No Shame - FatGum x Reader

di Nope1233
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1 ***
Capitolo 3: *** 2 ***
Capitolo 4: *** 3 ***
Capitolo 5: *** 4 ***
Capitolo 6: *** 5 ***
Capitolo 7: *** 6 ***
Capitolo 8: *** 7 ***
Capitolo 9: *** 8 ***
Capitolo 10: *** 9 ***
Capitolo 11: *** 10 ***
Capitolo 12: *** 11 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


-ATTENZIONE PLZ-

Ci tengo ad avvisare i lettori più "sensibili" che in questo capitolo ci sarà la presenza di alcune scene di bullismo. Non sono molto pesanti, ma preferisco avvisare per non turbare nessuno. Nel caso, potete saltare direttamente al capitolo seguente senza problemi. Buona lettura!

 

-  -  -

 

Non sono mai stata orgogliosa della mia infanzia. 

Dopo aver passato l'asilo e i primi anni delle elementari a subire le prese in giro dei miei compagni perché considerata debole, non appena cambiai scuola e feci il mio ingresso nella nuova classe, ero decisa a dimostrarmi forte ed intoccabile. Purtroppo però, l'infanzia non permette di comprendere appieno i gesti, le parole ed il loro relativo peso lasciando spazio solo alla sincerità dei propri sentimenti, che siano positivi o meno. 

Con i modi di fare da bullo che imitai dai miei precedenti compagni di classe, riuscii a legare con due bambini di nome Masaru e Okura, ed insieme prendemmo di mira i più deboli. Nel profondo, sapevo che c'era qualcosa che non andava nel mio atteggiamento, ma a quei tempi ero troppo infantile per comprendere che sfogare la mia rabbia repressa ed accumulata negli anni su bambini indifesi che non mi avevano fatto alcun male, fosse un qualcosa di tremendamente sbagliato.

Il bersaglio preferito del mio piccolo gruppo era un bambino in sovrappeso di nome Taishiro Toyomitsu. La sua continua allegria ed il suo incrollabile sorriso era un qualcosa che ci dava sui nervi e non potevamo fare a meno di prenderlo di mira ad ogni occasione. Durante gli ultimi anni delle elementari, oltre a rubargli il pranzo che si portava da casa ogni giorno, a farlo inciampare nei corridoi e chiamarlo 'ciccione' davanti a tutti, la nostra azione peggiore nei suoi confronti fu un grande disegno sulle piastrelle dei bagni che lo raffiguravano intento a divorarsi l'intera scuola. Tornammo in classe come se nulla fosse e durante l'intervallo seguimmo Taishiro quando venne chiamato da uno dei nostri compagni dopo che aveva scoperto la nostra opera d'arte. 

Una volta che piegammo la testa oltre la porta dei bagni, notammo immediatamente il bambino scrutare con aria confusa il disegno sulle piastrelle. Non vedendo in lui una reazione soddisfacente, Masaru e Okura si avvicinarono a Taishiro con un'espressione divertita sul volto.

"Allora? Che ne pensi?" rise Okura.

Mi avvicinai anche io per cercare di comprendere il motivo per cui Taishiro non avesse dato alcun segno di destabilizzazione.

"Che ne penso?" parlò il bambino per poi voltarsi verso di noi con un enorme sorriso. "Penso che se mangiassi l'intera scuola potrei diventare davvero fortissimo! Sì che allora la strada per diventare un vero eroe sarebbe ancora più semplice!"

Purezza. 

Fu la prima parola che passò nella mia mente in quel frangente e qualcosa dentro di me mi ferì in maniera indescrivibile. Una strana fitta mi trapassò lo stomaco e non riuscii ad identificare con esattezza l'emozione che stavo provando. Nel frattempo i due bambini, indispettiti dalla reazione di Taishiro, lo spinsero contro uno dei lavandini ed iniziarono a colpirlo con ripetuti pugni. Solamente alcuni anni dopo sarei riuscita a comprendere il motivo per cui i miei muscoli si erano congelati davanti a quelle parole piene di dolcezza.

"F-Fermatevi un momento!" sbottai senza rendermene conto e quando i due si voltarono dubbiosi verso di me, non seppi come continuare la frase.

"Allora? Cosa c'è?" chiese Masaru.

"Che cosa diavolo state facendo?" sbraitò la maestra irrompendo nei bagni e avventandosi sui due bambini per allontanarli da Taishiro.

Notò solo successivamente il disegno sul muro ed iniziò a spingere i bambini verso il corridoio con aria furente. 

"Taishiro, sbrigati ad andare in infermeria." disse la donna. "Mentre per quanto riguarda voi, vi porto immediatamente dal preside! Andiamo, forza!" 

"E' stata anche T/N!" gridarono in coro i due e, dopo uno sguardo accusatorio da parte dell' insegnante, fui costretta a seguirli in direzione dell'ufficio del preside.

"T/N!" mi chiamò Taishiro, ed io mi voltai nella sua direzione scoprendo sul suo volto un altro dei suoi enormi sorrisi sporcato da un piccolo rivolo di sangue che gli scendeva dal naso. "Grazie per averli fermati. Dico davvero."

Un altra fitta mi trapassò il cuore e, per tentare di non darci peso, proseguii il mio cammino verso l'uscita lasciando il bambino completamente solo in quel grande bagno scolastico, in sola compagnia del disegno sul muro per cui in quell'istante mi vergognavo parecchio.

Taishiro aveva sempre reagito con un sorriso alle nostre provocazioni, ma quella era la prima volta che rispondeva in quel modo ribaltando completamente le nostre aspettative. 

Dopo una lunga chiaccherata con il preside carica di rimproveri, ci ordinò di andare al piano terra in attesa dei nostri genitori che sarebbe stati immediatamente avvertiti, ed io e gli altri due bambini uscimmo dall'ufficio incamminandoci nel corridoio.

"Perchè ci hai fermati, T/N?" chiese Masaru portando le mani dietro la testa.

"Giusto! Toishiro mi dà sui nervi e dicevi che per te era lo stesso!" commentò Okura.

"Non so perchè l'ho fatto. Scusate." risposi abbassando lo sguardo.

Non volevo apparire debole di fronte a loro; a quei tempi, avere l' approvazione dei due per me era la cosa più importante, ma ancora non sapevo che me ne sarei pentita amaramente. Stavamo camminando in direzione delle scale in quel corridoio vuoto, quando notammo Taishiro intento a salire i gradini dopo essere stato in infermeria. Ci bloccammo all'istante e Taishiro si fermò davanti a noi qualche passo dopo aver raggiunto il piano.

"Che cosa diavolo vuoi?!" sbottò Masaru. "Per colpa tua ora andremo in punizione!"

"Già." disse Okura. "Se ti fossi tolto quel fastidioso sorriso dalla faccia, non sarebbe successo nulla."

"Ma se siete stati voi a picchiarmi." commentò Taishiro piegando la testa di lato con aria ingenua. "Solo T/N è stata buona con me. Lei non è come voi, non meritate di averla come amica."

Gli occhi dei due bambini si posarono su di me ed una strana forma d'orgoglio prese il sopravvento sul mio corpo. Mi voltai di scatto per non dover ricambiare il loro sguardo e mi strinsi delle spalle. 

"Tks, sei una debole pure tu, T/N." sbottò stizzito Masaru superando Taishiro dopo avergli dato una leggera spinta con la spalla e venne poi imitato da Okura. "Non vogliamo che giri più con noi. Sicuramente con quello sfigato ti troverai meglio."

Iniziarono a scendere le scale lasciando me e Taishiro completamente soli circondati da un pesante silenzio. Provavo una profonda ed irrazionale rabbia e la mia mente di bambina era come incatenata in ragionamenti di cui non comprendevo il senso. Il mio tentativo di essere forte era fallito miseramente per colpa di quel bambino sempre sorridente e, da quel momento in poi, anche io sarei stata presa di mira come durante i primi anni delle elementari.

"T/N..." mormorò Taishiro.

"LASCIAMI IN PACE!" gridai abbassando lo sguardo.

"T/N, io non..." cercò di dire appoggiando una mano sulla mia spalla, ma mi voltai di scatto e lo spinsi indietro per tentare di allontanarlo. Il bambino inciampò nei suoi stessi piedi e si ritrovò sul limitare dei gradini. 

Fu tutto tremendamente veloce. 

Taishiro perse l'equilibrio e cadde dalle scale gemendo dal dolore ad ogni gradino che colpiva durante la sua caduta. Quando si fermò sul pianerottolo d'intermezzo, il bambino sbatté la testa contro la parete e si immobilizzò completamente. Venni divorata dal panico.

Mi portai una mano alle labbra, incredula da quanto era appena accaduto, e vidi Masaru e Okura risalire le scale posizionandosi intorno al bambino ferito. 

"Che cosa sta succedendo?" gridò una delle maestre dal piano inferiore allertata dalle urla dei due bambini spaventati da quella visione e Masaru alzò subito lo sguardo su di me indicandomi. 

"E' stata T/N a spingerlo giù dalle scale, maestra! L'abbiamo vista!"

Appena la donna si inginocchiò di fianco a Taishiro controllando come stesse, estrasse immediatamente il telefono per chiamare i soccorsi mentre io rimasi bloccata osservando il corpo del bambino privo di sensi.

Ero stata io. 

Io ero la causa di tutto, ed un profondo senso di colpa misto ad impotenza si fece largo in me togliendomi il respiro.

Anni dopo mi sarei finalmente accorta che quel giorno non sarebbe stato altro se non l'inizio di un qualcosa che non mi sarei mai aspettata che avvenisse. Fu il semplice ed orrendo inizio di tutto, un ricordo che avei preferito dimenticare.

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Capitolo 2
*** 1 ***


Per via del lavoro dei miei genitori, appena conclusi l'ultimo anno delle elementari, mi trasferii con loro nella città d'origine di mia madre ad Hokkaido e frequentai una scuola per eroi riuscendo a prendere la licenza. Sicuramente, non era allo stesso livello della UA, ma ai tempi non avevo avuto altra scelta. 

Nonostante il mio non fosse un quirk dei più potenti, era sicuramente parecchio versatile. Ero in grado di controllare i miei capelli nella loro interezza, allungandoli a piacimento per permettermi di afferrare o colpire, e anche di rendere il singolo capello rigido come uno stiletto per utilizzarli come offensiva. Il nome da Hero che avevo scelto mentre frequentavo la scuola per eroi era Hairy, semplice e funzionale.

Gli anni passarono fin troppo in fretta e superai di gran lunga la maggiore età senza neanche accorgermene. Ero riuscita a tornare nella mia città natale da pochi giorni e mi ero messa subito all'opera per cercare un'agenzia in grado di assumermi per poter  finalmente rendere la mia passione un lavoro vero e proprio.

Quella sera, stavo percorrendo la strada per ritornare a casa dopo una lunga giornata passata a fare colloqui con alcune agenzie e non sapevo ancora che da lì a poco sarebbe successo qualcosa che avrebbe ribaltato completamente le mie certezze. 

Stavo camminando a passo lento godendo dei colori caldi del tramonto riflessi sui grattacieli della città e, appena giunsi davanti al portone del mio condominio, aprii la borsa alla ricerca delle chiavi. Come al mio solito, il disordine che mi aveva sempre contraddistinto mi impedì di trovarle al primo colpo e fui costretta ad appoggiare la borsa ad un piccolo muro di fianco all'ingresso per poter frugare meglio. Quando finalmente le trovai, promisi mentalmente a me stessa che avrei riordinato quella borsa appena salita in casa e mi apprestai ad avvicinarmi al portone. 

"Aiutatemi, vi prego!" gridò una voce femminile poco lontano. "Mi hanno derubato!"

Mi voltai in direzione della voce e non appena i miei occhi tentarono di focalizzare la scena, una folata di vento dovuta ad uno spostamento repentino, mi scompigliò i capelli. Girai la testa nella direzione opposta e riuscii a notare la figura di un uomo con una borsa tra le mani entrare nel vicolo di fianco al mio appartamento ad una velocità surreale. Non esitai un istante e mi precipitai all'inseguimento.

Svoltai l'angolo e notai il ladro rallentare di colpo, continuando a correre ma ad una normale velocità. Voltò poi lo sguardo e mi scoprì mentre lo osservavo e non accennavo a fermare la mia corsa. Probabilmente si accorse delle mie intenzioni perché lo vidi tentare di accelerare nuovamente senza successo; probabilmente il suo quirk aveva un tempo limitato di utilizzo. 

Attivai la mia Unicità allungando i capelli per cercare di afferrarlo, ma riuscì a schivarli e cambiò repentinamente direzione svoltando l'angolo. Giungemmo nella strada principale e mi ritrovai circondata dalla folla di gente intenta a tornare a casa dopo la lunga giornata lavorativa. Lo cercai con lo sguardo per poi riuscire ad individuarlo grazie alle urla di alcune persone che venivano urtate dal fuggitivo. Lo vidi rientrare in un altro vicolo poco più avanti e continuai il mio inseguimento. Nonostante il mio quirk non fosse uno dei più adatti, non avevo intenzione di mollare.

Purtroppo, il ladro attivò nuovamente la sua Unicità e sparì completamente dalla mia vista. L'idea di lasciar perdere mi dava sui nervi e proseguii comunque decisa a continuare a seguirlo. Un grido di terrore lacerò l'aria serale ed il buio di quei vicoli fin troppo stretti e mi bloccai sul posto cercando di individuarne l'origine. Temendo il peggio, mi mossi a passo svelto per scoprire quello che stava succedendo e, quando superai un paio di piccoli isolati, mi voltai in una stradina laterale scoprendo il motivo dell'urlo. 

Il ladro che stavo inseguendo, era trattenuto da un uomo alto, parecchio grosso e con indosso una tuta gialla. Il malvivente sembrava essere incastrato nella pancia di quello che identificai come un Hero, e mi avvicinai lentamente per osservare la scena.

"Eddai, non fare storie." rise l'eroe trattenendolo a sè come se fosse intenzionato a farlo svenire per mancanza di ossigeno.

Quando mi trovai al suo fianco, il ragazzo si voltò verso di me continuando a bloccare il ladro tra le braccia. I suoi occhi percorsero ogni centimetro del mio corpo, probabilmente cercando di capire se ero una minaccia o meno.

"Ehm, perdonami." mormorai con un lieve sorriso estraendo dalla borsa la mia licenza da Hero. "Ho inseguito quel tizio fino a qui dopo averlo visto fuggire con quella borsa e..."

Mi bloccai quando notai lo sguardo del ragazzo divenire particolarmente attento nei confronti della mia licenza. Si avvicinò e dovette piegarsi, data la sua altezza, per leggere ogni parola. Poco dopo, sul suo volto comparve un grande sorriso mentre i suoi occhi scorrevano veloci tra il documento ed il mio volto.

"N-Non riesco a crederci!" mormorò sbarrando gli occhi su di me ed arrossendo leggermente. "T-T/C! S-Sei davvero tu?"

"C-Ci conosciamo?" 

"Non mi riconosci?" rise indicandosi. "Sono Taishiro Toyomitsu! Andavamo insieme alle elementari! Ma che bello vederti! Sapevo che ti eri trasferita ad Hokkaido, dico bene?"

Mi congelai sul posto e sentii il sangue defluire a terra nel giro di un secondo. 

Rimasi immobile ad osservarlo per alcuni secondi mentre tutte le tremende sensazioni che avevo tanto sperato di dimenticare negli anni, tornarono a galla sfondandomi lo stomaco. 

"T-T/C?" mi chiamò. "Va tutto bene?" 

"C-Certo..." mormorai tentando di ricompormi e riposi la mia licenza nella borsa.

"Sicura?" chiese di nuovo con un sorriso intenerito. 

"S-Sì..." sospirai abbassando lo sguardo non riuscendo a guardarlo dritto negli occhi, ma indicai l'uomo che ancora tratteneva contro la sua pancia. "Credo...Credo sia svenuto."

"Uhm? Oh, giusto!" Taishiro lasciò andare il ladro che, come da aspettativa, aveva perso i sensi, e con gesto sicuro se lo caricò in spalla. "Andiamo alla centrale di polizia prima che si svegli."

"Anche io?"

"Certo! Hai assistito al furto, no?" sorrise volgendo lo sguardo nella mia direzione.

"S-Sì, ma..." cercai di ribattere.

"Allora andiamo! Consegniamo questo tizio alla giustizia e poi parleremo! Ho tantissime cose da chiederti! Sono un sacco curioso!" 

Deglutii a vuoto davanti ai miei sensi di colpa divenuti tremendamente reali e claustrofobici al punto di togliermi l'aria. Non riuscivo a comprendere perché Taishiro si comportasse in quel modo così confidenziale con me, come se fossimo sempre stati amici nel corso degli anni. Gli avevo fatto dei torti non da poco durante l'infanzia, per non parlare di quel terribile incidente, eppure lui era lì davanti a me e sorrideva come suo solito. A prima impressione, da quel punto di vista non era affatto cambiato. Era l'ultima persona che avrei sperato di incontrare al mio ritorno dato che era l'unico in grado di scoperchiare il vaso di Pandora che mi portavo dentro. Temevo che da lì a poco non sarei più riuscita a reggere. 

 

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Capitolo 3
*** 2 ***


 

Iniziammo a muoverci in direzione della centrale di polizia in completo silenzio.

Taishiro camminava davanti a me e lungo il tragitto venne più volte salutato da alcuni bambini stupiti a riguardo dell'uomo che si portava sulle spalle. Sembrava davvero ben voluto da tutti in quella zona e non ne fui affatto sorpresa. Nonostante l'avessi rincontrato dopo tutto quel tempo, il suo sorriso era la cosa più raggiante che io avessi mai visto, esattamente come durante gli ultimi due anni di elementari trascorsi insieme prima dell'incidente. 

Una cosa era certa: io non volevo trovarmi lì. 

La sua presenza mi dava delle sensazioni strane e fastidiose dovute ai miei vari conflitti interiori. Taishiro avrebbe dovuto essere furioso con me, e invece mi aveva sorriso come se fossimo stati grandi amici d'infanzia. Non riuscivo a comprendere quel suo comportamento e mentirei se dicessi che non ero interessata alla possibile motivazione. Era stato tutto troppo semplice e sereno, un qualcosa che non mi ero aspettata che accadesse.

Giunti alla polizia, consegnammo il ladro alle autorità e raccontai tutto quello che era successo. Grazie ai documenti che si trovavano all'interno della borsa rubata, ci assicurarono che avrebbero ritrovato la legittima proprietaria nel giro di un batter d'occhio e, una volta che completammo tutte le procedure, io e Taishiro uscimmo dalla centrale. 

Il mio sguardo era fisso sulla strada mentre nella mia testa tentavo in ogni modo di trovare una scusa plausibile per allontanarmi; la presenza di Taishiro mi faceva sentire terribilmente vulnerabile.

"Ehm, ehm." tossì il ragazzo posizionandosi al mio fianco. "Ti va di andare a mangiare qualcosa? Così possiamo parlare un po'!"

"Ecco...Io..." mormorai sforzando un sorriso. "Forse è meglio che torni a casa. E' stata una lunga giornata."

"Capisco." sospirò. "Ehm...E se ti accompagnassi? Così nel frattempo puoi raccontarmi cosa ti è successo in questi anni."

"C-Come vuoi." 

Mi dispiaceva rifiutare categoricamente. Sembrava tenerci a parlare con me e dopo tutto quello che gli avevo fatto, se gli avessi negato quella chiaccherata, con alta probabilità avrei accentuato i miei sensi di colpa. Iniziammo a camminare a passo lento verso casa e calò nuovamente il silenzio mentre scrutavo il lastricato del marciapiede incerta su cosa dire.

"Allora..." prese la parola Taishiro. "Quindi sei riuscita a diventare una Hero! Ne sono davvero contento!"

"Anche tu, vedo." sforzai un sorriso.

"Eh già! Ma dimmi, da quanto sei tornata?"

"Nemmeno una settimana." risposi. 

"Capisco. Pensavi di lavorare in una qualche agenzia?"

"Oggi ho passato tutto il giorno tra un colloquio e l'altro in parecchie agenzie, ma la maggior parte di loro non ha bisogno di altri Hero al momento." sospirai.

Taishiro non rispose e dopo alcuni secondi di silenzio, spostai lo sguardo su di lui per vedere se c'era qualcosa che non andasse. Lo scoprii pensieroso, con gli occhi rivolti verso la strada.

"Va...Va tutto bene?" chiesi preoccupata dalla sua espressione.

"Sì." sorrise voltandosi verso di me. "Va tutto benissimo." 

"Ok..."

Proseguimmo il nostro percorso senza dire una parola e la cosa mi diede non poche preoccupazioni. 

Avrei voluto chiedergli cosa pensasse del nostro passato, ma temevo che fosse fin troppo presto per una conversazione tanto impegnativa. Sembrava andasse tutto bene, e non volevo portare a galla ricordi dolorosi per lui; non se lo meritava. 

Giungemmo davanti al portone del mio condominio ed iniziai a cercare le chiavi nella borsa senza avere successo. La posai nuovamente sul muretto di fianco all'ingresso ed imprecai un paio di volte maledicendo il mio innato disordine. Mi voltai sentendo Taishiro ridere e lo osservai stupita dalla sua reazione.

"Vedo che in questo non sei cambiata, T/C." sorrise. "Mi ricordo che a scuola non trovavi mai i compiti e ti toccava svuotare completamente la cartella prima di riuscire a scovarne qualcuno accartocciato sul fondo."

"Eh, eh...E' vero." sorrisi imbarazzata.

"C-Con questo non volevo prenderti in giro! Intendevo solo che..."

"Tranquillo. Non me la sono presa." dissi prendendo finalmente in mano le chiavi di casa.

Percepivo chiaramente quanto l'atmosfera fosse carica di imbarazzo da entrambe le parti e mi dispiaceva non essere riuscita a dargli la conversazione che probabilmente si aspettava.

"T/C." mi chiamò il ragazzo, ed io mi voltai verso di lui spostando la borsa sulle spalle. "Ecco...Sì, si dà il caso che io abbia aperto la mia agenzia e..." 

Dopo aver infilato la mano in una delle tasche, prese il suo portafoglio da cui estrasse il suo biglietto da visita.

"E c'è un posto vacante per un Hero, se ti va." continuò porgendomi il piccolo cartoncino. "Nel caso ti andasse, vieni pure quando ti è più comodo per fare un colloquio formale."

"S-Sei sicuro?" mormorai prendendo il biglietto tra le dita. 

"Assolutamente sì!" sorrise portando le mani ai fianchi. "Sarei onorato di averti in squadra! E il tuo quirk può essere davvero utile!"

"V-Va bene..." risposi mettendo il biglietto da visita nella borsa. "Posso...Posso chiederti perché lo fai?"

Taishiro si irrigidì ed un leggero rossore comparve sul suo volto rotondo.

"Ehm...Nessun motivo preciso! Hai detto che stai cercando un'agenzia, ed io guarda caso ho bisogno di qualcuno!" spiegò grattandosi la nuca mentre si guardava attorno con aria pensierosa.

"Ok..."

"Allora io vado!" sbottò voltandosi nella direzione opposta alla mia. "Vieni pure senza appuntamento, non stare a chiam..."

"Toyomitsu..." lo interruppi, ed il ragazzo si voltò verso di me con il suo solito grande sorriso.

"Dimmi tutto!"

"Ecco...Come facevi a sapere che mi ero trasferita ad Hokkaido? L'ho detto a pochissime persone prima di partire."

Taishiro parve essere colpito sul vivo perché si irrigidì nuovamente ed arrossì iniziando a stringere le mani l'una nell'altra.

"Ecco...L'ho sentito dire dagli insegnanti!" rise. "Sì, ecco, sono stati gli insegnanti a dirlo a tutta la classe!"

"Capisco." sospirai. "Non so perché non ci avevo pensato. Scusa la domanda stupida."

"Ahah! Ci mancherebbe, T/C! Non preoccuparti!"

"Ok..." dissi infilando le chiavi nella serratura del portone. "Allora buonanotte."

Il suo volto si rilassò all'istante, mostrandomi un sorriso intenerito.

"Buonanotte." rispose.

Sforzai un sorriso ed entrai nel complesso iniziando lentamente a salire le scale. Subito dopo l'incidente con Taishiro durante le medie, ad ogni gradino che salivo rivedevo il suo corpo privo di coscienza davanti agli occhi, e quella tremenda visione stava tornando. Avevo provato a parlarne con alcune persone nel corso della mia vita e tutti loro mi avevano consigliato di andare avanti e di catalogare il tutto come un errore di gioventù, ma purtroppo non c'ero mai riuscita.

Comprendevo bene che vista da fuori poteva apparire una cosa semplice, nonostante il pericolo di vita che gli avevo fatto correre alle elementari: Taishiro stava bene, ma non era solo quello il problema. Nell'immagine di quel bambino indifeso e sanguinante non c'era solo lui. Rappresentava ogni violenza, ogni tipo di abuso che avevo subito dai miei compagni di classe a cui non riuscivo a mettere un punto nonostante la mia età adulta. Io, che avevo cercato di diventare forte per non essere più ferita, avevo finito per fare del male a qualcuno che non lo meritava affatto solo per colpa del mio stupido orgoglio e necessità di essere accettata. 

Non meritavo le sue parole né tanto meno la sua gentilezza, ma avrei tanto voluto tentare di rimediare al mio errore che purtroppo era fin troppo grande per essere arginato porgendo delle semplici scuse. Taishiro era rientrato nella mia vita e la scelta che dovevo prendere era chiara davanti ai miei occhi. Dovevo decidere se affrontare i miei stessi demoni o lasciar perdere, ma temevo che fuggendo non avrei risolto un bel niente. Taishiro aveva riportato in me una profonda paura di sbagliare e non riuscivo a comprendere quale sarebbe stata la strategia migliore per risolvere la situazione. Lancia o scudo? Attacco o difesa? Non mi rimaneva che scegliere.

 

 

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Capitolo 4
*** 3 ***


 

Erano trascorse un paio di settimane dal mio incontro con Toyomitsu e, dopo quel giorno, avevo tentato in ogni modo di trovare un' occupazione in una qualche agenzia, senza avere successo. Quando pensavo alla proposta del ragazzo, trovavo mille scuse che giustificavano la mia scelta di non accettare, ma dentro di me sapevo benissimo che avevo solo una grande paura di affrontare il mio passato. 

Mi odiavo per quella mancanza di coraggio, ma dopo quell'incontro tutte le mie certezze si erano ribaltate lasciandomi in balia delle mie emozioni e dandomi una continua e pesante sensazione di mancanza d'aria. Quella notte feci una fatica immensa a prendere sonno e persi parecchie ore rigirandomi nel letto tentando di addormentarmi. L'idea che da lì a poco avrei dovuto pagare l'affitto mi tormentava e non vedevo alcuna possibilità di scelta: avrei dovuto accettare l'offerta di Taishiro, almeno per il momento.

- - -

Le grandi porte scorrevoli dell'agenzia si aprirono ed il suono di un campanello annunciò il mio ingresso in quel tardo pomeriggio. Percorsi il luminoso corridoio in cui mi trovavo ma, dopo pochi metri, una delle porte di vetro si spalancò e scoprii un sorridente Toyomitsu quasi inciampare nel tentativo di accogliermi. Fortunatamente, raddrizzò la schiena e non cadde a terra.

"C-Ciao, T/C!" sorrise parandosi davanti a me. "Non hai idea di quanto sia felice che tu sia venuta! Credevo che avessi trovato lavoro in qualche altra agenzia."

"N-No..." sforzai un sorriso. "E' che..."

"Avanti seguimi! Ho già preparato il tuo contratto!" disse rientrando nell'ufficio, ed io lo seguii mentre mille domande mi frullavano in testa.

Non mi diede il tempo di controbattere e mi invitò a sedermi davanti alla sua scrivania su cui spiccava una teglia in cui stavano cuocendo alcuni takoyaki. Presi posto ed il ragazzo si sedette davanti a me, rigirando la pastella ormai cotta sulla piastra. Dopo di che, Toyomitsu aprì uno dei cassetti della sua scrivania e mi porse un plico di fogli con un grande sorriso sul volto.

"Firma solo sull'ultimo foglio, negli altri bastano le iniziali del tuo nome." disse. 

"N-Non avevi detto che sarebbe stato un colloquio formale?" chiesi.

"Beh, sì! Formale perché ci vediamo dal vivo nel mio ufficio." rispose iniziando a togliere i takoyaki cotti dalla piastra e posandoli su un piccolo vassoio di carta. "Prendi pure! Non fare complimenti!"

"N-No, grazie."

"Nemmeno delle caramelle?" continuò indicando una ciotola con alcune piccole caramelle colorate al suo interno.

"Non ho fame, perdonami."

"Non è questione di avere fame o meno." disse raccogliendo una caramella gusto limone dalla ciotola e, dopo essersi alzato, mi afferrò la mano posando il bonbon sul mio palmo. "Queste servono ad addolcire la vita e gli animi. Nulla di più."

Il sorriso ed il tono particolarmente dolce con cui aveva pronunciato quelle parole, mi colpirono nel profondo facendo tornare quella tremenda sensazione di mancanza d'aria. Strinsi la caramella nella mano e piegai la testa verso il basso mentre il ragazzo riprendeva posto sulla sedia.

"Posso chiederti perché lo fai, Toyomitsu?" chiesi. 

"Che intendi?"

"Tu...Tu hai memoria di quello che è successo l'ultimo anno delle medie, non è vero?"

Calò il silenzio e non ebbi il coraggio di alzare lo sguardo per scoprire la sua reazione, mentre il forte istinto di fuggire il più lontano possibile prese il sopravvento, ma tentai di trattenermi.

"Immaginavo che fosse per quello." sospirò.

Alzai di scatto la testa e lo osservai mentre mi mostrava l'ennesimo ed incrollabile sorriso.

"C-Cosa vuoi dire?" 

"Che mi ero fatto l'idea che fosse per quell'incidente che non ti andasse di lavorare con me. Credo che sia per questo che hai aspettato ben due settimane prima di venire qui."

"Beh...S-Sì, è vero." ammisi con il cuore in gola. "Ma tu cosa...?"

"Cosa ne penso?" mi interruppe anticipando la mia domanda. "Penso che è tutto passato. Non è stata colpa tua, sono praticamente inciampato da solo ed è stato tutto un terribile susseguirsi di eventi."

"Ma se io non ti avessi spinto..."

"Mi ripeto; tu non hai colpe. Nemmeno una. Eravamo bambini ed è stato un incidente. Non sono stato arrabbiato con te nemmeno per un istante, te lo giuro." sorrise. "Quindi ti prego, T/C. Se vorrai lavorare con me, io sarei onorato della tua presenza in questa agenzia."

"Ma hai rischiato la vita, Toyomitsu!" sbottai osservandolo incredula. "Se non fossi stata così stupida sforzandomi di apparire forte, tutto questo non sarebbe successo! Come puoi non odiarmi per questo?"

"Proprio perché ti sforzavi. Sapevo che quella bambina rude ed insensibile non eri tu, l'ho sempre saputo. Sei stata vittima degli eventi, esattamente come me." sorrise inclinando la schiena in avanti. "Quindi ti rigiro la domanda. Come potrei odiarti per questo?"

"Ma il danno è stato comunque fatto e..."

"Sto bene, T/C." sospirò mostrandomi un sorriso intenerito. "Tutto si è risolto nel migliore dei modi, quindi che senso ha trascinarci un tale peso sulle spalle? Io sono andato avanti senza mai portare rancore nei tuoi confronti e sarei davvero felice se tu potessi fare lo stesso."

Quelle parole mi diedero la spinta finale e fui costretta ad abbassare nuovamente lo sguardo per celare almeno in parte le leggere lacrime che iniziarono a farsi largo nei miei occhi. Ammiravo la sua totale comprensione, ma non riuscivo ad accettarla come avevo a lungo sperato. 

"S-Scusami..." mormorai.

"Non preoccuparti."

Con una pazienza estrema, Toyomitsu attese che riuscissi a riordinare i pensieri senza dire una parola e quando rialzai lo sguardo, lo scoprii intento ad osservarmi con un sorriso pieno di dolcezza, come se trovarsi davanti agli occhi la mia debolezza lo avesse intenerito.

"Va bene, allora." dissi schiarendomi la voce. "Se pensi ancora che sia una cosa giusta nei tuoi confronti, firmerò il contratto."

Volevo almeno tentare di superare le montagne insormontabili di emozioni contrastanti che mi portavo dentro ed in quell'istante mi convinsi che l'attacco sarebbe stata la strategia migliore. Fuggire non mi avrebbe portato da nessuna parte.

"Voglio che tu per prima ne sia convinta. L'ultima cosa che desidero è forzarti a fare ciò che non vuoi." sorrise. 

"N-No. Va bene così."

Raccolsi una penna da un piccolo contenitore di metallo a lato della scrivania e firmai i vari fogli come mi aveva chiesto Toyomitsu. Quando conclusi, gli porsi il contratto compilato ed il mio nuovo capo lo mise subito nel cassetto.

"Sono davvero contento che tu abbia accettato." disse. "Ti ringrazio."

"Non ringraziarmi. Sono io che ti sono debitrice per avermi assunta!"

"Non sono d'accordo, ma questi non sono che inutili convenevoli!" rise alzandosi ed il suo tono di voce riprese tutta l'allegria che avevo visto sparire nei minuti precedenti. "Ora, che ne diresti di festeggiare? Conosco un buon ristorante poco lontano da qui e..."

"P-Potremmo rimandare?" chiesi imbarazzata alzandomi dalla sedia. "Oggi mi sono allenata parecchio e sono piuttosto stanca."

"Ma certo! Ci vediamo domani mattina alle nove, allora! Iniziamo il turno insieme."

"Andrà benissimo. Ah, Toyomitsu." attirai la sua attenzione indicando il vassoio di carta. "Temo che quei takoyaki si siano raffreddati ormai, mi dispiace averti rubato tanto tempo." 

"Oh, g-giusto!" rise il ragazzo sventolando una mano nella mia direzione. "N-Non preoccuparti, li posso scaldare, poco importa."

"Va bene." sospirai esibendomi in un lieve inchino. "Allora grazie ancora per tutto. Ci vediamo domani." 

"G-Grazie a te, T/C! Buon riposo!"

"A te."

Uscii dall'agenzia e mi diressi a passo lento verso casa mentre un miriade di pensieri mi invadevano la mente. Volevo e dovevo superare quel pesante bagaglio ormai fossilizzato nel mio animo e affrontare i miei stessi demoni era l'unico modo che avevo per poterne uscire. Ormai la scelta era presa e si fece largo in me la certezza di non voler tornare indietro.

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Capitolo 5
*** 4 ***


 

La mattina seguente, nonostante avessi dormito solo poche ore, mi sentivo stranamente riposata e mi preparai in fretta e furia uscendo poi di casa in perfetto orario per dirigermi verso quello che potevo finalmente chiamare il mio luogo di lavoro. Il sole era già alto nel cielo e scaldava il mio viso in quella splendida giornata primaverile ma, più mi avvicinavo all'agenzia e più mi trasmetteva sensazioni sempre più soffocanti.

Nonostante mi fossi allenata tutta la vita per quel momento, temevo che avrei commesso un qualunque errore che avrebbe potuto mettere in pericolo Toyomitsu o addirittura i civili. Era una responsabilità non da poco e tutto quello che potevo fare era riporre la mia fiducia nelle abilità che tanto avevo allenato negli anni.

Arrivata davanti alle porte scorrevoli dell'agenzia, dovetti prendere un profondo respiro prima di riuscire a varcarne la soglia. La mia prima giornata di lavoro stava per iniziare e mi sentivo incredibilmente tesa ma pronta a qualunque evenienza.

"Buongiorno, T/C! Hai già fatto colazione?" sorrise Toyomitsu comparendo da dietro una delle porte a vetri appena misi piede nel corridoio d'ingresso, come se non aspettasse altro che il mio arrivo.

"Buongiorno a te. Sì, sono a posto, ti ringrazio." risposi.

"Ci tenevo a parlare con te di alcune cose importanti, vieni nel mio ufficio!"

Seguii il ragazzo fin davanti alla sua scrivania dove mi porse un sottile plico di fogli perfettamente impilati. Notai subito che il suo sorriso si era spento lasciando sul suo volto un'espressione preoccupata.

"Si tratta del caso a cui sto lavorando insieme alla polizia." spiegò distribuendo i fogli sulla scrivania nell'angolo lasciato libero dalla piastra per i takoyaki. "Sta circolando un particolare tipo di droga che aumenta a dismisura la potenza dei quirk e ultimamente i criminali minori se ne stanno approfittando. Questa droga è capace di rendere devastante anche un'Unicità banale ed è necessario riuscire ad individuare il distributore primario, o meglio, colui che la produce."

"Avevo sentito parlare di questa sostanza." commentai. "A che punto siete arrivati con le indagini?"

"Per ora a un punto morto, purtroppo. Temiamo che la importino principalmente dall'America, ma è anche vero che devono avere un piccolo punto di produzione anche qui. Non può essere altrimenti. Purtroppo non siamo ancora riusciti a trovare fonti attendibili e i criminali catturati sotto l'effetto della sostanza non ci hanno portato ad alcuna pista utile."

"Tutto chiaro." sospirai osservando i file che mi aveva messo sotto gli occhi il ragazzo che trattavano nel dettaglio i componenti della sostanza.

"Questo è tutto!" disse facendo tornare sul suo volto un grande sorriso. "Ci tenevo ad aggiornarti sulla questione."

"Hai fatto benissimo." sorrisi di rimando porgendogli i fogli che avevo appena riordinato, ma il  ragazzo parve perdersi per qualche secondo nei suoi pensieri ed io mi limitai ad osservarlo con aria interrogativa.

"S-Sì, certo!" rise imbarazzato afferrando il plico a chiudendolo in un cassetto della scrivania. "Dimenticavo, chiamami Fatgum mentre siamo in servizio! Il tuo nome da Hero, invece?"

"Hairy. Lo so, è banale."

"Affatto, a me piace moltissimo!"

"T-Ti ringrazio."

"Lo penso sul serio, non ringraziarmi. Ora andiamo, dobbiamo entrare in servizio!" disse particolarmente entusiasta alzando un pugno al cielo.

 

- - -

 

"Allora, com'era il liceo per eroi ad Hokkaido?" chiese Toyomitsu mentre camminavamo lenti lungo la via principale della nostra area di servizio.

"Niente di speciale, a dire il vero. Ma anche lì ho avuto un gran da fare."

"Non fatico a crederlo." commentò prima di addentare uno dei takoyaki che aveva acquistato ad una bancarella lungo la strada e gettò poi il vassoio vuoto in un cestino davanti ad un conbini.

Era ormai ore che percorrevamo la zona e, con mio enorme piacere, mi accorsi che la compagnia di Toyomitsu mi trasmetteva man mano sempre meno ansia e non potevo che esserne felice. Anzi, era quasi rilassante la sua compagnia che mi faceva sentire accettata ed accolta nonostante le mie paranoie, una cosa che non mi succedeva da molto tempo e che mai avrei pensato potesse accadere stando al suo fianco. Aveva un sorriso contagioso e sembrava dovesse sempre andare tutto estremamente bene.

"Fatgum!" risero in coro due bambini comparsi dal nulla poco prima di avventarsi sulle gambe dell'eroe.

Fermai la mia camminata ed il ragazzo si voltò in direzione dei bambini in divisa scolastica cercando di afferrarli, ma entrambi sfuggirono facilmente alla sua presa.

"Oh, oh!" rise Toyomitsu con tono di sfida. "Cosa vedo qui? Due tremendi Villain stanno cercando di catturarmi, per caso?"

"Non ci sfuggirai questa volta!" rispose uno di loro prima di lasciarsi andare ad una grande risata. "Ti sconfiggeremo!"

"Non credo proprio!"

Con una mossa tremendamente veloce, Fatgum si inginocchiò afferrando le due piccole pesti stringendole in un abbraccio e tutti e tre si misero a ridere. Non riuscii a trattenermi davanti a tutta quella dolcezza e mi ritrovai a sorridere di cuore; sapevo che Toyomitsu era molto amato dai bambini ma non credevo fino a quel punto. Alzai gli occhi dallo sguardo allegro bambini giusto in tempo per riuscire a notare un sorriso accennato ed intenerito sul viso del ragazzo che mi osservava come se fossi la cosa più dolce sulla faccia della terra. Una fitta mi trapassò lo stomaco e non seppi identificare chiaramente di quale sentimento si trattasse, ma catalogai il tutto come semplice ansia nell'essere stata scoperta a sorridere di cuore. Non sapevo bene il perché, ma mi imbarazzava mostrarmi completamente serena in presenza di Toyomitsu, come se non meritassi di essere felice davanti a lui e a quello che gli avevo causato.

Poco dopo, salutammo i due bambini e, dato che il nostro orario di ronda si era ormai concluso, ci incamminammo verso l'agenzia nel completo silenzio. Stranamente, Toyomitsu non disse una parola e la cosa mi stupii dato che di solito per lui ogni occasione era buona per poter chiaccherare. Sospettavo che anche lui, come me, non fosse un amante del silenzio, ma in quella situazione non riuscivo a fare a meno di sentirmi comunque in imbarazzo.

Mancavano pochi isolati alla nostra destinazione, quando lo sguardo del ragazzo venne attirato dai colori vivi di una bancarella di tokoyaki lungo la strada e si avvicinò senza pensarci due volte salutando il proprietario; con assoluta possibilità conosceva tutti i rivenditori del suo cibo preferito nei dintorni dell'agenzia.

"Vieni con me, Hairy!" sorrise il ragazzo. "Offro io!"

"N-Non c'è bisogno, davvero!" dissi avvicinandomi anche io alla bancarella con un sorriso di circostanza.

"Sono ore che camminiamo, non ci credo che non hai nemmeno un po' di fame."

"Neanche un po'!" insistetti sforzando ancora di più il mio sorriso nel tentativo di renderlo il più credibile possibile.

"Uhm..."

"Sono felice di vederti molto più allegro, Fatgum!" parlò il venditore mentre era intento a rigirare velocemente alcuni takoyaki a metà cottura sulla piastra. "Nelle scorse due settimane ti ho visto parecchio giù di morale e non volevo disturbarti oltre. Era successo qualcosa? Spero nulla di grave."

"N-No affatto!" rispose imbarazzato Toyomitsu lanciandomi frequenti occhiate. "Ero solo un po' sovrappensiero, tutto qui!"

"Meno male."

Dopo che il ragazzo pagò il vassoio di takoyaki da lui ordinato, ci spostammo in una stradina secondaria dove prendemmo posto su un muretto a fianco di un distributore di bibite da cui presi un Pocari Sweat. 

Bevvi un lungo sorso della mia bibita e la mia mente riportò alla luce una domanda che avrei voluto porre al ragazzo molto tempo prima. Strinsi la bottiglietta trasparente tra le mani e presi un lungo respiro prima di dare voce ai dubbi che mi attanagliavano da fin troppi anni.

"Posso farti una domanda?" chiesi mantenendo lo sguardo rivolto verso terra.

"Certamente!" sorrise il ragazzo.

"Sappi che non sei obbligato a rispondere."

"Nessun problema!"

"Ok..." sospirai. "Hai voglia di raccontarmi cosa è successo dopo quell'incidente? Ho solo sentito delle voci e mi piacerebbe sapere come sono andate effettivamente le cose."

Toyomitsu non rispose immediatamente e fui costretta a voltare lo sguardo su di lui per tentare di capire se la mia domanda lo avesse ferito o meno, ma lo scoprii intento ad osservarmi con un sorriso intenerito, esattamente come era successo in presenza di quei due bambini.

"Se te lo racconto, mi mostrerai un altro sorriso come quello di prima?" chiese. "Era bello vederti così serena."

Non sapevo bene perché, ma mi ritrovai ad arrossire davanti alla dolcezza celata nelle sue parole e sul momento non ebbi idea di come rispondere. Era talmente puro e sincero nei miei confronti da disarmarmi completamente ogni volta e non riuscivo a capire se la sensazione che provavo era solo dovuta alla paura di espormi troppo o se a qualcosa di più profondo, ma rimandai il più possibile quei pensieri ad un secondo momento.

"Ma ovviamente non sei obbligata, è solo che..." continuò Toyomitsu dato che non aveva ottenuto risposta da parte mia.

"N-No! A me va bene. Anzi, ti ringrazio."

"Perfetto, allora. Ti racconterò ogni cosa, ma tutto ciò che dirò non deve assolutamente darti da pensare, intesi? Promettimi che non ti farai altri problemi nei miei confronti, ci tengo." precisò indicandomi con un takoyaki trafitto dallo stuzzicadenti.

"V-Va bene, lo prometto." risposi incerta.

"Ottimo."

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Capitolo 6
*** 5 ***


T/N'POV

 

"Da dove posso partire?" si domandò Toyomitsu alzando gli occhi al cielo con aria dubbiosa. 

Lo osservavo ansiosa mentre si arrovellava alla ricerca del suo ricordo e mi sentii parecchio in colpa per averlo costretto a rivivere quel brutto periodo nella sua mente. 

"Ok, ci sono." sorrise. "Dopo quello che era successo sulle scale della scuola, venni subito portato all'ospedale. Mi parve un attimo, ma in realtà sono rimasto incosciente per più di una settimana e quando mi sono svegliato avevo solo un leggero mal di testa."

Calò il silenzio ed il ragazzo addentò un takoyaki mentre io rimasi ferma ad osservarlo in attesa che continuasse il suo racconto, ma poco dopo si voltò nella mia direzione con aria dubbiosa.

"Hai altre domande?" chiese.

"A-Aspetta. Non fraintendermi, ma...Tutto qui?" chiesi incredula dalla sua brevissima spiegazione.

"Tutto qui." sorrise.

"N-No, aspetta, ci deve essere per forza altro."

"Affatto. Beh, ci ho messo qualche giorno a riprendermi completamente, ma stavo benissimo."

Vuoto. Vuoto totale.

Ero incredula dall'estrema semplicità con cui mi narrò come si erano svolti i fatti e allo stesso tempo ebbi la sensazione di aver perso una marea di tempo dietro al mio trauma in tutti quei lunghi anni. 

"T/N?" mi chiamò il ragazzo notando il mio sguardo vuoto posato su di lui. "Va tutto bene?"

"S-Sì..." mormorai abbassando lo sguardo. "Mi giuri che non c'è altro? Insomma, non hai rischiato niente di particolarmente grave?" 

"Niente di niente, lo giuro. Ho solo avuto una botta in testa più forte del solito!" rise indicandosi la fronte. "Per questo ti dico che non hai nulla di cui preoccuparti nei miei confronti. Va tutto bene."

Quasi mi venne da piangere quando sentii gran parte del peso che mi portavo sul cuore svanire nel nulla liberandomi da quelle pesanti catene.

"S-Sul serio?" mormorai nascondendo le labbra dietro ad una mano mentre i miei occhi erano sull'orlo del pianto.

"Sul serio." confermò con un grande sorriso.

Non riuscii a trattenermi e gli saltai al collo abbracciandolo con forza iniziando a piangere come una bambina. Toyomitsu si irrigidii per qualche istante e poco dopo si rilassò alzando una mano per accarezzarmi con delicatezza un braccio. Inclinò poi la testa di lato per far combaciare le nostre guance.

"Va tutto bene." mormorò con estrema dolcezza. "Non c'è bisogno di piangere."

"S-Sì..." biascicai. "S-Scusami."

"Ma sfogati pure se è ciò di cui hai bisogno."

Non risposi e continuai a piangere travolta da una marea di emozioni che non credevo di essere in grado di provare. Mi sentivo come liberata, in estrema armonia con il mondo e la presenza del ragazzo in quel mio momento di fragilità mi trasmetteva sensazioni completamente estranee fino ad allora. Non mi sentivo più tesa e piena di senso di colpa, ma finalmente, un raggio di luce trafisse la tempesta presente nel mio animo e aprì il cielo facendomi sentire in pace come non lo ero mai stata prima di quel bellissimo momento.

- - -

"Allora, che ne pensi di questa prima giornata di lavoro?" sorrise Fatgum dopo che uscii dallo spogliatoio dell'agenzia con la mia borsa sotto braccio.

"Mi sono trovata molto bene." sorrisi. 

"Ne sono contento. Allora ci vediamo domani sempre alle nove."

"Certamente." dissi iniziando ad dirigermi verso l'uscita.

Quando però le porte scorrevoli si aprirono per consentirmi il passaggio, mi bloccai. Sentivo un profondo bisogno di ringraziare Toyomitsu per tutta la comprensione e la dolcezza che mi aveva dato senza riserve durante quella prima giornata e in un istante presi la mia decisione. Mi voltai in direzione del ragazzo scoprendolo ancora fermo davanti al suo ufficio intento ad osservarmi.

"Toyomitsu..." mormorai imbarazzata. "Ecco, mi chiedevo se ti andasse di andare a mangiare fuori questa sera. Conosco un locale che fa uno yakiniku niente male qua vicino e..."

"Non devi nemmeno chiederlo!" sbottò con un enorme sorriso, e si lanciò all'interno del suo ufficio raccogliendo le chiavi dell'agenzia raggiungendomi poi all'ingresso ad velocità supersonica. "Fai strada!"

Sembrava talmente entusiasta dalla mia proposta da farmi quasi commuovere e realizzai, finalmente libera da tutti i miei pesi interiori, di quanto emanasse luce propria quando era così felice. Era davvero splendido.

Ci incamminammo in direzione del ristorante chiaccherando tra di noi e mi accorsi di quanto l'ebrezza della mia liberazione mi stesse dando alla testa. Sembravo quasi ubriaca mentre gli raccontavo aneddoti avvenuti durante i miei anni ad Hokkaido facendolo ridere a crepapelle di conseguenza. Non mi riconoscevo nemmeno, e fino a poche ore prima lo avrei ritenuto a dir poco impossibile. 

Una volta nel locale, riuscimmo a trovare posto nonostante le dimensioni del ragazzo e ci sedemmo davanti alla griglia già calda al centro del tavolo dove ordinammo svariati tipi di carne. Quando finalmente la nostra ordinazione giunse al tavolo, mettemmo subito le piccole fette sulla griglia in attesa che cuocessero a dovere.

"Ti ringrazio per avermi invitato, T/C. Vale moltissimo per me." sorrise.

"Non devi nemmeno dirlo. Per due volte mi hai offerto di mangiare con te e ho sempre rifiutato. Mi sembra il minimo!" 

"Vuoi dirmi che lo fai solo per senso di colpa?" chiese con una finta espressione intristita. 

"Assolutamente no!" risi versando della birra nel suo bicchiere. "Mi fa piacere essere qui con te, dico davvero. E ti ringrazio per avermi raccontato quello che è successo, non hai idea di quanto mi senta meglio sapendo che non hai rischiato la vita. Ovviamente mi scuso di quello che è..."

"T/N, te l'ho già detto, è acqua passata. Ti prego di fare come se non fosse successo nulla da ora in poi." disse Toyomitsu rigirando la carne sulla griglia. "Me lo prometti?"

"Promesso!" 

Dopo che entrambi avemmo della birra nel bicchiere, brindammo in onore di quella nuova vita; ero certa che sarebbe andato tutto per il meglio. 

 

TOYOMITSU's POV

 

Erano ormai trascorse un paio d'ore da quando avevamo preso posto in quel ristorante e fui davvero soddisfatto nel constatare che T/N aveva ragione riguardo a quel locale: proponeva della carne davvero ottima. Allo stesso tempo però, più il tempo passava e più la ragazza continuava ad ordinare birra, a detta sua per festeggiare, ed io non avevo intenzione di rovinarle quello splendido sorriso finalmente libero da ogni malessere. 

Mi trasmise una tenerezza infinita mentre, con la voce impastata dall'alcool mi chiedeva ancora scusa per quanto avvenuto parecchi anni prima ed io, imperterrito, continuavo a ripeterle di non pensarci più. Vederla ridere per ogni minima cosa era davvero un piacere e non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso.

Giunse poi il momento di tornare a casa e T/N, nonostante il suo barcollare, saltellava e rideva come una bambina in preda all'euforia. Non riuscii a trattenermi e scoppiai in una risata.

"P-Perchè ridi, Toyomitsu?" chiese corrucciata. "Sembro un'idiota per caso?"

"Tutt'altro. Sei adorabile, invece." 

Mi accorsi tardi delle mie parole sfuggite fin troppo in fretta dalle mie labbra e mi sentii le guance andare a fuoco mentre gli occhi della ragazza mi scrutavano con aria incuriosita.

"D-Dicevo!" ripresi la parola tentando di mostrarmi sicuro di me. "Credo che sia meglio che ti accompagni a casa, che ne dici?"

"Va bene..." sospirò.

Parve essersi incupita di colpo e mi chiesi il possibile motivo non riuscendo a trovare una risposta soddisfacente; in fondo non avevo detto nulla di che. Ci incamminammo verso casa di T/N e, mentre mi arrovellavo senza sosta sulla questione, per poco non notai quanto la ragazza fosse rimasta indietro.

"Va tutto bene?" chiesi tornando indietro.

"Sì...Possiamo sederci un attimo? Sono un po' stanca." mormorò stropicciandosi gli occhi.

"Certamente." sorrisi; era davvero di una dolcezza infinita.

Prendemmo posto su un muretto in una strada secondaria e, appena ci sedemmo, la ragazza cinse il mio braccio in una delicata stretta. Arrossii di colpo sentendo il suo seno sfiorarmi, ma tentai di rimanere calmo. 

"Sei davvero morbido, Toyomitsu." biascicò con un mezzo sorriso. "Grazie per sopportare una come me."

"N-Non dirlo neanche per scherzo, T/C!" sorrisi imbarazzato. "Sei perfetta così. Non c'è alcun tipo di problema."

"Lo pensi sul serio?"

"A-Assolutamente sì." dissi voltando lo sguardo dal lato opposto della strada non riuscendo a sopportare il suo sguardo indifeso posato su di me. "V-Vedi, nonostante quello che puoi pensare del tuo passato, io...io ti ho sempre ammirato. Emanavi un'energia tutta tua e anche se facevi parte di quel gruppo di bulli, si vedeva lontano un miglio che eri un pesce fuor d'acqua in loro compagnia. A-Avevo sentito alcune voci sul perché ti comportavi in quel modo e potevo comprendere appieno cosa ti spingesse a compiere certe azioni. S-So che non dovrei farlo, soprattutto in questo momento, ma s-sento il bisogno di confessarti una cosa, T/N, tu..."

Riportai lo sguardo sulla ragazza e scoprii che si era addormentata ancora aggrappata al mio braccio mentre la sua guancia posava sul tessuto della mia felpa. Sembrava l'essere più indifeso sulla faccia della terra e la cosa mi intenerii al solo pensiero della T/N bambina che tentava di imitare comportamenti da bulla fallendo miseramente; quegli atteggiamenti non facevano parte di lei ed io lo avevo sempre saputo. 

Quando l'avevo incontrata nuovamente poche settimane prima, sarei stato un bugiardo nel non ammettere che i brutti ricordi legati a quel periodo erano tornati a tormentarmi, ma non avevano mai avuto lei come epicentro. Lei era sempre stata una parentesi in tutti quegli avvenimenti e nessuno era mai riuscito a comprendere questo mio punto di vista. Semplicemente, l'anima di quella ragazza non era mai riuscita a mentirmi, fin da quando avevo incrociato il suo sguardo il giorno del suo arrivo nella mia classe durante gli anni  delle medie, ed io sapevo benissimo quanto lei non fosse quello che dava a vedere, ma molto di più. Speravo che prima o poi lo avrebbe compreso anche lei ed era uno dei miei più grandi desideri.

Come speravo che, prima o poi, avrei trovato il coraggio di dirle tutta la verità.

 

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Capitolo 7
*** 6 ***


T/N's POV

 

Data la luce proveniente dalla finestra, aprii lentamente gli occhi che fui però costretta a richiudere subito per via di una dolorosa fitta che mi trapassò da parte a parte la testa. Mi portai una mano sulla fronte per tentare di far diminuire il dolore, ma la cosa non funzionò affatto e mi misi seduta stringendo gli occhi per il dolore tentando di ricordare la possibile motivazione di quello strano tipo di mal di testa. Un istante dopo, riuscii a distinguere il suono di una televisione accesa in un'altra stanza e percepii il profumo di un qualche cibo intento a cuocere, così mi sforzai ad aprire gli occhi. Per poco non mi prese un colpo.

Quella non era la mia camera, quello non era il mio letto e quella non era assolutamente casa mia. Mi tornò poi in mente tutto quello che era avvenuto la notte precedente, per quanto il mio cervello stanco potesse ricordare in quel momento confuso, e scivolai giù dal letto cercando di fare più piano possibile. Non indossavo più i vestiti che portavo la sera prima, ma una tuta da ginnastica sicuramente non mia dati i colori fin troppo sgargianti tendenti all'arancione.

Mi mossi a passo lento seguendo gli unici rumori presenti nella casa e, quando superai il corridoio, scoprii Toyomitsu intento a cucinare canticchiando qualcosa tra sé e sé. Mi dava le spalle, quindi fui costretta a fare qualche timido passo nella sua direzione.

"B-Buongiorno..." mormorai imbarazzata.

"Ma buongiorno, T/C! Stavo giusto per venire a svegliarti!" mi salutò il ragazzo voltandosi nella mia direzione con un enorme sorriso per poi indicare il tavolo da pranzo al suo fianco. "Siediti, avanti!"

"T-Toyomitsu." dissi inchinandomi. "Mi dispiace moltissimo per ciò che è successo ieri sera. Non era mia intenzione di..."

"Non c'è bisogno di scusarsi!" mi interruppe il ragazzo. "Va tutto benissimo! Ora ti prego, siediti."

Nonostante il deserto presente tra le mie fauci dato il mio corpo disidrato, tentai di deglutire mentre rialzavo la testa scoprendo che Toyomitsu era ancora intento a sorridermi come se nulla fosse. Feci poi quanto mi aveva chiesto e presi posto al tavolo giusto in tempo per vedere il ragazzo posarmi davanti agli occhi una quantità immensa di pane, marmellata, qualche frutto ed un grande frullato dai colori violacei accompagnato da una bottiglia d'acqua da un litro e mezzo.

"Prego, non fare complimenti." sorrise sedendosi al mio fianco con una vaschetta di tokoyaki tra le mani. "Sono uscito a fare un po' di spesa e ho preso tutto quello che può farti stare bene dopo la bevuta di ieri sera. Ora sono solo le otto e c'è tutto il tempo di fare colazione con calma."

"Ti ringrazio, ma...ti prego, non dirmi che tutte queste cose le hai prese per me."

"Uhm? Perché? Non avrei dovuto?" chiese con sguardo interrogativo.

Lo osservai sgranando gli occhi incredula dalla sua generosità e di quel suo cuore talmente puro da far invidia ad un bambino e quasi mi commossi per la quantità immensa di tenerezza che mi trasmise, ma cercai di tornare composta. Spostando lo sguardo, notai una coperta posata in maniera disordinata sul divano poco distante dal tavolo a cui eravamo seduti e mi venne un dubbio.

"Toyomitsu? Avrei due domande, se posso."

"Sì, dimmi!" sorrise dopo aver ingoiato uno dei suoi takoyaki.

"Hai dormito sul divano?"

"Mh, mh." annuì lui. "Ho lasciato il letto tutto per te. E se ora mi dirai che non dovevo, mi chiederai scusa o qualcosa di simile, ignorerò la cosa. L'altra domanda?"

"Ehm...Ok. E poi, questa tuta che indosso è tua?"

Al ragazzo per poco non andò di traverso il takoyaki che aveva appena messo in bocca e, quando riuscì a tornare composto, mi rivolse un sorriso imbarazzato. 

"A-Aspetta, non pensare male ma sì, è mia! M-Ma ti sei cambiata da sola quando siamo arrivati qui, io non ho fatto niente. Ah, e volevo scusarmi per non averti portato a casa tua, ma avevo paura che stessi male e non volevo lasciarti da sola! Ti chiedo scusa!"

Nessuno mi aveva mai trattato con un tale riguardo preoccupandosi fino a quel punto per me, e grazie ai nodi che ero riuscita a sciogliere dentro al mio animo la sera prima, presi quel tipo di sensazione in maniera parecchio positiva, tanto che rasentai nuovamente la commozione. Mi chiesi però, come potesse essere sua la tuta che stavo indossando dato che era di parecchie taglie più piccola rispetto al corpo di Toyomitsu, ma non mi feci troppe domande in merito.

"Ti ringrazio, Toyomitsu." sorrisi abbassando lo sguardo. "Grazie davvero."

"Non c'è di che." 

Quando concludemmo la colazione, mi sentii tornare le forze ed il mal di testa iniziò finalmente a scemare dandomi un po' di pace. 

"Allora io vado in agenzia." sorrise Toyomitsu alzandosi dal tavolo. "Quando ti senti meglio torna pure a casa a riposarti."

"Eh? Stai scherzando?"

"No, perché?" chiese piegando leggermente di lato la testa.

"Come perché? Ho lavorato solo un giorno e non ha senso che oggi rimanga a casa, tanto più perché sono stata io scema a ridurmi in quello stato. Quindi posso venire con te a lavoro, non c'è problema."

"Uhm. Sei sicura?"

"Certo che sì! Se posso, sono ancora in tempo per farmi una doccia? Quanto è distante l'agenzia da casa tua?"

La sua espressione si intenerì all'istante e mi rivolse un dolcissimo sorriso.

"Va bene allora, mi basta sapere che tu ti senta meglio. Ovviamente puoi usare la mia doccia, mentre l'agenzia..." disse posandomi una mano sulla spalla ed indicandomi la finestra della cucina che dava sulla strada principale. "E' esattamente dall'altro lato della strada. Non puoi sbagliare."

"O-Ok..."

"Ti preparo gli asciugamani che puoi usare senza problemi e poi io inizio ad andare che ne approfitto per mettere a posto un paio di cose in agenzia. Ti lascio le chiavi all'ingresso così puoi chiudere casa."

"Va bene."

Toyomitsu mi mostrò subito il bagno la cui doccia era la più grande che avessi mai visto, probabilmente per permettere al ragazzo di lavarsi comodamente. Mi diede poi gli asciugamani, anch'essi di notevoli dimensioni, e mi salutò lasciandomi sola. Quando lo sentii uscire di casa, diedi una veloce occhiata all'orologio da parete e scoprii che mancava mezz'ora alle nove, l'orario d'inizio del nostro turno lavorativo. Avrei avuto tutto il tempo necessario per prepararmi. 

Dopo essermi spogliata entrai nella doccia ed aprii l'acqua che mi coprì completamente data la grandezza del soffione sopra la mia testa. Era una sensazione bellissima che mi diede una gran voglia di non uscire mai più per l'estremo benessere che mi trasmise quel caldo getto. Mi sentivo tremendamente bene a livello emotivo, un qualcosa che avevo sognato per molti anni ma non ero mai riuscita a raggiungere prima di quel momento. 

Toyomitsu Taishiro era riuscito a liberarmi da un peso enorme durante la giornata precedente e non potevo fare a meno di ringraziarlo, riuscendo finalmente a comprendere perché fosse così sereno nei miei confronti. Ovviamente, quell'incidente non sarebbe mai stato un qualcosa di cui sarei andata fiera, ma vederlo così tranquillo mi regalava una grande speranza nel domani in cui avrei finalmente sotterrato il più lontano possibile dalla mia vista quel brutto ricordo. 

Mi sentivo una persona nuova e nelle parole gentili di Toyomitsu avevo trovato finalmente un po' di quella tanta agognata pace. Era la persona migliore che avessi avuto modo di incontrare in tutta la mia vita e sentii il forte desiderio di continuare a stare al suo fianco per conoscere meglio quel ragazzo a cui tanto avevo pensato nel corso degli anni.

Quel legame di dolore che mi aveva sempre unito al suo ricordo si era completamente trasformato, e ora non avevo altro che la profonda speranza di continuare a vederlo sorridere in quel modo talmente dolce da darmi i brividi posando sempre il suo bellissimo e rilassato sguardo su di me.

 

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Capitolo 8
*** 7 ***


I mesi successivi passarono fin troppo in fretta, ma mai un giorno di essi fu sprecato. 

Avevo sempre amato il lavoro che avevo scelto ma non avendo mai avuto l'opportunità di viverlo sulla mia stessa pelle, temevo che quello che immaginavo non sarebbe stato qualcosa di realistico. Fortunatamente dovetti ricredermi. Al fianco di Toyomitsu, imparai tantissimo e la sua infinita pazienza mi permise di assimilare al meglio ogni particolarità tecnica di quel tipo di occupazione. Mi sentivo al settimo cielo.

Da quando mi ero liberata delle mie ansie, tutto ciò che mi circondava aveva man mano ripreso il suo posto, andando a riordinare la mia vita e facendomi sentire una persona completamente nuova. Insieme alla gioia per il mio benessere ritrovato, mi ero resa conto che l'attenzione e la continua gentilezza Toyomitsu mi donavano sensazioni sempre più profonde ed importanti in grado di spazzare via i giorni tristi con un suo semplice sorriso. Era praticamente impossibile non affezionarsi a quel ragazzone sempre sorridente ma incredibilmente determinato, soprattutto quando ci imbattevamo in qualche villain di piccolo calibro da affrontare. La sua compagnia mi rilassava e mi faceva sentire sempre al posto giusto nel momento giusto, un qualcosa che mi era capitato raramente di provare nel corso della mia vita ma al suo fianco era naturale come respirare. Ogni tanto ci capitava di andare a mangiare insieme ed era bello trascorrere con lui ore in più oltre a quelle lavorative; era la persona più gentile, altruista ed amorevole che avessi mai incontrato in tutta la mia vita. 

Una sera, tornata a casa da un turno alquanto stressante, mi ero messa subito a letto per riposare e, scrutando il soffitto ripensando ai vari avvenimenti della giornata, mi ero accorta di provare una piacevole e strana sensazione quando mi tornava in mente Toyomitsu. Potevo intuire quello che stava accadendo e, nonostante la stanchezza, rimuginai a lungo su quel nascente sentimento. Non sapevo se fosse giusto lasciarmi andare con quello che era il capo della mia agenzia anche se non sembrava affatto considerarmi una sua sottoposta, ma una collega al suo stesso livello e degna della sua totale fiducia. Eravamo complici, e riuscivo a sentire perfettamente quella sintonia che sembrava capace di percepire anche lui quando me lo dimostrava attraverso i nostri scambi di sorrisi o quando semplicemente mi offriva imperterrito i takoyaki che era solito portarsi in giro nonostante i miei gentili rifiuti. Era una bella sensazione, non potevo negarlo e, nonostante quello che avrebbe potuto dire qualunque altra ragazza riguardante la stazza di Toyomitsu, per me non era mai stato un problema. Certo, nella mia vita non avevo mai disdegnato un corpo ben delineato e longilineo, ma su di lui era un qualcosa di assolutamente superfluo. Quando lo guardavo, non vedevo i chili in più o la sua corporatura, ma la sua anima limpida come non ne avevo mai viste che era in grado di rilassarmi con una semplicità estrema. 

Fu solo l'inizio del mio lento innamoramento nei suoi confronti che, con il passare del tempo, divenne un qualcosa di assurdamente reale in cui amavo lasciarmi trasportare durante quelle lunghe giornate di lavoro al suo fianco.

Era ormai giunto l'inverno quando, un giorno in cui avremmo avuto il compito di coprire il turno serale, misi piede nell'agenzia e venni accolta come sempre dal grande sorriso del ragazzo che mi porse immediatamente la sua porzione di takoyaki chiedendomi se ne volessi. Rifiutai gentilmente ed andai subito ad indossare la mia divisa. Il sole era ormai prossimo a tramontare quando ci ritrovammo a camminare lungo le poco popolate vie della città dato il giorno feriale per la prima ronda della serata. Posavo spesso gli occhi sul ragazzo mentre camminavamo l'uno a fianco dell'altro, ed era bello pensare che essendo colleghi avrei potuto farlo spesso e senza alcun timore. In quell'istante però, Toyomitsu si fermò e prese il telefono che teneva in tasca rispondendo ad una telefonata.

"M-Mamma...!" sbottò imbarazzato lanciandomi veloci occhiate. "Sono a lavoro, non posso parlare!"

Chiuse immediatamente la chiamata senza dare modo all'interlocutore di rispondere e mi rivolse un grande sorriso colmo di imbarazzo.

"Perdonami! Avevo dimenticato di spegnerlo."

"Tranquillo." sorrisi. "Ma se avesse bisogno di qualcosa? Forse è meglio che la richiami."

"No, no...E' solo molto stressante. Soprattutto in questo ultimo periodo." sbuffò abbassando lo sguardo.

"Spero che non sia per qualcosa di grave..."

"No, no!" trasalì imbarazzato muovendo le mani davanti al petto. "Ogni tanto diventa pressante, ma non c'è un motivo specifico."

"Meglio così. Anche mia madre lo fa spesso."

"I tuoi genitori sono rimasti ad Hokkaido?"

"Sì, e..."

Non feci in tempo a concludere la frase che un boato proveniente da una strada secondaria nascosta tra i palazzi giunse fino alle nostre orecchie e scattammo entrambi nella sua direzione senza pensarci un secondo. La poca folla che popolava le strade si condensò allontanandosi dall'epicentro del suono e delle forti urla ci guidarono fino alla loro origine. Appena svoltammo l'angolo, scoprimmo subito di cosa si trattava.

Un uomo alto circa tre metri con delle enormi braccia talmente muscolose da farlo muovere portato in avanti come una scimmia, si trovava dentro ad un conbini solitario situato a bordo strada, e stava distruggendo le mensole e addirittura le pareti in preda ad uno scatto d'ira. Non sembrava avere un obbiettivo specifico, pareva essere solo completamente fuori di sé. Le uniche persone in pericolo, erano gli addetti al negozio e qualche cliente rimasto bloccato all'interno ed era nostro compito dare a loro la priorità.

"Lo facciamo uscire da lì e poi pensa subito a far evacuare i civili!" sbottò Fatgum voltandosi verso di me già pronto ad attaccare il nemico.

"Certo!"

Attivai immediatamente la mia Unicità ed allungai i capelli fino a giungere sul collo del malvivente attraverso i vetri rotti della vetrina e lo tirai con tutta la forza possibile nella nostra direzione. Dopo un breve momento di confusione, l'uomo si accorse di noi ed io diedi un un'altro forte strattone non riuscendo però a smuoverlo. Nonostante ciò, fu lui stesso ad iniziare a correre nella nostra direzione ad una velocità improbabile per la sua stazza, sfondando ancora di più l'ingresso del locale e Fatgum gli si parò subito davanti bloccando la sua corsa e slittando parecchi metri indietro. 

Mi fiondai subito all'interno del locale e feci evacuare il più velocemente possibile i civili facendoli allontanare dal negozio; per fortuna nessuno di loro era ferito. Dopo di che, contattai immediatamente le forze dell'ordine e spiegai velocemente la situazione in fremente attesa di mettere giù la chiamata per andare in aiuto di Toyomitsu che era intento ad assestare i pesanti colpi di quell'uomo fuori controllo mentre tentava di proteggere i pochi civili rimasti sulla strada. Abbassai lo sguardo notando ai miei piedi una siringa con poche gocce di siero rimaste al suo interno e, sospettando che si trattasse della droga in grado di potenziare i quirk di cui mi aveva parlato Toyomitsu, tolsi l'ago e la misi subito in tasca per far si che potesse essere analizzata una volta che la situazione si fosse risolta. 

In quel preciso istante, rialzai gli occhi e vidi che il mio compagno stava lentamente indietreggiando a furia di subire danni dal malvivente e, dopo aver afferrato uno dei ripiani all'ingresso con i miei capelli, lo lanciai addosso all'uomo. Lo colpì direttamente in testa ed il Villain cadde a terra, scivolando alcuni metri di lato, in una nube di polvere e detriti. Corsi immediatamente verso Toyomitsu che si voltò per un istante verso di me annuendo per darmi conferma di aver fatto un buon lavoro ma, con nostra sorpresa, l'espositore che avevo lanciato addosso al nostro nemico attraversò la coltre di fumo e si diresse ad una grande velocità nella nostra direzione. 

Fu un attimo. Fatgum si lanciò verso di me e mi protesse con il suo stesso corpo, ma venimmo entrambi sbalzati all'interno del negozio per il contraccolpo e finimmo contro il muro opposto all'ingresso. Fortunatamente, non subii alcun tipo di danno dato che il corpo del ragazzo mi avvolgeva completamente dandomi comunque modo di respirare.

"Va...Va tutto bene?" chiese ansante.

 Non ebbi nemmeno il tempo di alzare lo sguardo per rispondergli, che Toyomitsu venne nuovamente colpito da una potente scarica di pugni alla schiena, ma la sua presa intorno a me si fece più stretta nonostante i danni che stava subendo. Deviai immediatamente lo sguardo e, nello spazio libero tra il corpo di Fatgum e la parete, notai un altro espositore di quelli che potevo sollevare senza problemi. Lo afferrai subito e tentai di colpire il nemico ancora intento ad attaccare la schiena del ragazzo. Constatai che avevo raggiunto l'obbiettivo quando i contraccolpi sulla schiena del mio compagno si placarono e la sua presa su di me si allentò, così scivolai dalle sue braccia e raccolsi uno dei detriti colpendo nuovamente l'uomo alla testa dopo essermi assicurata della sua posizione. Con mia sorpresa però, contrattaccò immediatamente tentando di ferirmi, ma Fatgum lo impedì subendo il danno al posto mio.

Mi spostai subito alle spalle dell'uomo e, dopo avergli afferrato il collo allungando i miei capelli, tentai di scaraventarlo il più lontano possibile da Toyomitsu che stava sopportando nuovamente una lunga scarica di colpi. Il mio collega intuì quello che avevo intenzione di fare e, dopo aver trovato un varco, con una forza inaudita riuscì a spingere il nemico che perse l'equilibrio e tentò di aggrapparsi alla parete già largamente danneggiata, ma cadde a terra pronto comunque a rialzarsi. Nell'istante in cui scattò nella nostra direzione e si trovò a pochi metri da noi, il soffitto cedette definitivamente e ci crollò addosso. Non ebbi nemmeno il tempo di voltarmi in direzione di Fatgum per scoprire la sua posizione che fui costretta ad attivare la mia Unicità per salvarmi la vita creando una piccola bolla d'aria con i miei stessi capelli e rendendoli i più resistenti possibile.

Appena calò il silenzio annunciando la fine del crollo, mi feci subito largo tra le macerie e, una volta giunta in superficie, mi guardai intorno alla ricerca di Toyomitsu. Tutto quello che sentii però, oltre all'avvicinarsi di alcune sirene delle forze dell'ordine, fu il rumore sordo di alcuni detriti intenti a scivolare a terra dopo essere stati spostati da un corpo di notevoli dimensioni e, dopo essermi voltata, mi trovai davanti il malvivente, ancora integro se non per qualche piccola ferita sulle braccia e sul viso. In suo sguardo era vuoto ma tremendamente furioso ed ansimava cercando di riprendere fiato mentre i suoi occhi iniettati di sangue puntavano su di me e solo allora, alzò uno dei suoi grandi pugni pronto a colpirmi e mi preparai subito ad evitarlo.

In quel preciso istante, la felpa gialla di Toyomitsu, completamente a brandelli e svolazzante per il suo repentino movimento, mi si parò davanti ed il ragazzo colpì in pieno petto l'uomo con un pugno talmente potente da far alzare una nube di piccoli detriti che mi impedì di vedere cosa stesse succedendo a pochi metri da me. Un forte tonfo però, che intuii essere dovuto alla caduta del nostro possente nemico, risuonò nell'aria e subito dopo non rimase altro che il suono delle sirene appena giunte e pochi metri da noi a riempire l'aria rinfrescatasi per gli ultimi minuti del tramonto. 

Lanciai un'occhiata veloce alle volanti alle mie spalle, tra cui notai con piacere anche un'ambulanza, e riportai poi lo sguardo in direzione di Toyomitsu per mostrargli un grande sorriso entusiasta per la nostra prima vittoria in un intervento così importante. Quello che vidi però, mentre prendeva forma nei miei occhi oltre la nube di detriti, mi lasciò letteralmente senza parole. 

Il ragazzo che avevo davanti  indossava gli abiti di Fatgum ma il suo aspetto era completamente diverso. La sua figura era snella ed i suoi muscoli ben definiti, tanto da lasciarmi letteralmente a bocca aperta. Quel ragazzo era bello da togliere il fiato.

"Sapevo che ce l'avremmo fatta!" sorrise lui avvicinandosi ed inginocchiandosi al mio livello per poi afferrarmi un braccio alla ricerca di possibili danni. "Come ti senti? Non sei ferita, vero?"

I miei occhi, ancora sgranati su di lui, scrutarono ogni centimetro di quella pelle leggermente tumefatta e sporca di polvere cercando di comprendere cosa fosse successo al mio grande e grosso collega, ma non riuscii a trovare una risposta soddisfacente.

"Fatgum!" lo chiamò uno dei poliziotti avvicinatosi alle macerie. "Abbiamo arrestato il malvivente. Se riuscite, avvicinatevi all'ambulanza per una visita di controllo!"

"Arriviamo!" sorrise il ragazzo voltandosi verso l'agente mentre i miei occhi non avevano intenzione di abbandonare il suo viso che aveva assunto linee dure e ben definite rispetto alla sua solita rotondità. 

Il ragazzo mi aiutò ad alzarmi e scese dai detriti fino a giungere a livello strada. Solo allora si voltò nella mia direzione porgendomi una mano per aiutarmi a scendere.

"Sei stata bravissima." disse. "Andiamo a farci dare un'occhiata!"

Il suo sorriso era sempre lo stesso, quello non era affatto cambiato, e ci misi qualche secondo di pura contemplazione prima di avere la forza di ricambiare il suo gesto per poter raggiungere l'ambulanza.

"V-Va bene..."

 

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Capitolo 9
*** 8 ***


T/N's POV

 

Non appena mettemmo piede sull'ambulanza venni subito fatta sedere sulla barella mentre Toyomitsu prese posto sul sedile pieghevole dietro la cabina dell'autista. Ad entrambi collegarono immediatamente un saturimetro per tenere d'occhio la nostra ossigenazione sanguigna ed i medici iniziarono subito la nostra visita di controllo per valutare se avessimo subito particolari danni. Mi stavo sforzando all'inverosimile nel non far cadere i miei occhi sul ragazzo, ma molte volte mi fu praticamente impossibile. Percorsi visivamente ogni centimetro del suo viso sorridente rivolto all'operatore sanitario fino ad arrivare al suo petto esposto data la sua felpa ormai a brandelli, e mi sentivo come avvolta da uno strano tipo di sentimento. 

Il ricordo che avevo del suo corpo cozzava sonoramente con l'immagine che si trovava davanti ai miei occhi in quell'istante, e non riuscivo neanche a spiegare a me stessa il motivo per cui mi avesse colpito quel cambiamento così drastico, ma ero davvero senza parole. Mi ero già innamorata di lui nella sua forma più possente quindi non sarebbe stato un problema, ma vederlo in quel modo scuoteva le mie certezze in una maniera che non avevo affatto programmato. Aveva perso l'aria da bravo ragazzone gentile ed era divenuto un qualcosa degno di essere ammirato da tutte le angolazioni.

"Signorina. Si volti verso di me, per favore." parlò il medico a cui stavo impedendo di controllare il mio stato di salute, dato che i miei occhi posavano ancora sul ragazzo biondo dall'altro lato dell'ambulanza.

"S-Sì, mi scusi."

Una volta che il dottore ebbe controllato la reazione delle mie pupille e la pressione, collocò il suo freddo stetoscopio sul mio petto per ascoltare il mio battito cardiaco e solo allora mi voltai in direzione di Toyomitsu scoprendo che mi stava osservando con un lieve sorriso. 

"Fatgum, così mi distrai la signorina." sbuffò il medico, e voltai subito lo sguardo sentendomi arrossire per l'imbarazzo.

"Ahah, scusi tanto!" rise Toyomitsu.

Fortunatamente nessuno dei due riportò ferite degne di una nottata in ospedale e gli operatori sanitari furono così gentili da accompagnarci fin davanti all'agenzia dato che era loro di strada per il ritorno in sede. Appena scendemmo dal mezzo venendo accolti da una aria serale fin troppo fresca, ci raccomandarono di recarci subito in ospedale nel caso avessimo avuto qualunque tipo di malessere nelle ore seguenti e li salutammo ringraziandoli del loro servizio facendo poi calare un pesante silenzio non appena l'ambulanza svoltò l'angolo.

Appena mettemmo piede in agenzia, Toyomitsu accese le luci del corridoio d'ingresso per poter raggiungere facilmente gli spogliatoi e, quando ci trovammo davanti alla porta, si voltò nella mia direzione.

"Direi di farci una doccia." sorrise. "Che ne dici?"

"Sì..."

Una volta all'interno, mi diressi subito agli armadietti per recuperare i miei asciugamani e lo stesso fece il ragazzo aprendo lo sportello più grande dei ripiani interamente dedicato ai suoi abiti che occupavano uno spazio decisamente più ampio rispetto a quello delle taglie normali, almeno fino a quel momento. Appena chiusi il mio armadietto pronta a dirigermi verso la doccia del personale femminile, mi bloccai all'istante quando notai lo sguardo del ragazzo posato su di me. Non sorrideva come al solito e anzi, sembrava che qualcosa lo turbasse particolarmente.

"Ti ha..." mormorò abbassando lo sguardo. "Ti ha spaventato così tanto la cosa? Parlo del mio cambio di aspetto."

"No, no! Affatto!" sbottai sentendo le guance iniziare a scaldarsi.

"Sicura? Non hai più detto una parola da quando mi hai visto così."

"T-Ti chiedo scusa!" dissi con un veloce inchino. "Non volevo far intendere nulla di che, è solo...è solo che non me l'aspettavo, tutto qui."

"Ahah! Hai ragione, ho sbagliato io a non parlartene prima. Scusami, T/C." rise portandosi una mano dietro la nuca.

"N-No, tranquillo! Va bene così."

"A me basta che la tua sia una reazione positiva." sorrise Toyomitsu chiudendo lo sportello del suo armadietto dopo aver raccolto i suoi vestiti.

"Assolutamente sì." 

Mi resi conto tardi delle parole uscite fin troppo in fretta dalle mie labbra e strinsi con ancora più forza gli asciugamani che tenevo tra le braccia, iniziando a muovermi a passo svelto verso la doccia.

"A-Allora io vado, scusa!" sbottai completamente rossa in volto.

Una volta dentro la doccia, posai i miei abiti sullo sgabello vicino alla porta e feci aderire la schiena alla parete lasciandomi scivolare a terra. Quel breve scambio di parole con lui mi aveva stranito dandomi la sensazione di trovarmi davanti ad una persona completamente diversa. Eppure era sempre il Taishiro Toyomitsu che avevo conosciuto in quei lunghi mesi e lo sentivo chiaramente tramite il suo grande sorriso ed il tono di voce particolarmente dolce con cui si rivolgeva a me. I miei sentimenti nei suoi confronti non erano affatto cambiati e anzi, si erano condensati in qualcosa di molto più forte che non mi aspettavo di dover gestire in quel modo così improvviso. Era innegabilmente splendido in tutte le sue forme, ma quel suo corpo longilineo mi era rimasto parecchio impresso e non poteva non piacermi ancora di più.

Feci la doccia il più velocemente possibile e, una volta che mi fui vestita, tornai nello spogliatoio passandomi un asciugamano tra i capelli. Alzai lo sguardo giusto in tempo per vedere Toyomitsu di schiena intento a cercare una felpa integra nel suo armadietto. I suoi capelli biondi erano ancora bagnati, facendomi intendere che anche lui fosse appena uscito dalla doccia, ed alcune gocce d'acqua scivolarono lente fin sulla sua schiena esposta percorrendo ogni centimetro di quei suoi muscoli perfettamente segnati. Quando finalmente trovò l'indumento che stava cercando, si voltò indossandolo e mi notò subito rivolgendomi un grande sorriso.

"Abbiamo finito contemporaneamente, ahah!" rise lasciando ancora intravedere i suoi addominali dalla felpa aperta.

"Eheh...Già..."

"Vieni con me." disse chiudendo la zip ed avviandosi verso il corridoio. "Bisogna compilare le solite scartoffie e devo sentire le altre agenzie della zona."

"Va bene."

Accompagnai il ragazzo nel suo ufficio immensamente grande rispetto alla stazza che aveva assunto e prese posto alla scrivania alzando il telefono per contattare i nostri colleghi delle altre sedi. Nel frattempo, mi sedetti ad uno dei lati del tavolo e Toyomitsu mi passò uno ad uno i fogli da compilare in cui avrei dovuto descrivere quello che era successo poche ore prima.

"Una settimana?! Ma siete sicuri?" sbottò il ragazzo dopo alcuni minuti di telefonata, ed alzai lo sguardo su di lui tentando di capire a cosi si riferisse. "Sì, lo capisco, ma...Ok, ok. Va bene."

"Cosa succede?" chiesi osservandolo mentre riportava la cornetta sulla base del telefono.

"Abbiamo una settimana di vacanza." rispose.

"Eh? E perché mai?"

Il ragazzo mi rivolse un timido sorriso per poi voltare la sedia girevole nella mia direzione e portare avanti la schiena.

"Vedi..." sospirò. "Il mio quirk si basa sull'assorbimento. Sono in grado di accumulare la forza cinetica dei danni che subisco grazie al grasso presente nel mio corpo ed usarla per contrattaccare. Il problema è che quando libero tutta l'energia in una volta sola per un attacco più potente, brucio il mio grasso tutto in una volta e senza di esso la mia difesa è praticamente nulla. Di conseguenza, non sarei molto utile in caso di necessità se coprissimo comunque il nostro turno di ronda. Quindi di solito, le altre agenzie della zona mi lasciano qualche giorno per recuperare, in modo che mangiando possa tornare all'altra mia forma."

"Capisco...Quanto tempo impieghi di solito?"

"Ehm..." sorrise imbarazzato grattandosi la nuca. "Diciamo...tre o quattro giorni? Dipende."

"Da quanto mangi?" chiesi incuriosita.

"Esattamente."

"Capisco."

"Di solito mi lasciano liberi soltanto i giorni necessari per riprendere peso, ma questa volta hanno organizzato i turni in modo che non ci sia bisogno di noi fino alla prossima settimana. Mi dispiace, T/C."

"Non preoccuparti, in fondo staccare un po' potrebbe fare bene ad entrambi. Sono stati mesi impegnativi." sorrisi.

"Forse hai ragione..."

"Comunque ho finito." dissi facendo scivolare i fogli compilati verso il ragazzo.

"Perfetto, ti ringrazio! Possiamo anche tornare a casa, se ti va."

"Va bene!"

Dopo che entrambi raccogliemmo le nostre cose, uscimmo dall'ufficio e attesi che Toyomitsu chiudesse la porta per poi andare a prendere la mia giacca nello spogliatoio. Tornata nel corridoio, ritrovai il ragazzo in attesa con le mani nelle tasche dei pantaloni ed un sorriso accennato sul volto. Era strano vederlo senza la maschera, tanto che gli dava l'aria di un qualunque ragazzo della nostra età, ma non per questo era meno affascinante.

Avrei tanto voluto rimanere ancora in sua compagnia, ma non avevo intenzione di rubargli altro tempo. Erano ormai alcune ore che non mangiava e potevo capire che volesse tornare a casa per mettere qualcosa sotto i denti conoscendo la sua fame insaziabile.

"Allora...ci vediamo qui martedì prossimo?" chiesi.

"S-Sì...Certo." mormorò con un sorriso imbarazzato.

Rimanemmo in silenzio ad osservarci per qualche secondo, ma fortunatamente mi ripresi dalla mia trance sentendomi una stupida nell'aver fatto calare quel silenzio imbarazzante e trasalii iniziando poi a camminare verso l'uscita.

"G-Grazie di tutto, Toyomitsu!" sorrisi. "Ci vediamo!"

"T/C." mi chiamò, ed io mi voltai nella sua direzione fermando il mio passo. "Pensi...Pensi di avere impegni per domani?"

Notai subito il leggero rossore che gli colorava le guance nel pronunciare quelle parole e, anche grazie a quel suo sguardo pieno di incertezza e timore, mi intenerii come non avevo fai fatto in tutta la mia vita. 

"No." risposi. "Non ho niente in programma. Pensavi a qualcosa?"

"S-Sul serio? Ottimo, allora! Hanno aperto un piccolo parco divertimenti poco lontano da qui e... Insomma, non dico che dovremmo per forza salire le giostre o altro, ma..."

"Andrà benissimo!" lo interruppi percependo la sua difficoltà nel propormi quel tipo di uscita. "Per che ora?"

"Alle tre di pomeriggio? Ci possiamo trovare qui davanti all'agenzia."

"Perfetto allora! Grazie infinite per questa proposta!" sorrisi.

"G-Grazie a te per aver accettato." mormorò imbarazzato.

"Allora a domani!" lo salutai avviandomi verso l'uscita.

"A domani..."

Non appena misi piede fuori dall'agenzia, scoprii che l'aria si era raffreddata ancora di più con l'arrivo della sera e constatai che l'inverno fosse ormai alle porte. Con un grande sorriso sul volto, iniziai a muovermi velocemente verso casa lasciandomi trasportare dalla gioia di quello che era appena avvenuto. Parecchie volte mi ero ritrovata a mangiare fuori con Taishiro, ma quegli eventi non mi avevano mai dato l'impressione di essere legati ad un sentimento specifico da parte mia né tanto meno del ragazzo. Quella sera invece era stato tutto diverso e non potevo fare a meno di pensare a quando lo avrei rivisto da lì a poche ore, ed avrei avuto la possibilità di trascorrere un'intera giornata al suo fianco in abiti civili e senza alcun tipo di responsabilità.

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Capitolo 10
*** 9 ***


T/N's POV
 

Il giorno seguente non potei fare a meno di alzarmi con un grande sorriso sulle labbra e non appena conclusi il mio pranzo, corsi a prepararmi il più in fretta possibile per l'imminente appuntamento. Scelsi abiti diversi dal solito ma in grado comunque di farmi sentire a mio agio e, una volta indossata la giacca, uscii in strada diretta all'agenzia. Man mano che mi avvicinavo a destinazione percepivo un'ansia crescente rapirmi dall'interno, esattamente come il mio primo giorno di lavoro di qualche mese prima. Quella volta però, sapevo bene che sarebbe stato tutto diverso e il tipo di tensione che sentivo era dovuta ad emozioni totalmente positive.

Il mio cuore mancò un battito quando, a pochi metri dall'ingresso dell'agenzia, riconobbi Toyomitsu in attesa e mi avvicinai senza essere notata dato che mi dava le spalle. Dovevo ancora abituarmi a vederlo in quella sua forma e speravo che quel pomeriggio mi sarebbe bastato ad imprimere nella mia memoria ogni suo dettaglio. Nei pochi secondi che impiegai a raggiungerlo, lo vidi mentre controllava più volte l'orologio; sembrava essere in ansia anche lui.

"Toyomitsu?" lo chiamai non appena fui alle sue spalle, ed il ragazzo si voltò quasi spaventato dalla mia comparsa improvvisa. 

"C-Ciao, T/C! Scusami, non ti avevo visto." sorrise imbarazzato.

"Tranquillo." 

"Vogliamo andare? Faccio strada!"

"Certamente."

Ci incamminammo verso la nostra destinazione uno di fianco all'altro sotto a cielo particolarmente nuvoloso di quel giorno e l'atmosfera sembrava essere carica di uno strano tipo di imbarazzo dato il nostro silenzio. Ne approfittai per lanciare veloci occhiate al ragazzo e non riuscii a fare a meno di trovarlo tremendamente bello. Quel suo drastico cambiamento aveva sublimato in me un qualcosa di cui il mio animo era a conoscenza da ormai molto tempo e facevo davvero fatica a staccargli gli occhi di dosso. Cercai di imprimere nella mia mente ogni suo lineamento e trovai affascinante il fatto che, nonostante avesse perso la sua classica forma rotonda, il suo viso esprimesse ancora una profonda tenerezza. Anche la sua altezza era cambiata ed il ragazzo si era abbassato di diversi centimetri rimanendo comunque molto più alto di me. 

Dopo alcuni minuti di cammino, ci trovammo davanti al grande cancello d'ingresso del parco divertimenti che dava accesso al piazzale animato da svariate bancarelle e numerosi avventori di tutte le età. Nonostante il cielo fosse coperto da alcuni grossi nuvoloni, l'atmosfera era comunque gioiosa dati i colori sgargianti delle luci delle varie aree di gioco che illuminavano la zona ed il sorriso dei bambini intenti a trascinare i genitori da una bancarella all'altra per potersi divertire il più possibile. 

"Facciamo un giro?" chiesi rivolgendo un sorriso al ragazzo. "Così se vediamo qualcosa che ci interessa possiamo fermarci."

"Ottima idea." sorrise lui. 

Iniziammo a camminare lungo l'area osservando ogni bancarella alla ricerca di qualche attrazione adatta alla nostra età e, con il passare dei minuti, l'atmosfera inizialmente imbarazzata che c'era tra noi iniziò man mano a rilassarsi tornando ad essere quella dei giorni precedenti. Con lui riuscivo davvero a parlare di tutto senza sentirmi giudicata ed era una sensazione a dir poco splendida. Provammo varie giostre e ci sfidammo ad alcuni giochi di abilità come il tiro a segno, trascorrendo quel pomeriggio immersi in una totale felicità. Alcune ore dopo, mentre eravamo intenti a ridere su alcuni racconti divertenti di Toyomitsu, notai una bancarella di takoyaki con un piccolo gruppo di persone in attesa della loro ordinazione e fermai subito il mio passo indicandola.

"Che ne dici? Ce ne prendiamo un paio?" chiesi.

"Ehm..." mormorò pensieroso il ragazzo voltando lo sguardo dall'altra parte. "Oggi non ne ho molta voglia, ma se vuoi prendili pure per te."

Ne rimasi a dir poco di sasso. Quella era una frase che mai mi sarei aspettata di sentire da quel ragazzo e mi avvicinai a lui posandogli una mano sulla fronte. Toyomitsu si irrigidii per quel contatto e mi osservò con occhi sgranati domandandosi il motivo del mio gesto.

"C-Che c'è?" chiese arrossendo.

"No, non mi sembra tu abbia la febbre." sospirai riportando la mano nella tasca della giacca. "Va tutto bene? Non è da te rifiutare dei takoyaki."

"N-Non preoccuparti, è che...non ho molta fame in realtà." disse con un sorriso imbarazzato.

"Stai scherzando?"

"N-No, affatto!" rispose muovendo velocemente le mani davanti al petto. "Quindi davvero, prendili pure per te e..."
 

"Oddio non ci credo! T/C T/N, sei davvero tu?"

Mi voltai non riconoscendo la voce che mi aveva appena chiamato e scoprii che apparteneva ad un ragazzo dal volto familiare intento ad avvicinarsi con un grande sorriso sul volto; impiegai alcuni secondi di totale concentrazione prima di riuscire finalmente a riconoscerlo. I suoi capelli mossi erano più lunghi di come li ricordassi ma la sensazione di gelo che davano i suoi occhi era sempre la stessa. Era l'ultima persona che avrei voluto rivedere.

"M-Masaru..?" mormorai.

"In carne ed ossa!" rise lui. "C'è anche Okura con me, sta ordinando da mangiare alla bancarella."

"Capisco."

"Oh, ma wow!" sbottò superandomi ed avvicinandosi a Taishiro. "Tu sei Toyomitsu, giusto? Come ti sei fatto grande!"

Spostai lo sguardo sul mio collega e scoprii sul suo volto un'espressione che non avevo mai visto prima. Era fredda, quasi apatica come se stesse cercando di trattenere una qualche forma di rabbia intenta a bruciarlo dall'interno. 

"Ciao, Masaru." mormorò Toyomitsu con tono monocorde.

"Beh, vedo che crescendo ti sei fatto tutto d'un pezzo! I miei complimenti! E dimmi..." disse avvicinando le sue labbra celate da una mano al'orecchio del ragazzo per tentare di non farmi sentire quello che gli stava dicendo. "Voi due uscite insieme adesso?"

"Non sono cose che ti riguardano." rispose stizzito.

"Ahaha! Non ti ricordavo così freddo!" rise Masaru dandogli qualche veloce pacca sulla spalla. "Che ne direste di farci un giro tutti insieme? In onore dei vecchi tempi!"

"In realtà stavamo andando via." mi intromisi facendo un passo nella loro direzione. "Mi dispiace, ma..."

"Ma come? Ora che ci siamo ritrovati ve ne dovete già andare?"

"Sì." si limitò a confermare il mio collega osservando Masaru con aria apatica per poi rivolgersi a me. "Andiamo?"

"Certo!" 

Superai il nostro vecchio compagno di classe ed iniziammo subito ad allontanarci in silenzio, ma dopo pochi passi udimmo una risata di Masaru che ci costrinse a voltarci nella sua direzione.

"Sei davvero assurda, T/C." disse. "Cos'è? Stai cercando di pulirti la coscienza?"

"Questa cosa non ti deve riguardare." sbottai infastidita.

"T/C, lascia perdere. Andiamocene e basta." mormorò Toyomitsu stringendomi una mano.

"Dopo quello che hai fatto dovresti solo vergognarti di rivolgergli la parola e invece guardati, esci insieme a lui come se nulla fosse successo." rise Masaru. "Davvero non ti rendi conto di quello che..."

"Andiamo." concluse Taishiro iniziando a trascinarmi il più lontano possibile dal ragazzo e, per via del vociare della folla in cui ci addentrammo, non riuscii a sentire la continuazione della sua frase.

Toyomitsu mi stringeva ancora la mano mentre attraversavamo i cancelli in uscita a passo svelto ma, quando ci fummo ulteriormente allontanati, lasciò la presa ed entrambi fermammo il nostro passo. In quell'istante, delle gocce di pioggia proveniente dal nuvolone nero sopra le nostre testa mi bagnarono il viso e nel giro di pochi secondi iniziò a piovere a dirotto.

"E' meglio se ci ripariamo un attimo!" disse il ragazzo afferrando nuovamente la mia mano e iniziando a correre finché, alcuni metri dopo, non ci fermammo sotto ad una tettoia adibita a fermata dell'autobus.

Le gocce d'acqua cadevano a terra con una forza inaudita e l'aria fredda si era fatta ancora più pungente. Tanto che sentii il gelo fin nelle ossa nonostante la pesante giacca che portavo addosso che purtroppo in quel momento era completamente fradicia per via della pioggia subita mentre raggiungevamo il riparo.  

"Non...Non badare a quell'idiota di Masaru." mormorò Toyomitsu abbassando lo sguardo. "Spero che la cosa non ti abbia ferito. Non voglio che tu soffra ancora per quella storia, quindi non..."

"Stai tranquillo." sorrisi per tentare di rassicurarlo, ma non riuscii a nascondere come volevo la mia voce tremante per il freddo. "Va tutto bene, tu piuttosto?"

"Ma stai tremando!" notò il ragazzo riportando gli occhi su di me. "A-Aspetta ti do la mia felpa che è asciutta! Non posso permettere che ti ammali così."

Il ragazzo aprì la giacca e nell'istante in cui portò le dita sulla cerniera della felpa abbassandola, posai le mie mani sulle sue per fermare il suo gesto. Toyomitsu si irrigidì ed un leggero rossore gli colorò le guance.

"E io non posso permettere che il mio collega e capo si ammali per colpa mia." sorrisi. "Tranquillo, starò bene."

"Ma..."

"Niente 'ma'." lo interruppi chiudendo la zip della felpa. "Fammi questo favore."

"Allora prendi almeno la sciarpa." disse sfilandosela ed avvolgendola intorno al mio collo senza che potessi replicare.

"Va bene." sospirai con un sorriso. 

Le mie mani posavano ancora sulla sua felpa e l'estrema vicinanza dei nostri corpi mi fece provare una lieve e piacevole fitta all'altezza dello stomaco. Il tempo parve fermarsi mentre ci osservavamo senza dire una parola circondati dallo scrosciare ininterrotto della pioggia ed il mio cuore accelerò senza ritegno davanti ai suoi occhi inteneriti posati su di me. Poco dopo, il ragazzo abbassò nuovamente lo sguardo e sul suo volto si fece largo un'espressione combattuta ed incerta, come se fosse incerto sulle parole da dire.

"T-T/N...?" mormorò poco dopo.

"Sì?"

"T-Ti prego, non prenderla male ma..." disse iniziando visivamente a sudare freddo. "Ecco, è davvero complicato ma...ma non ce la faccio più a tenermelo dentro."

Toyomitsu prese una lunga pausa mentre i suoi occhi scorrevano veloci tra la pioggia ed il mio volto sempre più intenerito dal suo visibile panico, e potei largamente intuire in anticipo cosa volesse dirmi, il che mi rese la persona più felice sulla faccia della terra.

"Oh, insomma!" sbottò per cercare di darsi forza. "Sì, T/C, tu mi piaci da..."

Non gli diedi il tempo di concludere la frase e, dopo averlo tirato verso di me grazie alle mani che ancora posavano sulla sua felpa, finalmente lo baciai. Per i primi brevi istanti le sue labbra sembravano essere particolarmente tese, ma quando finalmente si rilassarono potei godere appieno di quel contatto che tanto avevo sognato nei mesi precedenti. I nostri respiri caldi si fondavano tra loro e potei giurare di sentire il cuore del ragazzo battere ad una velocità inaudita mentre il suo sospiro tremante si infrangeva contro le mie guance. Quando ci staccammo per riprendere fiato, i nostri occhi si incrociarono e rimanemmo ad osservarci in silenzio per qualche istante prima di scambiarci un secondo bacio che sembravamo entrambi desiderare ardentemente.

"Anche tu mi piaci, Toyomitsu." mormorai poco dopo con un lieve sorriso. "Davvero tanto."

"S-sul serio?" balbettò lui. "C-Cioè, sì, mi hai baciato tu, ma..."

"Allora direi che siamo a posto, no?" sussurrai contro le sue labbra cingendo le braccia intorno al suo collo.

"A-Assolutamente."

Sembrava essere particolarmente impacciato e teso, ma la cosa non poté fare a meno di intenerirmi ancora di più portandomi alla mente un dubbio.

"Posso farti una domanda scomoda?" chiesi piegando la testa di lato.

"C-Certo! Tutto quello che vuoi!" rispose irrigidendosi mentre il panico e l'imbarazzo erano ben visibili sul suo volto.

"Avevi mai baciato qualcuno prima d'ora?"

Toyomitsu sbiancò e si liberò dal mio abbraccio voltandosi di scatto stringendosi nelle spalle.

"E'...E' così palese la cosa?" mormorò a denti stretti poco dopo. "T-Ti chiedo scusa, alla mia età è davvero una cosa vergognosa."

Ad ogni sua parola, il mio cuore si riempiva sempre più d'amore nei suoi confronti e non potevo fare a meno di pensare che quel ragazzo tanto intimidito davanti ai miei occhi fosse davvero uno di quei gioielli che raramente si incontrano nel corso della vita, ed io non avevo affatto intenzione di privarmene. Quasi mi commossi per la quantità di tenerezza che mi trasmise e mi avvicinai alla sua schiena per poi abbracciarlo con forza.

"Non dire idiozie, non c'è un età giusta o sbagliata. Sei la persona migliore che io abbia mai incontrato in tutta la mia vita, Toyomitsu." mormorai con un sorriso. "Grazie infinite."

"Non dirlo nemmeno per scherzo, sono io che devo ringraziarti." disse voltandosi nella mia direzione mostrandomi un sorriso forzato mentre tentava di trattenere l'imbarazzo. "E comunque ti prego, chiamami Taishiro. Io...Io invece posso chiamarti T/N?"

"Certo che sì. Non devi nemmeno chiederlo." risposi afferrando gentilmente i lembi della sua giacca ancora aperta ed alzandomi in punta di piedi per potergli donare un altro veloce bacio. 

Un bacio che, nonostante il freddo e la pioggia incessante che ci circondava, riuscì a scaldarmi l'anima facendomi provare emozioni che mai avrei sperato di provare. Avevo finalmente raggiunto lo stato di pace interiore che tanto avevo bramato in quegli anni e non potei che ringraziare il cielo per avermi concesso una seconda possibilità nei confronti di quel ragazzo meraviglioso, l'unico in grado di alleggerire i miei soffocanti sensi di colpa con un semplice sorriso.

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Capitolo 11
*** 10 ***


- ATTENZIONE - 
In questo capitolo sarà presente una scena LEMON. Metterò i soliti asterischi all'inizio e alla fine della suddetta parte per avvisare chi non avesse piacere di leggerla. Grazie per l'attenzione! ♥️

T/N's POV

Nonostante i minuti trascorsi al di sotto del nostro piccolo riparo, la pioggia sembrava non avere alcuna intenzione di cessare mentre il freddo, fatto sempre più pungente, penetrava i miei abiti arrivandomi fin nelle ossa. Stavamo solo attendendo che la situazione si calmasse per poterci muovere, ma fino ad allora non aveva fatto altro che peggiorare.

"Sei...Sei sicura di non volere la mia felpa?" chiese Taishiro.

"Certo." risposi sforzando un sorriso.

"Uhm...Dovremmo trovare un posto più riparato, qui siamo troppo esposti al vento."

"Stavo per dirlo. E se...andassimo all'agenzia? In fondo siamo vicini."

"P-Potrebbe essere una buona idea." sorrise arrossendo visibilmente. "P-Però...forse sarebbe meglio andare a casa mia. I-In agenzia non ho alcun tipo di ricambio e stare con i vestiti bagnati non è la cosa migliore. N-Non pensare male, credo che...."

"Ci sto." annuii con un sorriso per cercare di rassicurarlo avendo notato fin troppo bene quanto quella sua proposta gli causasse un certo disagio.

Dopo esserci preparati mentalmente, iniziammo subito a correre sotto la pioggia battente in direzione della casa del ragazzo. Dopo essere riusciti a scansare alcuni passanti facendoci strada lungo la via, giungemmo finalmente davanti al portone del complesso di appartamenti senza esserci nemmeno accorti degli enormi sorrisi sui nostri volti. Nonostante il gelo, quella situazione aveva scaturito in noi una grande ironia e durante la nostra corsa ci eravamo lasciati andare spesso a delle risate come farebbero due bambini qualunque. 

Purtroppo potevamo fare poco per i nostri abiti grondanti d'acqua e cercammo di raggiungere il piano corretto nel più breve tempo possibile. Quando finalmente Taishiro aprì la porta del suo appartamento accendendo la luce dell'ingresso, sfilammo le nostre giacche fradice e le posizioniamo subito in bagno, poi il ragazzo sparì nella sua stanza per qualche istante per tornare poco dopo con alcuni vestiti puliti.

"Ecco." disse porgendomeli. "Vai prima tu a fare la doccia."

"Io invece credo che..."

"So cosa stai per dire, ma assolutamente no." mi interruppe Taishiro con un sorriso. "Insisto, vai tu per prima."

"Va bene..." sospirai prendendo gli abiti. "Faccio il più in fretta possibile."

"Tranquilla."

Corsi subito in bagno e cercai di lavarmi per i soli minuti necessari a scaldare il mio corpo nonostante avessi voluto godere della grande doccia presente in quella casa per il resto della mia esistenza e, non appena ebbi finito, tornai dal ragazzo che stava sistemando alcune cose nella cucina. Dopo di che fu il suo turno e mi sedetti sul grande divano guardandomi intorno. 

Rimuginai parecchio su quello che era accaduto solo pochissime ore prima e non riuscivo ancora a credere a quanto fosse successo. Era ormai parecchio tempo che mi ero innamorata di lui e mi risultava incredibile pensare che finalmente potevamo essere una vera coppia. Taishiro era il ragazzo migliore che avessi mai incontrato in tutta la mia vita e realizzare che fosse diventato il mio ragazzo mi riempiva il cuore di gioia. In quell'istante mi cadde l'occhio su alcune fotografie incorniciate posizionate in bella vista sul mobile di fianco al divano e mi alzai per darci un'occhiata. 

Quasi mi commossi per la quantità di tenerezza e di malinconia che mi pervase quando il mio sguardo cadde su quelle immagini dato che rappresentavano il piccolo Taishiro esattamente come lo ricordavo ai tempi delle elementare con il viso sempre sorridente. Un leggero fastidio dovuto al senso di colpa che nonostante tutto mi portavo ancora dentro mi pizzicò lo stomaco, ma avevo scelto di almeno tentare nel perdonare me stessa per quell'evento dato che Toyomitsu ne era uscito incolume e senza rischi, quindi mi sforzai per non darci peso. 

Mi soffermai soprattutto ad osservare una di quelle fotografie rappresentante il bambino durante una probabile gita al lago con a fianco i suoi genitori mentre sorreggeva tra le piccole dita un pesce appena pescato con un grande sorriso sulle labbra. Ricordavo bene sua madre dato che subito dopo l'incidente aveva fatto visita alla mia famiglia per parlare dell'accaduto e non avevo mai visto qualcuno di più arrabbiato. I suoi occhi furiosi mi avevano scrutato fin nell'animo mentre, con una forzata voce composta, chiedeva un risarcimento per ciò che avevo fatto a suo figlio. Era stato un periodo buio, costellato di avvocati, tribunali ed un profondo rancore da parte dei miei genitori che la mia mente, anche se ero cresciuta, era perfettamente in grado di riportare a memoria.

"Fa strano, eh?" 

Persa come ero nei miei pensieri, non mi ero accorta dell'arrivo di Toyomitsu che, con ancora i capelli bagnati ed un buonissimo profumo di bagnoschiuma che permeava dalla sua pelle calda, si era posizionato al mio fianco.

"Sì..." sospirai con un sorriso. "E' vero, è strano."

"Confido che quell'evento non ti faccia più sentire in colpa, lo sai che..."

"Sì, tranquillo!" sorrisi. "Va tutto bene."

"Meno male."

"Ora dimmi, per ripagarti di questa tua ospitalità, posso cucinare qualcosa per cena? Così almeno..."

"S-Sono a posto." mormorò il ragazzo deviando lo sguardo.

"Taishiro, ti prego. Sono ore che non mangi e questo non è proprio da te."

"S-Sul serio, non ho fame." concluse con un sorriso sedendosi sul divano al mio fianco. "S-Sono solo un po' stanco."

Strinsi gli occhi mentre lo osservavo con aria di disappunto e, dopo alcuni secondi di silenzio, giunsi alla possibile motivazione per cui si astenesse dal mangiare.

"Aspetta un momento." dissi posizionandomi davanti al ragazzo e portando avanti la schiena per poter far avvicinare i nostri volti. "Non dirmi che non mangi perché credi che io mi faccia problemi a stare con te nell'altra tua forma?"

"EH?!" sbottò Taishiro arrossendo e portando indietro la schiena per allontanarsi dal mio sguardo accusatorio. "N-No, è che..."

Dopo avergli posato una mano dietro la nuca, lo tirai verso di me e lo baciai con forza espirando contro il suo viso. Lasciai che le nostre labbra rimanessero unite per i successivi lunghi secondi facendo calare il silenzio nella stanza, dopo di che mi allontanai il giusto per poterlo guardare negli occhi. 

"Taishiro..." sospirai con un sorriso. "Se è davvero per questo, ti informo che non ha senso. Mi sono innamorata di te molto prima di vederti così."

"D-Dici sul serio?" 

"Assolutamente sì."

Il ragazzo piegò la testa ed abbassò lo sguardo mentre continuavo a far scorrere le dita tra i suoi capelli ancora leggermente umidi godendo del profumo che emanavano.

"Il punto è... che quando ieri mi hai visto così, non credo di aver mai avuto modo di ammirare uno sguardo come il tuo in quel momento. Oltre al fatto che eri stupita di quel mio cambiamento dato che non te ne avevo mai parlato, ma sembrava che fossi finalmente riuscito a farmi notare da te ed è stata una sensazione a dir poco meravigliosa. Sembrava che tu...che tu mi stessi vedendo come un uomo alla tua portata e degno di stare al tuo fianco." disse stringendo la felpa che portava addosso all'altezza del cuore ed alzando gli occhi su di me con un mezzo sorriso mentre un leggero rossore gli colorava le guance. "Detto in parole povere, era la prima volta che mi guardavi in quel modo ed io... io volevo solo che continuassi a farlo."

Per poco il cuore non mi esplose nel petto per l'enorme quantità di puro amore e tenerezza che provai in quel momento e senza avere alcuna intenzione di contenermi, lo abbracciai con forza posando il mento sulla sua spalla e sentendo gli occhi al limite della commozione.

"Tu..." mormorai. "Tu sei un completo idiota, Taishiro. Mi piacevi già da tanto di quel tempo che nemmeno immagini, grasso o meno. E sono io quella che teme di non essere abbastanza per stare con te. Sei la persona più gentile e amorevole che io abbia mai in incontrato e sei perfetto così, non dubitarlo."

Il ragazzo sul momento non rispose, e portò una mano tra i miei capelli accarezzandomi amorevolmente la nuca e facendo aderire la sua guancia alla mia.

"Ti ringrazio, dico davvero." sospirò. "Ne sono onorato."

Ero follemente innamorata di quel ragazzo fin troppo perfetto che mi contraccambiava nonostante i miei errori e le mie incertezze, e non desideravo altro che godere della sua presenza il più possibile; così portai indietro la testa e ripresi a baciarlo, al punto di dover posare le ginocchia a lato delle sue gambe per rendere più profonda la nostra unione. Nel frattempo però, nel mio corpo esplosero sempre di più i sentimenti che tanto avevo trattenuto in quei mesi e, quando il nostro bacio divenne più profondo mentre stringevo il suo viso tra entrambe le mani, il ragazzo si accorse di quello che avrebbe comportato la continuazione di quel gesto e mi afferrò entrambi i polsi allontanando le sue labbra dalle mie.

"A-Aspetta, aspetta..." mormorò ansante inclinando la testa ed io ne approfittai per far combaciare le nostra fronti. 

"Qualcosa non va?" sospirai con un lieve sorriso. "A te...A te non andrebbe?"

"Scherzi?! C-Certo che mi andrebbe, ma...n-non è presto? L-Lo dico per te."

"Uhm? Per me? Se non ti va basta che me lo dici."

"N-Non è questo." disse posando lo sguardo su di me. "Anzi, tu non hai idea di quanto lo vorrei, ma..."

Lasciai scivolare entrambe le braccia sopra le sue spalle stringendo poi le mani l'una nell'altra e gli rivolsi  un sorriso intenerito.

"Lo stesso vale per me, credimi." dissi. "Non siamo più ragazzini, Taishiro. Non abbiamo bisogno di attendere un ipotetico momento giusto per questo, ce lo creiamo e basta. Ovviamente a me serve sapere che tu ne sia pienamente convinto."

"L-Lo sono!" sbottò. "Però..."

"Però?"

"M-Mi sento davvero un idiota nel dirlo, ma... io non ho mai..."

"Non è importante." lo interruppi posando un dito sulle sue labbra. "Non credere che io abbia chissà quale esperienza, ho avuto un solo ragazzo parecchi anni fa in Hokkaido. In più prendo la pillola e faccio controlli regolari. Quindi sono a posto anche in quel senso se la cosa ti preoccupa."

"N-Non intendevo dire questo, T/N. Io...Scusami..."

"Di cosa ti scusi?" mormorai avvicinando le mie labbra alle sue. "Non preoccuparti di niente, lascia che ci pensi io."

"S-Sicura? Non vorrei che..."

***

Mi avventai sulle sue labbra per donargli un forte e passionale bacio che il ragazzo ricambiò all'istante portando poi le mani sulla mia vita per accarezzarti i fianchi al di sopra della felpa. Notavo quanto si stesse sforzando nel lasciarsi andare mentre mi sfiorava con fare incerto e la cosa mi intenerii parecchio al punto di farmi sorridere contro le sue labbra. Quando le nostre lingue si incontrarono, un brivido mi percorse la schiena e le mie mani si fecero più avide andando immediatamente sulla cerniera della felpa di Taishiro aprendola con un gesto veloce e le mie dita si posarono sul suo petto segnato da evidenti muscoli scorrendo sulla sua pelle calda fino all'altezza delle spalle dove lo liberai dall'indumento facendolo scivolare sul divano. 

Solo allora mi allontanai dalle sue labbra giusto il tempo per sfilarmi la maglia che portavo addosso rimanendo così in intimo e notai quanto il ragazzo stesse facendo di tutto per non far cadere gli occhi sul mio seno ma, quando portai le dita dietro la schiena per sganciare il reggiseno, Taishiro arrossì violentemente e tentò di concentrare lo sguardo sul mio viso. Gli sorrisi dolcemente per poi, una volta gettato il reggiseno al nostro fianco, riprendere a baciarlo. Gli afferrai le mani e le portai entrambe sui miei seni godendo della scossa elettrica che mi percorse il basso ventre quando percepii le sue grandi mani avvolgerli completamente. 

Nonostante fossi seduta sulle sue gambe, il ragazzo risultava comunque molto più alto di me e fui costretta a portare il mio peso sulle ginocchia alzando il busto per concedere un attimo di pace al mio collo. Solo allora Taishiro mi cinse la vita in uno stretto abbraccio facendo unire completamente i nostri torsi nudi e il calore sprigionato dall'unione dei nostri corpi mi accese ancora di più. 

Rimanemmo in quella posizione per alcuni minuti mentre le nostre labbra si studiavano a vicenda e le mani del ragazzo scorrevano lente sulla mia schiena procurandomi altri forti brividi che pervasero ogni fibra del mio corpo già assurdamente eccitato e desideroso di sentirlo nella sua interezza. Quando raggiunsi l'apice del desiderio, portai le dita sull'elastico dei pantaloni della tuta di Toyomitsu e le lasciai scivolare all'interno per afferrare la sua erezione che si rivelò essere di uno spessore non indifferente. Nel momento il cui la mia mano la cinse completamente, il ragazzo si irrigidì trattenendo un gemito ed inclinò la testa fino a farla posare sulla mia spalla per non darmi modo di vedere la sua espressione contratta dal piacere mentre muovevo lentamente le dita intorno al suo membro. Poco dopo, Taishiro afferrò i bordi dei miei pantaloni facendomi intuire di volermi aiutare a toglierli e, solo quando le sue mani incerte li sfilarono insieme all'intimo facendoli cadere a terra, il ragazzo riprese a baciarmi con foga carico d'eccitazione quanto me.

Una delle sue mani scivolò lenta in direzione del mio basso ventre e quando sfiorò la mia intimità inarcai leggermente la schiena per via della scossa che mi percorse la spina dorsale, mentre il ragazzo, grazie al braccio libero, mi cinse il busto facendomi nuovamente aderire al suo corpo mentre entrambi trattenevamo a stento alcuni gemiti dovuto al nostro sfiorarci.

Ero ormai giunta al limite della sopportazione e mi allontanai dalle sue labbra il giusto per poterlo osservare rivolgendogli un accennato sorriso.

"Sei pronto?" chiesi facendo incontrare le nostre fronti. "Ti va di provare?"

"C-Certo." mormorò. "T-Tu piuttosto, sei sicura di..."

Non gli diedi il tempo di concludere la frase dato che ripresi a baciarlo alzando il busto lo stretto necessario per far incontrare le nostre intimità e, non appena il suo membro iniziò lentamente ad entrare dentro di me, inarcai la schiena per il piacere per poi cingere il suo collo tra le mie braccia. Il viso di Toyomitsu si contrasse per il piacere e fui convinta di non aver mai visto niente di così bello in vita mia. Era un onore per me essere la prima volta di quel ragazzo meraviglioso sperando di continuare ad essere sua per ancora molto tempo. Le mani di Toyomitsu si fiondarono sui miei fianchi e parve che il suo istinto prese il sopravvento mentre mi incitava a muovermi per godere entrambi appieno di quel momento di puro piacere.  

Ogni qual volta che percepivo la sua erezione muoversi dentro di me, mi sembrava di essere sul punto di impazzire per le forti scariche di adrenalina che percorrevano ogni fibra del mio corpo portandomi quasi a commuovermi per la meravigliosa atmosfera di complicità del momento mentre osservavo il ragazzo che di tanto in tanto si morsicava un labbro per trattenere i gemiti. Mi sentivo nel posto giusto e al momento giusto, e avrei voluto essere sfiorata per sempre da quelle mani gentili e da quello sguardo carico d'amore posato su di me.

"T-Taishiro..." mormorai ansante.

"S-Sì?!" sbottò fermando le sue leggere spinte ed osservandomi con occhi carichi di preoccupazione. "Ho fatto qualcosa che non va? D-Devi dirmelo subito nel caso, io non..."

"Ti amo, Taishiro." dissi posando entrambi le mani sulle sue guance e guardandolo dritto negli occhi con un sorriso intenerito stampato sul volto. "Ti amo davvero tanto."

Gli occhi increduli del ragazzo percorsero ogni centimetro del mio viso e con il lento passare dei secondi si strinsero leggermente divenendo man mano sempre più lucidi. Mi accorsi tardi di una lacrima che si liberò dalle sue palpebre andando a rigargli la guancia, e quella volta toccò a me andare nel panico.

"C-Che succede?" chiesi preoccupata. "N-Non dovevo? C-Credi sia esagerato?"

"Affatto!" disse lui piegando la testa per nascondermi i suoi occhi umidi ed asciugandosi le guance. "A-Anzi...N-Non hai idea di quanto questo mi renda felice."

"Sul serio?"

"Assolutamente sì." sospirò portando una mano dietro la mia nuca e, dopo aver alzato lo sguardo, mi donò un delicato bacio a fior di labbra. "T-Ti amo anche io, T/N. Moltissimo. P-Perdona la mia scenata."

"Ma quale scenata, è una cosa dolcissima. Sei la persona migliore che io abbia mai incontrato, e per me è un onore essere amata da te."

"Non dirlo a me."

Riprendemmo a baciarci con ancora più foga rispetto alle volte precedenti e, dopo che le sue mani tornarono sui miei fianchi e le mie braccia si posarono nuovamente sulle sue spalle, ricominciammo a muoverci seguendo l'uno il ritmo dell'altro. Non ci volle molto prima di vedere il ragazzo raggiungere l'apice del piacere mentre ansimava pesantemente dopo aver fatto combaciare le nostre fronti ma, con mia enorme sorpresa, le sue dita sfiorarono la mia intimità iniziando a massaggiarla. 

"T-Taishiro, non..."

"L-Lascia che ci pensi io..." mormorò mostrandomi un dolcissimo sorriso e feci subito incontrare le nostre labbra decisa a godermi appieno il momento.

Grazie alla carica d'eccitazione che avevo accumulato in quei minuti, venni anche io poco dopo espirando con forza contro le sue labbra per tentare di trattenere il più possibile i forti gemiti che pregavano di liberarsi dalla mia gola e, quando l'onda di piacere iniziò a scemare, sospirai portando il volto sulla spalla del ragazzo per poi abbracciarlo.

***

Avrei voluto rimanere in quella posizione per il resto della mia vita mentre la mano di Taishiro mi accarezzava con dolcezza i capelli ed il suo buonissimo profumo mi circondava alleggerendomi l'anima con una semplicità estrema.

"Ti amo..." sospirò il ragazzo donandomi un lento bacio sulla tempia. "Grazie di aver scelto me. Grazie davvero."

"Non devi assolutamente ringraziarmi. Grazie a te per avermi perdonato invece, se non lo avessi fatto non saremmo qui." dissi stringendolo ancora più forte.

"Non ho mai avuto bisogno di perdonarti. Sono sempre stato grato di aver avuto modo di conoscere un'anima pura come la tua."

Arrivai al punto di commuovermi per la dolcezza delle sue parole e feci incastrare il volto nell'incavo della sua spalla per celare come potevo le lievi lacrime di felicità che iniziarono a farsi largo nei miei occhi mentre il ragazzo continuava a lasciarmi lunghi baci tra i capelli.

Mai in vita mia mi ero sentita tanto in pace con me stessa.

 

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Capitolo 12
*** 11 ***


T/N's POV

 

Aprii lentamente gli occhi quando giunse al mio naso un buonissimo profumo di pesce grigliato insieme all'aroma di un probabile riso basmati intento a ribollire nel cuociriso. Solo allora mi ricordai di non aver affatto cenato la sera prima, complice la stanchezza della giornata, e dopo essermi alzata dal letto indossai la felpa che mi aveva dato Taishiro la sera prima per poi dirigermi verso la cucina dato che non sembrava esserci alcuna traccia del ragazzo. 

Attraversai il corridoio e non appena superai lo stipite che affacciava sulla cucina, non riuscii a trattenere un sorriso intenerito.

Taishiro, con addosso una comune t-shirt bianca abbastanza larga, mi dava le spalle ed era intento a cucinare la nostra colazione canticchiando tra sé e sé una qualche canzoncina di cui non conoscevo il titolo. Poco dopo parve accorgersi dei miei occhi posati su di lui e si voltò con sguardo interrogativo dopo aver stretto una fetta di pane appena tostato tra i denti.

"Oh, buongiorno T/N!" mi salutò. "Dormito bene?"

"Sì, ti ringrazio. Tu invece?"

"Credo di non aver mai riposato meglio in vita mia." sorrise per poi trasalire al ricordo del pesce intento a cuocere sulla piastra alle sue spalle, e si voltò rigirandolo all'istante. "S-Siediti! Ho quasi finito!"

"Sicuro di non volere un aiuto?"

"No! Sono a posto, grazie!"

Feci quanto mi aveva chiesto e presi posto al tavolo in attesa della colazione che, data l'ora tarda, avremmo potuto definire tranquillamente come un pranzo. Era stupendo pensare che quella situazione, che tanto mi aveva imbarazzato precedentemente, in quel momento sembrasse la cosa più naturale del mondo. Un momento intimo e quotidiano che avrei voluto continuare a vivere al suo fianco ogni giorno della mia vita, senza eccezioni.

Poco dopo il ragazzo si sedette al mio fianco posando sul tavolo due ciotole strabordanti di riso ed un piatto a parte con il pesce grigliato ed alcune verdure in modo che potessimo servirci direttamente da lì. Fu una mezz'ora tranquilla ed era un vero piacere osservarlo finalmente mangiare di gusto, facendomi capire che il peso che si portava sul cuore riguardo alla sua stazza non lo preoccupasse più.

"Cosa ti piacerebbe fare oggi?" chiese Taishiro tra un boccone e l'altro. "Ovviamente se ti va di tornare a casa possiamo rimandare ai prossimi giorni. Non ho intenzione di..."

"Per me non è affatto un disturbo, anzi." dissi anticipando le sue parole e portai lo sguardo sulla finestra scoprendo che pioveva ancora a dirotto. "Non saprei onestamente. Con questo tempo non abbiamo molta scelta."

"O-Ok. Ho...Ho parecchi film in dvd se la cosa può interessarti." sorrise il ragazzo. 

"Certo che mi interessa!"

"E ho anche una console con dei giochi da poter fare in due."

"Fantastico!" risi posando sul tavolo la mia ciotola di riso ormai vuota. "Quando cominciamo?"

"Anche subito." sorrise il ragazzo dopo aver concluso anche lui la sua colazione.

Convinsi Taishiro a farsi aiutare con il lavaggio dei piatti, dopodiché ci spostammo alla console scegliendo di sfidarci ad un picchiaduro vecchio stile. Era incredibile quanto fosse dannatamente bravo e ci misi molti round prima di riuscire a batterlo almeno una volta dopo aver imparato finalmente le combinazioni base di quel gioco. Le ore trascorsero fin troppo velocemente ed il pomeriggio inoltrato arrivò in un attimo. Quando ci stufammo di giocare, Taishiro estrasse da un raccoglitore contenente tutti i dvd in suo possesso e li osservammo uno ad uno per scegliere qualcosa da guardare insieme mentre entrambi sedevamo sul pavimento davanti alla televisione. 

"Lo hai mai visto 'Il Grande Gatsby'?" chiese Taishiro indicando uno dei dvd.

"No, è un bel film?"

"A me piace molto." sorrise arrossendo. "E poi...In parte mi ha sempre ricordato te."

"Uhm? E per quale motivo?"

"Vedi..."

In quel preciso istante suonò il campanello di casa e Taishiro si alzò per andare ad aprire.

"Arrivo subito." disse. "Aspettami qui."

"Ok!"

Sentii Toyomitsu muoversi a passo svelto verso l'ingresso e non appena aprì la porta, riconobbi una voce femminile sconosciuta risuonare per tutta la casa.

"Taishiro, tesoro! Perché non rispondi al telefono? E' tutto il giorno che cerco di chiamarti! Ho saputo quello che è successo con quel Villain, come ti senti? Va tutto bene?" chiese la donna.

"Sì, mamma, sì. Come vedi sto benissimo. Non ho visto il telefono, scusami." rispose Taishiro.

"Ma stai mangiando? E' il secondo giorno e sei ancora così mingherlino! Ti ho portato qualcosa da mangiare, tutte cose che ti piacciono! Posso entrare?"

"M-Mamma, no! Aspetta un momento!" cercò di fermarla il ragazzo, ma intuii che la donna attraversò comunque il corridoio nonostante i tentativi di Taishiro. "F-Ferma, faccio io! Non..."

Non appena la madre di Taishiro mise piede in salotto per dirigersi verso la cucina, fermò il suo passo quando i nostri sguardi si incrociarono. I suoi occhi percorsero ogni centimetro del mio corpo e, man man che mi osservavano, sul volto della donna si fece largo un'espressione sempre più tesa.

"S-Salve." salutai con il cuore in gola, ricordandomi di quanto fosse stato carico di sofferenza il giorno in cui l'avevo vista l'ultima volta parecchi anni prima, ma lei non accennò a rispondere limitandosi ad osservarmi con aria furiosa.

"P-Per favore!" disse Toyomitsu parandosi di fronte alla madre e posandole una mano sulla spalla. "Dai a me le cose che hai portato e andiamo a parlare all'uscit..."

"Cosa diavolo ci fa lei qui?!" sbottò la donna. "Come si permette anche solo di starti vicino?!"

"Mamma, ti prego!" parlò il ragazzo afferrandola e trascinandola in direzione dell'ingresso. "Andiamo, avanti!"

"Tu devi stare lontana da mio figlio, sono stata chiara?! Non ti è bastato quello che gli hai fatto?"

La voce della donna, nonostante si stesse allontanando sempre di più, risuonò con gran forza fin nella mia testa riportando alla mente quel dannato episodio che tanto mi ero sforzata di mettere da parte. 

"Non farti prendere in giro, Taishiro! Finirà nuovamente per ferirti!" gridò la donna ormai alla porta. "Solo perché è la tua cotta di quando eri bambino questo non implica che ora si possa permettere anche solo di parlarti!

Udii in lontananza Taishiro chiedere alla madre di fare silenzio e dopo altri interminabili battibecchi, il ragazzo riuscì a far andare via la madre chiudendo poi la porta e facendo calare il silenzio nell'appartamento. 

Mi sentivo nuovamente divorare da tutti i miei sensi di colpa; era una sensazione che non mi era affatto mancata. Strinsi il bordo della felpa del ragazzo tra le mani mentre davanti ai miei occhi scorrevano veloci tutte le immagini di quel fatidico giorno che ero ben consapevole mi avrebbe causato molto altro dolore in futuro nonostante i miei sforzi.

Persa come ero nei miei pensieri, non mi accorsi dell'avvicinamento di Taishiro che,dopo essersi posizionato alle mie spalle, si inginocchiò a terra e mi strinse in un abbraccio con estrema delicatezza. Il suo volto era posato sulla mia spalla e scoprii il ragazzo osservarmi con un'espressione intenerita quando portai lo sguardo nella sua direzione.

"Va tutto bene." sussurrò lasciandomi un lento bacio tra i capelli. "Non badare a quello che dice mia madre, ti prego."

"Ma lei..."

"Lei è una persona rancorosa che fatica a vedere le cose da una prospettiva diversa rispetto alla sua. Non voglio che questo intacchi il tuo sorriso, T/N. Quindi davvero, non dare a questa cosa un peso che non si merita. Sono sincero quando ti dico che va tutto bene e che non devi preoccuparti di niente."

"V-Va bene...Ci posso provare."

"Così ti voglio." sorrise dandomi un bacio sulla guancia per poi sedersi a terra al mio fianco. "Dicevamo, quindi ti va di vedere quel film?"

"C-Certo che mi va."

"Ottimo. Mettilo pure su, io nel frattempo metto a posto quello che mi ha portato mia madre."

"D'accordo."

Feci quanto mi aveva chiesto Taishiro e di tanto in tanto gli lanciavo delle veloci occhiate mentre metteva le vivande in frigorifero o sulle mensole. Compresi che, nonostante quel brutto avvenimento ed i miei sensi del colpa ancora presenti, non avevo intenzione di perdere per nulla al mondo la presenza di quel ragazzo splendido e a dir poco perfetto. Stava bene, e l'incidente non gli aveva portato ad alcun tipo di danno alleggerendo parecchio il mio sentirmi una pessima persona e dandomi la convinzione finale che sarebbe andato tutto per il meglio. 

Taishiro mi scoprii a sorridere quando si voltò con un grande pacco di patatine tra le mani mentre tornava davanti al televisore, e anche lui si lasciò andare ad un grande sorriso.

"Era proprio quello il sorriso che volevo vedere." disse sedendosi al mio fianco. "Il tipo di sorriso che ti avevo chiesto in cambio del mio racconto."

"Me lo ricordo." mormorai posando la testa sulla sua spalla. "Grazie, Taishiro. Per tutto quanto."

"Grazie a te. Allora, iniziamo?" chiese aprendo il sacchetto di snack.

"Certo!"

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