Deal with the Devil

di Cinderella90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Caoitolo 18 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


«Hinata, sei già a letto?! Ho bisogno di parlarti. »

La ragazza, che era già sotto le coperte, si mise a sedere in modo composto e invitò il padre a fare il suo ingresso nella camera.
«Come va con il jet lag, tesoro? Spero meglio, fino a un’ora fa avevi davvero una brutta cera.» disse l’uomo con tono preoccupato. «Sei stanca? Vuoi che ti porti qualcosa?» Hiashi Hyuga, fisico imponente, capelli lunghi e neri come la pece, ricco imprenditore di quarantacinque anni, un uomo che di solito era in grado di trasmettere sicurezza ma non quella sera. Davanti alla sua giovane figlia, Hiashi appariva chiaramente a disagio, e Hinata sapeva perfettamente il perché. Aveva quindici anni e sapeva che quella del padre non era una semplice “visita di cortesia”. Stava cercando di sondare il terreno in modo cauto, con passi ben misurati. Il motivo? Voleva parlarle di quella che da quel momento in poi sarebbe stata la sua nuova vita. Di ritorno dalle vacanze Hinata aveva conosciuto la compagna di suo padre e la rispettiva figlia. In un colpo solo si era ritrovata ad avere una nuova madre e una sorella.

«Sto bene, non ti preoccupare.» disse. Ed era vero, certo la notizia l’aveva dapprima sconvolta ma poi, una volta approfondita la conoscenza con le due donne, Hinata era arrivata alla conclusione che quella nuova situazione non era poi così assurda come pensava.

«Hinata… ascoltami bene. So che per te questo è un enorme cambiamento ma devi credermi quando dico che non l’avevo minimamente programmato. Dopo tua madre nessuna donna è mai riuscita a farmi sentire… vivo. Non mi sarei mai risposato se non fossi stato sicuro al mille per mille dei miei sentimenti e del fatto che tu, Hanabi e Fumiyo avreste imparato ad andare d’accordo e a volervi bene. Lei ti piace, vero?» domandò, scrutando il suo viso, rimanendo in attesa di una sua risposta quasi con ansia.

Ella annuì gentilmente in risposta al padre ma quello che per lei continuava a rimanere un grosso punto interrogativo era perché il padre avesse sposato una donna che conosceva appena. Negli anni che seguirono la morte di sua madre, Hiashi aveva frequentato altre donne ma nessuna era riuscita a rubare il suo cuore, cosa poteva mai avere Fumiyo che alle altre mancava? Perché tutta quella dannata fretta?

«Fumiyo sembra davvero una donna gentile, papà. Non capisco però perché tu abbia avuto tutta questa fretta, perché tu abbia voluto sposarla senza nemmeno farmela conoscere.»

«Figlia mia un giorno succederà anche a te di accantonare la tua parte razionale e di seguire puramente il tuo istinto, Sarà un momento che potrà apparirti folle, privo di logica ma tu assecondalo ed è solo allora che riuscirai a comprendere a fondo la mia scelta.»

«Papà sei sicuro che lei ti ami veramente? Un sacco di donne volevano stare con te solo per la sicurezza finanziaria e il prestigio sociale…perché lei dovrebbe essere diversa?»

«Lei assomiglia molto a tua madre, Fumiyo non ha mai prestato attenzione ai miei soldi, di questo ne sono assolutamente convinto, allora come adesso. Lei si è innamorata di me con la stessa intensità e rapidità con cui io mi sono innamorato di lei. Ha acconsentito a sposarmi ma quando ha capito il tenore di vita che abbiamo qui, Hinata, ha cercato di tirarsi indietro. Riesci a immaginarti un’altra donna fare una cosa simile? Era terrorizzata all’idea che lei e Hanabi non riuscissero a inserirsi, ad adattarsi. Aveva paura di commettere degli errori che ci avrebbero messi in imbarazzo.» Allungò una mano e la posò delicatamente sul capo della figlia così da poterle accarezzare la nuca. «Era disposta a firmare un patto prematrimoniale dove dichiarava di rinunciare a tutti i beni materiali che potevo offrirle.»

A Hinata la nuova matrigna era piaciuta abbastanza ma sentire suo padre parlare in quel modo di lei e osservare i suoi occhi lucidi dall’emozione e dall’amore che provava… quelle furono le cose che influirono di più sul suo giudizio finale.

«Mi piace molto, andremo d’accordo.»

«E di Hanabi cosa ne pensi?»

A quella domanda Hinata rimase in silenzio per qualche minuto, tentando di trovare le parole adatte per descrivere i suoi sentimenti verso la sorella appena acquisita. «E’ diversa dalle ragazze che ci sono a scuola. E’ socievole, schietta… non le piace apparire come una ragazza alla moda, sofisticata e questa è una cosa che ci accomuna.»

«E’ una ragazza molto perspicace, cerca però di tenere a mente che Hanabi non ha avuto i tuoi vantaggi, se così vogliamo chiamarli, quindi dovrai starle accanto e insegnarle con calma ciò che lei non può sapere.»

«Lo farò papà, ora se non ti dispiace posso andare a dormire? Sono davvero stanca.»

«Certo bambina mia, ti lascio riposare. E’ bello riaverti a casa.» concluse il padre.


Dall’altra parte del corridoio Fumiyo Matsumoto, seduta ai piedi del letto della figlia tredicenne, era ormai giunta alla fine degli argomenti di conversazione. «Quindi oggi ti sei divertita con Hinata? La scuola come ti è sembrata?»

«Tirata a lucido. E se proprio vuoi saperla tutta più che una suola mi pareva di essere in una reggia.»

«Così grande?»

«Ti ci perderesti. Hanno anche una scuderia ippica, lo sapevi? Ovviamente sempre tirata a lucido, ci vive e lavora un ragazzo che dovrebbe essere poco più grande di Hinata. Si chiama Sasuke e a quanto pare tutte le ragazze lo considerano come un vero fusto. Ha finito da poco il semestre al college e approfitta di questi momenti per racimolare soldi. Oh mamma dovresti vedere i cavalli, sono così belli! Hinata mi ha detto che presto inizierò anche io a prendere  lezioni e poi potremo andare assieme a passeggio!»

«Ecco, volevo giusto parlarti di Hinata. Cosa ne pensi di lei?»

«Hinata…» Hanabi si ritrovò a esitare. Cos’avrebbe potuto dire di quella giovane ragazza? «Hinata è così dolce. E’ buona, mi ha rivelato di aver sempre voluto una sorella. Non è snob come le altre ragazze, è molto educata. Mi ha detto che se voglio posso prendere in prestito i suoi vestiti proprio come si fa tra due sorelle, non lo trovi fantastico?»

«E’ davvero gentile da parte sua e di Hiashi cosa ne pensi?» domandò Fumiyo con leggero timore.

«A primo impatto mi è sembrato… molto impanicato!» disse la ragazza, scoppiando poi a ridere. «Sembra una brava persona. Sono sicura che andremo tutti d’accordo. »

«Oh Hanabi, sono felice di sapere che approvi questo cambiamento.» Fumiyo salutò la figlia con un bacio sulla fronte per poi raggiungere il marito in camera. Hanabi, una volta rimasta sola, cominciò a pensare alla conversazione avuta con la madre e, guidata dall’istinto, scese dal letto e raggiunse la stanza di Hinata. Con la punta delle dita toccl il legno liscio della porta per poi accingersi a bussare, ma Hinata la precedette spalancando la porta. «Stavo giusto venendo a vedere se eri sveglia.» mormorò Hinata, facendosi da parte per far passare Hanabi.

«Hai parlato anche tu con tuo padre, vero?» chiese Hanabi, sistemandosi sul bordo del letto della sorella.
Hinata annuì e si sedette vicino a lei. «A quanto pare volevano sondare il terreno per vedere come l’abbiamo presa. E direi che l’abbiamo presa bene, entrambe.»

Le due ragazze si guardarono negli occhi e si sorrisero a vicenda lasciandosi poi ricadere sul letto.

«Penso proprio che d’ora in avanti la nostra vita sarà piena di sorprese.»

«Non avrei saputo dire di meglio… sorella!»

Più tardi, sdraiata sul suo letto Hanabi ripensò all’intera vicenda. Stentava a credere che le cose fra lei e Hinata fossero andate così bene. Ricordava il timore provato quella mattina nel vedere per la prima volta la ragazza. Da quel poco che aveva saputo di lei era sicura che non avessero nulla in comune. Da ciò che aveva visto e sentito, Hanabi pensava che Hinata fosse disgustosamente e irrimediabilmente perfetta e come se non bastasse anche una snob. E invece alla fine di quella faticosa giornata era felice di ammettere che si era fatta un’idea completamente sbagliata.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Lo sguardo di Sasuke Uchiha era fisso sull’esile figura di Hinata Hyuga che da diversi minuti indugiava sulla porta aperta della scuderia. Le mani dietro la schiena, intenta a osservare la piccola Hanabi in compagnia delle altre ragazze del circolo ippico.

«Vuoi che ti selli un cavallo?» le chiese d’improvviso mentre era intento a strigliare uno dei tanti animali presenti nelle stalle.
«No, grazie» rispose lei con tono educato e dolce, strappando a Sasuke uno dei suoi rari sorrisi.

Il ragazzo lavorava come stalliere in quella scuderia ippica da ormai più di due anni e tutto per poter pagare di proprie tasche il college. Durante quel periodo si era fatto un’idea ben precisa sulle figlie adolescenti dei multimilionari di Tokyo. Aveva capito, per esempio, che Sakura Haruno, Ino Yamanaka e Karin Uzumaki andavano matte per i soldi e i cavalli ed inoltre che erano disperatamente ansiose di perfezionare le loro “tecniche” di seduzione con l’altro sesso.
Ragazze essenzialmente vuote, ossessionate dal loro aspetto esteriore, dai propri abiti e dalla loro condizione sociale.
Personalità frivole e dispettose, che per quanto potessero essere carine erano troppo esigenti e altezzose.

Il trio delle pettegole era già molto più “avanti” rispetto alle loro coetanee, infatti si divertivano a saccheggiare la scorta di liquori dei loro affabili genitori e utilizzavano fin troppo make-up per i suoi gusti, senza contare il fatto che tutte si erano focalizzate su di lui, tentando di avere la meglio sulle altre. Durante l’anno precedente Sasuke si era parecchio divertito nell’assistere ai loro disperati tentativi, crescendo però le ragazze erano diventate decisamente troppo audaci e ora il ragazzo si ritrovava ad impersonare l’oggetto dei loro desideri.

Di per sé la cosa non sarebbe stata così particolarmente seccante, se solo si fossero limitate ad arrossire e a ridacchiare con quei toni acuti che tanto odiava, tuttavia negli ultimi tempi avevano iniziato a indirizzargli sguardi e occhiate fin troppo languide per i suoi gusti. Solo poche settimane prima, Sakura Haruno aveva deciso di passare direttamente all’azione, facendosi trovare nel suo piccolo appartamento “solo” per chiedergli la sua opinione sui baci alla francese. Ino Yamanaka, pochi giorni dopo, era tornata in testa alla classifica affermando a gran voce quanto fosse magnifico il didietro di Sasuke Uchiha, il tutto in presenza del ragazzo.

Solo pochi giorni prima, Hinata Hyuga aveva portato la sorella acquisita alla scuderia così da poterla presentare alle compagne. Sasuke l’aveva vista di rado ma quelle poche volte che aveva avuto il piacere di incontrarla, la brunetta gli era sempre apparsa come una piacevole eccezione a quel gruppo di ochette: aveva l’assurda convinzione che Hinata Hyuga avesse qualcosa in più rispetto alle altre, qualcosa che a quelle ragazze sarebbe sempre mancato.

Capelli color nero, con delle sfumature blu notte che le donavano davvero moltissimo, ciglia lunghe e occhi sorprendentemente grandi e chiari, che osservavano il mondo con interesse sincero. Erano senza dubbio occhi molto espressivi, sinceri, da cui scaturiva uno spirito forte, eppure al contempo stesso talmente dolci da riuscire a strappargli un mezzo sorriso ogni volta in cui incontrava lo sguardo di lei.

Avendo finito di spazzolare il bel destriero, Sasuke gli diede un piccolo colpo sul fianco così da farlo entrare suo alloggio. Chiuse il box e quando si voltò per riporre la spazzola nell’armadietto, fu sorpreso nel vedere che Hinata non se n’era andata. Stava ancora lì, ferma sulla soglia della porta, le mani strette con forza l’una nell’altra e l’espressione ansiosa.
Era talmente assorta nei suoi pensieri che non si accorse minimamente di Sasuke, che si sporse in sua direzione per poter vedere meglio il gruppo di ragazze.

Ciò che vide non gli piacque affatto. Una decina di ragazze intente a saltare dei bassi ostacoli o a trottare, il tutto ridendo e gridando cose che non riusciva e nemmeno voleva comprendere. Poi vide lei, la piccola Hanabi.
La ragazza se ne stava completamente isolata in un angolo del maneggio, urlò un complimento a Sakura mentre le passava vicino, ma ella la ignorò completamente, così come tutte le altre.

Hanabi era stata appena snobbata, rifiutata da quelle ragazzine. Curvò le spalle, voltò il suo cavallo e uscì fuori dal recinto in tutta fretta.

Sconvolto dall’intensità delle emozioni che il volto di Hinata faceva trasparire, Sasuke cercò di distrarla in qualche modo. «Tua sorella è una ragazza forte, non è necessario che la sorvegli con tanta apprensione.»
«Non sono preoccupata: stavo solo pensando. A volte, senza che me ne accorga, mi perdo nei miei pensieri e il mio viso assume espressioni di sconforto.»
«Capisco», disse Sasuke, fingendo spudoratamente di crederle per non ferire il suo orgoglio. «Dimmi un po’, a te piacciono i cavalli?»
«Oh, sì. Ho anche portato un sacchetto pieno di mele... solo per loro.» disse lei con tono dolce, accennando con un movimento della mano a un sacchetto appena dietro al mobiletto.
«E sai cavalcare?»
«Si.»

La sua risposta lo sorprese parecchio, mai una volta aveva visto quella ragazza cavalcare e così era arrivato alla conclusione che non ne fosse capace. «Dunque, fammi capire… ti piacciono i cavalli, gli porti regolarmente da mangiare, vieni qui tutti i giorni e non cavalchi mai, anche se le tue “amiche” lo fanno.»
«Esatto.»
«E allora proprio non capisco.» ammise con tono sconfitto mentre si portava distrattamente una mano fra i capelli.
«Diciamo che li amo molto di più quando ho i piedi saldamente piantati a terra.» ammise lei, emettendo poi un risolino decisamente imbarazzato che contagiò anche Sasuke che si ritrovò a sorridere.
«Ora il quadro mi è chiaro. Fammi indovinare… sei stata disarcionata, ti sei fatta male e non sei più riuscita a tornare in sella. Dico bene?»
«Esatto. Ho saltato un ostacolo troppo alto, sono caduta e mi sono fratturata la spalla.»
«L’unico modo per superare la paura è risalire subito in sella.» disse Sasuke, rimproverandola.
«Ed è quello che ho fatto.»
«Non dirmelo.»
«Sono caduta di nuovo e ho avuto una lieve commozione celebrale.»

Le troppe risate provocate da quella sua schietta verità fecero brontolare lo stomaco di Sasuke, i cui pensieri volarono subito alle mele gentilmente offerte dalla ragazza. Non lo avrebbe mai ammesso ma stentava ad arrivare a fine giornata e come se non bastasse gli sembrava di avere un pozzo senza fondo al posto dello stomaco.

«Vado a ritirare queste mele. Non vorrei che qualcuno le calpestasse o peggio le buttasse.»
Prese il sacco e si avviò verso il retro della scuderia, con l’intenzione di condividere quelle mele con i cavalli. Mentre passava accanto a uno dei tanti box, un cavallo di nome Thunder mise subito il muso fuori dal portone in legno, puntando il suo naso curioso al sacco che Sasuke teneva saldamente tra le mani.

«Ma guarda un po’ chi c’è qui. Sei vecchio e cieco eppure il tuo olfatto è ancora perfetto.» disse al cavallo, prendendo poi una mela dal sacco per porgergliela. «Questo deve rimanere un segreto tra me e te, queste mele sono anche per il sottoscritto.»
*****


Un’altra giornata si affacciava sulla città di Tokyo e Sasuke, come ogni mattina, stava mettendo del fieno fresco nei box, quando alcune ragazze entrarono nella scuderia.
Guai in arrivo.

«Hinata dobbiamo assolutamente parlarti di tua sorella Hanabi!» Sasuke alzò gli occhi al cielo, ritrovandosi a pensare che avrebbe volentieri ficcato un po’ di quel fieno nelle bocche di quelle ragazze, qualsiasi cosa pur di farle stare zitte. Diede un’occhiata veloce all’intero gruppo e capì che quelle oche stavamo per emettere il loro verdetto sulla nuova ragazza e non sarebbe stato positivo. 

Evidentemente anche Hinata l’aveva capito e tentò di anticiparle con voce persuasiva e tono educato ma a nulla valsero le sue parole.
«Hinata, noi non abbiamo nulla in comune con quella campagnola, voglio dire hai visto come si veste? Sono tutte cose acquistate al grande magazzino! Non può far parte del nostro gruppo.»
Un coro di risate fu la prova che anche le altre ragazze la pensavano allo stesso modo e come se non bastasse Ino si aggiunse al gruppo, seppur un po’ esitante, decretando il verdetto finale sulla povera Hanabi.

«Mi dispiace Hinata ma Hanabi non potrà mai essere nostra amica, e nemmeno tua.»



____________________
E rieccomi con il primo capitolo di questa storia.
Spero di avervi incuriosito almeno un po' e che il tutto risulti scorrevole e piacevole alla lettura.
Tra l'altro ci tengo a ringraziare Arcadia per aver recensito il prologo di questa mia FanFiction! Sono contenta che l'inizo ti abbia incuriosita... spero che questa sensazione possa continuare anche nei capitoli successivi.
Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Quelle parole suscitarono in Sasuke una gran rabbia, quelle tre ochette in un modo o nell’altro riuscivano sempre ad avere la meglio sugli altri. Provò una profonda compassione per Hinata, sicuro che avrebbe ceduto a quelle pressioni e alla fine si sarebbe allontanata dalla sorella, eppure con sua enorme sorpresa, la ragazza non cedette a quelle forti pressioni.

«Mi dispiace davvero che la pensiate in questo modo. Hanabi è una brava ragazza, intelligente e gentile. Non pensavo che avrebbe suscitato in voi il timore di una possibile concorrenza. Credevo che le avreste dato una chance, ma evidentemente mi sbagliavo.»
«Concorrenza? Ma di cosa diavolo stai parlando?» domando Sakura, con tono seccato.
«La concorrenza in fatto di ragazzi. Hanabi come ho già detto è intelligente e gentile. Senza contare il fatto che è molto graziosa, quindi è normale pensare che avrà sempre ragazzi che le ronzeranno attorno.»

Il discorso di Hinata fece bloccare sul posto Sasuke, facendo nascere sul suo volto un sorriso pieno di soddisfazione. Lavorando alla scuderia aveva capito che per quelle ragazzine il trofeo più ambito erano decisamente i ragazzi e la possibilità che Hanabi potesse attirare carne fresca nella loro “tana” era un richiamo a dir poco irresistibile.

«Naturalmente Hanabi è già fidanzata e non è interessata ad avere un possibile amante.»
«Penso proprio che dovremmo provare a darle un’altra possibilità, proviamo a conoscerla meglio. Magari il nostro giudizio è troppo affrettato.» disse Karin.
«Sono davvero felice che abbiate cambiato idea, sapevo di poter contare su di voi. Se aveste davvero deciso di allontanare Hanabi mi sareste mancate così tanto.» mentì Hinata.
«Perché dici che ti saremmo mancate?»
«Oh, è così semplice. Hanabi è mia sorella e sono sicura che diventerà la mia migliore amica. La famiglia viene prima di tutto e i migliori restano sempre assieme.» concluse la ragazza con tono dolce e pacato.

Concluso quell’insulso teatrino, le ragazze tornarono alle loro attività preferite: spettegolare sulle compagne di classe e guardare i ragazzi con attenzione maniacale così da potergli assegnare un voto che andava da uno a dieci.

Rimasti ormai soli, Sasuke si avvicinò a Hinata, facendola trasalire per lo spavento. «Hanabi è davvero fidanzata?» domandò con curiosità.
«Si.» disse lei, annuendo lentamente con il capo.
«E come si chiama questo ragazzo?»
Lei si morse nervosamente il labbro inferiore. «Napoleone.»
«Ed è un…?»
«Cane.»

Le risate di Sasuke si diffusero lungo l’intera scuderia. Hanabi era decisamente fortunata ad avere un’alleata come Hinata, che ignara del complimento gli lanciò un’occhiata. «C’è qualcosa da bere? Ho sete.»
Sasuke sorrise divertito, invitandola a seguirlo. «Raccontare bugie è davvero estenuante, non è vero? Non c’è niente di più faticoso che scontrarsi con un gruppo di ochette presuntuose.»

Raggiunto il fondo del corridoio, Hinata si ritrovò in una stanza piuttosto piccola che immaginò fosse quella dove Sasuke viveva. Era una stanza davvero spoglia, vi era un letto a una piazza, uno scrittoio che sembrava appartenere all’era preistorica e una lampada piuttosto vecchia. Di fronte alla camera vi era un piccolo bagno e a fianco ad esso un piccolo piano cottura e un lavandino, con accanto un frigorifero. Quando Hinata aprì l’anta del frigorifero rimase sorpresa nel vedere che al suo interno vi era solo una confezione di Wurstel, una bottiglia di latte e una mela.

Perplessa da quella evidente mancanza di cibo, richiuse l’anta e prese un bicchiere di plastica che riempì con dell’acqua del rubinetto. Una volta bevuto, si avvicinò per buttare il bicchiere nella pattumiera e fu proprio in quel momento che notò tre torsoli di mele, che ricollegò a quella ancora presente nel frigorifero. Erano le mele che lei aveva portato per i cavalli, quelle avvizzite, e proprio non riusciva a capacitarsi del perché si ritrovassero lì. La sola spiegazione era che fosse affamato, che non avesse abbastanza cibo.

Tornò all’ingresso della scuderia e ringraziò Sasuke per quella gentilezza.
«Non credi che dovresti andare da lei?» domandò il ragazzo, riferendosi chiaramente alla sorella.
«No, Hanabi se la caverà bene anche da sola. Inoltre sono convinta che non le farebbe affatto piacere sapere che io le ho spianato la strada.»
«E se dovessero tornare sui loro passi?»
«Riuscirà comunque a farsi un sacco di amici, senza contare il fatto che quelle ragazze non le considero affatto come mie amiche, l’unico che mi sta simpatico è Naruto-Kun.»

Sentendo quel nome Sasuke strabuzzò gli occhi, guardandola quasi come se fosse un’aliena, pensando al fratello esageratamente logorroico e sempre positivo di Karin. «Quella testa quadra è il tuo fidanzato?»
«No, siamo solo amici.»
«E non sei un po’ troppo piccola per avere un amico come lui?» scherzò Sasuke. «Com’è il tuo ragazzo?»
«A dire il vero non ho un ragazzo e tu? Sei fidanzato?» domandò con tono improvvisamente imbarazzato.
Sasuke annui con il capo, continuando a guardare il gruppo di ragazze intente a ridere con Hanabi.
«Com’è?» chiese Hinata con interesse genuino.
«Bionda e alta.»
«Oh, vorrei esserlo anche io.» confessò lei con aria quasi sognante.
«Ti piacerebbe essere bionda?»
«No, mi piacerebbe essere alta.» disse lei.

Sasuke si ritrovò nuovamente a sorridere, quella ragazza non si smentiva mai, era lontana anni luce dalle sue coetanee e loro nemmeno se ne rendevano conto. «A meno che tu non abbia intenzione di crescere in modo sorprendente, farai meglio a concentrarti sul cambiare colore di capelli, anche se devo ammettere che sarebbe un peccato.»
«State assieme da molto tempo?»

Solo a quella domanda Sasuke realizzò che stava socializzando con una studentessa, cosa assolutamente vietata, e come se non bastasse la suddetta studentessa aveva solo quindici anni, quattro anni in meno di lui, e la conversazione aveva preso una piega fin troppo personale.
«Vive qui a Tokyo?»
«No, non è di queste parti.» disse con fare sintetico, voltandosi per andarsene e riprendere il proprio lavoro.
 

Le lezioni erano finalmente giunte al termine e le ragazze sedevano al tavolo della mensa intente a chiacchierare del più e del meno. Hinata si alzò per andarsene con la sorella, quando di colpo si ritrovò a pensare al frigo vuoto di Sasuke. Così senza pensarci troppo si avvicinò al buffet, prese un piatto pulito e lo riempì con della carne ai ferri e contorno di pomodori in insalata. Coprì il piatto in modo da non freddarne il contenuto e prese anche un pezzo di torta di mele, dirigendosi poi alla scuderia.

La reazione di Sasuke davanti a quel ben di Dio fu assolutamente spettacolare. «E’ per me? Sai di avere di fronte la persona più ghiotta di pomodori?» domandò, prendendo il piatto e la forchetta.
Mentre andava verso la sua piccola stanza, Sasuke stava già mangiando con gusto e Hinata non poté far altro che osservarlo per qualche secondo, cosciente che un suo amico non sempre aveva la possibilità di sfamarsi. Allontanandosi in silenzio. decise che da quel momento in poi avrebbe sempre portato qualcosa a Sasuke, trovando però qualche scusa in modo da non fargli pensare che provasse pietà o peggio che facesse la carità.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Hinata afferrò la borsa dal sedile in pelle dell’Audi che suo padre le aveva regalato solo due mesi prima per il suo compleanno e salì velocemente le scale della lussuosa villa in cui viveva con la sua famiglia.
Era passato ormai un anno da quando Fumiyo, Hanabi e poi i suoi nonni acquisiti erano venuti a vivere con loro a Tokyo, l’intera casa aveva cambiato il suo aspetto. Conversazioni vivaci e allegre risate ora riempivano le stanze che prima parevano tristi e vuote. Dalla cucina provenivano sempre profumi meravigliosi e in giardino crescevano rigogliosi fiori e alberi da frutta.
Tutti erano sereni e soprattutto felici, l’aria che si respirava in casa era quasi frizzantina. Tutti tranne Nanako, la governante che aveva cresciuto Hinata dopo la morte della madre.

«Nanako, Hanabi è in casa?»

«La signorina Hanabi è fuori in giardino con la vostra famiglia, stanno parlando della festa che darete domani sera.» disse la donna con tono aspro, terminando di spolverare l’ampia credenza. «Quando i vostri genitori volevano dare una festa era tutto diverso, sapete? Vostra madre chiamava delle ditte specializzate e fioristi, naturalmente i migliori nel campo. Faceva lavorare loro e non noi.» aggiunse con tono eloquente. «Fanno così tutti i ricchi, ovviamente tutti tranne noi.»

«Hai detto bene, noi no. Stiamo istituendo una nuova moda.» disse Hinata con un sorriso gentile sulle labbra dirigendosi poi verso il cortile, accompagnata dall’anziana donna.
 
«Una volta, quando si dava una festa bastava che tutto avesse un bell’aspetto e il cibo un buon sapore.» continuò lei con ostinazione. «Ma a quanto pare non è più così. Adesso tutto dev'essere fresco, naturale! Le pietanze coltivate e fatte in casa vanno bene per le persone nate e cresciute in campagna, capisce? I vostri nuovi nonni sono senza dubbio persone gentili e a modo, ma non capiscono che…»

Hinata si era letteralmente innamorata dei suoi nonni adottivi, fin dalla prima volta in cui erano andati a trovarli e proprio per questo motivo si arrabbiava ogni volta che sentiva parlar male di loro. Le visite dei nonni si erano fatte sempre più frequenti, al punto che Hiashi Hyuga aveva incaricato un architetto di ampliare e rinnovare la dépendance degli ospiti, in modo da poter ospitare al meglio i suoceri.

Da quando Fumiyo era entrata a far parte delle loro vite, Hiashi era diventato un altro uomo: si era ritrovato a vivere in un ambiente completamente nuovo. Gustava pietanze succulenti, fatte in casa, trascorreva più tempo con la sua famiglia e questo lo rendeva felice. Sua moglie e le loro figlie avevano trasformato completamente l’ambiente in cui viveva, rendendo ancor più belli i giardini e gli spazi interni.

Un anno dopo il suo matrimonio con Hiashi, Fumiyo aveva ufficialmente debuttato nell’alta società come la moglie di Hiashi Hyuga. In onore di una sontuosa festa tradizionale giapponese, aveva organizzato e allestito l’enorme giardino per gli amici impostati e abbastanza annoiati, del marito.

Fu la prima festa Hyuga organizzata da Fumiyo e la donna aveva personalmente seguito passo dopo passo la preparazione e presentazione dei piatti, cucinati secondo le ricette della madre.
Per restare in tema con la festa, le due sorelle avevano raccolto una multitudine di rose bianche dalla serra di famiglia per poi comporre dei graziosi centritavola, convinte che gli ospiti avrebbero sicuramente apprezzato.
 
Un’ora prima del ricevimento, Fumiyo aveva passato in rassegna l’intera casa e il giardino, scoppiando poi a piangere tra le braccia del marito, chiaramente sconvolta.
 
«Hiashi non dovevi lasciarmelo fare! Tutti penseranno che ho oltraggiato questa splendida dimora con della robaccia inutile! I tuoi amici sono abituati al lusso, dormono e mangiano in hotel a cinque stelle, partecipano ad aste costose e io sto per offrire loro un… un semplice pranzo e per giunta nel giardino di casa! Penseranno che hai sposato una contadina!» disse in preda alle lacrime, mentre si aggrappava a suo marito.
 
Hiashi le accarezzò la nuca con fare dolce e sorrise di cuore. Solo poco tempo prima anche lui aveva passato in rassegna la casa, imponendosi di osservare il tutto con gli occhi di un estraneo e ciò che aveva visto lo aveva riempito di orgoglio. Fumiyo, aiutata da Hanabi e Hinata, aveva dato un significato del tutto nuovo al genere “fatto in casa”.
Era riuscita a personalizzare quella casa trasformando oggetti comuni in oggetti di pura bellezza ed eleganza. Gli ospiti avrebbero apprezzato l’unicità della sua bellissima moglie, su questo non aveva dubbi.
 
«E’ tutto stupendo. Li lascerai senza parole, vedrai.»
 
E Hiashi non si era sbagliato, per tutta la sera Fumiyo ricevette sinceri complimenti da parte degli ospiti, piacevolmente sorpresi e deliziati dai fiori, dalle pietanze, dalla casa e, soprattutto, dalla bellezza e dalla grazia della padrona di casa.
 
A distanza di un anno, Hinata ripensava ancora a quegli eventi, mentre Nanako continuava a portare avanti il suo disappunto per quella situazione. Per non essere scortese nei suoi confronti, ogni volta rammentava che Nanako non provava antipatia o ripudio verso Fumiyo, semplicemente non digeriva il fatto di essere stata privata del suo titolo da capo degli “affari domestici”.
 
«So bene di essere l’ultima persona che dovrebbe dare giudizi ma se la signora Fumiyo appartenesse davvero all’alta società saprebbe che certe cose le persone ricche non le fanno. Prima o poi scriveranno un articolo su questa famiglia dichiarando quanto siamo ridicoli!»
 
Quella fu decisamente la goccia che fece traboccare il vaso.
Nessuno doveva parlare male della sua famiglia, nemmeno la donna che l’aveva cresciuta.
 
«Adesso basta Nanako, quello che dici è davvero ingiusto e lo sai. Tutti quelli che conoscono Fumiyo, Hanabi e i nonni dicono che sono persone meravigliose ed è vero! Se l’impero Hyuga si sta espandendo e affermando nel campo della moda è solo grazie a Fumiyo e alle sue idee. Invece di dire certe cattiverie ti suggerirei di prendere in mano un giornale e leggere gli articoli riguardanti la nostra famiglia, avrai così modo di notare che tutti parlano bene di noi.»
 
Hinata sapeva bene che doveva cercare di essere paziente e comprensiva con Nanako, le voleva molto bene e non voleva che il loro rapporto si rovinasse.
 
«So bene che è dura per te avere quattro persone in più in casa.  Non credere che non ci abbiamo pensato, anzi siamo preoccupati perché lavori troppo ed è per questo che papà ha insistito così tanto per cercare una nuova domestica, non vogliamo che ti affatichi più del dovuto.»
 
Di fronte a quella sincera dimostrazione di affetto, il disappunto scomparve dal volto di Nanako, lasciando il posto a un timido sorriso. «Signorina, non ho bisogno di un aiuto. In fin dei conti sono riuscita a prendermi cura di voi per anni, no?»
 
«Tu per me sei stata come una madre, io e papà non ce l’avremmo fatta senza di te e la cosa non è cambiata.» Hinata non era stata del tutto sincera ma a mali estremi, estremi rimedi. Infondo, grazie a quella mezza verità, Nanako si era calmata ed era decisamente più contenta.
 
 
Conclusa quella piccola discussione, Hinata riprese a cercare con lo sguardo la sorella, aveva individuato i nonni e Fumiyo ma di Hanabi non c’era traccia.
 
«Bentornata a casa, Hinata.» Hiashi, sbucato quasi dal nulla, mise un braccio attorno alle spalle della figlia e la strinse leggermente a sé.
 
«Ciao papà. Oggi sei tornato prima, ti aspettavamo per l’ora di cena.»
 
«Ho deciso di uscire prima, volevo vedere come ve la stavate cavando. A scuota va tutto bene?»
 
«Si, tutto nella norma. Niente di cui preoccuparsi.»
 
Hiashi la strinse in un abbraccio affettuoso, la guardò e poi rivolse la sua attenzione alla moglie e ai suoceri che si stavano dirigendo verso di loro a passo deciso.
 
«Non so perché ma ho come la sensazione che sto per essere messo ai lavori forzati.» disse scherzando. «Mi chiedo perché tu e Hanabi non siate state reclutate dal Generale!»
 
«Fumiyo ha espressamente detto che dobbiamo stare fuori dai piedi. Non vuole che ci affatichiamo. Sono passata da casa per prendere Hanabi, Sakura ci ha dato appuntamento al maneggio.»
 
«E immagino che tu resterai a guardarle, dico bene?» Chiese con tono tranquillo accarezzandole la nuca. «Prima o poi tornerai a cavalcare?»
 
«Forse…Ore scusami ma devo cercare Hanabi.» disse Hinata, voltandosi per tornare in casa.
 
Era sicura che Hanabi si sarebbe fiondata alla scuderia e non per cavalcare ma per ma per vedere Kiba Inuzuka.


___________


E rieccomi qui! 
Innanzitutto vorrei chiedervi scusa, ce la metto tutta per aggiornare la storia con "puntualità" ma ogni volta fallisco miseramente nel mio intento, troppi impegni lavorativi!
Spero che questo capitolo possa piacere e ne approfitto per ringraziare bebitapreciosa e lovelyhinata per le loro recensioni.
Le cose dai prossimi capitoli inizieranno a movimentarsi...
A presto!

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


«Hanabi!» gridò Hinata così da farsi sentire. «Sei in bagno?!»
 
«Sì, sono qui! Ho quasi finito, dammi un secondo!»
 
Hanabi aveva una forte passione per la fotografia, sviluppata solo un anno prima grazie alla macchina fotografica regalatale da Hiashi. «Ho sviluppato un sacco di foto! Dovresti vedere quelle di Kiba, sono venute così bene! Credo di aver finalmente imparato a fare delle fotografie decenti, mi ci è voluto un po’ per imparare a utilizzare bene gli obbiettivi ma ne è decisamente valsa la pena!»
 
«Fossi in te mi sbrigherei a finire.» disse Hinata con un gran sorriso dipinto sul volto. «Ho una notizia da darti.»
 
«Guarda un po’, avevo ragione!» disse la più piccola delle due, sbucando da dietro la porta con in mano alcuni negativi. «L’ho immortalato mentre esegue un salto a dir poco perfetto!»
 
«Invece di continuare a mangiarti con gli occhi quei negativi perché non andiamo al maneggio? Almeno potrai vederlo di persona.»
 
La passione di Hanabi per Kiba Inuzuka era nata un pomeriggio di cinque mesi addietro, quando lo aveva incontrato per la prima volta a una delle tante feste organizzate da Ino Yamanaka.
Kiba era il campione indiscusso nelle gare di salto all’ostacolo e usciva con bellissime ragazze, pronte a qualunque pazzia pur di stare con lui ma Hanabi era convinta che un giorno la fortuna avrebbe giocato a suo favore e Kiba sarebbe stato solo suo.
 
«Oddio, mi stai dicendo è tornato dall’università?! Ne sei proprio sicura?» Hinata non ebbe nemmeno il tempo di rispondere a quella domanda, sua sorella si era già precipitata davanti allo specchio della camera da latto e tutto solo per sistemarsi i capelli. «Cosa dovrei mettermi? Secondo te è meglio se lavo i capelli?»
 
«I capelli sono puliti, non hai bisogno di lavarli. Per quanto riguarda il vestiario potresti indossare i jeans nuovi che hai comprato, magari con sopra la camicetta, quella che ti piace tanto.»
 
«Oh, Hinata! Sei una sorella fantastica!» disse Hanabi, correndo ad abbracciarla.
 
«Oh sì, lo puoi ben dire. Ma adesso basta, bando alle ciance! Sbrigati a prepararti così arriveremo al maneggio prima di Kiba e nessuno penserà che gli corri dietro.»
 
«Si, hai perfettamente ragione!» Impressionata per l’ennesima volta dall'intelligenza della sorella, Hanabi corse a prepararsi. Hinata era sempre pronta a tenderle una mano, in qualsiasi circostanza e di questo le era profondamente grata.
 
«Mentre tu ti prepari io vado in cucina a preparare qualche spuntino per Sasuke.»
 
«Per chi?!» chiese Hanabi, euforica al solo pensiero di vedere Kiba.
 
«Sasuke. Sasuke Uchiha. Non te lo ricordi più? Lavorava alla scuderia della scuola. Naruto ha detto che è tornato dalle vacanze estive e a meno che non sia cambiato qualcosa, il suo frigo sarà vuoto come al solito.»
 
Hanabi fissò la sorella mentre si allontanava, imbambolata e colpita dalla chiara e malcelata eccitazione di Hinata.
Mai le aveva rivelato i suoi sentimenti per Sasuke, d’altra parte Hinata era una persona molto riservata e non esternava tutto quello che le passava per la mente, in questo erano molto diverse.
Intenta a prepararsi per il suo Kiba, Hanabi non riusciva proprio a scacciare dalla mente l’immagine di Hinata e Sasuke.
Continuava a vederli come una coppia e il solo pensiero era davvero assurdo, Sasuke era impegnato con un’altra ragazza, era una situazione ridicola.
 
Hinata era una ragazza dolce, elegante, educata e avrebbe potuto scegliere fra un sacco di ragazzi del suo stesso ambiente sociale; ragazzi come Naruto Uzumaki, che a soli diciassette anni erano già esperti uomini di mondo.
Sasuke era l’esatto opposto di Kiba. Aveva i capelli neri, il volto pallido, i lineamenti marcati e due occhi color pece capaci di mettere in soggezione anche la persona più forte e tenace. Hanabi l’aveva sempre visto indossare dei jeans sgualciti e una maglietta nera, rare volte l’aveva visto con indosso una camicia. Per quanto si sforzasse non riusciva proprio a immaginarselo in una tenuta elegante, al fianco di Hinata.
 
Ma chi era lei per giudicare? “Gli opposti si attraggono”, vero, ma in quel caso le differenze erano davvero troppo marcate.
Era quasi impossibile credere che la dolce Hinata fosse realmente innamorata di Sasuke.
Non era nemmeno un tipo socievole! Certo, aveva un fisico magnifico ma sua sorella era talmente piccola e delicata che se Sasuke si fosse messo al suo fianco l’avrebbe di sicuro sovrastata.

Era impossibile che Hinata si fosse innamorata di un tipo come Sasuke Uchiha.
 
 
«Hai appena toccato cibo Hinata, per caso non ti senti bene?» domandò il nonno.
 
«Oh, no sto benissimo. E solo che ho mangiato prima di tornare a casa e non ho molto appetito.»
 
L’arrivo di Hanabi in salotto fece cessare la conversazione all’istante. La ragazza era davvero bellissima.
 
«Pasticcino mio! Sembra che tu sia appena uscita da un salone di bellezza! Capelli perfettamente acconciati, trucco leggero ma sofisticato e… sbaglio o quella è la camicetta di Hinata?» domandò la nonna con una punta di furbizia nella voce.
 
«Devo incontrare le mie amiche e non volevo fare brutta figura, non ci vedo nulla di strano.»
 
«Oh certo piccola mia.» convenne lei con tono pacato, rivolgendosi poi al marito. «Oggi al club ho pranzato assieme alla nonna di Kiba. E’ una donna piena di energie, sapete? Dovevate vederla, era così di buon umore! Kiba è tornato a casa solo per poter festeggiare il suo compleanno.»
 
«E’ senza dubbio un giovanotto educato e gentile.» dichiarò il nonno, sorridendo in modo amabile. «Ed è anche un appassionato di equitazione.»
 
I nonni si volsero divertiti verso Hanabi, solo Hinata era rimasta immobile. «Il più grande problema di questa famiglia è che nessuno pensa agli affari propri.» disse lei con tono stizzito.
 
«Hai perfettamente ragione cara.» terminò il nonno tornando poi a concentrarsi sulla tazza di tea e i biscotti.
 
«Vado a infilarmi la giacca, ti aspetto fuori.» disse Hanabi, allontanandosi dalla cucina.
 
«Nonna ho preso delle fettine impanate e l’insalata di pomodori, spero che non ti dispiaccia.»
 
«No, non mi dispiace affatto. Però posso sapere a cosa ti servono? A scuola c’è la mensa.»
 
«Oh, non sono per me. Sono per Sasuke.» rispose lei con naturalezza.
 
«Un vagabondo?»
 
«Ma certo che no! Sasuke lavora nella scuderia della scuola, non gli piace molto parlare di sé, lavora per pagarsi il college.» spiegò con gentilezza mentre era intenta a osservare le conserve. «Potrei prendere due o tre delle tue marmellate?»
 
«Naturalmente.» disse mentre andava nella dispensa, così da poter dare ad Hinata cinque vasetti di marmellata. «Pesche, fragole, arancia e limone e per finire due conserve di pomodori.»
 
«L’ultima volta che gli ho portato la tua conserva di pomodori, Sasuke ha detto che era meglio di qualsiasi altro vasetto che avesse mai comprato.»
 
Raggiante per il complimento rivoltole dallo sconosciuto, l’anziana signora aggiunse altre conserve nella busta. «Com’è questo giovanotto?»
 
«Lui è…diverso. E’ diverso da tutti gli altri ragazzi che ho conosciuto. Non so spiegarti il perché. E' come se fosse più vecchio, più saggio... più esperto della vita.» Sentendosi chiamare dalla sorella, Hinata agitò una mano in segno di saluto e si fiondò fuori casa, evitando lo sguardo del padre appena entrato in cucina.
 
«E’ il primo ragazzo per il quale Hinata abbia mai mostrato interesse, questo Sasuke dev'essere proprio diverso.» decretò la nonna, senza curarsi dello sguardo contrariato del marito.
 
Hiashi Hyuga guardò i propri suoceri senza capire cosa stesse succedendo.  «Sbaglio o Hinata è arrossita mentre parlavate di quel ragazzo? Di quello stalliere?»
 
«Non è uno stalliere, Hiashi. Quel ragazzo è uno studente del college.» lo corresse subito Rika, madre di Fumiyo.
 
«E’ solo che ho grandi progetti per Hinata e Hanabi. Non voglio che vengano distratte da ragazzini in piena crisi ormonale o peggio, che si ritrovino sposate troppo presto, perdendo così l’opportunità di cogliere le occasioni che la vita potrebbe offrire loro.»
 
«Fossi in te non farei progetti per Hanabi.» disse Rika con tono estremamente divertito. «Hanabi intende sposare Kiba Inuzuka e diventare una fotografa famosa. Mentre per quanto riguarda Hinata, a mio modesto parere, potrebbe diventare tutto ciò che vuole. Ha talento, intelligenza e di certo la forza per raggiungere i suoi scopi non le manca.»
 
«Il loro talento non andrà sprecato, Hanabi e Hinata hanno ereditato le migliori qualità delle loro rispettive madri, e mi permetto di aggiungere che la mia bambina ha ereditato il mio cervello. Imparerà a tempo debito come farne uso.» concluse Hiashi con tono che non ammetteva repliche.

******
Il secondo maneggio della scuola si trovava a circa quaranta metri dalla scuderia ed era circondato da grosse lampade al neon, così da permettere alle cavallerizze di cavalcare fino a sera inoltrata.
Dal suo punto di osservazione, distante dal maneggio, Hinata guadò Kiba intento a far passeggiare il proprio cavallo intorno alla pista così da farlo calmare. Disse qualcosa a Hanabi, che si sciolse in un’allegra risata, e Hinata sorrise, pienamente soddisfatta per come stava terminando quella serata.
 
Hanabi era partita dal presupposto di dover condividere Kiba con Naruto e con le innumerevoli ragazze pronte a far follie pur di stare con lui e invece, con sua grande sorpresa, lo aveva avuto tutto per sé. D'altra parte, anche la serata di Hinata era andata piuttosto bene, la ragazza aveva potuto passare del tempo assieme a Sasuke, senza destare alcun sospetto. Però doveva ammettere che  tutto ciò diventava sempre più difficile, quasi quanto ammettere e saper mantenere in segreto i sentimenti che provava per lui.
 
La maggior parte delle ragazze che frequentavano la scuderia si erano infatuate di Sasuke. Carnagione perfetta, capelli scuri, spalle larghe e fianchi stretti. Quel ragazzo riusciva a trasudare bellezza con qualsiasi indumento, figuriamoci quando indossava jeans aderenti e camicia a maniche corte. Ogni centimetro del suo corpo trasudava sicurezza, forza e fascino. Era uno squattrinato, senza una buona posizione sociale e svolgeva un lavoro decisamente umile ma proprio per questo era irresistibile agli occhi di tutte quelle ragazze.
 
Sasuke era immune al loro denaro, al loro fascino e alle loro tattiche. Non parlava mai di sé e a tratti risultava freddo e scostante, il che lo rendeva ancor più affascinante.
Dato che non sapevano nulla di lui, della sua vita, le ragazze trascorrevano ore intere a fantasticare  sua famiglia e i suoi amici, immaginando chissò quali terribili esperienze che lo avevano portato a seppellire il suo passato.

Si voltò verso di lui e lo vide intento a versare un’ultima secchiata di foraggio in un box, a momenti l’avrebbe raggiunta. Hinata aveva trascorso molto tempo in sua compagnia e ora poteva dire di conoscerlo almeno un po’.

Aveva visto quel sorriso, appena accennato, che amava tanto addolcirgli i tratti duri del viso e trasformare quelle pozze scure in un riparo accogliente; conosceva il tocco delle sue mani che le stringevano la vita per sollevarla a tradimento e cercare di farla montare a cavallo. Aveva udito l’ira incontrastata nella sua voce, quando qualcuno si permetteva di maltrattare i cavalli. Lo aveva visto prendersi cura di animali randagi, offrendo loro quel poco cibo che aveva.

Sasuke era una persona buona.
 
E Hinata era abbastanza intelligente da non confondere la pura fantasia con la realtà dei fatti e abbastanza saggia da sapere che fra lei e Sasuke non ci sarebbe potuto essere altro che una semplice e bella amicizia. Non avrebbe mai saputo cosa significasse ricevere un suo abbraccio, una sua carezza, un suo bacio e lo aveva accettato anche se con non poca fatica.
 
Sasuke era rude, scostante, temerario e affascinante. Era il tipo da Harley Davidson e valigia alla mano, pronto a qualsiasi esperienza che la vita gli avrebbe offerto.
 
Hinata era timida, riservata, prudente e inguaribilmente elegante. Era il tipo da Audi, vestiti eleganti e strade tranquille.
 
Sapeva bene tutto ciò ma nonostante tutto, guardando Hanabi camminare al fianco di Kiba, sospirò presa un attimo dallo sconforto. Hanabi era disposta a rischiare. Hinata non poteva e non voleva.
 
«Spero con tutto il cuore che quei sospiri non siano per l'Inuzuka.» disse Sasuke con tono severo, dopo essersi avvicinato a Hinata con passo silenzioso.
 
Colta di sorpresa, Hinata trasalì con aria colpevole. La voce di Sasuke era seria, quasi cupa e arrabbiata. Che fosse geloso?
 
«Che cosa intendi dire?»
 
«Voglio dire che sarebbe davvero un peccato se l’Inuzuka fosse il motivo della tua separazione da Hanabi. Voi due vi volete bene come se foste davvero due sorelle ed è più che evidente che Hanabi è cotta di Kiba.»

«E’ davvero così evidente?» chiese lei, cercando di ignorare il braccio del ragazzo, che più volte aveva sfiorato il suo.
 
«Oh no, riesce a nasconderlo piuttosto bene. Quando Kiba è nei paraggi basta osservarla per circa quindici secondi per capire cosa le stia passando per la mente.»
 
Quell’argomento metteva decisamente a disagio Hinata ma con Sasuke così vicino proprio non riusciva a trovarne un altro.
 
«Kiba è un fantino straordinario.»
 
Sasuke storse le labbra in una smorfia per poi alzare le spalle. «Non è male.»
 
Hinata conosceva Kiba fin da quando era piccola, conosceva i suoi pregi e i suoi difetti e in quel caso non poteva permettere che si mettessero in discussione le sue abilità da fantino.
 
«E’ molto più che “non male”. Potrebbe diventare un fantino professionista, ne ha tutte le capacità.»
 
«Che modello di perfezione!» Disse Sasuke con tono chiaramente sarcastico.  «Studente modello, fantino professionista, animalista affermato e non dimentichiamoci che è uno sciupafemmine.»
 
«Perché dici così?» chiese Hinata, visibilmente preoccupata per Hanabi.
 
«E’ sempre in compagnia di qualche ragazza adorante, come te e Hanabi questa sera.»
 
«Io?» chiese lei ad alta voce, guardandolo poi a bocca aperta. «Io?!» disse nuovamente, scoppiando definitivamente a ridere.
 
Sasuke osservò la sua figura, soffermandosi sul viso. «Forse mi sono sbagliato» Ammise con un sorriso dipinto sulle labbra.
 
Hinata tornò a guardare la sorella, emettendo un leggero sospiro. «Spero che non le spezzi il cuore, si è davvero presa una brutta cotta. Pensi che Kiba si sia accorto dei suoi sentimenti?»
 
«Se lo ha capito probabilmente è un gentiluomo e non vuole ferire i suoi sentimenti.» Sasuke appoggiò i gomiti sullo steccato e rivolse lo sguardo verso la ragazza. «Se non è l’Inuzuka, allora chi è il ragazzo che ti fa battere il cuore?»
 
«Keita Hayagawa.» disse Hinata con tono allegro.
 
«E questo Keita è un atleta formidabile come l’Inuzuka? Oppure è solo un ricco figlio di papà?»
 
«Keita Hayagawa è colui che ha firmato la mia lettera di ammissione al college e ha fatto battere il mio piccolo cuore.»
 
«College? Perché non me l’hai detto prima?!» disse con tono felice e un sorriso sul volto. «Congratulazioni!»
 
«Stavo aspettando il momento giusto per dirtelo.» ammise lei, scuotendo il capo. «Non parliamo di me, tu hai già deciso cosa fare una volta terminati gli studi?»
 
Sasuke ridacchiò a quella sua domanda per poi annuire con fare solenne.
 
«E che cosa vorresti fare?»
 
«Il ricco.» rispose lui con assoluta convinzione
 
Hinata sapeva che Sasuke era piuttosto bravo per ciò che riguardava la finanza in generale ma non conosceva i suoi progetti per il futuro. «Hai già qualcosa di preciso in mente?»
 
«Diciamo che ho qualche idea e che sto ponderando con attenzione verso quale indirizzarmi.»

_________
E finalmente rieccomi con un nuovo capitolo. 
Data l'assenza più che prolungata ho cercato di farmi perdonare inserendo un capitolo che fosse leggermente più lungo e che si soffermasse un attimo in più sui sentimenti maturati da Hinata nei confronti di Sasuke.
Ringrazio AlessiettaE e infine lovelyhinata per aver recensito il capitolo precedente...e naturalmente vi esorto nel farmi sapere cosa ne pensate di questo aggiornamento!
A presto.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


La serata era ormai giunta al termine e Kiba si era diretto verso la scuderia, così da poter portare il suo bel cavallo nel box che gli aveva appositamente affittato. Hanabi si sentiva un po’ triste, sapeva bene che il tempo a sua disposizione era concluso ancor prima che lui dicesse qualcosa.
 
«Devo andare.» annunciò Kiba. Lei provò a rispondergli ma come al solito quando Kiba le era troppo vicino non riusciva neanche a pensare, figuriamoci a parlare. «Ho promesso a Temari che sarei passato a prenderla per le nove e mezza al massimo e Dio solo sa cosa mi combina se oso arrivare con un minuto di ritardo.»
 
«Oh.» disse Hanabi, evidentemente scossa da quella nuova e deprimente notizia. «Temari.»
 
«Per caso non ti piace?» domandò sorpreso dalla sua reazione.
 
In quel preciso istante Hanabi si stupì per l’ottusità mentale degli uomini. Dire che Temari non le piaceva non era abbastanza per poter esprimere i suoi sentimenti. Lei detestava con tutto il cuore quella ragazza e naturalmente il sentimento era ricambiato.
 
Solo qualche settimana addietro Hanabi era andata con la sua famiglia ad assistere alla gara ippica di suo cugino Neji ed era rimasta sorpresa di incontrarci Kiba. Alla fine della sua prestazione il ragazzo riportò il suo splendido animale in scuderia, seguito da Temari. Naturalmente la piccola Hanabi li aveva seguiti mantenendo una certa distanza, sperando di poterlo salutare.

L’enorme scuderia era decisamente affollata: cavalli, allenatori, fantini!
Era sicura che sarebbe passata inosservata e invece, con sua enorme sorpresa, Temari l’aveva notata e raggiunta in fretta e furia. «Sai che sei diventata letteralmente insopportabile?! Segui Kiba come un gatto insegue un topo, non ti rendi conto di essere ridicola?! Vattene e sta lontana da noi.» disse con tono aspro e tagliente per poi tornare dal ragazzo.
Umiliata e ferita, Hanabi era tornata dalla sua famiglia ed era rimasta in silenzio per l’intera durata dell’evento.
 
Poiché Kiba stava ancora aspettando una sua risposta, Hinata si strinse semplicemente nel suo cappotto, alzando le spalle. «Diciamo solo che Temari non mi va molto a genio.» rispose con sincerità.
 
«E perché mai?»
 
«Senza offesa ma penso che Temari sia più infida di un serpente a tre teste.»
 
A quelle sue parole Kiba scoppiò inevitabilmente a ridere e in un gesto di semplice affetto le mise un braccio attorno alle spalle così da poterla attirare a sé e abbracciarla. Hanabi sapeva bene che si trattava di un semplice abbraccio fraterno, ma ciò la rese comunque così felice che per poco non perse una scena decisamente interessante
.
Hinata era appoggiata allo steccato accanto a Sasuke, così vicini che i loro corpi si erano più volte sfiorati. E, cosa ancor più importante, sembravano profondamente assorti in una fitta conversazione.
 
Come un fulmine a ciel sereno Hanabi venne folgorata da una innegabile verità: Hinata era innamorata di Sasuke.
 
«Kiba» esordì in tutta fretta. Doveva assolutamente trovare un modo per lasciarli soli. «Posso chiederti di accompagnarmi a casa?»
 
Kiba volse lo sguardo verso lo steccato, tornando poi a guardare la ragazza. «Non vai a casa con tua sorella?»
 
«L’intenzione era quella ma come puoi ben vedere è impegnata e non voglio rovinarle la serata.»
 
L’espressione di Kiba passò velocemente dall’incredula a scettica. «Oh, andiamo. Non penserai mica che Hinata sia cotta di Sasuke Uchiha, vero?!»
 
«Credi che non sia possibile?»
 
«Esatto.»
 
«Solo perché lavora in una scuderia?» Hanabi trattenne il fiato, dalla sua risposta avrebbe scoperto se il ragazzo di cui era innamorato era uno snob oppure no.

«Certo che no, sciocchina! Non si tratta di questo.» Kiba guardò Hinata e trattenne una risata. «Sono convinto che a tua sorella non piacciano i ragazzi come Sasuke: lunatici, tenebrosi e di poche parole. Inoltre sono certo che lui la intimidirebbe fin troppo.»
 
«Come fai a esserne così sicuro?» chiese lei d’impulso, anche se aveva pensato esattamente la stessa cosa prima di aver intuito i veri sentimenti della sorella.
 
«Sono un ragazzo intelligente.» disse lui con finta arroganza maschile. «E sono dotato di una profonda conoscenza del mondo femminile.»
 
«Intelligenza?!» sbottò lei, rimuginando su come Temari lo stesse mettendo in gabbia. «Come puoi parlare di intelligenza quando associ Temari a un dolce cioccolatino al latte?!»
 
«Ti ricordo che stiamo parlando di Hinata e non di Temari.» le ricordò lui con tono tranquillo, ma al contempo stesso fermo.
 
Era chiaro che Kiba non avrebbe creduto ai sentimenti di Hinata per Sasuke, quindi Hanabi doveva assolutamente escogitare qualcosa per farsi accompagnare a casa e lasciare la sorella in compagnia del ragazzo. «D’accordo, doveva restare un segreto ma dato che sei così cocciuto ti rivelerò un segreto: Hinata è stata disarcionata quando era piccola e da allora ha paura di cavalcare.»
 
«Questo lo so bene, non è un segreto.»
 
Sforzandosi di attenersi il più possibile alla verità, Hanabi disse «Quello che non sai è che Sasuke vuole vederla tornare a cavallo e sta cercando in tutti i modi di aiutarla, mai sai com’è… Hinata è timida e non vuole che altre persone la vedano.»
 
«Hinata sta prendendo lezioni di equitazione? Ma è fantastico!» concluse con tono allegro, anche se era decisamente in errore. «Forza, prendi le tue cose, ti porterò io a casa.»
 
Hanabi annuì velocemente con il capo, radunò le sue cose in poco tempo e si affrettò a raggiungere la sorella. «Kiba ha detto che mi riporta lui a casa e non ho saputo dirgli di no.» mentì spudoratamente, rivolgendo alla sorella uno sguardo supplichevole. «Tu resta pure fino a quando vuoi.»
 
Hinata si ritrovò ad osservare la sorella con evidente imbarazzo. Lei e Sasuke da soli? Ma cosa le saltava in mente?

«D’accordo.» rispose con tono deciso, pronta ad andarsene non appena fosse stata sicura che la sorella fosse stata a debita distanza.
 
La giovane ragazza rimase a osservare la sorella allontanarsi con Kiba e non appena i fanalini dell’auto scomparvero dietro a una curva, entrò nella scuderia e prese la sua borsa, decisa a tornare a casa. «Grazie per la compagnia. Ora vado, buonanotte.»
 
«Non puoi andare via.» disse lui all’improvviso, suscitando in Hinata una leggera tachicardia, causata dall’emozione. «Se te ne vai ora rischi di incontrarli a metà strada e la cosa sarebbe decisamente imbarazzante, non trovi? Tua sorella morirebbe dalla vergogna. Fermati a cenare con me.»
 
Hinata sapeva bene che se avesse preso la collina non li avrebbe incontrati, ma siccome a Sasuke non era venuto in mente, accettò di buon grado quel suo invito. «Ho già cenato ma vorrà dire che stuzzicherò qualcosa come spuntino.»
 
«Mangeremo qui, non è il massimo ma è sempre meglio di niente.» decretò Sasuke, escludendo categoricamente di poter cenare in camera propria, su un asse decisamente poco stabile.
 
«No, troverò io qualcosa. Aspettami qui.» disse lei prima di voltare l’angolo e sparire lungo il corridoio.




 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


«Sono riuscita a sistemare in tempo, vieni!» disse Hinata con tono felice, invitandolo a seguirla. «Con una luce soffusa tutto sembrerà più bello, fidati.» allungò una mano verso l’interruttore e lo spense, così da lasciare accese solo quelle in lontananza.
 
Sasuke era letteralmente sorpreso da ciò che la ragazza era riuscita a organizzare in così poco tempo.
Aveva creato un tavolo grazie a due balle di fieno e un pezzo di legno, i posti a sedere li aveva ottenuti grazie a due panche e la tovaglia era costituita da un semplice telo verde che aveva recuperato nel bagagliaio della macchina.
 
«E’ molto bello.» fu tutto ciò che riuscì a dire Sasuke, prima di appoggiare i piatti su quel tavolo del tutto improvvisato. «Mi metti in soggezione e non è una cosa che capita spesso.» disse mentre allungava le gambe sotto il tavolo.
 
«Perché mai?» chiese lei, sedendosi poco distante da lui.
 
«Forse perché sei straordinaria?» Sasuke non aveva intenzione di esprimere a voce ciò che pensava, ma dopotutto era solo la verità. Hinata era straordinariamente fuori dal comune: intelligente, educata, sorprendentemente arguta e bella. Aveva una voce meravigliosamente dolce ma ciò che gli piaceva di più di quella ragazza era il modo in cui lo trattava.
 
Gli parlava con interesse genuino, senza stupidi doppi fini. Da quando aveva iniziato a lavorare in quella scuderia, Hinata era stata l’unica ragazza, per altro degna di attenzione, che non gli aveva rivolto alcuna avance. Quella ragazza era stata una continua sorpresa, lo era stata fin dal loro primissimo incontro e anche in quell’occasione non aveva perso l'occasione di dimostrargli, seppur in modo implicito, l'abisso che la separava dalle sue coetanee.

Possibile che non si rendesse conto di quanto fosse straordinaria?
 
Nel tentativo di sottrarsi al suo sguardo, Hinata richiamò l’attenzione di Briciola, il cane randagio che aveva trovato l’inverno precedente in una delle strade affollate di Tokyo e che era riuscita a persuaderlo di tenerlo con sé nella scuderia.
 
«Quanti animali hai a casa?»
 
«Nessuno.»
 
Sasuke rimase sconcertato dalla sua risposta. «Gattina, nessuno ti ha mai detto che la carità comincia da casa propria?» le chiese con tono divertito, utilizzando il nomignolo con cui aveva iniziato a chiamarla da qualche mese a quella parte.
 
«Che cosa vuoi dire?» chiese Hinata, continuando ad accarezzare Briciola.
 
«Perché sono finito io a fare da padrone a quell’ammasso di pelo e non tu? Immaginavo che tu avessi già una miriade di animali a cui badare, e che per questo ti fossi rivolta al sottoscritto.»
 
In tutta risposta Hinata volse lo sguardo verso il ragazzo e allungò le gambe mettendone in risalto la pelle nivea, senza nemmeno farlo intenzionalmente. «Mio padre soffre di una forte allergia al pelo animale. Se solo avessi potuto l’avrei subito portato a casa con me.» Concluse riprendendo a coccolare l’animale.
 
Randagio fortunato.
 
Osservò la luce delle lampade danzare attorno alla figura della dolce Hinata. Con la sua sola presenza quella ragazza era in grado di illuminare anche i meandri più oscuri del suo essere, un giorno sarebbe diventata una donna davvero speciale e senza dubbio splendida.
 
Giorno dopo giorno si era fatta sempre più graziosa, bella e la cosa non era sfuggita allo sguardo attento di Sasuke.
Era alta all’incirca un metro e sessantacinque, gli arrivava a malapena alle spalle ma con quel vestito color lilla assomigliava davvero a una piccola dea: la vita sottile, il seno pieno e le gambe lunghe, decisamente ben fatte.  Per non parlare del modo in cui lo guardava, diamine a volte gli sembrava di essere stato ipnotizzato con una sola occhiata!
 
Lo sguardo di Sasuke cadde dagli occhi di Hinata alla scollatura del suo vestito, per poi soffermarsi definitivamente su quelle labbra così dolci e invitanti.

Realizzando che stava letteralmente radiografando la ragazza, Sasuke le fece una domanda volutamente provocatoria, quasi furioso con se stesso e per ciò che aveva desiderato. «Sul serio non vuoi più montare a cavallo? E’ ridicolo, non hai un briciolo di fegato.»
 
Quel repentino cambio di umore destabilizzò letteralmente Hinata. Perché Sasuke si stava comportando così?
Aveva fatto qualcosa di sbagliato? Le veniva quasi voglia di piangere dall’umiliazione, invece si limitò a rivolgergli una lunga occhiata per poi rispondere con tono educato.

«Ti ho già elencato le mie motivazioni: non sono una codarda, se è questo quello che intendi.»
 
«Non era ciò che intendevo.» Disse Sasuke, sentendosi un perfetto imbecille. «Non cambiare mai.» disse lui con voce improvvisamente roca.
 
Hinata non riusciva a credere a ciò che stava succedendo. Un momento prima Sasuke si comportava da perfetto idiota e subito dopo la guardava in quel modo, quasi volesse mangiarla con gli occhi. Non sapeva nemmeno quando era nata quella situazione che si era venuta a creare ma di certo non voleva che finisse.
 
«Ti dispiace se esco fuori un momento?» chiese con voce quasi tremante, piegando appena il capo come se volesse essere baciata. E questo non sfuggi a Sasuke.
 
«Fai pure, ma limitati a quello.» disse con voce risoluta, tentando di ignorare la parte più oscura presente nel suo essere che lo incoraggiava ad accettare quella sua tacita richiesta. «Presto o tardi incontrerai un ragazzo decisamente fortunato che capirà quanto vali.»
 
Una semplice frase bastò a spegnere l’entusiasmo della ragazza.
Era stata appena rifiutata.
 
«E se io non provassi la stessa cosa per lui?»
 
«Non sarà così, credimi.»
 
«Non mi è ancora successo quindi non saprei dirti. Hanabi è innamorata di Kiba, Ten Ten è fidanzata con Neji, Ino sono quasi sicura che abbia un debole per Shikamaru…sai, potrei continuare all’infinito.»
 
«Oh andiamo, ci sarà un’altra ragazza nell’universo femminile con abbastanza buon senso da guardare al futuro!» disse Sasuke, guardando l’amica. «Che mi dici di Sakura? Lei con chi sogna di convolare a nozze?»
 
«Con te.» strinse gli occhi, tentando di reprimere un’ondata di disgusto all’immagine di loro due a nozze.
 
«Ma pensa un po’!» disse Sasuke, scoppiando a ridere.
 
«E naturalmente ci sei anche tu!» disse Hinata, decisa ad affrontare l’argomento una volta per tutte.
 
«Io? Io che c’entro adesso?»
 
Donne, valle a capire!
 
«Mi riferivo alla tua fidanzata.»
 
«Oh.» Sasuke annuì con enfasi, ma con un tono così vago da suscitare in Hinata qualche dubbio.
 
«L’hai sentita di recente?»

«L’ho vista un paio di settimane fa.»

Una fitta, giusto all’altezza del cuore.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


«Che voti ha avuto a fine semestre?» chiese Hinata, fingendosi interessata e detestandosi per questo.

«Diciamo che non ha dato il medlio di sé. Deve seguire un corso di recupero.»

«Questo significa che dovrà frequentare dei corsi estivi?»
 
«Esatto e di conseguenza non andrò a casa. E’ inutile che ci torni se lei non c’è.»
 
Hinata lo sapeva. Sebbene Sasuke non le aveva raccontato quasi nulla del suo passato, aveva scoperto che veniva da un piccolo paese e che non aveva parenti se non suo fratello, Itachi. Fin dal primo momento aveva capito che sarebbe stato del tutto inutile indagare più a fondo sul suo passato, Sasuke non era propenso a parlare delle sue faccende personali e di conseguenza avrebbe rischiato di compromettere il rapporto che si era venuto a creare fra loro.
 
Sperava con tutto il cuore che la ragazza sapesse apprezzare a dovere la fedeltà di Sasuke e al contempo spesso pregava affinchè  il ragazzo non si trasformasse in un docile agnellino da compagnia, soffocando il suo vero io, pur di stare con lei.
 
«Devo studiare per gli esami finali ma per tua fortuna ho abbastanza tempo per concederti una partita a carte.» disse Sasuke mentre si incamminava verso la propria stanza così da poter recuperare il mazzo.
 
Solo allora Hinata realizzò che doveva dare un taglio netto a quella situazione.
Per qualche motivo a lei sconosciuto, nelle ultime settimane si era perdutamente innamorata di Sasuke e pertanto la posta in gioco era troppo alta per una ragazza giudiziosa come lei, che sapeva di non avere alcuna possibilità di vincere quella battaglia.
 
«Sei diventata brava. Ancora qualche partita e l’allieva supererà il maestro.» disse con un sorriso educato.
 
«Ha parlato il fenomeno delle carte da gioco! Ora però devo proprio andare, ti ringrazio per la compagnia.»
 
«E’ stato un piacere.» Sasuke pareva vagamente deluso e Hinata si ritrovò a dover lottare contro se stessa pur di non cedere alla tentazione e restare in sua compagnia.

Arrivati davanti alla macchina della ragazza, Sasuke le aprì la portiera della macchina. «Quasi dimenticavo, ieri ho sentito le ragazze parlare della tua festa di compleanno. Dalle mie parti quando una ragazza compie gli anni è tradizione dare in dono qualcosa di speciale, un regalo.»
 
Un bacio.
Sasuke stava per baciarla, questo pensò Hinata.
Tutte le sue difese crollarono inesorabilmente a terra nel giro di dieci secondi. Era così dannatamente felice!

«Che cosa date in regalo a una ragazza quando compie gli anni?» domandò con voce quasi tremante.
 
«Un regalo.» ripetè con tono divertito, dando alla ragazza un pacchetto meticolosamente incartato.


Hinata spalancò gli occhi sorpresa e si appoggiò alla macchina per non perdere l’equilibrio e crollare a terra.


«Avanti, aprilo.»
 
Dopo essere ritornata in sé, Hinata afferrò il regalo e lo scartò. «Non aspettarti chissà che cosa.» la avvertì lui con aria improvvisamente distaccata.
 
Quando la carta cadde a terra, Hinata si ritrovò a tenere fra le mani un animaletto di pezza: un gatto.
Le aveva regalato un peluche.
 
«Solo ora mi rendo conto che sei troppo grande per gli animali di pezza. E’ solo una cosa che ho preso…un pensiero.» Su questo Sasuke aveva ragione, ma non aveva importanza per Hinata. Era un suo regalo e lo avrebbe custodito con cura.
 
«Grazie, Sasuke.» mormorò, mentre appoggiava la guancia sulla pelliccia sintetica del peluche. «E’ bellissimo.»
 
Grazie a te, pensò Sasuke.
La reazione della ragazza aveva momentaneamente paralizzato le sue capacità intellettive. In assoluto silenzio chiuse la portiera della macchina e rimase a guardarla scomparire dietro una curva sul lungo viale che si estendeva in mezzo alla boscaglia.

Hinata Hyuga rimaneva una piacevole distrazione in quelle sue giornate così monotone e a tratti faticose.
 
 
La dolce Hyuga se n’era andata da ormai più di due ore, quando Sasuke chiuse finalmente i libri di economia aziendale. Aveva la schiena e le spalle indolenzite, per non parlare del cervello ancora in preda a formule e versi decisamente troppo impegnativi per quell’ora. Era del tutto inutile continuare a studiare, sapeva tutto alla perfezione. Come sempre avrebbe preso il massimo dei voti anche in quell’esame, non che fosse di fondamentale importanza. Sasuke voleva solo conoscere a fondo ciò che gli serviva per raggiungere i suoi scopi, ormai prefissati da tempo.
 
Distrattamente si massaggiò le spalle doloranti; subito dopo appoggiò il capo allo schienale della sedia e si concesse qualche minuto di riposo. Stava ancora rimuginando sulla lettera ricevuta da suo fratello Itachi, le notizie che gli aveva dato erano talmente confortanti che gli strapparono più di un sorriso.
 
Tre anni prima, una compagnia leader nelle tecnologie della comunicazione e dei sistemi di sviluppo aveva fallito clamorosamente e l’azienda era stata messa all’asta. Itachi, dopo innumerevoli sforzi economici, era riuscito ad acquistarla e a farla fruttare, riuscendo a guadagnare in poco tempo il necessario per coprire i costi iniziali.
 
Sasuke aprì gli occhi e afferrò la lettera del fratello assieme alla copia del contratto che gli aveva inviato, sperando che lo firmasse. Itachi voleva cedere metà delle sue quote a suo fratello, così che Sasuke potesse finalmente realizzarsi nel campo del lavoro.
 
“L’avvocato mi ha detto che questo è un semplicissimo contratto standard e che non può essere modificato. Inutile dirti quanto sia inutile pagare una sanguisuga per farmi leggere tutte queste pagine piene zeppe di concetti incomprensibili. Mi affido al tuo buon senso, firma e prenditi metà delle quote della nostra famiglia.
Spero di vederti, possibilmente presto dietro una scrivania delle Nostra azienda.

A presto.”
 
Questo era Itachi: esageratamente buono.
 
Il contratto che gli aveva inviato era di venti pagine, pieno zeppo di termini legali. A margine Itachi aveva annotato a matita alcuni dei suoi commenti così che Sasuke potesse soffermarsi a riflettere sui punti salienti del contratto.
L’indomani avrebbe fatto controllare quei documenti dal Signor Haruno, infondo si fidava ciecamente di quell’uomo. A cinquant’anni suonati era ancora schietto, onesto ed energico.
Venticinque anni prima si era rispostato e la sua nuova moglie gli aveva dato subito una figlia, Sakura.
L’uomo era davvero molto innamorato di Tomoko e stravedeva per Sakura. Dava il meglio per le sue donne di casa, convinto che loro lo ripagassero con la stessa lealtà e lo stesso autentico affetto.

Non sapeva quanto si sbagliava.
 
Più volte Sasuke avrebbe voluto fornirgli esempi a dir poco illuminanti riguardanti i risultati che si ottengono nel viziare troppo i figli o nel concedere troppa fiducia a una moglie infedele.
Sasuke conosceva fin troppo bene Tomoko: era una bella, sensuale, viziata, sgualdrina di quarant’anni.

La figlia, Sakura, era cresciuta sotto l’ala della madre ed era cresciuta esattamente come lei. Sasuke però sperava che per lei ci fosse ancora speranza: era frivola, immatura e testarda, ma di tanto in tanto riusciva a trasparire un po’ dell’intelligenza del padre.

Sasuke diede un’ultima occhiata all’orologio appeso alla parete e vide che era mezzanotte passata. Soffocando uno sbadiglio si alzò e uscì in corridoio, deciso a fare un ultimo giro, giusto per assicurarsi che fosse tutto in ordine.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Tomoko Haruno scese dalla macchina e si diresse a passo veloce verso le scuderie della scuola della figlia, stringendosi nel cappotto con fare frenetico. Si sentiva irrequieta, eccitata, su di giri.
Il suo uomo era fuori casa per lavoro e sarebbe tornato solo l’indomani mattina. Voleva fare sesso e con suo marito ciò non era possibile, lui era troppo dolce e lei aveva bisogno di qualcuno che fosse rude, irruente, esigente.

Non voleva fare l’amore, voleva una notte piena di pazzie.
 
Voleva Sasuke.
 
Tomoko era infuriata con se stessa, ancora non riusciva a comprendere quando avesse incominciato a trovare attraente quel ragazzo così arrogante, scortese e maledettamente virile. Inconsciamente evocò l’immagine di Sasuke: la pelle madida di sudore, le braccia muscolose e le spalle larghe. Le gambe tese fra le sue mentre la penetrava senza sosta, con passione.
Le sue cosce si contrassero involontariamente dinnanzi a quell'immagine meravigliosa, lo voleva.
 
La luce fioca della luna illuminava il sentiero che presto l’avrebbe portata da lui, un sentiero che ormai conosceva alla perfezione. Tenendo in mano una bottiglia di vino rosso e due bicchieri, la donna entrò furtivamente nella scuderia.
Senza nemmeno accendere le luci del corridoio principale, Tomoko svoltò a sinistra con passo felpato e si fermò dinnanzi alla camera di Sasuke.

Il ragazzo le dava la schiena e Tomoko rimase in silenzio a osservarlo, pregustando il momento in cui si sarebbe tolto la maglietta e l’avrebbe gettata distrattamente a terra. Il bagliore della lampada appoggiata sullo scrittoio metteva in risalto i muscoli della sua schiena, e quando Sasuke portò le mani sulla maglia, così da potersela togliere, il respiro della donna si fece irregolare.
 
Fu proprio quel suono quasi impercettibile che lo fece voltare.
 
«Cosa ci fai qui?»
 
In risposa la donna sollevò i bicchieri e la bottiglia di vino, entrando lentamente nella stanza. «Le luci erano accese, e dato che nessuno dei due riesce a prendere sonno, ho pensato che potremmo bere un bicchiere di vino assieme.»
 
«A dire il vero non ho alcun problema ad addormentarmi, puoi anche andare.» disse con tono freddo e distaccato.
 
«Non trattarmi in questo modo, ormai sono secoli che non ti vedo, così ho deciso di venire a trovarti, tutto qui.» Riempiti i due bicchieri ne porse uno al ragazzo.
 
«Davvero? E’ tutto qui?» Chiese Sasuke con tono sprezzante, notando la sottoveste in seta nera, unico indumento indossato dalla donna. Allungò una mano verso la maglia, così da potersela infilare nuovamente.
 
«Non vestirti, tesoro. Gli indumenti non ci serviranno.»
 
«Cristo santo, Tomoko.» Disse Sasuke, con tono duro, «non vorrai ancora tornare sull’argomento, spero! E’ tutto finito, te l’ho già detto una miriade di volte.»
 
«Non è un bel modo di rivolgerti alla persona che ti sei scopato per mesi, sai?» disse lei, allungando una mano verso il suo petto.
 
«Dannazione, smettila» l’avvertì con tono cupo. «Sei sposata, questo per te non significa nulla?! Tuo marito mi piace, è una brava persona.»
 
«Piace anche a me.» rispose lei, facendo ricadere lungo le braccia le spalline della sottoveste.»

«Non sai proprio cosa voglia dire la parola fedeltà, vero?» le domandò, appoggiando le mani sulle spalline così da impedirle di sfilare via l’indumento.

«Sono sempre fedele a mio marito... quando è in città. Solo che lui adesso non c’è, ma tu sì e io mi stavo annoiando. Divertiamoci, non ci pensare troppo.»
 
«Trovati un hobby invece di venire ad annoiare me.»
 
In risposta a quella sua frecciatina, Tomoko sorrise sommessamente per poi strusciarsi contro le sue cosce.
Tutta quella situazione era a dir poco assurda, Sasuke non si stava affatto eccitando, provava repulsione per quella donna.
 
«Andiamo, non farmi penare. Ti conosco bene e so che è esattamente quello che vuoi.»
 
Proprio mentre la donna stava per fare la sua prossima mossa nel corridoio si accese una luce, qualcuno era appena entrato nella scuderia della scuola. Sasuke portò istintivamente una mano sulla bocca della donna, così da bloccare sul nascere le sue domande.
 
«Sasuke? Sono il Signor Haruno!» disse l’uomo con tono amichevole. Ad occhio e croce doveva trovarsi a una quindicina di metri di distanza. «Scusami per l’ora ma ho visto che avevi ancora la luce della tua stanza accesa e così ho pensato di venire a farti visita! Volevo sapere cosa ne pensi del nuovo cavallo di mia figlia.»
 
«Arrivo subito!» gridò Sasuke in risposta, spingendo Tomoko verso la finestra. «Ascoltami bene, tuo marito arriverà a momenti. Chiuderò la porta della stanza e lo inviterò a prendere una tazza di caffè nel cucinino. Apri la finestra e vai via di qui, sono stato chiaro?»
 
Senza aggiungere altro, Sasuke la lasciò lì e chiuse la porta alle proprie spalle. Quindi si diresse verso il cucinino, incontrando così il Signor Haruno.
 
«Ebbene, che cosa ne pensi del nuovo cavallo di Sakura?»
 
«E’ un buon cavallo, ha delle potenzialità notevoli.» disse Sasuke mentre versava del caffè per entrambi.
 
Il box in cui riposava il cavallo si trovava a pochi metri di distanza dalla stanza del ragazzo, e lui temeva che nel tentativo di fuggire quella cretina si facesse cogliere in flagrante.
 
«Che cos’ha alla zampa? Perché ha quella fasciatura?»
 
«Si è fatto male saltando un ostacolo.»
 
«Chi lo cavalcava?»
 
«Sua figlia.»
 
«Proprio come temevo. Mi duole ammetterlo ma Sakura è un vero disastro, all'incirca in tutto.»
 
«E’ giovane, migliorerà.»
 
Il signor Haruno fece per rispondere, quando il rombo del motore di una macchina attirò l’attenzione.
Tomoko era andata via in fretta e furia, attirando l’attenzione del marito a causa del frastuono creato.
 
«A quanto pare credo proprio di aver interrotto qualcosa. Chi è la signorina che è scappata a gambe levate?»
 
Senza chiedere il permesso a Sasuke, l’uomo entrò nella sua camera e si guardò attorno.
Lo sguardo di Sasuke seguì quello del Signor Haruno e si soffermò sul cappotto verde scuro che giaceva ai piedi del letto assieme alla bottiglia di vino.
 
«Quello sembra il cappotto di mia moglie e quella è una bottiglia del vino che le piace tanto…»
 
Sasuke non disse nulla, sapeva a priori non sarebbe mai stato creduto.
 
«Maledetto bastardo!» ruggì con ira, voltandosi verso Sasuke così da poterlo colpire in pieno viso.

********* 
Felice di non essere stata scoperta, Tomoko rincasò in fretta e furia e corse al piano di sopra fino alla stanza della figlia. Sapeva di doversi procurare un alibi, suo marito era troppo furbo e pronto a cogliere ogni più piccolo dettaglio.
 
«Sakura!» gridò Tomoko, spalancando la porta della stanza con furia.
 
Sakura distolse lo sguardo dal computer e osservò sua madre con espressione preoccupata.
 
«Mamma…che ti succede?»
 
«Amore mio, devi aiutarmi. Fai quello che ti dico e non fare domande, capito?! Ti assicuro che non te ne pentirai.»

_______

Ed eccomi qui, sinceramente non credevo di riuscire ad aggiornare la storia con questa "rapidità".
Ci terrei a dire che da questo capitolo in poi vi sarà una svolta notevole... spero di avervi incuriosito in qualche modo!
Sarei felice di sapere cosa ne pensate di questo capitolo!

A presto.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Cinque anni dopo.
 
«Buongiorno signor Uchiha, spero che il viaggio di ritorno sia stato confortevole. Colgo l’occasione di farle le mie più sentite congratulazioni.» disse la guardia con tono formale mentre Sasuke Uchiha attraversava con la sua limousine l’ingresso principale dell’enorme complesso di proprietà della Uchiha World Industries.

Oltrepassati i laboratori di ricerca, la limousine arrestò la sua corsa dinnanzi agli uffici amministrativi, davanti ai quali un piccolo gruppo di impiegati discuteva con tono vivace sulle ultime novità riguardanti l’azienda.
 
«Congratulazioni Signor Uchiha.» esordì l’impiegata della reception non appena Sasuke uscì dall’ascensore, mettendo piede al nono piano. Lui rispose con un cenno distratto del capo e attraversò con passo fermo la sala d’aspetto, separata dagli uffici grazie a una parete di cartongesso al centro della quale vi era l'enorme insegna della società. L’ambiente era curato e molto confortevole, così da poter permettere ai clienti e ai visitatori di attendere nell’agio più assoluto.
 
Incurante di così tanto lusso, Sasuke svoltò dietro la parete in cartongesso e proseguì lungo il corridoio che conduceva al suo ufficio. Passando davanti alla sala riunioni, Keita Takamoto, il direttore delle pubbliche relazioni, lo fermò.
 
«Sasuke, ho bisogno un attimo di te. Devo consegnarti dei documenti.»
 
Il giovane uomo non ebbe nemmeno il tempo di entrare nella sala che subito i tappi di champagne cominciarono a saltare e gli impiegati ad applaudire al suo ultimo successo: l’acquisizione di una delle più grandi aziende di elettronica con contatti governativi in grado di innalzare ancor di più il bilancio della società.
 
«Congratulazioni, Sasuke.», disse suo fratello Itachi, mettendogli in mano un bicchiere di champagne.
 
«Discorso!» gridò uno dei tanti impiegati. «Vogliamo il discorso!»
 
Sasuke si guardò attorno, lanciando un’occhiata piena di disapprovazione ma poi cedette e iniziò il suo “monologo”. «Gentili signori e signore» disse con un tono abbastanza svogliato, «abbiamo appena speso una cifra enorme per acquistare un’azienda che sicuramenteci farà fruttare molti soldi ma solo anni più avanti. Quindi vi suggerirei di studiare fin da subito un modo per ridurre le eventuali perdite.»
 
«E io che speravo in una dichiarazione da poter passare ai media. Il mio telefono ormai squilla in continuazione.» mormorò Itachi con fare annoiato, mentre il gruppo di impiegati iniziava a disperdersi.
 
«Lascio a te questo onore, sai meglio di me che preparare la dichiarazione per i media è compito di Takamoto, non mio.» rispose Sasuke, per poi voltarsi e dirigersi verso il proprio ufficio.
 
Vedere Sasuke Uchiha era molto più semplice che ottenere la sua attenzione, questo aveva realizzato Temari poche settimane dopo essere stata assunta come sua segretaria personale.
Erano ormai passati venti minuti da quando la donna aveva fatto il suo ingresso nell’ufficio di Sasuke, tentando di convincerlo a rilasciare una dichiarazione ai giornalisti che assediavano l’enorme complesso, inutile dire che era come parlare con un muro.

Lei parlava e lui firmava documenti.
 
Quando finalmente gli occhi di Sasuke si posarono sulla donna, Temari pensò di aver finalmente fatto centro e che le sue richieste fossero state esaudite. «Hai intenzione di martellarmi ancora per molto? Ho detto che non rilascerò nessuna dichiarazione, puoi dire a Itachi di mettersi l’anima in pace e di affibbiare il complito a qualche suo sottoposto.» disse con tono tagliente, impartendogli chiaramente l’ordine di sloggiare dal suo ufficio.
 
«Signor Uchiha…» Temari sostenne lo sguardo freddo del suo capo, tentando di mantenere i nervi saldi così come i suoi istinti omicida. «Sto tentando di farle capire che la conferenza stampa aiuterebbe molto l’azienda. I giornali hanno definito la sua mossa come un vero e proprio “bagno di sangue” mentre chi ha perso questa “battaglia” sta già gridando al complotto, affermando che la partita era già conclusa ancor prima di iniziarla.»
 
«Non mi interessa, Temari. Io sono un vincente, gioco per vincere e questo lo sanno tutti quanti. Io ho vinto e loro hanno perso, si tratta di affari.»
 
«Certo, ma si può vincere senza fare la figura del vichingo e le pubbliche relazioni servono proprio a questo.»
 
Dannata donna cocciuta.
 
Sasuke sapeva che la sua segretaria aveva appena segnato un punto a suo favore, ma non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce, il suo orgoglio glielo impediva.
Ciò che differenziava Sasuke dai suoi colleghi e avversari era che lui, al contrario di loro, era un uomo intelligente, scaltro e anche attaccabrighe. Non gli importava un fico secco della sua reputazione, motivo per il quale non assoldava avvocati, contabili e analisti in borsa per fare il “lavoro sporco”. Sasuke scendeva in campo in prima persona e per questo motivo aveva molti più nemici che amici.

Era giudicato come un uomo senza scrupoli.
 
Ciò però non gli interessava.
Nemici, invidia e una “cattiva reputazione” erano il prezzo del successo, del suo successo. E Sasuke lo pagava ogni santo giorno, senza mai lamentarsi.
 
«Quando ha intenzione di indire la conferenza stampa?»
 
Sogno o son desta?
 Temari non riusciva a credere alle proprie orecchie, era riuscita a spuntarla con Sasuke Uchiha!
 
«Sarebbe opportuno organizzarla al più presto. Le andrebbe bene domani pomeriggio? Ho abbastanza tempo per organizzarla al meglio.»
 
«Stasera parto per Londra, ho degli impegni lavorativi e rimarrò fuori fino a venerdì.»
 
«Sabato mattina?»
 
«Andata.»
 
Temari s’inchinò in segno di rispetto e fece per uscire dall’ufficio quando venne fermata proprio sulla soglia da Shikamaru Nara. «I media si focalizzeranno sull’affare, quindi se dovesse sentire qualcosa di sconveniente al notiziario non esiti a comunicarmelo. Dobbiamo essere preparati ad ogni eventuale domanda.»
 
«Sarà fatto, signor Nara.»
 
Una volta rimasti soli, Sasuke si appoggiò malamente allo schienale della sedia e si concesse uno sbuffo sonoro.
 
«Cocciuta, vero?» chiese Shikamaru con tono divertito.
 
«Fin troppo.»
 
«Bando ai convenevoli, questi sono i documenti che deve firmare tuo padre per la riunione del consiglio.» disse l’uomo, appoggiando le carte sul tavolo. «Sasuke, odio interpretare la parte dell’uccello del malaugurio ma ti ripeto che è necessario che tuo padre firmi questi documenti così da lasciarti le sue azioni della società. So che nel suo testamento ti ha nominato come l’unico erede delle sue “fortune” ma il pensiero che possa cambiare idea da un giorno all’altro non mi fa chiudere occhio la notte.»
 
«Stai perdendo inutilmente il tuo sonno prezioso. La mente di quel vecchio è quasi affilata come la mia.»
 
«Hai detto bene, quasi. Tuo padre sta invecchiando, ha quasi settantacinque anni e le persone anziane sono imprevedibili e possono facilmente essere tratte in inganno.»
 
«Per quanto ne so, nessuno è mai riuscito a convincere mio padre a fare qualcosa che lui non volesse o non desiderasse fare. Io stesso non sono riuscito a convincerlo a rinnovare casa, figuriamoci a fargli mollare la presa sulle sue azioni prima del tempo.»
 
«Tu provaci e cerca di essere convincente, estremamente convincente.»
 
«Sarà fatto. Ora potreste gentilmente lasciarmi in pace un po’ tutti quanti? Ho bisogno di scollegare il cervello per almeno cinque minuti.

NNS Studios

«Inutile dire che sono una sua grande ammiratrice, signorina Hyuga.» esordì con tono emozionato la truccatrice della NNS Studios, valorizzando le lunghe ciglia di Hinata con un leggero strato di mascara. «Le donne della mia famiglia acquistano regolarmente i capi della sua linea, personalmente trovo l’ultima collezione a dir poco meravigliosa.»
 
Spesso e volentieri la sala trucco della NBS era stracolma di ospiti in attesa del loro momento, ma in quel pomeriggio assolato Hinata era l’unica a dover affrontare un’intervista con Ellen e la giovane truccatrice era letteralmente al settimo cielo.
 
«Sono lusingata dai vostri complimenti. Mi fa piacere sapere che i capi della nuova collezione siano considerati un successo.» rispose Hinata, rivolgendo alla donna un sorriso gentile.
 
«Mi permetto anche di dirle che dal vivo è ancora più bella di quanto non lo sia sulle varie riviste.»
 
«La ringrazio di cuore.» disse Hinata, leggendo con attenzione le email di lavoro.
 
«Cinque minuti all’intervista.»
 
A quella chiamata, Hinata si alzò e si avvicinò a Hanabi, la sorella l’aveva accompagnata in California così da poterla aiutare durante i vari spostamenti. «Sorellina, ci sono altre email importanti?»
 
«No, le più importanti te le ho girate questa mattina. Le altre le leggerai con calma quando arriveremo in hotel.»
 
Hanabi si era trasformata in una giovane donna instancabile, sempre alla ricerca di nuove idee che potessero colpire i loro potenziali clienti. Si muoveva con grazia ma al contempo stesso trasmetteva energia, grinta e positività.
 
Hinata diede l’ennesimo sguardo all’orologio e storse le labbra in una smorfia leggera.
 
«Detesto queste interviste. Ci fanno perdere troppo tempo e siamo in ritardo praticamente su tutta la linea.»
 
Hanabi condivideva le stesse preoccupazioni della sorella. A soli ventisette anni, Hinata era diventata una donna d'affari di incredibile successo, un idolo e, suo malgrado, una celebrità. Nonostante desiderasse solo passare inosservata e condurre una vita normale, era diventata un personaggio sempre più popolare e di conseguenza sempre più ricercata dai paparazzi.
 
«So che non ti piace questo lato del tuo lavoro ma sai meglio di me che queste interviste aumentano a dismisura le vendite.»
 
Hinata diede un ultimo sguardo alla sorella, dirigendosi poi verso il luogo dell’intervista.
Era chiaramente sull’orlo di una crisi di panico, lei che era sempre stata l’incarnazione della pacatezza, della serenità e delle buone maniere ora si versava in uno stato di stanchezza e prossima all’inevitabile punto di rottura.

Hinata aveva assolutamente bisogno di prendersi una pausa ma i suoi impegni lavorativi non glielo permettevano e, come se non bastasse, le impedivano anche di avere una vita privata “normale”. Il suo fidanzato la stava ormai aspettando da quasi due anni, il matrimonio occupava costantemente le prime pagine dei giornali di gossip e in molti si divertivano a tentare d'indovinare la fatidica data.
 
«Hinata…scusami non volevo rattristarti. Vuoi che ti lasci un attimo da sola?»

«Grazie.» rispose Hinata, rivolgendole un sorriso appena accennato. «E’ ciò di cui ho bisogno.» Hanabi uscì dalla sala chiudendosi la porta alle spalle, dando modo alla sorella di guardarsi allo specchio, così da poter osservare il proprio riflesso. «Cosa diavolo ci fa una persona come te in un posto del genere?»

La figura nello specchio le rivolse solamente con un dolce sorriso. La risposta era troppo ovvia per poterla esplicare a voce: semplice necessità. Dopo la morte di suo padre, accaduta solo pochi anni prima a causa di un infarto, Hinata era stata costretta a schierarsi in prima linea e a lottare contro decine di sciacalli per salvare la sua amata famiglia. L’immensa fortuna e le condizioni del tutto favorevoli l’avevano condotta ben più in alto di quanto avesse mai osato sperare, riuscendo a salvare la sua famiglia e i loro beni.
 
Il funerale si era svolto in una cerimonia privata e semplice, così come aveva specificamente richiesto suo padre. Il giorno dopo gli avvocati avevano informato Hinata e la sua famiglia delle condizioni economiche in cui si trovavano e solo lei aveva realmente compreso cosa significasse: guai, grossi guai.

Certo, avrebbero pagato tutti i loro debiti ma dopo? Non sarebbe più rimasto nemmeno uno yen, sarebbero caduti in rovina. Questo Hinata non l’avrebbe mai permesso.
Così, nel tentativo di tenere unita la sua famiglia, la giovane donna si era rimboccata le maniche e aveva deciso di trasformare la sua passione nel suo lavoro. In soli pochi giorni era riuscita a elaborare un dettagliato progetto e, una volta ottenuto il prestito per avviare la sua attività, aveva aperto il suo laboratorio da stilista.
 
….
 
In piedi di fronte al lavandino di pregiato marmo chiaro, Sasuke stava radendo alla perfezione mento e guance, ascoltando distrattamente il notiziario della sera. Nella camera da letto, adiacente al bagno, vi era un’enorme schermo televisivo appeso esattamente di fronte al letto.
La sua valigia era già pronta e Miyako si stava preparando un drink in sala da pranzo. La NNS stava trasmettendo l’ospite d’onore di quella serata.

“Da quando Hinata Hyuga ha deciso di trasformare la sua passione nel suo lavoro, è stata consacrata come la stilista dell’ultimo decennio. Presidente di un impero finanziario con cifre da capogiro, con sede a Tokyo ma non è tutto! Non solo si è affermata nel campo della moda come stilista ma anche come modella. Molti stilisti l’hanno definita come la “Sacerdotessa dell’eleganza e della bellezza. Lei che cosa ne pensa?”
 
Sasuke non diede molto peso a quelle parole, pensava semplicemente che si trattasse di una coincidenza, ma quando il presentatore pronunciò l’ultima frase, non ebbe più alcun dubbio. Prese al volo un asciugamano e si fiondò in camera da letto.
 
L’incantevole immagine di Hinata Hyuga riuscì a strappargli uno dei suoi rari sorrisi.
La sua risata era rimasta immutata nel tempo, caratterizzata da quella dolcezza che solo lei riusciva a trasmettergli. Erano passati molti anni dal loro ultimo incontro, eppure quello sguardo e quel timido sorriso gli scaldavano ancora il cuore.
 
“Sono lusingata da tali complimenti. Però tengo a precisare che i successi che ho ottenuto sono comuni a tutta la mia famiglia. Senza l’incoraggiamento e la tenacia di mia sorella Hanabi molto probabilmente oggi non sarei qui. In tutta sincerità posso dire di rappresentare solo una piccolissima parte di quella che è la nostra azienda.”
 
“Aveva solo ventuno anni quando la sua famiglia venne colpita dalla tragedia. Possiamo affermare che lei ha reagito fin da subito tentando di salvare la sua famiglia ma è stato sicuramente un gioco d’azzardo. Cos’ha provato in quel periodo?”

“Ero spaventata a morte.” Disse lei, strappando un sorriso a Sasuke. Conoscendola bene, riuscì a cogliere quella sottile ironia, celata dietro a un tono solenne. “Temevo di non farcela. Temevo il fallimento.”

«Che cosa guardi così attentamente?» Domandò Miyako, appoggiando i due drink sul tavolino, così da sistemarsi la camicetta ancora tutta spiegazzata.
 
«Non cosa ma chi. Guardo Hinata Hyuga.»
 
«Quella donna si è fatta fin troppi nemici.»
 
Sasuke si voltò verso la donna e la osservò senza far trapelare alcun sentimento. «E perché mai?»
 
«Siamo a Tokyo, tesoro, te lo ricordi? Qui nessun uomo vuole che la propria moglie diventi indipendente. Non desiderano una donna in carriera e di grande successo. Non vogliono essere messi nell’ombra.»

Sasuke stava ancora pensando a quanto fossero dannatamente vere quelle parole, quando Miyako si avvicinò a lui portando le mani sul suo petto. «Hinata Hyuga è una donna nubile, bella e di gran classe. Metti insieme questi tre fattori e capirai che le donne non possono far altro se non invidiarla.»
 
Sasuke portò lo sguardo sulle dita di Miyako, intente ad accarezzargli il petto. «E tu rientri nella categoria delle donne invidiose?»
 
«No, ma se potessi farei subito a cambio con lei.» Miyako era bella, sfrontata e appassionata a letto.
 
«Ci sdraiamo? Ho voglia di viziarti.»
 
«Perché non mi sposi, invece?» domandò lei con sfrontatezza.
 
L’espressione di Sasuke non mutò nemmeno minimamente, lei mormorò ancora qualche parola ma venne zittita dalle labbra dell’uomo. «No.»
 
«Potrei darti una famiglia, dei figli.»
 
Sasuke la strinse a sé con passione e intensificò quel bacio, in netto contrasto con la sua risposta glaciale. «Non voglio figli, Miyako.»
 
E nemmeno una moglie.

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Il telefono sul banco della reception suonò all’improvviso, attirando l’attenzione della segretaria.
 
«Tenten, sono Hanabi! Mia sorella è rientrata?»
 
Hanabi era così tesa e agitata che Tenten controllò per ben due volte pur di non sbagliarsi.
 
«No, mi dispiace Hanabi. Vuoi che le dica qualcosa appena rientra?»
 
«Appena la vedi dille di raggiungermi immediatamente in ufficio, è urgente.»
 
«Tranquilla, sarà la prima cosa che farò.»
 
«Non lasciare la reception per alcun motivo, appena rientra dalle il mio messaggio. Ti ringrazio!»
 
«Rimarrò inchiodata al mio posto. Ti auguro una buona giornata.
 
Tenten attaccò il telefono in preda a mille domande. Raramente aveva sentito Hanabi in quello stato.
Cercò di immaginare cosa potesse essere successo di così tanto urgente ma era più che sicura che, di qualsiasi cosa si trattasse, avrebbe avuto un forte impatto su Hinata e quest’ultima avrebbe affrontato il problema senza l’ansia e il nervosismo che traspariva dalla voce di Hanabi.
 
Tutti gli impiegati della famiglia Hyuga ammiravano l’eleganza e la tranquillità di Hinata. Dalla reception fino ai piani più alti, la giovane donna era famosa soprattutto per il rispetto e la gentilezza che riservava nei confronti delle persone che lavoravano per lei e per la sua famiglia.
 
Nel vedere però entrare Hinata come una furia, Tenten rimase letteralmente scioccata.
 
«Signorina Hyuga…» disse lei con tono basso, senza essere degnata di uno sguardo.
 
Hinata percorse il corridoio con passo sostenuto. Aveva lo sguardo fisso davanti a sé, il volto pallido e contratto dalla rabbia. Premette il pulsante dell’ascensore e, quando finalmente le porte si spalancarono, si precipitò al suo interno.
Raggiunto l’ultimo piano, si avviò verso il proprio ufficio ignorando completamente i saluti dei suoi impiegati e si barricò al suo interno. Il momento di silenzio venne interrotto dalla sua segretaria personale, che entrò nell’ufficio così da consegnarle i messaggi che aveva ricevuto durante la giornata.
 
«Ha chiamato la signora Tsunade per l’evento di beneficienza a cui dovrà partecipare venerdì sera.» cominciò lei, leggendo il primo post-it. «Mi ha chiesto di riferirle che la collana che presenterà è a dir poco meravigliosa, e che se non sapesse che Naruto Uzumaki la comprerà per lei, avrebbe sicuramente chiesto a suo marito di farlo.»
 
«Altre chiamate?»
 
«Si, ha chiamato Vera Wang per informarla che al Salone della Sposa sono disponibili i nuovi abiti della collezione. L’ha invitata ad andare a vederli.»
 
Hinata si sentì letteralmente raggelare sul posto e questo non sfuggì allo sguardò attento della sua segretaria.
 
«Altro?»
 
«Tenten mi ha chiesto di riferirle che sua sorella l’ha cercata con urgenza.»
 
Nel non ricevere alcuna risposta, l’amica si preoccupò ancora di più.

«Hinata… è tutto a posto?»
 
«No, non c’è niente che vada per il verso giusto. Sono su tutte le pagine dei giornali.»
 
Aiko si sporse appena, così da osservare uno dei tanti giornali sparsi sulla scrivania di Hinata e quello che vide la lasciò letteralmente senza parole.
 
HINATA HUYGA ABBANDONATA DAL FIDANZATO. MATRIMONIO ANNULLATO.
 
Subito sotto al titolo c’era una foto dell’uomo, Naruto Uzumaki, paparazzato fuori da un hotel con una biondina tutto pepe.
 
“L’ormai ex fidanzato di Hinata Hyuga, Naruto Uzumaki, in luna di miele alle Hawaii con la sua novella sposa, la modella Ino Yamanaka.” Aiko diede una rapida occhiata all’articolo per poi sbattere il giornale sulla scrivania con un gesto nervoso.
 
«Quel maledetto!» sussurrò a denti stretti Aiko, interrompendosi di botto quando Hanabi entrò nell’ufficio.»

«Quel verme e quella sottospecie di rifiuto umano. E’ un vigliacco e lei una poco di buono!» sbottò Hanabi in preda alla rabbia.
 
«Vi ringrazio.» Disse finalmente Hinata, esibendo poi un sorriso forzato.
 
«Mi dispiace, Hinata.» mormorò Hanabi, stringendola in un abbraccio. «Forza, non devi stare qui! Ti accompagno a casa.»
 
«Non posso andare via, prima della fine della giornata tutti sapranno quello che è successo, capisci? Se me ne vado via adesso penseranno che non ho il coraggio di guardare in faccia nessuno.»
 
«Hinata non dire stupidaggini. Sei stimata da tutti e a questa notizia saranno molto dispiaciuti.»

«Appunto, non voglio la pietà di nessuno.»
 
Hanabi sapeva che era inutile discutere ulteriormente. Sua sorella era troppo orgogliosa, avrebbe affrontato tutto e tutti e lo avrebbe fatto a testa alta, per quanto ne fosse stata in grado.
 
«Va bene ma non fare tardi, capito? Io sto tornando a casa, l’avviso io mamma. Con un po’ di fortuna sarai la prima a dare la notizia alla famiglia.»
 
«Ti ringrazio.»
 
 
Quando Hinata uscì dall’ufficio, quella sera, la notizia era già di dominio pubblico.
Tutti i suoi impiegati la osservavano con sguardi colmi di compassione ed era una cosa che detestava.
La sua segreteria era stracolma di messaggi da parte di giornalisti e la stessa cosa valeva per la sua casella postale. Era a dir poco furiosa con Naruto.

Come diavolo aveva potuto trattarla in quel modo? Si sentiva profondamente umiliata.
 
Appena varcò la soglia di casa, la prima cosa che vide furono gli sguardi completamente indignati di sua madre e dei nonni, che a quanto pare avevano già appreso la notizia.
 
«L’abbiamo scoperto “grazie” alla televisione, poco prima che Hanabi giungesse a casa.» disse Fumiyo, con tono alterato. «Quello screanzato! Come ha potuto farti una cosa simile?»
 
Hinata fissò il pavimento con aria assente, tormentando l’anello di fidanzamento che portava all’anulare sinistro, un diamante da quattro carati incastonato nell’oro bianco. «Naruto mi aveva chiamata pochi giorni fa, ma non ho potuto prendere la chiamata a causa di un impegno lavorativo. Questa mattina mi sono svegliata tardi e quando sono uscita per andare a lavoro ho visto quei giornali. Probabilmente ha cercato di dirmelo, ma io ero troppo occupata per potergli dare ascolto.»
 
«Oh no! Non pensare nemmeno per un secondo che la colpa sia tua, mi hai capito signorina?!» esclamò il nonno con fervore nella voce, agitando le braccia. «Eri la sua fidanzata e ha deciso di farti uno sgarbo del genere! Meriterebbe la frusta!»
 
«Naruto Uzumaki non mi è mai piaciuto. E’ un babbeo in confronto a te. Tu hai bisogno di un vero uomo al tuo fianco. Qualcuno che sappia sorprenderti con i gesti e non con le parole. Prima o poi incontrerai l’uomo in grado di stravolgerti la vita e lo amerai ancor prima di rendertene conto.» concluse la nonna, rivolgendole uno sguardo colmo di affetto.
 
Si sedettero a tavola ma Hinata non riuscì proprio a toccare cibo. Aveva lo stomaco sottosopra e la sua famiglia lo capiva benissimo.

«Andrò via per un mese o due, fino a quando le acque non si saranno calmate.» disse lei alla fine.
 
«Hinata non puoi farlo.» disse Fumiyo con tono pacato. «Se tu andassi via adesso passeresti per una debole, te ne rendi conto? Quel maledetto ti ha ferita in modo incommensurabile ma non puoi permettergli di rovinarti la vita. Venerdì sera ci sarà la serata di beneficienza e se non ci andrai tutti penseranno che ti ha letteralmente distrutta.
 
«Lo penseranno comunque!»
 
«E’ un peccato che tu non possa andare al ballo con un nuovo fidanzato. Metteresti a tacere tutte le malelingue e creeresti un pettegolezzo a tuo favore.» esclamò il nonno, incurante della mancanza di tatto.
 
«Scusatemi ma vado a cambiarmi. E’ stata una lunga giornata e ho bisogno di riposare.»
 
Hinata voleva solo buttarsi nel letto e dimenticare quella tremenda giornata.


*******

Questa lunga pausa tra un capitolo e l'altro è stata pienamente voluta.
Speravo di ricevere qualche commento in merito alla storia, sinceramente mi spiace vedere che di lettori ce ne sono (molti) ma che nessuno o quasi si sofferma un attimo per darmi qualche parere o perché no, anche qualche consiglio.

A ogni modo continuerò a scrivere e questo perché amo farlo!
Ringrazio AlessiettaE per aver lasciato un segno del suo passaggio, spero che questo piccolo colpo di scena di sia piaciuto.

A presto.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


«Dannazione Sasuke!» esplose Fugaku Uchiha, mandando all’aria i fogli che solo poco prima teneva stretti tra le mani. «Mi stai solo facendo perdere tempo, te ne rendi conto?! Non me ne importa un fico secco della borsa, degli azionisti e di tutte quelle procure di cui non so assolutamente nulla. Sto invecchiando e l’unica cosa che desidero è vederti felice, voglio tenere tra le braccia tuo figlio. Dopo tutto quello che ho fatto per te non mi sembra di chiedere la luna!»

Sasuke ascoltava in religioso silenzio quella che in poco tempo si era trasformata nella più feroce discussione che lui e suo padre avessero mai avuto in quel particolare frangente.
 
«Se non fosse stato per me, saresti ancora a ricorrere cavalli per signorotti! Invece eccoti qui, che vai in giro in limousine o con un jet privato.» Esclamò quasi con tono adirato, colpendosi il petto con il palmo di una mano per dare più enfasi a quell’affermazione. «Ho sempre creduto in te, nelle tue potenzialità e non starò con le mani in mano a guardarti condurre una vita costellata solo ed esclusivamente da soddisfazioni a livello professionale!» Nel bel mezzo del discorso, Fugaku si interruppe e si diresse con passo veloce in cucina.
 
«Devo prendere le mie medicine.» Annunciò con tono solenne «ma non pensare nemmeno per un secondo che questa conversazione sia finita. Non ti muovere da lì finché non sarò di ritorno.»
 
Sasuke osservò il padre sparire dietro l’angolo del salotto ed emise uno sbuffo, frustrato dalla situazione.
Era stata una giornata terribile e la serata non si preannunciava nemmeno minimamente migliore.
Aveva finito di lavorare molto prima del previsto e dopo aver dato alcune istruzioni ai suoi sottoposti, l'Uchiha si era diretto verso la casa del padre, segretamente felice di poter trascorrere un po’ di tempo con lui.

Da quel momento in poi tutto era andato storto.
 
Quando Fugaku tornò in salotto e riprese il suo monologo con maggior convinzione, Sasuke desiderò di non aver mai messo piede in quell'abitazione.
 
«Tu vuoi che ti lasci le mie azioni e io sono disposto a firmare quei documenti.» annunciò Fugaku, sedendosi sulla poltrona di fronte a quella del figlio.
 
«Bene. E in cambio cosa vuoi?»
 
«Voglio vederti sposato. Portami una moglie che desideri darti dei figli e io trasferirò le mie azioni a te il giorno del vostro primo anniversario di matrimonio. In caso contrario non otterrai nulla. Questa è la mia sola e unica proposta; prendere o lasciare.»
 
Ammutolito, Sasuke lo guardò negli occhi e cominciò a battere ripetutamente i talloni sul tappeto persiano.
A soli trentacinque anni possedeva uno degli imperi finanziali più importanti del Paese, gestiva una multinazionale e lo faceva nel migliore dei modi, duecento dipendenti e un patrimonio incalcolabile.
Aveva tutto sotto controllo, sia negli affari che nella sua vita privata… tutto tranne quel dannatissimo vecchio che ora lo stava addirittura minacciando di rivendere le sue azioni alla concorrenza pur di vederlo accasato.
 
«Ebbene? Cosa ne pensi di questo accordo?» chiese Fugaku, sporgendosi con cautela verso di lui.
 
«Cosa ne penso?!» Sbottò lui, «penso che il tuo accordo sia folle, privo di ogni logica!»
 
«Stai per caso affermando che il matrimonio è una “pazzia”?» domandò Fugaku, con espressione nuovamente furibonda. «Guardati attorno! Il paese sta letteralmente andando in pezzi perché la tua generazione, completamente allo sbando, non ha nemmeno una briciola di rispetto per i “vecchi”, buoni principi come il matrimonio, la famiglia e l’educazione!»
Dato che Sasuke non intendeva sottostare a quell’accordo, Fugaku afferrò velocemente una rivista e gliela lanciò contro.

«Leggi!»
 
«Sei abbonato al Ginza?!»
 
«Piace a Itachi ma non è questo il punto! Il punto è che la tua generazione è completamente fuori controllo! Pensa a come diavolo vi comportate! Guarda questa giovane donna. E’ bella, famosa, indipendente ed è uno dei personaggi più in vista dell’alta società, il che significa che è estremamente ricca.»
 
«E allora?» chiese Sasuke, guardando suo padre anziché il giornale.
 
«Il suo fidanzato, un certo Naruto Uzumaki, l’ha scaricata per una ragazzina tutta poppe e niente cervello, che in questa foto sta sdraiata sulla spiaggia con lui, mezza nuda!» Poiché era evidente che a Sasuke di quella faccenda non gliene importava un fico secco, Fugaku fece cadere il giornale a terra ma non era assolutamente disposto a lasciar cadere anche l’argomento.
 
«L’ha scaricata senza dirle nemmeno una parola, mentre questa povera creatura stava organizzando il loro matrimonio!»
 
«Si può sapere dove diavolo vuoi arrivare?»
 
«Il punto è che se voi ragazzi incominciate a trattare in questo modo le donne e a calpestare i valori e le tradizioni secolari di questo Paese, l’intero mondo andrà in rovina.»
 
Sasuke si massaggiò stancamente le tempie. Era chiaro che quella discussione non portava a nulla e lui doveva assolutamente ottenere quelle azioni.
 
«Senti, non intendo discutere con te…»

«Bene!»
 
«Ciò che voglio dire è che non intendo discutere con te del declino della nostra società, del valore del matrimonio e dell’importanza della famiglia.»
 
«Benissimo!» lo interruppe nuovamente Fugaku, sollevandosi dalla poltrona. «Allora sposati e metti incinta tua moglie, in modo che tu possa appropriarti delle azioni della tua società. E farai meglio a sbrigarti, entrambi abbiamo poco tempo.»
 
«Che cosa diavolo significa questo?»
 
«Significa che discutiamo di questa faccenda da ormai due anni, tu sei ancora scapolo e io sono vecchio e non ho ancora tuo figlio tra le braccia, così sono costretto a porre un termine. Hai quattro mesi per fidanzarti e altri quattro per sposarti. Se per allora non mi avrai portato a casa una donna, la tua donna, metterò le mie azioni in vendita. Se fossi in te, Sasuke, cercherei di darmi subito da fare. Il mio cuore potrebbe fermarsi da un momento all’altro e ho deciso di modificare il testamento, la prossima settimana andrò dal notaio. Perciò se io dovessi morire prima che tu ti sia sposato, le mie azioni non andranno più a te.»
 
Sasuke era così esasperato da quella assurda situazione che prese seriamente in considerazione la possibilità di far interdire il suo vecchio.
 
«La cena è pronta.» annunciò la governante, interrompendo quella loro assurda discussione.
Entrambi la udirono, ma nessuno dei due mostrò interesse per quel suo annuncio.
 
«Capisci che potrei non riuscire a trovare una donna e sposarla in soli otto mesi?» disse Sasuke a denti stretti.
 
«Sei ricco, intelligente e possiedi un certo fascino.» disse Fugaku, elencando ogni qualità del figlio. «Hai un futuro brillante e a quanto pare sei un bel “fusto”, non ti sarà così difficile.»
 
Soddisfatto per la vittoria momentanea, Fugaku non aggiunse altro per un paio di secondi e poi tentò di sdrammatizzare. «Non sei curioso di sapere quali sono le qualità che ti mancano?»
 
«No!» sbottò Sasuke, così furioso da non riuscire nemmeno a parlare.
 
«Non desideri avere dei figli e non sei una persona che si può definire “affettuosa e comprensiva”.»
 
«Mettilo per iscritto.» Ordinò Sasuke con voce gelida, mentre i due prendevano posto a tavola.
 
«Cosa dovrei mettere per iscritto?»
 
«Stila i termini dell’accordo e come vuoi che sia la donna che devo sposare. Non voglio alcun tipo di sorpresa quando te la porterò a casa.»
 
«Sasuke Uchiha! Cosa diavolo stai dicendo? Non voglio sceglierti la moglie, spetta a te farlo.»
 
«Oh, questo sì che è davvero generoso da parte tua.»
 
«Voglio solo che tu sia felice!»
 
«E credi che tutto ciò mi renderà mai felice?!»
 
«Non mi aspetto che tu possa già essere felice, almeno non in questo preciso momento, ma solo perché sei arrabbiato.»
 
«Arrabbiato? Non sono arrabbiato», replico Sasuke con calma glaciale. «Sono disgustato.»
 
Fugaku trasalì, non si aspettava tanto astio da parte del figlio.
 
«Cosa vuoi che metta per iscritto?»
 
«Voglio che tu scriva che trasferirai a me le tue azioni, se ti porterò a casa una moglie prima degli otto mesi.»
 
«Da quando la mia parola non ti basta?»
 
«Da quando ti sei messo a ricattarmi.»
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Sasuke non si mosse di un solo centimetro finché suo padre non si ritirò nelle sue stanze. Non appena sentì chiudersi la porta della camera da letto gettò i documenti che stava fingendo di leggere sul tavolino con uno scatto brusco della mano, inequivocabile segno del suo malumore.
 
Stentava a credere a tutto quello che era successo.
 
Alcuni fogli caddero sulla rivista nominata poco prima dal padre, il Ginza, proprio accanto alla figura della giovane donna abbandonata dal suo fidanzato.
 
Proprio accanto alla fotografia di Hinata Hyuga.
 
Sasuke non riusciva a credere ai propri occhi, raccolse velocemente il giornale e lesse l’articolo riguardante l’intera faccenda con un sentimento di pura simpatia per quella vittima ignara; al termine della lettura lo gettò nuovamente sul tavolino e i pensieri si rincorsero fino a raggiungere le parole del padre.
 
Con un sospiro dato dalla stanchezza, il giovane uomo tentò inutilmente di scacciare l’immagine di Hinata dalla propria testa. Quell’incantevole fanciulla, dagli occhi chiari come la luna, era diventata una donna stupenda. Presidente di una delle case di moda più importanti al mondo e suo malgrado la protagonista indiscussa di uno scandalo a dir poco imbarazzante.
 
La vita non va mai come vorremmo e questo lui lo sapeva bene, così come Hinata Hyuga… o suo padre.
 
Sasuke aveva pensato fin da subito che la candidata migliore a diventare sua moglie fosse Miyako.
Oltre ad essere sinceramente innamorata di lui, la donna non aveva mai avuto nulla da ridire sul fatto che fosse quasi sempre in viaggio. Al contrario: aveva cercato di adattarsi ai suoi ritmi frenetici, cosa che non poteva di certo trascurare.
 
Considerando le circostanze, Sasuke concluse che doveva sentirsi dannatamente fortunato ad avere una candidata simile nella sua lista. Eppure non riusciva proprio a sentirsi in tal modo mentre si dirigeva verso la camera in cui avrebbe passato la notte, la tristezza prese il sopravvento.
 
Si sentiva talmente depresso che gli dispiaceva persino per la povera Miyako, sapeva che avrebbe accettato una tale proposta e senza batter ciglio. Di questo ne era certo, così come era dannatamente certo che la donna avrebbe commesso l’errore di accontentarsi di quel poco che lui poteva offrirle.
 
Disteso sul letto, a torso nudo, sentiva le palpebre farsi sempre più pesanti. La finestra della camera era spalancata e un raggio lunare filtrava attraverso la tenda bianca, trasformandola in una ragnatela di luce.
Morfeo lo accolse tra le sue braccia, cullandolo in un sogno privo di dubbi e pensieri.
 
Sasuke si girò su di un fianco e come per magia il lenzuolo andò a coprirgli le spalle nude, proprio come accadeva tutte le volte che si fermava a dormire lì. Accanto al letto, Fugaku Uchiha osservava con occhio attento il figlio dormire, preoccupato come non mai per le rughe d’espressione, dovute alla stanchezza e alla tensione, dipinte sul volto di Sasuke.
 
«Sei riuscito ad ottenere più di quanto io abbia mai sperato che tu potessi avere.» sussurrò Fugaku. «Sai bene che puoi ottenere qualsiasi cosa tu ti prefigga di avere. Non hai più bisogno di combattere in mezzo alla mischia, Sasuke.»
 
Il giovane addormentato si agitò nel sonno e girò la testa dall’altro lato ma il suo respiro rimase tranquillo e profondo, così come il suo sonno.
 
«E’ tempo che tu conosca appieno la parola “amore”. Le cose ti sembreranno migliori domattina.» Gli promise con tono affettuoso, proprio come faceva ogni sera in cui il figlio rimaneva lì a dormire. «Ti voglio bene, figliolo.»
 
 
_____
 
L’autista guidava con estrema facilità la lunga limousine nera da una corsia all’altra in un connubio perfetto tra velocità, sicurezza e tempismo, mentre Sasuke sedeva comodamente sul sedile posteriore intento a studiare nei minimi particolari un progetto complesso della Uchiha World Industries, in collaborazione con una compagnia americana. Il suo sguardo non si mosse dai progetti fino a quando la limousine non si fermò silenziosamente davanti all’ingresso dell’Hotel Nikko e un uomo in uniforme apparve accanto al finestrino con un sorriso cordiale dipinto sul volto.
 
Con evidente riluttanza, Sasuke ritirò i fogli nell’apposita cartellina e scese dall’auto.
 
Distratto dai suoi pensieri, l'uomo guardò verso il banco della reception dove il direttore dell’albergo lo riconobbe all’istante e si affrettò ad avvicinarsi per scortarlo personalmente nella suite in cui avrebbe alloggiato.
 
«La prego di farmi sapere se c’è qualcosa, qualsiasi cosa, che possiamo fare per rendere il suo soggiorno il più gradevole possibile. Le auguro una buona serata, signor Uchiha.»
 
«Lo farò.» rispose Sasuke con tono distratto, totalmente indifferente a quel trattamento speciale che gli era appena stato riservato. Aveva passato già buona parte della sua vita in alberghi di lusso e ormai, ovunque andasse, si aspettava sempre il meglio, dandolo quasi per scontato.
 
Il direttore si offrì di fargli sistemare i bagagli da una cameriera, ma Sasuke rifiutò, affermando che avrebbe fatto tutto da solo. Diede la mancia al fattorino, si tolse la giacca e andò in soggiorno dove preparò un gin tonic. Lo prese e uscì in terrazza.
 
Tornare lì, dove tutto era iniziato, gli faceva uno strano effetto.
Era partito da Konoha esattamente il giorno dopo aver preso la laurea. Indossava un paio di jeans strappati in più punti, una maglietta chiara e un paio di sneakers decisamente logore. Tutti i suoi oggetti personali erano racchiusi in una borsa da viaggio. E adesso? Jet privato, limousine privata, vulla indipendente. Si, ne aveva fatta di strada.
 
Portandosi il drink alle labbra, bevve un sorso di quell’alcolico, divertito dalla piega che aveva preso la sua vita.
 
L’umile stalliere era diventato uno degli uomini più ricchi e potenti di Tokyo.
 
Sasuke guardò con una rapida occhiata l’orologio e vide che erano già le sette, l’asta di beneficenza era fissata alle nove. Aveva due ore per farsi una doccia, radersi il volto e vestirsi, in realtà era molto più di quanto gli occorresse.
Decise allora di telefonare a Shikamaru per sapere come procedevano le cose in azienda.
 
____
 
 
Con un sorriso smagliante studiato ad arte, la famiglia Hyuga e alcuni amici se ne stavano in disparte nella grande sala dell’hotel Nikko, facendo del loro meglio per far credere che tutto rientrasse perfettamente nella norma, senza però perdere di vista la porta d’ingresso.
 
«Le decorazioni floreali sono davvero incantevoli, non trovate?» domandò timidamente Fumiyo.
 
Gli altri diedero un’occhiata distratta alla sala e all’imponente scala che si trovava di fronte a loro.
Le luci erano state abbassate, favorendo così un’atmosfera più rilassante, le colonne in marmo erano state tirate a lucido e i camerieri si muovevano con agilità in mezzo alla folla, offrendo coppe di vino e stuzzichini.
 
«Non vi preoccupate, andrà tutto bene. Lei verrà.» Disse Hanabi con tono sicuro.
 
«Sono già le otto e mezza e Hinata aveva detto che sarebbe stata qui alle otto.» replicò prontamente Fumiyo. «E lei non è mai in ritardo.»
 
«Verrà.»

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


«Si parla del diavolo…» mormorò Kiba, rivolgendo lo sguardo ad Hanabi. «Tua sorella è finalmente arrivata e l’ha fatto in grande stile.»
 
Con evidente perplessità, Hanabi si voltò e ciò che vide la lasciò letteralmente senza parole.
Hinata camminava in mezzo alla folla a testa alta, del tutto indifferente alla gente che si voltava a guardarla con curiosità dipinta sul volto. La giovane donna era così orgogliosa di sua sorella che per un attimo si dimenticò di Naruto Uzumaki e tutto il resto, persino Kiba passava in secondo piano.
 
Nelle occasioni formali Hinata era sempre stata molto elegante, ma non quella sera. Con un sorriso da ebete dipinto sul volto, il nonno osservava la figura della sua nipotina, orgoglioso dello splendido fiore in cui si era trasformato quel piccolo bocciolo che aveva visto anni addietro. Il corpo di Hinata era fasciato da un incantevole vestito color blu notte, aderente e con uno profondo spacco sul fianco sinistro. L’abito metteva in risalto le sue forme, terminando con un leggero volant appena sopra le scarpe.
Al posto della treccia che sfoggiava quasi tutti i giorni, i capelli ricadevano in una cascata di onde fino a metà schiena e nella loro incredibile semplicità costituivano un contrasto seducente con la sensualità raffinata del vestito.
 
Hanabi strinse a sé sua sorella, abbracciandola quasi con fare protettivo.
 
«Temevo che non ti saresti fatta vedere.»
 
«Non ci ho nemmeno mai pensato.» Mentì Hinata ricambiando l’abbraccio della sorella, avvicinandosi poi alla sua famiglia.
 
«Sei splendida.» Decretò con tono risoluto Kiba, abbracciandola in modo puramente fraterno. «E il tuo vestito è una vera meraviglia!»
 
«Ti ringrazio, Kiba. Sono contenta che tu sia riuscito a liberarti in tempo dai tuoi impegni, in modo da poter essere qui con noi questa sera.»
 
In realtà non era stata la pura e semplice fortuna ad aver portato Kiba a casa in tempo per il ballo; era stata la disastrosa situazione in cui si trovava Hinata a indurlo a cancellare i suoi impegni di lavoro, ma Hanabi aveva saggiamente deciso di non dirlo alla sorella per non farla sentire a disagio.
 
«Hai le mani ghiacciate.» disse il nonno con tono preoccupato. «Sicura di voler affrontare tutto questo? Media compresi?»
 
«Sicurissima, sono cose che accadono tutti i giorni. I fidanzamenti si rompono e ci si sposa con persone diverse a quelle a cui si era promessi. Anche se di solito succede in questa precisa sequenza e non al contrario.»
 
L’umorismo utilizzato da Hinata invece di rasserenare il nonno, sortì l’effetto contrario, così lei gli strinse le mani con fare protettivo, tentando di calmarlo.
 
«Nonno non ti devi preoccupare, sto bene.»
 
«Stai per caso tentando di distruggere la mia reputazione da duro? Ho impiegato anni per cucirmela addosso e con non poca fatica. I miei avversari mi giudicherebbero come un rammollito se mi vedessero in queste condizioni.»
 
Hanabi ascoltava il discorso con evidente distrazione, in realtà stava studiando da vicino il volto della sorella.
Da vicino, nonostante il trucco, si vedeva perfettamente che il suo viso era innaturalmente pallido e più di tutto i suoi occhi erano privi di quella luce che la caratterizzava fin da quando l’aveva conosciuta.
 
I suoi occhi nascondevano uno stato di dolore e apatia.
 
Evidentemente anche Kiba l’aveva notato, perché congedò il cameriere con un solo cenno del capo e si diresse verso uno dei tanti angoli bar che erano stati allestiti. Un attimo dopo era di ritorno con due bicchieri.
 
«Bevi questo.» le ordinò di punto in bianco. «Darà un po’ di colore alle tue guance e ti infonderà un pizzico di coraggio.»
 
Hinata accettò il bicchiere e ne bevve due piccoli sorsi, poi scosse il capo, tentando di costringersi ad affrontare il problema da cui stava disperatamente fuggendo.
 
«La Stampa questa sera non ti darà respiro.» disse cupamente Hanabi.
 
«Lo so.»
 
«Resta vicino a me e a Kiba; faremo del nostro meglio per tenerti lontana da quella sottospecie di avvoltoi.»
 
«Ti ringrazio sorellina, ma ti ricordo che tra un paio di minuti dovrò andare su quel palco per farmi mettere al collo il pezzo principale dell’asta e non credo che mi sarebbe permesso avere la “scorta” a seguito.»
 
«Oh per tutti gli Dei, me n’ero completamente dimenticata!» gemette Hanabi. «Avevo notato che questa sera non portavi gioielli, ma ero talmente contenta di averti vista, che mi sono completamente dimenticata della collana!»
 
Il ballo e le sue tradizioni erano profondamente radicati nella società in cui Hinata viveva ed erano nati al tempo in cui gli invitati, petrolieri e ricchi industriali, arrivavano in carrozze scintillanti trainate da cavalli.
Al giorno d’oggi il Ballo di beneficienza non era più riservato a un numero ristretto di famiglie, le più ricche e aristocratiche, ma le sue tradizioni erano rimaste intatte anche a distanza di tempo.
 
Hinata era stata invitata a presentare uno degli oggetti più importanti donati per l’asta e, poiché aveva accettato in precedenza, non poteva proprio sottrarsi a quel dovere, senza tirarsi addosso ulteriori pettegolezzi.
 
«Finisci di bere.» Insisté Kiba. «Ancora un paio di sorsi, forza.»
 
Hinata ubbidì nuovamente, sperando che così il suo compito sarebbe stato notevolmente più semplice.
 
«Sarà meglio che vada a farmi mettere quella collana» disse infine con tono riluttante. «E’ una fortuna che questa sera non sia in vena di spendere, nella fretta ho dimenticato il portafoglio a casa.»
 
Tutti sorrisero alla sua piccola disavventura mentre lei si incamminava verso il retro del palco, tutti tranne la nonna, che continuò a osservarla con occhio attento. Alla fine si voltò verso la propria famiglia e annunciò con tono triste: «Hinata è davvero arrivata al limite, sono preoccupata per lei.»
 
«Che cosa vuoi dire?» Domandò il marito.
 
«Voglio dire che Hinata si comporta in modo strano e lo fa da prima che Naruto la scaricasse in quel modo.»
 
«Non ho notato niente di strano, nonna.» disse Hanabi, trasalendo alle parole che la donna aveva scelto per descrivere ciò che aveva fatto Hinata.
 
«Ti elenco volentieri due esempi: Hinata è la persona più organizzata, puntuale e affidabile che io conosca. Ogni mercoledì pomeriggio ha una riunione con il suo staff che utilizza per discutere sull’andamento della produzione di capi e ogni venerdì mattina va dal parrucchiere per la messa in piega.»
 
Fece una pausa e osservò i suoi interlocutori così da assicurarsi di aver attirato la loro attenzione.

 «La settimana scorsa ha dimenticato l’appuntamento che aveva al salone e pochi giorni dopo ha nuovamente dimenticato la riunione con il suo staff.»
 
Kiba trattenne un sorriso, tentando di darsi un contegno per quella che considerava come una preoccupazione inutile.
 
«Tutti dimenticano un appuntamento, specialmente quando sono molto occupati.»
 
«Un mese fa si è dimenticata del mio compleanno.» Aggiunse lei con ostinata determinazione.
 
«Ha lavorato in ufficio senza sosta.» Le ricordò Fumiyo, difendendo inconsciamente la figlia. «E quando l’ho chiamata, si è precipitata a casa.»
 
La nonna roteò gli occhi a causa della testardaggine dei suoi parenti.
 
«Hinata sta bene, ve lo dico io, ma ha bisogno di una lunga e bella vacanza.» decretò il nonno, ponendo fine al discorso.

_________________________

E rieccomi con un nuovo capitolo!
In realtà avrebbe dovuto essere notevolmente più lungo ma alla fine ho deciso di dividere il capitolo in due parti... perché? Semplice, nel prossimo aggiornamento entrera in scena un Uchiha di nostra conoscenza e ho voluto concentrarmi in modo dettagliato su due persone in particolare...chissà di chi starò parlando! Ahahaha

Ringrazio Lory Leo, lovelyhinata e starfire5 per i loro commenti... inutile dire che li ho davvero apprezzati.
A presto!

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


La zona riservata alla stampa e alle riviste era delimitata da una corda bianca che divideva buona parte dell’atrio, non lontano dalla sala da ballo dove erano stati esposti i vari oggetti dell’asta.
Mantenendo la promessa che aveva fatto all’ufficio delle pubbliche relazioni, nonché a suo fratello Itachi, Sasuke si presentò davanti ai giornalisti facendo del suo meglio per apparire quantomeno soddisfatto dall’organizzazione della festa. Affermò velocemente che avrebbe concesso delle brevi interviste per la stampa, quindi posò per alcune fotografie e rispose a domande di routine riguardanti il lavoro.
 
«Signor Uchiha, il comitato ci ha detto che lei ha donato l’oggetto più prezioso da mettere all’asta. Posso chiederle quanto vale la scultura?» domandò con tono professionale il giornalista.
 
«Dipende per chi.» ribatté prontamente lui con tono sarcastico. Personalmente aveva sempre pensato che quella scultura mettesse angoscia al solo sguardo, l’aveva acquistata a un prezzo decisamente stracciato e ora valeva una fortuna.
 
«Quanto è valutata al giorno d’oggi?»
 
«A quanto pare quell’ammasso di bronzo al giorno d’oggi vale su un milione di dollari.»
 
«Diamine, lei è davvero un uomo generoso!»
 
«Lo vada a dire all’ufficio imposte, ne sarò più che felice.» rispose con ironia prima di allontanarsi dall’area a loro dedicata.
 
Dopo un rapido giro nella sala, l'Uchiha si fermò vicino all’ingresso dove a quanto pare scoppiò un battibecco tra un fotografo e due guardie armate, addette alla sicurezza. «Le ho detto che nessun fotografo o giornalista può entrare dopo le sette, l’ingresso è consentito solamente agli ospiti.»
 
«Lei non sa con chi ha a che fare, sono dell’Enquirer!» spiegò il fotografo con tono strafottente. «Non mi interessa un fico secco dell’asta, ho solo bisogno di una foto di Hinata Hyuga, che in questo momento è proprio da qualche parte in quella sala!» affermò con tono basso, cercando di non farsi sentire dalla folla di ospiti.
 
Comprendendo la sgradevole condizione in cui si trovava Hinata, Sasuke provò per lei un misto di simpatia, stupore e ammirazione. Dopo averla vista in televisione sapeva che ormai era una donna fatta e finita ma lui la ricordava ancora come un’ingenua ragazzina, seduta a gambe incrociate di fronte a un tavolo, intenta ad ascoltare con attenzione qualunque cosa lui stesse raccontando.
 
Dal suo punto d’osservazione all’interno della sala, Sasuke guardava minuziosamente la folla senza ammettere a se stesso di stare cercando proprio lei, Hinata…e poi la vide: ferma accanto alla propria, a meno di una decina di metri da lui.
 
Dopo lo choc del primo momento, si sentì incredibilmente sollevato e ammirato, mentre il suo sguarda vagava sulla figura della  “povera Hinata Hyuga”. Invece della pallida creatura che aveva temuto di incontrare, Hinata Hyuga conservava il portamento regale che da sempre la contraddistingueva. Fasciata da un abito interamente in seta, color blu notte, che le aderiva perfettamente al seno pieno e alla vita sottile, ella si muoveva con sicurezza attraverso la sala, diretta verso uno dei tanti balconcini, completamente indifferente al clamore e alla confusione che regnava sovrana attorno alla sua figura: in quel momento appariva come una giovane donna dai tratti delicati, il naso piccolo e gli occhi chiari luminosi sotto le ciglia nere. Aveva un colorito più vivace rispetto all’adolescenza ma i capelli erano rimasti identici a come li ricordava: splendenti e con un tenue riflesso blu. Una meravigliosa collana di diamanti e zaffiri, dal taglio a dir poco impeccabile, adornava il suo collo niveo: un accessorio perfetto per quell’abito.
 
Sasuke rimase all’ombra, nascosto dietro a una colonna, ad ammirare la sua bellezza, molto più incuriosito da quella sua personalità che la faceva spiccare così distintamente rispetto agli altri. Quella giovane ninfa stava ascoltando con attenzione le parole di un uomom forse Kiba Inuzuka. Quando egli si allontanò, l'Uchiha uscì dal suo nascondiglio e si ritrovò a desiderare che Hinata guardasse nella sua direzione. Voleva che lo sguardo della giovane donna si posasse sul suo e che gli rivolgesse uno di quei timidi sorrisi che ancora custodiva nel cuore.

Voleva tutto questo e lo voleva subito.
 
Non poteva escludere che lo avrebbe trattato con disprezzo come avevano fatto solo poco prima gli Haruno ma per qualche strana ragione era sicuro che non sarebbe andata così. Fino a quel momento tornare a Konoha, da vincitore, gli era sembrato assurdo e per questo gli sembrava a dir poco folle il suo desiderio che Hinata lo notasse quella sera.
 
Le porte della sala da ballo vennero spalancate e la folla sembrò spostarsi in modo compatto, rovinandogli la visuale.
Non voleva che la donna scomparisse tra la folla senza prima averle parlato in privato, così si diresse velocemente da lei ma venne fermato dall’ondata di gente che si muoveva nella direzione opposta: verso la sala da ballo. Quando finalmente superò l’ultimo ostacolo umano che si frapponeva tra lui e la donna rimanevano solo una ventina di persone e una di queste stava parlando con Hinata: Sakura Haruno.
 
Sasuke si fermò di colpo e si mise in disparte, quindi si portò il bicchiere alle labbra, sperando che l’Haruno se ne andasse il più in fretta possibile. Non voleva che il suo primo incontro con Hinata andasse male.
 
L’Haruno voleva accompagnarla all’interno della sala, ma lei scosse gentilmente il capo. «Vai pure avanti, voglio prima prendere una boccata d’aria fresca.»
 
«Ti aspetto, non c’è problema.»
 
«Sakura, ti prego.» le disse Hinata con tono gentile. «Ho solo bisogno di stare da sola per qualche minuto.»
 
«D’accordo, se è questo che vuoi.» disse l’Haruno con aria delusa. «Cerca di non metterci molto.» aggiunse, prima di avviarsi verso la propria famiglia.
 
Hinata annuì distrattamente con il capo e si voltò, dirigendosi velocemente verso una porta con la scritta “EXIT” a caratteri cubitali.

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Sasuke conosceva abbastanza le donne per sapere quando una di loro era sul punto di piangere, e poiché lei aveva detto all’Haruno di voler stare da sola, pensò che era suo dovere concederle almeno quel privilegio. Stava giusto per avviarsi alla sala da ballo, quando si fermò di colpo in preda a un vecchio ricordo: Hinata  che gli raccontava della sua famosa caduta da cavallo.
 
«Avevo male ma non ho mai pianto, lo sai? Né quando mi sono rotta il polso, né quando il medico me lo stava mettendo a posto.»
«Neppure una piccola lacrima?»
«No, neppure una.»
«Accidenti, buon per te.»
«Non la metterei su questo piano.» Ammise lei dopo aver sospirato. «Non ho avuto modo di piangere perché sono svenuta.»
 
Da bambina, era riuscita a trattenere coraggiosamente le lacrime di dolore, ma quella sera era più che evidente che non ci sarebbe riuscita. Hinata era stata ferita dalla persona che amava di più ed era stata ferita in un modo insopportabile. Sasuke esitò più volte, diviso tra l’impulso maschile di fuggire da quella situazione, e quello molto meno comprensibile di offrirle una spalla su cui piangere e successivamente la forza e il sostegno di cui la donna necessitava.
 
Alla fine il secondo impulso ebbe la meglio sul primo: dopo aver preso due piccole coppe di champagne, che era sicuro le avrebbe dato un po’ di coraggio, si diresse a passi lenti ma decisi verso la porta.
 
La lunga e stretta terrazza in marmo era deserta e decisamente poco illuminata. Visto lo stato d’animo in cui si trovava, Hinata preferiva decisamente il buio di quella terrazza rispetto alle luci e all’atmosfera che si respirava all’interno della sala da ballo, almeno si risparmiava la pena di dover ascoltare l’orchestra suonare I Don’t Want To Miss A Thing.
 
Sperando di riuscire a sottrarsi alla vista di chiunque decidesse di uscire, la giovane donna percorse la lunga terrazza fino a svoltare l’angolo, raggiungendo velocemente il punto in cui essa terminava sull’angolo dell’edificio. Ferma accanto alla balaustra in ferro battuto, premette le mani sul marmo freddo e chino il capo, tentando di reprimere le lacrime che minacciavano di uscire da un momento all’altro.
 
Negli ultimi giorni aveva riflettuto a lungo su quell'assurda situazione e si era ritrovata ad altalenare momenti in cui si sentiva piena di energia, a scatti feroci che la lasciavano senza fiato ed energie. Ancora non riusciva a credere che tutto ciò fosse capitato proprio a lei. Naruto si era sposato. Con un’altra. Solo il mese prima avevano parlato di andare a vivere assieme, di presenziare assieme al ballo e ora? Non le rimaneva nulla.
 
Si ritrovò a chiedersi da quando Naruto aveva cominciato a preferire le bionde tutte tette e senza cervello alle brune tradizionaliste come lei. Dalle fotografie apparse sui giornali si poteva chiaramente notare che ora l’uomo era più rilassato e, senza ombra di dubbio, molto più felice.
 
Il forte rumore di una porta di metallo che si chiudeva la distolse da quei pensieri, costringendola a voltarsi e a guardare allarmata in direzione dell’uomo che era appena uscito dall’albergo. Al sollievo per il fatto che si trattasse di un ospite del ballo e non di uno dei tanti fotografi, si sostituì immediatamente l’irritazione, poiché lo sconosciuto la stava raggiungendo con passi decisi.
 
Mimetizzato nell’ombra, lo straniero continuò ad avanzare verso di lei: aveva le braccia piegate e reggeva qualcosa tre le mani, due bicchieri di champagne. Hinata si ritrovò a guardare a bocca aperta prima i bicchieri e poi lui, mentre l’uomo colmava ulteriormente la distanza che li separava. Era alto, aveva spalle larghe e un volto dai tratti decisi. Il mento squadrato, le sopracciglia scure e due occhi talmente scuri da aver l’impressione di potersi perdere al proprio interno.
 
«Ciao, Hinata.» Disse lui con tono sicuro e profondo.
«Mi dispiace» disse, cercando di risultare il più educata possibile. «Se ci siamo incontrati, non me ne ricordo.»
 
«Oh, senza dubbio ci siamo incontrati.» Affermò lui, restando impassibile di fronte a quella sua dimenticanza. «Per essere precisi anche molte volte.» Allungò un braccio e le tese il bicchiere. «Champagne?»
 
Hinata rifiutò con un cenno del capo senza distogliere lo sguardo dal suo viso. Benché normalmente preferisse gli uomini con i lineamenti raffinati e il fisico non troppo delineato ai tipi come quello, che trasudano forza e mascolinità da ogni poro, era fermamente convinta che non se ne sarebbe di certo dimenticata se l’avesse incontrato.
 
«Non credo, forse mi ha scambiato per qualcun’altra.»
 
«Non ti ho scambiata per nessun’altra.» Affermò lui. «Ricordo perfettamente i tuoi occhi chiari, i capelli lunghi e il tuo innegabile istinto da crocerossina. A proposito, come sta tua sorella?» Chiese lui, mentre la linea dura delle sue labbra si piegava in un pigro sorriso. «Ha ancora un debole per l’Inuzuka?»
 
Hinata gli rivolse un’occhiata incerta. La voce di quell’uomo le risultava sempre più familiare ma per quanto si sforzasse non riusciva ancora a vederlo bene in volto. Per caso, o di proposito, l’uomo si trovava appena fuori dal raggio di luce proveniente dal lampione.
 
«E’ un amico di mia sorella, signor…?»
 
«Signore?» Finalmente l’uomo uscì dall’oscurità e con immenso piacere Hinata lo riconobbe. «Signore è decisamente troppo formale, un tempo mi chiamavi…»
 
«Sasuke!» mormorò lei, in preda allo stupore. Sapeva che sarebbe venuto al ricevimento di quella sera, e fino a pochi giorni prima era stata molto ansiosa di rivederlo, quando ancora la sua vita non era andata in pezzi.
 
«Sasuke? Sei davvero tu?»
 
Sasuke vide il volto della giovane donna illuminarsi dalla felicità, e la cosa gli riscaldò il cuore, cancellando per alcun secondi la maschera fredda e calcolatrice che lo accompagnava ovunque andasse. «In carne e ossa, Hinata.» Scherzò lui, mentre le offriva nuovamente il bicchiere. Da un estraneo non lo aveva accettato, notò Sasuke, ma lo accettò volentieri da un vecchio amico.
 
«Penso che il nostro incontro richieda per forza un brindisi, signorina Hyuga.»
 
«Lascio a te l’onore» disse lei. «Io sono ancora troppo sconvolta per poter anche solo pensare a un brindisi.»
 
«Alla donna più fortunata che conosca.» Sasuke alzò il bicchiere e le rivolse un mezzo sorriso.
 
«Fortunata? Che Dio ce ne scampi e liberi!»
 
«E perché mai? Che cosa potrebbe mai esserci di meglio che essere scampata a un matrimonio con un decerebrato mentale?»
 
Quell’affermazione era così fuori luogo, e allo stesso tempo così leale, che Hinata sentì contemporaneamente l’impulso di ridere e di piangere. «Hai perfettamente ragione.»
 
Per evitare il suo sguardo, Hinata bevve un generoso sorso di champagne, poi cambiò rapidamente argomento. «Quando si è saputa la notizia che avresti partecipato all’asta erano tutti molto eccitati. Ho così tante domande da farti! Non so proprio da dove incominciare.»
 
«Che ne dici se cominciamo dalla più importante?» La interruppe lui con fermezza, facendo di nuovo sentire Hinata una bambina al cospetto di un uomo più vecchio e più saggio.
 
«Come riesci a sopportare tutto questo?»

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


                                                                                               
Hinata sapeva perfettamente a cosa si riferiva Sasuke, l’intera sala da ballo era gremita di persone che spettegolavano a riguardo della sua recente rottura con Naruto.
 
«Diciamo che me la sto cavando piuttosto bene» disse con tono basso, frustrata da quella situazione.
 
Sasuke non le rispose nemmeno, troppo attirato da una fonte di rumore sospetta. Illuminato dalla luce fioca emanata dalla scritta “Exit”, vi era un uomo in jeans e camicia con tanto di macchina fotografica al collo, che ritornò immediatamente nell’oscurità non appena l’Uchiha gli lanciò un’occhiata omicida.
Il suo primo impulso fu quello di raggiungerlo a grandi falcate e prenderlo a pugni in faccia; il secondo, di usarlo a proprio vantaggio.
 
«Ora ascoltami attentamente e non ti muovere.»
 
Lei spalancò gli occhi dalla sorpresa, improvvisamente intimorita da quella sua serietà.
 
«Nascosto dietro alla colonna c’è un fotografo e ci metto la mano sul fuoco che lavora per una rivista scandalistica. Ci sta tenendo d’occhio da un po’, in attesa del momento giusto per poter scattare una fotografia alla “povera” Hinata Hyuga. Suggerirei di fornirgli un degno quadretto della prima pagina del loro prossimo numero, che ne dici?»
 
«C… che cosa?» mormorò Hinata, in preda al panico. «Sei forse impazzito?»
 
«Niente affatto, Hyuga. Ho semplicemente più esperienza di te con le riviste scandalistiche e con i paparazzi. Stai pur certa che non se ne andrà via fino a quando non sarà riuscito a immortalarti con la sua macchina fotografica.» continuò Sasuke, mentre con la coda dell’occhio vide il fotografo pronto a scattare delle immagini. «A te la scelta: puoi lasciare che il mondo ti consideri come la povera donna abbandonata dall’amato, oppure come che mi veda mentre ti bacio. Con una fotografia del genere chiunque inizierà a pensare che io sia sempre stato il tuo amante.»
 
A Hinata girava la testa per lo spavento, il piacere e l’adrenalina improvvisa.
Nel breve istante in cui lei esitò, Sasuke si avvicinò ulteriormente a lei, decidendo per entrambi.
 
«Facciamo in modo che il tutto risulti convincente.» le disse con tono risoluto mentre posava sul marmo i calici ormai vuoti.»
 
La sua mano scivolò lentamente lungo la schiena della giovane donna, fino a raggiungere la vita sottile che cinse a sé, abbracciandola stretta. Avvenne tutto troppo velocemente perché Hinata potesse rendersi conto di ciò che stavano realmente facendo: le gambe dell’uomo premevano sulle sue cosce, il seno schiacciato contro il suo petto e infine le labbra calde di lui si posarono su quelle carnose di lei.
 
Il cuore di Hinata cominciò a galoppare furiosamente, mentre la bocca di Sasuke seguiva perfettamente ogni morbida curva delle sue labbra. La lingua di lui le sfiorò il labbro inferiore e lei sussultò dalla sorpresa. Parte del suo cervello le ordinava di porre fine a quel bacio e di frapporre quanta più distanza possibile tra i loro corpi, ma una vocina ancor più insistente le intimava di non azzardarsi a staccarsi da quell’uomo così sicuro di sé e virile.
 
L’applauso improvviso proveniente dalla sala da ballo annunciò che la festa era ufficialmente iniziata, riportando entrambi al presente. Hinata si scostò da lui con le guance ormai in fiamme, e lui si infilò semplicemente le mani nelle tasche dei pantaloni, osservandola con la fronte leggermente aggrottata.
 
Il fotografo si era come volatilizzato, evidentemente aveva scattato la foto tanto attesa.
 
«Oddio, non riesco a credere che abbiamo fatto una cosa del genere» disse Hinata con tono nervoso, tentando di ravvivare i capelli mentre si avviavano verso la festa.
 
«A dire il vero è una cosa che desideravo fare già anni addietro.» disse lui, allungando una mano verso il portone così da risultare galante e farla passare.
 
«Non è vero!» Hinata sgranò gli occhi con improvvisa incredulità.
 
«Non è vero un accidente.» disse lui con un ghigno divertito dipinto sulle labbra.
 
Consapevole di avere il rossetto leggermente sbavato e i capelli in disordine, Hinata si fermò dinnanzi alla toilette.
 
«Devo fare qualche piccola operazione di restauro, vai pure avanti senza di me.»
 
«Aspetterò.» dichiarò Sasuke con un tono che non ammetteva repliche.
 
Sorpresa dalla sua galanteria, Hinata varcò la soglia del bagno e si avvicinò allo specchio così da potersi dare una piccola sistemata. Alcune cabine erano occupate e la povera donna si ritrovò spettatrice di una vivace discussione. «Non capisco perché tutti siano così sorpresi da questo “scoop”! Mesi fa Naruto aveva confidato alla sua segretaria di voler rompere il fidanzamento con la Hyuga. Probabilmente sposare un’altra donna e lasciare la notizia in mano ai giornali era l’unico modo per liberarsi definitivamente di lei.»
Hinata sentì le lacrime salire agli occhi ma quando avvertì una delle porte aprirsi, ella ricacciò indietro le lacrime, si nascose dentro a una cabina vuota e vi rimase finché non se ne furono andate tutte quante.
 
Quando scorse il volto pallido di Hinata, l’Uchiha capì all’istante che la donna aveva sentito l’intera conversazione di quelle pettegole, e poiché le parole in quel momento risultassero del tutto superflue, le offrì il braccio in chiaro segno di sostegno emotivo.

Le porte della sala da ballo erano già state chiuse e il discorso di apertura già terminato. Con espressione dubbiosa, Hinata si tirò appena indietro: detestava attirare l’attenzione su di sé.
 
-Fammi indovinare: il tuo tavolo è in prima fila, vero?- domandò con un filo di voce, rivolgendogli un tenue sorriso.
 
Avendo donato l’oggetto più costoso per l’asta di quella sera, Sasuke avrebbe preso posto al tavolo principale, proprio al centro della prima fila.
 
-Prima fila, tavolo centrale.- confermò lui, con un sorriso tirato.
 
-Oh, il nostro si trova nella terza fila.- mormorò Hinata con tono quasi afflitto. -Perché ad almeno uno di noi non è toccato un tavolo verso il fondo della sala? In questo modo passare inosservati è del tutto impossibile.-

Impaziente di entrare e porre fine al supplizio di quella serata, la giovane donna allungò una mano verso le maniglie di quelle pesanti porte, ma l’Uchiha le prese con delicatezza il braccio per impedirle di aprirle.

-Perché mai dovremmo fare attenzione a non farci vedere assieme? Lascia che questa folla pensi quello che domani penseranno tutti i lettori delle riviste scandalistiche: che non t’importa un fico secco dell’Uzumaki e che ti interesso io, non lui.-

-Sasuke, tu non capisci. Nessuno di quelli che mi conosce veramente crederà a una cosa simile!- esclamò lei, torturandosi le mani. Il volto dell’uomo s’irrigidì all’istante e i suoi occhi divennero freddi. –Hai ragione tu, da parte mia è stato stupido pensarlo. D’altronde avevo dimenticato che all’interno di quella sala vi sono persone ricche e inette, che non potrebbero mai credere che saresti disposta a scambiare uno di loro per un uomo normale e comune, uno come me.-

Hinata lo guardò a bocca aperta e con sguardo incredulo. Si sentiva furiosa e stupita allo stesso tempo.
 
-Sasuke Uchina, cosa diamine vai blaterando?! Non c’è niente di comune o normale in te!-
 
La guardò a lungo negli occhi e Sasuke realizzò con sorpresa che il suo sguardo non la tradiva, d’altronde non lo aveva mai fatto.
 
-Grazie.- disse solo con una vaga punta di gratitudine, prima di tornare a rivolgerle un sorriso impertinente. -La rabbia ha restituito vivacità al tuo sguardo. E’ un vero peccato che con il mio bacio non sia riuscito a ottenere lo stesso risultato.-

A quelle parole, Hinata commise l’errore di soffermarsi più del dovuto sulle sue labbra, costretta poi a distogliere lo sguardo e concentrarsi sul problema di quella serata.
 
-Mi perdonerai se non sono abituata a baciare uomini che conosco appena, specialmente quando c’è qualcuno che mi osserva con non poca insistenza.-

-Sei diventata terribilmente schizzinosa, lo sai Hyuga?!- scherzò Sasuke –Un tempo baciavi in continuazione gattini e cani randagi.-

Quel paragone era così assurdo da farla ridere. -Certo, ma solo quando avevo l’assurda convinzione che tu non mi stessi guardando!-

-E invece i miei occhi erano sempre molto attenti ma solo quando si trattava di te.-

Senza aggiungere altro, Sasuke aprì una delle porte e dopo averle appoggiato una mano sulla schiena, la spinse in avanti con delicatezza. In tutta la sala si udì un mormorio sommesso, mentre gli occhi della folla erano fissi su di loro: un miliardario ambizioso, annoverato dalle riviste come uno degli scapoli più ambiti al mondo, che passava del tutto disinvolto in mezzo alla sala tenendo sottobraccio Hinata Hyuga, ex fidanzata di Naruto Uzumaki.
 
Sasuke accompagnò Hinata al suo tavolo, la fece accomodare e salutò tutti i presenti con un cenno educato del capo, strizzando l’occhio a Hanabi. Un sorriso affettuoso a Hinata, accompagnato da una tenue carezza sulla spalla e si allontanò a grandi passi verso il proprio tavolo in prima fila.
 
Del tutto incapace a distogliere lo sguardo, Hinata lo osservò per diversi istanti, impressionata e divertita al tempo stesso dalla sua totale indifferenza nei confronti della curiosità che aveva suscitato in tutti quanti. Con espressione rilassata e neutrale, guardò i propri vecchi compagni di avventure e poi volse la propria attenzione alla sua famiglia. Hanabi era seduta al fianco di Kiba e la fissava con aria perplessa, così come Fumiyo.

Tutti stavano morendo dalla curiosità ma conoscevano bene le regole della sopravvivenza che vigevano nell’alta società e la prima era assolutamente indiscutibile: mostrarsi sempre come un fronte unito e compatto.
 
La nonna di Hinata, che da ormai qualche anno aveva cominciato a ignorare le regole dell’alta società, decise di distinguersi anche quella volta. Fissò Sasuke Uchiha con espressione perplessa, poi si sporse verso la nipote e le chiese: -Chi è quel giovanotto, cara?-
 
-E’ Sasuke Uchiha, nonna. E’ l’uomo che ha donato la scultura che prima stavi tanto decantando.-
 
Asuka Satou la guardò con espressione inorridita. Col passare degli anni aveva imparato a dire sempre la verità a costo di risultare troppo schietta. –Non la stavo ammirando, cara. Ho detto che a mio modesto parere quell’opera è orribile!-

Hinata avrebbe tanto voluto spiegare che Sasuke era lo stesso ragazzo a cui portava i suoi deliziosi manicaretti ma aveva paura di farlo, per timore che la nonna iniziasse a raccontare di tutte le volte che era sgattaiolata in cucina per fare razzie e che qualcuno la sentisse. Sasuke era venuto in suo soccorso quella sera, e lei in cambio era decisa a proteggere il suo orgoglio e la sua vita privata.
 
Troppo immersa nei suoi pensieri, la donna non si accorse che Kiba, seduto alla sua sinistra, stava osservando Sasuke in ostinato silenzio. Hanabi notò la sua preoccupazione e mentre i camerieri raccoglievano i piatti ormai vuoti della portata principale, si chinò verso di lui: -che cosa c’è che non va?- mormorò al suo orecchio.
 
Lui attese con pazienza finché il cameriere non ebbe finito di versargli il caffè, poi con il capo indicò il tavolo principale. –Si tratta dell’Uchiha, non ha fatto altro che guardare Hinata per tutta la sera. Certo, occhiate discrete ma comunque non mi piace.-
 
Hanabi era a dir poco sorpresa, ma ben lontana dell’essere dispiaciuta. Nella situazione difficile in cui si trovava Hinata, avere attorno un uomo desiderabile non poteva far altro se non risollevarle un po’ il morale. –E come mai non ti piace?-
 
-Oh Hanabi, per una marea di motivi. Ne vuoi sapere uno? Ha la reputazione di essere un uomo subdolo e tua sorella in questo momento è troppo vulnerabile, non deve abbassare la guardia.-
 
-Kiba, Sasuke è un nostro vecchio amico. Questo lo sai, vero? E tu ti stai comportando in modo troppo protettivo.
 
-Forse hai ragione tu ma non posso farne a meno. Hinata è come una sorella per me, non voglio vederla soffrire.-
 
Kiba avrebbe tanto voluto proseguire quel dialogo ma gli venne impedito dal banditore dell’asta che era salito sul podio, mettendo a tacere ogni conversazione intrattenuta nella sala.
 
-Signori e signore- annunciò con tono solenne –vi invito caldamente ad aprire i vostri cuori e i vostri portafogli, ricordandovi che ogni singola cifra ottenuta da questi proventi verrà devoluta alla ricerca per le malattie genetiche rare. Ora, se volete consultare il catalogo che trovate sul banco, troverete un elenco completo degli oggetti che saranno messi all’asta.-
 
Ci fu un fruscio generale, segno che i presenti stavano sfogliando il catalogo con interesse. –So che molti di voi sono ansiosi di acquistare la scultura generosamente offerta dal signor Uchiha- disse lui. E subito dopo, con tono scherzoso, aggiunse: -per ridurre al minimo la vostra attesa, abbiamo posto l’articolo a metà dell’elenco, più precisamente al numero dieci.-
 
Una risata percorse la sala, e il banditore attese finche non ebbe nuovamente la completa attenzione dei presenti.

-Articolo numero uno- annunciò. –Schizzo a matita di Vincent Van Gogh…-


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Si, lo so... non ho scusanti per questo mostruoso ritardo nell'aggiornare la storia.
Posso solo dirvi che per un po' mi era passata la voglia di scrivere, aprivo Word e guardavo lo schermo per non so quanto tempo, senza riuscire a scrivere nulla! Non avevo voglia e peggio, le idee che avevo nell'evolvere questa storia non mi convincevano un granché.
Fortunatamente questo periodaccio sembra essere passato! 

Colgo l'occasione per ringraziare chi continuerà a leggere questa storia e perché no, anche i nuovi arrivati! Spero che in questo momento particolare stiate tutti bene!

A presto!

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


L’essere seduto al tavolo principale era uno di quegli “onori” di cui Sasuke avrebbe volentieri fatto a meno. Era attorniato da ricchi signori del petrolio accompagnati da mogli a dir poco petulanti. Per evitare di essere trascinato in discorsi che riteneva privi di senso, il giovane Uchiha ignorò volutamente i propri vicini e fece un uso migliore del proprio tempo. Per un breve momento ritornò a pensare all’assurda pretesa del padre e di tanto in tanto il suo sguardo si posava sull’elegante figura di Hinata, come a voler verificare che se la stesse cavando bene.

L’asta era ormai in corso da un bel pezzo e Sasuke stava ancora riflettendo su come poteva sfruttare nel migliore dei modi la società che aveva appena acquistato, quando si rese conto che la voce del banditore si alzò con tono eccitato.
 
-E’ il momento che tutti voi stavate aspettando, un’opportunità più unica che rara nella vita! Diamo inizio all’asta riguardante la vendita della scultura gentilmente offerta dal Signor Uchiha! Chi desidera aprire le offerte si faccia pure avanti.-
 
Sasuke rimase immobile, quasi fosse stato una statua, del tutto impassibile al gran vociare che si era levato all’interno della sala. –Ventisettemila!- gridò Asuma Sarutobi, seguito poco dopo dal rialzo di Orochimaru.
 
Il giovane Uchiha trattenne una smorfia di disprezzo dinnanzi a tanta idiozia; come diavolo si poteva offrire una cifra simile per un groviglio di metallo??
 
-Trecentomila!-
-Trecentocinquanta.-
 
Alla fine l’opera venne venduta per 60410.15 yen. Mentre il pubblico applaudiva, il nuovo proprietario compilò felice il suo assegno e lo porse a uno degli assistenti del banditore, quindi si alzò e raggiunse Sasuke per stringergli la mano. Quella stretta era un semplice gesto di cortesia; rappresentava il passaggio di proprietà. E mentre egli si allontanava con espressione orgogliosa, il precedente proprietario guardò l’orologio che teneva allacciato al polso tentando come meglio poteva di mascherare la noia.

Secondo l’opuscolo non mancava molto per gli oggetti destinati alle signore: gioielli, pellicce e vacanze esclusive in resort di lusso. Nella categoria vi erano ben quattordici articoli e uno in particolare attirò la sua attenzione. Una splendida parure composta da collana e orecchini di diamanti blu con montatura in oro bianco, presentata da Hinata Hyuga. Il suo sguardo corse inconsciamente alla giovane donna, intenta a parlare con la sorella. Sembrava tranquilla, certo, ma era molto più pallida rispetto a prima.

-Povera Hyuga, mi dispiace davvero molto per lei.- Commentò Temari­­­, continuando a sfogliare il catalogo. –Mi chiedo perché non abbia chiesto agli organizzatori di trovare un’altra presentatrice per quella parure.-
 
Sasuke si ritrovò presto a pensare che la risposta a quella domanda fosse piuttosto ovvia: il suo nome era già stampato sull’opuscolo e se si fosse tirata indietro avrebbe richiamato sulla propria persona troppi sguardi indiscreti.
 
-Credo proprio che Hinata abbia fatto una nuova conquista. L’Uchiha non le toglie gli occhi di dosso.-
 
-Già, proprio come te.- Ribattè brusca Akane, irritata dal fatto che Toneri non riuscisse ancora a distogliere lo sguardo dalla sua vecchia cotta.

-Cara non essere gelosa, non è come pensi.- rispose prontamente il marito, tentando di recuperare terreno.

-Sappiamo tutti il vero motivo per cui la Hyuga non ha lasciato il posto a un’altra presentatrice. Quella donnetta non sopporta l’idea di stare nell’ombra nemmeno per cinque minuti. La sua è tutta una farsa,
sta recitando la parte della povera vittima. Solo un cieco non si accorgerebbe che quel sorriso ingenuo non è altro che pura falsità.-

-A me dispiace molto per lei, non si meritava un trattamento simile.- ammise in tutta franchezza una signora seduta accanto ad Akane. –Quello che ha fatto Naruto Uzumaki è a dir poco imperdonabile.-

-E invece no.- continuò quella donna con acidume, proseguendo nella sua tesi –era inevitabile, cara. Hinata era come un cappio al collo dell’Uzumaki, ormai diventato troppo stretto! Chissà quante volte a provato a lasciarla ma senza riuscirci! Tutti pensano che sia una donna gentile e a modo, ma la verità è ben altra. Non le importa di niente e di nessuno se non di se stessa e della sua stupiza azienda.-
 
Sasuke attese in silenzio, sperando che qualche donna prendesse le difese di Hinata ma ciò non avvenne. Il sangue gli stava affluendo tutto al cervello, eppure doveva mantenere la calma.
La vide irrigidirsi quando il banditore annunciò l’oggetto tanto atteso dalle dame presenti nel salone e capì appieno il suo profondo disagio solo quando si rese conto ciò che significava l’assenza di Naruto Uzumaki. Molto probabilmente quell’essere  avrebbe dovuto acquistare la parure come pegno d’amore nei suoi confronti.

-L’offerta parte da una base di 1.632.564 yen. Fatevi avanti signori!- sconcertato  per l’imbarazzante silenzio, si schiarì la voce. –Questa parure vale almeno il doppio dell’offerta, qualcuno offre 1.008.447 yen?!- La sua espressione si rasserenò, e annuì –Sì, grazie signor Aburame.-

L’offerta si fermò nuovamente alla cifra iniziale per dar modo a un potenziale compratore di visionare i gioielli.

-Toneri- disse improvvisamente Akane, con la voce pregna di malignità.-Comperami quella parure. La voglio.-

-Ultima offerta signori!- annunciò il bandidore.

Toneri osservò a lungo Hinata che si trovava solo a poche file di distanza, intenta a far visionare i gioielli. –Aspetti…se possibile vorrei dare un’occhiata da più vicino.- disse con voce mellifluo.

Sasuke non staccò gli occhi dall’esile figura di Hinata Hyuga. La osservò fermarsi dinnanzi a Toneri e offrirsi alle occhiate maligne di quella stupida donna che aveva sposato. Vide le dita dell’uomo indirizzarsi verso la pietra posta al centro della collana e sfiorare deliberatamente la pelle diafana sopra il corpetto. Con un movimento rapido e intelligente, lei fece appena un passo indietro, sganciò la collana e la tenne tra le dita.
 
Non aveva mai smesso di sorridere ma quando Toneri allungò le mani per afferrare il gioiello, lo sguardo della Hyuga andò per un attimo a cercare quello di Sasuke. In quell’unico e breve momento, quando il suo sguardo si fuse in quello di lei, Sasuke prese una folle decisione.

Ancor prima che l’Otsutsuki facesse la sua offerta, Sasuke dichiarò –Offro 3.666.433 yen.-
 
-Molto bene, finalmente abbiamo un’offerta seria!- esclamò esultante il banditore. –Signorina Hyuga! Vuole cortesemente permettere al signor Uchiha di visionare i gioielli?-

Con un sorriso sincero, Hinata si allontanò velocemente da Toneri e si avvicinò a Sasuke. Quando lo raggiunse gli tese la collana, oggetto che ignorò deliberatamente.

-Che dici? Ti piace?- chiese con un sorriso divertito sulle labbra.
Hinata lo osservò e capì all’istante che l’uomo stava deliberatamente prolungando quel momento.

-Senza dubbio è una splendida collana, così come gli orecchini.- dichiarò con tono pacato.
 
-Quindi dovrei acquistare questi gioielli?-
 
-Certo, se avete qualcuno a cui fare questo dono prezioso.-
 
Il banditore capì che l’interesse del pubblico era ormai all’apice e che presto sarebbe calato. –Signor Uchiha- chiese –è soddisfatto?-
 
-Più che soddisfatto.- rispose, senza degnare l’uomo di uno sguardo.
 
-Allora l’asta può continuare! C’è qualcuno che offre più del signor Uchiha?!-

Un mormorio eccitato si sollevò tra i presenti in sala, mentre lo sguardo della signora Otsutsuki divenne furibondo. Subito il marito si applicò per rimediare, offrendo diecimila yen in più rispetto all’offerta di Sasuke. Egli innalzò distrattamente quattro dita, aumentando l’offerta di quarantamila dollari.

Toneri a quella vista sbiancò ulteriormente, mentre il banditore incredulo gli chiedeva se volesse fare un’ulteriore offerta. –No.- sbottò, alla fine.
 
-La parure è stata venduta al signor Uchiha! So di poter parlare a nome di tutti quando gli dico che le siamo immensamente grati per la sua straordinaria generosità nei confronti di questa causa così importante! E se mi permette vorrei aggiungere un piccolo appunto personale!- scherzò. –Spero sinceramente che la fortunata possa apprezzare questo regalo stupendo!-
 
-Oh, lo spero anche io.- rispose lui, con un’espressione rilassata sul viso. –Vediamo che cosa ne pensa.-
 
La folla si animò immediatamente all’improvvisa possibilità di scoprire qualcosa riguardante la vita privata dell’Uchiha. Gli occhi di tutti i presenti erano incollati su di lui, mentre spingeva appena indietro la sedia e si alzava con fare elegante.
 
Hinata, all’apice dell’imbarazzo, fece un passo indietro non appena lasciò la collana tra le sue mani. Sasuke fece un passo in avanti e con tutta la semplicità che possedeva, allacciò il gancio di quello splendido gioiello dietro al collo della donna
 
Hinata lo osservava con espressione stupefatta.
 
-Ebbene?- chiese lui. –Ho buon gusto nei gioielli?-
 
Il pubblico scoppiò in un sonoro applauso, mentre i flash delle macchine fotografiche scattavano all’impazzata. Hinata era convinta che Sasuke stesse solo fingendo di regalarle quella parure, proprio come aveva finto il bacio che si erano scambiati solo pochi momenti prima. Il suo era solo un modo molto astuto per poterla aiutare a togliersi da quella situazione spinosa.
 
-Che dire… penso che tu abbia un gusto eccellente.- gli assicurò ma con poco entusiasmo.
 
-Sei abbastanza impressionata da ballare con me? Ho sentito che la sala qui accanto è decisamente meno affollata.-

Senza attendere una risposta, la prese per mano e si diresse verso l’uscita.
 
-Aspetta!- disse lei con una leggera punta d’imbarazzo nella voce. –Ti voglio presentare alla mia famiglia, staranno morendo dalla voglia di conoscerti.- Si girò su se stessa e si fece strada tra i tavoli.


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E rieccomi!
Come promesso, ho cercato di postare nel più breve tempo possibile! Grazie a tutti quelli che hanno letto il capitolo precedente e che hanno impiegato un po' del loro tempo per lasciarmi un loro pensiero a riguardo!

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Capitolo 19
*** Caoitolo 18 ***


Hinata era stordita e avvertiva un vago senso di nausea. Per giorni aveva dovuto affrontare gli sguardi pieni di pietà delle persone che incrociavano il suo cammino e come se non bastasse, aveva anche dovuto farsi forza per partecipare a quella maledetta serata di beneficenza. Ne era terrorizzata, si aspettava di dover affrontare un vero e proprio incubo a occhi aperti eppure ciò non era accaduto: Sasuke l’aveva tratta in salvo, trasformando quella serata in una divertente commedia a lieto fine.
 
Tutto era così talmente incredibile che alla giovane donna venne l’impulso di ridere. Riuscì a trattenersi a stento mentre presentava il giovane uomo alla sua famiglia. Tutti lo osservavano con evidente curiosità e una punta di sincera gratitudine. Hanabi, felice di quella riunione improvvisata, lo accolse con un abbraccio amichevole mentre Kiba gli rivolse un mezzo sorriso.

Al tavolo a fianco vi era seduta la famiglia Haruno al completo. Tomoko si ritrovò ad arrossire furiosamente solo nell’incrociare lo sguardo dell’Uchiha, mentre il signor Haruno non fu solo ostile, bensì apertamente offensivo. –Un tempo Sasuke lavorava alle nostre scuderie, spalava il letame dai box. Adesso invece regala opere d’arte e spende i suoi soldi in gioielli. Sorprendente quanto si possa arrivare in alto, vero Uchiha?-
 
I lineamenti facciali di Sasuke s’irrigidirono e il suo sguardo divenne di ghiaccio.
L’ostilità tra i due uomini si poteva letteralmente tagliare con la lama di un coltello e dall’esterno era del tutto inspiegabile.

-Capisco la sua voglia di rifarsi del tempo perduto ma temo che dovrà aspettare, Sasuke mi ha promesso un ballo.- Senza aggiungere altro, Hinata afferrò la borsetta lasciata sulla sedia, prese l’Uchiha per un braccio e sì incamminò verso la sala da ballo.

Mentre i due sparivano nel bel mezzo della folla, i presenti al tavolo si guardavano tra di loro con aria perplessa. -Hinata ormai è allo stremo delle sue forze, ha bisogno di riposo.- incominciò la nonna.
 
-Sciocchezze! L’avete vista, vero? E’ indipendente, posata, dolce e…-
 
-E…-la interruppe la nonna con sguardo trionfante  –se n’è appena andata con la tua borsetta nera, lasciando qui la sua!-
 
Quella rivelazione spinte i presenti a volgere nuovamente lo sguardo verso le porte che collegavano i due saloni. Tutti conoscevano la maniacale attenzione di Hinata per i dettagli: la sua grazia era leggendaria quasi quanto il suo stile impeccabile in ogni occasione.
 
 
-Se hai davvero intenzione di concedermi un ballo- disse Sasuke scherzando mentre si avvicinavano alla pista da ballo -ti suggerirei come prima cosa di bere qualcosa di forte.-
 
Afferrò al volo due calici di champagne e ne porse uno alla sua bellissima accompagnatrice. –Sai, l’alcool funge da anestetico, allevia il dolore.-  la osservò con un sorriso per poi far tintinnare i due bicchieri. –Ballare con me potrebbe risultare un’esperienza pericolosa.-

-Hai davvero così paura di pestarmi i piedi?- domandò a propria volta Hinata, sorseggiando lo champagne.
 
-Certo che no, più che altro mi preoccupo per i miei, di piedi. Sei così testa che sembri una corda di violino… finiscilo.-
Con una risata, Hinata finì il suo bicchiere per poi prenderlo sotto braccio. –Sasuke?- domandò con un sorriso.
 
-Si?- rispose lui, guardandola con un velo di preoccupazione.
 
-Te l’ha mai detto nessuno che sei un uomo gentile e molto dolce?-

-Vallo a dire a quelli della stampa: mi hanno sempre descritto come meschino, calcolatore e spietato.-
 
Hinata era a dir poco  sconvolta dinnanzi a una tale ingiustizia. Con il cuore traboccante di gratitudine e la testa leggera per lo champagne ingerito per farsi coraggio, Sasuke Uchiha le appariva come il salvatore di quella serata: un cavaliere accorso in suo soccorso, che aveva sconfitto i suoi nemici e le aveva risparmiato una profonda umiliazione. –Mi chiedo come possa la gente pensare delle cose così orribili su di te.-
 
-Perché sono assolutamente vere, Hinata.- si espresse lui con calma.
 
La risposta della donna fu una risata cristallina, accompagnata da una sola parola. -Bugiardo.-
 
-Questa è l’unica cosa che non sono, le bugie non fanno parte di me.- rispose lui, con aria offesa.
 
-Capisco, capisco.- Hinata pensò semplicemente che il suo interlocutore stesse scherzando, imbarazzato dai complimenti ricevuti. Così decise di cambiare argomento. -Per chi hai comprato la parure?-
 
Sasuke rimase in silenzio,la fissava e non proferiva risposta. Quel silenzio si protrasse così a lungo, che Hinata inizio a chiedersi se non avesse davvero speso quella cifra solo per evitarle l’immensa umiliazione di fronte alla folla di persone presenti all’asta.
 
-La parure è il mio dono di nozze per la mia futura moglie.-
 
-Oh, ma è meraviglioso Sasuke! Quando vi sposerete?!-
 
-Non appena avrò modo di farle la proposta.-
 
Ai suoi occhi, Sasuke pareva così determinato e sicuro di sé, che Hinata non riuscì a trattenersi dal stuzzicarlo ulteriormente. -Sei assolutamente sicuro che lei ti dirà di sì, oppure speri di convincerla con questi gioielli?-
 
-Direi entrambe le cose, Hinata. Spero di convincerla con questo mio regalo, e sono abbastanza sicura che dirà di sì, una volta che le avrò esposto i benifici derivanti dall’accordo.-
 
-Sembra quasi che tu debba stipulare un contratto.- ribatté lei stupita.
 
-L’ultima volta che ho chiesto la mano di qualcuno avevo si e no diciassette anni. Devo rinfrescare la mia tecnica, Gattina.-
 
Gattina… Hinata ricordava molto bene quel nomignolo.
Prezioso ricordo di un passato ormai lontano e che non sarebbe più tornato; allora la vita le sembrava così semplice e il suo futuro così brillante e pieno di sorprese.

Avvertendo il suo improvviso disagio, Sasuke la guidò con calma verso il bordo pista. –Qui dentro c’è troppa gente, andiamo da qualche altra parte a migliorare la mia tecnica sulle proposte di matrimonio.-
 
-Pensavo che volessi gli occhi di tutti puntati addosso, per aiutarmi.-
 
-Hanno visto abbastanza.-
 
Pronunciò quel decreto quasi con arroganza, mentre con tocco gentile l’accompagnava fuori dalla sala da ballo.

-Dove stiamo andando?- chiese Hinata ridendo, mentre lui l’accompagnava verso gli ascensori. Ridere la faceva sentire bene. L’alba del nuovo giorno sarebbe presto arrivata e con essa tutti i problemi che si era momentaneamente lasciata alle spalle. Sasuke, lo Champagne e i gioielli le avevano offerto una splendida tregua dal disastro in cui era piombata, ed era decisa a viversi appieno ogni secondo.
 
-Che ne dici del Lago Akan?- chiese Sasuke, mentre entravano nell’ascensore. –Potremmo sposarci, fare una nuotata notturna e tornare per l’ora di pranzo.-
 
Hinata immaginò che quello fosse un modo come un altro per esercitarsi nella sua fatidica proposta, e faticò non poco a trattenere il divertimento dinnanzi alla sua fretta e alla sua mancanza di romanticismo.
 
-E’ senza dubbio un luogo stupendo ma è un po’ troppo lontano.- rispose allegramente -e non ho gli abiti adatti.-

Gli occhi di Sasuke seguirono quelli di Hinata, posandosi su quel meraviglioso vestito e sulle forme delicate che abbracciava. –In questo caso mi viene in mente solo un posto per ciò che ho in mente.-
 
-Ovvero?-
 
In tutta risposta, l’uomo inserì una chiave nella fessura accanto al pulsante che indicava “Attico”.
 
Diana lo guardò con una punta di preoccupazione. -Non posso sparire dal ballo in questo modo, in particolare con te, con…-
 
-Perché non con me?- chiese lui con improvvisa freddezza.
 
L’ascensore giunse a destinazione e le porte si aprirono, rivelando l’atro in marmo rosa antico.
Sasuke invece di uscire, appoggiò una mano allo stipite della porta, impedendo all’ascensore di chiudersi. Continuava a osservarla, in attesa di una risposta.
 
-Ti sei dato tanto da fare per aiutarmi! Mi hai evitato una grande umiliazione, è vero, ma non hai pensato al guaio in cui ti saresti cacciato tu. Hai messo attorno al mio collo questa splendida collana, mi hai baciato su quel balcone… tutti penseranno che sei infedele, potrei aver rovinato il tuo rapporto!-
 
Sasuke trattenne a fatica l’improvviso l’impulso di ridere -Quindi sei preoccupata per me?-
 
-Ma certo!- esclamà lei con tono alto, varcando la soglia dell’appartamento dell’uomo.
 
-E’ la prima volta che succede.- iniziò lui, mentre accendeva le luci del soggiorno. -In effetti questa sera farò altre cose per “la prima volta”.
 
-Che cos’è che non hai mai fatto prima?- chiese Hinata con tono dubbioso ed espressione perplessa.
 
-Tanto per cominciare…- disse lui –non sono mai stato su una terrazza con una donna.- fece saltare il tappo della bottiglia dello champagne. –Vuoi vedere che altro non ho mai fatto?-
 
Hinata lo guardò togliersi la cravatta e allentare i primi bottoni della camicia, prendere il secchiello del ghiaccio e infilarci la bottiglia appena stappata. La scortò sul terrazzo e le porse uno dei due calici in cui aveva versato la bevanda alcolica.
 
Preso il calice, si avvicinanò al parapetto e si ritrovò ad osservare quella moltitudine di stelle, mentre una musica soffusa si diffondeva dallo stereo in soggiorno. La sua mente andò inesorabilmente al ricordo di Naruto.
 
Sasuke la raggiunse e le si mise di fianco.
 
-Con quell’espressione depressa sul volto spero vivamente che tu stia pensando al baka e non al sottoscritto.
 
Irritata per essere stata definita depressa, Hinata sollevò orgogliosamente il capo.
 
-Ho accettato quello che è accaduto, ma a essere sincera… mi sento furiosa. Furiosa e umiliata.-
 
-Hai tutte le ragioni per esserlo.- disse Sasuke con un ghigno. –dopotutto, sei stata appena lasciata da un rifiuto della società.-
 
Hinata rimase a bocca aperta e lo guardò con espressione indignata.
Poi, scoppiò a ridere.
 
Per tutta risposta, Sasuke avvolse le sue spalle con un braccio, attirandola a sé in tutta naturalezza.
Anche se Hinata era solo una controfigura di quella che presto sarebbe stata sua moglie, era ugualmente piacevole sapere che un uomo, avvenente e speciale come lui, la trovasse abbastanza attraente da voler trascorrere del tempo con lei.
 
-Sarà meglio che la tolga… prima di dimenticarmene e portarla via.- disse Hinata, mentre portava le mani alla nuca per aprire il piccolo fermaglio.
 
-Lascia stare la collana.- le ordinò lui, fermandola nei gesti –L’ho presa per te.-
 
Le sue dita si immobilizzarono. -No, l’hai presa per la tua futura consorte.-
 
-E’ quello che ho detto, sì.-
 
Hinata scosse il capo nel tentativo di schiarirsi le idee. Fece un passio indietro e  si tolde alcune ciocche di capelli dalla fronte. –E’ evidente che io abbia bevuto più del dovuto, non riesco a stare dietro al tuo discorso.-
 
-Allora parlerò più chiaramente. Desidero che tu mi sposi, Hinata. Questa sera stessa.-

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