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Autore: Anil    04/03/2018    8 recensioni
Cosa accadrebbe se Sana e Akito si incontrassero dopo anni sul set?
Con Akito nella veste di regista, tutto può succedere...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Namako mi prende le mani fra le sue, i suoi occhi sono fissi nei miei:

“Sei pronta?” mi chiede con un luccichio eccitato.

“Sono pronta” piego le ginocchia, immagino dall’espressione di Namako che la notizia richiede quanto meno un salto di gioia.

“Sei stata chiamata nel cast! Voliamo ad Hollywood!”

Urlo e comincio a saltare in cerchio tenendo forte le mani del mio nuovo manager.

Non posso credere di essere stata tanto fortunata, ma in fin dei conti c’era da aspettarselo che prima o poi sarei stata chiamata oltreoceano. Ormai a 25 anni sono fra le attrici più richieste del Giappone, era questione di tempo dice sempre anche Rei. Peccato però che lui non è qui a godersi il trionfo delle sue fatiche, da circa un anno è alle prese con il suo secondogenito: la povera Asako è cauta in una forte depressione post-parto e Rei ha deciso di prendersi una lunga pausa per starle accanto ed occuparsi dei bambini. Ovviamente, prima ha cercato un buon agente che potesse sostituirlo. Dopo lunghe ed estenuanti ricerche ha trovato un uomo navigato del mestiere che ha fatto spiccare parecchie stelle del Giappone: Namako Ganzo. Namako adora i film di respiro internazionale e mi ha spinto a lavorare per progetti intensi e impegnativi che hanno dato i frutti sperati, un ingaggio nella capitale del cinema, Hollywood.

Mi allaccio la cintura del sedile e guardo sorridendo le hostess che gesticolano cose senza senso, dubito fortemente che in caso di incidente aereo potrebbero essere di qualche utilità quelle manovre.

“Ehi Namako, ora che abbiamo tempo cosa ne pensi di farmi leggere il copione?” Sporgo la mano per ricevere il fascicolo. Odio leggere, preferisco fantasticare ad occhi aperti, ma dieci ore di viaggio possono essere sfruttate in qualche modo. Mi giro verso il mio manager con aria interrogativa e ricevo in cambio una bella occhiataccia.

“Non se ne parla Sana, se leggessi le scene non vorresti più partecipare” Namako è leggermente stizzito, è da circa un anno che cerca di farmi capire che devo decidermi a considerare il mio lavoro un’arte, e come tale devo accettare scene di nudo o di pericolo. Dice che Rei è stato fin troppo morbido con me, mi vuole troppo bene per essere obiettivo. Lui invece ci vede lungo, dice che andrò molto lontano con lui e non solo per l’eccezionale talento, ma anche perché i fan mi adorano. E, cosa da non sottovalutare, i colleghi e gli addetti ai lavori mi apprezzano per la mia semplicità e affabilità. Doti rare in un mondo del genere. Almeno questo è quello che ripete in continuazione quando parla con i produttori. Io so solo che le chiappe sono le mie e preferisco tenerle per me…

“Dimentichi che prima o poi dovrò leggerlo per impararlo, e allora cosa farai?” guardo dal finestrino la città che si allontana, lo ammetto, sono più eccitata che mai. Ogni nuova sfida mi fa sentire viva!

“Per allora avrai già firmato il contratto e non potrai recedere”

“Non firmo se non mi dici cosa devo fare in questo maledetto film”

“Ne abbiamo già parlato Sana, sei un’attrice, devi fare ciò che ti viene chiesto”

Mi stringo nelle spalle “non ci penso nemmeno! Che usino le controfigure, io di certo non vado a letto con qualcuno davanti a un sacco di gente”

Su questo punto sono intransigente, insomma va bene l’arte, la notorietà, la professionalità, ma ci sono dei paletti oltre i quali non permetto si passi.

“Se proprio lo vuoi sapere non devi andare a letto con nessuno”

“E allora non vedo il problema”

“Il problema è che non ti fidi del tuo agente! Ti sto portando ad Hollywood, vuoi sprecare l’opportunità più grande della tua vita?”

Namako ci sa fare. Sa quali tasti toccare per darmi la giusta spinta. Odio doverlo ammettere, perché voglio bene a Rei e mi ha seguita per una vita, ma Namako è davvero un talento e sono sicura che ha accuratamente scelto un copione che mi esalterà e lancerà in tutto il mondo, se faccio un buon lavoro anche io, ovvio. Sorrido rassicurata, il pensiero di poter girare il mondo grazie al mio lavoro mi fa sentire euforica.

Namako mi tiene sveglia per altre due ore elencandomi gli impegni dei prossimi due giorni e poi si profonde in una descrizione sulle diversità del settore fra i due grandi paesi. Lo ascolto rapita da tanta conoscenza e cerco di ricordare i punti che potrò snocciolare nella mia testa per il resto del viaggio, immaginando potenziali scenari.

“Sono molto più aperti di noi, non spaventarti quindi se sono disinibiti nel fare o dire certe cose. Tu sii te stessa e andrà tutto bene.”

Questo è un punto interessante ad esempio, cosa significa esattamente ‘disinibiti’?

Mi risveglio con l’applauso dei passeggeri per essere arrivati a destinazione. Non ricordo nemmeno di essermi addormentata, evidentemente il discorso di Namako è andato avanti troppo a lungo. Mi stiracchio e aspetto che quasi tutte le persone escano, odio essere schiacciata dalla folla.

“Forza Sana” gli faccio la linguaccia e lo seguo fuori dall'aeroporto.

Dei facchini portano le nostre valigie e le caricano su un’enorme auto di lusso dai vetri oscurati, evidentemente mandata dalla produzione. Mi guardo attorno, la nostra non è la sola macchina vistosa, nell'immenso atrio c’è un via vai incredibile di gente e quasi tutte sono con auto enorme. È proprio un paese incredibile, a parte per l’umidità che mi ha spiccicato i capelli sulla fronte.

Col naso incollato al finestrino, assorbo avidamente questa vista sfuggevole di luci e anime. Nelle profondità della mia mente un campanello di allarme suona, ma non gli do tanto peso, poi il mio occhio cadde su una scritta: -LOS ANGELES 23 MILES-

Un momento, quella Los Angeles?

Il cuore mi martella furiosamente nel petto, ci deve essere un errore. Io non voglio andare a Los Angeles!

“Cosa ci facciamo a Los Angeles?” chiedo nervosamente a Namako, il quale mi guarda con la fronte corrugata.

“Hollywood, film, ingaggio. Ricordi?”

Continuo a fissarlo con occhi sgranati, non capisco il nesso fra quello e Los Angeles.

Namako sospira rassegnato “non sei un asso in geografia eh? Hollywood è un quartiere di Los Angeles Sana”

Deglutisco a fatica, non posso credere di essere finita nell'unica città al mondo che cerco di evitare persino nei miei pensieri.

“Che problema hai con Los Angeles?”

Già, che problema ho con Los Angeles? la verità è che non ho proprio nessun problema. Non più almeno. L’ho dimenticato da anni quel bambino che è partito per l’America. E poi, quante probabilità ci sono di incontrarlo in un posto così grande? Ammesso che abiti ancora qui, certo. Per quanto ne so, può essere tornato in Giappone. E poi, anche se lo incontrassi sarebbe come incontrare un vecchio compagno di classe. Né più né meno. Anzi, peggio, come incontrare uno sconosciuto.

Dopo questi pensieri mi lascio andare contro il sedile, sento ancora gli occhi di Namako su di me.

“Nessun problema Namako” mi affretto a dire.

“Perfetto, perché devi essere al top per domani!”

Arrivata in hotel mi faccio una lunga doccia e vado a dormire presto.


 


 

L’indomani mi alzo di buon’ora. Non ci metto molto a vestirmi, sono talmente eccitata che voglio fare il prima possibile. Ringraziò mentalmente Fuka che ha accuratamente disposto le mie cose nella valigia, etichettandole in base alle esigenze. Ho apprezzato davvero tanto che si sia presa la giornata libera per aiutarmi. Non era mai successo prima che mi aiutasse per una partenza. Forse, era felice del mio approdo nella capitale del cinema.

Niente ritardi per questo giorno, anche perché Namako mi ucciderebbe sicuramente se dessi una cattiva impressione sin da subito. Mi guardo allo specchio sorridendo al pensiero di morire sotto le urla di Namako, sono davvero carina con questo pantalone nero a palazzo che si ferma alla caviglia, la blusa bianca e le décolleté nere lucide. Sembro seria addirittura. Mi raccolgo due codini ai lati della testa e mi faccio la linguaccia allo specchio, è questa la vera me. Ma forse poche persone mi conoscono realmente: Rei, Namako, Mama senz’altro, Naozumi e Fuka. Caspita li posso contare sulle dita di una mano. Osservò il palmo aperto e mi chiedo se sia un bene o un male che solo così poche persone mi conoscano così a fondo, probabilmente no. Infondo nel mondo ci sono persone totalmente sole e io non lo sono mai stata. Chiudo la mano a pugno e la poso sulla superficie fredda e liscia dello specchio in un muto incoraggiamento al mio doppio. È la tua occasione Sana, metticela tutta!


 


 


 


 

Namako mi da un buffetto sulla spalla tanto è contento della mia puntualità e della mia mise, mi ha guardata e ha annuito senza dire niente. Approva, constato soddisfatta.


 

“Però non è stato carino da parte del regista non presentarsi!” commento bevendo il mio cocktail. Sono appena uscita dal casting e il co-regista ha salutato Namako dandogli appuntamento domani per riempire le scartoffie. Maur Finnes è un ragazzo simpatico, ha la carnagione scura, grandi labbra sporgenti, i capelli rasati e un portamento molto femminile.

“Tranquilla, è normale. Mi hanno detto che ha un caratteraccio e non ama parlare con la gente. Per questo lascia fare all’aiuto regista.”

“Mhm ho capito. Beh almeno il co-regista, Maur, è simpatico. Come hai detto che si chiama l’altro?”

“Herik Herik, è un giovane regista molto promettente. È spalleggiato da alcuni grandi registi di Hollywood. Lo considerano un talento.”

“Woow non ho mai girato con registi giovani.”

“Beh, potresti anche diventare la sua musa.”

Scruto Namako, da quando ho firmato il contratto poche ore fa, è stato preso da un entusiasmo irrefrenabile e gli occhi ancora gli luccicano.

“Namako, ora devi darmi il copione!”

Stranamente mi sorride e annuisce alzando il calice verso di me.

“Domani potrai impararlo tutto. Le riprese cominciano lunedì.”

Faccio tintinnare il suo bicchiere toccando il calice con il mio.

“A noi!”

“A te Sana.”

   
 
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