CIAK!

di Anil
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** DESTINAZIONI ***
Capitolo 2: *** ARRIVI ***
Capitolo 3: *** GATE ***
Capitolo 4: *** CHECK IN ***
Capitolo 5: *** DECOLLO ***
Capitolo 6: *** PARTENZE ***
Capitolo 7: *** RITORNI ***
Capitolo 8: *** PANORAMI ***
Capitolo 9: *** TURBOLENZE ***
Capitolo 10: *** PISTA DI ATTERRAGGIO ***
Capitolo 11: *** TORRE DI CONTROLLO ***
Capitolo 12: *** CLOCHE ***
Capitolo 13: *** USCITE DI SICUREZZA ***
Capitolo 14: *** VOLARE ***



Capitolo 1
*** DESTINAZIONI ***


Namako mi prende le mani fra le sue, i suoi occhi sono fissi nei miei:

“Sei pronta?” mi chiede con un luccichio eccitato.

“Sono pronta” piego le ginocchia, immagino dall’espressione di Namako che la notizia richiede quanto meno un salto di gioia.

“Sei stata chiamata nel cast! Voliamo ad Hollywood!”

Urlo e comincio a saltare in cerchio tenendo forte le mani del mio nuovo manager.

Non posso credere di essere stata tanto fortunata, ma in fin dei conti c’era da aspettarselo che prima o poi sarei stata chiamata oltreoceano. Ormai a 25 anni sono fra le attrici più richieste del Giappone, era questione di tempo dice sempre anche Rei. Peccato però che lui non è qui a godersi il trionfo delle sue fatiche, da circa un anno è alle prese con il suo secondogenito: la povera Asako è cauta in una forte depressione post-parto e Rei ha deciso di prendersi una lunga pausa per starle accanto ed occuparsi dei bambini. Ovviamente, prima ha cercato un buon agente che potesse sostituirlo. Dopo lunghe ed estenuanti ricerche ha trovato un uomo navigato del mestiere che ha fatto spiccare parecchie stelle del Giappone: Namako Ganzo. Namako adora i film di respiro internazionale e mi ha spinto a lavorare per progetti intensi e impegnativi che hanno dato i frutti sperati, un ingaggio nella capitale del cinema, Hollywood.

Mi allaccio la cintura del sedile e guardo sorridendo le hostess che gesticolano cose senza senso, dubito fortemente che in caso di incidente aereo potrebbero essere di qualche utilità quelle manovre.

“Ehi Namako, ora che abbiamo tempo cosa ne pensi di farmi leggere il copione?” Sporgo la mano per ricevere il fascicolo. Odio leggere, preferisco fantasticare ad occhi aperti, ma dieci ore di viaggio possono essere sfruttate in qualche modo. Mi giro verso il mio manager con aria interrogativa e ricevo in cambio una bella occhiataccia.

“Non se ne parla Sana, se leggessi le scene non vorresti più partecipare” Namako è leggermente stizzito, è da circa un anno che cerca di farmi capire che devo decidermi a considerare il mio lavoro un’arte, e come tale devo accettare scene di nudo o di pericolo. Dice che Rei è stato fin troppo morbido con me, mi vuole troppo bene per essere obiettivo. Lui invece ci vede lungo, dice che andrò molto lontano con lui e non solo per l’eccezionale talento, ma anche perché i fan mi adorano. E, cosa da non sottovalutare, i colleghi e gli addetti ai lavori mi apprezzano per la mia semplicità e affabilità. Doti rare in un mondo del genere. Almeno questo è quello che ripete in continuazione quando parla con i produttori. Io so solo che le chiappe sono le mie e preferisco tenerle per me…

“Dimentichi che prima o poi dovrò leggerlo per impararlo, e allora cosa farai?” guardo dal finestrino la città che si allontana, lo ammetto, sono più eccitata che mai. Ogni nuova sfida mi fa sentire viva!

“Per allora avrai già firmato il contratto e non potrai recedere”

“Non firmo se non mi dici cosa devo fare in questo maledetto film”

“Ne abbiamo già parlato Sana, sei un’attrice, devi fare ciò che ti viene chiesto”

Mi stringo nelle spalle “non ci penso nemmeno! Che usino le controfigure, io di certo non vado a letto con qualcuno davanti a un sacco di gente”

Su questo punto sono intransigente, insomma va bene l’arte, la notorietà, la professionalità, ma ci sono dei paletti oltre i quali non permetto si passi.

“Se proprio lo vuoi sapere non devi andare a letto con nessuno”

“E allora non vedo il problema”

“Il problema è che non ti fidi del tuo agente! Ti sto portando ad Hollywood, vuoi sprecare l’opportunità più grande della tua vita?”

Namako ci sa fare. Sa quali tasti toccare per darmi la giusta spinta. Odio doverlo ammettere, perché voglio bene a Rei e mi ha seguita per una vita, ma Namako è davvero un talento e sono sicura che ha accuratamente scelto un copione che mi esalterà e lancerà in tutto il mondo, se faccio un buon lavoro anche io, ovvio. Sorrido rassicurata, il pensiero di poter girare il mondo grazie al mio lavoro mi fa sentire euforica.

Namako mi tiene sveglia per altre due ore elencandomi gli impegni dei prossimi due giorni e poi si profonde in una descrizione sulle diversità del settore fra i due grandi paesi. Lo ascolto rapita da tanta conoscenza e cerco di ricordare i punti che potrò snocciolare nella mia testa per il resto del viaggio, immaginando potenziali scenari.

“Sono molto più aperti di noi, non spaventarti quindi se sono disinibiti nel fare o dire certe cose. Tu sii te stessa e andrà tutto bene.”

Questo è un punto interessante ad esempio, cosa significa esattamente ‘disinibiti’?

Mi risveglio con l’applauso dei passeggeri per essere arrivati a destinazione. Non ricordo nemmeno di essermi addormentata, evidentemente il discorso di Namako è andato avanti troppo a lungo. Mi stiracchio e aspetto che quasi tutte le persone escano, odio essere schiacciata dalla folla.

“Forza Sana” gli faccio la linguaccia e lo seguo fuori dall'aeroporto.

Dei facchini portano le nostre valigie e le caricano su un’enorme auto di lusso dai vetri oscurati, evidentemente mandata dalla produzione. Mi guardo attorno, la nostra non è la sola macchina vistosa, nell'immenso atrio c’è un via vai incredibile di gente e quasi tutte sono con auto enorme. È proprio un paese incredibile, a parte per l’umidità che mi ha spiccicato i capelli sulla fronte.

Col naso incollato al finestrino, assorbo avidamente questa vista sfuggevole di luci e anime. Nelle profondità della mia mente un campanello di allarme suona, ma non gli do tanto peso, poi il mio occhio cadde su una scritta: -LOS ANGELES 23 MILES-

Un momento, quella Los Angeles?

Il cuore mi martella furiosamente nel petto, ci deve essere un errore. Io non voglio andare a Los Angeles!

“Cosa ci facciamo a Los Angeles?” chiedo nervosamente a Namako, il quale mi guarda con la fronte corrugata.

“Hollywood, film, ingaggio. Ricordi?”

Continuo a fissarlo con occhi sgranati, non capisco il nesso fra quello e Los Angeles.

Namako sospira rassegnato “non sei un asso in geografia eh? Hollywood è un quartiere di Los Angeles Sana”

Deglutisco a fatica, non posso credere di essere finita nell'unica città al mondo che cerco di evitare persino nei miei pensieri.

“Che problema hai con Los Angeles?”

Già, che problema ho con Los Angeles? la verità è che non ho proprio nessun problema. Non più almeno. L’ho dimenticato da anni quel bambino che è partito per l’America. E poi, quante probabilità ci sono di incontrarlo in un posto così grande? Ammesso che abiti ancora qui, certo. Per quanto ne so, può essere tornato in Giappone. E poi, anche se lo incontrassi sarebbe come incontrare un vecchio compagno di classe. Né più né meno. Anzi, peggio, come incontrare uno sconosciuto.

Dopo questi pensieri mi lascio andare contro il sedile, sento ancora gli occhi di Namako su di me.

“Nessun problema Namako” mi affretto a dire.

“Perfetto, perché devi essere al top per domani!”

Arrivata in hotel mi faccio una lunga doccia e vado a dormire presto.


 


 

L’indomani mi alzo di buon’ora. Non ci metto molto a vestirmi, sono talmente eccitata che voglio fare il prima possibile. Ringraziò mentalmente Fuka che ha accuratamente disposto le mie cose nella valigia, etichettandole in base alle esigenze. Ho apprezzato davvero tanto che si sia presa la giornata libera per aiutarmi. Non era mai successo prima che mi aiutasse per una partenza. Forse, era felice del mio approdo nella capitale del cinema.

Niente ritardi per questo giorno, anche perché Namako mi ucciderebbe sicuramente se dessi una cattiva impressione sin da subito. Mi guardo allo specchio sorridendo al pensiero di morire sotto le urla di Namako, sono davvero carina con questo pantalone nero a palazzo che si ferma alla caviglia, la blusa bianca e le décolleté nere lucide. Sembro seria addirittura. Mi raccolgo due codini ai lati della testa e mi faccio la linguaccia allo specchio, è questa la vera me. Ma forse poche persone mi conoscono realmente: Rei, Namako, Mama senz’altro, Naozumi e Fuka. Caspita li posso contare sulle dita di una mano. Osservò il palmo aperto e mi chiedo se sia un bene o un male che solo così poche persone mi conoscano così a fondo, probabilmente no. Infondo nel mondo ci sono persone totalmente sole e io non lo sono mai stata. Chiudo la mano a pugno e la poso sulla superficie fredda e liscia dello specchio in un muto incoraggiamento al mio doppio. È la tua occasione Sana, metticela tutta!


 


 


 


 

Namako mi da un buffetto sulla spalla tanto è contento della mia puntualità e della mia mise, mi ha guardata e ha annuito senza dire niente. Approva, constato soddisfatta.


 

“Però non è stato carino da parte del regista non presentarsi!” commento bevendo il mio cocktail. Sono appena uscita dal casting e il co-regista ha salutato Namako dandogli appuntamento domani per riempire le scartoffie. Maur Finnes è un ragazzo simpatico, ha la carnagione scura, grandi labbra sporgenti, i capelli rasati e un portamento molto femminile.

“Tranquilla, è normale. Mi hanno detto che ha un caratteraccio e non ama parlare con la gente. Per questo lascia fare all’aiuto regista.”

“Mhm ho capito. Beh almeno il co-regista, Maur, è simpatico. Come hai detto che si chiama l’altro?”

“Herik Herik, è un giovane regista molto promettente. È spalleggiato da alcuni grandi registi di Hollywood. Lo considerano un talento.”

“Woow non ho mai girato con registi giovani.”

“Beh, potresti anche diventare la sua musa.”

Scruto Namako, da quando ho firmato il contratto poche ore fa, è stato preso da un entusiasmo irrefrenabile e gli occhi ancora gli luccicano.

“Namako, ora devi darmi il copione!”

Stranamente mi sorride e annuisce alzando il calice verso di me.

“Domani potrai impararlo tutto. Le riprese cominciano lunedì.”

Faccio tintinnare il suo bicchiere toccando il calice con il mio.

“A noi!”

“A te Sana.”

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Capitolo 2
*** ARRIVI ***


Ho appena terminato di leggere il copione e ho capito perché Namako non ha voluto anticiparmi niente: la trama è un po’ macabra.

Capisco al volo che è un personaggio difficile, pieno di sfaccettature e intenso. Passo il resto della settimana immersa nello studio del personaggio. Devo entrare in piena sintonia con la protagonista.

Sul set del primo giorno cerco di presentarmi a tutti gli operatori, infondo è anche merito loro la buona riuscita del film. Non so perché, ma sono tutti sorpresi ed entusiasti nel vedermi salutarli.

“è perché tutte le altre star se la tirano mia cara Sana, tu sei una rarità” mi dice Namako in camerino.

Il regista si presenta quasi due ore dopo e si siede subito dietro la macchina da presa senza degnarci di un saluto o di un cenno. Cerco di soprassedere, è abbastanza risaputo che gli artisti sono strani. In questo caso però anche io sono strana. Sorrido fra me e me. Sì, posso certamente rientrare in quella categoria: strani.

“sei contenta?”

“Come scusi?” mi giro per guardare chi mi ha fatto la domanda e che evidentemente mi stava osservando.

Riconosco subito il mio partner colui che interpreta il ruolo del co-protagonista: Bred Polton. Se ne sta appoggiato al tavolino, braccia conserte e un sorriso da adone stampato sul volto abbronzato.

Gli stringo la mano calorosamente, l’ho visto in molti film ed averlo davanti è davvero emozionante.

“Piacere, sono Sana Kurata. Puoi chiamarmi Sana-san se vuoi.” Lo specifico subito perché Namako mi ha detto che in questa cultura gli onorifici sono un problema.

Bred mi sorride, ma non mi lascia la mano. Si china leggermente verso di me portandosi il dorso della mia mano vicino alla bocca.

“Il piacere è mio Sana-san” ride dicendo il ‘san’...ah questi occidentali...

Prima che possa chiedere perché gli sembra tanto stano questo san

Il momento è interrotto dall’aiutoregista, Maur si ferma al centro del set e richiama l’attenzione di tutti.

“Benvenuti! Da oggi in poi vi chiediamo la massima serietà ed il massimo impegno. Oggi cominceremo a prendere le misure, gireremo scene tranquille, come quelle nello studio a partire dal trasferimento della protagonista. Chiaro? Bene, prendete i posti.”

Mi stendo sul lettino e Bred prende il posto nella poltrona accanto a me imitando perfettamente la professionalità di uno psicologo.

Maur si avvicina per fare qualche aggiustamento agli abiti e alle luci e grida il ciak.

Sono abbastanza emozionata e sbaglio qualche battuta, la faccia mi sta andando a fuoco.

Maur chiama una pausa con la scusa di alcune modifiche al set.

Namako mi assedia immediatamente.

“Sana, sai tutte le battute, ti ho sentita ieri. Non avere paura! Avanti alzati e vai a conoscere il regista.”

“No, adesso no. È impegnato!”

Ma Namako non sente ragioni, mi spinge letteralmente verso di lui…prima o poi avrei dovuto comunque presentarmi, quindi tanto vale, è di spalle e sta discutendo con il co-regista. È un uomo alto e con le spalle grandi, ha dei familiari capelli biondo cenere.

“Signor Trank volevo presentarmi” gli dico piazzandomi dietro di lui e richiamando la sua attenzione.

Trank non si gira e per un attimo penso che dovrei picchiarlo per la sua maleducazione, ma poi con lentezza il regista si gira fissando due occhi color ambra nei miei.

Trattengo il fiato scioccata: la mascella definita con una leggera barba bionda, labbra piene e carnose, naso dritto e occhi di un inconfondibile color ambra.

Nella mia testa il caos totale, no, non può assolutamente essere lui. Quell'uomo davanti a me, il regista, non può essere Hayama.

Muovo le labbra, ma non ne esce alcun suono, il mio fiato è andato via e la mia gola è completamente riarsa.

Trank alza un perfetto sopracciglio e mio malgrado constato che è davvero un bell’uomo. Molto bello. Mi porto una mano alla gola e mimo un ‘mi scusi’.

Cerco di affrettarmi il più possibile, mettere più distanza fra me e …LUI. LUI santo cielo! Scompaio nei camerini prima che qualcuno si accorga del fumo che mi sta per uscire dalle orecchie. Namako non ci mette molto a raggiungermi.

È scioccato quasi quanto me nel vedermi prendere le mie cose e metterle nella borsa, con l’evidente intenzione di andare via, e subito aggiungerei.

“Mi hai mentito, non si chiama Trank!” urlo raccattando roba qua e là.

Namako si stringe nelle spalle “Sana, ma sei impazzita?”

“No Namako tu non capisci! Quello è Hayama! Akito Hayama”

“Haya chi? per tutti i Kami Sana! Quello è un regista americano”

“Quello è Hayama” ripeto affondando sulla sedia e prendendomi la testa fra le mani.

“Cosa non capisco?”

“Io e Hayama, io e lui… ci siamo persino fidanzati a undici anni, poi lui è partito per Los Angeles e da allora non ci siamo più visti.”

Namako si illumina “tu conosci il regista?”

Scuoto forte la testa “Namako, io ho odiato Akito Hayama con tutte le mie forze.”

“Sana, tu vaneggi. Quello è Trank e se anche fosse questo Hayama il fatto che tu lo conosca può tornare solo a tuo vantaggio”

Sempre pragmatico e conciso Namako, e mai come in questo momento rimpiango Rei, a lui non avrei dovuto spiegare nulla. Ha vissuto tutto il dolore insieme a me. Però d’altra parte Namako ha ragione, l’ho superata da secoli e da quanto non penso più a lui? Capita solo ogni tanto di sognarlo, ma neanche ci faccio più caso. Siamo adulti adesso e alle spalle quattordici anni di vita vissuta. Decisamente è una cosa sciocca prendersela tanto. NO?

Respiro forte e cerco di calmarmi, Namako si piazza di fronte a me, i suoi occhi ardono:

“Sana, ti prego, sfrutta questa occasione. Questo film ti porterà lontano. In cima al mondo… lo capisci?”

Annuisco e chiedo solo un minuto per potermi riprendere. Prendo il cellulare e chiamo l’unica persona che abbia una mente fredda, ma che conosce tutti fatti.

Fuka risponde al secondo squillo: ”Sana, come stai?”

“Fuka tu lo sapevi? Sapevi che Herik Trank è Hayama?”

“Sana, ma di che diavolo stai parlando?”

“Fuka, Hayama, Akito Hayama è il regista.”

“Sana, non essere sciocca.”

“Io l’ho visto, sembra proprio lui. Gli stessi occhi, i capelli…”

“Ascolta amica mia, il fatto che ti sembri lui non significa che lo sia… E poi Hayama odiava quel mondo, andiamo! Sarà da qualche parte a fare Karate o che so, magari a fare il fisioterapista. E su quattro milioni di abitanti pensi davvero di poter incontrare lui sul set di un film? Sarà uno dei sette sosia che abbiamo nel mondo, perciò stai tranquilla e conquista Hollywood!”

Rimango in silenzio, Fuka ha ragione, ho sicuramente preso un abbaglio. Anche se sono passati moltissimi anni credo di aver conosciuto un poco di lui per sapere che non avrebbe mai intrapreso una carriera del genere, e poi non avrebbe mai cambiato il suo nome…

“Sana ci sei?”

“S-si”

“Amica mia, sono passati 14 lunghi anni, lascia andare i tuoi fantasmi e vivi la tua vita.”

“Lo farò, grazie Fuka”

“Non c’è di che! A presto”

Chiudo il telefono e scopro di sentirmi sollevata. Devo assolutamente andare a rimediare alla brutta figura che ho fatto con il regista.

Stavolta Trank mi vede arrivare e mi apro nel miglior sorriso che conosco. Anche se lo stomaco mi stringe paurosamente non lo do a vedere.

Non è Akito, non è Akito, non è Akito

“Sana Kurata piacere” gli dico porgendo la mano, Trank la stringe.

Non è Akito, non è Akito, non è Akito

Continuo a ripeterlo nella mia testa per smentire ciò che i miei occhi vedono, è maledettamente uguale a lui.

“Mi deve perdonare per prima, ma questa umidità mi lascia senza fiato”

“Già, cerca di non perdere la voce per le riprese” risponde burbero il regista, dandomi del tu senza alcun permesso. Si gira e continua la sua conversazione come se nulla lo avesse interrotto.

Di bene in meglio, ha anche il suo caratteraccio…


 


 


 

POV AKITO

Mi siedo dietro alla mia macchina da presa e inquadro la scena, è rientrata sul set e discute amabilmente con quel Bred. Non mi è mai piaciuto quel belloccio.

Non mi sarei mai aspettato una reazione del genere, avevo previsto una scenata con tanto di urla e invece si è limitata a salutarmi cordialmente, ha mostrato solo una vaga sorpresa nel vedermi nelle vesti di regista o forse era solo una vaga sorpresa nel vedere un regista così giovane…non saprei dirlo.

Che sia davvero cambiata così tanto? La risposta è senza dubbio sì, è cambiata. Ed è prevedibile insomma. Le persone crescono, cambiano. Io ne sono la prova vivente.

La seconda ipotesi, e il mio stomaco fa una buffa capriola al pensiero, è che si è completamente dimenticata di me. La sua malattia l’ha protetta allontanandoci per sempre. Effettivamente sarebbe sensato. Non avrebbe mai accettato questo lavoro sapendo che sono il regista, ergo non sa chi sono. È incredibile da credere, ma deve essere così.

Stringo la camera sul suo volto e mi sembra vicina, come non lo è da tempo. Da più di un decennio in effetti, una vita intera... Quando il responsabile del cast aveva fatto il nome di Sana Kurata per la parte ero balzato in piedi gridando un sonoro no e beccandomi delle occhiate curiose e scioccate “non è adatta” avevo mormorato per giustificarmi, ma il cast mi aveva fatto notare che era perfetta e mio malgrado dovevo ammettere che avevano ragione. Era stato solo un momento di debolezza, potevo benissimo lavorare con Sana Kurata.

Sono passati secoli, quella era un’altra vita e quella ragazza dai lunghi capelli rossi non mi riguarda più.

Attraverso l’obiettivo scandaglio il suo corpo, soffermandosi su ogni particolare: le gambe lunghe e vellutate, i seni piccoli e sodi, il collo fiero e sottile, e quelle labbra così rosse e piene…è diventata davvero una bella donna.

“Cominciamo boss?” chiede Maur l’aiuto-regista distraendomi dal mio esame.

“Si-si” mi affretto a rispondere.


 

POV SANA

Le riprese sono state lunghe ed estenuanti, è solo il primo giorno eppure sono distrutta. Almeno ho capito che si può benissimo lavorare con Trank, visto che non si avvicina mai e dispone le cose da dietro la camera o attraverso gli aiuti. Mi sono divertita però, e questa è la cosa che più conta.

Il cast ha organizzato un’uscita ad un locale vicino per bere qualcosa e festeggiare l’inizio delle riprese. Nonostante voglia tuffarmi nel letto mi preparo, non voglio dare l’idea di essere snob. Scendo nell’atrio dell’hotel per incontrare gli altri e vedo Bred venirmi incontro.

“Sana, finalmente! Beviamo qualcosa?” mi fa strada verso il bancone poggiandomi una mano leggerissima al centro della schiena. Non mi da fastidio quel tocco, è quello di un galantuomo.

“Dove sono gli altri?” chiedo guardandomi attorno.

Bred ride “hai fatto un pochino tardi e così sono andati senza di noi, mi sono offerto di aspettarti.”

Mi stringo nelle spalle in imbarazzo, hanno già capito che sono ritardataria. Questo Bred però è stato davvero carino ad aspettarmi. Lo osservo meglio, ha i capelli neri un po’ lunghi portati all’indietro, la pelle abbronzata e delle sottili rughe che gli attraversavano la fronte dandogli un’aria da uomo navigato. I lineamenti sono decisi, la mascella volitiva è nascosta da un po’ di barbetta ben curata. Il naso dritto e gli occhi di un verde brillante. Ovviamente il corpo è scolpito. Da bravo attore di Hollywood è davvero un bell’uomo.

“Grazie” mi dice ridendo e porgendomi un bicchiere colmo di un liquido rosa scintillante.

Sorrido a mia volta anche se non ho capito perché mi ha ringraziata.

“Di cosa?” mormoro prendendo il bicchiere dalle sue mani.

“Del complimento muto che mi hai fatto.” Ride ancora spingendo il bicchiere contro il mio in un brindisi. So che la mia faccia sta andando in fiamme, non faccio mai caso alla piega che prendono i miei pensieri.

“Scusa è che qui sono tutti così…”

“Belli?”

Annuisco forte e bevo un po’ del misterioso cocktail che il mio accompagnatore mi ha ordinato. È buono. Sa di ciliegia.

“È Hollywood, la capitale dell’apparenza.” Spiega Bred brevemente, il suo sorriso mi fa sentire a mio agio, l’imbarazzo mi passa presto (con un piccolo aiutino dell’alcol) e mi trovo a conversare amabilmente.

“Sai sono contenta di poter collaborare con te” esclamo alla fine della serata. Abbiamo completamente dimenticato di dover raggiungere gli altri…


 


 

I giorni successivi sono ancora più duri… Trank ci fa sgobbare come matti. Da dietro quel suo maledetto marchingegno, comodamente seduto sul suo seggiolino, urla incessantemente e ci fa ripetere scene su scene.

Tutto lo staff è sfinito, ed è passata meno di una settimana. Scattano tutti come molle quando sentono la sua voce. Mi ricorda un capo scimmione di mia conoscenza…

Non mi piace, non mi piace neanche un po’ . Ma c’è poco che posso fare, ho smesso di fare la crocerossina.

“Stop!” come raro evento Trank si stacca dalla macchina da presa e si avvicina alla scena.

“Bred, ti pare di esprimere violenza? La devi strattonare, le devi fare male.”

Gli occhi di Trank si appuntarono nei miei, un brivido non richiesto mi attraversa la schiena. “Hai qualche problema al riguardo?”

“Nessuno!” rispondo francamente, sono i pericoli del mestiere come si suol dire.

Bred mi scruta attentamente

“Allora ti chiedo scusa in anticipo” e mi sorride.

Trank mi prende il polso e trasalgo per un attimo. La mano calda mi provoca una buffa capriola allo stomaco, se lui se ne è accorto non lo da a vedere. sono quattordici lunghi anni che non ci tocchiamo. No un momento, questo non è Akito Hayama!

Trank alza il mio polso e mostra a Bred la presa migliore per agire senza gravi conseguenze. Poi lascia la presa e torna dietro la sua camera.

POV AKITO

Chiudo la mano, spero solo che non si sia accorta di quanto fosse sudata, non ho resistito all’impulso di accarezzarla, come si accarezza qualcosa che non crediamo sia davvero davanti a noi. Certo alla vista degli altri è sembrata una normale correzione da regista, ma sono sempre stato bravo a mascherare le cose.

Inquadro nuovamente la scena e questa volta gli attori sono perfetti, alla fine del ciak Sana si massaggia il polso e subito quel Bred lo prende fra le sue mani. Cinge Sana dalle spalle e la conduce in un angolo dove c’è il medico. Mi costringo a rimanere sulla sedia immobile, perché sento il bisogno di andare a vedere come sta? E’ una risorsa importante. Richiamo tutti e annuncio che dopo un giorno di pausa partiremo per New York a girare alcune scene. Sana salta come una bambina a cui hanno promesso delle caramelle. Dopotutto, non è cambiata molto.


 

POV SANA

Un giorno libero è ciò che ci vuole, devo assolutamente fare shopping con qualcuno, ma con chi? Bred mi ha detto che andava a trovare la sua famiglia che abitava ad un paio d’ore di macchina ed il resto del cast deve lavorare per portare tutto a New York. Inutile dire che Namako ha l’agenda piena di appuntamenti con varie personalità di Hollywood per organizzare interviste ed esclusive.

“Eh va bene, andrò da sola” annuncio allo specchio chiudendo il telefono attraverso il quale Namako ha appena rifiutato di accompagnarmi. Infondo ho venticinque anni posso benissimo girare per Los Angeles da sola… mi vesto con delle scarpe basse, bermuda color cachi e una magliettina bianca.

Chiamo un taxi e gli chiedo di portarmi nella strada con più negozi

“Rodeo Drive!” esclama l’autista, pago il taxi con i contanti e mi rendo conto di non aver preso molti soldi, ma poco male, posso sempre pagare con la carta di credito. Mi sento una bambina in un negozio di caramelle mentre svaligio tutti i negozi che riesco a raggiungere. Nell’ultimo negozio però la commessa passa la carta più volte scuotendo la testa

“Non funziona signorina” annuncia infine porgendomi la carta ormai inutile e provocandomi un moto di sconforto totale.

“Ma è impossibile, l’ho usata finora!” alzo le braccia cariche di sacchetti come prova della mia sincerità. La commessa inclina la testa pensosa

“Può essere che abbia terminato il massimo giornaliero signorina. Comunque se vuole le metto i vestiti da parte. Può tornare domani…” Sporgo il labbro delusa, manderò qualcuno l’indomani a prenderli.

“Va bene, grazie.”

Esco dal negozio e subito mi assale un dubbio: come diavolo faccio a tornare in albergo senza soldi?

Provo a chiamare Namako, ma ovviamente non mi risponde. Non mi rimane altra scelta che chiamare la segreteria di produzione:

“Ehm salve Karol, volevo sapere se è disponibile un autista per venire a prendermi. Sono rimasta a piedi…” davvero penseranno che sono una provincialotta...

Dall’altra parte del telefono sento parlottare, probabilmente la segretaria sta cercando qualcuno che sia disponibile.

“Si Signorina Kurata, manderemo qualcuno”.

Aspetto sotto il sole cocente per mezz'ora prima che una macchina nera dai vetri oscurati si fermi davanti a me, pensando si tratti di uno choffer apro la portiera del passeggero e mi infilo nella macchina.

“Oh mi scusi tanto se l’ho fatta venire fin qui, ma…” entrando mi sono messa a sistemare le buste e non mi sono preoccupata di guardare chi fosse alla guida.

Due occhi d’ambra mi stanno guardando attraverso lo specchietto e per un attimo ne sono inghiottita.

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Capitolo 3
*** GATE ***


“m-mi scusi signor regista, devo aver sbagliato auto” la mia mano scatta verso la portiera. Trovarsi così vicino ad un regista che somiglia ad Hayama non è nei miei piani della giornata. Ma poi perché diavolo sono finita in macchina con lui???

“Non hai sbagliato auto, ero di passaggio così sono venuto io”

“ah, la ringrazio davvero signor regista, ma non voglio disturbarla, magari Namako si è liberato…” e la mia mano scatta nuovamente verso la portiera, ma l’auto sfreccia già a tutta velocità sull’immensa strada.

Sono in trappola.

Mi lascio andare sui sedili cercando di sembrare normale, ma la verità è che quell’uomo mi mette davvero a disagio. Per un attimo mi sembra di udire la voce di Namako “sfrutta ogni occasione Sana…”

La voce di Mama si sovrappone “sii sempre te stessa bambina mia”. Questa seconda voce è decisamente meglio.

Sono forte come una tigre

“Cosa c’è da sorridere?” Il regista mi sta evidentemente osservando dallo specchietto mentre cerco di trovare la forza per essere pienamente me stessa.

“Lo sa signor regista, lei è molto strano. In ogni caso oggi ho fatto un milione di acquisti. Li vuole vedere? È una città incredibile. Mi piacerebbe visitarla tutta, chissà quante altre cose ci saranno così…” continuo a parlare ininterrottamente e senza apparente connessione, mi sento molto più sciolta ora che ho deciso di essere solamente Sana. Quello non è Hayama. DEVE essere così

Mentre continuo con il mio fiume di parole, il regista comincia a rallentare.

“Siamo già arrivati?” sono sollevata, sto per finire gli argomenti.

Nessuna risposta.

“Ehm Ehm. Signor Regista?”

“Chiamami Herik”

Non ho il coraggio di guardarlo attraverso lo specchietto, piuttosto mi tuffo in una delle buste piene di vestiti che ho acquistato fingendo di cercare qualcosa. Per qualcuno cresciuto in occidente forse non è facile da comprendere, ma chiamare una persona per nome non è troppo familiare?

Forse sarebbe meglio fingere di non aver sentito. Con la testa ancora nella busta sento la macchina fermarsi e la portiera aprirsi.

“Siamo già arrivati?” richiedo stupidamente guardandolo in piedi , è rimasto immobile accanto alla portiera.

“non proprio” dice guardando oltre l’auto. Mi giro seguendo il suo sguardo e vedo torreggiare l’enorme scritta Hollywood proprio sopra le nostre teste. Mi precipito fuori dall’auto in un nanosecondo oltrepassando Trank.

“è meraviglioso!” urlo come una bambina. Sono davvero felice, è una vita che voglio vedere la scritta e ora sono qui…incredibile!

Trank è accanto a me “Ti va un caffè?” mi chiede guardando distrattamente la scritta

“Si!”

Non so perché è così gentile con me oggi, sembra un’altra persona. Lo seguo verso il bar, ma invece di fermarsi al bancone per il caffè si siede su uno dei divanetti proprio di fronte ad un'immensa vetrata che lascia lo sguardo libero di soffermarsi sull'iconico colle.

Mi siedo sul divanetto di fronte a lui, ora non so davvero cosa dire. Il silenzio è un pochino imbarazzante, ma lui non sembra farci caso. Ordina due cocktail senza nemmeno chiedere quale voglio, è un pò sgarbato da parte sua, ma non ho voglia adesso di arrabbiarmi, è tamente bello qui: su questi divanetti, con lo sguardo sull’enorme scritta, la musica soffusa e un bellissimo uomo accanto a me (tranne per il piccolo, trascurabile particolare che il tizio in questione è identico ad Hayama).

Non so perché, ma comincio a sentire un certo disagio. Forse dovrei dire qualcosa…

“ehm, come sta andando il film?” ma che diavolo di domanda è? per tutti i Kami! Dovrei sapere come diavolo sta andando questo film...sono la protagonista! Mentre mi fustigo mentalmente per la mia stupidità, Trank mi guarda. Invece di rispondere alla mia domanda mi chiede:

“Ti piace?”

Non so assolutamente se si riferisce al cocktail che sto sorseggiando, alla vista o al film, ma la mia risposta tanto vale un po' per tutto:

“Si, molto”

“Bene” dice semplicemente e si alza. Va verso la porta e si accende una sigaretta.

Devo dire che è un uomo di poche parole, proprio come una persona di mia conoscenza...Sorseggio in fretta il resto del mio cocktail e lo raggiungo. Getta a terra la cicca e la pesta con una certa rabbia, non so cosa sia successo, ma adesso è un po' crucciato. Certo che è proprio un tipo strano!

Sana sta finendo il suo cocktail, è visibilmente turbata...prima invece era così contenta. Non so come sia possibile, ma in qualche modo sapevo che la vista da qui l‘avrebbe resa felice. Non so perché sia così a disagio...se non si ricorda di me forse crede che sia uno di quei registi che ci prova con le attrici...non sarebbe poi così sbagliato. Qui lo fanno un po' tutti. E lei tra l’altro dovrebbe essere abituata, ne avrà viste di situazioni in questi anni di carriera...chissà quanti ci avranno provato con lei...chissà quanti uomini avrà avuto...getto a terra la sigaretta e la pesto con rabbia, e pensare che avevo deciso di smettere... Non sono affari miei di cosa fa Kurata della sua vita sentimentale.

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Capitolo 4
*** CHECK IN ***


Brad ride prendendo in mano una ciocca dei miei capelli e se la lascia scivolare tra le dita “sembri una bimba”.
Siamo sul volo per New York, io sono seduta accanto a Bred che è stato così gentile da tenermi il posto. Mi ha chiesto scusa di non avermi accompagnato ieri a fare shopping…sapesse quanto sono dispiaciuta io! Ho dovuto sorbirmi quel burbero di Trank!
“Io sono una bimba!” stacco un attimo gli occhi dalla città incantata che si allontana sotto di noi per fare una linguaccia a Bred.
“Possiamo uscire dopo il lavoro, ma solo se riesci ad essere sul set puntuale l’indomani.”
“Davvero mi porteresti a vedere New York?”
Sarebbe davvero bello avere qualcuno di normale che mi porti a visitare la città. È Bred lo è, normale intendo, rispetto a quel burbero di Trank. Mi sono scervellata tutta la serata per capire il perché mi avesse portato a quel bar per poi non spiccicare una parola. Anche nel viaggio di ritorno verso l’hotel non ha detto nulla. Solo quando sono scesa, con il solito tono ha detto che sarebbe stato meglio se non fossi uscita di nuovo vista la partenza all’alba prevista per l’indomani. Ho ringraziato, caricato tutte le mie buste (senza il suo aiuto) e sono filata via…
“Ma certo piccola Sana, sarò il tuo cicerone.” Bred mi porta nuovamente alla realtà
“Cicechè?”
Bred ride forte scuotendo la testa e attirando l’attenzione su di noi, sprofondo nel sedile in imbarazzo.
“La tua guida. Sei proprio incredibile lo sai? Non ho incontrato nessuna attrice come te prima d’ora.”
Rido a mia volta contagiata da Bred, è davvero un bel tipo
“così buffa?” chiedo.
“No, così candida” risponde questa volta serio.
“Candida?”
Imbranata, disattenta, svampita. Me ne hanno dette di cose, ma candida forse le racchiude dando una sfumatura positiva alla cosa, in qualche modo mi sento confortata.
Bred annuisce
“Ho letto di te, sei nel cinema da quando sei nata praticamente. Eppure, non sembri corrotta da questo mondo né sembri trascinata dai vizi che lo contraddistinguono. Ho conosciuto tante persone del settore, più o meno brave, e più o meno cattive. Ma mai nessuno come te. Sei un talento sul set e poi ti trasformi nella vita. Come fai?”
Come faccio? È parte di me la recitazione, è la mia vita, lo faccio senza altri scopi…
“È semplice, amo recitare. Tutto quello che ne viene è un di più per me.”
Batto le mani per spezzare la tensione, e diciamolo, per evitare che faccia domande sul principio della mia recitazione…
“allora è deciso, in uno dei prossimi giorni, dopo le riprese, mi porti in giro per la grande mela.”
“Si signora!”
 
Le quattro ore di volo sono passate in fretta e ora mi ritrovo nell’hotel senza nulla da fare. O meglio, avrei da fare tipo ripassare il copione, ma non so perché non riesco a concentrarmi. Sarà perché muoio dalla voglia di uscire a vedere la città. Dalla mia finestra si vede uno scorcio del Central Park, se solo potessi andare a fare una passeggiata. Un momento, ma perché mai dovrei chiedere il permesso? Qui sono tutti intenti a preparare il set, Namako ha incontri su incontri, Bred è scomparso da quando siamo atterrati in barba alla sua promessa di farmi da guida. Ah! Al diavolo! Andrò da sola! Indosso il mio cappellino, tuta da ginnastica e un bel paio di cuffie. Visto che vado nel parco, tanto vale fare una bella corsetta!
Non è difficile passare inosservata in tutto il trambusto dell’hotel.  
Finalmente, totalmente indisturbata arrivo al parco. Respiro forte l’aria della città, è un sogno essere qui! Corro tranquilla per un bel tratto (spero vivamente di non perdermi) fino a che mi imbatto in una scena piuttosto singolare. Un gruppetto di ragazze sta letteralmente assediando Trank. Lui è visibilmente contrariato e cerca di svignarsela, ma quelle non gli danno alcuna tregua. È più forte di me: sbotto a ridere. La sua faccia è impagabile. Purtroppo per me la mia risata attira la sua attenzione e ora si suppone che io debba aiutalo. SI suppone. Lui suppone. Io non ho alcuna intenzione di aiutalo… Passo davanti all’adorabile scenetta quando sento qualcosa che mi fa accapponare la pelle. No. Forse ho sentito male. Non può essere. Mi giro verso di lui, ma sembra che sia occupato a togliere le mani dalle ragazze dal suo petto.
E va bene.
“Trank, i bodyguard stanno arrivando” fingo di parlare a telefono e la cosa ha l’effetto sperato. Le ragazzine borbottano e si allontanano lanciandomi occhiatacce assassine.
Come previsto Trank non fa accenno a ringraziamenti. Ma al momento questo non mi preoccupa. Mi si avvicina abbastanza perché possa chiedergli:
“Ha detto qualcosa? Mi è sembrato di sentire…”
Non credo di avere le allucinazioni, no?
“No. Non ho detto nulla. E comunque cosa ci fai qui?”
La sua risposta non mi convince. Non posso averlo immaginato, o forse sì… Sarà per via della somiglianza con Hayama che mi tornano in mente cose del passato.
Ragazzina egoista non era così che aveva detto quella volta? Ed è la frase che mi sembra aver sentito poco fa…
“Ti ho fatto una domanda”
Non è arrabbiato o altro, è solo burbero come al solito. Mi fissa immobile davanti a me.
“Scusi, non ho sentito”
“Ti ho già detto di chiamarmi Herik”
Il suo sguardo è incredibilmente penetrante, non ce la faccio, non posso guardarlo senza pensare ad Hayama. E se fosse davvero lui? Se non avessi sentito male? Solo Hayama avrebbe potuto dire una cosa del genere. Questi occhi sono decisamente i suoi. Quelle labbra, non sono forse quelle che mi hanno baciato?
Mi rendo conto che gli sto fissando la bocca, Hayama o Tank è una cosa che non dovrei fare! Dannazione ad Hayama! Scuoto la testa per scrollarmi tutti questi dubbi e cerco di focalizzare l’attenzione sulla sua domanda.
“Ah si, mi scusi. Ma proprio non ce la faccio. Sa nella mia cultura è maleducazione chiamare qualcuno per nome.”
“Non siamo in Giappone”
Lapidario come sempre. Proprio come lui…
Riprende a camminare, ma io rimango ferma. Sono incerta se trovare una scusa e filare via o fare uno sforzo e continuare a camminare con questo strano uomo uscito dai miei incubi/ricordi. È lui a risolvere la questione.
“Non stavi correndo?”
Annuisco
“Bhè anche io. Corriamo insieme fino al ritorno.” Non è una domanda, non è neanche sgarbata come proposta (se di proposta si tratta), è il modo. Questa autorità, come di chi ha l’abitudine ad essere ubbidito. Mi irrita, mi irrita fino al midollo.
“no grazie, rientro per mio conto”
Non aspetto che replichi, giro i tacchi e filo via. Credo che impazzirò se continuo a pensarci. E se fosse Hayama e si stesse prendendo gioco di me fingendo di non conoscermi? Andrò fino in fondo alla cosa! Ho deciso!
 
 
Che ragazzina egoista. Sta filando via a tutta velocità.
Chissà se mi ha sentito pronunciare quella frase, non so perché l’ho detta. Forse in fondo ho davvero voglia di scoprire se si è davvero dimenticata di me. Il modo in cui mi guardava poco fa, quel dubbio sul suo viso, mi fa pensare che forse…forse ci sono ancora nei suoi ricordi.
 
 
“Allora, gireremo la scena del litigio. Azione” Annuncia Maur sistemandomi i capelli.
Finalmente abbiamo cominciato a girare nella periferia di New York, questo tempo grigio e la città di sfondo sono un set perfetto.
Io e Bred ci posizioniamo al centro della strada e cominciamo a litigare furiosamente seguendo il copione.
“Stop!”
“Kurata! Misa sta litigando, non amoreggiando. Deve essere incazzata.”
Annuisco alla figura nascosta dietro la camera. Sembra di cattivo umore oggi lo stronzetto, se non fosse il regista e se la mia carriera non dipendesse da lui gliene direi quattro.
Ripetiamo la scena.
“STOP!”
Trank si alza furioso e viene verso di noi.
“Litigare. Sapete cosa significa? Voglio vedere la rabbia! Kurata devi arrabbiarti, hai capito?”
Ora mi sto arrabbiando davvero. Mi si avvicina “Qualcosa da dire?” chiede con quegli occhi da strafottente. Mi sta provocando? Bhè ci sta riuscendo, perché vorrei colpire quel viso con un bel colpo di Piko ben assestato.
“Niente da dire…Stonzo” sussurro mentre sta andando via. Non so se ha sentito, ma non mi importa. È un maleducato. Con tutti, non solo con me. Se ne va in giro a dettare ordini a tutti.
Io e Bred rifacciamo la scena e questa volta sembra andare bene perché finalmente andiamo avanti con il copione…Come previsto Hayama/Trank ci ha fatto sgobbare tutto il giorno, è stato particolarmente esigente ed è stato davvero frustante per tutti noi attori ripetere le scene molte volte.
 
 
 
 
Finalmente io e Bred ci incontrarono nell’atrio per andare a vedere New York! Sono sfinita dalla dura giornata, ma ho ancora la forza di andare a fare un giro!
Prendiamo una macchina, (gentilmente prestata da un produttore) e ci avviamo per le affollate vie della città. Brad mi porta a Time Square e rimango talmente tanto tempo con il naso all’insù che mi fa male il collo.
 
Eccola che rientra ridendo con quel belloccio. Guardo l’orologio, sono le 3.00 di notte.
Li avevo visti uscire e non so perché non sono riuscito a chiudere occhio. Così mi sono vestito e sono andato a fare una corsetta, ma al mio ritorno la macchina non era nel parcheggio dell’hotel. Perché la cosa mi irrita tanto? Ma certo! Gli attori dovrebbero essere concentrati. Abbiamo tutti la sveglia alle 6.00 e non credo possano fare un buon lavoro se non riposano abbastanza. Spero per loro che le loro performance non ne risentano domani…

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Capitolo 5
*** DECOLLO ***


Per tutti i Kami, mi farei licenziare piuttosto che scendere da questo letto. Apro un occhio e con tutta la forza di volontà che possiedo, blocco la sveglia del telefono. Sono le sei. Tre. Dico TRE ore di sonno, spero che almeno non mi siano venute le occhiaie…mi trascino al bagno e mi sistemo miseramente prima di andare sul set. Alle 6.30 sono qui sulla sedia della truccatrice. Benedetta donna, dovrei farle un regalo: ci sta dando giù con questo correttore come se non ci fosse un domani!
Però ne è valsa la pena…è stata una serata bellissima quella con Bred. New York è meravigliosa, quel via vai di anime, quel traffico e quei luoghi visti nei film: mi sono divertita tantissimo. E a dirla tutta, con lui sono stata benissimo. Ha quella sicurezza e quel modo di fare da uomo d’esperienza che trovo davvero affascinante.
Chi invece non trovo affascinante per niente è questo burbero di Trank che sta entrando sul set, non degna nessuno di un saluto e si va a posizionare sul suo trespolo. Spero vivamente che non ci torturi come ieri…
Ho sperato invano, eccolo qui che mi si riavvicina, torreggia su di me che sono ancora seduta sulla sedia della santa truccatrice.
Una calma che mette i brividi:
“hai le occhiaie” constata a braccia conserte e la disapprovazione che sprizza da ogni poro.
“La protagonista è una donna tormentata, credo che le occhiaie le si addicano” brava Sana…sono contenta di aver trovato questa scusa, diciamolo, davvero geniale.
“Ah quindi l’avresti fatto apposta?”
Lui e il suo maledetto tono snervante. Mi alzo in piedi a mia volta per fronteggiare le sua accuse velate (mica poi tanto velate), ma me ne pento subito: mi sovrasta di almeno una quarantina di centimetri. Poco male, vediamo un pochino chi la spunta…
“Se le dicessi che l’ho fatto apposta mi crederebbe? E se le dicessi che ho difficoltà a dormire le cambierebbe qualcosa?”
Incrocio anche io le braccia sotto al petto, se fossimo stati in un anime ci sarebbero state le saette che spuntavano dagli occhi…
“Non voglio problemi sul set, chiaro?” va via prima che possa replicare…non capisco davvero cosa voglia. Non gli ho dato alcun problema, tutta questa storia per due occhiaie…
Il resto della giornata sul set è un davvero frustrante, Trank pretende che cambiamo il programma e che giriamo solo le scene in cui sono da sola. Mi sta davvero torturando.
“Stoop!” l’ennesimo.
“Facciamo una pausa” aggiunge Maur avvicinandosi a me, mi aggiusta i vestiti con calma, avverto che è non solo per i vestiti…
“Non so davvero cosa fare Maur, ce la sto mettendo tutta!”
Maur mi guarda con affetto, mi accarezza una guancia
“stai tranquilla tesoro, oramai lavoro con lui da anni. A volte ha delle giornate no, poi gli passa…”
“Forse sono io…” non so perché ma nel dirlo mi stanno salendo le lacrime agli occhi, cerco di ricacciare indietro le lacrime. Non voglio farmi vedere debole…
“no, tesoro. Non sei tu…” non sembra convinto però e questo mi preoccupa davvero. Hayama o non Hayama, qui c’è in gioco la mia carriera.
“forse se gli parlassi…”
Maur non se lo lascia ripetere due volte.
“è nella roulotte” mi dice come se stesse aspettando solo di stendere la mano ed indicarmi il camerino del regista.
Forse è per la mia faccia sorpresa che Maur mi cinge le spalle, mi guida fin davanti alla porta della roulotte, bussa e va via.
Merda.
 
 
Eccola qui, difronte a me. Mi sembra piccola come non mai, sarà per via del fatto che la osservo dall’alto o sarà per via di quegli occhi un po’ smarriti che sento l’istinto di abbracciarla. Lo ammetto ero piuttosto arrabbiato e l’ho strapazzata un po’ sul set.
“io volevo parlarle un attimo signor Trank”
Le faccio spazio per passare
“chiamami Herik” le dico per l’ennesima volta. Non riesco a capire perché si ostini a chiamarmi con il mio cognome mentre chiama tutti gli altri per nome, incluso quel Bred…
Sana passa accanto a me lasciando una scia di profumo che per un attimo mi fa vacillare, stringo i pugni per impedirmi di toccarla e affondare il mio naso fra i suoi capelli.
È visibilmente imbarazzata, d’altra parte si trova nel mio camerino, siamo soli in uno spazio di appena 16 m quadri e io sono il suo regista, siamo entrambi giovani e forse potrebbe pensare che io…
“Siediti, ti offro un thè giapponese”
“Ha del thè giapponese?” i suoi occhi luccicano, mi guarda come una bambina a cui hanno offerto le caramelle.
Mi giro verso la piccola dispensa, non tanto per prendere il thè ma quanto per nascondere questo stupido sorriso che mi sta increspando le labbra.
“Sì, l’ho riportato con me da qualche viaggio”
“Davvero? Viene spesso in Giappone? Le piace?”
La sua domanda mi provoca una fitta allo stomaco, perché poi? Sarà che questa sua domanda sottintende che non sappia assolutamente chi sono…
“Non mi dispiace”
La tazza che le sto porgendo rimane sospesa a mezz’aria, le sue mani tremano leggermente e ha lo sguardo fisso su di me, come se avesse visto un fantasma.
“n-non le dispiace?” ripete. Ah già. La frase che la faceva sorridere, la traduceva sempre con ‘mi piace moltissimo’. Possibile che si sia ricordata…rincaro la dose.
“No, il Giappone non mi dispiace perché è lì che sono nato”
Mi siedo difronte a lei e spingo la tazza nelle sue mani che sono ancora sul tavolo tremanti.
“Ah” dice semplicemente…e abbassa lo sguardo sulla tazza piena del liquido nero. Lo sorseggia e poi torna a guardarmi.
“io sono venuta per chiederle se posso fare qualcosa per migliorare la mia recitazione, per venire incontro al suo stile e alla sua visione del film”
È molto decisa mentre dice queste parole, so che ci tiene a questo film e so anche perfettamente che il mio atteggiamento ha causato la sua insicurezza. Il problema è che lei è perfetta, non saprei cosa farle migliorare. Ora però ciò che cattura la mia attenzione è come ha svicolato dalla precedente conversazione: se si è davvero ricordata di me, non sarebbe meglio dirlo? Anche se, ricordando quello che accadde quella volta, sua madre mi disse che non bisognava forzare le cose o si rischiava un trauma.
“Sana, devi lavorare sodo. Concentrarti solo e soltanto sul film. Se farai del tuo meglio sarà sufficiente”
E niente uscite con Brend vorrei aggiungere, ma dovrebbe essere sottinteso. Spero l’abbia capito…
“Si Signor Trank farò del mio meglio!” le è spuntato un timido sorriso. È mio questo sorriso, è per me.
“Puoi farmi un favore?”
“Certo!” si è sciolta parecchio adesso e sorseggia tranquilla il thè.
“Puoi chiamarmi con il mio nome?”
Per un attimo sembra confusa… e nella confusione un po’ del liquido le va di traverso. Comincia a tossire furiosamente. Preoccupato mi alzo per aiutarla, nello spazio angusto non posso fare altro che metterle una mano sul petto e con l’altra aiutarla a tossire dandole delle piccole pacche sulla schiena. Dopo parecchi secondi si riprende, il viso rosso e il fiatone. Le mie mani sono ora sulle sue spalle. Perché le mie mani sono ancora sulle sue spalle?
 
Sto per morire. Deve essere così perché non riesco più a respirare e davvero non è solo per il thè che mi è andato di traverso, ma perché Trank-Hayama mi sta praticamente a dieci centimetri dal viso con le mani sulle spalle e una faccia preoccupata. Se è possibile arrossisco ancora di più anche se sono sicura non se ne accorgerà visto che sono ancora paonazza da post-soffocamento.
“m-mi scusi” riesco a dire infine spezzando la tensione del momento, lui toglie le mani dalle mie spalle.
“Devi stare attenta, o ti andrà via la voce”
Eccolo il Trank che conosco, quello che si preoccupa solo del film…per un attimo mentre mi chiedeva di chiamarlo per nome mi è sembrato di avere davvero Hayama di fronte, anzi no. Non Hayama, ma Akito. Il mio Akito. Sarà stato perché ha detto quelle cose così maledettamente simili a quelle che avrebbe detto lui. “Non mi dispiace”
Tsk, e se invece ‘non mi dispiace’ significasse davvero non mi dispiace come lo intendono tutte le persone normali. E se il fatto che sia nato in Giappone fosse solo una coincidenza? Cosa dovrei fare? Alzarmi e dirgli, scusa ma tu sei Akito Hayama? Ti ricordi di me?
“Starò attenta” rispondo con voce roca facendomi strada verso l’uscita…
“Ehm signor Trank, Herik, grazie…” forse chiamarlo per nome servirà a farlo sciogliere un pochino con me. Anche se mi pare che questa nostra conversazione, a parte il mandarmi in completo tilt, sia servita a calmare un pochino le cose. Lo spero almeno.
 
 
Al mio rientro nel camerino Namako quasi mi fa prendere un infarto. È al buio sulla sedia e sta fumando un sigaro. È arrabbiato, lo so.
“Cosa diavolo stai facendo Sana?” mi dice espirando le parole con il fumo.
“Niente Namako, andrà tutto bene.
“Sarà meglio Sana, perché non ci sono seconde occasioni”
Dicendo questo spegne il suo sigaro sul tavolo e mi lascia sola nella stanza. Se voleva spaventarmi ci è riuscito: maledetto Namako, sa perfettamente come farmi sentire in colpa.
Affondo nel divano, che razza di situazione è mai questa? Ho davvero bisogno di distrarmi, di qualcuno che mi sollevi.
Come in risposta al mio silenzioso appello sento bussare alla porta e senza aspettare risposta, Bred entra nella stanza.
“Oh ciao Bred!”
“Piccola Sana, stai bene?”
Sfoggio il mio miglior sorriso, ma non se la beve. Si siede al mio fianco
“è stata una giornata difficile oggi, ma andrà meglio. Non preoccuparti.”
Apprezzo molto il suo tentativo di tirarmi su il morale, è davvero molto gentile.
“Grazie Bred, sono solo un po’ stanca, tutto qui”
“Allora forse è meglio non uscire questa sera…”
“No! Ho bisogno di distrarmi!”
È la verità, non posso passare tutta la serata ad analizzare ogni singola parola detta in quella roulotte e cercare di trarne qualcosa che mi convinca che quello NON è HAYAMA.
“E va bene, alle 9.30 pronta allora!”
“Certo, a dopo!”

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Capitolo 6
*** PARTENZE ***


Come mi aspettavo, la serata con Bred è stata bellissima. Mi ha portato a vedere Manhattan e poi in uno dei locali più belli dell’isola. Educato e gentile mi ha accompagnato proprio come un galantuomo, mi ha mostrato i posti più suggestivi e si è preso cura di me. Anche adesso che mi sta salutando nell’atrio dell’hotel non sento alcun imbarazzo o tensione. È limpido e semplice e, sì lo ammetto, mi piace.
Salgo nella mia stanza e prendo una boccata d’aria dal balcone, prima di cambiarmi e mettermi a letto. Anche se sono le 2.00 non ho affatto sonno. So che domani mattina mi pentirò di aver fatto ancora tardi… prima di rientrare il mio occhio cade su qualcosa di strano, non riesco a distinguere bene, ma quella sembra proprio la sagoma di qualcuno nel giardino.
Sembra essere svenuta. Aguzzo la vista, il volto non si vede perché il cappuccio è sollevato e copre parte del viso e non c’è molta luce.
Mi affretto a scendere per quanto questi tacchi me lo permettono.
Mi avvicino, Trank è seduto sull’erba, la schiena appoggiata ad un tronco e sembra dormire. Ma cosa diavolo ci fa nel giardino dell’hotel alle due di notte a dormire sull’erba? Non è da lui, lui è più da camera di lusso…forse si è sentito male…
“Signor Trank! Ehi signor Trank!” cerco di svegliarlo, ma sembra che non riesca a sentire la mia voce. Appoggio delicatamente una mano sulla sua spalla e lo scuoto un po’. Niente. Che davvero si sia sentito male? Appoggio la mano sulla fronte, è gelida. Cavolo! Forse dovrei sbrigarmi a chiamare qualcuno. Prima che dalla mia bocca possa uscire il grido di aiuto, succedono alcune cose molto in fretta: Trank apre gli occhi, mi spinge sull’erba fredda e incastra i miei polsi in una morsa di acciaio. Sono praticamente bloccata sotto il suo corpo. Lo ammetto, ho un po’ paura, il suo sguardo non sembra poi tanto lucido.
“Trank sta bene?”
In risposta la sua presa si fa più dura e sembra crollare, anzi senza sembra, crolla su di me schiacciandomi con tutto il suo peso. La sua bocca è vicino al mio orecchio. Non riesco a respirare bene e non credo sia solo per i 90 e passa Kg che premono sui miei 50. Hayama, Hayama-Trank è su di me.
“Trank, per favore, mi fa male”
La situazione è davvero pericolosa, e se ci vedesse qualcuno? E poi davvero il suo comportamento mi conferma che sta male.
Con tutta la forza che riesco a trovare libero il polso dalla sua mano. Inutile provare a spostarlo, pesa troppo. Gli do un pizzico sul fianco, molto forte. Stavolta sembra succedere qualcosa: Trank si alza sui gomiti e mette a fuoco il mio viso che, ahimè, si trova a pochi centimetri dal suo.
“Kurata?”
Ora sono diventata Kurata? Mai come adesso mi sembra di essere di fronte a Lui. Questi occhi, quelli smarriti di un bambino con la febbre che non ha una famiglia che lo ama, quegli occhi che si sono chiusi sul mio grembo mentre fingevo di essere sua madre…la mia mano si muove da sola. La osservo come in un sogno mentre si solleva e si posa sulla sua guancia e lo accarezza.
Non so perché, ma questo gesto sembra risvegliarlo. I suoi occhi riacquistano lucidità e nello stesso istante anche io riprendo il controllo di questa fottuta mano (le mani non dovrebbero avere una volontà propria, tsk!) e la tolgo.
Trank mi lascia andare e si solleva, mi offre una mano per aiutarmi a fare lo stesso. Lo lascio fare.
Cerco di togliere l’erba dal mio vestito, ma non sembra essere possibile. Le mie scarpe col tacco tra l’altro sono quasi del tutto piene di terra. Le tolgo e rimango a piedi nudi sul terreno gelido. Quando rialzo gli occhi dal mio breve riassettamento trovo Trank intento a fissarmi.
“Sta bene?”
Come sempre non risponde alla mia domanda
“cosa ci fai qui?” mi chiede invece
“l’ho vista dalla finestra, mi è sembrato non stesse bene” effettivamente il colorito non sembra dei migliori.
“alla finestra alle…” guarda l’orologio “due e mezza di notte?”
“se è per questo, lei passeggia in giardino alle due e mezza di notte!” sì è lucido, cretino di un Trank. Lo oltrepasso, il mio ruolo da crocerossina è finito.
“Aspetta!”
Mi fermo e mi giro verso di lui che sta guardando i miei piedi nudi.
Senza che gli chieda nulla, Trank mi si avvicina e passa una mano sotto le ginocchia e l’altra dietro la schiena sollevandomi di peso. No, questo non va affatto bene.
“C-cosa sta facendo?”
“Non posso rischiare che ti ammali”
“disse quello che dorme sull’erba…” non ho resistito…mi becco un’occhiataccia.
“Dovrebbe riguardarsi, prenda qualcosa perché secondo me ha la febbre”
“No, non ce l’ho”
“Scommettiamo?” la mia mano, questa volta con il mio consenso, scatta sulla sua fronte. “Visto? Lei scotta!” e questo spiega tutto l’assurdo che è accaduto poco fa e anche perché sono nel bel mezzo dell’atrio dell’hotel, alle due di notte in braccio al mio regista che somiglia fottutamente ad Hayama.
Trank continua a portarmi come se nulla fosse su per le scale, fin davanti alla porta della mia stanza. Mi mette giù. “G-Grazie signor Trank” in tutta risposta una sua mano scatta sulla parete dietro di me, proprio all'altezza del mio orecchio destro. Mi sento in trappola, ma perché poi questo gesto?
“non ti ho già detto di chiamarmi Herik?”
Cretino di un Trank, ma chi gli da il permesso di comportarsi così con me? Solo perché abbiamo la stessa età ed è il mio regista non può fare così!
“Io la chiamo come mi pare…Trank”
Si avvicina, per la terza volta nella serata, Trank-Hayama è a pochi centimetri dal mio volto. Questa sta diventando un’abitudine piuttosto fastidiosa…
Non mi risponde, fa un ghigno sbilenco e mi lascia finalmente la strada libera. Prima di girarsi per andare via però ci tiene a specificare una cosa:
“Niente ritardi domani Kurata”
Stupido, stupido Trank.
 
 
 
Inutile dire che non ho chiuso occhio stanotte, con immagini di Hayama vecchio e Trank nuovo che si mescolavano nella mia testa.
Ma perché diavolo questa sveglia non suona?
Guardo l’orologio. Porca vacca! sono le sette. Ho un’ora di ritardo, mi fiondo fuori dal letto e mi lavo in fretta. Quando raggiungo il set ho accumulato due ore di vergognoso ritardo. Spero Trank non se ne accorga…
“Scusatemi!” bisbiglio entrando nel set, ma i ragazzi del cast che incontro mi sorridono e nel contempo mi lanciarono sguardi strani come per avvertirmi di qualcosa.
Non riesco a capire, ci sarà qualcosa che non va sul mio viso?
Anche se ho fatto tardi non sono in scena fino alle 11.00. Mi lascio preparare dal costumista e dalla truccatrice che come gli altri mi sorridono rassicuranti alle mie scuse per il ritardo.
“Non ti preoccupare cara, succede con questi ritmi”
Sul set trovo Bred che mi stampa un bacio sulla guancia, è un po’ troppo informale per i miei gusti ma lascio correre. 1) perché ieri sera mi ha fatto passare una serata stupenda e 2) perché si sa che gli americani sono un po’ così… Diciamolo, Bred è davvero un ragazzo d’oro, anzi per usare i termini dei giornali è uno scapolo d’oro!
“sta attenta è incazzato!” mi sussurra
“Chi?!”
“Ai posti, giriamo l’atto primo” Maur ci richiama senza darmi il tempo di ascoltare la risposta di Bred, ma non ci vuole un pozzo di scienza per intuire chi sia quello a cui si riferisce.
Trank è incazzato, sai che novità!
Trank chiama il ciak da dietro la sua macchina da presa, non ho neanche modo di vederlo perché il set è molto buio. Fa ripetere le scene ai miei colleghi una decina di volte prima di alzarsi furibondo.
Vorrei che le 11.00 non arrivassero mai, o quanto meno che passassero in fretta!
Visto che devo aspettare torno nel mio camerino. Credevo di poter sonnecchiare una mezz'ora, ma come al solito (e non so davvero perché abbia preso questa cattiva abitudine) ad aspettarmi nel MIO camerino c’è Namako.
Mi lancia letteralmente nelle mani un giornale e con il dito mi indica la copertina
“Sana! Sei grandiosa, il regista no, ma anche Bred va più che bene!!”
Seguo il suo dito cercando di dare senso alle sue parole sconnesse, in prima pagina di una delle riviste più famose c’è un oblò che racchiude una foto mia e di Bred a Manhattan, evidentemente scattata ieri sera. La frase sotto recita: ‘un nuovo amore per lo scapolo d’oro di Hollywood?’
Lancio il giornale sul tavolo, è una vita che va avanti questa tragedia con i giornali, ormai non me ne curo più…pensassero quello che vogliono.
“Avanti Namako, i giornali scrivono cavolate lo sai. Qui né regista né attore” gli preciso indicando il mio cuore. È vero, lì non ci entra più nessuno da un bel pezzo…
“Non capisci Sana?”
“No, evidentemente no.”
Namako sbuffa come se dovesse rispiegare una cosa semplice ad uno scolaro disattento.
“l’importante è che si parli di te!”
È così contento che gli brillano gli occhi “scusami, ma devo fare qualche telefonata” e sono sicura sia per diffondere altre cretinate che come sempre mi causeranno fastidi inutili. Ah, che stress!
Il tempo nel camerino passa troppo in fretta, è già arrivata la mia ora…in tutti i sensi. Non mi va di incontrare faccia a faccia Trank, soprattutto dopo ieri sera.
 
-Set, 1 ora dopo-
Come avevo previsto, oggi Trank è un incubo. Dopo l’ennesimo stop si alza e viene verso di me.
“Sei sorda Kurata? Cos’è hai troppo sonno per degnarti di recitare decentemente? Tornatene pure a dormire allora!” mi urla.
Tutto lo staff si congela, nessuno muove un dito e non vola una mosca.
 
È sempre stato burbero, scontroso e un pochino sopra le righe. Ma mai mi ha urlato in questo modo davanti a tutti. È troppo, davvero troppo.
Sono indecisa se scusarmi o rispondere a tono. Opto per la prima soluzione solo perché so che il mio ritardo ha potuto infastidire tutto lo staff e perché questa volta davvero ho fatto ritardo. Anche se non mi pare che questo abbia a che fare con la mia performance. Mi sembrava fosse buona…
“Ho chiesto scusa, lo ripeto. Non succederà più.”
“Non me ne frega niente delle tue scuse. Te ne puoi pure andare e non tornare più.”
Sgrano gli occhi, forse ho capito male
“Prego?” chiedo sostenendo il suo sguardo
“Vattene” ripete Trank
“Non può mandarmi via, non glielo permetto” Non è giusto, non ho fatto nulla che giustifichi un simile comportamento. Le mie mani stanno tremando, non sta succedendo davvero…
“E invece lo sto facendo, sei licenziata. Non sei all’altezza di questo ruolo.”
Mi sento le gambe molli e gli angoli degli occhi cominciano pericolosamente a pizzicare. Ma riesco a rivolgere comunque un ultimo sguardo a quell’uomo sconosciuto, a quell’ombra del mio passato che si è divertita ancora una volta a torturarmi.
Giro sui tacchi e corro fuori senza aggiungere una parola o guardarmi indietro. Voglio solo mettere mille miglia fra noi…
 
 
 
 
 
 
 
 
“Signor Trank?” la segretaria mi tocca piano la spalla e sussulto come punto da un ago.
“Cosa vuoi?” le rispondo burbero degnandola di un’occhiata assassina, è visibilmente spaventata, non credo mi abbia mai visto così arrabbiato. Forse sono sempre un po’ sopra le righe, ma mai a questi livelli.
Ieri sera per un attimo nei fumi della febbre mi è sembrato di avere fra le braccia la mia Sana, ma tutto è sparito in fretta. Non solo è uscita con quel Bred, non solo è tornata alle due di notte, ma sui giornali ora sono anche una coppia.
La segretaria deglutisce prima di parlare con voce tremula:
“Lo staff vuole sapere come procedere e la produzione ha chiamato già dieci volte.”
“Dai a tutti la giornata libera, da domani giriamo le scene che non richiedono presenza femminile, intanto cerchiamo una sostituta.”
Forse devo aver esagerato, perché ho reagito così? Perché quel bacio sulla guancia datole da Bred all’inizio delle riprese mi ha fatto venire voglia di spaccare tutto?
“E i produttori?”
“Digli di andarsene a f…”
“Trank!” Bred irrompe nell’ufficio spalancando la porta e mandandola a sbattere contro il muro. La Segretaria sussulta e si stringe la cartellina al petto rintanandosi nell’angolo.
Bred entra a grosse falcate nella stanza avvicinandosi pericolosamente alla mia scrivania. Il pericolo sono io. Per lui.
“Non puoi mandarla via! Non a questo punto del film!” urla sbattendo le mani sul legno.
“Io faccio quello che mi pare” rispondo guardandolo in tralice, davvero quest’attoruccio crede di poter rivolgersi a me in quella maniera? Mi costringo a rimanere seduto, perché se mi avvicinassi troppo gli spaccherei quella faccia da demente che si ritrova.
Ci guardiamo in cagnesco per qualche istante, poi Bred si gira e esce dalla stanza mormorando “questo è pazzo.”
Sì sono davvero pazzo, deve essere così…non c’è altra spiegazione. Dannazione, ho mandato tutto a rotoli…
 
Oggi è un inferno lavorare, sono tutti abbattuti e rispondono a mezza bocca alle mie istruzioni o fanno addirittura finta di non sentire. Vedo persino alcuni lanciarmi qualche occhiataccia in maniera furtiva.
Si sente davvero la differenza senza di lei, e cosa mi aspettavo? È sempre stato così. È sempre mancato qualcosa quando Lei non c’è.
Alla fine delle riprese indìco una riunione per capire come procedere:
“John come siamo messi nella ricerca?”
“Abbiamo quattro attrici di là, le vuoi provare?”
“Si, falle venire al set. Faremo provare un piccolo pezzo.”
Tre delle attrici non hanno abbastanza verve per poter interpretare un ruolo così difficile, una può anche passare, Masata Kio, ma di certo non avrà l’impatto di lei…
Sana…chissà se è già partita. Forse adesso mi odia…senza il 'forse' è più plausibile.
“Va bene, signorina Masata si presenti domattina sul set.”
L’indomani le riprese sono ancora mediocri, Bred e Masata non hanno affinità, Masata è troppo svampita e non ricorda bene le battute così che rimaniamo bloccati tutta la giornata su un'unica scena. E l’umore dello staff peggiora ulteriormente.
 
Ore 15.00 di due giorni dopo. Mio studio.
“Signor Trank, la produzione…”
“Passameli”
La produzione si incavola di brutto perché dovranno pagare una grossa penale per licenziare Sana e non posso far altro che chiudere loro il telefono in faccia. Non me ne frega niente dei loro stupidi soldi, ne hanno a bizzeffe.
Ma mi preoccupano un poco gli sguardi del mio co-regista Maur che è appena entrato nell’ufficio.
“Cosa vuoi?” chiedo brusco.
“Herik, devi farla tornare” dice Maur non curandosi affatto del mio tono, si siede difronte a me, accavalla le gambe e incrocia le dita guardandomi con disapprovazione.
Maur mi ricorda Tsuyoshi, è buono e tollerante con me. Un'ottima spalla. Siamo diventati amici all’accademia e da allora abbiamo sempre lavorato insieme. È l’unico a conoscermi davvero in questo mondo di apparenza. A parte per il mio passato, quello nessuno lo conosce…
“No, non lo farò”
“allora lo farò io, la chiamo e…”
“Non ti ascolterà mai…”
“Come lo sai?”
Sospiro e mi volto verso la grossa finestra che affaccia sulla valle.
“Perché la conosco, se non glielo chiedo io, non tornerà.”
“Herik, tesoro. Io ti adoro lo sai, ma proprio non capisco perché te la sei presa tanto. Era perfetta in quella scena.”
“Lo so.”
“Lei è la migliore, il film non sarà…ehi un momento! Lo sai? E allora perché l’hai mandata via?”
Dalla vetrata vedo Maur inclinare la testa per scrutare il mio riflesso, sono sicuro che non gli sia sfuggita la smorfia di dolore sul mio viso di solito impassibile.
“Non lo so” dico infine, ma suona tremendamente come una bugia.
“Va bene, non dirmelo. Però falla tornare o il film verrà uno schifo.”
 
 
 
 
 
 
 
Vedo scorrere la città sotto i miei occhi, Namako al mio fianco si è chiuso in un ostinato silenzio. Non riesco a capire se sia più arrabbiato con me per aver perso il ruolo o più arrabbiato con sé stesso per non essere riuscito a recuperare.
Ad ogni modo è andata come è andata e non si può tornare indietro. Siamo tornati a Los Angeles per recuperare le nostre valige e cambiare hotel. Non ho avuto neanche il tempo né la voglia di salutare lo staff, no, neanche Bred. Ha provato a chiamarmi, ma ora non me la sento di rispondergli. Gli ho mandato un messaggio dicendogli che appena finirà il film ci vedremo. Non voglio sentirmi dire che Trank è pazzo o rassicurazioni di qualsiasi genere. Sono inutili. Sono out, questa è l’unica verità che conta. Senza scuse...
“Si, partiamo domani alle sei” sta dicendo Namako ora a telefono.
“Va bene. Salve.”
“Chi era?”
“La produzione, domani vado a prendere l’assegno di indennità.”
“Non lo voglio” gli dico con fermezza e Namako mi guarda come se fossi impazzita.
“Non voglio dei soldi se ho recitato da fare schifo. Non voglio dei soldi per un lavoro che non ho portato a termine.”
Namako apre la bocca, ma poi la richiude. Lo so, non è abituato a vedermi così. Ma sono decisa, è la prima volta che vengo criticata così duramente davanti a tutti. Non credevo di fare così schifo a recitare…evidentemente non sono abbastanza per Hollywood…non sono abbastanza per Trank.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Torno in Hotel e faccio le valigie. Il mio umore è davvero sotto i piedi, sto considerando di fare una luuuunga pausa, devo solo trovare il modo di dirlo a Namako.
Questa doveva essere la mia svolta, invece può essere la mia fine. Prendo l’ultimo trolley rimasto e mi avvio verso l’ascensore.
“Kurata?” mi fermo nel mezzo del corridoio, non ho affatto bisogno di girarmi per capire di chi sia questa voce. Non voglio vederlo, non voglio ascoltarlo…perché si è preso la briga di venire fin qui? Non ho nulla da condividere con lui. Non più.
Ricomincio a camminare, se raggiungo l’ascensore posso evitarlo.
“Sana per favore fermati.”
Mi fermo, cos’è ora tutta questa gentilezza? Senza sapere esattamente perché mi fa infuriare ancora di più quel tono. Come osa adesso parlarmi così? Dopo come mi ha trattato? Lascio il trolley e torno sui miei passi, raggiungo Tank e lo colpisco con un pugno sul petto, sono sicura di non avergli fatto nulla (la mia mano invece formicola), ma è il gesto che conta.
Lui non si muove né dice nulla.
“Non osi mai più chiamarmi per nome razza di imbecille patentato! Chi si crede di essere per parlarmi in quel modo? Lei è solo un grosso pezzo di …”
“Scusa” quello di Trank non è che un sussurro o forse l’ho solo immaginato…
“Come ha detto, scusi?”
Trank rotea gli occhi e incrocia le braccia sul petto “hai sentito benissimo”
“e invece non ho sentito” sporgo la testa verso di lui aspettando con le orecchie ben tese, una mano a coppa vicino all'orecchio destro come una parabola per captare i suoni.
“Ho detto scusa!” ripete
“Accetto le sue scuse” abbozzo un sorriso falso, scruto Trank per l’ultima volta prima di andarmene.
“Addio allora”
“Ehi dove vai?”
“Sto partendo, non vede?”
“Ma io sono venuto fin qui!”
“E io ho accettato le sue scuse, ora cosa vuole?” Trank serra le labbra contrariato dal mio tono brusco.
“Voglio che torni” mormora infine a mezza bocca. Non posso credere lo stia dicendo davvero. È venuto fin qui per farmi tornare?
“E perché dovrei se la mia recitazione fa così schifo?”
“Non è vero, non mi fa schifo.”
“Quindi recito bene?”
“Non sei male.”
Bene bene, se non sono male allora perché ha fatto tutta questa sceneggiata? Riavvolgo un poco di immagini nella mia testa e in tutta questa storia c’è una cosa che proprio non torna…
“Si spogli”
“Come scusa?”
Mi avvicino a lui, la camicia bianca copre quello che voglio vedere. Non posso lavorare bene se non so. Meglio togliersi il dubbio adesso.
“Ho detto ‘si spogli’”
Fa davvero strano vedere il suo viso arrossarsi…
Rimane immobile. E va bene…non fa opposizione mentre allungo le mie mani al primo bottone della sua camicia, mi tremano leggermente, ma continuo comunque a sbottonare.
Non sapevo di essere in grado di fare una cosa del genere. I nostri occhi si incrociano mentre sto facendo questa folle operazione nel bel mezzo del corridoio di un Hotel. Non riesco comunque a decifrarli, se non trovassi quello che cerco...come mi giustificherò? Lui rimane immobile, una statua di sale. Non si muove neanche quando raggiungo l’ultimo bottone e mi lascia fare mentre gli sfilo la camicia.
Cerco di non fare caso a quanto sia maledettamente bello: Il petto ampio e scolpito, gli addominali ben definiti. Il mio sguardo però si sofferma sul particolare che cercavo. Lì esattamente dove doveva essere c’è la cicatrice che ha causato tutto il nostro dolore. Sul suo bicipite ben tornito una riga bianca proprio come quella che lascia la lama di un coltello. Tocco la cicatrice quasi in trance, ecco la risposta a tutte le mie domande. Questa volta Hayama sembra destarsi. Copre la mia mano con la sua spostandola dalla prova sulla sua pelle.

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Capitolo 7
*** RITORNI ***


Inutile negarlo. Davvero inutile in questa situazione in cui il mio cervello sembra essersi congelato. Quante volte ho sognato questo momento? E non intendo solo nei sogni notturni, quelli in cui non hai il controllo. Intendo prima di dormire, quando sei sveglio. In quei momenti in cui avrei voluto stringerla, vederla, anche solo sentire la sua voce e non attraverso la tv. In quei momenti l’ho immaginata in tutti i modi possibili, ma nemmeno nelle mie visioni più audaci avrei immaginato lei che, nel bel mezzo di un corridoio di un qualsiasi hotel di Hollywood dopo 14 lunghi anni di assenza, mi spoglia.
Le sue mani tremano, così come il mio cuore. Mi sfila la camicia e poi la sua mano si posa sul mio petto nudo. Trattengo a stento le mie braccia che vorrebbero scattare a circondare quel suo corpo così piccolo e meraviglioso. Lentamente sposta la mano sulla clavicola, poi sul braccio. Potrei morire, qui subito. Poi però il suo pollice si sofferma ad accarezzare un unico punto e un lampo di comprensione mi attraversa. Come ho fatto a non pensarci prima?
Sana sta toccando la mia cicatrice, quella che ha causato tutto questo. Quella che in definitiva ha cominciato la nostra separazione. E poi un altro particolare mi fa tremare.
Lei sa. Sa chi sono. Si ricorda di me. La mia mano ora copre la sua. Cerco i suoi occhi, felice che finalmente possa vedermi per chi sono realmente, ma lei non li alza. Sembra persa nei suoi pensieri.
“Hayama” sussurra
Sentire la sua voce che pronuncia il mio nome…ha Kami! Che giornata! Credevo di essere divetanto un uomo freddo, i cui sentimenti chiusi in un cassetto dimenticato non sarebbero mai più venuti fuori, ma ancora una volta Lei sgretola tutte le mie certezze. Questa sensazione alla bocca dello stomaco a cui non so neanche dare un nome…
“Kurata…”
Finalmente alza gli occhi e incrocia i miei. Non so decifrarla, cosa sta pensando? Cosa le ha fatto ricordare che esiste un Hayama per lei? Prima che possa formulare una qualsiasi frase Sana libera la mano dalla mia e mi da un sonoro pugno sul petto nudo. Poi un altro e un altro ancora.
“Stupido, stupido Hayama! Perché non mi hai detto che eri tu?”
Blocco i suoi pugni, le sue mani strette nelle mie. In questo non è cambiata: quanto può essere tonta ancora a 24 anni suonati?
“Tu, tu ti ricordavi di me?” giusto per essere sicuro…
“Ma certo che mi ricordo di te, razza di scemo! Come potrei non ricordarmi?!”
“Credevo…lascia perdere.” Lascio andare le sue mani..
“Dammelo!”
“Cosa?”
“Quell’affare, quello che tiri fuori di solito…”
Sana mette le mani sui fianchi e fa un sorriso sornione
“Non ci casco due volte”
Effettivamente la situazione è simile: lei che, tonta com’è, ancora una volta non ha capito niente…
Visto che non mi da il suo piko, unisco il pollice e il medio e li faccio scoccare sulla sua fronte.
“Come diavolo hai fatto a non riconoscermi, razza di una tonta che non sei altro!”
Sana si sfrega la fronte arrabbiata
“Ehi, mi hai fatto male! E poi come facevo a riconoscerti con un nome diverso e poi sei così, così…” arrossisce e lascia cadere la frase…
“Così?” la incalzo facendo un passo verso di lei, la sua schiena ora è appoggiata al muro del corridoio.
“Così!” urla indicando il mio petto.
Vorrei ridere, ma non mi sembra il caso adesso…non posso credere che non mi abbia riconosciuto.
“E poi non avrei mai pensato che tu potesse fare i regista e che avresti mai scelto ME per lavorare con te…” la sua voce si abbassa e diventa quasi un sussurro “dopo tutto questo tempo”
Quest’ultima frase sembra risvegliare qualcosa in lei, alza il viso e mi guarda arrabbiata. Mi scansa e riprende la sua valigia.
“Addio Hayama!”
“Ehi fermati!”
“Kurata, per favore!”
Mi piazzo davanti al suo ascensore impedendole di passare.
“Spostati Hayama, devo andare a casa ora”
“Se tu non torni, il mio film…” mi fermo, non posso dirlo ad alta voce che senza di lei verrà uno schifo. Cambio strategia.
“Lo staff ti aspetta. Nessuno ha più voglia di lavorare…”
“Questo, mio caro Hayama, è perché tu sei un capo-scimmione da strapazzo”
“Si lo sono, aiutami per favore”
La vedo vacillare, non so neanche io come ho potuto pronunciare quest’ultima frase, non l’ho neanche elaborata consciamente.
“Torno solo a due condizioni”
“Quali?”
“Mi chiederai scusa davanti a tutto lo staff” Faccio per aprire la bocca e rispondere a questa assurda richiesta, ma sana posa l’indice sulla mia bocca impedendomi di parlare. Non che un indice abbia particolari poteri per poter tacitare una persona, è proprio il SUO indice sulla MIA bocca ad avere questo potere.
“secondo, smetterai di trattare tutti da capo-scimmione e promuoverai un ambiente pacifico e tranquillo”
Toglie il suo dito dalle mie labbra e incrocia le braccia lasciando che il mio cervello ricominci a funzionare.
“Prendere o lasciare”
Non rispondo subito, come posso cambiare il mio modo di fare? Questo sono io…il mio staff ha sempre lavorato con me così…ho una immagine da mantenere. Vedendo la mia esitazione sana riprende la valigia e si dirige verso le scale. Oh al diavolo!
Le corro dietro e le sfilo la valigia. “Va bene, va bene…ma tu niente più ritardi!” le sfugge un sorriso e mi porge la mano per siglare il nostro accordo. “Va bene Hayama”.
“E ora?”
“Ora andiamo a New York”
Durante il tragitto Sana è molto silenziosa.
Ora che siamo nell’aereo ed è seduta accanto a me mi sembra più in imbarazzo che mai. Io invece cerco di trattenermi dal prenderle quella mano abbandonata sul ginocchio e stringerla nella mia. Chiudo gli occhi. Cosa diavolo mi sta succedendo?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Mattino dopo. Set.
Lo staff l’accoglie con un grosso applauso, molti l’abbracciano e si scambiano pacche fra di loro. Non avrei mai creduto che potesse avere un’influenza tale. È sempre stato così infondo, vero? Con lei o senza di lei c’è sempre stata una marea di differenza. Un abisso. Chi può saperlo meglio di me…guarda come sono diventato.
“Grazie a tutti, il regista mi ha chiesto di tornare ed eccomi qui.” Altri applausi. Poi Sana mi da una gomitata “hai qualcosa da dire?” mi sussurra?
Ora che devo farlo, la mia voce fatica ad uscire.
“Ehm ehm” mi schiarisco la voce. Sana mi guarda a braccia conserte in attesa.
“Sana ha accettato di tornare, è una brava professionista, così come tutti noi. Fate del vostro meglio. Ora a lavoro!” Batto le mani per richiamarli all’ordine e tutti eseguono all’istante. Sana però è contrariata. Non ce l’ho proprio fatta.
“Ehi Hayama!” mi dice a brutto muso
“Non chiamarmi così, qui sono Trank.”
”Non mi hai chiesto scusa!”
“Ho detto che sei una professionista, era ritrattare le mie parole dell’altro giorno. Fattelo bastare Kurata” Sana sbuffa e sbatte i piedi andando nei suoi camerini.
Ma quanto è bella?
 
 
 
 
nota: scusate per il capitolo molto corto, ma purtroppo lavoro e non ho potuto sviluppare tutto quello che avrei voluto. Spero che comunque vi piaccia...A presto!

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Capitolo 8
*** PANORAMI ***


P.o.V. Sana
Namako mi abbraccia forte.
Set. Il giorno dopo. Pochi minuti dopo che Hayama ha allegramente ignorato il nostro accordo e non mi ha affatto chiesto scusa davanti a tutti.
Ovviamente sono nel mio camerino (dove altro potrebbe essere Namako?).
“lo sapevo” ripete “lo sapevo!”
Cosa sa Namako per me è un mistero ma credo che lo scoprirò molto presto…e infatti:
“Lo sapevo che sei fantastica!”
La mia recitazione non è poi così male e lo so non perché me lo dice Namako, ma perché lo ha detto Hayama e questo, tradotto nella lingua dei comuni mortali, significa che sono davvero brava. Mi sento stranamente felice di riuscire ancora a decifrare Hayama nonostante gli anni passati.
Namako finalmente mi lascia sola per andare sicuramente a ripristinare la mia immagine pubblica. Ha già preparato una decina di interviste per me e Bred, sono certa.
Ieri è stata una giornata strana, scoprire di essere davvero difronte ad Hayama mi ha fatto prima piacere, poi dispiacere, poi mi ha confusa, frustrata, contenta di nuovo e poi non lo so…il mio stato d’animo è cambiato così tante volte che ho perso il conto. Maledetta insicurezza…sarebbe stato tutto più facile se mi fossi fidata del mio istinto, infondo, nel mio cuore, sapevo che era Lui. Ovviamente ho chiamato Fuka per cercare di sbrogliare la matassa intricata nella mia testa: e sì, non è stano che qualcun altro al posto mio debba sbrogliarla.
“Ehi Sana, come stai?”
“è lui, Fuka. Lo so per certo”
“era ora amica mia! Sei proprio la solita tonta!”
Scatto in piedi “Coooooooosa?????” urlo al telefono “TU LO SAPEVI?”
“Sana, eri l’unica a non saperlo. Ovviamente ho visto il suo viso su internet e l’ho riconosciuto subito…”
“e allora perché? Perché non me lo hai detto?”
“ci saresti andata se lo avessi saputo?”
La risposta è no, non ci sarei mai venuta. Oramai mi conosco, è una mia caratteristica e nel tempo non l’ho persa: preferisco scappare dalle situazioni piuttosto che affrontarle. È doloroso ammetterlo, ma è così,
“andiamo Sana, sai la risposta. E no, non mi pento. Sai perché? Perché è ora che affronti il tuo passato con le unghie e con i denti. Sei una guerriera amica mia, io lo so bene, cerca di ricordarlo anche tu!”
Non mi dà il tempo di risponderle e riaggancia. Rimango così con il telefono ancora all’orecchio senza parole. Fuka ha ancora una volta ragione…io devo combattere il mio passato. Non devo avere paura di nulla, è tutto alle mie spalle ormai.
Nel bel mentre delle mie considerazioni qualcuno bussa alla porta, Namako vorrà dirmi qualche altra brillante idea delle sue per farmi emergere.
“SI Namako!?”
Aprendo la porta però mi ritrovo difronte a Bred. Bello come sempre se ne sta immobile sulla porta del mio camerino, le braccia conserte ed una espressione seria in volto che, se possibile, lo rende ancora più affascinante. È arrabbiato con me, lo so che avrei dovuto rispondere alle sue chiamate, ma sono stati giorni difficili…
“Scusami, io…” abbasso la testa, non avrei dovuto trattarlo così. Lui è sempre stato gentile con me.
In tutta risposta Bred mi solleva il mento e sorride. Tutta la serietà di prima spazzata via dal suo sorriso.
“Avanti piccola Sana, stavo scherzando! Non sono arrabbiato con te!”
“Davvero?”
“Ma certo! Come potrei? Hai passato dei giorni tremendi, lo posso immaginare che non avessi voglia di sentire nessuno!”
Quest’uomo mi sorprende sempre di più, sarà che è molto più grande di me che mi trasmette questo senso di protezione e tranquillità. Bred prende una ciocca dei miei capelli fra le dita, la sua espressione si fa di nuovo seria.
“Ero molto preoccupato per te…”
Stavolta è il mio turno di sorridere “ora sono qui no?”
Prima che Bred possa dire qualcosa, la voce di Hayama richiama tutti su set. Come al solito è un capo scimmione da strapazzo, nessuna traccia di per favore o gentilezza nella sua voce. La cosa mi fa infuriare! Deve rispettare le nostre condizioni!
Bred sospira e borbotta qualcosa
“come?” gli chiedo per fargli ripetere quello che ha detto
“Nulla piccola Sana, andiamo sul set?”
Lo seguo sul set con il terribile sospetto di non aver capito male, ha detto che vorrebbe prendere a pugni Hayama…mettiti in fila Bred!
 
 
P.o.V. Hayama
Sana è sulla porta del suo camerino, quel belloccio di Bred ha una ciocca dei suoi capelli fra le mani. Perché diavolo la sta toccando?
Richiamo tutti sul set in modo piuttosto brusco. Mi sto seriamente impegnando per rispettare i nostri accordi, ma è davvero difficile…soprattutto con quel Bred, quando lo vedo vorrei solo…
Lei mi si avvicina, sul viso un ghigno piuttosto sinistro.
“Non mi costringere a giocare sporco Hayama, fai il bravo” mi sussurra all’orecchio.
Non ho il tempo di reagire come vorrei, io Akito Hayama, l’uomo di ghiaccio sono senza parole. No, non è esatto. Le parole ci sono, ma ora il mio cervello è concentrato unicamente sul respiro di lei vicino al mio viso. Maledizione.
Se ne va tutta allegra, canticchiando persino.
Mi siedo dietro la camera e inquadro la scena, nella quale è compresa lei stesa su un divano. Mi guardo intorno, perché diavolo la fissano tutti in quel modo?
Maur mi si avvicina “Direi che dovrei spostarle un po’ le gambe e abbasserei un po’ le luci, che dici Boss?”
Come sempre Maur è all’altezza del suo ruolo, le sue correzioni rendono tutto molto più bello, d'altronde lui è un esteta puro.
“Aspetta” gli dico semplicemente
“Chiama prima il Ciak”
Maur esegue: “SCENA 326 PARTE I”
Blocco subito la registrazione e sotto gli occhi sorpresi di Maur mi alzo e vado personalmente sul set.
Mi accuccio davanti a Sana che ora ha uno sguardo confuso.
“Kurata avete una storia, non puoi stenderti in quel modo. E’ come se tu dipendessi da lui. Riesci ad immaginarlo?”
Le sistemo le gambe sul divano, è mio preciso dovere di direttore artistico quello di controllare ogni particolare, inclusa l’angolazione del corpo della protagonista. E questo fuoco che sento sulle mani, non è altro che l’ardore per l’arte. Nient’altro.
“S-si Hayama”
Sbuffo un po’ contrariato “Qui sono Herik, quante volte devo ripetertelo?”
“Per me sei Hayama, se non ti sta bene posso anche non chiamarti!”
“Sei la solita testona!”
Sana balza in piedi “ e tu sei proprio un capo scimmione!”
“E tu sei una tontolona.”
“Tronfio”
“Scema”
Sento addosso lo sguardo stupito dello staff, mi guardo intorno ed effettivamente ci stanno fissando tutti. Si sono bloccati come congelati, forse hanno paura che accada un’altra volta quella scena…per spezzare la tensione do un buffetto a Sana sulla testa, ma quella invece di tornare alla sua posizione comincia a riempirmi di pugni il petto. La allontano con una mano sulla testa, ma lei continua a mulinare furiosamente le braccia anche se ora non può più prendermi.
La scena deve sembrare alquanto divertente perché adesso stanno ridendo tutti. E piuttosto sguaiatamente direi! Sana avverte il riso degli altri e si ferma, sembra rendersi conto del nostro piccolo sketch e scoppia a ridere anche lei.
Finite le riprese tornano tutti nei camerini e io nel mio studio per terminare il programma di domani. È stata una bella giornata e non mi capita quasi mai di pensare una cosa del genere.
Bussano alla porta, prima che possa rispondere Maur apre la porta e come al solito viene a sedersi sulla mia scrivania, accavalla le gambe e mi guarda con aria interrogativa. So che non potrò continuare a lavorare finchè non avrò risposto alle sue domande e non mi è difficile immaginare quali saranno…
“cosa ho visto oggi Boss?”
Lascio la penna e mi lascio andare sullo schienale della sedia.
“cosa vuoi dire?”
“Avanti Boss, lo sai. Non ti ho mai visto sorridere in quel modo.”
“è una ragazza divertente…a te non fa ridere?”
“qui non stiamo parlando di me”
“Se proprio lo vuoi sapere lei è solo una brava attrice che recita nel mio film. E se per farle dare il meglio devo essere più…morbido allora va bene”
Maur mi guarda contrariato, ma io non gli ho detto altro che la verità…è per il bene del film…
Si alza e mentre sta per andare via si blocca: “ah, visto che non ti importa nulla forse non dovrei dirtelo…” e sorride malefico
“Spara Maur!”
“Non è nulla…se lei non è niente allora…”
“Maur!”
“Ho visto Bred chiederle di andare via con lui in auto…magari dovranno recuperare il tempo in cui sono stati separati”
Non so esattamente perché, ma mi prudono le mani. Non posso permettere che quei due escano ancora e facciano tardi. Si scatenerebbe un'altra lotta per il loro scarso giudizio sul lavoro.
Sorpasso Maur che ha un sorriso sornione stampato sul viso “è nel suo camerino” mi urla dietro.
 
Busso al camerino di Sana e lei mi apre quasi subito “Ho quasi fatto Br…Hayama?”
Maur aveva ragione, sta aspettando Bred. “Cosa ci fai qui?”
“Stasera vieni in hotel con me, dobbiamo parlare del film, hai perso due giorni e devo spiegarti il programma di domani”
Sana incrocia le braccia “io non ho perso due giorni, tu mi hai fatto perdere due giorni!”
Non mi lascio prendere da questa sua provocazione e le sfilo la giacca dalle mani “Avanti, la macchina è da questa parte”
Lei mi corre dietro “aspetta Hayama, avevo promesso a Bred di tornare con lui. Non possiamo parlarne dopo cena o domani?”
“No, non c’è tempo. Chiamalo e digli che devi parlare con il regista”
Sana sbuffa, ma esegue. Chiama Bred a telefono e la sento dirgli che è molto dispiaciuta di non poter tornare con lui…
 
P.o.V.
Hayama è davvero insopportabile. Ora cos’è tutta questa fretta di parlare del programma del film, sono sicura che sia solo per darmi fastidio!
Salgo in macchina con lui, avevo messo un vestitino carino per Bred, ma adesso le mie gambe sono in bella mostra sotto il naso di Hayama. Le copro con la giacca. Anche se…oggi me le ha toccate. È stato un tocco professionale. Non è la prima volta no? È una cosa normale…e quel fuoco che ho sentito dove si erano posate le sue mani era solo, solo….ardore per l’arte. Niente di più.
“e così hai visto un po’ New York?”
Hayama che tenta di fare normale conversazione. Questa sì che è una novità.
“Si, ho visto Manhattan e un posticino carino che Bred conosceva bene.”
“Non hai visto nulla allora…”
“Bhe non ho avuto molto tempo…”
Hayama non dice nulla, ma sembra tranquillo e calmo come non mi capitava di vederlo da…bhè da mai. In questa vita almeno. Alla scorsa non ci voglio neanche pensare. Eppure è prorpio lui, qui accanto a me c’è Akito. Se avessi dovuto pensare anche un solo istante che sarei stata da sola in un auto con lui…non avrei potuto immaginarlo. Credevo non lo avrei rivisto mai più. Mi attraversa un brivido.
“Hai freddo?” Hayama mi guarda preoccupato. La macchina ora è ferma. Non mi ero nemmeno accorta avesse parcheggiato.
“N-no sto bene”
Ma Hayama evidentemente non mi crede. Si sfila la cintura, esce dall’auto e viene ad aprirmi la portiera. Ma cosa diavolo sta succedendo?
Si sfila la giacca e me la porge.
Ci metto un pochino a slacciare anche la mia di cintura. La mia giacca è sulle gambe.
“Ho questa, grazie Hayama” gliela mostro, ma non sembra soddisfatto. “Troppo leggera” sentenzia e mi costringe ad accettare. Mi metto la giacca e mi risiedo in auto.
“che fai?” mi chiede ancora in piedi davanti a me.
“Non siamo arrivati all’hotel”
“Non siamo all’hotel, siamo qui” mi indica qualcosa con il dito e sono costretta ad alzarmi per vedere cosa c’è dall’altra parte della strada.
Rimango senza fiato: davanti a noi svetta l’Empire State Building in tutta la sua altezza.
È come quando mi ha portata a vedere la scritta di Hollywood. È stato davvero gentile. Forse qualcosa di Lui…del mio Akito è rimasta…

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Capitolo 9
*** TURBOLENZE ***


Hayama mi fa strada fino all’ingresso, è tardi e credo che l’edificio sia chiuso al pubblico. Ho un attimo di delusione, ma Hayama bussa al grandissimo portone e subito una guardia o forse il custode lo apre giusto lo spazio necessario per farci passare.
“Signor Trank, che piacere vederla! Grazie per i biglietti della prima!”
“Ma figurati John, ci vediamo tra poco”
Hayama gli fa un cenno e si avvia verso l’ascensore come se fosse in casa, completamente a suo agio. Deve essere parecchio conosciuto in città se riesce a farsi aprire questo palazzo dal custode! Ad ogni modo, Sono davvero entusiasta!
L’ascensore è molto veloce e fortunatamente arriviamo subito in cima all’edificio. Qui su è davvero meraviglioso, l’aria fresca di New York mi frusta il viso, ma neanche me ne accorgo perché la vista qui è mozzafiato, sono senza parole! Corro intorno a tutta la balconata avida di guardare ogni singolo punto di vista di questo panorama. Hayama è appoggiato alla ringhiera e mi guarda correre per dieci minuti buoni prima di fermarmi. Allunga una mano e blocca la mia corsa, l’altra mano si chiude sulla mia vita e mi sposta di peso davanti a lui in direzione del panorama. Sento il suo respiro vicino alla mia guancia. Per tutti i Kami, potrei morire qui e subito. Allunga una mano davanti a sé indicando un punto nell’immenso skyline.
“lì, guarda”
Seguo il suo dito e ammiro una grandissima macchia nera
“cos’è?”
“è Central Park!”
“è grandissimo! E quello?” gli indico altre luci e lui mi nomina i palazzi, le vie e i negozi più famosi.
Ad ogni nome il suo braccio si allunga a indicare e così facendo il suo petto si stringe alla mia schiena. Mi sembra quasi che mi stia abbracciando. E questo profumo buonissimo della sua pelle…Hayama, cosa stai facendo? Cosa significa tutto questo? Per un attimo perdo le sue parole e mi accorgo che molto probabilmente mi ha fatto una domanda.
“Mhm?”
“Ho chiesto se hai fame”
“No, io non…” non voglio rimanere ancora sola con lui, sento che qualcosa non va, ma il mio stomaco ha deciso che è il momento buono per brontolare e smentisce miseramente le mie parole.
“credo che tu abbia fame, andiamo!”
Finalmente (o purtroppo non lo so) Hayama si allontana da me e torniamo al coperto nell’atrio. Questo spazio mi ricorda un giorno di una vita che profumava di un bacio al limone. Vorrei chiedergli se ha ancora paura delle altezze, ma non voglio fargli domande personali. Non siamo amici, non siamo nulla. Siamo qui per lavoro. Non dimenticarlo Sana.
Mentre siamo nell’ascensore cerco di tornare al vero motivo di questa strana uscita:
“Cosa volevi spiegarmi del film Hayama?”
Hayama alza gli occhi su di me senza dire una parola, e per la prima volta dopo molto tempo mi sembra che il tempo non sia mai passato e che io e lui siamo stati sempre insieme. Abbasso gli occhi spezzando il momento.
“Questo è il set, la protagonista deve conoscerlo, domani gireremo una scena nella sera in central park e dovrai…”
Ascolto Hayama mentre spiega alcune delle scene di domani, quindi è questo che aveva in mente…mi chiedo se mostri il panorama a tutte le attrici co cui gira…chissà se è uno di quelli che…
“Kurata?!”
“si?”
“Mi ascolti?”
“Certo!” In realtà non ho affatto ascoltato l’ultima parte del discorso, chissà perché mi succede così spesso con lui!?
“Siamo arrivati, cosa vuoi mangiare?”
Hayama saluta il custode e mi fa strada verso l’uscita. Si ferma sugli scalini in attesa di una mia risposta. Non credo mi vada di cenare in un locale con Hayama, il mio occhio cade sui venditori di hotdog ambulanti, che meraviglia! Sembra la scena di un film, sul ciglio della strada con un tombino fumante, i taxi che sfrecciano e il freddo pungente.
“Voglio quello!” urlo in preda all’entusiasmo ritrovato
“Eh va bene…”
 
p.o.v. Akito
Sana si è addormentata in auto, il suo viso per sfortuna (o per fortuna non lo so) è rivolto verso di me. Accosto un attimo l’auto o rischiamo di andare a sbattere, non posso guidare con questo irrefrenabile istinto di guardarla. Perché è questo giusto?
Istinto. Istinto di un uomo verso una donna, andiamo! Quante volte mi è capitato di portarmi in giro le attrici?! Osservo bene le sue labbra schiuse, le sue ciglia e i suoi incredibili capelli rossi che le coprono le spalle.
Stringo forte il manubrio e chiudo gli occhi. Non posso, non posso guardarla così, non lei. Non posso trattarla come tutte le altre attrici, almeno questo glielo devo. Non devo toccarla. Accendo subito l’auto e parto, con le mani e gli occhi impegnati non sarò tentato. Dannato Hayama, ma perché mi sono messo in questa situazione? Perché volevo vedere il suo viso felice? Perché mi sono sentito tremare dentro quando la tenevo appoggiata al mio petto?
Accelero, non devo pensare. Non devo pensare a lei…forse è meglio che lasci che quel Bred la prenda sotto la sua ala protettiva. Scuoto la testa. NO. Non posso, non Bred. Non la merita, nessuno la merita.
Kami, che percorso infinito. Siamo finalmente in Hotel. Le tocco piano la spalla per svegliarla. Sana apre gli occhi e ci mette un po’ per mettermi a fuoco.
“oh scusa Hayama, mi sono addormentata! Siamo arrivati?”
“Si”
“Bene, allora grazie per il passaggio”
Prima che possa rispondere Sana si lancia letteralmente fuori dall’auto e corre dentro l’hotel senza aspettarmi. È così a disagio con me eh?! Appoggio la fronte al manubrio, non credo proprio sarebbe scappata così dall’auto di Bred. Ma d’altronde cosa mi aspettavo? Sono stato io a spezzarle il cuore e questo non si dimentica. Lo so, perché nello spezzare il suo anche il mio si è distrutto. Io non ho più un cuore.
Forse è meglio fare una corsa…
 
p.o.v Sana
Non ho dormito un granchè ieri notte, ma era prevedibile dopo la serata con Hayama. Bred mi viene incontro nella hall dell’hotel. Sono le sei del mattino e sono sicura di avere delle occhiaie da spavento.
“Buongiorno principessa, vieni a prendere un caffè!”
Bred mi fa strada verso la sala delle colazioni, lo staff al completo sta facendo colazione. Sono quasi tutti assonnati e arruffati, ma salutano ugualmente me e Bred con entusiasmo…a parte Hayama certo. È tornato il solito musone, non alza neanche la testa dal suo giornale per salutare.
Io e Bred ci sediamo ad un tavolino e lui ordina la colazione americana tipica per due.
Faccio un sonoro sbadiglio
“Trank ti ha trattenuta parecchio?” Bred appoggia il gomito sul tavolo, il suo mento è appoggiato alla sua mano. Mi guarda in attesa di ascoltare la mia risposta.
“Bhè sì” perché mi sento tutto ad un tratto in imbarazzo?! Non crederà che io ed Hayama…
“M-mi ha fatto vedere il set e spiegato le scene di oggi” mi affretto ad aggiungere a scanso di equivoci. Chissà perché le orecchie mi stanno andando a fuoco.
“Ah piccola Sana, devi fare attenzioni alle volpi come Trank. A lui piace giocare con le donne”
“Non ha giocato con me. Non sono quel tipo di donna!” ci ho stranamente preso, Bred crede che Hayama ci stia provando con me, la cosa mi fa arrabbiare. La mia risposta acida lo ha sorpreso. Abbandona la sua posizione d’ascolto e mi prende la mano.
“Scusa, non volevo insinuare nulla…è che non mi piace. Non l’ho perdonato per come ti ha trattata e non voglio che ti ferisca ancora in nessun modo”
Sottraggo la mano, apprezzo che voglia proteggermi, ma l’insinuazione che Hayama mi possa ferire mi ha infastidito più profondamente di quanto lui possa comprendere.
Bred mi riprende la mano, si apre in un sorriso e me la bacia dolcemente
“mi perdoni?”
È irresistibile! Gli sorrido a mia volta, non è colpa sua per ciò che Hayama mi ha fatto nel passato. Lui non sa quanto mi può fare male…anzi no, quanto mi ha fatto male. Non permetterò che mi ferisca ancora.
Finiamo la colazione come se non fosse accaduto nulla e nel giro di un apio d’ore ricominciamo a lavorare a pieno regime.
A metà mattinata sento, non solo io ma tutto lo staff, le urla di Hayama provenire dal suo studio.
Dopo cinque minuti rientra sul set come una furia. Gli occhi neri di rabbia. Maur accanto a lui tiene gli occhi bassi, spero davvero che non se la sia presa con lui!  Se ha sfogato la sua rabbia con qualche suo collaboratore questa volta gliela farò pagare. Mentre stringo i pugni e mi faccio coraggio per andare ad affrontarlo, Maur si avvicina a me e Bred
“Ragazzi, la produzione ha chiamato per un cambio di programma.”
“cioè?” chiede Bred per entrambi
Maur si gratta la testa e per un attimo i suoi occhi vanno su Hayama ostinatamente nascosto dietro la videocamera.
“Deve esserci un bacio, il copione è stato ritoccato. Domani giriamo la scena”
I miei pugni rimangono serrati, non più per Hayama ora ma per il bacio con Bred. Non credevo di doverlo fare, non era previsto! Non che mi dispiaccia, non è la prima volta ma davanti ad Hayama mi sembra un po’…ecco…strano…
“Hai sentito piccola Sana?”
Bred mi cinge la vita e mi stringe contro il suo fianco. Arrivo a stento al suo collo, lui mi alza il mento e mi sorride “no porblem per me, spero che mi darai il tuo consenso piccola Sana”
Chissà perché Namako sbuca sempre in questi momenti
“ma certo, ma certo! Sana Kurata è una professionista non rifiuterebbe una sciocchezza come un bacio…”
Sospiro rassegnata. Namako ha ancora (ahimè) ragione.
“non ascoltarlo” mi sussurra Bred “ se non vuoi mi opporrò anche io”
Questo non me lo aspettavo, Bred lo scapolo d’oro di Hollywood che rifiuta di baciare una donna. No, non posso permetterlo. Metterei a rischio anche lui. Posso farlo. Bacerò Bred…

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Capitolo 10
*** PISTA DI ATTERRAGGIO ***


 
P.o.v. Sana
Non credevo che dover baciare un collega potesse rivelarsi così difficile…ho passato l’intera notte (sì, l’ennesima insonne) a convincermi che sia giusto e sensato baciare Bred, non solo perché sono un’attrice ed è il mio lavoro, ma perché è un ragazzo a modo e mi piace e non ci trovo niente di male. E allora perché, perché maledetta Sana, ho questa sensazione alla bocca dello stomaco che mi sta uccidendo?! Ci penso e ci ripenso e l’unica spiegazione è che mi imbarazza baciare qualcuno davanti ad Hayama e qui sorge un’altra domanda…perché? Mi sarei imbarazzata a baciare qualcuno davanti a Tsuyoshi? Probabilmente no…forse perché…oh al diavolo! Basta! Non ce la faccio più a pensare. Lo devo fare e basta.
Arrivo sul set accolta da un Bred super sorridente
“Buongiorno piccola Sana, dormito bene?”
Mi sforzo di sorridere e mento spudoratamente
“Benissimo, grazie”
Poi Bred fa un gesto che mi lascia senza fiato: la sua mano scatta verso il mio viso e mi sfiora le labbra con le dita. È un tocco leggero e fugace e Bred subito ritira la mano:
“scusami, l’ho fatto senza riflettere…”
Va via prima che possa dire qualcosa, le mie labbra ancora formicolano nel punto in cui le sue dita si sono posate. Sono ancora immobile quando la truccatrice mi raggiunge, mi guida verso la sedia come se avessi bisogno di un sostegno. Mi strizza l’occhio mentre comincia ad armeggiare con pennelli e fondotinta
“credo che tu gli piaccia davvero!” esclama infine
Inutile dire che sicuramente ha visto la scena delle labbra…
“è solo un collega” mi affretto a dire, ma le mie parole non sortiscono alcun effetto
“State benissimo insieme, ho visto le foto sul giornale…una meraviglia!”
Faccio un sorriso forzato, inutile controbbattere
“quel bacio te lo invidieranno in tutto il mondo”
“già”
 
È arrivato il momento. Spero che almeno non dovremo ripetere la scena un’infinità di volte come al solito. Mi guardo intorno per cercare Hayama che, a quanto pare, ha deciso di non presentarsi oggi…ah no, eccolo lì sul suo trespolo con la faccia cupa e imbronciato più che mai.
“Tutti ai posti” urla Maur. Io e Bred ci posizioniamo. La scena richiede che sia io a prendere l’iniziativa del bacio e non so davvero come diavolo possa riuscirmi bene questa scena. Sento il mio corpo rigido come un tronco.
“Stai tranquilla Sana, andrà bene” mi tranquillizza Bred “siamo amici no? Ti dispiace baciare un amico che tiene a te?” Il suo sguardo è concentrato e serio, mi ricorda che questo non è un gioco, non è per piacere, ma è pura arte, lavoro e professionalità. Concentrati Sana.
“CIAK”
Mi slancio verso Bred tocco timidamente le sue labbra con le mie e subito lui mi stringe intensificando il bacio. Niente da fare, nonostante stia baciando uno degli uomini più ambiti del mondo, il mio pensiero è altrove. La spiacevole sensazione allo stomaco si intensifica, quasi mi fa male. Il mio corpo sta letteralmente rifiutando questo bacio.
“Stop!” La voce di Hayama interrompe la scena, è molto vicina. Mi stacco subito da Bred e nonostante mi sia sembrato un secolo, il bacio non è durato neanche 10 secondi. Sicuramente ce lo farà rifare, ma Hayama (che è davvero dietro di me) mi afferra per un braccio e mi allontana da Bred.
“La scena andava bene, andiamo avanti. Sana posizionati là”
Cosa?! So perfettamente che la scena faceva schifo, e allora perché…?
 
 
P.o.v. Akito
Questa storia mi sta sfuggendo di mano. Ho agito d’istinto. Ho stoppato la scena andando direttamente sul set e strappando praticamente Sana dalle braccia di Bred il quale in questo preciso momento mi sta guardando in cagnesco. È vero, la scena era pessima, Sana era rigida come un tronco, ma non posso permettere che la girino ancora. Non voglio che Bred posi ancora la sua viscida bocca su di lei, la rabbia mi monta dentro, il pensiero del piacere che ha provato nel baciarla mi fa impazzire. Guardare quella scena è stato terribile, e perché poi? Perché è lei ovviamente. Inutile negarlo, sento ancora forte l’istinto di proteggerla…Bred deve avvertire qualcosa perché mi sorride beffardo “bhè se non dobbiamo rifarla allora andiamo avanti” dice come se nulla fosse, ma io so da quella faccia che gonfierei come una botte che adesso ci riproverà con lei. È una calamita attira baci, io lo so bene dannazione!
Sana è ancora impalata a guardarmi “Hayama, vieni di qua”
Chiamo una pausa per tutti mentre io e Sana andiamo verso un’aria tranquilla. Prima che possa parlare Sana mi si para davanti bloccandomi la strada.
“Ti prego Hayama, fammi rifare la scena! Era terribile lo so! Ce la metterò tutta questa volta”
Quegli occhi pieni di ardore, è lei la Sana che ho avuto nel cuore.
“La scena andava bene, i produttori hanno avuto quello che volevano…”
“Ma non andava bene, rovinerà il tuo film.”
“Smettila di preoccuparti, credi che se non fosse andata bene non l’avrei fatta rifare?”
Questa ultima frase sembra convincerla ed io so per certo di essere un perfetto idiota.
 
 
 
 
 
 
 
P.o.v. Sana
 
Questa terribile giornata è finita e io sono davvero esausta. Non sono uscita con lo staff per la cena, ho lo stomaco completamente chiuso. Non ho il coraggio di analizzare il perché, forse dovrei parlare con qualcuno, magari con Fuka o con Rei e cercare di capire perché mi sento uno schifo, ma non posso far altro che stringere questo cuscino nella mia solitaria stanza di un hotel a migliaia di km da casa e cercare di non piangere.
Credo di essermi addormentata da meno di dieci minuti quando sento bussare alla porta. Non ricordo di aver chiesto il servizio in camera, forse è uno dello staff che mi deve avvisare di un cambio orario. Alla mia porta però c’è Bred e con mio grandissimo imbarazzo (e un bel po’ di orrore) mi accordo di aver aperto con indosso un ridicolo pigiama con i cuoricini, i capelli arruffati e il trucco colato. Bred infatti scoppia a ridere. Se potessi aprire una voragine e sprofondarci dentro, lo fare. Cerco di chiudere la porta, ma Bred la blocca con la mano
“no, piccola Sana, sei meravigliosa così” ancora una volta, la sua mano va verso il mio viso e stavolta il suo pollice toglie via qualcosa dalle mie guance, sicuramente le strisce nere lasciate dal mascara colato misto alle mie lacrime. Il suo sguardo si fa serio, come prima di baciarci.
“Volevo dirti che oggi è stato bello…almeno per me”
Cosa dovrei rispondere adesso? Io invece l’ho vissuta come un incubo? È lui a venirmi in aiuto:
“so che non deve essere stato facile per te, ho sentito la tua tensione, ma io piccola Sana, sono qui per te”
Per un attimo credo che voglia baciarmi, invece mi abbraccia e io credo di non aver bisogno di altro in questo momento. Mi stringo a lui e affondo il viso nel suo petto. Non so quanto tempo rimaniamo così immobili sulla porta prima che riesca a staccarmi da lui. Mi sento decisamente meglio, gli sorrido e lui ricambia.
“ecco la mia Sana, a domani piccola” Il suo bacio sulla fronte mi assicura che passerò una buona notte, la prima dopo molto tempo.
 
 
“Che ci fai qui Rick maledizione? Sposta quelle luci!” urlo al tecnico, subito dopo mi mordo la lingua e mi guardo intorno sperando che lei non ci sia. Vedo Sana più in là che mi guarda davvero male e di rimando la guardo con aria di superiorità sfidandola a dirmi qualcosa. Inaspettatamente sul suo volto spunta un sorriso, ma non di quelli gioiosi, somiglia ai suoi ghigni, e questo non è per niente una buona cosa. Mi si avvicina
“dimenticato il nostro accordo Hayama? Posso sempre raccontare quella volta in cui ti ho fotografato in mutande” Sana alza la voce dicendo l’ultima parola e qualcuno dello staff intorno a noi ci guarda incuriosito.
La mia mano scatta a coprirle la bocca “Shhh sei matta?”
Sana sposta la mia mano “se tu non mi costringi…” dice con semplicità, mi strizza l’occhio ed va a posizionarsi sul set pronta per la scena.
La osservo camminare decisa e sorridente e sento dentro una strana sensazione di benessere, con orrore mi accorgo che sto addirittura sorridendo. Riporto immediatamente la mia faccia alla normalità e mi guardo attorno per accertarmi che nessuno mi abbia visto. Vederla così felice dopo lo sguardo triste e perso che aveva ieri in qualche modo mi solleva. È importante che gli attori abbiamo un buon umore per il bene del film ovviamente.
“Boss?”
Maur mi si avvicina con uno sguardo truce, cosa sarà successo adesso?
“La produzione vuole parlarti”
Non ci vuole un genio per capire che non è niente di buono.
Dieci minuti dopo, scagliando contro il muro il telefono, posso confermare che non è assolutamente nulla di buono. Maledetti bastardi, un’altra scena che non vorrei assolutamente che Sana girasse. Lei nuda…no. Non posso.

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Capitolo 11
*** TORRE DI CONTROLLO ***


P.o.v. Sana
Le giornate successive al quel bacio sono state molto divertenti, io e Hayama ci canzoniamo sul set e tutti intorno a noi lavorano rilassati, le riprese sono state spettacolari.  Il feeling fra me e Bred va alla grande e tutto sarebbe perfetto se non fosse che incombe un problema molto grosso da affrontare…
“Sana te l’avevo detto che ci poteva essere qualcosa per cui avresti dovuto scendere a compromessi!”
Questo ovviamente è Namako, da quando ho detto un sonoro no alla scena di nudo non mi lascia tregua:
“No Namako, si tratta del mio corpo, io non voglio!”
“Ma tu sei un’artista, non puoi tirarti indietro!”
“Useranno la controfigura come per le altre scene!”
“Sana hai letto la sceneggiatura! Mi dici come fanno ad usare la controfigura mentre si guarda allo specchio?”
“Non mi interessa affatto”
Fortunatamente bussano alla porta proprio mentre Namako sta prendendo il fiato per far partire una romanzina delle sue
“Avanti” urlo al mio salvatore
“Mi scusi signorina Kurata, c’è qualcuno che è venuto a trovarla”
Sarah, la segretaria di direzione. Adoro questa ragazza.
“Arrivo” balzo in piedi ed esco velocemente, Affronterei mille volte Hayama pur di non restare ancora in stanza con Namako. Anche se, riflettendoci, Akito non ha fatto una piega quando ho detto di no, anzi mi è sembrato davvero sollevato. Se n’è uscito con “Sana ha deciso, la questione è chiusa. Lasciatela in pace.” Devo dire che mi ha un po’ sorpreso, infondo devo ammettere che quella sarebbe stata una scena di effetto, se non si trattasse del mio corpo…
Seguo la segretaria fino ad una stanza con un grande divano, probabilmente una delle tante sale relax. Alla macchinetta del caffè un signore piccoletto sta mettendo delle monetine.
Sarah mi fa un cenno verso la stanza e immagino che il vecchietto sia qui per me.
Mi avvicino al vecchietto
“Ha bisogno di aiuto?”
Il vecchietto si gira e annuisce, ha dei grandi occhiali tondi adagiati su un naso importante. I capelli bianchi incorniciano un viso molto espressivo.
“Sa signorina, non spreco mai l’occasione di vedere una bella donna che lavora al posto mio”
È davvero strana questa persona, chissà cosa vorrà da me… faccio due caffè e mi siedo a sorseggiarlo con lui sul divano.
“Sa chi dicono che io sia signorina Kurata?”
Lo guardo bene ed effettivamente mi sembra che abbia un’aria familiare.
“Un Kami sceso a darmi qualche consiglio?” dico a bassa voce assumendo un’aria da pensatrice, poi batto il pugno sull’altra mano “ci sono! Lei è il nonno di Trank!”
Il vecchietto sorride sornione “Non sono il nonno di nessuno per fortuna sua o mia, e in quanto ai Kami, beh sono una loro leale opposizione”
Inclino la testa di lato cercando di capire meglio le parole del vecchietto. No, nulla. Non ci ho capito assolutamente nulla.
Il vecchietto ride ancora, posa la tazzina del caffè vuota sul tavolino e allunga la mano verso di me per presentarsi
“Mia madre mi ha chiamato Wyse Allas, piacere”
Balzo in piedi, Allas, quell’Allas. Per tutti i Kami! Come diavolo ho fatto a non riconoscerlo. IO e la mia maledetta memoria visiva: Allas è una delle personalità più influenti del cinema, una leggenda in pratica. Apro e chiudo la bocca per dire qualcosa, ma non mi viene assolutamente nulla di intelligente da dire. Infine mi risolvo a stringere la mano di Allas con calore.
“Capisco perché Trank ti ha scelto come sua musa”
“Musa?” ripeto Sana inebetita. Io sarei la musa di Hayama? Non scherziamo. E comunque…perché Allas è qui PER ME?
“Si, so riconoscere una musa quando ne vedo una” mi scruta divertito da sotto gli occhialetti e mi sento nuda davanti a quello sguardo pieno di esperienza.
“L’ho vista in azione prima e devo ammettere che non mi dispiace affatto per dirla con le parole del nostro amico”
“È un suo amico?” Hayama ha amici di questo calibro? Non lo avrei mai immaginato…
“Non so se siamo amici, ma io faccio quel che posso per far emergere tutto il suo talento”
“Ah ho capito! Allora è grazie a lei se ha intrapreso questo percorso!” Deve essere così, Namako me lo aveva detto no? è supportato da persone molto influenti…
Il vecchietto fissa i suoi occhi in quelli miei, senza alcun imbarazzo o indecisione. Non è maleducato, è solo…magnetico…
“tonta è il termine giusto in effetti” conclude infine
Ah bene! Così sarei una tonta eh?! Questo deve averglielo detto un certo nostro amichetto…
estraggo il mio fidato Piko e lo rigiro fra le mani indecisa se usarlo o no sull’icona che potrebbe distruggere la mia carriera.
Il vecchietto ride ancora annuendo
“si si fallo pure, non capita tutti i giorni di essere picchiato da una bella donna”
Mi sento davvero a mio agio con questa strana persona. Gli colpisco piano la testa
“Non sono tonta.”
“permetti una domanda?”
Allas si allunga verso di me e mi prende una mano scaldandola fra le sue. Se avessi avuto un nonno è così che mi sarei sentita: Scaldata.
“certo”
“perché non vuoi girare quel semi-nudo?”
Ah. Ecco il punto. Una delle persone più potenti di Hollywood è interessato al perché un’attricetta di oltreoceano non gira una scena? Ci sarà lo zampino di Hayama dietro? Eppure le sue parole mi sembravano sincere…
“perché è il mio corpo, è una cosa privata. Non voglio che lo guardino tutti, in ogni parte del mondo. E non so se ce la farei davanti all'intero staff.”
“Dimmi Sana, posso chiamarti Sana?”
Annuisco
“Dimmi, ami recitare?”
“Certo che sì”
“Perché?”
“Perché adoro la sensazione di essere chiunque io voglia ed adoro emozionare la gente”
“Immagino che tu metta tutta te stessa nella recitazione”
“E’ così” confermo. È così da sempre, da tutta la mia vita.
“Si può dire che metti a nudo la tua anima?”
“Si”
“E allora perché esponi la tua anima a tutto il mondo, che è unica, e non vuoi mettere a nudo un corpo che è comune a metà della popolazione della terra? E poi, mentre reciti, il tuo corpo non è tuo. E’ del personaggio che interpreti. Sta proprio qui la grandezza di questo mondo” dice il vecchio saggio facendo un gesto che abbraccia l’intera stanza.
Mio malgrado devo ammettere che ha ragione.
Prima che possa rispondere una qualsiasi cosa, la porta si spalanca e Hayama arriva tutto trafelato verso di me.
“Kurata, qualsiasi cosa ti dica non ascoltarlo!”
Mi tira letteralmente da un braccio e mi nasconde dietro di sé, come a volermi proteggere.
Allas scoppia in una grossa risata “sei il solito scortese Hayama, perché non mi hai voluto presentare una così bella ragazza?”
Un momento…conosce il suo vero nome?
Hayama non risponde e fa un sospiro rassegnato…”Va bene Wyse ora l’hai conosciuta. Possiamo tornare a girare?”
“ma certo ragazzo, sono qui per questo…”
Allas mi fa l’occhiolino ed esce dalla stanza lasciandomi da sola con Hayama.
“Ti ha detto qualcosa di strano?”
“no”
Sembra sollevato “bene andiamo…”
Mentre arriviamo sul set sono certa di quello che devo fare. “Ah, Hayama!”
“SI?”
“Farò la scena di nudo”
La faccia di Hayama che avrebbe dovuto essere contenta è invece una maschera indecifrabile.
 
P.O.V. Akito
Sana si pianta davanti allo specchio del set, dallo sguardo traspare tutta la sua concentrazione
“Kurata, non sei obbligata. Possiamo tagliarla.” Le suggerisco avvicinandomi. Sana mi guarda attraverso lo specchio, ha lo sguardo un po’ confuso. Non si rende conto del perché non voglia che giri questa scena. Il mio cuore si stringe e il mio stomaco lo segue a ruota.
“Lo farò” dice decisa, non posso fare nulla. Ho provato tutta la mattina a farle cambiare idea e la sua risposta è sempre stata la stessa. Maledetto Allas! Si è nascosto perché sa che lo strozzerei se lo prendessi!
Torno dietro la macchina da presa e mi chiedo per la centesima volta se ce la farò a guardare Sana nuda senza sentirmi male. No, non ce la farò…lo so.
“Ciak!”
Sana si guarda allo specchio e comincia a piangere come da copione. Con estrema lentezza slaccia il top e lo abbassa fino alla vita lasciando i seni scoperti, con mani tremanti slaccia anche la gonna e la lascia cadere ai suoi piedi. Immobile davanti allo specchio della sua camera contempla la pancia piatta e le costole sotto la pelle tirata. Il pianto si fa più intenso e il mascara le cola lungo le guance disegnando solchi neri che si allungarono come ombre sulle sue gote. Qualche goccia le cade sui seni tondi e perfetti.
Sono senza fiato dietro la mia stupida camera, è perfetta, e non solo nel personaggio. Lei è perfetta, la cosa più bella che abbia mai visto. La desidero, come non ho mai desiderato nessuna prima. Sento l’impulso irrefrenabile di coprirla, di difenderla, di chiudere tutti quegli occhi che la stanno guardando trasognati. 
“Stop!” urlo risvegliando tutti dall’incanto della scena perfetta.
Sana gira il viso in camera, verso di me. Ancora in lacrime si copre il seno con un gesto imbarazzato. E sorride debolmente. Per tutti i Kami, vorrei baciarla…
“A-andava b-bene?” chiede
La mia risposta si perde nel fiume degli applausi.
Allas mi si avvicina (è uscito allo scoperto a cose fatte eh!) e mi da una sonora pacca sulla spalla annuendo soddisfatto.
“Ora corri ragazzo o perderai la tua occasione” mi mette in mano una giacca e mi da una leggera spinta indicandomi con il mento un Bred affaccendato a prendere un accappatoio per coprire Sana. Arrivo per primo…
 
 
Sono qui davanti alla usa camera, sento il bisogno di vederla dopo oggi..
“Arrivooo” mi risponde dopo il primo toc
“Oh sei tu!”
“Perché chi aspettavi?”
“Bred, andiamo a fare un giro a New York”
“Oh”
“Dovevi dirmi qualcosa?”
Ero intenzionato a farle i complimenti, ma ora non ne sono più così sicuro. Ad ogni modo non posso permettere che quei due rimangano soli dopo la scena di oggi. So come funziona la testa degli uomini e sicuramente Bred vorrà allungare quelle luride mani sul suo corpo.
“Volevo appunto dirti se volevi accompagnare me e Sarah a bere qualcosa stasera”
“Ah! Che Bello c’è anche Sarah! Si andiamo in quattro!”
Fortunatamente per me, lei è rimasta la solita tontolona e non ha intuito il mio cambio di piano all’ultimo minuto. Ora non mi resta che chiedere a Sarah di uscire.
“Ci vediamo nella hall alle 8.00 allora”
 
 
 
 
Alle 20.30 stiamo ancora aspettando Sana, Bred si offre di andare a chiamarla in camera, ma prima che possa trovare una scusa qualunque per bloccarlo, Sana scende dalle scale. Inutile dire che anche stasera è bellissima, sembra che un’aura di splendore la avvolga.
Bred le va incontro e le porge il braccio. Lo fulmino con gli occhi, ma quello non ci fa neanche caso, tanto è intento a guardarla.
 
Passiamo la serata a guardarci male e a punzecchiarci mentre Sarah e Sana si godono lo spettacolo di New York illuminata da mille luci. Non sembrano avvertire nulla della muta guerra fra noi, si stanno divertendo un mondo.
“Non bere Kurata, sei troppo magra per reggere l’alcol” le sfilo dalle mani il cocktail, ma lei cerca di riprenderlo allungandosi verso il mio braccio teso nella direzione opposta.
“Avanti Trank, ridammelo!”
Con mia somma irritazione Bred le passa il suo e lei lo sorseggia guardandomi soddisfatta.
Brutto stronzo! Un giorno te la gonfierò per bene quella faccia.
“E poi, Trank, tu cosa ne sai dell’effetto su di me dei cocktail? Li reggo benissimo! E poi non è colpa mia se sono così magra, a dirla tutta è colpa tua e del tuo film”
Mi acciglio un attimo, effettivamente è colpa mia se Sana era così magra. Fa parte del personaggio…
Sana mi da un buffetto sul braccio sorridendomi.
“Che faccia che hai fatto Trank, è il mio lavoro. Il pensiero che fra una settimana potrò tornare ad abbuffarmi mi rende felice”
Come avevo previsto, Sana è brilla nel giro di due cocktail. E avevo previsto anche che ci sarebbe stato un grosso problema: Bred. Non voglio assolutamente che l’accompagni in camera in queste condizioni.
Devo inventarmi qualcosa per levarlo di mezzo ed anche in fretta.
Appena Bred si alza per pagare il conto mi avvicino a Sana e le sussurro qualcosa nell’orecchio. Sana spalanca gli occhi e annuisce alzandosi.
“Sarah avvisa Bred che Sana si è sentita male e l’accompagno all’Hotel”
“Ma signor Trank, ci lascia qui?” Chiede Sarah visibilmente offesa per essere stata scaricata senza tanti complimenti.
DI tutta risposta alzo un sopracciglio “si, e allora?” è ora di rimettere la mia segretaria al proprio posto.
Sarah arrossisce e abbassa il capo “glielo dirò, buonanotte”.
Guido una Sana barcollante e brilla verso l’auto.
“Hayama dove andiamo? Hai detto che ero tutta sporca! Questo non è il bagno”
Sana si divincola dalla mia presa mi punta un dito sul petto.
“Dove mi stai portando mascalzone?”
Rido e lei mi guarda a bocca aperta, mi passa leggera una mano sulle labbra ripiegate all’insù.
“Akito ride” osserva inclinando la testa.
Devo trattenermi dal prenderle il viso tra le mani e baciarla, è così dannatamente bella: gli occhi lucidi, rossa e disinibita dall’alcool. Sorrido ancora nel vederla davanti a me così 'minacciosa' e rabbrividisco ancora quando mi tocca ancora le labbra con le dita leggere.
“Ti porto alla tua stanza, sei ubriaca e non puoi presentarti sul set così domani.”
Sana annuisce obbediente e sale in auto, per tutto il tragitto non fa altro che indicarmi tutte i monumenti che riconosce “guarda Hayama, il toro!” urla indicando l’icona di Wall Street. Il suo telefono a cui ho messo la vibrazione continua a suonare nella mia tasca. Bred la sta chiamando.
Arrivati in hotel la guidò verso la sua stanza e cerco nella borsetta la chiave magnetica per aprirla.
“Accidenti Kurata dov’è la tua chiave?”
Sana si stringe nelle spalle e prova a spingere la porta poggiandosi sopra “hihihihihi è chiusa Hayama, guarda!” e riprova ad aprire dando una spallata a cui segue immediatamente una smorfia di dolore. Roteo gli occhi esasperato, non mi rimane altro da fare: le cingo le spalle e la guida verso la mia camera. Giuro, solo per farla riprendere un po’.
“No! Io non entrò lì Hayama!” Sana incrocia le braccia sotto il seno in un’espressione irremovibile, ma subito dopo un prepotente conato di vomito le sale alla gola e si appoggia alla parete con il mento all’insù per contenersi.
“Porca miseria Kurata” apro velocemente la porta e tenendo saldamente il viso di Sana verso l’alto la porto in bagno.
“V-va meglio adesso” mi dice davanti al lavandino.
“Lavati il volto con l’acqua fredda, ti sentirai meglio. Forse è il caso che ti ordini qualcosa da mangiare.”
 
 
 
p.o.v. Sana
Mi appoggio saldamente al lavandino e immergo il viso sotto il getto dell’acqua fredda, poi passo i polsi sotto il getto. Ora mi sento un poco meglio.
Mi guarda allo specchio e cerco di rimediare al disastro che è il mio volto. Ma come sono finita nel bagno della camera di Hayama? Maledetta stupida che sono, non avrei dovuto bere…proprio come mi aveva detto lui. Odio che abbia sempre ragione. E poi che figuraccia…
Qualche minuto dopo mi arrischio ad uscire dal bagno, non sono molto ferma sulle gambe e la testa mi gira ancora un po’, ma tutto sommato è gestibile. La mia missione ora è una sola: scappare dalla stanza di Akito prima possibile. Il bagno è adiacente  alla camera da letto, anche se sono sullo stesso piano, quella di Akito deve essere una delle suite più grandi: la camera da letto è il doppio della mia. Il letto sormontato dal baldacchino è immenso e difronte ci sono delle poltroncine con un tavolinetto su cui sono posate delle pregiate bottiglie di alcolici. Visto che non c’è traccia di Akito, prendo la borsa posata su una delle poltroncine e mi precipito verso la porta. Purtroppo per me però, la porta non conduce fuori dalla suite, ma in un’altra stanza raffinatamente arredata, in cui c’è Akito a telefono. Vedendomi con la borsetta in mano alza un perfetto sopracciglio.
“Va bene, grazie” dice alla cornetta e riattacca.
Si avvicina a me e istintivamente indietreggio fino a sbattere contro un ampio divano.
“dove stai andando Kurata?”
“Ehm, io vado nella mia stanza, g-grazie per avermi aiutata”
“ti ho ordinato del cibo e ho chiesto il passe-partout per la tua camera visto che hai perso la chiave”
Maledetta me, ho perso di nuovo la chiave…
“Oh allora i-io…” ho un capogiro e mi tengo al divano per non cadere.
“siediti” mi ordina Akito mentre sparisce nella camera.
Obbedisco, non posso fare altro. Non posso andarmene in giro per l’hotel mezza ubriaca. È meglio che rimanga qui a smaltire l’alcool. Solo un po’.
Hayama ritorna poco dopo con la testa bagnata e il petto nudo, indossa il pantalone di una tuta nera e per un attimo annaspo alla ricerca di aria. Kami che spettacolo. Spero non si accorga delle mie orecchie che fumano. Vorrei dirgli di mettersi una maglia, ma sarebbe davvero un peccato…
Fortunatamente i miei pensieri sconci vengono interrotti da qualcuno che Bussa alla porta
“servizio in camera” annuncia una voce ovattata.
Hayama va ad aprire e fa posizionare il vassoio sul tavolino davanti a me
“il passe-partout?” chiede al cameriere prima di congedarlo
“oh signore, la direzione mi ha chiesto di riferirvi che ci vorrà un pò di tempo, perché ne sono state smarrite già tre e ne hanno richiesta una quarta al direttore che ora è a casa sua. Arriverà tra breve.”
Hayama torna verso di me che nel frattempo cerco di resistere dal mangiare tutto questo ben di dio.
“Perché non stai mangiando?” Non smaltirai facilmente l’alcool senza un pò di cibo”
“N-non posso” bisbiglio Sana adocchiando un cornetto oscenamente strabordante di crema.
“manca una settimana alla fine delle riprese, non morirà nessuno se prenderai qualche etto. Forza mangia e soprattutto bevi questo”
mi porge un bicchiere colmo di latte
“latte?”
“Si, contrasta l’alcool”
Hayama rimane impalato a guardarmi aspettando che butti giù il liquido fresco e dissetante, lo faccio.
Effettivamente mi sento subito meglio, visto che ci sono prendo il cornetto e lo addento come se non ci fosse un domani. Non devo essere per niente un bello spettacolo con la crema che mi imbratta tutte le mani, ma infondo c’è “solo” Hayama con me, che a quanto pare non ha nessuna intenzione di smettere di sorvegliarmi.
“Sei tutta sporca” mi dice infatti quest’ultimo appena mando giù l’ultimo boccone. Mi si avvicina e mi manca un battito mentre si china a baciarmi via la crema dall’angolo della bocca.
“però buona” dice scostandosi leggermente. Oh Kami…

n.b. il vecchietto è ispirato a Woody Allen

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Capitolo 12
*** CLOCHE ***


p.o.v. Sana



N-non sta succedendo, non davvero…deve essere un sogno…di quelli belli.

Il mio cuore trema (letteralmente) mentre Akito si inginocchia davanti a me, mi prende la mano tra le sue e mi bacia ogni singolo polpastrello leccando via la crema del benedetto cornetto.

Fortunatamente sono seduta perché sento che le forze mi vengono meno, un fuoco e un calore intenso si concentrano proprio sotto il mio ombelico.

Cosa mi sta succedendo? Osservo trasognata mentre in suo indice raccoglie un po’ di crema dal mio mento e me la posa sulle labbra.

Non sono più padrona del mio corpo. Non ho volontà. Riesco solo a focalizzarmi sui suoi movimenti, sui suoi occhi socchiusi e concentrati sui miei, non esiste nient’altro.

Ragione, passato, problemi, niente. Siamo solo Sana e Akito come avrebbe sempre dovuto essere.

Il mio corpo reagisce automaticamente al suo tocco, schiudo le labbra e l’indice di Akito viene prontamente sostituito dalle sue labbra. Per tutti gli dei del cielo, cosa è questo?! Non è il nostro primo bacio e ho baciato altri uomini nella mia vita, eppure il tocco leggero delle sue labbra morbide mi fa impazzire. Infilo le mani fra i suoi capelli e trattengo il suo viso contro il mio, le sue labbra sulle mie: non voglio che finisca…



p.o.v. Akito



Non posso resistere, non posso. Lì sul divano disinibita e sporca di crema come una bambina eppure così dannatamente bella.

Che vada a farsi benedire la razionalità, mi chino su di lei e le bacio via la crema dall’angolo della bocca.

Sana smette di respirare, vedo il suo corpo irrigidirsi, ma non mi allontana e non mi picchia con il suo piko. È solo sorpresa, mi osserva con gli occhi leggermente sgranati mentre mi inginocchio davanti a lei e le bacio la mano.

Raccolgo un po’ di crema dal suo mento e gliela poso sulle labbra leggermente aperte per la sorpresa. La bacio. Lo voglio da così tanto tempo, da una vita intera…un bacio leggero, senza pretese, quasi una richiesta. Una sensazione di benessere mi si irradia nella schiena, un piacere intenso che non credevo si potesse avere dal semplice tocco di due bocche. Ma queste non sono le labbra di una donna qualsiasi, sono le sue, anzi le mie labbra, sono esattamente al posto giusto.

IL suo profumo, il suo sapore, sono gli stessi che ho visto migliaia di volte nei miei ricordi, solo non c’è più esitazione né timidezza nelle mani che mi stringono come a volermi trattenere.

Come se ce ne fosse bisogno: non ho alcuna intenzione di smettere. Le mie ultime barriere si sgretolano al suono di un suo gemito, voglio baciare ogni centimetro del suo corpo. Mi stacco un attimo, ma solo per poterla guardare: rossa e tremante, gli occhi socchiusi e il respiro affannato.

Potrei morire, qui e adesso.

Accarezzo il suo viso giusto per accertarmi che non sia un sogno, uno dei tanti su di lei, ma no, è vera. Spinge la guancia contro la mia mano e la sua fa lo stesso, mi accarezza il volto ed è quasi come baciarsi, poi la sua mano si sposta lungo il mio collo fino al mio petto e si ferma sul mio cuore.

È come se il calore del suo palmo lo raggiungesse, lei ha il mio cuore sul suo palmo…da sempre. Ora ne sono certo.

Anche la mia mano scende sul suo collo, sulla clavicola, sulla spalla: sposto la spallina leggera del suo vestito e lei chiude gli occhi avvicinandosi con il busto verso di me, mi abbraccia tenendosi saldamente alla mia schiena; mi sta invitando e io non aspettavo altro: le bacio la pelle liscia e morbida del collo, della spalla e ancora la sua bocca.

Lei fa lo stesso, mi bacia il collo e ogni suo tocco mi sembra che bruci. Sento perfettamente ogni singolo centimetro del suo corpo che aderisce al mio. Come se i sensi mi si fossero acuiti. Non resisto più. La faccio stendere sul divano, sotto di me.

Sana mi accoglie allacciando le sue gambe attorno alla mia vita. Ancora un gemito e spezza tutte le mie difese, la mia mano scatta verso il suo seno, mi sbarazzo in un attimo del top e osservo la perfezione sotto di me prima di baciarla ancora e ancora…e ancora. Le mie labbra sul suo seno, non avrei mai potuto sperare di provarlo davvero un piacere del genere. Questo deve essere il paradiso: il suo viso che arrossato mentre mi guarda chino sul suo petto deve essere il paradiso. Torno a concentrarmi sulla sua bocca, una mano continua a stringerle il seno, l'altra sotto il suo sedere per premere il mio bacino contro il suo. Sana reagisce inarcando la schiena e aggrappandosi a me.



p.o.v. Sana



Non so cosa stia succedendo al mio corpo.

Non posso credere che stia succedendo davvero, non posso lasciare che Hayama mi baci, io non sono il tipo di donna che fa certe cose con i registi.

E allora perché non riesco a staccarmi, perché ho infilato una mano fra i suoi capelli e sto ricambiando con trasporto? Perché mi sento così assurdamente felice? N

on ho mai provato nulla del genere, non sento esitazione nel mio corpo che lo accoglie, lo accarezza, lo bacia. Solo un piacere profondo. Il suo corpo sopra il mio, sento tutto il suo trasporto, il suo piacere che preme contro di me, mi sistemo sotto di lui per accoglierlo meglio, per sentirlo meglio questo movimento che mi sta squassando l'anima e il corpo.

È tutto assurdamente bello. Lui è meraviglioso. Lui è mio.



Dei forti tonfi alla porta ci ridestano. Seriamente, Le porte dovrebbero essere abolite.

La consapevolezza di essere mezza nuda davanti ad Akito mi assale in un nanosecondo e mi copro il seno imbarazzata mentre Akito si lascia andar contro di me.



“Non muoverti” mi sussurra all’orecchio e mi da un leggero bacio sulla bocca

“torno subito”

Il suo corpo che si sposta da mio mi fa quasi male, un distacco fastidioso.

Mi sistemo un pochino cercando di riacquisire un contegno. Cosa diavolo è successo? Io e Akito stavamo per…per… mi copro il viso imbarazzata e mi rimetto il top. Kami che imbarazzo!

È successo davvero? Davvero Akito, il mio Akito, ha baciato il mio seno? Quell'Akito a cui ho promesso me stessa... se solo sapesse che davvero sono rimsasta vergine. Per lui? Non lo so. Forse inconsciamente sì. Come se qualcun'altro avrebbe mai potuto sostituirlo. Non scherziamo.

in ogni caso, Sto andando a fuoco. Dentro e fuori.



Akito apre la porta e oltre la soglia dove avrebbe dovuto esserci il cameriere con il le chiavi della mia stanza, c’è invece una ragazza.

È bella, cavolo se è bella. Anzi è meravigliosa, la riconosco. È un’attrice molto famosa, perché è qui?

Ma non ci metto molto a capirlo nonostante qualcuno direbbe che sono tonta: è qui per lui. Per essere al posto mio su questo divano.

I miei pensieri vengono subito confermati dalle sue parole. “sai pensavo che potremmo, io e te…perché stasera non mi fai entrare Trank? Che c’è, mi ha già sostituita?”

Illusa. Tonta. Stupida, stupida Sana. Quante volte me lo sono ripetuta in questi lunghi anni? Non c’è nessun Sana e Akito. Non c’è nessun destino per noi. Non c’è alcun legame, non più.

Ora sono solo un’attrice nella stanza di albergo del suo regista, come qualsiasi altra attricetta attirata in trappola.

Con i miei ultimi frammenti di dignità mi rivesto e recupero la mia borsetta. Il mio cellulare è stranamente appoggiato sulla poltroncina. La lucetta blu mi avvisa che ci sono state delle chiamate.

Accendo lo schermo e sul display ci sono 15 chiamate di Bred senza risposta. Mi assale la furia che unita al disgusto fa un mix micidiale.

Ed il disgusto non è per lui, è questa la cosa strana. È per me. Lui ha fatto esattamente quello che avrebbe fatto qualsiasi altro uomo, devo smettere di pensare che siccome il suo nome un tempo era Akito Hayama con me dovrebbe essere diverso. Devo smettere di credere che per noi è speciale. Devo smettere. Credevo di aver smesso molto tempo fa…illusa. La sensazione di delusione, ancora una volta, mi lascia svuotata. Mi affretto verso la porta che Hayama sta chiudendo.

Evidentemente io gli andavo bene al posto dell’altra attrice. L’una o l’altra che differenza fa?

“Dove vai?” mi chiede contrariato.

Avrei dovuto dirgli di farla rimanere effettivamente…beh se si sbriga può andare a chiamarla.

“vado a prendere una boccata d’aria, grazie per avermi aiutata Trank” aiutata a capire che sono una stupida…

“Trank?” mi chiede come se chiamarlo con in nome che si è dato gli desse fastidio. Non è quello che mi ha sempre detto? Di chiamarlo così come a voler sottolineare la distanza che c’è fra il presente e il passato. Una distanza è poco, c’è un burrone senza ponte. Un posto non più raggiungibile.

Apro la porta e esco nel corridoio, Hayama mi corre dietro e mi afferra un braccio

“perché vai via? Lei era…era solo” Già, cos’era? Prova ad etichettarla, a metterla in fila con tutte le altre, esattamente dove avresti messo me.

“Non devi darmi spiegazioni, è la tua vita privata. Non mi interessa.”

Sembra funzionare perché la sua mano si scosta. Fortunatamente per me la camera di Bred è vicina. Busso e mi giro un attimo prima che Bred mi apra la porta e mi oscuri la visuale: perché mi guardi con quella faccia disperata nel bel mezzo del corridoio Hayama? Come se ti importasse di me. Come se fossi qualcosa per te. Come se non avessi appena ucciso l’ultimo pezzo di noi.

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Capitolo 13
*** USCITE DI SICUREZZA ***


P.o.v. Sana
Bred mi fa entrare subito nella stanza, devo avere il viso sconvolto perché mi cinge le spalle e mi fa sedere su una piccola poltroncina accanto al letto. Si inginocchia davanti a me e mi prende il viso tra le mani costringendomi a guardarlo.
“Sana, stai bene? Ti ha fatto qualcosa?” Per qualche motivo sembra molto arrabbiato. Cerco di mettere a fuoco le sue parole. Non so se è l’alcool o le immagini di Akito che mi bacia che continuano a ronzarmi nella testa, o il fatto che mi senta così svuotata e spezzata, ma mi sento frastornata.
Bred mi scuote leggermente.
“Io lo ammazzo!” scatta in piedi prima che possa rispondergli e capisco che deve aver frainteso qualcosa. In effetti gli elementi ci sono tutti: dal suo punto di vista, Trank mi ha portata nella sua camera da ubriaca…e non ci è andato neanche tanto lontano.
Scatto in piedi anche io e lo blocco prima che possa aprire la porta “No, fermo! Non è come credi!”
Bred cerca nei miei occhi le tracce della bugia, posso percepire tutta la sua incredulità per ciò che sto per dirgli “l-lui non ha fatto niente. Ho perso le chiavi della mia stanza e ho aspettato nella sua”
“allora perché non hai risposto alle mie chiamate?”
“il telefono era nella borsa e non l’ho sentito”
“Sana, sono le 2 di notte e tu hai bussato alla mia porta sconvolta, credi davvero che non conosca quella volpe?”
Abbasso la testa, già, non me lo aveva forse detto che Trank era una volpe? Che stupida illusa…ma non permetterò che Bred sappia quello che è successo. Non lo riguarda affatto. E soprattutto ne andrebbe del mio orgoglio…lui non sa cosa eravamo io e Akito. Non potrebbe capire…nessuno può.
“Non è come credi. Non è accaduto nulla. E non sono sconvolta, sono solo i postumi della sbronza.”
È ovvio che non mi creda, posso vederlo scritto a chiare lettere sul suo viso, ma non dice nulla. Mi prende in braccio, si siede sul letto e lascia che mi rannicchi sul suo petto. Mi sento confortata e al sicuro, ma non dura a lungo…
 
P.o.V. Akito
Perché diavolo è andata a finire così? Dieci minuti fa ero l’uomo più felice sulla terra, lei era fra le mie braccia e tutto era perfetto. Ora invece l’ho appena vista entrare nella camera di quel Bred…sono indeciso se sfondare la porta e costringerla ad ascoltarmi o lasciar perdere. Come ha detto?! “non mi interessa della tua vita privata”. È la verità? Davvero non le importa se ho un’altra? Perché è per questo che è andata via vero? Ha scambiato Jessica per la mia compagna?
È vero, io e Jessica ci vediamo ogni tanto, ma non siamo legati sentimentalmente. Aspetto immobile nel corridoio per un tempo che mi sembra infinito. Attendo forse una porta che si apra, un pretesto o solo il coraggio di bussare a quella maledetta stanza, ma niente, non accade nulla. Nessuna traccia di coraggio, nessun barlume di speranza per me. Se sfondassi la porta e li trovassi a…a…no, non voglio neanche pensarci. Eppure com’è che ha detto? Non le importa niente della mia vita privata, si è proprio così che ha detto. Allora dovrei pensare che è quel tipo di ragazza che se la spassa con i colleghi o con i registi, ma mi rifiuto categoricamente di credere una cosa del genere. Sana, la mia Sana non è così. Devo spiegarle, devo dirle che ciò che è accaduta ha un senso per me, un significato che solo lei può capire. Nessun altro!
Ma non è affatto facile parlare con lei, l’indomani sul set è sempre con quel Bred. Non la molla un minuto. E se avessero…no. Non ci voglio pensare. Cerco in tutti i modi il contatto con lei, ma non riesco ad avvicinarmi, durante le scene sono costretto a stare su questa maledetta sedia, immobile a guardarla con lui… e durante le pause non c’è modo di parlare da soli.
“capo!”
Maur mi sventola una mano davanti per richiamare la mia attenzione, che com’è ovvio, è assorbita tutta su altre faccende.
“mhm?”
Maur si siede davanti a me dall’altra parte della mia scrivania, accavalla le gambe e sporge le labbra.
“Sputa fuori il rospo”
Non sfugge proprio nulla alla sua sensibilità…
Mi abbandono contro lo schienale della poltrona e chiudo gli occhi. Cosa dovrei dire? Cosa c’è da dire?
“Non ho nulla da dire…”
“Avanti boss, siamo amici da anni, non ti ho mai visto in questo stato.”
Dal profondo dello stomaco sento uno strappo, tutto il mio corpo è sbalzato in piedi. Ho agito prima di capire che ho uno slancio di orgoglio:
“Stato? Quale stato?” dico alzando la voce di qualche ottava.
Maur non si scompone, non comprende che lei ha la capacità di distruggermi?! Non posso permettere che sia così, non posso lasciare che il mio cuore sia in mano a qualcun altro.
“non serve negare, la segui ovunque, come una calamita. Se non fai la tua mossa, qualcun altro la farà al tuo posto e poi sai dove potrai ficcarti il tuo dannato orgoglio?”
Maur esce dalla stanza lasciandomi solo con il mio stupido orgoglio, ma subito rientra facendo capolino
“ah, e credo che tu debba prendere un caffè. Adesso!” aggiunge con aria di comando e sbattendo la porta per giunta.
Non so perché dovrei prendermi un caffè, ma faccio quello che mi dice. Vado in sala relax e so ancora prima di varcare la soglia che lei è lì: il suo profumo ha già invaso le mie narici e si è diffuso nella mia testa, inebriandomi. Spero solo sia sola…Lei è di spalle, sorseggia il caffè in piedi davanti alla macchinetta. Soffia piano e agita il bicchierino per farlo raffreddare. Perché deve essere così stramaledettamente bella?!
Inspiro e mi avvicino facendo rumore per non farla spaventare, girandosi un po’ di caffè le si rovescia sulla camicetta e nella foga del momento non riesco a vedere la sua reazione nel vedermi, l’ultima volta che siamo stati vicini io ero sopra di lei e…mi manca un attimo il respiro mentre nella testa mi si affaccia l’immagine di lei mezza nuda.
“Ti sei bruciata?” riesce a dire la parte di me che ha ancora un briciolo di buonsenso.
“No, non preoccuparti è tutto ok, vuoi un caffè?” Stranamente non ci sono indicatori nella sua voce, delusione o rabbia o imbarazzo. Nulla. Come se non fosse successo niente. Chissà perché la cosa mi ferisce…
“si grazie”
Sana posa il suo caffè ormai mezzo rovesciato e versa nella tazza il caffè anche per me.
“ecco” dice porgendomelo con un sorriso, nessuna esitazione, nessun tentativo di nascondere o evitare il contatto visivo. D’un tratto, tutte le mie intenzioni di parlarle, svaniscono nel nulla. È così abituata a questo genere di cose da non darci alcun peso? Sono solo stato l’attimo fugace della sbronza, e dopo di me andava bene anche Bred?
Cerco di non far vedere la rabbia che mi monta dentro.
Ascolto la mia voce lontana e fredda che le dice di tornare sul set in fretta per le riprese.
 
 
 
 
 
P.O.V. Sana
Oggi è l’ultimo giorno delle riprese e sono sfinita. Affrontare questa settimana come se nulla fosse accaduto mi ha sfiancata. Ho dovuto tenere a bada Bred che con tutte le sue buone intenzioni non mi ha mollata un attimo, e Trank il cui sguardo non mi lasciava mai, chissà perché poi. Forse avrebbe voluto finire ciò che aveva cominciato, ma non ho dato spazio a nulla che potesse fargli intendere che ricordassi qualcosa di quella sera. Un colpo di spugna e via. Tutto cancellato…forse. No. Per niente…l’ennesima cicatrice che mi porterò a vita. Le immagini di quella sera non mi lasceranno mai. Persa nei miei pensieri nemmeno mi accorgo del grosso applauso che si leva dallo staff. È finita, le riprese sono terminate. E io sono ancora viva. Più o meno.

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Capitolo 14
*** VOLARE ***


“Oh Kami, sono sfinita!”
Mi accascio sul divano e cerco di escludere la voce petulante del mio manager che mi illustra gli impegni del pomeriggio. È passata una settimana dalla fine delle riprese e Namako mi sta facendo girare il paese in lungo e in largo per la promozione del film. Praticamente non ho mai disfatto la valigia. Non che la cosa mi dispiaccia, ho sempre sognato di viaggiare in questo modo e i ritmi serrati mi fanno pensare poco a lui…solo lo stomaco mi si strige un po’ la notte…quando non posso fare a meno di sentire la sua bocca che scende lungo le spalle, il suo corpo che aderisce al mio. Scrollo il pensiero molesto con un buffetto sulla fronte, Namako mi guarda con aria corrucciata e ferma il suo soliloquio:
“non ha ascoltato una parola, vero?”
Chiudo gli occhi, neanche una parola. Che senso ha ascoltare? Farò quello che devo, il peggio è andato…
“No, Namako. Non ho bisogno che tu mi faccia la rassegna di ciò che devo fare, farò quello che vuoi tu. Voglio solo che questa maledetta prima arrivi presto.”
Già, la Prima del film. Dove ci saranno tutti. Passata quella non credo di dover rivederlo mai più. Per qualche ragione perversa e masochista, mi manca. Dovrei odiarlo, disprezzarlo eppure…perché diavolo desidero vedere il suo viso?
“va bene, la prima è fra un mese. Arriverà presto. Preparati adesso abbiamo doppia intervista”
“Doppia? Con chi?”
Namako sbuffa “se mi avessi ascoltato sapresti con chi!”
Credo si tratti di Brad, mi aveva accennato a telefono che ci saremmo visti a breve. Fra me e lui le cose sono rimaste ferme. O forse è meglio dire che io le ho bloccate, mi ha invitato ad uscire quasi tutte le sere, ma ora ho bisogno del mio tempo per schiarirmi le idee.
L’assistente di studio mi fa accomodare, con queste luci puntate negli occhi non riesco a vedere altro che il viso della truccatrice che passa un po' di cipria sul mio viso.
Sento la conduttrice ridere un po' civettuola e subito dopo scorgo con la coda dell’occhio le spalle ampie di Bred “ciao mi piccola Sana” mi si accosta e mi da un bacio sulla guancia come se fosse una cosa normale.
Non posso muovermi per via della truccatrice perciò mormoro un ciao.
Dopo due secondi, senza neanche avere il tempo di prepararmi mentalmente il regista fa partire il conto alla rovescia:
“3…2…1…”
Applauso del pubblico. Mi sforzo di sorridere e mi guardo intorno per cercare lo sguardo amico di Bred, non mi ero accorta che è seduto sulla poltrona proprio accanto a me.
Mi ricambia il sorriso incoraggiante, avanti Sana puoi farcela, hai fatto milioni di interviste nella tua vita!
“benvenuti, benvenuti a Sana e Bred, la coppia che sta facendo parlare di sé”
Applauso. Spero davvero che l’intervista non sia su di ‘noi’, ma non mi stupirei più di tanto, secondo Namako questi retroscena aiutano la carriera. Forse avrei dovuto ascoltare quello che mi diceva…
“Allora Bred, com’è stato lavorare con Sana?”
“Guardala Marie, bella, talentuosa e modesta. A chi non piacerebbe lavorare con lei?!” red si gira a guardarmi con dolcezza e dal pubblico si leva un
“OH”
“oh Sana, sei così fortunata! Tutte noi ti invidiamo.” Marie si sporge verso di me con fare complice “per non parlare del regista…” si mette una mano su cuore come un’adolescente innamorata. “Dicono che abbia un bel caratterino…tu come ti sei trovata a girare con lui? Indiscrezioni ci hanno detto che ci sono stati dei problemi sul set”
Che sciocca a pensare che il nostro litigio sul set non sarebbe trapelato…Come mi sono trovata a girare con lui? Sapessero cosa ha significato per noi ritrovarsi dopo una vita intera…
“Ci sono state delle incomprensioni, ma poi ho capito quello che voleva dalla protagonista del film e ho cercato di rendere il personaggio al meglio.”
“Sana è stata fantastica anche se Trank è stato duro e a tratti insopportabile”
“Oh Bred, attenzione a queste rivelazioni scottanti” esclama la conduttrice fingendo che la cosa non abbia catturato il suo interesse.
“e tu Bred scommetto che l’hai protetta come un principe azzurro”
“Puoi scommetterci Marie, ero con lei in tutti i momenti, lei è la mia principessa” dicendo questo Bred si sporge verso di me, mi prende la mano e mi bacia il dorso dolcemente. Dal pubblico si leva un boato, le ragazze strillano e Marie ha gli occhi sgranati mentre batte forte le mani. La sua trasmissione sarà un successo dopo questa ultima azione di Bred. La mia mano è ancora fra sue mentre chiudono l’intervista. Non mi piace. Non mi piace neanche un po' la piega che ha preso questa cosa…far apparire Hayama in questo modo…io non volevo e poi perché Bred è stato così sfacciato? Ora tutti crederanno che noi…
 
Siamo nel backstage e ho costretto Bred ad entrare nel mio camerino.
“cosa diavolo ti è saltato in mente? Perché hai detto quelle cose?”
Sono in piedi davanti a lui, è seduto sul divanetto con le gambe accavallate e l’aria da uomo navigato che ho visto la prima volta che ci siamo incontrati. La cosa mi disturba alquanto. “hai capito cosa hai fatto? Ora tutti crederanno che…”
“avanti Sana, Non te l’ho già detto? Con me al tuo fianco rimarrai in questo olimpo per lungo tempo…”
Non mi piace il suo tono, sono indecisa se picchiarlo subito con il Piko o meno. “Nessuno ti ha chiesto di fare questo per me”
Bred si alza e viene proprio difronte a me, posa le mani sulle mie spalle.
“Non capisci? io voglio che tu sia al mio fianco. Non vuoi?”
“i-io no. Non posso…”
“è per lui, vero? Per Trank? Tu e lui…c’è qualcosa fra di voi…”
Mi sposto così che le sue mani non possano più toccarmi.
“non c’è niente, niente fra di noi”
Brad si riavvicina “e allora perché questo sguardo? Ogni volta che c’è lui di mezzo sembra che tu perda tutta la tua gioia; sei giovane, bella, famosa. Lascia perdere la razionalità e…”
Il mio corpo agisce d’istinto, forse uno slancio di puro orgoglio e pura stupidità. Prendo Bred per il bavero della sua bella camicia bianca e alzandomi sulla punta dei piedi lo bacio. Dapprima preso alla sprovvista non reagisce, ma poi mi stringe e intensifica il bacio. La sensazione non mi dispiace, le sue labbra sono morbide, le sue mani sono calde e mi danno un senso di protezione.
“Questo ti sembra abbastanza irrazionale?” gli sussurro staccandomi.
“Si, abbastanza” dice dandomi un altro piccolo bacio sulla punta del naso.
“ti proteggo io piccola Sana”
“io non ho bisogno di essere protetta Bred”
“e allora di cosa hai bisogno?”
Già di cosa ho bisogno? Di dimenticare Hayama, se possibile…
“non lo so…”
“non devi rispondermi adesso…resta solo al mio fianco. Alla prima mi darai la tua risposta.”
Mi sorride rassicurante e mi stringe ancora. Dopotutto ha ragione, me la merito un po' di felicità…
____________
 
Eccola la Prima. Finalmente è arrivata. Non vedo l’ora che sia domani e che questa giornata sia alle mie spalle.
Questo ultimo periodo è stato un delirio, dopo l’intervista con Bred, le nostre apparizioni sono state richiestissime e non abbiamo fatto altro che saltare da una trasmissione ad un’altra. Dopo quel bacio non c’è stato altro. Credo che abbia voluto rispettare il nostro accordo. Oggi dovrò dargli una risposta e tutto sommato credo che sia giusto darci una possibilità.
“Le piace signorina Kurata?”
La stilista mi scopre lo specchio come se mi stesse rivelando un’opera d’arte.
“si addice molto al suo incarnato”
Credo sia troppo appariscente per me. Questo argento laminato e poi…questa scollatura. Mi giro per guardarla meglio, lo spacco sulla schiena arriva quasi fino al sedere e questo misero laccetto dietro il collo sembra debba staccarsi da un momento all’altro.
“non sono troppo…”
“PERFETTA!” Namako batte le mani entusiasta. “PERFETTA! Lo dico io, stasera mia cara Sana tu resterai nella memoria di Hollywood”
“non lo so Namako, credo sia un po' troppo”
La stilista apre un pochino lo spacco sulla mia coscia, come se non mi avesse affatto sentita. “perfetta davvero signor Namako”
Ahhh credo davvero che debba rassegnarmi, infondo sono loro gli esperti no?
Dopo trucco e parrucco sono finalmente pronta ad affrontare la serata. Più o meno.
 
 
I flesh mi accecano mentre percorro il tappeto rosso del teatro in cui verrà trasmesso il film. Mi sento scombussolata, non credevo di sentirmi come una novellina dopo tutto questo tempo. Sarà che sto per incontrare Hayama, sarà che da come sarà accolto questo film dipenderà la mia carriera e sarà per la risposta che devo a Bred, ma il mio stomaco si è chiuso in una violenta e dolorosa morsa. Cerco di camminare dritta e sicura, ma non è facile. Poso per i giornalisti e saluto la gente che urla, sorrido e agito la mano stando attenta a non far muovere troppo questo maledetto vestito che sembra voglia scivolarmi di dosso da un momento all’altro.
Poi all’improvviso, proprio all’ingresso della grande hall, lo vedo. Hayama è proprio lì davanti a me. Sta parlando con il suo mentore Allas. Dovrei salutarlo con calore, con freddezza? Non ci vediamo dall’ultimo giorno delle riprese, chissà se mi ha pensata, se ha pensato a quella sera…scuoto la testa per scacciare le pericolose immagini di quella sera che rischiano di travolgermi e cerco di ricordarmi del perché ho messo la parola fine: lui non è più il mio Akito. Quella persona non esiste più. C’è solo Trank ora e quello che Trank vuole da un’attrice di oltre oceano è solo…
“Buon Dio signorina Kurata, lei vuole attentare alle nostre vite!” esclama Allas vedendomi. Hayama alza gli occhi e li sgrana leggermente vedendomi. Ben fatto signora stilista! Allas si avvicina e mi bacia la mano.
“Hayama, non credi che la nostra star sia meravigliosa stasera?”
“Non è male…” dice dandomi le spalle.
Vorrei davvero dargli un pugno su quel muso duro che si ritrova…poteva semplicemente dire di sì invece di fare il solito stronzo.
Allas mi prende sottobraccio accompagnandomi al posto in sala
“non farci caso Sana, il nostro amico è un po' ansioso per la serata…”
Certo, come no. Ansioso Hayama, non scherziamo.
Finalmente Bred arriva, posso sentire il pubblico femminile fischiare mentre percorre la scalinata per raggiungere il suo posto pochi sedili dal mio. Mi fa l’occhiolino sporgendosi dal sedile.
 
 
 
Stanno applaudendo. Sono tutti in piedi! È stato un successo! Mi viene da piangere dalla felicità. Hayama è davvero fantastico come regista, il film era perfetto e non avrei mai creduto che potessi essere così messa in risalto. Io e Bred siamo stati davvero affiatati e non posso essere più contenta. Tutti si abbracciano e si stringono le mani. Hayama è proprio davanti a me, mi guarda indeciso sul dafarsi, ma prima che possa muoversi Bred si frappone fra noi stingendo la mano al lui e stringendo me al suo fianco. Mi sento parecchio imbarazzata. Hayama guarda la mano di Bred posata su di me, senza dire una parola si volta e se ne va.
Il party dopo il film è uno degli ultimi pezzi della giornata, e poi sarà finita. Un cameriere molto gentile mi porge un bicchiere pieno di champagne e lo prendo con piacere. Lo finisco in un sorso. Sì, ho proprio bisogno di bere. Cerco Hayama tra la folla, avrei tanto voluto abbracciarlo, dirgli che sono orgogliosa di lui che sono fiera di quello che è riuscito a realizzare. Ma forse non lo vedrò mai più, magari dopo stasera non avremo più modo di vederci… vado in cerca di un altro gentile cameriere e di un bicchiere di champagne, ma sembrano essersi volatilizzati nella grande stanza affollata. Vedo su uno dei lati una porta, immagino che sia la cucina, lì ci sarà qualcosa di forte per me…Ci metto un po' ad arrivare visto tutte le mani che devo stringere nel percorso, ma quando apro la porta non c’è nessuna cucina, ma una grande sala d’attesa con molti divanetti. Su uno di questi una ragazza bionda dai tratti orientali sta cullando un bimbo addormentato sul suo grembo. Mi è familiare quel viso…la ragazza alza li occhi e li sgrana vedendomi
“per tutti i Kami, eccoti qui Sana!”
“Nat?”
Nat si apre in un sorriso, sembra davvero felice di vedermi e anche io lo sono. Un altro pezzo del passato che torna a trovarmi. Non è doloroso questo però. Non tanto quanto l’altro almeno…
“Scusami se non mi alzo a salutarti, ma lui dorme…”
Mi siedo accanto a lei accarezzando piano il viso del bimbo. Ha gli stessi capelli dorati di Nat e di Hayama. Chissà se anche un figlio di Akito avrebbe questi capelli…
“Lui è…è tuo figlio?”
Nat sorride accarezzando con dolcezza il viso del bimbo.
“Sì, si chiama Fuyuki. Come si chiamava papà.”
“Chiamava?” Il cuore mi si stringe…
Nat adagia meglio il bimbo e si sistema sul divanetto in modo da essere proprio di fronte a me, mi prende la mano. Perché ho la sensazione che sia lei a voler consolare me?
“Sai, avrei voluto chiamarti molte volte per raccontarti tutto, ma lui, lui mi ha fatto giurare e io glielo dovevo. Mi capisci Sana?”
Nat all’improvviso mi sembra molto grande, eppure non ci passiamo moltissimi anni. Ha delle rughe molto profonde intorno agli occhi, la sofferenza le ha lasciato gli occhi tristi e stanchi.
Deglutisco. Nat sta per raccontarmi qualcosa del loro passato, del nostro passato. Lo sento, tutto il mio corpo lo sente perchè mi si stringe lo stomaco ed il cuore.
“Papà è morto un anno dopo che ci siamo trasferiti.”
“ma, ma è stato quando…” non riesco a finire la frase, il dolore mi assale sottoforma di ricordo. Coincide proprio con il periodo in cui Hayama mi fece quella chiamata…
“si, quando Hayama ha troncato con te”
Mi alzo di scatto e balzo all’indietro, come se prendere le distanze da lei possa mettere distanza anche con le parole che stanno uncinando il mio cuore.
“Oh Sana” dice Nat con dolcezza. “Tu devi capirlo. Credeva che fosse meglio per te non sapere. Ti conosceva abbastanza da immaginare che avresti abbandonato tutto per venire qui e i Kami solo sanno cosa sarebbe successo alla tua carriera. Ricordi? Era proprio il momento in cui sei stata lanciata a livello internazionale.”
“NO! Io avrei potuto gestirlo, avrei potuto…”
“Aiutarlo? Sì. Avresti potuto. Ma Akito non voleva vederti soffrire con lui. Aveva da pensare anche a me, in quel periodo ero uscita di senno, sai il dolore di papà, gli amici lontani, io ho perso la testa.” La voce di Nat si rompe e inspira ed espira più volte prima di ricominciare.
“Io ero incinta, il padre del bambino mi aveva lasciato senza null’altro che la disperazione. Akito doveva badare a noi. Lasciò gli studi e cominciò a lavorare in uno studio di produzione come aiutante. Poi è arrivato Allas”
“Allas?”
“Sì, non so perché, ma Akito gli è piaciuto subito. È come se avesse visto qualcosa dentro di lui…gli ha pagato gli studi all’accademia e lo ha preso come suo aiutoregista così che potesse mantenere me e Fuyuki.”
La mia testa è vuota, galleggia. I miei pensieri faticano a ricomporsi. È tutto sbagliato, tutto fottutamente storto. Tutti quegli anni passati ad odiarlo per avermi detto quelle parole, per avermi spezzato il cuore, quando avrei solo dovuto prendere il primo volo ed andare da lui.
“Mi dispiace Sana” dice Nat vedendo le mie lacrime. Mi asciugo gli occhi, ma è inutile. Continuano a cadere gocce salate sulle mie guance.
“non -sight- non è colpa tua”
“si, invece. Se non fossi stata così stupida, così immatura…mi sarei presa cura di mio fratello e le cose forse sarebbero andate diversamente…tu e lui vi appartenete Sana. Lo abbiamo sempre saputo. Tutti.”
Scuoto la testa, ma non è andata così, no? le cose non sono andate bene. Ora lui è cambiato, è un’altra persona. E io…io ho Bred…
“Scusa, io ora devo andare…c-ci vediamo dopo”
Ho bisogno di aria, di aria fresca per schiarirmi le idee. Evitare tutte le persone nella stanza è difficile, ma riesco ad arrivare sul terrazzo senza che nessuno mi blocchi. Mi affaccio alla ringhiera e chiudo forte gli occhi. Vorrei tanto urlare su questa città piena di luci e persone. Perché è dovuta andare così? Tutto quell’odio verso di lui senza alcun senso. E lui ha dovuto sopportare tutto quel dolore e tutta quella sofferenza da solo, se soltanto non avessi creduto alle sue parole…se avessi avuto più fiducia in noi.
“Kurata?”
La sua voce mi fa venire un sussulto, mi attraversa dentro e mi fa sentire più scombussolata che mai.
Cerco di asciugare gli occhi, ma non credo che il mio mascara voglia saperne di lasciare le mie guance. Mi ostino a guardare la città sotto di me, con un po' di fortuna mi ignorerà e tornerà indietro. Non posso affrontarlo adesso.
Ma ovviamente la mia fortuna sembra aver deciso che non è la mia serata perché Hayama mi si avvicina. 
“Kurata?”
“Mhm?”
“Kurata, guardami”
“Perché dovrei?”
“Ti ho vista, ho visto che uscivi dalla stanza in cui era Nat. Perché stai piangendo?”
“Non sono affari tuoi…”
“io credo di sì” Hayama mi prende per le spalle, le sue mani sono calde sulla mia pelle esposta al freddo della sera.
Mi gira verso di lui e con i pollici mi asciuga le guance dalle ultime lacrime.
“cosa ti ha detto?” mi chiede con voce bassa, sembra addolorato.
“Mi-mi ha detto tutto…perché, perché non mi hai detto niente? Io avrei potuto…”
Hayama poggia la fronte sulla mia spalla e mi stringe ancora le braccia con le sue mani.
“Mi dispiace…”
Singhiozzo senza ritegno “non era vero che non volevi più vedermi? Che non avevi più voglia di sentirmi? Quello che mi dicesti quel giorno…”
“No, no lo era…” mormora contro la mia pelle provocandomi un brivido che non ha nulla a che fare con l’aria fresca della città.
“Se solo avessi avuto più fiducia in noi…sarei volata da te e dopo averti picchiato avrei ascoltato la verità”
Hayama si raddrizza e mi guarda. Siamo occhi negli occhi come non succedeva da tempo.
“Non è colpa tua, sono stato convincente, no?”
Ricordo la sua voce fredda a telefono, le sue parole crudeli che mi distrussero. Cero che era stato convincente, la mia insicurezza aveva fatto il resto. Ricordo di aver pensato che aveva trovato un ‘altra, che era stato facile dimenticarmi. Infondo era un ragazzo con dei bisogni…ed io ero così lontana.
“Credevo fosse la cosa giusta.”
“E ora cosa credi?” Non sono sicura di voler sapere la risposta, ma forse è meglio così: chiarire tutto una volta per tutte.
Hayama si scosta e guarda la città sotto di noi, stringe forte la ringhiera finché le nocche non gli si sbiancano.
“Credo che sia inutile pensare a come siano andate le cose. Ormai stanno così.”
La risposta che temevo è arrivata, ho capito l’antifona. Gli dispiace per avermi mentito, ma gli sta bene che le cose stiano così adesso. Che io non sia al suo fianco.
 
POV AKITO
“Non fare lo stupido Akito, chiedile di ballare.”
“Non insistere Allas, non posso.”
“Non puoi? Figliolo tu sei davvero un testone. Guardala, guarda quanto è bella. Lo so che la ami.”
Mi giro a guardare il mio mentore, quell’uomo che sembra avermi letto dentro fin dal primo giorno che ci siamo incontrati. Tanti, tanti anni fa quando credevo sarei impazzito di dolore lui mi ha dato un’altra vita. Anche adesso riesce a guardarmi dentro. È la verità, la amo. La amo da morire. Non è solo perché è bellissima, ma perché è lei, la mia Sana.
“Si lo so perché non sono stupido e anche lei ti ama”
“Cosa?” può leggere me certo, ma come può dire una cosa del genere? Lei ha Bred adesso…
“Avanti Akito, credevo fossi un ragazzo intelligente. Guardala, chi sta cercando fra la folla?”
Sana si gira in cerca di qualcuno, Bred è poco più in là facilmente visibile, ma il suo sguardo passa oltre. Cerca qualcun altro, ma qui dove sono non può vedermi, ammesso che è me che stia cercando. Perché dovrebbe poi?
“Sì, sta cercando te. Lo fa spesso, credo che neanche lei ne sia consapevole. Ti cerca solo per sapere che ci sei, un attimo solo e poi torna a fare quello che stava facendo. Sai cosa significa?”
“immagino che tu stia per dirmelo”
“che prova esattamente quello che provi tu, perché tu fai esattamente la stessa cosa”
La seguo con lo sguardo mentre entra in una delle porte laterali della grande sala.
No, Allas non può avere ragione…Sana esce pochi minuti dopo dallo stesso portone. Nell’aprire la porta scorgo Nat. Sana scappa via con l’aria sconvolta. Le ha detto tutto, ne sono sicuro.
Quando la raggiungo sul terrazzo è in lacrime, non volevo che lo scoprisse in questa maniera. La nostra chiacchierata sarebbe stata sensata prima di Bred, ma adesso che senso ha? Ho visto le interviste, i giornali e tutto quello che hanno detto. Ora è tardi per me...per noi. E la cosa buffa è che ho rovinato tutto con le mie mani.
“Sei davvero uno stupido Hayama! Ti ho amato così tanto…”
Dicendo questo si gira e va via, non c’erano più lacrime nei suoi occhi. Lo sguardo risoluto e convinto di chi ha preso una decisione. Le sue parole aleggiano nell’aria fredda di Hollywood. Lei mi amava, mi amava…ed ora non mi ama più. Mio caro Allas ti sbagliavi…forse nella folla non stava cercando me. Quelle lacrime versate poco fa erano per…per cosa erano Sana? Perché piangevi? Per me? Per un noi che avrebbe potuto esserci? Mi amavi…quando hai smesso? Hai smesso quando ti ho detto che non avrei più voluto vederti? È stato così facile…
“Boss, boss sbrigati!”
La sigaretta fra le mie mani continua a bruciare. Nonostante Maur mi stia chiamando non mi muovo da questa ringhiera. Ho bisogno di riflettere.
“Boss, il discorso. Tutti ti stanno aspettando” Maur si avvicina. So che la mia faccia non esprime moltissime emozioni, eppure Maur riesce sempre a capire quando c’è qualcosa che non va…
Prende la sigaretta dalle mie mani e la getta oltre la ringhiera, in basso, lungo la scarpata di roccia e pietre. Mi sistema il papillon, devo averlo allentato mentre cercavo di respirare. “Boss, ora devi entrare. Devi, capisci? Ora entri, fai il tuo discorso poi mandi tutti a quel paese, dai un pugno sulla faccia a Bred e ti riprendi Sana.”
Scuoto la testa e allento nuovamente il papillon.
“Non c’è nessuno da riprendersi Maur”
Maur sbuffa come se stesse cercando di far capire qualcosa di importante ad un bambino capriccioso, mi riaggiusta il papillon.
“Ascolta Trank. Non puoi lasciarla a quel Bred. Non puoi. Se la lasci andare adesso te ne pentirai per tutta la vita.”
Una vita a pentirsi…Altri anni a desiderare di aver agito diversamente, di non averla lasciata andare. Ad aspettare di vedere il suo viso in televisione o su un giornale. Mi sono già pentito da una vita. Alzo gli occhi al cielo, nessuna nuvola su questa serata di successi, eppure sento di aver fallito miseramente. Senza di lei, niente ha senso.  
Maur sembra aver capito qualcosa che io ancora non ho afferrato perché sorride e annuisce. “Esatto boss”.
Mentre seguo Maur nella stanza affollata, lo stomaco mi si stringe. Devo provare, devo fare il possibile per capire. Non voglio fare lo stesso errore due volte, avrei dovuto dirle che la amo. Avrei dovuto urlarglielo.
La porta si apre, devo dire che qualche volta nella mia vita vorrei sbagliarmi. Sana è al centro della pista con Bred, stanno ballando guancia a guancia. Lei sorride.
Maur mi tira la giacca “è una finzione Trank, guardala, guarda i suoi occhi. Ti sembra sorridano?”
Conosco il suo sorriso, i suoi occhi. Io la conosco e no, i suoi occhi non sorridono. Che Maur, che Allas abbiano ragione? Bred alza gli occhi verso di me e mi fa l’occhiolino. Decisamente gliela gonfio quella faccia.
Attraverso la stanza in una specie di trance, raggiungo il palco e vengo inondato dagli applausi. Non mi sono mai piaciuti i discorsi, fortunatamente Maur l’ha scritto per me, il problema è che non ricordo una sola parola…
“Grazie a tutti, grazie davvero. È stato un successo è vero, ma non grazie a me. Vorrei ringraziare una persona stasera, per avermi ispirato e per avermi sopportato”
Tutti i visi sono girati verso di me, una marea di persone senza importanza per me. Mi concentro solo sul suo viso, sui suoi occhi grandi e profondi. Allungo la mano verso di lei. La folla respira all’unisono, come se tutti stessero trattenendo il fiato. Sana mi sorride e questa volta i suoi occhi ne sono coinvolti. Afferra la mia mano e sale con me sul palco. Bred accanto a lei sembra confuso.
Le bacio la mano “Kurata, senza di te questo film non sarebbe mai stato un successo. È ufficiale, tu sei la mia musa”
La folla applaude, ma per me non c’è nessun altro che lei, ma prima che possa dire un'altra parola Bred sale sul palco e si frappone fra di noi.
“Grazie Trank, per noi è stato un piacere”
Prende Sana sottobraccio e la porta con sé lontano dal palco. La folla sta applaudendo, non so se a me o a loro. Sana cerca di divincolarsi dal suo braccio, quanto ci metterei a raggiungerla e a stapparla dalle sue mani? Cerco di farmi largo tra la folla e di raggiungerli, ma c’è troppa gente che mi blocca. Fortunatamente Allas sembra accorgersi di tutto quello che sta succedendo, richiama l’attenzione con una delle sue uscite peculiari e io riesco ad attraversare la sala.
Quando esco nel terrazzo Sana sta ancora cercando di divincolarsi dalla presa di Bred. Lo spingo via da lei, Bred sembra sorpreso, ma si riprende in fretta. Cerca di colpirmi, ma è facile per me evitare il suo pugno. Sono un Karateka, forse lui non lo sa. Lo atterro, ma il ragazzo si rimette in piedi velocemente. Il suo pugno mi colpisce in pieno stomaco, rimango senza fiato per un attimo ma riesco ad evitare il secondo pugno in faccia. Prima che riesca a fare la mia mossa Sana si frappone fra di noi.
“Siete impazziti? Smettetela subito idioti!”
Estrae il suo piko e ci colpisce in faccia entrambi. Si rivolge a Bred “Non osare mai più trascinarmi contro la mia volontà o la prossima volta questo non finirà sulla tua faccia, ma sulle tue palle!” si gira verso di me “e tu…tu…ah basta. Ne ho abbastanza”
Lascia cadere il Piko e si allontana da noi, ma questa volta non la lascerò andar via. Le corro dietro, non mi importa della folla intorno a noi.
“SANA”
La mia voce sovrasta il rumore della folla, io stesso avverto il tono disperato con cui ho urlato. Sana si ferma, tutti si fermano. L’orchestra smette di suonare, ma non mi importa nulla. Niente ha senso.
“Non andare, resta…resta con me”
Passa un attimo infinito, lei non si gira e credo che pregherò tutti i Kami perché il pavimento si apra e mi inghiotta. Ma Sana si gira e mi si avvicina, la gente si apre per farla passare come se fossimo in un film.
“Dillo di nuovo” c’è ancora un metro buono fra di noi.
“Resta con me” ripeto avvicinandomi. Al diavolo.
Sana non mi risponde, si avvicina colmando la distanza fra di noi e mi abbraccia.
La folla esplode in un boato, applaudono, urlano, ma io non sento null’altro che le mani di Sana sul mio viso. La sua voce che sussurra il mio nome.
La prendo per mano e la trascino lontano, in una stanza appartata. Non riesco a smettere di baciarle le mani, le guance, il collo.
Sana mi blocca un attimo tenendomi saldamente le guance.
“Hayama, cosa stai facendo?” I suoi occhi grandi sembrano spaventati.
“Ti sto baciando, non vedi?”
“Hayama, perché dopo tutto questo tempo? È- è per Bred? Ti da fastidio vedermi con lui?”
Davvero crede che la voglia solo per toglierla dalle braccia di quel damerino?
“Tu e lui…state insieme?” non sono sicuro di voler sentire la risposta.
Sana scuote la testa “ti ho sempre detto di non credere a cose che non ti dico io”
Gliela accarezzo quella bocca, il mio indice esita sul suo labbro.
“E allora dimmi, resterai con me?”
Sana mi prende la mano allontanandola dalle sue labbra
“Perché dovrei restare?”
So cosa vuole che dica, ma io non ho difficoltà adesso perché so che è la verità:
“perché ti amo Sana, non ho mai smesso”
La sua bocca è sulla mia, le sue braccia sono intorno a me. La stingo forte mentre lei mi ripete ti amo sulla pelle.
POV SANA
Mi sembra di essere in un sogno. Le sue mani scendono sulla mia schiena nuda, i suoi baci sul collo mi fanno impazzire, ma niente supera il piacere che mi da la sua voce mentre ripete che mi ama. Lui mi ama. Tutto torna al posto giusto. Lo lascio fare mentre scioglie il laccetto che tiene su il vestito. Il tessuto leggero scivola sulla mia pelle lasciandomi scoperta davanti a lui. Sono imbarazzata, ma non cerco di fermarlo. Io sono sua. Akito si ferma a guardarmi, le sue mani scendono piano dal mio collo, accarezzano le spalle e si fermano sul mio seno.
“Sei così bella…”
Si china a baciarmi il collo e alzo il mento per offrirgli più pelle possibile. Mi alza la coscia e la porta sul suo fianco. Sento la sua erezione premere contro di me e credo di stare per impazzire. Mi sfugge un gemito e Akito sembra perdere la testa “Dio Sana, mi fai perdere la testa” Stringe di più la mia coscia e l’altra mano stringe una natica, si muove contro di me e mi bacia ancora.
Ma all’improvviso Akito si blocca, scende in basso e mi sento morire quando si ferma all’altezza del  mio ventre e…e raccoglie il mio vestito. Lo rialza assicurandosi di sfiorare nuovamente il mio seno nella risalita per allacciarlo al collo.
“Ci sarà tempo per questo…tutto il tempo del mondo”
Mi bacia e so che la sua è una promessa. Noi saremo per sempre insieme.
 
 
TUTTI I TITOLI DI GIORNALI. IL GIORNO DOPO.
‘La ragazza S e il ragazzo A nuovamente insieme. La Storia che ha commosso il mondo’.
“Ma come fanno a sapere tutta la storia?” Sana mi guarda con un sorriso, è seduta sulla poltrona del mio studio. Non sembra dispiaciuta che tutto il mondo sappia di noi, hanno descritto con talmente tanti particolari che non fatico a indovinare il nome dello spifferatore: Allas si sarà divertito un mondo…
“Senti, senti questo passaggio: ‘loro si appartengono, ora tutto il mondo lo sa’ non ti sembra buffo?”
Mi avvicino a lei e lancio via il giornale
“Ehi stavo leggendo!”
“cosa ti sembra buffo esattamente?”
“Che tutti sappiano di noi”
“No, non mi sembra buffo. È esattamente come dovrebbe essere”
Mi chino a baciarla e il suo profumo di vaniglia mi riempie le narici e mi allarga il cuore.
“ti amo” sussurra
Non mi stancherò mai di sentirlo e di dirglielo
“io ti amo”

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