Corri, Claudia, corri più
che puoi, non fermarti. Claudia
De Angelis lo ripeteva come un mantra, nella propria mente, sentendo
l'affannato respiro dei due giovani militari dell'Esercito Italiano, alle sue calcagna.
La braccavano, come un animale, spaventosi, indosso delle tute bianche
a tenuta più che stagna, intere, che li coprivano dalla testa ai piedi,
filtrando aria e possibili minuscole particelle di liquidi corporei infetti dal
coronavirus.
L'avevano incrociata, mentre tentava di nascondersi fra la boscaglia
che circondava la meravigliosa montagna di Andalo, fra passeggiate e sentieri che
lei conosceva bene ed amava, avendo trascorso estati meravigliose nella
suggestiva località trentina, con la propria famiglia.
Non era stata abbastanza cauta, il bisogno di cibo l'aveva fatta
esporre più del dovuto...e, ovviamente, era stata intercettata subito; non
aveva il volto coperto dalla mascherina e i due addetti delle forze dell'ordine
avevano compreso cosa fosse!
Avevano impugnato le pistole caricate a proiettili narcotizzanti - che
tenevano nelle fondine alle rispettive cinture - con l'idea di colpirla ed
accalappiarla, proprio come si faceva con un cane.
In fuga da due anni e mezzo, la ragazza aveva un fisico tonico ed
allenato...li avrebbe seminati, pure questa volta. Sbagliò; non aveva tenuto
conto della mancanza di calorie, dell'assenza di benzina alimentare da bruciare
nel percorso innevato di una decina di centimetri, piuttosto faticoso.
Sfrecciò, tra una betulla e l'altra, addentrandosi nella parte nord
della foresta, verso Molveno. Il lago omonimo - un lapislazzulo incastonato tra
le Dolomiti di Brenta, che si affacciava sulla vallata - si offrì alla sua
vista, sulla destra…sulla sinistra, il viottolo rivelò un'unica baita, in
legno, abitata certamente; il fumo usciva dal comignolo e le lenzuola a due
piazze erano stese ad asciugare all'esterno del grande giardino, nonostante la
stagione invernale.
Forse poteva essere la sua salvezza! Lo credette, osservando l'alta
recinzione metallica sull'intero perimetro, il triplo filo spinato nella parte
superiore, telecamere di sorveglianza ovunque e un cancello robusto, forse
blindato...c'era un altro come lei!
Ebbe un presentimento e lo seguì; l'istinto e il coraggio non le erano
mai mancati, in caso contrario non sarebbe arrivata fino a lì. Fra le più alte
montagne italiane vivevano individui che avevano le sue stesse caratteristiche,
doverosamente nascosti al mondo in cui tentavano di sopravvivere...maschi
soprattutto!
Velocemente, tolse i guantini imbottiti e mostrò all'obiettivo della
telecamera più vicina il dorso della mano destra, su cui spiccava un tatuaggio
realizzato con semplice e classico inchiostro di colore verde. Due lettere
maiuscole. P. S.. In un attimo, udì il meccanismo di sgancio del cancello, che
si aprì dei pochi centimetri necessari per permetterle di entrare per poi
richiudersi alle sue spalle.
Sentì gli improperi dei militari, e vide un uomo dai capelli neri -
pantaloni della tuta grigi scuri e maglia blu a maniche corte - uscire dalla
porta dello chalet, imbracciando un sofisticato fucile da caccia, con un
astruso mirino 'Fuori dalle palle!'.
L'ammonimento di Pietro non era diretto alla donna con il cappello di
pile viola ed il piumino usurato che gli veniva incontro, senza fiato, bensì ai
due galantuomini con cui aveva avuto già il dispiacere di confrontarsi.
'Canali, dare ospitalità a un portatore sano femmina non è una buona
idea, mi creda!' il più alto lo ammonì. Era un reato, più che altro!
Pietro Canali fece segno alla ragazza di avvicinarsi 'Entra in casa,
c'è un disimpegno all'ingresso. Aspetta lì'.
Lei obbedì, percependo un'inflessione dialettale tipicamente milanese
nella voce del moro, i cui occhi scurissimi ed espressivi, esprimevano rabbia e
caparbietà. Notò il medesimo tatuaggio sulla mano destra del suo ospite.
P.S.
Portatore sano. Portatore sano del maledetto virus COVID 19, più noto
come coronavirus.
Il marchio del male e del diavolo.
Il virus si era diffuso dall'autunno dell'anno 2019, inizialmente in
Cina, per propagarsi, successivamente a macchia d'olio, nel resto del pianeta,
causando milioni di morti. Era una malattia infame e difficile da catalogare.
Se ne erano dette tante, sulla pandemia mondiale.
Che fosse una semplice influenza. Non era affatto così.
Che colpisse gli anziani. Non era vero.
Che risparmiasse i bambini. Sbagliato.
Che i contagi sarebbero diminuiti con l'arrivo del caldo.
Assolutamente no, i paesi tropicali e subtropicali contavano un identico numero
di decessi degli altri ed un'analoga progressione.
Che gli scienziati avrebbero trovato una cura, un vaccino, in capo a
pochi mesi, come accaduto per precedenti malattie, influenze particolari
comprese.
Passati tre anni non esisteva un antidoto valido. Per i malati gravi,
era prevista la somministrazione di farmaci alternativi agli abituali
antibiotici, null'altro.
Medici e biologici avevano, però, scoperto un dettaglio fondamentale: il
motivo per cui esistessero zone con molti più morti e contagi. Una sola ragione:
la presenza dei portatori sani del COVID19. Micidiali!
Asintomatici e sani come pesciolini rossi in una fontana di una villa
palladiana, si erano immunizzati a contatto con individui infetti, sviluppando
degli anticorpi che li proteggevano. Purtroppo, erano diventati vere e proprie
bombe ad orologeria...untori, erano untori...e sarebbero rimasti tali. E così i
loro discendenti.
E, nonostante il contenimento dei contatti, le doverose precauzioni e
gli obblighi di legge, i contagi ancora avvenivano, soprattutto nella stagione
invernale.
Il coronavirus, infatti, era diffuso anche da semplici ammalati, non
solo dai portatori sani e, per alcuni di questi ultimi, era stato impossibile
il ritiro a una vita solitaria. In cerca di un momento di libertà mentale e
fisica, per un saluto a un proprio caro o a un amico, uscivano dalle zone
franche, scappavano, spesso per non farvi ritorno. Restavano ramenghi. Come
Claudia.
Che inspirò, a pieni polmoni, l'aria tiepida della baita e, assieme, un
odorino succulento di carne stufata, che proveniva dal tegame poggiato sui
fornelli della cucina all'americana, visibile per uno spicchio dall'ingresso dove
si era accomodata e fermata, come raccomandatole.
Drizzò le orecchie, per ascoltare la conversazione all'esterno, dalla
porta socchiusa.
'Non vedo altri portatori sani al di fuori di me! Allontanatevi dalla
mia proprietà!' l'uomo minacciava i militari, fissandoli attraverso il mirino
di precisione della propria arma.
'Signori miei, la legge ha previsto un isolamento totale per me, per
il resto della mia vita. Ho firmato davanti ad un magistrato che sarei rimasto
nella casetta di Heidi, fra i boschi, come un eremita fino alla fine dei
miei giorni, per il bene comune. Ho giurato che non mi sarei moltiplicato,
facendomi praticare una vasectomia da un novello dottor Mengele. Mi avete
marchiato come facevano i nazisti con gli ebrei nei campi di concentramento! Ho
rispettato e rispetto le regole che voi mi avete imposto, ora rispettate le
mie...sparite dal mio stalag!'.
Si era sfogato, almeno. Erano mesi che non parlava con anima viva per
più di sessanta secondi…se non con la propria immagine riflessa dallo specchio
del bagno e gli animali da cortile che allevava ed a cui tentava di non
affezionarsi troppo, giacché sarebbero finiti in pentola, prima o poi.
E non era un tipo altruista, Pietro...mai stato generoso e magnanimo,
nemmeno nell'esistenza precedente. Stronzo, ricco, brillante, egoista e
sciupafemmine, quello sì. Però, la silhouette della giovane dai lunghi capelli
castani, inseguita come una preda in un safari di ricchi e annoiati nobili
d'altri tempi - osservata dallo schermo della tv, collegato alle telecamere di
sorveglianza a circuito chiuso - gli aveva fatto ribollire il sangue nelle
vene. Già il destino si era accanito con i portatori sani, ci mancava solo la
battuta di caccia!
Vide il militare che lo aveva interloquito fare spallucce ed alzare la
mano, in segno di commiato. Aveva vinto, come nelle precedenti occasione in cui
si era interfacciato con le forze dell'ordine...le poche rimaste, a causa della
miseria di stipendio che percepivano, a fronte di un lavoro pericoloso; erano
fin troppo motivati e professionali. E lui una causa perduta. Alla fine, desistevano
e lo tolleravano, nelle sue sparate e prese di posizione.
Contraccambiò il saluto, rientrando in casa e poggiò il fucile a
terra, in un angolo del disimpegno.
Doveva leggere il secondo capitolo di quella giornata atipica.
'Non sei di zona. Cosa vuoi?' domandò alla donna, senza preamboli o benvenuti
o presentazioni.
'Sto cercando un posto dove sistemarmi, almeno per un po’. Venni ad
Andalo molti anni fa e me ne innamorai. Tornavo ogni estate e...' sospirò
'quando è diventata zona franca per noi portatori sani, mi sono messa in
marcia…cammino da un anno per arrivare qui!'.
'Vieni da Roma...sei romana!' l'accento la tradiva e lui detestava i
meridionali.
'Sì!' tolse il capellino di pile e gli tese la destra 'Claudia De
Angelis'.
Viso perfetto. Labbra a cuore, rosate. Naso all'insù. Occhioni marroni
come il cerbiatto Bambi. Capelli lunghi castani chiari, incolti e selvaggi.
Bella. Da morire.
Pietro fece un passo indietro 'Non toccarmi...sei portatrice sana del
COVID19, non so nulla del resto del tuo stato di salute e non posso permettermi
di ammalarmi'. Fu sgarbato e assertivo 'Non ho bisogno di compagnia; la casa
abitata più vicina è a cinque chilometri e ci vive un anziano… forse potresti
andar bene per lui, a mo' di badante'.
La De Angelis non si arrese, giacché cinque chilometri nelle sue
condizioni erano improponibili 'Cucino, pulisco, lavo, stiro...tutto!'.
'Colf senza contributi e ferie? No, grazie. Sono autonomo e non ho una
seconda camera' la respinse, ancora, più duro del marmo delle Dolomiti.
'Nemmeno un po' di compagnia? Ho un carattere estroverso! Chissà da
quanto non parli con qualcuno...nemmeno io, per la verità' era una ragazza spigliata
e disinvolta, solare… tentò.
'Sono diventato asociale, basto a me stesso...no, grazie!'. Era
insistente la romana, lui aveva un suo equilibrio, forse precario…doveva
mandarla via!
Lei giocò un'ultima carta. Stanca morta, sudata, aveva una fame da
lupi e si lanciò 'Potrei...ecco...potrei...'. Nemmeno terminò, arrossendo come
una scolaretta del liceo.
Il baratto con prestazioni carnali era all'ordine del giorno per la
sopravvivenza delle portatrici sane, poiché il virus non si trasmetteva per via
sessuale; l’importante era evitare contatti con la bocca e il naso. Per di
più erano entrambi P.S., in teoria una coppia perfetta.
E l'uomo era prestante. Non arrivava alla quarantina, altezza media,
dieci centimetri più di lei, labbra sensuali, mento volitivo, lineamenti
piacevoli, asciutto e muscoloso. Pulito. Denti candidi come una star del
cinema. Assomigliava a Luca Argentero, un attore per cui aveva un debole.
Le sbottò a ridere in faccia 'Signorina De Angelis, me ne intendo di
escort. Accompagnatrici, diciamo così. Ne ho frequentate moltissime, a suo
tempo, e tu proprio non lo sei...Ti sei proposta ad altri candidati?'.
'No...' bisbigliò, sull'orlo delle lacrime 'Per favore, ospitami per
stanotte. Mi sistemerò, mangerò qualcosa, dormirò per terra e toglierò il
disturbo all’alba di domani, non mi vedrai più'. Lo scongiurò, sentendosi
svenire, le ginocchia stavano per cederle. Si appoggiò alla parete alla sua
sinistra, anch'essa ricoperta di legno, vedeva solo puntini neri davanti gli
occhi.
Canali - accortosi che non fingesse - non si premurò di aiutarla; si
girò, camminando in fretta verso il lavandino, prese un bicchiere d'acqua in
cui versò un cucchiaio di zucchero da un barattolo di ceramica marrone marchiato
Thun. Mescolò e glielo porse in tono perentorio, evitando di sfiorarla 'Bevi'.
Lei riuscì, nonostante il sapore stucchevole fosse quasi disgustoso,
al palato. Cercò di tenerlo nello stomaco vuoto, a piccoli sorsi, fino a
terminarlo. La curva glicemica risalì a un livello normale e riprese i colori.
'Non sono un benefattore e non desidero problemi. Se vuoi davvero
restare, per poche ore...conosci la prassi. Non è personale' già sapendo cosa
avrebbe risposto, portò il bicchiere vuoto nel lavello e recuperò un paio di
guanti sterili in cucina, intanto che la ragazza annuiva e iniziava a
spogliarsi.
Tolse sciarpa, piumino e doposci, poi i jeans, il maglione di lana a
collo alto beige e la canottiera in microfibra, inserendoli nella busta di
plastica bianca con stampata una croce rossa, agganciata all'appendiabiti dell'ingresso,
all'uopo dedicata. Era una veterana degli spogliarelli del tipo richiestole.
'Via il resto, sarà una cosa veloce. Sono un medico' la sfiorò, con lo
sguardo, mentre si liberava dei calzettoni a rombi e del completo intimo, un
reggiseno semplice, candido, di cui fece scendere le spalline, per poi affrancare
i seni, armoniosi e rotondi, una terza misura abbondante, e gli slip a vita
bassa, rivelando un boschetto castano, incolto come la capigliatura, della
stessa sfumatura.
'E' un po' che manchi dall'estetista?' Pietro si sbizzarrì in una
battuta sciocca, non per imbarazzarla. Forse per togliere entrambi da un lieve
disagio. I portatori sani erano abituati ad essere sottoposti ad un esame sanitario
completo, più degli altri.
Si meravigliò che la ragazza ridesse a crepapelle 'Hai ragione, niente
ceretta'. Claudia tentò di rilassarsi, l'uomo si era inginocchiato e le aveva
alzato il piede destro, controllando anche sotto la pianta e fra le dita, per
poi passare al sinistro. Cercava eventuali ferite, abrasioni, infezioni,
micosi.
I farmaci scarseggiavano, e lo stesso valeva per il personale medico
ed infermieristico. I reparti di Medicina d’Urgenza non esistevano quasi più e
prestare cure a uno come loro era improponibile. Erano reietti, il resto
dell'umanità avrebbe preferito vederli morti... non era accaduto, per pietas umana e convenzioni.
Molti erano vivi, tuttavia uccisi nell'anima dall'isolamento estremo e
da una sterilizzazione obbligatoria. Valevano meno dei ratti e la loro
vicinanza era più pericolosa del morso di un mamba. E nessuno amava i serpenti!
Canali continuò, passandole i palmi delle mani dalle caviglie alle
cosce, con attenzione alle pieghe dietro le ginocchia. Trovò solo una pelle
nivea e compatta, i muscoli guizzanti.
La vide ritrarsi 'Mi fai il solletico'.
'Scusa...' trattenne il respiro, per aprire i petali del suo fiore
carnoso con le dita; il suo primo contatto intimo col corpo di una donna dopo
due anni e mezzo avveniva con una barriera di lattice...indossata sull'organo
sbagliato, perfino!
Era perfetta, Claudia! Si concentrò sui tessuti morbidi, provando a
essere il più delicato possibile, senza violare la sua grotta color corallo.
Nessuna secrezione, nessun fluido anomalo, all’esterno. Pensò bastasse, lì. Deglutì,
rosso come un pomodoro 'Girati!'.
La ragazza si voltò, esponendo le natiche, arcuandole verso di lui,
che si dedicò all'esplorazione del suo pertugio più nascosto. Controllo
negativo, era stupenda e pulita, anche lì. Non aveva nessuna malattia, e -
nonostante la minima l'igiene personale che poteva permettersi una vagabonda -
il leggero odore misto di fisicità e paura non lo infastidì, era gradevole…umano!
'Alzati i capelli' comandò e verificò i lombi, la schiena e il collo,
fino al cuoio capelluto. Il derma era a posto e non aveva addosso pidocchi, zecche,
o piattole, nemmeno sotto le ascelle.
Sentì un risolino, era una zona sensibile al solletico.
'Perdono...' le mani maschili la rivoltarono, di centottanta gradi;
circondarono la vita sottile, e arrivando alla base delle mammelle, le
sollevarono, le palparono.
Gli occhi marroni non lo avevano abbandonato un secondo, durante la
visita ed ora li aveva fissi addosso.
L'aveva studiato, Claudia. Era stato scrupoloso e non viscido, l'aveva
esaminata forse più da uomo di scienza che da maschio in calore, malgrado lo
sguardo illanguidito colto in alcuni momenti e l’indubitabile astinenza. E lei
stessa aveva assaporato una lusinga anomala, una serena violazione…tangibile...tranne
per il seno; quando il moro aveva stretto le sue puntine fra i pollici e gli
indici, per verificare la presenza di eventuali secrezioni, alla maniera di un esperto
ginecologo, era scattata, con un gemito, di apparente fastidio.
'Ti ho fatto male?' non aveva resistito, Pietro, davanti ai boccioli eccezionali
che aveva tra le mani; li aveva trattenuti più del necessario, soprattutto
quando, al suo tocco, si erano inturgiditi. Come quello che gli restava sotto
la cintola.
'Un pochino...' mentì, turbata.
'Sei a posto, abbiamo quasi finito' apparentemente indifferente, pose
le mani sulle sue guance, abbassandole le palpebre inferiori. Con i pollici la spronò
poi a schiudere le labbra, e esaminò la bocca, ciò che gli interessava di più...l'arcata
dentale! Commentò, con un fischio 'Sei perfetta, strepitosa, se avessi
avuto clienti come te sarei sul lastrico...neanche una carie, poco tartaro e scommetterei
la mia laurea che non portavi l'apparecchio, da piccola'.
'Sei un dentista!' lo aveva intuito.
'Lo ero. Chirurgo odontoiatra! Ho ricostruito le bocche ai vip di
mezza Milano! Per l'apparecchio? Confessi?'.
'Non lo portavo, hai ragione...ehm, sono svestita davanti a un
estraneo...' era sciolta e disinibita, conscia della sua bellezza; purtuttavia,
la nudità, ostentata in quel modo, le parve esagerata.
‘Pietro Canali’ finalmente si presentò, togliendo i guanti, e porgendole la
mano 'Seguimi'.
Claudia rimase a bocca aperta, alla vista dello chalet; il salone era raccolto
in un angolo appartato di fianco al camino acceso, in piena luce. Il sofà imbottito
componibile riproponeva l’impronta rustico-contemporanea dell’intera casa, con linee
molto squadrate e un rivestimento minimal in tessuto grigio mélange, ammorbidito
da tanti cuscini appoggiati allo schienale. Oggetti e decorazioni erano ben dosati, con un omaggio allo stile
alpino, e le tinte neutre, molto naturali, rendevano l’ambiente raffinato, come
il suo proprietario…un personaggio singolare!
Proprio il camino
dominava un’intera parete della zona giorno, interrompendo, in modo comunque
discreto, la continuità del rivestimento in legno. La struttura che ricopriva
la canna fumaria era dipinta
esternamente con smalto satinato grigio chiaro, e la cornice intorno al
focolare chiuso era in pietra di
Luserna.
‘E’ un marmo del Monte Rosa’ segnalò lei.
‘Esatto, andavo a sciare lì, da bambino, mi era rimasta impressa’.
Il tavolo da
pranzo era stato realizzato accostando un piano in legno di cedro, con finitura
lucida, a una base in metallo lasciata grezza ed era illuminato da due sospensioni di linea molto essenziale,
che si accordavano allo stile semplice delle sedie in materiale plastico.
Claudia, ammirata anche dalla camera da letto - in linea con il resto,
un arredamento limitato a pochi
pezzi a vista con armadi guardaroba
che si mimetizzano completamente con i muri, un letto a semplice base in
larice recuperato, con affiancate due scatole
in fibre naturali intrecciate, al posto dei comodini - corse
verso il bagno, in cerca della privacy che poté darle il vetro opaco del box
doccia, in cui si barricò.
'Dormivo nel bosco, in un sacco a pelo, sotto una tenda igloo. Ho
lasciato lì lo zaino, coi miei effetti personali; mi accompagneresti a
prenderlo, più tardi?'.
'Mi spiace dirtelo, i militari avranno già bonificato l’area e portato
via tutto. È la prassi, sperano tu ceda e ti consegni, spontaneamente. Non
credo verranno più qui, comunque'.
'Perché li spaventi a morte, col fucile e il ringhio…peggio di Gattuso,
l'ex calciatore del Milan! Sei solamente più carino e non ci vuole molto!' lei
commentò, aprendo l'acqua calda 'avrei necessità di un cambio pulito, la mia
roba è indecente’.
'Ricevuto. Appoggio sul letto alcuni miei vestiti puliti, un paio di
pantaloni della tuta ed una camicia, ti staranno larghi ma non troppo, ho
sbagliato la centrifuga...odio la lavatrice, è un aggeggio infernale' la
informò, evitando di ammirarla per il tempo in cui si lavava e di ribattere sul
proprio carattere. In effetti, ringhiava davvero, al prossimo!
'Dall'armadietto del bagno serviti pure di asciugamani, deodorante,
spazzolino da denti e rasoio...estetista a domicilio' sghignazzo'...era
tanto tempo che non rideva, si sentì vivo! Vivo!
'Lo farò...e ti avverto, consumerò il flacone di bagnoschiuma!' era
incredibile la piacevolezza dell'acqua sulla pelle, la morbidezza della spugna
ricoperta di schiuma, persino l’aroma fresco dell’antibatterico.
'Romana, mangio a mezzogiorno, non alle due! Datti una mossa!' Pietro la
redarguì, scorbutico, e dispose, pian piano gli abiti promessi sul talamo, ben
ripiegati.