Royal Saint Paul School

di Gatto1967
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gridò con quanto fiato aveva in gola ***
Capitolo 2: *** La nave arrivò a destinazione ***
Capitolo 3: *** tutto il suo mondo ***
Capitolo 4: *** Annie non voleva avere nessun contatto con lei? ***
Capitolo 5: *** All'improvviso qualcuno la chiamò ***
Capitolo 6: *** Vorrei proprio conoscerti meglio Anthony ***
Capitolo 7: *** sei sempre stata la preferita di tutti ***
Capitolo 8: *** IO NON SONO LA QUESTIONE PRIVATA DI NESSUNO! ***
Capitolo 9: *** Vedrai che tutto si risolverà ***
Capitolo 10: *** Mi concedi questo ballo dolce Giulietta? ***
Capitolo 11: *** Caro zio William ***
Capitolo 12: *** Non metterla in condizioni di fare scelte dolorose ***
Capitolo 13: *** Non cambieranno mai ***
Capitolo 14: *** Chissà come sarebbe finita ***
Capitolo 15: *** andrà tutto bene ***
Capitolo 16: *** devo parlarti di una cosa molto importante ***
Capitolo 17: *** La collina di Pony non era affatto cambiata ***



Capitolo 1
*** Gridò con quanto fiato aveva in gola ***


Candy aveva bevuto un po’ troppo champagne troppo in fretta, e fu colta da un improvviso e irrefrenabile singhiozzo. Decise di uscire fuori da quel salone pieno di gente in festa, forse un po’ d’aria fresca le avrebbe fatto bene.

Fuori l’aria era decisamente molto fresca, d’altra parte era pur sempre il 1° gennaio!

La visuale davanti a lei non era delle migliori: una nebbia fredda e umida si confondeva con il freddo gelido della notte sull’oceano, ma nonostante tutto Candy sorrise spontaneamente a quella notte da lupi. Era sicura che quell’esperienza inglese le avrebbe riservato sorprese inaspettate. 

Il temperamento di Candy era forte e ottimista, e lei era abituata a vedere sempre il lato positivo delle esperienze che si trovava a vivere.

Andare a stare dai Legan non era certo stata una bellissima esperienza, si era ritrovata addirittura ad essere spedita in Messico per “punizione”, ma anche lì aveva saputo vedere e apprezzare il lato positivo delle cose che le capitavano.

È vero: i fratelli Legan e la loro austera madre non erano certo stati gentili con lei, ma in quella casa aveva anche fatto amicizia con la servitù, aveva conosciuto Archie, Stear e… Anthony.

Si intristì un po’ nel ritrovarsi a pensare ad Anthony e al suo incidente, quella brutta caduta da cavallo che…

La sua sciarpa volò via trascinata da una folata del freddo vento oceanico, e lei si girò e si chinò per raccoglierla. Un’altra folata l’aveva allontanata ancora, e quando Candy riuscì a prendere quella sciarpa, si accorse di non essere sola.

Poco più in là c’era qualcuno, sembrava un ragazzo, ne intravide i lineamenti di profilo. Guardava il mare e piangeva, o almeno a lei era sembrato che piangesse…

 

-Candy!-

Si voltò di scatto nel riconoscere la voce di Anthony.

-Anthony, che fai?- gli disse andandogli incontro. -La tua gamba…-

-Oh andiamo Candy! La gamba mi fa un po’ male è vero, ma ormai è guarita.-

-Certo, ma ricordati cosa hanno detto i dottori: ci vorrà un po’ perché possa riprendere a funzionare come prima, e non devi sforzarla o prenderci freddo.-

-Già, e intanto mi mandano a studiare in Inghilterra, proprio il clima ideale.-

Candy ridacchiò

-Anthony, sono felice di vedere che stai davvero meglio. Quando sei caduto da cavallo mi sono tanto spaventata…-

-Non ricordo niente di quel momento, ricordo solo che io e te cavalcavamo insieme, e poi mi sono ritrovato in un letto d’ospedale…-

-Hai battuto la testa, e sei stato fortunato ad aver riportato solo una leggera amnesia. Vedrai che un giorno ricorderai quello che è successo.-

-Tu mi hai detto che stavamo parlando…-

-Sì, tu mi stavi chiedendo del principe della collina, se è vero che ti somigliava tanto, e sembravi aver capito qualcosa, ma poi c’è stato l’incidente. Sai, anch’io ne ho un ricordo vago. Anch’io ho subito un terribile shock quel giorno.-

Anthony rabbrividì per il freddo, e anche Candy.

-Dai, rientriamo.-

 

Dopo che Candy e Anthony ebbero richiuso la porta dietro di loro, il ragazzo che guardava il mare ebbe come un moto di rabbia e gridò con quanto fiato aveva in gola.

 

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Capitolo 2
*** La nave arrivò a destinazione ***


La nave arrivò a destinazione due soli giorni dopo quella notte di capodanno. Le manovre di attracco furono laboriose e i controlli sui passeggeri scrupolosi e accurati.

Infine Candy e Anthony, accompagnati dal signor George, uomo di fiducia del misterioso zio William, poterono scendere dalla nave. 

Ad attenderli trovarono Archie e Stear. Loro li avevano preceduti di qualche mese in Inghilterra. Anthony doveva ancora recuperare la funzionalità della gamba rotta, e Candy aveva chiesto di potergli restare accanto. La zia Elroy dapprima aveva nicchiato, ma poi si era convinta. La vicinanza di Candy sembrava far bene ad Anthony.

Così Archie e Stear erano partiti per l’Inghilterra insieme ai poco benamati cugini Neal e Iriza, mentre Anthony e Candy li avevano raggiunti un paio di mesi dopo.

La solita espansiva Candy era corsa incontro ai cugini correndo sulla scala d’attracco attaccata alla nave rischiando di cadere e di far cadere gli altri passeggeri, e infine li aveva abbracciati. 

Lei aveva un debole per Anthony, ma voleva sinceramente bene ai due fratelli Cornwell. Anche loro erano stati buoni e gentili con lei quando lavorava dai Legan e Neal e Iriza la angariavano in mille modi.

Quando i quattro ragazzi e il signor George si furono riuniti, si recarono alla macchina che Stear e Archie avevano parcheggiato negli spazi appositi.

-Vedo che hai portato anche Clean.-

Disse Archie

-Sì, non ha voluto sentire ragioni.- rimarcò Anthony con un tono leggermente sprezzante nella voce.

-Ne abbiamo già parlato Anthony! Clean è sempre stato con me, non potevo abbandonarlo a Lakewood per tutto il tempo che staremo qui!- 

Il tono di Candy era abbastanza seccato.

-Già, perché un collegio londinese è l’ambiente più adatto per un procione!-

-Anthony non ha tutti i torti Candy.- intervenne Archie -La Royal Saint Paul School ha regole molto severe, non ti permetteranno mai di tenere un procione.-

-E allora cosa dovrei fare?-

-Dovremo portarlo allo zoo di Londra.- intervenne il signor George -lì lo custodiranno per lei signorina.-

-Cosa?!?!? Allo zoo?!?!?-

Incredibilmente anche Clean si agitò a quelle parole, neanche ne avesse capito il significato.

-Non c’è altra scelta signorina…-

Clean con un balzo fuggì dalle braccia della sua umana preferita e corse via fuori dal porto vanamente inseguito da Candy.

Archie e Stear corsero subito dietro alla cugina, e Anthony arrancò nel vano tentativo, la gamba gli faceva male.

George indugiò su Anthony, ma capiva che non doveva perdere di vista Candy e gli altri.

-Vai pure George.- lo incitò Anthony -Io posso cavarmela anche da solo, ma non devi perdere di vista quella testarda!-

George annuì, e corse indietro ai ragazzi.

 

Quando la raggiunsero Candy era intenta a picchiare un uomo dall’aria innocua ma armato con un robusto fucile da caccia.

-Assassino!- gridava lei -Delinquente! Lei meriterebbe di essere impiccato al primo albero!-

-Candy cos’è successo?- chiesero ad una voce Archie e Stear

-Quest’uomo ha ucciso il mio Clean!- disse lei stropicciandosi gli occhi per il pianto.

-Signorina Candy!- disse dopo un po’ George che si era chinato sul corpo inerte di Clean.

-Clean sta bene, non è neanche ferito.-

-Ma come?!?!?-

-Non lo sa signorina che i procioni hanno la capacità di fingersi morti per sfuggire a un pericolo? Clean è vivo.-

L’espressione di Candy a quelle parole allargò il cuore di Archie e Stear

-Il problema però rimane.- disse Archie al fratello

-Ho un’idea!- disse improvvisamente Stear.

 

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Capitolo 3
*** tutto il suo mondo ***


Come spesso accadeva, l’idea di Stear si era risolta in un disastro, Clean si era sì finto un collo di pelliccia, ma quando Suor Margaret lo aveva preso in consegna, tutti si erano resi conto che si trattava di un procione vivo e vegeto.

Per fortuna il piccolo animale era riuscito a fuggire e a nascondersi nel vasto parco della Royal Saint Paul School. Qualche giorno dopo Candy era riuscita a ritrovarlo su quella che lei, in uno slancio del cuore, aveva battezzato “seconda collina di Pony”. In effetti quel minuscolo colle all’interno del parco ricordava sia pure vagamente la sua amata collina di Pony, e l’albero dove Clean aveva fissato la sua tana richiamava alla mente della bionda americana “Papà albero”, ovvero il solitario albero della collina di Pony “originale”.

 

Un mese era passato dall’arrivo di Candy e Anthony nel collegio londinese, e dopo un periodo iniziale difficile, a causa delle consuete malvagità di Iriza Legan che non mancava mai di creare difficoltà alla cugina acquisita, le cose cominciavano a girare bene per Candy.

Piano piano si stava ambientando, aveva fatto amicizia con la sua vicina di stanza, la timida e simpatica Patty O’Brien, e da par suo aveva trovato il modo di superare le severe restrizioni del collegio in materia di contatti fra i due sessi.

Spesso di notte, si recava nelle stanze di Anthony, Stear e Archie, saltellando di ramo in ramo con l’aiuto di una corda. Quando poteva si recava sempre a far visita al suo Clean nella “seconda collina di Pony”, e tutto sommato capì che poteva adattarsi anche a quell’ambiente così austero.

Certo, le mancava la libertà di cui godeva un tempo, ma forse Anthony non aveva tutti i torti quando le diceva che stavano crescendo e dovevano affrontare un mondo fatto di regole, e che non sempre queste regole sarebbero state così severe come in quel collegio inglese.

 

Una domenica mattina, dopo la funzione religiosa, Candy trovò modo di isolarsi e sdraiarsi sull’erba a godersi un raro sprazzo di sole londinese, quando qualcuno le si parò davanti.

-Buongiorno signorina Tarzan.-

Candy alzò lo sguardo e riconobbe la persona che aveva davanti: era quel ragazzo che faceva sempre arrabbiare Suor Gray, come si chiamava? Aveva un nome altisonante, difficile da ricordare, Grand… seguito da qualcosa.

-Buongiorno a lei signor…-

Il ragazzo assunse un’aria canzonatoria

-Terence Grandchester, per servirla mia cara signorina Tarzan.-

-Per sua norma e regola io mi chiamo Candice White Andrew signore! E poi che vuol dire Tarzan?-

-È presto detto signorina: si immagini una buia notte londinese, una corda che si arrotola al ramo di un albero, e una graziosa scimmietta piena di lentiggini che la usa come una liana per passare dagli appartamenti delle ragazze a quelli dei ragazzi.-

Candy rimase di stucco. Allora quel ragazzo l’aveva vista quando si recava di notte nella stanza di Anthony Archie e Stear.

E… se l’avesse vista qualcun altro? 

-Non si preoccupi signorina, il suo segreto è al sicuro con me. Certo se magari qualche volta la notte volesse far visita a me…-

-Ma… come si permette screanzato!- scattò lei alzandosi in piedi

-Grandchester!- La voce era quella di Anthony

-Girale alla larga Grandchester!-

Terence si girò verso Anthony di cui aveva riconosciuto la voce e Candy ritenne di dover intervenire per evitare degenerazioni.

-Avanti Anthony, il signor… Grandchester stava solo scherzando, non è il caso di prendersela.-

-Tu non immischiarti Candy!-

Candy rimase di stucco, non aveva mai sentito Anthony rivolgersi a lei in quel modo.

-D’accordo, me ne vado. Statemi bene ragazzi!-

In questo modo Terence intendeva troncare sul nascere una possibile rissa con l’americano. Quel Brown, così come quel suo cugino, Cornwell, non gli stavano certo simpatici, ma quel giorno non gli sembrava il caso di mettersi a fare a botte con le suore in giro.

 

Rimasta sola con Anthony, Candy si mise a piangere. 

-Non… non mi avevi mai trattata così Anthony…-

-Mi dispiace Candy, ma non dovresti socializzare con quel farabutto, io…-

-Stavamo solo parlando Anthony!-

-Quello è un poco di buono e tu sei una stupida!-

-E tu… tu non sei migliore di Neal Legan!-

Poi scappò via in lacrime. Anthony cercò di seguirla, ma una fitta alla gamba glie lo impedì.

 

Poco dopo Candy piangeva appoggiata al grande albero della sua “seconda collina di Pony”. Non si sentiva così dal tempo in cui lavorava per i Legan, non riusciva a credere che Anthony, il suo Anthony, l’avesse trattata in quel modo.

Fu raggiunta dal fedele Clean che le si appoggiò su una spalla e le strofinò il muso sulla guancia.

-Clean… mio caro Clean… se non avessi te…-

In quel momento le sembrò che il piccolo animale fosse tutto il suo mondo.

 

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Capitolo 4
*** Annie non voleva avere nessun contatto con lei? ***


Qualche giorno era passato dall’episodio con Anthony e Terence, e Candy sembrò aver assorbito il colpo. Una domenica prima della funzione Anthony le si avvicinò. Lei si girò dall’altra parte: non intendeva rivolgergli la parola.

-Avanti Candy, voglio solo chiederti scusa!-

-Non mi avevi mai trattata in quel modo Anthony!-

-E tu allora? Credi davvero che io non sia migliore di Neal?-

Lei sospirò, Anthony non aveva tutti i torti.

-D’accordo, ho esagerato anch’io, ma non stavo facendo niente di male! Quel Grandchester mi ha vista una sera quando venivo da voi e mi stava solo prendendo un po’ in giro, tutto qui.-

-Ti ha vista?-

-Sì, mi ha soprannominato “signorina Tarzan” quello screanzato!-

-Maledizione Candy!-

-Andiamo… Non lo sfiderai a duello per questo!-

-No, certo che no! Ma se ti ha vista lui…-

-Lo so, è quello che ho pensato anch’io, ma se nessuno ha fatto la spia con le suore vuol dire che è andato tutto bene.-

-Sì certo, ma d’ora in poi evita di venire da noi la sera. Almeno per un po’.-

-Va bene, sarò molto più prudente.-

Mentre si rigirava per entrare in chiesa Anthony la chiamò.

-Candy!-

Lei lo guardò con aria ancora un po’ imbronciata

-Pace fatta?-

Lei gli sorrise

-Pace fatta!-

 

Qualche tempo dopo la zia Elroy venne dall’America a trovare i nipoti, e li fece riunire nell’albergo londinese dove alloggiava. Candy non era certo felice di ritrovarsi fianco a fianco con Neal e Iriza, ma fece buon viso a cattivo gioco. Davanti alla zia Elroy e ai cugini, quei due non avrebbero certo osato infastidirla.

Consegnò ai ragazzi dei regali portati apposta dall’America, e a Candy diede un bellissimo foulard. 

Candy non era certo una fanatica di moda, ma apprezzò sinceramente quel regalo da parte della burbera zia Elroy, che evidentemente aveva preso a benvolerla. 

Poco dopo che Candy aveva ringraziato la zia Elroy qualcuno bussò alla porta della stanza, e all’avanti della burbera donna entrarono tre persone, un uomo e una donna di mezza età ma dal portamento decisamente giovanile ed una ragazza della stessa età di Candy e Iriza.

Candy rimase senza fiato e per poco non cadde a terra come una pera cotta: quella ragazza era Annie Brighton!

 

-Annie, ti ricordi di Candy? Era la nostra cameriera quando venisti a trovarci a Lakewood…- 

La voce di Iriza era tagliente e perfida, come sempre quando poteva creare problemi a Candy.

-Fai silenzio Iriza!- la voce della zia Elroy colse tutti di sorpresa -Candy adesso è una Andrew, non è più la tua cameriera!-

Questa Candy non se l’aspettava proprio, e dentro di sé ne era compiaciuta anche se adesso temeva le possibili ritorsioni di Iriza. 

-Mo-molto lieta signorina Andrew.-

La voce distaccata e formale di Annie, della sua Annie, fece male a Candy, molto più male della solita scontata perfidia di Iriza.

-Candy?!!! Non ricambi il saluto della signorina Brighton?!!!- il vocione severo della zia Elroy fece sobbalzare Candy

-Sì certo, chiedo scusa, molto lieta signorina Brighton.- disse poi tendendo la mano ad Annie.

Dopo qualche giorno Annie fu presentata alla classe di Candy e Iriza. Quando le fu detto di sedersi al banco vicino a Candy lei rispose che dal momento che conosceva Iriza Legan, avrebbe voluto sedersi vicino a lei, così fu Patty a cedere ad Annie il suo posto per andarsi a sedere vicino a Candy.

Per Candy fu un altro brutto colpo, dunque Annie, la sua Annie non voleva avere nessun contatto con lei?

 

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Capitolo 5
*** All'improvviso qualcuno la chiamò ***


I giorni passavano e Candy si tenne alla larga da Annie, così come d’altronde voleva lei. Soffriva per quella situazione ma fece buon viso a cattivo gioco.

La sua amicizia con Patty andava consolidandosi e la ragazza aveva di che consolarsi, solo le dispiaceva per Annie. La sapeva sola nelle grinfie di Iriza Legan, e di Iriza non ci si poteva certo fidare.

Venne a sapere che Annie già da diverso tempo scriveva ad Archie che aveva conosciuto in America nel periodo in cui lei lavorava dai Legan. E capì anche che Archie non apprezzava granché questa corrispondenza, ma poi li vide chiacchierare insieme appena fuori dalla chiesa una domenica mattina.

Quanto avrebbe voluto andare da Annie ad abbracciarla e chiederle come stava! Ma sapeva che lei voleva a tutti i costi nascondere le sue origini di orfana.

 

Una notte Candy dormiva tranquillamente nel suo letto, quando la porta della sua stanza si aprì cigolando.

La ragazza si svegliò di soprassalto.

-Chi… chi è la?-

Accese un lume che teneva sul comodino vicino al letto e riconobbe la persona che stava davanti a lei.

-Signor Grandchester! Cosa fa qui?-

Come la vide Terence ebbe un sussulto, ma fece anche cenno alla ragazza di fare silenzio. Se le suore lo avessero trovato lì, avrebbero avuto grossi problemi.

Rapidamente chiuse la porta mentre Candy indossava una vestaglia che teneva su una sedia e si avvicinò al ragazzo che vedeva barcollare.

-Signor Grandchester! Perché è venuto nella mia stanza?-

-È stato un errore! Una persona mi ha aiutato a entrare di nascosto nel collegio ma ha sbagliato ala. La tua stanza poi è nella posizione della mia nell’altro edificio e così non mi sono reso conto dello sbaglio finché non ti ho vista.-

-Che ha fatto signor Grandchester? È ferito?-

-Oh senti! Chiamami Terence, sennò non finiamo più!-

-D’accordo, ma cosa ti è successo?-

-Stasera sono uscito dal collegio di nascosto dalle suore, e sono andato a bere in un locale-

-Si sente!- il ragazzo infatti emanava un forte odore di alcool

-Lì ho litigato con alcune persone e ci ho fatto a botte, ma erano in tre e uno di loro aveva un coltello. Potevano uccidermi ma un uomo è giunto in mio aiuto e mi ha salvato. Poi mi ha accompagnato fin qui, ma ha sbagliato lato, o forse mi sono sbagliato io nel dargli le indicazioni.-

-Fammi vedere questa ferita… non è un taglio profondo ma sarebbe bene disinfettarlo.-

-Non puoi certo chiamare le suore! Avresti dei seri problemi se mi trovassero qui!-

-Intanto fasciamo questa ferita con un fazzoletto, e poi uscirò dal collegio per andare a cercare una farmacia.-

-Cosa? Ma non puoi! Con me Suor Gray chiude un occhio per via delle donazioni che mio padre fa’ a questo istituto, ma con te…-

-Non preoccuparti.- rispose lei mentre si vestiva davanti allo stupefatto ragazzo -Farò in fretta e nessuno si accorgerà di niente.- 

E prima che Terence potesse fermarla Candy uscì dal balconcino per sparire in un lampo.

 

Camminando per le strade di Londra Candy si rese conto di essere una straniera in una città a lei assolutamente sconosciuta e di non sapere minimamente dove dirigersi senza perdersi. Ebbe anche paura a chiedere informazioni ai passanti: le persone che vedeva per strada non le sembravano per niente rassicuranti. Ubriaconi, gente che sembrava uscita di galera.

Poi all’improvviso qualcuno la chiamò.

-Candy! Fermati!-

Lei si fermò ma si chiese anche chi potesse essere a chiamarla.

-Io non conosco nessuno a Londra! Chi siete? Fatevi riconoscere!-

Vide alle sue spalle un bel ragazzo biondo e con i capelli lunghi, volto sbarbato e vestito in modo semplice e informale.

-Candy, non mi riconosci? Sono Albert!-

Se non riconosceva il volto sbarbato e pulito del ragazzo davanti a lei, ne riconobbe però la voce, e in men che non si dica corse ad abbracciarlo.

 

Camminando per le strade di Londra Candy e Albert si raccontarono i motivi della loro presenza a Londra.

-Così gli Andrew ti hanno mandata a studiare a Londra. E il tuo amico Anthony come sta?-

-Anthony sta meglio. La gamba gli fa ancora male ma i medici dicono che guarirà del tutto. Non ricorda niente dell’incidente, ma tutto sommato non è neanche un male. Ultimamente è diventato un po’ scontroso e irritabile. Mi ha fatto una scenata solo perché parlavo con un ragazzo del collegio.-

-Candy, state crescendo. Sono cose normali…-

-Oh mio dio Albert! Stavo dimenticando: mi serve una farmacia!-

-Una farmacia? Per quale motivo?-

-Un mio amico è stato ferito e gli serve una medicina per disinfettare la ferita!-

-Vieni con me! Conosco una farmacia aperta tutta la notte.-

 

In men che non si dica Candy rientrava al collegio aiutata dal suo amico Albert. Ma nel rientrare in stanza si accorse che Terence era sparito. Probabilmente si era sentito meglio ed era tornato nella sua stanza.

Lei si infuriò: era uscita di notte dal collegio rischiando severe punizioni e lui non l’aveva nemmeno aspettata!

Per poco Suor Margaret non la scoprì che era vestita di tutto punto a quell’ora della notte, e lei riuscì a salvarsi infilandosi a letto e simulando di parlare nel sonno.

 

Solo dopo qualche giorno rivide Terence. Stava decisamente meglio, ma non ci pensò nemmeno a ringraziarla per quello che aveva fatto quella notte.

 

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Capitolo 6
*** Vorrei proprio conoscerti meglio Anthony ***


Una domenica al mese i ragazzi e le ragazze del collegio potevano uscire liberamente dall’edificio e fare quello che volevano. Quando giunse la prima domenica utile Candy invitò Anthony ad accompagnarla allo zoo Blue River, dove lavorava il suo amico Albert, così anche lui avrebbe potuto conoscerlo.

Candy gli aveva sempre parlato del suo amico Albert che le aveva salvato la vita quella notte alla cascata, quando in seguito all’ennesima cattiveria di Neal e Iriza aveva deciso di scappare via e tornare alla casa di Pony. 

La barca sulla quale era frettolosamente salita non aveva remi, e lei non conosceva il fiume.

Inoltre per lo stress e la stanchezza si era addormentata e quando si svegliò la barca era già in preda delle rapide che precedevano la cascata.

Sarebbe sicuramente morta se Albert non l’avesse salvata.

 

-Il signor Albert? Abita in quella casa lì in fondo, è il custode degli animali.-

Quando arrivarono in prossimità della piccola costruzione indicata loro, Candy e Anthony sentirono delle risate provenire dall’interno della stessa.

-Il tuo amico sembra avere compagnia.-

-Già, e sembrano divertirsi un mondo. Dai entriamo Anthony!-

Candy bussò alla porta e alla risposta del suo amico aprì ed entrò insieme ad Anthony. Insieme ad Albert c’era Terence.

-Guarda guarda chi si vede, Lupus in fabula insieme a mr Brown!-

-Che vuol dire “Lupus in fabula”? Stavate parlando di me?-

-Beh sì, vedi Terence mi stava spiegando perché ti ha soprannominata “Tarzan tuttalentiggini”-

-Tuttalentiggini mi suona nuova! E comunque non mi piace neanche un po’!-

-Non è mica un’offesa Candy. Tu devi essere… Anthony, dico bene?- disse poi Albert rivolgendosi al biondo accompagnatore di Candy.-

-Esatto. E tu sei… Albert. Candy mi ha raccontato tutto quello che hai fatto per lei.

-Beh, sarà meglio che levi il disturbo! Ci si rivede ragazzi!-

-Ciao Terence!- lo salutò Candy subito imitata da Albert mentre Anthony rimase in silenzio a fissare l’uomo biondo davanti a lui.

-Potevi almeno dirgli Ciao!-

Lo rimproverò lei quando Terence fu uscito dalla casupola dove abitava Albert.

-Hai ragione Candy, ero distratto. E poi quel Terence non mi sta particolarmente simpatico, l’idea poi che sia entrato di notte nella tua stanza…-

-È stato uno sbaglio Anthony!-

-Sì Terence mi ha raccontato, quella sera mi ha dato indicazioni sbagliate e io l’ho fatto entrare nella palazzina sbagliata del vostro collegio.-

-Cosa? Ma allora sei stato tu ad aiutarlo quella sera!-

-Sì, l’ho visto che stava avendo la peggio in una rissa e uno dei tre che lo stava picchiando ha tirato fuori un coltello. Allora sono intervenuto.-

-Hai messo fuori combattimento tre uomini?-

-Li ho colti di sorpresa e ne ho avuto facilmente la meglio.-

-Beh, complimenti.-

-Non l’avrà fatto apposta d’accordo, ma l’idea che sia entrato nella tua stanza mi fa prudere le mani…-

-Andiamo Anthony, non è successo niente!-

-No infatti, tu sei solo uscita di notte dal collegio rischiando di essere punita per lui!-

Qualcuno aprì la porta della casupola.

-Albert, mi dispiace disturbarti ma devi tornare al lavoro.-

-Va bene, arrivo subito. Mi dispiace ragazzi, devo lasciarvi, ma tornate a trovarmi appena potete, vorrei proprio conoscerti meglio Anthony.-

-Va bene Albert, ne sarò lieto. Anch’io ti sono grato di quello che hai fatto per Candy.-

Candy sorrise contenta: quello era il suo Anthony!

 

Una volta che Albert fu uscito, Anthony apparve pensieroso.

-Che c’è Anthony?-

-Quell’Albert… mi ricorda qualcosa…-

-Non capisco…-

-Nemmeno io credimi, ma ho come l’impressione di averlo già visto…-

-Non vedo come e dove potresti averlo già visto Anthony, io stessa l’ho conosciuto per caso.-

-Lo so, ma c’è qualcosa in lui…-

-Dai vieni, facciamo un giro dello zoo e poi torniamo al collegio.-

 

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Capitolo 7
*** sei sempre stata la preferita di tutti ***


Nei giorni successivi Candy cercò un timido avvicinamento ad Annie. Non intendeva certo tradire il suo segreto, anche se non concepiva perché ci si dovesse vergognare di venire dalla Casa di Pony, però voleva di nuovo avere un contatto con lei, con la sua sorellina di un tempo.

Annie però rifuggiva ogni contatto con Candy, non appena lei si avvicinava Annie cambiava direzione o fingeva un impegno improvviso.

-Lasciala stare Candy!- le disse un giorno Patty -Non capisco perché faccia così, ma capisco ancora di meno te che continui a cercarla.-

In un istante Candy rivide i momenti gioiosi trascorsi con Annie, le corse nei prati intorno alla casa di Pony, i giochi e gli scherzi con gli altri bambini, la giornata che trascorsero insieme rischiando di morire nel fiume, la grigliata nella villa del signor Brighton, e in quelle immagini vide quello che lei e Annie non erano più: due bambine.

Al posto di quelle due bambine c’erano ora due adolescenti, erano cresciute e avevano maturato caratteri e interessi diversi. 

Erano diverse.

-Forse hai ragione Patty.-

 

Candy prese così a ignorare la sua ex-sorellina e a vivere la sua amicizia con Patty. Un giorno però successe qualcosa che doveva riavvicinare le due ragazze.

Finite le lezioni della mattina e consumato il pranzo nella sala refettorio, Candy e Patty si erano concesse una passeggiata nel vasto parco del collegio, quando videro una scena che attirò la loro attenzione.

Archie stava vicino ad alcuni alberi, e dietro di lui c’erano un po’ distanziati Anthony e Stear che sembravano aspettarlo.

Davanti a lui una ragazza che loro vedevano di spalle ma che riconobbero essere Annie, teneva in mano un pacchetto.

-Ascolta Annie, tu sei molto gentile, ma devi smetterla di farmi regali!-

-Archie, questo l’ho fatto con le mie mani, per te!-

Archie sembrava insieme imbarazzato e contrariato.

-È che… io non ho niente da darti.-

-Io non voglio niente da te… io… voglio te…-

L’inattesa rivelazione sconcertò sia Archie sia tutti quelli che assistevano a quella scena.

Annie si girò sui suoi passi e si allontanò da lui. Cominciò a piangere e in un impeto di rabbia gettò a terra il pacchetto che aveva confezionato per Archie, poi scappò via passando vicino a Candy e Patty.

Candy la chiamò e poi la seguì di corsa.

Patty non capiva perché Candy continuasse ad interessarsi di quella Annie, ma di riflesso anche lei inseguì le due ragazze.

 

Archie raccolse il pacchetto di Annie e lo aprì, dentro c’era una sciarpa lavorata a mano con grande cura e abilità. Poi un biglietto dove c’era scritto “Con tutto il mio amore. Annie”

Anthony e Stear gli appoggiarono una mano sulla spalla.

-Andiamo a cercarla.- gli propose il cugino e lui assentì.

 

La trovarono che piangeva appoggiata al tronco di un albero e dietro di lei c’erano Candy e un’altra ragazza che non conoscevano, mentre dall’altra parte si stavano avvicinando Iriza e le sue amiche.

-Vattene via Candy! Vattene via!-

-Ascolta Annie, io…-

-Archie vuole te lo sai?-

-Ma che stai dicendo? Io e Archie siamo solo amici te lo assicuro…-

-Anche se fosse… tu sei sempre stata la preferita di tutti… Anche quando eravamo alla casa di Pony tutti volevano più bene a te che a me!-

-No Annie, zitta!-

Troppo tardi: l’inattesa rivelazione aveva sgranato gli occhi a tutti i presenti, compresa la velenosa Iriza.

-Bene bene…- fece lei con la sua solita aria sarcastica -Così anche tu vieni dalla casa di Pony… e dimmi un po’ Annie…-

Qualunque cosa Iriza volesse dirle Annie non la stette a sentire e scappò via in lacrime vanamente chiamata da Candy.

La cercarono a lungo quel pomeriggio, e infine fu Archie a trovarla. Si era rifugiata in una specie di grotta nascosta dalla vegetazione ed era bagnata e infreddolita, dal momento che da qualche ora aveva cominciato a piovere.

Archie non voleva entrare nella grotta, gli sembrava quasi di violare la sua intimità.

-Annie, perché non mi hai mai detto che vieni dalla casa di Pony?-

-M-mi vergognavo Archie.-

-Ascoltami Annie: io non posso prometterti niente, ma possiamo almeno essere amici, se vuoi. Adesso però torna indietro con me. Non puoi restare qui…-

Annie si convinse: aveva freddo e si sentiva un po’ di febbre. Lì non poteva restare.

Si alzò e uscì dalla grotta. A lenti passi si incamminò verso Archie per poi corrergli incontro e abbracciarlo in lacrime.

 

Come rientrò nell’ala femminile del collegio, le suore si presero cura di lei e la misero a letto.

Candy voleva vederla, ma le suore le diedero il permesso solo quando fu Annie a chiedere di lei.

Dopo anni di lontananza le due sorelle della casa di Pony finalmente si riconciliavano.

 

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Capitolo 8
*** IO NON SONO LA QUESTIONE PRIVATA DI NESSUNO! ***


I mesi invernali trascorsero via rapidamente e sopraggiunse la primavera.

Candy, Annie e Patty formarono un solido capannello di amiche, e insieme poterono facilmente fare fronte comune alle continue cattiverie di Iriza e del suo capannello di “ladies” inglesi che prendevano di mira soprattutto Annie.

Candy rivelò alle sue amiche il segreto che nascondeva sulla “seconda collina di Pony”, ovvero il piccolo Clean che l’aveva seguita fin dalla lontana America. Allo stesso modo Patty fece conoscere alle sue amiche Evelyn, la sua tartaruga che teneva sempre nascosta in stanza.

 

Con la primavera si avvicinava il mese di Maggio, e Candy e Annie sentirono parlare dell’imminente “Festa di Maggio”, un evento di cui le loro compagne parlavano con grande eccitazione.

Un pomeriggio, mentre sedevano all’aria aperta, Patty spiegò loro di che si trattava.

-Due volte all’anno, a Maggio e a Ottobre, la scuola organizza una grande festa in maschera, in cui ragazzi e ragazze possono finalmente incontrarsi e conoscersi.-

-Sembra un bel momento.- disse Candy senza mostrare troppo entusiasmo.

-Che c’è Candy? Non sei contenta? Potrai ballare con Anthony.- le disse Annie.

-Vedi Annie, il fatto è che sono stufa di stare in questa scuola. Sono grata allo zio William che mi ha adottata e strappata alla vita grama che facevo dai Legan, ma questa vita da signorina dell’alta società non fa per me.

Io vorrei essere libera di fare quello che voglio, correre nei prati, rotolarmi nell’erba, arrampicarmi sugli alberi, uscire quando voglio. 

Invece qui mi sembra di essere in prigione! Ci sorvegliano anche la notte! L’altra notte mi sono alzata per andare in bagno, Suor Margaret è entrata nella mia stanza, non so neanche perché, ha visto che non ero a letto e si è scatenato il putiferio!-

-Sono incidenti che capitano qui dentro.- disse Patty -Le suore sono responsabili della nostra incolumità e siccome le nostre famiglie sono ricche…-

-Già, le nostre famiglie. Lo zio William mi ha adottata, mi ha mandata qui, ma io non l’ho mai nemmeno visto!-

-Anche Archie mi ha detto la stessa cosa, nemmeno lui Stear ed Anthony hanno mai conosciuto lo zio William!-

-Archie? Vedo che siete diventati molto amici!-

Annie arrossì e abbassò gli occhi.

-Beh sì, ogni tanto riusciamo a incontrarci qui in giardino e a chiacchierare un po’. Siamo tutti e due grandi appassionati di moda sai?-

-Senti senti…- disse Candy con fare malizioso.

-Oh Candy…-

 

-Venite! Terence e Anthony si stanno picchiando!-

Alle parole di Stear le tre ragazze si alzarono e corsero in direzione dell’assembramento che si vedeva in lontananza.

Anthony e Terence si stavano davvero picchiando.

-Non capisco perché te la prendi tanto Brown! Ho detto solo che la tua cuginetta bionda è un bel tipo, tutto qui.-

-Non devi neanche nominarla hai capito Grandchester?-

-Senti senti… allora non è solo una cuginetta…-

A quelle parole un furioso Anthony sferrò al volto di Terence un pugno talmente forte da fargli sanguinare il naso e da farlo barcollare.

-LEI È MIA! Hai capito Grandchester?-

-Ho capito che tu hai bisogno di una lezione biondino…-

Proprio mentre stava per avventarsi su Anthony, Terence vide frapporsi fra loro due una Candy furiosa e in lacrime.

-Candy che diavolo fai? Levati di mezzo!-

La voce di Anthony la rese ancora più furente.

-Sia ben chiara una cosa Anthony Brown: In non sono “tua”! Non sono di nessuno! Hai capito?-

-Candy, questa è una questione privata tra me e questo sbruff…-

L’epiteto che Anthony stava per pronunciare fu troncato dal sonoro schiaffo di Candy. 

-IO NON SONO LA QUESTIONE PRIVATA DI NESSUNO!-

Anthony e quanti la conoscevano bene non avrebbero mai creduto di vedere Candy così furiosa. Lei stessa non ricordava di essersi mai arrabbiata così, neanche quando stava dai Legan.

 

-Cosa sta succedendo qui?-

La voce tonante di Suor Gray fece scendere il silenzio fra i presenti che prima commentavano divertiti quanto stava accadendo.

-Signorina Andrew! Come si è permessa di dare uno schiaffo al signor Brown?!-

-Io… mi sono arrabbiata Suor Gray… mi dispiace…- si giustificò lei abbassando lo sguardo.

-E voi due che stavate facendo? Perché vi picchiavate? Chi ha cominciato?-

-Ho cominciato io Suor Gray.- si fece avanti Anthony suscitando sincera ammirazione anche nello stesso Terence che dentro di sé non poté non riconoscergli coraggio e dignità.

-La aspetta una dura punizione signor Brown, verrà rinchiuso nella prigione della scuola per una settimana. E anche lei signorina Andrew: trascorrerà una notte in cella così imparerà a tenere le mani a posto. Non è così che si comporta una vera signora.-

-Ma bene, non vuole neanche sapere com’è andata, non vuole neanche sentire le mie ragioni…-

-Candy!- la riprese un atterrito Anthony -Sei impazzita? Non replicare!-

-Io sono impazzita Anthony? E a te che ti è preso? Fai a botte solo perché un ragazzo fa un apprezzamento su di me?-

-Signorina Andrew, adesso basta!-

-Adesso basta lo dico io Suor Gray! Ne ho abbastanza di questa scuola e dei suoi metodi da schiavista!-

-Ma… come si permette?-

-Mi permetto eccome! Lei non ha neanche cercato di capire quello che è successo! Lei ha in mente solo il prestigio e l’onorabilità di questa scuola, il resto non conta niente! Lei ha una pietra al posto del cuore!-

Queste parole suscitarono nei presenti, persino in Neal e Iriza, un sentimento misto fra lo stupore e la paura per la reazione dell’arcigna suora contro quella ragazza.

-Candy sei impazzita?- le disse Patty facendosi vicina a lei -Chiedi subito scusa a Suor Gray!-

-Non ci penso nemmeno Patty! Sono troppo furiosa!-

-Signorina Andrew. Le proibisco di partecipare alla festa di Maggio! Adesso lei verrà condotta in cella e ci resterà per tre settimane, fino alla fine della festa di Maggio!-

-Ma sì!- sbottò Candy muovendosi in direzione delle suore -Andiamo nella cella in cima alla torre, come una principessa delle favole!-

 

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Capitolo 9
*** Vedrai che tutto si risolverà ***


Sola nella sua cella Candy stava sdraiata sul letto a fissare il soffitto. A distanza di cinque giorni dall’accaduto era ancora furiosa e avvilita. Con Anthony, con Terence, con Suor Gray e forse anche con se stessa.

Non avrebbe mai creduto di potersi sentire così a causa di Anthony. Che diavolo era successo a quel ragazzo? Quando stava dai Legan era stato gentilissimo con lei, l’aveva difesa dalle angherie di Neal e Iriza, aveva scritto allo zio William perché lui la adottasse, e adesso? Le diceva di levarsi di mezzo, la considerava una cosa sua… cosa accidenti gli era preso?

La porta della cella si aprì ed entrò Suor Margaret con il vassoio del pranzo. Dopo di lei entrarono nella cella Patty ed Annie che corsero in lacrime ad abbracciarla.

Mentre le ragazze piangevano insieme Suor Margaret disse con voce cupa:

-Ho cercato di convincere Suor Gray a perdonarla signorina, ma non c’è stato verso. È troppo arrabbiata con lei.-

-La ringrazio Suor Margaret ma non importa. Ma voi cosa ci fate qui ragazze?-

-Abbiamo chiesto a Suor Gray il permesso di venirti a trovare Candy.- le spiegò Patty -E lei ce lo ha concesso.-

-Ma solo per pochi minuti signorine.- specificò Suor Margaret. -Ora dovete venire via con me.-

-Andate pure ragazze.- cercò di tranquillizzarle Candy con un sorriso. -Vi ringrazio di essere venute.-

-Cercherò di farvi avere il permesso per intrattenervi anche un’ora con la signorina Andrew, ma adesso dobbiamo proprio andare.-

Prima di andare Annie strinse le mani della sua sorellina della casa di Pony e Candy potè sentire che nelle sue mani Annie teneva un pezzo di carta che cercava di far scivolare nella manica della sua camicia.

-Più tardi le porterò dei vestiti e biancheria per cambiarsi signorina.-

-La ringrazio sorella, e per favore faccia le mie scuse più sincere a Suor Gray anche se non mi aspetto nessuna clemenza.-

-Lo farò signorina.-

 

Rimasta sola Candy lesse il biglietto di Annie: era una lettera di tutti i suoi amici.

 

“Cara Candy

Siamo tutti profondamente addolorati per quello che ti è successo, e anche arrabbiati con Anthony.

Se non fosse stato per la sua stupida impulsività non saresti finita nei guai.

Tuttavia ti vogliamo chiedere di essere forte, come sei sempre stata. Hai affrontato difficoltà incredibili e le hai sempre superate tutte. Siamo sicuri che ce la farai anche stavolta. 

Ti chiediamo anche di perdonare Anthony per quello che ha fatto, Terence non sarà un tipo simpatico, ma prenderlo a pugni per una stupida frase non è da Anthony. Quando uscirà dalla sua punizione cercheremo di farlo ragionare.

Chiederemo a Suor Gray di perdonarti anche se sarà difficile. Suor Gray non è tipo da tornare sulle sue decisioni.

Sii forte Candy! Una volta di più nella tua vita!”

 

La lettera portava la firma di Archie, Stear, Annie e Patty, e Candy se la strinse al cuore mentre piangeva.

 

Un rumore la distolse dalla sua tristezza. Si girò verso la finestra e rimase stupefatta: alla finestra c’era Terence.

-Terence? E che diavolo ci fa qui?-

La sua sorpresa aumentò quando vide che il ragazzo staccò la finestra dalla sua intelaiatura ed entrò nella cella.

-Ma… ma cosa?-

-Ciao Tarzan! Questa finestra è difettosa, si stacca e si rimette a posto con grande facilità.-

-Di un po’, vuoi mettermi ancora di più nei guai? Lo sai che succede se ti trovano qui?-

-Calma Tarzan! Ho visto che la suora è uscita e fino all’ora di cena nessuno verrà qui.-

-Ma come facevi a sapere della finestra?-

-Sono stato anch’io chiuso in questa cella.

Come ti senti?-

-E come vuoi che mi senta? Sono avvilita e furiosa!-

-Il biondino ha le sue colpe d’accordo, ma anche tu ci hai messo del tuo. Come ti è venuto in mente di rispondere in quel modo a Suor Gray? Se ti fossi stata zitta avresti passato solo una notte qui.-

-E me lo meritavo? Quella donna non mi ha neanche chiesto il motivo del mio comportamento.-

-Lo so, lei è così.-

-E tu non ti senti in colpa per quello che mi hai combinato?-

-Andiamo Candy, ha fatto tutto il biondino! Stavo solo parlando con Stear e gli ho detto che la loro cuginetta bionda è carina, tutto qui. Non ho usato espressioni volgari devi credermi! E tuo cugino mi è saltato addosso come una belva!-

-E ci sono andata di mezzo io.-

-Mi dispiace credimi. Stear è l’unico dei tuoi cugini con cui riesco ad andare d’accordo e mi sono lasciato andare ad una considerazione assolutamente innocente.-

-Ti credo Terence, e non sono arrabbiata con te.-

-Posso farti una domanda personale?-

-Non è detto che ti risponda.-

-Cosa c’è fra te e tuo cugino?-

-Non lo so nemmeno io Terence, e poi Anthony non è veramente mio cugino.-

-No?!?!?-

-No Terence, io sono stata adottata.-

 

In breve Candy raccontò le sue traversie passate e Terence ne rimase impressionato.

-Candy sono colpito. Non deve essere stato facile lavorare per quello sbruffone di Neal.-

-No, non lo è stato. E nemmeno per la madre e la sorella che sono peggio di lui.-

-Certo Anthony in passato è stato gentile con te, non lo metto in dubbio, ma questo non gli dà diritti speciali su di te.-

-No, non glie li dà.-

-Ascolta Candy, vogliamo uscire da questa cella?-

-Uscire? Ma Terence, lo sai che succede se mi scoprono? Vuoi proprio mettermi nei guai?-

-Andiamo, prima di quattro ore non verrà nessuno in questa cella! Potremmo andare a trovare Albert allo zoo Blue River.-

Candy era indecisa

-D’accordo, andiamo.-

 

Passando dai tetti i due ragazzi raggiunsero in breve tempo l’esterno dell’austero collegio. Lo zoo Blue River era abbastanza lontano da dove si trovavano loro, così Terence chiamò una carrozza. 

-Io non ho soldi Terence.-

-Oh non preoccuparti Tarzan! Un vero gentleman inglese non lascerebbe mai pagare una signorina.-

-Molto gentile!- rispose lei piccata -E comunque il mio nome è Candy Andrew! Cerca di ricordartelo!- 

 

In breve la carrozza li portò a destinazione, e i due ragazzi entrarono nello zoo. Sapevano dove dirigersi e incontrarono Albert poco fuori dalla casupola dove alloggiava.

-Ragazzi che sorpresa! Non vi aspettavo, oggi non è certo domenica!-

-No Albert, ma vedi… io…-

-Tarzan tuttalentiggini è appena uscita di prigione!- disse Terence ridendo

Albert sgranò gli occhi. Sapeva che Candy era molto vivace, ma francamente la prigione gli sembrava un po’ troppo!

Si accomodarono in casa e raccontarono tutto ad un allibito Albert.

-Mi dispiace Candy.- 

Nella voce del giovane si poteva avvertire una nota di rabbia.

-Ma vedrai che tutto si risolverà.-

-Non credo proprio, Suor Gray non è tipo da ripensare alle sue decisioni.-

-Anthony ha sbagliato d’accordo, ma anche tu Candy!-

-Ero furiosa! Furiosa con quella stupida suora, con Anthony, con me stessa e… con lo zio William!-

-Con… lo zio William?-

-Non mi fraintendere, sono grata a quell’uomo per avermi adottata e sottratta a una vita di servitù e miseria, ma ti pare possibile essere la figlia di qualcuno che non hai mai visto?

Ti sembra possibile che mi abbia spedita all’altro capo del mondo senza neanche chiedermi cosa ne pensassi?

La vita in quel collegio, questi stupidi formalismi da ricchi… non fanno per me! Mi capisci Albert?-

-Sì Candy, ti capisco molto bene. 

Ma vedrai che le cose miglioreranno. E non avercela troppo con Anthony. È vero, si è comportato male, ma sono sicuro che non voleva causarti problemi, e credo proprio che verrà a chiederti scusa.-

-È cambiato, non è più lui.-

-È cresciuto, e anche tu Candy! Non siete più bambini. Siete cambiati e cambierete ancora. Vedi, quando lo hai conosciuto ti sembrava… come mi hai detto una volta… il principe delle favole?-

-Il principe della collina.- rispose lei sorridendo.

-Già, ma la vita non è una favola. E tu lo sai bene Candy.-

-Sì, lo so.- rispose lei mogia, e Albert le appoggiò una mano sulla spalla.

-Coraggio, non pensarci più, e piuttosto sbrigatevi a rientrare. Non vorrai mica finire in guai ancora peggiori!-

 

Poco dopo Albert dovette tornare al lavoro e i due ragazzi girarono un po’ per lo zoo.

-Ehi Candy vieni un po’ a vedere! Ci sono degli animali che ti somigliano.-

-Ah davvero, e cosa s… CHE COSA????-

Davanti a loro si parava il recinto delle scimmiette che saltellavano da una parte all’altra fra versi assordanti.

-Terence io… io… TI ODIO!!!-

Per un po’ si rincorsero ma poi anche Candy si mise a ridere.

 

-Avanti rientriamo! Albert ha ragione: rischi di finire in guai ancora peggiori.-

 

-Posso chiederti come hai conosciuto Albert?-

-Un giorno, quando lavoravo dai Legan, dopo l’ennesima cattiveria di Neal e Iriza, decisi di scappare. Presi una barca abbandonata in riva al fiume con l’intento di seguire la corrente e tornare alla Casa di Pony, il mio orfanotrofio. Però mi addormentai e quando mi risvegliai la barca stava per cadere in una cascata vicino ad una vecchia villa degli Andrew ormai abbandonata.

Sarei sicuramente morta se Albert non fosse intervenuto a salvarmi.-

Terence sembrò rimuginare qualcosa ma non disse niente.

Poco dopo arrivarono a destinazione e Candy si apprestava a rientrare nella sua cella.

-Grazie Terence per essermi venuto a trovare e per la bella giornata trascorsa insieme.-

-Grazie a te Tarzan… adesso sbrigati e… stai su con la vita, ok?-

Lei gli sorrise prima di arrampicarsi sul muro che cingeva la Royal Saint Paul School.

 

Quando rientrò in cella trovò un’inattesa sorpresa sul suo letto.

-Clean!-

Il suo piccolo amico era venuto a trovarla. Lei lo prese in braccio e se lo strinse al petto.

-Grazie mio piccolo amico. Con te non mi sento più sola…-

 

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Capitolo 10
*** Mi concedi questo ballo dolce Giulietta? ***


Sdraiata sul letto della sua cella Candy sentì una voce che la chiamava.

-Patty sei tu? Ma cosa ci fai qui? Se non hai il permesso rischi di essere punita! Vai subito via ti prego!-

-Certo Candy, vado subito via. Sono venuta solo a portarti questo pacco.-

-Un pacco?-

-Sì, è un pacco per te. Qualcuno lo ha lasciato davanti alla stanza dei tuoi cugini e uno di loro me lo ha fatto avere, un tipo simpatico con gli occhiali.-

-Stai parlando di Stear. Ok Patty, grazie di avermi portato il pacco ma ora vattene.-

-Ciao Candy.-

Candy aprì subito il voluminoso pacco che Patty le aveva appena portato e vi trovò anche un biglietto.

 

“Cara Candy.

 

Sono sicuro che stai studiando con profitto e che diventerai una vera signora.

So che la Royal Saint Paul School darà una festa in maschera nel mese di Maggio e ti mando un costume che, sono sicuro, ti starà benissimo.

Continua i tuoi studi e un giorno ci incontreremo di persona.

 

William Andrew.”

 

-È dello zio William!

Ma… qui dentro ce ne sono due di costumi!

Sono i costumi di Romeo e Giulietta, ma… perché mi ha mandato due costumi? Lo zio William sa che sono una ragazza?

Guarda un po’, ci sono anche due parrucche e mascherine per coprire il volto…

Mi è venuta un’idea.-

 

Patty stava in un angolo sola e abbacchiata, nessuno la invitava a ballare.

Archie aveva appena invitato Annie, e lei era rimasta sola.

-Permette questo ballo signorina?- le chiese qualcuno vestito da Romeo che la prese per le braccia senza tanti complimenti.

-Ma chi…-

-Patty sono io, Candy- le disse sottovoce “Romeo”

-Ma Candy, cosa…-

Lei ridacchiò.

-Ricordi il pacco che mi hai portato stamattina? Era dello zio William e dentro c’erano due costumi, Romeo e Giulietta!-

-Oh Candy sei un’incosciente…- ma poi anche lei rise di cuore.

 

-Patty guarda, c’è Stear!-

-Candy, dici che…-

-Lascia fare a me.-

Candy trascinò la sua amica vicino a Stear, poi smise di ballare e si rivolse al cugino acquisito con voce alterata in modo da sembrare un maschio.

-Mi scusi signore, devo assentarmi un istante, potrebbe far ballare la signorina?-

-Ma cosa…- Stear aveva riconosciuto perfettamente Candy, e lei gli strizzò l’occhio con una risatina.

Mentre Candy si allontanava dalla festa un imbarazzatissimo Stear si avvicinava a Patty

-Po-potrebbe concedermi questo ballo?-

Patty assentì con un sorriso e porse le braccia a Stear. 

L’improvvisata coppia cominciò a muoversi nella sala quasi senza curarsi dei presenti ed urtò più d’una coppia, fin quando ruzzolarono entrambi a terra facendo cadere anche altre persone.

-Se non sapete ballare andatevene!-

Patty e Stear lasciarono la sala di corsa sotto lo sguardo divertito di Candy.

 

-Mi scusi Romeo…-

Candy sussultò per la sorpresa nel riconoscere la voce suadente dietro di lei

-Potrebbe concedermi questo ballo?-

La voce era quella di Iriza che in costume da dama veneziana, sventolava un vistoso ventaglio.

-Ehm… spiacente signorina.- le rispose Candy contraffacendo la voce -Sono atteso altrove, le domando scusa.-

E poi filò via di corsa diretta in mezzo agli alberi.

-Passi ballare con Patty, ma con Iriza Legan manco morta!-

 

Mentre si cambiava il costume indossando quello di Giulietta, Candy si sentì chiamare.

-Ah, sei tu.- dietro di lei c’era Anthony.

-Sei ancora arrabbiata con me?-

-Direi proprio di sì Anthony!-

-Andiamo, io ho sbagliato è vero, ma tu non dovevi rispondere in quel modo a quell’arpia di Suor Gray. Cosa ti è venuto in mente?-

-Non lo so Anthony, non lo so proprio. La verità è che questa vita non fa per me. Io non diventerò mai una vera signora così come lo intendono queste dannate suore!

Io non appartengo a questo mondo! Non sono fatta per le buone maniere e le formalità.

Spesso a tavola mi alzo senza che le mie compagne abbiano finito di mangiare, spolvero sempre tutti i piatti mentre loro lasciano sempre qualcosa “per far vedere che le porzioni erano abbondanti”, urlo e mi agito se ricevo una lettera dalla casa di Pony.

Le mie compagne sanno che io e Annie siamo cresciute in un orfanotrofio e ci guardano come mostri per questo, ma noi non siamo mostri!-

-No che non lo siete. 

Ascolta Candy: potrai mai perdonarmi per quello che ti ho combinato quel giorno? Se io non fossi stupidamente saltato addosso a quel damerino tu non saresti stata punita così duramente.-

Anthony abbassò lo sguardo mortificato e Candy non se la sentì di tenergli il broncio.

-Certo che ti ho perdonato Anthony! Sono ancora arrabbiata ma non ti porto veramente rancore.-

In lontananza sentirono le note del valzer provenire dalla sala della festa.

-Ricordi questa musica?-

-E come potrei scordarla? Il nostro primo ballo insieme.-

-Mi concedi questo ballo dolce Giulietta?-

Candy esitò, ma poi il sorriso illuminò il suo volto, e i due ragazzi cominciarono a ballare.

Poi Anthony si fermò.

-Che c’è Anthony?-

-Candy… io… vorrei… baciarti…-

Gli occhi di entrambi tremolarono un istante prima del loro primo bacio.

Poi Candy si staccò.

-Anthony io… non mi sento pronta…-

-D’accordo. Lasciamo le cose così come sono…-

-Torniamo alla festa?-

-IO torno alla festa. Tu sarà meglio che torni in cella prima che ti scoprano!-

-Andiamo Anthony! Ho la parrucca, la mascherina, e come vedo Suor Gray in lontananza faccio presto a dileguarmi!-

-Va bene.- sospirò lui -Ma al minimo cenno di pericolo tu torni in cella, ok?-

-Ok.-

 

Come si allontanarono per tornare alla festa, qualcuno scese dal ramo di un albero da dove li aveva visti baciarsi.

Terence piangeva e stringeva i pugni. Poi all’improvviso lanciò un grido tremendo che tuttavia nessuno udì.

 

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Capitolo 11
*** Caro zio William ***


Il mese di Maggio passò rapidamente, e con il mese di Giugno si avvicinavano la fine dell’anno scolastico e l’inizio delle vacanze estive.

Tutte le estati la Royal Saint Paul School organizzava un soggiorno estivo in Scozia, e la gran parte dei ragazzi e delle ragazze ospiti del prestigioso collegio vi avrebbero preso parte. Candy non era entusiasta all’idea. L’idea di dover sottostare alle rigide regole della scuola anche durante l’Estate non la entusiasmava affatto, piuttosto avrebbe preferito tornare in America, rivedere la sua amata casa di Pony, i bambini, miss Pony e Suor Maria. Avrebbe voluto correre in cima alla collina di Pony, arrampicarsi sul grande albero, respirare l’aria pulita dalla sua cima.

In realtà ne aveva le tasche piene di quella scuola e di quella vita da ricchi che assomigliava sempre più ad una gabbia dorata.

Tuttavia cominciava a prendere in seria considerazione l’idea di andare in Scozia con i suoi amici. Alla fine poteva venirne fuori una bella esperienza di vita.

 

-Terence!- chiamò Candy ma Terence non rispose continuando ad attraversare il giardino come niente fosse.

-Terence!- di nuovo niente. Al che Candy lo rincorse e gli si parò davanti.

-Insomma, si può sapere che ti prende?!!! Ti ho salutato, potresti almeno rispondermi!-

-E perché dovrei farlo?-

-Come sarebbe a dire perché? Forse per educazione signor duca di Granchester!-

-Il tuo Anthony non ha niente da ridire?-

-Che c’entra Anthony?-

Lo sguardo di Terence si fece duro 

-Vi ho visti che vi baciavate alla festa di Maggio.-

-E… e questo che vuol dire? Sono solo affari miei chi bacio e chi no signor duca di Granchester!-

-E quanti altri ne hai…-

Lo schiaffo di Candy gli fece quasi male, e lui dopo essersi massaggiato la guancia ricambiò lo schiaffo con una violenza tale da far cadere a terra la povera Candy.

Lei si rialzò e lo squadrò con sguardo torvo da far paura, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.

-Sei un MOSTRO! NON VOGLIO VEDERTI MAI PIÙ!!!!- Poi corse via in lacrime in direzione della seconda collina di Pony.

 

Una Candy demoralizzata sedeva al tavolo di Albert sorseggiando un caffè preparato dall’amico, dall’unico amico che sentiva veramente come tale.

Albert l’aveva sempre aiutata e difesa senza chiederle mai niente in cambio. Fin dal giorno lontano in cui l’aveva salvata dalla cascata, ogni volta che aveva avuto bisogno di lui, lui c’era sempre stato.

Persino a Londra se l’era trovato vicino pronto ad aiutarla.

-Sono così avvilita Albert! Ma ti rendi conto? Due ragazzi fanno a botte per me! E io ci rimetto in ogni caso! Se uno di loro è gentile con me l’altro mi picchia!-

-Hai tutte le ragioni ad essere arrabbiata Candy, anch’io lo sarei al posto tuo, credimi. Né Terence né Anthony possono vantare diritti su di te.-

-Vorrei tanto parlare con lo zio William!-

-Facciamo così: fai finta che io sia lo zio William e dimmi quello che vorresti dire a lui.-

Candy si mise a ridere.

-Tu lo zio William? Questa è bella! Sei l’ultima persona al mondo che possa assomigliare allo zio William!-

-Fai uno sforzo e parlami come se fossi lui.-

Candy si sforzò di ritrovare la serietà.

-Caro zio William: 

Ti ringrazio di cuore di quello che hai fatto per me e ti prego di non considerarmi un’ingrata per quello che sto per dirti.

Il fatto è che la vita della Royal Saint Paul School non fa per me, e le cose che imparo lì dentro sento che non mi saranno di nessuna utilità nella vita.

Io non so ancora cosa vorrei fare un giorno, forse vorrei lavorare alla casa di Pony come istitutrice dei bambini, o forse vorrei fare l’infermiera.

Non lo so, ho solo quindici anni e mi sento confusa, ma di certo non vorrò essere come Iriza Legan e le sue amiche che si sforzano tanto per sembrare delle vere ladies inglesi. Io non sono come loro, io sono diversa e questa vita da ricchi forse non fa proprio per me.-

Albert guardò la sua piccola amica con infinita tenerezza e poi la abbracciò.

Lei si abbandonò alle lacrime e pianse a lungo stretta a quell’uomo che sentiva come un fratello maggiore.

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Capitolo 12
*** Non metterla in condizioni di fare scelte dolorose ***


Albert aiutò Candy a scrivere la lettera allo zio William e se la fece consegnare promettendo che l’avrebbe spedita lui.

La convinse anche ad andare in vacanza al soggiorno estivo della Royal Saint Paul School, e a rilassarsi con i suoi amici. Poi quando a settembre sarebbe tornata a Londra forse avrebbe avuto le idee più chiare, e sicuramente lo zio William la sarebbe stata a sentire.

 

Così Candy partì per la Scozia con i suoi amici e con il piccolo Clean stipato in una specie di cesto per la merenda.

Quando arrivarono a destinazione Candy liberò subito il suo piccolo amico, e lui si mostrò quasi arrabbiato con la sua umana preferita.

 

La vita al soggiorno estivo per certi versi non era dissimile da quella che si conduceva alla Royal Saint Paul School, solo che le ragazze e i ragazzi, che dimoravano in soggiorni differenti, avevano a disposizione un certo numero di ore di libertà.

Candy e le sue amiche ne approfittarono per farsi lunghe passeggiate in mezzo al verde rigoglioso della Scozia, e per ritrovarsi con Anthony, Archie e Stear.

Gli Andrew avevano una loro residenza anche in Scozia, d’altronde il loro clan era di chiare origini scozzesi, e talvolta i ragazzi organizzavano delle riunioni in famiglia proprio in questa residenza.

L’unica nota negativa di queste riunioni per Candy era la poco gradita presenza di Neal e Iriza, che tuttavia tendevano a ignorarla, pienamente ricambiati da lei.

 

Una mattina presto Candy stava facendo una passeggiata per i verdi campi che circondavano la residenza quando vide un cavallo lanciato al galoppo che si dirigeva verso di lei. Quando cavallo e cavaliere furono abbastanza vicini, Candy riconobbe quest’ultimo.

-Terence!-

Ce l’aveva a morte con quel ragazzo, ma in quel momento fu quasi contenta di rivederlo.

-Ciao Candy!-

Nessuna battuta sferzante, nessun soprannome scherzoso, niente di niente. Mancava solo che la chiamasse “signorina Andrew”.

In realtà il giovane ricordava bene quello che era successo solo qualche giorno addietro prima che lui partisse per la residenza scozzese dei Grandchester dove avrebbe trascorso l’Estate.

 

Albert era piombato di notte nel suo appartamento alla Royal Saint Paul School e lo aveva svegliato afferrandolo per il bavero della camicia e sbatacchiandolo al muro.

-Ma cosa diavolo…-

-Ascoltami bene Terence!-

-Albert, ma che fai? Sei impazzito?-

-Taci e ascoltami!-

-Va bene Albert, ma adesso lasciami per favore…-

Albert l’aveva lasciato ed entrambi si erano seduti al tavolo della stanza.

-Perché sei piombato qui? Come facevi a sapere dov’è la mia stanza?-

-Me lo hai detto tu, ricordi?-

-Già è vero, una domenica che sono venuto a trovarti allo zoo. Ti ho spiegato per filo e per segno dov’è la mia stanza.

Beh l’altra domanda rimane in piedi: perché sei piombato qui? Che vuoi da me?-

-Ascoltami bene, perché non ho nessuna intenzione di ripetertelo: provati solo a fare del male a Candy un’altra volta e giuro che ti spezzo tutte le ossa: sono stato chiaro?-

Terence abbassò gli occhi.

-D’accordo, non succederà più.-

Quasi cogliendo la sincerità negli occhi del ragazzo Albert gli mise una mano sulla spalla.

-Terence: so che sei innamorato di lei, anche un cieco lo capirebbe. Ma devi capire che lei è combattuta. Credo che provi qualcosa per te, ma vuole bene anche ad Anthony, che l’ha molto aiutata quando stava dai Legan. 

Santo cielo: ha solo quindici anni! Non gli si può chiedere di fare adesso una scelta di vita! L’hai vista baciare Anthony d’accordo, anche lui me l’ha raccontato, ma è stato un bacio da ragazzi nulla di più. E comunque tu non hai il diritto di criticarla per questo, né tantomeno di picchiarla!- la sua voce era diventata di nuovo severa.

-Osservala, cerca di essere suo amico e cerca di capire quali potranno essere i suoi sentimenti. Non metterla in condizioni di fare scelte dolorose.

Sarà lei a scegliere, potrà scegliere te, Anthony o magari un’altra persona, ma quale che sia la sua scelta rispettala e rimani suo amico, se davvero le vuoi bene.-

 

Quelle parole avevano risvegliato la coscienza di Terence. Lui si era sempre atteggiato a spavaldo emancipato dal suo nome, ma in realtà il suo nome lo usava tutto per ottenere privilegi e favori, alla Royal Saint Paul School e altrove, mentre Candy, nonostante tutto quello che aveva passato nella sua giovane vita, cercava sempre di vivere con il sorriso dipinto sul volto e senza rivendicare privilegi di alcun tipo.

Quel Brown non sarà stato un gran simpaticone d’accordo, ma l’aveva aiutata nel periodo più buio della sua vita, mentre lui… lui cos’aveva fatto per lei o per chiunque altro?

-Albert, posso farti una domanda?-

-Dimmi.-

-Cosa rappresenta per te Candy?-

Albert non rispose

-Ti vedo molto protettivo con lei, perché?-

Albert esitava, rispondere avrebbe significato mancare ad una parola data.

-Le sono molto affezionato, tutto qui.-

 

-Cosa… cosa fai da queste parti Terence?-

-Stavo facendo una cavalcata. La tenuta estiva dei Grandchester è qui vicino.-

Tacquero entrambi imbarazzati.

-Ascolta Candy… mi dispiace…-

-Va bene Terence, non parliamone più.-

Il sorriso di Candy gli scaldò il cuore in quella fresca mattinata scozzese.

-E tu? Che fai in giro a quest’ora?-

-Spesso mi sveglio prima delle mie compagne, e se le suore non mi beccano sul fatto, scavalco il cancello e mi metto a passeggiare per questa campagna meravigliosa!-

-Ti piace la Natura, eh Candy?-

-Adoro stare in mezzo alla Natura Terence… la mia infanzia è stata meravigliosa anche per questo. Io e i miei compagni della casa di Pony adoravamo correre nei prati, raggiungere la cima della collina di Pony, e arrampicarci sul grande albero. Ho tanta nostalgia di quei giorni…-

Terence si sentì avvampare di tenerezza e di vergogna: quella ragazza definiva meravigliosa un’infanzia trascorsa in un orfanotrofio e lui? Lui aveva sempre avuto tutto, e non aveva mai apprezzato niente.

Per un attimo fu tentato di invitarla a salire sul suo cavallo insieme a lui, ma resistette. Doveva prima capire cosa veramente la legava a Brown per realizzare se aveva una chance con lei.

-Ci vediamo Tarzan!- 

La salutò prima di voltare il cavallo e tornare da dove era venuto.

 

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Capitolo 13
*** Non cambieranno mai ***


Quel giorno i tre cugini Andrew avevano portato le tre amiche a fare una gita in barca su un piccolo laghetto vicino alle loro residenze.

Archie e Annie, Stear e Patty, Anthony e Candy gironzolavano tranquillamente in mezzo al lago con i maschietti che remavano e le ragazze che sedevano a prua tenendo in mano i loro ombrellini.

La giornata era fin troppo calda per gli standard scozzesi, e i ragazzi cominciavano a sentire la fatica.

La solita invidiosa Iriza si era fatta portare in barca dal fratello Neal, e lui noto pappamolla debosciato, arrancava sotto le imposizioni dispotiche della sorella. -Più veloce!-, -Voglio raggiungere Candy in mezzo al lago!-, -Sei un incapace!-

Il povero Neal tirava il fiato, e Iriza oltre a tormentarlo non faceva altro che agitarsi sulla barca, così  che la barca ondeggiava pericolosamente.

Iriza perse l’equilibrio e non trovò di meglio da fare che aggrapparsi al collo del malcapitato fratello, così che la barca si rovesciò completamente in acqua sotto lo sguardo stupefatto delle altre coppie.

Anthony e Candy erano i più vicini al punto del “naufragio”, e Anthony senza esitare remò in direzione degli antipatici cugini che lui sapeva assolutamente incapaci di nuotare.

Neal e Iriza si agitavano vistosamente peggiorando la loro situazione, ma Neal riuscì ad aggrapparsi alla barca mentre Iriza stava andando giù a fondo. Anthony a quel punto si buttò in acqua e nuotò vigorosamente in direzione di Iriza che stava andando giù.

Riuscì ad afferrarla ma lei continuava ad agitarsi e ad ingoiare acqua in preda al panico più totale, così che rendeva impossibile ogni operazione di salvataggio. Ma ecco che altre due mani intervennero ad afferrare l’imbranata Iriza, così la ragazza poté essere portata a riva sana e salva.

Dal canto suo Candy prese i remi e diresse la barca in direzione di Neal, messo di traverso sulla chiglia rovesciata della sua imbarcazione.

-Coraggio Neal! Dammi la mano e sali sulla mia barca!-

-Preferirei morire annegato piuttosto che accettare il tuo aiuto!-

-Va bene, come vuoi.-

Come vide Candy riprendere in mano i remi per allontanarsi, il pavido ragazzo ci ripensò.

-A-aspetta Candy!-

Candy fece un sorriso ironico e compiaciuto: Neal Legan, l’odioso Neal Legan che tante glie ne aveva fatte passare, chiedeva il suo aiuto quasi tremando. 

Candy gli tese la mano e Neal la afferrò, quindi saltò sulla barca di Candy e lei si diresse verso riva.

-E… Iriza? Dov’è Iriza?- chiese Neal con sincera apprensione

-Tranquillo Neal: Anthony e Terence l’hanno portata a riva. Ora è in salvo.-

-Terence?-

-Sì Terence, si è tuffato dalla rupe e ha aiutato Anthony a salvare tua sorella. Magari ricordati di ringraziarlo.-

 

Quando ebbero raggiunto la riva trovarono Iriza perfettamente ristabilita che sbraitava contro i cugini Archie e Stear che secondo lei la stavano lasciando annegare, e contro “quell’incapace” di Neal.

-Iriza come stai?- chiese Candy

-Impicciati per te!-

-Tieni a freno la lingua Iriza!- tuonò Anthony -Candy ha appena salvato tuo fratello!-

-Poteva anche lasciarlo annegare per quanto mi riguarda!-

-Iriza sei ferita!- le fece notare Candy. Infatti l’odiosa ragazza sanguinava dall’avambraccio destro, quasi all’altezza del polso. Evidentemente si era ferito strusciando contro la barca mentre cadeva in acqua.

-Oh mamma! Perdo sangue! Morirò dissanguata!- iniziò a piagnucolare.

-Ma no Iriza! È solo un graffio superficiale…- cercò di tranquillizzarla Candy. Poi prese un fazzoletto dalla sua tasca e lo legò strettamente intorno alla ferita di Iriza.

-Lasciala fare Iriza!- le disse Terence -Candy è molto brava in queste cose.-

-Andiamo a casa Neal!- disse perentoriamente Iriza senza sognarsi minimamente di ringraziare qualcuno. 

Così i due antipatici fratelli se ne andarono.

 

-Non cambieranno mai!- fu il rassegnato commento di Candy.

-Grandchester! Iriza non ti ha ringraziato, ma io sì. Senza di te poteva finire veramente molto male.- disse Anthony tendendo la mano a Terence.

Lui sembrò esitare, ma poi strinse vigorosamente la mano del suo rivale.

Candy sorrise compiaciuta.

-Bene ragazzi, non credete che dovremmo festeggiare?-

-Ah no grazie!- si smarcò Terence -Preferisco tornare al mio castello!-

Ciò detto si girò su se stesso e s’incamminò in direzione della rupe da cui si era tuffato.

-Eccone un altro che non cambierà mai!-

Fu il laconico commento di Anthony.

 

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Capitolo 14
*** Chissà come sarebbe finita ***


I giorni passavano e le vacanze di Candy e dei suoi amici proseguivano tranquille scandite da episodi divertenti e curiosi. La bionda figlia adottiva degli Andrew sembrava aver dimenticato i motivi e le situazioni che tanto l’avevano stressata nei mesi trascorsi dal suo arrivo alla Royal Saint Paul School.

Non aveva più incontrato Terence, e provava una sincera apprensione per quel ragazzo. Aveva scoperto casualmente dove si trovava il castello dei Grandchester, e una mattina, durante una delle sue consuete passeggiate solitarie vi si recò.

Fuori dal castello un ragazzino di circa dieci-dodici anni di età pascolava alcune pecore, e Candy si intenerì a quell’immagine. Quasi si rivide lei stessa quando lavorava dai Legan. Sembrava passata un’eternità ma erano solo pochissimi anni che lei era stata una serva per i due odiosi.

Era grata allo zio William, ma alla prima occasione gli avrebbe parlato con molta franchezza: lei non voleva diventare una inutile e insulsa dama dell’alta società, tipo Sara Legan. 

 

Volgendo lo sguardo in direzione del lago accanto al castello, Candy vide una donna, una signora di mezza età ma dall’aspetto decisamente giovanile e piacente, appoggiata al tronco di un albero, che guardava tristemente il castello dei Grandchester.

 

Chi era quella donna? Si chiese Candy prima di tornare sui suoi passi.

 

Il giorno dopo Candy tornò al castello e rivide la signora, nello stesso punto del giorno prima. Stavolta non poté fare a meno di avvicinarsi a lei e di chiamarla.

-S-signora! Lei… lei conosce Terence?-

-E tu? Lo conosci?-

-Candy! Che diavolo ci fai qui?-

Il vocione di Terence fece sobbalzare la ragazza

-Terence che maniere sono queste?-

-Vattene Candy! E non tornare più!-

A quelle parole la donna si mosse verso Terence con un’espressione corrucciata e rifilò al giovane un sonoro schiaffone!

-Adesso basta Terence! Posso anche capire che tu non ne voglia più sapere di me, non sono certo stata una buona madre, ma questa ragazza non c’entra niente! 

Cosa pensi di fare della tua vita? Continuare a ubriacarti, a fare a botte, a frequentare gentaglia da osteria?!!!-

Madre? Quella donna era la madre di Terence?

-Tu non hai il diritto di interferire con la mia vita! Quando ho chiesto il tuo aiuto lo scorso inverno a New York, tu mi hai mandato via!-

-L’ho fatto per te Terence. Pensavo che tuo padre, con la sua posizione, il suo denaro potesse darti molto di più di quello che potevo darti io, mediocre attrice americana…-

Mediocre attrice? Ora Candy riconosceva quella donna! Era Eleanor Baker, la famosa attrice di Broadway!

-…ma mi sbagliavo…-

Candy non ritenne opportuno continuare a sentire discorsi così personali e se ne andò in silenzio. Chissà come sarebbe finita…

 

Per diversi giorni Candy non rivide più Terence e passò tutto il suo tempo con i suoi amici, e intanto la già breve estate scozzese volgeva al suo termine. Si era alla metà di agosto e il tempo sembrava quello dell’autunno avanzato. Tutti i giorni si alternavano momenti di sole e di pioggia e spesso Candy nelle sue passeggiate solitarie veniva colta da un acquazzone.

Un pomeriggio subito dopo pranzo, mentre le sue amiche erano andate a riposare, lei volle farsi l’ennesima passeggiata per quella campagna scozzese che ormai conosceva a menadito. All’improvviso cominciò a piovere, e lei si trovava in mezzo a un prato senza rifugi a portata di mano.

-Ciao Candy!- la voce era quella di Terence. Si girò e lo vide sul suo cavallo.

-Monta su dai, ti porto al mio castello.-

Si chiese se fosse il caso di accettare quell’invito. Terence a volte era gentile sì, ma era anche terribilmente scostante. Poi la pioggia che stava diventando sempre più battente la convinse ad accettare.

Porse la mano a Terence e con il suo aiuto salì sul cavallo.

 

Arrivarono in breve tempo al castello dei Grandchester, e Terence la fece entrare dentro.

-L’ambiente è molto spartano Candy, d’altronde non teniamo servitù. Mio padre non viene mai qui e a me piace così.-

-Oh ma anche a me piace così Terence! Sai mi ricorda…-

-Cosa?-

-…mi ricorda la casa abbandonata dove viveva Albert a Lakewood. Era una vecchia villa degli Andrew ormai abbandonata da anni…-

-Senti una cosa Candy, tu cosa sai di Albert?-

-Non molto in realtà. Pensa, non so neanche il suo cognome! Ti ho già detto di come lui mi salvò la vita proprio lì, vicino alla villa degli Andrew. Da quel giorno, ogni volta che avevo bisogno di aiuto mettevo un messaggio in una bottiglia e la affidavo al fiume. Lui raccoglieva la bottiglia e così veniva in mio aiuto. A volte mi aiutava anche prima che io glie lo chiedessi.-

Terence apparve pensieroso

-Che c’è Terence?-

-Niente… dai andiamo su nel salone. Accenderemo un fuoco.-

 

-Terence…- esordì lei mentre il ragazzo accendeva il fuoco nel camino.

-Dimmi.-

-Posso chiederti… come è andata con… tua madre?-

-Bene direi… ci siamo chiariti e credo proprio che in Autunno potrei tornare da lei negli Stati Uniti.-

-Cosa? Negli Stati Uniti?-

-In realtà ci sto ancora pensando, non sono ancora maggiorenne, anche se lo sarò presto. In teoria avrei bisogno del permesso di mio padre che sicuramente non me lo darà mai.-

-I tuoi hanno divorziato, è così?-

-Sì Candy, quando ero molto piccolo. Mio padre è il duca di Grandchester, un pari d’Inghilterra, e mia madre un’attrice americana. Si conobbero durante un viaggio di mio padre negli States e nacqui io.

Mio nonno impose a mio padre di lasciarla e lui obbedì dopo avermi sottratto a lei.-

-Mi dispiace…-

-Lo scorso inverno mi recai da lei a New York, e lei mi impose di tornare in Inghilterra. Era convinta che mio padre potesse darmi molto più di lei.

Poi è venuta a sapere che frequentavo cattive compagnie, facevo spesso a botte, mi ubriacavo, ecc. ecc. ecc.

Così è venuta qui in Scozia per cercare di strapparmi al mio percorso di perdizione…-

Candy avvertì una nota di sarcasmo nella voce di Terence.

-Vorrei tanto avercela io una mamma come la tua…-

-Candy… mi dispiace…-

-Oh non fraintendermi. Miss Pony e Suor Maria, le responsabili della casa di Pony, sono state due mamme meravigliose per me e per tutti i bambini come me. Ma non è la stessa cosa, mi capisci?-

-Credo proprio di sì Candy…-

Mentre il fuoco crepitava nel camino illuminando a giorno la stanza, Terence si avvicinò a Candy.

-Candy io…-

-Terence…-

Senza altri preamboli si avvicinarono e si baciarono.

 

-Dunque è così!-

-Anthony!-

Senza una parola il ragazzo voltò le spalle e se ne andò.

-Anthony, aspettami!-

-Lascialo andare Candy.-

-No, non posso!-

Candy rincorse Anthony fino all’ingresso del castello e gli si mise davanti.

Sul suo volto vide dipinta un’espressione terribile, che non avrebbe mai creduto di vedere sul volto del suo Anthony.

Prima che lei potesse solo dire o fare qualcosa lui la colpì con un pesante manrovescio sul volto facendola cadere nel fango.

-Anthony… perché Anthony…-

-Brown! Questo non avresti dovuto farlo!-

Terence si avventò su Anthony e i due ragazzi cominciarono a suonarsele di santa ragione, come nemmeno quel giorno alla Royal Saint Paul School avevano fatto.

-Terence! Anthony! Vi prego, basta!-

-Tu non immischiarti Candy! Ormai è una questione fra me il biondino!-

Quando Candy capì che si stavano completamente disinteressando di lei, si alzò, e avvilita riprese la strada di casa sotto la pioggia che aveva ricominciato a cadere battente.

 

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Capitolo 15
*** andrà tutto bene ***


Le vacanze erano finite, e gli studenti della Royal Saint Paul School erano rientrati a Londra. A Candy la città non sembrava più bella come qualche mese prima, ma grigia e cupa, così come lei stessa si sentiva cupa.

Non era più la Candy solare e spensierata di un tempo, odiava Londra, odiava la Royal Saint Paul School e le sue stupide regole, odiava sia Terence che Anthony che a turno si erano dimostrati campioni di egoismo e insensibilità, e soprattutto odiava se stessa per come si sentiva in quel momento.

Si sentiva un mostro di ingratitudine nei confronti di Anthony e dello zio William, nonostante tutto quello che avevano fatto per lei ce l’aveva a morte con entrambi.

Si sentiva stupida e superficiale per come si era lasciata andare con Terence, anche se in fondo non aveva fatto niente di male.

 

Sdraiata sul suo letto Candy aveva appena finito di leggere una lettera di Albert.

-Bene! Così anche Albert se n’è andato! In Africa addirittura! E io sono rimasta sola in questo schifo di città!- disse fra sé e sé mentre appallottolava la lettera prima di buttarla nel cestino fra il letto e la scrivania.

Qualcuno bussò alla porta.

-Avanti!-

Annie e Patty entrarono nella stanza.

-Candy come stai?-

-Uno schifo!-

-Hai saputo la novità? Terence ha lasciato il collegio.- le disse Patty

-Bene, che andasse al diavolo! E Anthony con lui.-

-Andiamo Candy.- le disse Annie -Non credi che dovresti dare una possibilità ad Anthony? È vero, si è comportato male e non era neanche la prima volta, ma in fondo…-

-In fondo cosa Annie? Mi ha picchiata, mi ha fatto cadere nel fango e si è completamente disinteressato a me! Come dovrei sentirmi? Tu come ti sentiresti se Archie ti picchiasse?-

-Lui… non lo farebbe mai…-

-Invece Anthony lo ha fatto. È come se… dal giorno dell’incidente non fosse più lui…-

-E… se fosse proprio così?-

La considerazione di Patty lasciò le sue amiche a bocca aperta.

 

Nella stanza che condivideva con i suoi cugini, Anthony guardava inutilmente il soffitto. Non riusciva a capacitarsi di aver perso Candy, la sua Candy. Sembravano destinati a diventare qualcosa di molto unito loro due, anche se indubbiamente era presto per metterla in certi termini, e invece l’aveva persa.

Tutto per colpa di quel damerino inglese… No, non era colpa di Terence, era colpa sua.

Cosa accidenti gli era preso? Dal giorno dell’incidente…

 

Si sentì annebbiare il cervello… non era più dentro la sua stanza… si sentiva come dondolare… davanti a lui c’era della vegetazione… e… chi c’era accanto a lui?
Candy!
Ecco chi c’era, Candy in tenuta da cavallerizza!

Erano a Lakewood durante la caccia alla volpe data in onore di Candy!

-Tu dici che questo principe mi somigliava così tanto Candy?-

-Sì Anthony, ti somigliava in modo impressionante.-

-Mi sono ricordato che quando ero molto piccolo c’era un altro bambino che stava sempre con mia madre.-

-Chi era Anthony?-

-L’ho capito soltanto adesso.-

Poi tutto era cambiato: la volpe uscita all’improvviso, il cavallo imbizzarrito, la tagliola, lui che cadeva da cavallo, il coma, il risveglio….

 

Stear e Archie dal locale accanto sentirono Anthony che si agitava e si lamentava e accorsero.

Lo trovarono a terra che si teneva la testa fra le mani e gridava.

Accorsero anche le suore e Anthony perse i sensi.

Quando si risvegliò si sentiva diverso.

-Come si sente signor Brown?- gli chiese Suor Chris

-Ricordo… ora ricordo tutto.-

 

Qualche giorno dopo Anthony e Candy furono convocati da Suor Gray. La sua espressione non prometteva nulla di buono.

-Signor Brown, signorina Andrew! La vostra famiglia è stata informata sulla disdicevole condotta che avete tenuto in questo rispettabile istituto fin da quando ci avete messo piede.-

Candy si sentiva come l’imputata di un processo che aspettava la sentenza.

-Questa estate in Scozia poi, avete superato ogni limite di decenza.-

-Aspetti un momento Suor Gray…-

-Non è autorizzata a parlare signorina!-

-Candy… non replicare…- le bisbigliò Anthony.

-Lei signor Brown ha fatto a pugni con il signor Grandchester dopo essere entrato in casa sua senza permesso, e lei signorina Andrew è stata sorpresa più volte in atteggiamenti sconvenienti proprio con il signor Grandchester!-

-Ma non è vero!-

-SILENZIO!!!- urlò Suor Gray battendo entrambi i pugni sul tavolo.

-Inoltre lei signorina, più volte si è allontanata dalla residenza del nostro collegio fuori dall’orario consentito e senza autorizzazione!-

A questa accusa Candy non poteva davvero replicare.

-Avevo deciso di perdonare le vostre intemperanze dei mesi precedenti, eravate nuovi di qui e dovevate adattarvi, ma adesso non posso più consentirvi di rimanere in questa scuola, per cui siete espulsi con effetto immediato dal nostro istituto e verrete immediatamente condotti alle celle in cima alla torre dove resterete finché qualcuno della vostra famiglia non verrà a prendervi!-

Anthony rimase impassibile e Candy cominciò a piangere.

-Suor Gray, posso chiederle di parlare da solo con mia cugina?-

L’arcigna suora sembrava titubante.

-Avanti Suor Gray! In fondo io e Candy siamo parenti!-

-Va bene. Sarete condotti subito alle celle dove avrete qualche minuto per parlare da soli prima di essere chiusi in celle separate!-

 

Una Suor Margaret sinceramente addolorata condusse i due ragazzi in cima alla torre.

-Ecco signori, adesso entrate pure in questa cella dove potrete parlare per qualche minuto, poi lei, signor Brown, dovrà entrare in quest’altra cella, siamo intesi?-

-Sì sorella, la ringrazio.-

Rimasti soli nella cella Candy e Anthony si abbracciarono.

-Ma che diavolo è successo?- chiese Candy in lacrime -Chi ha detto certe cose a Suor Gray? Chi poteva saperle?-

-Credo di sapere chi è stato. Ricordi quel giorno da Grandchester quando io e lui ci siamo scazzottati?-

Lei fece cenno di sì.

-Tu te ne andasti e quando noi ci stufammo di picchiarci anch’io me ne andai e con la coda dell’occhio intravidi Iriza dietro il tronco di un albero.-

-E che diavolo ci faceva Iriza lì?-

-Vedi Candy, tu eri scomparsa e io pensai di cercarti a casa di Grandchester. Molto probabilmente lei mi seguì, credo che avesse un debole per quel damerino, e quando ci vide impegnati in quella scena indegna molto probabilmente ebbe l’idea di fare una spiata a Suor Gray.-

-Anthony io… mi dispiace…-

-Candy sono io che devo scusarmi con te per quello che ti ho combinato, tu sei una vittima in questa storia!

Comunque volevo dirti di stare serena, sono sicuro che lo zio William ti comprenderà, vedrai, ci metterò io una buona parola!- concluse lui strizzando l’occhio a Candy, e in quella strizzata d’occhio lei rivide l’Anthony di un tempo.

-Signor Brown, prego si accomodi nella sua cella.-

-Eccomi sorella. Sta tranquilla Candy, andrà tutto bene.-

Accompagnato Anthony nella sua cella, Suor Margaret tornò da Candy.

Era visibilmente commossa, quella vivace ragazzina l’aveva fatta disperare, ma in lei aveva sempre visto una purezza d’animo che spesso mancava nelle altre ragazze.

-Signorina Candy… non si perda mai d’animo… conservi sempre la sua bontà…-

Candy abbracciò la giovane suora, l’unica fra quelle conosciute nel collegio a ricordale in qualche modo la cara Suor Maria.

-Sorella… non la dimenticherò mai…-

 

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Capitolo 16
*** devo parlarti di una cosa molto importante ***


Candy e Anthony rimasero in cella per una settimana, poi Suor Margaret andò a prelevarli dalle loro celle e a condurli nelle rispettive stanze, dovevano fare i bagagli.

A Candy quella scuola non era mai piaciuta, si sentiva soffocare in quell’ambiente così austero e formale, ma ora le dispiaceva di lasciare quella stanza che per tanti mesi l’aveva ospitata.

Dalla porta socchiusa entrarono Annie e Patty, e le tre ragazze si abbracciarono in lacrime.

-Non preoccuparti per Clean, ci abbiamo già pensato noi e adesso è al sicuro nella macchina del signor George.-

-Grazie Annie, grazie Patty.-

Patty piangeva a dirotto. Annie era sicura di rientrare in America prima o poi, ma per quanto ne sapeva Patty quella poteva essere l’ultima volta che vedeva la sua amica Candy. Quasi le avesse letto nel pensiero Candy le disse:

-Coraggio Patty, sono sicura che io e te ci rivedremo, e sarà anche molto presto.-

Quando ebbero finito di fare i bagagli, i due ragazzi vennero accompagnati al cancello della Royal Saint Paul School dove li aspettava il signor George, l’uomo di fiducia dello zio William.

 

George parlò poco o niente durante il viaggio in macchina fino al porto di Southampton, spiegò loro che li stava riconducendo in America che aveva due lettere per loro da parte del signor William Andrew, lettere che gli consegnò una volta che i due ragazzi si erano sistemati nelle loro cabine.

 

“Cara Candy

Non nascondo di essere molto amareggiato per come è andata la tua esperienza alla Royal Saint Paul School.

Certo, la tua indole vivace e spontanea mal si adattava ad un contesto così austero e formale, la bellissima lettera che mi hai mandato prima dell’estate mi ha fatto molto riflettere in questo senso.

In quella lettera tu mi dicevi che ti piacerebbe fare l’istitutrice dei bambini della casa di Pony, o forse l’infermiera.

Ti dò un suggerimento: frequenta una scuola per infermiere e quando avrai completato gli studi potrai prendere con calma le tue decisioni.

Ti avviso: preparati ad una bella ramanzina da parte della zia Elroy, lei è semplicemente furiosa con Anthony e con te. Lasciala sfogare e vedrai che si calmerà.

Quali che siano le tue decisioni future io ti appoggerò sempre.

William A. Andrew”

 

Candy pianse per il sollievo, lo zio William non era arrabbiato con lei, anzi.

 

-Chissà per cosa sta questa “A.”- si chiese Candy.

 

Durante il viaggio Anthony e Candy si parlarono molto poco, ma quando si cominciò a intravedere la costa degli Stati Uniti Anthony la prese da parte.

-Candy, mi dispiace.-

-Dispiace anche a me Anthony, non meritavamo di finire così.-

-Non parlo dell’espulsione, non mi importa niente della Royal Saint Paul School e delle sue stupide regole, parlo del mio comportamento con te. Sono stato inqualificabile.-

Candy riuscì a sorridergli.

-Non parliamone più Anthony, forse è vero quello che ci disse Albert, stiamo crescendo, cambiando. Dobbiamo solo aspettare un po’ e forse per noi potrà esserci un futuro. Intanto però possiamo rimanere ottimi amici. Io non dimentico quello che hai fatto per me quando stavo dai Legan!-

-Amici allora?- chiese lui tendendo la sua mano.

-Amici!- rispose lei stringendo vigorosamente quella mano.

 

Chicago: qualche anno dopo.

 

Candy rientrava a casa dopo un lungo ed estenuante turno di lavoro, era sfinita e non vedeva l’ora di sdraiarsi sulla poltrona e rilassarsi un po’. Albert era al lavoro e sarebbe rientrato fra breve. 

Povero ragazzo! Chissà cosa si provava a perdere la memoria!

Si sentì chiamare e si voltò.

-Anthony!-

Già, Anthony era lì davanti a lei, e lei gli corse incontro abbracciandolo.

-Ma… che ci fai da queste parti? Ti credevo a New York…-

-Infatti dovrò tornarci presto Candy, i miei studi sono impegnativi.-

-Come sta Dorothy?-

-Bene grazie. Ascolta Candy, devo parlarti di una cosa molto importante.-

-Entriamo in casa dai.-

Salirono rapidamente le scale di casa ed entrarono nell’appartamento. Grande fu la sorpresa di Candy nel constatare che in casa c’era qualcuno.

-Signor George? Zia Elroy? Ma… cosa ci fate qui? E come…-

-Abbiamo chiesto al tuo padrone di casa di aprirci.- Spiegò Anthony.

-Zia Elroy, una volta di più devo ribadirle che non ho nessuna intenzione di lasciare il mio lavoro di infermiera…-

-Non sono qui per questo Candy!- ribadì bruscamente la donna.

-Siediti Candy.- la invitò Anthony.

-Dov’è Albert?-

-Albert è al lavoro, lavora come lavapiatti in un ristorante qui vicino.-

-Che scandalo!-

-Zia Elroy, Albert è un mio carissimo amico e posso assicurarvi che noi non…-

-Vorrei ben vedere Candy!-

-Lascia parlare me zia!

Ascoltami Candy: l’uomo che tu conosci come Albert non è chi ti ha sempre detto di essere.-

-A dire il vero lui non mi ha mai detto chi fosse. Non conosco nemmeno il suo cognome!-

-E te lo sei preso in casa?- disse la zia Elroy, e Candy poté avvertire nella sua voce una nota di sincera apprensione.

-Ti ricordi il giorno del mio incidente?-

-Certo, come potrei scordarlo, ma tu…-

-Avevo un buco nella memoria, avevo completamente rimosso dalla mia mente quanto accaduto quel giorno, ma alla Royal Saint Paul School, pochi giorni prima che fossimo espulsi riacquistai la memoria.-

-E perché non me lo hai mai detto?-

-Non arrabbiarti Candy, avevo i miei motivi. 

Ricordai tutto di quel giorno, compreso quello che stavo per dirti. Ricordi il “principe della collina”?-

-Sì, ma che c’entra?-

-Quel ragazzo mi somigliava davvero così tanto?-

-Assolutamente sì Anthony, sembrava il tuo fratello gemello, ovviamente non poteva esserlo.-

-No infatti. Ricordi che ti stavo parlando di un bambino che stava sempre insieme a mia madre?-

Candy cercò di riportare a galla i ricordi di quel giorno lontano.

-Sì Anthony, mi ricordo.-

-Quel bambino era il fratello minore di mia madre: William Albert Andrew!-

In quel mentre la porta di casa si aprì ed entrò Albert 

-William!- esclamò la zia Elroy

-Albert, ti ricordi di me?-

-Io… io… non…-

-Sono Anthony! Il figlio di Rose!-

Quelle parole sembrarono rimbombare nel cervello del povero Albert che si portò le mani alle tempie.

-William! Che ti succede?-

Albert cadde a terra svenuto.

 

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Capitolo 17
*** La collina di Pony non era affatto cambiata ***


La collina di Pony non era affatto cambiata in tutti quegli anni. Sotto di lei la casa di Pony continuava la sua vita di tutti i giorni come faceva da più di vent’anni.



Candy in cima alla collina guardava i bambini che giocavano fuori dalla casa, e si sentì triste e malinconica.



Aveva letto una notizia su Terence, a quanto pare era diventato un famoso attore emergente. Non aveva più rivisto quel ragazzo dai tempi della Royal Saint Paul School e fra loro in fondo non c’era stato altro che qualche bel momento passato insieme, ma non poteva fare a meno di chiedersi come sarebbero potute andare le cose in circostanze diverse.



Sia lei, che Anthony e Terence erano troppo giovani e immaturi per potersi impegnare seriamente, questo lo sapeva bene, ma forse per quel ragazzo aveva sentito qualcosa di più che non una semplice attrazione momentanea.



Chissà, magari avrebbe potuto cercare un contatto con lui, magari una semplice lettera per congratularsi.



 



Anthony le aveva spiegato perché non le avesse rivelato di aver riacquistato la memoria: semplicemente non voleva condizionarla. Voleva che lei fosse libera di fare le sue scelte e vivere la sua vita. 



Generoso, come l’Anthony di un tempo.



Quando lei gli aveva scritto che Albert aveva perso la memoria e che stava cercando di aiutarlo lasciando l’ospedale e andandoci a vivere insieme, Anthony era quasi sobbalzato dalla sedia, finalmente aveva capito dove era finito lo “zio William” che da qualche tempo non dava più notizie di sé.



 



Albert era guarito e si era insediato nel ruolo di capofamiglia degli Andrew. Anthony stava per convolare a giuste nozze con la sua Dorothy, così anche Annie ed Archie.



Stear era assurdamente morto in guerra, e Patty si era trasferita in Florida.



Lei invece… aveva il suo lavoro, le sue amicizie, la sua famiglia acquisita, la casa di Pony.



 



-Candy!-



-Albert!-



Albert era lì, dietro di lei. Si alzò e andò ad abbracciarlo.



-O forse dovrei chiamarti… zio William?-



Albert rise mentre si sedevano insieme.



-Per carità Candy! Albert va benissimo!-



-Se penso a quel giorno al Blue River, quando ti parlai “facendo finta che tu fossi lo zio William”…-



-Fosti bravissima sai? L’avevo già capito da me che la Saint Paul School non faceva per te, e francamente fui sollevato quando tu venisti espulsa.-



-Ah ti ringrazio!-



-Almeno mi evitai un’ennesima discussione con la zia Elroy!-



Risero insieme e Candy lo abbracciò. 



In quell’abbraccio sentì qualcosa, qualcosa che dentro di sé aveva sempre saputo, ma di cui adesso aveva paura.



Poi iniziò a piangere…



-Che c’è Candy?-



Candy lo guardò come a cercare in lui tutto quello che lui gli aveva sempre dato.



-Ti amo Albert!-



Albert fu scioccato da quella rivelazione, ma in fondo era quello che anche lui aveva sempre saputo.



-Ti amo Candy!-



Il loro bacio, il primo vero bacio d’amore di Candy sugellò quel momento che divenne l’inizio della loro nuova vita insieme.


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