Tainted Love

di rupertinasora
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Senza fiato ***
Capitolo 2: *** Incidente ***
Capitolo 3: *** Annuncio ***
Capitolo 4: *** Attesa ***
Capitolo 5: *** Halloween ***
Capitolo 6: *** Sentimenti ***
Capitolo 7: *** Inaspettato ***
Capitolo 8: *** Segreti ***
Capitolo 9: *** Inizio delle ostilità ***
Capitolo 10: *** Riflessioni ***
Capitolo 11: *** Capitolo undicesimo ***



Capitolo 1
*** Senza fiato ***


Tainted Love

Senza fiato - capitolo primo

 

 

Hermione Jane Granger era in piedi, di fronte allo specchio, che si aggiustava tranquillamente la gonnellina della divisa. Era ben conscia del fatto che se le davano della secchiona non era detto che non potevano anche ammirarla per la sua bellezza. Certo, però, non potevano dire che il prefetto Hermione Granger non fosse a dir poco perfetta nella sua divisa ordinata, con i capelli riccioluti che le ricadevano sulle spalle e le labbra colorate come la rosa più rossa.

Eppure lei non aveva tante fiamme. Un po’ non ne voleva, un po’ qualcuno era già nella sua testa, ma cercava di non pensare a quell’idea malsana.

Erano state le sue compagne di camerata a insinuare in lei quel dubbio atroce. Proprio qualche sera prima.

 

***

 

Hermione era già in pigiama, ed era seduta a gambe incrociate sul suo letto, mentre Lavanda stava elencando tutti i pregi del suo attuale fidanzato, Ronald Bilius Weasley.

- Sì, Lav- sbottò Hermione annoiata – abbiamo capito che Ron muove la lingua mentre ti bacia, e abbiamo capito che questa cosa ti manda in estasi, però per piacere potresti evitare di entrare nei particolari se non la vuoi smettere?-

Calì ridacchiò da lontano e si avvicinò alle ragazze.

- Però, alla fine Ron è diventato davvero carino…-

- Ragazze, Ron non è cambiato di una virgola dal primo anno, ha solo preso l’ascensore per il piano più alto – fece notare Hermione, con il suo umorismo un po’ da buttare.

Di fatto le due ragazze batterono le palpebre.

- E’ cresciuto.- spiegò la riccia, alzando gli occhi al cielo.

Lavanda sospirò. Se fosse stato un cartone animato, probabilmente in quel momento avrebbe avuto gli occhi a cuoricino.

La gemella prese posto accanto ad Hermione e le toccò il fianco con il gomito. Il prefetto saltò. Stava per rispondere quando fu battuta sul tempo dalla brunetta.

- Ma tu, Hermione, dì la verità. Chi ti piace tra Ron, Harry e Draco?-

Hermione la guardò come se il diavolo la stesse possedendo.

- Sì- convenne Lavanda, con la sua vocetta un po’ acuta- dì la verità. Anche a te piace Ron, non è così? Per questo odi che io…-

- Oh, ma smettetela!- sbottò Hermione.

Mise il broncio e sprofondò un po’ nel cuscino.

Odiava quando prima di dormire c’erano tutte quelle chiacchiere. Non la facevano dormire bene, e l’indomani avrebbe faticato ad alzarsi.

- Io dico che è Draco. Si beccano sempre, perché? Naturalmente perché sono così attratti l’uno dall’altra che non possono accettarlo- disse Calì.

Lavanda rise e batté le mani.

- Oh, ma per piacere! Io amerei uno sfrontato come Draco Malfoy? Ma state bene?- saltò su Hermione, raddrizzandosi di colpo.

La brunetta negò con la testa.

- Non dico che lo ami, Hermione. Solo che siete attratti.-

Ormai Hermione non aveva più parole. Era così indignata che avevano detto che a lei piaceva un antipatico, sfrontato, borioso e pomposo serpeverde che…che…

Si girò le mani tra di loro con un moto di rabbia. Lo faceva giusto per non afferrare la bacchetta e incenerire i capelli ad entrambe.

- Buonanotte!- grugnì, infilandosi sotto le coperte, e gettando dal letto le due ragazze.

 

***

 

Ci aveva pensato molto a quello che Calì aveva detto. Lei attratta da Draco Malfoy. Forse aveva ragione. E poi, a guardarlo meglio, non è che era così brutto. Anzi, di brutto non aveva nulla. Era tutto quello che le ragazze volevano: un bel ragazzo con un fisico asciutto e atletico, con i lineamenti aristocratici e dei modi che, se non erano riferiti a lei, potevano anche passare per austeri, e poi aveva quei capelli biondi che baciavano alla perfezione la pelle candida come le nuvole in cielo. Quello che, però, ammetteva che Draco Malfoy avesse di bello erano gli occhi. Erano prevalentemente grigio ghiaccio, e sembravano quasi spogliarti.

Rabbrividì a quel pensiero e si portò un braccio a coprirsi il seno, involontariamente.

Sbatté le palpebre e, vedendo la sua immagine riflessa, sembrò scuotersi dal torpore in cui era caduta. Voltò di scatto la testa e con la sua camminata sicura si avviò per la sala comune.

Era ancora quasi tutta vuota, a parte una testa con i capelli neri e aggrovigliati come rovi.

- Harry- disse a bassa voce, con una nota di stupore.

Il ragazzo non le rispose.

Gli si avvicinò piano e lo guardò. Stava dormendo con la bocca un po’ aperta e gli occhiali di traverso.

Per poco non scoppiò a ridere. Era davvero così dolce certe volte che era impossibile non volergli bene. Gli tolse gli occhiali dagli occhi e li poggiò piano sul pavimento accanto al divano. Trafficò con le pieghe della gonna e trovò finalmente la tasca dove aveva infilato la bacchetta.

Mormorò un incantesimo contro la fragilità degli occhiali e poi appellò una coperta, poggiandola dolcemente sul ragazzo.

Harry si voltò nel sonno e spalancò ancora di più la bocca, iniziando a russare. Scosse la testa davvero interdetta e gli lasciò un bacio sulla cicatrice.

- Sogni d’oro Harry-

Ne aveva bisogno.

Gli passò una mano sulla fronte e lo lasciò dormire beatamente sul divano della sala comune.

Mentre attraversava il buco del ritratto, iniziò a pensare a tutto quello che gli era successo in quegli anni. Rise persino all’idea che Lavanda e Ron potessero stare insieme.

Poi, come faceva spesso, ripensò a quanto detto da Calì, e si maledisse per essere stata sveglia per sentire quelle parole. Ricordava bene di come riecheggiarono per la stanza. E se avesse avuto la Grifondoro a portata di mano, l’avrebbe sicuramente strozzata.

Girò un angolo al quarto piano e si ritrovò di fronte niente poco di meno che il suo acerrimo nemico Draco Malfoy.

I loro sguardi di incrociarono.

Ad Hermione si strinse lo stomaco. Pensò che potesse essere la bile che voleva rigettargli addosso.

- Granger- iniziò lui, con la sua voce un po’ bassa – ancora in giro?-

La ragazza alzò un sopracciglio.

- Buongiorno Malfoy- salutò educata, quasi come se volesse sottolineare la sua superiorità nel conoscere le buone maniere. Lui le rivolse un sorriso quasi annoiato.- Non vedo come possa interessarti se sono ancora o già in giro-, aggiunse.

Draco sbuffò.

- Sempre sul piede di guerra, dentona? Io ti ho fatto solo una domanda!- esclamò, accompagnando le parole aprendo le braccia in segno di stupore.

Hermione serrò i denti.

Come si poteva amare una persona così sgarbata?

- E io ti ho risposto. E ora scusa, ma non ho voglia di parlare con te- concluse lei, alzando il naso e superandolo.

Qualcosa la strattonò da dietro. Sapeva cos’era: Draco che la afferrava per il braccio.

Si voltò con sfida, ma per poco non moriva di crepacuore per la vicinanza in cui si trovavano.

Non perse però la sua sicurezza. Strinse i denti, pronta ad affrontarlo.

Lui ghignò malignamente, poi le lasciò il braccio, si voltò e andò via.

Hermione rimase lì, con il fiato mozzato e lo sguardo ancora perso nell’aria dove poco prima aveva incontrato lo sguardo del biondo.

Qualcosa però stava correndo.

Non era Draco Malfoy, lui camminava tranquillo. E neanche era lei, che era rimasta immobile.

No, sapeva bene cosa stava correndo, e voleva sperare fosse solo un’impressione, per di più sbagliata.

Quello che correva assomigliava a un battito. E quel battito apparteneva al suo cuore, che toccava il suo petto e voleva uscirne fuori. Avrebbe voluto bruciare quella prova.

No, si disse. Sta battendo così non perché mi piace, ma perché mi ha fatto paura.

A dir la verità, neanche lei sapeva cosa pensarne.

 

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Capitolo 2
*** Incidente ***


 

Incidente - capitolo secondo

Seduta al tavolo dei Grifondoro, Hermione sorseggiava il suo succo di zucca, mentre leggeva un piccolo opuscolo su come Una strega può distinguere l’amore dall’attrazione. Non che le fosse davvero molto utile, ma lo faceva più per documentarsi che per altro. O almeno così aveva detto ai suoi amici Ron e Harry che stavano trangugiando la loro colazione.

Da quando quella mattina aveva incontrato Malfoy, era corsa in biblioteca e aveva baciato la terra perché aveva trovato disponibile quel libretto. E si era messa già all’opera per capire che ci fosse scritto. C’erano un sacco di paroloni sconci e imbarazzanti e, al solo pensiero, arrossiva fino alle punte dei suoi bei capelli riccioluti. Proprio per questo aveva creato lei stessa una copertina con la bacchetta magica, così che nessuno potesse chiederle perché si stesse dedicando ad una lettura per lei così poco comune. Lei aveva la sua reputazione da prefetto da tenere alta, e non poteva farsi prendere in giro da chi leggeva, sempre messo che sapessero leggere, il titolo del suo libro.

Qualcuno si stava strozzando, e solo allora, a quel rumore fastidioso, alzò gli occhi dalla sua sconcertante lettura.

- Ron!- rimproverò il ragazzo, che Harry riempiva di pacche calorose sulla schiena – il cibo non se ne scappa dal piatto! Sono cinque anni che te lo ripeto, e tu neanche te lo fai passare per l’anticamera del cervelletto che ti ritrovi!-

Ron balbettò qualcosa, sputando un po’ di cibo dalla bocca.

- Oh Ronnie! Cos’hai?-

Lavanda si era letteralmente catapultata addosso a Ron e gli stava quasi staccando la testa dal collo.

Con fare pragmatico, Hermione si voltò proprio mentre lei gli si era avvinghiata alle labbra.

Il suo sguardo vagò sull’intera Sala Grande. E, chissà come mai, il suo sguardo indugiò sulla tavolata dei Serpeverde. L’aveva scorsa dall’inizio alla fine, ma non c’era neanche l’ombra di Draco Malfoy.

Si diede mentalmente dell’idiota e tornò, suo malgrado, a prestare attenzione a Lavanda e Ron che stavano piccionando come non mai. Sbuffò e guardò Harry che, sconsolato, guardava nel suo bicchiere di succo di zucca. Dolcemente con il piede gli toccò il suo. Il ragazzo alzò gli occhi e la guardò interrogativo.

- Tutto bene?- chiese lei, preoccupata un po’.

Lui annuì. – Sì,- rispose – sono solamente troppo pieno. Scusa.- Si alzò dal tavolo e se ne andò ondeggiando lentamente. Hermione si accorse che anche Ginny lo stava osservando preoccupata. Proprio sotto il suo sguardo rassegnato, Draco Malfoy fece il suo ingresso trionfale nella Sala e incrociò il brunetto sulla porta.

Lo vide chiaramente dire qualcosa ad Harry, e lui si irrigidì. Rispose qualcosa.

Si alzò e, con i tacchetti bassi delle sue ballerine si avvicinò ad entrambi. Sentì Malfoy dire – Davvero, Potty, hai visto qualcuno morire?- e scoppiò in una grassa risata.

Harry stava per rispondere, quando lei gli passò davanti e gli accarezzò una guancia. Era cresciuto, davvero non c’è che dire. Si sentiva gli sguardi dell’intera scuola addosso, ma poco le importava. Si voltò minacciosa verso il Serpeverde.

- Malfoy, tu lurido bastardo…- iniziò.

Il biondo alzò le mani in segno di difesa.

- Per piacere, Granger- piagnucolò – non mi fare del male con quei tuoi dentoni da castoro. Stavo solo dicendo a Potter- e lo indicò con un gesto della mano quasi come se volesse dire “a questa mazza di scopa qua” – che aveva una brutta cera e alla partita di domenica di Quidditch penso proprio che li batteremo.-

- Oh no, Malfoy. Non pensare che ti creda! Sai bene quello che gli è successo, di sicuro tuo padre te l’avrà detto a casa. Non fare il buffone, e lascialo in pace-.

- Granger!- disse, scandalizzato – sembra quasi che mi stessi dicendo che tu e Potter avete una relazione così segreta che c’è scappato il morto.-

Hermione sentì una scossa dentro di lei, e solo in quel momento alzò gli occhi dalle labbra sottili agli occhi ghiacciati di lui. Rimase quasi senza fiato, come se le stesse rubando tutta l’aria di cui aveva bisogno. La mano le tremò e, in un batter d’occhio, stringeva la sua bacchetta e la puntava giusto al centro del petto del ragazzo.

Lui, con teatralità, si portò una mano al cuore con uno sguardo stupito.

- No, Granger-, piagnucolò – la bacchetta no!-

Allungò la mano, ma, stranamente, la lasciò ferma a mezz’aria. Strinse i denti, e indurì lo sguardo. Sembrava che l’avesse rinchiusa in una prigione di ghiaccio fondente. Era così freddo che si sentiva bruciare la pelle.

- Non credere di aver vinto, Granger-.

Inclinò in avanti il busto fino ad arrivare con il naso che per poco non le sfiorava il viso.

- Ce la vediamo da soli, quando non ci sarà tutta la scuola a guardarci-.

Detto questo rivolse un sorriso forzato a Harry e allungò una mano fino alla sua spalla. Hermione sentì il suo profumo propagarsi dal braccio accanto alla sua testa. Per poco non svenne. Era così dolce che sembrava aver imbottigliato l’essenza della natura.

- Non ti abbattere, Potter. Noi siamo i migliori, voi sempre i secondi-

Le vibrazioni della sua voce erano così diverse da vicino, che Hermione per poco non arrossì. Abbassò la testa, per permettere ai capelli di scivolarle davanti, per coprirle le guance, e aspettò che Malfoy si fosse girato per andare via. Si voltò dalla parte opposta e quasi corse fino alle scale, e poi ancora su al primo piano, e al secondo, e al terzo.

Il cuore le batteva forte, come se il sangue andasse ovunque nel corpo con una velocità fuori dal comune. Sapeva cos’era, l’aveva letto su quell’opuscolo scadente. Si era emozionata al tono di voce della voce di Draco.

Draco? E da quando pensava a Malfoy come Draco?

Tutta colpa di quelle sceme delle sue compagne di stanza. Lei si stava facendo solo suggestionare.

Si fermò da qualche parte, neanche lei riconobbe dove fosse realmente, e respirò a fondo, con la schiena appoggiata al muro.

Portò una mano tra i suoi capelli e cercò di riprendere un tono.

A me non piace quel pallone gonfiato, figlio di papà, si ripeteva.

Quando sentì il suo cuore riprendere un ritmo controllato, fece un profondo respiro e si spostò dal muro. Guardò l’ora sul suo orologio da polso e per poco non le venne un infarto perché stava per arrivare tardi alla lezione.

Quasi maledisse chi le aveva messo Incantesimi con quegli animali dei Serpeverde. Erano completamente rozzi, pronti a fare delle battute da pub scadente, senza parlare dei risolini maliziosi delle ragazze Serpeverde. Digrignò i denti quando vide che erano quasi tutti in classe.

- Ehi, Granger!- si sentì chiamare appena sorpassò l’uscio della porta.

Si voltò e vide Goyle, il solito bestione, che sghignazzava, sbracciandosi dalla sua parte. – Sei arrivata in ritardo? Ti sei data da pare con Potter, eh?-

Hermione, oltremodo scandalizzata per quell’allusione tra lei e il suo migliore amico, voltò la testa, portando involontariamente il naso un po’ all’insù, e cercò con gli occhi i Grifondoro, che parlottavano e a volte rispondevano alle provocazioni dei Serpeverde.

- Hermione - sentì sussurrare accanto a lei. Si voltò e vide Ron con espressione preoccupata.

- Cosa c’è, Ron?- chiese allarmata.

- L’armadio ti ha detto qualcosa per cui deve prendere una lezione?-

La ragazza vide gli occhi del rosso indugiare dalla parte dei Serpeverde e un sorriso sadico gli si dipinse in volto, guardandola poi quasi speranzoso.

Sospirò. Gli ormoni della lotta non li avrebbe mai capiti. Scosse la testa e gli accarezzò il braccio con leggerezza.

- Non preoccuparti, Ron. Arriverà il tempo adatto per prendervi a schiaffi, ma ora non è il momento-.

Il rosso fu quasi scontento di quella risposta, ma non disse niente e andò a sedersi accanto a Lavanda. Dopo poco arrivò in classe anche Harry, e si sedettero tutti assieme.

Il professore era appena entrato, e tutti si zittirono, ascoltando interessati il nuovo incantesimo da imparare.

- Bene- disse il professor Vitious con la sua voce un po’ stridula – voglio che vi mettiate in coppia e proviate l’incantesimo-.

Lavanda si aggrappò subito a Ron, e Harry dovette chiedere a lei di essere il suo compagno. La riccia annuì e si alzò, esercitandosi con il movimento di polso.

Dietro di lei, sentì qualcosa percorrerle la schiena.

Boccheggiò, arrossendo per la scossa che sentì mozzarle il fiato, e si voltò con uno scatto da far paura anche ad un puma.

Si ritrovò di fronte e piantonata addosso gli occhi grigi e ghiacciati di un tale Serpeverde.

- Malfoy!- esclamò adirata, - cosa vuoi?-

Lui si limitò a ghignare, prima di voltarsi per affrontare un ridacchiante Blaise Zabini.

Si voltò ancora una volta verso Harry e ci diede dentro ad imparare quell’incantesimo prima di tutti (non che normalmente ne avesse bisogno, dal momento che padroneggiava i nuovi incantesimi prima di tutti gli altri). Stavolta ci mise solo cinque minuti, facendo conquistare 50 punti alla sia Casa.

Soddisfatta, si voltò verso Malfoy con un sorriso compiaciuto.

Rimase spiazzata quando quello le rivolgeva uno sguardo arrogante del tipo “ride-bene-chi-ride-ultimo”. Lui si scambiò uno sguardo, l’ennesimo, con Zabini e ritornò a ignorarla.

Rivolse stavolta la sua attenzione ad Harry, che non ci riusciva per niente e non faceva altro che maledire Merlino e la sua barba.

Gli andò vicino e gli mostrò, ancora una volta, il movimento di polso.

Per sbaglio l’incantesimo partì, bruciando il mantello di Malfoy vicino alle scarpe.

Il biondino si voltò e li squadrò con occhi assottigliati.

- Potter- sibilò, ricoprendo con tre grandi passi la distanza tra loro e alzando il petto contro quello del Grifondoro, che emulò la sua mossa, - come ti sei permesso di colpirmi?-

- Sto imparando- gli rimbeccò Harry, - e a quanto pare ci sono riuscito prima di te, Principe delle Serpi-.

Inutili erano le grida di Vitious, che erano coperte dalle grida di giubilo degli studenti che non facevano altro che ripetere “Du-el-lo, du-el-lo”.

Hermione sentiva la testa girare, la situazione non era quella che aveva sperato. L’incantesimo non doveva colpire nessuno, anzi non doveva proprio partire dalla bacchetta di Harry.

Tentò una manovra persuasiva. Si aggrappò al braccio con cui il biondo teneva la bacchetta, mettendosi davanti cosicché Harry non potesse colpire Malfoy all’improvviso.

- Ti prego, Malfoy. Non è stato Harry. Involontariamente sono stata io- biascicò, quasi sull’orlo delle lacrime, ma cercando di tenere la mente sgombra e lucida.

Il biondo spostò il suo sguardo assassino sulla ragazza, che si sentì in trappola.

Non sapeva perché non aveva più il respiro. Forse era colpa dello sguardo del ragazzo, che l’aveva fatta indietreggiare di qualche passo, spaventandola come non mai, o forse perché lui le aveva preso il collo e glielo stringeva con la mano libera. La ragazza allentò la presa sul suo braccio e portò una mano su quella che le stringeva la gola.

- 100 punti in meno a Serpeverde!- stava squittendo Vitious, e nello stesso momento Malfoy la lasciò respirare, voltandosi per abbandonare l’aula con gli sguardi puntati tutti su di lui.

Riprendendo fiato con un po’ di difficoltà, Hermione accettò il braccio che le offrivano Ron e Harry.

- Forse è meglio se vai in infermeria- suggerì il professore, che era riuscito a farsi strada tra i ragazzi esultanti per quella situazione.

La Grifondoro scosse la testa.

- Ce la faccio- disse a bassa voce, per camuffare i gridolini che le uscivano.

In breve tempo, si riuscì a ricreare l’ordine.

Il trio del Grifondoro, con l’aggiunta di Lavanda, era seduta ad ascoltare la spiegazione di uno scosso professor Vitious.

- Questa me la paga- minacciò Ron, con le orecchie rosse.

- Ormai non posso più fargli credito per quello che fa- continuò Harry.

Tutti e tre, poi, guardarono Hermione preoccupati, ma non dissero nulla.

 

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Capitolo 3
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Ringrazio chi mi ha commentato, e le ventuno persone che, a soli due capitoli, ha inserito questa storia tra i preferiti. Sono davvero compiaciuta di questo lavoro. Forse prolungherò la storia di qualche capitolo, non so ancora. Fatto sta che è appena iniziata.

Concludo quest’introduzione affermando che per ora Scambio Culturale e La rosa dei venti saranno interrotte per ovvi motivi. Mi scuso infinitamente, e spero di riprenderle al più presto, appena l’università mi lascerà respirare un po’. Già è difficile continuare con questa e Un’altra vita mi ha chiamata. Spero non mi lincerete per queste notizie! ^-^

Buona lettura,

 

RupertinaSora

 

Annuncio - capitolo terzo

La lezione di incantesimi finì e Hermione quasi si catapultò fuori dall’aula seguita a ruota da Harry e Ron.

- Hermione- la chiamò Harry, afferrandola per la gonna, costringendola a fermarsi.

La ragazza si voltò verso i due amici, rossa in viso.

- Sicura di stare bene?- continuò l’occhialuto.

Lei gonfiò le guance.

- Non è il posto per parlarne, questo!- sbottò, girandosi e andandosi a rifugiare nel bagno delle ragazze, dove non avrebbero potuto seguirlo.

Sospirò, avviandosi verso il lavello. Si guardò allo specchio e riconobbe a mala pena la ragazza addolorata che le rispondeva allo sguardo. Aveva i capelli un po’ arruffati sulle punte, e gli occhi erano circondati da occhiaie rosse, come le venuzze nell’occhio. Le labbra erano viola e tremavano. E piangeva.

Allungò la mano verso la ragazza, come per consolarla, e le rispose una mano ghiacciata, che si allungava verso di lei, come se volesse stringerla. Piegò le dita, ma non afferrò nulla se non l’aria.

Digrignò i denti e urlò di rabbia, stringendo il pugno e rompendo lo specchio, con un clangore di vetri rotti, che le si frantumarono davanti, cadendo nel lavello.

Di fronte a lei nient’altro che un muro insanguinato e un dolore dentro e fuori di lei.

Si strinse la mano con le nocche sanguinanti e si accasciò a terra.

Rimase a fissare il pavimento freddo, con le lacrime che le sgorgavano, e le spalle che tremolavano sotto il colpo dei singhiozzi.

Sentì la porta del bagno aprirsi, e qualcuno strisciare dentro. Non sapeva chi fosse, e non lo voleva neanche sapere. Rimase seduta e immobile, incurante del rumore patetico che dovessero avere i suoi singhiozzi alla ragazza entrata.

Smise di singhiozzare quando, sorpresa, vide entrare un paio di scarpe da ginnastica e un pantalone della divisa maschile nel suo raggio visivo, non che fosse granché limitato dalle lacrime.

Alzò la testa e rimase senza fiato, mentre un ragazzo dagli occhi verdi e i capelli neri, con il viso dello stesso colore della neve bianca e pallida appena caduta dal cielo durante le notti invernali e illuminata dal sole. Le labbra erano sottili e il corpo magro e asciutto, con le spalle larghe. Il naso dritto gli conferiva autorità e altezzosità. Lui, però, stava sorridendo dolcemente.

- Perché piangi?- le chiese, accucciandosi sui piedi e cingendo con le braccia le ginocchia.

Hermione non rispose, ma aprì la bocca. Le uscì un singhiozzo strozzato.

Il ragazzo gli posò una mano sulla guancia, e le prese una sua mano nell’altra che aveva libera.

- Nulla può essere così irreparabile, ragazza. Come ti chiami?-

- He-Hermione…- balbettò, poi tirò su col naso, e interruppe i contatti col ragazzo, alzandosi facendo sfiorare le spalle contro il muro.

Il ragazzo la imitò.

- Hermione-, ripeté. – Io sono…- esitò – un tuo ammiratore che odia vederti piangere-.

Le sorrise, e lei arrossì. Il ragazzo allungò di nuovo la mano, e le asciugò entrambe le lacrime, poi le prese i lati delle labbra con gli indici.

- Sorridi, sei più bella-, le disse, poi si voltò e se ne andò con calma.

- Aspetta!- gli aveva detto dietro Hermione, ma lui non l’aveva degnata di nessuno altro sguardo.

Lei non sapeva chi fosse quello strano ragazzo, né aveva nessun altro indizio sul suo conto se non quello che lui fosse un suo ammiratore.

Si diede mentalmente della stupida, neanche aveva visto a che Casa appartenesse, né gli aveva chiesto il nome. Di una cosa era, però, certa: ora non riusciva più a piangere. Neanche ricordava perché stesse piangendo.

 

Nei pochi giorni che seguirono, Hermione cercò il misterioso ragazzo ovunque e in ogni momento. A pranzo, a cena e a colazione. In biblioteca e ad ogni lezione. Di lui, però, non c’era alcuna traccia.

Una volta Ron e Harry le chiesero cosa stesse cercando, e lei balbettò una risposta evasiva, dicendo che aveva sonno e che andava nella Torre dei Grifondoro a risposare.

Quel giorno, era seduta al tavolo in Sala Grande, in modo che avesse una prospettiva totale dell’intera scolaresca, e iniziava davvero a pensare che quel ragazzo fosse frutto della sua mente. Aveva persino preso in considerazione l’idea di andare al San Mungo per farsi curare.

Harry e Ron, come loro solito, ci davano dentro con la colazione.

Il preside si alzò e si avvicinò al leggio da cui sovrastava l’intera Sala.

- Un attimo di attenzione, ragazzi-, richiamò la loro attenzione, senza neanche l’uso di un sonorus.

Un po’ alla volta, il chiacchiericcio andò scemando e, quando il silenzio calò sovrano, continuò a parlare.

- Io e gli altri docenti abbiamo deciso, quasi all’unanimità, di concedervi una festa il giorno di Halloween, con musica, cibo e drink per tutta la serata. Si terrà il 31 di questo Ottobre, tra un mese esatto, e avrà luogo in questa sala. Detto questo, devo ammonirvi del fatto che si entra solo in maschera, e sono vietati giochi magici ai danni degli altri-.

Un moto di protesta di levò, ma riuscì a sedarlo presto.

- Con questo non sto dicendo di non usarli, ma che dovete essere attenti e non ferire gravemente nessuno, in modo da non metterci alle strette e non prendere incresciosi provvedimenti. Con questo è tutto. Vi lascio alle vostre attività-.

Tutti iniziarono a imbizzarrirsi.

- Da cosa potremmo vestirci?- chiese Ron, al colmo della felicità.

- Non lo so- rispose Harry.

- Beh, tu da principe e io da principessa-, disse Lavanda, attaccandosi a Ron e stringendogli il corpo al suo.

Hermione ci pensò su. Da cosa si sarebbe vestita? Neanche lo sapeva.

Fu scossa poi dal preside che ricordava  a tutti che le lezioni sarebbero iniziate di lì a poco, e saltò dalla sedia, correndo quasi verso l’aula di Difesa Contro le Arti Oscure.

 

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Capitolo 4
*** Attesa ***


 

Capitolo quarto

Attesa

 

Tutta la scuola era in fermento. I professori si lamentarono molto sul calo dell’apprendimento che si registrò già sin dai primi giorni di Ottobre. Tutti erano in fermento per quella prossima festa.

I primini discutevano sul fatto che non potevano andare ad Hogsmeade per comprare le ultime maschere, quelle migliori, come invece facevano gli alunni dal terzo anno in poi. Non poteva però essere una scusa necessaria per far modificare il regolamento.

E fu in un freddo e ventoso giorno di fine Ottobre che Hermione parve intravvedere un ragazzo alto e bruno che da dietro somigliava al ragazzo che tanto cercava. Quando gli corse incontro, notò di aver sbagliato persona. Balbettò delle scuse e tornò da Harry, che la guardava perplesso.

- Sei sicura di stare bene, Hermione?- le chiese, preoccupato.

Lei si morse un’unghia e si strinse nelle spalle, senza rispondere. Lo seguì silenziosamente al “Tre manici di scopa”. Sedettero ad un tavolo in un angolo e lei si guardò attorno. Nessun viso era quello che cercava. E il suo ricordo sbiadiva sempre di più. Nei suoi ricordi, quel bruno appariva in un’immagine così pallida e labile che, se non si sforzava a ricordarlo ogni giorno, era sicura che l’avrebbe presto dimenticato. Non per le sue azioni, ma la fisionomia del viso sicuramente le sarebbe presto sfuggita.

Harry continuava a parlarle, ma lei neanche se ne accorse, finché lui non le schioccò le dita davanti al naso, interrompendo il flusso di pensieri.

- Ma insomma, Hermione! Si può sapere che ti succede? Ultimamente sei sempre tra le nuvole!- la riproverò.

Lei lo guardò dolcemente.

- Niente, Harry. E’ che non mi capacito di una cosa…- disse, mentre girava il cucchiaio in una tazza di cioccolata che non sapeva come le era finita davanti e chi l’avesse ordinata per lei, perché di certo neanche ricordava di averla ordinata. Forse era stato Harry.

- Cosa?- domandò lui, sporgendosi un po’ sul tavolo.

Hermione strinse tra le mani la tazza calda e sentì le punte delle dita riscaldarsi così velocemente che sembrò si fosse scottata.

- Mah, diciamo che è più un’impressione che altro- rispose sbrigativa ed elusiva.

Harry iniziò a rimproverarla, ma lei neanche gli stette molto attenta, mentre beveva piano la sua cioccolata.

- Ragazzi!- esclamò una vocetta squillante dietro di loro, e apparve Colin Canon che fece loro una foto.

- Ciao Colin- rispose gentilmente Hermione, mentre cercava di rimettere a fuoco quello che vedeva.

Harry l’imitò.

- Ah! Ma siete solo in due! Non è che vi siete messi insieme?- chiese lui, stendendosi leggermente sul tavolo.

Hermione gli scoccò un’occhiataccia, ma fu Harry che rispose per primo.

- No, Colin. Semplicemente Ron si è fidanzato e ora ci ha appeso, perché Lavanda l’ha costretto a comprare il costume per Halloween.-

- Ah! Davvero! Ma voi da cosa vi vestite?-

Hermione sorrise.

- Io non vengo probabilmente- ammise.

Sapeva che avrebbe perso un’occasione per cercare il ragazzo del bagno, ma forse non c’era mai stato. Forse era stato davvero una sua illusione.

- No!- esclamò Colin – Non puoi! Sarà la festa più grandiosa…-

- Non si dice più grandiosa- corresse lei, non riuscendo a trattenersi.

- Okay…- rispose il biondino, mentre si faceva piccolo piccolo.

Harry guardò entrambi.

- Ci vediamo Colin. Stavamo giusto andandocene-, affermò lui, guardando Hermione e alzandosi.

- Oh! E dove stavate andando?- chiese lui, mentre ritrovava l’energia sprizzante.

- A scuola- rispose prontamente Hermione, mentre lasciava la sua cioccolata ancora tutta nella tazza.

Era disposta a fare tutto, pur di liberarsi di quel ragazzo. O almeno, la maggior parte delle cose.

Come due fuggiaschi, lasciarono Colin a dondolarsi con la sua macchina fotografica e si diressero verso scuola.

- Davvero vuoi tornare?- chiese Harry.

Lei lo guardò. Aveva un’aria preoccupata, che gli corrugava la fronte.

D’un tratto ricordò perché erano lì.

- Oh, no-, rispose cercando di rimediare – l’ho detto solo per far andare via Colin.-

Sorrise, e poi si girò attorno.

Dovevano cercare un vestito adatto per Harry, che voleva fare colpo su Ginny. Lui non l’aveva detto, ma lei l’aveva intuito.

E così mise da parte i suoi pensieri, e si dedicò completamente alla loro ricerca per quel giorno.

 

Nel corridoio vuoto del settimo piano risuonarono i passi cadenzati di qualcuno.

Doveva essere davvero tranquilla di sé, quella persona che camminava, dal momento che portava le mani nelle tasche.

Aveva il viso abbassato, ma da sotto i capelli neri si poteva scorgere un ghigno che si sarebbe potuto etichettare come quello di un Malfoy.

Ed aveva lasciato un piccolo messaggino nel dormitorio femminile dei Grifondoro.

Come fosse riuscito a entrarvi era un fatto incomprensibile, però lui c’era riuscito.

Una bella Grifondoro avrebbe trovato una piccola sorpresa, solo se, però, avesse cercato.

 

 

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Capitolo 5
*** Halloween ***


Tainted Love

Capitolo quinto - Halloween

Le feste di Halloween erano le ricorrenze più rinomate tra i giovani inglesi, specialmente se bisognava indossare bei costumi, per quanto belli potessero essere quelle maschere acide e bitorzolute, e i “dolcetti” non erano di certo ammessi.

Ebbene, Hermione non era dello stesso parere.

Tutto quel caos che si sarebbe creato, già lo sentiva rimbombare nelle sue orecchie. Non aveva trovato un buon costume  così decise di vestirsi normalmente: con abiti babbani. Lo trovava un curioso controsenso. In fondo lei stessa era per metà babbana, e cosa poteva terrorizzare di più un Malfoy? Una babbana con i poteri: un Mezzosangue. E se non l’avesse spaventato, si sarebbe accontentata di fargli venire i nervi a fior di pelle.

In realtà non è che Hermione l’avesse fatto volontariamente, ma era a questo che pensava mentre, osservando il grazioso abito sul letto, si stirava i capelli.

- Andiamo, Hermione! Non avrai mica intenzione di farlo davvero?- chiese Lavanda mentre aggiustava il trucco pesante da zucca.

Hermione si limitò ad alzare le spalle.

- Beh-, intervenne Calì mentre si avviava alla porta, vestita da un’impeccabile strega alla McGranitt, - in fondo loro si vestono da streghe, perché noi non possiamo da babbani?-

- Ma è così di poco gusto!- ribatté la ragazza, avvicinandosi a Calì,- Noi andiamo, sei sicura che non vuoi che ti aspettiamo?-

Hermione annuì, e aspettò pazientemente che avessero chiuso la porta. Ascoltò i loro passi allontanarsi e, quando fu sicura che non sarebbero tornate indietro, smise di acconciarsi i capelli e alzò il materasso. Afferrò il diario e lo sfogliò fino alla pagina in cui, qualche sera prima, aveva trovato quel messaggio. Erano poche parole, scritte con una perfetta calligrafia, chiara e leggibile. Peccato che non l’avesse scritto lei quel messaggio. Non sapeva se gioirne, oppure essere spaventata.

Spero che ci vediamo alla festa”, diceva il messaggio, ed era firmato con “Ammiratore Segreto”.

Ora, era più da pensare che lei piacesse davvero a qualcuno, o che qualcuno era riuscito a scrivere nel suo diario, che era protetto da mille incantesimi?

Un brivido le percorse la schiena.

Dopo tanto tempo che l’aveva cercato senza risultati, eccolo spuntare dal nulla. Lei non conosceva chi fosse. Avrebbe fatto bene ad andarci? Sì, e poi, a quanto pareva, era lui a volerci andare perché ci sarebbe stata lei. E inoltre doveva ringraziarlo per le parole della volta scorsa, e ancora voleva informazioni su di lui, come il suo nome, ad esempio. Se però fosse stato lui a non presentarsi, lei avrebbe fatto sicuramente una brutta figura. Si sarebbe sentita male, falsamente illusa. Chi, però, avrebbe mai saputo che aveva un appuntamento se non l’aveva detto a nessuno? E di certo neanche quel ragazzo l’avrebbe detto in giro se, intelligente come pareva, era intenzionato a rimanere nell’anonimato.

Rispose il diario al suo posto, e sospirò. Si diede uno sguardo allo specchio e si vergognò di quanto si era fatta bella. Le guance erano rosse, e le labbra erano risaltate da un velo di rossetto rosso. Sugli occhi non v’era traccia di matita, ma solo un velo di mascara le approfondiva lo sguardo. I capelli ricadevano lisci sul collo.

Si spogliò dell’accappatoio e infilò il vestito, che chiuse con una magia. Si vergognò per l’ardore di quel capo rosso come il sangue, che le lasciava scoperto il collo e le spalle, e le tirava il seno in su, facendolo apparire una quarta abbondante. Le cingeva i fianchi e la vita, ricadendo con dei volant sulle cosce magre. Si fece coraggio e indossò gli stivali neri. Quelli almeno non erano per niente vistosi, poiché arrivavano sotto al ginocchio, e avevano un tacco basso e largo. Almeno così avrebbe camuffato la sua ignoranza nel camminare su tacchi piccoli e vertiginosamente alti.

Però era bella.

Si gettò addosso il mantello della scuola e si avviò alla porta.

Ebbe ancora un ripensamento. Probabilmente avrebbe desistito se non avesse voluto così tanto ringraziare quel ragazzo… e scoprire chi fosse.

 

Camminò a testa alta lungo il corridoio. Per quella sera i corridoi essenziali erano illuminati con delle torce che vincevano l’oscurità. Il resto dei corridoi, a detta del preside e dei professori, era proibito, pena una punizione.

Finalmente trovò la sala della festa, e fece il suo ingresso, vincendo la voglia di voltarsi e scappare via.

Canzoni sparate ad alto volume la colpirono, insieme a un fastidioso odore di sudore in un luogo chiuso. Si voltò attorno, e notò che le finestre non erano chiuse. Era strano, forse le avevano aperte da poco. Cercò con lo sguardo qualcuno che potesse conoscere, ma era davvero difficile riconoscerli mascherati. Per di più neanche conosceva da che si fossero vestiti i suoi amici.

Scorse un cappello verde e da sotto un abito rosso fuoco. Guardò attentamente e riconobbe Ron, vestito da peperoncino, che stava abbracciato a Lavanda. Trattenne a stento le risate. Il volto del ragazzo era difficile da riconoscere, tanto gli stavano bene i colori dell’abito. Sembrava proprio il caso di dire “era tutto un fuoco”.

Si morse il labbro inferiore e scorse in un angolo Harry e Ginny che chiacchieravano.

Corrugò la fronte. Da quando quei due avevano iniziato a frequentarsi?

A prima vista, chi non li conosceva, e non conosceva la loro storia, li avrebbe potuti scambiare per due amici che chiacchieravano liberamente. Ma lei si riempiva il petto nell’affermare che riconosceva una conversazione tra amici da quella tra due più-che-amici. Sorrise, pregustando l’idea di tormentare un po’ la rossa e dandole della doppio-giochista, dal momento che un ragazzo del Tassorosso, che a occhio e croce doveva essere del penultimo anno, giunse da dietro e le cinse i fianchi.

Di certo, però, le avrebbe dovuto fare la predica, per l’ennesima volta.

Se voleva davvero fare colpo su Harry, avrebbe dovuto impegnarsi di più a tenere alla larga i fusti con cui aveva le storie.

Per non parlare di Ron, cosa avrebbe detto?

Distolse lo sguardo, mentre cercava di non pensarci. Non erano fatti propriamente suoi quello che succedeva tra i suoi migliori amici. Lei si limitava a osservare e dare consigli, e così avrebbe dovuto fare.

Non si rese conto fino al momento in cui la spinsero di lato che era rimasta in piedi, ferma, a fissare i suoi amici amoreggiare, accorgendosi in quel momento che c’era una punta di invidia verso di loro. Non erano completi, ma pareva avessero trovato qualcuno che li completasse davvero. Non era sicuro di Ron, in quanto Lavanda era un po’ troppo invadente per i suoi gusti, e ciò non faceva bene all’ego del rosso, che per lei avrebbe dovuto avere un freno. No, non stavano bene insieme.

Scappò via, prima di rendersi conto che era quasi gelosa del suo amico.

Stava scherzando, supponeva. Il suo cuore non poteva di certo battere per un essere così irritante, forse secondo solo al suo acerrimo nemico Draco Malfoy.

E, stranamente, ma non troppo, si riscoprì a cercare con lo sguardo un dio sceso in terra, con lineamenti spigolosi e aristocratici, la pelle color del latte e i capelli tanto biondi da poter sembrare, con la luce che batteva su di essi, addirittura argentei, non però come i suoi occhi. Ghiaccio puro e vivente, capace di tenerti immobile per tutto il tempo che voleva.

Già, in fondo, anche se lo odiava a morte, Hermione era conscia del fatto che il principe dei Serpeverde fosse il ragazzo più affascinante della scuola, e lei e qualche altro pugno di ragazze con il cervello che ancora non era fumato erano le uniche a non essere andate a letto con lui. Tra le ragazze, pareva che anche Ginny avesse fatto visita al “magnifico” (o almeno così dicevano) letto di Malfoy, ma non ci credeva molto. Il biondo era un tipo che disprezzava a morte i Weasley, e appunto per questo non aveva dato molto credito alle voci. Il resto delle ragazze erano troppo piccole e non ancora avevano fatto lo sviluppo, ovviamente.

A occhio e croce, dunque, lei era l’unica che non aveva ancora perso la testa. Bene, perché lei non ne aveva alcuna intenzione.

Intanto lo cercava, anche per la soddisfazione di vederlo cereo per la paura. Era curiosa di sapere cosa avrebbe detto. Sicuro avrebbe detto qualcosa di cattivo, ma sapeva che dentro aveva paura dei babbani, perché nonostante non avessero dei poteri magici, riuscivano a sentire le emozioni più di lui. E voleva dargli anche il cruccio che non si era portato a letto la più bella mezzosangue della scuola. Mai l’avrebbe fatto.

Sentì un soffio sul collo, che la fece rabbrividire.

Forse avevano tenuto troppo tempo le finestre aperte, e ora era arrivato il momento di chiuderle.

Si abbassò per prendere la bacchetta legata con un elastico alquanto sexy alla gamba, rosso come il vestito, e sentì, nel momento in cui si alzava la gonna lunga del vestito, un paio di mani che le cinsero dolcemente i fianchi e la tennero stretta.

Vergognandosi per quella posa facilmente fraintendibile, si tirò quasi di scatto su, arrossendo.

- Merlino, Granger, sei davvero pudica!- sussurrò una dolce sensualmente al suo orecchio.

Lei sentì la saliva mancarle nella bocca, e cercò inutilmente di ingoiare, col risultato di avere la bocca ancora più asciutta. Il filo di rossore aumentò, quando quel ragazzo (perché era sicura si trattasse di un ragazzo) le spostò i capelli su un’unica spalla e avvicinò il volto.

Chiuse gli occhi per un momento, giusto il tempo per inebriarsi di quel profumo che insieme era dolce e deciso. Giusto il tempo per ricordare che era in mezzo a tutta la scuola che la vedeva far cadere il velo di freddezza e serietà che aveva fatto tanta fatica a far riconoscere.

Posò le mani su quelle del ragazzo, e si rese conto che erano davvero tanto lisce. Per un attimo si lasciò crogiolare in quelle sensazioni che mandavano calore ad ogni parte del suo corpo, ma con una forza di volontà degna di una Grifondoro come lei, si allontanò di un passo, spingendo via le mani strette ai suoi fianchi.

Si voltò e vide un paio di occhi verdi che la fissavano. Non c’erano dubbi. Era il ragazzo misterioso.

Lo guardò, stupita. Non pensava che potesse essere così diverso dal loro ultimo incontro. La sua pelle era pallida come la luna e i capelli scuri come il manto della notte. Le sue labbra sottili erano tese in un ghigno che le ricordava vagamente qualcuno, ma non ricordava chi.

Non sapeva se sospirare di sollievo, o scappare via.

Sospirare? Perché avrebbe dovuto sospirare?

Sbiancò alla risposta che diede a quella domanda: pensava che fosse Malfoy.

E allora era così? Provava davvero qualcosa per quel tipetto? No, no. Era impossibile.

Eppure quel ragazzo, il suo ammiratore, l’aveva chiamata Granger…e aveva fatto la sua stessa voce.

Però Malfoy l’aveva quasi strozzata, quindi era sicura non potesse essere lui.

Inconsciamente si portò una mano alla gola, mentre il rossore si affievoliva.

- Scusa- disse ancora il ragazzo, piegando la testa di lato – ti ho spaventata Hermione?-

Hermione…l’aveva chiamata per nome.

Non ci capiva molto, d’altronde come avrebbe potuto se la curiosità di sapere chi fosse quel ragazzo l’aveva presa completamente.

Fece no con la testa.

- Non preoccuparti, è che credevo che fossi…- si bloccò prima di dire qualcosa di spiacevole.

Il bruno sorrise.

- So chi pensavi che fossi-, replicò sicuro di sé.

La ragazza sbatté le palpebre e lo guardò senza riuscire a parlare.

- Draco Malfoy- continuò lui, sospirando, quasi falsamente sconfitto.

- No!- esclamò lei, mentre scuoteva la testa, anche se avrebbe voluto dire “sì, è così”. Non l’avrebbe, però, di certo detto, perché avrebbe perso, ne era sicura, anche lei il cervello e prima o poi si sarebbe lasciata trascinare sul suo letto (o come sperava in fondo).

Lui sorrise e allungò la mano verso la sua guancia.

- Sai, mi sei mancata- disse ancora.

Che bella voce suadente che aveva. E quel tocco le fece balzare il cuore in petto.

- Come mai?- chiese, mentre si malediva mentalmente che con i ragazzi, in certe situazioni, pareva una bambina.

Lo sconosciuto fece un passo in avanti, e fece scivolare la mano sulla sua spalla, sfiorando la pelle del collo, e drizzandole i capelli dietro la nuca.

- Me lo chiedi, Hermione? –  chiese, mentre le prendeva entrambe le mani. – Balli con me?-

A quella richiesta, sentì una canzone ballabile partire.

Lei si limitò a sorridere. Sì, le andava. Quel ragazzo era strano. Aveva l’impressione di conoscerlo già, ma era consapevole di non aver mai incontrato nessuno che potesse essere così affascinante, e così gentile.

Insieme si avviarono verso la pista da ballo. E ballarono.

Era consapevole che, intorno a loro, tutti si facevano di lato, per lasciarli danzare, ma lei aveva occhi solo per lui, come sapeva che lui li aveva solo per lei.

L’avvicinò a sé, e lei si lasciò trascinare in quella danza leggiadra e fluida come l’acqua che scivolava tranquilla sul letto di un fiume.

Chiuse gli occhi e appoggiò la testa sulla sua spalla.

Era alto, davvero. Ed era muscoloso. Lo sentiva stretto contro il suo corpo.

Aveva fatto bene ad andare alla festa e a prepararsi così bene. Sapeva che gli occhi di tutta la sala erano puntati su di loro.

- Hermione, stai bene?- chiese il ragazzo contro il suo orecchio.

Lei alzò lo sguardo, un po’ sorpresa per quella domanda.

- Ma sì, certo. E’ ovvio.- rispose, sicura.

- Intendo con me- disse, con un ghignetto divertito.

Lei lo guardò con sguardo indagatore.

- Sì – ripeté sicura.

Smisero di ballare e si scambiarono vari sguardi.

- Io sono un tuo ammiratore, Hermione. Ma se mi conoscerai meglio, soffrirai- l’avvertì.

Lei non riusciva a capire quello che voleva dirgli.

- E’ per questo che questo sarà il nostro ultimo incontro- continuò il ragazzo.

- No!- esclamò Hermione, mentre corrugava la fronte, e metteva in moto il cervello.

Che voleva dirgli quel ragazzo? E perché aveva paura che finisse quell’incontro così tanto a lungo atteso.

Scosse la testa.

- Quando scoprirai il mio nome, saprai perché.- sussurrò, mentre faceva scivolare una mano dietro la sua nuca, avvicinandosi con le labbra al suo viso. – Sappi però che mi avrebbe fatto piacere conoscerti più… a fondo-

Lei arrossì, mentre le labbra del ragazzo scivolarono sulle sue.

In quel momento per lei non aveva importanza. Il nome. Aveva detto che doveva conoscere il suo nome. Doveva scoprirlo lei stessa. Per ora, però, conobbe solo il dolce sapore della sua lingua, che si intrecciava alla sua.

Avrebbe tanto voluto che quel bacio continuasse. Sentiva il sangue scorrerle più veloce del normale ed era calma. Era come se conoscesse già quelle labbra, quei modi sensuali che le mordevano le labbra e le succhiavano. Era come se conoscesse quella lingua dal sapore dolce e un po’ amaro. Conosceva il suo modo di condurre. L’aveva sognato tante volte, troppo spesse.

Quando lui si scostò da lei, per far svolazzare il mantello e sparire nella folla, sbiancò. Le gambe sembravano non reggerla più.

Aveva sognato che fosse Draco Malfoy a baciarla a quel modo.

Arrossì per quel ricordo che pensava di esser riuscita a sotterrare, ma la sua mente ricordava, sempre e comunque, nel bene e nel male.

Afferrò la gonna del vestito, e uscì di corsa dalla festa.

Maledetta festa, non avrebbe dovuto andarci, perché ora la sua testa era davvero inutilizzabile, mentre non faceva altro che pensare a quell’ultimo incontro. E più lo faceva e più sovrapponeva il viso di Malfoy a quello del giovane ragazzo bruno.

No, era impossibile che fossero la stessa persona. Eppure le sensazioni che le davano erano molto simili, davvero simili.

Era attratta da entrambi, non poteva negarlo. Era scritto così anche sul libro che aveva preso dalla biblioteca qualche mese prima, quello che si intitolava Una strega può distinguere l’amore dall’attrazione. E anche se era sicura di non amare nessuno dei due, era attratta da entrambi: uno stronzo e un fuggitivo.

Le vennero le lacrime agli occhi per la disperazione.

Si fermò in un corridoio, che tra le lacrime non riusciva a distinguere, e si voltò verso una finestra, che lasciava trapelare un fascio di luce bianca, illuminando pochissimo lo scuro corridoio. Di sicuro era finita tra i corridoi che quella sera erano proibiti. E, per come stava, una punizione era l’ultimo dei suoi pensieri.

Si affacciò e lasciò che le lacrime le rigassero il viso.

- Perché proprio a me?- sussurrò, delusa.

Era sicura di aver trovato qualcuno che potesse davvero amarla, e invece aveva trovato solo uno che le aveva rubato il suo primo bacio ed era scappato via. E di certo lei era troppo orgogliosa per seguirlo. E con tutta probabilità, si era dissolto come in quei giorni aveva fatto.

Rimase a guardare la luna, chiedendole aiuto e conforto.

Chiedo davvero scusa a chi ha dovuto aspettare molto per leggere il continuo di questa fan fiction. Bene, la storia vi dico che è a buon punto, ma il tempo libero per poter scrivere gli altri capitoli è carente, avendo degli esami a breve. Vi prego di darmi un po' della vostra pazienza e capirmi.

Ringrazio comunque quanti hanno commentato e stanno seguendo questa fan fiction. Siamo arrivati a più di 40 preferiti! E' un record! Speriamo che continui così. Continuate a recensire. Baci baci,

***Rupi***

 

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Capitolo 6
*** Sentimenti ***


Tainted Love

Capitolo sesto - Sentimenti

 

 

 

- Ma insomma! Ron!- sbottò per l’ennesima volta Hermione.

Non ce la faceva più. Quel ragazzo era irrecuperabile.

- Siamo prefetti! Dobbiamo evitare le baruffe, non farle!-

Sbatté i libri sul tavolino e con un incantesimo divise Ron e Harry, che si stavano azzuffando come dei bambini.

- Harry! Se ti ci metti pure tu, come faccio a farlo crescere?-

Il bruno si aggiustò gli occhiali, che erano caduti e si erano rotti, mentre il rosso si massaggiava il braccio, dove aveva la camicia strappata.

- Guardateli!- quasi urlò arrabbiata, mentre portava i pugni sui fianchi – Non ci bastano i Serpeverde che vi stuzzicano, dovete per forza stuzzicarvi tra di voi?-

- Hermione, però…- iniziò Ron.

- No!- gridò lei, allungandosi in avanti.

I due ragazzi tremarono e non replicarono.

- Non mi interessano i vostri motivi! Io devo studiare. Se voi dovete picchiarvi, fatelo o in silenzio, in modo che non vi sento, oppure uscite fuori! Non voglio rumore alcuno in questa sala comune. Mi sono spiegata bene?- Si voltò verso gli altri Grifondoro che li guardavano stupiti e intimoriti. – Sono stata chiara? Avete capito?- urlò anche contro di loro.

Tutti, in silenzio, annuirono, per poi chinarsi sui libri, oppure uscire in modo rapido.

I due Grifondoro si scambiarono un’occhiata fugace, mentre la bruna si portava con passi pesanti e lunghi al suo piccolo tavolo da studio, colmo di libri e pergamene.

Hermione aveva i nervi a fior di pelle. Non riusciva a non pensare alla figura che aveva fatto davanti a tutta la scuola. Loro che avevano visto? Il suo cavaliere che, con un sorriso compiaciuto, aveva girato i tacchi ed era quasi scappato via, mentre la lasciava sola, con la bocca semiaperta, con la possibilità che qualche mosca ci entrasse dentro, in mezzo alla pista da ballo.

Neanche nei suoi pensieri aveva pensato potesse succedere una cosa del genere. Non l’aveva preso neanche in considerazione come possibilità. No, lei non avrebbe aspettato che potesse udire tutta la scuola per dire a una persona “non mi interessi”.

Maledisse coloritamente Piton e i suoi stupidi super compiti solo perché era del Grifondoro, chiudendo tutto e strappando l’ennesima pergamena, che buttò con tutto lo sdegno del camino.

Avrebbe potuto sopportare tutto, ma non un’umiliazione pubblica. Cosa pensano ora tutti di lei? Che non è capace neanche a tenersi il ragazzo?

Bella prova. Sarebbe dovuta restare in camera a studiare, di certo avrebbe imparato davvero qualcosa, e non avrebbe permesso alla scuola di poter cogliere un qualche minimo smarrimento nella sua persona.

Vincendo la voglia di far esplodere la sala comune di Grifondoro solo per il semplice motivo che era grande, spaziosa e soleggiata, uscì e si diresse da qualche parte.

Non importava davvero dove andasse, tanto un luogo valeva l’altro, tanto comunque tutti l’avrebbero additata come quella povera stupida che è stata presa in giro senza che se ne accorgesse. E poi che mai voleva quel ragazzo da lei, se prima faceva tanto quello che le voleva bene, che la voleva veder sorridere, e poi le lanciava una bomba di quelle dimensioni. E che aveva voluto dire? Come aveva detto? Qualcosa tipo “non ci possiamo più vedere”. Ma perché non si uccide? Lui e quel fottuto Serpeverde che le ha permesso di incontrarlo per la prima volta.

Era completamente racchiusa nei suoi pensieri quando, distrattamente, si rese conto di essersi persa. Quel corridoio non era esattamente molto illuminato, e non era esattamente uno che percorreva tutti i giorni. Prese un respiro e si guardò attentamente attorno. Non sembrava ci fosse nessuno, a parte un’ombra che pareva venire verso di lei. Trattenne il respiro e la fissò, sperando di metterla in soggezione e che andasse via. A volte funzionava quando non era nei suoi migliori stati d’animo. Eppure quell’ombra non accennava a tornare indietro, anzi, pareva più che intenzionata a proseguire. Quando fu entrata nel cono di luce, Hermione arrossì e distolse lo sguardo.

L’avrebbe riconosciuto in mezzo anche a tanta gente. Capelli biondi, atteggiamento sicuro di sé, ghigno stampato sul viso. Era lui, senza dubbio: un ragazzo stampato Malfoy.

La ragazza tornò sui suoi passi, sperando che lui non avesse notato che l’aveva fissato fino a quel momento. C’era stato, di certo, l’equivoco dal momento che Hermione non sapesse che fosse proprio lui, proprio Draco, ma con l’ego che si ritrovava quel ragazzo, avrebbe fatto di tutto per avere ragione.

-          Piccola e dolce Granger. Buon pomeriggio- la salutò, avvicinandosi a lei.

Hermione si voltò e gli sorrise imbarazzata.

-          Salve, Malfoy- rispose gelida, e guardando altrove.

-          Che c’è?- chiese il biondino, cercando di guardarla in viso – oggi sono così bello che ti abbaglio?-

-          Smettila, Malfoy. Non sono in vena- bruscamente, si voltò ancor di più, sentendo una fitta nel collo. Era mai possibile che s’era fatta male pur di non guardare quel ragazzo? Oh, ma dove stava arrivando? Cosa avrebbe potuto fare con quel suo atteggiamento? In barba a quello che avrebbe pensato lui, lo guardò dritto negli occhi azzurro ghiaccio e sorrise. – Anzi- disse ancora, - quando ti va di portarmi a letto, dopo quello che hai sicuramente saputo, dimmelo, che così vediamo di apparare-.

Draco la guardò perplesso e le mise una mano sulla fronte, che Hermione tolse bruscamente.

-          Che credi di fare?- chiese, irritata.

Il ragazzo rise, e le cinse il fianco con un braccio.

-          Mia cara, dopo questa provocazione, ti tiri indietro?- sussurrò, avvicinando arditamente, di nuovo, i loro volti.

Perché, si chiese Hermione, doveva sempre sparare cavolate quando c’era lui? Deglutì e tentò di allontanarlo.

-          Ma smettila!- sbottò, voltando il viso, completamente arrossito. Lo sentì ridere e la sua stretta sul suo fianco si allentò.

-          Nonostante tutto-, disse lui, - non hai il coraggio di mantenere la tua parola.-

Detto ciò, il ragazzo si voltò per andarsene, ma poi ci ripensò e tornò a guardarla. Ghignò.

-          Se non posso portarti a letto, almeno questo me lo devi- disse, per poi avvicinare i loro volti.

Con un’arditezza di cui neanche lei pareva essere consapevole di avere, sorrise beffardamente. Alzò le sopracciglia, e sfidò col solo sguardo il ragazzo. Ma, si poteva fare? E che credeva di fare con ciò? Non voleva essere come tutte le altre, non voleva cedere al fascino ostentato dal ragazzo. Eppure eccola lì, che si offriva chiaramente a quel ragazzo. In un attimo, il suo cervello aveva elaborato una sfida, che potesse nascondere il veloce ritmo del battito del suo cuore, e il freddo che sentiva in una parte imprecisata della sua schiena, mentre sentiva i peli dietro la nuca drizzarsi.

In un attimo, in ragazzo fu sulle sue labbra dolce come il mare che, calmo, si sdraia sulla sabbia, per poi ritirarsi troppo in fretta, così in fretta che Hermione avrebbe voluto che il mare tornasse sulla spiaggia. Sorrise, chiudendo gli occhi, e fu lei ad avvicinarsi al mare. Sentì le braccia di lui stringersi intorno al suo corpo dalle forme minute, e abbattersi su di lei con la forza di un maremoto. In un attimo le loro lingue si cercavano, si volevano, e si rincorrevano. Spostò la testa di lato, portando le mani sulla pelle liscia del ragazzo, e gli morse dolcemente il labbro inferiore. Aveva sempre creduto che Malfoy avesse delle labbra troppo sottili, e invece erano perfette. Certo, non come le sue, che stavano subendo dal ragazzo ogni tipo di massaggio o dolce tortura. Arrossì, mentre sentì il calore aumentare per la vicinanza dei loro corpi.

D’un tratto, tutto finì.

Lui era di fronte a lei, con gli occhi sbarrati e il suo solito ghigno scomparso. E lei era lì, con i capelli ricci ancora più sconvolti, e il fiato corto.

-          Non pensavo che fossi così- esordì il ragazzo, chiudendo gli occhi e aggiustandosi i capelli.

Hermione si abbassò la camicia, che era uscita dalla gonna. Lo ignorò completamente, cercando di trattenere la dolce voglia che aveva di leccarsi le labbra. Ricordò che quando lui l’aveva sfiorata, aveva sentito il calore delle sue labbra, e la dolcezza di qualcosa che non pensava che il ragazzo fosse capace di avere. Aveva sbagliato, allora, a pensare che tutte quante avevano voglia di darla al primo che incontravano. Oh, no. Draco Malfoy se l’era guadagnate tutte con gran classe. Arrossì per quei pensieri e si morse il labbro inferiore.

-          Anche se non sembra, sono una ragazza anche io- ribatté, guardandolo negli occhi, – e appunto per questo ti dico che tra noi questo bacio non significa niente per me. Niente-

Lui rise di gusto, guardandola come se avesse detto la più grande idiozia di questo mondo… non a torto!

-          D’accordo, Granger. Raccontati anche quello che vuoi, ma quello che racconterò agli altri sarà la verità. E saranno loro a dedurne che la gelida Granger non vede l’ora d’essere sciolta dalle magiche mani dorate dell’affascinante Draco-

Hermione lo schernì ridendo.

-          Per carità! Allora se pensano così, sono davvero senza cervello!- rispose.

In realtà, non sapeva che pensare. E non ci voleva pensare. Lui rise a sua volta e se ne andò, oltrepassandola. Hermione sospirò e si toccò le labbra. Ne avrebbe voluto ancora, ma non le avrebbe fatto bene al cervello. Quello che di sicuro l’avrebbe fatta tornare in sé sarebbero stati i libri e lo studio. Così tornò sui suoi passi e si rinchiuse nella sala comune, trovandola improvvisamente troppo stretta e calda per i suoi gusti.

 

 

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Capitolo 7
*** Inaspettato ***


Tainted Love

Capitolo settimo - Inaspettato 

 

 

Se fosse stato anche pensabile, Hermione si sarebbe felicemente gettata giù dalla torre dei Grifondoro. Era così impensabile aver baciato Draco Malfoy per lei, che aveva tirato fuori la vecchia copia del manuale Una strega può distinguere l’amore dall’attrazione, e stava giusto dando un’occhiata al capitolo tredicesimo: Bacio inaspettato ma piacevole.

Arrossì anche al solo pensiero che quel bacio sia potuto essere “piacevole”, ma doveva ammetterlo:  il biondo nemico sapeva baciare davvero bene.

Sentì dei passi in lontananza, ma non riusciva a distogliere lo sguardo da quel capitolo. Voleva assolutamente finirlo, e scoprire cosa dicesse in proposito. Purtroppo qualcuno le sfilò il libretto dalle mani, cosa che la fece adirare non poco.

-          Che leggi?- chiese Lavanda, curiosa, guardando all’interno. Una volta notato cosa c’era scritto ridacchiò e glielo pose. – Non troverai nulla lì su. Devi affidarti a qualcuno che sa davvero come distinguere le due cose, nonché a te stessa e ai tuoi sentimenti.-

Hermione la fissò sconvolta. Da quando Lavanda dava consigli così oculati?

Sorrise imbarazzata e porse la mano aperta, sulla quale la ragazza poggiò il piccolo manuale.

-          Era più per curiosità che altro- mentì spudoratamente.

L’altra sorrise e le si sedette vicino. Sembrava come se fosse cresciuta e non fosse più la ragazzina che diceva a tutti tutto, quella ragazzina impertinente e sgarbata di qualche anno prima.

-          E’ successo qualcosa, vero?- chiese con un sorriso consapevole.

La riccia si morse il labbro. Doveva dirle cosa era successo? Doveva davvero fidarsi?

-          Oh, avanti Hermione! Ci conosciamo da quasi sei anni e ancora non hai imparato a fidarti di me?- chiese, gettando la testa all’indietro e ridendo di gusto. Fece leva sulle braccia e si alzò. – Se è così, allora me ne vado.- concluse, leggermente offesa.

-          Aspetta.- disse Hermione titubante. Nonostante tutto voleva darle una possibilità, ma il rischio era grande. Doveva farlo, altrimenti, se avessero continuato così lei e Ron, non sarebbe mai andata d’accordo con la moglie di uno dei suoi due migliori amici – Siediti, ti racconto tutto.-

Con gli occhi lucidi e colmi di curiosità, Lavanda prese posto subito, e si sporse verso Hermione, cercando di carpire più informazioni possibili. Dal canto suo, Hermione cercò di non dare molte spiegazione o cose varie.

-          Beh, c’eri alla festa di Halloween, giusto?- chiese, conoscendo già la risposta. Lavanda evitò di rispondere, annuendo con la testa. – Bene. Quel ragazzo non so chi sia.-

La brunetta spalancò gli occhi.

-          Ma come è possibile?- chiese stupita e sbalordita.

Hermione si strinse nelle spalle.

-          Ho cercato di farmi dire in tutti i modi il suo nome, ma non ha voluto dirmelo. In ogni caso ha giocato solo. Quella di Halloween era la seconda volta che ci incontravamo. Mi aveva fatto capire che era interessato a me, e invece è andato via.- spiegò.

Lavanda annuì.

-          Beh, è strano. Cioè, io non l’avevo mai visto, forse non ho fatto mai caso a lui (anche se un bel ragazzo come lui me lo sarei ricordato), ma in fondo potrei anche essermi sbagliata, non lo so-, guardò la ragazza di fronte a lei e sorrise. – Tranquilla, però. C’è tanta altra gente-.

La riccia sospirò quasi rassegnata.

-          Gente come Malfoy?- chiese, ironica.

L’altra Grifondoro rimase ancor più stupita a quella notizia.

-          Vuoi dire che stai con Draco Malfoy?- chiese, con la voce leggermente più acuta del normale. La riccia scosse la testa.

-          Oh, no. Solo che mi ha baciata-

Lavanda rise di gusto.

-          Hermione, mi meraviglio di te! Non eri tu quella che disdegnava a gran voce Malfoy da quando avevate undici anni ciascuno?-

Annuì.

-          Infatti io non l’ho ricambiato- mentì. D’accordo che le aveva raccontato quello, ma forse non era saggio entrare nei particolari.

Scosse la testa, e indicò il libretto che Hermione stringeva tra le mani.

-          Bello ma piacevole-, recitò. – Un bacio non può essere tale se non lo si è ricambiato.-

-          Non è così, ti dico- rispose, innervosita, l’altra.

Lavanda alzò le mani e contemporaneamente si alzò dalla sedia.

-          Beh, se non l’hai ricambiato, allora non ti piace. Draco è un tipo che, se ti bacia, non puoi fare a meno di rispondergli. Quel ragazzo è così … magnetico- sorrise per aver trovato l’aggettivo adatto per lei, - e se è davvero così, Hermione sei una donna col cuore di pietra!-

Hermione sorrise, ma non rispose. Distolse lo sguardo dalla ragazza, portandolo ai suoi piedi, chiusi in vecchie scarpe da ginnastica.

-          Rinnova il tuo guardaroba, Hermione. Sii femminile e passionale. Lasciati andare, che è la cosa migliore. E poi hai solo sedici anni! Che male può farti scivolare per una notte nel letto del bel Serpeverde? Sai-, aggiunse a bassa voce, - si dice che in realtà non sia mai venuto a letto con una ragazzina, e per lui è più che altro un passatempo.- Le fece l’occhiolino. – Magari riesci a fargli cambiare hobby.-

Stavolta fu il turno di Hermione di rimanere a bocca aperta.

-          Ma ma ma …. Lavanda! Stai dicendo che tu non ci sei mai andata a letto?-

Quella rise, e si allontanò dalla stanza.

-          Non è quello che sto dicendo- le disse da lontano, sparendo poi nel buco del ritratto.

Hermione rimase turbata. Eppure sapeva bene che Lavanda fosse andata a letto con Draco. E allora che significava che per lui era un hobby, e che non era mai andato con nessuna a letto? Erano immagini contrastanti che aveva dato di uno stesso ragazzo. C’era qualcosa che le sfuggiva. Aveva detto “non è mai venuto a letto con una ragazzina”.

Arrossì quando finalmente capì. Chiuse di botto quel manuale e corse a nasconderlo da qualche parte nella sua camerata.

 

 

 

Per quanto la ragazza non riuscisse ad ammetterlo apertamente, era segretamente compiaciuta di essere stata dimessa dal San Mungo e poteva tornare ad Hogwarts.

Era sicura che, nella sua Casa, ne erano successe di tutti i colori, ed era ancora convinta che Draco Malfoy le nascondesse ancora qualche segreto. Forse, un asso nella manica.

Stava passeggiando tranquillamente per i corridoi dopo essere andata a trovare il Preside, e dopo aver chiesto al professor Piton la nuova parola d’ordine per poter accedere nuovamente ai dormitori.

Incontrò vari ragazzi che la salutarono.

Era sicura che tutti l’ammirassero per la sua bellezza austera. Era solita porsi agli altri come una ragazza bellissima, dai lunghi capelli biondi che ricadevano dritti intorno al suo viso, incorniciandone la bellezza della carnagione chiara e gli occhi verdi. Le labbra erano sottili e rosee, e il naso aveva una curva che le innalzava la punta. Il viso possedeva dei meravigliosi tratti dolci, che contrastavano apertamente con l’espressione di distacco e le parole gelide che era solita rivolgere agli altri. A tutti, in realtà, tranne che a Blaise e Draco.

Recitò la parola d’ordine, ed entrò nel dormitorio.

Pullulava di Serpeverde che giocavano con le carte, e già stringevano in mano bottiglie di alcolici delle più svariate marche.

I ragazzi che cercava, probabilmente, erano in camera loro a farsi qualche ragazzina dei primi anni. Si diresse, incurante di ciò, nella loro stanza, e spalancò la porta, entrando con una certa classe che vantava di avere, e tutti non potevano far altro che ammettere che ne era in possesso. Si stupì non poco vedendo i due ragazzi, uno seduto con la schiena che poggiava ad uno dei bastoni che tenevano il baldacchino, con una gamba piegata sotto di sé e l’altra penzoloni fuori dal letto, e l’altro steso con le braccia incrociate sotto la testa.

-          Ma insomma!- sbottò divertita – Non ditemi che vi siete stancati delle altre ragazze tanto da voler provare a trasgredire le vostre stesse regole!-

I due ragazzi si voltarono, chiaramente stupiti di vederla con le braccia incrociate e un’espressione divertita sul volto.

Solo Blaise e Draco sapevano quanto il suo viso potesse illuminarsi quando sorrideva. Quei ragazzi le infondevano fiducia.

-          Astoria!- esclamò Draco, balzando giù dal letto e correndo ad abbracciarla.

-          Non sapevamo che tornassi di già!- esclamò il bruno, imitando l’amico.

La ragazza strinse entrambi a sé, e ridacchiò.

-          Volevo farvi una sorpresa- ammise. – Ma mi sono persa importanti dettagli, lo so. Ragion per cui ora mi racconterete che cosa avete combinato fin’ora.-

Tutti e tre, dopo aver chiuso la porta, si sedettero sul letto di Blaise, e i ragazzi iniziarono a raccontarle le ultime novità.

Astoria Greengrass fece un mezzo sorriso, e ascoltò interessata.

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Capitolo 8
*** Segreti ***


Spazio dell'autrice:

Ed ecco qui un altro capitolo.

Spero davvero che la storia vi stia piacendo, e ringrazio molto coloro che hanno commentato. Probabilmente riprenderò anche la stesura delle altre due storie, Scambio culturale e La rosa dei venti. Vi terrò aggiornati, e grazie ancora.

Presto vedrete postato anche il capitolo nove. Buona lettura, e grazie ancora.

 

Rupi***

 

 

 

 

 

 

 

 

Tainted Love 

 

 

Capitolo ottavo - Segreti 

 

 

 

Astoria guardava Draco dormire. Era davvero bello, un ragazzo che meritava tutti i complimenti che gli facevano.

Ma cosa le nascondeva?

- Cosa ti fa pensare che ti nasconda qualcosa?- le aveva chiesto Blaise.

Si era stretta nelle spalle.

- Se non si ha nulla da nascondere, non c’è bisogno di fare il misterioso-, gli aveva risposto con calma.

Draco diceva che la considerava come una sorella, ma lei sapeva che il miglior difetto che aveva lui era che sapeva fingere troppo bene. Una volta lo sentì fingere un orgasmo in maniera impeccabile.

Il ragazzo si girò nel sonno, senza dare alcun segno che poteva farle capire che si stava svegliando. Sbuffò, stanca di guardarlo dormire, spettacolo alquanto noioso, e andò da Blaise. Lo scosse piano.

Quello dormiva a bocca aperta e lei non poté fare a meno di tappargliela con una mano. Il ragazzo grugnì malamente e si svegliò.

- Astoria…- sussurrò con voce roca, senza troppo stupore.

Le sorrise complice e si spostò nel letto, facendole spazio accanto a sé. Stavano stretti, ma si sapevano accontentare.

- Scoperto niente?- chiese lei.

Il bruno scosse la testa.

- Per quanto ti creda, Draco non è mai stato tanto normale come in questi giorni- le assicurò.

La bionda, però, non dava cenno di cedere.

- No, Blaise. Io ne sono certa!-

Il serpeverde sbuffò ancora, e le mise una mano su un fianco, stringendola a sé. Quanto lo eccitava, lo sapeva.

- D’accordo- la accordò, sperando che si fosse arresa facilmente, guardandola negli occhi,- ma cosa mi dici di te? Sicura che ti sei ripresa del tutto?-

Annuì come per rassicurarlo. Si perse nella profondità di quelle iridi del color del mare per un attimo, e poi gli sorrise docilmente.

- Certo. E quella Mezzosangue Grifondoro me la pagherà molto cara!-

Blaise alzò gli occhi al cielo.

- Questi Serpeverde. Sempre a vendicarsi- si lamentò con un sospiro.

Si abbassò verso di lei e le baciò piano il collo.

Ignorando i gemiti provenenti dall’altro letto, Draco, fingendo di dormire, mise una mano sotto al cuscino. E ghignò.

 

 

Da tutt’altra parte, Hermione stava rovistando ovunque, mettendo a soqquadro l’intera stanza che divideva con Calì e Lavanda.

Ovunque cercasse, per quanto si sforzasse, il suo diario pareva essersi volatilizzato nel nulla. Non era da nessuna parte.

Dove l’aveva messo?

Eppure era convinta che stesse lì, sotto il letto. Ogni sera vi scriveva qualcosa, e poi lo riponeva lì sotto.

E quella sera non c’era.

- Merlino, che tu possa essere dannato!- sbottò, cercando per l’ennesima volta dentro le tasche delle borse, inutilmente.

Era un diario, non un minuscolo orecchino che si poteva facilmente perdere!

- Hermione-, si lamentò Calì, - non puoi semplicemente appellarlo?-

La riccia la guardò furente, come se la ragazza fosse talmente ottusa che non avrebbe mai potuto capire.

- Ti pare che non abbia provveduto a mettere un incantesimo che non permettesse a nessuno di appellarlo?- rispose acidamente, tornando a cercarlo. – Quel maledetto diario è a prova di tutti gli incantesimi!-

Lavanda entrò in quel momento e diede un urlo.

- Cosa stai facendo?-

Allarmata, Ginny era accorsa in pigiama, dopo aver sentito le urla sin nell’altra stanza.

- Che succede?-

- Guarda!- esclamò semplicemente Lavanda, indicando l’interno del loro dormitorio.

Ginny alzò un sopracciglio, dando una veloce occhiata all’interno della stanza.

- Hai perso qualcosa?- chiese, avvicinandosi a Hermione.

La riccia sbuffò rumorosamente, con le lacrime agli occhi.

- Il mio diario è scomparso! Il mio…- ingoiò la saliva, – E se qualcuno lo leggesse? Giuro che se becco il colpevole lo polverizzo!- disse, mentre la rabbia continuava a montarle dentro.

Ginny l’abbracciò di slancio.

- Ma no, tranquilla Hermione, vedrai che spunta fuori quando meno te l’aspetti- la guardò e le sorrise.

- Non mi prendere per scema, Ginny. Qui qualcuno l’ha rubato.-

- Probabilmente gli hai cambiato posto e non te lo ricordi- azzardò la rossa.

Hermione cercò di calmarsi.

- Sì, probabilmente è così- concluse, anche se non ne era del tutto sicura.

Si alzò in piedi, trascinando con sé Ginny, e con un incantesimo fece tornare l’ordine della loro piccola stanza da letto.

Quando tutto sembrava essersi calmato, Lavanda entrò saltellando, dal momento che fino a quel momento era rimasta sull’uscio della porta.

- Allora, e così hai un diario, eh?- chiese interessata alla riccia.

Hermione la guardò perplessa e annuì. Perché voleva tanto sapere se avesse davvero un diario?

Lavanda sorrise e tornò fuori, sparendo dalla sua vista. Alzò un sopracciglio, seguendola con lo sguardo.

 

 

Quando fu sicuro che Astoria e Blaise fossero caduti in un sonno profondo, abbracciati insieme, Draco alzò il cuscino e trasse fuori un quaderno dall’aria disordinata, con vari adesivi sulla copertina.

Però, non pensava che la Mezzosangue colorasse a quel modo un quaderno. Pensò che probabilmente quello fosse l’unico sfogo che si concedeva.

Sorrise divertito e iniziò a sfogliarlo. Lesse il massaggio da parte di un ragazzo, e si adombrò. Seguiva una dettagliata descrizione della festa di Halloween. E del bacio ricevuto dopo qualche giorno. Curioso, lesse quelle poche righe.

 

Sono sorpresa, davvero. Non avevo certo creduto che Malfoy potesse essere passionale. O meglio, non l’avrei creduto mai che mi baciasse.

Forse sono così felice perché in fondo, devo ammetterlo, l’ho sempre considerato molto affascinante, a parte il fatto che è un Serpeverde e un Malfoy.

O Merlino, tutti dicono che bacia bene. Mica tanto poi. Di certo non era previsto che rispondessi al bacio, e questo proprio non mi va giù. Sono molto adirata con me stessa.

Ricordo, però, le sue labbra, così morbide e calde…

 

Ghignò soddisfatto.

- Ah, Granger, non pensavo ti saresti arresa così facilmente-, sussurrò tra sé, riponendo il diario sotto il cuscino e riaddormentandosi.

Sognò di baciare ancora la Grifondoro, e, senza accorgersene, il suo corpo mutò.

Astoria aveva sentito, nel dormiveglia, qualcuno bisbigliare,e  così si mise a sedere, incurante della sua nudità. Ancora assonnata, spalancò gli occhi però nel veder dormire nel letto di Draco un ragazzo dai capelli neri.

Si stropicciò gli occhi, e vide che Draco era lì, con i suoi capelli color del grano, che dormiva con un’espressione che avrebbe fatto venir voglia di picchiarlo.

Forse era solo stanca, eppure si concesse, mentre ricadeva tra le braccia di Morfeo, il beneficio del dubbio.

 

 

 

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Capitolo 9
*** Inizio delle ostilità ***


 

 

Capitolo nono - Inizio delle ostilità

 

 

 

Astoria Greengrass non perdonava.

Sebbene fosse, in verità, di indole allegra e simpatico, era anche molto passionale, a dispetto della scorza dura che mostrava. E i ragazzi che avevano visto anche per una volta sola la bionda, ne erano terribilmente attratti. Non c’era nessuno che sapeva cosa nascondesse dietro quello sguardo gelido e gli atteggiamenti snob. Nessuno, escluso Draco Malfoy e Blaise Zabini.

Ammetteva, però, di aver visitato molti letti di ragazzi di Serpeverde, ma nessuno pareva ricordarsene. Nessuno, tranne i suoi amici.

Inoltre, nessuno scampava alle sue vendette, neanche Malfoy e Zabini.

Si svegliò alla buon’ora, rendendosi conto che Blaise accanto a lei dormiva ancora placidamente. Sorrise mentre gli spostava una ciocca di capelli lunghi, troppo per i suoi gusti, dalle labbra. Avrebbe dovuto provvedere lei ad un bel taglio radicale. Ghignò divertita.

Ricordava perfettamente che Draco, quella notte, era diventato bruno. Perché? Come mai?

Si stropicciò gli occhi e scese dal letto. Rabbrividì al contatto con il pavimento. Era talmente gelido di mattina che era un sollievo solo nei mesi di fine primavera inizio estate.

Si avvicinò nuda al letto di Draco. Tutto pareva tranquillo. Forse, aveva solo sognato che il ragazzo avesse cambiato colore di capelli.

Qualcosa, però, le diceva di essere vicina alla verità.

- Astoria … -

Si voltò, e vide Blaise seduto sul letto, coperto solo per metà, con i capelli che gli ricadevano sulle spalle, e un’espressione quasi angelica.

- Buongiorno- rispose lei con un gran sorriso, avvicinandoglisi sensualmente. Salì carponi a iedi a letto e lo raggiunse.

Aveva il cuore che le batteva forte. Sentì le mani di Blaise afferrarla dolcemente per i fianchi.

- Sei appena arrivata e già mi tradisci?- chiese lui, mostrando i denti bianchi e curati.

La ragazza rise di gusto, ma sottovoce, per non svegliare l’altro occupante della stanza.

Si sporse verso il bruno e lo baciò con passione, ricadendo ancora una volta l’una tra le braccia dell’altro. Si stesero sul letto, e si coprirono accuratamente.

 

 

Draco stava sognando. Era strano che quella volta sognava così tanto, eppure lo stava facendo. Di nuovo. Vedeva la Granger, abbracciata con un ragazzo bruno. Erano nudi, e le pose del tutto esplicite. La ragazza urlava a gran voce, eccitata, il suo nome. Draco … Draco … Draco … Blaise ...

Blaise?!?

Si svegliò di soprassalto, passandosi una mano sopra agli occhi. Che diavolo stava succedendo? Ancora aveva nelle orecchie quei gemiti eccitati che parevano non voler smettere. E lei urlava quasi il nome di Blaise.

Gli ci volle qualche attimo per elaborare di essere stato svegliato.

Alzò la testa dal cuscino e vide strani movimenti nel letto di fronte al suo. Atterrito, guardò sotto le coperte. Si coprì subito e imprecò.

Velocemente cercò una divisa pulita e se la infilò. Per poco non cadde per correre verso la porta.

Guadagnata l’uscita, sbatté dietro di sé la porta, infastidito.

Che razza di risveglio era mai quello? Ma che avevano quei due? In fondo lei era stata solo per un mese al San Mungo! Non potevano, oltretutto, farlo in un’altra stanza, magari dove non c’era lui a sentirli?

Guardò l’ora e si trattenne a stento dall’imprecare di nuovo. Erano le sette del mattino. Dove cazzo sarebbe potuto andare?

Nella stanza pareva che non la smettessero più, e così decise di lasciarli indietro e di uscire dal dormitorio.

Era molto nervoso. Per quante volte aveva sognato, Hermione Granger era sempre lì tra i suoi pensieri. Ripensava al loro bacio, quello che era sicuro non avrebbe dovuto darle e che a lei pareva fosse piaciuto tanto.

Eppure con lei si stava solo divertendo, perché la sognava?

C’era qualcosa che non quadrava. C’erano delle complicazioni. Voleva farla cadere ai suoi piedi, e per fare ciò c’era un solo modo: deluderla e colpirla. Stava, però, affezionandosi troppo alla ragazza, lo sentiva.

Ghignò e pensò che era ora di farle mettere un po’ di paura.

 

 

Erano quasi le sette, ed Hermione, preoccupata per il suo diario, non avendo chiuso occhi per tutta la notte, era già in giro a controllare in tutte le stanze dove poteva avere accesso, confidando nel fatto che, probabilmente, dopo la storia del ragazzo bruno aveva deciso di portarlo con sé. Non lo ricordava, però, e ciò le era parso strano. Più ci rimuginava su, e più era convinta che qualcuno gliel’avesse sottratto.

A quell’ora non c’era nessuno per la scuola, e dalle finestre vedeva che tirava molto vento. Con tutta probabilità, presto sarebbe caduta anche la prima neve.

Posò la mano sul vetro e rabbrividì al contatto con esso.

- Freddo?- chiese una voce familiare dietro di sé.

Non aveva sentito arrivare nessuno, per cui saltò di spavento, voltando la testa indietro, di scatto. Si stupì nel vedere quale ragazzo le avesse parlato.

Si incupì.

- Pensavo non ti saresti fatto più vedere- rispose lei.

No, non poteva sbagliarsi. Capelli neri, occhi verdi e lineamenti aristocratici. Era il ragazzo di Halloween. Era stato la sua ossessione per tutto Ottobre.

Il bruno si strinse nelle spalle e le sorrise.

- Ho sbagliato-, ammise.

Hermione saltò su tutte le furie, avvicinandoglisi pericolosamente.

- Se sei venuto qui per scusarti, hai fatto male i tuoi conti. Pensi che un’espressione tenera basti a farmi addolcire?-

Non credeva che quel ragazzo fosse tanto egoista, quindi sperava che negasse.

- Beh, in parte ci speravo, ma come vedo sei troppo orgogliosa per scusarmi-.

Hermione sbuffò e si tirò una ciocca di capelli via dal viso.

- Hai fatto male i tuoi conti, caro il mio ammiratore-.

Si voltò indignata. Niente l’avrebbe fatta tornare sui suoi passi.

- E se ti dicessi come mi chiamo?- chiese lui.

Ok, forse per quello l’avrebbe potuto perdonare. Si fermò e si voltò a guardarlo lentamente. Vestito com’era, pareva uno studente qualunque, eppure non poteva dimenticare la figuraccia a cui l’aveva sottoposta.

- No-, gli rispose, voltandosi di nuovo.

Sentì le mani del ragazzo sulle sue spalle. Erano così sicure e calde, parevano fatte apposta. Dita lunghe e affusolate come quelle di un pianista. Le salirono sul collo, e poi scesero fino alle braccia.

- Ti prego … - le sussurrò, col fiato che le accarezzava dietro l’orecchio.

Sentì il cuore batterle di nuovo. Involontariamente piegò leggermente la testa all’indietro, con gli occhi chiusi. Si morse piano il labbro.

Aprì gli occhi adagio mentre sentiva il cuore batterle, e il respiro del ragazzo su di lei.

Resisti, Hermione! Si disse.

Si voltò lentamente verso il ragazzo, guardandolo nei suoi bellissimi occhi verdi. Aprì piano le labbra, e cercò la voce per rispondergli.

Guardava dritto nei suoi occhi verdi e sentì il cuore sciogliersi in mano. Com’era bello …

Sapeva perfettamente che le piaceva.

 

 

Gonna verde, camicia bianca, maglioncino dello stesso colore della cravatta e della gonna, calze color carne 30 den e scarpe nere col tacco, questo indossava Astoria quel giorno, ravvivandosi i capelli e guardandosi allo specchio.

Era perfetta come sempre.

Sguardo gelido e cuore passionale, questo la caratterizzava.

- Hai capito che dobbiamo fare? Quella Mezzosangue rimpiangerà d’essere nata-, disse, rivolgendosi a Blaise, che si era vestito con meno voglia della ragazza.

- Ovvio che ho capito, Tory, ma sei sicura che … - non finì la frase che se la ritrovò sotto il naso.

- Il mio nome è Astoria, non Tory, ficcatelo bene in testa!- ruggì.

Si voltò, sferzandogli i capelli sulla guancia e si allontanò a grandi passi.

Lui rimase a guardarla allontanarsi, chiedendosi cosa avesse detto di male.

La bionda Serpeverde guadagnava terreno, e con la sua solita espressione cercava ovunque quella maledetta mezzosangue. Aveva giurato che gliel’avrebbe fatta pagare cara. Era rimasta al San Mungo per ben trentasei giorni, quattro ore e sette minuti.

Digrignò i denti al ricordo.

- Aspettami, Astoria!- la chiamava Blaise.

Fece finta di non sentirlo, continuando a camminare. Il suo sguardo era anche più gelido del solito. Strinse a sé la cartella e ghignò maleficamente.

La Mezzosangue non era l’unica che studiava le antiche rune, infatti lo seguiva anche lei il corso, e di certo non era da meno della Grifondoro. Aveva la madre che s’intendeva di queste cose, e anche sei non era tipo da vendicarsi, sua figlia lo era pienamente e non si sarebbe fatta scrupoli a usare tutto ciò che sapeva contro quella sporca maledetta.

Strinse il pugno e guardò avanti a sé.

Trema, Mezzosangue. La mia vendetta è vicina, e neanche ti avvicinerai al San Mungo. Andrai dritta nella tomba.

Probabilmente si disse che aveva un’espressione terrificante, quando vide due o tre ragazzini allontanarsi da lei.

La battaglia tra Serpeverde e Grifondoro, che era stata sospesa in vista del ballo di Halloween, era ripresa, e nessuno dei Grifondoro l’avrebbe vinta, a parere dei Serpeverde.

Astoria intravide una testa rossa che sovrastava tutti gli alunni. Alzò il mento e gli si avvicinò.

- Weasley- sibilò, avvicinandoglisi.

Ron la guardò, impaurito. Da quando era tornata? Perché non lo sapeva?

- Greengrass-, rispose lui, affabilmente, - vedo che sei in gran forma-.

La bionda incrociò le braccia.

- Non c’erano dubbi, Weasley. Io non mi spezzo.-

Si guardarono, scambiandosi sguardi colmi di disprezzo.

- Che vuoi?- disse il rosso, non riuscendo a sopportare quello sguardo. Non l’aveva mai retto molto.

- Avvisarvi. Sono tornata e sono più vendicativa che mai-

Si concesse un mezzo sorriso, assottigliando lo sguardo, come se fosse stato una lancia che avrebbe colpito e ucciso a momenti.

Vide il ragazzo cercare di celare il proprio disagio.

- Non capisco perché vieni a dirmelo-, disse, insicuro.

Lei gli rise in faccia, e gli puntò la bacchetta al petto.

- Fosse in me, te lo farei vedere subito. La mia vendetta, però, quella che ho in mente è molto più dolorosa.-

Ron si morse l’interno della guancia. Quella ragazza lo aveva sempre terrorizzato.

- Non ci credo-, le rispose.

Astoria sbuffò. Sentiva la presenza di Blaise accanto a lei. Anche se fosse stato da sola, avrebbe avuto il coraggio di fare quello fece in seguito.

Piegò la testa di lato.

- Vuoi un piccolo assaggio?- chiese.

Neanche attese la risposta, che spostò una armatura e gliela scagliò addosso.

Il rosso sparì sotto il grigio acciaio. Si concesse un altro sorriso soddisfatto, girò sui tacchi e andò via.

Blaise la afferrò per il polso, ma lei lo tirò via.

- Non mi toccare- soffiò irritata.

- Ehi, ma sei sicura che…?-

- Sì, Blaise-, ribatté puntando i piedi a terra e guardandolo negli occhi. – E poi ti divertirai, tranquillo.-

Lo precedette ed entrò in sala grande, mentre dietro di loro si affollavano persone attorno a Ron, sommerso da quella vecchia ferraglia.

 

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Capitolo 10
*** Riflessioni ***


Capitolo decimo

 

Mi sono sempre chiesta perchè dovessi essere sempre io quella che doveva prendersi carico di tutto sulle sue spalle. Perché, poi, dovrei essere io a tenere a bada i miei istinti? Chi mi dice di fare così?

Da sempre mi son detta che era l’unico modo per piacere agli altri.

Ma dovevo davvero piacere agli altri? Ero così insicura?

Dentro di me sento una morsa stringermi il petto, e la voglia di urlare al mondo intero che quel ragazzo che mi stava di fronte, con gli occhi verdi e un sorriso dolce e malizioso, era il primo ragazzo che desideravo davvero.

Sebbe lo conoscessi da pochissimo tempo, e mi avesse fatto fare una brutta figura davanti a tutta la scuola, non m’importava. Sentivo come un’attrazione nei suoi confronti.

E allora, chi era mai?

Nonostante tutto, sentivo un gran bisogno di dirgli di sì…

- Non pensare che ceda a questo vile ricatto- rispose Hermione al ragazzo, voltandosi di scatto.

Esitò prima di incamminarsi da qualche parte.

- Non conosco nulla di te, e questo lo vorresti usare come leva per far forza su di me? Non attacca, mio caro-

Lui rise.

Si sentì offesa, e per un attimo credette di conoscere quella risata. L’aveva già sentita da qualche parte, ma non ricordava dove.

Si voltò, e quasi aveva immaginato fosse biondo.

- Sapevo che avresti risposto a quel modo-, rispose il ragazzo, raggiungendola e baciandole le labbra.

Di nuovo una sensazione di smarrimento la colpì, e improvvisamente sentì un fuoco dentro di lei. Era come se conoscesse già quelle belle labbra sottili ed eleganti, che si muovevano esperte sulle sue, accompagnate da movimenti dolci e sensuali della lingua.

Si aggrappò a lui, ancora una volta…

Ho come una sensazione di deja-vù.

Ho già vissuto un bacio del genere. E’ come se prendesse tutta la mia esistenza, estirpandola via da me con dolcezza. Era un bacio da cui non sarei mai riuscita a liberarmi se la mia Hermione, quella fredda e con sguardo e modi duri e ghiacciati, non mi avesse ordinato di allontanarmi.

Qualcosa non andava, e me ne rendevo conto persino io.

Si staccò e lo allontanò velocemente. Alzò lo sguardo, lucido. Le lacrime minacciavano di cadere ad ogni attimo che passava.

- Lasciami in pace- sussurrò tutto d’un fiato, prima di voltarsi verso il corridoio e percorrerlo velocemente.

Che cosa le stava succedendo?
Perchè quel bacio somigliava dannatamente al bacio che aveva scambiato con Draco Malfoy?

Dov’era finita tutta la sua intelligenza? Stava cadendo tra le braccia di due ragazzi diversi, che nonostante tutto pareva davvero affini.

Due stronzi, e due grandi baciatori.

Sento come smuovermi qualcosa dentro di me. Era una sensazione che mai avevo provato prima.

Marlino, Hermione, non cedere. Devi essere mille volte più forte di loro.

 

Astoria strinse il pugno, guardando quello che era successo.

Da dove spuntava fuori quel mega fusto?

Si voltò anche lei, percorrendo il corridoio in direzione dei sotterranei. Il bruno, che non s’era accorto di lei, e rimase immobile a guardare il punto in cui la riccia Grifondoro aveva svoltato, cercando di raggiungere i piani alti.

La bionda Serpeverde, dal canto suo, dopo aver lasciato Blaise che s’era steso stanco sul letto, sudata e con l’odore di sesso ancora addosso, s’era vestita in fretta e aveva cercato ovunque Draco, non riuscendo a trovarlo.

Al posto suo, aveva trovato la Grifondoro impegolata con quel ragazzo bruno che aveva visto nel letto di Draco.

Qualcosa davvero puzzava di bruciato, e non aveva ancora appiccato fuoco alla scuola!

Adirata, si rifugiò in biblioteca, cercando di fare il punto della situazione.

Draco scompariva, e talvolta c’era questo tipo misterioso, con i capelli quasi neri e gli occhi verdi, la pelle diafana era simile a quella dei Malfoy, e quel ghignetto…l’avrebbe riconosciuto ovunque. Era certa che quel ragazzo fosse Draco.

Se Draco prendesse la Polisucco, non doveva prendere delle forme così simili ad un Malfoy, a meno che non avesse un cugino con quelle caratteristiche fisiche, e ne dubitava.

Aveva passato qualche settimana d’estate insieme a Blaise a Malfoy Manor, e aveva conosciuto tutti i parenti. Erano tutti biondi, anche se gli occhi variavano. Dunque, escludeva la pozione Polisucco.

Si sedette su di una poltrona, e si portò la testa tra le mani.

Supposto che non si fosse sbagliata, se quello era Draco, perchè se la faceva con quella lurida e disgustosa Mezzosangue? Se quello fosse stato davvero Draco, perchè almeno non giocava con qualcuno di meno pericoloso?

Lui non lo sapeva, ma Hermione Jane Granger era una grandissima figlia di puttana. L’aveva spedita dritta al San Mungo, fingendo un incidente, e piangendo come una fontana. Oltre ad essere davvero malvagia, era ancora più subdola, perchè ingannava tutti con le sue lacrime da coccodrillo.

Astoria Greengrass però non poteva passare su questo dettaglio.

E così, in attesa di scoprire come facesse Draco a cambiare forma, ammesso e non concesso che potesse essere il suo amico, decise di vendicarsi della Mezzosangue, ma per attuare il suo piano aveva bisogno di complici.

Si alzò e uscì dalla biblioteca, di cui possedeva una chiave di riserva, che aveva preso in prestito l’anno precedente. A grandi passi raggiunse il corridoio, dove incontrò Blaise.

- Astoria!- esclamò lui, mentre il sorriso gli attraversava il viso e lo illuminava completamente.

Com’era bello, nonostante tutto.

- Blaise…- sussurrò, raggiungendolo con fare sensuale. Gli posò una mano sul collo e lo avvicinò a sè, baciandolo.

Lo sentì rigido, sciogliersi poi lentamente, e ricambiare il suo bacio.

- Dov’eri finita?-

Lei si strinse nelle spalle.

- Da nessuna parte, vado a farmi la doccia, aspettami qui, va bene?-, fece lei, sviando nella Sala Comune.

Blaise la stette a guardare, addolorato.

Era forse davvero pericolosa? No, non voleva pensarci. La sua Astoria non poteva essere quel mostro che tutti dipingevano. Non era affatto vero che era gelida. Tutt’altro.

Si guardò intorno e sorrise.

Non c’era nessuno. Ecco perchè l’aveva baciato.

Qualcosa gli diceva da sempre di stare lontano da lei, ma più glielo diceva, più il suo istinto si incaponiva e le stava vicino. Sospirò, mentre si dirigeva da solo in Sala Grande. Quella ragazza aveva bisogno di una bella lezione.

 

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Capitolo 11
*** Capitolo undicesimo ***


Salve lettori, qui è la Rupi che parla. Sono contentissima che così numerosi avete letto finora questa fanfic. In questo capitolo non capirete molto, ma vi prometto che capirete di più nei prossimi capitoli.
 
 
Capitolo undicesimo.
 
Ronald era appena uscito all’infermeria, cosa che non stupì i molti che avevano scommesso sui suoi muscoli e la tempra forte. Tutti erano convinti che se la fosse cavata con poco, ma nessuno sapeva in realtà che l’incidente, che apparentemente non aveva causato gravi danni, l’aveva tenuto fermo per buoni due giorni interi, giorni durante i quali Lavanda Brown, una ragazza del Grifondoro, nonché attuale ragazza dell’eterno amico di Harry Potter, non mancava mai di andarlo a trovare e di fargli il resoconto di ciò che era successo fino a qualche secondo prima; poi lo lasciava da solo, o con gli amici, per captare più cose possibili.
Fu in uno di quei giorni che Ron ricevette una strana notizia, e lo ricordava come se fosse ieri, (in realtà non era stato molti giorni prima).
Era un giorno come tutti gli altri, vuoti e silenziosi.
Aveva aperto quegli occhi profondi e azzurri e aveva guardato il soffitto dell’infermieria.
Da quando era confinato lì, si era chiesto giorno dopo giorno cosa stessero facendo i suoi amici. Il tempo passava inutile, e la sua noia raggiungeva il culmine all’orario delle visite, dove prendeva sempre a parole le poche persone che lo andavano a trovare.
Finito l’orario delle visite, Ron si stendeva sul letto e guardava il bianco del soffitto, ancora una volta.
Si rendeva conto di non avere molti amici, ma a lui non importava. Aveva Harry e Hermione, e quelli bastavano per tutti coloro che avrebbe potuto avere attorno e che non sarebbero valsi neanche un’unghia dei suoi due migliori amici.
Lavanda era entrata in infermeria, pimpante.
Si era voltato verso la sua ragazza, e le aveva sorriso piano.
- Amore mio, come ti senti oggi?- aveva chiesto lei, abbassandosi per baciarlo sulle labbra.
Il rosso si era limitato a stringere le spalle, continuando a guardarla.
Non aveva mai notato il rossore sulle guance quando si tirava indietro i capelli castani, e lo guardava amorevolmente.
- Spero bene. Sai che è successo oggi a pranzo?- aveva chiesto ancora.
Come se lui potesse sapere.
Aveva scosso la testa, in attesa che la ragazza andasse avanti.
- Astoria Greengrass…è stata lasciata da Blaise Zabini!- aveva esclamato lei, e lui era balzato a sedere.
- Cosa?- aveva chiesto stupito, con gli occhi spalancati.
Tutto ciò che riguardava il gossip, se veniva da Lavanda, era del tutto vero, o almeno la maggior parte.
- Già, strano vero? Io non avrei mai immaginato che quei due stessero assieme, eppure è così. Blaise all’improvviso a pranzo si è alzato e ha detto “Astoria basta! Con te non ce la faccio più”, e se n’è andato a grandi passi, e…-
- Ah- l’aveva interrotta lui, tornando a respirare. – Mica questo vuol dire che non stanno assieme-, aveva ribattuto con un sorrisetto.
Era sicuro che Blaise non avesse avuto il coraggio di lasciare quella strega malefica.
Lavanda aveva annuito.
- Guarda che è così! Se solo mi lasciassi continuare- si era lamentata.
Ron aveva alzato un sopracciglio, senza aggiungere altro. Voleva sapere davvero cosa fosse successo, mentre continuava a maledire piano la Chips, che a quei tempi non lo faceva uscire di lì.
- Greengrass si è alzata e ha riso gelidamente. Ce l’hai presente la sua risata, vero?-
Aveva annuito, naturalmente.
Non aveva potuto fare a meno di pensare che la risata di quella ragazza fosse talmente paurosa da mettergli i brividi al solo pensiero del ricordo.
- E non l’ha seguito!- aveva concluso la ragazza, con uno sguardo indagatore.
Probabilmente aveva cercato nel ragazzo qualche segno di sgomentato stupore, che non era arrivato.
In effetti, Ron aveva guardato Lavanda, ma più con sguardo interessato che indagatore.
- Questo, però, te lo ripeto, non significa che stanno insieme-
Lavanda aveva scosso la testa, e i suoi capelli lunghi le erano balzati corposi sulla schiena.
- No, certo che no, ma lei si è riseduta e non ha parlato per tutto il tempo!-
Il ragazzo si era steso di nuovo sul letto.
- Lav, è quello che fa sempre Greengrass. E’ la ragazza meno socievole di tutti, e non perché sia timida-, aveva replicato lui.
Lavanda aveva negato con la testa.
- Sì forse hai ragione tu.-, era convenuta, nonostante il suo disappunto.
Aveva ghignato divertito, e dopo aveva allungato una mano verso la ragazza e le aveva accarezzato la guancia, sentendola paffuta e liscia, come quella dei bambini.
Distolse subito l’attenzione dal ricordo del suo bacio con Lavanda, davvero poco pudico in verità, e tornò serio, mentre recitava perfettamente la nuova parola d’ordine per entrare nel dormitorio.
Fu stupito nel trovare Hermione non circondata dalle solite pile di libri scolastici, intenta a sfogliarli con foga e voglia di conoscere il mondo in cui era stata catapultata all’età di undici anni. Egli aveva sempre creduto che la sua amica fosse diventata tanto carina, ma vederla nello stato in cui si presentava era alquanto sospettoso.
Cosa mai era accaduto al topo da biblioteca a cui voleva bene?
Pareva essere in fibrillazione per qualcosa, e forse proprio per quel qualcosa si era messa in tiro. Era assolutamente stupenda.
Se non fosse stato fidanzato, e lei non fosse stata la sua migliore amica, probabilmente ci avrebbe provato. Certo, non somigliava a Fleur, con quella lunga chioma quasi bianca, ma ci mancava dentro di sé qualche capello di Veela. Era praticamente perfetta.
Le si avvicinò, notando i capelli mossi che aveva lisciato, e il viso leggermente truccato. La divisa era stranamente più provocante del solito.
- A cosa dobbiamo quasto cambiamento?- chiese, sedendole vicino.
Hermione, evidentemente sovrappensiero, alzò lo sguardo, che s illuminò, guardando l’amico.
- Ron!- esclamò, gettandogli le braccia al collo e stringendolo con vigore. – Sei uscito! Oh, ma da quanto? Penso da poco, perché Harry neanche lo sapeva, ed è venuto da te. Non l’hai incontrato?-
Il rosso ridacchiò, ricambiando l’abbraccio.
- Non l’ho visto. Herm, sei stranamente loquace, quindi sputa il rospo-, rispose lui.
La ragazza arrossì sulle gote, allontanandosi da Ron.
- Sai, tra qualche minuto ho un appuntamento, e Lavanda l’ha saputo-, affermò, a mo’ di scusa.
Ron le sorrise, incoraggiante.
- Lavanda dovrebbe imparare a farsi i fatti propri-, commentò semplicemente, accarezzandole i soffici capelli castani, - anche se ha fatto davvero un ottimo lavoro-
Orgogliosa come al solito, ma semplice, Hermione arrossì e lo guardò male.
- Ronald Weasley! Non dovresti dire queste cose sai?-
Alzò un sopracciglio, e ricambiò lo sguardo della ragazza con uno divertito.
- Ah, no? E perché mai?-
- Non è importante quello che c’è fuori, ma quello che c’è dentro!- ribattè lei.
- Non sto dicendo questo, ma semplicemente che se il vino buono sta anche in una bella botte, tanto meglio, non trovi?-
Lei gli assestò uno schiaffo forte sul braccio. Sentì una piccola fitta, e si tenne stretto a sé il braccio.
- Ahi! Ma che ti viene?-
- Sei il solito indelicato, Ron!- sbottò lei.
Sospirarono all’unisono, e si scambiarono uno sguardo divertito. Avevano trovato un feeling particolare quei due, dopo tanti anni passati insieme.
- Beh, dimmi almeno chi è il fortunato-
Hermione arrossì.
- Non ne ho idea-
Ron alzò un sopracciglio.
- Non hai idea?- ripetè incredulo. – Come sarebbe a dire?-
Iniziava a a preoccuparsi. Toccò la fronte alla ragazza. Non era così che si comportava lei. Da un po’ aveva notato come fosse diventata terribilmente strana, a partire dalla festa di Halloween. La ragazza scostò innervosita la mano di lui dalla sua fronte.
- Se te lo dico, prometti di non arrabbiarti?-
Ron annuì, assottigliando lo sguardo.
L’osservava attentamente, senza distogliere da lei lo sguardo neanche per un secondo.
Hermione tirò un sospiro e lo guardò dritto negli occhi.
- E’ successo giusto qualche giorno fa, e neanche io, in verità, ci volevo credere.
Era una mattina come tutte le altre, noiosa senza di te, Ron. Eri appena uscito da una delle notti critiche, ma non eri pronto per uscire dall’infermeria. Chi lo sarebbe stato, dopo quell’incontro con la Greengrass? Non dev’essere stato piacevole ricevere addosso trenta chili di metallo antico, forse di più di trenta chili, ma sto divagando troppo- arrossì e abbassò lo sguardo, guardandosi le mani. – Tornando a noi, in quel giorno successe ciò che non avrei mai immaginato. Vidi Astoria Greengrass che si baciava teneramente con Blaise Zabini.
In realtà, quel bacio era tutto tranne che tenero. C’era passione pura e forte, travolgente la definirei. Ero talmente imbarazzata che fui costretta a distogliere lo sguardo, e mi ritrovai ancora più sconvolta nel vedere di fronte a me Draco Malfoy.
Il solo pensiero, mi fa arrossire ancora, e sorridere.
Come sempre, mi osservava con sdegno, o almeno così mi è parso.
“Granger, ti imbarazzi per quel po’? Eppure non hanno ancora iniziato!”, mi aveva detto lui.
Mi morsi le labbra, troppo imbarazzata per rispondere. Sai bene quanto mi imbarazzano certi atteggiamenti, nonostante tutto. In fondo, sono ancora vergine, e un po’, a dirla tutta, me ne vergogno un po’. So che né tu né Harry lo siete ancora, ma per me è così. Fino a quel giorno, comunque, non ci avevo neanche fatto alcun pensiero. Mi consideravo troppo immatura. Non guardarmi così incredulo, Ron. E’ così. Ma lasciami continuare…
Malfoy si avvicinò a me, e alzò mi alzò il mento con l’indice e il pollice. Si era terribilmente avvicinato, e inutili erano stati i miei tentativi di farmi indietro. Mi aveva fatto scivolare una mano sul fianco, e mi teneva immobile.-
Questo fu troppo per Ron, che afferrò con foga le mani di Hermione e la strattonò, interrompendola.
- Che ti ha fatto quel figlio di Veela? Dimmelo, Hermione! Lo vado ad uccidere!-
Hermione ritirò le mani, scandalizzata.
- Lo sapevo, vedi? Sei subito saltato a conclusioni! Ti odio Ron, ti odio!-
Si alzò, e trattenendo a stento le lacrime, salì nel dormitorio femminile, dove non l’avrebbe più potuta raggiungere.
Ron si alzò lo stesso a sua volta, e cercò di salire le scale.
Tutto inutile. Era come salire una scalinata senza fine.
- Hermione! Hermione!- la chiamò da giù, scendendo. – Hermione dai vieni qui! Prometto che non parlerò più e ti lascerò finire!-
Un colorito appellativo lo seguì dal dormitorio, e poi nulla più.
Maledisse Merlino e la sua barba, e si andò a sedere sul divano.
Stava letteralmente rosicando dalla curiosità. L’aveva lasciato così, senza dargli neanche un indizio per poter capire cosa potesse essere successo.
Si alzò nervosamente, e uscì dal dormitorio, in cerca della Greengrass. Lei si faceva Blaise, che aveva pure lasciato, e lui non sapeva cosa stava succedendo ai suoi due migliori amici. Era una cosa davvero frustrante.
Bestemmiò tra i denti, attraversando un fantasma che passava ignaro per di là, e andando verso il campo da Quidditch.
 
 
Malfoy era comodamente sdraiato sul suo letto.
Si compiaceva da solo, mentre accanto a lui dormiva placidamente una ragazzina con i capelli rossi del Serpeverde. Non sapeva neanche il suo nome, ma non gli interessava molto.
Si era sfogato quanto bastava.
- Bravo, Draco. E come la mettiamo con la tua bella Grifoncina? Non sarà gelosa?- chiese con disprezzo una voce femminile e gelida all’entrata.
Draco si mise su a sedere, e alzò un sopracciglio.
- Di che stai parlando?- chiese lui.
Astoria ghignò, e afferrò per i capelli la ragazza, facendola cadere con un tonfo per terra. Quella si svegliò di soprassalto, lamentandosi, e guardando con odio la bionda.
- Greengrass, che ci fai qui?- chiese lei.
- Fanculizzati, puttanella. Devo parlare con Draco-, rispose Astoria.
- Ma lui non vuole parlare con e, vuole stare con me, vero Draco?-
Il biondino, nel frattempo, si era alzato, e si era acceso una sigaretta. Come risposta alla ragazza, le lanciò gli indumenti.
- Vestiti in fretta e esci- rispose, forse ancora più gelido di lei.
Voleva assolutamente sapere cosa intendeva Astoria con quella frase. Temeva che avesse scoperto tutto, e il colmo era che non temeva per lui, bensì per la sua Hermione.
Neanche osservò la rossa che usciva dalla stanza, troppo impegnato a sostenere lo sguardo gelido dell’amica.
- Davvero, all’inizio pensavo fosse tutto una messa in scena, e invece penso proprio che ti sia bevuto il cervello, Draco. O dovrei dire Brian?-
Rise, mentre Draco sbiancò.
- Tra poco hai un appuntamento, giusto?- piegò la testa, e si avvicinò al ragazzo, che si era irrigidito, e la guardava con gli occhi sbarrati. – Peccato che non ci sarà nessun appuntamento-
Furono le ultime parole che Draco riuscì a sentire, prima di essere circondato dal vuoto e dal silenzio.
 
 
Harry strinse a sé Ginny, e le lasciò un bacio sulla fronte, e dopo tornò a guardare insieme a lei il lago.
- Forse sarebbe ora di andare a vedere Ron come sta- sussurrò lei, senza muovere un muscolo.
Harry grugnì d’assenso, anche se non aveva davvero molta voglia.
- Hai ragione, ma penso che possa aspettare un altro po’-
Ginny ridacchiò.
- Non posso far altro che concordare- rispose lei.
- Devo complimentarmi con voi-, li interruppe una voce alle loro spalle. – Non solo il mio migliore amico mi tradisce, ma ora lo fa anche la mia unica sorellina?-
Si voltarono tutti e due e guardarono Ron a metà tra il confuso e il sorpreso, dal momento che evidentemente pensavano che stesse ancora in infermeria.
- Ron!- esclamò contenta Ginny, alzandosi e correndo verso il fratello.
Quell’abbraccio, i baci di cui lo riempì, fecero addolcire Ron a tal punto da ricambiare l’abbraccio e ridere. Quando lei si allontanò, le baciò la fronte.
- Sei contenta di vedermi, vero?-
Non c’erano risposte che potesse dare tanto da esprimere la gratitudine sul fatto che le condizioni del fratello fossero già migliorate al punto da farlo allontanare dall’infermeria.
Harry li raggiunse, e dopo aver scambiato parole amichevoli con l’amico, lo invitò a sedersi insieme a loro. Invito che fu accettato senza remore.
- Sono stato più di una settimana, e non sto capendo molto- ammise Ron, dopo un po’ di silenzio.
Ginny, seduta tra i due ragazzi, lo guardò e gli accarezzò la mano.
- Dai, hai visto Lavanda?- chiese, con un sorriso.
Il rosso scosse la testa.
- Dovresti dirle che sei uscito, sai? Non fa altro che essere in pensiero per te!-
- Lo so, ma a volte sa essere soffocante. Se glielo dico tra qualche ora non penso vi sia qualche problema, non trovi?- rispose lui, con un sorriso. Sapeva cosa sarebbe successo, e voleva rimandare ancora di qualche ora le attenzioni della ragazza verso di lui.
- Cosa intendevi prima?- chiese Harry, trattenendosi dallo stringere a sé Ginny.
- Prima?- fece a sua volta Ron, grattandosi i capelli. Poi qualcosa gli illuminò il viso. – ah, sì. Per caso sapete con chi Hermione ha un appuntamento?-
A quella domanda, Ginny e Harry si scambiarono un’occhiata, forse prudente, e lei si toccò nervosamente i capelli.
Il ragazzo scosse la testa e  guardò l’amico.
- No. Cioè, è stata misteriosa, e davvero non c’ha voluto dire il nome del tipo-, rispose Harry.
- A mio parere non lo sa neanche lei-, continuò Ginny, dal canto suo. – Cioè, almeno con me ha sempre detto tutto, e mi sembra strano che ora sia piena di misteri. Fatto sta che a lei piace Draco Malfoy, anche se non lo vuole ammettere-.
Ron sbiancò, e si irrigidì.
Quella notizia era giunta come una doccia fredda, gelida. Davvero non riusciva a credere alle sue orecchie. Lanciò uno sguardo verso il brunetto, cercando di captare indizi che lo sollevassero, intimandogli che aveva capito male. Eppure non ne vedeva l’ombra.
- Sì, sono d’accordo- fu la conclusione di Harry, che continuava a guardare grave Ron. – E penso che per questo motivo si trovi molto in difficoltà, perché sa che noi non lo sopportiamo molto, e invece lei si sente terribilmente attratta. Non l’hai notato?-
Non si mosse, per paura di crollare in una crisi di nervi. Si limitò a guardare in lontananza.
- Spero solo che questo ragazzo l’aiuti a dimenticare Malfoy- aggiunse Harry.
Dunque, Hermione non stava per uscire con Draco Malfoy. Il cervello ce l’aveva ancora, sebbene qualcosa gliel’avesse davvero danneggiato.
Ron si alzò, e si allontanò, senza che la curiosità l’avvolgesse come prima. D’un tratto non voleva sapere cosa stava per dirgli Hermione, anche se sapeva che era terribilmente importante. Era importante per lei, ovviamente.
 
 

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