;nel buio della notte;

di cyra
(/viewuser.php?uid=1061412)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ;Luna nuova ***
Capitolo 2: *** ;Strane vicende ***
Capitolo 3: *** Ombra nera ***



Capitolo 1
*** ;Luna nuova ***


;Luna nuova.







Este, II luna, era di Noah
.








La luce filtrava leggera dalle serrande sochiuse ed i soliti rumori della mattina inondarono la dormiente camera di Elisabeth. La ragazza sbuffò leggermente, girandosi su un lato, socchiudendo gli occhi stanchi. Con fare leggiadro si alzò dal solito giaciglio poco confortevole, posando i nudi piedi a terra sul freddo pavimento di pietra.

La ragazza sbadigliò sonoramente dirigiendosi verso la piccola cucina della sua capanna, si guardò intorno accigliata; quella mattina la sua abitazione sembrava meno ospitale del solito. Il vuoto ed il silezio che regnavano sovrani le fecero venire un nodo in gola.
"Buongiorno anche a te, Betty..." sussurrò a se stessa.
Sentì il suo stomaco brontolare ma non ci badò e in un lampo si diresse al piccolo bagno, sotto la doccia, dove un getto d' acqua gelata la travolse, finendo di ridestarla completamente.

Betty rimase a lungo ad ammirare la sua immagine riflessa al piccolo specchio e scostandosi una ciocca di capelli biondo grano davanti il volto, sospirò. La sua chioma ribelle le dava fastidio, erano mesi ormai che progettava di tagliarla, ma non ne aveva mai avuto realmente il coraggio. Occhi d'un verde limpido e cristallino vagavano per la sua figura e continuavano a scrutarsi, come convinti di trovare qualche segno, qualche macchia indelebile. Sospirò forse per la quinta volta in cinque minuti ed afferrò un asciugamano malmesso, tamponandosi la pelle fradicia del corpo seminudo.
In meno di mezz' ora la ragazza era fuori al tiepido sole di primavera e chiudendo la spessa porta di legno di casa sua, dietro di se, si diresse verso la 'grande stalla'. Notò fin da subito che le strade del piccolo paesino erano deserte ed un sorriso le si dipinse sul volto.
Bene, sono in ritardo.

"... Questo è quanto. Se ogni cittadino rispetterà queste regole fondamentali la convivenza sarà più pacifica del previsto"
Betty riuscì ad ascoltare solo queste semplici parole al suo arrivo alla stalla mentre una fila inverosimile di persone sbucava fin dalla grande porta.
"Hey killer storm, ce l' hai fatta!" una voce la raggiunse tra la folla ed una mano leggera le si posò sulla spalla.
"Meg! Gli dei siano lodati, pensavo di sorbirmi tutto il sermone... cosa abbiamo di nuovo?" Betty sorrise alla ragazza dai capelli corvini davanti a lei, abbracciandola con fare affettuoso. Meg si scostò, ghignando. "Niente Bet, la solita solfa. Ed il tuo solito ritardo è stato più che apprezzato naturalemente!"
Betty alzo gli occhi al cielo, "bhè sai che dramma" .
Meg la prese per mano trascinandola poco lontano da tutto il trambusto "Scherzi a parte, credo ci siano novità, perché non andiamo a scambiare due chiacchiere con Ronald?"
Betty fece spallucce "E secondo te, amica mia, perché mi sarei vestita a festa?" , sogghignò nella tenuta nera lucida aderente e, tirando fuori dalla giarrettiera il suo fidato amico, si incamminarono insieme per il sentiero.

Este si estendeva in lungo e in largo, circondando il piccolo paese. Le mura del castello erano protette da guardie armate. I cittadini così potevano svolgere le loro vite in modo tranquillo e spensierato dedicandosi al commercio ed alle varie fattorie della contea.

Betty procedeva a passo svelto lungo il sentiero, mentre Meg al suo fianco si mangiucchiava nervosamente un unghia.
"Bet, che intenzioni hai?" La bionda si arrestò di colpo a quella domanda e si voltò a guardare l' amica. Da che ne avesse memoria, Meg era la sua migliore amica e compagna di avventure. Il legame che le avvolgeva era indossolubile, molto più forte di quello tra due sorelle. Loro erano compagne.
Este era una cittadina apparentemente tranquilla, ma dietro quella facciata di serenità si nascondeva un ombra sinistra di cui in pochi erano a conoscenza.

La Loggia Nera tramava nell 'ombra da secoli e loro c'erano dentro sino al collo.
"Vedrai".

Betty e Meg scansarono con forza la grande tenda della capanna rossa; durante il tragitto si erano appurate di non essere seguite o anche solo avvistate da occhi indiscreti. La capanna era deserta fatta eccezione per una figura incappucciata e ben legata ad un palo al centro dell' abitazione. Betty avanzò decisa e la punta del pugnale scintillò tra le sue mani salde.
"Bene bene Roger, direi che è ora di fare una chiacchierata che dici?" Di scatto alzò il cappuccio della figura che mugugnò piano, aprendo gli occhi scarlatti.
"C-che vuoi?" sibilò.
"Voglio sapere dove si trova mia madre Roger, mi sembrava di essere stata chiara l'altra sera!" Betty gli prese con forza una ciocca di capelli, stirandogli indietro il viso, illuminato dalla flebile luce della torcia di fuoco.
"Ti ho già detto tutto! L-lo giuro!" il ragazzo iniziò a dimenarsi, cercando di scappare alla stretta mortale di lei. La bionda posò la lama scintillante al viso del corvino, facendo scivolare l'arnese con una lentezza mortale.
Meg dal canto suo fissava la scena impotente, stringendo i pugni contro i fianchi quasi a voler intervenire.
"KILLER STORM!" Un urlo squarciò l'aria e la bionda si arrestò di scatto indietreggiando dalla povera vittima sacrificale. Girò lo sguardo vaga e quando incontrò due occhi marroni pieni di rabbia sbuffò. "Che vuoi?"
"COSA DIAMINE STAI FACENDO?!" Logan la fulminò, avanzando a passi svelti verso di lei.
"Niente Logan volevo solo fare una visitina al nostro amico qui..." sospirò "Comunque non ha più importanza" rinfoderò il coltello e si accinse ad uscire dalla tenda. Logan la fermò repentino per un braccio. "Che cavolo ti passa per la testa, storm?! Noi non usiamo questi metodi!" La bionda si liberò dalla presa, stizzita "Oh certo Log, non usate questi metodi! Ti prego fammi il piacere di non dire stronzate!" Betty uscì dalla tenda a grandi falcate, seguita da una Meg con gli occhi fissi a terra.
"Cooper! Verrai punita se continui con il tuo atteggiamento!"
Di tutta risposta la ragazza alzò il dito medio mentre batteva la ritirata.


*

Betty camminava irrequieta per la Loggia Nera; casa sua da quando ne avesse memoria. La Loggia era un luogo scuro, una sacra gilda che reclutava adepti e li addestrava per farli diventare un giorno assassini o cacciatori di taglie. Lei c'era nata in quell' orribile posto e l' odiava dal più profondo del suo animo... Ma sapeva la verità. Lei era un' assassina, la migliore di tutti, in verità. Da quando era solo una bambina i cadetti superiori l'avevano addestrata al massacro, ad atti violenti e senza scrupoli e a lei ormai l' odore del sangue piaceva. Este era solo una facciata, in realtà il vero fulcro della città era quella Loggia che si era macchiata di atrocità ormai da troppi anni.
"Voleva vedermi signore?" La bionda entrò dentro una camera scura dove un altare in marmo riempiva quasi l' intera stanza. Una piccola finestra era posta dritta davanti alla ragazza e muri di pietra si ergevano intorno a lei.
Noah si alzò in piedi, i lunghi capelli gli ricaddero sulla schiena, "Elisabeth... sì. Prego accomodati" Betty chiuse la porta alle sue spalle e si posizionò di fronte al capogilda con fare fiero. "Elisabeth... La gilda ormai è stanca dei tuoi continui colpi di testa e delle tue continue lamentele... Tutti si stanno sforzando di capire cosa successe quella notte. Ma con il tuo atteggiamento non stai facendo altro che peggiorare la situazione" Betty si irrigidì, serrando i pugni e sentendo le unghie conficcarsi nei palmi delle mani.
"Non mi sembra proprio signore" mormorò tra i denti.
"Sai Elisabeth, io ho provato a farti capire, ho provato a farti... vedere... Ma non mi lascia altra scelta..." Le parole uscirono piano, confuse e Betty aggrottò la fronte non capendone il senso. Sentì un rumore sordo dietro di lei e vide una figura incappucciata avanzare, e con un colpo dritto alla nuca, tutto in un momento si fece chiaro.
Lei era la prima del suo corso, la killer storm di cui tutti alla Loggia parlavano. Figlia di Alice la grande assassina del secolo passato. Avrebbe dovuto capire o percepire in che guaio si stesse cacciando... come sua madre.
Sentì dei passi in lontananza e delle voci mormorare poi, in un secondo, il nulla.

*




Riverdale, june, 20
.






Betty aprì di scatto gli occhi sentendo un dolore sordo dietro la nuca. Diamine, dovevano averla colpita proprio forte. Intorno a lei era buio se non fosse per una fioca luce che trapassava da una finestra. La ragazza si tirò su a sedere e cercò di mettere a fuoco la situazione. "Ma che diavolo...?" Si guardò intorno e capì di essere in una sorta di cappella con calici dorati e statue di marmo. Nessun posto che ricordasse la sua Loggia.
Sentì dei passi ed il primo istinto fu quello di nascondersi, ma il dolore alla testa le impedì qualsiasi movimento. Il cancello dietro di lei si spalancò ed una donna dai rossi capelli e lineamenti marcati entrò come una furia, squadrando la ragazza da capo a piedi. Le sue labbra cremisi si aprirono in un sorriso lasciando intravedere denti bianchi e perfetti.
"Ti stavo aspettando"








Angolo autrice:
Buonasera a tutti cari lettori e lettrici. Ho scoperto solo una settimana fa Riverdale e in cinque giorni l'ho divorato,  mi sono innamorata dell' atmosfera cupa della cittadina, e dei personaggi, specialmente Betty e Jug. (CHE FREGNO PER DIO)
Parlando della storia pubblicherò subito l' altro capitolo, come ho fatto anche per wattpad, anche se noto con tristezza che il fandom è bello che morto. Spero che la storia vi piaccia e tranquilli tutto a suo tempo si capirà.
Un bacione, Aranel-94/Cyra.




Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** ;Strane vicende ***











Riverdale, 29 June.








Elisabeth ormai non aveva più la cognizione del tempo e dello spazio. Da quanto tempo si trovava in quella cappella? Da quanti giorni era prigiorniera di quella signora in rosso?
Lo sguardo della ragazza vagò per le lunghe corde che le legavano saldamente i polsi ed i piedi nudi e sbuffò sonoramente. La donna non le aveva detto nulla di particolare, aveva mugugnato qualche frase sensa senso, e quando la ragazza iniziò a fare domande, quelle poche volte che riceveva la sua visita, lei si era limitata ad un "ogni cosa a suo tempo, Bet" .
Si guardò nuovamente intorno, possibile che quella cappella era una parte della Loggia che non avesse mai visto? Possibile che gli avessero teso una trappola proprio i suoi fratelli, i suoi compagni?
Mentre i pensieri più oscuri si fecero largo in lei, sentì rumori di passi e si ridestò, cercando di mettere a fuoco la figura che stava varcando la soglia di quella che la ragazza, ormai, riteneva una prigione. 
La donna in rosso fece la sua entrata nella cappella con in mano dei panni di un colore acceso "Elisabeth, come ti senti?" mormorò richiudendo il pesante cancello nero dietro di lei. "Starei meglio se qualcuno mi spiegasse cosa succede... di grazia" sputò l'ultima parola con odio e rammarico. La signora ghignò "Degno atteggiamento di una Cooper, ma qui dentro non ti sarà di nessun aiuto. "- si piegò piano verso la ragazza fermandogli il viso con una mano incastondando gli occhi nei suoi - "adesso ti spiego tutto, il momento è giunto."

"Sai Bet, conosco bene il posto da cui provieni, La Loggia. Sono stata io a portarti qui, ad evocarti, poichè necessito dei tuoi servizi. Quello dove ti trovi adesso non ha niente a che fare con il mondo che ricordi, ti trovi in una dimensione parallela. Nella mia dimensione con esattezza..." La donna iniziò piano a tagliare le corde che legavano la ragazza ma il suo sguardo non si spostò mai da quello interrogativo di lei.
"La Loggia ed io, fondatrice di essa, molti anni fa, stringemmo un patto di sangue indissolubile. Io procuro loro fondi e protezione in questo mondo e nel vostro; e loro mi procurano degli assassini. I migliori." Betty era completamente libera e si toccò piano i polsi dove il segno delle corde era rosso intenso. Varie domande si fecero strada nella sua mente.
Chi era questa donna? Di quale patto parlava? Ma sopratutto, in che cavolo di situazione e dimensione era finita?
"Non ti seguo, io non sono più ad Este?" lo sguardo di Betty vagò per la cappella come se la vedesse per la prima volta.
"No mia cara, sei a Riverdale, la mia città." La signora in rosso si aprì in un sorriso furbo, quasi un ghigno "Ed io, sono Penelope Blossom. Tu mi appartieni".




  *


Jughead aprì una porta della Riverdale High Scool con forza entrandovi di scatto. La richiuse alle sue spalle, lanciando la sua fidata borsa sulla cattedra spostando lo sguardo ai ragazzi davanti a lui. Erano una ventina, tutti alti robusti, sguardo fiero e stessa giacca. La giacca di pelle nera con lo stemma di un serpente che si espandeva per tutta la schiena.
"Buongiorno Capo, giornata storta?!" Sweet Pea sogghignò, scrocchiandosi le nocche delle mani. Jugh non sorrise affatto, portandosi davanti a loro a braccia incrociate, con sguardo serio. "Abbiamo un problema" proferì.
"Abbiamo sempre qualche problema!" gridò un ragazzo all' ultima fila. Jughead si tolse il cappello, suo fidato amico in ogni battaglia ed un ciuffo di capelli corvini gli ricadde sul viso stanco. "Sta succedendo qualcosa... A Riverdale. Ieri l' IOracolo era davvero molto agitato. Per di più, sono tre notti di seguito che cercano di entrate nell' abitazione dei Lodge. Dieci uomini sono rimasti uccisi e Veronica sta per arrivare, richiedendo i nostri servizi, per offrirgli protezione."
"Io non offro protezione a quel mafioso di Hiram Lodge" Sweet Pea si era alzato di scatto, sbattendo fortemente un pugno sul banco. "Sai che me ne importa, lo ammazzino pure!"
Jughead lo fulminò "Non stiamo offrendo protezione ad Hiram, Serpents. Ma solo a sua figlia, quindi siediti e fai il bravo..." - si appoggiò alla cattedra osservando Sweet Pea accomodarsi con fare contrariato. Fece scivolare lo sguardo su ogni membro della sua banda, soffermandosi per alcuni secondi su ognuno di essi. "Stanotte, quando attaccheranno i Lodge, noi saremo li. Stanotte staneremo i colpevoli e brinderemo sulle loro teste!" sogghignò il corvino, convinto. Sentì i suoi ragazzi acclamarlo sbattendo i pugni sul banco con fare aggressivo. Jughead avrebbe smascherato i criminali e riportato la pace a Riverdale.

"Hey Jug, allora?" Veronica Lodge si accomodò alla panca di legno, di fronte al ragazzo col cappello. Di fianco a lei c' era Archie, compagno di mille avventure e non solo. Veronica si scostò una ciocca di capelli corvini dal volto truccato e la pelle olivastra incanalò i raggi del sole nei suoi occhi scuri che incatenò a quelli cerulei del ragazzo di fronte a lei.
"Tranquilla Ronnie, tutto sistemato. Questa sera i South Side Serpents faranno la guardia alla tua reggia, come dei bravi cagnolini ammaestrati" Jugh sorrise porgendo ad Archie, suo migliore amico da quando ne avesse memoria, il pacco di patatine che stava mangiucchiando, fiero. Il rosso di tutta risposta ne addentò una sporgendosi verso la propria ragazza, Veronica, carezzandole dolcemente una parte scoperta del viso. "Tranquilla Ronnie, con Jug e i Serpents non hai niente da temere... E neanche tuo padre".
Veronica lo guardò dolcemente, coprendo la mano del ragazzo con la sua, poco fredda. "Lo spero Archie...  Chi sta commettendo queste atrocità deve esssere fermato. Ha ucciso dieci delle mie migliori guardie, "- si voltò verso Jughead che la guardava stoico - "sta attento Jug, devono essere in molti" sussurrò. Il capo dei Serpents fece spallucce.
"Anche noi".





*







Riverdale, Thistlehouse











Betty addentò con forza un pezzo di pane, guardando la tavola imbandita davanti a lei. Il lungo tavolo era apparecchiato a dovere con pietanze e bevande di ogni tipo su esso. Era ormai qualche giorno che Penelope la lasciava libera per la casa da quando lei svolgeva dei lavoretti notturni per ricambiare il favore. Piano piano la situazione sembrava esserle più chiara; la donna in rosso l' aveva evocata e trascinata in questa strana cittadina per qualche oscuro scopo e lei non avrebbe fatto troppe domande visto che una delle ultime frasi della sua carceriera riecheggiava ancora nella sua testa. "Tu fai quello che ti dico io e ti darò indizi su come trovare tua madre". La bionda era scattata a quelle parole ed aveva creato non poco trambusto ma non era servito a nulla, se non a ritrovarsi stesa a terra e legata nuovamente da quattro uomini che lei avrebbe definito enormi. Quindi tanto valeva non fare domande e stare al gioco. In quei giorni aveva conosciuto anche la figlia di Penelope, Cheryl, a cui era stata presentata come una lontana cugina appena rimasta orfana di madre che avrebbe passato un pò di tempo con loro. Cheryl era una ragazza alquanto strana, molto lamentosa, con lunghi capelli ramati curati e vaporosi, sempre acconciata a festa, ma non invadeva lo spazio della bionda. Betty aveva capito che anche la figlia di Penelope nascondeva qualcosa e che di certo, la storia dell' amata cugina, non se l' era bevuta neanche un pò.

Finì di mangiare in silenzio per poi recarsi piano nelle sua camera da letto. Era grande, troppo grande. Aveva un enorme letto a baldacchino con delle tendine rosse ai lati di esso, mobili antichi ed un grande specchio con ornamenti dorati. La parte che alla bionda piaceva di più sicuramente era il suo balconcino privato dove di mattina si soffermava ad osservare da lontano quella strana cittadina completamente nuova per lei.
Sospirò e si avvicinò alla grande scrivania, guardando la sua immagine riflessa. I lunghi capelli biondi ricadevano sulle spalle, i grandi occhi verdi scrutavano la propria figura. Il suo corpo esile, coperto di cicatrici, lo abbracciò a se. Il suo sguardò si soffermò su una piccola tutina di pelle nera, sintetica, posata sulla sedia.
Ghignò, afferrandola. "Si va in scena!"





"Quella notte due mondi si sarebbero incontrati, mescolando senza via d' uscita due vite destinate."










Angolo autrice:
Eccoci qui come promesso il secondo capitolo per catturare di più la vostra attenzione. Portate pazienza ogni tassello andrà al suo posto.
Mi auguro tanto che vi sia piacuta e vorrei tanto sapere cosa ne pensate, il terzo capitolo è già in produzione!
Baci!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Ombra nera ***


elim


Riverdale, Tenuta dei Lodge



Jughead poggiò la schiena al muro riguardando per la sesta volta il piccolo orologio nero al polso. 00.35, strano. Il biglietto parlava chiaro, già da una mezz'ora buona doveva essere accaduto qualcosa tra le mura dei Lodge, ed invece, il più totale silenzio.

Forse erano stati scoperti? Magari la sua idea di sparpagliare i Serprents in giro per la villa, appostandoli in punti strategici non era poi così azzeccata. Magari la setta era già dentro la villa e loro erano stati fregati di nuovo. Sospirò e porto la ricetrasmittente alle labbra.

"Sweet Pea, novità all'ala est?" mormorò a voce bassa, guardandosi intorno. Jug era appostato all'entrata principale sotto il grande muro di cinta, convinto che da lì tenesse bene la situazione sotto controllo. 

Sentì gracchiare ed abbasso gli occhi al walkie talkie, "Tutto tranquillo capo, " la voce del compagno gli arrivò nitida all'orecchio, "Magari il messaggio di stasera era un falso allarme... Sai si chiama allarmismo di massa." Ridacchiò il ragazzo appostato all'altro capo del palazzo. Jughead sbuffò. "Fottiti Pea".

Alzò gli occhi al cielo limpido, niente nuvole solo stelle. Dio, era così bello che per qualche minuto si perse nei suoi pensieri, osservando quel tappeto blu notte, non facendo caso a dei passi diretti verso di lui.

*

Elisabeth fece scrocchiare le nocche, saltellando da un tetto all'altro nella sua tutina aderente sintetica nera. Certo era un pò scomoda, ma dotata di tutte le armi di cui un assassina necessitava.

Una giarrettiera con un pugnale, svariati grimandelli nella borsetta che le pendeva di lato ed un cappuccio nero che ne incastrava all'interno i lunghi capelli e che lasciava intravedere solo gli occhi grandi e ben truccati.

Sarà una passeggiata, pensò.

Certo, non le era molto chiaro il motivo per cui da tre notti a quella parte entrasse nella tenuta dei Lodge senza il comando di rubare qualcosa di specifico, ma dopo anni di quel lavoro ormai non si domandava più cose tanto futili. Ringraziava solamente gli Dei di aver avuto il permesso di poter uccidere qualsiasi persona intralciasse il suo cammino e la cosa le piaceva non poco.

Si fermò di colpo, fissando il muro di cinta della tenuta Lodge e, dopo un attenta analisi, sorrise. Vide due ragazzi appostati verso est, due a nord. Due erano dentro, ai lati del giardino e cinque o sei sicuramente la stavano aspettando dentro la tenuta.

Wow, si ritrovò a pensare, tutto questo disturbo per me?

La sua attenzione fu catturata poi da un singolo individuo, appostato sotto il muro di cinta, davanti l'entrata principale.

Era per conto proprio, l'unica anima che aspettava il suo arrivo in solitario. Ghignò. Per lei, quello era un affronto. Con lentezza fece scivolare la mano alla giarrettiera e ne sfiorò il pugnale. 

Con leggiadria saltò giù dal tetto trovandosi così ad una ventina di metri dall'abitazione. L' oscurità era sua amica, la notte sua amata madre. Seguendo le ombre camminò lungo il perimetro della casa, trovandosi di fronte una figura poco alta, con una giacca di pelle nera ed un buffo e strano cappello sul capo.

"Bene bene, cosa abbiamo qui?" sussurrò piano, suadente.

*

A Jughead non era mai piaciuto aspettare e, in quella situazione, si sentiva quasi preso in giro. Cosa stavano aspettando? Una gang che non si sarebbe mai fatta viva, a quanto pare, quella notte.

Poi, d' improvviso, la sentì.

Una voce bassa arrivò al suo orecchio e, girandosi di scatto, vide una figura sinuosa, non distinta nel buio della notte. Subito il ragazzo portò la mano al suo fidato coltello, facendone scattare la lama. 

Si guardò intorno, convinto di essere circondato, ma non avvertì nessun altra presenza nel raggio di metri. Forse, erano già entrati nell'abitazione e quella singola persona era solo un diversivo?

Jug fece un passo avanti, uscendo dal suo nascondiglio e, con sua sorpresa, la figura nel buio fece lo stesso rivelando un sinuoso corpo da... donna.

Il corvino rimase a fissarla incredulo, cercando di fare mente locale. Una donna? Era lei il capo banda e la causa di tutto il trambusto delle ultime notti?

"Alla fine hai avuto il coraggio di farti vedere" iniziò il ragazzo, tendendosi in avanti, cercando di avvicinarsi, "Dove sono i tuoi compagni?"

Betty sorrise, estraendo il pugnale dalla giarrettiera che scintillò alla fioca luce della luna.

"La puntualità non è mai stata il mio forte" ghignò. 
Fece qualche passo avanti, ammirando la figura davanti a lei. Era un ragazzo, forse della sua stessa età o magari di qualche anno più grande.

Aveva una corporatura normale, ed un altezza standard. Un ciuffo di capelli corvini spuntava fuori dallo strano cappello che portava sulla nuca ed occhi chiari come il cielo limpido la scrutavano, facendola sentire stranamente in soggezione.

"Compagni?" cominciò con voce suadente, "Ti sbagli mio caro, io lavoro da sola..." Con un balzo felino la ragazza gli fu davanti ritrovandosi a pochi centimetri dal corvino.

Jughead rimase pietrificato dall'acrobazia della donna, saldando la presa sul coltellino, mettendosi in posizione di difesa. Con la vicinanza della femmina, ora ne potè osservare meglio i dettagli anche se nascosti dalla tutina che indossava.

Era magra, sinuosa ed alta. Quasi come lui. Il suo sguardo si soffermò sulla parte superiore della ragazza, incastonando gli occhi nei suoi e ne potè constatare la bellezza. Occhi chiari, lucidi. Truccati in maniera eccessiva ma dannatamente attraenti.

Fece un passo avanti, mentre lei arretrò.

"Arrenditi, sei circondata dai miei uomini" sorrise, convinto di avere la vittoria in pugno.

"Oh... Devi sapere... Che io amo le sfide." in un secondo lei gli fu addosso, schiacciando il corpo del ragazzo contro il muro e contro il proprio.

Con il braccio sinistro gli bloccava il collo ed il capo e con il destro posò la lama sul suo volto, avvicinando il viso a quello del corvino che la guardava con occhi spalancati completamente preso alla sprovvista.

Si avvicinò al suo orecchio e, dal canto suo, Jug era immobile; non riusciva a sottrarsi alla sua presa ed al suo sguardo. "Non cantare vittoria troppo presto, ragazzino" sussurrò roca, stringendo la presa.

Gli occhi decisi di lui erano fermi e persi in quelli famelici di lei. Nessuno dei due distoglieva lo sguardo, come se da quel momento o da una sola e minima esitazione dell'uno dipendesse la vittoria dell'altro.

Il corpo della femmina era ben schiacciato a quello del corvino e lo spingeva contro il muro con forza; il ragazzo poteva sentire anche troppo bene le forme della donna premere contro le sue e deglutì a fatica, sorpreso dalla miriade di sensazioni che quel contatto gli stava procurando.

"Avanti allora, fammi ciò che vuoi" sussurrò sorridendo beffardo.
Oh certo, - si ritrovò a pensare,- ora mi ritrovo a flirtare con una squilibrata che mi punta un coltello alla gola.

Ma la situazione lo stuzzicava, gli occhi di lei lo stuzzicavano.

Betty si passo la lingua sulle labbra, sfidandolo con lo sguardo.
"Potrebbe piacermi"...


"JUGHEAD! CORRETE SERPENTS, DI QUA!" Un urlo squarciò l'aria e la biondina si girò di scatto intravedendo tre figure correre contro di lei. Si fece indietro di scatto.

"Maledizione!" strinse i denti indignata, girandosi nuovamente verso il ragazzo "Questa me la paghi ragazzino!" Con un balzo si portò a pochi metri e, girandosi di scatto, cominciò a correre nella notte.

Jughead rimase a fissare la figura della ragazza dissolversi; perchè non le era corso dietro? Perché non si era ribellato alla sua stretta? Era solo una donna... Ma dannatamente forte.

"Capo, cosa diavolo è successo? Chi cazzo era quello?" Sweet Pea in un secondo gli fu vicino, squadrandolo da capo a piedi per constatare se fosse ferito.

Il corvino si ricompose, chiudendo il coltellino a scatto, rinfoderandolo. "Credo che per stanotte non avremo più problemi, Pea. Fa rientrare gli altri" Jug iniziò a camminare verso l' entrata della tenuta ancora un pò scosso dagli ultimi avvenimenti.

Sweet Pea si accigliò. 
"Cosa? Andiamogli dietro capo, è andato da quella parte no? Mando una squadra in ricognizion-!" Ma non potè finire la frase che Jug sbattè con veemenza un pugno al muro. "Sei sordo o cosa?! Ho detto basta così per stasera!"

Il corvino non ne sapeva il motivo, ma qualcosa dentro di lui preferiva lasciar perdere. "Forza, entriamo" alzò gli occhi al cielo mentre varcava il grande cancello ed in mente gli tornarono con forza due iridi verde intenso, un corpo snello ed un tono di voce sensuale; sorrise. 

Potrebbe essere divertente.

*

"Dannazione!" Betty si buttò sul grande letto, sbuffando e sbraitando.

Chi diavolo si credevano di essere quelli? Pensavano di fermarla? Erano davvero certi che sarebbero bastati una decina di ragazzini che giocavano a fare i giustizieri della notte per far desistere la killer storm dal suo intento?

Quale intento però? Si ritrovò a pensare. Effettivamente, erano tre sere che Penelope le ordinava di entrare dentro quella tenuta, ma senza un piano preciso. Senza ordinarle di rubare qualcosa in particolare o uccidere qualcuno. Sospirò girandosi su un fianco.

Sentì dei passi pesanti avvicinarsi, e in meno di un secondo la porta di spalancò, facendola scattare seduta. Cheryl fece il suo teatrale ingresso nella camera della bionda.

"Oh, cugina cara, vorrei scambiare due chiacchiere con te" gli occhi della rossa si fecero languidi. Betty alzò lo sguardo al cielo. 

Ci mancava solo lei.

Non disse niente, aspettò pazientemente che l'altra continuasse. "Credo che sia meglio tu vada a letto," cominciò lei sorridendo affabile "Visto che da domani inizierai il liceo qui a Riverdale! Non sei contenta?!" rise cristallina. 

L'espressione della bionda era un misto di incomprensione e stanchezza e sbuffò. 

"Cosa diamine è il liceo?"




Angolo autrice


Bene bene siamo giunti al terzo capito ad all'incontro dei nostri ragazzi. Spero tanto che la storia vi inzi ad intrigare. Per chi se lo chiedesse, ebbene si la nostra Betty inizierà il liceo insieme a tutti gli altri. Ne vedremo delle belle ragazzi! Vi auguro una buona giornata ed una buona serata, il quarto capito è in lavorazione! Un bacio!


Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3897447