Lo strano caso della scomparsa di Fred Weasley

di Hi Ban
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Parte 2 ***



Capitolo 1
*** Parte 1 ***


Lo strano caso della scomparsa di Fred Weasley
 


Quella era sicuramente una giornata strana.
Innanzitutto, Hermione quel mattino aveva fatto tardi. E lei non faceva mai tardi. Per lei il tempo era essenziale, non per altro lei era l’unica studentessa a cui era stata concessa una Giratempo negli ultimi sessantaquattro anni. Eppure ora stava correndo affannosamente giù per le scale, mentre in un qualsiasi altro giorno normale sarebbe già stata seduta da sedici minuti e avrebbe già letto la Gazzetta del Profeta, per poi passare agli appunti del giorno. Ma non era tutto: quel giorno l’intera Hogwarts non solo si era svegliata con quindici inaspettati centimetri di neve, ma anche con la Casa di Grifondoro in totale scompiglio. Panico di cui Hermione era ancora chiaramente all’oscuro perché aveva fatto tardi.
Fred Weasley è morto!
Questa fu la prima frase che udì Hermione non appena mise piede nella Sala Grande, ancora con il fiato corto – dannate scale, proprio quel mattino avevano deciso di cambiare direzione portandola da tutt’altra parte. Il suo corpo fu il primo a reagire a quella notizia, probabilmente perché la sua mente quel mattino era troppo scombussolata per stare al passo. Infatti, mentre il suo cervello si stava arrovellando per cercare di far rientrare il ripasso mattutino nel poco tempo che le era rimasto grazie all’involontario ritardo sulla tabella di marcia, le sue gambe si fermarono di colpo, non concedendole di fare un passo di più. Solo allora si permise di processare ciò che aveva sentito dire un attimo prima.
“Cosa?” chiese disorientata a tutti e a nessuno, poiché la sua voce era abbastanza alta da essere sentita da metà della tavolata alla sua sinistra, ma non stava guardando nessuno in particolare perché il suo sguardo stava vagando con confusione sul tavolo dei Grifondoro.
Ottenne comunque una risposta. È necessario specificare che il tavolo di fianco a lei era quello dei Serpeverde, noti per la loro cordialità, specie al mattino e ancora più in particolare quando si trattava di interagire con un compagno giallo-rosso.
“Zannuta, già è traumatico vederti a lezione, potresti non rovinarmi la colazione costringendomi ad osservarti così da vicino?” le domandò con teatralità Pansy Parkinson, ottenendo conferme disgustate e divertite dal resto dei suoi compagni di Casa. Sorrise gongolante in particolare quando vide che anche Malfoy aveva apprezzato la sua frecciatina. Quest’ultimo avrebbe tanto voluto commentare a sua volta – ne aveva giusto un paio, o settantasei, da rifilare alla Mezzosangue –, ma non poteva parlare: il giorno prima, durante una partita di Quidditch di allenamento tra Grifondoro e Serpeverde, Harry aveva accidentalmente impattato con il suo manico di scopa il volto di Malfoy, rispondendo, sempre accidentalmente, al sogno di metà scuola. Ora perciò se ne stava con espressione estremamente grama e iraconda con la bocca chiusa da un Incantesimo Sigillaosso usato da Madama Poppy per aggiustare la mascella rotta. Si limitò a grugnire il suo assenso.
Hermione si voltò verso la Parkinson, inarcando un sopracciglio. Il quoziente intellettivo di quella Casa doveva avere una media piuttosto bassa se più della metà di chi vi apparteneva era convinta di poterla ancora offendere con quelle battute. Fece per aprire bocca e risponderle comunque per le rime, perché essere superiori non significava lasciare che gli altri parlassero a vanvera senza essere ammoniti, ma venne interrotta da qualcuno intenzionato a rispondere davvero alla sua domanda.
“Apparentemente uno di voi è sparito nel nulla” la informò pacatamente Blaise Zabini senza guardarla in faccia, perché aveva gli occhi puntati sulla Gazzetta del Profeta. Digrignò i denti e sembrò quasi sibilare in direzione di Malfoy quando quest’ultimo gli tirò un calcio in un ginocchio, rivolgendogli un’occhiata che diceva a chiare lettere non ci si rivolge al nemico se non con insulti o Maledizioni Senza Perdono. Blaise tornò al suo giornale, ignorandolo.
Hermione non perse tempo e riprese a camminare con decisione verso il tavolo dei Grifondoro e con ogni passo poteva sentire le voci farsi più alte, isteriche e emozionate. Nella sua casata erano degli avvoltoi, che fossero buone o brutte notizie non era rilevante, l’importante era avere qualcosa su cui ricamare e distorcere fino all’inverosimile. Esattamente come stava avvenendo in quel momento.
“Dicono stesse provando a smaterializzarsi aggirando le regole!”
“Io ho sentito dire che lui e George stavano tentando di fare un patto con una di quelle streghe della brughiera, ma le cose sono andate storte e una di loro si è portata via Fred.”
“Secondo me si è perso nella Foresta Proibita.”
“E se fosse davvero morto?”
“Forse è diventato invisibile e può sentirci! Fred? Sei qui con noi? Batti un col-”
Hermione sbuffò con irritazione di fronte a quelle congetture sensazionalistiche e ridicole e si allontanò dal gruppetto di idioti, più che certa che lì non avrebbe trovato nessuna informazione veritiera. Smaterializzarsi dentro Hogwarts? Ma Santo Merlino, lo sapevano tutti che era impossibile.
Finalmente individuò le due teste che stava cercando, pronta a smentire le stupidaggini che stava sentendo da tutti gli angoli della Sala Grande. Intravide i capelli neri di Harry e quelli rossi di Ron entrambi dallo stesso lato del tavolo, perciò lei si apprestò a sedersi di fronte ad entrambi. Dovette scansare un bel po’ di persone prima di potersi sedere, perché intorno ai due si era formato un gruppetto piuttosto folto di persone. Ovviamente erano tutti lì nella speranza di ottenere dettagli da poter ingigantire, ma Hermione era certa che sarebbero rimasti tutti delusi. Cosa si aspettavano che Ron gli rispondesse? È vero, mio fratello è sparito nel nulla?
“È vero! Fred è sparito nel nulla! Contento?”
Ron glielo sbraitò praticamente in faccia non appena si sedette di fronte a lui, evidentemente convinto di star ancora parlando con Lorcan Spruce, un ragazzo del terzo anno che Hermione aveva spostato praticamente di peso quando non aveva accennato a levarsi dai piedi dopo i suoi quattro permesso!.
Entrambi ammutolirono, mentre intorno a loro continuavano a volare domande di ogni genere. Ron era pallido e le lentiggini risaltavano ancora di più del normale. La ragazza ebbe un chiaro segno che la situazione era realmente grave quando vide che il piatto di Ron era vuoto, ma non perché avesse già divorato tutto, bensì perché non aveva mangiato nulla.
“Ron, cosa-” cominciò la ragazza, nel vano tentativo di capire qualcosa di quella faccenda.
“Dove miseriaccia eri, Hermione? Tu non fai mai tardi, tu fai l’anticipo sull’anticipo! È un disastro. La mamma impazzirà. Io di certo non glielo voglio dire. E se è morto davvero? Ti abbiamo aspettato nella Sala Comune per un quarto d’ora e abbiamo anche urlato il tuo nome finché una marmocchia del primo anno non ci ha lanciato dalle scale una scarpa stregata, ha tentato di prenderci a calci fino a che Harry non è riuscito a buttarla nel camino. Dove può essere andato secondo te? George non mi ha detto nulla. Davvero, perché hai fatto tardi?” Ron parlava a raffica, a momenti non prendeva nemmeno fiato e il pallore non faceva che accentuarsi. Hermione stava facendo fatica a stargli dietro, ogni parola le rimbombava nella testa e non era certa che il ragazzo fosse abbastanza stabile per poter dire qualcosa di sensato, perciò lo interruppe mettendogli una mano sulla bocca.
A mezzo metro di distanza Harry stava tenendo a bada il gruppo di impiccioni in maniera molto professionale, quasi da fare invidia al portavoce del Ministero della Magia quando si trattava di smentire palesi ovvietà non attualmente confermabili: “No, non è chiaro che cos’è successo a Fred Weasley. Sì, parrebbe essere scomparso. No, Ron non ha una fialetta con ciò che rimane del fratello. No, non è morto. Sì, ieri sera era ancora tra di noi. No, non penso che Corvonero riuscirà a battere Tassorosso sabato pros- aspetta, cosa c’entra?”
“Ron, calmati, non sto capendo un accidente. Cosa è successo a Fred?” Hermione cercò di utilizzare il tono più pragmatico possibile, nella speranza che l’amico si calmasse. Non funzionò, considerando che il giovane si portò le mani sulle guance, creando il ritratto della disperazione. Anche quella era una risposta, convenne la ragazza, accettando che chiaramente qualcosa doveva essere successo a Fred Weasley. Non era ben chiaro cosa.
“Ok, ok, l’importante è non perde la calma. Inspira ed espira, Ronald, o tra un po’ sarai tu a morire se non respiri, sei pallido come Nick-quasi-senza-testa. Ecco, bravo, proprio così” Hermione gli sorrise in modo incoraggiante, tentando di veicolare all’amico la sua apparente serenità spirituale, perché se avesse tentato di contagiarlo con il suo reale stato d’animo a quel punto Ron si sarebbe rimesso a rantolare cose senza senso, in preda al panico. Infatti, in un angolo della sua mente Hermione realizzò che neanche lei era propriamente tranquilla e composta, come invece era solita essere in situazioni la cui natura era ancora dubbia. In genere, prima di cadere nell’allarmismo, lei cercava di ottenere tutte le informazioni disponibili per poter trarre delle conclusioni adeguate, seppur approssimative, senza scadere in giudizi affrettati, come invece aveva appena fatto Byron Dyk, un Serpeverde del secondo anno di passaggio che commentò con assoluta nonchalance: “Secondo me è morto. Ma tanto siete in tanti in quella famiglia, no? Uno più, uno meno” fece spallucce in risposta allo sguardo omicida di metà tavolata, per poi afferrare una focaccina e sparire dalla loro vista.
Dannate serpi. Elementi del genere rendevano difficile mantenersi alla larga dai pregiudizi, non giudicando l’intera Casa come un covo di, beh, serpi. Harry approfittò dell’indignazione che aveva catturato il resto della tavolata dei Grifondoro per voltarsi verso Ron e Hermione: “Credo che un Velenottero morirebbe di fame se tra le sue scorte avesse solo Dyk e il suo cervello.”
La ragazza stava per concordare con lui, ma ormai Ron era andato, lo avevano perso di nuovo. In quel momento, infatti, afferrò il braccio di Hermione con la forza di un Avvincino disperato a cui era stato detto di dover passare sei ore in punizione con Piton e Allock nei suoi giorni di gloria e con occhi spiritati ricominciò a blaterare cose senza logica.
“Oh. Oh, no. E se Dyk avesse ragione? Magari è morto. Io non voglio che mio fratello muoia. Ok, ogni tanto gradirei cadesse dalla scopa e sbattesse la testa, ma niente che il San Mungo non possa guarire. Deve aver tentato di fare qualche incantesimo per fare comparire qualche mostro nella scuola. Lui e George tendono a fare cose stupide. No, no, giusto, Fred non è un mago oscuro. Però le cose possono essergli sfuggite di mano. E se fosse tornato il Basilisco? Ah, te lo dico io, quella bestiaccia è fissata con la nostra famiglia.”
“Ron, il Basilisco è morto. L’ho ucciso io” gli fece presente Harry, cercando di mantenere un tono neutro, quasi come se fosse spaventato dall’eventualità che un tono di voce più alto avrebbe potuto aizzare ancora di più il ragazzo dai capelli rossi, che comunque non lo stava nemmeno ascoltando.
“… prima Ginny, ora Fred, magari domani è il turno della zia Muriel.”
“Ron, puoi cercare di ritrovare la ragione e dirmi cos’è questa storia di Fred?” gli chiese Hermione ormai al limite della pazienza. Lui ignorò quella richiesta sensata e continuò per la sua strada: ora, colto da un’illuminazione, afferrò anche Harry in modo che non potesse scappare e con occhi sgranati parlò loro con lo stesso tono che usava Sibilla Cooman quando li informava caldamente che sarebbero morti tutti sbranati da niente popò di meno che il gramo.
“Harry, Hermione, pensateci. Magari è bloccato da qualche parte, in una dimensione da cui non può comunicare! Magari ci sta parlando anche ora ma noi non lo sentiamo. F-Fred?” Ron sembrava aver assorbito come una spugna tutte le stupidaggini che erano state dette sulla faccenda dagli studenti di Hogwarts, diventando un’enciclopedia di scenari improbabili e illogici.
Hermione alzò gli occhi al cielo e fece ritornare in carica la sé pragmatica e poco avvezza alle perdite di tempo. E Ron che farneticava senza fornire reali informazioni, seppur in modo comprensibile dal momento che era chiaramente scioccato, era una perdita di tempo. Con mano veloce afferrò la bacchetta che teneva nascosta nelle pieghe del mantello e con altrettanta destrezza e discrezione ammutolì il penultimo dei Weasley: “Cucio” asserì senza remore e osservò per un paio di secondi il risultato. Ron si trovò improvvisamente con le labbra premute una contro l’altra e, non potendo più aprirla, non poteva più snocciolare ipotetici scenari apocalittici in cui presto Fred sarebbe stato vittima di Voldemort, ritornato ad Hogwarts con il solo scopo di farla pagare ai gemelli Weasley, colpevoli senza saperlo di aver preso l’Oscuro Signore a palle di neve in faccia quando lui inabitava silenziosamente Raptor e il suo puzzolente turbante.
Hermione annuì soddisfatta, poi si voltò verso di Harry che la stava guardando in parte allibito e in parte grato – erano ore ormai che era costretto ad ascoltare l’amico.
“Ti spiacerebbe farlo anche con tutto il resto di Hogwarts? Mi hanno eletto portavoce della famiglia Weasley, ma non è che ne sappia più di loro” la informò, aggiustandosi gli occhiali sul naso e contemporaneamente ignorando Cormac McLaggen, anche lui intento in modo non molto discreto ad ottenere qualche novità. Al momento era praticamente disteso sul tavolo con un’espressione indifferente, ma l’orecchio ben puntato nella loro direzione.
“Anche se non sai molto, sicuramente ne saprai più di me. Appena sono entrata nella Sala Grande ho sentito addirittura dire addirittura sciocchezze come Fred è morto!” gli raccontò, sbuffando anche una mezza risata non divertita che segnalava quanto lei ritenesse quell’ipotesi assolutamente impossibile e ridicola. La sua sicurezza scemò leggermente quando, aggrottando la fronte, si affretto a confermare: “Non è morto, vero?”
"No, non è morto" le assicurò e Hermione mascherò il suo sollievo assumendo un’espressione quasi tronfia che aveva l’intento di comunicare al mondo che ovviamente Fred non era morto e ovviamente lei già lo sapeva che quella era una fandonia inutile.
“Ma certo, ovvio che non-” cominciò, ma Harry scelse quel momento per aggiungere: “O perlomeno, nessuno sa assolutamente nulla, perciò potrebbe anche esserlo. È semplicemente sparito nel nulla.”
Fino a che non aveva avuto notizie certe, Hermione aveva mantenuto attiva la parte di sé scettica che era pronta a screditare qualsiasi ipotesi relativa alla dipartita del gemello più piccolo. Ora che però anche Harry stava ammettendo che non si sapevano abbastanza i fatti per poter escludere quella possibilità, finalmente la preoccupazione scacciò lo scetticismo e prese posto nella sua mente. L’amico dovette aver colto quel cambiamento perché si affrettò a condividere con lei tutto quel che sapeva.
Apparentemente tutto aveva avuto inizio con George che verso le cinque di mattina era entrato di corsa nella camera che Ron e Harry condividevano con Dean, Neville e Seamus nell’intento di cercare la Mappa del Malandrino di Harry. Dopo aver svegliato tutti, probabilmente anche i Serpeverde nei sotterranei, ma eccetto Hermione che confermò di non aver sentito nulla, aveva rivelato loro che aveva bisogno della mappa per controllare dove si trovasse Fred, che era sparito senza lasciare traccia e nemmeno lui aveva idea di dove potesse essere. Dopo aver confermato che neanche lì era possibile scoprire la sua attuale posizione, aveva annuito un paio di volte, e aveva commentato: “Già, è proprio sparito”. Dopodiché aveva cacciato dalla loro stessa stanza gli altri tre inquilini e i tre quarti della restante torre dei Grifondoro che erano giunti a curiosare ed erano rimasti solo lui, Ron e Harry.
“George, che diamine vuol dire che Fred è scomparso?” aveva chiesto Ron, quando ancora riusciva a mettere insieme delle frasi dotate di senso.
“Vuol dire quello che ho appena detto. Fred è” ma improvvisamente si era interrotto, guardandosi intorno. Poi aveva annuito, consapevole di qualcosa, e aveva continuato: “Scusa, sono abituato a Fred che termina le mie frasi. Dicevo, Fred è sparito.”
“È un altro dei vostri stupidi scherzi, vero? Come quella volta quando avevo sei anni e Fred mi ha detto che tu eri stato ricoverato al San Mungo perché eri stato punto da uno schiopodo sparacoda ed eri in fin di vita quando in realtà mamma e papà ti avevano portato solo all’ospedale per farti togliere non so che schifo ti eri infilato nel naso?” George aveva borbottato che non si era infilato uno schifo ma la metà di una gelatina tutti i gusti perché lui e Fred avevano scommesso su chi dei due sarebbe stato capace di riconoscere il sapore in quel modo.
“Quello era uno scherzo e anche ben riuscito perché da piccolo eri un gran credulone. Anche ora in realtà. Ma no, quello faceva ridere, mentre questo non tanto. Cioè, per quello che ne so Fred può anche essere ricomparso da qualche parte ridendo, ma considerando che le ultime parole che gli ho sentito dire sono state ‘mi formicolano i piedi, George. Secondo te è normale che mi formicolino i piedi? Non me lo aspettavo’ non credo se la stia facendo sotto dalle risate.”
Ron era sbiancato.
“Ma cosa- in che senso- come è successo?” aveva chiesto allora.
“Beh, Ronnie, devi sapere che non stavo esattamente prendendo appunti, ho scioccamente dimenticato piuma e pergamena in camera, ma direi che è riassumibile dicendo che un attimo prima c’era e un attimo dopo no. Puff. Non funziona così quando si sparisce? Qualcuno può confermare le dinamiche standard della sparizione?”
“Credo intenda che cosa stavate facendo che ha causato la sua scomparsa” aveva provato a mediare Harry, che riusciva ad essere diplomatico anche alle cinque di mattina.
“Ah. Ovviamente quello è un segreto, non credo che né io né il non-sappiamo-se-defunto-o-solo-disperso Fred gioveremmo dal rivelare cosa stavamo facendo stanotte. Ho come l’impressione vada contro le regole di Hogwarts, come la quasi totalità delle cose che facciamo di solito. Sapete, ogni tanto mangiamo anche in modo illegale.” Nessuno aveva tentato di approfondire l’ultima affermazione.
“Non puoi venire qui a dirci che Fred è scomparso per poi non dirci nemmeno come è successo! Fallo ricomparire” aveva sbottato il Weasley più piccolo.
“Oh, come ho fatto a non pensarci? Meno male che possono contare sul tuo cervello sopraffino” allora aveva preso la bacchetta, l’aveva agitata con esagerazione e aveva esclamato in modo teatrale: “Se non vuoi diventare calvo, Fred ritorna sano e salvo! Non ha funzionato, che strano” aveva continuato con sarcasmo George.
“Aspetta che lo venga a sapere la mamma-”
“Ma la mamma non deve nemmeno sentire l’odore di questa situazione, capisci Ronnie? Vuoi davvero che uno di noi due muoia? Perché di sicuro quella donna ci fa scomparire sul serio.”
“E cosa pensi che dovremmo fare nel frattempo? Come se poi l’assenza di Fred potesse passare inosservata alle lezioni o in giro per il castello. Cosa ci inventiamo, che ha il vaiolo di drago e lo abbiamo rinchiuso da qualche parte? Perché poi sicuramente i professori ti crederanno, certo.”
“Non ho ancora pensato a tutti i dettagli del piano, fratellino, ma sicuramente ci inventeremo qualcosa” aveva semplicemente ribattuto George.
“Ahm… e quale sarebbe a grandi linee il piano per ritrovare Fred, George?” aveva chiesto con pacatezza Harry, consapevole che molto spesso i progetti dei gemelli erano geniali, ma anche molto insoliti, per usare un termine sobrio.
“Aspettare che salti fuori da solo. Il modo migliore per trovare qualcosa non è forse non cercarlo?” aveva risposto in modo gioviale, come se fosse la cosa più ovvia da fare.
Ron Weasley era collassato sul pavimento come un sacco di patate.
“Ron? Ron?”
Da quel momento in poi, lo avevano perso.
Al termine di quel riassunto, Hermione era se possibile ancora più confusa. Ora aveva sì dei fatti su cui ragionare, ma erano sconclusionati e poi chi diavolo si infila delle caramelle nel naso per scoprirne il sapore? Scosse la testa un paio di volte, come se quel gesto magicamente potesse rimettere in ordine tutti i pezzi sconnessi.
Era allibita. Era anche un po' irritata: c’era da aspettarselo che una cosa del genere poteva succedere solo mentre i due Weasley facevano qualcuno dei loro esperimenti che infrangevano anche regole che Hogwarts non aveva ancora stabilito perché non sapeva potessero essere violate. Era chiaro che a loro non preoccupasse l'idea di essere espulsi, ma era possibile che non gli importasse neanche di mettere a rischio le loro stesse vite? Era improbabile che Fred fosse morto, ma comunque gli era successo qualcosa e non potevano sapere cosa finché non lo trovavano - o saltava fuori, se decidevano di seguire il piano da sprovveduti del gemello ancora in circolazione.
“E non vi è parso minimamente preoccupato? Scosso? Turbato? Impensierito?” chiese Hermione, ottenendo una conferma da Harry, pure lui ancora perplesso. Erano abituati alle trovate dei gemelli, ma riuscivano comunque ancora a stupirli.
“Beh, se nemmeno lui è preoccupato significa che sa qualcosa che noi non sappiamo. Qualsiasi cosa sia, significa che lui non teme per la vita di Fred, perciò anche noi non dovremmo avere motivo di temere quell’eventualità” concluse con fare pragmatico la giovane strega, riscoprendosi piuttosto sollevata lei stessa.
“Dov'è adesso George?” domandò allora, certa che a lei non avrebbe detto nulla in più di quel che aveva rivelato a Ron e Harry quel mattino, ma magari ascoltare con le sue stesse orecchie la faccenda dalla fonte originale poteva aiutarli a capirci qualcosa in più.
“Poco dopo che Ron è semi svenuto, Ginny è entrata nella nostra camera e ha chiesto a George se fosse vero che Fred era scomparso.”
“Immagino che ora l'intenzione di non farlo sapere alla signora Weasley sia completamente sfumata, considerando che Ginny è una Molly Weasley in erba, forse anche più temibile” commentò con una certa soddisfazione Hermione, che era stata contraria fin da subito alla possibilità di tenere l'intera faccenda nascosta fino a che non si fosse risolta da sé. Dopo cinque anni ad Hogwarts anche lei tendeva a riconoscere come l'aiuto degli adulti non fosse sempre utile, quando non celava addirittura cattive intenzioni, ma la scomparsa di un figlio e di uno studente non poteva essere insabbiata. George aveva dato l’impressione di sapere qualcosa, ma non sembrava proprio avesse tutto sotto controllo. E poi era completamente impossibile non notare l'assenza di uno dei gemelli, considerando che erano rumorosi e appariscenti anche quando tentavano di fare silenzio. Quando, in una lezione di Trasfigurazione, era stato chiesto loro di trasformare la cassa di legno che avevano davanti in un grammofono, i due erano riusciti a trasfigurare l'oggetto, ma magicamente lo strumento ottenuto aveva iniziato a riprodurre una vasta gamma di rumori molesti: dallo sciacquone del water al rumore viscido di melma rimestata, da quello della carta vetrata al tintinnio del cucchiaino ripetutamente sbattuto nella tazzina quando si rimesta il tè, dalle pernacchie sbavose di Pix al melodico suono prodotto da Ron - o chi per lui - che mangia con la bocca aperta e molto altro ancora. Neanche la McGranitt era riuscita ad interrompere quello spettacolo fonico degli orrori, era stato necessario l'intervento di Gazza che, con una mazza e tutto l'odio che provava verso gli studenti, era riuscito a distruggere lo strumento. Si vociferava che Silente fosse rimasto affascinato dall'inusuale grammofono e ne avesse ricreato uno nel suo studio.
Da sottolineare che i gemelli Weasley non lo avevano fatto di proposito.
“No, infatti lo ha trascinato per un orecchio dalla McGranitt, credo siano ancora lì adesso.”
Hermione avrebbe voluto raggiungere l'amica e il restante gemello, intenzionata a chiedere alla McGranitt se ci fosse qualcosa che anche loro potessero fare per aiutarli nella ricerca di Fred. In fondo era solo normale il voler aiutare un compagno di Casa, nonché fratello di uno dei propri più cari amici, oltre che figlio di due maghi che praticamente l'avevano adottata, creando la sua famiglia magica, no? Poi quando si trattava di sparizioni lei aveva letto tutto sull'argomento, perciò era sicura di poter portare il suo contributo. In realtà, parte dell'interesse derivava anche dalla sua natura puramente Grifondoro, che la portava da anni ormai ad immischiarsi in situazioni inusuali e potenzialmente pericolose. Anche quando Harry diceva che erano i guai a trovare loro, parte delle loro disavventure se le erano ampiamente cercate tutti e tre attivamente. C'era poi un'ulteriore, innegabile, motivazione dietro al suo interesse, ma Hermione stessa non ne aveva ancora preso consapevolezza, perciò non ci rifletté sopra più di tanto.
Avrebbe preferito avere più tempo per valutare varie congetture con Harry, ma la prima lezione di quel mattino era nel sotterraneo umido di Piton e arrivare tardi significava perdere punti inutilmente. Considerando che l'amato capo di Serpeverde era già sparito dalla tavolata dei professori, non avevano molto tempo a disposizione. Conclusero che dopo le lezioni sarebbero andati tutti e tre alla ricerca di George e Ginny e, eventualmente, della McGranitt per poter offrire il proprio aiuto. Ah, la nobiltà dei Grifondoro. Piton l'avrebbe chiamata ficcare inutilmente il naso in affari che non vi riguardano. A proposito, Potter, non è che tu ne sai qualcosa? Tu c'entri sempre in qualche modo quando qualcuno, diciamo, si fa male, scompare o muore.
“Aspetta, che cosa ne facciamo di Ron?” la fermò Harry quando lei si era già alzata dalla panca con una fetta di toast in mano.
“Oh, giusto. Magari si è calmato un po', vediamo.” Tirò fuori la bacchetta per scucirgli la bocca. Seguì un attimo di silenzio.
“Ron?” provò Harry, ma fu come riattivare un disco rotto.
“Oh, che Merlino ce ne scampi, e se fosse diventato una di quelle teste rimpicciolite che ci sono in quelle teche inquietanti a Nocturne Alley? Sono brutte e pure antipatiche” Ron chiaramente non si era ripreso e, anzi, la sua immaginazione sembrava aver dimenticato che Fred era solo sparito, in favore di scenari ben più nefasti in cui sembrava che il fratello fosse stato rapito da dei Mangiamorte pazzi scappati dal reparto Lesioni mentali gravi da incantesimo.
Hermione gli fece un mezzo sorriso con l'intento di comunicargli il suo disagio prima di cucirgli di nuovo la bocca. Lei e Harry convennero che era il caso di portarlo da Madama Chips affinché quest'ultima potesse dargli qualcosa per distendergli i nervi e fargli ritrovare la ragione. Aveva davvero accusato male il colpo, eppure con tutti i problemi che avevano incontrato in quegli anni uno si sarebbe aspettato una tempra più solida per far fronte a eventuali problemi futuri.
Mentre tutti e tre si stavano avviando verso il grande portone di legno, oltrepassarono un gruppo di ragazzi e ragazze ancora intenti a storpiare il più possibile l’intera vicenda e la Granger udì uno di loro proferire l’ennesima ipotesi demenziale.
“Sentite qua: gira voce sia stato rapito dai servizi segreti babbani che si sono introdotti ad Hogwarts dopo aver scoperto che Fred e George sapevano qualcosa di troppo, se capite cosa intendo” seguirono esclamazioni ammirate, stupite e preoccupate. E no, nessuno aveva capito cosa intendesse.
Hermione voleva infilarsi la bacchetta nelle orecchie. O infilarla a loro nel naso per poter arrivare il più possibile vicino al cervello e rifilargli un Incantesimo Defibrillante che potesse tentare di riattivare le menti di quegli imbecilli. La ragazza si fermò e li guardò con sguardo di sfida, un po’ stanca e un po’ abbattuta.
“E sentiamo, come sarebbero entrati dentro Hogwarts questi servizi segreti babbani?” domandò con un cipiglio severo che ricordava molto quello della McGranitt. Se avessero superato quel piccolo test forse li avrebbe lasciati in pace e sarebbe passata oltre…
“Smaterializzandosi dentro il castello, no?”
Forse fu il tono tronfio, forse fu che l’esasperazione era una brutta bestia – ma proprio nessuno lì dentro voleva degnarsi di leggere Storia di Hogwarts?
“Cucio!”
Quell’Incantesimo di Sutura le era sempre piaciuto, ma solo quel giorno si era resa conto che forse era il suono della parola che tanto la attirava. Sembrava incredibilmente simile a crucio e, poteva giurarlo, in quel momento li avrebbe cruciati tutti.
 
***
 
Alla fine erano comunque arrivati in ritardo da Piton, perché non se l'erano sentita di smollare l'amico ad uno studente del primo anno, nella speranza che lo portasse davvero da Madama Chips, dal momento che gli sciacalli alla ricerca di informazioni erano triplicati e non era da escludere che qualcuno rapisse uno dei Weasley superstiti.
Che dire, non tutti i giorni a Hogwarts sparivano degli studenti. Cioè, occasionalmente entravano nella Camera dei Segreti. O rischiavano di morire giocando con degli scacchi alti tre volte Hagrid. Oppure si schiantavano su un albero indemoniato con una macchina volante. Ma quelle cose capitavano sempre, stranamente, alle stesse tre persone, era raro che qualcosa di eclatante accadesse al di fuori del trio. Per il momento era sempre un Weasley, ma almeno non era quel Weasley. Magari l’anno prossimo potevano addirittura sperare che un’altra Casa finisse sotto i riflettori, ma bisognava comunque muoversi a piccoli passi.
Il professore di Pozioni li aveva graziati con una delle sue solite battute piene di sarcasmo velenoso e aveva tolto cinque punti a testa, infierendo più del solito. Perché quel giorno Piton pareva essere di buon umore, ma non lo dimostrava di certo come i comuni mortali. Non c'erano sorrisi felici e magnanimità extra riversata sui suoi studenti. No, lui palesava la sua contentezza peggiorando il suo atteggiamento sgradevole. Non ci avevano messo molto a comprendere il motivo dell'umore roseo del docente.
“Nelle prossimo quattro lezioni tenterete – perché spesso alcune teste vuote mi hanno dimostrato di non sapere neanche da che lato utilizzare un calderone, figurarsi preparare qualcosa che vada al di là di un semplice tè, vero, Potter? – di preparare una pozione utilizzata per rintracciare chi è scomparso. Mi pare di capire che qualcuno qui ne potrebbe fare buon uso, sì?” chiese infine, con voce melliflua e divertita, suscitando le risate dei Serpeverde.
Quasi nessuno ebbe modo di riflettere su quel che aveva detto Piton, chi troppo preso a ridere, chi irritato dalle frecciatine rivolte alla tragedia che aveva colpito la propria Casa. Nessuno, eccetto Hermione che si apprestò ad alzare la mano, quasi involontariamente e sicuramente per abitudine.
Piton non fece nemmeno finta di non alzare gli occhi al cielo, anzi, li roteò con estremo disgusto e arricciò le labbra. “Signorina Granger, faccia sparire quella mano, non ho dato il permesso di fare domande.”
Hermione abbassò il braccio con riluttanza, non potendo impedire l'ondata di imbarazzo che la colse. A quelle cose non ci si abituava mai, constatò amaramente. In quel momento, Draco Malfoy prese il braccio di Tiger e lo alzò, attirando l'attenzione del Capo della sua Casa. “Sì, Tiger?”
Altre risate riempirono il sotterraneo, nessuna proveniente dai Grifondoro. Hermione, che aveva comunque una buona dose di sfacciataggine quando messa alle strette, decise di parlare lo stesso perché in certi frangenti l'orgoglio veniva prima dei punti persi.
“Signore, se la persona è sparita come è possibile somministrargli una pozione? È impossibile comunicare o interagire con chi è scomparso.”
“Cinque punti in meno a Grifondoro perché la signorina Granger pensa di avere più potere decisionale di un professore. E un altro punto in meno perché se proprio deve fare la so-tutto-io dovrebbe come minimo avere le basi per poterlo fare. Potter, perché non risponde alla domanda della sua compagna?” lo incalzò Piton con freddezza, regalandogli uno dei suoi rari e sinistri ghigni. Alla fine di quella lezione la Casata rivale si sarebbe ritrovata con un debito di circa centoventi punti. Minimo.
Harry rimase in silenzio per qualche minuto, prima di accennare ad una risposta: “Invece di fargliela bere va versata per terra, nella speranza che camminando scivoli, imprechi e si riveli al resto del mondo?” propose candidamente.
Questa volta risero i Grifondoro, ma appena Piton gli levò dieci punti “per la grande insolenza che la fa sentire al di sopra di tutti, vero, Potter?” furono un po' meno divertiti. Malfoy, non potendo aprire la bocca, si limitava ad esprimersi in latrati divertiti e rumorosi.
“Quell'idiota del suo compagno non ha saputo risponderle, signorina Granger, perciò glielo spiegherò io, come avrei fatto già dieci minuti fa se lei non mi avesse interrotto come è solita fare. Questa pozione non va ingerita. È una Pozione di Rintracciamento che ha, appunto, lo scopo di rintracciare la persona svanita nel nulla. I fumi prodotti tendono a concentrarsi nell'area in cui si trova ciò che è invisibile agli occhi. Ovviamente, tutto questo non funziona se non si desidera essere trovati, il fumo si disperde.”
In quel momento la porta dell'aula si aprì, ma non vi era nessuno sulla soglia. Piton inarcò un sopracciglio e con un colpo di bacchetta la richiuse, riconducendo l'accaduto ad una folata d'aria.
Hermione aveva già tirato fuori pergamena e piuma, perché indipendentemente dalla fonte, quello poteva essere una soluzione potenziale da attuare in caso Fred non fosse ricomparso da solo. Aveva la testa china, pronta a scrivere, quando sentì tirarsi leggermente i capelli e vide qualcuno passarle di fianco. Alzò lo sguardo per scoprire chi aveva tanto coraggio da muoversi nell'aula di Piton come se fosse a casa sua, per poi sgranare gli occhi e quasi cadere dalla sedia.
Fred Weasley era in piedi alle spalle di Piton, che ora camminava avanti e indietro per l'aula parlando, facendo svolazzare il suo mantello nero. Il ragazzo le sorrise e la salutò con la mano, facendo grandi gesti enfatici.
Nessuno aveva commentato la comparsa del ragazzo nell'aula di Pozioni, perciò istintivamente si era voltata per confermare che tutti avessero visto quel che aveva visto lei. Eppure nessuno lo stava guardando, era come se Fred fosse invisibile. Si rivoltò verso la cattedra di Piton, solo per poter riconfermare che Fred era ancora lì.
“Fred?” sussurrò la ragazza, spiazzata, sbattendo le palpebre molto velocemente, come a voler confermare che erano davvero i suoi occhi a vedere il ragazzo che fino a un'ora prima veniva dato per deceduto.
“Ehilà, Grang!” rispose lui con il solito nomignolo e il sorriso divertito.
Perché nessuno diceva nulla? E cosa diavolo ci faceva dietro di Piton? Forse non aveva sussurrato piano come credeva, perché il professore la sentì e mostrò un'espressione che univa sia la felicità per l'occasione ghiotta che aveva di umiliare ancora quella Casa sia l'irritazione, perché lui odiava essere interrotto.
“Crede sia troppo difficile per lei lasciare le sue turbe amorose fuori dal mio sotterraneo?”
“Mi scusi, è solo che- nessuna turba amorosa, cioè-” Per la prima volta in vita sua, Hermione Granger non sapeva né cosa stava dicendo, né cosa stava tentando di dire, né tanto meno quale fosse la cosa giusta da fare. Infine tacque.
Qualcosa le suggeriva che non era il momento adatto per dichiarare che Fred Weasley era in quella stanza. Specialmente perché ora il suddetto ragazzo era ad un palmo dal lungo naso adunco del docente, lo stava guardando dritto negli occhi e gli stava facendo la linguaccia. Ma nessuno a parte Hermione sembrava rendersi conto di nulla, Piton compreso.
“La avverto, oggi sta facendo svanire la mia pazienza che, come sa, per voi Grifondoro è già inesistente.”
Stava impazzendo, concluse la ragazza con disperazione. Al secondo anno lei e Ron avevano detto a Harry che sentire le voci non era un buon segno neanche tra i maghi, ma lo stesso valeva per il vedere le cose. E lei chiaramente ne stava vedendo abbastanza. Ora il Fred evocato dalla sua mente si stava avvicinando sempre di più a Piton, con fare incuriosito e inquisitorio: “Ho sempre desiderato potermi avvicinare abbastanza da poter vedere da vicino i suoi capelli unti. Da vicino sono ancora più... unti. Non credo sia una parrucca, deve solo provare un'avversione terribile per lo shampoo. Chissà che disgrazia si cela dietro- Oh! Ha un capello bianco! Cosa dici, Grang, glielo strappo?” chiese rivolgendosi a lei, con le dita già in direzione della chioma del professore.
“No!” si affrettò a rispondergli, ma ovviamente sembrava stesse parlando con Piton, che stava introducendo in quel momento l’importanza dello sciroppo di callistemone spinoso per la pozione del giorno.
“No? No cosa? No, non ritiene necessario lo sciroppo di callistemone spinoso? Si sta forse prendendo gioco di me?” Il professore espirò con forza dal naso, come un toro pronto a distruggere tutto. Peccato che la rabbia di Piton fosse sempre fredda e calcolata, ancora più spaventosa. Perché lui mordeva a parole, che era peggio. “Ah, lei deve credere davvero che aver letto centinaia di libri la renda migliore di tutti gli altri. Sapevo che prima o poi questo suo lato arrogante avrebbe preso il sopravvento, la vicinanza con Potter deve aver fatto lievitare ulteriormente la sua smania di superiorità, signorina Granger. Ma in questa aula lei rimane nessuno, sono stato chiaro?” sibilò con freddezza. Chiaramente anche lui sembrava aver deciso che quella era la giornata buona per far sapere all'alunna cosa pensasse di lei. Non che di solito fosse meno schietto, ma tendeva sempre a fare commenti irritati senza approfondire ulteriormente l'odio che provava verso l'alunno di turno. Hermione aveva sempre sospettato di non stargli molto simpatica, sia perché essere amica di Harry significava essere nel libro nero di Piton, sia perché fin dal primo giorno il professore non aveva nascosto l'astio verso chi ostentava il proprio sapere.
“No, signore, cioè- le assicuro che- assolutamente non-” si fermò quando Fred la interruppe.
“Tu sì che sai come ammaliare le persone, eh, Sev? Diamine, con delle parole così dolci non mi stupirebbe se Grang si innamorasse di te e poi mi toccasse riconquistare il suo cuore. Non sono un tipo a cui piace condividere, Hermione non la condividerei neanche con George, figurarsi con te che non ti lavi i capelli e non voglio indagare sullo stato delle tue mutande.”
Hermione si strozzò con la sua stessa saliva, più per la seconda parte che per la prima. O forse un po' per tutto.
Quello era Fred. Lo aveva sentito troppe volte dare fiato alla bocca insieme al George alla Tana, ad Hogwarts, ovunque; come di consueto, poi, il primo a divertirsi era sempre lui. E cosa diavolo stava dicendo? Riconquistare cosa? Stava andando in contro ad un sovraccarico di informazioni. Si rifiutava proprio di credere che la sua mente potesse ricreare una copia così fedele del ragazzo, doveva essere l’originale.
Ma allora perché poteva vederlo solo lei?. Perfino Harry che sentiva i basilischi strisciare per le tubature non lo vedeva, perché in quel momento stava scrutando lei, preoccupato e perplesso dall’aver perso alla pazzia ben due amici in un giorno solo. Magari quel pomeriggio anche Hagrid sarebbe impazzito e avrebbe liberato tutte le sue strane creature per il castello perché “anche loro hanno bisogno di spazio, Harry”.
Proprio mentre Piton cominciò a muoversi verso il calderone di Hermione, probabilmente pronto a continuare la sua tirata raggelante contro la strega, Fred disse: “Ah, ma dove vai ancora? Ti vedo troppo agitato, stai un po’ qui con me” detto ciò, dopo aver mimato qualche bacio molto rumoroso nella sua direzione, con nonchalance pestò il mantello dell’uomo, facendolo incespicare nell’apparente nulla. Piton si riprese in fretta, voltandosi di colpo alla ricerca del colpevole, ma non potendo vedere il volto sorridente di Fred che invece Hermione aveva ben chiaro davanti, si limitò a lanciare un’occhiata penetrante al vuoto, come a voler promettere maledizioni e fatture fatali all’aria di fronte a sé.
Hermione si portò la mano davanti alla bocca, per metà divertita e per metà agghiacciata. Quella bravata di Fred le aveva confermato due cose: era davvero l’unica che lo vedeva, ma stava vedendo qualcosa di reale che non era frutto della sua immaginazione. Perché in quell’ultimo caso non avrebbe potuto interagire con Piton, no? Il professore era quasi caduto di faccia per terra quando Fred gli aveva pestato il mantello, doveva pur voler dire qualcosa. Magari era stata solo una coincidenza…
Quella supposizione fu smentita poco dopo.
“Oggi è molto sfacciata” le ringhiò il Capo del Serpeverde, con gli occhi puntati sulla mano con cui lei si stava coprendo metà della faccia. “Ma ovviamente la principessa di Grifondoro pensa di poter ridere degli altri. Lei e Potter non avete il benché minimo pudore, se fosse nei miei poteri vi avrei espulsi entrambi il primo giorno di lezione, quando lei imperterrita desiderava imbarazzare se stessa con quella mano alzata e il suo compagno non sapeva neanche dirmi cosa farsene di un bezoar.”
“Ora avrei una o due idee su dove metterlo” borbottò Harry, fortunatamente senza essere udito; nello stesso momento Fred Weasley aveva ricominciato a dare il meglio di sé.
“Lei è un professore molto maleducato, impari le buone maniere” detto ciò prese una boccetta di Liquido Allungabrodo – per salvare il salvabile nelle pozioni troppo ristrette –, salì agilmente sulla cattedra e iniziò a versarglielo sui capelli. “Spero che non vadano a fuoco, credo sia la prima volta in anni che vedono qualcosa di liquido.”
Ora quasi tutta la classe guardava affascinata, poiché in parte poteva assistere allo spettacolo del ragazzo con i capelli rossi: videro chiaramente la boccetta fluttuare sulla testa del docente, per poi espellere il suo contenuto. I mormorii aumentarono quando anche Piton si rese conto della sostanza che gli stava scivolando sulla faccia. Con uno scatto alzò la faccia verso la fonte e vide anche lui la boccetta.
“Chi è l’imbecille che crede di essere divertente? Trenta punti in meno a Grifondoro.”
“Ma non siamo noi! Non può toglierci punti così!” protestò Seamus, la cui irritazione ebbe vita breve perché non tutti i giorni si poteva assistere allo spettacolo di Piton che si slanciava per afferrare una boccetta volante. Ogni volta che provava a prenderla, quest’ultima si alzava più in alto e fuori dalla sua portata.
“Forza, mettici più convinzione in quei saltelli, Severus! Non li vuoi gli addominali che fanno vedere nel Settimanale delle Streghe? Non che io lo legga quella parte, Grang, quella è Ginny. Io leggo l’Oroscopo della Cooman” la informò facendole l’occhiolino.
Piton effettivamente, in maniera molto fuori carattere, provò ad accennare un saltello che agitò il lungo mantello nero. Era la prima volta che gli studenti potevano vedere tracce di colore sul suo viso generalmente pallido come un cadavere a gennaio.
“Se non volete altri… cinquanta punti detratti, vi consiglio…”
“Hai l’affanno? Oh, che Merlino mi abbia in gloria, ho fatto venire l’affanno a Piton. Se solo George fosse qui per vedere, non mi crederà mai. Tu devi testimoniare, Hermione, chiaro? O tenterò di far accoppiare Grattastinchi con la palla di pelo di Gazza!”
“Ma non ci pensare proprio!” sbottò Hermione, rispondendo per la prima volta al Fred che, ormai era palese, non era solo nella sua testa. Non aveva ancora avuto tempo di processare la situazione e fare delle ipotesi, ma almeno aveva smesso di credere di essere diventata schizofrenica o, peggio, visionaria come la Cooman dopo qualche bicchiere di sherry di troppo.
Piton, quasi come se la voce di Hermione lo avesse risvegliato da quella trance ginnica in cui era finito, parve rendersi conto della situazione in cui era. Fred si rese conto appena in tempo delle intenzioni del docente, perché si allontanò da lui quel tanto che bastava per non essere afferrato dalla mano che Piton spinse in avanti, alla cieca. Prima che potesse ritentare per colpirlo davvero, Fred lasciò cadere la boccetta di vetro sulla testa dell’uomo e scese dalla cattedra tentando di non muovere nulla e non fare troppo rumore, per non rendere nota la sua presenza.
“Ahia. Ops. Spero di non averle rotto la testa, professore. Considerando però che lei sono anni che continua a romperci i-” si fermò quando sentì il suono oltraggiato di Hermione, che si trattenne a stento dall’aggiungere “Fred Weasley! Tua madre non ti ha cresciuto così!”.
Piton era livido in volto. Era furente come poche volte lo avevano visto ad Hogwarts. Era palese che, come chiunque, non doveva apprezzare l’essere messo alla gogna diventando lo zimbello di tutti, specialmente quando non aveva un avversario con cui scontrarsi.
Seguì un intero minuto di silenzio, in cui nessuno osò parlare, nemmeno i Serpeverde. Piton era spaventoso anche quando era tranquillo, ma quando era arrabbiato? Neville era ad un passo dal nascondersi di testa nel calderone e attuare una delle più antiche forme di risposta al pericolo: se mi fingo morto non può volermi uccidere di nuovo.
Solo Hermione fu testimone dell’interessante dialogo che si venne a creare.
“Forse forse l’ho fatto un po’ arrabbiare.” Fred era davvero arguto.
“Qualcuno, qui, ha deciso che deve essere divertente sfidare la sorte. Quello che quel qualcuno non sa è che forse la sorte può anche essere sfidata e battuta, ma io non sono l’ultimo degli idioti…”
“Mai detto, Severus, noi tutti pensiamo tu sia il primo e che occupi da solo anche i prima dieci posti.”
“… rendermi il vostro peggior nemico e incubo potrebbe essere la vostra ultima missione che portate a termine mentre ancora respirate. Un momento di gloria come questo potrebbe richiedervi di passare il resto della vostra vita a controllare che nessuno metta mai mano al vostro calice.”
“È una minaccia, Sev?”
“Sì, Potter, è una minaccia, a cui come minimo dovresti rispondere abbassando lo sguardo e non continuando a guardarmi con quell’aria di sfida.”
“Ah, la mamma almeno mi confonde solo con George, tu addirittura con Harry? Vuoi degli occhiali? Da qualche parte a casa ci sono quelli cerchiati di corno di Percy, sono brutti come una cacca di Thestral, ma almeno vedi che io non ho i capelli neri e una saetta in mezzo alla faccia!”
“Consiglio a chiunque sia stato di farsi avanti. Non garantisco nulla di meno di un viaggio di sola andata fuori da Hogwarts, ma posso assicurarvi che tacere potrebbe risultare in un destino ancora più infausto.”
“Hai sputacchiato mentre parlavi. Quanti anni hai che inizi già a perdere la bava? Lo zio Bilius almeno aveva sempre un fazzoletto a portata di mano per raccogliere quel che perdeva. E non perdeva solo la bava.”
“Signorina Granger, è dall’inizio della lezione che è parsa particolarmente agitata. Forse vuole illuminarci sulla natura di questo scherzo di pessimo gusto, prima che decida di togliere altri cinquanta punti a Grifondoro, sospendendo a tempo indeterminato lei e tutti i suoi compagni.”
Hermione si morse l’interno della guancia, cercando di mantenere la calma. Continuava a sconcentrarsi ascoltando Fred che risponde a Piton. Quell’idiota li avrebbe fatto espellere tutti, dannazione.
“Non ne so nulla, signore. Nessuno di noi ha fatto nulla” gli rispose meccanicamente, imponendosi di guardarlo negli occhi, anche se la sua attenzione venne richiamata da Fred che in quel momento si riportò di fianco al professore. Quest’ultimo, quasi potesse sentire che c’era qualcuno che gli respirava sul collo, allargo di colpo il braccio destro di fianco a sé, quasi beccando Fred in pieno stomaco.
“O forse il colpevole è il vostro amico, il signor Weasley, che da questa mattina è sparito senza lasciare traccia” commentò lentamente, come a voler saggiare quell’ipotesi lui stesso. Si convinse di quell’ipotesi molto in fretta, perché in attimo divenne il suo cavallo di battaglia.
“Oh, wow, è più furbo di quel che pensassi. Dobbiamo fare attenzione o questo ci avvelena davvero tutti nel sonno.”
Hermione voleva alzare gli occhi al cielo, ma si trattenne a stento.
“Potrebbe essere stato Pix, signore” propose Harry, intenzionato a non lasciare che venissero date al gemello colpe che non aveva. Almeno secondo lui non ne aveva. Povero ingenuo.
Piton si voltò di scatto verso il ragazzo, fulminandolo con uno sguardo di puro odio. Arricciò il labbro superiore per ostentare ulteriormente la furia omicida che provava verso tutti. In cuor suo probabilmente si stava rammaricando di non aver tentato con più ardore di persuadere Silente dal concedere l’uso di qualche Maledizione in casi di necessità. Gli avevano quasi spaccato la testa con una bottiglietta di vetro, era una motivazione adeguata.
“Pix non è stupido come voi e non oserebbe mai mettersi contro di me. Non posso dire lo stesso di molti di voi. Datemi. Un. Nome. Subito.”
Ad un tratto, Malfoy alzò il braccio di Goyle per prendere la parola, gli fece scivolare un foglio davanti e lo spronò a leggere.
Goyle si schiarì la voce: “Con tutto il dovuto ri-spet-to… si-signo…? Ah, ah, ok signore… beh, qui dice… nessuno di noi Sepreverde- Serpeverde ose… rebbe mancarle di rispeto… ahia, cosa- ah, rispetto, due t, giusto… rispetto in questo modo a dif-fe-ren-za dei Griffondoro- Grifondoro, scusi.  Uno più uno fa due ed è chiaro che si… tratta di Wesil- Weasle- Welshley- Weasley!” concluse tutto fiero, guardando con un gran sorriso Malfoy in attesa di ottenere un riconoscimento per i suoi sforzi. Draco gli regalò una mezza smorfia irritata e imbarazzata, per poi voltarsi verso Piton e muovere la mano in un gesto che indicava l’ovvietà di quanto era appena stato detto.
Tutti avevano comunque appena appurato che o Malfoy scriveva in maniera indecente e illeggibile, o Goyle non sapeva leggere alla veneranda età di quindici anni. Ogni giorno si scopriva qualcosa di nuovo. Fred stava ridendo con le lacrime agli occhi, non si divertiva così tanto da quando Ron da piccolo aveva ingoiato una rana quando era caduto nello stagno dietro alla Tana e per una settimana non aveva fatto altro che gracidare, saltare da una parte all’altra e cacciare la lingua per tentare di prendere tutti gli insetti del vicinato.
“Non ci sono prove!” ribatterono più Grifondoro in tempi diversi, ma solo quelli che potevano tenere sotto controllo le risate.
Il professore, sull’orlo di fare una strage di massa, fu interrotto da Hermione che tentò di salvare il salvabile.
“È vero. Ci… dispiace per quello che è appena successo, ma non è stato nessuno di noi né tantomeno Fred Weasley, nessuno sa cosa gli sia successo e dove sia, pertanto non può togliere dei punti basandosi solo su delle supposizioni, senza che il diretto interessato possa difendersi. Noi eravamo di fronte a lei e avrebbe visto se qualcuno avesse usato una bacchetta e, inoltre, qui ancora nessuno è abbastanza abile dal poter usare degli incantesimi non verbali. Pix rimane l’ipotesi più accreditata.”
Non incrociò mai gli occhi del professore perché proprio dietro di lui si trovava Fred che si stava divertendo fin troppo per il suo stesso bene. Come poteva ridersela così dopo averli messi tutti nei guai?
“Ti dispiace per lui quasi quanto ti dispiacerebbe vedere Malfoy trasformato permanentemente in un furetto, vero?” le chiese con un sorriso perfido.
Piton strinse i denti, non potendo confutare quella logica perché, a conti fatti, effettivamente non aveva delle prove. Aveva dei fatti, un bernoccolo in testa, molta rabbia, ma nulla di più. Quello era ancora più irritante dell’essere appena stato preso in giro da dei mocciosi. Alla fine si arrese.
“Questa storia non finisce qui. Ora sparite tutti immediatamente dalla mia vista.”
Tra i mormorii degli studenti, Piton si avviò con passo deciso verso la porta. Hermione vide Fred superarlo: “Severus, ci tenevo a farti sapere che le tue battute fanno pena. Hai già fatto minimo cinque frecciatine sulle sparizioni, devi ampliare il tuo repertorio! E poi sei davvero maleducato, se la mamma fosse qui per vedere come hai parlato ad Hermione ti avrebbe già infilato una manciata di Doxy nelle mutande. Toh, impara un po' di rispetto.”
Detto ciò, proprio mentre Piton era ad un passo dalla porta, la aprì di scatto, sbattendogliela in faccia con forza.
Per la prima volta, Piton, con il naso sanguinante, fu udito mentre imprecava in termini eccessivamente coloriti, imbarazzanti e scandalosi per essere ripetuti in una scuola in cui vi erano degli studenti minorenni.
“A dopo, Grang!” E così com’era comparso, Fred sparì di nuovo.
Quella era davvero una giornata strana.

 
***

[Come si può notare, mi sono presa molte licenze poetiche. E sicuramente mi sono persa per strada qualche errore, ma non era intenzionale, giuro. A breve la seconda e ultima parte!]

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Capitolo 2
*** Parte 2 ***


Hermione passò l’intera giornata, quando non aveva delle lezioni, a girovagare per il castello nel tentativo di trovare Fred. Guardò dietro ogni arazzo, chiese ai fantasmi, si avventurò in tutte le aule e stanze inutilizzate che riuscì a trovare, ma quel posto era troppo grande da poter cercare da cima a fondo, specialmente se non si conoscevano tutti i luoghi nascosti. Inoltre, in Storia di Hogwarts c’era scritto che quasi nessuno conosceva alla perfezione tutta la scuola, fatta eccezione ovviamente per Silente e pochi altri. Aveva anche consultato la Mappa del Malandrino di Harry, senza tuttavia trovare quel che cercava. Non aveva detto ancora a nessuno di quel che era successo da Piton, anche Harry era all’oscuro di tutto. Quest’ultimo, anche se sospettava che ci fosse qualcosa sotto, non pressò l’amica per scoprire cosa fosse successo, era troppo felice per le sciagure che erano capitate al professore ed era dell’idea che a Ippogrifo donato non si guarda sotto alle ali.
Ron era ancora in infermeria e dormiva beatamente. Madama Chips, sotto la benedizione di Silente, gli aveva dato qualcosa di leggermente più potete di un Tonico Rilassanervi, dal momento che quest’ultimo glielo aveva somministrato già tre volte e, non appena l’effetto iniziava a sparire, il ragazzo ricominciava a rantolare fesserie, una peggiore dell’altra. Una bella tisana alla menta piperita, due cucchiai di miele di tiglio, un goccio del whisky casereccio di Hagrid e una spolverata di Polvere Nottinsonni e Ron era crollato. “Santa Morgana, ragazzo, tuo fratello è sparito dentro Hogwarts, come ti viene in mente che possa essere stato sbranato da un lepricano mannaro? Lo sanno tutti che di quelli non se ne avvistano più da secoli. Bah, i giovani d’oggi” avevano sentito l’infermiera borbottare esasperata.
Era ormai l’ora di cena e di Fred nemmeno l’ombra. La ragazza aveva provato a parlare con George, ma era stato praticamente impossibile avvicinarlo quando era da solo visto che si era creato una sua scorta personale. Probabilmente lo seguivano anche in bagno e Hermione era certa che ne approfittava per portare avanti il suo business illegale. Quando lo aveva trovato in mezzo ad un corridoio, il suo capannello di improvvisati giornalisti consisteva all’incirca in metà scuola. Sapeva che era inutile, ma gli aveva comunque chiesto di dirle cosa fosse successo. Lui aveva scosso la testa e si era rivolto in maniera teatralmente affranta ai presenti: “Non ho idea di dove sia finito. Magari è ancora qui con me e io non lo so. Forse… Fred? Fratellino, ci sei? Ehi, sei nato 8 minuti dopo di me, non rompere. Vedete? Sono così abituato ai nostri scambi di battute che mi sembra di sentirlo ancora!” Dopodiché aveva fatto l’occhiolino a Hermione che, non essendo fuori dal mondo come gli altri, aveva compreso che non era l’unica a vedere Fred. Si era sporta di qua e di là sopra la folla di fanatici, ma non era riuscita a trovarlo. Dopo di quel quasi incontro con l’altra stupida metà dei gemelli, non ebbe più notizie del Weasley svanito. Chiaramente, sua maestà si mostrava al resto del mondo solo quando voleva essere trovato.
Quella situazione era oltremodo irritante. Non era riuscita a concentrarsi tutto il giorno a lezione perché temeva che quell’idiota dai capelli rossi potesse ricomparire facendo un’altra strage, cosa che fortunatamente però non avvenne. Inoltre, ovunque andasse era costretta a sentire ridicole congetture spacciate per verità assolute. Quando aveva scioccamente pensato di poter trovare un po’ di pace in bagno, al quarto piano era incappata in un gruppetto di studenti del secondo anno seduti per terra, intenti a fare una seduta spiritica per richiamare Fred Weasley. Ignari tutti, lei compresa, che il ragazzo fosse in uno dei cubicoli più in là, intento a ridersela. Quando la ragazza se ne era andata era uscito per spegnere le candele dei ragazzini e sbattere due o tre porte, solo per spaventarli un po’.
Alla fine si era chiusa in biblioteca, unico posto al mondo in cui era possibile ottenere un po’ di tranquillità. Già non ci andava nessuno per studiare, figurarsi per passare il tempo. Madama Pince poteva passare per la sorella della McGranitt in quanto a flessibilità. Verso l’ora di cena erano rimaste solo lei e la bibliotecaria e l’unico rumore era il fruscio delle pagine che Hermione continuava a voltare con irritazione, senza riuscire ad imparare nulla di ciò che la McGranitt aveva detto di leggere. Tutta colpa del dannato Fr-
Non fece nemmeno in tempo a finire quel pensiero che, improvvisamente, la sua boccetta d’inchiostro iniziò a levitarle davanti. Si guardò intorno, per capire chi stesse facendo fluttuare l’oggetto, ma intorno a lei non c’era nessuno. La scrivania di Madama Pince era nascosta da due grandi scaffali alti fine al soffitto e ai tavoli vicino a lei non era seduto nessuno.
“Chi è? Harry?”
In risposta, anche la sua piuma iniziò a volteggiare. Tentò di prendere entrambi gli oggetti, ma questi si spostavano un po’ più lontano quando lei si avvicinava. Quella scena le suonò estremamente familiare. Chissà se presto le sarebbe caduta in testa la boccetta di inchiostro.
“Fred? Sei tu?” bisbigliò a bassa voce, facendo una smorfia imbarazzata quando si rese conto che suonava come i ragazzini del primo anno che tentavano di fare una seduta spiritica.
Sia la piuma che l’inchiostro tornarono sul tavolo di fronte a lei. Non successe nulla per una manciata di secondi, dopodiché Hermione vide con la coda dell’occhio una ciocca dei suoi capelli che saliva verso l’alto. Di scattò la afferrò e la riportò giù. Allora fu di nuovo il turno della piuma alzarsi, questa volta però la penna iniziò a darle leggeri colpetti sul naso.
“Smettila, cosa stai facen-” sibilò, esterrefatta. Ogni volta che cercava di afferrarla per fermarla questa si allontanava. Ora la piuma era ad un metro dalla sua faccia e Hermione aveva il respiro affannoso, il risultato dei tentativi che l’avevano vista sbracciarsi come una pazza. Perfino i capelli erano tutti in disordine. Finalmente riuscì ad afferrare la penna.
“Fred. Lo so che sei tu. Non capisco perché stamattina potessi vederti mentre ora no, ma ti avverto, se non-”
La parola d’ordine quel giorno doveva essere “interrompi Hermione mentre parla”, altrimenti non era possibile spiegare la quantità di frasi che era stata costretta a lasciare a metà.
La piuma le venne strappata di mano mentre anche la sua pergamena scivolava via, lontano da lei. Poi la penna si intinse nell’inchiostro e scrisse da sola sulla pergamena, prendendo quasi tutto lo spazio: ‘Ciao Grang!’
“Lo sapevo!”
Poi la piuma le arrivò di colpo ad un palmo dalla faccia e un secondo dopo la ragazza si stava di nuovo sbracciando per fermare l’assalto dell’oggetto, che questa volta aveva deciso di torturarla facendole il solletico sotto al naso, sul collo, sugli occhi, ovunque avesse accesso. Era talmente veloce che, presa dalla foga, Hermione non si era nemmeno resa conto di aver alzato la voce, invadendo la biblioteca con risolini isterici e strilletti involontari.
Ad un tratto, Madama Pince si affacciò oltre gli scaffali, già pronta ad ammonire con una certa ostilità gli studenti sconsiderati che stavano facendo così tanto baccano nella sua biblioteca. Rimase alquanto sorpresa quando di fronte a sé trovò soltanto la signorina Granger con i capelli scompigliati e le mani alte a proteggersi la faccia.
“M-mi scusi, c’era un, uhm, un insetto…” pigolò piano la ragazza, abbassando le braccia e lanciando un’occhiata alla piuma, ora senza vita di fronte a sé.
La donna si schiarì la voce, stranita. Ne aveva visti di studenti impazzire nel corso degli anni, purtroppo succedeva sempre ai migliori. La avvisò che ora si sarebbe recata in Sala Grande, ma avrebbe lasciato la biblioteca aperta e lei era libera di rimanere lì per continuare a studiare. O qualsiasi cosa stesse facendo, apparentemente.
Quando Hermione si fu accertata di essere rimasta sola in biblioteca, tornò al suo tavolo, afferrò tutta la sua roba e la mise nella sua borsa, che poi strinse a sé in modo da impedire che venisse rubata anche quella.
“Fred. Esci subito fuori. Ora.”
“Ok” rispose il ragazzo ed Hermione per poco non urlò come una pazza quando se lo vide letteralmente comparire di fronte. Fece letteralmente un salto indietro per lo spavento, la borsa le cadde per terra e sbatté anche la testa contro uno scaffale.
“Ahia!”
“Non sapevo di essere così spaventoso. La mamma mente quando dice che per lei tutti i suoi figli sono bellissimi. Avevo già avuto dei dubbi perché tra i suoi figli c’è anche Ron e Percy con quegli occhialetti di corno sembra un elfo domestico.”
Fred Weasley era davanti a lei in tutta la sua gloria, sorridente come prima di scomparire, ovvero il giorno precedente. Hermione dovette fare i conti con la strana sensazione che la coglieva ogni volta che si trovava in presenza del gemello. Era come se il suo cervello smettesse di funzionare in maniera lineare e senza intoppi e cominciasse a zoppicare. Si innervosiva e, dal momento che non le piaceva essere in balia di un’emozione scomoda, assumeva un atteggiamento più severo.
Ovviamente non ci aveva neanche pensato di provare ad analizzare quei sentimenti per comprendere cosa le succedesse in quei casi, una parte del suo cervello infatti sapeva qual era la risposta e lei non era certa di saper reggere la consapevolezza della verità.
Lei non lo sapeva, ma era fortunata perché c’era qualcuno capace di leggere oltre la facciata austera.
“Grang, sembra quasi tu abbia visto un fantasma. L’hai capita? Grang?” la richiamò, sventolandole una mano davanti. “Non lo sono comunque, ma se hai bisogno di conferme fisiche, sono a tua totale disposizione” aggiunse, allargando le braccia e invitandola caldamente ad ottenere la sua conferma.
Hermione gli lanciò un’occhiataccia. Incapace di trattenere il rossore che le colorò le guance, si impegnò ad assumere un’espressione impassibile in volto. Era in attesa che il suo cuore smettesse di battere furiosamente per lo spavento di poco prima, ma se lui faceva quelle battute non si sarebbe mai fermato. Stava anche tentando di prendere tempo per capire come affrontare la situazione. Era a conoscenza del suo carattere, a tratti impulsivo, perciò stava valutando soluzioni alternative al desiderio impellente di usare su di lui il cugino molto più proibito e letale di Cucio. O a quello di ottenere la conferma fisica, come l’aveva definita Fred.
Dopo un sospiro profondo, ripiegò su un meno illegale Incantesimo Pizzicante, che per qualche minuto delizia il mago che lo riceve con la sensazione di essere punto in più posti contemporaneamente, senza poter capire esattamente dove. Fred al momento si stava colpendo in svariati punti del corpo, saltellando da un piede all’altro. Dopo circa trenta secondi smise e tornò in piedi, come se nulla fosse.
Stava ancora sorridendo, forse anche più di prima: “Ho sempre adorato e temuto il tuo lato perfido.”
“Quando fai così sembri il gatto del Cheshire” lo informò, rivelando qualcosa che aveva sempre pensato. Specialmente quando vedeva i gemelli combinarne una delle loro per poi sorriderne soddisfatti.
“E che gatto sarebbe?”
“Quello di Alice nel Paese delle Meraviglie, quello che sorride in modo inquietante con tutti quei denti. Come stai sorridendo tu ora.”
“Ah! Roba babbana. Noi abbiamo Wilhelmina e la Passaporta Errante.”
“Anche lì c’è un gatto che sorride?”
“No, ma c’è la manticora della Brughiera. E non sorride.”
Hermione scosse la testa, quasi a volersi ricordare che non era andata alla ricerca di Fred per tutto il santo giorno, non riuscendo a seguire le lezioni come avrebbe dovuto una strega che quell’anno doveva preparare i G.U.F.O, per mettersi a parlare della letteratura magica. Ma si appuntò comunque mentalmente di leggere quel libro.
“Hai approssimativamente ventinove secondi per dirmi cosa sta succedendo, prima che ti trascini da Silente e metta fina a questa pagliacciata” lo avvisò, la sua irritazione alimentata dal ricordo delle pessime figure fatte nel sotterraneo di Piton.
“Non sai stare allo scherzo, Grang. Diciamo che io e George abbiamo fatto un piccolo esperimento e ha funzionato.”
“Smettila di essere vago!”
“Ok, ok” acconsentì lui, ma in realtà sembrava vagamente felice e fiero di poter spiegare nel dettaglio quella che secondo lui era l’ennesima genialata che la sua mente e quella del gemello erano riuscite a partorire. “Abbiamo creato un altro tipo di merendina con due lati diversi, sembra un buon metodo considerando che le Pasticche Vomitosi vendono così ben- ok, fai finta di non aver sentito l’ultima parte. Ahm, comunque: se mordi la metà azzurra diventi invisibile, se mangi quella gialla ritorni visibile, è da quest’estate che proviamo a metterle a punto, ma c’era sempre qualcosa che non quadrava. Finalmente, dopo mesi di indigestioni e altri spiacevoli effetti collaterali di cui non ti renderò partecipe perché sono un gentiluomo, ce l’abbiamo fatta!” Fred era troppo preso dall’emozione di poter condividere con il mondo quel significativo traguardo per rendersi conto che forse aveva scelto l’esponente sbagliato della comunità magica per annunciare il lieto evento. Hermione infatti era furibonda. In quel momento poteva comprendere il livello di rabbia espresso dal professore di Pozioni quel mattino. 
“Siete due… due…” cominciò, ma l’indignazione era tanta e parlare era difficile.
“Dai, spara. Vediamo se anche tu saprai ammaliarmi con le tue parole come ha fatto il caro Piton, stregando il mio cuore.”
Incoscienti, due incoscienti. Avete idea di quante cose possono andare storte ogni volta che fate una cosa del genere? E le vendete pure! Io non posso crederci. Dirò tutto a vostra madre, voi non capite il rischio a cui esponete gli altri con queste trovate. E se ti fosse successo qualcosa? Per quello che ne sai potrebbe rivelarsi tossica tra un paio di ore. Peggio, potrebbe succederti qualcosa mentre sei invisibile senza nessuno che possa vederti e aiutarti. O potresti rimanere bloccato così per sempre, a questo ci hai pensato?” gli chiese freneticamente, immaginando i peggiori scenari possibili.
“Ok, ora sembri Ron. Mi fa molto piacere vedere che sei preoccupata per me, ma non mi va di immaginarti con i capelli rossi.”
Hermione lo ignorò, scacciandolo via con la mano esattamente come si fa con una mosca. Iniziò a mordicchiarsi il labbro, già immersa nei suoi pensieri.
“A cosa stai pensando?”
“Sto valutando quali sezioni della biblioteca consultare per prima per trovare dei libri che possano essere utili nell’eventualità che tu possa rimanere bloccato in questo stato, cosa molto probabile perché se sei invisibile dalle cinque di questa mattina e non sei ancora ricomparso mi pare ovvio ci sia qualche falla nel vostro piano” snocciolò brevemente, come se quella deduzione non facesse una piega.
“Non c’è nessuna falla, parola di Weasley!” cercò di rassicurarla lui, ma coloro che conoscevano Hermione sapevano perfettamente che quando si metteva in testa qualcosa era difficile farle cambiare filo di pensieri. E ora era intenzionata a mettere sottosopra la biblioteca per trovare un libro per risolvere nemmeno lei sapeva ancora bene cosa, perciò ignorò il ragazzo dai capelli rossi e raggiunse lo scaffale alla sua sinistra. Iniziò a tirare fuori libri con fare sicuro.
“Davvero, Grang, non essere così malfidata nei confronti delle nostre invenzioni! Abbiamo un ottimo cervello, io e George. Se io e te dovessimo avere figli si diplomerebbero a Hogwarts a undici anni invece di entrarci e per i quindici sarebbero già citati nella nuova ristampa di Grandi Maghi e Grandi Streghe dell’Epoca Moderna.”
Hermione ignorò totalmente quel commento, che in condizioni normali l’avrebbe fatta arrossire, e invece gli passò i sei libri che aveva raccolto fino a quel momento, per poi spostarsi dall’altro lato della biblioteca. Il ragazzo sorrise – adorava quel suo lato agguerrito –,  abbandonò i sei libri su un tavolo nei paraggi e la seguì divertito. La osservò per un po’ in silenzio, mentre lei freneticamente scartava libri e ne prendeva altri. Non scherzava quando diceva che i loro figli avrebbero avuto un cervello non indifferente. Quando la vide tirare fuori un tomo che a occhio doveva avere tra le tremila e le quattromila e cinquecento pagine – ma probabilmente il doppio, grazie a qualche Incantesimo Sfoltifogli – decise che era il momento di fermarla.
“Grang. Ehi. Yoo-hoo. Granger. Hermione! Rilassati! Ho tutto sotto controllo, le merendine funzionano perfettamente, il loro effetto è temporaneo. Oggi sono stato quasi beccato due volte, una da Gazza e una dalla McGranitt – ero andato nel suo studio per controllare se fosse vero che ci sono dei croccantini per gatti. Al momento sono alla mia quarta merendina-attualmente-senza-nome perché io e George non ci abbiamo ancora pensato. Vuoi battezzarla tu?”
Fred si frugò nelle tasche per mettere di fronte ad Hermione quattro pezzi di carta stropicciata, dopodiché ne aprì uno per mostrarle la metà gialla di un dolcetto che sembrava uno dei brownie che sua madre faceva, ma con poco zucchero perché alla fine la famiglia Granger rimaneva una famiglia di dentisti.
La ragazza rimase con lo sguardo fermo sul dolcetto per un po’, richiudendo piano il pesante libro di cui stava consultando l’indice. Era ancora irritata per svariati motivi, alcuni di cui non era neanche pienamente consapevole, ma guardandolo negli occhi comprese che stava dicendo la verità, perciò era molto più tranquilla sapendo che non rischiava di restare invisibile per sempre.
“Per inciso, non c’erano.”
“Cosa?”
“I croccantini, ma ho trovato delle boccette di Pozione Espellipeli” le confidò con serietà prima di rimettere le merendine nelle tasche del mantello, come se quella fosse una questione di vitale importanza. Hermione strinse i pugni e grugnì con irritazione, prima di dargli uno spintone su una spalla.
“Perciò puoi tornare alla normalità?” gli chiese, cercando di suonare indifferente, anche se con l’isteria di prima era stata molto meno discreta. “Dimostramelo. Mangia una di queste cose e andiamo in Sala Grande a mangiare.”
Fred le regalò uno dei suoi sorrisi malandrini prima di scuotere la testa: “Mi dispiace, ma ho ancora tutta la notte per divertirmi un po’ e fidati, c’è tanto da fare quando nessuno ti vede e ti sente.”
Hermione alzò gli occhi al cielo. Quel ragazzo aveva davvero la testa troppo dura per il suo stesso bene.
“Quello che stai facendo è pericoloso, Fred. Molte cose potrebbero andare storte, non farmi ricominciare l’elenco” lo avvertì, mentre sentiva il panico farsi nuovamente strada nella sua testa.
Erano su due poli opposti, quei due: Hermione era eccessivamente cauta, mentre Fred sembrava agire senza tenere conto nemmeno delle conseguenze più gravi e più probabili.
“Sono lusingato da tutto questo interesse nei miei confronti” disse, portandosi una mano al cuore. Era chiaro che si stava prendendo gioco di lei, ma Hermione non era intenzionata a dargli corda.
“Non sono preoccupata per te, sono preoccupata in caso decidiate di vendere queste stupidaggini ad altri studenti sprovveduti” asserì, incrociando le braccia al petto.
Ah, lei e il suo orgoglio, pensò Fred sorridendo, non potendo negare che a lui le sfide piacevano.
“Certo, certo, capisco, ovviamente sei preoccupata per gli altri, hai sempre avuto un cuore d’oro tu. Ma tranquilla, questo prodotto non abbiamo intenzione di venderlo a nessuno, abbiamo deciso di tenerlo per noi. Quando abbiamo visto che finalmente funzionava, io e George ce la siamo giocata per vedere chi avrebbe avuto l’onore di sparire per un’intera giornata dentro Hogwarts e poter girovagare senza essere visti da nessuno. Se fossimo spariti entrambi avremmo dato nell’occhio, ma sono sicuro che George me lo rinfaccerà per sempre. Non eravamo sicuri, ma siamo riusciti anche ad ingannare la Mappa del Malandrino. Non hai idea di quanti sassolini mi sono tolto! E poi essere invisibile mi ha permesso di seguire alcune persone, indisturbato” allora le fece un occhiolino, evidentemente trovando divertente metterla in imbarazzo.
In quel momento Hermione si ricordò di una cosa: “Se ti ho visto stamattina da Piton, perché non sono riuscito a vederti prima quando giocavi con la piuma e l’inchiostro?”
“Ah, quello. Beh, diciamo che quando abbiamo creato queste merendine abbiamo realizzato che poteva essere pericoloso sparire completamente senza lasciare qualche collegamento con il resto del mondo in caso qualcosa andasse storto, allora abbiamo creato un piccolo incantesimo per renderci visibili ad alcune persone. Però per attivarlo bisogna essere ad una certa distanza e cessa di fare effetto se ci si allontana troppo.”
“E perché avresti deciso di rendere proprio me partecipe di questa bravata?” chiese un po’ incerta, per poi aggiungere: “George mi ha fatto capire che anche lui poteva vederti, ma nessun altro ha detto di averti avvistato, eccetto per Giselle Rowfield che dice di avere l’occhio interiore e perciò ha giurato di aver tracciato la tua aura per tutto il giorno” Hermione sbuffò con irritazione, perché lei e la Divinazione non potevano stare nella stessa frase, stanza, pianeta senza che le cose finissero male.
“Con chi avrei dovuto giocare un po’? Con Lorcan Spruce? Madama Bumb? Oh, no, aspetta, sicuramente tra i miei pensieri non può che esserci Pansy Parkinson” commentò con sarcasmo lui, alzando entrambe le sopracciglia per veicolare bene l’assurdità della sua domanda.
Hermione sapeva che il territorio in cui si stava avventurando era pericoloso, perciò decise di fare la cosa più saggia: fuggire. Si schiarì la voce e ritornò in una parte della conversazione in cui non si sentiva con l’acqua alla gola.
“Spero tu non abbia combinato altri guai come hai fatto alla lezione di Piton.”
“No, no, certo.” Hermione tirò un mezzo sospiro di sollievo.
“Dopo quel piccolo incidente sono stato molto più discreto!” Hermione imprecò in modo molto poco elegante.
Per poco non si fece cadere su un piede il pesante tomo che aveva ancora tra le mani, ma fortunatamente Fred, anche da invisibile idiota, aveva dei buoni riflessi, poiché lo afferrò al volo evitandole un viaggio in infermeria.
“Spero ti vada il succo di zucca di traverso. Che diamine hai fatto stavolta?”
“Te l’ho detto, sono stato discreto! Con Piton non ho potuto resistere, sai, dopo anni di soprusi, ma con gli altri non ho fatto niente che non potesse essere attribuito a cause naturali.”
Seguì un minuto di silenzio, in cui Hermione alzò un sopracciglio, come a voler dire che non ci credeva nemmeno un po’ e che per il suo bene era meglio rivelasse veramente come stavano le cose. Il ragazzo dai capelli rossi si passò una mano tra i capelli, prima di mettersi a ridere.
“Mi conosci un po’ troppo bene. Ok, forse forse, ma dico forse, la pioggia di rane che ha investito i Serpeverde – uno in particolare solo perché non mi piacciono i capelli biondi, giuro – a tratti durante la giornata è difficile da spiegare, ma basta dare sempre la colpa a Pix e voilà. Però tutte le porte che Piton si è beccato in faccia sono assolutamente riconducibili alle folate di vento. Non secondo lui, ovvio, credo che si sia presentato da Silente già dieci volte di oggi, affermando che sono io che continuo a perseguitarlo” ammise con orgoglio e effettivamente se gli studenti di Hogwarts – eccetto i Serpeverde – avessero saputo che quelle gesta rispondevano al nome di Fred Weasley, entro una settimana il ragazzo si sarebbe trovato in ogni angolo del castello una statua commemorativa alta come gli alberi di Natale che Hagrid portava dalla foresta o, minimo, un arazzo per illustrare per sempre i suoi meriti.
“Ammettilo che anche tu l’hai trovato divertente! Quante altre volte potrai assistere a Piton così paranoico? Non può più neanche andare al bagno senza guardarsi le spalle. Certo, non mi sarei mai immaginato il crollo nervoso di Ronnie Wollie, è troppo suggestionabile” commentò con fare critico. Con se quello fosse stato il problema principale, poi.
La ragazza realizzò che quella situazione era surreale. Non poteva certo negare che vedere Piton in difficoltà era stato uno degli eventi più belli a cui avesse assistito ad Hogwarts, ma era anche vero che nel complesso quella era stata una giornata troppo pesante per potersela godere appieno.
“Ok, basta, non voglio sapere altro. L’importante è che per domani ogni cosa torni alla normalità o dirò davvero tutto a Silente. A costo di sembrare pazza, certo, perché nessuno può confermare la mia teoria.” Sarebbe stato anche plausibile dire che era tutta colpa di una – o quattro – delle nuove merendine dei gemelli, ma senza prove aveva più o meno la stessa credibilità di quelli che dicevano che Fred era stato rapito dai servizi segreti babbani.
“Eccetto Piton” le fece eco.
“Sì, eccetto lui, ma non è un mio fan al momento, considerando quel che è successo stamattina, motivo in più per cui non apprezzo per nulla che tu mi abbia immischiata in tutto questo. Forse a te non importa, ma-”
Fred la interruppe, sgranando gli occhi, mostrandosi genuinamente sorpreso.
“Grang, pensi veramente che farei qualcosa per farti espellere? Ci rimetterei di più io di te se dovesse succederti qualcosa di brutto a causa mia.”
Hermione lo guardò scettica e incrociò le braccia al petto.
“Esattamente tu cosa ci perderesti se mi espellono?” gli chiese con fare di sfida.
“In casi estremi oserei dire anche la vita. Dai, nessuno sano di mente oserebbe mai mettersi contro Hermione Jean Granger, considerando che conosci incantesimi e pozioni di cui una strega della tua età non dovrebbe neanche conoscere l’esistenza, figurarsi sapere la quantità di riccioli oblunghi tritati che servono” commentò in tono sornione.
Hermione sgranò gli occhi, per un attimo presa in contropiede. “Non mi sembra che ci sia qualcosa di sbagliato nell’ampliare le proprie conoscenze.”
“La Fattura Riversaintestini non la insegnano esattamente al primo anno, no? Non credo che la insegnino proprio, sai, per tutta la storia dell’intestino sul pavimento” spiegò con fare fintamente contrito.
“Tu- io non- mai usata- ma come lo sai?”
La ragazza balbettò in maniera incomprensibile, presa dal panico. Com’era possibile che quel ragazzo riusciva sempre a dirle qualcosa di inaspettato che la lasciava senza parole? Era oltraggiata, nel panico e anche un po’ offesa. La sua espressione doveva essere in qualche modo divertente, perché il ragazzo si abbandonò ad una risata piuttosto sentita. Con un sospiro soddisfatto, incrociò le braccia al petto e si appoggiò con una spalla alla libreria di fianco a sé.
“Oh, suvvia, Grang, lo sai che ti tengo d’occhio da un po’. Cioè, perlomeno ora lo sai. Non si fa così con le cose che ci interessano? Mica le perdi di vista, finisce che le trova e se le prende qualcun altro. E tu mi interessi, motivo per cui mi tengo aggiornato sui tuoi hobby e sulle tue cosiddette letture leggere – cos’era quella roba che hai preso dalla biblioteca la settimana scorsa? Ah, sì, Guida completa all’Incantesimo Proibito: non abbastanza illegale da non essere nelle Sezioni Proibite, ma abbastanza pericoloso da mandare al San Mungo. Immagino che ogni tanto debba volare basso anche tu.”
Hermione era senza parole. Cercò di rimettere in sesto il suo atteggiamento rigoroso e severo, perché era chiaramente più facile mantenere una facciata dura che dover prendere atto dell’effetto che le sue parole avevano avuto su varie delle sue funzioni vitali, prime tra tutte il battito del suo cuore, la sua sudorazione e l’accelerazione del suo respiro. Certo, tutti e tre i cambiamenti potevano dipendere – e sicuramente in parte era così – dalla rabbia per aver scoperto di essere un libro aperto per qualcuno senza nemmeno essersene accorta, ma c’era dell’altro.
Fred era a modo suo soddisfatto: aver suscitato una risposta simile in Hermione significava che davvero aveva un certo effetto su di lei. La conosceva da anni ormai, sapeva che se non aveva interesse per qualcosa non si faceva problemi a scrollarselo di dosso, mentre quel suo silenzio stava a significare che l’aveva agitata e confusa. Erano reazioni che non avrebbe avuto se fosse stata sentimentalmente indifferente. Era abbastanza sicuro di sé da poter escludere che il sentimento coinvolto fosse l’odio e propendeva più per il suo opposto. Da un po’ di tempo aveva notato che l’atteggiamento di Hermione diveniva più difensivo quando anche lui era presente, scoperta che lo aveva incoraggiato non poco, ma aveva comunque bisogno di conferme. Ok, non era il tipo di persona che agiva dopo aver valutato e rivalutato tutte le possibili conseguenze settanta volte, ma non si muoveva neanche completamente alla cieca. Si era anche assicurato che non si comportasse allo stesso modo con George, ergo ci aveva pensato abbastanza.
Però non era neanche il tipo di persona che girava intorno alle cose, una volta appurato di non esserle indifferente perché continuare a rimanere nell’ombra?
“Non fare quella faccia. La differenza tra me e te è solo che io sono consapevole dell’averti tenuta d’occhio, mentre tu lo fai in modo inconsapevole, ma rientro comunque nel tuo radar. Ergo, tu mi piaci consapevolmente, mentre io ti piaccio inconsapevolmente perché beh, non sei sempre onesta con te stessa, Grang. Dovresti ammettere che ti piaccio, togli almeno questo peso al tuo cervello!”
Hermione sgranò gli occhi e fece anche un passo indietro, come a volersi allontanare fisicamente da quella situazione spinosa. Era certa di avere le guance in fiamme. “Che cosa? Tu non mi- Cioè, ti trovo una persona piacevole, un amico, ti conosco da tanto-” si stava arrampicando sugli specchi, lo sapeva pure lei ed era sempre più mortificata.
Il ragazzo proseguì, ignorando le sue vane giustificazioni: “Sia chiaro, sono sempre disponibile ad aiutarti nel momento del bisogno. Ad esempio, se ritieni sia utile sentirmi dire che mi piaci quindici volte al giorno per accettare che il sentimento è del tutto ricambiato, sono più che pronto a sacrificarmi.”
“Fred…”
“Mi piaci. Vedi? Mi. Piaci. Sono estremamente interessato, romanticamente parlando, a te, al tuo cervello, al tuo naso, ai tuoi occhi, ai pori della tua pelle, non suona molto bene se dico ai tuoi organi, ma sto cercando di convogliare la totalità del mio interesse nei tuoi confronti.”
Hermione stava per morire di arresto cardiaco.
“A quanti mi piace siamo? Continuo? Mi-”
Fred Weasley!
“Ok, ok, a piccole dosi, ho capito.” Fred non provò neanche a mentire a se stesso: stava apprezzando più di quanto fosse lecito l’espressione imbarazzata della giovane. Ogni loro interazione era destinata a diventare un battibecco perché lui non riusciva proprio a trattenersi dal generare in lei una qualsivoglia reazione. Sì, decisamente lui non ci aveva messo molto a rendersi conto che era più che interessato nell’impeccabile signorina Granger. Motivo per cui anche quel giorno non tentò minimamente di tenere a freno la lingua. Oltretutto la sua missione era rendere partecipe anche lei della loro futura relazione sentimentale, non poteva arrendersi.
“Dai, farti piacere me deve essere cento volte meno spiacevole della cotta che ti eri presa per Gilderoy Allock. No, piccola, innocente Grang, io non dimentico” quello fu l’unico momento della discussione in cui Hermione poté giurare di aver visto un lampo di irritazione passare nello sguardo del ragazzo. Cosa aveva da arrabbiarsi lui non lo sapeva, considerando che quella che aveva dovuto ricordarsi di quel periodo umiliante era stata lei.
“Cosa c’entra adesso Allock, che non mi piaceva neanche. Ammiravo le sue gesta, che è diverso.”
Fred le fece il verso, meritandosi uno spintone che lo colpì appena, considerata la distanza di sicurezza che Hermione si ostinava a tenere. Lui ne approfittò per afferrarle il polso e portarla più vicino a sé.
“Grang, sii onesta, su. Se non ti piacessi perché ti sei data tanta pena per capire cosa mi fosse successo stamattina? Ovviamente ero nei paraggi che ti tenevo d’occhio. Sembrava stessi per svenire. Ho anche fatto metà del tour del castello con te, ti parlavo ma ovviamente non potevi sentirmi. Sì, sì” la interruppe, anticipando cosa avrebbe detto se l’avesse lasciata parlare: “Ti sei preoccupata per me come ti saresti preoccupata per Harry o per Ronnie se fosse successo a loro, bla bla bla. Ma se siamo tutti sullo stesso piano, e onestamente, con mio grande dispiacere, passi più tempo con Ron che con me, perché non sei andata a controllare in infermeria per vedere quante altre scemenze ha partorito quella testa di Thestral invece di cercarmi? Invece sei rimasta in giro per Hogwarts a cercare me, hai anche provato ad andare dalla McGranitt.”
“Perché dovevo fartela pagare per stamattina, con Piton… e se eri scomparso qualcuno doveva pur trovarti, volevo essere d’aiuto visto Ron appunto è preoccupato, anche George, sicuramente la signora Weasley…” Nemmeno quando rispondeva alle domande più difficili della McGranitt suonava così insicura.
“Uno, Ron tende a essere melodrammatico, non so se lo hai notato. Due, George? Preoccupato? Lui mi ha visto per tutto il giorno, durante il test di Vitious ho spiato la risposte e gliele indicavo sul foglio, lui sicuro dorme sogni tranquilli. Tre, lo sappiamo tutti che sono scuse, non ti sei messa a cercarmi per fare un favore a nessun altro se non a te stessa e-”
Fu il turno di Hermione di interrompere Fred: “Hai fatto copiare George? Ma così non è valido!”
Fred scoppiò a ridere. “Lo sapevo che di tutto ciò che ho detto, il tuo cervello si sarebbe soffermato su quello. Era solo un test, mica erano i M.A.G.O, anche se ora che mi ci fai pensare potrebbe essere un buon modo per affrontarli…”
Fred Weasley, se tu azzardi-” sibilò inferocita lei, ma il ragazzo la fermò, mettendo le mani avanti.
“Wow, calma, calma Granger, non lo faremo. Ma ora basta cambiare discorso, non è questo il momento per fare le audizioni né per diventare Caposcuola, né per diventare Ministro della Magia. Devi ammettere che ti piaccio. Dai, sono due parole, quanto può essere difficile? Se riesci a leggere Il sortilegio della buonanotte: come far chiudere gli occhi a qualcuno, non necessariamente di sera e non necessariamente per otto ore dovresti riuscire a dire questa piccola cosa.”
“Ma tu sei sempre in biblioteca quando prendo qualche libro?”
“Grang! Non tergiversare!”
“Non sto tergiversando!”
“Sì invece! Altrimenti ammettilo, su.”
“No.”
“No cosa?”
“No, non lo ammetto.”
“Ah-ah, perciò ammetti che c’è qualcosa che non vuoi ammettere, ovvero che ti piaccio!”
“Non ho ammesso niente!”
“Ma se mi hai appena detto che ti piaccio!”
Cosa? Io non ho ancora detto niente!”
“Ah-ah! Parola chiave: ancora. Perciò pensavi di dirlo. E siamo già a due confessioni. Vacci piano, Grang, o il mio cuore potrebbe non reggere tutto questo affetto.”
Hermione era esasperata. Poteva anche vantarsi di essere una delle streghe più brillanti, di conoscere un sacco di cose e di avere una memoria impeccabile, ma non poteva niente contro Fred Weasley. Riusciva a trasformarle il cervello in porridge raffermo, totalmente incapace di formulare un pensiero lineare e di ribattere in maniera sensata. Non riusciva neanche a mantenere la sua posizione senza che le venisse metaforicamente levato il tappeto da sotto ai piedi, lasciandola con il sedere per terra e due apparenti confessioni fatte.
Come faceva a confessare qualcosa a lui quando non aveva ancora confessato niente a se stessa? C’era da dire che quella era stata un’interessante terapia shock.
“Sei impossibile” si arrese infine, guardandolo negli occhi e trovandoci tutta la soddisfazione di chi pensava di essere riuscito a superare la Linea dell’Età creata da Silente intorno al Calice di Fuoco. L’unica differenza era che quella volta non c’era riuscito, mentre quel giorno in biblioteca aveva distrutto tutte le barriere di Hermione. Non che fossero costruite bene dall’inizio.
Improvvisamente, sentirono delle voci provenire dall’ingresso della biblioteca. Era passato più tempo di quel che avessero pensato e ad un certo punto Hermione si era anche dimenticata mantenere bassa la voce.
“Forse è meglio che me ne vada, ho solo fino alle cinque e ho ancora un paio di cose da fare. Una delle più importanti l’ho fatta. Sai, estorcerti assolutamente spontanee confessioni d’amore” aggiunse soddisfatto.
“Ehi, devi giurare che domani mattina potranno vederti tutti!”
“Sissignora” concesse lui, con uno dei suoi soliti sorrisi che le ricordavano quanto quel ragazzo fosse imprevedibile.
“E non ti azzardare a vendere quella roba a qualcuno, perché se lo farai lo verrò a sapere.”
“Sì, sì, però tu domani, quando tornerò visibile, non dimenticarti l’interessante chiacchierata che abbiamo appena avuto e non ritrattare le ancora più interessanti confessioni che ti ho estorto” la avvertì con quel sorriso inquietante da gatto del Cheshire. “A domani, Grang!”
Detto ciò le scompigliò i capelli e prese ad allontanarsi velocemente.
“Fred! Fred torna qui! Devi giurarmelo! Fred!”
Lui si fermò di colpo, serio in volto. Hermione perse un battito. Poi lui sorrise e Hermione si sentì il cuore balzarle fuori dal petto perché Fred le faceva esattamente quell’effetto.
“Te l’ho già detto che mi piaci?”
E allora sparì davvero.
“Anche tu” sussurrò lei, ma solo quando fu certa di essere totalmente sola. Forse prima o poi glielo avrebbe detto anche al diretto interessato.
Madama Pince girò l’angolo solo per trovarsi davanti una Hermione Granger imbambolata a fissare il nulla. Le offrì uno sguardo stranito e un po’ inquietato. Fu anche abbastanza cauta da non chiedere con chi stesse parlando. Di nuovo.
“Forse è il caso che vada a mangiare qualcosa, la vedo un po’… agitata.”
Quella sera, quando iniziò a spargersi la voce che a Ron era apparso il fratello che gli aveva implorato di salvarlo da dove era bloccato e altre fandonie simili, Hermione fu la sola a non imputare quel fortuito incontro all’intruglio un po’ troppo potente di Madama Chips.
 
***
 
Il giorno dopo Fred ricomparve miracolosamente – senza ricordare assolutamente cosa e come fosse successo – per la gioia di alcuni e il malcontento di altri: tornando così in fretta aveva ricatapultato i poveri studenti nella noiosa routine quotidiana. Non c’erano più sedute spiritiche da fare, insegnanti aggrediti, interviste ai membri della famiglia Weasley da distorcere in modo tale da lasciare perfino Rita Skeeter colpita.
Ma quella calma era destinata a durare poco.
Infatti, ad una settimana di distanza da quei misteriosi avvenimenti, Hermione ebbe modo di assistere all’ennesima giornata strana in quel di Hogwarts. Tanto per cominciare, aveva fatto di nuovo tardi e quello continuava ad essere un mistero. Ma la parte peggiore la attendeva nella Sala Grande. Non aveva fatto in tempo neanche a mettervi dentro un piede che era stata accolta dall’ennesima pioggia di esagerazioni di una verità che non le era ben chiaro come fosse diventata di dominio pubblico.
“Fred Weasley e Hermione Granger si sono sposati!”
“Pare abbiano fatto un rito mistico nella Foresta Proibita.”
“Dicono che lei sia già incinta! Gemelli. Me lo ha detto Lorcan Spruce.”
“Si vocifera che la Granger stesse tentando di usare un filtro d’amore su George ma abbia beccato il gemello sbagliato.”
“Ron Weasley è già stato trascinato in infermeria. Non sanno se supererà la notte.”
“Ma è stata lei a farlo scomparire una settimana prima? Chissà cosa impara con tutte le cose che legge…”
“Io ho sentito che Fred è stato sfidato a duello da Viktor Krum, verrà qui a mezzanotte.”
Hermione inspirò, osservando il suo presunto marito che la salutava entusiasticamente dalla tavolata dei Grifondoro: “E come ci entrerebbe ad Hogwarts?”
Ti prego, ti prego non dire-
“Smaterializzandosi dentro il castello, no?”
Cucio!
 
***
 
[Seconda e ultima parte! Mi scuso per le eventuali sviste e ringrazio chiunque abbia letto <3]

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