Stronger Than You

di Evola Who
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I ***
Capitolo 3: *** II ***
Capitolo 4: *** III ***
Capitolo 5: *** IV ***
Capitolo 6: *** V ***
Capitolo 7: *** VI ***
Capitolo 8: *** VII ***
Capitolo 9: *** VIII ***
Capitolo 10: *** IX ***
Capitolo 11: *** X ***
Capitolo 12: *** XI ***
Capitolo 13: *** XII ***
Capitolo 14: *** XIII ***
Capitolo 15: *** XIV ***
Capitolo 16: *** XV ***
Capitolo 17: *** XVI ***
Capitolo 18: *** XVII ***
Capitolo 19: *** XVIII ***
Capitolo 20: *** XIX ***
Capitolo 21: *** XX ***
Capitolo 22: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo 

 

Ben e Rey arrivarono all'hangar della base, pieno di ribelli e civili intenta a festeggiare la fine della guerra. Camminavano mano nella mano, sotto gli occhi di tutti.

Lo Jedi notò di avere tutti gli sguardi puntati adesso, e che al suo passaggio i presenti sussurravano tra di loro. Anche Rey aveva notato questa cosa, ma la ignorò. Non le importava se gli altri la stessero fissando o che stessero parlando alle loro spalle.

Potevano pensare quello che volevano, ma lei sapeva che Ben Solo era tornato e che Kylo Ren era morto per sempre. E lo avrebbero dimostrato a tutto l’universo, anche se fosse stata l’ultima cosa che avrebbero fatto.

Camminarono intorno alla base, finché lo Jedi non si fermò, quasi all’improvviso, perché erano arrivati davanti al Millennium Falcon.

E, in quel momento, rivedere ferma e intatta quella nave, che poco prima avrebbe voluto distruggere a tutti costi, gli fece rivivere un sacco di ricordi della sua vita.
Ripensò alla sua infanzia, fino all'adolescenza. Rivide sia i momenti buoni che quelli brutti.

Le risate, le urla, i litigi... ma, soprattutto, pensava a tutti i viaggi che aveva fatto su quella nave con la sua famiglia…

Rey fissava lo sguardo pensieroso di Ben con un velo di preoccupazione. Sapeva che, per lui, questo era un momento emotivamente profondo. E non poteva nemmeno immaginare che cosa stesse provando in quel momento, quali emozioni si agitassero dentro di lui.

Ed era giusto così.

Ma, almeno, gli sarebbe stato accanto.

“Ben” lo chiamò con dolcezza.

Sentendosi chiamare, il flusso dei suoi ricordi si interruppe, riportandolo alla realtà. Lo Jedi girò la testa, incontrando l’aria rassicurante dalla ragazza, intenta a guardarlo negli occhi.

“Va tutto bene?” chiese, stringendogli la mano.

Lo Jedi si era perso nei suoi occhi e nel suo sguardo cordiale, sentendosi in pace con se stesso.

Sorrise, rispondendo: “Adesso sì.”

Rey ricambiò il sorriso, e rimasero fermi, guardandosi a vicenda e dimenticando il tempo che scorreva attorno a loro, non sentendo più nulla.

Almeno, finché una ripetuta serie di “biin” interruppe quel momento.
Entrambi guardarono in avanti, vedendo BB8 che rotolava velocemente verso di loro.

“BB8!” disse Rey, abbassandosi verso di lui e accarezzandolo. “Come stai?”
Il droide emise una numerosa serie di suoni acuti, facendo sorridere la Jedi.
“Sì, sono felice anche io.” E rise.

Ben guardò le scena, con tenerezza e anche con un po’ di tristezza. Si trovò a riflettere che mai nessuno, persona o droide che fosse, gli avrebbe riservato quel tipo di accoglienza, e questo gli dava un po' di dolore.

“Comunque, BB8, ti presento il mio nuovo amico.”

Ben rimase confuso da quelle parole, non capendo a chi si riferisse realmente. Finché Rey non si alzò, prendendo il suo braccio e facendolo abbassare verso il droide.

“BB8, lui è Ben Solo. Ed è con noi” disse lei, invitando lo Jedi ad accarezzarlo.

Ma il piccolo robot, con un moto istintivo, si allontanò dalla mano del ragazzo, riconoscendo in lui il suo vecchio nemico, squadrandolo dalla testa ai piedi.
Ben rimase deluso, ma se lo aspettava. Così, abbassò la mano e la testa con espressione rassegnata.

“No, BB8, no” disse Rey con tono calmo, cercando di rassicurarlo: “Ormai, non è più un nostro nemico. Ora fa parte della Resistenza. Vedi?”

Il droide guardò bene il ragazzo vestito di nero e, con molta attenzione, gli si avvicinò lentamente.

“Visto? Non ti farà niente di male. Tranquillo.”

Rey invitò di nuovo a Ben ad accarezzarlo, così lo Jedi guardò il robot, alzò la mano e gliela avvicinò, finché non riuscì a toccarlo.

Ben iniziò a provare una sensazione di conforto, toccando quel droide a cui aveva cercato di dare la caccia.

BB8 fece vari suoni di approvazione, mentre lui sorrise entusiasta, rispondendo: “Sì, anche io sono felice di conoscerti.” E rise.

Rey fissò la scena con serenità e tenerezza, sentendosi contenta per lui e felice di rivederlo sorridere.

“Oh! Padron Rey! Padron Rey!” disse una voce metallica, che si stava avvicinando.

I due Jedi si alzarono da terra, vedendo C-3PO, R2 e Chewbe che gli venivano incontro.

Ben si sentì paralizzato. Rivederli, dopo tutti quegli anni, durante i quali erano stati divisi dalle parti opposte della guerra… non sapeva che cosa pensare. E non sapeva neppure che cosa stessero pensando loro.

Ma, di certo, nulla di buono.

Il trio si fermò. C-3PO, riconoscendo il ragazzo, esclamò il suo solito: “Oh, cielo!” R2 fece qualche suono, mentre Chewbe lo fissò per qualche istante, per poi girare la testa dall’altra parte, senza aprire bocca.
E questo non era un buon segno.

“Signorino Solo?” disse il droide protocollare, stupito.

Il ragazzo rimase colpito da quelle parole. Di certo, non si aspettava di sentirsi chiamare “Signorino Solo”, dopo tanti anni.

“È proprio... lei?”

“Sì, C-3PO.  Sono io” ammise fermandosi davanti a lui: "E ora sono qui per restare e aiutare.” E fece un mezzo sorriso sicuro.

Rey assistette alla scena, decisa a non intervenire. Era un momento solo di Ben, il suo passato, la sua vita, che riemergevano dal nulla in cui li aveva relegati, e ora doveva affrontare tutto questo da solo. Lei poteva fare solo da spettatrice.

Ed era giusto così.

“E grazie per essere sempre stato accanto a mia madre. Anche il resto della squadra. Hai sempre dato il tuo contributo, nonostante fossi contrario a certe cose.”

“Confermo.”

“Ma, nonostante tutto, sei sempre rimasto. E te ne sono davvero grato.”

“Ma… io sono programmato per obbedire a ciò che mi viene ordinato, ovvero seguire gli ordini di padron Leia e dare il mio contributo alla squadra e ricordare a tutti i protocollo e le procedure da prendere. Come droide protocollare e relazioni umani-cyborg. Perciò, non so se mi merito dei riconoscimenti. Ma la ringrazio per le sue parole, signorino Solo.”

Ben fece un mezzo sorriso, abbassando la testa e dandogli una piccola pacca sulla spalla metallica. Si sentiva parecchio impacciato e non sapeva cos'altro fare o dire. Finché,  a trarlo d'impiccio, non risuonarono una serie di bip arrabbiati. Lo Jedi fissò a terra, notando un agitatissimo R2, che imprecava contro di lui.

Lo Jedi rise divertito, rispondendo: “Sì, non mi sono dimenticato di te. Come potrei mai farlo?”

Si inginocchiò davanti a lui, questa volta con un sorriso amaro. Ripensò a tutte le storie e le avventure che Luke aveva vissuto insieme a lui, e tutte le volte che gli aveva giocato insieme da bambino.

E ora era così difficile essere davanti a lui, dopo essere stato la causa della morte del suo più grande compagno di avventure.

“Come va? Sempre così arrabbiato e insolente, dopo decenni?”

Il droide rispose con i soliti bip irritati.

Lo Jedi guardò l’astrodroide con aria malinconica, ripensando a tutto ciò che aveva fatto.

“Mi dispiace che ti abbiano tenuto spento per così tanto tempo. È solo per causa mia” disse Ben. “Ho fatto del male a un sacco di persone, soprattutto alla mia famiglia… se Luke non c’è più, è solo colpa mia...”

R2 fece un piccolo suono di tristezza, nel sentire queste parole.

“E non so se un giorno potrai riuscire a perdonarmi. Ma posso assicurarti che ora è tutto finito. Sono qui per rimanere, cercando di rimediare ai miei errori. Certo, non potrò mai riportarlo in vita, però posso assicurarti che lui sarà sempre con noi, in ogni momento”.

Sorrise, anche se i suoi occhi erano tristi.

“La sua anima intorno a noi. E tu, sarai sempre il miglior droide più ribelle e insolente di tutta la galassia. Restando sempre il più grande eroe che io abbia mai conosciuto.”

Appoggiò una mano sulla testa del robot, ricevendone in cambio un piccolo suono dolce da parte sua.

“Spero che, un giorno, riuscirai a perdonami.”

Ben fissò R2-D2, finché non sentì alcuni versi animaleschi risuonare accanto al robot; era Chewbe, con il muso girato dall’altra parte, l'aria irritata.

Ora arrivava la parte più difficile: cercare di farsi perdonarsi da uno dei membri più importanti della sua famiglia, nonché il migliore amico di suo padre.

Chewbecca era lì, vicino all’essere che aveva ucciso Han Solo. Ed era suo figlio. Il figlio che lui, in preda alla rabbia, aveva cercato di fermare sparandogli addosso.

Ben si alzò in piedi, fermandosi davanti a lui e ai suoi oltre due metri di altezza.
“Chewbe…” iniziò a dire il ragazzo. Ma il Wookiee non rispose, senza mai guardarlo negli occhi.

Questa cosa non rassicurò affatto il giovane Jedi. Ma prese lo stesso il coraggio a due mani e iniziò a parlare: “So che quello che ho fatto è stato imperdonabile. Ma, in quel momento, non ero in me…” Abbassò la testa con aria rassegnata.

“L’ho fatto solo perché mi era stato ordinato e volevo raggiugere un obbiettivo che pensavo di volere sopra ogni cosa. Ma, in realtà, non era così… e mi dispiace.”
A quel punto, Chewbe si girò a fissarlo con attenzione, senza mai abbassare la guardia.

“Ho fatto una cosa orribile e non potrò mai perdonarmi per questo. E rivivrò quell'istante davanti ai miei occhi per il resto della mia vita. E, se solo potessi ritornare indietro per impedire tutto questo…” e ripensò alla morte di suo padre.
“Ma ora sono qui!” aggiunse, alzando la testa con aria convinta.

Il Wookiee lo guardò con stupore, osservando il volto determinato, il mezzo sorriso appena accennato e gli occhi scuri e luminosi di Ben. E per un momento, per un solo istante, rivide il volto di Han Solo. E questo lo fece commuovere dentro.

“E sono qui per restare.” continuò il ragazzo. “Chewbe, finalmente, sono a casa.”
A quel punto, lo storico co-pilota del Falcon fece un verso di gioia e abbracciò il nipote acquisto stringendolo con aria commossa.

Ben non si aspettava un gesto del genere. Così, all’improvviso, da parte dello Wookiee. Ma lo strinse, ricambiando l’abbraccio, perdendosi nel mare dei ricordi: come da bambino si divertiva a tirargli il pelo quando lo prendeva in braccio, quando imitava la sua lingua, come giocasse con lui dentro al Falcon, quando restava rapito ad ascoltarlo raccontare le sue avventure con suo padre e il resto della sua famiglia... e come si rifugiasse sempre da lui, dai litigi e le urla dei suoi genitori… o quando faceva un incubo o semplicemente paura di se stesso…
C'era sempre stato lui al suo fianco, nei momenti peggiori e difficili della sua crescita. Proprio come adesso.

Chewbe fece un verso quasi strozzato, come se stesse piangendo, stringendolo come se fosse ancora un bambino.

“Anche tu mi sei mancato…”

Rey guardò la scena con il cuore traboccante di gioia. Dopo tanti momenti di sconforto, finalmente Ben poteva godersi un po' di felicità. E se lo meritava. Era tanto contenta di vederlo così in pace con se stesso.

Ben sciolse l’abbraccio, scambiando uno sguardo sereno con il Wookiee, capendo che l’aveva in un certo senso perdonato.

Ed era molto più di quello che avrebbe potuto desiderare in quell'istante.
Chewbe assicurò che il Falcon era ancora in ottime condizione e che lui poteva ancora pilotarlo. In fondo, era suo per diritto di nascita.

Ben rise, rispondendo: “Grazie per la proposta. Ma so che il Falcon, in questo periodo, è stato pilotato e gestito da ottimi piloti.” E guardò Rey con un dolce sorriso.

La ragazza non si aspettava quelle parole da parte sua: in fondo, non aveva pilotato la più grande astronave di tutti i tempi così a lungo. Però, doveva riconoscere di essere grata di aver ascoltato quelle parole e ricambiò lo sguardo.

“E hai ragione” disse una voce maschile in lontananza. “Il Falcon, in questo periodo, è stato pilotato da uno dei migliori piloti di sempre.”

Ben si girò all'indietro, rimanendo con gli occhi spalancati dallo stupore.

Con movenze eleganti, si stava avvicinando Lando Calrissian, in tutta la sua eleganza e carisma. Nonostante l’età e il bastone, aveva il solito sorriso da canaglia in volto.

“Tipo me.


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Note:

E come ho già annucato della mia ultima storia,
ecco il seguito della mia prima Reylo! :D
(E se non avete ancora letta, si chiama "The Strenght of Frogiveness",
Ed è importante leggera, se volete capire meglio questa storia) 
Dove ci questa storia si concenterà dei rapporti di Ben con la Resitenza,
il ruolo di Poe come generale, come è mense la galassia, i duppi di Rey e...
i casini creati da Finn... ;)
Ma vi avverto! La storia è ancora
in fase di corezzione, qundi i capitoli uscirando
pian, piano... 
Spero che abiate pazienza e speranza <3 
Grazie a tutti quelli che sono arrivati fin
qui e spero che il resto vi piaccia!
Rigrazio mille al mio amico

IndianaJones25 per il suo aiuto
con le corezioni e la sua infinita pazienza!
Sappi che ti adoro! <3
Qundi, alla porssima!
Evola 


 

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Capitolo 2
*** I ***


I

  

Il generale si fermò davanti al ragazzo, sempre con gli occhi e il volto sorpreso dalla sua presenza.

“Lando…”

“Zio Lando” lo corresse subito. “Ti ho visto praticamente crescere davanti ai miei occhi.”

Il vecchio generale cambiò espressione, guardando il giovane con aria malinconica, perdendosi nei suoi ricordi.

“Non dimenticherò mai quella volta in cui venni a trovare i tuoi genitori, quando tu eri piccolo, e mi corresti incontro tutto nudo dopo il bagnetto!

Lando ridacchiò divertito, notando di aver messo in difficoltà di Ben. Rey – che era poco distante da lui - girò la testa dall’altra parte, cercando di nascondere una risatina e immaginando quella scena. Si sentì intenerita da quell'episodio dell'infanzia di Ben. Propio come Chewbe, che fece un basso latrato.

“Ehm… ero un bambino! Ed ero molto felice di vederti! E, per me, eri davvero una leggenda!...” si giustificò lo Jedi, per poi lasciarsi morire le parole in bocca, abbassando lo sguardo.

Lando si preoccupò per quel suo improvviso mutismo e, con tono gentile, lo richiamò: “Ben?”

Mi dispiace!” disse subito il ragazzo, alzando lo sguardo rassegnato e con i pugni stretti.

Lando lo fissò con perplessità, aspettando le sue parole e rimanendo confuso.

“Ho distrutto tutto quello di bello che avevo! Ho diviso e rovinato la mia famiglia, sono stato a capo di un impero orribile, ho voluto seguire la strada sbagliata di mio nonno senza comprendere realmente le sue scelte! Ho ucciso mio padre, mio zio e mia madre! Dovrei essere morto! E…. e…”

“Ben, Ben, Ben” lo chiamò Lando con tono calmo.
Lo guardò negli occhi, silenzioso, aspettando che il ragazzo si fosse calmato.

L’anziano eroe della Ribellione mise le mani intorno al viso del giovane, fissandolo dritto negli occhi e, parlando con tono calmo e deciso, rispose: “Lo so.

Il suo volto era serio, era l'espressione più seria che Ben gli avesse mai visto in faccia, e sembrava stonare così tanto con lui.

“So quello che è successo. So quello che è accaduto ad Han, a Luke e ho appena saputo di Leia…”

E Lando, nel vedere quel volto martoriato e pallido, del ragazzo che aveva visto crescere, gli spezzare il cuore. Soprattutto lo addolorava vedere i suoi occhi scuri diventare sempre più lucidi.

Ma non mi importa.

Lo Jedi lo fissò con stupore per quelle parole. Ormai, stava vivendo fin troppe emozioni, e non sapeva più come gestirle.

“Mi hanno detto che sei stato corrotto dal lato oscuro. Eri manipolato da una cosa più grande di tutti noi. E mi hanno anche spiegato che, nonostante tutto, c'era ancora del bene in te. E io ci credevo e, infatti… guardati adesso!” disse le ultime parole con un sorriso malinconico e una piccola risata.

“Ma… ho fatto delle cose orribili!”       
                               
“Non ha più importanza.”

Rimasero in silenzio, fissandosi negli occhi.

“Ben, tutto quello che è successo, non è solo colpa del lato oscuro, della Forza o di chissà quale mistico potere. Io credo che la colpa sia stata un po’ di tutti noi.”

Lo Jedi era stranito. In fondo, si era assunto la responsabilità delle sue azioni e di essere caduto nel lato oscuro, cosa riguardo cui, invece, avrebbe potuto dare la colpa a Luke, dato che il suo vecchio maestro aveva avuto la sua parte di responsabilità in tutto questo.

“Io credo che tu fossi influenzato dalla situazione che stavi vivendo in quel momento. Non oso immaginare le aspettative che avevi addosso. Con la storia della Forza e tutto il resto, la scoperta di chi era davvero tuo nonno... e Luke avrebbe potuto gestire meglio la situazione. E anche Han e Leia hanno commesso degli errori con te. Ma ti volevano bene. Più che alla loro stessa anima."

Gli occhi di Ben diventavano sempre più lacrimosi. 

“E anche Luke ti voleva bene. Ed era davvero dispiaciuto per ciò che aveva fatto. E anche se tu pensi il contrario, ma credimi, è così.”

Lando accarezzò il volto del nipote acquisto con aria strana, insieme triste e felice sotto gli occhi emozionati.

“Ma ora, ascolta i consigli di un vecchio che ha commesso nanti errori nella sua vita” disse l’eroe con serietà. “Goditi la tua vita. E sii felice.”

Ben spalancò gli occhi, come se non comprendesse realmente quelle parole.

“Ascoltami, Ben: come ti ho già detto prima, ormai non ha più importanza ciò che hai fatto o no. Tanto, non puoi cambiare il passato e l’unica cosa che puoi fare è solo conviverci.”

Il ragazzo abbassò la testa con tristezza. Perché Lando aveva ragione, non poteva ritornare indietro, non poteva cambiare il passato e non poteva rimediare a tutti i suoi errori.

Deva solo accettarli e viverci insieme per sempre, per quanto dolorosi fossero.

“Ma questo non vuol dire che tu non possa goderti al meglio il futuro.”

Ben alzò lo sguardo, mentre lo zio Lando lo guardava con aria serena e continuando con tono calmo: “Ben, tu hai appena ricevuto una delle cose più rare che la vita potrà mai offrirti. Più rare della Forza stessa. Ovvero, una seconda possibilità.”

Il vecchio ribelle sorrise, continuando con maggiore entusiasmo: “Finalmente, dopo tanto tempo, puoi vivere la tua vita come vuoi. Senza nessun aspettativa, senza nessuna pressione, senza nessuno che ti dica cosa devi o non devi fare. Ora, puoi prendere da solo le tue decisioni, ammettendo i tuoi errori e rimediando ad essi. Potrai essere finalmente Ben Solo. E non ci sarà più nessuno a dirti il contrario.”

Lando sorrise con convinzione. “E, questa volta, hai qualcuno che ti apprezza per ciò chi sei. E credo che resterà al tuo fianco per un bel po’…”

Lanciò una piccola occhiata a Rey, alludendo alla nemmeno troppo presunta relazione tra di loro e facendo un po’ imbarazzare i due giovani.

“Ma non puoi goderti questa possibilità, se ripensi e vivi continuamente nel passato. Non pensare più a quello che hai fatto. Altrimenti, sprecherai tutta la tua esistenza. Pensa solo a quello che farai! A come vivrai il tuo futuro e tutto ciò che ti aspetta davanti a te! Hai la possibilità di rimediare a ciò che hai fatto ma, allo stesso tempo, puoi essere finalmente essere realizzato e in pace. Perciò, non chiederti il perché e apprezzi il fatto che tu sia qui. Non vivere sotto il disprezzo e gli errori di Kylo Ren. Dimentica tutto e pensa solo a quello che farai d’ora in poi. Perciò, sii felice e guarda sempre avanti. Goditi questa seconda possibilità. E ricordarti, anche che... le persone che ci hanno sempre voluto bene ... saranno noi.”
Lando accarezzò le guance del ragazzo con delicatezza, senza mai smettere di sorridere, con aria paterna.

Ben lo fissava con gli occhi lucidi, sotto una smorfia malconcia. Senza riflettere, si abbassò verso di lui per abbracciarlo e stringerlo a sé, appoggiando la testa sulla sua spalla.

Singhiozzò liberamente, sfogandosi di tutte le emozioni che aveva accumulato durante quella lunga giornata.

Credeva che ci fosse un'unica persona in tutto l’universo che potesse amarlo. Ma si sbagliava. Ne aveva sempre avute tante, anche se ne era dimenticato. E ora tutte quelle persone sarebbero rimaste nel suo cuore, per sempre.

Lando sorrise, lasciando sfogare il nipote e dandogli una pacca sulla spalla, in segno di conforto. Rey guardava e ascoltava tutto, asciugando ogni tanto qualche lacrime per l’emozione.

Assistere a quel momento e vedere Ben in lacrime, e vederlo perdonato dall'ultimo vero membro della sua famiglia, la faceva sentire emozionata e felice per loro.

Quando il pianto dello Jedi si fu placato, il Ribelle sciolse l’abbraccio, guardandolo nel volto rigato dalle lacrime e donandogli uno dei suoi migliori sorrisi. Dopo un istante di silenzio, con il suo tono più rassicurante disse: “Ora ascoltami, figliolo, e promettimi una cosa.”

Ben lo guardò, cercando di asciugarsi le lacrime.

“Non pensare più, anzi, non vivere dei tuoi errori. Non potrai mai dimenticare le tue azioni, ma non permettere che ti posseggano. Non guardarti più indietro e guarda solo davanti. E goditi questa seconda possibilità fino all’ultimo instante, perché anche tu meriti la felicità. Non dimenticarlo.”

“Sì, zio Lando. Te lo prometto” rispose Ben, con il tono ancora un po’ incerto per il recente pianto.

“Ma ricordati che, se un giorno ti rimetterai nei guai o avrai bisogno di aiuto... qui enterà in gioco il tuo vecchio zio Lando.** ” E ridacchiò divertito, fino a contagiare anche il nipote, che rispose: “Okay. E ne sarà grato.”

Si scambiarono dei sorrisi rassicuranti, con occhi pieni di gioia, finalmente riconciliati dopo anni dal loro ultimo incontro.

 Lando, avendo rivisto suo nipote tornare quello di un tempo, si sentì in pace con se stesso, come se fosse successa una cosa che aveva atteso molto a lungo. Era stata un'attesa molto lunga, ma ne era valsa la pena ed era felice di essere ancora qui, su questo pianeta e in questa Galassia, per vivere questo momento.

Ben, invece, si sentiva felice e basta. Provava solo questo: la felicità, dopo anni di tormenti, dubbi e conflitti. Finalmente, grazie a Rey, poteva essere sereno e godersi l’universo intorno a sé. E, questa volta, avrebbe mantenuto quella promessa.

Per sempre.

“Vorrei lasciarti in pace con la tua amica…” disse Lando, lanciando un'occhiata divertita a Rey, per poi ritornare a guardare il nipote: “Ma penso che, in questo momento, bisogna sistemare questa faccia…” e, con la mano, spostò un ciuffo di capelli che gli era scivolato davanti al volto.

Ben capì che si stesse riferendo al suo viso distrutto e livido, dopo lo scontro con i sette cavalieri Ren e il salto nel vuoto che aveva dovuto fare, oltre che per tutti gli sforzi che aveva dovuto affrontare.

“E, probabilmente, non solo quello…” aggiunse lo zio con aria incerta. “Ma, soprattutto, dobbiamo trovarti dei nuovi vestiti. Così, almeno, smetterai di sembrare così… tetro.”

Il ragazzo guardò i suoi abiti neri e ormai logori per via della battaglia, capendo che aveva ragione.

“Coraggio, figliolo” disse Lando, mettendosi al suo fianco, con una mano appoggiata sulle scapole e iniziando a camminare insieme. “Andiamo a renderci un po’ più presentabili. Così, potrai raccontami in modo chiaro tutto quello che è successo su quel pianeta.” Con un cenno, invitò a seguirli anche Chewbe e i tre droidi.

Ben lo seguì - quasi a forza - con aria un po’ incerta, senza controbattere. Il ragazzo passò davanti a Rey, cercando il suo sguardo.

Lei lo fissò con aria rassicurante, lasciando che loro si godessero quel momento insieme, come una famiglia. In fondo, erano anni che non si parlavano e forse era giusto che iniziassero a recuperare il tempo perduto.

Ben ricambiò il sorriso e ne scambiò anche uno con il vecchio zio Lando, camminando insieme in mezzo alla base.

Rey lo fissò allontanarsi con aria serena per lui.

Anche tu, devi sistemarti un po’” disse una voce femminile che parve uscire dal nulla.

La Jedi sussultò e iniziò a guardarsi attorno per vedere chi avesse parlato, finché non vide Maz Kanata ferma al suo fianco.

“In fondo, hai lottato duramente e non solo. Hai bisogno di cure e di riposo.”

L’aliena fissò la ragazza con un sorriso rassicurante, ricambiato da Rey. E, insieme, si incamminarono verso l'accampamento.

“Maz?”

“Sì, Rey?”

“Almeno tu, hai fiducia in Ben?”



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Riferimento ad un romanzo canonico di Star Wars.
Ma non ricodo quale. Comoque sì. Ben Solo, da
piccolo è scappato dal bango, nudo per abbraccare Lando. 
Non è la cosa più netera del mondo?

** Questo è un riferimento alla saga canonica 
di "Aftermath". Più di preciso del terzo libro
"La fine del''impero." Ed è una frase così
bella che volevo mettere. E si interessa,
ecco un articolo dove parla di una 
conessione tra Ben e Lando in episodio 9.
Dove c'è la frase citata.

Note:
Primo e vero capitolo
di questa storia! 
Dove Ben affronta 
il suoi ultimi membri della sua
famiglia. 
Trovando finalmete la pace.
Ma non appasate la guardia...
Riuscirà a Ben a non guardasi indietro
e mattenere la promessa?
Lo scprirete...
Ma ora, che cosa dirà la
sagga Maz a Rey?
Si fiderà di Ben?
Grazie mille per aver letto
questa storia!
Mi fa davvero piacere e ci vediamo
alla prossima!
Evola

 

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Capitolo 3
*** II ***


II

  


Non sapeva perché avesse fatto quella domanda, né perché l'avesse rivolta proprio a Maz.

Ma, considerato che Lando, C3PO, R2, BB8 e Chewbe lo avevano perdonato, forse anche l’aliena più saggia della Galassia lo avrebbe fatto. In fondo, aveva conosciuto sia Han che Leia, quindi era possibile che avesse conosciuto anche Ben, prima che diventasse Kylo Ren...

Ciò che, però, Rey in quel momento desiderava sopra ogni cosa, era portare più persone possibili dalla parte di Ben, per far capire a tutti che lui non era più quel mostro che era stato in passato.

“Beh, tu ti fidi di lui e lui si fida di te. Non è quello che volevate?” ripose Maz, con tono cordiale.

“Sì, ma…”

“Ma vorresti che Ben godesse già della fiducia dell'intera Resistenza o, almeno, di qualcuno di loro. Per non sentirti più sola contro mille.”

Rey rimase colpita. Era come se le avesse letto la mente. Era davvero incredibile. Forse, Maz aveva già intuito tutto.

“Rey…” la chiamò Maz, invitandola con un cenno della mano a inginocchiarsi verso di sé.

La Jedi obbedì, posando il ginocchio a terra e guardandola negli occhi, attenta a non perdere nemmeno una sua parola.

“Io penso che, per Ben, ciò che adesso conti davvero sia solo la tua fiducia. Certo, sarà contento di essere stato perdonato dagli ultimi membri della sua famiglia, ma sa anche benissimo di non essere benvoluto da tutti. E non sarà semplice, se non impossibile, fare in maniera che tutti lo accettino come un proprio alleato.”

Rey abbassò la testa, rassegnata a quelle parole. Maz aveva ragione.

Era impossibile che tutta la Resistenza potesse arrivare ad avere fiducia in lui.

Non importava per quanto tempo Ben si sarebbe messo all'opera per dimostrare quale fosse il suo vero io. Per alcuni, per parecchi forse, sarebbe sempre e solo rimasto il terribile Kylo Ren. Nient’altro.

“Ma, per quanto mi riguarda, ha già la mia fiducia.”
La Jedi alzò lo sguardo di scatto, incontrando il sorriso rassicurante e gli occhi piccoli ma sinceri dell'amica.

L’aliena le posò una mano sulla spalla e, con il tono più dolce possibile, raccontò di quando aveva incontrato Ben per la prima volta nel suo castello a Takodana, insieme a Han.

“Certo, quel posto non era affatto adatto per un padre, e del figlio di appena dieci anni e già forte con l'uso della Forza. Ma, in fondo, si parla di Han Solo…”

Rey fece un piccolo sorriso malinconico, ripensando al vecchio Han, che nel poco tempo trascorso insieme era stato per lei quasi una specie di padre.

“Ed era una ragazzino tanto sensibile quanto insolente. Combattivo, proprio come i suoi genitori…” Maz abbassò lo sguardo per qualche istante.

“Ma aveva anche molti dubbi riguardo molte cose. Dubbi che lo hanno  perseguitato a lungo.” Riornò a guardare negli occhi di Rey con più convinzione: “Ma ora è tornato! E, tutto questo, è successo grazie a te e al sacrificio di Leia.”

La ragazza rifletté su quelle parole, rivedendo tutti i momenti trascorsi insieme a Kylo Ren, rivivendo le loro lotte e pensando a tutti i dubbi che aveva avuto dentro di sé.

“Ho sempre sperato che Ben rimmergesse al Lato chiaro. In fondo, era solo un ragazzo insicuro e pieno di domande, facilmente manipolabile per un signore oscuro che era stato capace di ingannare persino i jedi più esperti… ma sapevo anche che ci sarebbe voluto del tempo, prima che smettesse di credere nel Lato oscuro. Leia era convinta che ci fosse ancora del buono in lui, e anche io ho sempre creduto in quella speranza. E, alla fine, aveva ragione.

Appoggiò una mano sulla guancia di Rey, accarezzandola dolcemente.

Aveva ragione. E lo ha dimostrato, compiendo quel suo ultimo sacrificio e aggrappandosi fino alla fine alla speranza. Sapeva che Ben, dentro di sé, aveva il cuore di suo padre, il coraggio di suo zio e la sua forza di volontà. E ora è tornato finalmente tra noi, e tutto grazie all'amore di una madre…”

Rey si sentì vincere dalla commozione, capendo che, forse, non era realmente una sola contro tutti. Forse era la Forza che le dava questa speranza, e ne era felice. Era felice per Ben. Era felice per loro.

La ragazza abbracciò Maz, stringendola con affetto, mentre qualche lacrima di gioia le usciva dagli occhi.
“Grazie, Maz” mormorò Rey, grata.

L’aliena ricambiò l’abbraccio, stringendola a sé e accarezzandole la schiena. Dopo quasi un minuto, aggiunse: “Non devi ringraziami. Ho detto solo la verità.”
Le due rimasero ferme in quella posizione per ancora qualche minuto, fino a quando l’aliena non ruppe quel contatto. Rey si rialzò in piedi e, fianco a fianco, cominciarono a camminare.

“Comunque, ora qual è il tuo rapporto con Ben?”

“Cosa?”

“Insomma, prima eravate nemici giurati, e adesso avete combattuto insieme contro il Lato oscuro. Quindi ora come definiresti il vostro rapporto?”

Rey rimase stupita da quella domanda, e non sapeva che cosa rispondere.

C'era stato un bacio, tra di loro, ma non avrebbe saputo come contestualizzarlo…

“Beh, non saprei. È successo tutto così in fretta…” rispose, incerta. “Posso dire che… provo affetto. Un affetto come potrei provarne con Finn e Poe…”

La Jedi guardò in basso, con aria incerta e le gote un po’ rosse. Non aveva ancora idea di che cosa provasse davvero per Ben.

Ma sapeva molto bene che non avrebbe mai e poi mai baciato i suoi migliori amici in quello stesso modo…

Maz aveva capito che la “relazione” tra lei e Ben non era affatto la stessa cosa che con Finn e Poe. Ed era sufficientemente saggia e vecchia da sapere che c'era stato qualcosa di più, tra di loro.

Non disse nulla. In fondo, non era affar suo.

Era una cosa che avrebbero dovuto scoprire loro due, insieme. E ci sarebbe voluto del tempo per questo.

Quindi, nascondendo un sorriso malizioso, rispose con un generico: “Sì, capisco.”


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Note:
Buon San Valentino! :D
E visto che single, non ho niente da
fare, e oggi è la giornata degli innamorati...
non potevo pubblicare il nuovo capitolo
della coppia più ottusa della galassia?
Con protagonista l'aliena di saggia e sveglia
-insieme Yoda- della gallasia, e dove ha già
capito tutto! 
Ma loro due no, perchè so scemi! XD
Comuque, spero che questo piccolo
capitolo vi sia piacuto, e vi dirò una cosa:
dal terzo capitolo in poi, diventerà mooolto
più interesante! ;)
Grazie mille per aver letto questo capitolo,
spero che questa storia vi stia piacendo e 
vi auguro una buona giornata! ;)
Alla prossima!
Evola 

 

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Capitolo 4
*** III ***


III

  

Era passato quasi più di un mese dalla vittoria della Resistenza, ma per il momento non avevano ancora lasciato la base segreta su quel pianeta, nel mezzo della foresta.

Anche se il Primo Ordine era stato sconfitto, infatti, la pace non era ancora tornata nella Galassia.

Per ottenere anche quel risultato, ci sarebbe voluto tempo.

Dovevano riuscire a liberare tutti i pianeti civilizzati che erano ancora sotto il controllo di quella folle dittatura e dovevano trovare i capi del governo adatti a svolgere il delicato incarico della transizione verso una nuova repubblica - la terza, per essere più precisi - e questo sarebbe stato un processo molto lungo.

Per questo la Resistenza, sotto gli ordini del Generale Poe Dameron, si trovava ancora in quel pianeta.

Molti - soprattutto la maggior parte dei civili che aveva partecipato all'ultimo scontro contro il Primo Ordine - erano partiti per i loro pianeti natali, dove avrebbero potuto iniziare una nuova vita. Altri, invece, decisero di restare lì e di unirsi ai combattenti, in attesa di nuovi ordini. Nel frattempo, tutti si diedero da fare per riparare navi, sistemare armi e munizioni, controllare i depositi di carburante e di provviste, insomma per fare tutte quelle cose che avrebbero reso la base più tecnologica e accessibile a tutti.

Poe si trovava dentro alla base. Il braccio ferito gli era guarito completamente e sembrava ormai essersi ristabilito del tutto dalla battaglia. Aveva proprio l’aspetto di un degno generale.

Dentro di sé, però, non riusciva a sentirsi tale.
Era in videoconferenza con un giovane senatrice, una ragazza che, da membro della Resistenza, aveva deciso di buttarsi in politica per contribuire a dare vita a una nuova repubblica.

“Generale Dameron” disse lei con tono serio.

“Senatrice Gail” rispose Poe, composto e con le mani dietro la schiena.

“Ho saputo che la sua squadra è ancora alla base, in attesa di nuovi ordini e missioni. È corretto?”

“Esatto, senatrice.”

“E sanno che ci vorrà un po’ di tempo, per poter creare un nuovo senato?”

“Lo sanno. Ma qui, di certo, non staranno con le mani in mano. Abbiamo tantissime cose da fare e da sistemare. Ma tutti quanti vogliono sempre sapere come stanno procedendo i lavori per la nascita della nuova repubblica. E lo vorrei sapere anche io.”

La senatrice Gail fece un piccolo sospiro e, con aria seria, rispose: “Incerto. È ancora tutto dannatamente incerto.”

Spiegò che non era stato facile divulgare la notizia della fine della guerra a tutta la Galassia. E, a quel che pareva, quasi nessuno voleva più fidarsi di una repubblica con un governo centrale dopo due dittature - e non li si poteva certo biasimare. E, per di più, non sarebbe stata un'impresa semplice trovare persone affidabili che non avessero dei secondi fini.

“In pratica, generale, siamo ancora a un punto morto” concluse.

“Capisco…” borbottò Poe, con occhi bassi e con aria un po’ delusa. Dopo che loro avevano combattuto una guerra così devastante, avrebbe preferito avere più fatti e meno parole.

Ma ci stiamo lavorando. Abbiate solo un po’ di pazienza. Non è facile ricominciare tutto da capo…” rispose la senatrice con convinzione, sebbene non potesse nascondere anche lei la delusione per tutta quella situazione tanto complessa.

Ci fu un attimo di silenzio, un silenzio un po’ teso mentre entrambi si osservavano con aria dispiaciuta.

Comunque,” ruppe il silenzio Gail, ritornando seria e fissando il generale, “so che lei ha sotto la sua custodia l’ex leader supremo Kylo Ren.”

“Ora si fa chiamare Ben Solo” la corresse il generale quasi automaticamente, alzando la testa di scatto. Il suo volto non esprimeva emozioni, ma dentro stava tremando.

Non si sentiva pronto a trattare questo argomento.

La ragazza alzò le sopracciglia con aria sorpresa, ripetendo: “Ben..  Solo?”

“Beh, era il suo nome prima di diventare Kylo Ren. Visto che Ren è ‘morto’, ora si fa chiamare di nuovo con il suo vero nome.”

“Va bene” disse la senatrice, con un po’ di diffidenza.

Poi, ripreso il suo aspetto distaccato e serio, domandò: “Ma è vero che lui fa parte della sua squadra? E che si è assunto tutta la responsabilità delle sue azioni? È corretto?”

“Sì, senatrice.”

“E lui è consapevole di essere in attesa di un processo per tutti i crimini che ha commesso, quando si creerà il nuovo governo?”

“Sì, gliel'ho spiegato e non ha opposto nessuna reazione. Lo ha accettato e basta.”

“Bene” rispose la giovane, nascondendo il suo stupore. Non si aspettava certo una risposta del genere. “Quindi, da quello che mi hanno riferito, lui non è un vostro ‘prigioniero’?”

“No, senatrice. È qui come membro della Resistenza. Ha voluto guadagnarsi la nostra fiducia e protezione, lavorando con noi e obbedendo agli ordini.”

Spiegò che, da quando si era arreso a loro, presentandosi come Ben Solo, aveva iniziato a lavorare duramente, aggiustando navi, pulendo armi, spostando attrezzatture e altri carichi, servendo il cibo in tavola e, ogni tanto, arrivando persino a rinunciare alla sua porzione per darla ad altri che gli sembrava avessero bisogno di più energie. E prendeva ordini da chiunque, anche da quelli che lo obbligavano a fare i lavori più duri e umilianti.
Non sembrava per nulla irritato o furioso per gli atteggiamenti di chi, in maniera palesa, lo odiava. Anzi, accettava tutto senza mai controbattere nulla.

E lei, generale, si fida di lui?” chiese la senatrice, con tono pacato.

“Beh, non posso dire di sì. Ma sta dimostrando di essere leale verso la Resistenza, questo è indubitabile. Si sta impegnando per noi e sembra davvero interessato a guadagnarsi la nostra fiducia. Quindi, penso che i suoi intenti siano quantomeno sinceri” spiegò Poe. Il suo tono, all’inizio un po’ incerto, si fece via via più sicuro di sè, mentre arrivava verso la fine della sua spiegazione.

Ma Gail non sembrava molto convinta per tutta quella situazione, tanto che domandò, senza celare il proprio turbamento: “E lei davvero non crede che possa avere un secondo fine? O che, peggio, un giorno possa ritornare a essere come Kylo Ren, vendicandosi e facendo una strage?”

“Beh… io non credo” rispose Poe, convinto.

“All’inizio, lo ammetto, anche io avevo questi dubbi. Ma si è comportato in un modo quasi impeccabile, davvero esemplare. E, quando abbiamo iniziato ad abituarci della sua presenza, è diventato quasi invisibile per noi, visto che non parla mai con gli altri.”

Gail rimase colpito da quelle parole: per uno come Kylo Ren si sarebbe aspettata che fosse stato chiuso in una cella, e che la chiave fosse stata buttata via in attesa di un processo dall'esito quantomeno scontato.

E, invece, stava ascoltando una storia completamente diversa. In un certo senso, era soddisfatta di questo evento, perché almeno sembrava che qualcosa stesse andando per il verso giusto.

“E poi, l’ho messo alla prova” soggiunse il generale. “Ho voluto testarlo, diciamo. Ho chiesto ai miei ragazzi della squadra di prendersi ‘gioco di lui’, in modo leggero e senza violenza. Dovevano solo provocarlo e lanciargli qualche frecciatina, per vedere come avrebbe reagito. E, con mia immensa sorpresa, non ha mai reagito a niente.” E lo disse con orgoglio.

“Non ha mai né contraddetto nessuno né risposto a tono. È rimasto impassibile e ha incassato tutto, senza se e senza ma. Quindi, penso proprio che quella parte di lui forse sia morta per sempre.” Poe si sentiva orgoglioso, come se la redenzione di Ben Solo fosse diventata una sua faccenda personale.

Ma la senatrice non sembrava della sua stessa opinione. Anzi, aveva il volto irritato guardando il pilota con aria aggressiva e apprensiva.

“Quindi, mi sta dicendo, generale,” disse, con tono duro,che lei ha chiesto alla sua squadra di provocare volontariamente la persona che, fino a poco tempo fa, rappresentava una delle più grandi minacce della Galassia! Ha ucciso, torturato e distrutto pianeti. È diventato leader supremo di una dittatura militare, è potente nell’uso della Forza ed è noto a tutti per i suoi scatti d’ira molto violenti. Insomma, lei ha fatto rischiare loro la vita per una sua scelta?”

Il volto Poe si paralizzò, mentre abbassava gli occhi e ripensava al suo “brillante” piano.

“Beh, detta così, potrebbe sembrare una ‘pessima idea’…” ammise lui, per poi alzare gli occhi con aria convinta e ribattere: “Ma almeno ha dimostrato la mia teoria e ne è valsa la pena! E, poi, era circondato da un sacco di soldati con il grilletto facile e pronti in ogni momento. Era meglio testarlo, piuttosto che lasciarlo andare in giro come se niente fosse!”

Gail non era del suo stesso parere. Lo guardò con pazienza e rispondendo: “Generale Dameron, con tutto il mio rispetto, ma lei conosce davvero il poteri e le abilità di Kylo Ren?”

Poe rimase spiazzato da quelle parole, restandone confuso. Pensò ad una risposta. Ma, prima che avesse trovato le parole adatte, la ragazza riprese: “Kylo Ren era in grado di fermare i colpi di blaster a mezz’aria con una solo mano, e con l'altra torturava i suoi nemici. Grazie alla Forza!”

In quel momento, il Ribelle cominciò a sentirsi più a disagio, soprattutto per lo sguardo della senatrice, che riusciva a essere paziente e aggressivo allo stesso tempo.

E non solo, era anche un ottimo combattente, un pilota esperto ed era quasi inattaccabile con la sua spada laser. E ammeto che era un bravo stratega. E lei, ha rischiato la vita dalla sua squadra, sottovalutando il suo – ormai - ex nemico, per ‘testare’ una sua teoria?”  Lo guardò con espressione furiosa: “È sicuro di aver assistito alle battaglie e di essere stato torturato da lui?”

Okay, questo me lo sono meritata…” pensò il ribelle, riflettendo su tutta quella ramanzina.

Ma cercò ugualmente di dare una risposta convincente: “Okay, magari non è stata una delle mie migliori strategie. Ma ha dimostrato che io avevo ragione! Ovvero, che Kylo Ren è veramente morto. E Ben Solo è ritornato tra noi. E non solo, ma che sta anche dimostrando di essere davvero dalla nostra parte. Anche se io provo ancora dei dubbi su di lui, almeno posso dargli una possibilità, perché se la sta meritando. E, così, posso anche affermare che Rey e Leia hanno sempre avuto ragione, che c’è sempre stato del buono in lui.”

La senatrice fu molto colpita, sia dal suo discorso che dalla sua sicurezza. E si convinse delle sue parole al punto che non seppe come controbattere con lui.

“D’accordo, generale. Mi fido di lei.” rispose con dignità. “Se lei è convinto che Ben Solo, ormai, sia diventato uno di noi, e che si meriti la nostra fiducia, allora ne prendo atto e gli do una possibilità, visto che si è assunto la responsabilità di tenerlo d’occhio e di controllare le sue azioni. E, da quello che mi ha riferito, sembra che stia facendo un buon lavoro.”

Poe si sentì sollevato nell'udire quelle parole, perché ne aveva bisogno. Da quando Leia gli aveva affidato il ruolo da generale, aveva paura di non essere alla altezza di quell'incarico di responsabilità.

E più il più tempo passava, più questo dubbio lo terrorizzava. Quindi, quelle parole erano bene accette, in quel momento. Lo fecero sentire più sicuro.

Ma le do un consiglio” continuò lei, seria. “Anche se Ben Solo è dalla parte della Resistenza, non dovete in alcun modo sottovalutarlo né abbassare la guardia su di lui. Spesso, le persone non cambiano, anche se sono abbastanza abili da convincerci del contrario. E alcune possono farlo quasi senza che noi che ce ne accorgiamo, soprattutto se possiedono un potere più grande di noi. Quindi, fate molta attenzione… le possibilità che Kylo Ren ritorni sono ancora alte.”

“Sì, senatrice Gail. Non lo sottovaluteremo.”

Perfetto. Mi fido di lei” disse la ragazza con tono gentile, per poi tornare ad assumere quello di rimprovero: “Ma la prossima volta che vorrà testare una sua ‘teoria’ verso un essere come lui, lo faccia da solo e senza coinvolgere altre persone. Sono stata chiara, generale Dameron?”

Poe abbassò la testa e incassò quell'ultimo commento, perché se lo meritava. Era colpa della sua famosa testardaggine, lo sapeva.

“Sì, senatrice.”

Ma, a proposito della Forza, come sta Rey?”
Il ribelle alzò lo sguardo, rispondendo quasi all’improvviso, contento di cambiare argomento: “Bene. Sta bene. Si è ripresa e si sta allenando nell'uso della Forza.”

“Con... Ben?”

“Sì, con Ben. Rey è una delle pochissime persone di cui Ben si fidi, nonché l’unica che sappia gestire la Forza. Quindi, si allenano insieme.”

“E secondo lei, generale, come sta andando tra loro?” chiese Gail, incuriosita.

Il pilota ci pensò qualche istante, per poi rispondere con franchezza: “Sinceramente, senatrice? Non ne ho idea.”



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Note:
Prima di tutto, non esite la senatrice Gail.
Mi sono inventata il nome, quasi al l'utimo
momento, perchè non avevo idea chi sarebbe
stato i nuovi senatori(senatici dopo la caduta del
primo ordine. (e quelli più famosi, sono morti...)
Percio, ecco a voi la senatrice Gail! Non sarà MAI
come Leia, ma ci prova! XD
Comuque, spero che vi è piaccuto vedere
questa parte dedicata alla Resitenza, post-guerra.
Con Poe, in un ruolo che non si sente suo, parlado
della situazione di Ben al senato. 
Ovviamente, in una sitazione mooolto complessa.
E ammeto che, mi sono divertita a rendere Poe
un totale idiota! XD 
Ma è stressato....
Spero che questo capitolo vi sia
piacuto! 
Perchè da lì, le cose inizano a farsi più
interessanti.
Sopatutto tra Rey e Ben ;)
Grazie a tutti quelli che hanno letto
e recesioto questa storia, spero che il
resto vi piaccia ancora di più e alla prossima!
Evola 


 

 

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Capitolo 5
*** IV ***


IV

  

Ben si trovava in mezzo alla foresta, lontano da tutto e da tutti, gli occhi chiusi e i sensi tesi verso ogni più piccolo suono che sentiva riecheggiare attorno a sé. Tra le mani stringeva un lungo bastone, che teneva con un'estremità appoggiata a terra.

Sembrava così concentrato da non fare davvero attenzione a quello che stava accadendo tutto attorno ma, quando qualcosa di anomalo si mosse alle sue spalle, aprì gli occhi, si girò di scatto e parò un colpo di bastone.

Il colpo era stato vibrato da Rey, che iniziò a muovere la sua arma agilmente nel tentativo di colpirlo, anche se Ben continuò a difendersi e a parare con molta abilità. A ogni singolo passo che lei compiva in avanti, lui ne muoveva uno indietro, in maniera che la distanza tra di loro restasse invariata.

Subito dopo essere entrato a far parte della Resistenza, Ben aveva iniziato a discutere con Rey riguardo all'equilibrio della Forza e al modo in cui avrebbero potuto riportarlo.
Avevano concluso che soltanto continuando a esercitarsi nell'uso della Forza avrebbero potuto raggiungere quel traguardo.

E, considerando che avevano ricevuto due addestramenti molto differenti, in tempi diversi, e che avevano vissuto esperienze parecchio dissimili, avevano capito che loro non sarebbero potuti essere Maestro e Padawan, bensì due Jedi completi e di uguale livello, che avrebbero potuto apprendere molte cose e segreti insegnandosi l'un l'altra e trattandosi alla pari.

E, fino a quel momento, stava andando tutto bene.
Rey e Ben si fermarono, abbassando i loro bastoni da allenamento, e, con i volti sudati e i respiri lievemente affannati, si scambiarono dei piccoli ghigni di soddisfazione.

“Ammetto che sei migliorata. Ma ti fai ancora sentire, quando cerchi di sorprendermi alle spalle” disse Ben.

“E tu sei ancora troppo incauto!”

“Cosa?”

Rey si spostò di un passo e, con il bastone, cercò di colpirlo al basso ventre. Ma il ragazzo se ne accorse e provado a schivarla. Però, per colpa di una radice che sbucava dal terreno, inciampò e cadde a terra, trovandosi subito con il bastone puntata in faccia.

La ragazza osservò lo stupore farsi largo sul suo viso e iniziò a ridere.

 “Grande combattente, ottimo stratega sia in attacco che in difesa, e riesci ad inciampare in un rametto?”

“È una radice!” la corresse Ben, irritato. “E, comunque, prova tu a non perdere l'equilibrio, in mezzo a una foresta piena di sassi e rami, mentre cerci di difenderti dai colpi di una ragazzina insolente.”

La Jedi lo guardò con un sopracciglio alzato e con aria di finto stupore, mentre Ben la fissò con irritazione, rimanendo in silenzio.

Poi, però, scoppiarono a ridere tutti e due. Non riuscivano mai a resistere e, spesso, durante i loro allenamenti, finivano con lo scherzare insieme e prendersi in giro a vicenda. In fondo, pensavano di poterselo permettere, dopo tutto quello che avevano passato insieme.

Quando il riso si fu un po' calmato, Rey allungò la mano verso di lui e Ben la afferrò per farsi aiutare a rialzarsi. Non smisero un momento di sorridere.

Rey ammirò – ancora una volta - il nuovo Ben Solo.

Nonostante avesse mantenuto lo stesso taglio di capelli - e nessuno dei due sarebbe riuscito a immaginarselo diverso - adesso indossava abiti differenti da quelli neri e oscuri che era solito portare quando si faceva chiamare Kylo Ren, e appariva decisamente più rassicurante.

Con quella camicia color bianco sporco sbottonata sul collo e un po' stropicciata, i pantaloni blu notte, il cinturone di pelle marrone - ma privo della custodia per il blaster o la spada, dato che i membri della Resistenza, per precauzione, non gli avevano consentito di portare armi con sé - e gli stivali neri, assomigliava molto ad Han.

Ma, in fondo, aveva sempre avuto il cuore di suo padre. Anche nei momenti peggiori: per quanto si fosse sforzato di distruggerlo, Han Solo non lo aveva mai abbandonato e aveva continuato a vivere dentro di lui.

La cosa che più era cambiata, però, era il suo volto. L'espressione dura e piena di odio che aveva sfoggiato nei momenti di rabbia era scomparsa per sempre, sostituita da un'espressione serena, mentre i segni della dura lotta stavano poco per volta guarendo. Inoltre, non aveva più quella cicatrice che lei stessa gli aveva procurato.

Se n'era resa conto soltanto dopo che erano riusciti a salvarsi da Exegol. Probabilmente, quando lei lo aveva salvato dalla morte, non lo aveva guarito solo quella ferita .

La cicatrice, il segno distintivo di Kylo Ren, era scomparsa quando Kylo Ren era morto e Ben Solo era rinato.

Ben era sereno. Non c'erano più sofferenza e dolori nella sua anima. E Rey era fiera di lui.

In quanto a Ben, si sentiva in pace con se stesso. Era certo di aver finalmente trovato la sua strada.

Anche se… i suoi tormenti non erano finiti del tutto, ma ancora, non lo sapeva...

I due Jedi si guardarono negli occhi, scambiandosi sorrisi sereni e tenendosi per mano. Rimasero in silenzio, come se non avessero alcun bisogno di parlare, e in fondo era vero, perché i loro sguardi comunicavano più di mille parole.

“Riprendiamo ad allenarci?” chiese Rey.

“Beh… possiamo smettere per oggi” rispose Ben. “Ma dobbiamo migliorare la tua capacità di mimetizzazione, mentre io devo riuscire a imparare a essere meno scoperto e a non abbassare troppo la guardia durante il combattimento.”

“Magari, non c'entra che tu sia troppo scoperto; il fatto è che io sono meno alta e quindi posso colpirti più facilmente i punti più scoperti, che tu ti addestri o meno.”

Ben assunse un'espressione di finto stupore, rispondendo ironicamente: “Oh! Allora tu dovresti diventare più alta, e io più basso. O pensi che debba cambiare avversario?” Fece un mezzo sorriso.

Rey prima alzò gli occhi al cielo, fingendosi esasperata, poi iniziò un'altra volta a ridere divertita insieme al suo compagno di allenamento.

La risata si spense pian, piano, mentre tornavano a guardarsi con la stessa aria spensierata di prima.

La Jedi iniziò ad avvicinarsi al suo volto, con tutta l'intenzione di baciarlo. Ma lui si ritrasse all'indietro, con espressione incerta, come se volesse evitare quel contanto.

Rey se ne accorse, ma prima di poter dire qualsiasi cosa fu distratta dal comlink di Ben, che cominciò a risuonargli in tasca.

E, con velocità quasi disumana, come fosse contento di avere una scusa più che valida per allontanarsi da lei, Ben afferrò il suo comunicatore, si voltò dando le spalle alla ragazza e rispose subito con un: “Sì, qui è Solo. Passo.” Il tutto avvenne sotto agli occhi perplessi e straniti della Jedi.

Qui è il tenente Connix. Riesce a ricevermi, Solo? Passo.”

“Ehm, sì. La ricevo forte e chiaro, tenente Connix. Passo.”

Sia Ben che Rey furono perplessi da quella chiamata
inaspettata, ma restarono in ascolto con attenzione, sperando che non fosse una cosa troppo seria o addirittura peggio.

Il generale Dameron vuole parlarle con lei. Da solo” rispose la ragazza in modo diretto. “Quindi, le consiglio di raggiungere immediatamente l’accampamento. Passo.

Certamente, tenente, gli dica che sto arrivando. Passo.

“D’accordo. Passo e chiudo.” La comunicazione si interruppe.
Lo Jedi fece un lungo sospiro, quasi di sollievo, mentre rimetteva il suo comlink in tasca.

“Forse è meglio che vada” disse Ben, sempre dando le spalle a Rey.

“Vuoi che ti accompagni?” chiese lei a braccia conserte.

“No, meglio di no” rispose Ben, girandosi per guardarla. “Hai sentito anche tu. Poe vuole vedermi da solo. E non ho voglia di disobbedirgli. Non ancora, almeno.” Disse quest'ultima frase sperando di farla ridere, ma fallendo.

Rey mantenne infatti un'espressone neutra, rispondendo: “Sì, ma perché ti vuole vedere?”

Lui ci pensò per un istante, rispondendo: “Beh, vorrà sapere come sta andando qui.” Fece spallucce, continuando: “In fondo, sono sotto sorveglianza. Quindi, è normale che voglia vedermi e sapere che non ho ucciso nessuno, in questi cinque giorni.”

Ben” lo richiamò Rey, con tono serio.

“Non preoccuparti” la rassicurò, posandole le mani sulle braccia e guardandola negli occhi. “Vorrà solo parlarmi dei miei progressi, dei nostri allenamenti o avvertimi di qualcosa, tutto qui. Nulla da temere, vedrai.”

Si fissarono in silenzio, fino a quando Rey interruppe quel momento con un lungo sospiro, prima di rispondere: “Va bene.”

“Allora, io vado.”

Ben iniziò ad allontanarsi, camminando all’indietro e dicendo, senza staccare gli occhi da Rey: “Ci troveremo all'accampamento. Nel frattempo, potresti ricominciare con la meditazione. Magari, scoprirai che cosa dicono gli antichi Jedi su di noi!" Senza attendere la sua risposta, si allontanò a passo svelto.

Rey lo guardò allontanarsi, mormorando tra sé e sé: “Oppure, mi diranno che cosa dovrei fare con te….” E ripensò al bacio che aveva tentato di dargli e alla distanza subito creata da parte di Ben.

Abbassò la testa e ripensò al loro rapporto, senza capire bene come definirlo


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Note:
In breve: Ben Solo avrà il cuore di suo padre,
ma non la sua sicurezza e talento sulle donne! 
Lì, ha pareso da sua madre! XD
Comuque, volevo pubblicare questo capitolo lunedì.
Ma... ho pensato "perchè non oggi?" e l'ho fatto!
Best motivo ever! XD 
Scherzi a parte, ora abbiamo visto il rapporto tra
Ben e Rey dopo la guerra. Un rapporto finalmente in pace
e cordiale, ma ancora incerto. 
Infatti hanno ancora un grosso muro da abbattere.
Ma, che la faranno a distruggerlo? 
E che Ben sconfiggerà i suoi dubbi?
Lo scopiremo dei prossimi capitoli! ;)
Ma ora che cosa vorrà Poe da lui?
Saranno buone o cattive notizie?
Lì, del prossimo capitolo!
Spero che questa storia vi stia piacendo
e grazie per aver letto fino a qui!
Sono davvero che vi stia piacendo!
Evola 

 

 

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Capitolo 6
*** V ***


 V

   

Mentre aspettava che Ben lo raggiungesse, Poe era salito sopra una scala, con BB8 fermo ai suoi piedi, e aveva cominciato a riparare il motore di un caccia che si era guastato.

Poteva anche essere diventato generale, ma rimaneva pur sempre un pilota e un meccanico, e certe cose non sarebbero mai cambiate, neppure se fosse diventato senatore.

“E andiamo! Stupido pezzo di ferraglia di…” grugnì, cercando di allentare un bullone, ma fu interrotto dai “bip” del suo droide, che lo avvertiva che qualcuno era entrato nell'hangar.

Poe si girò, vedendo il giovane Solo venire verso di lui, per poi fermarsi in posizione eretta e le mani dietro la schiena.
“Voleva vedermi, generale Dameron?”

“Sì, Solo” rispose, con tono un po’ irritato. “Ma dovrai aspettare, finché non avrò capito come mai questo dannato aggeggio non parta, io non avrò pace!” e continuò ad armeggiare con il motore.

Ben attese con pazienza di essere ricevuto e, con la coda dell’occhio, guardò il motore che Poe stava cercando di riparare, dicendo: “Deve invertire i primi due cavi.”

Il pilota si fermò, girandosi di nuovo verso il ragazzo, con aria stranita, rispondendo: “Cosa?

“I primi due cavi del motore. Sono invertiti. Lei sta cercando di sistemare i bulloni, ma quelli vanno bene. Deve solo invertire le due spine.”

Poe lo guardò con stupore, prima di iniziare a ridere divertito ma anche con un certo nervosismo, rispondendo:

“Senti, Solo. So che tu sei figlio di un gran pilota ed esperto meccanico. E ammetto anche che tu eri una grande spina nel fianco, quando eri dentro ai tuoi dannati caccia, perché eri un ‘egregio’ pilota” ammise, con un po’ di fatica. “Ma sono anche io figlio di un’ottima pilota, e senza modestia posso dire di essere un grande esperto di caccia e motori, che ha dato parecchio filo da torcere al Primo Ordine. Quindi ti assicuro che, se il problema fossero due cavi, me ne sarei già accorto da un bel pezzo.” E si indicò con il pollice, con aria sicura e mezzo ghigno di strafottenza dipinto in volto: “Chiaro?”

“Sì, generale.”

Ben distolse lo sguardo sia dal caccia che dal pilota, guardando in basso e attenendo che lui gli concedesse finalmente la sua attenzione.

Poe ritornò al motore, cercando di sistemarlo. Alla fine diede una breve occhiata al suo “insolito” alleato, accertandosi che non lo stesse guardando e, con un gesto veloce, convertì i due cavi, mettendo finalmente in funzione il motore. Dentro di sé, dovette ammettere che Ben aveva ragione.

“Oh!”

Lo Jedi alzò lo sguardo, vedendo che il caccia aveva preso a funzionare. Ma il generale, pur di non concedergli questa soddisfazione, assunse una finta aria di convinzione.

“Visto?" disse. "Era solo qualche bullone fuori posto!” Iniziò a scendere dalla scaletta, continuando: “In fondo, come ho già detto, sono un meccanico esperto! Conosco i motori come se fossero libri aperti! Non hanno segreti per me! E se si fosse trattato soltanto di due cavi, non avrei perso tutto questo tempo. Giusto?” Gli rivolse un sorriso di superiorità, appoggiandosi con il gomito al corrimano della scala.

“Certo, generale” rispose Ben.

BB8 – che aveva capito tutto - rivolse vari suoni di disapprovazione verso il suo padrone, attirando l’attenzione dei due uomini.

Poe gli lanciò un'occhiata con lo stesso sguardo di una vipera e, muovendo appena le labbra, sillabò: “Non metterti in mezzo!” per poi tornare a guardare Ben con aria di superiorità, mentre il piccolo droide tondo fece un segno di rassegnazione con la testa.

“So che voleva parlarmi, generale” disse il ragazzo, mentendo un'espressione neutra.

“Sì, esatto” rispose Poe, mettendosi composto davanti a lui con serietà. “Volevo sapere come sta andando qui, dal tuo punto di vista.”

Il generale si mise a braccia conserte, in attesa della sua risposta. A dire il vero, si sentiva a disagio, e avrebbe preferito non dover affrontare questa discussione.

Ma, dopo l’incontro con la senatrice Gail, si sentiva in dovere di farlo.

Ben all’inizio non capì bene la sua domanda, e chiese: “Come?”

“Ho detto, come ti trovi qui con la Resistenza, dopo tutto quello che è successo…” spiegò Poe, un po’ incerto. “Insomma, i tuoi progressi e i tuoi pensieri dopo più di un mese dalla fine della guerra.”

Ben questa volta capì e rispose con tono sicuro: “Credo che stia procedendo abbastanza bene.”

Poe alzò un sopracciglio per lo stupore, ma non fece commenti e lo lasciò parlare.

“All'inizio non è stato facile, ma non mi aspettavo nemmeno che lo fosse. Perciò mi sono adattato e sono andato avanti, seguendo tutti gli ordini alla lettera, cercando di dare il mio contributo e di fare sempre del mio meglio. Ho svolto lavori pesanti e umili, e ho più volte subito insulti e scherzi non troppo ‘leggeri’. Ma ho lasciato correre, sperando che, con il tempo, gli altri membri della Resistenza si sarebbero stufati di farmeli o almeno si sarebbero abituati alla mia presenza. E, infatti, ho avuto ragione.”

“Già, capisco…” disse il generale, con tono incerto. “A volte, certa gente non sa controllare la propria rabbia…” e fissò in basso, cercando di nascondere la sua smorfia colpevole, mentre ripensava all'ordine che aveva dato ai suoi uomini per il suo “esperimento”. Il tutto, avvenne sotto l'occhio meccanico e accusatore di BB8.

“Ma hanno smesso” disse poi, alzando lo sguardo con aria convinta. “Significa che molti si stanno abituando alla tua presenza. E credo che sia un bene.”

“Io non sono ancora del tutto convinto. Ma, comunque, li capisco, per tanto tempo sono stato il loro più grande nemico” spiegò Ben. “E, per questo, cerco di essere il più invisibile possibile. Per non creare problemi.”

“Però, ho saputo che hai smontato il tuo vecchio caccia, e che una parte dei pezzi li hai utilizzati per sistemare le nostre navi, mentre un'altra parte l'hai venduta, ricavandone parecchi crediti che hai verso per intero nelle casse della Resistenza.”

“Ho fatto solo ciò che mi sembrava la cosa giusta da fare” spiegò Ben, con tono serio. “Ormai, quel caccia non mi serviva più a niente, e non lo volevo di certo tenerlo. Sapevo che alcuni di quei pezzi sarebbero stati utili per le vostre navi, mentre altri sarebbero stati valutati una fortuna al mercato nero. E non è che sia proprio fiero di ammetterlo, ma ho le mie conoscenze in quel campo. E, visto che la Resistenza, in questo momento, ha bisogno di finanziamenti, ho pensato di aiutarvi.”

Poe non sapeva che cosa dire, era solo stupito, anzi più che altro confuso. Lo era tanto per quel gesto, quanto per le sue parole. Ma, soprattutto, per una volta non sapeva come rispondere, una cosa rara per lui.

Così, decise di far cadere la sua maschera da generale e di ritornare alla sua vera natura da pilota. Con un po’ di strafottenza, disse: “Sai, Solo? Devo ammettere che mi aspettavo di peggio, da te.”

Ben rimase perplesso per le sue parole, ma non si scompose. Anzi, lo fissò con la stessa aria neutra di prima, aspettando di sentire il seguito delle sue parole.

“Pensavo che ‘ospitare’ l’ex leader Supremo del Primo Ordine in una base di Ribelli della Resistenza mi avrebbe provocato talmente tanti casini che, al confronto, tutti questi anni di guerra non sarebbero sembrati niente” disse Poe, alzando gli occhi al cielo e sospirando.

“Ma... mi sbagliavo” continuò, mentre ritornava a fissarlo.

“Ti sei dimostrato obbediente e senza mai controbattere o infuriarti. Hai lavorato e hai aiutato, ma senza chiedere nulla e restando sempre nell’ombra, anche quando ti meriteresti solo un po’ di rispetto. E devo ammettere che sono davvero sconvolto. Pensa, un'oretta fa ero in contatto con la senatrice Gail. Lei si aspettava che ti avessi rinchiuso in un buco di tre metri sotto terra, con tanto di gabbia e chiave buttata via. E, se non fosse stato per Rey… e per l’impegno del mio predecesore…” disse le ultime parole con una immensa fatica.

Ben abbassò invece gli occhi per un istante, nascondendo la propria tristezza.

Per entrambi, era ancora molto difficile riuscire a parlare di Leia. Anzi, era quasi impossibile parlare di lei, senza provare una piccola fitta di sofferenza. Bastava solo nominarla, per poi ritrovarsi in silenzio, con la mente tesa per pensare a lei.

“Insomma, se non fosse stato per loro due, la senatrice avrebbe avuto ragione” continuò Poe, ritrovando il tono convinto e sicuro di un istante prima. Il Jedi alzò lo sguardo.

“Ma, quando le ho spiegato la situazione, era colpita. Più di me. E io voglio mantenere questa situazione. Le ho assicurato che sei sotto sorveglianza e mi sono assunto tutta la responsabilità. Perciò, cerchiamo di mantenere questa situazione il più a lungo possibile. Altrimenti, sarò io stesso a cacciarti sul fondo di una buca di tre metri e senza luce. Intensi?”

“Sì, generale” rispose. “Anzi, sono convinto che questa situazione non cambierà. Ha la mia parola.”

“Bene.”

Calò il silenzio, e Poe guardò a terra per qualche istante, domandandosi se fosse arrivato il momento di congedarlo o se avesse ancora qualcosa da chiedergli. Finché non gli vennero in mente i suoi allenamenti Jedi con Rey. Alzò lo sguardo, chiedendo come stessero andando i loro “approcci con la Forza”.

Ben rispose con i loro allenamenti stavano procedendo egregiamente e con calma, visto che dovevano ancora comprendere a fondo e gestire l’equilibro della Forza.

Si allenavano senza spada laser, dato che al ragazzo era stato proibiti il possesso di qualsiasi tipo di arma. Ma, soprattutto, quando i tempi fossero stati più maturi, avrebbero desiderato allenarsi con delle nuove spade, interamente create da loro, visto che non se la sentivano più di continuare ad usare quella di Anakin e quella di Leia.

Se avessero dovuto combattere, avrebbero voluto farlo con le proprie armi, costruite da loro stessi, che li rappresentassero fino in fondo.

Ma, visto che era ancora tutto instabile, dovevano ancora aspettare per quel passo tanto importante.

“Capisco…” rispose il pilota, grattandosi piano la testa. In realtà, era un po’ confuso. Ma, in fondo, non aveva mai compreso la Forza - per quanto si fosse sforzato di provarci - perciò, si limitò a fare finta di capire, rispondendo:” Okay, volevo soltanto informarmi meglio su questa storia.”

Entrambi rimasero in silenzio, finché Ben parò di nuovo.

“Quando avrò il mio processo, generale Dameron?”

Poe non si sarebbe mai aspettato una domanda così diretta da parte sua, non dopo un mese di silenzio, mutismi o frasi del tipo “Sì, generale Dameron” o “certo” dopo un ordine.

“So che avrò un processo per i miei crimini, e so di meritarmelo. Ma vorrei sapere quando accadrà” continuò il ragazzo.

Il pilota ci rifletté brevemente, rispondendo: “Non lo so.” E sospiro, rassegnato.

“In questo momento, abbiamo a disposizione pochi senatori e anche provvisori, che stanno cercando con molta fatica di ricostruire la democrazia dopo anni di dittatura. Ma ci sono ancora alcuni pianeti della Galassia che non sanno che il Primo Ordine è caduto, altri invece simpatizzano ancora per loro e, in più, non sappiamo di quali senatori o politici possiamo fidarci veramente. Molti di loro, anche se adesso sono pronti a giurare il contrario, erano collusi con il Primo Ordine, ed è davvero difficile stabilire quali siano davvero onesti e quali, invece, siano corrotti o desiderosi di costituire un’altra dittatura militare.”

A quel punto, Poe si appoggiò una mano in mezzo agli occhi, massaggiandosi per via del troppo stress accumulato, sentendosi improvvisamente molto stanco.

“In pratica, Solo, in questo momento la Galassia è nel bel mezzo di un gran casino. Forse, peggiore ancora di quando crollo l'Impero Galattico. Costituire una corte marziale per giudicarti è l'ultimo dei nostri pensieri. E non c’è nessuno a governare e io, in questo momento, mi sento così esausto. Ma tutti si aspettano il meglio da me. Ma… credo che non posso farcela…” confessò.

Appoggiando le braccia alla ringhiera della scala, fece un profondo sospiro, con un'espressione distrutta sul volto.
Non era fiero di quella confessione. Ma era la verità. E dirla ad alta voce lo fece sentire leggero e in colpa allo stesso tempo.



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Note:

Ecco il nuovo capitolo! 
Molto prostetivo e profondo, 
sul il raporto tra Poe e Ben post-guerra.
Ed è solo la prima parte di questo incotro!
Del prossimo, sarà molto più profondo e un pò
dolce amaro.
Sopatutto, da un certo argomento....
Spero che questo capitolo non vi abbia annoiato,
che vi sia piacuto. 
Perchè, come vi ho già detto, il prossimo
capitolo, sarà ancora su di loro due ;)
Grazie per essere arrivati fin qui e alla 
prossima!
Evola

 

 

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Capitolo 7
*** VI ***


VI

  


 

 Ben ascoltò ogni parola, sentendosi crescere dentro una gran pena per quel generale che avrebbe preferito rimanere soltanto un pilota.

“La capisco…”

Poe alzò la testa, vedendo gli occhi dello Jedi. Questa volta, quei suoi occhi, quello sguardo, erano più espressivi, sembravano quasi gentili e comprensivi.

Era come se la parte più umana di lui stesse prendendo sempre più il sopravvento. Sembrava che si stesse trasformando in una persona veramente diversa da quella che era stata.

“So che cosa voglia dire avere addosso le aspettative di molte persone. Persone che vogliono vedere solo il meglio di te e che non sono disposte ad accettare nemmeno un piccolo sbaglio. Così, vai avanti e cerchi di essere il migliore, di mantenere le apparenze, cerchi di raggiungere i livelli che gli altri si aspettano da te e finisci per dimenticarti di te stesso... e, alla fine, ti ritrovi a soffrire in silenzio. E non ti rimane che cadere, spezzato in mille pazzi… con niente altro che la sensazione di non meritarti più niente.” Gli occhi di Ben fissarono il vuoto, mentre cercava di nascondere l'espressione triste che gli aveva invaso il volto.

Il pilota lo osservò ascoltando con attenzione le sue parole, capendo a che cosa si stesse riferendo.

“E poi arriva un momento in cui non hai più nessun motivo per continuare a mantere quelle aspettative, eppure continui a farlo. Perché accanto a te c’è sempre qualcuno che ti chiede l’impossibile. E dall'altra parte… sei convinto che la tua vita sia basata solo su questo e non hai altra scelta, di darti altri obiettivi da raggiungere. Punti solo a quello, e così finisci per distruggerti la vita per sempre…”

Cadde il silenzio. Poe non sapeva che cosa dire o rispondere –ancora una volta - ma, per la prima volta, dopo tutto questo tempo, si rendeva davvero conto di non avere più Kylo Ren davanti a sé. Non c'era più l’ex leader supremo e il più grande nemico della Resistenza, colui che lo aveva imprigionato, torturato e costretto a rivelare ciò che sapeva con l’uso della Forza.

Al suo posto c'era Ben Solo, un ragazzo che si meritava di riprendere in mano la sua vita una volta per tutte. E, dopo essersi in un certo senso “aperti” l'uno all'altro e aver sfogato tutte le loro reciproche paure, ora il Ribelle lo vedeva per ciò che era davvero: un ragazzo che aveva avuto un'esistenza difficile e complicata. E, un po’, gli faceva ricordare i suoi genitori, specialmente sua madre. Provò un sincero senso di comprensione nei suoi confronti.

“Ma lei non cederà, né fallirà come ho fatto io, Generale.”
Poi non credette alle proprie orecchie, fissandolo stupito.

“Ho sentito parlare molto bene di lei. Un eroe della Resistenza, un ottimo pilota, un grande stratega dei più audaci attacchi, con sani principi e fedele alla sua causa. Anche se ora si sente sotto pressione, non penso che lei cadrà a pezzi. È circondato da persone che credono in lei e che la possono aiutare. E non mi sembra nemmeno troppo preoccupato di rispettare la sua posizione, è forse è un bene. Ma sono sicuro che lei non farà una fine come la mia. E, se anche le accadesse di cadere, riuscirà sempre a rialzarsi in piedi. Cosa che io ho… imparato all'ultimo momento…”

Ben alzò gli occhi, rivelando un'espressione decisa ma insieme anche triste, forse per tutti i ricordi che stava vivendo in quel momento.

“E, se mia madre le ha affidato il ruolo di Generale, allora significa che si fidava di lei. Certo, non è sempre stata una donna attendibile. Ma ha avuto sempre un grande intuito, e non ha mai sbagliato nel decidere di chi poteva fidarsi e di chi non poteva. Perciò, se lei adesso è qui in queste vesti, vuol dire che aveva le sue ragioni nell'affidarle un tale incarico. Sapeva che avrebbe superato queste difficoltà.”

Poe aveva la bocca semiaperta e gli occhi spalancati. Non poteva credere a ciò che stava ascoltando. Erano esattamente le parole che aveva bisogno di sentirsi dire in quel momento.

E lo stesso valeva per quello che gli stava dicendo di Leia.
Se lei lo aveva promosso Generale, nonostante fosse noto per la sua iperattività, testardaggine, nonché per la sua grande indisciplina, doveva aver avuto i suoi motivi. Leia gli aveva affidato quella carriera piena di responsabilità, e lui l'avrebbe portata fino in fondo, nonostante tutto…
E, sentirlo dire da lui, aveva un valore ancora più grande.

“Comunque, questo problema sulla politica e sul creare un nuovo governo è stata anche la prima grande difficoltà per l'Alleanza Ribelle, dopo la caduta dell’Impero. E, per noi, sarà ancora più faticoso, visto che non abbiamo più le menti di mia madre, di Holdo, di Ackbar e di altri grandi Ribelli,” cambiò argomento, ritornando al discorso di Poe.
Il Generale abbassò di nuovo gli occhi, ritornando a quel problema, e rispondendo con un vago: “Già…”

“Ma, se posso permettermi, potrei provare a suggerire qualche soluzione…”

Il pilota alzò lo sguardo di scatto, stupito e interessato al suo proponimento.

Ben, in poche parole, spiegò che, secondo lui, per dare avvio a un nuovo e stabile governo, sarebbe prima di tutto stato necessario trovare menti giovani e politicamente brillanti in tutta la Galassia.

Persone che erano sempre stati a favore della Resistenza, senza guardare al loro lignaggio o al loro ceto sociale, cose che, invece, tanto ai tempi della vecchia Repubblica e della Guerra dei Cloni e della seconda Repubblica, erano sempre state ritenute di grande importanza. Bisognava concedere loro fiducia e porre le basi per costruire un nuovo senato.

E, poi, era necessario controllare il passato di tutti i senatori o politici della vecchia generazione, controllando che prima non fossero stati simpatizzati del Primo Ordine, passati per convenienza al lato vincente – come era già capitato in passato - per evitare di avere al potere gente che avesse l’intenzione di creare una nuova dittatura, magari agendo dall'interno e sfruttando la debolezza del governo.

Inoltre, bisognava adottare il suffragio universale su tutti i pianeti, coinvolgendo molto di più la Galassia in ogni sua parte e far votare i senatori a tutti.

Così, il popolo avrebbe avuto il potere decisionale. Ma, soprattutto, si sarebbe ottenuta la sua fiducia. Per riuscirci, ci sarebbero anche dovuto aiutare i pianeti poco civilizzati e più dimenticati della Galassia stessa. Perché era soprattutto lì, che nascevano l’odio e la rabbia generale.

Forse, non sarebbe stato possibile ottenere tutti questi risultati. Ma dovevano almeno provaci.

“Wow” disse Poe, sorpreso e interessato da quel discorso. “Sono… tutte delle ottime proposte, e pure fattibili… magari, questa volta, possiamo davvero creare una Repubblica completamente diversa delle precedenti, senza commettere errori.”

“Il governo commetterà sempre degli errori” rispose seriamente il giovane Jedi.

“Nulla è perfetto in questo universo. E niente è infallibile. Il governo è la rappresentazione delle persone più varie della Galassia. E ci sarà sempre qualcuno che avrà delle idee controverse e discutibili, cercando di metterle in pratica. Ma possiamo almeno evitare quelle più pericolose, che potrebbero condurre a un’altra guerra.”

A quel punto, il pilota non seppe che cosa rispondere. Preferì soltanto dargli ragione e basta, perché era così ed era disposto ad ammetterlo.

Però, aveva una domanda che voleva fare, ovvero come riuscisse ad avere delle idee politiche così ottimali.

E, per tutta risposta, Ben disse semplicemente che era pur sempre il figlio della senatrice più importante e famosa di tutta la Galassia. Quindi, volente o meno, fin da piccolo aveva appreso il motivo per cui sua madre passasse più tempo in Senato che a casa, ascoltando i suoi discorsi quando parlava con gli altri senatori.

In più, prima di diventare Leader Supremo, era rappresentante del governo del Primo Ordine. Doveva presentarsi agli incontri, alle riunioni e alle cene formali per concordare vari accordi e strategie con altri pianeti – perlomeno, lo faceva quando non era impegnato a torturare qualcuno o a combattere in vari missioni.

Poe era sempre più stupito dai suoi racconti. A sconvolgerlo era più la sua calma che le parole in sé, come se non gli importasse più di nulla.

“Beh, almeno, anche se apertamente non abbiamo nessuno al governo, possiamo dire di avere qualcuno con l’anima e il cervello di Leia…” disse il pilota, con aria malinconica e gli occhi bassi.

Ben, invece, fece un sorriso triste, apprezzando quelle affermazioni e rispondendo: “Già…”

E calò il silenzio. Un silenzio teso, ma triste allo stesso tempo. Almeno, per una volta, era privo di tensioni e di imbarazzi.

“Generale, posso chiederle una cosa?”

“Sì, certo.”

“Lei era molto… molto legato, a mia madre?”

Poe alzò la testa di scatto, sconvolto da quelle parole, vedendo il volto di Ben cambiare una volta per tutte: da serio, a tratti inespressivo, pur con qualche cenno di emozioni, adesso era completamente diverso.

I suoi occhi erano lucidi, le labbra tramavano e appariva insicuro. Ma, nonostante tutto, continuava a mantenersi composto, dritto e con le mani dietro alla schiena, come se fosse ancora sicuro di sé. Il suo viso, però, lo tradiva in pieno.

“So che mia madre si fidava molto di lei. E si dice che ci fosse un buon rapporto di intesa, tra di voi. E, quindi, mi chiedevo se…”

“Ben” lo interruppe Poe, intuendo in quale direzione stesse andando il suo discorso.

Il ragazzo rimase sorpreso. Era la prima volta che lo chiamava per nome, dopo il loro primo incontro.

“So che cosa vorresti dirmi. E sì, ero affezionato a Leia” ammise il Generale, passandosi la mano intorno al collo con nervosismo. “In fondo, era una leggenda vivente della Ribellione! Aveva vissuto e combattuto una delle più grandi guerre di sempre, con pochi uomini e mezzi, e nonostante questo aveva ancora la forza per combattere.

E tutti noi sapevamo quale peso gravasse sulle sue spalle. Sapevamo che cosa l'avesse portata qui e quello a cui aveva rinunciato…” e la sua espressione diventò sempre più triste.

“Anche se era il mio Generale, io sono sempre stato una testa calda, nonché il pilota più impulsivo che le fosse mai capitato di incontrare. E, spesso e volentieri, ho disubbidito ai suoi ordini e, alla fine, sono stato giustamente punito per questo…” Si appoggiò una mano sulla guancia, ricordando la serie di schiaffi ricevuti da parte di Leia, dopo lo scontro spaziale con il Primo Ordine, ormai più di un anno prima.

“Ma penso che lei provasse anche un po’ di affetto per me, quasi una specie di amicizia. E, poi, ricordava molto mia madre. Una grande pilota e, se ho iniziato a volare, è sia perché mi ha trasmesso la sua passione per il volo, sia per stare vicino a lei…” Restò in silenzio, per ricordarla.

Ben sapeva che sua madre era Shara Bey, una delle più grandi pilote dalle Ribellione. Era andata in missione più di una volta con sua madre, suo padre, Luke e Lando. Aveva poi mantenuto il suo ruolo anche dopo la caduta dell’Impero.

E, dai racconti della sua famiglia, sapeva che doveva essere stata una persona straordinaria, andata via troppo presto…

“Ma credo davvero che Leia non mi vedesse solo come uno dei tanti sotto ai suoi ordini. Forse era davvero così, ma… non ho mai avuto la presunzione di sostituire una cosa così importante e preziosa per lei… come un figlio.”
Ben perse un respiro, non capendo il perché, ma iniziò a sentirsi in colpa.

“Insomma, nessuna madre sostituirebbe un figlio con un tizio a caso.” Poe fece una piccola risata nervosa, per poi ricominciare a parlare con il tono serio di prima: “Ma penso che ti volesse bene. Ha sempre creduto che ci fosse del buono in te. E credo che tu fossi sempre nei suoi pensieri. Perciò non temere, Solo, tua madre non ti avrebbe mai dimenticato. E nessuno si dimenticherà mai del suo immenso e coraggioso sacrificio.”

Alzò la testa e rivolse un sorriso sincero al ragazzo, anche se aveva gli occhi tristi quanto quelli di Ben.

Lo Jedi iniziò a sentirsi più rassicurato, anche se non sapeva bene perché gli fosse sorta questa paura ingiustificata di essere stato dimenticato da sua madre. Aveva sempre pensato di essere stato sostituito da qualcuno migliore di lui e che, forse, non ci sarebbe più stato spazio per lui.

E, invece, si sbagliava. E se glielo diceva un Ribelle scavezzacollo ma fedele alla causa e onesto con gli amici, poteva fidarsi.

“Quindi, non preoccuparti. Nessuno ha mai preso il tuo posto, nel cuore di Leia” concluse Poe, facendo un mezzo sorrise triste. 

“La ringrazio, Poe” rispose Ben, ricambiando lo sguardo.
Il Ribelle spalancò gli occhi. Era la prima volta che lo sentiva pronunciare il suo nome. Era quasi surreale, detto da lui.

Iniziò a pensare che, forse, tra lui e lo Jedi, c'erano più cose in comune di quanto avesse mai pensato.

Poe avrebbe voluto continuare a parlare con lui, anche se non sapeva bene di che cosa - magari, avrebbe potuto domandargli altri consigli sui motori - ma in quel momento il comlink di Ben cominciò a suonare e lui rispose.

Era Lando, che chiedeva al nipote adottivo di raggiungerlo, per salutarlo prima di andare via.
Ben confermò che lo avrebbe raggiunto a breve, chiedendo poi al generale il permesso di congedarsi.

Poe acconsentì e lui lasciò l'hangar, non prima di aver risposto: “Grazie, generale” ricambiato dal saluto di Poe.

Quando si fu allontanato, il pilota si appoggiò contro la scala, osservando la sua figura che rimpiccioliva, finché non lo vide sparire oltre una porta.

“Sai, BB8? Prima avevo tantissimo dubbi su questa cosa. Sul fatto che il Leader Supremo fosse ‘protetto’ dalla Resistenza. In fondo, ci uccidevamo a vicenda solo fino a pochi istanti prima".

E guardò in basso, verso il suo amico droide, continuando: “Però, adesso, sto iniziando a dubitare delle mie parole. Ed è una cosa molto rara.”

“Quindi, sta iniziando a fidarsi di lui?” domandò una voce femminile, quasi sbucata dal nulla.


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Note:
Finalmente!
La seconda parte tra il rapporto tra Ben e Poe!
Dove finalmete, hanno passato la guardia e 
seppellire l'ascia di guerra!
Capendo che forse, non sono così diversi
come pensano ;)
Spero che questo lungo capitolo
diviso in due parti tra Poe e Ben
non vi abbia annoiato.
Concetradomi anche della
situazione attuale della Galassia.
Perchè mi semprava giusto.
Spero che questo capitolo vi sia piacuto!
Il prossimo sarà un pò corto ma... molto
intenso ;)
Grazie mille per aver letto fin qui e alla
prossima!
Evola 

 

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Capitolo 8
*** VII ***


VII

    


 

Poe alzò la testa di scatto, trovandosi davanti il tenente Kaydel Ko Connix, che gli si era avvicinata in attesa di una risposta alla sua domanda.

“Beh… fiducia, fiducia proprio no” disse il pilota, con aria incerta.

“Ma sto cominciando a capire perché Rey si fidi di lui. Inoltre, sta lavorando sotto ai miei ordini, senza fiatare, dimostrando di saper dare concreti risultati. Quindi, possiamo dire che, perlomeno, si sta meritando la nostra protezione. E non è poco.” Fissò con espressione neutra la porta oltre la quale il ragazzo era appena scomparso. 

 Connix non era convinta da quella spiegazione, ma sapeva che era il massimo che poteva ottenere da lui. E nemmeno Poe era pronto ad ammetterlo con se stesso.

Quindi annuì, rispondendo: “Capisco. Almeno, è già un inizio.” E lo guardò con un sorriso soddisfatto in volto.

“Io, invece, sto iniziando a fidarmi di lui” ammise poi, con tranquillità.

Poe si girò di scatto verso di lei, con aria sorpresa, dicendo: “Ti fidi già di lui?”

“Certo.”

“In così poco tempo?” disse perplesso. “E come mai?”

La ragazza fece spallucce. “Beh, come ha già detto lei, sta lavorando egregiamente per restare qui. Nonostante tutto, rimane muto e quasi invisibile. Ormai, la gente si sta abituando alla sua presenza. E credo che, forse, non tonerà più ai suoi ‘scopi malvagi’.” E inchinò la testa da un lato, con lo stesso sorriso convinto sul volto.

Poe rimase ancora più colpito delle sue parole, che riflettevano anche sul rapporto degli altri membri della Resistenza con Ben.

“Dopo tutto, siamo la Resistenza. E noi ci fidiamo dei nostri compagni. Sempre e comunque” continuò il tenente.

“E poi, due giorni fa, stavo cercando di aiutare un pilota ad aggiustare un caccia difettoso a un'ala. Né io né il pilota riuscivamo a capire che problema avesse il caccia. Però, è arrivato lui e, da solo, senza che gli avessimo chiesto niente, si è proposto di aiutarci…”

In breve, Ben aggiustò il caccia in meno di un’ora, sotto agli occhi stupiti del tenente e del pilota. Ed entrambi furono costretti ad ammettere che, pur essendo in due, non sarebbero mai riusciti a ripararlo così in fretta.

Poi, alla fine del lavoro, Ben assicurò che il caccia era tornato come nuovo e per questo ricevette dei complimenti e dei ringraziamenti.

“Aspetta... siete stati lì, a fissarlo mentre lavorava, per quasi un’ora?” domandò Poe, perplesso.

“Beh, il suo ordine è di osservarlo e tenerlo d’occhio in ogni situazione. E noi, allora, abbiamo semplicemente ‘eseguito’ il suo ordine.” E lo disse con un sorriso sfacciato.

 “E, devo ammetterlo, è stato davvero ‘illuminante’ vedere l’ex leader Supremo sporcarsi le mani, con le braccia e le spalle scoperte, e con dei pantaloni parecchio stretti.”

E fece un sorriso malizioso, concludendo: “E ora è chiaro anche a me perché Rey ‘si fidi così tanto di lui’. Come non capirla.” E se andò, facendo una risatina divertita a bocca chiusa.

Poe rimase parecchio confuso, non solo dalle sue parole, ma anche dai suoi atteggiamenti e dalla sua risata. Guardò BB8, chiedendo: “Secondo te, a che cosa stava alludendo?”

E il droide rispose con vari bip, confusi quanto il suo umano.



Che cosa inteneva dire il tenente Connix?
Perchè io non lo so...



Propio non lo so...



Davvero non lo so spiegarlo...



Che gran mistero...



Un grossisimo mistero....



Okay. Ora la smetto! XD
Note:
Okay, so che questo capitolo
si divide in due categorie:
50% di storia e 50%
di GIF di Adam Driver! XD
Qundi, non c'è di che! 
E sì, mi è sempre piacuto
il presonaggio di Connix!
Meritava più visibilità della
saga.
Ma ci sono io, a dagli
giustizia!
Per il resto, spero
che questo piccolo
capitolo vi sia piacuto
ma vi avverto, il prossimo
sarà pieno di Feels! 
Perciò ridete adesso... :P
Spero di aggionare presto 
il prossimo capitolo.
Almassimo, sarà sempre 
lunedì.
Qundi, al prossimo
capitolo!
Evola.


 

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Capitolo 9
*** VIII ***


VIII

     


 

Ben era fuori dai limiti della base, nella foresta, intento ad aiutare Jannah nel caricare le ultime cose di Lando sulla sua “nuova” nave da trasporto. Il vecchio Ribelle, invecem era dentro alla cabina di pilotaggio insieme a Chewbe.

Quando ebbero finito di stivare l’ultimo carico di provviste, i due giovanirestarono fuori ad aspettare di essere raggiunti dal pilota, in totale silenzio e a disagio.

Ben sapeva che lei era stata arruolata come assaltatore, che aveva disertato e che ora si trovava davanti al suo ex capo. E, di certo, non era una delle situazioni migliori, ma voleva in qualche modo affrontarla.

“Ascoltami, Jannah” disse lo Jedi, rompendo il silenzio.

“Voglio solo dirti che….”

“Senti, non mi importa” lo interruppe lei, con tono quasi brusco. “Ormai, il Primo Ordine non esiste più e io non ne facevo più parte da tempo. Perciò, non mi dire niente.”

La ragazza fissò Ben con un'espressione dura, le braccia conserte. Lo Jedi fu parecchio colpito sia da lei sia dal suo carattere.

“Ormai, è finita una volta per tutte. E questa è l’unica cosa che mi importi. Per me, sapere che la guerra è finita è un'immensa gioia e una grandissima soddisfazione, mentre il resto non conta. Tanto, nessuno mi riporterà indietro il mio passato, e non posso nemmeno cambiarlo. Perciò, quello che voglio fare è andare avanti e basta, senza più parlarne. Okay?”

“Okay.”

“Perfetto.”

E, questa volta, l’espressione di lei cambiò. Il suo viso, rimasto fin troppo sulla difensiva, divenne più tranquillo, illuminato da un mezzo sorriso.

“Questo è lo spirito giusto!” tuonò Lando alle loro spalle, con tono entusiasta e gioviale.

I due giovani si girarono verso la nave, vedendo il vecchio generale Ribelle venire verso di loro, appoggiato al suo bastone, con Chewbe accanto.

 “In fondo, il motto della mia vita è ‘guardare sempre avanti’" continuò. "Anche se, a dire il vero, l’ho sempre usato come scusa, per non affrontare le conseguenza dei miei errori.” E Chewbe fece un verso di conferma delle sue parole.

“Beh, ‘quasi’ sempre” si difese con sicurezza, riferendosi sia al suo tradimento che al suo contributo per la salvezza di Han. I due ragazzi risero.

“Ma è vero” continuò con aria serena. “La vita è una. E non ha senso di viverla restando rinchiusi nel passato. Al contrario, è anche una lunga avventura da godersi fino alla fine.” E si fermò a fianco di Jannah, sorridendo verso Ben.

La sua sola presenza fu sufficiente a creare un’atmosfera serena.

“Allora, dovete proprio andare?” chiese Ben.

“Beh, ormai è tutto finito. Anzi, per me è già finita da tempo. E, poi, ho già trovato un nuovo scopo.” E guardò la ragazza con aria di affetto.

“E dove andrete?”

“Beh, non lo sappiamo ancora…” rispose Jannah. “Ho pochissimi ricordi del mio pianeta natale, e non ho idea da dove iniziare…” ammise, con aria malinconica.

“Ma lo scopriremo!” intervenne Lando, fiducioso. “In fondo, ho visitato la Galassia da cima a fondo. Quindi, sono abbastanza sicuro che riusciremo a scoprire le tue origini.” Le appoggiò una mano sulla spalla, per rassicurarla e scambiarsi espressioni serene.

“E credimi, è vero. Ho passato tutta la mia infanzia ascoltando le sue avventure” si aggiunse Ben. “Anche se papà mi diceva di non credere proprio a tutto quello che raccontava. Anzi, mi assicurava che, spesso e volentieri, ‘esagerava con i particolari’.”

Lando guardò il nipote adottivo, stupito da quelle parole. Ma, con il tono pacato di sempre, rispose: “Ah, sì? E tu non pensi che anche tuo padre, qualche volta, non abbia esagerato con i suoi racconti stellari?”

“Forse. Ma non con la rotta di Kessel” ribatté il ragazzo con convinzione e zittendo lo zio.

A quel punto, Lando non poté controbattere. Perché, malgrado tutto, questa cosa era vera.

E lui c'era… non gli restò altro da fare che sopportare in silenzio il sorriso arrogante del nipote, che gli fece subito venire in mente Han. E, questo, lo rincuorò tantissimo.

Quel silenzio fu interrotto dalla risata di Jannah. Si mise in mezzo a loro, dicendo: “E io non vedo l’ora di ascoltare tutte quelle avventure. Inventate o meno.” E continuò a ridere bellamente, insieme a Lando e a Chewbe. Anche a Ben dovette abbassare lo sguardo per nascondere una risata.

Quando tutti furono tornati seri, il vecchio generale guardò la ragazza, dicendo di andare ad attendere dentro alla nave, che l'avrebbe raggiunta subito. Ben, capendo che voleva parlare con lui da solo, chiese a Chewbe di tornare alla base.

Ma, prima di avviarsi, Jannah tese la mano al ragazzo, dicendo con tono cordiale: “Allora, spero di rivederti presto, Ben Solo.” E atteggiò le labbra in un sorriso gentile.

Dapprima, lo Jedi la guardò con un po’ di incertezza, per poi stringere la sua mano, dicendo: “Lo spero anche io, Jannah.” Ricambiò il sorriso, sotto lo sguardo soddisfatto di Lando.

La stretta si sciolse e la ragazza iniziò ad avviarsi verso la nave, prima di dire: “Ah, quasi dimenticavo! Dì a Finn che mi dispiace di dover partire così. Spero che mi perdoni per questo ma, soprattutto, ch, un giorno il destino ci faccia incontrare di nuovo.” E sorrise, prima di salire nella nave, sotto agli occhi perplessi di Ben e a quelli divertiti di Lando.

Quando zio e nipote furono soli, Lando si fermò davanti a lui, con lo sguardo teso. Rimase in silenzio.

“Allora, te ne vuoi davvero andare?” chiese Ben, con tono dispiaciuto.

“Devo farlo, figliolo. Ormai, qui non c’è più niente per me. È ora di mettermi da parte e lasciare un po’ di spazio a voi giovani. E sono sicuro che farete un buon lavoro” rispose, con un sorriso triste.

Ma Ben era ancora incerto. Non voleva che se ne andasse e cercò di insistere: “Ma… potresti ancora dare una mano! In fondo, sei un eroe della Ribellione! Hai contribuito a fermare l’Impero e ora anche il Primo Ordine! Hai accumulato tanti anni di esperienza militare e politica e…”

“Ben, Ben, Ben…” lo richiamò l’anziano. “Ascoltami. Ormai, per me è ora di abbandonare questa vita.” Mise le sue mani sulle spalle dello Jedi.

il ragazzo si sentì confuso da quelle parole e ci restò anche male, ma non rispose.

 “Ho dato il mio ultimo contributo alla Resistenza. E ho sempre fatto molte, molte cose nella mia vita. E penso che, alla fine, sia arrivato il momento di ritirarmi e godermi quello che mi resta della mia esistenza…” e guardò in basso, con aria malinconica.

“E poi, ho già un nuovo scopo. Nonché un'eredità da donare…” e girò la testa verso la navetta, con la stessa espressione di prima, pensando a Jannah.

“Perciò, è giunto il momento che zio Lando si ritiri dalla scene. Nel migliore dei modi possibile.” E ritornò a guardare il nipote.

Ben capì e ricambiò il sorriso. Ma si sentiva ancora triste. Non voleva che se ne andasse via. Voleva che restasse con lui. Dopo tutto quello che era successo, sperava che almeno lui gli sarebbe rimasto accanto, come ultimo membro vivente della sua famiglia.

“Ma non temere, questo non è un addio. È soltanto un arrivederci. Credevi davvero di poterti sbarazzare di me tanto facilmente? Io non credo proprio!” E ridacchiò di nuovo insieme a lui.

Poi, dopo qualche istante, Ben disse: “È solo che… mi mancherà di vederti qui attorno e di poterti chiedere consiglio nei momento in cui ne avrò bisogno…” fissò in basso, con aria triste.

Lando capì le sue preoccupazioni e rispose con tono rassicurante: “Ben, ormai non hai più bisogno di me. Ho sentito le cose che dice la Resistenza su di te. E, credimi, non sono per nulla così male come tu potresti pensare.” E sorrise soddisfatto.

“Non mi è mai importato che cosa dicano loro su di me” ribadì il nipote. “Sono qui per altri questioni.”

“Beh, allora è meglio che inizi a importartene! Perché la gente sta seriamente cambiando opinione su di te. In un modo positivo! Quindi, smettila di tenerti nell’ombra e sii un po’ più positivo! E non comportarti come se avessi addosso tutto il peso dell’universo. Ormai, quello che è fatto è fatto. Ora sei vivo, quindi vivi con più spensieratezza e ricordati della promessa che mi hai fatto” lo rimproverò lo zio, puntandogli addosso il dito: “Ormai, non sei solo. Non più.”

Ben, sollevato da quelle parole, sorrise rispondendo: “Sì, zio Lando. Non dimenticherò mai la nostra promessa. E cercherò di vivere la mia vita guardando sempre avanti.”

“E ricordati: se un giorno ti rimettessi nei guai e avessi bisogno di aiuto…”

“Entra in gioco il vecchio zio Lando.”

Entrambi ritornarono a ridere, per poi guardarsi negli occhi scambiandosi uno stretto abbraccio pieno di affetto.

“Abbi cura di te, zio Lando.”

“Lo farò, lo farò. Ma anche tu prenditi cura di te. E ricorda: questo non è un addio. Ci rivedremo, te lo prometto.”
Tutti e due credevano davvero a quella promessa, perché sapevano che si sarebbe avverata, un giorno.

Restarono così per qualche minuto, finché Lando non lo lasciò andare, guardandolo in faccia con un'espressione insieme curiosa e maliziosa. Gli fece l'occhiolino e, con aria divertita, domandò: "Ah, a proposito... come sta Rey?”

Ben si irrigidì, girò la testa dall'altro lato rispose, con tono incerto: “Bene. Sta bene. Insomma, stiamo andando avanti e ci alleniamo. Credo che il nostro rapporto sia migliorato molto, in questi ultimi giorni.” Sorriso convinto, pensando a lei.
 

 

***

 

Nello stesso momento, con un'espressione piuttosto corrucciata, Rey sbuffò.

“Non so più che cosa fare con Ben” 

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Note:
Nuovo capitolo!
Dove innizia un pò i feels...
Ma vi avverto, questa
sarà una lunga discesa per Angst
più puro!
Io vi ho avvertiti U.U
Alla prossima!
Evola



 

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Capitolo 10
*** IX ***


 

IX

 
  

Rey si trovava in un punto piuttosto isolato del pianta, seduta sopra un tronco d’albero caduto a terra, con Finn accanto a sé.

Il ragazzo era arrivato fin lì per caso, trovandola mentre lievitava a mezz’aria, intenta a meditare.

Scese a terra quando avvertì la presenza dell'amico, si sedettero insieme a parlare e il discorso si spostò presto verso Ben.

“Non so come comportami con lui. A volte sembra più aperto, più attivo, più espressivo, soprattutto quando ci alleniamo o discutiamo di qualcosa. Ma poi, quando cerco di fare un passo un po’ più lungo o audace…. subito si chiude in se stesso e scappa da me. E non capisco se sia io a sbagliare qualcosa…” si appoggiò le mani sulle guance, con aria frustrata.

“E non so proprio se riuscirò a sopportare questa situazione ancora a lungo…”

Finn ascoltò tutto con attenzione, capendo la situazione e cercando di essere d’aiuto alla sua amica. Ma rimase anche parecchio stranito da quel discorso, come se gli fosse sfuggito qualche dettaglio importante.

“Aspetta, che intendi dire con ‘un passo un po’ più audace’?” domandò gentilmente, interrompendola.

Fu soltanto in quel momento che Rey si ricordò di non aver detto a nessuno di quello che era successo su Exegol. Soprattutto, non aveva fatto parola di quello che era successo con Ben ma, forse, era giunto il momento di dirlo. In fondo, si trattava pur sempre di Finn.

“Ecco… vedi, non ti ho detto proprio tutto, riguardo a quello che è successo tra noi…” spiegò Rey, senza riuscire a nascondere la propria agitazione.

L'espressione di Finn cambiò radicalmente: il suo volto confuso diventò sconvolto, con gli occhi spalancati e la bocca semiaperta, mentre diceva, quasi urlando: “Tu l’hai bacato?!”

La Jedi si sentì a disagio per quel tono accusatorio, tanto che girò la testa dall’altra parte per non doverlo guardare in faccia; però, si era aspettata una reazione del genere, soprattutto da parte sua.

“Tu hai baciato il tizio che ha cercato di ucciderci tutti?!”

“Lì era diverso!” ribatté Rey con sicurezza, girandosi di nuovo verso di lui. “Ho ucciso Kylo Ren! E lui è venuto a salvare sia me che l’intero universo da Palpatine come Ben Solo!”

Il suo volto diventò più serio e irritato – aveva perso il conto di quante volte avesse trattato questo argomento con Finn - “E ha affrontato i cavalieri di Ren completamente da solo! Si è buttato dentro dei burroni, ha affrontato il più grande Sith di tutti i tempi e mi ha trasmesso la sua energia vitale, sacrificandosi per me! E io ho sempre visto il dubbio e la solitudine che portava dentro di se! E sapevo che sarebbe tornato al lato chiaro ed è stato così!”

Cadde il silenzio.

L’ex assaltatore guardò l’amica con stupore per le sue parole, mentre il volto di lei tornò a distendersi, come il tono della sua voce: “E… quando ho sentito la sua presenza, dentro a quel relitto… ero colpita, ma felice. Perché sapevo che era venuto fin lì per combattere insieme a me. E, quando ho sentito la forza vitale tornare a scorrere dentro di me, ho aperto gli occhi e ho incontrato il suo sguardo, preoccupato e con il dolore di avermi persa… e poi ho percepito la sua gioia e felicità nel rivedermi. Ho visto il suo sorriso e... non ho potuto fare a meno di baciarlo. Perché in quel momento non aveva nient’altro da offrigli. E nel vederlo sorridere, sorridere per davvero… dopo chissà quanto tempo… ho provato mille emozioni in una volta sola, una cosa che non mi era mai successa prima in vita mia. E non avrei più voluto smettere di guardarlo…” Ridacchiò divertita, ripensando a quel momento e ripensando a quel primo ma non ultimo sorriso.

Finn ascoltò tutto con stupore, colpito sia da quelle parole sia da quello sguardo che non aveva mai visto in Rey. Non l'aveva mai vista così felice. E che quella gioia derivasse dal suo ex nemico per lui era quasi incompressibile.

“Ma… quando l’ho visto cambiare espressione e cadere a terra… ho avuto paura di averlo perso per sempre…” continuò.

Raccontò tutta la paura che aveva provato in quell'istante, lo sconcerto nel credere di averlo perduto. Dopo tutti gli sforzi che aveva fatto per cercare di convincerlo a tornare dalla loro parte, dopo il sacrificio di Leia e dopo averlo finalmente visto tornare se stesso, non poteva morire così! E non riusciva a descrivere il suo dolore, il dolore atroce che aveva provato quando aveva creduto che fosse morto.

Ma non poté nemmeno descrivere la sua immensa gioia nel sentire che il suo cuore era tornato a battere per lei.

E quel bacio, dato da parte sua, era stato solo il segno della nascita di qualcosa di nuovo e importante per il loro rapporto. Era qualcosa al di fuori della diade nella Forza che formavano insieme, qualcosa di molto più personale e potente.

Almeno, era quello che credeva lei…

“E ora non so che cosa fare” continuò Rey. “Io sono felice che si sia rimesso e che abbia trovato la sua pace… ma ho la sensazione che lui voglia seguire questa strada senza di me…” e abbassò gli occhi con aria malinconica.

Finn vide l’espressione dell'amica mutare man mano che il suo discorso procedeva, passando dalla tristezza alla gioia, assumendo un’aria innamorata e un po’ persa nel momento in cui parlò del loro bacio.

E in quel momento capì che con tutte le sue parole, le sue espressioni e anche con il tono della sua stessa voce, si potevano spiegare le sue emozioni e i suoi sentimenti nei riguardi di ‘quel ragazzo’.

Ma soprattutto era sincera, e comprese che effettivamente provava dei sentimenti molto forti per lui.

E continuava a provarli nonostante, in quel momento, Ben stesse facendo di tutto per allontanarla emotivamente, per chissà quale motivo.

E Finn, da amico vero, non poteva essere che dispiaciuto per lei. Doveva rimanerle accanto e offrirle una spalla su cui piangere, accettando di non poterle dare nient’altro che quello. E, forse, era giusto così. Almeno, la loro amicizia quasi fraterna era ancora viva più che mai.

E questo era più che sufficiente, perché gli importava più della felicità di Rey che della sua. Per Rey, avrebbe persino accettato che fosse innamorata di un mostro.

“Dai, Rey! Ti ho sempre vista rialzarti per cose ben più peggiori e ne hai affrontate tante altre con una sicurezza quasi disumana! Vedrai che riuscirai a farcela anche in questa. Anche se ammetto di non essere proprio esperto, visto che la mia unica relazione romantica... non è che sia proprio finita bene…” ridacchiò Finn, ripensando alla sua disastrosa storia con Rose.

Lei fece una risatina insieme all’amico, sentendosi un po’ più sollevata. Ma senza mai smettere di pensare al suo problema. Rimase in silenzio per qualche instante.
“Secondo te, che cosa dovrei fare con lui?” chiese poi, quasi all’improvviso, girandosi verso il ragazzo.

Finn fu preso alla sprovvista da quella domanda. E, ovviamente, non sapeva bene come rispondere. Voleva aiutarla e renderla felice. E, di certo, non le avrebbe mai e poi mai dato dei consigli sbagliati solo per poter rovinare il suo rapporto con Ben.

Anche se odiava ancora Ben Solo, non avrebbe mai fatto una cosa del genere.

Non poteva, non dopo tutto quello che avevano fatto Rey e Leia per riportarlo dalla parte dei buoni. E, di certo, non avrebbe mai rovinato tutto solo per egoismo. Soprattutto, sapendo che Rey era innamorata di lui: non si sarebbe mai potuto perdonare, se l'avesse fatta soffrire.

Così, dopo aver riflettuto un istante, iniziò a parlare: “Beh… basandomi sulla mia grande esperienza in fatto di relazioni, ovvero solo una…”  Capì subito che non era il migliore dei preamboli per poter dare un consiglio, però proseguì. “Quindi, non sono certo la persona più esperta in problemi di cuore. Ma penso che, forse, dovresti concedergli solo un po’ più di tempo.”
La Jedi lo fissò con perplessità.

“Insomma, da quanto tempo Ben è ritornato tra noi? Un mesetto?”

Rey ci pensò, mentre Finn continuò: “Insomma, in pochi giorni ha dovuto gestire molte cose: la fine della guerra, la caduta del Primo Ordine, il fatto di dover lavorare per noi sotto stretta sorveglianza... ha dovuto accettare tutto questo. Per non parlare, poi, di tutti i problemi legati al suo rapporto con la Forza. Quindi immagino che non abbia ancora avuto il tempo di pensare seriamente al vostro rapporto, come invece hai fatto tu. Magari, ha bisogno solo di questo. Un po’ più di tempo.”

I due amici si guardarono, scambiandosi degli sguardi rassicuranti. Rei ripensò al suo discorso.

“Forse” ammise, infine. “Magari Ben ha soltanto bisogno dei suoi spazi per comprendere appieno la situazione. In fondo, ho sempre fatto io il primo passo…” e ridacchiò delle sue parole, ricordando l'evolversi del loro rapporto fin dai primi incontri tramite la Forza.

“Ma… per una volta, solo per una volta, vorrei che lui facesse un primo passo con me. Anche solo per capire meglio che cosa desideri davvero…” e guardò in basso con aria triste.

“Hai ragione, devo solo dargli il tempo di riflettere. Gli lascerò tutto il tempo che gli occorrerà. E io sarò qui ad aspettarlo.” Dischiuse la labbra in un sorriso, anche se i suoi occhi restarono tristi.

Finn notò quell'espressione, iniziando a provare dei dubbi riguardo alle sue parole, ma non fece alcun commento.

Rey si alzò, dicendo che era ora di ritornare alla base, e iniziò a camminare.

Il ribelle si alzò a sua volta dal tronco, ripensando alle parole dell'amica.

“Vorrei che lui facesse un primo passo con me.” E iniziò a riflettere, cominciando a dire tra sé e sé: “Magari… potremmo ‘aiutarlo’ un po’, a fare quel primo passo…” e qualche idea gli attraversò la testa…


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Note:

Nuovo capitolo! 
E che cosa abbiamo imparato in tutto questo?
Che Finn è un ottimo amico e una presona
reale con Rey.
Nonostante l'odio dei confrtonti di Ben.
Ma nonostante, cerca di farli mettere insieme!
Per la serie, chi fa per se, fa per tre.
Ma... riuscirà a migliorare la situazioe...
o la peggiorerà?
Lo scopriremo! ;)
Intanto, grazie mille per aver letto fin qui,
spero che questa storia vi piaccia e alla
prossima!
Evola

 

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Capitolo 11
*** X ***


X
 

 

Dopo aver detto “arrivarci” a Lando e Jannah, Ben decise di dirigersi verso l’hangar dove era parcheggiato il Falcon – sempre che, strada facendo, qualcuno non lo avesse fermato per ordinargli di fare qualcosa per lui - giusto per distrarsi un attimo e prendersi un po’ di tempo per se stesso.

Mentre camminava, però, sentì qualcuno chiamarlo con tono beffardo da dietro alle spalle: “Hey! Ex Signore Oscuro!

Ben si girò, vedendo Finn che camminava a passo svelto verso di lui. Gli si fermò dinnanzi, con faccia inespressiva e braccia conserte.

“Hai bisogno di qualcosa, Finn?” chiese, con tono paziente.

Se i membri della Resistenza iniziavano a credere quasi tutti alla realtà delle sue buone intenzioni, Finn ancora non si era convinto.

Non poteva certo dimenticare il loro scontro non proprio alla pari nella foresta fuori dalla Base Starkiller, nel corso del quale lo aveva mandato in coma. Nessuno se ne sarebbe mai dimenticato.

E, per questo, Finn restava sempre piuttosto cauto e scettico nei suoi confronti, nonostante stesse dimostrando in ogni maniera di essere diventato l'esatto contrario di quello che era stato.

Ma lui, adesso, non era qui per litigare. Era qui per aiutare un'amica. E doveva farlo, lo doveva a Rey, per quanto disprezzasse l’essere che aveva davanti.

“Hai un momento?”

“Certo” rispose Ben, replicando di nuovo “Hai bisogno di qualcosa?”

“Beh, solo di parlarti.”

I due iniziarono a camminare insieme verso l'hangar.

“Vorrei solo sapere come sta andando con gli allenamenti…” disse Finn, con tono vago, spiando la reazione quasi indifferente dello Jedi.

“Oh, sta andando bene” rispose il ragazzo, ripetendo le stesse spiegazioni che aveva dato a Poe poco prima.

“Oh, capisco…” disse il Ribelle con finta vaghezza, sperando di scatenare una reazione da parte sua. E, infatti, notò che aveva abbassato lo sguardo, lanciando una occhiata incerta verso terra.

Perfetto…” pensò lui, vittorioso, continuando subito con la sua recita: “È solo che io e Rey parliamo molto, in questo periodo, e mi ha parlato di tutta la questione della Forza, e che ci vuole tempo e pazienza. Da entrambi i lati…”

Ben ascoltò le sue parole, ma non riuscì a comprenderne il senso.

“Ma tu conosci Rey. Lei non è una tipa capace di rimanere troppo a lungo con le mani in mano. Sarà paziente, ma non è una persona capace di pazientare per tanto tempo…

continuò Finn, mettendo più enfasi su certe parole e insieme mantenendosi sul vago: “Lei è una ragazza di azione. Una tosta, che vuole combattere e andare avanti con la sua vita…”

Lo Jedi guardò il ribelle con un minimo di sospetto, cercando di capire dove volesse andare a parare.

“E, ovviamente, una persona del genere si circonda di gente del suo stesso livello. Insomma… qualcuno che sappia stare al suo stesso passo…” Finn scelse con cura le parole, sperando di poter capire i sentimenti di Ben - anche se più parlava e più gli sembrava difficile comprendere che cosa passasse nella mente dell'ex Leader Supremo.

“Persone come Rey non sono molto pazienti. E voglio qualcuno alla loro stessa altezza! Qualcuno che sia combattivo, impulsivo, che appaia un po’ arrogante ma divertente allo stesso tempo. Insomma, qualcuno di questa stoffa.”

“E chi potrebbe essere?” chiese Ben, con tono abbastanza duro. “Qualche esempio?”

“Oh, beh… non saprei dirlo, così su due piedi. Non mi viene in mente nessuno. Ma, magari, un tipo come lui…”

Si fermarono, osservando in lontananza vari caccia appena atterrati. Proprio davanti a uno di essi, si vedeva Rey, sorridente, parlare amorevolmente con Poe.

Erano intenti a ridere e a scambiarsi sguardi languidi.

Finn, con la coda dell'occhio, cercò il volto di Ben: sembrava paralizzato, sguardo perso, espressione quasi esasperata. I suoi occhi erano fissi su quella scena e le labbra gli tremavano leggermente.

“In fondo, chi non vorrebbe viaggiare con Poe?
continuò Finn, con nonchalance.

“È uno dei migliori piloti della Resistenza, un ottimo generale, un grande combattente e un perfetto stratega! Insomma, uno che farebbe di tutto per la Resistenza!” e sorrise con soddisfazione.

Proprio in quel momento, videro il generale abbracciare affettuosamente la Jedi.

“E, credimi, tutti noi vorremmo vivere almeno un'avventura con lui” e guardò il nemico con espressione un po’ cinica.

Ben osservò la scena in lontananza, senza mai cambiare espressione.

E, quando vide Poe e Rey incamminarsi verso l'hangar, mano nella mano, abbassò lo sguardo, ripensando alle parole di Finn e a tutta la situazione con lei, senza badare alla fine del discorso dell'ex- stormtrooper, che domandò: “Non sei d’accordo?”

Il ragazzo restò in silenzio, intento a riflettere e ignorando la presenza di Finn fino a dimenticarsene del tutto.

All’inizio il Ribelle lo fissò con aria soddisfatta, capendo di aver raggiunto il proprio obiettivo, ma poi restò stranito per quel mutismo prolungato.

Cercò di richiamare la sua attenzione, ma fu interrotto da una voce femminile molto alta: “Hey! Solo!”

Lo Jedi alzò la testa di scatto, girandosi verso una donna che teneva le mani sui fianchi. La donna proseguì: “Abbiamo bisogno di qualche mano in più per il servizio mensa, prima di servire la cena. Vuoi darci una mano?” 

“Ehm… sì, sì, certo, arrivo” rispose velocemente il ragazzo, iniziando a seguirla.

Finn lo guardò allontanarsi, tenendo le braccia conserte. In volto aveva un'espressione molto soddisfatta.

Dopo che lo ebbe visto entrare in uno degli edifici della base, si girò di nuovo e vide che, proprio in quel momento, Rey stava uscendo dall'hangar insieme a Poe. Il generale girò la testa intercettando lo sguardo di Finn e sollevò un pollice in segno di conferma.

“Ora vediamo se quel tipo si sveglia!” commentò il ribelle, con aria soddisfatta.

In quel momento, passò di lì Rose e, sentendo quelle parole, si avvicinò chiedendogli che cosa avesse fatto, per essere così contento, e lui spiegò ogni cosa.

“Quindi…” ricapitolò la ragazza, “tu e Poe avete creato una messa in scena, in maniera da ingannare Ben e indurlo a credere che Rey preferirebbe il generale, per fare in maniera che lui si avvicini di più a lei, confidandole i suoi sentimenti?”

“Già!” rispose Finn. “Non è un piano geniale?” Sorrise con ancora più soddisfazione.

Rose ascoltò tutto e, con espressione neutra, rispose: “Sì, certo, potrebbe funzionare. Ma hai dimenticato che, in questo momento, Ben Solo sta vivendo dei profondi sensi di colpa ed è pieno di dubbi verso se stesso.”

Udendo quella riflessione, Finn iniziò a sentirsi nervoso, ma riuscì a mantenere intatto il suo atteggiamento convinto.

“E sai anche che c’è una possibilità che Ben, vedendo Rey così felice con qualcun altro, potrebbe convincersi di non meritarla e lasciare tutto? Crederebbe che lei meriti davvero di meglio e potrebbe esserci il rischio che lui se ne vada via, magari in un'isola sperduta per rimediare ai suoi errori, come ha fatto Luke.”

Rose guardò l’amico con aria paziente, vedendo il suo viso diventare sempre più nervoso, ma senza dire una sola paroa.

“E, dopo tutto quello che ha fatto Rey per farlo ritornare al lato chiaro… non credo che le piacerebbe, una notizia del genere. E tutto questo solo perché tu e Poe non siete riusciti a farvi i fatti vostri?” Questa volta, la ragazza lo giudicò con lo sguardo ammonitore, ma sempre senza ricevere una sola mezza risposta da parte sua.

“Ma, chissà,” continuò Rose, facendo spallucce, “magari mi sbaglio. Magari il vostro piano funzionerà. Anche se… ho un brutto presentimento.” Lanciò un’ultima occhiata a Finn, per poi andarsene a lasciandolo solo.

Finn pensò a tutte le sue parole, capendo che aveva completamente ragione. Anzi, aveva capito che era più probabile che succedesse quello che aveva detto Rose, piuttosto che il loro piano andasse realmente a buon fine.

“Oh cavolo…”


----------------------------------------------
Note:
Riassunto di questo capitolo:
"Guarda qui Lisa! SI può presiono
individurare il secondo preciso in cui il
suo cuore si spezza a metà!" 
Povero Ben! 
Dopo Sonke, dopo il rifuto di Rey,
dopo Palaptine, dopo i cavaglieri Ren e la morte....
gli tocca anche i dubbi creati da Finn e Poe!
Però, lo fanno in buona fede.
E capiranno i loro errore....
Grazie mille per aver letto fin qui!
Spero che il prossimo vi piaccia!
Perchè Ben, soffirà ancora un pò...
Alla prossima!
Evola

 

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Capitolo 12
*** XI ***


XI

    


 

Ormai era sera inoltrata.

Rey aveva trascorso il resto della giornata ad aiutare Rose e tutti i compagni della Resistenza dentro alla base, mentre parlavano del roseo futuro che si prospettava davanti a loro.

In verità era successa una cosa strana, che non riusciva a spiegarsi: Poe l’aveva fatta chiamare e, quando lo aveva raggiunto, aveva iniziato a parlare della partenza di Lando, per poi fare qualche battuta su di lui – dicendo che, insieme, si erano davvero divertiti.

Poi, senza nessun preavviso, l'aveva abbracciata e l'aveva presa per mano, portandola dentro l'hangar, dove le aveva mostrato la caccia che erano stati riparati con un entusiasmo a dir poco insolito. Quando si era allontanata, si sentiva parecchio stranita.

Mah, forse Poe voleva solo godersi un po’ la sua compagnia, anche se in un modo abbastanza differente dal normale.
Ora, però, voleva trovare Ben. Erano stati separati per quasi tutto il giorno, ma sapeva dove cercarlo.

Andò al Falcon, che trovò con il portellone aperto, e iniziò a cercarlo, chiamandolo in giro per la nave.

E lo trovò in una delle stanze principali, seduto sul divanetto e con il busto chino sopra il tavolo da gioco, intento a dormire. Aveva le braccia penzoloni e russava leggermente.

Rey non poté fare a meno di ridere davanti a quella scena. Ma provò anche un grande senso di tenerezza.

Era la prima volta che lo vedeva dormire. Da quando Ben era entrato a fare parte della Resistenza, infatti, avevano passato tutte le loro notti separati: lui dormiva dentro alla nave e lei nei dormitori della base. E andava bene così a entrambi. In fondo, non ne avevano mai parlato e non avevano dato molto importanza a questa faccenda.

Ma dopo una giornata intera così lontani, senza quasi mai vedersi, aveva avuto voglia di incontrarla, anche se di certo non si sarebbe aspettata di trovarlo già addormentato in quel modo.

La Jedi si sedette al suo fianco, riuscendo a vedere solo il profilo del suo viso addormentato, con i capelli che gli cadevano fin davanti alla bocca, dove alcuni ciuffi erano mossi dal suo respiro mentre russava piano. Non smise un istante di sorridere e di guardarlo con aria dolce.

Lo guardava proprio come se fosse la cosa più preziosa dell’universo. Pensava ai sorrisi, ai loro allenamenti, ai tanti battibecchi – quelli non mancavano mai - ai loro discorsi e a quell'unico bacio che si erano dati.

E continuava a chiedersi se, un giorno, sarebbe riuscita a baciarlo di nuovo a quel mondo.

“Oh Ben…” sospirò Rey pazientemente, senza mai smettere di sorridere: “Che cosa dovrei farei con te?”

E, con dolcezza, spostò alcuni ciuffi di capelli con le dita, pensando che fosse un gesto tenero.

Ma lo Jedi, sentendo quel contatto improvviso, aprì gli occhi di scatto e, senza girarsi, prese la sua mano, stringendola forte, mentre con l’altra la prese per il collo, buttandola violentemente sul tavolo. Era completamente accecato dalla rabbia e dalla paura.

Rey si spaventò e cercò di chiamarlo, anche se la mano intorno al collo la stava strozzando, mozzandole il respiro e quasi impedendole di parlare; ma, con fatica, urlò: “Ben! Ben! Ben! Sono io!”

A quel punto Ben ritornò in sé e, con gli occhi spalancati, vide Rey, sdraiata sul tavolo con la sua mano stretta attorno al collo e gli occhi spalancati.

Ben fu terrorizzato da quello scatto, da quella scena e dai suoi occhi…

Mollò la ragazza, lasciandola andare, alzandosi dal divano e voltandole le spalle, pensando al suo gesto… un gesto di Kylo Ren…

“Ben…?” mormorò Rey, confusa, avvicinandosi pian piano verso di lui. 

Si sentiva preoccupata per quello scatto, ma non aveva paura di lui. Sapeva che quel gesto nascondeva qualcosa di più profondo…

“Mi dispiace…” ripose Ben, con tono spezzato, “Mi dispiace… io non volevo…”

“Lo so, Ben, lo so. Non preoccuparti” lo rassicurò lei. “Va tutto bene…”

“No! Non va tutto bene!” urlò lo Jedi, girandosi a guardarla con aria furiosa ma con gli occhi lucidi.

Rey fece un passo indietro davanti a quello sguardo, mantenendo la sua aria confusa. Non aveva paura di lui, non più. Ma era preoccupata e voleva aiutarlo.

“Non capisci! Ti stavo facendo del male! Avevi la mia mano attorno al collo! Solo perché mi avevi toccato!”

“Ma non eri in te!” ribatté. “Lo so che non mi volevi fare del male. Ne sono certa! Come so che…”

“Non poi continuare a giustificare le mie azioni!” la interruppe Ben, alzando la voce.

“Ti stavo facendo del male! E questo era evitabile! E non c'è nulla che possa giustificare quello che stavo facendo! Quindi, smettila di giustificare i miei errori!”

Calò il silenzio. Un silenzio pesante, teso e lungo. Restarono muti senza mai smettere di rompere il contatto visivo tra di loro, mentre il silenzio era sottolineato ancora di più dai respiri profondi e pesanti del ragazzo.

“Io… io…” disse Ben, cercando di dire qualcosa. E all’improvviso, pensò alle parole che gli aveva detto Finn:

 

“…Non sono molto pazienti. E vogliono qualcuno alla loro stessa altezza! Qualcuno di combattivo e di impulsivo, che sappia dimostrare un po’ di arroganza ma che sia divertente allo stesso tempo. Insomma, qualcuno di questa stoffa…”

 

“…ma tu conosci Rey. Lei non è una tipa che sappia rimanere troppo a lungo con le mani in mano. Sarà paziente. Ma non è una persona molto Tranquilla… Lei è una ragazza d'azione. Una tipa tosta, che vuole combattere e andare avanti con la sua vita…”
 

“ .. Ovviamente, una persona del genere si circonda di gente del suo stesso livello. Insomma… qualcuno che sappia stare al suo passo…”


Questo lo fece riflettere sul possibile futuro insieme a lei.
“Devo andare!”

Ben iniziò a camminare a passo svelto, diretto verso l’uscita del Falcon. Ma Rey trovò questo gesto inspiegabile. Perché ogni volta lui doveva scappare? Perché non voleva mai parlare delle sue emozioni? Soprattutto con lei? Era una cosa che, ormai, non sopportava più.

“Perché?! Perché vuoi sempre allontanarti da me?!” disse Rey, alzando la voce con aria irritata: “Perché, ogni volta che qualcosa di te viene fuori, cerchi sempre di ignorarla e nasconderla?! Perché vuoi nascondermi da me?!” Una piccola lacrima le rigò una guancia.

Ben si era fermato, dandole le spalle e ascoltando le sue parole, soffrendo di dentro, nel profondo, ma senza volerlo dimostrare.

Strinse i pugni, si girò verso di lei, fermandosi a pochi centimetri dal suo volto, la guardò negli occhi con l’aria dura e rispose con il tono più gelido possibile: “Perché io sono un mostro. Un serpente assassino. In fondo, è quello che mi ha detto tu, no? Sia in faccia che tramite la Forza… tu meriti di meglio.”

Ben cercò di nascondere la sua ira furiosa, mettendo in luce la sua freddezza, nonostante gli occhi lucidi e le labbra che gli tremavano.

Ripensò a quando gli aveva chiuso il portone in faccia, dopo la battaglia di Crait; provò la stessa sofferenza, disperazione e solitudine di quell'attimo.

Se voleva che Rey si unisse a lui, a quel tempo, non era per rendere il lato oscuro più forte.

Voleva solo qualcuno con cui sopportare insieme quella solitudine che lo attanagliava…

“Tu meriti di meglio…”

La guardò per un’ultima volta, per poi abbassare la testa e andarsene via.

Rey rimase immobile per tutto il tempo, con l’aria confusa ma triste. Per lei non avevano nessun senso quelle parole.

Credeva che Ben avesse ormai superato tutta questa fase.

Credeva che fosse tutto sistemato e che fossero andati avanti e che lui avrebbe voluto stare con lei, per vivere la loro vita e ritrovare finalmente la loro pace.

Ma dopo aver sentito quelle parole, “Tu meriti di meglio…” non sapeva più che cosa pensare.

Non sapeva dargli nessun tipo di significato e si sentiva terribilmente ferita.

Rimase perplessa per un attimo, finché non vide più il ragazzo dentro alla stanza. Si rese conto davvero solo in quel momento che stava andando via.

Cominciò a correre per seguirlo, urlando il suo nome, ma vide il portellone della nave chiudersi davanti a lei – probabilmente, tramite l’uso della Forza. Ormai, era quasi chiuso del tutto, quindi sarebbe stato impossibile passare da lì.

E, dalla piccola fessura rimasta aperta, vide il ragazzo in lontananza, e cercò di chiamarlo indietro urlando: “BEN!”
Ma lui la ignorò, continuando per la sua strada, mentre il portellone della nave si richiuse completamente.




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Note:

Eppene sì!
Qui si inizia l'angust più potente!
Ed è solo l'inizio!
Comuque, spero che questa
storia vi stia piacendo!
E ditemi che cosa vi aspettate per i
prossimi capitoli! ;)
Grazie mille per essere arrivate fin qui!
Alla prossima!

 

 
 

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Capitolo 13
*** XII ***


XII

      


 

Ben camminò senza una vera meta in mezzo alla foresta, desideroso di trovare il posto più isolato di tutto il pianeta.

Andò avanti per un bel pezzo a testa bassa e con il fiato che si faceva sempre più affannoso.

Alla fine, stanco, decise di fermarsi, prendendo fiato, chiudendo gli occhi e cercando di ritrovare la calma.

Si concentrò con la Forza, fino a sentirsi tutt’uno con essa e iniziare a far lievitare i sassi attorno a sé.

Ripensò ancora al suo gesto di prima con Rey, avvertì ancora la sua mano stringersi attorno al collo della ragazza, riversa su quel tavolo con l’aria sconvolta, come se avesse ancora davanti Kylo Ren.

Per cosa? Perché gli aveva toccato i capelli?! Perché, per un istante, la sua mente gli aveva fatto ricordare il trauma causato da Luke?

Luke, il suo maestro, che aveva cercato di ucciderlo durante il sonno, solo perché aveva percepito l'oscurità dentro di lui, facendogli credere che fosse un mostro.

Questa cosa, quel gesto, lo aveva segnato a vita. E quel tocco da parte di Rey gli aveva risvegliato quel trauma, spingendolo a reagire in quella maniera per istinto.

Ma non era affatto una giustificazione per farle del male. Non era una cosa che potesse prendere alla leggera e, di certo, non era una cosa che potesse permettersi di fare con la persona che amava!

Come avrebbe potuto pretendere di andare avanti con la sua vita, se non era in grado di superare una cosa del genere? Come avrebbe potuto mantenere la promessa che aveva fatto a Lando? Come avrebbe potuto godersi la sua esistenza, se doveva convivere con tutto questo?

Come avrebbe potuto trovare il coraggio di guardare in faccia Rey e assicurarle che una cosa del genere non sarebbe capitata mai più?

Non avrebbe potuto.

Non sarebbe mai riuscito a sentirsi davvero al sicuro dal ripetere un'azione del genere.

E, probabilmente, anche con tutti i suoi sforzi, con tutto il suo impegno, con tutti i sacrifici, il sudore e il dolore... pur con tutto quello che stava facendo per riuscire a trovare la felicità… non sarebbe riuscito ad arrivare a fare ciò che davvero desiderava.

Non avrebbe mai cessato di essere Kylo Ren.

Un essere che ha fatto cose orribili è destinato a morire da solo.

Soltanto questo, ormai, gli sembrava giusto…

La tristezza che era in lui si trasformò in rabbia. Strinse i pugni,  pensando alle sue colpe e a tutti i mali che aveva cagionato.

Ma la colpa di ciò che lui aveva fatto, di ciò che era diventato, ricadeva tutta su una persona sola.

La rabbia diventò incantabile, e iniziò a urlare con tutto il fiato che aveva in corpo.

Distrusse tutti i sassi che aveva fatto sollevare, sfogando la frustrazione che sentiva dentro di sé.

E, per la prima volta, non era l’ira di Kylo Ren ad avere preso il sopravvento.

Non era la rabbia di un essere oscuro e accecato dall'odio che non riusciva ad ottenere ciò che voleva.

Ma era la furia di Ben Solo.

Un ragazzo che aveva represso a lungo la sua rabbia, cercando di andare avanti e non pensarci. Ma quella rabbia, prima o poi, sarebbe dovuta scoppiare.

La differenza tra i due era che Ren si sfogava con la violenza, Ben con le parole.

“È tutta colpa tua!” urlò il ragazzo rivolgendosi in alto verso il cielo. “Mi hai sentito, Skywalker?! È colpa tua se la mia vita è sempre stata sbagliata! Solo colpa tua!” Rimase zitto, per riprendere fiato.

Ascoltò i rumori della notte e della foresta, sentendo l’eco della sua voce e il suo respiro pesante.

“Per anni ho desiderato essere come te! Volevo essere il migliore, volevo mostrare il mio lavoro e dimostrarmi degno di te e delle tue aspettative! Tutto questo perché ti ammiravo! Ma mi hai abbandonato!” continuò Ben, sfogandosi con la voce spezzata.

“Ora che ho la possibilità di iniziare e di ricominciare tutto da capo, tu cerchi di impedirmelo!” continuò, con ancora più rabbia.

“Dopo tutto quello che ho fatto, dopo quello che ho rischiato e con tutto l’impegno che ci sto mettendo, ci sei sempre tu a rovinare tutto! Ora non riesco nemmeno a guardare in faccia la ragazza che amo! Sono costretto a vivere con la paura di farle male di nuovo!” Una lacrima gli rigò il volto.

“Quindi, perché tu e tutti gli antichi Jedi mi avete riportato in vita?! Per vendicarsi? Per prendervi gioco di me? Per punizione? Per vedermi crollare su me stesso e costringermi a vivere una vita solitaria e tormentata come la tua?! Non è così?! Vuoi farmi capire che, nonostante tutti i miei sforzi, rimarrò sempre il terribile e orribile Kylo Ren?! Non è forse così?!” e alzò leggermente le braccia in alto.

“Io non volevo sopravvivere a tutto questo! Ero disposto a morire per Rey! Per lei e per l’intera Galassia! Ma no! Tu e tutti gli altri volevate che io continuassi la mia esistenza! E per cosa?! Per questo?! Beh, sappi che tutto questo è solamente colpa tua, maestro Skywalker!

Abbassò la testa, riprendendo fiato e senza più pensare a nulla.

Voleva solo calmarsi, sentendosi un po’ più leggero.

Chiuse gli occhi, godendo dei suoni della foresta. Si smarrì in quel momento di pace con se stesso, dimenticandosi lo scorrere del tempo…

Finché non iniziò a sentire una voce profonda, una voce che risuonò dietro di lui.

“Hai ragione, Ben. È tutta colpa mia.”

Ben aprì gli occhi, sconvolto di sentire quella voce, sconvolto che qualcuno stesse rispondendo al suo sfogo.

Ma credimi, non volevo tutto questo…”

Lo Jedi si girò lentamente, trovandosi davanti Luke.

O, meglio, il suo fantasma, che lo stava fissando con aria rilassata, ma con gli occhi tristi.

“Ciao, Ben…



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Note
Nuovo capitolo!
E questo sarà l'inizio di un lungo
confronto...
Perchè si sa, se non riesci ad acettare te
stesso,
come poi essere acettato dai altri?
Qundi, asepttatevi un coflinto verbale tra
Ben e suo zio...
Grazie ancora per aver letto questa storia e
spero che vi stia piacendo!
Alla prossima volta!



 

 

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Capitolo 14
*** XIII ***


   
XIII

         

 

“Luke…?” disse il ragazzo, sconvolto. Era la prima volta che vedeva un fantasma della Forza e non si sarebbe mai aspettato di vederne uno.

Beh, da ‘Maestro Skywalker’ a ‘Luke’. Vuol dire che non sei più arrabbiato con me.”

Lo Jedi lo fulminò con lo sguardo. Chiamarlo per nome non voleva dire che non fosse più arrabbiato con lui.

“Tu…” disse il ragazzo con tono fermo e duro, facendo svanire il sorriso dal suo volto. “Tu mi hai rovinato la vita!”

Gli si avvicinò a passo svelto, fermandosi davanti allo spirito e, puntandogli il dito contro il volto con fare minaccioso, continuò: “Mi hai messo un sacco di pressione addosso! Volevo essere il migliore per te! Volevo rispettare le tue folli aspettative! Mi hai strappato dai miei genitori per essere addestrato da te! E hai cercato di uccidermi nel sonno!” Il suo viso era più irritato che mai, mentre Luke incassò tutto a testa bassa.

“Perché? Perché percepivi il Lato Oscuro dentro di me! E hai pensato che fosse meglio togliermi di mezzo, piuttosto che aiutarmi! Se sono divento tutto quello che sono, è solo per la tua stupida codardia!”

Lo so” ammise Luke. “E so che adesso è più facile ammetterlo, ma… mi dispiace, Ben. Non volevo tutto questo.”

“Beh, è un po’ difficile da credere!” ribatté il nipote. Ma, dentro di sé, si sentiva colpito dalla sua confessione, anche se non gli bastava.

Ma è così. Non volevo tutto questo, volevo un futuro luminoso e pieno di soddisfazioni per te. Avrei dovuto lasciarti più libero e ascoltarti di più. Ma non l’ho fatto. Ho passato gli ultimi anni della mia vita a pentirmi e a isolarmi da tutti, soprattutto dalle persone che amavo. Ma non voglio che lo faccia anche tu. Anzi, te lo proibisco.” Lo sguardo del maestro Jedi diventò più convinto e sicuro delle sue parole.

“E come?!” rispose il ragazzo, con tono di sfida. “Come potresti proibirmi di fare ciò che hai fatto tu?”

“Beh, prima di tutto, facendoti ricordare della promessa che hai fatto a Lando”  disse convinto.

Ben prese un respiro, guardandolo con gli occhi spalancati.

Come faceva a sapere di quella promessa? Allora erano vere quelle parole che gli aveva detto durante il loro ultimo scontro: “Abbattimi con tutta la tua rabbia, e io sarò sempre con te…”

“Davvero vorresti buttare tutto quello che hai fatto per redimerti, dopo aver salvato l’universo e quello che hai imparato con i ragazzi della Resistenza? Vuoi davvero rinunciare a tutto questo, per una vita da eremita, perché pensi che di meritartelo? Ma, soprattutto, vorresti davvero spezzare il cuore a Rey?”

“Lei merita di meglio” rispose subito il nipote, a testa bassa.

“E chi lo dice?” disse Luke, con un po’ di ironia. “In fondo, Rey è una ragazza decisa e testarda. Sa prendere le sue decisioni, e se ti considera la sua metà – e non parlo solo del vostro rapporto con la Forza - allora vuol dire che vuole solo te. Senza se e senza ma.” E fece un mezzo sorriso per incoraggiarlo.

Ben aveva sempre la testa china a terra, con il volto malinconico, ripensando a quel suo scatto violento di poco prima… e al rischio di ripeterlo ancora.

Luke poteva percepire il suo dubbio sentendosi ancora più in colpa.

“Nonostante il mio gesto verso di te… credimi, l’ho fatto solo perché avevo paura…”

A quel punto, il nipote alzò gli occhi e, per la prima volta, seppe di non stare guardando il volto di un maestro sicuro delle proprie azioni, ma quello di un uomo distrutto. E, dopo tanto tempo, provò dispiacere e pietà per lui. Per suo zio.

“Ma sai… la paura conduce all'ira. L’ira conduce l’odio…"

“L’odio conduce alla sofferenza…”

Zio e nipote si guardarono negli occhi, rimanendo in silenzio e ripensando alle proprie parole.

E noi abbiamo provato quelle emozioni… dimenticandoci i nostri ideali e  delle cose davvero importanti…” riprese a parlare Luke.

“Ma voglio che tu sappia che io non ti avrei mai ucciso. Né quella sera né mai.”

Ben lo guardò con gli occhi spalancati, pensando che quelle scuse fossero già abbastanza e che gli andava bene così. Ma sentirlo parlare più apertamente di quell'evento gli fece una strano effetto.

Avevo paura e non sapevo come reagire. Ma non lo avrei mai fatto. Perché in quel momento mi ero ricordato di chi avevo davanti a me. E non era solo il mio padawan. Era mio nipote, che amavo più di qualsiasi altra cosa nella Galassia. E mi dispiace di averti spinto così tanto nel lato Oscuro, da cui invece avrei dovuto tenerti al sicuro. E hai tutte le ragioni per darmi le colpe.”

Gli occhi di Luke diventavano sempre più lucidi e la sua voce risuonava sempre più rotta, come se volesse piangere, ma non potesse farlo.

A quel punto, Ben iniziò a sentirsi in colpa per aver urlato così tanto e avergli buttatto addosso tutta quella frustrazione.

Ma, questa volta, non poteva tacere, doveva almeno esprimere ciò che provava, senza nasconderlo.

“Io…io… non volevo dire tutte quelle cose…” cercò di giustificarsi il giovane jedi. “In fondo, sono stato così debole e sciocco, nel farmi ingannare dal Lato oscuro. Mi sono lasciato umiliare per anni da promesse vuote e false, per diventare solo una stupida pedina di…”

Ben,” lo interruppe Luke. “Non ha più importanza…”

“Sì invece!” lo interruppe con arroganza. “Sì che ha importanza! Ho fatto delle cose orribili e imperdonabili Non importa quello che farò! Non riuscirò mai a…”

“Anche tuo nonno ha fatto delle cose orribili” gli ricordò Luke con tono duro.

“Cose orribili e tremende, che tu non potresti mai neppure immaginarti. Però, lui mi ha salvato la vita, morendo e ritornando al Lato Chiaro. Perché io sapevo che ci fosse del buono in lui. Come c'era in te…”

Ben fu molto colpito da quel discorso.

Nessuno gli mai aveva parlato di suo nonno, durante l’infanzia, se non per qualche fugace accenno.

E Snoke era stato il primo a rivelargli che Anakin Skywalker aveva compiuto il suo passaggio al lato oscuro diventando il potentissimo Darth Vader. Questa era la prima volta che qualcuno della sua famiglia gliene parlava liberamente e senza filtri.

“Credimi. Era più tormentato e triste di quanto tu possa immaginare. Si abbandonò al lato Oscuro solo per scelte sbagliate e perché fu manipolato peggio di te. Ma, alla fine, ha trovato la pace, sacrificandosi per suo figlio…” e i suoi occhi fissarono in basso, nascondendo un sorriso malinconico, mentre ripensava a quando parlò con suo padre, per l’ultima volta…


“E, se lui ha avuto una possibilità, perché non la devi avere anche tu? Dopo tutto quello che hai fatto? Dopo tutto quello che è successo? Non ti meriti di vivere una seconda chance in questo universo? Prendi tu ciò che tuo nonno non ha potuto avere.”

Ben abbassò lo sguardo, sia per non doversi confrontare con lui, sia perché non avrebbe saputo come rispondere.

“Se abbiamo deciso di riportarti in vita e impedirti di morire, è perché era giusto così. Volevamo che tu continuassi con la tua esistenza e con le tue decisioni... insieme a Rey.”

E il ragazzo, sentendo pronunciare quel nome, alzò gli occhi con aria interdetta.

Voi due siete predestinati ad essere una Diade della Forza. Le vostre strade sono destinate a essere percorse insieme…”

Luke guardò il suo ex-padawan con aria rassicurante, dandogli coraggio. Ma il nipote non era ancora convinto.

“Tutti mi dicono di andare avanti. Ma se penso a tutto…”

“Smettila di compatirti e di attribuirti tutte le colpe della Galassia!” lo interruppe con tono autoritario.

Il suo rimprovero fece alzare la testa al nipote, che lo fissò con stupore e con un po’ di confusione.

“Se pensi di essere l’unico, in questo Universo, ad avere fatto delle cose orribili, ti sbagli!” continuò Luke, con lo stesso tono.

Le guerre, i conflitti, la rabbia e tutto il resto, esistono fin dall’inizio dei tempi. Come la Forza, il Lato Oscuro, il Lato Chiaro. So che molti abili Jedi del passato hanno fatto delle cose orribili, per poi redimersi e ritrovare il loro equilibro. Proprio come te e Rey. Hanno trovato la propria via, la pace e la serenità. Non si sono mai dimenticati del loro passato, ma sono si sono dimostrati in grado di riprendere in mano la loro esistenza. Proprio come te.”

Il vecchio maestro guardò il nipote con espressione severa, parlando con tono convincente. Ben lo osservò con attenzione.

“Quindi, lascia perdere il passato e concentrati sul presente. Ricordati: Kylo Ren è morto. Ben Solo è vivo, con qualcuno al suo fianco. Questo è l’importante.” E fece un mezzo sorriso, ricambiato da lui.

“E poi… non è solo colpa tua…” ammise Luke, abbassando lo sguardo mentre il suo tono si faceva più incerto.

Spiegò che anche Leia, Han, il senato e forse anche la Forza stessa avevano le loro colpe.

Tutti avevano contribuito in un modo o nell'altro all'ascesa del Primo Ordine, facendo funzione il contorto piano di Palpatine. Il resto, era tutto una causa di azione e di effetto.

In fondo, che cosa sarebbe successo se Ben non avesse ceduto al lato oscuro? Che cosa sarebbe successo se lui avesse rifiutato di essere devoto a Snoke? Il suo piano sarebbe ugualmente andato a buon fin con qualcun altro? Avrebbe scelto Rey, in quel caso?

E il Primo Ordine? I cavalieri Ren? In fondo, erano sorti dalle ceneri dell’Impero prima che Ben nascesse. Ma erano stati sottovalutati dal senato e, così, si erano rafforzati.

Ma che cosa sarebbe successo se fossero stati fermati prima? Avrebbero forse trovato un altro modo per far cadere il senato?

Nessuno avrebbe mai potuto saperlo. Ma non era importante. Quello che era fatto era fatto. E nessuno avrebbe più potuto cambiare o riscrivere il passato. Adesso la cosa più importante era ricostruire un nuovo futuro.
Tutto qui.

“Perciò, smettila di fare la vittima e di prendere tutte le colpe sulle tue spalle. Continua a percorrere la tua strada, nel modo più sereno possibile. Sia perché la Forza ti ha rimandato in vita per questo e sia, soprattutto, perché te lo meriti, Ben Solo."

Luke sorrise, questa volta con un vero sorriso sincero e gli occhi lucidi di gioia.

Ben ricambiò quello sguardo, sentendosi finalmente libero dal suo tormento emotivo, sento di potersi finalmente sbarazzare dai dubbi e dall'incertezza che lo persegutiva in vari pensieri.

Ora era proprio come se quella parte tormentata e oscura che lo logorava di dentro fosse morta per sempre. Finalmente era libero di godersi, per la prima volta, la sua esistenza come Ben Solo.

Lasciò perdere il passato una volta per tutte, deciso a mantenere la promessa fatto a Lando e cogliendo in pieno il senso delle parole di Luke.

Si sentì finalmente in pace con se stesso, con il suo passato, con la sua coscienza e con la Forza stessa.

Ma c'era ancora un altro problema. Sistemare la sua situazione con Rey… sia per quello che era appena successo sia per il loro rapporto generale.

Per quanto riguarda Rey… beh, posso darti qualche consiglio” disse il maestro Jedi, come se avesse letto nel pensiero del nipote. Ridacchiò per l'espressione nervosa di Ben.

“Riguardo quello che è successo, spiegati con lei con calma e sincerità. Affrontate questa cosa insieme e chiudete la faccenda una volta per tutte. E senza pensarci più” disse le ultime parole quasi come un rimprovero. Ben percepì quel tono, capendo che aveva ragione. 

Avrebbe potuto spiegarle subito tutta la situazione, giurando che non aveva mai avuto l'intenzione di farle del male. E avrebbero superato questa cosa insieme, perché lei lo avrebbe compreso. Invece, era scappato.
Come Sempre.

“E smettila di reprimere le tue emozioni. So quello che provi per lei. Mantere un rapporto solo riguardo alla Forza non è l’idea migliore: è stato l'errore dei jedi del passato. Voi due meritate la vostra felicità, e per riuscirci devi superare tutti gli ostacoli che ti sei creato. Perché così ti sentirai molto meglio.”

Luke sorrise con aria un po’ divertita, mentre il ragazzo pensò a quelle parole. Era vero, aveva represso quei sentimenti, pensando che fosse la cosa più giusta da fare.
Ma si sbagliava.

“Perché c’è una cosa più bella e potente della Forza stessa. L’amore. Quello sincero di qualcuno che ti vuole stare accanto. Quindi, finiscila con tutte queste paranoie e ricambia i suoi sentimenti. Perché si parla di Rey. E, di certo, non rinuncerebbe a te con così tanta facilità!” Luke fece una piccola risata, contagiando anche Ben.

Quando la risata si spense, zio e nipote si guardarono negli occhi, scambiandosi sguardi sereni e rassicuranti.

Ben si sentiva finalmente libero di mettere la parola fine sul suo passato.

Ora capiva quale era stato il suo percorso, vedeva con chiarezza tutte le sue decisioni e si sentiva finalmente in grado di comprendere quali erano state le scelte giuste e quali quelle da perdente.

E sapeva anche quale strada avrebbe dovuto seguire d'ora innanzi: andare avanti insieme a Poe e a tutti gli altri membri della Resistenza. Era stato messo alla prova per andare verso un futuro migliore, uccidendo ogni dubbio, una volta per tutte.
Tutto, grazie a Luke.

E il maestro Jedi era contento di aver potuto parlare con lui, aiutandolo realmente a fare pace con la propria coscienza.

Ma per Luke non era ancora finita. Doveva affrontare un’ultima cosa con lui. E sarebbe stato ancora più difficile…

“Ben, voglio che tu sappia che… mi dispiace di averti causato tutti questi problemi. E non parlo solo di quell'incidente…”

Ben lo fissò con confusione.
Non capiva le sue parole.
Pensava che, ormai, fosse tutto sistemato…


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Note:
Sì!
Questo è solo la prima parte
di questo incotro tra zio e nipote.
Luke è davvero pentito per tutto quello che ha
fatto a Ben. E cerca di rimediare.
Evitando al nipote, il suo setto
crudele destino...
E non è tutto...
Spero che questa storia vi stia piacendo
perchè sono felice che questa storia
vi piaccia e che almeno qui. Ben
ha avuto un pò di giustizia.
Al prossimo capitolo!
Ciao!
E sì, siamo quasi vicini alla parte
aracione della storia ;)
Quasi...
Evola



 

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Capitolo 15
*** XIV ***


XIV
 
    

“È vero, ho preteso troppo da te, perché volevo soddisfare le mie aspettative. E mi dispiace…”
 

 Il volto del vecchio maestro diventò sempre più triste, come la sua voce.

“Volevo che tu seguissi le vie della Forza, che diventassi un grande Jedi. Come me, come i miei maestri o come tuo nonno e, con un duro addestramento, saresti diventato più potente che mai! Perché credevo che fossi predestinato. E… nonostante Han e Leia avessero cercato più volte di convincermi a lasciare che tu avessi la possibilità di compiere da solo le tue scelte, io mi sono sempre intromesso, facendo di tutto per spingerti a diventare uno Jedi. E mi sono dimenticato che, per te, era ancora un gioco. E che non capivi ancora l’impegno, la fatica e i sacrifici che avresti dovuto affrontare…”

Abbassò la testa, nascondendo la sua aria distrutta, anche se i suoi occhi lo stavano tradendo.

Ben ascoltò, rimanendo immobile come una pietra. Gli occhi gli si fecero sempre più lucidi, mentre dentro di lui esplodevano emozioni forti e in contrasto tra di loro.

Ma non riusciva ad esprimersi.

“E spesso mi dimenticavo che tu non eri solo un mio padawan, che dovevo addestrare, ma che eri anche mio nipote… ed era la cosa più importante.”

A quel punto, Luke ebbe il coraggio di guardare suo nipote in faccia, alzando su di lui il volto di un uomo distrutto E i suoi occhi… sembrava proprio che stesse piangendo, lasciando spiazzato il ragazzo.

“Ma voglio che tu sappia che, anche se a volte ero severo, ingiusto, oppressivo e a tratti anche crudele… ti volevo bene. Anzi, ti voglio ancora bene.”

Ben cercò di trattenere i singhiozzi, respirando affanosamente, sia per quelle parole, che erano quelle che aveva sempre voluto sentire, da una vita intera….sia per l’espressione devastata di suo zio.

“E sì, hai ragione. Se sei caduto al lato Oscuro, è anche per colpa mia. Avrei dovuto ascoltarti di più e pretendere di meno. Ma ora non ha più importanza. Anche se, quando Kylo Ren imperversava, ero sicuro, anzi ero convinto con tutto me stesso che il cuore sincero e combattivo di mio nipote fosse ancora lì. E che presto sarebbe ritornato a battere. Ad ogni costo. Come successe a tuo nonno prima di te…
concluse il maestro, con un sorriso triste ma con tono onesto.

Ben iniziò a piangere, ma con moderazione, cercando di non singhiozzare.

Con quel discorso era come se si fosse chiuso un cerchio. Un perverso e infinito cerchio familiare, che gli aveva permesso di trovare nella sua fine l’inizio di qualcosa di più puro e forte.

Avrebbe voluto abbracciarlo e stringerlo forte a sé, come faceva quando era bambino.

Ma ora non poteva più farlo.

Fu costretto a ricordarsi di essere davanti ad un fantasma, e questo lo fece sentire ancora peggio, perché aveva dovuto aspettare la morte per sentire quel discorso, e perché adesso non avrebbe potuto dimostrargli il suo affetto.

Anche Luke aveva il volto distrutto, perché sapeva di non poter consolare suo nipote con un semplice abbraccio attorno spalle, un gesto che valeva più di mille parole.

Ma, almeno, erano qui insieme, in questo momento, per chiudere questa storia una volta per tutte.

“Quindi, ascolta le mie parole e dimentica il resto. Perché, se sei qui, in questo momento, in questa Galassia, allora vuol dire che doveva andare così” finì Luke, con sguardo sereno.

“Ti voglio bene, zio Luke” disse il ragazzo, alzando la testa di scatto con il volto rigato dalle lacrime.

Era quello che avrebbe voluto dire davanti a suo padre.

Ma non ne aveva mai avuto il coraggio… però non avrebbe compiuto lo stesso errore con Luke. Perché adesso era una persona diversa.

“Anche io, Ben. Ti ho sempre voluto bene. Sia come padawan che come nipote. E mi dispiace di non avertelo detto più spesso.”

Si guardarono con dei sorrisi, malgrado gli occhi tristi.

Adesso provavano una sensazione di serenità e di pace.

Finalmente si erano aperti. Avevano accettato le loro colpe e le loro responsabilità e, così, si erano ripresi le loro vite, una volta per tutte.

“Ora va. Rey sarà preoccupata per te” lo invitò il maestro.

“Dovrai spiegare un bel po’ di cose, ragazzo mio. E dovrai affrontare la sua ‘ira’ contro di te. E, sinceramente, non vorrei essere al tuo posto!” E lo guardò con aria seria, dandogli una occhiata strana.

Ben rimase confuso e anche un po’ intimorito, almeno finché lo zio non iniziò a ridere di gusto.

Allora capì che lo stava prendendo in giro e cominciò a ridere insieme a lui.

Evidentemente Luke era più spensierato che mai, anche dopo la morte.

Quando la risata si fu spenta, zio e nipote si fissarono negli occhi, questa volta senza tristezza o rimpianti. Finalmente, provavano solo gioia e felicità, dopo tanto tempo…

“Ora vai e vivi.”

Ben ricambiò il sorriso e avrebbe voluto subito dare ascolto a quelle parole.

Ma d'improvviso lo colse un altro pensiero. Una domanda, che doveva fare adesso.

“Zio Luke…” disse, con il volto tornato triste e il tono incerto.

“La mamma…. La mamma è…”

“Sì, Ben” rispose il maestro con serietà.

Lo Jedi rimase sorpreso, pensando che avrebbe aggiunto altro.

Quando Luke restò in silenzio, il ragazzo aprì la bocca, ma a quel punto il maestro continuò: “No, Ben. Non puoi vederla.”

Il giovane non nascose il suo dolore per quelle parole, chinando la testa con aria distrutta.

“O, meglio, non posso farla venire qui” spiegò Luke.

“È lei che deve venire da te, di sua spontanea volontà. Verrà quando sarà pronta a farlo. Non ho il potere di evocarla solo perché me lo chiedi tu. Mi dispiace.”

Il Maestro guardò il nipote con aria sinceramente dispiaciuta per questa notizia. Ma doveva dirlo.

“Capisco…” ammise Ben con tristezza: “Volevo solo… dirle addio…"

“Lo so. Ma, a quanto pare, non siete pronti per farlo.”

Calò il silenzio, rotto soltanto dai piccoli singhiozzi del ragazzo. Ben si asciugò le lacrime con il dorso della mano, accettando la cosa.

“Ma sappi che lei ti ha sempre amato e ti ha voluto sempre bene. E lo farà per sempre. E che, un giorno, sarà lei stessa a dirtelo, quando comparirà di nuovo davanti a te. Abbi solo un po’ di pazienza.”

Ben alzò la testa, incontrando ancora lo sguardo amorevole dello zio.

“Leia ti amerà in ogni momento e in ogni istante e sarà con te sempre, proprio come lo saremo io e tuo padre. Ti vorremo sempre bene. Ricordatelo.”

Luke sorrise, ricambiato da Ben.

Il ragazzo non avrebbe mai perso la speranza di poter, un giorno, rivedere sua madre.

Ma era sicuro che lei sarebbe stata al suo fianco sempre, come il resto della sua famiglia.

Ben abbassò gli occhi per qualche istante, per poi rialzarli e accorgersi di essere solo.

Ormai lo spirito di Luke non c'era più. Soltanto le piante e i suoni della foresta erano rimasti a circondarlo.

Per un attimo rimase disorientato, per poi capire che cosa doveva fare.

“Rey!” disse il ragazzo, iniziando a correre verso la base.

Queste volta non sarebbe scappato via, né si sarebbe isolato né, tantomeno, avrebbe represso le sue emozioni.

Ora, finalmente, le parole di Lando e di Luke sarebbero state ascoltate e lui sarebbe andato avanti con la sua vita.

Ma prima doveva chiarirsi con Rey e dimostrarsi onesto nei suoi confronti per farsi perdonare da lei.

Non la voleva perdere.

Non un’altra volta…




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Note:

E si conlude il confronto tra Ben e luke.
Trovando un pò di pace e di conforto
uno verso altra.
Dimostrando, che tutti avevano fiducia
in Ben...
(E alla faccia della bozza:
"Tu non sei uno Skywalker!")
E nonostate tutte l'emozioni visutte,
Per Ben le prove non sono ancora finite.
Riuscirà a fare pace con Rey?
Lo scoprirete...
Rugarzio a tutti quelli che stanno seguendo
e recesendo questa piccola long e alla prossima!
Evola!

P.s
Per fosse interesat*
Orami, ci stiamo avviciando
sempre di più alla parte aracione
della storia ;)

 

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Capitolo 16
*** XV ***


XV

  

 
 

Rey era rimasta dentro al Falcon, ma non da sola. Era con Poe e Finn, che sedevano con lei al tavolo mentre l'ascoltavano sfogarsi raccontando tutto quello che era successo con Ben.

“Io non capisco… so che quella reazione è stata irrazionale e che non era in sé. Ma… perché avrebbe dovuto scappare così?! Senza nemmeno ascoltarmi e definendosi subito come un mostro. Non lo è! Non più, ormai…” abbassò la testa appoggiandola alle braccia, stanca e triste.

Poe e Finn si sentivano dispiaciuti per la loro amica, e non volevano vederla soffrire così, non dopo tutto quello che era successo.

“Pensate che non tonerà più?”

“E dove dovrebbe andare?” chiese Finn, sarcasticamente.

 “Ha smontato il suo caccia e ha donato tutti il ricavato a noi. Infondo, non ha né una nave né dei crediti. Qundi,  penso che andrà molto lontano…”

Il suo tentativo per sdrammatizzare la situazione, però, non funzionò, e la ragazza continuò a mantenere un'aria turbata.

“Magari, si comporta così solo per proteggerti” tentò Poe, con tono pacato.

“Del resto, anche se non era in sé, ha pur sempre compiuto un gesto impulsivo cercando di farti male. E, forse, si vuole allontanare per riparare al suo gesto.”

La Jedi alzò la testa verso il pilota, con l’espressione resa incerta da quelle parole.

“Certo, fuggire non è il modo giusto per affrontare una situazione" continuò Poe.

"Ma tu conosci Ben meglio di tutti noi. E sai che, per lui, certe cose sono ancora una novità. E, magari, deve ancora farci l'abitudine. E forse, in questo momento è andato a riflettere e… a cercare di capire ciò che ha fatto.”

Rey meditò su quel discorso, ma non si sentiva del tutto convinta. Poe iniziò a sentirsi un po’ stupido, e Finn pensò, con aria irritata: “Sì, certo. È andato a ‘riflettere’ su come far soffrire ancora di più!”

“E poi…” mormorò Rey, guardandoli con espressione smarrita: “Prima di andare via, mi ha detto una cosa completamente senza senso.” E, con aria irritata, continuò: “Del tipo, ‘ti meriti di meglio’ o roba del genere.”

I due Ribelli rimasero sconvolti da quelle parole che provocò in loro un'espressione di spavento – soprattutto da parte di Finn.

“Insomma, che vuol dire ‘tu meriti di meglio’?” chiese lei, confusa e anche irritata.

“Voglio dire, da dove diamine gli è venuta in mente una stupidaggine del genere?! Dopo tutto quello che è successo e che ha fatto per me, come può pensare che io possa ‘volere’ di meglio?! Come una qualsiasi ingrata egoista? E poi, cosa sarebbe questo ‘meglio’?! E se io non lo volessi affatto, questo ‘meglio’?!”e buttò ancora la testa tra le mani con frustrazione.

Poe e Finn si scambiarono degli sguardi di puro terrore.

“Ecco, Rey…” disse il disertore con tono un po’ più incerto e stranamente in falsetto. “Forse, noi dovremmo dirti che…”

“Rey!” sentirono una voce in lontananza, accompagnata da passi pesanti.

Il trio si girò verso all'entrata della stanza, vedendo comparire Ben, con il fiato corto e lo sguardo sollevato. 

“Ben!”

La ragazza si alzò in tutta fretta dal suo posto, dimenticandosi subito di Poe e di Finn, e andando dritta dallo Jedi.

“Credevo che non fossi più qui.”

“E io credevo che non tornassi più.”

Rey guardò Ben con aria severa, tenendo le braccia conserte. Sembrava davvero pronta a sfogare tutta la sua rabbia e preoccupazione contro di lui, mentre il ragazzo abbassò la testa, non riuscendo ad affrontare il suo sguardo.

Finn e Poe erano ancora lì, seduti sul divanetto ad assistere a tutta questa scena, provando disagio e sensi di colpa per tutto questo –in fondo, se Ben era andato via in quel modo, era anche per causa loro e del loro ‘geniale’ piano - e capiro che, forse, era meglio andare…

“Bene!” esclamò il generale, alzandosi insieme al suo vice: “Allora, noi togliamo il disturbo. Si è fatto tardi e domani… ho… delle decisioni da prendere…” disse, con tono incerto e con aria nervosa.

“Già!” aggiunse Finn, con i nervi tesi a fiori di pelle.

“E, comunque, noi eravamo qui come supporto morale. Come dei normali e veri amici, in una situazione come questa. Perciò, nulla di che. In fondo ti abbiamo già parlato della nostra amicizia e…”

“Okay, può bastare” lo interruppe Poe con un sussurro, prima di dargli una gomitata sulle costole, facendo calare un silenzio teso.

“Allora… noi andiamo. Perciò… buonanotte.”

Poe e Finn si alzarono dal tavolo dal gioco e uscirono alla chetichella dalla stanza, passando accanto ai due Jedi che, per tutto il tempo, non aveva prestato nemmeno un attimo di attenzione a loro due, né con lo sguardo né con le parole, ignorando del tutto la loro presenza.

“Siamo morti?” chiese Finn, nervoso, mentre camminavano in fretta lungo i corridoi della nave.

“Non ancora” rispose Poe. “Ma, se Ben lascerà definitamente, allora dovremo fuggire alla svelta dall'ira scatenata di Rey, perché se ci prende ci uccide per davvero!”

I due amici avevano gli sguardi terrorizzati per quel probabile e fin troppo vicino scenario.

“Oh, cavolo…"


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Note:
Okay, volevate il confronto finale di Ben e Rey.
Invece, avete visto un generale e un Ribelle
che scappano con la coda tra le gamme.
Ma infondo, questi due idioti hanno fatto
una cavolata, e lo devono saperlo!
Però, posso assicuravi che il 
prossimo capitolo sarà sul
il confronto tra queste due patate jedi.
E poi, si da il via la parte
aracione!
Qundi, per favore,
abbiate ancora un pò di pazienza.
Allora, al confronto finale!
Grazie ancora per aver letto
questa storia e per le vostre bellissime
recesioni!
Al prossimo capitolo,
Evola

 

 
 

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Capitolo 17
*** XVI ***


XIV
 


 


Ben e Rey rimasero soli, ascoltando i passi del generale e del pilota che si allontanavano sempre di più, senza mai interrompere il loro contatto visivo.

Quando non udirono più nessun suono in lontananza, finalmente quel silenzio si ruppe.

“Perché te ne sei andato via così?” disse lei, con tono autoritario e l’espressione irritata: “Non avevo idea di dove fossi, non ti percepivo più e allora ho cercato di comunicare con te a distanza, ma anche così non ti trovavo!”

Lo Jedi non alzò la testa da terra, senza rispondere e accettando tutte queste parole. Sapeva che sarebbe successo e che doveva affrontarla.
Ma, prima di dire qualcosa, decise di lasciarla sfogare, sapendo bene di meritarsi tutte quelle cose.

“Hai idea di tutta la preoccupazione e la paura che ho provato per tutto questo tempo?! Hai solo una minima idea di tutto quello che mi hai fatto passare, mentre pensavo che fosse accaduto qualcosa di brutto?!”

Ben riuscì a percepire più la sua paura che la sua rabbia. Questo lo fece sentire ancora peggio e il coraggio d’affrontarla diminuiva sempre più, mentre si sentiva sempre più in colpa e invaso dalla tristezza.

“Credevo che avessimo ormai superato queste cose…” disse Rey, con tono deluso.

“Infatti è così!” ribatté Ben, alzando la testa e parlando con tono sicuro.

Rey lo fissò negli occhi facendo un piccolo sbuffo, poi rilassò le spalle e si allontanò da lui.

“Rey, ascoltami. So che non avrei dovuto andarmene così, e mi dispiace” rispose il ragazzo, convinto, avvicinandosi di nuovo a lei:

“Ma avevo paura, avevo paura di me e delle mie azioni… e dopo quello che ti ho fatto, non volevo rischiare di farti del male e volevo protegge…”

“Ma io non voglio essere ‘protetta’!” sbottò la ragazza, ritornando a girarsi verso di lui con un'espressione tanto furente da sorprenderlo.

“Non ho mai avuto il bisogno di protezione e nemmeno di qualcuno che mi protegga!” continuò la Jedi “Ho sempre fatto tutto da sola! La fame, il deserto, la guerra, la Forza, l’universo intero! Quindi, io non ho bisogno né voglia di essere protetta! L’unica cosa che volevo realmente era qualcuno che mi aiutasse ad affrontare tutto questo! Qualcuno che mi desse una mano ad andare avanti…”

Lo sguardo di Rey mutò, e da furioso passò a deluso. I suoi occhi divennero tristi e lucidi.

Per Ben, trovarsi davanti a quegli occhi fu come essere tornato nella sala del trono di Snoke, dopo quel massacro di guardie, quando le aveva proposto di governare la galassia insieme, porgendole simbolicamente la mano

. Mano che lei aveva rifiutato con uno sguardo deluso, lo stesso che si poteva leggere anche adesso sul suo volto.

E rivivere quel ricordo lo fece sentire ancora peggio.

“E so che non volevi farmi del male!” continuò la ragazza, sicura: “Perché se tu volesse farmi davvero del male, credimi, me ne sarei già accorta e avrei fatto di tutto per fermarti. Come ho già fatto in passato, e tu lo sai benissimo!”

Ben abbassò gli occhi, dandole ragione. Rey forse era ancora un po' ingenua su certe cose, ma se qualcuno le dava un colpo, lei si alzava da terra rispondendo a quel colpo ancora più forte.

Aveva visto quel lato di lei fin dal loro primo scontro ed era stata una delle prime cose che lo aveva affascinato del suo carattere. Solo che poi se lo era dimenticato…

“So che non eri in te, in quel momento. Eri terrorizzato, avevi paura che ti avrei allontanato. Ma non era così e volevo che tu mi parlassi e ti aprissi con me e che ti sentissi meglio. Soprattutto, speravo che tu mi chiedessi di aiutarti…” la ragazza abbassò gli occhi a terra, con aria malinconica e con il tono della voce più basso.

“E, invece, hai preferito darti la colpa di tutto e andartene via senza nemmeno ascoltare le mie parole e creando un muro che non vuoi distruggere…”

Ben iniziò a essere turbato da quel discorso, ma capiva il suo punto di vista e, soprattutto, sapeva che aveva ragione. Si era assunto la colpa di tutti i mali che aveva commesso, dimenticandosi delle emozioni e dei sentimenti di Rey.

Aveva pensato, così, di proteggere i loro rapporti ancora incerti. Aveva pensato che così non avrebbe rovinato nulla.

Invece era successo proprio il contrario… e si sentì così stupido…

“Rey, io…”

“Lo sai perché io giustifico le tue azioni?” lo interruppe lei, guardandolo negli occhi.

“Perché tu ti prendi le colpe di tutto e vedi solo il male che hai fatto, e non guardi invece le cose belle che hai fatto o che stai facendo…”

“Del tipo?”

“Tipo smontare un potentissimo caccia del Primo Ordine, venderlo e donare il ricavato alla Resistenza, senza che nessuno te lo abbia chiesto.”

Ben rimase colpito da quelle parole, non aveva mai parlato di questo, perché non la considerava una cosa di troppa importanza.

Ma, soprattutto, non voleva nessun tipo di meriti. Né piccoli né grandi.
Da chi aveva saputo di questa cosa?

“E poi che hai dato degli ottimi consigli a Poe, aiutandolo e sostenendolo in un momento difficile.”

Ma certo…” pensò lo Jedi, un po' irritato: “Poe e Finn…” Doveva immaginare che quei due, mentre era via, avevano parlato bene di lui, per consolarla. E questa cosa non gli andava molto giù.

“E che la gente della Resistenza inizia ad apprezzare il tuo talento di meccanico. Pensa, ti chiamano ‘il più grande meccanico di tutta la galassia’” e la voce di Rey diventò sempre più calma e più dolce, rivolgendogli un piccolo sorriso che sperò che lui avrebbe potuto ricambiare. Ma fallendo.

“E inoltre hai rischiato la tua vita per salvare la mia e l’universo intero…”

La ragazza fece un profondo sospiro.

“Ma per te è molto più facile prenderti tutte le colpe e fare la vittima! Come se lo facessi apposta!” tornò a sbottare. “Anche se sei accanto a me, sembra che non ci sei! Cerchi sempre di mantenere questa dannata barriera invisibile tra di noi. E non mi parli mai di quello che fai per tutto il giorno!”

“Beh… credevo che non fosse importante” si giustificò lui con incertezza.

“Insomma, perché vorresti sapere quello che faccio durante il giorno? In fondo, i miei giorni sono sempre tutti uguali.”

“Forse, ma io ti racconto sempre tutto quello che faccio o quello che mi succede. Perché desidero farlo” spiegò con sicurezza e sincerità.

Questo lo fece rimanere di sasso. Ben non sapeva che cosa dire. Insomma, ascoltava sempre il resoconto delle sue giornate e lo faceva volentieri. Ma non ci dava troppo peso.

“Ben, io ti racconto tutto: la mia giornata, quello che faccio, quello che mi piace, quello che non mi piace, la mia infanzia, la mia solitudine e i miei dubbi…”

Rey abbassò la testa, guardando a terra con un'espressione malinconica e con tono di voce sempre più triste.

“Perché voglio essere onesta e aperta con te. Voglio che tu sappia tutto di me. Che non ci siano segreti tra di noi. In fondo… tu hai sempre saputo tutto di me…”

Entrambi ripensarono ai momenti in cui erano ancora nemici, quando si leggevano dentro e, così, Kylo Ren aveva scoperto le origini di Rey….

“Ma tu invece no…” continuò.

“Tu preferisci sempre tenere tutto dentro, e piuttosto che dirmi qualcosa preferisci scappare! E sono stanca di tutta questa situazione! Quindi, ti prego, smettila di scappare e inizia ad essere un po' più aperto con me!” Alzò la testa, riuscendo finalmente ad affrontarlo con lo sguardo: “Ti prego! Se vogliamo essere un equilibrio, dobbiamo fare uno sforzo insieme. O, almeno, fallo per te…”

L’espressione di Rey adesso era diversa, era dura ma aveva gli occhi lucidi, e stava facendo uno sforzo per non scoppiare a piangere.

Ben prese un lungo sospiro, prima di trovare il coraggio di guardala negli occhi, con una espressione malinconica. Poi, infine, riuscì a rispondere: “Lo so. E mi dispiace.”

La Jedi fu molto colpita da quelle parole, anche se doveva ammettere di non sapere che cosa aspettarsi da lui. Soprattutto in questi momenti.

“E, se sono ritornato qui, è per rimediare e cambiare questa situazione una volta per tutte…”  Ben prese le mani della ragazza stringendole delicatamente tra le sue, senza mai interrompere il contatto visivo:

“Te lo assicuro …” e lo disse con convinzione, sentendosi pronto a parlare.

Rey ricambiò la stretta delle mani, e attenta a ascoltarlo.


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Note:

Capitolo a sopresa! 
Dovevo pubblicarlo lunedì, come
ogni volta.
Ma visto che Lunedì è il 4 maggio,
ho deciso di pubblicare qualcosa di 
sperciale per la giornata... ;)
Sperando solo che vi piaccia...
Qundi, nuovo capitolo di questa
storia a sopresa! :D
Perchè so che volete sapere la
fine di queste due patate Jedi! ;)
E vi dico che i prossimi capitoli
saranno molto più dolci, più fluff e più
Aracioni... :)
Ambiate solo un pò di pazienza.
Qundi, ci vediamo lunedì per
una nuova storia!
Alla prossima
Evola

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Capitolo 18
*** XVII ***


 XVII

   


 

Dopo più di un’ora, Ben si decise finalmente a raccontare tutto: il perché del suo gesto, il trauma del tentato omicidio da parte di Luke e la paura di riviverlo di nuovo – una cosa che Rey aveva già capito.

Ma, almeno, adesso poteva capire meglio le sue emozioni e assistere senza paura a quello sfogo.

Ben disse anche dell'apparizione del fantasma di Luke, tutto il rancore che aveva provato, tutta la sua frustrazione e la malinconia di quel momento… fino a quando aveva ritrovato la pace e la voglia di vivere una lunga esistenza.

Così, aveva chiuso definitamente con il passato.

“Mi dispiace di essere andato via così, ma in quel momento pensavo che fosse la cosa più giusta da fare. Soprattutto per la tua incolumità” ammise infine, con dispiacere: “Ma mi sbagliavo. Mi sono fatto influenzare sia dal mio passato che della mia insicurezza… e mi dispiace di averti fatto stare così in pena per me…”
guardò in basso, accarezzando il dorso della sua mano.

I due Jedi erano seduti al tavolo da gioco, uno di fronte all’altro, e con le mani che si accarezzavano piano, godendo di quel contatto intimo.

“Non volevo farti questo… non volevo farti soffrire, di nuovo…” disse con espressione triste.

“Ehi,” rispose lei con tono dolce: “Ormai è tutto passato.”

Lo rassicurò con un sorriso dolce: “Ben, so che non volevi farmi del male. E sì, avrei voluto che tu mi parlassi prima di tutto questo. Ma so che avevi bisogno di tempo. E se tutto questo ti ha aiutato a riflettere, allora è tutto okay.”

Ben alzò la testa di scatto con stupore, rassicurato da quel sorriso, che significava che lei era pronta a stargli accanto.

“Se tutto questo ti è servito a farti capire meglio te stesso, va bene. L’importante è che ti senti in pace e che hai trovato il tuo equilibrio. E che tu Luke vi siate chiariti.”

Strinse ancora di più la sua mano: “E non mi importa quello che è successo o che hai fatto, l’importante è che tu stia bene e che sei ritornato.”

La Jedi non smise mai di sorridere con dolcezza, guardando il ragazzo negli occhi. E quello sguardo gli scaldò il cuore, facendolo sentire grato di avere una ragazza tanto speciale e combattiva al proprio fianco, sentendosi – finalmente - l’essere più fortunato di tutta la Galassia.

E ora potevano godersi questi momenti. Una volta per tutte.

“Non avrei mai potuto farlo, Rey” rispose Ben, con lo stesso tono dolce e il volto attraversato da un'espressione sicura: “Sono stato uno sciocco a pensare di credere che, così, non avresti mai sofferto. E so che tu non hai bisogno di essere protetta, ma soltanto di avere qualcuno accanto a te. Come io ho bisogno di te.”

Lei guardò il ragazzo con espressione serena, sentendosi contenta e anche un po’ emozionata nel sentire quelle parole da lui, provando una strana sensazione… una sensazione che non avrebbe saputo definire, ma di sicuro bella.

“Ma ora posso assicurarti che non accadrà mai più una cosa del genere. Ora non mi sento più tormentato e incerto come prima. Ora non penso più di non meritarmi questa esistenza. Che non sarebbe più la stessa cosa, senza di te.” Questa volta, ricambiò uno sguardo romantico.

Rey si emozionò davanti a quel volto, sentendosi tanto sollevata e commossa da quelle parole.

Si buttò sul suo petto, abbracciandolo stretto a sé e sentendo il suo cuore battere molto forte.

All’inizio Ben si irrigidì per quel contatto, arrivato così all’improvviso e non annunciato. Ma poi la tenne stretta, ripensando alla disperazione che aveva provato quando l'aveva creduta morta e per questo le aveva donato la sua Forza vitale.

E ripensò anche a tutti gli abbracci di gioia che si erano dati quando avevano preso consapevolezza del fatto che sarebbero sopravvissuti a tutto questo.

Ricordò il calore del suo corpo, le braccia intorno alla sua vita, e tutto questo si stava ripetendo adesso, mentre sentiva la sua testa appoggiata alle sue spalle, mentre la stringeva come se fosse la cosa più preziosa e delicata di tutta la Galassia.

Era la sensazione più bella che lui avesse provato da tanto tempo… sembrava trascorsa un'eternità da quel momento… e in realtà era passato forse soltanto un mese.

 Così la strinse a sé, con un braccio attorno alla vita e con l’altra mano a coppa sulla sua testa, accarezzandole dolcemente i capelli e sentendosi beato da quel contatto.

Era da tanto che non si scambiavano un abbraccio così intenso. E dopo tanto, e una giornata così difficile, voleva godersi quel momento, in silenzio e in totale pace.

Non avrebbero saputo dire per quanto tempo rimasero così, ma quel silenzio fu interrotto dalla voce di Rey: “Ben?”

“Sì?”

“Noi che cosa siamo, adesso?”

La ragazza alzò la testa dal suo petto, per guardarlo in faccia con espressione incerta: “Al di là della Forza e tutto il resto?”

Ben la fissò con espressione apparentemente neutra, ma con gli occhi spalancanti dallo stupore mentre gli mancava anche il fiato per quelle parole.

Lui poteva sentire le emozioni di lei e viceversa. E, in quel momento, lo Jedi provava moltissime emozioni e avrebbe voluto dire tantissime parole.

Volevo chiarire il suo amore per lei, in fiumi e fiumi di parole. Desiderava esprimere le sue incerte ma insieme sicure emozioni e, per una volta, avrebbe voluto essere romantico.

Ma capì presto che, alle volte, nella vita non c'è una vera risposta.

Non c'era affatto bisogno delle parole per esprimersi.

Ma sarebbe bastato solo un gesto, unico e potente.

Un bacio.

Così, non pensò più a niente e diede un bacio sulle labbra di Rey. Un dolce e tenero bacio, che da solo dimostrava tutto quello che provava per lei.

Rey spalancò gli occhi e provò una strana sensazione, quasi di shock.

Voleva che Ben facesse un passo avanti, ma non si aspettava che lo avrebbe fatto fino a questo punto.

Per poi chiuse gli occhi e si lasciò completamente andare.

Ben spostò le mani dai fianchi al volto della ragazza, senza mai interrompere il bacio e accarezzando le sue guance.

Con dolcezza lei rispose a quel contatto, spostando a sua volta le sue mani sulle sue guance, mentre lui la stringeva sempre a sé.

Quando entrambi sentirono di avere bisogno di aria, si staccarono a malincuore, ma non allontanarono troppo le loro bocche, sentendosi i loro fiati in viso.

“Questo, Rey” mormorò Ben. “Noi siamo anche questo.”

Non smise un momento di accarezzarle il volto, perdendosi nei suoi occhi.

“Al di là della Forza, al di là della Galassia, al di là di tutto il resto… noi siamo questo.”

I due si guardarono negli occhi, per gustarsi quel momento e quelle carezze.

E per un po' non dissero nulla, come se quel silenzio valesse più di mille parole, ma Ben era attraversato da un dubbio.

“Ma non so se così anche per te…”

Non poteva dar per scontato le emozioni di Rey un’altra volta. Era possibile un suo rifiuto, e avrebbe dovuto accettarlo e rispettarlo.

Lei lo fissò incredula per quelle parole, non poteva crederci davvero, anche se in realtà era contenta che lui si stesse preoccupando per lei e per i suoi sentimenti e che fosse pronto ad ascoltarla.

Certo, aveva creduto che, dopo quel bacio, lui avesse capito i suoi sentimenti per lui.

Ma, forse, Ben Solo era più duro di comprendonio di quanto lei avesse mai immaginato.

E l’unico modo per fargli capire una volta per tutte che cosa sentisse verso di lui era rinchiuso in un unico gesto: tirarlo a sé, prendendolo per il colletto della camicia, e dargli un altro bacio.

Questa volta con più decisione, con più sicurezza e con più passione. Per fargli capire che lei pensava e voleva la stessa cosa.

Ben fu colto di sorpresa e quasi spaventato da quel bacio così diverso dal suo!

Era caldo, focoso, impetuoso e a tratti anche violento.
Ma si abbandonò subito a quel contatto tra le loro labbra e le loro lingue, capendo finalmente di essere ormai completamente preso da lei.

Quando Rey si staccò da lui, lasciando le sue labbra umide, domandò: “È sufficiente come risposta, Solo?” e alzò gli occhi con espressione divertita.

Ben perse il respiro e provò la sensazione di non riuscire a ragionare.

Tutto quello che riuscì a pensare fu: “Perché ha smesso di baciarmi?” Quindi la riprese per la vita, tirandola a sé e ricambiando il gesto con la stessa foga di prima.

Ancora una volta, si persero insieme in quelle emozioni.

“Allora, sono stata chiara” disse lei sarcasticamente.

“Sì, diciamo che sei stata ‘abbastanza’ chiara.”

I due giovani ridacchiarono insieme, senza mai smettere di fissarsi negli occhi e staccarsi le mani di dosso.

Potevano sentire le rispettive emozioni: forti, potenti, profonde e sincere. Ma sentivano anche di essere incerti, insicuri e spaventati, come se una parte di loro non sapesse che cosa fare, mentre i loro cuori battevano all’impazzata e i loro fiati si facevano sempre più corti.

Provavano la voglia di scoprirsi a vicenda e di non cessare mai quella bella sensazione di pace ma anche di paura.
Rey riprese a baciarlo, ricambiata in pochi istanti da lui, che la strinse dolcemente a sé.

Il bacio diventò sempre più appassionato e più maturo e presto le mani della ragazza iniziarono a farsi largo sul petto di lui, accarezzandolo con sicurezza ma anche con dolcezza.

Ben all’inizio la lasciò fare con qualche dubbio nella sua mente offuscata, dove sembrava essere rimasto spazio solo per il loro bacio.

Ma, quando Rey iniziò a sbottonare con incertezza i bottoni della sua camicia, Ben si staccò velocemente dal suo viso, fissandola con perplessità.

“Rey…” chiese confuso: ”Che… che stai facendo?”

La sua espressione era insicura, anche se aveva intuito più che bene quello che lei intendeva fare…

“Ben…” rispose Rey, dopo un lungo sospiro. “Visto che ormai ci siamo lasciati la guerra e tutto il resto alle spalle, e che siamo tutti e due insieme in questo momento… vorrei che noi due diventassimo più uniti…

Alzò la testa in alto, fissandolo negli occhi con un sorriso malizioso e le guance ancora più rosse.

Lui non perse solo il fiato davanti a quella confessione, ma anche due o tre battiti cardiaci. Il suo viso parve paralizzarsi per quella richiesta, come se non avesse realmente capito, e se ne rimase zitto.

“Ben?” chiese Rey, leggermente preoccupata per quel mutismo.

“Ne sei sicura?” rispose subito lui con fin troppa velocità.

“Insomma… è ancora una cosa nuova per entrambi. Ci siamo appena dichiarati e…” abbassò gli occhi con imbarazzo e sentendo le guance che gli andavano in fiamme.

Non ricordava di essersi mai sentito così stupido come in quel momento.

“E… non ho mai fatto nulla del genere” ammise con amarezza, con gli occhi bassi e le labbra che tremavano.

Rey sbatté le palpebre un paio di volte, sorpresa di vederlo tanto insicuro e quasi spaventato.

Era quasi una cosa strana da vedere, come se fosse una parte del suo carattere della cui esistenza non aveva mai nemmeno immaginato l'esistenza.

Ma si intenerì anche per questo, come se finalmente si se stesse aprendo a lei, completamente. Ed era quello che voleva.

“Oh, Ben” disse con tono dolce e accarezzandogli la guancia delicatamente con la mano, spostando qualche ciuffo scuro, e con il sorriso più dolce che lui avesse mai visto.

“Anche per me è una cosa completamente nuova. Ma, dopo tutto il tempo che abbiamo perso per essere qui, non vorresti correre un po’?”

Abbassò lo sguardo, fissando il petto promettente del ragazzo, senza smettere di sbottonargli la camicia e accarezzandogli la pelle nuda con dolcezza.

Sorrise quando sentì Ben rabbrividire a quel contatto.

Lo Jedi pensò alle sue parole, capendo che aveva ragione: perché aspettare ancora, dopo tutta la strada e il dolore – sia emotivo che fisico - che avevano affrontato per arrivare a questo punto?

Soprattutto, non aveva più senso aspettare dopo quello che era successo durante quella serata.

“E poi…” continuò lei, tornando a guardarlo in viso. “Mi pare che una parte di te stia già dimostrando tutto il suo entusiasmo…” e ridacchiò.

Il volto di Ben si fece paonazzo, capendo esattamente a che cosa si stesse riferendo: la sua eccitazione era molto evidente, sotto al tessuto dei pantaloni. Si sentì un po’ a disagio.

“Ma io voglio farlo, Ben” continuò Rey, dandogli dei piccoli baci su tutto il volto: “Voglio davvero farlo con te... voglio che siamo finalmente completi. Una volta per tutte…” Assunse una espressione così smaliziata da far perdere la testa.

A quel punto Ben non ci vide più dall'eccitazione: preso dalla foga, si attaccò alle sue labbra e vi lasciò il bacio più sensuale e bagnato che lui avesse mai dato. E questo fece capire bene le sue intenzioni, ricambiate con molto entusiasmo da lei.

Spostò le sue mani sulla testa, stringendola e accarezzandola dolcemente, per poi dedicarsi a scogliere le sue code, lasciando cadere una cascata di ciocche scure sulle sue spalle.

Ben si staccò da lei per poterla ammirare: il suo volto arrossato, i suoi occhi verdi che diventavano sempre più lucidi, le labbra rosse e i capelli sciolti che le cadevano in lunghe pieghe sulle spalle.

Una visione a dir poco da sognio.

Cavolo…” pensò. "È bellissima!”
“Ben…?”

Ritornò a baciarla, questa volta spostandosi fino al collo, con la stessa foga di prima e forse anche di più…



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Note:
E finalmete!
Dopo due settimane,
nuovo capitolo!
E questa volta, Ben Solo si è
l'asciato andare! :D
C'è voluto solo i sensi di colpa,
due idioti e un fantsama! 
E anche l'iniziativa di Rey ;)
Infondo come ho già detto una 
volta: Ben Solo ha il cuore di suo padre.
Ma non l'iniziativa su come conqustare
una donna! 
E come disse un saggio: Povero Ben! XD
Comuque, questo è anche l'inzio della
parte arancione della storia! :D
E i prossimi capitoli...
saranno mooolto arancioni! ;)
Anche se, non sono sicura di
come sono venute...
Grazie per aver letto questa
storia e della vostra pazienza!
Spero che vi sia piacuto 
e ci settiamo al prossimo
capitolo!
Alla prossima
Evola 


 

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Capitolo 19
*** XVIII ***


XVIII




 

Rey stava provando una tale sensazione di piacere da non avere mai sentito prima nulla di simile in tutta la sua vita. Ma ne voleva ancora di più.

Strinse le braccia attorno al suo collo, facendolo abbassare su di sé, per sentire ancora le sue labbra sulle sue.

Gli accarezzò i capelli con forza, quasi tirandoli, godendosi quell'immenso piacere.

Ben la stringeva a sé, premuta contro il proprio corpo, scendendo con le mani sempre in più basso e accarezzandola con dolcezza, sfiorando con piacere quella pelle candida con le labbra, toccandola lentamente su tutto il corpo e ascoltando con piacere i suoi gemiti che diventavano sempre più frequenti.

“Ben…” iniziò a chiamarlo Rey con dolcezza, prendendo il suo volto tra le mani e spostandosi con le gambe per sedersi sulle ginocchia del ragazzo, che si strinse con le braccia attorno alla sua vita. Questo le permise di sentire la sua eccitazione accendersi sempre di più.

A quel punto il Jedi la prese di peso e si alzò, rimanendo in piedi, con Rey letteralmente avvinghiata addosso e senza mai smettere di baciarsi.

“Rey…” disse Ben, con il fiato sempre più corto. “Ne sei davvero sicura? Perché, dopo questo, non si può più tornare indietro…”

Cercò di dare qualche spiegazione in più, ma fu interrotto dal bacio meno casto che Rey gli avesse mai dato.

Quel bacio lasciò il ragazzo completamente rapito da quel momento e, dimenticandosi la ragione delle sue azioni, strinse ancora di più a sé il suo corpo minuto.

“Sì, Ben…” disse la ragazza, fissandolo negli occhi. “Ne sono assolutamente sicura…” e, con un gesto felino, gli prese il colletto della camicia e quasi gli strappò di dosso quell’indumento insieme al gilè, che poi lasciò cadere a terra.

Ammirò il suo corpo, ben scolpito e tornito, con i pettorali che sembravano giganti, le spalle larghe, gli addominali ben visibili e i muscoli tesi delle braccia che latenevano stretta a sé.

La prima volta che Rey l’aveva visto in quella condizione, era stato tramite la Forza ad Ahch-To, e ricordò quanto si fosse sentita a disagio davanti a quella scena, vedendo il suo nemico così svestito e provando a non guardarlo in nessun modo.

Ma ora era diverso. Desiderava ammirarlo, toccarlo, esplorarlo e scoprirlo. Sentì il suo respiro farsi più affannoso mentre semplicemente lo sfiorava soltanto per un momento.

E quel tocco fece sentire Ben completamente dominato da lei.

Rey accarezzò la sua pelle nuda, iniziando  tra le spalle e il collo, per poi scendere sul suo petto e da lì fino alla vita, e notando così un particolare molto importante: non aveva più ferite o cicatrici.

Sulla sua spalla non c'era più il segno dello sparo lasciato da Chewbe dopo la morte di Han. Non c'era più quello sul fianco che gli era stato inferto da Finn durante il loro primo scontro su Takaodian.

In poche parole, non c'erano più i segni del suo passato come Kylo Ren. Erano scomparsi, lasciando spazio ad una pelle liscia e immacolata, proprio come era accaduto con la cicatrice sul suo volto.
Quella era un’altra prova del fatto che la Forza gli avesse curato non solo la sua ferita mortale, durante il loro ultimo scontro su Exegol, ma anche tutte le ferite che aveva addosso, ricevute nel corso di parecchi anni.

Ora il suo corpo era rinato, proprio come lui. Aveva ancora qualche livido e qualche segno che si era procurato durante il loro scontro con Palpatine, ma quelle erano le ferite di Ben Solo. Quello era il suo corpo… e se lo voleva godere…

Il ragazzo fissò le mani di Rey che accarezzavano ed esploravano i suo pettorali, sentendola dire: “Sì…. Ne sono assolutamente convinta.” E si morse il labbro con aria maliziosa.

Ben perse completamente la testa, sussurrando il suo nome e ricominciando a baciarla con passione, stringendola per il bacino e muovendo qualche passo fino a far sbattere la sua schiena contro un muro.

La Jedi avvertì il freddo del muro propagarsi sulla sua schiena, e strinse le gambe attorno alla sua vita e le braccia al suo collo, con un tale ardore da conficcargli le unghie nella carne.

Voleva essere sicura che lui non la lasciasse andare. Voleva stare così, per sempre, sentendo i loro corpi incastrati l'uno contro l'altro, come se fosse una sola cosa, un tuttuno, proprio come la Forza stessa aveva voluto.

Ben si staccò dalle sue labbra, scendendo a baciarla tra il collo e la clavicola, fino ad arrivare al petto, torturando la sua pelle tra morsi e baci, accarezzandole avidamente la schiena nuda, rimasta scoperta dai vestiti che si erano arrotolati.

Sentiva che sarebbe crollato sotto ai gemiti vogliosi di lei, mentre lo tirava per i capelli ed evocava di continuo il suo nome, tra un sospiro e un gemito.

E la contrazzione dalle parti del suo inguine aumentò, facendosi quasi dolorosa.

Rey lo voleva, lo voleva sempre di più, scoprendo molto preso che i suoi baci, i suoi morsi e le sue carezze non bastavano più.

Sentiva il cuore del ragazzo battere forte per lei, scandendo il ritmo del suo desidero e dimostrando la stessa voglia di essere uniti che provava lei.

Solo che Ben cercava di controllarsi e di darsi un contegno, nonostante stesse letteralmente bruciando dal desiderio che lo spingeva a toccarla avidamente e a leccare la sua pelle con la lingua.

Dopo alcuni di questi lunghi momenti, Rey decise di prendere l’iniziativa, facendo scorrere con delicatezza le mani sulle sue spalle, sui suoi fianchi e attorno alla vita, fino a raggiungere l'orlo dei pantaloni, che abbassò senza pensarci troppo.

Ben restò quasi paralizzato da quel gesto, ma poi si riscosse e s staccò dal suo petto, guardandola con un'aria un po’ turbata.
In fondo, era una situazione nuova anche per lui, che non aveva idea di che cosa fare o come comportarsi.

Ma, soprattutto, non si era mai sentito così vulnerabile davanti a qualcuno, qualcuno di così importante. Si sentì piccolo e insicuro di sé, anche se era davanti a lei, anche se era Rey, anche se la desiderava con tutto sé stesso. E mai come in quel momento seppe di amarla con tutto il suo cuore…

Imbarazzato, girò la testa per non vederla in faccia e mostrarle il rossore che gli aveva imporporato le guance, ma continuò ugualmente a tenerla stretta senza mai farla scendere da quel muro.

“Ben?” chiamò lei, perplessa.

Ma lui non rispose e continuò a non trovare il coraggio per guardarla in faccia. Anzi, cominciò anche a tremare per il nervoso.

Rey percepì la confusione, l’insicurezza e la paura del ragazzo,
capendo perfettamente i suoi sentimenti. In fondo, era nervosa quanto lui.

Ma voleva assolutamente scoprire questo lato di sé, viverlo appieno fino a raggiungere il culmine della felicità insieme a lui.

Non doveva andare così. Non aveva mai visto il ragazzo così agitato per qualcosa. Lo aveva visto in preda al dubbio, alla rabbia e all'incertezza, ma non avrebbe mai immaginato di vederlo così, tanto spaventato.

“Ben, ascoltami…” disse la Jedi con dolcezza, appoggiando le mani sulle sue spalle e guardandolo in faccia: “Se non ti senti pronto, possiamo fermarci…”

Il ragazzo girò la testa verso di lei, fissandola con gli occhi lucidi e le labbra tremanti, l’aria incerta e le gote rose. Quello sguardo fece impazzire il cuore di Rey.

“Davvero?”

“Ma certo…” assicurò, “non siamo costretti a farlo. Anche io sono spaventata da tutto questo. Perché non ho la minima idea di che cosa fare. E mi sta mettendo un po’ di soggezione e non ci posso fare niente…” ridacchiò.

Ben fece un mezzo sorriso, sentendosi molto meno nel panico rispetto a un attimo prima. In fondo, avrebbe dovuto capire che erano entrambi sulla stessa barca, in questa situazione…

“Ma… io voglio combattere questo ostacolo e fare l’amore con te. Voglio che ti senti sicuro e… che ti dia piacere…” e i suoi occhi caddero a terra con il volto rosso.

Lui strabuzzò gli occhi davanti a questa confessione ma, soprattutto, per quella sola e specifica parola: “amore”.

Aveva usato il termine amore per descrivere quel momento e non sapeva come sentirsi.

“Ma se non sei pronto, allora capisco. Posso ancora aspettare. Ma sappi che io sarò sempre qui accanto a te, sempre con la voglia di congiungermi con te. In ogni momento. E sappi che noi, insieme, siamo più potenti di ogni altra cosa. Persino in questo momento…”

e, con la mano, gli sfiorò la guancia, spostando un ciuffo nero che gli era scivolato sul viso, con il sorriso più dolce che avesse mai fatto.

Anche se, in questo momento e in questa posizione… potremmo continuare…” pensò la Jedi imbarazzata, accorgendosi di essere ancora avvinghiata tra le sue braccia e le sue gambe e con le “grazie” di Ben in bella vista.

A quel punto, lui si calmò, sentendosi più rilassato e godendosi quei gesti. Si avvicinò a quel volto con una certa lentezza, baciandola sulle labbra.

Ma non con eccitazione o avidità, e neppure con incertezza.

Era un bacio dolce, calmo, a tratti anche ingenuo, ma pieno d’amore e sincerità.

Ora si rendevano conto di aver quasi dimenticato la dolcezza e la calma che contraddistinguevano la loro relazione e che si erano fatti travolgere troppo presto e troppo in fretta dalla passione e dalla lussuria.

E, forse, avevano perso la testa cercando di imitare e di compiere gesti che non gli appartenevano.

Ben continuò a baciarla con grandevole lentezza, spostandosi pian piano dalle labbra al collo, fino al petto, ma con molto più romanticismo e pacatezza di prima, mentre con le mani la accarezzava procurandole piacere.

Rey aveva la testa appoggiata al muro, il viso sollevato in alto lasciando in bella vista in collo, intenta con le gambe ad avvinghiarsi ancora intorno alla sua vita, stringendogli le spalle con le braccia.

Sospirò pesatamente, gemendo e sentendosi impazzire per quei baci e quei tocchi. Sprofondò in tutta quella calma, in quella pace, sentendo crescere il desiderio e la sicurezza che la rendeva consapevole di volerne sempre di più. Ma con pazienza, facendosi catturare da quelle emozioni.

Ben spostò le mani, scivolando dalla schiena sul suo busto, attorno alla sua vita, fino ad arrivare ai fianchi e senza mai staccare le sue labbra da quella pelle così preziosa e ardente. Continuava a toccare con ardore il suo corpo, incapace di fermarsi.

E, con una grande dose di coraggio, sciolse il lungo velo bianco che teneva fermi i suoi vestiti, mettendo le mani sotto ai suoi pantaloni e abbassandoli con lentenza e sensualità.

Li fece calare al di sotto del punto che più desiderava raggiunere, proprio come aveva fatto lei…

La ragazza trasse un lungo sospiro, beandosi del tocco della sua mano contro la sua pelle nuda e, nonostante provasse ancora un po’ di insicurezza, sentì che questa volta Ben non si sarebbe fermato.
Il ragazzo si staccò – un po’ di malavoglia - dalle sue labbra, per perdersi nella bellezza del suo viso, osservando con occhi lucidi la sua bocca gonfia, le sue pupille dilatate e le sue morbide labbra semiaperte, che gli lasciavano sul collo il tepore del suo fiato caldo.

Ma, soprattutto, percepiva il suo cuore battere come una furia per lui.

Lei lo guardò con espressione trasognata, mentre i loro respiri si mischiavano e le loro mani si stringevano tra i loro corpi. Esplosero emozioni che diventarono sempre più forti e confuse...

Senza dire una parola, senza nemmeno scambiarsi un suono, si unirono con dolcezza, ma anche con qualche incertezza.

Per Rey fu la sensazione più strana e intensa che avesse mai provato in tutta la sua vita, qualcosa che non si sarebbe mai nemmeno aspettato di poter vivere.

Era tutto così strano, quasi spaventosi, mentre avvertiva una fitta di dolore viscerale, che la fece spaventare.

Ben avvertì quelle emozioni dai suoini strozzati di lei e quindi si fermò, preoccupato per lei e scusandosi per quel dolore che le aveva procurato, prendendole il viso tra le mani e guardandola con gli occhi lucidi e la voce rotta dal dispiacere.

La Jedi all’inizio parve confusa. Di certo, aveva provato dolore. Però pensò che fosse del tutto normale, perché iniziò presto ad abituarcisi e cominciò anche a provare una leggera sensazione di piacere. Così, rassicurò il ragazzo con una carezza sul volto e un bacio dolce.

E, quando i sensi di colpa scomparvero, riprese il suo ardore, continuando a muoversi in lei con dolcezza e sicurezza, tenendola in piedo contro il muro, stringendo le sue mani attorno alla schiena e baciandole il collo con tale impeto da lasciarci dei segni.

Rey iniziò a provare un immenso senso di piacere e di gioia, non solo fisico, ma anche emotivo.

Godendo di quello che stava accadendo, cominciò a spingere con le gambe, per poterne avere ancora di più.

I due continuarono così, scambiandosi lunghi baci sulle labbra, le braccia strette attorno ai loro corpi, gemendo e scambiandosi parole dolci senza nessun senso.

Si sentivano appagati dal piacere e da ogni istante passato insieme, da ogni tocco e da ogni spinta.

“Ben…”

“Rey…”

Quando capirono che stavano arrivando al limite, raggiunsero il piacere insieme. E, infine, crollarono a terra, scivolando lungo il muro fino al pavimento. Stanchi, sudati e esausti.

Ma erano anche soddisfatti e con il cuore pieno di gioia.

Finalmente avevano dato un nome al loro rapporto.

Era diventato qualcosa di intenso e complesso ma, soprattutto, si erano dichiarati. 

E ora nulla, in questo infinito Universo, avrebbe potuto separarli.

Nemmeno la Forza stessa.

Perché ora avevano scoperto la Forza più grande di tutte:
l’amore.

E questo rendeva il loro legame ancora più indissolubile.



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Note:
E FINALMENTE!
DOPO UN SACCO DI CAPITOLI!
LA PARTE ARANCIONE! :D
Almeno, spero che vi sia piacuta...
perchè ammento che, per me non è
stato facile da scrivere...
E qui, rigazio con tutto il cuore
il mio caro e straodinario
amico IndianaJones25!
(Anche lui, ottimo scrittore
di FF, e se volete leggere
delle storie scritte bene, 
lui è davvero prefetto!)
Che ha coretto tutta questa storia
e che senza di lui, le mie storie
non vedremero mia la luce!
Perciò, lo rigrazio con tutto
il cuore!
Comuque, spero che questo capitolo
vi sia piacuto! E che questo Ben
un pò imbarazzato e Rey che prende
molto la iniziativia, vi sia piacuto!
Perchè me lo immagino così il loro
rapporto post-guerra!
Ma tranqulli! 
Questa storia non è ancora finita! ;)
Grazie per tutti quelli che sono
arrivati fin qui e alla prossima!
Evola!


 

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Capitolo 20
*** XIX ***


XIX

Rey era appoggiata con la schiena al muro, le ginocchia alzate e la testa abbassata di lato. Aveva il fiato corto, era sudata e stanca. Ma era soprattutto felice, come mai si era sentita.


Sentiva addosso il possente fisico di Ben, inginocchiato con la testa abbandonata sulla sua clavicola, il respiro che le scaldava la pelle della spalla. Percepiva le emozioni del ragazzo, praticamente uguali alle sue, e questo la fece sorridere.

Lo Jedi trovò finalmente la forza di alzare la testa, staccarsi leggermente da lei e ammirarla: aveva i capelli sciolti e scompigliati, che le cadevano dietro alla schiena e sulle spalle, il collo ricoperto di morsi e dei segni dei suoi baci, le spalle nude, come anche una parte del suo petto; il resto del suo corpo era ricoperto dalla maglia stropicciata, incollata dal sudore e arrotolata in diversi punti, al di sotto della quale si intravedevano i capezzoli ancora turgidi per l'eccitazione.

Sorrise davanti a quella versione a dir poco stupenda, fissandola con uno sguardo pieno di gioia, ricambiato da lei.

I due giovani si fissarono negli occhi, con il respiro pesante, e iniziarono a ridacchiare, appoggiandosi le fronti l'una contro l'altra. Si scambiarono un leggero bacio sulle labbra.

“Ti amo…” disse Ben con tono dolce, accarezzandole la guancia.

“Anche io. Ben…” rispose Rey, “davvero tanto.”

Si scambiarono un altro tenero bacio.

Ben la cinse in un abbraccio, facendole appoggiare la testa sulla sua spalla e stringendola a sé, accarezzandole la schiena ricoperta di capelli, con tanto amore e dolcezza.

Rey ricambiò con le braccia sempre attorno al suo collo, accarezzando le sue ciocche scure.

I loro cuori battevano forte nel petto, l’emozione era ancora intensa e il loro amore in quell'istante non aveva bisogno di parole, perché già i loro gesti, tra baci e carezze, parlavano meglio di qualsiasi altra cosa.

Ora si sentivano bene, insieme, e sapevano di meritarselo, dopo tante battaglie.

Questa volta, però, sarebbe durato per sempre.

Nelle loro menti, immaginarono il loro lungo e radioso futuro.

E finalmente Ben poté mantenere la sua promessa e ascoltare le parole dei suoi zii. Ora avrebbe vissuto la sua vita come Ben, insieme a Rey.

Dopo questo lungo abbraccio, il ragazzo alzò la testa, mettendosi a gambe incrociate. Prese la ragazza dolcemente per i fianchi e, con delicatezza, la fece girare verso di sé, spostandola dal muro e mettendola seduta sulle sue gambe.

La guardò negli occhi, mentre lei ricambiò il suo sguardo con tenerezza, continuando ad accarezzargli i capelli. Percepivano la loro reciproca felicità, sentivano pace e amore tra di loro, e godevano di quel silenzio.

“Sai?” disse Rey, con tono mite: “Non credevo che due persone potessero provare una connessione così intensa tra di loro. È stato davvero bello.”

“Solo ‘bello’?” chiese Ben ironicamente, ridendo divertito.

“Sai che cosa intendo!” ribatté lei con tono scherzoso, dandogli una pacca, mentre il ragazzo continuava a ridere.

“Intendo solo dire che… è stato indescrivibile” continuò con serietà, attirando l’attenzione di Ben.

“Ma… stupendo. Come se fossimo soltanto noi la Forza, in quel momento Noi e nessun’altro. E questo… questo vale molto più di qualsiasi altra cosa…”

Ben la guardò con stupore, con la bocca semiaperta e gli occhi spalancati, ascoltando attentamente le sue parole.

Lei spostò le mani dal suo collo, per raggiungere il viso, avvicinandosi sempre di più e sussurrando queste parole per poi sorridere dolcemente.

“Come il mio amore per te.”

Lui ricambiò lo sguardo con una espressione beata in volto, facendola un po’ ridere, finché ricominciarono a baciarsi e ad accarezzarsi, sentendosi ancora più uniti di prima.

Quando si staccarono, si guardarono di nuovo negli occhi, senza mai smettere di sorridere e ridere tra di loro.

“E ora?” chiese Rey.

Ben ci pensò per qualche istante, osservando i capelli di Rey, che le si erano appiccicati alla fronte per il sudore. Probabilmente anche lui era nella sua stessa situazione.

Così, rispose: “Beh, potremmo farci una doccia. E poi riposarci un po’.” E fece un sorriso marpione, in stile Solo.

Lei intuì le sue “vere intenzioni” interpretando quello sguardo e, con finta innocenza, rispose: “Ma chi va per primo a lavarsi...?”

“Non te l’ho detto? Nella doccia del Falcon ci si sta in due, anche se dovremo stringerci un po'...”

Rey alzò il sopracciglio con finto stupore ma con un sorriso malizioso, mentre gli accarezzava il fondo della schiena, con la stessa espressione di piacere di prima. Quella idea le piaceva parecchio.

“E magari, per una volta, potremo apprezzare insieme le comodità di un vero letto…” concluse con ironia, prima di scoppiare insieme in una risata.

Quando la risata si spense, restarono in silenzio a fissarsi con dolcezza, continuando a baciarsi e stringendosi sempre più, vivendo ogni momento di quell'istante che avrebbero preferito non finisse mai.

“Ti amo” disse Ben.

“Lo so” rispose Rey.

Risero ancora e si scambiarono un'altra serie di baci dolci.

Finché, senza preavviso, senza mai staccare gli occhi dai suoi, Ben la prese in braccio e si alzò senza smettere di lasciarla andare.

Rey sapeva che era molto più forte di lei, ma non poteva fare a meno di stupirsi ogni volta che lui la sollevava di peso senza alcuno sforzo, come se fosse stata una piuma.

E doveva ammettere che le piaceva…

“Andiamo?”

Ben iniziò a camminare, guardandola con un sorriso che lei ricambiò divertita.

E questo fu l'inizio della più grande coppia di jedi che la Galassia avesse mai visto.

Una coppia nata dal lato chiaro e dal lato oscuro.

Tra la distanza e l’avvicinamento.

Tra la forza e la decisione.

Tra il caso e il destino.

Tra la furia e la pazienza.

Tra l’unità e la scelta.

Tra il sacrifico e l’amore.

 

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Note:
Bene!
Fine delle parti Arancioni.
Lo so, siete dispiacuti per questo
Ma... è stato breve ma intenso...
Scherzi a parte, ora possiamo dire che
Ben può finalmente vivere in pace.
Nonostate tutti i suoi tromenti dentro di lui,
lui vvirà una vita serena, accettato
da Rey e della sua nuova vita della
Resitenza :)
E ormai, siamo quasi alla fine della nostra
storia.
Con una domanda in sospeso.
Finn e Poe, se la caveranno,
dopo il loro "piano geniale"?
Lo scoprirete del prossimo
capitolo! 
Alla prossima
Evola

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Capitolo 21
*** XX ***


 

XX


 

Il giorno dopo…
 
Poe e Finn stavano camminando per la base, alla ricerca di Rey e Ben.

Entrambi avevano un volto teso e preoccupato.

Non li avevano più rivisti dalla notte precedente, quando li avevano lasciati soli, e ora non avevano la più pallida idea su cosa era sucesso.

Ma sapevano che, se il loro rapporto era peggiorato, una parte della colpa era anche loro.

E per questo avevano paura di affrontare Ben e, soprattutto, Rey…

“Secondo te si sono lasciati?” chiese Finn, ansioso come sempre.

“Non lo so” rispose secco Poe, guardandosi attorno alla ricerca dei due jedi.

“Secondo te hanno litigato e si sono affrontanti con la Forza o con le spade laser?”

“Non lo so.”

“E se Ben avesse lasciato Rey, scappando e andando a nascondersi in una qualche isola deserta come Luke e…”

“Finn!” lo interruppe Poe con irritazione. “Non lo so!” ripeté.

Aveva già fin troppi problemi per la testa, per avere anche voglia di affrontare le paranoie del suo migliore amico.

“Senti, quello che sarà successo tra di loro non è affar nostro. Anche se abbiamo capito questa cosa molto tardi…”

Entrambi si fissarono con aria sconsolata e colpevoli, imbarazzati al solo pensiero della brillante idea che avevano avuto per provare a riavvicinarli.

“Ma noi saremo comunque vicino a lei. Cerchiamo di darle conforto e aiutarla. E poi, quando sarà il momento più adatto, confesseremo il nostro ‘piano’ e affronteremo le conseguenze delle nostre azioni.”

I due amici si guardarono negli occhi, cercando di darsi fiducia a vicenda.

“In fondo, tu eri assaltatore del Primo Ordine e hai affrontato un essere super addestrato come Phasma. Hai impugnato una spada Laser!”

“Beh, tu sei sopravvissuto alle torture di Kylo Ren, hai affrontato più di una volta una flotta nemica più grossa di noi, hai affrontato delle missioni impossibili e non hai seguito gli ordini pur di mettere in atto le tue strategie!” soggiunse Finn.

“Ecco, vedi! Dunque possiamo affrontare benissimo una cosa del genere. No?”

“Esatto! Possiamo!”

Finn e Poe si fissarono, scambiandosi una risata di incoraggiamento. Poi, però, tornarono a guardarsi attorno con il volto di nuovo preoccupato.

Continuarono la loro ricerca ancora per un po', finché Finn li individuò, indicandoli in lontananza per farli vedere all'amico. Rimasero entrambi colpiti da ciò che videro.

Ben e Rey, infatti, erano intenti ad aiutare una pilota a sistemare un pezzo di ala di un caccia.

E la cosa sorprendente era vedere come stessero lavorando insieme, scambiandosi lunghi sguardi intensi e sorrisi.

Non c'era nessuna traccia della rabbia o della tensione che si sarebbero aspettati!

Sembravano proprio una coppia di innamorati che lavorava insieme. Anche se non erano abbracciati, i loro sguardi intensi valevano più di mille parole. E quelle parole erano chiaramente di amore.

Finn e Poe si sentirono sia stupiti che sollevati da quella scena.

Trassero ambedue un lungo sospiro di sollievo, felici che i loro timori e pensieri fossero stati smentiti. E, segretamente, ringraziarono il creatore di non dover affrontare l’ira di Ben o di Rey.

“Beh…. A quanto pare, sono riusciti a sistemare tutto da soli” commentò Poe a braccia conserte.

“Già. E devo dire che sono riusciti a farlo piuttosto bene” aggiunse Finn con aria colpita.

Entrambi rimasero fermi, a guardare la scena: Rey che scendeva dal caccia con un salto e si dirigeva verso il ragazzo, fissandolo con un sorriso smagliante, perdendosi per mano e spostarsi davanti alla pilota, a cui comunicò che il suo caccia era sistemato.

Per i due amici, vederli così, sereni e in sintonia, fu quasi strano.

Soprattutto se ripensavano a come li avevano lasciati soltanto la sera prima, oppure se riflettevano sul fatto che Ben, prima di tradire il Primo Ordine, era stato un loro nemico.

“Sai? Credevo che vederli così… come una ‘coppia’... fosse la cosa più strana e in un certo senso ingiusta della Galassia” commentò Poe, senza mai smettere di fissarli, mentre Finn girò la testa verso di lui.

“Ma forse, dopo tutto quello che è successo, credo che se lo meritino” continuò con sicurezza.

“In fondo, sono legati dal destino e forse creati dalla Forza stessa. Ma, soprattutto, hanno bisogno l'uno dell’altra e devono percorrere insieme la loro strada. Sia per loro, che l’equilibrio della Forza stessa. E credo che sia giusto così.”

Poe rimase sorpreso dalle sue stesse parole, considerato che fino a poche settimane prima entrambi erano stati contro Ben e si erano rivelati assai scettici nei suoi confronti.

“E poi, devo ammetterlo. Vederli così… sono ‘quasi’ carini” concluse Finn, facendo un accenno di sorriso.

Il generale ritornò a guardare la coppia.

Ben e Rey adesso erano rimasti soli, uno davanti all’altra, tenendosi per la mano e guardandosi con aria serena, scambiandosi occhiate dolci e qualche risatina.

Finn provò una piccola fitta di rabbia davanti a quello scenario.

In fondo, anche se aveva avuto una piccola cotta per Rey, provava ancora un grande affetto e un senso di protezione per lei – anche se non ne aveva mai avuto bisogno. E voleva che lei non avesse più problemi. Soprattutto con lui.

Quindi, non era del tutto entusiasta di quella situazione. E non si fidava ancora della redenzione di Ben Solo.

Però, ammetteva che vederla così felice gli dava una certa gioia. In fondo, Poe aveva ragione.
Se lo meritava.

“Tu che ne dici?” chiese il Generale, guardandolo stranito per quell'insolito silenzio.

“L’importante è che Rey sia felice e che lui non le faccia più del male” rispose diretto. “Il resto non conta più niente.”

Finn lo guardò, atteggiando lo sguardo a un sorriso sincero che gli illuminò gli occhi.

Il generale fu sbigottito da quelle parole.

Conosceva i suoi veri sentimenti per Rey e sapeva quanto era stato difficile per lui rinunciare all'idea di una relazione con lei – e quanto avesse sofferto, soprattutto per via dell'identità del suo rivale in amore - ma a Finn importava realmente della ragazza. Voleva soltanto che fosse felice.

E se questo avrebbe significato doverla lasciare andare con qualcun'altro, lui lo avrebbe accettato di buon grado.

Ma questo non poteva cambiare una cosa: lui sarebbe rimasto sempre importante per lei, il suo più grande amico.

E Poe aveva capito che lui era davvero una persona di buon cuore e di fiducia, dimostrandosi molto maturo in parecchie situazioni.

Ed era felice di averlo accanto a sé, come parte della propria vita.

“Esatto,” rispose il pilota. “Questo è l’importante. Il resto non conta.” E gli appoggiò una mano sulla spalla, sospirando.

Osservarono i due jedi che, adesso, si stavano baciando, davanti a tutti, senza problemi.

“Chissà…” disse Finn, tornando a guardare l’amico con aria convinta, “magari è proprio grazie a noi e al nostro ‘piano’ se sono riusciti ad avvicinarsi a capire che si piacciono!”

“Già!” rispose Poe: "Forse, grazie a noi, Ben ha finalmente compreso di dover fare il primo passo! Magari, ci diranno persino grazie, per quello che abbiamo fatto!”

“Sarebbe il minimo!” commentò Finn.

I due si guardarono in silenzio, finché non scoppiarono a ridere a crepapelle, dandosi a vicenda delle manate sulla schiena.

Capivano che qualcosa stava cambiando e che loro, in un modo o nell'altro, avrebbero fatto parte di quel cambiamento.

In quell'istante, Rey e Ben si voltarono e notarono il generale e il suo vice ridere insieme con aria compiaciuta.

“Secondo te,” chiese Ben “per che cosa stanno ridendo?”

“Non saprei” rispose Rey. “Magari si saranno convinti che, grazie al loro ‘aiuto’, siamo riusciti a chiarirci."

“Mah.”

I due Jedi guardarono quei due con aria di sufficienza.

“Potresti dire ai tuoi amici che, la prossima volta, faranno meglio a farsi gli affari loro e a non intromettersi nel nostro rapporto?" domandò Ben, tornando a fissare la ragazza.

“Visto che, per colpa loro, per poco non ci lasciavamo..." e alzò il sopracciglio con espressione un po' buffa.

Rey fece un piccolo sbuffo ascoltando quelle parole,
rispondendo: “Beh, almeno i loro intenti erano nobili. E, forse, almeno una piccola parte del loro ‘piano’ ha funzionato.”

Ben rimase perplesso da quel discorso – anche se ovviamente si era aspettato che Rey avrebbe fatto di tutto pur di difenderli - soprattutto da quelle ultime parole.

“In fondo, sei tornato per me” aggiunse la ragazza con ironia, ridendo e facendo ridere anche lui.

“Ma comunque sì, hai ragione” continuò Rey, con più serietà.

“Non avrebbero dovuto farlo. E sì, hanno rischiato di rovinare di tutto. Per colpa loro, abbiamo quasi perso tutto ciò che abbiamo costruito in questo tempo.”

Ben fu stupito, ma anche felice, di scoprire che Rey gli stava dando ragione, soprattutto se pensava che era riguardo una faccenda che coinvolgeva i suoi migliori amici.

“Perciò, insieme li prenderemo da parte gliene parleremo.”

“Gliene... parleremo?”

“Insieme.”

Rey appoggiò le sue mani sulle sue spalle, fissandolo negli occhi con aria serena.

Così, gli fece capire che quell'“insieme” era molto più significativo e importante del contesto in sé.

Ben lo comprese, le posò le mani sui fianchi e la tirò a sé, facendo uno dei suoi sorrisi smaglianti, rispondendo: “Insieme.”

Non interruppe un solo istante il contatto tra i loro sguardi, saldo come il loro legame.

“Però, credo che una piccola vendetta contro di loro… non sarebbe una brutta idea…”

Rey alzò lo sguardo con stupore per quella proposta.

“Almeno impareranno una volta per tutte a farsi i fatti loro.” E fece un mezzo ghigno.

A quel punto, la Jedi capì che stava scherzando e cominciò per l'ennesima volta a ridere divertita, riuscendo a contagiare anche il ragazzo con la sua allegria, prima di rispondere con un po' di rassegnazione.

“Oh, Ben.”

Si scambiarono un altro bacio.

E l'equilibrio della Forza si stabilizzò, una volta per tutte.

 



 

“Non sperare di riuscire a separarci
Non c'è nulla che potrebbe allontanarci
È un legame duraturo e potente
Mi dispiace non puoi farci niente!”
Steven Universe - "Strongher Tahn You"


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Note:
Eccoci qua!
Alla fine tutto è sitempato,
Ben e Rey sono diventati una coppia serena
e felice, la Forza è in equlibio,
ma sopratutto, Finn e Poe 
sono ancora vivi! :D
Ma non temere, c'è ancora
il reprilogo....
E spero che questo capitolo
vi sia piacuto, soprautto le
riflessioni serie tra Poe e Finn.
Perchè non sarà l'utima
volta, che ne sentiremo
a parlare dei loro parieri....
E sì, il titolo della canzone
(anche se, forse qualcuno 
ha già capito) è il titolo
in Inglese della stupenda 
canzone "Solo Amore in Noi"
di Garnet di "Steven Universe".
Che dal testo Italiano, mi sembrava
davvero addata per la Reylo :)
Qundi, l'ho presa in prestito ;)
Grazie a tutti quelli che sono arrivati
fin qui e alla prossima
con l'utimo capitolo!
Evola 

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Capitolo 22
*** Epilogo ***


Epilogo

    


 

Rey e Ben, accompagnati da BB8, erano ritornati su Tatooine, nella vecchia fattoria dei Lars dove tutto ebbe inizio…

Rey era inginocchiata sulla sabbia, con le spade di Luke e Leia avvolte in un panno arancione chiuso con un laccio di cuoio.

I Jedi le fissarono con espressione malinconica: in fondo, per loro, quello era un gesto altamente simbolico, la celebrazione di un nuovo inizio. Ma era anche un modo per commemorare due grandi guerrieri che non c'erano più.

“Rey…” la richiamò Ben, inginocchiato al suo fianco, tenendole la mano sulla spalla in segno di conforto: “È ora.”

Capì che aveva ragione, dovevano andare. Ma almeno erano insieme. Lì, in quel momento.

I due Jedi chiusero gli occhi e con la Forza sotterrarono le due spade sotto la sabbia, lasciandole sicure e intatte.

Per sempre.

Loro non erano i legittimi proprietari di quelle spade. Loro erano l’inizio di una nuova generazione.

Dovevano possedere delle spade personali, costruite da loro, che avrebbero simboleggiato il loro cammino nella Forza.

Dopo alcuni minuti di silenzio, per omaggiare e ricordare tutti i Jedi che li avevano aiutati e salvati su Exegol, i due si alzarono da terra, guardando l’orizzonte.

Rey prese la sua spada, che aveva costruito accorciando e modificando il vecchio bastone da difesa di cui si era servita su Jakku.

L'accese facendo comparire una lunga lama gialla.

Un colore raro e misterioso. Come lei. Usato per proteggere i templi Jedi.

Ben prese la sua. A differenza di quella di Rey, il suo manico cromato era più liscio e senza troppi particolari. Ricordava quella che era appartenuta prima ad Anakin e poi a Luke – come se in questa maniera volesse in qualche modo rendere loro omaggio.

La accese e apparve una lunga lama viola: un colore mistico e raro, proprio come il giallo. Ma con un chiaro significato.

Voleva dire che il suo possessore, pur appartenendo al lato chiaro, conosceva il lato oscuro e sapeva padroneggiarlo. Un perfetto equilibrio e controllo tra il bene e il male. Senza mai cedere completamente né al primo né al secondo.

Per lui, però, significava molto di più. Quella spada rappresentava il suo passato come adepto prima del lato chiaro e poi del lato oscuro, nonché un futuro in equilibrio tra entrambi.

Fissarono le loro lame, perdendosi in quella contemplazione, finché non iniziarono a sentirsi osservati. Alzarono lo sguardo, vedendo una vecchia signora velata con il suo Eopie a fianco, intenta a guardarli.

“Non si vedeva nessuno da tanto…” disse. “Voi chi siete?”

“Ben. Ben Solo” rispose il primo con sicurezza, facendo un passo avanti.

“E tu?”

“Rey.”

“Rey chi?

All’inizio rimase interdetta da quella domanda. Perché non sapeva che cosa rispondere.

Anche se aveva scoperto le sue origini, non si sentiva parte di esse. Non rappresentavano appieno quello che era.

Quindi, cosa avrebbe dovuto rispondere?

Prese un po' di tempo, per cercare una risposta, girando la testa dall’altra parte, fissando il deserto e i due soli che stavano tramontando.

E dal nulla, comparvero due persone. Anzi sue spiriti della Forza! Quello di Leia e quello di Luke.

La guardavano sorridenti, come a volerle dare del conforto.
Anche Ben si girò in quella direzione, rimanendo stravolto da quella visione.

Rivedere sua madre, serena insieme a suo fratello, guardarli come a volerli benedire, fu per entrambi una cosa importante e altamente simbolica.

Rey trovò finalmente la risposta a quella domanda. Sorrise verso agli spirtii, insieme a Ben.

La Jedi ritornò a guardare l’anziana signora. Rispose con sicurezza: "Rey e basta."

Cercò la mano di Ben, la prese stringendola nella sua, e si scambiarono uno sguardo intenso.

Ben era fiero di lei.

Era fiero che avesse finalmente trovato la sua identità, il suo nome e il suo posto nell’universo.

Insieme, avevano riconquistato il proprio nome e le loro vite.

C'era una cosa che Rey gli aveva fatto capire con il suo cammino nella Forza: non era da dove si veniva ciò che contava davvero, ma dove si andava.

Se il suo destino era scritto dalla Forza, allora era così.

E la Forza non guardava in faccia a un nome altisonante, guardava solo il potere che ciascuno aveva dentro.

Così Rey non aveva più ragione di lottare per scoprire chi era, né aveva importanza che fosse una Palpatine.

Perché quel nome, quella storia, quella oscurità, non erano mai state una parte di lei.

Non avevano mai e poi mai rappresentato quello che era e che sarebbe stata.

In fondo, aveva passato buona parte della sua vita come Rey di Jakku e la Forza era ugualmente sempre stata dentro di lei.
Rey e basta.

E questo le aveva permesso di trovare degli amici, una famiglia, l'amore.

A loro non importava se fosse una Palpatine o no, se venisse da un pianeta ricco o dal nulla più assoluto.

Per loro era speciale per come era.

E questa era la cosa più importante e valeva molto più di un nome o di un cognome.

Erano occorsi molto tempo e tanti sacrifici per capirlo.

Ma ora tutto era finito e poteva iniziare una nuova vita.

Come Rey. E con Ben Solo al suo fianco.

I due Jedi si voltarono, tenendosi per mano, fissando il magnifico tramonto binario di Tatooine.

 




“Siamo la forza, e la pazienza
Siamo la resistenza!”

Steven Universe - "Strongher Tahn You"

 

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Note:
Esatto.
Questo è l'utimo capito di questa
storia.
Dove Rey viene dal nulla e va bene
così.
Come doveva essere in episodio 9....
Magari con Ben.
E non so che cosa dirvi solo
GRAZIE!
Grazie a tutt* voi per aver
seguito la storia, che l'avete letta,
messa delle seguite, ricodarte e 
alla prefertie.
Rigrazio hai tutti lettori silenziosi 
che quelli che hanno recesinto.
Ma sopratutto, rigazio con tutto
il cuore il mio amico scrittore
IndianaJones25 
che senza di lui, tutte le mie 
storie non avrebbero mai visto 
la luce.
E sono davvero contenta
che la storia vi sia piacuta!
Infondo, sia questo che 
"The Strangth of Forgiveness"

Sono nate dopo la delusione di
episoido 9, e volevo dare giustizia
a Ben Solo.
Pericò, vedere tanta gente felice
di queste storie... mi rende davvero
sodisfatta!
Ma non temete, ho già il mente
il terzo, e una su un piccolo essere
dalla pelle verde e gli occhi davvero
teneri :3
Ma prima, 
Mi piacerebbe pubblicare una
vecchia storia...
Grazie ancora per tutto
il sotegnio e le vuone parole
che mi avete dato!
Pericò...
alla prossima!
Evola

 


 

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