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Autore: Nope1233    18/03/2020    1 recensioni
Provavo una profonda vergogna per quello che avevo fatto e mai ero riuscita a perdonarmi nonostante l'inesorabile scorrere degli anni.
Ritrovare quel ragazzo davanti ai miei stessi occhi fu una sfida che ogni fibra del mio corpo mi implorava di abbandonare, ma il suo animo puro e semplice era un qualcosa che mi avrebbe legata a lui nonostante tutti i miei demoni e le mie più profonde paure. Temevo me stessa e temevo ancora di più quello che mi faceva provare il suo meraviglioso ed ingenuo sorriso rivolto verso di me.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fatgum, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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-ATTENZIONE PLZ-

Ci tengo ad avvisare i lettori più "sensibili" che in questo capitolo ci sarà la presenza di alcune scene di bullismo. Non sono molto pesanti, ma preferisco avvisare per non turbare nessuno. Nel caso, potete saltare direttamente al capitolo seguente senza problemi. Buona lettura!

 

-  -  -

 

Non sono mai stata orgogliosa della mia infanzia. 

Dopo aver passato l'asilo e i primi anni delle elementari a subire le prese in giro dei miei compagni perché considerata debole, non appena cambiai scuola e feci il mio ingresso nella nuova classe, ero decisa a dimostrarmi forte ed intoccabile. Purtroppo però, l'infanzia non permette di comprendere appieno i gesti, le parole ed il loro relativo peso lasciando spazio solo alla sincerità dei propri sentimenti, che siano positivi o meno. 

Con i modi di fare da bullo che imitai dai miei precedenti compagni di classe, riuscii a legare con due bambini di nome Masaru e Okura, ed insieme prendemmo di mira i più deboli. Nel profondo, sapevo che c'era qualcosa che non andava nel mio atteggiamento, ma a quei tempi ero troppo infantile per comprendere che sfogare la mia rabbia repressa ed accumulata negli anni su bambini indifesi che non mi avevano fatto alcun male, fosse un qualcosa di tremendamente sbagliato.

Il bersaglio preferito del mio piccolo gruppo era un bambino in sovrappeso di nome Taishiro Toyomitsu. La sua continua allegria ed il suo incrollabile sorriso era un qualcosa che ci dava sui nervi e non potevamo fare a meno di prenderlo di mira ad ogni occasione. Durante gli ultimi anni delle elementari, oltre a rubargli il pranzo che si portava da casa ogni giorno, a farlo inciampare nei corridoi e chiamarlo 'ciccione' davanti a tutti, la nostra azione peggiore nei suoi confronti fu un grande disegno sulle piastrelle dei bagni che lo raffiguravano intento a divorarsi l'intera scuola. Tornammo in classe come se nulla fosse e durante l'intervallo seguimmo Taishiro quando venne chiamato da uno dei nostri compagni dopo che aveva scoperto la nostra opera d'arte. 

Una volta che piegammo la testa oltre la porta dei bagni, notammo immediatamente il bambino scrutare con aria confusa il disegno sulle piastrelle. Non vedendo in lui una reazione soddisfacente, Masaru e Okura si avvicinarono a Taishiro con un'espressione divertita sul volto.

"Allora? Che ne pensi?" rise Okura.

Mi avvicinai anche io per cercare di comprendere il motivo per cui Taishiro non avesse dato alcun segno di destabilizzazione.

"Che ne penso?" parlò il bambino per poi voltarsi verso di noi con un enorme sorriso. "Penso che se mangiassi l'intera scuola potrei diventare davvero fortissimo! Sì che allora la strada per diventare un vero eroe sarebbe ancora più semplice!"

Purezza. 

Fu la prima parola che passò nella mia mente in quel frangente e qualcosa dentro di me mi ferì in maniera indescrivibile. Una strana fitta mi trapassò lo stomaco e non riuscii ad identificare con esattezza l'emozione che stavo provando. Nel frattempo i due bambini, indispettiti dalla reazione di Taishiro, lo spinsero contro uno dei lavandini ed iniziarono a colpirlo con ripetuti pugni. Solamente alcuni anni dopo sarei riuscita a comprendere il motivo per cui i miei muscoli si erano congelati davanti a quelle parole piene di dolcezza.

"F-Fermatevi un momento!" sbottai senza rendermene conto e quando i due si voltarono dubbiosi verso di me, non seppi come continuare la frase.

"Allora? Cosa c'è?" chiese Masaru.

"Che cosa diavolo state facendo?" sbraitò la maestra irrompendo nei bagni e avventandosi sui due bambini per allontanarli da Taishiro.

Notò solo successivamente il disegno sul muro ed iniziò a spingere i bambini verso il corridoio con aria furente. 

"Taishiro, sbrigati ad andare in infermeria." disse la donna. "Mentre per quanto riguarda voi, vi porto immediatamente dal preside! Andiamo, forza!" 

"E' stata anche T/N!" gridarono in coro i due e, dopo uno sguardo accusatorio da parte dell' insegnante, fui costretta a seguirli in direzione dell'ufficio del preside.

"T/N!" mi chiamò Taishiro, ed io mi voltai nella sua direzione scoprendo sul suo volto un altro dei suoi enormi sorrisi sporcato da un piccolo rivolo di sangue che gli scendeva dal naso. "Grazie per averli fermati. Dico davvero."

Un altra fitta mi trapassò il cuore e, per tentare di non darci peso, proseguii il mio cammino verso l'uscita lasciando il bambino completamente solo in quel grande bagno scolastico, in sola compagnia del disegno sul muro per cui in quell'istante mi vergognavo parecchio.

Taishiro aveva sempre reagito con un sorriso alle nostre provocazioni, ma quella era la prima volta che rispondeva in quel modo ribaltando completamente le nostre aspettative. 

Dopo una lunga chiaccherata con il preside carica di rimproveri, ci ordinò di andare al piano terra in attesa dei nostri genitori che sarebbe stati immediatamente avvertiti, ed io e gli altri due bambini uscimmo dall'ufficio incamminandoci nel corridoio.

"Perchè ci hai fermati, T/N?" chiese Masaru portando le mani dietro la testa.

"Giusto! Toishiro mi dà sui nervi e dicevi che per te era lo stesso!" commentò Okura.

"Non so perchè l'ho fatto. Scusate." risposi abbassando lo sguardo.

Non volevo apparire debole di fronte a loro; a quei tempi, avere l' approvazione dei due per me era la cosa più importante, ma ancora non sapevo che me ne sarei pentita amaramente. Stavamo camminando in direzione delle scale in quel corridoio vuoto, quando notammo Taishiro intento a salire i gradini dopo essere stato in infermeria. Ci bloccammo all'istante e Taishiro si fermò davanti a noi qualche passo dopo aver raggiunto il piano.

"Che cosa diavolo vuoi?!" sbottò Masaru. "Per colpa tua ora andremo in punizione!"

"Già." disse Okura. "Se ti fossi tolto quel fastidioso sorriso dalla faccia, non sarebbe successo nulla."

"Ma se siete stati voi a picchiarmi." commentò Taishiro piegando la testa di lato con aria ingenua. "Solo T/N è stata buona con me. Lei non è come voi, non meritate di averla come amica."

Gli occhi dei due bambini si posarono su di me ed una strana forma d'orgoglio prese il sopravvento sul mio corpo. Mi voltai di scatto per non dover ricambiare il loro sguardo e mi strinsi delle spalle. 

"Tks, sei una debole pure tu, T/N." sbottò stizzito Masaru superando Taishiro dopo avergli dato una leggera spinta con la spalla e venne poi imitato da Okura. "Non vogliamo che giri più con noi. Sicuramente con quello sfigato ti troverai meglio."

Iniziarono a scendere le scale lasciando me e Taishiro completamente soli circondati da un pesante silenzio. Provavo una profonda ed irrazionale rabbia e la mia mente di bambina era come incatenata in ragionamenti di cui non comprendevo il senso. Il mio tentativo di essere forte era fallito miseramente per colpa di quel bambino sempre sorridente e, da quel momento in poi, anche io sarei stata presa di mira come durante i primi anni delle elementari.

"T/N..." mormorò Taishiro.

"LASCIAMI IN PACE!" gridai abbassando lo sguardo.

"T/N, io non..." cercò di dire appoggiando una mano sulla mia spalla, ma mi voltai di scatto e lo spinsi indietro per tentare di allontanarlo. Il bambino inciampò nei suoi stessi piedi e si ritrovò sul limitare dei gradini. 

Fu tutto tremendamente veloce. 

Taishiro perse l'equilibrio e cadde dalle scale gemendo dal dolore ad ogni gradino che colpiva durante la sua caduta. Quando si fermò sul pianerottolo d'intermezzo, il bambino sbatté la testa contro la parete e si immobilizzò completamente. Venni divorata dal panico.

Mi portai una mano alle labbra, incredula da quanto era appena accaduto, e vidi Masaru e Okura risalire le scale posizionandosi intorno al bambino ferito. 

"Che cosa sta succedendo?" gridò una delle maestre dal piano inferiore allertata dalle urla dei due bambini spaventati da quella visione e Masaru alzò subito lo sguardo su di me indicandomi. 

"E' stata T/N a spingerlo giù dalle scale, maestra! L'abbiamo vista!"

Appena la donna si inginocchiò di fianco a Taishiro controllando come stesse, estrasse immediatamente il telefono per chiamare i soccorsi mentre io rimasi bloccata osservando il corpo del bambino privo di sensi.

Ero stata io. 

Io ero la causa di tutto, ed un profondo senso di colpa misto ad impotenza si fece largo in me togliendomi il respiro.

Anni dopo mi sarei finalmente accorta che quel giorno non sarebbe stato altro se non l'inizio di un qualcosa che non mi sarei mai aspettata che avvenisse. Fu il semplice ed orrendo inizio di tutto, un ricordo che avei preferito dimenticare.

   
 
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