Operation: Time Out di wittyy_name (/viewuser.php?uid=1118943)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Riassunto:
Giusto
quando le cose fra Keith e Lance sembravano migliorare, ecco che
prendono una svolta anche peggiore. Con il lato destro di Voltron che
litiga come non mai, la squadra idea un piano per poter risolvere la
situazione: rinchiuderli nella sala allenamenti fino a che non
impareranno ad essere educati l'uno con l'altro.
Il
suggerimento di
Coran? Aggiungere un labirinto invisibile al mix.
Note
autrice: Teoricamente,
questa doveva essere una oneshot di due nerd che capivano di provare
dei sentimenti l'uno per l'altro, il tutto mischiato ad un labirinto
invisibile, e alla fine è diventata così lunga
che ho deciso di
dividerla in capitoli.
Oh,
e per questa
storia ci sono anche dei disegni ufficiali, dalla mia partner in
crime.
Potete
trovarmi su
tumblr: wittyy-name.tumblr.com
Potete trovare
l'artista su tumblr: wolfpainters.tumblr.com
[L
A N C E]
“Dico
solo che tutto quello di cui abbiamo bisogno è una bella
serata in
città.” Dicevi così, una mano sul
fianco e l'altra che
gesticolava per aria. “Sai, atterrare su qualche pianeta,
andare
per locali, rimorchiare ragazze. Te lo dico io, una serata fuori
è
esattamente quello che
serve a tutti per allentare un po' la pressione.”
“E come faremo a
sapere se un pianeta è abbastanza civilizzato da avere dei
locali?”
chiese Hunk. “Potremmo atterrare e trovare soltanto un gruppo
di,
che so, rane con tre corna.”
Alzasti
un dito.
“Io-” Non avevi di che ribattere. Abbassasti il
dito e la tua
espressione si spense, una volta considerato che poteva essere una
valida argomentazione. “Hai ragione.” I tuoi occhi
si socchiusero
un poco al pensiero, le labbra che premevano l'una contro l'altra. Un
braccio ti attraversava la vita, mentre l'altro tuo gomito vi
riposava sopra, le dita che battevano pigramente sul tuo mento.
“Va
bene, nuovo piano-”
“Personalmente, la
butto lì, penso che abbiamo tutti bisogno di una notte
serena e
tranquilla. Magari con qualche dolce, sai che ho trovato quella
strana spezia zuccherina sull'ultimo pianeta che abbiamo visitato. E
poi possiamo metterci tutti intorno al proiettore e guardare qualche
classico film alteano. Non ti sembra divertente? Io penso che sia
divertente. Un sereno e tranquillo momento per legare.”
“Sìììììì,”
dicesti lentamente, allungando la 'i' per rendere chiaro il tuo
scetticismo. “In realtà, speravo in qualcosa che non
includesse le
coccole con i
nostri compagni paladini.”
Hunk
lo guardò da
sopra la spalla. “Perché? Cosa c'è di
male?”
Tu
incrociasti le braccia al petto. “Niente!
Però...” Distogliesti
lo sguardo, arricciando il naso e corrugando la fronte.
“Penso che
il nostro problema sia che passiamo fin troppo tempo insieme.
Insomma, qualche volta ho solo bisogno di un po' di spazio per
respirare senza – senza nessuno che
mi possa piombare davanti, capisci?”
Hunk
ti osservava,
facendo pendere un poco il capo da un lato. “Stai parlando di
Keith, vero?”
“Cosa?
No! Pfff.” Scuotevi la mano, come a scacciare l'idea.
“Keith non
mi dà fastidio. Non è come se fosse... sempre... lì,
con la sua stupida zazzera e la sua stupida voce e la sua stupida
faccia. Cercando di farmi sembrare un idiota e cercando di superarmi
in tutto. Beh, sai cosa, Keith,
io ti ho capito. Vedo il tuo gioco. Stai solo tentando di confondermi
e frustrarmi così che tu possa chiamarmi idiota! Beh,
l'unico idiota
qui sei tu, quindi
togliti dai piedi!” Ti fermasti una volta resoti conto che
Hunk ti
stava fissando. Inarcò un sopracciglio. Realizzasti,
inoltre, che
avevi smesso di camminare e che la tua voce si era pian piano alzata
di volume e di un paio di ottave. Ti schiaristi la gola,
raddrizzandoti e lasciando cadere le mani sui fianchi. Una mano in
vita, guardavi verso il basso. “Comunque, penso di aver
bisogno di
un po' di tempo lontano da
alcune parti di Voltron. Comprendi?”
Hunk
sospirò e
continuò a camminare. Tu rimanevi al passo al suo fianco.
Non eri
sicuro di dove steste andando. Hunk aveva solo detto di volerti
mostrare qualcosa. “Pensavo che voi due steste finalmente
andando
d'accordo.”
“Già.” Dicesti
delicatamente, girandoti così che lui non potesse vedere il
tuo
volto, i tuoi occhi piantati sul pavimento.
“Che è successo?”
“Non
lo so!” Quasi urlasti esasperato, buttando le braccia in
alto. Ti
portasti le mani alla testa, facendole correre fra i capelli.
“Andava
tutto bene e stavamo legando e cose del genere. Il lato destro di
Voltron era in completa sincronia, eravamo una squadra e tutta quella
roba lì. E ora ogni volta che guardo la sua stupida faccia,
mi
incazzo così tanto e
voglio solo-” Ti interrompesti, improvvisamente senza parole.
Non
sapevi cosa volevi fare a Keith, ma la frustrazione che sentivi ogni
volta che era nei paraggi era abbastanza per mandarti fuori di testa.
Il pensiero portò a galla il suo viso, che ti sorrideva.
Volevi
tirargli un pugno dritto dritto in quel sorrisino compiaciuto.
Sentivi le guance calde, e facesti scorrere le dita sul tuo viso,
grugnendo. Le tue braccia caddero, ciondolando flosce ai lati del tuo
corpo. “Non so, amico, ma mi fa arrabbiare.”
“Temevo che
avresti detto così.”
Lo
guardasti, un
sopracciglio sospettosamente inarcato.
“Perché?”
“Ti renderà le
cose più difficili.” Disse, curvando e dirigendosi
verso le porte
della sala allenamenti. Alzò le mani, gli indici rivolti
verso il
soffitto. “Vorrei dire soltanto che questa non è
stata una mia
idea.”
I
tuoi occhi si assottigliarono. “Che cos'hai in mente,
Hunk?”
Alzasti lo sguardo una volta entrato nella sala allenamenti. La tua
espressione cambiò radicalmente e ti congelasti sul posto.
Sentivi
gli occhi che si allargavano dalla sorpresa, prima che le tue
sopracciglia si corrugassero in un improvviso scoppio di rabbia che
andava oltre il tuo controllo. “Oh fantastico, che ci fa lui
qui?”
dicesti ad alta voce,
portando la mano ad indicare Keith.
Le
sue braccia erano
incrociate al petto, e i suoi occhi si erano socchiusi leggermente
davanti alla tua esplosione di rabbia. “È un
piacere vederti anche
per me.”
Il
suo tono era così seccamente sarcastico e ti dava sui nervi.
Non eri
sicuro del perché o del quando la sua voce aveva cominciato
ad
infastidirti, ma non mancava mai di farti bollire il sangue. Per non
parlare della colpa che ti mangiava dentro. Non aveva fatto
niente.
Semplicemente, era
lì.
Eppure, la sua sola vista
era stata sufficiente per farti fare una scenata. Una scenata che era
suonata molto più accusatoria e molto più
arrabbiata di quanto in
realtà volessi. Tutto quello che aveva fatto era essere
Keith.
Ciononostante, per qualche ragione, essere Keith
era
abbastanza.
Incrociasti
le braccia al petto, premendo le labbra in un duro cipiglio. Vederlo,
specialmente senza alcun preavviso, aveva immediatamente attivato
frustrazione e un gran casino di emozioni che avevano formato
un'enorme massa rabbiosa. Poi la
frustrazione arrivò perché ti sentivi
così. Il che peggiorava la
situazione.
Le
cose andavano
bene. Era ancora il tuo rivale. Ma va? Keith sarebbe sempre stato il
tuo rivale. Non pensavi che sarebbe mai cambiato. Ma eravate stati
insieme come membri del team Voltron abbastanza a lungo da farti
superare la vostra rivalità. Aveva smesso di darti fastidio
a vista.
I tuoi insulti si erano trasformati in giocose prese in giro. Voi due
formavate effettivamente una bella squadra. Non vedevi l'ora di stare
con lui. Ti piaceva come riuscivi a fargli fare quel raro sorriso. Le
tue viscere si contraevano quando ti prendeva in giro. La sua vista
ti faceva arrossire le orecchie..
E
poi tutto
improvvisamente era cambiato, e lui era tornato a frustrarti. La
tensione fra voi due era abbastanza spessa da poterla tagliare con un
coltello, e tu dovevi spesso resistere all'istinto di prenderlo per
la gola e scuoterlo.
Odiavi
tutto questo,
e volevi smetterla di sentirti così, ma non ci riuscivi, per
quanto
tu ci provassi.
“Che ci fai qui?”
chiedesti, alzando il mento.
“Shiro mi ha
chiesto di incontrarlo qui.” disse lui in tono piatto.
“Shiro? Dov'è?”
Ti guardasti intorno, ma la sala era vuota, a parte per voi tre.
Le
spalle di Keith
si alzarono ed abbassarono. “Non ancora qui ovviamente. Che
cosa ci
fai tu qui?” chiese, un sopracciglio
inarcato che spariva
fra i suoi capelli.
Sentisti
un muscolo
della mandibola che si contraeva. Uno di questi giorni, avresti
rasato quella zazzera. Tenevi una mano sul fianco, mentre l'altra
indicava dietro di te con il pollice. “Sono venuto qui con
Hunk.”
Ti venne in mente che non avevi idea del perché fossi
lì. “Ehi,
Hunk, che cosa siamo venuti a- Ehi!” Ti
girasti per
guardare, ma Hunk non era dove l'avevi lasciato. Ti voltasti
nuovamente, solo per trovarlo dirigersi verso la porta. “Dove
stai
pensando di andare?”
Hunk
sobbalzò, gli
occhi che si spalancarono per una frazione di secondo.
Mormorò un
veloce. “Oh no,” prima di girare i tacchi e correre
verso la
porta, cadendo a causa dello slancio.
Lo
fissasti,
sbattendo le palpebre dalla sorpresa. Una volta ripresoti abbastanza
da corrergli dietro, era troppo tardi. Le porte della sala
allenamenti si erano chiuse, e sentisti il blocco che si attivava. Il
touchpad accanto alla porta divenne rosso. Ti buttasti in avanti,
quasi scontrandoti con la porta. “Ehi!” Urlasti,
prendendola a
pugni. “Hunk, che quiznak? Apri la porta!”
“No!” La voce di
Hunk era attutita. “Mi dispiace, Lance, ma è per
il tuo bene!”
“CHE COSA è
per il mio bene?” Quasi gridasti, allontanandoti dalla porta.
“Non solo per te,
bensì per entrambi.” La voce di Allura
risuonò dall'interfono
nella sala allenamenti, e immediatamente portasti lo sguardo verso
l'alto. Potevi vedere diverse figure nella cabina di controllo,
posizionata in alto sul muro più lontano della stanza.
“Allura?” Anche
Keith stava guardando la cabina. Le sue braccia caddero ai lati del
suo corpo mentre si girava. Gli occhi socchiusi, la fronte corrugata.
“Che sta succedendo?” Chiese, l'irritazione
palpabile nella sua
voce.
“Pensatelo come un
allenamento.” disse la voce di Shiro.
“In realtà, è
più un intervento. Sorpresa.” Pidge.
“Shiro? Pidge?!”
Alzasti la voce, camminando pesantemente all'indietro, verso il
centro della stanza. Ti fermasti quando ti ritrovasti di fianco a
Keith, fissando la cabina di controllo. Attraverso il vetro, potevi
definitivamente distinguere parecchie figure. “Siete tutti
lassù?”
“Tecnicamente,
no.” disse Coran. “Hunk non è qui. Era
giù con voi- Oh,
lasciate stare. Sì, siamo tutti qui.”
“Che razza di
allenamento è questo?” Chiese Keith, il suo bayard
in mano. Come
diavolo aveva fatto a tirarlo fuori così velocemente? Aveva
già
cambiato postura, allargando le gambe e piegando le ginocchia per
abbassarsi. Il suo bayard era al suo fianco, e l'altro braccio era
alzato in posizione di difesa. Non indossava l'armatura, ma sembrava
pronto per la battaglia.
Dio,
era così
fottutamente... perfetto, vero? Che fottuto
esibizionista.
L'ultima
cosa che
volevi era combattere contro Keith. Anzi, come non detto. Era
l'ultima cosa soltanto se c'erano di mezzo i bayard. Perché
tutto
quello che Keith avrebbe dovuto fare sarebbe stato avvicinarsi a te e
la tua pistola laser sarebbe diventata inutile e Keith avrebbe vinto.
Ma se fosse stato un combattimento corpo a corpo... okay, allora
Keith probabilmente ti avrebbe comunque fatto il culo, ma forse
avresti potuto sfogare un po' di questa frustrazione repressa. I tuoi
capelli si drizzavano soltanto perché gli stavi vicino.
E
poi, dubitavi che
vi avessero incastrati lì soltanto per prendervi a cazzotti.
Probabilmente, volevano che combatteste insieme. Tirasti fuori il tuo
bayard, tenendolo alto. “E perché quest'imboscata?
Non potevate
tipo, che ne so, chiedere? Tipo, 'ehi Lance, vieni
in sala
allenamenti per qualche esercizio,' e io avrei detto, 'sì,
certo,
amico, vai team Voltron,” Indicasti Keith con la mano libera.
“A
Keith non avreste nemmeno dovuto chiederlo. Praticamente vive qui
perché è tutto quello che fa.” La tua
voce non lasciava dubbi sul
tuo pensiero a proposito. Sul serio, non eri sicuro di averlo mai
visto riposare.
Keith
digrignò i
denti, voltando il capo velocemente per guardarti male. “Almeno
io mi alleno.”
Ti
girasti verso di
lui, nella mano il tuo bayard dimenticato. “Che cosa vorrebbe
dire?!”
“Vuol dire che hai
bisogno di prendere più seriamente il tuo
allenamento!”
“Io sono serio!”
Gettasti le mani al cielo. “Sono così Sirius che
potrei morire e
cadere attraverso l'arco! Apriti, velo, arrivo!”
Il
volto di Keith si
svuotò di ogni emozione, tutta la rabbia e la frustrazione
sparirono
mentre sbatteva le palpebre. “Cosa?”
“Ooooh, troppo
presto, amico.” La voce di Hunk arrivò dagli
altoparlanti.
“Hai davvero
appena citato Harry Potter?” Sembrava quasi che Pidge e Hunk
stessero condividendo il microfono.
Senza
distogliere lo
sguardo da Keith, puntasti alla cabina. “Stanne fuori,
Pidge.”
Keith sospirò, la testa che cadde mentre una mano
correva a pizzicare il ponte del suo naso. L'altro suo braccio
pendeva floscio al suo fianco. Aveva perso la posizione da
combattimento tempo fa. “Vedi? È proprio di questo
che parlo! Non
riesci a prendere nulla seriamente.” Fece cenno alla cabina,
raddrizzandosi. “Tutti hanno lavorato davvero sodo,
allenandosi e
raccogliendo informazioni. Tu hai mai fatto qualcosa di
utile?”
“Io-” Ti
interrompesti, la bocca si chiuse di scatto con un cipiglio. Aveva..
aveva ragione. Ahia, aveva toccato un nervo scoperto. Sbuffasti e ti
mettesti dritto, incrociando le braccia al petto. “Ho aiutato
Coran
a pulire il castello!”
“È vero!” disse
Coran. “Si è anche guadagnato una medaglia del
pulito!”
“Visto?”
Piegasti il capo, ghignando. “Tu hai
qualche medaglia del
pulito, Keith?”
Lui
incrociò le
braccia al petto, imitando la tua postura e ignorando le tue difese.
“Non penso di averti mai visto allenarti se non durante gli
esercizi di gruppo.”
Potevi
avvertire il
tuo sorriso allargarsi, un sopracciglio che si alzava. “Che
cosa
c'è, Keith? Ti manco? Vuoi passare più tempo con
me? Un po' di
uno-contro-uno?” Non eri sicuro del perché avessi
deciso di
percorrere la strada della provocazione, ma l'avevi fatto. L'occhio
di Keith ebbe uno spasmo, le sue labbra si contrassero in un broncio.
E poi vedesti qualcosa che non avresti mai pensato di vedere: Keith
stava arrossendo. Era solo una leggera sfumatura sulle guance, ma era
così fuori posto che non potevi non notarla. Dovesti
effettivamente
convincerti che era, davvero, del rossore, e non un gioco di luce.
Avevi
fatto
qualcosa, e sentisti il tuo sorriso scemare. Porca puttana, Keith
stava arrossendo.
“Paladini,” la
voce di Allura risuonò dagli altoparlanti, fermando
qualsiasi cosa
Keith volesse dire. Se davvero stava per dire qualcosa. “Mi
dispiace aver dovuto ricorrere a questo, ma abbiamo deciso che
l'elemento sorpresa sarebbe stata la tattica migliore. Questo
è,
come ha detto Pidge, un intervento.”
“Un intervento per
cosa?” chiedesti.
“Per voi due.
Ultimamente non andate... d'accordo.”
Emettesti
un
grugnito, roteando gli occhi. “Sai che
novità.”
“I vostri continui
litigi sono diventati un peso per la squadra.” Shiro sembrava
serio
e deluso. Sussultasti.
“L'ultima volta
che abbiamo formato Voltron, abbiamo quasi perso la
stabilità per
colpa vostra.” disse la voce di Pidge.
“E se accadesse
mentre combattiamo?” si intromise Hunk. Ci fu un po' di
rumore, ed
avesti la netta sensazione che stessero lottando per il microfono.
“Sapete quanto è utile un robot con un braccio e
una gamba? Pidge,
di' loro quanto è utile un robot con un braccio e una
gamba.”
“Non lo è.”
“Visto? Non è
utile, ragazzi! Non lo è! Che cosa dovrei farci?
Saltellarci?”
“Il punto è,”
sembrava che Pidge avesse tirato via a forza il microfono dalle mani
di Hunk. “La tensione fra voi due è
così pesante da soffocarci, e
abbiamo bisogno che ci lavoriate sopra se vogliamo essere in grado di
sincronizzarci e formare Voltron.”
“Non sappiamo che
cosa sia successo fra voi, ma dovete risolverlo.” Le parole
di
Shiro suonavano irrevocabili. Sentisti le spalle afflosciarsi, sia
dalla colpa che dal timore.
“Anche i primi
paladini ebbero difficoltà a comunicare ed esprimere se
stessi.
C'erano spesso fraintendimenti e rancori, ma riuscirono sempre a
superare le loro differenze e metterle da parte per il bene
superiore. Fate parte di una squadra, e più di tutto, siete
amici.
Qualsiasi cosa ci sia fra voi, vogliamo aiutarvi.”
“E come?
Rinchiudendoci nella sala allenamenti insieme?” chiese Keith,
spostando il peso su una gamba. Avevate entrambi messo via i bayard.
“Diciamo di sì.”
“Che cosa vi
aspettate che facciamo, che ci sfidiamo?” Keith sembrava
sarcastico, ma comunque ti irrigidisti, tirandogli un'occhiata di
sbieco.
“Beh, questo non
fa parte del nostro piano,” disse Shiro, e aggiunse
riluttante, “Ma
abbiamo considerato la possibilità. Qualsiasi cosa vi possa
aiutare.”
“Mi prendi in
giro?” Urlasti, indicando Keith con le mani. “Mi
state chiudendo
qui con un pazzo e gli state dando il permesso di
uccidermi?”
“A meno che non
voglia far parte di un robot con una gamba sola, sono sicuro che
Keith sappia contenersi.” Potevi sentire un po' di
divertimento
nella voce di Shiro.
Guardasti
in
cagnesco la cabina, lasciando le braccia penzoloni.
“Accidenti,
grazie. Mi sento molto meglio.”
“Fammi capire.”
Keith appoggiò una mano sul proprio fianco, l'altra che
gesticolava
mentre parlava. “Il vostro piano era di attirarci qui con
l'inganno, poi chiuderci dentro con la speranza che Lance magicamente
maturasse? L'avete capito che è, tipo, un bambino,
vero?”
Sbuffasti
di nuovo,
riservandogli un'occhiataccia irritata. Magari, se l'avessi guardato
abbastanza male, avresti dato fuoco a quegli stupidi capelli.
“Sì,
se parli della mia pelle.”
Sospirò,
facendo
cenno verso di te. “Vedete cosa intendo?”
“Ehi! Non è colpa
mia!”
“Quello è il
piano, sì.” disse Allura.
“E quanto avete
intenzione di lasciarci qui?” Keith ignorò il tuo
lamento, cosa
che servì solo a irritarti di più.
“Fino a che non
sarete arrivati ad una soluzione, non importa quanto ci
vorrà.”
Sembrava molto fiera del suo piano. “Io la chiamo Operazione:
Amore
Difficile.”
“Io volevo
chiamarla Operazione: Time-Out!” Coran disse la sua.
“Io avevo
suggerito Operazione: Fuoco e Ghiaccio.” aggiunse Shiro.
“Operazione:
Morire o Legare! Solo il tempo lo dirà.”
annunciò Pidge.
“Io avevo votato
per Operazione: Due Piedi Destri.” Hunk ridacchiò
leggermente.
“Capito? Perché tipo, voi siete il lato destro di
Voltron? E
questo si ricollega all'avere due piedi sinistri che
significa-”
“Abbiamo capito,
Hunk.” dicesti con tono piatto.
“Non importa! Ora
ce ne andiamo.” annunciò Allura.
“Torneremo per controllarvi.”
“Aspettate!”
urlasti, facendo un passo in avanti. “Volete semplicemente
lasciarci qui?”
“A meno che non
vogliate che assistiamo alla scena?”
Il
tuo sguardo si
spense. Aveva ragione. Non volevi essere lasciato solo con Keith, ma
se gli altri fossero rimasti mentre parlavi a cuore aperto con lui,
sarebbe stato agonizzante. Per non parlare dell'imbarazzo.
Cominciasti ad arrampicarti sugli specchi. “E se abbiamo
fame? O se
dobbiamo fare pipì?”
“Allora vi
conviene cominciare a parlare.” disse Shiro. Cavolo, non
avevano un
minimo di compassione. Cominciava a diventare chiaro che non saresti
uscito da questa situazione. Stavi per essere bloccato con Keith e
forzato a parlare dei tuoi sentimenti o cose del genere. Il pensiero
fece agitare il tuo stomaco, e il tuo cuore iniziò a battere
più
forte in risposta. “Noi ce ne andiamo.”
“Buona fortuna,
ragazzi.” disse Hunk. “Terrò la vostra
sbobba al caldo.”
“Cercate di non
uccidervi.” aggiunse Pidge.
“Contiamo su di
voi,” disse Allura. “Ricordate, siete entrambi
paladini di
Voltron. Niente può mettersi tra di voi. Siete fatti per
stare
insieme.”
“Oh, e prima che
ce lo dimentichiamo.” disse Coran, entusiasta.
“Ecco che arriva
la parte migliore del nostro piano! È stata una mia
idea!” Senza
preavviso, un muro apparve a pochi centimetri dalla tua faccia.
Strillasti e saltasti all'indietro, attento a non toccarlo. C'erano
muri e corridoi tutto intorno a te. Anche Keith aveva fatto un salto
e sembrava guardarsi intorno con la stessa sorpresa che sentivi tu.
Poi, così come erano apparsi, scomparvero.
“Labirinto invisibile!
Divertitevi!”
Avevi
soltanto
voglia di urlare.
Note
traduttore: Buongiorno
a tutti quanti! Sono Andrea ed eccomi qui con questo
meravigliosissimo progetto che sto cominciando e porterò
avanti con
la mia collega traduttrice.
Che
dire, non vedevo
l'ora che arrivasse questo momento. Wittyy è sicuramente la
mia
autrice preferita di tutto il mondo delle fic, non saprei come altro
dirlo. Per questo per me è un grande onore poter tradurre i
suoi
lavori.
L'unica
cosa che mi crea un po' di difficoltà è che
Wittyy utilizza davvero
un
sacco di
giochi di parole e quindi io rimango lì i minuti a cercare
di capire
come renderlo comprensibile in italiano, ma ehi, ne vale la pena.
Cercherò
di postare
ogni due settimane il giovedì, siccome solitamente
è il mio giorno
libero dal lavoro. Nel caso avessi problemi, per favore, non
picchiatemi.
Spero
di aver tradotto in maniera decente ♥
NON
POSTATE DA
NESSUNA PARTE I DISEGNI PRESENTI NEL CAPITOLO
Andate
invece a supportare l'artista ufficiale di Wittyy, wolfpainters.
I
miei social:
Lavori
di traduzione
di Andrea:
Andate
anche a leggere Shut
Up and Dance with Me, tradotta dalla mia fantastica collega!
Andrea
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Riassunto:
In
cui la “musica d'atmosfera” alteana viene
introdotta, e Lance è
un idiota
Note
autrice: La
prospettiva cambierà in ogni capitolo, ma
indicherò sempre di chi è
il punto di vista.
Grazie per tutti i vostri commenti! Li conservo come tesori <3
[K
E I T H]
Avevi
soltanto
voglia di urlare.
Non
potevi credere che ti avessero rinchiuso nella sala allenamenti, nel
labirinto invisibile, con Lance fra
tutti. Avevi automaticamente assunto una posizione di difesa quando i
muri si erano alzati improvvisamente. Ora erano scomparsi, ma i tuoi
occhi scannerizzarono la stanza attentamente. Potevi ancora sentire
il sottile 'hum' dell'elettricità. Erano sicuramente ancora
attivi.
Potevi
sentire,
inoltre, un suono leggero, strangolato. Lanciasti uno sguardo di
sbieco per trovare Lance in piedi, le gambe larghe e le ginocchia
piegate, le braccia verso l'esterno con i palmi in alto e le dita
arricciate. I suoi occhi erano spalancati e concentrati sulla cabina
al di sopra delle vostre teste. La sua bocca era aperta e ne usciva
un piccolo lamento strozzato, lungo e continuo. Nel complesso,
sembrava un completo idiota. Niente di nuovo.
Sospirasti,
rilassandoti e mettendoti dritto. Portasti un braccio al tuo petto e
vi poggiasti sopra l'altro gomito, alzando una mano per pizzicarti il
ponte del naso. Strizzando gli occhi, abbassasti il capo e
sopprimesti un grugnito di frustrazione. Non volevi nient'altro se
non andare alla porta e provare a forzarla, ma il labirinto
invisibile ti teneva al tuo posto. Non avevi nessun desiderio di
ricevere la scossa oggi.
“Pidge?
Hunk?”
Lance improvvisamente si mise a gridare. Apristi gli occhi,
fissandolo senza alzare la testa. Si era raddrizzato nuovamente e
aveva le mani attorno alla bocca a mo' di coppa. “MOLTO
DIVERTENTE,
RAGAZZI! PIDGE! FACCI USCIRE! HUNK? SHIRO? ALLURA? CORAN?
CHIUNQUE?!”
Guardasti
la
cabina, ma non riuscivi più a vedere le figure che poco
prima erano
presenti. Lasciasti cadere la mano dal tuo viso. “Non penso
che ci
siano.” Dicesti in tono piatto.
“Oh
sì? Beh, che ne sai?!” Disse lui, aggredendoti
verbalmente. I suoi
occhi erano stretti e le sue labbra corrucciate in un broncio.
Provasti immediatamente stizza. Ti sentivi teso e il tuo cipiglio
s'intensificava. Perché era sempre così? Come
riusciva ogni volta a
farti reagire in quel modo? Perché reagivi sempre alle sue
provocazioni? Nessuno ti faceva innervosire come Lance. Nessuno
era–
era frustrante come
Lance.
Potevi
capire
perché la squadra avesse deciso che fosse ora di intervenire
tra voi
due, ma questo non significava che ne fossi felice. Andava tutto
bene. Vi eravate avvicinati, avevate legato, parlavate come due
persone normali. In realtà, ti piaceva stare con lui. Una
volta che
aveva smesso di essere inutilmente aggressivo, avevi trovato che
avesse anche un certo fascino. Era ancora un idiota, ma avevi
iniziato a trovarlo divertente. Forse stranamente tenero. Come un
cucciolo.
Poi
tutto era cambiato. Non eri sicuro di cosa fosse. Un giorno era
amichevole, e quello dopo era tornato a cercare il litigio. Il
cambiamento era stato così improvviso e inspiegabile. Il suo
comportamento era peggio di prima, e non avevi idea di quale fosse il
problema. Avevi
pensato che avessi iniziato davvero a piacergli.
Essere
così
vicino a Lance ti rendeva nervoso. L'aria era pregna di energia che
ti faceva drizzare i capelli, e non eri sicuro che fosse solo a causa
del labirinto invisibile.
“So
che non sono
lì.” Dicesti seccamente, agitando una mano verso
la cabina. “Se
ne sono andati, genio. L'hanno pure detto.”
“E
tu ci credi?
Probabilmente sono seduti da qualche parte a guardarci in questo
momento. So che siete lì, Hunk! Pidge!”
Improvvisamente,
sentisti l'istinto di strangolarlo. Lo sentivi spesso di recente.
“Li
vedi lassù?”
Lance
ti diede le
spalle per guardare la cabina. La sua bocca si contrasse in una
smorfia, e la sua fronte si corrugò. Sospirò e
crollò a terra,
sembrando, per un momento, completamente sconfitto, prima di
raddrizzarsi. “Okay, okay, mettiamo che se ne siano andati
davvero.” Spostò il peso su un fianco e
portò un braccio sul suo
petto. Ci poggiò sopra il gomito mentre la sua mano libera
accarezzava il suo mento. “Immagino che dovremmo inventarci
qualcosa per uscire da qui.”
Alzasti
lo sguardo
su di lui, le sopracciglia leggermente arcuate. Portasti una mano al
tuo fianco, l'altra che ti penzolava accanto. “Potremmo, sai,
effettivamente parlare come loro vogliono che facciamo.”
Lui
ti riservò
uno sguardo così comicamente pieno di disgusto che
probabilmente
sorridesti davvero, se non fosse stato per il fatto che sapevi
significasse che stava per dire qualcosa di stupido.
Finalmente
riuscì a ricomporsi e a riflettere, al meglio delle sue
capacità.
“Oh, te lo scordi.”
Cominciò a scuotere la testa. “Nope. No, no.
Nononono. Nope. Nope,
nope, nope.” Scuoteva le mani di fronte a lui, avanti e
indietro.
Poi si fermò e puntò entrambi gli indici verso il
soffitto. “Non
parleremo a
cuore aperto. Non lo
faremo. No. Assolutamente no. Fanculo. Non abbiamo niente
di cui
parlare. E anche se fosse
così, non ne parlerei con te.”
Sentisti
le tue
sopracciglia corrucciarsi, e il tuo occhio avere uno spasmo.
Lasciasti cadere il capo leggermente da un lato. “Pensi
sinceramente che non abbiamo nulla di cui parlare?” Chiedesti
in
tono piatto.
Incrociò
le braccia al petto, scuotendo il capo. “No, niente di
niente.”
Aveva gli occhi chiusi e le labbra premute in un piccolo broncio, ma
aprì un occhio e ti guardò curiosamente.
“Perché? Tu
pensi che
abbiamo qualcosa di
cui parlare?”
“Uhm,
sì?”
Alzasti gli occhi al cielo, sollevando la mano che riposava al tuo
fianco per gesticolare vagamente, il palmo verso l'alto.
“Perché
non parliamo di come ultimamente ti stai comportando da coglione, e
sei arrivato al punto da intaccare la sinergia della nostra
squadra?”
“Cosa?!”
Le sue braccia si stirarono ai lati del suo corpo, le mani che si
chiusero in due pugni. Camminò pesantemente verso di te.
“Non dare
la colpa a me!”
Colpì il tuo petto con il dito e sentisti il sangue
ribollire. “Tu
sei quello che
sta incasinando
la nostra sinergia!”
Digrignasti
i denti. “Non sono io quello
che sta cercando di impressionare tutti con un eccessivo lavoro di
piedi! Notizia flash, Lance,
non funziona. Continui a farci perdere l'equilibrio!”
“Almeno
io non
sono quello che
si mette in mostra con ricercate mosse da spadaccino! L'abbiamo
capito, Keith! Sai usare una spada, hip hip urrà!”
Lo
guardasti a bocca aperta. Sentisti l'arcata ciliare inferiore
contrarsi. “Sono il braccio destro!” Sentisti la
tua voce
alzarsi, indignata. “Devo
usare
la spada! È la mia
spada!”
Ti stavi sporgendo in avanti, e lui sporse la sua testa verso la tua.
Praticamente vi ritrovaste a sbattere le teste l'una contro l'altra.
Lo guardasti in cagnesco, e lui sostenne il tuo sguardo con
altrettanto astio. “Sì? Beh tu non devi essere
così–! Così–!”
La sua bocca si chiuse di scatto e le sue labbra si torsero. La sua
pelle olivastra mostrava segni rossi sul naso e sulle guance.
Arrossiva sempre quando era arrabbiato o frustrato, ma avevi notato
che solitamente capitava quando litigava con te. Non eri sicuro di
cosa pensare.
“Sìììì?”
Dicesti, spostando l'attenzione sul suo essere
rimasto senza parole.
L'effetto fu quello desiderato. Il suo rossore aumentò. Non
sapevi
spiegarlo, ma ti sentivi soddisfatto quando lo facevi arrossire
così.
Quando gli facevi perdere il controllo. Le sue labbra si premettero
in una linea retta. “Non devi essere così
esibizionista!” Urlò,
buttando le braccia in aria.
“Non
sono un esibizionista! Sto facendo il mio lavoro!”
“Da quando il tuo lavoro è darmi sui
nervi?!”
“È
facile darti sui nervi tanto quanto lo sei tu!”
“E
questo
che
cosa vorrebbe dire?!”
Era così vicino. Troppo vicino.
Potevi sentire il calore del suo corpo. Il suo respiro che sfiorava
le tue guance, che carezzava le tue labbra. Alzando lo sguardo verso
di lui quando era così vicino, i suoi occhi diventavano uno
solo. Un
solo occhio sfocato del colore dell'oceano profondo e del cielo dopo
il tramonto quando l'oscurità arrivava. La sua faccia era
ancora
rossa, una sfumatura piuttosto scura che gli bruciava le guance. Non
l'avevi mai visto avere una reazione così esagerata con
nessun
altro. Solo con te. E abbastanza stranamente, ne andavi fiero.
Eppure, la sua vicinanza
cominciava ad irritarti. Potevi sentirlo lungo la tua pelle,
facendoti rizzare i peli. Potevi sentirlo nel modo in cui le tue
ginocchia tremavano. Nel modo in cui il tuo cuore martellava contro
il tuo petto ad un ritmo fin troppo veloce per farti stare
tranquillo. Ti rendeva così– così...
arrabbiato? Sì. No. Ti
faceva arrabbiare, ma era più di questo. Eri frustrato. Eri
ansioso.
Eri infastidito. Eri nervoso. Eri furioso. Volevi afferrarlo, ma non
eri sicuro di cosa ne avresti fatto di lui. Le tue mani si chiusero a
pugno, le unghie che affondavano nel tuo palmo per evitare di
raggiungerlo. Ti dava sui nervi in un modo tutto suo, in modi in cui
non pensavi fosse possibile. Ti confondeva, e lo odiavi.
Avevi
bisogno di spazio. Avevi bisogno di aria non contaminata da Lance.
Ti raddrizzasti e ti tirasti indietro, girandoti a centottanta gradi
e incrociando le braccia al petto. Ti muovesti così
improvvisamente
che Lance non ebbe tempo di riprendere l'equilibrio, quasi cadendo in
avanti. Quasi cadendo su di te. Quando si rimise in piedi, ti
guardò
male, il suo labbro inferiore che sporgeva in un modo così
incredibilmente da Lance.
Fece agitare il tuo stomaco.
“Oh per favore,” Dicesti tu,
voltando il capo dall'altra parte. C'era dell'amarezza nella tua voce
che non riuscisti ad eliminare completamente. “Sai
esattamente che
cosa intendo.”
“No, non è vero!” Insistette
lui.
“Allora usa il tuo cervello per
scoprirlo.” Scattasti tu. “Non è
lì solo per bellezza.”
“Perché
tu
non
usi il tuo
cervello
e pensi ad una maniera per uscirne?”
“Lo
farei
se
qualcuno stesse zitto
per
un secondo e mi lasciasse pensare!”
“Perché non mi costringi?!”
La
tua bocca si chiuse di scatto, la mandibola contratta mentre le tue
labbra si corrucciavano. Volevi farlo. Dio, avresti fatto qualsiasi
cosa per farlo
tacere per
due secondi. Era a portata di mano. Avresti potuto raggiungerlo e
strattonarlo. Non eri sicuro di cosa avresti fatto dopo. Qualsiasi
cosa per fermare
la
sua voce. Qualsiasi cosa che riportasse la pressione e il battito del
tuo cuore alla normalità. Volevi prenderlo a pugni. In
faccia. Sulla
bocca. Su quella fottutamente bellissima bocca.
Ti gelasti sul posto. Da dove
diavolo arrivava quel pensiero? I tuoi occhi si spalancarono un poco,
e del calore risalì sul tuo collo.
Apristi la bocca per parlare, ma
prima che potessi trovare la voce, la sala allenamenti fu
improvvisamente invasa da uno stridio assurdo.
Avresti potuto cacciare un urlo
di sorpresa, ma lo soffocasti. Le tue mani corsero automaticamente
alle tue orecchie, schiacciandole contro la testa in un debole
tentativo di fermare quel rumore. Era forte, assordante, ed era
terribile. Apristi gli occhi, guardandoti intorno, ma non c'era
niente di nuovo. Niente a parte il rumore che arrivava dagli
altoparlanti.
“CHE
CAZZO È
STA ROBA?” A malapena riuscisti a sentire le parole di Lance.
Dovesti guardarlo per leggergli il labiale. Anche lui si stava
premendo le mani contro le orecchie, guardandosi intorno allarmato e
decisamente in panico. Eravate entrambi piegati su voi stessi, come
se in qualche modo allontanarsi dal soffitto vi aiutasse a scappare
da quel suono.
“PENSO CHE SIA MUSICA.”
Urlasti di rimando.
“COSA?” Lance si girò per
guardarti, la confusione visibile in ogni suo tratto, e tu dovetti
resistere all'impulso di roteare gli occhi.
“PENSO CHE SIA MUSICA.”
Ripetesti, alzando un po' di più la voce. Questa volta ti
stava
fissando, e tra la tua voce e le tue labbra, sembrò recepire
il
concetto.
“È
TERRIBILE.”
“HO NOTATO.” Avevi anche
esitato a definirla musica, ma eri abbastanza sicuro che fosse
quantomeno un tentativo. La musica era discordante, armonie e melodie
stridenti fra loro incoerenti e sbagliate. Non riconoscevi nessuno
strumento, se ce n'erano. Non aveva alcun ritmo riconoscibile e ti
ricordava della ghiaia in un frullatore. La parte vocale sembrava un
ammasso di strilli, acuti, frenetici, che formavano sillabe che non
riuscivi a identificare, producendo suoni che non pensavi fossero
possibili. Aveva diminuzioni e movimenti e schemi che potevi
ritrovare nella musica, ma non era nulla che Keith avesse mai
ascoltato. Non era nulla di piacevole.
“RAGAZZI!
SPEGNETE!” Lance stava gridando, girandosi verso la cabina.
“PIDGE?
PIDGE!! HUNK!! VI PREGO. PER FAVORE RAGAZZI SPEGNETELA! ABBIATE
PIETÀ!
SHIRO? ALLURA? CORAN!”
“NON SONO QUI!” Gridasti fra
i denti, ma lanciasti un'occhiata alla cabina nella speranza di
vedere delle figure. Non fu così.
“E ALLORA CHE STA SUCCEDENDO??”
Si girò per guardarti, gli occhi spalancati e disperati.
Non lo sapevi. “POTREBBE ESSERE
UN MALFUNZIONAMENTO.”
“OOOOH NO, CI SIAMO. IL
CASTELLO STA DAVVERO CERCANDO DI UCCIDERCI.” Cadde in
ginocchio, le
mani ancorate alle orecchie. “SIAMO TUTTI SOLI E NON CI
POSSONO
SENTIRE E MORIREMO. PENSO CHE MI STIANO SANGUINANDO LE
ORECCHIE.”
“LANCE, DACCI UN TAGLIO.”
“SIAMO INTRAPPOLATI PER SEMPRE
ED È TUTTA COLPA TUA!”
Lo
guardasti male. Era piegato e si premeva contro le ginocchia.
Francamente, eri sorpreso che tu riuscissi a reggerti in piedi.
“FORSE SE AVESSI SMESSO DI STRILLARE
CI
AVREBBERO LASCIATO USCIRE PRIMA!”
“ALMENO SE DIVENTO SORDO NON
DOVRÒ PIÙ SENTIRE LA TUA STUPIDA VOCE!”
“CHE COS'HA CHE NON VA LA MIA
VOCE?” Sbottasti tu. La tua irritazione verso Lance si era
affievolita a causa dell'improvvisa comparsa della musica, ma
riaumentò in un attimo. Sentivi una strana sensazione al
petto, una
stretta mentre il tuo cuore martellava. Che cosa c'era che non andava
con la tua voce?
“NIENTE! QUESTO È IL PROBLEMA!
È PERFETTA, COME TUTTO IL RESTO DI TE!”
Tu.. avevi per forza sentito
male. Assottigliasti gli occhi, corrugando la fronte. “CHE
HAI
DETTO?”
Ti guardò male, la faccia
corrucciata in una smorfia. Strizzò gli occhi mentre portava
il capo
all'indietro per urlare chiaramente: “HO DETTO CHE SEI TROPPO
PERFETTO, CAZZO!”
Tutto
il tuo corpo venne investito da una calda sensazione, e il tuo
stomaco si contorse. Considerando quanto il tuo cuore batteva veloce,
non c'era da sorprendersi che il sangue fluisse sulle tue guance
così
in fretta. Cominciò nel tuo petto, sul tuo collo, il calore
aumentava. Era rabbia, dicesti a te stesso. Lance, esasperante,
irritante, fastidioso Lance, ti aveva fatto arrabbiare. Era normale
per le facce delle persone arrossire quando erano arrabbiate. Dopo
tutto, Lance era riuscito a fare un complimento facendolo suonare
come un insulto. “NON SONO PERFETTO!” Gridasti,
mangiandoti le
parole.
Lance
roteò gli occhi, e tutta la testa, drammaticamente.
“MI PRENDI IN
GIRO.”
Riuscì a mettersi in piedi, non senza faticare e quasi
cadendo
all'indietro, e si mise a fare una piccola danza con le mani ancora
fermamente incollate alle sue orecchie. “WHY THE FUCK YOU
LYIN'?
WHY YOU ALWAYS LYIN'?”
“CHE STAI FACENDO?” Sapevi
esattamente che cosa stava facendo.
Ballava da un piede all'altro, il
torso che si muoveva e i fianchi che ondeggiavano quanto possibile
senza che lui muovesse le braccia. Era ridicolo. Disgustosamente
adorabile. “OH MY GOD, STOP FUCKING LYIN'!”
“OH MIO DIO, SMETTILA DI
CANTARE, CAZZO.”
La tua preghiera non venne
ascoltata. Fece un passo verso di te, piegando le ginocchia e
muovendo il bacino come se si stesse scopando l'aria. “ALWAYS
LYIN'
TO ME! YOU LYIN' SO MUCH!”
“SEI UN PESSIMO BALLERINO.”
“YOU MAKING IT HARD FOR ME!”
Mosse i fianchi da un lato diverse volte, prima di farlo dall'altro.
Il suo canto era più che altro uno strillo con del ritmo e
faceva
vergognosamente a botte con il rumore che fuoriusciva dagli
altoparlanti. Tu mantenevi gli occhi fermamente lontani dai suoi
fianchi.
“PERCHÈ SEI COSÌ?”
“EVERYTIME
YOU TELL ME SOMETHING I FIGURE THAT YOU LYIN'.”
Ruotò su se stesso
e sporse in fuori il suo sedere, scuotendolo verso di te.
Cominciò
poi a saltare nella tua direzione, il culo sempre all'infuori. Al
terzo salto, perse l'equilibrio. Le mani si staccarono dalle sue
orecchie mentre le sue braccia si agitavano. Ti facesti da parte
mentre cadeva sul sedere. Uno sguardo di dolore imbarazzato
attraversò il suo viso prima che si sbrigasse a rimettere le
mani
sulle orecchie. Grugnì e lentamente si sdraiò
sulla schiena. “HA
FATTO MALE... NON MENTIRÒ.”
Non riuscisti ad evitarlo.
Ridesti. Quella risata aveva risalito la tua gola, passando al di
sopra di tutta la frustrazione e l'irritazione, ed era uscita dalle
tue labbra, sorprendendovi entrambi. Il suo suono fu ingoiato dalla
musica urlante, ma le tue spalle vibrarono mentre chiudevi gli occhi,
la tua testa che andava all'indietro per un attimo. “SEI UN
IDIOTA!” Dicesti, il tuo urlo contaminato di divertimento. La
risata era stata improvvisa, ma avevi riacquistato il controllo
velocemente. Eppure quando guardasti nuovamente Lance, il sorriso non
ti era sparito completamente dalle tue labbra.
La
sua espressione era assente, i suoi occhi spalancati e le sue
labbra leggermente aperte mentre ti fissava. Sentisti qualcosa simile
ad un mix di imbarazzo e irritazione farsi spazio dentro di te, e il
tuo sorriso scemò. Indossasti un'espressione cautamente
indifferente. “COSA?”
La reazione di Lance fu immediata. Il suo cipiglio e il suo sguardo
malevolo tornarono a tutta forza. “LO STAI FACENDO DI
NUOVO!”
L'angolo delle tue labbra tremò dall'agitazione, e un'onda
di
esasperazione ti investì. “CHE HO FATTO?”
“SEI– SEI STRANO!”
“COME SAREBBE SONO STRANO?”
“STAI SORRIDENDO!”
Ti bloccasti, sbattendo le palpebre numerose volte mentre esaminavi
le sue parole. “SERIAMENTE?” Eri stanco, e volevi
soltanto
strangolare Lance. Non aveva assolutamente senso. “SORRIDERE
NON È
STRANO. TUTTI SORRIDONO.”
La sua faccia si contrasse in una
smorfia, e ti guardò in cagnesco dal suo posticino a terra.
“È
STRANO QUANDO SEI TU.” Fece fatica a tirarsi su, le mani
ancora
sulle orecchie. Rischiò di cadere un sacco di volte, ma ecco
che era
in piedi e ancora una volta attaccò la sua testa alla tua.
“ANDAVA
TUTTO BENE,
E POI TU L'HAI
RESO STRANO!”
Ti cadde la mascella mentre lo
fissavi, occhi spalancati. Dopodiché le tue labbra si
corrucciarono,
e il tuo naso si arricciò. Non potevi crederci. Voi due
avevate
finalmente iniziato ad andare d'accordo. Tutto sembrava andare bene.
Lance poteva starti intorno per periodi più lunghi senza
insultarti,
e quando lo faceva, erano più giocosi che altro. E non ti
dava sui
nervi, e per la prima volta, iniziava davvero a piacerti il fatto che
voi due foste amici. Stavate legando. Lance aveva iniziato a piacerti
davvero. Ti piaceva passare il tempo con lui. Era un idiota, ma era
dolce. Non vedevi l'ora di stare con lui, gli sfottò, le sue
idee
ridicole, le sue mosse stupide. Poi all'improvviso era cambiato
radicalmente. Era infastidito ogni volta che stavate nella stessa
stanza. Ti guardava con molta più ostilità di
quanta ne avessi mai
vista da parte sua. Non gli piaceva stare vicino a te, faceva in modo
di essere il più lontano possibile. Faceva male. Faceva male
molto
più di quanto volessi ammettere. Soprattutto
perché non avevi fatto
niente a parte
iniziare ad aprirti con lui.
E tutto perché avevi iniziato a
sorridere quando
c'era lui?!
“HAI INIZIATO A FARE LO STRANO
PERCHÈ
SORRIDEVO?”
“HAI INIZIATO ANCHE A RIDERE!
TU SEI KEITH! TU NON RIDI!”
La tua testa si mosse per un
attimo all'indietro, le tue labbra arricciate. “IO
RIDO!”
“NON QUANDO CI SONO IO, NON LO
FAI! MA POI HAI COMINCIATO ED È
DIVENTATO STRANO!”
“NON TI DISPIACE QUANDO GLI
ALTRI RIDONO! PENSAVO CHE VOLESSI
CHE ANCH'IO RIDESSI
ALLE TUE STUPIDE BATTUTE?!”
“INFATTI!” Numerose
espressioni attraversarono il suo viso, tutte scomparse prima che
potessi identificarle. In generale, sembrava frustrato quanto te.
“MA
POI HAI RISO ED ERA STRANO E– E MI HA CONFUSO! TU MI
CONFONDI!”
Non aveva senso, ma il suo tono era chiaramente di accusa, e tu
venisti preso dalla collera.
Portasti il capo all'indietro,
offeso, le labbra corrucciate e il naso arricciato. “BEH
SCUSA SE
LA MIA RISATA TI OFFENDE, LANCE, NON TUTTI POSSONO AVERE UNA BELLA
RISATA.”
“NON È–
LA TUA RISATA NON È–
QUELLO CHE INTENDEVO ERA– UGH!” Lance sembrava che
stesse
digrignando i denti. Piegò le ginocchia, strizzò
gli occhi, buttò
il capo all'indietro, e urlò tutta la sua frustrazione.
Nel bel mezzo del grido, la
musica si fermò di botto. L'urlo di Lance
riecheggiò per un paio di
secondi dopo che si era fermato. Entrambi rimasero in religioso
silenzio per un po', guardandosi attorno attentamente. Dato che la
musica non ricominciò, abbassasti lentamente le mani dalle
tue
orecchie. Ti guardasti i palmi delle mani, quasi aspettandoti di
vedere del sangue. Non ce n'era. Ti fischiavano le orecchie, ma
sospirasti di sollievo.
“Oh, grazie al quiznak.”
Disse Lance, la voce ancora più alta del normale.
Scommettevi che
anche le sue orecchie stessero fischiando. Lui sospirò, e
alzò lo
sguardo verso la cabina di controllo. “Va bene, haha,
divertente,
ragazzi. Ora potete farci uscire!”
Roteasti gli occhi e incrociasti
le braccia sul tuo petto. Potevi ancora sentire il battito del tuo
cuore attraverso la cassa toracica. “Non sono lì,
Lance.”
Il suo cipiglio sfociò in un
broncio quando si girò per tirarti un'occhiataccia,
lasciando cadere
testa e spalle. “Oh sì? Perché allora
la musica si è fermata,
eh? E come si è accesa, tanto per cominciare?”
Onestamente, non ne avevi idea,
ma non pensavi che i tuoi amici e compagni di squadra fossero
lassù
a guardarvi soffrire. Shiro e Allura non glielo avrebbero lasciato
fare. Scrollasti le spalle. “Abbiamo visto cose
più strane.”
Sbuffò fra sé e sé, portando
una mano sul suo fianco. Un piccolo ghigno curvò uno degli
angoli
della sua bocca. “Sì, come te che
sorridi.”
Sentisti la tua faccia arrossire
a causa di un'improvvisa agitazione. “Perché il
mio sorriso ti dà
così tanto fastidio?”
Il suo ghigno si spense, e
esaminò il tuo volto per un momento. Qualcosa di strano
riempì i
suoi tratti, qualcosa di morbido, qualcosa di preoccupato. Sembrava
quasi che stesse per dire qualcosa, ma poi alzò le mani e
girò su
se stesso. “Nope. Io ho chiuso. Me ne vado.”
Lo guardasti con un sopracciglio
inarcato, mentre Lance si allontanava cautamente da te. Fece qualche
passo in avanti, strisciando i piedi sul pavimento, tenendo le mani
alzate di fronte a lui. Era accigliato, e i suoi occhi erano
socchiusi dalla concentrazione. Le sue labbra erano strette e
sporgevano. Sembrava assolutamente ridicolo. Prima che potesti dire
qualcosa, la sua mano destra colpì il muro del labirinto. La
scossa
rese visibile per un attimo il pannello del muro, prima che
scomparisse di nuovo. Lance strillò,
l'elettricità crepitò,
dopodiché fece scattare la mano all'indietro.
“Va bene, non da questa parte.”
Mormorò a se stesso, stringendo la mano al petto e
accarezzandola
con la sinistra. Guardò male il muro come se lo avesse
personalmente
offeso. Girò il capo a sinistra e sporse l'altra mano.
“Magari
qui–” Un altro crepitio elettrico e un altro breve
grido. “Di
qui allora.” Si voltò alla sua destra e
camminò in quella
direzione, facendosi lentamente strada con il piede destro.
“Che stai facendo?” Chiedesti
con tono piatto, fissandolo con sguardo vuoto.
Ti guardò velocemente in
cagnesco oltre la sua spalla. “A differenza di te, io
sto
provando ad uscire da qui.”
“E come avresti intenzione di
fare?” Dovevi ammetterlo, eri curioso. Mentre guardavi, Lance
si
mosse in avanti fino a che il suo piede non incappò in un
muro. Urlò
e saltò immediatamente all'indietro, saltellando su un piede
solo
mentre si teneva quello ferito con entrambe le mani.
“Riuscirò ad uscire da questo
labirinto soltanto se mi ucciderà.”
Soffiò lui tra i denti
stretti. Si voltò verso destra per prendere una nuova
direzione, ma
bastò un passo per farlo finire con la testa contro un muro.
Scattò
all'indietro, entrambe le mani che volarono alla fronte e al naso. I
suoi occhi erano acquosi a causa del breve dolore.
Dovesti ingoiare una risata,
trasformandola in un piccolo colpo di tosse. L'angolo delle tue
labbra si sollevò appena. “Potresti avere
ragione.”
“Sicuramente è meglio che
rimanere lì vicino a te.” Ti voltò
completamente le spalle e si
avviò nella direzione opposta. A causa dei muri del
labirinto
invisibile, era uno spasso guardarlo sporgersi in avanti, toccando
cautamente l'aria con un dito. Faceva una smorfia ad ogni
millimetro.
“Anche se dovessi uscire, le
porte sono ancora bloccate.” Gli ricordasti, guardando
divertito
come una scintilla gli avvolse il dito. Ritirò la mano
così
velocemente e così drammaticamente che riuscì a
colpire un altro
muro. Il suo suono vittorioso fu interrotto in un attimo.
“Se riusciamo a uscire dal
labirinto per quando torneranno, penseranno che abbiamo legato
abbastanza da lavorare come una squadra, o qualcosa del
genere.”
Disse lui, sfregandosi il naso. Quando spostò la mano,
aprì la
bocca e mosse il naso da un lato all'altro, arricciandolo. Le tue
sopracciglia si alzarono, le labbra che si arricciarono un po' di
più. Avevi voglia di vedere di nuovo la sua faccia contratta
dopo
che aveva sbattuto contro il muro. “Allora dovranno per forza
lasciarci uscire.”
“Questa...” Cominciasti a
dire, ma le parole ti morirono in gola. Il tuo mezzo sorriso
scomparve, e guardasti Lance, pensieroso. La tua testa si
piegò da
un lato. “Questa non è per niente una cattiva
idea.”
Non era una cattiva idea, se tu
avessi avuto davvero intenzione di attraversare il labirinto con lui.
Cosa che non avevi. Ma non facesti notare questo piccolo difetto del
piano.
Lance stava ghignando, nuovamente
sicuro di sé. Si mise le mani sui fianchi. “Vedi?
Fidati di me.”
Scuotesti il capo, provando a
soffocare quel calore che si stava spandendo nel tuo petto alla vista
del suo sorrisino presuntuoso. Era un po' che non vedevi
quell'espressione sul suo volto. Era totalmente alla Lance,
ma
era sempre così incazzato che ultimamente non ne avevi avuto
occasione. Non avevi realizzato quanto in realtà ti
mancasse. “Mi
fido di te tanto quanto lontano posso lanciarti.”
Spostò il peso su una gamba,
incrociando le braccia al petto. Il suo ghigno si allargò.
Abbassò
il mento, guardandoti con una scintilla negli occhi che fece
contrarre il tuo stomaco spiacevolmente. “Amico, ti ho visto
lanciare la gente da un lato all'altro di una stanza, quindi vuol
dire che ti fidi un sacco di me, eh?” Fece l'occhiolino e
fece la
pistola con una mano nella tua direzione. La sua voce era pregna di
scherno compiaciuto.
Pensavi che ti mancassero le
leggere prese in giro, ma il modo in cui il tuo cuore
sussultò e la
tua faccia si scaldò e le tue mani cominciarono a sudare..
Era
spiacevole. Gli riservasti uno sguardo vuoto e mantenesti la tua voce
piatta. “Rettifico: mi fido di te tanto quanto lontano tu
riesci
a lanciare me.”
La sua faccia arrogante si spense
in un istante e corrugò la fronte.
“Ehi!” Le sue mani volarono
ai suoi fianchi, la testa si sporse in avanti mentre faceva un passo
verso di te– solo per finire con la faccia contro un altro
muro.
Urlò e inciampò, colpendo il muro dietro di lui.
Gridò di nuovo,
saltando in avanti, le mani che dalla faccia si spostarono
velocemente sul suo sedere. Il suo volto era in agonia. Ispirava
assoluta pietà.
Non riuscisti ad evitarlo:
buttasti la testa all'indietro e ridesti, dopodiché ti
slanciasti in
avanti e avvolgesti il tuo stomaco con le mani, piegandoti su te
stesso.
“Non è divertente!” Gridò
lui, e quando tornasti a guardarlo, aveva messo su un broncio,
sfregandosi il naso con una mano e il culo con l'altra. “Abbi
un
po' di compassione, amico.”
“Te la sei cercata.” Dicesti
una volta raddrizzatoti, sfregandoti l'angolo dell'occhio.
Incrociasti le braccia comodamente al tuo petto e ghignasti nella sua
direzione. “Sei un idiota.” Non ti aspettavi che
uscisse con così
tanto... affetto.
“Oh, sì? Beh tu sei–” La
sua bocca si muoveva, in cerca delle parole. Sollevasti un
sopracciglio, ancora sorridendo, cosa che rendeva la sua faccia
soltanto più rossa. Arrossiva così facilmente.
“Sei un idiota
ancora più grande!” Se ne uscì
pateticamente alla fine, facendoti
la linguaccia.
“Attento, o prenderai la scossa
alla lingua.”
La sua lingua scomparve
velocemente e chiuse di scatto la bocca, gli occhi spalancati dalla
paura. Si guardò intorno, come se fosse in qualche modo
possibile
vedere i muri invisibili che lo circondavano. Poi i suoi occhi
tornarono su di te. “Aw, Keith, non sapevo che ti
importasse.”
Disse seccamente.
“Ripensandoci, prendi pure la
scossa. Magari starai finalmente zitto.”
Ti diede le spalle e continuò
con il suo goffo e cauto avanzare. “Ti mancherebbe troppo la
mia
voce.”
Qualcosa dentro di te si
contrasse a quelle parole, e non ti piacque assolutamente quanto vera
sembrasse quell'affermazione. “Non proiettare i tuoi problemi
su di
me.”
“Non sto proiettando niente!”
Gridò senza guardarti.
Inarcasti un sopracciglio, il
labbro che si alzò verso l'alto. Non potevi farne a meno.
“Sei tu
quello che ha detto che ho una voce perfetta.”
Lance ti dava la schiena, ma si
congelò sul posto, le spalle rigide. Si girò
velocemente, la faccia
di un rosso acceso. Stava per puntarti addosso la mano, ma si
fermò,
guardando l'aria attorno a sé cautamente. Decise quindi di
farti il
terzo dito. “Perché non chiudi quella quiznak
di bocca e mi
lasci concentrare!”
Scrollasti le spalle. “Va
bene.”
“Bene!”
“Bene!”
“Perfetto!” Si voltò
nuovamente, infuriato mentre continuava ad avanzare attraverso il
labirinto.
Lo guardavi, sussultando
leggermente ogni qualvolta sentivi un improvviso crepitio elettrico
seguito da uno dei soliti strilli di Lance. Nonostante tutto,
continuò ad avanzare, alternando entrambe le mani ed
entrambi i
piedi. Era un idiota. Un completo idiota, eppure riusciva a far
sembrare quella stupidità... quasi carina? Il labirinto lo
fece
girare così che tu potessi vederlo di profilo. Il suo viso
era
ancora chiazzato di un profondo rosso rubino al di sotto del suo
incarnato scuro. Un dito era appena stato attraversato da una scarica
elettrica e ora era nella sua bocca, e lui lo succhiava mentre
fissava dritto davanti a sé, le sopracciglia corrugate dalla
concentrazione. Ti mettesti una mano in faccia, per nascondere la tua
espressione mentre ti obbligavi a smettere di fissarlo mentre si
succhiava il dito.
Sentivi che la faccia ti stava
andando a fuoco.
Note
traduttore: Finalmente,
eccomi qui con il secondo capitolo! Sì, lo so, è
tardi, quasi
mezzanotte, ma oggi ho avuto una giornata intensa al lavoro e mi sono
addormentato e.. beh, sono arrivato ora, ahahah. Comunque, ho deciso
di postare ogni dieci giorni, perché due settimane mi
sembrano
troppe, non trovate?
Ringrazio inoltre la mia
proofreader, Rachel, che corregge tutti i miei strafalcioni.
Se la traduzione è
stata di vostro gradimento, lasciatemi un commentino, mi fa sempre
piacere leggervi ♥
NON
POSTATE DA NESSUNA PARTE I DISEGNI PRESENTI NEL CAPITOLO
Andate
invece a supportare l'artista ufficiale di Wittyy, wolfpainters.
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Lavori
di traduzione
di Andrea:
Andate
anche a leggere Shut
Up and Dance with Me, tradotta dalla mia fantastica collega!
Andrea
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Riassunto:
In
cui Lance prende ripetutamente la scossa, e a quanto pare l'idiozia
è
contagiosa
Note
autrice: In
caso non l'abbiate ancora capito, questa fic è fatta, tipo,
al 90%
da stronzate e da due ragazzi che sono al 100% inconsapevoli di se
stessi e dell'altro.
[L
A N C E]
Sentivi che la
faccia ti stava andando a fuoco.
Ed
era tutta colpa del fatto che ti stavi facendo strada attraverso un
labirinto invisibile che
ti dava la scossa quando
sbagliavi, ma non avevi idea di
dove stessi andando. Questa era la prima volta che lo facevi senza
qualcuno in cabina di controllo a guidarti. Il tuo corpo era caldo a
causa della trentesima scossa, o forse quarantesima? Cinquantesima?
Ne avevi prese un sacco,
e probabilmente avevi così tanta elettricità
nelle vene tanto
quanta adrenalina.
Il
tuo rossore non aveva assolutamente niente a
che fare con un certo paladino rosso che stava lì ad
osservare ogni
tua mossa.
Chi
volevi prendere in giro? Il tuo rossore era totalmente
a
causa di Keith. Sapevi che stava lì, a giudicarti,
guardandoti
dall'alto in basso, ridendo ogni volta che sbattevi contro un muro.
Ti faceva arrabbiare così
tanto. Odiavi che ti guardasse con una faccia così
impassibile.
Facevi troppa fatica a leggere i suoi pensieri e lo odiavi.
Odiavi lui. Keith,
con la sua stupida voce perfetta, e la sua stupida faccia perfetta, e
la sua stupida zazzera perfetta, e il suo stupido sorriso perfetto
che non mostrava spesso, ma quando lo faceva sembrava spazzare via le
nuvole e portare il sole e ti faceva sentire accaldato, fin troppo.
Non aveva alcun diritto di essere così–
così... perfetto.
UGH! Keith.
Ma ti costringevi a
continuare, facendoti spazio nel labirinto. Rifiutavi di arrenderti.
Avevi già cominciato, e sicuramente non ti saresti lasciato
andare
di fronte a Keith. Avresti raggiunto il traguardo e gliel'avresti
sbattuto in quella stupida, compiaciuta faccia perfetta. Aveva anche
ammesso che non fosse una brutta idea, ed eri determinato a provargli
che avevi ragione.
Erano
questi pensieri che ti facevano continuare, che ti tenevano
concentrato. Ma il tempo passava, e più venivi
elettrificato, più
il silenzio di Keith cominciava a darti sui nervi. All'inizio andava
bene. Sembrava addirittura una benedizione. Finalmente
aveva chiuso
quella
stupida bocca, e tu potevi concentrarti sul mappare il labirinto
nella tua testa.
Aveva
cominciato a ridacchiare a bassa voce ogni volta che colpivi un muro
del labirinto. Il che era super irritante,
ma la parte peggiore era il modo in cui il tuo stomaco si contorceva
e il tuo petto veniva stretto in una morsa quando udivi quei suoni.
Ti stava guardando, e ne eri fin troppo consapevole, e.. e ti
piaceva. Odiavi che ti piacesse, ma era così. Ti piaceva
avere
l'attenzione di Keith su di te, e ti piaceva sentire
la sua stupida risata bisbigliata. Ti piaceva esserne la causa. E
odiavi quanto ti
facesse piacere. Keith era il tuo arci-nemico dai tempi della scuola.
Era il tuo rivale. Era fastidioso e frustrante e faceva così
bene
tutto quello di cui volevi essere capace da essere odioso. L'avevi
odiato, ma avevi iniziato a vederlo come un amico. Era un tuo
compagno paladino, e formavate una bella squadra. Era ancora
frustrante, ma andavate d'accordo nove volte su dieci.
Anche
adesso eri ben conscio della sua presenza. Ogni volta che ti voltavi,
sapevi esattamente dove fosse lui. Ogni risatina sussurrata e ogni
sbuffo divertito ti faceva venire i brividi lungo la schiena e la
pelle d'oca sulle braccia. Parte di te era compiaciuta di essere il
motivo del suo divertimento, ma una parte più grande era
infastidita
e frustrata che la sua attenzione su di te fosse solo per ridere di
te e non
perché stessi facendo
qualcosa di significativo.
La tua vita sarebbe
sicuramente stata migliore se non avessi mai provato ad essere amico
di Keith.
Ciononostante,
proprio perché eri così attento a ciò
che faceva, notasti il
momento in cui smise di ridere ogni volta che colpivi un muro.
Sembrò
smettere di divertirsi all'improvviso. Era, per una volta, davvero
silenzioso. Non potesti evitare di lanciargli uno sguardo incuriosito
da sopra la spalla mentre ti giravi. Non ti guardava più con
le
sopracciglia alzate e le labbra curvate dal divertimento. Aveva messo
il muso.
Che
diavolo avevi fatto ora?
Lo ignorasti e
tornasti a farti i fatti tuoi, ma il suo silenzio ti gravava addosso.
Non avresti mai pensato che ti sarebbe mancata la sua voce, anche se
stava ridendo di te. Volevi sapere che cosa stava succedendo nella
sua testa, ma la sua faccia era illeggibile. Sembrava solo...
amareggiato.
Non parlò fino a
che non riuscisti a prendere la scossa cinque volte di fila. Colpisti
un muro, ti girasti dall'altra parte soltanto per colpirne un altro,
poi provasti la direzione opposta e finisti nuovamente contro un
muro, e dopo un altro paio di passi ti elettrificasti altre due
volte.
“Oh,
andiamo!” Urlasti,
mettendoti il dito formicolante in bocca. Le tue terminazioni nervose
vibravano a causa di tutte le scosse. Ti chiedevi se avresti mai
riacquistato sensibilità alle mani. Ti sfregasti forte il
gomito e
saltasti su entrambi i piedi, cercando di riprendere un po' di
sensibilità prima di sacrificarla nuovamente ai muri del
labirinto
invisibile.
“C'è
una curva, idiota!”
Disse Keith improvvisamente, estremamente esasperato. Avevi la
sensazione che se lo stesse tenendo dentro da un po'.
Ti fermasti e lo
guardasti da sopra la spalla, un dito ancora in bocca. Lui stava
digrignando i denti e ti guardava in cagnesco. Il fatto era che ti
aveva colto di sorpresa, e ci volle un po' perché le sue
parole
arrivassero al tuo cervello. Quando ci riuscirono, ti guardasti
intorno, cercando di ricordare tutti gli strani angoli dov'eri stato
shoccato. “Oh
sììììì,”
Dicesti lentamente, annuendo fra te e
te. “Ha senso.”
Con la coda
dell'occhio, vedesti Keith buttarsi una mano in faccia.
Mentiresti se
dicessi che non sentivi un po' di soddisfazione quando lo frustravi
tanto quanto lui faceva con te.
Ti
togliesti il dito dalla bocca, lo asciugasti sui pantaloni, e
tornasti a camminare, muovendoti lungo quello che pensavi fosse il
percorso ricurvo. Le tue ginocchia erano piegate e strisciavano sul
pavimento, mentre il tuo mignolo sporgeva verso l'esterno.
Lentamente, con attenzione. Il cuore ti martellava nel petto e il tuo
corpo era teso come una corda di violino, anticipando il momento in
cui avresti preso la prossima scossa. Il corridoio ricurvo era
più
stretto di quanto immaginassi, il tuo braccio, il fianco e la tua
spalla sfiorarono il muro.
L'elettricità ti
attraversò e un rumoroso crepitio riempì l'aria,
mischiandosi al
suono del tuo grido. Ti aveva colto completamente alla sprovvista.
Istintivamente ti ritirasti, lontano dal muro.
“Lance! Non andare
indietro-” L'urlo di Keith venne interrotto da un altro dei
tuoi
strilli quando la tua gamba venne in contatto con il lato opposto del
corridoio ricurvo.
“Santo quiznak!”
Rantolasti, saltellando su un piede solo. Provasti a stare
esattamente tra i due muri. Mantenendoti in equilibrio sull'unico
piede sano che avevi, scuotesti la gamba elettrificata, cercando di
fermare il formicolio. Agitasti il braccio e ruotasti la spalla,
cercando di sbarazzarti dell'orribile sensazione che sentivi. Dio se
odiavi questo labirinto.
“Smettila!”
Keith ti stava urlando contro.
Digrignasti
i denti, le spalle tese mentre ti giravi sul posto per essere faccia
a faccia con lui. Ti sfregasti il braccio, ruotando la spalla e
inclinando il capo di lato. Lo guardasti male. “Non
è esattamente
facile.” Sbottasti.
Ruotò gli occhi,
disegnando un piccolo cerchio con la testa prima di farla riposare da
un lato, imitando la tua posa. “Non è nemmeno
tanto difficile
quanto lo fai sembrare.”
“Ah
sì?!” Avevi ragione. Ti guardava dall'alto
in basso.
“Sì.”
“Pensi che non ce
la possa fare?”
“Esatto.” Disse
lui schiettamente, senza traccia di divertimento. “Finirai
intrappolato in un angolo e allora dovrò venire a
salvarti.”
“Come
se avessi bisogno del tuo aiuto!”
Voltasti le spalle alla direzione che stavi prendendo prima,
mettendoti in posizione per scivolare e portando il dito verso
l'esterno. “Ho capito tutto di questo labirinto. Facile come
bere
un bicchier d'acqua. E poi, credo di starmi abituando alle
scosse.”
“Non penso che sia
una cosa buona.” Disse lui in tono piatto.
I tuoi occhi si
assottigliarono, concentrati sullo spazio aperto di fronte a te,
aspettando di vedere le scintille prima della piena scossa.
“Scusa,
Keith! Non riesco a sentirti con tutto il fracasso che fa la mia
vittoria.”
“Questa non è una
gara!” Quasi urlò. Sentisti l'angolo delle labbra
piegarsi in un
piccolo sorriso. Era confuso e arrabbiato. Bene. Se lo meritava. Ti
piaceva quando era confuso e arrabbiato. Nessuno poteva far perdere
le staffe al grande Keith come te, e ne andavi fiero.
Inoltre, un Keith
frustrato era un Keith che potevi gestire. Non eri altrettanto sicuro
del Keith sorridente.
“Uhm,
certo, Keith.” Dicesti, sentendoti un po' presuntuoso.
Portasti il
tuo sguardo su di lui, ghignando. “Dici così solo
perché sto
vincendo.”
“Non
stai vincendo!”
Grugnì Keith, gesticolando verso di te con una mano mentre
l'altra
rimaneva sul suo petto.
Ridesti. “Qualunque
cosa ti possa aiutare a superare il dolore della sconfitta,
Keith–
OW” Avevi smesso di prestare attenzione, e l'inevitabile era
accaduto: il tuo dito aveva colpito il muro. Non ti eri spostato in
tempo e tutta la tua mano ci premette contro prima che saltassi
indietro. Portasti la mano maltrattata alla bocca, e ti girasti per
tirare un'occhiataccia a Keith.
Ti
aspettavi che ridesse di te. Cavolo, se non fossi stato tu quello a
prendere la scossa, lo avresti fatto. Ma rimanesti sorpreso quando lo
trovasti... arrabbiato. Esasperato e arrabbiato. Le sue sopracciglia
erano corrugate e il suo naso arricciato. Sembrava quasi provare
dolore, il che non era giusto, perché era stranamente
adorabile ed
eri tu quello che
stava provando dolore.
“Non.
Dire. Niente.” Sputasti tu, tornando alla missione. Almeno
avevi
trovato la fine del corridoio ricurvo. Ti girasti in una direzione e
proseguisti un poco per tastare il terreno. Ti elettrificasti il
dito. “Ow, okay, non da questa parte. Sarebbe PIÙ
FACILE se
QUALCUNO spegnesse il LABIRINTO!” Urlasti apertamente.
“Non sono qui!”
“Lo dici tu. Non
hai sempre ragione, Kei– OW.”
“Lance,
SMETTILA. Finirai per
ammazzarti.”
Ghignasti,
sporgendoti all'indietro per guardarlo di sbieco. Alzasti un
sopracciglio, facendo il labbruccio. “Attento, Keith.
Continua così
e comincerò a pensare che ti importa davvero di
me.” La sua faccia
prese colore in una maniera che non poteva voler dire solo rabbia. Le
tue viscere si contrassero.
Lui strinse i pugni.
“Voltron non può avere solo una gamba,
idiota!”
Roteasti gli occhi,
scegliendo una nuova direzione in cui procedere. Ti eri dimenticato
da dove arrivavi e anche dove si trovava il muro. Keith stava
intaccando completamente la tua concentrazione e quindi stava
rendendo tutto questo più difficile di quanto già
fosse. “Adesso
chi sta facendo il drammatico? Non ti preoccupare, amico, ce la
faccio.” Sembravi ottimista e sicuro di te, ma l'effetto
venne
rovinato dalla tua mano che colpiva un muro. Sibilasti.
“Non ce la farai.”
“Sì invece!”
Il
tuo gomito colpì il muro, inviando una nuova scarica di
dolore lungo
il tuo braccio. Urlasti.
“Non ce la puoi
fare!”
Gli facesti il terzo
dito e continuasti a camminare. Il tuo ginocchio finì dritto
contro
un muro. Caddi all'indietro sul sedere e ti portasti il ginocchio al
petto. Strizzasti gli occhi per un attimo contro il dolore.
“Ce la
faccio!”
“LANCE!”
I tuoi occhi si aprirono di scatto. Keith stava... urlando? Lo
fissasti, le labbra leggermente aperte e gli occhi spalancati, il
dolore per un secondo dimenticato. Non l'avevi mai sentito gridare il
tuo nome così prima. Era stato così... intenso.
Aveva catturato la
tua attenzione, questo era certo. Ti guardava male, i capelli che
ricadevano sulla fronte, respirando pesantemente. Le mani erano
chiuse a pugno sui fianchi, le braccia dritte e le spalle rigide.
“SMETTILA, okay?”
Eri scioccato.
Era... era davvero preoccupato per te? Qualcosa vibrava dentro di te
e non aveva niente a che fare con il labirinto elettrico.
“Sei già un
idiota, e così finirai per bruciarti gli ultimi due neuroni
che ti
rimangono.”
Non importa. Quella
sensazione vibrante doveva essere un'indigestione.
“Ah
sì?!” Ti tirasti in piedi. “Che
c'è, Keith? Ti dà fastidio
quando faccio così?” Allungasti la mano,
strizzando gli occhi e
aspettando. Non colpisti niente. La mano era lì, in aria.
Corrugasti
la fronte. “Oh ceeeeerto, quando voglio
colpirti,
non ci sei!” Gridasti al labirinto. Volevi distruggere quella
cosa.
“Lance, stai
seriamente pensando di–”
Prima
che potesse finire, muovesti diversi passi in avanti fino a che la
tua mano non colpì il muro. Strillasti, riportando la mano
al tuo
petto. Ti girasti per guardare Keith in cagnesco. “Questo ti
dà
fastidio? Un idiota
farebbe questo?”
Portasti il piede all'indietro e calciasti il muro del labirinto. Il
dolore dell'impatto corse lungo la tua gamba assieme a quello della
scossa. Gridasti e cadesti all'indietro, atterrando sul culo con le
mani dietro di te.
“Sì!”
Buttò le mani in aria gridando, poi le usò per
indicarti. “È
esattamente quello che
farebbe un idiota!”
Forse...
forse aveva ragione. Ma non eri proprio lucido. Ti faceva male il
corpo, la tua pelle formicolava, i muscoli erano doloranti, ed eri
bloccato in una stanza con il ragazzo più frustrante e
destabilizzante che avessi mai incontrato. Potevi giurare di sentire
ancora il suo odore. Uno strano mix di sapone alteano e Keith.
Ti sfregasti il naso pensandoci, guardandolo male.
Appoggiandoti su
entrambe le mani con un ginocchio alzato, sollevasti più che
potevi
l'altra gamba mantenendola ben dritta. Lo fissavi, gli occhi stretti
e le labbra corrucciate in un broncio di sfida.
Keith ti guardava
impassibile, ma i suoi occhi si assottigliarono sospettosi.
“Lance,
che stai facendo?” Chiese in tono piatto.
Facesti la punta con
il piede per quanto ti consentiva la scarpa, distendendoti e alzando
sempre più la gamba.
“Sei ridicolo.”
Lentamente
cominciasti a piegare il ginocchio, puntando il piede dove sapevi
trovarsi il muro.
“Lance, oh mio
dio–”
“Questo
ti dà fastiiiiidio,
Keith?” Biascicasti, abbassando lentamente il piede verso il
muro.
“Lance, giuro su–”
Non ti fermasti. I suoi occhi lampeggiarono e la sua fronte si
corrugò ancora di più.
“Sì!” Buttò le mani in aria.
“Sì!
Mi dà fastidio!”
“Bene!”
Il tuo piede fece contatto con il muro. Digrignasti i denti per
sopprimere un grido e ritirasti la gamba, in qualche modo mantenendo
la posizione. Okay, realizzasti che probabilmente
ti
stavi comportando da stupido e probabilmente avresti
dovuto smetterla di toccare le pareti di proposito. Ma ne valeva la
pena se voleva dire far incazzare Keith.
“Lance, piantala!”
Sbottò lui.
“Perché non mi
costringi!?” Sbottasti tu di rimando.
Il suo corpo si
irrigidì, le sue mani si chiusero a pugno lungo i fianchi.
“Va
bene! Lo farò!”
Sbattesti le
palpebre. Non te lo aspettavi. Ti sporgesti per togliere il peso
dalle tue mani e le buttasti in aria in segno di sfida.
“Accomodati
pure!”
Si guardò intorno,
scuotendo il capo per togliersi i capelli dagli occhi. Il suo corpo
si rilassò leggermente mentre potevi praticamente vedere gli
ingranaggi girare nel suo cervello. Alzò con esitazione le
mani e le
tenne di fronte a sé, i palmi aperti. Tu abbassasti le
braccia,
avvolgendo le tue ginocchia piegate. Il movimento catturò la
sua
attenzione e la sua testa si voltò di scatto per guardarti
male.
“Non ti muovere.”
Alzasti le mani in
tua difesa e scuotesti il capo. “Oh, non vado da nessuna
parte.”
Abbassasti le braccia, portandole nuovamente attorno alle ginocchia e
ghignasti. “Questa non me la voglio perdere.”
Il suo sguardo
furioso si accigliò per un attimo, le labbra leggermente
sporgenti.
Tornò al suo compito. Fece scivolare i piedi in avanti,
avanzando.
Teneva la schiena dritta e non piegava le gambe, le mani allungate di
fronte a sé. Vedevi il suo viso perfettamente, e vi era
stampata
un'espressione nervosa. Le sue sopracciglia erano corrugate, gli
occhi attenti. Si leccò il labbro inferiore e lo strinse fra
i
denti. Il tuo cuore partì in quarta e sentisti i polmoni
avere un
piccolo spasmo.
Non dovetti guardare
a lungo prima che la sua mano colpisse il muro e lui urlasse,
tirandosi indietro velocemente.
Buttasti il capo
all'indietro e ridesti. Lui ti lanciò un'occhiataccia, i
denti
stretti e le labbra corrucciate. Le sue sopracciglia erano ancora
corrugate, ma questa volta pensavi che fosse per il dolore
improvviso. Distolse lo sguardo da te, e tu avesti la netta
impressione che fosse imbarazzato. Ma invece di arrendersi, si
girò
e alzò nuovamente le mani, la bocca deformata dalla
concentrazione.
“Oh, sarà
fantastico.” Dicesti, ghignando. Avevi ancora male al corpo,
e ora
che non ti stavi muovendo, sentivi molto più chiaramente
quello
strano formicolio. Le tue terminazioni nervose sembravano andare a
fuoco. Ma ne valeva la pena, se potevi guardare Keith cercare di
farsi cocciutamente strada attraverso il labirinto.
Non ti pentivi
nemmeno del dolore.
Note
traduttore: Scusatemi,
scusatemi tantissimo se vi ho fatto attendere dei giorni in
più. È
che qui da me non ci si annoia mai. Fra il lavoro ed altre cose non
sono davvero riuscito a dare uno sguardo alla fic e mi dispiace
veramente tanto. Sarò più meticoloso la prossima
volta, lo
prometto. Grazie per essere qui a leggere, fatemi sapere se vi
è
piaciuto con un commentino, magari.
Spero
di aver tradotto in maniera decente ♥
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Riassunto:
Dove
Keith attraversa il labirinto, e fa una scioccante scoperta su se
stesso.
[K
E I T H]
Non ti pentivi
nemmeno del dolore.
Sì, il labirinto
faceva male. Specialmente quando colpivi ripetutamente le pareti. Non
ti era mai particolarmente dispiaciuto questo esercizio. Alla tua
squadra non ci voleva mai molto per completarlo, e anche Lance
riusciva a guidarti senza troppi problemi. Ma così era
diverso. Le
scosse arrivavano almeno ogni due minuti. Così era uno shock
quasi
ogni volta che ricominciavi a muoverti. Quindi sì, le scosse
facevano male, ma erano più odiose che altro, ti facevano
deconcentrare. Il dolore potevi gestirlo. Eri sempre stato bravo ad
ignorare il dolore fisico. Non eri mai stato rumoroso come gli altri
quando ti facevi male. Preferivi affrontarlo in silenzio.
Quindi no, non te ne
fregava niente del dolore provocato dal labirinto elettrificato.
Lance, d'altra
parte, era una spina nel fianco difficile da ignorare.
“Non dirmi che
vuoi già arrenderti?”
Non
avevi bisogno di girarti per sapere che Lance stava ghignando.
Sorrideva odiosamente da quando avevi preso la stupida decisione di
entrare in questo labirinto dimenticato da Dio. Non eri ancora sicuro
del perché avessi
pensato che questa fosse una buona idea. Lance era così irritante,
e continuava a
finire contro
quelle stupide pareti, ed eri abbastanza sicuro che avrebbe riportato
qualche danno permanente al cervello se non avesse smesso al
più
presto, e dio perché
ti importava?
Non
sapevi perché ti
importasse, ma era
così.
All'inizio era divertente. Esilarante, quasi. Haha, Lance è
un
idiota che prende la scossa nel labirinto. Ma più si
addentrava al
suo interno, più veniva elettrificato, e più
veniva elettrificato,
più irritabile diventavi tu. Irrazionalmente irritabile.
Facevi una
smorfia ogni volta che urlava di dolore, e ti sentivi male per lui
per dei secondi prima che si muovesse di nuovo e la rabbia
cominciasse a crescerti dentro. Perché
era
così testardo e perché
continuava
a farsi del male?
Perché
ti importava?
Avresti voluto che
non ti importasse. Se non fosse stato così, non saresti
bloccato in
questo labirinto. Ma almeno, mentre tu ti muovevi, lui era troppo
distratto per continuare. Almeno tu non gridavi come un idiota.
“Il potente Keith
è pronto ad accettare la sconfitta?”
Ripensandoci,
preferivi quando era lui a farsi male. Purtroppo avevi già
iniziato
e non avevi intenzione di dargli la soddisfazione di vederti battere
in ritirata. Ti saresti fatto strada nel labirinto, saresti arrivato
da lui, poi.. non eri sicuro di cosa avresti fatto una volta
raggiunto Lance.
Lo avresti
strangolato? Lanciato contro un muro? Tappato la bocca per cinque
dannati minuti?
“Andiamo, ammetti
che sono migliore di te nell'attraversare alla cieca i labirinti
invisibili.”
“Non dovrebbe
nemmeno esistere.” Mormorasti, più che altro a te
stesso. Odiavi
come l'avesse definita come una cosa reale.
“Dillo.”
Continuò lui, ignorandoti. “Di' solo 'oooooh,
Lance! Sei molto più
coraggioso e intraprendente di quanto lo sia io! Sei così
figo e
bello e tutte le ragazze ti amano! Lance, sei il mio eroe! Blue
è
molto meglio di Red!”
I tuoi occhi si
assottigliarono mentre girasti la testa per guardarlo di sbieco. Era
seduto a gambe incrociate sul pavimento, le mani intrecciate
posizionate sotto il mento, la testa inclinata, e le ciglia che
sbattevano velocemente. La sua voce si era alzata di parecchie
ottave.
“Io non parlo
così.”
“Invece sì, parli
proprio così.”
Grugnisti,
dandogli nuovamente la schiena per guardare di fronte a te. Eri in
piedi davanti ad un punto in cui sapevi esserci un muro. La mano ti
faceva ancora male, e la scuotesti. Stavi mappando mentalmente il
labirinto, e se la memoria non ti ingannava... Allungasti un piede
verso destra, ma lo ritirasti immediatamente nell'esatto istante in
cui l'elettricità emise delle scintille e saltasti su un
piede solo.
Digrignasti i denti, facendo un passo indietro e battendo il piede a
terra per mandare via il formicolio. Già, c'era un muro
anche lì.
Il che voleva dire che eri in un angolo. L'unica direzione in cui
potevi andare era la sinistra.
“Andiamo, Keith,
limitati ad ammettere la sconfitta. Nessuno ti giudicherà.
Sarà il
nostro piccolo segreto.”
Ne dubitavi
fortemente. “Neanche per sogno.”
Ti girasti alla tua
sinistra e tirasti dritto, passo dopo piccolo passo, la mano sinistra
allungata. Potevi guardare Lance in faccia. Il tuo cuore perse un
battito, mentre i tuoi occhi si spalancavano per un attimo prima di
socchiudersi. “Andiaaaamo, andiaaaaamo.” Mormorasti
tra te e te.
Speravi che fosse la strada giusta per raggiungere Lance. Era seduto
con le braccia incrociate al petto, che ghignava. Era sicuro di
sé,
ma mentre ti avvicinavi, quella sicurezza iniziò a svanire.
Lo
vedesti nei suoi occhi, nel modo in cui il suo sorriso venne meno.
Un'ondata di eccitazione attraversò il tuo corpo. Era
arrivato il
momento. C'eri quasi. Ti muovesti un po' più velocemente. Lo
stavi
per raggiungere e per tirargli un pugno dritto sul–
Entrambe le mani
colpirono un muro e l'elettricità sostituì
l'eccitazione. Le
ginocchia ti cedettero per la sorpresa e cadesti in avanti, colpisti
il muro con il petto e la guancia. Spalancasti gli occhi mentre la
mandibola ti si chiuse di scatto. Ed ecco che cadevi all'indietro,
perdendo l'equilibrio e atterrando sulla schiena. Grugnisti, fissando
il soffitto.
Okay, forse non
avresti dovuto farlo.
La risata di Lance
era forte e odiosa. Come poteva la risata di qualcuno essere
così...
chiassosa? Risuonava nella stanza, riempiva ogni nicchia e crepa.
Chiudesti gli occhi, provando a fartela scivolare addosso. Ma ti dava
sui nervi. Digrignasti i denti. Perché la sua risata faceva
fare al
tuo stomaco le capriole? Ti dava la nausea.
“Oh cazzo! È
stato fantastico!” Sbuffò fra una risata e
l'altra. “Avresti
dovuto vedere la tua faccia! Oh amico, avrei dovuto avere una video
camera, perché era un momento da immortalare!” La
sua risata
lentamente si trasformò in un paio di risolini leggeri, poi
anche
questi sparirono.
Continuavi a
rimanere sulla schiena, gli occhi chiusi, concentrato sul tuo
respiro. Potevi sentire ancora la pelle formicolare. Metà
della
faccia ti sembrava temporaneamente addormentata. Contraesti le dita
per un attimo, solo per vedere se ci riuscivi. Magari se avessi finto
di essere morto, Lance avrebbe smesso di parlare.
“Keith?” Non eri
fortunato. Almeno non stava più ridendo. Infatti, sembrava
quasi
preoccupato. “Amico? Ehi! Sei morto? Oh cazzo, Shiro mi
ucciderà
se muori. Ehi, Keith! Mi senti? È ora di alzarsi,
amico!”
Alzasti un braccio e
gli feci il terzo dito.
“Così, torna
nella terra dei vivi. Lascia stare la luce e segui il suono della mia
voce!”
“Preferirei
morire.” Mugugnasti. “Almeno non dovrei
sentirla.”
“Ha! Ti fregherei!
Ti perseguiterei dalla tomba!”
Grugnisti, facendo
scivolare entrambe le mani sul tuo viso. “Non è
così che funziona
la persecuzione, genio.”
Emise un suono che
te lo fece immaginare mentre scrollava le spalle per scacciare via il
tuo commento. “Troverei un modo di farlo
funzionare.” Si
interruppe, e tu non dicesti niente. Quel silenzio fu una
benedizione, per i trenta secondi che riuscì a durare.
“Fammi solo
sapere se vuoi arrenderti, amico.” La sua voce era piena di
quella
sicurezza presuntuosa che ti faceva girare le palle.
“Non mi
arrenderò!” Sbottasti, sedendoti improvvisamente e
guardandolo
male. “A differenza tua, io non vado
alla cieca. Sto
mappando mentalmente il labirinto.” Ti stava fissando, le
braccia
incrociate al petto. I suoi occhi erano spalancati, così
come la
bocca. Il tuo cipiglio aumentò, le sopracciglia si
arcuarono.
“Cosa?”
Lentamente, le sue
labbra si curvarono in un largo sorriso del cazzo, che raggiunse i
suoi occhi, creando delle rughette ai loro lati. Odiavi quanto amassi
quel sorriso. “Buongiorno, bella addormentata. Hai bisogno di
una
pettinata?”
“Che stai–”
Le
parole ti morirono in gola quando ti portasti una mano ai capelli.
Potevi sentirne l'elettricità, che faceva stare dritte
alcune lunghe
ciocche. Gli mettesti il muso, passando entrambe le mani fra i
capelli per provare a sistemarli.
Lance rise di nuovo,
a voce odiosamente alta. Provasti ad ignorare il modo in cui il tuo
stomaco si contorse alla vista di quel ghigno. “Oh amico!
Dovrò
farmi fare da Pidge una fotocamera spaziale perché cazzo,
questo è
oro puro! È più divertente dei
capelli a scodella!”
“Tappati la bocca,
Lance.” Grugnisti. Ti sentivi accaldato. Una volta che ti
dichiarasti convinto dei tuoi capelli, ti rimettesti in piedi. Okay,
quindi c'era un muro proprio di fronte a te. Eri così vicino
a
Lance, ma a quanto pare avresti dovuto camminare ancora un po'.
Mentre ti giravi e
ti incamminavi, Lance si sdraiò sul pavimento, intrecciando
le dita
dietro la testa. Un ginocchio era piegato e sopra vi riposava la
caviglia dell'altra gamba. “Lo ricorderò per il
resto della mia
vita.” Disse con malinconia. “Il potente Keith con
il muso e dei
capelli talmente scompigliati neanche fosse appena uscito da una
notte di sesso selvaggio.” Sospirò felicemente, e
tu premesti
insieme le tue labbra. Le tue orecchie sembravano bruciare.
“Mi
chiedo se Coran potrebbe procurarmi uno di quegli aggeggi per
proiettare i ricordi.” Rifletté.
“Così potremmo creare un Keith
ologramma che se ne rimarrebbe semplicemente lì, con dei
capelli
super spettinati e tutti potremmo goderne.”
“Avresti bisogno
di un cervello e capacità di concentrazione.”
Dicesti seccamente,
muovendoti in avanti, distendendo le dita e poi piegandole, con
cautela. Ti fulminasti un dito contro un muro e ti voltasti
automaticamente, scuotendo la mano.
“Ah sì? E se tu
sei così intelligente, come sta andando la tua mappatura
mentale?”
Odiavi quanto suonasse presuntuoso.
Gli tirasti
un'occhiata. Era ancora sdraiato, ma era appoggiato sui gomiti,
girato in maniera da poggiare lievemente sul fianco mentre ti
guardava. Entrambe le gambe erano piegate, un ginocchio per aria e
l'altro che riposava sul pavimento. Quanto ti vide guardarlo,
ghignò,
un sopracciglio inarcato. Era spavaldo, e sicuro di sé, e tu
odiavi
quanto tutto questo gli donasse. Quel ghigno faceva fare delle
capriole spiacevoli al tuo stomaco e il tuo sangue pompava troppo
velocemente.
Corrugasti la fronte
e distogliesti lo sguardo.
“Va bene.” A
dirla tutta, trovavi molto difficile concentrarti con Lance che ti
guardava. Avvertivi il suo sguardo dritto sulla schiena, ti faceva
drizzare i capelli. Metà della tua attenzione era
inconsciamente
mirata a farti essere fin troppo consapevole della sua presenza.
Sbuffò una breve
risata. “Sì, certo, ed è proprio per
questo che sei bloccato in
un angolo da dieci minuti.”
Ti accigliasti.
“Devi sbagliare per capire cosa fare, Lance. Non potrei
mapparlo se
non fossi qui.”
Lui grugnì di
nuovo. “Certo, continua a ripetertelo, amico.”
Digrignasti i denti.
“Non è una scienza esatta.”
“Quindi ammetti
che sono piuttosto bravo per essere arrivato così
lontano.” Gli
tirasti un'altra occhiata: aveva abbassato il mento, sorridendoti e
muovendo le sopracciglia su e giù. “Ammettilo,
Keith: sono
migliore di te.”
“Se non fosse che
ti sei messo a toccare i muri di proposito.” Dicesti
impassibile, e
rimanesti soddisfatto nel vedere il suo sorriso spegnersi e le sue
sopracciglia diventare una linea dritta. Ma il suo sorriso
tornò
immediatamente e agitò una mano in aria con fare noncurante,
chiudendo gli occhi e portando il capo all'indietro.
“Ah, quello? Era
soltanto per dimostrare quanto io sia tosto. Queste pareti? Pfft, non
significano niente. Non ho paura di loro.” Si girò
di lato e
lentamente distese un braccio. Il secondo in cui delle scintille
volarono vicino alle sue dita, ritirò la mano, scuotendola.
La sua
sicurezza vacillò mentre cercava di sorridere in mezzo alla
smorfia
che gli deformava il volto. “Vedi? Niente.”
Roteasti gli occhi,
e ti voltasti di nuovo nella direzione che volevi prendere.
“Come
ti pare.”
Adesso ti stavi
avvicinando a lui. Non direttamente, ma in parallelo. Da quello che
ti ricordavi della strada che aveva fatto per arrivare fin
lì, stavi
risalendo il fianco opposto della curva.
“Che c'è? Non mi
credi?”
“Non ho detto
niente.”
“Ooooh, non dire
'non ho detto niente' a me! Lo sento dal tuo tono!”
Sospirasti,
inclinando il capo per guardarlo. “Lance, che
cosa–” Le parole
ti morirono in gola mentre guardavi Lance, la mano nuovamente
distesa. Ti accigliasti. “Che stai facendo?”
“Ti sto provando
che sono più tosto di te.” Disse compiaciuto.
“Andiamo, Keith.
Scommetto che posso toccare questo muro più a lungo di
te.”
“Non lo
farò.”
“Che c'è, Keith?
Hai pauuuura.”
“Non ho paura!”
“Ah ah, perché
non passi dal quiznak ai fatti?”
Il tuo occhio aveva
gli spasmi? Sì, eri abbastanza sicuro che quelli fossero
spasmi.
“Quello che hai detto non ha nemmeno senso!”
Allungasti una mano,
le dita piegate. Colpì una parete, e ti tirasti indietro,
sibilando
un poco. Ti girasti verso in un'altra direzione. Ora lo stavi
guardando in faccia.
“E tu che
ne sai?! È una parola aliena!” Mentre gridava, la
sue nocche
sfiorarono il muro e strillò dalla sorpresa, portando la
mano verso
di sé. Fissò il punto vicino a lui come se la
parete si fosse
sporta per morderlo.
“Lance!”
Sbottasti senza pensare, le mani che ti si chiusero a pugno.
Spostò gli occhi
dal muro invisibile per guardarti impassibile, sbattendo le palpebre
un paio di volte, incredulo. Dopodiché, le sue labbra
cominciarono a
curvarsi lentamente in un sorrisetto del cazzo, formato da strati e
strati di compiacimento. Strizzò gli occhi mentre inclinava
il capo
da un lato. Sentisti il battito cardiaco accelerare. Odiavi quando ti
guardava così. Gli avevi fornito del materiale, era
abbastanza
chiaro. Eri fottuto.
“Oh
sìììììì,”
Disse, prolungando quel 'sì', come se si fosse appena
ricordato
qualcosa. “Questo ti infastidisce,
vero?” Sollevò la mano
in aria, le dita che si agitavano in una sorta di danza a pochi
centimetri dal muro invisibile.
Digrignasti i denti
e distogliesti lo sguardo da lui, muovendoti lentamente in avanti.
Avevi il presentimento che fossi quasi arrivato. Provasti a
concentrarti sulla tua mappa mentale, per capire dove fosti in base
alla posizione di Lance. Era difficile, comunque, concentrarsi quando
Lance era seduto lì, che ti sorrideva con le dita che
ondeggiavano
pericolosamente vicine alla parete elettrificata.
“Ehi, Keeeeeeith,”
Il tuo cuore si strinse in una morsa quando lui biascicò il
tuo
nome. “Questo ti irritaaaa?”
“Lance,”
Sbottasti, non del tutto capace di nascondere la frustrazione nella
tua voce. “Puoi– smettila.” Continuasti a
muoverti, testando i
muri e cercando il prossimo angolo. Eri così vicino.
Così tanto
vicino. Ti mancavano solo un paio di metri in linea d'aria.
Sfortunatamente, il labirinto era composto anche da curve.
“Keeeeeith.” La
sua voce era così falsamente dolce e innocente.
Tentasti di non
guardarlo, davvero. Ma gli tirasti un'occhiata e la faccia ti si
contorse alla vista del suo stupido ghigno compiaciuto. Ti sentivi il
petto in fiamme, che lentamente risalivano il tuo collo. Da quando i
suoi sorrisetti soddisfatti ti facevano quell'effetto? Ti avevano
sempre dato fastidio, ma questo era qualcosa.. di più. Non
eri
nemmeno sicuro di quando fosse iniziato, e non volevi pensare a cosa
potesse significare.
Abbassò il mento,
osservandoti mentre muoveva su e giù le sopracciglia.
“Lo farò.”
Nonostante le sue parole, la sua mano non si mosse.
“Lance,” Dicesti
piattamente. Allungasti piano un braccio, avvertendo quel lieve
crepitio. Ritirasti la mano. “No.”
“Perché ti
interessa?”
Apristi la bocca,
pronto a ribattere, ma la richiusi immediatamente. Corrugasti la
fronte mentre stringevi le labbra. Quella era la stessa domanda che
ti eri posto in privato. Perché ti
interessava? Se era così
deciso a fare l'idiota, avresti solo dovuto lasciarglielo fare.
Avresti dovuto sederti e guardarlo mentre si faceva del male. Prima o
poi si sarebbe fermato. Probabilmente. Ma no, ti aveva irritato
vederlo ferirsi ancora e ancora. Guardarlo ti frustrava, e volevi
solo che la smettesse. Avresti potuto lasciarlo
lì a imparare
una lezione dolorosa, invece ti eri lasciato convincere ad entrare tu
stesso nel labirinto. E ora era troppo tardi per ritirarsi, o te
l'avrebbe fatta pesare per tutta la vita.
La sua domanda era
semplice, ma era una domanda a cui non volevi pensare.
“Non è
vero.”
Mormorasti, ma non venne fuori in maniera convincente.
“Sì invece,
altrimenti avresti semplicemente lasciato che mi facessi
male.”
Sembrava così orgoglioso. Bastardo.
Muovesti un passo in
avanti e allungasti la mano. Non incontrasti nessuna parete.
Avvertisti l'angolo delle tue labbra contrarsi in un leggerissimo
sorriso. “Che tu ci creda o no, non voglio far parte di un
robot
spaziale gigante che ha una gamba con danni cerebrali.”
“Ammettilo, Keith.
Ti importa davvero di me.” Si
tirò in piedi e si girò
verso di te. Uno dei suoi fianchi sporgeva verso l'esterno, le
braccia erano incrociate, e il capo era inclinato. Ti stava ancora
sorridendo e cristo santo, avresti fatto qualsiasi
cosa per
poterglielo levare dalla faccia.
“No, non è
vero.”
Ti voltasti per guardarlo, le braccia che si incrociavano sul tuo
petto imitando la sua posizione.
“Sì! Hai fatto
tutta questa strada per evitare che mi facessi male! Ti
piaaacciooo.”
Si sporse in avanti, cantilenando mentre agitava le sopracciglia.
Odiavi anche le sue
sopracciglia.
Mettesti il muso.
“Ho fatto tutta questa strada per zittirti.”
Ti ignorò. “Ti
piaaaaccioooo, ti piaccio un saaacco.”
Sentisti un certo
calore risalirti il collo a velocità allarmante.
“Oh dio, non
iniziare a cantare.”
Troppo tardi. Portò
le mani di fronte a sé, i gomiti che sporgevano ai lati. Le
sue
spalle si alzavano e abbassavano a tempo con il movimento dei suoi
fianchi. “Ti piaaacciooo. Piaccio a Keeeeith. Keith prova a
fare il
duro ma non può nascondere il fatto che gli
piaaacciooo.”
“Non stai nemmeno
andando a ritmo.”
Iniziò a muovere
ancora di più le braccia. Provasti a mantenere gli occhi
fermi sul
suo viso e a non portarli sui suoi fianchi. “Ti piaaaaccioo.
Ti
piaccio un saaaaccooo.”
Sentivi le orecchie
andare a fuoco e il tuo occhio aveva ricominciato con gli spasmi.
“Lance, sta ZITTO!”
Smise di ballare,
grazie a dio, poggiando le mani sulla vita. Le sue labbra erano
aperte in un sorriso sghembo, e i suoi occhi brillavano divertiti.
Era così sicuro di sé e questo ti faceva uno
strano effetto allo
stomaco. Odiavi quello sguardo. Eppure c'era qualcosa dentro di te
che non era d'accordo. Volevi togliere quel sorrisetto dalla sua
stupida faccia. La sua stupida, bellissima faccia.
“Perché non mi
costringi, bellimbusto?”
Le tue interiora si
contorsero dal fastidio e da qualcosa più difficile da
identificare.
Era un insulto e una sfida, eppure ti annodò le viscere come
se
fosse un complimento e un invito. Che cosa non andava in te? Non eri
lucido. La sua stupida faccia compiaciuta ti impediva di pensare
razionalmente. Avevi bisogno che smettesse di sorridere così.
Volevi fare qualcosa, qualunque cosa, per zittirlo definitivamente.
Magari se avessi baciato quella bocca fastidiosamente allettante...
Ti gelasti sul
posto, spalancando gli occhi.
Oh no. Non era
possibile. Lance... aveva ragione? Ti.. Ti piaceva?
Oh dio, ti piaceva.
Ti colpì come un fulmine e ti diede una scossa nel profondo.
La tua
pelle sembrava andare a fuoco e sentivi le ginocchia deboli. Era
peggio di qualsiasi shock del labirinto. Ti piaceva davvero Lance.
Lance fra tutti quanti. Stupido, frustrante,
esasperante,
bellissimo, sicuro di sé, divertente, irritante Lance.
Eri fottuto.
“Forse lo
farò!”
Avevi alzato la voce. Eri infastidito e arrabbiato, con lui e con te
stesso, e volevi solo stringere il suo collo sottile.
Allargò le braccia.
“Vieni qui, fratello!” La sua sicurezza non aveva
vacillato un
attimo. “Adesso. Vieni qui.”
I tuoi occhi si
spostarono velocemente, concentrandosi sull'aria aperta di fronte a
te. Lo sguardo scivolò di lato mentre pensavi alla tua mappa
mentale. Eri sicuro al settantacinque percento che ci fosse un
corridoio di fronte a te che portava direttamente a Lance. Se avessi
avuto ragione, gli saresti piombato addosso immediatamente, e a
giudicare dalla sua espressione, non se lo sarebbe aspettato.
D'altronde, avresti
anche potuto sbagliarti e a quel punto avresti solo tirato una grande
testata al muro. Si sarebbe fatto una grossa risata, e tu saresti
morto di vergogna. Magari se avessi colpito la parete abbastanza
forte, saresti svenuto. Almeno non avresti dovuto affrontare la cosa.
Stavi ancora considerando i pro e i contro quando lui parlò
di
nuovo.
“A meno che tu non
abbia pauuuraa.” Ti prese in giro, sporgendo le labbra. Le
sue
stupide, invitanti labbra.
Fanculo. Sentimenti
o meno, lo avresti fatto stare zitto, in un modo o nell'altro.
Con un arrabbiato
urlo muto, ti fiondasti verso di lui. Vedesti il momento in cui Lance
realizzò che non avresti colpito nessun muro. Il momento in
cui la
sua sicurezza vacillò e il suo bel sorriso si spense.
Vedesti
l'attimo in cui il panico attraversò il suo viso.
Alzò a mo' di
difesa le mani mentre spalancava la bocca.
Il suo gridò
riecheggiò nelle tue orecchie.
Note
traduttore:
So che ho postato tardi il terzo capitolo, però non mi
andava di
mancare alla schedule, per cui ho deciso di postare gli stessi giorni
che mi ero prefissato nonostante il ritardo. Non so, amatemi o
odiatemi, è una vostra scelta, lol.
Siamo esattamente a
metà strada, considerando che la fic è composta
da otto capitoli.
Perché non mi dite
che ne pensate? Qualche idea su come questi due idioti riusciranno
finalmente ad esprimere i propri sentimenti? No, perché sono
sempre
un sacco difficili questi due, non trovate?
Grazie per essere
qui a leggere e per i preferiti, davvero.
Spero
di aver tradotto come si deve ♥
NON
POSTATE DA NESSUNA PARTE I DISEGNI PRESENTI NEL CAPITOLO
Andate
invece a supportare l'artista ufficiale di Wittyy, wolfpainters.
I miei social:
Lavori di traduzione
di Andrea:
Andate
anche a leggere Shut
Up and Dance with Me, tradotta dalla mia fantastica collega!
Andrea
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