per la curiosità dei genitori di vedere in anteprima il volto del fratellino di Francesco.

Le strutture sanitarie private lavorano a pieno ritmo, come le altre attività commerciali; la voglia di rimettersi in gioco è tanta. In seguito alla somministrazione massiva del vaccino, non esistono più malati di COVID19!

Il dottor Canali ha aperto uno studio odontoiatrico, nel palazzo accanto a quello del suocero mai conosciuto, rigorosamente zona Roma Nord. Ha accettato la nuova vita capitolina, senza bisticci con la sua dolce metà. 

A un paio di condizioni.                                                                                       

Vista la vicinanza allo Stadio Olimpico, ha già comperato quattro abbonamenti per la primissima stagione del Campionato di Calcio, che riprenderà regolarmente a settembre del 2025.

Ha litigato, ringhiando, con l'addetto del Roma Point, perché non aveva il nome da fornirgli per la tessera del figlio nascituro; quando ha raccontato delle continue discussioni con la signorina De Angelis sulla scelta del nome, il commesso lo ha compianto...e la tessera è uscita dalla stampante, miracolosamente e illegalmente...il nome vi sarà apposto a mano, più avanti, da suo padre!

Seconda condizione; tenere la proprietà della baita di Andalo, per trascorrerci le vacanze. Claudia ha accondisceso, a condizione di accettare anche l'ospitalità anziate della sua amica Flaminia...perché ai bambini fa bene il mare, il sole, lo iodio!

Pietro ha borbottato - le poche volte che era stato sul litorale, si era sentito membro di una tribù troppo numerosa -  poi, di nascosto, in notturna, ha comperato un bikini, nero, striminzito e sexy per la sua compagna...su Amazon, a prezzo pieno, nemmeno spedito con Prime! Crepi l’avarizia!

E, a proposito di condizioni.

La terapista romana ha accettato la proposta di matrimonio dell'organizzatore di feste milanese...a patto che si recasse con lei da un tatuatore, dopo lo scambio delle promesse.

Pietro, pallido, e pure sorridente, si è seduto sulla poltrona incriminata, persino per primo; bloccato dallo sguardo da cerbiatta di sua moglie, non è nemmeno svenuto! Ha aspettato, calmo, di vedere comparire, magicamente, sul dorso della mano destra, altre due lettere, che si sono aggiunte a P.S....D.A.!

 

Fine

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