Never really over

di ShannaInLuv
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - What hurts most ***
Capitolo 2: *** She's deserve a better one. ***
Capitolo 3: *** I'm following the map that leads to you. ***
Capitolo 4: *** Can I have a moment before I go? ***
Capitolo 5: *** I'm not your ghost anymore. ***
Capitolo 6: *** What she really wants? ***
Capitolo 7: *** And I'm saying goodbye. ***
Capitolo 8: *** Would you be my queen? ***
Capitolo 9: *** Epilogue - Second chance. ***



Capitolo 1
*** Prologo - What hurts most ***


But I won't cry for yesterday
There's an ordinary world
Somehow I have to find
And as I try to make my way
To the ordinary world

I will learn to survive
-(Ordinary World, Duran Duran)


1. What hurts most. (Prologo)



Il bar era pieno di gente, poteva sentire il brusio delle parole, le risate fin troppo esplosive e il rumore delle tazzine da caffè che poggiavano i piattini. Aveva sempre avuto un udito fine, seppur non avrebbe mai eguagliato Jirou Kyoka; con una mezza smorfia, ringraziò che le richieste che aveva fatto al titolare del bar – ovvero quelle di avere un angolino riservato, coperto di separè, e servizio al tavolo – erano state soddisfatte. D'altronde, la sua fama lo precedeva, così come precedeva quella dell'ospite davanti a sé.

Fece per portare alla bocca la tazza di tè e, non appena questa toccò le sue labbra, la ripose immediatamente giù, non trattenendo una smorfia. Calda, era una bevanda ancora troppo calda. Eppure, si era ben raccomandato di ordinare del tè freddo.

Allontanò la tazza, aspettando che si freddasse.

 

«Sono davvero sorpreso tu sia venuto.» esordì, allora, visto che la persona che aveva davanti si limitava a guardarlo in cagnesco. Quello che aveva detto era vero: non si sarebbe mai aspettato che lui, proprio lui, si precipitasse a Tokyo più veloce di quanto avrebbe fatto lui con il suo scivolo di ghiaccio.

I suoi occhi rabbiosi lo fissarono, sembravano bruciare più delle fiamme ardenti. «Certo che son qui, Bastardo a metà.» sbottò.

Todoroki Shouto sorrise. Era da tanto tempo – anni- che non sentiva quello sgradevole soprannome. Eppure, qualcosa gli mancava. Quel semplice nomignolo bastava per riportare a galla avvenimenti importanti e, sinceramente, anche un po' malinconici.

«Ma,» ci tenne a precisare il suo interlocutore. «Non sono qui perchè me lo hai chiesto tu. Ma per Eijiro.»

«Lo so.» gli occhi calmi di Todoroki fissarono dritto in faccia Bakugou Katsuki per la prima volta da quanto lo era andato a prendere all'aeroporto, per poi portarlo lì. I suoi occhi, rossi e rabbiosi, sembravano quelli di un tempo. Eppure, perfino lui sapeva che c'era di più – molto di più - , nonostante non fossero mai stati amici.

Per un attimo si domandò se Bakugou provava del dolore - sia per essere tornato a Tokyo, sia per quello che era accaduto - , per poi dirsi mentalmente che era Bakugou, e non l'avrebba mai ammesso. Tantomeno a lui.

Ciononostante, cercando di rompere il ghiaccio – cosa in cui lui non era assolutamente capace – azzardò: «Come stai?»

Come aveva immaginato, Bakugou sbuffò, ringhiando tra i denti. Voltò il capo, guardando la pigra pioggia che cadeva sui marciapiedi, fuori dal bar.

«Non fare domande del cazzo. Cosa vuoi, Todoroki?»

 

Todoroki sospirò. Già, se lo chiedeva anche lui. Che cosa voleva, esattamente? Perchè lui – tra i tanti ex membri della sezione A – si era recato lì, per sostenere una conversazione con Bakugou?

Perchè...

Non lo avrebbe mai ammesso, che un po' si sentiva in colpa di quello che era accaduto anni prima. Eppure, in cuor suo, sapeva che non era bravo con queste cose, non lo era mai stato, ma non poteva essere una giustificazione per quello che non era riuscito a dire.
Quindi, senza spiegarlo agli altri – anche se Momo sapeva, sapeva sempre tutto,lei. Anche senza dirle nulla. - aveva deciso di prendersi carico di raccontare a Bakugou ciò che era successo a Kirishima e del... matrimonio tra Deku e Uraraka.

Todoroki deglutì, scacciando malamente i pensieri che gli stavano affollando la mente. «Ti ho chiamato per Kirishima, ovviamente. Quello che gli è successo è terribile. Ma c'è un'altra cosa...»
Il volto di Katsuki si rabbuiò: probabilmente aveva capito cosa stava per dire, dove stava andando a parare. Tuttavia, non disse nulla, e lasciò che il figlio di Endeavor continuasse.

«Ci saranno delle cose cambiate, rispetto a sei anni fa...»

«Non ci girare intorno, Bastardo a metà. Non è da te. Dillo e facciamola finita con questa farsa di amichetti del liceo.» sputò rabbioso Katsuki; sapeva, in qualche modo, che quello che stava per dire Todoroki non gli sarebbe piaciuto per nulla.
Possibile che il grande Ground Zero potesse avere paura di semplici parole?

Gli eroi hanno meno paura dei supercattivi, dei sentimenti,invece, molti... pensò amaramente Todoroki.

 

Ancora una volta, riportò l'attenzione sull'ex compagno di classe. La sua mente, quel pomeriggio, non voleva proprio rimanere concentrata. «Il matrimonio di Midoriya e Uraraka.»

Sebbene si fosse abituato a chiamare l'amico “Deku” - a causa delle varie missione che svolgevano insieme – o Izuku, non era il caso di sbatterlo così in faccia a Bakugou.

La reazione di Bakugou fu abbastanza tranquilla: distolse gli occhi da Todorki, stringendo appena i pugni. Il figlio di Endeavor non potè evitare di chiedersi come stesse dentro; lasciò subito perdere ogni tentativo di consolarlo: non l'avrebbe mai accettato. Meglio così, si disse.

«Cosa vuoi che m'importi?!» abbaiò, con il solito tono rabbioso, leggermente incrinato. Sì, Todoroki capì che allora Bakugou stava male. «Non ho voglia di stare appresso a queste bambinate. Cresci

Un po' gli dispiaceva – più di “un po'”, e sì, ancora una volta, si sentì in colpa per non aver fermato Bakugou quella sera. Aveva lasciato che scoprisse quello che lui sapeva. Quello che Uraraka gli stava nascondendo.

Da quella situazione, sei anni prima, ne erano usciti tutti distrutti: la partenza drastica di Bakugou per l'America, i cuori spezzati degli amanti. Il suo rimorso che lo stava logorando dentro da sei anni.

Todoroki decise che la conversazione era finita lì. Si alzò, lasciando ancora la tazza di tè intatta, afferrando il cappotto scuro. «Ci vediamo in ospedale. E, anche se sembra strano detto da me,» Bakugou continuava a non guardarlo. «Bentornato, Ground Zero.»

Aprì il separè che affacciava sulla sala del bar, improvvisamente meno affollato di prima. Indulgiò sulla porta, prima di aggiungere un'ultima cosa. «E chiama Deku.» sarebbe stato felice, molto felice, di riavere il suo migliore amico e rivale.
L'unica risposta che ricevette dal ragazzo esplosivo fu un'altro, roco, ringhio e un pugno che batteva sul tavolo.

Bentornato, Bakugou Katsuki.


***

AngolinoAutrice(?)

Approdo sul fandom di Boku no hero con questa mini-long. (Penso che saranno più o meno cinque o sei capitoli al massimo) e, oltretutto, festeggio il mio ritorno su EFP, dopo anni
Comunque, ho appena finito di vedere l'anime di Boku no Hero - sto continuando con le scan, ma non vi preoccupate, non ho intenzione di mettere spoilers) e questa fic mi gira in testa da un paio di giorni, così ho deciso di scriverla.
Alloora, piccole delucidazioni: come avrete capito la storia è incentrata su Bakugou, ma non solo: avremo anche il punto chiave del personaggio di Todoroki - e da qui, la TodoMomo - , quindi i povs penso si alterneranno.
Detto questo, spero vi piaccia, fatemi sapere che ne pensate. Il prossimo aggiornamento sarà entro un paio di giorni :)
Un saluto,
Plus ultra!
Shanna.

 

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Capitolo 2
*** She's deserve a better one. ***


So look me in the eyes
Tell me what you see
Perfect paradise
Tearing at the seams
I wish I could escape
I don't wanna fake it
Wish I could erase it
Make your heart believe
But I'm a bad liar, bad liar
-(Bad Liar, Imagine Dragons)

 

2. She's deserve a better one.



Chiamare Deku!” , ma per favore!

 

Katsuki non riusciva a smettere di pensare alle parole del Bastardo a metà; era come se rieccheggiassero continuamente nella testa testa, prepotenti, nonostante lui cercasse di ignorarle. Perciò, sin da quando aveva lasciato quel bar fino ad arrivare casa sua, dall'altra parte della città, Todoroki Shouto – e la sua fastidiossima voce – avevano invaso i suoi pensieri.

Emozioni contrastanti lo stavano assillando in quel momento: era felice di essere  – Tokyo era stata casa sua per vent'anni, dopotutto – però, allo stesso tempo, tutto ciò in quella città gli stringeva il cuore in una morsa. Non che ci avrebbe dato troppo peso, ovviamente, nel nascondere le emozioni era un asso... però...

Prendendo la strada per dirigersi verso quella che era stata casa sua, sei anni prima – sua madre aveva insistito di pulirgli il vecchio appartamento, quello in cui era andato a vivere, una volta diplomatosi – aveva preso la strada dell'Accademia: era passato davanti alla Yuei e fu lì, per la prima volta, che ammise a sé stesso quanto gli era mancato tutto. Quanto gli mancavano i tempi della sezione A.
Tuttavia, decise che fermarsi troppo a pensare – cose sdolcinate, perdipiù! - non era proprio da lui; così tirò dritto, ignorando anche il complesso di dormitori, riconoscendo immediatamente il loro.

 

Chiamare merd-Deku, certo, e cosa gli avrebbe dovuto dire? Che lo odiava ancora, dopotutto. E che, per colpa sua, ancora una volta, si sentiva preso in giro.

E poi, Midoriya non l'aveva mai chiamato da quel giorno – e va bene che durante l'ultima conversazione gli aveva malamente attaccato il telefono in faccia, dopo aver urlato cose orrende, e avergli urlato che loro due non erano mai stati amici. Ma cosa si aspettava, quel nerd di merda, alla fine?

Izuki Midoriya gli aveva rovinato la vita, come poteva chiamarlo lui adesso, quando per sei anni non si erano parlati? 
Assolutamente non l'avrebbe fatto, ripensò ancora tra sé, mentre attraversava un semaforo rosso senza pensarci.

Bakugou era tornato a Tokyo – vero – ma di certo non l'aveva fatto per parlare con lui, né tantomeno bere tè a tavolino con il Bastardo a metà. Lo aveva fatto solo – ed unicamente – per Kirishima.
Non era mai stato bravo a mantenere i rapporti – di nessun tipo – eppure quello che legava lui e quel ragazzo dai capelli di merda, era un tale rapporto sincero di amicizia che erano riusciti a portare avanti, nonostante il tempo, nonostante tutto.
Anche se non l'avrebbe mai ammesso a voce alta, Kirishima gli aveva salvato il culo un sacco di volte e... adesso non c'era nulla che Bakugou potesse fare per contraccambiare.

 

La notizia l'aveva letta sul giornale Internazionale degli Eroi ancor prima che Todoroki lo chiamasse. Un suo compagno di agenzia, Skyfall – almeno quello era il suo nome da Eroe – quella mattina era andato nel suo ufficio e aveva gettato il giornale sulla sua scrivania.

Bakugou, annoiato, e con lo sguardo ancora fisso al computer, aveva risposto un seccato: «Che vuoi?»

L'altro si era lasciato sedere sulla sedia davanti a lui, beccandosi un'occhiataccia dal biondo perchè non l'aveva invitato mica a sedersi. Anzi, voleva che smasmasse il prima possibile e lo lasciasse ai suoi casi.

«Di un po', Zero...» e a quel puntò Bakugou grugnì tra i denti. Skyfall si era preso l'abitudine di chiamarlo con quel diminutivo idiota e, anche se sapeva che in America era così, quello lì si stava prendendo troppe confidenze, anche dopo quattro anni di lavoro gomito a gomito. «Tu non andavi alla Yuei?»

 Katsuki sollevò lo sguardo aggrottando le sopracciglia. «Sì, e allora?» sbottò.

Skyfall giocherellò con lo stuzzicadenti che aveva in bocca, per nulla in disappunto per come Ground Zero gli si stava rivolgendo. «Conoscevi questo tipo?» e picchiettò con un dito l'intestazione del giornale. Finalmente, curioso di sapere di chi stesse parlando – già immaginandosi qualche assurda impresa eroica di quel Deku o di Todoroki a piè di pagina – guardò la prima pagina del giornale.

 

Red Riot, ex alunno della Yuei, rimane mortalmente ferito dopo uno scontro con il Villain Dark Tower.

 

Bakugou dovette battere più volte gli occhi, per assicurarsi di essere sveglio. Poi, con le mani leggermente tremanti, afferrò il giornale, leggendo all'infinito le prime due parole riportate: RED RIOT.

 

Merda, Kirishima!

 

«Ehi, amico, stai bene?» domandò Skyfall, che probabilmente era sorpreso dal cambio d'espressione dell'eroe di fronte a sé. Katsuki non rispose, mentre il suo sguardo continuava a leggere il paragrafo dove spiegava che Kirishima – Red Riot – si era lanciato in quell'impresa eroica che gli aveva quasi – e quel quasi un po' lo rese felice. Non era del tutto spacciato, no? - costato la vita. A quanto pareva, l'inseguimento di Dark Tower era durato circa un anno, finchè non erano riusciti a fronteggiarlo di persona. Dopo un anno, Red Riot e il suo gruppo di eroi si ritrovarono davanti il villain e, uno ad uno, caddero. Red Riot fu quello che cadde per ultimo, riuscendo a battere il Villain e a farlo arrestare dalla polizia.

Tipico di Kirishima, la mente di Bakugou era sopraffatta da pensieri: rabbia, paura, rancore... Lui non era lì, adesso, non era con il suo migliore amico.

Subito dopo, la chiamata di Todoroki lo informava che il suo amico era in punto di morte, presso l'ospedale degli eroi a Tokyo. Ovviamente senza pensarci un attimo, Bakugou aveva fatto le valige ed era partito.
A quel ricordo, Katsuki sentì gli occhi pizzargli; se li asciugò con rabbia, mentre infilava la chiave nella toppa del suo vecchio appartamento.

Quando aprì, un'ondata di pulito gli invase le narici; lasciò le scarpe all'entrata e si diresse verso la cucina, poggiando le chiavi sul tavolo, dove un bigliettino, con la vistosa calligrafia di sua madre, era sotto a una confezione di sushi.

Bentornato a casa, stronzetto.”

 

Sorrise e decise che, prima di tutto, si sarebbe andato a fare una doccia, e poi l'indomani, sarebbe andato a trovare Kirishima.

 

«Chiama Deku.»

 

Assolutamente no!

***

 

«Ehi Shouto, ci sei?»

 

La voce squillante di Deku non potè che perforargli i timpani, nonostante ci fosse abituato. Alzò lo sguardo verso il suo amico, masticando lentamente il boccone di riso che ormai era diventato una poltiglia informe sotto ai suoi denti.

 

Non sapeva nemmeno perchè avesse accettato quella cosa, proprio quella sera. Aveva un sacco di lavoro arretrato: turni di ronda da sistemare, apprendistati da valutare, scartoffie da compilare... Da quando suo padre si era ritirato dall'azienda di famiglia, tutte le rogne – per così dire – erano toccate a lui; non aveva quindi così tanto tempo – e forse per quello ne era felice.

Però, dopo le richieste estenuanti di Deku e il broncio di Momo, aveva accettato di partecipare a quell'assurda cena loro quattro. A quanto pareva – anche se non aveva sentito granchè dei discorsi di quella sera – Uraraka e Momo stavano discutendo sul tema del matrimonio: colori da impostare, abiti delle damigelle, fiori e pranzo.
Tutte cose che facevano venire un bel mal di testa a Shouto. E, sostanzialmente, aveva paura di essere lì soltanto per sostenere Deku che, imbarazzato, non sapeva cosa dire. Ogni qual volta che Ochaco Uraraka gli chiedeva qualcosa in merito sulle decisioni da prendere, ridacchiava ed esclamava: «Per me va bene qualsiasi cosa! Mi fido di te, Ochaco!»

E, dopo l'ennesima risposta di quel genere, era stata proprio Momo a prendere le difese dell'amica – come testimone di nozze si sentiva in dovere di farlo, probabilmente – commentando piccata: «Ma insomma! Possibile che vuoi uomini non riuscite mai a darvi una mossa a decidere!» e qui, nonostante Todoroki Shouto non fosse molto empatico quando si parlava di quel tipo di cose – anche lui colse l'occhiatina acida che Momo gli aveva rivolto.

 

Quindi, si ritrovava lì, senza sapere esattamente perchè, cercando di gustarsi la sua soba meglio che poteva. Finchè Deku non lo aveva riportato alla realtà.

«Sì, sono solo un po' stanco.» ammise, e forse era vero, ma c'era ovviamente altro, un pensiero che non riusciva a togliersi dalla testa.

Gli occhi di Deku guizzarono su di lui. Mentre Ochaco Uraraka sospirando e affermando che si era fatto un un po' tardi, lo sguardo del suo amico rimasero fissi su di lui. Aveva capito che c'era dell'altro, tuttavia non disse nulla e si alzò anche lui, porgendo il cappotto ad Uraraka.

Todoroki si alzò, dirigendosi verso la cassa per pagare: era il testimone di nozze di Deku, e perdipiù il suo capo, e non avrebbe fatto pagare di certo le ragazze, quindi senza pensarci due volte aveva consegnato la carta di credito al cassiere senza dividere il conto.

In quel momento, Deku gli si avvicinò, quasi di soppiatto, mentre le ragazze erano andate in bagno.

«Shouto,» lo chiamò, soppesando le parole come se fossero dinamite. «Lui... è tornato,alla fine, eh?»

Shouto battè gli occhi, afferrando la carta di credito e voltando le spalle al bancone, dirigendosi immediatamente fuori: odiava quando gli estrani ascoltavano le loro conversazioni. Sopratutto erano due degli eroi più famosi di Tokyo e spesso origliavano le loro conversazioni volutamente.

Quando furono fuori dal ristorante, Todoroki sentì la fresca brezza di Aprile scompigliarsi i capelli bicolore.

«A chi ti riferisci?»

Deku digrignò i denti. «Dannazione, Todoroki!» e si passò una mano tra i capelli indomabili. Lanciò un'occhiata dentro al ristorante, forse per essere sicuro che né Uraraka , né Momo li sentissero. «Kacchan!» esalò, stupendosi poi di averlo chiamato così anche dopo sei anni. «Di Bakugou... lui... è qui, vero?»

Nonostante era stato proprio lui a consigliare al biondo di chiamare Deku, adesso non ne ea più così sicuro. Insomma, sarebbe davvero stata una buona idea?

 

«Sì...» ammise infine, omettendo volutamente che lui l'aveva incontrato, proprio prima della loro cena, per … parlare? Non era sicuro che Deku dovesse saperlo, quel dettaglio.

«Lo sapevo...» mormorò tra i denti. «Sai, ero sicuro che visto il fatto di... Kirishima fosse tornato. E' sempre stato orribile, ma lui a Kirishima voleva davvero bene. Mi domando se avrà voglia... no, non lo so. Pensi che sia una buona idea, Shouto? E poi, conoscendolo lui-»

Midoriya aveva preso a sproloquiare nel suo solito modo e, nonostante solitamente si sforzava di farlo blaterare come e quanto voleva – erano amici e lui poteva sopportarlo - , questa volta decise di interromperlo.

«Non illuderti che vi voglia rivedere.» secco, gelido e... sincero. Forse non era mai stato bravo con le parole eppure era sicuro che servisse la sua gelida verità, adesso.

Midoriya non si meritava di illudersi a quel modo.

E infatti annuì, capendo perfettamente ciò che il futuro testimone di nozze intendeva. Fortunatamente, ad interrompere quel siparietto fu Uraraka che, insieme a Momo, erano uscite dal ristorante. Ochaco si aggrappò al braccio di Deku.

«Andiamo a casa, Deku-kun?» arrossendo poi.

 

 

Aveva sempre avuto un buon odore. Era un odore delicato, di un fiore delicato ma allo stesso tempo inebriante. Anche i suoi capelli, che odoravano di vaniglia, gli avevano sempre provocato sensazioni strane.

Todoroki Shouto, alla sua età – ormai ventisei anni – non aveva ancora capito cosa ci fosse tra loro due.

Tuttavia, non era stupido, era solo codardo; sapeva esattamente ciò che la ragazza accanto a lui gli provocava, sapeva benissimo che non poteva pensare di stare senza di lei... sapeva che il suo corpo nudo, ora a contatto con il suo, gli donava quel calore che poteva sopportare e, perfino, amare.

Anche il suo indice, che adesso disegnava cerchi circolari sulla sua parte sinistra del petto, era qualcosa di cui non avrebbe mai saputo fare a meno.

«Stai bene? Sei un po' pensieroso, Todoroki-kun.» biascicò Yaoyoruzu Momo, combattendo contro uno sbadiglio.

Shouto, nel buio, sorrise al fatto che ancora lei lo chiamasse Todoroki-kun, dopo tre anni di... quello. E dopo che, mentre facevano l'amore, lo chiamasse Shouto.

«Sì...» mormorò, passandole una mano tra i capelli e giocando con alcune ciocche, facendosele girare tra le dita. Per anni, quella ragazza era stata la sua fonte di benessere: fin dai tempi della Yuei avevano stretto un bellissimo rapporto di amicizia, finchè, diplomandosi, si erano persi di vista per circa un anno.

Dopo il primo anno si era buttato nel lavoro dell'azienda, imparando anche le basi di gestione e tutto sommato se la cavava: aveva Midoriya e Bakugou come spalle ed erano diventati l'agenzia più importante di Tokyo.

Dopo che Bakugou era partito, non era stato facile rimpiazzare il suo posto: sia lui che Deku avevano dovuto ricoprire turni extra e spesso, involontariamente, le scartoffie si accumulavano sulla sua scrivania.

Poi suo padre aveva allentato le redini dell'azienda, lasciando tutto a lui,e a quel punto aveva deciso che aveva bisogno di un'assistente personale.

Con estrema coincidenza, in quel periodo ci fu una riunione degli ex membri della classe A – ad eccezione di Bakugou, ovviamente – e fu lì che apprese che Momo voleva cambiare agenzia di lavoro.

Da quel giorno diventò la sua assistente personale e tutto il tempo che avevano passato insieme, non aveva certo aiutato di non sviluppare quella situazione che si era creata.

A Todoroki non dispiaceva, ma Momo si meritava di più; sapeva benissimo che era infelice... dopotutto non erano nemmeno una coppia e forse non lo sarebbero stati mai... tuttavia continuava a tenerla strettà a sé.

Ma sì, Momo meritava decisamente di più.

 

«Shouto!» sbuffò Momo, alzandosi da quella posizione. Nonostante il cipiglio arrabbiato, non potè prenderla sul serio visto che era mezza nuda di fronte a lui.

«Lo stai facendoi di nuovo.» Momo arricciò il labbro. «Ti sai isolando di nuovo...»

Gli occhi nerissimi di Momo si rattristirono: c'era sempre stata lei ed era sempre ben disposta ad ascoltare i suoi piagnistei sul suo passato, su suo padre...

«Ho incontrato Bakugou oggi...»

Momo battè le palpebre. «Davvero? E... come sta?»

«Il solito Bakugou.» affermò. Incrociò le mani sotto la testa, fissando un punto a caso nel soffitto della camera della Yaoyoruzu. «Sono un po' in pensiero per quello che succederà...»

Lo sguardo di Momo si addolcì. «Lo sai che non è colpa tua-»

«Ma anche, Momo.» tagliò corto, decidendo di mettere fine a quella serata. Si alzò a sedere sul letto, afferrando i pantaloni per terra e infilandoseli velocemente.

«Stai andando via?»

 

Todoroki s'infilò le scarpe, afferrando anche la camicia nera, abbonandosela più lentamente. «Sì.»

Momo arricciò il labbro e un sorrisetto malizioso le comparve sulle labbra carnose. «Potresti rimanere qui, stanotte.»

Shouto scosse la testa e il sorriso di Momo morì subito. «Ho del lavoro da fare in ufficio.» la liquidò, abbottonando l'ultimo bottone e afferrando la giacchia.

Intravide nello sguardo di Momo diverse emozioni: tristezza, rabbia e forse... pentimento? 
Un po' titubante, lasciò un leggero bacio sui capelli della ragazza, sperando che quello bastasse a scacciare via la sua tristezza. Ovviamente non bastò.

«Ci vediamo domani.» la salutò senza ricevere risposta.

E, quando si chiuse alle spalle la porta e sentì i singhiozzi di Momo, non riuscì a non pensare che Momo si meritava di più.

AngolinoAutrice(?)
Eccoci qua...
Allora innanzitutto RINGRAZIO chi ha letto, recensito, preferito e seguisto questa storia! Wow, dopo anni non mi aspettavo un caloroso benvenuto, sopratutto su un fandom nuovo!
Vorrei scusarmi con i fan della TodoMomo - da fan numero uno quale sono... - perchè , , questa "relazione" sembra parecchio contorta ma avrà dei risvolti positivi.. - più o meno...
Pian piano scopriremo tutto ciò che ha portato i personaggi - in particolar modo Bakugou e Todoroki - a questo punto, e premetto che questa era nata come One Shot, ma poi ho deciso che sarebbe stato troppo superficiale cercare di fare raccogliere tutto in un solo capitolo. Da qui, la decisione di una mini-long,

Spero vi piaccia!
-Bakugou chiamera deku?
- Todoroki riuscira a fare entrare in quel cervellino a metà che è innamorato di Momo? (sigh)

Alla prossima, PLUS ULTRA!
E un bacio, Shanna!

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Capitolo 3
*** I'm following the map that leads to you. ***


I like to think that we had it all
We drew a map to a better place
But on that road I took a fall

Oh, baby, why did you run away?
(Maps; Marron 5 )


3. I'm following the map that leads to you.

 

Tokyo, 3 Aprile; Ospedale degli Eroi. Mattina.

 

Katsuki era stato mezz'ora a litigare con gli inservienti e gli infermieri di quel reparto, finchè anche lui dovette arrendersi e aspettare in sala d'aspetto. Che significava che non poteva entrare quando gli pareva? Che doveva aspettare un orario, perfino lui, l'eroe numero tre, per vedere il suo amico!

Aveva poi sbraitato - ancora -, a quell'infermiera troppo vecchia per capirci qualcosa, che lui era il numero tre, solo perchè aveva volutamente lasciato il trono a quei due deficenti e che, in America, era considerato il numero uno – questo non era propriamente vero, ma quella vecchia che ne poteva sapere?

Quindi, un po' incazzato – più del solito – di dover aspettare  ancora un'ora prima che le visite ai pazienti iniziassero, si buttò nella sala d'attesa insolitamente vuota.

Quaranta minuti più tardi – un tempo davvero troppo lungo, in cui aveva ignorato le riviste buttate sul tavolo, non mancando di notare che  in copertina  di Heroes Magazine era stampata la faccia del Bastardo a metà nella sua solita espressione apatica. Quando decise che era davvero troppo quell'attesa – e quella visione del Bastardo che lo fissava, quasi accusattorio, mentre le parole «Chiama Deku.» aleggiavano nella sua testa fino allo sfinimento – decise di andarsi a prendere del caffè ai distributori automatici, nel piano sottostante.


Non era mai stato un amante del caffè, ma continuando la sua cariera da eroe, tra turni improvvisati, lunghi ed estenuanti, una tazza amara di caffè era tutto quello che migliorava un po' il suo sfinimento. E poi, dopo aver sorvolato l'Oceano pacifico, il jet-leg – e Todoroki – , la stanchezza non lo aveva fatto dormire così bene, quella notte.
Assaporò il caffè che non era davverò un granchè, ma che in quel momento era come se provenisse dalla miglior tavola calda del mondo; socchiuse gli occhi beandosi del sapore amaro che gli restava appiccicato sulla lingua. Dopodichè, appallottolò malamente il bicchierino di plastica lanciandolo nel cestino, facendo dietro front per tornare al piano superiore, quando una voce lo paralizzò.

«Kirishima-san dovrebbe essere nella 205.»

Non potè non riconoscere quell'assurda voce gracidante: d'altronde ci aveva condiviso tre anni di Accademia, un dormitorio e alcune vicende mortali, provenire dal corridoio su cui affacciava la sala relax dove erano collocati i distributori e, immediatamente, decise che non voleva che la fonte di quella voce lo vedesse.
Si appiattì contro il muro che faceva ad angolo, ben nascosto dal corridoio, osservando la figura che aveva riconosciuto: Asui Tsuyu, nei panni della supereroina Froppy, stava oltrepassando la sala Relax per inboccare le scale e, stando a quando aveva detto, salire al piano superiore per andare a trovare Kirishima.

Un allarme suonò nella mente di Bakugou: dove c'era Froppy – sia per esigenze lavorative che per amicizia – c'era anche Uravity.
Decisamente, la fortuna non era dalle sue parti e, in un attacco di ansia molto poco eroico, il grande Ground Zero decise di restare nascosto in quella stanzetta , aspettando che Asui e Ochaco Uraraka se ne andassero.

Non aveva di certo voglia di restare a conversare con gli ex compagni della A, pensò, tentando di giustificare la sua azione. 
Lui, che aveva paura, di incontrare due vecchie compagne di accademia.. - no si corresse immediatamente, non era paura... semplicemente non aveva voglia di invischiarsi in conversazioni inutili.

«Invece hai proprio paura.» gli mormorò la vocina interiore che, inaspettatamente, aveva preso il tono di voce diretto e pacato e l'aspetto di quel Bastardo a metà. Oltretutto, perchè l'immagine della sua coscienza doveva essere proprio Todoroki Shouto?

A confermare le sue aspettative, fu la sagoma di Uraraka Ochaco, a passargli davanti gli occhi ,seguendo Asui , stretta – fin troppo – nel suo costume da Uravity. Il costume della ragazza non era cambiato granchè dai tempi dell'Accademia, ma le sue forme decisamente sì: era proprio come la ricordava, formosa, solare e... bellissima.
Cercò di chiarire a sé stesso che rivedere Uraraka – spiandola,quasi – non gli sorviva nessun effetto, eppure, il respiro che, inizialmente ra mancato, e ora affannava, gli confermava tutt'altro.

 

«Spero che stia meglio...» sussurrò allora Ochaco, la sua voce carezzevole come al solito. Ricordò immediatamente la sua bontà di mettere sempre al primo posto gli altri e poi sé stessa – peccato che, con lui, sei anni prima, non era stato così.
Non sentì nemmeno ciò che Asui Tsuyu aveva risposto ad Ochaco, tanto era, improvvisamente, immerso nel passato, rimproverandosi subito dopo.

Da quando Bakugou Katsuki era diventato sentimentalista?

Rammendò a sé stesso di essere lì unicamente per Eijirou, e non per rivangare accadimenti che pensava di aver chiuso sei anni prima, o per chiacchierare allegramente – quando mai l'aveva fatto lui, poi – con i suoi ex amici – che era pure un'esagerazione,visto che sopportava a malapena quegli individui – ; decise quindi, che avrebbe aspettato che le due ragazze andassero via, per non incappare in imprevisti sgradevoli.

La gola gli arse e il desiderio di fumarsi una sigaretta lo colpì immediatamente, come mai in vita sua. Sgusciando fuori dalla porta senza essere visto, attraversò l'intero corridoio fino a trovarsi davanti alla porta di uscite d'emergenza; la aprì senza pensarci due volte e si ritrovò con i gomiti appoggiato sulla balaustra.
Accese la sigaretta, che durò ben poco, aspirando in fretta e con smania. Possibile che rivedere una persona insignificante gli portasse tanto stress?
Davvero riusciva a far condizionare in quel modo da nascondersi, sgusciare via e poi fumarsi una, due – aveva appena acceso la terza, nel giro di dieci minuti – sigarette?

Sono così debole? Pensò Katsuki tra sé e sé.

«Ka-kacchan... che... che ci fai qui

No, deciamente, non era il suo giorno fortunato.

 

Katsuki paralizzò sul posto, quasi non avendo il coraggio di voltarsi. Quella voce, quella sgradevole, nauseante, traditrice voce. Era sopreso, il nerd di merda, di vederlo lì. E perchè? Mica tutti gli edifici del mondo erano glorificati a nome Deku – che poi, aveva scelto quel nome da spazzatura per essere l'eroe numero uno? - né, tantomeno, non poteva di certo ignorare che sarebbe andato a trovare Kirishima – il suo amico, colui che non lo aveva mai pugnalato alle spalle – .

Con un estremo sforzo, e dopo aver preso una boccata di sigaretta d'incoraggiamento, si voltò verso Midoriya Izuku; era fermo sulla porta, con una sigaretta e un'accendino in mano, e gli occhioni verdi spalancati. Anche dopo sei anni, Midoriya non aveva imparato a vestirsi – una blanda t-shirt e un paio di bermuda – e , sopratutto, le sue fastidiosissime lentiggini da nerd erano ancora lì; non sembrava cresciuto nemmeno un po'.
I suoi occhi, lo sapeva -e non tentò nemmeno di nasconderlo – erano infuocati dalla rabbia e sentiva le vene sopra alla fronte palpitare più che mai. Digrignò i denti, lanciandogli un'occhiata spezzante. «Fumi? Tu?» e prese a ridere istericamente, come se sottolinerare quel dettaglio lo facesse sentire meglio.

Midoriya battè gli occhi e per un attimo sembrò imbarazzato, nascondendo la sigaretta e l'accendino dentro a una tasca dei bermuda. Portò la mano libera a grattarsi i capelli, come lo aveva visto fare un milione di volte quando era nervoso o imbarazzato.
«Ehm, sì... ho iniziato da poco, sai... è un periodo un po' stressante.»
Katsuki emise un verso spezzante tra i denti, abbassando leggermente lo sguardo, cogliendo al volo a cosa Deku si riferisse: il matrimonio di cui Bastardo a metà lo aveva informato.

Non disse nulla, non aveva voglia, e così mosse un passo per dirigersi verso l'uscita; anche se Deku rimaneva ancora impalato lì davanti, lo avrebbe volentieri spostato con una ponderosa spallata, senza sé e senza ma.

Midoriya inspirò, come a prender coraggio di parlare, e disse: «Sono contento tu sia qua, Kacchan. »
Katsuki si fermò, troppo vicino a lui, e alzò lo sguardo. Quelle parole lo nausearono... era contento, ma davvero? Che andasse al diavolo.

«E chiama  Deku Adesso, no, proprio no... non era il momento che la fastidiosissima voce di Todoroki Shouto gli tornasse in mente. Aveva già Midoriya davanti, e avere la combo degli idioti non era il massimo.

«Figurati.» inclinò il capo. «Spostati, mer-Deku

Se c'era una cosa che aveva sempre ammirato in Midoriya Izuku, era la tenacia: nonostante fosse un fallito nato... in ogni occasione, ogni volta riusciva a mantenere i piedi saldi sulle sue decisioni e determinazioni. Però adesso no, adesso voleva solo spaccargli la faccia ed andare via. La sua patetica tenacia, contro di lui, non funzionava più.

«Serebbero contenti anche gli altri di rivederti-» iniziò, venendo bruscamente interrotto da Bakugou.
«Beh, io no-» tagliò corto passandogli vicino e scostandolo malamente. «Sono qui solo per Kirishima.» volle chiarire, in caso ancora la faccenda non fosse stata abbastanza chiara ai suoi occhi.

Mentre aprì la porta per tornare dentro, Midoriya lo bloccò un ultima volta:

«So che non ci hai perdonato, ma Ochaco...» la sua voce tremò, e il cuore di Bakugou fece una capriola mortale. «... lei ci sta male. Le piacerebbe rivederti...»

Katsuki fremette, cercando di nascondere il sentimento che stava prepotentemente uscendo fuori, e disse solo, prima di tirare dritto fino alla stanza di Kirishima e non voltarsi più:

«Che Faccia-Tonda ci stia male non è un problema mio.»


***

Tokyo, 3 Aprile. Uffici Todoroki. Pranzo.

 

La mattinata era volata, sembravano passati soltanto dieci minuti che si era seduta nel suo ufficio a compilare e sistemare quei documenti, ed invece era già ora di pranzo. Naturalmente, non se ne sarebbe nemmeno accorta se Ochaco non le avesse scritto venti minuti prima, per confermare il pranzo tra loro due.
Le rispose se potevano rimandare – quei documenti sembravano non finire mai! - e Ochaco aveva accettato di buon grado, approfittandone anche lei per sistemare gli inviti del matrimonio.

Così, Yaoyoruzu Momo si era gettata di nuovo a capofitto nel lavoro – cosa che, ultimamente, faceva fin troppo spesso –, sperando che quella giornata passasse in fretta.
I giorni di pattuglia per lei erano rari, preferiva restare in ufficio e controllare che tutto andasse al meglio. Non fraintendiamoci, lei adorava essere un'eroina e quando ce n'era bisogno era la prima a spalleggiare Todoroki e Midoriya nel loro lavoro. Tuttavia, essendo – appunto – Todoroki, colui che rappresentava l'azienda, ed essendo questa dotata di numerosi agenti, Momo se ne restava in ufficio – e anche perchè, essendo l'assistente personale del Capo doveva in qualche modo essere il cervello e dirigere tutto.

Soprendentemente, Enji Todoroki aveva visto questa cosa di buon occhio; ci teneva moltissimo che il suo virtuoso figlio scalasse la vetta del successo e dell'eroismo e, quando aveva saputo che lei – imparandola a conoscere e dopo tante critiche – era l'unica, oltre a Deku, di cui Todoroki si fidasse veramente, alla fine aveva accettato. E ancora, non era rimasto deluso dalla gestione dell'agenzia.
Perciò Momo proprio non se la sentiva a deludere Enji Todoroki e cercava di smaltire più scartoffie possibili per conto di Shouto.
Che poi, le si mettessero in mezzo anche i sentimenti, questa era una cosa ovvia. Che Momo cercasse di dare il meglio, per dimostrare a Shouto quanto ci tenesse, era assurdamente vero.

Tuttavia, nonostante la situazione, Shouto Todoroki aveva numerose volte elogiato le sue capacità e il suo lavoro, sottolineando che lei era una parte fondamentale per l'agenzia e che senza di lei sarebbe presto finito a fondo.
Nonostante quelle parole la rendevano assai felice – sin dal primo anno d'Accademia si era impegnata al massimo e, con il suo intelletto superiore alla media, era riuscita a spiccare – c'erà qualcos'altro che Momo si aspettava di sentirsi dire. Eppure quelle parole – che in qualche modo lei fosse importante anche per la vita di Todoroki – non erano mai arrivate.

Non credeva davvero – nonostante quello che Kyoka e Mina avessero detto – che lui si stava approfittando di lei, quanto più che avesse paura di un cambiamento. Non poteva davvero credere quel ragazzo non provasse nulla – oltre l'attrazione – per lei...
In qualche modo, voleva ancora giustificarlo, nonostante il suo cuore stesse sanguinando già da un po', chiedendo di più.

Aveva sempre immaginato di sposarsi di qualche importante figlio di Eroe – come funzionava in una famiglia come la sua, ovviamente – e di innamorarsi, di avere una posizione e una vita felice. Eppure, per ironia della sorte, Shouto Todoroki era tutto quello che voleva, ma non poteva averlo.

Come se il fato leggesse nella sua mente, il cellulare vibrò e gli occhi pensierosi di Momo si spostarono sullo schermo: era un messaggio di Todoroki.

 

Pranziamo assieme?


Solo quella frase – una frase banale, che già aveva sentito altre volte – le fece battere forte il cuore. Rispose in fretta, digitando un:

 

“Certo, verso che ora?”
 

“Ti passo a prendere tra un'ora. Dobbiamo discutere di alcune faccende lavorative.”

 

Certamente, per quale altro assurdo motivo avrebbero dovuto pranzare insieme se non per lavoro?

Sospirò, non prendendosi nemmeno la briga di rispondere. Conoscendolo, non avrebbe nemmeno badato a quel fatto.

 

«Ehm, Yaoyoruzu-san?» una testa rosata sbucò fuori dalla porta, timidamente. Era una tirocinante della UA, della sezione C. Nonostante tutti le avessero detto di avere più confidenza, si ostinava a chiamare tutti con -san e, Todoroki, con -sama.

«Chiamami, Momo, Ami-chan.» brontolò, sorridendo.
Ami annuì e arrossì, e poi. «Uhm, Momo-san, ci sono dei fiori per te.»
Momo battè gli occhi. «Dei... fiori?» e, senza indulgiare oltre, si affacciò oltre la porta dell'ufficio, dove un enorme bouquet di fiori – margherite, fiori di loto, girasoli e rose – era appoggiato a terra.

Chi mai avrebbe potuto mandarle dei fiori così vistosi?

La sua mente scartò Todoroki – per innumerevoli motivi – e si domandò chi, visto che non conosceva molti ragazzi single – quasi tutti gli ex membri della sezione A erano felicemente fidanzati, avesse potuto inviarle quel dono così vistoso.

«C'è anche un b-biglietto, Momo-san.» e Ami le porse una lettera.

Momo la afferrò, titubante. La busta sembrava elegante e il cartoncino all'interno lo era ancora di più. Roba da ricchi, ridacchiò.
Incuriosita, lo lesse immediatamente:

Yaoyoruzu-chan! E' passato molto tempo da quando ci siamo visti l'ultima volta. Oggi torno a Tokyo per qualche giorno, ti va un caffè? Ti lascio il mio numero!

E congratulazioni per il posto di lavoro! E' fantastico!

Inasa Yoarashi.”

 

Rilesse il messaggio, un po' sorpresa che un vecchio compagno di agenzia la ricontattasse così all'improvviso. Ma ne era felice: nonostante i loro due licei erano rivali, quando si ritrovarono a lavorare insieme alla stessa agenzia, gomito a gomito, si erano ritrovati sempre bene. Inasa era energico e una buona compagnia.

 

Si domandò cosa ne pensasse Shouto.


AngolinoAutrice(?)
Eccomi qui! Sono abbastanza ispirata - e in verità ho paura di scordare delle dettagliate scene che ho in mente - e non ho nemmeno nulla da fare, data questa quarantena... quindi ecco il terzo capitolo!
Allora, inizio con una piccola premessa: visto che interpreto il personaggio di Bakugou - e Todoroki - uno che non si esprime molto ( parlando di sentimenti), mi sono immaginata come potrebbe essere il loro flusso di pensieri e... devo ammettere che è davvero diffcile ^.^'' Sto cercando di mantenerli IC il più possibile, nonostante questa sia una storia "futura" e che i loro caratteri potrebbero cambiare radicalmente all'interno della serie.
Detto ciò, è ovvio che Bakugou cerca di mentire perdino a sè stesso, tramite gli sproloqui - e mi piace di aver inserito Todoroki come voce della coscienza ahaah. In realtà, del fatto che Todoroki appare come "la vocina" c'è anche un motivo, secondo il mio cervello... ma non ve lo spiegherò adesso, magari cercherò di inserirlo nella storia.
Pooi, voglio anche chiarire che Momo non ha mai parlato chiaramente con Todoroki - quindi non è che lui l'ha semplicemente ignorata facendo lo s*** - e sicuramente non hanno mai parlato della cosa, anche se Todoroki s'immagina che Momo è un po' infelice.... vedremo cosa farà il nostro Shouto <.<
E, per quanto io ami Todoroki, SI!, ho dovuto inserire "qualcuno" che gli metta i bastoni tra le ruote eheeh...
Approfittando del fatto che ho deciso di farne una mini-long, sto allungando il brodo più del previsto, sorry! Amo dilungarmi in queste cose di suspence. E comunque, se i capitoli son troppo lunghi, ditemelo che magari li accorciò un po'.
Ps. La canzone ci azzecca sia per Bakugou, che per la questione TodoMomo!
Detto questo voglio ringraziare chi ha letto lo scorso capitoli ( ho corretto gli errori di battituta - scusate) e chi leggerà questo.
Me ne vado, altrimenti faccio uno spazio autore più lungo del capitolo!
Plus Ultra,Shanna!

 

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Capitolo 4
*** Can I have a moment before I go? ***


Let me photograph you in this light
In case it is the last time
That we might be exactly like we were
Before we realized

We were sad of getting old
(When we were young; A

4. Can I have a moment before I go?

 

Tokyo,3 Aprile; Quella sera.

 

Shouto si era ritrovato davanti la porta dell'appartamento di Bakugou Katsuki; come, ci si fosse ritrovato, non gli era effettivamente ben chiaro. Aveva lasciato scorrere il suo flusso di pensieri – e cercando di ignorare quel tarlo che lo assillava da pranzo – e le sue gambe si erano mosse praticamente da sole. Era uscito dall'agenzia, decidendo di voler fare una lunga passeggiata –cosa che, appunto, c'entrava quel tarlo – e adesso eccolo lì, davanti alla casa dove non avrebbe mai pensato di essere.

C'era anche quel piccolo dettaglio – forse era stato per quel motivo che era finito lì – ma che aveva pensato di rimandare.

 

Indulgiò nel suonare il campanello di casa: cos'avrebbe fatto Bakugou, ritrovandoselo davanti? Si sarebbe messo ad urlare maledizioni, molto probabilmente, invitandolo poco gentilmente di andare via. Tuttavia, ormai era lì, e non aveva senso rimandare ciò che gli doveva dire –anzi, proporre.

Suonò il campanello e, qualche secondo dopo, Bakugou spalancò la porta. Nel vederlo, vide la sua espressione tranquilla mutare in sorpreso –Shouto si sorprese non avesse ancora iniziato ad urlare – e poi in un ringhio sommesso. «Che ci fai qui, Bastardo a metà

 

Shouto si schiarì la voce. «Volevo parlarti, Bakugou.»

Bakugou fece una strana smorfia, come se qualcuno gli avesse infilato un cucchiaino di wasabi in bocca; poi, come se niente fosse, girò i tacchi, lasciando la porta del suo appartamento aperta e dileguandosi verso la cucina a vista.

Non era proprio un invito ad entrare, ma era il massimo della gentilezza che poteva ricevere da Bakugou Katsuki, ragionò.

Perciò, senza fare troppi complimenti, entrò dentro l'appartamento,sfilandosi con calma le scarpe e chiudendo la porta. Shouto intravide il ragazzo seduto sulla sedia della cucina a sorseggiare da una tazza. L'appartamento non era molto grande, quindi con pochi passi raggiunse Bakugou, e si sedette comodamente davanti a lui.

«Se hai intenzione di parlarmi ancora di quel nerd, allora fuori.» brontolò Bakugou.

«Non è di Deku che devo parlarti.» parlò piano, come se ogni parola potesse essere una bomba pronta ad esplodere, con Bakugou. Doveva andarci piano se voleva che lui accettasse la sua proposta.

E, nonostante sapesse perché Katsuki Bakugou fosse di cattivo umore – leggermente più del solito - , perché ovviamente Midoriya l'aveva chiamato quel pomeriggio per raccontargli dell'incontro all'ospedale, decise di non infierire ulteriormente, direzionando il discorso da un'altra parte.

«Avrei una proposta.»

Dopo quelle parole, Bakugou sollevò lo sguardo verso di lui, con lo sguardo più rilassato, e si alzò per prendere una caraffa. «Vuoi del caffè?» propose mangiandosi quasi le parole.

Nonostante Shouto apprezzasse il tentativo di essere gentile di Bakugou, rifiutò. «Preferisco il tè.» e ringraziò.

Bakugou finì di riempirsi nuovamente la tazza e posò malamente la caraffa sull'isolotto della cucina. «Non me ne frega un cazzo se preferisci il tè.» brontolò per sottolineare quanto fosse indisposto. Si sedette nuovamente poi davanti al figlio di Endeavor. «Cosa vuoi, Todoroki?»

 

Almeno non mi ha chiamato Bastardo a metà, facciamo progressi. Pensò Shouto, astenendosi di dar voce ai suoi pensieri.

Decise di andare dritto al punto, odiavano entrambi girare intorno ai discorsi e, dopotutto, non gli stava mica chiedendo chissà cosa.

«Vorrei che tu lavorassi con me all'agenzia.»

Ci furono alcuni istanti di silenzio, in cui Bakugou lo fissò e, poi, eccolo scoppiare a ridere sguainatamene, puntandogli l'indice contro. «Tu..-» la sua risata diminuì, lasciando trasparire poi un suono roco. «... credi davvero che lavorerò con te e Deku?»

«No.» lo interruppe immediatamente Todoroki, anticipandolo, prima che scoppiasse di nuovo a ridere come un pazzo. «Midoriya ha la sua agenzia. Io e te, lavoreremo insieme, Katsuki, spalla a spalla.»

«Non chiamarmi Katsuki come se fossimo amici, bastardo!» sputò Bakugou, riducendo gli occhi a due fessure. «E sentiamo, perchè mai dovrei accettare?»

Shouto sospirò, ragionare con quell'idiota si stava rivelando più difficile del previsto. «Credo che, ritornando a Tokyo dopo tanti anni, sia un buon trampolino di lancio per te. E comunque, ho bisogno di aiutanti.»

«Aiutanti.» ribattè Bakugou, spezzante. «Col cazzo che mi abbasso a te, metà e metà.»

Shouto sollevò una mano. «Perdonami, intendevo dire pari.»spiegò il ragazzo. «L'agenzia è comunque mia, ma tu sarai il mio Eroe principale, ovviamente.»

Bakugou non rispose e Shouto lo prese come un invito a continuare. «Pensavo ti facesse comodo.»

Colse qualcosa – una strana luce- negli occhi di Bakugou. Non riusciva a percepire i sentimenti di quel ragazzo, adesso. Non riusciva a capire se aveva ottenuto il suo interessamento, o no.

«Cosa ti fa pensare che io voglia restare a Tokyo?»

Non lo sapeva, in effetti. La sua era solo una supposizione. Però, quel senso di colpa, voleva aiutarlo nonostante non fossero amici.E forse, proprio per quel motivo, voleva aiutarlo a tornare a casa.

«Ti devo delle scuse, Katsuki.» esalò, infine.

Bakugou aggrottò le sopracciglia, evidentemente scosso. «Eh?»

Shouto si sentì improvvisamente a disagio: quel tipo di cose, non erano proprio da lui, però doveva farlo... doveva farlo per Bakugou. Deglutì.«Quella volta... di Deku e Uraraka io, lo sapevo e-»

«Todoroki.»lo interruppe Katsuki Bakugou con voce annoiata, lesse nel suo sguardo tanto dolore e tanta rabbia insieme – che rendeva un mix micidiale di sentimenti. «Non è colpa tua. La colpa è solo-» si bloccò, grugnendo e stringendo i pugni.

«Io lo sapevo e-» rincarò Shouto, venendo di nuovo interrotto dal biondo.

«Per una volta. Per una cazzo di volta io... io avevo vinto!» ruggì, abbassando lo sguardo. «.. e lui aveva perso. Ochaco aveva... scelto me.» la voce graffiante di Bakugou si spezzò. «E invece quel figlio di puttana ha vinto di nuovo.»

«Mi dispiace...» mormorò Shouto. Si domandò perchè Bakugou avesse raccontato proprio a lui quelle cose e si domandò se forse, in un angolino del suo cuore, amasse ancora Ochaco Uraraka.

«Accidenti a te, Bastardo a metà.» ringhiò Bakugou. « vieni qui e mi fotti il cervello con queste cose...»

A quel punto, non seppe esattamente perché, ma voleva davvero aiutare quel ragazzo - decise di troncare il discorso. Non che  parole di Ground Zero avessero placato il suo senso di colpa, ma c'era altro.

«Bakugou, pensa alla mia offerta. Ok?» Todoroki si alzò e gli porse un bigliettino con il numero d'ufficio. «Risponderà Yaoyoruzu al telefono, basta che chiedi di me.» E, detto questo, si alzò e si diresse verso la porta, sentendo un biascicato «Va bene.» da parte di Bakugou.

 

Una cosa è fatta, pensò Shouto. Non sapeva esattamente se Bakugou avrebbe accettato o no, ma ci sperava. Eppure, nonostante sapesse dell'amore che univa Deku e Uraraka, si domandò se non avevano commesso un errore: Bakugou aveva il cuore spezzato e questo non era dovuta solo alla rivalità in amore che c'era stata ai tempi della Yuei – nonostante Bakugou avesse sottolineato quell'aspetto- , no, c'era un cuore frantumato in mille pezzi.

 

Lasciata la casa di Bakugou, si diresse verso casa sua. Controllò il cellulare –ed eccolo, il suo tarlo, che faceva di nuovo capolino – scoprendo che Momo ancora non l'aveva chiamato, nè aveva risposto ai suoi messaggi.

Durante il pranzo le aveva proposto di stare insieme, quella sera – aveva moltissimo stress da smaltire e Momo era perfetta, in quello: la sua sola presenza lo calmava – eppure lei aveva declinato l'offerta –per la prima volta! - rivelandogli che aveva un appuntamento con un vecchio amico.

Scoprendo poi , che quel vecchio amico era Yoarashi, aveva arricciato il naso. Quel tipo non gli piaceva, assolutamente. E l'idea di Yaoyoruzu che rideva in compagnia di un'altro... Quasì vomitò, non seppe esattamente perché – aveva forse mangiato del cibo scaduto?

E poi Yoarashi non era nient'altro che un montato e uno  spocchioso del liceo rivale della Yuei – ed ecco la vecchia rivalità torreggiare di nuovo.

Sospirò,chiudendo gli occhi e cercando di calmarsi. In fin dei conti era quello che voleva: Momo meritava di più.

 

***

Midoriya era in ansia: aveva inviato tre messaggi a Todoroki – dopo i sei lasciati sulla segreteria telefonica - e ancora non aveva ricevuto risposta. Che si fosse ancora sobbarcato di lavoro, isolandosi dal mondo?

Aveva bisogno del suo migliore amico: era preoccupato del strano comportamento di Ochaco, e aveva bisogno di parlarne con lui.

Da tutto il giorno, Ochaco aveva assunto un'aria distratta e sbadata e quando le parlava sembrava essere chiusa nel suo mondo. Non era raro,ultimamente, che la sua futura sposa fosse pensierosa – a causa del matrimonio imminente – eppure , adesso, aveva quasi una vaga idea che lei lo stesse evitando.

Possibile?

Eppure un'idea ce l'aveva – che aveva prontamente scacciato – ma adesso,dopo aver rimuginato per ore ore, si chiedeva se non fosse stata plausibile. Aveva parlato ad Ochaco dell'incontro – disastroso – con Kacchan, evitando solo alcuni dettagli; ed ecco che, improvvisamente, Ochaco si era rabbuiata e lo aveva evitato per tutto il giorno, cancellando perfino la loro cena insieme.

«Sono esausta.» aveva detto. Eppure, Ochaco non aveva mai cancellato una loro cena...

Era davvero Kacchan il motivo di questo strano comportamento?

Cacciò un urlo soffocato contro il cuscino mentre cercava – di nuovo –di ignorare i pensieri. Forse... se Ochaco e Kacchan avessero parlato lei sarebbe stata meglio?

 

Il cellulare vibrò e il nome Shouto comparve sul display. Rispose senza indugiare e la voce del suo migliore amico gli arrivò, atona, nelle orecchie.

«Stai diventando uno stalker.» era forse il modo per Todoroki Shouto di fare una battuta? Battuta o no, Midoriya ridacchiò, più a disagio che altro.

«Scusa,scus-uhm, Shouto eri con Momo?» domandò, inceppandosi nelle parole –l'idea che il suo amico stesse con Momo improvvisamente lo colpì, e l'imbarazzo lo fece diventare rosso.

Un grugnito dall'altro capo. «No.» disse secco. «Aveva da fare...»

E poi Deku ricordò – dandosi mentalmente dell'idiota – quello che Ochaco gli aveva accennato l'ultima volta che avevano parlato. «Ah,l'appuntamento con il tipo della Shiketsu.» si diede dell'idiota perla seconda volta.

Shouto sbuffò. «Una cena tra amici.» rettificò. «Avevi qualcosa in particolare da dirmi?»

Improvvisamente non aveva poi così voglia di rivelare i suoi drammi a Todoroki –l'aveva fatto per anni e adesso sembrava che Todoroki avesse più drammi di lui – quindi ridacchiò, pensando a una scusa qualsiasi.

«Niente..uhm-» tentennò. «Mi domandavo se ti andasse di venire con me da Kirishima, domani.»

«Va bene.»


AngolinoAutrice(?)
EHYOOO!
Il vostro tormento (?) è qui.
Allora, questo è un capitolo abbastanza di passaggio - anche se non fondamentale - e avrà senso un po' più avanti. Vediamo un'inaspettata vicinanza - o forse no - tra Todoroki e Bakugou. E poi c'è Midoriya.... eeeeh.
Credo che qui venga un po' analizzata la sua situazione e il pensiero che Ochaco potrebbe essere "pensierosa" per via di Katsuki... credo che stia iniziando a realizzare le cose solo adesso - e ovviamente, riprenderemo presto il punto di vista di Deku.
E poi... niente... la canzone ( leggete in alto) è un chiarò riferimento a Midoriya; per quanto riguarda il prossimo capitolo - li ho scritti insieme, questo e quello - sarà una vera bomba, nel senso che succederà una cosa mooooolto importante. Bella o brutta non ve la dico, ehehe...
Grazie a chi ha recensito e non, a chi legge soltanto... grazie *3*
( Spero non ci siano errori.... wordpad mi ha completamente rovinato i capitoli e non so cosa ho dovuto fare per aggiustarli. Perciò se ci sono errori, li controllerò presto!)
Un bacione,
Shanna.

 

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Capitolo 5
*** I'm not your ghost anymore. ***


Don't you know I'm not your ghost anymore
Who do you think you are?

Runnin' 'round leaving scars
Collecting your jar of hearts

And tearing love apart.
( Jar of Hearts - Christina Perri)

 


5. I'm not your ghost anymore.
 


Tokyo,4 Aprile; Ospedale degli eroi.

 

«Allora,Yaomomo, com'è andato l'appuntamento?»

Momo sollevò gli occhi verso Ochaco, imbarazzata, mentre camminavano fianco a fianco per i corridoi dell'ospedale. Arrossì ripensando alla sera precedente. «Uhm,bene-» iniziò ma Ochaco la bloccò:

«Yaomomo la redarguì, cantilenando, come se sapesse che l'amica stesse mentendo.
 

Momo sospirò: non era andata male, dopotutto. Lei ed Inasa erano vecchi amici, perciò non c'era stato nessun imbarazzo durante la serata. Avevano riso, chiacchierato e si erano presi in giro, fino a che ,  ad un certo punto, Inasa Yoarashi le aveva afferrato la mano. «E' bello averti rivisto dopo così  tanto tempo e dio se sei diventata ancora più bella.» aveva esclamato, arrossendo leggermente.

Momo, invece, era diventata paonazza: Inasa era tutto quello che le ragazze avrebbero voluto -sfrontato, passionale, bello, alto e di buonafamiglia - , ma non lei. Lei...

Aveva sfilato la mano gentilmente da Inasa e lo aveva ringraziato, cercando di far cadere l'argomento. Ma no, lui aveva continuato: «Vorrei chiederti una possibilità Momo-san.»
 

Un rantolo le sfuggì dalla bocca, scacciando i ricordi della sera prima. «Inasa è gentile, bello e altre cose, ma-»

Ochaco l'aveva preceduta, strizzandole l'occhio. «Ma non è Todoroki, vero?»

Esatto. «No,non è quello...» cercò di ribattere. Purtroppo per lei, Ochaco Uraraka la conosceva meglio di quanto volesse ammettere.

«Dovresti dirglielo, sarà gelooosissimo!»  strepitò Ochaco, non mollanto la presa dal discorso, con uno strano entusiasmo e poi scoppiò a ridere, iniziando a straparlare di quanto sarebbe stato divertente e strano vedere Shouto Todoroki, sempre con le emozioni sotto controllo, impazzire di gelosia. Iniziò a straparlare che sarebbe stato più divertente di quando, al terzo anno, si era preso una sbronza colossale e aveva iniziato a blaterare quanto odiasse il padre e altre cose disconnesse. Ovviamente, quella sbronza di Shouto Todoroki era stata una conseguenza di un brutto scherzo architettato da Mineta e Kaminari, correggendo con gin la sua bevanda.

Come se fosse stato possibile, poi! Todoroki non era quel tipo di ragazzo che si interessava ai sentimentalismi, non avrebbe di certo fatto una scenata per lei!

«Ochaco!»  sbuffò Momo, mettendo un freno all'amica. Frequentare Midoriya le aveva fatto male, iniziava a straparlare come lui, senza sosta. «Lasciamo perdere, per favore.» la implorò.

Ochaco scrollò le spalle. «Come ti pare, ma secondo me dovresti dirglielo.»

Momo gemette di nuovo, odiando sè stessa per aver accettato quell'appuntamento e successivamente Ochaco per continuare a girare il coltello nella piaga: a che pro doveva raccontare a Todoroki che un'altro le aveva chiesto di fare sul serio - quando lui,dopo anni , non l'aveva nemmeno pensato - e lei -stupida,stupida,stupida- aveva pensato bene di rifiutare perchè era troppo cotta di un altro? Se Todoroki avesse avuto un qualche tipo di pensiero simile si sarebbe già fatto avanti, no?

Ovviamente ad Inasa non aveva detto che era per quello - per Todoroki-, ma perchè voleva concentrarsi sul lavoro -lavoro e Todoroki erano un'unica cosa ormai -e Inasa l'aveva presa piuttosto male, rabbuiandosi, ma poi le aveva sorriso, finendo la serata con tranquillità come se non fosse successo nulla. Ecco un'altra cosa che avrebbe dovuto apprezzare di Inasa, eppure...
 

 

Kirishima era ancora in coma, quindi, quando arrivarono ed entrarono nella sua stanza -salutando Mina e Kyoka che se ne stavano andando in quel momento - non poterono fare altro che sedersi accanto a lui per qualche minuto e restare in silenzio.

Momo aveva guardato il suo corpo coperto di bende, da cui sbucavano solo i capelli rosso fuoco, e aveva poggiato una mano sul suo petto: dopocos tanti anni che le loro strade avevano intrapreso lo stesso percorso... tutti consideravano Kirishima  -e Kaminari - il fratello della sezione A rumoroso e che combinava sempre pasticci .

 

Questo è il guaio più brutto in cui ti sei cacciato, idiota. Pensò tristemente Momo, cercando di trattenere le lacrime. Si domandò a quel punto, se il ragazzo si fosse mai risvegliato, se avessero sentito quella risata tanto rumorosa e quella parlantina schietta.

Con riluttanza, abbandonarono la stanza d'ospedale e, mentre le due ragazze stavano attraversando il corridoio, Ochaco lanciò un gridolino sommesso, bloccandosi sul posto. Letteralmente.

«Ochaco...?» allora Momo seguì lo sguardo della ragazza, fino alla sala d'aspetto poco distante da loro: la porta aperta lasciava intravedere una figura seduta dentro. Un ragazzo.

Katsuki Bakugou era seduto su una sedia, con le gambe divaricate e la testa bionda appoggiava sulle braccia puntellate sulle ginocchia. Aveva il capo chino, rivolto verso il pavimento e perciò ancora non aveva notato la loro presenza. Nonostante fossero passati sei anni, Momo Yaoyoruzu potè riconoscere il compagno di classe dalla folta chioma ribelle che tanti anni prima aveva unito ancora di più la classe con il suo burrascoso carattere: non era cambiato poi molto. Bakugou era un po' più alto e il suo fisico aveva decisamente assunto toni più mascolini e tonici - dettaglio che, comunque, non gli mancava ai tempi dell'Accademia: era sempre stato il più muscoloso della classe - e i suoi capelli erano leggermente più in ordine, ma nient'altro.

Momo spostò lo sguardo su Ochaco: i suoi occhioni grandi erano spalancati e la bocca leggermente socchiusa. Tremava, notò Momo, osservando le gambette muoversi convulsamente. Era agitata, ma i suoi occhi erano leggermente lucidi e un lieve rossore sulle guancie le comparve in volto; riconosceva quell'espressione era anche emozionata.

«Vai a parlargli.» le sussurrò non volendo alzare troppo la voce per non attirare l'attenzione su di loro, incoraggiandola a fare quello che sicuramente voleva fare - ma che, forse, considerava sbagliato.

Infatti, Ochaco scosse la testa. «Non...posso!» esalò

Momo sbuffò  Davvero? Perchè non poteva? Era per Midoriya o perchè aveva paura di affrontare Bakugou? - beh, chiunque avrebbe paura di affrontare Bakugou - «Ochaco, hai evitato Midoriya tutto il giorno, ieri, a causa sua. E adesso che ce l'hai davanti non gli parli? Andiamo!» sospinse leggermente l'amica, facendole l'occhiolino.

Ochaco doveva parlare con Bakugou, dovevano chiarire. Non avrebbe dovuto scappare per sempre da quel problema. E Momo conosceva bene l'amica: se adesso non avrebbe parlato con lui, e poi sposato Midoriya, non se lo sarebbe perdonata tutta la vita. Non che lei pensasse che Midoriya ed Ochaco non dovessero sposarsi, ma...

Prima di aprire un capitolo importante della vita bisogna chiudere quello in sospeso, prima.

Ochaco le rivolse un ultimo sguardo, dopo un'ulteriore esitazione, e questa volte lesse determinazione nei suoi occhi. Ochaco annuì e fece un passo verso la sala d'aspetto. Momo sorrise soddisfatta, girando i tacchi -avevano bisogno della loro privacy, adesso - e si dileguò

Se solo anche lei avesse avuto quel coraggio.

***

 

Quando alzò la testa fu sorpreso: tutto -chiunque- si aspettava di vedere davanti a sè, men che meno lei. Ochaco Uraraka era di fronte a lui -aveva un'insolita fortuna, ultimamente, di incontrare persone indesiderate - con le lacrime agli occhi. Il volto era tondo e paonazzo; mentre i goccioloni di lacrime cadevano,si mordeva convulsamente il labbro.

Come si permetteva di guardarlo a quel modo? Come se provasse ancora qualcosa per lui?

Non era così, non teneva a lui,  se lo avesse fatto, non avrebbe direzionato tutta la loro relazione in quel modo.

«Katsuki...» pigolò lei.
Bakugou strinse i denti, indispettito e mentre valutava se mandarla al diavolo o andare via senza dirle niente, ignorandola completamente, ecco che -tremante - Ochaco si avvicinò a lui e s'inginocchiò davanti a lui.

«E' bello vederti...»

Aveva già sentito quelle parole da quello stupido nerd, appena il giorno prima, eppure quelle di Ochaco lo colpirono: un calore che non sentiva da tempo gli scaldò il petto. Era sempre stata l'unica in grado di farlo. Ma adesso non doveva -non poteva - permettersi di suscitargli sensazioni del genere. Aveva perso quel treno, ormai, e lui non doveva cedere.

Cercò di guardarla in modo spezzante. «Non sono qui per parlare con te dei vecchi tempi, Faccia-Tonda.»

Uraraka singhiozzò poggiandogli una mano sul ginocchio, timidamente. Il primo istinto di Katsuki fu quello di scrollarselo di dosso ma poi, quell'assurda sensazione - di calore - ecco che lo colpì nuovamente.

Ochaco Uraraka era... davvero davanti a lui? Quasi, una parte di lui, ancora non ci credeva di averla davanti dopo sei anni.

 

«Ehi Katsuki, ultimamente ti vedo più dolce!» aveva esclamato Kirishima tanti anni prima, seduti in mensa alla Yuei.

«Non è che c'entra una ragazza,eh?» aveva dato man forte Kaminari, con la bocca piena di riso.

Katsuki aveva sbuffato, voltando la testa verso il tavolo di Midoriya: Ochaco lo aveva guardato e gli aveva sorriso, salutandolo con la mano.

Anche Katsuki sorrise, poi grugnì ai suoi amici: «Fottetevi.»

 

«Mi... dispiace... Katsuki.» continuò lei, stringendo la presa intorno al suo ginocchio. «Non abbiamo mai parlato da quando.. sei andato via...»

Katsuki scoccò la lingua sul palato, interrompendo subito quella lagna. «Chissà perchè  sono andato via. Eh, Ochaco?» replicò tagliente. Uraraka accusò, chiaramente ferita.

Lei ferita? Che andasse al diavolo!

E improvvisamente, Katsuki se ne rese conto: il fantasma che lo aveva perseguitato per anni era davanti a lui, più reale che mai, adesso più di  quando lo fosse stato negli anni. Quel fantasma  che in passato lo aveva fatto sentire speciale  -davvero speciale - e lo aveva amato, accudito, per distruggerlo  subito dopo. Katsuki Bakugou non aveva mai pensato di potersi innamorare - tantomeno della timida Ochaco Uraraka - e quando era successo si era sentito diverso. E gli piaceva, quella sensazione -più di prendere a pugni qualcuno, ed era strano -; Ochaco l'aveva modellato per anni in quella che era la loro relazione, insegnandogli come essere più buono -come se lui avesse davvero voluto esserlo, più buono, se non per piacerle di più - finchè... quella notte...

Finchè lei non aveva deciso che Midoriya valeva di più: era stata solo quella notte, aveva giurato in lacrime, una notte insignificante. Eppure quel nerd di merda gliel'aveva portata via: l'unica cosa bella che aveva.

La rabbia lo assalì e così dopo anni ad ignorare quei sentimenti,decise che investire Uraraka con il proprio sfogo era una penitenza nemmeno abbastanza giusta, per lei. In quel momento voleva solo ferirla, farla stare male esattamente come lei aveva fatto stare male lui.

«Io ti amavo.» le disse, quasi urlando, con il sudore delle mani strette a pugno che iniziava a provocare delle scintille. «E tu sei andata a letto con Midoriya! Con Deku, cristo!» ringhiò. Con quel sacco d'immondizia!

«Quasi!» lo interruppe lei, come volendosi giostificare ancora, dopo anni, e questo fece ancora di più incazzare Katsuki; ricordava bene la scena: i loro corpi stretti in quell'abbraccio troppo intimo, che si baciavano. Lei, mezza nuda, seduta su quella scrivania e lui senza la camicia. Quasi, certo, ma se lui non fosse arrivato fin dove si sarebbero spinti? E sopratutto, lui l'avrebbe mai saputo?

«Certo,quasi.» ringhiò. «Era una cosa che non contava nulla,eh?» continuò dando voce ai suoi pensieri. «Eppure adesso te lo stai sposando.» aggiunse infine, abbassando la voce, lasciando trapelare altri sentimenti che non fosse la rabbia: gelosia, forse?

Aveva davvero detto quella frase? Come gli importasse qualcosa, adesso, che quei due traditori si sposavano. Si meritavano l'un l'altro: un sacco dell'immondizia e una traditrice!

Uraraka rimase senza parole per un attimo, poi ansimò «Non puoi dirmi questo,adesso.» le lacrime che si erano fermate, ripresero a scendere di nuovo dagli occhi nocciola della ragazza. «Sono passati sei anni, Katsuki come pensi che-»

Katsuki si alzò di scatto, non potendo più sopportare quel contatto con la ragazza, nè tanto meno la vicinanza o la vista. «Non mi frega un cazzo di quello che fai, sia chiaro.» borbottò tra un grugnito e l'altro. Doveva controllarsi, dannazione! «Non m'importa quello che fai o chi ti sposi.»

Ma non è vero, fu la vocina a sussurrargli dentro, e il volto di Todoroki comparve. la stupida coscienza gli fece balenare un pensiero in testa: se solo lei lo avesse aspettato... doveva pur scemare la rabbia,no? Come poteva pretendere che le avrebbe perdonato subito quel tradimento... E invece si era già rifatta una vita in cui lui non ne faceva più parte.

Ma son passati sei anni, Katsuki.

Zitto,bastardo a metà, lo so!

Oh perfetto, adesso si metteva anche a fare monologhi interiori; scosse la testa, passandosi una mano tra i capelli e tirandoseli leggermenti, cercando di tornare in sè e non esplodere facendo saltare in aria l'intero ospedale,
Stava dando le spalle alla ragazza, e nemmeno la sentì quando gli andò incontro -aveva sempre avuto un passo felpato,Ochaco- abbracciandolo da dietro. Il suo corpo snello premette contro la sua schiena, inondandolo di nuovo - dannazione! - di quel calore che gli ricordava tanto il passato.

Katsuki s'irrigidì, non riuscendo a muovere un dito.

«Katsuki io... so che non potrai mai perdonarmi. Un giorno, forse, non ora comunque.» la voce di Ochaco era adesso più controllata -anche se Katsuki poteva sentire il corpo della ragazza fremere, segno che stava piangendo - e le sue parole erano quasi un sussurro. «Ma sono sincera... io ti amavo ancora quando te ne sei andato -sono stata un mostro, lo so - ero davvero distrutta e non mi perdonerò mai per quello che ti ho fatto. E, sai... credo che ci sarà una parte di me che...» s'azzittì forse prendendo coraggio. « Anche se mi sono rifatta una vita, anche se sto per sposarmi...che non smetterà mai di amare te.»

Avrebbe mentito, Katsuki, se avesse detto che quelle parole non nutrirono alcun effetto su di lui: rabbia, dolore, rancore, tristezza e... sì un pizzico di amore. Forse, nemmeno lui aveva dimenticato Uraraka Ochaco, dopotutto. ma stava dicendo sul serio? Un piccolo pezzetto di Ochaco - un piccolo pezzetto del suo cuore - apparteneva ancora a lui?
E lui? La amava ancora?
Che la ami ancora, idiota. esclamò, improvvisamente, la voce di Shouto Todoroki, dentro di lui.
Improvvisamente si domandò se Todoroki - quello vero - avesse già intuito qualcosa: che il gelido eroe avesse capito che tutto ciò che desiderava era tornare indietro tanti anni prima e fare di tutto per riprendersi quella ragazza? Che, nonostante non fossero mai stati davvero amici, lui lo avesse capito?
Ma non c'era nulla che lui potesse fare, adesso... 

Si voltò, deciso a metter fine a quell'assurda posizione, ritrovandosi ancora abbracciata la ragazza che sollevò il capo verso di lui. Era bassa, gli arrivava appena al mento -non era cresciuta nemmeno un po' - e lo guardava come una bambina poteva guardare una torta deliziosa.

Katsuki deglutì ricambiando il suo sguardo. La desiderava, eccome! 

Fissò le sue labbra ricordando di come fossero morbide e accoglienti. Adesso, in quella sala d'aspetto, in quella posizione...avrebbe potuto baciarla. Lo voleva, perchè non farlo? In quel modo avrebbe anche ripagato quel bastardo di Deku rendendogli indietro con gli interessi quello che, tanti anni prima, aveva provato lui.

Perchè non ottenere quella piccola vendettapersonale e mettere pace a quel rancore? No, decise infine, anche quel gesto non avrebbe mai messo pace al suo rancore.

Si scostò da Ochaco emettendo un lungo e basso ringhio, le lanciò un'ultima occhiata e la oltrepassò lasciando la stanza.

No: lui sarebbe stato migliore di Midoriya Izuku.

 

***

Quando Momo era uscita dalla porta principale dell'ospedale si era quasi scontrata con Todoroki Shouto. Entrambi sorpresi, emisero un verso di stupore quando si videro. Aveva velocemente scoperto poi  che Midoriya e Todoroki erano venuti a trovare Kirishima in ospedale ma il primo -fortunatamente – era andato via perchè aveva ricevuto un'urgenza a lavoro.

Così, i due ragazzi avevano deciso di prendersi qualcosa nella caffetteria vicino, aspettando che Izuku Midoriya si liberasse e li raggiungesse. , 

Momo aveva accettato sopratutto perchè era in ansia – e se Midoriya avesse beccato Ochaco e Bakugou,fraintendendo la situazione?-  . Momo si era decisa quindi di restare lì e offrire supporto in caso l'amica ne avesse avuto bisogno. Come distrarre Midoriya, ad esempio.

Tuttavia, seduta a quel tavolino con Todoroki sentì un lieve imbarazzo crescere tra loro – e forse lo sentiva solo lei – mentre il ragazzo sorseggiava distrattamente la sua bevanda fredda. Momo ancora non aveva toccato il suo caffè, iniziando a giocare con il bordo della tazza, si lasciò trasportare dai suoi pensieri.

Cosa avrebbe dovuto dire a Todoroki? Forse semplicemente nulla, d'altronde non era una cosa rilevante... figuriamoci!

«Yaoyoruzu.» la chiamò lui, inaspettatamente. I suoi occhi si posarono su di lei,e le sopracciglia s'inarcarono leggermente. Amava gli occhi di Todoroki, nonostante fossero freddi, a lei donavano moltissime sensazioni diverse. E i suoi capelli, oggi, sembravano più setosi del solito.

«Com'è andata con Yoarashi?»

Momo spalancò gli occhi, sentendo crescere l'imbarazzo. Cosa ?Perchè Todoroki le stava chiedendo una cosa del genere? Forse sperava che se avesse trovato qualcun altro, la loro assurda pseudo relazione fosse finita e lui fosse stato più libero. Ma non aveva senso...

«Ehm...»mormorò. «I-Inasa è un tipo apposto.» Ma che cavolo di risposta era? Momo si maledisse lentamente. Perchè era così  legnosa, d'un tratto? In fondo era normale che Todoroki s'interessasse alla sua vita, erano amici da molto tempo, dopotutto...

Tuttavia, anche se non sembrava una risposta soddisfacente  Todoroki sembrò accettare quella risposta, perchè abbassò gli occhi sulla sua bevanda. «Capisco.»

Il suo interessamento sembrava già essere scemato – che avesse ragione lei?- Gonfiando un po' le guance e arrossendo – in un moto di coraggio e follia, probabilmente – continuò il discorso , sentendo le parole di Ochaco rimbombarle in testa: «Inasa mi ha chiesto di fare sul serio.» lo disse un po' velocemente e a bassa voce, ma Shouto Todoroki lo udì ugualmente.

La mano di Todoroki si bloccò a mezz'aria, facendola ricadere immediatamente sul tavolino – la bevanda nella tazza schizzò un po' ovunque – e i suoi occhi si spalancarono appena. «Oh...»sussurrò.

Momo non fece in tempo a pensare che forse, allora, gli importava davvero qualcosa di lei, quando Todoroki assunse di nuovo il suo atteggiamento pacato e distante. «Sono contento.»

Era...contento?

Momo deglutì, non sentendo il dovere che lei aveva rifiutato Inasa perchè... tanto non gli importava, no? Era contento. «Grazie, Todoroki-kun.» soffiò tra le labbra, spostando lo sguardo e cercando di cacciare indietro le lacrime.


AngolinoAutrice(?)
EHYOOOO!
Mi ammazzerete dopo questo capitolo, lo so. Todoroki è un po'.... insomma, deve darsi una svegliata!
Cooomunque, questo capitolo mi ha dato tanti feels mentre lo scrivevo - son due giorni che ci lavoro su ^.^'' - e ancora non mi soddisfa molto... spero lo faccia a voi ^^
Bakugou e Uraraka... tra di loro c'è ancora quell'intimita per parlarsi a cuore aperto? Sì. Ma questo significa che Bakugou sia disposto a perdonarla e lasciar correre - considerando che la ragazza sta per sposarsi Deku? - Credo sia chiaro di no.
Forse Katsuki è un po' OC in questo capitolo... è difficile immaginare come si comporterebbero i veri personaggi della serie in una situazione del genere - sto cerccando di mettermi tanto nella testa di Katsuki e Shouto - e penso che, magari, crescendo, potrebbero cambiare un po'...
Ad ogni modo, l'immagine di Todoroki ubriaco mi ha fatto rididere - e forse sto pensando  di scrivere una flash in base a quel ricordo - e, a proposito di spin-off. Vi piacerebbe una One-shot - o una serie di capitoli sparsi, non so - sul "prequel" della storia? Nel senso, vedere come Bakugou e Uraraka hanno iniziato a frequentarsi, della prima volta in cui Todoroki e Yaoyoruzu si sono avvicinati e, ovviamente quella notte. Fatemi sapere! ^^
E poi, ho già altre due storielle in testa sul fandom. Per chi mi conosce sa che amo le AU - quelle un po' dark - e ho deciso di fare una storia a tema Battle Royale  su Boku no Hero.
Detto questo, evaporo!
Un grazie chi legge eccetera, come sempre <3
Alla prossima,

Shanna.

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Capitolo 6
*** What she really wants? ***


'Cause this just don't feel right to me
I wanna raise your spirits
I want to see you smile but

Know that means I'll have to leave
(Happier; Bastille ft Mashmallow)


6. What se really wants?
 
 

«Ehi, metà e metà, accidenti a te, non ignorarmi! »

Todoroki Shouto batté gli occhi più volte, tornando alla realtà, fissando poi Bakugou, a cui sembrava stesse per scoppiare la vena che aveva in fronte. Si frizionò le tempie con la punta delle dita, sospirando forse per l'ennesima volta.

Quel pensiero... perché improvvisamente non riusciva a scacciarlo?

«Vengo qui ad accettare la tua proposta e mi ringrazi con la tua indifferenza del cazzo.» continuò a sbraitare l'eroe dai capelli biondi, sollevando le gambe e poggiando i piedi sulla scrivania  e sui documenti . Shouto aggrottò le sopracciglia - non mancando di sospirare per l'ennesima volta - e scoccò un'occhiataccia al suo nuovo compagno di agenzia. «I pied-»

«Oh, così attiro la tua attenzione, quindi?» 

Shouto sbuffò. Sarebbero andati avanti con lo stuzzicarsi a vicenda? Quell'alleanza lavorativa non prometteva poi così bene; certo, sospettava, che Bakugou Katsuki potesse comportarsi come al solito - come un'infante egocentrico-, ma in fondo era rimasto solo un sospetto. Dopotutto erano adulti, adesso.

Bakugou si guardò intorno, ancora con gli scarponi sulla scrivania e quel sorrisetto da schiaffi in viso. «A proposito, non hai un'assistente o roba del genere?»

«Mhm-mh» mormorò distratto Shouto osservando il cellulare: ancora nessun messaggio. Possibile che adesso stesse in buona compagnia? Le aveva mandato quel messaggio mezz'ora fa! «Yaoyoruzu Momo.» rispose, vago.

«Oh, coda di cavallo!» esclamò Bakugou. «Ah, e dov'è? Vorrei chiederle un caffè!»

Se le occhiate potessero uccidere - o se minimamente Shouto non fosse in grado di controllare la sua parte sinistra, quella del fuoco - Katsuki Bakugou sarebbe morto in quell'istante. Sollevò quindi definitivamente la sua attenzione verso il ragazzo, mettendo da parte cellulare e scartoffie.

«Yaoyoruzu non si sentiva bene, perciò le ho dato la giornata libera.» Già, e adesso potrebbe essere a casa, malata e alle cure e alle attenzioni di Yoarashi Inasa. «E poi, Katsuki, lei non porta i caffè.» il tono di Shouto Todoroki era insolitamente più secco ed infastidito, adesso. Decidendo che forse il suo tono non era stato chiaro, aggiunse: «E comunque, lei è la mia segretaria. Trovatene una per te.» bofonchiò, quasi arrossendo. Ma cosa...? Si doveva decisamente dare un contegno. "Sua", ma nel senso lavorativo, ovviamente...

Tuttavia, Bakugou non sembrò notare quella sfumatura - o decise di ignorarla- perchè non disse nient'altro. Anzi, aveva afferrato il fascicolo con i turni di ronda e le fasce orarie da sapere e si era alzato. «Va bene, metà e metà, vado a fare la ronda.» sogghignò estremamente vittorioso del fatto che lui andasse in azione, mentre Todoroki no. «Mentre tu finisci di contemplare il tuo ufficio di merda. Ci vediamo!» Senza aspettare una risposta del ragazzo, Bakugou sparì.

La concentrazione di Todoroki era passata di nuovo altrove: Momo Yaoyoruzu. L'aveva mandata a casa perché quel giorno aveva una brutta cera e, anche quando sorrideva, le due profonde borse sotto agli occhi si facevano notare eccome. Che stesse male sul serio? Che avesse qualche malattina inguaribile?

Poi, mezz'ora prima, le aveva inviato un messaggio  per sapere come stesse e lei non aveva ancora riposto. Eppure, l'aveva visualizzato! Odiò quelle maledette spunte blu, che gli incutevano più terrore di qualsiasi altro Villain. Poi, velocemente, il pensiero di lei ed Inasa - magari in intimità - gli avevano improvvisamente fatto rigirare lo stomaco.

Ma non era affar suo, in fondo. Se Momo era felice, lui chi era per negargliela?

Momo felice... Si domandò cosa avesse bisogno lei per essere felice e se, con qualche possibilità, lui potesse dargliela.

 «Inasa mi ha chiesto di fare sul serio.»

Era forse quel fare sul serio che rendeva Momo Yaoyoruzu felice? Che cosa stava a intendere poi, davvero, quella frase? Non sapeva esattamente come relazionarsi in quel modo - diciamo che i suoi genitori non erano granché come esempio-; suo padre aveva sempre fatto soffrire sua madre, l'aveva picchiata anche, aveva maltrattato i suoi figli più grandi - quelli senza un quirk eccezionale - e aveva addestrato lui con maniere e prìncipi bruti. Quindi, esattamente, cosa intendeva dire Inasa con il fare sul serio?

Era forse... prendersi la responsabilità di mettere su famiglia e prendersi cura della persona davanti a sè?

Shouto Todoroki non aveva pensato spesso di fare continuare la progenie, anche se suo padre ribadiva più volte tale concetto che " a prendere le redini dell'agenzia di famiglia non poteva essere il figlio di Natsu  o quello di Fuymi - che non aveva nemmeno il cognome Todoroki"; ma era il suo, di figlio, a doverlo fare.

Cosa significava, poi?

Shouto non voleva certo mettere a mondo un figlio solo perchè ereditasse l'azienda e, adesso, non era proprio sicuro di volerlo fare. Crearsi una famiglia? Sarebbe stato in grado di gestire la cosa? E sicuramente non sarebbe stato quello a rendere felice Momo: la sua famiglia era a pezzi, logora e marcia fin dalle origini, come poteva prometterle una vita serena?

Quel Yoarashi, invece...

Pensò a Deku e Uraraka, a come stavano per prendere l'impegno del loro matrimonio. Era quello, quindi, fare sul serio?

Era il matrimonio ciò che desiderava Momo Yaoyorozu?

***

Momo gemette, sporgendosi oltre il letto: pensava che ormai il contenuto del suo stomaco fosse terminato già da un pezzo, eppure eccola ancora lì a svuotarlo ancora. Non riusciva più nemmeno ad alzarsi dal letto, quanto le gambe erano molli e il suo corpo incapace di rispondere. Così, Jirou Kyoka, che era corsa da lei non appena aveva ricevuto il messaggio, le preso quella bacinella.

 «Hai chiamato il medico, Yaomomo?» domandò Kyoka leggermente preoccupata, e quando l'amica si tirò su dopo l'ennesima svuotata, le porse una bottiglietta d'acqua.

Momo l'afferrò e ne bevve un sorso, giusto per sciacquarsi la bocca. Non capiva perché quella dannata influenza l'avesse colpita proprio ora, e la malediva, perché aveva tantissimo lavoro da fare. Sopratutto, per cercare di non pensare a Todoroki Shouto e la sua ottusità.

 «Ci vado domani.» pigolò Momo; non riusciva nemmeno ad andare in bagno, figurarsi andare fino alla clinica medica. Aveva già prenotato un appuntamento il giorno successivo e poi, aveva bisogno di dormire, la mancanza di sonno non aiutava il suo stato. Maledetto Todoroki!

Jirou sospirò e le lanciò un'occhiata.  «Senti, lo sai che se vuoi parlare io ci sono.» scrollò le spalle.  «Non sarò Uraraka ma un consiglio lo so dare.»

Ed era vero: a dispetto dei caratteri quasi opposti, Kyoka e Denki Kaminari erano stati la prima coppia ufficiale della loro cricca, facendo sul serio un paio d'anni dopo essersi diplomati. E così, adesso, all'età di ventisei anni, Kyoka e Kaminari erano sposati da un pezzo e con un figlio di tre anni.

 «No, è solo che... lui...»

 «Todoroki è tanto bello quanto idiota, Yaomomo.» sbuffò Jirou che, a differenza di Uraraka, non aveva mai digerito davvero quel tipo di relazione che c'era tra lei e Todoroki. E, su quest'ultimo, ne aveva parecchie, di cose, da dire. E nessuna propriamente bella.

 «Lo so, dovrei dirglielo chiaramente. Ma a che pro? E poi-» il discorso di Momo fu interrotto da un'altro gemito e poi eccola lì, ad abbassarsi su quella bacinella.

 «E per colpa sua, ti stai gettando nel troppo lavoro.» riprese la polemica Kyoka, come se stesse facendo una ramanzina a suo figlio.  «Insomma, guardati! Fai schifo!»

 «Grazie eh...» borbottò Momo, tirandosi su. Sospirò. «Probabilmente hai ragione.»

 «Avresti dovuto iniziare a frequentare quel tizio dello Shiketsu.»

Momo si chiese se probabilmente la sua amica non avesse ragione.

***

«Questa è la segreteria di Ochaco Uraraka. Al momento sono a lavoro, prova a richiamare più tardi e ti risponderò!»

Midoriya Izuku prese fiato, la voce che gli tremava un pochino.  «Ehi... Ochaco, sono io, Deku. Ieri alla fine non ci siamo più sentiti e...nemmeno l'altro ieri e... niente, volevo sapere come stavi.» Perché era così impacciato, tutto ad un tratto? Era con la sua ragazza che stava parlando!  «Senti, se ti va questa sera ceniamo insieme, fammelo sapere, okay? E buon lavoro!»

Riattaccò, sospirando e cercando di scaricare l'attenzione.

Poggiò il cellulare sulla scrivania dell'ufficio di casa e grugnì. Era sembrato troppo teso? Ochaco avrebbe forse intuito che c'era qualcosa che non andava? Era una ragazza sveglia e intelligente, dopotutto, e poi lo conosceva benissimo, si sarebbe sicuramente accorta che Izuku era teso. Per un attimo provò l'impulso di cancellare il messaggio nella segreteria telefonica - poi si accorse di non sapere nemmeno come si facesse e lasciò perdere.

Però Deku sapeva che, quella sera - se lei avesse accettato l'invito - avrebbero dovuto parlare. Parlare davvero, di... tante cose insomma e Deku non sapeva nemmeno che direzione potesse prendere il discorso, dopo quello che gli stava ronzando in testa.

L'immagine gli comparve nuovamente, come se loro due fossero lì, vividi, davanti a lui- era stato un pensiero sfiancante sin dal giorno prima - e stavolta non cercò di scacciarla: analizzò ogni dettaglio, valutando i possibili scenari. Era quello che sapeva fare meglio, dopotutto: rimuginare.

Era successo tutto perché aveva deciso di andare a trovare Kirishima in ospedale: lui e Todoroki si erano incontrati a casa sua, per poi dirigersi insieme, ma poi  a metà strada aveva ricevuto un'improvvisa chiamata dall'ufficio. Scusandosi con Todoroki e promettendogli che ci avrebbe impiegato poco, si diresse sul posto della rapina.

Quando arrivò la rapina era già stata sventata e allora Deku aveva tirato un sospiro di sollievo - il tutto avvenne in circa mezz'oretta - e grazie alle sue gambe scattanti, era riuscito a tornare in poco tempo all'ospedale.

Ma poi aveva visto Shouto e Yaomomo-san chiacchierare dentro al bar e decise di non disturbarlo - l'aveva capito perfino lui che c'era qualcosa che Todoroki Shouto dovesse risolvere con lei - e si era diretto verso la stanza di Kirishima, da solo. Fu lì che vide.

Prima di svoltare l'angolo aveva riconosciuto quella che era la voce rabbiosa di Katsuki Bakugou - probabilmente stava inveendo con qualche infermiera o qualcuno dello staff , e quindi indugiò: era davvero pronto ad un altro scontro con Kacchan?

Prima di muovere un'altro passo, però, udì una seconda voce: Ochaco.

Oh. Quindi lui è Ochaco stavano davvero parlando? Non sapeva esattamente se ne era contento o no, ma aveva pensato che forse quella era la cosa giusta, almeno la sua ragazza si sarebbe rasserenata e forse Kacchan sarebbe riuscito a perdonarli, prima o poi.

Si sporse oltre l'angolo, gettando uno sguardo verso la sala d'attesa, dove aveva sentito provenire le voci. E li vide. Ochaco lo stava abbracciando da dietro e lui se ne stava lì, impalato.

Deku deglutì, cercando di capire che emozione, quella scena, gli provocasse effettivamente; ma la sua coscienza gli disse che era normale che i due si abbracciassero - era solo un abbraccio, dopotutto - e tra di loro c'era comunque stato un certo livello di intimità. Tuttavia, quelle giustificazioni non servirono a placare qualcosa di sbagliato che stava accadendo dentro di lui. Gelosia? Non proprio.... era qualcosa più tipo paura , il terrore di perdere Ochaco Uraraka si fece spazio in lui.

Con uno sforzo, si distolse dai suoi pensieri e fece un paio di passi indietro. Sarebbe andato via, adesso, per lasciargli un po' di spazio. Era giusto così, stavano chiarendo... c'erano così tante cose da dire e nemmeno a lui sarebbe bastato un giorno - figurarsi ad Ochaco.

Ma perchè aveva quella strana - e tremenda - sensazione? Perché l'idea, sempre più tangibile, che il terzo incomodo, in realtà, fosse lui? Improvvisamente si sentiva di troppo, quindi, definitivamente, fece dietro front ed era tornato sui suoi passi.

Poi, forse perché la voce di Ochaco - rotta dal pianto - si era alzata, o forse perché si era messo ad origliareil brusio, sentì la sua futura sposa dire:  «che non smetterà mai di amare te.»

 

E adesso, a un giorno di distanza - in cui aveva pensato, ripensato, analizzato e rimuginato ogni cosa possibile potesse entrare nella sua testa- , le sensazioni di sconforto lo colpirono.

Uraraka pensava davvero quello che aveva detto?

Non poté biasimarla del tutto per avergli omesso quel dettaglio: non sarebbe stato facile parlarne, e poi Bakugou Katsuki era stato solo un fantasma fino a un paio di giorni prima; era scomparso nel nulla e nessuno - eccetto Kirishima ma che comunque non ne parlava con loro - aveva avuto sue notizie per sei lunghi anni. Come se Bakugou fosse scomparso dalla faccia della Terra.

E poi, adesso, ricomparendo, era naturale che entrambi si sentissero un po' sbalzati: tante cose da dire, da chiarire e, per Kacchan, da perdonare. Midoriya Izuku sapeva che quello che avevano fatto era sbagliato ed erano bastati due bicchieri di troppo, la sua cotta adolescenziale e un'Ochaco visibilmente scossa per il duro litigio con Kacchan, anni prima, a creare quella situazione.

Sei anni prima, tra i singhiozzi e le lacrime, Ochaco gli aveva confessato che, il giorno prima, aveva fatto un test di gravidanza perché pensava di essere rimasta incinta - e a quelle parole Midoriya si era scolato un intero bicchiere di gin, tutto giù in un colpo -; poi Katsuki aveva scoperto il test e, ovviamente, le aveva chiesto spiegazioni. Il test era risultato negativo però la reazione di Katsuki fu quella che realmente distrusse Ochaco: Katsuki si era arrabbiato, aveva urlato che era presto, che non voleva un bambino adesso, e altre cose terribili, addossando tutta la colpa alla povera ragazza, senza pensare minimamente a quello che lei provava.

E così, quella stessa sera, alla festa di compleanno di Kyoka Jirou - che si era tenuta nella villa di famiglia di Yaoyorozu Momo -, i due ragazzi si erano ritrovati lì seduti uno accanto all'altro, a bere alcolici, mentre Ochaco cercava di dimenticare e gli raccontava tutto

E poi... era semplicemente successo. Midoriya non si era sentito molto bene per averlo fatto entrambi da completamente ubriachi - nascondersi in una stanza di sopra a baciarsi come vecchi amanti - ma aveva sempre dato per scontato che ad Ochaco piacesse lui - invece no, era solo il suo migliore amico sin dal primo anno d'accademia- , e solo quando  Kacchan e lei erano venuti allo scoperto, aveva capito che in realtà la amava, ma era troppo tardi. Secondo Iida era sempre stato un po' ottuso e quella ne era la prova tangibile.

Midoriya si domandò se, a quel punto, non fosse stato tutto un errore. Se la relazione di lui e Ochaco era costruita su una bugia o su una discussione andata male. Si domandò se fosse giusto, arrivati a quel punto, quello che stava provando. Forse... avrebbe dovuto lasciar perdere Ochaco, definitivamente.

Infilò le mani tra i capelli ricci, quasi tirandoseli con forza mentre digrignava i denti e delle copiose lacrime scendevano giù dai suoi occhi. Si domandò se... fosse giusto.

Una vibrazione lo distrasse e guardando il cellulare, con gli occhi appannati dalle lacrime, vide chi era: Ochaco.

Il messaggio diceva solo: "Va bene, Deku. Dobbiamo parlare."

Che doveva fare? Cos'avrebbe fatto All Might al suo posto?

***

Katsuki si era diretto verso il luogo della rapina - incredibile come il tasso di criminalità di Tokyo si fosse alzato, negli ultimi sei anni , nonostante la presenza di svariati eroi con svariate doti assurdi. Stava facendo il suo giro di pattuglia quando un civile lo aveva fermato e - dopo averlo riconosciuto e lodato- lo aveva informato di ciò che stava accadendo qualche via più avanti. La sua città natale non era cambiata affatto e quindi si orientò per bene nelle stradine, arrivando in fretta davanti al supermarket.

Quello che si aspettava, però, non era che un gruppo di eroi fosse già sul posto. Digrignò i denti, pensando già a mille modi per insultare e uccidere  quel fastidioso insetto che gli aveva rubato quel piccolo momento di gloria, quando, a pochi passi dal supermarket, si bloccò.

A sbucare fuori dal negozio era stata Ochaco Uraraka, circondata dalla polizia e con quel fastidioso ma adorabile sorriso. Avanzò e tirò la corda intorno al delinquente lasciato a terra, rafforzandone ancor di più la presa, disse qualcosa che fece ridere tutti, poi alzò lo sguardo e... lo vide.

Le mani scoppiettanti di Katsuki si fermarono e, a quel punto, non potè fare altro che avanzare. Non poteva scappare via adesso che tutti l'avevano visto. D'altronde, stava lavorando, e quella non era Uraraka: era Uravity, adesso. E Ground Zero ed Uravity non erano nient'altro conoscenti - e non due ex amanti con questioni irrisolte - .

 «Kat-» prese a dire Uravity, mordendosi le labbra subito dopo.Si corresse.  «Ground Zero, che ci fai qui?» il suo tono era sorpreso, ma anche stranamente allegro. Stava fingendo? Davvero? Dopo quello che si erano detti il giorno prima?

Katsuki le rivolse un'occhiata spezzante - ma le rivolgeva a tutti, quindi il tizio della polizia che stava assistendo alla scena, non aveva notato nulla -  «Ero in pattuglia e ho sentito qualcuno che urlava di una rapina al supermarket.» brontolò evitando di sottolineare che gli aveva appena rubato il suo momento di gloria.

 «Oh, anche tu in pattuglia?» aveva detto, un po' sorpresa Uravity. Forse si domandava perchè stesse lavorando - ma dubitava che Todoroki non avesse detto nulla a Midoriya e che quella pettegola del cazzo non avesse poi spifferato ad Uraraka o a quel giro di idioti - e poi un pensiero gli balenò in testa: avevano lo stesso giro di pattuglia?

Che il bastardo a metà c'entrasse qualcosa? Ma come poteva Todoroki Shouto sapere le ronde di Uravity e l'agenzia di Numero Tredici?

 «Io me ne vado, visto che hai risolto tu.» borbottò voltando le spalle. Era grato che anche Uraraka stesse agendo con indifferenza: se c'era una cosa che le aveva ammirato da sempre era la sua professionalità in qualsiasi cosa facesse. Però quell'atteggiamento  un po' lo torturava: sarebbe stato così d'ora in poi? Non voleva di certo avere di nuovo a che fare con lei o con Deku... avrebbe sicuramente detto qualcosa a metà e metà, riguardo questo.

 «Ehm, Ground Zero?» richiamò Uravity, avvicinandosi improvvisamente e toccandogli piano la spalla. Il suo profumo lo colpì come una frusta e il desiderio del giorno prima si fece spazio nuovamente in lui.  «Finisci tu di pattugliare la zona mentre vado in centrale con il criminale?»

Aveva battuto gli occhioni grandi, Uraraka, e lo aveva guardato a lungo. Come poteva stargli così vicino? Quella ragazza era un idiota! Che stesse in qualche modo cercandi di riappacificarsi nonostante le avesse già detto che lui non l'avrebbe perdonata?

Scrollandosi velocemente di dosso Uravity, Katsuki grugnì.  «E' naturale.» sbottò, allungando in fretta il passo e poi saltando via con le esplosioni.  Stava... scappando?

Uraraka stava facendo finta di niente o l'aveva toccato intenzionalmente a quel modo così intimo? Che stesse mantenendo un profilo vago al pubblico o che... possibile che avesse capito che la stava per baciare, la sera prima?

Maledetta.

 

AngolinoAutrice(?)
EHYOO!
Ci avviciniamo alla fine (evviva!, direte voi)... anche se, fecndo una breve scheda dei capitoli e per le vicende che devono succedere penso che i capitoli saranno 9+ un epilogo. Quindi alla fine, da una One-Shot è uscita tutta questa roba, lol.
Parlando del capitolo: Sì, Deku si sta rendendo conto che Uraraka si sta un po' allontanando, ma staremo a vedere cosa succederà. E' venuto a galla il "misterioso" passato e sappiamo perchè Ochaco ha baciato Midoriya. Onestamente, ho cercato di mantenermi alla realtà: Bakugou che non ha una reazione proprio normale e non è impossibile che ciò succeda. O forse a me piace solo scrivere cose tristi. Probabile.
Per quanto riguarda Todoroki... lentino il ragazzo ad ingranare, eh? Ce la farà entro la fine della storia? Aperte le scommesse. ( e ho in testa un siparietto di Kaminari, Kirishima e Mineta che aprono questo banchetto di scommesse- vabbè il mio cervello sta andando a fare una vacanza).
Comunque, a proposito del mio cervellino sta lavorando tante cosine TodoMomo ( perchè sul fandom ce ne sono fin troppe poche) e boh, penso che arriverà una raccolta drabble, prima o poi, o flash, ancora devo decidere.
E poi c'è la.. Battle Royale! Sì lo so, non vi frega ahahah
Ad ogni modo, ho scoperto di avere degli amici tristi perchè a nessuo piace tanto My hero come a me, quindi, vi lascio il mio contatto istagram, caso mai qualcuno di voi volesse parlare ( di tutto) con me: angie.perrone18
Detto questo, la solita ed infinita gratitudine per Dhialya ( che ormai è puntuale come un orologio) e chiunque legge \ recensisce \ segue la storia.
Plus Ultra!
Shanna.

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Capitolo 7
*** And I'm saying goodbye. ***


Say something, I'm giving up on you
And I am feeling so small
And I will swallow my pride
You're the one that I love
And I'm saying goodbye

(Say something; Christina Aguilera)


 
6. And I'm saying goodbye.

 

Il silenzio tra lei e Deku non era mai stato così palpabile , come se si fosse trasformato in un'enorme muro trasparente dove nessuno dei due osava sporgere una mano verso l'altro. Così pesante da far quasi mancare l'ossigeno.

L'intero ristorante sembrava essere nient'altro che un brusio distante intorno a loro, come effettivamente Ochaco ed Izuku si erano isolati dal resto della sala; e, apparte per i brevi dialoghi su cosa ordinare da mangiare o da bere, non avevano spiccicato parola.

Ochaco si domandava perchè Deku fosse così stranamente  silenzioso? Erano forse le sua parole dell'sms che lo avevano rabbuiato così tanto? Lo aveva messo in allarme? Ochaco pensava semplicemente che doveva parlargli di Bakugou, delle loro chiacchierate e del fatto che lei provasse dei pensieri contrastanti. Niente di grave, credeva - eppure si sentiva così in colpa. Aveva fatto bene a dire quelle cose al biondino esplosivo?

Come se n'era uscita, poi! E il giorno dopo, cercando di migliorare la situazione - cercando di fare finta di niente - invece aveva solo peggiorato tutto. L'aveva notata, quell'occhiata di Bakugou alla "ma che diavolo combini, Faccia-Tonda?", come ai tempi dell'accademia, quando osava baciarlo davanti ai loro amici. E Katsuki la stava per baciare, all'ospedale? No, impossibile! Katsuki la odiava ancora...

Dannazione! Ecco che, con Deku di fronte a lui continuava a pensare a Katsuki...

Izuku si schiarì la voce, attirando la sua attenzione. «Ehi Ochaco, sei stranamente silenziosa.» ridacchiò imbarazzato, giocherellando con i suoi spaghetti e non guardandola negli occhi. lei sarà stata pure distante, ma non che lui avesse un atteggiamento così disinvolto, dopotutto.

«La pattuglia è stata lunga ed estenuante.» si giustificò Uraraka, evitando di fare notare al fidanzato che aveva un'espressione abbattuta più di quando aveva rotto accidentalmente la sua introvabile action figure di All Might. «Tu, piuttosto, tutto bene Deku-kun?»

Midoriya Izuku annuì. «Certo. Sicura sia solo quello? Avevi detto che...» ingoiò la saliva, come se in realtà fosse un enorme rospo difficile da mandare giù. «... dovevamo parlare.»

Ochaco aggrottò le sopracciglia. Ma perchè Deku sembrava così teso? Che gli fosse accaduto qualcosa di brutto? Decise di non parlare di Bakugou, adesso, meglio aspettare un po' e alleggerire la tensione.Voleva prima capire cosa turbasse il suo fidanzato, prima di sganciare quella piccola bomba. «Abbiamo un problema con gli inviti del matrimonio, non sono ancora pronti e il matrimonio è fra tre mesi e-» butto lì, anche se onestamente, al momento il problema degli inviti non gli era minimamente passato per la testa.

«Inviti eh,» borbottò Deku tra sè e sè, alzando finalmente gli occhi verdi, un po' lucidi - o forse era solo l'effetto delle luci al neon del ristorante italiano - e la fissò. «Ochaco-chan, non vorresti rimandare di qualche mese il matrimonio?» sussurrò.

Ochaco battè le palpebre, colta alla sprovvista da quella domanda. Deku sembrava... strano? Lui, voleva rimandare il matrimonio? Lo stesso Midoriya Iuzu che quando gli aveva fatto la proposta aveva scherzato sul fatto che si sarebbero anche potuti spostare in segreto due giorni dopo, se fosse stato per lui?

Il cuore della ragazza perse un battito. Perchè? «E-eh?» balbettò, pensando subito dopo che potesse essere uno scherzo ma, fissando dritto negli occhi il ragazzo, scoprì che Midoriya Izuku era stramaledettamente serio. Conosceva quello sguardo. «Perchè Deku-kun?» bisbigliò.

«Sei stressata... ecco.»  fece lui dopo un attimo di esitazione. «Magari allentare la presa ti farebbe bene. Dico solo di posticipare, un po'.»

Ma Ochaco aveva capito benissimo che era una scusa. Lo conosceva, dannazione, lo conosceva benissimo. Come osava rifilarle una patetica scusa del genere? «Non mi ami più, Deku-kun?» sussurrò - ma abbastanza perchè sentissero solo loro due -, sorprendendosi di essere stata così diretta e brutale.

Izuku spalancò leggermente le palpebre, e poi aggrottò le sopracciglia, come faceva sempre quando stava per piangere. Ma non lo fece, non pianse. «Sei io ti amo, Ochaco?» la sua voce era roca e, quando la tornò a guardare, il cuore della ragazza sprofondò. «Ho sentito quello che hai detto a Kacchan, in ospedale.» chiarì.

Ochaco fu colta alla sprovvista da Deku per la seconda volta nel giro di pochi minuti: Midoriya Izuku così serio e diretto... l'aveva visto con quell'espressione soltanto in rare occasioni. Quando faceva sul serio. Deglutì. L'aveva sentita... dire cosa?

«Deku-kun...» iniziò, ma venne bloccata dal ragazzo.

«Non devi giustificarti, Ochaco. Lui... era una parte importante. Una parte importante persa per nulla, immagino...» Izuku era veramente triste e questo spezzò il cuore di Ochaco ancora. Stava parlando di Bakugou e di quando aveva detto che lo amava, quindi.

Era vero... non poteva semplicemente dimenticare quello che era successo. E quella notte - sia il litigio con Bakugou per via del test, che il momento con Deku - lo avrebbe portato con sè per sempre. Ed era vero che c'era quella parte di lei che era ancora aggrappata in un futuro in cui lei e Katsuki erano rimasti insieme. Ma... erano solo pensieri. C'era Midoriya, lì adesso. Era Midoriya Izuku che avrebbe sposato a distanza di tre mesi. Non pensava davvero che potesse influire così tanto.

«Katsuki non c'entra nulla. Io e te...»

«E se io e te fossimo stati un errore?» continuò, senza freni Deku. «Ci hai pensato, Ochaco? Dimmi che non hai mai pensato a Kacchan al posto mio su quel dannatissimo altare e lascio perdere tutto.»

Davanti allo sguardo di Izuku, Ochaco tremò. Certo che l'aveva pensasto. Ma non osò rispondere, e rimase zitta. Probabilmente, questo ferì Deku più di mille parole. Non riesci proprio a non ferire nessuno, eh Ochaco?

Stava succedendo davvero? Lei e Deku stavano litigando per Katsuki? «Deku, il passato, Katsuki, non c'entrano nulla!» ansimò Ochaco. Doveva rimettere le cose a posto, doveva...

«Non credo di meritarmelo.» ed ecco che le lacrime di Midoriya Izuku uscirono, alla fine. Non curandosi però della gente intorno al tavolo che iniziava a mormorare e ad impicciarsi. «Io ti amo davvero Ochaco! Diamine, lo faccio forse dal primo giorno d'accademia! E non sai quanto voglio che tu sia felice... ti sono stato vicino da sempre.» Ed era vero: Deku c'era sempre stato per lei, come lei c'era sempre stata per lui. Ma a differenza della ragazza, Deku era rimasto anche quando lei era finita nelle braccia di un altro - che non era proprio chiunque, ma il suo rivale- sempre con quel sorriso smagliante.

«Non credo di meritarmi... questo.» Deku si alzò, asciugandosi gli occhi con l'orlo della camicia. Guardò un'ultima volta negli occhi Ochaco, riacquistando la morbidezza che lo avevano sempre contraddistinto. «Voglio ancora bene a te e Kacchan. Ma devi fare chiarezza prima con te stessa. E io non posso stare nel mezzo.»

A quel punto, anche Ochaco stava piangendo. Perchè riusciva ad essere così buono in un momento del genere? Aveva ragione, aveva dannatamente ragione... si sentiva talmente confusa in quel momento, figurarsi come poteva sentirsi lui. E non sapeva cosa dirgli, onestamente. Lei voleva davvero stare con lui ? Certo che lo voleva ma, a questo punto, forse Deku la conosceva meglio di quanto facesse lei? «Dek-»

«Va bene così, Ochaco. Prenditi il tuo tempo ed io mi prenderò il mio.» sfilò delle banconote dalla tasca della giacca e le appoggiò sul tavolo. «E se scoprirai di amare più Kacchan me ne farò una ragione.» E, detto questo, lasciò il locale, ignorando le occhiate che tutti gli stavano lanciando.

«Hai ragione Deku-kun, non te lo meriti.» avrebbe saputo volergli dire, almeno quello. E invece era rimasta zitta come una brava codarda.

***

Una settimana dopo.

«Todoroki-san, Bakugou-san ecco le indicazioni per raggiungere i due covi di criminali, sono collegati. C'è un passaggio segreto qui, dove potrete accedervi di soppiatto.» Momo Yaoyorozu aveva consegnato ai due ragazzi due fascicoli identici. Bakugou li aveva appena letti, continuando a rimanere imbronciato e stravaccato nella poltrona dell'ufficio di Todoroki Shouto con il suo costume da Ground Zero..

«Perfetto, buon lavoro, Yaoyorozu.» la ringraziò Shouto che, al contrario di Katsuki, stava leggendo ogni singolo dettaglio sul foglio. Momo Yaoyorozu ringraziò a sua volta e si dileguò in fretta, dettaglio che Shouto non mancò di cogliere.

«Insomma, che noia metà e metà,» sbuffò alterato Bakugou. «almeno se devo collaborare con te, tanto vale divertirsi un po'.» Fece scoppiettare le sue mani dentro ai guantoni spessi. «Perchè non facciamo saltare tutto in aria e basta?»

«Sarebbe controproducente.» tagliò corto Shouto, ancora con lo sguardo fissò dove Momo era scomparsa. Quanti anni aveva Bakugou, forse tre? Eppure era un eroe professionista tanto almeno quanto lui. Cosa gli avevano insegnato in America? Solo a - citando sue testuali parole- far saltare in aria?

«Sarebbe controproducente? E chi sei, mia madre?» rincarò la dose Katsuki.

Stava mettendo a dura prova la sua pazienza ed era l'ultima cosa di cui aveva bisogno; non adesso, non dopo che per una settimana la sua segretaria si era comportata come se lui fosse la peste, evitandolo, rifiutando i pranzi lavorativi, e tagliando la corda non appena trovava occasione o restavano da soli. Che c'entrasse il suo nuovo ragazzo, quel tipo della Shiketsu? Oppure aveva forse fatto qualcosa di male? L'aveva offesa iin qualche modo?

«Secondo te perchè Yaoyorozu non mi parla?» fece, ad un tratto. Si domandò immediatamente perchè aveva lasciato che le sue parole si esprimessero a voce alta, ricordando che davanti a lui c'era Bakugou e non Deku. Scosse la testa che, nel suo linguaggio silenzioso significava "lascia perdere".

Infatti, l'espressione di Bakugou era stupita. «Eh..?» poi cacciò un ringhiò a metà tra una risata - Shouto non era riuscito a capirlo bene- e si alzò, afferrando malamente i fogli d'istruzione che aveva lasciato cadere a terra. «Non mettermi in mezzo ai litigi tra te e la tua fidanzatina, metà e metà.» sbuffò, procedendo avanti lui.

Per questa volta, Shouto Todoroki lasciò perdere Bakugou e il suo primeggiare,lasciandolo camminare avanti e lo seguì, diretti verso la loro missione. «Non è la mia fidanzata.» sottolineò dopo un po'.

***

«Che palle, erano proprio deboli.» sputò tra i denti un paio d'ore più tardi, Katsuki Bakugou, sulla strada verso il ritorno dell'agenzia di Todoroki. Lui e il ragazzo a metà se l'erano sbrigata in pochissimo tempo, mettendo fuori combattimento tutti i sottoposti e arrestando il capo di quel gruppo di Villain. Non c'era nemmeno stata l'occasione di contendersi i nemici, poichè questi venivano abbattuti con un solo soffio da Todoroki o Katsuki. Non poteva crederci che erano andati entrambi a quell'assurda missione, sarebbe bastato anche solo lui!

Tuttavia, Shouto Todoroki aveva ribadito che era meglio così: non sapevano con certezza il quirk del capo-Villain e, parlando per esperienza personale, era meglio non sottovalutare nessuno. Dopodichè, Todoroki non aveva più proferito parola, nemmeno adesso, che Katsuki stava continuando ad inveire perchè non si era divertito.

«C'è l'avrebbe fatta pure un personaggio secondario, figurati io.» continuava a brontolare. Poi Katsuki lanciò un'occhiata a Todoroki: camminava dietro di lui, lentamente, con le mani nelle tasche e il capo leggermente chino, assorto in qualcosa.

Fece un gesto di stizza. Che stesse ancora pensando alla sua fidanzatina Yaoyorozu? Che palle. Non solo doveva lavorare - collaborare!- con quel tipo, ma doveva anche sorbirsi i suoi depressi atteggiamenti post-litigio di coppia! Come se lui non avesse i suoi problemi a cui pensare!

Grugnì. «Todoroki,» sbottò, sorprendendosi di averlo appellato in maniera così gentile. «leva quel muso, mi fai vomitare. Tu e i tuoi stupidi problemi con la tua fidanzata!» Katsuki riprese a guardare avanti, facendo ondeggiare la testa. Stava per perdere la pazienza, ancora un po' e lo avrebbe riempito di botte.

«Non è la mia ragazza.» replicò Todoroki, calmo . E poi aggiunse: «Si sta frequentando con quel tizio dello Shiketsu.»

«Sto per vomitare.» Katsuki mimò uno strano verso e poi sbuffò. Certo che quel Bastardo a metà si stava proprio rammollendo. Tenere il muso per una cosa del genere... ma poi il pensiero di Bakugou andò ad Ochaco e gli venne istintivo grugnire di nuovo. Beh, ognuno affrontava i propri problemi a modo suo.

Che diavolo sto pensando? «Non ci posso credere!» aveva esclamato Katsuki, rallentando un po' il passo e affiancando Shouto, che comunque continuava a tenere il capo leggermente chino. «Ti fai battere da quella merda dello Shiketsu!» era indignato, davvero. Si domandò perchè quel coglione di buona famiglia non tirasse fuori le palle come nelle battaglie. 

Todoroki sollevò il capo verso di lui, con un'espressione vagamente confusa. «Cosa posso fare io? Sti sta freq-»

Oh dio che gran idiota, commentò Katsuki tra sè e sè. Non sapeva nemmeno perchè stessero parlando di quello ma Katsuki, forse per noia o forse perchè quel Todoroki gli stava facendo girare le scatole - perchè non andava lì e si prendeva quello che voleva?

Perchè non lo fai tu?

Uh, è diverso. E smettila di parlarmi coscienza-Todoroki, non ne sopportare due allo stesso momento.

«Ho capito!» lo interruppe Bakugou, alzando la voce. «Forse non tutti riescono ad aspettare i tuoi comodi.»

«Che intendi?»

Katsuki fece un'altro - ennesimo- verso di stizza. Stava quasi per perdere la calma. «Sei proprio lento,eh?»

A quell'insulto, Todoroki aggrottò le sopracciglia e aprì la bocca per dire qualcosa, ma Katsuki ne aveva abbastanza della lagne di quel ragazzo e lo precedette: «Fammi parlare, idiota.» lo redarguì. «Dico che se tu le dimostrassi qualcosa allora lei non cercherebbe la felicità altrove.»

Si stupì delle parole che stava usando: erano simili a quelle che Kirishima gli blaterava tutto il giorno quando, ai tempi dell'accademia, aveva iniziato a frequentare Uraraka. Le stupide lezioni d'amore di Kirishima Eijirou e Kaminari Denki. Puah!

«Felicità?» ripetè Todoroki, pensieroso. Certo che sei proprio un coglione, pensò Katsuki, evitando di dirlo ad alta voce. Casomai scoppiasse a piangere, dallo stato in cui era - più depresso del solito - si aspettava perfino quella reazione.

«Intendi quello che Momo desidera davvero?» Todoroki stava iniziando a blaterare tra sè e sè come quel fastidioso di Midoriya? «Cosa può essere...»

All Might dammi la forza. «Ma che cazzo!» esplose Katsuki, arrabbiandosi come al solito. La sua vena sulla tempia pulsava come non mai. «Non ti accorgi di quello che succede intorno? Le persone adorano quel tipo di felicità. Quella in cui ti sposi eccetera, quelle porcherie lì, insomma!»

«Matrimonio, quindi?» Todoroki sembrava decisamente un disco rotto e se avesse ripetuto a quel modo anche solo un'altra parola, Katsuki decise che gli avrebbe mollato un pugno talmente forte da sfigurarsi il viso tanto che coda di cavallo non lo avrebbe più voluto definitivamente.

«Potrei comprarle un anello!» concluse Todoroki. Bakugou s'irrigidì e lo scrutò bene. Era buffo, Todoroki: aveva l'espressione seria e fissava un punto impreciso con una strana luce negli occhi. Aveva batutto un pugno sul palmo aperto e la sua espressione era simile a chi aveva avuto un piano ingenioso.

Katsuki gli scoppiò a ridere in faccia, ma Shouto non si scompose. Beh, Katsuki non poteva certo immaginare che alla fine avrebbe deciso di comprarle un anello, nonostante era quello che lui gli aveva appena suggerito. Insomma, c'erano degli step prima, no? Conoscersi, fidanzarsi, andare a letto insieme e poi il matrimonio. Era strano pensare come quell'ingessato volesse bruciare tutte le tappe e saltare alla conclusione. Ma forse, loro, qualche step l'avevano già fatto; tuttavia, Katsuki non voleva di certo impicciarci di quello, quindi non indagò.

Todoroki Shouto lo guardò più serio che mai. «Grazie, Katsuki. Vado a comprare subito un anello.»

Ma è serio?

Katsuki fece finta di vomitare. «Che schifezza.» si voltò le spalle, sbadigliando. «Fa' come ti pare. Io vado a casa, depresso a metà.» lo prese in giro. Davvero aveva appena fatto una battuta amichevole? Lui? A Todoroki,  poi?

Todoroki ridacchiò. «Sei stranamente bravo in questioni sentimentali. Ci vediamo domani!» e Todoroki Shouto corse via: non l'aveva mai visto rilassato come adesso.

Che rammollito.

Prendere quello che si vuole eh, alla fine quel Bastardo a metà lo sta facendo.

E lui? Quando avrebbe preso quello che voleva?

Ad interruppere quel flusso di pensieri - adesso era lui quello depresso- fu la suoneria del cellulare e Katsuki Bakugou rispose velocemente, senza nemmeno guardare il display. «Chi è che rompe?» sbottò, quasi convinto che fosse sua madre. Sarebbe dovuto andare a cena da lei, quella sera.

«Ehm, Katsuki...» era la voce di Ochaco. Lei? Come aveva fatto ad avere il suo numero di cellulare? E, sopratutto, per quale motivo lo chiamava? Pregò che non fosse per qualche strano motivo, ne aveva abbastanza di sentimentalismi, per quel giorno.

«Uraraka.» replicò soltanto, invitandola a proseguire. E velocemente, anche.

«Scusa se ti distrubo, ma... ecco...» la voce della ragazza era roca  e frettolosa. Impaziente, anche. Che era successo. «Si tratta di Kirishima.» sganciò la bomba infine. «Dovresti venire in ospedale prima possibile, Katsuki.»

Più avanti, non avrebbe mai ringraziato abbastanza Ochaco Uraraka per quella telefonata. «Arrivo.» e attaccò.


AngolinoAutrice(?)

EYOOO!
Son tornata!
Infinitamente grata per le visualizzazioni e le recensioni *^* addirittura quattro nello scorso capitolo! Non ripeterò mai abbastanza quanto sono grata perchè è davvero bello tornare a scrivere con qualcuno che ti supporta! Inoltre, mi sto divertendo davvero troppo a scrivere questa storia.... e purtroppo devo darvi una cattiva(?) notizia: nello scorso spazio autrice ho detto che i capitoli sarebbero stati 9+ un epilogo; correzione: ho unito l'ottavo e il nono - perchè altrimenti sarebbero stati troppo corti- e quindi la storia si concluderà nel prossimo, più un epilogo. ( Quindi 9 totali, anzichè 10).
Parlando del capitolo... siete d'accordo con la scelta di Deku? Indubbiamente sta soffendo molto, ma è anche la cosa migliore da fare per lui. Abbiamo già visto quanto Deku tenda a mettere avanti ciò che è giusto, piuttosto ciò che desidera, quindi mi è sembrato abbastanza ragionevole. Curiosità: ho scritto il pezzo di Deku e Ochaco ascoltanto Say Something ( la canzone del capitolo) e mi sono quasi emozionata!
Mi sono divertita anche ad insultare Todoroki ( nonostante sia il mio personaggio preferito) con Bakugou... è stato esilarante, ed è quasi ironico il fatto che sia proprio Katsuki a dare consigli al principino.
Cosa fara Todoroki nel prossimo?
No spoiler, per quanto riguarda la "situazione di Momo!", saprete nel prossimo se avete ragione oppure no!
Come sempre, grazie davvero a tutti e un abbraccio *corro a rispondere alle recensioni* ^^
Shanna!

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Capitolo 8
*** Would you be my queen? ***


 
It's been a long day without you, my friend
And I'll tell you all about it when I see you again
We've come a long way from where we began
Oh I'll tell you all about it when I see you again

When I see you again.
-( See you Again; Wiz Khalifa ft Charlie Puth)

7. Would you be my queen.

 

Katsuki si era velocemente diretto in ospedale dove, nella sala d'attesa - la famosa sala d'attesa- adiacente alla stanza di Kirishima, aveva trovato molti dei suoi ex compagni della sezione A. Non appena aveva messo piede nella sala , Mina Ashido - che, volente o no aveva sempre fatto parte della sua squadra, essendo molto intima di Kirishima - scattò verso di lui, stringendolo in un caldo abbraccio. Iniziò a singhiozzare contro il suo petto e gli mormorò di essere felice che lui fosse lì, finalmente.

Mina era rimasta quasi la stessa di sempre: lunghe gambe toniche, profumo di vaniglia, gli occhioni stravaganti - ed era per questo che l'aveva soprannominata occhi neri - contornati da eyeliner e mascara. E i capelli rosa big bubble, un po' più lunghi di come li portava all'accademia, stretti in uno chignon.

Mentre ricambiava un po' impacciato l'abbraccio della sua amica, vide Ochaco poco più in là, e il resto dei ragazzi scomparvero - non notanto quasi nemmeno la mancanza di merDeku- seduta accanto a Tsuyu Asui e alla ragazza invisibile. Notò che Ochaco era pallida e i grandi occhi erano rossi e gonfi. Sembrava che Asui la stesse confortando per qualcosa... Katsuki era sicuro che non fosse per Kirishima,d'altronde lui...

«Signori, potete entrare la stanza di Kirishima-san,» un'infermiera giovane quasi quanto loro, fece capolino dall'entrata e aggrottò le soparcciglia subito dopo, forse constatando quanto numerosi erano. «Però sarebbe meglio per Kirishima-san se entraste uno per volta...» li avvertì. «Adesso è sveglio.»

Adesso è sveglio.

Bakugou ci aveva pensato, e non sapeva cos'avrebbe fatto quando Kirishima Eijirou, il suo migliore amico e l'unico con cui avesse voluto mantenere un contatto, si sarebbe risvegliato dal coma. Aveva deciso di non pensarci troppo, nei giorni passati - gli venne in mente che una piccola parte di lui voleva picchiarlo a sangue per essere stato così dannatamente orgoglioso da continuare la lotta da solo - perchè se fosse andato tutto per il peggio, e Kirishima non si fosse mai più svegliato, sarebbero state tutte fantasticherie.

Ma adesso... adesso erano tutti lì: c'era Mina Ashido, la sua ragazza, Salsa di Soia Sero, la rana Asui, Kiminari e la tipa con il jack alle orecchie, Ochaco, altri membri della sezione A di cui non ricordava affatto il nome e perfino quel tipo della B, Tetsu-qualcosa.

Senza pensarci due volte, Katsuki partì alla carica verso la stanza del suo amico, seguito a ruota da Mina, Ochaco, Kaminari e Sero - Katsuki non avrebbe comunque ascoltato le parole dell'infermiera. Spalancò la porta della stanza duecentocinque, urlando: «Kirishimaaa!»
Rimase immobile nell'osservare Kirishima sul letto. Era seduto, con la schiena poggiata al letto rialzato. Quasi l'intero corpo era coperto di bende, specialmente per una spessa che gli circondava la testa, coperta dai capelli rossi che si erano afflosciati su sé stessi. Aveva lo sguardo ancora un po' assonnato, ma quando vide Bakugou e gli altri, tirò un gran sorriso e i suoi denti, quasi appuntiti, sembravano spiccare.

Quando Ochaco l'aveva chiamato, appena un'ora prima, intimandogli di correre in ospedale aveva temuto il peggio, e invece la ragazza lo aveva chiamato per rivelargli che Kirishima Eijirou si stava risvegliando dal coma, dopo l'ultima operazione subita. In quel momento era così grato a quella ragazza che – nonostante tutto- lo avesse chiamato per dirgli di Kirishima. Chi altro lo avrebbe avvertito, altrimenti? Stava riprendendo un qualche tipo – e assurdo- rapporto solo con Todoroki – che, guarda caso, nemmeno c'era adesso- e nemmeno quel nerd di Deku sembrava essersi precipitato lì.

Tuttavia, Ochaco lo aveva fatto: ovviamente era l'unica a capire quanto Kirishima fosse importante – come poche persone – per lui: era il primo ad essergli rimasto vicino, nonstante lui all'inizio della scuola allontanasse tutti e avesse continuato a sbraitare, a insultare tutti – e Deku -, a sfidare Todoroki... ma Kirishima era rimasto: appiccicoso come una gomma da masticare sotto ad una scarpa. E poi erano venuti gli altri, e Katsuki stava bene, in quel noiosissimo gruppo di amici ma Kirishima... lui, c'era sempre stato, più di tutti.

«Katsuki, sei tornato! Lo sapevo che alla fine l'avresti fatto!» esclamò, la voce ancora un po' roca dall'infermità. Mina Ashido scoppiò a piangere singhiozzando, spostando Katsuki – che ancora osservava l'amico cercando di capire se fosse la realtà o no – e gettandosi addosso a Kirishima che gemette di dolore.

«Mina, così mi fai male!»

«Scusa... scusa... è che sono così contenta... stupido, Eijirou.»

«Ti amo anche io, Mina.»

Katsuki sentì gli occhi pizzicargli: se fosse stato una femminuccia come Deku allora probabilmente sarebbe scoppiato a piangere – no, lo stava già facendo. Kirishima era lì, ed era vivo. Nelle ultime settimane non era riuscito ad accettare il fatto che lui fosse lì, sul punto di morte e non lo aveva nemmeno del tutto realizzato – aggiungendo, poi, tutto quello che stava succedendo con Ochaco – e uno dei motivi principali per cui aveva accettato di entrare nell'agenzia di metà e metà era per cercare di non pensare...

Ma adesso Kirishima era sveglio, e lui si era sentito così sollevato...

«Bastardo!» esplose, rivolto all'amico. I ragazzi intorno a lui, che avevano preso a rivolgere frasi di bentornato a Kirishima, s'ammutolirono incuriositi. Era uno strano modo di salutare il proprio migliore amico tornato dalla morte. «Ho pensato che fossi morto!» grugnì. E poi ripetè: «Bastardo!»

Kirishima gli sorrise – lui conosceva bene Katsuki – e indurì leggermente il braccio, usando il suo Quirk per un solo secondo. «Lo sai che sono indistruttibile,vero Katsuki?»

Katsuki accennò un sorriso. «Quanto sei idiota.»

A quel punto, la tensione si alleggerì, e tutti intorno a loro presero a ridacchiare e a chiacchierare con il ragazzo, finchè Mina Ashido – ancora ferma accanto a Kirishima, mentre gli teneva saldamente la mano, come se potesse scappare via da un momento all'altro, esclamò: «E poi, senti,senti, Katsuki ti è venuto a trovare tutti i giorni, che carino!»

Kirishima spostò lo sguardo verso Katsuki. «Davvero? Ma che carino!» lo prese in giro, facendo ridere tutti. Katsuki mise su un broncio e sbuffò, infilando le mani in tasca e voltanto il capo. Ovvio che lo aveva fatto.

«Neh, Katsuki...» lo chiamò allora Kirishima, con il tono di voce improvvisamente serio; Bakugou si voltò, inrociando gli occhi del suo amico, un po' più lucidi, adesso. Dopo qualche istante, Kirishima continuò: «Sei tornato per restare, giusto?» Quella frase lo colpì.
Tanti anni prima, quando aveva deciso di sparire senza lasciare tracce, beh, l'unico ad opporsi davvero era stato Kirishima, arrivando a prenderlo a pugni, per farlo rimanere. Ma alla fine aveva vinto Bakugou e Kirishima aveva detto: «Non puoi andartene... ancora non sono d'accordo con la tua scelta Bakugou. Ci siamo noi, qua. Ci sono io, c'è Mina, Sero, Kaminari... puoi davvero lasciarci così?» Katsuki era rimasto in silenzio, e Kirishima aveva continuato: «Beh, allora... la prossima volta che metterai piede a Tokyo, promettimi che rimarrai. Che sarà quando avrai deciso di rimanere.» E, senza leggerezza nella promessa, Katsuki Bakugou aveva promesso – glielo doveva, in fondo, almeno a lui.

Ma adesso – che era tornato solo per lui e le sue condizioni – cos'avrebbe davvero fatto?
Era pronto a rimanere?

«Sì.» disse solo, soprendendo un po' tutti nella stanza. Una promessa era una promessa – specialmente se fatta a Kirishima – non importava se fosse pronto o no.

 

Lasciarono presto la stanza di Kirishima perchè doveva ancora riposare – e Katsuki capì che volesse stare qualche minuto da solo con la sua ragazza – e quella dannata infermiera li aveva fatti sgomberare. Mentre imboccavano il corridoio, qualcuno andò a sbattere contro di lui: anche senza guardare sapeva chi era stato, riconoscendone il profumo.

«Uraraka, sta' più attenta.» la redarguì, scocciato; poi la guardò e vide che aveva di nuovo le mani sugli occhi gonfi, strofinandoseli. Stava... piangendo? Cosa le era capitato? Si accigliò. «Tutto bene?» nonostante la domanda, Katsuki sapeva di non poter avere nessuna pretesa sul fatto che gli rispondesse davvero. Insomma, era stato lui, fino al giorno prima, a chiarire che con lei non voleva avere più niente a che fare, no?

«Sc-scusa, Katsuki.» balbettò, poi socchiuse gli occhi, forse nel tentativo di nascondere le lacrime. «S-sì. Sì, sto bene. Adesso vado, ci vediamo.» e scappò via.

Katsuki si bloccò per un attimo, restando ad osservare la figura di Ochaco Uraraka che si allontanava, senza voltarsi mai. Era stato per qualcosa che aveva detto lui? No, lei sembrava così sconvolta... Era stato Deku?

Ricevette una seconda botta sulla spalla, stavolta intenzionale – ne era sicuro – e, quando si voltò, vide Jirou Kyoka ferma alla sua sinistra. Crescendo, era diventata alta quasi quanto lui. Girò la testa e puntò il suo sguardo semi-apatico su di lui, quasi intimidatorio.

«Ochaco e Midoriya si sono lasciati ieri.» Jirou scrutò il viso di Katsuki che ormai era diventato come se fosse di marmo. Che significava si erano lasciati? Ma come...

Katsuki fece per aprire la bocca, voleva domandarle perchè diavolo glielo stesse dicendo. Che importanza poteva avere per lui? Ma Jirou Kyoka lo precedette: «Ho solo pensato dovessi saperlo.» scrollò le spalle e allungò il passo, venendo immediatamente seguita da Kaminari Denki che la circondò con un braccio.

Quindi Ochaco e Deku si erano lasciati? Era per quello che lei era così sconvolta, quindi. Ma perchè? Era stata Ochaco a lasciarlo per prima? Deku non avrebbe mai avuto le palle per farlo, decise...

 

Katsuki scosse la testa. Non m'importa di questi pettegolezzi del cazzo.


***
 

I'm thinking 'bout how people fall in love in mysterious ways
Maybe it's all part of a plan
That maybe we found love right where we are
-( thinking out loud ; Ed Sheeran)


Todoroki Shouto si sentiva un po' ridicolo fermo davanti alla porta della sua segretaria, Momo Yaoyorozu. Con quella – anzi, quelle – scatoletta che gli pulsava nella tasca e bruciava, peggio delle sue fiamme.

E se fosse stato avventato? Lui ci teneva e voleva che Momo fosse felice – più di quanto lo potesse essere con Inasa Yoarashi – ma... se non voleva lui?

Todoroki continuava a non capire bene queste cose, ma se di una cosa era certo, era che voleva tenersi stretto quella ragazza... se lei si fosse sposata con qualcun altro o seplicemente lui sarebbe stato dispiaciuto. Era questo l'amore di cui parlavano, ne era sicuro. Lui ancora non lo capiva bene ma, negli anni, aveva imparato a sapere cosa significava voler bene a qualcuno. Voleva bene a sua madre, a sua sorella, a Deku e sì, adesso anche a Bakugou. Ma sapeva che voleva molto più bene – no, in maniera diversa – alla ragazza di nome Momo Yaoyorozu.
Ancora immobile davanti alla porta di casa, sospirò: forse avrebbe dovuto lasciare perdere. Forse Yaoyorozu gli avrebbe riso in faccia.
E, prima che potesse ufficialmente girare i tacchi, la porta dell'appartamento si spalancò, rivelando una Momo che lo guardava, sorpesa.

Dannazione, aveva deciso troppo tardi.

«Todoroki-san?»

Doveva dire qualcosa. «Ciao, Yaoyorozu.» e rimase in silenzio. Ciao, sono venuto qui per chiederti di sposarmi, ma poi ho cambiato idea. No, non andava bene. Cos'avrebbe detto Bakugou? - riflettendoci lui forse sarebbe entrato in casa senza cerimonie e avrebbe iniziato a dire chiaro a cosa stava pensando -; e invece Deku? Forse lui avrebbe aggirato il discorso... forse era meglio fare come si sarebbe comportato Deku, allora.

«Vuoi entrare, Todoroki-san?» Momo battè le lunga ciglia nere, scostandosi leggermente dalla porta per farlo passare. Shouto annuì, ringraziandola, entrando in casa e sfilandosi subito le scarpe. Allora Yaoyorozu si diresse verso un lungo corridoio, da cui in fondo, affacciava una luce provenire da una stanza. «Sto facendo del tè, lo vuoi Todoroki-san? Ho il tuo preferito.»

Shoto annuì distrattamente, seguendo la ragazza per il lingo corridoio: c'erano altre tre stanze, ma c'erano le porte chiuse. Pensò che gli piaceva l'odore della casa di Yaoyorozu, era il suo stesso odore ed era anche accogliente, nonostante avesse la carta da parati beige e le parti in legno erano scure. Aveva una casa elegante, come lei.

Shoto entrò in cucina e la trovò stranamente ordinata: non come quella di Bakugou Katsuki, quasi spoglia, la cucina di Momo era piena di oggetti, alcuni inutili – aveva un intero scaffate di tazzine da caffè ricamate, che probabilmente erano da collezioni - , la credenza era piena di piatti e bomboniere e perfino i barattoli dei portaspezie erano eleganti. Shoto si sedette al tavolo, mentre Momo apparecchiava il tè per due.

«Sono tornata adesso dall'ufficio,» spiegò Momo e, infatti, Todoroki notò che aveva ancora il tallieur nero addosso. «Mina-chan mi ha informato che Kirishima si è svegliato dal coma, che sollievo!» esultò la ragazza con un adorabile sorriso in volto. Afferrò l'acqua nel bollitore e ne versò un po' nella tazza di Todoroki, e poi nella sua. Poi afferrò due bustine, una diversa dall'altra e ne porse una al ragazzo: sampincha... incredibile, quello era davvero il suo tè preferito!

Todoroki pensò che probabilmente anche lui aveva ricevuto un messaggio dai suoi ex compagni di classe, ma era stato troppo impegnato per vederlo. «Menomale.» disse. Era davvero contento... Kirishima era un tipo in gamba.
Momo annuì, sedendosi finalmente davanti a lui. «Fra tre giorni sarà dimesso, e Mina-chan sta organizzando una festa per la guarigione e il bentornato di Bakugou-san.» ridacchiò. «Mina-chan adora le feste.»

Lui no, non le sopportava, le trovava un po' troppo chiassose ma ogni volta finiva con landarci, obbligato da Deku o qualcun'altro.
«Verrà anche Yoarashi alla festa?» domandò, d'un tratto. Quello non l'avrebbe sopportato... insomma, se si fosse presentato come fidanzato di Yaoyorozu allora... quello che gli aveva detto Bakugou non aveva alcun senso. Significava che lei era felice e lui non c'entrava nulla.

«Eh?» fece lei, arrossendo un po'. Sembrava colta alla sprovvista, adesso. Todoroki non seppe come interpretare quell'espressione. Avrebbe forse dovuto cercare un libro, un manuale, per capire meglio? «Yaoyorozu.» continuò poi. Non c'era nulla di male nel chiederle quello, d'altronde erano amici, no? Erano sempre stati amici. Voleva che lei fosse felice.
«Yoarashi ti rende felice?»

Todoroki non si sentiva in imbarazzo, solo... esitante. Di certo, non voleva che la ragazza pensasse che si stesse impicciando degli affari suoi, rovinando così la loro amicizia, ma dall'altra parte voleva che Momo capisse che lui ci teneva a lei, ma non poteva dirlo chiaramente, ovviamente. E, se Momo fosse stata felice con Yoarashi Inasa, per lui ci sarebbe stato ancora posto?

Shoto sospirò, allentando un po' la presa da quei pensieri e tornando a concentrarsi su Momo, che lo fissava ancora, in silenzio, decisamente più rossa del solito.

«Todoroki-san.» parlò,piano, la voce che le tremava. «Io e Inasa-san non stiamo insieme. Non lo siamo mai stati.»

Shoto aggrottò le sopracciglia, confuso. Ma cosa...? Giusto. Lei aveva solo detto che Inasa le aveva chiesto di fare sul serio, ma non aveva accennato mai al fatto che lei gli avesse detto di sì. Oh, pensò Shoto. Che idiota. E lui dovrebbe essere l'eroe numero due?

Vide Momo sorridere imbarazzata, mentre sollevava la tazza e tentava di nascondersi dietro di essa. «Stai bene, Todoroki-san?» gli domandò.

Shoto annuì. Adesso, l'idea di lui e Yaoyorozu insieme, sembrava un po' meno patetica e più fattibile. Momo conosceva un sacco di cose di lui – cosa prendeva da bere, qual'era il suo tè preferito, cosa gli piaceva da mangiare – e probabilmente anche lui conosceva un sacco di cose di lei. Ma il punto era che, per quanto ci avrebbe rimuginato, il risultato era uno solo: Momo lo faceva stare bene. Lo conosceva, lo capiva, lo accettava...

Deglutì, prendendo un sorso di tè – che era comunque troppo caldo, ma fece un'eccezione – e sospirò.  «Yaoyorozu. Momo-» si corresse subito. Gli piaceva pronunciare quel nome – al di fuori delle cose in camera da letto – e, a giudicare dal rossore sulle gancie, anche a lei.
«Sai cosa ha passato mia madre con mio padre. Lui non l'ha mai amata davvero...» beh, forse adesso aveva iniziato a farlo un po', ma era troppo tardi,ormai. «.. l'ha sposata unicamente per il suo Quirk e, finchè non l'ha spedita in ospedale, non l'ho mai vista abbracciarla nemmeno una volta.»

«Todoroki-san...» sussurrò Momo, lasciando la frase in sospeso.

«Il punto è,» continuò Shoto. Aveva pensato tanto a cosa dire e, adesso, le parole gli fuoriuscivano semplicemente dalla bocca, come una riflessione interiore. «Che io non voglio essere come mio padre. Voglio essere un altro tipo di uomo. Voglio amare – cercare di farlo perlomeno -» stavolta, il cuore di Shoto battè un po' più velocemente. Vedeva gli occhi di Momo osservarlo, dolcemente, e capirlo. Come aveva sempre fatto... voleva che, in qualche modo, lei non smettesse di occuparsi di lui. E, allo stesso tempo, lui voleva renderla felice. Si rese conto che: sì, quella che voleva al suo fianco, per il resto della vita era la ragazza di fronte a sé, Momo Yaoyorozu.

«Ho sempre pensato di non fare come lui, che avrei trattato come una regina la mia fututa moglie.» spiegò. «Ma non ti ho trattato per niente come una regina.»

Momo sussultò. «A- a m-me? Todoroki-san, cosa stai dicendo?»

Todoroki ripensò a quando si erano avvicinati, la prima volta, a quando si erano baciaci, a quando avevano iniziato a fare sesso... per tutto quel tempo, non l'aveva trattata per niente bene. «Vorrei trattarti come si deve.» le rivelò.

«Todoroki-san, non c'è-» la voce di Momo s'affievolì, intanto Todoroki si era alzato e si era messo a sedere accanto a lei, sul tatami, mettendo definitivamente da parte il tè. «Perciò, Yaoyorozu Momo...» le afferrò una mano calda e morbida, come aveva già fatto molte altre volte prima di fare sesso – no, l'amore – ma che adesso aveva un significato diverso. «Vorresti essere la mia regina?»

Momo spalancò gli occhi, trattenendo il respiro. Era rimasta immobile, a fissarlo, come se non ci stesse credendo a quello che il ragazzo stava facendo. E nemmeno Shoto poteva crederci : ma non avrebbe voluto rimanere chiuso nel suo riccio per sempre.

«Aspetta,» le disse, lasciandole andare delicatamente la mano, per prendere quelle due scatoline. D'altronde Momo era sempre stata elegante, di buona famiglia e avrebbe preferito che le avrebbe mostrato tradizionalmene quanto la volesse al suo fianco.

Momo finalmente parlò, un po' ansimante, come se fosse senza fiato. «C-che significa che... uh, insomma. Todoroki-san, cosa intenti con quelle parole

Aggrottando leggermente le sopracciglia, rispose i due cofanetti sopra il tavolo, sotto agli occhi della ragazza. Li aprì ed entrambi mostravano due lussiosissimo anelli di fidanzamento: il primo era semplice oro bianco, un po' intrecciato su sé stesso e una scia di brillantini sulla superficie; il secondo era d'oro, con un piccolo rubino sull'estremità. Era indeciso su entrambi così il negoziante – riconoscendolo chi fosse – gli aveva proposto di prenderli entrambi, e fare scegliere a lei.

«Vuoi sposarmi, Momo?» disse, senza giri di parole. Sapeva che il suo sguardo era rimasto piuttosto apatico – non poteva farci niente, era la sua espressione – ma sentiva anche le sue labbra inclinarsi leggermente e Momo avrebbe di sicuro capito. D'altronde, le lo conosceva.

«To-todoroki-san...» era completamente rossa in faccia. Sfilò la mano da quella del ragazzo e si toccò le guancie. «... d-due?!»

Shoto scrollò le spalle. «Scegli quello che più ti piace, non sapevo quale sarebbe andato bene per te...» La mano tremante di Momo afferrò il primo cofanetto, quello d'oro bianco, e lo fissò. Shoto notò che il labbro inferiore di lei stava tremando e le lacrme avevano iniziato a scendere giù dagli occhi copiosamente.

Momo stava... piangendo? Era triste che le avesse chiesto di sposarlo? Non voleva che lei piangesse, aveva appena detto che voleva farla felice e... forse era l'anello, non le piaceva?

«I-io-» stava singhiozzando lei. Si voltò a guardarlo, ancora con quel cofanetto stretto tra le mani, come se avesse paura che sgusciasse via. «Sei un idiota, Todoroki Shoto.» sorrise, stringendo forte gli occhi. «Mi farai morire d'infarto! Quante... quante volte ho pensato...» singhiozzò ancora e a quel punto penso che forse potevano essere lacrime di gioia. «Io ti amo.» sussurrò. «Sì... sì, Todoroki-san, voglio spo-sarti.» biascicò.

Todoroki allungò una mano verso quelle di Momo, sfiorandola con delicatezza. Mi ama, ha detto. Cos'era l'amore? Finalmente l'aveva capito, almeno un po', ed era sicuro che al fianco di Momo lo avrebbe capito ancora meglioSfilò l'anello dalla scatoletta e li infilò nell'anulare della ragazza. «Anche io ti amo.»

Momo rimase interedetta, si capiva chiaramente, lo guardò ancora a lungo, poi abbassò lo sguardo, improvvisamente triste. 
«Io-» balbettò. «Todoroki-san devo dirti una cosa prima che tu decida davvero di sp- ehm quello.» Era imbarazzata e anche un po' nervosa; prese a torturasi le mani tra di loro.

«Io... c'è un motivo se sono stata poco bene ultimamente...»

«Sei malata gravemente?» si preoccupò subito Todoroki. Nel caso fosse affermativo, l'avrebbe subito spedita nel miglior ospedale del Giappone, voleva che Momo, prima di tutto, stesse bene fisicamente. Si sarebbe occupato anche di questo.

Momo deglutì. «Sono incinta.»

Shoto inarcò le sopracciglia e, quando la ragazza chiarì che fosse suo, il pensiero di diventare padre lo spaventò. Sarebbe stato come Endeavor? No, era una promessa , non lo avrebbe fatto. Un bambino... davvero... un figlio? Suo e di Momo?
In una sola sera il suo mondo si era catapultato velocemente... stava per sposarsi ed avere un figlio contemporaneamente. Se fino a un paio di giorni prima non aveva pensato seriamente l'idea di formare una famiglia... adesso era un dato di fatto. Ma la cosa gli piaceva.

«Todoroki-san?»

Shoto sorrise alla ragazza. «Allora, meglio sposarci il prima possibile.»

Momo si lanciò su di lui e lo strinse in un caloroso abbraccio.
 

***

Not really sure how to feel about it
Something in the way you move
Makes me feel like I can't live without you
It takes me all the way

I want you to stay
-( Stay; Rihanna)


Circa una settimana dopo, Mina Ashido aveva organizzato la festa che aveva promesso. Visto che, la residenza degli Yaoyorozu restava ancora la più grande, avevano scelto di organizzarla lì. D'altronde, ogni compleanno o festività, sin dai tempi dell'accademia l'avevano organizzata in quella casa perchè era grande – e perchè Yaoyorozu era ricca sfondata da poterselo permettere, anche se i suoi amici le davano una mano come potevano – e anche se per alcuni di loro riportava a galla pensieri non troppo piacevoli, decisero che sarebbe andata comunque bene. Quindi, la sezione intera della sezione A , più Tetsutetsu della B e l'ex Big Three ai tempi del primo anno – Mirio, Nejire e Tamaki – si erano uniti ai loro festeggiamenti.

Bakugou, dal canto suo, non era propriamente felice di restare in quella casa, ma ormai ere passato. Lo aveva capito, finalmente. Aveva imparato ad accettare.

Tutto quello che era successo... certo, priovava ancora rabbia e rancore con quei due individui, ma sarebbe sicuramente riuscito a conviverci. Come aveva già deciso, sarebbe rimasto a lavorare con metà e metà – che forse non era poi così male - , restando così a vivere a Tokyo, mantenendo la promessa d Kirishima. Ovviamente, questo non significava che sarebbe diventato culo e camicia con Deku – no, quello mai... però la citta di Tokyo era abbastanza grande per tutti e due e poi era abbastanza intenzionato di strappare il posto da Eroe numero uno a quel nerd.

«Katsuki! Non startene impalatò sulla porta!» urlò Mina Ashido, sopra il rumore della musica – a malapena lo aveva sentito visto il volume che quasi scuoteva l'intera casa. Mina stava parlando con alcune ragazze, ma Ochaco ancora non si era vista. Beh, meglio così.

Avanzò verso l'angolo bar, afferrando il primo bicchiere di alcolico che era stato preparato – del Jack Daniel's – aggiungendoci del ghiaccio. Lanciò uno sguardo a Kirishima, che stava facendo a braccio di ferro con Testutestu qualche metro più in là, venendo incitato da Mirio Togata, Kaminari ed altri ragazzi.

Bakugou notò anche che Kaminari e Jirou Kyoka avevano portato il loro fastidiosissimo figlio – che incredibilmente non sembrava sorrifrire mal d'orecchie, a differenza sua – che correva qua e là, inseguito dalla madre. Katsuki notò delle piccolse scosse fuoriuscire dalle manine del bambino, mentre correva.

Cercò con lo sguardo Metà e metà e lo vide in un angolino a conversare con con coda di cavallo e... Deku. Strinse forte il bicchiere tra le mani e distolse lo sguardo. Però, l'ulrlo fastidioso di Deku, riportò il suo sguardo su di loro. Poi disse qualcosa a voce bassa: «Davvero vi sposate? Ma è magnifico!» lesse il labbiale. Vide Yaoyorozu diventare rossa e Todoroki accennare un sorriso.

«Uh.» borbottò, prima di bere un altro sorso di whisky. Finalmente quell'idiota ce l'aveva fatta, ma lui lo sapeva già – gli sembrava incredibile che Todoroki l'avesse detto prima a lui, piuttosto che a quel nerd – quando il giorno dopo, a lavoro, gli aveva anche raccontato che la Yaoyorozu era incinta.

Congratulazioni.

 

«Kacchan.»

Katsuki sobbalzò. Dannazione, si era lasciato andare per un attimo ed eccolo che quell'insetto di Midoriya Izuku lo aveva notato e si era avvicinato a lui, nella zona bar. «Sei qui... be' d'altronde è la tua festa.»

«Allora cosa ci fai tu qui se è la mia festa?» ringhiò, anche se davvero non gli importava granchè. Piuttosto dov'era Ochaco? Poi ci ripensò subito... giuso, quei due piccioncini non stavano più insieme. Non sarebbe venuta, allora, Ochaco?

«Touchè.» ridacchiò Midoriya, spettinandosi i capelli verdi. I suoi occhi si chiusero un poco e la sua risata si smorzò, rattristendosi. Dovette faticare a capire ciò che Deku disse, poiché aveva ancora abbassato la voce e la musica era assordante. «Sai, io e Ochaco non stiamo più insieme.» Midoriya allungò la mano verso un bicchiere vuoto e ci versò dentro un bel po' di whisky, senza ghiaccio.

«Dovrei piangere per te, merDeku?» sibilò.

«No.» Deku scrollò le spalle e si appoggiò al bancone, accanto a lui. Fianco a fianco come una volta. Erano stati anche amici ad un certo punto di quella corsa, ma era stato molto tempo fa. «Io l'ho capito, Kacchan.» continuò. Katsuki represse l'impulso di tirargli un pugno sul naso ogni volta che pronunciata Kacchan. Gli dava sui nervi. Ma resistette e stette zitto. «Ochaco mi amava, lo so. Ma amava di più te.» ridacchiò, buttando giù quasi interamente il contenuto del bicchiere. I suoi occhi inizirono a farsi immediatamente lucidi, per l'alcool o per le lacrime, Bakugou non lo sapeva.

«E' stato tutto uno sbaglio, anche se sono davvero felice del tempo trascorso con lei.» delle goccioline di lacrime iniziarono a scendere giù. «Inizialmente stava sempre male, era assente, poi, con il tempo è riuscita ad accettare che te ne fossi andato. No, anzi, a conviverci.»

«Non m'interessa dei suoi piagnistei-» lei era stata male? E lui, allora? Certo... c'era quel fatto di come si era comportato , ma...

La voce di Todoroki, di qualche giorno prima gli rimbombò nelle orecchie: «Hai torto anche tu in questa storia. Dovresti scusarti con Uraraka.»

Che ne sapeva lui!

«Per una volta, stai zitto e ascolta, Katsuki!» reagì Midoriya, con voce insolitamente rabbiosa, buttando giù l'ultimo sorso di whisky. «Lei è stata male per te! Perchè l'hai rifiutata. Hai mai pensato a come si possa essere sentita quella sera? Vai in giro dicendo quanto noi ti abbiamo tradito ma tu non pensi di averla tradita per prima, reagendo a quel modo?»

«Lo so!» ruggì Katsuki, stavolta buttando giù anche lui un sorso. Sapeva di avere sbagliato, quella sera, sapeva benissimo che aveva sbagliato, che l'aveva ferita – non c'era bisogno che glielo dicessero Todoroki o quel nerd – e che, nonostante tutto, Ochaco non aveva mai menzionato a quello – anche quella volta in ospedale. Però... com'era arrivata a fare quello?

«E Allora parla con lei! Perdonala... ti prego.» singhiozzo Deku: la rabbia aveva lasciato posto alla disperazione, segno di quei comportamente tipici di una sbronza bella grossa. «Ho davvero sperato che tra me e lei funzionasse. Ma come ho già detto, lei ha solo imparato a convivere con l'idea che tu non ci fossi. E adesso che sei qui... io... è per questo che ho deciso...» Deku chiuse gli occhi e strinse forte il bicchiere, crepandolo tra le sue mani. Poi lo battè sul marmo dell'angolo bar, e si asciugò le lacrime. «Non importa, io ormai sono fuori da questa storia.»

Bakugou lo vide allontanarsi: questa era una delle poche volte che Midoriya Izuku lo lasciasse senza parole.

Era stato... Deku a troncare tutto?

Quindi... le parole che Ochaco gli aveva detto all'ospedale, che lo amava ancora, erano vere?

 

Spostando lo sguardo a destra, verso l'entrata, la vide entrare. Riconobbe immediatamente quel vestito rosa e quell'enorme fiore poggiato sulla sua testa: era bellissima come sempre. Ma il suo viso... era incredibilmente triste. La vide entrare e salutare gli altri con un cenno della mano, per poi dare una pacca a Kirishima sulla spalla.

Aveva evitato Deku, che s era stravaccato su un divanetto, e si era diretta verso Todoroki e Yaoyorozu.

Katsuki non sapeva se fosse l'alcool in circolazione o qualcosa di profondo che non riusciva ad ammettere – e che l'aveva fatta seguire con lo sguardo per tutto quel tempo -ma quando Ochaco si diresse sul balconcino, forse volendo un po' di privacy – assurdo visto che fosse appena arrivava. Ma non così tanto, per un cuore spezzato – la seguì.

 

Ochaco stava guardando il cielo stellato, sospirando un attimo. Era bella anche da dietro.
«Uraraka.» la chiamò. Ochaco sobbalzò un attimo e quando lui le si stazionò accanto, gli rivolse un sorriso cupo.
«Deku è un idiota.» davvero? Era solo quello che riusciva a dire? Maledetto orgoglio.

Il sorriso morì sulle labbra della ragazza, e da vicino Katsuki potè notare che era piuttosto pallida. «Mi dispiace così tanto.»

Non sapeva se si riferisse a lui o a Deku – importava?

«Ochaco...» la chiamò, un po' morbidamente, come aveva fatto spesso tanti anni prima. Ochaco non lo guardò, rimase in attesa. «Mi dispiace per quella volta.»

«No,» mormorò Ochaco. «Non fa niente.» ma il suo tono tradiva emozioni contrastanti.

«Sì invece. Non avrei dovuto reagire in quel modo quando ho visto il test.»

«E io non avrei dovuto baciare Deku.» lo canzonò lei, con un insolito tono distante nella voce. «E allora? E' tutto il passato. Non posso più fare niente per rimediare.. e poi non fa più niente, per quello, ma lo apprezzo.»

E Katsuki a questo punto non sapeva che altro dire. Non voleva mentirle e dire che era tutto a posto, perchè non era vero. Allora, cos'avrebbe dovuto fare?

«Ho finito per ferire entrambi.» mormorò Ochaco, come se stesse parlando da sola. «Che schifezza.»

Katsuki, di nuovo, non riuscì a dire nulla, ma la vista di Ochaco, così fragile, gli strinse il cuore in una morsa.

«Ma va bene così...» Ochaco si voltò e questa volta gli sorrise, radiosa. «Sono contenta tu sia tornato definitivamente, Katsuki!»

Bakugou pensò che, forse, quelle ronde con Uravity non gli avrebbero dato fastidio, nel futuro.. E che, forse, un giorno, sarebbero riusciti a tornare amici.E allora disse quello che pensava davvero, che era poi la assoluta verità: era stato troppo orgoglioso per poterlo ammettere nei giorni passati, ma ripensò ai suoi amici, a Kirishima, a Mina e perfino a Todoroki... pensò che gli era mancato tutto quello.
«Anche io, Faccia-Tonda.»

 

«Katsuki io... so che non potrai mai perdonarmi. Un giorno, forse, non ora comunque.»
 

Forse... per arrivato il momento per Katsuki Bakugou di perdonare, dopotutto.

AngolinoAutrice(?)
EHYOO!
Ecco ufficialmente l'ultimo capitolo della storia! Ed è stato un parto: ho rimuginato tantissimo e svegliendo le accuratamente le parole che avrebbe potuto dire Todoroki - e alla fine non sono ancora convinta! Credo, infatti, che in questo capitolo sia Bakugou che Shoto siano leggermente OOC, ma vabbè, mi piace pensare di no.
Comunque mi sono anche emozionata scrivendolo,lol.
Alla fine, vi avevo promesso un matrimonio all'inizio della storia, ed è arrivato - anche se non lo stesso, lol -; Uh, non so davvero cosa dire in questo capitolo apparte che probabilmente mi ucciderete per aver lasciato un "finale aperto" per Bakugou e Uraraka... ma non dimenticatevi che c'è ancora il prologo!
E sì, Momo è incinta, ci avete azzeccato subito.
Non so, fatemi sapere se ci sono errori - nonostante l'abbia già ricontrollato numerose volte - e sopratutto se vi è piciuto. Il solito grazie alla sfilza di persone che leggono, recensicono, eccetera! *^* sono così contenta che vi sia piaciuta - e anche un po' triste che l'abbia già finita - ma sicuramente rilascerò qualche one-shot collegata a breve :)
Ho invece pubblicato una nuova storia sul fandom di BNH, ed è la Battle Royale di cui vi avevo accennato... se vi piace il genere, ovviamente.
Detto questo, un saluto,
Shanna!


 

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Capitolo 9
*** Epilogue - Second chance. ***


It's in the stars

It's been written in the scars on our hearts

We're not broken, just bent

 

And we can learn to love again
( Just give me a Reason; Pink ft Nate Ruess)

9. Epilogue - Second chance.
 

La cerimonia era appena finita, gli invitati e gli sposi, si stavano trasferendo uno ad uno verso il lussuoso giardino.
Ochaco non poteva credere di stare in quella villa immensa che sembrava essere grande quasi come una città; la mamma di Momo aveva insistito perché la cerimonia venisse effettuata nella grande mansione di famiglia Yaoyorozu - anche perché quella cerimonia contata circa due endo invitati, alcuni giornalisti inclusi - circondata da un ampio panorama di verde e colline - tutto di loro proprietà.
Il retro del l'immensa villa, che consisteva in un ampio giardino pieno di alberi di ciliegio e alcuni laghetti; era adesso pieno di tavoli e sedie - il tavolo dello sposo era posto al centro e tutti gli altri intorno - banchetti e addobbi eleganti.
Quando riscesero la piccola collina che portava dall'altare di un antico tempio giapponese sino  alla zona per banchettare, Ochaco era allibita di tanto lusso ed eleganza insieme. Nonostante conoscesse da anni Yaoyorozu, non poteva credere  a quello che vedeva.
«Waaa, è bellissimo!» strillò Ochaco, saltellando un poco. Immediatamente, sentì qualcuno darle un leggero buffetti sul braccio coperto dal kimono.
«Non saltellare così Faccia Tonda, o il moccioso finirà dritto nel laghetto.» la rimbeccò Katsuki, con un leggero sorriso in volto.
Ochaco gonfiò le guance, guardando poi il pargolo nelle sue braccia. Era ovvio che non si sarebbe dimenticata che in braccio aveva Shinji - e non quel moccioso! -. Dopotutto, si era offerta lei di badare ai gemelli durante la cerimonia degli sposi, anche perché era la madrina dei gemelli e non poteva certo trascurare i suoi doveri. Che persona irresponsabile sarebbe stata altrimenti?

Lanciò un'occhiata al piccolo Shinji di appena un anno: la stava guardando con i suoi enormi occhioni azzurri e aveva le guance leggermente arrossate. Allungò la mano verso di lei e gliele premette sulla guancia. Allora spostò lo sguardo verso il pargolo che teneva in braccio Katsuki: Amaya. Entrambi i fratellini avevano ripreso i capelli arruffati e bicolore di Todoroki ma, se il maschietto aveva avuto il dono gli occhioni azzurri della famiglia, la bimba aveva invece ereditato gli occhioni color pece della madre. Inoltre, se si osservava bene i capelli ancora corti dei bambini, si poteva notare una piccola differenza tra loro: Amaya aveva la parte sinistra bianca più visibile, mentre invece Shinji quella rossa. Erano bellissimi!

«Su,su Katsuki! Portiamo i bimbi dai loro genitori!» incoraggiò Ochaco, facendo sbuffare Katsuki, che la seguì non senza brontolare. Un mese prima, quando un'isterica Momo era preoccupatissima a chi lasciare i gemelli durante la cerimonia di unione, Ochaco aveva tranquillizzato l'amica che ci avrebbero pensato la madrina e il padrino, ovvero lei e Katsuki. 
Il ragazzo, ovviamente, non aveva apprezzato molto il fatto che "dovesse scorrazzarsi i gemelli", borbottando poi un: «Maledetto Metà e metà, mi ha teso una trappola con questa scusa del padrino! Lo sapevo che c'era sotto qualcosa!»

Ochaco e Katsuki, insieme ai gemellini, si diressero quindi verso la zona del banchetto, dove molti invitati erano già sparpagliati - per quanto la casa era grande, non sembrava fossero così tanti gli invitati, eppure erano circa duecendo! - e i domestici della famiglia di Todoroki e Yoayorozu, correvano qua e là. Ochaco intravide addirittura Endeavor qualche metro più in là, con Fuyumi e Ochaco era sicura che, da qualche parte, ci sarebbero stati Natsu Todoroki e Rei - la mamma di Shouto che, per l'occasione, aveva lasciato l'ospedale ed era venuta al matrimonio -.

Individuò poi, dall'altra parte del vialetto d'ingresso, l'amica che parlava con alcuni amici di famiglia Yaoyorozu, con di fianco il suo bellissimo marito. Entrambe le famiglie degli sposi tenevano molto alla cultura giapponese classica quindi, l'unica pretesa di Momo per il matrimonio era stata quella di una cerimonia tradizionale, e così anche il suo vestito; Momo indossava uno Shiromuku nella sua versione più innovativa:  il colore del bianco le risaltava la pelle diafrana e le si appoggiava sul corpo in morbide curve; la parte superiore del vestito presentava un eklegante scollo a cuore tempestato di brillanti, per poi scendere e trasfrormarsi nell'abito giapponese tradizionale. Inoltre era adornato con bellissimi fiocchi rossi e, anche i suoi capelli quasi interamente sciolti, erano bloccati da un lato con una forcina rossa a forma di fiore. 

Momo era davvero bellissima e l'espressione che aveva in visto era di felicità pura. Te lo meriti, Yaomomo. Sono così felice. Anche Todoroki aveva un insolito sorriso luminoso e il suo corpo ben scolpito si adattava al suo vestito tradizionale; il kimono era diviso in due pezzi: la parte sopra era bianca, abbinata alla sposa, mentre la parte sotto di un blu scuro.

«Sono così carini!» sussurrò Ochaco, quasi con le lacrime agli occhi. Elargì un grande sorriso a Katsuki e si avvicinò a lui, mentre il ragazzo la scrutava, tirandolo per una manica frettolosamente.

«Sei così smielata, Faccia Tonda che mi farai venire il diabete!» si lamentò. «Forza, consegnamo i mocciosi.» E, a quel punto, Amaya allungò le sue manine per tirare una ciocca di capelli di Bakugou, ridendo subito dopo. Katsuki bofonchiò qualche parolaccia ed Ochaco pensò che, se i bambini avessero iniziato ad usare il suo linguaggio, Katsuki Bakugou sarebbe presto finito in cenere - poi, ad incenerirlo sarebbero potuti essere in ordine: Shoto Todoroki, qualsiasi arma creata da Yaomomo oppure il fuoco di Endeavor .

«Bam-bam.» esclamò la bambina. Erano ancora piccoli per parlare, tuttavia sapevano già emettere alcuni suoni di riconoscimento per alcune persone. Amaya oltre a ma' e papa era riuscita anche a riconoscere loro due, chiamandoli come Bam e Ko!

I due ragazzi si diressero verso i nuovi sposi: a causa della gravidanza un po' tormentata di Yaomomo, avevano deciso di rimandare il matrimonio finchè non fossero stati in grado, poi, naturalmente dopo la nascita dei gemelli avevano aspettato ancora perché crescessero un po' e quindi eccoli lì, quasi due anni dopo, a compiere quella promessa tanto attesa.

«Yaomomo!» strillò Ochaco, facendosi rimproverare da Bakugou. I due sposi si girarono verso di loro e quando Momo vide i gemelli, quasi le si inumidirono gli occhi. «O dovrei dire signora Todoroki!» la canzonò e Momo arrossì appena. Incredibile, dopo due anni di relazione stabile, due figli e adesso il matrimonio, ancora arrossiva quando le sue amiche facevano qualche tipo di battuta su lei e Shouto.

«Buonasera, Katsuki. Ochaco.» salutò Shouto, allungando immediatamente la mano per solleticare il collo di Amaya - Shinji era già finito avvinghiato tra le braccia di Momo-.

«Buonasera un cazzo, Metà e Metà.» sbottò Katsuki, con la vena che pulsava pericolosamente sulla tempia. Lasciò la bambina al padre e sbuffò, girando i tacchi e dirigendosi verso la zona aperitivo. Ochaco ridacchiò.

Aveva capito che Katsuki si comportava in quel modo solo perchè aveva paura: alla sua età, tenere in braccio un bambino dava da pensare e probabilmente aveva ragionato sul fatto che aveva ventinove anni e nemmeno un piccolo erede Bakugou. E poi, Ochaco sapeva perfettamente che Bakugou adorava i gemellini, be' a modo suo. E, confrontandoli con la piccola peste di Kaminari e Jirou, il piccolo Sen - di ormai cinque anni - o la piccola Miya di quasi un anno - Mina era rimasta incinta appena un mese dopo Momo - , sapeva che i gemelli Todoroki erano i suoi preferiti.

«Congratulazioni ragazzi.» fece lei, ricevendo un abbraccio da Yaomomo così stretto che pensò per un attimo di non poter più respirare. Naturalmente avrebbe dato un abbraccio anche allo sposo ma quello era Todoroki Shouto  e, anche se sapeva che con Momo era piuttosto espansivo... Ochaco non voleva testarlo. Allungò una pacca sulla spalla all'eroe numero Due. Salutò poi i gemelli e si voltò, decisa a scovare Katsuki.

Lo ritrovò, qualche minuto più tardi,  in piedi davanti a un mini laghetto, a parlare con Kirishima e Mina. Esitò, non volendo disturbarlo e girò i tacchi, continuando a vagare tra le persone. Sentendo un odorino delizioso - erano Takoyaki? - , si lasciò trasportare da esso fin dove un altro banchetto di cibo - in attesa del pranzo, ovviamente di lusso che si sarebbe tenuto dopo - era posto davanti a un'altro laghetto come quello in cui stava Katsuki con gli altri. Esitò - non si trovava a suo agio nel mangiare così spudoratamente davanti agli altri - e allora allungò una mano, deviando la direzione originaria, verso un bicchiere di Champagne poggiato lì - era l'ultimo - ma la sua mano cozzò contro qualcosa.

Velocemente, il bicchiere ondeggiò su sè stesso e poi scivolò di lato, versando tutto il contenuto sulla tovaglia bianca e sulla giacca di qualcuno. Il cameriere quasi imprecò, scusandosi con Ochaco - che intanto era arretrata e non lo stava minimamente ascoltando - e ordinò a un suo collega di portarne subito altri due bicchieri.

Ochaco sollevò lo sguardo, poi afferrò un fazzoletto e lo porse a Midoriya Izuku. «Scusami, Deku-kun.»

Midoriya tirò un sorriso come a dire "Fa' niente."  e poi la guardò. Ochaco aveva evitato il suo sguardo - ed era difficile, visto che era il testimone dello sposo - per tutto il tempo, e così aveva fatto anche lui con lei e Katsuki. Sapeva benissimo che Deku non gli serbava affatto rancore - e numerose volte gli era capitato di parlagliene - anche se la evitava il più possibile.

Era stata capace di distruggere anche il cuore di Deku, e questo non se lo sarebbe mai perdonata.

«Ochaco-chan,» aveva continuato a chiamarla così, dopotutto, ma questo non aveva fatto sentire meglio Ochaco per due anni, anche se ormai lo aveva accettato. E Deku diceva - a Todoroki, che poi ne parlava con Momo e lei glielo riferiva - di avere ormai accettato la cosa, di esserci passato oltre. Diceva che ancora gli voleva bene ad entrambi. « Non essere così dispiaciuta, è solo un vestito.» la rimproverò. Anche se Izuku sapeva che quello a cui stava pensando non era il vestito.

Il cameriere tornò, e porse loro due bicchieri di champagne, con altre mille scuse, sopratutto a Midoriya - Ochaco si disse che era per il fatto che lui fosse il testimone di nozze. Ochaco sorseggiò quello champagne così prelibato, tentando di tenersi occupata. Accidenti, non sapeva cosa proprio dire!

A quel punto ad interromperli fu una voce femminile: «Deku! Perdona se ci ho messo troppo, non trovavo il bagno, questa casa è enorme! » strillò. Incuriosita, Ochaco spostò lo sguardo verso la ragazza che si era appena diretta verso di loro: non indossava un kimono, bensì un normale abito da cerimonia e sicuramente, non era giapponese. Cercò di ricordare dove aveva già visto quei mossi capelli biondi e quegli occhi azzurri così brillanti nascosti dietro una montatura leggera.

A quel punto, la ragazza si era fermata tra di loro e aveva elargito un sorriso quando l'aveva vista. «Ommioddio, tu sei Uravity, vero?»

Ochaco annuì, imbarazzata. Anche se voleva precisare che in quel momento, tecnicamente, non lo era. Fu Deku a parlare, presentando la ragazza e toccandosi i capelli nervosamente. «Ehm, Ochaco-chan, lei è... Melissa, una mia amica, ti ricordi di lei?»

Oh giusto. Melissa. Quella scienziata.

Sorrise. «Ciao, da quanto tempo!»

«Un'eternità!» le diede man forte Melissa.

Nonostante Deku sembrasse imbarazzato -e lei troppo espansiva per lui -, decise che formavano una gran bella coppia. Li osservò mentre lei gli strattonava il braccio, continuando a raccontare di quanto fosse lussuosa quella casa e lui annuiva. Non sapeva se Deku e lei fossero fidanzati o si fossero frequentando ma era... contenta. Deku stava andando avanti davvero. E forse, un giorno, quella ragazza avrebbe potuto riparare i danni che lei gli aveva ingiustamente inflitto.

Salutò in fretta i due, girandosi. «Conto su di te, Melissa.» sussurrò.

***

Bakugou stava ascoltando disinteressatamente i commenti di quanto il cibo fosse di prima qualità, o di quanto le persone fossero snob - con questo era vivamente d'accordo, la casa fosse grande e altre sciocchezze. Mina e Kirishima, in un certo senso, erano perfetti l'uno per l'altra e, quando iniziavano a straparlare, chi li fermava più.

Katsuki fece vagare lo sguardo tra la folla: alcuni degli invitati indossavano abiti tradizionali, mentre altri dei classici vestiti eleganti. Doveva ammettere che Metà e metà e Coda di cavallo si erano davvero impegnati per organizzare quello stupido matrimonio... e pensare che quell'idiota ci aveva messo così tanto a capire quello che doveva fare! Aveva sorbito i suoi piagnistei e alla fine, per esasperazione, lo aveva aiutato.

Anche se poi gli era caduto in basso, scegliendo quel merDeku come testimone di nozze - ma, d'altronde, aveva scelto lui come padrino di quelle pesti e, tutto sommato , erano entrambi amici suoi, per quanto non gli piaceva ammetterlo -. Che poi, se qualche anno prima gli avessero detto che sarebbe diventato amico di Shouto Todoroki - e addirittura il padrino dei suoi figli - si sarebbe fatto una grande e grossa risata. Non sarebbe mai stato possibile... ma, d'altronde, erano eroi e le cose assurde gli capitavano ogni giorno. Oltretutto, Todoroki era stato l'unico ad averso perseguitato come uno stalker, appena due anni prima, chiedendo di tornare dall'america, informandolo di Kirishima, offrirgli un lavoro e tentando - a modo suo - di aiutarsi a costruirsi una vita.

E poi l'aveva incoraggiato ad abbandonare il suo rancore per Ochaco Uraraka. Questa - forse- era la cosa migliore che gli avesse consigliato. 

Era cresciuto tanto, da quando era adolescente, ma se c'era una cosa che non era riuscito a cambiare era il suo maledetto orgoglio: era ferito, stanco e deluso e non avrebbe mai pensato di poter lasciarsi andare nel perdono. Eppure, Todoroki gli aveva fatto capire che aveva sbagliato, che entrambi avevano torto e che, magari, dovevano concedersi una seconda possibilità.

Così, da due anni a questa parte Bakugou aveva lavorato tanto - e Ochaco di conseguenza. Avevano rincominciato a frequentarsi da circa un anno, dopo essersi presi il proprio tempo per pensare. Nel primo anno dopo il suo ritorno in America, lui ed Ochaco si erano visti e parlati sporadicamente: si vedevano nelle ronde, collaboravano, facevano due chiacchiere di circostanza e partecipavano alle riunioni della ex sezione A senza parlare di rancori e faccende vecchie. Poi, da un anno a quella parte, lui ed Ochaco avevano iniziato ad uscire insieme, come amici, e spesso tenevano i gemelli quando Coda di Cavallo o Todoroki erano troppo impegnati con il lavoro - o volevano concedersi una pausa con i marmocchi.

Poi, tre mesi fa, Katsuki l'aveva baciata. Inizialmente si era pentito di quella scelta, pensando che fosse presto - c'è una cicatrice immensa da suturare, ancora -, eppure Ochaco aveva reagito nel modo più inaspettato: «Katsuki. Che ne dici se iniziamo con calma, come all'accademia. Ti ricordi?» E quindi, eccoli lì, tre mesi dopo a quel matrimonio, insieme. Senza progetti, senza aspettative, solo... loro.

«Eccovi qui!» trillò Ochaco, dirigendosi verso di loro con un sorriso radioso in volto. Katsuki pensava che gli fosse successo qualcosa di particolarmente felice perchè Ochaco non si sorrideva più spesso come una volta: in questi due anni gli aveva confessato che stava cercando di lavorare su sè stessa e che mai si sarebbe perdonata per quello che era successo con lui e... Deku. Negli ultimi tre mesi Ochaco era un po' più radiosa, e oggi più del solito. E Katsuki trovò strano pensare che, adesso, l'unica cosa che desiderava era vedere la Vecchia Ochaco. Ma sapeva che si sarebbe voluto un po', per entrambi.

«Siamo sempre stati qui, Faccia Tonda.» 

«Ochaco, sei particolarmente felice! E' successo qualcosa?» s'interessò subito Mina, con un tono sopreso e felice. Lei e le ragazze stavano cercando di aiutare Ochaco come meglio potevano e questo Katsuki ne era profondamente grato. Si ritrovò a pensare che, molti anni prima, era stata proprio Mina ad aiutarli a mettersi insieme.

«Non proprio.» rispose Ochaco. Si voltò verso Katsuki e sorrise. «Ho solo scoperto che un vecchio amico adesso sembra felice.»

Katsuki sapeva esattamente che stava parlando di Deku. Grugnì e poi camminò verso Ochaco prima che Mina iniziasse con il suo interrogatorio su chi fosse questo misterioso amico;  la afferrò e le circondò la vita con un braccio, tirandosela via. «Mi ha detto Todoroki che c'è una stanza al secondo piano che possiamo usare.» mormorò, malizioso.

Ochaco divenne estremamente rossa in viso. «Todoroki-san- cosa?»

Katsuki grugnì. «Non fare la pudica, Faccia Tonda, perchè non lo sei.» e lasciò cadere il discorso sul perchè Todoroki Shouto gli avesse inviato un messaggio con scritto che la stanza numero quattro, al secondo piano, era libera.

«Katsuki...» mormorò Ochaco. «Grazie.» I suoi occhi erano diventati improvvisamente lucidi e Katsuki capì che stava din nuovo pensano a tutta quella merda che si erano lasciati alle spalle.

Katsuki sbuffò. «Basta cazzate.»

Era la loro seconda possibilità, e non l'avrebbe certo sprecata a parlare di cose passate. Ci stavano provando, a superarle. Ne avevano parlato, milioni di volte, arrivando di nuovo a quel punto.

Sia Katsuki che Ochaco sapevano però che quella era la loro felice seconda possibilità. E che questa volta non l'avrebbero sprecata.

***
 

EYOOO
Perdonatemi se ci ho messo tanto - e il capitolo non mi soddisfa nemmeno pienamente - ma ho avuto dei problemini di cuore anche io, lol. Almeno ho scritto un finale felice ( adoro i finali tragici, solitamente). Passiamo ai ringraziamenti!


Ringraziamenti:
Un grazie enorme a tutti coloro che hanno seguito questa storia ( e che la leggeranno in futuro, ovviamente!) e che sono arrivati con me fin qui. Questa storia è stata importante per me perchè ho passato gli ultimi anni a tentare di scrivere senza riuscirci realmente. Non iniziavo e completavo un'opera da molto tempo - e voi mi avete aiutato a farlo!- 
Non sapete quanti racconti ( originali ) ho iniziato e non sono riuscita a concludere, con il sogno di finirli e poi spedirli a qualche casa editrice. Addirittua, sono ferma su una storia da due anni in cui mi mancano gli ultimi capitoli. Davvero assurdo.
E quindi, tornando a scrivere con questa storia mi è stato dato uno sprint per continuare con la scrittura.
Grazie!
E sicuramente non mi aspettavo che questa storia piacesse così tanto! Ne sono felice <3
Detto questo, tornerò . Per chi è interessato a leggere di più sulla coppia BakugouxOchaco ai tempi dell'accademia e di come è sbocciata, ho iniziato una nuova storia prequel ( anche questa non sarà molto lunga): When we were young. Ho messo il link del primo capitolo.
E niente, poi ho in testa un po' di One Shot su questa saga ( non so se avete notato, è diventata ufficialmente una serie); sul "finale" di Deku, missing moment che qui non vengono raccontati e piccole cose che pubblicherò pian piano. ( Ho un'agenda piena di appunti).
E quindi niente, magari ci sentiremo in futuro <3
Un abbraccio enorme, Shanna!
Plus Ultra!

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