Due facce della stessa medaglia

di Nefrasca
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo incontro ***
Capitolo 2: *** Giornata incasinata ***
Capitolo 3: *** L'evento ***
Capitolo 4: *** First Date ***



Capitolo 1
*** Primo incontro ***


Uscì dal suo nascondiglio e la guardò. Era di spalle, si potevano vedere i suoi tanti e lunghi capelli castani ondulati che le arrivavamo fino alla vita. Quando ispirava si poteva intravedere la sua schiena nuda. Aveva le gambe accavallate fasciate da collant neri e piedi di due decollté neri, che se li avesse messi lei sarebbe sembrata un trex. Invece lei se ne stava lì così. Fra la mano affusolata e piena di anelli reggeva fra l’indice ed il medio una sigaretta. Si mise diritta, nonostante fosse consapevole che mai avrebbe potuto avere la sua eleganza e si piazzò davanti a lei. Per risposta lei alzò lo sguardo. La guardò indifferente, come se avesse visto un insetto, e tornò a fumare. Era furiosa, ma non sapevo da dove cominciare.
“Non me ne offri una?!”, chiese sedendosi di fronte a lei. Imitò la sua postura, accavallò le gambe e portò entrambe le mani sul ginocchio della gamba superiore. Le lanciò un’occhiata indisponente.
“Tu non fumi e non sarò io la persona che ti porterà su questa strada.”
“Che ne sai cosa faccio e non faccio io?!”.
Aspirò l’ultimo tiro dalla sua sigaretta e buttò la testa indietro, ridendo e buttando fuori il fumo.
“A quanto pare anche le pulci hanno la tosse.  Comunque non ho altre sigarette, non sono una fumatrice, quella me l’avevano offerta” disse continuandola a fissare.
Quella frase l’aveva indisposta ancora di più. “E poi- continuò- a Jo non piacciono le ragazze che fumano.” “Oh non direi proprio.” Solo pochi secondi fa aveva visto Joe tentare di baciarla e lei girare la faccia. Credeva che fosse così stupida ed innocente? Era semplicemente più giovane, non scema. Lei inarcò le sopracciglia e arricciò la bocca tinta di rosso, che le faceva sembrare le labbra ancora più carnose. Dopo scosse la testa e la inchiodò con lo sguardo. Quei pochi movimenti erano così sensuali ed eleganti allo stesso tempo che non poté non pensare che non sarebbe mai arrivata al suo livello.
“Qualunque cosa tu abbia visto o stai immaginando non è come credi ragazzina.”
Ragazzina. Ragazzina a lei? Come osava! Aveva le guance color porpora.
“Inoltre- disse alzandosi con una tale eleganza e sistemandosi il tubino nero che le fasciava il suo corpo perfetto- se posso darti un consiglio ti direi di stare lontana da lui. Non può darti la storia d’amore che cerchi.”
“E tu che ne sai?!”
Esplose. Per tutta risposta alla sua rabbia lei si girò con indifferenza, dandole le spalle e, quasi sbattendole in faccia il suo sedere perfetto
“Lo so” esclamò e rientrò dentro.


“Lo sa cosa sa?” esclamò Virginia. Erano nel cortile della scuola a godersi un pò di sole primaverile prima di entrare in classe.
 “Non lo so cosa sappia. Sta di fatto che lui la stava quasi per baciare e lei di getto ha voltato la faccia, facendosi depositare un bacio sulla guancia.”
“Forse sono ex. Lo hai chiesto a Joe quando ti ha accompagnato a casa?”
“No, non ne ho avuto il coraggio.” Abbassò lo sguardo. Come minimo avrebbe dovuto fargli un terzo grado, ma lui sembrava esser sempre lo stesso ragazzo affascinante e premuroso, tanto da farle dubitare di quello che avevo visto. Per tutto il tragitto le chiese se si fossi divertita e come le erano sembrati i suoi amici. Andrea, l’altro suo amico mi era parso molto simpatico, così come la ragazza più bassa Rebecca, ma su le altre due non si poteva contare, la squadrarono dall’alto in basso e Eleonora, beh, era una snob armata di una gentilezza ed eleganza disarmante.
“Beh fortunatamente esistono i social”.
Virginia cacciò il suo telefono e aprì Instagram. Andò sul profilo di Joe e scrollò fino ad arrivare a post vecchissimi. “Ecco”. Le mise sotto il naso lo schermo del suo iPhone 8  dove c’era una foto datata 2015. Prese il suo telefono ed osservò. In quella foto c’erano un Joe ed una Eleonora vestiti elegantemente e vicinissimi. La didascalia era abbastanza chiara “Bei vecchi tempi <3”. “È l’unica foto con una ragazza che ha di questo periodo. È lei?”. Impallidì. Nel 2015 Eleonora doveva aver avuto 18 anni ed era già bellissima. Non c’era da sorprendersi se a 23 sembrava una donna di classe. “Sì è lei”. “Bene allora da qui possiamo risalire al suo profilo”. Virgi le prese il suo telefono fra le mani e iniziò a smanettare. Non poteva fare a meno di pensare che forse era vero, forse erano ex ed avevano deciso di rimanere amici “Accidenti profilo privato. Non posso mandarle una richiesta io, è troppo evidente. Chiederò di farlo a mio fratello.” “Grazie” sorrise ed abbracciò stretta la sua migliore amica.
La campanella della prima ora suonò dovettero entrare in classe.

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Capitolo 2
*** Giornata incasinata ***


Guardava il sole che entrava dalla finestra, poi guardò il telefono: nessun messaggio. Sospirò, era depressa. Dopo quello che aveva visto ieri sera Joe non l’aveva né messaggiata e né richiamata, lei aveva fatto lo stesso. Era finita qui? Così?
“Bene ragazzi, per oggi è tutto, ricordatevi di “. La prof non finì mai la frase perché tutti scapparono via al suono della campanella.
 “Fede, andiamo? Dobbiamo muoverci, mio fratello arriverà a momenti”.
Giusto. Dovevano arrivare alla stazione per prendere il fratello di Virgi, presa dal ricordo di ieri sera lo aveva dimenticato.
“Giusto…”
“Foooorza muoviti. Ci saranno anche i compagni della sua band eh!”. Il fratello di Virginia, Enrico, suonava in una piccola band e se gli andava bene ogni tanto andavano a fare qualche serata in qualche pub.
 “Sono troppo depressa per pensare ai ragazzi.”
“Non si è mai troppo depressi per pensare a dei ragazzi! E poi… potresti mettere una storia con qualche amico di mio fratello, in modo da far ingelosire tusachi.”
Per la prima volta da quando aveva parlato voltò la testa e la guardò. Adesso le cose si facevano interessanti.
Arrivarono alla stazione sfinite. Avevano camminato così veloce da avere il cuore in gola e, per certo, l’aria calda di fine primavera non le aiutava. “Eccoli!” seguì il dito dell’amica che puntava ad un gruppetto di ragazzi, tutti abbastanza carini, ma quello che la colpì fu uno. Era il più alto dei ragazzi, aveva delle spalle large e braccia muscolose. Quando si avvicinarono notò che aveva una barba incolta e una sigaretta a lato della bocca carnosa. Aveva solo una maglietta di una band e dei jeans che gli andavano larghissimi, visto che era molto magro. Si ricompose, cercò di aggiustarsi al meglio i capelli e raggiunse l’amica che era già arrivata a gruppo. “Ciao ragazzi, allora? Com’è andata a questo giro?” “Bene Virgi, ma poteva andare meglio” “Che è successo, ma soprattutto- Virginia si girò verso il punto del mio interesse- tu chi sei?”. “Lui è Vittorio è amico di Sal, Vittorio, loro sono mia sorella Virginia e la sua amica Federica”. Il ragazzo porse la mano a Virgi e poi a lei. Quando gliela strinse lo guardò negli occhi. Aveva degli occhi particolari, un misto fra verde e marrone. Virginia cominciò subito a fare moine al batterista, aveva una cotta per lui da sempre, così decise di buttarsi. “Così suoni anche tu?” “Nono io sono solo amico di Sal, ogni tanto li aiuto a smontare ed a scaricare.” Cercò si spostare i capelli di lato ed offrirgli il suo lato migliore. “Quindi cosa fai?” “Studio beni culturali. Tu?” “Quarto anno di liceo, non vedo l’ora di finirlo per iscrivermi all’università e fare la vostra bella vita.” Buttò la sigaretta e sorrise “Credimi, io vorrei che i tempi del liceo non fossero mai finiti, era tutto così semplice”. Vittorio si voltò e vide il sorriso morirgli sulle labbra. Se non fosse stato già pallido di carnagione avrebbe potuto giurare di vederlo sbiancare. Seguì il suo sguardo perso e trovò quello che non avrebbe mai voluto vedere.
Lei, ancora. Camminava ridendo e scherzando con le sue amiche. Sembrava leggermente diversa da ieri sera. Non per il trucco ed i tacchi, visto che le sembrava molto bella anche con quei jeans a vita, una maglietta e le scarpe da ginnastica, ma sembrava più umana. Per un secondo Federica credette di vedere tutto in slow-motion. Prima Eleonora camminava con le sue amiche, ridendo e scherzando, poi guardò verso di lei e il sorriso le morì sul viso ed ebbe la stessa espressione di Vittorio. In questi pochi secondi Vittorio si era fatto e riacceso un’altra cartina; lei sorrise di nuovo e avanzò verso di loro, mente il suo gruppetto di amiche si lanciavano sguardi furtivi.
“Quindi a cosa vorrai iscriverti una volta finito il liceo?” Vittorio le aveva parlato, ma non la guardava come prima, fissava per lo più il pavimento.  “Oh ancora non lo so...”
“Ciao ragazzi! Da quanto tempo come state?!” la voce squillante di Eleonora le arrivò come uno schiaffo. Si rigirò a guardarla, stava salutando il batterista con due bacetti, sotto lo sguardo di disappunto di Virginia.
“Ehi da quanto tempo Elè, come ti va?” “Tutto bene voi?”, lo sguardo di Eleonora andò dritto su Vittorio che adesso la guardava indifferente. Cosa succedeva? Cosa voleva dire quella situazione? Cercò di attirare l’attenzione di Virginia con lo sguardo, ma era troppo presa a guardare male la nuova arrivata.
“Verrete anche voi?” La domanda di Vittorio la colse di sorpresa.
“Cos..”
“Certamente che verremo anche noi! Non ci perderemo mia una festa del genere!” Virginia aveva prontamente risposto alla domanda.
“Benissimo, così saremo veramente in tanti- commentò Eleonora- verrò anche io e vi porterò un po' di gente ci vedremo lì, Sal mandami la posizione. Ci si vede”. Così dicendo Eleonora si girò e se ne andò seguita dalle sue amiche che non avevano smesso di guardarsi furtivamente.
“Mi fa piacere che verrete all’evento”. Vittorio era tornato normale e aveva ripreso a parlarle.
 “Virgi, Fede è mamma dobbiamo andare aiutatemi a portare le casse”
“Allora ci si vede lì”, così salutandola aggiunse un occhiolino e Federica ancora per una volta in quella giornata aveva dentro di sé un misto di emozioni che non riusciva a decifrare.
Salì in macchina e rispose educatamente alla madre di Virginia ed Enrico, ma un bip dal suo telefono la distrasse. Lo guardò. “Victor_1 ha iniziato a seguirti”. Sorrise, forse non tutti i mali vengono per nuocere.
 
“Che cazzo di stronza che è! Ma chi cazzo si crede di essere! Ma glieli tiro io i capelli a quella cazzo di…” “Fede ci sei?” “Sì sì” “Che fai attaccata al telefono? Non dirmi che già stai cercando quel ragazzo..” Virginia strappò il telefono da mano dell’amica. “Che fai riddamelo, stavo vedendo” “Ohoh, facciamo progressi! Ti ha iniziato a seguire lui” “Dammi il telefono scema” “Vediamo un po' com’è questo Victor” “Virginia ridammelo!” Ma niente Virginia si era tolta le scarpe e stava saltando da un letto all’altro della sua camera, non aveva mai capito perché ne avesse due visto che il fratello aveva una camera tuta sua e lei non riusciva a starle dietro. “Oh”, il sorrisetto malizioso e compiaciuto di Virginia le morì sul viso. Divenne furiosa. “Che cazzo di guaio hai combinato?! Hai messo mi piace ad un post vecchio? Manco l’avevo iniziato a seguire!” Le strappai il telefono dalle mani e vidi. Un posto dell’estate del 2017. C’era Vittorio che sorrideva in un selfie con un cantante ed affianco… “E’ l’unica foto che hanno insieme, forse sono solo amici e si sono fatti la foto insieme…”. Andò più giù e vidi. Nessun’altra foto insieme, tranne due, entrambe in cui c’erano sia lei che Sal, ma gli hashtag erano inequivocabili. Le mostrò a Virginia che la guardò con uno sguardo complice. “EEEEEENRICOOOOO VIENI SUUUUUBITO QUI!”.  “Stavolta ti ucciderà” – disse ridendo. “Seh come se fosse abbastanza forte. ENRICOOOO”. Il fratello di Virginia aprì sbattendo la porta della stanza pochi secondi dopo “Cazzo ti urli cogliona?!” “Ci servi”, Virginia le prese il telefono da mano e mostrò la foto al fratello. “Che sai?” “Questi sono Eleonora e Vittorio, qui è quando stavano insieme”. Tutto spiegato.  Ecco perché gli sguardi e lo strano comportamento di Vittorio quando l’aveva visto. “Stavano insieme? Quando si sono lasciti?” “Cazzo ne so, è una cazzo di storia complicata, fossi in voi mi farei i cazzi miei” “Ma tu non sei noi, così puoi dirci tutto oppure…- la sua amica prese dalla tasca il telefono del fratello. Era una cavolo di ladra, quando glielo aveva preso? “ Okay, allora invio un messaggio a, come si chiama quella a cui sbavi dietro, ma devi fare il sostenuto?” Enrico chiuse gli occhi come se fessure, guardando molto male la sorella. “Sei una stronza. Okay. Vi dico quello che so. Vittorio, Salvatore ed Eleonora si conoscono da quando sono bambini. Per un periodo di tempo quando andavano alle superiori erano inseparabili, poi Eleonora e Vittorio si fidanzarono, anche se tutti ci aspettavamo si mettesse con Sal. Sono stati insieme un po' di anni, poi quando Vittorio è andato a studiare fuori non ce l’hanno fatta e si sono lasciati.” “E perché dovevamo farci gli affari nostri? E perché tutti credevano che si mettesse con Sal? E la conosci Eleonora?” “Scusatemi, ma non mi farò fare un interrogatorio dalla mia dolce sorellina”
Federica sbloccò il telefono del fratello e prese a digitare velocemente un messaggio, sempre saltellando da un lato all’altro in modo da non poter esser presa. “Okay, quindi mi basta premere invio per rovinarti la scopata” “Ferma- Enrico mi superò e si mise di fronte la sorella, doveva tenerci a questa ragazza per esser così sotto scatto-Okay, okay. Pensavamo che si mettesse con Sal perché sembravano andare molto d’accordo e sembravano stare bene insieme, invece in un’estate è cambiato tutto. Eleonora la conosco di vista, qualche volta è venuta alle nostre feste con Vittorio e Sal, ma non ci ho mai scambiato più di qualche parola” “Quindi non sai con chi altro è stato fidanzata? Tipo nel 2015…” “Nel 2015 stava ancora con Vittorio, si sono messi nel 2014, più o meno”. Al liceo era tutto più facile, era questo il senso della frase di Vittorio? Era tutto più facile perché stava con lei?
 “Da quanto si sono lasciati?” “Boh che ne so un anno e mezzo credo, ma- approfittò della distrazione della sorella per riprendersi il telefono- questi non sono cazzi vostri, come ho detto prima.” Fece per andarsene, ma si bloccò. “Fede, ti ho visto come guardavi e che parlavi con Vittorio, fossi in te lascerei stare.” “Perché?”. Cosa c’era? Non era abbastanza bella o intelligente come Eleonora? Certo che lo era, era anche migliore. Avrebbe mostrato a tutti che lei era migliore di quella stronza che si faceva tutti. “Niente di che, solo… non farti incasinare okay?”, detto questo lasciò la stanza e lasciò le due migliori amiche sole.
“Che voleva dire?”guardò Virginia che si era stesa a pancia in su sul letto facendo penzolare la testa fuori
“Boh, secondo me ha una cotta per te da sempre” fece spallucce Virginia. Afferrò un cuscino e glielo buttò in faccia. “Cazzo dici scema”. “Aspetta un secondo.” Virginia si tirò a sedere sul letto. “Se stanno insieme dal 2014 e la foto con Joe è del 2015 vuol dire che.” Annuì. “Che erano solo amici al momento della foto. Sì.” “Bene, visto, adesso puoi contattare Joe. “Mh non so, lui non si è fatto sentire e poi...” “Ah beh poi adesso c’è Vittorio. Beh. Che aspetti? Segui o no?”. Andò sul suo profilo e premette il pulsante.
Che cazzo di giornata incasinata.

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Capitolo 3
*** L'evento ***


La serata dell’evento si sarebbe tenuta a metà maggio e Federica non poteva credere che fosse già arrivata. Si sentiva più leggera, a scuola aveva finito tutti i compiti e le interrogazioni, adesso i professori si occupavano delle quinte e della maturità. Le serate procedevano da un diciottesimo all’altro. Era vero, Joe non si era fatto sentire più, ma non le importava. Adesso la sua attenzione era rivolta ad un altro ragazzo.
“Bene bene bene, piccola sgualdrina cosa ti mettiamo per farti scopare stasera?”
“Virginia sei sempre la solita stronza depravata!”
“Che c’è? Siamo realisti. Stai andando a quella festa per goderti il sound delle varie jam season che si terranno, oppure per provarci con qualcuno in particolare? Diciamo qualcuno con cui stai facendo il giochetto dei mi piace su Instagram?”
Era vero. Da quando avevano iniziato a seguirsi lei e Vittorio si mettevano mi piace ogni post o si commentavano le stories.
“Quel sorrisetto compiaciuto dà ragione a me. Vediamo cosa dobbiamo metterti.”
“Ehi Virgi.”
“Yesssss?”
“Dovrei essere preoccupata perché stasera dovrebbe esserci anche Eleonora?”, chiese, con quasi un filo di voce all’amica. Aveva paura del paragone con quella ragazza, temeva di uscirne sconfitta. Virginia fece cadere l’enorme quantità di pantaloncini che aveva in mano sul letto e corse a sedersi vicino a lei.
“Tesoro, se pur c’è stato qualcosa fra quei due fa parte del passato. Hai visto. Lui ha cancellato tutte le sue foto, l’ha detto pure Enrico che non si parlano da tempo e poi… stasera ti renderò così bella che non avrà occhi per guardare quella sciacquetta.”
Federica sorrise. Sì, Virginia aveva ragione. Sarebbe andato tutto bene.
Dopo due ore di scelta dei vestiti, trucco e parrucco erano finalmente pronte. Federica si guardò allo specchio e si piacque. Non aveva osato esagerare. Indossava un top nero a paillette e dei pantaloncini neri. Il trucco sulle labbra leggero per poi esser leggermente accentuato sugli occhi: Virginia aveva insistito a farglielo così. I capelli neri e ricci erano raccolti in una mezza coda, che li faceva sembrare ancora più voluminosi. “Siete pronte?” Chiese la mamma di Virginia. “Arriviamoooooooo”.
 
Arrivarono all’evento troppo presto, non c’era quasi nessuno. I musicisti si stavano riscaldando e parlavano fra loro per organizzarsi. Lo spazio scelto era veramente bello, un giardino all’aperto con un barretto per i drink e qualche stuzzichino.
 “Prevedo una grande sbronza”, disse Virginia, portandosi i lunghi capelli rossi dietro e lasciando ben visibile la sua vertiginosa scollatura.
“Virginia, vorrei ricordarti che mia madre per l’una e mezza ci viene a prendere. Quale grande sbronza?”
“Miss perfettina, rilassati. Sai quanto posso bere e non far vedere di esser ubriaca”, sbuffò.
“Mhmm come quella volta che hai bevuto quella strana cosa rosa e siamo state tutta la sera in bagno. Anche il vomito era rosa, che schifo!”
“Quello era un incidente di percorso per questa serata. Guardaci siamo belle, giovani e…” “Ciao ragazze, siete venute.”
Federica si girò e alle sue spalle trovò il motivo per cui si erano date da fare per quella serata. Vittorio e Sal le sorridevano sembrando veramente interessati al fatto che loro fossero lì.
“Non ce lo saremmo perso!” sorrisi e guardai Vittorio. Indossava una camicia con una strana fantasia e dei bermuda di jeans. Era strano, ma tutto gli stava così bene.
 “Che c’è? Non ti piace?” le chiese notando la sua espressione dubbiosa.
 “No sì, ma…queste sono sirene?” “Ehm sì”. Federica scoppiò a ridere genuinamente. Vedendo l’amica stare bene Virginia pensò di darle un po' di privacy.
“Sal, mi sono sempre chiesta quante bacchette si porta un batterista durante una serata e poi, a che serve quella che sembra un rastrello? Mi fai vedere come funziona?”. Ovviamente Virginia non aspettò la risposta che già si avviò verso la batteria. “Ci vediamo dopo” salutò Sal raggiungendola.
“Ti va di bere qualcosa?” le chiese
 “Certo”.
Pochi minuti dopo si trovarono seduti su una panchina, con due birre in mano e un tre piatti del buffet strapieni. “Come fai a mangiare così tanto e ad esser così magro? Fai palestra?” “Ma che palestra! Mangio bene”. “Non credo che questo sia mangiare bene.” Disse osservando i piatti colmi di pizzette. “La pizza è un bene. A proposito ne hai un po' qui- toccò con l’indice un angolo della sua bocca, avvicinandosi. Federica lo guardò mentre lui attentamente cercò di toglierle il sugo dalle labbra. Era un segnale? “Ecco fatto.” Lo guardò negli occhi. Erano particolari, cambiavano a seconda della luce, adesso infatti erano quasi marroni. Si accorse che anche lui la stava guardando negli occhi. Oddio, forse aveva il mascara sbavato? Oppure…
“Vittorio da quanto tempo!” una ragazza alta con i capelli lunghi e molto carina, gli si avvinò salutandolo con due baci sulle guance. “Allora sei tornato finalmente. Questa città non era la stessa senza di te.” “Marika, questa è Federica, Federica Marika, la mia più vecchia amica.” “Guarda che sono sempre più piccola di te. Piacere.” Marika le porse la mano, piena di anelli e Federica non poté fare meno di notarne uno. Forse era solo un caso, ma era curioso. Aveva uno stesso anello che portava Eleonora entrambe le volte che lo aveva visto, ed anche lei lo portava sul medio sinistro. “Non sei venuta con…” “Mi raggiunge più tardi, stava aspettando persone”. “Chi?”, chiese Vittorio”. “Persone.”. Infondo il viso di Marika non le era nuovo. Mentre cercava di capire, Virginia la abbracciò da dietro. “Ma che brava, hai preso cibo pure per me”. “In realtà ha fatto tutto Vittorio.” “Bene- esclamò la rossa- così sappiamo che non morirai di fame”. Arrossì, ma che blaterava? “Piacere sono Virginia”. Marika guardò la mia amica con sospetto e, a differenza di come si era comportata prima con lei, le rivolse uno sguardo di sufficienza, “Marika.” Il suo cellulare squillò. “Beh io adesso devo andare, ci vediamo dopo”. Non capì, aveva detto che le era mancato Vittorio, ma adesso se ne andava, perché?
Le bastò seguirla con lo sguardo fra la folla per capire il perché. Eleonora era appena entrata e stava salutando Marika con un abbraccio e due baci sulla guancia. Che la stesse perseguitando? Com’era possibile che ovunque andasse se la ritrovava fra i piedi?
“Balliamo?” le chiese Vittorio, riportandola alla realtà. Era una proposta inaspettata, non credeva si potesse.
“Si può?” “Certo”. Così facendo la portò al centro del prato dove i musicisti avevano iniziato a suonare. “O mio dio, ma è jazz, tu lo sai ballare?” “Ovviamente no”. Le guance di Federica si tinsero di rosso, ma scoppiò a ridere. Vedendo loro due molte persone presero a ballare, tutte in maniera diversa. Vittorio la faceva volteggiare su sé stessa o ogni tanto lo faceva fare una specie di swing, ma puntualmente lei andava finire addosso a qualcuno. L’ultimo le fu fatale. “Attenzione” Federica si girò scusandosi, nella frenesia non aveva visto a… Eleonora. Gli occhi le uscirono dalle orbite, aveva appena urtato Eleonora che aveva versato metà drink sulla gamba di Marika. “O mio Dio mi dispiace tanto.” “Sai quando uno non sa ballare non dovrebbe portare.” Dicendo così andò via. Era elegante persino in pantaloncini di jeans e top rosso, cavolo. Marika guardò Vittorio dispiaciuta, fece spallucce e raggiunse l’amica, che intanto parlava con un ragazzo. Non un ragazzo qualsiasi, però. Con Joe. Beh, non aveva avuto il tempo di mandarle un messaggio, ma aveva il tempo di andarsela a spassare con quella sciacquetta. Che stronzo. “Mi dispiace, ti sei fatta male.” Vittorio non aveva dato peso all’accaduto, ma gli importava solo che stesse bene.
 “Sì, sì tranquillo.” “Sai certa gente non dovrebbe venire alle feste se non gradita.”. Federica si fece pensierosa. Era un bene o un male quella frase? Si erano lasciati da tempo, non dovevano esser semplicemente indifferenti uno all’altro? Tornarono a sedersi vicino Virginia che nel frattempo aveva conquistato terreno con Sal, viso che lui aveva una mano su una sua gamba. “Tutto okay?” “Sì, sì, ti spiego dopo” - fece all’amico. Virginia mi guardò sospettosa, ma poi rivolse la sua attenzione a Sal. Pendeva dalle sue labbra. Ad un tratto la musica smise per un secondo, poi partì la tecno.
“Ti prego andiamo a ballare!” Virginia la prese e la trascinò in mezzo alla folla che si era creata al centro del giardino. “Che è successo?” urlò l’amica, visto che con la musica alta non si riusciva a capire nulla.
 “Ci siamo imbattuti in Eleonora ed i suoi amici” “O mio dio, quindi è venuta!”.
 Federica non dovette rispondere. All’improvviso la videro che ballava anche lei circondata da due ragazzi che cercavano di attirarla, ma lei ballava da sola, muovendosi sensualmente e non lasciandosi abbindolare. Tutto cambiò però quando un ragazzo più bassino e di carnagione scura iniziò ad avvicinarla a sé. Il sorriso di Virginia svanì. Sal si era avvicinato ad Eleonora e cercava di ballare solo con lei. Per risposta Eleonora lo guardò sospettosa, assumendo la stessa espressione della volta scorsa. Inarcò le sopracciglia a arricciò le labbra nuovamente tinte di rosso. Si avvicinò forse troppo al suo amico, tanto che una mano divideva i loro volti. Lui avvicinò le labbra alla guancia di lei. Virginia stava per scoppiare in lacrime.
 
“Cosa ci fai qui?”, le sussurrò all’orecchio.
“E’ una festa, mi pare di aver capito di esser stata invitata.”, rispose. Non capiva cosa volesse da lei.
“Sai che era per cortesia.”
Buttò il viso all’indietro e rise.
“Non mi avete invitato voi. Non hai visto Marika per caso? Diventa ogni giorno sempre più bella...” gli lanciò uno sguardo di sfida, sapeva benissimo di toccare una ferita ancora aperta.
“Sei una stronza!”
“Touché!” scrollò le spalle. Guardò il viso del moro arrossire quindi si affrettò a ribattere.
“Ci hanno invitato amici di Marika e detto di portare un po' di gente. Tutto qui”
“Potresti evitare di metterti in mostra”
“Mettermi in mostra? Che sto facendo, sto qui e mi sto divertendo”
“E questo ballo scatenato? E L’urtare quella ragazza?”
Eleonora si fermò e guardò malissimo quello che un tempo aveva reputato il suo migliore amico.
“Ballo scatenato, io ballo così. Seconda cosa è lei che è venuta addosso a me. Ma cosa credi? Che sia diventata una pinta grane?”
“Lo sei sempre stata.”
“Tu sei sempre stato uno stronzo! Cazzo, ti permetti di fare la morale a me quando hai illuso una povera ragazzina tutta la serata ed adesso la stai mandando in lacrime”
Sal si girò di scatto verso le due ragazzine che avevano cercato di conquistare tutta la serata. Federica lo guardava malissimo, mentre Virginia sembrava stesse per piangere.
“A quanto pare chi rovina le serate sei tu, non io. Dì al tuo amico che non mi interessa per nulla e che non sono qui per rovinargli la serata. Per me può chiavarsi chi vuole:” così dicendo lo pianto lì ed andrò a bere.
 
Virginia scappò in bagno, mentre Federica silenziò l’ennesima chiamata della madre. “Virgi, calmati dobbiamo andare. Mia madre è fuori”. “Cazzo fa eh?! Cazzo fa”, rovesciò tutte le salviette per terra “Ma poi quella non è l’ex del suo migliore amico? Vuole completare quello che non ha avuto quell’estate?! Ma che cazzo!” “Virgi hai visto, lei lo ha piantato lì può essere che gli ha riferito solo un messaggio.” “I messaggi non si portano così al mio paese.”. La rossa si guardò allo specchio, le lentiggini risaltavano ancora di più quando l’incarnato diventava rossa come i capelli. “Sai cheti dico, non mi importa, non è un problema mio, andiamo”. Virginia si avviò verso l’uscita. Federica fece per raggiungerla quando una mano la bloccò. “Vai già via?”, Vittorio era fermo lì ad aspettarla. “Sì, mia madre è già fuori.” “Capisco beh, senti dammi il tuo numero. Così ti invitiamo al prossimo evento.” “Ma sì certo”. Scandì i numeri del suo contatto sperando che venissero usati il prima possibile”. “Perfetto. Vi vediamo presto”, dicendo così la salutò con i bacetti e si avviò all’interno.
Mentre entrava in macchina le venne una morsa alla pancia. E se lui e lei si fossero ubriacati e finiti a letto insieme? E se si fossero accorti che lasciarsi era stato uno sbaglio. E se...
Bip.
Numero sconosciuto:
Eri bellissima stasera. Buonanotte, Victor”. Sorrise.
E se, forse, tutto sarebbe andato bene?

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Capitolo 4
*** First Date ***


Bip
Che fai?”.
Federica sorrise. Erano giorni ormai che chattava con Vittorio. Aveva scoperto tante cose su di lui. Aveva studiato fuori statistica, ma aveva capito che non era la sua strada ed era tornato in città per stare con la sua famiglia e studiare beni culturali. Sapeva tante cose interessanti, tanti dettagli a cui nessuno dava importanza. Inoltre, la ascoltava sempre e prestava attenzione a tutto quello che diceva. Non riusciva a capire come Eleonora si fosse fatta scappare un tipo così, forse non era così perfetta come lei immaginava. in tutto questo tempo Joe era sparito e lei non aveva intenzione di contattarlo. Se avesse avuto meglio da fare che contattare lei, avrebbe fatto lo stesso, inforno non era la sua ruota di scorta per quando quella stronza lo rifiutava. Poi adesso aveva Victor. Vabbè Vittorio, ma le piaceva tanto chiamarlo così.
Bip.
Ti va di fare un giro stasera?”.
Sentì il cuore in gola. L’aveva appena invitata ad uscire. Voleva vederla.
O Mio Dio. Non aveva nulla da mettersi.
 
Chiuse l’armadio e si sdraiò sul letto. Ultimamente era sempre in anticipo, strano. Solitamente era sempre stata una ritardataria. Sorrise. Ricordò tutte le volte che Vittorio arrivava e la aspettava giù, mentre lei doveva ancora finire di prepararsi. Adesso lo facevano Miriam e Marika, non era cambiato poi molto.
Bip.
Sto giù”.
Raccolse la sua borsa e prese l’ascensore. Si guardò allo specchio. Era un’abitudine di quando era piccola, era sempre stata vanitosa. Si sistemò la borsa sul giubbino di pelle rosso, pan dan con le labbra e le scarpe, ed uscì dal portone. Joe era lì che l’aspettava. Salì in macchina e fu invasa dal suo dopobarba. “Seriamente Jo, mi fai sentire quasi una persona normale quando sto con te che metti più profumo di me.” Jo accennò un sorriso fu già un successo per lei. Gli depositò un bacio sulla guancia e partirono. “Dove andiamo?” - chiese- “Vedrai è un bel posto, ti piacerà.” “Posso?” “Fai fai”. Mise un po' di musica da spotify. Lo guardò. Era rigido, non sembrava lo stupido di sempre. Le venne un nodo alla gola e cacciò dentro le lacrime. Non poteva, doveva essere forte per lui. Guardò fuori dal finestrino. Vedeva le luci della città farsi sempre più lontane. Capì dove stavano andando. Si girò e poggiò una mano sulla gamba, lui in risposta la prese la strinse.
Dopo una ventina di minuti arrivarono a destinazione. Scesero dalla macchina, si voltò e guardò lo spettacolo che aveva di fronte. Si trovavano in cima alla collina da dove potevi ammirare tutte le luci della città. Ogni piccola luce corrispondeva ad una casa, un palazzo, a delle persone. Tutte quelle luci rappresentavano un po' tutte quelle persone, persone con progetti, con sogni, con passioni, con i propri demoni o i primi dolori. Ogni colta che vedeva dei panorami del genere non poteva che pensare a ciò e tutto questo la faceva sentire meno sola.  Poi guardò lui, lui ed il suo profilo. Si avvicinò e mise una mano sulla guancia, lo fece voltare per guardarlo negli occhi. Erano pieni di lacrime. “Come stai?” Sussurrò. Le lacrime dagli occhi neri cominciarono a scendergli sulla pelle olivastra. Era troppo. Eleonora lo abbracciò e lo fece sedere sul muretto vicino. Jo affondò la testa nell’incavò del collo sinistro ed iniziò a piangere. Lei lo strinse più forte mentre alcune lacrime le scendevano dagli occhi. Nessuno dovrebbe provare un dolore del genere. Soprattutto a quell’età, soprattutto nella situazione in cui era lui.
Restarono così per un po’, abbracciati e a piangere. Poi, di scatto, lui alzò la testa e la guardò. Ebbe un fremito. Aveva gli occhi arrossati e gonfi, lo sguardo perso. Conosceva quello sguardo, glielo aveva visto quella sera dove tutto era cambiato. Voleva esser forte, ci provò, anche se nella sua pancia tutto era aggrovigliato, aveva un nodo in gola incredibile. Lo guardò in quegli occhi pieni di disperazione. Stava per dirgli qualcosa quando…
 
“Ma che cazz”.
Vittorio si fermò e guardò fisso un punto. Federica seguì il suo sguardo e li vide. Quello stronzo non rispondeva ai messaggi, ma aveva il tempo di portarsi le ragazze sopra la collina. Base. Anche se a lei non aveva mai portato lì… ma, perché Vittorio li fissava. All’esclamazione di Vittorio la ragazza dai jeans a vita alta ed il giubbino rosso di pelle si girò. Certo, avrebbe dovuto immaginarlo. Si sentì offesa ed umiliata da entrambi. Da Joe che non l’aveva mai chiamata, messaggiata dopo quella sera e da Vittorio che si era fermato per vederli. Si erano lasciati. A lui che interessava che Eleonora fosse lì con lui. Le guance le diventarono concenti di rabbia quando notò un particolare. Gli occhi di Joe erano gonfi e rossi, come se avesse pianto, ma non era quella la parte peggiore. Avvertì un tonfo al cuore osservandoli. Erano degli occhi pieni di rabbia, di tristezza, di dolore. Facevano male solo a guardarli. Erano così neri che ci si sarebbe potuti perdere in tutta quella oscurità. Non ce la faceva ad osservarli, erano un pugno diretto allo stomaco, così decise di guardare lei. Anche lei aveva la faccia sconvolta, anche se, nonostante questo, era molto bella con il suo rossetto rosso e i suoi occhi da cerbiatta. Occhi puntati su Vittorio.
“Non è come credi” mormorò in un sospiro. Era diversa. Non aveva quella faccia da stronza e la supponente di sempre. Sembra persa, sembra più umana.
Joe si girò e passò il braccio intorno alla faccia per asciugarsi. Lei si girò e si mise fra Vittorio e Joe, come per proteggere il secondo e guardare dritto negli occhi il primo. Eccola lì, ecco uno sguardo carico di supponenza e rabbia che rivolgeva a quello che avrebbe dovuto essere il mio accompagnatore.
“E’ sempre stato così, ma non m’importa. Se non l’avessi notato, sarei in compagnia ed adesso ce ne andiamo così possiamo lasciarvi tornare a fare le vostre cose.” Di colpo Joe fu di fianco ad Eleonora e guardò con fare minaccioso Vittorio. “Senti potrebbe essere quel che vogliamo non è affar tuo, ma tu ad Ele non ti rivolgi così, è chiaro?”
La mano era ancora in quella di Vittorio quando strinse entrambi a pugno. Era diventata invisibile per caso? Nessuno si accorgeva che lì c’era anche lei? Vittorio non si rendeva conto che quella che stava stritolando era la sua mano? E perché era bloccata e non riusciva a dire nulla. La più fregata in quella situazione di merda ero lei. Presa in giro da tutti. Guardò la sua mano intrappolata e dolente.
“Cazzo, non ti rendi conto che la fai male coglione?”. Alzò gli occhi sorpresa. Eleonora aveva parlato in sua difesa, aveva parlato di lei, allora esisteva.  Vittorio solo in quel momento sembrò accorgenerse e lasciò la presa, girandosi preoccupato “O mio dio, scusami. Non l’ho fatto a posta stai bene? Hai bisogni di qualcosa?” Scossi la testa.
“Jo lascia perdere. Andiamo via. Non ne vale la pena.”, così dicendo entrò in macchina aspettando che Jo la seguisse. Per qualche secondo pensò che non lo avrebbe fatto. Il suo ex era davanti a lui osservandolo in modo minaccioso negli occhi, poi però si girò entrò nella sua macchina e sparirono.
 
“Cazzo scusa, mi dispiace tantissimo. Non volevo perdere il controllo, solo che non sopporto quei coglioni, quel coglione ancora di più”. Vittorio aveva fatto di tutto per farsi perdonare, erano riscesi in città, le aveva comprato una bottiglia d’acqua gelata e messa sulla mano, anche se le aveva ribadito che non c’era bisogno. Si era offerto di portarla a cena, a bere, a fare qualsiasi cosa volesse, ma aveva rifiutato. Era chiaro che non c’era ancora posto per lei nella sua vita. Doveva solo trovare le parole giuste per dirglielo. Fissava il pavimento della piazzetta dove erano seduti su una panchina. Si era vestita anche così carina per questa occasione. All’improvviso vide la sua mano sulle sue. Alzò lo sguardo e lo vide. Era bellissimo anche al chiaro di luna e alla luce dei lampioni. Le labbra carnose. Gli occhi penetrati e la barba incolta. Il cuore iniziò a batterle forte. Però, no. Non poteva. O sì? Infondo non sapeva perché si era comportato così, forse c’era una valida motivazione.
“Senti, ti voglio veramente chiedere scusa per stasera. Non era così che avevo previsto andare la serata.”
“Una cosa voglio”
“Dimmi tutto”
“Sapere perché ti sei comportato così”.
Vittorio smise di guardarle fissò il voto avanti a sé e sospirò.  “Quella ragazza… “ “Eleonora” “Sì, Eleonora, la conosci?” “Di vista...” “Ecco, siamo stati insieme per parecchi anni, ma poi ci siamo lasciati. Ci abbiamo riprovato diverse volte, ma siamo finiti per ridurci sempre peggio di come ci eravamo lasciati la volta precedente, così abbiamo definitivamente chiuso. Solo che non mi aspettavo di vederla con quel cogline di Joe. So che lui le va dietro da quando sono al liceo, ma non mi sarei mai aspettato che lei cedesse. È così diverso da lei.” “Beh, sono entrambi stronzi.”. Arrossì. Cazzo combinava? Non gli aveva detto che conosceva entrambi. Vittorio di scatto si girò verso di lei e la osservò sospettoso “Scusami? Li conosci?”. Sospirò “Sì. Ho frequentato Joe un po' di tempo fa. Andammo ad una festa dove conobbi i suoi amici, fra i quali c’era Eleonora. Li ho sopresi in giardino, lui cercò di baciarla e lei, però, ha girato la faccia, facendosi baciare sulla guancia.” Vittorio ghignò. “Stai bene?” “Sì, sì. C’era da aspettarselo. Comunque ti devo una serata. Che ore sono?”
“Le undici” “A che ora devi rientrare?” “Per l’una, le due” “Bene.” Si alzò dalla panchina e le porse la mano “Ti va di passare il resto delle tre ore nel modo più divertente ed eccitante possibile in modo da dimenticare l’accaduto?”
Lo guardò. Era lì, difronte a lei e bellissimo. Che altro poteva dire?
“Ci sto”.
 
 
Guardò fuori dal finestrino. Vedeva le macchine frecciare accanto a loro. Non sapeva dove stessero andando, non aveva avuto la forza di chiederlo. Aveva solo chiesto di andare via. Lontano. Le lacrime le rigavano il volto. Non riusciva a non pensarci. Una mano si posò sulle sue gambe, alzò lo sguardo e lo vide. Jo le sorrideva, mentre era impegnato a guidare. Come si erano invertite le cose quella sera. Strinse la mano e si avvicinò a lui poggiando la testa sulla sua spalla.
“A me lì sopra non mi ci aveva mai portata.” Eppure, sapeva che quel posto le piaceva, lo giudicava così romantico, per anni gli aveva chiesto implicitamente di andare lì, osservare le stelle, ma quando lo faceva lui gli diceva che non era il tipo da fare queste cose.
“Beh, ti ha portata a Parigi però dai.” Alzò la testa e lo fissò, riducendo gli occhi a due fessure. “Da che parte stai?” “Da nessuna. Però non voglio vederti così. Non ancora.  E’ passato tutto questo tempo, non puoi starci ancora così male.”. Non puoi starci ancora così male, non sapeva quante volte l’aveva sentita questa frase e quante volte si era sentita sempre più stupida. Non poteva comprendere, come le persone, ogni volta, glielo ripetessero, come se avesse potuto cancellare tutto e subito, in un solo momento tutto quello che era stato.
 “Dove stiamo andando?” “Vuoi un indizio?”.  Annuì. Jo fece partire una canzone da spotify. Sorrise. “E dov’è?” “Secondo me è qui”, disse lui uscendo dalla tangenziale. Eleonora si alzò ed abbassò il finestrino sentendo l’odore del male, del caffè e della graffa al cioccolato. “Hai ragione pure secondo me è qui, ma è tradissimo. Non troveremo un parcheggio.” “Hai smesso di piangere, anche se non troveremo parcheggio credo che già stia funzionando.” Eleonora rise mentre le note di Pulcinella della Maschera riecheggiavano nella macchina.

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