Le avventure della famiglia Crafthole

di Vittoria94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** "Ti presento Austin Berry" ***
Capitolo 2: *** "Litigio al ballo" ***
Capitolo 3: *** "Bugie" ***
Capitolo 4: *** "Proposta di matrimonio" ***
Capitolo 5: *** "Le bugie continuano" ***
Capitolo 6: *** "Verità dal passato" ***
Capitolo 7: *** "Buone notizie" ***
Capitolo 8: *** "Un benvenuto e un addio" ***
Capitolo 9: *** "Giù la maschera!" ***



Capitolo 1
*** "Ti presento Austin Berry" ***


                                                                                                                  CAPITOLO I 
                                                                                                      "Ti presento Austin Berry"                                              
                                                                                                                                                                                                                            Londra, 27 febbraio 1897                  
"Caro diario,
tra un po' ci sarà l’annuale ballo di primavera. Non so con chi andare e devo anche comprare un vestito nuovo. Ora devo lasciarti. Più tardi, ti racconterò se ci saranno delle novità."
Emily si alzò dalla sedia e si diresse verso le scale per scendere di sotto. Dopo aver raggiunto il piano inferiore, la ragazza sentendo i nonni parlare di lei, si accostò alla porta del salotto senza farsi vedere e si mise ad origliare.
-Dici che la prenderà bene?-
-Sono sicuro che ne sarà felicissima.-
-Secondo me dovremmo far scegliere a lei.-
-Non preoccuparti, cara. La convincerò!- disse nonno Horace, mentre chiamava Flora.
Quest’ultima, che era la cameriera più giovane della famiglia Crafthole, arrivò tutta affannata dicendo:-Sì? Ditemi signore.-
-Chiamatemi Emily. Dovrebbe essere in camera sua. Ditele che devo parlarle di una cosa molto importante.-
-Subito, signore.-
Appena attraversò la porta del salotto, Flora venne spaventata dalla vista di Emily che stava origliando.
-AAAAH!!-
-Flora! Sssh!-
-Emily! Mi hai fatto spaventare! Oh, Dio! Un altro spavento del genere e me ne vado all'altro mondo.-
-Scusami, ma stavo ascoltando quello che stavano dicendo i nonni. Però sono arrivata troppo tardi e mi sono persa l’inizio del discorso. Mica sai di cosa stavano parlando?- chiese incuriosita Emily.
-No, no. Anzi ti stavo venendo a chiamare perchè tuo nonno vuole parlarti di una cosa molto importante.-
-Ah, sì? Chissà di cosa si tratta.-
-Beh, non saprei.-
-Allora vado.- disse Emily sorridendo.
-Vieni, ti accompagno.- rispose Flora, sorridendole.
Emily e Flora avevano la stessa età e avevano passato l’infanzia insieme, in quanto la madre di Flora era una delle cameriere della famiglia che rimase incinta dello stalliere. Horace licenzió quest'ultimo, ma decise di tenere la madre di Flora, considerando che era incinta e sola.
Purtroppo ella morì qualche tempo dopo il parto, a causa di una brutta infezione. Così Horace e Margaret decisero di tenere la piccola Flora e di farla crescere con John ed Emily.
Vedendo che erano molto affiatate tra di loro, Horace permise alla seconda di prendere lezioni private insieme alla nipote e quindi di poter imparare a leggere e a scrivere. Le due ragazze erano legate da una grande amicizia e, infatti, non si davano mai del lei perché si consideravano quasi sorelle, anche se Flora era solo una cameriera.
Nel frattempo, in giardino, John stava trascorrendo un po' di tempo con Louise Beaumont, la sua fidanzata.
-Caro, cosa ne dici se per il ballo indossassi un abito verde menta? Con una bella collana d'oro e delle scarpette abbinate. Aah, sarebbe bellissimo! Già me lo immagino!- disse Louise con aria soddisfatta.
-Beh, credo che ti starebbe proprio bene mia cara.-
-Era scontato, tesoro! Comunque, grazie per il complimento.- disse la ragazza sorridendo fieramente.
-Sai, stavo pensando che forse dovresti passare un po' di tempo con mia sorella Emily. Mi piacerebbe che diventaste amiche.- disse John.
-Ehm...certo caro...magari...qualche volta...-disse Louise sorridendo nervosamente.
-Bene, perchè voglio che vada d'accordo con la sua futura cognata.- disse John, sorridendo e avvicinandosi alla sua fidanzata.
Louise era una ragazza abbastanza misteriosa e non si sapeva quasi nulla su di lei, a parte che aveva origini francesi e nobili. Ma a causa di alcuni conflitti con la regina Vittoria, alla sua famiglia vennero tolti il titolo e le ricchezze che possedeva. Comunque la ragazza non parlava mai della sua famiglia nè della sua situazione economica, perché se ne vergognava e sapeva che nessun nobile l’avrebbe avvicinata e, di conseguenza, sarebbe finita a vivere nei sobborghi della città.
Fatto sta che indossava sempre vestiti costosissimi e alla moda. Ma come poteva permetterseli, se non possedeva più niente? Emily lo sapeva perché un giorno scoprì, per caso, che Louise intratteneva alcuni uomini in cambio di denaro, ma non lo disse al fratello perché non voleva ferirlo, visto che era già innamorato perso. Ad ogni modo per il ragazzo fu un vero e proprio colpo di fulmine e, dopo essersi frequentati per un po’, chiese a Louise di diventare la sua fidanzata e lei subito accettò. Sapeva che i Crafthole non erano nobili, ma erano ricchi e questo le bastava.
Dopo aver passeggiato, John si recò in città a fare delle commissioni e disse a Louise di rientrare in casa e fare compagnia ai nonni e ad Emily. La ragazza, allora lo salutò, e si diresse in salotto, dove venne accolta e fatta accomodare.
Ad un certo punto Horace iniziò a parlare con la nipote, di quella cosa molto importante.
-Allora Emily, visto che si sta avvicinando il ballo di primavera e tu ormai sei diventata una donna da marito, io e tua nonna abbiamo pensato di farti conoscere un giovane di buona famiglia.-
-Oh, davvero? E chi è?- chiese Emily incuriosita.
Anche Louise era incuriosita e così stette ad ascoltare, mentre beveva del thè.
-Austin Berry. Suo padre ha svariati possedimenti in Inghilterra e in altre zone d’Europa. La sua famiglia è ricchissima ed è una delle più antiche e nobili del Paese. Sono persone importanti, conosciute in tutto il mondo.- disse orgogliosamente Horace.
-E perché volete farmelo conoscere?-
-Per farti accompagnare al ballo e, un giorno, sposarvi.-
-Cosa? Ma non lo conosco!- disse Emily.
-Beh, lo conoscerai oggi stesso. Abbiamo invitato la sua famiglia qui, per il thé. Quindi vatti a preparare, cara.-
-Ma io non...-
-Niente ma! Tu lo conoscerai, ci andrai al ballo insieme e lo sposerai, chiaro?- la interruppe il nonno.
-Certo, nonno...- disse Emily a testa bassa e se ne andò in camera sua.
Dopo questa discussione, Louise rimase a bocca aperta. Così, salutò i due anziani signori e si fece accompagnare con la carrozza a casa di Molly Wellington, sua migliore amica nonché cugina di Austin.
-Quella piccola smorfiosetta sposerà Austin! Non ci credo!- disse Louise all’amica, mentre camminava su e giù per la stanza.
-Dai, calmati.-
-Come posso calmarmi? Ero io che dovevo sposarlo!- disse l’altra, alzando la voce.
-Non capisco cosa ci trova mio zio in quella lì: insomma non è né bella né simpatica.- disse Molly.
-Già! Io, invece, sono bellissima e non capisco come abbia fatto Austin a rifiutarmi.- disse Louise, calmandosi e guardandosi allo specchio.
-Beh, comunque quella ragazza non fa per mio cugino. Non è il suo tipo. Sono sicura che, quando la vedrà, non la vorrà più sposare. Proprio com’è successo con te.- disse Molly ridendo.
Louise si girò di scatto dallo specchio e, con uno sguardo, la fulminò. Poi disse:- Comunque so anch’io che non la sposerà, mia cara.- ed entrambe scoppiarono a ridere.
Nel frattempo a Villa Crafthole, Emily stava raccontando al suo fedele diario, quello che le aveva detto il nonno. Così iniziò a scrivere:
                                                                                                                                                                                                                          Londra, 27 febbraio 1897            
"Caro diario,
i nonni hanno deciso di farmi conoscere Austin Berry, un ragazzo che fa parte di una ricchissima, nobile ed aristocratica famiglia. Dicono che mi accompagnerà al ballo e che un giorno dovremo sposarci. Ma io non voglio. E se poi non mi dovesse piacere? Spero non sia uno di quegli snob montati! Comunque adesso devo prepararmi, perchè devo andare a prendere il thé con il mio futuro "marito" e la sua famiglia. Spero di sopravvivere."
Emily chiuse il diario e cominciò a prepararsi. Qualcuno bussò alla porta della sua stanza: era nonna Margaret.
-Posso?- chiese la donna facendo capolino dalla porta, ma non ricevette nessuna risposta. Allora entrò ed iniziò a parlare ad Emily:-So che non vuoi conoscerlo, ma secondo me ti piacerà.- disse la suddetta, ma non ricevette ancora nessuna risposta. Allora continuò:-Sai…io alla tua età avevo già sposato il nonno e non ero affatto pronta. Quindi ti capisco molto bene, credimi.-
Emily non rispose ancora.
Allora Margaret si avvicinò alla specchiera dov'era seduta la nipote e cominciò a pettinarle i capelli.
-Quando ero giovane, i miei genitori mi fecero sposare il nonno, contro la mia volontà. Io non volevo e mi opposi in tutte le maniere possibili, ma fu tutto inutile e, alla fine, mi sposai: abbiamo passato ben 57 anni insieme. Dopodichè ho avuto tuo padre e tua zia Florence. Pochi anni dopo, tuo padre e tua madre si sono sposati ed è nato John e, dopo qualche anno, sei arrivata tu. Dopo la scomparsa dei vostri genitori, io e il nonno ci siamo ripromessi che ci saremmo occupati di voi e continueremo sempre a farlo, perchè vi vogliamo bene e vogliamo il meglio per entrambi.-
-Non voglio conoscere quel ragazzo.- disse Emily.
-Noi vogliamo che tu sia felice e che ti crei una famiglia con delle brave persone, che possano sostenerti anche economicamente.-
-Beh, obbligandomi a conoscere e a sposare qualcuno che non voglio, non mi renderà di certo felice! Non me la sento di sposarmi, adesso.- disse Emily, alzandosi dalla specchiera.
-Emily, ascoltami…adesso andiamo a comprare un bell'abito da indossare al ballo, va bene? Non mi ti far vedere così. Promettimi che conoscerai questo ragazzo e che gli darai una possibilità. Per favore.-
-Ci penserò.- disse Emily abbracciando la nonna.
Horace era nel suo studio a leggere il giornale quando, ad un certo punto, si affacciò alla finestra e vide la carrozza con a bordo sua moglie e la nipote, che si allontanava verso il centro della città e disse sospirando:-Aah...spero che vada tutto bene.-
Qualche ora più tardi, Emily e Margaret tornarono, scaricarono tutto quello che avevano comprato e andarono in camera a prepararsi. Intanto arrivarono gli ospiti.
-Flora! Flora! La porta!- gridò Wilhelmina dal piano di sopra.-Flora! Flora! La porta!- gridò di nuovo.
-Ecco, ecco! Vado! Un attimo!- rispose Flora dal piano inferiore.
-Sì? Chi è?- chiese dolcemente.
-Siamo i signori Berry. Siamo qui per il thé.- rispose il capofamiglia dei Berry.
-Oh, benvenuti signori Berry. Prego, accomodatevi.- disse Flora facendo un piccolo inchino e mostrando la strada per il salotto con il braccio sinistro. - I signori Crafthole saranno subito da voi.- e li accompagnò in salotto.
Nel frattempo Emily, che era in camera sua a prepararsi, era agitatissima. Allora per sfogarsi un po', prese il suo diario e cominciò a scrivere:
                                                                                                                                                                                                                                 Londra, 27 febbraio 1897              
"Caro diario,
è arrivato il momento di conoscere il mio futuro "marito" e la sua famiglia. Non me la sento proprio! Sto tremando come una foglia. Come farò? E se per sbaglio gli rovesciassi il thé addosso o, peggio, su uno dei suoi genitori? Oh, non voglio pensarci! La nonna mi sta chiamando, devo andare. Più tardi ti racconterò com'è andata."
Chiuse il diario e scese di sotto: a malapena riusciva a reggersi in piedi per l'agitazione. Arrivò in salotto, fece un piccolo inchino per salutare gli ospiti e si sedette vicino ad Austin.
-Dunque, nell'invito dicevate di avere qualcosa di molto importante da proporre a me e alla mia famiglia. Potrei sapere di cosa si tratta, signor Crafthole?- disse il signor Berry.
-Certamente, signor Berry. Ecco, vi ho invitati qui perchè ho pensato che vostro figlio Austin potrebbe prendere in moglie, mia nipote Emily. Ovviamente con il vostro consenso, s'intende.- rispose Horace.
-Mmm...vostra nipote è davvero una bella e cara ragazza e mio figlio diventerà un futuro magnate degli affari, proprio come me!- disse il signor Berry ridendo e continuò - Ad ogni modo, ci penserò su. Non siete una famiglia nobile come la nostra, ma devo dire che questa proposta mi alletta molto. Sa…non sono scelte facili, queste.-
-Emily, tesoro. Offri qualcosa a quel ragazzo.- sussurrò Margaret alla nipote, mentre erano sedute a tavola.
-Oh, nonna. Mi vergogno.-
-Suvvia, cara. Forza!-
Emily si alzò dalla sedia, si avvicinò al carrello del thè, prese una tazza vuota con le mani sudate e tremolanti, la riempì e si diresse verso il ragazzo, dicendo:-Posso offrirvi del thè?-
Il ragazzo non rispose, ma fece solo un piccolo gesto con il capo, come per dire sì.
Emily, allora gli posò la tazza davanti e gli si risedette accanto: per tutta la serata Austin non disse una parola.
Dopo aver concluso l’incontro e aver salutato gli ospiti, Emily se ne andò in camera sua e si mise a scrivere sul suo diario:
                                                                                                                                                                                                                                 Londra, 27 febbraio 1897
“Caro diario,
stasera ho conosciuto Austin, colui che dovrà accompagnarmi al ballo e che dovrà diventare mio marito. Sono convinta che sia muto: durante la serata non ha detto una parola. Spero che non sia come il padre e la madre che invece, per tutto il tempo, non hanno fatto altro che vantarsi di quanto siano ricchi e nobili. Quanto accaduto mi ha fatto convincere ancora di più della mia idea: quel ragazzo non sarà MAI l’uomo adatto a me.”

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Capitolo 2
*** "Litigio al ballo" ***


                                                                                                                             CAPITOLO II
                                                                                                                          "Litigio al ballo"
Nel giro di poche settimane Emily ed Austin, sotto rigide e severe regole imposte da Horace ed Abraham, s’incontrarono quasi tutti i giorni per passare del tempo insieme: la ragazza scoprì con piacere che quel ragazzo, che la sera in cui si videro la prima volta non disse una parola, non era uno snob montato, vanitoso ed egocentrico: al contrario era una brava e dolce persona. Inoltre i due ragazzi scoprirono di avere molte cose in comune.                                                                                            
                                                                                                                                                                                                                           Londra, 20 marzo 1897
"Caro diario,
ieri sono uscita di nuovo con Austin: questa volta mi ha portata al parco. Ci siamo divertiti tanto. Stasera ci sarà il ballo e dovremo andarci insieme: mi presenterà a tutti i nobili di Londra. Spero che vada tutto bene. Ora vado a pranzare. Presto ti racconterò com'è andata."
-Penso che il signor Berry accetterà.- disse Horace a Margaret - Non può rifiutare.-
-Non è vero. Potrebbe non accettare per il semplice fatto che non siamo dei nobili aristocratici, come loro. Siamo una famiglia di borghesi, che hanno fatto fortuna con il carbone: non s'imparenteranno mai con noi.- disse Margaret.
-No, no, no. Deve accettare. Altrimenti Emily potrebbe rimanere...- si fermò e guardò la moglie, che gli rispose preoccupata -Oh, cielo! Non lo dire caro, te ne prego.-
-Beh, questo succederà se non si sposerà subito!- disse Horace e aggiunse:- E noi non dobbiamo farlo accadere. Non di nuovo. E questo sia per lei sia per il buon nome della nostra famiglia. Guarda che fine ha fatto nostra figlia Florence: si è rinchiusa in un convento di clausura!-
-Sì, ricordo benissimo...- rispose Margaret con le lacrime agli occhi -...povera figlia mia...mi manca ogni giorno di più...- e scoppiò in lacrime.
Intanto John era sulla carrozza e stavo andando a prendere Louise, per uscirci. Durante il viaggio, vide una bottega lungo la strada con un cartellone gigantesco che diceva "Il futuro é già qui: la prima automobile é arrivata!".
Incuriosito, fece fermare la carrozza, scese, fece cenno al cocchiere di tornare a casa ed entrò. Uscì poco dopo dal retro con un'auto verde e si avviò verso casa di Louise. L’auto non era veloce, e qualche ora più tardi arrivò a casa della fidanzata, suonò il clacson e vide la ragazza affacciarsi alla porta.
Incuriosita da quel nuovo veicolo, andò verso John e disse:-Hai comprato una di quelle automobili di cui si parla tanto?-
-La prima, per l’esattezza.-
-Ah, sì? E quanto è costata?-
-Abbastanza da potermela permettere.- le rispose John con un sorrisino stampato in faccia.
-Allora non mi porta a fare un giro, signor Crafthole?- disse Louise, sorridendo e scherzando.
-Certo, signorina Beaumont. Prego, da questa parte.- e le indicò, sorridendo, la portiera dell'auto. I due giovani si recarono in uno dei posti più in voga di Londra, frequentato da nobili, aristocratici, borghesi e da alcuni membri della famiglia reale.
Intanto Emily si stava preparando per il ballo, aiutata da Flora e Wilhelmina.
-Attenta al nastro, Flora!- disse Wilhelmina, ma non fece in tempo ad avvertirla che Flora inciampò e cadde.
-Come stai? Tutto bene? Ti sei fatta male?- chiese preoccupata Emily, mentre l'aiutava a rialzarsi.
-Sì, sì…tutto bene, grazie.- disse la prima.
-Menomale. Allora rimettiamoci all’opera!- disse Wilhelmina, prendendo il metro da sarta.
Poco dopo la ragazza era pronta e le due cameriere la riempirono di complimenti.
-Che bell'abito. E' stu-pen-do! Ti sta proprio bene, Emily.-
-Già. Hai proprio ragione, Wilhelmina. E' meraviglioso!- aggiunse Flora.
-Però non sembri molto contenta. E’ successo qualcosa, per caso?- chiesero le due cameriere, vedendo la ragazza un po' triste.
-No, ma...- tirò un sospiro e disse:-...sto pensando a stasera. Dovrò rispondere a tutte le domande che i nobili faranno, a proposito di me ed Austin. Non sono pronta.-
-Oh, suvvia Emily! Non prenderla in questo modo. Pensa, piuttosto, che sarà un'occasione per conoscere le persone più ricche ed influenti d'Inghilterra. E poi ti farai una bella posizione, frequentando quel tipo di gente. Dammi retta: non te ne pentirai.- disse Wilhelmina sorridendo e guardandola.
-Forse hai ragione, Wilhelmina.- disse Emily.
Nel frattempo arrivò la carrozza dei Berry a prenderla, per scortarla al ballo.
-Flora! Stanno suonando! Flora? Aah...non si trova mai quella ragazza.- disse Margaret, mentre si guardava intorno per vedere se la cameriera fosse da quelle parti.
-Oh, signorino Berry! Prego, accomodatevi. Emily sarà subito da voi.-
-Certo, signora. La aspetterò qui.- disse Austin.
-Ma cosa dite? Venite in salotto. Non vorrete aspettarla davvero qui, sul portico?.-
-Effettivamente non è una buona idea. Allora vi ringrazio, signora.- disse il ragazzo sorridendo ed entrando.
-Un attimo che chiamo la cameriera, così vi faccio servire qualcosa da bere.-
-Oh, sì certo. Grazie molte.- rispose Austin.
Intanto Flora, che stava scendendo le scale, incontrò Margaret che la guardava in modo strano.
-Dov'eri finita? Ti stavo cercando. Il signorino Berry é arrivato!- disse Margaret innervosita.
-M-mi scusi signora, ma c'è stato un problema con i bottoni dell'abito della signorina Emily. Co-così mi sono dovuta trattenere di sopra ad aiutarla.- rispose Flora con la voce tremante, intimorita dallo sguardo della padrona.
-Va bene, ora vai in salotto e offri qualcosa al nostro ospite. Su, avanti! Vai!- disse Margaret mentre saliva le scale per andare in camera della nipote.
-Chi é?- chiese Emily, sentendo bussare alla porta della sua stanza.
-Sei pronta, mia cara?- chiese dolcemente Margaret, affacciandosi.
-Sì, quasi.-
-Bene. Austin é di sotto e ti sta aspettando.-
-Ah...digli che sto arrivando.- disse Emily, mentre si stava finendo di sistemare i capelli e indicava la porta a Wilhelmina.
-Certo, signorina.- rispose la cameriera e andò di sotto.
-Sei bellissima. Assomigli molto a tua madre.- disse Margaret sorridendo.
-Grazie, nonna. Sai, mamma e papà mi mancano sempre di più...- disse Emily.
-Lo so, mia cara...mancano tanto anche a me. Ma non preoccuparti. Sono sicura che, in questo momento, ti stanno guardando e proteggendo.-
-Lo spero. Sai nonna, sono molto preoccupata per stasera. E se sbagliassi qualcosa? Ho paura.-
-Tesoro mio, capisco la tua paura. Ma vedrai che andrà tutto bene.- la rincuoró Margaret.
Detto ciò, Emily si alzò ed uscì dalla stanza, seguita dalla nonna.
Horace, intanto, era sceso in salotto e si stava intrattenendo con Austin, parlando di affari.
-Condivido a pieno la vostra idea signor Crafthole, ma penso che...- il giovane vedendo Emily in abito da sera, ammutolì, ma riprese poco dopo dicendo:-Emily! Siete davvero molto bella.-
-Grazie molte, Austin. Siete molto gentile e anche molto elegante.- rispose Emily arrossendo.
-Grazie. Venite.- disse Austin, porgendole il braccio per accompagnarla alla carrozza.
Horace rimase un po' confuso e Margaret, notando ciò, gli chiese:- Caro, tutto bene?-
-Eh? Oh, sì cara. Solo che non sono abituato a vedere Emily con un ragazzo.-
-Già, neanch'io.- ed entrambi sollevarono le spalle, sospirando e sperando che sarebbe andato tutto bene.
Al ballo c'era molta gente: la créme de la créme di tutta l'Inghilterra. Emily si sentiva osservata. Molto osservata. Tutti si chiedevano chi fosse e da dove venisse. Al suo fianco c'era Austin, ad accompagnarla sotto braccio.
-Ehi, Louise! Guarda! C'é mio cugino Austin. Ed è con Emily.- disse Molly.
-Dove?- chiese Louise cercando di vedere la coppia -Che cosa? Ma allora l’incontro è andato bene! Questo vuol dire che…- e si fermò per poi ricominciare:-No, non ci voglio credere! Non deve succedere! Non devono sposarsi!- e si alzò nervosamente dalla sedia.
-Eccoli. Stanno venendo verso di noi.- le sussurrò Molly, coprendosi il viso con il ventaglio per non farsi vedere.
-Buonasera cugino. Bella serata, non é forse vero?-
-Buonasera cugina. Buonasera signorina Beaumont.- disse il ragazzo, rivolgendosi alle due ragazze e continuò:-Sì, abbastanza. Ma siamo appena arrivati e non ho ancora visto chi c'é. Ad ogni modo, lei è Emily Crafthole.- disse Austin.
-Oh! Quindi tu sei la famosa Emily?- disse Molly.
-Sono io, signorina Wellington.- rispose Emily sorridendo.
-Anche tu qui, cara?- chiese Louise con finto tono di sorpresa e alzando il sopracciglio, rivolgendosi ad Emily.
-Buonasera Louise.- disse educatamente la ragazza.
-Vado a prendere qualcosa da bere, cara. Aspettami qui e intrattieniti un po' con loro.- disse Austin, allontanandosi verso il buffet.
Louise prese in disparte Emily per parlarle, lasciando Molly da sola.
-Spero che tu non stia pensando di far parte della classe nobiliare ed aristocratica di Londra, come noi altre.- disse Louise con tono minaccioso. Emily non rimase stupita da quello che le disse la ragazza: la conosceva molto bene e sapeva com’era fatta.
-Beh, suppongo che tu non voglia rispondermi. Ma come ben sai "Chi tace, acconsente", mia cara.- disse ridacchiando.
-Smettila Louise.- disse Emily.
-Oh avanti! Lo so che vuoi sposare Austin solo perché è un nobile e tu solo una borghesuccia da strapazzo!-
-Cosa?-
-Non fare la finta tonta con me, carina.-
Dopo un po’ Emily, stufa, sbottò dicendo:-Tu sei quella che non deve farne parte, perché il tuo titolo è decaduto con la morte di tuo padre e non possiedi più nulla da tempo. E ti fai pagare per intrattenere gli uomini!-
-Che cosa? Come ti permetti di dire queste cose? Bugiarda!- disse l’altra, furente.
-Meretrice!-
Non appena sentì quella parola, urla e grida non si fecero attendere. Ad un certo punto, Louise andò verso la povera ragazza per picchiarla ma, fortunatamente, Molly e John intervennero e la fermarono. Gli altri invitati si girarono per vedere cosa stesse succedendo in quell'angolo della sala. Austin arrivò correndo, seguito da alcune guardie. 
-Ma cosa sta succedendo qui? Fermatevi subito!- gridò John.
-Lasciami John! Mi ha provocata!- gridava Louise, mentre il fidanzato cercava di trattenerla.
-Sei tu che da quando sono arrivata, fai delle battute e delle allusioni su di me, su Austin e sulla mia posizione sociale!- ribattè Emily.
-Ora basta!- disse John e aggiunse:-Emily, tu torna subito alla villa! E tu, Louise, vieni con me! Ti accompagno a casa.-
In quel momento Emily sarebbe voluta sprofondare per la vergogna e per la figuraccia che aveva fatto ma, soprattutto, che aveva fatto fare ad Austin. I ragazzi vennero fatti mandare a casa, come aveva detto John.
Durante il viaggio di ritorno, Austin non guardò in faccia Emily neanche per un secondo e la ragazza fece lo stesso. Arrivata alla villa, ella corse piangendo in camera sua e si buttò sul letto, addormentandosi poco dopo.
                                                                                                               
                                                                                                                                                                                                                     Londra, 23 marzo 1897
"Caro diario,
sono giorni che non vedo Austin. Dalla sera del ballo non mi é venuto più a trovare, né mi ha scritto una lettera. Forse la brutta figura che gli ho fatto fare, gli avrà fatto capire di lasciar perdere il fidanzamento. Se ciò accadesse, la mia famiglia non mi rivolgerebbe più la parola e dovrei andarmene da qui, per la vergogna. O, peggio, potrei fare la stessa fine di mia zia Florence.
Spero che tutto si sistemi al più presto. Ti racconterò, non appena ci saranno novità."
Emily uscì dalla stanza e scese di sotto dove c'erano Horace, Margaret ed il signor Berry, accompagnato dal suo notaio personale.
-Ma cosa succede qui?- chiese Emily incuriosita.
-Stanno organizzando la tua festa di fidanzamento con Austin. Non é eccitante?- le disse Flora, passandole accanto con il carrello del thé.  
-Cosa? Una festa di fidanzamento? Ma se Austin non mi é più venuto a trovare dalla sera del ballo.- disse la ragazza, con un'espressione sbigottita in faccia.
-Non ti é venuto a trovare, perché ha preso un brutto raffreddore e si é ammalato.- disse la cameriera.
-Poteva scrivermi una lettera dove diceva che si era ammalato.-
-A proposito questa è per te.- disse Flora tirando fuori una lettera dalla tasca del suo grembiule.
-Flora! Ma questa lettera è di Austin! Ed è aperta!- disse Emily, guardandola.
-Ops! Ecco dov'era finita! Te l’avrei dovuta consegnare subito, ma con tutto quello che ho da fare qui in casa, l'ho dimenticato. Mi dispiace, Emily.- disse Flora abbassando la testa.
 La ragazza si mise a braccia conserte, la guardò sorridendo e le chiese:-E come mai è aperta? -
-Ehm…- la guardó Flora, sorridendo stupidamente. Emily scoppió a ridere: non riusciva ad arrabbiarsi con l'amica, perché le voleva molto bene.
-Va bene, Flora. Ti perdono. D'altra parte chi mi aiuterebbe a superare tutti i momenti brutti della mia vita?- disse Emily sorridendole e aggiunse:-Ora, però, devo andare a trovare subito Austin.- e, detto ciò, si mise il cappello, il mantello e si fece accompagnare alla magione dei Berry.

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Capitolo 3
*** "Bugie" ***


                                                                                                             CAPITOLO III 
                                                                                                                 "Bugie"
Emily arrivò a casa di Austin in tutta fretta, bussò al portone e le aprì Joanna, la cameriera dei Berry.
-Salve, signora Joanna.- disse la ragazza sorridendo.
-Salve, signorina Crafthole.- le rispose sorridendo, la cameriera.
-Dovrei vedere il signorino Berry.-
-Sì, signorina. E' di sopra. Sapete che si é ammalato?- chiese Joanna.
-Oh, sì. L'ho saputo poco fa.- rispose Emily sorridendo.
-Come poco fa?-
-Sì, perchè la mia cameriera si é dimenticata di consegnarmi la lettera che mi aveva scritto Austin.-
-Capisco.- disse la cameriera, accompagnandola di sopra. Joanna bussò alla porta della camera di Austin.
-Sì? Chi é?- chiese il ragazzo, con voce roca.
-Buongiorno, signorino Berry. C'é una visita per voi.-
-Per me? E chi può essere?-
-Ciao, Austin...-
-Emily! Come mai non hai risposto alla mia lettera?-
Emily diventò rossa dalla vergogna e disse:-Sai, Flora, la mia cameriera, si è dimenticata di consegnarmela e di conseguenza non ho potuto risponderti. Perdonami.-
-Devo crederci?- disse il ragazzo ridendo.
-Certo! Secondo te, m'inventerei una bugia?- disse la ragazza sorridendo.
-Va bene, amore mio. Ti credo.- disse Austin dolcemente.
-Mi sei mancato tantissimo. Come ti senti?- disse Emily, abbracciandolo.
-Anche tu, mi sei mancata. Comunque mi sento molto meglio.- rispose Austin, abbracciandola più forte.
-Menomale. Ascolta...volevo scusarmi per il comportamento che ho avuto con Louise, al ballo dell'altra sera. Purtroppo quella ragazza fa uscire il mio lato peggiore.-
Austin la guardó per poi dirle:-Non preoccuparti. Ho conosciuto Louise prima di te: so com'è fatta.-
-Già la conoscevi?- chiese Emily, allibita.
-Sì. Era una delle ragazze che avrei dovuto sposare. Ma avevo capito che non era la ragazza giusta per me.- e si avvicinò alla ragazza, ficendo:Tu sei quella giusta per me.-
-Ma allora perché al ritorno dal ballo non mi hai rivolto la parola?-
-Per due motivi: il primo è che, dopo avervi visto litigare, ho pensato che Louise non fosse cambiata per niente. Ed il secondo motivo riguarda il fatto che, vederti reagire così, mi ha fatto capire che mio padre e tuo nonno, non si sono sbagliato nel farci conoscere.-e sorrise
-Allora non ce l'hai con me?-
-Assolutamente no.-
-Oh, Austin!- esclamò Emily, abbracciandolo ed aggiunse:- Se vuoi, ora che sono qui, possiamo parlare o magari leggere un bel libro.-
-D’accordo, Allora vai in biblioteca e prendi il libro che ti piace di più. Voglio che me lo legga tu con la tua bellissima voce.- disse Austin.
Emily non esitò un attimo e si fiondò verso la biblioteca dei Berry: era un’enorme stanza, tappezzata di scaffali, stracolma di libri antichi, saggi, poesie e tutto ciò che si poteva immaginare.
La ragazza entrò, prese un libro che le piaceva molto, tornò in camera del ragazzo e lo lesse finchè quest’ultimo si addormentò. Emily posò il libro sul tavolo e mandò diede un bacio sulla fronte ad Austin, per poi tornare a casa.
Nel frattempo John era a casa a leggere, nello studio di Horace. Sentì il rumore di una carrozza e, incuriosito, si affacciò per vedere chi fosse: era Louise. Ma cosa ci faceva lì? Il ragazzo, allora, scese le scale e aprì il portone d'ingresso: si trovò davanti la sua fidanzata, infuriata.
-Louise! Cosa ci fai qui?-
-Sono venuta per parlare con te di quello che é successo con tua sorella al ballo.- rispose.
-Ah! D’accordo.-
Louise pensò che questa sarebbe stata l'occasione buona per mettere John contro la povera Emily. Allora cominciò a raccontare la sua versione dei fatti.
-Io ero seduta tranquillamente a parlare con Molly. Ad un certo punto é arrivata Emily, mi ha preso con forza per un braccio, mi ha trascinata dove nessuno avrebbe potuto vederci e mi ha minacciata, dicendo che se non ti avessi lasciato, me ne avrebbe fatto pentire amaramente.- disse la ragazza, singhiozzando e piangendo.
-Cosa? Emily? E' impossibile! Non é proprio da lei.- disse incredulo il ragazzo.
-Te lo giuro, caro! Devi credermi! Tua sorella si comporta così solo quando tu non ci sei, perché vede che io sono indifesa da sola. Ho paura di lei, John.- disse appoggiandosi al fidanzato.
-Se davvero é come dici, stasera le parlerò e chiarirò la situazione.-
-Lo faresti per me?- disse Louise mentre lo guardava speranzosa.
-Ma certo, cara. Sei la mia fidanzata.- rispose sorridendo il ragazzo.
-Oh, grazie caro! Menomale che ci sei tu qui con me! Ti amo tanto.-
-Anch'io ti amo.-
Il caso volle che Flora stesse spazzando il corridoio e si fermò a sentire la conversazione tra i due: restò allibita. Andò da Wilhelmina e le raccontò tutto.
-Ma sei sicura di aver sentito bene?- chiese incuriosita Wilhelmina.
-Certo, che ho sentito bene! Benissimo!-
-E' impossibile! No, non voglio crederci.- disse Wilhelmina agitandosi e camminando su e giù per la cucina.
-Dobbiamo indagare e capirci qualcosa.- disse Flora con tono deciso.
-No! Meglio non intrometterci, Flora. Anche se...- Wilhelmina si fermò per poi ricominciare, dicendo:- Dobbiamo parlare con Emily.-
-Sì, assolutamente. Appena rientrerà le parleremo.- disse Flora.
Nel frattempo Emily era tornata a casa ed era molto felice. Salì in camera sua e iniziò a scrivere sul suo diario.
                                                       
 
                                                                                                                                                                                                                     Londra, 23 marzo 1897
"Caro diario,
oggi ho scoperto che Austin mi aveva scritto una lettera il giorno dopo il ballo, ma Flora si era dimenticata di consegnarmela. Comunque sono andata da lui: ha l'influenza, ma ora sta meglio. Sai, la nonna aveva ragione: conoscendolo meglio, mi sta piacendo sempre più. È davvero un bravo ragazzo."
La ragazza sentì bussare, chiuse il diario e aprì la porta: erano le cameriere che la stavano cercando.
-Flora. Wilhelmina. Entrate pure.-
-Scusa se ti disturbiamo, ma volevamo parlarti di una cosa strana che è successa oggi pomeriggio.-
-Ah, sì? E cosa?-
-Ecco…Louise è venuta qui per parlare con John di una certa discussione che è avvenuta al ballo.- disse Flora.
-E ha detto che l’hai presa con forza e che l’hai minacciata. E’ vero?- chiese Wilhelmina.
-Cosa? Assolutamente no!- rispose Emily.
-Menomale. Ero sicura che non potevi aver fatto una cosa del genere. Non è proprio da te.-
-Quella ragazza è davvero perfida e malvagia! Come si è permessa di inventarsi una cosa del genere su di me? E’ tutta una bugia. Un’enorme bugia!-
-Louise è proprio una vipera!- disse Flora, sbuffando.
-Già. Un momento! E voi come fate a saperlo?- disse Emily, sorridendo.
-Ehm…perché Flora ha origliato. Ma a fin di bene. Aveva sentito il tuo nome e si è preoccupata.- disse Wilhelmina, cercando di giustificare il comportamento dell’altra cameriera.
-Ah, Flora. L’abitudine di origliare non te la leverà mai nessuno, vero?- disse la ragazza, sorridendo e aggiunse. -Comunque non preoccupatevi. Vedrete che risolverò questa situazione.-
-Va bene. Ora andiamo di sotto a preparare la cena. Se hai bisogno di qualcosa, chiamaci.- disse Flora, uscendo dalla stanza insieme a Wilhelmina.
-Certo.-
Emily non fece in tempo a chiudere la porta che arrivò John, dicendole con tono severo:-Devo parlarti di una cosa.-
-Immagino già di cosa tu voglia parlarmi. C’entra la tua fidanzata, vero?
-Proprio così. Seguimi.-
Entrarono nello studio di Horace e John si sedette sulla poltrona del nonno e invitò la sorella, a sedersi di fronte a lui.
-Ho saputo quello che hai detto a Louise durante il ballo e non sono affatto contento.-
Emily lo guardò e disse:-Mi ha provocata, John.-
-Provocata? Louise mi ha detto che l’hai presa con forza e l’hai minacciata, dicendole che se non mi avrebbe lasciato gliel’avresti fatta pagare. Come hai potuto? Sai benissimo cosa provo per lei.-
-Che cosa? Io non mai detto una cosa del genere! Mi conosci e sai come sono fatta!-
-Appunto! Proprio perché ti conosco, vorrei sapere perché ti sei comportata in quel modo.-
-Ma io non le ho detto questo!- e si fermò un attimo a riflettere, per poi riprendere dicendo:-Aspetta un minuto: ho capito tutto. Lei ti vuole mettere contro di me e farmi passare per una bugiarda! John, davvero le credi?-
-Certo! E’ la mia ragazza e mi fido di lei. Non mi mentirebbe mai.-
-Ma io sono tua sorella! Questo per te non conta niente?- disse Emily guardando il fratello negli occhi. John non rispose. La ragazza, allora, uscì dallo studio sbattendo la porta e scese le scale. Si mise il cappello ed il mantello, prese il calesse e si diresse verso casa di Louise. John, intanto, vide che la sorella si stava allontanando in direzione della casa della sua fidanzata e la seguì.
Emily arrivò a casa di Louise, bussò alla porta con vigoria e le venne aperto dalla governante che le chiese -Desidera, signorina?- guardandola con volto severo.
-Sono Emily Crafthole! Devo parlare con la signorina Beaumont, immediatamente!-
-La signorina Beaumont é impegnata in questo momento e non può ricerverla. Se vuole, può dire a me ed io riferirò.- disse la governante guardandola dalla testa ai piedi.
-No! Devo parlare con lei! Subito! Quindi me la chiami, per piacere!- disse Emily furente.
-Mi dispiace, ma le ho già detto che...- ma ad Emily non importò nulla di quello che le stava dicendo la governante, ed entrò ugualmente, spingendola dietro la porta. Salì in fretta le scale e arrivò in camera di Louise, che si stava pettinando, e le disse:-Perché t’inventi cose che non sono successe e divulghi le tue false chiacchiere dappertutto? Non mi sopporti? D’accordo! Ma non metterci in mezzo la mia famiglia!-
Louise la guardò senza dire nulla. Ma sentì John che stava salendo le scale e le venne in mente un piano malvagio per incastrare la povera ragazza: ruppe un vaso che aveva sulla specchiera ed iniziò ad urlare e piangere. Emily la guardava e non sapeva cosa fare e le disse:-Tu sei pazza.-
All'improvviso, nella stanza, entrò John e disse:-Emily! Che cosa stai facendo?-
-Mi ha urlato contro senza motivo! Amore mio, salvami da lei. Guarda, mi ha anche lanciato un prezioso vaso di famiglia. Era un ricordo di mia nonna.- disse Louise singhiozzando e abbracciando impaurita John.
-Emily, ma non ti vergogni nemmeno un po' di come ti stai comportando?- disse John con tono severo. La ragazza cercò di rispondere, ma il fratello la interruppe dicendole:-Adesso basta! Tu vieni a casa con me! Immediatamente!-
Louise guardò Emily scendere le scale e sedersi sul calesse, mentre lei si stava facendo consolare dal suo fidanzato.
-Tutto bene?- chiese John a Louise.
-Sì, più o meno...- rispose quest'ultima.
-Bene, allora io vado e cerco di chiarire con mia sorella.-
Louise però, prima di lasciarlo andare, lo fermò dicendogli -Sai caro, Emily si sta comportando molto male con me in questo ultimo periodo. Secondo me sta impazzendo. Ho paura.-
-E' vero si sta comportando in modo strano ultimamente, però non penso che stia impazzendo. Forse é solo sotto pressione per il fidanzamento con Austin.- e detto ciò, la baciò e se ne andò.
 Tornati a casa Emily, John, Horace e Margaret si chiusero nello studio per chiarire questa situazione. Horace si sedette alla sua scrivania, Emily gli si sedette di fronte, John rimase in piedi vicino alla porta, mentre Margaret stava ordinando a Flora di portarle del thé. Horace guardò la nipote con uno sguardo molto serio, sorseggiando del brandy. Posò il bicchiere, si mise a braccia conserte e cominciò dicendo:-Non so perché ti stai comportando così. Sai, sono molto deluso: da te non me lo sarei mai aspettato.-
-Ma nonno, io...- Emily venne interrotta dal fratello, che disse:-Ha attaccato verbalmente Louise e le ha anche lanciato un prezioso vaso, che era un suo ricordo di famiglia.-
Horace e Margaret rimasero allibiti. Il primo disse con voce grossa:-Emily! Come hai potuto fare una cosa del genere? Sai, che potresti finire in prigione o al manicomio, per questo tuo gesto? Potrebbe denunciarti!- e sbattè i pugni sul tavolo.
-Ma non l’ho lanciato io! È stata lei a romperlo senza motivo ed ha cominciato ad urlare! Lei ce l’ha con me. Mi odia. Ma veramente, tutti voi, credete che io sia pazza? Pensavo che mi conosceste bene, ma evidentemente mi sbagliavo!- disse la ragazza ad alta voce.
Gli altri si guardarono in faccia senza dire niente, tranne Horace che disse:-Noi sappiamo come sei fatta, ecco perché ci preoccupiamo per il comportamento che stai avendo in quest’ultimo periodo.-
Nel frattempo Flora entrò con il thé e lo servì a tutti. Uscendo, però, non scese di sotto ma rimase ad origliare fuori dalla porta: ascoltò tutta la conversazione.
-Ad ogni modo...- ricominciò il nonno -...tu devi comportarti meglio e lasciar perdere questi battibecchi. Inoltre cerca di occuparti del tuo fidanzamento con Austin, chiaro? Ora puoi andare. Ah, un' altra cosa: voglio che inviti anche la signorina Beaumont alla festa per il tuo fidanzamento e niente "ma"!-
-Che cosa? Nonno, non voglio che ci sia anche lei!-
-Verrà perchè è la fidanzata di tuo fratello e perchè l'ho deciso io!-
-No!-
-Emily! Ora basta!- tuonò Horace e aggiunse:- Vai in camera tua. E domani ti recherai insieme a John a trovare Louise e a porgerle le tue scuse. E le porterai anche un regalo.-
La ragazza non replicò e, a testa bassa, se ne andò in camera sua. Si mise a letto e si addormentò tra le lacrime, pensando a quello che le stava, ingiustamente, succedendo.
Flora, vedendo uscire Horace, Margaret e John dallo studio, fece finta di niente e scese di sotto. Wilhelmina stava preparando dei dolci per la colazione del giorno dopo, quando si trovò davanti Flora tutta ansimante.
-Flora, che succede? Stai bene?- chiese l'altra, preoccupata.
-Se solo sapessi cos’ho appena sentito.-
-Cosa?- chiese la prima, incuriosita.
-Ho portato il thé ai padroni e, dopo essere uscita dallo studio, sono rimasta lì a sentire di cosa stavano parlando.-
-Ancora ad origliare?-chiese Wilhelmina, per poi aggiungere:-E allora? Di cosa stavano parlando?-
-Stavano parlando di nuovo di Emily e della fidanzata di John!-
-Louise?-
-Sì, lei! Quella ragazza proprio non la sopporto!- disse Flora.
-Flora, noi non dobbiamo sopportare i parenti, gli amici o i coniugi dei nostri padroni ma solo servire il thé e pulire la casa.-
-Lo so, però a me quella Louise non me la racconta giusta. Spero che questa situazione si risolva presto, soprattutto per la povera Emily.-
-Sì, lo spero anch'io...povera ragazza. Prima il fidanzamento forzato, poi la discussione al ballo e adesso questo.-
-Già…povera.- disse Flora.
-Beh, ora andiamo a letto che domani abbiamo molto da fare.- e detto ciò, se ne andarono a letto.

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Capitolo 4
*** "Proposta di matrimonio" ***


                                                                                                            CAPITOLO IV
                                                                                                  "Proposta di matrimonio"
Il giorno dopo Emily si alzò e, insieme al fratello, si recò da Louise.
-Buongiorno, c’è la signorina Beaumont?- chiese John alla governante di Louise.
-Buongiorno, signori Crafthole. Certo, vi annuncio subito. Prego.- disse la donna, accompagnandoli in salotto.
-Signorina Beaumont, ci sono delle visite per lei.-
-Chi mi cerca?- chiese la ragazza, mentre s’ingozzava di pasticcini.
-Il signor John Crafthole e sua sorella Emily.-
-Bene! Falli passare pure.- disse Louise, mentre si sistemava.
-Louise. Come stai?- chiese John, avvicinandosi.
-John, tesoro. Meglio. Ma, sai, lo spavento ancora mi passa del tutto…-
-Guarda, io ed Emily ti abbiamo portato un regalo ed un mazzo di fiori.- disse il ragazzo, porgendole un pacchetto ed il mazzolino.
-Oh, John. Che pensiero carino.-
-E’ stata un’idea di Emily. Sai…per rimediare a quello che è successo tra di voi.- disse John, guardando la sorella.
John la spronò a chiederle scusa, guardandola intensamente. Così Emily, sotto la pressione silenziosa del fratello, disse:- Louise, ti chiedo scusa per quello che è successo al ballo e per quello che è successo ieri. Spero che tu possa perdonarmi.-
Louise la osservó per un po', con aria soddisfatta per poi dire:-D’accordo Emily. Accetto le tue scuse.-
Subito aprì il regalo ed esclamò:- Ma sono degli orecchini di diamanti!!- e si alzò di scatto per provarli davanti ad un grande specchio.
-Bene. Da quello che vedo, li apprezzi molto.- disse John, sorridendo.
-Moltissimo!-
-Emily, non devi dirle qualcos’altro?- disse John.
Louise la fissò, sempre con la solita aria soddisfatta, aspettando di sentirla parlare.
-Sì…Louise, io ed Austin saremmo molto felici se ti unissi alla nostra festa di fidanzamento, questa sera.- disse Emily, porgendole l’invito.
La ragazza prese di scatto l’invito, lo aprì e lo lesse con gli occhi. Dopodiché lo posò e disse:- Sarò molto felice di esserci, mia cara.-
-Ottimo. Allora ci vediamo questa sera. Ora dobbiamo scappare.- disse il ragazzo, e la salutò con un bacio.
-Va bene, caro. Grazie per la visita.- rispose la ragazza mentre si ammirava con i suoi orecchini nuovi.
Una volta andati via, Louise prese l’invito, lo strappò nervosamente e lo gettò nel camino acceso.
Appena tornati a casa, Emily andò in camera sua e cominciò a scrivere sul suo diario.
                                                                                                                                                                                                                                Londra, 24 marzo 1897
"Caro diario,
ieri sera il nonno mi ha detto che devo comportarmi meglio con Louise: l’ho dovuta anche invitare alla mia festa di fidanzamento. Questa mattina, inoltre, ho dovuto accompagnare John a trovarla per chiederle scusa per quello che NON le ho fatto. Non penso di riuscire a sopportare questa situazione! Non ce la faccio proprio! Spero solo che tutto si sistemi al più presto."
Qualcuno bussò alla porta della camera della ragazza: era nonna Margaret che voleva parlarle.
-Posso?-
-Certo nonna. Accomodati.-
-Come stai?- chiese dolcemente Margaret.
-Vorrei poter stare meglio. Sono molto confusa e triste, ultimamente.-
-Capisco mia cara, ma vedrai che si sistemerà tutto. Basta solo un po' di pazienza.- disse, accarenzzandole i bei capelli biondi ed aggiunse:-Ascolta...fammi vedere cos'hai intenzione di metterti stasera.-
-In realtà non ci ho ancora pensato...con quello che sta succedendo, sto trascurando i preparativi per la festa di fidanzamento.- disse Emily.
-Beh, allora scegliamolo adesso!- disse la nonna dirigendosi verso l’armadio della ragazza, aprendolo:-Che ne dici di questo verde con le balze? Oppure questo rosa confetto con i fiocchetti bianchi oppure...ecco! Questo é magnifico! Provalo!- e porse l'abito alla nipote. Quest’ultima lo prese e lo indossò con l'aiuto di Flora e di Wilhelmina.
-Mio Dio! E' stupendo! Ti sta davvero benissimo!- disse Margaret con un grande sorriso.
-Sì, é vero! E' bellissimo!- disse Emily, guardandosi allo specchio.
-Allora indosserai questo?- chiese la nonna.
-Assolutamente sì.-
 
Poche ore più tardi la villa era tutta illuminata, pronta per ospitare gli invitati alla festa di fidanzamento. Cominciarono ad arrivare i primi ospiti: i signori Maloney, i signori Wellington, i signori Berry con Austin, Louise ed altri parenti ed amici.
-Emily, sei pronta?- chiese Margaret, da fuori la porta della camera da letto della ragazza.
-Sì, ecco. Arrivo subito.-
Tutti la stavano aspettando impazientemente, soprattutto Austin. Emily apparse in cima alle scale, in un abito celeste con rifiniture color argento, il viso truccato e le scarpette di raso abbinate. Nel vederla, tutti rimasero a bocca aperta: Louise e Molly comprese. Austin rimase abbagliato dalla bellezza della ragazza. Piano, piano la ragazza scese le scale e diede la mano ad Austin che le sorrise non appena la vide di fronte a sé.
La festa ebbe inizio.
-Scusate, scusate. Un attimo di attenzione, prego.- disse Horace tintinnando un bicchiere con un cucchiaino e continuò:-Signore e signori, questa sera siete stati invitati tutti qui per assistere al fidanzamento ufficiale di mia nipote Emily e del giovane Austin Berry.- e aggiunse, sedendosi:- Bene. E ora cominciamo la cena. Flora, Wilhelmina: potete iniziare a servire.-
Detto ciò, tutti iniziarono ad accomodarsi. Emily era molto felice ed agitata allo stesso tempo.
Dopo l'abbondante cena, tutti gli invitati e i futuri sposi si recarono nel grande salotto tutto illuminato per danzare.
-Che nervi! Quell'abito sarebbe stato meglio su di me e, invece, é toccato a quella!-
-Hai proprio ragione, Louise. Più passa il tempo e più mi chiedo cosa ci trovi mio cugino in quella ragazza.-
-Qualunque cosa sia, io sono e sarò sempre migliore di lei.- disse Louise, sventolando il ventaglio, con aria fiera.
Austin ed Emily danzarono insieme per ore e si divertirono come non mai. Alla fine della serata, Emily si recò nella sua stanza, si mise la camicia da notte e si addormentò.
Il giorno successivo si svegliò e scrisse sul suo diario:
                                                                                                                                                                                                                            Londra, 24 marzo 1897
"Caro diario,
é stata una serata fantastica! Mi sono davvero divertita. Io ed Austin abbiamo ballato tanto. Alla fine è andato tutto bene e tutta l'ansia, la paura e l'angoscia che avevo, sono svanite nel nulla.
P.s. il mio abito era stupendo."
Quel giorno, John aveva invitato Louise a casa sua per passare una giornata insieme.
-Miss Beaumont é qui, signorino Crafthole.- disse Wilhelmina.
-Ah, bene. Fatela entrare.-
-Subito, signore.- la cameriera andò all'ingresso, chiamò Louise e le accennò di seguirla in salotto dove si trovava il suo fidanzato.
-Prego, signorina Beaumont.-
-Grazie!- rispose presuntuosamente Louise.
-Eccoti qui. Sono molto felice di vederti.- disse John, sorridendo.
-Anch'io, caro.-
-Bene, allora adesso possiamo parlare.-
-Di cosa?- chiese Louise, incuriosita.
-Del rapporto tra te ed Emily. Voglio che questa situazione si risolva subito. Sono stanco di vedervi discutere.-
-Mi pare che ieri sera non sia successo nulla. Quindi la situazione è ben che risolta.-
-Ieri sera no, ma potrebbe risuccedere e voglio evitarlo.-
-John, ascoltami: io e tua sorella non ci sopportiamo per niente. Non puoi chiedermi di andarci d’accordo di punto in bianco.-disse Louise.
-Certo che potete! Anzi dovete! E poi tu farai parte di questa famiglia quando ci sposeremo. E cosa farete? Vi eviterete per sempre? Provateci almeno. Magari potrebbe cambiare qualcosa tra di voi.-
Louise ci pensò su e poi disse -Sì, é proprio questo quello che succederà!- e sorrise.
John cercò di convincerla in tutti i modi, ma senza alcun risultato. Allora, ad un certo punto, disse:-D’accordo, allora. Se non hai intenzione di provarci, vorrà dire che non ci sposeremo più!-
Al suono di quelle parole, Louise rabbrividì: il matrimonio con John era indispensabile per la sua condizione economica e sociale. Allora disse:-Ehm...va bene, ci proverò. Ma sappi che lo faccio solo per te, tesoro.-
Nel frattempo Margaret era in salotto a prendere il thè e chiese ad Emily di unirsi a lei. La ragazza si sedette e cominciò a sorseggiare dalla tazza, quando la nonna le chiese – Allora...come va con Austin, cara?-
-Molto bene.- rispose Emily.
-Ti ha già chiesto di sposarlo?- chiese Margaret sorridendo.
Sentendo quelle parole, Emily per poco non soffocò col thè e rispose -Ehm, no non ancora.-
-Ricordo ancora quando tuo nonno mi chiese di sposarlo: era una sera d'estate, stavamo passeggiando tranquillamente nel parco. Ad un certo punto si mise in ginocchio, prese un cofanetto dalla tasca e lo aprì dicendo se volessi stare con lui per tutta la vita. Ovviamente dissi di sì perché, ormai, mi ero completamente innamorata. -
-Che cosa romantica. Vorrei tanto che succedesse una cosa del genere anche a me. Quando sarà ora, ovviamente!-
-Mia cara, io alla tua età avevo già avuto tua zia Florence e tuo padre!- disse orgogliosamente Margaret.
-Oh!-
Margaret vide la faccia sconvolta della nipote e cominciò a ridere ed Emily si unì a lei.
Poco dopo entrò in salotto anche Louise. Margaret le chiese di accomodarsi e di prendere il thè con lei e la nipote. Louise accettò volentieri, ma Emily non voleva e fece di tutto per non farlo capire alla nonna.
-Quanto zucchero, Louise?- chiese gentilmente Margaret.
-Due zollette, signora Crafthole.- rispose quest'ultima e aggiunse -Vi ho sentito ridere. Di cosa parlavate?-
-Oh, stavo solo ricordando il mio fidanzamento col signor Crafthole.- rispose Margaret.
Emily era ancora seduta lì, in silenzio, con la tazza del thè in mano. Ad un certo punto Louise le chiese:-Emily, cara. Mi stavo chiedendo se volessi fare una passeggiata con me più tardi.-
-Non ne ho voglia, grazie.- rispose nervosamente la ragazza.
-Emily!- la richiamò subito Margaret, che aggiunse:- Penso che volesse dire che non può, perchè deve prepararsi per stasera: uscirà con Austin. Però potreste fare domani pomeriggio.-
-Per me va benissimo.- rispose Louise.
Emily non ripose e Margaret disse:- Perfetto! Allora vi vedrete domani pomeriggio.-
Quella sera Austin ed Emily uscirono a fare una passeggiata nel parco cittadino. Il ragazzo fece fermare la carrozza, il cocchiere aiutò Emily a scendere e si sedettero sul prato. Ad un certo punto Austin chiese ad Emily di alzarsi; lui si mise in ginocchio, prese un cofanetto di raso dalla sua tasca e disse:-Spero tanto che questo serva a farti capire che voglio stare con te per sempre.- e aprì la scatola, che conteneva un bellissimo (e costosissimo) anello di diamanti. -Emily Crafthole, vuoi sposarmi?- le chiese il ragazzo.
Emily era diventata rossa in viso per via dell'emozione. Ci riflettè un po’, ripensò al racconto della nonna e della proposta di matrimonio che le fece il nonno, e poi disse:-Certo Austin.-
Allora il ragazzo prese l'anello, lo mise al dito della ragazza e si baciarono.
Quella notte Emily non riuscì a dormire per l'emozione. Così si sedette allo scrittoio e cominciò a scrivere sul suo diario.
                                                                                                                                                                                                                              Londra, 30 marzo 1897        
"Caro diario,
stasera Austin mi ha chiesto di sposarlo. Gli ho detto di sì, anche se all'inizio non ne ero molto convinta. Però poi ho ripensato a quello che mi ha raccontato la nonna sul suo fidanzamento con il nonno, e quindi ci sposeremo! Non so ancora quando, so solo che sono molto felice.”
Il giorno seguente Emily scese di sotto per fare colazione e incontrò Flora per le scale, che la stava aspettando con un sorriso stampato in faccia.
-Buongiorno Flora.- disse la ragazza.
Ella non rispose, ma la guardava sorridendo.
-C'è qualcosa che non va?- chiese Emily. In quel momento la ragazza capì:-Aspetta un minuto...vuoi sapere cosa è successo ieri sera, giusto?-.
Flora annuì, sorridendo.
-Beh, ecco...diciamo solo che tra poco tempo diventerò la signora Emily Berry.- disse sorridendo Emily.
-Sìììì! Lo sapevo! Che bello, sono felicissima per te! Devo dire che t'invidio anche un po'. Austin è un così bravo ragazzo. Ed è anche molto affascinante.- disse la cameriera sorridendo.
-Però non lo sa ancora nessuno.-
-Ah, no? E quando hai intenzione di dirlo ai tuoi nonni e a John?- chiese Flora, incuriosita.
-Non ne ho idea, ma al più presto.-
-Ehi! Perchè non glielo dici a colazione, questa mattina?-
-Mmm...no! Preferisco dirglielo un’altra volta. Vorrei evitare che si parli troppo di questa cosa. Non mi piace essere al centro dell'attenzione, lo sai.-
-Ma per loro sarà un'ottima notizia, vedrai! Ora, vai lì e dì loro tutto!- disse Flora, facendole l'occhiolino e sorridendo.
La ragazza ci oendó su, per poi dire:Ok, Flora. Lo farò.- disse la ragazza e si avviò verso la sala da pranzo, dove si era riunita già tutta la famiglia.
-Buongiorno, cara. Dormito bene?- chiese dolcemente Margaret.
-Certo, nonna.- rispose Emily e si sedette a tavola.
-Tutto bene?- chiese Horace.
-Sì, certo! Perchè?-
-Così, chiedevo. Allora com'è andata ieri sera con Austin?-
-Ehm...bene, tutto bene.-
-Sei sicura di sentirti bene, cara? Sei un po' rossa.- chiese preoccupata la nonna.
-Certo, tutto bene!- rispose Emily, sorridendo nervosamente.
-Allora buon appetito.- disse il nonno.
John, nel frattempo, stava scrutando i comportamenti della sorella e aveva capito che c'era qualcosa che non andava. Intanto Flora stava raccontando tutto a Wilhelmina e François.
-...e così le ha chiesto di sposarlo!-
-Mon Dieu! Quindi Emily si sposerà davvero? E quando?- chiese il cuoco.
-Sì! La data ancora non è stata decisa, però.- disse la cameriera.
-La mia piccola Emily si sta per sposare. Mi sembra solo ieri che le rimboccavo le coperte. Oh, come vola il tempo...-disse Wilhelmina, commuovendosi.
Poco dopo, Emily uscì dalla sala da pranzo per salire di sopra nella sua stanza: non era riuscita a dire nulla sulla proposta di matrimonio che le aveva fatto Austin.
Ad un certo punto, mentre saliva le scale, incontrò John, che le chiese:-Allora? Com'è andata ieri sera?-
-Bene! Ma perchè continuate tutti a chiedermelo?-
-Perchè è successo qualcosa, ma non vuoi dirlo.-
-Vado in camera mia: sono stanca.- disse Emily, facendo finta di sbadigliare.
-Ma se ti sei appena alzata!- le disse il fratello.
-Beh? Non posso avere sonno solo perchè mi sono appena alzata?-
-Emily, che succede?-
-E va bene. Austin mi ha chiesto di sposarlo ed io ho accettato.-
-Davvero? Era ora!-
-Beh, ecco...non sapevo come dirlo. Non mi piace essere al centro dell'attenzione.-
-Dillo anche ai nonni, vedrai che andrà tutto bene. Ne saranno felicissimi! Dopotutto era quello che volevano.-
-Ok, allora più tardi glielo dirò.-
-Meglio ora.-
-No. Stasera a cena.-
-No, ora. Vieni, ti accompagno.-
Horace e Margaret stavano finendo di fare colazione, quando entrarono Emily e John.
-Cosa c'è?- chiese Margaret.
-Emily deve dirvi una cosa importante.-
-Va bene, cara. Ti ascoltiamo.-
-Beh, ecco...non so come dirvelo: ieri sera Austin mi ha chiesto di sposarlo ed io ho accettato.-
Margaret e Horace furono molto felici di aver ricevuto quella notizia.
-Emily, nipotina mia, congratulazioni! Sono felicissima per te!- disse la nonna.
-Mia cara, sapevo che non ci avresti deluso. Ne ero sicuro! Ora non ci resta che organizzare tutto.- disse Horace sorridendo.
Il pomeriggio Emily dovette uscire con Louise, perchè lo aveva promesso alla nonna.
-Allora...ho visto che i tuoi nonni erano molto felici. Come mai?- chiese Louise, incuriosita.
-Austin mi ha chiesto di sposarlo ed io gli ho detto di sì!-
-Davvero? Ma...- Louise restò a bocca aperta.
-Che c'è?- chiese Emily.
-Nulla- disse la ragazza e cambiò discorso:-A proposito non ho dimenticato quello che mi hai detto al ballo. Sappi che non sono una meretrice. E non provare a dirlo più, altrimenti…- e si fermò.
-Sì, che lo sei. L'estate scorsa ti ho visto con un uomo molto più grande di te, il signor Maloney suppongo, mentre lo intrattenevi. E lui è anche sposato.- ribatté Emily.
-Questi non sono affari tuoi, tesoro! Quello che faccio io, a te non deve importare!-
Emily non rispose, ma la guardó imbronciata.
Louose le disse:-E che sua l'ultima volta che parlo di questo argomento, chiaro?- e, di nuovo, cambiò immediatamente discorso:-Guarda quella bancarella con le collane. Che dici di comprarci qualcosa per il tuo matrimonio, cara? -
Una volta tornata a casa, Louise si recò a casa di Molly per raccontarle le notizie inerenti al matrimonio con Austin.
-...e si sposeranno tra poco tempo!- disse Louise, furibonda.
-Oh, cielo!- esclamò Molly.
-Che nervi! Proprio non la sopporto quella ragazzina! Austin avrebbe dovuto sposare me! Però potrei far saltare le nozze, in qualche modo.-
-Perché?- chiese Molly, preoccupata.
-Perché sì! E poi che c'è? Ti è simpatica quella ragazza?- chiese Louise all'amica.
-Ehm...no, no!-
-Bene! Vediamo...devo fare in modo che non si sposino, ma come?-
-Beh, magari dovresti rendere impossibile organizzare le nozze.-
-Brava, Molly! Ottima idea! E vedremo se quei due si sposeranno.- disse malvagiamente Louise.

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Capitolo 5
*** "Le bugie continuano" ***


                                                                    CAPITOLO V
                                                            "Le bugie continuano"
Qualche sera più tardi, la famiglia Berry al completo venne invitata a casa dei Crafthole per firmare il contratto di matrimonio.
-Sì, chi è?- chiese Flora.
-Siamo i Berry.-
-Prego, signori Berry. Accomodatevi. I signori Crafthole vi stanno aspettando in salotto.-
Flora annunciò l'arrivo dei Berry ai padroni, e li fece accomodare.
-Buonasera signori Berry.- disse Horace.
-Buonasera a voi, signori Crathole e grazie dell'invito. Siamo molto lieti del fatto che mio figlio e vostra nipote si uniranno in matrimonio.- disse il signor Berry.
-Anche noi ne siamo lieti. Ora vogliate seguirmi nel mio studio, cosicché possiamo firmare il contratto.-
-Bene! Ho con me anche le carte per far cambiare il cognome di Emily con quello della nostra famiglia.- disse il signor Berry, mentre seguiva Horace.
Una volta che tutti erano riuniti nello studio, Louise cercò di smorzare l'entusiasmo delle due famiglie e fece passare Emily per un’arrampicatrice sociale. Mentre il signor Berry si stava accingendo a firmare, Louise disse:-Emily! Ma allora è vero che ti stai sposando solo per soldi.-
-Come, prego?- disse il signor Berry, voltandosi verso Louise.
-Sì! Me lo ha detto lei qualche giorno fa, quando siamo uscite a fare una passeggiata.-
-Cosa? Signor Crafthole, spero che quello che sta dicendo questa ragazza non sia vero! Altrimenti qui salta tutto e i ragazzi non si sposano!-
-Emily. E' vero quello che sta dicendo Louise?- domandò Horace.
-No, certo che no! Io non ho mai detto, né tantomeno pensato, una cosa del genere!-
-Emily, non sentirti in imbarazzo. Dì la verità.- disse Louise.
-Ma cosa stai dicendo, Louise? Io non ti ho mai detto una cosa del genere!-
-Non negare. Lo hai detto, eccome!-
-Cosa? Ma io...-
-Emily, davvero hai detto quelle cose?- chiese Austin, incredulo.
-No! Non direi mai una cosa simile!-
-Basta così! Io e la mia famiglia non vogliamo essere imparentati con degli arrampicatori sociali! Ce ne andiamo! Addio signori Crafthole!- disse adirato il signor Berry, dirigendosi verso il portone d’ingresso.
Appena i Berry se ne andarono, Emily corse piangendo in camera sua e si buttò sul letto. Nel frattempo John e Louise stavano parlando nello studio.
-Davvero Emily ti ha detto quelle cose?-
-Certo! Mica me le invento!-
-Non capisco proprio cosa le stia succedendo. Non la riconosco più.-
-Sai, forse tua sorella dovrebbe essere rinchiusa in un manicomio.- disse la ragazza.
-Non dirlo neanche per scherzo, Louise! Lei sta bene. Solo non riesco a capire i suoi comportamenti in quest’ultimo periodo...-
-Chissà Austin cosa ci vede in lei.-
-È una bravissima ragazza, ma questo suo comportamento...proprio non lo capisco. Comunque, vieni. Ti accompagno a casa.- disse John e uscirono dalla stanza.
Il giorno successivo arrivò una lettera per Emily.
-Emily. C'è una lettera per te.- disse Flora, correndo in camera della ragazza, svegliandola.
-Eh? Che c'è? Che ora è?- disse Emily, stordita dal sonno.
-C'è posta per te.-
-Da parte di chi?-
-Non lo so.-
-Va bene. Lasciala sul comodino, la leggerò dopo.- disse Emily, con voce triste.
-Mi dispiace che sia finita così.- la compianse Flora.
-Louise si è inventata tutto. Io non ho mai detto quelle cose su Austin.-
-Lo so, cara...ti conosco e so che non sei quel genere di persona.-
-Mi stanno tutti trattando come se fossi una pazza bugiarda.-
-Non preoccuparti, vedrai che prima o poi la verità verrà a galla.-
-Lo spero tanto, Flora...-
Intanto Wilhelmina stava chiamando Flora dal piano di sotto.
-Flora! Flora! Dove sei?-
-Arrivo! Sono di sopra!- .
-Vieni, devi aiutarmi a piegare le lenzuola. Da sola non ce la faccio!- disse Wilhelmina.
-Se hai bisogno di qualcosa, chiamami.- disse Flora ad Emily, sorridendo prima di scendere al piano di sotto.
-Certo.-
Dopo un po' Emily si alzò dal letto e aprì la lettera, incuriosita.
-Chissà da parte di chi è.- pensò fra sè e sè.
Nella lettera c'era scritto:
"Emily, so che non hai detto quelle cose. Incontriamoci alla Grande Quercia, a mezzanotte e ti dirò di più."
La lettera non era firmata e ciò incuriosì ancor di più la ragazza.
Così Emily aspettò impazientemente la mezzanotte e, quando scoccó, si mise il mantello, uscì di nascosto di casa e si recò alla Grande Quercia: c’era molta nebbia quella sera.
Arrivata, intravide una figura all'apparenza femminile, avvolta in un grande mantello scuro che la copriva dalla testa ai piedi.
Questa persona era in piedi vicino al tronco dell'albero. Allora Emily si avvicinò un po’ e le chiese:-Chi sei?-
-Non posso dirtelo, ma posso dirti che Louise ha intenzione di continuare con le sue angherie perchè ti odia e perchè sarebbe dovuta essere lei a sposare Austin, tempo fa.-
-Ma, allora, è invidiosa di me!-
-Non solo. Lei non ama John, ma vuole sposarlo solo per i suoi soldi e per la posizione sociale che ricopre.-
-Cosa? Quindi oltre ad odiarmi, sta anche prendendo in giro mio fratello. Ma, dimmi, tu come fai a sapere tutte queste cose su di lei?-
-Diciamo che sono una persona che la conosce molto bene.-
-Chi va là?-gridò la guardia notturna.
-Ora devo andare.- disse il personaggio misterioso, dileguandosi nel buio della notte.
-Aspetta!- esclamò Emily.
-Ehi tu! Che ci fai qui?- gridó la guardia notturna alla ragazza.
Non appena la riconobbe esclamò:-Oh, signorina Crafthole! Mi perdoni. Non l'avevo riconosciuta.-
-Non si preoccupi...- disse  Emily, un po' frastornata.
-Permettetemi di accompagnarvi a casa. Di notte è pericoloso andare in giro da sola.- e si avviarono verso casa.
Il giorno dopo, Emily raccontò a Flora quello che era successo:-...e questo è quello che mi ha detto.-
-Quindi sta prendendo in giro tutti?- domandò Flora.
-Sì! Solo che se lo raccontassi, nessuno mi crederebbe.-
-Perchè?-
-Perchè la persona che me l'ha detto, non si è rivelata e quindi potrebbero pensare che me lo sia inventata.- disse Emily, con aria triste.
Poco dopo suonò il campanello e Wilhelmina andò ad aprire: era Austin.
-Signorino Berry! Prego, accomodatevi! Vi stanno aspettando?- chiese la cameriera.
-In realtà no, ma devo parlare con Emily e i signori Crafthole.-
-Certo. Allora ve li chiamo subito. Signori Crafthole! Signorina Crafthole! C'è un ospite per voi!-
Emily si recò in salotto, accompagnata da Flora, mentre dal piano superiore stavano scendendo Horace e Margaret. Poco dopo arrivarono anche John e Louise.
-Chi è, Wilhelmina?- chiese Horace, incuriosito.
-E' il signorino Berry, signor Crafthole.-
-Austin? Cosa ci fate qui?- chiese Margaret, incredula.
-Sono venuto a scusarmi con tutti voi a nome della mia famiglia.- e rivolgendosi ad Emily, aggiunse:-So che non hai detto quelle cose e tutto ciò mi è stato confermato da una fonte attendibilissima.-
-Davvero? E chi?- chiesero tutti in coro.
-Mia cugina, Molly Wellington.- e introdusse la ragazza.
-Ma allora la persona che ho incontrato questa notte, era lei!- esclamò Emily.
-Cosa?- esclamarono tutti in coro.
-Sì, ieri mattina mi è arrivata una lettera anonima. In questa lettera c’era scritto che Louise si era inventata tutto e che questa persona misteriosa sapeva che non c'era niente di vero in quello che era stato detto su di me e su tutto il resto.- e, rivolgendosi alla ragazza, disse:-Molly, ti sono molto grata per quello che hai fatto per me.-
-Molly!- esclamò Louise, incredula.
-Sì, esatto! Non potevo starti a guardare mentre tentavi di rovinare il matrimonio di mio cugino e di Emily, solo perchè tu sei invidiosa di lei. Inoltre, lei sta con te, John, solo per i tuoi soldi e per la posizione sociale che ricopri. Si era inventata anche la storia del ballo di primavera: Emily non l’ha minacciata, ma è stata Louise a provocarla e lei si è solamente difesa.- disse Molly.
-Traditrice! Maledetta! Come hai osato farmi una cosa del genere?- la attaccò Louise.
-Calmati Louise! Dimmi: è vero quello che sta dicendo la signorina Wellington?- chiese John, irritato ed incredulo.
-Ehm...ma no, caro! Io ti amo e voglio passare tutta la vita con te, avere dei figli, dei nipoti, abitare in una bella casa, avere tantissimi soldi, frequentare le persone più in voga del Paese, andare alle feste più belle e meravigliose!- disse Louise, mentre rideva istericamente.
-Cosa?-
-Ehm...no, volevo dire che...-
-Basta! Ho capito tutto! Louise, tra noi è tutto finito! Non avvicinarti mai più alla mia famiglia, specialmente a mia sorella. Ah, e un'altra cosa: vergognati!- disse John, voltandosi e andandosene.
-No, John! Ti prego! Non mi lasciare! Voglio stare con te! Devo stare con te! No!!- gridò Louise e aggiunse, rivolgendosi a Molly:-Tu! Per me sei morta! Non rivolgermi mai più la parola!-
-Gente come te è meglio perderla che trovarla.- rispose la ragazza e aggiunse, rivolgendosi ad Emily:-Scusami se mi sono comportata da ragazzina viziata e se non ho parlato prima: tutte le cose brutte che ho detto quando ero con Louise, non le pensavo veramente. Era lei che aveva una brutta influenza su di me. Sei una ragazza meravigliosa e sono contenta che mio cugino abbia scelto te e non quell’arpia smorfiosa.-
Louise, sconvolta dalle parole di Molly, uscì sbattendo la porta e senza salutare nessuno.
Horace disse:-Ma allora vi sposerete?-
-Certo! E mio padre farà in modo che la signorina Beaumont non si avvicini più né a questa famiglia né ad Emily.- disse Austin.
-Benissimo! Allora dobbiamo subito organizzare il matrimonio!- disse Margaret, sorridendo.
La sera stessa Emily e Margaret iniziarono a scrivere gli inviti per gli ospiti. Qualche ora più tardi, terminarono.
-Bene, e questi dovrebbero essere gli ultimi.- disse Emily soddisfatta.
-Forse sarebbe meglio ricontrollare. Sai, per evitare che qualcuno non sia stato invitato.-
-Giusto, nonna! Allora, vediamo un po': zio David e zia Lisa con i figli, il prozio Richard, i Maloney, i Wellington...- Emily si fermò e chiese a Margaret:-Nonna, che ne dici se invitassi anche zia Florence? Dopotutto è mia zia e le voglio bene, anche se l'ho vista una sola volta.-
-Emily, è un’ottima idea! Sono sicura che ne sarà molto felice e che accetterà. Ora, mettiamo questi inviti in una cesta e domani mattina li consegneremo.- e sistemarono tutto.
Poco dopo Margaret disse alla nipote:-Chi se lo aspettava che Louise potesse essere così malvagia?-
-Beh...io l’ho sempre saputo e ve l’ho anche detto. Ma nessuno di voi ha voluto credermi.-
-Hai ragione, tesoro. Ti chiedo scusa. Spero tu possa perdonarmi.-
-Ma certo che ti perdono, nonna.- e detto ciò, le due si abbracciarono sorridendo.
La mattina seguente Emily e Margaret si svegliarono di buon'ora e, insieme a Flora, andarono a consegnare tutti gli inviti.
-Ecco fatto, signora! Manca solo l'invito per la signorina Florence.- disse Flora.
-Nonna? Nonna?- la chiamò Emily.
-Eh? Sì, cara cosa c'è?- rispose confusa Margaret.
-Cos'hai? Non ti senti bene?-
-Ehm...no, no cara sto bene...-
-Allora possiamo ripartire?-
-Sì, certo...andiamo.-
Poco dopo le tre donne arrivarono al convento di Santa Clara, dove viveva Florence.
-Eccoci! Siamo arrivate.-
-Flora, per favore, dammi l'invito per mia figlia: glielo darò io personalmente.-
-Certo signora. Tenete.- disse Flora.
Margaret bussò alla porta del convento e le venne aperto. Emily e Flora aspettarono fuori.
-Buongiorno, signora Crafthole. Siete qui per vedere vostra figlia, immagino.- chiese la madre superiora.
-Buongiorno, madre. Sì, devo consegnarle una cosa importante.-
-Bene. Seguitemi, vi accompagnerò da lei.-
Le due donne si avviarono verso la stanza di Florence; una volta arrivate la madre superiora bussò alla porta.
-Sì, Chi è?- chiese Florence.
-Sono la madre superiora, suor Florence. Aprite: c'è una visita per voi.-
-Una visita per me? E chi può essere?- pensò la suora, fra sé e sé.
Allora aprì la porta e vide entrare la madre superiora e Margaret.
-Mamma!- esclamò Florence.
-Florence...mia cara...-disse Margaret, con le lacrime agli occhi.
-Potete lasciarci sole, per favore?- chiese Florence alla madre superiora, la quale andò via chiudendo la porta.
-Che ci fai qui?- chiese la suora con tono severo.
-Mia cara...sono venuta a portarti un invito.-
-Un invito? Per cosa?- chiese Florence, stupita.
-Emily, tua nipote, sta per sposarsi e ti ha voluta  invitare al suo matrimonio.-
-Emily si sposa? Ma l'ultima volta che l'ho vista era una bambina.-
-Beh, ora è diventata una donna. E sarebbe molto felice se tu partecipassi.-
-Solo lei ne sarebbe felice?- chiese Florence con tono severo.
-No, anche tuo padre ed io. Sai...da quando te ne sei andata, io mi sono sentita sempre più in colpa. Non volevo che tu te ne andassi. Ci manchi tanto...ti prego ritorna a casa: noi ti vogliamo bene.- disse Margaret, piangendo e singhiozzando.
-Però in questi anni vi siete fatti vivi in rarissime occasioni, come questa ad esempio! Non vi siete mai importati di come stessi, di cosa facessi e di dove fossi.- disse Florence, alterata e aggiunse:-Ti fai vedere adesso? E finora dove siete stati? Cosa avete fatto di così importante da non potermi venire a trovare, eh?-
-Hai ragione...ma non sapevamo dove fossi.- rispose Margaret, piangendo.
-E una volta che il reverendo vi ha detto dove vivevo e che cosa facevo, perchè non siete venuti?-
-Avevamo i bambini da crescere. E la vergogna nel farci vedere in giro dopo quello che era successo, ci ha bloccati.-
-Questo non giustifica il vostro comportamento.-
-Hai ragione, figlia mia. Ti chiedo di perdonarmi.- disse l'anziana donna, fissando la figlia.
-Sono una suora. Il perdono fa parte di me.- disse, fissando il crocefisso, appeso sul suo letto e aggiunse:-E comunque, per quanto riguarda l'invito, ci penserò: ho molti impegni qui al convento e dovrei chiedere il permesso alla madre superiora.-
-D'accordo. Fai come meglio credi.- disse Margaret, asciugandosi le lacrime con un fazzoletto -Ma ricordati che noi ti vogliamo bene e te ne vorremo sempre. Buona giornata.-
Detto ciò, la donna se ne andò, lasciando Florence da sola nella sua stanza.
-Nonna! Finalmente! Ci hai messo molto tempo.- disse Emily.
-Sì, lo so scusatemi se vi ho fatto attendere così tanto.-rispose Margaret.
-Signora, c'è forse qualcosa che non va?- chiese Flora preoccupata:-Vi sentite bene?-
-Sì...cioè non molto, in realtà. Vorrei tornare a casa se non vi dispiace. Sono stanca e vorrei andare a riposare.-
-Va bene, nonna. Ora andiamo, anche perché abbiamo consegnato tutti gli inviti.- disse Emily.
Tornate a casa, Margaret andò nella sua stanza e cominciò a ricordare i bei momenti passati con i suoi figli, specialmente con Florence. -Oh...ma...che mi succede? Vedo tutto appannato...mi gira la testa...- pensò Margaret fra sé e sé, per poi svenire sul pavimento.
Qualche ora dopo Wilhelmina salì di sopra per mettere in ordine le camere da letto. Una volta entrata in quella dei padroni, vide Margaret sdraiata a terra, priva di sensi e gridò:-AAAAAAH!!!-
Impauriti dalle urla, Horace, Emily e Flora salirono di sopra e videro Wilhelmina che cercava di svegliare la signora, ma senza nessun risultato.
-Bisogna chiamare un medico! Subito!- disse Emily preoccupata, al nonno.
-Sì, hai ragione! Wilhelmina, va a chiamare il dottor Schultz presto! E tu, Flora, va ad avvisare mio nipote John! Forza, muovetevi!- ordinò Horace.
-Sissignore!- risposero le due cameriere.
-Vieni, Emily. Aiutami a sdraiarla sul letto.- disse Horace alla nipote.
Flora prese il calesse e si recò immediatamente in piazza a cercare John. Il mezzo sfrecciava per la strada, mentre la ragazza sventolava un grosso fazzolettone bianco per farsi largo tra la folla e farsi notare dal giovane padrone.
-Signorino John! Signorino John!- esclamò Flora.
Il ragazzo si voltó e vide il calesse venire verso di lui: per poco non lo investì! La ragazza lo fermò improvvisamente e scese per avvertirlo.
-Cosa succede, Flora? Perché corri così veloce col calesse? In una zona affollata, per giunta!- esclamò John.
-Perdonatemi signorino Crafthole, ma è successa una cosa grave.
-E cosa?-
-Vostra nonna si è sentita male e vostro nonno mi ha ordinato di venirvi a chiamare, perché dovete tornare immediatamente a casa!-
-Sì è sentita male? Oh, no! Andiamo, presto!- e così salirono sul calesse, John prese il comando e partirono verso casa.
Quando i due ragazzi arrivarono alla villa, il medico era già arrivato e stava visitando Margaret.
-Dottore, come sta mia moglie?- chiese Horace, preoccupato.
-Niente di grave. Solo uno svenimento dovuto a qualche stress molto pesante, ma ce la farà. Ovviamente dovrò tenere la situazione sotto controllo.- disse il dottore sorridendo.
-Menomale.- disse Emily, tirando un sospiro di sollievo.
-Per il momento, però, è meglio che non riceva brutte notizie e che stia tranquilla, altrimenti potrebbe peggiorare.- aggiunse il medico.
-Sì, certo non si preoccupi. Faremo in modo che non subisca nessun altro stress.- disse Horace.
-Bene, allora io vado. Arrivederci.-

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Capitolo 6
*** "Verità dal passato" ***


                                                                  CAPITOLO VI
                                                        "Verità dal passato"
Il giorno seguente Emily si recò al convento di Santa Clara per parlare con sua zia Florence. Bussò alla porta e le venne dato il permesso di entrare e di incontrarla.
-Chi è che bussa?- chiese Florence, mentre stava pregando in ginocchio davanti al suo letto.
-È permesso?- chiese Emily.
-Emily! Cosa ci fai qui?- chiese la suora, incredula.
-Sono venuta qui per dirti che ieri sera la nonna si è sentita male.-
-Oh, no. E ora come sta?- disse Florence, preoccupata.
-Ora sta meglio. Sta riposando. Ma il dottore ha detto che ciò è stato causato da qualche stress.- disse Emily.
-Stress? Che tipo di stress?-
-Non saprei, però la nonna si è sentita male dopo averti fatto visita, per consegnarti l'invito del mio matrimonio.-
-Ah, ora capisco...-
-Cosa vi siete dette?- domandò la ragazza, mentre si sedette sul letto.
-Abbiamo avuto una piccola discussione...- rispose la suora.
-A proposito di cosa?-
-Eventi successi anni fa. Ma tu non puoi saperne nulla, visto che non eri neanche nata. A meno che i nonni non te l'abbiano raccontato.-
-No, i nonni non me ne hanno mai parlato.-
-Posso immaginare il perché.- disse Florence, abbassando la testa.
Emily, allora, disse:-Ascolta, zia: non so cosa sia successo tra te ed i nonni ma credo che, essendo la loro figlia, dovresti venire a trovarli e star loro vicino. Sopratutto ora che la nonna sta male.-
La suora non rispose. Allora la ragazza continuò:-Io, purtroppo, non ho avuto la possibilità di stare con i miei genitori, né quando stavano bene né quando stavano male.- disse la ragazza con le lacrime agli occhi e aggiunse:-Invece, tu che hai questa fortuna, sfruttala. E cerca di riallacciare i rapporti con loro.-
Florence si commosse ed abbracciò la nipote per consolarla:- Oh, piccola mia...-
Dopo poco Emily salutò la zia e andò via. Florence rifletté molto su quello che le disse la ragazza, tanto che la notte non riuscì a chiudere occhio.
La ragazza, una volta tornata a casa, scrisse sul suo diario:
                                                                                                                       Londra, 2 aprile 1897
"Caro diario,
ieri la nonna, Flora ed io siamo andate a consegnare gli inviti per il mio matrimonio. Ci siamo recate anche al convento di Santa Clara, dove vive mia zia Florence: è entrata solo la nonna per darle l'invito, però ne è riuscita triste. Una volta tornate a casa, è svenuta. Sono molto preoccupata per lei, anche se il medico dice che non c'è nulla da temere, solo non deve subire ulteriori stress. Il giorno dopo sono tornata al convento ed ho parlato con mia zia, raccontandole quello che era successo alla nonna, di venirla a trovare e di riallacciare i rapporti con i nonni. Chissà come si risolverà questa situazione."
-Emily, c'è una visita per te.- disse Flora alla ragazza, affacciandosi alla porta della sua stanza.
-Chi è?-
-Meglio che tu venga a vederla personalmente.-
-Va bene, arrivo subito.- disse Emily, chiudendo il diario e si avviava verso la porta.
Arrivata in salotto, la ragazza vide zia Florence in piedi davanti al divano ad aspettarla, con una valigia vicino.
-Zia! Che ci fai qui?-
-Ho pensato a quello che mi hai detto. Hai ragione...dopotutto siete la mia famiglia e non voglio allontanarmi da voi. Ed è per questo che ho deciso di lasciare il convento e tornare a vivere qui.-
-Davvero?-
-Certo.- disse Florence sorridendo, mentre abbracciava Emily.
-Che bella notizia che mi hai dato, zia! Sono contenta della decisione che hai preso.-
-Sì, anch'io ne sono felice! Ma ora vorrei vedere la nonna. Dov'è?-
-È nella sua stanza. Sono convinta che le farà molto piacere vederti e sapere che tornerai a vivere qui.-
Così Emily e Florence si recarono nella stanza di Margaret: la trovarono a letto a leggere un libro.
-Sì? Avanti. È aperto.- rispose la donna.
-Nonna, come stai?-
-Sto meglio mia cara, per fortuna.-
-Senti, c'è una persona che è venuta a farti visita-
-Davvero? E chi?- chiese Margaret incuriosita.
-Puoi entrare.- disse Emily, guardando la porta della camera da letto. Poco dopo entrò una figura in abito scuro: Margaret non credeva ai suoi occhi.
-Florence!- esclamò incredula ed aggiunse:-Cosa ci fai qui?-
-Sono venuta a trovarti e a dirti una cosa molto importante.-
-Certo, cara. Accomodati. Cosa devi dirmi?-
-Ho deciso di lasciare  il convento e tornare a vivere qui. Sempre che tu e papà me lo permettiate, s'intende.-
-Ma certo! Non pensavo che saresti tornata, ma ne sono felicissima!- disse Margaret sorridendo.
-Allora dobbiamo festeggiare.- disse Emily abbracciando la nonna e la zia.
-Sì, e per cominciare ti regalerò un bellissimo abito! Forza, andiamo!- esclamò Margaret, mentre cercava di alzarsi dal letto, ma s'indebolì. Così Florence ed Emily l'aiutarono a rimettersi a letto.
-Nonna, forse è meglio che non vieni. Sei ancora debole.-
-Sì, Emily ha ragione. Devi riposarti.-
-Lo so, ma voglio accompagnarvi! Sono stufa di stare in questo letto senza far niente.- disse Margaret, imbronciata.
-Sì, ma non puoi rischiare. Ti ricordi cosa ti ha detto il medico?-
-Sì, mi ricordo...allora prendete questi soldi e andate a comprarvi qualcosa.- disse Margaret, prendendo dei soldi dalla sua borsa.
-Mamma! Ma non sono un po' troppi?- domandò Florence sbalordita.
-No, no assolutamente. Vi serviranno, vedrai.- disse la nonna.
-Oh, beh...grazie, allora! Dirò a Flora di portarti qualcosa di buono da mangiare, così ti riprenderai un po'.-
-Grazie, cara. Divertitevi!-
Emily e Florence uscirono ed andarono un po' in giro per il mercato e per i vari negozi sparsi per la città.
-Guarda, zia! Lì dietro c'è la bottega di Darleen, la sarta che ha cucito tutti i vestiti miei e di John sin da quando eravamo piccoli. Magari potremmo farti fare un vestito molto elegante, su misura.-
-Beh, penso che sia un'ottima idea.- rispose Florence, sorridendo.
Così le due donne entrarono nella bottega, che era stracolmo di stoffe, abiti, nastri e tessuti tanto da perdercisi dentro.
-Salve! Desiderate?- chiese Darleen, la sarta.
-Darleen!-
-Oh! Emily, cara! Cosa ci fai qui? Ti serve un abito?-
-In realtà sì, però non è per me.-
-Ah, no? E per chi è, allora?- chiese la sarta, stupita.
-Per lei.- disse Emily, indicando la zia.
-Per la suora lì in fondo?-
-Sì, lei. Te la presento: mia zia Florence. Zia, lei è Darleen la nostra sarta di fiducia.-
-Lieta di conoscerla, suor Florence.- disse la sarta.
-Piacere mio, signora.-
-Allora...vuole che le faccia una tonaca su misura oppure un cappuccio nuovo?-
-No, no si è ritirata dal convento. E visto che lascerà i voti, vorrei che le confezionassi un bell'abito su misura.-
-Oh, sì certamente! Sono qui apposta! Seguitemi, ora vi farò vedere un po' di tessuti e stoffe così mi direte quale vi piace di più.-
-Certo. Molte grazie.-
-Ecco: questi sono alcuni dei tessuti più pregiati che abbiamo.- disse Darleen e aggiunse:-Questo turchese viene dalla Turchia, mentre questo rosa di seta dalla Cina. Poi c'è quello verde che proviene dalla Francia e quello rosso dall'Italia. Questo, invece...- ma Florence la fermò, dicendole:-Sono tutti molto belli e, soprattutto, molto costosi. Ma io non posso permettermeli.-
-Ma zia. Non puoi continuare ad indossare l'abito da suora.- disse la ragazza.
-Emily, ha proprio ragione signorina Florence.-
-E poi per il costo non devi preoccuparti. La nonna ci ha dato i soldi proprio per comprarci delle cose nuove, specialmente per te.-
Florence, ci pensò un po' su e poi disse:-Avete ragione! Allora le dirò come vorrei che fosse il mio abito.-
-Sono tutta orecchie!- disse la sarta, avvicinandosi a Florence. Quest'ultima le descrisse l'abito che le sarebbe piaciuto indossare e Darleen se lo appuntó accuratamente.
-Bene! Allora prenderò subito le misure.- e, detto ciò, tirò fuori il metro da sarta mentre faceva salire Florence su di uno sgabello.
-Susanne! Anne! Venite qui! Dovete aiutarmi a prendere le misure per un abito.-
-Eccoci, mamma!- dissero in coro le figlie della sarta.
-Forza, aiutatemi.-
Dopo qualche ora, Florence ed Emily si avvicinarono al bancone del negozio aspettando che arrivasse Darleen per chiederle quando si sarebbe potuto ritirare il vestito. Fatto ciò, le due donne si avviarono verso casa.
 Entrando in salotto incontrarono Horace: quest'ultimo, vedendo la figlia, non fece una piega. Il suo volto rimase serio e severo. Lo stesso fece anche Florence.
Emily, allora, disse:-Nonno, sai che zia Florence lascerà il convento e tornerà a vivere qui con noi?-
-Ah!- esclamò Horace.
-Sì! Prima che uscissimo l'ha detto anche alla nonna e ne è rimasta felicissima. Non sei contento anche tu?- gli chiese Emily, sorridendo.
Horace disse:- Se voleva rimanere qui, non sarebbe dovuta andarsene.-
-Ma adesso è tornata. E finalmente, dopo tanti anni, staremo di nuovo tutti insieme.-
-Sono convinto che abbia sbagliato dal principio. Non doveva fare quello che ha fatto.- disse il nonno, alzandosi dalla poltrona per andare nel suo studio.
-E sarebbe?- chiese Florence, severamente.
L'anziano si fermò, si girò e guardò la figlia senza dire nulla.
-Se ho fatto quello che ho fatto, è perché avevo dei motivi! Ottimi motivi! E tu lo sai bene!-
-Quindi mi stai incolpando?-
-Certo! E' solo colpa della tua testardaggine!-
-Finiscila, per favore!-
-Finirla?- disse Florence avvicinandosi al padre e aggiunse:-Ho passato tanti anni dentro quel convento. E non l'avrei fatto se tu non mi avessi obbligata a sposare Leroy!-
-L'ho fatto per il tuo bene! Volevo solo che fossi felice, che ti sistemassi e che formassi una famiglia! È forse sbagliato desiderare il meglio per i propri figli?- disse Horace, ad alta voce e aggiunse:-Per anni la nostra famiglia ha dovuto sopportare i pettegolezzi e le maldicenze della gente, a causa di quello che succedette!-
-Ma obbligandomi a sposare una persona che a malapena conoscevo e che non amavo, non mi avrebbe mai reso felice!- ribattè Florence.
-Basta! Non voglio più sentirti! Se vuoi rimanere qui, fallo. Io, però, non ti perdonerò mai!- disse Horace andandosene di sopra.
Emily rimase impietrita ad assistere alla discussione tra il nonno e la zia: non disse una parola e, quando vide che le acque si erano calmate, andò dalla zia, per farsi raccontare tutta la storia.
-Zia? Posso chiederti una cosa?- chiese timidamente la ragazza.
-Dimmi, cara.-
-Perchè ti sei rinchiusa in convento?-
-A questo punto, è giusto che anche tu conosca questa storia. Tutto ebbe inizio 20 anni fa, quando il nonno e la nonna decisero di farmi sposare un uomo che non conoscevo, ma che aveva una posizione sociale invidiabile. Io non ero assolutamente innamorata di lui e non lo conoscevo neanche. Così parlai con i nonni per far cambiare loro idea. Con la nonna ci riuscii, ma col nonno...beh, lo avrai capito. Comunque...arrivò il giorno delle nozze e tutto era pronto: la chiesa, l'abito, gli invitati, la musica...-
-E poi cosa accadde?- chiese incuriosita Emily.
-Durante la cerimonia invece di rispondere "Sì, lo voglio.", scappai fuori dalla chiesa. Mi rifugiai nel convento di Santa Clara, dove venni accolta e dove rimasi per i 20 anni che seguirono. Fino a ieri.-
-E perché non ti sei mai più fatta vedere? Perché non sei mai venuta a trovarci?-
-Beh...sai, il rapporto col nonno si deteriorò immediatamente e lui e la nonna si vergognavano di quello che era successo: non si facevano vedere tanto in giro e non frequentavano più feste ed amici. Così decisi che era meglio non farmi vedere per un po'. Poi, però, tra gli impegni del convento, i giorni sono diventati settimane, le settimane sono diventate mesi e i mesi sono diventati anni...-
-Ora capisco tutto. Sai, a me è successa la stessa cosa. Solo che ora che conosco meglio Austin, sono felice e non vedo l'ora che arrivi il giorno delle nozze!-
-Sono contenta per te. Io, invece, non mi pento di non essermi sposata con quell'uomo, anzi ne sono felice! Quando entrai in convento mi ripromisi che, se un giorno fossi uscita, mi sarei sposata solo per amore: e così sarà!- disse Florence, decisa.
-Mi pare un'ottima cosa. Senti, vorrei farti conoscere Austin: mi accompagneresti a casa sua, qualche volta?-
-Certo, cara. Non vedo l'ora di conoscerlo.- disse la zia, sorridendo.
Nel frattempo che l'abito di Florence fu pronto, Margaret le consigliò di indossare uno degli abiti di Constance, la defunta madre di Emily e John.
Così Florence si recò in soffitta con la nipote e, insieme, aprirono un vecchio baule pieno di abiti, gioielli e tutto ciò che era appartenuto alla donna.
Quasi si commossero davanti a quegli oggetti e, poco dopo, Florence trovò un abito azzurro. Decise di provarlo davanti ad uno specchio: le stava davvero molto bene.
-Fa un certo effetto rivedere questi abiti e questi oggetti...- disse la zia, mentre si sistemava.
-Posso immaginarlo...che donna era la mamma?-
-Constance era davvero una brava donna. Era molto buona, allegra, solare, a tratti testarda: un po' come te.- sorrise Florence, guardando la giovane. E continuó:-Come puoi vedere da tutta questa roba, era anche una donna che ci teneva ad essere sempre elegante, precisa ed impeccabile nell'abbigliamento.-
-Doveva essere una donna meravigliosa...-
-Sì, lo era. Tutti lo pensavano. Anche mio fratello Louis. Tant'è che fu folgorato dalla sua bellezza e dal suo carattere.-
-Dopo quanto tempo si sono sposati?-
-Subito!-
-Subito?-
-Sì. Tuo padre l'amava da impazzire e non voleva aspettare un attimo in più, prima di farla diventare sua moglie.-
-Wow!- esclamò Emily.
Florence, vedendo la faccia della nipote, rise. Poi tornó seria e disse:-Poi è nato tuo fratello e, dopo, un paio d'anni sei arrivata tu.-
-Zia, i nonni mi hanno sempre raccontato che la mamma è morta dandomi alla luce. È vero?-
-Purtroppo sì. Devi sapere che tua madre era molto cagionevole di salute. Dopo aver partorito John, ebbe delle complicazioni, che indebolirino ulteriormente il suo stato di salute.-
-Capisco. Poverina...mi manca tanto.- disse la ragazza e poi aggiunse:-Mentre papà è morto a causa di una caduta da cavallo.-
-Caduta da cavallo?- chiese Florence, stupita.
Emily annuì. Florence pensò che fosse arrivato il momento di dirle la verità sulla morte del padre. Così le si avvicinò e cominciò a raccontarle tutto.
-Tesoro, ascolta: in realtà tuo padre non è morto così.- disse la donna.
-No?-
-No. Dunque...la nostra famiglia amava moltissimo tua madre: i nonni la accettarono come una figlia. Ma lo stesso non si può dire della famiglia di tua madre.-
-In che senso?-
-I suoi genitori non vedevano tuo padre di buon'occhio: lo ritenevano uno scapestrato e spendaccione che stava solo illudendo la loro amata figlia e che voleva mettere le mani sul loro patrimonio.-
-Davvero?-
-Sì. Una volta che tua madre morì, loro chiusero tutti i già precari rapporti con tuo padre e con noi.-
-Non ci credo...ma questo cosa c'entra con la morte di papà?-
-Ora ti spiego: qualche tempo dopo il funerale di Constance, tuo padre si recò dai tuoi nonni materni a Liverpool: voleva parlare con loro e cercare di risolvere le diatribe che andavano avanti da tempo, ormai. Tuo nonno Albert, però, non voleva saperne: nessuno di noi avrebbe potuto immaginare cosa sarebbe successo quel giorno...- e qui Florence cominciò a commuoversi. Emily la abbracciò, commuovendosi anch'essa.
Poco dopo la donna riprese la storia e disse:I genitori di Constance erano profondamente addolorati e colpiti dalla perdita della loro cara figlia, così come lo eravamo noi. Fu così che, in preda ad un attacco d'ira nei confronti di tuo padre, Albert lo attaccò fisicamente per poi...-
-Per poi?-
-Per poi sparargli.-
Emily diventó bianca in volto e rimase a bocca aperta al solo pensiero che, suo padre, fosse morto in quella tragica maniera. Florence volle abbracciarla, ma la ragazza corse via piangendo. La zia la seguì. Emily arrivò in salotto, dove si trovavano Horace e Margaret e li accusò di non averle mai detto la verità.
-Siete dei bugiardi!- esclamò Emiy, piangendo in ginocchio.
Dietro di lei arrivò subito Florence, che l'abbracció.
I nonni si guardarono e le chiesero a cosa si riferisse.
-Tesoro, cosa succede?- chiese Margaret, avvicinandola.
-Non ti avvicinare!- la fulminó la ragazza.
L'anziana donna rimase allibita da quelle parole e si fermó.
A questo punto intervenne Horace, che disse:-Emily, si può sapere a cosa ti stai riferendo?-
-In tutti questi anni mi avete sempre raccontato che mio padre fosse morto a causa di una caduta da cavallo. Invece ora scopro che è stato assassinato. Dal suocero, per giunta!-
I due anziani impallidirono. Horace guardó Florence con un viso così scuro, che la poverina si geló.
-Florence! Scommetto che c'entri tu in tutta questa storia!- tuonó l'anziano.
La zia non rispose e l'uomo continuò, dicendo:-Perché le hai raccontato tutto ciò? Non era ancora pronta a sapere la verità!- e sbatté i pugni sulla poltrona su cui era seduto.
Nessuno emise un fiato e Horace continuò, rivolgendosi ad Emily, cambiando tono:-Emily, ascolta...io e tua nonna abbiamo deciso di non dirti la verità, perché non eri ancora pronta e una cosa del genere ti avrebbe solo fatto soffrire di più.-
-Lo abbiamo fatto solo per proteggerti.- disse Margaret.
A quel punto entrò John in salotto: per tutto il tempo era rimasto per le scale, nascosto da tutti, ad ascoltare. Egli disse:-Emily...io lo sapevo già, ma non potevo dirti nulla. Ti avrei reso soltanto partecipe di un dolore atroce. Anche per me è stato difficile capirlo e ho avuto una reazione molto brutta, all'inizio. Fidati: lo hanno fatto davvero per proteggerti.-
Emily, allora, si sollevò da terra aiutata dalla zia: alzò la testa e, con gli occhi pieni di lacrime, fissò tutti i presenti. Dopodiché abbracciò forte il fratello e si commossero insieme.
Quando gli animi si calmarono, Horace decise di vuotare il sacco. Così si pulì gli occhiali e iniziò a raccontare tutto. Terminò, dicendo:-...e questo è quello che è successo.-
-Ma quell'uomo, Albert, che fine ha fatto?- chiese Emily.
-Fu condannato per omicidio e venne imprigionato. Morì in carcere.-
-E sua moglie?-
-Lei rimase da sola. Credo sia morta qualche anno fa.- disse il nonno, accarezzandosi la folta barba grigia.
-E come si chiamava?- chiese la ragazza.
-Si chiamava Emily. Proprio come te.- disse Margaret, mentre posava la tazza di thé sul tavolino.
-Ah...-
-Tua madre era molto affezionata ai suoi genitori. Poi è successo quello che è successo, purtroppo...-
-Sono felice di non averli mai conosciuti.- disse Emily e si alzò dal divano per andarsene nella sua stanza.
Tutto era passato: ora che sapeva la verità si sentiva meglio, anche se questa era molto difficile da sopportare. Purtroppo Margaret ne risentì molto e, poco dopo, svenne.
Subito venne chiamato il dottor Schultz che si precipitò e la visitò.
-Dottore, come sta?- chiese Florence.
-Se continua così, potrebbe abbandonarci presto. Mi ero fortemente raccomandato di non farle subire ulteriori stress.- disse con tono serio.
-Ha ragione, dottore...-
-Ad ogni modo, verrò a visitarla ogni giorno per tutta la settimana.- e detto ciò, si congedò.
Nel frattempo Emily raccontó tutto al suo fedele diario e a Flora.
-...e questa è tutta la verità.
-Oh, Emily...che cosa triste.- disse la cameriera, commuovendosi e abbracciando l'amica.
-Sì, è vero. Ma sono contenta di averlo saputo.-
-Hai ragione.- disse Flora.
Qualche giorno più tardi, Emily e Florence si recarono da Austin: la ragazza ci teneva tanto a farlo conoscere alla zia.
-Chi è?-
-Sono Emily Crafthole.- disse la ragazza alla cameriera dei Berry.  
-Oh, buongiorno signorina Crafthole!-
-Buongiorno Joanna. Le presento mia zia Florence.-
-Molto piacere, signora.- disse la cameriera, accennando un piccolo inchino.
-In realtà, signorina.- disse Emily, sorridendo.
-Oh! Scusatemi! Non lo sapevo. Prego, accomodatevi. Vi stanno aspettando?-
-Sì, avevo avvisato il signorino Berry, qualche giorno fa. -
-Bene, allora ve lo chiamo subito.- disse la cameriera, dirigendosi verso l'altra stanza.
-Emily! Finalmente siete arrivate!- disse Austin, abbracciando la fidanzata.
-Lei è mia zia Florence, quella di cui ti ho parlato nella lettera.-
-Incantato, signorina Crafthole.- disse il ragazzo, baciandole la mano.
-È un piacere conoscervi.- disse Florence, sorridendo.
-Bene! Allora direi di accomodarci, così parleremo un po' e prenderemo qualcosa da stuzzicare.-
Joanna arrivò col carrello del thè stracarico di dolci e pasticcini e una grande teiera fumante.
-Grazie, Joanna.- disse il ragazzo e aggiunse:-Prego, prendete pure.- offrendo un pasticcino alle due signorine. Intanto la cameriera serviva il thé a tutti.
-Grazie, molto gentile.- disse Florence.
-Mmm! Sono squisiti, Joanna. Ma li hai fatti tu?- disse Emily, assaggiando un dolcetto.
-Sì, signorina Crafthole.- rispose la cameriera.
-Dovresti aprire una pasticceria, sai?-
-Molte grazie, signorina. Sono contenta che vi piacciano.-
-Puoi andare Joanna. Grazie.-
-Sì, signorino Berry.- disse la cameriera, andandosene verso la cucina.
Qualche ora più tardi, tra una chiacchiera ed un pasticcino, Emily e Florence dovettero salutare Austin per tornare a casa. Durante il viaggio di ritorno la ragazza chiese alla zia cosa ne pensasse del suo fidanzato ed ella rispose che le piaceva molto e che era il tipo giusto per sua nipote.
Qualche giorno più tardi Emily e Florence tornarono da Darleen per ritirare l’abito.
-Eccoci qui.-
-Signorine Crafthole. Siete arrivate appena in tempo. Ho finito proprio ora di confezionare l’abito.- disse la sarta, entrando dal retrobottega.
-Benissimo. Vorrei provarlo, se non vi spiace.- disse Florence.
-Certo. Prego, da questa parte.-
L’abito era magnifico e Florence era contenta di averne uno così bello, dopo aver indossato per 20 anni sempre lo stesso.
-Oh, e inoltre vi ho confezionato anche un cappello con le piume. Indossatelo: è molto di moda ed è in tinta con il vostro abito.- disse la sarta, porgendo il cappello alla donna.
-Wow! Zia, stai veramente benissimo.- disse Emily.
-Già, mi sta davvero bene. Ma se c’è anche il cappello, il prezzo aumenterà.-
-Oh, no signorina Florence! Il cappello è un supplemento assolutamente gratuito. È un mio personale omaggio.-
-Davvero?- chiese incredula la donna.
-Certo!-
-Beh, allora grazie tante signora Darleen.- disse Florence.
Poco dopo le tre donne si avvicinarono al bancone per pagare.
-Quanto vi devo?-
-Dunque...- disse la sarta, mentre faceva dei conti e aggiunse:-L’abito viene 830 sterline.-
-830 sterline?- disse Florence, rimanendo a bocca aperta.
-Beh, è un abito confezionato con le migliori stoffe.- ribatté la sarta.
-Giusto...allora tenete.- disse la donna mentre porgeva i soldi a Darleen.
-Grazie, signorina Florence. Arrivederci.- disse la sarta sorridendo e rientrando nel retrobottega. Tornate a casa, Emily e Florence fecero vedere l’abito ed il cappello a Margaret, che rimase molto contenta: era felice di riavere di nuovo l’amata figlia accanto a sé.

 

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Capitolo 7
*** "Buone notizie" ***


                                                                                            CAPITOLO VII
                                                                                            "Buone notizie"
Ormai mancavano solo due giorni al matrimonio di Emily ed Austin e i preparativi procedevano con gran fervore. Tutti erano agitati, ma contenti anche se a Villa Crafthole c’era qualcuno che era in apprensione per l’imminente trasferimento della giovane ragazza nella magione dei Berry.
-Aaah...-
-Flora, cos’è questo sospiro?- chiese Wilhelmina.
-Niente...sto pensando che tra due giorni Emily si sposerà...-
-E non sei contenta?-
-Sì, ma se ne andrà via da questa casa per andare a vivere con i Berry...-
-Oh, mia cara.- disse Wilhelmina avvicinandosi a Flora, per consolarla:-È così che funziona. Quando un uomo e una donna si sposano, la moglie va a vivere a casa del marito.-
-Ma è ingiusto! Io ed Emily siamo cresciute insieme. Siamo come sorelle.- disse Flora, tristemente.
-Lo so, tesoro. Ma è arrivata l’ora che Emily prenda la sua strada e vada con la sua nuova famiglia. E poi non andrà a vivere lontano da qui.-
-Beh, spero solo che non si dimentichi di noi e di tutto quello che abbiamo fatto per lei.-
-Ma no, vedrai!- disse Wilhelmina, sorridendo e aggiunse:-Ora, forza! Rimbocchiamoci le maniche! Dobbiamo lavare gli abiti e rivedere il menù.-
Nel frattempo in salotto Horace e Magaret stavano chiacchierando.
-...e sono sicura che la signora Tornfield indosserà quell’orribile cappello! L’ultimo Capodanno stava per prendere fuoco, ricordi?-
-Hahahah! Mia cara, me lo ricordo eccome. Comunque sono certo che sarà una festa memorabile.-
-Hai ragione, mio caro. Sono convinta che Louis e Constance sarebbero stati fieri di vedere la loro figlia sull’altare, accanto ad Austin.- disse Margaret, sorridendo.
-Ne sono convinto anch’io.- aggiunse Horace.
Il giorno delle nozze, finalmente, arrivò: tutto era un gran fermento!
-Emily! Emily! Forza, tesoro mio, alzati! Faremo tardi alla cerimonia!- disse Margaret, mentre tentava di svegliare la nipote.
-Ma che ora è?- chiese Emily, ancora mezza addormentata.
-E’ tardissimo! Non ce la faremo mai!-
-Ma sì che ce la faremo. Che ora è?-
-Le 6:30!-
-Oh mio Dio! Ma è tardissimo!- disse Emily, alzandosi improvvisamente dal letto.
-Flora! Wilhelmina! Salite, forza! Dovete aiutarla con il vestito!- le chiamò la nonna, dalla stanza della nipote.
-Eccoci, signora!- dissero in coro.
-Forza, non perdiamo tempo! Dov’è l’abito?-
-È lì, nell’armadio.-
-Bene, prendetelo e cominciate a vestirla!-
In men che non si dica, Emily fu pronta per essere accompagnata alla carrozza che avrebbe portato, lei e la sua famiglia, davanti alla chiesa.
Tutti gli invitati erano già lì e la stavano aspettando con trepidazione: specialmente Austin.
Non appena si aprirono le porte della chiesa, comparve Emily in un meraviglioso abito bianco, con un bellissimo strascico e un velo che le copriva i capelli. Quest’abito era adornato da una meravigliosa collana d’oro e orecchini abbinati. Tutto era costato davvero tanto a nonno Horace, ma per la sua amata nipote, avrebbe fatto qualsiasi cosa.
Emily arrivò all’altare sulle note della “Marcia Nuziale” di Mendelssohn, accompagnata dal fratello John. C’erano proprio tutti: Horace e Margaret, zia Florence, John, Flora, Wilhelmina, François, i signori Berry, Molly, i signori Wellington e tutti gli altri amici e parenti. La cerimonia proseguì finché arrivò il momento tanto atteso del bacio tra gli sposi.
-Vi dichiaro marito e moglie. Lo sposo può baciare la sposa.- disse il reverendo.
Al suono di quelle parole Austin baciò la sua amata Emily e tutti i presenti applaudirono i novelli sposi, gridando “Auguri”.
Dopo la cerimonia tutti si recarono a Villa Berry per la grande festa. C’era tanto buon cibo, vino e champagne rinomati ed una torta nuziale meravigliosa. La festa durò tutta la notte e tutti gli invitati si divertirono e mangiarono parecchio.
Il giorno successivo Emily andò a Villa Crafthole per prendere tutte le sue cose e portarle nella sua nuova casa.
-Bene, queste sono le ultime cose.- disse Emily.
-Sicura di aver preso tutto?- chiese Austin.
-Credo di sì. Ora ricontrollo meglio.-
Nel frattempo che i due sposini stavano sistemando le ultime cose, Margaret bussò alla porta della stanza della nipote.
-È permesso?-
-Nonna! Sì, entra pure.-
-Come procede? Avete già preparato tutto?-
-Sì, abbiamo quasi finito. Hai bisogno di qualcosa?-
-In realtà no, ma volevo darti una cosa.- e così dicendo, Margaret le diede un piccolo cofanetto:- Ecco. Prendi questo.-
-Cos’è?- chiese, incuriosita, Emily.
-Aprilo.-
-Una collana?-
-Sì. Questa era la collana che tua madre indossava quando ti ha data alla luce...-
-Oh...-
-Pensavo ti facesse piacere averla.-
-Nonna, grazie. È davvero stupenda.- disse Emily, con le lacrime agli occhi.
-Oh, tesoro...non piangere altrimenti farai piangere anche me.- disse Margaret, commuovendosi.
-Grazie nonna. Grazie per tutto quello che hai fatto per me.-
-Mia cara, sono stata contenta di occuparmi di te. E non me ne pentirò mai.-
-Oh, nonna!- esclamò Emily, piangendo ed abbracciando Margaret.
Nel frattempo Flora entrò nella stanza per avvisare Emily ed Austin che era arrivata la carrozza, che li avrebbe accompagnati a Villa Berry.
-Signori Berry. La carrozza è arrivata.- disse tristemente la cameriera.
-Oh, sì certo! Scendiamo subito.- disse la ragazza, asciugandosi le lacrime e, avvicinandosi a Flora, disse:-Mi mancherai tantissimo, ma ti prometto che ci vedremo spesso.-
Le due ragazze si abbracciarono e si commossero.
Così Emily scese le scale della sua vecchia casa, attraversò l’ingresso ed aprì il portone: il tempo era abbastanza bello, l’aria fresca e il tramonto stupendo. Abbracciò i nonni, zia Florence, John, Flora e Wilhelmina. Salì sulla carrozza, insieme ad Austin, e si allontanò verso la magione dei Berry. Durante il viaggio Emily decise di indossare la collana che le aveva dato la nonna e promise a sé stessa che, da quel momento, non l'avrebbe più tolta.
Emily aveva visto molte volte Villa Berry ma, quando la vedeva, era sempre come la prima: era una magione molto imponente, circondata da un bellissimo parco, tanti alberi, tanti bei cespugli curati, tantissimi fiori e anche una tenuta per i cavalli.
Appena scesero dalla carrozza, uno sciame di cameriere li accolse, aiutando Emily con i bagagli.
-Buonasera Emily. Hai viaggiato bene?- chiese il signor Berry.
-Certo, signor Berry. Grazie per avermi messo a disposizione questa carrozza per trasportare le mie cose.-
-Nessun disturbo mia cara. Joanna, venite! Mostrate la nuova stanza ai novelli sposi.-
-Certo, signor Berry.- rispose la cameriera.
Quest’ultima accompagnò la giovane coppia nella loro nuova camera da letto: era immensa, con grandi finestre che la illuminavano, la tappezzeria tutta rosa, i mobili in legno di noce e il pavimento di legno splendente e pulito.
-Ti piace?- chiese Austin alla sua sposa.
-Non ho parole!- esclamò Emily.
-Sono contento che sia di tuo gradimento. Joanna, fate portare su i bagagli.-
-Certo, signorino Berry.- rispose la cameriera, avviandosi verso il piano di sotto.
Più tardi si ritrovarono tutti a cena. La tavola era imbandita: i piatti in porcellana finissima, i calici di cristallo, le posate d’argento e i tovaglioli e la tovaglia, soffici e profumati. La cena proseguì tranquillamente e, verso le 23, tutti si recarono nelle proprie stanze per riposare.
L’indomani Emily incontrò la signora Berry che stava per bussare alla sua porta.
-Emily, cara. Buongiorno.-
-Buongiorno, signora Berry.-
-Volevo dirti che ho invitato alcune amiche a prendere il thè questo pomeriggio e mi farebbe molto piacere se ci fossi anche tu.-
-Certo, signora Berry. Ci sarò. Grazie dell’invito.-
-Benissimo! Allora alle 17 in punto, ci vediamo nel salone principale.- disse la donna sorridendo e salutando la ragazza.
La signora Berry era una donna eccentrica, amante del bello e del lusso. Le piaceva molto chiacchierare, chiacchierare e chiacchierare. Specialmente con le sue care amiche. Specialmente delle sue care amiche. Era fiera della sua posizione sociale e dei privilegi ad essa legati.
Incontrò il signor Berry durante un ricevimento a casa di alcuni amici comuni. Prima di conoscerlo, si assicuró che egli avesse una vita molto agiata e un'ottima posizione sociale. Una volta che si era informata bene tramite alcuni amici, decise di conoscere Abraham, per poi sposarlo e dare alla luce Austin.
Arrivò l’ora del thè e la signora Berry stava già accogliendo le sue ospiti.
-Buonasera, signore. Prego, entrate. Accomodatevi.-
Emily si trovava ancora nella sua stanza a prepararsi, quando sentì chiamare il suo nome dal piano di sotto.
-Emily, cara. Sono arrivate le ospiti.-
-Arrivo, signora.- rispose la ragazza, mentre scendeva le scale.
Giunta nel grande salone, Emily venne osservata con molta curiosità dalle amiche della signora Berry.
-Mia cara, ti presento Lady Beth Montclaire, la contessa Margot Crossville, la baronessa Amalia Von Fritzenberg e la mia cara cognata Sophia Wellington.-
-Molto lieta, signore.- rispose la ragazza, accennando un piccolo inchino.
-Lei è la mia nuora, Emily Berry. La nipote più giovane di Horace e Margaret Crafthole, signore.- la introdusse la signora Berry.
Emily ancora non si era abituata al suo nuovo cognome: non avrebbe voluto cambiarlo affatto.
-Mia cara, siete davvero molto elegante. Dove avete preso quella meravigliosa collana?- domandò la contessa.
-Questa? Oh, era di mia madre.- rispose la ragazza, sorridendo dolcemente.
-Devo dire che ha davvero buon gusto, vostra madre. E, diteci, come ha appreso la notizia del vostro matrimonio con Austin?- domandò incuriosita, la baronessa.
-In realtà è venuta a mancare, dandomi alla luce.- disse Emily.
-Oh, mi dispiace. Non lo sapevo. Quindi siete orfana di madre?-
-Sì, è anche di padre.- aggiunse la signora Berry.
-Oh, povera!- esclamarono in coro.
-E vostro padre com'è venuto a mancare?- domandò Lady Montclaire.
Emily non voleva raccontare che Louis era stato ucciso da suo nonno, durante un impeto di rabbia. Così disse quello che, per anni, le era stato raccontato dalla sua famiglia.
-È morto a causa di una caduta da cavallo.-
-Misericordia!- esclamò la contessa.
-Ma io e mio fratello siamo stati cresciuti dai nostri nonni paterni.- affermò Emily, sorridendo.
-Oh, che gran bel gesto!- disse Lady Montclaire.
-Assolutamente.- ribattè la signora Berry.
-Sapete, cara Emily, io ho una figlia della vostra età. Penso che la conosciate già. Si chiama Molly.- disse la signora Wellington.
-Molly? Sì, ho avuto il piacere di conoscerla al ballo della scorsa primavera.- rispose la ragazza.
-Oh, il ballo. Ricordo benissimo quella serata.-
-Ci fu una brutta discussione tra due ragazze. Una era Louise Beaumont e l’altra non ricordo chi fosse. In realtà era la prima volta che la vedevo.- disse la contessa.
-Ero io...-disse Emily, arrossendo per la vergogna.
-Voi?- esclamarono in coro le signore.
-Sì...-
-Davvero? Eppure siete una ragazza così posata ed educata.-
-Vi ringrazio. Purtroppo quella sera era molto tesa e Louise mi provocò. E poi già la conoscevo.-
-E come la conoscevate?- chiese la baronessa, mentre assaggiava un pasticcino.
-Ecco...era la fidanzata di mio fratello ma, qualche tempo dopo il ballo, si sono lasciati.-
-Capisco. Beh, sono cose che capitano.- disse la baronessa.
La signora Berry avrebbe voluto evitare volentieri il discorso su ciò che accadde al ballo, perché avendo amicizie così influenti ed importanti, non voleva che si sapesse che la sua nuora era stata partecipe di quella famosa discussione: se ne vergognava e, inoltre, il buon nome dei Berry andava difeso. Così, non appena capitò l’occasione, la padrona di casa congedò le sue amiche: voleva evitare potessero uscire fuori altre voci e chiacchiere.
-Oh, come vola il tempo quando si chiacchiera. È ora che Emily vada a riposare, perché stasera avremo ospiti a cena.- disse la signora Berry.
-Sì, è ora di andare.- disse la signora Wellington.
-Bene. Allora buona serata, signore.- disse la signora Berry, congedandole. Poi si rivolse alla nuora dicendo:-Emily, cara. Ti chiederei di evitare di raccontare quello che succedette tra e te e la signorina Beaumont. Sai...per non dare adito a voci strane.-
-D'accordo, signora. Allora starò più attenta la prossima volta.- disse Emily, sorridendo.
La signora Berry sfoggió uno dei suoi grandi sorrisi e si congedò. Così la ragazza se ne andò nella sua stanza a riposare.
 Si risvegliò che era quasi ora di cena.
-Oh, no! Devo preparami per la cena!- esclamò.
In fretta e furia, si vestì e pettinó e scese di sotto appena in tempo per accogliere gli ospiti, che stavano entrando in quel momento.
-Miei cari ospiti ho il piacere di presentarvi Emily Berry, la moglie di mio figlio Austin.- disse il signor Berry, presentando la ragazza.
Emily, nonostante la presenza del marito, si sentiva in imbarazzo e voleva sfogarsi con qualcuno, come era abituata a fare con Flora nella sua vecchia casa. Dopo la fastosa cena, la ragazza ed il suo sposo se ne andarono a fare una passeggiata insieme.
-Emily ti ho vista un po’ malinconica stasera, a cena. C’è qualcosa che non va?- chiese dolcemente il ragazzo.
-Oh...beh...sono un po’ in pensiero...-
-Ah, sì? E per cosa?-
-Ogni tanto ripenso alla mia vecchia casa, ai nonni, a mio fratello, a Flora, alla zia e mi chiedo che cosa stiano facendo. Chissà come vanno le cose lì alla villa...- disse la ragazza, guardando la luna piena.
-Se vuoi, potremmo andarci domani.-
-Davvero? Grazie, tesoro mio! Sarebbe fantastico.- disse Emily sorridendo e abbracciando il ragazzo.
Poco più tardi tornarono a casa, andarono nella loro stanza e, prima di addormentarsi, la giovane coppia diede sfogo al loro amore.
Il giorno successivo Austin mantenne la promessa: accompagnò Emily a trovare la sua famiglia.
Il campanello di Villa Crafthole suonò.
-Chi può essere? Caro, aspettavi qualcuno?- chiese Margaret al marito.
-Io? No, di certo. E tu aspettavi qualcuno?-
-No. Comunque bisogna aprire. Continuano a suonare.-
-Beh, che vadano ad aprire le cameriere! Vengono pagate anche per questo!- esclamò Horace borbottando.
-Flora! Wilhelmina! Andate ad aprire!- esclamò Margaret dal salotto.
-Sì, signora! Vado subito!- rispose Flora.
-Emily! Signorino Berry! Che bella sorpresa!- disse Flora, abbracciando la ragazza.
-Oh, Flora mi sei mancata così tanto!- esclamò la giovane, abbracciandola.
-Anche tu, Emily!-
-Flora, ma si può sapere chi è?- chiese Margaret, andando verso l’ingresso.
Alla vista della giovane coppia, la nonna sorrise ed abbracciò entrambi, invitandoli ad entrare.
-Horace, caro. Guarda chi è venuto a trovarci.-
-Emily!- esclamò il nonno, abbracciandola:-Austin, benvenuto!- disse al ragazzo, stringendogli energicamente la mano.
-Come mai da queste parti?-
-Volevo rivedervi. Tutto qui.- disse la ragazza, sorridendo.
-È una bellissima sorpresa. Posso offrirvi qualcosa?- chiese Margaret, accompagnandoli in salotto.
-Sì, grazie. Thè per entrambi.- rispose Emily.
Una volta che tutti si accomodarono, cominciarono a chiacchierare.
La giornata trascorse tranquillamente tra risate, chiacchiere e dolcetti. Ad un certo punto, però, arrivò il momento di tornare alla magione dei Berry. Emily non avrebbe voluto lasciare quella casa, ma doveva perché ormai la sua era un’altra.
 
Passò qualche mese ed Emily si accorse di non sentirsi molto bene. Si fece controllare dal dottor Schultz e scoprì di essere incinta, ma non  voleva dirlo a nessuno. Lo disse solo ad una persona di cui si fidava ciecamente e il giorno stesso le inviò una lettera. Il giorno dopo Flora arrivò dai Berry.
-Signorina Berry, c’è una visita per voi. Dice di chiamarsi Flora.- disse Joanna ad Emily.
-Bene. Fatela passare, per favore.-
Appena la ragazza entrò, Emily l'abbracció e la fece accomodare.
-Sono molto curiosa. Nella lettera dicevi di dovermi dire una cosa molto importante. Di che si tratta?- chiese Flora incuriosita.
-Ieri il dottor Schultz mi ha visitata ed ho scoperto una cosa.-
-Cioè?-
-Sono incinta.- disse Emily toccandosi la pancia.
-Davvero? Emily, ma è una notizia strepitosa! E Austin lo sa già?-
-No, non lo sa nessuno. Tu sei la prima e, per il momento, devi essere l’unica.-
-Come mai?- chiese Flora stupita.
-Perché so già cosa succederà in questa casa. Immagina: non appena si saprà che sono incinta, cominceranno ad arrivare ospiti e parenti sconosciuti da mezzo mondo. Non potrei sopportare ancora tutte le cene, i pranzi e le ore del thè in compagnia di quelle oche pettegole delle amiche della signora Berry!- disse esasperata Emily, all’amica.
-Oh, beh capisco. Comunque fidati di me: non ne farò parola con nessuno.-
-Flora, dico sul serio: nessuno deve saperlo, per ora.-
-Te lo prometto.- le disse l'amica, guardandola negli occhi.
-Bene, era proprio quello che volevo sentire.- disse Emily sorridendo.
-Sai che per qualunque cosa puoi rivolgerti a me. Ora però devo correre a casa, perché Wilhelmina mi starà aspettando.-
-Certo Flora, grazie mille! Sei la migliore amica che si possa avere e sai che vorrei tenerti qui con me. Sento molto la tua mancanza e quella di tutti gli altri...-
-Lo so...anche alla villa si sente la tua. Molto.- disse Flora rattristandosi. Emily, allora, si alzò, abbracciò l'amica e la salutò.
 
Passò un altro mese e, ormai, la pancia di Emily cominciava a gonfiarsi e ad essere abbastanza evidente. Alla villa tutti cominciavano ad avere dei sospetti e a farsi alcune domande.
-Emily cara. Puoi venire qui un attimo, cortesemente?-
-Certo, signora Berry.-
-Emily, cara. Volevo fare due chiacchiere con te a proposito di ciò che, ultimamente, si sente qui alla villa.-
-A cosa vi riferite, signora?-
-Alla tua gravidanza.-
-Cosa?-
-Sì, mia cara. Me ne sono accorta. Sai, sono stata incinta prima di te e so riconoscere ogni sintomo. E poi la tua pancia sta crescendo.-
-Ma vi state sbagliando. Non è assolutamente vero. È solo un po' di gonfiore: andrà via presto.-
-Emily, sii onesta. È una bellissima, se non ottima, notizia. Perché la nascondi?-
-Ma...io...ehm...- la ragazza cercava di evitare ogni contatto visivo con la suocera, ma alla fine si arrese e confermò la notizia:-Va bene, signora. Lo ammetto. Sono incinta.- sospirò la ragazza.
-Bene!- esclamò felicemente la signora Berry:-Ora bisogna avvisare tutti! Lo annuncerai alla festa di Natale! Inviteremo ogni singolo nobile d’Inghilterra e dintorni! Anche la regina!-
-La regina?-
-Sì! Tutti dovranno essere presenti!-
-Ma...veramente...-
-Un momento...ma Austin lo sa?- domandò curiosa la signora Berry.
-No, signora.-
-Come no? Devi dirglielo subito!-
-Lo so, signora ma sto aspettando il momento giusto.-
-Fidati di me. Diglielo ora.- disse la signora Berry, tirandola a sé:-Forza, vieni con me. Andiamo a dargli questa notizia.-
Ormai Emily era nelle grinfie pettegole e pesanti della suocera e non poteva fuggire. Così, non avendo altra scelta, la ragazza dovette dirlo al suo sposo e al signor Berry.
-Joanna? Mi chiami il signor Berry e mio figlio Austin. -disse la donna, mentre si accomodava in salotto insieme ad Emily.
-Subito, signora.-
Poco dopo le due donne vennero raggiunte dai due uomini.
-Come mai ci hai fatto chiamare, cara?- chiese il signor Berry.
-Perché c’è una grande notizia di cui dovete essere assolutamente messi al corrente.- disse la signora Berry, guardando il marito con uno dei suoi grandi sorrisi. Dopodiché si girò verso il figlio e lo abbracciò, dicendogli:-Congratulazioni, mio caro Austin.-
-Sono confuso. Cosa sta succedendo?- chiese il ragazzo.
-Ecco, Austin...qualche settimana fa ho scoperto...- ma subito venne interrotta dalla suocera.
-Ha scoperto di essere incinta! Non è una notizia fantastica?-
-Emily, è magnifico.- disse il ragazzo abbracciandola. La ragazza non era molto felice in quel momento e Austin, notando ciò, le chiese se andasse tutto bene: gli rispose che si sentiva debole e che preferiva andare a riposare.
Intanto che Emily andava in camera sua, gli occhi del signor Berry s’illuminarono di felicità:-Non posso crederci. Finalmente un nipote! Un piccolo Berry! Congratulazioni, figlio mio!- disse battendo un colpo sulla schiena del ragazzo.
 
Qualche giorno dopo Emily invitò Flora alla villa, perché voleva raccontarle tutto ciò che stava succedendo, per chiederle consiglio su come dare la notizia ai suoi parenti e passare un po' di tempo con lei.
-Quindi lo ha scoperto?-
-Sì, e dopo ha preteso che lo dicessi ad Austin e a suo padre. Immediatamente-
-Oh...mi dispiace. Immagino che non volessi che Austin lo sapesse così.-
-Esatto. Avrei preferito dirglielo in un modo più romantico e privato. Ma qui ogni cosa si deve fare davanti a tutti.- disse Emily, esasperata ed aggiunse:-Gli altri non lo sanno ancora, vero?-
-No, assolutamente. A casa non lo sa ancora nessuno. Però a questo punto, penso, sia giunto il momento che tu glielo dica.-
-Credo proprio di sì. Domani mi recherò da loro e darò questa notizia.-
-Sono d’accordo con te.-
Detto ciò Flora trascorse ancora qualche ora a chiacchierare con l'amica, per poi lasciare la magione dei Berry e tornare a casa.
Il giorno dopo Emily ed Austin si recarono nuovamente a Villa Crafthole per dare la grande notizia.
-Ben arrivati. Vi stavamo aspettando.- disse Margaret ai due giovani ragazzi.
-Ciao nonna. Siamo qui, perché abbiamo una cosa davvero molto importante da dirvi.-
-Certo tesoro. Venite. Andiamo in salotto, così ci direte tutto.-
In salotto c’erano i parenti, pronti ad ascoltare la notizia tanto attesa.
-Bene. Ora che ci siete tutti dobbiamo dirvi una cosa molto importante che ci riguarda.-
-Ci stai facendo preoccupare: cosa succede?- chiese la zia.
-Oh, no! Nulla di preoccupante. Anzi. Dobbiamo dirvi che aspetto un bambino.-
Tutti si ammutolirono e non credevano alle loro orecchie: erano rimasti di sasso per l'emozione.
-Beh? Non dite niente?- chiese Emily.
-Ma che bellissima notizia! Nipotina mia, che magnifico regalo! Siamo davvero contenti per te!- disse la nonna, emozionandosi.
Quella sera a Villa Crafthole tutti furono felici, cenarono e chiacchierarono insieme per ore, fino a tarda notte.
 
Passarono i mesi e, tra feste e cene varie, arrivò il Natale. Emily, ormai, era quasi pronta per partorire e tutti erano in grande attesa di ricevere ed abbracciare il nuovo nato.

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Capitolo 8
*** "Un benvenuto e un addio" ***


                                                                                           CAPITOLO VIII
                                                                                 "Un benvenuto ed un addio"
                                                                                                                    Londra, 24 dicembre 1897
“Caro diario,
è da tanto che non ti racconto più nulla. Sono successe tante cose dall’ultima volta che ho scritto qualcosa. Prima fra tutte io ed Austin, alla fine, ci siamo sposati: è stata una cerimonia meravigliosa e c’erano proprio tutti. Abbiamo ballato e chiacchierato fino al mattino seguente.
 Zia Florence ha lasciato il convento ed è tornata a vivere con i nonni ed io mi sono dovuta trasferire nella magione dei Berry.
Un’altra bellissima novità è che sono incinta e, tra pochi giorni, partorirò.
Sai, a volte penso tanto alla mia vecchia casa, alla vita con i nonni, John, la zia e Flora: mi mancano sempre di più. Non abitiamo molto lontani, ma a causa degli impegni importanti e delle tante cene e feste che ci sono qui, ho pochissimo tempo per far loro visita. Spero di poterli frequentare di più, nei prossimi giorni.”
Il mattino seguente Emily e tutta la famiglia Berry andarono a messa per la funzione di Natale. Dopo il pranzo era stata organizzata una grande festa nella loro magione con amici e parenti che venivano da ogni parte d’Inghilterra e d’Europa. Durante la serata, la giovane coppia annunciò l'imminente arrivo di un nuovo bambino, che fu seguito da tanti applausi e auguri.
A questa festa partecipò, addirittura, la regina Vittoria in persona: questo era un evento più unico che raro, visto che aveva abbandonato la vita sociale da molti anni. Nessuno se lo sarebbe mai aspettato, ma d’altronde i Berry erano molto conosciuti ed influenti.
La regina fu particolarmente lieta di partecipare a quella meravigliosa festa e si complimentò personalmente con Emily per la sua gravidanza.
-Emily, cara. Ho il piacere e l’onore di presentarti Sua Maestà la Regina Vittoria.- disse in signor Berry, annunciandola alla ragazza che rimase sbalordita. Non credeva ai suoi occhi: la signora Berry l’aveva davvero invitata!
-Vostra Maestà, sono davvero onorata di fare la vostra conoscenza.- disse Emily inchinandosi alla regina.
-Mia cara ragazza, siamo molto liete di conoscervi e di sapere che fate parte di una nobile, aristocratica ed antica famiglia come quella dei Berry. Siamo a conoscenza del vostro stato interessante e, quindi, cogliamo l’occasione per porgervi i nostri migliori auguri. Tra poco ci sarà un nuovo suddito in Inghilterra.- disse la regina sorridendo ad Emily e aggiunse:-Ora, scusateci, ma vogliamo provare quei deliziosi pasticcini. Chi li ha preparati?- disse girandosi intorno, e poi aggiunse:-È stato un piacere conoscervi, cara.- e si allontanò.
-Il piacere è stato mio, Vostra Maestà.- disse la ragazza inchinandosi e spostandosi da un’altra parte della sala.
Emily, ormai, era al centro di ogni discorso quella sera e tutti si congratulavano con lei: sembrava quasi che quelle persone non avessero mai visto un donna incinta e, soprattutto, sembrava che dovesse essere per forza un maschietto.
Alla festa erano stati invitati anche Horace, Margaret, John e zia Florence ed Emily ne era felicissima.
-Tesoro, buon Natale!- disse Margaret alla nipote.
-Grazie nonna. Auguri anche a te. Il nonno dov'è?- chiese la ragazza, guardandosi intorno.
-Oh, credo sia andato a parlare con Frederick Coaltown: è da molto che non si vedono. Come procede la tua gravidanza?-
-Bene. Non vedo l'ora di partorire per abbracciare questo piccolo fagottino di felicità.-
-Oh, sì! Neanch'io vedo l'ora! E vedrai che andrà tutto bene.- la rassicuró Margaret.
Ad un certo punto si unì a loro, John.
-Buon Natale, John!- esclamò Emily.
-Emily, buon Natale anche a te! Allora, tra quanto tempo partorirai? Ormai non si parla d’altro qui.-
-Tra pochi giorni.-
-Non vedo l’ora di conoscere il mio nipotino.- disse John, sorridendo.
-Immagino. Da mesi, in questa casa, non faccio altro che sentire le stesse frasi.- disse Emily.
-Oh, non ti preoccupare. Vedrai che appena avrai partorito, avranno occhi solo per il nuovo arrivato. - disse il fratello, ridendo.
-Non vedo l'ora.- disse dolcemente la ragazza.
-Cambiando discorso...quella ragazza con l’abito verde lì in fondo, chi è?- chiese incuriosito alla sorella.
-Oh, quella è Molly Wellington. Ricordi? La cugina di Austin: rivelò a tutti noi la verità sul piano di Louise.-
-Ah, sì...ora ricordo...- disse il ragazzo, cercando di scorgere Molly.
Ad interrompere la conversazione tra i due fratelli, arrivò la signora Berry seguita da uno stuolo di amiche, pronte a sapere tutte le novità sulla gravidanza della povera Emily.
-Emily, tesoro.-
-Oh, signora Berry! Mi ha spaventata.-
-Oh, perdonami cara! Volevo presentarti alcune care amiche di famiglia: loro quattro le conosci già.- disse, indicando Lady Montclaire, la contessa Crossville, la baronessa Von Fritzenberg e la signora Wellington:-Dunque...loro sono Miss Agnes Bathling, la marchesa Nora Dumbville e la duchessa Enrichetta Von Trampbel. Sono tutte molto curiose di sapere ogni minimo particolare sulla tua gravidanza.- disse la signora Berry, sorridendo alle amiche.
-Sì, certo. Immagino.- disse Emily allontanandosi, in compagnia della suocera e delle altre.
Nel frattempo John si stava recando da Molly: attraversò tutta la sala da ballo e la raggiunse.
-Miss Wellington?- chiese timidamente il ragazzo.
-Signor Crafthole! Che piacere rivederla!- disse la ragazza, sorridendo.
-Il piacere è tutto mio.- rispose John, accennando un inchino:-Posso offrirvi qualcosa da bere?-
-Grazie. Accetto molto volentieri.- 
-Prego, seguitemi.- disse il ragazzo, mentre prendeva sotto braccio Molly per accompagnarla al tavolo delle bevande.
-Vi consiglierei di assaggiare questo champagne del ’75. E’ molto pregiato.-
-Certo, signor Crafthole. Grazie.- disse la ragazza, porgendo il bicchiere.
-Mi chiami pure John.-
-Va bene, a patto che lei mi chiami Molly e ci diamo del tu.-
-Benissimo Miss Welling...ehm...volevo dire...Molly.- ed entrambi risero.
Dopo aver bevuto un po’ e chiacchierato, John invitò Molly a ballare. Quest'ultima accettò e danzarono sulle note del famoso valzer di Strauss. Si divertirono parecchio insieme, finchè non dovettero lasciarsi per tornare ognuno nelle proprie case.
Prima di addormentarsi, Emily decise di annotare sul suo diario l'eccezionale incontro che aveva avuto con la regina. Così iniziò a scrivere.
                                                                                                                     Londra, 25 dicembre 1897
“Caro diario,
anche questo Natale è passato: è stata proprio una bella festa e c’erano tutti, ma proprio tutti. La regina in persona vi ha partecipato e, addirittura, mi ha fatto gli auguri per la gravidanza: non ci credo ancora.
Il parto si fa sempre più vicino ed io non vedo l'ora che nasca questa piccola e dolce creatura.”
Scritto ciò, chiuse il diario e si addormentò.
Dopo aver rivisto Molly alla festa di Natale dei Berry, John decise di andare a trovarla. Così si preparò, fece comprare un mazzo di fiori a Flora e si recò a casa dei Wellington. Una volta arrivato, venne fatto accomodare in salotto.
-John Crafthole! Che piacere rivedervi!- esclamò il signor Wellington, salutando il ragazzo.
-Il piacere è tutto mio, signore.-
-Come mai da queste parti?-
-Sono venuto a fare visita a vostra figlia. È in casa?-
-E io che pensavo che questi fiori fossero per me!- disse il signor Wellington, ridendo ed aggiunse:-Ora ve la faccio chiamare. Bernadette! Chiamatemi mia figlia e ditele di venire in salotto. Ci sono delle visite per lei.-
Nel frattempo arrivò Sophia, la madre di Molly.
-John Crafthole! Che piacere rivedervi.- esclamò la donna.
-I miei omaggi, signora Wellington.- disse il ragazzo, baciandole la mano.
-Oh, che galantuomo! Sono per me questi fiori?- disse Sophia, sorridendo.
-Ehm...in realtà sono per vostra figlia.- disse John, imbarazzato per non aver comprato un altro mazzolino per la signora.
-Peccato. È tanto tempo che non ricevo un mazzolino di fiori. Vero, George?- disse Sophia, voltandosi verso il marito. Quest’ultimo fece un sorriso e disse, avvicinandosi e prendendo le mani della moglie:- Mia cara Sophia, sei tu il fiore più bello. Gli altri fiori appassirebbero al sol vederti.-
-Oh, George. Come sei romantico! Ma non te la caverai con così poco. Mi devi un mazzo di fiori. - rispose la signora Wellington ridendo e abbracciandolo. Subito si rivolse a John che, nel frattempo, era rimasto in piedi al centro del salotto:-Prego, accomodatevi. Posso offrirvi qualcosa? Un brandy? Del vino?-
-Grazie, accetto molto volentieri un bicchiere di brandy.-
-Benissimo.- e venne servito da un’altra cameriera della famiglia.
-John. Che piacere rivedervi.- disse Molly, spuntando all’improvviso.
-Oh! Molly! Come state?- disse il ragazzo, alzandosi di scatto e salutandola.
-Come mai da queste parti?-
-Sono venuto a farvi visita.- disse il ragazzo, arrossendo.
-Per chi sono questi bellissimi fiori?- disse la ragazza, indicando il mazzolino che aveva John.
-Oh, i fiori! Giusto! Tenete, sono per voi.- disse il ragazzo, offrendoli a Molly.
-Ma che pensiero gentile, John. Siete stato davvero molto carino. Li metterò sul mio comodino.- e fece cenno al ragazzo di accomodarsi sul divano, insieme a lei.
-Come stanno i vostri nonni, i signori Crafthole?- chiese Sophia.
-Molto bene, grazie.-
-Ne sono felice. E vostra sorella Emily? Come si trova dai Berry?-
-Anche lei sta bene. Adesso siamo tutti in trepida attesa che partorisca, per conoscere il nuovo erede dei Berry e dei Crafthole.-
-Immagino che l’emozione sia tanta.- disse Sophia.
-Esattamente, signora.-
-Povera ragazza...non deve essere facile vivere in quel posto. La comprendo. Anch’io non vorrei vivere con loro.-
-George! Ma cosa dici?- lo richiamò la signora Wellington.
-Oh, per favore cara! Conosco Abraham e mia sorella e so che lì dentro la vita non è affatto facile. Pensano di essere migliori di tutti solo perché conoscono molti nobili e alcuni membri della famiglia reale e perché sono i più ricchi!- disse il signor Wellington, mentre si versava dell’altro brandy e aggiunse:-Semmai dovessero subire un crack finanziario, vedrai che nessuno sarà lì per aiutarli. Li lasceranno soli, com’è giusto che sia.-
-George! Smettila di dire queste cose! Jane e mio fratello sono delle bravissime persone! Ce l’hai ancora con loro solo perché la società che tu ed Abraham avevate fondato, è fallita.- disse Sophia, irritandosi.
-Non sarebbe fallita se mi avesse ascoltato! Ma la sua megalomania prevalse su tutto! Come sempre, d’altronde.- rispose George, irritandosi anche lui.
-Basta! Mamma, papà. Per favore. Abbiamo un ospite.- li interruppe Molly.
-Hai ragione, cara...ci scusi John, ma io e mio marito ci scontriamo sempre su questo argomento.- disse Sophia, calmandosi.
-Non preoccupatevi, signori. Sono cose che succedono.- disse il ragazzo, sorridendo.
-Molly, perché non andate a fare una bella passeggiata a cavallo?-
-Certo. Seguimi John. Ti faccio vedere la nostra scuderia e i nostri cavalli.- disse la ragazza, alzandosi e facendo cenno al ragazzo di seguirla. I due giovani si allontanarono, lasciando i signori Wellington a battibeccare di nuovo.
Arrivati nella scuderia Molly prese Fairy, la sua cavalla, e ci montò su. Lo stesso fece John con un altro cavallo ed entrambi si diressero verso il parco di famiglia. Quando arrivarono, scesero e si sedettero sotto un grande albero a chiacchierare del più e del meno, finchè la passione non li colse di sorpresa.
Era arrivato il 31 dicembre e tutta la magione dei Berry era imbiancata: aveva nevicato molto durante la notte.
Ormai Emily era pronta per partorire e, quello stesso giorno, le si ruppero le acque. La signora Berry era diventata parte del mobilio della camera dei giovani ragazzi perché, da quando aveva saputo della gravidanza, passava tutto il suo tempo con Emily aspettando il grande momento, che finalmente arrivò.
A causa della neve, però, il dottor Schultz faticò ad arrivare ma riuscì a far nascere in tempo il bambino. O meglio, la bambina.
-Dottore! Allora che mi dite? Come sta?- chiese la signora Berry, ansiosamente.
-Oh, direi benissimo mia cara signora! Sia Emily che la creatura stanno ottimamente.- disse Schultz, sorridendo.
-Oh, che sollievo!-
-Ditemi: è un maschio, vero?- domandò il signor Berry, speranzoso.
-In realtà è una femmina. Una bella e sana bambina.-
A quelle parole il signor Berry non reagì molto bene: avrebbe preferito di gran lunga un maschio, perché voleva portare avanti il nome della sua nobile ed antichissima famiglia. Purtroppo per lui, il suo pensiero non era condiviso né da Emily né da Austin né dagli altri parenti, che la adorarono sin dal primo istante.
 
                                                                                                                           Londra, 31 dicembre 1897
“Caro diario,
è un grande giorno qui alla magione: ho dato alla luce una bellissima bambina.
Inoltre oggi è l’ultimo giorno dell’anno e, io ed Austin, non potevamo concluderlo in modo migliore. Ancora non abbiamo scelto il nome, ma credo che opterò per quello che ho sempre voluto.”
Emily chiuse il suo diario ed iniziò a parlare con suo marito.
-Credo sia arrivato il momento di decidere il nome più adatto per la piccola, tesoro.- disse Austin, poggiando la bambina nella culla.
-Già, direi che dobbiamo deciderci.- disse Emily, sorridendo.
-Che ne dici di Anne?-
-No, non mi piace…-
-Mmm…e invece…Isabel?-
-No.-
-Beh, allora Elisabeth!-
-No, neanche.-
-Beatrice? Hortense? Dafne?-
-No, no e no. Io ne ho già in mente uno.-
-Ok, e quale sarebbe?-
-Se per te va bene, vorrei chiamarla Constance.- disse la giovane ragazza.
-Come tua madre? Beh, direi che è un’ottima idea! Mi piace!-
-Davvero?- disse Emily, abbracciando il marito.
-Certo.- e si baciarono.
Nel frattempo a Villa Crafthole John stava raccontando la storia della sua famiglia e dei suoi genitori a Molly, che era andata a trovarlo.
-...e questo è quello che è successo.-
-Mi dispiace molto per che è capitato ai tuoi genitori...- disse Molly, abbracciandolo.
-Già...- disse John, abbassando lo sguardo.
-Sai, a volte mi chiedo che fine abbia fatto Louise. Da quando ci fu quella discussione, non l’ho più vista.-
-Beh, a volte me lo chiedo anch’io. Ma non m’interessa molto, in realtà ora...- e il ragazzo si fermò, ipnotizzato dai bellissimi e profondi occhi blu di Molly.
-Ora, cosa?-
Ma la chiacchierata venne interrotta dall’ingresso di Flora nel salotto.
-Oh, scusatemi! Non volevo disturbarvi! Credevo non ci fosse nessuno e non ho bussato.-
-Oh, non preoccupatevi Flora. Stavamo andando via. La carrozza è pronta?- chiese John, prendendo il cilindro.
-Sì, signore. È fuori che vi aspetta.-
-Bene. Allora andiamo.-
E, così, i due ragazzi si recarono alla magione dei Berry. Quest’ultima era luminosissima: si vedeva da molto lontano e c’erano tantissime carrozze che arrivavano da tutta l’Inghilterra. Vi erano persone di ranghi sociali molto elevati. La serata trascorse magnificamente per tutti: John e Molly ballarono e si divertirono per tutta la sera; la signora Berry non fece altro che vantarsi con le sue amiche della bellezza della sua nipotina; Emily riposava vicino a sua figlia ed Austin si affacciava spesso in camera da letto per vedere come stessero la moglie e la piccola Constance; il signor Berry parlava di affari con i suoi amici e colleghi e, se qualcuno nominava la neonata, faceva finta di niente e cambiava discorso. A mezzanotte tutti si diedero gli auguri per il nuovo anno.
 
                                                                                                                              Londra, 7 gennaio 1898
“Caro diario,
il nuovo anno è iniziato da pochi giorni e già in casa si respira un’aria diversa. Abbiamo deciso il nome della piccola: si chiamerà Constance, come la mia mamma. Tutti qui l’hanno accettata e accolta con amore. Tranne il signor Berry, che voleva un maschio. Spero che col passare del tempo, impari ad amarla e a volerle bene come gliene vogliamo tutti noi.”
Nel frattempo a Villa Crafthole Margaret, Flora e Florence si stavano preparando per uscire: dovevano fare compere. La piazza del mercato era sempre molto affollata, anche se fuori il vento era gelido.
-Laggiù c’è la bancarella di frutta e verdura della signora Adams: ha delle verdure favolose.- disse Margaret.
-Avete ragione, signora. Sono ottime per i minestroni.- aggiunse Flora.
-Voi andate, io vi raggiungo più tardi. C’è un bancarella di collane ed accessori che voglio assolutamente vedere.- disse Florence, allontanandosi dalle altre due.
Ad un certo punto, però, Margaret iniziò a sentirsi poco bene e svenne davanti alla bancarella della signora Adams. Flora fece avvisare immediatamente Florence, che si era allontanata.
-Signorina Crafthole! Signorina Crafthole!- gridò Alice, la figlia della signora Adams
-Cosa c’è signorina Adams? Perché urlate tanto?- chiese incuriosita Florence.
-Venite! Vostra madre è svenuta! Presto!-
-Cosa? Oh, no! Di nuovo?- esclamò la donna, mentre la seguiva.
-Fate largo!-
-Mamma! Mamma! Flora, com’è successo?- chiese Florence alla cameriera.
-All’improvviso si è accasciata a terra, signorina.-
-Chiamate un medico, presto!-
Poco dopo arrivò il dottor Schultz accompagnato da tre uomini, pronti a portare Margaret in ospedale. Arrivati, stesero l’anziana donna sul letto e cominciarono a fare dei controlli: gli esiti non furono per niente positivi.
-Dottore, come sta mia moglie?- chiese Horace.
-Ho fatto tutto il possibile signor Crafthole. Se supera la notte, si salverà altrimenti...- e si fermò.
-Altrimenti?-
Il dottore non diede nessuna risposta e si allontanò, lasciando Horace davanti alla porta della stanza d’ospedale della moglie. Nel pomeriggio Florence scrisse una lettera ad Emily avvisandola su quanto era accaduto alla nonna e di andare, non appena possibile. Quella notte a Villa Crafthole, nessuno dormì: tutti erano in pensiero per la povera Margaret.
Horace passò la notte insonne e, il giorno dopo, si recò in ospedale per stare accanto alla sua adorata moglie, incoraggiandola e standole vicino.
-Oh, tesoro...-
-Horace...sei qui? E’ tardi, vai a casa.- disse la donna con un filo di voce.
-Mia cara, come posso stare a casa, sapendo che tu sei qui in queste condizioni?- disse l’uomo, con le lacrime agli occhi.
-Oh, caro...non preoccuparti. Evidentemente, se mi trovo così adesso, è perché il Signore ha deciso che è arrivata la mia ora.-
-No...non dirlo!-
-Caro...se non dovessi farcela, ti prego...fai pace con Florence e lasciate da parte i vecchi rancori. Ormai quello è il passato.-
Horace ci pensò un po’ prima di rispondere, ma poi disse:- Certo. Farò come dici, tesoro.-
-Te ne sono molto grata.- disse Margaret, guardando il suo amato marito a cui era stata legata per tantissimi anni e aggiunse:-Dov’è Emily?-
-Florence le ha scritto una lettera oggi pomeriggio. Dovrebbe arrivare a momenti.-
-Bene...l’aspetterò.-
A tarda notte, Horace venne mandato a casa dai medici, perché non poteva rimanere lì.
La mattina seguente, però, il freddo che c’era fuori entrò nella stanza d’ospedale dove si trovava Margaret. Horace non riusciva a credere ai suoi occhi, vedendo l’adorata moglie sdraiata su quel letto: bianca, fredda, immobile. Se n’era andata.
Florence indossò il vestito nero del lutto e pianse lungo il corridoio dell’ospedale; anche Flora, Wilhelmina e François erano molto tristi. Ad un certo punto arrivarono Emily ed Austin.
-Emily!- esclamò Flora, abbracciandola.
-Flora! Dov’è la nonna? Che le è successo?-
-Oh, cara...purtroppo questa notte, se n’è andata.- disse la cameriera, abbassando la testa.
Emily non voleva credere alle sue orecchie. Pensava che tutto quello che stava succedendo in quel momento fosse solo un bruttissimo incubo, ma quando entrò nella camera dove si trovava la nonna, realizzò che non era così. Urlò, pianse: non ci credeva ancora.
Qualche giorno più tardi ci fu il funerale di Margaret, a cui parteciparono tantissime persone: venne fatta seppellire nella tomba di famiglia accanto al figlio e alla nuora, come aveva sempre  desiderato.

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Capitolo 9
*** "Giù la maschera!" ***


                                                                                                       CAPITOLO IX
                                                                                                    “Giù la maschera!”
                                                                                     
                                                                                                                           Londra, 13 gennaio 1898
“Caro diario,
oggi c’è stato il funerale della nonna. Ancora non ci credo: se n’è andata per sempre. Mi manca tanto. Se prima potevo vederla poco, ora non potrò vederla più. Da questo avvenimento ho capito che finchè siamo vivi, dobbiamo passare tutto il tempo che abbiamo a disposizione con le persone che amiamo davvero e goderci tutti gli attimi. Uno per uno.”
-È permesso?-
-Sì, avanti.- rispose Emily, mentre riponeva il suo diario nel cassetto.
-Emily, cara. Sono venuta a darti le mie condoglianze.-
-Grazie, signora Berry...-
-Suppongo che per te sia stata una grande perdita. So, e vedevo, che eravate molto legate.-
-Sì...-
-Non preoccuparti, però. Vedrai che col tempo tutto si sistemerà. La gente muore tutti i giorni. Chi siamo noi per giudicare i piani del Signore?- disse la signora Berry, camminando verso la porta della stanza.
-Mia nonna era speciale davvero. Era buona, onesta, altruista. Era una grande donna. Ha cresciuto me e mio fratello dopo la morte dei nostri genitori. Non penso che altre donne siano in grado di fare lo stesso, al giorno d’oggi.- disse la ragazza piangendo.
-Oh, suvvia mia cara. Non dire così.-
-Sì, invece! Nessuno sarebbe in grado di farlo.-
-Tesoro, io lo farei.-
-Signora, con tutto il rispetto, ma non credo che se dovesse succedere qualcosa a me ed Austin, voi e vostro marito sareste in grado di crescere nostra figlia. Considerando il fatto che lui la odia, solo perché è una femmina!-
-Adesso stai esagerando! Non ti permetto di parlarmi in questo modo, signorina! Ora fai parte di una famiglia di alto rango, e non di una di borghesi arricchiti!- disse la signora Berry, sferrando delle frecciatine riguardo la condizione familiare di Emily.
-Come vi permettete di dire delle cose del genere? Rimangiatevi subito quello che avete detto!- esclamò la ragazza.
-Dico quello che va detto!-
-Oh, per favore! L’unica cosa che siete in grado di fare è parlare male delle persone che lavorano, o hanno lavorato, onestamente e prendere in giro chiunque non vi vada a genio! Insieme a quelle oche delle vostre amiche!-
Ad un certo punto la signora Berry non la stette più a sentire e la schiaffeggiò. Emily s’inginocchiò per terra, piangendo e mantenendosi la guancia che era stata colpita, mentre la signora Berry la guardava con aria di sfida.
-Sappi che non ho mai permesso a nessuno di parlarmi in questo modo, e di certo non lo lascerò fare a te, chiaro? Rimettiti in riga, altrimenti ti faccio sbattere fuori.-
-Non potete farlo. Austin ed io ci amiamo!-
-Non preoccuparti di Austin. Lo conosco e so come comportarmi con lui.-
Emily non rispose.
-E ora alzati e preparati che dobbiamo incontrare le mie amiche per il thè. E soprattutto non provare a fare parola di questa discussione con nessuno, chiaro?-
La ragazza non disse una parola, si alzò e si sedette davanti alla specchiera, mentre la signora Berry lasciò la stanza: qualcosa stava cambiando.
Nel frattempo a Villa Crafthole, Florence stava riordinando le sue cose quando entrò Horace.
-Posso entrare?-
-Sì, certo. Entra pure.- disse freddamente, la donna.
-Devo parlarti.-
-Di cosa vuoi parlare?-
-Del nostro rapporto.-
-Penso che la discussione che abbiamo avuto mesi fa, sia la prova certa di come stanno le cose. Non credo ci sia bisogno di parlarne ulteriormente.- rispose Florence, mentre riponeva nervosamente le sue cose.
-Io, invece, credo il contrario.-
-Bene. Credi pure quello che vuoi. Come hai sempre fatto, d’altronde.-
-Florence! Io voglio che andiamo d’accordo come prima.-
-E perché?-
-Perché l’ho promesso a tua madre la notte prima che morisse.-
-Quindi lo fai solo perché lo hai promesso alla mamma e non perché lo senti veramente?- disse la donna stizzita.
-Oh, Florence! Basta!- esclamò l’anziano ed aggiunse:-Voglio solo che il nostro rapporto ritorni quello di un tempo. Ormai siamo rimasti solo noi qui dentro e dobbiamo aiutarci e sostenerci a vicenda.-
La donna rimase in silenzio.
-Lo so che tra di noi c’è stato molto astio negli ultimi anni, ma voglio rimediare e vorrei che tu mi venissi incontro.-
Florence continuava a non rispondere.
-Dammi un’altra possibilità, ti prego.- disse Horace, mettendosi in ginocchio.
Florence non aveva mai visto suo padre arrivare a tal punto, né se lo sarebbe mai aspettata. Ci pensò un po’ e poi disse:-Va bene, papà. Ricominciamo da capo.- e si abbracciarono.
Quello fu uno dei momenti più belli in quel brutto periodo, per la famiglia Crafthole.
Ormai John e Molly si frequentavano da un po’ e molti se ne accorsero, ma non dissero nulla: soprattutto Flora e Wilhelmina.
-Hai visto il signorino John? Ha stretto amicizia con Molly Wellington.-
-Oh, sì mia cara! E devo dire che sono davvero una bella coppia.- disse Wilhelmina mentre ripiegava i panni.
-Secondo me c’è del tenero tra quei due.-
-Forse hai ragione. Comunque sono due bravissimi ragazzi.-
-Sì, è vero. Dici che si sposeranno?- disse Flora mentre lavava i piatti.
-Flora! Ma cosa dici? Non sono mica fidanzati!-
-Non ancora o, forse, non vogliono ancora dirlo.-
-Tu credi che...-
-Certo! Secondo me lo sono e molto presto questa casa ritornerà viva come un tempo.-
-Hahah! Mia cara Flora, certo che ne hai di fantasia.-
-Ma che fantasia! Io ne sono sicura.-
-Buon per te. Ora, mi aiuti a portare questi panni di sopra oppure devo aspettare che finisci di fantasticare su John e Molly?-
-Ah, i panni! È vero!- disse Flora aiutando Wilhelmina con la cesta.
 
Negli ultimi giorni c’era un pensiero che martellava continuamente la testa di Emily: cosa intendeva dire la signora Berry a proposito di Austin? Certamente aveva intenzione di indagare per capirci di più e, così, chiese aiuto a Flora.
Emily si recò a Villa Crafthole per parlare e sfogarsi con la sua migliore amica. Entrando, notò con piacere che c’erano John e Molly insieme, nel salotto. Così si fermò a salutarli.
-John. Molly. Che piacere riverdervi! Che fate di bello?- disse Emily, sorridendo e salutandoli.
-Noi? Niente! Chiacchieravamo.- rispose John, diventando rosso in viso.
-Ah, e di che cosa stavate parlando?-
-Ehm...del freddo...- rispose Molly.
-Sì, fa molto freddo. Anche se, a giudicare dalle vostre facce, credo che abbiate caldo.- disse la ragazza.
I due tacquero: erano molto imbarazzati. Fino ad allora quasi nessuno li aveva visti così vicini ed affiatati.
-Sicuri che vada tutto bene? Dovete dirmi qualcosa per caso?- insisteva Emily, convinta che i due nascondessero qualcosa.
John e Molly, allora, vuotarono il sacco.
-Ok, dobbiamo dirti una cosa. Ma prometti che la terrai per te, per ora.- disse John con tono misterioso.
-Mmm...mi state incuriosendo. Ditemi: sono tutta orecchie.- e fece per avvicinarsi ai due ragazzi.
-Dunque...io e Molly ci frequentiamo da un po’ di tempo, ormai. E tra una chiacchierata ed una passeggiata...- e s’interruppe.
-Sì? Va avanti.- insisteva la ragazza.
-Ecco...Molly ed io ci siamo fidanzati.-
-Davvero? Oh, ma che notizia fantastica! Auguri, sono felicissima per voi!- disse Emily, abbracciandoli entrambi.
-Sì, ma non è finita qui.- disse Molly.
-Ah, no? E cos’altro c’è da sapere?-
-Devi sapere che tra poco anch’io diventerò mamma.- disse Molly sorridendo.
-Sul serio? Ma allora doppi auguri! Ooh, finalmente delle belle notizie.-
-Sì, ma acqua in bocca. Mi raccomando.-
-Certo, fratellino. Non preoccuparti.-
Emily era contentissima di quello che aveva appena saputo. Così salutò la coppia e si diresse in cucina per chiedere aiuto a Flora. Arrivata, la vide indaffarata tra piatti sporchi e panni da lavare.
-Flora!-
-Emily! Tesoro, che bello rivederti!- esclamò la cameriera, sistemandosi il grembiule e abbracciando l’amica:-Come mai da queste parti?-
-C’è una cosa importante di cui devo assolutamente parlarti. Ed ho bisogno del tuo aiuto.-
-Va bene, dimmi pure.-
Le due si sedettero al tavolo ed Emily le raccontò tutto, senza tralasciare nessun particolare.
-È davvero un bel problema. Ma io come posso aiutarti?- domandò curiosa la cameriera.
-Dunque...la signora Berry frequenta molti posti tra cui la piazza del mercato. Vorrei che la seguissi e m’informassi. Lo farei io, ma tra la piccola e tutto quello che ho da fare alla magione, non posso.-
-Mmm...capisco. Come mai una come lei frequenta quella piazza?-
-Non lo so, ed è questo che voglio scoprire.-
-Beh, io vorrei aiutarti ma il problema è che qui ho una montagna di cose da fare.- disse Flora, abbattendosi.
-Hai ragione...-
Ma la cameriera aveva buon cuore e voleva aiutare a tutti i costi l’amica e, quindi, decise di darle una mano.
-Ok, ci sto!-
-Davvero?-
-Sì, ti aiuterò. Dopotutto se non ci si aiuta tra amiche!-
-Grazie Flora, sei un angelo!- disse Emily abbracciandola.
-Posso farti una domanda?-
-Certo, dimmi pure.-
-Ma tuo fratello, John, che rapporti ha con la signorina Wellington?-
-Beh, sai in realtà ho appena saputo delle cose riguardo a ciò.-
-Davvero? Ad esempio?- chiese impazientemente la cameriera.
-Ho promesso di non dirlo a nessuno, però.-
-Ah, capisco...-
-Ma a te posso dirlo. Però prometti di mantenere il segreto.-
-Lo prometto!-
-Bene. Allora John e Molly si sono fidanzati, e...- subito venne interrotta da Flora.
-Cosa? Sul serio? Lo sapevo! Me lo immaginavo! Lo avevo detto a Wilhelmina, ma lei non ha voluto credermi.-
-Sì, e...-
-Io le capisco le cose, non sono mica una sciocca!-
-No, certo che no! E...-
-E poi si vede che c’è qualcosa di più di una semplice amicizia!-
-Flora, calmati. Non è finita qui.-
-Ah, no?-
-No. Molly è incinta.-
-Che cosa? Oh, mio Dio! Non posso crederci! Che bellissima notizia!- disse Flora, saltando dalla sedia per la gioia.
-Ma prima dovranno sposarsi, altrimenti il bambino non potrà essere accettato.-
-Già, è vero. E dici che si sposeranno?-
-Io lo spero. Sono davvero una bella coppia e Molly è una brava ragazza. Proprio quella che serve a mio fratello.-
-Hai proprio ragione.-
-Comunque ora devo assolutamente andare che mi aspettano alla magione. Aspetto tue notizie, d’accordo?- disse Emily dirigendosi verso la porta.
-Certo, non preoccuparti. A presto.-
Detto ciò, le due ragazze si salutarono.
Il giorno seguente Flora andò a fare la spesa. Ad un certo punto, mentre stava parlando con la signora Adams, intravide la signora Berry che scendeva dalla sua carrozza. La cameriera, allora, decise di seguirla per scoprire qualcosa. In effetti la signora Berry aveva un comportamento abbastanza strano quel giorno: si guardava di continuo intorno, come se si sentisse seguita ed osservata. Flora vide che la signora andava verso un vicoletto buio e che bussò alla porta di una vecchia casa: le venne aperto. Flora, allora, si avvicinò ed iniziò ad origliare.
-Ecco! Prendi queste cose e memorizza quello che ho scritto su questo foglio.- disse la signora Berry alla persona misteriosa.
-Va bene, signora.-
Flora, però, aveva già sentito quella voce, ma non riusciva a capire a chi appartenesse. Cercò di sbirciare dalla finestra, ma i vetri erano troppo vecchi e sporchi per capire chi fosse quella persona. Così continuò ad origliare.
-Tieni. Tornerò qui tra qualche giorno e fatti trovare pronta per allora.- disse la signora Berry.
-Certo, signora.-
Dopo questa piccola conversazione, la signora Berry uscì e Flora per poco non venne scoperta. Non appena rientrata alla villa, la cameriera scrisse immediatamente una lettera ad Emily per dirle di incontrarsi appena possibile per raccontarle tutto quello che aveva scoperto.
Qualche giorno più tardi Emily e Flora si incontrarono e parlarono.
-Quindi la signora Berry è andata a trovare una persona che abita nei sobborghi?- chiese Emily, incuriosita.
-Sì. E non è tutto. Ha anche detto che sarebbe tornata lì dopo qualche giorno.-
-Mmm...questa situazione è proprio strana. Forse dovrei vedere come si comporta alla magione.-
-Già, soprattutto nei tuoi confronti.- disse Flora all’amica.
-E poi non hai sentito nient’altro?-
-Mmm...ah, sì! Le ha consegnato qualcosa, perché portava una valigia con sé. Ma non so cosa contenesse.-
-Chissà che cosa le avrà dato...- disse Emily e aggiunse:-Grazie mille, Flora. Non so cosa farei senza di te.- e si abbracciarono, salutandosi.
Tornata alla magione, la ragazza vide la signora Berry che parlava con Joanna riguardo a qualcuno che sarebbe dovuto arrivare alla villa, e si mise ad origliare per capirne di più.
-È tutto chiaro?-
-Certo signora. Preparo subito la camera.- disse Joanna, andando di sopra.
-Bene.- disse la signora Berry, congedando la cameriera.
Emily, purtroppo, era arrivata troppo tardi e non aveva capito chi dovesse arrivare. Così decise di andare in camera sua e scrivere sul suo diario.
                                                                                                                            
                                                                                                                            Londra, 2 febbraio 1898
“Caro diario,
in questi ultimi giorni c’è qualcosa che non va nei comportamenti della signora Berry. Da quello che mi ha raccontato Flora, sembra che stia architettando qualcosa. Forse contro di me. Non so ancora bene cosa, ma lo scoprirò al più presto. Inoltre, poco fa, ho scoperto che dovrà arrivare qualcuno qui alla magione, ma non ho capito chi. Spero di scoprire qualcosa in più e di poterti raccontare come andrà a finire tutto ciò.”
Dopo aver scritto sul suo diario, Emily passò del tempo con la piccola Constance e poi si addormentò.
Passò qualche giorno. La ragazza non aveva avuto più notizie da Flora riguardo la signora Berry, così decise di scriverle una lettera per sapere se avesse scoperto altro. Non appena si sedette allo scrittoio, vide dalla sua finestra una carrozza arrivare alla villa. Mollò la lettera e decise di scendere al piano di sotto per vedere chi fosse quest’ospite misterioso.

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