Tainted Love di rupertinasora (/viewuser.php?uid=32358)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Senza fiato ***
Capitolo 2: *** Incidente ***
Capitolo 3: *** Annuncio ***
Capitolo 4: *** Attesa ***
Capitolo 5: *** Halloween ***
Capitolo 6: *** Sentimenti ***
Capitolo 7: *** Inaspettato ***
Capitolo 8: *** Segreti ***
Capitolo 9: *** Inizio delle ostilità ***
Capitolo 10: *** Riflessioni ***
Capitolo 11: *** Capitolo undicesimo ***
Capitolo 1 *** Senza fiato ***
Tainted Love
Senza fiato
- capitolo primo
Hermione Jane Granger era in piedi, di fronte allo specchio, che si
aggiustava tranquillamente la gonnellina della divisa. Era ben conscia del fatto
che se le davano della secchiona non era detto che non potevano anche ammirarla
per la sua bellezza. Certo, però, non potevano dire che il prefetto Hermione
Granger non fosse a dir poco perfetta nella sua divisa ordinata, con i capelli
riccioluti che le ricadevano sulle spalle e le labbra colorate come la rosa più
rossa.
Eppure lei non aveva tante fiamme. Un po’ non ne voleva, un po’ qualcuno
era già nella sua testa, ma cercava di non pensare a quell’idea
malsana.
Erano state le sue compagne di camerata a insinuare in lei quel dubbio
atroce. Proprio qualche sera prima.
***
Hermione era già in pigiama, ed era seduta a gambe incrociate sul suo
letto, mentre Lavanda stava elencando tutti i pregi del suo attuale fidanzato,
Ronald Bilius Weasley.
- Sì, Lav- sbottò Hermione annoiata –
abbiamo capito che Ron muove la lingua mentre ti bacia, e abbiamo capito che
questa cosa ti manda in estasi, però per
piacere potresti evitare di entrare nei particolari se
non la vuoi smettere?-
Calì ridacchiò da lontano e si avvicinò alle ragazze.
- Però, alla fine Ron è diventato davvero carino…-
- Ragazze, Ron non è cambiato di una virgola dal primo anno, ha solo
preso l’ascensore per il piano più alto – fece notare Hermione, con il suo
umorismo un po’ da buttare.
Di fatto le due ragazze batterono le palpebre.
- E’ cresciuto.- spiegò la riccia, alzando gli occhi al cielo.
Lavanda sospirò. Se fosse stato un cartone animato, probabilmente in quel
momento avrebbe avuto gli occhi a cuoricino.
La gemella prese posto accanto ad Hermione e le toccò il fianco con il
gomito. Il prefetto saltò. Stava per rispondere quando fu battuta sul tempo
dalla brunetta.
- Ma tu, Hermione, dì la verità. Chi ti piace tra Ron, Harry e
Draco?-
Hermione la guardò come se il diavolo la stesse possedendo.
- Sì- convenne Lavanda, con la sua vocetta un po’ acuta- dì la verità.
Anche a te piace Ron, non è così? Per questo odi che io…-
- Oh, ma smettetela!- sbottò Hermione.
Mise il broncio e sprofondò un po’ nel cuscino.
Odiava quando prima di dormire c’erano tutte quelle chiacchiere. Non la
facevano dormire bene, e l’indomani avrebbe faticato ad alzarsi.
- Io dico che è Draco. Si beccano sempre, perché? Naturalmente perché
sono così attratti l’uno dall’altra che non possono accettarlo- disse
Calì.
Lavanda rise e batté le mani.
- Oh, ma per piacere! Io amerei uno
sfrontato come Draco Malfoy? Ma state bene?- saltò su Hermione, raddrizzandosi
di colpo.
La brunetta negò con la testa.
- Non dico che lo ami, Hermione. Solo che siete attratti.-
Ormai Hermione non aveva più parole. Era così indignata che avevano detto
che a lei piaceva un antipatico, sfrontato, borioso e pomposo serpeverde
che…che…
Si girò le mani tra di loro con un moto di rabbia. Lo faceva giusto per
non afferrare la bacchetta e incenerire i capelli ad entrambe.
- Buonanotte!- grugnì, infilandosi sotto le coperte, e gettando dal letto
le due ragazze.
***
Ci aveva pensato molto a quello che Calì aveva detto. Lei attratta da
Draco Malfoy. Forse aveva ragione. E poi, a guardarlo meglio, non è che era così
brutto. Anzi, di brutto non aveva nulla. Era tutto quello che le ragazze
volevano: un bel ragazzo con un fisico asciutto e atletico, con i lineamenti
aristocratici e dei modi che, se non erano riferiti a lei, potevano anche
passare per austeri, e poi aveva quei capelli biondi che baciavano alla
perfezione la pelle candida come le nuvole in cielo. Quello che, però, ammetteva
che Draco Malfoy avesse di bello erano gli occhi. Erano prevalentemente grigio
ghiaccio, e sembravano quasi spogliarti.
Rabbrividì a quel pensiero e si portò un braccio a coprirsi il seno,
involontariamente.
Sbatté le palpebre e, vedendo la sua immagine riflessa, sembrò scuotersi
dal torpore in cui era caduta. Voltò di scatto la testa e con la sua camminata
sicura si avviò per la sala comune.
Era ancora quasi tutta vuota, a parte una testa con i capelli neri e
aggrovigliati come rovi.
- Harry- disse a bassa voce, con una nota di stupore.
Il ragazzo non le rispose.
Gli si avvicinò piano e lo guardò. Stava dormendo con la bocca un po’
aperta e gli occhiali di traverso.
Per poco non scoppiò a ridere. Era davvero così dolce certe volte che era
impossibile non volergli bene. Gli tolse gli occhiali dagli occhi e li poggiò
piano sul pavimento accanto al divano. Trafficò con le pieghe della gonna e
trovò finalmente la tasca dove aveva infilato la bacchetta.
Mormorò un incantesimo contro la fragilità degli occhiali e poi appellò
una coperta, poggiandola dolcemente sul ragazzo.
Harry si voltò nel sonno e spalancò ancora di più la bocca, iniziando a
russare. Scosse la testa davvero interdetta e gli lasciò un bacio sulla
cicatrice.
- Sogni d’oro Harry-
Ne aveva bisogno.
Gli passò una mano sulla fronte e lo lasciò dormire beatamente sul divano
della sala comune.
Mentre attraversava il buco del ritratto, iniziò a pensare a tutto quello
che gli era successo in quegli anni. Rise persino all’idea che Lavanda e Ron
potessero stare insieme.
Poi, come faceva spesso, ripensò a quanto detto da Calì, e si maledisse
per essere stata sveglia per sentire quelle parole. Ricordava bene di come
riecheggiarono per la stanza. E se avesse avuto la Grifondoro a portata di mano,
l’avrebbe sicuramente strozzata.
Girò un angolo al quarto piano e si ritrovò di fronte niente poco di meno
che il suo acerrimo nemico Draco Malfoy.
I loro sguardi di incrociarono.
Ad Hermione si strinse lo stomaco. Pensò che potesse essere la bile che
voleva rigettargli addosso.
- Granger- iniziò lui, con la sua voce un po’ bassa – ancora in
giro?-
La ragazza alzò un sopracciglio.
- Buongiorno Malfoy- salutò educata, quasi
come se volesse sottolineare la sua superiorità nel conoscere le buone maniere.
Lui le rivolse un sorriso quasi annoiato.- Non vedo come possa interessarti se
sono ancora o già in giro-,
aggiunse.
Draco sbuffò.
- Sempre sul piede di guerra, dentona? Io ti ho fatto solo una domanda!-
esclamò, accompagnando le parole aprendo le braccia in segno di
stupore.
Hermione serrò i denti.
Come si poteva amare una persona così sgarbata?
- E io ti ho risposto. E ora scusa, ma non ho voglia di parlare con te-
concluse lei, alzando il naso e superandolo.
Qualcosa la strattonò da dietro. Sapeva cos’era: Draco che la afferrava
per il braccio.
Si voltò con sfida, ma per poco non moriva di crepacuore per la vicinanza
in cui si trovavano.
Non perse però la sua sicurezza. Strinse i denti, pronta ad
affrontarlo.
Lui ghignò malignamente, poi le lasciò il braccio, si voltò e andò
via.
Hermione rimase lì, con il fiato mozzato e lo sguardo ancora perso
nell’aria dove poco prima aveva incontrato lo sguardo del biondo.
Qualcosa però stava correndo.
Non era Draco Malfoy, lui camminava tranquillo. E neanche era lei, che
era rimasta immobile.
No, sapeva bene cosa stava correndo, e voleva sperare fosse solo
un’impressione, per di più sbagliata.
Quello che correva assomigliava a un battito. E quel battito apparteneva
al suo cuore, che toccava il suo petto e voleva uscirne fuori. Avrebbe voluto
bruciare quella prova.
No, si disse. Sta battendo così non perché mi piace, ma
perché mi ha fatto paura.
A dir la verità, neanche lei sapeva cosa pensarne.
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Capitolo 2 *** Incidente ***
Incidente -
capitolo secondo
Seduta al tavolo dei Grifondoro, Hermione
sorseggiava il suo succo di zucca, mentre leggeva un piccolo opuscolo su come Una strega può distinguere l’amore
dall’attrazione. Non che le fosse davvero molto utile,
ma lo faceva più per documentarsi che per altro. O almeno così aveva detto ai
suoi amici Ron e Harry che stavano trangugiando la loro
colazione.
Da quando quella mattina aveva incontrato Malfoy, era corsa in biblioteca
e aveva baciato la terra perché aveva trovato disponibile quel libretto. E si
era messa già all’opera per capire che ci fosse scritto. C’erano un sacco di
paroloni sconci e imbarazzanti e, al solo pensiero, arrossiva fino alle punte
dei suoi bei capelli riccioluti. Proprio per questo aveva creato lei stessa una
copertina con la bacchetta magica, così che nessuno potesse chiederle perché si
stesse dedicando ad una lettura per lei così poco comune. Lei aveva la sua
reputazione da prefetto da tenere alta, e non poteva farsi prendere in giro da
chi leggeva, sempre messo che sapessero leggere, il titolo del suo
libro.
Qualcuno si stava strozzando, e solo allora, a quel rumore fastidioso,
alzò gli occhi dalla sua sconcertante lettura.
- Ron!- rimproverò il ragazzo, che Harry riempiva di pacche calorose
sulla schiena – il cibo non se ne scappa dal piatto! Sono cinque anni che te lo
ripeto, e tu neanche te lo fai passare per l’anticamera del cervelletto che ti
ritrovi!-
Ron balbettò qualcosa, sputando un po’ di cibo dalla bocca.
- Oh Ronnie! Cos’hai?-
Lavanda si era letteralmente catapultata addosso a Ron e gli stava quasi
staccando la testa dal collo.
Con fare pragmatico, Hermione si voltò proprio mentre lei gli si era
avvinghiata alle labbra.
Il suo sguardo vagò sull’intera Sala Grande. E, chissà come mai, il suo
sguardo indugiò sulla tavolata dei Serpeverde. L’aveva scorsa dall’inizio alla
fine, ma non c’era neanche l’ombra di Draco Malfoy.
Si diede mentalmente dell’idiota e tornò, suo malgrado, a prestare
attenzione a Lavanda e Ron che stavano piccionando come non mai. Sbuffò e guardò
Harry che, sconsolato, guardava nel suo bicchiere di succo di zucca. Dolcemente
con il piede gli toccò il suo. Il ragazzo alzò gli occhi e la guardò
interrogativo.
- Tutto bene?- chiese lei, preoccupata un po’.
Lui annuì. – Sì,- rispose – sono solamente troppo pieno. Scusa.- Si alzò
dal tavolo e se ne andò ondeggiando lentamente. Hermione si accorse che anche
Ginny lo stava osservando preoccupata. Proprio sotto il suo sguardo rassegnato,
Draco Malfoy fece il suo ingresso trionfale nella Sala e incrociò il brunetto
sulla porta.
Lo vide chiaramente dire qualcosa ad Harry, e lui si irrigidì. Rispose
qualcosa.
Si alzò e, con i tacchetti bassi delle sue ballerine si avvicinò ad
entrambi. Sentì Malfoy dire – Davvero, Potty, hai visto qualcuno morire?- e
scoppiò in una grassa risata.
Harry stava per rispondere, quando lei gli passò davanti e gli accarezzò
una guancia. Era cresciuto, davvero non c’è che dire. Si sentiva gli sguardi
dell’intera scuola addosso, ma poco le importava. Si voltò minacciosa verso il
Serpeverde.
- Malfoy, tu lurido bastardo…- iniziò.
Il biondo alzò le mani in segno di difesa.
- Per piacere, Granger- piagnucolò – non mi fare del male con quei tuoi
dentoni da castoro. Stavo solo dicendo a Potter- e lo indicò con un gesto della
mano quasi come se volesse dire “a questa mazza di scopa qua” – che aveva una
brutta cera e alla partita di domenica di Quidditch penso proprio che li
batteremo.-
- Oh no, Malfoy. Non pensare che ti creda! Sai bene quello che gli è
successo, di sicuro tuo padre te l’avrà detto a casa. Non fare il buffone, e
lascialo in pace-.
- Granger!- disse, scandalizzato – sembra quasi che mi stessi dicendo che
tu e Potter avete una relazione così segreta che c’è scappato il
morto.-
Hermione sentì una scossa dentro di lei, e solo in quel momento alzò gli
occhi dalle labbra sottili agli occhi ghiacciati di lui. Rimase quasi senza
fiato, come se le stesse rubando tutta l’aria di cui aveva bisogno. La mano le
tremò e, in un batter d’occhio, stringeva la sua bacchetta e la puntava giusto
al centro del petto del ragazzo.
Lui, con teatralità, si portò una mano al cuore con uno sguardo
stupito.
- No, Granger-, piagnucolò – la bacchetta no!-
Allungò la mano, ma, stranamente, la lasciò ferma a mezz’aria. Strinse i
denti, e indurì lo sguardo. Sembrava che l’avesse rinchiusa in una prigione di
ghiaccio fondente. Era così freddo che si sentiva bruciare la pelle.
- Non credere di aver vinto, Granger-.
Inclinò in avanti il busto fino ad arrivare con il naso che per poco non
le sfiorava il viso.
- Ce la vediamo da soli, quando non ci sarà tutta la scuola a
guardarci-.
Detto questo rivolse un sorriso forzato a Harry e allungò una mano fino
alla sua spalla. Hermione sentì il suo profumo propagarsi dal braccio accanto
alla sua testa. Per poco non svenne. Era così dolce che sembrava aver
imbottigliato l’essenza della natura.
- Non ti abbattere, Potter. Noi siamo i migliori, voi sempre i
secondi-
Le vibrazioni della sua voce erano così diverse da vicino, che Hermione
per poco non arrossì. Abbassò la testa, per permettere ai capelli di scivolarle
davanti, per coprirle le guance, e aspettò che Malfoy si fosse girato per andare
via. Si voltò dalla parte opposta e quasi corse fino alle scale, e poi ancora su
al primo piano, e al secondo, e al terzo.
Il cuore le batteva forte, come se il sangue andasse ovunque nel corpo
con una velocità fuori dal comune. Sapeva cos’era, l’aveva letto su
quell’opuscolo scadente. Si era emozionata al tono di voce della voce di
Draco.
Draco? E da quando pensava a Malfoy come Draco?
Tutta colpa di quelle sceme delle sue compagne di stanza. Lei si stava
facendo solo suggestionare.
Si fermò da qualche parte, neanche lei riconobbe dove fosse realmente, e
respirò a fondo, con la schiena appoggiata al muro.
Portò una mano tra i suoi capelli e cercò di riprendere un
tono.
A me non piace
quel pallone gonfiato, figlio di papà, si ripeteva.
Quando sentì il suo cuore riprendere un ritmo controllato, fece un
profondo respiro e si spostò dal muro. Guardò l’ora sul suo orologio da polso e
per poco non le venne un infarto perché stava per arrivare tardi alla
lezione.
Quasi maledisse chi le aveva messo Incantesimi con quegli animali dei
Serpeverde. Erano completamente rozzi, pronti a fare delle battute da pub
scadente, senza parlare dei risolini maliziosi delle ragazze Serpeverde.
Digrignò i denti quando vide che erano quasi tutti in classe.
- Ehi, Granger!- si sentì chiamare appena sorpassò l’uscio della
porta.
Si voltò e vide Goyle, il solito bestione, che sghignazzava,
sbracciandosi dalla sua parte. – Sei arrivata in ritardo? Ti sei data da pare
con Potter, eh?-
Hermione, oltremodo scandalizzata per quell’allusione tra lei e il suo
migliore amico, voltò la testa, portando involontariamente il naso un po’
all’insù, e cercò con gli occhi i Grifondoro, che parlottavano e a volte
rispondevano alle provocazioni dei Serpeverde.
- Hermione - sentì sussurrare accanto a lei. Si voltò e vide Ron con
espressione preoccupata.
- Cosa c’è, Ron?- chiese allarmata.
- L’armadio ti ha detto qualcosa per cui deve prendere una
lezione?-
La ragazza vide gli occhi del rosso indugiare dalla parte dei Serpeverde
e un sorriso sadico gli si dipinse in volto, guardandola poi quasi
speranzoso.
Sospirò. Gli ormoni della lotta non li avrebbe mai capiti. Scosse la
testa e gli accarezzò il braccio con leggerezza.
- Non preoccuparti, Ron. Arriverà il tempo adatto per prendervi a
schiaffi, ma ora non è il momento-.
Il rosso fu quasi scontento di quella risposta, ma non disse niente e
andò a sedersi accanto a Lavanda. Dopo poco arrivò in classe anche Harry, e si
sedettero tutti assieme.
Il professore era appena entrato, e tutti si zittirono, ascoltando
interessati il nuovo incantesimo da imparare.
- Bene- disse il professor Vitious con la sua voce un po’ stridula –
voglio che vi mettiate in coppia e proviate l’incantesimo-.
Lavanda si aggrappò subito a Ron, e Harry dovette chiedere a lei di
essere il suo compagno. La riccia annuì e si alzò, esercitandosi con il
movimento di polso.
Dietro di lei, sentì qualcosa percorrerle la schiena.
Boccheggiò, arrossendo per la scossa che sentì mozzarle il fiato, e si
voltò con uno scatto da far paura anche ad un puma.
Si ritrovò di fronte e piantonata addosso gli occhi grigi e ghiacciati di
un tale Serpeverde.
- Malfoy!- esclamò adirata, - cosa vuoi?-
Lui si limitò a ghignare, prima di voltarsi per affrontare un
ridacchiante Blaise Zabini.
Si voltò ancora una volta verso Harry e ci diede dentro ad imparare
quell’incantesimo prima di tutti (non che normalmente ne avesse bisogno, dal
momento che padroneggiava i nuovi incantesimi prima di tutti gli altri).
Stavolta ci mise solo cinque minuti, facendo conquistare 50 punti alla sia
Casa.
Soddisfatta, si voltò verso Malfoy con un sorriso compiaciuto.
Rimase spiazzata quando quello le rivolgeva uno sguardo arrogante del
tipo “ride-bene-chi-ride-ultimo”. Lui si scambiò uno sguardo, l’ennesimo, con
Zabini e ritornò a ignorarla.
Rivolse stavolta la sua attenzione ad Harry, che non ci riusciva per
niente e non faceva altro che maledire Merlino e la sua barba.
Gli andò vicino e gli mostrò, ancora una volta, il movimento di
polso.
Per sbaglio l’incantesimo partì, bruciando il mantello di Malfoy vicino
alle scarpe.
Il biondino si voltò e li squadrò con occhi assottigliati.
- Potter- sibilò, ricoprendo con tre grandi passi la distanza tra loro e
alzando il petto contro quello del Grifondoro, che emulò la sua mossa, - come ti
sei permesso di colpirmi?-
- Sto imparando- gli rimbeccò Harry, - e a quanto pare ci sono riuscito
prima di te, Principe delle Serpi-.
Inutili erano le grida di Vitious, che erano coperte dalle grida di
giubilo degli studenti che non facevano altro che ripetere “Du-el-lo,
du-el-lo”.
Hermione sentiva la testa girare, la situazione non era quella che aveva
sperato. L’incantesimo non doveva colpire nessuno, anzi non doveva proprio
partire dalla bacchetta di Harry.
Tentò una manovra persuasiva. Si aggrappò al braccio con cui il biondo
teneva la bacchetta, mettendosi davanti cosicché Harry non potesse colpire
Malfoy all’improvviso.
- Ti prego, Malfoy. Non è stato Harry. Involontariamente sono stata io-
biascicò, quasi sull’orlo delle lacrime, ma cercando di tenere la mente sgombra
e lucida.
Il biondo spostò il suo sguardo assassino sulla ragazza, che si sentì in
trappola.
Non sapeva perché non aveva più il respiro. Forse era colpa dello sguardo
del ragazzo, che l’aveva fatta indietreggiare di qualche passo, spaventandola
come non mai, o forse perché lui le aveva preso il collo e glielo stringeva con
la mano libera. La ragazza allentò la presa sul suo braccio e portò una mano su
quella che le stringeva la gola.
- 100 punti in meno a Serpeverde!- stava squittendo Vitious, e nello
stesso momento Malfoy la lasciò respirare, voltandosi per abbandonare l’aula con
gli sguardi puntati tutti su di lui.
Riprendendo fiato con un po’ di difficoltà, Hermione accettò il braccio
che le offrivano Ron e Harry.
- Forse è meglio se vai in infermeria- suggerì il professore, che era
riuscito a farsi strada tra i ragazzi esultanti per quella
situazione.
La Grifondoro scosse la
testa.
- Ce la faccio- disse a bassa voce, per camuffare i gridolini che le
uscivano.
In breve tempo, si riuscì a ricreare l’ordine.
Il trio del Grifondoro, con l’aggiunta di Lavanda, era seduta ad
ascoltare la spiegazione di uno scosso professor Vitious.
- Questa me la paga- minacciò Ron, con le orecchie rosse.
- Ormai non posso più fargli credito per quello che fa- continuò
Harry.
Tutti e tre, poi, guardarono Hermione preoccupati, ma non dissero
nulla.
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Capitolo 3 *** Annuncio ***
Ringrazio chi mi ha commentato, e le ventuno persone che,
a soli due capitoli, ha inserito questa storia tra i preferiti. Sono davvero
compiaciuta di questo lavoro. Forse prolungherò la storia di qualche capitolo,
non so ancora. Fatto sta che è appena iniziata.
Concludo quest’introduzione affermando che per ora Scambio Culturale e La rosa dei venti saranno interrotte
per ovvi motivi. Mi scuso infinitamente, e spero di riprenderle al più presto,
appena l’università mi lascerà respirare un po’. Già è difficile continuare con
questa e Un’altra vita mi ha
chiamata. Spero non mi lincerete per queste notizie!
^-^
Buona lettura,
RupertinaSora
Annuncio - capitolo terzo
La lezione di incantesimi finì e Hermione quasi si catapultò fuori
dall’aula seguita a ruota da Harry e Ron.
- Hermione- la chiamò Harry, afferrandola per la gonna, costringendola a
fermarsi.
La ragazza si voltò verso i due amici, rossa in viso.
- Sicura di stare bene?- continuò l’occhialuto.
Lei gonfiò le guance.
- Non è il posto per parlarne, questo!- sbottò, girandosi e andandosi a
rifugiare nel bagno delle ragazze, dove non avrebbero potuto
seguirlo.
Sospirò, avviandosi verso il lavello. Si guardò allo specchio e riconobbe
a mala pena la ragazza addolorata che le rispondeva allo sguardo. Aveva i
capelli un po’ arruffati sulle punte, e gli occhi erano circondati da occhiaie
rosse, come le venuzze nell’occhio. Le labbra erano viola e tremavano. E
piangeva.
Allungò la mano verso la ragazza, come per consolarla, e le rispose una
mano ghiacciata, che si allungava verso di lei, come se volesse stringerla.
Piegò le dita, ma non afferrò nulla se non l’aria.
Digrignò i denti e urlò di rabbia, stringendo il pugno e rompendo lo
specchio, con un clangore di vetri rotti, che le si frantumarono davanti,
cadendo nel lavello.
Di fronte a lei nient’altro che un muro insanguinato e un dolore dentro e
fuori di lei.
Si strinse la mano con le nocche sanguinanti e si accasciò a
terra.
Rimase a fissare il pavimento freddo, con le lacrime che le sgorgavano, e
le spalle che tremolavano sotto il colpo dei singhiozzi.
Sentì la porta del bagno aprirsi, e qualcuno strisciare dentro. Non
sapeva chi fosse, e non lo voleva neanche sapere. Rimase seduta e immobile,
incurante del rumore patetico che dovessero avere i suoi singhiozzi alla ragazza
entrata.
Smise di singhiozzare quando, sorpresa, vide entrare un paio di scarpe da
ginnastica e un pantalone della divisa maschile nel suo raggio visivo, non che
fosse granché limitato dalle lacrime.
Alzò la testa e rimase senza fiato, mentre un ragazzo dagli occhi verdi e
i capelli neri, con il viso dello stesso colore della neve bianca e pallida
appena caduta dal cielo durante le notti invernali e illuminata dal sole. Le
labbra erano sottili e il corpo magro e asciutto, con le spalle larghe. Il naso
dritto gli conferiva autorità e altezzosità. Lui, però, stava sorridendo
dolcemente.
- Perché piangi?- le chiese, accucciandosi sui piedi e cingendo con le
braccia le ginocchia.
Hermione non rispose, ma aprì la bocca. Le uscì un singhiozzo
strozzato.
Il ragazzo gli posò una mano sulla guancia, e le prese una sua mano
nell’altra che aveva libera.
- Nulla può essere così irreparabile, ragazza. Come ti
chiami?-
- He-Hermione…- balbettò, poi tirò su col naso, e interruppe i contatti
col ragazzo, alzandosi facendo sfiorare le spalle contro il muro.
Il ragazzo la imitò.
- Hermione-, ripeté. – Io sono…- esitò – un tuo ammiratore che odia
vederti piangere-.
Le sorrise, e lei arrossì. Il ragazzo allungò di nuovo la mano, e le
asciugò entrambe le lacrime, poi le prese i lati delle labbra con gli
indici.
- Sorridi, sei più bella-, le disse, poi si voltò e se ne andò con
calma.
- Aspetta!- gli aveva detto dietro Hermione, ma lui non l’aveva degnata
di nessuno altro sguardo.
Lei non sapeva chi fosse quello strano ragazzo, né aveva nessun altro
indizio sul suo conto se non quello che lui fosse un suo ammiratore.
Si diede mentalmente della stupida, neanche aveva visto a che Casa
appartenesse, né gli aveva chiesto il nome. Di una cosa era, però, certa: ora
non riusciva più a piangere. Neanche ricordava perché stesse
piangendo.
Nei pochi giorni che seguirono, Hermione cercò il misterioso ragazzo
ovunque e in ogni momento. A pranzo, a cena e a colazione. In biblioteca e ad
ogni lezione. Di lui, però, non c’era alcuna traccia.
Una volta Ron e Harry le chiesero cosa stesse cercando, e lei balbettò
una risposta evasiva, dicendo che aveva sonno e che andava nella Torre dei
Grifondoro a risposare.
Quel giorno, era seduta al tavolo in Sala Grande, in modo che avesse una
prospettiva totale dell’intera scolaresca, e iniziava davvero a pensare che quel
ragazzo fosse frutto della sua mente. Aveva persino preso in considerazione
l’idea di andare al San Mungo per farsi curare.
Harry e Ron, come loro solito, ci davano dentro con la colazione.
Il preside si alzò e si avvicinò al leggio da cui sovrastava l’intera
Sala.
- Un attimo di attenzione, ragazzi-,
richiamò la loro attenzione, senza neanche l’uso di un sonorus.
Un po’ alla volta, il chiacchiericcio andò scemando e, quando il silenzio
calò sovrano, continuò a parlare.
- Io e gli altri docenti abbiamo deciso, quasi all’unanimità, di
concedervi una festa il giorno di Halloween, con musica, cibo e drink per tutta
la serata. Si terrà il 31 di questo Ottobre, tra un mese esatto, e avrà luogo in
questa sala. Detto questo, devo ammonirvi del fatto che si entra solo in
maschera, e sono vietati giochi magici ai danni degli altri-.
Un moto di protesta di levò, ma riuscì a sedarlo presto.
- Con questo non sto dicendo di non usarli, ma che dovete essere attenti
e non ferire gravemente nessuno, in modo da non metterci alle strette e non
prendere incresciosi provvedimenti. Con questo è tutto. Vi lascio alle vostre
attività-.
Tutti iniziarono a imbizzarrirsi.
- Da cosa potremmo vestirci?- chiese Ron, al colmo della
felicità.
- Non lo so- rispose Harry.
- Beh, tu da principe e io da principessa-, disse Lavanda, attaccandosi a
Ron e stringendogli il corpo al suo.
Hermione ci pensò su. Da cosa si sarebbe vestita? Neanche lo
sapeva.
Fu scossa poi dal preside che ricordava a tutti che le lezioni sarebbero
iniziate di lì a poco, e saltò dalla sedia, correndo quasi verso l’aula di
Difesa Contro le Arti Oscure.
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Capitolo 4 *** Attesa ***
Capitolo quarto
Attesa
Tutta la scuola era in fermento. I professori si lamentarono molto sul
calo dell’apprendimento che si registrò già sin dai primi giorni di Ottobre.
Tutti erano in fermento per quella prossima festa.
I primini discutevano sul fatto che non potevano andare ad Hogsmeade per
comprare le ultime maschere, quelle migliori, come invece facevano gli alunni
dal terzo anno in poi. Non poteva però essere una scusa necessaria per far
modificare il regolamento.
E fu in un freddo e ventoso giorno di fine Ottobre che Hermione parve
intravvedere un ragazzo alto e bruno che da dietro somigliava al ragazzo che
tanto cercava. Quando gli corse incontro, notò di aver sbagliato persona.
Balbettò delle scuse e tornò da Harry, che la guardava perplesso.
- Sei sicura di stare bene, Hermione?- le chiese, preoccupato.
Lei si morse un’unghia e si strinse nelle spalle, senza rispondere. Lo
seguì silenziosamente al “Tre manici di scopa”. Sedettero ad un tavolo in un
angolo e lei si guardò attorno. Nessun viso era quello che cercava. E il suo
ricordo sbiadiva sempre di più. Nei suoi ricordi, quel bruno appariva in
un’immagine così pallida e labile che, se non si sforzava a ricordarlo ogni
giorno, era sicura che l’avrebbe presto dimenticato. Non per le sue azioni, ma
la fisionomia del viso sicuramente le sarebbe presto sfuggita.
Harry continuava a parlarle, ma lei neanche se ne accorse, finché lui non
le schioccò le dita davanti al naso, interrompendo il flusso di
pensieri.
- Ma insomma, Hermione! Si può sapere che ti succede? Ultimamente sei
sempre tra le nuvole!- la riproverò.
Lei lo guardò dolcemente.
- Niente, Harry. E’ che non mi capacito di una cosa…- disse, mentre
girava il cucchiaio in una tazza di cioccolata che non sapeva come le era finita
davanti e chi l’avesse ordinata per lei, perché di certo neanche ricordava di
averla ordinata. Forse era stato Harry.
- Cosa?- domandò lui, sporgendosi un po’ sul tavolo.
Hermione strinse tra le mani la tazza calda e sentì le punte delle dita
riscaldarsi così velocemente che sembrò si fosse scottata.
- Mah, diciamo che è più un’impressione che altro- rispose sbrigativa ed
elusiva.
Harry iniziò a rimproverarla, ma lei neanche gli stette molto attenta,
mentre beveva piano la sua cioccolata.
- Ragazzi!- esclamò una vocetta squillante dietro di loro, e apparve
Colin Canon che fece loro una foto.
- Ciao Colin- rispose gentilmente Hermione, mentre cercava di rimettere a
fuoco quello che vedeva.
Harry l’imitò.
- Ah! Ma siete solo in due! Non è che vi siete messi insieme?- chiese
lui, stendendosi leggermente sul tavolo.
Hermione gli scoccò un’occhiataccia, ma fu Harry che rispose per
primo.
- No, Colin. Semplicemente Ron si è fidanzato e ora ci ha appeso, perché
Lavanda l’ha costretto a comprare il costume per Halloween.-
- Ah! Davvero! Ma voi da cosa vi vestite?-
Hermione sorrise.
- Io non vengo probabilmente- ammise.
Sapeva che avrebbe perso un’occasione per cercare il ragazzo del bagno,
ma forse non c’era mai stato. Forse era stato davvero una sua
illusione.
- No!- esclamò Colin – Non puoi! Sarà la festa più grandiosa…-
- Non si dice più grandiosa- corresse lei, non riuscendo a
trattenersi.
- Okay…- rispose il biondino, mentre si faceva piccolo
piccolo.
Harry guardò entrambi.
- Ci vediamo Colin. Stavamo giusto andandocene-, affermò lui, guardando
Hermione e alzandosi.
- Oh! E dove stavate andando?- chiese lui, mentre ritrovava l’energia
sprizzante.
- A scuola- rispose prontamente Hermione, mentre lasciava la sua
cioccolata ancora tutta nella tazza.
Era disposta a fare tutto, pur di liberarsi di quel ragazzo. O almeno, la
maggior parte delle cose.
Come due fuggiaschi, lasciarono Colin a dondolarsi con la sua macchina
fotografica e si diressero verso scuola.
- Davvero vuoi tornare?- chiese Harry.
Lei lo guardò. Aveva un’aria preoccupata, che gli corrugava la
fronte.
D’un tratto ricordò perché erano lì.
- Oh, no-, rispose cercando di rimediare – l’ho detto solo per far andare
via Colin.-
Sorrise, e poi si girò attorno.
Dovevano cercare un vestito adatto per Harry, che voleva fare colpo su
Ginny. Lui non l’aveva detto, ma lei l’aveva intuito.
E così mise da parte i suoi pensieri, e si dedicò completamente alla loro
ricerca per quel giorno.
Nel corridoio vuoto del settimo piano risuonarono i passi cadenzati di
qualcuno.
Doveva essere davvero tranquilla di sé, quella persona che camminava, dal
momento che portava le mani nelle tasche.
Aveva il viso abbassato, ma da sotto i capelli neri si poteva scorgere un
ghigno che si sarebbe potuto etichettare come quello di un Malfoy.
Ed aveva lasciato un piccolo messaggino nel dormitorio femminile dei
Grifondoro.
Come fosse riuscito a entrarvi era un fatto incomprensibile, però lui
c’era riuscito.
Una bella Grifondoro avrebbe trovato una piccola sorpresa, solo se, però,
avesse cercato.
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Capitolo 5 *** Halloween ***
Tainted
Love
Capitolo quinto -
Halloween
Le feste di Halloween erano le ricorrenze più rinomate tra i giovani
inglesi, specialmente se bisognava indossare bei costumi, per quanto belli
potessero essere quelle maschere acide e bitorzolute, e i “dolcetti” non erano
di certo ammessi.
Ebbene, Hermione non era dello stesso parere.
Tutto quel caos che si sarebbe creato, già lo sentiva rimbombare nelle
sue orecchie. Non aveva trovato un buon costume così decise di vestirsi normalmente: con
abiti babbani. Lo trovava un curioso controsenso. In fondo lei stessa era per
metà babbana, e cosa poteva terrorizzare di più un Malfoy? Una babbana con i
poteri: un Mezzosangue. E se non l’avesse spaventato, si sarebbe accontentata di
fargli venire i nervi a fior di pelle.
In realtà non è che Hermione l’avesse fatto volontariamente, ma era a
questo che pensava mentre, osservando il grazioso abito sul letto, si stirava i
capelli.
- Andiamo, Hermione! Non avrai mica intenzione di farlo davvero?- chiese
Lavanda mentre aggiustava il trucco pesante da zucca.
Hermione si limitò ad alzare le spalle.
- Beh-, intervenne Calì mentre si avviava alla porta, vestita da
un’impeccabile strega alla McGranitt, - in fondo loro si vestono da streghe,
perché noi non possiamo da babbani?-
- Ma è così di poco gusto!- ribatté la ragazza, avvicinandosi a Calì,-
Noi andiamo, sei sicura che non vuoi che ti aspettiamo?-
Hermione annuì, e aspettò pazientemente che avessero chiuso la porta.
Ascoltò i loro passi allontanarsi e, quando fu sicura che non sarebbero tornate
indietro, smise di acconciarsi i capelli e alzò il materasso. Afferrò il diario
e lo sfogliò fino alla pagina in cui, qualche sera prima, aveva trovato quel
messaggio. Erano poche parole, scritte con una perfetta calligrafia, chiara e
leggibile. Peccato che non l’avesse scritto lei quel messaggio. Non sapeva se
gioirne, oppure essere spaventata.
“Spero che ci vediamo alla
festa”, diceva il messaggio, ed era firmato con
“Ammiratore Segreto”.
Ora, era più da pensare che lei piacesse davvero a qualcuno, o che
qualcuno era riuscito a scrivere nel suo diario, che era protetto da mille
incantesimi?
Un brivido le percorse la schiena.
Dopo tanto tempo che l’aveva cercato senza risultati, eccolo spuntare dal
nulla. Lei non conosceva chi fosse. Avrebbe fatto bene ad andarci? Sì, e poi, a
quanto pareva, era lui a volerci andare perché ci sarebbe stata lei. E inoltre
doveva ringraziarlo per le parole della volta scorsa, e ancora voleva
informazioni su di lui, come il suo nome, ad esempio. Se però fosse stato lui a
non presentarsi, lei avrebbe fatto sicuramente una brutta figura. Si sarebbe
sentita male, falsamente illusa. Chi, però, avrebbe mai saputo che aveva un
appuntamento se non l’aveva detto a nessuno? E di certo neanche quel ragazzo
l’avrebbe detto in giro se, intelligente come pareva, era intenzionato a
rimanere nell’anonimato.
Rispose il diario al suo posto, e sospirò. Si diede uno sguardo allo
specchio e si vergognò di quanto si era fatta bella. Le guance erano rosse, e le
labbra erano risaltate da un velo di rossetto rosso. Sugli occhi non v’era
traccia di matita, ma solo un velo di mascara le approfondiva lo sguardo. I
capelli ricadevano lisci sul collo.
Si spogliò dell’accappatoio e infilò il vestito, che chiuse con una
magia. Si vergognò per l’ardore di quel capo rosso come il sangue, che le
lasciava scoperto il collo e le spalle, e le tirava il seno in su, facendolo
apparire una quarta abbondante. Le cingeva i fianchi e la vita, ricadendo con
dei volant sulle cosce magre. Si fece coraggio e indossò gli stivali neri.
Quelli almeno non erano per niente vistosi, poiché arrivavano sotto al
ginocchio, e avevano un tacco basso e largo. Almeno così avrebbe camuffato la
sua ignoranza nel camminare su tacchi piccoli e vertiginosamente
alti.
Però era bella.
Si gettò addosso il mantello della scuola e si avviò alla
porta.
Ebbe ancora un ripensamento. Probabilmente avrebbe desistito se non
avesse voluto così tanto ringraziare quel ragazzo… e scoprire chi
fosse.
Camminò a testa alta lungo il corridoio. Per quella sera i corridoi
essenziali erano illuminati con delle torce che vincevano l’oscurità. Il resto
dei corridoi, a detta del preside e dei professori, era proibito, pena una
punizione.
Finalmente trovò la sala della festa, e fece il suo ingresso, vincendo la
voglia di voltarsi e scappare via.
Canzoni sparate ad alto volume la colpirono, insieme a un fastidioso
odore di sudore in un luogo chiuso. Si voltò attorno, e notò che le finestre non
erano chiuse. Era strano, forse le avevano aperte da poco. Cercò con lo sguardo
qualcuno che potesse conoscere, ma era davvero difficile riconoscerli
mascherati. Per di più neanche conosceva da che si fossero vestiti i suoi
amici.
Scorse un cappello verde e da sotto un abito rosso fuoco. Guardò
attentamente e riconobbe Ron, vestito da peperoncino, che stava abbracciato a
Lavanda. Trattenne a stento le risate. Il volto del ragazzo era difficile da
riconoscere, tanto gli stavano bene i colori dell’abito. Sembrava proprio il
caso di dire “era tutto un fuoco”.
Si morse il labbro inferiore e scorse in un angolo Harry e Ginny che
chiacchieravano.
Corrugò la fronte. Da quando quei due avevano iniziato a
frequentarsi?
A prima vista, chi non li conosceva, e non conosceva la loro storia, li
avrebbe potuti scambiare per due amici che chiacchieravano liberamente. Ma lei
si riempiva il petto nell’affermare che riconosceva una conversazione tra amici
da quella tra due più-che-amici. Sorrise, pregustando l’idea di tormentare un
po’ la rossa e dandole della doppio-giochista, dal momento che un ragazzo del
Tassorosso, che a occhio e croce doveva essere del penultimo anno, giunse da
dietro e le cinse i fianchi.
Di certo, però, le avrebbe dovuto fare la predica, per l’ennesima
volta.
Se voleva davvero fare colpo su Harry, avrebbe dovuto impegnarsi di più a
tenere alla larga i fusti con cui aveva le storie.
Per non parlare di Ron, cosa avrebbe detto?
Distolse lo sguardo, mentre cercava di non pensarci. Non erano fatti
propriamente suoi quello che succedeva tra i suoi migliori amici. Lei si
limitava a osservare e dare consigli, e così avrebbe dovuto fare.
Non si rese conto fino al momento in cui la spinsero di lato che era
rimasta in piedi, ferma, a fissare i suoi amici amoreggiare, accorgendosi in
quel momento che c’era una punta di invidia verso di loro. Non erano completi,
ma pareva avessero trovato qualcuno che li completasse davvero. Non era sicuro
di Ron, in quanto Lavanda era un po’ troppo invadente per i suoi gusti, e ciò
non faceva bene all’ego del rosso, che per lei avrebbe dovuto avere un freno.
No, non stavano bene insieme.
Scappò via, prima di rendersi conto che era quasi gelosa del suo
amico.
Stava scherzando, supponeva. Il suo cuore non poteva di certo battere per
un essere così irritante, forse secondo solo al suo acerrimo nemico Draco
Malfoy.
E, stranamente, ma non troppo, si riscoprì a cercare con lo sguardo un
dio sceso in terra, con lineamenti spigolosi e aristocratici, la pelle color del
latte e i capelli tanto biondi da poter sembrare, con la luce che batteva su di
essi, addirittura argentei, non però come i suoi occhi. Ghiaccio puro e vivente,
capace di tenerti immobile per tutto il tempo che voleva.
Già, in fondo, anche se lo odiava a morte, Hermione era conscia del fatto
che il principe dei Serpeverde fosse il ragazzo più affascinante della scuola, e
lei e qualche altro pugno di ragazze con il cervello che ancora non era fumato
erano le uniche a non essere andate a letto con lui. Tra le ragazze, pareva che
anche Ginny avesse fatto visita al “magnifico” (o almeno così dicevano) letto di
Malfoy, ma non ci credeva molto. Il biondo era un tipo che disprezzava a morte i
Weasley, e appunto per questo non aveva dato molto credito alle voci. Il resto
delle ragazze erano troppo piccole e non ancora avevano fatto lo sviluppo,
ovviamente.
A occhio e croce, dunque, lei era l’unica che non aveva ancora perso la
testa. Bene, perché lei non ne aveva alcuna intenzione.
Intanto lo cercava, anche per la soddisfazione di vederlo cereo per la
paura. Era curiosa di sapere cosa avrebbe detto. Sicuro avrebbe detto qualcosa
di cattivo, ma sapeva che dentro aveva paura dei babbani, perché nonostante non
avessero dei poteri magici, riuscivano a sentire le emozioni più di lui. E
voleva dargli anche il cruccio che non si era portato a letto la più bella
mezzosangue della scuola. Mai l’avrebbe fatto.
Sentì un soffio sul collo, che la fece rabbrividire.
Forse avevano tenuto troppo tempo le finestre aperte, e ora era arrivato
il momento di chiuderle.
Si abbassò per prendere la bacchetta legata con un elastico alquanto sexy
alla gamba, rosso come il vestito, e sentì, nel momento in cui si alzava la
gonna lunga del vestito, un paio di mani che le cinsero dolcemente i fianchi e
la tennero stretta.
Vergognandosi per quella posa facilmente fraintendibile, si tirò quasi di
scatto su, arrossendo.
- Merlino, Granger, sei davvero pudica!- sussurrò una dolce sensualmente
al suo orecchio.
Lei sentì la saliva mancarle nella bocca, e cercò inutilmente di
ingoiare, col risultato di avere la bocca ancora più asciutta. Il filo di
rossore aumentò, quando quel ragazzo (perché era sicura si trattasse di un
ragazzo) le spostò i capelli su un’unica spalla e avvicinò il volto.
Chiuse gli occhi per un momento, giusto il tempo per inebriarsi di quel
profumo che insieme era dolce e deciso. Giusto il tempo per ricordare che era in
mezzo a tutta la scuola che la vedeva far cadere il velo di freddezza e serietà
che aveva fatto tanta fatica a far riconoscere.
Posò le mani su quelle del ragazzo, e si rese conto che erano davvero
tanto lisce. Per un attimo si lasciò crogiolare in quelle sensazioni che
mandavano calore ad ogni parte del suo corpo, ma con una forza di volontà degna
di una Grifondoro come lei, si allontanò di un passo, spingendo via le mani
strette ai suoi fianchi.
Si voltò e vide un paio di occhi verdi che la fissavano. Non c’erano
dubbi. Era il ragazzo misterioso.
Lo guardò, stupita. Non pensava che potesse essere così diverso dal loro
ultimo incontro. La sua pelle era pallida come la luna e i capelli scuri come il
manto della notte. Le sue labbra sottili erano tese in un ghigno che le
ricordava vagamente qualcuno, ma non ricordava chi.
Non sapeva se sospirare di sollievo, o scappare via.
Sospirare? Perché avrebbe dovuto sospirare?
Sbiancò alla risposta che diede a quella domanda: pensava che fosse
Malfoy.
E allora era così? Provava davvero qualcosa per quel tipetto? No, no. Era
impossibile.
Eppure quel ragazzo, il suo ammiratore, l’aveva chiamata Granger…e aveva
fatto la sua stessa voce.
Però Malfoy l’aveva quasi strozzata, quindi era sicura non potesse essere
lui.
Inconsciamente si portò una mano alla gola, mentre il rossore si
affievoliva.
- Scusa- disse ancora il ragazzo, piegando la testa di lato – ti ho
spaventata Hermione?-
Hermione…l’aveva chiamata per nome.
Non ci capiva molto, d’altronde come avrebbe potuto se la curiosità di
sapere chi fosse quel ragazzo l’aveva presa completamente.
Fece no con la testa.
- Non preoccuparti, è che credevo che fossi…- si bloccò prima di dire
qualcosa di spiacevole.
Il bruno sorrise.
- So chi pensavi che fossi-, replicò sicuro di sé.
La ragazza sbatté le palpebre e lo guardò senza riuscire a
parlare.
- Draco Malfoy- continuò lui, sospirando, quasi falsamente
sconfitto.
- No!- esclamò lei, mentre scuoteva la testa, anche se avrebbe voluto
dire “sì, è così”. Non l’avrebbe, però, di certo detto, perché avrebbe perso, ne
era sicura, anche lei il cervello e prima o poi si sarebbe lasciata trascinare
sul suo letto (o come sperava in fondo).
Lui sorrise e allungò la mano verso la sua guancia.
- Sai, mi sei mancata- disse ancora.
Che bella voce suadente che aveva. E quel tocco le fece balzare il cuore
in petto.
- Come mai?- chiese, mentre si malediva mentalmente che con i ragazzi, in
certe situazioni, pareva una bambina.
Lo sconosciuto fece un passo in avanti, e fece scivolare la mano sulla
sua spalla, sfiorando la pelle del collo, e drizzandole i capelli dietro la
nuca.
- Me lo chiedi, Hermione? –
chiese, mentre le prendeva entrambe le mani. – Balli con me?-
A quella richiesta, sentì una canzone ballabile partire.
Lei si limitò a sorridere. Sì, le andava. Quel ragazzo era strano. Aveva
l’impressione di conoscerlo già, ma era consapevole di non aver mai incontrato
nessuno che potesse essere così affascinante, e così gentile.
Insieme si avviarono verso la pista da ballo. E ballarono.
Era consapevole che, intorno a loro, tutti si facevano di lato, per
lasciarli danzare, ma lei aveva occhi solo per lui, come sapeva che lui li aveva
solo per lei.
L’avvicinò a sé, e lei si lasciò trascinare in quella danza leggiadra e
fluida come l’acqua che scivolava tranquilla sul letto di un fiume.
Chiuse gli occhi e appoggiò la testa sulla sua spalla.
Era alto, davvero. Ed era muscoloso. Lo sentiva stretto contro il suo
corpo.
Aveva fatto bene ad andare alla festa e a prepararsi così bene. Sapeva
che gli occhi di tutta la sala erano puntati su di loro.
- Hermione, stai bene?- chiese il ragazzo contro il suo
orecchio.
Lei alzò lo sguardo, un po’ sorpresa per quella domanda.
- Ma sì, certo. E’ ovvio.- rispose, sicura.
- Intendo con me- disse, con un ghignetto divertito.
Lei lo guardò con sguardo indagatore.
- Sì – ripeté sicura.
Smisero di ballare e si scambiarono vari
sguardi.
-
Io sono un tuo ammiratore, Hermione. Ma se mi conoscerai meglio, soffrirai-
l’avvertì.
Lei
non riusciva a capire quello che voleva
dirgli.
-
E’ per questo che questo sarà il nostro ultimo incontro- continuò il
ragazzo.
-
No!- esclamò Hermione, mentre corrugava la fronte, e metteva in moto il
cervello.
Che
voleva dirgli quel ragazzo? E perché aveva paura che finisse quell’incontro così
tanto a lungo atteso.
Scosse la testa.
-
Quando scoprirai il mio nome, saprai perché.- sussurrò, mentre faceva scivolare
una mano dietro la sua nuca, avvicinandosi con le labbra al suo viso. – Sappi
però che mi avrebbe fatto piacere conoscerti più… a
fondo-
Lei
arrossì, mentre le labbra del ragazzo scivolarono sulle
sue.
In
quel momento per lei non aveva importanza. Il nome. Aveva detto che doveva
conoscere il suo nome. Doveva scoprirlo lei stessa. Per ora, però, conobbe solo
il dolce sapore della sua lingua, che si intrecciava alla
sua.
Avrebbe tanto voluto che quel bacio continuasse. Sentiva
il sangue scorrerle più veloce del normale ed era calma. Era come se conoscesse
già quelle labbra, quei modi sensuali che le mordevano le labbra e le
succhiavano. Era come se conoscesse quella lingua dal sapore dolce e un po’
amaro. Conosceva il suo modo di condurre. L’aveva sognato tante volte, troppo
spesse.
Quando lui si scostò da lei, per far svolazzare il
mantello e sparire nella folla, sbiancò. Le gambe sembravano non reggerla
più.
Aveva sognato che fosse Draco Malfoy a baciarla a quel
modo.
Arrossì per quel ricordo che pensava di esser riuscita a
sotterrare, ma la sua mente ricordava, sempre e comunque, nel bene e nel male.
Afferrò la gonna del vestito, e uscì di corsa dalla
festa.
Maledetta festa,
non avrebbe dovuto andarci, perché ora la sua testa era davvero inutilizzabile,
mentre non faceva altro che pensare a quell’ultimo incontro. E più lo faceva e
più sovrapponeva il viso di Malfoy a quello del giovane ragazzo
bruno.
No, era impossibile che fossero la stessa persona. Eppure le sensazioni
che le davano erano molto simili, davvero simili.
Era attratta da entrambi, non poteva
negarlo. Era scritto così anche sul libro che aveva preso dalla biblioteca
qualche mese prima, quello che si intitolava Una strega può distinguere l’amore
dall’attrazione. E anche se era sicura di non amare
nessuno dei due, era attratta da entrambi: uno stronzo e un
fuggitivo.
Le vennero le lacrime agli occhi per la disperazione.
Si fermò in un corridoio, che tra le lacrime non riusciva a distinguere,
e si voltò verso una finestra, che lasciava trapelare un fascio di luce bianca,
illuminando pochissimo lo scuro corridoio. Di sicuro era finita tra i corridoi
che quella sera erano proibiti. E, per come stava, una punizione era l’ultimo
dei suoi pensieri.
Si affacciò e lasciò che le lacrime le rigassero il viso.
- Perché proprio a me?- sussurrò, delusa.
Era sicura di aver trovato qualcuno che potesse davvero amarla, e invece
aveva trovato solo uno che le aveva rubato il suo primo bacio ed era scappato
via. E di certo lei era troppo orgogliosa per seguirlo. E con tutta probabilità,
si era dissolto come in quei giorni aveva fatto.
Rimase a guardare la luna, chiedendole aiuto e
conforto.
Chiedo davvero scusa a chi ha dovuto
aspettare molto per leggere il continuo di questa fan fiction. Bene, la storia
vi dico che è a buon punto, ma il tempo libero per poter scrivere gli altri
capitoli è carente, avendo degli esami a breve. Vi prego di darmi un po' della
vostra pazienza e capirmi.
Ringrazio comunque quanti hanno commentato e stanno
seguendo questa fan fiction. Siamo arrivati a più di 40 preferiti! E' un record!
Speriamo che continui così. Continuate a recensire. Baci baci,
***Rupi***
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Capitolo 6 *** Sentimenti ***
Tainted
Love
Capitolo sesto -
Sentimenti
- Ma insomma! Ron!- sbottò per l’ennesima volta
Hermione.
Non ce la faceva più. Quel ragazzo era
irrecuperabile.
- Siamo prefetti! Dobbiamo evitare le baruffe, non
farle!-
Sbatté i libri sul tavolino e con un incantesimo divise Ron e
Harry, che si stavano azzuffando come dei bambini.
- Harry! Se ti ci metti pure tu, come faccio a farlo
crescere?-
Il bruno si aggiustò gli occhiali, che erano caduti e si erano
rotti, mentre il rosso si massaggiava il braccio, dove aveva la camicia
strappata.
- Guardateli!- quasi urlò arrabbiata, mentre portava i pugni sui
fianchi – Non ci bastano i Serpeverde che vi stuzzicano, dovete per forza
stuzzicarvi tra di voi?-
- Hermione, però…- iniziò Ron.
- No!- gridò lei, allungandosi in
avanti.
I due ragazzi tremarono e non
replicarono.
- Non mi interessano i vostri motivi! Io devo studiare. Se voi
dovete picchiarvi, fatelo o in silenzio, in modo che non vi sento, oppure uscite
fuori! Non voglio rumore alcuno in questa sala comune. Mi sono spiegata bene?-
Si voltò verso gli altri Grifondoro che li guardavano stupiti e intimoriti. –
Sono stata chiara? Avete capito?- urlò anche contro di
loro.
Tutti, in silenzio, annuirono, per poi chinarsi sui libri, oppure
uscire in modo rapido.
I due Grifondoro si scambiarono un’occhiata fugace, mentre la bruna
si portava con passi pesanti e lunghi al suo piccolo tavolo da studio, colmo di
libri e pergamene.
Hermione aveva i nervi a fior di pelle. Non riusciva a non pensare
alla figura che aveva fatto davanti a tutta la scuola. Loro che avevano visto?
Il suo cavaliere che, con un sorriso compiaciuto, aveva girato i tacchi ed era
quasi scappato via, mentre la lasciava sola, con la bocca semiaperta, con la
possibilità che qualche mosca ci entrasse dentro, in mezzo alla pista da ballo.
Neanche nei suoi pensieri aveva pensato potesse succedere una cosa
del genere. Non l’aveva preso neanche in considerazione come possibilità. No,
lei non avrebbe aspettato che potesse udire tutta la scuola per dire a una
persona “non mi interessi”.
Maledisse coloritamente Piton e i suoi stupidi super compiti solo
perché era del Grifondoro, chiudendo tutto e strappando l’ennesima pergamena,
che buttò con tutto lo sdegno del camino.
Avrebbe potuto sopportare tutto, ma non un’umiliazione pubblica.
Cosa pensano ora tutti di lei? Che non è capace neanche a tenersi il
ragazzo?
Bella prova. Sarebbe dovuta restare in camera a studiare, di certo
avrebbe imparato davvero qualcosa, e non avrebbe permesso alla scuola di poter
cogliere un qualche minimo smarrimento nella sua
persona.
Vincendo la voglia di far esplodere la sala comune di Grifondoro
solo per il semplice motivo che era grande, spaziosa e soleggiata, uscì e si
diresse da qualche parte.
Non
importava davvero dove andasse, tanto un luogo valeva l’altro, tanto comunque
tutti l’avrebbero additata come quella povera stupida che è stata presa in giro
senza che se ne accorgesse. E
poi che mai voleva quel ragazzo da lei, se prima faceva tanto quello che le
voleva bene, che la voleva veder sorridere, e poi le lanciava una bomba di
quelle dimensioni. E
che aveva voluto dire? Come aveva detto? Qualcosa tipo “non ci possiamo più
vedere”. Ma perché non si uccide? Lui e quel fottuto Serpeverde che le ha
permesso di incontrarlo per la prima volta.
Era
completamente racchiusa nei suoi pensieri quando, distrattamente, si rese conto
di essersi persa. Quel
corridoio non era esattamente molto illuminato, e non era esattamente uno che
percorreva tutti i giorni. Prese un respiro e si guardò attentamente attorno.
Non sembrava ci fosse nessuno, a parte un’ombra che pareva venire verso di lei.
Trattenne il respiro e la fissò, sperando di metterla in soggezione e che
andasse via. A volte funzionava quando non era nei suoi migliori stati d’animo.
Eppure quell’ombra non accennava a tornare indietro, anzi, pareva più che
intenzionata a proseguire. Quando fu entrata nel cono di luce, Hermione arrossì
e distolse lo sguardo.
L’avrebbe riconosciuto in mezzo anche a tanta gente. Capelli
biondi, atteggiamento sicuro di sé, ghigno stampato sul viso. Era lui, senza
dubbio: un ragazzo stampato Malfoy.
La ragazza tornò sui suoi passi, sperando che lui non avesse notato
che l’aveva fissato fino a quel momento. C’era stato, di certo, l’equivoco dal
momento che Hermione non sapesse che fosse proprio lui, proprio Draco, ma con
l’ego che si ritrovava quel ragazzo, avrebbe fatto di tutto per avere
ragione.
-
Piccola e dolce Granger. Buon pomeriggio- la salutò, avvicinandosi
a lei.
Hermione si voltò e gli sorrise
imbarazzata.
-
Salve, Malfoy- rispose gelida, e guardando
altrove.
-
Che c’è?- chiese il biondino, cercando di guardarla in viso – oggi
sono così bello che ti abbaglio?-
-
Smettila, Malfoy. Non sono in vena- bruscamente, si voltò ancor di
più, sentendo una fitta nel collo. Era mai possibile che s’era fatta male pur di
non guardare quel ragazzo? Oh, ma dove stava arrivando? Cosa avrebbe potuto fare
con quel suo atteggiamento? In barba a quello che avrebbe pensato lui, lo guardò
dritto negli occhi azzurro ghiaccio e sorrise. – Anzi- disse ancora, - quando ti
va di portarmi a letto, dopo quello che hai sicuramente saputo, dimmelo, che
così vediamo di apparare-.
Draco la guardò perplesso e le mise una mano sulla fronte, che
Hermione tolse bruscamente.
-
Che credi di fare?- chiese, irritata.
Il ragazzo rise, e le cinse il fianco con un
braccio.
-
Mia cara, dopo questa provocazione, ti tiri indietro?- sussurrò,
avvicinando arditamente, di nuovo, i loro volti.
Perché, si chiese Hermione, doveva sempre sparare cavolate quando
c’era lui? Deglutì e tentò di allontanarlo.
-
Ma smettila!- sbottò, voltando il viso, completamente arrossito. Lo
sentì ridere e la sua stretta sul suo fianco si
allentò.
-
Nonostante tutto-, disse lui, - non hai il coraggio di mantenere la
tua parola.-
Detto ciò, il ragazzo si voltò per andarsene, ma poi ci ripensò e
tornò a guardarla. Ghignò.
-
Se non posso portarti a letto, almeno questo me lo devi- disse, per
poi avvicinare i loro volti.
Con un’arditezza di cui neanche lei pareva essere consapevole di
avere, sorrise beffardamente. Alzò le sopracciglia, e sfidò col solo sguardo il
ragazzo. Ma, si poteva fare? E che credeva di fare con ciò? Non voleva essere
come tutte le altre, non voleva cedere al fascino ostentato dal ragazzo. Eppure
eccola lì, che si offriva chiaramente a quel ragazzo. In un attimo, il suo
cervello aveva elaborato una sfida, che potesse nascondere il veloce ritmo del
battito del suo cuore, e il freddo che sentiva in una parte imprecisata della
sua schiena, mentre sentiva i peli dietro la nuca
drizzarsi.
In un attimo, in ragazzo fu sulle sue labbra dolce come il mare
che, calmo, si sdraia sulla sabbia, per poi ritirarsi troppo in fretta, così in
fretta che Hermione avrebbe voluto che il mare tornasse sulla spiaggia. Sorrise,
chiudendo gli occhi, e fu lei ad avvicinarsi al mare. Sentì le braccia di lui
stringersi intorno al suo corpo dalle forme minute, e abbattersi su di lei con
la forza di un maremoto. In un attimo le loro lingue si cercavano, si volevano,
e si rincorrevano. Spostò la testa di lato, portando le mani sulla pelle liscia
del ragazzo, e gli morse dolcemente il labbro inferiore. Aveva sempre creduto
che Malfoy avesse delle labbra troppo sottili, e invece erano perfette. Certo,
non come le sue, che stavano subendo dal ragazzo ogni tipo di massaggio o dolce
tortura. Arrossì, mentre sentì il calore aumentare per la vicinanza dei loro
corpi.
D’un tratto, tutto finì.
Lui era di fronte a lei, con gli occhi sbarrati e il suo solito
ghigno scomparso. E lei era lì, con i capelli ricci ancora più sconvolti, e il
fiato corto.
-
Non pensavo che fossi così- esordì il ragazzo, chiudendo gli occhi
e aggiustandosi i capelli.
Hermione si abbassò la camicia, che era uscita dalla gonna. Lo
ignorò completamente, cercando di trattenere la dolce voglia che aveva di
leccarsi le labbra. Ricordò che quando lui l’aveva sfiorata, aveva sentito il
calore delle sue labbra, e la dolcezza di qualcosa che non pensava che il
ragazzo fosse capace di avere. Aveva sbagliato, allora, a pensare che tutte
quante avevano voglia di darla al primo che incontravano. Oh, no. Draco Malfoy
se l’era guadagnate tutte con gran classe. Arrossì per quei pensieri e si morse
il labbro inferiore.
-
Anche se non sembra, sono una ragazza anche io- ribatté,
guardandolo negli occhi, – e appunto per questo ti dico che tra noi questo bacio
non significa niente per me. Niente-
Lui rise di gusto, guardandola come se avesse detto la più grande
idiozia di questo mondo… non a torto!
-
D’accordo, Granger. Raccontati anche quello che vuoi, ma quello che
racconterò agli altri sarà la verità. E saranno loro a dedurne che la gelida
Granger non vede l’ora d’essere sciolta dalle magiche mani dorate
dell’affascinante Draco-
Hermione lo schernì ridendo.
-
Per carità! Allora se pensano così, sono davvero senza cervello!-
rispose.
In realtà, non sapeva che pensare. E non ci voleva pensare. Lui
rise a sua volta e se ne andò, oltrepassandola. Hermione sospirò e si toccò le
labbra. Ne avrebbe voluto ancora, ma non le avrebbe fatto bene al cervello.
Quello che di sicuro l’avrebbe fatta tornare in sé sarebbero stati i libri e lo
studio. Così tornò sui suoi passi e si rinchiuse nella sala comune, trovandola
improvvisamente troppo stretta e calda per i suoi
gusti.
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Capitolo 7 *** Inaspettato ***
Tainted Love
Capitolo
settimo - Inaspettato
Se fosse stato
anche pensabile, Hermione si sarebbe felicemente gettata giù dalla torre dei
Grifondoro. Era così impensabile aver baciato Draco Malfoy per lei, che aveva
tirato fuori la vecchia copia del manuale Una strega può distinguere l’amore
dall’attrazione, e stava giusto dando un’occhiata al capitolo tredicesimo:
Bacio inaspettato ma
piacevole.
Arrossì anche al
solo pensiero che quel bacio sia potuto essere “piacevole”, ma doveva
ammetterlo: il biondo nemico sapeva
baciare davvero bene.
Sentì dei passi in
lontananza, ma non riusciva a distogliere lo sguardo da quel capitolo. Voleva
assolutamente finirlo, e scoprire cosa dicesse in proposito. Purtroppo qualcuno
le sfilò il libretto dalle mani, cosa che la fece adirare non
poco.
-
Che leggi?- chiese Lavanda, curiosa, guardando all’interno. Una
volta notato cosa c’era scritto ridacchiò e glielo pose. – Non troverai nulla lì
su. Devi affidarti a qualcuno che sa davvero come distinguere le due cose,
nonché a te stessa e ai tuoi sentimenti.-
Hermione la fissò
sconvolta. Da quando Lavanda dava consigli così
oculati?
Sorrise
imbarazzata e porse la mano aperta, sulla quale la ragazza poggiò il piccolo
manuale.
-
Era più per curiosità che altro- mentì
spudoratamente.
L’altra sorrise e
le si sedette vicino. Sembrava come se fosse cresciuta e non fosse più la
ragazzina che diceva a tutti tutto, quella ragazzina impertinente e sgarbata di
qualche anno prima.
-
E’ successo qualcosa, vero?- chiese con un sorriso
consapevole.
La riccia si morse
il labbro. Doveva dirle cosa era successo? Doveva davvero
fidarsi?
-
Oh, avanti Hermione! Ci conosciamo da quasi sei anni e ancora non
hai imparato a fidarti di me?- chiese, gettando la testa all’indietro e ridendo
di gusto. Fece leva sulle braccia e si alzò. – Se è così, allora me ne vado.-
concluse, leggermente offesa.
-
Aspetta.- disse Hermione titubante. Nonostante tutto voleva darle
una possibilità, ma il rischio era grande. Doveva farlo, altrimenti, se avessero
continuato così lei e Ron, non sarebbe mai andata d’accordo con la moglie di uno
dei suoi due migliori amici – Siediti, ti racconto
tutto.-
Con gli occhi
lucidi e colmi di curiosità, Lavanda prese posto subito, e si sporse verso
Hermione, cercando di carpire più informazioni possibili. Dal canto suo,
Hermione cercò di non dare molte spiegazione o cose
varie.
-
Beh, c’eri alla festa di Halloween, giusto?- chiese, conoscendo già
la risposta. Lavanda evitò di rispondere, annuendo con la testa. – Bene. Quel
ragazzo non so chi sia.-
La brunetta
spalancò gli occhi.
-
Ma come è possibile?- chiese stupita e
sbalordita.
Hermione si
strinse nelle spalle.
-
Ho cercato di farmi dire in tutti i modi il suo nome, ma non ha
voluto dirmelo. In ogni caso ha giocato solo. Quella di Halloween era la seconda
volta che ci incontravamo. Mi aveva fatto capire che era interessato a me, e
invece è andato via.- spiegò.
Lavanda
annuì.
-
Beh, è strano. Cioè, io non l’avevo mai visto, forse non ho fatto
mai caso a lui (anche se un bel ragazzo come lui me lo sarei ricordato), ma in
fondo potrei anche essermi sbagliata, non lo so-, guardò la ragazza di fronte a
lei e sorrise. – Tranquilla, però. C’è tanta altra
gente-.
La riccia sospirò
quasi rassegnata.
-
Gente come Malfoy?- chiese,
ironica.
L’altra Grifondoro
rimase ancor più stupita a quella notizia.
-
Vuoi dire che stai con Draco Malfoy?- chiese, con la voce
leggermente più acuta del normale. La riccia scosse la
testa.
-
Oh, no. Solo che mi ha baciata-
Lavanda rise di
gusto.
-
Hermione, mi meraviglio di te! Non eri tu quella che
disdegnava a gran voce Malfoy da quando avevate undici anni
ciascuno?-
Annuì.
-
Infatti io non l’ho ricambiato- mentì. D’accordo che le aveva
raccontato quello, ma forse non era saggio entrare nei
particolari.
Scosse la testa, e
indicò il libretto che Hermione stringeva tra le
mani.
-
Bello ma piacevole-, recitò. – Un bacio non può essere tale se non
lo si è ricambiato.-
-
Non è così, ti dico- rispose, innervosita,
l’altra.
Lavanda alzò le
mani e contemporaneamente si alzò dalla
sedia.
-
Beh, se non l’hai ricambiato, allora non ti piace. Draco è un tipo
che, se ti bacia, non puoi fare a meno di rispondergli. Quel ragazzo è così …
magnetico- sorrise per aver trovato l’aggettivo adatto per lei, - e se è davvero
così, Hermione sei una donna col cuore di
pietra!-
Hermione sorrise,
ma non rispose. Distolse lo sguardo dalla ragazza, portandolo ai suoi piedi,
chiusi in vecchie scarpe da ginnastica.
-
Rinnova il tuo guardaroba, Hermione. Sii femminile e passionale.
Lasciati andare, che è la cosa migliore. E poi hai solo sedici anni! Che male
può farti scivolare per una notte nel letto del bel Serpeverde? Sai-, aggiunse a
bassa voce, - si dice che in realtà non sia mai venuto a letto con una
ragazzina, e per lui è più che altro un passatempo.- Le fece l’occhiolino. –
Magari riesci a fargli cambiare hobby.-
Stavolta fu il
turno di Hermione di rimanere a bocca
aperta.
-
Ma ma ma …. Lavanda! Stai dicendo che tu non ci sei mai andata a
letto?-
Quella rise, e si
allontanò dalla stanza.
-
Non è quello che sto dicendo- le disse da lontano, sparendo poi nel
buco del ritratto.
Hermione rimase
turbata. Eppure sapeva bene che Lavanda fosse andata a letto con Draco. E allora
che significava che per lui era un hobby, e che non era mai andato con nessuna a
letto? Erano immagini contrastanti che aveva dato di uno stesso ragazzo. C’era
qualcosa che le sfuggiva. Aveva detto “non è mai venuto a letto con una
ragazzina”.
Arrossì quando
finalmente capì. Chiuse di botto quel manuale e corse a nasconderlo da qualche
parte nella sua camerata.
Per quanto la
ragazza non riuscisse ad ammetterlo apertamente, era segretamente compiaciuta di
essere stata dimessa dal San Mungo e poteva tornare ad
Hogwarts.
Era sicura che,
nella sua Casa, ne erano successe di tutti i colori, ed era ancora convinta che
Draco Malfoy le nascondesse ancora qualche segreto. Forse, un asso nella
manica.
Stava passeggiando
tranquillamente per i corridoi dopo essere andata a trovare il Preside, e dopo
aver chiesto al professor Piton la nuova parola d’ordine per poter accedere
nuovamente ai dormitori.
Incontrò vari
ragazzi che la salutarono.
Era sicura che
tutti l’ammirassero per la sua bellezza austera. Era solita porsi agli altri
come una ragazza bellissima, dai lunghi capelli biondi che ricadevano dritti
intorno al suo viso, incorniciandone la bellezza della carnagione chiara e gli
occhi verdi. Le labbra erano sottili e rosee, e il naso aveva una curva che le
innalzava la punta. Il viso possedeva dei meravigliosi tratti dolci, che
contrastavano apertamente con l’espressione di distacco e le parole gelide che
era solita rivolgere agli altri. A tutti, in realtà, tranne che a Blaise e
Draco.
Recitò la parola
d’ordine, ed entrò nel dormitorio.
Pullulava di
Serpeverde che giocavano con le carte, e già stringevano in mano bottiglie di
alcolici delle più svariate marche.
I ragazzi che
cercava, probabilmente, erano in camera loro a farsi qualche ragazzina dei primi
anni. Si diresse, incurante di ciò, nella loro stanza, e spalancò la porta,
entrando con una certa classe che vantava di avere, e tutti non potevano far
altro che ammettere che ne era in possesso. Si stupì non poco vedendo i due
ragazzi, uno seduto con la schiena che poggiava ad uno dei bastoni che tenevano
il baldacchino, con una gamba piegata sotto di sé e l’altra penzoloni fuori dal
letto, e l’altro steso con le braccia incrociate sotto la
testa.
-
Ma insomma!- sbottò divertita – Non ditemi che vi siete stancati
delle altre ragazze tanto da voler provare a trasgredire le vostre stesse
regole!-
I due ragazzi si
voltarono, chiaramente stupiti di vederla con le braccia incrociate e
un’espressione divertita sul volto.
Solo Blaise e
Draco sapevano quanto il suo viso potesse illuminarsi quando sorrideva. Quei
ragazzi le infondevano fiducia.
-
Astoria!- esclamò Draco, balzando giù dal letto e correndo ad
abbracciarla.
-
Non sapevamo che tornassi di già!- esclamò il bruno, imitando
l’amico.
La ragazza strinse
entrambi a sé, e ridacchiò.
-
Volevo farvi una sorpresa- ammise. – Ma mi sono persa importanti
dettagli, lo so. Ragion per cui ora mi racconterete che cosa avete combinato
fin’ora.-
Tutti e tre, dopo
aver chiuso la porta, si sedettero sul letto di Blaise, e i ragazzi iniziarono a
raccontarle le ultime novità.
Astoria Greengrass
fece un mezzo sorriso, e ascoltò
interessata.
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Capitolo 8 *** Segreti ***
Spazio
dell'autrice:
Ed
ecco qui un altro capitolo.
Spero
davvero che la storia vi stia piacendo, e ringrazio molto coloro che hanno
commentato. Probabilmente riprenderò anche la stesura delle altre due storie, Scambio culturale e La rosa dei venti. Vi terrò aggiornati,
e grazie ancora.
Presto
vedrete postato anche il capitolo nove. Buona lettura, e grazie
ancora.
Rupi***
Tainted Love
Capitolo ottavo - Segreti
Astoria
guardava Draco dormire. Era davvero bello, un ragazzo che meritava tutti i
complimenti che gli facevano.
Ma cosa le
nascondeva?
- Cosa ti fa
pensare che ti nasconda qualcosa?- le aveva chiesto
Blaise.
Si era stretta
nelle spalle.
- Se non si ha
nulla da nascondere, non c’è bisogno di fare il misterioso-, gli aveva risposto
con calma.
Draco diceva
che la considerava come una sorella, ma lei sapeva che il miglior difetto che
aveva lui era che sapeva fingere troppo bene. Una volta lo sentì fingere un
orgasmo in maniera impeccabile.
Il ragazzo si
girò nel sonno, senza dare alcun segno che poteva farle capire che si stava
svegliando. Sbuffò, stanca di guardarlo dormire, spettacolo alquanto noioso, e
andò da Blaise. Lo scosse piano.
Quello dormiva
a bocca aperta e lei non poté fare a meno di tappargliela con una mano. Il
ragazzo grugnì malamente e si svegliò.
- Astoria…-
sussurrò con voce roca, senza troppo stupore.
Le sorrise
complice e si spostò nel letto, facendole spazio accanto a sé. Stavano stretti,
ma si sapevano accontentare.
- Scoperto
niente?- chiese lei.
Il bruno scosse
la testa.
- Per quanto ti
creda, Draco non è mai stato tanto normale come in questi giorni- le
assicurò.
La bionda,
però, non dava cenno di cedere.
- No, Blaise.
Io ne sono certa!-
Il serpeverde
sbuffò ancora, e le mise una mano su un fianco, stringendola a sé. Quanto lo
eccitava, lo sapeva.
- D’accordo- la
accordò, sperando che si fosse arresa facilmente, guardandola negli occhi,- ma
cosa mi dici di te? Sicura che ti sei ripresa del tutto?-
Annuì come per
rassicurarlo. Si perse nella profondità di quelle iridi del color del mare per
un attimo, e poi gli sorrise docilmente.
- Certo. E
quella Mezzosangue Grifondoro me la pagherà molto cara!-
Blaise alzò gli
occhi al cielo.
- Questi
Serpeverde. Sempre a vendicarsi- si lamentò con un
sospiro.
Si abbassò
verso di lei e le baciò piano il collo.
Ignorando i
gemiti provenenti dall’altro letto, Draco, fingendo di dormire, mise una mano
sotto al cuscino. E ghignò.
Da tutt’altra
parte, Hermione stava rovistando ovunque, mettendo a soqquadro l’intera stanza
che divideva con Calì e Lavanda.
Ovunque
cercasse, per quanto si sforzasse, il suo diario pareva essersi volatilizzato
nel nulla. Non era da nessuna parte.
Dove l’aveva
messo?
Eppure era
convinta che stesse lì, sotto il letto. Ogni sera vi scriveva qualcosa, e poi lo
riponeva lì sotto.
E quella sera
non c’era.
- Merlino, che
tu possa essere dannato!- sbottò, cercando per l’ennesima volta dentro le tasche
delle borse, inutilmente.
Era un diario,
non un minuscolo orecchino che si poteva facilmente
perdere!
- Hermione-, si
lamentò Calì, - non puoi semplicemente appellarlo?-
La riccia la
guardò furente, come se la ragazza fosse talmente ottusa che non avrebbe mai
potuto capire.
- Ti pare che
non abbia provveduto a mettere un incantesimo che non permettesse a nessuno di
appellarlo?- rispose acidamente, tornando a cercarlo. – Quel maledetto diario è
a prova di tutti gli incantesimi!-
Lavanda entrò
in quel momento e diede un urlo.
- Cosa stai
facendo?-
Allarmata,
Ginny era accorsa in pigiama, dopo aver sentito le urla sin nell’altra
stanza.
- Che
succede?-
- Guarda!-
esclamò semplicemente Lavanda, indicando l’interno del loro
dormitorio.
Ginny alzò un
sopracciglio, dando una veloce occhiata all’interno della
stanza.
- Hai perso
qualcosa?- chiese, avvicinandosi a Hermione.
La riccia
sbuffò rumorosamente, con le lacrime agli occhi.
- Il mio diario
è scomparso! Il mio…- ingoiò la saliva, – E se qualcuno lo leggesse? Giuro che
se becco il colpevole lo polverizzo!- disse, mentre la rabbia continuava a
montarle dentro.
Ginny
l’abbracciò di slancio.
- Ma no,
tranquilla Hermione, vedrai che spunta fuori quando meno te l’aspetti- la guardò
e le sorrise.
- Non mi
prendere per scema, Ginny. Qui qualcuno l’ha rubato.-
- Probabilmente
gli hai cambiato posto e non te lo ricordi- azzardò la
rossa.
Hermione cercò
di calmarsi.
- Sì,
probabilmente è così- concluse, anche se non ne era del tutto
sicura.
Si alzò in
piedi, trascinando con sé Ginny, e con un incantesimo fece tornare l’ordine
della loro piccola stanza da letto.
Quando tutto
sembrava essersi calmato, Lavanda entrò saltellando, dal momento che fino a quel
momento era rimasta sull’uscio della porta.
- Allora, e
così hai un diario, eh?- chiese interessata alla riccia.
Hermione la
guardò perplessa e annuì. Perché voleva tanto sapere se avesse davvero un
diario?
Lavanda sorrise
e tornò fuori, sparendo dalla sua vista. Alzò un sopracciglio, seguendola con lo
sguardo.
Quando fu
sicuro che Astoria e Blaise fossero caduti in un sonno profondo, abbracciati
insieme, Draco alzò il cuscino e trasse fuori un quaderno dall’aria disordinata,
con vari adesivi sulla copertina.
Però, non
pensava che la Mezzosangue colorasse a quel modo un quaderno. Pensò che
probabilmente quello fosse l’unico sfogo che si concedeva.
Sorrise
divertito e iniziò a sfogliarlo. Lesse il massaggio da parte di un ragazzo, e si
adombrò. Seguiva una dettagliata descrizione della festa di Halloween. E del
bacio ricevuto dopo qualche giorno. Curioso, lesse quelle poche
righe.
Sono sorpresa,
davvero. Non avevo certo creduto che Malfoy potesse essere passionale. O meglio,
non l’avrei creduto mai che mi baciasse.
Forse sono così
felice perché in fondo, devo ammetterlo, l’ho sempre considerato molto
affascinante, a parte il fatto che è un Serpeverde e un
Malfoy.
O Merlino,
tutti dicono che bacia bene. Mica tanto poi. Di certo non era previsto che
rispondessi al bacio, e questo proprio non mi va giù. Sono molto adirata con me
stessa.
Ricordo, però,
le sue labbra, così morbide e calde…
Ghignò
soddisfatto.
- Ah, Granger,
non pensavo ti saresti arresa così facilmente-, sussurrò tra sé, riponendo il
diario sotto il cuscino e riaddormentandosi.
Sognò di
baciare ancora la Grifondoro, e, senza accorgersene, il suo corpo
mutò.
Astoria aveva
sentito, nel dormiveglia, qualcuno bisbigliare,e così si mise a sedere, incurante della
sua nudità. Ancora assonnata, spalancò gli occhi però nel veder dormire nel
letto di Draco un ragazzo dai capelli neri.
Si stropicciò
gli occhi, e vide che Draco era lì, con i suoi capelli color del grano, che
dormiva con un’espressione che avrebbe fatto venir voglia di
picchiarlo.
Forse era solo
stanca, eppure si concesse, mentre ricadeva tra le braccia di Morfeo, il
beneficio del dubbio.
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Capitolo 9 *** Inizio delle ostilità ***
Capitolo
nono - Inizio
delle ostilità
Astoria
Greengrass non perdonava.
Sebbene
fosse, in verità, di indole allegra e simpatico, era anche molto passionale, a
dispetto della scorza dura che mostrava. E i ragazzi che avevano visto anche per
una volta sola la bionda, ne erano terribilmente attratti. Non c’era nessuno che
sapeva cosa nascondesse dietro quello sguardo gelido e gli atteggiamenti snob.
Nessuno, escluso Draco Malfoy e Blaise Zabini.
Ammetteva,
però, di aver visitato molti letti di ragazzi di Serpeverde, ma nessuno pareva
ricordarsene. Nessuno, tranne i suoi amici.
Inoltre,
nessuno scampava alle sue vendette, neanche Malfoy e
Zabini.
Si
svegliò alla buon’ora, rendendosi conto che Blaise accanto a lei dormiva ancora
placidamente. Sorrise mentre gli spostava una ciocca di capelli lunghi, troppo
per i suoi gusti, dalle labbra. Avrebbe dovuto provvedere lei ad un bel taglio
radicale. Ghignò divertita.
Ricordava
perfettamente che Draco, quella notte, era diventato bruno. Perché? Come
mai?
Si
stropicciò gli occhi e scese dal letto. Rabbrividì al contatto con il pavimento.
Era talmente gelido di mattina che era un sollievo solo nei mesi di fine
primavera inizio estate.
Si
avvicinò nuda al letto di Draco. Tutto pareva tranquillo. Forse, aveva solo
sognato che il ragazzo avesse cambiato colore di capelli.
Qualcosa,
però, le diceva di essere vicina alla verità.
-
Astoria … -
Si
voltò, e vide Blaise seduto sul letto, coperto solo per metà, con i capelli che
gli ricadevano sulle spalle, e un’espressione quasi
angelica.
-
Buongiorno- rispose lei con un gran sorriso, avvicinandoglisi sensualmente. Salì
carponi a iedi a letto e lo raggiunse.
Aveva
il cuore che le batteva forte. Sentì le mani di Blaise afferrarla dolcemente per
i fianchi.
-
Sei appena arrivata e già mi tradisci?- chiese lui, mostrando i denti bianchi e
curati.
La
ragazza rise di gusto, ma sottovoce, per non svegliare l’altro occupante della
stanza.
Si
sporse verso il bruno e lo baciò con passione, ricadendo ancora una volta l’una
tra le braccia dell’altro. Si stesero sul letto, e si coprirono
accuratamente.
Draco
stava sognando. Era strano che quella volta sognava così tanto, eppure lo stava
facendo. Di nuovo. Vedeva la Granger, abbracciata con un ragazzo bruno. Erano
nudi, e le pose del tutto esplicite. La ragazza urlava a gran voce, eccitata, il
suo nome. Draco … Draco … Draco … Blaise ...
Blaise?!?
Si
svegliò di soprassalto, passandosi una mano sopra agli occhi. Che diavolo stava
succedendo? Ancora aveva nelle orecchie quei gemiti eccitati che parevano non
voler smettere. E lei urlava quasi il nome di Blaise.
Gli
ci volle qualche attimo per elaborare di essere stato
svegliato.
Alzò
la testa dal cuscino e vide strani movimenti nel letto di fronte al suo.
Atterrito, guardò sotto le coperte. Si coprì subito e
imprecò.
Velocemente
cercò una divisa pulita e se la infilò. Per poco non cadde per correre verso la
porta.
Guadagnata
l’uscita, sbatté dietro di sé la porta, infastidito.
Che
razza di risveglio era mai quello? Ma che avevano quei due? In fondo lei era
stata solo per un mese al San Mungo! Non potevano, oltretutto, farlo in un’altra
stanza, magari dove non c’era lui a sentirli?
Guardò
l’ora e si trattenne a stento dall’imprecare di nuovo. Erano le sette del
mattino. Dove cazzo sarebbe potuto andare?
Nella
stanza pareva che non la smettessero più, e così decise di lasciarli indietro e
di uscire dal dormitorio.
Era
molto nervoso. Per quante volte aveva sognato, Hermione Granger era sempre lì
tra i suoi pensieri. Ripensava al loro bacio, quello che era sicuro non avrebbe
dovuto darle e che a lei pareva fosse piaciuto tanto.
Eppure
con lei si stava solo divertendo, perché la sognava?
C’era
qualcosa che non quadrava. C’erano delle complicazioni. Voleva farla cadere ai
suoi piedi, e per fare ciò c’era un solo modo: deluderla e colpirla. Stava,
però, affezionandosi troppo alla ragazza, lo sentiva.
Ghignò
e pensò che era ora di farle mettere un po’ di paura.
Erano
quasi le sette, ed Hermione, preoccupata per il suo diario, non avendo chiuso
occhi per tutta la notte, era già in giro a controllare in tutte le stanze dove
poteva avere accesso, confidando nel fatto che, probabilmente, dopo la storia
del ragazzo bruno aveva deciso di portarlo con sé. Non lo ricordava, però, e ciò
le era parso strano. Più ci rimuginava su, e più era convinta che qualcuno
gliel’avesse sottratto.
A
quell’ora non c’era nessuno per la scuola, e dalle finestre vedeva che tirava
molto vento. Con tutta probabilità, presto sarebbe caduta anche la prima
neve.
Posò
la mano sul vetro e rabbrividì al contatto con esso.
-
Freddo?- chiese una voce familiare dietro di sé.
Non
aveva sentito arrivare nessuno, per cui saltò di spavento, voltando la testa
indietro, di scatto. Si stupì nel vedere quale ragazzo le avesse
parlato.
Si
incupì.
-
Pensavo non ti saresti fatto più vedere- rispose lei.
No,
non poteva sbagliarsi. Capelli neri, occhi verdi e lineamenti aristocratici. Era
il ragazzo di Halloween. Era stato la sua ossessione per tutto
Ottobre.
Il
bruno si strinse nelle spalle e le sorrise.
-
Ho sbagliato-, ammise.
Hermione
saltò su tutte le furie, avvicinandoglisi pericolosamente.
-
Se sei venuto qui per scusarti, hai fatto male i tuoi conti. Pensi che
un’espressione tenera basti a farmi addolcire?-
Non
credeva che quel ragazzo fosse tanto egoista, quindi sperava che
negasse.
-
Beh, in parte ci speravo, ma come vedo sei troppo orgogliosa per
scusarmi-.
Hermione
sbuffò e si tirò una ciocca di capelli via dal viso.
-
Hai fatto male i tuoi conti, caro il mio ammiratore-.
Si
voltò indignata. Niente l’avrebbe fatta tornare sui suoi
passi.
-
E se ti dicessi come mi chiamo?- chiese lui.
Ok,
forse per quello l’avrebbe potuto perdonare. Si fermò e si voltò a guardarlo
lentamente. Vestito com’era, pareva uno studente qualunque, eppure non poteva
dimenticare la figuraccia a cui l’aveva sottoposta.
-
No-, gli rispose, voltandosi di nuovo.
Sentì
le mani del ragazzo sulle sue spalle. Erano così sicure e calde, parevano fatte
apposta. Dita lunghe e affusolate come quelle di un pianista. Le salirono sul
collo, e poi scesero fino alle braccia.
-
Ti prego … - le sussurrò, col fiato che le accarezzava dietro
l’orecchio.
Sentì
il cuore batterle di nuovo. Involontariamente piegò leggermente la testa
all’indietro, con gli occhi chiusi. Si morse piano il
labbro.
Aprì
gli occhi adagio mentre sentiva il cuore batterle, e il respiro del ragazzo su
di lei.
Resisti,
Hermione!
Si disse.
Si
voltò lentamente verso il ragazzo, guardandolo nei suoi bellissimi occhi verdi.
Aprì piano le labbra, e cercò la voce per rispondergli.
Guardava
dritto nei suoi occhi verdi e sentì il cuore sciogliersi in mano. Com’era bello
…
Sapeva
perfettamente che le piaceva.
Gonna
verde, camicia bianca, maglioncino dello stesso colore della cravatta e della
gonna, calze color carne 30 den e scarpe nere col tacco, questo indossava
Astoria quel giorno, ravvivandosi i capelli e guardandosi allo
specchio.
Era
perfetta come sempre.
Sguardo
gelido e cuore passionale, questo la caratterizzava.
-
Hai capito che dobbiamo fare? Quella Mezzosangue rimpiangerà d’essere nata-,
disse, rivolgendosi a Blaise, che si era vestito con meno voglia della
ragazza.
-
Ovvio che ho capito, Tory, ma sei sicura che … - non finì la frase che se la
ritrovò sotto il naso.
-
Il mio nome è Astoria, non Tory, ficcatelo bene in testa!-
ruggì.
Si
voltò, sferzandogli i capelli sulla guancia e si allontanò a grandi
passi.
Lui
rimase a guardarla allontanarsi, chiedendosi cosa avesse detto di
male.
La
bionda Serpeverde guadagnava terreno, e con la sua solita espressione cercava
ovunque quella maledetta mezzosangue. Aveva giurato che gliel’avrebbe fatta
pagare cara. Era rimasta al San Mungo per ben trentasei giorni, quattro ore e
sette minuti.
Digrignò
i denti al ricordo.
-
Aspettami, Astoria!- la chiamava Blaise.
Fece
finta di non sentirlo, continuando a camminare. Il suo sguardo era anche più
gelido del solito. Strinse a sé la cartella e ghignò
maleficamente.
La
Mezzosangue non era l’unica che studiava le antiche rune, infatti lo seguiva
anche lei il corso, e di certo non era da meno della Grifondoro. Aveva la madre
che s’intendeva di queste cose, e anche sei non era tipo da vendicarsi, sua
figlia lo era pienamente e non si sarebbe fatta scrupoli a usare tutto ciò che
sapeva contro quella sporca maledetta.
Strinse
il pugno e guardò avanti a sé.
Trema,
Mezzosangue. La mia vendetta è vicina, e neanche ti avvicinerai al San Mungo.
Andrai dritta nella tomba.
Probabilmente
si disse che aveva un’espressione terrificante, quando vide due o tre ragazzini
allontanarsi da lei.
La
battaglia tra Serpeverde e Grifondoro, che era stata sospesa in vista del ballo
di Halloween, era ripresa, e nessuno dei Grifondoro l’avrebbe vinta, a parere
dei Serpeverde.
Astoria
intravide una testa rossa che sovrastava tutti gli alunni. Alzò il mento e gli
si avvicinò.
-
Weasley- sibilò, avvicinandoglisi.
Ron
la guardò, impaurito. Da quando era tornata? Perché non lo
sapeva?
-
Greengrass-, rispose lui, affabilmente, - vedo che sei in gran
forma-.
La
bionda incrociò le braccia.
-
Non c’erano dubbi, Weasley. Io non mi spezzo.-
Si
guardarono, scambiandosi sguardi colmi di disprezzo.
-
Che vuoi?- disse il rosso, non riuscendo a sopportare quello sguardo. Non
l’aveva mai retto molto.
-
Avvisarvi. Sono tornata e sono più vendicativa che mai-
Si
concesse un mezzo sorriso, assottigliando lo sguardo, come se fosse stato una
lancia che avrebbe colpito e ucciso a momenti.
Vide
il ragazzo cercare di celare il proprio disagio.
-
Non capisco perché vieni a dirmelo-, disse, insicuro.
Lei
gli rise in faccia, e gli puntò la bacchetta al petto.
-
Fosse in me, te lo farei vedere subito. La mia vendetta, però, quella che ho in
mente è molto più dolorosa.-
Ron
si morse l’interno della guancia. Quella ragazza lo aveva sempre
terrorizzato.
-
Non ci credo-, le rispose.
Astoria
sbuffò. Sentiva la presenza di Blaise accanto a lei. Anche se fosse stato da
sola, avrebbe avuto il coraggio di fare quello fece in
seguito.
Piegò
la testa di lato.
-
Vuoi un piccolo assaggio?- chiese.
Neanche
attese la risposta, che spostò una armatura e gliela scagliò
addosso.
Il
rosso sparì sotto il grigio acciaio. Si concesse un altro sorriso soddisfatto,
girò sui tacchi e andò via.
Blaise
la afferrò per il polso, ma lei lo tirò via.
-
Non mi toccare- soffiò irritata.
-
Ehi, ma sei sicura che…?-
-
Sì, Blaise-, ribatté puntando i piedi a terra e guardandolo negli occhi. – E poi
ti divertirai, tranquillo.-
Lo
precedette ed entrò in sala grande, mentre dietro di loro si affollavano persone
attorno a Ron, sommerso da quella vecchia ferraglia.
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Capitolo 10 *** Riflessioni ***
Capitolo
decimo
Mi
sono sempre chiesta perchè dovessi essere sempre io quella
che doveva prendersi
carico di tutto sulle sue spalle. Perché, poi, dovrei essere
io a tenere a bada
i miei istinti? Chi mi dice di fare così?
Da
sempre mi son detta che era l’unico modo per piacere agli
altri.
Ma
dovevo davvero piacere agli altri? Ero così insicura?
Dentro
di me sento una morsa stringermi il petto, e la voglia di urlare al
mondo
intero che quel ragazzo che mi stava di fronte, con gli occhi verdi e
un
sorriso dolce e malizioso, era il primo ragazzo che desideravo davvero.
Sebbe
lo conoscessi da pochissimo tempo, e mi avesse fatto fare una brutta
figura
davanti a tutta la scuola, non m’importava. Sentivo come
un’attrazione nei suoi
confronti.
E
allora, chi era mai?
Nonostante
tutto, sentivo un gran bisogno di dirgli di sì…
- Non
pensare che ceda a questo vile
ricatto- rispose Hermione al ragazzo, voltandosi di scatto.
Esitò
prima di incamminarsi da qualche
parte.
- Non
conosco nulla di te, e questo lo
vorresti usare come leva per far forza su di me? Non attacca, mio caro-
Lui
rise.
Si
sentì offesa, e per un attimo credette
di conoscere quella risata. L’aveva già sentita da
qualche parte, ma non
ricordava dove.
Si
voltò, e quasi aveva immaginato fosse
biondo.
-
Sapevo che avresti risposto a quel modo-,
rispose il ragazzo, raggiungendola e baciandole le labbra.
Di
nuovo una sensazione di smarrimento la
colpì, e improvvisamente sentì un fuoco dentro di
lei. Era come se conoscesse
già quelle belle labbra sottili ed eleganti, che si
muovevano esperte sulle
sue, accompagnate da movimenti dolci e sensuali della lingua.
Si
aggrappò a lui, ancora una volta…
Ho
come una sensazione di deja-vù.
Ho
già vissuto un bacio del genere. E’ come se
prendesse tutta la mia esistenza,
estirpandola via da me con dolcezza. Era un bacio da cui non sarei mai
riuscita
a liberarmi se la mia Hermione, quella fredda e con sguardo e modi duri
e
ghiacciati, non mi avesse ordinato di allontanarmi.
Qualcosa
non andava, e me ne rendevo conto persino io.
Si
staccò e lo allontanò velocemente.
Alzò
lo sguardo, lucido. Le lacrime minacciavano di cadere ad ogni attimo
che
passava.
-
Lasciami in pace- sussurrò tutto d’un
fiato, prima di voltarsi verso il corridoio e percorrerlo velocemente.
Che
cosa le stava succedendo?
Perchè quel bacio somigliava dannatamente al bacio che aveva
scambiato con
Draco Malfoy?
Dov’era
finita tutta la sua intelligenza?
Stava cadendo tra le braccia di due ragazzi diversi, che nonostante
tutto
pareva davvero affini.
Due
stronzi, e due grandi baciatori.
Sento
come smuovermi qualcosa dentro di me. Era una sensazione che mai avevo
provato
prima.
Marlino,
Hermione, non cedere. Devi essere mille volte più forte di
loro.
Astoria
strinse il pugno, guardando quello
che era successo.
Da
dove spuntava fuori quel mega fusto?
Si
voltò anche lei, percorrendo il
corridoio in direzione dei sotterranei. Il bruno, che non
s’era accorto di lei,
e rimase immobile a guardare il punto in cui la riccia Grifondoro aveva
svoltato, cercando di raggiungere i piani alti.
La
bionda Serpeverde, dal canto suo, dopo
aver lasciato Blaise che s’era steso stanco sul letto, sudata
e con l’odore di
sesso ancora addosso, s’era vestita in fretta e aveva cercato
ovunque Draco,
non riuscendo a trovarlo.
Al
posto suo, aveva trovato la Grifondoro
impegolata con quel ragazzo bruno che aveva visto nel letto di Draco.
Qualcosa
davvero puzzava di bruciato, e non
aveva ancora appiccato fuoco alla scuola!
Adirata,
si rifugiò in biblioteca, cercando
di fare il punto della situazione.
Draco
scompariva, e talvolta c’era questo
tipo misterioso, con i capelli quasi neri e gli occhi verdi, la pelle
diafana
era simile a quella dei Malfoy, e quel
ghignetto…l’avrebbe riconosciuto
ovunque. Era certa che quel ragazzo fosse Draco.
Se
Draco prendesse la Polisucco, non doveva
prendere delle forme così simili ad un Malfoy, a meno che
non avesse un cugino
con quelle caratteristiche fisiche, e ne dubitava.
Aveva
passato qualche settimana d’estate
insieme a Blaise a Malfoy Manor, e aveva conosciuto tutti i parenti.
Erano
tutti biondi, anche se gli occhi variavano. Dunque, escludeva la
pozione
Polisucco.
Si
sedette su di una poltrona, e si portò
la testa tra le mani.
Supposto
che non si fosse sbagliata, se
quello era Draco, perchè se la faceva con quella lurida e
disgustosa
Mezzosangue? Se quello fosse stato davvero Draco, perchè
almeno non giocava con
qualcuno di meno pericoloso?
Lui
non lo sapeva, ma Hermione Jane Granger
era una grandissima figlia di puttana. L’aveva spedita dritta
al San Mungo, fingendo
un incidente, e piangendo come una fontana. Oltre ad essere davvero
malvagia,
era ancora più subdola, perchè ingannava tutti
con le sue lacrime da
coccodrillo.
Astoria
Greengrass però non poteva passare
su questo dettaglio.
E
così, in attesa di scoprire come facesse
Draco a cambiare forma, ammesso e non concesso che potesse essere il
suo amico,
decise di vendicarsi della Mezzosangue, ma per attuare il suo piano
aveva
bisogno di complici.
Si
alzò e uscì dalla biblioteca, di cui
possedeva una chiave di riserva, che aveva preso in prestito
l’anno precedente.
A grandi passi raggiunse il corridoio, dove incontrò Blaise.
-
Astoria!- esclamò lui, mentre il sorriso
gli attraversava il viso e lo illuminava completamente.
Com’era
bello, nonostante tutto.
-
Blaise…- sussurrò, raggiungendolo con
fare sensuale. Gli posò una mano sul collo e lo
avvicinò a sè, baciandolo.
Lo
sentì rigido, sciogliersi poi
lentamente, e ricambiare il suo bacio.
-
Dov’eri finita?-
Lei
si strinse nelle spalle.
- Da
nessuna parte, vado a farmi la doccia,
aspettami qui, va bene?-, fece lei, sviando nella Sala Comune.
Blaise
la stette a guardare, addolorato.
Era
forse davvero pericolosa? No, non
voleva pensarci. La sua Astoria non poteva essere quel mostro che tutti
dipingevano. Non era affatto vero che era gelida. Tutt’altro.
Si
guardò intorno e sorrise.
Non
c’era nessuno. Ecco perchè l’aveva
baciato.
Qualcosa
gli diceva da sempre di stare
lontano da lei, ma più glielo diceva, più il suo
istinto si incaponiva e le
stava vicino. Sospirò, mentre si dirigeva da solo in Sala
Grande. Quella
ragazza aveva bisogno di una bella lezione.
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Capitolo 11 *** Capitolo undicesimo ***
Salve
lettori, qui è la
Rupi che parla. Sono contentissima che così numerosi avete
letto finora questa
fanfic. In questo capitolo non capirete molto, ma vi prometto che
capirete di
più nei prossimi capitoli.
Capitolo
undicesimo.
Ronald
era appena uscito
all’infermeria, cosa che non stupì i molti che
avevano scommesso sui suoi
muscoli e la tempra forte. Tutti erano convinti che se la fosse cavata
con
poco, ma nessuno sapeva in realtà che l’incidente,
che apparentemente non aveva
causato gravi danni, l’aveva tenuto fermo per buoni due
giorni interi, giorni
durante i quali Lavanda Brown, una ragazza del Grifondoro,
nonché attuale
ragazza dell’eterno amico di Harry Potter, non mancava mai di
andarlo a trovare
e di fargli il resoconto di ciò che era successo fino a
qualche secondo prima;
poi lo lasciava da solo, o con gli amici, per captare più
cose possibili.
Fu
in uno di quei giorni
che Ron ricevette una strana notizia, e lo ricordava come se fosse
ieri, (in realtà
non era stato molti giorni prima).
Era
un giorno come tutti
gli altri, vuoti e silenziosi.
Aveva
aperto quegli occhi
profondi e azzurri e aveva guardato il soffitto
dell’infermieria.
Da
quando era confinato
lì, si era chiesto giorno dopo giorno cosa stessero facendo
i suoi amici. Il
tempo passava inutile, e la sua noia raggiungeva il culmine
all’orario delle
visite, dove prendeva sempre a parole le poche persone che lo andavano
a
trovare.
Finito
l’orario delle
visite, Ron si stendeva sul letto e guardava il bianco del soffitto,
ancora una
volta.
Si
rendeva conto di non
avere molti amici, ma a lui non importava. Aveva Harry e Hermione, e
quelli
bastavano per tutti coloro che avrebbe potuto avere attorno e che non
sarebbero
valsi neanche un’unghia dei suoi due migliori amici.
Lavanda
era entrata in
infermeria, pimpante.
Si
era voltato verso la
sua ragazza, e le aveva sorriso piano.
-
Amore mio, come ti
senti oggi?- aveva chiesto lei, abbassandosi per baciarlo sulle labbra.
Il
rosso si era limitato
a stringere le spalle, continuando a guardarla.
Non
aveva mai notato il
rossore sulle guance quando si tirava indietro i capelli castani, e lo
guardava
amorevolmente.
-
Spero bene. Sai che è
successo oggi a pranzo?- aveva chiesto ancora.
Come
se lui potesse sapere.
Aveva
scosso la testa, in
attesa che la ragazza andasse avanti.
-
Astoria Greengrass…è
stata lasciata da Blaise Zabini!- aveva esclamato lei, e lui era
balzato a
sedere.
-
Cosa?- aveva chiesto
stupito, con gli occhi spalancati.
Tutto
ciò che riguardava
il gossip, se veniva da Lavanda, era del tutto vero, o almeno la
maggior parte.
-
Già, strano vero? Io
non avrei mai immaginato che quei due stessero assieme, eppure
è così. Blaise
all’improvviso a pranzo si è alzato e ha detto
“Astoria basta! Con te non ce la
faccio più”, e se n’è andato
a grandi passi, e…-
-
Ah- l’aveva interrotta
lui, tornando a respirare. – Mica questo vuol dire che non
stanno assieme-, aveva
ribattuto con un sorrisetto.
Era
sicuro che Blaise non
avesse avuto il coraggio di lasciare quella strega malefica.
Lavanda
aveva annuito.
-
Guarda che è così! Se
solo mi lasciassi continuare- si era lamentata.
Ron
aveva alzato un
sopracciglio, senza aggiungere altro. Voleva sapere davvero cosa fosse
successo, mentre continuava a maledire piano la Chips, che a quei tempi
non lo
faceva uscire di lì.
-
Greengrass si è alzata
e ha riso gelidamente. Ce l’hai presente la sua risata, vero?-
Aveva
annuito,
naturalmente.
Non
aveva potuto fare a
meno di pensare che la risata di quella ragazza fosse talmente paurosa
da
mettergli i brividi al solo pensiero del ricordo.
- E
non l’ha seguito!- aveva
concluso la ragazza, con uno sguardo indagatore.
Probabilmente
aveva
cercato nel ragazzo qualche segno di sgomentato stupore, che non era
arrivato.
In
effetti, Ron aveva
guardato Lavanda, ma più con sguardo interessato che
indagatore.
-
Questo, però, te lo
ripeto, non significa che stanno insieme-
Lavanda
aveva scosso la
testa, e i suoi capelli lunghi le erano balzati corposi sulla schiena.
-
No, certo che no, ma
lei si è riseduta e non ha parlato per tutto il tempo!-
Il
ragazzo si era steso
di nuovo sul letto.
-
Lav, è quello che fa
sempre Greengrass. E’ la ragazza meno socievole di tutti, e
non perché sia
timida-, aveva replicato lui.
Lavanda
aveva negato con
la testa.
-
Sì forse hai ragione
tu.-, era convenuta, nonostante il suo disappunto.
Aveva
ghignato divertito,
e dopo aveva allungato una mano verso la ragazza e le aveva accarezzato
la
guancia, sentendola paffuta e liscia, come quella dei bambini.
Distolse
subito
l’attenzione dal ricordo del suo bacio con Lavanda, davvero
poco pudico in
verità, e tornò serio, mentre recitava
perfettamente la nuova parola d’ordine
per entrare nel dormitorio.
Fu
stupito nel trovare
Hermione non circondata dalle solite pile di libri scolastici, intenta
a
sfogliarli con foga e voglia di conoscere il mondo in cui era stata
catapultata
all’età di undici anni. Egli aveva sempre creduto
che la sua amica fosse
diventata tanto carina, ma vederla nello stato in cui si presentava era
alquanto
sospettoso.
Cosa
mai era accaduto al
topo da biblioteca a cui voleva bene?
Pareva
essere in
fibrillazione per qualcosa, e forse proprio per quel qualcosa si era
messa in
tiro. Era assolutamente stupenda.
Se
non fosse stato
fidanzato, e lei non fosse stata la sua migliore amica, probabilmente
ci
avrebbe provato. Certo, non somigliava a Fleur, con quella lunga chioma
quasi
bianca, ma ci mancava dentro di sé qualche capello di Veela.
Era praticamente
perfetta.
Le
si avvicinò, notando i
capelli mossi che aveva lisciato, e il viso leggermente truccato. La
divisa era
stranamente più provocante del solito.
- A
cosa dobbiamo quasto
cambiamento?- chiese, sedendole vicino.
Hermione,
evidentemente
sovrappensiero, alzò lo sguardo, che s illuminò,
guardando l’amico.
-
Ron!- esclamò,
gettandogli le braccia al collo e stringendolo con vigore. –
Sei uscito! Oh, ma
da quanto? Penso da poco, perché Harry neanche lo sapeva, ed
è venuto da te.
Non l’hai incontrato?-
Il
rosso ridacchiò,
ricambiando l’abbraccio.
-
Non l’ho visto. Herm,
sei stranamente loquace, quindi sputa il rospo-, rispose lui.
La
ragazza arrossì sulle
gote, allontanandosi da Ron.
-
Sai, tra qualche minuto
ho un appuntamento, e Lavanda l’ha saputo-,
affermò, a mo’ di scusa.
Ron
le sorrise,
incoraggiante.
-
Lavanda dovrebbe imparare
a farsi i fatti propri-, commentò semplicemente,
accarezzandole i soffici
capelli castani, - anche se ha fatto davvero un ottimo lavoro-
Orgogliosa
come al
solito, ma semplice, Hermione arrossì e lo guardò
male.
-
Ronald Weasley! Non dovresti
dire queste cose sai?-
Alzò
un sopracciglio, e
ricambiò lo sguardo della ragazza con uno divertito.
-
Ah, no? E perché mai?-
-
Non è importante quello
che c’è fuori, ma quello che
c’è dentro!- ribattè lei.
-
Non sto dicendo questo,
ma semplicemente che se il vino buono sta anche in una bella botte,
tanto
meglio, non trovi?-
Lei
gli assestò uno
schiaffo forte sul braccio. Sentì una piccola fitta, e si
tenne stretto a sé il
braccio.
-
Ahi! Ma che ti viene?-
-
Sei il solito
indelicato, Ron!- sbottò lei.
Sospirarono
all’unisono,
e si scambiarono uno sguardo divertito. Avevano trovato un feeling
particolare
quei due, dopo tanti anni passati insieme.
-
Beh, dimmi almeno chi è
il fortunato-
Hermione
arrossì.
-
Non ne ho idea-
Ron
alzò un sopracciglio.
-
Non hai idea?- ripetè
incredulo. – Come sarebbe a dire?-
Iniziava
a a
preoccuparsi. Toccò la fronte alla ragazza. Non era
così che si comportava lei.
Da un po’ aveva notato come fosse diventata terribilmente
strana, a partire
dalla festa di Halloween. La ragazza scostò innervosita la
mano di lui dalla
sua fronte.
-
Se te lo dico, prometti
di non arrabbiarti?-
Ron
annuì, assottigliando
lo sguardo.
L’osservava
attentamente,
senza distogliere da lei lo sguardo neanche per un secondo.
Hermione
tirò un sospiro
e lo guardò dritto negli occhi.
-
E’ successo giusto
qualche giorno fa, e neanche io, in verità, ci volevo
credere.
Era
una mattina come
tutte le altre, noiosa senza di te, Ron. Eri appena uscito da una delle
notti
critiche, ma non eri pronto per uscire dall’infermeria. Chi
lo sarebbe stato,
dopo quell’incontro con la Greengrass? Non
dev’essere stato piacevole ricevere
addosso trenta chili di metallo antico, forse di più di
trenta chili, ma sto
divagando troppo- arrossì e abbassò lo sguardo,
guardandosi le mani. – Tornando
a noi, in quel giorno successe ciò che non avrei mai
immaginato. Vidi Astoria
Greengrass che si baciava teneramente con Blaise Zabini.
In
realtà, quel bacio era
tutto tranne che tenero. C’era passione pura e forte,
travolgente la definirei.
Ero talmente imbarazzata che fui costretta a distogliere lo sguardo, e
mi
ritrovai ancora più sconvolta nel vedere di fronte a me
Draco Malfoy.
Il
solo pensiero, mi fa
arrossire ancora, e sorridere.
Come
sempre, mi osservava
con sdegno, o almeno così mi è parso.
“Granger,
ti imbarazzi
per quel po’? Eppure non hanno ancora iniziato!”,
mi aveva detto lui.
Mi
morsi le labbra,
troppo imbarazzata per rispondere. Sai bene quanto mi imbarazzano certi
atteggiamenti, nonostante tutto. In fondo, sono ancora vergine, e un
po’, a
dirla tutta, me ne vergogno un po’. So che né tu
né Harry lo siete ancora, ma
per me è così. Fino a quel giorno, comunque, non
ci avevo neanche fatto alcun
pensiero. Mi consideravo troppo immatura. Non guardarmi così
incredulo, Ron. E’
così. Ma lasciami continuare…
Malfoy
si avvicinò a me,
e alzò mi alzò il mento con l’indice e
il pollice. Si era terribilmente
avvicinato, e inutili erano stati i miei tentativi di farmi indietro.
Mi aveva
fatto scivolare una mano sul fianco, e mi teneva immobile.-
Questo
fu troppo per Ron,
che afferrò con foga le mani di Hermione e la
strattonò, interrompendola.
-
Che ti ha fatto quel
figlio di Veela? Dimmelo, Hermione! Lo vado ad uccidere!-
Hermione
ritirò le mani,
scandalizzata.
-
Lo sapevo, vedi? Sei
subito saltato a conclusioni! Ti odio Ron, ti odio!-
Si
alzò, e trattenendo a
stento le lacrime, salì nel dormitorio femminile, dove non
l’avrebbe più potuta
raggiungere.
Ron
si alzò lo stesso a
sua volta, e cercò di salire le scale.
Tutto
inutile. Era come
salire una scalinata senza fine.
-
Hermione! Hermione!- la
chiamò da giù, scendendo. – Hermione
dai vieni qui! Prometto che non parlerò
più e ti lascerò finire!-
Un
colorito appellativo
lo seguì dal dormitorio, e poi nulla più.
Maledisse
Merlino e la
sua barba, e si andò a sedere sul divano.
Stava
letteralmente
rosicando dalla curiosità. L’aveva lasciato
così, senza dargli neanche un
indizio per poter capire cosa potesse essere successo.
Si
alzò nervosamente, e
uscì dal dormitorio, in cerca della Greengrass. Lei si
faceva Blaise, che aveva
pure lasciato, e lui non sapeva cosa stava succedendo ai suoi due
migliori
amici. Era una cosa davvero frustrante.
Bestemmiò
tra i denti,
attraversando un fantasma che passava ignaro per di là, e
andando verso il
campo da Quidditch.
Malfoy
era comodamente
sdraiato sul suo letto.
Si
compiaceva da solo,
mentre accanto a lui dormiva placidamente una ragazzina con i capelli
rossi del
Serpeverde. Non sapeva neanche il suo nome, ma non gli interessava
molto.
Si
era sfogato quanto bastava.
-
Bravo, Draco. E come la
mettiamo con la tua bella Grifoncina? Non sarà gelosa?-
chiese con disprezzo
una voce femminile e gelida all’entrata.
Draco
si mise su a
sedere, e alzò un sopracciglio.
-
Di che stai parlando?-
chiese lui.
Astoria
ghignò, e afferrò
per i capelli la ragazza, facendola cadere con un tonfo per terra.
Quella si
svegliò di soprassalto, lamentandosi, e guardando con odio
la bionda.
-
Greengrass, che ci fai
qui?- chiese lei.
-
Fanculizzati,
puttanella. Devo parlare con Draco-, rispose Astoria.
-
Ma lui non vuole
parlare con e, vuole stare con me, vero Draco?-
Il
biondino, nel
frattempo, si era alzato, e si era acceso una sigaretta. Come risposta
alla
ragazza, le lanciò gli indumenti.
-
Vestiti in fretta e
esci- rispose, forse ancora più gelido di lei.
Voleva
assolutamente
sapere cosa intendeva Astoria con quella frase. Temeva che avesse
scoperto
tutto, e il colmo era che non temeva per lui, bensì per la
sua Hermione.
Neanche
osservò la rossa
che usciva dalla stanza, troppo impegnato a sostenere lo sguardo gelido
dell’amica.
-
Davvero, all’inizio
pensavo fosse tutto una messa in scena, e invece penso proprio che ti
sia
bevuto il cervello, Draco. O dovrei dire Brian?-
Rise,
mentre Draco
sbiancò.
-
Tra poco hai un
appuntamento, giusto?- piegò la testa, e si
avvicinò al ragazzo, che si era
irrigidito, e la guardava con gli occhi sbarrati. – Peccato
che non ci sarà
nessun appuntamento-
Furono
le ultime parole
che Draco riuscì a sentire, prima di essere circondato dal
vuoto e dal
silenzio.
Harry
strinse a sé Ginny,
e le lasciò un bacio sulla fronte, e dopo tornò a
guardare insieme a lei il
lago.
-
Forse sarebbe ora di
andare a vedere Ron come sta- sussurrò lei, senza muovere un
muscolo.
Harry
grugnì d’assenso,
anche se non aveva davvero molta voglia.
-
Hai ragione, ma penso
che possa aspettare un altro po’-
Ginny
ridacchiò.
-
Non posso far altro che
concordare- rispose lei.
-
Devo complimentarmi con
voi-, li interruppe una voce alle loro spalle. – Non solo il
mio migliore amico
mi tradisce, ma ora lo fa anche la mia unica sorellina?-
Si
voltarono tutti e due
e guardarono Ron a metà tra il confuso e il sorpreso, dal
momento che
evidentemente pensavano che stesse ancora in infermeria.
-
Ron!- esclamò contenta
Ginny, alzandosi e correndo verso il fratello.
Quell’abbraccio,
i baci
di cui lo riempì, fecero addolcire Ron a tal punto da
ricambiare l’abbraccio e
ridere. Quando lei si allontanò, le baciò la
fronte.
-
Sei contenta di
vedermi, vero?-
Non
c’erano risposte che
potesse dare tanto da esprimere la gratitudine sul fatto che le
condizioni del
fratello fossero già migliorate al punto da farlo
allontanare dall’infermeria.
Harry
li raggiunse, e
dopo aver scambiato parole amichevoli con l’amico, lo
invitò a sedersi insieme
a loro. Invito che fu accettato senza remore.
-
Sono stato più di una
settimana, e non sto capendo molto- ammise Ron, dopo un po’
di silenzio.
Ginny,
seduta tra i due
ragazzi, lo guardò e gli accarezzò la mano.
-
Dai, hai visto
Lavanda?- chiese, con un sorriso.
Il
rosso scosse la testa.
-
Dovresti dirle che sei
uscito, sai? Non fa altro che essere in pensiero per te!-
-
Lo so, ma a volte sa
essere soffocante. Se glielo dico tra qualche ora non penso vi sia
qualche
problema, non trovi?- rispose lui, con un sorriso. Sapeva cosa sarebbe
successo, e voleva rimandare ancora di qualche ora le attenzioni della
ragazza
verso di lui.
-
Cosa intendevi prima?-
chiese Harry, trattenendosi dallo stringere a sé Ginny.
-
Prima?- fece a sua
volta Ron, grattandosi i capelli. Poi qualcosa gli illuminò
il viso. – ah, sì.
Per caso sapete con chi Hermione ha un appuntamento?-
A
quella domanda, Ginny e
Harry si scambiarono un’occhiata, forse prudente, e lei si
toccò nervosamente i
capelli.
Il
ragazzo scosse la
testa e guardò
l’amico.
-
No. Cioè, è stata misteriosa,
e davvero non c’ha voluto dire il nome del tipo-, rispose
Harry.
- A
mio parere non lo sa
neanche lei-, continuò Ginny, dal canto suo. –
Cioè, almeno con me ha sempre
detto tutto, e mi sembra strano che ora sia piena di misteri. Fatto sta
che a
lei piace Draco Malfoy, anche se non lo vuole ammettere-.
Ron
sbiancò, e si
irrigidì.
Quella
notizia era giunta
come una doccia fredda, gelida. Davvero non riusciva a credere alle sue
orecchie. Lanciò uno sguardo verso il brunetto, cercando di
captare indizi che
lo sollevassero, intimandogli che aveva capito male. Eppure non ne
vedeva
l’ombra.
-
Sì, sono d’accordo- fu
la conclusione di Harry, che continuava a guardare grave Ron.
– E penso che per
questo motivo si trovi molto in difficoltà,
perché sa che noi non lo
sopportiamo molto, e invece lei si sente terribilmente attratta. Non
l’hai
notato?-
Non
si mosse, per paura
di crollare in una crisi di nervi. Si limitò a guardare in
lontananza.
-
Spero solo che questo
ragazzo l’aiuti a dimenticare Malfoy- aggiunse Harry.
Dunque,
Hermione non
stava per uscire con Draco Malfoy. Il cervello ce l’aveva
ancora, sebbene
qualcosa gliel’avesse davvero danneggiato.
Ron
si alzò, e si
allontanò, senza che la curiosità
l’avvolgesse come prima. D’un tratto non
voleva sapere cosa stava per dirgli Hermione, anche se sapeva che era
terribilmente importante. Era importante per lei, ovviamente.
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