Un diavolo a Roma di AlbAM (/viewuser.php?uid=1110488)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alba, il bianco e il nero ***
Capitolo 2: *** Fine di un'amicizia? ***
Capitolo 3: *** E' proprio lei! ***
Capitolo 4: *** Trinità dei Monti ***
Capitolo 5: *** Nei panni dell'altro ***
Capitolo 6: *** Un problema alla volta! ***
Capitolo 7: *** Strega! ***
Capitolo 8: *** C'è qualcuno nello specchio! ***
Capitolo 9: *** Esci da questo corpo! ***
Capitolo 10: *** Non fidarti degli sconosciuti! ***
Capitolo 11: *** Chi è Azaele? ***
Capitolo 12: *** Sogno o realtà? ***
Capitolo 13: *** Il racconto di Michele ***
Capitolo 14: *** Safet! ***
Capitolo 15: *** Nuove Alleanze ***
Capitolo 16: *** L'altra faccia della medaglia ***
Capitolo 17: *** Un accordo pericoloso ***
Capitolo 18: *** Un assembramento infernale ***
Capitolo 19: *** Fidati di me ***
Capitolo 20: *** Nascita di una strega ***
Capitolo 21: *** Non smetterò mai di cercarti ***
Capitolo 22: *** La resa dei conti ***
Capitolo 23: *** Dio li fa e poi li accoppia ***
Capitolo 1 *** Alba, il bianco e il nero ***
Questa
storia è nata tanti anni fa, più o meno intorno all'anno 2009, ma per un motivo o per un altro pur avendo tutta la storia in testa e nonostante avessi già
scritto diversi capitoli non ero mai riuscita a mettermi sul serio
per finirla. L'esperienza fatta con la fan fiction dedicata alla
serie Lucifer, mi ha fatto tornare la voglia di lavorarci e
concluderla. A proposito, non è ispirata in nessun modo a Buona Apocalisse a tutti o Good Omens, ai tempi non sapevo nemmeno dell'esistenza del libro di Gaiman e Pratchett.
Si
tratta di una commedia romantica e soprannaturale ambientata in una
Roma un po' reale e un po' inventata.
Spero che possa tener
compagnia e soprattutto regalare un po' di sorrisi a chi la leggerà.
AlbAM
Un
diavolo a Roma
Capitolo
1
Alba,
il bianco e il nero
La
ragazza ansimava sconvolta, la fatica della lunga corsa in mezzo al
bosco cominciava a farsi sentire, ma fermarsi per riprendere fiato
era impossibile, le voci dei contadini infuriati erano sempre più
vicine “Strega, strega maledetta, questa volta non riuscirai a
fuggire...”
Si
voltò per cercare di capire quanto distavano i suoi
persecutori, ma fu un errore, inciampò su una radice e cadde
per terra procurandosi una ferita alla gamba.
“Maledizione”
pensò disperata “ora seminarli sarà ancora più
difficile!”
Si
alzò faticosamente e provò a correre, ma un dolore
lancinante alla gamba la fermò subito “Oh, no”
pensò e proprio in quel momento sentì l'urlo stridulo
di un contadino con una folta barba bionda “L'ho vista! È
laggiù, dietro quel cespuglio di timo, non può più
sfuggirci”
#
Bip,
biip, biiip, biiiiip, Biiiiiiiiiiiiiiip
“HO
CAPITO, BASTA!” si lamentò Alba mentre con una mano
cercava inutilmente di bloccare la suoneria della sveglia.
Biiiiiiip,
Biiiiiiiip
TLAC
Finalmente
era riuscita a trovare il maledetto tasto.
Ancora
mezzo addormentata, ripensò al sogno le cui immagini erano
ancora vivide nella sua mente, per l’ennesima volta si era
svegliata esattamente nel momento in cui quell’odioso contadino
la scorgeva dietro il cespuglio.
Che
significato poteva avere quello stupido sogno ricorrente e perché
diavolo non riusciva mai a sapere come andava a finire si domandò
stizzita girandosi a pancia in su e fissando il soffitto.
Lo
sguardo le cadde sul ragno che dalla fine dell'estate aveva preso
possesso dell'angolo tra le due pareti sopra il suo letto
costruendovi una elaborata ragnatela che ristrutturava senza sosta.
“Tutta
fatica sprecata amico mio” pensò “questa primavera
dovrai cercarti un altro alloggio”
Arianna,
la sua migliore amica che soffriva di aracnofobia, le aveva più
volte domandato con aria terrorizzata come potesse sopportare la
presenza di quella bestia schifosa proprio sopra la sua testa.
Lei
rispondeva, mentendo, che malgrado facesse regolarmente pulizia, i
ragni continuavano ad entrare e fare la tela in quell'angolo.
Ma
la realtà era che non riusciva a scacciare il ragno in pieno
inverno. Non poteva fare a meno di immaginarlo sotto la pioggia
mentre si trascinava solo e infreddolito alla ricerca di una nuova
casa.
Si
rendeva conto che si trattava di una melensa immagine da cartone
animato disneyano, ma non ci poteva fare niente e forse, sotto sotto,
si era anche un po' affezionata al ragno.
Guardò
di nuovo l'ora, sospirò, scostò svogliatamente il
piumone e scese dal letto a soppalco grazie al quale l'agente
immobiliare aveva potuto presentare il suo minuscolo appartamento
come un ampio
e luminoso monolocale, adatto a clientela giovane e sportiva
(leggi: quarto piano senza ascensore).
Come
d'abitudine nel giro di poco più di mezz'ora riuscì a
fare la doccia, vestirsi, truccarsi e concedersi una rapida colazione
composta da tè e biscotti il cui nome ricordava vagamente
quello di una marca più nota, la cui pubblicità qualche
anno prima le aveva rovinato per sempre l'immagine di un famoso
attore di origine spagnola di cui era stata innamorata per tutta
l'adolescenza.
Prima
di uscire si controllò velocemente. Lo specchio le rimandò
l'immagine di una giovane donna minuta, con lunghi capelli neri e
ricci, le lentiggini sulle guance e due occhi verdi che la
osservavano con uno sguardo malinconico.
Alba
pensò che il cappotto blu scuro, un tempo raffinato ed
elegante, cominciava a dare segni di cedimento, doveva decidersi ad
approfittare dei saldi e comprarne uno nuovo.
Aggiustandosi
la sciarpa intorno al collo diede un'ultima occhiata veloce allo
specchio “Ma si” pensò “in fondo non ho
ancora nemmeno un capello bianco”.
Accompagnata
da quel pensiero rassicurante afferrò la borsa del computer e
uscì ad affrontare l'ennesima giornata di lavoro.
#
Alla
fermata della metropolitana non c'era più la calca di un
tempo. Merito della crisi e non certo del miglioramento del servizio.
Alba
si guardò malinconicamente intorno, non avrebbe mai pensato di
sentire nostalgia per la folla che si accalcava tutte le mattine
all'apertura delle porte del treno.
E
invece ora si rendeva conto che quella ressa era indice di vita, di
ottimismo, di futuro.
Seduta
sulla poltroncina del vagone mezzo vuoto, ripensò al suo
tragicomico appuntamento della sera prima. Il tipo le era stato
presentato dalla sua migliore amica aracnofobica come un ragazzo colto e
affascinante.
L'appuntamento
era partito male fin da subito quando lei per rompere il ghiaccio
aveva provato a parlare della sua serie preferita e lui l'aveva
immediatamente liquidata come una serie mediocre per casalinghe
frustrate, dopodiché aveva preso il controllo della serata
esibendosi in una noiosissima lezione sulla filmografia di Andrej
Tarkovskij, prendendo in esame ogni singolo film del regista.
Alba
era appassionata di cinema e riconosceva la grandezza intellettuale
di Tarkovskij, ma ciononostante non poteva fare a meno di considerare
i suoi film una palla mortale. E dire che era stata capace di
rimanere sveglia fino a notte fonda per guardare "I sette
Samurai" di Kurosawa in versione non tagliata, lingua originale
e sottotitoli. Ma Tarkovskij proprio non lo affrontava, figuriamoci
poi una serata monotematica dedicata ai suoi film e senza neanche un
minimo di dibattito, visto che parlava solo il tipo.
Al
termine di una cena che era stata un'agonia, lui le aveva proposto di
accompagnarla a casa e dopo aver parcheggiato ci aveva pure provato.
Lei
lo aveva respinto cortesemente e lui, che le era praticamente saltato
addosso, si era pure offeso!
L'aveva
salutata freddamente e se n'era andato sgommando senza neanche
aspettare che la ragazza arrivasse al portone di casa.
Certe
volte Alba si domandava con quale criterio Arianna giudicasse gli
uomini visti i tipi assurdi che le proponeva "Vedrai Alba
passerai una serata incredibile… e poi non ti dico che
sorpresa a letto!" concludeva sempre con un sorriso ammiccante.
Alba
non aveva mai avuto il piacere di sorprendersi, le sue serate
"incredibili" si erano sempre concluse sotto casa con un
cortese quanto ipocrita "Grazie per la bella serata, teniamoci
in contatto".
Ma
se Alba era single non era certo colpa dei gusti di Arianna in fatto
di uomini, gli ultimi anni infatti erano stati caratterizzati da una
serie di storie più o meno brevi e insoddisfacenti.
Le
sembravano così lontani i tempi dell'unica relazione veramente
profonda che avesse mai avuto.
Che
poi a pensarci bene, era abbastanza deprimente che la sua unica
relazione di spessore fosse stata quella con Marc, il compagno di
scuola francese con cui erano stati fidanzati ai tempi del ginnasio.
Marc
era un ragazzino allegro e rilassato con gli occhi neri e i capelli
ricci, anch’essi neri.
Aveva
dei bellissimi ricordi di quel fidanzamento adolescenziale interrotto
bruscamente l'estate della quinta ginnasio quando il padre di Marc,
ingegnere navale, aveva dovuto trasferire tutta la famiglia per
motivi di lavoro.
Erano
finiti ad Hong Kong, non proprio dietro l'angolo.
Si
vergognava ad ammetterlo, ma ogni volta che sentiva Laura Pausini
cantare Marco
se n'è andato e non ritorna più1,
si commuoveva pensando a
Marc.
Ricordava
ancora il dolore straziante provato nel salutare il suo fidanzatino
all'aeroporto e le parole di sua madre che cercava di consolarla
mentre tornavano a casa “Alba (Dio, come odiava quel nome da
vecchia che sua madre era riuscita a imporle) lo so, ora ti sembra
impossibile, ma vedrai che presto incontrerai un altro ragazzo, sarai
più grande e sarà ancora più bello!”.
Francamente
sua madre non si era mai sbagliata così tanto.
A
trentadue anni compiuti Alba era fermamente convinta che quella con
Marc fosse stata la sola e unica storia d'amore della sua vita e non
era sicuramente un caso che le fosse rimasto un debole per gli uomini
dai capelli ricci e neri.
“EUR
FERMI, STAZIONE EUR FERMI”.
La
voce impersonale dell'altoparlante la riportò alla realtà.
Scese dal treno, e con passo veloce si diresse verso l'uscita della
metropolitana.
In
pochi minuti arrivò in ufficio, si tolse sciarpa e cappotto e
trafficò un po' per far partire il computer.
Mentre
il portatile si avviava con l'usuale lentezza, ebbe la sensazione che
qualcuno la stesse osservando. Si guardò intorno, ma l'unica
persona presente era l’occhialuto collega nell'ufficio di
fronte impegnato in una accesa conversazione telefonica.
Guardò
fuori dalla finestra, ma vide solo gli operai al lavoro sul tetto del
palazzo di fronte.
“Alla
faccia della sicurezza sul lavoro” pensò osservando gli
operai lavorare sotto la pioggia battente senza alcuna protezione.
Poi
si immerse nella lettura delle e-mail.
La
giornata lavorativa, tanto per cambiare, era cominciata con le solite
magagne da risolvere.
#
Il
giovane dallo sguardo azzurro e solare camminava con passo leggero e
veloce sulle tegole dei tetti di Roma bagnati dalla pioggia
scrosciante. Ad ogni passo la treccia in cui erano raccolti i suoi
bei capelli biondi rimbalzava allegramente da una spalla all'altra.
L'impermeabile
bianco che lo riparava dalla pioggia non sarebbe stato molto intonato
alla maglietta estiva di Emergency e ai jeans azzurri scoloriti, ma
il giovane lo indossava con una tale nonchalance che l'insieme
risultava addirittura elegante. Probabilmente su qualsiasi altra
persona l'effetto sarebbe stato del tutto opposto.
Le
scarpe All Stars di colore blu e dalla suola liscia non erano certo
adatte ad una passeggiata sulle tegole bagnate e scivolose, eppure né
l'altezza, né il fatto che molte di quelle tegole fossero
sconnesse sembravano creargli alcuna preoccupazione o difficoltà.
Un
bambino di circa 5 anni cominciò ad arrampicarsi sulla
ringhiera di un balcone per osservare meglio la strada, il giovane
alzò il sopracciglio destro con aria severa e sussurrò
quasi a se stesso “Attenta Chantal...”.
“Mirkooooo,
ma cosa fai!” urlò quasi nello stesso istante una
giovanissima baby sitter prendendo il bambino fra le braccia con aria
terrorizzata, il bambino si voltò e sorrise al ragazzo biondo
che gli regalò una strizzatina d’occhio e continuò
la sua passeggiata sul tetto.
Saltando
da un tetto all'altro il giovane arrivò di fronte ad un
capannone in ristrutturazione, si fermò ad osservare gli
operai al lavoro sul tetto fino a che ne individuò' uno in
particolare.
“Eccolo
là” pensò “Milo, albanese, anni 28,
laureato in ingegneria. Manovale assunto in nero presso
l'EdilTurdozzi, fidanzato con Ada Giannini, 24 anni, laurenda in
lettere alla Sapienza di Roma...”.
“Ehilà
Michele, anche tu qui?” una voce allegra alle sue spalle
interruppe i suoi pensieri.
Michele
si voltò e il suo sguardo si rabbuiò alla vista di un
giovane sulla trentina dagli occhi scuri, i capelli nerissimi e ricci
e una corta barba nera che gli ricopriva le guance. L'uomo indossava
un giaccone nero, un berretto da marinaio, un maglione antracite a
coste, jeans neri e un paio di Nike Air Jordan bianche e nere.
Poggiato
con una spalla contro un camino, fissava Michele sotto la pioggia
battente, le mani affondate dentro le ampie tasche del giaccone e un
allegro sorriso di benvenuto stampato in faccia.
“Che
diavolo ci fai qui, Azaele?” rispose brusco il giovane biondo
“lo sai benissimo che il ragazzo è sotto la mia tutela”.
“Alla
faccia dell'educazione” commentò offeso il giovane bruno
“Almeno un ciao, potevi concedermelo visto che non ci vediamo
da mesi, o sei ancora arrabbiato per la storia di Lampedusa?”.
“Primo,
non hai risposto alla mia domanda, secondo... si, sono ancora
arrabbiato per la storia di Lampedusa. Sono stato per l’ennesima
volta riconfermato ai servizi di recupero e tu non ti sei neanche
degnato di cercarmi per chiedermi scusa. Se l'avessi fatto magari non
sarebbero passati mesi
prima di rivederci”
“Ok,
ok, hai ragione ti chiedo scusa anzi ti chiedo perdono. Però
cerca di capire, non ho potuto cercarti, ti lascio immaginare a cosa
posso essere stato assegnato io fino ad oggi, lo sai che laggiù...”.
“Aza,
non mi interessa” tagliò corto Michele “qualunque
punizione ti sia capitata te la sei meritata visto il casino che hai
combinato e che mi hai fatto combinare... comunque non hai ancora
risposto alla mia domanda: che cosa ci fai qui?”.
“Eeeh,
ma come siamo sospettosi, stai tranquillo, non ho nessun secondo
fine, sono qui per il vecchio” rispose Azaele indicando un uomo
sulla sessantina che dal basso urlava agli operai di darsi una mossa.
“Sei
più tranquillo ora?”
Michele
si rilassò “Ok, così va bene” si avvicinò
all'amico e lo abbracciò “E comunque anche se sei un
grandissimo idiota sono contento di vedere che stai bene”
Azaele
restituì l'abbraccio e poi chiese con aria contrita “Allora
mi hai perdonato?”.
“Ma
si, ma si, tanto lo sai che alla fine ti perdono tutte le fesserie
che fai".
Michele
gli batté affettuosamente una mano sulla spalla, poi sfilando
uno smartphone dalla tasca dell'impermeabile commentò “Beh,
visto che sapevo che ci sarebbe stato da aspettare mi sono
attrezzato”.
Collegò
le cuffie al cellulare e ne porse una ad Azaele che domandò
“Che ascolti?”
“Paranoid
dei Black Sabbath” rispose Michele.
“Non dovresti ascoltare certe cose!" sorrise Azaele infilandosi la cuffia, Michele ridacchiò.
I
due rimasero per un po' seduti uno di fianco all'altro ascoltando in
silenzio la musica, ognuno con la sua cuffia. Poi Michele notò
che lo sguardo dell'amico era rivolto verso alcune finestre dello
stabilimento di fronte al capannone in ristrutturazione.
Si
tolse la cuffia e domandò “Che hai da fissare così
intensamente quelle finestre?”
Azaele
si voltò e rispose visibilmente imbarazzato “Quali
finestre?”.
“E
dai Aza, non sono idiota, quelle dello stabilimento lì
all'angolo”.
Si
alzò e si avvicinò al bordo del tetto sporgendosi per
vedere meglio.
Azaele
cercò di impedirglielo tirandolo per un braccio, ma Michele si
sciolse dalla stretta e aguzzando la vista vide una donna che
lavorava al computer, la osservò per qualche istante pensando
che doveva essere impegnata in qualcosa di difficile visto che non
muoveva neanche un muscolo.
Osservandole
bene il viso si rese conto che aveva qualcosa di molto familiare, di
estremamente familiare!
Si
voltò verso Azaele con aria sorpresa “Le somiglia
parecchio!” esclamò.
“Si”
rispose Azaele malinconicamente “Ma non sono sicuro... non sono
riuscito ad avvicinarmi perché non posso perdere di vista il
vecchio, sai com'è non voglio combinare altri casini”
“Perché
non dici che non ti sei avvicinato di più perché hai
paura di rimanere nuovamente deluso?” domandò Michele.
“Si,
hai ragione” ammise Azaele “la verità è che
ho paura che anche questa volta si tratti solo di una notevole
somiglianza, niente di più” fissò la donna con
uno sguardo triste e aggiunse “E poi se fosse lei... pensi
che... insomma dopo tanto tempo... pensi che si ricorderà
ancora?”.
“Fidati
Aza” rispose Michele sorridendo ironico “nessun essere
umano potrebbe dimenticarsi di aver incontrato uno della tua specie,
anche solo per un minuto!”.
“Spiritoso,
non mi sembra di essere quel genere di demone”.
“Sto
scherzando, non prendertela, lo so bene che non approvi lo stile
Zuul”.
“Quegli
stupidi demoni sumeri...!” ridacchiò Azaele “Ci
rovinano l'immagine!”.
Michele
sorrise anche lui, era contento di essere riuscito a far ridere
Azaele, gli dispiaceva vederlo così triste e poi conoscendo
l'amico temeva che l'umore tetro potesse spingerlo a combinare
l'ennesimo pasticcio.
#
Alba
sorseggiava il caffè della pausa di metà mattina
osservando gli operai ancora al lavoro sul tetto in costruzione, la
pioggia era finalmente cessata e un bel cielo azzurro cominciava a
farsi spazio tra le nuvole grigie.
Lo
sguardo di Alba, a tratti, non poteva evitare di spostarsi verso il
tetto del palazzo all'angolo, aveva la strana sensazione che da lassù
qualcuno la stesse osservando, eppure non riusciva a scorgere
nessuno, strano!
Una
collega dell'amministrazione entrò improvvisamente nel suo
ufficio e con uno sguardo terrorizzato le domandò senza
neanche salutarla “Ma, tu che ne pensi del discorso di Molinesi
alla Prima Riunione Generale?”
“Boh,
ha fatto il suo show, no? E’ pagato per questo”
“Si
ma è evidente che è qui per tagliare teste anche se
ufficialmente è stato chiamato per fare formazione e
migliorare la collaborazione tra uffici. Il tuo colloquio individuale
com'è andato? Io ho paura di aver detto troppo!”
Alba
travolta dall’ansia della collega ebbe l’impressione che
una mano sconosciuta le fosse entrata dentro il petto e avesse
cominciato a stingerle il cuore.
Cercando
di mantenere la calma rispose “Ma, no, stai tranquilla! Siamo
sempre tragici qui dentro, se è venuto per fare della
formazione sarà così, sono anni ormai che qua dentro
non si fa nessun tipo di formazione” ma neppure lei credeva a
quello che stava dicendo e la faccia pallida e tesa della collega non
era d'aiuto.
Mentre
parlavano un giovane operaio biondo perse improvvisamente
l'equilibrio e rotolò lungo il tetto del capannone in
ristrutturazione, la collega di Alba lanciò un urlo di
terrore.
Alba
si voltò e vide con sollievo che l'operaio era riuscito ad
aggrapparsi ad una trave, un altro operaio era già li e stava
per afferrarlo.
Ma
la trave era ancora bagnata e scivolosa a causa della pioggia
recente, il ragazzo perse la presa e Alba lo vide precipitare sul
marciapiede.
Rimase
pietrificata, al contrario della collega dell'amministrazione che
iniziò strillare come una pazza insieme agli altri colleghi
che erano stati testimoni di quella terribile tragedia.
In
mezzo alla confusione di quelle grida distinse chiaramente una voce
urlare “Gesù lo sapevo che non dovevo prenderlo questo
albanese di merda, finisco in galera per colpa di ‘sto
imbranato del c... cuore... il cuo... il cuo...!”.
Il
proprietario dell'impresa edile, terrorizzato dalle conseguenze
legali ed economiche dell'accaduto colto da infarto si portò
una mano al cuore e stramazzò a terra senza finire la frase.
Alba
si sentì svenire, tutto intorno a lei cominciò a
diventare confuso e per un attimo le sembrò di vedere davanti
a se due ombre, due fantasmi alati, uno bianco e uno nero che sospesi
nel vuoto la fissavano da dietro i vetri del suo ufficio con gli
occhi spalancati.
“Sto
svenendo e ho le allucinazioni” pensò prima di perdere
completamente i sensi.
#
“É
lei Aza, è lei!” esclamò Michele.
“É
lei e ci ha anche visto Michele, ci ha visto! Ma come è
possibile?”.
Azaele
non riuscendo più a controllare la sua curiosità aveva
spalancato le sue nere ali da pipistrello ed aveva svolazzato fino
alle finestre dell'ufficio di Alba.
Michele
aveva deciso di seguirlo per poterlo riportare all'ordine in tempo
per evitare disastri.
“Ma
che dici Aza, non può averci visto!”.
“Ti
dico di si Miky”.
“E
io ti dico che non è possibile”.
Continuarono
a battibeccare per qualche minuto fino a che non sentirono
distintamente un urlo alzarsi dalla strada “Miracolo, miracolo,
sono vivi, sono risorti!”
Michele
e Azaele si fissarono interdetti, poi abbassarono lo sguardo verso la
strada e con orrore si resero conto che avevano perso troppo tempo
davanti alle finestre dell'ufficio di Alba, le due anime che
avrebbero dovuto “ritirare” erano rientrate nei
rispettivi corpi e il giovane albanese e l'anziano imprenditore si
erano risvegliati.
Una
piccola folla si era già raccolta intorno ai due e la notizia
del miracolo cominciava a passare di bocca in bocca.
“Ops!”
esclamò Azaele “Ho paura che ci siamo cascati un'altra
volta”.
“Questa
volta è quella di troppo Aza” commentò buio
Michele osservando la scena sotto di sé “questa volta
non basterà chiedere scusa”
Nota:
“La solitudine” - Laura Pausini (1993)
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Capitolo 2 *** Fine di un'amicizia? ***
Capitolo
2
FINE
DI UNA AMICIZIA?
“Devo
fare qualcosa, Miky, non so cosa ma qualcosa devo fare!”.
Azaele
continuava a svolazzare nervosamente intorno a Michele, erano sul
tetto del palazzo dove lavorava Alba e Michele, seduto sul cornicione
con le gambe penzoloni nel vuoto, osservava costernato la scena
caotica che si stava svolgendo sotto il suo sguardo.
Una
folla esaltata ed inneggiante al miracolo aveva invaso la strada bloccando l'ambulanza che, a sirene spiegate, cercava di aprirsi un
varco per riuscire a portare i due miracolati in ospedale.
Il
conducente di un taxi suonava il clacson senza sosta sperando,
inutilmente, di riuscire a farsi largo tra la folla di curiosi.
Alcuni
vigili tentavano senza molta convinzione di riportare la calma mentre
le finestre e i balconi dei palazzi circostanti erano affollati di
curiosi che si sporgevano verso la strada cercando di capire cosa
stesse succedendo.
“Aza
non possiamo fare più nulla” rispose costernato Michele
“Guarda che disastro, ormai non possiamo più ritirare le
anime di quei due!”
“Quali
anime, di che parli, io parlavo di Alba” rispose Azaele
confuso.
“MA
SEI IDIOTA, AZA?” urlò Michele alzandosi in piedi.
“Ma
ti rendi conto che a causa della nostra sbadataggine per l'ennesima
volta abbiamo modificato il destino di due anime? Ti rendi conto che
stavolta abbiamo davvero oltrepassato il limite?”
Ricadde
seduto sul cornicione e prendendosi la testa tra le mani mormorò
“Mi assegneranno come minimo altri 50.000 anni di servizi di
recupero, sempre che non mi tolgano l'aureola e mi mandino a far la
guardia alle porte del limbo, che sarebbe anche peggio. Povero me che
disastro!”.
Azaele
rendendosi
finalmente
conto della situazione e della disperazione di Michele
smise
di svolazzare e avvicinandosi all'amico gli poggiò una mano
sulla spalla per consolarlo.
“Dai
Miky, non credo che la situazione sia così tragica, lassù
sono comprensivi non è mica come da noi che...”
Michele
lo interruppe furente “Lassù saranno anche comprensivi,
ma sono ligi al dovere e scrupolosi! Non è come da voi,
che avete un tale casino che se non consegni un'anima sono capaci di
accorgersene dopo tremila anni!”
“Si,
però quando se ne accorgono sono cavoli amari, lo sai
benissimo! Il perdono non è esattamente di casa dove vivo io!”
rispose imbronciato Azaele.
Michele
gli voltò le spalle arrabbiato e riprese a mugugnare tra sé
e sé.
Azaele
offeso, ma anche dispiaciuto per aver fatto arrabbiare l'amico,
cominciò a passeggiare nervosamente cercando di trovare una
soluzione all'errore che avevano commesso.
In
effetti Michele aveva ragione, non era la prima volta che cambiavano
il destino di due persone e se a Lampedusa in qualche modo se
l'erano cavata, questa volta sarebbe stato più difficile
trovare
una giustificazione credibile.
#
"Allora,
ci muoviamo?" domandò nervosamente il passeggero del Taxi
234, un uomo alto e robusto dai freddi occhi grigi nascosti dietro un
paio di occhiali scuri "Non è che posso fare notte qui,
veda di farsi strada" aggiunse in tono perentorio.
"Non
lo vede che la strada è bloccata?" rispose altrettanto
nervosamente il tassista "non posso mica passare sopra la
gente!"
"E
allora suoni, no? Vedrà che si spostano!"
"Si
spostano un par de palle! Ma che è sordo? Sto suonando il
clacson da dieci minuti!"
"Avevo
le cuffie, lavoro anche in taxi non perdo mica tempo, io!"
rispose arrogantemente il passeggero.
"Ah
si? Io invece guido il taxi nel traffico perché mi diverto a
cazzeggiare in giro per Roma, è il mio passatempo preferito!"
rispose sarcastico il tassista.
Il
passeggero gli lanciò uno sguardo sprezzante attraverso lo
specchietto retrovisore e concluse tagliente "Allora sarà
abituato a cavarsela in situazioni come questa, quindi veda di fare
il suo lavoro e mi porti a destinazione in orario"
"Se
vuole arrivare in orario mi paghi e scenda, la sua destinazione è
a trecento metri da qua, è quella palazzina bianca e verde
all'angolo!" rispose sgarbatamente il tassista indicando il
palazzo dove lavorava Alba.
"Cioè
dovrei scendere senza essere portato a destinazione? Io pago e voglio
essere portato dove dico io, non dove fa comodo a lei!"
"Scusi
lei come si chiama?" domandò il tassista.
"Corrado
Molinesi, perché?" rispose spiazzato il passeggero.
"Guardi,
adesso piglio il microfono e comunico a tutti che il Signor Corrado
Molinesi non può scendere trecento metri prima della
destinazione e farsela a piedi, sono sicuro che la folla come sente
il suo nome si apre come il Mar Rosso, che in confronto Mosè
scansate proprio!" concluse il tassista lanciando un sorriso
sarcastico ad un furioso Molinesi.
#
Azaele
smise di passeggiare e per qualche minuto osservò con
attenzione la confusione che regnava sotto di lui.
Improvvisamente
un'espressione
allegra gli illuminò il viso, si avvicinò
all'amico e disse con tono rassicurante “Ascolta
Michele, una soluzione in realtà c'è, non è
passata neanche mezz'ora, siamo sicuramente ancora in tempo per
recuperare le anime prima che il loro destino venga modificato
irrimediabilmente,
nessuno si accorgerà di niente, vedrai!”.
“Ma
che diavolo stai dicendo Aza, come accidenti possiamo recuperare le
loro
anime?
Ormai sono sopravvissuti”.
“Un
modo c'è, Miky" rispose Azaele fissando con sguardo diabolico
l'elegante passeggero del taxi bloccato
dalla
folla.
L'uomo
stava
discutendo nervosamente
con
l'autista come se la colpa del caos che bloccava la strada fosse di
quel poveretto.
“Guarda
quei due nel taxi"
spiegò
"loro non sono destinati a morire e neanche il personale medico
di quell'ambulanza,
quindi se prendo possesso del corpo dell'autista dell'ambulanza,
giusto il tempo di causare un incidente mortale con il taxi e
recuperare le “nostre anime...”.
“MA
SEI IDIOTA?” urlò Michele “Ma secondo te io posso
permetterti di impossessarti di un corpo mortale come uno
stramaledetto demone? Ma per chi mi hai preso?”.
Azaele
lo guardò offesissimo e rispose “In primo
luogo
modera i termini perché mi stai offendendo, in secondo luogo
tu non permetti niente a nessuno: IO SONO un demone e mi impossesso
di chi mi pare, in terzo luogo, non c'è altro modo, quindi
vado!”
Detto
ciò spalancò le ali e si gettò giù dal
tetto.
“Oh,
mio D… auch!” Michele si morse la lingua per non finire
la frase, poi si buttò dal tetto pure lui, cercando di
raggiungere l'amico.
Azaele
era quasi arrivato a tiro dell'autista dell'ambulanza quando una
spinta lo fece rotolare per terra e finire a gambe all'aria.
“Accidenti
a Michele e al suo stramaledetto carattere integerrimo” pensò,
quindi riprese il controllo e si diresse di nuovo verso l'ambulanza.
Ma
Michele gli afferrò un'ala bloccando il suo slancio.
“Per
la miseria Miky, piantala” urlò Azaele gettandosi
furioso contro l'amico.
I
due cominciarono a lottare rotolando l'uno sull'altro.
Improvvisamente
l'ambulanza riuscì ad aprirsi un varco e partì a tutta
velocità in direzione del taxi spiegando la sirena per
avvertire del suo passaggio, ma l'autista non si accorse del pericolo
perché era ancora impegnato a litigare con il passeggero.
Azaele
urlò ridendo “Guarda ci pensano da soli, muahahahha!”
Michele
sconvolto cercò di inviare un avvertimento
telepatico all'autista del taxi, ma questo era talmente preso dal
litigio che non sentì nulla.
Michele
lasciò
andare Azaele e si lanciò verso il tassista con l'intento di
riportarne l'attenzione sulla strada.
Di
colpo il tassista si accorse del pericolo e allungò il piede
verso l'acceleratore per tirarsi da parte, nello stesso istante
Corrado Molinesi afferrò la testa dell'autista e sbattendola
contro il volante con un sorriso diabolico e gli occhi che mandavano
bagliori rossi esclamò "Hai perso Miky!”
A
quel punto successe il finimondo.
L'ambulanza
si schiantò a tutta velocità contro il taxi
ribaltandosi su se stessa più e più volte, il taxi
venne spinto con violenza contro un palo della luce che si piegò
in due centrando in pieno la vetrina di un negozio di scarpe e
facendola esplodere letteralmente in mille pezzi.
La
folla di curiosi
fu investita da una
miriade di frammenti di
vetro, e fu probabilmente
un miracolo se
non si verificò una vera e propria strage, la maggior parte
dei
presenti se
la cavò solo con qualche graffio.
All'esplosione
della vetrina seguì un silenzio irreale, il tempo sembrò
fermarsi finché uno sportello dell'ambulanza si aprì
con uno scricchiolio e un paramedico insanguinato si trascinò
fuori dall'ambulanza.
La
folla ricominciò a urlare, un poliziotto chiamò
un'altra ambulanza poi corse ad aiutare il paramedico, un altro si
diresse verso il taxi per verificare le condizioni dei due passeggeri
“Non posso crederci” esclamò sbigottito dopo aver
guardato dentro la macchina accartocciata “dopo un simile
schianto sembra che siano ancora vivi!”
“La
stessa cosa non si può dire per i due miracolati” lo
informò il collega raggiungendolo “sono morti sul colpo.
Si vede che era destino, in un modo o nell'altro!”
#
Ma
perché sei così furente Miky?” domandò
Azaele “abbiamo risolto il problema, abbiamo recuperato le
anime...!”.
Erano
di
nuovo
sul tetto della
palazzina dove lavorava Alba,
Michele lo stava insultando e accusando di essere un folle totale.
L’anima
del povero Milo, che Michele teneva stretto per un polso, si
scambiava sguardi allibiti con l'anima dell'imprenditore che Azaele
teneva per un braccio. La sorpresa per il litigio a cui stavano
assistendo aveva di gran lunga superato quella di aver compreso di
essere morti.
“Tu
non ti rendi conto, guarda che disastro, pensi che lassù non
capiranno quello che è successo? Come farò a spiegare
una cosa del genere? Cosa risponderò quando mi chiederanno
come ho fatto a recuperare l'anima di Milo? Gli dirò che il
mio amico demonio ha posseduto un poveraccio per costringerlo ad
aiutarci? Gli dirò che per recuperare la mia anima ho quasi
causato una strage? E secondo te, saranno contenti lassù? Sono
stanco Azaele, stanco, tu non sei un vero amico, tu sei solo e
unicamente uno stramaledetto egoista, un casinista senza speranza!”
“Ma
Michele io... ”
“No
basta, la verità è che avrei dovuto troncare la nostra
amicizia già da allora, quando scegliesti da che parte stare!
I tuoi errori continuano a ricadere su di me. E' venuto il momento di
ammettere che Ysrafael ha sempre avuto ragione. Questa amicizia non
ha più senso, è ora di darci un taglio Aza!”
“E
dai,
ora stai esagerando, Miky...”
“Non
scherzo Azaele
e non
voglio vederti mai più, la nostra amicizia finisce qui, è
chiaro?” urlò Michele.
Azaele
resosi conto che l'amico parlava sul serio balbettò sconvolto
“M... m... ma, noi siamo amici da sempre, da milioni di anni!"
“Noi
eravamo amici, ERAVAMO, hai capito? Non voglio più
incontrarti, sparisci e non farti vedere mai più per il resto
dell'eternità sono stufo di essere coinvolto nei tuoi casini,
hai capito? Addio per sempre!”
“Ma
Michele...”
“Basta,
sta zitto, ho detto addio” tagliò corto Michele, quindi
spiegò le ali e si lanciò in volo verso il cielo
portando con sé Milo.
Azaele
spiegò anche lui le ali e trascinando con se il vecchio
imprenditore provò a seguirlo pregandolo di fermarsi, ma
Michele lo ignorò dirigendosi sempre più in alto.
Azaele
continuò a seguirlo implorando di perdonarlo finché
improvvisamente si schiantò contro un muro invisibile che lo
respinse con violenza verso la terra.
Mentre
precipitava inesorabilmente verso
l'Inferno
provò un terribile dolore al petto per la perdita di quello
che aveva sempre considerato più un
fratello maggiore che un amico.
“Chissà
se anche LUI ha provato un dolore così profondo quando è
stato cacciato giù per sempre...” pensò Azaele
piangendo silenziosamente al
ricordo di
una battaglia perduta molti e molti millenni prima.
Il
signor Turdozzi, vedendolo piangere, per la prima volta in vita sua
si preoccupò per qualcuno che non fosse se stesso e
rivolgendogli uno sguardo commosso cercò di consolarlo "Non
preoccuparti ragazzo si vede benissimo che quel biondino ci tiene a
te, vedrai che quando gli sarà passata l'arrabbiatura
tornerete ad essere amici!".
Non
aveva finito di pronunciare quelle parole che il suo braccio sgusciò
via dalla mano di Azaele e la sua anima fu risucchiata verso l'Alto
dei Cieli.
"Fantastico!"
sospirò avvilito Azaele continuando a precipitare "Nel
giro di due ore non solo ho perso il mio migliore amico, ma sono
anche riuscito a farmi scappare sotto il naso un'anima nera,
recuperarla e alla fine commuoverla al punto di farle ottenere il
perdono e mandarla dritta in Paradiso. Michele ha ragione, questa
volta l'ho combinata davvero troppo grossa, il mio supervisore mi
ammazzerà!"
E
mentre pensava a come cavarsela, la terra si aprì per
accoglierlo nel Regno degli Inferi.
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Capitolo 3 *** E' proprio lei! ***
Capitolo
3
È
proprio lei!
“Ma
non è possibile” si lamentò il contadino furioso
mentre con una roncola falciava furiosamente i rami di un povero
cespuglio “Vi giuro che era qui, l’ho vista con i miei
occhi era in piedi dietro questo cespuglio e mi guardava con quegli
occhi da strega”.
Gli
altri contadini si erano buttati a terra sfiniti per il lungo
inseguimento e delusi per il mancato linciaggio.
Alla
fine il contadino si arrese “La puttana del diavolo deve aver
fatto uno dei suoi incantesimi non c’è altra
spiegazione” sentenziò sudato e sconfitto.
Improvvisamente
si sentì un fruscio, un cinghiale si sporse da dietro una
quercia e osservò incuriosito i contadini.
“Eccola
è lei!” urlò il contadino barbuto indicando il
cinghiale “Si è trasformata per non farsi riconoscere!”
A
quel grido tutti contadini balzarono in piedi e si buttarono
all’inseguimento del povero cinghiale che, vista la malaparata,
schizzò via di gran carriera verso la folta vegetazione del
sottobosco.
#
Alba
stava riprendendo conoscenza, intorno tutto le sembrava un po'
confuso.
Delle
figure indistinte incombevano su di lei in modo minaccioso, cercò
di allontanarle con una mano, ma non andavano via.
Una
figura scura si fece spazio tra le altre “Chi sei? Ti conosco?”
domandò Alba strizzando gli occhi per cercare di distinguerne
il volto.
Ma
tra lei e l'ombra scura si frappose un viso familiare, Alba riconobbe
Marzia una collega dell'amministrazione e le sorrise debolmente.
“Alba,
ti sei ripresa finalmente!” commentò Marzia sospirando di sollievo.
“Ma
che è successo? Sono svenuta?” domandò confusa
Alba rendendosi conto di essere adagiata sul letto dell'infermeria e
circondata da un gruppetto di colleghi, alcuni lì in quanto
componenti della squadra di primo soccorso, altri per curiosità
o per poter malignare su un suo eventuale tentativo di fare un po' di
scena per andare a casa prima.
“Sei
rimasta svenuta per quasi un'ora, non riuscivamo a rianimarti in
nessun modo. Abbiamo cercato inutilmente di far arrivare un'ambulanza
ma con il disastro che è successo il traffico era
completamente bloccato” le spiegò il collega Marozzi
dell'ufficio progetti.
“Disastro?”
domandò Alba, poi si ricordò del terribile incidente a
cui aveva assistito “E' vero” mormorò “quel
povero ragazzo...”.
“E
mica solo lui” commentò esaltato un collega “Anche
quel poveraccio del proprietario dell'impresa di costruzioni, e poi
c'è stato uno scontro pazzesco tra un'ambulanza e un taxi, che
storia!”
Alba
non capiva cosa ci fosse di tanto esaltante in una simile tragedia,
ma d'altra parte il collega non aveva mai brillato per la sua
sensibilità.
Ebbe
un piccolo capogiro e per un attimo le sembrò di percepire
nuovamente la presenza dell'ombra scura dall'aria familiare.
Si
guardò intorno ma tutto ciò che vide furono i colleghi,
un armadietto per i medicinali e un poster che ritraeva un cucciolo
di elefante che si accingeva ad attraversare un fiume in piena mentre
mamma elefantessa lo aspettava sull'altra riva con atteggiamento
incoraggiante.
La
foto era accompagnata dalla frase motivante “Tutte le cose sono
difficili prima di diventare facili!”.
Qualche
solerte impiegato dell'ufficio personale doveva aver concluso che in
infermeria ci finissero più che altro i dipendenti che non
reggevano lo stress del lavoro.
Il
collega dell'ufficio progetti propose ad Alba di andare a casa, ma
lei notò i sorrisetti maligni sulle labbra dei colleghi più
pettegoli e rifiutò l'offerta.
“Grazie,
Vincenzo, ma adesso sto bene”.
“Sicura?”.
“Si,
davvero, è tutto ok, voglio tornare nel mio ufficio!”.
“Va
bene, ma tra mezz'ora chiamami e confermami che è tutto a
posto. Marzia per favore accompagnala”.
Tornando
in ufficio Alba si rese conto che la tensione non si era ancora
allentata, i colleghi continuavano a commentare l'accaduto e intorno
alla macchinetta del caffè un capannello di persone discuteva
la dinamica degli eventi.
Una
collega dell'Ufficio personale arrivò in coppia con la sua
inseparabile amica dell'Ufficio commerciale e con l'aria di chi sta
per rivelare lo spoiler del secolo esclamò “Non vi
immaginerete mai cosa ho saputo!”.
La
ragazza ottenuta l'attenzione desiderata sussurrò “Indovinate
chi era il passeggero del taxi investito dall'ambulanza...”
fece una piccola pausa ad effetto e poi rivelò “Molinesi!
E a quanto pare si trova in stato di coma al S. Eusebio!”.
Si
levò un “Evvaiiii!!” corale seguito da un silenzio
imbarazzato.
I
presenti, evitando di guardarsi negli occhi, si dileguarono
bofonchiando qualche “Beh, vado... E' tardi, devo timbrare...”.
Arrivata
in ufficio Alba ringraziò Marzia e si avvicinò alle
finestre, il tetto del palazzo in costruzione era deserto e in strada
erano rimasti solo gli ultimi curiosi e alcuni Carabinieri che
stavano finendo di delimitare la zona della disgrazia.
Improvvisamente
si ricordò che doveva chiamare un fornitore, nello stesso
istante squillò il telefono, Alba rispose e commentò
stupita “Signor Guidotti? Che sorpresa, stavo pensando proprio
a lei!”
#
Azaele
atterrò sulle riva dell'Acheronte guardandosi intorno
speranzoso, aveva appena trovato il modo per togliersi dai guai, non
era raro infatti che qualche indisciplinato collega abbandonasse la
sua “consegna” sulla riva del fiume senza preoccuparsi di
affidarla personalmente a Caronte che regolarmente si infuriava e
inviava messaggi di protesta agli Arcidiavoli denunciando che “Ancora
una volta mi ritrovo costretto ad interrogare un "utente"
sprovvisto di accompagnatore al fine di verificarne il Girone di
destinazione! Ricordo che tra le mie mansioni non vi è la
valutazione del curriculum del peccatore e pertanto non mi assumo
alcuna responsabilità in caso di errori di consegna”.
Caronte
sapeva molto bene che l'utilità di tali comunicazioni era di
poco inferiore allo zero periodico, ma non voleva rinunciare al suo
sacrosanto diritto di far presente ai piani alti tutte le
inefficienze a cui era costretto a mettere una pezza da milioni di
anni!
Azaele
notò l'anima di un uomo in giacca e cravatta che si guardava
intorno con aria sperduta, sogghignò e avvicinandosi gli
domandò in tono amichevole “Salve, serve una mano? Mi
sembri un po' in difficoltà!”.
#
Azaele
si alzò in volo soddisfatto, ci sarebbero voluti secoli prima
che qualcuno si accorgesse che non era lui l'addetto all'anima che
aveva appena consegnato a Caronte e a quel punto non sarebbe
importato più a nessuno, sempre ammesso che qualcuno se ne
accorgesse.
Volò
fino all'ufficio della ragazza che somigliava tanto ad Alba e quando
lo vide vuoto fu preso dal panico, ma dov'era finita?
Poi
sentì un impiegato occhialuto spiegare ad un collega che Alba
non era ancora rientrata dall'infermeria.
Il
demone trasalì, l'uomo aveva chiamato la ragazza dagli occhi
verdi "Alba".
"Non
può essere solo una coincidenza" pensò "questa
volta l'ho ritrovata davvero!".
Ma
l'infermeria dove poteva essere?
Girellò
per una decina di minuti tra scale e uffici quando finalmente notò
una mappa dello stabilimento.
“Una
cosa simile sarebbe utile anche da noi” pensò Azaele che
regolarmente si perdeva tra i cuniculi infernali e si trovava
costretto ad interrompere il tormento di qualche dannato per chiedere
indicazioni.
I
dannati in genere lo guardavano stravolti e poi gli rispondevano con
un urtante sorrisetto di scherno, qualcuno si prendeva anche la
soddisfazione di fornirgli le indicazioni sbagliate per ridere alle
sue spalle.
Azaele
però non se la prendeva più di tanto, in fondo che male
c'era se quei poveretti si concedevano un breve momento di allegria
in un'eternità di tormenti.
Studiò
con attenzione la mappa e una volta individuata la posizione
dell'infermeria si materializzò direttamente lì.
Alba,
si stava riprendendo proprio in quel momento, guardò verso di
lui e domandò "Chi sei? Ti conosco?".
Ma
prima che Azaele riuscisse a rispondere la ragazza fu distratta da
una donna alta e alquanto robusta che ostruì completamente la
visuale del demone.
“Ma
che palle! Proprio ora che mi aveva notato” pensò,
alzandosi leggermente in volo e cercando di attirare di nuovo
l'attenzione della ragazza facendole un cenno di saluto accompagnato
da un sorriso un po' ebete.
Ma
niente, ormai Alba non sembrava più in grado di vederlo.
“Probabilmente
mi vede solo quando non è del tutto cosciente! Anche un attimo
prima di svenire ha visto sia me che Michele, ne sono sicuro”
rifletté Azaele rattristandosi al ricordo del litigio con
l'amico, non poteva credere che la loro secolare amicizia si fosse
interrotta così bruscamente.
No,
non era possibile, avrebbe trovato il modo di farsi perdonare da
Michele, ne era sicuro... prima però doveva avvicinare Alba e
farsi riconoscere.
Ma
come?
Ormai
era una donna del ventunesimo secolo e malgrado quello che aveva
detto Michele, era improbabile che si ricordasse di lui e della vita
precedente in cui si erano incontrati.
Apparire
nella sua forma diabolica era assolutamente da escludere, l'avrebbe
traumatizzata per sempre.
Presentarsi
nella sua forma umana e domandarle “Ciao ti ricordi di me?”
Lasciamo
perdere, era il tipico approccio da maschio senza fantasia. Lo
avrebbe liquidato in mezzo secondo.
Seguirla
fino a casa cercando di farsi notare?
Meno
che mai, avrebbe fatto la figura dello stalker demoniaco.
Trasferirsi
a casa sua e cercare di abituarla alla sua presenza prima di
apparirle?
Si
vabbè, più che un romantico tentativo di riconquistarla
sarebbe sembrata la trama dell'Esorcista1!
Azaele
sbuffò "Eppure un modo per avvicinarla senza spaventarla
ci deve essere!".
Mentre
rifletteva sul da farsi, aveva cominciato a seguire Marzia e Alba tra
i corridoi della Ditta.
Arrivato
alla macchinetta del caffè una voce allegra lo distrasse dai
suoi pensieri "Ehilà, Azaele, sei in cerca di
conquiste?".
Il
demone si voltò e riconobbe due colleghi "Conquiste?"
domandò fingendo di non capire.
"Dai
non fare il timido, lo sappiamo tutti che voi del secondo girone
avete un debole per le belle ragazze umane!" ridacchiarono i
colleghi strizzandogli l'occhio.
Azaele
pensò che fosse meglio stare allo scherzo, se avesse cercato
di negare avrebbe rischiato di insospettirli e di attirare la loro
attenzione su Alba.
"Vabbè,
che male c'è se tra un ritiro
e l'altro si organizza un giochino a tre per rilassarsi?".
"Hai
proprio ragione!" risero i colleghi divertiti.
In
quel momento sentì una giovane umana comunicare una notizia
piuttosto interessante agli impiegati riuniti davanti alla
macchinetta del caffè.
Il
tizio che aveva posseduto poche ore prima, il passeggero del taxi,
svolgeva un incarico proprio nell'azienda di Alba.
Notizia
ancora migliore: al momento non poteva continuare a svolgere tale
incarico perché era stato portato in coma all'ospedale S.
Eusebio.
Eccola
lì la soluzione al suo problema!
L'anima
di un umano in coma lasciava il corpo e rimaneva sospesa nel limbo
fino al suo risveglio, il che significava che avrebbe potuto
impossessarsi del corpo di Molinesi, avvicinare Alba, conquistare la
sua fiducia, risvegliare i ricordi della vita precedente e infine al
momento giusto abbandonare il corpo dell'umano e riacquistare il suo
vero aspetto. A quel punto lei finalmente...”
Il
demone sospirò al pensiero di Alba che lo stringeva di nuovo
tra le braccia.
Sorridendo
si smaterializzò senza neanche salutare i due demoni che
osservarono perplessi il suo sorriso soddisfatto aleggiare nell'aria
ancora per qualche secondo e poi si diressero ognuno verso l'ufficio
del proprio utente.
#
Azaele
si materializzò davanti al Pronto Soccorso del S. Eusebio, si
concentrò per assumere un’espressione il più
disperata possibile quindi entrò e si diresse verso la
reception.
“Mi
scusi” domandò all'infermiera “mio fratello, il
Sig. Molinesi è stato appena portato qui in coma per un
incidente terribile dove si trova?”
La
donna diede una breve scorsa al registro davanti a lei “Chirurgia
d'Urgenza piano terra, camera 10, corridoio a sinist… Ma dov'è
finito?" si chiese guardandosi intorno stupita.
Azaele
volò veloce come un fulmine tra i corridoi del reparto di
chirurgia d'urgenza, svoltò l'angolo dell'ultimo corridoio che
lo separava dalla camera numero 10 e si fermò bruscamente.
Poco
più avanti un angelo dall'aria contrita subiva una ramanzina
da un altro angelo più anziano e dal profilo vagamente
dantesco.
“Ariel
e Ysrafael? Per la miseria, questo è un problema!” pensò
Azaele nascondendosi dietro l'angolo e sporgendosi leggermente per
ascoltare il dialogo tra i due angeli.
“Soprattutto
da uno con la tua esperienza, proprio non mi sarei aspettato un
simile errore... me lo posso aspettare da Michele, che purtroppo è
sempre accecato da quella assurda amicizia, ma da te?”
“Mi
dispiace Ysrafael, so di non avere scuse, ma ti assicuro che mi sono
distratto solo per un attimo e all'improvviso è scoppiato il
finimondo. Ho visto Michele che cercava di fermare Azaele e davvero
non ho capito cosa stesse succedendo finché quel piccolo
bastardello mi ha posseduto l'utente
e...”.
“Basta
così Ariel, come hai potuto distrarti? Sai molto bene che
questo tipo di umani sono i più inclini a tendere verso i
nostri avversari, i più difficili da portare dalla nostra
parte e i più facili da perdere!”
Azaele
sorrise soddisfatto, Ariel era un insopportabile presuntuoso e
trattava sempre Michele con sufficienza, scoprire di averlo messo in
difficoltà era un vero piacere.
Ma
ora c'era un grosso problema da risolvere, come avrebbe potuto
insinuarsi nel corpo di Molinesi e uscire dall'Ospedale senza che i
due angeli se ne accorgessero?
Le
sue riflessioni furono interrotte da una potente pacca sulla spalla
che lo fece volare contro il muro.
“Regazzino,
che ci fai qui?” gli domandò un possente diavolo
osservandolo divertito mentre si rialzava intontito. Il diavolo, alto
quasi due metri, indossava un gilet di pelle nero
direttamente sul petto nudo ricoperto di peli rossi, Jeans neri
attillati e stivali neri “western” El Charro che Azaele
non aveva più visto indosso a nessuno almeno dai primi anni
novanta.
“Razel?
E tu che ci fai? Da quando ti hanno assegnato ai recuperi?”
rispose massaggiandosi la fronte.
“Di
un po' davvero ti sembro il tipo che può farsi destinare ai
recuperi? Io non sono un imbranato come te, regazzino! Sono qui per
rubare sotto il naso di quell'algido fighetto di Ysrafael un po' di
anime, è una cosa che lo fa imbestialire! Uhahahahahah!”
Azaele
ridacchiò, Razel e Ysrafael si rubavano vicendevolmente le
anime da millenni, da molto prima che fosse creata Roma.
“Non
mi hai ancora spiegato che ci fai qui, a proposito dov'è il
frocetto biondo che ti para sempre le spalle?” domandò
Razel guardandosi intorno.
“Non
lo so dov'è, anche lui ha i suoi impegni e comunque piantala
di offenderlo!” lo apostrofò Azaele avvicinandosi con
aria di sfida.
“Altrimenti?”
rise Razel afferrandolo per la collottola e scuotendolo come un
pupazzo.
“Come
si arrabbia il piccoletto, quando gli toccano il fratellino biondo!”.
“Lasciami
Razel!".
“Tu
dimmi cosa ci fai qui e io deciderò se lasciarti o meno!”
“V…
va bene, hai vinto!“ balbettò Azaele mezzo soffocato.
“E
bravo il piccoletto, lo sai che con me non devi scherzà,
allora che sei venuto a fare qui?” disse Razel riportandolo a
terra e allentando un po' la presa.
“Io...
sono venuto per quel fesso di Ariel”.
“Ariel,
intendi il damerino che sta subendo la ramanzina di Ysrafael?”
“Si,
è dai tempi delle Termopili che non ci sopportiamo, è
un presuntuoso spaccaballe”
“E
quindi?” domandò Razel.
“Quindi
ho pensato di fregargli un utente in coma prendendomi il corpo
fintanto che l'anima è sospesa nel limbo, così quando
il tizio si sveglia lo consegno direttamente ad uno dei nostri
ragazzi delle custodie
speciali. Tanto
alla fine chi può dimostrare che la procedura non è
stata seguita correttamente?” Azaele evitò di spiegare
il suo vero obiettivo, Razel aveva conosciuto Alba e non era certo il
caso che venisse a sapere che la ragazza era tornata, almeno per il
momento.
“Regazzì…”
commentò Razel divertito “Nonostante tutto, tu mi
sorprendi sempre!”.
"Allora
mi lasci andare adesso?".
Razel
mollò finalmente il collo di Azaele e concluse con un sorriso
complice "Se vuoi fregare un corpo datti una mossa, non riuscirò
a distrarre quei due damerini a lungo, Ysrafael a differenza di Ariel
non è affatto un fesso!"
Nota
1: L'esorcista (1973) di Wlliam Friedkin
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Capitolo 4 *** Trinità dei Monti ***
Capitolo
4
TRINITÀ
DEI MONTI
Seduta
sulla scalinata di Trinità dei Monti, Alba si godeva un po'
del tepore regalato dal sole di un bel sabato mattina quasi
primaverile, nonostante fosse ancora febbraio.
Intorno
a lei salivano e scendevano lungo la scalinata, gruppi di studenti
che avevano saltato le lezioni, turisti che si fermavano per farsi
dei selfie,
famigliole che si godevano il giorno festivo.
Aspettando
la sua amica, quella che odiava i ragni, ripensava al suo sogno
ricorrente. L'ultima volta, si era manifestato mentre riprendeva
conoscenza nell'infermeria della sua ditta e questa volta Alba aveva
scoperto che la ragazza inseguita dai contadini era scomparsa, ma
dove era finita?
“Ciao
Arianna” disse senza voltarsi, rivolgendosi all'amica appena
arrivata.
Arianna
rimase per un secondo interdetta, poi rispose al saluto “Ciao
Alba, scusa ma come hai fatto?”
“A
fare cosa?”
“A
vedermi arrivare senza voltarti!”
Alba
ci pensò un attimo, non avrebbe saputo spiegare esattamente
come, ma aveva chiaramente percepito l'amica alle sue spalle.
Non
sapendo bene come giustificare la cosa, rispose con la prima
spiegazione che le venne in mente “Ti ho visto arrivare dalla
vetrina di Dior”.
Arianna
osservò dubbiosa la vetrina ma non replicò.
“Allora
andiamo a prenderci qualcosa al Caffè Greco?” propose
Alba.
“Ok”.
Seduta
nella accogliente sala dello storico Caffè, Alba cercava di
seguire i racconti dell'amica che stava attraversando un momento
difficile al lavoro. Ma la sua mente, assecondata dalla musica
accattivante di Raul Paz, vagava perdendosi nei ricordi dei recenti
avvenimenti.
Molinesi
si era presentato al lavoro il giorno dopo l'incidente, perfettamente
rasato sia in faccia che in testa, gli occhi grigi coperti da un
paio di occhiali scuri e il solito completo Armani per il “manager
di successo”.
A
parte qualche livido, era del tutto in salute ed era evidente che
le voci girate sulla gravità delle sue condizioni erano false.
La
Direzione aveva riprogrammato la riunione per presentare il piano di
lavoro concordato con Molinesi e lui aveva fatto il suo solito show,
al termine del quale tutti i presenti, eccetto Alba e il baffuto
collega dell'Ufficio progetti, erano scoppiati in un fragoroso,
quanto ipocrita, applauso in un'atmosfera di falso entusiasmo che
nascondeva i reali pensieri dei presenti.
O
almeno questa era l'impressione che aveva avuto.
“Alba! Mi stai ascoltando?” domandò all'improvviso Arianna un
po' seccata.
“Scusa”
rispose Alba mortificata “è che anche da noi è un
brutto periodo, questa storia della formazione a cascata mi
preoccupa, a lavoro c'è molta tensione, ci sentiamo tutti
sotto osservazione”.
“Capisco”
rispose
Arianna, comprensiva “purtroppo è un momento così
un po' dappertutto”.
Il
cameriere arrivò con gli ordini delle due amiche, un caffè
shakerato “con latte” per Alba e un caffè al
ginseng per Arianna. Il cameriere posò il caffè
shakerato rivolgendo ad Alba uno sguardo di rimprovero, lei fece
finta di niente, era abituata alla disapprovazione silenziosa di
baristi e camerieri quando specificava che voleva l'aggiunta di latte
nel caffè shakerato.
“E
poi ho l'impressione che questo Molinesi... insomma mi sembra che
stia cercando di flirtare con me!” confessò imbarazzata.
“Beh,
non sei contenta?"
commentò
Arianna allegramente “Almeno per ora vuol dire che non devi
preoccuparti!”
“Si,
ma
prima
di tutto non è
proprio il mio tipo,
è troppo alto, esageratamente palestrato, rasato ed
arrogante!"
Arianna
alzò gli occhi al cielo "Alto, muscoloso, con gli occhi
azzurri e a te non piace! Santo cielo Alba, io pagherei per avere un
tipo così che ci prova con me!"
"Sono
grigi, non azzurri" replicò Alba.
"Cosa?"
"Gli
occhi di Molinesi, sono grigi non azzurri"
"Non
ti piace, però il colore degli occhi l'hai notato!"
ridacchiò Arianna.
Alba
arrossì leggermente rendendosi conto di essere caduta nel
bonario tranello dell'amica.
“Sul
serio Arianna, ho
già notato sguardi di disapprovazione da parte di alcuni
colleghi e ieri Paoletti, con cui sto collaborando
per un nuovo progetto e che
mi aveva sempre dimostrato simpatia,
di punto in bianco è venuto nel mio ufficio e mi
ha fatto una scenata.
Mi
ha accusato di non supportarlo
e di
scaricare su di lui le mie responsabilità, era furibondo, mi
ha letteralmente preso a urla, sembrava indemoniato!”
“Esagerata!”
“Te
lo giuro,
ero così sconvolta che stanotte non sono riuscita a dormire!”
“Non
devi prendertela così e soprattutto non dovresti permettere a
nessuno di urlarti contro in quel modo, insomma chi diavolo crede di
essere?”
“Il
fatto è che più cercavo di replicare e più
urlava, alla fine ho pensato che fosse meglio lasciarlo sfogare!”.
“In
ogni modo, te lo ripeto, ormai è così dappertutto”
cercò di consolarla Arianna “le aziende non assumono
più, il lavoro è tanto
e
si accumula su poche persone sempre più stressate e alla fine
ci si sfoga tra colleghi, facendo uscire il peggio di se!”
“Già”
considerò Alba “è come se questa crisi avesse
contaminato anche le persone”
“Comunque
la questione Molinesi dovrebbe farti riflettere!” disse
Arianna con tono scherzoso.
“Cosa
intendi?”.
“Intendo,
che se continui a non dare la minima chance ad ogni uomo che non
risponde in tutto e per tutto al tuo ideale standard, finirai per
restare single a vita!”
“Scusa
quale sarebbe il mio ideale standard?” replicò un po'
infastidita Alba.
“Marco
se n'è andato e non ritorna più...”
intonò Arianna ironicamente e finendo il suo caffè
aggiunse “attenta che da giovane single a vecchia zitella
acida, è un attimo!”
“Bè,
grazie per avermelo detto, adesso si che sto meglio!” commentò
Alba risentita, era capitato altre volte di scherzare sulle
reciproche disavventure sentimentali, ma questa volta aveva colto un
sottofondo di malignità nella battuta dell'amica.
Improvvisamente
le sembrò di percepire una presenza negativa incombere su
Arianna e fu colta da una soffocante sensazione di malessere.
Non
riuscendo più a sopportare di stare al chiuso, si alzò
in piedi di scatto, pallida in volto.
“Senti
magari è meglio se ora vado, devo fare un po' di spesa e poi
mi sono portata a casa del lavoro”
Arianna
rendendosi conto del malessere dell'amica cercò di salvare la
situazione “Aspetta, Alba, scusa, non so che mi ha preso,
volevo scherzare... mi è uscita male”
“Davvero
Arianna, devo proprio andare. Ti chiamo stasera, così magari
ci mettiamo d'accordo per domenica!”
Alba
lasciò la sua parte del conto sul tavolo e si diresse, quasi
di corsa, verso l'uscita.
Una
volta fuori, riuscì nuovamente a respirare, aspirò un
boccata d'aria a pieni polmoni e cominciò a riprendere colore.
Sentì
una mano sul braccio, era Arianna che le era corsa dietro preoccupata
“Alba, scusa mi dispiace tanto, davvero”
Alba
osservò Arianna, l'amica era davvero dispiaciuta per quello
che era successo e intorno a lei non incombeva più nulla di
negativo.
“Scusami
tu, ho avuto una reazione esagerata. Andiamo a farci una passeggiata
al Pincio, ho voglia di vedere Roma dall'alto!” propose
rasserenata.
Arianna
sorrise, prese sottobraccio Alba e insieme si diressero verso la
scalinata di Trinità dei Monti.
#
“Non
potevi proprio farne a meno, eh? Hai rischiato di rovinare l'amicizia
di quelle due ragazze solo per il gusto di farlo” disse Michele
rivolto ad un demone stravaccato su una sedia e con i piedi poggiati
sul tavolino occupato, fino ad un attimo prima, da Alba e Arianna.
“Embè?”
commentò quest'ultimo guardandolo con aria annoiata “è
il mio lavoro no?”
“No,
non era affatto il tuo lavoro altrimenti le avresti seguite anche
fuori!”
“Quanto
la fai lunga, che te ne importa, non sei mica il custode di quelle
due no?” rispose il diavolo alzandosi dal tavolino.
“A
proposito, non hai qualche anima da recuperare? Va bene che da quello
che ho sentito dire in giro, ultimamente tu e il tuo amico ricciolo
non riuscite neanche più a svolgere un lavoro facile facile
come quello!” continuò con aria di scherno dirigendosi
verso un altro tavolino intorno al quale, un uomo sulla trentina
vestito sportivamente e una giovane donna in tailleur, stavano
chiacchierando sorseggiando del vino bianco e flirtando con eleganza,
probabilmente si trattava di un primo appuntamento.
Michele
evitò di replicare, in fondo non ne valeva la pena, grazie al
suo intervento silenzioso Arianna era corsa fuori dal bar per
scusarsi con Alba e le due amiche si erano rappacificate.
“Ma
sei impazzito?” gridò una donna, Michele si voltò
e vide la giovane in tailleur vuotare il bicchiere di vino bianco in
faccia al trentenne sportivo.
“Che
razza di cafone” aggiunse la giovane, abbandonando il tavolo
infuriata.
“Ma
vattene affanc...” le urlò dietro lui “pure il
conto da pagare mi ha lasciato 'sta stronza!” aggiunse.
Michele
lanciò uno sguardo carico di biasimo al demone che, seduto al
posto occupato della ragazza in tailleur, gli rispose con un sorriso
di scherno.
Michele
uscì dal Caffè domandandosi che fine avessero fatto i
suoi colleghi, negli ultimi tempi aveva l'impressione che in giro per
Roma gli elementi dell'altra fazione fossero molto più
numerosi del solito.
Poi
si diresse verso le due amiche che, nel frattempo, avevano già
raggiunto la metà della scalinata.
Michele
era piuttosto preoccupato, nell'ultima settimana era stato impegnato
a farsi perdonare da Ysrafael, il suo supervisore, il casino nel
quale lo aveva coinvolto Azaele e non aveva potuto controllare se
l'amico si fosse invischiato in qualche nuovo pasticcio.
Malgrado
quello che gli aveva detto, infatti, Michele non aveva affatto chiuso
la sua amicizia con Azaele.
Era
arrabbiato, questo era vero, e inizialmente era quasi convinto di
voler interrompere per sempre i loro rapporti, ma erano bastati pochi
giorni per fargli sbollire la rabbia e cominciare a preoccuparsi per
l’amico.
Era
certo infatti che Azaele, nel tentativo di farsi notare da Alba,
avrebbe finito per cacciarsi nei guai.
Il
problema era che non riusciva a trovarlo da nessuna parte.
Aveva
chiesto in giro, ma nessuno dei suoi colleghi lo aveva visto e quanto
a quelli dell'altra fazione, si limitavano a rispondergli con battute
volgari o, nella migliore della ipotesi, a fare spallucce con aria
indifferente.
Il
fatto che nessuno sapesse dove fosse finito Azaele lo preoccupava
enormemente.
Alla
fine si era convinto che l'unico modo per trovarlo fosse trovare
Alba.
Così
quel sabato mattina aveva girato Roma in lungo e in largo e
finalmente l'aveva trovata al Caffé Greco.
Era
arrivato giusto in tempo per assistere al litigio, per cui non aveva
idea di che cosa avessero parlato le due amiche fino a quel momento.
Avendo
percepito immediatamente l'amicizia di vecchia data che legava le due
ragazze, era sicuro che Alba si sarebbe confidata con l'amica se le
fosse capitato qualcosa di strano.
Ma
le ragazze avevano continuato a passeggiare fantasticando su quello
che avrebbero potuto fare se avessero finalmente vinto un gratta e
vinci milionario.
A
dire il vero, Alba fantasticava e Arianna la prendeva in giro
bonariamente, cercando di convincerla che, statisticamente, c'erano
più probabilità che la terra fosse colpita da un
meteorite!
Le
ragazze arrivarono al Pincio e si sedettero su una panchina.
Michele
si avvicinò sperando che cominciassero a scambiarsi delle
confidenze utili.
“Guarda
chi si vede” disse una voce alle sue spalle.
Michele
si girò e si ritrovò a fissare il rosso petto peloso di
Razel.
Per
quanto Michele fosse più alto di Azaele di una ventina di
centimetri, neanche lui si avvicinava all'altezza dell'anziano e
corpulento Diavolo.
“Com'è
che stai appresso a queste due gnocchette, ti hanno passato alle
custodie speciali?”
“Cosa?
No!” rispose Michele.
“Ah,
me pareva infatti!” commentò Razel passando un braccio
intorno alle spalle di Michele.
Stringendolo
con fare a metà tra l'amichevole e il minaccioso aggiunse “Sai
non so com'è, ma mi sa che saresti bravo nelle custodie
speciali, biondino, e la cosa mi starebbe a infastidì
parecchio, anche se mi sa tanto che se continui a far casini col
piccoletto non avanzerai mai di grado!”
“Si,
beh, comunque non è un problema tuo, giusto?” rispose
Michele seccato da quel fare confidenziale, ma anche piacevolmente
sorpreso, Razel era pur sempre un “anziano” e quel
complimento inaspettato lo aveva un po' inorgoglito.
“Hai
ragione, non è un problema mio, anzi mi fa piacere se rimani
dove stai. Beh, s'è fatta 'na certa, mi sa che vado”
tagliò corto Razel abbandonando le spalle di Michele e dandosi
una grattata alle parti basse.
“E
comunque vedi di dare un occhio al regazzino, mi sa che sta
combinando più casino del solito” aggiunse poi
allontanandosi.
“Cosa...
aspetta!” tentò di fermarlo Michele, ma Razel aveva
aperto le ali e si era alzato in volo “Razel aspetta... Razel
lo hai visto? Dov'è?”
Razel
si voltò e rimanendo fermò a qualche metro da terra,
rispose “Non hai detto che non è un problema mio il tuo
rapporto con Azaele? Arrangiati, no? Ma sbrigati a trovarlo perché
la gnocchetta che stai seguendo l'ho riconosciuta pure io, non sono
mica cieco, e Azaele non è uno che ragiona come noialtri, per
questo finisce sempre nei casini”
“Ma
tu l'hai visto? Sai dov'è?” chiese ancora Michele.
“Diciamo
che sta dove non dovrebbe stare e che ci sta nonostante avessimo un
accordo che ovviamente non ha rispettato, ma visto che la cosa mi sta
divertendo non ho ancora deciso di andare a spezzargli il collo. E
con questo ti saluto biondino, ti ho detto pure troppo!”
concluse Razel sbattendo le ali e allontanandosi velocemente.
Michele,
in preda a mille dubbi e preoccupazioni, lo osservò finché
non diventò un puntino nero nel cielo di Roma.
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Capitolo 5 *** Nei panni dell'altro ***
Capitolo
5
NEI
PANNI DELL'ALTRO
“Davvero
questo tipo è insopportabile!” pensò Azaele
infastidito, buttò da parte gli appunti con gli schemi di
lavoro di Molinesi, accese la TV e sorseggiò una birra
affondando la mano sinistra dentro un sacchetto di patatine fritte.
Sprofondato
nel
costoso divano in pelle che troneggiava al centro del salone del lussuoso appartamento,
il cui salato affitto era pagato dalla ditta di Alba, ripensò
all'anima di Molinesi che ancora una volta aveva tentato di
riprendere possesso del proprio corpo.
Ad
Azaele erano
bastati pochi istanti per ricacciare Molinesi nel limbo, ma come
sempre l'anima furente aveva fatto in tempo a ricoprirlo di insulti.
Azaele
non sapeva se fossero più fastidiosi gli insulti o la tensione
nervosa che Molinesi riversava su di lui che, al contrario, tendeva
ad essere un tipo allegro e rilassato.
A
dire il vero
Michele
lo definiva “incosciente”,
ma vabbè…
a
parte che aveva un punto di vista da angelo,
era anche decisamente ansioso!
Molinesi
invece,
era
un uomo aggressivo e pieno di paure. Aveva paura di essere
considerato un perdente, di non primeggiare, di non essere più
considerato affascinante dalle donne, di perdere l'elevato stile di
vita che aveva mantenuto fino ad allora.
Insomma,
a dirla tutta, non sapeva godersi la vita.
Azaele
non riusciva proprio a capire come non si potesse godere pienamente
di cose quali starsene in mutande su un morbidissimo divano in pelle,
con i piedi poggiati su un tavolino di cristallo da cinquemila euro a
gustarsi la visione di Star
wars - Episode IV,
sul maxi schermo curvo “ultra HD” di una futuristica TV
di marca coreana.
Che
meraviglia, la definizione era talmente elevata che avrebbe potuto
contare i peli di Chewbacca1
uno
ad uno.
A
pensarci bene, un tipo come Molinesi li avrebbe contati davvero per
potersi vantare con i colleghi “Duemilionicinquecentrentatremila
peli, li ho contati tutti! Prova a farlo con la tua TV!”.
“Oh
mamma, che stress!” sospirò Azaele, affaticato al solo
pensiero di un tale inutile dispendio di energie.
L'unica
cosa positiva al riguardo di Molinesi era che non ci sarebbe davvero
voluto molto a portarlo sotto il controllo della sua schiera.
“Merda!”
esclamò, rendendosi
improvvisamente conto che era passata già una settimana
dall'accordo
con Razel!
Era
anche vero che, almeno per il momento, nessuno era venuto a cercarlo.
Probabilmente
Razel,
preso dai suoi impegni, non si era ancora informato riguardo alla
consegna
di Molinesi ai ragazzi delle "custodie speciali".
E
poi chi poteva dimostrare che si era già risvegliato dal coma
ed ogni volta che la sua anima tentava di ricongiungersi con il suo
corpo, Azaele la rispediva nel limbo senza tanti complimenti.
Ma
si, aveva tranquillamente il tempo di risolvere il suo problema con
Alba prima che il troglodita dal pelo rosso venisse a reclamare
l’anima di Molinesi per uno dei suoi scagnozzi.
Anzi
nell’ordine, prima torcergli il collo e poi reclamare l’anima.
Azaele
rabbrividì al pensiero del suo collo stretto di nuovo tra le
enormi mani dell’anziano colosso.
Bevve
un sorso di birra, emise un sonoro rutto liberatorio e si rilassò
pensando che i problemi andavano affrontati e risolti uno alla volta
e che, per il momento, il suo problema principale era che Alba non
sembrava dimostragli alcuna simpatia, anzi malgrado i suoi sforzi per
mostrarsi simpatico ed affascinante, nelle poche occasioni in cui era
riuscito a parlarle, gli aveva dimostrato una educata antipatia.
Certo
poteva capirla, oggettivamente Molinesi era un grosso imbecille,
borioso ed
arrogante e
lui era costretto a mantenere fede al personaggio, oltretutto
fisicamente era agli antipodi rispetto ad Azaele.
In
definitiva non era proprio il tipo di uomo che poteva affascinarla,
né sul piano mentale nè tantomeno su quello fisico.
Bisognava
dire che il piano che aveva escogitato, al momento, non si stava
dimostrando all'altezza delle sue aspettative.
Azaele
sospirò, doveva trovare il modo di coinvolgere Alba in uno dei
progetti formativi che era costretto a tenere al posto di Molinesi.
#
Era
appena suonata la sirena delle nove quando Azaele, entrò nel
parcheggio dello stabilimento, area E - “vista giardino”,
altrimenti
nota come area dell’E-lite aziendale. Uscendo dalla lussuosa ed
ingombrante macchina presa a noleggio,
ovviamente aveva scelto
la macchina che riteneva più adatta alla personalità di
un imbecille come Molinesi, notò una bella donna mai vista
prima, sui
cinquant'anni,
con gli occhiali scuri e un look danaroso dal retrogusto vagamente
volgare che si avviava con passo sicuro verso l’ascensore che
dal parcheggio
portava direttamente agli uffici. Era sicuramente stata una gran
bella ragazza da giovane, ma con il passare degli anni, i bei tratti
giovanili del suo volto stavano sfiorendo per cedere il posto ai
tratti più duri e rozzi.
Le
labbra eccessivamente sporgenti, sicuramente ritoccate negli anni del
boom del silicone, contribuivano ad accentuarne la volgarità,
piuttosto che la bellezza.
La
signora entrò nell’ascensore del parcheggio, girandosi
per schiacciare il bottone del suo piano lo notò e gli fece
bruscamente cenno di muoversi.
Azaele
esitò, uno degli effetti collaterali del
far parte della “schiera infernale”,
in particolare del secondo girone, era
che le donne che nascondevano più o meno coscientemente
qualcosa di oscuro nel profondo della loro anima lo trovavano
irresistibilmente attraente, il che visto lo spazio notevolmente
ristretto dell’ascensore, poteva dare luogo ad un situazione
potenzialmente soddisfacente ma anche estremamente imbarazzante.
“Allora,
ti muovi o no?”
Azaele
pensò che Molinesi non avrebbe certo fatto la figura
dell’imbranato davanti ad una donna, perciò affrettò
il passo ed entrò nell’ascensore.
“Era
ora, ma quanto volevi farmi aspettare?” gli domandò la
donna con una ottava in meno nel tono della voce e un sorriso
invitante inconfondibile.
“Oh,
no che palle, non è proprio il momento”
pensò Azaele.
La
donna allungò una mano continuando a sorridere. Azaele emise
un sospiro di piacere.
#
Alba,
ormai spazientita, schiacciava insistentemente il pulsante
dell’ascensore che per due volte era salito al terzo piano,
sceso al piano seminterrato
e risalito al terzo, senza sostare a nessun altro piano.
“Ma
che diavolo ha oggi, l’ascensore?” domandò
irritata voltandosi verso il gabbiotto della reception nella
speranza di attirare l'attenzione del collega che, intento a seguire
la battaglia finale tra Uomini ed Estranei
da
un tablet non particolarmente camuffato, non la degnò nemmeno
di uno sguardo.
Alba
alzò gli occhi al cielo, rivolse nuovamente l'attenzione
all'ascensore e ordinò spazientita “Ora basta, fermati
qui!”.
L’ascensore
inaspettatamente si fermò al piano terra e finalmente le porte
si aprirono.
Alba
fece per entrare, ma subito rimase pietrificata sulla soglia.
All’interno
dell’ascensore la Dott.ssa Beratti, Direttrice delle Risorse
Umane e il Grosso Fesso Pelato la fissavano imbarazzati, lei con il
rossetto sbiadito e la gonna mezzo alzata e lui con le labbra troppo
rosse e la cintura dei pantaloni ancora slacciata tra le mani.
La
dottoressa Beratti si riprese subito, tirò velocemente giù
la gonna con gesto esperto e uscì dall’ascensore
scoccando ad Alba uno sguardo gelido e carico di sottintesi
minacciosi.
Molinesi
belò un imbarazzato “A che piano va?”
“Grazie,
salgo a piedi” rispose lei, con lo stesso calore emesso
dall’iceberg che aveva affondato il Titanic, voltandogli le
spalle e dirigendosi verso le scale.
Azaele
si appoggiò alla parete dell’ascensore “Bella
mossa” pensò affranto “proprio
una bella mossa!”.
#
“È
inutile che continui a mentire, Michele, tanto lo so che sai
benissimo dove si nasconde il
piccolo bastardo!”
sbottò
infuriato Ariel.
Nella
penombra di un vicolo cieco, Ariel e Michele litigavano nell’Antico
Verbo.
Nessuno
poteva vederli, tranne un gatto nero con una bianca stella sulla
fronte che li fissava immobile
come una statua.
“Cerca
di moderare il linguaggio, non mi pare che certe espressioni si
addicano alla nostra schiera” rispose irritato Michele “ti
ho già detto che non ho la più pallida idea di dove
sia, non lo vedo da quasi due settimane, non sono mica il suo
guardiano!”
“Sei
un maledetto bugiardo,
non raccontarmi balle, non sono un cretino! Tu
sai benissimo dov’è,
sai cosa mi ha fatto e lo
stai proteggendo
perché
sei invidioso dei miei successi, anzi scommetto che hai suggerito tu
a quel piccolo stronzo di farmi questo scherzo, voi due fareste
qualunque cosa per danneggiarmi. Guarda che lo so cosa c’è
tra voi due, lo sanno tutti!”
Michele
perse la pazienza, stufo degli insulti di Ariel lo afferrò per
la bianca tunica e avvicinando il suo viso a quello dell'iroso
angelo, gli rispose con tono basso e gelido “Ora basta, non
sono disposto a sopportare oltre la tua volgarità, se non sei
capace di proteggere le anime di tua competenza dai tranelli di un
demone del secondo girone, fatti un esame di coscienza e chiediti se
sei davvero idoneo a svolgere il lavoro che ti è stato
assegnato!”
Ariel,
che non
sopportava
di essere messo in discussione, si infuriò ancora di più.
Spinse
via Michele, sguainò la spada angelica e gliela puntò al petto. Aveva il volto terreo e gli occhi quasi completamente rossi.
Michele
era
esterrefatto,
come era possibile che un suo collega potesse avere una reazione così
furiosa e incontrollata?
Eppure
Ariel era un angelo come lui.
Che
cosa gli stava succedendo, che diavolo stava succedendo a Roma, pensò
sconvolto.
“Ariel”
tuonò
una voce imperiosa “rinfodera la spada immediatamente!”.
Ariel
si fermò e la sua espressione passò nel giro di un
secondo, da furiosa a colpevole.
Ysrafael,
uno degli anziani coordinatori delle schiere angeliche, lo fissava
con aria profondamente contrariata.
“Questo
non è un comportamento degno di un angelo del Quinto Cielo,
Ariel, vergognati”
“Io…
perdonami Ysrafael” farfugliò Ariel con aria contrita
“il fatto è che Michele, continua a mentire, lui e il
suo indegno amico stanno cercando di fregarmi un’altra volta,
di farmi sfigurare davanti ai tuoi occhi e…”
“Ma
non è vero!” si
difese Michele “continui ancora con questa storia che cerchiamo
di fregarti perché non hai ancora digerito quella volta che
Aza alle Termopili ti ha fatto perdere la tua stupida scommessa con
gli Arcangeli!”
“Non
ci sarebbe riuscito se tu non ti fossi messo in mezzo!” ribatté
Ariel infuriandosi nuovamente al ricordo
di quella dolorosa sconfitta.
“Che
cosa avrei dovuto fare? Volevi trapassare Azaele con la tua spada
angelica per impedirgli di portare Efialte all’inferno!”
“Avresti
dovuto lasciarmi fare quello che era giusto fare! Azaele non era
neanche lontanamente assegnato a Efialte, lo aveva corrotto
definitivamente solo per farmi un dispetto, perché mi odia da
sempre!”
“Tu
sei completamente matto! Azaele è un demonio, ha solo agito
secondo la sua natura! E non poteva certo sapere che tu avevi
scommesso con gli Arcangeli mille anni di recuperi,
se non fossi riuscito a salvare l’anima di quel furfante!”
“Matto
io? Ma ti senti quando parli, stai difendendo un demonio, sei una
vergogna per le schiere angeliche!”
“ORA
BASTA!” tuonò
Ysrafael.
I
due angeli zittirono di colpo come due scolaretti ripresi dal
maestro.
“Ariel,
per quanto tu possa avere le tue ragioni, ti stai avvicinando al
limite, ricorda che le rabbia va gestita e incanalata in modo
positivo, altrimenti può corromperti. E sai bene cosa succede
ad un angelo che si lascia corrompere dalla rabbia! Calmati
e torna al tuo lavoro, quella di Molinesi non è la sola anima
di cui
ti sia
stata affidata la custodia, per
litigare con Michele stai rischiando di perdere di vista altri
utenti!”
Ariel
abbassò il capo, rinfoderò la spada, spalancò le
ali e si innalzò in volo senza proferire parola.
Ma
mentre si allontanava scoccò a Michele un’ultima
occhiata carica d’odio.
Michele
lo notò ma evitò di farlo presente a Ysrafael, non
aveva intenzione di continuare quella inutile polemica.
“Michele,
sai molto bene che Ariel non ha tutti i torti, non è così?”
domandò
con voce grave l’anziano angelo.
“In
effetti… per
quanto riguarda la storia delle Termopili, Ariel potrebbe anche avere
ragione, però...”.
“Potrebbe?
Se non ricordo male, prima hai fermato il fendente
di Ariel
con la tua spada
e poi hai dato involontariamente
una tale spinta ad Azaele da farlo rotolare, guarda caso insieme a
Efialte, fino al bordo del cratere infernale.
A
quel punto era davvero impossibile
per Ariel
impedire che
il
tuo amico ci saltasse
dentro
portandosi
dietro
l'anima
di
Efialte”
“Il
fatto è che… Ariel
era talmente furioso che
avrebbe ucciso Azaele.
E io non potevo permetterlo, per Azaele ovviamente, ma anche per lo
stesso Ariel,
che sarebbe stato scacciato dal
Paradiso per sempre. Non è consentito uccidere uno dell'altra
schiera se non siamo stati aggrediti o se la nostra vita non è
in pericolo!”
“Questo
è vero e io
ti credo Michele, ma
sappiamo entrambi che Azaele non aveva scelto Efialte solo per via
della sua natura di demonio, non è vero? C’erano tanti
altri umani da poter corrompere, posto che lui non era nemmeno lì
con quell’incarico, non è così Michele?”
domandò
Ysrafael guardandolo dritto negli occhi.
“Ecco,
e...
effettivamente...” balbettò
Michele che non era capace di mentire “Aza, forse sapeva della
scommessa…”.
“E
magari aveva scommesso anche lui con qualcuno”
lo
incalzò Ysrafael.
“Ecco…
credo… credo che avesse scommesso anche lui… con gli
Arcangeli...” Ysrafael sollevò un sopraciglio “e
con gli Arcidiavoli” ammise Michele in un sussurro.
“Dunque
era
vera
la
voce che aveva messo in mezzo anche gli Arcidiavoli!” esclamò
il coordinatore
“Lo
sai come è fatto
Azaele,
è un incosciente!”
cercò
di giustificarlo Michele.
"In
conclusione,
tu lo hai aiutato a portarsi
un anima all'inferno per
evitargli la punizione degli Arcidiavoli!”
concluse
Ysrafael, sempre più severo.
Michele
sbiancò e rivolse lo sguardo verso il basso senza riuscire ad
aggiungere nemmeno una parola a sua discolpa. Sapeva bene che ai quei
tempi Ysrafael non era il suo supervisore
e dunque non poteva più punirlo per quanto era successo, ma
era lo stesso estremamente mortificato, era stata una grave
violazione aiutare Azaele, ma non avrebbe potuto permettere nemmeno
per un attimo che quello stupido incosciente, finisse per subire le
orribili torture a cui l'avrebbero sottoposto gli Arcidiavoli in caso
avesse perso
la scommessa.
E
poi per quanto riguardava Efialte, in fondo era davvero un’orribile
persona e anche se Azaele non ci avesse messo lo zampino non era
affatto sicuro che Ariel sarebbe riuscito a riportarlo sulla retta
via.
“Ti
sei mai chiesto perché nessuno si
sia mai preoccupato di indagare
più di tanto su questa storia?” gli
domandò Ysrafael
dopo un istante di silenzio.
“Io
pensavo…
che
il fatto che Azaele in seguito mi avesse aiutato con San Giorgio,
avesse pareggiato i conti”.
Michele
ammutolì
rendendosi conto che
Ysrafael lo stava osservando esterrefatto.
“Basta
così, più parli e peggio è” tagliò
corto l'anziano
Angelo
“preferisco non indagare oltre! Ma ti avverto, sappi che finora
te la sei cavata solo perché i tuoi sentimenti d’amicizia,
per quanto rivolti alla persona sbagliata, sono sinceri
e perciò più importanti delle stupidaggini di Azaele
che in
fondo,
questo te lo concedo, non è malvagio come i suoi colleghi.
Ma
tieni bene a mente che anche se in lui possono essere rimaste delle
tracce di bontà, ha comunque scelto la schiera sbagliata
perché la sua natura lo ha portato a fare quella scelta!"
"Lui…
a quei tempi era solo un ragazzino e aveva iniziato a frequentare
amicizie sbagliate, io sono certo che oggi non rifarebbe certi
errori, se avesse la possibilità di dimostrarlo…"
Ysrafael
lo interruppe "Eri un ragazzino anche tu, eppure hai fatto una
scelta diversa! E non
illuderti Michele, tu non solo non potrai mai riportarlo nella nostra
schiera, ma prima o poi finirai per pagare amaramente questa
amicizia. Te
l’ho
ripeto per l'ennesima volta,
trova la forza di staccarti
da Azaele, altrimenti un giorno o
l'altro ti ritroverai a dover
scegliere tra lui e la tua schiera
e la scelta sarà in ogni caso amara e profondamente dolorosa!
Pensaci bene!”
Ysrafael
rivolse un ultimo sguardo colmo di rimprovero a Michele e poi si alzò
in volo.
Il
gatto con la stella nera in fronte finalmente si riscosse, si
avvicinò a Michele e si strusciò contro le sue gambe.
L'angelo
si accovacciò sorridendo “Ehi gatto, tu mi credi quando
ti dico che in Azaele non sono rimaste solo “tracce” di
bontà, non è vero?” domandò accarezzando
il gatto sulla testa.
“Meeeeeow!”
rispose il gatto rivolgendogli uno sguardo enigmatico.
“Di
un po', ma noi ci conosciamo per caso?” domandò Michele
osservando la stella sulla fronte del gatto che, per tutta gli
risposta, gli graffiò una mano e scappò via.
L'angelo
sorrise malinconico continuando a pensare che era abbastanza sicuro
di aver già visto quel gatto... ma dove?
Nota
1: Azaele essendo un diavolo, conosce tutte le lingue degli umani,
per cui guarda Star Wars in lingua originale, da cui Chuwebacca e non
Chuwebecca che è la versione italiana del nome
|
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Capitolo 6 *** Un problema alla volta! ***
Capitolo
6
Un
problema alla volta!
Azaele
si sentiva incredibilmente depresso, farsi beccare in ascensore con
un’altra donna non era stata certo la mossa più
intelligente per conquistare la fiducia di Alba.
Nell’attimo
in cui lo aveva squadrato gelida, Azaele aveva percepito con estrema
chiarezza che nella scala dei livelli di stima di Alba, il suo
punteggio, che già non era esattamente alto,
era precitato così in basso che per leggerlo sarebbe stato
necessario l’aiuto di uno speleologo.
“Ciao”
lo salutò un demone alto e snello che aveva palesemente rubato
il look ai protagonisti di Men
in Black.
Al
suo fianco due impiegati umani, uno magro e allampanato di nome Ferri
e l’altro il cui doppio cognome Rossi-Corioli,
suonava
vagamente aristocratico, si
scambiavano pettegolezzi sui colleghi
sorseggiando il primo caffè della mattina.
“Come
ha fatto Sael a vedermi qui dentro?” si domandò Azaele,
preoccupato.
“Ciao,
hai sentito la novità?”
rispose un demone basso e tozzo passandogli a fianco senza degnarlo
di uno sguardo.
Azaele
emise un sospiro di sollievo, per un attimo aveva creduto di essere
stato scoperto, quel maledetto posto pullulava di colleghi.
Il
demone alto diede il cinque al demone tozzo "No,
che è successo?".
“Buongiorno
Molinesi, prenda un caffè con noi!” lo invitò
Ferri infilando la chiavetta nella macchinetta del caffè.
Azaele
accettò l'offerta ascoltando distrattamente le chiacchiere tra
i due demoni.
"...e
ha
avuto la faccia tosta di chiedere anche a noi…”.
“Non
mi stupisce affatto…”.
“Oggi
finalmente potrà conoscere il nostro CEO1!”
lo
informò Rossi-Corioli, Azaele annuì con finto interesse
mentre Ferri gli porgeva il caffè.
Rossi-Corioli
continuò
“Resterà
sicuramente colpito, è una persona affascinante, una mente
creativa
in continuo fermento...”
ad
Azaele
non poteva
fregare di meno del CEO
ma fece un educato sorriso di circostanza.
“…
lo
sappiamo tutti che quei due si coprono le spalle a vicenda”
Azaele
trasalì e cominciò a prestare più
attenzione
alla conversazione tra i due demoni.
“Avrà
sicuramente combinato uno dei suoi casini!
”
“Esatto,
sembra
sia scomparso con un’anima di Razel”
Azaele
impallidì leggermente.
“Domani
abbiamo il laboratorio alle nove, corretto?” domandò
Rossi-Corioli che, deluso dallo scarso interesse dimostrato
da
Molinesi per le mirabolanti virtù del CEO, cercava di attirare
la sua attenzione con un altro argomento.
Azaele
non rispose, era concentrato sulle chiacchiere dei due demoni.
“ …
era
proprio di Razel,
era già stata
assegnata a lui.
A
quanto pare però,
ha
fatto un accordo
con Azaele che invece si è fregato l'anima ed è sparito
…"
Azaele
rabbrividì.
“Uah
uah,
il moretto è un pazzo completo, far incazzare Razel è
un atto suicida!”
Azaele
per un attimo vide tutto nero.
“Va
tutto bene Molinesi?” domandò Ferri.
“Mi
sembra un po’ pallido” aggiunse Rossi-Corioli fingendo
una certa apprensione.
“Comunque
al momento nessuno sa dove sia, neanche il biondino”
“Forse
una calo di pressione?”
chiese ancora Ferri.
“Speriamo
che non lo trovi in tempo, quello riesce sempre a tirare Azaele fuori
dai guai"
"No,
no va tutto bene” rispose Azaele che aveva ripreso un po’
di colore.
"Ci
rovina tutto il divertimento, ti ricordi che delusione quando lo ha
aiutato
a fregare gli Arcidiavoli?"
"Già,
le torture che avevano preparato per Azaele, sugli umani non sono
state così divertenti!"
"Infatti!
Beh
ora vado. Ciao buona giornata!”
“Anche
a te!”
“Razza
di sadici, tanto resterete
di nuovo delusi!” pensò Azaele guardando
di traverso Sael che entrava in un ufficio lì vicino.
“Allora
ci vediamo domani alle nove” insistette Rossi-Corioli.
“Si,
certo, a domani” lo
salutò frettolosamente Azaele che sentiva il bisogno di
allontanarsi da lì, il più velocemente possibile.
“Dobbiamo
portare...” il resto della frase di Rossi-Corioli fu coperto
dalle urla che uscirono dall’ufficio in cui era appena entrato
Sael “ALLORA NON CAPISCI PROPRIO UN CAZZO!”.
“SEI
TU CHE SEI UN CRETINO, SONO CIRCONDATA DA IMBECILLI!”.
I
due impiegati che erano ancora alla macchinetta del caffè, si
guardarono imbarazzati, poi si dileguarono senza aggiungere altro.
Azaele
diede uno sguardo di sfuggita dentro l’ufficio e vide Sael
ridere soddisfatto mentre la Signorina Borrelli e il Signor
Guarini
continuavano
a insultarsi a causa delle divergenti opinioni circa l’applicazione
di una procedura aziendale.
Azaele
si era ripreso dal momento di panico di poco prima.
Sorrise
al pensiero che Michele lo stava cercando, sicuramente lo aveva
perdonato. Certo, probabilmente lo cercava anche per avvertirlo del
casino in cui si era cacciato.
Ma che
sfortuna però, tra tutte le possibili anime in giro per Roma,
Molinesi doveva essere assegnato proprio al gigante dal pelo rosso? E
figurati poi, se Razel si era sognato di avvertirlo!
Azaele,
si arrestò di colpo.
“Ma
porca miseria!” esclamò ricordando le parole di
Razel“Sono
qui per rubare un po' di anime a Ysrafael”
quella frase probabilmente era una sorta di avvertimento!
Che
idiota, non ci aveva fatto caso e poi Razel avrebbe potuto essere più
chiaro! A parte che avrebbe rubato ugualmente l'anima di Molinesi.
Però,
almeno avrebbe valutato meglio i rischi. Vabbè, ormai era
inutile recriminare, tanto la frittata era fatta.
Il
demone si accorse di aver raggiunto l'ufficio di Alba,
il che lo riportò al suo problema principale, come poteva
convincerla
che
non era un cretino patentato?
Si
fermò un attimo prima di fare il suo
ingresso nell'ufficio della ragazza,
gli
piaceva osservarla mentre era così concentrata.
La
trovava ancora più bella di come la ricordava, ma nei
suoi occhi verdi scorgeva sempre un fondo di malinconia.
Povera
Alba, chissà qual era la sua vita oggi, cosa la rendeva
felice, cosa triste, cosa provava tutti i giorni ad affrontare la
giornata, con quali pensieri andava a dormire e con quali si alzava
la mattina, chi c’era al suo fianco…
Al
suo fianco?
Azaele
si sentì mancare, non ci aveva pensato!
Alba
era una donna giovane e bella, sicuramente doveva esserci un uomo
nella sua vita, un fidanzato, un compagno, o peggio ancora…
un marito!
"Ok,
adesso calmati" pensò,
non aveva notato alcun tipo di anello al suo anulare sinistro, dunque
un marito almeno per ora non c’era, però… però
era anche vero che non tutti nel 2020 si sentivano obbligati a
portare la fede nuziale!
Azaele
si appoggiò al muro in preda ad uno strano fenomeno fisico a
lui totalmente sconosciuto, il suo cuore aveva cominciato a battere
in maniera totalmente caotica,
era completamente sudato e aveva le vertigini.
Per
qualche istante non capì cosa gli stesse succedendo e come
interrompere quel fenomeno devastante.
“Ok”
rifletté cercando di riprendere il controllo “questo
deve essere il famoso attacco di panico di cui si lamentano sempre
gli umani,
cerca
di calmarti,
respira, respira e rifletti.
Non
sai
se effettivamente ci sia qualcuno al suo fianco… calma, un
problema alla volta… respira, calmati, entra in ufficio e
parla con lei!”
Azaele
notò un impiegato magro e occhialuto che lo osservava con uno
sguardo più incuriosito che preoccupato, fece un ulteriore
respiro e riuscì a riprendersi.
Si
drizzò in piedi,
mosse leggermente il
capo per rivolgere
all'impiegato un
virile gesto di saluto ed
entrò con passo deciso nell’ufficio di Alba.
“Signorina
avrei bisogno di parlarle!” l'apostrofò chiudendosi la
porta alle spalle.
Alba
fece un piccolo salto indietro sulla sedia, come
se una cavalletta fosse appena atterrata sulla sua scrivania,
indicò
il cordless
appoggiato
ad un orecchio e gli fece un gesto nervoso indicante di far silenzio.
Azaele
si
ritrovò completamente smontato, rimase in piedi impalato senza
sapere più come proseguire.
Alba
gli fece un altro gesto per invitarlo a occupare la sedia libera
dall’altro lato della scrivania.
Dopo qualche minuto concluse la telefonata, poggiò il cordless
e guardando
Molinesi dritto negli occhi gli domandò con tono freddo e
professionale “Buongiorno, ha bisogno?”
“Eeeh…”
cominciò
Azaele completamente nel pallone, ritrovarsi finalmente solo davanti
a lei era un'emozione troppo forte, inoltre il suo sguardo onesto ma
freddo gli aveva fatto dimenticare completamente quello che aveva in
mente di dirle.
Restò
li come un perfetto idiota, senza sapere come continuare.
Fu
lei
a venirgli incontro, rompendo il silenzio imbarazzato che si era
creato.
“Senta
non si preoccupi, io mi faccio i fatti miei!”
disse
con tono inaspettatamente gentile.
“Cosa...
di che parla?”
domandò
confuso Azaele.
Alba
lo guardò con un sorriso a metà tra il sornione e il
pietoso.
“Certo,
ci siamo capiti, non sto parlando di niente,
non ho visto nulla poco fa!”
“Ah,
quello… si,
cioè
…
grazie, ma… ecco, io credo… “
Azaele
si sentiva un completo demente e lo sguardo divertito di Alba non
aiutava.
“Io
credo che noi... siamo partiti con il piede sbagliato...”
Alba
continuava a fissarlo senza proferire parola.
“Insomma
probabilmente lei si è fatta un’idea sbagliata di me e
delle mie intenzioni…”
farfugliò
Azaele odiandosi per la figura da idiota che stava facendo.
“Intenzioni?”
domandò lei perplessa.
“Si,
voglio dire (Santo
Cielo,
che imbarazzo),
voglio dire qui in questo… questo contesto lavorativo, questa
organizzazione!”
Lei
continuava a guardarlo sempre più perplessa.
“Si,
insomma, mi rendo conto che lei può essersi fatta una idea di
me non proprio… ma ecco… le assicuro che le mie
intenzioni sono del tutto… del tutto… costruttive, ecco
si costruttive, io sono qui per promuovere un cambiamento radicale,
il
mio obiettivo è risvegliare le coscienze, migliorare le
relazioni tra uffici e colleghi
rafforzando la
consapevolezza che il vero obiettivo è vincere il nemico
comune, che è esterno all'azienda
e
non interno…”
Azaele
stava pescando a piene mani dagli appunti di Molinesi e cominciava a
sentirsi più sicuro.
“...mettendomi
in gioco io per primo …”
“Si,
questo lo avevo notato!”
ridacchiò
lei.
Azaele
si fermò imbarazzato, poi decise che era meglio sorvolare
sull’ironia di Alba
“Però,
vedo
che lei non si sente coinvolta in questo processo di crescita, forse
ancora non ci crede, ma posso assicurarle che la partecipazione ai
laboratori potrebbe farle cambiare idea sia sul progetto, sia su…
su di me!” concluse con un imbarazzante sguardo implorante.
“Va
bene!”
“Come?”
domandò lui incredulo.
“Va,
bene” ripeté lei conciliante “sono disponibile a
provare uno dei laboratori formativi”
“A…
allora
ci vediamo domani alle nove in aula Steve
Jobs?”
“D’accordo,
ora però se non le dispiace dovrei rispondere ad una mail
urgente” concluse Alba congedandolo educatamente.
“Si,
si certo, grazie per la sua attenzione”.
Azaele
trattenne l’istinto di saltare oltre la scrivania per
abbracciarla e baciarla, ma
aprendo
la porta
dell’ufficio le rivolse un sorriso felice e le disse senza
riflettere “Ti prometto che non te pentirai, Alba”.
Poi
uscì
dirigendosi con passo pimpante
verso gli uffici della Direzione, senza rendersi minimamente conto
che Alba, completamente rossa in viso, lo stava fissando
esterrefatta.
Nota
1: Amministratore delegato di un'azienda
|
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Capitolo 7 *** Strega! ***
Capitolo
7
STREGA!
“Selvaggi!”
mormorò il giovane bruno osservando disgustato i contadini che
si erano gettati all’inseguimento del cinghiale.
La
ragazza emise un gemito soffocato.
Nell’istante
stesso in cui il contadino l’aveva vista si era sentita
mancare, un attimo dopo senza capire né come né perché,
si era ritrovata sul ramo di una enorme quercia seduta in grembo ad
un giovane sconosciuto che con un braccio la teneva stretta per non
farla cadere e
con la
mano libera
le
tappava la bocca.
“Oh,
scusami,
ora
ti faccio scendere, ormai
se
ne sono andati” disse lui, togliendole la mano dalla bocca.
Un
attimo dopo erano ai piedi della grande quercia.
Il
giovane osservò la ferita della ragazza “Non mi sembra
niente di grave, comunque farai meglio a pulirla prima possibile”
si strappò un pezzo di camicia e glielo porse “tieni
proteggila con questo”.
Lei
lo guardò riconoscente “Grazie, mi hai appena salvato la
vita. Io mi chiamo Alba e tu?”
“Io
mi chiamo…”
#
“Meoooow…
Meoooew”
Alba
si svegliò di soprassalto, fuori dalla finestra un gatto nero
con una stella bianca sulla fronte, si lamentava e cercava di
attirare la sua attenzione.
“E
tu chi sei? Da dove arrivi?”
Il
gatto miagolò ancora più forte.
Alba
si rese conto che fuori pioveva e il povero gatto era tutto bagnato.
“E
va bene, arrivo!”
Si
alzò assonnata e aprì la finestra, il gatto schizzò
dentro e sparì nel buio.
“Ehi
Gatto, ma dove sei finito? Ti ammalerai se non ti fai asciugare!”.
Ma
il gatto non rispose, né ricomparse.
“Oh,
fa un po’ come ti pare, io torno a dormire!” si arrampicò
sul letto e infilandosi sotto le coperte ripensò al suo sogno
ricorrente, per
la seconda volta era proseguito oltre
la caduta della ragazza.
Si
domandò chi poteva essere l'uomo che l'aveva salvata, la
sua immagine
era confusa e più si sforzava di ricordare più
diventava sfuocata, oltretutto il sogno si era interrotto proprio un
istante prima che lui pronunciasse il suo nome.
Tutta
colpa del gatto nero, l’aveva svegliata decisamente nel momento
meno opportuno.
#
La
mattina dopo mentre si recava di malavoglia al laboratorio creativo,
Alba ripensò
al
giorno prima, quando il Grosso Fesso Pelato
era
entrato nel suo ufficio.
La
sua prima reazione era stata di panico,
temeva che
volesse minacciarla per ottenere il suo silenzio sulla penosa scena a
cui aveva appena assistito.
Il
panico si era mutato in stupore e poi in una timida compassione per
Molinesi, che sembrava realmente interessato a rimontare un po' nella
sua stima.
La
cosa che più aveva stupito Alba era stata
che
mentre Molinesi farfugliava la sua oratoria, aveva sentito un moto di
simpatia nei suoi confronti. In un certo senso, aveva percepito che
quel grosso sbruffone stava per la prima volta mostrando qualcosa del
vero se stesso.
E
per quanto la imbarazzasse ammetterlo, in quella veste più
fragile le era risultato decisamente più simpatico.
E
poi le era sembrato che i suoi occhi, quegli occhi grigi sempre così
freddi e aggressivi, fossero diventati più scuri, gentili e in
qualche modo familiari.
Ecco
perché alla fine si era ammorbidita e aveva accettato di
partecipare al laboratorio.
Certo,
a rovinare tutto, c'era stata quell’uscita conclusiva.
Ma
come si era permesso di punto in bianco di darle del tu, per non
parlare di quel tono confidenziale, manco fossero stati vecchi amici.
Probabilmente
l’imbarazzo che aveva mostrato poco prima, era stato solo una
messinscena per ammorbidirla e portarla dalla sua parte.
E
ci era riuscito
le aveva
strappato un si!
Che
stupida, fino a quel momento era riuscita a scampare la prima tornata
di quegli “incontri creativi” per i quali non nutriva
grande entusiasmo.
Non
che non fosse convinta della loro utilità, in se stessi, più
che altro non nutriva grande fiducia in Molinesi né
tanto meno
nella maggior parte dei suoi colleghi.
Alba
temeva
che il tutto si riducesse ad una festa dell’ipocrisia alla
quale non aveva alcuna voglia di partecipare.
“Buon
pomeriggio Alba è in perfetto orario, entri pure!”
La
voce di Molinesi la riportò al presente, immersa nei suoi
pensieri non si era accorta di aver superato l'aula Steve Jobs, dove
si teneva il laboratorio.
“Oggi
abbiamo una new entry, la nostra collega Alba partecipa per la prima
volta a questo laboratorio e sono certo che porterà un
contributo importante al lavoro svolto finora”
Molinesi
la invitò a prendere posto con un sorriso soddisfatto che
evidentemente non piacque ad alcuni partecipanti, che la accolsero con uno sguardo astioso e un sorriso forzato.
Sentì
distintamente la Signorina Corelli commentare all’orecchio di
un collega dell’Ufficio Acquisizioni (quello amante delle
catastrofi) “Se la porta a letto, mi sembra evidente!”
Alba
la fissò esterrefatta ricevendo in risposta uno sguardo di
sfida, poi si guardò intorno, ma a parte il collega
dell'Ufficio Acquisizioni che la guardava con aria maliziosa, gli
altri chiacchieravano tranquillamente tra di loro senza dare
l’impressione di aver sentito il commento velenoso.
Eppure
le era sembrato che la collega avesse parlato a voce abbastanza alta
da poter essere sentita da tutti.
Molinesi
la distrasse dai suoi pensieri dando il via a quella che chiamò
la “nostra consueta introduzione motivante”.
“Chi
siamo noi?”
“Una
squadra”
“E
come lavoriamo?”
“Uniti!”
“E
cosa otterremo?”
“Risultati!”
“Perché
uniti si diventa?”
“Più
forti!”
“Ed
essere forti come ci fa sentire?”
“Pronti!”
“Pronti
a cosa?”
“A
giocare duro contro il nemico là fuori!”
“Perché
come diceva Steve Jobs…”
A
quel punto l’entusiasmo dei colleghi raggiunse l’apice
“QUANDO IL GIOCO SI FA DURO, I DURI COMINCIANO GIOCARE!”.
“Ma
non era Bluto?” commentò Alba perplessa.
Calò
il silenzio e quattordici occhi fissarono Alba senza capire.
“Bluto...
John Belushi in Animal House... è una battuta famosissima”
balbettò Alba terribilmente a disagio.
Maselli,
il collega della Sicurezza informatica, intervenne guardandola con
disprezzo.
“E’
una citazione di Steve Jobs, chiunque con un minimo di cultura lo
sa!”
Gli
altri colleghi annuirono assumendo un’aria di pietosa
sufficienza.
Alba
si rese conto che qualunque tentativo di replica, si sarebbe
miseramente infranto contro il muro di certezza dei colleghi.
Si
voltò a guardare Molinesi aspettandosi uno sguardo di
ulteriore disapprovazione e invece, del tutto inaspettatamente, vide
nei suoi occhi un’espressione maliziosamente complice.
“Bene”
intervenne Molinesi cercando di nascondere un sorrisetto divertito
“Ora che ci siamo scaldati possiamo dare il via alla consueta
discussione “Non chiediamoci cosa può fare l’azienda
per noi, chiediamoci cosa possiamo fare noi per l’azienda!”
Da
lì partì una discussione incentrata in parte su aria
fritta e in parte, a dispetto del tema, su una interminabile sequela
di lamentele.
Alba,
che non aveva avuto né la voglia né la forza di
inserirsi nella discussione era ormai boccheggiante quando finalmente
Molinesi decise di mettere fine alla discussione e, sperava Alba,
anche all’incontro.
“Per
concludere degnamente questo fruttuoso incontro, vi propongo un gioco
che ci aiuterà a entrare in sintonia con i nostri colleghi
sviluppando una reciproca empatia”.
Alba
emise un piccolo gemito disperato, non era ancora finita!
Fortunatamente
Molinesi non sembrò accorgersene e cominciò a
presentare allegramente il gioco, che consisteva nel dividere i
partecipanti in coppie che, a turno, dovevano fissarsi negli occhi
per due minuti senza parlare e senza ridere.
Scaduto
il tempo ognuno avrebbe dovuto dire che cosa aveva percepito del
proprio partner.
Alba
si ritrovò in coppia con la collega dell’ufficio
spedizioni.
“Andiamo
bene!” pensò, non avrebbe potuto avere una partner più
chiusa e silenziosa di Milena, era già tanto se la mattina
riusciva a sussurrare un buongiorno!
Cominciarono
la Corelli e Marzia, la robusta collega dell’amministrazione.
Passati
i due minuti, la Corelli affermò con aria solenne e
presuntuosa che non c’era molto da vedere a parte il dolore e
l’insicurezza dovuti all'enorme stazza della collega che, si
percepiva chiaramente, era troppo debole per riuscire a seguire una
qualsivoglia dieta dimagrante.
Alba
rimase di sasso, come poteva la Corelli dire una simile cattiveria
quando tutti sapevano che Marzia, un tempo alta e longilinea era
ingrassata improvvisamente a causa degli scompensi ormonali dovuti a
seri problemi di salute?
Marzia
diventò paonazza e gli occhi le si riempirono di lacrime, ma
vedendo gli altri colleghi ridacchiare un’ombra di rancore le
oscurò lo sguardo.
“Io
invece ho visto una maschera di finta sicurezza che serve solo a
nascondere una casa vuota e una gran solitudine!”
La
Corelli accusò il colpo e sbiancò in viso, poi si
riprese e commentò sbattendo le sopracciglia “Beh, sei
sicura di aver guardato dentro i miei occhi? Secondo me erano i tuoi
occhi riflessi sul vetro della finestra, sei così ingombrante
che hai sicuramente coperto il mio riflesso e ti sei confusa,
ahahahah!”
Malgrado
la battuta fosse abbastanza squallida e mal riuscita, tutti si
unirono alla risata della Corelli che sorrise diabolica a Marzia
sussurrando “Hai perso cicciona!”.
Alba
sentì distintamente la frase, si guardò intorno ma
ancora una volta nessun altro sembrava aver sentito nulla, a parte
Marzia ora affranta e con il capo chino. Alba avrebbe voluto
consolarla ma non fece in tempo perché intervenne Molinesi.
“Ora
tocca a voi!” esclamò.
Alba
si accorse che l’invito era rivolto a lei e a Milena.
Intorno
si fece il silenzio, sospirò sedendosi di fronte a Milena, la
fissò negli occhi e cominciò a concentrarsi.
Inizialmente
non riusciva a vedere altro che le pupille marrone scuro della
collega, poi le sembrò di scorgere qualcosa, un’immagine
lontana.
Si
avvicinò leggermente al viso della collega, guardò più
attentamente e di colpo venne attirata dentro quegli occhi tristi e
silenziosi.
Si
ritrovò in un salotto buio e pieno di quadri.
Al
centro del salotto, sprofondato in un vecchio divano, un uomo anziano
dallo sguardo perso fissava immobile lo schermo di una TV accesa ma
senza audio.
Alba
non capiva cosa stesse succedendo, fece un passo verso l’uomo e
gli domandò titubante “Signore scusi, dove mi trovo?”
ma il vecchio non diede l’impressione di essersi accorto della
sua presenza.
Provò
ad attirarne l’attenzione poggiandogli una mano sul braccio e
domandò ancora “Scusi, lei sa dove mi trovo?”
“Lascialo
in pace! Che cosa fai qui, come sei entrata? VATTENE!”
Milena
era comparsa improvvisamente nella stanza e la guardava infuriata.
Alba
era sconvolta, non capiva cosa stesse succedendo, aprì la
bocca per cercare di rispondere ma si ritrovò a boccheggiare
senza riuscire ad emettere alcun suono, Milena continuò a
urlare istericamente “Vattene, vattene, esci dalla mia testa!”
Alba
tornò di colpo dentro la saletta riunioni, la collega aveva
smesso di urlare ma ora era a terra in preda ad una crisi epilettica,
un terribile tremore le squassava il corpo e una bava bianca e spessa
le usciva dalla bocca.
La
Corelli le urlò furiosa “Ma che le hai fatto, sei
impazzita?”
“Ma
niente, io non ho fatto niente!” rispose Alba sconvolta.
La
crisi epilettica si placò di colpo, Milena si sedette sul
pavimento con le gambe piegate e la testa sulle ginocchia, Alba non
fece in tempo a tirare un sospiro di sollievo che la ragazza sollevò
lo sguardo e la fissò con odio, i suoi occhi si rivoltarono
all'indietro e in preda ad una sorta di trance urlò con voce
stravolta e irriconoscibile “Sei tornata tra noi, strega
maledetta!” poi perse i sensi accasciandosi a terra come un
sacco vuoto.
Sul
muro di fronte ad Alba si formò, un carattere alla volta, la
scritta “STREGA, STREGA MALEDETTA”
Si
fece il silenzio poi, lentamente, tutti si voltarono a fissare Alba
con occhi vitrei.
Il
collega dell'ufficio Acquisizioni ruppe il silenzio cominciando a
ripetere “Strega… strega... strega!”
Uno
alla volta si aggiunsero anche gli altri ripetendo ossessivamente e a
voce sempre più alta “Strega… strega…
strega!”
Alba
era paralizzata dall’orrore le sembrava di essere precitata
dentro un terribile incubo a occhi aperti “Non può
essere vero, ora mi sveglio, ora mi sveglio!”.
Una
mano le strinse con forza il braccio, si voltò terrorizzata e
incontrò lo sguardo calmo di Molinesi “Vattene, ci penso
io qui!” le disse spingendola fuori dall'aula.
#
Azaele
non fece molto caso ai demoni che erano entrati in aula, era abituato
a vederli gironzolare intorno agli umani.
Quando
i demoni si lanciarono dentro i corpi dei colleghi di Alba e presero
il controllo della riunione, per qualche istante rimase sconcertato
non avendo idea di come intervenire senza farsi scoprire.
Poi
incrociò lo sguardo terrorizzato di Alba e capì che non
poteva abbandonarla, la afferrò per un braccio e cercando di
dimostrarsi il più calmo possibile, cosa non semplice visto
che aveva le palpitazioni e gli tremavano le gambe (per
la miseria,
come odiava essere soggetto a quelle odiose reazioni emotive umane),
la spinse fuori dalla saletta.
Per
un istante il volto terreo di lei si ammorbidì in una
espressione di riconoscenza che gli sciolse il cuore, avrebbe voluto
abbracciarla e farla sentire protetta ma non era quello il momento,
si limitò a rivolgerle un sorriso rassicurante e dirle “Vai,
non preoccuparti”, lei annuì e scappò via.
Azaele
posò la mano sulla maniglia, si assicurò di aver
ripreso il completo controllo delle sue emozioni e poi rientrò
nell'aula.
“Bene,
signori, vogliamo riprendere il controllo?” domandò
rivolto agli umani.
Ma
la situazione si stava già normalizzando in quanto i demoni,
dopo la fuga di Alba, erano usciti dai corpi degli umani e si stavano
avviando fuori dall'aula borbottando indispettiti.
“Andiamo
via ragazzi…”
“Che
palle…”
“Uffa,
per una volta che ci stavamo divertendo…”
Uno
di loro, Sael, si voltò e rivolse uno sguardo sospettoso ad
Azaele che gli voltò immediatamente le spalle fingendo di
essere impegnato a raccogliere gli appunti di Molinesi.
La
scritta sul muro era scomparsa e i colleghi di Alba avevano ripreso
il loro stato normale e chiacchieravano spettegolando sui colleghi
assenti. Apparentemente sembravano non aver alcun ricordo di ciò
che era appena successo.
Azaele,
preoccupato per Alba, decise di chiudere l’incontro.
Rossi-Corioli
intervenne immediatamente per sottolineare che mancavano ancora 11
minuti al termine delle due ore dedicate al laboratorio.
Azaele
tagliò corto dicendo che dovevano dedicarli a riflettere
sulle emozioni provate durante l'incontro e alle idee che ne erano
scaturite, gli appunti sarebbero stati utilizzati come base per la
discussione prevista nel successivo incontro.
Rossi-Corioli
soddisfatto dalla risposta iniziò immediatamente a buttare giù
degli appunti, gli altri più o meno di malavoglia, seguirono
il suo esempio.
Azaele
salutò e filò fuori dall’aula avviandosi di corsa
nella direzione presa da Alba.
Era
molto preoccupato per lei, ma anche colpito dalla sua capacità
di entrare nella mente di Milena.
Purtroppo
i suoi colleghi demoni ne avevano immediatamente approfittato.
E
come ci avevano dato dentro i bastardi!
Possessione,
cori, scritte demoniache sul muro, mancavano solo gli oggetti che si
spostavano da soli e il repertorio da
film horror
sarebbe stato praticamente completo!
Povera
Alba chissà com'era sconvolta, si sentiva terribilmente in
colpa per quello che le era successo.
Una
volta arrivato nel suo ufficio, constatò con angoscia che era
vuoto.
Provò
a chiedere al solito impiegato occhialuto se per caso l'aveva vista.
Lui gli rispose con aria annoiata e senza sollevare lo sguardo dal
computer, che gli era parso di vederla dirigersi a tutta velocità
verso il bagno delle impiegate.
Azaele
vi si diresse di corsa, spalancò la porta e la trovo ancora
là, seduta per terra di fronte alle porte delle toilettes con
la testa tra le mani.
“Alba,
ti senti bene?”
Lei
sollevò il viso, era pallido e rigato di lacrime, il rimmel si
era sciolto ed era colato lungo le guance.
Ad
Azaele si strinse il cuore.
“Io…
io non capisco, che cosa è successo là dentro?”
domandò lei tremante.
“Ecco…
a volte può capitare sai, durante l’esercizio si possono
scatenare strane reazioni”.
“Strane
reazioni? Sono entrata dentro la mente di Milena e le ho provocato
una crisi epilettica. Per non parlare di tutti gli altri. Dio mio,
sembravano posseduti dal demonio!”.
“Una
mente molto creativa, come è evidentemente la tua, può
creare delle autosuggestioni molto potenti!” mentì
Azaele cercando di sembrare credibile.
“Autosuggestioni
un accidente, ho visto chiaramente manifestarsi quell’orribile
scritta sul muro e sentito molto bene quel terribile coro. Mioddio mi
sembrava di essere finita dentro un film ambientato a Salem! E’
stato spaventoso!”.
“Mi
dispiace è stata tutta colpa mia, non sono stato in grado di
controllare la situazione…”
“No,
no, non è colpa sua, è stata colpa mia, sono stata io a
provocare quelle reazioni lo sento!”
La
voce di Alba si incrinò, Azaele le passò dolcemente una
mano sul viso per asciugarle le lacrime.
“No,
te lo ripeto non è colpa tua, la responsabilità é mia,
soltanto mia!”
Poi
le prese il volto tra le mani e avvicinò leggermente il viso a
quello di Alba, lei lo guardò negli occhi senza ritrarsi, così
lui si avvicinò un altro po’ e…
“Ecco
dove eravate finiti!” la voce squillante della signorina
Corelli rovinò completamente l’atmosfera, Alba e Azaele
si allontanarono di scatto.
“La
dottoressa Alba si era sentita poco bene e…” si scusò
Azaele.
“Certo,
certo!” lo interruppe la Corelli guardando Alba con odio.
“Comunque
volevo informarti che non ci hai comunicato la data del prossimo
incontro”.
“Ah,
si scusa hai ragione, un attimo che verifico” Azaele smanettò
un po’ lo smartphone di Molinesi per controllare l’agenda,
nella speranza di liberarsi velocemente dell'impiegata inopportuna.
“Mercoledì
diciotto, stessa ora!”.
“Molto
bene, scuse accettate tesoro!” rispose lei con voce sensuale.
Poi
si gettò al collo di Azaele e lanciando uno sguardo di sfida
ad Alba, gli diede una lenta e lasciva leccata sul collo.
Azaele
rimase paralizzato dall’imbarazzo, rivolse lo sguardo verso
Alba e provò una fitta al cuore nel vederla alzarsi in piedi
con uno sguardo disgustato e uscire dai bagni senza voltarsi
indietro.
Si
liberò con una certa difficoltà dalla stretta della
Corelli e conquistò anche lui l'uscita.
Era
furibondo, finalmente era riuscito a incrinare il muro che Alba aveva
innalzato tra loro due e quella orribile donna aveva rovinato tutto.
Raggiunse l'ufficio di Alba giusto in tempo per vederla uscire e
infilarsi di cosa dentro l’ascensore, fece uno scatto ma le
porte si chiusero prima che lui riuscisse a entrare.
Sospirò
sconfitto e canticchiò sconsolato “We are the same
sad story, that’s a fact, one step up and two steps back…”1.
Improvvisamente
si sentì afferrare per la giacca e spingere dentro un piccolo
ufficio vuoto e senza finestre che fungeva da archivio.
La
porta dell’archivio si richiuse alle sue spalle senza rumore,
Azaele si voltò lentamente preparandosi all’idea di
dover affrontare un Razel infuriato e vendicativo. Fortunatamente si
ritrovò a guardare il viso familiare e teso di Michele.
Sospirò
di sollievo.
“Razza
di deficiente, vuoi farti ammazzare da Razel?” la voce irata di
Michele non faceva presagire niente di buono.
Nota 1: One step up
(1987) - Bruce Springsteen
|
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Capitolo 8 *** C'è qualcuno nello specchio! ***
Capitolo
8
C'è
qualcuno nello specchio!
Michele
aveva continuato a seguire Alba per tutto il fine settimana.
L’aveva
seguita fino a casa, in giro mentre faceva shopping, in piscina,
mentre mangiava la pizza con le amiche, insomma dovunque, ma di
Azaele neanche l’ombra.
Poi
era stato impegnato con il suo lavoro e aveva dovuto abbandonare il
pedinamento.
Quella
mattina era riuscito a seguirla fino in azienda, ma non appena
arrivato si era reso conto che il posto pullulava di colleghi della
parte avversa e dal momento che tutti sapevano della sua amicizia con
Azaele, aveva deciso di non entrare
all’interno
dell'edificio
per non rischiare di far
scoprire quell’idiota, ammesso che si trovasse là.
La
zona uffici era interamente circondata da vetrate, per
cui
aveva
pensato di osservare
Alba attraverso le finestre
e
controllare se qualcuno le gironzolava insistentemente intorno.
Alba
rimase in ufficio una mezz'oretta,
poco prima delle nove
uscì e dopo poco raggiunse una sala davanti alla quale fu
accolta con entusiasmo da un tipo alto, robusto e pelato.
Michele
ebbe la sensazione che l’uomo avesse qualcosa di familiare,
atterrò furtivamente su un piccolo balcone di fronte alle
vetrate della saletta, diede una sbirciatina
all'interno
e si accorse che era piena di demoni.
“Ma
che accidenti di posto è questo, non ho mai visto tanti
colleghi della schiera nera in una volta sola!”.
Si
ritrasse sperando di non essere stato notato dai demoni che peraltro
erano concentrati nelle loro chiacchiere.
Poco
dopo l’arrivo di Alba cominciò la riunione, il tipo alto
e pelato
diede inizio ad una penosa sceneggiata motivante che sembrava aver
effetto su tutti tranne Alba e una ragazza minuta e silenziosa che
mormorava appena le frasi.
Michele
continuava ad avere la sensazione che il tipo pelato
avesse qualcosa di familiare, era sicuro di averlo già visto
da qualche parte.
Ma
dove?
Chiuse
gli occhi e si concentrò per qualche istante “Per la
miseria, ma è il tipo del taxi!”.
Aprì
gli occhi e lo fissò nuovamente, era proprio lui, l’arrogante
passeggero che Azaele aveva posseduto per causare l’incidente
con l’ambulanza.
Quell’uomo
lavorava proprio nell’azienda di Alba?
Era
una coincidenza assurda e soprattutto incredibilmente utile ad
Azaele!
Michele
osservò ancora il tipo notando che aveva qualcosa di
decisamente familiare nel modo di muoversi.
Per
non parlare di quel sorriso strafottente, esattamente uguale a quello
che certe volte gli faceva venire voglia di prendere Azaele a
ceffoni.
E
poi il tipo continuava a esaminare le espressioni sul viso di Alba
come se cercasse di carpirne i pensieri, delle reazioni degli altri
partecipanti invece sembrava curarsi il giusto.
Si,
era Azaele, non poteva essere altri che lui, lo aveva trovato
finalmente!
Quel
deficiente si era nuovamente impossessato del tizio del taxi, questa
volta per avvicinare Alba.
Ma
il sollievo di averlo trovato durò poco, nella saletta infatti
le cose presero
una piega decisamente inaspettata, la ragazza silenziosa prima
cominciò
ad urlare contro Alba,
poi fu colta da una
crisi epilettica palesemente provocata da un demone tarchiato che
sembrava il
cosplay
mal riuscito
di Jake
“Joliet” Blues,
Michele
ricordò la mitica battuta “Siamo in missione per conto
di Dio"1
e alzò gli occhi al cielo pensando a come doveva sentirsi
spiritoso quell'idiota.
La
situazione precipitò rapidamente e Michele assistette alla
messa in scena dei demoni allibito e impotente in quanto gli era
vietato intervenire, gli umani in questi casi dovevano cavarsela da
soli.
“Maledizione
fa qualcosa, intervieni, razza di imbranato!” pensò
rivolgendosi ad Azaele che sembrava totalmente incapace di
riprendere il controllo della situazione, poi con sollievo lo vide
precipitarsi verso Alba e spingerla fuori dall’aula.
La
situazione si normalizzò e Azaele, dopo essere rientrato nella
saletta a controllare, uscì nuovamente. Sicuramente per
raggiungere Alba.
E
lei, dove poteva essere andata?
“Probabilmente
è tornata nel suo ufficio” pensò Michele volando
velocemente verso l'altra ala dell'edificio.
Non
era arrivato da più di un minuto quando lei entrò in
ufficio furibonda.
“Che
razza di porco!
E
io che… che cretina!” si lamentò Alba furiosa e
in lacrime,
afferrò
borsa e cappotto
e corse verso
l’ascensore.
Michele
vide Azaele arrivare
appena in tempo per vedere
Alba infilarsi
nell’ascensore. Il demone sospirò affranto.
L'angelo
si guardò intorno e non vedendo demoni in giro decise di
cogliere la palla al balzo ed entrare, afferrò Azaele per la
giacca e lo spinse dentro un piccolo ufficio.
“Razza
di deficiente” lo apostrofò “vuoi farti ammazzare
da Razel?”.
Azaele
non fece neppure finta di essere Molinesi “E dai Michele, non
fare il tragico, chissà quanto ci vuole prima che il rosso
troglodita riesca a fare il ragionamento che ti ha portato fino a
qua, appena ho finito mi invento una scusa per il ritardo e gli
consegno il pelatone!”
“Il
rosso troglodita ha già capito dove sei, idiota! L’ha
capito appena…” Michele impallidì senza riuscire
a finire la frase, si era appena reso conto che era stato lui a far
capire a Razel come trovare Azaele il giorno che si erano incontrati
dietro la panchina dove Alba chiacchierava con la sua amica. Il
demone che non era affatto stupido, aveva certamente capito che
sarebbe bastato seguire la ragazza!
“Appena
cosa?”
“Appena
mi ha scoperto a seguire Alba!” ammise Michele affranto “Ti
ho tradito io, Azaele, sono proprio un imbecille senza scuse!”
Azaele
rimase sconcertato, in genere era lui quello che combinava i casini.
Poi
vedendo Michele così abbattuto cercò di consolarlo.
“Ma
no, figurati! Se avesse capito come stavano le cose, sarebbe già
arrivato qui a pestarmi a sangue!”
“Ti
sbagli Aza, la realtà è che si sta divertendo alle
nostre spalle, vuole vedere fin dove arrivi. E poi sono sicuro che
vuole vedere se anche Ariel riuscirà a capire come trovarti e
cosa succederà quando vi incontrerete, anzi sono certo che sta
raccogliendo scommesse su voi due!”
“Che
c’entra Ariel?”
“Non
fare il finto tonto, sono sicuro che sai benissimo che Molinesi era
stato assegnato anche a lui, hai preso due piccioni con una fava:
avvicinare Alba e far incazzare Ariel! E per la miseria lascia quel
corpo, non riesco a parlarti mentre sei lì dentro!”
Michele
si era nuovamente innervosito, sia per la calma fuori luogo di
Azaele, sia perché per la prima volta si trovava a guardare
l’amico dritto negli occhi, cosa che trovava molto fastidiosa.
Il
fatto di essere il più alto dei due gli aveva sempre dato la
possibilità di guardarlo dall’alto in basso quando gli
propinava le sue ramanzine, ora invece gli sembrava che la sua
“autorità” fosse messa in discussione da quei
quindici centimetri guadagnati da Azaele grazie alla corporatura di
Molinesi.
“Neanche
per sogno, stare qua dentro è l’unico modo per
avvicinarmi ad Alba, che c’è ti dà fastidio aver
perso il tuo vantaggio in altezza?”
replicò
Azaele con un sorrisetto sarcastico.
“Non
dire idiozie, non ci avevo neanche fatto caso” mentì
imbarazzato
Michele “piuttosto, ti rendi conto degli effetti collaterali
che sta causando la tua presenza qui, non ti è sembrato già
abbastanza grave quello che è successo poco fa? Sembrava di
essere finiti a Salem!”
Azaele
notò che curiosamente Michele si era espresso nello stesso
modo di Alba
e per
un attimo
ma
solo per un attimo, la sua sicurezza fu incrinata da una leggera
crepa.
“Senti,
è stato un errore, la capacità di Alba mi ha colto di
sorpresa, ma è stato un incidente che non si ripeterà
più!”
“Tu
proprio non ti rendi conto, non capisci che la tua presenza qui non
era prevista?”
“Uffa,
e allora?”
“E
allora stai scatenando qualcosa al di fuori del tuo controllo! Aza,
lo so che sei spinto da buone intenzioni, ma sei pur sempre un
demonio, stai causando la rottura di un equilibrio già
precario, stai aiutando il MALE a prevalere qua dentro!”
“Mamma
mia, quanto sei esagerato, a parte il fatto che sarebbe pure il mio
lavoro, per inciso!”
sbuffò Azaele.
“Ma
che cavolo dici? Ti sei montato la testa? Il tuo lavoro è
consegnare all’inferno le anime il cui destino è ormai
segnato e non possono più essere influenzate dagli addetti
alle custodie speciali! Esci da questo corpo punto e basta!”
“E
dai piantala!”
“No,
per la miseria, non ho intenzione di permettere che il tuo stupido
egoismo causi danni irreparabili, se non hai intenzione di
abbandonare questo corpo, andrò da Ysrafael e gli dirò
dove può trovarti!”
“No,
dai Miky! Ysrafael mi obbligherà a lasciare il corpo di
Molinesi, magari mi
costringerà
anche a consegnarlo
ad Ariel,
Razel mi scuoia vivo!”
“Peggio
per te, te la sei cercata!”
“Ti
prego Miky, non farlo… aspetta!”
Ma
Michele smise di ascoltarlo, si precipitò fuori dal piccolo
ufficio e si trovò faccia a faccia con cinque demoni alti
e minacciosi.
“Guarda
un po' chi
c’è!” sorrise sprezzante Sael “Che ci fai
qui, bella fighetta, ti sei perso?”
“Ma
questa non è la fidanzatina di Azaele?” aggiunse un
altro.
I
demoni risero divertiti e circondarono Michele.
“Cosa
ci faccio qui non sono affari vostri, piantatela e lasciatemi
passare!”
Michele
non era affatto impaurito, ma non sopportava di ritrovarsi circondato
dai demoni, inoltre temeva che Azaele uscisse dall’archivio
proprio in quel momento e i demoni facessero due più due.
Sael
circondò con un braccio le spalle di Michele e gli scoccò
un bacio sulla guancia.
“Lascia
perdere quel moretto
sfigato, con me ti diverti di più!” gli disse con voce
sensuale, gli altri demoni risero ancora più forte.
“Stammi
lontano, idiota!” lo apostrofò Michele spingendolo via
bruscamente.
“Hey,
come sei maleducato, forse hai bisogno che ti insegniamo un po’
di rispetto per i tuoi colleghi!”
I
demoni lo costrinsero ad arretrare fino alla parete del corridoio, ma
Michele li sfidò sostenendo i loro sguardi senza paura.
“Bene,
vediamo chi di voi vuole insegnarmi l’educazione per primo”
Lentamente
cominciò a sguainare la spada angelica fissando dritto negli
occhi Sael, che al primo raggio di luce emesso dalla lama
perse
tutta la sua baldanza.
“Calma,
calma biondino, stavamo solo scherzando, come sei permaloso!”
disse
alzando le mani e arretrando leggermente.
“Dai,
andiamo ragazzi, lasciamolo perdere!” concluse voltandosi
e dirigendosi
verso gli uffici, seguito immediatamente dagli altri demoni.
“Stai
bene?”
la
voce preoccupata di Azaele fece voltare Michele.
“Si,
sto bene!” ma il suo sguardo tradiva la tensione e la rabbia
provate.
“Non
prendertela, lo sai che sono solo dei rozzi ignoranti!”
“Hai
sentito tutto?”
“Certo
che ho sentito, ero dietro la porta, pronto a intervenire!”
“Non
sono più un angioletto timido Azaele, ora me la cavo da solo,
grazie!” rispose brusco Michele. Ma si pentì subito,
perché sapeva molto bene che nonostante fosse un demone,
nonostante tutti i suoi difetti, nonostante fosse la cosa più
stupida e assurda che si potesse immaginare, Azaele era davvero suo
amico e gli voleva davvero bene e se la situazione si fosse messa
male sarebbe intervenuto per aiutarlo, anche a costo di farsi
scoprire.
“Perdonami,
sono ancora un po’ teso!” si
scusò,
poggiando una mano sulla spalla dell'amico.
Azaele
sorrise e Michele capì che l’avrebbe aiutato per
l’ennesima volta.
#
La
signorina Corelli era già in pigiama, alla fine aveva deciso
che avrebbe saltato la lezione di zumba.
Era
la prima volta in tre anni, ma era davvero troppo stanca e poi
l'indomani aveva il corso di tango argentino, non sarebbe successo
nulla se per una volta saltava zumba.
Si
stiracchio un po', prese il cellulare e diede un'occhiata alla
programmazione dei vari canali a cui era iscritta.
"E
se optassi per un bel film horror?" pensò scorrendo i
vari titoli a disposizione mentre si dirigeva in bagno per
struccarsi.
Se
c'era una cosa che la divertiva erano i film horror, trovava
incredibilmente spassose tutte quelle stupidaggini su Villaggi di
dannati, possessioni demoniache, streghe e… "Haaaargh!"
urlò terrorizzata, scorgendo nello specchio del bagno il volto
pallido di una donna dai lunghi capelli neri che la guardava con due occhi verdi carichi d'odio.
Con
un balzo atletico saltò fuori dal bagno e continuando ad
urlare aprì la porta di casa e si precipitò sul
pianerottolo pensando di suonare dai vicini, ma improvvisamente si
rese conto di essere in pigiama e si sentì un po' idiota.
"Ok,
è stata sicuramente un'autosuggestione, adesso rientro e
controllo!" pensò cercando di calmarsi.
Rientrò
lasciando leggermente socchiusa la porta di casa e sì avviò
titubante in bagno, diede un timido sguardo allo specchio e tutto ciò
che vide fu il suo asciugamano da doccia nero appeso al porta
asciugamani. Sotto l'asciugamano nero si intravvedeva un piccolo
asciugamani bianco.
"Che
idiota" pensò scuotendo la testa "ho scambiato i
miei asciugamani per un volto di donna!" sorrise, si struccò
velocemente, si ricordò che doveva chiudere la porta di casa e
infine si accomodò sul letto accendendo il tablet.
Quella
sera però rinunciò ai film horror e si sparò uno
dopo l'altro "Quo vado?" e "Cado dalle nubi" di
Checco Zalone.
#
Il
gatto con la stella bianca sulla fronte si era arrampicato sul letto
e osservava Alba muovendo nervosamente la coda.
La
ragazza si girava e rigirava, senza riuscire a prendere sonno.
Appena
era arrivata a casa si era sentita così spossata da decidere
di provare a dormire nonostante non fossero neppure le nove
di sera, ma appena chiudeva gli occhi le immagini inquietanti di
quello che era successo la mattina le si ripresentavano alla mente.
Come se non bastasse un terribile mal di testa aveva cominciato a
tormentarla.
Decise
di alzarsi per andare a prendere un bicchiere d'acqua e un'aspirina,
il gatto rimase sul letto ma si sporse per osservarla continuando a
muovere nervosamente la coda.
La
cosa che più angosciava Alba era che, uscendo da lavoro, aveva
incontrato in ascensore alcuni dei colleghi che avevano partecipato
al laboratorio e non solo nessuno di loro era apparso minimamente
turbato, ma oltretutto quando aveva provato ad accennare all'orribile
follia di gruppo che aveva contagiato tutti durante l'esercizio degli
sguardi, l’avevano guardata senza capire.
“Alba,
va bene avere un colpo
di sonno
durante le discussioni,
ma almeno potresti evitare di sognare,
no?”
Alla
battuta di
Santarcangeli
avevano riso tutti.
Alba
aveva
deciso
di stare allo scherzo
“Ahahah,
dai abbiate pietà, voi magari siete già allenati, ma io
arrivata a metà del comizio di Martini non ho retto più!”
rispose ridendo.
“Hai
proprio ragione Alba” aveva convenuto allegramente
Santarcangeli “pensa che è già la terza volta che
ci ammorba con lo stesso discorso sulla necessità di crescere,
innovarsi, liberarsi delle zavorre ecc, ecc…! É il suo
pezzo forte, poveri noi!
Almeno
introducesse qualche variazione ogni tanto, così giusto per
sorprenderci, invece no, sempre lo stesso identico discorso, pure con
le stesse pause ad effetto!”.
Gli
altri avevano riso divertiti
e Alba
per una volta aveva sentito di aver fatto centro.
Nonostante
ciò era terribilmente angosciata, possibile che nessuno dei
colleghi
ricordasse nulla?
Entrando
in cucina cominciò
a chiedersi se il suo ricordo fosse reale o se aveva davvero sognato.
Riempì
d'acqua un bicchiere e ci buttò dentro un'aspirina, tornò
in camera e si lasciò cadere sulla poltrona gonfiabile, regalo
del precedente inquilino.
Ripensò
anche a quello che era accaduto nei bagni delle impiegate, il
vergognoso comportamento della signorina Corelli.
Va
bene che era sempre
stata una donna presuntuosa ed arrogante, ma arrivare ad avere quel
comportamento da… beh, ammettiamolo da ZOCCOLA!
E
poi quello sguardo di sfida, come se fossero in concorrenza per
conquistare Molinesi.
“Già
anche lui, che porco! Prima mi insegue fingendo di essere preoccupato
per me e poi si lascia slinguazzare dalla prima che gli si butta
addosso!”.
Come
aveva potuto permettere ad un’altra di toccarlo, proprio
davanti a lei oltretutto!
Quella
lurida
sciacquetta
assatanata, era meglio per lei stare attenta se non voleva che le
capitasse qualcosa di brutto, di molto brutto!
Si
irrigidì sulla poltrona, alzò lo sguardo e i suoi occhi
incontrarono gli occhi di una donna riflessa nello specchio.
La
donna aveva il
volto talmente pallido da esaltare le lentiggini sparse sul naso e
sulle guance, gli occhi verdi
erano
lucidi di lacrime ma scintillanti di una rabbia sorda, le
labbra erano
contratte
in una smorfia di odio.
Alba
urlò terrorizzata, poi si rese conto con sgomento che la donna
che aveva appena visto nello specchio non era altri che lei.
“Mioddio,
cosa mi sta succedendo?” si domandò spaventata.
Come
aveva potuto pensare delle cose così orribili contro la
Corelli?
Lei che non era mai stata particolarmente gelosa, come aveva potuto
provare un sentimento del genere e soprattutto come aveva potuto
provarlo a causa di un emerito imbecille come Molinesi?
Lo
squillo del cellulare la distolse da quei pensieri, provocandole in
compenso un mezzo infarto e facendole fare un salto sulla poltrona
che si rovesciò di lato facendola rotolare sul tappeto sardo,
ricordo di una bella vacanza, la cui lana ruvida era terribilmente
urticante per una persona
totalmente allergica,
come lei.
“Ohi,
ahi, ahi!” si
lamentò saltellando a piedi nudi sul tappeto fino a
raggiungere il telefonino poggiato sul comodino.
“Heiiii,
ciao come stai?” La voce allegra di
Arianna
le regalò una ventata di serenità
“ti
va di uscire stasera?”
Nota
1: “The Blues Brothers” (1980) di John Landis
|
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Capitolo 9 *** Esci da questo corpo! ***
Capitolo 9
Esci da questo corpo!
Alba aprì il portone e andò
incontro ad Arianna che la accolse con un sorriso eccitato.
"Guidi tu o io?" domandò
scorgendo lo scooter dell'amica.
"Guida tu, io sono troppo su di
giri!"
"Ok, parcheggia al mio posto"
suggerì Alba entrando in macchina.
"Allora, che succede?"
domandò incuriosita, non appena Arianna salì in
macchina.
"Ho conosciuto uno… Alba
non puoi capire, un manzo assurdo! Sembra Chris Emsworth!"
"Non mi dire che hai conosciuto
il Dio Thor!" domandò Alba sorridendo poco convinta, in
genere le incredibili somiglianze che Arianna riusciva a trovare con
attori stratosferici, tendevano a ricordare la scena di "Balle
spaziali" in cui i cattivi catturano per errore le controfigure
dei protagonisti.
"Praticamente!" annuì
convinta Arianna.
"E dove lo incontriamo Thor?"
"E chi lo sa?"
Alba osservò Arianna con uno
sguardo indagatore "Di un po', hai già bevuto, per caso?"
Arianna sorrise allegramente "No,
dai. È solo che non ho un appuntamento vero e proprio, però
lui ha detto che ci trova, tanto è in giro… e poi è
uno che frequenta il Cubo" concluse con una strizzatina
d'occhio.
Alba parcheggiò in quello che
sembrava essere l'unico posto rimasto disponibile nel parcheggio del
Cubo. Arianna le lanciò uno sguardo ammirato.
Si sedettero al bancone del bar e
cominciarono a urlare, visto il livello dei decibel emessi dalle
casse delle piste da ballo, quando un tipo alto e biondo salutò
Arianna da un tavolino poco lontano.
"Mammamia santissima, è
lui Alba, quanto mi fa sangue!" commentò Arianna
agitatissima.
Il biondo si avvicinò e Alba
dovette constatare che indubbiamente era un gran bel tipo, aveva i
capelli lunghi fino al collo, una barba bionda appena accennata, un
paio di enormi occhi azzurri e un fisico perfetto, almeno da quanto
si poteva intravvedere dalla camicia leggermente sbottonata. Il tipo
sorrise mostrando una fila di denti bianchissimi.
Alba pensò che per una volta
Arianna aveva ragione, sembrava veramente il gemello di Thor.
"Salve, posso offrirvi un drink?"
anche la voce del ragazzo era perfetta, profonda e sexy.
Arianna miagolò un "Certo"
sfoderando il suo sorriso più sexy, quello provato più
volte nello specchio del bagno.
Alba sorrise a sua volta "Qualcosa
di analcolico, grazie!"
Il ragazzo la osservò perplesso
"Seriamente?"
"Lei è astemia!"
spiegò Arianna come se si trattasse di una strana malattia.
"E poi devo guidare"
"Capisco" sorrise lui "in
ogni modo io mi chiamo Ariel e tu?"
"Io…"
"Andiamo a ballare!" la
interruppe allegramente Arianna trascinando con sé il giovane.
Alba sospirò guardandosi
intorno annoiata.
Un ragazzo alto, vestito come Will
Smith in “Men in black”, occhiali da sole compresi, le si
avvicinò.
"Ti hanno mollato, vero?"
"Già!" commentò
Alba "succede!" aggiunse con un'alzata di spalle.
"Succede quando gli amici si
comportano come degli stronzi egoisti" commentò lui
indicando due tipi impegnati a slinguazzarsi con due ragazze.
Alba ridacchiò "Beh,
almeno non sono l'unica mollata
di stasera!"
Il ragazzo sorrise "Peccato che
non sia il mio tipo, sei proprio carina!"
Lei abbassò lo sguardo un po'
rattristata, lui se ne accorse "Non offenderti, intendevo che ho
altri gusti!" spiegò indicando due ragazzi, uno biondo e
uno moro, che se ne stavano andando via abbracciati.
"Oh, capisco!" sorrise lei
"Mi sa che non siamo molto fortunati stasera!"
"Mi sa di no! Magari possiamo
farci un po' di compagnia raccontandoci le nostre reciproche
esperienze disastrose!" propose lui ridendo.
"Perché, no? A patto che
tu ti levi quegli occhiali da sole!" sorrise Alba.
"Affare fatto!" rispose lui
togliendosi gli occhiali e mostrando un paio di bellissimi occhi
verdi.
"Cavolo, ma perché
nascondi i tuoi occhi? Sono bellissimi!" esclamò Alba.
"Peccato che l'unico che non ci
fa caso sia proprio il tipo che mi piace!" sospirò lui
porgendole la mano "A proposito, io mi chiamo Sael e tu?"
"Alba!"
"Bel nome!" osservò
lui.
"Grazie, anche il tuo è
bello, di dove sei?" domandò incuriosita.
"Di un posto piuttosto caldo"
ridacchiò il giovane.
"Palestina?" tentò
Alba notando che il giovane aveva i capelli rosso scuro.
"Non esattamente" rispose
lui "Sai che ho l'impressione di averti già visto da
qualche parte?" aggiunse cambiando argomento.
"Oh, beh… Sono un tipo
piuttosto comune!" rispose Alba.
"No, non direi!" rispose lui
pensieroso.
Alba e Sael riuscirono a trovare due
divanetti abbastanza lontani dalla pista per riuscire a chiacchierare
senza dover urlare come dei forsennati.
Alba ogni tanto lanciava intorno degli
sguardi indagatori per cercare Arianna.
“Secondo me, non dovresti
preoccuparti tanto, conosco il biondo, è uno stronzo
presuntuoso, ma posso assicurarti che la tua amica con lui non è
in pericolo!” commentò Sael sorseggiando un Mojito.
“Lo conosci? Come mai?”
“Siamo colleghi, anche se
lavoriamo per aziende diverse”
“Oh, a proposito che lavoro
fai?” domandò Alba.
Sael la osservò così
intensamente che la ragazza si imbarazzò “Scusa, non
volevo impicciarmi dei fatti tuoi!”
“Non preoccuparti” rispose
lui “mi occupo di... acquisti. E tu?”
“Sicurezza sul lavoro!”
“Sul serio? Quindi cerchi di
evitare che la gente si ammazzi mentre lavora?” ridacchiò
lui “In un certo senso il tuo lavoro ostacola il nostro!”
“Cosa?” domandò lei
sbarrando gli occhi.
Sael si rese contò di aver
detto troppo “Ma no, sto scherzando” buttò li per
rimediare, poi cambiò discorso “Dai parliamo di uomini,
qual è il tuo tipo ideale?”
“Beh, a me piacciono mori con i
ricci e non troppo alti, colpa del mio primo fidanzatino dei tempi
della scuola!”
Sael fissò Alba esterrefatto.
“Che ho detto di strano?”
si imbarazzò lei.
“Niente, è solo che
conosco un tipo così!”
“Sul serio?” sorrise Alba
“Di un po', ma tu conosci tutta Roma?”
#
"Azaele, che cosa pensi di fare?"
domandò Michele.
Seduto sul divano in pelle osservava
preoccupato l'amico che sorseggiava una birra dando la schiena alle
vetrate panoramiche dell'appartamento di Molinesi. Fuori, i Colli di
Roma erano illuminati solo dalle luci della città.
"Devo riuscire a parlarle!"
rispose il demone.
"Io mi riferivo all'anima di quel
poveraccio che continui a rispedire nel limbo!" esclamò
Michele "Aza, per favore io ti voglio bene, ma tu ti stai
comportato come un perfetto stronzo! Non hai alcun diritto di tenere
lì Molinesi! E non solo per via di Razel e Ariel, ma perché
è scorretto verso quell'anima! Non lo capisci?"
Azaele lanciò la lattina di
birra vuota nel contenitore del vetro e incrociando le braccia
rispose “Al momento non posso, Molinesi mi serve ancora!"
Michele cominciò ad
innervosirsi, non sopportava quando l'amico si intestardiva in quel
modo.
Si alzò dal divano e si
avvicinò minacciosamente ad Azaele che arretrò di un
passo "Che c'è, adesso vuoi picchiarmi?"
L'angelo si fermò e guardandolo
negli occhi ringhiò "Voglio che la pianti di comportarti
da idiota, non ti rendi conto di cosa stai provocando? Eppure te l'ho
già spiegato!"
Azaele sbuffò e senza abbassare
lo sguardo sibilò "Non me ne può fregare di meno
se sto interferendo negli equilibri di quel covo di idioti, non me ne
frega niente di sballare gli equilibri di tutta Roma né di
qualunque altro posto, a me frega solo di risvegliare la memoria di
Alba!"
"Sei un egoista irresponsabile!"
"Sono un demone e agisco da
demone! Fattene una ragione!"
Michele afferrò Azaele per la
camicia e lo spinse contro la vetrata "E io sono un angelo e il
mio compito è ostacolare le imbecillità di un demone
egoista, esci da questo corpo Azaele, sto perdendo la pazienza!"
"Perché non mi tiri fuori
tu? Ma attento, potresti compromettere il corpo che mi contiene"
lo sfidò il demone con un sorriso sardonico.
Michele si rese conto che Azaele aveva
ragione, tirarlo fuori dal corpo di Molinesi a suon di botte, non era
la soluzione migliore.
Lo lasciò andare, sospirò
e sguainando la spada angelica replicò "Non mi lasci
altra scelta. Ti do tre secondi per uscire di là"
Il demone guardò la spada
incredulo "Non stai facendo sul serio, vero?"
Michele alzò la spada e
cominciò a contare.
"Uno…"
La lama ebbe un piccolo fremito e fu
circondata da una leggera luce bianca.
"E dai, Michele…"
"Due..."
La luce bianca si fece più
intensa.
"O… ok… ba…
basta scherzare!" balbettò Azaele.
Michele lo guardò dritto negli
occhi.
"Tre!"
La spada emise un fascio di luce
talmente potente da illuminare a giorno l'intero quartiere Aventino,
dando luogo ad una teoria complottista che ad oggi continua ad avere
numerosi adepti.
"Ohmmerda!" esclamò
Azaele investito in pieno dal fascio di luce.
#
"Vuoi dire che non faresti
di tutto, per avere l'amore dell'uomo che ami?" domandò
incuriosito Sael.
"Beh,
dipende da cosa intendi per tutto!"
rispose Alba.
Sael si avvicinò e Alba
per un attimo ebbe l'impressione che i suoi occhi fossero illuminati
da un bagliore rosso.
"Intendo proprio tutto,
anche fare un patto con il diavolo!" disse il demone con voce
suadente.
Alba non riuscì a
trattenere una risatina "Ma per favore, che sciocchezza!"
Sael rimase di sasso.
"Come?" domandò
pensando di non aver inteso bene.
"Voglio dire, che
esagerazione! E poi scusa ma che senso avrebbe?"
"Co… come che senso
avrebbe? Avresti l'uomo che ami!"
"Te lo ripeto, che senso
avrebbe? L'amore deve nascere spontaneo, che me ne farei di un uomo
che pensa di essere innamorato di me solo perché il diavolo lo
ha influenzato? Io desidero avere accanto a me qualcuno che mi ama
perché sono io, con i miei pregi e i miei difetti"
Sael la guardò
completamente smontato, era la prima volta che un'umana dimostrava di
non essere minimamente influenzata dal suo potere tentatore. E dire
che si considerava piuttosto bravo!
"E poi io non credo al
Paradiso e all'Inferno né agli angeli e ai demoni!" aggiunse
Alba finendo il suo drink analcolico e poggiando il bicchiere sul
tavolino.
"Sul serio?" domandò
il demone sempre più perplesso.
"Ma è ovvio, perché
tu ci credi?"
"Beh..."
"Ragiona… se
togliamo i tuoi primi diciotto anni di vita e gli ultimi quindici o
venti in cui probabilmente sarai troppo vecchio per avere la forza di
fare qualcosa di veramente cattivo, credi davvero di poterti giocare
l'eternità per gli errori commessi nell'arco di una sessantina
d'anni? Cioè, sessant'anni che sono di fronte all'eternità?
Meno della vita di una farfalla, rispetto alla nostra! Personalmente
mi sembra un modo un po' troppo presuntuoso di considerare
l'importanza degli esseri umani nell'economia dell'universo”
“Ma
ci sono persone che nella vita si comportano in modo orribile, non
credi che debbano essere punite?” domandò il demone
scandalizzato.
“Certo!
Ma credo anche che debbano essere punite in questa vita e non che ci
dobbiamo illudere che dopo la morte finiranno in un posto caldo e
orribile in cui soffriranno per l'eternità”
“Veramente
è proprio lì che finiscono!” replicò lui
piccato.
“Ma
dai, ma tu ci credi davvero?” domandò lei divertita
“Quindi tutti i cattivi finiscono all'Inferno... e quelli che
hanno fatto o pensato qualcosa di cattivo solo una volta nella vita,
finiscono anche loro all'Inferno per un unico errore?”
"Guarda che giocarsi il
paradiso è un attimo, basta un solo grave errore e
l'incapacità di comprenderne le conseguenze!"
"Tipo fare un patto con il
diavolo... per trovare un fidanzato?" scherzò lei.
"Anche!" affermò
convinto Sael, dandosi subito dopo del cretino. Si era talmente
infervorato nella discussione che aveva dimenticato che il suo
compito era tentare la donna, non convincerla a comportarsi bene!
"Beh, allora io sono a
posto, te l'ho detto, non credo ad angeli e diavoli, gli uomini sono
bravissimi ad escogitare il modo di farsi del male gli uni con gli
altri, anche senza l'intervento di esseri che gli bisbigliano
all'orecchio di fare questa o quella schifezza! E sinceramente non
credo che la responsabilità dei miei errori sia di qualche
spiritello maligno che vive sulla mia spalla sinistra solo per darmi
suggerimenti sbagliati!"
Sael sorrise, in effetti pur non
essendo appollaiato sulla spalla della ragazza, era da più di
un'ora che cercava di darle “suggerimenti sbagliati”.
Senza molto successo, a dir la
verità.
"Quindi in definitiva, in
cosa credi?” domandò ancora.
"Credo che un giorno
morirò, punto e basta!"
Sael era a dir poco allibito,
come poteva quella irritante ragazza non credere che ci fosse una
qualche forma di vita dopo la morte?
In questo modo non era proprio
possibile tentarla in nessuna maniera!
Provò ancora, sperando di
riuscire in qualche modo ad incrinarne la sicurezza.
"Senti, non riesco a
credere che tu non speri che dopo la vita ci possa essere qualcosa!"
"Beh, a volte penso che
forse ci sia la possibilità di reincarnarsi"
Sael si sentì
completamente sconfitto, se c'era qualcosa su cui proprio non aveva
alcuna influenza era la reincarnazione.
Quella era una gestione
alternativa con regole tutte sue e non prevedeva minimamente
l'intervento di diavoli e angeli.
Sospirò deluso, non solo
i suoi amici lo avevano mollato, ma l'umana era decisamente troppo
inusuale per cedere alle sue lusinghe.
Però almeno era simpatica
e tutto sommato aveva un modo di pensare più interessante
della media delle persone che gli toccava tentare, che per lo più
erano alquanto prevedibili e lamentose.
Lasciò perdere l'idea di
portarla verso la sua schiera e decise di rilassarsi e chiacchierare
con lei senza secondi fini.
"In definitiva, tu che
faresti per conquistare l'uomo che ti piace?" domandò
realmente interessato al parere di Alba.
"Beh, prima di tutto, se
avessi due occhi così belli ed espressivi come i tuoi,
eviterei di nasconderli dietro un paio di occhiali scuri!"
Sael arrossì leggermente
"Il fatto è che… Mi imbarazza che gli altri
possano capire cosa provo, le mie vere emozioni"
"Ma se non vuoi far
trapelare le tue emozioni, come pensi di far capire al ragazzo che ti
piace che sei interessato a lui?"
"Il
fatto è che… le persone con cui sono costretto a
passare la maggior parte del mio tempo sono i miei colleghi e ti
assicuro che a parte il moretto,
che in effetti è sempre stato molto diverso, nessuno di loro è
particolarmente incline a rispettare le emozioni degli altri"
"Il moretto è il
tipo che ti piace?" domandò Alba.
"No, è il ragazzo
che piacerebbe molto a te!" sorrise il demone "Magari un giorno te lo presento!"
#
Michele
osservò il corpo di Molinesi preoccupato, era bianco e
completamente immobile, non sembrava che alcuna anima fosse tornata
ad occuparlo.
"Che pensi gli stia succedendo?"
domandò ad Azaele.
Il demone, seduto per terra con la
schiena poggiata sulla vetrata e le mani legate, gli voltò la
faccia senza proferire verbo. Michele aveva approfittato del suo
stordimento per legargli le mani dietro la schiena con una
costosissima cravatta di Molinesi, onde evitare che potessero
venirgli strane idee.
"Dai Aza, non mi pare il momento
di fare l'offeso, se il corpo si deteriora l'anima di Molinesi
rimarrà per sempre nel limbo"
Azaele si limitò a lanciargli
uno sguardo imbronciato.
Michele scosse il capo "Aza, ti
prego, aiutami!"
"Non posso credere che abbia
usato la tua spada contro il tuo migliore amico! Hai rovinato le mie
Nike nuove!" replicò Aza offesissimo, osservando
sconsolato le scarpe ormai completamente nere.
Il fascio di luce oltre a buttarlo
fuori dal corpo di Molinesi, aveva bruciacchiato sia lui che i suoi
vestiti e le sue adorate scarpe nuove.
"Non mi hai dato scelta, lo sai
benissimo e sai anche che se avessi voluto farti del male sul serio,
non saresti qui a fare l'offeso, ma all'inferno a curarti le ferite!
Ti prego, dimmi perché l'anima di Molinesi non è
rientrata nel suo corpo"
Azaele era veramente offeso, ma in
fondo sapeva che Michele aveva ragione, era stato lui a provocarlo.
Sospirò "Beh…
potremmo aver fatto un accordo" ammise.
"Che tipo di accordo?"
"Gli ho chiesto cosa desiderasse
veramente…"
"Aza" commentò
incredulo Michele "sul serio hai usato la battuta di Lucifer
Morningstar?"
"E allora?" ridacchiò
Azaele "Lucifer è una serie molto ben fatta!"
"Azaele!" commentò
l'angelo senza riuscire a trattenere una risatina.
Si sedette al fianco dell'amico e
slacciando la cravatta che gli aveva legato intorno ai polsi, domandò
serio "Che accordo avete fatto?"
"Mi lascia il suo corpo per tutta
la settimana e poi, vada come vada, domenica a mezzanotte e un minuto
il corpo è di nuovo suo"
Michele poggiò la nuca contro
il vetro della finestra panoramica e non parlò per qualche
istante.
"Aza, perché non vuoi
farti riconoscere con il tuo vero aspetto, non credi che sarebbe
tutto più semplice?" domandò poi.
Azaele sospirò "All'inizio
ho pensato che sarebbe stato più semplice se prima avesse
ricordato chi ero e poi mi fossi presentato, ma dopo quello che è
successo durante il laboratorio, temo anche che presentandomi con il
mio corpo potrei scatenare in lei qualcosa di molto sbagliato, sai
cosa intendo e sai quali potrebbero essere le conseguenze!"
"Si, lo so, ma non siamo più
nel milleseicento Aza"
"Ma la caccia alle streghe non è
finita, Michele, non finisce mai e tu lo sai! Non so davvero che
fare!"
Michele si accorse che l'amico aveva
gli occhi lucidi "Questa volta sarà diverso Aza, questa
volta siamo preparati" rispose passandogli un braccio intorno
alle spalle e stringendolo a sé per fargli coraggio.
“Perché non usciamo? Ti
farebbe bene distrarti, conosco un posto niente male non molto
lontano da qua” propose Michele.
“Ma si, hai ragione, tutto
sommato ho bisogno di distrarmi, però mi sa che devo rientrare
nel corpo del pelatone, è già da un po' che sono fuori
e non gli fa bene!”
“Mmh, si temo che tu abbia
ragione, e poi a questo punto prima di domenica notte non cambia
niente” ammise Michele.
“Come si chiama il posto?”
domandò Azaele incuriosito.
“Cubo”
“Mi sa che l'ho già
sentito!” commentò il demone rientrando nel corpo di
Molinesi.
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Capitolo 10 *** Non fidarti degli sconosciuti! ***
Capitolo
10
Non
fidarti degli sconosciuti!
Alba
stava ancora chiacchierando con Sael, quando vide Arianna avvicinarsi
tutta eccitata.
"Ariel
mi ha chiesto se gli faccio vedere dove abito!" le comunicò
porgendole la mano" mi dai il bigliettino dei cappotti?"
"Alba
la guardò perplessa "Scusa, ma ti sembra il caso? In
fondo non sai davvero chi sia!”
"Mi
basta sapere che stasera mi faccio il manzo più sexy di tutto
il Cubo!"
"Guarda
che non sempre è l'aspetto che conta! Potresti rimanere
delusa!" intervenne Sael ridacchiando.
"Oh,
beh! Io intanto lo porto a casa mia, domani poi vi faccio sapere!"
rispose allegramente Arianna dirigendosi verso il guardaroba.
"Mi
scusi un attimo?" domandò Alba rivolgendosi preoccupata a
Sael.
"Ma
si certo, va pure, abbandonami anche tu!" scherzò lui con
tono fintamente tragico.
"Torno
subitissimo!" lo rassicurò lei.
Alba
raggiunse Arianna che attendeva il suo turno al guardaroba e le
strinse un braccio preoccupata "Ari, non sai niente di lui!"
"Uffa
Alba, piantala, non mi sembra il tipo del serial killer!” le
rispose Arianna alzando gli occhi al cielo mentre recuperava borsa e
cappotto.
“Non
ho detto questo, è solo che non dovresti fidarti così
di uno che hai appena conosciuto”
“Oh,
piantala Alba, mi sembri mia madre! E poi mi pare che anche tu abbia
trovato compagnia, no?" tagliò corto Arianna voltandole
le spalle e raggiungendo Ariel che l'aspettava sorridente all'uscita
del Cubo.
Il
giovane tenne la porta aperta giusto il tempo di far passare la
ragazza, poi la lasciò andare facendola sbattere praticamente
in faccia ad Alba che li aveva quasi raggiunti.
Alba
uscì e, un po' sconsolata, osservò Arianna andare via
senza neanche accennare a voltarsi per salutarla.
Sospirò
malinconicamente, non che fosse proprio offesa, sapeva com'era fatta
la sua migliore amica e non c'era da stupirsi se aveva deciso di
mollarla per finire la serata allegramente, però era lo stesso
un po' delusa, qualche volta le avrebbe fatto piacere che Arianna
rinunciasse ai fine serata da una botta e via e tornasse a casa
insieme a lei, come quando erano due ragazzine e non c'erano ancora
uomini a disturbare la loro amicizia.
"Che
imbecille, ha sbagliato ragazza!" commentò una voce
divertita al suo fianco.
Alba
si girò, un omone alto più di due metri, probabilmente
uno dei buttafuori del cubo, la osservava divertito mentre si rollava
una canna.
"Che
intende dire?"
"Quello
che ho detto regazzina, senza nulla togliere alla tua amica e al suo
bel culo, ha sbagliato ragazza" rispose l'ormone "ma
magari per te è meglio no?"
"Non
saprei, non capita mica tutti i giorni di incontrare il Dio del
Tuono" scherzò Alba.
"Uahahaha,
sei simpatica regazzina, ma ti sbagli, quello è solo una
brutta copia del dio Thor e poi a me sembri più un tipo da
moretto con gli occhi scuri! Mi sbaglio?" domandò lui
guardandola negli occhi e porgendole la canna.
Alba
rifiutò con un cenno del capo, ma sentì ugualmente un
lieve capogiro "Beh, indubbiamente preferisco il tipo
mediterraneo"
"Magari
pure riccioluto?" aggiunse Razel strizzandole l'occhio.
Il
capogiro di Alba peggiorò, aveva la sensazione di essere un
po' ubriaca nonostante avesse bevuto solo una limonata e un cocktail
analcolico.
"In
effetti adoro gli uomini con i capelli ricci" aggiunse
sorridendo complice.
"Me
lo immaginavo" commentò Razel avvicinandosi alla ragazza.
Allungò
una mano verso di lei ma prima che potesse toccarla un gatto nero
atterrò sul suo braccio e lo graffiò.
"Ahi!"
si lamentò il demone.
Cercò
di dargli una pacca per toglierselo dal braccio ma il gatto fu più
veloce, si lanciò tra le braccia di Alba e da lì
rivolse a Razel un miagolio minaccioso.
"È
tuo?" le domandò il demone.
"Non
esattamente, però l'altra notte durante il temporale l'ho
lasciato entrare in casa" rispose Alba riconoscendo la stella
bianca sulla fronte "scusami, ti ha fatto male? Non riesco
proprio a capire come possa avermi seguito fin qui!" rispose
Alba imbarazzata.
“Dev'essere
il tuo famiglio!” borbottò lui.
“Il
mio cosa?” domandò Alba che non aveva compreso il
borbottio di Razel.
In
quel momento Sael si affacciò alla porta del Cubo e riconobbe
Razel "Tutto bene?" domandò un po' preoccupato.
"Si,
ho solo un po' di freddo!" rispose Alba rendendosi
improvvisamente conto che era uscita con indosso soltanto la camicia
di seta.
Per
scaldarsi un pochino, abbracciò stretto il gatto nero che
iniziò a far le fusa.
Sael
rivolse un'occhiata di sfida a Razel e si avvicinò ad Alba
frapponendosi tra lei e il grosso demone.
Razel
ridacchiò e sbuffò una nuvola di marijuana.
Sael
si tolse la giacca e la posò sulle spalle della ragazza "Dai
rientriamo, anche i miei amici si sono volatilizzati, ti offro un
drink analcolico così tu puoi affogare i dispiaceri
nell'aranciata amara e io in un altro Mojito!" scherzò
per consolarla.
Il
gatto osservò Sael, poi come se avesse deciso di potergli dare
la sua approvazione, si divincolò dall'abbraccio di Alba,
saltò sul marciapiede e sparì tra le macchine
parcheggiate.
“Ma
dove va?” si chiese Alba preoccupata.
“Stai
tranquilla, se la sa cavare di sicuro, vedrai che te lo ritrovi sotto
casa ad aspettarti!” la rassicurò Sael.
Alba
non avrebbe saputo dire perché, ma le parole di Sael la
tranquillizzarono davvero, sorrise e aprì la porta del Cubo.
Il
demone fece per seguirla ma Razel lo tirò indietro
afferrandolo per il colletto della camicia "È meglio che
non ci fai troppi pensieri sulla regazzina, bel fighetto, appartiene
ad Azaele!"
"Cosa?"
"È
la sua fidanzatina!"
"E
a te che t'importa se mi prendo la fidanzatina di Azaele?"
"Normalmente
niente, ma in questo caso, mi importa perché lei è
anche mia! Nun ce devi proprio pensà a prendertela. Lui me la
deve rendere, insieme a Molinesi, ti è chiaro adesso?"
"No,
che significa che te la deve rendere... e poi chi cazzo sarebbe
Molinesi?"
"Tu
non devi farti domande, moccioso, tu devi solo stamparti bene in
testa questa frase NUN CE DEVI PENSÀ. PUNTO!" concluse
Razel lasciandolo andare.
Sael
rientrò, si guardò intorno per cercare Alba e la vide
che lo aspettava al guardaroba con un sorriso gentile.
Sospirò,
non era giusto che Razel si prendesse quella ragazza, soprattutto se
era la famosa umana di cui si era innamorato il moretto. Tutti
conoscevano quella storia, ad Azaele si era spezzato il cuore.
"Devo
avvertirlo che lei è tornata" decise Sael, poi si ricordò
che era da un po' che non si vedeva in giro e che perfino Michele lo
stava cercando "Magari lo ha trovato, potrei chiedergli se sa
dov'è... se non mi ammazza prima" pensò Sael
impallidendo leggermente al ricordo del recente scontro con l'angelo.
#
Michele
fissava terrorizzato la strada aggrappato alla cintura di sicurezza.
Aveva l'impressione che da un momento all'altro si sarebbero
ammazzati o avrebbero ammazzato qualcuno o entrambe le cose, al
contrario di Azaele che evitando con destrezza scooter, pedoni e
buche, guidava con una Marlboro accesa tra le labbra e il braccio
sinistro fuori dal finestrino.
"SantoIddio,
era ora" commentò Michele sospirando di sollievo quando
finalmente arrivarono di fronte al Cubo e poté scendere dalla
macchina.
"Ehi,
è vietato nominarlo invano!" lo sgridò Azaele.
"Non
era affatto invano, te lo assicuro! Questa è la prima e anche
l'ultima volta che mi convinci ad entrare in una macchina, la
prossima volta ti seguo dall'alto!"
"Quante
storie, gli umani la usano in continuazione!"
"Beh,
francamente non mi spiego come mai non si siano ancora estinti"
commentò Michele ancora sudato fradicio per la tensione.
"Scusa
ma la lasci qui?" domandò notando che Azaele aveva
parcheggiato davanti ad un divieto di sosta.
"Massi,
tanto siamo di notte, a chi vuoi che interessi?"
"Ma
c'è scritto passo carrabile, si prega di lasciare libero il
passaggio ventiquattr'ore su ventiquattro!"
Azaele,
fece spallucce e accendendo un'altra sigaretta si avviò verso
il Cubo.
"Di
un po', da quando in qua fumi?" domandò Michele
perplesso.
Azaele
osservò la sigaretta "Da quando sono nel corpo del
pelatone! Ho visto un pacchetto a metà sul tavolo di cristallo
e… beh non ho potuto evitare di accendermene una!"
"Devi
essere l'unico demone che è riuscito a farsi tentare da un
umano!" ridacchiò Michele
"Spiritoso!"
rispose Azaele lanciandogli un'occhiataccia "Vuoi provare?”
aggiunse poi porgendogli il pacchetto.
"In
effetti sono sempre stato curioso di sapere che gusto ci provano!"
commentò l'angelo prendendo una sigaretta dal pacchetto.
Azaele
accese la sigaretta di Michele che alla prima tirata diventò
pallido e cominciò a tossire "Ma che schifo, è una
cosa orrenda e poi ha un sapore disgustoso" commentò tra
un colpo di tosse e l'altro.
Azaele
rise divertito "Devi essere l'unico angelo che riesce a farsi
tentare da un demone"
"Cretino!"
rispose Michele dandogli una pacca sulla nuca ma sorridendo anche
lui.
Michele
e Azaele erano appena entrati quando il demone vide Alba seduta su un
divanetto che chiacchierava amabilmente con Sael.
"No…
Non posso crederci!" commentò stringendo un braccio a
Michele e indicandogli Alba "Che ci fa Sael con Alba?"
"Che
vuoi che stia facendo, starà cercando di prendersela!"
rispose Michele.
"Io
lo ammazzo!" ringhiò Azaele.
"Ti
do una mano!" rispose l'angelo ancora irritato con Sael per il
modo in cui lo aveva trattato il giorno prima.
"Renditi
invisibile" suggerì Azaele.
"Ok"
Azaele
furente, raggiunse Sael e gli urlò in faccia "Non
pensarci neanche per un secondo, imbecille, lei non sarà mai
tua!"
Alba
e Sael lo fissarono basiti.
"Non
dirmi che conosci anche lui!" domandò Alba.
"Mai
visto prima!"
In
realtà Sael aveva riconosciuto Molinesi, ma non poteva dirlo,
sarebbe stato piuttosto complicato spiegarle come mai conosceva il
consulente grazie al quale insieme ai colleghi si divertiva a far
litigare gli umani durante i laboratori, per non parlare dello
spasso di quando avevano inscenato la possessione e… OCCAVOLO!
Ecco dove aveva visto Alba e sopratutto, ecco dov'era finito Azaele!
"Alba,
credimi, non devi fidarti di questo imbecille!" disse Azaele
agitatissimo.
"Di
te invece, si? E poi come ti permetti di offendere Sael, non lo
conosci neppure!" rispose lei lanciandogli uno sguardo
infuriato.
“Lo
conosco eccome, per favore Alba, credimi, non devi fidarti di lui,
vieni via con me!” insistette Azaele prendendola per un braccio
e facendola alzare in piedi.
Alba
si divincolò dalla presa di Azaele “Tu sei completamente
matto! Sael ha appena detto che non ti conosce! E non permetterti di
toccarmi di nuovo!” urlò furiosa spingendolo indietro.
"Mi
dispiace, la serata è completamente rovinata, è stato
bello chiacchierare con te, ma ora voglio tornare a casa" disse
a Sael alzandosi sulle punte dei piedi per dargli un bacio sulla
guancia, Sael la guardò senza capire, poi si rese conto e si
abbassò un po' per permettere ad Alba di baciarlo "È
stato bello anche per me" rispose baciandola anche lui davanti
allo sguardo esterrefatto di Azaele.
Alba
fece dietro front e se ne andò senza degnare di uno sguardo
Azaele che si lanciò verso di lei, ma fu trattenuto da Sael
che gli aveva afferato un braccio “Aspetta Azaele, ti devo
parlare!”
“Che
diavolo vuoi, lasciami andare!” rispose Azaele agitatissimo
cercando di liberarsi dalla stretta di Sael.
“Azaele,
non puoi seguirla adesso, dammi retta!” cercò di
calmarlo il demone.
Ma
Azaele era troppo agitato per ascoltarlo, diede uno strattone
talmente forte per liberarsi dalla presa di Sael che perse
l'equilibrio e cadde all'indietro sbattendo la testa sullo spigolo del
tavolino che si ribaltò rovesciandogli addosso bicchieri,
bottiglie e piattini vari.
"Almeno
ti sei calmato" sospirò Sael osservando il demone steso
per terra, privo di conoscenza a causa della botta in testa.
In
quel momento, sentì una mano tirargli indietro la testa e la
lama di una spada premergli sulla gola, la voce bassa e tesa di
Michele ordinò minacciosa "Non muoverti!"
Il
diavolo si irrigidì spaventato.
"Cosa
gli hai fatto?" domandò Michele che era stato impegnato a
controllare che non ci fossero altri demoni in giro e non aveva
assistito alla scena.
"Non
gli ho fatto nulla" rispose Sael tremando.
Michele
premette un po' di più la lama.
"Te
lo giuro, Michele, non gli ho fatto nulla, non uccidermi!"
"Che
gli è successo?" domandò ancora Michele
continuando a premere ma stando in realtà attento a non ferire
Sael, si era accorto che il demone era disarmato e per quanto fosse
arrabbiato, non avrebbe mai potuto far del male ad un nemico inerme.
“Azaele,
voleva inseguire la sua ragazza, ho cercato di fermarlo per evitare
che si mettesse nei casini, lui per liberarsi ha dato uno strattone
così forte che è caduto all'indietro e ha sbattuto la
testa contro il tavolino, credimi ha fatto tutto da solo"
Michele
ci riflettè su un attimo e concluse che, conoscendo Azaele,
era molto probabile che il demone stesse dicendo la verità.
“Che
ne sai che quel tizio è Azaele e come fai a sapere che quella
è la sua ragazza?”
"È
stato Razel a dirmi di Alba, e per quanto riguarda Azaele ho solo
fatto due più due quando mi ha aggredito in quel modo"
"Merda…
Razel è qui?"
"Almeno
fino a un quarto d'ora fa"
Michele
diede un'occhiata ad Azaele, notò che un gruppetto di persone
lo aveva circondato per aiutarlo e decise di continuare ad
interrogare Sael in un posto più tranquillo.
"Muoviti"
ordinò trascinandolo verso i bagni degli uomini "e vedi
di renderti invisibile, evitiamo di attirare l'attenzione"
Sael
obbedì.
Entrati
nei bagni Michele spinse Sael contro la parete e lo bloccò
puntandogli la spada contro il petto, il demone alzò le mani
"So… sono disarmato Michele!" balbettò.
Nel
bagno vi era un via vai di umani che andavano a urinare, spararsi
cocaina in vena o nel naso e scopare nei bagni con la conquista della
sera, ma nessuno di loro poteva vedere un angelo biondo minacciare
con una spada un diavolo vestito di nero con le mani alzate e uno
sguardo impaurito.
Michele
osservò Sael con più attenzione del solito, era la
prima volta che lo vedeva senza occhiali scuri, notò che aveva
due occhi verdi molto espressivi.
In
quel momento esprimevano un misto di paura e qualcos'altro che non
riuscì a decifrare.
"Perché
stavi parlando con Alba?"
"Che
tu ci creda o no, mi è riuscita simpatica. Ci stavo solo
chiacchierando, ci siamo incontrati per caso, te lo giuro!"
"Giuri
un po' troppo spesso Sael!"
"È
la verità, insomma... ammetto che all'inizio ho provato a
tentarla, ma è stato inutile perché lei è
inusuale e alla fine mi è riuscita simpatica, tutto qui"
"E
Razel? Qaundo ti ha detto che era la ragazza di Aza?"
"È
stato dopo che si sono incontrati fuori dal Cubo. Lei era preoccupata
perché la sua amica se ne stava andando con Ariel…"
"Aspetta,
che c'entra Ariel?"
"Credo
che abbia confuso le due ragazze!"
Michele
lo guardò senza capire.
"Alba
era qui con un'amica che se n'è andata con Ariel. Ho sentito
Razel dire ad Alba che quel
fesso aveva scelto la ragazza
sbagliata. Forse anche Ariel vuole scoprire dove si è
nascosto Azaele, dicono in giro che si sia fregato un'anima di Ariel
che giù da noi era stata assegnata a Razel! Ma tu devi saperlo
meglio di me, altrimenti non lo avresti cercato tanto, arrivando a
chiedere notizie anche ai nostri! Ti prego allontana la tua spada…
brucia da morire"
Michele
allontanò leggermente la spada dal petto di Sael.
"E
questo è tutto ciò che sai di questa storia?"
"No,
so anche che Razel vuole indietro l'anima che gli ha fregato Azaele e
soprattutto so che rivuole l'anima di Alba… dobbiamo avvertire
Azaele. Razel sembra tranquillo ma credo che sia furioso con lui, il
tuo amico sta rischiando veramente troppo questa volta e anche la sua
ragazza è nei guai!"
"E
a te che importa?" il modo arrogante in cui Michele gli aveva
posto la domanda irritò talmente Sael che la rabbia prese il
posto della paura.
"Ma
tu credi di essere l'unico che tiene a quello svampito? Guarda che
anche a me è simpatico, anche se non sto a darlo a vedere in
giro! Azaele ha già sofferto abbastanza quando gli hanno
portato via Alba la prima volta, non mi va che soffra ancora e poi
lei mi piace molto e non voglio che se la prenda quel troglodita di
Razel, non so perché la ritenga di sua proprietà ma non
penso proprio che se la meriti... E ti ho chiesto di allontanare
quella stramaledetta spada, brucia da morire, che cazzo!"
Michele
osservò il demone stupito, non immaginava che potesse provare
quel tipo di sentimenti nei confronti di nessuno. Lo aveva sempre
considerato un cretino che pensava di rendersi interessante
indossando un paio di occhiali scuri e un vestito nero.
Si
rese conto che era la prima volta che stavano avendo una reale
conversazione e che Sael, senza altri demoni intorno, era migliore
di come si era sempre mostrato.
"Scusa"
rispose abbassando la spada "in genere basta allontanarla
leggermente, non volevo farti male!"
"Per
poco mi tagli la gola però non volevi farmi male?"
rispose polemico Sael.
"Volevo
solo spaventarti, non avevo alcuna intenzione di tagliarti davvero la
gola!"
"Beh,
a me invece sembravi piuttosto convinto del contrario!" rispose
Sael abbassando le braccia e sfregandosi una mano sul petto.
“Che
male, devi avermi ustionato!” si lamentò.
"Apriti
la camicia!" disse Michele.
"Cosa?"
domandò Sael arrossendo imbarazzato.
"Fammi
vedere la bruciatura, idiota!"
"Ah,
ok!" rispose Sael aprendo la camicia e mostrando una larga piaga
rossa in corrispondenza del cuore.
Michele
ci rimase parecchio male, non era sua intenzione ferire così
il demone e non capiva come potesse essere successo. A meno che le
emozioni di Sael non fossero state ancora più forti di quello
che aveva dato a vedere, le spade angeliche rispondevano alle
emozioni scaldandosi fino a diventare incandescenti e forse la sua
spada aveva reagito alla paura e alla rabbia provate da Sael.
"Mi
dispiace, sul serio, non intendevo ferirti. Tieni passaci sopra
questa, vedrai che starai subito meglio" disse staccandosi una
penna candida e porgendola al demone.
Sael
lo guardò perplesso "Mi stai aiutando davvero?"
"No
per finta, muoviti, sono preoccupato per Azaele!"
Sael
passò la penna sulla piaga che sparì immediatamente.
"Va
molto meglio. Grazie!" commentò sospirando di sollievo e
rendendo la penna a Michele.
"Che
ci dovrei fare?" rispose lui brusco.
"Non...
non so, è tua, pensavo la rivolessi indietro!" rispose il
demone sentendosi un idiota.
Michele
si intenerì un po' nel vedere Sael con la sua penna in mano e
un'espressione imbarazzata in volto.
"Puoi
buttarla, non mi serve più ormai" gli suggerì con
tono più gentile "ci vediamo!" aggiunse voltandosi
verso l'uscita dei bagni.
"Aspetta,
io…" Sael si interruppe nel vedere lo sguardo di Michele
di nuovo teso.
"Allora?"
lo esortò l'angelo impaziente.
"Vorrei
darvi una mano!"
Michele
lo osservò qualche istante poi decise di provare a fidarsi, in
fondo Sael era al corrente di notizie utili e sarebbe stato meglio
averlo dalla loro parte che contro di loro.
"Ok,
aspetta un attimo prima di uscire e poi ci vediamo direttamente fuori
dal Cubo!"
Sael
lo guardò perplesso.
"Non
vorrai che ti vedano uscire di qui con la fidanzatina di Azaele?"
commentò sarcastico Michele.
Il
demone non replicò, sapeva di essere stato abbastanza stronzo,
il giorno prima. Si limitò a domandare "Dove?"
"Davanti
al passo carrabile"
"Ma
non è divieto di sosta ventiquattr'ore su ventiquattro? Non
dirmi che Azaele ha parcheggiato proprio lì?"
"Tu
che ne pensi?" sorrise Michele.
"Ovviamente!"
ridacchiò Sael.
Michele
notò che il demone oltre a due begli occhi aveva anche un gran
bel sorriso.
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Capitolo 11 *** Chi è Azaele? ***
Capitolo
11
Chi
è Azaele?
Alba
si infilò dentro le coperte ripensando a quell'imbecille di
Molinesi! Ma come si era permesso di rivolgersi a Lei e a Sael in
quel modo, comportandosi come se tra loro ci fosse qualcosa! Come se
avesse dei diritti su di lei!
Ma
quando? Ma dove?
E
aveva anche insultato Sael! Per una volta che aveva trovato qualcuno con
cui valeva la pena di fare due chiacchiere, ecco che era arrivato il
Grosso Fesso Pelato a rovinare la serata!
Alba
sospirò, era da tanto che non si trovava così bene con
qualcuno, le sarebbe piaciuto molto diventare amica di Sael e invece
per colpa di Molinesi si era dimenticata di scambiare il numero di
cellulare.
Il
gatto nero saltò sul letto e si acciambellò accanto a
lei facendo le fusa. Alba sorrise, Sael aveva avuto ragione, il gatto
era arrivato a casa sano e salvo e l'aveva aspettata davanti alla
porta.
"Mmmh,
che meraviglia Merlino, rimani accanto a me!" mormorò
abbracciandolo e cadendo addormentata senza neanche rendersi conto di
averlo appena chiamato per nome. Il gatto la osservò per
qualche istante e poi si addormentò anche lui.
#
"Azaele?
Che nome strano!" commentò Alba.
Il
giovane ci rimase un po' male "Che ha di strano?"
Alba
si accorse di essere stata un po' scortese "Scusa, non volevo
offenderti, è solo che non ho mai conosciuto nessuno con
questo nome, sei straniero?"
Il
giovane sorrise "In un certo senso! Perché quei contadini
ti inseguivano?"
"Ho
usato delle erbe per calmare la febbre di una ragazza che aveva le
convulsioni. Secondo il sacerdote del paese era stata posseduta dal
demonio"
"Addirittura? Mi
è capitato spesso di provocare reazioni entusiastiche, ma
convulsioni mai!" rise il ragazzo.
Alba
gli lanciò uno sguardo perplesso.
"E
scommetto che al sacerdote non è andata giù la
guarigione!"
"In
realtà non è stato lui ad accusarmi ma un contadino che
non ho voluto per marito!"
"Quel
biondo che prima voleva arrostire te e poi il cinghiale?"
"Già"
sospirò Alba "proprio lui!"
"Francamente,
anche io al tuo posto non gli permetterei di sfiorarmi neanche con un
dito! Mi sembra un completo idiota e poi puzza più del
cinghiale!" rispose il ragazzo allegramente.
"Ti
accompagno a casa, anche se la tua ferita non è grave è
meglio che non ti sforzi troppo e poi non si sa mai, quei contadini
potrebbero essere ancora in giro!" aggiunse caricandosela sulla
schiena come uno zainetto.
Alba
rimase stupita dalla forza del ragazzo, l'aveva sollevata senza
alcuno sforzo e ora camminava a passo svelto come se non portasse
alcun carico.
"Ma
non ti stanca portarmi sulla schiena mentre cammini?" chiese
stupita.
Il
ragazzo rise "Ma va là, sei più leggera di una
piuma!"
Arrivarono
quasi al limite del bosco in pochi minuti, il ragazzo sembrava non
aver bisogno di seguire alcun sentiero, camminava spedito in mezzo ai
cespugli e agli arbusti che al suo passaggio sembravano quasi
spostarsi per fargli spazio. Alba pensò che doveva essere una
di quelle guide che aveva spesso visto accompagnare i soldati del
Papa.
Improvvisamente
il ragazzo si arrestò.
"Che
succede?"
"Sento
odore di fumo, non mi piace!"
"Sei
sicuro, io non sento nulla?"
"Siamo
troppo lontani per te, forse è meglio se scendi e io vado
avanti a controllare cosa sta succedendo"
"No,
ti prego Azaele, non voglio rimanere sola!" lo pregò Alba
stringendosi a lui.
Azaele
nel sentire la ragazza stringerlo in quel modo, provò una
sensazione sconosciuta, una sorta di tenerezza mai provata prima e
che gli piacque molto.
"Va
bene, ma è meglio se scendi e cammini al mio fianco, potrei
aver bisogno di avere le mani libere!"
Alba
scese e gli strinse una mano per sentirsi più sicura, Azaele
sorrise e insieme si avviarono verso il limite del bosco.
#
Michele
si guardò intorno e individuò Azaele che si premeva del
ghiaccio istantaneo sulla nuca.
Incrociò
il suo sguardo e gli fece un cenno.
Azaele
capì, ringraziò il gruppetto di persone che lo aveva
aiutato e raggiunse Michele.
Una
volta usciti dal Cubo, si diressero verso il passo carrabile dove li
aspettava Sael apoggiato al muro e con le braccia incrociate.
"Che
ci fai qui tu, bastardo?" lo apostrofò Azaele
rabbiosamente.
Sael
non si scompose "Modera i termini, sono qui per dare una mano!"
"Come
hai fatto poco fa?" rispose furioso Azaele lanciandosi contro di
lui.
Ma
il corpo umano di Molinesi rallentava i suoi movimenti.
Sael
scansò senza problemi il suo attacco e lo spinse contro il
passo carrabile tenendolo schiacciato contro la saracinesca
abbassata.
"Ti
vuoi calmare? Ho detto che ti voglio aiutare, perché non
ascolti le persone quando ti parlano?"
"Non
accetto l'aiuto di uno che è rimasto deluso perché non
si è potuto gustare lo spettacolo degli Arcidiavoli che mi
torturano"
Michele
intervenne "È vero?"
Sael
lasciò andare Azaele "È vero che l'ho detto, ma
non che lo penso" ammise sostenendo lo sguardo di Michele.
"Ah
si? Da come te la ridevi con Sakmeel, a me invece è sembrato
che trovassi la cosa piuttosto divertente!" ribatté
Azaele.
"Trovo
divertente vedere gli Arcidiavoli torturarti esattamente come tu
trovi divertente organizzare giochini a tre con le utenti!"
rispose secco Sael.
"Cosa?"
domandò allibito Michele.
"Sono
tutte stronzate!" esclamò imbarazzato Azaele.
"Esatto,
sono stronzate che ci tocca dire per quieto vivere, per evitare
problemi con i nostri colleghi! Quindi datti una calmata se vuoi che
ti aiuti a gestire il casino in cui ti sei cacciato! Cominciando dal
problema di come trasportare il tuo corpo umano, visto che un carro
attrezzi si è appena portato via la tua macchina!"
Azaele
e Michele si guardarono intorno e si resero conto che effettivamente
l'ingombrante SUV noleggiato da Azaele non c'era più.
Michele
sospirò.
"Non
dire niente!" commentò affranto Azaele, sedendosi sul
marciapiede.
"Allora
che si fa?" domandò Sael.
Michele
ci pensò un attimo "È meglio dividersi, voi
trovate il modo di andare a casa di Alba e controllate che Razel non
l'abbia seguita, io vado a casa della sua amica per evitare che Ariel
reagisca in modo eccessivo quando si accorgerà di aver
sbagliato ragazza"
"Come
fai a sapere dove abitano?" domandò stupito Azaele.
"Ho
seguito Alba dappertutto quando ti cercavo!"
"E
Razel che c'entra, perché dovrebbe aver seguito Alba?"
chiese ancora Azaele cominciando a sentirsi in ansia.
"È
convinto che tu debba rendergli l'anima di Alba, me l'ha detto lui
stesso!" spiegò Sael.
"Non
capisco, perché mai Razel pensa di essere il proprietario
dell'anima di Alba e cosa vuol dire che Ariel ha sbagliato ragazza?"
domandò Azaele agitatissimo.
"Calmati
Aza, adesso non abbiamo tempo per discutere di questo, ci penseremo
poi" intervenne Michele nervosamente "datevi una mossa,
cercate un taxi, un passaggio per Azaele, insomma muovetevi!"
"Ok,
Azaele ti porto io" propose Sael aprendo le ali.
"Ma
così vi vedranno tutti!" esclamò Michele.
"Figurati,
che vuoi che succeda se mi vedono?” cercò di
rassicurarlo Azaele “Al massimo girerà la mia foto sui
social, diranno tutti che è ritoccata per far credere che sto
volando e qualcuno ci farà un meme che in meno di una
settimana sarà dimenticato!".
E
in effetti andò così, a parte per il meme
dell'Uomo Pelato Che Vola, che divenne uno dei più
famosi e longevi del mondo dei social.
Michele
osservò Sael alzarsi in volo, sospirò preoccupato e si
alzò in volo anche lui.
#
Arianna
e Ariel erano a letto. Arianna non poteva credere a quello che era
appena successo, Ariel era l'uomo più bello e perfetto che
avesse mai conosciuto.
Lui
la guardò sorridendo "Sono stupito, non pensavo che mi
avresti invitato davvero a casa tua!"
"Perché?"
domandò Arianna allungando una mano per accarezzargli capelli.
"Non
pensavo di essere il tuo tipo"
"Ma
quando mai?" rise Arianna.
"Pensavo
fossi attratta soprattutto dagli uomini dall'aspetto mediterraneo!"
commentò Ariel perplesso.
"Ma
quella è Alba!" rise Arianna "A lei piacciono solo
mori e riccioluti! Non sa cosa si perde!"
"Cosa?
Cosa hai detto?"
"Ho
detto che ad Alba piacciono…"
"Aspetta
vuoi dire che tu non sei quella innamorata di Azaele?"
Arianna
lo guardò senza capire "Chi è Azaele?"
"Tu
non hai idea di chi sia Azaele?" domandò ancora Ariel.
"No,
dovrei?" chiese a sua volta Arianna che cominciava a sentirsi a
disagio.
"Ma
per la miseria sono un idiota!" esclamò furioso Ariel
saltando giù dal letto e rivestendosi.
"Scusa
non capisco, ma perché sei così arrabbiato?"
"Perché
ho solo perso tempo!" rispose lui senza un minimo di
delicatezza. Finì di vestirsi e se ne andò senza
salutare, sbattendo pure la porta nonostante l'ora tarda.
Arianna
rimase inebetita a fissare la porta appena sbattuta da Ariel. Ne
aveva avute di esperienze deludenti, ma mai nessuno era arrivato a
urlarle di essere stata una perdita di tempo.
E
poi che c'entrava Alba e che cosa voleva Ariel dalla sua migliore
amica? E chi era questo Azaele?
Arianna
si sentì improvvisamente impaurita, Alba aveva ragione, non
avrebbe dovuto fidarsi di Ariel. Doveva avvertirla prima possibile,
dirle di tenersi lontana da lui.
#
"Complimenti,
sei proprio un vero gentiluomo!" esclamò Michele
sarcastico rivolgendo uno sguardo di disapprovazione ad Ariel che si
era appena lasciato alle spalle la porta dell'appartamento di
Arianna.
Ariel
gli lanciò uno sguardo a metà tra lo stupito e
l'infastidito.
"Tu
che ci fai qua, che vuoi?"
"Volevo
controllare che non facessi niente di stupido contro quella povera
ragazza! Fortunatamente ti sei limitato a comportarti da stronzo!"
"Da
quando mi controlli? E poi quella è solo una trentenne in
calore, altro che povera ragazza!"
"Una
trentenne in calore? Ma non ti vergogni di esprimerti in questo
modo?"
"Non
fare il santarellino Michele, proprio tu che te la fai con un
demone!"
Michele
si irrigidì per la rabbia ma mantenne il controllo.
"Posto
che per me Azaele è come un fratello, se anche avessi una
storia con lui, cosa ti dà tanto fastidio la sua natura
infernale o il fatto che sia un
demone?"
"Entrambe
le cose e lo sai bene, dovresti vergognarti!"
Michele
gli rise faccia "Sul serio? Proprio tu, che hai subdolamente
approfittato di quella ragazza solo per cercare informazioni su
Azaele e che non ti sei vergognato di scaricarla in malo modo e di
insultarla dopo aver capito che non era la persona che cercavi, ti
senti autorizzato a giudicare me per una presunta storia d'amore con
Azaele? Perché secondo te, sarebbe moralmente sbagliato se io
lo amassi come un compagno di vita e non come un fratello? Sai,
qualcuno di cui forse ti sei scordato, duemila anni fa ha dato una
bella definizione delle persone come te!"
"Ah,
si? Quale?" ribatté sarcasticamente Ariel.
"Sepolcro
imbiancato!"
La
risposta di Michele colpì Ariel dritto al cuore, l'angelo
divenne bianco come un lenzuolo e non riuscì a trovare parole
per ribattere.
"Cerca
di ritrovare te stesso Ariel, se continui così rischi davvero
di perderti senza possibilità di ritorno" concluse
Michele aprendo le ali e volando via.
Ariel
rimase solo a riflettere sulle parole di Michele. Improvvisamente gli
arrivò addosso una secchiata d'acqua accompagnata dalla voce
infuriata di un uomo "A stronzo! Va a litigare col tuo fidanzato
da un'altra parte che qui c'è gente che la mattina presto se
deve alzà per andare a lavorare!"
Le
pupille di Ariel diventarono rosse di rabbia e umiliazione mentre dal
suo elegante completo italiano, completamente fradicio, gocce d'acqua
sporca grondavano copiose sul pavimento del pianerottolo.
#
Sael
atterrò sulla terrazza di Alba e lasciò andare Azaele.
"Ok,
cambio" ordinò il demone uscendo dal corpo di Molinesi e
lasciando il posto a Sael che si accomodò su un panchetto.
Azaele
diede un'occhiata attraverso la serranda, constatò che era
tutto buio ed entrò.
Diede
uno sguardo in giro per sincerarsi che non ci fosse nessuno, poi
raggiunse Alba sul letto a soppalco.
Quando
la vide addormentata, abbracciata stretta al cuscino, per un attimo
si commosse. Era tanto bella mentre dormiva. Sospirò e con
fatica si voltò per andare via.
Ma
proprio in quel momento lei pronunciò il suo nome "Azaele!"
Lui
si voltò incredulo, possibile che l'avesse riconosciuto?
Ma
lei emise dei piccoli lamenti e Azaele capì che stava
sognando.
Si
avvicinò al suo viso, le spostò delicatamente i capelli
e le sfiorò la guancia con un bacio leggero.
"Dormi
serena amore mio" sussurrò accarezzandola dolcemente.
Alba
smise di lamentarsi.
Azaele
sorrise, alzò lo sguardo e si ritrovò di fronte due
piccoli fari gialli che lo fissavano minacciosi.
"Cosa
diavolo… Merlino, sei tu?"
Un
miagolio sordo accompagnato dalla comparsa di una lingua rossa e
quattro piccoli canini bianchissimi e acuminati, convinsero Azaele
che era il caso di svignarsela al più presto. Merlino, ammesso
che fosse proprio lui, non sembrava molto disponibile a socializzare.
Non
fece in tempo a saltare giù dal letto che il gatto lo aggredì
cercando di graffiargli gli occhi "Merda, Merlino! Piantala
sono Azaele!" si lamentò il demone a mezza voce cercando
di allontanarlo dal viso.
Ma
il gatto non aveva intenzione di mollarlo, continuava a soffiare e
cercare di acceccarlo.
Azaele
cadde dal letto, rimbalzò sulla poltrona gonfiabile e rotolò
su quello che gli sembrò un roveto di spine acuminate.
Merlino
continuava a graffiarlo imperterrito, Azaele riuscì ad
afferrarlo e lanciarlo contro la parete centrando in pieno uno dei
due antichi piatti giapponesi regalati ad Alba dai genitori, al
ritorno da un viaggio in Giappone per cui li aveva grandemente
invidiati.
"Merda,
speriamo che non si sia svegliata" pensò Azaele
costernato.
Merlino
miagolò ancora e Azaele si precipitò in terrazza
chiamando "Cambio, cambio!"
Sael,
che nel frattempo aveva ceduto all'irrefrenabile desiderio di fumarsi
una sigaretta saltò fuori dal corpo di Molinesi cedendo il
posto ad Azaele.
"Ma
che cavolo è successo lì dentro?"
"Shhh!"
intimò Azaele trattenendo il respiro.
In
quel momento la luce si accese e Azaele, dimenticandosi completamente
di essere rientrato nel corpo di Molinesi, si lanciò dal
balcone.
"Ma
che cazzo combina?" si domandò Sael esterrefatto nel
vederlo andar giù come un sasso.
Si
lanciò anche lui dal balcone e toccò terra appena in
tempo per prendere Molinesi tra le braccia prima che si sfracellasse
al suolo.
Ma
non avendo calcolato il peso dell'uomo stramazzò per terra
schiacciato e dolorante.
"Merda
Azaele!" si lamentò "certe volte ti comporti proprio
come un coglione!"
"È
quello che gli dico spesso anche io!" ridacchiò Michele
osservando divertito i due demoni.
"Michele,
che ci fai già qui?" domandò Azaele ancora
sdraiato su Sael che commentò spazientito "Se ti levi dal
mio stomaco prima di fartelo spiegare è meglio, è
pesante questo grosso umano!"
"Oh,
scusa!" rispose Azaele alzandosi.
Sael
si sedette un po' dolorante e Michele gli porse una mano per aiutarlo
ad alzarsi.
"Grazie!"
mugugnò il demone stringendo la mano dell'angelo.
Michele
aspettandosi che il demone fosse più pesante di quanto non
fosse realmente, diede uno strattone così forte da tirarsi
addosso Sael che si ritrovò abbracciato all'angelo.
"Hai
intenzione di baciarmi di nuovo?" commentò l'angelo
sarcastico.
"Co...
cosa? N... no!" balbettò Sael.
"Allora
spostati!"
Sael
si spostò di scatto "Scusa!" mormorò
avvilito.
Michele
non intuendo nemmeno lontanamente il vero motivo del disagio di Sael
pensò di essere stato troppo sgarbato "Guarda che
scherzavo, non prendertela!" si scusò stringendogli una
spalla amichevolmente.
Sael
al tocco di Michele diventò paonazzo.
Michele
se ne accorse e, per la prima volta in migliaia di anni, fu colto da
un vago sospetto.
“Sentite,
io vado. Tanto per stasera direi che possiamo stare tranquilli!”
propose Sael cercando di dissimulare l'imbarazzo che stava provando.
“Perchè
non vieni a dormire a casa mia?” domandò di punto in
bianco Azaele.
“Cosa?”
domandarono in coro Michele e Sael.
“Beh,
mi hai dato una mano, è tardi e a casa mia c'è posto
per tutti!” spiegò Azaele come se fosse la cosa più
normale del mondo.
“A
meno che non voglia tornare a casa tua dove i tuoi adorati
coinquilini se la stanno sicuramente spassando con le conquiste della
notte!” aggiunse con un sorrisetto sarcastico.
“Beh...!”
Sael non sapeva che dire.
Michele
gli venne in aiuto “Ma si, Azaele ha ragione, per questa notte
vieni da noi!”
Sael
non credeva alle sue orecchie, quell'invito così spontaneo e
sincero da parte di Azaele e Michele lo aveva stupito e commosso allo
stesso tempo.
#
"Wow"
commentò Sael avvicinandosi alla vetrata del bilocale di
Molinesi ammirando il panorama spettacolare di Roma di notte.
"Posso
uscire sulla terrazza?" domandò ad Azaele.
"Certo"
rispose lui aprendo le vetrate. Sael uscì sulla terrazza si
poggiò sulla ringhiera e sospirò emozionato "Avrà
pure i suoi casini, ma questa città è, e sarà
sempre, bellissima" commentò con convinzione.
Michele
e Azaele lo raggiunsero e si poggiarono anche loro sulla ringhiera,
una a destra e uno a sinistra del demone.
"Non
ti facevo tipo da emozionarsi davanti ad un bel panorama"
commentò Michele.
Sael
sospirò "Solo perché in genere evito di mostrare
cosa provo, mi ci vedi a fare un simile commento davanti a Zarael e
Radael?" domandò riferendosi ai due demoni che lo avevano
mollato in discoteca "Mica sono tutti come voi due!"
Michele
si irrigidì "In che senso, che vuoi dire?" domandò
freddamente.
Sael
era troppo preso dal panorama per accorgersi della reazione di
Michele, così rispose sinceramente "Voglio dire, che con
voi uno si sente libero di esprimere un'emozione senza temere di
scatenare infinite prese per il culo e pentirsene per il resto della
vita"
Michele
ancora una volta rimase colpito da quanto si fosse sbagliato nel
giudicare Sael.
"Effettivamente
giù all'inferno sono un branco di buzzurri" intervenne
Azaele "l'unica cosa che apprezzerebbero quassù è
la possibilità di fare una gara a chi riesce a raggiungere il
palazzo di fronte pisciando!"
Sael
scoppiò in un'allegra risata, alla quale si aggiunse Michele.
Chiacchierarono
ancora del più e del meno e dopo un pò, Michele, che
aveva avuto una settimana abbastanza pesante concluse “Ragazzi,
domani dobbiamo parlare di Razel e Ariel, ora però sono troppo
stanco per ragionare, buonanotte!” rientrò in casa e
crollò addormentato sul divano.
Sael, che a causa della situazione rilassata che si era creata tra loro aveva abbassato le sue difese, si lasciò sfuggire "Certo che Michele è proprio bellissimo!"
"Perché
non glielo dici quando è sveglio? Magari ti dà una
chance!" commentò Azaele senza alcuna ironia.
Sael
cominciò ad agitarsi "No… cioè… cosa
hai capito… intendevo solo che oggettivamente…!"
"Oggettivamente
sei perso di lui Sael, guarda che si vede lontano un miglio! Diventi
rosso come una Ferrari ogni volta che ti sfiora per sbaglio. Michele
non se ne ancora accorto solo perché porti sempre gli
occhiali scuri e lui non sopporta di non poter guardare le persone
negli occhi!"
Il
giovane demone divenne talmente bianco che Azaele si sentì in
colpa "Stai tranquillo, non credo che nessuno a parte me se ne
sia mai accorto, i nostri colleghi non si interessano di nessuno a
parte se stessi!"
"Azaele,
ti prego!"
"Guarda
che sono secoli che me ne sono reso conto, se avessi voluto fare lo
stronzo lo avrei già fatto! Comunque io mi faccio i fatti
miei, ma tu dovresti farlo capire a Michele!"
Sael
abbassò lo sguardo "E per quale motivo, per farmi ridere
in faccia?"
"Michele
al massimo potrebbe imbarazzarsi e respingerti gentilmente, ma non ti
riderebbe mai in faccia, fidati è la persona più
sensibile e gentile che abbia mai conosciuto. Non ferirebbe mai i
tuoi sentimenti!"
Sael
sospirò "In ogni modo non sono pronto ad affrontare il
discorso con lui, ti prego Azaele, non dirgli niente, morirei di
vergogna se Michele sapesse cosa provo!”
“Ti
ho già detto che puoi stare tranquillo, però pensaci
su!”
“Comunque lo stesso discorso vale anche per te con Alba, dovresti
avvicinarla con il tuo vero aspetto e dirle chi sei e cosa provi per
lei!”
"È
la stessa cosa che mi ha detto Michele!"
"E
ha ragione! Stasera io e Alba ci siamo scambiati qualche confidenza,
mi ha detto che ha un debole per gli uomini ricci e non troppo alti,
capisci che significa?"
Azaele
lo guardò stupito “Ti ha detto davvero così?”
“Si,
mi ha detto proprio così! Aza, piantala di fare figure di
merda con lei e rivelati per ciò che sei, se ti amava
quattrocento anni fa, ti amerà ancora!”
“Non
sono ancora pronto e comunque non posso fino a domenica, ho un
accordo con Molinesi!”
Sael
sospirò “Te l'ho già detto vero, che a volte ti
comporti come un coglione?'”
“Temo
di si, circa un'ora fa!” ridacchiò Azaele porgendogli il
pacchetto di sigarette.
“Mi
pareva, infatti!” sorrise Sael prendendo una sigaretta e
lasciandosela accendere da Azaele.
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Capitolo 12 *** Sogno o realtà? ***
Capitolo 12
Sogno o realtà?
Anno Domini 1620
Azaele e Alba raggiunsero il limite del bosco, dietro una collinetta
poco lontano videro alzarsi una colonna di fumo grigio.
"Oh, no! Là dietro c'è la casa della mia padrona!"
esclamò Alba sconvolta.
"Padrona?" domandò Azaele perplesso.
"Si, lavoro da lei come domestica e lei in cambio mi sta
insegnando a usare le erbe per curare malattie e ferite! Ti prego
Azaele corriamo da lei, sono preoccupata, hanno tentato spesso di
accusarla di stregoneria!"
"Va bene, ma stammi vicino e non correre, dobbiamo procedere con
cautela, non voglio cadere in un imboscata, non è il caso"
rispose lui teso.
Alba annuì e procedette a passo spedito accanto ad Azaele.
Una volta arrivati in cima alla collina videro una casa in fiamme,
Azaele, la cui vista era molto più acuta di quella di Alba
commentò tetro "Alba, è meglio non procedere
oltre, non c'è più nessun pericolo, ma neanche più
niente da fare per la tua padrona. Non ha senso andare laggiù!"
"No, ti prego Azaele, non dire così, potrebbe essere
ancora viva e aver bisogno del mio aiuto" gridò Alba
correndo verso la casa.
"Alba per favore, fermati!" urlò Azaele.
Ma Alba non lo ascoltò e continuò a correre disperata.
Azaele aprì le ali e rendendosi invisibile raggiunse in un
istante la povera padrona di Alba legata allo steccato e arsa viva
dalla follia omicida dei contadini. Prese il corpo bruciato e lo
portò dentro la casa in fiamme per evitare che Alba potesse
vederlo, poi tornò indietro e comparve dietro dietro di lei
fingendo di esserle corso dietro.
"Alba aspettami!" chiamò.
Alba si fermò davanti alla casa e cadde in ginocchio piangendo
"Signora Elena… dove siete? Rispondetemi vi prego!"
Azaele si inginocchiò e la strinse tra le braccia per
confortarla "Temo che non possa più sentirti, andiamo
via, è pericoloso per te rimanere qui"
Alba lo abbracciò stretto e continuò a piangere.
"Merlino!" esclamò improvvisamente.
"Cosa?" domandò perplesso Azaele.
"Merlino, il gatto della signora Elena! Ti prego Azaele, aiutami
a cercarlo! Se è vivo, non voglio abbandonarlo, non è
abituato a cavarsela da solo!" lo implorò la ragazza.
'Va bene!" rispose Azaele che non aveva notato resti di gatto
all'interno della casa in fiamme.
Girarono un po' intorno alla casa chiamando "Merlino, Merlino!"
finché da dietro un cespuglio rispose un miagolio e subito
dopo uscì un gatto nero con una stella bianca sulla fronte.
"Merlino! Amico mio, almeno tu sei vivo!" lo chiamò
Alba.
Il gatto la riconobbe e si lanciò tra le sue braccia facendo
le fusa.
Azaele si avvicinò "Ti prego Alba, ora andiamo. Non mi
sento tranquillo, non mi piace l'atmosfera di questo posto, voglio
allontanarmi il più in fretta possibile!"
"Hai ragione, Azaele, anche io sento qualcosa di strano, è
come se ormai tutto qui intorno fosse pervaso da qualcosa di maligno.
Questa non è più casa mia! Andiamo via!" rispose
Alba continuando a stringere Merlino tra le braccia e incamminandosi
verso il sentiero che portava verso il paese di Monterotondo.
Poco lontano, nascosto dietro un alto tasso centenario, Razel lì
scrutò perplesso.
"La mia strega è morta ma la sua anima sembra scomparsa
nel nulla, la regazzina è viva e Azaele ha l'aria di volersela
prendere lui. Del biondino angelico nun c'è traccia. Nun è
che quei due hanno fatto un accordo a spese mie?" si domandò
irritato.
#
MEEEEOWWW, FFFFFFFFHH, CRASH
La successione di questi rumori svegliò Alba.
"Ma che cosa succede?" si domandò accendendo la
luce.
Ancora mezzo addormentata, si rese conto che il gatto nero non era
più accanto a lei.
"Merlino, dove sei?" chiamò senza ricevere risposta,
sospirò e si sporse dal letto a soppalco per controllare.
Quello che vide la lasciò costernata, il monolocale sembrava
un campo di battaglia. La poltrona gonfiabile era rotolata contro la
porta del bagno, il tappeto di lana urticante era arrotolato su se
stesso e, cosa davvero sconvolgente, uno dei suoi adorati piatti
giapponesi era ridotto in pezzi sparsi per il ripiano della
cassettiera IKEA.
Alba scese scese dal letto e raccolse mestamente i cocci poggiandoli
sulla cassettiera "Ma si può sapere che ti ha preso
Merlino, perché hai combinato questo disastro?" domandò
amareggiata. Il gatto nero la osservò con aria apparentemente
contrita.
"Quanto vorrei che tutti i pezzi si riattaccassero… torna
a posto stupido piatto" si lamentò Alba piangendo.
"Basta poco, regazzina, basta che tu lo voglia davvero!"
disse la voce del buttafuori del Cubo alle sue spalle.
Alba si girò di scatto e con sgomento vide il corpulento
buttafuori dai capelli rosso fuoco, osservarla da dentro lo specchio
con un ghigno soddisfatto in volto.
Non fece in tempo a capire se si trattasse di una visione o di
un'immagine reale perché Merlino si gettò sullo
specchio soffiando inferocito e facendo scomparire l'uomo dai capelli
rossi.
Alba si appoggiò alla cassettiera tremando, non era possibile,
non poteva essere vero, gli specchi riflettono e basta, non c'è
nessuno dentro che ti fissa o ti parla a meno che tu non ti chiami
Alice o Strega cattiva di Biancaneve!
Alba cercò di calmarsi controllando la respirazione come le
avevano insegnato al corso di Yoga tantrico di cui aveva seguito ben
tre lezioni, prima di lasciare perdere dopo che l'avevano guardata
tutti come se fosse matta, insegnante compresa, quando nel bel mezzo
della lezione aveva esclamato "Maestra Giada, tu hai una luce
intorno quando respiri!"
Merlino si avvicinò facendo le fusa e contribuendo a calmarla.
"Ma, si" pensò rassicurata, è stata solo la
mia immaginazione, ero ancora mezzo addormentata!"
Accarezzò Merlino e andò in cucina a bere un bicchiere
d'acqua.
Finalmente rilassata decise di tornare a dormire, era già a
metà della scala del letto a soppalco quando l'occhio le cadde sulla
parete sopra la cassettiera e per poco non scivolò sugli
scalini per lo spavento.
Il piatto giapponese faceva bella mostra di sé, del tutto
integro, come se non fosse mai stato ridotto in mille pezzi.
#
Lo stupido gatto nero si lanciò infuriato contro lo specchio
facendo perdere a Razel il contatto mentale con Alba.
Ma il demone non si preoccupò più di tanto, la cosa più
importante era aver stabilito un primo contatto.
Sogghignò tra sé e sé, aveva dovuto aspettare
per quattrocento anni, giorno più giorno meno, non avrebbe
fatto differenza. Si sarebbe preso Alba e il regazzino se ne sarebbe
fatto una ragione.
Ancora meglio, ne avrebbe approfittato per spiegargli che la colpa
era tutta di Michele e così finalmente Azaele si sarebbe
staccato da quel frocetto biondo che aveva una pessima influenza su
di lui!
Razel sorrise soddisfatto e già che si trovava nei bagni del
Cubo decise che una pisciatina ci stava tutta, entrò in un
bagno già occupato e buttò fuori l'occupante umano che,
senza aver capito né come né perché, si ritrovò
con i pantaloni abbassati davanti agli sguardi divertiti degli altri
umani in attesa del loro turno.
Il poveretto si ricompose e da quel giorno smise completamente di
farsi di funghetti allucinogeni, cosa che costò a Razel un
richiamo informale dagli Arcidiavoli.
Uscito dal bagno Razel si ritrovò faccia a faccia con il
supervisore di Azaele, un demone anziano, alto e magro, dai capelli
biondi quasi bianchi e due freddi occhi grigi che lo scrutavano con
aria di rimprovero.
"Cercavi me?" domandò tirandosi su la braghetta dei
pantaloni e dirigendosi verso l'uscita.
"Le mani, non te le lavi?" commentò ironicamente il
supervisore.
"Sei qui per insegnarmi il bon ton o me devi chiedere
qualcosa?" rispose Razel senza scomporsi, ma tornando indietro a lavarsi le mani.
"Sono qui perché si dice in giro che tu sappia dov'è
finito il ragazzino!"
"Quale regazzino?"
"Sai benissimo di chi parlo, di quello innamorato della strega
con cui hai appena finito di parlare attraverso quello specchio! Sono
giorni che cerco Azaele, è rimasto indietro con il suo lavoro
e vorrei evitare di buttarlo dentro un pentolone di olio bollente per
i prossimi mille anni! Se sai dov'è dovresti dirmelo, è
scorretto che non mi abbia ancora informato a riguardo"
"Non sai tenere sotto controllo i tuoi collaboratori e la colpa
è mia? Nun c'è scritto da nessuna parte che te devo
relazionare sui movimenti dei tuoi sottoposti!" rispose
sbuffando Razel.
"Immagino che questo significhi che non ti sei letto la
circolare sulle Nuove regole di comunicazione e collaborazione tra
Gironi infernali del gennaio scorso" replicò
freddamente il supervisore.
"Io lavoro, Safet, non sono mica un fighetto come te e gli altri
supervisori che passate il tempo a firmare carte! Io con la vostra
burocrazia mi ci pulisco il culo"
"Posto che non ce ne sarebbe bisogno, almeno quello te lo pulisci!" rispose Safet ironico "In
ogni modo ora che ti ho aggiornato sulle nuove regole infernali, ti
dispiace dirmi dov'è finito Azaele?"
Razel lo guardò imbarazzato "Sta nel corpo di un mio
utente, un certo Molinesi, uno che lavora con Alba"
Safet non riuscì a frenare un ghigno divertito "A quale
scopo?"
"Immagino voglia avvicinarsi alla streghetta senza spaventarla"
"Capisco, grazie per l'informazione! Arrivederci" rispose
Safet congedandosi.
"Dovresti ringraziarmi sai?" lo fermò Razel.
"Ti ho appena ringraziato" rispose il supervisore.
"Mi riferisco al fatto che sto lavorando anche alla fine
dell'amicizia tra Michele e Azaele!"
Safet rise "Immagino che tu non abbia mai letto i curriculum di
quei due e non abbia alcuna idea dei loro soft skills principali!"
Razel lo fissò con lo stesso sguardo di un pesce rosso in una
boccia d'acqua.
"Se lo avessi fatto, sapresti che la tua è una battaglia
persa!" aggiunse con aria annoiata Safet.
"Lo dici tu!" rispose Razel "e poi il curriculum del
biondino come l'hai avuto?" domandò.
Safet aprì le ali "Ho i miei contatti, lo sai benissimo".
#
Sael era impegnato a prepararsi un caffè nella cucina super
accessoriata di Molinesi, era appena tornato da una commissione che
aveva deciso di fare per ringraziare Michele e Azaele dell'ospitalità
e gli era venuto desiderio di bere un buon caffè caldo.
In teoria né angeli né demoni avrebbero bisogno di
mangiare, bere e dormire, ma avendo la possibilità di farlo e
vivendo in mezzo agli umani da millenni, i più empatici di
loro tendevano, come Azaele, Michele e Sael ad assimilare alcune
abitudini tipicamente umane.
La caffettiera cominciò a borbottare, Sael annusò
soddisfatto il profumo del caffè, spense il fornello e versò
parte della caffettiera in una tazza.
Aveva appena cominciato a gustarsi la prima sorsata quando sentì
la voce assonnata di Michele domandare "Ce n'è un
po' anche per me?"
Sulla porta della cucina si palesò la visione celestiale di
Michele spettinato, con addosso un paio di jeans blu che esaltavano
la bellezza del suo torace nudo, l'aureola accesa che metteva in
evidenza i grandi occhi azzurri e le ali candide che emettevano
riflessi argentati.
A Sael andò la sorsata di traverso, cominciò a tossire
innaffiando i fornelli di caffè.
Michele si avvicinò e gli poggiò una mano sulla spalla
battendogli l'altra sulla schiena, peggiorando decisamente la
situazione.
La voce ironica di Azaele li interruppe "Anche io volevo un po'
di caffè, ma se disturbo torno tra un po'!"
"Non fare lo spiritoso e vestiti!" gli rispose Michele un
po' imbarazzato, lasciando andare Sael.
"E perché?" ribatté Azaele "siamo tutti
uomini e io sto comodo in boxer!"
"Sei proprio un buzzurro!" commentò Michele
circondandogli il collo con un braccio e bloccandogli la testa in una
morsa.
"Lasciami, Michele!" si lamentò Azaele.
L'angelo rise e continuando a tenerlo bloccato gli domandò "Ti
vai a vestire o no?"
"No, mollami!"
"Non ti mollo finché non prometti di metterti un paio di
pantaloni!"
"Sei un despota, ne approfitti solo perché sei più
alto!" lo accusò Azaele ridendo e cercando di liberarsi.
Sael che stava ridendo anche lui si bloccò di colpo "A
proposito Azaele, ma dove hai lasciato il corpo di Molinesi?"
"È vero, dov'è?" domandò anche Michele
un po' preoccupato, lasciando andare Azaele.
"Devo averlo lasciato sul letto! Ero ancora mezzo addormentato
quando mi sono alzato!" rispose Azaele sbadigliando.
Sael ridacchiò "Sei proprio uno svampito! E comunque
capisco Alba, è proprio vero che il vino buono sta nelle botti
piccole!" aggiunse strizzandogli l'occhio.
Michele lanciò un'occhiata di sfuggita a Sael, poi si rivolse
ad Azaele. "Vai a prenderlo, ma prima di tornare qui vestiti! Mi
manca solo lo spettacolo di Molinesi nudo per iniziare bene la
giornata!"
"Omofobo!" gli urlò ridendo Azaele mentre tornava in
camera da letto.
"Deficiente!" gli rispose Michele.
Sael abbassò lo sguardo un po' rattristato.
"Guarda che Azaele sta scherzando!" si giustificò
Michele notando lo sguardo di Sael "non ho niente contro i gay!"
"E a me che cosa importa? Perché ti giustifichi?"
rispose Sael indossando giacca e occhiali scuri "Ora devo
andare, altrimenti gli altri demoni cominceranno a domandarsi che
fine ho fatto" aggiunse infilando una mano in tasca e tirando
fuori le chiavi del SUV di Azaele.
"Tieni, l'ho recuperato stamattina presto, così Aza può
andare a lavoro"
Michele prese le chiavi mortificato, Sael sembrava sereno ma l'angelo
aveva notato che il demone aveva indossato di nuovo gli occhiali
scuri.
"Grazie…!" mormorò.
"Di niente, Azaele è stato gentile con me, salutalo!"
concluse Sael aprendo le ali e volando via.
"Sael se ne andato?" domandò Azaele che nel
frattempo era rientrato in cucina, nel corpo di Molinesi.
"Si… Potevi evitare quella battuta, credo ci abbia
creduto e ci sia rimasto male!"
"Sul serio? Beh, perché non gli hai detto che sei
bisessuale? Così si sarebbe tranquillizzato!"
"Perché non ci conosciamo abbastanza per raccontargli i
miei affari personali!" rispose Michele irritato.
"Per quello o perché ti sei accorto di qualcosa che al
momento non ti va di affrontare?" domandò il demone
versandosi una tazza di caffè.
"Cosa intendi?"
"Non fare il finto ingenuo!" rispose Azaele sorseggiando il
caffè.
Michele sospirò e chiuse il discorso porgendogli le chiavi
della macchina "È già abbastanza complicato
gestire un migliore amico infernale! Tieni, ti ha recuperato il SUV!"
Azaele prese le chiavi "È proprio un ragazzo carino e non
intendo solo fisicamente!" commentò strizzando l'occhio a
Michele.
L'angelo arrossì leggermente e cambiò argomento
"Dobbiamo parlare di Razel, devo confessarti una cosa a
proposito di Alba!" disse abbassando lo sguardo.
#
Alba, pensò che quella mattina stava riuscendo ad essere
peggiore della notte appena passata.
Aveva avuto un incubo dietro l'altro, o almeno aveva preferito
convincersi che le strane esperienza della notte appena passata
fossero solo incubi e ora era sovrastata dal collega che,
influenzato dal demone Sakmeel, continuava ad insultarla e accusarla
di aver combinato un disastro.
Dall'altra parte della scrivania il Direttore di stabilimento la
guardava con un'espressione carica di biasimo.
Sael, appena arrivato, si rese conto della situazione e non
sopportando di vederla così affranta decise di intervenire,
tanto il collega avrebbe pensato che si trattava di una delle solite
gare a chi riusciva a distruggere l'umano dello sfidante.
Restando invisibile agli umani si accovacciò al fianco di Alba
e scoccò un'occhiata a Sakmeel che annuì accettando la
sfida.
Sael passò un braccio intorno alle spalle di Alba e le
sussurrò in un orecchio "Ricordagli, con molta calma, che
non sareste in questa situazione se lui non se ne fosse fregato di
rinnovare per tempo il contratto con il vecchio fornitore!"
Alba, si sentì stranamente più sicura, sostenne lo
sguardo del collega e con molta calma rispose "Certo che se tu
non ti fossi dimenticato di rinnovare il contratto nei tempi previsti
ora non saremmo in questa situazione!"
Il collega ebbe un attimo di incertezza, il suo demone sogghignò
e gli sussurrò qualcosa.
"Se ti fosse degnata di controllare le scadenze avresti potuto
avvertirmi in tempo per il rinnovo, non sono io il responsabile di
questa attività, se non sbaglio!"
Sael sorrise e sussurrò di nuovo all'orecchio di Alba e lei
ribatté, senza abbassare lo sguardo "Veramente c'è
un calendario condiviso con tutte le scadenze!"
Sael sorrise soddisfatto al suo avversario che gli rivolse un cenno
di sfida e si avvicinò di nuovo a Martini che replicò
"E allora? Io ho un sacco di cose da fare, non è che
posso controllare anche le scadenze di cui sei responsabile tu!"
Questa volta Alba non ebbe bisogno del suggerimento di Sael "Il
calendario condiviso è stato proposto da te per snellire la
procedura. Riporto le tue testuali parole: così si eviterà
di spammare inutilmente comunicazioni in giro per l'azienda, basta
che ognuno si prenda la responsabilità di tenere sotto
controllo le date di suo interesse"
Alba si sporse verso il collega e battendone in velocità il
demone suggeritore, gettò l'affondo finale "E, se non
erro, da mansionario il rinnovo dei contratti è di tua
responsabilità!"
Il collega impallidì, provò a replicare ma fu fermato
dal Dott. Veggetti che lo freddò "La Dott.ssa ha
perfettamente ragione Martini, chiudiamo qui la discussione e veda di
sanare immediatamente la situazione da lei creata! Non intendo
ritornare sull'argomento!"
Sael non riuscì a trattenersi, si tolse gli occhiali e
fissando dritto negli occhi Sakmeel esclamò colmo di orgoglio
"Colpito e affondato!"
Il demone emise un verso di disappunto ma accettò la sconfitta
sportivamente, si avvicinò a Sael e porgendogli il cinque
commentò "Bella partita!"
Sael osservò Alba soddisfatto, era davvero in gamba la
brunetta, aveva solo bisogno di un po' di sostegno alla partenza, ma
poi filava come un treno.
E poi era così intelligente e carina, non era difficile capire
perché Azaele fosse ancora innamorato di lei dopo quattrocento
anni.
Improvvisamente si rattristò, Azaele almeno una possibilità
l'aveva, in passato lui ed Alba si erano già amati, si
trattava solo di riuscire a risvegliare i ricordi di lei.
Lui invece era innamorato di Michele che, ne era sicuro, era
totalmente al di là delle sue possibilità.
Sospirò al pensiero della sera precedente, si era trovato bene
con quel simpatico casinista di Azaele e anche Michele era stato
gentile.
Sael non se lo aspettava, Michele era sempre stato molto freddo con
tutti i demoni, eccetto ovviamente che con il suo adorato "fratellino
infernale"
Si era spesso chiesto cosa li legasse tanto, era evidente che non
c'era nessun tipo di attrazione fisica tra loro, si volevano bene e
basta proprio come due fratelli umani.
Sael li aveva sempre invidiati, anche a lui sarebbe piaciuto poter
contare su un amico ogni tanto.
Ma sopra ogni cosa, gli sarebbe piaciuto essere guardato da Michele
in modo diverso.
La voce arrogante ed aggressiva di Martini, lo distrasse dai suoi
pensieri “Non credere che sia finita qui! Ti sei giocata la
carriera stupida puttanella!” Alba e il collega erano rimasti
soli in ufficio e Martini aveva pronunciato quella frase fissando
Alba con odio.
Sael si girò irritato verso il suo collega “Ehi! Questo
non è corretto, la partita era finita!”
Sakmeel che era appena uscito nel corridoio allargò le braccia
e scosse la testa “Guarda che io non c'entro nulla! Mi sa che
abbiamo un ottimo candidato per il girone degli iracondi!”
rispose con un sorriso allegro.
“Ma sei impazzito? Come ti permetti?” replicò Alba
tremando per la rabbia e lo stupore.
Martini si avvicinò ad Alba allungando le mani con aria
minacciosa.
Sael decise che era venuto il momento di intervenire, si appoggiò
allo stipite della porta rendendosi visibile e bussò sul
vetro domandando con aria apparentemente svagata “Salve,
disturbo? Cercavo la Dott.ssa Alba Maxia!”
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Capitolo 13 *** Il racconto di Michele ***
Capitolo
13
Il
racconto di Michele
Azaele
poggiato contro il piano della cucina smise di sorseggiare il caffè
e osservò Michele con aria interrogativa “Cosa intendi?”
domandò.
“Ecco,
c’è qualcosa che non ti ho mai detto riguardo a lei,
perché…” Michele si fermò un momento “…
no senti, è meglio che cominci dall’inizio, da quando è
iniziata tutta la storia!”
“Quale
storia? Per caso stai cercando di dirmi che conoscevi Alba da prima
di me?” domandò teso Azaele.
“No,
non esattamente, stai calmo e lasciami parlare. Era una mattina di
circa quattrocento anni fa, io non avevo in programma ritiri e me ne
stavo tranquillamente sdraiato nel giardino dell’Eden a
chiacchierare con Aleniel …”
“Scusa
non era il periodo in cui avevi una storia con lei, sei sicuro che
stavate solo chiacchierando?” lo interruppe Azaele
ridacchiando.
Michele
gli rivolse uno sguardo obliquo, poi continuò “Come
dicevo, stavo chiacchierando con Aleniel, quando un messo angelico
senza alcun preavviso mi squilla la sua stupida tromba praticamente
nelle orecchie…”
“Quelli
avrebbero bisogno di qualche ripetizione in materia di rispetto della
privacy!” commentò allegramente Azaele.
Michele
gli lanciò un’occhiataccia “Vuoi smetterla di
interrompermi?”
“Scusa,
continua!”
“Insomma,
il messo se ne stava lì ad aspettare fermo come una statua,
così mi sono guardato intorno e ho capito che ce l’aveva
proprio con me. Allora mi sono rives… cioè… mi
sono alzato e gli ho chiesto che cosa volesse.
Lui
mi guarda con aria di disapprovazione, mi consegna un fascicolo e mi
spiega che sono stato assegnato ad un ritiro urgente.
Io
mi sono irritato, era il mio giorno di riposo e me lo stava
rovinando, così gli ho chiesto se era proprio sicuro di
doverlo consegnare a me visto che ero in riposo.
Quello
manco mi risponde, si volta e se ne va.
Così
mi sono girato verso Aleniel per scusarmi e lei mi ha detto tutta
infastidita Lascia stare, tanto è sempre la solita storia!
Io
le ho risposto che era successo un sacco di volte anche a lei. Lei
si è arrabbiata ed è volata via mezzo nuda…
cioè…”
“Aleniel
ha sempre avuto un caratteraccio” commentò Azaele “a
me piaceva Yliel, era gentile e comprensiva. Peccato che sia passata
al livello di Arcangelo e vi siate dovuti lasciare, che poi non ho
mai capito per quale motivo gli Arcangeli non possano avere un
compagno!”
“Te
l’ho già spiegato, Azaele, gli Arcangeli raggiungono uno
stato di conoscenza superiore sublimando le esperienze carnali
attraverso l’ascetismo!”
“Boh,
se sublimano come gli Arcidiavoli, ti assicuro che si divertono
parecchio, una volta mi sono imbucato ad un uno dei loro ritiri
mistici e ti assicuro che orge come quelle se ne vedono poche, ti
giuro che ad un certo punto mi sono talmente imbarazzato che ho
preferito filarmela in silenzio come ero entrato!”
“Aza,
non mi interessano le porcherie pseudomistiche degli Arcidiavoli!”
“Ok,
ok. Comunque, sarebbe stato molto meglio Cassiel, lui almeno era
simpatico, sinceramente non ho mai capito che cosa ci trovassi in
Aleniel a parte quelle due enormi …” l’occhiata
assassina di Michele zittì immediatamente Azaele.
“Sai
benissimo che Cassiel era già impegnato e che non mi piace
mettermi in mezzo alle storie degli altri! Possiamo tornare al mio
racconto?”
Azaele
sorseggiò il caffè e sorrise “Ok, scusa, va
avanti”
“Visto
che ormai la giornata era rovinata mi sono letto il fascicolo”
Michele
fece una piccola pausa, prese un gran respiro e poi fissando Azaele
dritto negli occhi, rivelò “Quel fascicolo era di Alba,
doveva morire quel giorno e io ero incaricato di ritirare la sua
anima!”
L’angelo
ebbe l’impressione che gli occhi dell’amico diventassero
enormi e tondi mentre lo guardava esterrefatto “Co… cosa
dici, io non ho percepito niente del genere quando l’ho
incontrata! Lei… lei era inseguita ed è inciampata, ma
non doveva morire, non lì, ne sono sicuro Miky, perché
mi stai dicendo una cosa del genere! Ti prego piantala, non è
divertente!”
Michele
sospirò “Non doveva morire lì dove l’hai
incontrata fratellino, ma doveva morire poco dopo insieme alla sua
“padrona”, nella casa dove viveva e dove l’avrebbero
portata i contadini dopo averla catturata, se tu non l’avessi
protetta dalla loro rabbia”
Azaele
ammutolì, in tutti quegli anni non gli era mai passato neanche
lontanamente per la testa di aver cambiato il destino di Alba fin dal
primo momento in cui l’aveva incontrata, era convinto di essere
stato responsabile solo di quello che era successo dopo la sua morte,
e per questo aveva sempre provato un profondo senso di colpa, ma ora
scopriva di aver addirittura modificato il suo destino.
Rimase
muto per qualche istante, finì il caffè in un sorso
solo, si diresse verso il costoso tavolo di cristallo sul quale la
sera prima aveva abbandonato un pacchetto di Marlboro, tirò
fuori una sigaretta e l'accese con la mano leggermente tremante.
Michele
lo seguì in silenzio aspettando che fosse pronto.
Azaele
aspirò una lunga tirata, la buttò fuori e lasciandosi
cadere sul divano disse “Vai avanti”
Michele
gli porse un portacenere in marmo verde, si sedette a gambe
incrociate dall’altro lato del divano e continuò il
racconto.
#
Il
fascicolo riportava ora e sede della morte di Alba e della sua
padrona, la signora Elena, che risultava assegnata a Razel grazie al
quale era potuta diventare una strega e a cui doveva rendere l’anima.
Visto
che c’era di mezzo anche Razel, per evitare problemi ho deciso
di scendere con un po’ di anticipo sull’orario del
ritiro.
Quando
sono arrivato a destinazione ho visto che i contadini erano già
arrivati e urlavano inferociti contro la padrona di casa,
l'accusavano di essere una strega e di aver trasformato in strega
anche Alba, la donna cercava di difendersi spiegando che l’uso
di erbe curative non aveva niente a che fare con le streghe.
La
situazione non mi tornava per niente, nel fascicolo di Alba era
spiegato molto chiaramente che “alle
ore dodici in punto la suddetta Alba Mejia verrà condotta dai
contadini presso l’abitazione della strega Elena Tomei, la
quale cercherà di difenderla venendo pertanto accusata
anch’essa di atti di stregoneria e condotta al rogo insieme
alla Mejia di cui sopra”
Fatto
sta che di Alba non c’era traccia. Visto che ero in anticipo di
qualche minuto e che Razel non si vedeva, ho deciso di fare un
giretto per capire se non ci fossero stati errori e se per caso la
ragazza fosse già morta e la sua anima stesse vagando sperduta
lì attorno.
Non
mi ero allontanato più di qualche centinaio di metri quando ho
sentito le urla disperate della padrona di casa che implorava a
pietà.
Ma
i contadini ormai avevano perso ogni traccia pietà e stavano
dando fuoco ai rami buttati ai piedi della povera donna legata allo
steccato.
Razel
cominciava ad essere in ritardo e io… io non sono riuscito a
far finta di nulla Aza. Così mi sono avvicinato, non so bene
perché, forse per cercare in qualche modo di confortarla e in
quel momento lei mi ha visto... e mi ha parlato.
“Ti
prego aiutami, non farmi morire così” mi ha chiesto con
gli occhi pieni di terrore.
Io
sono rimasto sconvolto, non solo lei mi vedeva ma mi stava anche
chiedendo aiuto.
“Ti
prego angelo, so che presto arriverà Razel per portarmi via,
non ti chiedo di salvare la mia anima, ti chiedo solo di aiutarmi a
morire prima che il fuoco mi raggiunga!” ha supplicato ancora.
Allora
le ho chiesto perché avesse rinunciato alla sua anima e lei mi
ha risposto che a volte per salvare degli innocenti devi rinunciare a
salvare te stesso e che grazie alle conoscenze acquisite come strega
aveva potuto salvare tante persone rese deboli da fame e malattie.
Io
mi sono commosso e ho pensato che non ci sarebbe stato nulla di male
se le avessi risparmiato di morire tra atroci tormenti, così
ho poggiato una mano sul suo petto e le ho fermato il cuore.
Lei
è uscita dal corpo e mi ha abbracciato per ringraziarmi e io
ho… ho sentito che era una donna buona.
E
così, ecco… mi sono proprio innervosito!
Ho
pensato che non era giusto che quella donna così buona finisse
all’Inferno! In fondo aveva ceduto a Razel per aiutare il suo
prossimo, non per sé stessa.
Inoltre
mi era venuto il dubbio che dal momento che Alba continuava a non
arrivare ci potesse essere un errore, così ho stretto la donna
tra le mie braccia e me la sono portata via.
Quando
sono arrivato in Paradiso, non ti dico le storie del guardiano:
e l’anima non mi risulta in elenco, e tu non sei addetto alle
custodie speciali, e io non mi prendo la responsabilità
di accettare un ritiro non autorizzato.
Insomma,
a quest’ora sarei ancora lì a discutere con quell’idiota
se non fosse stato per San Pietro che passava di là per caso e
mi ha fatto entrare con le sue chiavi dicendo che si prendeva tutta
la responsabilità.
Dopo
la consegna però non mi sentivo tranquillo, continuavo a
chiedermi dove fosse finita Alba e se davvero ci fosse stato un
errore.
Insomma
mi ha preso una tale ansia che per farla breve sono tornato giù
a cercarla.
Quando
sono arrivato la casa era completamente bruciata e il corpo della
donna non era più legato allo steccato. Non riuscivo a capire
cosa fosse successo.
Mentre
ero lì che mi domandavo perplesso chi potesse aver portato via
il corpo della strega, è saltato fuori Razel.
“Sei
arrivato tardi biondino, qui è successo un mezzo casino e come
al solito c’entra il ricciolino amico tuo!"
Io
l’ho guardato perplesso “Azaele? Scusa ma lui che
c’entra?"
“Perché
non glielo chiedi tu, io so solo che l’ho visto andare via con
la regazzina tua e che la mia anima è scomparsa!” mi ha
risposto con un sorriso cattivo.
Io
mi sono sentito morire Aza, ho capito che come al solito ero finito
in mezzo a un gran casino grazie ai tuoi pasticci, giuro che per un
attimo ho desiderato di averti tra le mani per strozzarti, però
ho cercato di mantenere la calma e ho domandato a Razel “Quindi
Azaele si è portato Alba all’Inferno? Scusa ma quando?
Qui, non li ho visti!”
Non
avevo finito di pronunciare l’ultima domanda che mi sono reso
conto della mia idiozia, in pratica avevo ammesso di essere già
stato lì e Razel non era così stupido da non intuire
cosa potesse essere successo all’anima della sua strega.
Stranamente
però non fece commenti, disse solo "Tu non li avrai
visti, ma qui sono arrivati. Ormai la strega era morta e Alba era
ancora viva, immagino che quell’idiota l’abbia aiutata a
sfuggire ai contadini combinando uno dei suoi soliti casini, tra
l’altro mi sembrava parecchio interessato a lei. Per me se la
vuole portare a letto!”
“Dove
sono andati?” gli ho chiesto irritato, l'idea che avessi
intenzione di possedere un'anima che mi era stata assegnata mi urtava
parecchio, anche se immaginavo che tu non avessi idea che fosse stata
affidata a me.
“Perché
dovrei saperlo?” mi ha risposto Razel polemico.
“Perché
eri qui e li hai visti andare via”
“In
effetti” ha ridacchiato, poi mi ha chiesto “vale
l’accordo ti aiuto se
tu mi aiuti?”
Io
gli ho risposto di sì, avevo bisogno di trovarti e parlarti,
Aza, di spiegarti che quell'anima era mia, ero certo che avresti
capito e mi avresti aiutato a risolvere la situazione.
Visto
che ci eravamo accordati Razel, ovviamente, mi ha chiesto della sua
strega “Immagino che essendo arrivato qui prima di me, avrai
visto che fine ha fatto, o meglio, chi si è preso la mia
strega. Le anime da sole in Paradiso non ci vanno, o mi sbaglio?”
ha concluso facendomi sudare freddo.
Io
però non volevo che pensasse che avevo paura di lui, così
l’ho affrontato “Ammetto che ho preso io la tua
strega. Però non l’ho fatto di proposito!”
“Ah,
si? E Come è successo, ce sei inciampato sopra e te la sei
portata in Paradiso senza accorgertene?” mi ha risposto
ironicamente.
“No,
ho semplicemente pensato che nel mio fascicolo ci fosse un errore di
persona, quella donna era buona e…”
“Biondino,
chi vuoi pigliare per il culo? Nei vostri fascicoli non ci sono mai
errori, non è come da noi, che manco sanno mettere l’orario
esatto della morte e nove volte su dieci o arrivi troppo presto o
arrivi in ritardo!”
“Razel,
non sto mentendo! Tu non c’eri, la mia anima non c’era.
Eravamo io, i contadini e quella strega dall’animo buono! Scusa
tu che avresti pensato al mio posto?”
“Avrei
pensato de fregarmi l’unica anima disponibile, biondino,
esattamente come hai fatto tu!” mi ha risposto Razel con un
ghigno poco rassicurante.
“Senti,
io ti ho detto la verità, credi quello che vuoi, ora però
devi rispettare il patto e dirmi dove sono andati Azaele e la
ragazza!”
“Azaele
e la ragazza sono andati verso Monterotondo, però il patto non
era di scambiarsi informazioni, era tu
aiuti me e io aiuto te, e
io t’ho già aiutato!”
“Scusa
che vuoi dire?” gli ho domandato irritato e lui mi ha risposto
“Io t’ho aiutato arrivando in ritardo e permettendoti de
fregarmi un’anima destinata all’Inferno, cosa che
sicuramente ti aiuterà a salire di livello, quindi tu ora
m’aiuti rinunciando all’anima della regazzina e
convincendo Azaele a consegnarla a me!”
Al
che gli ho fatto presente che io avevo inteso che dovevamo aiutarci
scambiandoci delle informazioni e che lui non era stato affatto
chiaro quando mi aveva proposto il patto e che sicuramente lo aveva
fatto apposta per fregarmi.
Razel
mi ha guardato come se mi volesse ammazzare, mi ha preso per il collo
e mi ha spinto contro un albero urlandomi in faccia “Un patto è
un patto, biondino, nun me ne frega niente se non ti era chiaro
quello che volevo da te e se pensi che volevo fregarti, tu hai avuto
la strega e io avrò la regazzina!”
Poi
mi ha mollato un pugno in faccio e io sono svenuto.
Quando
mi sono svegliato non c’era più nessuno. Ho temuto che
fosse andato a cercarti e così ti ho raggiunto a Monterotondo.
Il
resto lo sai anche tu.
#
Finito
il racconto di Michele, tra i due amici calò il silenzio.
Michele era mortificato e anche preoccupato per la reazione
dell’amico.
Azaele
si era acceso un’altra sigaretta e fumava in silenzio. Il fatto
che fosse nascosto dentro il corpo di Molinesi impediva a Michele di
interpretare con certezza l’espressione del suo viso, ma era
evidente che aveva gli occhi lucidi.
“Aza…
mi dispiace, io…”
“Perché
non me lo hai mai detto?”
“Aza,
dopo come è andata mi sembrava inutile, non volevo darti altri
motivi di preoccupazione, stavi già abbastanza male. E poi
pensavo che ormai Razel avesse rinunciato alla storia del patto,
oltretutto tre settimane fa non ne ha fatto cenno, almeno
apertamente. Anche se quella battuta sul fatto che sarei bravo nelle
custodie speciali probabilmente si riferiva proprio all'anima della
strega che gli ho portato via da sotto il naso. Il fatto è che
in quel momento non sapevo ancora che aveva riconosciuto Alba e poi
ero talmente preso dal cercarti che non ho fatto caso più di
tanto alle sue parole”
Michele
sospirò e aggiunse “Ecco perché è stato
collaborativo, non era preoccupato per te, ma per Alba! Conoscendoti,
voleva che ti trovassi e ti convincessi a consegnargliela prima che
tu riuscissi a cambiare di nuovo il suo destino!”
“Lo
farai davvero, Michele?”
“Farò
cosa?”
“Lo
aiuterai a prendersi Alba?”
“Azaele,
non dire stupidaggini, non era quello il patto che avevo accettato di
stringere con lui!”
“Ma
se fosse stato quello?”
“Ti
ho detto che non era quello!”
“Ma
se fosse stato quello?” ripeté ancora Azaele.
Michele
finalmente capì “Se fosse stato quello, non avrei
accettato di stringere nessun patto! Aza, tu sei il mio migliore
amico!”
Azaele
sorrise, spense la sigaretta e cambiò argomento “È
ora di andare al lavoro, Molinesi ha organizzato un fine settimana da
sballo per la chiusura del corsi, devo presentare il progetto alla
Direzione”
Michele
si alzò dal divano preoccupato “Azaele, io…!”
Azaele
lo interruppe sorridendo “Tu sei dalla mia parte, il resto non
conta!”
L’angelo
sentì gli occhi inumidirsi “Puoi uscire un attimo di lì?
Ho bisogno di fare una cosa!”
Azaele
lo guardò un po’ sorpreso ma uscì dal corpo di
Molinesi “Perché ti serve che stia fuori dal pelatone?”
“Per
fare questo!” rispose Michele abbracciandolo stretto.
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Capitolo 14 *** Safet! ***
Capitolo 14
Safet!
Martini si fermò immediatamente e cambiò atteggiamento
mostrandosi allegro e scherzoso "Eccola qui, la Dott.ssa Maxia,
è tutta sua! Io vado che sono pieno di lavoro!" rispose
strizzando l'occhio ad Alba come se non fosse successo niente e
ricevendo in cambio uno sguardo allibito.
“Certo che quello ha una bella faccia da culo, un attimo fa
voleva strozzarti e ora fa il simpatico!" commentò Sael.
Alba era confusa, non capiva come fosse possibile che Sael si
trovasse lì davanti a lei "Scusa ma, come mai sei qui?"
Sael sorrise "Che c'è di strano? Ero in giro da queste
parti e visto che lavori qui ho pensato di farti un saluto!"
"E tu come lo sai che lavoro qui?"
"Capirai, basta fare una ricerca su LinkedIn!" rise
divertito Sael.
Alba sorrise un po' emozionata e domandò "Mi hai cercato
su LinkedIn?"
"Beh, ieri sera siamo stati interrotti malamente da quel tizio
innamorato di te e non abbiamo avuto modo di salutarci come si deve e
neanche di scambiarci il numero!"
Alba lo fissò interdetta "Come sarebbe a dire che quel
tizio è innamorato di me?"
Sael si guardò intorno, notò un paio di colleghi di
Alba che fingevano di essere concentrati sui computer e le disse con
fare complice "Vuoi davvero discuterne qui o preferisci fare un
salto al bar e parlare lontano dai pettegoli?"
"Ma non è ancora l'ora della pausa" commentò
titubante Alba.
"Si, ma noi mica siamo in pausa" rispose Sael alzando la
voce perché i colleghi di Alba lo sentissero "stiamo
andando a discutere gli aspetti commerciali del nuovo contratto di
fornitura!"
"Quale contratto?" domandò Alba a bassa voce.
"Che te ne frega? Uno a caso" sussurrò lui.
Alba sorrise "E va bene, vado a prendere la borsa!"
Rientrando in ufficio seguita da Sael, senza occhiali scuri, notò
divertita le occhiate bramose delle colleghe e, sorprendentemente,
anche di un paio di colleghi. In effetti Sael così alto,
snello e con quei capelli rosso scuro che si intonavano perfettamente
ai grandi occhi verde smeraldo, era l'essere più bello che
avesse mai girato per i corridoi della ditta di Alba.
Perfino il collega Galletti, ex pallanuotista di serie B, noto anche
come il più bello di tutta la ditta e protagonista
inconsapevole quanto ricorrente dei sogni erotici di diverse e
diversi colleghi, provò un motto di invidia al passaggio del
giovane demone.
Mentre uscivano incontrarono il SUV di Molinesi, Sael incrociò
lo sguardo perplesso di Azaele e gli fece un cenno con la testa per
fargli capire di proseguire, il demone per fortuna capì e
proseguì verso il parcheggio.
Sael sospirò di sollievo, aveva in mente di aiutare quello
svampito e ci mancava solo uno dei suoi colpi di testa a rovinare
tutto!
#
Azaele aveva ripensato al racconto di Michele per tutto il tempo che
aveva impiegato a raggiungere la sede di lavoro di Alba. Inizialmente
era rimasto veramente scioccato dallo scoprire che Michele avrebbe
dovuto recuperare l'anima di Alba e che non gliene aveva mai parlato
prima, per non parlare del patto che Razel pretendeva di aver fatto
con lui e in base al quale Michele avrebbe dovuto convincerlo a
consegnare l'anima a Razel.
Sul momento si era anche arrabbiato e sentito tradito, anche se non
ne aveva fatto cenno all'angelo.
Immediatamente dopo però si era reso conto che malgrado
Michele fosse stato invischiato in uno dei suoi casini per l'ennesima
volta, anziché farglielo pesare aveva cercato di aiutarlo. Per
non parlare di quanto gli era stato vicino dopo quello che era
successo ad Alba. Se non fosse stato per Michele probabilmente non
sarebbe riuscito ad affrontare e gestire il dolore che lo aveva
travolto.
E adesso che lei era ritornata, Michele ancora una volta stava
trascurando i suoi impegni per aiutarlo.
No, non era davvero giusto essere in collera con Michele solo perché
aveva voluto evitargli un altro dolore.
Ora però era tempo di prendere in mano la situazione e trovare
finalmente una soluzione a tutta la questione, perché se Alba
al momento era protetta dal fatto che la sua anima ancora non
ricordava nulla e viveva solo nel presente, cosa sarebbe successo una
volta che la ragazza avesse ricordato tutto?
Inizialmente non aveva riflettuto sulle conseguenze di un eventuale
presa di coscienza di Alba, più che altro si era concentrato
su come avvicinarla, con esiti a dir poco penosi, non poté
fare a meno di ammettere a se stesso. Ma ora che aveva scoperto che
Razel voleva Alba, il problema principale era capire come
proteggerla.
Stava per entrare nel parcheggio della ditta quando vide Sael in
compagnia di Alba, il demone gli fece un cenno con la testa
invitandolo a proseguire.
Azaele decise di fidarsi, Sael era un bravo ragazzo e ad essere
sincero non gli sarebbe dispiaciuto se Michele avesse abbandonato le
sue remore e si fosse lasciato andare con lui, oltretutto era
evidente che il giovane demone era simpatico anche ad Alba!
Parcheggiò il SUV sorridendo al pensiero di loro quattro
insieme, scese, chiuse lo sportello e si ritrovò faccia a
faccia con Safet, il suo supervisore.
Azaele finse di non vederlo e provò a fare un passo verso
l'entrata degli uffici, ma Safet lo gelò "Non fare
l'imbecille, so benissimo che sei lì dentro"
Azaele provò a continuare la sceneggiata affrettando il passo,
Safet lo superò in volo e lo aspettò davanti alle porte
scorrevoli dell'ingresso E con un sorrisetto ironico e le
braccia conserte "Mettiamola così Azaele, puoi seguirmi
con le buone in un posto lontano dagli occhi degli umani e provare a
darmi una spiegazione convincente riguardo la tua sparizione e i tuoi
ritardi di consegna oppure posso riportarti all'Inferno, farti
infilare su per il culo un'asta demoniaca e lasciarti lì a
subirne il tormento per millenni, finché non mi sarò
annoiato di sentire le tue urla. Cosa scegli?"
Azaele deglutì a vuoto e rispose cercando di mantenere una
certa dignità "Considerando che l'asta potrebbe essere
arrugginita e vorrei evitare infezioni, penso che sceglierò di
salire sul tetto e parlare con te!"
"Bravo ragazzo, ero certo che non fossi così idiota come
può sembrare" sogghignò Safet.
Azaele e Safet raggiunsero il tetto.
Safet si poggiò sulla balaustra e incrociò le braccia,
una brezza soffiava leggera muovendo le piume nere delle sue ali
raccolte dietro la schiena.
Azaele non poté fare a meno di domandarsi per quale motivo
Safet a differenza di tutti gli altri demoni avesse mantenuto le ali
da angelo.
Si rese conto che non glielo aveva mai domandato e stava per farlo
quando il demone lo esortò “Allora? Sto aspettando una
spiegazione!”
Azaele si riscosse dai suoi pensieri
"Ecco... il fatto è che... si è verificata una
sfavorevole congiuntura di eventi che hanno influito negativamente
sulla mia attività di ritiro anime determinando un
ritardo nello svolgimento delle mie mansioni, tanto deplorevole,
quanto del tutto indipendente dalla mia volontà!"
"Una sfavorevole congiuntura?" ripeté Safet con un
ghigno sardonico.
"E… Esattamente!" balbettò Azaele.
“Capisco, indubbiamente dopo una spiegazione così
convincente non mi resta che tornare serenamente all'Inferno, anzi
scusami se ti ho disturbato” commentò Safet continuando
a sogghignare malgrado le sue pupille avessero cominciato a brillare
di una luce color carminio.
Azaele rendendosi conto che forse non era andata così bene
come sembrava provò a cercare una scusa più credibile,
ma prima ancora che riuscisse ad aprire bocca Safet abbaiò
“RAGAZZO, MI HAI PRESO PER UN CRETINO?”
“N.. no.. io...!” balbettò Azaele.
"Non provare neanche per un istante a raccontarmi altre fesserie
stupido demonietto, so benissimo che Alba è tornata e che hai
deciso di infilarti nel corpo di questo umano per avvicinarla senza
terrorizzarla e risvegliarle la memoria!" sibilò il
supervisore infuriato.
Azaele si sentì morire, per un attimo considerò
l'ipotesi di buttarsi ai piedi di Safet e chiedere perdono, ma
rendendosi conto che sarebbe stato poco dignitoso cercò di
mantenere la calma e si limitò a domandare "Chi te lo ha
detto?"
"Razel!" rispose Safet.
"Merda!" commentò Azaele.
"Eh, già! Proprio merda!" confermò Safet
sospirando "Ragazzo, tu già di norma tendi a camminare
sull'orlo di un baratro, ma quando c'è quell'umana di mezzo ti
comporti anche come un completo demente! Ti rendi conto che
continuando così diventerai indifendibile?"
Azaele sospirò "Scusa Safet… è che..."
"Azaele, sai che ho il compito di vegliare su di te, cerca di
aiutarmi dicendomi qualcosa che mi permetta di evitare di riportarti
indietro e darti una punizione abbastanza dura da scongiurare
l'intervento degli Arcidiavoli!"
Azaele lo fissò in silenzio per qualche istante e poi gli
domandò "Ce la fai ad aspettare fino a domenica notte?"
Safet scosse la testa "Risposta sbagliata!"
Gli occhi del demone divennero rossi come carboni ardenti, aprì
le grandi ali nere e allungò le mani trasformate in artigli
verso Azaele, intorno ai suoi piedi cominciarono ad alzarsi le prime
lingue di fuoco di un falò infernale.
"Safael, aspetta, per favore!" chiamò Michele
atterrando sul tetto, la sua voce fermò il demone appena in
tempo.
"Michele!" Safet si lasciò sfuggire un sorriso,
molti millenni prima, quando era ancora degno della stima del Cielo,
era stato la guida di un giovanissimo Michele, con il quale riteneva
di aver fatto davvero un buon lavoro.
L'ultimo buon lavoro, visto dove erano finiti molti altri suoi
studenti, constatò sospirando.
"Sai perché sono qui, non è vero?" domandò
a Michele.
Michele notò che nonostante il completo in stile inglese che
portava con eleganza e lo sguardo orgoglioso e sicuro di sé,
Safet appariva un po' sbattuto e preoccupato "Devi riportare
Azaele laggiù? È perché sta trascurando il suo
lavoro, non è così?" rispose Michele preoccupato.
"È perché vorrei evitare di portarlo laggiù,
Michele. Fin'ora sono riuscito ad evitare problemi sostituendolo con
qualche imbecille, ma se continua a non farsi vedere gli Arcidiavoli
mangeranno la foglia e sai bene che non gli hanno perdonato la storia
della scommessa delle Termopili!"
"Riesci ad arrivare fino a domenica a mezzanotte?"
Safet lo guardò perplesso "Anche tu, con questa storia"
poi rifletté un attimo e aggiunse "Azaele ha fatto un
accordo con l'anima dell'umano, non è così?"
Michele annuì.
Safet non riuscì a trattenere una risatina "Se usasse la
sua intelligenza in modo sensato, il ragazzo sarebbe già un
Arcidiavolo"
Michele sorrise anche lui "Lo conosci è stato un geniale
svampito fin da bambino!"
"Vorrei farvi presente che io sono ancora qui!" commentò
un po' irritato Azaele.
"Allora levati dai piedi e lasciami parlare con quello di voi
due che si comporta da adulto!" rispose Safet incrociando le
braccia.
Azaele lanciò uno sguardo a Michele che gli rispose con un
cenno rassicurante.
"Ok, allora io… posso andare?" domandò un po'
titubante a Safet che gli rispose senza neanche guardarlo "Vai,
prima che cambi idea!"
Azaele non se lo fece ripetere due volte, scese in sala riunioni dove
il gelido Direttore di Stabilimento, il temuto Dott. Veggetti, lo
aspettava fremente di rabbia per il suo ritardo di ben tre minuti
sull'orario di inizio riunione.
Il demone non riuscì a trattenere un sorrisetto divertito,
adorava far incazzare Veggetti.
#
Safet osservò Michele con attenzione “Di' un po', per
caso sei innamorato?” domandò di punto in bianco
sorridendo con aria complice.
L’angelo arrossì violentemente “No, io…
cosa ti viene in mente Safael!”
Il demone sorrise “Ti conosco da quando eri poco più di
un ragazzino Michele, l’ultima volta che ti ho visto quella
luce negli occhi ti eri appena innamorato di Yliel. Mi è
dispiaciuto molto che vi siate dovuti lasciare, ho sempre pensato che
foste una bella coppia”
Michele poggiò i gomiti sulla balaustra del tetto e sospirò
“E’ stata molto dura lasciarsi, Azaele mi ha aiutato a
superare lo sconforto, senza la sua amicizia e il suo affetto sarebbe
stata molto più dura. Che poi ne ha sofferto pure lui, era
molto affezionato a Yliel e lei a lui! Abbiamo sofferto tutti ma
abbiamo dovuto accettarlo”
“Se non sbaglio, da allora non hai più avuto una storia
seria!”
Michele sospirò “No, non sono più riuscito a
lasciarmi andare del tutto!”
Safet sorrise “Però il ragazzo che ti piace adesso
potrebbe essere una storia importante giusto? Altrimenti non saresti
diventato paonazzo!” ridacchiò Safet.
Il viso dell'angelo si illuminò “Beh, a volte penso che
lui effettivamente potrebbe... il problema è ...”
Michele si interruppe “Come fai a sapere che si tratta di un
ragazzo?”
“Ho i miei giri!” sorrise Safet.
Michele lo osservò sospettoso “Safael, non è che
mi fai spiare?” domandò perplesso.
“Smettila di chiamarmi con il mio nome da Arcangelo, ho perso
il diritto di usarlo da quando sono precipitato laggiù!”
“Per me sarai sempre Safael e non hai risposto alla mia
domanda!”
Safet divenne serio “Non controllo te, tengo d’occhio mio
figlio! Il suo tutore non ha fatto una gran lavoro, il ragazzo è
finito all'Inferno, come me!”
“Tu hai un figlio?” domandò stupito Michele, poi
colto da un'illuminazione sgranò gli occhi “Oh, Santo
Cielo, non mi dire che Sael…!”
Safet sorrise “Non preoccuparti, non mi dispiacerebbe affatto
se diventasse il tuo ragazzo anzi. Però ti chiedo di non
ferirlo, Sael é molto timido e sensibile nonostante cerchi di
fare il duro, soffrirebbe molto se tu non prendessi la cosa
seriamente!”
Michele cominciò a sentirsi terribilmente a disagio ma voleva
essere sincero con il suo antico Maestro “Safet, non offenderti
ma... è vero Sael mi piace molto, però lui... lui è
un demone e io non sono sicuro di… insomma, cerca di capirmi
ho già il problema di tenere d’occhio Azaele!”
Safet sorrise comprensivo “Io non mi offendo e capisco che la
natura di Sael ti possa preoccupare, ma non credo che sia questo il
vero problema!” commentò Safet guardando Michele negli
occhi.
L'angelo abbassò lo sguardo imbarazzato, Safet continuò
“Michele, non dovresti aver paura di lasciarti andare di nuovo,
mi duole dirlo ma da questo punto di vista dovresti prendere esempio
da Azaele. Lui sarebbe capace di sfidare un intero esercito di
Arcangeli se dall’altra parte ci fosse Alba!”
Michele sorrise “In questo somiglia a suo padre e sua madre,
non si arrende mai è un vero guerriero!”
Safet ridacchiò “Totalmente incasinato e insubordinato,
ma te lo concedo, a modo suo è un vero guerriero!”
I due rimasero in silenzio, affacciati al parapetto del tetto
osservarono Roma senza parlare per un po', poi Michele prese coraggio
e si decise a fare una domanda che avrebbe voluto fare da millenni
“Safael, non ho avuto il coraggio di chiederlo a suo tempo
quando mi affidarono Azaele ma… perché né lui né
gli altri sono stati cresciuti da voi Arcangeli e sopratutto perché
non hanno mai saputo che li avevate generati voi e perché?"
L'espressione del demone divenne impenetrabile. Safet strinse i
pugni, si piegò leggermente in avanti e trattenne il respiro
come se stesse cercando di riportare sotto controllo un emozione
forte che cercava di tenere sopita nel suo cuore da millenni.
Quando si riprese, rispose a Michele con molta calma “L’amore
e il sesso stavano cominciando a distrarci dai nostri compiti.
Figurati tenere dietro a dei ragazzini! La via dell’ascetismo
sembrò la scelta migliore per concentrarci sui nostri doveri.
Così venne deciso di affidare i figli in arrivo a quelli tra
di voi che ritenevamo più affidabili e meritevoli di una tale
responsabilità. Per garantire che non vi fosse il minimo
disturbo alla nostra concentrazione superiore, si decise di
non rivelare a nessuno di loro chi li avesse generati e l'esperimento
finì lì. Sinceramente ero poco convinto allora e sono
totalmente contrario oggi, ma ormai è troppo tardi per
cambiare le cose!” considerò Safet sorridendo mestamente
“E d'altra parte per quanto mi riguarda l'ascetismo non ha
sortito gli effetti sperati, anzi direi esattamente il contrario!”
concluse sarcastico.
“Ho sempre pensato che in realtà tu non credessi più
di tanto nella ribellione di Lucifero e sia finito laggiù
sopratutto per stare vicino ai tuoi studenti, altrimenti non si
spiegherebbero le tue ali. Ora ho un motivo in più per
crederlo!” sorrise Michele.
Safet sospirò e cambiò argomento “Parliamo di
Azaele, credi che riuscirà a risolvere la situazione entro
domenica?”
"Non lo so, ma del resto non ha altra scelta, giusto?"
"Proprio così. Non posso tirare troppo la corda, laggiù
stanno cominciando a notare la sua assenza e non voglio che gli
Arcidiavoli abbiano la scusa per vendicarsi della scommessa delle
Termopili"
Michele si rabbuiò, saltò sul parapetto e si sedette
lasciando ciondolare fuori le gambe "È colpa mia questa
situazione, a suo tempo non sono stato all'altezza del compito, ero
poco più di un putto alato quando me lo hanno affidato!"
"Ti sbagli Michele, in realtà hai fatto un ottimo
lavoro!"
"Come puoi dire una cosa del genere? Ero un ragazzino, non sono
stato capace che di essere un fratello maggiore e per di più
immaturo! É finito all'inferno a causa della mia
inadeguatezza, non mi pare di aver fatto un lavoro migliore del
tutore di tuo figlio!"
"È finito all'inferno, ma non per il motivo che credete
tutti. Il fatto che quel demonietto svampito, non ti abbia mai
raccontato quello che è davvero accaduto non è che la
dimostrazione dell'ottimo lavoro che hai fatto"
"Che cosa stai cercando di dirmi?"
Safet poggiò un gomito sulla balaustra e si girò verso
Michele con l'espressione più seria che l'angelo gli avesse
mai visto in volto "Quello che sto per dirti è qualcosa
che non dovresti sapere, che nessuno dovrebbe sapere a parte me e
pochi altri. Non lo troverai neppure nel curriculum di Azaele, per
quanto se provvisti di un po' di intuizione… dammi la tua
parola che non ne parlerai mai con nessuno!"
"Hai la mia parola, Safael!" confermò Michele
rendendosi conto della fiducia che gli stava dimostrando Safet.
"Ricordi quando la ribellione è diventata una guerra e ci
siamo trovati uno contro l'altro?" domandò il demone.
"Certo che domanda!” rispose Michele rabbrividendo al
ricordo “É stato terribile trovarmi schierato contro di
voi. É stata una battaglia tremenda e sul fianco sinistro non
mi è ancora sparito del tutto il segno di quel colpo di spada
che mi ha quasi ucciso!"
"Beh, Azaele era venuto da me per dirmi che non era d'accordo e
che non avrebbe mai e poi mai combattuto contro i suoi simili, ma in
quel momento tutto è cominciato e ci si è ritrovato in
mezzo suo malgrado!"
"Ma allora, se aveva capito, se non voleva combattere, perché
è stato punito anche lui?" domandò Michele
confuso.
"Hai appena ricordato il colpo di spada che ti ha quasi ucciso. Michele... lui ti ha visto cadere e ti ha raggiunto che eri moribondo. Non è stata una punizione ma una scelta, anzi una
preghiera: l'Inferno in cambio di una vita a cui teneva più
del Paradiso!"
Michele guardò Safet sconvolto "Safael, mi stai dicendo
che se sono vivo è perché lui…!"
Il demone poggiò una mano sulla spalla dell'angelo "Si
Michele, ecco perché ti dico che hai fatto un ottimo lavoro!
Ma ricordati quello che mi hai promesso, non devi dirlo a nessuno,
hai idea di cosa potrebbe succedere se si sapesse che qualcuno di noi
ha avuto la possibilità di scegliere?”
Michele annuì rendendosi conto che Safet aveva appena
implicitamente confermato che anche la sua era stata una scelta “Sai
che puoi fidarti di me, non ti tradirei mai!”
Il demone gli rivolse uno sguardo carico di orgoglio, poi diede
un'occhiata in giro e concluse “Ora devo andare, per favore fai
in modo che Azaele torni al suo lavoro e promettimi che darai
un'occhiata a Sael ogni tanto. Mi farebbe sentire più
tranquillo!"
Michele annuì e Safet si lasciò scappare un buffetto
affettuoso sulla guancia del suo ex studente preferito, allargò
le ali e stava per prendere il volo quando Michele domandò
"Non è un caso che sia tu il supervisore di Azaele, non è
così?"
Safet sorrise" Nulla è mai un caso, ragazzo!"
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Capitolo 15 *** Nuove Alleanze ***
Capitolo 15
Nuove alleanze
Alba e Sael entrarono in un bar tavola calda che fungeva da ritrovo
per impiegati e operai nell'ora di pranzo.
Sael, si guardò intorno, per fortuna non c'erano colleghi in
giro, individuò un tavolino tranquillo e lo indicò ad
Alba.
Una volta seduti, Alba gli rivolse uno sguardo incuriosito "Allora?
Cos'è questa storia che Molinesi sarebbe innamorato di me?"
"Caspita, certo che vai dritta al sodo! Non è che sotto
sotto il tipo ti piace? " rispose il demone poggiando il mento
su una mano e osservandola arrossire divertito.
"Ma cosa dici? Sono solo curiosa, ieri Molinesi ha fatto una
scena imbarazzante, a proposito perché continuava a ripetere
che ti conosceva e che non dovevo fidarmi di te?"
Sael colto di sorpresa esitò prima prima di rispondere,
fortunatamente il cameriere venne in suo aiuto avvicinandosi per
prendere le ordinazioni.
“Allora?" lo esortò Alba non appena il cameriere si
allontanò, visibilmente disgustato dalla sua solita richiesta
di aggiungere latte nel caffè shakerato.
"Non penso intendesse che mi conosce realmente” mentì
Sael spudoratamente "credo piuttosto che intendesse che conosce
il tipo da discoteca, penso mi avesse scambiato per il classico
idiota che attacca bottone solo per scopare o peggio ancora, temeva
che fossi uno di quei bastardi che drogano i drink delle ragazze per
stuprarle comodamente"
Alba spalancò gli occhi esterrefatta "Caspita, non ci
avevo pensato… poveretto, magari hai ragione, voleva solo
proteggermi e io l'ho trattato malissimo, sono stata proprio odiosa!"
"Un po' si!" ammise Sael con un sorrisetto sornione "Ma
sai com'è, a volte quando qualcuno sotto sotto ci piace,
tendiamo a comportarci da stronzi per paura che se ne possa
accorgere!" commentò divertito.
Alba sorrise "Ora stai parlando di te o di me?" ridacchiò
Alba, rivolgendo un grazie al bellissimo cameriere biondo che aveva
appena poggiato di fronte a Sael un vassoio sul quale erano posate
tre tazzine di caffè, di cui uno shakerato con latte.
"C'è un caffè in più" commentò
Sael rivolgendosi gentilmente al cameriere e rimanendo poi di sasso.
"No, questo è per me Sael, posso sedermi anche io?"
rispose divertito Michele.
Sael pregò che Michele non avesse sentito la sua ultima frase.
"Vi conoscete? Santo Cielo Sael, ma allora conosci davvero tutta
Roma" commentò stupita Alba osservando Michele.
"Si… ecco, noi siamo… uh, lavoriamo…"
farfugliò Sael imbarazzatissimo.
"Lavoriamo nello stesso settore ma per aziende diverse!"
terminò per lui Michele, prendendo una sedia e accomodandosi
senza aspettare che lo invitassero a sedersi.
"E poi siamo amici fuori dal lavoro" aggiunse strizzando
l'occhio a Sael sul cui viso si dipinse un'espressione esterrefatta.
Alba osservò con curiosità il ragazzo biondo. Era
vestito in modo abbastanza semplice, jeans blu, maglietta di
Emergency e scarpe da tennis All Stars.
Era davvero un ragazzo incredibilmente bello, perfino più di
Sael, per certi versi le ricordava Ariel, il ragazzo con cui era
scappata via Arianna la sera prima (a proposito chissà
com'era andata la serata), rispetto ad Ariel però aveva
lineamenti più fini e un portamento posato ed elegante che lo
rendeva decisamente più affascinante.
"Allora, non ci presenti? Spero di non aver interrotto qualcosa
di importante!" chiese educatamente il giovane biondo
rivolgendosi a Sael che si riscosse "Uh, certo! Alba lui è
Michele"
"Piacere di conoscerti, Alba" sorrise Michele porgendole la
mano.
Alba la strinse e si sentì improvvisamente molto più
serena. Si chiese per un attimo se quella sensazione rassicurante
fosse dovuta a Michele, ma poi pensò che forse stava
esagerando.
"Ciao, Michele!" rispose aggiungendo un po' di zucchero al
caffè schakerato e cominciando a gustarsi i primi sorsi "Come
mai sei anche tu qui?"
Michele sospirò "Avevo bisogno di prendermi una piccola
pausa, come voi suppongo! A proposito posso chiedervi di cosa
parlavate?"
Alba sorrise "Sael é convinto che un consulente che
lavora per la mia ditta sia innamorato di me e sta cercando di
convincermi che sotto sotto, talmente sotto che non ne avevo idea, io
lo ricambi. Almeno un pochino"
Michele ridacchiò "Ah davvero? Ti dirò, secondo me
ti puoi fidare di Sael, è un demonio nell'intuire certe cose!”
Sael deglutì imbarazzato.
"Ah, si? Beh vediamo un po' che ne pensi della sua teoria"
lo sfidò Alba divertita, senza accorgersi dell'imbarazzo del
demone che impallidì e si frugò inutilmente le tasche
della giacca alla ricerca degli occhiali scuri.
"Cerchi questi?” gli domandò Michele mostrandogli
gli occhiali neri “Li ho raccolti fuori dal bar!"
ridacchiò senza restituirglieli.
Sael era talmente imbarazzato che non riuscì a proferire
parola.
"Che gentile! E poi se hai riconosciuto gli occhiali di Sael
dovete essere davvero molto amici, l'unico paio di occhiali da sole
che potrei riconoscere sono quelli di Arianna, la mia migliore amica"
commentò Alba.
Sael sempre più a disagio, cercò di concentrarsi sul
caffè evitando lo sguardo divertito di Michele che domandò
allegramente "Allora quale sarebbe la teoria di Sael?"
"Secondo Sael se ti piace qualcuno ma hai paura di dirglielo,
finisci per trattarlo male perché temi che altrimenti potrebbe
accorgersi dei tuoi sentimenti!"
"Davvero? In effetti potrei conoscere qualcuno che si comporta
così" commentò divertito Michele incrociando per
un attimo lo sguardo di Sael che si sentì morire e desiderò
di essere ovunque, tranne che seduto lì.
"Quindi anche tu pensi che ieri potrei aver trattato malissimo
il Grosso Fesso Pelato perché in realtà mi piace? Non
mi convince, per me è troppo alto e ha gli occhi grigi e
freddi, a me piacciono i ragazzi mori e ricci e poi mi piace che un
uomo abbia un po' di barba intorno al mento!” rispose Alba
finendo il caffè. Michele la guardò esterrefatto quella
donna aveva appena descritto Azaele!
"I...il fatto è che…" intervenne finalmente
Sael, balbettando “... a volte le persone, per svariati motivi,
non si mostrano come sono veramente, ma se sono abbastanza fortunate
da incontrare qualcuno così sensibile da cogliere quello che
nascondono dentro di loro possono avere una chance di essere amati,
i… io credo che tu abbia la sensazione che dentro Molinesi si
nasconda un uomo molto migliore, ma… ma forse hai paura di
essere delusa!"
Alba e Michele rivolsero uno sguardo ammirato a Sael.
"Sai che è una considerazione molto profonda? Sei davvero
una persona sensibile, Sael!" sorrise Alba.
In quel momento il cellulare di Alba vibrò. Era un messaggio
di Arianna "Appena esci da lavoro raggiungimi. Ti devo
parlare, è importante!"
Alba fissò preoccupata il cellulare, Arianna non le aveva mai
scritto durante l'orario di lavoro e soprattutto non era una tipa
ansiosa, un messaggio simile, oltretutto senza faccine buffe,
cuoricini o sorrisi, non era da lei.
Sael e Michele percepirono la tensione della ragazza e domandarono
insieme "Tutto bene?"
Alba non riuscì a nascondere la preoccupazione "Non
tanto, è un messaggio della mia amica Arianna, ieri sera è
tornata a casa con un tizio biondo che aveva appena conosciuto e ora
mi scrive che vuole vedermi appena esco da lavoro. Spero non sia
successo niente di brutto!" rispose tesa rimettendo il
telefonino in borsa.
"Ma no, te l'ho detto Ariel e un fesso ma non è
pericoloso, stai tranquilla" cercò di rassicurarla Sael,
stringendole una mano per darle conforto.
Michele rimase colpito da quel gesto così affettuoso, il
demone era una continua fonte di sorprese. Pensò alla
preoccupazione di Safael rendendosi conto che indubbiamente non
doveva essere semplice per un ragazzo come Sael sopravvivere
all'Inferno.
Azaele, per il quale era costantemente preoccupato, era molto più
forte e in un certo senso il suo carattere ribelle e poco incline a
seguire le regole era molto più adatto ad affrontare l'Inferno
rispetto a quello di Sael.
Si commosse un po' al pensiero che il giovane demone avesse deciso di
utilizzare quegli occhiali scuri per creare una barriera tra lui e la
terribile realtà che lo circondava.
E si commosse anche al pensiero di Azaele, così forte da
scegliere di affrontare l'Inferno per salvargli la vita e così
tenero da innamorarsi perdutamente di quella ragazza umana che
continuava ad amarlo senza saperlo.
"Devo tornare a lavoro, ragazzi" disse Alba alzandosi di
colpo e tirando fuori dalla borsa il portafogli per pagare.
"Alba, stai tranquilla ti prego, vedrai che non è nulla!"
insistette Sael.
"Sael ha ragione" intervenne Michele con un tono di voce
rassicurante "se fosse successo qualcosa di veramente grave la
tua amica ti avrebbe chiesto di raggiungerla subito oppure ti avrebbe
telefonato. Se può aspettare fino a stasera significa che ti
deve dire qualcosa di importante ma non di grave, non credi?"
Alba si sentì immediatamente più tranquilla, era vero
si stava agitando troppo "Avete ragione, però ora devo
davvero tornare a lavoro, si sta facendo tardi"
"Ok, ti accompagno e metti via quel portafogli, offro io!"
esclamò Sael sorridendo di nuovo.
"Allora vado anche io" commentò Michele alzandosi in
piedi e porgendo gli occhiali scuri a Sael "dopo però mi
raggiungi per favore? Dobbiamo parlare!"
Sael si agitò così tanto da dover trattenere un conato
di vomito, era sicuro che Michele avesse capito tutto e volesse
parlare di quello che sentiva per lui, anzi di quello che non
sentiva per lui.
Ma inaspettatamente l'angelo aggiunse un po' teso "Ho parlato
con il supervisore del nostro comune amico"
Sael sospirò di sollievo "Ok, ci vediamo dopo il lavoro!"
Michele annuì, baciò Alba sulla guancia e poi senza
farci troppo caso salutò Sael scompigliandogli i capelli, poi
si diresse verso l'attaccapanni, recuperò l'impermeabile
bianco e se ne andò.
Alba sorrise a Sael, completamente rosso in viso.
"Sbaglio o il famoso ragazzo che ti piace molto è appena
uscito da questo bar?" commentò allegramente.
#
Sael osservò Alba seduta dal lato opposto della scrivania e
commentò "Allora, pensi di dare una chance a Molinesi?"
Alba sorrise "Solo se tu prometti di parlare dei tuoi sentimenti
a Michele. Non so davvero che aspetti, mi sembra un ragazzo
dolcissimo oltre che bello da far paura!"
Sael sospirò "È un po' più complicato di
quel che può sembrare. Non credo nemmeno che sia gay, non
voglio metterlo a disagio con confessioni imbarazzanti!"
"Ti ha accarezzato i capelli, Sael, ed è stato un gesto
molto affettuoso e spontaneo. Secondo me dovresti dirglielo, al
massimo ti respingerà gentilmente, fidati non mi sembra
proprio il tipo capace di ferire i sentimenti altrui!"
Sael fissò Alba sconcertato, praticamente aveva usato le
stesse parole di Azaele "Ok, prometto che cercherò di
fargli capire cosa provo, ma tu prometti che parlerai con Molinesi.
Io credo davvero che siate fatti l'uno per l'altra. Dovete solo
incontrarvi!"
Alba sorrise e porse la mano a Sael che la strinse per sancire
l'accordo, sorrise e si alzò.
“Allora vado, a presto Alba e buona giornata!” disse
infilandosi gli occhiali scuri.
Uscito dall'ufficio raggiunse l'ascensore, non appena si chiusero le
porte si rese invisibile agli umani e di lì a poco iniziò
la sua giornata lavorativa.
#
Azaele amava partecipare alle riunioni di pianificazione e
avanzamento attività, lo facevano sentire a casa. Si parlava
per ore divagando dall'argomento principale, non si decideva nulla di
concreto e alla conclusione dell'incontro i partecipanti si
salutavano educatamente senza aver minimamente capito cosa si dovesse
fare, chi dovesse farlo ed entro quando. Esattamente come
all'Inferno.
Quella mattina però il Dott. Veggetti non era disposto a
divagazioni, come ogni tre mesi, due giorni prima aveva il discusso
il budget con il consulente commerciale e come ogni volta per i due
giorni successivi veniva preso dal sacro furore di verificare
personalmente lo stato di avanzamento dei progetti. In quei due
giorni la ditta di Alba si trasformava nella succursale dell'Inferno,
in senso metaforico e reale. I demoni davano il meglio di sé
suggerendo agli utenti umani delazioni, assenze per malattie
fantasiose (una delle migliori rimane l'allergia alle punture di
zanzare, che assicurò al Dott. Cairoli una settimana intera di
malattia, vetta mai raggiunta da nessun'altra scusa), coltellate alle
spalle e articolate menzogne, in un crescendo di nefandezze che
raggiungeva il suo apice con la Riunione trimestrale di presentazione
dello stato di avanzamento progetti, durante la quale venivano
immolate le vittime sacrificali di turno che si caricavano sulle
spalle i fallimenti altrui, venivano svergognate e umiliate e
invitate a migliorare la performance.
Dopodiché tutto tornava come prima per altri tre mesi.
Quella volta toccava ad Azaele, i demoni infatti non sapendo che
dentro Molinesi fosse nascosto un loro collega, avevano suggerito
agli utenti umani di scaricare le responsabilità su di lui.
Azaele si stava divertendo moltissimo, quel fioccare di accuse
infatti era nulla rispetto alle esperienze infernali, attese
pazientemente e senza perdere il sorriso che l'ultimo responsabile lo
accusasse di non aver concluso nulla con i suoi corsi e anzi di aver
peggiorato il clima aziendale e lasciò che il silenzio cadesse
nella sala riunioni.
Il Dott. Veggetti lo fulminò con il suo sguardo più
temuto noto come lo sguardo della bestia e affermò
gelido "A quanto pare sembra che abbiamo speso fior di quattrini
inutilmente Molinesi, che ne dice?"
Azaele sostenne il suo sguardo continuando a sorridere si alzò
in piedi, incrociò lentamente lo sguardo con tutti i
Responsali di area, che in seguito avrebbero giurato e spergiurato di
aver visto una fiamma rossa accendersi nei suoi occhi, e diede inizio
all'oratoria in sua difesa "Fino a quando, Signori, abuserete
della pazienza del Dott. Veggetti?..." fece una piccola pausa ad
effetto e poi partì con la supercazzola più
strepitosa che fosse mai stata utilizzata prima di allora e che
sarebbe stata ricordata negli anni a venire come il più alto
ed inimitabile esempio di paraculaggine aziendale.
Al termine della riunione il Dott. Veggetti invitò i presenti
a scusarsi con Molinesi e a dargli la massima disponibilità in
termini di organizzazione e partecipazione al fine settimana di
chiusura delle attività di formazione, quindi si alzò
impettito e uscì dall'aula riunioni senza salutare nessuno a
parte Molinesi.
Azaele attese fremendo di impazienza che anche l'ultimo dei
partecipanti alla riunione lo salutasse contrito e disponibile e poi
si avviò verso l'ufficio di Alba.
Voleva scusarsi per come si era comportato al Cubo e soprattutto era
curiosissimo di sapere di cosa avessero parlato con Sael.
Per fortuna la trovò in ufficio impegnata come sempre al
computer, bussò educatamente e al suo cenno entrò
chiudendosi la porta alle spalle.
"Po… possiamo parlare?" domandò a disagio
restando in piedi sulla porta.
Alba lo osservò silenziosamente, poi fece un piccolo sorriso
incoraggiante e lo invitò a sedersi.
Azaele si sedette un po' tranquillizzato dalla disponibilità
di Alba "Ecco… credo proprio di doverle fare le mie scuse
per il comportamento di ieri sera, non so che mi abbia preso,
probabilmente avevo ecceduto con i cocktail… insomma sono
stato davvero inqualificabile e non ho alcuna scusante!"
Alba provò di nuovo la strana sensazione che l'aveva spinta ad
accettatare di partecipare ai laboratori formativi.
"Penso che abbiamo esagerato entrambi, anche io mi sono alterata
in modo eccessivo" ammise in tono conciliante.
Azaele le rivolse uno sguardo stupito, Alba continuò "Siamo
tutti un po' tesi e stanchi, immagino che anche per lei non sia stata
una passeggiata gestire tutti quei laboratori"
In realtà Azaele non si era mai divertito così tanto
come in quel periodo, ma visto che Alba gli stava tendendo una mano
pensò che non fosse il caso di contraddirla, si passò
una mano sul viso fingendo un'aria stanca "Si, effettivamente è
stato un periodo duro, e poi non è stato facile neanche stare
lontano da casa per così tanto tempo!"
Alba provò una punta di gelosia e commentò leggermente
delusa "Oh, è sposato, non pensavo!"
Azaele si rese conto di aver un po' esagerato nel tentativo di
commuoverla e corse immediatamente ai ripari "No, no... non sono
sposato! Mi riferivo ai miei genitori, mio fratello…!"
Alba suo malgrado si rese conto di provare un certo sollievo nel
sapere che Molinesi non era sposato e si chiese se in fondo Sael non
avesse ragione.
"Alba, mi farebbe veramente piacere se lei partecipasse al fine
settimana conclusivo dei corsi, partiremo sabato mattina e
saremo di ritorno lunedì mattina, che ne pensa?" domandò
Azaele speranzoso sporgendosi verso di lei.
Alba giocherellò un po' imbarazzata con una penna e poi si
decise “Ok, volentieri!" concluse con un sorriso che
incantò il demone.
"Molto bene!" disse emozionatissimo "Allora ci…
aaargh!"
Azaele si era sporto troppo verso la scrivania, con il risultato che
la sedia su cui era seduto si era ribaltata facendolo precipitare
per terra di fronte ad una esterrefatta Alba che si alzò e
gli domandò un po' preoccupata “Tutto bene?”
“Si, si. Tutto a posto” bofonchiò Azaele steso sul
pavimento e mortificato per la figura da completo idiota che aveva
appena fatto.
Alba cercò di consolarlo “Mi dispiace queste sedie non
sono granché!” gli disse aggirando la scrivania e
tendendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi senza riuscire a
trattenere un sorriso divertito.
Azaele sorrise a sua volta e afferrò la mano che gli porgeva
Alba alzandosi in piedi e ritrovandosi a pochi centimetri dal suo
sorriso.
La ragazza arrossì leggermente ma non si allontanò.
Il demone per un attimo provò l'istinto di stringerla a se e
baciarla ma si rese conto che avrebbe rischiato di rovinare il
momento magico prendendosi una confidenza eccessiva in un luogo del
tutto inadatto.
Si limitò a sorridere e commentare “Beh, se ogni volta
che uno cade da quella sedia è ricompensato dal suo sorriso
meraviglioso, immagino che là fuori ci sarà la fila per
rischiare la frattura dell'osso sacro!”
Alba diventò ancora più rossa ma il complimento aveva
colto nel segno “Ah, ah... mi sa che tra i miei colleghi,
uomini determinati ad affrontare un tale pericolo per conquistare una
donna non ne siano rimasti!” commentò allegramente
continuando a sorridere.
“Davvero? Sono degli idioti, io cadrei altre mille volte solo
per vederla sorridere... però sinceramente spero ci siano
anche altri modi!” rispose Azaele massaggiandosi il fianco con
aria scherzosamente dolorante.
Alba rise di gusto alla battuta e stava per aggiungere qualcosa
quando il telefono sulla sua scrivania cominciò a squillare.
Azaele fece un cenno verso il cordless “Non la trattengo, deve
lavorare, riceverà una comunicazione e-mail con le indicazioni
per arrivare all'agriturismo dove si terrà il corso, a
presto!”
“Ok, a presto!” lo salutò Alba prendendo il
cordless, esitò un attimo prima di rispondere e poi aggiunse
sorridendo “Mi fa davvero piacere che ci siamo chiariti!”
Azaele si illuminò “Ne sono felice anche io, buona
giornata!” rispose aprendo la porta e uscendo dall'ufficio di
Alba.
Lei avvicinò il telefono al viso ma mentre stava per
rispondere il suo sguardo fu attratto da un'ombra che si rifletteva
nei vetri degli uffici, il cordless le scivolò dalla mano
mentre impallidiva nel rendersi conto che l'immagine che stava
osservando non era quella di Molinesi ma quella di Azaele, il ragazzo
che le appariva in sogno. Si precipitò fuori dall'ufficio
rincorrendo Molinesi ma tutto ciò che riuscì a ottenere
fu di raggiungere le porte ormai chiuse dell'ascensore.
#
Ariel, osservava imbronciato il panorama di Piazza San Pietro,
normalmente osservare i fedeli e i turisti che gremivano la piazza
circondati dall'abbraccio del colonnato del Bernini lo rasserenava,
quella volta però non riusciva a rilassarsi.
Seduto sul parapetto del colonnato non riusciva a non pensare alla
frase di Michele. Era davvero diventato così falso o Michele
aveva parlato in quel modo solo per ferirlo?
Sospirò, forse aveva esagerato quando aveva insinuato che tra
lui e Azaele ci fosse qualcosa di più di un'amicizia fraterna.
Il fatto era che anche il solo pensare ad Azaele lo faceva
imbestialire. Quel demonietto irritante non si comportava mai come ti
saresti aspettato.
Un momento prima era tranquillo e impegnato in un ritiro di routine e
il momento dopo salvava un umano solo perché gli era riuscito
simpatico o viceversa se lo portava all'Inferno perché aveva
fatto una scommessa o perché lo considerava un vero stronzo!
E poi, di punto in bianco, si innamorava in modo incondizionato di
una donna umana, mostrando una bontà d'animo del tutto fuori
luogo per un demone infernale.
Insomma era così fuori dagli schemi che non riusciva ad
inquadrarlo e questo innervosiva molto Ariel che era un tipo
estremamente preciso e metodico.
Ariel però ero tormentato anche da un altro pensiero, anzi da
un rimorso, il modo in cui si era comportato con l'amica di Alba. Lei
non aveva colpa se si era confuso come un idiota.
Il fatto è che Arianna aveva un tipo di bellezza più
vistosa e sensuale della sua amica. Era stato proprio questo il
motivo per cui aveva confuso le due ragazze, era convinto che Azaele,
essendo un demone, avesse gusti meno raffinati, chi poteva pensare
che invece gli piacesse quella ragazza un po' timida e dallo sguardo
dolce. Gli dispiaceva ammetterlo ma quell'idiota aveva buon gusto.
Che poi Arianna non era mica volgare, era solo più…
Ariel arrossì e cercò di distogliere il pensiero dai
"più" di Arianna.
In quel momento sentì un battito di ali, si voltò e si
ritrovò di fronte Razel che lo salutò sorridendo
“Buongiorno!”
“Buongiorno!” rispose freddamente l'angelo tornando poi a
rivolgere lo sguardo verso la piazza.
“Ammazza se sei caloroso quando saluti, nun esagerà che
nun so' abituato a tutto sto caldo!” rispose sarcasticamente
Razel.
Ariel si girò e domandò gelido “Che vuoi?”
Razel si appoggiò ad una delle statue del Bernini e fissandolo
sorridente propose “Che ne dici di un patto io aiuto te e tu
aiuti me?”
Ariel gli rivolse una sguardo carico di disprezzo “Non faccio
patti con il diavolo”
Razel non si scompose, si mise le mani in tasca e domandò
ancora “Neanche se si trattasse di recuperare l'anima di un
certo Molinesi che, se nun me sbaglio, ti ha fregato un demonietto
irritante e molto amico di uno di voialtri esseri angelici?”
Ariel si irrigidì “Non mi interessa!”
Razel fece spallucce “Allora arrivederci!” aprì le
ali e stava per volare via quando Ariel lo fermò “Aspetta...
non che mi interessi, ma in cosa consisterebbe il patto?”
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Capitolo 16 *** L'altra faccia della medaglia ***
Capitolo 16
L'altra faccia della medaglia
Michele atterrò sulla terrazza dell'appartamento di Molinesi
gettò un'occhiata dentro e vide Sael che se ne stava
comodamente spaparanzato sul divano, in camicia e pantaloni, con le
lunghe gambe distese e i piedi nudi poggiati sul bracciolo. Stava
leggendo un libro e ridacchiando. Michele pensò che era
davvero molto carino quando sorrideva in quel modo.
"Hey, ciao!" lo salutò "Cosa leggi?"
"Ciao" lo salutò Sael con un sorriso radioso "È
un libro che mi ha prestato Azaele, si intitola Buona apocalisse a
tutti! É spassoso!"
"Ah, si! È quello del diavolo con i capelli rossi che si
allea con l'angelo biondo per evitare l'Armageddon, giusto?"
commentò Michele sorridendo e spostando le gambe di Sael per
farsi spazio sul divano.
"Ahahaha, si sono buffissimi! Somigliano un po' a te e ad
Azaele!" replicò divertito Sael.
Michele lo fissò un attimo e commentò ridacchiando
"Beh, a me pare che Crowley somigli molto più a te che ad
Azaele e poi io non sono grasso!"
Sael ci pensò un attimo "In effetti, anche io ho i
capelli rossi… Però i miei occhi sono normali e poi non
c'entro nulla con la famosa mela!" sorrise allegramente
poggiando il libro sul tavolo di cristallo e domandò serio
"Allora, che ti ha detto mio padre? Azaele é nei casini?"
"Si esatto, Safael mi ha avvertito che qualcuno all'Inferno sta
cominciando a notare la sua assenza e…" Michele si
interruppe sconvolto e domandò "Scusa come sarebbe a
dire?"
"Sarebbe a dire cosa?" domandò Sael allungando le
gambe sul tavolo di cristallo.
"Sarebbe a dire tuo padre! Che significa che Safet é tuo
padre, che ne sai?"
"Quindi tu lo sapevi?" sospirò Sael.
"Fino a qualche ora fa, no. É saltato fuori il discorso
quando…"
Sael osservò incuriosito Michele "... quando stavamo
parlando di Azaele e di come sia finito all'Inferno!" concluse
l'angelo.
"Immagino ci sia finito come tutti noi" sospirò
Sael.
Michele evitò di commentare e domandò "Tu come
l'hai saputo? In teoria nessuno di voi nati dovrebbe saperlo"
"È stato quello stronzo del mio tutore, quando mi si è
spaccata l'aureola e le mie ali si sono trasformate l'ho chiamato
disperato per chiedergli aiuto, ero terrorizzato. E quando è
arrivato anziché confortarmi o almeno aiutarmi ad affrontare
la punizione si è limitato a commentare che le mele marce non
cadono mai lontano dall'albero e che avevo fatto la stessa fine di
mio padre Safael, l'unico Arcangelo a precipitare all'Inferno. Mi ha
detto anche che sarebbe stato meglio tenermi per me quel segreto se
volevo che sia io che mio padre continuassimo a vivere e mi ha
abbandonato al mio destino. Non ho mai detto a mio padre che lo so,
ma gli voglio bene e so che lui ne vuole a me, me l'ha dimostrato in
molti modi da quando siamo precipitati all'Inferno e se sono
sopravvissuto ai primi secoli è stato anche grazie a lui. Però
la minaccia del mio ex tutore continua a pesarmi e non riesco a
confessargli la verità!" Sael terminò il racconto
con gli occhi lucidi.
Michele non riusciva a credere alle sue orecchie, come aveva potuto
il tutore di Sael comportarsi in modo tanto crudele e sconsiderato!
"Mi dispiace Sael, il tuo tutore dovrebbe solo vergognarsi, io
non ho mai pensato di abbandonare Azaele"
Il demone sorrise "Ah, ora si spiega il vostro legame e perché
tu lo proteggi sempre, Azaele è stato fortunato ad avere te
come tutore!"
Michele si rattristò a quelle parole, Sael lo notò e
gli posò una mano sulla spalla "Hey, ho detto qualcosa
che non va?"
"No" rispose Michele "tu non c'entri! In ogni modo
tieniti per te quello che ho detto, non voglio che si sappia in giro
che anche Aza é un nato, ha già abbastanza
casini" terminò lanciando un'occhiata alla mano del
demone.
Sael ritirò immediatamente la mano.
"Tornando al problema attuale" continuò l'angelo
"dobbiamo aiutare Azaele a parlare con Alba entro la mezzanotte
di domenica, altrimenti Safael dovrà portarselo all'Inferno e
punirlo senza che si sia chiarito con lei e questo potrebbe
significare che rischia di perderla nuovamente, oltretutto Razel e
Ariel potrebbero finire per allearsi contro Azaele e la cosa mi
preoccupa, soprattutto per Ariel che sta rischiando di oltrepassare i
limiti!"
"Non dovresti preoccuparti tanto per lui, solo un idiota rischia
di perdere il Paradiso dopo aver visto cosa significa! Quanto ad
Alba, spero di aver incrinato un po' le sue barriere!"
"Si, è vero!" ammise Michele "quando vuoi sei
bravo a parlare!"
Sael arrossì un po' nel sentire il complimento di Michele,
guardò l'ora e decise che era venuto il momento di tornare a
casa "Senti, devo andare, ma tu non preoccuparti per Azaele"
disse alzandosi "sono certo che mio padre ci darà una
mano se Ariel e Razel si dovessero alleare, lui veglia su diversi di
noi scapestrati e non permetterà che Azaele soffra
ancora, ne sono sicuro. Il moretto però deve decidersi a
lasciare il corpo di Molinesi e parlare con Alba, perché anche
se lei non lo sa, lo sta cercando e questa situazione la fa sentire
terribilmente sola!"
Michele annuì "Lo so, me ne sono accorto al bar, ma lui
teme le conseguenze del risveglio di Alba, non so se sai cosa è
successo la volta scorsa!"
Sael annuì.
"Allora sai anche perché Aza non si decide!"
"Senti, sono sicuro che Alba questa volta saprà gestire
le conseguenze! È una ragazza in gamba e quando le tornerà
la memoria, saprà anche che deve evitare certi…
eccessi! E poi questa volta non sarete soli, ci sono anche io e c'è
anche mio padre, vedrai che insieme riusciremo a proteggere sia Aza
che Alba!"
Sael si infilò calze e scarpe e recuperò la giacca.
Michele si rese conto che vederlo andar via gli metteva una gran
malinconia.
Si alzò e lo fermò "Aspetta, posso farti una
domanda?"
Il demone annuì.
"L'altro giorno, quando ci siamo incontrati in quel corridoio,
mi hai baciato solo perché stavi tenendo una parte a beneficio
di quei quattro imbecilli che ti circondavano?"
Sael impallidì, sperava che Michele avesse deciso di lasciar
perdere l'argomento, l'angelo però si era alzato in piedi e lo
fissava in attesa di risposta.
"Ti… ti chiedo scusa Michele, sono stato un vero
stronzo!"
"Quindi non è stato perché avevi voglia di
baciarmi?" lo incalzò Michele avvicinandosi.
Sael indietreggiò sbattendo contro il tavolo di cristallo che
gli impedì di mettere abbastanza distanza tra lui e Michele
"Per favore… perdonami, ti prometto che non mi permetterò
più!" pregò terribilmente a disagio.
Michele notò che Sael stava tremando, improvvisamente sentì
un gran calore sul fianco sinistro, abbassò lo sguardo verso la
spada e la estrasse di qualche centimetro, era quasi incandescente.
"Mi… Michele… " balbettò Sael, livido.
L'angelo si rese conto di aver spaventato il demone estraendo la lama, ma voleva capire cosa stava succedendo e perché la spada stesse reagendo in modo così anomalo. La estrasse completamente e mentre la
osservava capì che era anche colpa di ciò che provava per
Sael se la spada era diventata incandescente e non solo delle
emozioni del demone. Slacciò il cinturone e poggiò tutto sul tavolo sfiorando Sael che continuava a tremare e tenere lo sguardo rivolto verso il basso senza quasi respirare.
Michele gli afferrò i capelli e gli tirò su la testa costringendolo a guardarlo negli occhi "Non hai risposto alla mia domanda!"
Sael raccolse tutto il coraggio che poteva e ammise "Io ho
sempre voglia di baciarti, Michele, non riesco a non desiderarlo!"
L'angelo sospirò, ormai aveva capito che Sael gli piaceva davvero
tanto e che era stanco di controllarsi e di aver paura di venir meno ai suoi doveri.
"E si tratta solo di toglierti il gusto di una scopata con un
angelo o è qualcosa di più?" domandò con
molta calma "Per favore sii sincero, non sono arrabbiato, voglio
solo sapere la verità!"
"E' molto di più!" mormorò d'un fiato Sael.
"Allora non andartene, resta con me!" disse Michele
attirandolo a sé e baciandolo con un tale trasporto
che Sael non capi più niente a parte che quello era il bacio
più bello che avesse mai ricevuto in vita sua.
"A che ora finisce Azaele?" domandò Michele quando
finalmente riuscì a staccarsi da Sael.
"Verso le sei, in genere" rispose il demone frastornato.
"Abbiamo tempo!" considerò Michele baciandolo ancora
e trascinandolo in camera da letto.
#
Azaele guidava nel traffico di Roma cantando insieme alla radio:
“Woman
I can hardly express, My mixed emotion at my
thoughtlessness, After all I'm forever in your debt, And
woman I will try express, My inner feelings and
thankfullness, For showing me the meaning of success, oooh
well, well”1
Gli piaceva molto guidare in quel caos, lo rilassava. Quel
pomeriggio era anche riuscito ad uscire dal lavoro un'ora prima del
solito perché in previsione della sessione finale dei
laboratori, aveva annullato tutti gli incontri pomeridiani con la
scusa di permettere ai partecipanti di preparasi psicologicamente
all'intenso fine settimana che li aspettava.
Ripensò allegramente al colpo di genio che aveva avuto nello
scegliere la sede, l'agriturismo Drag me to hell di
Ferentino. Si trattava di un agriturismo noto, fino a poco tempo
prima, per una leggenda metropolitana secondo la quale per molti anni
nessuna ditta di costruzioni era riuscita a restaurare la villa
padronale perché le misure degli infissi cambiavano in
continuazione. Questo fino a che una nota famiglia romana aveva
acquistato sia la villa che i terreni circostanti e, a dispetto della
leggenda, aveva concluso finalmente il restauro. Girava voce che il
capofamiglia, un uomo con molto pelo sullo stomaco, avesse fatto un
patto con il diavolo.
Il che era vero. Nello specifico aveva fatto un patto con Razel,
proprietario della villa per via di una questione troppo lunga da
raccontare. L'accordo aveva infastidito parecchio i demoni romani che
avevano sempre utilizzato la villa abbandonata come sede di feste e
orge varie.
Razel li aveva cacciati fuori a calci nel sedere affermando che
dovevano solo ringraziarlo per aver permesso loro di far casino in
una sua proprietà senza che lui chiedesse nulla in cambio per
tutti quei secoli e così i demoni, per vendicarsi, avevano
cominciato a visitare gli ospiti dell'agriturismo diventando
inaspettatamente una delle attrazioni maggiori, tanto è vero
che il nome originale, Villa Ferentina, era stato per
l'appunto cambiato in Drag me to Hell e la possibilità
di un incontro demoniaco era citata perfino nel sito web.
Azaele lo aveva scelto proprio perché se Alba avesse perso il
controllo dopo aver riacquistato la memoria, nessuno avrebbe
attribuito a lei le eventuali conseguenze.
Immerso in queste considerazioni Azaele arrivò a casa. Entrò
in salone per poggiare le chiavi del SUV sul tavolo di cristallo
notando distrattamente la spada e il cinturone di Michele.
Si diresse in camera da letto per cambiarsi, aprì la porta e
per un attimo rimase lì impalato con la mano sulla maniglia e
gli occhi sgranati a fissare Michele e Sael che dormivano nudi e
abbracciati nel suo letto matrimoniale.
Ci mise qualche secondo per riprendersi, dopo di che indietreggiò
chiudendo silenziosamente la porta.
Visto che la camera da letto era occupata, decise di andare in
terrazza per fumarsi una sigaretta. Mentre
osservava il panorama gli venne un po' di malinconia, vedere Michele
e Sael abbracciati lo aveva reso felice, soprattutto per Michele che
si meritava una storia d'amore seria dopo tanti secoli, ma gli aveva
anche fatto pensare ad Alba e a quanto avrebbe voluto essere insieme
a lei.
Aspirò l'ultima tirata e poi decise che aveva bisogno di farsi
un voletto in giro per Roma, era stufo di stare dentro il corpo di
Molinesi.
Lo lasciò sul divano con attaccato un post-it per Sael, era
sicuro infatti che di lì a poco i ragazzi si sarebbero
svegliati e avrebbero iniziato a preparare qualcosa per la cena.
Non ci sarebbe stato nulla di male se Sael si fosse preso cura del
pelatone per un'oretta.
Spiegò le ali e volò pensieroso sui tetti di Roma
finché la sua attenzione non fu attirata da una donna di una
certa età che arrampicata su un'impalcatura di fortuna era sul
punto di fare un volo e rompersi la testa.
"Che fa quell'idiota?" si domandò Azaele scendendo
velocemente di quota.
#
La professoressa Aurora Sattarelli osservò perplessa il
risultato del suo lavoro. Laureata all'Accademia di Belle Arti negli
anni della contestazione, era stufa di insegnare solo teoria durante
l'ora di Storia dell'arte e così si era offerta di
realizzare, con l'aiuto degli studenti di quarta e quinta superiore
dell'Istituto di belle arti Regina Angelorum, i murales che avrebbero
abbellito le mura esterne fino a quel momento decorate solo da
insulti e peni più o meno stilizzati. Quel pomeriggio aveva
deciso di trattenersi di più e mentre era impegnata a dare gli
ultimi ritocchi al murales della parete Nord si era resa conto che
non era decisamente così che si era immaginata l'effetto
finale della Vergine Maria. Va bene che volevano rappresentarla più
moderna e vicina ai giovani che frequentavano la parrocchia della
scuola, però quella sembrava più una cubista tatuata e
ipertruccata e insomma, a tutto c'era un limite!
Fece un passo indietro per osservare meglio il murales ma il suo
piede destro non trovò alcun appoggio. Aurora precipitò
da un'altezza di più di tre metri, o per lo meno ebbe
l'impressione di precipitare, perché in effetti si ritrovò
in piedi per terra senza capire come fosse stato possibile.
Si voltò per cercare il pennello che le era volato via dalle
mani a causa della caduta e rimase paralizzata dallo spavento.
A meno di due metri da lei una creatura che non poteva essere altro
che un diavolo infernale con annesse corna e ali da pipistrello,
stava osservando con curiosità il suo murales.
Aurora non riusciva a credere ai suoi occhi, aveva ingoiato migliaia
di pastiglie e subito anni e anni di terapia per dimenticare quelle
strane visioni che aveva iniziato ad avere da bambina e che avevano
finalmente smesso di tormentarla intorno ai vent'anni (probabilmente
grazie alle numerose canne che si era fatta in quel periodo) e ora un
demone infernale era proprio lì davanti a lei.
Il demone sentendosi osservato si voltò e un'espressione
stupita apparve sul suo viso, si guardò intorno e constatando
che a parte loro due non c'era evidentemente nessun altro le domandò
"Scusi, ma lei mi vede?"
La professoressa suo malgrado dovette ammettere due cose riguardo al
demone, la prima era che la sua voce non aveva niente di "demoniaco"
anzi era una normalissima voce dalla perfetta dizione italiana,
l'altra che aveva oggettivamente un viso simpatico e per niente
spaventoso.
Nonostante ciò l'anziana professoressa era abbastanza
scioccata, anche perché era la prima volta che una visione
le parlava, così tutto quello che riuscì a dire fu
esattamente ciò che stava pensando in quel momento "Ma
perché sembri un marinaio, con le corna e le ali?"
Il demone la guardò un po' offeso e rispose con lo stesso tono
che usava lei quando ripeteva per l'ennesima volta la stessa
spiegazione ad uno dei suoi alunni svogliati "Ancora con questa
storia, ma che palle, non sono corna è l'aureola che si è
spezzata quando ho fatto la mia scelta!"
La Sattarelli balbettò "M... ma che c'entrano il giaccone
e il berretto da marinaio?"
"Me li ha regalati Jacques Cousteau, ha presente? Il famoso
oceanologo. È una lunga storia!" rispose il demone come
se stesse parlando del più e del meno "Comunque io mi
chiamo Azaele e lei?" domandò educatamente.
"I… io sono la professoressa Aurora Sattarelli"
"Molto piacere Aurora, posso chiederti come cavolo fai a
vedermi? In teoria sono in modalità invisibile agli umani!"
"So… sono morta?"
"Non direi proprio ti ho appena salvato la vita"
"Allora credo sia perché fino ai vent'anni avevo la
capacità di vedere cose che le altre persone non riescono a
vedere, ormai me ne ero quasi del tutto scordata...” la
professoressa sospirò malinconicamente “Sai, temo
proprio che a causa tua i miei ultimi quarant'anni di terapia siano
appena finiti dentro il cesso!"
"Oh, mi dispiace, sono desolato!"
"Si , beh… immagino che ricomincerò a farmi le
canne, ma tu perché sei qui?"
"Nessun motivo particolare, stavo riflettendo sui miei problemi
quando ho notato che stavi per cadere nel vuoto, visto che non c'era
nessuno a prenderti ho pensato ad un errore, a volte capita"
rispose Azaele "A proposito, nel complesso è molto bello"
aggiunse indicando il murales "a parte per il modo in cui hai
raffigurato Lei, è vero che non è così noiosa
come la rappresentate normalmente, però così mi sembra
un tantino eccessivo!"
"Tu, l'hai conosciuta?" domandò stupita Aurora.
Azaele le rivolse uno sguardo divertito "È da qualche
anno che sto in giro per il vostro mondo!"
"Oh, certo, non ci avevo pensato!"
"Beh, ora vado, è stato un piacere conoscerti, stai
attenta a dove metti i piedi!"
Aurora si rese conto che nonostante tutto desiderava che Azaele
rimanesse ancora per qualche minuto, non era un'esperienza di tutti i
giorni scambiare due chiacchiere con una creatura ultraterrena, per
quanto demoniaca, che oltretutto apprezzava la sua arte, così
gli domandò "Aspetta, tu come la rappresenteresti?"
"Non penso che dovresti chiedere un consiglio proprio a me, non
credi?"
"Beh, l'hai conosciuta e non mi pare che le manchi di rispetto…"
considerò Aurora.
"Ok, allora mettile un paio di jeans neri, una maglietta di Born
to run di Springsteen e toglile quel trucco eccessivo, lei è
più il tipo della rockettara acqua e sapone, non è mica
una cubista sexy!"
Aurora ci pensò su e si rese conto che indubbiamente era una
rappresentazione decisamente meno blasfema di quella che stavano
osservando.
"Grazie, mi sembra un ottimo consiglio!"
Azaele fece spallucce "Figurati, comunque complimenti, sei
piuttosto brava!"
"Grazie!” rispose Aurora e subito dopo chiese ancora
“Posso farti una domanda?"
Il demone annuì.
"Che problemi hai?” vedendo che Azaele la guardava un po'
perplesso aggiunse "prima hai detto che stavi riflettendo sui
tuoi problemi, posso aiutarti?"
"Tu, vuoi aiutare me?" domando lui stupito.
"Tu hai aiutato me e poi è una vita che aiuto i miei
studenti, anche i più scapestrati, perché non dovrei
provare ad aiutare te?"
"In effetti!” riflettè Azaele.
“Ok, il fatto è che... non ne combino una giusta,
capisci? Da quando ho scelto di andare all'Inferno ho preso solo
decisioni sbagliate, messo nei casini il mio migliore amico e
allontanato involontariamente l'unica donna che abbia mai amato!"
spiegò Azaele malinconicamente.
Aurora era sbalordita "Posso chiederti cosa intendi per scelto
di andare all'inferno? Cioè senza offesa mi risultava che
ci foste stati mandati per punizione!"
"Si... cioè... gli altri si, nel mio caso è stata
una scelta. Vedi io avevo capito in tempo che era stato un errore
ribellarsi in quel modo e mi sono rifiutato di combattere i miei
simili, ma il mio migliore amico, Michele, venne ferito gravemente e
stava morendo, così ho chiesto di salvare lui al posto di
perdonare me e per fortuna mi hanno ascoltato"
"Michele… l'arcangelo?"
'No, no, Michele e basta, sono solo omonimi, lui è l'angelo a
cui sono stato affidato da bambino!"
"Bambino?" Aurora era sempre più confusa.
"Io e alcuni altri di noi, siamo una specie di esperimento…
tipo un vostro prototipo per intenderci!"
Azaele si rese conto che la professoressa era in totale confusione
"Ora ti spiego, prima di voi umani il Padre lassù ha
fatto qualche esperimento, io e alcuni altri di noi siamo simili a
voi per quanto riguarda il modo in cui siamo nati, nel senso che
siamo nati da un padre e una madre, che però non ci hanno
cresciuto"
"Perché non vi hanno cresciuto?"
"Non so, immagino che non fosse ancora contemplata l'utilità
di avere dei genitori, in ogni modo io sono stato affidato a Michele
che ha badato a me come un fratello maggiore, capisci ora?"
"Ma quindi gli angeli hanno un sesso?"
"Ovvio, scusa perché non dovrebbero? Anche voi lo avete!"
"Si, ma… a noi serve per fare i figli!"
"Hai figli tu?"
"No!"
"Appunto!"
La professoressa rimase alquanto spiazzato dalla logica di Azaele
così lasciò cadere l'argomento sesso e figli.
"Perché dici che prendi solo decisioni sbagliate?"
"Perché è così, te l'ho detto! Incasino
sempre tutto, mando involontariamente la gente in Paradiso, cambio i
destini delle persone per errore, offro una seconda possibilità
che non era contemplata! Insomma sono proprio un disastro!"
sospirò Azaele.
I due rimasero in silenzio per qualche minuto.
Aurora stava riflettendo su quello che gli aveva appena detto Azaele,
poi colpita da una idea gli posò una mano sulla spalla.
"Hai mai pensato che quelli che consideri errori in realtà
non lo siano affatto?"
Azaele la fissò perplesso.
"Sta a sentire, poco fa mi hai visto cadere da lassù e mi
hai salvato la vita pensando che dal momento che non c'era nessuno
sicuramente ci fosse un errore, giusto?"
"Si, infatti!"
"Però c'eri tu!"
Azaele impallidì "Santo Cielo, ho combinato un altro
casino!"
Aurora lo guardò con un sorriso materno e poi gli parlò
con lo stesso tono che usava con i suoi studenti un po' scapestrati
"No, non credo. Credo che abbia fatto esattamente ciò che
ci si aspettava che tu facessi. Voglio dire che lassù sapevano
che saresti intervenuto e forse volevano che io te parlassimo!"
"Ma perché?"
"Magari perché era ora che qualcuno ti dicesse che non
c'è niente di sbagliato in ciò che fai, perché
probabilmente visto che sei finito all'Inferno per scelta e non per
punizione, a volte senza rendertene conto pensi ancora come un
angelo!”
Azaele le rivolse uno sguardo perplesso, ma lei continuò
pensierosa “E magari questo potrebbe significare anche che la
scelta che hai fatto allora, forse non è così
definitiva come credi!"
"Cioè, tu credi che io possa avere una possibilità
di tornare lassù?" commentò incredulo Azaele.
"Io non so se tu hai davvero questa possibilità e non so
se è un obiettivo che puoi raggiungere presto o se hai ancora
tanto cammino davanti a te, però credo che sia una cosa sulla
quale dovresti riflettere!" concluse lei sorridendo.
Azaele mise le mani in tasca e rivolse di nuovo lo sguardo verso il
murales, in quel momento sentì una mano spingerlo contro il muro e la
punta di una spada premergli contro la nuca.
Alzò immediatamente le mani. Qualcuno gli afferrò una
spalla e lo fece voltare era Ysrafael il supervisore di Michele e Ariel.
L'angelo gli puntò la spada alla gola e ordinò con un tono che
non ammetteva repliche “Dimmi immediatamente dove si trova
l'anima di Molinesi!”
Azaele stava per rispondere quando sentì la voce irata della
professoressa “Scusi, ma lei come si permette di comportarsi in
questo modo?”
Ysrafael rimase senza parole nel vedere la professoressa Aurora
Sattarelli osservarlo con aria di estrema disapprovazione, rivolse lo
sguardo verso Azaele che rispose alla sua domanda silenziosa “Proprio
così, la professoressa ci vede!”
“Vi vedo eccome” aggiunse lei “e quello che vedo
non mi piace affatto, abbassi immediatamente quell'arma, come si
permette di minacciare un ragazzo inerme!” Gli anni di
contestazione giovanile avevano instillato in Aurora una certa
idiosincrasia verso i comportamenti minacciosi di qualsiasi
rappresentante dell'autorità costituita, per nulla
impressionata dal suo aspetto soprannaturale si avvicinò
all'angelo con i pugni sui fianchi e ripetè “Le ho detto
di abbassare quell'arma!”
Ysrafael spiazzato dalla piega inaspettata che aveva preso la
situazione balbettò “Scusi, si rende conto che questo è
un demone e che io sono un angelo?”
“E allora? Le pare che questo le dia il diritto di comportarsi
in modo così aggressivo? Può chiedere la stessa cosa
senza rischiare di ferire nessuno!” rispose Aurora.
Ysrafael sospirò, rinfoderò la sua arma e si rivolse
con calma ad Azaele che lo osservava divertito “Dove hai
lasciato l'anima di Molinesi? E cerca di rispondere seriamente, Ariel
sta rischiando di perdere l'aureola, non ti permetterò di
rovinargli la vita!”
Azaele sospirò “Senti Ysrafael, Ariel può darsi
una calmata, non ho intenzione di fregare l'anima di nessuno.
Molinesi rientrerà nel suo corpo domenica notte e poi se la
vedranno Razel e Ariel come doveva essere fin dall'inizio!”
“E secondo te dovrei crederti? Sta attento Azaele se per colpa
tua Ariel dovesse perdere il suo posto in Paradiso te ne farò
pentire amaramente!”
“Scusi, ma si sente quando parla?” intervenne ancora la
professoressa.
Ysrafael alzò gli occhi al cielo “Senta, queste sono
cose che non la riguardano, le dispiace farsi da parte e lasciarmi
discutere con il ragazzo?”
Ma Aurora non aveva intenzione di mollare, il suo animo di educatrice
non le permetteva di accettare passivamente quello che riteneva un
comportamento estremamente ingiusto e poco educativo da parte di
Ysrafael “Si rende conto che lei continua ad accusare Azaele
per il comportamento erroneo che sta tenendo questo... Ariel? Se il
suo pupillo non è capace di affrontare la situazione in modo
corretto, non vedo perché debba addossare la colpa ad Azaele!
Ognuno deve essere capace di prendersi le proprie responsabilità!”
Ysrafael rimase senza parole, si era reso conto che la donna non
aveva torto. Per quanto gli costasse ammetterlo, Ariel stava
rischiando di commettere errori imperdonabili a causa della sua
incapacità di controllare il suo carattere irascibile e
sebbene Azaele avesse agito come suo solito in modo sconsiderato, non
era corretto incolparlo anche degli errori di Ariel.
“E va bene!” concesse a malincuore “Per questa
volta voglio crederti, Azaele. Ringrazia questa donna che è
riuscita a farmi vedere l'altra faccia della medaglia, ma sta attento
perché ti tengo d'occhio!”
Azaele osservò allibito Ysrafael aprire le ali e volare via.
“Beh, alla fine era una brava persona!” commentò
Aurora.
Azaele le rivolse uno sguardo carico di ammirazione “Lui è
una brava persona, ma tu sei una forza della natura! I tuoi studenti
sono fortunati ad averti come insegnante!”
Aurora sorrise e pensò divertita che ricevere quei
complimenti da un demone infernale era una delle soddisfazioni più
belle che avesse provato in tutta la sua vita di insegnante.
Nota 1: Woman di John Lennon (1981)
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Capitolo 17 *** Un accordo pericoloso ***
Capitolo 17
Un accordo pericoloso
Alba salì di corsa le due rampe di scale che la separavano
dall'appartamento di Arianna, l'amica aveva risposto al citofono con
una voce affranta e la ragazza era molto preoccupata.
Non fece in tempo a bussare che Arianna aprì la porta in
lacrime.
"Ari che è successo?"
L'amica le rivolse uno sguardo disperato "Mi hanno licenziato!"
Alba rimase sconvolta, Arianna lavorava da otto anni per un'azienda
di trasporti come impiegata amministrativa, aveva fatto spesso
straordinari non pagati e rinunciato a tanti sabati nel periodo
della consegna del bilancio e ora veniva ricompensata in quel modo.
"Ari, ma possono farlo? Hai un contratto a tempo indeterminato!"
"Possono farlo e lo hanno fatto! Mi hanno chiamato alle 16.45 e
mi hanno detto che gli dispiaceva tanto, che non dipendeva da me, che
anzi avevano molto stima della mia grande professionalità, ma
che purtroppo l'azienda è in crisi e non possono più
permettersi tanto personale!"
“Però i soldi per comprare al tuo capo la macchina
sportiva nuova e metterla sul conto della ditta ci sono! Merita
proprio di essere ricoperto da una montagna di letame quello là,
lui e la sua Lamborghini” commentò Alba furente,
ricordandosi l'aneddoto che Arianna le aveva raccontato qualche
giorno prima.
Per un attimo il suo viso divenne bianco e le sue pupille brillarono
di rosso.
Arianna, non si accorse di nulla, tirò su col naso, asciugò
le lacrime con le maniche della camicia e aggiunse pallida in volto
"Come farò con l'affitto? Non ho ancora trovato una nuova
coinquilina per la stanza singola e la coppia della doppia a fine
mese se ne va!"
La ragazza ricominciò a piangere "Non ho i soldi per
pagare da sola una casa così grande, ma se la lascio e sono
senza lavoro nessuno mi affitterà neppure un letto in doppia!"
Alba ci pensò un attimo, poi cercò di essere più
razionale possibile.
"Senti, prima di tutto con il licenziamento ti arriveranno un
po' di soldi tutti in una volta e nel giro di un mese arriverà
anche la Naspi. E poi un'impiegata amministrativa con un curriculum
come il tuo figurati se non trova di nuovo lavoro! Per me tra non
più di due o tre mesi staremo brindando al tuo nuovo
stipendio!"
L'amica la guardò un po' rincuorata.
Alba restò un po' sovrappensiero e poi aggiunse con entusiasmo
"Sai che ti dico, sono stufa di vivere in quel buco da sola, a
fine mese me la prendo io la doppia! Mi è sempre piaciuto
questo appartamento e se vengo a vivere con te dimezzo le spese!"
Arianna si illuminò per un attimo, poi si rabbuiò di
nuovo "Ma così perderai la tua caparra, non è
giusto, neanche tu nuoti nell'oro!"
"Se trovo qualcuno interessato all'appartamento, la caparra non
la perdo. Tutto sommato non credo che sia difficile da affittare, è
in una zona interessante, la fermata della metro è a due passi
e il quartiere è tranquillo!"
Arianna abbracciò Alba "Ti voglio bene, sei proprio un
angelo!"
"Vedrai che si sistema tutto Ari!"
Le due ragazze rimasero abbracciate per qualche istante, poi Alba
ruppe il silenzio "A proposito di angeli, ma poi come è
andata con il dio Thor?"
Arianna sospirò "Dipende…"
"In che senso, quel tizio ti ha trattato male?"
"Quello stronzo è stato assolutamente fantastico! Ma
subito dopo ha dato di matto!"
"In che senso ha dato di matto?"
"Si è infuriato perché mi aveva scambiato per te!"
Alba la guardò confusa "Che significa?"
"Non lo so neanche io Alba, so solo che quando ha capito che non
ero te si è arrabbiato e ha iniziato a dire delle cose strane,
si è rivestito e se ne andato sbattendo la porta! Scusa, con
la storia del licenziamento non ho pensato più a nient'altro!"
"Ma io non l'avevo mai visto prima di ieri sera! Per quale
motivo cercava me?"
"Non lo so Alba, so solo che a un certo punto ho avuto un po' di
paura" disse Arianna titubante.
"Ti ha minacciato?"
"No, non ho avuto paura per me, ma per te! Lui ti conosce, ha
capito che non ero te quando gli ho detto che i tipi mori e ricci non
mi piacciono particolarmente"
Alba la guardò esterrefatta.
"E alla fine si è infuriato perché gli ho detto
che non avevo idea di chi fosse un tizio di nome Azaele. Alba, ma tu
conosci davvero qualcuno con un nome così assurdo?"
Alba impallidì e le sue mani cominciarono a tremare, Arianna
si spaventò.
"Tesoro, ma che sta succedendo, dimmi la verità, tu lo
sai?"
"No, non lo so Arianna, non so assolutamente cosa stia
succedendo, è proprio questo che mi terrorizza!"
#
Sael si svegliò per primo e osservò Michele respirare
regolarmente con un'espressione serena in viso, non riuscì a
resistere e lo baciò delicatamente sulle labbra.
Michele gli poggiò una mano sulla nuca e trasformò il
bacio delicato in qualcosa di più ardente, lo ribaltò
sulla schiena e iniziò ad accarezzarlo e baciarlo dappertutto.
"Aspetta, fermati" disse Sael cercando di divincolarsi
dalla stretta dell'angelo.
"Perché?" domandò un po' imbronciato Michele.
"Sono quasi le sette, Azaele sarà praticamente sulla
porta, magari è meglio se non ci trova così!"
L'angelo ridacchiò "A dire il vero Azaele faceva il tifo
per te, però hai ragione, è meglio se prima glielo
diciamo!"
Diede un bacio a Sael e si alzò cercando i vestiti.
"Gli diciamo… cosa?" domandò il demone
mettendosi a sedere sul letto.
Michele gli lanciò i vestiti sorridendo "Che stiamo
insieme, o non ti va di avere un angelo per ragazzo?"
Sael si alzò dal letto con i vestiti in mano e si avvicinò
incredulo a Michele "Vuoi che stiamo insieme?"
"Credevo lo volessi anche tu! A meno che quello che mi hai detto
poco fa, fosse dettato solo dall'entusiasmo del momento" rispose
Michele con un tono più distaccato.
Sael si rese conto che l'angelo si stava ritirando in sé
stesso e cercò di rimediare "No… cioè si,
era vero, è vero. È quello che provo Michele è
solo…" l'emozione gli impedì di continuare.
"È solo?" domandò Michele nervosamente.
"Che non pensavo che tu potessi desiderare di stare con…
uno come me!"
Michele si intenerì e accarezzò una guancia di Sael
"Sei un ragazzo fantastico, non mi interessa se sei un demone!"
A quelle parole Sael non riuscì a dire niente, si limitò
a lasciar cadere i vestiti che aveva in mano e abbracciare Michele,
l'angelo restituì l'abbraccio e poi staccandosi dal demone
disse dolcemente "Andiamo a preparare qualcosa da mangiare, ho
fame!" aprì la porta e si diresse in cucina.
Sael aveva appena iniziato a vestirsi quando lo sentì
esclamare "Ma non è possibile! Io prima o poi lo
ammazzo!"
"Che succede?" domandò raggiungendolo in salone.
Michele lo guardò furioso "Quell'imbecille se ne andato a
spasso e immagino abbia dato per scontato di poterti mollare Molinesi
fino al suo ritorno!"
Sael vedendolo così arrabbiato non riuscì a trattenere
una risatina.
"E dai, Michele! Povero Aza, sarà stufo di stare lì
dentro!" rispose notando un post-it attaccato al corpo esanime
di Molinesi.
"Ci manca solo che lo difenda!" rispose irritato l'angelo.
Sael prese il post-it e rise di gusto.
"Che hai da ridere?" domandò Michele ancora
imbronciato malgrado l'allegria di Sael stesse cominciando a fargli
vedere il lato buffo della situazione.
"Ma, non hai visto?"
"Cosa?" domandò Michele.
"Mi sa che siamo stati scoperti" rispose Sael porgendogli
il post-it.
Michele lo afferrò e notò che Azaele, sotto un
messaggio per Sael, aveva disegnato un emoticon che strizzava
l'occhio e due cuoricini alati uniti da una freccia.
"Uh! Pensi che si riferisca a noi due?”
“Beh, viste le ali demoniache del cuoricino a sinistra, penso
che non ci siano dubbi!” considerò divertito il demone.
“Ma quando ci ha visto? Insomma... pensi che possa essere
entrato mentre dormivamo?" commentò Michele arrossendo
imbarazzato.
"Temo proprio di sì!" ridacchiò Sael.
Il sorriso contagioso di Sael riuscì a far sbollire del tutto
l'arrabbiatura di Michele.
"É meglio che cominci a fare da baby sitter al pelatone,
sarà quasi un'ora che se ne sta abbandonato su quel divano"
concluse sospirando, ma prima di lasciar entrare Sael nel corpo del
povero Molinesi lo attirò a sé e gli diede un ultimo
bacio.
#
Il Sig. Delrio, proprietario della Delrio trasporti per cui
lavorava Arianna nonché responsabile del suo licenziamento,
stava smadonnando al volante della sua Lamborghini appena
ritirata dal concessionario.
Era in ritardo all'appuntamento con la sua nuova amante e il semaforo
rosso che non voleva saperne di diventare verde, sembrava messo lì
solo per dargli fastidio.
Era appena uscito dal traffico del raccordo anulare svoltando in una
solitaria strada periferica per recuperare qualche minuto e ora
fremeva impaziente domandandosi il senso di piazzare un semaforo in un
incrocio dove passavano, si e no, venti macchine all'ora.
Provò a cercare qualcosa da ascoltare alla radio tanto per
passare il tempo ma non trovò nulla di suo gradimento, stufo
di aspettare sbuffò “Chissenefrega, io passo!”
stava per sfiorare l'acceleratore quando un grosso camion pieno di
letame cominciò ad attraversare l'incrocio.
“E quello da dove cazzo è uscito?” si domandò
Delrio allontanando il piede dall'acceleratore.
“Ma non avevi fretta?” sussurrò la voce di una
donna dietro di lui.
Derlio, colto di sorpresa, diede un'occhiata allo specchietto
retrovisore ritrovandosi ad incrociare gli occhi verdi di una donna
sconosciuta che lo fissavano con odio.
L'uomo si voltò terrorizzato a cercare la donna misteriosa e
senza rendersi conto schiacciò il pedale dell'acceleratore,
facendo rombare la Lamborghini che raggiunse i 100 Km orari in meno
di 2 secondi (1,8” per l'esattezza, come riportato dalla
brochure di presentazione del modello acquistato da Derlio).
L'autista del camion nel vedersi rombare contro un pazzo furioso,
cercò di sterzare, ma non poté evitare del tutto lo
scontro.
Scese dal camion sconvolto e si precipitò verso la montagna di
letame che a causa del forte impatto si era riversata sulla macchina
sportiva seppellendola completamente.
Scavò con tutte le sue forze fino a scoprire lo sportello del
guidatore e dopo qualche tentativo riuscì a far scattare la
maniglia e accertarsi con sollievo che l'uomo al volante era
miracolosamente illeso.
Lo aiutò ad uscire dalla macchina accartocciata e dopo averlo
fatto sedere sul ciglio della strada tirò fuori il cellulare
per chiamare la Polizia Stradale commentando “Ma sei
impazzito? Come ti è venuto in mente di tagliarmi la strada in
quel modo? Potevi ammazzarti!”
Delrio gli rivolse uno sguardo atterrito e rispose “Non è
stata colpa mia! Mi ha distratto la donna dagli occhi verdi!”
Il camionista lo squadrò preoccupato “Io non ho visto
nessuno lì dentro, a parte te!”
“Lei era lì, aveva gli occhi verdi e le pupille rosse e
mi guardava con odio dallo specchietto retrovisore!”
insistette quello tremando come una foglia.
Il camionista osservò preoccupato lo sguardo spiritato di
Delrio e decise di chiamare anche il 118.
#
“Ora devo proprio andare!” disse Azaele passando l'ultimo
barattolo di vernice ad Aurora che lo depose nel bagagliaio della
vecchia Panda 4x4 e si voltò sorridendo.
“Ok! Ti ringrazio per avermi aiutato, in genere tra un avanti e
indietro e l'altro, ci metto quasi un'ora a mettere tutto in ordine!”
“Dovresti farti aiutare dai tuoi alunni!”
“Hai ragione, ma sai come sono i ragazzini, appena finisce la
parte divertente scappano via come lepri!” rise Aurora.
Azaele pensò che da giovane doveva essere stata proprio una
bella ragazza, poi fu colto da un pensiero improvviso e domandò
“Sei sposata?”
Aurora lo osservò perplessa “Divorziata, però non
prendertela, ma tu mi sembri un po' troppo giovane per me!”
Azaele arrossì “Cioè... no... non intendevo...!”
Aurora rise divertita “Sto scherzando! E poi mi chiedo se
giovane e vecchio siano due categorie attribuibili a voi creature
soprannaturali!”
Azaele sorrise “Beh, posto che in teoria siamo immortali,
diciamo che più o meno la mia età potrebbe
corrispondere a quella di un umano sulla trentina!”
“Allora ho ragione, saresti troppo giovane!”
“Si, io si, ma qualcun altro no!” rispose un po'
enigmaticamente Azaele aprendo le ali.
“Posso chiederti di non dire a nessuno quello che ti ho
raccontato prima? Non è il caso che si sappia in giro. Neanche
Michele lo sa e non voglio che lo scopra, la sua amicizia con me gli
crea già abbastanza problemi, vorrei evitare di aggiungergli
anche questo peso sulle spalle, per quanto le abbia forti!”
“Certo, non preoccuparti!” rispose Aurora aprendo lo
sportello della Panda.
“Posso tornare a trovarti, ogni tanto?” Azaele non si
seppe spiegare bene il perché di quella domanda, sapeva solo
che gli dispiaceva perdere di vista quella donna così gentile
e particolare.
“Solo se prometti che poi non avrò bisogno di chiamare
un esorcista!” rispose lei alzando un sopracciglio.
Azaele la fissò imbarazzato, poi si rese conto che Aurora
stava scherzando “Quello ti serve solo se decido di trasferirmi
a casa tua senza pagare l'affitto!” rispose allegramente
alzandosi in volo e salutandola con la mano.
Aurora sorrise e rispose al saluto un po' commossa, vedere Azaele
allontanarsi le aveva provocato la stessa stretta al cuore che
provava quando uno dei suoi vecchi studenti, ormai adulto, se ne
andava per la sua strada dopo averla fermata per salutarla con
affetto.
#
Ariel osservò dubbioso il locale dove lo aveva portato Razel e
commentò “A me veramente questo sembra un tram, non un
bar!”
“Se Razel te dice che qui fanno i migliori spritz de Roma te
devi fidà, damerino!” rispose Razel entrando sicuro e
accomodandosi sul primo tavolino libero.
Ariel lo seguì incerto, non era sicuro di aver fatto la scelta
migliore accettando di parlare con Razel, ma ormai non poteva più
tirarsi indietro.
“Possiamo fare una cosa veloce? Non mi sento a mio agio!”
propose teso mentre Razel attirava l'attenzione della cameriera.
Il demone sogghignò “Tranquillo, neanche io mi diverto
particolarmente con voi celesti, nun so se te l'hanno mai detto, ma
voialtri siete più noiosi di una puntata di Grey's Anatomy!”
La cameriera arrivò a prendere le ordinazioni e malgrado il
tentativo di rimanere professionale, non riuscì ad evitare una
furtiva occhiata adorante ad Ariel.
Ariel osservò Razel senza capire “Una puntata di cosa?”
“Lascia perdere!” rispose il demone occupandosi poi delle
ordinazioni.
“Allora, hai intenzione di arrivare al dunque o no?”
domandò l'angelo spazientito cercando di riconquistare
l'attenzione del demone impegnato ad ammirare il fondoschiena della
cameriera che si allontanava.
Razel riportò lo sguardo su Ariel sogghignando “Certe
opere d'arte vanno ammirate!”
Ariel alzò gli occhi al cielo sbuffando.
“Scusa, se sono così materiale, però a dire il
vero m'era sembrato che pure tu apprezzassi i bei culi!”
ridacchiò il demone.
Ariel arrossì imbarazzato ma evitò di replicare, era
già abbastanza faticoso per lui affrontare una normale
conversazione con quel buzzurro dai capelli rossi, non aveva
intenzione di cedere alle sue provocazioni, riprese il controllo e si
limitò a lanciargli uno sguardo disgustato.
Razel fece spallucce e finalmente si decise ad entrare in argomento
“Allora, so benissimo che l'anima di Molinesi è
assegnata sia a te che a me...”
Ariel gli lanciò uno sguardo si sfida.
“Ma a me de Molinesi frega il giusto, è un coglione
egoista e rappresenta una sfida da poco. Te lo posso cedere se in
cambio mi aiuti a recuperare l'anima della streghetta di Azaele!”
Ariel gli lanciò un'occhiata incerta “Ma l'anima di Alba
non è disponibile per colpa di Azaele stesso, lo sanno tutti.
Mi sembra un patto senza senso!”
Razel sogghignò “Nessuna anima può rimanere non
disponibile in eterno, si tratta solo di fare le mosse giuste per
recuperarla. Se lascio il campo libero al regazzino e al frocetto
biondo, sono sicuro che riusciranno in qualche modo a salvarla
dall'attuale destino e reindirizzarla in Paradiso, come era previsto
inizialmente!”
“Ma che stupidaggini dici?” commentò incredulo
Ariel “Azaele è un demone, anche ammettendo che riesca a
cambiare il destino di quell'anima, lo farà solo per
portarsela all'Inferno e farci i suoi comodi ogni volta che gli va!”
concluse sprezzante.
“Sono passati millenni e non hai ancora capito che il
riccioletto non è un demone come gli altri! Come ti posso
spiegà... non è venuto tanto bene, lui può
provare dei sentimenti più profondi rispetto alla maggior
parte di noi. Capisci?”
“No, e comunque non ci credo, o per lo meno credo che l'unico
sentimento che possa provare sia l'egoismo, come tutti voi,
d'altronde. Perché mai dovrebbe decidere di rinunciare ad Alba
e mandarla in Paradiso?”
Razel scosse la testa “Prova a ragionare seguendo i sentimenti
e non i luoghi comuni, il piccoletto è innamorato!”
“E allora? Tanto più non vorrà rinunciare a lei!”
Razel poggiò la schiena sulla sedia e incrociò le
braccia sbuffando “Nun ci capisci proprio nulla di amore!”
“Cosa vorresti dire?” replicò nervosamente Ariel.
“Non ci arrivi proprio, eh? Azaele è talmente innamorato
che quando la streghetta esalerà il suo ultimo respiro da
umana, potrebbe affidarne l'anima a Michele!”
“Ma perché mai dovrebbe rinunciare a lei!”
insistette l'angelo senza capire.
“Se fossi capace di amare davvero qualcuno, cosa di cui dubito
fortemente, permetteresti che la sua anima passasse l'eternità
all'Inferno tra atroci tormenti o ci rinunceresti pur di saperla al
sicuro?”
La cameriera arrivò con i due Spritz, sorrise ad Ariel e
lasciò lo scontrino sul tavolino.
L'angelo non rispose alla domanda di Razel, prese il bicchiere e
girandolo lentamente tra le mani domandò “Quindi cosa
proponi?”
“Questo fine settimana saranno tutti nella mia vecchia
proprietà di Ferentino, quella dove adesso c'è
l'agriturismo Drag me to Hell, i
miei ragazzi sono già stati avvertiti di fare abbastanza
casino da tenere
impegnato Michele. Tu distrai
il riccioletto, portalo lontano da lei, fai in modo da lasciarmi
abbastanza spazio e tempo per portarla dalla mia parte!”
Ariel rimase in silenzio fissando lo spritz, poi alzò lo
sguardo e guardando Razel dritto negli occhi domandò “Vuoi
far emergere di nuovo quel lato di lei, ma questa volta senza che
Michele possa intervenire per evitare il peggio?”
Razel sogghignò.
“E va bene, ma nessun umano
dovrà farsi del male. Siamo d'accordo?”
Razel finì il suo Spritz tutto d'un fiato “Siamo
d'accordo!”
Anche Ariel terminò il suo spritz e si alzò per
andarsene, ma Razel lo afferrò per un braccio “Vale
anche per il regazzino, Ariel, se provi a fargli del male te ne farò
pentire amaramente. Chiaro?”
Ariel si liberò dalla stretta e lo guardò con astio.
“Chiaro!” rispose a
denti stretti allontanandosi abbastanza da potersi rendere invisibile
e volare via.
La cameriera, notando che Razel era rimasto solo si avvicinò e
domandò “Desidera un altro spritz?”
“Stronzo e pure tirchio!”
pensò Razel tra sé e sé osservando Ariel
volteggiare nel cielo di Roma.
“No, sto a posto così!”
borbottò tirando fuori il portafogli.
Nota: nessuna Lamborghini è stata maltrattata durante la
stesura di questo capitolo
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Capitolo 18 *** Un assembramento infernale ***
Capitolo 18
Un assembramento infernale
"Aza, ti prego fermati!" implorò Sael, verde in
volto, dal sedile posteriore del SUV.
"Che succede?" domandò Michele voltandosi
preoccupato.
"Sto per vomitare i Corn Flakes e tutta la colazione!"
rispose Sael in un soffio.
Azaele sterzò e accostò di colpo "Cazzo Sael, non
sui sedili!" esclamò.
Sael fece appena in tempo a spalancare lo sportello che un conato di
vomito lo piegò in due.
Michele scese dalla macchina e raggiunse il demone che continuava a
vomitare.
"Hey che ti succede?" domandò passandogli un braccio
intorno alle spalle.
"Temo di soffrire il mal di macchina!" rispose Sael tra un
conato e l'altro.
"Tutto ok?" domandò Azaele raggiungendoli e porgendo
al demone un pacchetto di fazzoletti di carta.
"Si, ora va me… uaarhfg" rantolò vomitando
ancora Sael, ora completamente bianco in volto.
Michele si innervosì "Te l’avevo detto che sarebbe
stato meglio seguirti dall'alto! Ma per la miseria, guarda come è
conciato Sael!"
Azaele ci rimase male "Oh, insomma! Che colpa ne ho io! Ma
scusa, ti sembra normale che un demone infernale soffra il mal di
macchina?"
"Azaele ha ragione, non sgridarlo, non è colpa sua e poi
dall'alto io e te insieme avremo dato decisamente nell'occhio, ne
abbiamo già parlato!" intervenne Sael che stava
finalmente riprendendo un po' di colore.
Azaele lanciò uno sguardo soddisfatto a Michele.
"Oh, piantala di difenderlo sempre! Non se lo merita!"
borbottò l'angelo aggiungendo premuroso "Stai meglio?"
Sael annuì.
"Forse è meglio se vai al posto del passeggero, gli umani
dicono che quando si soffre di mal di macchina è meglio
sedersi lì" propose Azaele rivolgendo un'occhiata
interrogativa a Michele che fece un cenno di approvazione.
"Ok, grazie!" rispose il demone avviandosi ancora un po'
incerto sulle gambe.
Michele prese Azaele per un braccio e lo tirò da parte.
"Senti, scusa se sono stato sgarbato, ma sono un po' teso e poi
non sopporto più di parlarti attraverso questa faccia da culo"
commentò di malumore.
"Ti capisco, anche io non ne posso più di stare qui
dentro e comunque non preoccuparti, guarda che ho capito che sei
preoccupato per Sael... pensi che se capiscono che state insieme
possa passare dei guai?” rispose Azaele poggiandogli una mano
sulla spalla.
“Se vuoi lo mandiamo a casa, effettivamente il Drag me to
Hell sarà pieno di stronzi umani e infernali".
Azaele aveva colto in pieno lo stato d'animo di Michele che lo
osservò stupito, ogni tanto tendeva a dimenticare quanto il
suo migliore amico fosse perspicace ed empatico.
Sospirò "Temo che se glielo propongo la interpreterà
come una mancanza di fiducia, ci siamo appena messi insieme e sai
com'è…"
Michele si interruppe.
Il demone ridacchiò "Non vuoi rischiare di rovinare tutto
facendo la mammina umana assillante!"
"Esattamente!" ammise Michele un po' imbarazzato
"Facciamo così, tu e io arriviamo in macchina, così
se qualche collega ci dovesse vedere al massimo penserà che
stai puntando Molinesi. Sael invece ci precede in volo, tanto anche
se non è stato convocato chi vuoi che se ne accorga?"
"Non è male come idea, ma sei sicuro che nessuno se ne
accorgerà?"
"Ma figurati! Col casino che c'è sempre giù da
noi? E poi anche fosse, a chi vuoi che freghi se si presenta un
demone in più. In ogni modo Sael può sempre dire che
gli è giunta voce di questa storia e non voleva perdersi il
divertimento, in fondo lui lavora nella ditta di Alba"
"Ok, mi hai convinto, proviamo a proporglielo" decise
Michele.
#
Alba guidava lungo le curve della statale per Ferentino e ripensava
al pomeriggio precedente, era davvero possibile che avesse visto sui
vetri dell'ufficio il riflesso del giovane bruno del suo sogno o
stava impazzendo?
Certo non poteva negare che negli ultimi tempi le fosse capitato fin
troppo spesso di vivere episodi al limite dell'assurdo.
Alba ci aveva riflettuto parecchio e aveva concluso che tutto era
iniziato molto prima di partecipare al laboratorio di Molinesi, come
aveva pensato in un primo momento, per l'esattezza era iniziato tutto
il giorno che aveva assistito al terribile incidente sul lavoro in
cui aveva perso la vita il giovane muratore biondo.
Si era ricordata anche delle due ombre misteriose sospese nell'aria
davanti alle finestre del suo ufficio e della sensazione di essere
seguita dopo il suo risveglio in infermeria.
Avrebbe voluto aprirsi con Arianna, sfogarsi con lei, ma l'amica era
talmente a pezzi per aver perso il lavoro che non le era sembrato
proprio il caso di aggiungerle ulteriori preoccupazioni, peraltro
Arianna cosa avrebbe potuto suggerirle a parte "È meglio
se ti fai vedere da uno bravo!"
Che, per inciso, era esattamente la conclusione a cui era arrivata
anche lei.
"Alba, torna sulla terra, ti squilla il cellulare" la
chiamò Marzia, la collega dell'amministrazione con cui aveva
deciso di condividere viaggio e benzina.
"Oh, scusa hai ragione!" rispose Alba rendendosi conto che
si era completamente dimenticata di lei da almeno dieci minuti.
Attivò il microfono delle cuffie e rispose ad Arianna.
"Hey ciao! Tutto bene?" domandò un po' preoccupata.
Dall'altro capo del telefono risuonò la voce dell'amica
stranamente allegra "Non indovinerai mai cosa è
successo!"
"Cosa?" domandò incuriosita.
"Ci credi che poco fa mi ha telefonato Ranzini per dirmi che
Delrio si è davvero schiantato contro un camion pieno di
letame?"
Alba sbiancò in volto "Co… cosa?"
"Te lo giuro, la macchina è distrutta, ma lo stronzo si è
salvato e a quanto pare non si è fatto un graffio!"
Alba si sentì svenire, davanti a lei diventò tutto
confuso.
La voce di Arianna la chiamò dalle cuffie del cellulare “Alba,
hey Alba, sei ancora in linea?”
Ma lei ormai non la sentiva più.
"Santo Cielo, Alba, che ti succede?" Marzia afferrò
il volante e cercando di mantenere in qualche modo il controllo della
vecchia Panda 4X4 della collega riuscì a portarla in mezzo a
un campo, fortunatamente senza conseguenze.
La donna spense la macchina e cominciò a scuotere Alba nel
tentativo di farle riprendere i sensi.
"Alba, Alba, ti prego rispondimi!" chiamò in preda
all'ansia.
Ma Alba non riusciva a sentirla, con gli occhi sbarrati fissava il
cielo assistendo al passaggio di uno stormo di nere creature alate
che per un istante oscurarono il sole.
"Stanno arrivando anche loro, stanno arrivando per noi!"
sussurrò terrorizzando la povera Marzia che la scosse ancora
nel tentativo di richiamarla alla realtà.
"Alba, ti prego svegliati, stai delirando!" implorò
disperata.
Alba emise un gemito e finalmente sembrò riprendersi.
"Cosa è successo, dove sono?" domandò
guardandosi intorno confusa.
"Siamo finite in mezzo a un campo Alba, hai perso conoscenza per
qualche istante e poi sembravi entrata in trance, avevi gli occhi
sbarrati e sussurravi frasi senza senso!" rispose la collega.
"Mi dispiace, non so che mi abbia preso!" si scusò
Alba mentendo, sapeva bene di aver perso i sensi nel momento esatto
in cui aveva intuito che c'era un legame tra le parole di rabbia
pronunciate la sera prima contro il capo di Arianna e l'incidente con
il camion di letame.
"Ultimamente sei strana, a volte è come se ti perdessi in
un mondo tutto tuo… Non è che hai problemi di
depressione? A volte le medicine che prescrivono provocano strani
effetti collaterali!"
Alba si innervosì alle parole di Marzia, ma poi ricordò
che la collega aveva sofferto di una grave depressione da cui era
uscita solo di recente e forse parlava per esperienza diretta.
"No, non si tratta di depressione, questi ultimi mesi sono stati
molto faticosi e stressanti, ho solo bisogno di riposarmi, di
staccare completamente dal lavoro!" minimizzò,
raddrizzandosi sul sedile e prendendo il volante.
Marzia la osservò poco convinta, ma capendo che la collega non
aveva voglia di confidarsi lasciò perdere l'argomento.
"Vuoi che guidi io?" domandò.
Alba stava per rifiutare quando la sua attenzione fu attirata da una
figura alata dai capelli rossi che attraversò lo specchietto
retrovisore.
"Ma quello era Sael?" si domandò scendendo
precipitosamente dalla macchina e scrutando il cielo sopra di sé.
"È adesso che ti succede?" si lamentò Marzia
spalancando lo sportello e scendendo anche lei.
"Niente, mi era sembrato di vedere una cosa…"
rispose Alba sospirando.
"Hai ragione Marzia, forse è meglio se guidi tu"
concluse.
#
Appena arrivati a destinazione Michele e Azaele si accorsero che la
situazione era molto peggiore di come se l'erano immaginata.
Il giardino del Drag me to hell era letteralmente invaso da
demoni che chiacchieravano e ridacchiavano allegramente, proprio come
gli umani in mezzo ai quali si erano mischiati. Michele individuò
subito Sael che gli rivolse un impercettibile cenno di saluto.
Malgrado gli occhiali scuri, era evidente la sua espressione tesa e
preoccupata.
Azaele parcheggiò nell'angolo più lontano e appartato
del parcheggio, spense la macchina e si lasciò andare sullo
schienale del sedile sospirando.
"Merda, questo posto sembra una fottuta succursale
dell'Inferno!" commentò allibito Michele che si era
abbassato il più possibile sul sedile nel tentativo di non
farsi notare.
"Non mi aspettavo un simile affollamento di colleghi, sembra che
i demoni romani si siano dati appuntamento in questo maledettissimo
agriturismo! Manca solo Razel e poi ci siamo veramente tutti!"
si lamentò Azaele.
"Te l'avevo detto che il tuo comportamento sconsiderato stava
provocando qualcosa di molto malsano nella ditta di Alba, ora mi
credi? Per la miseria ti sembra normale questo assembramento di
creature infernali?"
"Si, ma i tuoi colleghi dove accidente sono finiti? Va bene che
a Roma ultimamente siamo in maggioranza, ma per la miseria, possibile
che i tuoi non si siano minimamente resi conto di quello che sta
succedendo? O si tratta di uno dei vostri famosi atteggiamenti: non
possiamo intervenire sul libero arbitrio, gli umani se la devono
cavare da soli e bla, bla, bla?" replicò Azaele
polemico.
L'angelo osservò sconsolato la folla spensierata di umani e
demoni che aveva invaso il giardino del Drag me to Hell "Non
lo so Aza, onestamente non ne ho la più pallida idea!"
Azaele per la prima volta da quando aveva messo in atto il suo piano
si preoccupò seriamente, vedere Michele così affranto
era insolito e per niente rassicurante.
Si rese improvvisamente conto di quanto era stato incredibilmente
egoista e disattento nei confronti di tutti quanti.
Di Alba per la quale la presenza di tutti quei demoni poteva essere
pericolosa, di Michele che per aiutarlo si ritrovava circondato da
nemici e anche di Sael che rischiava di far scoprire la sua relazione
con Michele di fronte ad un esercito di demoni.
Ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro, doveva portare a
termine quanto aveva iniziato e cercare di limitare al minimo gli
effetti collaterali del suo piano “geniale”.
"Sai che ti dico Miky? Tu e Sael ve ne tornate a casa, io vedo
di gestire il casino in cui mi sono cacciato tenendo un profilo più
basso possibile e nel frattempo cerco di richiamare il pelatone dal
limbo per liberarmi del suo corpo prima del previsto, mi prendo
Alba, me la porto via e mi faccio riconoscere in un posto il più
tranquillo e lontano possibile da qua! Che ne pensi?"
Ma Michele non rispose, stava fissando teso qualcosa oltre le sue
spalle, Azaele non fece in tempo a voltarsi che sentì una voce
conosciuta commentare allegramente.
"A me, me pare un piano demmerda regazzino, ma fa 'n po' come te
pare!"
Azaele si voltò ritrovandosi faccia a faccia con Razel che con
un gomito posato sul tettuccio della macchina, lo osservava con un
ghigno poco rassicurante attraverso il finestrino abbassato.
"Adesso si che siamo davvero nella merda" pensò
Azaele sospirando.
Razel aprì lo sportello della macchina invitandolo a scendere
con un gesto plateale.
Michele fu più veloce, scese dalla macchina, con un balzo
superò il cofano e si rivolse minacciosamente al demone "Puoi
essere anziano quanto vuoi Razel, ma sai benissimo che tra noi due
quello con la spada sono io, perciò lasciaci in pace!"
Azaele si frappose tra Razel e Michele.
"Sentite, stiamo calmi non c'è motivo di scontrarsi.
Razel sai bene che non ho intenzione di tenermi l'anima di Molinesi e
che ho promesso di riconsegnartela!"
Razel lo fissò continuando a sorridere "Magari è
troppo tardi, magari me so già incazzato, regazzino!"
"Allora andiamo in un posto tranquillo, massacrami di botte e
chiudiamola qui!" rispose Azaele fissandolo negli occhi.
Razel sostenne lo sguardo di Azaele "Non funziona così,
nun m'interessa riempirti di botte, voglio quello che mi spetta e il
tuo amichetto biondo sa di che parlo!"
Michele poggiò la mano sull'elsa della spada, ma Azaele gli
strinse il polso per calmarlo e replicò "Lo so anche io
cosa vuoi, anzi chi vuoi
davvero, ma non ho intenzione di lasciartela. Non me ne frega
niente del tuo presunto patto di merda, lei è mia Razel dovrai
ammazzarmi se vuoi prendertela!"
Il possente demone afferrò Azaele per la giacca e lo tirò
a sé fino a far sfiorare i loro nasi "Attento a sfidarmi
regazzino, mi sei simpatico, ma potrebbe non bastare!"
"Lascialo!" sibilò gelido Michele, Razel sollevò
lo sguardo incrociando quello dell'angelo.
"Altrimenti?" lo sfidò.
"Molinesi, finalmente ci ha raggiunto, è in ritardo
di..." l'Ing. Rossi-Corioli controllò con espressione
concentrata il supertecnologico orologio offerto dal suo discount di
fiducia in cambio di venticinquemila punti spesa, pazientemente
raccolti negli ultimi due anni e sei mesi.
"Quattro minuti e trentaquattro secondi!" concluse
soddisfatto.
Azaele non avrebbe mai pensato di poter provare un sentimento di
gratitudine per Rossi- Corioli la cui più che opportuna
apparizione costrinse Razel a lasciarlo andare.
"Chiedo scusa, ingegnere, ma sia magnanimo, non conosco bene
queste strade!" rispose passando un braccio intorno alle spalle
dell'impiegato e incrociando lo sguardo di Michele che gli fece cenno
di allontanarsi.
Razel e Michele rimasero soli a fissarsi con aria di sfida.
"Lo sai anche tu che il regazzino diceva sul serio, vuoi
veramente che questa storia finisca così male?" domandò
freddamente il demone.
"Per non farla finire male basterebbe che tu la piantassi con
questa fissazione di volerti prendere l'anima di Alba in cambio di
quella Elena. Sai benissimo che non volevo fregarti e che non c'era
nulla di personale nei tuoi confronti e poi tu e Ysrafael vi siete
rubati migliaia di anime vicendevolmente e senza tante tragedie per
secoli, per quale motivo l'anima di Elena è così
importante?"
Razel poggiò una mano contro il petto di Michele e lo spinse
contro il SUV "Perché Elena nun era una strega qualsiasi,
imbecille, era la mia compagna e tu me l'hai portata via per sempre,
senza neanche darmi modo di salutarla!" gli ringhiò
contro sferrandogli una ginocchiata al basso ventre che gli tolse il
respiro e lo fece cadere in ginocchio.
"A più tardi biondino!" lo salutò il demone
chiudendo il discorso e voltandogli le spalle.
Michele lanciò a Razel uno sguardo a metà tra il
furente e il dolorante e prima che il grosso demone facesse in tempo
voltarsi del tutto notò, con immenso stupore, una lacrima
scivolargli lungo una guancia.
Stava ancora riflettendo su ciò che aveva appena visto quando
Sael apparve silenziosamente al suo fianco e gli diede un mano a
rialzarsi.
“Scusa se non sono intervenuto, ma ho temuto che sarebbe stato
peggio fargli capire che siamo dalla stessa parte, ti ha fatto molto
male?” domandò con aria contrita.
Michele lo rassicurò “Hai fatto benissimo, Razel è
intelligente e contrariamente a quello che può sembrare ha
una notevole capacità strategica, è meglio che non sia
preparato ad affrontare la nostra alleanza!”
Improvvisamente Sael cambiò modo di fare, lo spinse indietro e
lo apostrofò sgarbatamente “Non sei il benvenuto qui, se
ti becco di nuovo a spiarci giuro che non te la caverai con una
semplice ginocchiata nelle palle, chiaro?”
Michele intuì che qualche collega di Sael doveva essersi
avvicinato e infatti erano stati raggiunti da un gruppetto di demoni
capitanati da Sakmeel che commentò “Perchè
aspettare? Anche se il vigliacco si sarà portato dietro la sua
spada, questa volta ci sono troppi umani in giro perché possa
permettersi di usarla!”
Michele stava per ribattere, ma Sael lo sbatté sul cofano del
SUV e gli sussurrò “Ti prego, vattene!” poi a voce
alta aggiunse “Levati dalle palle angelo, non te lo ripeterò
una seconda volta!”
Michele si rese conto che Sael aveva ragione, sfidare i demoni non
era di alcuna utilità, mise da parte l'orgoglio e rispose
arrendevole “Va bene, per questa volta avete vinto voi.
Lasciami andare, demone!”
Sael lo lasciò andare, Michele aprì le ali e si alzò
in volo.
“Di un po' Sael, per caso oggi hai lasciato le palle a casa?
Siamo cinque contro uno, avremo potuto approfittarne per dargli una
ripassatina, deve aver un gran bel culo quel frocetto biondo!”
rise uno dei demoni.
Sael trattenne la rabbia a stento e commentò freddamente “Ti
ricordo che quel frocetto biondo è un guerriero così
forte che durante la Grande Guerra è stato in grado di tenere
testa anche a cinque di noi messi insieme e se Ezael non lo avesse
colpito alle spalle, rischiando di ammazzarlo, qualcuno dei presenti
forse oggi non sarebbe qui a fare il gradasso! Quindi anziché
insultarmi, Samiel, dovresti ringraziarmi per averti evitato un colpo
di spada dritto al culo!”
Samiel, che durante la Grande Guerra si era distinto per
l'invidiabile costanza con cui aveva abbandonato a gambe levate ogni
singolo scontro con la fazione avversa, arrossì imbarazzato
e, avendo capito perfettamente per quale motivo Sael non avesse
parlato di colpi di spada dritti al cuore o
allo stomaco, non osò
replicare.
I demoni si allontanarono, tutti, eccetto Sakmeel che osservò
in silenzio Sael.
“Che hai da guardare?” lo apostrofò irritato il
demone.
Sakmeel sospirò “Faresti meglio a fartela passare questa
cotta millenaria per Michele o prima o poi lui se ne accorgerà
e ti ammazzerà, lo sai vero?”
Sael si sentì come un piccione centrato in pieno da un TIR
lanciato a bomba sull'Autostrada del Sole.
#
Safet,
seduto su una roccia poco lontano dal Drag
me to Hell,
osservava il panorama e attendeva pazientemente l'arrivo di Ysrafael.
Finalmente un leggero
spostamento d'aria e il fruscio di un paio d'ali annunciarono
l'arrivo del collega.
Safet sorrise "Credevo che
la puntualità contraddistinguesse voi angelici!"
L'angelo raccolse le ali dietro
la schiena "Scusa Safael, sono stato trattenuto"
Safet ridacchiò "Che
in altre parole significa che te la stavi spassando con Muriel?
Davvero invidio il vostro rapporto, state insieme da millenni e
ancora non vi siete stancati di fare le porcherie, eh?"
Ysrafael arrossì
imbarazzato "Possiamo parlare dell'argomento per cui mi hai
convocato?"
Safet si grattò il mento
esitante "Certamente. Ho pensato di chiamarti perché
dall'ultima volta che ci siamo incontrati temo che la situazione sia
precipitata. Azaele ha avuto la brillante idea di rivelarsi ad Alba
nell'agriturismo qua vicino!"
"Ah, immagino lo abbia
scelto perché se la sua strega oltrepasserà il limiti
anche stavolta nessuno ci farà caso, quel posto è
sempre pieno di demoni!" commentò l'angelo con una certa
indifferenza.
Safet lo guardò perplesso
"Ysra, ma non ti preoccupa la situazione?"
"Cosa vuoi dire?"
"Ma non ti sei accorto che
Roma è mezzo vuota, dove credi che siano i miei colleghi?”
“Non
offenderti Safael, ma se devo essere sincero non mi interessa
particolarmente!”
“Ysra,
Razel li ha praticamente convocati tutti al Drag me to Hell!”
"Uh, in effetti mi sembrava
che ci fosse una strana tranquillità in città! Bé,
meglio così!"
Safet si irritò "Ma
che fesserie dici? A parte che un simile assembramento di demoni può
essere pericoloso per gli umani ospiti che potrebbero impazzire per
il terrore, ma oltretutto, dimmi una cosa per caso hai visto Ariel e
Michele ultimamente?"
Ysrafael di irrigidì
"Cosa intendi?"
Safet sbuffò "Santo
Cielo, va bene che voi angelici vi ritenete tutti onesti e leali, ma
un minimo di controllo potreste esercitarlo sui vostri sottoposti!
Ariel e Michele sono gli unici angeli lì in mezzo e ci sono
andati per motivi esattamente opposti!"
"Aspetta, mi stai dicendo
che quei due sono soli in mezzo ad un esercito di demoni e rischiano
anche di scontrarsi a causa di quel piccolo demone sconsiderato e
irresponsabile?"
"Già!"
"Devo radunare i miei
simili!" eslamò Ysrafael aprendo le ali.
"Ma sei impazzito? Vuoi
rischiare di scatenare una nuova guerra?" obiettò Safet
preoccupato.
"Allora cosa proponi?"
"Andiamo solo noi due e se
le cose tra i tuoi ragazzi e i miei si fanno troppo tese
interveniamo, anche Razel volente o nolente dovrà obbedirmi,
sono un Supervisore Capo Infernale!"
Ysrafael sbuffò “Tutto
questo casino per colpa di quel piccolo sconsiderato! Devi punirlo in
modo molto severo, è ora che la smetta di combinare casini,
tutta questa situazione è solo e soltanto colpa sua!"
"Sei ingiusto Ysra, perché
non pensi a quanto ha sofferto? Era innamorato perso di quella
ragazza, non credi che sia già stato punito abbastanza per il
suo errore?”
"È un demone,
Safael, non è capace di amare davvero e il suo è solo
egoismo, ha meritato di perdere quella ragazza, l'aveva corrotta
malgrado i miei avvertimenti. Secoli fa ha messo nei guai Ariel per
una scommessa e sono millenni che Michele è influenzato
negativamente da lui, sarebbe ora che ti decidessi ad incatenarlo da
qualche parte e a buttare la chiave, almeno non farebbe più
danni!" rispose irritato Ysrafael.
Safet lo guardò
esterrefatto "Ma cosa dici, Ysra! Ariel e Michele sono
responsabili delle loro azioni e anche Alba! Ti sei dimenticato del
libero arbitrio?"
"Tu lo difendi sempre,
neanche fosse tuo figlio!" esclamò Ysrafael furente.
Safet sospirò "Non
lo è, Ysra, ma sai molto bene che suo padre e sua madre erano
i miei migliori amici. Galadriel prima di morire mi ha chiesto di
vegliare su di lui e io ho le dato la mia parola. E comunque non lo
faccio solo per lei, lo faccio anche per il ragazzo e per suo padre.
Se fosse tuo figlio non parleresti così!"
Ysrafael si fece malinconico "È
triste che Galadriel non ci sia più, era un arcangelo
eccezionale, abbiamo perso troppi amici in quella guerra! Peccato che
il ragazzo non le somigli molto!"
"Azaele somiglia a suo
padre e suo madre molto più di quanto pensi, credimi un giorno
potrebbe sorprenderti” obiettò Safet, poi incrociando lo
sguardo di Ysrafael aggiunse “Non voglio che questa storia
finisca male, ti prego aiutami ad evitarlo!"
Ysrafael distolse lo sguardo dal
viso del suo vecchio amico e non rispose.
Angelo e demone rimasero in
silenzio per un po' a osservare le chiome degli alberi mosse da una
leggera brezza mattutina.
Infine Ysrafael ruppe il
silenzio "Proprio ieri una donna umana mi ha fatto vedere un
aspetto della situazione tra Azaele e Ariel che non avevo
considerato...”
Safet gli rivolse uno sguardo
interrogativo.
Ysrafael scosse leggermente la
testa “È una storia lunga ti spiego dopo... Tornando a
noi... forse hai ragione, forse è venuto il momento di aiutare
quei ragazzi a trovare un punto di incontro!”
Safet sorrise circondando le spalle di Ysrafael con un braccio
“Sapevo di poter contare su di te!” Ysrafael gli
rivolse un sorriso storto “È solo che voi altri siete
più bravi di noi a tentare il prossimo, mi hai fregato con le
tue moine!”
Safet rise di gusto, ma non negò l'accusa.
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Capitolo 19 *** Fidati di me ***
Capitolo 19
Fidati di me
Azaele, sapeva che stava arrivando la resa dei conti, era ora di
chiudere la partita prima che la situazione potesse degenerare.
Mentre raggiungeva la dependance che fungeva da sala da pranzo
dell'agriturismo, per l'occasione trasformata in sala conferenze,
annuiva distrattamente a Rossi-Corioli che gli stava elencando le
incredibili opportunità di guadagno a cui avrebbe potuto
accedere unendosi al gruppo di multilevel marketing, da lui
recentemente costituito grazie alla partecipazione di madre, cugino
disoccupato e fidanzata.
Una volta entrati in sala, Azaele si liberò di Rossi-Corioli
indicandogli cortesemente la sedia libera più lontana
possibile dal tavolo degli organizzatori. Cercò con lo sguardo
Alba, ma non la vide da nessuna parte. Sospirò, prese il
microfono, tossicchiò per attirare l'attenzione dei presenti e
cominciò a presentare la giornata, elencando i vari laboratori
e le loro finalità. Tutti iniziarono a prendere appunti, anche
i demoni.
Dopo qualche minuto entrarono in sala Marzia e Alba. La prima si
precipitò, con aria colpevole, a cercare una sedia libera. La
seconda osservò perplessa le ampie vetrate di cristallo
completamente ricoperte da poster che mostravano eroici impiegati con
le braccia alzate a simboleggiare la vittoria sulla montagna appena
scalata. Ballerine in equilibrio sulle punte, fiere di ballare sotto
la pioggia scrosciante. Pugilesse in posa d'attacco contro invisibili
avversari e il solito elefantino timoroso di attraversare il fiume
che Alba aveva già incontrato in infermeria.
Ogni immagine, rigorosamente ambientata all'aria aperta e all'alba di
una nuova vita piena di successi, era corredata dall'immancabile
frase motivazionale.
Impiegato scalatore: “Abbiamo quaranta milioni di ragioni per
fallire, ma non una sola scusa”.
Ballerina sotto la pioggia: “La vita ha due regole. La prima è
non arrendersi mai. La seconda è non dimenticarsi mai della
prima”.
Pugilessa: “Il duro lavoro batte il talento, quando il talento
non lavora duro”.
Elefantino timoroso: “Tutte
le cose sono difficili, prima di diventare facili”.
Alba pensò che sarebbe stato molto più motivante poter
ammirare il panorama per il quale erano state progettate le ampie
vetrate, piuttosto che quei poster patetici. Sospirò e
raggiunse l'ultima sedia libera disponibile.
Azaele finì il discorso di presentazione formò i gruppi
di lavoro e dichiarò ufficialmente iniziata la "sfida del
secolo". Uno scroscio di applausi concluse il suo intervento.
Umani e demoni defluirono dalla sala scambiandosi opinioni sul
discorso di Azaele e sul gruppo di lavoro al quale erano stati
assegnati.
Alla fine rimasero solo Azaele e Alba che, almeno apparentemente,
stava finendo di prendere appunti.
La signorina Corelli rientrò nella sala, squadrò
malamente la collega ancora seduta e le disse gelidamente "Stiamo
aspettando solo te!"
Alba chiuse il quaderno degli appunti, rivolse un'occhiata
indecifrabile a Molinesi e poi si alzò per seguire la Corelli.
#
La giornata di corsi si era rivelata un vero incubo, almeno per Alba.
La mattina era stata caratterizzata da una tensione continua. In
particolare durante il laboratorio "Trasparenza e sincerità"
che avrebbe dovuto aiutare i colleghi ad affrontare e superare
eventuali incomprensioni, ma che si era trasformato nella saga delle
accuse e delle vendette.
Martini e la Corelli si erano alleati contro i colleghi. La prima
aveva raggiunto vertici di acidità inediti e il secondo aveva
accusato tutti, tranne la sua alleata, di essere zavorre inutili e
incompetenti.
Alba non poteva credere alle sue orecchie e quando le accuse e le
offese avevano superato il limite, non era riuscita a fare meno di
desiderare che qualcosa tappasse la bocca ai due odiosi colleghi.
Immediatamente dopo le lingue di Martini e della Corelli si erano
gonfiate in modo abnorme e i due avevano cominciato a tossire così
forte da essere costretti a lasciare l'aula per andare a bere
qualcosa.
I presenti avevano tirato un sospiro di sollievo.
Alba però non si era affatto rasserenata, tutt'altro. Era
sicura di avere a che fare con l'improvviso gonfiore della lingua dei
colleghi.
La cosa che più l'angosciava però, era che per tutto il
giorno aveva avuto la sensazione che nelle aule ci fossero molte più
persone di quelle che vedeva realmente, una sorta di affollamento
"malefico" che le provocava un fortissimo senso di
malessere e nausea.
Aveva ringraziato il cielo (malgrado fosse atea) quando alle cinque,
finalmente, l'ultimo laboratorio della giornata "Fantasia al
potere" si era concluso con la raccolta firme per l'avvio del
progetto SMART! a cui si era rifiutata categoricamente di
partecipare.
Alba infatti non riusciva in nessun modo a capire come i suoi
colleghi si fossero potuti esaltare di fronte alla proposta avanzata
orgogliosamente da Rossi-Corioli, di produrre delle magliette con il
logo della ditta e l'immagine dell'impiegato del mese, per poi
venderle online.
Quando aveva cercato di sostenere che nessuno al mondo, a parte
qualche parente stretto del malcapitato impiegato di turno, avrebbe
potuto provare interesse all'acquisto di una simile maglietta,
Rossi-Corioli l'aveva tacciata di mancanza di coraggio nello
spingersi oltre gli “angusti limiti del sentiero
dell'ordinarietà”.
Alba aveva risposto che a volte tra coraggio e idiozia c'era una
sottile linea di demarcazione e che personalmente mai e poi mai
avrebbe accettato di aggiungere la sua firma a sostegno del progetto.
Tale reazione aveva provocato lo sconcerto dei colleghi e la felicità
del demone Zirael, che aveva scommesso contro il collega Razomiel,
vero autore della proposta nonché suggeritore occulto di
Rossi-Corioli, che almeno uno degli umani avrebbe dimostrato di non
essere così imbecille da accettare di firmare una simile
idiozia.
Allo scadere dell'orario Alba era praticamente fuggita dall'aula e
aveva attraversato i corridoi dell'agriturismo che col sopraggiungere
dell'imbrunire avevano cominciato a sembrarle molto meno allegri e
accoglienti.
Quella mattina infatti aveva ammirato i vasi di fiori colmi di
violette e ciclamini, i colori pastello che differenziavano le pareti
dei tre piani e le decorazioni floreali che le abbellivano, gli
specchi decorati da cornici fantasiose ispirate alle favole di Esopo.
Ma ora che la penombra nascondeva i colori allegri, ogni volta che
Alba incontrava uno specchio sentiva una strana inquietudine e
distoglieva subito lo sguardo per timore di scorgervi dentro presenze
inquietanti.
Era quasi arrivata in camera quando qualcuno la salutò.
"Ciao regazzina, ci si rivede!"
Alba rimase senza fiato, il rosso buttafuori del Cubo sembrava
comparso dal nulla e l'aspettava a braccia conserte appoggiato alla
porta della sua camera.
"Scusa, ma tu cosa ci fai qui?" domandò un po'
impaurita.
Razel sorrise "Tranquilla, nun sono qui per farti del male,
voglio solo aiutarti a comprendere la tua vera natura"
Alba non si sentì per nulla rassicurata, si fermò
incerta e rispose "Non so di che parli, per favore spostati e
lasciami entrare, sono molto stanca!"
Il demone scosse la testa "Forse, nun ce semo capiti. Io e te
dobbiamo parlare!" rispose scostandosi dalla porta e
avvicinandosi ad Alba continuando a sorridere.
La ragazza arretrò spaventata "Ti prego non so di che
parli, lasciami in pace!"
"Io credo che invece tu sappia benissimo di che parlo, ma nun te
va di guardare in faccia la realtà"
Razel si era avvicinato abbastanza da afferrarla delicatamente per
una spalla e spingerla lentamente fino a bloccarla contro il muro.
Alba, inizialmente spaventata si rese conto che una rabbia sorda
stava cominciando a farsi strada dentro di lei, chi diavolo era
quell'energumeno e come si permetteva di trattarla così?
"Ecco, brava smettila di tremare di paura e incazzate, famme
vede' cosa succede quando permetti alla vera Alba di venire fuori!"
ridacchiò Razel nel vedere lo sguardo della ragazza cominciare
ad emettere bagliori rossi.
"Lasciala in pace!" ordinò la voce familiare e
rassicurante di Sael.
Razel chiuse gli occhi, emise un profondo sospiro e senza neanche
voltarsi rispose "Questi nun sono affari tuoi bel fighetto,
vatti a trovare un diavoletto da sbaciucchiare e levati dalle palle!"
Sael replicò calmo "Lei non sarà mai tua, non ti
permetterò di prendertela. Levati tu, dalle palle!"
Razel sbuffò irritato "Me pare de aver già sentito
questo discorso, francamente nun te facevo tanto amico del
riccioletto!"
Si girò di scatto per appioppare un ceffone a Sael, ma il
giovane demone anticipandone la mossa scartò di lato e gli
assestò un calcio in uno stinco. Razel saltellò per il
dolore e latrò minaccioso "È meglio che cominci a
correre demonietto, se ci tieni alla vita"
"Sai che paura!" rispose Sael afferrando un vaso di
ciclamini e rompendoglielo in testa.
Razel non ci vide più dalla rabbia, si dimenticò
completamente di Alba e si buttò all'inseguimento di Sael che
aveva già provveduto a mettere in atto una elaborata fuga
preventiva attraverso i corridoi dell'agriturismo.
La ragazza rimase impietrita per qualche secondo, poi preoccupata per
l'amico, corse anche lei dietro a Razel, ma nonostante fossero
passati solo pochi secondi una volta voltato l'angolo si rese conto
che dei due non c'era più nessuna traccia.
#
Sael stava volando come un razzo lungo i corridoi dell'agriturismo
quando una mano lo afferrò e lo trascinò dentro una
camera. Per un attimo pensò che Razel fosse riuscito ad
anticiparlo e rivolse, suo malgrado, una preghiera al cielo.
Un istante dopo si ritrovò sbattuto contro il muro con la
lingua di Michele in bocca. Cosa sicuramente più soddisfacente
dell'essere inseguito da un grosso demone incazzato.
"Sei impazzito? " ansimò Michele staccandosi e
rivolgendogli uno sguardo preoccupato "Hai intenzione di farti
ammazzare dal troglodita rosso?"
"Razel stava cercando di provocare Alba, le ho visto le pupille
diventare rosse!" rispose il demone tirandosi addosso l'angelo e
cercando ancora la sua bocca. Michele non si fece pregare e
ricominciò a baciarlo.
I due si fermarono si guardarono negli occhi e lanciarono un'occhiata
all'ampio letto matrimoniale, così invitante con quei cuscini
gonfi e morbidi e le lenzuola che profumavano di lavanda, pianta a
cui era dedicata la camera che avevano appena occupato.
"Forse non dovremmo…" mormorò Michele
spingendo Sael verso il letto e continuando a baciarlo con foga.
"Non è proprio il momento..." replicò poco
convinto Sael, aiutandolo a liberarsi dall'impermeabile bianco.
Angelo e demone si lasciarono cadere sul letto ed erano intenti a
cercare di strapparsi i vestiti di dosso, quando il rumore della
porta che si apriva e le allegre risate di una donna raggelarono il
loro entusiasmo.
La Dott.ssa Devito, impiegata dell'ufficio logistica in attesa di
firmare le carte del divorzio, una bella donna sui trentacinque anni
dai capelli biondi, gli occhi azzurri e le forme generose e l'Ing.
Corradi dell'ufficio progetti, un quarantenne single, alto, dai
capelli neri, gli occhi azzurri e un lieve accenno di calvizie sulla
nuca, entrarono in camera sbacciucchiandosi e smanazzandosi
dappertutto.
"Oh… forse non dovrei… sono ancora sposata
dopotutto…" trillò allegramente la Devito
buttandosi sul letto e ritrovandosi al fianco di Michele e Sael che,
malgrado fossero invisibili ai due umani, la fissarono muti e
paralizzati dall'imbarazzo.
Corradi si sbarazzò di scarpe e giacca e balzò con
scatto felino sulla collega. Attendeva quel momento da circa cinque
anni, nei quali aveva dilapidato centinaia di euro per accendere
candele alla Madonna Vallicelliana,
presso la quale aveva perorato con vigore la sua causa sostenendo che
la Devito, sposata con un uomo noioso e anaffettivo, aveva diritto di
trovare la felicità con un altro uomo simpatico e affettuoso e
che l'avrebbe tenuta in ben altra considerazione.
I due si rotolarono avvinghiati sul letto emettendo urletti e sospiri
vari.
Michele e Sael, onde evitare imbarazzanti collisioni con i due
amanti clandestini, furono costretti a buttarsi sul pavimento di
ceramica di Modena. Si rialzarono leggermente pesti e avviliti e si
precipitarono fuori dalla camera.
La Devito si bloccò perplessa "Che succede?" domandò
Corradi temendo che volesse tirarsi indietro.
"Niente, è solo che ho avuto l'impressione che la porta
si fosse aperta per un attimo!"
"Avremo disturbato qualche demone! Magari anche loro ogni tanto
si divertono come noi!" rispose lui sorridendo.
La dottoressa rise divertita, pensò che il suo quasi ex marito
non era mai stato dotato di senso delI'umorismo e aiutò il
collega a sfilarle la gonna.
#
Azaele stava percorrendo i corridoi dell'agriturismo alla ricerca di
Alba quando Ariel gli si parò di fronte con un'espressione
rabbiosa e per nulla rassicurante.
"Ciao, piccolo bastardo, finalmente ci incontriamo!"
Il demone si fermò incerto, era abbastanza ovvio che sarebbe
stato inutile fingere di essere Molinesi.
"Hai perso la tua parlantina, Azaele? Come mai?" sogghignò
Ariel prendendolo per il collo e sbattendolo contro il muro.
"Ringrazia che sei nel corpo del mio utente e non posso
strapparti il cuore, ma presto non potrai più nasconderti lì
dentro e allora non ti basterà scappare sotto l'impermeabile
di Michele!"
Azaele gli rivolse uno sguardo disgustato, avrebbe potuto spiegare ad
Ariel che non intendeva rubare l'anima di Molinesi, né
tantomeno consegnarla a Razel, ma semplicemente restituire il corpo
all'umano. L'antipatia tra lui e l'angelo però era reciproca,
così si limitò a replicare "Sai, ho sempre pensato
che per essere un angelo sei veramente stronzo!"
Ariel strinse più forte e Azaele cominciò a risentire
della stretta, quando le porte dell'ascensore al piano si aprirono.
Le voci di due umani arrivarono anche ad Ariel che lasciò
andare Molinesi.
"Per ora la chiudiamo qui, ma ci rivedremo presto!"
sussurrò l'angelo allontanandosi.
Azaele portò una mano al collo e sospirò di sollievo.
"Oh, Corrado, la stavamo cercando dappertutto!" cinguettò
la signorina Corelli, la cui lingua purtroppo sembrava perfettamente
ristabilita. Martini, temendo di veder sfumare la possibilità
di portarsi a letto la collega, nonostante il lavoro di seduzione che
era convinto di aver brillantemente portato avanti per tutta la
giornata, rivolse a Molinesi uno sguardo di sfida.
Azaele non aveva alcuna intenzione di farsi slinguazzare una seconda
volta dall'odiosissima Corelli, per cui le rivolse un sorriso
freddamente professionale e domandò "A che proposito?"
La donna completamente smontata rispose gelidamente "Hanno
appena aperto il buffet!" dopodiché rientrò in
ascensore guardando Martini come se fosse stato la reincarnazione di
Paul Newman, cosa piuttosto improbabile considerando che il noto
attore, al contrario del collega, era stato un uomo dalla bellezza
mozzafiato.
Azaele sospirò di sollievo, l'ultima cosa che voleva era che
qualcuno potesse andare a dire in giro che si era scopato la vipera
bionda.
#
Alba era ferma nel bel mezzo di un corridoio e stava riflettendo
sull'improvvisa sparizione di Sael e del buttafuori del Cubo quando
si sentì chiamare da Molinesi.
"Alba, ti ho trovato finalmente, ti ho cercato dappertutto!"
Alba indietreggiò spaventata, non riusciva a togliersi dalla
testa la convinzione di aver visto nei vetri dell'ufficio il riflesso
del ragazzo che appariva nei suoi sogni.
"Che succede?" domandò lui notando il pallore del
viso di lei e fermandosi a circa un metro di distanza.
"Io… non lo so! Dimmelo tu!" rispose lei lanciando
un'occhiata alle porte chiuse dell'ascensore.
Azaele si guardò intorno.
"Non mi va di parlare qui, andiamo in un posto più
appartato, devo spiegarti molte cose!" rispose porgendo una mano
ad Alba e avanzando di un passo facendo si che la sua immagine
venisse riflessa in uno degli specchi appesi alle pareti del
corridoio.
Alba non riuscì a fare a meno di rivolgere lo sguardo verso lo
specchio, emise un gemito soffocato e domandò sconvolta "Chi
sei? Cosa vuoi da me, perché mi perseguiti?"
"Che cosa hai visto la dentro?" domandò il demone
preoccupato.
Lei indietreggiò ancora tendendo le braccia in avanti per
tenerlo a distanza "Ho visto quello che sei davvero, un mostro
alato che mi perseguita nei sogni e ora anche nella vita reale"
"Tu… tu mi hai visto?"
Alba scosse la testa piangendo e corse verso l'ascensore, schiacciò
convulsamente il tasto per chiamarlo al piano, ma l'ascensore era
già occupato, qualcuno era stato più veloce di lei. Si
voltò tremante verso Molinesi che le camminava incontro
lentamente.
"Lasciami in pace, è colpa tua… tutto quello che
sta succedendo è colpa tua!" urlò terrorizzata
schiacciandosi contro le porte dell'ascensore.
Azaele si fermò e parlò con voce molto calma "Ora
calmati! Non voglio farti male, voglio proteggerti"
Alba continuava a fissarlo tremando.
"Per favore credimi, non sono io quello che devi temere, c'è
qualcuno che ti sta cercando, è qui anche lui ed è
pericoloso"
Alba sbiancò del tutto "Il buttafuori del Cubo?"
"Chi?" domandò Azaele.
"Un uomo enorme dai capelli rossi!"
"Tu lo conosci?"
"Si!"
"Merda!" commentò preoccupato Azaele, non c'era
davvero più tempo da perdere. Doveva disfarsi del corpo di
Molinesi. Lo rendeva troppo debole per affrontare la situazione che
si stava facendo sempre più pericolosa.
"Ascolta Alba, quel… mostro che sogni, ti ha mai fatto
del male?"
"Nei sogni non è mostruoso, non ha le ali e neanche le
corna!" ammise Alba.
Azaele sospirò e sottolineò "Non sono corna, è
l'aureola che si è spezzata!"
Alba gli rivolse un'occhiata perplessa.
"Ok, a parte le precisazioni anatomiche… nei sogni ti
faccio del male?"
"No…" ammise lei leggermente più calma "Anzi,
mi salvi la vita"
Azaele sorrise "Vedi? Non è me, che devi temere!"
Si avvicinò ancora di più ad Alba e le prese
delicatamente una mano tra le sue, poi guardandola negli occhi la
tirò lentamente verso di sé e l'avvolse in un abbraccio
protettivo.
"Ti prego fidati di me o meglio, fidati di Azaele. Lo so che sei
sconvolta e che ti sembra di impazzire, ma ti giuro che posso
spiegarti tutto, anche i sogni" sussurrò dolcemente.
Alba non seppe spiegarsi il perché, ma stretta tra le braccia
di Molinesi sentì la paura allontanarsi e che nulla avrebbe
potuto farle del male, neanche il gigante rosso.
"Andiamo in camera tua" propose Azaele dolcemente.
Alba lo guardò titubante.
Lui la strinse ancora "Non aver paura, voglio solo raccontarti
tutto!"
Una volta entrati in camera Azaele la fece sedere su una poltroncina
il cui cuscino ricordava una zucca e le disse "Ora non
spaventarti, ok?"
"Ok" rispose lei incerta.
Osservò Molinesi sdraiarsi sul letto matrimoniale, incrociare
le mani sul petto e chiudere gli occhi respirando regolarmente.
Dopo pochi secondi, dal corpo di Molinesi si staccò un'ombra
familiare che, una volta toccato il pavimento, prese consistenza fino
a diventare un corpo in carne e ossa.
Davanti agli occhi di Alba si materializzò il giovane che
appariva nei suoi sogni.
"Chi sei tu? Perché mi appari in sogno?"
Il demone le rivolse uno sguardo malinconico.
"Non sono sogni, sono ricordi di una vita passata in cui ci
siamo incontrati, amati e persi... per colpa mia"
Alba sospirò “Significa che in una vita passata... io
sono stata davvero una strega e che sei stato tu a trasformarmi?”
Azaele non fece in tempo a rispondere che un miagolio alla finestra
fece voltare entrambi.
Un gatto nero con una stella sulla fronte, se ne stava seduto sul
balcone cercando di attirare la loro attenzione da dietro i vetri.
“Merlino” esclamarono insieme.
“Come fai a conoscere il suo nome?” chiese Alba.
“Lo sai!” sorrise Azaele.
Alba sospirò “Si, è vero, lo so. Mi hai aiutato a
cercarlo quando abbiamo trovato la casa di Elena completamente
bruciata!”
“Allora ti ricordi!” esclamò Azaele speranzoso.
“No, non mi ricordo. Però l'ho sognato!” la
ragazza andò ad aprire la finestra.
Merlino entrò e si gettò su Azaele soffiando furioso.
Il demone si scansò e afferrò il gatto per la
collottola sollevandolo al livello del suo viso e scuotendolo
leggermente.
“Ora piantala Merlino, lo so che sei ancora arrabbiato per
quello che è successo allora, ma sai bene che non è
stata solo colpa mia. Mi avevano chiamato a recuperare delle anime e
sono stato costretto a obbedire! E sai altrettanto bene che oggi non
sono io a costituire un pericolo per Alba!”
Il gatto nero soffiò con meno convinzione, poi miagolò
contrariato.
“Ti lascio andare se tu prometti ti piantarla di aggredirmi!”
rispose Azaele.
Merlino emise un altro miagolio che Azaele interpretò come un
assenso. Non appena il gatto si sentì libero saltò in
braccio ad Alba e lanciò al demone uno sguardo sospettoso.
Alba che aveva assistito in silenzio a tutta la scena domandò
“Conosci il linguaggio dei gatti perché sei un demone?”
“Non è un gatto, è il tuo famiglio!”
“Il mio cosa?”
“Un famiglio, un demone minore incaricato di proteggerti,
l'eredità che ti ha lasciato Elena!”
Alba si sedette nuovamente sulla poltroncina, accarezzò la
schiena di Merlino e rivolse uno sguardo al corpo pallido di
Molinesi.
“Sai non credo che sia un bene per lui rimanere abbandonato in
quel modo!”
“No, in effetti no. Ma abbiamo un po' di tempo prima che sia
costretto a rientrare nel suo corpo, abbastanza per raccontarti come
è andata!” rispose Azaele sedendosi sul letto, di fronte
ad Alba.
“Allora comincia, voglio sapere tutto!” lo esortò
lei.
Azaele emise un lungo sospiro “Era un mite febbraio di
esattamente quattrocento anni fa, io avevo finito di ritirare delle
anime e mi stavo riposando sul ramo di un'enorme quercia, quando ho
sentito dei contadini urlare inferociti mentre inseguivano una
ragazza dai lunghi capelli neri e ricci e dai bellissimi occhi
verdi...”
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Capitolo 20 *** Nascita di una strega ***
Capitolo 20
Nascita di una strega
Alba, Azaele e Merlino, si lasciarono
alle spalle la casa distrutta della signora Elena e camminarono
tutto il pomeriggio, o meglio, per lo più aveva camminato
Azaele portando di nuovo Alba sulle spalle.
Era ormai ora di cena quando
finalmente arrivarono alla Locanda dell'Agnello macellato1,
poco fuori Monterotondo. Azaele e Alba osservarono perplessi
l'insegna, ma aveva cominciato a piovere ed erano troppo stanchi per
cercare un'alternativa. Entrarono e presero due stanze, Alba era un
po' preoccupata, non aveva molti soldi, ma Azaele sorrise e pagò
per entrambi. Prima di salire in camera decisero di mangiare qualcosa
e si sedettero a un tavolo. L'oste li raggiunse poco dopo e servì
il piatto del giorno: agnello arrosto. Azaele e Alba, piuttosto
affamati, si dedicarono all'arrosto senza parlare.
Erano passati pochi minuti quando la
porta della locanda si aprì. Azaele sentì un brivido
improvviso lungo la schiena, si voltò e vide tre frati
incappucciati accomodarsi intorno a un tavolo, i suoi occhi
incrociarono quelli di un uomo alto e magro, dagli occhi neri e
freddi che sembrava il capo del gruppetto. "Sgherri
dell'inquisizione" pensò il demone irritato, l'uomo
sostenne il suo sguardo, un leggero sorriso gli increspò le
labbra come se avesse intuito la vera natura di Azaele. Il demone
stava per togliersi la soddisfazione di lasciare che i suoi occhi
diventassero completamente neri e bui, ma poi pensò ad Alba,
distolse lo sguardo dall'inquisitore e rivolse la sua attenzione
esclusivamente alla ragazza che stava raccontando brevemente la sua
vita.
Era cresciuta in una famiglia di
artigiani. Purtroppo quando lei e i suoi fratelli erano ancora
piccoli, la malaria si era portata via prima suo padre e poco dopo
sua madre. Per sopravvivere erano dovuti andare tutti a servizio. Lei
era stata fortunata perché era stata presa dalla signora Elena
che le aveva fatto un po' da madre e l'aveva spronata a cominciare a
studiare le erbe. Raccontò di come si era sempre sentita un
po' diversa dalle altre ragazze perché non era stata mai tanto
interessata a trovare un brav'uomo e sposarsi, quanto a studiare e
aiutare la gente senza dipendere da nessuno, proprio come la signora
Elena.
Azaele la osservava quasi ipnotizzato,
non gli era mai capitato di fermarsi a parlare con un mortale. Il suo
rapporto con gli umani, almeno fino a quel momento si era limitato ad
accompagnare le loro anime all'inferno e in quei frangenti non è
che ci fosse molto da chiacchierare. Con le donne aveva avuto qualche
scambio in più, giusto perché ogni tanto si
intratteneva piacevolmente con qualcuna di loro, ma anche in quei
casi una volta finito il divertimento lui e l'umana di turno si
salutavano cortesemente e ognuno andava per la sua strada. Azaele
infatti, non era mai stato interessato a prendersi una “compagna”,
non gli sembrava giusto condannare qualche ragazzina inesperta
all'Inferno. Preferiva scegliere donne che avevano solo voglia di
condividere il letto con lui per qualche ora e senza impegno. Almeno
era stato così fino a quando si era imbattuto in Alba.
Inizialmente, quando si era reso conto
di cosa stava succedendo, si era solo voluto divertire a mettere i
bastoni tra le ruote al branco di bifolchi che inseguivano la ragazza
dai lunghi capelli ricci e neri. Per questo, dopo averla vista
inciampare, aveva deciso di issarla sul ramo e nasconderla alla vista
dei contadini. Nel momento in cui l'aveva stretta tra le braccia
però, aveva sentito una strana sensazione di calore dentro il
petto che era aumentata sempre più nell'arco della giornata.
Durante la cena, mentre ascoltava la
ragazza raccontare la sua storia, a quella piacevole sensazione si
era aggiunta anche la consapevolezza di aver incontrato per la prima
volta in vita sua, qualcuno che potesse capire il senso di estraneità
che aveva provato fin dal primo giorno della sua vita infernale.
Erano millenni che si sentiva solo laggiù, a parte forse per
quelle poche volte che si era ritrovato a collaborare con Sael, il
demone timido e riservato che aveva un debole per Michele. Il
collega però aveva un carattere molto chiuso e nonostante si
dimostrasse sempre amichevole ed educato, tendeva a mantenere le
distanze.
Un'altra esperienza che aveva in
comune con Alba era la perdita dei genitori, anche se a dire il vero
nel suo caso si trattava di un vero e proprio abbandono. Azaele non
riusciva a capire come suo padre e suo madre avessero potuto compiere
un'azione così crudele e ne soffriva ancora. A volte si
chiedeva se la sua "ribellione" non fosse stato un
tentativo, inutile, di attirare l'attenzione dei suoi genitori.
"Ti sto annoiando?" domandò
improvvisamente Alba.
"No, certo che no!" rispose
il demone che si era accorto di essersi perso nei suoi pensieri. "È
solo che mi ritrovo nel tuo racconto!"
"Davvero?" domandò la
ragazza stupita.
"Già" sospirò
lui. "È tardi andiamo a dormire" concluse alzandosi.
Accompagnò Alba fino alla sua camera, rimanendo poi a fissarla
un po' imbarazzato. Si rese conto che desiderava passare la notte con
lei, ma aveva percepito che la ragazza non era mai stata con un uomo
e per quanto la desiderasse, non poteva pensare di farla diventare la
sua "compagna", Alba non si meritava di finire all'inferno
per colpa sua. La ragazza interruppe i suoi pensieri salutandolo con
un sorriso un po' malizioso "Allora buonanotte, a domani!"
"Uh, si certo a domani!"
rispose lui preso alla sprovvista.
Alba chiuse la porta, attese un attimo
e poi la riaprì, ma Azaele era già scomparso. La
ragazza sospirò delusa e dandosi della stupida richiuse la
porta.
In realtà Azaele era ancora lì,
invisibile e schiacciato contro il muro da Michele. "Che cosa
cerchi di fare Azaele? Se credi che ti permetta di possedere quella
ragazza e rovinarle la vita, ti sbagli!" sibilò l'angelo,
furente.
"Non sto cercando di rovinare la
vita di nessuno, idiota, sto cercando di salvarla dai bifolchi che
vogliono bruciarla viva solo perché cerca di aiutarli
curandoli con le erbe mediche! Tu e tutti voialtri siete solo dei
sadici, vorreste vedere tutte le ragazze come lei morire in modo
orribile!" rispose Azaele spingendolo via.
"Non ti permetto di insultare né
me, né i miei colleghi. Sai benissimo che certe cose terribili
accadono per istigazione dei tuoi indegni colleghi!" replicò
l'angelo assestandogli un pugno in piena faccia. Azaele si portò
una mano al viso "Ma sei impazzito? Per poco non mi hai rotto il
naso!" urlò saltando addosso a Michele e facendogli
perdere l'equilibrio. L'angelo cadde all'indietro rotolando giù
per le scale e portandosi dietro Azaele. Non fece in tempo a
rialzarsi che il demone gli restituì il pugno in faccia.
L'angelo, furibondo, lo afferrò
per i capelli e lo sbatté violentemente contro la porta della
locanda che si spalancò facendo finire il demone dentro una
pozzanghera.
Per qualche istante nella locanda calò
il silenzio mentre gli ospiti osservavano stupiti la porta ancora
aperta. L'oste commentò che doveva essere stato un colpo di
vento e andò a chiuderla. Tutti ricominciarono a chiacchierare
come se nulla fosse successo, tranne gli uomini incappucciati che si
scambiarono un breve cenno d'intesa.
Michele si avvicinò al demone e
lo tirò su dal fango, Azaele ne approfittò per
assestargli una gomitata nello stomaco. L'angelo si piegò in
due per il dolore, Azaele si fermò ansimando, si passò
una mano sul viso per pulirlo dal fango misto al sangue e gli domandò
"Ti basta?".
Michele non fece in tempo a rispondere
che una luce angelica lì investì in pieno, Azaele
cadde a terra urlando e contorcendosi per il dolore. Michele aprì
le ali per proteggerlo, si girò verso la fonte della luce e
implorò "Ti prego Ysrafael, basta, abbiamo capito!"
"Non ho sentito, il tuo amico!"
rispose gelido il supervisore angelico senza interrompere il raggio
di luce emesso dalla sua spada. "Ho capito, basta!" si
lamentò Azaele che si era rannicchiato in posizione fetale
cercando di rimanere il più possibile protetto dalle ali di
Michele. Israfael interruppe il raggio di luce "Allora
piantatela di comportarvi come due ragazzini! Michele vieni con me, è
in corso una scaramuccia tra soldati del Papa e truppe spagnole,
dobbiamo ritirare delle anime. Muoviti anche tu Azaele, alcune sono
destinate alla tua parte!"
"Non prendo ordini da un
supervisore angelico!" bofonchiò Azaele ancora a terra.
"Attento a come parli, demone!"
lo minacciò Yrafael alzando nuovamente la spada, Azaele si
nascose dietro Michele che intervenne "Ysrafael, perdonami, ma
Azaele purtroppo ha ragione, sai bene che non può obbedirti!
Forse è meglio aspettare che arrivi il suo supervisore!"
"Non c'è tempo per
aspettare i comodi dei demoni, dobbiamo andare!" rispose
Ysrafael. "Quanto a te, attento a quello che fai, la ragazza al
piano di sopra non è tua, prova a toccarla e te ne pentirai!"
aggiunse puntando la spada contro la gola di Azaele che evitò
di replicare, il supervisore angelico era già abbastanza teso,
non voleva rischiare di innervosirlo ulteriormente con qualche
battuta sarcastica.
I due angeli aprirono le ali e
lasciarono Azaele da solo a riflettere sul da farsi. Per il momento
non aveva ancora ricevuto alcuna chiamata da Safet e comunque l'idea
di lasciare Alba da sola lo preoccupava. Non erano tempi adatti per
lasciare una ragazza sola, in una locanda in cui avevano deciso di
sostare anche degli inquisitori, quei bastardi erano sempre in cerca
di qualche poveretta da torturare e condannare al rogo. Azaele li
odiava profondamente anche se riconosceva che avevano almeno il
merito di essere ottimi clienti infernali. Erano talmente corrotti
che molti di loro neanche si stupivano quando una volta esalato
l'ultimo respiro si trovavano di fronte lui e non un angelo.
Rientrò nella locanda
riflettendo sul da farsi e per la seconda volta incrociò lo
sguardo dell'inquisitore. Di nuovo preferì mostrarsi
indifferente, salì le scale e si stava avviando verso la sua
camera quando sentì un lamento provenire dalla camera di Alba.
Preoccupato si precipitò dentro e la trovò che piangeva
e si lamentava nel sonno chiamando Elena. Il demone la svegliò
dolcemente.
"Azaele" disse lei aprendo
gli occhi e abbracciandolo stretto "ho avuto un incubo
terribile"
"Ti stavi lamentando nel sonno,
sono entrato perché ho temuto che stessi male" rispose
lui stringendola tra le sue braccia.
"Ti prego Azaele rimani a dormire
qui con me" lo supplicò la ragazza.
"Alba, i… io non credo che
sia una buona idea" rispose lui a disagio.
"Perché? Sto bene con te,
sei gentile, premuroso e…" Alba arrossì e sussurrò
nascondendo il viso contro il petto di Azaele "... molto bello!"
Azaele non era abituato a sentirsi
fare dei complimenti e soprattutto non si era mai considerato molto
bello, al limite si sarebbe definito interessante o un tipo. Per
essere un ex angelo infatti, era abbastanza basso, superava a
malapena il metro e settanta, non era biondo e non aveva gli occhi
azzurri o verdi. Certo aveva un fisico asciutto e muscoloso, come la
maggior parte di angeli e demoni, ma insomma, se pensava ad una
definizione di molto bello gli veniva immediatamente in mente
Michele, non certo lui.
"Uh, bé... grazie!"
rispose un po' imbarazzato. "Tu sei bellissima e molto dolce e…
davvero, sei troppo… insomma non sarebbe giusto, capisci?"
farfugliò "Tu devi trovare un bravo ragazzo e…"
Lei sorrise dolcemente "Io l'ho
già trovato un bravo ragazzo. Mi ha salvato la vita e mi
protegge da ogni pericolo!"
Azaele deglutì "Si, ma io
non sono quello che pensi, voglio dire, non sono quello che… di
cui hai bisogno… tu credi… ma io…".
"Io so solo che non avevo mai
incontrato un uomo come te, prima d'ora, e che non ho mai provato per
nessuno quello che sento per te. Quando sono tra le tue braccia non
ho paura di nulla, perché so che ci sei tu a proteggermi!"
rispose lei stringendosi ancora di più a lui e guardandolo con
quei suoi grandi occhi verdi e innamorati.
Il demone, naufragò in quegli
occhi, in quel leggero profumo di lavanda che emanava dal corpo
morbido di lei, in quelle labbra così morbide e invitanti.
La attirò a sé e la
baciò a lungo e quando finalmente tornarono a respirare, lei
sussurrò "Io non voglio nessun altro che te!"
A quelle parole Azaele cedette
completamente e dimenticandosi della sua vera natura la baciò
e la accarezzò ancora e ancora, si liberò dei suoi
vestiti e di quelli di lei e quando capì che era arrivato il
momento l'amò dolcemente, abbandonandosi come non aveva mai
fatto prima e rendendosi conto che per la prima volta nella sua lunga
vita da immortale, stava provando quel sentimento che gli umani
chiamavano amore.
Ed era bellissimo.
#
Safet sbuffò, non era affatto
felice di quell'incarico, andare su e giù dalla terra
all'Inferno per accompagnare le anime dei soldati, era di una noia
mortale, soprattutto per lui che era più una creatura di
pensiero.
Fortunatamente Azaele, tanto per
cambiare, non aveva risposto alle sue convocazioni, per cui si era
dovuto allontanare dall'area di recupero anime e andare a scovare
dove si fosse cacciato, prima che qualche zelante collega se ne
accorgesse e riferisse la cosa agli Arcidiavoli.
Gli era bastato concentrarsi un po'
per individuare le tracce dell'aura di quello svampito e arrivare
alla Locanda dell'Agnello macellato. Ancora meno c'era voluto per
individuare la camera dove il demonietto, a quanto pareva, aveva
appena finito di sollazzarsi con una ragazza umana che sembrava
piuttosto giovane e carina e che dormiva abbracciata al suo petto.
Azaele sorrise e posò le labbra sui capelli della ragazza,
baciandoli delicatamente. Safet rimase interdetto. Non lo aveva mai
visto comportarsi in quel modo con una donna, sospirò e decise
di entrare comunque.
Azaele nel vederlo sussultò e
coprì immediatamente la ragazza addormentata.
Safet notò il gesto ma non fece
commenti, disse solo, cercando di assumere un tono abbastanza
distaccato "Sei in ritardo e come al solito fai finta di non
sentire le mie convocazioni! E risparmiami le solite scuse
fantasiose, lo vedo da me il motivo del tuo ritardo!"
Azaele provò a replicare, ma
Safet lo fermò "Vestiti e basta, ti ho detto che non
voglio sentire scuse. Quando avremo finito sarai libero di tornare
dalla tua compagna"
Azaele impallidì "Non è
la mia compagna e solo una come tante!"
"Ma davvero? Strano, perché
vedo un demone famiglio qui con voi!"
"Mi ha solo seguito, la sua
strega è morta e…" Merlino miagolò
indignato. Safet sorrise sarcastico "Non mi pare che la tua
versione coincida con quella di Myrddhinx"
Azaele cominciò a balbettare
"N...no, guarda che sta scherzando, ti sembro il tipo di demone
che si prende una compagna?"
"In effetti no, mi sembri più
il tipo di demone cretino che si è innamorato di una giovane
femmina umana e cerca di negare anche a se stesso di averla destinata
all'inferno" replicò lapidario Safet "Ora vestiti e
seguimi, non te lo ripeterò un'altra volta!"
"Safet, ti prego, ci sono dei
frati inquisitori al piano di sotto e come se non bastasse la ragazza
non sa nulla della mia vera natura, se l'abbandono adesso, senza
aiutarla ad accettare la sua nuova condizione, rischierà di
usare i suoi poteri inconsapevolmente e combinare qualcosa di
irreparabile!"
"Se dovesse succedere la colpa
sarà solo della tua sventatezza, avresti dovuto dirle chi eri,
permetterle di decidere consapevolmente se diventare o meno una
strega. Ora non c'è tempo per rimediare al tuo errore, ti
ordino di seguirmi, demone. Myrddhinx veglierà sulla ragazza
mentre tu sei impegnato a svolgere i tuoi compiti!"
Azaele abbassò la testa e non
osò più replicare, Safet gli aveva dato un ordine
chiaro e preciso, non aveva modo di rifiutarsi.
Si girò verso Alba, la osservò
dormire qualche istante e poi con la morte nel cuore seguì
Safet che si era lanciato fuori dalla finestra con le ali spiegate.
#
Il sole non era sorto da molto quando
Alba si svegliò e allungò una mano per cercare Azaele.
Ma al suo fianco non c'era nessuno. Si guardò intorno stupita,
l'unico essere vivente oltre a lei era Merlino che la fissava
muovendo nervosamente la coda. Pensò che probabilmente il
ragazzo era andato a recuperare la sua roba in camera e magari la
stava aspettando giù per fare colazione insieme e decidere
cosa fare. Mentre scendeva dal letto notò che la sua ferita
era completamente rimarginata e se ne stupì, anche se non si
trattava di nulla di grave, non si aspettava di guarire così
velocemente.
Si lavò e vestì in
fretta e provò a bussare alla porta della camera di Azaele. Il
ragazzo non rispose. Alba si accorse che la porta era solo socchiusa,
gettò uno sguardo dentro ma non c'era nessuno, sospirò
e decise di scendere, Merlino la seguì silenziosamente.
La sala da pranzo della locanda era
quasi vuota, gli unici avventori era tre frati incappucciati che la
osservarono insistentemente. Provò uno strano brivido e un
malessere profondo, ma evitò di rispondere al loro sguardo.
Erano frati inquisitori, gente da cui la signora Elena le aveva
sempre detto di tenersi lontana. Anche Merlino sembrava aver avuto lo
stesso pensiero perché si dileguò tra i tavoli senza
farsi notare.
Alba si avvicinò all'oste e gli
domandò se aveva visto Azaele. L'uomo scosse la testa e
rispose che non lo vedeva dalla sera prima.
La ragazza capì che il giovane
se n'era andato senza salutarla, ma non riusciva a credere che si
fosse semplicemente divertito per poi abbandonarla in quel modo.
Dentro di sé sapeva di avere stretto un legame profondo con
lui e che presto si sarebbero incontrati di nuovo. Decise di mangiare
qualcosa e partire al più presto per raggiungere Roma, dove
avrebbe sicuramente trovato un lavoro nuovo e, ne era certa, anche
Azaele.
Appena mise piede fuori dalla porta
riapparve Merlino che miagolò e le saltò in braccio con
un balzo, irrigidendosi come se fosse spaventato. La stessa Alba si
sentì gelare il sangue. “É il vostro gatto?”
domandò una voce fredda e tagliente alle sue spalle, la
ragazza si girò lentamente, ma sapeva già di chi era
quella voce. Guardò l'uomo incappucciato negli occhi e rispose
calma “É l'unico rimasto della cucciolata della mia
vecchia gatta, padre, era malata ed è morta poco dopo. Molte
persone scacciano dalle loro case i cuccioli di gatti neri, ma San
Francesco ci ha insegnato ad amare ogni creatura di nostro Signore,
non sono riuscita ad abbandonarlo al suo destino!”
L'incappucciato sembrò colpito
positivamente dal modo sincero in cui aveva risposto Alba, che in
realtà aveva mentito. Elena le aveva raccontato che Merlino un
giorno si era presentato alla sua porta e non se n'era più
andato, ma per qualche motivo la ragazza aveva intuito che era meglio
raccontare una storia diversa.
L'inquisitore domandò ancora
“Viaggi sola? Non è usuale per una giovane donna come
te!”
Alba cominciava a provare un forte mal
di testa e una sensazione di rabbia verso quell'uomo che si
permetteva di curiosare nella sua vita, ma ancora una volta capì
di dover mantenere la calma e rispondere con semplicità “Vado
a Roma a cercare servizio, padre, e a dire il vero fino a ieri non
ero sola, un giovane educato che faceva la mia stessa strada si è
offerto di accompagnarmi. Purtroppo stamattina ho scoperto che se n'è
andato via senza salutarmi. Ci sono rimasta un po' male, ma in fondo
non era un suo obbligo continuare il viaggio con me. Aveva i suoi
impegni e sarà dovuto partire presto!”
Ancora una volta l'inquisitore sembrò
soddisfatto, la giovane aveva ammesso di essere stata in compagnia
del giovane bruno con cui l'aveva vista cenare la sera prima. “Molto
bene, vai in pace ragazza e buona fortuna per il tuo lavoro!”
Alba rispose educatamente al saluto e
si avviò verso la strada che portava a Roma. Merlino stretto
tra le sue braccia, si rilassò e ricominciò a
respirare.
Nota 1: spero che John Landis non
venga mai a saperlo...
|
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Capitolo 21 *** Non smetterò mai di cercarti ***
Capitolo 21
Non smetterò mai di cercarti
Alba si
incamminò verso Roma, non sapeva perché, ma era certa
che Azaele non l'avesse abbandonata e che viaggiando verso la Città
Santa lo avrebbe incontrato di nuovo.
Camminava
già da diverse ore, quando scorse una casa di contadini.
Stanca e affamata pensò di chiedere qualcosa da mangiare e da
bere ad una giovane donna che stava dando il grano alle galline, Alba
si avvicinò e salutò per richiamarne l'attenzione.
"Buongiorno!".
La donna alzò lo sguardo e le rivolse un sorrise gentile
"Buongiorno!"
"Sono
in viaggio per Roma, sono partita presto e ora sono un po' stanca e
ho fame. Avrebbe un po' di pane e formaggio e dell'acqua?"
"Certo"
rispose la donna facendole cenno di entrare nell'aia e sedersi sulla
panca posta al lato di un lungo tavolo di legno “Riposati qui,
arrivo subito”.
Alba
aveva appena finito di bere, quando un uomo disperato con una bambina
esanime tra le braccia e un ragazzino in lacrime al suo fianco,
raggiunse le due donne. La contadina si portò le mani al viso
disperata "Cosa è successo, perché è così
bianca?"
"E
caduta nel ruscello" rispose l'uomo straziato. "Mi sono
precipitato immediatamente in acqua, ma aveva già smesso di
respirare!".
La
donna prese la bambina tra le braccia e cominciò a piangere.
"Dov'è
il ruscello, lontano? È passato molto tempo? " domandò
Alba. "È appena, successo!" rispose il contadino tra
le lacrime.
"Allora
forse siamo ancora in tempo, poggiatela a terra e lasciate fare a
me!" ordinò Alba con una tale sicurezza che il contadino
obbedì. La ragazza pose le mani sul petto della bambina e
cominciò alternativamente a spingere e soffiare nella bocca
della bambina. Dopo un po' di tentativi la piccola cominciò a
tossire, gettò fuori l'acqua dai polmoni e apri gli occhi
confusa.
La
contadina emise un grido di gioia "Aurora, piccola mia, sei
viva!"
Abbracciò
la bambina e strinse le mani di Alba "Ti ringrazio, il signore
ti ha mandato qui per salvarla"
Alba
sorrise felice, ma il momento di gioia fu interrotto dalla voce
rabbiosa del contadino. "Non c'è nulla da ringraziare e
tu, strega, vattene via prima che ti uccida con le mie mani!".
Alba lo guardò senza capire. La madre della bambina intervenne
sconvolta "Ma cosa dici, questa ragazza ha salvato Aurora e tu
la offendi e la minacci, sei impazzito?"
L'uomo
diede un violento schiaffo alla donna "Stupida, non capisci? La
strega ha soffiato il demonio dentro nostra figlia!"
"Ma
che stupidaggini dici? Ho solo fatto in modo che le uscisse l'acqua
dai polmoni, qualsiasi dottore avrebbe fatto la stessa cosa ottenendo
il medesimo risultato!" replicò Alba.
L'uomo
le rivolse uno sguardo sprezzante, afferrò un bastone e glielo
puntò minacciosamente contro "Vattene! E portati via quel
piccolo mostro, ormai non è più mia figlia!" urlò,
strappando la bambina dalle braccia della moglie e spingendola
malamente contro Alba. La contadina cercò di intervenire, ma
l'uomo la schiaffeggiò ancora più forte, il ragazzino
cercò di difendere la madre, rimediando un pugno sul naso. Non
contento, l'uomo si lanciò di nuovo sulla moglie che
abbracciava la figlia per proteggerla dalla furia del marito. Il
contadino, ormai fuori di sé, alzò la mano che teneva
il bastone per colpirla, ma Alba stufa di quella violenza afferrò
il polso dell'uomo torcendolo con una tale forza da obbligarlo a
inginocchiarsi e lasciare andare il bastone.
"Chiedi
perdono a tua moglie e ai tuoi figli e giura davanti a Nostro
Signore, che non li toccherai più, se non vuoi che ti succeda
qualcosa di peggio di un polso rotto".
"Lo
giuro, lo giuro!" rispose l'uomo. "Non ti ho sentito
chiedere perdono!" replicò Alba torcendo ancora il polso
dell'uomo che urlò di dolore e si affrettò a ubbidire.
"Vi chiedo perdono!" mormorò senza avere il coraggio
di guardare il naso sanguinante del figlio e l'occhio nero della
moglie.
#
Era
ormai pomeriggio inoltrato quando gli inquisitori si
presentarono alla porta del contadino chiedendo da mangiare. Aurora
incuriosita entrò in cucina e osservò i frati intenti
ad assaporare i piatti semplici ma gustosi offerti dai suoi genitori.
La madre stava per dirle di uscire, quando la bambina commentò
perplessa "Lui perché non mangia con voi?"
Alla
domanda seguì un silenzio glaciale, rotto dal capo dei frati
che le domandò "Lui, chi?"
"L'uomo
anziano con gli occhi grigi e le ali nere" disse la bambina
indicando un punto dietro di loro. La madre sbiancò
terrorizzata, il padre mormorò qualcosa tra sé e sé
e Safet osservò la bambina allibito.
Il
frate alto e magro si alzò lentamente e si avvicinò ad
Aurora "Tu vedi un uomo dalle ali nere dietro di me?"
"È
solo una bambina, padre, ha tanta fantasia!" cercò di
minimizzare la madre.
"Non
è vero!" intervenne il marito "Fino a stamattina non
diceva queste cose assurde, è colpa di quella maledetta strega
che le ha soffiato il diavolo dentro!"
"Quale
strega?" domandò freddamente l'inquisitore.
"Ma
non era nessuna, strega, era solo una ragazza che…" provò
a rispondere la contadina.
"Taci,
sciocca, non capisci che quella donna ci ha maledetto tutti?" la
zittì il marito.
"Quale
strega?” domandò ancora l'inquisitore alzandosi
minaccioso, subito imitato dagli altri frati.
"Quella
che ha riportato in vita mia figlia… una ragazza dai ricci
neri e gli occhi verdi. Aveva con se un gatto nero con una stella
bianca in fronte. Aurora era appena annegata nel ruscello, lei gli ha
soffiato in bocca e l'ha risvegliata"
"Perché
stai facendo questo a nostra figlia?" urlò la donna
disperata abbracciando la bambina, intenta a fissare il vuoto sempre
nello stesso punto.
Gli
inquisitori afferrarono madre e figlia. La donna cercò di
divincolarsi e graffiò la faccia di uno di loro urlando alla
bambina di scappare. Ma era troppo tardi. Il frate alto e magro,
agguantò la bambina, gli altri presero la donna a calci e
pugni finché non fu più in grado di reagire. Il figlio
dei contadini cercò di difenderla, ma suo padre gli afferrò
le braccia e lo tenne stretto a sé mentre gli inquisitori si
portavano via la donna che implorava pietà almeno per sua
figlia e continuava a chiedere al marito perché avesse fatto
loro questo.
Safet
osservò gli inquisitori caricare sgarbatamente madre e figlia
nel loro carro. Si sentiva terribilmente in colpa, li aveva notati
dall'alto ed era sceso perché gli era sembrato di riconoscere
tra loro un'anima nera assegnatagli tempo prima, ma certo non poteva
immaginare che avrebbe incontrato una bambina capace di vederlo. La
piccola gli sorrise, lui la guardò rattristato, alzò
una mano e le fece un cenno di saluto. Sapeva come sarebbe finita per
lei e per sua madre, ma non poteva fare nulla per loro. Solo
assistere alla tragedia e sperare che un giorno quello sciocco
campagnolo sarebbe stato punito per la sua stupidità.
Il
capo degli inquisitori si avvicinò al contadino porgendogli un
sacchetto di monete "Avete fatto il vostro dovere di uomo
timorato di Dio, questo è il vostro premio se mi indicherete
anche da che parte è andata la strega che ha maledetto l'anima
di vostra moglie e vostra figlia"
L'uomo
prese il sacchetto e indicando la direzione presa da Alba, rispose
"Ha preso la strada per Roma"
L'inquisitore
ringraziò il contadino, si voltò e le sue labbra si
strinsero in una smorfia rabbiosa, aveva avuto praticamente in mano
la strega e non se n'era accorto. Com'era potuto accadere proprio a
lui, che non solo discendeva dal grande Inquisitore Nicolas Eymerich,
ma portava anche il suo stesso nome! Nonostante il suo aspetto cosi
giovane, per ingannarlo con tale facilità, doveva trattarsi di
una strega anziana e molto, molto potente. Ma ora che aveva scoperto
la sua vera natura, non aveva scampo, l'avrebbe catturata e
condannata a patire la punizione che le spettava.
Padre
Eymerich salì sul carro e frustò violentemente i
cavalli per farli ripartire. La bambina commentò "L'uomo
dalle ali nere ti sta fissando arrabbiato, padre. Anche lui pensa che
sei cattivo perché hai picchiato mia mamma e frusti i tuoi
cavalli" L'inquisitore rispose acido "Taci, piccola
strega!" e continuò con le sue frustate. La bambina
pianse in silenzio mentre osservava Safet seguirli in volo.
Il
figlio del contadino, fermo sull'aia, seguì il carro degli
inquisitori che si allontanava con sua madre e sua sorella finché
non lo vide sparire dietro la collina. A quel punto si girò
verso il padre e commentò "Io ti odierò per il
resto della mia vita!"
#
Non molto tempo dopo, un ragazzo dai capelli neri e ricci e un
giovane biondo, si avvicinarono al contadino che seduto a terra
osservava mestamente il sacchetto pieno delle monete guadagnate
grazie al suo tradimento.
Il ragazzo moro richiamò la sua attenzione e gli domandò
gentilmente se avesse visto una ragazza sui vent'anni bruna e dagli
occhi verdi. Il contadino lo fissò con uno sguardo spento e
rispose "La puttana del diavolo è andata a Roma!"
Azaele, si infuriò, afferrò l'uomo per il bavero e gli
urlò in faccia "Chi è che hai chiamato puttana?"
L'uomo urlò terrorizzato. Davanti a lui non c'era più
il giovane bruno ma una creatura completamente nera, con due corna,
una coda e due occhi dalle iridi rosse che brillavano come tizzoni
ardenti. Michele afferrò Azaele e lo trascinò via.
L'uomo cadde a terra in preda ai singhiozzi "Sono maledetto…
sono maledetto per sempre" continuò a ripetere scosso dai
tremiti.
Michele atterrò il più lontano possibile dalla casa del
contadino e lasciò andare Azaele. "Ma sei impazzito? Come
ti è venuto in mente di mostrarti a quel poveraccio in una
delle tue forme infernali?"
"Scusa, ho perso la calma. Sono stanco Michele e preoccupato per
la ragazza!" rispose il demone avvilito.
"Si può sapere per quale motivo ti preoccupi
continuamente per lei?" domandò l'angelo sospettoso.
Il demone sospirò "Lei… è importante per
me!" rispose senza avere il coraggio di guardare Michele negli
occhi. "Azaele, cosa hai fatto ieri dopo che ti ho lasciato? Non
è che tu e la ragazza avete..."
Azaele annuì continuando a non guardarlo in faccia "Io
non volevo farne la mia compagna. Ma lei era così bella, così
diversa e mi guardava in quel modo. Io non ho capito più
nulla, tranne che volevo tenerla tra le mie braccia e amarla per il
resto dei miei giorni!"
Michele sospirò. "Lei non sa chi sei e non sa nemmeno
cos'è diventata, non è vero? È per questo che
sei così preoccupato, temi che i suoi poteri possano
scatenarsi senza controllo!"
Azaele finalmente ebbe il coraggio di sostenere lo sguardo severo di
Michele "Si, è così!" ammise. "Michele, io non so cosa mi sia successo, non avevo mai provato niente di simile per nessuna femmina umana! Lo so che non dovrei chiederlo proprio a te, ma ti prego. Ti prego, aiutami a ritrovarla prima che sia troppo tardi!"
Michele non rispose subito, non era più arrabbiato con Azaele.
Aveva capito che l'amico non aveva idea di essere intervenuto nel
destino della ragazza rubandole il Paradiso molto prima di
trasformarla nella sua compagna. Sospirò e decise di non
dirgli nulla, ormai era inutile aggiungergli un'altra preoccupazione.
Scrutò il cielo nella speranza di trovare la risposta giusta.
In lontananza il sole tramontava tra le colline di Monterotondo
colorando il cielo di rosso e di viola.
"Quindi sei davvero innamorato di lei?" domandò.
"Si!"
L'angelo passò un braccio intorno alle spalle dell'amico. "E
va bene, razza di deficiente, ti aiuterò a trovarla"
#
Alba era quasi arrivata a Mentana quando Merlino saltò giù
dalle sue braccia, si girò a guardarla e cominciò a
miagolare.
"Che succede Merlino, perché sei così nervoso?"
Merlino miagolò ancora, lasciò la strada e si tuffò
dentro un enorme cespuglio di bosso. Scomparve un istante, poi sbucò
tra le foglie e ricominciò a miagolare. Alba ebbe l'impressione di sentire uno scalpiccio di zoccoli. Improvvisamente provò un senso di angoscia, si precipitò dietro il cespuglio e smise quasi di respirare.
Pochi istanti dopo un carro la sorpassò sollevando polvere e
sassi. Alba riconobbe i quattro frati che avevano dormito alla
Locanda dell'Agnello Macellato, la contadina gentile e la sua
bambina. Quello stupido contadino doveva aver raccontato le sue
sciocchezze agli inquisitori e ora moglie e figlia rischiavano di
essere bruciate vive.
Si sentì assalire da una rabbia terribile, perché gli
uomini dovevano essere sempre così violenti e crudeli?
“Seguiamoli, Merlino, sono sicura che stanno andando a Mentana.
Si fermeranno a dormire lì!”
Merlino miagolò poco convinto, ma trotterellò dietro
Alba.
#
Il sole era ormai tramontato dietro le colline di Mentana, quando una
piccola folla vociante, capitanata dai tre inquisitori e tenuta a
bada da due soldati, trascinò la contadina, insanguinata e
semi svenuta e la bambina terrorizzata, verso i due roghi preparati
per l'occasione. I soldati legarono Aurora e sua madre ai pali
innalzati per loro e a un cenno degli inquisitori accesero gli sterpi
intorno. La bambina iniziò a gridare, ma nessuno dei contadini
provò a fermare l'orrore che stava per perpetrarsi. L'arrivo
dei demoni richiamati dall'odio che emanava dagli inquisitori, li
aveva resi completamente folli.
Safet seduto sul tetto della piccola chiesa del villaggio, osservava
affranto la piazza. Il suo cuore di Arcangelo non riusciva ad
accettare ciò a cui stava assistendo, ma sapeva bene che gli
era vietato intervenire. Poteva solo aspettare che i colleghi
angelici scendessero dall'alto per fermare il cuore delle due
condannate a morte, prima che la loro sofferenza diventasse
insopportabile.
Immerso nei suoi pensieri non si accorse dell'arrivo di Alba.
#
Una voce furibonda sovrastò le urla della folla "Voi, che
vi professate tanto pii e rispettosi della parola di Cristo, non vi
vergognate della vostra ferocia? Voi, che vi permettete di condannare
a morire tra atroci tormenti, una donna e una bambina innocenti, vi
siete forse dimenticati che fu proprio lui a dire chi è
senza peccato scagli la prima pietra?"
La folla ammutolì di fronte alla figura minuta della ragazza
dai capelli neri e ricci e dagli occhi verdi che aveva appena
pronunciato quelle parole.
Alba era salita sul carro degli inquisitori e osservava l'orribile
spettacolo che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi con aria
disgustata.
Padre Eymerich la fissò con odio e rispose "Tu, strega,
sei la prima a doverti vergognare. Sei stata tu a condannarle nel
momento stesso in cui hai soffiato il demonio nel cuore della bambina
e nella mente della donna"
La ragazza sostenne il suo sguardo e replicò "Come puoi
sostenere una cosa tanto sciocca, con una tale sicurezza? Io ho solo
fatto ciò che qualunque medico consiglia in caso di annegamento e tu lo sai bene! La tua non è fede, è fanatismo! Libera quelle infelici prima che sia troppo tardi e la tua anima sia dannata per sempre!"
L'inquisitore rimase per un attimo senza parole, ma si riprese subito
e la rabbia per essere stato zittito lo rese ancora più
feroce. Ordinò ai suoi frati di catturare la strega e ai
soldati di impedire a chiunque di avvicinarsi e spegnere le fiamme
che si alzavano sempre più alte e minacciose, cominciando a
lambire le vesti di madre e figlia che chiedevano aiuto disperate.
Quelle urla strazianti e l'avvicinarsi minaccioso dei frati, furono
la goccia che fece traboccare il vaso. Alba fu colta da un furore che
riuscì a controllare a stento, le sue iridi si colorano di
rosso, il suo viso divenne bianco come la neve. Con una voce profonda
e irriconoscibile comandò "Fermate questa follia o ne pagherete le conseguenze!"
I due frati si fermarono titubanti, ma dietro di loro la folla
aizzata da Eymerich iniziò a urlare "Strega, strega
maledetta, non avrai le nostre anime!" alcuni di loro presero
della sterpaglia e la buttarono sul fuoco. Immediatamente le fiamme
si innalzarono raggiungendo le due condannate e avvolgendole
completamente.
Alba perse completamente il controllo. "Maledetti voi e il
vostro fanatismo, morirete tra gli stessi tormenti che avete
provocato a quelle due povere anime innocenti" Alzò le
braccia al cielo e dalle sue mani si liberarono lingue di fuoco
infernali che rivolse contro l'intero villaggio.
I tetti di paglia delle case presero fuoco, così come le vesti
di uomini e donne che cominciarono a rotolarsi a terra urlando di
dolore. Solo le bestie bloccate nelle stalle furono risparmiate
dalle fiamme. I cancelli che le imprigionavano si aprirono
permettendone la fuga appena in tempo.
Davanti a padre Eymerich il villaggio si trasformò in un
inferno sulla terra, il fuoco stava divorando ogni cosa tranne la
piccola Chiesa, che sembrava esserne miracolosamente risparmiata. I
contadini avvolti dalle fiamme si lamentavano e invocavano disperati
la pietà di Alba.
"Ora vi ricordate della pietà? Riceverete la stessa che
avete avuto per la piccola Aurora e sua madre!" rispose la
strega continuando a lanciare lingue di fuoco sul villaggio, finché
una mano si posò sulla sua spalla e una voce ferma e
rassicurante sussurrò al suo orecchio "Fermati Alba, non
lasciare che la rabbia continui a governare le tue azioni, tu sei
migliore di tutti loro messi insieme. Dimostralo, prima di compiere
qualcosa di irreparabile!"
Alba si voltò. Un giovane biondo, dal sorriso gentile e gli
occhi azzurri era comparso al suo fianco. Alba lo osservò
meglio e vide le sue ali candide e l'aureola luminosa. "Perché,
angelo, perché avete permesso tutto questo? Perché
avete lasciato che la piccola Aurora e sua madre soffrissero tanto?"
rispose piangendo.
Michele sorrise tristemente. "No, Alba, non abbiamo permesso che
soffrissero inutilmente, i miei compagni hanno fermato i loro cuori
prima che il fuoco rendesse il loro dolore insopportabile e ora
troveranno la pace nel Regno dei Cieli, a differenza di chi ha
provocato la loro morte!"
Alba scrutò in mezzo alle fiamme. Ai bordi di uno dei due
roghi vide la piccola Aurora, circondata da una luce angelica,
osservare seria il suo corpo ormai carbonizzato. Un angelo la teneva
per mano. Un altro angelo si era già innalzato verso il cielo
insieme a sua madre. La piccola, come se avesse sentito lo sguardo
della strega su di sé, si voltò e le sorrise.
Alba sentì la rabbia placarsi e ordinò "Basta,
fiamme spegnetevi, risparmiate questi uomini e queste donne perché
in fondo, non sanno quello fanno". A quelle parole le fiamme si
spensero. I contadini che fino ad un attimo prima si stavano
contorcendo per il dolore si resero conto stupiti che i loro corpi
non erano straziati né da piaghe, né da ferite di alcun
tipo. Si guardarono intorno e si resero conto che loro case erano
intatte, come se non fossero mai state devastate dalle fiamme. Il
silenzio calò sulla piazza di Mentana, poi uno dopo l'altro i
contadini iniziarono a gridare al miracolo.
Eymerich rendendosi conto che la situazione stava volgendo a favore
di Alba si avvicinò a un soldato armato di arco e frecce e gli
sussurrò qualcosa all'orecchio, l'uomo lo guardò
titubante, ma lo sguardo dell'inquisitore non gli diede scelta. Prese
la mira e scoccò una freccia dritta al cuore della strega che
sembrava intenta a parlare con un spirito invisibile agli umani.
"È stato così difficile Alba?" domandò
Michele.
"No, angelo, non è stato difficile e in fondo avevi
ragione, non aveva senso quello che stavo facendo, io…"
non finì mai la frase.
Un freccia fendette l'aria con un sibilo, Merlino fece un balzo, ma
arrivò troppo tardi. La freccia trapassò il cuore di
Alba spaccandolo in due, la ragazza crollò tra le braccia di
un interdetto Michele.
"Nooo!” urlò disperato Azaele che fino a quel
momento era rimasto in disparte per non influenzare Alba.
Il demone si precipitò verso la ragazza strappò il suo
corpo dalle braccia dell'angelo e cadde in ginocchio stringendola a
sé "Azaele!" mormorò lei ormai morente "Lo
sapevo che non mi avevi abbandonato!"
Azaele si rivolse a Michele e lo implorò disperato "Portala
con te! Preferisco rinunciare a lei per sempre, piuttosto che
trascinarla con me all'Inferno"
Michele stava per tendere una mano verso la ragazza, quando una luce
celestiale illuminò la piazza di Mentana. Tutti gli umani
presenti persero conoscenza, mentre i demoni si dileguarono in una
batter d'occhio. Una voce soprannaturale sentenziò "Temo
che questo non sia possibile demone. Né lei, né la
bambina possono accedere al Paradiso, il contatto con la tua natura
infernale ha modificato il destino delle loro anime. Non andranno
all'Inferno in quanto erano entrambe inconsapevoli di ciò che
sei, ma non possono comunque essere ammesse in Paradiso.
Continueranno a rinascere in eterno"
"Senza alcuna speranza di perdono?" domandò Michele.
L'angelo lo osservò severo "Non posso risponderti,
Michele. Non sta a me dirlo!"
"Quindi tutto sto casino, nun è servito a nulla? Nessuna
anima sarà destinata all'Inferno? Nun me sembra paritario, la
contadina è volata dritta in Paradiso!" commentò
polemicamente Razel che era comparso sul carro degli inquisitori con
le braccia incrociate e un'espressione contrariata in volto.
L'angelo non si degnò di rispondergli e tese una mano verso
Alba richiamandone l'anima fuori dal corpo. La ragazza vide Azaele
singhiozzare e si inginocchiò accanto a lui.
"Non piangere, Azaele!" gli disse, passandogli dolcemente
una mano tra i riccioli neri. "Io rinascerò in altre
epoche e luoghi e se non smetterai di cercarmi, prima o poi ci
incontreremo di nuovo. Lo so, lo sento!"
"Io, non smetterò mai di cercarti, Alba. Ti ritroverò
e non commetterò gli stessi errori che ho commesso questa
volta, te lo giuro!" rispose Azaele in lacrime.
"È ora di andare Adianel" disse l'angelo che teneva
per mano Aurora. “Il Limbo ci aspetta!"
Adianel annuì, prese per mano Alba e sparì insieme al
suo compagno.
Safet scese dal tetto della chiesa, poggiò delicatamente una
mano su una spalla di Azaele e commentò tristemente “Se
questo ti può consolare almeno un po', non è del tutto
colpa tua se la bambina e la ragazza non potranno mai raggiungere il
Paradiso. Se prima di obbligarti a seguirmi, ti avessi permesso di
spiegare ad Alba la sua condizione e se non mi fossi mostrato
accidentalmente alla piccola, forse le cose sarebbero andate
diversamente!”
Azaele si alzò e abbracciò Safet, mentre i singhiozzi
scuotevano il suo corpo. Il supervisore, restituì l'abbraccio.
Michele non disse nulla. Si sedette sul carro degli inquisitori, al
fianco di Razel, in attesa che Azaele riprendesse il controllo e
promise a se stesso che qualunque ostacolo o difficoltà si
fossero presentati, avrebbe aiutato il suo migliore amico a ritrovare
la donna che amava.
“Vabbè, qui ormai nun ce sta più trippa per
gatti. Me ne vado, prima che me venga n'attacco de diabbete”
concluse irritato Razel aprendo le ali e spiccando il volo.
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Capitolo 22 *** La resa dei conti ***
Capitolo 22
La resa dei conti
Alba osservò Azaele che aveva appena terminato il suo
racconto. "È una storia terribile!" commentò
malinconicamente.
Azaele annuì senza parlare.
"Quanti anni avevo?"
"Una ventina" mormorò il demone.
Alba sospirò accarezzando Merlino. "Ora ne ho trentadue"
commentò sovrappensiero. "Eppure sono passati esattamente
quattrocento anni, giusto? Come mai sono più vecchia di
allora?"
"Be, la reincarnazione non è un teorema Euclideo! E
comunque, ora che hai qualche anno in più sei ancora più
bella e affascinante di allora!"
"Mi hai davvero cercato per tutto questo tempo?" domandò
lei dubbiosa.
Azaele si alzò dal letto e si avvicinò ad Alba "Si.
Ti ho cercato Alba, in ogni sguardo, in ogni sorriso, in ogni
camminata di donna che ho incrociato negli ultimi quattrocento anni.
Ti ho cercato senza trovarti, fino al giorno in cui ti ho visto
attraverso i vetri del tuo ufficio e ho capito che eri tu, anche se
non volevo crederci!"
Alba sorrise commossa, poi ebbe un piccolo sussulto. "Ma allora
quei due fantasmi che mi osservavano dietro i vetri... eravate tu e
Michele?"
Il demone sorrise divertito. "Temo di sì! Quel giorno
abbiamo combinato un po' di casino, io e lui!"
Azaele tornò serio, allungò una mano verso Alba e
domandò "Posso abbracciarti?"
Merlino emise un mugolio di disapprovazione.
Alba ridacchiò e diede una pacchettina affettuosa al gatto per
farlo scendere dal suo grembo. "Non essere geloso, Merlino!"
Strinse la mano di Azaele e lasciò che il demone la attirasse
a se per stringerla tra le braccia. Per un attimo fu trasportata
indietro nel tempo, le mura abbellite da un murales che rappresentava
un campo di zucche si colorano di bianco. Al posto del letto dalle
allegre lenzuola color arancione apparve un letto scarno, coperto da
lenzuola bianche e una coperta di lana marrone. Alba si spaventò,
chiuse gli occhi e si strinse di più ad Azaele. "È
successo qui e qui che sono diventata…?"
"Cos'hai visto?" domandò lui sentendola tremare.
"Una stanza dalle pareti bianche con un letto al centro!"
"No, hai solo ricordato la camera dove è successo!"
rispose il demone. "Alba io… ti prego, posso baciarti?"
La ragazza osservò quegli occhi neri e antichi che la
osservano innamorati e fece un piccolo cenno di si col capo. Azaele
posò le sue labbra su quelle di Alba e la baciò
delicatamente, poi accorgendosi che la ragazza aveva risposto timidamente al suo bacio, si fece coraggio e osò di più. Alba
non si ribellò, anzi, più Azaele acquistava sicurezza
nello stringerla e baciarla e più sentiva che il suo posto era
al fianco di quella strana creatura che avrebbe dovuto essere fredda
e crudele e invece si stava dimostrando l'uomo più dolce e
protettivo che l'avesse mai stretta tra le braccia.
Un leggero bussare alla porta, seguito dalla voce di Sael che
chiamava Alba li interruppe.
Azaele sospirò "Entra, Sael!"
La porta si aprì e agli occhi di Alba si presentarono un
angelo e un demone dai volti conosciuti.
Sael si illuminò e si rivolse ad Azaele "Glielo hai
detto, finalmente!"
Il demone sorrise stringendo Alba "Si!"
Michele, commosso non riuscì a dire nulla. Cercò di
controllarsi, ma non riuscì a evitare che due gocce
cristalline gli scivolassero lungo le guance. Imbarazzato si voltò.
Prese due ampi respiri per riprendere il controllo e poi intervenne
un po' teso. "Aza, scusa, ma se tu e Alba vi siete parlati,
credo sia arrivato il momento di restituire il corpo a Molinesi e
allontanarci da qui prima possibile. Sael poco fa ha rischiato di
essere ammazzato da Razel!"
"Sono d'accordo, poco prima di trovare Alba ho incontrato Ariel.
Mi ha sbattuto contro il muro e se non mi ha strozzato è stato
solo perché sono usciti dall'ascensore quei due imbecilli di
Martini e della Corelli!" rispose Azaele altrettanto
preoccupato.
"Ragazzi per favore proteggete Alba mentre io vado a cercare un
posto tranquillo per restituire il corpo al pelatone! Ci rivediamo
tra mezz'ora dietro le vecchie stalle dell'agriturismo. Decideremo
dove portare Alba e ce ne andremo da qui" terminò
rientrando nel corpo di Molinesi e uscendo dalla camera di Alba.
#
Tra Alba, Sael e Michele si fece un silenzio imbarazzato.
La ragazza osservava incuriosita il demone e l'angelo. Il primo
seduto sul letto e l'altro poggiato con le spalle contro il muro e le
braccia incrociate.
Alla fine fu Alba, a parlare per prima
"Quindi, Sael, anche tu sei un demone?" domandò.
Sael arrossì "Uh, si. Ti secca?"
"No! Però... non te la prendere, ma sei un po' imbranato
come tentatore infernale. Sei decisamente più bravo come
consulente sentimentale!" scherzò lei ricordando il loro
primo incontro.
"È che quella sera non mi ci sono messo molto d'impegno
perché mi sei risultata subito simpatica!" bofonchiò
il demone un po' imbarazzato.
Michele ridacchiò "La verità è che dietro
quegli occhiali scuri, si nasconde un bravo ragazzo!"
Alba osservò divertita l'angelo "È per questo che
sei tanto innamorato di lui?" Michele diventò rosso come
un peperone e balbettò "È… è così
evidente?"
Alba sorrise "Direi di si, ti brillano gli occhi quando lo
guardi!"
Sael domandò "Sul serio gli brillano gli occhi?"
L'angelo si scostò dal muro e gli accarezzò i capelli
affettuosamente "A quanto pare!" commentò.
Alba li osservò intenerita "Insomma finalmente vi siete
messi insieme! Lassù non hanno niente in contrario?"
"Non è che abbiamo fatto una dichiarazione ufficiale e
comunque ognuno dei due continua a fare il suo lavoro, per cui non
vedo perché dovrebbero avere qualcosa in contrario! D'altra
parte sono millenni che Azaele e io siamo amici. I sentimenti seri e
profondi sono rispettati!"
"Allora perché a me è stato impedito di
raggiungere il Paradiso e sono stata separata da Azaele? Lui mi ha
detto che ci amavano molto! Mi ha mentito?" domandò Alba
rattristata.
"No, assolutamente no, lui ti ama moltissimo e anche tu lo
ricambiavi. Purtroppo nel tuo caso il problema è l'esistenza
di una legge superiore secondo la quale se una femmina umana decide
di diventare la compagna di un demone, la sua anima è
destinata a seguirlo all'Inferno...”
“Femmina umana? È
così che ci definite lassù?” lo interruppe Alba
con una nota polemica nella voce.
“Ecco, bè... si!” rispose Michele imbarazzato
evitando lo sguardo severo della ragazza. “Comunque... tornando
alla legge superiore, dal momento che Azaele non ha avuto il coraggio
di rivelarti la sua vera natura, non era giusto condannarti
all'Inferno perché la tua non è stata una scelta
consapevole, purtroppo però essendoti unita a lui non puoi
nemmeno accedere al Paradiso. Sei bloccata a metà strada!"
"Per il resto dell'eternità?"
"Non lo so Alba. Mi dispiace!"
La giovane emise un lungo sospiro.
"Alba, ma allora nonostante Azaele ti abbia raccontato tutto,
non ti sei ancora ricordata?" domandò Sael stupito.
"No, anche se dentro di me sento che posso fidarmi di Azaele,
ancora non ricordo nulla!"
Merlino emise un miagolio dubbioso.
"Piantala Myrddhinx, è stata anche colpa tua! Non sei
stato abbastanza attento!" lo sgridò Michele.
Merlino gli soffiò contro e si acciambellò offeso al
fianco di Sael.
"È meglio iniziare a muoversi. Razel potrebbe tornare.
Non voglio scontrarmi con lui, se possibile!" disse deciso
Michele. Aprì la porta con cautela, diede un'occhiata al
corridoio buio e poi fece cenno ad Alba e Sael di seguirlo.
#
Michele, Alba e Sael arrivarono all'entrata della sala del buffet,
gremita di demoni e umani che facevano a gara per accaparrarsi i
piatti migliori. I tavoli del buffet erano imbanditi da primi piatti
di pasta, arrosti appetitosi, verdure alla griglia, insalate
colorate, frutta e vari tipi di dolci che erano i primi piatti a
sparire!
I demoni si divertivano a distrarre gli umani chiamandoli con le voci
dei colleghi per fregargli i piatti migliori e creare battibecchi e
litigi.
Sael si fermò dubbioso all'entrata "Michele, non mi
sembra il caso di passare di qua, ci sono troppi demoni!"
Michele sospirò, Sael aveva ragione, ma per arrivare alle
vecchie stalle era la via più veloce, altrimenti sarebbero
dovuti tornare indietro e riattraversare tutto l'agriturismo per
uscire da una delle porte posteriori, correndo il rischio di
incontrare Razel che al momento non sembrava essere nella sala del
buffet.
Stavano riflettendo sul da farsi quando Michele venne spinto in mezzo
alla sala così violentemente da inciampare e rotolare per
terra. La voce sarcastica di Samiel si alzò sopra le altre.
"Ragazzi chi mi aiuta a dare una lezione al biondino?"
Nella sala, tra i demoni, per un istante calò il silenzio.
Michele non fece in tempo a rialzarsi che qualcuno urlò "Daje,
che stavolta vinciamo noi!" e una decina di demoni gli si
buttarono addosso riempendolo di calci e pugni. L'angelo cercò
disperatamente di afferrare la spada, ma qualcuno riuscì a
strappargliela dal cinturone. I demoni per evitare di ustionarsi
cominciarono a lanciarsela di mano in mano, fino a che qualcuno
riuscì a lanciarla fuori dalla sala. Sael si buttò
nella mischia per cercare di aiutare il suo ragazzo, ma altri demoni
si unirono seppellendo il povero Michele sotto una gragnuola di
colpi.
Il nervosismo dei demoni finì per influenzare anche gli umani,
che cominciarono a discutere sempre più nervosamente tra loro.
Al tavolo della Corelli, dopo l'ennesima cattiveria la mite Milena,
la ragazza dell'ufficio spedizioni, decise che la sua fetta di torta
al cioccolato stava meglio spiaccicata sulla faccia dell'odiosa
collega. Al primo lancio di Milena seguirono quelli di tutta la
tavolata, compreso Martini, che dimenticatosi di tutto il lavoro
fatto per sedurre la collega, fu tra quelli che mirarono meglio e
risero più sguaiatamente di fronte alle sconcerto e alle
lacrime della Corelli.
Nel giro di pochi istanti, di fronte agli occhi di Alba la sala del
buffet si trasformò in un girone infernale. Da una parte i
demoni che ormai avevano coperto completamente il corpo di Michele,
nonostante i tentativi disperati di Sael di tirarlo fuori da quella
montagna urlante e inferocita, dall'altra gli umani che ormai erano
passati dagli insulti alle mani e si inseguivano tirandosi di tutto,
di fronte agli allibiti camerieri che non ci misero molto ad
azzuffarsi anche loro, accusandosi reciprocamente del caos in cui era
precipitata la sala del buffet.
Fu a quel punto che Safet e Ysrafael decisero che avevano visto
abbastanza e si prepararono ad intervenire.
Razel fu più veloce, comparve al fianco di Alba e le diede una
piccola spinta per attirarne l'attenzione. Guardandola dritta negli
occhi le disse "Datte 'na mossa streghetta e aiutami a far
finire questo casino o qui ci scappa il morto. E nun me riferisco
solo a quegli imbecilli dei tuoi simili!"
Alba lo guardò scioccata. "Io... non so che fare!"
Razel la scosse con forza "Maledizione te svegli o no? Trova un
modo regazzina!" le urlò spingendola a terra e aprendo le
ali per poi buttarsi sulla montagna di demoni sotto la quale era
sepolto Michele. Sakmeel, preoccupato per le sorti dell'amico Sael,
arrivò anche lui a dare una mano a Razel, impegnato ad
afferrare e lanciare i colleghi infernali in giro per la sala del
buffet nel tentativo di raggiungere Michele.
Alba stava cercando di capire come intervenire quando un demone alto,
dai capelli biondi quasi bianchi e dall'aspetto raffinato le si parò
davanti porgendole una mano per aiutarla ad alzarsi in piedi "Razel
ha ragione. Alba per favore concentrati e cerca di aiutarci a mettere
fine a questo disastro prima che sia troppo tardi!"
"Io non voglio usare di nuovo il fuoco, non voglio far male a
nessuno!" rispose lei tremando.
Accanto al demone alto comparve un angelo vagamente somigliante a
Dante "Allora trova un'altra soluzione, ma aiutaci ragazza! Noi
non possiamo intervenire sugli umani!" spiegò lanciando
occhiate preoccupate alla sala immersa nella confusione più
totale. Il demone alto diede un colpetto alla spalla dell'angelo per
richiamarne l'attenzione, i due si guardarono e poi si gettarono in
aiuto di Razel e Sakmeel
Alba li osservò cercare disperatamente di salvare Michele e
Sael e capì che non poteva continuare a respingere la sua
natura, era venuto il momento di accettare la realtà. Chiuse
gli occhi e si concentrò. Cominciò a respirare sempre
più lentamente fino a quando iniziò a percepire un
fuoco sconosciuto avvampargli nel cuore e cominciare a scorrere
sempre più potente lungo le vene fino a raggiungere i palmi
delle mani che diventarono incandescenti. Alba aprì gli occhi,
osservò l'ignobile spettacolo davanti a se e urlò “Ora
basta, branco di imbecilli!”
Alzò le mani verso il soffitto e lanciò due vampate di
fuoco che scoppiarono al centro della sala devastando il buffet.
L'impianto antincendio del Drag me to Hell reagì al
fumo e alle fiamme inondando d'acqua i presenti e la sala.
#
Azaele era veramente stanco del corpo di Molinesi, seduto sul
parapetto della terrazza panoramica al terzo piano del Drag me to
Hell, sorrise quando l'anima dell'uomo gli si presentò
davanti squadrandolo dubbioso. "Non avevi detto domenica a
mezzanotte?"
"Mi sono sbrigato prima, non sei contento?" rispose il
demone.
"Ovvio che si, non ne potevo più di quel posto deprimente
e nebbioso!" replicò Molinesi rabbrividendo. “Ora
come funziona, come mi riprendo il mio corpo?”
“Quando ti dico cambio, io esco e tu rientri!”
Molinesi lo guardò interdetto “Cioè... CAMBIO?
Tutto qua?”
“Che ti aspettavi?” rispose Azaele divertito. “Candele
rosse e pentagrammi infuocati?”
“Bè, sicuramente qualcosa di più demoniaco di
cambio!” commentò Molinesi vagamente deluso.
Azaele sorrise “Sei pronto?”
L'uomo fece cenno di si con il capo.
“CAMBIO!” ordinò il demone lasciando il posto
all'uomo che con un balzo rientrò nel suo corpo rischiando di
cadere dal parapetto per il troppo slancio. Azaele lo afferrò
al volo.
“Non esagerare con l'entusiasmo! Vuoi ammazzarti proprio
adesso?” commentò.
“Merda, che strana sensazione di pesantezza stare qua dentro!”
commentò l'uomo stupito passandosi le mani lungo il corpo.
“E tu ci sei pure abituato, pensa a me!” si lamentò
Azaele.
“Esclusi questi ultimi tre giorni, sei stato dentro il mio
corpo senza manco chiedermi il permesso e hai pure il coraggio di
lamentarti? E poi mi pare che anche il tuo corpo possa avere una
consistenza umana. Certo, posso capire che quei venti centimetri in
più di muscoli ti siano pesati!” rispose sarcastico
l'uomo.
Azaele saltò sul parapetto della terrazza afferrò
Molinesi per la collottola e lo sporse fuori.
“Che diavolo fai? Adesso vuoi ammazzarmi tu?” urlò
l'uomo spaventato. Azaele lo riportò dentro la terrazza e lo
lasciò andare. “Volevo solo dimostrarti che anche con
venti centimetri in meno, ho più muscoli di te!” rispose
Azaele piccato.
“Uh, come siamo suscettibili!” commentò ironico
Molinesi.
Azaele sbuffò e gli porse le chiavi del SUV “Senti, ora
devo andare prenditi la macchina che ho affittato al tuo posto e
torna a vivere la tua vita!”
Molinesi prese le chiavi ma prima di andarsene esitò.
"Che c'è, sei libero ormai!"
“Volevo chiederti... si tratta di una donna vero? Sei riuscito
a conquistarla?" domandò l'uomo sorridendo sornione.
"Non ancora, non del tutto! " sospirò Azaele.
"Mi dispiace!" rispose Molinesi.
Azaele si rese conto che l'uomo era davvero dispiaciuto.
"Non preoccuparti, ci riuscirò! Comunque ti assicuro che
dispiace più a me per quello che ti ho fatto in queste
settimane. Scusami!"
Molinesi lo scrutò incerto. "Non credo che ti debba
scusare, ho come l'impressione che tu mi abbia fatto un favore"
Azaele gli rivolse uno sguardo stupito.
"Il fatto è che... tutto quel tempo nel limbo passato a
pensare alla mia vita. Alla fine ho realizzato che stavo sprecando i
miei anni migliori rincorrendo un sacco di cazzate inutili. Sai, da
ragazzino volevo diventare insegnante, poi non so cosa mi sia
successo, è come se mi fossi perso. Ma ora penso proprio che
lascerò perdere tutte quelle stronzate da mental
coach d'assalto e tenterò un concorso. Oppure proverò
a fare domanda a qualche associazione umanitaria per andare a
insegnare in Africa o in Sud America, magari in Chiapas!"
"Sul serio? E che ne sarà del tuo desiderio, davvero non
ti interessa più esaudirlo?" domandò incredulo
Azaele.
"Naaa, era un un'emerita stronzata! E poi guarda che l'ho capito
che quella storia era una cazzata che ti sei inventato per
convincermi a prestarti il mio corpo. Il fatto che mi comportassi
come un coglione non implica che lo sia davvero, per lo meno non
completamente!" rise l'uomo battendo una mano sulla spalla di
Azaele e strizzandogli l'occhio.
"Addio amico e grazie ancora!" concluse Molinesi
dirigendosi verso la porta finestra che si affacciava sulla terrazza.
Azaele sospirò. Ormai aveva raggiunto la consapevolezza che
non sarebbe mai e poi mai salito di livello, erano più le
anime che finiva per salvare di quelle che riusciva a tentare,
decisamente non era portato per le custodie speciali e non lo sarebbe
mai stato!
Gli tornò in mente la professoressa Sattarelli. "Chissà,
magari Aurora ha ragione, potrei davvero essere destinato a tornare a
casa!" considerò osservando la luna piena che illuminava
il cielo nascondendo le stelle.
Stava riflettendo sulle parole della professoressa quando sentì
rumori e grida infernali provenire dalla sala del buffet. Si rese
conto che era già da un po' che quei rumori erano iniziati ma
che distratto dall'incontro con Molinesi non ci aveva fatto molto
caso.
In mezzo a quel caos sentì la voce di Safet innalzarsi sulle
urla e comandare ai demoni di fermarsi immediatamente.
“Che stanno combinando al buffet?” si domandò
preoccupato atterrando davanti all'entrata della sala, le cui porte
erano spalancate.
Ma il caos si era placato e tutto ciò che vide fu il pavimento
allagato e gli umani confusi e intenti a darsi una mano ad asciugarsi
con teli da bagno.
Uno scintillio sull'erba attirò la sua attenzione. Si avvicinò
per capire di che si trattasse e si rese conto che proveniva dalla
spada di Michele.
“Ma che cosa è successo?” si domandò
terribilmente preoccupato, Michele non avrebbe mai lasciato la sua
spada in giro, doveva per forza essere successo qualcosa di grave. Si
tolse il giaccone e si inginocchiò per recuperare l'arma senza
ustionarsi.
“LASCIAMI ANDARE... AZAELE AIUTAMI!” il grido d'aiuto di
Alba gli fece alzare lo sguardo, ma le macchine che invadevano il
parcheggio del Drag me to Hell gli impedirono di individuare la
ragazza. Si alzò in piedi e aprì le ali, quando un
ombra gli atterrò di fronte.
“Piccolo stronzo! Finalmente è arrivata la resa dei
conti!” lo apostrofò Ariel sguainando la spada.
Azaele non aveva né voglia, né intenzione di litigare.
Michele poteva essere ferito e Alba gli stava chiedendo aiuto, non
aveva tempo da perdere con un Angelo borioso e con problemi di
gestione della rabbia.
“Levati dalle palle, Ariel. Sai benissimo che non puoi
attaccarmi senza un valido motivo!” lo apostrofò
innervosito.
Un sorriso beffardo apparve sul volto dell'angelo “Ti sbagli,
demonietto! Quella spada angelica che nascondi avvolta nel tuo
giaccone ti rende piuttosto sospetto, non credi?”
“Non dire fesserie, è la spada di Michele, l'ho presa
per rendergliela! Non capisci che se l'ha persa potrebbe essere in
pericolo o ferito? Piantala di fare lo stronzo e lasciami passare!”
Ma Ariel non aveva alcuna intenzione di cedere, al contrario preso
ormai dalla rabbia desiderava solo liberarsi di Azaele, per sempre.
Attaccò senza alcun preavviso con un fendente così
potente che avrebbe tagliato in due il demone se questo non fosse
stato abbastanza svelto da saltare indietro ed evitarlo per un
soffio.
“Sei impazzito? Sono disarmato, imbecille!” urlò
il demone.
“E allora quella, cosa sarebbe?” rise Ariel indicando la
spada di Michele.
“Sai benissimo che non posso usare la spada di un Angelo senza
rischiare di ustionarmi, piantala!”
Ma Ariel non sentì ragioni, fece un balzo in avanti e attaccò
di nuovo Azaele che per evitarlo arretrò di nuovo inciampando
su un cordolo di cemento e cadendo all'indietro.
Ariel sogghignò soddisfatto, alzò la spada e commentò
“Sei finito, piccolo e fastidioso demone!”
Calò la spada su Azaele con tutta la sua forza pregustando la
fine del suo odiato nemico. Ma il fendente mortale si abbattè
sulla spada di Michele con un clangore sordo.
Ariel osservò sconcertato Azaele impugnare la spada
delll'angelo senza che questa gli provocasse alcun danno.
“No, questo davvero non è possibile! Non lo accetto!”
gridò rabbioso.
“Fa attenzione, idiota, i tuoi occhi stanno diventando rossi!”
gli rispose Azaele approfittando dell'attimo di confusione
dell'angelo per rialzarsi in piedi e mettersi in posizione di difesa.
“Finiamola qui. Non voglio combattere contro di te!”
propose conciliante.
“La finiremo solo quando ti avrò eliminato!” ruggì
Ariel.
“E allora combatti da solo, razza di idiota!” rispose il
demone lanciandogli in testa il suo giaccone e volando in direzione
del grido di Alba.
Ariel annaspò un po' per liberarsi dal giaccone, poi con un
urlo di rabbia si alzò in volo per raggiungere Azaele e
finirlo una volta per tutte.
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Capitolo 23 *** Dio li fa e poi li accoppia ***
Capitolo
23
Dio
li fa e poi li accoppia
Michele
sepolto sotto la massa inferocita di demoni per la seconda volta in
vita sua vide la morte in faccia. Nonostante fosse molto più
forte di qualsiasi singolo demone e si difendesse strenuamente,
scalciando e sferrando pugni a destra e a sinistra, i demoni erano
veramente troppi e senza la sua spada gli rimaneva solo il "fascio
di luce angelica" che per i demoni era peggio dello sguardo del
Ciclope. Il fascio di luce però poteva uccidere anche gli
umani per cui, agli angeli comuni, l'uso era stato proibito dalla
fine della Grande Guerra.
Michele
sospirò, chiuse gli occhi e stava ormai per cedere e lasciare
che le forze lo abbandonassero quando sentì una mano
stringergli il polso e la voce disperata di Sael pregarlo di non
lasciarlo e di resistere. Riaprì gli occhi e alla vista del
viso insanguinato e disperato del demone provò una gran
rabbia. Raccolse le ultime energie per afferrare Sael e stringerselo
al petto. Scalciando, sgomitando e strappandosi parecchie piume
riuscì a liberare un'ala e coprirlo per proteggerlo.
"Non
muoverti!" ordinò mentre le pupille cominciavano ad
illuminarsi.
Fortunatamente
prima che riuscisse ad emettere il fascio mortale due mani potenti lo
afferrarono facendogli perdere la presa su Sael e lo trascinarono
fuori dalla massa di demoni.
"Calmate
biondino, ce stanno umani dappertutto!"
"Razel,
sei tu?" domandò Michele cercando Sael con lo sguardo e
perdendo i sensi un attimo dopo averlo visto uscire dal mucchio di
demoni sostenuto da Sakmeel.
"Già"
rispose Razel volando fuori dalla sala del buffet con Michele mezzo
morto tra le braccia.
Ysrafael
e Safet osservarono Razel portare Michele in salvo, non fecero in
tempo a tirare un sospiro di sollievo che qualcuno gridò "Ce
n'è un altro!" indicando Ysrafael.
Safet,
stufo dell'indecoroso spettacolo offerto dai demoni sguainò la
spada e comandò con voce profonda e demoniaca "Che
nessuno si permetta di avvicinarsi a Ysrafael, calmatevi o ve ne
pentirete!" I demoni di fronte al comando di un Supervisore
Capo, si fermarono incerti.
"La
festa è finita, tornate a Roma. ORA!" ordinò
Safet.
I
demoni volarono via immediatamente. Ysrafael poggiò
una mano sulla spalla di Safet e gli indicò Alba che
completamente fradicia e a piedi nudi correva verso l'uscita della
sala. "Andiamo anche noi, temo che se Ariel vede Michele tra le
braccia di Razel possa interpretare nel modo più sbagliato,
quel ragazzo non sa gestire le emozioni, soprattutto la rabbia!"
#
Razel
atterrò sul prato dietro il parcheggio e posò a terra
Michele. Osservò l'angelo svenuto e sporco di sangue, scosse
la testa, gli passò un braccio intorno alle spalle e gli tirò
un po' su la testa dandogli degli schiaffetti per fargli riprendere
conoscenza.
Sakmeel
e Sael lo raggiunsero. "È vivo?" domandò Sael
tremando.
"Si,
anche se quegli imbecilli stavano per ammazzarlo e scatenare un'altra
guerra"
Sael
emise un sospiro di sollievo.
"Stava
per usare la luce celestiale, avrebbe ammazzato noi e anche gli
umani. É contro le regole!" commentò polemicamente
Sakmeel.
"Se
una montagna di demoni incazzati mi stesse facendo a pezzi, me ne
fregherei de respetta' le regole. Stavolta sono dalla parte del
biondino, ha aspettato anche troppo. E comunque, quando gli ho
chiesto de calmarsi mi ha ascoltato nonostante non avesse molti
motivi per fidarsi. Per quanto me riguarda s'è guadagnato il
mio rispetto!" replicò Razel, continuando a
schiaffeggiare Michele che con un gemito aprì finalmente gli
occhi e si guardò intorno perplesso. Indubbiamente era una
strana situazione ritrovarsi circondato da demoni che lo osservavano
preoccupati.
"Ho…
ho ucciso degli umani?" domandò disorientato, pensando di
essere finito all'Inferno.
"No.
Razel ti ha trascinato fuori da quella massa di demoni infuriati
prima che fosse troppo tardi!" rispose Sael inginocchiandosi al
suo fianco.
"Oh…
meno male. Grazie Razel!" mormorò Michele affaticato.
"De
nulla, biondino!" rispose Razel, un po' stupito nel sentirsi
ringraziare dall'angelo.
"Ragazzi,
state tutti bene?" domandò Alba apparendo all'improvviso
davanti a loro con il vestito completamente fradicio e i piedi nudi.
Merlino al suo fianco rivolse un miagolio nervoso contro Razel.
"Alba!"
esclamarono in coro Sael e Michele.
"Avete
visto Azaele? Non ci aspettava qua, l'appuntamento era alle vecchie
stalle!" domandò ancora la ragazza preoccupata.
"Scusa
tanto se nun me so' informato circa i vostri accordi, prima de
salvare la pelle a Michele. Comunque sei arrivata proprio al momento
giusto, regazzina" disse Razel poggiando Michele a terra e
alzandosi in piedi.
"Razel,
per favore…" lo pregò Sael mettendosi tra il
demone rosso e Alba.
Il
demone lo spinse da parte dandogli una manata sul petto così
forte da fermargli il respiro. Merlino si lanciò contro Razel
per fermarlo, ma ricevette una pacca che lo fece rotolare a terra per
diversi metri.
Alba,
corse in suo aiuto. "Merlino, piccolo amico mio!" esclamò
inginocchiandosi accanto al povero gatto, immobile ai bordi di un
cespuglio di more.
"Stai
a spreca' la tua preoccupazione per niente, è un demone. È
immortale!" commentò Razel seguendola.
"Si
può sapere che vuoi da me?" domandò Alba vedendolo
avvicinarsi.
"Voglio
te, strega. Tu mi appartieni!" rispose lui secco.
Alba
non si scompose "Io non appartengo a nessuno, demone. E comunque
l'unico che può reclamare la mia anima è Azaele!"
replicò alzandosi e puntandogli contro i palmi aperti, pronta
a difendersi.
"Lui
non è qui adesso e io ho fatto un patto con Michele!"
rispose il demone irritato.
"Non
è vero, non ho accettato nessun patto con te!" intervenne
Michele provando ad alzarsi e aprire le ali. Ma era ancora troppo
debole, le sue gambe si piegarono e cadde in ginocchio.
"Piantala,
Razel! Lasciala in pace, non sai capire quando è ora di
smetterla?" disse Safet atterrando insieme a Ysrafael.
"Oh,
però adesso basta, farvi tutti i fatti miei!" Abbaiò
il demone. "La strega è mia e me la prendo". Si
gettò su Alba che cercò inutilmente di respingerlo
lanciandogli due vampate di fuoco, ma il demone non sembrò
neppure accorgersene. La raggiunse e la strinse tra le braccia per
impedirle di muoversi.
"Lasciami
andare… Azaele, aiutami!" gridò Alba cercando di
divincolarsi.
"E
sta un po' ferma regazzina, me sembri un'anguilla!" borbottò
Razel stringendola più forte.
"Lasciala
andare, demone!" ordinò perentorio Ysrafael.
"A
Dante, nun te ce mettere pure tu!" sbuffò Razel.
"Dante?"
domandò confuso Ysrafael. Safet non riuscì a reprimere
una risatina "Beh, obiettivamente un po' gli somigli!"
commentò divertito, poi tornò serio e mosse qualche
passo verso Alba.
"Fai
un altro passo e me la porto all'inferno seduta stante!" lo
minacciò Razel circondando il collo della ragazza con un
braccio.
Rimasero
qualche secondo a sfidarsi con lo sguardo, finché furono
distratti dal rumore di un combattimento.
"È
adesso che diavolo succede, ancora?" si lamentò Yrafael.
Un
istante dopo Azaele precipitò a terra davanti a lui.
L'angelo
non ebbe tempo di rendersi conto di cosa stesse succedendo che
atterrò anche Ariel, furioso e con gli occhi rossi. Azaele si
rialzò in piedi, pronto a parare l'attacco di Ariel.
"Ma
quella è la spada di Michele. Com'è possibile che
riesca a impugnarla?" domandò incredulo Ysrafael a Safet.
"Te
l'avevo detto che il ragazzo ti avrebbe stupito, no?" rispose
Safet preparandosi a intervenire per far cessare lo scontro. Non ebbe
però il tempo di agire che Ariel attaccò con tutta la
sua forza. Azaele evitò l'attacco scartando di lato. L'angelo
non trovando resistenza, si sbilanciò in avanti perdendo per
un attimo l'equilibrio e rischiando di inciampare. Azaele, che
avrebbe potuto colpirlo alle spalle e chiudere lo scontro, non
approfittò del suo vantaggio e permise ad Ariel di riprendere
il controllo e voltarsi.
I
due si guardarono con odio.
"Sono
stanco di te! " sibilò l'angelo .
"Io
di te. Almeno su una cosa concordiamo!" rispose sarcastico
Azaele strisciando i piedi per trovare una posizione di maggior
equilibrio possibile.
"Ariel,
basta! Il tuo comportamento è inqualificabile!" ordinò
Ysrafael.
Il
richiamo del supervisore fu del tutto inutile. Ariel era concentrato
solo sul suo avversario. Scattò nuovamente all'attacco, ma
Azaele parò senza problemi e contrattaccò. Ariel era in
difficoltà, il demone era più veloce e più
bravo. E questo lo stava facendo innervosire sempre di più.
Ogni volta che aveva a che fare con quel piccolo bastardo c'era
qualche sorpresa.
Adesso
saltava fuori che quello che aveva sempre considerato uno svampito
buono a nulla era un ottimo guerriero. Non solo, Ariel si era reso
conto che in almeno in due occasioni Azaele avrebbe potuto
approfittare facilmente dei suoi errori. E invece non lo aveva fatto.
Quell'insopportabile demone aveva osato comportarsi
cavallerescamente. Distratto da quei pensieri, l'angelo perse la
concentrazione. Fu solo per pochi istanti ma bastarono ad Azaele per
saltare, fare una capriola sopra la sua testa e sferrargli un potente
calcio al centro della schiena, proprio tra le due ali.
Il
colpo fu così forte che Ariel cadde a terra perdendo la presa
sulla spada. Si girò e vide Azaele lanciarsi all'attacco.
Cercò di recuperare l'arma, ma la sua mano annaspò
inutilmente.
Azaele
atterrò in ginocchio sul petto dell'angelo e calò la
lama con un colpo secco.
Ariel
spalancò gli occhi per la sorpresa.
La
spada di Michele era conficcata nel terreno, a pochi millimetri dal
suo orecchio destro.
"Perché?
Potevi uccidermi una volta per tutte!" domandò senza
capire.
"Molti
millenni fa ho giurato a me stesso che non avrei mai ucciso i miei
simili. Non ho intenzione di venire meno a quel giuramento, nemmeno
per un idiota come te!" rispose Azaele guardandolo con
disprezzo. Ariel ammutolì. Si rese conto che il demone gli
aveva appena dato una lezione che non avrebbe dimenticato facilmente,
allargò le braccia in segno di resa e ammise "Hai vinto
Azaele. Questa partita è finita. Per sempre!"
Intorno
a loro si era fatto uno strano silenzio.
"Azaele!"
chiamò Alba con una voce flebile e impaurita.
Il
demone si voltò verso di lei e fu invaso da una rabbia fredda.
Rivolse a Razel lo sguardo più duro e fermo che l'anziano
demone gli avesse mai visto in volto.
Razel
si rese conto di conoscere quello sguardo. Lo aveva visto molti
millenni prima sul volto di un arcangelo che lo aveva risparmiato
durante la Grande Guerra. Si chiese se quello che stava pensando
fosse davvero possibile.
Azaele
afferrò la spada conficcata nel terreno senza distogliere lo
sguardo da Razel. Michele cercò di dire qualcosa, ma Azaele lo
fermò con un gesto deciso.
Nessun
altro osò provare a fiatare. Il demone si avvicinò
lentamente ad Alba continuando a tenere lo sguardo fisso su Razel.
Arrivato
a poco più di un metro di distanza si fermò.
Per
un attimo tutti i presenti smisero di respirare, Azaele distolse lo
sguardo da Razel solo il tanto necessario per sorridere ad Alba e
allungare la mano libera verso di lei facendo un rapido gesto che
significava "Vieni da me"
Lei
emise un gemito, ma non osò muoversi.
Azaele
riportò lo sguardo su Razel e ripeté il gesto.
Alba
allungò tremante una mano fino a sfiorare le dita di Azaele.
Razel
sentì qualcosa di umido e leggero scorrergli intorno al polso,
abbassò lo sguardo e si rese conto che erano lacrime di Alba.
Alzò di nuovo il capo e osservò la mano di Azaele
stringere quella di Alba. Incrociò nuovamente quello sguardo
fermo e senza paura che lo sfidava e capì di aver perso.
Sospirò, scosse il capo e lasciò andare il collo di
Alba che si precipitò tra le braccia di Azaele.
"Mi
sono ricordata Azaele, mentre lanciavo le fiamme in sala, mi sono
ricordata tutto!"
"Allora,
sei stata tu a far scattare il sistema antincendio?" domandò
Azaele sorridendo.
"Si,
volevo fermare quella bolgia, ma non volevo far male a nessuno!
Perché ci hai messo tanto a farti riconoscere?" domandò
tra le lacrime.
"Perdonami
amore, avevo paura di farti ancora del male!" rispose Azaele
lasciando cadere la spada a terra e circondandola con le ali nere per
riscaldarla. Alba nascose il viso contro il suo petto.
Merlino
miagolò debolmente. “Merlino, sei vivo!” esclamò
Alba felice.
Razel,
osservò la scena con gli occhi lucidi, sospirò, si
voltò per andarsene e si ritrovò davanti a Sael
impegnato a pulire il volto di Michele. L'imponente demone non poté
fare a meno di notare l'espressione compiaciuta di Michele mentre
Sael gli tamponava delicatamente il viso con un fazzoletto di carta
sporco di sangue.
"E
questo che starebbe a significa'?" domandò allibito.
Sael
si interruppe e gli lanciò uno sguardo di sfida "Starebbe
a significare che Michele è il mio ragazzo!" rispose.
Razel
non replicò, si limitò a chiudere gli occhi, prendere
un profondo respiro e sferrare al giovane demone un ceffone così
forte da farlo barcollare. Prima che Michele potesse commentare
ringhiò "E tu nun osare dire nulla, chiaro?"
Poi
mosse qualche passo verso Safet che lo fissava con un'espressione
indecifrabile e commentò "Vale, anche per te paparino, me
so spiegato?"
Ysrafael
a quelle parole lo fissò stupito. Safet, impassibile, si
limitò ad alzare una mano in segno di pace.
Sakmeel
osservò Sael passarsi una mano sulla guancia dolorante e
commentò offeso "Ti sta bene, imbecille, almeno a me
avresti potuto dirlo!"
#
La
mattina dopo Razel, spaparanzato su uno sdraio dai morbidi cuscini,
si stava godendo il tepore del sole mattutino sul tetto del
grattacielo Eurosky. Una birra ghiacciata contribuiva al suo
tentativo di rilassarsi dopo la concitata nottata in cui aveva visto
sfumare per sempre la sua possibilità di bilanciare la perdita
dell'anima di Elena.
"Ahem…
disturbo?"
La
domanda di Michele giunse inaspettata e non esattamente ben accetta.
"Si,
disturbi. Levati dalle palle, biondino!" grugnì il demone
senza degnarlo di uno sguardo.
Michele
non si lasciò smontare. "Il fatto è che volevo
chiederti scusa per…!"
"Sticazzi,
delle tue scuse!" lo interruppe lapidario Razel.
"Ok,
hai ragione" rispose conciliante l'angelo. "Però
volevo dirti che ho parlato con San Pietro e…"
"Nun
me ne po' frega' de meno!" lo interruppe ancora Razel fissando
l'orizzonte e assaporando una sorsata di birra.
Michele
sospirò e continuò "Per farla breve mi ha concesso
un permesso speciale, e quindi..!"
Razel
perse la pazienza, era stanco, incazzato e pure un po' depresso.
L'ultima cosa che gli interessava in quel momento era sopportare le
chiacchiere di un frocetto angelico che cercava di lavarsi via i
sensi di colpa con delle scuse non richieste.
Si
alzò in piedi rabbioso e rimase impalato con la bocca aperta e
la lattina di birra stritolata in una mano.
"Ciao
Razel, noto che il tuo caratteraccio non è per nulla
migliorato!" lo salutò una donna bruna sui
quaranta-quarantacinque anni dal sorriso contagioso e dal fisico
prosperoso.
"Elena?"
"Ecco,
era questo il permesso speciale di cui…" provò ancora a spiegare Michele.
Razel
non lo ascoltò neppure, si precipitò ad abbracciare la
donna, sollevandola da terra e baciandola con un tale entusiasmo che
se fosse stata ancora umana avrebbe rischiato di soffocarla.
L'angelo
pensò che fosse il caso di lasciarli soli, aprì le ali
e si preparò a volare via.
Una
pacca sulla nuca lo fece voltare, ma Razel era di nuovo impegnato a
baciare Elena.
Michele
capì che era era stato il suo modo per ringraziarlo. Sorrise e
volò via.
#
Aurora
scese dalla Panda e si guardò intorno per cercare il numero di
indirizzo che gli aveva dato Azaele.
"Non
mancare, mi raccomando, ci tengo che venga!" si era raccomandato
sorridendo allegro.
La
professoressa notò stupita una bella ragazza dai capelli
castano chiari e un seno decisamente prorompente, che chiacchierava
con un angelo dall'aria un po' avvilita.
Colse
la frase di commiato della ragazza "Non so Ariel, ci penserò!”
L'angelo
annuì e salutò la ragazza che si avviò nella
stessa direzione di Aurora. Le due si ritrovarono prima sotto lo
stesso portone e poi insieme in ascensore.
"Bel
ragazzo, ma mi sa che ti ha fatto arrabbiare, eh?" domandò
la professoressa sorridendo sorniona.
Arianna
per un attimo pensò di risponderle di farsi gli affari suoi,
ma poi il sorriso allegro di Aurora la conquistò.
"Si
è comportato da stronzo!" rispose "Deve sudarselo un
secondo appuntamento, sempre che decida di concederglielo! A che
piano va?"
"Terzo"
"Anche
io!"
Uscirono
dall'ascensore e si avviarono verso la stessa porta.
Le
due donne si guardarono stupite.
"Sei
invitata anche tu alla festa?" chiese la professoressa.
"No,
cioè si, anche. Però qui ci abito" rispose
Arianna. "Lei è amica del padre di Sael?" domandò.
"No,
sono amica di Azaele!"
Arianna
la osservò perplessa, ma poi pensò che il nuovo ragazzo
di Alba era un tipo un po' originale e ci stava che avesse un'amica
di quell'età. Magari era una sua ex professoressa.
Le
due entrarono in casa e malgrado davanti a loro si presentasse la
stessa scena ciò che videro fu un po' differente.
Arianna
infatti vide Alba seduta sul divano abbracciata al suo ragazzo, la
coppia di amici gay di Azaele intenta a scambiarsi un bacio rapido e
un giovane un po' tarchiato che mangiava soddisfatto una tartina al
salmone mentre chiacchierava con una bella ragazza alta e bionda
dallo sguardo strano, probabilmente era la sua fidanzata. Poggiato al
tavolo imbandito di tartine, paste, pizzette e salatini, il
buttafuori del Cubo osservava tutti bevendo una birra e mangiando
patatine. Arianna si domandò di chi potesse essere amico.
Aurora
invece, oltre al vero aspetto di Azaele, vide un bel demone dai
capelli rosso scuro che si scambiava un bacio con un bellissimo
angelo biondo, un demone tarchiato dall'aspetto simpatico che
chiacchierava con una ragazza demone che emanava bagliori rossi dagli
occhi e un enorme demone dai capelli corti e rossi vestito come un
buzzurro anni novanta. La professoressa sorrise, le era appena
tornato in mente Gallo
Cedrone di
Carlo Verdone.
Azaele
scorgendo Aurora si alzò dal divano e la raggiunse con un
sorriso felice "Aurora! Che bello che sia arrivata anche tu!"
commentò abbracciandola.
Alba
si alzò dal divano e la osservò senza parlare. Aurora
incrociando il suo sguardo provò una strana sensazione, come
una sorta di déjà vu!
#
Safet
si sedette, rallentò il respiro per concentrarsi e pochi
istanti dopo sentì un battito d'ali e l'imprecazione
"Ohmmerda!" seguita da un tonfo e dal crollo del cartellone
pubblicitario che fino a quel momento aveva dominato fieramente sul
tetto della Rinascente.
Un
arcangelo impolverato si alzò dalle macerie del cartellone
sbuffando "E che palle 'sti cartelloni pubblicitari sempre in
mezzo ai maroni!"
Una
massa di riccioli corvini e una barba altrettanto nera incorniciavano
il suo volto piuttosto bello e illuminato da un paio di occhi dalle
iridi dorate. Per essere un arcangelo era un po' basso, non
raggiungeva i due metri, ma ciononostante era sempre stato un abile e
temuto guerriero.
Safet
ridacchiò "Sai Gabriel, certe volte mi domando come avete
fatto a vincere la Grande Guerra!"
L'arcangelo
sorrise "Perché non c'erano stramaledetti cartelloni
pubblicitari sparsi in ogni angolo del Paradiso!" rispose
porgendo la mano al demone e domandandogli "Allora come stai,
tutto bene? Come mai mi hai chiamato?"
Safet
strinse la mano di Gabriel e rispose "Quello svampito di tuo
figlio ha ritrovato la sua ragazza e questa volta è riuscito a
tenersela stretta!"
"Sul
serio?" sorrise felice l'arcangelo "Che bella notizia, il
piccoletto ha sofferto tanto quando gliel'hanno portata via e non ho
nemmeno potuto consolarlo!"
Safet
sospirò "Sai continuo a ritenere molto ingiusto che non
possiamo stare vicino ai nostri figli apertamente. Fortunatamente ho
scoperto che mio figlio Sael sapeva che sono suo padre. Per quanto mi
riguarda ormai non ho più motivo di nasconderlo, ma per te
dev'essere difficile!"
Gabriel
non fece commenti, lui e Safet erano
sempre stati molto amici fin da "ragazzini". Sapeva molto bene quanto era stata dura per
lui e per la sua ex compagna abbandonare il figlio e d'altra parte
anche lui aveva nel cuore una ferita sempre aperta.
"Quindi
Azaele ora è felice! Sei stato molto gentile a chiamarmi per
dirmelo" rispose sedendosi accanto a Safet.
Il
demone lo osservò un po' titubante "In effetti ti ho
chiamato perché sono un po' preoccupato per lui e per tutti i
suoi amici!"
"Perché?"
domandò stupito Gabriel notando un passerotto adagiato sulla
grondaia che cinguettava disperato cercando di aprire un aletta
spezzata.
"Gabriel,
lo sai vero che Azaele ha ereditato il tuo carattere da stordito!"
"Non
sono stordito, sono solo un po' distratto e comunque quando serve so
essere concentrassimo!" replicò offeso l'arcangelo
allungando una mano e prendendo delicatamente il piccolo passero
ferito.
"Ok,
diciamo allora che sia tu che lui quando siete molto presi da
un'emozione tendete a concentrarvi solo su quella, giusto?"
"Si,
è allora?" commentò distrattamente Gabriel
soffiando delicatamente sul passero che subito dopo riuscì ad
aprire entrambe le ali e volare via.
"Allora,
immagino che Azaele e Alba…” Safet si interruppe vedendo
che Gabriel stava seguendo con lo sguardo l'uccellino che si
allontanava svolazzando soddisfatto.
“Mi
ascolti?” esclamò irritato.
Gabriel
guardò Safet facendogli un cenno come per dire “vai
avanti”
Safet
sbuffò e riprese il discorso “Loro non si vedevano da
secoli, mi spiego?”
“Francamente,
no. Non capisco dove sia il problema!” rispose l'Arcangelo.
"Gabriel,
per la miseria, immagino che dopo secoli avranno avuto una gran
voglia di… insomma…"
Gabriel
si illuminò "Oh, quello!" commentò
allegramente "Spero proprio di sì!"
Safet
si passò una mano sul viso, certe volte parlare con Gabriel
era tanto estenuante quanto parlare con Azaele.
"Lo
spero anche io, però la cosa mi preoccupa!"
"Perché?"
domandò stupito l'arcangelo.
"Gabriel"
rispose nervosamente Safet. "Secondo te Azaele è il tipo
che preso dall'entusiasmo di poter finalmente andare a letto con
Alba, dopo aver aspettato per quattrocento anni, si può
ricordare che prima sarebbe meglio procurarsi delle…
precauzioni?"
Gabriel
sbiancò, poi tirò un sospirò di sollievo "No,
lui no. Ma sono sicuro che Alba starà attenta. É una
donna moderna!"
"Si,
ma se è vero il detto che Lui li fa e poi li accoppia!"
commentò il demone facendo un cenno verso l'alto.
Gabriel
rise di gusto "Ma dai! È solo un modo di dire!"
Safet
alzò un sopraciglio poco convinto "Sarà
sicuramente come dici tu, però è meglio prepararsi a
proteggerli, non credi? A proposito tu che faresti nel caso…"
Gabriel
sospirò "Nella estremamente lontana ipotesi che succeda,
e non succederà, si tratta di mio figlio, questa volta non lo
abbandonerò!"
“Bene!”
commentò Safet passando un braccio intorno alle spalle di
Gabriel.
“Ti
va di venire alla piccola festa organizzata da Alba e Azaele?”
Gabriel
ci pensò su. “No, meglio di no! Non credo che né
io, né Azaele siamo ancora pronti per incontrarci. Non voglio
rischiare di rovinargli la festa presentandomi senza invito!”
“Ok,
capisco!” sorrise Safet.
#
Aurora
era in cucina, stava preparando un altro po' di tartine quando ebbe
la sensazione di essere osservata. Si girò. Un demone un po'
anziano e dall'aspetto elegante la osservava sconcertato dalla porta
finestra aperta. Aveva dei begli occhi grigi e i capelli quasi
bianchi.
"Buonasera" disse un po' imbarazzata, per la seconda volta nella stessa serata aveva l'impressione di aver già vissuta una situazione simile. Il
demone strabuzzò gli occhi e per un attimo Aurora temette che
potesse essere colto da infarto. Poi ricordò che si trattava
di un essere immortale e sorrise.
Il
demone si avvicinò e domandò un po' timidamente “Posso
chiederle il suo nome?”
“Mi
chiamo Aurora! E lei?” rispose la professoressa.
“Ehi,
va tutto, bene?” domandò ancora vedendo gli occhi di
Safet diventare lucidi.
Il
demone cercò di controllarsi, inutilmente. Imbarazzato si
asciugò il volto e commentò “Sei tornata anche
tu, piccola Aurora!”
“Tornata...
da dove? Scusi, ma lei mi conosce?” domandò la
professoressa pensierosa. Chissà forse quel demone conosceva
il motivo per cui lei poteva vederlo?
“Si,
Aurora, ti conosco!” rispose lui amaro.
In
quel momento entrò Azaele che commentò tutto contento
“Oh, allora vi siete già presentati!”
“Già!
E penso che il tuo amico, abbia un po' di cose da spiegarmi!”
rispose Aurora.
Safet
prese Azaele per un braccio e chiedendo scusa ad Aurora lo trascinò
in bagno “L'hai invitata tu?” sussurrò chiudendo
la porta per evitare di essere sentito.
“Si,
ci siamo conosciuti per caso e ho pensato che non sarebbe stato male
presentarvi!” rispose Azaele allegramente.
“Non
l'hai riconosciuta?” domandò Safet.
Azaele
lo guardò confuso “Dovrei?”
“Dovresti,
si! E' la bambina condannata al limbo insieme ad Alba!” spiegò
Safet.
Azaele
lo fissò stupito e commentò “Merda! Niente è
mai per caso, non è così?”
Safet
annuì gravemente.
“Ehi,
volete uscire dal bagno! Qui c'è gente che non può
aspettare oltre!” si lamentò Arianna bussando alla
porta.
“Scusa,
Arianna. Stavamo... parlando di una cosa privata!” rispose
Azaele uscendo imbarazzato dal bagno insieme a Safet.
La
ragazza non li degnò di uno sguardo e si precipitò
dentro.
Safet
rientrò in cucina e si avvicinò ad Aurora “Posso
aiutare?” domandò educatamente.
Aurora
gli porse un panetto di burro e il coltello “Ok, però se
non le dispiace dopo mi farebbe piacerebbe fare una chiacchierata con
lei. In privato!” rispose Aurora.
“Certamente!
E diamoci del tu, se non ti dispiace!” rispose lui sorridendo.
“Oh...
certo!” risposa Aurora rendendosi conto con imbarazzo di essere
arrossita come un ragazzina.
#
Azaele
aprì gli occhi e si tirò a sedere sul letto svegliando
Alba che dormiva sul suo petto. "Che succede?" domandò
lei assonnata.
Lui
tentennò un po' imbarazzato, prima di rispondere "Ecco,
noi abbiamo… Ma io non ero… Uh… protetto!"
Alba
sorrise "Tranquillo, in questo periodo non è pericoloso
per me"
Azaele
sospirò di sollievo "Ah, ok. Usi la pillola"
"No,
mi stava dando qualche problemino, l'ho dovuta interrompere. Uso un
macchinino che mi da il via libera!"
"Oh,
e sei sicura che funziona?" domandò preoccupato Azaele.
Lei
sbadigliò abbracciandolo. "Bé, non che ne abbia
avuto bisogno molto spesso negli ultimi tempi. In ogni modo finora
non ha mai sbagliato!"
Fine
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Ciao
a tutti.
Così
finalmente dopo tanti anni sono arrivata alla fine di questa storia.
Sicuramente non ce l'avrei fatta se non avessi scoperto EFP!
E
ancora meno ci sarei riuscita se non avessi avuto il supporto di
tutti coloro che mi hanno seguito o mi stanno seguendo con tanto
affetto.
Voglio
ringraziare perciò:
-
tutti i lettori che mi hanno recensito al di fuori degli scambi del
Giardino di EFP: Fra101, Abby_da_Edoras, IndianaJones25, Serpentina, Tubo Belmont, Vania Imyarek
-
tutti i lettori con cui scambiamo regolarmente e con grande piacere
le recensioni tramite il Giardino di EFP: Zobeyde, Mask89, Leila91,
Barby_Ettelenie91, Misaki, Will Darkligther, Cassiana, Chiara
PuroLuce, alvy_demi,
MusicAddicted, Shadow writer, AlfoPec95, Apatya, Musical, Nao
Yoshikawa, Violet Sparks, Pin, fenris
-tutti
i lettori che sono passati a lasciarmi anche solo un recensione o per
curiosità o tramite gli scambi: Yonoi, Lupoide, Trix,
Estel-naMar, Allen Glassered, Caaatkhad, H_A_Strattford,
Angelica_Morgenstern, Antonio_Sabini, Loreley90, Zukiworld
-tutti
i lettori che hanno messo la storia tra le
seguite/preferite/ricordate
-tutti
i lettori silenziosi
-tutti
i futuri lettori
Vi
ringrazio davvero con tutto il cuore e se riuscirò, come
spero, a scrivere “Un angelo a Roma parte II”, spero di
ritrovarvi tutti!
AlbAM
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