Seasons

di Cida
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Preludio ***
Capitolo 2: *** Inverno ***
Capitolo 3: *** Primavera ***
Capitolo 4: *** Estate - Apertura ***
Capitolo 5: *** Estate - Intermezzo ***
Capitolo 6: *** Estate - Finale ? ***
Capitolo 7: *** Inverno - Ritornello ***
Capitolo 8: *** Estate - Finale ***
Capitolo 9: *** Autunno - Minuetto ***
Capitolo 10: *** Autunno - Into the Unknown ***



Capitolo 1
*** Preludio ***


Capitolo 1

Preludio

 

    La vita, o meglio, la non vita del nuovo Spirito dell'Inverno era cominciata in maniera davvero strana. Risvegliarsi improvvisamente, sul fondo di un lago ghiacciato, era stato un inizio col botto: scoprire come il freddo non potesse intaccare il suo corpo era stato esaltante, per non parlare del totale controllo che sapeva esercitare su ogni elemento legato al ghiaccio ed al gelo… volare, poi, era il massimo.
Quell’euforia iniziale, però, era scemata quando la sua mente si era accorta di non conoscere nient'altro di se stessa all'infuori del nome: Jack Frost. Il panico l'aveva colto e, così, aveva iniziato a volare scomposto, sbattendo contro i rami degli alberi e con l'animo in preda all'angoscia.
Arrivato al villaggio più vicino cercò spiegazione, cercò conforto ma, ahilui, nessuno riusciva a vederlo e ciò non fece altro che aumentare la sua disperazione. Arrabbiato, gridò alla luna tutto il suo risentimento ma nulla successe e, alla fine, non gli restò che calmarsi.
A quel punto una brezza leggera gli scompigliò i capelli candidi, riempiendoli di riflessi d'argento: fu allora che capì. Lui era l'Inverno, il signore dei ghiacci. Al suo comando l'acqua si trasformava in cristalli, alberi e specie animali dormivano al suo passaggio, la neve obbediva ad ogni suo capriccio: portare l'Inverno nel mondo era il suo compito e l'avrebbe svolto, era rinato per quello.
Anno dopo anno, però, il buio e il gelo erano diventati tetri compagni, le persone attorno a lui erano tristi, rassegnate mentre aspettavano con brama l'arrivo della Primavera e della bella stagione. Frustrato dall'ennesimo commento negativo nei suoi confronti, fece scivolare su di una lastra gelata i colpevoli di tali male parole e li ricoprì entrambi con un cumulo di neve caduto da un grosso albero lì accanto. Quello che ne seguì, incredibilmente, risultò qualcosa di meraviglioso: anziché arrabbiarsi ed imprecare, le persone cominciarono a ridere e nei loro sguardi brillò la scintilla del divertimento. La battaglia a palla di neve che ne seguì fu per lui una fonte di gioia tale che continuò a sorriderne per giorni. Finalmente era completo, ogni suo compito gli era chiaro: doveva, sì, portare l’Inverno ma anche aiutare le persone ad affrontarlo. Eppure perché continuava a sentire quel fastidioso vuoto nel petto? Ogni schiamazzo, ogni Natale erano palliativi di mera durata. Litigare con Tara, giocare con Sue e discorrere con Barry aiutava, certo, ma lavorando in momenti diversi dell'anno difficilmente riuscivano ad essere tutti insieme. Sentire incessantemente un bisogno, senza essere in grado di dargli un nome, era per lui fonte di estremo disagio.
Così gli anni passavano e niente di tutto questo cambiava, finché non si ritrovò finalmente nella stagione sbagliata in quello che sarebbe diventato il posto giusto.

 

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    Adorava i paesi nordici, anche d'Estate poteva combinare qualche guaio senza allarmare troppo gli umani, fare arrabbiare Tara Heat, Spirito dell’Estate, era una delle cose che gli dava più soddisfazione.
Arrivato ad Arendelle, però, il paesaggio che trovò lo scombussolò non poco «Chi diavolo mi ha rubato il lavoro?» borbottò ad alta voce, come era potuto succedere?
Volò sospinto dal vento gelido, tremendamente fuori stagione, fino a ritrovarsi nel paese ai piedi del castello reale: le persone, totalmente impreparate ad un clima così rigido, battevano i denti per il freddo cercando di farsi caldo invano, dandosi pacche sulle braccia nude. Fra di loro sibilava la paura, stregoneria, sentì dire da alcuni sottovoce, la regina era scappata. In quel momento, quella che doveva essere la principessa coprì il suo leggero abito da ballo con un mantello pesante, lasciò un belloccio in carica e, spronando la sua cavalcatura, si avventurò verso il bosco. Svolazzò ancora per un po' fra la gente, senza osar fare nessuno dei suoi scherzi, quelle persone in difficoltà lo facevano stare male. Impotente, lui lo alimentava l'Inverno non poteva fermarlo, si rincuorò un poco quando cominciarono ad organizzarsi, recuperando vestiti caldi e coperte dagli armadi e la legna per i camini.
«Perché la regina Elsa ci ha fatto questo?» piagnucolò un bimbo tremante abbracciato alla madre.
«Non lo so, piccolo mio» gli rispose la donna tenendolo stretto «Non lo so davvero»
La regina era l'artefice di tutto? Jack era incredulo: un'umana con la capacità di scatenare un cambiamento climatico del genere? Impossibile... ed incredibilmente esaltante! In un attimo fu di nuovo sulle ali del vento, l'avrebbe trovata, eccome se l'avrebbe fatto.
 

    Fischiò estasiato guardando dall'alto l'imponente castello di ghiaccio che sovrastava la montagna «Ma è a dir poco pazzesco!» constatò, volando tra le guglie e le torri pieno di meraviglia, non aveva mai visto una cosa del genere. Continuò ad esplorare ogni angolo della costruzione finché, improvvisamente, non si bloccò: proprio in quel momento la regina uscì sulla terrazza, sul suo vestito scintillavano infiniti cristalli di ghiaccio e i suoi capelli biondi, legati in una morbida treccia, s'accendevano d'oro sotto i raggi del sole al tramonto. Anche senza vedere il suo viso, ne era rimasto totalmente affascinato. Incapace di frenare la sua curiosità, si sospinse di lato quel tanto che bastava per poterla vedere in volto: era giovane ed era bellissima. Il suo sguardo era fiero, sicuro di sé e del controllo che aveva sulle sue capacità. Eppure, guardandola meglio, qualcosa increspava la sua maschera, un barlume negli occhi, quella riga agli angoli della bocca... Un impulso che non avvertiva da tempo lo costrinse ad aprire le labbra per lo stupore: se solo avesse abbassato la quota quel tanto che bastava, sarebbe entrato nel suo campo visivo e... e lei non l'avrebbe visto, esattamente come tutti gli altri. Quella convinzione trasformò la sua espressione in rammarico, facendolo sbuffare con stizza. Doveva fare qualcosa, non poteva restare con le mani in mano... sì, ma che cosa?
«Scordatelo, stupido di un Frost» lo riprese una voce sprezzante alle sue spalle.
Lui si voltò e incontrò lo sguardo ardente di una giovane ragazza dal fisico scattante, leggermente androgino «Tara» constatò «A cosa devo l'onore della tua visita?» le chiese con una faccia da schiaffi.
L'altra si passò una mano fra i corti capelli rossi «Ero già pronta a prenderti a calci nel sedere, perché ritenevo che questa volta avessi davvero esagerato, invece cosa scopro? Non posso farti proprio niente perché non sei stato tu ma quella biondina scintillante laggiù!» disse irritata, puntandola con il suo bastone ondulato di cedro rosso «Già è una rottura portare l'Estate qui al Nord: e il sole non troppo forte, e poca afa, e l’acqua non troppo calda... ci mancava pure questa che s'improvvisa regina dei ghiacci» si lamentò salendo di tono sul finale «E, come se non bastasse, non mi è permesso sistemare tutto perché non posso interferire con ciò che gli umani combinano» si voltò nuovamente verso di lui «E neanche tu puoi» lo avvertì puntandogli il bastone al petto «Hai capito, Jack Frost?»
Lo spirito dell'Inverno alzò le mani «Ho capito, ho capito. Sei sempre la solita rompiscatole»
Gli occhi dorati di Tara scintillarono di rabbia «Queste sono...»
«Le regole, lo so» completò per lei la frase.
L'altra si rilassò «Devo tornare al mio compito, ho già perso anche troppo tempo» lo guardò dandogli un ultimo muto avvertimento «Ci vediamo Frost»
Jack la salutò con un gesto della mano prima di essere accarezzato da un refolo di aria calda che la sospinse verso la sua prossima meta. Ripensò alle sue parole, guardò la luna appena sorta nel cielo, poi ancora Elsa con i suoi occhi tristi mascherati di sicurezza e quelle regole gli parvero per la prima volta maledettamente sbagliate. Se ne andò.

 

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    Così altri anni passarono, anni in cui Jack Frost continuò a fare il suo dovere senza mai dimenticarsi degli occhi della regina di Arendelle. A onor del vero si concesse del tempo, ogni qualvolta toccasse all’Inverno arrivare su quelle terre, per guardarla da lontano: la vide crescere, maturare, prendere consapevolezza di sé e del dono che aveva ricevuto. L'amore che aveva per la sorella era immenso, adorava il suo regno e i suoi sudditi. Quando era diventata zia, poi, era stata radiosa eppure, in fondo al suo sguardo, ancora quell'ombra non se n'era andata.
L'ennesimo solstizio era arrivato, di lì a poco avrebbe dovuto trasformare quella limpida serata d'Autunno in una gloriosa giornata invernale. Arendelle era in festa, come ogni anno, e il palazzo letteralmente scintillava nell'oscurità della notte. Ospiti da ogni dove vi avevano preso parte e la serata era stata grandiosa. Jack s'impose di non pensare a lei, doveva togliersela dalla testa ma poi, quando tutto fu finito, da una delle grandi finestre della sala da ballo la vide prendere posto ad un tavolino e lasciarsi andare ad un momento di relax. Rimase per un attimo rapito dai suoi gesti, poi, sentendosi di troppo in un momento così intimo, decise di allontanarsi ma la stizza con cui lei fece apparire e sparire un cristallo di ghiaccio, smosse qualcosa dentro di lui: al diavolo le regole, al diavolo tutto, se doveva cadere sarebbe caduto, di sicuro ne sarebbe valsa la pena.
Così lasciò che una folata di vento gelido aprisse la finestra alle sue spalle e l'aspettò seduto sul cornicione del balcone perché sapeva che sarebbe uscita. Di fatti, un attimo dopo, la sovrana era a pochi passi da lui rapita dal cielo stellato.
Era giunto il momento di giocarsi tutto «Ad una regina non dovrebbe essere permesso di andarsene da una festa senza aver fatto almeno un ballo»
Lei si voltò allarmata «Chi siete voi?»
Nonostante il sospetto nella sua voce, quella domanda riempì di gioia il suo petto, così tanto che sulle sue labbra si dipinse un sorriso: lo aveva visto.





Grazie per essere giunti alla fine di questo Preludio che fa da introduzione a quella che sarà la vera storia.
Come da presentazione, questa fanfiction non tiene conto degli avvenimenti di Frozen 2 che, purtroppo, non sono ancora riuscita a vedere. 
Due parole per contestualizzare il mondo in cui tutto questo si svolge: la storia si svolge nel mondo di Frozen, circa una decina d'anni dopo gli avvenimenti del primo film ma possiamo dire che sia un universo alternativo dove dimora anche Jack Frost che non è una Leggenda ma semplicemente lo Spirito dell'Inverno e, assieme ad altri tre spiriti, si occupa di portare le stagioni nel mondo. Qui Jack è diventanto spirito ad un'età maggiore, sui trent'anni ed è praticamente coeateno - a livello di aspetto - di Elsa.
Inutile dire che mi piacerebbe molto ricevere un vostro parere ed ogni recensione sarà ben accetta.
Per chi vuole vedere come procederà la serata fra i due, vi lascio un bonus track: Ballo d'Inverno.
Cida

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Capitolo 2
*** Inverno ***


Capitolo 2

Inverno

 

    «Allora, sei pronta?» sussurrò Anna nell’oscurità che le regalava la porta chiusa davanti a sé, una mano già sulla maniglia.
Una piccola testolina dalle treccine bionde annuì decisa, troppo concentrata per proferire parola alcuna: si era alzata così preso per soprendere sua zia, non avrebbe mandato tutto a monte con una parola di troppo.
«Allora? Quand’è che si entra?» proruppe garrulo il pupazzo di neve alle loro spalle «Freja, dobbiamo augurare un grandissimo buon compleanno alla nostra Elsa!»
«Olaf!» sbottò arrabbiata la bambina sullo stesso tono dell’altro «Se gridi così si sveglierà!»
«E addio effetto sorpresa…» sospirò la principessa alzando gli occhi al cielo «Coraggio… andate!» li invitò aprendo la porta, scatenando così un uragano di urla e risate che, con la forza di una mandria di renne impazzite, si schiantò sul letto della regina.
«Oddio è morta» Anna si portò le mani alla bocca e, incurante del pericolo, si lanciò sul letto della sorella in mezzo ai vari “Tanti auguri a te” strillati e cantati dalla figlia in compagnia del suo fidato compare di disastri «Elsa, rispondimi ti prego!» la cercò preoccupata, lanciando coperte e guanciali «Respira! Elsa?»
Fu l’ultima cosa che disse prima di essere abbattuta dal fuoco incrociato di cuscini impazziti: il grande baldacchino era vuoto, dove diavolo era finita?

 

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    La regina inspirò a pieni polmoni l’aria gelida del primo mattino, mentre la luce dell’alba innondava il cielo di colori spettacolari. Data la bellezza che l’aveva accolta al suo risveglio, al di fuori della sua finestra, e l’ottimo umore in cui si sentiva aveva deciso di concedersi una passeggiata nella neve immacolata dei giardini del castello, un ottimo modo per iniziare il giorno del suo compleanno.
Nessuno si era ancora azzardato ad uscire quel mattino: sapeva che la sorella stava tramando qualcosa con i servitori e la gente del paese, ma solo le orme di piccoli animali erano visibili sul manto candido, di conseguenza, il posto prescelto per la festa doveva essere un altro. Si mosse un altro po’ e, con un sorriso, alzò un braccio andando a sfiorare con le dita dei cristalli di ghiaccio che scendevano dalle fronde di un albero lì di fianco: un pettirosso le sfrecciò accanto, posandosi poco più avanti sulla neve fresca, così leggero che neanche sprofondò. Il piccolo girò appena la testa, regalandole uno sguardo curioso accompagnato da un sonoro cinguettio, poi rispiccò il volo sparendo dalla sua vista in un battito di ciglia.
Il campanile scandì coi suoi rintocchi l’inizio di una nuova ora, non aveva più molto tempo: di lì a poco, Anna si sarebbe scaraventata nella sua stanza, probabilmente con Freja e Olaf al seguito, cercando di soffocarla letteralmente di auguri, abbracci e amore. Al solo pensiero, represse una risata divertita e si girò per rientrare ma un fruscio, al limite del suo campo visivo, catturò la sua attenzione: un coniglietto bianco saltellava felice poco distante, se non si fosse mosso così rapidamente sarebbe stato impossibile notarlo, identico com’era al panorama circostante, come se fosse fatto di neve stessa, sembrava quasi stesse fluttuando nell’aria… Aspetta, cosa? Non era un’impressione, stava fluttuando per davvero! Com’era possibile?
Proprio in quel momento, il piccolo incrociò il suo sguardo e, dopo un leggero fremito di naso, scartò di lato e scomparve dietro ad una siepe.
Troppo incuriosita si dimenticò dell’orario, della sorella e del suo stesso compleanno, si mise all’inseguimento: quel coniglio era magico e, a qualsiasi costo, avrebbe scoperto chi condivideva con lei questo dono.

 

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    Il principe imprecò dopo che, per l’ennesima volta, la mano semicongelata perse la presa, minacciando di regalargli una caduta di svariati metri che gli avrebbe fatto rischiare l’osso del collo. Una nuvola di vapore accompagnò il grugnito che uscì dalla sua bocca, nel tentativo di tornare in posizione stabile: ci riuscì.
Il freddo stava aumentando e i vestiti caldi, con cui era equipaggiato, cominciavano a non essere più impermeabili al freddo e l’umido iniziava ad entrargli nelle ossa. Al diavolo il Nord, al diavolo il freddo. Si ritrovò a chiedersi se, al suo ritorno, avrebbe ritrovato il cavallo lasciato impastoiato molto più sotto: sarebbe scappato per salvarsi la vita o l’avrebbe trovato assopito nel sonno eterno del congelamento? Si augurò che la copertura che gli aveva lasciato sarebbe stata sufficiente a tenerlo al caldo sino al suo ritorno, l’impossibilità di tornare in tempi brevi al suo accampamento avrebbe segnato anche la sua fine. Digrignò i denti e riprese la scalata: più su, sempre più su.
Al diavolo i suoi fratelli, sarebbe stato il primo ad offrire a suo padre la vendetta perfetta. Aveva studiato per mesi, trascurandosi così come la sua barba incolta testimoniava ma, alla fine, aveva trovato la risposta ai suoi desideri. Curioso che, ancora una volta, la sua ambizione lo avesse portato a Nord, l’odiato Nord, ma questa volta non avrebbe arrecato disonore alla sua famiglia, avrebbe ottenuto il riscatto: lui era stato la causa, sarebbe stato anche la soluzione. Arendelle, la sua regina e la sua principessa l’avrebbero pagata cara. Uno scrocchio sinistro sotto al suo piede gli gelò il sangue nelle vene: riuscì appena in tempo a sgranare gli occhi che, sotto di lui, il terreno cedette, dando inizio ad una caduta rovinosa. A nulla valsero i tentativi disperati di aggrapparsi, precipitò finché, con un tonfo sordo, non toccò il fondo e tutto fu buio.

 

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    Il coniglio di neve terminò la sua corsa, la regina lo raggiunse poco dopo costretta, da un leggero affanno, a piegarsi sulle ginocchia per riprendere fiato. Rialzò lo sguardo e trovò il magico animale accanto ad un paio di piedi nudi che posavano tranquilli sul terreno spoglio e gelato: un uomo, dagli occhi di ghiaccio e dai capelli d’argento, se ne stava lì con i suoi calzoni strappati e una leggera camicia blu a coprirlo dal freddo del mattino. Aveva un lungo bastone stretto nel pugno, con un gesto del braccio, lo innalzò in aria e il piccolo mammifero lo aggirò più volte volando fin sulla cima ricurva, fermandosi a pochi centimetri dal viso dello sconosciuto: lui gli regalò un sorriso e una carezza e, dopo un paio di moine in risposta, l’animale scomparve in una miriade di piccoli cristalli.
Elsa inarcò le sopracciglia stupita «Chi siete voi?» lo vide sorridere nuovamente, questa volta nella sua direzione, in un modo che le risultò stranamente familiare.
Lui portò la mano libera al ventre, omaggiandola con un formale inchino «Jack Frost, al suo servizio maestà»
«Voi siete come me?» volle sapere lei senza altri preamboli «Avete anche voi la magia»
L’uomo sorrise ancora per la sua impazienza «No e sì» le rispose confondendola «Anche se la vostra era più un’affermazione che una domanda, la risposta è “Sì”, ho la magia ma “No”, non sono come voi: io sono lo Spirito dell’Inverno e, anno dopo anno, servo il vostro regno e tutto il resto del mondo con questo» concluse allargando le braccia.
«Voi siete l’Inverno?» ripeté l’altra incredula.
«Possiamo dire anche così» confermò divertito «La domanda vera è: chi siete voi?»
La donna non comprese «Io sono Elsa, regina di Arendelle»
«Grazie tante» sbuffò Jack ironico, si alzò in volo per potersi sedere sul ramo di un albero accanto a lei «Quello che intendevo è: il fatto che lo Spirito dell’Inverno abbia la magia non stupisce nessuno, mentre una giovane regina, di natura umana, diciamo che dovrebbe suscitare non poco scalpore»
«Ciò che dite potrebbe essere vero, se non fosse che qui tutti conoscono me ma nessuno ha mai visto né sentito parlare dello Spirito dell’Inverno» gli rispose a tono decidendo di stare al gioco, stranamente divertita dai suoi punzecchiamenti.
A quelle parole, però, il viso di lui si rabbuiò per un attimo per riaccendersi subito dopo della precedente espressione irriverente «Eppure vivete gli effetti del mio lavoro tutti gli anni» la sfidò e, con uno slancio, lasciò la sua seduta per atterrarle vicino «e non mi avete mai visto perché, di norma, la gente comune non dovrebbe riuscirci. A quanto pare, però, voi non siete comune» concluse, incurvandosi leggermente per incontrare i suoi occhi.
Quella vicinanza la mise a disagio «Non lo so perché sono così» confessò, ritraendosi un poco «So solo che ci sono nata»
«Non dovete preoccuparvi» la rassicurò lui, fraintendendo il motivo del suo turbamento «Il vostro è un dono, non dovreste vergognarvene»
«Oh, questo finalmente l’ho capito» fece presente la regina con un sorriso «La magia fa parte di me, non devo averne paura» e, per dimostrarlo, creò un cristallo di ghiaccio, lanciandolo in aria dove esplose in un’infinità di scintille lucenti. Riportò, quindi, l’attenzione sullo spirito che aveva di fronte e trovò il suo viso acceso dallo stupore e una sincera ammirazione. Si ritrovò a domandarsi il perché «Siete così felice per i miei poteri o perché, finalmente, potete parlare con qualcuno?»
Lui riabbassò lo sguardo su di lei, sgranando gli occhi «Certo che siete diretta» commentò scoppiando a ridere, sorprendendola «Sì, sono felice, per entrambi i motivi a dir la verità: trovo le vostre capacità incredibili, non ho mai visto niente del genere in centinaia di anni e, sì, sono contento di poter parlare con qualcuno che non siano i soliti tre amici di sempre»
Elsa arrossì: non l’aveva solo pensato, l’aveva detto davvero… maledetto fattore Anna. Cercò di riprendersi «Avete degli amici?»
«Beh, sì» le rispose come se la cosa fosse palese «Le stagioni non sono, forse, quattro?»
In effetti, aveva perfettamente senso.
Jack portò la sua attenzione verso il castello «Temo che per me sia giunta l’ora di andare, ho del lavoro da portare avanti: l’Inverno è appena cominciato»
La regina si ritrovò dispiaciuta: avrebbe voluto chiedergli ancora tante cose, a partire dal perché le risultasse vagamente familiare ma, prima che potesse aprire bocca, lui continuò «Pensate possa farvi piacere se tornassi a trovarvi qualche volta?»
«Mi farebbe piacere, sì» confermò con un po’ troppa rapidità.
Lo Spirito dell’Inverno le sorrise divertito, poi allungò una mano verso il suo orecchio e una splendida rosa di ghiaccio apparve fra i suoi biondi capelli «Buon compleanno, Regina di Arendelle» e, con una folata di vento gelido, scomparve.
«Elsa!» urlò la sorella da lontano «Finalmente ti ho trovato» esultò, raggiungendola con grandi falcate «Buon compleanno!» le disse stritolandola in un abbraccio, staccandosi subito dopo per puntarle contro un dito ammonitore «Ero già pronta a tirarti le orecchie nel caso ti avessi trovato a preparare qualche editto o roba del genere…»
«Mettere mano alle mie funzioni di regina, oggi?» la interruppe l’altra «Come se qualcuno fosse disposto a farmi fare qualcosa» concluse divertita.
«E lo credo bene» confermò Anna «Comunque non sei stata molto corretta a venirtene all’alba a bighellonare per i giardini coperti di neve: Freja e Olaf ci tenevano tanto a darti il loro regalo per primi»
«Freja e Olaf?» chiese ironica la bionda, inarcando un sopracciglio.
La principessa roteò gli occhi al cielo «Mmm… e va bene, anche io! Bella quella rosa»
«Grazie…» Elsa sorrise «Dove sono adesso?»
«Ehm…» sudò freddo la minore «Temo stiando finendo di distruggerti la camera»
«Cooosa?»

 

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    Il principe riaprì gli occhi, avvertendo immediatamente un forte dolore alla testa. Si portò una mano alla tempia per ritrovarsi il guanto sporco di sangue. Sbuffò e una fitta lancinante gli attraversò il petto: fantastico, qualche costola doveva essersi rotta o, quantomeno, incrinata. Trovò le braccia e le gambe dolenti ma non allarmanti, così provò ad alzarsi ma una scarica di dolore gli spezzò il fiato, solo con la forza della determinazione riuscì a girarsi su un fianco e a portarsi in ginocchio. La luce entrava flebile dal buco che testimoniava la sua caduta, svariati metri sopra di lui: era dentro ad una grotta, poteva sentire sciabordare l’acqua poco più avanti. Strinse i denti e si portò verso la fonte di quel rumore «Finalmente!» sospirò di soddisfazione.
Al centro della polla d’acqua dinnanzi a lui, alimentata dal gocciolio di numerose stalattiti, c’era quello che stava cercando. Quella maledetta famiglia reale avrebbe ricevuto la lezione che meritava, così come la stupida gente di Arendelle: nessuno avrebbe amato quella strega di ghiaccio mai più.

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Capitolo 3
*** Primavera ***


Capitolo 3

Primavera

 

    «Jack! Basta, Jack!» gridò una ragazzina dall’aspetto di una tredicenne dai lunghi capelli castani e dagli occhi verdi come le foglie appena nate «Lasciami andare!» continuò, cercando di liberarsi dalle braccia che la tenevano stretta.
«Non ci penso nemmeno» rispose lo Spirito dell’Inverno «Non rovinerai tutti questi mesi di duro lavoro»
L’altra cercò di colpirlo con il suo bastone ricoperto di edera ma senza successo «Devo farlo, non può essere inverno per sempre»
«No, la primavera non arriverà mia dolce Sue Bloom, non dopo il mio incredibile attacco del solletico ghiacciato» la minacciò con un ghigno malvagio.
«No, il solletico, no!» protestò la più piccola per scoppiare, subito dopo, a ridere senza ritegno.
«Perché ogni anno dev’essere la stessa storia?» sbuffò Tara Heat infastidita, guardandoli da lontano.
«Sei troppo severa, mia cara» la riprese bonariamente un signore di mezza età lì vicino a lei, lisciandosi i baffi «Sue è la più giovane di noi, Jack cerca di non farla sentire troppo sola» 
Lo Spirito dell’Estate portò gli occhi al cielo «Sarà la più giovane ma, di sicuro, non la più immatura…»
«Non è colpa mia se tu sei vecchia dentro…» arrivò lesto l’immaturo in questione, trascinandosi dietro l’altra con la punta ricurva del suo bastone «Sarà meglio la tua ginnastica mattutina, pomeridiana e serale»
Lei gonfiò le guance irritata «Bisogna stare in forma, essere attivi, non possiamo lasciarci andare…» ma guardando i suoi compari, quasi si morse la lingua «Senza offesa, Barry»
L’uomo dai capelli brizzolati guardò dapprima Tara e il suo fisico scattante, poi quello asciutto di Jack e la magrezza quasi assoluta di Sue, infine portò lo sguardo sulla sua pancia rotonda e alzò le spalle «Non importa»
Lo Spirito dell’Inverno allungò una mano e, senza troppi complimenti, mollò uno scappellotto alla sua controparte stagionale «Una campionessa di tatto…»
Tara s’infiammò, proprio come il suo cognome suggeriva «Io ti uccido!»
«Ah!» la bloccò prontamente lui, puntandole il bastone contro il naso «Potrei stare qui a discutere sul fatto che sono già morto tanto tempo fa e che, quindi, non puoi uccidermi di nuovo oppure potrei dire che, essendo ognuno di noi uno spirito, nessuno può “lasciarsi andare”, dato che non mangiamo» la punzecchiò «Ma questo non è il momento» si voltò verso l’altro uomo, porgendogli la mano «Buon lavoro, amico mio»
Barry Chestnut la prese con calore «Grazie, a presto» e, una volta battuto a terra il suo corto bastone da passeggio di nocciolo, scomparve in una nube di foglie rosse e gialle.
«E buon lavoro anche a te, piccola principessa» si rivolse, quindi, a Sue «Mi raccomando, non trattare troppo male il mio operato»
La ragazzina gli regalò un grosso sorriso «Non ti preoccupare Jack, sarà una Primavera meravigliosa» e se ne andò in una cascata di petali bianchi.
«Frost!» un’ondata di calore intenso lo travolse «Adesso ti sciolgo!»
«Oh, cavolo»

 

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    Olaf inspirò a fondo l’aria frizzante del mattino dal suo nasone di carota «Lo senti, Freja?» chiese alla sua piccola compagna di giochi «Questo è profumo di primavera!»
Due treccine bionde ondeggiarono placide all’annuire della testolina della loro proprietaria «Sì, al giardino presto! Bisogna dare il buongiorno a tutti gli animali che si sono risvegliati!» si sistemò con cura la piccola sacca che aveva a tracolla «Abbiamo anche un sacco di provviste, saranno affamati!» agguantò rapida la mano di legno del suo degno compare e affermò decisa «Andiamo!»
Elsa sorrise bonaria, scrutandoli dall’alto della balconata a cui era poggiata, sua nipote e il pupazzo che aveva creato con la magia erano due fiumi in piena impossibili da contenere ma avevano decisamente ragione: la primavera era nell’aria. La neve cominciava a sciogliersi rivelando sotto le sue coltri vivida erba verde, gli uccellini cantavano gioiosi e il sole cominciava ad essere più caldo. La giornata era splendida e si stava benissimo, l’inverno era terminato… Avrebbe più rivisto Jack Frost?
Come promesso, lo spirito era tornato qualche volta a farle visita ma sempre per poco tempo, in quanto sospettava che lui aspettasse di trovarla sola, il che avveniva piuttosto raramente fra le sue mansioni di regina e i momenti che passava con la sua famiglia. Non aveva ben capito perché, a dir la verità, considerando che nessun altro potesse vederlo… che lo facesse per evitarle di farla passare per pazza a parlare col nulla? In effetti questo era plausibile. Passare il tempo con lui era piacevole, la faceva sentire rilassata: ancora non si era fatta un’idea precisa di che tipo fosse ma aveva cominciato a riconoscere i suoi interventi anche senza vederlo direttamente, in quei piccoli “incidenti” di ogni giorno che aiutavano le persone a superare la giornata con il sorriso o bambini sconosciuti a far partire battaglie di palle di neve come se fossero sempre stati grandi amici. Chissà…
«A cosa stai pensando?» l’arrivo di Anna bloccò le sue riflessioni.
La regina si rivolse alla sorella con un sorriso «Niente di particolare, all’inverno che finisce e alla primavera che comincia…» le spiegò senza effettivamente mentire, non le aveva ancora rivelato di quegli incontri, aveva la netta sensazione che la principessa avrebbe cominciato a fare chissà quali viaggi mentali in merito «Ho visto Freja e Olaf, erano pronti a sfamare ogni animale uscito dal letargo»
«Oh cielo, e chi li ferma quei due?» sospirò l’altra «Sarebbero capaci di mettersi a sfamare anche gli orsi ma, fortuntatemente, non ce ne sono nel giardino del castello… altrimenti li sfamerebbero con loro stessi» sgranò gli occhi «Oddio non ci sono orsi nel giardino del castello, vero?»
A proposito di viaggi mentali… «No, non ci sono…» la rassicurò la maggiore, trattenendo una risata.
Anna tirò un sospiro di sollievo «Meno male. Ascolta, fra poco Kristoff ci porterà tutti a vedere le grandi cascate che sono iniziate con lo scioglimento della neve. Vieni assieme a noi?»
Elsa scosse la testa «Mi farebbe davvero piacere ma sai che non posso, abbiamo da organizzare la festa di fine inverno per il paese e la riapertura della pesca. Senza contare che, a breve, cominceranno ad arrivare i messi dei paesi vicini e io dovrò organizzare le partenze dei nostri…» sbuffò.
«Sai che potresti delegare, vero?» assottigliò gli occhi la minore, che non condivideva per niente la mole di lavoro di cui la sorella si faceva carico.
«Lo so ma non voglio» affermò risoluta l’altra.
«Ho capito…» farla ragionare, a volte, era davvero impossibile: alzava quel muro e superarlo non era più fattibile «Non staremo via a lungo, appena torno vengo a darti una mano. Non accetto un no come risposta!» bloccò le sue proteste sul nascere, prendendole le mani con le sue «A dopo» le posò un lieve bacio sulla guancia per saluto e si allontanò.

 

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    Hans chiuse con cura l’ultimo bottone dell’alta uniforme che aveva indossato per l’occasione, sporse leggermente il mento verso lo specchio che aveva di fronte e vi passò sopra un mano, pelo e contropelo: la rasatura era fresca e perfetta. Non c’era cosa alcuna che non andasse, era pronto per partire; perciò, girata la maniglia della porta della sua stanza, uscì.
«Padre» disse una volta giunto al cospetto del sovrano delle Isole del Sud, intento a fornire gli ultimi ordini in previsione della partenza. Stava giusto intimando di usare estrema cautela nel trattare quello che doveva essere il regalo di riconciliazione per la regina di Arendelle, non doveva rompersi per nessun motivo: né prima, né dopo, né durante il viaggio.
«Che c’è, figliolo?» gli rispose leggermente infastidito dall’interruzione, senza degnarlo di uno sguardo vero e proprio.
«Sono pronto a salpare» lo informò con tutta la sicurezza di cui era capace.
«Salpare? E per dove, di grazia?» volle sapere il genitore, inquadrandolo realmente solo in quel momento «Tu non tornerai a Nord»
«Ma padre…» protestò l’altro «Sono stato io a trovare questa soluzione, io a recuperare l’oggetto che ci permetterà di avere la nostra rivincita»
«E non sarai tu a metterla in atto» tagliò corto re Friederik che, con il figlio condivideva gli occhi verdi e i capelli castani ma non il fisico che a lui conferiva una mole imponente «Ho sempre riposto grandi speranze in te, Hans. La voglia di rivalsa sui tuoi fratelli ha temprato il tuo carattere e acceso la tua ambizione. Infatti, quando hai tentato di impadronirti del regno di Agnar, eliminandone in maniera così astuta le figlie, sono stato fiero. Alla fine, però, tu e quell’idiota di Weselton non siete stati in grado di avere successo, facendovi fregare da due ragazzine e un montanaro. Per non interrompere i rapporti con il regno ed evitare un brusco crollo della nostra economia, sono stato costretto a trasformare mio figlio, un principe, in uno spalatore di letame!»
Il tredicesimo figlio in questione gonfiò il petto «E’ per questo che dovete mandare me, devo riscattare il mio nome ed il vostro, padre!»
Per la prima volta lo sguardo del sovrano si rilassò «La tua sete di vendetta offusca la tua mente: né la regina, né la principessa accetterebbero di buon grado un’offerta di pace fatta da te, non dopo quello che hai fatto. Nemmeno mandare uno dei tuoi fratelli sarebbe sufficiente, per questo andrò io: la più alta carica delle Isole del Sud andrà a chiedere perdono per le tue malefatte e, se il tuo piano andrà a buon fine, il tuo nome sarà riabilitato e avrai il regno che meriti»

 

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    Posato ad un grande masso, Kristoff pizzicava placido le corde del suo mandolino, mentre a labbra chiuse ne accompagnava la melodia con un leggero mugolio. A fianco a lui, il suo fidato compare Sven brucava tranquillo la tenera erba appena nata mentre, poco più avanti, sua moglie, sua figlia e l’innarestabile pupazzo di neve guardavano estasiati le cascate che si erano formate al primo sciogliersi della neve. Lo sciabordio dell’acqua unito allo scintillio di colori, quando questa veniva attraversata dalla luce del sole, donavano al paesaggio un aspetto incantato. In compagnia della sua famiglia e accerchiato dalla meraviglia della natura, il tagliatore di ghiaccio non avrebbe potuto essere più felice e rilassato.
Per questo non udì subito il ritmico avvicinarsi di due paia di zoccoli ed anche il primo «Principe!» gridato come richiamo non attirò la sua attenzione.
Il secondo superò la barriera del suo estraniamento ma decise di ignorarlo comunque, dopo tutto era un principe quello che cercavano, non certo lui.
La cavalcatura in arrivo si fermò e un lieve fruscio fu testimone di un uomo che scese di sella e di due stivali che toccavano il terreno, poi un colpo di tosse «Principe Kristoff!»
Il biondo trasecolò così tanto che, quasi, fece volare il suo strumento «Principe Krist… Oh, certo, sono io!» realizzò, finalmente, sotto lo sguardo perplesso di colui che aveva di fronte: un messo reale.
Prima ancora che i due potessero scambiare le prime parole, Freja proruppe fra loro battendo teatralmente i denti e imitando alla perfezione le movenze di un non morto «Guarda papà, anche io ho la testa congelata, come Olaf!» disse, scoppiando in una risata argentina.
Anna le sorrise bonaria, raggiungendoli «Te l’avevo detto che, se l’avessi bevuta, l’acqua sarebbe stata davvero fredda. Oh…» fece, poi, vedendo che il marito non era solo «Abbiamo visite»
L’uomo in uniforme, vedendola, si portò sull’attenti e la salutò con un inchino formale «Principessa…»
«Che cosa vi porta qui?» gli chiese lei gentile.
«Ho una lettera per la regina, vostra sorella, ma dato che siete qui e il luogo di provenienza, ho pensato fosse meglio fargliela avere tramite voi, temo sia di una certa importanza» e, con un altro inchino, porse loro un incartamento con entrambe le mani.
Kristoff lo prese «Perché, da dove arriva?» e, mentre i suoi occhi e quelli della sua consorte si sgranavano davanti al rosso sigillo in ceralacca di un grifone fra le lettere I e S, il messo rispose «Dalle Isole del Sud»

 

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    Elsa tamburellava irritata le dita sul cornicione del piccolo terrazzo del suo studio: la conversazione avuta poco prima con Anna e Kristoff l’aveva lasciata interdetta, che diavolo voleva da loro il re delle Isole del Sud?
Il tagliatore di ghiaccio, che al solo pensiero di Hans ancora diventava di pessimo umore, non era riuscito molto a mascherare il suo nervosismo. La sorella, nonostante l’evidente stupore, aveva cercato di essere più conciliante: era vero che, dopo la punizione esemplare del principe, i rapporti fra i regni avevano continuato ad esistere ma, ovviamente, non erano più nei toni sereni precedenti al tentativo di usurpazione. Per cui perché non avrebbe potuto essere realmente un tentativo di riappacificazione come scritto nella lettera?
Logicamente aveva senso ma l’ultimo dei suoi figli aveva dimostrato di essere freddo e spietato dopo aver recitato così bene la parte di una persona premurosa, preoccupata, innamorata… Non si sentiva di abbandonarsi completamente ai timori del cognato ma nemmeno avrebbe abbassato la guardia, no davvero.
Un leggero bussare di legno sul muro lì accanto bloccò i ticchettii nervosi della sua mano, voltandosi alla sua sinistra trovò lo Spirito dell’Inverno in piedi sul cornicione «Buon pomeriggio» lo salutò con un leggero sorriso «Non ero sicura che vi avrei rivisto»
Lui si sedette senza troppi complimenti «Buon pomeriggio a voi» ricambiò divertito «Per via della Primavera? Diciamo che ho un pochino più di tempo libero, nonostante ci sia sempre qualche ricaduta da portare avanti» e, così dicendo, mosse il braccio libero facendo partire una folata di vento gelido che investì un povero fattorino lì sotto, il quale starnutì violentemente rischiando di far cadere tutto ciò che aveva in mano, per il gran divertimento di alcuni bimbi lì a fianco.
«Siete tremendo» lo rimproverò la regina, incrociando le braccia ma senza riuscire a tenere un’espressione del tutto seria.
«Perché non ammettete la verità?» le chiese Jack con la sua solita aria irriverente «Sono divertente»
«Non credo che quel povero ragazzo la pensi allo stesso modo»
Lo spirito sventolò una mano con noncuranza «Non si ammalerà, non temete. Comunque dubito fortemente sia solo la preoccupazione per il vostro valletto a darvi un’aria così cupa: quali pensieri vi turbano a questo modo?»
Elsa sospirò «I soliti pensieri da regina: il re delle Isole del Sud ha in programma diverse visite formali qui al Nord e all’inizio dell’Estate sarà il nostro turno»
L’altro fischiò «Addirittura il sovrano in persona. Avete paura di scatenare un incidente diplomatico nel caso doveste rifiutare l’invito a sposare uno dei suoi numerosi figli?»
«Chi vi dice che rifiuterei?» gli rispose seria, alzando un sopracciglio: l’espressione di lui fu talmente chiara che lei fu certa, nel caso avesse avuto di fronte un essere umano, sarebbe arrossito violentemente, represse a stento un sorriso di soddisfazione «Comunque solo il fatto di venirmi a proporre una cosa del genere scatenerebbe un incidente diplomatico»
«In che senso?» cercò di ricomporsi lui, sinceramente incuriosito.
La bionda si stupì «Quindi non sapete proprio tutto di tutti…» lo vide scuotere la testa in segno di diniego «Per farla breve, l’ultimo figlio, Hans, venne ad Arendelle per la mia incoronazione nel periodo in cui, sì, insomma, congelai tutto il regno…» spiegò con un leggero imbarazzo «Prima cercò di sposare mia sorella e poi, quando veramente lei aveva bisogno del suo aiuto, la lasciò a morire e cercò di uccidere anche me» concluse, sapientemente glissando sul perché sua sorella fosse in pericolo di vita.
«Quando si dice un ragazzo d’oro» commentò Jack con una smorfia «Vostra sorella non si sarà fatta irretire dalla proposta di matrimonio, spero»
«Non tocchiamo questo tasto, per favore…»
«Oddio, lo fece!» esclamò lui, scoppiando a ridere subito dopo.
«Non prendete in giro mia sorella: era giovane e molto sola… noi non… non passavamo molto tempo assieme allora, non ne passavamo affatto»
Il riso sul volto dello spirito si trasformò in un sorriso bonario «Non la sto prendendo in giro, vostra sorella semplicemente sognava il vero amore… che poi, mi pare, abbia trovato… anche se non nel principe che si aspettava»
«Sì…»
A quel punto, lui scese rapido dal cornicione e le si avvicinò, guardandola negli occhi «E voi, invece, cos’è che sognate?»
Presa in contropiede, Elsa non riuscì ad evitare di arrossire leggermente «Io…»
«Vostrà maesta, scusate l’intrusione…» la chiamò un valletto sull’uscio della porta dello studio, catturandone l’attenzione «Sono arrivati i collaboratori per l’organizzazione della festa di fine inverno, attendono vostre istruzioni»
La regina si rigirò verso Jack dispiaciuta, ma quello scosse la testa «Non temete, andate pure, avremo modo di vederci ancora» e, prima che lei potesse rispondergli così da passare per strana agli occhi dell’uomo che la stava aspettando, se ne andò.


 

Insomma, eccoci qui alla fine del capitolo tre.
Prendo un angolino di questo spazio per ringraziare evil 65 per aver speso un po' del suo tempo a lasciarmi le sue impressioni, mi ha fatto davvero piacere. Come promesso, anche le altre stagioni sono state presentate.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e chiunque vorrà lasciarmi le sue impressioni sarà ben accetto :)
Anche questa volta vi lascio un piccolo bonus track in attesa del prossimo capitolo: Di somme e palle di neve.
Alla prossima
Cida

 

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Capitolo 4
*** Estate - Apertura ***


Capitolo 4

Estate - Apertura

 

    Il castello era in fermento: il giorno, dell’attesa quanto temuta visita del sovrano delle Isole del Sud, era giunto. Il re si sarebbe presentato con una piccola corte ma con nessuno dei suoi figli, di sicuro per evitare il riesumarsi di vecchi ricordi, per questo motivo tutto doveva essere perfetto: sebbene non fosse un ospite propriamente gradito, non sarebbe stata Arendelle a recare la prima offesa.
Tutti erano indaffarati: domestici a preparare camere, sistemare le sale da pranzo e da ballo; cuochi a progettare pranzi e cene indimenticabili; suonatori provavano ancora e ancora i pezzi che avrebbero esibito nei giorni successivi; ogni mobile, ogni candelabro e ogni armatura era stato spolverato e lucidato a dovere. 
In tutto questo via vai, però, c'era chi non trovava modo di mettere in atto nessuna delle sue idee, le quali venivano prontamente bloccate sul nascere da un "Principessina, avremo ospiti importanti e bla bla bla..." cosicché Freja si ritrovava imbronciata ed annoiata sul bordo della fontana davanti al grosso portone d'ingresso.

    «Uffaaa…» sbuffò, inarcando la schiena e dondolando i piedi per aria «Olaf, che cosa facciamo?»
Il pupazzo di neve stiracchiò i legnetti che formavano le sue braccia, seduto sul pavimento poco sotto di lei «Non lo so, qui ci impediscono di fare tutto…» rispose leggermente piccato «Non ci lasciano neanche aiutare…» concluse, trovando un deciso segno affermativo della testolina dell’altra, peccato che il loro concetto di aiuto fosse molto più vicino a quello di guaio che non al suo vero significato.
La piccola rimuginò, con una smorfia sulle labbra, sulle parole del suo compagno di martirio ma, improvvisamente, scattò in piedi «Hai ragione, non possiamo fare niente qui! Perché non andiamo a trovare i troll?»
«I troll?» la imitò subito quello «E’ un’idea splendida!» un lampo di ragione, però, lo fece rabbuiare «Granpapà sta molto lontano, i tuoi genitori non saranno contenti se ci allontaneremo così tanto»
Freja gli prese una mano «Mamma e papà sono troppo impegnati con le cose da grandi… Portiamo Sven con noi, così non si arrabbieranno»
Come se la presenza della renna fosse chiaro sinonimo di sicurezza, Olaf s’illuminò «Andiamo, saremo già di ritorno prima che si accorgano che siamo andati via»

 

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    «Questo colletto è troppo stretto» borbottò Kristoff davanti allo specchio mentre, per l’ennesima volta, l’ultimo bottone della camicia saltava fuori dalla sua asola.
Anna rassetò un poco il vestito che avrebbe dovuto indossare quella sera e, con un sorriso, raggiunse il marito «Non è il colletto troppo stretto, sono i bottoni troppo piccoli per le tue mani» e, con un rapido gesto sapiente, completò l’ardua impresa «Visto?»
Il biondo sbuffò «Non mi abituerò mai a questo. Guardami...» enfatizzò, allargando le braccia «Sembro un damerino»
«Non sembri un damerino» cercò di tranquillizzarlo l'altra, scotendo leggermente il capo «Metti questa» gli disse, porgendogli la giacca.
Lui obbedì con una leggera smorfia, lei fece finta di non vederlo: gli sistemò il bavero e prese la croce ornamentale da applicare al colletto «Ecco... che ne pensi?» gli chiese, facendolo voltare nuovamente verso lo specchio e sbirciandolo da dietro ad una spalla.
«Vuoi davvero saperlo?»
«Credo di no» gli rispose con una mezza risata «Vieni qui» lo invitò a sedersi sul letto al suo fianco «A parte il tuo noto astio per gli abiti di rappresentanza, qual è il vero problema?»
Kristoff sorrise bonario, intenerito dal fatto che sua moglie sapesse leggergli dentro come nessun altro «Non so se potrò incontrare il padre di quel farabutto di Hans, ho paura di non riuscire a controllarmi e di causare, così, chissà quale incidente diplomatico...»
Anna gli passò una carezza sul viso «Non sarai costretto ad incontrarlo se non vuoi, certo, sarebbe meglio in quanto tu sei mio marito e, di conseguenza, Principe di Arendelle... ma, sono sicura: Elsa non avrebbe nulla in contrario al riguardo»
«Io non capisco davvero come fai...» gli fece presente il biondo, portandosi una mano alla testa.
«Che intendi?» chiese l'altra non capendo.
«Io ti confido un mio timore, tu mi trovi una soluzione per non doverlo affrontare e, come per magia, io trovo il coraggio di farlo: non vi metterò in imbarazzo, non mancherò al ricevimento e prometto solennemente di non tirargli un pugno sul muso»
«Tu non devi fare questo per noi, devi farlo solo se lo vuoi» cercò di rimarcare il concetto, non voleva davvero si sentisse costretto ad affrontare una cosa che non volesse «Comunque, è decisamente un peccato che tu ti senta un damerino in queste vesti perché io ti trovo estremamente interessante» gli fece presente, spingendolo in posizione supina sul materasso. 
L'uomo le sorrise malizioso «Così non rovineremo l'alta uniforme?»
«Ne abbiamo un'altra di riserva» tagliò corto quella e, in un attimo, fu su di lui.

 

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    La carovana del re delle Isole del Sud si spingeva senza fretta verso la sua meta, Arendelle era ormai sempre più vicina: quella sera stessa la recita avrebbe dovuto cominciare.
Friederik scrutò il paesaggio fuori dal finestrino della sua carrozza, così diverso da quello del suo paese. Se solo si fosse sporto un poco avrebbe visto il contenuto manipolo di guardie di fronte a lui, sui loro maestosi cavalli bianchi. Il numero esiguo era necessario per non far avvertire alcun tipo di minaccia, solo una piccola scorta personale per ogni evenienza, mentre al suo seguito aveva una discreto numero di cortigiani, ospiti che avrebbero potuto facilmente rivelarsi ostaggi in caso di tensioni, altro segno che quella era proprio l'ultima cosa che le Isole del Sud volessero.
Così era, infatti, il re non aveva intenzione di creare alcuna rottura con la famiglia reale, ci avrebbe pensato la regina stessa a decretare la propria distruzione: lui avrebbe solo fatto la prima mossa, mossa che nessuno avrebbe potuto mai ricondurre alla sua persona. Per questo riportò la sua attenzione all'interno della carrozza in cui viaggiava da solo e posò la mano sul piccolo forziere ben legato sul sedile al suo fianco dove all’interno, fra soffici cuscini, vi era riposto un minuto pacchetto: un dono apparentemente innoquo, splendido nella sua semplicità, tanto bello quanto letale.

 

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    Il testone di Sven ciondolava rilassato al ritmo della canzocina che Freja e Olaf canticchiavano allegramente, comodamente seduti sulla sua groppa. Viaggiavano ormai da un bel po', il villaggio dei troll era sempre più vicino e la gola, che si stendeva di fronte a loro, ne era testimonianza.
Il pupazzo di neve smise improvvisamente di cantare e, battendole leggermente il braccio ligneo su una spalla, invitò la sua piccola amica a fare altrettanto «Sssh, Freja, ora dobbiamo stare attenti, questo posto è molto pericoloso: potrebbe scatenarsi una frana da un momento all'altro»
La bimba annuì decisa, mimando con un manina una bocca cucita mentre la renna entrava, cauta ma decisa, in quello stretto corridoio roccioso.
Il tempo sembrava essersi fermato, la fine pareva sempre troppo lontana ma il villaggio dei troll doveva rimanere nascosto agli occhi degli umani, per questo non era raggiungibile così facilmente.
La responsabilità di Sven era alta, se fosse successo qualcosa alla figlia, il suo amico Kristoff non gliel'avrebbe mai perdonato, ma perché si era lasciato coinvolgere in quell'assurda avventura? Pensò sbuffando, poi si ricordò di chi altro fosse con lei e, quindi, si ricordò completamente del motivo della sua scelta. Avrebbe vegliato lui sul loro tesoro.
L'uscita era ormai vicina quando, improvvisamente, un nutrito gruppo di cinghialini imboccò la gola in senso contrario: tenerissimi con la loro andatura trotterellante e le loro striscioline nere nel manto dorato.
Olaf riuscì a bloccare, per un pelo, il grido di giubilo che già stava per uscire dalla bocca della bambina. Approfittando del momento, Sven cercò di tirare dritto mentre i piccoli passavano allegri fra i suoi zoccoli ma, purtoppo, un così nutrito gruppo di cuccioli non poteva che essere accompagnato da un'attenta madre, per niente contenta di vedere degli estranei così vicini ai suoi amori: con un potente grugnito si lanciò su di loro alla carica. La renna si trovò costretta ad una brusca virata e, come se le vibrazioni dell'inseguimento non fossero abbastanza per la precaria stabilità della gola, le urla di terrore della bimba e del pupazzo di neve furono il colpo di grazia. Dapprima, a cascare furono piccoli ciottoli che divennero via, via sempre più grossi fino a diventare una vera e propria cascata di massi. Sven fece del suo meglio per schivarli e correre il più velocemente possibile verso l'ingresso da cui erano venuti, una vera e propria gara contro il tempo che riuscì per un soffio: bloccò con una grossa scivolata la sua andatura, causando il volo di Olaf nella boscaglia lì davanti, sotto allo sguardo perplesso della cinghialessa e dei suoi cinghialini felicemente in salvo. Alla renna, però, bastò meno di un secondo per capire di aver perso dalla groppa la sua padroncina: nel panico tornò indietro e si mise subito a scavare con gli zoccoli nelle rocce, Olaf prontamente al fianco, ma le pietre erano troppe. Un urlo squarciò nuovamente il cielo «Frejaaaaaaaaa!» 

    Era davvero buio là sotto, sentiva dolore dappertutto e avrebbe voluto piangere tanto, chiamare la sua mamma, farsi rincuorare dalle sue dolci braccia e quelle forti del papà, faceva anche così freddo là sotto. Il naso cominciò a pizzicarle ma prima che le lacrime potessero cominciare a scorrere senza più freni, una piccola luce azzurrognola le mostrò un tenero coniglietto bianco. Stupita e distratta tirò su il moccio, per poi sgranare definitivamente gli occhi alla vista di una persona, dapprima nascosta dall'oscurità, nella grotta con lei «E tu chi sei?»
L 'uomo risultò stupito quanto lei «Mi puoi vedere?»
«Sì che ti vedo» rispose candidamente la bimba, causandogli una risata liberatoria.
«Sono Jack Frost, lo Spirito dell' Inverno. Di solito adoro i guai, ma devo dire che questa volta l'avete combinata davvero grossa» vedendo l'insorgere di nuove lacrime, si affrettò a continuare «Fortunatamente ero nei paraggi e sono riuscito a crearti una bolla di neve per proteggerti» 
«Una bolla di neve? Come la zia El... Ho capito chi sei!» s’illuminò improvvisamente la piccola «Eri tu a giocare con lei nel suo studio, ho visto la tua mano sulla finestra!»
«Mi avevi visto anche in quella occasione? Fantastico!»
«Cosa c' è di strano?»
«Devi sapere, piccola, che fin'ora solo tua zia è riuscita a vedermi... di solito gli spiriti sono invisibili, no?»
«Solo se non ci credi» gli rispose lei candidamente
«Sembra proprio tu abbia ragione» confermò felice, poi si mise in ascolto «A quanto pare siamo molto sotto, i tuoi amici non riusciranno a liberarci. Come ti senti adesso?»
Freja annuì, il dolore e lo spavento spariti «Bene, ho solo un pò freddo»
Lo Spirito dell'Inverno imprecò fra sé, era davvero poco vestita per poter resistere a lungo alla temperatura interna della sua bolla ma scioglierla avrebbe significato condannarla sotto alle macerie. Non poteva neanche stringerla perchè, con il suo corpo gelido, avrebbe solo peggiorato la situazione: doveva chiamare aiuto e doveva farlo subito. Con un cenno del capo richiamò il coniglio di neve, non ci fu bisogno di parole, quello annuì e scomparve nell'oscurità.
«Non preoccuparti, Bunny andrà a chiamare tua zia e presto potrai scaldarti alla luce del sole» vedendo l’insorgere di uno sbadiglio, si affrettò ad aggiungere «Perché, intanto, io e te non giochiamo a qualcosa?» l’entusiasmo con cui Freja accolse la sua proposta lo rincuorò, non rimaneva che sperare il messaggio raggiungesse al più presto il destinatario.

 

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    Elsa, in preda all’angoscia, ricevette l’ennesima risposta negativa in merito alla presenza di sua nipote: Freja sembrava essersi volatilizzata nel nulla. La contemporanea assenza di Olaf e Sven aveva mitigato la paura ma, visto il lungo tempo passato senza avere loro notizie, la situazione cominciava ad essere preoccupante.
Anna aveva messo a soqquadro ogni angolo del castello, mentre Kristoff si era precipitato al villaggio, avevano chiesto l’aiuto di guardie e servitori ma a niente era servito.
La regina tornò in giardino, avrebbero potuto saltare fuori in qualsiasi momento quegli incoscienti, ma non fu loro che trovò «Ciao Bunny, purtroppo non è un buon momento»
Il piccolo coniglio ignorò il suo tentativo di liquidarlo, anzi, le morse l’abito e tirò «Non posso vedere Jack, stiamo cercando Freja, non si trova da nessuna parte»
Proprio in quel momento arrivò di corsa la principessa «Niente, è come se si fossero volatilizzati» esalò sull’orlo delle lacrime.
La creatura di neve sbattè le zampone a terra, irritata. Anna la notò «Elsa, non mi sembra il momento di perdersi in magie»
«Non l’ho creato io» confessò la regina, strano, non l’aveva mai visto così indisposto… senza contare che Jack non sembrava essere nei paraggi «Tu sai dov’è, non è vero?» capì, trovando risposta affermativa.
La sorella non aveva tempo di meravigliarsi «Portaci da lei!»
Bunny si librò nell’aria facendo del suo meglio per far capire alle due donne che non sarebbe stato un viaggio veloce, incredibilmente loro intuirono al volo «Ai cavalli, presto» incitò la più giovane.
Di corsa, al fianco dell’altra, Elsa si sentì in dovere di chiedere «Vuoi avvisare Kristoff?»
Anna negò con la testa «E’ al villaggio, ci vorrebbe troppo tempo. Prima andiamo, prima torneremo da lui a tranquillizzarlo» lanciò un’occhiata al coniglio davanti a loro che, ancora, non aveva smesso di fare strani balletti «Ma credo che avremo bisogno dell’aiuto  di qualcuno di forte»
La regina tirò la bocca di lato, decisa «A quello lascia che ci pensi io»

 

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    Jack passò rapidamente una mano sul volto della bimba ranicchiata sul terreno, ormai incapace di resistere alla stanchezza dell’ipotermia «Parlami piccola, non ti addormentare» ma in risposta ottenne solo un leggero mugolio. Non aveva mai odiato così tanto, come in quel momento, il fatto di essere lo Spirito dell’Inverno, se solo ci fosse stata Tara lì con lui… ma certo, Tara! Poco importava se ciò significava farle scoprire ogni cosa, lei avrebbe di sicuro potuto scaldarla appena fuori di lì. Si concentrò e le inviò la sua richiesta d’aiuto. Certo, lo Spirito dell’Estate era incline alla rabbia e ligio al dovere ma Jack lo sapeva: non avrebbe permesso, mai e poi mai, che una bambina potesse perdere la vita in quel modo.
Rumori cominciarono ad arrivare dall’esterno e l’estrema pressione che opprimeva la sua cupola si allentò. I suoi occhi scintillarono, li chiuse: la bolla di neve cominciò a tremare e, nello stesso istante in cui li riaprì, scoppiò.

   
    Avvertito il cambiamento nell’ammasso di neve che, evidentemente, proteggeva Freja, Elsa si lanciò sulla sorella, intimando a Olaf, Sven e al gigante Marshmellow di fare altrettanto. Un attimo dopo, quella esplose, spazzando via in un colpo le ultime pietre rimaste. Opera di Jack senza ombra di dubbio.
Rialzato il capo lo trovò accovacciato, senza esserle troppo vicino, al corpicino della nipote sdraiato sul terreno, la sua aria era greve «No!»
Ma il suo sussurro venne completamente sovrastato dall’urlo incontrollato di Anna che si precipitò ad abbracciare la figlia: era gelida.
«Tesoro mio» disse fra i singhiozzi, cercando di darle tutto il calore di cui fosse capace «Elsa, è quasi congelata»
La regina fu subito al suo fianco, si tolse il mantello ma non riuscì neanche a poggiarlo sulla nipote che una folata di torpore invase tutte e tre: un profondo chiarore si fece largo su di loro, quando questo sparì, Freja aveva ripreso calore. Aprì gli occhi «Mamma!» esclamò, prima di scoppiare in un pianto a dirotto, rifugiandosi fra le sue braccia.
Elsa tirò un sospiro di sollievo.
«Mi spiace» esalò contrito lo Spirito dell’Inverno «Non ho potuto tenerla al caldo»
Lei sorrise, la preoccupazione finalmente svanita «Se non fossi intervenuto con la tua magia non avrebbe avuto scampo sotto alle macerie e, immagino, tu abbia chiesto aiuto alla tua amica Estate per questo, giusto?» lo incoraggiò, posando una mano sul suo avambraccio.
«Io vi uccido!» la voce alterata della principessa bloccò ogni possibile risposta dell’altro, infuriata come non mai con il pupazzo di neve e la renna, lanciatisi in un abbraccio di gruppo della bambina finalmente in salvo.
«Non arrabbiarti con loro, mamma» cercò di rabbonirla la piccola «E’ stata una mia idea quella di venire a trovare Granpapà, loro mi hanno solo accompagnato. Sto bene, Jack mi ha salvato»
«Jack?» chiese l’altra non capendo.
«Sì, mamma» le confermò Freja «E’ qui vicino a zia Elsa, sono amici»
Anna sgranò gli occhi, a fianco della sorella non c’era proprio nessuno, cominciò a temere seriamente che la figlia potesse aver preso un preoccupante colpo in testa durante la caduta, tant’è che le palpò la testolina bionda per sicurezza.
«Non mi vede» constatò mesto lo spirito.
La regina aumentò la stretta sul suo braccio, reindirizzando la sua attenzione altrove «Ma loro sì»
Il trio composto da Olaf, Sven e Marshmellow, infatti, lo stava guardando pieno di meraviglia: a chi era fatto di magia e chi di magia ne era attorniato, in aggiunta al tipico sesto senso animale, era bastato distogliere un attimo l’attenzione dalla loro giovane amica per notarlo subito.
La minore delle sorelle, però, era ancora smarrita «Si può sapere perché siete a bocca aperta voi tre?» poi, si girò verso la maggiore, trovandola in una strana posizione «E tu…»
«Uffaaa!» proruppe la bambina, saltando in piedi «Zio Marsh è un gigante di neve, Olaf è un pupazzo di neve parlante» spiegò, schiacciando le gote paffute del suo amico «Zia Elsa fa continuamente magie. Perché non credi allo Spirito dell’Inverno?»
«Lo Spirito dell’Inverno?» ci ragionò su la principessa, sbattendo gli occhi «Colui che porta l’Inverno?» chiese, trovando conferma nello sguardo acceso della figlia. Tornò a guardare il trio di fianco a lei, poi, si voltò nuovamente e, finalmente, lo vide. Lo squadrò da capo a fondo, lì vicino alla sorella, di cui notò lo sguardo e la mano stretta sul suo braccio «Oh, cavolo!»





Come sempre, grazie per essere giunti fino a qui.
Ancora una volta colgo l'occasione di ringraziare chi legge e chi ha la bontà di lasciarmi una sua impressione su questa storia.
evil65, come vedi, ho seguito il tuo consiglio :)
Insomma, la vista di Jack non è più prerogativa solo di Elsa. Ho voluto mantenere il concetto che c'è ne "Le 5 Leggende", ossia,  lo vedi se ci credi :) Spero di non aver deluso con questa scelta un po' banale.
Un'ultima piccola precisazione: quando Freja dice a Jack di averlo già visto, si riferisce alla mia precedente shot "Di somme e palle di neve".
Alla prossima
Cida

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Capitolo 5
*** Estate - Intermezzo ***


Capitolo 5
I've been here before
But always hit the floor
I've spent a lifetime running
And I always get away
But with you I'm feeling something
That makes me want to stay
If I risk it all
Could you break my fall?
How do I live? How do I breathe?
When you're not here I'm suffocating
I want to feel love, run through my blood
Tell me is this where I give it all up?
For you I have to risk it all

Capitolo 5

Estate - Intermezzo

 

    «Freja, oh, Freja!» esclamò Kristoff quasi commosso per il sollievo «Mi hai fatto spaventare così tanto» confessò, stritolandola in un abbraccio.
La bimba sorrise, divertita e infastidita allo stesso tempo dall’avere la faccia del padre attaccata alla propria «Non mi sono fatta niente, l’amico della zia Elsa mi ha salvato dai sassi»
L’altro si staccò dalla figlia sorpreso «L’amico della zia Elsa?»
«Sì…» trillò la piccola contenta «E’ così bello, papà!» il cuore del tagliatore di ghiaccio perse un battito «Si chiama Jack: è un po’ freddo ma ha i capelli di luna, gli occhi ancora più chiari di mamma» continuò sognante, distruggendo pezzo per pezzo il pover’uomo che le stava di fronte.
Kristoff, però, non era tipo da arrendersi così facilmente «Ma non è più bello di me, vero?»
«Cooosa?» sbottò lei, scoppiando in una risata cristallina «Tu sei il mio papà!» affermò decisa, prima di liberarsi dall’abbraccio «Ho fame, ho fame…» canticchiò, poi, incamminandosi nel grosso corridoio, probabilmente diretta alle cucine per rubare un po’ di cioccolata.
Anna, fino a quel momento muta spettatrice della scena, guardando l’espressione affranta del marito si lasciò andare ad una leggera risata.
«Che hai da sghignazzare tu?» la riprese lui, punto sul vivo «Mia figlia preferisce un altro a me e tu ridi?»
La principessa alzò gli occhi al cielo «Non ha detto che lo preferisce a te, ha solo detto che è bello…»
«E’ come se lo avesse fatto» fece presente imbronciato «Lo è?» chiese conferma poi.
La donna ci pensò un po’ su «Beh, direi che è decisamente un bel tipo…»
«Come immaginavo, probabilmente ha un occhio di vetro ed è, magari, anche un po’ zoppo… aspetta, che? Decisamente un bel tipo?» la scimmiottò irritato «Non ci posso credere»
«Oh, non fare l’esagerato adesso…» lo riprese leggermente infastidita «Probabilmente lo vedrai, perché dovrei mentirti? E’ esattamente come ha detto tua figlia, in più è alto e slanciato e… Fammi finire!» lo ammonì, vedendo l’insorgere di una protesta sul suo viso «Ed è perfetto per mia sorella»
«Per tua sorella?» ripeté quello confuso.
«Sì…» confessò Anna con un sorriso «Credo che Elsa abbia finalmente trovato qualcuno con cui valga la pena lasciarsi andare»
Kristoff rimase in silenzio per un attimo, soppesando quelle parole «Ma è davvero più bello di me?»
«E piantala!» gli ordinò avvicinandosi e dandogli una sonora patta sul petto «Questa tua gelosia non ha motivo di esistere»
«Sentiamo, e perché mai?» chiese, stringendola a sé.
«Perché si dia il caso che anche tu sia proprio un bel tipo…» gli confessò lei a fior di labbra «E ancor più importante, sei perfetto per me» lo baciò.

 

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    «Santi numi, Jack» esclamò stupito lo Spirito dell’Autunno, mentre presenziava alla riunione straordinaria voluta da Tara «Hai davvero infranto la regola che ci proibisce di interagire direttamente con gli essere umani?»
«Loro credono in noi, Barry, capisci?» spiegò l’Inverno frustrato dalla loro incomprensione «Mi vedono, così come vedrebbero sicuramente anche voi»
«Ti vedono?» si accese subito la giovane Primavera «E come sono?»
«Non importa come sono» sbottò Tara, bloccando ogni possibile risposta «E’ qualcosa che non si può fare»
«Chi l’ha deciso?» ribattè secco Jack «Abbiamo tutti questa convinzione ma da quant’è che l’Uomo della Luna non ci parla? Quale punizione si è abbattuta su di me per aver infranto le regole?»
L’altra gonfiò il petto «Quella bambina, oggi, ha rischiato di morire congelata»
«Non osare rinfacciarmi questo, sai?» la puntò lui con il suo bastone «Se non fossi intervenuto sarebbe di sicuro morta sotto a quella frana. Se sei tanto ligia al dovere, perché sei venuta in mio aiuto?»
«Non ho infranto nessuna regola, sai bene che posso intervenire sugli effetti dei tuoi poteri»
«Bugiarda, sai anche tu che questa non è la verità… almeno, non tutta»
«Non volevo farla morire, d’accordo?» confessò l’Estate, gonfiando le gote e guardandolo in tono di sfida.
«Bene, nemmeno io» sostenne il suo sguardo l’altro.
«Cielo, non sono in grado di sostenere tutto questo ardore di gioventù» con una sonora risata, Barry cercò di placare gli animi.
Sue annuì, dispiaciuta «Sì, non litigate»
«Temo non ci sia soluzione per questo dilemma» fece presente il buonuomo, lisciandosi i baffi «Certo, il tuo comportamento Jack è stato sconsiderato ma noi non siamo giudici, né giuria» spiegò rivolto alla ragazza fiammeggiante lì di fianco «Solo l’Uomo della Luna potrà decidere le conseguenze del tuo gesto. D’altro canto, mi trovo d’accordo con Tara: le regole ci sono per essere rispettate e così continuerò a fare, cosa che raccomando caldamente anche a voi ma, la scelta, è vostra» concluse, soffermandosi particolarmente su Sue, la più affascinata dalla bravata della sua controparte invernale. 

    «Lo sapevo che saresti tornato da lei, sai?» disse improvvisamente Tara, rimasta sola con Jack.
«A che ti riferisci?» volle sapere l’altro, non capendo.
«Lo sguardo che ti ho visto quella volta, e che ti vedo ancora, non te l’avevo mai visto in tutti questi centinaia d’anni che ci conosciamo»
«Sai cosa sapevo io, invece?» gli fece presente l’Inverno con un sorriso, al suo cenno di diniego con la testa, continuò «Sotto, sotto sei davvero una tenerona» scoppiò in una fragorosa risata, porgendosi verso di lei.
«Non osare abbracciarmi» si ritrasse quella, ma sul suo viso vi era dipinta un’espressione divertita. Tuttavia, tornò seria di colpo, rabbuiata da un triste pensiero «Dovresti seriamente smettere di frequentare lei e la sua famiglia, però, prima che sia troppo tardi» l’espressione di lui cambiò nuovamente, ma prima che potesse diventare apertamente ostile lei continuò «Fammi finire per favore: loro sono umani, tu sei uno spirito. Loro hanno una vita che proseguirà, tu no. Li amerai e sarai, inevitabilmente, costretto a perderli uno dopo l’altro. Non capisci? Questa sarà la tua punizione.»
Jack rimase immobile, trafitto dalla realtà di quelle parole, ammutolito, completamente incapace di spiegare a Tara che non c’era nessun “prima che”, ormai era decisamente troppo tardi.

 

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    Mentre camminava sul lungo tappeto rosso, che lo avrebbe portato al cospetto della famiglia reale, re Friederik dovette ammettere con se stesso che il palazzo di Arendelle era veramente sontuoso così addobbato con tutti gli onori in favore della sua presenza. Un pensiero simile lo formulò anche per la regina: certo l’aveva già vista al momento del suo arrivo, come da etichetta, e aveva notato subito che le dicerie sulla sua avvenenza non erano solo chiacchiere ma quella sera per il gran gala, beh, era veramente un piacere per gli occhi. Peccato che da lì a poco, tutta quella bellezza sarebbe andata sprecata.
Arrivato ormai alle scale ai loro piedi, mise su il suo miglior sorriso «Vostra altezza, è per me - e la mia corte – un onore essere vostri graditi ospiti» la ossequiò ma senza inchinarsi, era pur sempre un sovrano lui stesso.
«L’onore è nostro» gli rispose Elsa, come l’uso richiedeva «Spero abbiate avuto modo di riposare e che nulla vi sia mancato»
«La vostra organizzazione è stata impeccabile, non temete, siamo tutti molto contenti delle cure a cui ci avete affidati. Se mi permettete…» continuò, chiedendo l’implicito consenso a salire quei pochi gradini che li separavano «Vorrei farvi un gradito omaggio, per ringraziarvi della vostra ospitalità»
La regina acconsentì, avvertendo immediatamente un’istintiva rigidità nel cognato che si rilassò solo quando il re delle Isole del Sud non le mostrò un cofanetto, il cui interno custodiva un meraviglioso specchio a mano in argento «Un piccolo pensiero per la più bella delle regine» le spiegò «Credo che la mia cara moglie mi perdonerà questo complimento» continuò con una sonora risata. Poi si chinò leggermente verso l’unica bimba presente, dritta davanti ai proprio genitori «E una versione più piccola per questa principessina»
Freja fece per strillare dalla contentezza ma la mano della madre bloccò la sua irruenza. Fu con un profondo inchino che, quindi, disse «La ringrazio infinitamente, mio Signore»
Il gesto causò nel sovrano l’insorgere di una nuova risata «Come siamo educate» esclamò bonario «Ma non preoccupatevi di tutta questa etichetta, è una bambina, è giusto che si goda i suoi momenti di felicità. Siamo o non siamo qui a festeggiare la pace e l’amicizia fra i nostri regni?»
Elsa sorrise, più rilassata «Certamente, grazie per questi preziosi doni. Che ne dite di proseguire con una buona cena?»
«Dico che è un’ottima idea, mia regina» si trovò d’accordo l’uomo «La fame inizia a farsi sentire, permettetemi di accompagnarvi» le disse, offrendole il braccio.
Offerta che la sovrana di Arendelle non poté rifiutare e, così, accanto a lui si avviò verso l’immensa sala da pranzo, subito seguita dalla sua famiglia e tutto il resto dei cortigiani.

 

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    La serata era stata davvero gradevole, il sovrano delle Isole del Sud non avrebbe mai immaginato che mettere in atto una vendetta di quel calibro avesse potuto essere così estasiante. Nonostante avesse dovuto essere affabile con quelle streghe e il loro campagnolo – una principessa e un tagliatore di ghiaccio, dove si era mai visto? - lo aveva divertito elargire quei sorrisi, quei complimenti, tutti atti a gonfiare quella che sarebbe stata la sua soddisfazione non appena la prima tessera del domino sarebbe stata fatta cadere… perché sì, eccome se sarebbe caduta. L’assoluta certezza, poi, che in alcun modo avrebbero potuto risalire a lui o, almeno, con nessuna prova in merito, lo fecero scivolare nel mondo dei sogni tronfio ed appagato.

 

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    Elsa controllò la sua immagine riflessa nello specchio appena ricevuto in dono, più per la curiosità di maneggiare il nuovo oggetto che non per la necessità di vedere come le stavano i capelli sciolti prima di andare a dormire. Come il suo ospite, si ritrovò a pensare che tutto era andato a meraviglia ma, ignara delle sue subdole trame, si chiese se non fosse stata troppo dura a mantenere del riserbo sulle sue intenzioni.
Sbuffò, quello non era il momento di pensarci, già in camicia da notte, era il momento di andare a riposare.
Nel mentre stava dirigendosi verso il grande baldacchino, però, sentì un lieve ticchettio sulla finestra: nonostante la voglia immediata di andare ad aprire, un leggero rossore sulle gote le ricordò di coprirsi con una veste da camera, prima di far entrare il suo visitatore.
«Non pensi che venirmi a trovare in camera da letto, nel pieno della notte, sia un po’ troppo ardito anche per te?» lo rimproverò bonariamente ma, nonostante quelle parole, gli aprì la finestra facendosi da parte per lasciargli spazio.
Quello, però, mosse appena un passo oltre il cornicione e non si azzardò ad avvicinarsi di più «Mi spiace, non volevo essere inopportuno, ma dovevo parlare con te»
La regina, momentaneamente di spalle, non notò la sua aria grave «Anche io, non sai davvero quanto sia stata felice che tu sia riuscito a salvare mia nipote, quest’oggi. Eravamo disperate ormai: abbiamo seriamente rischiato di perderla ma, fortunatamente, sei intervenuto tu. A proposito, scusa per Anna… appena è riuscita a vederti, ti ha letteralmente sommerso di domande» si ritrovò a sciorinare senza sosta, segno che l’adrenalina della giornata era ancora lontana dall’essere scesa e che, nonostante tutto, fosse molto più simile alla sorella di quanto volesse far credere.
«Io…» balbettò lo spirito «Non è stato un problema» disse, riferito all’assalto della principessa.
Solo allora Elsa si voltò, il dubbio che si faceva largo dentro di lei, decisamente qualcosa non andava «Che hai?»
«Noi non possiamo più vederci» esalò lui, tutto d’un fiato.
Se le avesse sparato contro una raffica di vento gelido, probabilmente, non l’avrebbe congelata così tanto «Cosa hai detto?»
«Hai sentito…» le rispose duro l’altro, cercando di sostenere il suo sguardo.
«Non capisco» affermò lei confusa «Se è per quello che è successo a Freja, pensavo di averti già det…»
«Non è per quello» tagliò corto lo spirito.
«Quindi pensi di dirmi addio così, senza degnarmi neanche di una spiegazione?»
«Ci sono delle leggi che vietano agli spiriti di avere contatti con gli umani, leggi che non ho rispettato e devo porvi rimedio»
«Per favore, non farlo…» pronunciò Elsa in un soffio «Resta con me, non andare via»
Jack, già in procinto di lasciare la stanza attraverso la finestra, si bloccò «Non posso farlo…» le rispose freddo, stringendo i denti.
«Io…» boccheggiò lei, nuovamente investita da quelle parole «Pensavo che…» ma non terminò la frase, si portò istintivamente una mano al petto improvvisamente pesante «Lascia stare» continuò dura, rialzando lo sguardo «Probabilmente mi sono sbagliata»
Sentendo il dolore nella sua voce, nonostante cercasse di nasconderlo, lo Spirito dell’Inverno aumentò con decisione la presa sul suo bastone, così tanto che avrebbe potuto spezzarsi «Non ti sei sbagliata, Elsa» si voltò e la sua determinazione crollò «Tu mi piaci, mi piaci molto… in centinai di anni tu sei stata l’unica persona che mi abbia fatto venire la voglia di infrangere le regole e rischiare tutto. Tu non sai quante volte sia già stato qui prima, ma non ho mai avuto il coraggio di fermarmi: se non fossi riuscita a vedermi? Era così facile scappare... Poi, osservandoti alla festa in onore del mio arrivo, ho capito che non ero attratto da te solo perché fossi così simile a me, io volevo renderti felice. Per cui ho scommesso e, incredibilmente, tu… tu mi hai visto!»
La regina, con il cuore sollevato da quella confessione, si ritrovò però confusa dalle sue ultime parole «Io ti ho visto? Noi non ci siamo conosciuti al Solstizio, ma il giorno dopo nei giardini del castello, per il mio compleanno»
Lui scosse la testa «Non è così, ci siamo visti per la prima volta quella notte solo che non lo ricordi perché mi sono comportato da vigliacco e te l’ho fatto dimenticare» le si avvicinò, le prese una mano, rivolgendone il palmo verso l’alto, e vi posò sopra una piccola scatola dorata «E’ tutto qui dentro, aprila»
Elsa, seppur non del tutto convinta, decise di fidarsi e fece ciò che le era appena stato detto: una leggera polvere luminosa si alzò verso il suo viso, rimase incantata come per un attimo poi, d’improvviso, ritirò la mano facendo cadere ciò che sorreggeva. Tutto, aveva rivissuto tutto di quella sera: la stanchezza, l’invidia poi il timore misto a curiosità per quel nuovo strano visitatore e il ballo, oh, il ballo! Ne ricordava ogni passo, l’intimità che si era creata, la sensualità nascosta in ogni gesto, poi la sua mano sulla coscia e le sue labbra così vicine che le avevano fatto desiderare di essere baciate. Arrossì senza volerlo, portandosi istintivamente una mano alla bocca, a coprirla come se avesse voluto qualcosa di sbagliato, eppure non era così che doveva andare, non c’era nulla di male in quello che avevano vissuto ma lui… lui aveva deciso di cancellarlo, perché? «Perché?» riuscì a tramutare i suoi dubbi in parola «Perché lo hai fatto? E se avevi paura, perché hai deciso di tornare?» chiese ancora, sentendo il malessere crescere nuovamente.
«Perché tu mi fai venire voglia di restare» le rispose, affrontando il suo sguardo.
«Io non capisco…» disse l’altra scotendo il capo, mentre un fastidioso bruciore la costrinse a socchiudere gli occhi «Mi è parso che te ne volessi andare»
Lui si portò la mano libera ai capelli, frustrato «Io non sono un uomo!» quasi ringhiò, facendola sobbalzare «Sono un maledetto spirito!» continuò, lanciando il suo bastone in fondo alla stanza. «Come vivo? Io non mangio, non dormo. Come respiro? Che io cammini, che io corra, che io voli: non sono mai stanco» le si avvicinò ancora, prendendole nuovamente la mano «Io sono ghiaccio»
Dinnanzi al suo dolore, così simile al proprio, la regina trovò la forza di abbozzare un leggero sorriso «Lo sai che il freddo non mi ha mai infastidito…» cercò di rassicurarlo, regalandogli una carezza sul viso gelido, diminuendo ulteriormente la distanza fra loro.
Jack scosse il capo «Non è questo il punto!» continuò irritato ma non l’allontanò «Io voglio viverti!» confessò il suo più grande desiderio, ogni barriera dissolta «Voglio pranzare con te, prendere il tè, desidero che tutti mi possano vedere quando ti faccio ridere o arrabbiare, voglio poter passare con te ogni momento della giornata, voglio ritrovarmi con te senza fiato dopo aver corso come bambini per nessun motivo» puntò gli occhi nei suoi, senza timore «Darei qualsiasi cosa per addormentarmi esausto sul tuo seno dopo aver fatto l’amore. Desidero che nel mio sangue scorra tutto questo, così che il mio corpo possa farti capire cosa significhi per me averti vicino, cosa succede ogni volta che mi guardi, che mi tocchi. Non voglio più essere un mero pezzo di ghiaccio che non sente nulla. Voglio invecchiare con te…» riabbassò il capo «ma tutto questo non succederà e, in un modo o nell’altro, io ti perderò»
Incapace di proferire parole dopo quello sfogo così sincero, Elsa si gettò con così tanta foga fra le sue braccia che caddero entrambi sul pavimento «Non è vero che non senti nulla» riuscì a parlare poi, mentre le lacrime non trovavano più freni «Dillo» gli ordinò, guardandolo negli occhi.
«Io mi sono innamorato di te»
L’altra sorrise, asciugandosi le gote bagnate con le dita di una mano «Sei davvero uno stupido Jack Frost» gli disse, sorprendendolo «E la sono anche io» e, senza aspettare una sua reazione, si protese ancor più verso di lui e lo baciò.
Lo spirito si ritrovò a ricambiare quel bacio come se la sua intera esistenza fosse servita solo per arrivare a quel momento. Relegò ogni dubbio, ogni timore, ogni protesta in un recondito cassetto della sua mente, riscoprendosi più umano di quanto si fosse mai reso conto. Totalmente incapace di pensare a nient’altro che non fosse la donna abbracciata a lui, desiderosa del suo tocco, della sua presenza, del suo amore e l’amò, eccome se lo fece, tutto il resto poteva andarsene al diavolo.



Ed eccoci alla fine del quinto capitolo, possiamo dire di essere arrivati al giro di boa.
Alcune precisazioni, questa volta, sono necessarie:
I versi che introducono il capitolo sono parte della canzone "Writing's On The Wall" di Sam Smith, colonna sonora di Spectre della saga di James Bond. Ascoltandola tempo fa in macchina mi è sembrata assolutamente perfetta per descrivere Jack e i suoi sentimenti per Elsa e parte dello sfogo del nostro Spirito dell'Inverno preferito è liberamente ispirato a questo testo.
Ci sono, in realtà, altre quattro parole in questa canzone che mi hanno ispirato un'altra cosa ma, al momento, non posso ancora dirle.
Quando Elsa dice a Jack che il freddo non l'ha mai infastidita è chiaramente un omaggio a "The cold never bothered me anyway" da "Let it go", in inglese è decisamente più figo ma, ovviamente, non avrebbe avuto senso nel contesto.

La scatola che Jack dà ad Elsa, per ridarle la memoria che le aveva rubato, è un richiamo alla scatola dei dentini de "Le 5 Leggende", grazie alla quale Jack ritrova la memoria della sua vita mortale. Tranquilli, Jack non le ha cavato via nessun dente, ho solo ripreso l'idea ma non il suo funzionamento ;)
Il ballo di cui si parla qui è descritto nella mia precedente shot "Ballo d'Inverno" che, cronologicamente, si pone fra i primi due capitoli di questa storia. Potete passare di lì, se volete ;)
Ci sono voluti solo quattro anni per ritrovare l'ispirazione, meglio tardi che mai ^^
Come sempre sarei davvero felice se voleste lasciarmi un pensiero su questo capitolo.
Grazie a chi già lo fa :)

Alla prossima
Cida

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Capitolo 6
*** Estate - Finale ? ***


Capitolo 6

Capitolo 6

Estate – Finale ?

 

    «Tu, comunque, non me la racconti giusta» fece presente Anna prima di addentare un biscotto al cioccolato, scrutando con attenzione la sorella sorseggiare il suo tè «Hai decisamente qualcosa di diverso oggi»
«Tu farnetichi» le disse Elsa, prima di tornare alla sua tazza.
«Oh, cavolo!» sbottò la principessa, scattando in piedi di colpo «Hai fatto l’amore con lui!»
La regina sputò senza ritegno ogni singola goccia di liquido ambrato che le stava scendendo giù per la gola «Anna, ma che cavolo dici?» la riprese fra un colpo di tosse e l’altro, assumendo una curiosa colorazione da pomodoro maturo.
«Lo sapevo, lo sapevo!» continuò quella imperterrita, facendo rapidamente il giro del tavolo le prese entrambe le mani e la costrinse ad alzarsi in piedi «Sono così felice» continuò, saltellandole attorno ed obbligandola ad uno strano girotondo. Senza darle il tempo di reagire la fece sedere di nuovo sulla sedia e, circondandole il collo con le braccia, le si sistemò sulle ginocchia senza troppi complimenti. Troppo imbarazzata per attuare ogni tipo di resistenza, l’altra la lasciò fare.
«Non ci posso credere, finalmente hai deciso di aprire il tuo cuore» esclamò fuori di sé dalla felicità «E anche qualcos’altro» aggiunse seria, dopo una breve riflessione.
«Anna!» pigolò Elsa esasperata, impossibilitata a scavarsi una fossa con le proprie mani, decise di sotterrare il viso nella spalla della sorella.
«Cosa c’è?» sospirò lei, gli occhi al cielo «Oddio!» realizzò «L’ho detto ad alta voce, vero? Non l’ho solo pensato» la sentì annuire con il capo «Questo è troppo imbarazzante» constatò mentre anche le sue gote diventavano più rosse dei suoi stessi capelli «Come al solito, io sono imbarazzante»
«Decisamente» si trovò d’accordo la più grande, prendendo un grosso respiro per recuperare un po’ di contegno.
La principessa si sventolò una mano sul viso, cercando di riprendere un colorito più consono «Quello che volevo dire è che ti trovo raggiante… non solo perché tu abbia, insomma, hai capito ma perché finalmente ti senti libera di lasciarti andare con qualcuno» le sorrise incoraggiante.
L’altra scosse il capo, quasi rassegnata al filo diretto che la sorella aveva fra il cervello e la bocca «Mi fa sentire bene» confessò a bassa voce.
«Modestamente, ho capito che era fatto per te non appena l’ho visto al tuo fianco» si vantò la più piccola «E non perché condivide i tuoi stessi poteri, bada bene» l’ammonì, posandole un indice sul naso «Ma perché accanto a lui sei più rilassata, più felice: ti fa divertire» illuminata schizzò in piedi «Questo significa che presto ci sarà un nuovo matrimonio, sarà una festa coi fiocchi, già me l’immagino: ovviamente a tema invernale, statue di ghiaccio, gelato… una montagna di gelato…»
«Matrimonio?» esclamò la regina, sgranando gli occhi «Non ci sarà nessun matrimonio»
L’entusiasmo di Anna scemò «Ancora con questa storia? Tu non l’hai appena conosciuto…»
«Non sto dicendo questo»
«E allora cosa?» la incalzò, quindi, esasperata e alzandosi in piedi «Non è che non sia stato all’alt…»
Elsa alzò una mano, irritata «Non. Dire. Altro.» la sua espressione dura, però, si trasformò subito in un dolce sorriso «E’ stato bellissimo»
Intenerita dalla sua reazione, anche l’altra si calmò «Puoi spiegarmi, per favore…»
«Non è così semplice…» le fece presente mentre i dubbi di Jack cominciarono ad attanagliarle il cuore e la mente «Lui è uno spirito, non è un uomo. Come potrei sposarlo? I sudditi neanche sarebbero in grado di vederlo»
«Queste sono sciocchezze» s’impuntò la più giovane «La nostra gente ha accettato la tua magia, così come siamo riuscite a vederlo noi potranno vederlo anche loro»
«Sei una sognatrice » la riprese l’altra, alzandosi a sua volta «Se anche i nostri sudditi potessero vederlo che ne sarà degli altri paesi? Io sono la regina di Arendelle: chiunque mi sposerà ne diventerà il re, pensi davvero che accetterebbero di coabitare con una sovrana di ghiaccio e il suo consorte invisibile?»
«Io sarò anche una sognatrice ma non posso credere che tu abbia deciso di nasconderti dietro ai tuoi doveri di regina, se davvero vuoi avere una vita assieme a lui devi lottare»
«E’ una battaglia persa in partenza»
«Ma perché?!» quasi ringhiò la minore, aggrappandosi alla punta delle sue trecce.
«Non sarebbe vita, Anna» le confesso l’altra con dolore «Per quanto amore potrà esserci fra noi, non potremo mai avere una famiglia come tu e Kristoff. Potremo solo vivere di momenti ma anno dopo anno invecchierò, lui invece non cambierà e si stancherà di me» concluse, abbassando il capo.
«Oh, Elsa» si sciolse la principessa e senza aggiungere altro l’abbracciò con calore.
Avvertendo il conforto della sorella, la regina non riuscì più a tenere a bada le sue emozioni e alcune lacrime trovarono una via di fuga dalla prigione delle sue ciglia.
Anna avvertì immediatamente il cambio di temperatura nella stanza, con un braccio saldamente avvolto alla schiena dell’altra e una mano ad accarezzarle la testa, alzò leggermente il capo ed incontrò una miriade di piccoli fiocchi che cadevano dal soffitto. «Sai…» disse dopo averla fatta sfogare alcuni minuti «Non penso che Jack sia il tipo che potrebbe stancarsi di te, credo piuttosto che sarebbe disposto a lasciarti andare pur di darti la possibilità di avere una famiglia tua»
«Io non voglio che mi lasci andare»
La più giovane sorrise e, poggiandole delicatamente una mano sotto al mento, la costrinse a rialzare lo sguardo «Allora lotta, vedrai che troveremo una soluzione: l’amore trova sempre la via. Certo che, per iniziare, avresti potuto scegliere una situazione un po’ meno complicata» disse, poi, cercando di smorzare la tensione.
«Parli tu?» replicò Elsa sgranando gli occhi, fra l’indignato e il divertito «Vorrei ricordarti che il tuo primo, grande e unico amore ti ha quasi ucciso»
«A dir la verità, tu mi hai quasi ucciso» fece presente Anna, assottigliando lo sguardo «Lui ha quasi ucciso te»
Nonostante l’accusa, la regina non perse il suo ritrovato buonumore «Sai, l’altra sera ho finito davvero tardi di controllare alcuni documenti del regno» cambiò discorso con aria maliziosa.
«L’altra sera, quando?» chiese quella non capendo.
«Due sere fa, per l’esattezza» continuò a spiegare la più grande «Quando Freja era a dormire dalle sue amichette»
Anna, capito dove la sorella volesse andare a parare, cominciò ad avvertire brividi freddi lungo la schiena «E?»
«E sai com’è, per raggiungere la mia camera da letto devo, per forza di cose, passare davanti alla vostra»
«Cos’hai sentito?» le chiese avvampando.
«Ho sentito… tutto» le confessò e, vedendola letteralmente andare a fuoco per l'imbarazzo, non poté fare a meno di sorridere per la soddisfazione.


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    «Specchio, servo delle mie brame…» cercò d’intonare con voce profonda la piccola Freja, rimirandosi nel presente ricevuto dal sovrano delle Isole del Sud «Naaaaa…» sbottò poi, facendo un grosso cerchio con le braccia in mezzo ad uno degli immensi corridoi del castello «Non voglio fare la regina»
«Te l’avevo detto che non ti sarebbe piaciuto» confermò Olaf, conciato come una delle principesse delle fiabe preferite dalla sua amichetta.
L’altra mise su il broncio «Ma io volevo essere regina come la zia Elsa»
«Ma tua zia Elsa non è una regina cattiva»
«Il tuo amico ha ragione» s’intromise sorprendendoli re Friederik in persona, trovatosi a passare proprio in quel momento «Vedrai che, se continuerai a fare la brava bambina, diventerai una bella principessa come la tua mamma e chissà che tu non possa diventare anche una splendida regina come tua zia» continuò, facendosi una bella risata «Vedrai che quando sarai grande, potrai anche tu essere omaggiata con preziosi doni provenienti da tutto il mondo»
«Ma mi ha già fatto un dono, signore» gli fece presente la bimba, senza troppi complimenti vista l’assenza dei genitori, mostrandogli con entrambe le mani lo specchio ricevuto.
«Certo» sorrise lui bonario «Ma quello di tua zia è più grande e più bello, no?» concluse prima di congedarsi.
Aveva fatto appena pochi passi quando sentì dire dalla bambina alle sue spalle «Olaf, ho un’idea!» ed un nuovo sorriso si dipinse sulle sue labbra ma, questa volta, non aveva niente di buono.


    «Freja, non penso sia giusto quello che stiamo facendo» cercò di fermarla il pupazzo di neve al suo seguito «Sai che non possiamo entrare nelle stanze di tua zia senza il permesso»
«Voglio solo vedere una cosa, non succederà niente» cercò di tranquillizzarlo lei, trotterellando felice verso il grosso comò della stanza.
«L’ultima volta che hai detto così, non è finita bene» le ricordò, riferendosi al giorno precedente.
«E’ finita benissimo!» replicò l’altra, testarda «Abbiamo anche un nuovo amico. Aiutami, tienimi la sedia»
Olaf non potè fare a meno di obbedire, così, il piccolo tornado con le treccine bionde si arrampicò ed, allungandosi il più possibile, riuscì ad afferrare lo specchio proveniente dalle Isole del Sud.
Nel momento di massimo slancio, però, la maniglia della porta si aprì nuovamente, lasciando entrare le due sorelle ancora divertite dai reciproci punzecchiamenti della colazione.
«Freja!» sbottò la madre, vedendo la figlia in procinto di combinare un altro dei suoi guai.
L’essere stati scoperti fu il colpo finale per il loro precario equilibro. Ancor prima di riuscire a pronunciare qualsiasi parola la piccola cadde, rovinando addosso al suo amico di neve e trascinandosi dietro lo specchio che finì inesorabilmente in una miriade di piccoli pezzi.
La regina represse a stento un grido, portandosi istintivamente le mani a coprire il volto.
«Quante volte devo dirti che non puoi entrare in stanze non tue senza il permesso? Hai anche rotto lo specchio di tua zia, chiedi scusa» le intimò sua madre arrabbiata.
«Scusa zia» esalò la piccola con voce colpevole.
Ma quella non rispose, le dita a coprire l’occhio sinistro, l’altro chiuso.
Anna si voltò verso di lei «Che hai Elsa? Mi spiace che si sia rotto ma non crederai davvero che porti sfortuna, no? Basterà non farlo sapere a re Friederik e tutto sarà a posto»
«Non m’importa nulla dello specchio!» esclamò l’altra quasi rabbiosa, sorprendendo tutti nella stanza, compresa se stessa «Scusa» cercò di riprendersi «Ma… l’occhio… mi fa male»
La principessa le fu subito vicino «Fa vedere» le disse, scostandole la mano: un leggero bagliore dorato saettò nell’iride azzurra della sorella «C’è stato come un lampo» le spiegò «Ora è tornato normale»
«Non sento più dolore» confermò la bionda, che cosa poteva essere stato?
«Sistemeremo tutto, Elsa, non temere» cercò di tranquillizzarla il pupazzo di neve.
«Credo che voi ne abbiate combinate anche troppe per questi giorni» lo riprese, invece, lei dura.
«Elsa?!» la richiamò ancora Anna, sorpresa dalla sua aggressività, notando come il suo occhio scintillasse nuovamente.
«Io… io credo di non sentirmi molto bene» cercò di tranquillizzarla l’altra «Troppe emozioni tutte assieme, credo di dover riposare ancora un po’. Penso sia meglio che ve ne andiate»
Ancor prima che riuscissero ad effettuare una qualsiasi protesta, sospinse tutti e tre fuori dalla sua stanza e richiuse immediatamente la porta alle loro spalle. Ogni tentativo di farsi riaprire risultò vano.

 

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    Per la prima volta, da che era rinato come spirito, Jack Frost ignorò completamente il suo compito di portare avanti l’Inverno dall’altra parte del globo, diamine, non sarebbe di certo cambiato nulla per un giorno soltanto, no?
Vedere Elsa svegliarsi fra le sue braccia lo aveva fatto sentire felice, appagato: possibile che avesse bisogno di un sentimento così umano, come l’amore, per sentirsi finalmente completo?
Era uno spirito, giusto? Lo sapeva bene e, anche se avesse rischiato di scordarselo, c’erano Barry e Tara a ricordarglielo. Allora, perché?
Tornò con la mente, ancora, alla loro mattina fatta di chiacchiere, carezze, risate e baci… tanti baci. Infine era arrivato il momento per la regina di alzarsi, dicendogli che quel giorno aveva in previsione di far colazione con la sorella ma si era preparata, poi, con tutta calma, confessandogli che Anna era sempre perennemente in ritardo.
Una volta rimasto solo, dopo averla salutata, se n’era andato a sua volta convinto di riprendere il suo compito ma, in realtà, aveva solo vagato per Arendelle con un’espressione ebete sulla faccia dovuta a tutto quello che era accaduto.
Non avrebbe saputo dire, di preciso, da quanto tempo fosse stato in giro a bighellonare. Seduto, apparentemente assopito, su un ramo di un albero da frutto, venne preso da una fitta improvvisa alla testa, così forte che rischiò di farlo cadere: era dolore fisico quello che stava provando?
Un’altra scarica lancinante all’occhio sinistro quasi gli strappò un grido, costringendolo a premere una mano su di esso nel vano tentativo di farlo smettere di pulsare. Se solo avesse avuto modo di vedere il riflesso del suo sguardo, vi avrebbe trovato un sinistro lampo dorato.

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    «Anna» chiamò la propria moglie Kristoff, andandole incontro.
La principessa congedò con garbo il valletto con cui era impegnata fino ad un attimo prima e si voltò con un sorriso verso il marito «Dimmi»
«Si può sapere che ha tua sorella oggi?» volle sapere, un filo di tensione nella voce.
L’altra, già preoccupata dalla strana reazione di poco prima, alzò immediatamente il livello di allarme «Non lo so… Era così felice, poi è successa quella cosa dello specchio e ha improvvisamente cambiato umore»
«Quale cosa dello specchio?» chiese lui non capendo.
«Tua figlia» gli spiegò, marcando bene la prima parola «Ha deciso, improvvisamente, di voler diventare sua zia, così si è intrufolata nelle sue stanze e ha distrutto lo specchio che le aveva regalato re Friederik»
«Dovrebbe solo che esserne contenta» borbottò il tagliatore di ghiaccio «Meglio non tenere niente che arrivi da quei posti»
La rossa sorrise per il rapporto di assoluto amore che il suo consorte aveva con tutto ciò che era inerente alle Isole del Sud «Ciò non toglie che nostra figlia abbia un po’ troppo argento vivo addosso»
Kristoff trattenne a stento una risata «Chissà da chi avrà preso»
«Comunque sia…» continuò l’altra, ignorando volutamente la frecciata «Quando lo specchio si è rotto ha avuto una strana reazione, come se qualcosa le fosse andato nell’occhio e le avesse fatto male, le ho anche visto scintillare un lampo dorato un paio di volte ma non c’è stato verso di approfondire la cosa: ci ha cacciato, con garbo ma pur sempre cacciato. Lo sai com’è fatta no? Quando vuole tagliarti fuori, lo sa fare benissimo» concluse, gonfiando le guance irritata.
«Beh, qualcosa che non va c’è di sicuro» confermò il marito «Sta letteralmente aggredendo chiunque provi a mettersi in contatto con lei, penso che solo la porta chiusa le impedisca di congelare qualcuno. Le persone cominciano ad essere preoccupate»
Lei lo prese per mano e cominciò a correre «Andiamo, presto»

    «Elsa» chiamò allarmata la principessa appena arrivata davanti alla pesante porta della camera della sorella, era gelida.
«Va' via Anna!» le urlò la regina, come già aveva fatto così tante volte in passato.
L’altra sbuffò «Se pensi che lo farò, ti sbagli di grosso. Kristoff…» si rivolse al marito, poi «Buttiamo giù quest’affare!»
Lui non se lo fece ripetere due volte e, alla terza spallata, il legno cedette: quello che trovarono all’interno li lasciò senza fiato, era un incubo di ghiaccio.
«Ti ho detto di andare via» intimò nuovamente la maggiore, lanciandole contro una scarica di stalattiti mentre l’occhio sinistro scintillava dorato nell’oscurità.
Il biondo riuscì a spostarla per un soffio «Elsa! Che cavolo ti prende?»
«Non lo so…» sussurrò quella, l’iride nuovamente cerulea «Sento rabbia… una grossa rabbia crescente» ancora quel lampo d’oro e, di nuovo, il ghiaccio esplose attorno a lei.
La coppia riuscì a salvarsi, miracolosamente, in un nascondiglio di fortuna.
«Non riesco a controllarla…» mugulò con dolore, lo sguardo ancora una volta normale «Aiutatemi vi prego…» l’implorò.
«Kristoff, distraila!» s’illuminò Anna, allontandandosi subito dopo dal marito.
Il tagliatore di ghiaccio fece del suo meglio per tenere impegnata la regina furente, ma i suoi poteri erano attanaglianti, qualsiasi cosa avesse in mente la moglie, sperò che la facesse in fretta.
Elsa caricò l’ennesimo, poderoso colpo di ghiaccio ma prima che potesse lanciarlo un vaso semicongelato si schiantò sulla sua testa, facendola cadere a terra priva di sensi, il suo attacco cessò.
«Anna?!» esclamò Kristoff esterrefatto «Cos’hai fat…»
Prima che lui potesse continuare, lei fu accanto alla sorella «Fa che respiri, fa che respiri…» sentire il battito del suo cuore regolare le fece tirare un enorme sospiro di sollievo «Andiamo da Granpapà, presto»


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    «Jack, che cosa ci fai qui?» volle sapere Sue, trovando l’amico nel loro rifugio «C’è l’Inverno da mandare avanti nell’Emisfero Australe»
«Sono stanco…» sibilò lui, accovacciato mollemente sul terreno sotto ad un albero.
«Stanco?» ripeté quella non capendo, la stanchezza era un concetto che poco si sposava con il loro essere spiriti.
«Non fisicamente…» chiarì lui, senza alzare lo sguardo «Sono stanco di tutto questo: di quello che siamo, delle nostre regole, delle nostre non vite!» le urlò contro.
La giovane si strinse nelle spalle contrita ma una manona bonaria si appoggiò sulla sua testa, rassicurante «Che succede?» volle sapere lo Spirito dell’Autunno, attirato da tutto quel baccano «Tu non dovresti essere qui» fece presente, pacato ma risoluto, al signore dell’Inverno lì davanti.
«Lo so benissimo che non dovrei essere qui» lo sfidò quello, rialzandosi «Il fatto è che sono davvero stufo di sentirmi dire quello che devo fare, sia da voi sia da quella stupida palla muta lassù» ringhiò, puntando la Luna con il suo bastone, l’occhio sinistro pieno di scintille d’oro.
Alla vista di quel lampo, Barry tremò «Cos’hai fatto all’occhio?»
Frost riprese un’espressione più tranquilla «Non lo so… a volte mi fa male»
«Male?» volle avere conferma, sempre più preoccupato, come poteva provare dolore fisico?
«Esatto, sei sordo per caso?» rispose l’altro, tornando aggressivo, mentre nuovi bagliori accendevano il suo sguardo.
L’uomo più anziano si parò davanti allo Spirito della Primavera, dandole un leggero avvertimento con la mano affinché si allontanasse e pian piano si avvicinò al suo compare «Forse è meglio discuterne con calma, magari rilassandoci da qualche parte, che ne pensi?» cercò di rabbonirlo, movimenti lenti per non istigare quel furore che lo invadeva ad ondate sempre più frequenti.
«Penso che qualsiasi cosa tu abbia in mente, non funzionerà» ghignò l’altro, quasi maligno. Abbassò con così tanta rapidità il bastone verso di lui che lo Spirito dell’Autunno riuscì, giusto per un soffio, a crearsi un barriera per proteggersi dal colpo che lo investì, scaraventandolo a qualche metro di distanza. Quando rialzò lo sguardo di Jack non c’era più traccia «Tutto a posto?» chiese preoccupato alla ragazzina dietro di lui.
«Sì…» balbettò Sue, sull’orlo delle lacrime «Che cosa gli sta succedendo?»
«Non posso esserne certo, quel che è sicuro è che abbiamo assoluto bisogno anche di Tara»
Da che il mondo ricordasse, infatti, nessuna Stagione aveva mai e poi mai osato usare i suoi poteri per colpirne un'altra.




Dunque, ho un po' di timore ad arrivare a queste note: in parecchi vi stavate chiedendo il ruolo che avrebbe potuto avere Jack in questo terribile piano delle Isole del Sud... cominciate a capire? Non prendetevela con me, è tutta colpa di Hans e della sua malvagità non di certo della mia XD
Le quattro parole anticipate nel capitolo scorso - che mi hanno ricordato questo adorabile specchio (anche se, ormai, immagino abbiate capito di cosa si tratti mi lascio commenti e rimandi per la prossima volta, dove verrà ufficialmente contestualizzato) - sono: Million shards of glass, come potevano non ispirarmi? Anche se qui, in effetti, sono solo due ;)
Per quanto riguarda la parte iniziale e le confidenze fra sorelle... sono, come dire, un po' out of Disney policy ma mi parevano più che mai adatte. E poi, diciamocelo, mettere Elsa in imbarazzo è troppo divertente.
Vorrei una Anna personale, dove si compra?
Chiaramente la sua doppia battuta sull'essere imbarazzante è ripresa dal primo film di Frozen.
Come sempre vi ringrazio per aver letto fino a qui, per le impressioni che mi lasciate e quelle che vorrete lasciarmi.
Alla prossima
Cida


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Capitolo 7
*** Inverno - Ritornello ***


Capitolo 7

Capitolo 7

Inverno – Ritornello

 

    «Principessa Anna, Kristoff che cosa ci fate qui?» chiese Granpapà ai loro amici appena venuti, tutti i troll a raccolta «E cosa è successo alla regina?» continuò, vedendo la sovrana distesa priva di sensi sul carro trainato dal fido Sven.
«Sono stata io…» confessò la più giovane «Beh, sì, insomma… diciamo che ho preso un vaso e, come dire, l’ho tirato sulla sua testa»
«E perché mai l’avresti fatto?» volle sapere Granmamma incredula.
«Elsa era completamente fuori controllo» intervenne il tagliatore di ghiaccio «Avrebbe seriamente rischiato di far del male a qualcuno, con noi due c’è andata molto vicina»
«Spiegatevi meglio» li invitò il saggio troll.
«Questa mattina era davvero felice» cercò di fare chiarezza la rossa «Poi Freja ha combinato uno dei suoi guai, rompendo uno specchio che mia sorella aveva ricevuto in dono dal re delle Isole del Sud: ha urlato come se qualcosa le fosse entrato nell’occhio e, in effetti, ha questo lampo dorato che…»
«Un lampo dorato, hai detto?» ripeté lui allarmato, trovando conferma in un cenno dei suoi amici «Com’era questo specchio esattamente?»
«Uno specchio a mano in argento, come possono essere tanti altri anche se molto bello» spiegò Anna in un’alzata di spalle «Che c’entra adesso?»
«Se Elsa ha cominciato ad essere aggressiva dopo che lo specchio si è rotto…» sussurrò Granmamma preoccupata.
«Doveva essere lo specchio della Regina delle Nevi» confermò il suo consorte con lo stesso timore.
Questa volta fu il turno dei reali di essere confusi «Regina delle Nevi?»
«Si tratta di una leggenda…» cominciò a raccontare lui, con la sua calda voce «Una donna, tradita dal suo amore, per il troppo dolore diventò una regina di ghiaccio. Ella possedeva uno specchio: rompendosi, le sue schegge entravano negli occhi di coloro che erano dotati della sua stessa magia, corrompendone gli animi e i cuori»
«Ma è terribile» esalò Anna, portandosi una mano al petto «Come possiamo salvarla?»
«Dobbiamo toglierle la scheggia» spiegò risoluto l’anziano «C’è solo un piccolo problema, deve essere sveglia»
Kristoff, quindi, si diresse verso il carro, prese delicatamente fra le braccia la cognata e la adagiò piano a terra, semiseduta, appoggiata ad una delle grosse rocce di cui la radura era piena.
«Elsa…» la chiamò dolcemente Anna, passandole alcune carezze sul viso «Adesso sistemeremo tutto…» le palpebre della bionda si mossero, i sensi che ritornavano man a mano «Come facciamo a toglierle la scheggia?» s’informò, allora, la principessa.
«Ah…» esordì Granpapà imbarazzato «Questo non lo so»
«Non lo sai?» quasì urlò quella di rimando «E non era il caso di dirlo prima di farla svegliare?»
La regina aprì entrambi gli occhi, il sinistro era ormai un pozzo d’oro fuso «Dove sono?» chiese irritata, si alzò e un leggero capogiro la costrinse a portare una mano alla testa «Tu!» esordì contro la sorella «Tu mi hai colpito!» e, senza aspettare oltre, l’attaccò.
Scoppiò il caos generale, Elsa forte della sua magia alimentata dalla sua furia era pressoché innavicinabile: più di un troll era caduto vittima del suo ghiaccio, trasformato in una statua destinata ad avere per sempre una maschera di dolore e paura sul viso.
Persino il fidato Sven, accorso in aiuto del suo padrone ed amico, non era riuscito a scamparsela. Il tempo di preoccuparsi per i caduti, però, non c’era… lo scorrere dei minuti era inesorabile, solo far rinsavire Elsa avrebbe potuto sciogliere i suoi incantesimi, altrimenti, per loro non ci sarebbe stata più possibilità di ritorno.
«Ah!» l’urlo di Anna ebbe il potere di gelare il sangue nelle vene di Kristoff, si girò allarmato: la moglie era a terra, la caviglia bloccata in una morsa ghiacciata, mentre la sorella incombeva minacciosa su di lei. Senza pensarci due volte si lanciò contro la cognata, ma bastò un suo semplice gesto per scaraventarlo con facilità contro ad un albero lì di fianco, imprigionato al suo tronco da una lastra di ghiaccio. Con terrore la vide abbassarsi sulla minore, una mano sul petto che cominciava a spandere il suo potere «Elsa, ti prego!» urlò, sull’orlo delle lacrime «Così la uccidi!»
La principessa, incapace di rassegnarsi al suo destino, riuscì appena in tempo ad alzare un braccio, andando a sfiorare con le dita una guancia dell’altra «Tu non mi farai del male, lo so. Ci siamo già passate, no?» cercò di sorridere, nonostante il freddo cominciasse ad annebbiarle la mente «Abbiamo questa fantastica vita da vivere: tu, io, Freja, Kristoff, Olaf e Sven…»
Incredibilmente quella, rallentò la pressione su di lei: le sue parole erano riuscite a fare breccia nel suo cuore, doveva continuare «Ora che hai trovato anche l’amore, non sarà di certo uno stupido specchio a mandare tutto all’aria. Svegliati Elsa, ti prego»
Il braccio cadde e gli occhi della regina si spalancarono spaventati «Anna!» quasi urlò il suo nome, la magia che si ritraeva liberando tutti quelli che aveva colpito fino a quel momento «Rispondimi, non lasciarmi» così, come tanti anni prima, si aggrappò a lei con tutte le sue forze e pianse, pianse ancora.
*Tling*
Il frammento di specchio rimbalzò sul terreno lì accanto a loro, liberando finalmente la donna dal suo giogo.
La rossa, completamente ripresa, stava per lanciarsi ad abbracciarla quando venne letteralmente travolta dal marito, ritrovandosi cullata dalle sue forti braccia e il viso riempito di baci «Oh amore mio, sei salva»
«Sto bene…» disse, avvampando per quello slancio di affetto sotto agli occhi di tutti «Anche se devo assolutamente capire cos’ho in sospeso con mia sorella, visto come cerchi di uccidermi ogni volta che c’è qualcosa che non va» fece presente, ironica.
«Mi spiace» disse Elsa contrita «Io non riesco a capire cosa mi avesse preso»
«Eravate sotto il controllo di questo, vostra Maestà» gli spiegò Granpapà, mostrandole il piccolo pezzo di vetro.
«Lo sapevo che era un farabutto come suo figlio» ringhiò Kristoff a denti stretti «Dai pini non nascono i castagni: voleva renderti malvagia, farti odiare da tutti»
Anna si sorprese «Pensi che lui sapesse che si trattasse dello Specchio della Regina delle Nevi? Ma non è stato lui a romperlo, è stata nostra figlia»
«Mi ci gioco quello che vuoi…» confermò il marito «Lui sapeva tutto»
La regina inclinò la testa di lato, confusa «Di cosa state parlando?»
Ancora una volta Granpapà spiegò nuovamente la storia e, infine, aggiunse «E’ stato un bene che lo specchio si sia rotto in Estate, se lo Spirito dell’Inverno fosse stato qui sarebbe stata una tragedia terribile per tutti»
Le sorelle tremarono.
«Ehm…» si schiarì la voce la minore «Cosa succederebbe se per puro caso, eh, fosse stato da queste parti?»
«Perché me lo chiedi?» chiese il troll non capendo.
Proprio in quel momento, però, il cielo si oscurò di colpo, le temperature crollarono vertiginosamente ed un vento gelido cominciò a soffiare, mentre fiocchi di neve pesanti scendevano minacciosi sulle loro teste.
«Per questo…» confessò la principessa.
Elsa riuscì appena a sussurrare «Jack…»

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    Arendelle era piombata nel caos, costretta a rivivere inesorabilmente quello che già avevano affrontato in passato, anzi, se possibile ancora peggio di quella volta: il tempo era impazzito, il vento sferzava glaciale, grandine e neve si alternavano senza sosta dalle cupe nubi nere che sembravano aver riempito tutto il cielo.
Come se tutto ciò non fosse bastato, da palazzo era trapelata la notizia che la regina era nuovamente sparita dopo aver dato in escandescenze per tutta la mattina.
Possibile che fosse nuovamente colpa sua? Eppure sembrava aver preso piena coscienza dei suoi poteri ed era sempre buona e gentile con il suo popolo, la sua famiglia, i suoi servitori… insomma, con tutti. Senza contare che tutto il villaggio era solito beneficiare di quella stessa magia, in quelle che erano le loro feste o nella semplice vita di tutti i giorni.
Fortunatamente, ogni tipo di aiuto era cominciato ad arrivare da palazzo ma nemmeno della principessa e del principe si aveva traccia, ancora una volta un regnante delle Isole del Sud cercava di coordinare ogni azione da intraprendere. Un bel deja-vù, non c’era altro da dire.

    «Uh-uh, principessina, cosa fate qui fuori?» esordì Oaken, vedendo la piccola di corte che girava coperta di pellicce per la piazza cittadina, assieme all’immancabile pupazzo di neve.
«Vi aiutiamo, non è vero Olaf?» rispose lei con un sorriso, incitando l’amico a consegnargli una coperta «Così la gente capirà che non è colpa di zia Elsa»
«Sarà il caso di mettersi tutti al riparo» suggerì l’omone bonario «Dov’è la regina, Olaf?»
«Stava male» spiegò quello «Anna e Kristoff l’hanno portata da Granpapà per guarirla, sono certo che non sia colpa sua tutto questo. Non capisco chi abbia potuto anche solo pensarlo»
«Le voci arrivano da palazzo» li informò, prendendo in braccio la bimba e avviandosi verso la propria famiglia, doveva avere di sicuro della legna da parte per le sue saune finlandesi.
Proprio in quel momento si alzò nuovamente un terribile vento tagliente che minacciò di travolgere tutta la piazza ma un’improvvisa barriera di ghiaccio riuscì a deviarne il tragitto, rispedendolo verso l’alto.
«Vostra maestà!» esultò la folla incredula «Siete tornata»
«Certo» replicò quella risoluta «Guardie! Raccogliete coperte, vestiti, legna e portate tutto al castello. Anna, Kristoff, Sven: radunate le persone e portatele al riparo dietro ai nostri cancelli»
«E tu che farai?» volle sapere la principessa, la voce portata via dal vento.
«Io cercherò di farvi guadagnare tempo» detto questo, alzò le braccia e un’enorme cupola riuscì a dare un attimo di tregua al villaggio dalle interperie «Al castello presto, non credo resisterò a lungo»
Difatti, il peso della sua difesa divenne presto insostenibile, cominciò a scivolare e finì in ginocchio, le braccia stavano per cederle quando degli arbusti d’edera crebbero dal terreno e la sostennero, donandole nuova energia. Aiutata da quel prodigio respinse ancora una volta verso l’alto la sua barriera ma quella, purtroppo, cedette ed inesorabilmente si spezzò «No!» gridò, vedendo la gente che ancora non era riuscita a ripararsi al castello.
Tuttavia, prima che ne venisse travolta, un mare di foglie rosse e gialle riuscì a sostenere la valanga un altro po’ e un’improvvisa ondata di calore la sciolse. Le temperature, però, tornarono immediatamente a livello glaciale.
«Voi siete…» iniziò a dire la regina, notando le tre figure appena apparse davanti a lei.
«Allora è vero che ci può vedere» non la fece finire la più giovane dei tre, sprizzando gioia da tutti i pori.
«Questo non è il momento di rallegrarsi» come al solito, la rossa smorzò il suo entusiasmo «Sì, siamo gli Spiriti delle altre Stagioni, l’Inverno immagino voi lo conosciate già bene» le puntò contro il suo bastone di cedro rosso «Se il fatto che quell’idiota abbia voluto conoscervi a tutti i costi ha portato a questo, spero per lui ne sia davvero valsa la pena» l’accusò.
«Oh, smettila Tara!» la riprese Sue, gonfiando le guance «Non è colpa sua se Jack è così, non è vero Barry?»
Il buon’uomo annuì «Noi pensiamo possa essere caduto vittima dello Specchio della Regina delle Nevi»
«E’ proprio così» confermò Elsa: osservando meglio i soccorsi decretò che la ragazzina dagli occhi di foglia doveva essere Primavera, il signore dai curiosi baffi Autunno e la giovane sprizzante astio e calore era, di sicuro, Estate «Anche io ne sono stata colpita, ma grazie alla mia famiglia sono riuscita a liberarmene»
«Questa è un’ottima cosa» si rincuorò il più anziano dei tre «Avremo bisogno di tutto l’aiuto possibile. Avete radunato tutte le persone in un solito posto, giusto?» vedendola annuire continuò «Saggia decisione, sarà molto più facile proteggere un unico luogo»
«Pensate al vostro il popolo» le suggerì la padrona di quella che, in teoria, doveva essere la stagione in corso «A quello scemo ci pensiamo noi» detto questo volò via, alla sua ricerca, subito seguita da Barry.
«Non badate a lei, è solo preoccupata per Jack» cercò di tranquillizzarla Sue, prendendole le mani «Oh… posso toccarvi!» s’illuminò strappandole un sorriso, nonostante la tensione, per poi librarsi nell’aria e scomparire come i suoi compagni.


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    Il sovrano delle Isole del Sud fu non poco sorpreso di vedere entrare dalle porte del castello la regina di Arendelle, non aveva nulla di diverso dal solito, eppure aveva sentito con le sue stesse orecchie le persone lamentarsi del suo comportamento quel giorno, della sua aggressività ma, soprattutto, se il piano di quel suo sciocco figlio era di nuovo miseramente fallito, chi era che aveva trasformato l’Estate in quell’incubo di ghiaccio?
«Vostra maestà, cosa ci fate qui?» non riuscì a trattenersi dal chiederle quando gli passò vicino.
Lei lo trapassò con un’occhiata sprezzante «Sono qui a sincerarmi che il mio popolo stia bene» assottigliò ulteriormente lo sguardo «Dove altro dovrei essere in un momento come questo?»
«Non fraintendetemi…» cercò di rimediare lui «Mi era stato detto che eravate scomparsa»
«Vi vedo agitato Re Friederik…» lo punzecchiò Kristoff, appena arrivato a sostegno della cognata, assieme alla propria moglie.
«Oh, sì…» gli diede man forte quest’ultima «Dovreste proprio guardarvi allo specchio, decisamente non avete una buona cera»
«Io non capisco» si ritrasse quello «Di cosa mi state accusando?»
«E’ curioso che lo chiediate…» riprese parola la sovrana «…visto che qui nessuno vi sta accusando di nulla»
E lo lasciarono lì, imbambolato su due piedi, ignorato con la consapevolezza che, sebbene non avessero mai potuto provare che lui realmente sapesse che quello fosse lo specchio della Regina delle Nevi, era stato miserabilmente scoperto.

    I regnanti facevano davvero del loro meglio per dare supporto alla popolazione: Anna e Kristoff distribuivano bevande calde e aiutavano a mantere i fuochi accesi, Elsa era un continuo movimento per le stanze del castello, cercando di intervenire, coi suoi poteri, ogni qual volta una porta o una finestra rischiava di spezzarsi sotto alla tenaglia delle interperie che imperversavano fuori.
Quando la situazione sembrava precipitare, fortunatamente, l’intervento delle stagioni riusciva a risollevare il morale: Estate mandava ondate di calore a rinfrancare i corpi e gli spiriti mentre Primavera e Autunno fornivano foglie, rami e piante per costruire ripari e alimentare i fuochi.
La battaglia esterna, tuttavia, sembrava destinata a non trovare una fine: Elsa, riusciva appena a scorgere qualche lampo dalle finestre, brevi esplosioni di potere ma le figure erano fugaci, s’intravedevano per un attimo e poi sparivano…
Così come poteva vederli lei, si accorse che anche molti bambini, capitanati dalla scapestrata nipote che si era autoeletta loro leader, avevano cominciato a notarli. Li sentiva dire:
«Ho visto una ragazza di fuoco»
«Io un signore coi baffi»
«Forza, sconfiggete l’Inverno!»
Già, l’Inverno… in tutto quel disastro non era riuscita a scorgere Jack nemmeno una volta. La battaglia era tre contro uno, perché non riuscivano a porvi rimedio? Sconfiggete l’Inverno… e se non avessero voluto? Erano amici dopo tutto, se sconfiggerlo avesse significato farlo sparire? Quel pensiero l’allarmò, doveva assolutamente aiutarli a farlo rinsavire. Decisa, corse verso la propria stanza e spalancò le porte che davano sul terrazzo, un vento gelido la investì costringendola a chiudere gli occhi.
«Dove stai andando?» la bloccò la principessa alle sue spalle.
«Devo andare con loro, devo far tornare Jack in sé come tu hai fatto con me» cercò di spiegarle.
«Sei matta?» la riprese «Non credi che questa cosa sia un po’ troppo grossa anche per te? Ci sono quattro stagioni che si stanno battagliando là fuori, non è la gara di paese fra scapoli e ammogliati. Ti impedirò di andare» le intimò, prendendole un braccio.
Elsa la guardò tenera, richiamò il braccio verso di sé trascinandosi dietro la sorella. Le posò un bacio su una guancia «Tu non mi impedirai proprio niente» e, prima che l’altra potesse anche solo muovere un muscolo, la allontanò con una folata di vento, uscì sulla terrazza e letteramente murò la finestra con una valanga di neve.
Esclusa, Anna ringhiò di rabbia e frustrazione «Fa che non muoia…» ululò al cielo «Perché se muore, quanto è vero Iddio, io la uccido»

    La situazione che Elsa trovò all’esterno fu molto peggio di quello che si era immaginata, dovette portarsi un braccio davanti alla faccia per riuscire anche solo a vedere dove stesse andando. La bufera era immensa ed era mostruosa.
«Vostra maestà, perché siete uscita? E’ pericoloso» la avvicinò Barry preoccupato.
«Sono venuta a darvi una mano, forse tutti insieme riusciremo a farlo rinsavire»
«Buona fortuna» le augurò Tara sprezzante ma, nonostante le sue parole, si mise a protezione dell’altro suo fianco.
«Non riusciamo a farlo a ragionare» si aggiunse Sue, completando il cerchio «E’ furioso, forte, veloce…»
«Dobbiamo togliergli la scheggia dall’occhio» suggerì lei, mentre tutti insieme rispedivano l’ennesimo attacco al mittente.
«Se non l’aveste capito, non si può, biondina» la riprese Estate «Noi siamo Spiriti, non abbiamo un cuore»
«Non è vero, fatemi provare vi prego…» li implorò, per sussurrare subito dopo «Lui…» tuttavia, non trovò il coraggio di finire la frase.
L’espressione della rossa incredibilmente si distese ma non riuscì a risponderle perché il loro momentaneo nemico si palesò di fronte a loro, stranamente calmo, silenzioso, letale.
La regina, incurante del pericolo, uscì dai ranghi «Jack, ti prego, torna in te…» esordì avvicinandosi, lui cercò di allontanarla con una scarica di ghiaccio che lei riuscì a deviare senza problemi, risoluta continuò «Supereremo questa cosa insieme, tutto sarà a posto» lottò contro il vento che cercava in tutti i modi di spingerla indietro «Per favore Jack, lascia che ti aiuti»
Lo Spirito dell’Inverno si bloccò ma solo per un attimo, cieco e sordo nella sua prigione dorata, abbassò il bastone e la colpì, inesorabilmente, con tutta la forza di cui era capace.
«Vostra maestà!» fu subito su di lei lo Spirito della Primavera, preoccupato «Come state?»
Lei era senza fiato, il sangue le colava da una tempia e aveva il labbro spaccato, si rese improvvisamente conto che loro due non erano mai stati simili, lui era sempre stato molto più potente di lei «Bene» mentì, cercando di rialzarsi ma il dolore la costrinse a rimanere seduta.
Un nuovo colpo partì nella loro direzione, chiuse gli occhi protetta dalle braccia gentili della ragazzina al suo fianco, tuttavia l’attacco non arrivò a destinazione: trovando il coraggio di guardare, scoprì lo Spirito dell’Estate intento a proteggerle con una potente ondata di calore, era fuoco contro ghiaccio.
«Lo sappiamo bene che quello zuccone si è innamorato di voi» le confesso, più dolce «E non siamo ciechi, vediamo chiaramente che anche voi amate lui ma noi siamo Spiriti, siamo fatti di emozioni e di magia, i nostri corpi non sono più umani, senza un cuore che ci comanda le nostre anime sono allo sbando e l’unica cosa che prova Jack in questo momento è rabbia, per via dello specchio non può concentrasi su nient’altro» strinse i denti, sia per lo sforzo di respingere l’attacco sia per quello che stava per dire «Penso che ormai sappiamo tutti quello che dobbiamo fare»
Barry annuì e fu subito al suo fianco, il bastone proteso come quello di Tara, liberò il potere a sua volta, guadagnando un po’ di terreno sul loro avversario «Abbiamo bisogno di te, Sue» incitò la più giovane, un nodo alla gola.
«Ma io…» cercò, invano, di protestare lei ma era chiaro che la sua amica avesse ragione. Perciò si asciugò le lacrime e si unì agli altri due: ancora una volta, l’Inverno perse terreno ma, di nuovo, il loro sforzo risultò insufficiente.
Frost dall’altro lato ghignò, concentrando ancora più potere, riuscì nuovamente a guadagnare ciò che aveva perso.
«Cielo…» si trovò a dire l’Autunno in difficoltà «Come può essere così forte?»
«Vi prego» in lacrime, Tara si rivolse alla sovrana di Arendelle.
Elsa chiuse gli occhi, trapassata dal dolore che niente aveva a che fare con quello delle sue ferite, si alzò mentre le sue lacrime andavano ad unirsi a quelle degli Spiriti lì davanti a lei, tese una mano e liberò il suo potere.
Ci fu una fragorosa e potente esplosione, l’Inverno cessò.



...

Ebbene sì, quel maledetto regalo altro non era che il terribile Specchio della Regina delle Nevi, dritto dritto dalla fiaba di Andersen - da cui Frozen è vagamente tratto (?) - e utilizzato anche nella serie TV Once Upon a Time da Ingrid, zia di Anna ed Elsa. Per necessità di trama qui non colpisce tutti ma solo coloro che hanno i poteri del gelo, ossia Elsa e Jack. Quello di Freja, invece, era solo una copia atta a fomentare la curiosità della piccola verso quello della zia: Elsa avrebbe potuto impiegare anni prima di romperlo, o non farlo mai, così Friederik - che non poteva di certo farlo di persona - ha usato un fattore accelerante che ha avuto il successo sperato.
Anche questa volta il piano delle Isole del Sud è andato ben oltre le reali aspettative ma, ahiloro e ahinoi ç_ç, è di nuovo miseramente fallito. 
Granpapà mi sembrava adatto a rivelare solo la storia ma non il come risolverla al 100%, considerando come spesso dica cose che portano le persone a prendere scelte discutibili, quali traumatizzare una bambina facendole venire mille complessi per la sua diversità, con buon sostegno di quei decerebrati di Agnarr e Iduna. Conceal, don't feel una fava.
Esattamente come nella fiaba, Elsa se ne libera piangendo non appena si rende conto di quello che stava facendo alla sorella che, ancora una volta, risolve la situazione.
In realtà non credo proprio che la nostra regina sia meno potente di Jack, anzi - in quanto sa fare cose che persino lui si sogna (come costruire castelli e il gira la moda) - semplicemente, in quel momento, lei non sa ancora quanto è potente... poiché Show Yourself non c'è stato... per adesso.
Sbarro il passaggio precedente perché evil65 mi ha detto che Jack, nei libri, è in realtà decisamente molto più potente di Elsa - nonostante il power up del secondo film - e questa cosa non può che farmi piacere in quanto va ulteriormente a rinsaldare la mia convizione sul fatto che non siano uguali - uno dei principali motivi per cui questa ship non piace - ma solo simili. Comunque sia mantengo valido il concetto che Elsa, al momento, ancora non sa quanto sia potente in realtà.
Ultima cosa, ho preferito utilizzare il nome originale di Oaken perché Querciola non mi piace proprio >.<
Bene, ora devo andare a nascondermi prima che veniate a cercarmi a casa... ma non disperate, non è ancora finita qui ;)
Come sempre grazie per seguire questa storia, per le impressioni che mi lasciate e quelle che avrete il piacere di lasciarmi (non insultatemi troppo questa volta, per favore XD)
A presto
Cida

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Capitolo 8
*** Estate - Finale ***


Capitolo 8

Capitolo 8

Estate – Finale
 

    Quando le interperie terminarono, il castello e tutti i suoi abitanti furono finalmente liberi dall’incubo. L’Inverno se n’era andato, sparito, come se nulla fosse mai accaduto, lasciando spazio ad una meravigliosa giornata estiva di sole.
Anna si precipitò letteralmente fuori dai cancelli, seguita da tutta la famiglia, alla disperata ricerca della sorella. Non le ci volle molto per trovarla: seduta a terra di spalle, circondata da tre strane figure, era chiaramente ferita.
In un lampo fu su di lei «Elsa, stai bene?» le chiese, circondandola con le braccia.
Quella, però, non rispose e, solo allora, la principessa si rese conto accanto a chi fosse: disteso a terra di fronte a lei, c’era il corpo immobile dello Spirito dell’Inverno, il suo immancabile bastone spezzato «Cielo…»
L’entusiasmo di Freja, già pronto ad esplodere per aver così vicino gli altri tre Spiriti delle Stagioni chiaramente visibili ai suoi occhi di bambina, si smorzò all’istante quando vide il suo nuovo amico e salvatore in quello stato. Prese la mano dell’uomo al suo fianco e chiese «Cos’è successo a Jack, papà?»
Il tagliatore di ghiaccio, però, era senza parole: non avrebbe mai pensato di vedere, finalmente, i famosi spiriti in un frangente del genere.
Tara strinse le mani sul suo bastone e trovò il coraggio di esternare quello che tutti stavano pensando «Noi lo abbiamo per…»
«No!» quasi le ringhiò contro la regina, alzandosi di botto e arpionandole il bavero della sua veste con entrambe le mani «Non lo abbiamo perso, si riprenderà, deve farlo»
Estate, dapprima stupita per la sua reazione, si sciolse in un tenero sorriso e, incredibilmente, l’abbracciò mentre le lacrime scendevano sulle guance di entrambe.
«Mi spiace vostra Maestà» le disse Barry mesto «Non ci resta che aspettare che l’Uomo della Luna lo richiami a sé»
«L’Uomo della Luna?» ripeté Elsa confusa, portando una mano ad asciugarsi le gote mentre concentrava la sua attenzione sulla sfera che aveva cominciato ad intravedersi ora che stava scendendo la sera: la sua espressione tornò dura mentre abbandonava il tepore rinfrancante dello spirito di fronte a lei «Non me lo porterete via» urlò «Non ve lo permetterò» continuò, lanciando scariche di ghiaccio verso il cielo ma, ovviamente, per quanto in alto andassero, non riuscivano assolutamente a raggiungere l’oggetto del suo rancore. Sfinita si riaccasciò a terra «Ridatemelo, vi prego»
«Oh, Elsa» questa volta furono le braccia della sorella ad avvolgerle le spalle.
Proprio in quel momento, come in un prodigio, un leggero brillio cominciò ad accendere il corpo spento dello spirito lì disteso: dalla sua pelle iniziarono a risalire verso il cielo minuscoli fiocchi di neve ma, anziché dissolversi, Jack riacquistava calore. Il suo colorito divenne roseo man mano e l'argento abbandonò il suo capo, lasciando spazio ad una folta chioma di capelli castani.
«Che cosa sta succedendo?» riuscì a dire Kristoff, spezzando quel silenzio che lo stupore di tutti aveva creato.
Prima che qualcuno potesse aprire bocca, però, l'ormai ex Spirito dell'Inverno riaprì di colpo gli occhi, non più di ghiaccio ma mutati in una calda tonalità nocciola, e con un mugolio di dolore si tirò a sedere.
La regina si portò le mani al cuore, non poteva crederci, era vivo «Jack...»
Richiamato dalla sua voce, l'uomo mise a fuoco solo in quel momento le persone che lo stavano attorniando «Jack... Jackson, è il mio nome, sì» rispose, lo sguardo allarmato «Come fate a saperlo? Chi siete voi?»
Il gelo calò nuovamente su tutto il gruppo, questa volta senza bisogno di alcuna magia.
«Jack, ma che dici?» gli chiese Sue preoccupata ma, quando cercò di prendergli la mano con la sua, lo attraversò. Solo in quel momento le Stagioni si resero conto che lui non aveva posato neanche una volta l'attenzione su di loro «Oh no» realizzò «Non risce più a vederci» disse fra i singhiozzi, stringendosi a Barry.
«Dove sono?» continuò quello frastornato, confuso, circondato da estranei in un luogo sconosciuto. Si alzò in piedi ma un improvviso capogiro rischiò di farlo cadere nuovamente, impossibilitata a raggiungerlo fisicamente, Elsa lo sorresse con l'uso dei suoi poteri: se possibile, il timore negli occhi di lui aumentò.
«Per favore, lascia che ti aiuti» cercò di calmarlo lei, avvicinandosi.
«Non mi toccate!» indietreggiò malamente l'altro, terrorizzato dalla sua magia.
La sovrana di Arendelle si pietrificò.
Jackson si portò una mano al petto, ormai nel panico, il respiro veloce, troppo veloce: per il suo nuovo corpo umano fu decisamente troppo, perse i sensi e si accasciò al suolo.


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    «Elsa» chiamò la principessa, dopo aver bussato gentilmente al legno della porta. Non ottenne risposta ma si azzardò ad entrare comunque. La trovò seduta davanti alla grande finestra, lo sguardo assente, perso chissà dove nel paesaggio al di fuori.
«Che cosa vuoi, Anna?» le chiese, rendendola partecipe del fatto che si fosse accorta della sua presenza.
«Pensavo avessi bisogno di parlare un po'» le si avvicinò ma, ancora prima che potesse aggiungere altro, quella la bloccò.
«Non provare a dirmi che andrà tutto bene» l'ammonì, dimostrando di saperla leggere come un libro aperto «Niente andrà bene»
La rossa le si sedette accanto «Perché dici così?»
All'altra quasi scappò una risata amara «Perché dico così? C'eri anche tu oggi o mi sbaglio? Non è più lui!» buttò subito sul piatto tutto il carico «Non ricorda più nulla di noi, non crede nella magia, non è stato in grado di vedere le altre Stagioni... mi crede un mostro!»
«Questo non puoi saperlo»
La regina si alzò in piedi, esasperata «Hai visto anche tu come mi ha guardata, era terrorizzato»
Anna ebbe la delicatezza di non negarlo «D'accordo, su questo hai ragione ma, appurato che non ricorda più nulla, non credi anche tu che chiunque sarebbe stato spaventato di trovarsi in un luogo sconosciuto, circondato da persone sconosciute, di cui una comanda il ghiaccio a suo piacimento?»
«Lo comprendo» acconsentì la maggiore «Ma ciò va solo a confermare la mia tesi, non è più l'uomo che ho conosciuto, non è più colui di cui mi sono innamorata»
«Secondo me sbagli» affermò la principessa risoluta «Io sono convinta che quel fantomatico Uomo della Luna sia veramente intervenuto in vostro favore. Andiamo: l'ha fatto tornare umano, segnale più chiaro di questo!»
«Oh, Anna...» sospirò la regina raddolcita «Io davvero non so da dove lo prendi tutto questo ottimismo»
«Mi pare lampante che sia stata io ad ereditare la fetta di entrambe» celiò, strappandole il primo vero sorriso della serata «Coraggio, vieni qui» continuò, spostandosi sul letto ed invitandola a fare lo stesso «Questa sera coccole e cioccolato»
Elsa scosse il capo rassegnata ma obbedì, andandosi a sdraiare vicino alla sorella per venire subito avvolta dalle sue braccia e sentire la sua guancia appoggiata alla testa «Non hai un marito che ti aspetta?»
Avvertì il suo sorriso anche senza vederlo «Kristoff non morirà se non dormirà con me per una volta, senza contare che sicuramenta ne approfitterà per spupazzarsi sua figlia senza ritegno»
«Ti voglio bene, Anna»
«Te ne voglio anche io»


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    Jackson aveva ripreso i sensi solo il giorno seguente. Complice il lungo riposo ristoratore, l'angoscia iniziale di essersi risvegliato in una camera sconosciuta aveva fatto subito spazio alla curiosità di esplorare quella stanza così sfarzosa. Le immagini del giorno precedente gli avevano invaso la mente, riportando prepotentemente la sua attenzione sulle persone che aveva trovato al suo primo risveglio: una famiglia composta da madre, padre e figlia... un pupazzo di neve... un pupazzo di neve in Estate? Doveva aver battuto di sicuro la testa bella forte... poi c'era la donna, quella donna che aveva usato la magia, quegli occhi azzurri che sembravano così preoccupati. Ricordandosi della propria reazione, le sue gote si erano tinte di rosso, testimoni della vergogna che stava provando in quel momento. Non ripeteva sempre che la magia era un dono di cui non bisognava vergognarsi? Che la magia rendeva il mondo più divertente? Sì, ma a chi lo diceva? Irritato aveva sbuffato, strofinandosi i capelli castani: perché la sua mente doveva essere così vuota?
Poi qualcuno aveva bussato alla porta, gli aveva portato del cibo e lo aveva informato di essere ospite della regina Elsa di Arendelle e di sua sorella, la principessa Anna. Come tale non doveva sentirsi prigioniero ed era, pertanto, libero di andare dove volesse. Così si era vestito con gli abiti messi a sua disposizione e si era avviato alla volta del castello. Aveva girato per un po' per i corridoi, incrociando un continuo via vai di gente che lo notava appena, fino a quando un vociare allegro, proveniente da una delle stanze, lo attirò irresistibilmente. Al centro della grande sala vi era la bambina del giorno precedente intenta a giocare con una renna e «Un pupazzo di neve parlante?» esclamò a bocca aperta, stroppicciandosi gli occhi per assicurarsi di vederci ancora bene.
«Il difficile è farlo stare zitto» gli disse Freja, ridendo. Non appena si rese conto a chi avesse appena risposto, però, cambiò subito espressione «Ah, sei tu»
Vedendola voltargli le spalle come una fidanzata arrabbiata, per poco non scoppiò a ridere «Che cosa ho combinato, se posso saperlo?»
«Olaf, diglielo tu» lo incaricò la piccola «Io con lui non ci parlo»
«Come posso spiegartelo in semplici parole?» cercò il modo giusto quello, girandogli attorno con aria minacciosa «Hai trattato molto male la nostra Elsa, noi non te lo perdoniamo»
L'espressione di shock totale per quel prodigio si trasformò subito in pentimento «Mi dispiace, io mi sono spaventato, ho pensato volesse attaccarmi»
«Sei proprio stupido allora, lei voleva salvarti!» lo rimproverò la bimba, per poi portare le mani a tapparsi la bocca, accortasi di non aver rispettato il suo proposito.
Jackson dovette trattenere, nuovamente, l’insorgere di un’altra risata e, notato il gioco di luce che un raggio di sole regalava dalla finestra, gli venne un’idea brillante. Per cui si mosse in quella direzione e, messe le mani in controluce, disegnò con le ombre un coniglietto sul muro «Se non vuoi parlare con me perché non parli con il Signor Bunny?»
«Il Signor Bunny?» s'illuminò lei.
«Dimmi bella bambina» cominciò a scimmiottare una vocina divertente lui «Come ti chiami?»
«Freja» rispose lei prontamente, subito rapita dal nuovo gioco «E questi sono Olaf e Sven»
«Piacere di conoscervi» s'inchinò il coniglietto «Volete dire a questo stupido qui perché sembra che lo conosciate?»
«Perché è vero che lo conosciamo... anche se non proprio così»
L'animaletto zompettò un pochino sulla parete «Temo proprio che abbiate ragione e che sia stupido per davvero, non capisce quello che dite e vi confesso: ho il timore che la sua zucca sia proprio vuota, non ricorda niente di niente»
Freja scoppiò in una fragorosa risata.
«Che succede qui?» s'intromise Anna, appena giunta sull'uscio della porta, giusto in tempo per vedere l'ilarità coinvolgente della figlia.
«Mamma, mamma» le corse quella incontro, andando ad abbracciarle le gambe «Ha fatto Bunny con le ombre, è davvero lui, mamma! E' proprio Jack!»
«Calma, calma» cercò di smorzare il suo entusiasmo dirompente «Vi siete riposato, vedo. Come vi sentite?» chiese, quindi, rivolta al loro ospite.
«Fisicamente molto bene...» le rispose «Ma non nego di essere piuttosto confuso. Ho come un vuoto nella testa: so di essere Jackson Overland, non di nobili orgini di sicuro... e che i miei amici mi chiamano Jack» continuò, facendo l'occhiolino alla piccola che nascose imbarazzata il volto in mezzo alle pieghe della gonna della madre «Per il resto, vuoto totale. Da quel che mi pare di capire, però, voi mi conoscete. Non è così?»
«Ad onor del vero, noi ci conosciamo da molto poco ma sono decisamente in debito con voi per aver salvato la vita di questo piccolo uragano qui»
«Ho fatto cosa?» chiese lui stupito.
«Lascia che sia io a raccontartelo» s'intromise Olaf serio «Io, Freja e Sven stavamo andando a trovare i troll... praticamente come andare a trovare vecchi parenti, essendo la famiglia di Kristoff» letteralmente lo bombardò di parole e onomatopee. Jackson socchiuse gli occhi, disorientato: troll, renna, cinghiali, urla...
«...e, fortunatamente, sono arrivate Anna e Elsa con Marshmallow a liberare l'area, così abbiamo scoperto che tu l'avevi protetta dalla frana» concluse quello soddisfatto dalla sua performance.
«Se era sotto alle macerie, come ho fatto io a...»
«Con la neve! Grazie alla tua...»
«Olaf!» lo interruppe la principessa «Non pensi di averlo già confuso a sufficienza?» poi, tornò a rivolgersi all'uomo «Credo non sia il caso che vi affatichiate, avrete tempo per ricordare tutto, ne sono certa. La cosa che conta è che questa principessina sia sana e salva»
Solo allora Jackson si rese conto con chi, in effetti, stesse parlando: le guance gli si imporporarono «Perdonatemi vostra altezza, credo di essermi preso un po' troppa libertà con voi e vostra figlia» disse, chinando il capo «Non vi ho nemmeno ancora ringraziato per esservi presi cura di me»
Anna sorrise «Non vi preoccupate, tutte queste formalità non servono, senza considerare che i vostri ringraziamenti dovrebbero andare a mia sorella, dopo tutto, è lei la regina qui, non io»


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    «State, forse, insinuando che io sapessi che quello fosse... come avete detto? Lo Specchio della Regina delle Nevi? E, di grazia, cosa avrei a che spartire io con la sua rottura?» sbottò re Friederik ai piedi di una nave dove, a sua insaputa, la regina di Arendelle aveva predisposto ogni cosa per la partenza sua, delle sue guardie e di tutta la sua corte.
«Io non sto insinuando nulla» gli fece presente Elsa, lo sguardo tagliente, estremamente tentata di congelarlo seduta stante «Dico che sono sovvenuti dei problemi inderogabili e non siamo più in grado di ospitarvi con i dovuti riguardi. Avete visto anche voi cosa è successo ieri, giusto? Arendelle non è sicura, per cui vi invitiamo caldamente a tornare alle vostre Isole del Sud. Ah, dimenticavo, ricontrollando attentamente le finanze del regno, ci siamo resi conto che non possiamo più sostenere commerci con voi e siamo costretti a cessarli»
«Osate chiuderci le porte in faccia? Questo è un atto sfrontato persino per voi ed è un grosso errore: abbiamo alleati... » le fece presente lui, mentre una chiazza di collera andava a colorare l'epidermide candida del suo collo.
«Oh no, re Friederik» sostenne il suo sguardo lei «L'errore è stato quello di aprire le porte prima a vostro figlio e poi a voi. Questa è decisamente la decisione più saggia che abbia mai preso in vita mia»
Adirato il sovrano portò rapido la mano alla spada. Elsa allargò istintivamente le braccia, pronta a richiamare la magia in sua difesa ma non ci fu bisogno di fare nulla: un'altra mano arpionò il braccio del sovrano, bloccandolo in una morsa decisa «Credo che la regina vi abbia gentilmente congedato» gli intimò Jackson duro «Forse dovreste seguire il suo invito»
«Come osate toccarmi, lurido campagnolo» gli ringhiò contro l'altro, cercando di liberarsi ma invano.
«Avete ragione, sono un povero campagnolo e pure un po' tonto: per me una faccia da prendere a pugni è una faccia, sia essa reale o meno»
«Non osereste»
«Scommettiamo?»
«Coraggio, chiamate le vostre guardie» lo invitò la regina, anticipando le sue intenzioni «Datemi anche solo un motivo per difendermi, vi prego»
Capito di non avere alcun tipo di possibilità di prevalere, re Friederik fu costretto alla resa e non poté fare altro che salire su quella nave che lo avrebbe riportato a casa, la sua famiglia nuovamente sconfitta.
«Non era necessario il vostro intervento» rimproverò lei, anziché ringraziare, il suo salvatore: ancora arrabbiata per la sua reazione del giorno precedente.
«Perdonatemi, se vi ho offeso» si scusò lui, contrito.
Elsa si pentì subito di essere stata così dura, in fin dei conti voleva solo aiutarla «Non importa
» tagliò corto «Ora, se volete scusarmi, avrei da fare» cercò di congedarlo, troppo difficile restare in sua presenza.
«Per favore» la implorò quello, prendendole un polso per fermarla senza nemmeno rendersene conto.
Quel tocco per poco non rischiò di farla impazzire, si liberò con uno strattone.
Il braccio di Jackson rimase paralizzato a mezz'aria «L'ho detto, no? » le ricordò, cercando di smorzare la tensione, senza aver capito il reale motivo della sua reazione «Sono solo uno sciocco popolano, non conosco le buone maniere» le sorrise, così come aveva già fatto migliaia di altre volte «Mi dispiace moltissimo di aver reagito a quel modo di fronte alle vostre capacità»
«Mi avete guardato come se fossi un mostro»
«Non penso affatto che lo siate, ero solo spaventato. Vi prego di perdonarmi» le chiese, sinceramente pentito.
«Va bene» cedette lei «Accetto le vostre scuse. Ora, però... »
«Avete da fare, ho capito» l'anticipò lui «Andate pure, scusate se vi ho fatto perdere tempo»
Così Jackson la guardò allontanarsi, senza averla potuta neanche ringraziare, senza dirle che nonostante non ricordasse praticamente nulla la sentiva estremamente familiare, senza comprendere perché avesse avuto l’istinto di accarezzare con le dita quelle labbra ferite di cui si sentiva stranamente responsabile ma, soprattutto, senza chiederle il perché lei sembrasse guardarlo con queli occhi così tristi.




Eccoci alle note di rito :)
Come avrete notato da un paio di scene presenti qui - il discorso fra le sorelle nella camera della maggiore e il riassunto, seppur accennato, di Olaf - da questo capitolo in poi, la visione di Frozen 2 ha cominciato a condizionare l'andamento di questa storia, soprattutto, in relazione al comportamento di Elsa nei confronti di Jackson.

Mi sono accorta di non aver mai citato nelle note "L'Uomo della Luna" che, chiaramente, è preso da "Le 5 Leggende". Il quale ha deciso di intervenire in favore dei nostri eroi, anche se in maniera un po' enigmatica.
Il caro Friederik, purtroppo, non si è preso nemmeno un bel dritto in faccia come il figlio ma, essendo lui il re, Elsa aveva davvero le mani legate nei suoi confronti – di fatto è stata la nipote a rompere lo specchio e ben pochi hanno capito cosa sia realmente successo – per questo lei quasi sperava che il sovrano facesse qualcosa ma, momento di collera a parte, Friederik non è stupido e sa che nulla potrebbe contro gli enormi poteri della regina di Arendelle. Per cui non gli è rimasto che tornare a casa con la coda fra le gambe e un bel brusco crollo nell'economia del suo Paese.
Elsa – mannaggia a Jackson e alla sua reazione iniziale – ha di nuovo, brutalmente, alzato una barriera di n-mila strati attorno a lei e il povero Jack – destinato a sbavarle dietro con e senza memoria (chi di perdita della memoria ferisce, di perdita della memoria perisce) – sarà costretto ad armarsi di martello e scalpello per buttarli, di nuovo, giù tutti. Ci riuscirà? Avrà bisogno di una mano?
Spingitori di spingitori di ex spiriti dell’Inverno, proprio qui: su Cida’s Channel XD
Scusate, ho bisogno di sfogare la mia carenza di sonno in qualche modo ù__ù
Come sempre un infinito grazie per leggere - seguire, preferire, ricordare - questa storia, per tutte le impressioni che mi avete lasciato finora e quelle che avrete il piacere di lasciarmi.
Un abbraccio e alla prossima
Cida


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Capitolo 9
*** Autunno - Minuetto ***


Capitolo 9

Capitolo 9

Autunno – Minuetto


    Un colpo di bastone andò a schiantarsi contro ad un finto uomo di legno e paglia.
Perché doveva essere così complicato?
*Boom*, altro colpo.
Perché la sua testa doveva essere così vuota?
*Boom*.
Perché non riusciva a ricordare?
*Boom*.
L’aveva capito da un po’ che la regina sapeva più di quanto volesse fargli credere ma perché non gli dava modo di parlarle?
*Boom*, *boom*.
Perché doveva essere così incredibilmente, maledettamente testarda?
*Boom*, *boom*, *boom*.
«Ehi, ehi…» lo interruppe una voce alle sue spalle «Oserei dire che quel fantoccio è morto e stramorto»
Jackson riprese fiato, il sudore ad imperlargli il viso, il torace e le braccia «Principe Kristoff… scusate se mi sono permesso di venire qui ma avevo decisamente bisogno di sfogarmi»
«Questo lo vedo» disse lui, trattenendo a stento una risata «Ma temo non basti per sconfiggere i vostri fantasmi dai capelli biondi»
Se possibile, le guance dell’altro uomo s’imporporarono ancora di più, solo che questa volta poco aveva a che fare con la fatica dell’allenamento «E’ così evidente?»
«Temo proprio di sì…» gli confermò quello, a braccia conserte.
«Ma perché non mi dà modo di parlarle? Avrei così tante cose da chiederle, capisco che lei sa delle cose…»
«Quando vuole, Elsa sa farla davvero bene la regina dei ghiacci, no?» cercò di sdrammatizzare il biondo ma Jackson non sorrise.
«Forse non sono abbastanza importante» concluse, riferito al suo rango sociale.
«Forse lo siete troppo…» sussurò il tagliatore di ghiaccio a denti stretti.
L’ex spirito dell’Inverno, però, riuscì ad udirlo vagamente «Che avete detto?»
«Aspetta… che?» trasecolò Kristoff «Io? Non ho detto niente di niente» cercò di riparare alla sua lingua lunga «Però non pensate che sia una questione di ceto, se c’è una famiglia in cui non conta nulla, è proprio questa. Prendete me, ad esempio, non sono di nobili origini, penso l’abbiate capito da solo. Sono un tagliatore di ghiaccio, cresciuto dai troll per di più… Ciò non ha impedito ad Anna di prendermi come marito»
«Mmm…» acconsentì l’altro anche se quella rassicurazione non risolveva, di certo, il suo problema «Piuttosto…» continuò, riportando lo sguardo su di lui «Che cosa ci fate qui?» gli chiese, sinceramente curioso di averlo trovato nella gendarmeria ad un orario così inusuale come la sera tarda.
Il principe tirò un sospiro di sollievo, per il suo cambio di argomento «Sto aspettando degli amici, se volete unirvi, ho la soluzione perfetta per liberarvi la testa dai vostri pensieri»
«In che modo?»
«Aspettate e vedrete»


    «Come?» sbottò, non appena capì cosa l’altro gli stesse proponendo «Dovrei battermi con voi?»
«Esatto, a mani nude» gli spiegò Kristoff, rimasto anche lui con i soli calzoni addosso «I colpi accettati sono solo al torace e alla schiena: niente viso, niente gambe e, ovviamente, niente parti basse»
Poco dopo la loro discussione, infatti, un discreto numero di guardie e uomini del villaggio avevano cominciato a riempire la sala: il loro allegro vociare, qualche boccale di birra, avevano reso l’atmosfera subito accogliente ma, ben presto, erano cominciati gli scontri.
«Perché fate questo?» volle sapere Jackson, confuso.
«Per divertirci» chiarì il biondo «E stare pronti nel caso in cui qualcuno minacciasse il nostro regno»
«Divertirvi…» ripeté l’altro, però le botte volavano per davvero «Perché i colpi solo sul busto?»
«Perché le nostre mogli non devono scoprirci» proruppe in una risata un uomo lì a fianco.
«Altrimenti poi ci ridurrebbero peggio» si unì un altro, facendo scaturire un nuovo coro di risa.
«Allora?» lo incitò nuovamente Kristoff.
Jackson guardò il fisico possente del tagliatore di ghiaccio davanti a lui e lo confrontò con il proprio: poteva batterlo in velocità, su questo ne era sicuro, ma avrebbe potuto fare qualcosa contro a quei bicipiti? Sperò di sì «D’accordo»
«Ottimo» si rallegrò l’altro, con un sorriso di soddisfazione che lo fece rabbrividire. Perché aveva la netta sensazione che fosse davvero felice di suonargliene un po’?
Il loro incontro iniziò: si studiarono per un attimo, fra le urla di incitamento degli altri uomini lì attorno, poi il principe andò all’attacco. Jackson non si era sbagliato, era nettamente più agile dell’altro, riuscì a schivare i primi assalti con facilità e a portare a segno un paio di colpi ma il primo pugno che il biondo gli rifilò nel costato gli spezzò il fiato. Riprese posizione con fatica, benissimo, voleva giocare duro? D’accordo, al diavolo il fatto che fosse un principe.
Kristoff percepì immediatamente il cambio di determinazione del suo avversario e fece altrettanto. Era maledettamente veloce e, sebbene a forza fisica gli fosse inferiore, sapeva esattamente dove andare a colpire per fare male. Una poderosa manata di taglio sul rene lo fece grugnire di dolore ma l’altro era stanco, complice anche l’allenamento a cui si era sottoposto poco prima, e ritirò il braccio con un secondo di troppo: lo arpionò e in un attimo lo strinse in una morsa brutale, rigirandosi su se stesso lo sollevò in aria e, senza troppi complimenti, lo schiantò con la schiena a terra.
Jackson avvertì l’aria abbandonargli i polmoni di colpo, si girò fra lamenti e colpi di tosse «Basta per favore, mi arrendo»
Uno scroscio di applausi accompagnò il finire del loro combattimento, fra i fischi e le urla in onore del vincitore.
Il principe diede una mano al suo avversario e lo aiutò a rimettersi in piedi «Ti sei battuto bene»
«Ah, beh, grazie…» gli disse l’altro con una smorfia di dolore.
Smorfia che fu particolarmente apprezzata dal tagliatore di ghiaccio: così imparava ad essere fra le grazie della sua bambina.

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    Il giorno seguente, Anna aveva preso posto su una delle panche dei giardini del castello e alternava una lettura distratta col tenere d’occhio Freja, Olaf e Sven che giocavano lì accanto, per poi perdersi in elucubrazioni sul comportamento della sorella e ricominciare tutto da capo, non necessariamente nello stesso ordine.
Erano ormai molti giorni che Jackson era entrato a far parte della quotidianità del castello, si era rivelato un vero asso con i bambini, tant’è che lei era molto più tranquilla da quando nel consolidato trio della figlia era entrato a far parte anche lui, sebbene non gli impedisse totalmente di combinare guai, li incitava verso i meni pericolosi, assicurandogli comunque un gran spasso. Freja, dal canto suo, aveva decisamente preso la sua prima cotta per l’ex spirito… con immensa gioia di suo padre.
L’assoluta incognita era la maggiore: Elsa si ostinava a volerlo evitare il più possibile. D’accordo, lui non ricordava nulla del tempo passato con lei ma era impossibile non notare come la guardasse, ne era come calamitato: l’unica a far finta di non accorgersene era proprio la regina stessa. La minore sospettava che lei vedesse la propria magia come un ostacolo, ora che lui aveva perso la sua. Certo, se non gli dava neanche la possibilità di parlarle come avrebbero potuto risolvere la cosa?
Ed eccolo lì, uno dei due oggetti del suo pensiero: Jackson camminava, in maniera vagamente strana, per i viottoli del giardino. Vedendolo, la figlia scattò in piedi e, con gli occhi scintillanti di emozione, lo travolse senza ritegno.
L’uomo accolse l’uragano fra le sue braccia e la salutò, senza riuscire, però, a nascondere una smorfia di dolore sul volto che passò assolutamente inosservata alla piccola, troppo presa dalle mille idee che le frullavano in testa, ma decisamente non alla madre.
«State bene?» gli chiese, quindi, avvicinandosi.
«Sì» mentì spudoratamente l’altro, cercando di dissimulare malamente il dolore causato da una gomitata di Freja al costato, intenta a scendere per tornare dai suoi immancabili amici.
«Mmm…» lo scrutò Anna sospettosa, che giorno era quello? Capì «Non ci credo che l’abbia fatto!» sbottò irritata, gonfiando le guance «E voi siete stato così sciocco da accettare»
«Di che cosa state parlando?» fece il vago lui, non volendo tradirsi.
«Oh, smettetela con questa farsa» lo riprese la rossa «So benissimo che cosa è successo: vi siete battuti a quello stupido ritrovo»
«Non doveva essere un segreto?» chiese perplesso.
«Sistematicamente, una volta al mese i nostri uomini spariscono e tornano a casa malconci e doloranti. Pensate davvero che basti concentrare i lividi su una parte coperta del corpo per non farcene accorgere? Ci credete davvero così poco intelligenti?»
In effetti… tuttavia non disse niente, la principessa arrabbiata faceva più paura persino dei muscoli del marito.
Anna, dal canto suo, stava pensando a tutti i modi possibili per farla pagare a Kristoff: che fosse geloso era palese ma arrivare, addirittura, a quello era francamente un po’ troppo.
«Non mi ha costretto nessuno» si affrettò a dire l’altro, cercando di riparare ai guai in cui stava mettendo il principe «Direi che ho l’età giusta per prendere le mie decisioni da solo»
«Decisioni che non sembrano necessariamente intelligenti» disse lei, con il suo solito filo diretto, varcando un pelo di troppo quel sottile confine di formalità che continuavano a mantenere.
Di fatti, entrambi si bloccarono sorpresi, per poi scoppiare a ridere simultaneamente. Peccato che le risate fecero, nuovamente, contorcere Jackson dal dolore.
«Cielo… temo proprio dobbiate andare a mettere qualcosa di fresco su quelle contusioni» gli fece presente la principessa preoccupata.
«Fresco?» chiese lui non capendo.
«Sì, il ghiaccio ha un ottimo effetto benefico sulle botte, non lo sapete?»
«E dove posso trovarlo? E’ autunno ma non ancora così freddo da trovare del ghiaccio a quest’ora della giornata» continuò quello perplesso.
Anna s’illuminò, maliziosa «Oh, io un’idea ce l’avrei»

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    Elsa si avviò verso l’infermeria del castello, Anna le aveva detto che c’era bisogno del suo intervento per alleviare il dolore all’ennesima vittima di Kristoff e del suo circolo segreto: era decisamente tentata di proibire quegli incontri… ma come farlo, visto che ufficialmente non esistevano? Sorrise dell’ingenuità del cognato e della maggior parte degli uomini di Arendelle, apprestandosi ad entrare nella stanza adibita ai ricoveri. Non appena scorse chi fosse ad aspettarla all’interno, però, si bloccò.
«Poi mia sorella si chiede come mai cerchi sempre di ucciderla» bisbigliò a denti stretti, provò a far finta di nulla e tirare dritta ma un “Vostrà maestà”, pronunciato in richiamo, vaporizzò ogni suo piano di fuga, l’aveva già sentita. Perciò, preso un grosso respiro, fu costretta ad entrare.
«Che cos’avete combinato?» gli chiese, avvicinandosi.
Lui sorrise «Temo di aver pagato qualche scotto in sospeso con vostro cognato» le spiegò, ormai capito che il famoso segreto non era mai stato tale «Anche se, ovviamente, non ricordo quale»
Elsa sorrise a sua volta «Non c’è bisogno che ricordiate… chi adora la vostra compagnia?» gli suggerì, vedendolo comprendere continuò «Credo proprio siate oggetto di un bel po’ di gelosia paterna»
«Penso di capire» si trovò d’accordo l’altro «Probabilmente proverei la stessa cosa se fossi suo padre, Freja è una bimba adorabile e passare del tempo con lei e i suoi amici è molto divertente»
«Probabilmente perché fra bambini vi intendete alla perfezione…» celiò lei, incapace di trattenersi.
«Uh, senti, senti…» stette al gioco lui, assumendo quell’espressione irriverente che spesso sfoggiava quando era uno spirito «Mi state dando dell’immaturo per caso?» le chiese sarcastico «Lo trovo quanto mai curioso, considerando come vi state comportando in questi giorni»
Lei assottigliò gli occhi, colpita e affondata, ma anziché rispondere mosse rapida un dito e lo puntò con una certa forza contro il suo costato: quello ovviamente si zittì, ritirandosi con dolore «Perché lo avete fatto?»
«Stavo solo controllando la situazione» mentì spudoratamente l’altra «Volete che vi aiuti o no?»
«Certo» le disse a denti stretti e, con un po’ di fatica, si tolse la camica che portava «Ecco qua»
La regina portò l’attenzione sul suo torace, cercando di concentrarsi sui lividi violacei che gli coloravano la pelle, imponendosi di non pensare a quell’unica notte che avevano passato insieme e alle sensazioni che quel corpo aveva acceso nel suo. Si ritrovò arrossita, senza nemmeno rendersene conto.
«Che c’è? Non avete mai visto un uomo mezzo nudo?» si vendicò Jackson, notando il suo palese imbarazzo.
«Voi siete tremendamente irritante…» sibilò Elsa, cercando di ricomporsi. Gli si avvicinò ulteriormente e poggiò, questa volta con delicatezza, il palmo sulla prima delle sue contusioni: a differenza di quella notte, la pelle sotto alla sua mano era bollente. Lo avvertì fremere per un attimo e confuse la sua reazione per timore «Ora userò il mio potere su di voi, pensate di poter resistere o scapperete urlando?»
L’espressione di lui si addolcì «Non scapperò»
L’altra non disse niente e cominciò a donare sollievo al suo paziente.
Jackson dal canto suo, cercò di seguire le sue azioni con lo sguardo, voleva dimostrarle di non avere paura e di essere sinceramente affascinato dalle sue capacità. Aveva intuito che il giudizio degli altri in merito alla sua magia fosse un argomento che le stesse particolarmente a cuore… sì, ma il giudizio di tutti gli altri o solo il suo? Si ritrovò a chiedersi, portando l’attenzione sul suo volto concentrato e bellissimo. Una leggera pelle d’oca gli si disegnò sull’epidermide, sicuro che non fosse solo a causa del refrigerio, chiuse gli occhi e cercò di pensare solo al senso di benessere che quel fresco procurava alle sue lesioni, senza indugiare su quelle mani che lo stavano toccando. Perché aveva quella netta sensazione che lo avessero già fatto altre volte?
Avvertito il suo smettere di fissarla, questa volta fu il turno della regina di alzare lo sguardo su di lui: lo vide con le palpebre abbassate, tranquillo, affidatosi alle sue cure senza riserve. Era davvero il solito Jack di sempre: allegro, irriverente, divertente e irritante assieme.
«Ho finito» lo avvisò «Meglio non continuare oltre, non vorrei rischiare di congelarvi»
Gli occhi di lui si riaprirono e il loro colore nocciola gli sbatté in faccia nuovamente tutti i suoi timori: lui non aveva più la magia, non l’avrebbe potuta comprendere come prima mai più.
«Grazie» le disse l’uomo, sollevato, il dolore anestetizzato dal freddo.
«Cercate di non fare sforzi per qualche giorno, d’accordo?» gli suggerì, per poi girarsi e dirigersi verso la porta.
«Non andate via, per favore… restate ancora un po’ con me» sentire praticamente le stesse parole usate da se stessa, quella volta che era stato lui a tentare di allontarla, la fecero fermare.
«Aiutatemi» la implorò l’altro, alzandosi «Aiutatemi a capire, lo so che voi sapete cosa ho dimenticato. Per favore, vi ho fatto qualcosa di male? Perché avete sempre quell’espressione triste quando mi guardate?»
«Non mi avete fatto nulla di male»
«Allora cosa?» continuò lui, stufo di quell’oblio in cui navigava. Le prese una mano e la guardò negli occhi «Perché mi siete così familiare nonostante siate una regina e io un signor nessuno? Perché sento questo incessante bisogno di starvi vicino? Cosa ci legava?»
Elsa abbassò un attimo lo sguardo verso le loro mani unite, poi lo rialzò sul suo viso «Tutto…» confessò, anch’essa satura di quella situazione d’impasse «Ma ora non lo so più: siete lo stesso di sempre e al tempo stesso non lo siete più…» continuò, sfiorando con la punta delle dita i suoi capelli castani.
Jackson sospirò a quel tocco, frustrato «Come faccio a capire chi fossi se non me ne date la possibilità?»
Quando la fronte di lui si posò sulla sua, fu scossa da un brivido tale che riuscì per un soffio a controllare i suoi poteri impedendogli, di fatto, di congelarlo lì davanti a lei. L’istinto la stava praticamente implorando di alzare quella testa cocciuta e di cancellare, in un bacio, quella minima distanza che ancora li separava. La regina di Arendelle, però, era davvero brava a seppellire le sue emozioni sotto ad una coltre di gelo, d'altra parte lo faceva da tutta la vita. Fu per questo che, invece, disse: «Il fatto è che, per me, è troppo doloroso starvi accanto mentre cercate di scoprirlo» e, interrompendo ogni contatto, se ne andò.



Grazie per aver letto anche questo nuovo capitolo.
Il prossimo sarà ufficialmente l'ultimo ç_ç
Prima di parlare dei nostri amori - sì, lo so che non sembra da quanto li faccio soffrire ma, credetemi, li amo davvero tantissimo - vorrei spendere due parole su Anna e Kristoff: ma quanto sono tenerelli nei panni di love experts?
Il primo è un puttino dell’amore tutto bicipiti e manate – prima regola del Kristoff’s Club non parlare del Kristoff’s Club – la seconda è, come al solito, geniale XD
Freja è, invece, ufficialmente entrata a gamba tesa nella Jack's side. E come darle torto?
Ma veniamo ad Elsa e alla sua testa di marmo - quanto le piace crogiolarsi nelle sue paturnie a questa benedetta ragazza - io credo che, per come ce l'hanno presentata, per lei non sia affatto semplice approcciarsi all'amore romantico e, diciamocelo, i poteri di Jack sono una comfort zone troppo allettante - soprattutto perché qui ancora non sa da dove provengano i suoi - e per me è quasi un peccato che i suoi sentimenti possano essere legati a questo fattore ed è proprio per questo che, per come li vedo io assieme, è necessario che lei capisca di amarlo anche senza. Solo così potrà effettivamente lasciarsi andare.
Non ci resta che vedere se lo farà oppure no ;)
Da qui il titolo "Minuetto", una danza francese che si fa a piccoli passi... quelli che la regina sta facendo verso il nuovo (?) Jackson.

Come sempre grazie per il sostegno che mi date.
Ci rivediamo sul finale
Cida

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Capitolo 10
*** Autunno - Into the Unknown ***


Capitolo 10

Capitolo 10

Autunno – Into the Unknown


    Jackson non riusciva a prendere sonno quella notte, sempre più confuso, sempre più arrabbiato: con se stesso, con la sua memoria vuota, con la regina, con quella situazione assurda. Consumava, a grandi passi, ogni centimetro del pavimento all'interno della sua camera, ancora e ancora: come una bestia in gabbia, irritata e impossibile da placare. In un moto di stizza, prese un cuscino dal grosso letto e lo lanciò dall’altra parte della stanza, un lampo gli attraversò la mente: aveva già fatto una cosa del genere, che cosa aveva lanciato? Si chiese assottigliando gli occhi, concentrato. Un bastone?
Si portò una mano alla testa e altre visioni lo bombardarono in un rapido sussegguirsi d'immagini: una giovane Elsa sulla terrazza di un palazzo di ghiaccio, una più adulta che lo guardava sospettosa nella notte, lei che gli sorrideva, che lo ringraziava di aver salvato sua nipote, che piangeva fra le sue braccia, che lo baciava, che…
Improvvisamente accaldato si portò una mano al colletto per allentarlo, il respiro difficoltoso. La stanza prese a girargli vorticosamente attorno, collassò a terra come un sacco vuoto, privo di sensi, in una nube di polvere dorata.


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    Una sonora pernacchia subito seguita da una risata cristallina, accompagnarono la principessa di Arendelle negli ultimi preparativi necessari prima di coricarsi. Con l’amore che le scintillava negli occhi, si voltò verso sua figlia che, nel grande letto lì a fianco, cercava invano di scappare dalle dolci angherie di suo padre.
«Mamma!» cercò il suo aiuto la piccola «Salvami, ti prego!»
«Oh no, no» le fece presente Kristoff alzandosi sulle ginocchia, cercando di ingigantire il più possibile la sua mole «Mamma non potrà salvarti da questo orco mangiatore di bambine!» intonò con una voce che voleva essere spaventosa, seguita da un ruggito più buffo che minaccioso.
Anna saltò sul materasso senza troppi complimenti «Ah, sì? Questo è tutto da vedere» accettò la sfida, rimboccandosi le maniche della camicia da notte «Freja, scommettiamo che la mamma abbatterà questo bruto in un solo colpo?»
«In un solo colpo?» chiese la bimba, emozionata.
«In un solo colpo?» le fece eco il tagliatore di ghiaccio «E come pensi di far… Argh!» urlò ancor prima di finire la frase, quando la moglie letteralmente si tuffò su di lui andando a conficcare quattro dita di una mano nel grosso livido che copriva la pelle sopra ad uno dei suoi reni. Il principe caracollò miseramente nel letto, trascinandosi dietro la consorte che, non paga, si prodigò ad aizzare la figlia «Freja, finiscilo!»
La piccola non se lo fece ripetere due volte e, con un urlo di battaglia degno di nota, si lanciò con tutto il peso sullo stomaco del genitore impotente, il quale si ritrovò improvvisamente senza più aria, rischiando seriamente di soffocare per le risate provocate dall’attacco del solletico che ne seguì.
Mentre cercava di tenere a bada, invano, il terremoto dai capelli biondi - al momento liberi dalle immancabili treccine - alzò gli occhi su sua moglie, ora con le ginocchia ad un soffio dalla sua testa, che lo scrutava di sottecchi dall’alto verso il basso. Uno sguardo che palesemente stava dicendo “So cosa hai fatto”. Aggrottò le sopracciglia, stupito, in una muta richiesta di spiegazioni.
«Tu mi sottovaluti» gli disse lei, piegandosi ed andando a sfioragli la fronte con la sua, un’espressione vagamente maligna «Ma ti è andata bene…» disse, invece, distendendo le labbra in un sorriso «Grazie a te, ho potuto mettere in atto un piano geniale» si autocelebrò, regalandogli un bacio sulla punta del naso.
Kristoff non ebbe il tempo di indagare ulteriormente su quelle parole, Freja caricò un nuovo potentissimo assalto, ma questa volta la sua tenerissima furia si abbattè senza ritegno sulla madre: in un battito di ciglia, Anna si ritrovò ribaltata fra i cuscini con il viso riempito di adorabili baci bavosi. Altre risate divertite riempirono la stanza con la loro allegria.
Il tagliatore di ghiaccio non poté fare a meno di sorridere di fronte alle donne della sua vita e, preso un grosso respiro, si lanciò fra di loro, più che mai intenzionato a portare a termine il suo attacco di coccole assassine.


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    Jack riprese lentamenti i sensi. Aprendo gli occhi, si riscoprì disteso sul pavimento di una stanza, con un gran dolore alla testa.
Dolore? Si portò una mano alla nuca e la tastò: cos’era, un bernoccolo quello? Richiamò la sua magia per rimettersi in piedi ma, di fatto, nulla successe. Vagamente allarmato tornò in posizione eretta, le ossa indolenzite, il pavimento freddo sotto ai piedi nudi. Freddo? Sgranò gli occhi e letteralmente si precipitò verso lo specchio: nonostante fosse ancora buio, essendosi risvegliato ben prima dell’alba, riconobbe immediatamente i vecchi lineamenti di quando era solo un mortale.

«Sono vivo?!» disse ad alta volce, a nessuno in particolare. Solo allora lo shock iniziale fece spazio alla comprensione e ai ricordi, una valanga di ricordi.
Doveva andare subito da Elsa, quella sciocca… si apprestò a scavalcare la finestra, la aprì e il vento gelido gli fece rizzare i peli delle braccia e i capelli della nuca. Forse non era proprio il caso di uscire da lì, a meno di non volersi ammazzare di nuovo dato che non poteva più volare. Questa improvvisa comprensione gli pungolò il petto, come avrebbe fatto adesso? Scosse il capo, quello non era il momento di pensarci, ci sarebbe stato tempo per abituarsi a vivere senza la magia. Vivere, solo a pensare a quella parola un sorriso gli si disegnò sulle labbra, si voltò su se stesso e, quindi, prese la via della porta. Nonostante l’orario il castello aveva già iniziato a svegliarsi assieme ai suoi abitanti, forse non era il caso di irrompere a quell’ora nella stanza da letto della regina, se non voleva essere arrestato dalle sue guardie: visto come si stava comportando con lui, non era certo che lei sarebbe intervenuta in suo favore, era decisamente meglio aspettare. Tuttavia, i ricordi di quei giorni gli fecero presente che, ormai, lui era parte integrante del castello stesso, nessuno gli avrebbe detto nulla se l’avessero trovato a passeggiare in giro. Troppo agitato anche solo per pensare di riprendere sonno, decise comunque d’uscire e s’incamminò.


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    Anche Elsa quella notte aveva dormito poco e male: turbata dall’incontro ravvicinato con Jackson, si era ritrovata con le palpebre spalancate ben prima dell’orario usuale e riaddormentarsi era stato pressoché impossibile. Potevano i suoi sentimenti basarsi su una cosa così frivola come il colore degli occhi o dei capelli? Era lampante che, caratterialmente parlando, Jackson fosse lo stesso di sempre… allora perché non riusciva a lasciarsi andare? Perché ora erano diversi, ecco perché. Lei aveva la magia, lui non più. Ma erano davvero mai stati simili sotto a quel punto di vista? Aveva pensato di aver trovato qualcuno a lei affine che potesse spiegarle come mai fosse nata così ma, ripensandoci, l’unica cosa che accumunava le loro capacità era il fatto di comandare lo stesso elemento, nulla di più. Si ricordò del loro scontro: la magia dello Spirito dell’Inverno era nettamente più forte e devastante come la forza della stagione che la generava, sebbene anche lei fosse potente, in quel momento, aveva percepito che non erano mai stati uguali. Quindi era quello il problema? La delusione di aver pensato di trovare delle risposte su se stessa che in realtà non erano mai arrivate?

Eppure lo aveva amato, ne era certa ed era inutile girarci intorno: continuava ad amarlo ancora adesso… perché le sarebbe risultato così difficile stargli vicino altrimenti? Nonostante non ricordasse nulla, il sentimento che lui provava per lei era talmente forte che non l’aveva abbandonato, come aveva potuto essere così cieca da non accorgersene?
Ripensò al loro scambio di battute pungenti di quel giorno, agli sguardi di sfida, alla continua ricerca di adrenalina anche in una semplice conversazione, all’attrazione assoluta che avevano i loro corpi. Non poteva negarlo, tant’è che solo rifigurarselo mezzo nudo riaccese in lei altri tipi di ricordi che la fecero avvampare. Oh d’accordo, era la signora del gelo ma di certo non era fatta di ghiaccio, no? Sbuffò, irritata dalla situazione e da se stessa, perché non poteva mai essere soddisfatta? Che cosa c’era di sbagliato in lei? Si rigirò nel letto quasi ringhiando «Basta» pronunciò a denti stretti, si alzò.


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    Jack si muoveva in uno strano stato d’incredulità per la piazza del castello, sentiva l’aria pungente addosso, il suo corpo reagiva con piccoli brividi alle folate più fredde: era semplicemente incredibile, dopo aver passato secoli solo ad avvertire le cose che gli stavano intorno ma, di fatto, a non provare nulla di concreto, sentire tutte quelle sensazioni era a dir poco meraviglioso, come se fosse rinato un’altra volta e, in effetti, così sembrava. L’Uomo della Luna gli aveva dato una seconda possibilità, chissà poi perché. Pian piano si spostò verso i giardini del castello, la natura continuava ad infondergli un senso di pace anche adesso, come se la connessione che aveva con essa quando era lo Spirito dell’Inverno non fosse del tutto sparita, non c’era praticamente nessuno in giro ad esclusione di un signore di mezza età intento a far qualcosa con un albero poco distante. Lo vide alzare un corto bastone da passeggio e una cascata di ricci semiaperti crollò dai rami del castagno a cui si era rivolto.

«Barry!» praticamente urlò il suo nome in richiamo.
Lo Spirito dell’Autunno si voltò nella sua direzione e un sorriso gli increspò i baffi curati ma, ancor prima di riuscire a dire qualsiasi cosa, lo vide venire letteralmente travolto da una cascata di petali bianchi per ritrovarlo, poi, stritolato nell’abbraccio di Primavera «Jack! Riesci finalmente a vederci!»
Lui rise «Oh, Sue!» le disse, ricambiando la stretta con sincero affetto «Scusatemi se non ho più creduto in voi»
«Eri uno stupido da spirito, perché da umano avresti dovuto essere diverso?» lo riprese una voce ironica alle sue spalle.
Jack ricambiò il sorriso beffardo «E ciao anche a te, Tara. Siete davvero tutti qui, per me?» chiese, quasi commosso «Che ne è stato della regola “Niente contatto con gli esseri umani”?»
Barry sorrise bonario «Abbiamo pensato di poterla infrangere per un vecchio amico»
«E la infrangeremo ancora molte volte!» gli fece eco la più piccola dei quattro, completamente fuori di sé dalla gioia.
«Grazie» disse quello, sinceramente emozionato, mentre anche le braccia di Autunno si univano a quelle di Primavera, in un gesto d’affetto fraterno.
«Certo che ce ne hai messo di tempo per ricordare…» continuò Tara, strafottente «Non so se mi facevi più rabbia tu o la biondina scintillante, testarda come un mulo: non ha fatto praticamente niente per aiutarti»
Jack alzò un sopracciglio «Mi stavi spiando, per caso?»
L’altra sprigionò un’ondata di calore, in imbarazzo «Eravamo solo curiosi di sapere come sarebbe finita»
«Noi pensiamo che la memoria ti sia stata tolta più per lei che per te» gli spiattellò, senza troppi preamboli, Sue.
«In che senso?»
«Doveva capire delle cose…» cercò di spiegargli Barry «Crediamo che così l’Uomo della Luna abbia voluto aiutarla»
L’ex spirito dell’Inverno soppesò quelle parole, come al solito quella misteriosa entità agiva in maniera altrettanto enigmatica. Qualsiasi cosa Elsa dovesse capire, immaginò l’avesse fatto dato che la memoria gli era tornata.
«Insomma che aspetti…» disse, infine, stupendo tutti e tre i suoi amici, rivolgendosi a Tara. Le fece un cenno con la testa «Vieni qui, stupida orgogliosa»
Quella, ovviamente, protestò ma nonostante tutto si unì al loro abbraccio.


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    Elsa arrivò nei giardini del castello quando, ormai, l’alba aveva già rischiarato il cielo. Incurante del freddo, come al solito, era uscita con una veste leggera, sperando che l’aria fresca del mattino potesse spazzarle via quell’agitazione che aveva dentro: si era decisa, avrebbe parlato con Jackson una volta per tutte, poi quel che ne sarebbe uscito l’avrebbero affrontato insieme, un passo alla volta. Un sonoro *crack* dai rami di un albero sopra di lei, unito alla tensione a cui era sottoposta, la spaventò talmente tanto che si autoghiacciò i piedi: impossibilitata a spostarsi per salvarsi da ciò che le stava per piombare addosso, creò uno schermo gelato a ripararle il capo.

La cosa in questione colpì, con una sonora capocciata e un’imprecazione non troppo velata, la sua barriera per poi rovinarle addosso, liberandole le gambe dalla prigione che lei stessa aveva creato ma finendo, inesorabilmente, per sporcarle il vestito e strapparlo in alcune parti.
«Jackson…» riconobbe, infine, colui e non cosa l’avesse assalita «Che cosa ci facevate su un albero? Non vi avevo detto di stare a riposo?»
Quello ancora rantolante, la ignorò «Ohi, ohi…» si lamentò, portandosi una mano alla fronte arrossata, lì dove aveva battuto «Una testa dura per davvero, non solo in senso figurato»
«Si dia il caso che non abbiate colpito la mia testa ma una lastra di ghiaccio» gli fece presente lei, trattenendo a stento una risata, considerando il suo intervento più come un pensiero formulato ad alta voce che non al volerle dare apertamente della zuccona.
«Ah, quindi era solo un tentativo di uccidermi?» non si scompose lui, dimostrando una perfetta cognizione di causa su quello che aveva appena detto.
«Stavo solo cercando di proteggermi, come potevo immaginarmi cosa stesse per finirmi addosso?» gli rispose, quindi, piccata.
«Certo, certo…» tagliò corto l’altro, rimettendosi in piedi e aiutandola a fare altrettanto. Rialzò lo sguardo sull’albero lì accanto, dove aveva cercato rifugio così come amava fare quando era uno spirito «Evidentemente anche il mio peso dev’essere cambiato»
A quelle parole, finalmente, lei comprese «Jack!?»
«Cosa?»
«Sei tornato» gli disse, gli occhi subito lucidi di commozione, cercando rifugio fra le sue braccia.
Lui sorrise, stringendola forte «Non sono mai andato da nessuna parte: ero solo nascosto sotto a un bel po’ di polvere che, a quanto pare, hai spazzato via»
«Io?»
«Qualcuno mi ha suggerito che, la mia perdita di memoria, fosse una prova per te. Dovevi capire qualcosa…»
Elsa si rabbuiò e si allontanò dal suo abbraccio «Quali fossero i miei reali sentimenti per te…» gli confessò comprendendo all’istante, decisa a non nascondergli più niente.
Lui perse un battito «Cos…?»
«Avevo paura che la mia magia potesse essere un ostacolo ora che tu non l’hai più»
«E lo è?» volle sapere, sempre più in crisi.
«Dimmelo tu»
«Assolutamente no» rispose l’altro, scotendo il capo «Era la mia magia ad esserlo e se rinunciare ad essa è il prezzo che devo affrontare per poter stare con te, bene, sono disposto a pagarlo. Anche se, lo ammetto, sarà strano e probabilmente non facile» la guardò negli occhi «Ma non cambio idea su di te, come ti dissi già una volta, le tue capacità sono un dono e non devi assolutamente vergognartene» ci pensò su «A meno che, il fatto che io sia diventato una persona qualunque, non sia un problema per te» le fece presente, leggermente risentito da quel senso di paura che si faceva largo nel suo cuore.
«Oh no, non pensarlo questo…» si affrettò a rassicurarlo, ora che l’aveva finalmente capito «Non sei una persona qualunque, sei sempre Jack… il mio Jack» gli sorrise, allungando una mano a carezzargli il viso.
Rincuorato, lui si abbassò per poter andare ad incontrare, finalmente, le labbra della regina con le sue ma il suo movimento lasciò spazio, nel silenzio appena sceso fra loro, ad un sonoro strappo: agganciata dal suo piede, una lacerazione della gonna della donna aumentò ulteriormente la sua dimensione. Si bloccò ad un soffio dalla sua bocca «Temo di aver fatto un bel macello col tuo vestito» le disse furbamente.
«Non ti preoccupare per quello, lo sistemiamo subito»
L’uomo guardò estasiato il magico cambio d’abito, appena avvenuto davanti ai suoi occhi «Come tu riesca a fare questa cosa devo ancora capirlo»
«Mi viene naturale» rispose Elsa, in un’alzata di spalle «Esattamente come questo» continuò, lanciando un piccolo mucchietto di neve per aria «Forse, un giorno, scoprirò tutto quello che non so» concluse, rabbuiandosi un poco.
«Ehi…» andò ad abbracciarla, di nuovo, lui «Volevo farti un complimento, non rattristarti»
L’altra accettò il gesto d’affetto volentieri «Lo so» lo rassicurò, regalandogli un sorriso per rimarcare il concetto.
«Bene, sono certo che, presto, riuscirai a dissolvere tutti i tuoi dubbi» disse lui soddisfatto, per assumere, poi, un’espressione vagamente sospetta «Senza contare che la vera domanda non è perché tu abbia queste capacità»
«E quale sarebbe?» volle sapere la bionda, gli occhi già al cielo, pronta a sentire quale sciocchezza avrebbe detto subito dopo.
«La vera domanda è… si può togliere?» chiese, sfiorandole leggermente la spallina del vestito.
Elsa, preparata a tutto ma decisamente non a questo, si trovò ad arrossire «Jackson!» lo riprese, dandogli una pacca sul petto.
Quello scoppiò a ridere «I miei amici mi chiamano Jack»
«Ah, perché noi saremmo amici, adesso?» fu il suo turno di alzare un sopracciglio, con aria maliziosa.
«Hai ragione…» si trovò d’accordo, riattirandola a sé «Penso e, soprattutto, spero di essere qualcosa di più»
«Stupido» gli sussurrò lei a fior di labbra.
«Non posso negarlo, però, adesso sta’ zitta e baciami»




E' con un po' di magone che clicco sullo stato "Completa".
Grazie davvero per essere arrivati alla fine di questa storia.
Un ringraziamento dedicato va evil65 che è stato il primo in assoluto a credere in essa e che mi ha suggerito di immergermi nel mondo degli scambi di recensioni dove ho potuto conoscere (e ritrovare) decisamente un sacco di persone bellissime e talentuose. In particolare, senza togliere nulla a nessuno, ho trovato un gruppo di gentil donzelle che veramente mi hanno saputo regalare storie per tutti i gusti… anche quelli che pensavo di non possedere XD
Le vostre recensioni mi hanno saputo emozionare e sciogliere come un cubetto di ghiaccio sotto al sole di Luglio – giusto per rimanere in tema - con alcune ho, inoltre, riso senza ritegno!
Ma sopprattutto grazie per aver sopportato i miei deliri – come questo - nelle note di fine capitolo… della serie: quando mi ci metto, la logorrea su questi due abbonda sopra ai miei tasti. Smetterò di scrivere su di loro? Non credo ;)
Vi invito a saltare le prossime righe se non avete ancora visto Frozen 2, in quanto, saranno super spoilerose con tanto di finale bello che spiattellato!
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Devo ammetterlo: la mia idea iniziale era quella di far, sì, tornare la memoria di Jack a Jackson ma di lasciarlo mortale, esattamente come ci siamo lasciati qui, quindi diciamo che non ho voluto tradire la storia così come l'ho pensata. E’ anche vero, però, che la Disney - nel frattempo - mi ha fatto lo scherzone di trasformare Elsa in Spirito e, quindi, un domani lei lo diventerà mentre lui non lo sarà più? Cioè... bella sfiga XD
Perché sì, purtroppo (?), il richiamo del canon è fortissimo in me e sono estremamente convinta che Elsa non potrà mai essere soddisfatta di se stessa fino a che non scoprirà le sue origini, indipendentemente dal fatto di aver trovato l’amore. Non è, quindi, un caso il titolo del capitolo, il riferimento a “Nell’Ignoto” di Elsa e che questa storia si concluda in Autunno, proprio il periodo in cui si svolge il secondo film. Mi piace pensare che la storia potrebbe proseguire, di fondo, così come l’abbiamo vista – escludendo, per forza di cose, le gag sulla proposta di matrimonio – con due spalle d’eccezione in più: Freja e Jack.
In fin dei conti, con le altre Stagioni a trovare il nostro adorato non c’era nessun nuovo Signore dell’Inverno: le vie dell’Uomo della Luna – ho realizzato solo sul finale che, praticamente, sono io XD – sono infinite!
Ovviamente la polvere dorata che circonda il nostro amato Jack e gli ridona la memoria è un chiaro omaggio alla polvere dei sogni di Sandy ;)
E, sul finale, la parte in cui Elsa - presa alla sprovvista si ghiaccia i piedi - è una rivisitazione dell'inizio di Frozen 2 dove si incolla alla ringhiera :D

Ancora grazie per tutto: è stato davvero un piacere affrontare questa avventura con voi.
Spero di ritrovarci presto.
Cida

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