E' sempre colpa di Joey!

di sallythecountess
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Jane e Christian ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: il cavaliere nero ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Mina Jimenez ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: la famiglia Jimenez ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: l'annuncio ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: la furia di Mina ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: il discorso di Juan ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: la famiglia Stanley ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: Lucy e Mary ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 e 11 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 12: ***
Capitolo 12: *** Capitolo 13 e 14 ***
Capitolo 13: *** Capitoli 15 e 16 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 17 e 18 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 19: le lacrime ***
Capitolo 16: *** Capitoli 20 e 21 ***
Capitolo 17: *** Capitoli 23 e 24 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 22: viaggi indietro nel tempo ***
Capitolo 19: *** Capitolo 25: San Valentino ***
Capitolo 20: *** Capitolo 26: la neve ***
Capitolo 21: *** Capitolo 27: i consigli sentimentali di Juan e Joey ***
Capitolo 22: *** Capitolo 28 e 29 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 30: il piano di Greg ***
Capitolo 24: *** Capitolo 31: le ferite di John ***
Capitolo 25: *** Capitolo 32: l'anello ***
Capitolo 26: *** capitolo 33: una notte a New York ***
Capitolo 27: *** capitolo 34: i ragazzi Jimenez ***
Capitolo 28: *** Capitoli 35 e 36 ***
Capitolo 29: *** Capitoli 36 e 37 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 39: donne a pezzi ***
Capitolo 31: *** Capitolo 40 e 41 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 42: appuntamento a Central Park ***
Capitolo 33: *** Capitolo 43: i ricordi di un doloroso divorzio ***
Capitolo 34: *** Capitoli 44 e 45 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 46 e 47 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 48: il giorno nero di John ***
Capitolo 37: *** Capitolo 49 e 50 ***
Capitolo 38: *** Capitoli 51 e 52 ***
Capitolo 39: *** Capitoli 53, 54 + Epilogo ***
Capitolo 40: *** Aggiornamento sulla terza parte ***
Capitolo 41: *** Link per la terza parte ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Jane e Christian ***


Capitolo 1: Jane  e Christian 


“Quando qualcuno è veramente speciale, il destino trova sempre il modo di farcelo ritrovare tra i piedi”
Diceva sempre Joey Stanley, e ci credeva profondamente. Nella sua vita era stato sempre così, con tutto ciò che era veramente importante: sua moglie, i suoi migliori amici, la macchina (che a differenza di sua moglie non era fuggita con un altro, ma era stata rimossa dal carro attrezzi in sua assenza), un paio di bottiglie di vino che credeva perdute chissà dove e invece erano nascoste dietro alla sua batteria, e persino una figlia. Insomma il ragazzo, se così si può definire qualcuno che ha da tempo superato la quarantina, era un vero ottimista.
 Joey, però, stava per imparare la lezione più importante sul destino: il fato, il karma, il caso, o come diavolo volete chiamarlo, è imprevedibile e ha davvero un senso dell'umorismo molto sviluppato e, esattamente come una rete da pesca, non sempre ci riporta solo ciò che vogliamo, anzi quasi sempre tende a portarci immondizia.
Già perchè, pensateci, non sono solo le persone che abbiamo amato a ricomparire nella nostra vita, ma spesso (forse più spesso di quanto vorremmo) ci ritroviamo davanti al naso gente che detestiamo o che comunque non desideriamo rivedere. E allora che si fa? Che si fa quando ti trovi davanti un ex che ti ha tradito, ferito o ha semplicemente fatto lo stronzo?
Beh, nel migliore dei casi si finge un bel sorriso e con indifferenza e si va avanti, magari imprecando sotto voce contro le persone in questione e facendosi due risate alle loro spalle sulle loro pessime abitudini, ma che cosa succederebbe se le cose fossero più complicate di così? Se fossimo costretti ad imparentarci con un ex che non ci è mai piaciuto più di tanto?
Certe volte capita quasi inevitabilmente, che le nostre vite si intreccino con quelle di persone che una volta conoscevamo, amavamo o detestavamo perchè magari abitiamo nello stesso quartiere o nella stessa città, ma in altre situazioni, amici miei, è davvero sfortuna!
Già perchè, vedete, i protagonisti della nostra storia avrebbero potuto non incontrarsi mai e neanche notarsi, se non fosse stato per un gatto. Un piccolo animaletto tigrato sfuggito alle cure non troppo benevole della sua padroncina, che inseguendo un topo, una bella mattina ha deciso di voler attraversare la strada...tra Broadway e la 66th street, nel cuore di New York. Ovviamente potete immaginare le conseguenze di quel folle attraversamento: un tamponamento a catena, provocato più che dal micio, da una ragazzina in bici che per evitare di ferire il povero felino aveva sterzato follemente finendo sul cofano di un taxi.
Avete presente quando si dice, non so, cogliere al volo un opportunità?Oppure colpo di fulmine? Beh tra i nostri due protagonisti iniziò tutto con un colpo sia di fulmine che letterale: una vera e propria collisione, neanche leggera.
Si potrebbe tranquillamente dire che Jane “colse al volo” la macchina dell'uomo della sua vita. Sì perchè vedete, le era bastato uno sguardo, un tuffo in quei profondi occhi blu intravisti tra la pioggia e bam, era pazza di lui. Aveva riaperto gli occhi dopo un lungo svenimento e si era trovata tra le possenti braccia di un bellissimo ragazzo, che imprecava e le parlava senza sosta per farla rinvenire. Chris era sconvolto, non riusciva a tollerare l'indifferenza di quel tassista newyorkese che sembrava fregarsene di quella ragazzina stesa per terra con una ferita alla testa. Ovviamente il nostro giovane cavaliere si era fiondato ad aiutarla giù dal taxi per aiutarla, senza neanche badare alle sue cose, ma ben presto si era accorto di essere l'unico realmente interessato a ciò che stava capitando alla ragazzina: il resto del mondo, infatti, aveva spostato la bicicletta di Jane dalla strada ed era ripartito senza fare una piega. Il tassista era stato il primo a filarsela, preoccupato di poter essere incriminato per qualcosa; aveva lanciato la sua chitarra e i suoi fogli sul marciapiede ed era scappato a folle velocità rinunciando persino al compenso.
“Bastardi, siete tutti dei maledetti bastardi! Possibile che non importi a nessuno di questa poveretta morente? Ma come ragionate?”
 Vedete, quando poc'anzi dicevo che i nostri due ragazzini non avrebbero mai avuto modo di incontrarsi, non dicevo sciocchezze: Chris era di passaggio a New York e non riusciva assolutamente a credere a ciò che vedeva. Dov’era cresciuto lui, in California era tutto molto diverso e la gente, oltre ad essere gentile, non avrebbe mai abbandonato una ragazzina svenuta sul marciapiede da sola.
“Ragazza gatto”
L'aveva chiamata, e aveva emesso un lungo sospiro di sollievo quando si era svegliata, mostrando due occhi azzurri di una bellezza impressionante.
Chris l’aveva abbracciata forte allora, e le aveva detto con una dolcezza infinita “oh ragazza gatto, sei viva!” facendole venire i brividi, perché la piccola Jane non era abituata a tutte quelle effusioni e fatte da un ragazzo così bello, poi.  Era uno strano tipo, sembrava quasi un piccolo uragano caotico, con i capelli incasinati e i vestiti strani, ma le aveva letteralmente tolto il fiato. Voi potrete anche non credere all'amore a prima vista, ma Jane da quel momento era letteralmente impazzita per lui.
Chris provò in tutti i modi a trattenerla a terra, mostrando una decisione ed una sicurezza che non aveva, e anche due bicipiti notevoli, che fecero arrossire la ragazzina ancora di più. Era preoccupato, spaventato e questo lo aveva spinto a comportarsi da superuomo, quando in realtà generalmente il caro Christian era tenero come un agnellino!
Era rimasto lì, accanto a lei a cercare di tamponarle le ferite in attesa dell'ambulanza. Cercava di ricordare qualcosa di quel maledetto corso di primo soccorso che aveva seguito a scuola, ma era inutile: aveva sempre e solo fatto casino e scribacchiato accordi sul foglio a scuola e non aveva imparato un bel niente. Così provò a trattenerla, senza accorgersi che il tempo passava e lui era in ritardo, ma Jane aveva un appuntamento quella mattina e per quanto fosse rapita dai modi affascinanti del giovane uomo che le teneva le mani sulle scapole, doveva decisamente andare.
“No, non posso aspettare l'ambulanza, al diavolo questo taglietto! Devo fare le audizioni e se non mi presento perdo la più grande occasione della mia vita, quindi aiutami ad alzarmi e a trovare le mie cose, per favore...”bisbigliò piano, cercando di rimettersi in piedi, ma non riuscì ad alzarsi subito e fu costretta ad appoggiarsi al petto di lui, e solo allora si guardarono negli occhi per la prima volta, ed entrambi desiderarono un bacio.
Chris si perse letteralmente in quei bellissimi occhi azzurri, e si accorse dal sorriso di lei che le faceva piacere tenerlo così vicino, ma poi lei si allontanò e il nostro giovane galantuomo si ricordò: anche lui aveva le audizioni. I suoi erano stati molto chiari; se lo avessero fatto fuori anche quell'anno, Chris non avrebbe più avuto chance, non avrebbe più potuto studiare musica, e non aveva idea di cosa fare altrimenti.
“Oh mio Dio, le audizioni! Ho dimenticato tutto e...ora il taxi è andato via ed io non so neanche dove andare!”
Gridò nel panico, con gli occhi sbarrati e la voce tremula. Jane non aveva mai visto una persona più incasinata di quel ragazzino che ora si stava scombinando i capelli camminando avanti ed indietro sul marciapiede. Si agitava come uno di quegli strani pupazzi ad aria compressa: anche i suoi arti sembravano andare in direzioni diverse, mentre la testa ciondolava in giro. Andava avanti, poi tornava indietro e poi di nuovo avanti.
“Vai alla Juillard anche tu?”
Provò a chiedere Jane, ma la risposta era piuttosto ovvia: il poverino aveva al braccio una chitarra e raccoglieva depresso i suoi spartiti sparsi per la strada, prendendo ovviamente anche un mucchio di cartacce luride che lo facevano gridare “che schifo!”ogni mezzo secondo.
“Oh mio Dio, sì, sì! Che fortuna sfacciata, mia ragazza gatto! Sei della zona? Ricordi l'indirizzo? E' un presidente... Jefferson avenue? Washington square? No, chi diavolo era!”
Le gridò Chris improvvisamente raggiante, ma Jane sorridendo indicò qualcosa dietro di lui. Non c'entrava molto la fortuna, erano arrivati. In quell'istante il bellissimo biondino dagli occhi languidi, le porse la mano e aiutandola ad alzarsi s'incamminò verso il Lincoln center mano nella mano con lei, prima di entrare in panico. Già perchè la ragazza gatto, gli piaceva veramente, ma lui faceva sempre casini con le ragazze, così si disse di provare a stare calmo, ma le interiora gli si erano attorcigliate totalmente!
“Ti senti bene? Sei sicura? Non è che adesso cadi per terra esanime, no?”
Farfugliò, camminando, con una voce così incerta da far sorridere la bella Jane, che non era mai stata presa per mano da un ragazzo prima.
Chris, però, non si era ancora reso conto del gesto che aveva fatto. Il piccolo Stanley era un ragazzino un po' timido e scoprire di aver involontariamente preso la mano di quella ragazza bellissima, così fuori dalla sua portata, lo fece arrossire e andare in panico, ma allo stesso tempo l'idea che lei accettasse di andare in giro mano nella mano con lui, lo riempì di calore e orgoglio. Inavvertitamente Chris gonfiò il petto come se fosse un uccello e Jane pensò che fosse ancora più carino.
“Sto benissimo. Ho solo un po' di mal di testa, ma...ho preso un taxi in pieno! Credo che il mal di testa sia il minimo! Beh almeno se mi scartano ho la scusa perfetta con i miei. Posso dire che non ero in me, e non credo che si arrabbierebbero, soprattutto se facessi gli occhioni.”
“Già, è vero! Sei un genio!”
Le disse Chris divertito, chiedendosi se potesse valere anche per lui quella scusa. Provò a dirlo a lei, ma immediatamente aggiunse “...cioè, tranne la parte degli occhioni, quella con me non funzionerebbe, non sono una ragazza bellissima...”
Ecco, adesso le aveva detto che era bellissima, che idiota. Chris morì letteralmente dall’imbarazzo, ma Jane aveva cominciato a guardarlo con due occhi blu bellissimi e a sorridergli, e lui finì nel panico totalmente e sputò fuori una sciocchezza.
“…cioè no, non che tu sia bellissima, volevo dire...”
Provò a farfugliare, ma Jane lo fulminò letteralmente con lo sguardo e Chris pensò solo “oh cazzo.”
E proprio quando ormai era certo di aver fatto la peggior figura possibile con la bellissima ballerina, sentì “Tu suoni?”
Jane, si era seccata per quel commento sulla sua bellezza, ma poi lo aveva visto arrossire e scombinarsi i capelli, e aveva capito che non si sentiva a suo agio con lei, probabilmente perchè la trovava carina. Il solo pensiero le incendiò totalmente le guance, così si accorse che per la prima volta in vita sua si sentiva un po' intimidita qualcuno, da quel bel ragazzo che ora sembrava perso nei suoi pensieri.
“La chitarra...praticamente da tutta la vita. Anche se devo ammettere che mio padre ha sempre voluto che passassi al basso o alla batteria, ma non mi sono mai piaciuti. Insomma non posso certo scrivere un pezzo partendo dalla parte ritmica, sarebbe...”
In quel momento Chris realizzò di averle confessato spontaneamente una cosa che solo i selezionatori della Juillard e suo padre sapevano, e quasi divenne paonazzo. Da sempre suo padre gli diceva che era troppo timido per fare il cantautore, ma quell’uomo raramente diceva qualcosa che non fosse una cazzata immane. Sì, difficilmente parlava in giro delle sue canzoni perchè se ne vergognava molto, ed ora pregava che l'esile brunetta davanti a lui non facesse domande, così aggiunse “ Invece tu sei una ballerina, scommetto: insomma corpo minuto, magrissima, andatura elegante, atteggiamento da gazzella...”
Aveva involontariamente sfoderato un sorriso dolcissimo e Jane si fece una risata quando sentì “atteggiamento da gazzella”.
“Da quando riesco a stare su due gambe, sì. Anche se...le gazzelle hanno quattro zampe, no?Non riesco proprio a immaginare una gazzella col tutù.”
Ribattè sorridendo, un po' a disagio. Aveva visto le sue amiche e sapeva che era il momento di salutare quel bellissimo ragazzo, ma una parte di lei non voleva. Era buffo e divertente, aveva degli occhi stupendi e dei bicipiti terribilmente sexy. Avrebbe voluto conoscerlo meglio, capire se davvero gli piaceva, ma allo stesso tempo sapeva di dover andare: aveva lavorato per un anno alla coreografia del provino e nulla poteva distoglierla dal suo scopo, neanche il dolore alla caviglia.
“Cioè da...due anni? Sei giovanissima!”
Chris stava cercando di sembrare brillante e divertente, ignorando l'ansia e il panico che per varie ragioni lo stavano divorando, ma Jane dovette salutarlo perchè le sue selezioni stavano per cominciare. Così gli diede un bacio sulla guancia e sussurrò “Adesso devo andare. Ho quindici anni, comunque e non mi sento affatto gazzella. Ciao misterioso sconosciuto gentile...”
“Ciao ragazza gatto...”
Ribattè lui col cuore in gola. Non sapeva nulla di lei, neanche il suo nome e non avrebbe mai potuto rivederla, anche se lo avrebbe voluto. Aveva anche lei due occhi blu straordinari e questo faceva letteralmente a botte con il suo aspetto ispanico. Era morbida e sinuosa per essere una ballerina, e Chris era attratto tremendamente da lei. Eppure, per timidezza, la lasciò andare così, senza chiederle nulla, ma poi se ne pentì quasi subito. Anche le sue selezioni iniziarono, ma dato che procedevano in ordine alfabetico e che il suo cognome era Stanley, Christian pensò bene di scappare a cercare la misteriosa ballerina. Scoprì ben presto che non era semplice come credeva, perchè c'erano centinaia di persone e svariati tipi di danza e non sapendo il suo nome non poteva neanche chiamarla a squarciagola, così sconfitto tornò al suo provino, rassegnato all'idea di non vederla mai più, ma si sbagliava.
Come avrete, forse, intuito Jane era una ragazza molto determinata, e secondo voi una che fa un provino di danza classica dopo un incidente, con una caviglia gonfia e la fronte tumefatta, si lascia sfuggire ciò che davvero vuole? Finito il suo provino accampò scuse con i suoi genitori e con le sue amiche e decise di provare a cercarlo. Non conosceva il suo nome, ma aveva letto sul fodero della sua chitarra le iniziali “C S”e aveva deciso che valeva la pena provare e...lo aveva trovato quasi subito. Chris era seduto tra i banchi di quell'enorme sala in cui aveva fatto schifo l’anno prima, e si stava preparando a fare schifo anche questa volta, quando qualcuno inaspettatamente si avvicinò e gli baciò la guancia.
“Mi chiamo Jane Jimenez, abito tra East Broadway e Lawrenceburg Ky al civico 11, dodicesimo piano, interno otto ma l'ascensore è rotto e devi salire a piedi e... voglio portarti a bere un caffè, se ti va.”
Era stata breve, concisa e tremendamente sicura, come le aveva sempre detto sua madre, ma subito dopo aver sputato quelle parole, aveva scostato lo sguardo per timidezza.
 “Mi chiamo Christian Stanley, abito a San Francisco e...Dio se vorrei prendere un caffè con te, ma...devo fare il provino e sono fottutamente arrabbiato perchè non ho un dannato pezzo di carta per segnarmi tutte le cose che hai detto e ho la memoria di un pezzo di legno...”
Jane allora lo guardò e si accorse che due piccoli diamantini blu luccicanti la stavano fissando, così dolcemente rispose “Beh allora aspetto con te...andiamo dopo. E non provare a dire no: tu avresti rinunciato alle audizioni per aspettare l'ambulanza con me...”
Chris sorrise e accettò, ma le chiese di uscire quando avrebbe dovuto iniziare a suonare. Jane fece finta di accontentarlo, ma in realtà rimase dietro la porta e lo sentì suonare e cantare un pezzo suo meraviglioso. Non capiva molto di quel genere musicale, ma le piacquero le parole della canzone e anche la voce dolce di lui.
E così iniziò tutto: andarono a prendere un caffè quella sera, e lei gli scrisse tutti i suoi recapiti sugli spartiti. Si videro anche il giorno dopo e quello dopo ancora, in breve divennero inseparabili. Andarono a vedere i risultati delle selezioni mano nella mano e fu lì che entrambi, raggianti, si scambiarono il primo bacio: si separarono arrivati all'ingresso ed andarono a cercare i risultati. Si rividero solo dopo mezz'ora e esattamente come un un film si corsero incontro e Jane gli stampò un lunghissimo bacio sulle labbra, che fece sussurrare a Chris “Allora è davvero il giorno più bello della mia vita.”
Entrambi furono ammessi alla Juillard e Chris si trasferì a New York dove iniziò a convivere con la sua Jane di nascosto. Avevano convinto i loro coinquilini a levarsi dai piedi ed ora avevano una stanza del dormitorio tutta per loro, anche se dovevano stare attenti perchè era illegale. I genitori di Chris non ne sapevano nulla e la famiglia di lei fingeva di non sapere che lei abitava con un ragazzo. E così si amarono, si odiarono, litigarono e battibeccarono per circa due anni. Due anni lunghi e intensi, ma anche molto belli, in cui i nostri ragazzi crebbero insieme. Due anni pieni di sesso, coccole e amore, ma anche pieni di notti in bianco e porte sbattute; Jane aveva un carattere forte e la tendenza a decidere sempre tutto da sola, Chris invece era un ragazzino immaturo e ribelle e per questo spesso lei sbatteva la porta e tornava a casa dei suoi, lasciandolo solo a cercare di ricomporre i pezzi. Eppure, per quanto fossero diversi, i nostri ragazzi si amavano e riuscivano sempre a trovare il giusto compromesso...fino ad un certo punto.
Già perchè solo due anni dopo il loro incontro nacque la necessità di far incontrare le loro famiglie che purtroppo si conoscevano già da un bel po' e non si stimavano più di tanto e questo ovviamente ebbe enormi ripercussioni sui ragazzi.
Vedete, qui non si tratta di una storia struggente alla Romeo e Giulietta, ma di una bizzarra situazione che coinvolge un gran numero di personaggi. Sì, lo so è strano da dire a questo punto della storia, ma i veri protagonisti non sono solo i due dolcissimi, e tutto sommato convenzionali, innamorati, ma anche quei matti che li hanno generati! 

Nota:
Ciao a tutti e benvenuti. Come vi anticipavo altrove, ripubblico questa vecchia storia da zero perchè subirà enormi cambiamenti. Mi scuso con chi l'avesse letta anni fa. Per chi non la conoscesse, come vi anticipavo altrove, questa storia è il sequel di un'altra che si chiama Mìmi, che trovate a questo link (https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3896857&i=1  ) ma se volete potete leggerla anche da sola, perchè si stacca abbastanza dalla storia originale. Ad ogni modo spero che vi piaccia e spero di sentirvi presto.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: il cavaliere nero ***


Capitolo 2: la famiglia Jimenez.

 
“Per fortuna non c'è nessuno in vista...”
Gridò Jane Jimenez entrando in casa. Gettò la sua borsa enorme sulla sedia accanto all'ingresso, come facevano sempre tutti, e invitò le due persone che erano con lei ad entrare.
“Dio, sbrigati Chris!” aggiunse seccata e lo splendido ragazzino appena diciottenne entrò trafelato. Aveva un'aria sconvolta il che, unito ai suoi capelli al vento e ai vestiti strani, lo faceva assomigliare ad un superstite di un uragano particolarmente carino. Eppure quello che stava per capitare nella sua vita avrebbe lasciato un segno ben più evidente di un uragano. E avrebbe fatto anche più chiasso!
“Ok, ok non ci sono. Che fortuna!”
Aggiunse l'esile ragazza di diciassette anni ispezionando la casa come se non fosse la sua, e questo fece tirare un enorme sospiro di sollievo ad entrambe le persone con lei.
“Avanti Marcy, facciamo questi test prima che rientri qualcuno e leviamoci questo maledetto pensiero che non mi fa più dormire...”aggiunse, fissando la bionda amica con ansia, mentre Chris, perso nei suoi pensieri, osservava quella casa con fare curioso. Lui e Jane stavano insieme da tanto, eppure non era mai stato a casa sua e rimase perplesso. C'erano quadri ovunque e tantissimi specchi, un sacco di gigantografie di loro da bambini insieme ad una donna che somigliava in maniera impressionante a Jane. Erano strane quelle foto, molto intime. Trasmettevano serenità e pace, come se chi le vedesse potesse entrare nella scena e scoprire cosa rendesse felici quella mamma con i suoi piccoli. Davano l'idea di piccoli pezzi rubati da una routine molto felice e anche Chris si ritrovò a sorridere, senza neanche sapere bene perchè. E poi una foto attirò la sua attenzione: era più piccola delle altre, ma ritraeva quelli che Chris capì essere i padroni di casa, in una posa molto intima. Stavano ballando, probabilmente, e lui la stringeva forte. Erano fronte contro fronte e si fissavano negli occhi con una dolcezza impressionate; a differenza di tutte le altre foto, quella sembrava scattata da lontano, e i protagonisti non erano neanche in posa. Ce ne erano altre di lui e lei, e in una lui rideva persino! Chris sorrise, realizzando che quell'uomo che per tanto a lungo aveva temuto, pareva totalmente innocuo in quelle foto e quasi dolce.
Ben presto, però, un rimprovero della sua amata Jane lo costrinse a tornare alla realtà, e così tornò anche il senso d'insicurezza e panico che le foto avevano spazzato via. Fecero per allontanarsi dall’ingresso, quando sentirono rumore di chiavi alla porta e qualcuno parlare e Jane morì di paura, ma ben presto riconobbe la voce e tirò un sospiro di sollievo.
“…sì, beh è carina la casa, ma dovresti vedere la vasca. Insomma, se vuoi…”
Disse un bellissimo ragazzo con i capelli neri e liscissimi, fin troppo alto per la sua età. John era davvero molto bello, e ne era anche profondamente consapevole. Era un adolescente ancora, ma per i suoi quindici anni era fin troppo maturo.
La ragazza con lui era incredibilmente timida e bella e John ne era perdutamente innamorato, come non gli era mai capitato prima, ed era impazzito a tal punto da marinare la scuola solo per provare ad avere qualche minuto da solo con lei, anche se immediatamente si accorse della borsa di Jane all’ingresso.
“Che diavolo ci fai qui, si può sapere?”
Le ringhiò afferrandola per il braccio e portandola lontana dalla sua Grace e Jane ribattè con lo stesso tono “che diavolo ci fai tu qui? Insomma dovresti essere a scuola o cose così…”
John la fissò con uno sguardo molto duro, terribilmente simile a quello di suo padre, e Jane rispose allo stesso modo, ma poi lui cambiò totalmente e aggiunse “dai Jane, tu ce l’hai un posto dove andare con Chris, non mi fare questo! Dove dovrei portarla?”
“Papà ti uccide…” rispose lei divertita da morire e John potè finalmente sfoderare il suo bellissimo sorriso arrogante e rispondere “non se non lo scoprirà. Tu vai nella tua stanza, io nella mia e non ci pestiamo i piedi, vale?”
“Vale hermanito, ma non fare troppo casino. Non penso di voler sapere cosa sta per succedere…” gli disse Jane mettendogli una mano sulla testa e sorridendo.
E così, mentre il piccolo John sussurrava parole d’amore a Grace, Chris e Marcy si chiusero nella stanza che per tanti anni era stata il rifugio della piccola ragazzina bruna e aspettarono che uscisse dal bagno in silenzio, senza dire una parola. Chris in realtà avrebbe voluto parlare senza sosta, perchè faceva sempre così quando era nervoso, ma Marcy lo aveva fulminato con lo sguardo e questo lo aveva spinto a tacere e giocherellare con qualsiasi cosa trovasse in giro...rumorosa o meno.
Dopo pochi minuti un’altra persona entrò in casa, notò la borsa di Jane e fu attirato dal rumore che proveniva dalla sua stanza e...interruppe i loro piani.
“Jany?”
Chiamò una voce calma, ma allo stesso tempo terribilmente autoritaria e lei fu costretta a nascondere in fretta e furia il test di gravidanza che stava facendo in una pila di panni sporchi. L'ultima cosa che voleva era essere scoperta da suo padre, in quel periodo poi! Le aveva gridato contro per ore solo perchè aveva preso una multa, figuriamoci cosa avrebbe detto di una situazione simile. No, no papà Jimenez poteva essere disturbato solo in certi periodi dell'anno, in altri era meglio lasciarlo al suo letargo artistico e muto. Così si alzò in fretta e furia e uscì dal bagno, per togliere Chris dall'imbarazzo, ma non fece in tempo.
L'ombra nera, capì che la figlia tramava qualcosa e temette per un istante che c'entrasse un'altra multa. Non aveva idea del perchè avesse deciso di insegnarle a guidare nella città con il miglior sistema metropolitano del mondo, ma se ne era ampiamente pentito perchè la signorina non faceva che collezionare incidenti e multe. Così, vagamente allarmato, spalancò la porta della camera di sua figlia, immaginando scenari strani, e quando si trovò davanti un ragazzo gli venne un colpo. Eh già, sua moglie gli diceva da tempo che doveva “prepararsi all'idea” di Jane con il suo ragazzo, ma per Juan Jimenez fu un vero e proprio attentato cardiaco. Avrebbe preferito un miliardo di multe a quello! Per un attimo rimase senza parole, senza fiato e in crisi totale, strinse solo i pugni per cercare di contenere la rabbia e poi la piccola Marcy fece notare la sua presenza e lui potè respirare di nuovo e distendersi: se c'era anche l’amica antipatica di sua figlia, era improbabile che Jane stesse facendo qualcosa di male e, chissà, magari lui non era neanche il fidanzato della figlia.
“Oh ciao Marcy, ragazzo misterioso...”
Borbottò con un cenno della testa, ma immediatamente Jane apparve, gli mise le braccia intorno al collo  e con un po’ troppa efasi gridò gli gridò “ma ciao papà” in modo tale che suo fratello sentisse, ma credetemi: John aveva già tremato sentendo chiudere la porta.
 Lo sguardo di Juan si posò dolcemente su di lei come per accarezzarla, e sorridendo ribattè “ciao ragazzina, che ci fai a casa? Niente lezioni?”
Jane aveva pensato a tutto, si aspettava quella domanda, così ripetè a suo padre la scusa che aveva imbastito, aspettandosi ulteriori domande, ma Juan quella mattina era talmente di buonumore da credere ciecamente alla piccola e innocente Jany.
“Perfetto. Vi lascio. Mi faccio un caffè, ne volete? Ho anche comprato una torta...”
Ribattè, quasi sorridendo e Jane e Marcy si fissarono esterrefatte: papà Juan non era un tipo socievole, e dal suo ingresso in camera di Jane era stato fin troppo adorabile e carino, c'era qualcosa di strano. Marcy lo conosceva da cinque anni, e non le aveva mai grugnito più di quattro o cinque parole, non le aveva mai offerto nulla e poi sorrideva! A memoria d'uomo nessuno ricordava di averlo visto sorridere più di quattro o cinque volte, e a Marcy non era mai capitato di assistere ad uno di questi eventi! In realtà persino i suoi figli lo vedevano sorridere raramente, l'unica depositaria dei suoi sorrisi era Madame Jimenez, che però non sempre gli dava il giusto valore.
“Papà...cosa nascondi?”
Ribattè Jane col sorriso, ma Juan scosse solo le spalle con indifferenza. Gli era stato chiesto di mantenere un segreto e doveva farlo, per cui non disse una parola, ma purtroppo non fu necessario. La piccola Jane era arguta e lo conosceva fin troppo bene.
“Oh andiamo a chi vuoi darla a bere? Sei a casa a quest'ora, sei andato dal barbiere, offri la torta ai miei amici, sei allegro, sorridi e...devo continuare?”
Jane stava sorridendo, non voleva essere antipatica, ma sapeva rompere le scatole terribilmente quando voleva e suo padre alzò gli occhi al cielo e ribattè solo “va beh, vi lascio ragazzini. Ho cose più importanti da fare. ”
“Oh ma aspetta: è evidente! E' tornata la mamma?”
 Gridò Jane, stravolta perché quello era un notevole colpo di fortuna. Vedete, per quelli di voi che non lo conoscessero, Juan Jimenez era un muto e insopportabile bastardo per gran parte del tempo, ma quando sua moglie tornava dalle sue lunghe trasferte diventava predisposto ai rapporti umani, per usare un eufemismo. Si vedevano molto poco, in realtà, ma lui passava tutta la sua vita ad aspettarla e quando c’era, era talmente felice che lo avreste capito a chilometri di distanza.
 Marcy e Chris non capirono, ma Jane pensò che il ritorno di sua madre fosse davvero merito della sua buona stella, perché, vedete, la regola numero uno del rapporto tra i suoi genitori era molto semplice: per quanto Juan sembrasse rigido e algido, non c'era nulla che sua madre non potesse ottenere da lui. E questo le era sempre tornato molto utile, e questa volta avrebbe potuto sicuramente impedirgli di staccare la testa a Chris!
“E va bene detective, sì. Arriva stasera, ma non dire che te l'ho detto. Ci tiene da morire a farvi una sorpresa.”
Fantastico! Jane poteva parlarne con sua madre del suo ritardo, era sicuramente la persona più adatta. Così, in un impeto di gioia, abbracciò suo padre esterrefatto e poi aggiunse “sì, è il caso che prendiamo un caffè. Ti seguiamo in cucina.”
“Che diavolo hai in mente? Tuo padre mi fa venire i brividi!Sembra uno di quei cavalieri neri del Signore degli Anelli! Non posso affrontarlo senza aver provato almeno una quindicina di possibili frasi da dirgli: mi conosci, gli direi qualche stronzata e lui mi farebbe diventare uno spettro che vive nell'ombra in cinque secondi!”
Ringhiò Chris stravolto. Aveva sentito strane storie su quell'uomo, che gli veniva descritto come uno “patologicamente geloso e protettivo” e aveva paura di averci a che fare, specialmente ora che forse stava per dargli un nipotino, ma Jane decisa ribattè “è fondamentale che tu lo conosca ora. E' di ottimo umore, probabilmente perchè sta per fare sesso, e non sa che forse mi hai ingravidata: voglio che abbia una prima impressione positiva per potermela giocare poi in seguito. Capisci, potrò dirgli 'ma a me sembrava che ti piacesse' e lui non potrà negarlo. Andrà tutto bene! Quindi prendiamo questo dannato caffè e tu cerca di essere gentile e non dire cazzate sui cavalieri.”
Il nostro povero ragazzino ingoiò la saliva e si scombinò un altro po' i capelli, pensando a cosa stava per accadere, ma uscendo trovarono l'algido Juan in una posa...imbarazzante, soprattutto per un cavaliere nero. Immaginate la scena: un bell'omaccione ispanico dalle spalle larghe e lunghissimi capelli corvini, totalmente vestito di nero in un completo elegante, con l'aria di uno che potrebbe riempirti di botte da un secondo all'altro, stava distribuendo orchidee nei vari vasi che aveva in giro per casa. E, cosa peggiore, non sembrava neanche dispiacergli!
“Ti sei fatto bello, le hai comprato la torta e le hai preso anche i fiori? Hai davvero qualcosa da farti perdonare, allora”
Aggiunse Jane ridacchiando, e Juan pensò solo “è così palese?” ma ringhiò seccatissimo che era una consuetudine comprare i fiori a chi torna da un lungo viaggio, sperando di tagliare corto con quel discorso.
 “Ah sì?”
Ribattè Jane con lo stesso sguardo da gatta dispettosa che sfoderava sua madre quando voleva coglierlo in fallo, “ed è un'usanza portare proprio le orchidee bianche, i suoi fiori preferiti? Perchè devi fare quello acido quando sei così tenero? Non c'è mica niente di male a portare fiori alla propria moglie.”
Ok, era ufficiale: Jane stava esagerando e Chris stava per avere una crisi di panico. Avrebbe voluto gridarle “la pianti di provocarlo o preferisci aspettare che mi decapiti?” ma non poteva farlo e così in preda al panico si appoggiò al mobile e fece cadere alcuni fiori da un vaso.
“Oh Chris non preoccuparti, asciughiamo subito” rispose Jane, che in realtà lo stava fulminando con gli occhi. E suo padre pensò solo “ah questo è Chris”. Il misterioso ragazzo era proprio lo sconosciuto cavaliere di sua figlia, e questo lo spinse a guardarlo un po' meglio: fisicamente era carino, ma era goffo e terribilmente imbranato. Sicuramente Jane avrebbe potuto avere di meglio, ma Mina diceva che lui l’amava con tutta l’anima, e Juan lo aveva accettato. E poi dalle ricerche che aveva fatto fare sul suo conto non era emerso niente di spiacevole, quindi doveva decidersi una buona volta a socializzare con quel tizio sfigato.
Jane non si accorse dell'aspetto allucinato di Chris e aggiunse “sì, ma comunque  a che ora arriva? La porti fuori a cena, vero?”
“Arriva in serata, non so ancora bene quando. E volevo portarla a cena, ma mi ha risposto che vuole solo stare con voi, quindi niente. Cena a casa e per favore sii puntuale.”
“…mi auguro che sia almeno bello il regalo che le hai preso per farti perdonare per la cazzata che le hai detto. Sarà una furia, lo sai no?”
Commentò Jane seria, con un’espressione simile a quella di sua nonna Jo e Juan s’infuriò e chiese rigidissimo “…di cosa stai parlando?” ma era evidente che Mina avesse spiegato a Jane il motivo per cui non gli rispondeva più a telefono da qualche settimana e che quel ficcanaso di John le avesse parlato della sorpresa che aveva preso per lei. Jane fece spallucce e basta, allora e concluse dicendo “…era solo un consiglio. Se pensi di uscirtene solo con i fiori, preparati a sentirti dire che puoi infilarteli dove non batte il sole” concluse, appoggiandosi sulla spalla di suo padre come una bambina e lui le sussurrò solo “stai tranquilla.”
 
“Ora ho delle cose da fare, ma tu piantala di ficcanasare ragazzina e prendete un pezzo di torta...”
“Grazie”rispose Chris, con il cuore in gola. Voleva cambiare argomento, e soprattutto voleva far smettere di parlare Jane che stava tormentando quell'uomo irascibile. Certo lui sembrava seccato, ma non troppo e questo era strano.
A Juan non piaceva Chris, ma...quando mai gli piaceva un amico delle sue figlie? Questo poi, viveva con lei e la toccava anche!Non sapeva se voleva più ucciderlo o torturarlo, ma sua moglie gli impediva anche solo di dirle certe cose e gridava sempre che “le persone normali non hanno certe idee”.
“E comunque...è bello che le prenda i fiori. Mio padre non li porta mai a mia madre...”aggiunse Chris nervoso, in un disperato tentativo di ingraziarsi il suocero e...gli provocò una smorfia. Non un vero sorriso, ma un'increspatura delle labbra.
“Ricordati di dirlo davanti a mia moglie, questo. E metti molta enfasi sul ‘mai’ grazie”
Ringhiò ridacchiando tra sé e sé. Mina gli dava sempre il tormento, perchè diceva che era un cattivo marito anaffettivo e burbero, lo chiamava sempre “criptico bastardo”e questa cosa dei fiori l'avrebbe colpita.
“...però mio padre cucina, e raramente le compra una torta. Generalmente la fa con le sue mani.” Aggiunse Chris con la bocca piena, in un disperato tentativo di sembrare simpatico, ma Jane ridacchiando ribattè “ E chi credi che cucini a casa mia? Mia madre non è esattamente una brava casalinga, sai…”
“Sì, appunto. E non pensarla neanche questa cosa dei tuoi davanti a Mina, ci manca solo che poi pretende che impari a fare anche le torte…” ringhiò Juan scocciatissimo, fissandolo di traverso, con sguardo da samurai incredibilmente minaccioso, e il poverò Chris trasalì.
Era davvero spaventoso quell’uomo, quando voleva, perciò il biondino si ammutolì del tutto, e quasi gli andò di traverso il boccone. Gli era parso di aver fatto bella figura con la storia dei fiori e si era rilassato per un secondo, ma immediatamente aveva ricominciato ad avere le palpitazioni. Per un attimo pensò che se si sentiva in quel modo ora che, agli occhi del padre della sua donna era innocente, sarebbe morto letteralmente nel dargli la notizia, e così decise di allontanare il piattino con la torta, perchè il suo stomaco era letteralmente in subbuglio.
“Sì, sì va beh fingiamo tutti di crederci. Chris lui fa sempre lo stronzo distaccato e lamentoso, ma la verità che si vergogna di ammettere è che la ama talmente tanto da fare ogni cosa per lei. Non ho mai visto una coppia come loro: diciamo che si vedono per sei mesi l'anno, si odiano per quattro mesi e poi per due mesi si amano pazzamente. Lo sappiamo tutti che hai un cuore tenero,papà...”
“Va bene, se vuoi fare la stronza, ti dimostro il mio cuore tenero: qual è il motivo reale per cui sei a casa di martedì, quando hai lo spettacolo a breve, Jane?”
In quell'istante i tre amici smisero di parlare, ridere, respirare e masticare e come tre panda si fissarono con gli occhi sbarrati e le guance piene. Jane aveva imparato molte cose dai genitori, di certo era calcolatrice come sua madre e astuta come il padre, ma non aveva idea di cosa fosse la “poker face” ed ora annaspava tra possibili scuse, quando Juan scuotendo la testa aggiunse “visto? Vi lascio soli, ma voglio casa libera alle tre e niente storie.”
“Chissà per fare cosa...”aggiunse Jane, ritrovando la lingua, ma Juan la fulminò soltanto con lo sguardo.
Aveva deciso di seguire le indicazioni di Mina, dunque doveva smettere di essere iperprotettivo nei confronti della sua bambina, ma gli faceva malissimo. Essere un padre “moderno”, come diceva sua moglie, non era esattamente nella sua indole, ma Mina gli aveva fatto un discorso stranamente sensato: avevano instaurato con i loro ragazzi un rapporto aperto di fiducia reciproca e questo gli permetteva di non sentirsi dire cazzate e di poter realmente aiutare i loro bambini attraverso consigli e confidenze. Jane aveva raccontato tutto alla madre di Chris, da subito, e Mina l'aveva sempre supportata, raccontando poi tutto al marito. John era probabilmente l’unico ragazzo al mondo che preferiva parlare con sua madre di ragazze e persino Johanna non disdegnava qualche confidenza. Erano una famiglia molto unita, ma l'annuncio che fece Jane quel pomeriggio, li incasinò del tutto.

Nota:
Ciao a tutti, allora che ve ne pare di questa famiglia? Vi piacciono? E come sarà il test di Jane? Fatemi sapere, vi aspetto.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Mina Jimenez ***


Capitolo 3: Mina Jimenez
Liberatosi di Jane e dei suoi amici, Juan decise di passare qualche ora in palestra, come faceva sempre. Si mise il suo solito abbigliamento da palestra, legò i capelli e si recò al piano di sotto dove avevano gli attrezzi. Era un po’ preoccupato all’idea di rivederla, perché la signora Jimenez era mancata per otto mesi, e lui aveva cercato di allenarsi come al solito, ma aveva bevuto un po’ e gli era venuta un po’ di pancia. In realtà Mr Jimenez era una statua di marmo e opale, ricoperta di tatuaggi. Aveva quarantadue anni all’epoca, ma era invecchiato molto bene ed era quasi più sensuale di prima. Aveva una foltissima  e lunghissima chioma corvina, nella quale appariva qualche sporadico filo argentato. Si allenava moltissimo, per cercare di essere sempre all'altezza di sua moglie. Non aveva rughe, solo una piccola di espressione accanto alla bocca, che compariva solo quando sorrideva, quindi si vedeva molto poco.
Come sempre, appena entrato in quella stanza che aveva allestito per lei, ma che usava quasi solo lui, accese la musica, si tolse la fondina con le pistole e iniziò ad allenarsi, mettendoci tutto il suo impegno. Immerso negli esercizi, il povero Juan abbassò la guardia e porse il fianco ad un nemico mortalmente affascinante. Un’ora dopo, infatti, mentre stava facendo le sue amate trazioni alla sbarra, qualcuno entrò il quella palestra con fare felino, e rubandogli la pistola si avvicinò rapidamente. Juan era di spalle, rivolto verso il muro, e la donna armata pensò soltanto che fosse un figlio di puttana incredibilmente sexy, con quei muscoli contratti in mostra, ma decise di non dire una parola, e gli appoggiò la pistola contro la schiena.
Juan per un attimo tremò per quel gesto così inatteso, ma la verità era che avrebbe riconosciuto quel profumo anche bendato, così sussurrò con fare sexy “…qui c’è il fegato. Se vuoi il cuore devi andare più in alto e più a sinistra…”
“come se tu avessi un cuore…”
Rispose asciutta e Juan si morse il labbro ridendo. Aveva ragione Jane, era furiosa, ma quel giochino di ruolo lo stava facendo impazzire, così provò a scendere dalla sbarra, ma gli intimò di non provarci neanche, con fare minaccioso e concluse con “se ti fermi ti buco il fegato…”
“Che donna crudele…”
Sussurrò Juan, ma ignorando le sue minacce scese dalla sbarra e si girò per guardarla e il cuore gli saltò in gola, ma quando provò ad avvicinarsi la signora Jimenez con sguardo gelido gli mostrò la pistola e lui capì che voleva proprio giocare. Così la assecondò e risalì sulla sbarra, mentre lei si appoggiava su una sedia e continuava a  fissarlo con sguardo famelico e lui la fissava esattamente nello stesso modo. Mina era tanto bella da stordirlo quasi, con quegli occhi blu accesi dal desiderio e un vestitino completamente scollato e cortissimo che mostrava letteralmente tutto il suo favoloso corpo.
“Sei venuta in aereo vestita così, mi amor?”
Le sussurrò con un filo di fiato, troppo assorbito da quelle forme così sensuali per guardarla negli occhi e lei annuì e basta, facendolo ridere. In realtà non era vero, Mina era troppo insicura per indossare una cosa del genere in aereo, ma non voleva dirglielo.
“Immagino le avances, signora Jimenez…” le disse ridendo, cercando di non sembrare troppo geloso, e lei ridacchiando rispose “ex signora Jimenez, prego.”
Mina era furiosa, ma lo desiderava terribilmente, e aveva il cuore che le scoppiava. Però quel bastardo le aveva detto una cosa terribile al telefono e non l’avrebbe avuta vinta tanto facilmente, questa volta.
“E quando sarebbe successo, scusa?”
Le chiese ridacchiando, perché per quanto arrabbiata fosse, lo desiderava da morire e non sapeva neanche nasconderlo più di tanto, ma voleva fare la sostenuta, voleva farsi desiderare e forse dopo averle detto certe cose, se lo meritava.
“Posso scendere o devo fare questo per tutto il giorno?” le chiese ridacchiando e Mina rispose “come se fossi stanco…” facendolo solo ridere.
“Vamos mi amor, sabes que yo te quiero…”
Le sussurrò piano, cercando di farla eccitare e ovviamente funzionò perché Mina impazziva del tutto quando lui le parlava in spagnolo, ma scosse solo la testa scocciata. Scese dalla sbarra, allora e si avvicinò alla sua sedia con moltissima decisione per baciarla, ma Mina gli allungò un fortissimo schiaffo e fece per alzarsi, quando lui l’afferrò da dietro e affondando il viso nei suoi capelli sussurrò “mi sei mancata ogni secondo, amore…”
Mina non voleva cedere, era arrabbiata e risentita, ma le erano venuti i brividi per quella frase.
“Non sei tu quello che ha detto ‘oh che sarà mai? Sono solo otto mesi, non è mica un decennio’? Mi stai dicendo che ci hai ripensato?”
Rispose ridacchiando e Juan riconobbe le sue parole e pensò solo “ma perché diavolo dico sempre ‘ste cazzate?” ma poi accarezzandole piano la testa sussurrò “ci tenevi a quel film Mìmi, era evidente. Se ti avessi detto che era troppo per me, avresti dovuto scegliere se ferirmi o rinunciare al film e io non volevo. Pensavo di riuscire a starti lontano così tanto, ma non ce l’ho fatta…”
Ok, era stato dolce, e la stava stringendo con forza e proprio mentre Mina pensava “come esco da questa situazione del cazzo?” lui iniziò a morderle il collo e il lobo dell’orecchio per sedurla e lei si ritrovò incredibilmente eccitata senza sapere neanche come.
“Vamos mi amor…” le sussurrò appena all’orecchio, facendosi strada sotto al vestito con l’unica mano libera che aveva e Mina pensò solo “sì, sì facciamo quello che vuoi” ma poi riprese coscienza e divincolandosi da quella stretta si allontanò e ringhiò “no, no mi amor un cazzo Juan Jimenez. Ti ricordo che mi hai detto di non amarmi, quindi non osare chiamarmi in quel modo.”
Stava facendo la madre con lui, aveva persino mostrato il suo indice ammonitore, quello che usava per rimproverare i ragazzi, però era troppo bella e lui stava morendo per lei.
“Mina non ho detto esattamente questo, e lo sai. Ma se mi avessi fatto spiegare, invece di ignorare tutte le mie chiamate, i messaggi, e tutto il resto non saresti così arrabbiata e saremmo già a letto da mezz’ora, probabilmente.”
Le disse, provando ad afferrarla nuovamente, ma la signora furiosa gli allungò uno schiaffo sulla mano e non si fece toccare.
“Non c’è niente da spiegare, ho capito fin troppo bene e non ci sto con uno che non mi ama…”
Ringhiò offesa e ferita, ma il sorriso e lo sguardo di Juan erano troppo languidi per essere ignorati e per un attimo pensò solo “ma che vuoi?”
“Mina, ascolta: mi hai tormentato per mesi col fatto che io sono distante, che non dimostro i miei sentimenti e che sono un cinico bastardo. E io cos’ho fatto? Sono scomparso nel nulla? No. A volte rispondevo sapendo che la telefonata sarebbe stata solo una lunga lista di lamentele, ma non ti ho ignorato mai…”
“Beh rispondere quando uno ti chiama non è dimostrare amore, mio caro. Soprattutto se rispondi già scocciato…” rispose, cercando di sembrare tranquilla, ma evidentemente molto ferita.
“Hai ragione amore mio, perdonami…” sussurrò piano avvicinandosi molto a lei, ma senza toccarla, e Mina sorrise.
“…però cerca di ricordarti com’è andata, per favore, perché io non ti ho detto “non ti amo Mina” come tu dici. Tu mi hai tormentato per settimane, lamentandoti del fatto che io non ti amassi e non dimostrassi nessun tipo di affetto, e io ho detto solo ‘basta, hai ragione tu’. Non ho mai, mai detto di non amarti, ragazzina mia…” concluse, mettendole una mano sulla guancia.
Mina lo guardò malissimo, ma lui era stato dolce, così decise di lasciarsi andare a quell’abbraccio che desiderava tanto, e gli mise le braccia al collo, ma fu letteralmente travolta da lui che iniziò a baciarla e a toccarla ovunque.
“Spogliati…”
Le sussurrò pianissimo, appoggiandola contro la parete e Mina ebbe i brividi pensando alla loro prima volta, ma decise di fare la donna matura e allontanandolo con forza rispose “…e quindi prima mi fai due moine e poi mi ordini di spogliarmi? E io dovrei anche accettare passivamente? Cosa sono una bambola?”
Ad onor del vero Juan ci aveva provato a sfilarle quel vestito, ma era pieno di dannati bottoncini e avrebbe richiesto davvero troppo tempo. Così le sussurrò “beh certo che dovresti accettare, perchè sappiamo entrambi com'è finita l'ultima volta. Voglio evitare di litigare di nuovo per un fottuto abito...”
Mina non capì, ma immediatamente il marito aggiunse “…perciò spogliati, altrimenti sai che io ti strappo i tuoi amati abitini e non voglio sentirti gridare ancora per un vestito in pizzo.”
Erano occhi negli occhi, uno di fronte all'altro e sembrava che stessero giocando a chi abbassa prima lo sguardo, eppure non era così. Stavano scrutando l'avversario, per cercare di capirlo. Juan cercava di capire come avrebbe reagito a quella sua provocazione e Mina...cercava di decidere cosa fare. Rimasero due secondi così, occhi negli occhi, poi lei cedette ai suoi desideri e fece scivolare la cerniera dell'abito e con essa il vestito, provocando un gran bel sorriso al “criptico bastardo”.
“Quanto cazzo mi sei mancata...”
Le sussurrò sfiorandole la schiena con la punta delle dita. Sì, doveva sforzarsi di essere meno stronzo o l'avrebbe persa, lo sapeva. Mina era sempre stata una donna stupenda: ex modella, considerata da molti la più bella del mondo, aveva scelto di abbandonare tutto per amore. Ora, a trentasette anni, attraversava una fase molto particolare: non riusciva ad accettare di essere invecchiata e chiedeva a suo marito costanti rassicurazioni sul suo aspetto, che lui ovviamente non le dava. Voleva persino andare dal chirurgo, ma lui glielo aveva proibito perchè non ne vedeva la necessità. In realtà era decisamente identica alla ragazzina di cui si era innamorato: aveva un corpo un po' più morbido e doveva fare la tinta più spesso per nascondere qualche capello bianco, ma per il resto era lei! Aveva messo forse quattro o cinque chili rispetto a quando era un'affamata modella, ma Juan la considerava perfetta e andava molto fiero della sua donna. Lei, però si era fissata con la sua pancia e le rughe d’espressione (che non aveva) e si vedeva vecchia e grassa, malgrado i suoi trentasette anni.
“Sei bellissima...”aggiunse, percorrendo con l'indice tutta la sua curva dorsale, e lei sorrise; aveva deciso di essere dolce adesso?Dopo averle distrutto la biancheria intima, aveva deciso di diventare tenero? Meglio tardi che mai.
“Lo pensi davvero o lo dici perchè sai che vorrei sentirtelo dire?” sussurrò ridacchiando, e lui...s'infuriò. Stava sforzandosi di essere carino e lei lo sapeva, ma quella dannata stronza non voleva rendergli la vita facile.
“ Vaffanculo!” Rispose seccamente, ma poi Mina si mise a ridere e anche a lui scappò un sorriso. Lo conosceva bene ormai, sapeva che si arrabbiava quando smontava ogni suo tentativo di essere dolce, così sussurrò “ Anche tu, comunque mi sei mancato da morire. Anche se non dovrei dirtelo. Mi sono mancati i tuoi brontolii, le battutine sarcastiche e persino le risposte acide, mi sei mancato amorcito. Credo di essermi assuefatta a tutta questa acidità, ai muscoli e al tuo odore e sapore...”
“Sono davvero un marito così pessimo?”Sussurrò, baciandole la schiena e Mina rabbrividendo sussurrò “sei solo antipatico, ma sei l'insopportabile amore della mia vita...”
“Anche tu, mia dolcissima moglie testona, prepotente e arrogante. Sei una terribile rompicoglioni, però devo cercare di farti più complimenti, perchè non voglio che tu vada via...”
Sapeva di non poter ottenere di più, anzi di aver ottenuto fin troppo, così non disse nulla, semplicemente si stese nuda sul suo corpo e cominciò a baciarlo in un modo così dolce e tenero da farlo capitolare. Rimasero per qualche minuto così, Mina era nuda, stesa sul suo corpo e lo fissava con occhi languidi mentre le sue mani gli accarezzavano il viso, le labbra e i capelli e Juan...era come in contemplazione; era veramente bella e capace di trattarlo con una dolcezza infinita. Erano quelli i momenti che davvero contavano per lui, quelli gli attimi in cui dimostrava di amarla, attraverso gli sguardi, i baci e gli abbracci. E lei faceva lo stesso. Era come se ogni volta si facessero delle promesse, dei giuramenti d'amore.
Mina era come una gatta, di quelle folli che prima vengono da te per farsi accarezzare e poi improvvisamente ti mordono. Amava le sue mani, amava sentirsi toccare da lui, ma appena diceva qualcosa che non le piaceva scappava via e spariva per giorni. E mentre Juan cercava di prevedere quando sarebbe giunto il morso, lei con nonchalance iniziò a fare l'amore con lui.
Erano come sempre occhi negli occhi, con le dita intrecciate e i sospiri che si mescolavano. Si godevano la parte migliore del loro matrimonio, quando qualcuno bussò alla porta e disse in spagnolo “il volume, per favore”. Mina impazzì nel risentire quella voce, la voce del meraviglioso uomo della sua vita, così si infilò una vestaglia al volo e provò ad uscire.
“Mi lasci in questo modo?”sussurrò lui con un filo di voce, ingoiando la saliva, e lei sorridendo rispose “Sì amore mio, se non lo abbraccio subito, muoio!Ma torno, eh!Quindi aspettami...”
Era melodrammatica e eccessiva, ma era una mamma dolce, pensò Juan che ancora affannato le sussurrò solo “Vestiti, perché è con tutti i suoi amici e non voglio doverli prendere a calci grazie”. E Mina obbedì: indosso un top e un jeans al volo, e Juan pensò che fosse ancora più sexy, ma non disse nulla e lei fuggì incontro al suo destino.

Nota:
Ciao a tutti, allora siete contenti di rivedere questi due insieme? Vi piacciono ancora, anche se sono ormai passati tanti anni? Fatemi sapere, grazie!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: la famiglia Jimenez ***


Capitolo 4: la famiglia Jimenez
Vedete, mamma e papà si erano chiusi in camera da letto,come loro solito, ignorando totalmente quello che stava accadendo all'esterno, ma in realtà casa loro era piena di ragazzini.
Era stata Joy la prima a rientrare in casa: una ragazzina pseudo dark di tredici anni, totalmente vestita di nero, con lunghi capelli corvini liscissimi e la frangia. Joy, all'anagrafe Joanna Jimenez, era la terza figlia di Juan e Mina, ed era la copia perfetta di suo padre, e sembrava aver ereditato solo le forme morbide di sua madre. Era identica a lui anche di carattere, perciò non molto loquace e piuttosto timida. Johanna e Juan erano perfetti insieme, talmente identici da essere capaci di stare ore ed ore senza dire una parola, lei suonando e lui disegnando e poi dicevano di aver trascorso “uno splendido pomeriggio insieme”.
 Era rientrata a casa con la sua migliore amica, Jade, che passava tutto il suo tempo a casa Jimenez perché era terribilmente innamorata di John, ed entrambe erano morte d’imbarazzo nel risentire la voce di Mina. Joy era partita come una furia, per gridarle contro, ma aveva intercettato suo fratello e lui con un occhiolino aveva solo risposto “ci penso io”, lasciando i suoi amici fuori casa.
John Jimenez, come vi dicevo altrove, era un bellissimo ragazzo di quindici anni, con una strana acconciatura corvina, occhi dal taglio sudamericano, ma di un blu intenso e un corpo scolpito da giocatore di football professionista. Era in quell’età in cui giocava a fare l’alternativo, e dunque aveva le orecchie piene di pearcing e aveva persino un paio di dilatatori, che facevano letteralmente infuriare suo padre, e litigava costantemente con lui perché non voleva fargli fare tatuaggi. Dunque avrete capito che Johnny era un ragazzino terribile, in un’età particolarmente difficile, e ne faceva una alla settimana almeno, facendo preoccupare sempre i suoi genitori. Era il grande amore di Mina, e lo sapeva benissimo, perciò sfruttava molto bene il suo ascendente su di lei, ma allo stesso tempo aveva un legame fortissimo con la sua “mamita”, anche se non lo avrebbe mai ammesso davanti ai suoi amici.  
Mina li trovò tutti in soggiorno: Joy con la sua amica Jade sedute al tavolo a fingere di studiare, e John con i suoi soliti amici seduti sul divano a giocare ai videogames. Per un attimo rimase soltanto a guardarli, perché erano davvero troppo belli, ma poi un amico di John si voltò, la vide e iniziò ad agitarsi dicendo “Buongiorno signora Jimenez”.
Ovviamente tutti gli amici di John avevano una cotta per lei, e lui aveva dovuto imparare presto come farli tacere, prendendoli a cazzotti più di una volta. So cosa state pensando, e la risposta è sì: John aveva esattamente lo stesso temperamento sanguigno di suo padre, perciò immaginate quanto fosse facile per Juan rimproverarlo quando veniva chiamato dalla scuola.
Mina salutò tutti da lontano, ma andò prima dalle ragazze a sbaciucchiarle e a consegnare il suo regalo per Joy. Entrambe avevano le guance rosse quando Mina si avvicinò e lei capì subito il discorso e disse piano “dopo magari andiamo a fare shopping e compriamo qualcosa di un po’ più carino, così vi noteranno sicuramente!”
Le due ragazzine arrossirono ancora di più, ma Joy sopportò l’abbraccio e i baci della madre, e le strinse fortissimo la mano, perché anche se non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura, le era mancata da morire.  
“Sì, ma qual è che ti piace?”
Le chiese confusa, ma Joy non rispose e la sua amica si fece uscire il nome e Mina sussurrò “vado a indagare…” e le lasciò alle loro risatine.
Si avvicinò al divano dov’erano seduti quei quattro ragazzoni e li salutò affettuosamente, ma John neanche distolse lo sguardo dalla tv e le disse solo “ciao Mina…” facendola infuriare letteralmente.
Si sedette scocciatissima sull’altro divano, e scambiò qualche chiacchiera con quei ragazzini, continuando a fissare John come per incenerirlo, ma lui non la guardò, ancora una volta. Era davvero un idiota arrogante, terribilmente simile a suo padre, ma non era mai stato così stronzo con lei, e Mina ci era rimasta proprio male. Fortunatamente Mr Jimenez apparve dalla cucina e le disse solo “…insalata?” dandole la possibilità di allontanarsi da quella situazione e Mina poggiò soltanto il regalo di John sul tavolo, senza parlare e corse a farsi coccolare dal padre.
“Capisci? Mina? A me? Chi diavolo gli ha dato il permesso?”
Ringhiava furiosa, mentre Juan le preparava il pranzo e lui scosse solo la testa e rispose “col cazzo che lo fa con me”
“Sì, ok, quindi devo imparare ad essere più cattiva anche io?” rispose, con occhioni languidi e dolcissimi, ma Juan fissandola profondamente negli occhi sussurrò che non le sarebbe mai riuscito e la strinse fortissimo, facendola allontanare disgustata perché aveva le mani  bagnate.
“Glielo dico io, tranquilla. Lo sistemo io quel cavolo di ragazzino ribelle…” aggiunse con fare molto serio e lei sospirò soltanto, come un’innamorata non corrisposta.
“Quanto sei pentita di avermi mollato a letto da solo, adesso?”
Le chiese ridacchiando dopo qualche minuto, perché Mina aveva iniziato a scrutarlo con i suoi soliti occhi famelici, che lo facevano letteralmente impazzire. La signora annuì e basta, e avvicinandosi cominciò a baciarlo e ad accarezzare i suoi muscoli sotto la maglietta, e per un attimo i bollenti spiriti di entrambi si riaccesero, tanto che Juan la spinse contro il tavolo, ma furono interrotti da qualcuno che disse solo “certo che siete sempre imbarazzanti, eh…”
John aveva fatto il duro con la madre perché, settimane prima per il suo compleanno, lei aveva postato una loro foto insieme e i suoi amici lo avevano tormentato e preso in giro da morire, perciò non voleva che lo rifacessero, ma si era sentito terribilmente in colpa.
“Gracias mamita per gli orecchini, sono fighissimi…”
Le disse, con occhi molto belli e Mina voleva davvero con tutte le sue forze restare arrabbiata, ma non ci riusciva. Non era una madre severa, e per la maggior parte del tempo si comportava come se fosse una loro amica, una zia, piuttosto che la madre e Juan la rimproverava sempre per quello, eppure era terribilmente invidioso del legame che Mina aveva con tutti, ma specialmente con John e Jane.
“Hai schiarito i capelli, mamy?” le disse, cercando di farle capire che ci teneva a lei e Juan pensò solo “come cazzo ha fatto a notarlo? A me sembrano sempre uguali…” ma Mina si sciolse in un sorriso e annuendo toccò i suoi capelli e rispose “a te invece stanno crescendo, per fortuna. Erano davvero orribili…”
Vedete, settimane prima il piccolo Jimenez era rientrato a casa con un lato della testa normale, e l’altro totalmente rasato e con degli strani disegni. Il padre gli aveva urlato che sembrava uno spacciatore, ma Mina al telefono gli aveva solo detto che era inguardabile, anche se molto alla moda. John non aveva ascoltato il commento del padre, ma sentirsi dire che era inguardabile dalla madre lo aveva colpito, così aveva iniziato a girare con il cappuccio, sembrando ancora di più uno spacciatore, secondo Juan.
 “…dai stasera ci vediamo un film? Ti devo raccontare di Grace e anche qualche altra cosa, che forse non ti piacerà tantissimo…” disse piano, abbracciando finalmente quella mamma così affettuosa.
 Juan pensò solo “Ecco dove voleva andare a parare con tutta quella dolcezza” e iniziò a fissarlo con un’espressione di biasimo notevole, ma Mina era totalmente soggiogata da quel ragazzo e annuì con un sorriso, chiedendogli se a Grace fosse piaciuto l’ultimo regalo che avevano scelto.
“Oh avevi ragione è impazzita, era proprio la cosa perfetta, mamy…” le disse entusiasta, e Mina lo fissò con tantissima dolcezza, mentre Juan realizzava per la prima volta che suo figlio era innamorato, ma non glielo aveva neanche detto.
E poi giunse Jane, e sconvolse quell’idilliaco quadretto familiare, chiamando a gran voce sua madre. Quello era stato il peggior pomeriggio della sua vita: a camminare in giro senza meta per Manhattan mano nella mano con Chris, distratti, come due fantasmi. Per la prima volta nella sua breve vita, Jany non aveva idea di cosa fare e non riusciva a pensare al suo futuro. Sapeva solo di volerlo dire a sua madre, perchè lei era una persona particolarmente brava a sistemare i casini, e sicuramente avrebbe potuto aiutarla a capire cosa fare.
Vedete, Jane lo sapeva di essere incinta, lo aveva sentito fin dal primo giorno di ritardo, ma si era psicologicamente rifiutata di affrontare la realtà, e per 29 giorni aveva insultato e supplicato il suo utero di salvarla. Sapeva anche quando aveva messo in cantiere il bambino, ma si rifiutava di pensarci. E poi, uno svenimento durante le prove del musical l'aveva spinta a prendere il toro per le corna e non si era minimamente stupita del responso.
Aveva contato ogni minuto di quella lunga attesa ed ora doveva assolutamente parlarle: aveva aspettato fin troppo! Doveva capire cosa fare e, per quanto amasse Chris, la sua totale mancanza di concretezza le aveva fatto capire che solo sua madre poteva realmente darle una mano, anche se...probabilmente l'avrebbe prima uccisa.
“Abbassa la voce, per carità!”Gridò Chris sconvolto, portandosi le mani davanti alla bocca. Ormai gli si era dipinta una strana espressione in viso, un mix di panico e nausea, sembrava che avesse assistito ad una scena disgustosa, ma in realtà stava solo per diventare padre.
Jane, però, non lo ascoltò e continuò a chiamare sua madre a gran voce, diventando ogni secondo più impaziente.
“Shh ti prego! L'ultima cosa che voglio in generale nella vita, e soprattutto in questo momento, è interrompere tuo padre mentre fa sesso. Non credo che la prenderebbe bene, penso che sarebbe capace di staccarmi la pelle di dosso, solo con uno sguardo!Ti prego, aspettiamo almeno che abbia finito prima di farlo incazzare a morte!”
Aggiunse, implorando a bassa voce, ma Jane era stravolta e molto arrabbiata con sua madre che non arrivava e poi, finalmente, la padrona di casa si avvicinò con un sorriso bellissimo, che però immediatamente si congelò osservando l’espressione di quei due. Vedete, Mina non era una donna particolarmente brillante, ma come si suol dire era una dritta, una che annusava il marcio a chilometri di distanza e quell’espressione di Jane non l’aveva mai vista.
La sua bambina le aveva sempre detto tutto su Chris, ma non aveva mai voluto farli conoscere, ed invece ora era lì, e se Jane aveva deciso di provocare l'ira del padre, ci doveva essere qualcosa di importante in ballo.
“Oh mio Dio, ma sei davvero troppo bello!”
Sussurrò squadrando Chris molto compiaciuta, e accarezzando le sue spalle e le braccia muscolose, tanto da farlo arrossire completamente. Mina non era molto brava in certe cose, era il primo fidanzato di sua figlia che incontrava e non sapeva bene come comportarsi, ma ovviamente aveva sbagliato.
“Mamma!” ringhiò Jane risentita, ma fu Juan a intervenire, afferrandola da dietro e mordendole il collo ringhiando “quante volte te lo devo dire che devi smettere di flirtare con tutti i tizi muscolosi che trovi in giro? Altrimenti davvero devo divorziare…”
Juan era pazzamente geloso, ma aveva imparato che mostrandoglielo con le scenate non risolveva molto, perciò si sforzava tantissimo di sembrare sempre molto calmo.
“No, no mi amor, stavo solo guardando per Jane, giuro” gli disse con voce alta, ridacchiando forte ma Juan non aveva voglia di lasciarla e continuò a morderla per qualche minuto, facendole venire la pelle d’oca.
“Ti devo parlare, è importante”
Ripetè Jane francamente seccata da quel comportamento da ragazzini dei suoi genitori, e Mina fu attraversata da un brivido, perciò liberandosi da Juan si avvicinò per prenderle la mano e Jane abbassò lo sguardo.
Non era mai successo che avesse problemi a confessarle qualcosa, che si vergognasse di qualcosa. Parlavano persino di sesso e di biancheria intima! Come madre era sempre stata decisamente troppo permissiva: lei e Jane si scambiavano i vestiti e le confidenze, sua figlia sapeva fin troppo del rapporto dei suoi genitori e trattava mamma Mina con una confidenza strana. Sapeva tutto dei suoi genitori, e più di una volta si era intromessa, cercando di far capire al padre che la madre soffriva davvero per certe cose.
Juan non amava quello strano rapporto madre-figlia, eppure lo rispettava e un po' lo invidiava. Mina sapeva tutto dei suoi ragazzi, e spesso gli parlava con una franchezza inappropriata, eppure sembrava funzionare. Persino la piccola Joy, che sembrava quella più lontana dalla madre, le chiedeva pareri sui ragazzi e voleva sempre solo lei per comprare vestiti o sistemare i capelli.
Juan passava molto tempo con loro curava la loro istruzione, e li ascoltava sempre, ma non era capace di aprirsi come Mina. Fino a quel momento, Juan Jimenez, aveva sempre visto sua moglie come una meravigliosa madre, a volte assente, ma molto brava ad educare i suoi ragazzi, ma presto avrebbe cambiato idea.
 Mina realizzò che solo un guaio molto grosso avrebbe spinto Jane a vergognarsi in quel modo, così l'afferrò per un braccio e la condusse in una stanza, dando il via ad una serie di eventi che avrebbero completamente sconvolto la loro famiglia nei mesi a venire.

Nota:
Ciao a tutti, non so se c'è qualcuno che sta leggendo questa storia, ma io ve lo chiedo lo stesso: allora vi piace questa famiglia? Siete già innamorate di John o vi è antipatico? Che ne pensate di Mina come madre e di Juan? Fatemi sapere che non sto parlando da sola, anche in privato, vi aspetto. Grazie mille per aver letto!

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: l'annuncio ***


Capitolo 5: l’annuncio
 “Aspetto un bambino e non ho idea di cosa fare!Mi serve aiuto.”
Confessò Jane, svuotando letteralmente i polmoni e il cuore nello stesso momento. Aveva paura di deludere sua madre, non voleva ferirla, ma Mina non disse nulla; era abituata a fingere e anche questa volta lo fece. Decise che per Jane la cosa migliore fosse avere l'appoggio della sua famiglia, così represse tutto il dolore e la rabbia nel profondo della sua anima, e sussurrò “cosa facciamo? Vuoi diventare mamma a diciassette anni? Sei pronta?”
Non la guardò, non poteva farlo. Se Jane avesse guardato gli occhi di sua madre, probabilmente avrebbe letto la paura e la frustrazione che si nascondeva dietro quell'atteggiamento da roccia.
“Io non lo so mamma. Non so niente, ti rendi conto? Mi sembra che tutti i nostri programmi e i nostri piani si siano andati a farsi fottere e non so proprio che pensare. La Juillard, ballare in teatro, ora mi sembrano cose lontanissime. Mi sento un'idiota incapace, sospesa in un maledetto limbo!Ho bisogno di te...”
Perfetto, questa volta era davvero finita con Juan. Già, Mina ne era certa. Avevano litigato per settimane quando lei aveva fatto prescrivere alla figlia la pillola anticoncezionale, e per una cosa del genere, avrebbe certamente divorziato. Per un attimo il dolore la invase, ma fu molto brava a non far trasparire nulla. Jane che ammette di non sapere cosa fare, per la prima volta in diciassette anni, era una cosa troppo grave per pensare ad altro.
“Va bene...ci sono Jany, sta’ tranquilla”
Sussurrò molto piano, sforzandosi di sembrare molto dolce, comprensiva e serena, e Jane pensò che sua madre l'avesse presa fin troppo bene. Capì che forse c'era la possibilità di non essere uccisa, ma poi si accorse di una cosa: ebbe un fremito nel dire certe parole, e lei capì che stava solo fingendo che fosse tutto ok.
“Ora dobbiamo dirlo a tuo padre...” aggiunse, con un tremore nella voce, perché sapeva benissimo che l’avrebbe lasciata.
 “…e andare a verificare come sta il bambino. Poi, valuteremo il da farsi. Magari ne parleremo anche con i genitori di Chris, dato che siete due bambini, credo sia la cosa più giusta. E' normale non sapere cosa fare, ma sta' tranquilla: troveremo il modo per venirne fuori prima o poi. Anche se forse dovrai elaborare nuovi piani di vita.”
Jane abbracciò sua madre con forza, piangendo sulla sua spalla, ma era letteralmente congelata, o almeno così sembrava. Non aveva mai visto Mina in quel modo: sembrava ancora più fredda del padre ed era così strano. In realtà dentro stava bruciando, urlando e distruggendo tutto.
“Adesso lasciami andare, cerca di stare tranquilla, parlerò io con tuo padre e...”
Mina concluse la frase sbuffando e Jane uscì asciugandosi le lacrime. Doveva dirglielo e sapeva come avrebbe reagito,perciò decise di allontanare tutti gli estranei da casa sua. Rientrò in soggiorno con un’aria terribilmente seria, che non sfuggì allo sguardo indagatore di Juan, e chiamò John e Joy da parte per dirgli di andare immediatamente via con i loro amici. Joy provò a ribellarsi, ma suo fratello lesse l’espressione sconvolta negli occhi di sua madre e le disse che ci avrebbe pensato lui.
Mina sorrise, ma era letteralmente devastata all’idea di star per chiudere il suo matrimonio, perché era certa che quella sarebbe stata la reazione di quell’uomo che la scrutava da lontano cercando di capire cosa avesse. Non era semplice essere la sua compagna, non lo era mai stato, ma con l’arrivo dei ragazzi era diventato così complicato! Juan era incredibilmente testardo e apprensivo, e quasi sempre temeva pericoli che Mina neanche immaginava. Certo era stata dura crescere i tre ragazzi, ma i problemi maggiori erano arrivati con l'adolescenza: lui non voleva assolutamente che gli parlasse di sesso e di contraccettivi, ma Mina al contrario voleva che fossero consapevoli e preparati, per questo gli aveva spiegato tutto in modo molto diretto. Si erano scontrati per settimane per quell’atteggiamento di lei, e Juan era stato fuori casa per giorni, ma poi aveva ceduto e le aveva detto che se pensava fosse la cosa giusta, si sarebbe fidato. Ora, però, Mina sapeva che avrebbe trovato il modo per darle la colpa di ogni cosa.
“Che sta succedendo?”
Le chiese molto rigido, squadrando Joy, John, Jane e Chris che erano gli unici rimasti in casa, e che si tenevano la mano sul divano, ma Mina lo prese da parte per dirglielo, perché non voleva scenate davanti ai ragazzi.
Vedete, Juan alzava spesso la voce, era un padre piuttosto severo, ma quasi mai i ragazzi Jimenez avevano sentito il padre gridare come in quel giorno, ed era successo solo in casi di vera crisi: quando John quasi annegava nella vasca da bagno per uno stupido scherzo delle sorelle e quando Jane si era ritirata a casa con una lesione alla testa, dopo il famoso incidente in bicicletta. La voce alta del padre fu un simbolo inequivocabile che qualcosa di molto grave incombeva sulle loro teste, e i tre ragazzi Jimenez si strinsero forte sul divano,cercando di calmare Chris che poverino quasi tremava. Era giunto il momento di sapere cosa avrebbe fatto il cavaliere nero e Chris avrebbe quasi desiderato mettersi in posizione fetale e coprirsi le orecchie, ma non poteva. Jane era nel panico e qualcuno doveva comportarsi da persona matura e...beh c'era solo lui!
“Che vuol dire che è incinta?”
 Aveva gridato Juan sconvolto e Mina dolcemente aveva sussurrato “ti prego, abbassa la voce, non farti sentire”ma lui non l'aveva ascoltata ed ora, come era prevedibile, aveva iniziato a darle tutte le colpe della cosa.
“Ma mi devono sentire, eccome! Vedrai se mi sentiranno. Solo tu potevi assecondare questa cosa, è assurdo. Solo tu potevi darle la pillola anticoncezionale a sedici anni e concederle di comportarsi da sgualdrina...”
In quel momento Mina esplose. Purtroppo la cosa che era capitata a Jane accadeva una volta su un milione, almeno lei così credeva, e non si poteva dare a lei le colpe del disastro. A bassa voce, con tono glaciale, ruggì “Piantala. Non osare della sgualdrina a mia figlia, hai capito? Stava con il suo ragazzo da più di un anno, aveva l'età giusta e sai cosa? Non l'ha fatto con il primo che capita, ma con uno solo e lo conosceva da un bel po'. Non ti permetto di dire certe cose, hai capito?”
Juan letteralmente morì nel sentire quel tono, perché era il suo. Mina lo stava trattando con la freddezza e l'astio che usava lui normalmente durante le liti, così spiazzato, rimase in silenzio.
“E' successo, va bene? Hanno fatto uno sbaglio, ma io non la lascerò sola per una cazzata. Juan, quanti ne abbiamo fatti io e te a diciassette anni, eh? Devo ricordarti dove eravamo allora?”
Colpito e affondato. Papà Juan e mamma Mina avevano un passato che definire “losco”era un eufemismo. Lei a diciassette anni aveva appena smesso di vendersi e aveva iniziato una serie di relazioni bizzarre, anche con più di un uomo contemporaneamente e lui era in galera.
“E allora cosa dobbiamo fare? Essere felici di come siano andate le cose? Fare le congratulazioni a quell'idiota?”
Ringhiò, ma con un tono più calmo che calmò anche lei. Aveva abbassato le armi e lei pensò che forse con un altro approccio, sarebbe riuscita a calmarlo. Si avvicinò molto piano e accarezzandogli il viso, sussurrò “no, è ovvio. Dobbiamo rimproverarli,è giusto, ma senza esagerare. In fondo, un bambino non è mica una tragedia.”
“Tu sei pazza. Non è una tragedia? Altro che rimproverarli, io gli spezzo la spina dorsale!”
Ringhiò Juan, voltandole le spalle. Fece per uscire, quando Mina tornò dura, e brutalmente ribattè “Bene, fa' quello che vuoi, ma non ti permetto di distruggere la mia famiglia. Sappi che se farai la guerra a loro, farai guerra a me. Rimarremo noi quattro contro di te e non avrai il mio appoggio.”
Juan per un attimo non parlò, neanche si voltò. Strinse forte il pugno e basta, mentre Mina continuava “...credi davvero che andare lì, minacciarli e fare del male a Chris possa risolvere le cose? Certo, così tu finirai in galera, e avremo due ragazzini neanche maggiorenni, disoccupati e senza casa che devono affrontare da soli una gravidanza. Mi sembra la cosa migliore!”
Aveva ragione, ma la rabbia stava letteralmente divorando il povero Juan, che avrebbe voluto prendere a pugni mezzo mondo.
“Avanti, va' di là, insultali, minacciali e mettiteli contro se credi che serva. Oppure resta al mio fianco e comportati dall’uomo intelligente e padre responsabile che sei.”
Mina aveva cambiato tono, ora era più dolce, ma a lui non importava. Era solo colpa sua e delle sue moderne teorie se era successo quel casino.
“Io non ti lascerò distruggere quello che ho fatto. Ti amo, ma non te lo lascerò fare.”
 Si era avvicinata a lui, ed aveva iniziato ad accarezzargli piano i capelli, ma Juan sembrava congelato.
“Andiamo di là insieme, ti prego. Comportiamoci da famiglia, come abbiamo sempre fatto. Arrabbiati pure con me, insultami, ma non allontanarla, non distruggere tutto. Non posso affrontarlo senza di te...”
Sussurrò dolcemente, affondando la testa nella sua schiena, ma lui continuò a non muoversi. Era paralizzato dalla rabbia e dal rancore e non sapeva che fare, quando Mina, riprendendosi il suo orgoglio concluse.
“E va bene, io vado di là a parlargli. Li strapazzerò prima un po', ma poi proverò a capire cosa si può fare. Se tu vuoi, se la reputi la cosa giusta, vieni con me. Non ti dirò cosa fare, ma ti vorrei disperatamente accanto a me. Quando mi hai sposata, hai promesso di essere sempre una parte della mia famiglia, ed ora ti chiedo solo di fare fronte comune ai problemi, come una famiglia, appunto.”
Così dicendo, Mina abbandonò quella stanza con la morte nel cuore, lasciando lui solo. Cosa passò per la mente al povero Juan? Miliardi di cose, ma poi alla fine, prese a pugni il muro per qualche minuto, prima di uscire da quella stanza deciso a fare la cosa giusta. E poi sentì la voce di Mina gridare “Che cosa hai fatto?”talmente forte da spaventare tutti i membri della famiglia Jimenez e anche un paio di poveri uccellini che si erano posati sulla loro finestra per godersi un po' di tiepido sole newyorkese.

Nota:
Eccoci qui, con l'annuncio importante. Allora che ne pensate della reazione di Mina? E di quella di Juan? Siete curiosi di sapere cosa succederà tra loro? Fatemi sapere.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: la furia di Mina ***


Capitolo 6: la furia di Mina
 
Juan stava per raggiungerla, aveva deciso che avrebbe provato ad affrontare tutto insieme a lei, come una famiglia perchè non aveva molte altre opzioni. Malgrado tutto, amava quelle quattro persone più di ogni altra cosa al mondo e, come aveva detto Mina, un bambino non era mica la fine del mondo. Era orgoglioso di poter dire di avere una famiglia salda e solida e dovevano tenere duro, anche in una crisi così grave.
Il discorso di Mina l'aveva convinto e trovava molto saggia la sua posizione, anche se in quel momento la detestava. Ormai il danno era fatto, avrebbe dovuto impedirle prima di fare “certi discorsi” a Jane, ma ormai era troppo tardi. Si ripromise, però, di controllare quello che aveva detto agli altri due.
Aveva combattuto per un po' contro il suo orgoglio e il suo dolore, ma poi aveva deciso che essere una famiglia era la migliore opzione, anche perché lui semplicemente non poteva vivere senza di lei. Così, si era incamminato verso la stanza in cui si teneva il conciliabolo, ma sorprendentemente le urla di Mina lo avevano bloccato.
Mina era sempre stata una madre dolce e carina, che alla peggio ti ferisce con commenti sarcastici. Il broncio era la sua arma migliore: era capace di non parlare con qualcuno anche per settimane se offesa. I suoi figli non l'avevano mai sentita gridare, se non con Juan di tanto in tanto, ma anche con lui di solito piangeva, non urlava. Era una madre assente, una che lavora molto e, detto sinceramente, li vizia in tutti i modi quando c’è. Jane, Joy e John la consideravano una mamma dolce, un po' infantile e rompipalle, ma un'ottima amica. Era Juan il mastino della situazione, quello da temere, eppure l'urlo di Mina fece saltare sulla sedia i suoi figli.
Anche lei si era alzata, incapace di sopportare quella ridicola verità che sua figlia le aveva appena confessato. Se le aveste chiesto di descrivere Jane con una sola parola, avrebbe certamente detto “intelligente”. Jane aveva sempre avuto il controllo della sua vita: fantastica a scuola, la migliore a danza, ottima studentessa, bellissima e piena di amici. Mina la considerava il suo successo più grande (dopo John) eppure il genietto aveva appena combinato un disastro notevole.
“Ma si può essere più coglioni di così?”
Aggiunse, camminando per la stanza con fare forsennato. Jane e Chris si strinsero forte la mano, ma erano sorpresi per il tempismo di Mina. Jane non avrebbe mai potuto prevedere una reazione così violenta da parte della madre, e soprattutto non in quel momento. In fondo, la notizia grave l'aveva sopportata abbastanza bene e non capiva che senso avesse mettersi a gridare allora! Insomma: che cosa contava per quale motivo fosse rimasta incinta? Eppure Jane non sapeva nulla di ciò che era successo tra i suoi genitori, per questo non aveva capito un accidente.
“Bene! Tu, di punto in bianco hai smesso di prendere la pillola. Per quale motivo, scusa?”
Mina era furiosa, e per la prima volta in sedici anni, non ne faceva mistero con i suoi figli, che rimasero a fissarla allibiti.
“Mamita calmati…” provò a sussurrarle John, perché lei ormai era totalmente fuori di sé, ma non ascoltò neanche lui e lo scansò con il braccio, come faceva suo padre.
Era convinta che la gravidanza di Jane fosse stata un caso, quell'uno su un milione che si legge sui foglietti illustrativi della pillola anticoncezionale un colpo di sfortuna, insomma. Scoprire che, invece, aveva smesso di usare precauzioni, l'aveva sconvolta.
“Io non riuscivo più a sopportarla, mamma. Ero ingrassata e avevo problemi di concentrazione e...”
Bisbigliò la piccola Jane, quasi travolta dalle parole di sua madre. Era la prima vera lite tra loro, e aveva difficoltà ad affrontarla. Sì, c'erano stati dei battibecchi, si erano insultate e ferite a vicenda per un po', ma quella era la prima volta in cui Jane sentì distintamente che sua madre era furiosa con lei.
Chris, invece, litigava di continuo con sua madre e considerava la reazione della sua futura suocera “piuttosto prevedibile” e anche abbastanza ragionevole. Si mise a pensare alle reazioni di sua madre, che lanciava spesso cose a suo padre o a lui, e realizzò di aver fatto bene a fare il test a New York, perchè se lo avessero fatto a casa sua a San Francisco, c'era una consistente possibilità che sua madre non solo gli avrebbe lanciato il bastoncino contro, ma li avrebbe anche messi sul lastrico con il bambino.
“Meglio un bambino, mi sembra ovvio!”
Ringhiò la madre furente, portandosi le mani al volto. Possibile che quella ragazzina stupida non avesse capito un accidenti di tutto quello che le aveva detto? Possibile che avesse ragione Juan? Che bisognava davvero trattarla da bambina?
“Secondo te perchè abbiamo scelto proprio la pillola, eh? Perchè è più sicura!”
Aggiunse stravolta e Jane abbassò lo sguardo, troppo orgogliosa per rispondere. Per un istante Mina si sentì morire: capì che Juan si sarebbe infuriato ancora di più, che avrebbe trovato il modo di accusarla anche di questo e si sentì soffocare. Per la prima volta iniziò a mettere in dubbio le sue scelte come madre, si disse che forse aveva ragione lui, che magari scusandosi avrebbe salvato il matrimonio. Eppure, aveva torto.
“Sai cosa è successo tre me e tuo padre per colpa di quella dannata pillola? Sai quante cose crudeli mi ha detto e quante lacrime ho dovuto versare per te? Ti ho difesa, ti ho trattata da adulta e da amica, e  a cosa mi ha portato tutto questo, eh?”
Jane non sapeva nulla di quella lite e provò a parlare per difendersi e spiegare le sue motivazioni, ma Mina furiosa aggiunse “adesso divorzieremo, io perderò per sempre l'unico uomo che abbia mai amato ed indovina di chi è la colpa?Tua e di questo fenomeno che non sa neanche usare un preservativo!Grazie, complimenti.”
Mina aveva toccato il nodo scoperto di Jane: Christian. Si sentiva in colpa e pensava di meritare le urla di sua madre, ma mai e poi mai avrebbe accettato di sentir criticare il suo uomo, così ruggì con lo stesso tono della madre “se non siete capaci di restare insieme, sarebbe colpa nostra? Se non siete in grado neanche di accettare quello che l’altro dice ai figli, è colpa nostra? Forse dovevate pensarci due volte prima di sposarvi, non ci hai mai pensato? Prendetevi le vostre responsabilità, invece di dare la colpa a noi. E' colpa nostra se non vi vedete mai, se non fate altro che litigare? Se non vi amate abbastanza da sopportare una lite...”
 Jane stava esagerando, ma si era sentita offendere troppo a lungo e l'orgoglio ferito l'aveva fatta esplodere letteralmente. Mina avrebbe voluto fulminarla con lo sguardo, ma non fu lei a tuonare “adesso basta.”
In quel momento Chris smise di respirare. Sì, litigare con la mamma di Jane non era piacevole, ma col padre sarebbe stato un vero incubo. Juan Jimenez entrò in sala con autorità e si sedette di fronte a loro, come un re. Si portò una sigaretta alla bocca, per accenderla, ma poi si ricordò dello stato di sua figlia, così decise di tenerla in bilico tra quelle meravigliose labbra carnose.
“Sembrate due ragazzine idiote che parlano del fidanzatino, e non vi permetto di continuare.”
Mina aveva il cuore in gola e non riusciva a trovare il coraggio di guardarlo, ma Juan aggiunse a bassa voce “Mina, tu non hai il diritto di dire certe cose sul mio conto. Come ti ripeto da mille anni, ciò che accade tra me e te è nostro, e di nessun altro e non deve interessare altre persone. Non hai il diritto di fare certe ipotesi sui miei sentimenti e soprattutto, di diffonderle.”
Juan voleva cercare di rassicurare la moglie, ma quelle criptiche parole la agitarono ancora di più e la spinsero a fissare fuori tormentandosi le mani.
“...e tu, ragazzina, chi cazzo ti credi di essere, si può sapere?”
Ruggì furioso, con uno sguardo tanto severo da paralizzare totalmente non solo Jane e Chris, ma anche gli altri due, che non c’entravano nulla ma si sentirono colpevoli comunque. Jane morì letteralmente per quell’atteggiamento del padre, perchè non era un uomo espansivo, ma non l’aveva mai trattata in modo così rigido e lei non seppe cosa dire.
 “con che diritto parli in questo modo? Che cosa credi di sapere, eh?”
Aggiunse, in tono particolarmente aggressivo verso Jane, che si sentì minuscola sotto le parole del padre, ma mantenne la testa alta con orgoglio.
“Ti illudi di conoscere i miei sentimenti e quelli di tua madre? Credi di sapere tutto, eh? Rispondi. Dimmi, cosa credi di sapere, sono curioso.”
Juan era molto rigido, ma stava cercando di difendere il suo matrimonio esattamente come Jane aveva difeso il suo rapporto, e Mina incredula lo guardò per un istante, il tempo necessario a lui per realizzare che sua moglie aveva bisogno di una rassicurazione. Così, dolcemente, le porse la mano e la invitò a sedersi accanto a lui. Una sconvolta e sconcertata Mina obbedì e per un attimo avrebbe voluto affondare nel suo petto, ma Jane provò a dire “…non può essere colpa mia se divorziate, non potete accusarmi…”
“Questo è vero…” rispose lui con fare conciliante, ma prendendo la mano di Mina tra le sue sussurrò “ma nessuno divorzia, quindi è un discorso stupido. Per il resto, tu non sai niente ragazzina, e non permetterti mai più di dire certe cose su noi due, perché non hai la minima idea di cosa ci ha portato all’altare…”
In un attimo mise il braccio sulla spalla di sua moglie, che stava letteralmente morendo per lui, e aggiunse “Adesso che arriverà il tuo bambino, scoprirai quanto è semplice. Vedrai quante liti per crescerlo, educarlo e fargli fare ogni più piccola cosa, e poi mi dirai se la stupida frase che hai detto sull’essere incapaci di crescere i figli vale solo per me e tua madre, o per tutti i genitori che esistono. Non accetto che si dicano certe cose sul nostro matrimonio, e non accetto giudizi o pareri da una ragazzina di diciassette anni, tanto idiota da evitare di usare precauzioni.”
In quell'istante Chris e Jane si sentirono minuscoli, ma la piccola Jimenez continuò a fissare suo padre a testa alta, con uno sguardo di fuoco. Avrebbe voluto gridargli che non voleva il loro aiuto, che se la sarebbe cavata da sola, che non li avrebbe più disturbati, se il padre non avesse cambiato completamente tono.
Anche Mina si sentiva bruciare, ardeva come una fenice in realtà: la stava difendendo, stava proteggendo il loro amore e le venne voglia di baciare le sue mani. Incapace di contenersi, si portò le sue mani al viso in un impeto di tenerezza, come per dire “ma allora mi ami?” ma Juan scosse la testa e sorrise soltanto in risposta a quel bacio tenero, ma fu un sorriso molto dolce. Talmente dolce, da sconvolgere Chris che si ricordò di quella foto vista in giro per casa e pensò che forse quell’uomo non era crudele come sembrava, anzi.
“Ora comunque è inutile stare a recriminare. Quel che è fatto, è fatto. Non state lì a guardarmi come due pesci lessi, un rimprovero ve lo meritavate, soprattutto per le stupide parole che hai detto sul mio matrimonio, ma ora andiamo avanti.”
 Aggiunse con fare autoritario, ma tranquillo sconcertando i due ragazzini, mentre Chris respirava per la prima volta in mezz'ora. Nessuno capì cosa stesse cercando di dire, e sia John che Joy rimasero senza fiato, perché il loro padre super severo e super cattivo, sembrava aver accettato quella cosa senza batter ciglio, ma la madre sorrise e loro capirono che era merito suo.
 “Mina dicci cosa dobbiamo fare adesso” sussurrò piano, stringendole la mano con forza. Erano anni che Juan non la trattava così, con una tale tenerezza e questo le fece venire i brividi.
“Andare dal medico è la prima cosa.”
Rispose, con la voce incerta, fissandolo intensamente negli occhi, e Juan annuì.
“Mi sembra la cosa migliore. Dobbiamo accertarci del tuo stato di salute e di quello del bambino. Andiamo dalla tua dottoressa? Mi sembra una intelligente...”
Mina annuì, e lui continuò serio ma stranamente pacato “bene! Ora, capiamo una cosa: che cosa volete farne di questo bambino? Insomma...siamo realisti: è piuttosto improbabile che un test si sbagli.”
In quel momento Juan fissò direttamente Chris, e questi pensò soltanto “Dio, sono fottuto” ma Jane ribattè molto decisa “io non voglio abortire, nella maniera più assoluta. Non so, non credo che saremmo in grado di crescerlo, ma forse lo potremmo dare in adozione. Comunque abbiamo tempo per pensarci ed elaborare una linea d'azione. ”
“Forse non siete proprio idioti del tutto, allora.”
Ribattè con un sorriso, che lasciò per un attimo perplessi i suoi figli, ma fece sorridere la sua compagna.
 “Mina, qual era l'altra cosa da fare?”
“Parlare con la famiglia di Chris, anche se lui non è minorenne, credo che dovremmo sentire anche la loro opinione...”sussurrò lei con dolcezza e lui annuì, ma il bel biondino aveva ancora un asso nella manica. Convinto che fosse quello che tutti volevano sentirgli dire, Chris si alzò in piedi e con il cuore nello stomaco annunciò “Jane, amore della mia vita, se dovessi davvero aspettare un bambino e volessi farmi l'onore di crescerlo con me, io...”
Ovviamente stava per dire “vorrei sposarti” ma sia Mina che Jane lo fissarono scuotendo la testa e fecero segno di piantarla, così lui si azzittì e tornò al suo posto mortificato come un bambino rimproverato dalla maestra.
“Questo, poi, lo affronteremo dopo eventualmente. Credo che per oggi abbiamo tutti avuto troppe cose da metabolizzare.”
Concluse Juan serio, e poi fissando malissimo Chris aggiunse “Dobbiamo farle fare tutti i test, però, perché se siete stati così stupidi da…beh fare quello che avete fatto senza nessuna precauzione, potresti averle trasmesso qualche malattia.”
Mina e John si guardarono a distanza, allora, e scoppiarono in una risata fortissima in quel momento, perché Jane gli aveva detto che entrambi lo avevano fatto insieme per la prima volta, ma l’espressione imbarazzata di tutti e tre era impagabile.
“Non serve papà…”
Provò a sussurrare Jane dolcemente, perché Chris era diventato letteralmente viola, e provò a chiedere l’intervento di sua madre, che però stava ridendo beata tra le braccia del suo grande amore.
“Non serve, giuro…”
Farfugliò Chris imbarazzatissimo, ma Juan scosse solo la testa e ringhiò che non si fidava delle parole di un ragazzino quando si trattava dell’incolumità di sua figlia.
“…e tu prega che quei risultati siano tutti negativi, perché non hai idea di cosa potremmo fare io e la signora Jimenez per la nostra bambina…”
Sussurrò sorridendo alla sua bellissima moglie e Chris tremò di paura. Si sentì come in uno di quei film d’azione che aveva visto in tv, dove il padre super spaventoso si lancia in azioni sanguinarie per recuperare la figlia in pericolo. E non aveva idea di quanto avesse ragione, ma non potè dire nulla perché Jane mortificata si lanciò sul petto del padre per fare pace con lui, che le sussurrò soltanto “sistemeremo tutto, mi hija…” stringendola forte al petto. Nel frattempo Mina si era allontanata per abbracciare il suo amato John, che aveva una cosa molto seria da chiederle.
“Non glielo diciamo di quello che stava per succedere con Grace, mamita, altrimenti mi costringe a fare milioni di analisi…”
Le sussurrò John all’orecchio e Mina sorrise e basta, per fargli capire che magari le era già sfuggito, facendogli esclamare a voce alta “no, mami sei una stronza” e attirando l’attenzione del padre, che aprì un solo occhio per fulminarlo.
“No pasa nada, mi amor…” sussurrò Mina calma con un sorriso, per tranquillizzare il marito che non avrebbe mai accettato di sentir dire certe cose a suo figlio, ma contemporaneamente trsò un buffetto sulla testa di John, e  Chris ridendo disse a bassa voce “adesso sei nei guai tu…” facendolo ridere.
Mina si portò fuori il marito, per permettergli di fumare e dargli anche la notizia di John, e Chris rimase a chiacchierare sul divano con i fratelli Jimenez di come fosse strano quello che era successo.
“Che poi sono davvero fantastici. Innamorati, sexy, coccoloni… sembrano una coppia di vampiri…”
Disse Chris entusiasta, ma Jane scosse solo la testa e rispose seria “non sono sempre così, te lo garantisco. E a volte è doloroso far parte di questa famiglia…”
John annuì e basta, ricordandosi di quando quattro anni prima i genitori stavano per divorziare, delle liti, delle urla del padre, dei pianti della madre, delle notti passate ad abbracciare Jane o sua madre perché altrimenti non poteva dormire. Erano diventati indissolubili da quella terribile estate, quando Juan era andato via di casa e Mina aveva provato a fare la madre forte, ma con scarsi risultati, dato che piangeva di nascosto. Quel ricordo gli faceva sempre un male pazzesco, e John decise di scacciarlo, ma non era molto semplice.
In realtà, vedete, John e Jane erano molto legati alla madre, e sapevano quello che il padre le aveva detto, e per settimane avevano temuto che la loro famiglia stesse per crollare di nuovo in mille pezzi, ma nessuno dei due aveva osato confessarlo all’altro. Vederli insieme così, innamorati e dolci gli aveva fatto emettere un sospiro di sollievo, ma entrambi erano consapevoli di quanto fragile fosse quell’equilibrio.


Nota:
Ciao a tutti, allora che ne pensate della reazione di Juan? E di questi ricordi di John? Siete curiosi di sapere perchè stessero per divorziare? Fatemi sapere, vi aspetto

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: il discorso di Juan ***





Attenzione: leggete prima il capitolo precedente, altrimenti perderete il filo della storia, grazie!

Capitolo 7: il discorso di Juan


Mina rientrò sorridendo e abbracciando John sussurrò “non si è neanche arrabbiato più di tanto. Ha solo deciso di comprarti i preservativi su amazon e di farti un discorsetto. Piuttosto brutto stronzo, quando pensavi di dirmi che ti hanno sospeso dalla squadra di football perché fumi?”
“Stasera mamy, giuro…” le disse piano, con un sorriso incredibilmente bello e Mina scosse solo la testa e rispose “ti metterei in punizione, ma so che già non puoi uscire, quindi va bene . E poi penso che non ci sia nulla di più imbarazzante di dover fare “quel discorso con tuo padre” quindi vai pure.”
 John alzò soltanto gli occhi al cielo e uscì, un po’ nervoso, ma non aveva idea di quanto nervoso fosse suo padre, invece.
“posso avere una sigaretta, almeno?”
Gli chiese agitato, e Juan pensò che doveva assolutamente smettere, perché stava diventando complicato dover dire al figlio che non poteva fare le cose che invece lui faceva.
“No, smettiamo da oggi” rispose serio, pensando che non ci sarebbe mai riuscito, ma che doveva provare e John rise forte scuotendo la testa.
“Papà lo so come si fa sesso, eh…”
Disse quello sfacciato, guardandolo con un sorriso fastidiosamente arrogante e Juan pensò solo che non aveva idea di che diavolo avesse quel ragazzino e da chi diavolo avesse ereditato quei modi. E poi gli tornò alla mente il momento in cui aveva conosciuto sua moglie, il sorriso arrogante con cui gli aveva detto “tutti mi chiamano Mìmi” e capì che evidentemente aveva ereditato anche quello da lei.
“Immagino di sì, non è una cosa così difficile, ma non è quello di cui voglio parlarti. Penso che tu sia troppo giovane, e non sono sicuro che tu abbia idea di quello che stai per fare, soprattutto delle conseguenze che questo ha per lei. Quindi voglio essere sicuro di non aver messo al mondo un imbecille.”
Gli disse serissimo e John scosse solo la testa, senza neanche guardarlo, ma Juan continuò serio “…allora, per qualche motivo hai trovato una ragazzina che si è innamorata tanto di te da volere che tu la tocchi, è fantastico. Tu ti senti anche molto figo, immagino, ma hai mai pensato a quello che questo significhi per lei?”
“Non siamo nel medioevo, papà. Posso fare sesso con qualcuno senza doverlo sposare, eh.”
Concluse ridendo e Juan alzò gli occhi al cielo e sbuffando ringhiò “ho messo al mondo un imbecille, non c’è niente da fare” lasciando John per un attimo senza parole.
“Sto cercando di dirti che è una cosa importante, quindi di non farlo se non provi sentimenti forti per lei. Non esiste che due persone condividano una cosa del genere e poi uno dei due sparisca, ti giuro che ti prendo a calci se lo fai…”
Gli disse molto serio e John scosse di nuovo la testa e rispose arrabbiato “…perché non posso essere innamorato e voler stare con lei?”
Juan sospirò, allora, ma gli era piaciuta molto quella risposta e aggiunse piano “ok, ma deve essere una decisione di entrambi, capito? Quindi non esiste assillarla e non esiste insistere…”
“Che mostro credi di avere per figlio, si può sapere?”
Ringhiò, con un’espressione dura che per una volta gli ricordò le sue e gli sorrise e basta, lasciandolo continuare.
“Pensi davvero che la mamma mi permetterebbe di fare lo stronzo con una ragazza? Pensi che non ne abbiamo mai parlato?”
Aggiunse, più amareggiato che altro e Juan sorrise soltanto.
“…e poi è la prima volta solo per me. Lei è più grande, lo ha già fatto, quindi tutti i tuoi stupidi discorsi non valgono…”
Concluse John terribilmente imbarazzato e Juan gli disse che poteva rientrare e decise di restare un attimo a pensare a quella situazione. Era arrabbiato con sua moglie, ma alla fine non era sicuro della sua posizione come padre e iniziava a pensare che Mina avesse fatto bene a parlare con i ragazzi di certe cose. E poi, un secondo prima di rientrare John si girò e gli ringhiò duro “glielo hai detto vero che la ami? Insomma non pensa ancora che hai smesso di amarla, vero?”
Juan odiava quella parte del suo rapporto con Mina, perché ogni volta che litigavano inevitabilmente si ritrovava a dover fare discorsi imbarazzanti con John o Jane, ma ormai aveva capito che non poteva farci molto.
“Lo penserà sempre, anche se gliel’ho detto milioni di volte…”
Rispose con un sorriso e John scosse solo la testa e rientrò, lasciandolo un attimo solo a riflettere sulla sua famiglia e sulla sua vita. Pensò a lei, a tutti i problemi che avevano avuto in quegli anni e a come, bene o male, avevano retto e sbuffò forte. Era preoccupato per i suoi figli li fissò per un attimo dalla porta a vetri che separava il soggiorno dal balcone: erano tutti e quattro sul divano con Chris. Jane teneva la mano al suo fidanzato e Mina era tra Joy e John e lui la abbracciava con forza, mostrandole qualcosa sul suo cellulare. Sembravano tutti molto felici e lui si disse che probabilmente stonava in quel quadretto, perché era abbastanza preoccupato.
Rientrò giusto in tempo per sentire Mina dire “…così glielo porti e lei si sentirà infinitamente speciale.”
“E’ in punizione”
Ringhiò severo, e Mina annuì e disse di averlo dimenticato, ma poi concluse “…beh glielo manderemo direttamente a casa. E’ così bello ricevere una sorpresa da chi amiamo”
John si schiarì la voce in modo plateale, guardando il padre e poi disse “capito? E’ così bello…” riferendosi chiaramente al fatto che lo aveva letteralmente costretto a comprarle un nuovo anello per dimostrarle il suo amore, ma Mina pensò che volesse criticarlo e decise di intervenire.
Con un sorriso molto dolce rispose “ma no, per noi non vale. Lui si lamenta di me, ma poi mi fa regali in continuazione. Le foto, i disegni e i quadri, lo so che sono tutti regali per me…”facendo letteralmente sciogliere chiunque in quella stanza, ma soprattutto Juan, che giunse di spalle e scostando John la baciò soltanto.
“…quindi questo non lo vuoi?”
Le chiese molto dolcemente porgendole un pacchetto, fissandola negli occhi e Mina sorridendo rispose soltanto che ovviamente lo voleva e rimase senza fiato, perché era un anello stupendo.
“Mio Dio, io sono incredibilmente felice di diventare parte di tutto questo, sembrate davvero una famiglia da pubblicità e sono commosso…”
Disse Chris, attirando l’attenzione di Mr Jimenez che si era seduto accanto a sua moglie e stava baciandole le spalle.
“No, non hai niente di cui essere felice, perché saremo il tuo peggiore incubo e ti tormenteremo, ragazzino. Da oggi in poi dovrai dimostrare in ogni momento di essere un uomo degno, hai capito?” rispose Mina imitando il marito in maniera straordinaria, e il povero ragazzino per un attimo rimase senza fiato, ma poi Juan iniziò a ridere e tutti lo seguirono, lasciando Chris un po’ interdetto.
Rimasero a cenare a casa e mentre Juan cucinava insieme a Johanna, John decise di provare a parlare con la madre e con Jane di quella sua situazione strana con Grace.
“…e insomma lei è molto disponibile e aperta, ma io non ho capito esattamente se stiamo per…o no e non so come si chiede una cosa del genere!”
Confessò molto intimidito e la madre gli sorrise con tanta dolcezza, perché si comportava da macho, ma era incredibilmente tenero quel ragazzo. Chris disse solo “beh dille se si sente di andare fino in fondo, no?” e Jane scosse la testa pensando a quanto lui fosse totalmente nel panico la loro prima volta, ma Mina sorridendo disse a voce bassissima “dille quello che mi ha detto lui…” indicando Juan in cucina.
“Non penso di volerlo sapere…” ringhiò John disgustato, ma Mina sussurrò “dimmi che lo vuoi quanto lo voglio io…”
Per un attimo i tre ragazzi rimasero a bocca aperta, e lei aggiunse “ovviamente mi aveva appena chiesto se fossi sua e mi stava baciando. Dio, favoloso…”
 “Devo davvero farmi insegnare qualcosa da quell’uomo” farfugliò Chris impressionato, e Mina annuì e basta, ma con occhi sognanti, perché quel ricordo le faceva sempre venire la pelle d’oca.
Juan entrò in stanza e notò lo sguardo sognante di Mina e quello dei tre ragazzi e si sentì incredibilmente a disagio, ma quando Chris gli disse “…è proprio figo lei, signor Jimenez” lui rispose sarcastico “…e quindi devo aspettarmi una proposta di matrimonio, adesso?”
Rimasero per tutta la sera insieme, e le preoccupazioni di Juan piano piano scemarono, mentre le accarezzava i capelli e la osservava scherzare con i ragazzi.
Una volta rimasti soli, fu lui a prendere la parola per primo. Sentiva la necessità di dirle delle cose e, come sempre, le sputò fuori tutte insieme.
“Sono un po’ arrabbiato con te e non sono interamente soddisfatto di come hai cresciuto questi ragazzi, ma non credo che sia colpa tua se Jane è rimasta incinta. E' stata sciocca, ma alla fin fine poteva capitare di peggio. E non voglio divorziare, quindi piantala di lamentarti di continuo.”
Mina in quel momento smise di pensare e si lanciò contro il suo corpo con forza. Parlare con lui era da sempre inutile, quindi decise di affidare ciò che aveva da dire ai gesti e stranamente si capirono.
Juan la strinse forte e poi dolcemente aggiunse “perchè pensi sempre che io stia per lasciarti? Non si può litigare un po', senza che tu vada nel panico. Che palle! Mina, cerca di capirmi: io sono tuo marito, questo significa che il mio compito è, tra gli altri, quello di litigare con te, ma questo non vuol dire che voglia lasciarti ogni volta che alziamo un po’ la voce. Ho scelto te, solo te, per tutta la vita e credimi, ho fatto una scelta consapevole. Sapevo che ci saremmo azzuffati per ogni cosa, ma ti ho voluta lo stesso ed ora non si torna indietro. E' così che vanno le cose: si litiga per ore, per settimane, ma poi si fa pace. E' questo che fanno i mariti,quelli veri, e non sarà una lite a farmi scappare.”
Mina sorrise, affondando tra le sue braccia; non era mai così loquace, ma evidentemente quel giorno era in vena di romanticherie.
“Credo che dovremo rivedere delle cose, ma Mina chiariamoci: io ti amo, dannazione!”
“Che frase stupida!” Ringhiò lei prendendolo a schiaffi, e finirono ancora una volta a fare l’amore.
 Il medico, ovviamente, confermò che la piccola Jane era incinta e così la famiglia si decise a prepararsi per un lungo viaggio per raggiungere la famiglia di Chris. Viaggio dal quale sarebbero tornati...completamente diversi!

Nota:
Ancora ciao, perdonatemi ma non ho potuto resistere: ho riso troppo scrivendo questo capitolo e volevo farvelo leggere. Vi siete divertiti un po' anche voi? fatemi sapere, grazie!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: la famiglia Stanley ***


Capitolo 5: la famiglia Stanley.
 
Quella mattina Joey Stanley si svegliò più tardi del solito, e rintronato come sempre. Aveva avuto una notte piuttosto impegnativa, aveva bevuto un bel po', e non si ricordava poi troppo di quello che aveva fatto! Sapeva solo di essere reduce da un tour nella zona dei vigneti californiani, dove aveva intrapreso una specie di love story con un pinot grigio. A quasi cinquant’anni ormai, il nostro uomo era ancora uno scapestrato che ama le serate estreme, e sua moglie tendeva a fargli compagnia ogni volta che poteva.
Erano le undici quando Mr Stanley spalancò gli occhi e ringhiò “o cazzo”. Sarah non c'era, non era neanche nei paraggi e questo gli fece capire di aver fatto molto tardi, ma non riusciva ad alzarsi perché si sentiva davvero uno straccio.
Non dimostrava affatto la sua vera età. Era ancora un uomo molto piacente, dal fisico piuttosto prestante, ma la cosa più bella di Joey erano i suoi occhi, di un blu quasi innaturale, che si abbinavano perfettamente ai lunghi capelli color oro. Sarah diceva sempre che “migliorava ogni anno” ma lui non ci faceva caso. Sapeva di essere ancora un uomo attraente, ma non lo riteneva importante, non più di tanto almeno. “L'importante era sembrare sexy a sua moglie e riuscire ancora a sedurla!” Ripeteva costantemente, di solito prima di un brindisi, e questo la faceva sorridere.
Sì, Joey amava Sarah, e non poco. Aveva rinunciato a tantissime cose per stare con lei e la guardava ancora come se fosse la cosa più bella che avesse visto in vita sua, anche se spesso la signora Stanley neanche ci faceva caso. Lei era sempre molto impegnata ma, per usare le parole di suo marito “donna come non mai.”
Sarah Jane Stanley, detta S.J., era una producer molto importante, che dirigeva la Blue print, un'enorme etichetta discografica che includeva tantissime piccole case minori, tra cui la Bright Records, etichetta con cui aveva esordito, e dove aveva conosciuto il suo amato Joey.
Era una donna strana Sarah, molto forte e volitiva, ma allo stesso tempo straordinariamente fragile. La classica donna che abbaia, ma non morde insomma, anche se in questo caso forse si potrebbe dire “lancia, ma non coglie il bersaglio”. Ora, a quasi quarant'anni, aveva trovato un compromesso con il suo aspetto e aveva smesso di cambiare look ogni due settimane, con buona pace di suo marito e del suo parrucchiere che impazziva dietro di lei. Aveva un caschetto molto elegante, ma di colore blu elettrico. Il suo look era una costante e continua via di mezzo tra la sua componente artistica e quella istituzionale. Era una musicista, e lo sarebbe rimasta sempre, ma allo stesso tempo rappresentava la sua casa discografica, dunque doveva cercare di sembrare una persona seria e questo le dava tremendamente fastidio. Miss S.J come usava firmarsi, si sentiva ancora una ragazzina e detestava dover andare in giro in abiti formali ed eleganti.
Com'era una così come mamma e moglie? Beh, complicata. Cercava di esserci sempre, sia per i suoi tre figli, che per il suo amato Joey, ma non sempre ce la faceva e frequentemente finiva a scusarsi con un telefono. Spesso doveva disdire cene e appuntamenti e questo, inevitabilmente, si ripercuoteva sulle sue relazioni: aveva altre due ragazze oltre Chris, ed entrambe erano molto dolci e insicure esattamente come la madre. Erano due piccoli casini emotivi di nome Marianne e Sid, due ragazze adorabili, carine e gentili, ma la prima detestava il suo aspetto e si vestiva da ragazzo e la seconda si metteva sempre in un mare di guai, tanto da rendere suo padre particolarmente orgoglioso di lei.
Mr Stanley era un buon padre, o almeno ci provava: negli ultimi cinque anni aveva accantonato il suo lavoro per prendersi cura delle sue ragazze. Certo, non era stata una scelta semplice, e faceva sempre delle battutacce tremende sulla moglie che viveva solo per la sua casa discografica, ma era fatto così e lei spesso durante le liti urlava forte contro se stessa“ma perchè diavolo lo hai sposato, idiota che non sei altro!”.
Vedete, c'è una cosa che dovete sapere del bellissimo Joey: parlava veramente troppo e, nel disperato tentativo di sembrare simpatico, faceva sempre una valanga di battutine sarcastiche che facevano infuriare la povera moglie! Ormai a casa loro non si diceva più “quando si ghiaccerà l'inferno” ma “quando tua madre andrà in pensione” e frasi come “ c'era una volta” erano state sostituite da “quando tua madre non era presidente”.
Sì, certo, non era molto carino da parte sua tormentare la moglie in quel modo, e spesso litigavano per le sue eccessive battutine, ma credetemi Joey l'amava. Talmente tanto da rinunciare ad un'offerta incredibilmente vantaggiosa.
L'attività principale del nostro ex batterista punk quasi in pensione, era infatti rivangare le vecchie glorie insieme ai suoi compagni di band bevicchiando per tutto il tempo. Gli Headbangers non si erano sciolti, non ci pensavano neanche a dire il vero, ma conoscendo la situazione di Joey avevano accettato di prendersi una pausa per lavorare ad altri progetti e purtroppo non riuscivano a lavorare molto: il gruppo era nato e cresciuto a Los Angeles, ma Joey aveva dovuto trasferirsi a San Francisco e questo era un bell'ostacolo. I non più giovanissimi ragazzi, però, amavano ancora esibirsi in pubblico e durante uno di questi show gratuiti Joey aveva conosciuto Tammy, una ventenne decisamente sexy che suonava in una band. Si erano parlati,avevano scherzato come Joey scherzava con tutto il mondo, e poi...si erano scambiati i numeri di telefono.
Era molto solo a San Francisco, dove ormai faceva il padre a tempo pieno, così aveva promesso di aiutarla con la sua band, e Tammy non faceva altro che flirtare con lui da allora. Joey non credeva di fare qualcosa di male, non le scriveva nulla in particolare, ma una parte di lui si sentiva gratificata da quel rapporto a distanza. Sarah era una donna fantastica, una vera tigre, che però aveva attenzioni per lui unicamente in due occasioni: quando voleva fare sesso e quando voleva litigare.
Sì, si amavano, ma come molte coppie che stanno insieme da un po' avevano perso di vista le loro priorità e non parlavano molto. Sarah però era convinta che finchè avessero continuato a fare sesso, tutto sarebbe stato perfetto, e anche Joey lo credeva, eppure stranamente si ritrovò imbrigliato in una relazione virtuale che continuò per un po' senza che Sarah se ne accorgesse. Non faceva nulla di strano o sconveniente con Tammy, parlavano di musica e delle serie tv che guardavano entrambi, ma alla signora Stanley quella storia non sarebbe piaciuta lo stesso e non aveva torto.
“Buongiorno!” Sussurrò Sarah senza neanche guardarlo! Stava ascoltando delle tracce nuove al computer, ma aveva tolto un'auricolare per parlare con lui.
“Buongiorno bella donna...già a lavoro di domenica? Lavorerai tutto il giorno?” Rispose lui dolcemente, baciandole il collo con fare sensuale.
“Anche tutta la notte, credo. Devo finire un progetto e fare quattro chiacchiere con i giapponesi alle quattro...”ribattè lei sorridendo e Joey rispose “come sempre!Comincio a credere che tu faccia cose perverse con questi giapponesi! Ammettilo, ti pagano per guardarti...”
Non c'era nulla che passasse nella sua mente senza convertirsi in parole, e Sarah non ci fece caso, sapeva che doveva rispondergli a tono. Chiudendo il computer andò a baciarlo teneramente e poi aggiunse “E beh è ovvio che le faccio! E sapessi quanto sono perverse!E' per questo che mi pagano tanto, non perchè sono una producer e bla,bla, bla ma perchè faccio le porcate con i giapponesi. Sono un'icona del sesso nipponico. Comunque se vuoi possiamo stare insieme adesso per almeno una mezz'ora, così magari ti mostro qualcosa di giapponese...ho proprio qualcosa di perverso in mente...”
Sussurrò fiondandosi addosso a lui e mordicchiandogli le labbra.
“E se mi servisse di più, piccola?Sai che sono lento ad apprendere e il giapponese è una lingua così complicata!”
Rispose lui languidamente, con un atteggiamento molto sexy, un secondo prima di baciarla e Sarah sussurrò “ci prendiamo il tempo che ti serve. E' importante che le impari bene certe cose.”
E così tornarono a letto a sperimentare i soliti giochini, ma quella mattina Joey aveva qualcosa in mente, così subito dopo l'orgasmo, mentre sua moglie si accendeva qualcosa che somigliava ad una sigaretta, sussurrò “S.J, potremmo fare l'amore qualche volta?Così, tanto per fare una cosa diversa!”
La sua era una velata richiesta di affetto e attenzioni, ma sua moglie lo fissò sconcertata e gridò “Oh mio Dio, allora è vero!”
In quell'istante Joey si sentì male! Pensò miliardi di cose, si chiese come avesse fatto a saperlo, ma proprio mentre stava per dire la classica frase “non è come sembra!” Sarah aggiunse “è vero che andate in andropausa e diventate dolci e coccolosi. Ah, se ti avesse sentito il mio Joey, quello che mi ha lussato il bacino due volte in cinque anni si vergognerebbe molto di te, sai?”
Pericolo scampato, ma il caro Joey rispose sussurrando “te lo faccio vedere io il tuo Joey” e così rimasero a fare sesso per un bel po', senza parlare, semplicemente scontrandosi con violenza.
Dopo, mamma Sarah finalmente si ricordò e sussurrò al marito, fumando, “comunque ha chiamato Chris un paio di volte, sembra debba parlare con te...”
 Non era esattamente una madre accomodante, anzi era piuttosto rigida e severa, decisamente troppo severa per essere una che fuma hashish dopo aver violentato il marito. Controllava di continuo i progressi di suo figlio alla Juillard e lo aveva minacciato di mandarlo a lavorare in un fast food se non si fosse impegnato al massimo, eppure lo considerava un gran talento e spesso parlava con Joey dei piani per il futuro di quel benedetto ragazzo, così dolce.
Sia lei che Joey pensarono che Chris avesse avuto un brutto voto ad un esame o che avesse avuto problemi con un professore e neanche si allarmarono più di tanto.
“Ti giuro che se è di nuovo per il fumo, prendo a calci nel culo entrambi!”
Gridò Sarah, con fare molto serio, e Joey scuotendo la testa ribattè “naa, gliel'ho spiegato, ma comunque a quanto pare la sua ragazza è una salutista e non approva certe cose, quindi penso sia fuori dal giro!”
“ E così adesso abbiamo un figlio che si fa dire cosa fare da una ragazzina,eh? Dobbiamo esserne orgogliosi, proprio!”
Aggiunse la signora Stanley vestendosi, mentre il marito protestava vivamente perché voleva disperatamente stringerla per un po’.
 “E va bene, facciamo così: svegliami quando fai lo spettacolo per i giapponesi, così vengo a darci un'occhiata!”
Concluse sconsolato, perché aveva capito che non esisteva nessuna possibilità di ricevere un po’ di amore da quella donna, ma non voleva farle capire quanto doloroso fosse. Faceva sempre così: nascondeva le sue reazioni con battutine stupide e buttava giù il rospo.
“Ok...”rispose Sarah ridendo, e poi uscì lasciando il poveraccio sfatto e stanco ad affrontare i guai combinati da Chris.
“Allora, che hai fatto stavolta?”
Chiese divertito, senza neanche dire “ciao” o cose simili, e rimase letteralmente paralizzato quando il figlio ribattè “Jane è incinta. La sua famiglia vuole parlarne con voi, dicono che dobbiamo parlarne tutti insieme e...penso che abbiano ragione.”
Joey rimase senza parole, forse per la terza volta in vita sua. In un attimo mille cose gli passarono per la testa, ma si concentrò sulla reazione della sua compagna, che avrebbe decisamente tentato di uccidere il loro primogenito questa volta. Era un gran casino, ma non aveva senso reagire come faceva SJ di solito, così sospirando rispose “sì, mi sembra logico...ti richiamo, ok?”e poi chiuse la conversazione senza aspettare una risposta.
 Non era certo di voler essere lui a dare una tale notizia a sua moglie, temeva di finire vittima della sua ira, ma non poteva fare altro così la raggiunse e sputò fuori sei parole “ha messo incinta la ragazza gatto.”
Sarah non reagì, spalancò solo la bocca per qualche secondo, ma poi provò a prendere il cellulare per gridare migliaia di insulti al suo ragazzo, ma Joey giocò d'anticipo e le bloccò la mano.
“Ma è un idiota, un coglione imbecille e...”
“Sì, direi di sì, ma è il nostro coglione imbecille e...noi non è che lo volevamo più di tanto S. J. Certe cazzate saranno genetiche, mi sa.”
Joey cercava di essere calmo e pacato, ma Sarah aveva cominciato a reagire esattamente come si aspettava: lanciando ogni oggetto nei paraggi e gridando come un ossesso.
“Che cosa abbiamo fatto di male per renderlo un tale imbecille non lo so! Mettere incinta la prima che capita, andiamo!”
“Sarà stata colpa della bevuta che ci siamo fatti quando non sapevamo che eri incinta, o degli acidi...o forse è colpa dei miei geni!”
“piantala!”
Ringhiò sua moglie, che non sopportava l'atteggiamento ironico del marito, e poi aggiunse colpita “Però è vero, è colpa tua. Sei tu che ti sei sposato mille volte perchè ingravidavi sconosciute, dannato stronzo!”
“E tu pensi davvero che sia genetico, S.J?” Sussurrò in risposta, ridendo di quello sciocco atteggiamento della moglie.
Sarah continuò a gridare e ad imprecare, cercando telefoni in giro per casa, ma suo marito riusciva costantemente a “disarmarla”impedendole di chiamare Chris e rendendola ancor più furiosa.
“Insomma adesso mi lasci in pace!Avrò il diritto di gridargli contro, almeno.” Gridò, brandendo un cellulare a mo' di pistola e Joey ridendo alzò le mani e la lasciò fare. Ne seguì una conversazione di circa quarantacinque minuti, fatta di insulti, lacrime e grida, che però si concluse con “va bene, vieni presto”.
“Sei stata molto saggia...”
Le sussurrò suo marito con sguardo tenero, una volta finita la chiamata, e la povera Sarah gli saltò al collo. Era crollata, aveva riposto gli artigli ed ora poverina aveva cominciato ad incolparsi di tutto, ma suo marito con dolcezza le fece capire che lei non c'entrava nulla con la rottura del preservativo del figlio, e alla fine si rintanarono a letto a cercare di capire come affrontare la cosa.
Joey ci mise una vita a cercare di calmarla. Sarah voleva in ogni modo scappare dal letto e volare a New York, per strozzare prima Chris, poi la sgualdrina che si era fatta mettere incinta e poi i genitori di lei.
“Va bene, se non vuoi che le dica che è una facile, almeno tu dillo ai suoi, cazzo. Devono vergognarsi di avere una figlia che si fa ingravidare dal primo che passa, cazzo!”
“Va bene bimba, come vuoi. Se vuoi che dica ai genitori della ragazza che non hanno proprio fatto un buon lavoro, lo farò, ma cerca di considerare una cosa: non credo che il padre e la madre di una ragazzina di diciassette anni rimasta incinta, saranno molto felici della cosa e temo che potrebbero reagire male a sentirmi dire certe cose...”
“Tzè! Chris dice che sono molto felici di tutto, che sono...come ha detto? Ah, 'un grandissimo supporto ' e che vogliono persino aiutarli a prendere casa a New York, cosicché lui possa finire gli studi, capisci? Che razza di malati fricchettoni possono permettere una cazzata del genere?”
Ribattè Sarah furiosa. Non riusciva proprio a immaginare che genere di persone potessero affrontare una cosa del genere in quel modo, ma Joey rispose “beh Sari, non è proprio una stronzata...”Sarah però si gonfiò tutta e Joey capì che non era il caso di ripetere ciò che aveva detto, così ridacchiando aggiunse “Beh S.J faccio fatica ad immaginare fricchettoni peggiori di noi. Insomma...la festa di compleanno per i quindici anni di Chris si è trasformata in un rave con tanto di retate e arresti...”
“Per non parlare della comunione di Marianne...”ribattè Sarah ridacchiando, ricordandosi del prete drogato che ballava in piscina cantando Like a Virgin, e per un attimo i due sposi si persero nei loro preziosi ricordi, ma poi Joey tornò alla carica
“Comunque, fricchettoni o no, cazzo non credo proprio che siano felici, bimba. Io non lo ero quando Joan mi ha portato il ragazzino e lo sai...”
Eh già, Sarah si ammutolì per un istante a quel pensiero. Quando la figlia maggiore di Joey si era presentata a casa loro incinta e sola avevano davvero passato un brutto periodo, e per la prima volta il gioviale Mr Stanley era davvero diventato crudele.
“Comunque sia” ringhiò Sarah “devi promettermi che mi aiuterai ad affrontarli e che non ti farai imbrogliare come tuo solito! Cazzo Joey, è una cosa molto importante. Non voglio che Chris si rovini la vita, soprattutto a causa di due psicopatici che assecondano questa follia. E' un ragazzino, che cavolo può capire di matrimoni e figli? Lui deve continuare a studiare e il matrimonio è escluso, almeno fino ai venticinque anni. Dobbiamo essere molto chiari...”
Joey sbuffò seccato perchè Sarah si stava comportando da vera prepotente, ma era inutile farglielo notare, raramente lo ascoltava. Poi sospirò di nuovo, pensando a come dire ad un padre piuttosto incazzato che sua figlia sarebbe rimasta una specie di ragazza madre, ma giurò comunque a sua moglie che lo avrebbe fatto in un modo o nell'altro. Anche se poi, quando si ritrovò Juan furioso di fronte, sussurrò alla moglie “col cazzo, a costo di portarlo all'altare con il mitra, io costringo Chris a sposarsi!Non voglio inimicarmi il marito di satana.”

Nota:
Ciao a tutti, vi ho presentato anche i genitori di Chris, ma vi ricordavate di Joey e della sua compagna? Vi sono simpatici? fatemi sapere io vi aspetto come sempre.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9: Lucy e Mary ***


Capitolo 6: Lucy e Mary.
 
“Sapevo che avrei dovuto ucciderlo quando ho scoperto che ti aveva consigliato di non stare con me…”
Ringhiò Juan sottovoce, mentre sua moglie si riprendeva dallo shock. Sì, il dubbio lo aveva avuto quando Chris le aveva detto il suo cognome, anche perché siamo onesti: assomigliava parecchio a suo padre, parlava sempre a sproposito e faceva il musicista. Mina si era chiesta se ci fossero parentele, ma poi aveva sorriso, pensando che per nessun motivo quel Mr Stanley che lei conosceva così bene avrebbe rinunciato al sole e alle comodità di Los Angeles per trasferirsi nella grigia e fredda San Francisco, eppure si sbagliava. Non aveva fatto i conti con quello che Joey chiamava “effetto SJ”.
“Dai mi amor, te l’ho spiegato mille volte che non era una cosa contro di te…”
Ribattè Mina sussurrando piano, cercando di trovare le parole giuste per affrontare quella situazione a dir poco spinosa. Li avevano riconosciuti da lontano, ancor prima di arrivare al garage di casa loro e avevano iniziato a pensare a cosa fare. Già, perchè gli Stanley erano usciti nel vialetto per dargli il benvenuto fingendosi una normale famiglia americana, e Juan li aveva riconosciuti subito: sapeva che lui aveva avuto una relazione con sua moglie e già per questo lo odiava, ma la cosa peggiore di Mr Stanley era che lui e sua moglie per un periodo erano stati anche buoni amici, e questo rendeva Juan geloso come poche cose al mondo. Il caro signor Jimenez aveva un rapporto molto passionale con la sua donna, ma era totalmente incapace di parlarci e aveva da sempre il terrore che un uomo più loquace gliela portasse via e detestava letteralmente quella loro bizzarra amicizia.
 Joey e Sarah, invece, non riconobbero immediatamente le persone in auto e continuarono a confabulare a bassa voce mentre la famiglia Jimenez si avvicinava in taxi.
“Adesso, per prima cosa, gli dici immediatamente che hanno una figlia facile, che se cercano la gallina dalle uova d'oro hanno proprio sbagliato, poi che il matrimonio è escluso, che Chris è troppo giovane...”
Sarah era quasi ossessionata da quella questione, talmente tanto da ripetere in continuazione le stesse cose. Era troppo nervosa e preoccupata, e tutti i suoi pensieri andavano sempre nella stessa direzione, dunque non riusciva a rilassarsi, e per questo Joey era ancora più furioso con Chris!
“Sari, me lo hai ripetuto duecento volte in tre giorni, e francamente anche se fossi un fottuto gibbone avrei imparato! E poi posso decidere almeno in che ordine dire le cose o devo seguire il copione? O magari facciamo così: infilami una mano su per il culo e giochiamo ai ventriloqui”
Disse Joey, con una punta d’impazienza, ma sua moglie era più nervosa del solito e non fece altro che fulminarlo con gli occhi, nascondendo una risatina. Sì, Joey era inopportuno e fastidioso, ma a dirla tutta Sarah pensò che la battuta sui ventriloqui fosse davvero divertente. Era nervosa anche per un altro motivo, uno che avrebbe voluto evitare francamente: avevano ricevuto una visita inattesa e indesiderata. Era su tutte le furie, perchè ogni volta che arrivavano a casa gli amici del marito gliela devastavano, neanche fossero vichinghi! Organizzavano feste, suonavano a tutte le ore e, cosa più fastidiosa, vomitavano in giro per casa e il giorno dopo la signora Stanley e la domestica erano costrette a fare la caccia al tesoro per trovare il vomito, nascosto in luoghi molto creativi. L'ultima volta ci aveva messo tre giorni prima di scoprire che Greg le aveva vomitato in un soprammobile, dunque immaginate che bell'odore emanasse il salotto.
Sarah si divertiva molto con loro, e apprezzava la loro compagnia, ma non li voleva in giro quando aveva ospiti importanti! Ci avevano messo giorni a rendere la casa perfetta e “innocente” ed ora Greg minacciava di distruggere tutto.
Joey invece era concretamente sollevato: Greg Swanson, padrino di Chis e cantante della sua band, aveva saputo dell’emergenza, ed era giunto direttamente da Los Angeles per “abbracciare il suo figlioccio e sostenerlo” anche se in realtà voleva sostenere Joey. Conosceva Sarah molto bene, era probabilmente il suo migliore amico, e sapeva che avrebbe dato di matto e aveva sentito il tono afflitto di Joey al telefono, così senza batter ciglio si era precipitato a casa loro, rendendo Sarah ancor più furiosa.
“Piantala di...”
Aveva gridato Sara con un sorriso, colpendo il braccio del marito, ma poi si era letteralmente congelata. Eh già, aveva riconosciuto la donna seduta accanto a Chris e le era venuto un infarto. Ora non era più preoccupata di fare una cattiva figura, ma avrebbe voluto mettere la testa sotto la sabbia. Possibile che in tutto l'universo Chris avesse beccato proprio la figlia di “quella” donna?
“Oh no, no, no, no, no!Non lei!Ti prego, va bene chiunque, ma lei no!”
Ringhiò sconvolta, mentre suo marito impallidiva. Già, vedete Sarah non amava trovarsi in presenza di Madame Jimenez per vari motivi, ma Joey era concretamente preoccupato all'idea di rivedere Juan, e soprattutto adesso aveva veramente paura per suo figlio.
Gli vennero in mente quelle poche cose che sapeva di quell'uomo che chiamava “l’ ispanico”, e quasi si spaventò, mantenendo comunque un bellissimo sorriso. Vedete, vi ho già accennato ai precedenti incontri e legami tre i membri delle due famiglie, ma a questo punto è necessario che chiarisca meglio la situazione: circa vent'anni prima Greg Swanson e Joey Stanley avevano entrambi avuto una relazione con quella che oggi era la signora Jimenez. Mina aveva avuto prima una storiella con Joey, poi si era innamorata perdutamente con Greg, ma era finita male, così per ferirlo aveva giocato al gatto e al topo con lui per un po’, tanto da arrivare a convivere con entrambi per un periodo. Era un periodo oscuro della vita di Mina, e lei spesso se ne vergognava, ma Juan lo sapeva e sapeva anche com’era andata a finire con quel triangolo, e detestava quella cosa. Vedete, dopo essersi stancata del triangolo, Mìmi li aveva liquidati, ma Swanson pazzo d’amore e nel pieno della sua ossessione, l’aveva letteralmente supplicata di sposarlo, e lei ci aveva anche pensato, ma poi era fuggita, lasciando il povero Greg a desiderarla per tutti gli anni successivi.
Joey era stato attratto dal suo aspetto fisico notevole, ma non l'aveva mai amata e sinceramente neanche si sopportavano più di tanto, ma in seguito erano diventati quasi amici. Greg invece si era innamorato di lei perdutamente, al punto tale da rinunciare ad ogni cosa per quella folle fantasia, e non l’aveva mai realmente dimenticata. La considerava ancora l'amore più grande che avesse mai avuto, aveva anche provato a riconquistarla più volte, a cercarla, ma il marito di lei aveva avuto qualcosa da ridire in proposito.
Era successo più volte in quegli anni: Greg la vedeva al cinema oppure vedeva un suo manifesto o altro e ricadeva in quella sua ossessione. Mina non aveva mai risposto, ed era riuscita a tenere sempre buono Juan, che voleva solo riempirlo di botte, o almeno così credeva. Greg continuava a comportarsi in modo terribilmente scorretto, ignorando completamente il fatto che lei avesse un marito, arrivando persino a baciarla pubblicamente durante una premiazione, quando lei aspettava Johanna. Mina non sapeva quello che era successo dopo, ma il caro Juan era andato a prenderlo a casa durante una notte di pioggia, e Greg aveva finito con il trascorrere due mesi in convalescenza. Eppure a chiunque glielo chiedesse rispondeva sempre “ne è valsa la pena”, perché era riuscita a tenerla tra le braccia per qualche minuto, anche se palesemente contro la sua volontà.
Juan era convinto che avesse imparato la lezione, ed era anche pentito di quell’azione folle, ma non era riuscito a contenersi. Sembrava tutto passato, finito, ed invece circa sette anni prima, quando Joey viveva ancora a Los Angeles, una sera aveva aperto la porta, trovandosi davanti Greg piuttosto malconcio. Non sapeva bene cosa fosse successo, era convinto che la moglie lo avesse beccato con un'altra e avesse deciso di dargliele di santa ragione, ma Greg sussurrò solo “l'ispanico” e Joey capì. Sapeva che era un tipo pericoloso e che il suo amico era un idiota, ma mai avrebbe potuto prevedere che Greg Swanson arrivasse al punto di trattenere con la forza proprio “quella moglie”. Insomma la prima volta era stata una follia, una cosa stupida, fatta senza immaginare le conseguenze, ma stavolta il suo amico se l'era proprio andata a cercare. Joey era da sempre molto preoccupato per l’ossessione di Greg per Mina, e più volte gli aveva suggerito di parlarne con un medico, ma lui ne rideva e basta, rispondendo che era solo amore. Trovandoselo davanti sanguinante, il suo amico si era detto che va bene provarci con le mogli altrui, ma Greg aveva dimenticato la regola numero uno: valutare il livello di rischio in base al marito. E quel marito, che lo aveva mandato in ospedale con le costole rotte, era uno con cui evidentemente non si poteva scherzare. Se poi ci fosse stato un riavvicinamento tra loro, se Mina lo avesse cercato, se avesse deciso di tornare con lui, forse Joey avrebbe anche potuto capire il senso di quell’azione folle, ma come gli confessò Greg a denti stretti “lei non voleva saperne”, quindi era proprio una follia.
Che cos’era successo, mi chiederete. Semplice: si erano incontrati ad una festa, lei felice al braccio del suo maritino-guardia del corpo, lui con un’attricetta che frequentava ogni tanto, ed era scattata qualcosa nel cuore del nostro cantante-eroe romantico. Aveva ricominciato a pensare a lei, ai momenti passati insieme e si era riempito di amarezza. Dopo lo scherzo che le aveva fatto alla premiazione, Mina  neanche lo guardava in faccia e non aveva mai risposto ai suoi messaggi, ma lui la voleva ancora, e il cuore gli scoppiava a vederla con un altro. Greg era da sempre un tipo spregiudicato, uno che non teme il pericolo, e quella sera anche grazie all'aiuto di un bel numero di drink, si decise a seguirla fuori per parlarle per la prima volta dopo quello stupido bacio di anni prima, con il cuore in tempesta.
Mina, consapevole di avere un marito geloso, non lo aveva neanche guardato per tutta la sera, e aveva sperato che finisse presto quell’evento, ma aveva ricevuto una telefonata importante ed era stata costretta a fuggire in giardino per rispondere. Tremò quando si accorse che Greg l'aveva seguita, perché non voleva assolutamente che Juan li vedesse insieme e temeva che potesse mettersi nei guai, ma Greg si comportò terribilmente male. L’afferrò immediatamente, e Mina provò a liberarsi dalla sua presa, gli gridò di lasciarla in pace, ma lui la scaraventò contro il muro per “parlarle”e non prestò attenzione alle sue rimostranze.
Mina sapeva che Juan la stava aspettando, che sarebbe andato a cercarla se avesse tardato troppo e glielo disse, ma Greg era fuori di sé e neanche la ascoltò. Non era un uomo violento, non lo era mai stato, ma aveva bevuto un po' troppo e aveva decisamente perso il controllo. Non faceva che dirgli che doveva lasciarla, che le faceva male ai polsi e che non voleva parlare con lui, ma Greg aveva fatto troppi giochi erotici di quel tipo con lei, per capire che era seria; generalmente a quel punto lei iniziava a schiaffeggiarlo e lui la baciava. E poi, proprio mentre stava per dirle che non voleva lasciarla, quando stava per provare a baciarla, Juan giunse e perse la testa. Detestava quell'uomo, lo odiava con tutta l'anima perché non faceva che tormentare Mina, ma generalmente riusciva a tenere a bada la sua rabbia. Adesso, però, l’aveva sentita urlare e aveva capito che la stava trattenendo contro la sua volontà, e così l’ uomo di ghiaccio aveva letteralmente perso il controllo e “spiegato” a Greg che nessuno al mondo poteva fare del male alla sua donna, la quale si era affrettata a nascondersi dietro di lui spaventata e a supplicarlo di smettere, anche se non era molto semplice una volta giunti a quel punto.
Quella era stata l'ultima volta che Greg aveva provato a parlare con Mina, il tradimento di lei, spaventata e muta alle spalle del marito, l'aveva deluso completamente e non aveva più voluto vederla né sentirla. Quella, però, era stata anche l'ultima volta in cui quell’uomo così violento era apparso nella vita di Joey, seppur trasversalmente. Non gli era mai piaciuto Juan, mai! Lo aveva incontrato anni prima, ma aveva sempre pensato che fosse una specie di criminale e aveva voluto stargli alla larga. Certo lo nominavano spesso, specialmente quando Greg faceva il coglione. Ormai dire “chiamiamo l'ispanico” era un'usanza tra loro e persino Sarah lo ripeteva spesso.
Per un attimo Joey pensò a tutto quello che Sarah voleva che dicesse e alla possibile reazione di un tale padre, così alzando le braccia in segno di resa, disse alla moglie la famosa frase:“col cazzo, a costo di portarlo all'altare con il mitra, io costringo Chris a sposarsi!Non voglio inimicarmi il marito di satana, ma se vuoi farlo tu...fa pure! Mi farò scudo con il tuo corpo, mia dolce amata.”
Provocando una risata prevedibile alla povera Sarah, che si era sentita esattamente come il marito: in scacco. Eh già, anche lei pensò che non sarebbe stato facile affrontare il problema insieme ad una persona che ti massacra se non sei d'accordo con lui, ma nessuno dei due conosceva bene Juan, ovviamente.
“Lucy! Dovevo immaginarlo che c'era lei dietro tutto questo casino! Ha lasciato i segugi infernali a casa, mia meravigliosa signora?”
Sussurrò Joey facendo un ridicolo inchino e Mina ridacchiando ribattè “Mary, Mary, Mary imparerai mai? Ci sono sempre io dietro i casini…”
Juan scosse soltanto la testa e Sarah non disse nulla, si limitò a prendere a gomitate il marito. I ragazzi, invece, non capirono un accidente e Johanna provò a chiedere delucidazioni, ma nessuno la ascoltò. Il clima era già abbastanza imbarazzante così.
“Insomma meglio che entriamo e ne parliamo tutti insieme di questa cosa, perchè veramente si prospetta un casino!”
Sentenziò Sarah molto seria e quasi in panico. Juan le metteva agitazione, ma a sconvolgerla era in realtà l'idea di avere come nuora un mix tra l'uomo più violento e la donna più stronza che avesse mai conosciuto.
La povera Jane, invece, era piuttosto perplessa. Chris le aveva detto di mostrarsi esattamente per quello che era, una meravigliosa creatura dolce e sicura di sé, e lei così aveva fatto. Si era presentata con la sua solita faccina carina e sicura, impettita e con quell'atteggiamento che Chris definiva “da gazzella” si era presentata, lasciando Madame Sarah piuttosto confusa.
Anche lei si sentì disorientata, in realtà: si aspettava una suocera vecchio stile, una che urla e ringhia e invece la mamma di Chris sembrava assolutamente lontana dalle sue aspettative. Nulla di lei combaciava con l'idea che si era fatta e sembrava quasi simile a sua madre: una donna sulla quarantina, giovanile e simpatica, ma si sbagliava. Sarah stava solo pensando a come sfoderare gli artigli senza far uccidere nessuno.
“Sari, tu sei proprio sicura che entrare a casa sia una buona idea? Non hai dimenticato che abbiamo ospiti?”
Sussurrò suo marito e lei inorridì. Certo, mettere quei tre insieme era proprio l'ultima cosa al mondo che potesse desiderare, così sussurrò solo “oh cazzo!” E decise di dirottare tutti verso il giardino, intimando a suo marito di liberarsi dell'ospite prima possibile e con qualsiasi mezzo.
“Digli che lo facciamo dormire con lui se non se ne va!”
Intimò al marito, ma lui sapeva benissimo che Greg Swanson per nessun motivo al mondo avrebbe voluto perdersi l'occasione di rivedere la sua Mina.
Per dieci minuti buoni nessuno disse una parola e Jane rimase a farsi un centinaio di migliaia di domande. La mamma di Chris non le aveva detto neanche una parola, ma l'aveva guardata molto male e lei non ne capiva il motivo. Aveva seguito tutte le direttive del suo ragazzo e non aveva minimamente dato valore allo sciocco sketch tra sua madre e il padre di Chris; aveva archiviato l'incidente come “una battuta tra vecchi amici, compagni di poker magari” ma ovviamente avrebbe chiesto tutto alla madre, appena avessero avuto un secondo. Però proprio non capiva la freddezza della suocera. Certo, se avesse saputo che Madame Sarah era da sempre gelosa di sua madre e che il solo vederla le faceva venire migliaia di complessi di inferiorità, forse avrebbe avuto le idee più chiare.
Si accomodarono nel prato dietro a casa Stanley, in comodissime poltrone di vimini immerse in un meraviglioso giardino all'inglese. Quel posto aveva visto un sacco di nomi della musica mondiale ed era un pezzo di storia, ma Mina pensò solo che fosse piuttosto vecchiotto e che il prato stava diventando marrone.
Poi, mentre tutti fissavano nel vuoto, pensando ognuno alle proprie seccature, successe una cosa strana che in un certo modo allentò la tensione. Erano mesi che gli Stanley provavano a contattare un giardiniere che sapesse regolargli l'impianto di irrigazione:un bocchettone era impazzito e improvvisamente partiva, inzuppando chiunque. Più di una persona celebre era stata vittima di quello che Joey chiamava “la testa matta” e quel giorno stava per succedere anche agli Jimenez.
Mentre Joey e Sarah costernati provavano a spingere tutti a scappare, Juan disse candidamente “se serve, posso sistemarlo, eh…” facendo sentire molto meglio i padroni di casa, ma solo per un attimo, perché dopo aver ottenuto il loro assenso prese la pistola e sparò un colpo solo, che bloccò l'irrigatore.
“Ecco! A questo non avevo mai pensato!”
Farfugliò Joey ridacchiando nervoso, mentre Mina riprendeva il marito urlando cose come “oh andiamo, possiamo evitare il far west per cinque minuti?” mentre Juan stringendosi nelle spalle rispondeva “li ho aiutati, eh. Adesso sarà più semplice sostituirlo e non rischiano problemi con gli ospiti.”
Joey, invece, avvicinandosi al figlio palesemente sconvolto sussurrò “facciamo un patto: ci guardiamo le palle a vicenda e...Dio, evitiamo di farlo incazzare! Non voglio finire con una pallottola al centro dello scroto.”
Chris ridacchiò soltanto, ma fecero il patto, ma il primo a non rispettarlo fu proprio Joey!

Nota:
Ciao a tutti, scusate se ci ho messo un po' ad aggiornare, ma volevo dare a tutti il tempo di finire la prima storia e arrivare a questa. Allora che ne pensate di questa situazione? Come reagirà Juan a trovarsi davanti Greg? Come andranno le cose? Fatemi sapere.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 e 11 ***


Capitolo 10: discorsi seri e non.

Ci furono circa quindici minuti di pace, prima che iniziasse il disastro. Mina e Sarah si sforzarono di essere cortesi l’una con l’altra, Joey faceva il buon padrone di casa offrendo a tutti da bere, gli sposi sorridevano e gli altri ragazzi si squadravano a vicenda. Soprattutto Sid e John. La più piccola degli Stanley era rimasta a bocca aperta nel trovarsi quel pezzo di ragazzo davanti, perchè sembrava quasi un attore o un modello, ed era sceso dall’auto con un paio d’occhiali da sole scuri e una giacca di pelle che lo rendeva ancora più sexy. Non smetteva di fissarlo e John quasi arrossì, perché non gli era mai capitata una ragazzina così spudorata, ma la trovò anche molto bella. Sid aveva ereditato i capelli biondi e gli occhi azzurri di suo padre, ed era abbastanza formosetta per la sua età, ma continuava a fissarlo con molto interesse e John si sentì tremendamente a disagio.  Era fidanzato, non poteva accettare le avances di altre, ma la verità era che si sentiva terribilmente intimidito dalla sicurezza di quella biondina.
“Sembrate un team di modelli, comunque…” disse Sarah, con molta onestà e Mina sorrise con molta dolcezza, perché lo prese per un complimento, ma Joey capì che c’era del sarcasmo e decise di intervenire, dicendo ovviamente la cosa sbagliata.  
“E allora, diciamoci le cose come stanno, non fingiamo di essere qui per prendere un té tra amici...”disse  molto serio, versando da bere a Juan“...che diavolo avete intenzione di fare? Volete tenerlo?”
Si erano seduti da poco e ancora non avevano servito i dolcetti, perciò Sarah non immaginava neanche che lui decidesse di tirare fuori quella cosa in quel momento, ed ebbe quasi un conato di vomito al sentire quelle parole. Sconvolta diede una tremenda gomitata al marito per spingerlo a tacere, ma Joey alzò le braccia e gridò “oh senti SJ, qualcuno doveva pur chiederglielo!E non era necessario slogarmi la spalla per dire che non eri d'accordo con me.”
 Mentre i coniugi Stanley si fulminavano con gli occhi a vicenda, litigando furiosamente senza dire una parola, il piccolo Chris ebbe la malaugurata idea di alzarsi per fare un annuncio. Vedete, non era un ragazzo sicuro, ma per la prima volta nella sua vita sentiva di avere un'idea esatta sul suo futuro. Era sempre Jane quella che sceglieva cosa fare, lei era molto forte e determinata, quindi Chris le lasciava sempre il comando, ma questa volta lei non aveva idea di cosa fare e lui aveva pensato a tutto. O almeno così credeva.
“Lo so che siamo giovani, e lo so che sembra un passo azzardato, ma io voglio tenere mio figlio. E vorrei sposare il mio unico grande amore. Magari non ora, tra un anno o due, in modo da avere il tempo di finire la Juillard entrambi, tornare a San Francisco e venire a lavorare per la mamma, e trovarti un lavoro come ballerina, o no, insomma come vuoi. La cosa importante, però, è che vorrei crescere il nostro bambino insieme, amore mio. Se tu ci vuoi, ovviamente”
Aveva detto quelle parole con moltissima dolcezza e il cuore di Jane letteralmente si era letteralmente sciolto per lo sguardo che le aveva lanciato, ma lei era troppo confusa e ce lo aveva scritto letteralmente in faccia. Chris aveva immaginato tutto il loro futuro in modo estremamente romantico, ma anche poco realistico. Non sarebbe stato semplice per Jane finire la scuola e trovare lavoro come ballerina, e non era quello il suo più grande desiderio, ma il problema peggiore era un altro: si sentiva completamente e totalmente senza via d’uscita, e temeva che qualsiasi scelta avrebbe portato caos e devastazione della sua vita.  
E mentre Jane cercava le parole adatte per cercare di non spezzargli il cuore, e Mina fissava Juan per trovare una soluzione, Joey gridò “Cazzo Chris vuoi ucciderla? Dì una cazzata per volta, o almeno avvertimi se vuoi spararle a raffica, così prendo il defibrillatore. ”
 Aveva cercato di strappare un sorriso alla platea perchè aveva capito immediatamente cosa stesse per accadere: non solo aveva visto lo smarrimento negli occhi di Mina, ma aveva letto lo stupore e lo spavento negli occhi della piccola Jane. Non era un uomo particolarmente intelligente il nostro Joey, però capiva la gente molto bene e aveva una certa esperienza con le donne in fuga. Sarah, invece, era sconvolta e quasi imbambolata. Avrebbe voluto gridare migliaia di cose, soprattutto contro Mina e l'ispanico, colpevoli secondo lei di aver messo tutte quelle cazzate in testa al figlio, ma non riusciva a dire nulla e poi, la ragazzina disse tutto quello che avrebbe voluto dire lei. “insomma amore, mi dici qualcosa?”
Sussurrò Chris con il cuore a pezzi, cercando con gli occhi lo sguardo sfuggente di Jane, ma lei angosciata sussurrò “mi dispiace…” provocando un infarto a tutti i presenti.
Juan si disse che doveva portarla via da quella situazione, che doveva proteggerla da quel momento così duro, ma Mina sembrava abbastanza tranquilla e non riusciva proprio a capirne il perché.
“Io non lo so Chris e sono contenta che tu sia così sicuro” aggiunse, piuttosto stravolta “ ma io invece non ho la minima idea di cosa stia accadendo e non so neanche cosa devo fare. Non so niente, in pratica. Ci ho pensato mille volte, ma non lo so se voglio diventare madre…”
Fu un discorso molto duro per Jane, e suo padre le prese la mano e le sorrise con dolcezza. Aveva tutte le ragioni del mondo per essere confusa, ma Juan sapeva che Jane soffriva anche perché pensava di averli delusi, e voleva dimostrarle che le sarebbe stato vicino in ogni modo. Chris, invece, era sconvolto. Aveva mal interpretato le parole di lei e si era convinto che lei fosse insicura anche del loro rapporto, ed era letteralmente morto. Se ne stava lì con immensi occhi azzurri spalancati a sentire quella piccola ragazzina che gli diceva tutte quelle cose crudeli, e non sapeva davvero come fare a sopportare quel dolore.
“…purtroppo è difficile provare a valutare il fattore emotivo se non sai cosa si provi, magari impazzirò d’amore prendendolo in braccio, magari lo darò in adozione, non lo so Chris.”
Concluse, fissandolo con enormi occhioni azzurri colpevoli e lui scosse solo la testa, ma non si dissero una parola, perché il clown della situazione aveva deciso di intervenire.
 “Questo fa male…”
Commentò Joey, e per la prima volta suo figlio lo fissò con lo stesso sguardo severo della madre e lui si decise a tacere, anche perchè un altro padre aveva deciso di intervenire nella faccenda. Con la mano nella sua, Juan sussurrò solo “Direi che ti stai agitando troppo, bambina. Avete tempo in abbondanza per decidere cosa fare, quindi puoi tranquillizzarti. Non c'è nulla da decidere immediatamente. Era fondamentale solo capire se volevi abortire o meno, per ovvie ragioni. Un matrimonio frettoloso non è sicuramente la soluzione migliore, come dicevi tu, vanno soppesate le varie opzioni con calma.”
Eh sì, sentire la voce dell'ispanico era realmente impressionante e la famiglia Stanley rimase muta e attonita: avevano sempre creduto che fosse muto o straniero! Ed invece parlava, e aveva anche una bella voce. Calma, profonda, quasi ipnotica e tremendamente sensuale e sicura. Mina sorrise soltanto, annuendo e Jane fissò il padre con moltissimo affetto, perché stava provando a tranquillizzarla e stava usando anche un sacco di parole, cosa assolutamente inusuale per lui.
“Però piccola, dobbiamo essere onesti- aggiunse, con la stessa dolcezza che si usa per parlare con i bambini- credi davvero che potresti dare in adozione un pezzo di te? Proprio tu, che sei così affettuosa e così attaccata alle  tue cose?E' vero che non conosci il fattore emotivo, ma credimi: non ce la faresti mai.”
 Joey detestava ammetterlo, ma credeva che avesse ragione e per un momento gli parve un uomo così diverso da quello che gli avevano dipinto.
 “...certo che non devi decidere subito, stai tranquilla”aggiunse Mina, cercando di far sorridere di nuovo la sua bambina, e ci riuscì.
 “...Io sono stranamente d'accordo su tutta la linea, anche se non mi fa piacere dirlo. Credo sia la prima volta che io e Lucy concordiamo su qualcosa”
Aggiunse Joey con fare molto serio, e Juan lo fissò per un attimo come per dirgli “ma a te chi aveva chiesto cosa ne pensi?”.
 “E scommetto che anche mia moglie, una volta smesso di fare la statuina, sarà d'accordo. Dai Sari, puoi parlare anche tu, sai?Di solito non stai mai zitta, oggi invece dobbiamo pregarti per parlare?” Per l'ennesima volta la signora Stanley prese a gomitate il marito e poi sforzandosi di restare calma rispose “Eh sì, mi secca dirlo ma direi che siamo tutti d'accordo. Jane mi sembra una che sa quello che dice e questo è certamente positivo. Aspettare e vedere come si sviluppano le cose mi sembra la soluzione migliore...”
Un sorriso compiaciuto si posò come una farfalla sulle labbra di quella bella ragazza, perché si rese conto che erano tutti dalla sua parte, tutti la capivano e la supportavano.
 “Anche perchè noi ci siamo lasciati dopo la nascita di Chris, quindi...” aggiunse Joey ridacchiando e stavolta la moglie gli diede un pugno tremendo per farlo tacere, dato che non voleva che il mondo sapesse gli affari loro.
“Sì, fantastico, voi siete tutti d'accordo, ma io no. Non capisco, veramente!”
 Aggiunse Chris sconvolto, cercando di parlare dolcemente, ma allo stesso tempo furioso. Stava con Jane da due anni e malgrado la loro giovane età, sposarsi non gli sembrava un gesto avventato. Anche lui, come il padre di lei, credeva che Jane non avrebbe mai potuto dare via il suo bambino, perchè la conosceva bene: dormiva ancora con le logore bambole che aveva da bambina e non riusciva a staccarsi neanche dalle scarpette da danza rotte, figuriamoci poi da suo figlio.
“Insomma, ok, non sai se vuoi avere un bambino, ma davvero hai dubbi su noi due? Perché dillo subito, altrimenti…”
Jane provò ad aprire bocca per spiegarsi meglio, perchè credeva che Chris avesse frainteso il suo discorso. Lei non era contraria al matrimonio, lo avrebbe sposato anche immediatamente perchè era certa che fosse l'uomo giusto, ma non sapeva se si sentiva in grado di crescere un bambino e di rinunciare a tutti i suoi sogni a soli diciassette anni. Capì che Christian aveva frainteso e decise di spiegarsi, ma fu interrotta da qualcuno che aveva una fastidiosa tendenza ad impicciarsi negli affari altrui.
“Senti ragazzo, è una cosa complicata e richiede tempo, ma se c'è una cosa che ho imparato dai miei cinque matrimoni...”
In quel momento Juan fissò Mina stravolto, e lei si mise a ridere. Conosceva tre mogli, ma evidentemente se n'era persa un paio, e sussurrò al marito “...beh speriamo che abbia preso dalla madre! Mi sembra una più seria.”
 “... non puoi forzare una donna a diventare madre. E neanche a sposarti o finisce con il suo ex noioso e antipatico. La ragazza gatto ha bisogno di tempo, è una pulcina deve crescere, e tu devi rispettarla. Amarla, non metterle pressione, sopportare le migliaia di pipì ogni trenta secondi e tutte le crisi stile Hulk, e basta.”
“E ci hai messo cinque matrimoni per capirlo? Sagace!”
Ribattè Juan ridacchiando, senza sapere bene perchè. Non gli era minimamente simpatico Joey, ma non avrebbe dovuto essere così sarcastico, però quel commento gli era letteralmente scivolato fuori e fortunatamente Joey non si offese. Ridacchiando rispose “e beh non tutti hanno la fortuna di dover affrontare come prima moglie il drago a tre teste: scommetto che tu l'hai capito mezzo secondo dopo aver conosciuto Mina, che sarebbero stati guai! O almeno, per me è stato così. Anche se devo ammettere che scambierei volentieri due chiacchiere in privato con te...”
 “Per spiegarmi come mai ti sei sposato cinque volte? Devo dire che mi interessa...”ribattè Juan a tono e Joey stringendo le spalle ribattè “no, quello è facile da capire: sono un romantico!”
Era un confronto divertente il loro, ma Chris furioso gli disse di tacere, e solo allora Jane fissandolo dolcemente sussurrò “io non ho nessun dubbio, ti amo da morire. Non so se sarò una madre, ma posso essere una moglie, se lo vuoi…”
Juan sentì nitidamente che una parte del suo cuore si staccava in quel momento, ma mentre i due innamorati si baciavano felici, i genitori si scambiavano sguardi estremamente perplessi.
“Mi amor, calmo…” sussurrò piano Mina, afferrandogli la mano che stava tremando, ma lui la guardò soltanto e capì che neanche lei era contenta di quella situazione e per un attimo si sentì immensamente felice di averla accanto, altrimenti non sarebbe mai stato in grado di affrontare quel momento lucidamente. Voleva urlare a squarciagola che era un terribile errore, che erano troppo giovani, e che rischiavano davvero di rovinarsi la vita, e Mina lo capì perfettamente, perciò dopo pochi minuti gli afferrò anche l’altra mano e gli sorrise soltanto, ma in modo terribilmente eloquente. Juan per un attimo si sentì meglio, gli occhi di Mina alleviarono la sua rabbia, e quando lei bisbigliò “lo sai amore, finiranno col tenerlo ed è meglio se restano insieme e provano a crescerlo, no?”annuì soltanto.  E poi, proprio quando stava pensando a cosa dire a quei due ragazzini, apparve sulla porta l’uomo che lui odiava più di ogni altro al mondo, e il povero Juan fu di nuovo invaso dalla collera.


Capitolo 11: il padrino.
 

“Sapete come si dice, no? Che si finisce per assomigliare molto al padrino, fin troppo. E tu, Christian, John, Paul Stanley, ragazzo mio, a quanto pare somigli a me più che a chiunque altro...”
Sussurrò con voce suadente un uomo meraviglioso appoggiato alla porta che dava sul giardino. Oggettivamente era molto bello: capelli corti, castani con qualche piccola spolverata di bianco qua e là, occhi di un verde smeraldo spaventoso, lentiggini adorabili sul naso, un bel corpo snello ma atletico e un'espressione da vecchio volpone playboy che ha visto tante cose.
La sua comparsa provocò una serie di reazioni, molte delle quali passarono inosservate: Juan nel trovarselo davanti strinse soltanto i pugni e serrò la mascella, mentre sua moglie lo fissava con fare preoccupato. Chris e Jane lo fissarono interdetti, ma erano troppo felici per prestare attenzione a chiunque altro in quel momento. Joey invece cercava il modo per stemperare quello strano clima stile Far West, ma non ci riusciva. Ad essere sinceri in quel clima di imbarazzo e confusione generale, fu un'altra persona a dire qualcosa, una personcina che nessuno avrebbe potuto prevedere.
“Mio Dio, ecco perchè vi conosco! Voi siete gli Headbangers, o mamma mia!”
Gridò Johanna stravolta, con le guance arrossate e gli occhi lucidi, e Juan pensò solo “e ti pareva! Mi mancava solo questa!”ma non disse nulla, strinse soltanto le mani di sua moglie con tantissima forza.
 “Certo bellissima creatura, io sono Greg Swanson, lui e Mr Stanley e lei è la nota producer S.J. Shaw.”
“Oh Cristo! Sei veramente S.J? Io adoro tutte le tue band, veramente!Se avessi saputo chi eri...beh credo che mi sarei inginocchiata o cose simili.”
Aggiunse la ragazzina animandosi di colpo, ma Sarah le sorrise soltanto e annuì.
“E invece scommetto che tu sei Johanna, vero? Hai sempre questo strano look con il caschetto. Somigli veramente troppo a tuo padre Da bambina eri più simile a tua madre...”aggiunse Greg, lanciando un sorriso di sfida all’uomo che lo stava fissando come per incenerirlo, e la piccola Joy non potè dire più nulla, semplicemente annuì sorpresa.
“E lei è Jane, l'esatta, spiccata immagine di sua madre da ragazzina. Una piccola, meravigliosa venere orientale dagli occhi color ghiaccio. Chris, sinceramente, mi congratulo. Tu invece devi essere John, Dio potresti fare davvero il modello, ragazzo…”
John non sapeva chi fosse quel tizio, ma aveva visto l’espressione di suo padre e di sua madre, e non gli era affatto piaciuta.
“E tu saresti un vecchio stalker?”
Gli ringhiò a bruciapelo, con un’espressione incredibilmente arrogante che fece sorridere Greg perché era esattamente la stessa della madre, ma allo stesso tempo sconvolse completamente Sid che adesso aveva una cotta colossale per quel ragazzino.
“Johnny amore, non essere sgarbato. E’ un vecchio amico della mamma…”
Sussurrò Mina, senza neanche degnare di uno sguardo Greg, ma lui sorrise nervosamente e borbottò “come no, un amico…”
Juan pensò soltanto che avrebbe davvero voluto prenderlo a pugni, ma iniziò a chiedersi come diavolo sapesse tutte quelle cose sui suoi figli. Per un attimo si chiese se fosse possibile che quel maledetto fosse l'amante della moglie, che avesse scoperto così tutto quello che sapeva sulla sua famiglia, e il sangue gli ribollì nelle vene. Poi fissò Mina, che lo stava guardando con immensa dolcezza, e capì che era innocente e che anche solo sospettare di lei era sbagliato e sleale, così le sorrise nel modo più dolce che poteva.
“G io fossi in te la smetterei, perchè rischi di fare la stessa fine del mio irrigatore rotto...papà Jimenez ti ha lanciato lo stesso sguardo...”
Commentò Joey cercando di far sorridere tutti, ma non ci riuscì. Juan aveva lo sguardo fisso su Greg, che invece non toglieva gli occhi di dosso a Mina. Non la vedeva da tantissimo tempo, ma lei non era minimamente cambiata fisicamente, eppure sembrava un'altra donna: la sua Mìmi non avrebbe avuto nessuno scrupolo a fissarlo negli occhi e anche a cacciarlo via, volendo, ma la donna che aveva di fronte neanche lo aveva sfiorato con uno sguardo e sembrava molto a disagio. Fissava quell’uomo insopportabile con la stessa espressione con cui il cane fissa il padrone, e Greg lo trovò francamente rivoltante.
“E allora cosa? Eri il suo ex? E chi se ne frega?”
Aggiunse John estremamente sgarbato e Mina e Jane lo rimproverarono per quei modi, ma Juan ridacchiando pensò che si era appena meritato un mese di sconto dalla punizione.
 Mina sapeva di dover affrontare un argomento spiacevole, lo aveva immaginato da quando aveva visto Joey, ma non pensava che le cose potessero essere così strane. Però era una grande attrice, quindi  fingendo nonchalance rispose tranquillamente “sì ragazzi dovete sapere che molti anni fa ho avuto una relazione con Joey e poi con Greg...”
“e con Rob, Jason, il tecnico del suono...”
Borbottò Greg ridacchiando, ma improvvisamente morì perché la sua Mìmi lo aveva appena fulminato con lo sguardo. Voleva farlo tacere, e così gli lanciò un'occhiataccia, che però il nostro musicista fraintese. Il cuore del povero Greg battè all'impazzata nel sentirsi di nuovo quegli occhi addosso, e lui capì che era proprio come diceva nella sua canzone “l'amore, quello vero, non gli avrebbe mai lasciato via di scampo. Lo avrebbe inseguito e braccato per tutta la vita, fin quando non si fosse piegato alle sue regole.”
“E' interessante che abbia detto 'e poi con Greg', non trovi G? Cos'è Satana, non ricordi bene la storia?O forse non sei tanto brava in grammatica? E poi indica che sia successo dopo...”
“Adesso piantala. Piantatela tutti. Sì, abbiamo avuto una storiella, ma sono passati secoli. E poi abbiamo cose più importanti a cui pensare, mi sembra…”
 Gridò Mina con determinazione, per ammutolire Joey che stranamente tacque. Aveva capito che la “mamma-amica” non aveva in realtà confessato proprio tutto ai propri figli e decise di non dire più nulla, ma fu un altro uomo a intervenire.
“Una storiella Mìmi? Stavamo per sposarci, porco cane! Altro che storiella! Ho messo da parte il mondo intero e persino mia moglie per te! Mi hai detto che ero il primo uomo di cui ti fossi innamorata, varrà pure qualcosa, no?”
Mina sussurrò solo “dannazione” portandosi le mani agli occhi e Juan le lasciò la mano. Non gli aveva mai raccontato quella parte del suo passato con Greg, e lui sapeva che c’era stato dell’affetto tra di loro, ma gli fece un male terribile sentire quelle parole
Juan sembrava veramente arrabbiato e Mina avrebbe voluto strozzare quel cavolo di Greg ancora una volta, perché quando suo marito la fissava in quel modo, generalmente, finivano con il litigare per settimane, e lei non ce la poteva fare a sopportare quella cosa in quel momento. Stavano per litigare, ed era solo colpa di quegli idioti, così con fare rigido e duro proprio di quella che loro chiamavano vecchia Mìmi, la signora Jimenez ringhiò “Si può sapere cosa diavolo avete ancora da blaterare su questa storia? Ok, siamo stati insieme, ero giovanissima e sì, sono stata stronza. Non ne vado fiera, ma succede perciò fatevene una ragione, perché io ho altre cose a cui pensare e non mi servono due vecchi bavosi che fanno le battutacce…”
“Credo di essere della stessa generazione di tuo marito…”
Sussurrò Joey per cercare di calmare un po’ le cose e Mina ridendo rispose “sì, nei tuoi sogni” e tutti capirono che non era il caso di continuare su quella strada.
 “Adesso cerchiamo per favore di capire cosa diavolo sta succedendo a questi ragazzi…” sussurrò Mina piano, e Juan annuì soltanto.
“Cosa vuoi che ci succeda, mamy? Ci amiamo, viviamo insieme da due anni e non ci siamo mai traditi o lasciati per davvero. Voglio provare a sposarmi, io so che Chris è la persona giusta e se non dovesse andare divorzieremo! E tu- aggiunse, riferendosi chiaramente al padre che aveva assunto un'espressione scocciata- non provare a dire nulla: anche mamma stava per sposarsi alla mia età!”
“E avrebbe fatto una cazzata colossale” gridò Joey ridendo, prima di accorgersi che ancora una volta tutti lo stavano fissando con biasimo.
“Ma non hai neanche diciotto anni ragazzina. E poi non ci si può sposare con quella premessa. Non ci si sposa parlando di divorzio, dannazione. Ti sposi quando sei sicuro, perché ti garantisco che non è una passeggiata…”
 Sussurrò il padre, cercando di stare calmo e lei ridendo scosse le spalle e rispose “ Ho avuto voi due come genitori, so benissimo com’è il matrimonio. Può essere molto bello a volte, e un inferno altre volte, lo so. Ma non è sempre una scommessa? Un azzardo assurdo?”
“Sei una bambina…” le sussurrò Juan con una dolcezza disarmante e Jane sorridendogli sussurrò “pazienza, c’est la vie. Tu hai incontrato l'amore della tua vita a venticinque anni, io a quindici. Che ci possiamo fare?”
Mai come in quel momento Juan sentì la mancanza di Mina, così dimenticò per un attimo la faccenda Greg e cercò la sua mano, ma lei sussurrò all’orecchio “diamogli tempo, vediamo come va” e lui annuì. D’altronde Chris era maggiorenne e Jane lo sarebbe diventato dopo dieci mesi, quindi opporsi e vietarglielo non aveva molto senso, perché l’avrebbero semplicemente fatto senza di loro.
“Ok, meglio andare a cena e poi a letto, così magari ci riprendiamo tutti da questa piacevole serata.”
Concluse Sarah alzandosi di colpo con fare molto seccato. Qualunque cosa poteva andare storta, era andata storta! Era incredibile. Le era parso che quella ragazzina fosse più sveglia del figlio, e purtroppo era vero, ma non in senso positivo.
Juan Jimenez non toccò letteralmente cibo, oppresso da migliaia di pensieri e preoccupazioni. Forse davvero lasciare che Jane si sposasse era la soluzione migliore, ma quanto era doloroso? E poi, intercettando uno sguardo languido che quel maledetto Swanson aveva inviato a sua moglie, rabbrividì. Detestava quella situazione, odiava l’idea di dover avere a che fare con un uomo che avrebbe fatto ogni cosa per portargli via la sua famiglia, e in un certo senso si sentiva molto impotente, avvilito e fallito. Sembrava quasi che tutto gli stesse per crollare davanti.
Non parlava mai con Mina dei suoi ex o del suo passato, ma era sicuro di essere stato il suo primo vero amore e sentir dire quelle parole a Greg lo mandò in paranoia. Se lei aveva accettato di sposarlo, doveva essere davvero una cosa importante, e questo pensiero lo tormentò. Non aveva fatto mai domande a Mina sul suo passato, non aveva mai voluto approfondire più di tanto, eppure ora che il passato si era manifestato in quel modo, non aveva altra scelta che affrontarlo. Mina dolcemente gli chiese dove fossero finiti i suoi pensieri, e lui le sorrise soltanto.
Sapeva che era furioso e anche preoccupato, e ne aveva anche tutte le ragioni, ma non aveva idea di cosa fare per tranquillizzarlo. Si chiese se fosse solo la questione dei ragazzi a preoccuparlo, ma sapeva benissimo che non era così e involontariamente le sfuggì un sospiro, che impensierì Juan ancora di più.
La cena fu lunga e silenziosa. Joey fece solo qualche battutina, ma poi si accorse che la moglie aveva ripreso il suo rapporto simbiotico con il telefono e questo lo intristì.
L'unica che parlava di continuo era Johanna che ora li riempiva di domande sulla musica, sui loro testi e sulle persone famose che avevano incontrato in vita loro.
Greg fingeva di ascoltarla e annuiva sorridendo, ma in realtà studiava Mina e Juan. Lei gli teneva la mano, gli sorrideva ma lui neanche la guardava. Sembrava immerso in profonde meditazioni e questo la rendeva chiaramente triste. Fu in quel momento che Greg Swanson capì: se l'avesse voluta, avrebbe potuto riaverla.
Sì, era evidente. Non era più giovanissima ormai e adorava un uomo che non aveva per lei neanche un briciolo di affetto e tenerezza, era ovvio che avrebbe potuto capitolare se lui avesse usato i modi giusti.
Purtroppo questo era uno dei pensieri che rendevano Juan tanto muto e silenzioso. Non si aspettava che sua moglie avesse concretamente amato un altro uomo prima di lui, in quindici anni non aveva mai detto una cosa simile e per lui fu un colpo. Così dopo cena, una volta a letto rimase a fissare il soffitto immerso tra mille pensieri: Jane incinta, che non sa che fare con il bambino, Chris che dice tutte quelle cazzate e poi la sua Mina.
La signora Jimenez nel frattempo, aveva deciso di tranquillizzare il marito, così aveva indossato un completino intimo di pizzo nero e la sua vestaglia di raso e facendo finta di niente aveva iniziato a mettersi la crema profumata in giro per il corpo, esattamente di fronte a lui.
“Non lavori stasera?” Aveva chiesto con voce suadente e Juan, fissandola, aveva solo scosso la testa.
“Troppi pensieri?”aggiunse sorridendo e lui semplicemente annuì.
“Posso fare qualcosa per farli andare via?”
Sussurrò con voce flebile, spalmando la crema per il corpo sulle sue magnifiche gambe nude, ma Juan rispose rigido “dimmi la verità: hai mentito quando mi hai detto che ero il primo uomo di cui ti fossi innamorata?”
“No, amorcito, scherzi? E’ che non avevo la minima idea di cosa fosse l’amore prima di trovare il mio scontroso artista…”
Sussurrò, con una voce molto dolce, che per un attimo rasserenò Juan, che nervosissimo aggiunse “ma lo amavi?”
“No, amor, te l’ho detto. Però gli ho voluto bene” aggiunse, posando la crema e avvicinandosi finalmente al letto.
Juan sospirò forte allora e per qualche minuto non disse nulla, ma pensò che così era quasi peggio. Evidentemente era stato lui il primo uomo a cui Mina si era affezionata e questo era tremendamente fastidioso.
 Ci pensò un po’, ma terribilmente confuso le chiese “e perchè ho dovuto penare tanto per sentirti dire quelle due parole, si può sapere?” facendola ridere forte.
“perché tu sei un uomo difficile Juanito, e avevo paura che non provassi per me quello che provavo io…”
Rispose piano, stendendosi accanto a lui e accarezzandogli i capelli e lui fu completamente travolto da una vertigine. Mina restava sempre l’unica cosa al mondo capace di sconvolgerlo, renderlo furioso e felice con un solo battito di ciglia, e senza sapere neanche lui bene come, si ritrovò a ricambiare quelle carezze.
“…non l’ho mai detto a nessuno per prima, comunque. Se ti può consolare…” aggiunse ridacchiando e Juan spazientendosi ruggì “a quante persone lo hai detto, si può sapere?” ma sua moglie rise forte, prima di fissarlo intensamente e sussurrare “e tu?”
Juan rise fortissimo per quella domanda così stupida, ma decise di non rispondere e Mina punzecchiò per un po’, fino a spingerlo a dire “ma a chi diavolo credi che avrei mai potuto dirlo, eh?” facendola sorridere dolcemente. Si stese sul suo corpo, allora, e cominciò ad aprirgli la camicia, e Juan la lasciò fare.
“Sei sexy da morire, lo sai?” gli sussurrò pianissimo e lui sorrise, perché aveva proprio bisogno di sentirselo dire, ma non disse nulla, perché Mina aveva cominciato a baciargli il tatuaggio sul collo.
 “Sei ancora geloso della tua vecchia moglie?Dopo tutto questo tempo?” sussurrò baciandogli il petto e Juan rise soltanto. Evidentemente non era bravo a dimostrare le cose, perchè non esisteva al mondo uomo più geloso di lui!
“No, affatto. Stavo solo pensando che siccome vi amavate, potrei chiedergli di rimettersi con te e di liberarmi definitivamente da questa scocciatura, ma non so se si prenderebbe anche i ragazzi...”
Ribattè ridendo, perché non si sa come gli era venuta voglia di fare l’uomo simpatico, e Mina si offese da morire. Gli tirò un gancio destro impressionante e scendendo dal suo corpo gli spiegò che non aveva bisogno che lui le trovasse un marito, che era molto ricercata, e poi aggiunse “Ricordati che l'hai voluto tu! Non ti lamentare se mi scopo un altro. Certo che lui o chiunque altro prenderebbe anche i ragazzi, vuoi vedere?”
Juan, però, la trattenne immediatamente e con poco sforzo: per quanto lei scalciasse e si agitasse era piccola ed esile e trattenerla per lui non era uno sforzo. Così la spinse sul materasso e fissandola negli occhi sussurrò “Non provare neanche a dire una cosa simile. Tu sei mia, hai capito?”
“Io non sono proprio di nessuno...” ribattè seccata e Juan la lasciò. Voleva fare la dura, evidentemente, e decise di lasciarla fare, ma in realtà Mina si aspettava di essere trattenuta di nuovo, e quando questo non accadde, si girò dall’altro lato del letto con fare triste e pensoso.
“Fai sul serio con questa cosa della lite o vuoi solo essere sedotta? Dal fatto che sei praticamente nuda, direi la seconda, ma non so...” Sussurrò Juan ridendo, ma Mina non rispose e così si decise a fare il romantico. Doveva sempre un po' forzarsi per dire certe cose, così sospirando le accarezzò la schiena e sussurrò “E dai, mi conosci, sai quello che provo e come sono fatto...”
“Lo so, ma potresti anche fingere di essere carino qualche volta...” rispose la signora offesissima.
“E va bene, allora se vuoi che ripeta sempre le solite cose, lo farò. Hai la benché minima idea di quanto mi faresti male se mi lasciassi? Sedici anni Mina, sedici anni con te accanto, sono un gran bel pezzo della mia vita, il migliore. E non immagini neanche quanto mi senta grato di averti ogni giorno. Perciò non fare la scema e baciami.”
Mina obbedì e si lasciò andare e per quella sera la mente di Juan si calmò, ma ben presto tutti i dubbi e i sospetti su Greg e Mina ricominciarono a divorarlo.

Nota:
Ciao a tutti, non so se qualcuno sta seguendo questa storia, per questo sto dando la priorità all'altra a cui sto lavorando che ha maggiori feedback. Se ci siete, però, battete un colpo. Allora che ne pensate del matrimonio di Jane e Chris? Vi piace questa coppietta? E che ne pensate dei loro genitori? Fatemi sapere, vi aspetto.

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Capitolo 11
*** Capitolo 12: ***


Capitolo 12: strani incontri mattutini.
“Io non ti amo Juan, non sei l’uomo che voglio e ho intenzione di stare con lui, ora che posso, finalmente”gli disse Mina senza nessun riguardo per il suo cuore a pezzi e lui provò in tutti i modi a dirle che avevano costruito una vita intera insieme, che erano una famiglia, ma non riuscì a pronunciare neanche una parola, troppo sconvolto da quella scena così improvvisa e lei gli voltò le spalle dicendo solo “addio, idiota”. A nulla valsero i suoi tentativi di provare ad afferrarla, a raggiungerla: Mina era troppo distante. E poi, come sempre a quel punto, spalancò gli occhi e si svegliò ansimando e sudato. Allungò il braccio verso la sua sinistra e lei era lì e per un attimo pensò solo “Grazie a Dio”, ma Mina farfugliò “Incubo?” e lui letteralmente l’avvolse con le sue braccia, e stringendola forte al petto le sussurrò piano “ti amo Mina, ti amo da morire hai capito?”.
Glielo diceva molto raramente, ma le parve davvero troppo agitato, così senza neanche aprire gli occhi lo abbracciò fortissimo e sussurrò “yo también, mi amor, ma ora riposiamo…” chiedendogli di accucciarsi sul suo seno.
Aveva sempre avuto paura dei suoi sentimenti per lei, perché davvero quella piccola donna era capace di fargli fare qualsiasi cosa, ma negli ultimi anni le cose erano andate di male in peggio. Tre anni prima erano stati davvero sull’orlo del divorzio, perché Mina aveva posato nuda per una grossa campagna contro la violenza sulle donne, ignorando totalmente che lui l’avesse letteralmente scongiurata di non farlo. Si era comportato bene, aveva detto esattamente tutto quello che provava, si era sforzato terribilmente per confessarle che gli faceva male l’idea di vederla nuda in giro per New York, e che il suo orgoglio e il suo cuore non avrebbero retto quella cosa, ma Mina lo aveva letteralmente ignorato e questo gli aveva fatto troppo male. Si era comportata come se non le importasse minimamente dei suoi sentimenti e lui aveva cominciato a difendersi da lei.  Era stato un periodo molto difficile, in cui tutti avevano sofferto, anche perché era andato via di casa e le aveva fatto trovare i documenti del divorzio. Mina lo aveva letteralmente supplicato di non farlo, aveva fatto di tutto per farlo sentire amato e Juan alla fine aveva deciso di perdonarla, ma tutte le sue insicurezze si erano risvegliate ed erano peggiorate sempre di più.
Erano mesi ormai che faceva sogni come quello, da quando Mina durante un litigio gli aveva gridato che nessuna donna sarebbe stata felice di avere accanto un marito così assente, acido e antipatico, che non fa altro che evidenziare i suoi difetti e non le dice mai qualcosa di gentile. Si era scusata, dopo, ma Juan non era riuscito a smettere di pensare a quelle parole, che lo ferivano tanto perché semplicemente descrivevano il suo modo di comportarsi con lei. Aveva deciso di provare a comportarsi diversamente, ma aveva davvero un sacco di difficoltà a farla contenta e a volte si chiedeva come diavolo dovesse fare per farla sorridere. L’idea di avere così vicino l’uomo che avrebbe fatto ogni cosa per portargliela via, poi, gli faceva una paura terribile. Mina era l’insieme di tutte le cose che qualsiasi uomo potrebbe desiderare, e lui non la stava tenendo abbastanza stretta, ma non riusciva proprio a capire come fare.
Non ci provò neanche a riaddormentarsi, ma rimase steso sul suo seno, cercando di rilassarsi, anche se non era semplice. Aveva troppi pensieri per la testa e l'ansia gli impediva di riposare, così era rimasto a guardarla. Era tenera e quasi buffa: voleva fare la moglie sexy che dorme in biancheria intima e profumo, ma faceva un freddo cane, quindi nella notte si era arrotolata nelle coperte come un involtino primavera, lasciandolo totalmente scoperto. Non le piaceva l’idea di dormire con lui addosso, quella posizione era terribilmente scomoda anche perché Juan pesava molto, così dopo averlo tranquillizzato, si girò nel sonno e lo lasciò a fissarla.
Il signor Jimenez fece lunghi piani quella notte: decise che doveva assecondare sua figlia nella malsana idea del matrimonio e, come aveva detto lei, cercare di aiutarli. Sì, perchè sapeva per certo che lei non avrebbe mai potuto dare in adozione il bambino e si dissero che il matrimonio era decisamente la soluzione migliore. Certo erano giovani e anche abbastanza idioti e matti, ma c’era un bambino di mezzo e bisognava fare un tentativo.
La faccenda del matrimonio della figlia fece invecchiare Juan di almeno cinque anni in una notte, eppure non fu l'unica cosa a tenerlo sveglio. Aveva la netta sensazione che il suo matrimonio e la sua famiglia fossero ad un punto di svolta, e così si ritrovò a formulare piani che riguardavano anche la sua compagna: Mina faceva di tutto per dimostrargli che era importante, ma lui malgrado tutti i suoi sforzi, forse non le dimostrava abbastanza affetto e avrebbe dovuto cambiare. Generalmente la loro relazione andava avanti così: si amavano pazzamente per un periodo, al punto da stare a letto per giorni solo per fare l’amore e coccolarsi, poi lui la trattava male, lei sopportava per un po' e poi cominciava a diventare acida a sua volta e  finivano con l'ignorarsi per settimane, litigare e non parlarsi per un po'. Alla fine uno dei due (generalmente Juan) faceva un gesto di distensione nei confronti dell’altro, qualche moina e il ciclo ricominciava. Non c'era niente di strano, era la loro routine da tutta la vita, ma Juan adesso era davvero preoccupato. Temeva che se l'avesse mandata a quel paese, se avesse litigato con lei come faceva di solito, Greg gli avrebbe fregato la moglie.
Apparentemente l'uomo di ghiaccio sembrava molto calmo e sicuro, ma aveva realmente paura di perderla. Certo, molto spesso la detestava e lei lo torturava con assurde pretese, ma c'erano delle volte in cui Juan chiedeva a se stesso perchè diavolo lei lo sopportasse ancora. C'erano delle volte in cui non si sopportava neanche lui. Si disse che doveva cercare di essere più dolce, e così decise di portarle la colazione.
In realtà aveva mentito a Chris: lui cucinava da sempre per sua moglie, ma era più spesso lei a farlo per lui. Mina faceva ogni cosa per lui, e poi si stupiva quando le dedicava piccole attenzioni, apparentemente stupide, come un disegno o la colazione. Era persino capace di fremere se lui le prendeva la mano davanti alla stampa.
Così, si vestì in fretta e furia e cercando di essere silenzioso, decise di farle una sorpresa. Non avrebbe fatto nulla di complicato, solo un caffè e una macedonia, ma Mina non mangiava altro a colazione fortunatamente. Con passo felpato scese in cucina e si trovò davanti una persona molto confusa. Non era strano che Sarah fosse in cucina, di sabato mattina a preparare i pancake, ma in qualche modo vederla in versione cuoca stupì Juan, che se la immaginava come una manager severa, troppo indaffarata per la famiglia.
In realtà la signora Stanley era esattamente come se la immaginava Juan, ma non era riuscita a dormire, perciò aveva passato la notte a cucinare, dato che Joey aveva russato tremendamente per tutta la notte. Lui non vedeva il problema: Chris era innamorato, conosceva bene la sua donna e aspettava un bambino, quindi gli sembrava giusto e anche logico il matrimonio.
“Insomma SJ io ho sposato donne che conoscevo molto meno, te inclusa, e in alcuni casi è andata bene...”
Le aveva risposto, quando gli aveva aperto il suo cuore e Sarah aveva capito che era inutile parlargli, così si era chiusa nel suo mutismo e aveva ricominciato a lavorare. Non aveva chiuso occhio quella notte e le venne quasi un colpo quando Juan le fece notare la sua presenza schiarendosi la voce.
“Scusa, non volevo spaventarti” le sussurrò lui con aria colpevole, e Sarah pensò che sembrava un cane con le orecchie abbassate.
“Ti serve qualcosa?”chiese, sforzandosi di sembrare gentile e Juan capì che non era proprio felice di averlo intorno. Le chiese se poteva fare del caffè e Sarah ovviamente gli disse di sì. Così, mentre lui preparava la caffettiera rimasero in silenzio. Non era semplice parlare con quel tizio, che diceva pochissime parole e spesso rispondeva solo con un cenno della testa, così Sarah rimase in silenzio, concentrandosi sui dolci.
“Sono al cioccolato, giusto? Hanno un odore favoloso…” provò a dire Juan imbarazzato. Non gli piaceva quella situazione e così cercò di essere gentile e Sarah con un sorriso gli rispose di sì.
“Vuoi portarne uno a tua moglie, insieme al caffè?” Aggiunse gentilmente e Juan si mise a ridere, spiazzandola del tutto. In quel momento Sarah avrebbe voluto prenderlo a schiaffi per quel suo atteggiamento così maleducato, ma subito Juan si spiegò meglio “oh se le portassi un dolce mi ucciderebbe. Divorzierebbe a tempo di record. Adora i dolci forse più di qualsiasi altra cosa, ma è costantemente a dieta. Magari, se posso osare, ti rubo un po' di frutta...” sussurrò con fare particolarmente cortese e allora Sarah si acquietò e annuì decisa.
 “ E le porti sempre la colazione a letto?” chiese, pensando che lui fosse davvero estremamente dolce, ma Juan si strinse nelle spalle e con un sospiro rispose “...non è che ci vediamo poi tanto, sai. Lei lavora tantissimo, e quando gira un film è fuori per almeno sei mesi, quindi negli ultimi anni saremo stati insieme sì e no per un anno e mezzo. Ma sì, quando siamo insieme gliela porto. Mina non si sveglia senza quattro tazze di caffè e adora sentirne l'odore appena sveglia.”
“Quindi lei è riuscita a dormire stanotte?”chiese Sarah agitata, ma aveva capito ormai che l'uomo di fronte a lei condivideva la sua stessa insonnia e Juan annuì soltanto. Capì che affrontare un tale argomento ad una tale ora richiedeva come minimo una sigaretta, ma non ne aveva una e così Sarah gli porse il suo pacchetto. Rimasero per qualche secondo in silenzio, poi Sarah ridacchiando aggiunse “...pensa che dieci anni fa non solo non fumavo più, ma avevo anche spinto Joey a smettere. Poi la vita mi ha portato a riprendere e lui ovviamente ci è ricaduto in pieno!”
“ Anche io ho giurato a mio figlio di smettere insieme, ma non ce la farò mai…” disse ridacchiando e poi dolcemente aggiunse “Mina fuma raramente, ma dice che non posso rimproverarlo finchè non do il buon esempio...”
In realtà Mina fumava solo quando lui era lontano o avevano litigato, perché associava quell’odore all’uomo che amava, e voleva sentirselo addosso.
“Comunque...non era facile dormire stanotte...”
Aggiunse Juan e così iniziarono a parlare del matrimonio dei ragazzi e dei loro pensieri, ma stranamente la calma di Juan riuscì a tranquillizzare anche Sarah. Sembrava uno che avesse le idee chiare e le trasmise un gran senso di calma. Non era come Joey, non pensava che “l'importante era provare” ma le spiegò varie cose e lei si convinse.
“E va bene, credo che non abbiamo altra soluzione, dobbiamo appoggiarli, per quanto tutto questo sia una follia. Però...ti invidio da morire!” Confessò Sarah un po' in imbarazzo e Juan la fissò confuso, ma immediatamente lei aggiunse “come cazzo fai a stare così calmo in una situazione simile non lo so! Io sto quasi per avere un infarto, porco cazzo!”
Si mise a ridere, allora, ma non disse nulla perchè un'altra persona li raggiunse e interruppe il loro discorso.
“L'odore di caffè mi ha raggiunta fino al piano di sopra, Dio papà ti adoro!” Sussurrò la piccola Jane stiracchiandosi, ma Juan ridendo le rispose “sei incinta bimba, ti tocca darci un taglio...”
“Ma non esiste!”Gridò lei offesa e Sarah si fece una gran risata. Offrì un pancake anche a lei, ma la sua giovane nuora col sorriso rispose “no grazie! Io sono una ballerina, non posso proprio mangiare queste cose, ma mi piacerebbe, se conta. ”
Jane aveva pianificato per tutta la notte e aveva anche svegliato Chris all'alba per mostrargli tutto e fargli vedere le immagini su internet. Aveva scelto il luogo del matrimonio, lo stile e qualsiasi altra cosa! Aveva persino fatto un progetto finanziario e annunciato a Chris i loro piani per gli anni successivi, sconvolgendolo, ovviamente. Era tornata se stessa e aveva fatto ciò che le riusciva meglio: pianificare. Dopo un iniziale attimo di smarrimento, aveva ripreso in mano la sua vita, cambiato priorità e organizzato un nuovo piano d'azione. Avrebbe per ora congelato l'anno alla Juillard per ritornare una volta decisa la situazione con il bambino e per questo temeva di ingrassare troppo. Avrebbe già messo su peso perchè smetteva di ballare, quindi si era decisa a sottoporsi ad un rigido regime alimentare e questo sconcertò la suocera.
“Oh beh...ci sarà l'embargo dei carboidrati anche a casa tua, preparati!” Ribattè Juan tagliando la frutta e Sarah gridò molto seriamente “oh, non esiste! Finchè avrò vita questa casa sarà piena di dolci, biscotti e schifezze. Al diavolo le diete.”
Juan pensò solo che Joey fosse un uomo fortunato, perchè non doveva combattere costantemente con il cibo e la palestra e tutto il resto, però poi guardò un attimo meglio Sarah e si disse che, in fondo, valeva la pena combattere: sì la signora Stanley era una bella donna, e neanche grassa, però sua moglie era di un’altra specie.
“Io scappo di sopra a svegliare Chris col caffè, poi più tardi parliamo! Ho avuto migliaia di idee sul matrimonio e credo che anche lei voglia conoscerle, giusto Signora Stanley?”
Sarah pensò soltanto “eh, come no!” ma le fece solo un sorriso che mal celava il suo astio nei confronti della ragazzina che stava rovinando la vita a suo figlio. Per un attimo rimase muta e in silenzio, poi fissò il vassoio di Juan e sussurrò solo “oh dio santo!” perchè lui aveva disposto la frutta in un particolare modo ed ora le fettine formavano un bellissimo mosaico, cosa che sconvolse Sarah.
“Si dicono tante cose cattive sul tuo conto, ma comincio a credere che non siano vere!” Gli disse Sarah con un sorriso, ma Juan ridacchiando ribattè “no, no: sono vere, te lo garantisco. Solo per Mina vale questo regime…” prima di scomparire con un vassoio.
Ovviamente svegliò sua moglie sfiorandola soltanto con due dita, come faceva solo raramente e lei si sentì morire.
“Mi porti la colazione a letto, ancora? Dopo tutto questo tempo?”sussurrò incredula sorseggiando il caffè e accarezzandolo, ma Juan non disse nulla, si limitò a fissarla mentre fumava.
“Dì la verità: volevi fare l'amore e hai pensato di portarmi un caffè per svegliarmi...”aggiunse ridacchiando euforica ma lui scosse solo la testa. Non era quello il suo scopo, ma farla sentire amata e Mina, felice per ciò che aveva fatto, mise da parte il caffè e decise di fargli provare la stessa cosa, sussurrandogli piano “spogliati”. A Juan andò di traverso il fumo per lo sguardo e il tono di lei, ma obbedì senza fare storie e impazzì per il modo in cui lei lo guardava ancora, dopo tanto tempo. Mina iniziò ad accarezzare e  baciare tutto il suo bellissimo corpo nudo e Juan perse il controllo.
“Sei rinvenuto finalmente!”
Gridò Sarah a Joey circa mezz'ora dopo l'uscita di scena di Juan. Si erano svegliati tutti e i pancake erano quasi finiti, persino Greg era apparso prima di lui in giacca e cravatta e dalla bellezza sfolgorante. I ragazzi ormai erano usciti in giardino e a tavola c'erano solo Chris e Jane che si facevano le coccole.
“Certo che mi sono svegliato, non avrei potuto fare altro con gli sposini nella stanza accanto...”rispose scocciato, stropicciandosi la barba incolta e Jane seria gridò “e che ti abbiamo fatto noi?”
“No, non voi...i tuoi. Certo che hanno un modo decisamente divertente di svegliarsi...”rispose, ridacchiando e Sarah non perse l'occasione per fargli notare che Juan era sceso a preparare la colazione alla moglie.
“Lo faccio anche io se reagisci così anche tu, bimba...”ribattè con fare sensuale, baciandola all'improvviso e Sarah ribattè “oh, come se non lo avessi mai fatto...”
“Era così eccezionale?E' durato così tanto?”ringhiò Greg seccato, ma Joey scuotendo la testa ribattè “non è una questione di durata, ma di intensità.”
“La finite di parlare dei miei suoceri?”
Gridò Chris sconvolto e improvvisamente qualcuno ribattè “No, no, lasciali parlare. Qual è l'argomento del giorno? E per favore non dite ancora una volta la vostra storia con Mina, state diventando noiosi”
Tutti si girarono a fissare la porta e si accorsero che uno sfolgorante Juan era apparso con uno strano sorriso allegro, che le rivelazioni di Jane gli avrebbero tolto poco dopo.

Nota:
Ciao a tutti, allora che ne pensate di questa situazione? Come andranno le cose tra Juan e Mina? vi ho spaventato all'inizio eh? Fatemi sapere se ci siete

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Capitolo 12
*** Capitolo 13 e 14 ***


Capitolo 13: liti prematrimoniali.
 
“Insomma non ti piacciono i pancake e i muffin? Puoi anche dirlo tranquillamente, non mi offendo mica!”
Ringhiò Sarah, osservando lo strano atteggiamento di Juan: aveva preso varie cose al tavolo della colazione, ma non aveva finito nulla, solo il caffè. Aveva lasciato un po' di ogni cosa e questo aveva offeso la permalosissima padrona di casa, ma ben presto la risposta alla sua domanda si materializzò davanti ai suoi occhi in profumo e tuta da ginnastica. Mina era perfetta e sorridente già appena sveglia, cosa che infastidiva tremendamente Sarah e Greg; la prima era convinta di aver bisogno di ore per diventare passabile, il secondo era ancora terribilmente arrabbiato per la storia dei due innamorati che fanno sesso.
Si sedette accanto al marito e proprio quando Sarah stava per offrirsi di prenderle qualcosa per colazione, Juan le mise il suo piatto sotto al naso e si alzò per prenderle il caffè, ma lei sussurrò “E’caldo?” E lui ridacchiando chiese a Sarah il permesso di rifarlo, lasciando tutti di stucco.
“Ma non potevi aspettarmi per mangiare?”
Gli chiese, quando lui tornò con il caffè caldo, lasciando di nuovo tutti basiti, per quei suoi modi prepotenti, ma lui le mise solo una mano sulla testa e lei sorrise in modo tanto dolce da spezzare il cuore di Greg.
“Sei davvero incontentabile però Lucy. Quest’uomo è un santo per sopportarti…”
Commentò Joey divertito, ma anche impressionato da quello stranissimo rapporto e Juan fu tentato di rispondere “non la sopporto, infatti” ma Mina gli fece soltanto un gestaccio e Juan pensò che fosse più efficace.
“E’ solo innamorato…” sussurrò Mina accarezzando i lunghissimi capelli del suo compagno con dolcezza, e poi aggiunse “…però difendimi Juanito, dillo che non sono così difficile…”ma lui inarcò le sopracciglia e poi gli scappò una risata fortissima e anche lei si fece travolgere.
“Non mi sono mai piaciute le cose semplici…”
Rispose, tornando serio e Greg pensò solo “adesso vomito” ma non disse nulla, perché Jane intervenne spiegando a tutti gli adulti presenti i suoi piani, e ne venne fuori un casino.
“Ho scelto tutto: abito, fiori, location e tutto il resto. Ne ho parlato con Chris e ho capito che conviene che ci sposiamo qui, magari nella zona dei vigneti. So a cosa pensi, mamma, ma la signora Stanley è sempre tanto impegnata e difficilmente potrebbe venire a New York per i preparativi. Sposandoci qui, invece, potrebbe aiutarci.”
Era un pensiero carino, ma l'ultima cosa che Mina desiderava era dover affrontare mesi e mesi di preparativi a casa di quel logorroico di Joey. Anche Sarah ne era lusingata, era felice di sentire che sua nuora volesse il suo aiuto e il suo parere, e per un attimo pensò che le cose avrebbero potuto andare molto peggio, ma poi la giovane impettita continuò sorridendo “ inoltre voglio un matrimonio al caldo e con il sole, quindi New York era assolutamente da scartare nel periodo che voglio. Eh già, adesso viene il pezzo forte: ho deciso che voglio sposarmi prima della nascita del bambino, massimo tra tre mesi. Così non avrò ancora la pancia gigante e ...”
“Non esiste!” Ringhiò bruscamente Mina, interpretando il pensiero comune, ma provocando l'ira di Jane. Avevano lo stesso carattere e le stesse reazioni e fissandole Sarah pensò che sembrava che Mina stesse litigando allo specchio.
“E perchè no? Tu e papà vi siete sposati in pochissimo tempo, non lo hai sempre detto? Non dicevi 'è stata la cosa più romantica del mondo?' Beh voglio anche io una cosa romantica!”
Ribattè Jane con astio e Mina spiegò con calma “...sì, certo, ma avevamo una casa in cui vivevamo già, la nostra vita era già indirizzata e avviata...avremmo anche potuto sposarci a Las Vegas il giorno dopo averlo deciso, se è per questo, ma voi no. E tu poi sei minorenne, quindi non esiste in nessun universo. Aspettiamo di capire come si evolve questa storia del bambino e come procedono le cose tra voi e allora, solo allora, penseremo ad eventuali matrimoni…”
Mina era stata rigidissima e Jane era rimasta senza fiato, anche perchè Juan aveva sussurrato “assolutamente d’accordo” .
“Quindi avete deciso cosa fare della mia vita? Volete decidere anche altro?” ringhiò offesissima, ma Mina con molta decisione le rispose “…se continui a prendere decisioni avventate, senza un minimo di maturità, sì lo faremo”
 “...secondo me tua madre ha ragione sul matrimonio, Jany...”osò dire Chris, rendendo la futura madre letteralmente furiosa. Tutti si aspettavano che l'avrebbe incenerito con uno sguardo solo, esattamente come suo padre, ma il piccolo Chris si fece valere, con somma sorpresa di tutti i presenti. Era molto innamorato di lei e aveva il cuore ancora più puro dei suoi occhi, ma non era un idiota.
“Non voglio sposarmi in fretta e furia e poi finire a vivere a casa dei miei o dei tuoi, voglio costruire una casa nostra, sistemarla come si deve e in pochi mesi non possiamo. Non riesco neanche a finire la scuola in tre mesi.”
Chris era molto lucido e serio, eppure in qualche strano modo, dolcissimo. Non voleva ferirla, non voleva rimandare il matrimonio per qualche motivo particolare e continuava a giocherellare con le dita della sua mano, ma Jane s'infuriò e cominciò ad alzare la voce. Lo accusò come sempre di non amarla abbastanza, di non volere ciò che voleva lei e di un altro milione di cose. Come tutte le coppie, anche loro finivano col litigare per miliardi di motivi, completamente diversi dalla scintilla iniziale, perciò a neanche ventiquattro ore dal loro arrivo a San Francisco gli sposini erano in lite e i genitori decisero di fare la cosa migliore: lasciarli in pace.
Sarah fu costretta a scappare in ufficio, lasciando Joey a sbuffare e la famiglia Jimenez decise di allontanarsi il più possibile dalla sala in cui si teneva il litigio tra Chris e Jane, così finirono tutti in giardino, a fare finta di non morire d’imbarazzo.
“Ha esattamente il tuo carattere, comunque. Dice anche esattamente le stesse cose, è assurdo…” sussurrò Joey a Mina e Greg annuì soltanto, perché stava pensando esattamente la stessa cosa, ma la mamma scosse solo la testa e sussurrò sospirando “sono solo troppo giovani e questa cosa finirà male davvero…”
“Speriamo di no, o finirà per inghiottire Chris in un boccone solo. Lui non è abbastanza temprato per gestire una donnina impossibile, dovresti dargli due lezioni signor Jimenez. Insomma, non vi ho visti litigare, ma direi che comunque l’hai domata abbastanza…”
 Juan sbuffò soltanto, ma si perse nelle stesse considerazioni che rendevano Mina così preoccupata. Era vero, Jane aveva il suo carattere, ma purtroppo era anche orgogliosa e testarda come lui, e questo era davvero un mix pericoloso.  
Nel frattempo i nostri ragazzi erano in preda ad una tremenda lite. Jane non capiva perchè Chris avesse quella reazione spropositata e lui neanche sapeva cosa gli stesse succedendo. La amava, molto, ma era stufo di quel suo atteggiamento predominante e arrogante. Sapete, molti direbbero che l'idea di diventare padre aveva reso Chris più uomo, più maturo, ma la verità era solo che il buonsenso lo aveva spinto a dire la sua. Jane non era la sola ad aver fatto dei piani e Chris, anche se non sembrava, ci aveva pensato molto bene prima di chiederle di sposarlo e crescere il bambino insieme. Lo avevano preso tutti per un pazzo romantico e avventato, un ragazzino, ma lui aveva fatto tutti i dovuti conti.
“Io voglio stare con te per tutta la vita, ma te l’ho detto dobbiamo risolvere delle cose...”le sussurrò, accarezzandole i capelli. Jane era in lacrime, credeva che stessero per lasciarsi, ma non era così. Avevano avuto una discussione veramente molto forte, talmente tanto da spezzare il cuore alla povera Jany, che aveva qualcosa da confessare a Chris, ma ora si era decisa a tenersela per sé. Doveva dire più cose quella mattina, ma non ci era riuscita.
“Che dovremmo risolvere? Che dubbi hai?” Ringhiò, con gli occhi ancora bagnati di lacrime, e lui accarezzandole la guancia sussurrò “Nessun dubbio. Tu sei la mia certezza dalla prima volta che ti ho guardata negli occhi. Io ti amo, ma voglio poter provvedere a te nel migliore dei modi ed ora non posso. C'è poco da piangere e da gridare, Jany, non posso. Non è mancanza d'amore, perchè solo tu sai veramente quanto ti amo e non voglio credere che tu sia così sciocca da metterlo in dubbio...”le accarezzò la guancia in quel momento e Jane si sentì morire. Non aveva mai visto il suo compagno così deciso e sicuro, e stava letteralmente impazzendo. Gli diceva sempre di “essere uomo” di “non fare sempre ciò che lei chiedeva” ed ora lo stava facendo e lei era senza parole.
“...io non ho dubbi, è solo che mi serve un po' di tempo per realizzare il mio piano, tutto qui. Mi dai un anno? Finirò la Juillard, e troverò lavoro e allora potrò mantenere te e casa nostra. Posso provare a chiedere a mia madre una piccola raccomandazione a New York, posso provare ad iniziare ora qualche stage, così una volta finita la scuola potrò passare a lavorare a stipendio pieno e mantenervi...”
“Non vuoi più suonare?”Sussurrò Jane esterrefatta e lui scosse solo la testa. “Ma era il tuo grande sogno, da sempre ed ora...”
“Ed ora niente. Non devo mica andare a fare il pasticciere? Suonerò ancora, ma come producer. In fondo, se ci pensi, mio padre me l’ha sempre detto che sono tanto timido per fare il cantante. E poi lo sai: sono sempre stato più a mio agio con gli spartiti, che con il pubblico. Sono cresciuto tra note e foglietti e...mia madre è un grande nome.”
Jane era sconvolta, si chiedeva quando Chris avesse avuto il tempo di prendere tutte quelle decisioni,quando fosse cambiato tanto. E proprio mentre si chiedeva se glielo avessero sostituito in piena notte, lui avvicinando il volto al suo sussurrò
“ Vedi che ho un piano anche io? Non manca molto, solo un anno e allora potremmo finalmente sposarci e avere la nostra famiglia…” aggiunse, un secondo prima di baciarla e lei cambiò totalmente tono, esattamente come faceva sua madre con suo padre. Non voleva più fare la dura, ma dolcemente aggiunse “...ma allora avremo il bambino piccolo e come faremo? Dovremo dormire in cose diverse? Io voglio che siamo una famiglia…”
Le era venuto spontaneo, e Chris esplose in un bellissimo sorriso, che si estese anche a lei. E' così, vedete: come avevano detto tutti, Jane doveva solo avere il tempo di abituarsi all'idea di diventare mamma. Il suo cervello pieno di calcoli doveva solo metabolizzare la notizia, e lo aveva fatto quasi inconsciamente in tre giorni.
“...allora facciamo così: io cerco un lavoro e una piccola casa, ma nel frattempo chiediamo aiuto ai tuoi, così quando nascerà avremo un posto per stare insieme ed essere una famiglia…” sussurrò Chris, prendendola saldamente tra le braccia e Jane sorridendo sussurrò solo “va bene, come vuoi tu...capitano.”
Era successo: aveva lasciato che qualcun altro prendesse il controllo della sua vita, per quanto spaventoso fosse. Aveva permesso a Chris di decidere delle vite di entrambi e del loro bambino e questa cosa la stravolse. Se questo vi pare un elemento di poco conto...beh non conoscete Jane!
 
Capitolo 14:genitori e figli
 
“Avanti bell'uomo, andiamo a correre...” disse, improvvisamente la signora Jimenez, interrompendo una strana quiete. Juan sembrava fissare nel vuoto, intento in profonde meditazioni, Sid, Marianne e John erano seduti sul prato accanto a Mina e giocavano con il cagnone della famiglia Stanley.
Juan si alzò di malavoglia, ma felice di poter restare da solo con la moglie per un po', ma poi Mina gridò a John di alzare il culo per andare a correre e Juan pensò “addio momento da soli”.
John stava socializzando con quelle due strane ragazzine, soprattutto con Sid che si era mostrata molto carina e disponibile nei suoi confronti e gli era piaciuta subito, perciò non aveva nessuna voglia di andare ad allenarsi, ma Mina fu inflessibile.
“Anche con i figli sei una rompipalle…”
Le disse Joey divertito e Mina ringhiò “Se vuole fare lo sportivo davvero, non può saltare gli allenamenti, e se gli pesa tanto andare a fare una corsetta forse deve ripensare ai suoi piani per il futuro…”
“Ha senso, però resti una gran rottura…” le rispose ridacchiando, e Mina gli lanciò un’occhiata severissima e aggiunse “E onestamente, neanche a te farebbe male correre un po’ Stanley”
Juan rise soltanto e anche Greg, ma Joey le rispose “touchè, mi farò i cazzi miei” facendola sorridere, ma quando Mina fece per andarsene una creatura improvvisamente le sussurrò “posso...potrei venire anche io?”
In realtà quella fu la prima volta che Juan e Mina si accorsero della presenza di quella persona: Marianne era sempre molto silenziosa e carina, quasi schiva. Non si capiva bene se fosse un ragazzo o una ragazza, persa com'era in quella nuvola di fittissimi ricci biondi e vestita con abiti chiaramente da uomo.
Marianne Stanley, in realtà, era una ragazza. Una dolce, timida, ragazzina di quasi sedici anni che detestava ogni cosa di se stessa. Vedete, Marianne era incredibilmente infelice del suo aspetto, e non aveva neanche idea di come fare per cambiarlo. L'arrivo di Mina e delle sue ragazze perfette, l'aveva intimidita ancora di più, ma poi l'aveva spinta a dirsi che doveva provare. La signora Jimenez sembrava un'esperta di diete e non avrebbe, come sua madre, negato il problema.
Madame Mina, infatti, le sorrise con una dolcezza immane e rispose “ma certo tesoro. Sarà bello allenarsi tutti insieme.”
Juan non fece una piega, l'istinto materno di sua moglie la spingeva sempre a trattare ogni ragazzo o ragazza come se fosse figlio suo, e più di una volta era stato costretto a intervenire per spiegarle che gli amici di suo figlio non la vedevano come madre, ma che ci stavano spudoratamente provando. Ringhiò a Joey, nel modo più gentile che riuscisse “puoi guardare Joy e gli sposi e impedirgli di farsi del male?Te la senti?”
E i due padri semplicemente si guardarono in segno d'accordo, ma subito anche Sid decise di unirsi, perché non voleva perdersi la possibilità di vedere John sudato e affannato, e dopo fu contentissima di essere andata. Mezz’ora dopo finalmente uscirono tutti insieme e Marianne impazzì per l’atteggiamento incoraggiante di Mina e per i suoi consigli, perché si sentì compresa per la prima volta in tanto tempo. La signora Jimenez aveva volutamente moderato l’andatura per non lasciare dietro le due ragazzine, perché aveva paura di ferirle, ma quando John girandosi le disse “…lo vedi che mi imponi di allenarmi, ma poi non riesci a tenere il passo?” si risentì infinitamente e in pochissimo tempo superò sia lui che il padre e girandosi con nonchalance rispose “voi continuate a fumare e mi raggiungerete nei vostri sogni…”
Sid e Marianne erano sconvolte, ma erano davvero bellissimi quei tre, che sembravano quasi tre pantere e le signorine iniziarono a distrarsi quando John si tolse la felpa, mostrando il suo fisico atletico e Sid quasi inciampava in un tombino.
Mina si avvicinò e le disse solo “…eh lo so, è l’effetto che fanno gli uomini Jimenez, io stavo per avere un infarto quando ho visto per la prima volta Juan senza maglietta e aveva forse la metà dei muscoli che ha adesso…”
Le ragazzine risero imbarazzate, ma Mina sorrise loro con infinita dolcezza e complicità e urlò al marito che doveva spogliarsi anche lui, facendolo morire d’imbarazzo. Juan ovviamente non lo fece, ma Mina rimase a commentare con le ragazzine, facendo dire a John che era completamente matta.
Le tre donne rientrarono tutte insieme ridacchiando come scolarette, lasciando molto perplesse tutti gli uomini presenti, soprattutto Joey che si accorse del sorriso delle sue figlie e presentì guai.
“Ho corso per quasi due chilometri!”
Annunciò felicissima Marianne, e Joey e Greg si fissarono molto perplessi, ma lui l’accarezzò dolcemente e le disse che era molto fiero di lei, facendola sorridere ancora di più.
Joey rimase molto colpito dall'effetto che Mina ebbe sulle sue figlie, e cominciò a chiedersi se la sua influenza potesse essere positiva o meno, ma non ebbe molto tempo per rifletterci, perchè in quell'istante comparve Chris che voleva parlare con lui e sua madre.
“Ovviamente non c'è...”ribattè un po' amareggiato, ma subito decise di fare a suo figlio la domanda che lo tormentava da un po'.
“Sei veramente sicuro di volerti sposare con una ragazzina che ti tratta in quel modo? Insomma, può essere bella quanto vuole, ed è ovviamente notevole, ma non esistono quelle scene…”
 Sputò fuori improvvisamente, mentre Chris beveva un sorso d'acqua in cucina, e lo fece quasi strozzare. Era andato a dire ai suoi che aveva bisogno di un lavoro per crescere il bambino con Jane, ed ora suo padre, gli faceva quella domanda, proprio lui che veniva brutalmente malmenato da sua madre ogni volta che la faceva arrabbiare.
“...insomma, non ti hanno fatto il lavaggio del cervello, minacciato o cose così...è una tua idea?”
Aggiunse Joey, cercando di nascondere con un sorriso la preoccupazione, ma Chris ribattè solo “mia idea...al cento per cento. So che tu e la mamma mi ritenete una specie di cagnolino che fissa Jane scodinzolando con occhi adulanti, ma so anche io prendere decisioni... ”
“quindi sei felice?”gli chiese il padre con sguardo indagatore, ma non fu necessaria la risposta: Chris sorrideva in modo vergognoso e i suoi occhi blu erano incredibilmente accesi. Sì, Joey capì che non poteva essere più felice e per un po' fu felice anche lui...fin quando suo figlio gli fece la domanda da migliaia di dollari.
“Però mi devi veramente togliere una curiosità, anche perchè credo che mi servirà saperlo in futuro: tu amavi mia suocera? Insomma...”
Chris aveva gettato lì la cosa con nonchalance, fingendo di fregarsene, ma in realtà era una cosa importante da capire, per sua madre e anche per il bambino, ma Joey cominciò a ridere talmente forte da farlo quasi indispettire.
“Facciamo così: un giorno ti racconto tutta la storia, ma dobbiamo essere certi di essere solo io e te, niente mamma, niente Jane e soprattutto niente Greg e niente ispanico, perché è una storia che definire ‘porno’ sarebbe un eufemismo. No, non la amavo e mi stava pure antipatica, ma lo vedi che corpo ha, no?”
Sì, Chris l'aveva visto fin troppo bene, perché il padre del suo migliore amico d’infanzia aveva nel garage un poster famoso con la copertina di playboy fatta proprio da lei, e quell’immagine l’aveva allietato per buona parte della sua adolescenza, anche se non lo aveva mai detto a nessuno, ed ora lo trovava francamente disgustoso. Moriva d'imbarazzo a sentire suo padre che parlava in quel modo ma Joey non se ne accorse e continuò “...e non aveva mica l'espressione da mamma dolce che ha adesso, col cavolo. Era una specie di bestia selvaggia da sottomettere e...non era semplice dirle no. Per quanto fosse antipatica e tutto il resto, aveva uno strano senso delle perversioni e...Diciamo che mi piaceva troppo soprattutto quando faceva...”
“Bastava un semplice no, papà! Non il resoconto completo dei vostri incontri sessuali. Mi bastava un no!” Gridò Chris completamente rosso e Joey ridacchiando rispose “oh beh...se ti dà fastidio sentire questo, non posso davvero raccontarti questa storia allora…”
In quel momento dovettero interrompersi, perchè Juan era sceso con i capelli bagnati a prendere un po' d'acqua. Avevano fatto la doccia insieme, come sempre. Si erano insaponati a vicenda, pettinati a vicenda e persino richiusi nello stesso accappatoio. Non era un rito che facevano spesso, solo quando lei era stata lontana per troppo tempo, ma ora Juan aveva deciso di farla sentire importante e ci era riuscito, fino a quando Jane, felice e saltellante, aveva fatto irruzione nella loro stanza, interrompendo bruscamente le loro coccole e spingendolo ad afferrare vestiti al volo e scappare.
E mentre Jane parlava con sua madre delle loro decisioni, di quanto Chris fosse stato incredibile e della voglia di fare la mamma che le era maturata dentro, un'altra Jimenez decise di affrontare il padre. Vedete, la piccola Johanna era nel pieno di una colossale cotta per Greg Swanson e non riusciva a capire certe cose. Per lei era l'uomo perfetto e non capiva come avesse fatto sua madre a lasciarlo per suo padre, che era sì un uomo interessante, ma non a quel punto. Joy, però, adorava suo padre e così si decise a parlargli di una cosa che la preoccupava.
“Posso chiederti una cosa?” Gli sussurrò, sorprendendolo in giardino, con una posa quasi meditabonda, e lui annuì.
“Tu non hai paura che mamma possa ripensarci? Che possa lasciarti e sposare Greg?”
A Juan andò il fumo di traverso, ma non fece capire nulla a sua figlia, così strinse semplicemente le spalle.
“...insomma sapevi che ha scritto otto album per lei? Tu non hai mai fatto una cosa simile!”
Juan era sorpreso, talmente tanto da aver quasi perso la parola, ma non capiva bene cosa stesse cercando di dire quella ragazzina. Non gli era chiaro se si auspicasse che sua madre cambiasse marito o se volesse soltanto metterlo in allerta. Ci mise un po' per decifrare le farneticazioni di sua figlia, ma poi capì: era semplicemente preoccupata per la sua famiglia, ma purtroppo aveva ereditato da lui le capacità espressive e non era proprio semplice comprenderla. Vedeva Greg come una specie di creatura irresistibile e bellissima contro cui suo padre non avrebbe mai avuto chance.
“Mi hija, vedi, non è che tua madre stia con me perchè non le sia capitato altro. Ha avuto moltissime altre possibilità, ma non le ha volute, ha voluto me. E’ bellissima, ancora oggi ha tantissimi uomini che continuano tormentarla, ma lei ha fatto la sua scelta e non ha intenzione di cambiarla. Spero, e ci spererò sempre, ma vedi: amare qualcuno non significa intrappolarlo e impedirgli di interagire con altre persone, soffocandolo e mettendogli i paraocchi, ma lasciare che il suo sguardo vaghi libero, sperando che finirà sempre col posarsi su di te. Quindi tranquilla, non c'è motivo di temere, perché mi ama molto e ovviamente anche io amo molto lei.”
Juan non era convinto al cento per cento di quello che aveva detto a sua figlia, ma era stato molto bravo a tranquillizzarla e lei gli aveva sorriso con tanta dolcezza. I due rimasero per un po' in silenzio, seduti l'uno accanto all'altro, e Juan le mise la mano sulla spalla per stringerla. Amava stare con suo padre, proprio perchè si sentiva capita, senza dover necessariamente parlare e Juan lo stesso. Quella piccola sembrava davvero un suo clone, ma più carino.
“Comunque ho deciso di farle una sorpresa, per San Valentino. Ci stavo appunto lavorando...”aggiunse dolcemente e lei s'illuminò. Amava parlare con suo padre dei suoi lavori e Juan si esponeva molto con lei. Così tirò fuori il suo blocco da disegno e le mostrò quello che aveva già iniziato a buttare giù.
Mina e Jane li trovarono così: testa contro testa a fissare i disegni del padre. Erano così incredibilmente identici da far paura. Belli, taciturni e artisti. Per un attimo il cuore di Mina esplose nel vederli così, ma poi decise di interromperli con un abbraccio che entrambi finsero di mal sopportare. La quiete della famiglia Jimenez, si interruppe quella mattina. Enormi nuvole si addensavano all'orizzonte, e presto un vero e proprio uragano li avrebbe travolti.

Nota:
Ciao a tutti, allora cosa succederà a questi giovani sposi? Siete preoccupati per la famiglia Jimenez? fatemi sapere, vi aspetto.

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Capitolo 13
*** Capitoli 15 e 16 ***


Capitolo 15: ricordi di un matrimonio.
 
“Oddio quanto mi piace questo posto!” Esordì Mina felice stringendo le mani come una bambina davanti ad un regalo di Natale. Adorava il ristorante in cui avevano deciso di pranzare, ma non per motivi strani o misteriosi, semplicemente perchè le piaceva la cucina,eppure qualcuno interpretò male quel gesto.
Greg Swanson ovviamente era parte della compagnia e si ricordava benissimo che quello era il ristorante preferito di Mina a San Francisco perchè le aveva chiesto proprio lì di diventare sua moglie. Ricordava quella sera perfettamente e gli veniva ancora un groppo alla gola pensandoci: l'ansia, il vestito nero di Mina che le lasciava completamente tutto scoperto, la sua aragosta intatta nel piatto a fine serata, il discorso di lei su una sua collega stronza e persino la gioia. Già, la gioia che seguiva quegli attimi di puro panico, perchè lei ci aveva messo qualche minuto a dire “sì”. Credeva che l'avesse dimenticato, che non pensasse più a lui, e il fatto che non lo guardasse mai lo aveva davvero reso infelice, ma poi lei aveva prenotato un tavolo proprio in quel posto e per lui fu un segnale inequivocabile. Era come se avesse voluto dire “sì, ti penso ancora, ma non posso dimostrarlo o mio marito uccide entrambi” e questo l'aveva davvero fatto schizzare alle stelle. La cosa diventava ancora più intrigante e speciale e Greg stava impazzendo.
Mina, però, aveva davvero dimenticato che quello era il ristorante in cui le aveva chiesto di sposarlo, e si stava godendo il pranzo senza secondi fini. In realtà era piuttosto lusingata da tutte quelle attenzioni, che avevano provocato una reazione a catena: suo marito, geloso marcio, aveva cominciato ad essere più attento e dolce nei suoi riguardi e lei sapeva bene che era per paura di perdere il confronto con Greg. Così si godeva quel pranzo, gli sguardi famelici del suo ex, sapendo che dopo Juan avrebbe fatto il matto per farla sentire amata. Era bello, e anche dolce: un modo innocente per ravvivare la passione in un marito un po' assente, ma Mina non capiva quanto pericoloso fosse quel gioco. Tormentare un uomo geloso è piuttosto stupido e controproducente, e Mina stava per impararlo a sue spese.
“Oddio, proverete a crescere il bambino! Immagino che ne verrà fuori!” Gridò Sarah, portandosi le mani agli occhi, dopo aver sentito un lungo e dolce discorso degli sposini, e questo infastidì molto Jane. Avevano fatto l'annuncio mano nella mano, come una coppia vera e adulta. Jane era stata dolce, aveva smesso di comportarsi da tigre orgogliosa e aveva mostrato la propria fragilità, ma ora la reazione della suocera la fece infuriare. Ricordate sempre che era una Jimenez, quindi aveva il sangue caldo ed era piuttosto permalosa. Le guance le si fecero molto rosse nel sentire quel commento così acido, ed ignorò totalmente il brindisi proposto dal padre dello sposo per stemperare il clima. Stava cercando in ogni modo di piacere a quella donna, ma Sarah sembrava prevenuta nei suoi confronti, e non aveva apprezzato nulla! Aveva rinunciato ad un matrimonio a New York, che era da sempre il suo sogno, solo per cercare di rendere partecipe anche quella donna, che sembrava volerle fare la guerra. E...beh se voleva una guerra, nessuna era più brava della piccola, orgogliosa, Jane. Con un sorriso molto sicuro, con dolcezza e decisione ribatté “Sì, cresceremo nostro figlio, perchè lo vogliamo veramente e speriamo di essere abbastanza adulti per farlo! So che non abbiamo un'idea precisa di ciò che ci attende e...tutto il resto, ma amiamo nostro figlio.”
Era stata molto dolce e tenera, ma piuttosto irrazionale, almeno secondo Sarah, che stava per ribattere infastidita, quando la piccola Jimenez diede il colpo di coda finale. Dolcemente, giocando con le dita di Chris, aggiunse “e...beh se non dovremmo riuscirci, se non saremo in grado di essere ottimi genitori, potremmo sempre chiedere a voi e attingere dai vostri errori, non crede signora Stanley?In fondo, nessuno sa come si fa, è d'accordo? S'impara sbagliando, e anche voi ne avete fatti di sbagli!”
Sì, Jane aveva deciso di passare all'attacco, ed era stufa di sentirsi trattare male da quella donna. Si era finta una sciocca per essere gentile fino a quel momento, ma lei sapeva molto bene tutta la storia: Sarah aveva abbandonato Chris che aveva solo sei mesi  per trasferirsi dall'altra parte del mondo; addirittura si vociferava che Marianne non fosse neanche figlia di Joey, e non faceva che fumare droghe, bere e stare al cellulare, quindi che diritto poteva avere quella donna di criticare le sue scelte come madre?
In quell'istante le due donne si fissarono intensamente, come se avessero voluto saltarsi reciprocamente alla gola, e stranamente fu Greg ad intervenire, stemperando il clima e spostando il centro dell'attenzione su di sé. Voleva che Mina capisse che aveva recepito il messaggio, che anche lui ricordava ogni attimo di quella loro serata tanto speciale, così sorseggiando il suo vino rosso, sussurrò: “Chris, figlio mio, adesso che hai deciso di condurre all'altare questa meravigliosa piccola donna, dovrai regalarle un anello. Nessuno si sposa senza un anello...un bel diamante, magari...”
In quel momento, entrambe le coppie di genitori si sorrisero teneramente. La verità era che sia Mina che Sarah avevano avuto una storia strana con gli anelli. Sarah ne aveva avuto uno, perché Joey le aveva fatto la proposta ufficiale, ma poi non si erano più sposati e aveva detestato quell'anello. Per lo stesso motivo Mina ne aveva avuti due, e generalmente li indossava entrambi, uno alla mano destra e uno alla sinistra, ma ridacchiò pensando a quando il suo amore le aveva letteralmente lanciato lo scatolino con il primo anello.
“Oh, no niente anello. Stiamo per avere un figlio, non esiste che buttiamo soldi per queste sciocchezze” rispose Jane molto decisa e Chris pensò solo “meno male!” ma le diede solo un lunghissimo bacio.
“Oh signorina, che proposta sarebbe senza un anello? Davvero, davvero pessima. Una proposta dovrebbe essere fatta in un bel posto, con fiori, musica e un bellissimo anello. Capisco che Chris possa aver preferito una proposta spontanea, perchè magari è più romantica, ma una giovane donna ha diritto ad un anello...”
“Oh piantala G! Io e la signora Stanley ci siamo sposati senza tante cazzate, e fino ad ora ha retto, no Signora?”
Joey si avvicinò a Sarah per baciarla e per un attimo rimasero a guardarsi languidamente, immersi nei loro ricordi teneri. Il resto del mondo scomparve per qualche istante, e Sarah dimenticò persino Jane, sorridendo languidamente al suo Joey.
“Beh a me non serve un anello. Non mi piacciono neanche!” aggiunse Jane con decisione. In realtà le sarebbe piaciuto eccome, ma non voleva che Chris pensasse di non poterle dare tutto ciò che voleva, quindi fingeva di fregarsene. Non voleva farlo sentire a disagio o infelice, così aveva deciso di fingere che non le interessasse. Vedete, per quanto stronza e arrogante sembrasse la piccola Jane, non lo era. Amava il suo uomo totalmente e per lui avrebbe rinunciato a tutto. Per lui aveva rinunciato al matrimonio dei suoi sogni, ai suoi piani e beh anche alla sua vita, quindi un anello era ben poca cosa rispetto a tutto questo.
“ E poi è una specie di tradizione di famiglia, no mamma? Anche mio padre ha chiesto a mia madre si sposarla senza anelli.”
Aggiunse Jane, e un sorriso illuminò il viso di Mina come un faretto. Sia lei che Juan sapevano bene che la loro bimba stava mentendo, e Juan capì subito che, malgrado tutto, Jane aveva il cuore della madre e voleva rendere felice Chris.
“Oh beh è vero, in parte. Non me lo ha chiesto con un anello la prima volta, ma…”
“Perché quante volte glielo hai chiesto?” chiese John estremamente divertito, perché non pensava che il padre fosse in grado di chiedere una cosa del genere neanche una volta. Juan aveva preso la mano di Mina con molta dolcezza, ma non  rispose, mostrò solo quattro dita al figlio, lasciandoli vociare un po’ tutti.
“Ma perché gli hai anche detto di no?”
Chiese Joey divertito ma Mina sorridendo rispose “scherzi? Ho sempre detto di sì, ma c’era sempre qualcosa che mancava secondo lui, quindi continuava a richiedermelo…”
Juan sorrise e basta, stringendo forte la piccola mano della moglie. Adorava pensare ai vecchi tempi, a Mina incinta e con i bambini piccoli, e quando ripensava a ciò che era successo in passato, a come lei avesse abbandonato tutto per lui, non riusciva ad evitare di mostrarle i suoi sentimenti.
 “Oddio, quindi non sono l'unico a fare una proposta così, senza anelli, né niente...grande!Pensavo di essere il peggior sfigato della storia, il marito più squallido del mondo, ma se lo ha fatto anche il signor Jimenez deve essere una cosa da fighi… ”
Sussurrò il bel biondino rincuorato, facendo ridere un po’ tutti, ma poi Mina ribattè “Le proposte non pianificate sono le migliori. Hanno un'intensità e una dolcezza diversa. Non sono finte, studiate o preparate, ma sono il frutto di una cosa che ti è esplosa dentro e non riesci a mettere a tacere. Questo è l'amore e questo dovrebbe voler dire sposarsi...”
“Concordo...”sussurrò Sarah, che adesso aveva abbandonato il telefono in una tasca e fissava intensamente un Joey incredulo e felice come pochi. Quando Sarah lo fissava in quel modo, anche dopo tanti anni, smetteva anche solo di notare il resto del mondo.
“Beh non è del tutto vero, mia cara Lucy. Io volevo la mia Sarah da un bel po'ma non riuscivo a trovare il modo e il momento adatto. E non credo di averlo trovato, in realtà. Sai Chris, come ho chiesto a tua madre di sposarmi? Mentre litigavamo. Già, che proposta del cavolo, lo so. Lei era arrabbiata, furiosa, stava andando via ed io ero stato giorni e giorni a chiedermi come fare per farle la proposta perfetta. Non avevo comprato un anello, ma mi aveva portato sfiga la prima volta, così col cazzo che gliel'ho ricomprato e...beh lei era lì, che raccoglieva le sue cose, cercando di non piangere ed io ero a pezzi, non sapevo cosa dire e mi sentivo spaccare in due così, improvvisamente le ho detto solo 'adesso, tu mi sposi' anche perchè eravamo a Las Vegas, quindi l'idea di sposarla lì c'era, e lei...non ho ancora idea del perchè, ma invece di spaccarmi il muso e gridarmi “che cazzo di modo è per dire una cosa del genere” mi ha detto di sì! Giuro che sono morto in quel momento, non ho mai provato una cazzo di cosa così! Insomma lei stava per andarsene e poi...mi ha sposato in...quante ore?”
“Dodici…”sussurrò Sarah con dolcezza. Non si era neanche realmente accorta di aver abbandonato il suo fedele cellulare, ma era felice.
“Che cosa magnifica!”
Ribattè Jane dolcemente, e poi decise di raccontare a Chris ciò che le era stato detto della proposta di matrimonio dei suoi, uccidendo totalmente il povero Greg.
“La nonna dice che le ha comunicato solo la data in cui voleva farlo e poi ha elencato le cose che lei aveva detto di desiderare per il matrimonio...”
 Disse Jane ridacchiando e Juan allora decise di intervenire. Gli piaceva quel discorso, amava vedere l'effetto che quei ricordi avevano su sua moglie e così sussurrò, giocando con i capelli di lei “non è che ci sia molto altro da dire...”ma anche Mina sorridendo intervenne.
“Non è così, e quella è stata solo l’ultima volta. La prima e la terza sono state meravigliose e speciali. La seconda ha solo detto ‘non mi inginocchierò mai quindi prenditi questo anello’ ma va bene comunque…” rispose Mina ridacchiando e strappò un sorriso anche all’uomo in nero.
“Ah ma allora sei un romantico anche tu...”ridacchiò Joey per punzecchiarlo e Juan ribattè “no, non sono romantico...insomma non secondo i tuoi standard. Io non ho sposato mai nessun'altra. Un solo matrimonio mi rende un uomo cinico e banale secondo la tua classificazione.”
Mina rise, ma Chris sussurrò “assolutamente no. Anzi, anche io mi sposerò una volta soltanto. E se non dovesse andare bene con l'amore della mia vita, non vorrò nessun'altra...”
“Oh non dirlo...”ridacchiò Joey, rapito dagli occhi di sua moglie e poi aggiunse “sai, la donna giusta arriva sempre al momento sbagliato, è un dato di fatto.”
In quel momento, però, qualcuno ferito e nervoso, decise di interrompere quell'atmosfera idilliaca per...creare un danno enorme.
“Oh non lo dire a me.”
Ringhiò Greg, scuotendo la testa, mentre con le mani tormentava nervoso il tappo del vino. Era veramente furioso, così aggiunse “quella che credevo essere la donna giusta,che mi ha costretto ad inimicarmi il mondo pur di averla, ha accettato di sposarmi esattamente in questo posto, mangiando e bevendo esattamente le stesse cose, e poi è sparita nel nulla per ripresentarsi un anno dopo in lacrime chiedendomi se l’avessi davvero dimenticata. Figurati.”
Mina in quel momento si ricordò e si portò la mano alla bocca. Sì, erano a San Francisco quella sera, la sera in cui lei voleva rompere e lui voleva chiederle di sposarlo. Si erano già lasciati, e lui aveva deciso di provare il tutto per tutto. La storia, in breve, era questa: dopo lunghi mesi di tira e molla con quei due, Mina si era stufata, Joey se ne era andato, e lei aveva lasciato anche l’altro. Greg aveva sopportato la cosa per qualche giorno, ma poi si era deciso a provare a riconquistarla e beh l'aveva seguita a San Francisco per chiederle di sposarlo. La dolcezza di Greg, il suo amore la spinsero ad accettare perchè davvero lo amava, e sognava da sempre un principe che si prendesse cura di lei, ma ben presto Greg aveva ricominciato a ignorarla e tradirla, ed era stata costretta a dirgli addio.
“Te lo ricordi, no? Le mie parole, l'anello, e tutto il resto?”aggiunse Greg con il cuore in gola, e per un secondo Mina sorrise, ma poi ribattè severa che “lo aveva dimenticato...”anche se non era vero, e chiunque in sala lo capì.
Juan non reagì, non disse una parola, semplicemente si allontanò per fumare, ma era furioso. Sembrava quasi un vulcano che sta per esplodere. Non capiva perchè sua moglie avesse tanto insistito per andare a pranzo in quel posto, era forse un segnale per quell'uomo? L'idea lo fece stare malissimo e a nulla valsero le dolci attenzioni di Mina.
Non le parlò per tutto il giorno, si richiuse in se stesso, per riflettere e cercare di capire cosa stesse succedendo. Saltò la cena e rimase solo per tutto il tempo, dicendo che “doveva lavorare”. In realtà Mina sapeva che era una bugia, perchè lui non era capace di combinare nulla quando era arrabbiato o anche felice. Se qualcosa occupava i suoi pensieri, difficilmente Mr Jimenez riusciva a dedicarsi ad altro e anche quel giorno fu così. Mina inviò Jane e Joy per parlargli, offrirgli cibo e ogni altra cosa, ma lui non disse nulla a nessuno e non mostrò nessuna emozione. Si tenne tutto dentro e si finse calmo, ma non era più tanto bravo a farlo e ben presto la rabbia esplose e beh la montagna ricoperta di neve si dimostrò in realtà un vulcano furioso.
Rientrò in camera sua a sera inoltrata, deciso a fingere indifferenza. Non voleva darle anche la soddisfazione di vederlo furioso, ma voleva sapere. Doveva capire cosa diavolo stava succedendo.
“Dormi?” Le ringhiò appena entrato in camera, ma Mina ribattè “no amore, dimmi.”
Era calma e tranquilla, decisa a spiegargli l'equivoco. Aveva la coscienza pulita, ma il cuore in tumulto. Conosceva molto bene il suo uomo e sapeva di non essere mai riuscita a conquistare del tutto la sua fiducia.
“Avanti, spiega.” Le intimò in piedi, di fronte al letto, con le braccia incrociate e un'espressione severa da far paura, ma Mina sorridendo scosse le spalle e dolcemente sussurrò “non c'è molto da dire amorcito. L'avevo dimenticato, completamente.”
“Sei una bugiarda.” Le gridò furioso e Mina capì: evidentemente aveva notato quel sorriso. Era stato un gesto innocuo e involontario, aveva sorriso perchè quello era un bel ricordo, anche se ormai apparteneva ad un'altra vita.
“No che non lo sono, e lo sai...”aggiunse dolcemente, cercando di raggiungerlo. Provò ad accarezzargli le guance ed i capelli con dolcezza, come faceva sempre, ma questa volta suo marito la prese male.
“A chi vuoi darla a bere, eh? Guarda che lo vedo il tuo sorriso compiaciuto quando ti fa le battutine, e lo vedo come vi guardate e francamente lo trovo disgustoso…” tuonò letteralmente suo marito, e allora Mìmi provò a scusarsi, come faceva sempre quando la beccava a flirtare un po’ troppo con qualcuno, ma non funzionò. Juan era letteralmente furioso, e il fatto che lei continuasse a negare lo rendeva ancora più nervoso.
“Sei libera di fare ciò che vuoi, non ti ho mai trattenuta, ma pretendo onestà da parte tua. Se vuoi lasciarmi, fallo, ma non tradirmi. E' l'unica cosa che ti ho sempre chiesto, mi pare, l'unica regola che ti ho dato, ma a quanto pare...”
“Non dire stronzate, adesso!”
Gridò lei in risposta. Non le piaceva essere accusata ingiustamente. Sì, è vero che si era goduta la sua gelosia, ma non aveva mai fatto nulla per provocarla. Generalmente fissava Greg solo per farlo smettere di tormentarla ed era stata molto attenta a non ricambiare i suoi sguardi, come invece sosteneva il marito. Non gli aveva mai rivolto la parola, non aveva mai risposto alle sue provocazioni e non capiva come diavolo potesse lui accusarla in quel modo. Gli disse tutto, e sussurrò anche che non voleva farlo soffrire e quello del ristorante era stato solo uno sbaglio, ma Juan...beh reagì male, gridandole “Ah e devo anche esserti grata per esserti trattenuta dal fare cose con lui? Che santa donna che sei…”
Mina strinse forte i pugni per la rabbia, ma provò a restare calma, perché non vedeva Juan così geloso davvero da tanto tempo e si disse che era anche colpa sua, perciò sussurrò “ ti sto solo dicendo che sono stata molto attenta a non fare nulla che potesse ferirti…”
“Guarda Mina, fa’ quello che vuoi. Sai che ti dico? Da stasera sentiti libera di fare quello che vuoi, con lui e con chiunque altro perché non me ne importa più niente…”
Vedete, Mina Jimenez era una moglie dolce e tenera, ma diventava una vera tigre quando lui toccava il suo orgoglio. Così, furiosa, ribattè “bene. Mi stai lasciando? Fantastico. Sappi solo che se adesso uscirai da quella porta, se mi lascerai per una cosa così stupida, non mi ritroverai più. Non sono una che si fa trattare in questo modo, soprattutto se innocente.”
“Non sei innocente...”ringhiò Juan accecato dalla gelosia, ma fermo esattamente dov'era. Era stupido lasciarla libera di correre tra le braccia di quel Greg, soprattutto perchè era sicuro che lei non lo avesse ancora tradito, quindi aveva deciso di non andarsene, ma era troppo furioso per tornare a letto. Era, dunque, bloccato in una strana posizione: di spalle a Mina, con il volto rivolto verso la porta, ma completamente immobile.
“Oh beh, se hai già fatto il processo, che cosa vuoi da me? Se nella tua mente hai deciso che le cose stanno in questo modo, chi sono io per dirti che non è vero? Ti rendi conto che ti comporti da pazzo, sì?”
Gridò lei furiosa e ferita, ma non in lacrime. Mina aveva raccolto tutto il suo orgoglio e deciso di parlargli con freddezza, come se non le importasse nulla perché le aveva fatto troppo male sentirgli dire ‘non me ne importa niente’, ma questo fu un errore clamoroso. A Juan non piacque affatto quella freddezza, gli fece ancora più male.
“Beh sai cosa? Non sarò io a lasciarti libera di fare le cose. Se me ne andassi ora, sarebbe troppo semplice: ti autorizzerei persino a chiedere il divorzio e ad ottenerlo. Eh no, se vuoi tornare da lui, devi avere le palle di dirmelo. Guardami in faccia e dimmi che vuoi stare con lui…” le disse, affrontandola di petto. Era totalmente fuori di sé per la gelosia, e Mina capì finalmente quanto fosse pericolosa quella situazione.
“Dio, tu sei pazzo!” Sussurrò lei sconfitta. Aveva giocato troppo con la sua gelosia, evidentemente, ma non lo aveva fatto di proposito.
“Ma...quante ore fa mi hai portato la colazione? Quante ore fa mi hai lavata e asciugata come se fossi un cucciolo? Com'è possibile che ora mi accusi di fare certe cose? Quando ti avrei tradita?” sussurrò piano, con molta dolcezza, perché voleva calmarlo, ma non era proprio semplice.
“Volevi lanciargli un segnale, no? Non è così?”le disse rigidissimo, fulminandola letteralmente con gli occhi, ma Mina sbuffò soltanto e sussurrò “No, non è così. E’ stato solo un equivoco, perché a me importa di te.”
 Juan decise di uscire allora, per calmarsi un attimo e schiarirsi le idee, ma quando rientrò la trovò al buio a letto e pensò si fosse addormentata. Non si dissero più nulla, ma non dormirono nello stesso letto: Juan rimase su una poltrona e non chiuse occhio per ore, troppo sconvolto dalla rabbia che aveva in petto per trovare pace, ma poi si accorse che lei era sveglia e stava piangendo in silenzio. Evidentemente non voleva farsi vedere in lacrime e lui morì. Sì, era tutto troppo sospetto, ma stava facendo il gioco del nemico in quel modo. Non poteva davvero fare quelle scenate per quel motivo, così decise di provare a sistemare le cose raggiungendola a letto.
Mina era tristissima e non riusciva a smettere di pensare che stesse per finire. Era tanto che lui non le faceva una scenata del genere e che non le diceva quelle cose così crudeli, e le faceva troppo male pensare alle sue parole. Improvvisamente, però, si sentì le sue mani addosso e rabbrividì.
“Credevo dormissi...”
Sussurrò asciugandosi le lacrime, perché non voleva farsi vedere in quello stato, ma Juan dolcemente le rispose “come potrei dormire, Mì? Ho il cuore a pezzi e...tu piangi. Non esiste che io dorma mentre tu piangi...”
La strinse forte, allora, e lei sussurrò piano “non te ne importa di me?” facendolo ridere.
“Magari Mina, magari non me ne importasse. Tu sei l’unica cosa di cui mi importa al mondo…”le sussurrò piano e lei si girò per baciarlo e stringerlo forte. Rimasero così, in silenzio, stretti insieme per tutta la notte e al mattino dopo nessuno dei due aveva voglia di riaprire il discorso, così fecero finta di niente e continuarono la loro routine tranquillamente, ma...non avrebbero dovuto. Quella notte, infatti, si era creata una frattura tra loro, una piccola crepa, che poi avrebbe portato alla rottura definitiva.
Capitolo 16: questioni di coppia.
 
“...mi hai detto che 'non sapevi cosa fartene di un'altra donna'...è stata la cosa più romantica della mia vita!”
Sussurrò Sarah felice, distesa sul corpo di suo marito mentre l'acqua le solleticava la pancia. Le era piaciuto rivangare i vecchi tempi a cena e l'aveva spinta a tornare la donna che era una volta: aveva abbandonato il cellulare insieme ai suoi vestiti, dimenticato ogni responsabilità e per la prima volta in molto tempo aveva deciso di concedersi un romantico bagno con il suo consorte, che quasi non credeva che stesse succedendo sul serio.
Quella frase, però, colpì Joey e lo fece sentire a disagio. Il suo rapporto con Tammy non era cambiato, le ripeteva in continuazione che erano solo amici, eppure si sentivano veramente molto e questo lo faceva sentire sporco. Non voleva mentire a Sarah, soprattutto quando si comportava da moglie vera e decideva di dedicargli qualche ora, ma fu costretto a farlo. La signora Stanley, infatti, fissandolo improvvisamente negli occhi chiese “...ed è ancora così? Pensi ancora di non poter avere nessun'altra o stai cercando la numero sei?”
Vedete, Sarah era sempre molto impegnata, ma aveva notato che lui aveva qualcosa di diverso. Da mesi, infatti, le sembrava assente e costantemente insoddisfatto e lei sapeva molto bene qual era il motivo. Joey voleva che lavorasse di meno e facesse di più la mamma e lei avrebbe voluto anche accontentarlo, ma non c'era modo di conciliare i suoi desideri con la carica di presidente. Era sempre costretta a lavorare fino a tardi e molto spesso, faceva cose totalmente diverse da quelle che le piacevano, ma Sarah era una donna estremamente potente e amava la sua carica. Non era felice di stare sempre tanto lontana da Joey, ma non si permetteva neanche di dirlo a se stessa. Non si rifiuta un posto come quello che si era guadagnata.
“...Quando ti comporti come stasera, sì. Quando mi guardi languidamente e metti da parte il mondo solo per startene un po' insieme a me, non potrei neanche pensare di avere un'altra...” le sussurrò con dolcezza e sincerità. Sì, le aveva detto la verità, anche se poi se l'era rimangiata immediatamente sorridendo e ripentendo la frase che usava sempre per celare i suoi pensieri, ossia “scherzo.”
Eh no, Joey non stava scherzando, e anche Sarah lo aveva capito. Quel commento le aveva lasciato l'amaro in bocca, ma stranamente anche lei decise di fare finta di niente. Era una vita che non stavano così bene insieme, che non fumavano e parlavano tranquilli e  decise di non rovinare tutto.
Quella notte, Joey si sentì amato come non accadeva da secoli,e decise di chiudere quello stupido rapporto a distanza il prima possibile. Alla fine non aveva fatto nessuna promessa alla ragazzina, neanche le aveva detto di volerle bene. Sì, parlavano molto e di vari argomenti, ma non avevano una relazione seria. Doveva chiudere prima che sua moglie lo scoprisse, era l'unica soluzione. Eppure, quando il giorno dopo Sarah tornò ad essere la moglie assente ed indaffarata di sempre, Joey capì di essersi solo illuso e ricominciò a scrivere a Tammy, probabilmente più di prima e...beh combinò un casino.
Passarono due settimane dal pranzo a San Francisco, e Sarah le trascorse quasi tutte in giro per lavoro, abbandonando totalmente il marito a casa da solo a gestire quel suo rapporto strano con Tammy. La ragazzina aveva veramente una cotta per lui, così aveva deciso di provare a sedurlo personalmente. Mr Stanley era sempre un po' scostante con lei, perciò aveva deciso di confessargli ciò che provava, ma ovviamente poteva farlo solo occhi negli occhi.
Joey, però, non voleva vederla. Uscire con un'altra gli sembrava una cosa veramente inappropriata. Pensava costantemente alla dolcezza che Sarah aveva usato in quella vasca da bagno, ma ormai era passato tanto tempo, e loro si erano visti sì e no due volte e non avevano parlato di niente. Sarah era appena rientrata quando Tammy aveva deciso di piagnucolare per convincerlo a vedersi.
“ma non ti mangio mica? Dai, ci prendiamo un caffè, ci guardiamo negli occhi...” aveva scritto nell'ultimo messaggio, e Joey davvero non sapeva come uscirne. Non era lei quella che voleva guardare negli occhi, ma temeva di ferirla dicendoglielo troppo apertamente e poi arrivò Sarah, che abbandonò borsa e giacca per lanciarsi addosso a lui e baciarlo languidamente.
“ti prego dimmi che sei tutta mia questo weekend...” le sussurrò con una strana nota supplichevole nella voce, e lei sorridendo rispose “vorrei...ma viene Chris con Jane e tutta la famiglia Addams…”
In quell'istante, non si sa bene perchè, ma Joey Stanley sorrise. Aveva la scusa perfetta per rimandare quell'incontro e anche per allontanarsi qualche giorno da Tammy e dedicarsi alla sua famiglia. Quando arrivavano gli Jimenez, infatti, Sarah diventava improvvisamente una moglie gentile e premurosa e per qualche giorno, grazie alla donna che lui chiamava Lucy avrebbe riavuto la sua famiglia felice.
Se i coniugi Stanley sfioravano la crisi, non è che gli Jimenez stessero molto meglio. Da quella famosa notte Juan era diventato molto più taciturno e sospettoso e poi aveva iniziato a sparire per ore e notti intere, facendo letteralmente impazzire la moglie.
Mina ovviamente era preoccupata, non aveva idea di cosa gli passasse per la testa, ma lui diceva sempre che doveva lavorare. Vedete, da tutta la vita Juan lavorava sempre con lei accanto, era sempre stata una loro abitudine. Mina era sempre stata la sua musa ed era abituata a stargli accanto quando lavorava. Era un momento intimo, un momento in cui esistevano solo loro due. Con la scusa di lavorare, infatti, Juan passava notti intere a parlare con lei, a confrontarsi sugli argomenti più disparati e...a coccolarla. Tra uno schizzo e l'altro, infatti, ci scappava sempre qualche bacio e qualche carezza e spesso finivano a fare l’amore. Avevano comprato anche la mansarda che faceva da tetto al loro appartamento e quella piccola casetta era da sempre stata il rifugio romantico di Juan, il posto in cui si rilassava e componeva insieme alla sua compagna, che quasi sempre si addormentava mentre lui lavorava e si risvegliava trovandoselo addosso. Entrambi amavano quei loro piccoli momenti insieme, quando Juan si apriva e le mostrava i suoi lavori e Mina ascoltava tutto e lo fissava con occhi grandi e dolcissimi.
Dal loro ritorno a New York, però, le cose erano totalmente cambiate: la piccola mansarda fu sgombrata in circa 48 ore, ridipinta ed assegnata alla nuova coppia. Juan fu in breve sfrattato e costretto a ricominciare a lavorare nel vecchio studio antistante alla galleria di Brooklyn, ma non gli dispiacque poi tanto.
Stava lavorando ad una sorpresa, ad un quadro speciale per la sua Mìmi e non voleva che lei lo vedesse. Così, con la scusa di lavorare lontano da casa, aveva smesso di portarsela dietro, senza dare particolari spiegazioni. Lei ci era rimasta malissimo, perché si stava mettendo le scarpe quando lui le aveva detto “Hasta pronto mi amor” gelandola completamente.
“...secondo me sei paranoica!Insomma vuole soltanto lavorare in santa pace, che fa di male?”
Ringhiò Johanna, prendendo come sempre le difese di suo padre, ma Mìmi scosse la testa sospirando, come un personaggio di un'opera lirica. Ormai era convinta che Juan la tradisse, e stava letteralmente impazzendo dal dolore, ma non aveva il coraggio di affrontarlo, così letteralmente si faceva divorare dai suoi sospetti.
“oh ragazzina, lascia fare. Noi ce ne intendiamo di uomini e qui c'è qualcosa che non va...”ribattè acidamente la donna che stava sistemando le unghie di sua madre e Mìmi sospirò di nuovo, scuotendo la testa.
Il giovedì le tre donne Jimenez avevano un appuntamento fisso con le estetiste e la parrucchiera, ma quel giorno erano più attente del solito, perchè dovevano partire per un altro weekend a casa Stanley e tutte e tre segretamente ci tenevano ad essere perfette. Jane voleva sembrare una mamma e moglie elegante e curata, Mina idem e Joy sarebbe morta per un complimento di Mr Swanson.
“Io vorrei davvero pensare che sia una cosa innocente, ma non capisco, davvero. Soprattutto non capisco perchè non può lavorare a casa. Anche qui ha uno studio certo, è piccolo, ma non lo disturberebbe nessuno, ma non ha neanche preso in considerazione la cosa. E così tutte le sere si trasferisce dall’altra parte del fiume solo per…andare a sfogare la sua arte?”
 Sussurrò Mina con espressione mesta e le estetiste si fissarono tra loro come per dire “eh...è questo il punto! Col cavolo che sfoga la sua arte.”
“Mamy io te l’ho già detto…” disse Jane serissima “sarà ancora arrabbiato per la storia di Greg e avrà deciso di prendersi il suo spazio.”
“O magari sta lavorando ad una sorpresa che non vuole farti vedere...”buttò lì Joy, mentre sceglieva il colore dello smalto e Mina per un istante si illuminò. Oh quanto le sarebbe piaciuto che fosse stato così, ma poi Jane ribattè dura “Sì, certo. Joy vive ancora nel mondo delle fate...” e questo fece sospirare nuovamente la signora Jimenez.
In due settimane non avevano mai dormito insieme, dunque mai fatto l'amore e suo marito non avrebbe mai nella vita resistito tanto. Juan si presentava a casa sempre a mattino inoltrato, quando lei usciva per correre. Aveva l'orologio biologico completamente sballato e sembrava sempre molto preso da qualcosa o beh da qualcuno. Eh già, la signora Jimenez era letteralmente terrorizzata dall’idea che lui potesse aver incontrato un’altra donna, una più giovane e più sexy, magari.
Vedete Mina e Sarah avrebbero dovuto scambiarsi i pensieri: la prima era convinta che lui pensasse ad un'altra, la seconda era certa che fosse solo un po' distratto e arrabbiato. Ma mentre Joey flirtava con Tammy, Juan coccolava i suoi ricordi. Il quadro a cui stava lavorando, infatti, non era altro che una specie di mosaico gigantesco che raccoglieva alcuni dei loro ricordi più belli e che...beh lui avrebbe lasciato incompleto. L'idea era di continuare ad “aggiornarlo” per tutta la vita.
Mina si tormentava per la gelosia, ma era anche un po’ preoccupata: tornare a casa Stanley significava solleticare di nuovo la gelosia di quel marito così distante e provocarlo ancora un po' e questo da un lato era la vendetta perfetta che lui si era meritato, dall’altro la spaventava pensando a come aveva reagito per le stupide parole di Greg.
 Juan, invece, aveva deciso di non lasciare mai sola Mina in territorio nemico e di controllare attentamente le sue reazioni,come una specie di segugio.
“assemblea femminile?”
Sussurrò, apparendo improvvisamente sull'uscio della cucina. Si era appena alzato ed era da mozzare il fiato così: con i capelli legati in modo grossolano, senza maglietta e con tutti i muscoli e i tatuaggi esposti. Faceva così quando voleva attirare l’attenzione della sua donna, e ci stava davvero riuscendo, dato che Mina non capì più nulla dopo averlo visto, ma le altre donne avrebbero voluto picchiarlo; erano le tre del pomeriggio e aveva appena aperto gli occhi, bel pigrone del cavolo! Ancora addormentato si avvicinò alla dispensa, quando Mina sussurrò con molta dolcezza “c'è la lasagna nel forno. Io e le ragazze siamo andate a pranzo da Alberto e abbiamo pensato di portartene un po'.”
Quei piccoli gesti, quelle piccole attenzioni, gli davano la spinta per continuare a lavorare al suo quadro, che sarebbe stata l'immagine evidente, la prova tangibile dei suoi sentimenti. Dopo averlo visto Mina non si sarebbe mai più sognata di gridargli che era un bastardo senza cuore, e gli sarebbe corsa tra le braccia.
Juan le sorrise provocandole un sorriso molto dolce, e poi le sussurrò piano “vieni un attimo qui…”e Mina letteralmente si fiondò in cucina, anche se con tutte le spazzole incastrate nei capelli.
“Gracias mi amor”
Le sussurrò, baciandola molto intensamente e Mina fremette tra le sue possenti braccia, perché era da così tanto tempo che lui non le dedicava delle attenzioni. Si baciarono un po’ troppo intensamente per la platea, che iniziò a rumoreggiare quando lui le infilò le mani nelle tasche dei jeans per stringerla, e solo allora si staccarono perché gli venne da ridere. Mina fece per allontanarsi, ma poi col cuore a pezzi gli sussurrò piano “mi manchi…” e lui l’afferrò di colpo e la spinse contro la porta per baciarla, facendo vociare un altro po’ le estetiste, ma  prima di lasciarla andare le sussurrò all’orecchio “mi manchi terribilmente anche tu…” facendola impazzire.
 Poi si mise a mangiare così, seduto di fronte alle sue donne che si facevano belle, riflettendo. Sapeva che Mina aveva notato le sue assenze, e più di una volta l'aveva trovata addormentata sulla poltrona accanto alla finestra e un moto di dolcezza lo aveva invaso. L'aveva aspettato per tutta la notte, evidentemente. Eppure non provava neanche a sedurlo o a parlargli e questo lo confondeva, perchè non era da lei. In un'altra occasione sua moglie avrebbe certamente gridato e sbattuto la porta, ma quella sua indifferenza lo spaventava a morte. Temeva che fosse un segno, il segno evidente della sua mancanza di affetto, eppure lei continuava a comportarsi da innamorata pazza.
“Non farli troppo gonfi...”sussurrò alla parrucchiera che stava acconciando i meravigliosi riccioli color cioccolato di sua moglie, e questa lo fissò come per insultarlo, ma Juan ribattè solo “ho capito, esco.”
Uccidendo letteralmente Mina che ringhiò bruscamente “invece di gironzolare chissà con chi, fatti le valigie che tra un'ora partiamo...” ma questo invece di sconvolgere Juan, che rimase impassibile e le sorrise, stravolse Jane che abbandonando l'estetista si rimise in cucina. Volete sapere cosa fece invece il caro signor Jimenez? Non gli era piaciuto quel “chissà chi” così accese la filodiffusione e fece partire una delle prime canzoni che aveva dedicato alla moglie, che sorrise in modo dolcissimo, mentre i figli si lamentavano per “quella palla”.
Nel frattempo la piccola Jane era corsa a cucinare una favolosa torta senza carboidrati di cui aveva trovato la ricetta online. Voleva comportarsi da donna perfetta e coccolava sempre Chris con una torta o dei biscotti. Ormai avevano una casa tutta per loro, e lei amava fare la mogliettina anche se...beh diciamo che definire “casa” il luogo in cui abitavano è eccessivo. La mansarda aveva certamente del potenziale, ma Chris si era impuntato per fare tutto lui e dunque avevano solo una cucina e un letto. Le loro cose erano buttate sulle sedie in giro per casa.
La mansarda, infatti, aveva già una cucina completa, un bagno con doccia e un divano letto su cui Juan lavorava. Mina avrebbe voluto aiutarli ad arredarla, ma Chris era stato molto chiaro: voleva fare tutto con le sue forze e non avrebbe chiesto un soldo alla famiglia di Jane che già pagava i loro conti. Mamma Sarah gli aveva trovato un lavoretto e lui cercava di sistemare casa loro con i pochi soldi che guadagnava.
Certo erano molto poveri, ma credetemi: non avrebbero potuto essere più felici. Jane lo coccolava e viziava e quando tornava a casa la sera, stanco e stressato, dimenticava ogni dispiacere davanti ad un pranzo della sua mogliettina. Certo, non si poteva dire che Jane sapesse cucinare, ma...lui sapeva mentire e mangiava veramente di tutto!
E così, mentre i giovani innamorati iniziavano la loro vita insieme, tra coccole e piatti inguardabili, le due coppie storiche stavano per affrontare uno dei periodi di crisi peggiori che avessero mai avuto.

Nota:
Ciao a tutti, allora cosa ne pensate di queste tre coppie? Qual è la vostra preferita? Quale di queste tre resisterà secondo voi? Fatemi sapere!

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Capitolo 14
*** Capitolo 17 e 18 ***


Capitolo 17: scambio di moglie.
 
“Per farmi perdonare del disturbo, ho portato una bottiglia di Chianti, è il suo preferito signor Stanley, o sbaglio?”
 Chiese dolcemente Mina, porgendo una splendida bustina al suo consuocero. Vedete, la signora Jimenez aveva un grosso favore da chiedergli e questo l'aveva spinta a cercare di ingraziarselo. Sapeva che il suo vecchio amico avrebbe detestato ogni singola parola che gli avrebbe detto, e sentiva che c'erano poche possibilità di convincerlo a fare ciò che lei voleva, eppure doveva tentare perchè c'era il suo matrimonio in ballo.
Joey capì immediatamente che i modi dolci e melliflui di Mina nascondevano qualcosa, e si fece una grassissima risata. Era cresciuta e cambiata molto rispetto al periodo in cui si frequentavano, ma restava sempre uguale e aveva sempre quel suo modo molto subdolo di chiedere. Certo, vent'anni prima non l'avrebbe fatto con una bottiglia di vino, bensì facendosi trovare nuda o in lingerie come aveva fatto spesso, eppure la strategia era sempre quella e a Joey non dispiacque più di tanto perchè sapeva che Sarah era incredibilmente gelosa delle attenzioni di Mina. Così, con un bel sorriso seducente, inchinandosi con fare teatrale ribattè “e poi dicono che Dio è ovunque e sa ogni cosa...eh no! Lucy sa sempre tutto. Come diavolo avrai fatto a ricordartelo dopo così tanto tempo, non lo so!Grazie meravigliosa signora e comunque non disturbate affatto, anzi!”
Mina pensò che ce l'aveva fatta: l'aveva ben disposto nei suoi riguardi, aveva compiuto una missione che pensava essere impossibile. Così si mise a ridere, ricambiando il suo inchino con uno sguardo così dolce da far infuriare Juan, che involontariamente portò gli occhi al cielo.
Joey immediatamente capì che Mina stava cercando di parlargli, così con una scusa le prese il braccio e se la portò via, lasciando un po’ tutti di stucco. I due ex si allontanarono insieme di proposito e finirono col sedersi accanto in giardino per parlare in modo molto intimo. Tutta quella strana alchimia tra loro, ovviamente, destò numerose attenzioni: Greg rimase muto, in silenzio a cercare di capire cosa stesse succedendo, intercettando di tanto in tanto qualche sguardo divertito di Joey. Era terrorizzato all’idea che Joey volesse davvero la sua Mina, e gli avrebbe voluto fare una scenata, ma non era la situazione adatta. Non era lui quello che doveva comportarsi da matto geloso, ma un altro, che cercava in tutti i modi di sembrare calmo, con scarsi risultati.
Sarah, palesemente su tutte le furie, offrì una sigaretta al povero Juan, che a sua volta sembrava piuttosto seccato. Entrambi stavano pensando che non avesse senso farsi trattare in quel modo, e che sia Joey che Mina erano dei pazzi a credere di potersi comportare così senza che ci fossero conseguenze. Entrambi stavano letteralmente bollendo di rabbia e rancore, eppure mentre Sarah si agitava come chi ha appena subito un enorme torto, Juan era rimasto immobile e muto a fissare sua moglie con sguardo severo; solo chi lo conosceva veramente avrebbe potuto leggere sul suo enigmatico volto qualche piccolo segno dell'esplosione che aveva dentro. Una parte di lui era letteralmente su tutte le furie, un'altra gli intimava di stare calmo: non aveva prove di ciò che la sua gelosia l'aveva spinto a credere e avrebbe dovuto aspettare prima di giungere a conclusioni affrettate ancora una volta. Però era molto fastidioso.
Si accomodarono anche loro in giardino e restarono per qualche minuto ad osservare in silenzio i loro rispettivi partner che si scambiavano confidenze occhi negli occhi come una vecchia coppia. Si stavano aprendo, si confessavano cose intime e il loro atteggiamento era inequivocabile, anche se piuttosto innocente. Juan detestava vederla civettare in quel modo, soprattutto con un uomo che l'aveva avuta e che conosceva il sapore della sua pelle. Divenne in breve inquieto, ma girandosi verso Sarah, si accorse che lei lo era ancora di più. Nella mente della signora Stanley serpeggiava un'idea, ma non aveva voluto alimentarla eppure ora la stava divorando come un maledetto tarlo. Le era venuto un dubbio, un atroce dubbio sulla fedeltà del marito, ed ora vedere Joey che flirtava davanti ai suoi occhi l'aveva confermato.
“Posso chiederti una cosa?”
Sussurrò quasi Juan con aria molto seria, e solo allora Sarah si scosse dalle sue riflessioni e notò lo sguardo infuocato dell'uomo accanto a lei. Probabilmente, si disse, anche lui sospettava qualcosa, eppure bisognava procedere con attenzione; non era certo semplice accusare la moglie di qualcuno di adulterio, specialmente con un marito simile. La domanda che lui le fece, però, confermò in parte i suoi dubbi.
“Non ti dà fastidio tutto questo? Questi giochi da adolescenti tra loro, i nomignoli e...beh il loro insopportabile modo di flirtare non ti fa...venire la nausea?”
Juan aveva detto molto più di quanto non avrebbe voluto, e Sarah lo capì e gli sorrise. Odiava quel loro rapporto, avrebbe soltanto voluto insultarli, ma rispose  “Dio lo detesto!Mi fa venire voglia di gridargli che non sono più due ragazzini sciocchi e poi...o andiamo ma che razza di nomignoli usano?”
Entrambi avrebbero voluto essere più calmi e controllati, ma non ci riuscirono, perché sembravano davvero divertirsi un mondo quei due. Juan sbuffò forte quando notò che Joey aveva appoggiato la mano sulla spalla della sua donna, e pensò soltanto “che stronzo”, ma aggiunse “credi che dovremmo fare qualcosa? Insomma...”
Avrebbe voluto concludere la frase dicendo “dovremmo preoccuparci?” e Sarah lo capì. Certo era un uomo di poche parole, ma a modo suo piuttosto espressivo. Le venne fuori un sorriso dolce allora, e stringendo le spalle ribattè “beh non so se dargli peso, in realtà. Non credo che ci sia qualcosa di serio, qualcosa di cui preoccuparsi. Vedi lui è così, flirta con chiunque, non fa che fare sorrisi dolci e ammiccanti a qualsiasi donna, e allunga anche le mani, ma poi è un agnellino. E' un musicista e dunque è abituato a flirtare con il mondo e poi è californiano. Ce l'hanno nel sangue certe cose! Insomma, non so se te ne sei accorto, ma anche la commessa del supermercato, quella della caffetteria, insomma tutti flirtano con tutti per essere gentili, è quasi scontato.”
In quel momento Sarah si interruppe, perchè Mina aveva appena sorriso a Joey in un modo tanto fastidioso da farle venire voglia di schiaffeggiarla pubblicamente e fu costretta ad ingoiare la saliva. Sì, era veramente una donna complicata con cui competere, perché era il suo esatto contrario, e Sarah la detestò letteralmente in quel momento. Eppure una parte di lei continuava a credere che si stessero preoccupando per nulla, perchè se anche Joey fosse impazzito e avesse deciso di tradirla, non avrebbe mai scelto lei, il famoso grande amore del suo migliore amico.
Anche Juan si accorse del sorriso di Mina, eppure gli diede il giusto valore e sospirò: non era un sorriso languido e seducente, ma molto triste. Un sorriso che le veniva fuori spesso, ogni volta che parlava della sua gioventù e della sua bellezza perduta. Così, un po' più calmo e un po' più desideroso di prendere a pugni Joey, decise di fare finta di niente e ridacchiando ribattè “...beh sono californiano anche io, ma non ho idea di dove vivi! Mai viste tutte queste smancerie che dici!”
A Sarah scappò un sorriso e ridacchiando ribattè “beh forse perchè sei un tipo che incute timore, quindi la gente ha paura di essere espansiva con te e riduce al minimo i contatti per non rischiare di contrariarti?”
Non aveva idea del perchè le fossero scivolate da bocca quelle parole, che però erano più che vere! La gente generalmente evitava lo sguardo di Juan perché davvero incuteva timore, ma lei non avrebbe dovuto dirglielo e si scusò imbarazzatissima, ma Juan strinse le spalle e ridacchiando ribattè “beh questo lo capisco e credo sia anche piuttosto vero... però Mina è cresciuta a New York...quindi...”
Aveva reagito con ironia ed un sorriso, e per un solo istante Sarah si disse che c'era qualcosa nel suo modo di fare che le ricordava Joey. Per quanto impossibile potesse sembrare, Juan aveva il suo stesso senso dell'umorismo.
“Si va beh, ma lei si comporta da donna...beh da quello che è, dai! Diciamo da...diva! Hai presente? Va in giro sfoggiando la sua bellezza e seducendo chiunque, solo perchè sa di poterlo fare, per divertirsi. Sa di essere bella in modo abbagliante e più affascinante dei normali mortali, e se ne approfitta facendo quei giochini con gli uomini altrui. Non è sempre stata così?”
Juan capì che la Signora Stanley si stava sforzando di apparire serena e soprattutto di non essere offensiva nei riguardi di sua moglie, però le aveva appena dato della puttana, così dopo qualche minuto rispose “no, non è così. O almeno, magari sembra così, ma non lo è. Vedi, quando una donna è bella come lei, è semplice fraintendere i suoi atteggiamenti. E’ molto insicura, in realtà, e ha bisogno di certe conferme, che non riceve sempre dal suo uomo. Mina è una moglie un po' insoddisfatta, che non si sa per quale motivo pensa di non essere più bella come prima, e cerca in tutto il resto del mondo un po' di quelle sicurezze che vorrebbe da me, ma che io per mia natura non sono capace di darle. Non lo fa per cattiveria o per vanità, è solo insicura. E' sempre stato così, e questo non mi ha mai dato fastidio.”
Non era vero, detestava quella cosa, e Mina lo sapeva benissimo, e persino Sarah glielo lesse negli occhi, ma non disse nulla e Juan, tornando seriò aggiunse “non so che idea ti sia fatta tu, ma ora come ora non è tuo marito a crearmi problemi, ma l'altro uomo. Mina non sta passando un bel periodo, e l’idea di diventare nonna ha peggiorato solo le cose, quindi temo che le basterebbero due moine per dare via il suo cuore...”
Sarah sorrise dolcemente al povero Juan e si sentì in colpa. Aveva invitato Greg a casa sua per tenere Mina lontana da Joey, ma ora capì di aver combinato un grosso guaio.
“...comunque questo non c'entra con il mio discorso, volevo solo che tu non la giudicassi così negativamente. Tornando a quei due, per quanto ritenga innocente il giochino tra i nostri rispettivi coniugi, lo trovo irritante e suppongo che sarebbe il caso di dirgli due paroline appena avranno deciso di onorarci della loro presenza, che ne pensi? Non ho idea di cosa stiano tramando, ma non mi piace.”
Sarah si fece una grossa risata e ribattè allegra “Oh sì, ti prego. Rimprovera mio marito, e  digli anche di smetterla di lamentarsi di continuo per ogni cosa come una casalinga annoiata. Sono più che sicura che se glielo dicessi tu, soprattutto con lo sguardo spaventoso che avevi prima, smetterebbe di essere una ragazzina fastidiosa che si lamenta sempre…”
E proprio mentre Juan scoppiava in una fragorosa risata, una dolce voce chiese “cosa c'è di tanto divertente?” E lui si ritrovò sua moglie di fronte in una posa decisamente seccata.
Mina immaginava da giorni il suo incontro con Joey. Aveva pensato persino di telefonargli per affrettare i tempi, ma poi si era trattenuta per paura di Sarah. Immediatamente dopo la lite furibonda con Juan aveva deciso di parlare chiaro con quello che sarebbe stato presto il suo consuocero, e ritrovarsi in quella casa ancora nella medesima situazione, l'aveva convinta dell'urgenza di quella chiacchierata.
Fortunatamente Joey aveva capito immediatamente che lei voleva parlargli, probabilmente si aspettava quel discorso, anche se lo considerava terribilmente imbarazzante. Molti anni erano trascorsi dal loro ultimo colloquio intimo e non era facile rifarlo, però era necessario, così entrambi presero il coraggio a due mani. Dopo un primo istante di silenzio entrambi dissero contemporaneamente “Greg...” e poi si fissarono sorpresi e iniziarono a ridere. Sì, avete capito bene, Mina non aveva nessuna intenzione di provarci con lui o fargli dichiarazioni, voleva solo chiedergli di tenere il suo migliore amico il più lontano possibile da quella casa.
“Beh allora avevo capito bene!”
Aggiunse Joey diventando serio tutto ad un tratto e Mina annuì. Gli parlò con molta onestà e dolcezza, talmente tanta da confonderlo perchè non credeva che una donna come lei potesse essere così, ma dopo aver ascoltato per un po' chiese con sguardo furbo“...ma perchè Lucy, tu pensi di poterci ricadere? ”
Vedete, questa era una domanda importante: se Greg avesse avuto anche solo una piccola chance di conquistare la sua ex, Joey non gliel'avrebbe mai negata, in caso contrario lo avrebbe cacciato a calci nel sedere, perché provare a distruggere un matrimonio saldo per un capriccio era una vera follia.
“No Joey.”
Ringhiò lei seria e determinata in un modo che quasi spaventò Joey, che per un istante si disse che quella donna era una vera sconosciuta. Mina, invece, decise di mettere le carte in tavola e così aggiunse “...non ho paura di poter cadere in tentazione, ma di altre cose. Insomma racconta ai miei figli cose che non voglio che sappiano, cosa che fai anche tu e che vorrei evitassi, mi mette le lettere sotto la porta, mi fissa per ore e io non so dove cavolo guardare per non incontrare il suo sguardo, e poi sai cosa ha fatto l’ultima volta che ci siamo incontrati, no? Mi inquieta l’idea che potrebbe rifarlo…”
Joey sorrise e minimizzò, ma lei rigidissima rispose “No, mi ha molestata. Approfittando del fatto che io sono più piccola di lui, mi ha palpeggiata e baciata contro la mia volontà, e questo mi fa davvero schifo. Quindi no, non voglio continuare a vederlo, anche perché come avrai capito, Juan sta impazzendo per questa cosa, e io non voglio lasciare mio marito e non mi piace vederlo geloso...”
“Non diciamo cazzate, adesso...”
Ribattè Joey col sorriso e Mina stringendo le spalle si corresse “ok, ok ammetto che un po' di sana gelosia mi piace da morire, ma te l’ho detto: sta impazzendo. Adesso pensa che io abbia qualcosa con Greg e ha iniziato a tenermi a distanza, non dorme neanche più con me. Lui non è uno che parla o si spiega, si chiude in se stesso e ti allontana, ed è un inferno provare a riavvicinarlo.”
Joey le sorrise con molta dolcezza allora, perché Mina era davvero triste e gli fece tanta tenerezza. Annuì fumando, ma stranamente non disse nulla, immerso nelle sue considerazioni. Non era semplice spiegare a Greg ciò che lei aveva appena detto.
“certo che sei molto strana, lo sai? Non hai proprio niente della donna che conoscevo, e mi viene da chiedermi dove diavolo la nascondessi tutta questa dolcezza allora…” sussurrò Joey sovrappensiero e fu allora che Mina sorrise amaramente. Già, non aveva più niente della bellissima donna che era, eppure non era quello che Joey voleva dire.
“Lo so. La ragazza che conoscevi avrebbe preso a calci nel culo Greg urlandogli di sparire dalla sua vita una volta per tutte o forse...beh forse avrebbe continuato a giocare con lui a vita. Sai che casino se ci fossi caduta e l’avessi sposato?”
Mina era molto malinconica, ma sorrise a quell’idea e Joey ridacchiando rispose “…oh se lo avessi sposato, avrei fatto qualsiasi cosa per farvi divorziare. Non era giusto che tu scegliessi lui dopo tutto quel casino, insomma che palle Greg…”
“Mi sembra giusto” rispose lei ridendo, allungandogli una fortissima pacca sulla spalla, ma lui rise e basta e Mina si perse un attimo nei suoi pensieri tristi e sussurrò “…probabilmente sarei finita ancora peggio di adesso, alcolizzata e ancora più grassa, ma è così difficile reggere il confronto con il passato. La giovane Mina non era proprio una brava ragazza, d’accordo, ma era meravigliosa, determinata, forte e ambiziosa ed ora…”
 Joey ridendo ribattè “oh beh io avrei detto manipolatrice, bastarda, sadica e senza scrupoli, ma avrei lasciato il meravigliosa, anche se forse la definizione corretta è figa da paura. E, sinceramente, non vedo grosse differenze tra voi due sul piano fisico, anche se  non so se Greg ti avrebbe eletta l'amore tormentato della sua vita, se fossi stata così anche con noi...”
“Così come?”
Chiese lei curiosa, fissandolo con aria quasi confusa e Joey ridacchiando sussurrò “sincera, indifesa, dolce e paziente. A Greg probabilmente non sarebbe piaciuto, ma…a me sì. Magari finivi a fare la sesta signora Stanley, te lo dico”
Lei non prese sul serio quella frase e scoppiò a ridere forte, ricordandogli alcuni dei momenti peggiori della loro relazione, ma una parte di Joey aveva detto la verità. La Mina con cui lui stava non gli piaceva, perché era francamente una grandissima stronza capricciosa, ma la moglie di Juan, così dolce e indifesa non gli dispiaceva per niente. Mina era una buona madre, forse anche troppo brava, e una moglie incredibilmente innamorata e Joey si chiese cosa diavolo si provasse a vivere con una donna così.
“Comunque Mì, accetta un consiglio: non è normale che tu ti senta in colpa se il tuo ex fa lo stronzo, e non è giusto che lui te lo faccia pesare.”
“Lo so Joey, ma io lo adoro…” sussurrò con una dolcezza infinita e lui le sorrise soltanto, chiedendosi se qualcuno avesse mai detto la stessa cosa di lui.
 “…e poi è un crimine che una donna come te si senta insicura del suo aspetto, lo sai vero?Dovrebbero arrestarlo quel figlio di puttana fortunato”
Joey aveva provato ad essere gentile, ma per un secondo Mina si chiese se ci stesse provando con lei o cosa, ma poi lui disse una frase che la confuse “...ma a voi donne piace essere trattate così. Morite dalla voglia di essere ignorate da questi stronzi scontrosi, non è vero? Perché se un uomo semplicemente vi ama, vi annoiate…”
Mina si sentì come qualcuno che si ritrova nel bel mezzo di una rissa senza avere idea di cosa sia successo prima, così non disse nulla, ma Joey aggiunse “credo che mia moglie abbia una cotta per tuo marito, comunque…”
Era piuttosto seccato ad ammetterlo, ma la conversazione che avevano avuto poche ore prima l'aveva definitivamente convinto di questo, e lo aveva letteralmente reso furioso.
Sarah e Joey erano in cucina a preparare la cena e si godevano qualche momento tranquillo tra l'insalata e le coccole.
“quello che proprio non capisco è perchè deve sempre portarsi dietro la madre!”Esordì improvvisamente Sarah con fare nervoso.
“SJ, mia adorata, la piccola è venuta a vedere le cose per il matrimonio, andiamo! E' ovvio che voglia scegliere tutto con la madre, e poi non capisco perchè ti da' tanto fastidio. A me preoccupa più il padre!”Ribattè Joey felice, rubando dall'insalata un ravanello.
“Ma smettila! Secondo me gliene dite tante, ma è solo una povera vittima di quella donnetta che lo tratta come un burattino. Non vedi come si comporta con la moglie? E dai! Le porta la colazione, le fa il caffè, la segue durante gli allenamenti!Altro che tigre feroce, a me pare un povero gattino al guinzaglio…” 
Ridacchiò Sarah distratta e solo allora Joey si fece uscire un pensiero che lo infastidiva da un po'.
“Già, già...come dici tu sembrerebbe il marito perfetto...”
“E lo è!”
Ribattè lei, che voleva punzecchiarlo un po', ma finì col farlo arrabbiare. Vedete, prima di amare Joey e anche durante la loro relazione, Sarah era stata legata ad un uomo fisicamente molto simile a Juan: lunghi capelli neri, occhi neri, fisico curato, insomma quel genere lì! Non era di origini ispaniche ed era di corporatura molto più esile rispetto a Juan, ma rientrava nella stessa categoria di uomini:noiosi, silenziosi, cupi. O almeno così la vedeva Joey, che seccato le aveva ringhiato “oh come se non lo sapessi che è il tuo tipo!” Lasciandola da sola in cucina.
“quindi mi stai dicendo che lei ci sta provando con mio marito?”Chiese Mina un po' confusa e alquanto incredula ma Joey scosse la testa. “no, no non insinuo tanto! Però...le piace.”
Per un attimo Mina rimase in silenzio, poi come un uccello buffo gonfiò i polmoni e si arrabbiò: forse non aveva il suo fisico, ma Madame Stanley era una dura e probabilmente le risatine di suo marito dimostravano che gli piaceva.
“ma che razza di coppia siete?”Sbottò allora Mìmì furiosa alzandosi per raggiungere suo marito, ma Joey la trattenne per un braccio. Con fare serio, poi, concluse “non dargli troppo valore. Abbiamo iniziato noi a renderli gelosi, loro stanno solo cercando di pareggiare il tiro. Non fare l'offesa, non dargli soddisfazione...” ma ormai era inutile.
 Mina non riusciva proprio a capire l'atteggiamento di suo marito e quando Juan gli fece il famoso rimprovero lei sussurrò sorridendo “Joey mi stava solo chiedendo un consiglio per un regalo di San Valentino, tutto qua. Quanto a voi...non mi sembrate immuni dal flirt coppietta che ridacchia sotto le stelle, quindi eviterei certe scene ridicole e conserverei un po' di dignità se fossi in te, mio caro marito.”
Li aveva letteralmente fulminati, senza mostrare la minima emozione, anche se dentro avrebbe voluto prenderli a schiaffi e Juan lo sapeva e ridacchiava. Con un rapido colpo di mano l'afferrò per il polso destro, per tirarla contro il suo corpo, ma la regina resistette. Era davvero un pazzo a credere che Mina si sarebbe persino umiliata a sedersi sulle sue ginocchia dopo quel suo atteggiamento tutto sorrisi con quella tizia. La moglie dolce e quasi ferita riprese il contegno da regina, e con fare algido e indifferente si sedette di fronte a Sarah, che adesso la fissava confusa perchè non capiva nulla.
Mina non disse neanche una parola, si limitò ad interpretare il suo vecchio ruolo e questo fece impazzire sia Juan che Greg.
“Comunque ispanico, se vuoi lo facciamo questo esperimento con le mogli...insomma se la regina è d'accordo! Dal canto mio, sono certo che mia moglie non vede l'ora di provare...”
Concluse Joey, che aveva alzato un po' il gomito. Avevano mandato i ragazzi a letto e Mina stava per annunciare che anche lei li seguiva, quando la frase di Joey la spinse a farsi una risata. Era una risatina nervosa, piuttosto finta e Juan lo capì e stranamente si sentì sollevato. Così, mentre Sarah rimproverava il marito bruscamente, lui ribattè soltanto “mi spiace, ma non permetto a nessuno di toccare ciò che è mio...”improvvisamente il suo sguardo si posò su sua moglie e si accorse che lei gli aveva fatto un mezzo sorriso.
“va beh...ma io stavo scherzando se non lo aveste capito. Volevo solo punzecchiarvi un po', dato che siete così amici ormai. Anche io sono super geloso della mia signora mio caro ispanico e se dovessi provare solo ad allungare mezza mano, sfiderei la morte per spaccarti il culo...” provò a dire Joey, ma Sarah furiosa gli fece solo un gesto che stava per “sta'zitto!”
Continuò a ruota libera per qualche minuto, spiegando con la sincerità degli ubriachi, quanto fosse arrabbiato con sua moglie che credeva fosse attratta da un altro uomo, e poi rimasero soli e Sarah iniziò a gridargli contro offesa, scatenando in lui una specie di bestia.
Capitolo 18: momenti di crisi.
 
“Insomma ancora? Mi ha solo chiesto di tenerle lontano Greg, non è successo niente! Non sono io che ci provo con qualcun altro...”
Gridò Joey furioso. La lite tra loro andava avanti da ore ma erano ancora ad un punto fermo. Sembrava che non riuscissero a capirsi, intenti com'erano a gridarsi addosso frasi piene di rancore. Joey era esploso, le aveva urlato tutto quello che voleva dirle e Sarah non aveva reagito bene. Ovviamente l'aveva molto ferita, e lei generalmente attaccava molto quando si sentiva attaccata.
“E io con chi ci proverei, scusa? Perchè gli ho offerto una sigaretta?Ma sei scemo?”
Gridò la signora Stanley furiosa. Joey, però, non se la sentiva di dirle occhi negli occhi ciò che voleva dire. Era una confessione amara, così le voltò le spalle e con aria triste ribattè “...beh mi pare che solo in sua presenza tu abbandoni il cellulare per pendere dalle sue labbra...sbaglio?”
Ecco, ancora una volta ricominciava con le solite accuse che Sarah non sopportava più. Eppure quella sera era stanca di doversi scusare, di dover trovare alibi alla sua vita, così gridò “Ma che diavolo dici? Sì, cerco di essere una buona padrona di casa, mi sembra ovvio. Però mettiamo in chiaro una cosa: come avrò ripetuto migliaia di volte, io lavoro con il cellulare Joey Stanley e non mi sentirà mai chiedere scusa per questo. Sono infinitamente orgogliosa di ciò che faccio e di ciò che sono e...”
“...e non hai avuto neanche il tempo di notare che tua figlia minore parla di più e sorride molto di più e che la maggiore va a correre ogni mattina, che in due settimane ha perso tre chili e che ormai segue Mina come un cagnolino, cercando disperatamente la sua approvazione. Se abbassassi quel tuo maledetto computer di tanto in tanto, scopriresti che le cose sono cambiate molto in questi ultimi tempi...”
Joey aveva attaccato, e le sue parole devastarono totalmente Sarah, eppure non aveva detto tutto quello che aveva nel cuore. Per un attimo rimasero entrambi senza sapere cosa dire;lei morì di vergogna, perché davvero non se ne era accorta, ma che poteva farci?
“Senti...” provò a sussurrarle Joey stavolta con tono più dolce. Era stato molto aggressivo, ma non voleva accusarla di essere una cattiva madre, eppure Sarah se l'era presa. Improvvisamente ringhiò “...certo. Io sto sempre al telefono ed io sono una cattiva moglie, ormai è la storia della nostra vita...e tu? Non sei sempre al telefono? Almeno io lavoro! Tu cosa fai?”
La risposta di Sarah lo lasciò per un secondo senza parole, anche perchè era stata fastidiosamente acida e severa e l'aveva guardato negli occhi con profondo biasimo, poi complice un bicchiere di vodka che buttò giù per trovare coraggio, Joey ribattè “certo, dovrò mantenere rapporti sociali anche io, no? Ti ho seguita dall'altra parte del mondo, ho rinunciato al mio lavoro e a tutto il resto, e tu hai anche da ridire se passo un po' di tempo al telefono con la famiglia e gli amici? Avrò il diritto di parlare con qualcuno anche io, no? Insomma tu non ci sei mai, scrivi email anche a cena e … beh io parlo con altre persone. ”
Le aveva detto una verità piuttosto scomoda, ma Sarah non l'aveva capito. Onestamente l'idea che Joey potesse avere un'altra, virtuale che fosse, non le sembrava possibile. Le dava fastidio vederlo mentre flirtava con quella donna viscida, ma era convinta che non la avrebbe mai tradita, mai più. Era certa che ormai avesse imparato la lezione, eppure si sbagliava.
“Adesso mi griderai anche che ti ho tolto i migliori anni della tua vita? Insomma...ti rendi conto che parli come una casalinga annoiata, sì?”
Gridò Sarah con scherno. Non voleva offenderlo, ma fargli fare una grassa risata. Generalmente le loro liti finivano così, con una risata, un bacio e tanto sesso, ma Joey quella sera non era in vena.
Le gridò solo “fottiti SJ” e uscì dalla loro stanza, lasciando Sarah incredibilmente confusa. Le aveva aperto il suo cuore, ma lei continuava a non capire e a prenderlo in giro, forse doveva davvero chiudere quella relazione una volta per tutte.
Decise di scappare di sotto, nel suo studio e nel farlo incontrò Juan Jimenez che usciva con fare apparentemente defilato. Si chiese per un secondo che diavolo facesse quell'uomo in giro in piena notte, ma non disse nulla, si limitò ad ascoltare e lo sentì mettere in moto l'auto e partire. Per qualche minuto si chiese se le sue sciocche battute avessero creato qualche problema a Mina, o se Greg avesse deciso di provare a fare qualcosa, ma decise di restarne fuori. Le donne avevano l'assurda tendenza a dargli sempre le colpe per qualsiasi cosa, e dunque era meglio allontanarsi. Mentre si alzava dal tavolo, però, ricevette una telefonata che lo spinse ad uscire in fretta e ad incontrarsi con il misterioso Jimenez.
Tammy aveva appena avuto un brutto incidente d'auto. Non si era fatta nulla ma la sua auto era completamente distrutta e aveva bisogno di un passaggio.
“Ti supplico Joey” aveva singhiozzato dolcemente “sei l'unico che può aiutarmi. Sono ancora per strada e sanguino alla testa credo e...”
In quel momento Joey sbuffò con forza. Le sue esperienze passate con le donne suggerivano che non avrebbe dovuto muoversi da casa;la prima e unica volta che aveva tradito Sarah, infatti, era esattamente nello stesso stato fisico ed emotivo di quella sera. Si sentiva rifiutato, aveva bevuto ed era furioso con sua moglie. Eppure questa volta era abbastanza adulto da sapere che non voleva nessun'altra. Ci pensò per un secondo, uno soltanto e poi si disse che non poteva lasciare una ragazzina ferita in strada a quell'ora, così le disse che l'avrebbe raggiunta e circa un'ora dopo erano in un bar a bere caffè. Tammy era letteralmente sconvolta e spaventata e Joey aveva deciso di provare a calmarla e offrirle due litri di caffè perchè era sbronza. La ragazzina parlò per ore, ma lui sembrava troppo assorto per sentirla. Non faceva che sorriderle e annuire di tanto in tanto, eppure ad uno spettatore esterno parvero una coppia di amanti che fa colazione insieme dopo una notte selvaggia.
Anche Juan Jimenez aveva avuto una notte niente male, e per uno strano caso del destino si era ritrovato nello stesso posto alla stessa ora di Joey. Lui e Mina non avevano avuto una vera lite, si erano solo punzecchiati a vicenda e questo lo stava facendo impazzire.
La regina gelosa stava ancora pensando a come fargliela pagare, quando lui la raggiunse. Era, come sempre, splendida, vestita solo di qualche piccolo strato di pizzo e profumo. Si pettinava i capelli con aria distratta, quando si accorse che lui la stava fissando con sguardo serio.
“Non pensavo dormissi con me stanotte...ormai non me l'aspettavo più...”sentenziò con fare algido e Juan si fece una risatina. Come sempre non aveva capito proprio niente. Decise di non essere aggressivo o geloso, non voleva destare in lei dubbi o gelosie, così ribattè “...questo vuol dire che aspettavi un altro?”
“No, due...”rispose ridacchiando. Non alzò lo sguardo, neanche lo posò su di lui, perchè voleva fare la sostenuta. Voleva capire un po' di cose, ma fu lui il primo a chiedere.
Annuì soltanto alla battuta di Mina e con fare serio si tolse qualcosa dalla tasca interna della giacca, e depositandola sotto al naso di una stravolta Mina sussurrò “Capisco. Con uno ti sarai accordata prima, e l'altro è l'autore di questa, no? Non è la prima che le trovo, e preferirei che te le consegnasse di persona, mi da' fastidio trovarle. Preferisco non saperlo...”
Mina non seppe cosa dire. Era convinta che Juan si fosse infuriato se avesse scoperto delle migliaia di lettere d'amore di Greg, ma lui sembrava quasi calmo. In realtà non lo era per niente, stava morendo, soffocando, lottando con tutte le sue forze contro una forza che gli intimava di gridarle contro. Era geloso, e non poco, ma voleva mantenere la sua dignità ed evitare le scenate ridicole che aveva fatto poco tempo prima. Era quasi certo che lei fosse ancora innocente e non voleva allontanarla.
“Anche a me danno fastidio e credo che tu ormai lo sappia.” Ribattè Mina con occhi dolci, ma Juan scosse solo le spalle e lei fissò la lettera per un istante.
“Non l'ho letta. Non sono un caso così disperato. Non tocco le tue cose...”
“Beh dovresti, invece. Probabilmente capiresti che sono innocente e che non faccio nulla...”
Ribattè Mina porgendogli quel pezzo di carta, ma in quell'istante Juan decise di non farla parlare e improvvisamente afferrò con forza la mano con la lettera e tirandola contro il suo corpo, le diede un lunghissimo bacio.
“Non fai nulla volontariamente...non è colpa tua se sei magnifica e il mondo è pazzo di te...” le sussurrò dopo, fissandola profondamente negli occhi con uno sguardo tanto denso da farla quasi soffocare. Si sentiva come una ragazzina sconvolta e aveva il cuore a mille.
“Mi mancano le tue attenzioni e sono gelosa di lei...” sussurrò improvvisamente, come ipnotizzata da quegli occhi e Juan allora si mise a ridere, rompendo l'incantesimo e rendendo Mina furiosa.
“Tu sei gelosa?” le disse, morendo dal ridere in modo tanto plateale da irritare sua moglie ancora di più.
“E' per questo che non mi chiedi più di lavorare con te? Perchè non sono più la tua musa? Ti piace, andiamo, ammettilo! L'ho visto come ridacchiavi con lei e tu non ridi mai con nessuno...”
Juan continuò a ridere e lei rimase per qualche secondo senza sapere cosa dire. Erano entrambi gelosi di delle sciocchezze, di cose inesistenti di fantasie e fantasmi, ma Juan decise di far provare a Mina quello che provava lui. Decise di avvelenare anche il suo sangue con la gelosia, così senza dire nulla la spinse sul letto e tentò in mille modi di sedurla, ma lei si scansò.
L'orgoglio le bruciava in petto e non riusciva neanche ad immaginare un dolore più intenso. Era diventata così brutta? Così grassa da meritare di essere tradita? Eppure non avrebbe dovuto dire nulla e mentre lui provava a sedurla, Mina ringhiò “eh no. Se ti piace un'altra, se hai un'altra musa, fottiti. Non sono una puttana, non puoi sfogare con me i tuoi desideri per un'altra. Avanti, va' dove sei stato nelle ultime quindici notti...”ringhiò seccata e lui provò a dire qualcosa, ma poi ci ripensò.
L'idea di una moglie gelosa gli piaceva da impazzire, così uscì lanciandole un bacio e la lasciò di nuovo sola. L'avrebbe resa gelosa per qualche altro giorno, per poi rivelarle la sua dichiarazione d'amore a San Valentino. Gli sembrava un bel piano:allora le avrebbe rivelato che si era allontanato solo per farle una sorpresa, e la moglie gelosa avrebbe capito che non c'era motivo di esserlo e si sarebbe lanciata tra le sue braccia. Sembrava un bel piano, ma non lo era affatto.
Così allegro Juan scese per lavorare sul portico di casa Stanley come aveva fatto altre volte, ma il suo incontro con il consuocero l'aveva fatto sentire in imbarazzo e dunque l'aveva spinto ad uscire. Gli pareva di invadere la sua privacy. Non aveva un'idea precisa di dove andare, non conosceva affatto la città, ma poi decise di provare a dare un'occhiata ai magnifici ponti della baia di San Francisco e passò la notte a disegnare ammantato dalla nebbia in un posto con un panorama da brivido.
Era felice quella mattina e anche pieno di aspettative. Aveva lavorato bene, ed il quadro ormai prendeva sempre più forma, anche se poi avrebbe dovuto riprodurlo sulla tela. Juan lavorava ancora agli schizzi, alle immagini da ricreare poi in un secondo momento sulla tela, ma era a buon punto. E poi successero due cose che lo sconvolsero.
Tornando a casa alle cinque del mattino, notò che c'era un bar aperto per strada e decise di fermarsi. Si disse che avrebbe provato a svegliare Mina con un po' di caffè, un dolce e qualche carezza. Una parte di lui si sentiva un po' in colpa per averla provocata così tanto, e si era deciso a chiederle scusa, così si sedette al bancone sereno, ma improvvisamente il suo cellulare suonò. Era l’alba e non immaginava chi diavolo potesse essere, ma rabbrividì quando lesse il messaggio. Pensò solo “ecco, è venuto a riscuotere la mia anima”ma scrisse soltanto “ok”.
Si girò di scatto, allora, terribilmente agitato, perché immaginò di essere stato seguito, ma c’erano solo due persone nel bar e sicuramente non potevano essere sospette. E fu così che Juan vide una cosa che non doveva vedere. Seduto ad un tavolo, con le mani intrecciate in quella di una bionda ragazzina poco più grande della sua Jane, c’era il suo caro amico Joey Stanley. Per un attimo si disse che avrebbe dovuto fare finta di nulla. Sì, gli sembrava la soluzione migliore, anche se non sapeva bene cosa stesse succedendo. Provò a sollecitare la cameriera, ma involontariamente usò un tono scortese e questa iniziò a gridargli contro. In quell'istante gli occhi di Joey incontrarono quelli del suo consuocero e letteralmente smise di respirare. Ormai l'unica persona che poteva decidere se salvare il suo matrimonio o distruggerlo non era più lui, e questo lo fece quasi soffocare.
Nota:
Ciao a tutti, spero che ci siate e che non sto parlando da sola. Allora cosa ne pensate di questa situazioni? Qual è la vostra coppia preferita? Fatemi sapere, io aspetto il vostro parere.

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Capitolo 15
*** Capitolo 19: le lacrime ***


Capitolo 19: le lacrime
 Mina era letteralmente furiosa. Che diavolo significava quella risatina? Era davvero attratto da altre donne? E poi dove diavolo se ne era andato?
 Non stava molto bene in quei giorni, ma si rifiutava di voler affrontare la realtà, e quindi quando lo stomaco le cedette si disse che era per il nervosismo, perché Juan la stava facendo impazzire, però fissandosi allo specchio una parte di lei le disse solo “ma sei proprio sicura che è per quello?” facendola sbuffare. Certo, per quanto improbabile fosse, non era impossibile e lei si trovò a riflettere tristemente su loro due, perciò decise di mettere da parte l’orgoglio e andarlo a cercare per chiedergli di raggiungerla a letto.
La casa era stranamente silenziosa, e non c’era nessuno nei paraggi, soltanto Sarah era sveglia, o almeno così pensò Mina, dato che stava parlando a telefono con qualcuno in modo molto concitato. Parlava di soldi e di tracce, niente di interessante, ma si paralizzò quando vide Mina. Per un attimo pensò che fosse andata a cercare Joey vestita in quel modo e il cuore le saltò in gola, ma quando la signora Jimenez le chiese se aveva visto suo marito scosse solo le spalle e tornò ai suoi affari serena.
Mina uscì sul portico, allora, ma non c’era nessuno e provò anche a vedere nel giardino, dove trovò una persona che parlava al telefono in lacrime. Riconobbe subito la voce, e le si strinse il cuore.
“…mi stai dicendo davvero questo? Perché è una cazzata e lo sai anche tu. Abbiamo passato ogni dannato minuto libero insieme negli ultimi undici mesi, cazzo. Tu mi conosci come nessuno, ed anche io conosco tutto di te, sei l’unica persona che ascolto davvero, e lo sai…”
John aveva i piedi nella piscina e una mano sul viso, perché si vergognava troppo di quelle lacrime che gli stavano scendendo, ma davvero non riusciva a fermarle.
“…e cosa diavolo c’entra Grace? Cosa c’entra con il nostro rapporto, me lo spieghi?” aggiunse, sempre più angosciato e Mina pensò che somigliasse incredibilmente al padre, ma aveva ereditato la sua dolcezza, ed era davvero perfetto quel ragazzo. Decise di abbandonare la ricerca di Juan, e gli scrisse solo un messaggio telegrafico con scritto “dove cazzo sei?”ma non ebbe subito risposta e rimase ad ascoltare John.
“Ok, non vuoi uscire con noi, va bene. Non vuoi frequentarla, mi sta bene, ma Ethan…non farmi questo, ti prego. Io davvero non voglio…” aggiunse, molto dolcemente, con la voce rotta dal pianto e poi sussurrò “…e non piangere cacchio. Sei tu che non vuoi più essere mio amico, non osare provare a piangere.”
Mina pensò solo “Ethan…” e sorrise. Aveva sempre sospettato che loro si volessero troppo bene per essere solo amici, ma a quindici anni non avessero ancora le idee molto chiare su quel legame. Adorava Ethan, a dire il vero. Era sempre molto gentile con lei, l’aiutava ad apparecchiare e le portava la spesa quando la incontrava in giro. Era molto educato, fine e super bello, e lei sorrise tristemente pensando che sarebbero stati così belli insieme, se solo si fossero capiti.
“Io…non voglio dover andare al cinema senza di te. Non voglio giocare ai videogame con qualcun altro e…” John si interruppe in quel momento e sussurrò “non voglio andarci con Grace, cazzo. Smettila di ripeterlo sempre. Gli amici non fanno queste cazzate, hai capito? Gli amici non ti voltano le spalle solo perché hai trovato una ragazza. Sei davvero uno stronzo Ethan, non mi chiamare mai più…”
John morì di dolore chiudendo quella telefonata, ma mai quanto il povero ragazzo che aveva dovuto negare i suoi sentimenti e fare la parte dell’amico bastardo. Ethan fu letteralmente travolto dai singhiozzi e per qualche ora non riuscì a fare altro che fissare le loro foto. Lui sapeva da tutta la vita di essere gay, ma non si era mai innamorato prima, e poi John era entrato per caso nella sua vita ed era letteralmente stato travolto da un amore folle. Divennero amici subito, anche se erano così diversi, ma amavano entrambi il cinema e quelle serate in sala erano i loro momenti preferiti. Ethan era convinto che stesse nascendo qualcosa tra loro, perché John gli scriveva sempre, a tutte le ore, ed era una persona diversa con lui rispetto al resto del mondo, così si era lasciato andare emotivamente, e gli aveva persino fatto leggere le poesie che scriveva, ricevendo da lui un sacco di complimenti. Avevano deciso di scrivere insieme la sceneggiatura per il primo film di John e ci lavoravano nel tempo libero, ma poi era successo; gli stupidi compagni di football di John avevano iniziato a tormentarlo perché era l’unico vergine della squadra e lui era andato in paranoia. Così aveva deciso di uscire con Grace e si era preso una cotta per lei, e Ethan era letteralmente morto dentro. Ci aveva provato a fare l’amico, ma ogni volta che John gli parlava di quanto fosse straordinaria Grace, lui soffriva rovinosamente, così aveva deciso di stargli lontano. Eppure, due minuti dopo la fine di quella chiamata, quando stava per bloccare John, ricevette un messaggio che lo fece impazzire. Aveva scritto solo “Io ci sarò sempre per te, tonto. E non dirigerò un film che non hai scritto tu, quindi fattene una ragione e smettila di fare lo stronzo” e Ethan sorridendo malinconicamente aveva pensato solo “io tonto??” ma poi aveva cliccato il famoso tasto “blocca” e si era accasciato a piangere.
Nel frattempo John era preda di migliaia di sentimenti diversi, tanto forti da sconvolgerlo quasi. Non riusciva a capirlo quel suo bizzarro amico scrittore, proprio non ci riusciva e soltanto l’intervento di qualcuno molto tenero gli aprì gli occhi.
“Mi hijo…” sussurrò piano Mina, usando un’espressione con cui generalmente Juan lo chiamava, e John si girò a guardarla e per un attimo lei temette che volesse urlarle contro, ma poi lui si sciolse in un mare di lacrime sussurrando solo “mamita…” e lei lo strinse fortissimo.
Gli asciugò le lacrime e sussurrò che era meglio parlarne in un luogo più caldo, perché John era tutto gelato, così tenendolo per mano lo portò nella sua stanza e John chiese dove fosse il padre, ma lei si strinse nelle spalle. Lo abbracciò forte, come quando era bambino e lo ascoltò per più di un’ora, perché John aveva mille teorie su quella scelta di Ethan, ma non aveva preso in considerazione la più ovvia. Così, dopo avergli sentito dire tante sciocchezze, Mina sussurrò “…piccolo, secondo me semplicemente ti ama questo ragazzo…”
“Che vuol dire mi ama? Ma sei pazza?” ringhiò John stravolto e Mina dolcemente rispose “…amore succede, ne abbiamo parlato quando zio Toby e zio Sean hanno avuto Lia, non ti ricordi? Succede che ci si innamori di…”
“Non sto dicendo che non so cosa sia” ringhiò lui con lo stesso tono feroce del padre, e poi aggiunse “…ma non è possibile cazzo!”
“Oh tesoro, ma certo che sì. E forse…” aggiunse, cercando di essere molto cauta, ma John la fissò malissimo e lei tacque.
“Ascolta, può succedere. A me è successo, anche se non era amore e non c’è da farne una faccenda così importante. Succede…”
“Tu hai avuto una ragazza?” le chiese John molto perplesso, perché adesso cominciava a capire alcune cose, ma era ancora in dubbio
“Oh sì, una rockstar fighissima, ma pazza totalmente, come tutti i miei ex” gli rispose ridacchiando e poi cercò la foto di Reta su internet e la mostrò a John che le disse solo “che bella!” ma era molto confuso.
“…però non dire mai a tuo padre che te l’ho detto, por favor, perché non vuole che voi sappiate che ho avuto altri prima di lui…” aggiunse Mina e poi per un attimo il sorriso che aveva in volto le si paralizzò, pensando a Juan chissà dove. Forse adesso non ci teneva più a far credere ai suoi figli che il loro era stato un grande amore.
“…ma io ho una ragazza!”
Disse John, cercando di capire qualcosa di quei sentimenti che stava provando e Mina ridendo rispose “oh anche io ne avevo uno all’epoca. Ma queste cose succedono, e non ti definiscono come persona Johnny, quindi basta solo viverle nel migliore dei modi.”
“…quindi ti piacciono anche le donne? O era solo un caso?” chiese, cercando di capire come funzionasse questa cosa nuova, ma Mina ridendo rispose “mi piace solo tuo padre, da quando ha fatto lo stronzo con me il giorno in cui l’ho visto la prima volta. Il resto del mondo è letteralmente scomparso. Lui è il mio amante, il mio amore, il mio eroe, la mia famiglia, la mia roccia…non è proprio semplice competere, sai…”
“Tu lo idealizzi troppo, lo sai vero?” le disse John dolcemente accarezzandole i capelli, ma Mina facendogli un occhiolino sussurrò “no, sei tu che non lo conosci come lo conosco io, mi amor…”
“Comunque devo parlare con Ethan? Devo dirgli di togliersi questa cosa dalla testa?” borbottò confuso e Mina stringendosi nelle spalle rispose “o con lui, o con lei. Però Johnny pensaci bene prima di parlare con lui, perché potresti dire di no solo perché non hai le idee molto chiare.”
John si sentì morire per quella frase. Che diavolo voleva dire? Ripensò per un attimo al dolore che aveva provato durante quella telefonata e capì a cosa faceva riferimento sua madre. Lui adorava Grace, era la prima persona che aveva baciato, era bellissima e con una personalità magnetica, eppure per un attimo era stato tentato di metterla da parte pur di non perdere Ethan. E anche adesso, l’unica cosa che voleva era poterlo chiamare e dirgli che aveva fatto lo stronzo, ma lui lo perdonava ed era tutto risolto.
“E se fosse così?” sussurrò appena, con gli occhi pieni di lacrime, senza guardare la madre. Lei pensò che aveva lo stesso vizio di quando era bambino: quando faceva qualcosa che sapeva essere sbagliata non riusciva a guardarla negli occhi.
“Se fosse così, mi amor, saresti felice con un ragazzo e invece che con una ragazza. Punto. Niente da aggiungere, niente di cui sconvolgersi tanto…” sussurrò accarezzandogli il viso e John per un attimo versò un paio di lacrime sulla sua spalla, ma poi furono interrotti da una persona che letteralmente morì nel trovare un uomo nel suo letto.
“Cristo, Cristo!” ringhiò Juan stravolto, perché nella penombra non aveva riconosciuto suo figlio e gli erano cadute persino le cose che aveva in mano per il terrore di trovarla con un altro, ma poi Mina accese la luce e lui fissandoli male ringhiò “pensavo fosse Greg, ho perso dieci anni di vita. Cristo.”
“Sì, è stato divertente…” rispose lei con un sorriso molto acido, ma Juan fu costretto ad andare a recuperare della carta, perché aveva versato tutto il caffè di Mina per terra.
John fece per uscire quando il padre gli chiese preoccupato “che c’è ragazzo? Non stai bene?” ma lui scosse solo la testa, lasciando alla madre quella patata bollente. Mina era troppo nervosa e preoccupata per dirgli di John così ringhiò solo “…e dove sei stato Juan Jimenez?”
“Sul Bay Bridge, a dipingere e fare foto. Ho le prove…” rispose molto seccato, ma Mina scosse la testa e basta.
“Senti Mì, non ce la faccio con questo gioco inutile. Non stanotte. Posso solo dormire sul tuo petto e fare finta che le cazzate che ho detto non esistano? Solo per stanotte. Io non voglio nessun’altra, stavo solo facendo lo stronzo per cercare di attirare la tua attenzione, e onestamente voglio solo stringerti adesso…”
Era turbato e Mina lo capì, così annuì e trascorse quel piccolo frammento di notte ad accarezzargli la schiena e i capelli, mentre lui sconvolto premeva la guancia contro il suo seno.
“Cos’ha il ragazzo?” sussurrò piano e Mina sbuffando sussurrò “niente di importante. Problemi di cuore. Tu cos’hai invece?” ma lui non rispose a quella domanda, la strinse soltanto sconvolgendola.
Nota:
Ciao a tutti, allora che cosa ne pensate di John? E' in crisi, è innamorato...cosa? E di Juan e Mina? Avete capito cosa nascondono? fatemi sapere se ci siete!

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Capitolo 16
*** Capitoli 20 e 21 ***


Capitolo: mariti infedeli
Joey rientrò in fretta e furia, convinto di trovare sua moglie furiosa, eppure quando varcò la soglia di casa, si rese conto che proprio nessuno lo stava aspettando. Si avvicinò alla cucina, allora, e la trovò lì al computer, apparentemente serena. Il cuore di Joey si tranquillizzò per un attimo, perché quel dannato ispanico non aveva ancora distrutto la sua famiglia evidentemente, così abbracciò forte la moglie, che però era in videoconferenza con i giapponesi e morì d’imbarazzo, anche se poi sorrise. Interpretò quel suo gesto come una richiesta di scuse, e decise di archiviare la loro lite, così qualche ora dopo lo sorprese a letto e senza tante parole iniziò a fare sesso con lui che stava ovviamente in parte dormendo e non capì nulla.
Quella strana notte passò in fretta e mentre Sarah dormiva serena, Joey impazziva all’idea di dover parlare con Mina e Juan, che non chiusero occhio a loro volta. Lei lo tenne stretto per tutta la notte, e lui capì che doveva parlarle, ma davvero non poteva dirle cosa stava succedendo perché non lo sapeva bene neanche lui e voleva evitare di spaventarla per nulla. Sapeva della morte di Luis, fidato e storico braccio destro di suo fratello Carlos Jimenez, leader del cartello di Calavera che gestiva il traffico di droga e armi di Los Angeles, e immaginava perché lo avessero mandato a chiamare, ma davvero sperava di sbagliarsi. Mina e i ragazzi sarebbero stati terribilmente in pericolo se lui avesse ripreso quella vita, ma anche se lui avesse rifiutato, e questo pensiero gli tolse il sonno e si sentì come un topo in trappola.
“Che succede amore mio?” sussurrò Mina dopo un po’, perché lui non riusciva a stare calmo ma Juan continuò a mentire e lei iniziò a farsi mille domande. Non sapeva mentire, era evidente, ma non lo aveva neanche mai fatto e qualunque fosse il motivo per cui aveva iniziato, doveva essere importante per togliergli il sonno.
“Basta con questo interrogatorio, Mì…” le ringhiò scocciato, spostandosi dal suo petto. Aveva usato un tono molto scortese, perché voleva davvero che smettesse di fargli domande e lei  tacque, ma emise un sospiro tanto profondo da essere inequivocabile.
Forse davvero aveva un’altra, forse non sapeva ancora se lasciarla o meno e gli occhi di lei si riempirono di lacrime al pensiero, ma non riuscì a dire nulla perché il suo stomaco ricominciò a tormentarla e così fu costretta a correre al bagno, proprio mentre qualcuno bussava alla loro porta con mano tremante e stravolto.
Quando Juan a torso nudo aprì la porta, letteralmente si fulminarono a vicenda. Joey era furibondo con lui, come se gli avesse fatto un terribile torto, mentre Juan voleva soltanto che uscisse. Mina era in bagno, indossava solo una camicia da notte molto trasparente e non avrebbe in nessun universo permesso che quel tizio la vedesse così.
“Dobbiamo parlare.”
Gridò Joey nervosissimo, ma Juan con voce bassa e calma ribattè “Non abbiamo niente da dirci.”
In realtà Juan stava cercando, ovviamente nel suo modo criptico da orco, di spiegare a Joey che lui non avrebbe parlato, perchè non erano affari suoi e aveva milioni di altri problemi, ma ovviamente il nostro amico batterista non capì.
 Joey sconvolto gridò “mi hai già fatto un processo, quindi? Hai già deciso che il mio matrimonio non merita di essere salvato e che non ho il diritto di spiegarti la verità?”
Juan stava per ribattere che non gli interessava, che non erano affari suoi con chi scopasse, quando Joey si tradì dicendo “non ci ho fatto sesso, giuro. E non era un appuntamento, giuro.”
“Non sono tua moglie, non devi giurarmi proprio niente…” disse Juan severissimo, ma lui si sentiva in colpa, così aggiunse “…aveva solo bisogno di aiuto e io l’ho portata a prendere un caffè, perché era mortalmente sbronza. Se tu adesso racconti in giro ciò che hai visto, mi distruggi la vita, lo capisci?”
“E cos'è che hai visto?”
Ringhiò improvvisamente Mina, apparendo dal bagno con l’accappatoio per non farsi vedere nuda da Joey, e Juan stringendosi nelle spalle ribattè “non c'è bisogno che io faccia qualcosa: ti stai rovinando la vita da solo.”
L'ispanico lo stava biasimando,era chiaro, ma il povero Joey si sentiva morire.
“Hai tradito anche Sarah?”
Chiese Mina, piuttosto sconvolta e Joey fissò Juan con meraviglia. Era certo che Mina lo sapesse, si aspettava che lui l'avesse detto a chiunque, ma non era così.
“Mio Dio...”sussurrò, portandosi le mani alla bocca e Juan scrollando le spalle ringhiò “ti sei tradito da solo ed io ci avrei scommesso. Non mi faccio gli affari degli altri, ciò che fai con le ragazzine dell'età di mia figlia non mi interessa, però mi fa schifo se devo essere sincero.”
In quel momento Mina sorrise con molto orgoglio e Joey pensò che fosse davvero finita. Ora che anche lei lo sapeva, non c'era possibilità di tenerlo nascosto a sua moglie.
“Io non l'ho tradita!”
Gridò sconvolto, e di seguito raccontò tutto quello che era successo, ma gli Jimenez non sembrarono crederci.
Mina fissò Juan con fare serio e chiese “e' quello che hai visto?” e lui semplicemente fece spallucce. Neanche lui sapeva bene cosa avesse visto, avrebbe giurato che tra Joey e la ragazzina c'era un certo feeling, ma di certo non aveva prove per accusarlo di adulterio, anche se beh si trovava in un caffè in piena notte con una ragazzina nuda che lo fissava con occhi adoranti e le teneva la mano.
“Sì, ma non ci riguarda.” Concluse Juan serissimo e Mina e  Joey lo fissarono sorpresi.
“Non deve dare spiegazioni a noi, ma alla moglie e, eventualmente, ai figli. Quindi stai tranquillo, noi non ci immischieremo in questa faccenda e Sarah non saprà di questo da noi…” sentenziò il pittore, alleggerendo incredibilmente il cuore del povero Joey.
“Già, anche perché non si distrugge un matrimonio per un caffè notturno...” sussurrò Mina, parlando chiaramente più a Juan che a Joey. Perché voleva fargli capire che se le avesse detto la verità, lei l’avrebbe sopportata e lo avrebbe persino perdonato.
In quell'istante Joey, incredulo per la gioia, abbracciò con forza la signora Jimenez, spingendo Juan ad avvicinarsi per togliergliela dalle mani con fare spaventoso, ma allo stesso tempo quasi grottesco. Sembravano un vecchio duo comico che si divide una soubrette. Erano divertenti.
“Scusa, ma mi sono lasciato prendere” ribattè Joey per giustificarsi e Juan alzando il sopracciglio ringhiò “sì, come no.”
“…e con chi era mio marito?”
Chiese Mina con voce terribilmente dolce, interrompendo quel loro siparietto comico e Joey ridendo rispose “ma chi vuoi che lo sopporti oltre te?” facendola sorridere.
“Questa storia sta andando troppo oltre Mìmi…” rispose il suddetto uomo insopportabile con fare estremamente rigido.
 Joey pensò che neanche loro stessero messi tanto meglio, solo che loro erano esattamente l’opposto di lui e Sarah: era Mina ad amare disperatamente quell’uomo così antipatico e sopportarlo, mentre nel suo rapporto era proprio lui a sopportare tutte le follie di Sarah.
Mina cacciò Joey dalla stanza allora, e rimase per un attimo da sola con lui, che sembrava davvero troppo seccato, così gli sussurrò piano “amore, ma che c’è?” e lui ringhiò severo “c’è che pensi che io sia un traditore schifoso e non hai fiducia in me, malgrado io ti abbia regalato tutta la mia vita.”
“Io non riesco a capire Juanito…” sussurrò piano allungandosi per accarezzargli i capelli, ma lui si alzò di scatto per vestirsi e poi sbuffando se ne andò a prendere il caffè, lasciandola per un attimo sola. Mina pensò alla storia che le aveva raccontato Jeoy, ai messaggi che diceva di essersi scambiato con quella tizia, così fece una cosa che non aveva mai fatto prima: sbloccò il cellulare di Juan e si mise a cercare prova della sua colpa. Avevano sempre avuto un rapporto molto rilassato ed entrambi usavano il telefono dell’altro per telefonare o scrivere agli amici. Erano una coppia normale, da quel punto di vista: nessuno dei due aveva mai controllato il telefono dell’altro, ma non era mai neanche nato in nessuno dei due questo desiderio. Juan usava il suo per fare le foto e Mina spesso usava quello di suo marito per parlare al telefono con la madre, perché il suo si scaricava troppo in fretta. Si vergognò di quel gesto, anche perché all’inizio non trovò nulla, ma poi scoprì una cosa che la fece morire. Aveva ricevuto un sms in spagnolo la sera prima con scritto solo: “domani notte vengo da te a San Francisco, vestiti come si deve e assicurati che nessuno ci veda”. Non aveva quel numero in memoria e lei provò a richiamarlo, ma risultava inesistente, e questo avrebbe dovuto dare molte indicazioni alla nostra attrice, ma lei non gli diede importanza.
Rimase per qualche minuto senza fiato, ma si sforzò di cercare tutte le possibili interpretazioni innocenti di quel messaggio, ma non riusciva davvero a trovarne, così senza neanche accorgersene, iniziò a piangere. Pensò mille cose in quel momento, ma si disse che non aveva senso fare scenate, così decise che gli avrebbe lasciato i suoi spazi, ma sarebbe stata favolosa. Il fatto che le avesse chiesto di dormire addosso a lei, secondo Mina, significava che non era ancora convinto del tutto di volere quell’altra, così gli avrebbe dimostrato che era l’unica donna che avrebbe potuto desiderare. Provò ad avvicinarsi a lui, quando ritornò con il caffè, ma Juan era terribilmente irritabile e la scansò letteralmente dicendole solo di avere altro per la testa, così Mina tirò fuori un piano di seduzione diabolico, che però non sarebbe andato come lei aveva previsto.


Capitolo 21: i tacchi a spillo di Mina


Poche ore dopo l'intera famiglia Stanley era in piscina. Chris e Jane tubavano tranquilli, Joy era come sempre alle costole di Greg e Joy, e Sarah lavorava con la sua migliore amica/ assistente Dena. Joey la fissava con sguardo languido, e l’accarezzava ogni tanto, perché era troppo felice di averla ancora accanto.
 Marianne e Sid erano andate a correre con gli Jimenez, e tutti erano rimasti un tantino sorpresi dal cambiamento di Mina: la signora, infatti, era una furia e aveva deciso di sfogare tutto il dolore e la frustrazione attraverso l’esercizio fisico, facendo dire a John che “sembrava stesse correndo per evitare un attacco zombie” ma neanche quello la fece ridere.
Finita quella corsa, i nostri atleti raggiunsero gli altri in piscina, e Mina apparve per ultima, facendo vociare un po’ tutti: indossava degli altissimi sandali col tacco a spillo e un costume di Jane, che ovviamente sulle sue curve risultava estremamente striminzito.
“ Come mi sta amore?” cinguettò allegra, convinta di fargli uscire gli occhi dalle orbite, anche perché ormai erano quasi tre settimane che non faceva l’amore con lei, ma lui commentò bruscamente “è illegale una cosa del genere…”
Mina lo prese come un complimento, così gli chiese di farle un po’ di spazio accanto a lui. Juan si era rintanato all’ombra di un gazebo, ed era rimasto totalmente vestito, anche se indossava una t-shirt terribilmente aderente.
“Allora ti piace?” sussurrò felice accarezzandolo, ma lui scosse solo la testa lasciandola a sospirare.
“…ma tanto immagino che qualunque altro dei tuoi costumi risulti da censura sul tuo corpo, quindi pazienza, sopporterò i commenti di quegli idioti che ti hanno squadrata sbavando…” rispose molto scocciato e lei sorridendo sussurrò “e tu mi guardi ancora sbavando?” ma Juan fraintese: pensò che si stesse lamentando di lui, mentre lei stava solo cercando di farsi fare un complimento, così le ringhiò che stava cercando di lavorare e voleva essere lasciato in pace, e lei se ne andò con la coda tra le gambe a farsi coccolare dai suoi ragazzi.
“Io non so se mi farei più lei o lui, è incredibile questa cosa!”
Disse Dena, l’amica di Sarah, facendo ridere i coniugi Stanley e Greg.
“ Hai deciso davvero di rinnegare vent’anni di amore per le donne solo per un omaccione con i capelli lunghi?” chiese Joey molto divertito, ma Dena, che era un’artista mancata, gli spiegò che lo trovava attraente solo per il suo lavoro e Sarah si fece sfuggire la frase sbagliata.
“…sì, aspetta di vederlo da vicino D, poi mi dici se davvero te lo porteresti a letto solo perché è un pittore…”
Tutti trovarono estremamente fuori luogo il commento di Sarah, che però lo aveva detto senza pensarci troppo. Joey ci rimase malissimo, e Greg decise di dire una cosa ancora più sconvolgente per attirare l’attenzione del suo amico ed evitargli di dire cose di cui si sarebbe potuto pentire.
 “ Sì, sì, ma scusate: non avete visto la figlia? Io da quando le ho viste insieme non riesco a pensare ad altro che a entrambe nel mia jacuzzi…” disse, sentendosi rispondere da tutti che era disgustoso.
“E’ la mamma di mio nipote, idiota…” ringhiò Sarah scocciata tirandogli uno scappellotto, e Joey aggiunse “…prova a dirlo ad alta voce e vediamo se ti pesta prima Chris o il marito super figo. Io ti ammazzerei se dicessi una cosa del genere su SJ e Marianne…”
“Che tenero…” commentò Sarah sorridendo, ma lei e Dena stavano comunque lavorando, quindi non lo fissò.
Mina nel frattempo uscì dall’acqua e provò a stendersi al sole di fronte al suo maritino, che però immerso nelle sue preoccupazioni non le prestò nessuna attenzione, fino a quando Joey non le urlò di raggiungerli e non fare l’asociale, facendola sorridere.
“Sì, ma mi avvicini tu il lettino, perché pesa e io ho i tacchi a spillo…” rispose lei con il tono prepotente che usava con il marito e Joey ridendo l’accontentò.
“Uh ma guarda come obbedisce subito Stanley, dovrai dargli un’occhiata SJ…” disse Dena ridacchiando, senza immaginare di scatenare le ansie sia della sua amica che di Greg.
“…comodi i tacchi a spillo per stare a bordo piscina…” commentò Greg per provocarla e Mina mettendo un piede sul suo lettino rispose “comodi no, ma fanno effetto, eh?” facendogli venire un mezzo infarto.
“Calma, calma signora Jimenez, che questo qui non è più un ragazzino e se gli parli in questo modo gli partono le coronarie…”
Rispose Joey per farli ridere e Mina si accorse della presenza di quella tizia strana dai capelli viola, e per un attimo si chiese se fosse una sua fidanzata, perciò imbarazzata si scusò per non essersi presentata e per un attimo si sorrisero, tanto da far innervosire ancora di più Sarah.
“…e perché dovresti ancora fare effetto sugli uomini, se hai già un marito?”
Le ringhiò molto acidamente e Mimi scosse solo la testa. Non aveva smesso di guardarlo per un attimo, ma lui non l’aveva degnata di uno sguardo. O almeno così le sembrava, ma entrambi avevano gli occhiali da sole.
“Perché SJ? Non è scontato? Per lo stesso motivo per cui arrivo a fare anche venti ore di palestra alla settimana, mangio solo insalata e spendo migliaia di dollari in trattamenti viso e corpo: cercare di fare effetto al mio maritino, ed evitare che si trovi una più giovane…”
Mina non voleva fare la morale a Joey, ma lui si sentì chiamato in causa e rimase totalmente in silenzio, mentre sua moglie spiegava quanto il suo atteggiamento fosse da donna insicura e anche immatura.
“Ah sì? Sai con chi sta il suo migliore amico? Con una di vent’anni. Sai suo fratello per chi ha lasciato la moglie? Per una che ne ha diciannove. Cazzo diciannove è poco più della metà dei miei anni. E nessuno di questi uomini che ti ho citato è lontanamente affascinante e bello come il mio…”
Mina soffriva da morire per quella cosa, e quando Juan aveva detto che Joey era con una ragazzina dell’età di Jane, aveva soltanto confermato la sua teoria.
“Sì, ascolta, ma tu sei straordinaria ragazza. Lui sarà anche affascinante, ma non esiste una donna bella come te…”
Sussurrò Dena, in piena modalità di seduzione e Mina le sorrise molto dolcemente e le mise una mano sulla guancia, dicendole che era estremamente gentile, facendo intervenire Greg per separarle.
“Come se non lo sapessimo che Mina ha il vizietto delle ragazze….”
Disse serio e Dena letteralmente impazzì, dicendole solo “davvero? Ma allora lascialo e sposami. Cioè, io dovrei divorziare, ma si risolve facilmente…”
 “Non lo lascerei mai…” sussurrò Mina con tono molto triste e Sarah e Greg pensarono solo “adesso vomito” ma Joey le chiese perché diavolo fosse così triste e lei sorridendo disse “…perché ha un appuntamento stanotte, e pensa che io non lo sappia” gelando letteralmente tutti.
Le fece troppo effetto dire quelle parole e il suo stomaco riprese a tormentarla, così fu costretta a scappare senza scarpe al bagno per rimettere e si disse solo “già, è esattamente come con Johnny”.
“Stai bene?” le sussurrò pianissimo, quel suo marito distante quando lei rientrò in piscina e lei annuì e basta, ma lui le baciò la fronte per sentire se avesse preso troppo sole e le chiese di mettersi all’ombra, facendola sorridere per quella premura inaspettata.
“…e così ti tradisce?” chiese Greg sconvolto, e lei sospirò soltanto. Non aveva la minima idea di cosa facesse il marito tutte le notti, ma non voleva parlarne, così cambiò argomento. Rimasero a chiacchierare per un po’ di cose stupide, fino all’arrivò di Johnny in crisi che aveva scoperto di essere stato bloccato da Ethan. Mina si allontanò con lui allora, e Juan finalmente si alzò dalla sua poltrona. L’aveva controllata a distanza per tutto il giorno, e nella sua mente non avevano fatto altro che fissarsi, poi aveva abbassato la guardia per pochi minuti per rispondere ad un altro messaggio di Carlos e gli era preso un infarto alzando lo sguardo e non trovandola.
Così si alzò e andò a chiedere a Joey dove fosse e si calmò quando la vide rientrare con John.
“Ti cercava comunque…” le disse il suo amico ridacchiando e Mina gli chiese ad alta voce se avesse bisogno di qualcosa, ma lui scosse solo la testa.
“Scusate, problemi di cuore…” disse tornando alla sua posizione di prima e Greg le sorrise molto dolcemente, ma fu Joey a dire una cosa che mandò Sarah su tutte le furie.
“Hai fatto un gran lavoro con questi ragazzi, Lucy. Ti raccontano tutto, siete così affettuosi ed è davvero bello vedervi insieme. Sei una buona madre Mina.”
Lei s’illuminò letteralmente, e se non ci fosse stata la moglie lo avrebbe sicuramente abbracciato forte per ringraziarlo.
“Juanito Joey dice che sono una buona madre, hai sentito?” urlò da lontano e quel matto scoppiò a ridere.
“Sì Joey, ne riparliamo quando avrai una figlia di diciassette anni incinta e un altro vandalo che viene sospeso da scuola una settimana sì e una no…” ringhiò, scherzando, ovviamente, ma Mina ci rimase male e sussurrò “ ha fatto tutto lui, comunque. Non hai idea di che padre favoloso sia. Io ci sono sempre molto poco, purtroppo e quindi li vizio e faccio degli sbagli.”
“E che palle Mina” ringhiò Greg scoppiando letteralmente. Tutto quel suo modo di fare così adorante nei confronti di quel bastardo muto lo stava facendo letteralmente impazzire.
“…li avrà anche cresciuti, ma non mi sembra che abbraccino lui o che vogliano parlare con lui dei loro problemi di cuore. E non mi sembra che li consideri più di tanto, ad essere sinceri.”
Concluse Greg, facendosi da portavoce di quello che quasi tutti pensavano della famiglia Jimenez, ma lei sorridendo rispose “non pretendo che tu capisca. Ha i suoi limiti, come tutti, ma ha davvero fatto tanto per i ragazzi. Poi loro preferiscono parlare con me perché sono meno severa e più loquace, ma loro sono quello che sono per merito suo…”
“Peccato che ti tradisca…” concluse con un sorriso odioso e Mina si allontanò soltanto, senza dire una parola, lasciando Joey a rimproverare il suo migliore amico.  
Mina morta di dolore si andò a stringere accanto a John, e rimase con lui per qualche minuto, fino a quando l’ispanico fece la sua apparizione. Era preoccupato che Mina prendesse troppo sole,così decise di fare una cosa che odiava letteralmente: portarla in acqua. Si spogliò rapidamente e Dena commentò soltanto “Cristo, adesso voglio anche io un figlio suo…” indisponendo Greg ancora di più. Le due amiche si abbandonarono ad una serie di commenti sui suoi addominali e le sue spalle e bicipiti e Sarah disse “…che peccato che uno così resti tutto coperto in piscina” mandando il marito su tutte le furie.
Quando poi il signor Jimenez andò a prendere Mina e la scaraventò letteralmente in piscina senza parlare troppo, Dena sospirando disse “Chissà poi com’è uno così a letto…” e Sarah commise un errore enorme dicendo solo una parola: già.
Joey impazzì letteralmente per quel commento stupido, così rispose “speriamo sia all’altezza di Mina, che è piuttosto notevole…” provocandosi occhiatacce da parte di tutti e facendo allontanare la moglie furiosa.
Juan nel frattempo aveva raggiunto Mina in acqua e le aveva chiesto scusa per i modi bruschi. Non la stringeva, però, e lei togliendosi finalmente gli occhiali gli chiese “sei pentito di avermi sposato Juan?”
“No Mìmi, anche se mi stai davvero tormentando ultimamente” rispose, cercando di essere dolce, e lei letteralmente gli saltò al collo e cominciò a baciarlo dolcemente.
“Ti amo Juanito…” gli sussurrò pianissimo e lui finalmente sorrise e capì che stava diventando troppo insicura quella donna, così iniziò a baciarla e basta, sforzandosi di non pensare a Carlos e quello che avrebbe dovuto fare.
“perché non mi porti di sopra mi amor? Mi manchi tanto…” sussurrò Mina dopo un po’ di baci e lui sorridendo obbedì, e fece finalmente l’amore con lei, tranquillizzandola per qualche ora.
Nota: 
Ciao a tutti, allora continuo a chiedervi quale sia la vostra coppia preferita. Vi piacciono più Sarah e Joey o Mina e Juan? Accetto anche proposte alternative (es. Sarah e Juan!) fatemi sapere che ne pensate.

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Capitolo 17
*** Capitoli 23 e 24 ***


 Capitolo 23: una nottata terribile
“pensavo non stessi bene…” le disse piano, mentre gli passava accanto, ma Mina era furiosa e non rispose.
“Fammi capire: che problemi mentali hai esattamente?” le ringhiò afferrandole il braccio, ma Mina lo fulminò con lo sguardo. Era furiosa come non l’aveva mai vista, e i suoi occhi mostrarono tanto disprezzo da ferirlo profondamente. Si liberò dalla presa del suo braccio, allontanandosi senza parlare, e Juan pensò che doveva lasciarle qualche minuto da sola. Non capiva cosa diavolo le stesse succedendo, e provò a formulare varie ipotesi, eppure fu Joey a spiegarglielo. Lui e Greg avevano bevuto davvero troppo, ma erano letteralmente euforici perché non suonavano da troppo tempo e continuarono a bere per tutta la serata.
“…quindi ti è andato male l’appuntamento? Per questo sei tornato così presto?” gli disse Joey ridacchiando, e Juan pensò che lo avesse visto salire in auto, perciò scosse solo la testa.
“Certo che ci avevo quasi creduto, sai? Quando hai fatto la parte disgustata rimproverandomi, pensavo che fossi onesto, e invece forse fai più schifo di me…” aggiunse totalmente sbronzo e Juan gli disse solo di non esagerare, ma Joey con molta dolcezza disse “…io almeno ce l’ho un motivo, ma tu tradisci una che muore d’amore per te. Perché poi? Ok, è una rompipalle, ok è prepotente, ma merita davvero di essere tradita? E’ squallido e sei veramente un bastardo…”
“Hai finito?” gli ringhiò Juan, troppo nervoso per sopportare le sue farneticazioni, ma Joey decise di dargli il colpo finale.
 “…e almeno cancellali i messaggi dal cellulare quando ti scrive l’amante. Cazzo, ignori proprio le basi…”
In quel momento Juan capì, e andò su tutte le furie. Aveva controllato il suo cellulare, quello era il motivo per tutte quelle scene da matta; per quello aveva insistito per sedurlo e per quello lo aveva supplicato di non uscire. Furioso la raggiunse in camera, e le urlò contro che se era arrivata al punto di controllarlo, forse doveva davvero farsi vedere da un medico.
“Sei diventata veramente pazza? In questi anni ho mai dimostrato di non meritare la tua fiducia?” urlò, totalmente fuori di sé, ma Mina con gli occhi gonfi per il pianto rispose solo “ah sì? E perché hai negato di avere compagnia?”
Juan vacillò. Non poteva assolutamente dirle quello che era successo, ma non gli venne in mente niente e disse solo “perché non sono affari tuoi”
“Mi devi dire chi è…” urlò Mina, per la prima volta in tutto il loro rapporto aveva davvero alzato la voce e Juan scosse solo la testa. Fece per  andarsene, ma quella pazza si mise davanti alla porta e gli ripetè la domanda, sconvolta.
“Se non ti fidi di me dopo vent’anni in cui ti ho messo al di sopra di qualsiasi cosa al mondo, non posso farci nulla…” le rispose terribilmente rigido e se ne andò, lasciandola sola a piangere.
Si allontanò da casa Stanley, perché aveva bisogno di pensare bene alle parole da dirle. Dire solo “torno nel clan per un po’” l’avrebbe fatta morire di paura. Allo stesso modo, dirle che aveva visto Carlos l’avrebbe messa in agitazione, quindi non sapeva cosa dire, ma commise uno sbaglio enorme: lasciò Mina da sola.
La povera signora Jimenez, ormai certa di essere stata tradita, pianse per un po’ e poi decise di non voler passare la notte in quella stanza e scrisse al suo John per chiedergli asilo. Il ragazzino stava passando al microscopio le nuove foto postate dal suo amico Ethan, cercando segni della sua tristezza, ma le disse che l’avrebbe accolta volentieri. Così Mina si ricompose, scrisse al suo manager di mandarle una macchina per la mattina seguente, fece la valigia e fece per raggiungere suo figlio, quando le venne un’idea stupida. Aveva sete, così s’incamminò verso la cucina in cerca di un sorso d’acqua, ma qualcuno la bloccò sulle scale. Greg aveva bevuto decisamente troppo, e aveva interpretato tutta quella serata in modo totalmente diverso rispetto a quello che era, così convinto che lei fosse scesa a cercarlo, l’aveva letteralmente gettata contro il muro e immobilizzata.
Mina provò in tutti i modi a chiedere aiuto, a combattere, a divincolarsi, ma più si muoveva, più lui stringeva la presa e ad un certo punto se lo trovò totalmente addosso.
“Sono incinta, lasciami, ti prego…” urlò disperata, ma lui era convinto che fosse un contorto gioco erotico che facevano di tanto in tanto, e non aveva nessuna intenzione di lasciarla. Rimase totalmente insensibile alle sue lacrime e le diede un bacio lunghissimo, ma quando Mina lo morse per liberarsi, iniziò a diventare violento e le mise una mano alla gola. Aveva sempre avuto quella strana perversione e Mina, da innamorata, lo aveva sempre assecondato, ma ora stava davvero esagerando, perché lei chiaramente non era consenziente. In quell’attimo la povera Mìmi pensò che stesse davvero per morire, perché la stringeva molto forte, ma poi intervenne una persona per liberarla.
Chris era sceso per caso, perché Jane voleva delle fragole, e all’inizio aveva pensato che fosse un rapporto consensuale, ma quando l’aveva sentita supplicare era intervenuto scaraventando via Greg, che provò anche a prenderlo a pugni. Mina fuggì di corsa, e si rinchiuse in camera di John, dove finse di stare perfettamente bene e di avere solo bisogno di una pausa dal russare di Juan. Suo figlio non le fece particolari domande e lei si girò e iniziò a versare qualche lacrima fingendo di dormire. Vedete, Mina era sconvolta e spaventata, ma era anche convinta di aver provocato troppo Greg e dunque in un certo senso, pensava di meritarselo e si sentiva in colpa. La Signora Jimenez, purtroppo, veniva da un lungo passato di abusi familiari e non riusciva a vedere le cose razionalmente, quindi non le era chiaro di essere la vittima. Si convinse che Juan le avrebbe dato la colpa per quell’aggressione, perché non era stata lontana da quel suo pazzo ex come lui le aveva chiesto, e anzi ci aveva scherzato e flirtato forse un po’ troppo, così si disse che non avrebbe mai dovuto dirlo a nessuno, ma sbagliava.
Juan, nel frattempo, rientrò in tempo per trovare Greg che aggrediva Chris, e in pochi secondi prese le parti del ragazzo, stendendo quel bastardo. Greg iniziò a ridere forte, pensando solo che se fosse tornato pochi minuti prima, lo avrebbe ucciso, ma la sorte evidentemente era dalla sua.
“Non sai da quanto aspettavo la scusa per farlo…” gli disse Juan prendendolo a cazzotti, e lui rispose  “ Levati dal cazzo e torna da quella con cui hai scopato stasera. Lasciami finalmente la mia donna…”
Juan rise fortissimo e sbattendolo contro il muro con forza ringhiò “…sarà sempre la mia donna, hai capito idiota?”
“Certo, come no. Ed è per questo che è venuta a farmi vedere i suoi tacchi a spillo stamattina? E’ per questo che è venuta a cercarmi appena sei uscito e ha fatto quello spettacolino? E soprattutto: è per questo che ha cantato le mie canzoni fronte contro fronte con me? Rassegnati Jimenez: lei non vuole più te…” gli disse, con un sorriso arrogante e Juan lo prese a pugni ancora un po’, prima di raggiungerla in stanza. Voleva disperatamente fare pace e si era deciso a dirle la verità, ma non la trovò.  Aspettò, immaginando che fosse andata da Jane a piangere, e gli si strinse il cuore al pensiero, ma dopo qualche ora iniziò a preoccuparsi, così iniziò a scriverle, ma Mina non rispose. Scrisse a Jane, allora, e anche a Johanna, ma nessuna l’aveva vista, così prese il coraggio a quattro mani e bussò alla porta di John che gli fece segno di zittirsi perché lei stava dormendo.
“Stavate parlando e si è addormentata?” chiese, cercando una spiegazione e John mentendo annuì, ma era evidente che Mina avesse deciso di non restare sola con lui e Juan passò la notte a tormentarsi per lei, mentre Greg elaborava un piano estremamente crudele per riprendersela.
Juan non gli aveva risposto, non aveva negato che Mina avesse flirtato con lui, e dunque, si disse, doveva ritenerla capace di tradirlo. Doveva essere tanto stupido e insicuro da non sapere che la sua compagna moriva per lui, e chissà, forse torturandolo un po’ sarebbe riuscito anche a metterli l’uno contro l’altro. In fondo erano già in crisi, magari bastava solo una piccola spinta per allontanare lui e riprendersi lei. Se poi era davvero incinta, sarebbe stato ancora più facile: bastava far fare a Juan la parte del cattivo, e non era difficile, e presentarsi come l’uomo dolce e innamorato che l’avrebbe accettata anche se incinta di quello schifoso. Sì, poteva funzionare, ma doveva riuscire a manipolare lui, a convincerlo dell’infedeltà di lei e pensò tutta la notte a come fare, ma poi gli venne un’idea incredibilmente crudele per distruggere non solo Mina e Juan, ma anche l’intera famiglia Jimenez, facendo perno sull’unica persona di quella famiglia che non si faceva scrupolo di esprimergli affetto.
Capitolo: giuramenti
Mentre Greg elaborava i suoi piani malvagi, Juan letteralmente si struggeva in quella stanza. Si erano lasciati tante volte, e lui aveva sbattuto spesso la porta, ma Mina mai. Lei era sempre rimasta al suo fianco, anche a litigare quando serviva. Era lui la parte forte di quel rapporto, e Mina generalmente sopportava qualsiasi cosa per tenerlo vicino, ma Juan  non lo aveva mai pienamente realizzato. Quando avevano deciso di sposarsi, le aveva chiesto di non scappare mai durante le liti, perché da fidanzati lo faceva sempre, rendendo impossibile per lui trovarla, e lei aveva rispettato quel giuramento. Era sempre stato lui a voltarle le spalle e andarsene, perché aveva bisogno di tempo per gestire la sua rabbia, per non urlarle troppo forte contro e non farle troppo male, ma quella notte aveva deciso lei di non dormire insieme e questo faceva davvero male.
 John gli aveva detto che non sarebbe tornata a casa con loro perché doveva lavorare, e il cuore di Juan si era letteralmente spezzato. Stava scappando, quindi, perché lo credeva infedele, e lui si sentì morire. Gli venne voglia di andarla a svegliare e dirle tutta la verità, ma decise di aspettare il giorno dopo e di pensare bene alle parole da dirle. Aveva un sacco di problemi Juan con le parole, erano il suo nemico numero uno. Molto spesso non sapeva cosa dire e altrettanto spesso finiva col dire cose stupide che ferivano quella sua piccola amata. Aveva imparato negli anni a gestirle un po’ meglio, o almeno così credeva, ma gli venivano sempre fuori sciocchezze quando era arrabbiato, perciò decise di provare un paio di discorsi mentalmente.
Non si presentò a colazione e Mina pensò che avesse passato la notte fuori con qualcuna, e dovette sforzarsi molto per reprimere le lacrime, anche perché Joey e Sarah si stavano pubblicamente comportando da coppietta al tavolo della colazione e lei li invidiò così tanto. SJ voleva solo quello da lui, ossia che tornasse a fare il musicista, l’uomo di cui si era innamorata e vederlo suonare aveva riacceso le sue voglie e Joey la assecondava, senza sapere bene dove stesse andando a parare quella nuova cosa.
Mina salutò tutti molto gentilmente e accarezzò Marianne con molto affetto, ma abbracciando Joey sussurrò “mi raccomando ricordati quello che ti ho chiesto: non voglio vederlo mai più, ti prego” e lui annuì soltanto, ma molto perplesso. Non sapeva esattamente cosa fosse successo, ma pensò che fosse molto strano che Greg non ci fosse e che Mina usasse le parole “ti prego”.
La nostra Mìmi, nel frattempo, abbracciò i suoi ragazzi, e gli diede appuntamento a Chino, dove si sarebbero rivisti per il compleanno della nonna. Accarezzò la pancia di Jane, scombinò i capelli di Joy, sussurrò piano a John di chiamarla per qualunque novità e poi strinse forte Chris, che le sorrise soltanto, perché aveva accettato di non fare parola con anima viva di quello che aveva visto.
 Si avvicinò alla macchina e salutò il suo manager, ma le venne un brivido quando lo trovò seduto in auto.
“Volevi davvero andartene senza salutare Mì?” le disse serissimo e lei pensò solo “Oh grazie a Dio” perché non era andato via con quell’amante che lei temeva tanto e per un attimo gli sorrise. Juan era tesissimo, spaventato a morte all’idea di perderla, ma provò in tutti i modi a sembrare calmo.
“Ti ho cercato, ma non c’eri…” sussurrò molto piano, con occhi bassi e Juan allungò la mano per accarezzarle la guancia e bisbigliò piano “… e pensavi davvero che ti avrei lasciata andare via in questo modo? Senza spiegarmi o chiarire?”
“Speravo di no, ma non c’eri…” aggiunse con un tono involontariamente dolce e lui le sorrise. Le chiese di uscire dall’auto per parlare da soli, così praticamente tutti iniziarono a fissarli da lontano, sperando che si chiarissero.
Aveva il cuore a mille e si sentiva malissimo, ma fumando le disse piano “Dio mio quant’eri bella ieri sera. Sono rimasto letteralmente paralizzato, prima di incazzarmi. Non mi era mai successo…”
Mina rise, ma non aveva intenzione di far pace e Juan glielo lesse in faccia e sospirò forte.
“..magari se mi avessi anche sorriso non avrei avuto la forza di incazzarmi. E’ una bella novità…” aggiunse, cercando di farla ridere, ma lei abbozzò soltanto un sorriso.
“E se fossi innocente? Ti sei mai fermata a pensare che io magari, non so, stia facendo qualcosa di bello per noi e non voglia rovinare la sorpresa?” le disse, cercando di darle degli indizi, ma Mina stringendosi nelle spalle sussurrò “…questo potrebbe anche funzionare, se tu non avessi palesemente mentito, e anche male, sul tuo impegno di ieri sera. Juan, io lo so come sei quando vuoi fare colpo, ed eri palesemente vestito per fare colpo.”
“Matta…” le sussurrò sorridendo, accarezzandole piano una guancia, ma Mina disse una cosa che non avrebbe mai potuto immaginare. Con molta decisione ringhiò “…non sopporto le bugie. Se mi dicessi che mi hai tradita, lo accetterei. E, ti dirò di più, se mi chiedessi scusa, ci passerei anche sopra. E invece tu menti, palesemente, mi ringhi che non sono affari miei, e io…non voglio stare con te, in questo modo.”
Aveva pronunciato le ultime parole con tono molto sofferente, e le erano scese un paio di lacrime quando aveva finito, ma Juan era sconvolto. Gli aveva sempre detto che non avrebbe mai perdonato un tradimento, ed era la stessa cosa che le diceva sempre, ma Mina era molto seria, quindi non stava scherzando.
“Stai davvero dicendo che mi perdoneresti se ti tradissi? Se rovinassi il nostro rapporto, potresti davvero passarci su?” le chiese, cercando di afferrarla, ma Mina non si fece toccare e rispose “ se fossi sincero e pentito, ovviamente sì. Non sono più una ragazzina scema ed egoista, sono la tua compagna e potrei anche sopportare un momento di debolezza”.
 Juan riuscì a raggiungerla, allora, e afferrandola per il polso, la stritolò letteralmente in un abbraccio fin troppo forte.
“Sei una pazza, davvero. E io non me lo merito di essere amato in questo modo…” le disse, con un filo di voce e lei bisbigliò piano “…non posso farci niente” facendolo sorridere.
“Amore, guardami…” le sussurrò pianissimo e lei fissò i suoi occhioni da bambina su di lui che le sussurrò piano “ti giuro che non ho fatto niente. Ti prego, credimi.”
Mina scosse solo la testa sconsolata e lui stringendola forte di nuovo sussurrò “Ti prometto che presto ti racconterò tutto quello che ho fatto in queste notti, ed esigerò di nuovo la tua presenza durante le mie notti di lavoro. Lo sai che non ci riesco senza di te. E' sempre stato il nostro momento speciale. Non ho fatto niente di male, stavo lavorando ad una cosa speciale e te l’ avrei mostrata presto, ma se tu non vuoi che io passi la notte fuori senza di te, io rinuncio, perché l’unica cosa che voglio nella mia vita sei tu…”aggiunse, accarezzandole i capelli e Mina non seppe cosa dire. Juan si stava forzando, era evidente, ma era dolce. Cercava di vincere il suo naturale ermetismo e di farla sentire importante, ed era molto bello da parte sua, ma lei non era del tutto convinta.
“Ascoltami testolina, so che le cose sembrano molto strane e sospette, ma ti giuro sui nostri figli che quest’uomo ha occhi solo per la sua piccola, e non potrebbe mai nella vita sfiorare altre labbra, guardare altri occhi e desiderare un'altra pelle.”
 Aggiunse, tenendola stretta al petto e Mina rabbrividì per quella dichiarazione così struggente e cominciò a baciarlo, permettendogli finalmente di calmarsi.
“Era di Carlos, comunque il messaggio. Doveva parlarmi di suoi problemi e per questo ci teneva a vedermi. E’ nei casini con il clan e temeva di essere intercettato per questo non ha usato il suo numero, ma possiamo chiamarlo adesso e chiederglielo se…”
Mina tremò per quelle parole, perché gli fecero quasi più paura di lui che la tradisce, ma capì che voleva finire con “se non mi credi” perciò lo interruppe e riprese a baciarlo, sussurrandogli solo “te quiero mi amor...”    
“ E non provare mai più a lasciarmi in quel modo hai capito, ragazzina? E’ stata durissima stare a letto senza di te…” le disse, con infinita dolcezza e lei bisbigliò piano “no, mai più…”, ma presto entrambi avrebbero infranto quei giuramenti.
Nota:
Ciao a tutti, allora siete preoccupati per questi due? E cosa pensate farà Greg? Secondo voi resteranno insieme Juan e Mina o sono destinati a lasciarsi? fatemi sapere

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Capitolo 18
*** Capitolo 22: viaggi indietro nel tempo ***


Capitolo: viaggi indietro nel tempo
“Che ti succede sciocca? Sei così insicura solo perché non ho dormito con te per un po’?” le sussurrò Juan accarezzandole le labbra e Mina si sciolse totalmente, e guardandolo con enormi occhi innamorati sussurrò “non ci sei mai Juan. Esci tutte le notti e non mi dai mai attenzioni…”
“E tu me ne dai, Mìmi? Ok, io non ho dormito con te, ma non mi sembra di aver smesso di cercarti, però tu sei sempre molto indaffarata e non provi mai a sedurmi…” le disse, con infinita dolcezza e quella matta della moglie dimenticò tutte le sue paure e iniziò a baciarlo, scusandosi per quel malinteso.
Juan aveva deciso di tranquillizzarla, e le giurò che avrebbe fatto il possibile per dormire con lei tutte le volte in cui non doveva lavorare, ma quando Mina sussurrò  “…ma io vorrei essere ancora la tua musa…”  lui rise e basta e le disse che avrebbe fatto il possibile per farla tornare, ma doveva dargli dei giorni da solo e lei a malincuore accettò.
“Tu sei sempre la mia musa Mì, anche quando non ci sei, perché sei la mia compagna e, che tu ci creda o no, io ti amo da impazzire, hai capito testolina?”
Era così bello sentirgli dire quelle cose così dolci, così sorrise e sussurrò“…e dimmi una cosa amorcito: lo vuoi ancora un bambino con me?”
Juan reagì malissimo a quella domanda, ma non per i motivi che Mina immaginava. Pensò a mille cose: al fatto che dovevano occuparsi di Jane e del suo bambino, poi pensò a Carlos e al clan, e per finire ricordò la rabbia e la frustrazione che aveva provato quando avevano provato per l’ultima volta ad avere un bambino.
Vedete, circa sei o sette anni prima, Juan durante una notte d’amore era riuscito a chiedere alla sua compagna un altro bambino. Le aveva soltanto detto “rendimi padre un’ultima volta, amore, ti prego…” e Mina, anche se riluttante aveva accettato, e ci avevano davvero provato per tanto tempo, ma non era mai arrivato e questo aveva creato problemi tra di loro. Ogni volta che a Mina veniva il ciclo, Juan si sentiva morire e diventava estremamente brusco e intrattabile. Dopo un po’ si convinse di essere sterile e accantonò quel desiderio con la morte nel cuore. Per lui fu dolorosissima quella richiesta di Mina, perché era sicuro che non sarebbe mai stato in grado di accontentarla, perciò bruscamente ringhiò “non mi sembra proprio il caso di pensarci Mina. Dobbiamo occuparci di nostro nipote, avremo un sacco di spese e…”
“Capisco…” sussurrò molto dispiaciuta, ma lui dolcemente aggiunse “ siamo vecchi amore, e non ce lo farebbero neanche adottare, lo sai. Ci occuperemo del bimbo di Jane, ma mettiamola così: possiamo sempre continuare a provare. Non abbiamo mai smesso, alla fine…”
“…e se capitasse?” aggiunse lei dolcemente, perché ormai aveva il sospetto che fosse già capitato, ma lui sorridendo rispose “…sarebbe un piccolo miracolo e dovremmo stare davvero attenti, perché alla tua età è molto rischioso, e sarei terrorizzato, ma anche felice ovviamente…”
Le sue ansie andarono a sommarsi a quelle di Mina, che decise di non dirgli nulla per ora e si accoccolò soltanto sul suo petto.
“Dai Mìmi, ho paura di lasciare quelle teste calde da sole in piscina, andiamo a recuperarli…” le disse molto serio e lei sospirando lo seguì.
Finirono a chiacchierare con Joey e Dena, perché Sarah e Greg erano ancora seccati e trascorsero insieme delle ore molto serene, fino alla sera. Mina ci aveva sperato fino all’ultimo che lui decidesse di restare con lei, ma quando iniziò a cambiarsi e a sistemarsi i capelli, divenne rigidissima.
“Juanito non uscire, por favor. Non mi sento troppo bene, non lasciarmi sola…” gli sussurrò, cercando disperatamente di farlo restare. Era convinta che stesse andando da un’altra donna, anche perché era nervoso e troppo bello, perciò avrebbe fatto qualsiasi cosa per tenerlo con sé. Lui però non poteva proprio disertare quell’invito, così le tastò la fronte per vedere se era calda, e poi con dolcezza le sorrise e le disse che sarebbe tornato presto, spezzandole il cuore.
“Ma dove diavolo vai?” ringhiò Mina con le lacrime agli occhi, perché non voleva ammettere di aver letto quel messaggio, e Juan si bloccò.
“Devo lavorare, te l’ho detto…” rispose, cercando di restare calmo, ma gli sembrava quasi matta quella donna e decisamente stava esagerando.
“Solo?”
Juan non rispose a quella domanda, perché non sapeva mentire e Mina impazzì ancora di più per lo sguardo colpevole che le lanciò.
“…ma sto male Juan, possibile che non ti importi?” rispose, mentre due lacrime le rigavano la guancia e lui seccatissimo le disse che sarebbe tornato presto e poi le voltò le spalle.
Mina pianse per un po’, poi si decise ad andare a cercare compagnia, e trovò due uomini che bevevano a bordo piscina.
“L’ho visto, è uscito tutto in tiro…” le disse Joey, leggendole in viso quello che stava provando, e le scapparono un paio di lacrime, facendo dire ad entrambi gli uomini “no, Mìmi non esiste”.
“E tua moglie dov’è?” chiese dolcemente a Joey, sedendosi accanto a lui, che sorridendole tristemente rispose “dove vuoi che sia? E’ in videoconferenza con quei fottuti giapponesi, anche di domenica…”
“E vogliamo vendicarci, signor Stanley?” gli disse Mina con fare incredibilmente deciso, tanto da far restare senza fiato entrambi, ma quando decise di spiegarsi meglio entrambi risero forte.
“Sì, mi dispiace dirlo ma ha ragione lei: se vuoi davvero provocare Sarah, credo sia il modo migliore…” concluse Greg, morendo dalla voglia di assecondare quella donna così sexy.
“Sì, ma ci sono dei problemi. Il primo è che SJ letteralmente ci uccide se la tradiamo, il secondo è che ci manca una persona, e il terzo è che non credo che il marito di questa donna prenderebbe bene il nostro giochino, e poi G non lo facciamo da troppo, saremo ancora in grado?” disse il povero Joey dubbioso, ma Mina decise di gratificare il suo ego e sussurrò “ Oh ragazzo mio, come se potessi mai dimenticare come si fa…” facendolo ridere tanto.
“Senti Joey, questi due stronzi si sono scocciati di noi, ma non lo dicono apertamente. Facciamogli vedere che abbiamo ancora qualche carta da giocarci. Perché magari non avremo più vent’anni, ma siamo super sexy comunque. Anche se devi necessariamente metterti a dieta e andare a correre…” rispose Mina determinata e lui sbuffò soltanto.
“Risolvo io per il quarto. Voi portate tutto il giardino e fatevi superfighi. Improvviseremo e sarà molto divertente…” concluse Mina, senza possibilità d’appello e il povero Stanley pensò solo “ma sì, non abbiamo nulla da perdere…”
Ci misero un’ora a sistemare tutto e Joey pensò solo che Sarah sarebbe stata furiosa, eppure Mina aveva ragione: mai negli ultimi anni, il batterista era riuscito ad attirare l’attenzione della moglie come fece quella sera.
Avvertirono i ragazzi, che per un po’ non seppero bene cosa aspettarsi,  ma si accomodarono in giardino sul divano e poi giunse Mina, e Joey finalmente ricordò il motivo di quel suo stupido soprannome: la chiamava Lucy perché era una stronza, ma anche perché in versione rockstar sembrava davvero un demone. Aveva solo un paio di shorts semplicissimi e il top del costume, ma aveva rubato la giacca di pelle a John e si era truccata tantissimo, tanto da far prendere un infarto a Greg.
“Allora coniglietto, ti hanno spiegato come ce la giochiamo?” disse a Chris, totalmente ammutolito e poi fece la sua presentazione al pubblico e girandosi ordinò a Greg e Joey la canzone che voleva suonare e loro partirono.
I ragazzi presenti rimasero letteralmente senza fiato, perché non avevano idea del passato rock di Mina, che da giovane aveva questa band con Greg, Joey e un altro musicista con cui flirtava. Ci aveva pensato spesso a rifare una delle loro serate, perché adorava cantare, ma sapeva che Juan non glielo avrebbe mai permesso. Eppure quella sera era l’idea perfetta: avrebbe mandato un video a sua madre, grandissima fan di Greg e Joey, avrebbe aiutato il povero batterista a riconquistare la moglie e, soprattutto, avrebbe spinto la sua timidissima figlia minore a realizzare un suo sogno.
 Johanna era cresciuta insieme alla nonna, ascoltando la sua musica, per questo era fan così sfegatata di Greg. La nonna le aveva insegnato a suonare e cantare, durante le sue vacanze a Londra, e proprio lei l’aveva spinta a provare ad esibirsi a scuola, ma Mina voleva convincerla a realizzare il suo sogno, così organizzò quel teatrino, per coinvolgerla.
Riuscirono a finire un paio di pezzi, prima di trovarsi davanti la signora Stanley furiosa con le braccia incrociate. L’amore tra lei e Joey si basava proprio sulla loro comune passione per la musica e ogni volta che il loro rapporto era stato in crisi, erano riusciti a ricomporlo proprio in sala d’incisione grazie alla loro comune passione. Il tempo era passato, però, e Sarah aveva una carica totalmente diversa, ma le mancava da morire suonare e sapeva che anche suo marito ne sentiva la mancanza. Eppure non era mai riuscita a rimetterlo dietro la sua batteria.  
Mina le sorrise in modo molto cortese, e le chiese se l’avessero disturbata, ma lei rispose soltanto “Greg hai preso male cinque accordi su sei. Imbarazzante…” beccandosi un terzo dito. Vedete, non era cattiveria la sua, ma un maniacale rapporto con il lavoro, che non la lasciava mai libera di suonare solo per divertirsi. Il marito le chiese di unirsi a quella band improvvisata, ma lei molto risentita rifiutò e rimase a guardarli fumando furiosa.
Mina cantò qualche altro brano e finalmente riuscì a coinvolgere quella sua ragazzina così timida. Le lasciò persino il palco ad un certo punto, e morì di gioia quando Sarah le disse che aveva effettivamente del potenziale quella bambina.
“Tu invece sei una bestia da palcoscenico. Una specie di Jessica Rabbit con la voce da rockstar, faresti davvero la mia fortuna. Quanto dovrei offrirti per farti incidere un album?”
Le disse, fissandola molto seriamente, ma Mina scosse solo la testa e disse che non lo aveva fatto da ragazzina, non lo avrebbe fatto ora. Ritornò a cantare, allora, e coinvolse anche gli altri ragazzi che però erano incredibilmente stonati e non conoscevano le canzoni. Si divertirono davvero tanto, e per una sera gli parve di essere tornati indietro nel tempo, e questo purtroppo per Greg non fu positivo. Bevve tanto, troppo, e finì col convincersi che Mina fosse ancora sua, come tanti anni prima, commettendo un enorme errore.
Nel frattempo il nostro Juan incontrava una nutrita delegazione di malavitosi della zona, presieduta da suo fratello.
“Mi serve un vice, hermano. Non a lungo, solo per qualche tempo, perché Manuel è in Bolivia in questo momento, e mi serve qualcuno che faccia paura, perché le cose non stanno andando bene…” gli disse Carlos molto seriamente e Juan rabbrividì al pensiero che avesse mandato davvero suo figlio a fare lo stesso campo in Bolivia che aveva fatto lui.
“…parte dell’alleanza dei clan si sta ammutinando…” continuò Carlos molto serio “…non sappiamo chi abbia ucciso Luis, ma dalle modalità ci è parso che fosse uno dei nostri, così abbiamo pensato di fargli paura facendoti tornare nella gang.”
“Ti sembra davvero così semplice?” gli chiese rigidissimo, ma Carlos per la prima volta in tanti anni non era andato da lui in veste di fratello, ma come padrino e gli disse rigidissimo “…devo ricordarti quello che mi hai chiesto? Neanche quello era semplice”
E così erano arrivati a quel punto. Juan ormai non se lo aspettava più, e aveva quasi cambiato idea sul fratello, ma si era sbagliato profondamente. O almeno così pensava. Carlos, in realtà, era stato messo terribilmente alle strette dagli attentati contro i membri del suo clan, e davvero non aveva altra scelta.
“E se dicessi no, cosa faresti? Ammazzeresti mia moglie, a cui sei affezionato, o uno dei tuoi nipoti che ti adorano? Arriveresti davvero a tanto?” ringhiò gelido ma suo fratello scosse solo la testa e sbuffò.
“Non farci arrivare a questo, alma negra…” rispose l’altro padrino accanto a Carlos, e per un attimo entrambi i fratelli Jimenez rabbrividirono, ma Juan non mostrò nessuna emozione.
“…tu prova solo ad avvicinarti, e ti faccio vedere a cosa sono in grado di arrivare io. Forse davvero non vi ricordate con chi avete a che fare…” ringhiò, estraendo entrambe le pistole con una velocità impressionante e premendole contro la gola di quell’uomo che aveva osato minacciarlo.
“No, hermano, non ti farei mai una cosa simile” sussurrò Carlos, abbassandogli le braccia con la mano.
“…ma tu davvero vuoi che tocchino la mia famiglia? Nostra madre, magari? Non sono venuto per minacciarti, ma per chiederti aiuto.”
Quel tono gli piacque molto di più, così con calma provò a chiedergli di che lavoro si trattasse e Carlos spiegò: avevano delle riunioni importanti dell’alleanza del clan e in buona sostanza gli chiedevano solo di partecipare e fare la voce grossa se serviva. Juan stava per dire che lo avrebbe fatto, perché era un compito molto semplice alla fine, quando uno degli uomini con Carlos, capo di un altro clan, ridacchiando aggiunse “…vedremo se te lo sei meritato quel tatuaggio, e se sei ancora così spaventoso come si dice”.
Fu una frase immensamente stupida, e Carlos si portò la mano alla fronte, mentre Juan dimostrava a quel tizio quanto paura facesse, spaccandogli il naso, il labbro e parte degli incisivi in pochissime mosse.
“Dubbi?”
Gli disse, fissandolo con la sua solita aria imperscrutabile e quel tizio scosse solo la testa.
“Verrò, comunque” concluse accendendosi una sigaretta e poi bevve con loro, ma chiese di essere riportato a casa Stanley, dove lo aspettava sua moglie indisposta.
“Non l’hai ingravidata di nuovo eh hermano?” gli disse Carlos ridacchiando, ma lui scosse solo la testa sorridendo e li salutò. Ci mise tre secondi a capire cosa diavolo stesse succedendo, e letteralmente impallidì nel vederla mezza nuda nell’erba a cantare insieme a Johanna.
Quando i loro occhi si incontrarono, Mina bloccò Joey, Greg e Chris alzando due dita e chiese loro di suonare un’altra canzone, il cui testo raccontava la storia di un amore infelice, in cui uno dei due ama l’altro mentre l’altro fa quello che vuole senza badare ai suoi sentimenti. Finì la canzone e disse solo “buonanotte” passando accanto al marito senza neanche guardarlo.
Nota:
Ciao a tutti, scusate se questo capitolo è troppo lungo. Allora cosa farà Greg adesso? E Mina? Vi piace l'idea che Juan torni nel clan? Per quelli che non avessero letto la storia originale, lascio il link della storia del passato di Juan: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3900617
Fatemi sapere se ci siete!

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Capitolo 19
*** Capitolo 25: San Valentino ***


Capitolo: San Valentino
“…e poi devo dirti una cosa molto bella quando ci rivediamo…” sussurrò Mina pianissimo, accarezzandosi la pancia con molta tenerezza. Era stata dal dottore prima di partire, e le aveva confermato che era agli inizi della gravidanza. Mina, spaventata e felice aveva fatto centinaia di domande su quel bambino, perché temeva davvero di essere troppo vecchia per diventare madre di nuovo, ma il ginecologo era stato estremamente rassicurante ed ora lei era finalmente felice. Voleva dirglielo, moriva dalla voglia di sussurrargli che stava per diventare padre ancora, ma voleva farlo da vicino, per questo aveva aspettato.
“…dimmi che resterai con me per un po’, piccola. Perché siamo stati davvero troppo poco insieme ultimamente” aggiunse lui, fumando con gli occhi chiusi e un tono estremamente dolce. Ci aveva pensato sempre in quei lunghi giorni in solitaria, e aveva deciso che avrebbe fatto qualsiasi cosa per farla sentire amata, così spesso buttava giù qualche bicchiere di troppo per vincere il suo naturale mutismo. E stava funzionando molto bene.
“Certo amore” sussurrò Mina molto piano, facendogli rispondere solo “meno male”.
 I regali di San Valentino di Mina a dire il vero erano due: doveva annunciargli la sua gravidanza, ma anche un’altra decisione che aveva preso con il suo manager. La sua carriera era al massimo, e lei riceveva compensi altissimi per ogni film, ma aveva deciso di fermarsi. Non era una scelta semplice, ma Mina ci aveva pensato molto e aveva deciso che era giunto il momento di abbandonare le scene. Vedete, non era stata molto presente nei primi anni dei suoi bambini, soprattutto di John e Johanna, e se ne era sempre amaramente pentita, ma aveva dovuto lavorare per la famiglia, per dare a quei bambini ogni cosa, ma da molti anni la situazione familiare era cambiata. Juan era diventato un gran nome, stava per inaugurare la sua mostra al Moma, e non avevano più problemi economici, eppure Mina aveva sempre voluto continuare a lavorare per se stessa, e lui non aveva mai detto nulla a riguardo. Sapeva che lui ne sarebbe stato felice, così sussurrò piano “resterò con te tanto da farti pentire di avermelo chiesto…” facendolo solo ridere.
Parlarono ancora un po’di vari argomenti, fino a quando finirono sul vestito che Mina avrebbe dovuto indossare alla festa del compleanno di sua madre a Chino.
“…sono stata brava, è un vestito monacale praticamente” gli disse ridacchiando e lui pensò solo “sì, come no” ma non disse nulla. Mina era una ribelle che si rifiutava di accettare le stupide regole sull’abbigliamento imposte da sua madre, e per questo finivano sempre per litigare. Lei e Felipa si detestavano apertamente e Mina all’inizio era stata paziente e molto accomodante, ma con il tempo aveva tirato fuori il suo atteggiamento da tigre e le liti tra loro erano sempre molto accese, tanto da costringerlo a intervenire. Sua madre aveva sempre, palesemente, torto ed era anche abbastanza razzista, ma Juan spesso rimproverava sua moglie che sembrava volerla costantemente provocare di proposito. Cercava di farla cedere sulle piccole cose, come ad esempio i vestiti troppo attillati e scollati, ma Mina reagiva sempre molto male a quei suoi tentativi di conciliazione e finivano sempre con il litigare. Adesso, poi, avrebbe dovuto portargli Jane incinta con il fidanzato e anche quei due idioti di Sarah e Joey, e Juan sapeva che sarebbe stata una carneficina, perciò aveva chiesto l’appoggio di Carlos. E mentre Juan si preoccupava di non contrariare la sua medievale madre, qualcun altro affrontava la tempesta nel suo cuore.
Erano passate due settimane, ma Ethan non aveva mai risposto a nessuno dei suoi messaggi e John stava letteralmente impazzendo. Lo aveva aspettato sotto casa, alla sua libreria preferita, al suo bar ed era stato persino al cinema dove andavano insieme, ma non era mai riuscito ad incontrarlo. Si erano visti di sfuggita qualche volta nei corridoi, ma John non era mai da solo e non voleva fare quel discorso con quegli idioti dei suoi compagni di squadra davanti, perciò lo aveva solo salutato, fissandolo però con occhi languidissimi. Ethan sembrava sempre sereno e sorridente, continuava a fare le sue attività di sempre, ma non voleva in nessun modo avere a che fare con lui, e John pensò che forse sua madre avesse preso un granchio, e ci stette malissimo.
 Arrivò persino a sfidare l’ira del padre, organizzando una festa super esclusiva a casa sua per avere la scusa di parlarci. Ethan amava i libri, in modo quasi maniacale, e aveva una venerazione per Scott Fitzgerald. Il Grande Gatsby era il suo libro preferito, e lo rileggeva spesso, ma John non lo aveva mai letto e in una di quelle sue serate solitarie al telefono con la mamma, aveva deciso di guardare il film e gli era venuta in mente l’idea della festa. Gli era servito moltissimo coraggio per inserire l’invito della festa nell’armadietto di Ethan, ma poi si era sentito molto meglio. Era certo che non sarebbe mancato alla festa e non vedeva l’ora di rivederlo, ma lui non si presentò e John, che lo aveva aspettato tutta la sera fissando la porta, decise di abbandonare ogni speranza. Non aveva le idee chiare sui suoi sentimenti, e non riusciva a capire se gli facesse così male solo perché aveva perso un amico o se ci fosse altro, però decise di chiudere con Grace che non la prese bene. La biondina era rimasta estremamente perplessa per il cambiamento di quel suo fidanzato, che nell’arco di un weekend sembrava avesse smesso di pensare a lei completamente. Aveva continuato ad essere molto gentile e galante, ma malgrado le sue chiarissime offerte, si era sempre rifiutato di andare oltre e lei non riusciva proprio a capirlo, ma per questo lo desiderava ancora di più.
 John chiuse con lei due giorni prima di San Valentino, e la notizia ovviamente si diffuse molto rapidamente in tutta la scuola, arrivando alle orecchie della persona sbagliata. Ethan stava soffrendo terribilmente per quella situazione e desiderava soltanto parlargli, ma per dirgli cosa? John non avrebbe mai provato per lui quello che provava, a lui piacevano le ragazze, gli piaceva Grace ed era addirittura arrivato a dire di amarla, quindi non c’era proprio nessuna speranza. Ethan, invece, aveva scoperto di amarlo come non aveva mai amato prima ed era persino felice all’idea che fosse innamorato e corrisposto, perché pensava che John lo meritasse, eppure ogni notte prima di addormentarsi controllava gli account social di John e piangeva disperato.
 La famosa sera della festa ci aveva messo ore a prepararsi, ma aveva deciso di andare, di provare a dare una tregua a quell’amico che sembrava lo volesse nella sua vita così ardentemente. Si era vestito, aveva sistemato i suoi bei capelli ondulati ed era uscito, ma poi in metro aveva cominciato a vedere i post di Grace, e una morsa gli aveva stretto lo stomaco. Lui non c’era nelle foto, ma c’erano le sue sorelle e Grace aveva scritto “la mia futura famiglia”. Era una sciocchezza, era da immaturi, ma Ethan capì che se gli faceva tanto male vedere una foto del genere, non ce l’avrebbe fatta a vederlo con lei, così scese alla prima fermata disponibile e si richiuse in libreria con le lacrime agli occhi.
Così, mentre tutti si interrogavano su quali ragioni avessero spinto il più figo della scuola a lasciare la sua favolosa ragazza, Ethan decise di sbloccarlo e gli scrisse solo “come stai?” per poi pentirsene dieci secondi dopo.
“Porca vacca” gli sfuggì ad alta voce, un attimo prima di sbattere la testa contro l’armadietto. Aveva fatto una sciocchezza, e non piccola, aveva agito d’istinto e se ne era pentito, ma era troppo tardi. E proprio mentre si insultava mentalmente sentì “…sembra che stia molto peggio tu…”
 “Cazzo” pensò, con il cuore in gola e incapace di guardarlo, ma John sforzandosi di sembrare molto sicuro aggiunse “guarda che se non la smetti, daranno la colpa a me e mio padre mi taglia i viveri se finisco in un’altra rissa”.
Stava sorridendo, ed era bello in modo assurdo, tanto da lasciarlo senza fiato e senza parole. Continuava a credere che non fosse umano uno così bello, ma ingoiando la saliva disse solo “…ho preso un brutto voto e i miei s’incazzeranno” per giustificarsi.
John gli sorrise e disse solo “ben tornato, comunque…” mettendogli una mano sulla testa. Era un gesto estremamente innocente e lui lo faceva spesso con Ethan, che era più basso di lui, ma John se ne pentì subito perché era una cosa che suo padre faceva sempre con sua madre e con loro.
“Che dici mi porti al cinema stasera?” aggiunse, cercando di sembrare estremamente disinvolto, ma sia lui che Ethan arrossirono e distolsero lo sguardo per quella frase, che di innocente aveva molto poco. Gli stava davvero chiedendo un appuntamento proprio per la sera di San Valentino? Era così folle quella cosa.
“Per la retrospettiva di Bergman, giusto?” rispose Ethan sforzandosi di sembrare molto sicuro e sereno, perché sapeva che in nessun universo il suo amico aveva fatto quella richiesta con malizia, e non voleva farsi illusioni inutili. John, invece, pensò solo “che cazzo mi sta succedendo?” ma annuì e basta, sorridendo in modo bellissimo.
“Ci sta, ma solo se poi giuri di venire a vedere con me Star Wars, senza rompere le palle sugli attori e il resto. Giura…” gli disse, fissandolo intensamente negli occhi con troppa determinazione e tutta la sicurezza di John svanì, mentre si chiedeva se quello fosse un appuntamento.
“Ah e ti pago la pizza, perché ho fatto lo stronzo…” ammise ridacchiando e John annuì sorridendo. A quel punto, però furono costretti a separarsi, perché ripresero le lezioni, ma John si ricordò del biglietto che aveva messo nell’armadietto di Ethan e pensò di aver fatto un enorme sbaglio.
Non lo trovò subito, e solo alla fine delle lezioni, mentre posava i libri notò quella piccola busta bianca. Pensò che fosse un richiamo del preside, e lo aprì senza badarci troppo, anche perché nessuno gli aveva mai inviato un biglietto per San Valentino, ma quando lesse le parole che impresse su quel foglietto il suo cuore andò a fuoco. Era una frase tratta dal suo libro preferito, che lo sconvolse totalmente. Era scritta al computer, e non c’era né una firma, né nessun dettaglio che potesse far immaginare chi fosse l’autore, tranne la busta. La busta era identica a quella che aveva usato John per gli inviti alla sua festa e aveva una piccola incisione laterale, che non si notava ad occhio nudo, ma soltanto al tatto: c'erano due J, perchè erano le buste intestate che Juan usava per la galleria. Così il cuore di Ethan, letteralmente scoppiò.    
Nota:
Ciao a tutti, allora cosa ne pensate di queste coppie? Vi piacciono? Vi piace John con Ethan? Fatemi sapere, aspetto una vostra opinione

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Capitolo 20
*** Capitolo 26: la neve ***


Capitolo: la neve   
Decise di fare una follia: invece di andare a lezione s’intrufolò in laboratorio, scrisse un documento, lo stampò e dopo averlo ripiegato lo infilò nell’armadietto di John. Fece finta di nulla e pranzarono insieme, ridendo, ma quando John aprì l’armadietto cadde una piccola nota con scritto solo poche parole, ma inequivocabili.
 “Arrabbiato e mezzo innamorato, e terribilmente dispiaciuto, me ne andai.”
John sapeva chi fosse l’autore della nota, ma non capì esattamente cosa volesse dire, fino a quando, cercando su internet, scoprì che era una citazione del Grande Gatsby terribilmente adatta alla loro situazione e sorrise portandosi quella nota alle labbra. Si chiese come diavolo avesse fatto a capire che era stato lui a scrivere quel biglietto, ma sorrise in modo tanto dolce da lasciarlo senza parole. Già, perché Ethan lo stava osservando da lontano, terrorizzato all’idea di stare facendo uno sbaglio. Vedete, molto dopo aver infilato quel foglio nell’armadietto di John, gli era venuto il dubbio che qualcuno avesse semplicemente riciclato la busta in cui aveva inserito gli inviti per la sua festa, e aveva avuto una specie di crisi di panico al pensiero. Era rimasto a osservarlo da lontano, senza avere idea di cosa stesse succedendo a quel suo strano amico, che sembrava così felice di  aver ricevuto quel biglietto. Il cuore di Ethan saltò letteralmente in gola quando vide il modo in cui John strofinava le labbra contro quel foglio, e si disse solo “possibile…?” ma non osava neanche immaginarlo.
Fece di tutto per cercare di sembrare davvero carino per quella serata, ma non sapeva cosa indossare e come fare a tenere i suoi bellissimi capelli ondulati in ordine. Si vestì carino il più possibile, ma non volle esagerare, così mise una camicia con un maglioncino e la sua solita giacca da professore. A John non piaceva tanto, gli diceva sempre che sembrava più vecchio vestito in quel modo, ma Ethan si sentiva a suo agio così, e quella sera voleva decisamente sentirsi a suo agio.
“Dannato, stupido naso!”
Urlò, guardandosi allo specchio, e si portò la mano alla fronte avvilito. Stava per passare la serata di San Valentino con l’uomo dei sogni, un ragazzo che sembrava quasi un dio greco, con il fisico, lo sguardo e il sorriso perfetto e lui si sentiva una specie di mochi molliccio, ed era anche dimagrito. John generalmente attirava l’attenzione di chiunque al suo passaggio, e non c’era una ragazza in tutta la scuola che non avesse avuto una cotta per quel furfante di Jimenez, e lui invece non aveva mai avuto un ammiratore e mai baciato. In realtà, vedete, Ethan era davvero un bel ragazzo: aveva lineamenti dolci e delicati, enormi occhi castani, bellissime labbra rosse e carnose, un fisico minuto, ma asciutto e morbidi capelli biondo cenere che formavano onde perfette che gli arrivavano alla base del collo. John pensava che fosse molto carino, ma Ethan si vedeva flaccido e troppo magro, e non faceva mai la doccia con lui dopo gli allenamenti, perché non voleva che lo vedesse.
“Dovrà vedermi prima o poi…” si disse, immaginandosi per un attimo addosso a John seminudo, ma poi arrossì tanto da andare a fuoco quasi, e decise che non avrebbe mai più dovuto pensare a quelle cose e che doveva cambiare alimentazione e iniziare la palestra. Uscì di casa che aveva appena iniziato a nevicare, ma gli bastava immaginare le sue  labbra per andare quasi a fuoco.
John, invece, aveva solo fatto la doccia ed era scappato a saccheggiare l’armadio del padre. Mina comprava sempre un sacco di vestiti a Juan, ma lui si lamentava sempre di tutto quello shopping, dicendo di avere un corpo solo e non poter indossare ottanta maglioni in un inverno. Indossava forse un terzo delle cose che lei comprava, ma Mina gli rifaceva il guardaroba di continuo, perciò aveva un sacco di abiti nuovi che di solito gli rubava John quando voleva fare il tipo carino.
“…sempre, sempre tutto nero. Come se dovessi andare a un funerale. Esiste anche il blu, il verde…e invece no. Poi ci lamentiamo se ci chiamano la famiglia Addams, che cazzo!”
Borbottava, ficcanasando nella cabina armadio di Juan, che lo raggiunse senza far rumore e rimase a fissarlo ridacchiando.
“Che poi sono tutti uguali, cazzo!” aggiunse sconfitto, perché non c’era nulla che non fosse nero, ma qualcuno gli picchiettò sulla spalla e porgendogli un dolcevita disse “Questo è antracite. Tecnicamente non è nero, ma tua madre non sa la differenza”.
Juan si stava divertendo un sacco per quel siparietto, ma John lo fissò molto preoccupato. Temeva si potesse arrabbiare perché gli rubava i vestiti, eppure il padre si mise a frugare tra i cassetti e tirò fuori un maglioncino grigio e disse “…altrimenti questo. Non mi piacciono altri colori, ma forse devo dirle di iniziare a comprare cose colorate, così almeno le usi tu.”
“E anche dei jeans magari…” suggerì sorridendo e Juan gli aprì il cassetto con i jeans che Mina gli comprava sapendo benissimo che lui non li avrebbe mai indossati, ma che sperava si decidesse a mettere perché gli evidenziavano il sedere.
“Serve altro?” chiese Juan ridacchiando serio, e John ebbe il coraggio di chiedergli il suo cappotto lungo di cachemire, che lui indossava solo quando aveva un evento. Erano quasi della stessa altezza e avevano persino lo stesso numero di scarpe, ma Juan era più robusto e quel cappotto gli stava meglio sulle spalle, però pensò che fosse davvero bello quel suo ragazzo.
“Hey Johnny, porti fuori quella ragazzina?” gli chiese sorridendo e lui pensò solo “mi ammazzi se ti dico chi porto fuori” ma scosse la testa sorridendo.
“Una nuova? Già?” chiese con molta dolcezza e lui annuì e basta.
“Non ho molti contanti, ma ti lascio la carta ok? Cenate in un posto come si deve, e  portala a casa in taxi, che si gela fuori” gli disse, cercando qualcosa nelle sue tasche e John rimase senza parole, chiedendosi solo cosa diavolo stesse succedendo a quell’orco di suo padre.
“E fai il bravo Johnny, mi raccomando. Non costringermi a metterti i preservativi nelle tasche…” aggiunse con molta dolcezza, mettendogli una mano sulla testa e lasciandolo a prepararsi, molto perplesso.
Uscì con un anticipo mostruoso, ma si fermò al supermercato e decise di fare una cosa carina per Ethan, perciò comprò un secchiello enorme di caramelle e qualcosa da bere, e poi fuggì al cinema, dove qualcuno lo stava aspettando, con mani tremanti e il cuore in gola.
“Cazzo, ma sei meraviglioso. Credo di essere stato folgorato da tanto splendore…” pensò, osservandolo mentre si toglieva qualche fiocco di neve dal ciuffo nero e John gli sorrise soltanto, ma a distanza.
“Sapendo che ti stai sacrificando molto per venire a questa serata con me, e sapendo che ti annoierai a morte per i film, ti ho preso tutte le tue caramelle preferite, così almeno ti annoierai meno…” gli disse, porgendogli il secchiello e Ethan rimase senza fiato. Era una cosa super tenera e incredibilmente premurosa da parte sua, ma qualunque reazione lo avrebbe fatto spaventare, così ringraziò con una pacca sulla spalla e si offrì di prendere i biglietti, ma John si rifiutò categoricamente, e mostrando la carta del padre commentò “…lasciamo pagare Juan Jimenez, che stasera evidentemente era in vena di romanticherie…”
E così trascorsero tutta la serata al cinema, a dividersi le caramelle di Ethan e chiacchierare perché i film erano di una noia mortale, e più di una volta entrambi avevano solo desiderato un bacio, ma non avevano avuto il coraggio di prenderselo. Finita la proiezione corsero alla pizzeria, ma erano entrambi senza ombrello e stava davvero nevicando tanto, perciò arrivarono con i capelli pieni di neve e John fece un grosso sbaglio: accarezzò i capelli di Ethan per togliergli la neve, ma lo fece con uno sguardo tanto bello da farlo arrossire tremendamente perché sembrava quasi che stesse per baciarlo.
“Adesso mi saranno esplosi…” bisbigliò appena, abbassando gli occhi e portandosi le mani ai capelli, perché quei suoi stupidi riccioli avevano la tendenza a gonfiarsi sempre troppo quando venivano manipolati, ma John si strinse nelle spalle e fissandolo con molta dolcezza sussurrò “no, sono sempre molto belli” facendolo arrossire ancora di più.
Avevano entrambi il cuore in gola e sembrava davvero che non riuscissero ad evitare di perdersi l’uno negli occhi dell’altro, ma non fecero nessun discorso strano o imbarazzante, perché nessuno dei due aveva il coraggio di farlo, però risero tantissimo. Parlarono di mille cose, delle vecchie feste di San Valentino, dei professori, della sospensione di John e di milioni di altre cose e poi finirono a camminare per strada nella neve, dividendosi una sigaretta. Dovevano andare verso la fermata dell’autobus, e non era particolarmente lontana, ma fu un tragitto molto lungo. Era tutto incredibilmente romantico, ed Ethan stava proprio pensando che se avesse potuto scegliere, avrebbe voluto che fosse così il suo primo bacio, quando John gli chiese “come hai scoperto che era mio il bigliettino?” paralizzandolo totalmente.
“La busta…” sussurrò piano e John non capì, ma il suo amico aggiunse espirando il fumo “non l’hai toccata, vero? Non hai visto che ci sono incise le iniziali vostre all’angolo…”
“No, sono davvero limitato” rispose ridendo in modo molto tenero, facendo solo scuotere la testa al suo amico.
“Insomma, non immaginavo che tu mi scrivessi e volevo provare ad attirare la tua attenzione, dato che hai tirato su questa cortina di ghiaccio.”
Si fissarono profondamente negli occhi in quell’istante, entrambi pieni di migliaia di domande, ma Ethan decise di fare una follia, e avvicinandosi d’istinto gli rubò un bacio. John ci mise qualche secondo a riprendersi, perché ogni centimetro del suo corpo era stato letteralmente sconvolto da un brivido, ma iniziò a ricambiare quel bacio e Ethan quasi svenne per la sorpresa.
“Sai di caramelle… mi piace…” gli sussurrò appena, ancora con gli occhi chiusi, mentre Ethan cercava di scusarsi e di risolvere, ma John non aveva nessuna voglia di fermarsi, perciò ricominciò a baciarlo, e questa volta in modo molto deciso e sicuro.
Ethan impazzì per il suo sapore di menta e tabacco, ma soprattutto per quella sua tecnica: era molto dolce, non esagerava, ma allo stesso tempo terribilmente deciso e sensuale e non c’era una parte del suo corpo che non avesse la pelle d’oca in quel momento. Lo strinse, allora, tanto forte da farsi quasi male, ma era lui quello più forte e in pochi minuti il caro John lo spinse contro la pensilina dell’autobus e stringendolo forte iniziò a baciarlo con tutta la passione che poteva provare. Non aveva mai baciato Grace in quel modo, era stato sempre molto dolce con lei, ma baciare Ethan era diverso e gli stava scatenando qualcosa dentro che faceva molta fatica a controllare.
“John aspetta…” sussurrò ad un certo punto, perché voleva spostarsi, dato che continuava a nevicare addosso a loro, ma il suo amico sussurrò “Ethan non farmi aprire gli occhi, ti prego. Fammi godere questo momento favoloso…”
“Che succede se apri gli occhi?” chiese, labbra contro labbra con il cuore in gola e John sussurrò “ho troppa paura di quello che succederà. Dovrò affrontare il fatto che mi piace da morire baciare un ragazzo, che forse non sono la persona che pensavo di essere…”
Ethan lo baciò soltanto allora, e provò a spazzare via le sue paranoie, ma John aveva aperto il vaso di Pandora, perciò le tirò tutte fuori.
“…insomma a me piaceva Grace, ma preferisco baciare te, mi fa un effetto totalmente diverso, mi manda fuori di testa. Significa che sono bisessuale? Che sono gay? Come faccio a sapere cosa sono se non faccio sesso? E non so bene come funzioni, ma non sono neanche sicuro di voler fare sesso con un uomo. Sembra una cosa dolorosa e se poi non mi piace? E se ti deludo?”
Era letteralmente andato in paranoia e Ethan gli mise due dita sulle labbra per zittirlo e sussurrò piano “Johnny, tu sei sempre te stesso. E non serve per forza infilarsi forzatamente in una categoria, ma se dovessi scegliere, ti inserirei nella categoria ‘meraviglie della galassia’ quindi stai calmo.”
John lo baciò di nuovo, allora, ma era molto perplesso e insicuro. Aveva tentennato per quel bacio, ma poi gli era piaciuto davvero troppo e si era sentito terribilmente attratto da quel ragazzo così dolce. Salirono sull’autobus in silenzio, e Ethan per un attimo pensò che fosse tutto troppo per quel suo amico, che ora guardava fuori con sguardo assorto.
“Possiamo essere solo io e te, John? Senza etichette e definizioni. Senza nessun impegno, senza dicotomie strane e soprattutto senza forzare nulla? Possiamo iniziare questo percorso insieme, cercando di vedere dove finiremo?”
John gli prese la mano in silenzio e sorrise, così finalmente il povero, dolcissimo Ethan si disse che poteva respirare.
“so quello che stai provando, l’ho provato anche io, ma io so di volere te. E ti aspetterò, sarò paziente, ti insegnerò tutto quello che so e farò ogni cosa per aiutarti a capire meglio quello che senti. Però dimmi ancora che baciarmi ti manda fuori di testa, ti prego…”
Sussurrò pianissimo Ethan e John sorrise e riprese soltanto a baciarlo, accarezzandogli i capelli dolcemente. Non si sentiva assolutamente bene in quel momento, voleva solo scappare e nascondersi, ma Ethan gli piaceva davvero troppo e non sapeva come fare.
“E’ stupendo baciarti Ethan, continuerei per ore…” gli disse, fissandolo profondamente negli occhi e lui si sciolse totalmente e sussurrò “…per me è tutto un sogno, domani sarò convinto che non sia successo davvero, che il mio primo bacio non sia stato con John Jimenez, il ragazzo più bello di questa galassia, sotto la neve…”
“Il tuo primo bacio?”sussurrò lui sorridendo e Ethan appoggiando la fronte contro la sua sussurrò “ho sempre, sempre voluto che fossi tu, ma non osavo sperarci” e John lo strinse forte, baciandogli la fronte. Lo riaccompagnò a casa e sussurrò solo “buonanotte” ma decisero di non baciarsi per non farsi vedere dai loro genitori, e passarono molto tempo a scriversi.
John era letteralmente stravolto per quell’attrazione così forte che lo spingeva verso quel ragazzino come una specie di magnete, ma non aveva idea di cosa provasse, così tornato a casa cercò sua madre, che però ovviamente non gli rispose.
Mina e Juan si stavano godendo il loro San Valentino a distanza, e lei era nel pieno di uno spettacolo per lui quando il suo cellulare iniziò a suonare e il marito le sussurrò “ti prego non rispondere” e lei lo assecondò, ma quel ragazzino non smetteva di chiamare e rovinò l’atmosfera, bussando alla porta del padre.
“Perché sei in pantaloncini?” chiese ingenuamente John, che davvero non si aspettava una cosa così dai suoi genitori, ma lui ringhiò “ti ho dato la carta, ti ho detto di portarla a cena…perché diavolo sei già a casa?”
John sospirò e basta, dicendo che aveva bisogno della madre, ma quando la vide coperta solo da un lenzuolo ringhiò “siete francamente disgustosi…”
“ma è la festa degli innamorati, corazoncito…” sussurrò Mina allegra e Juan decise che se non poteva finire quello che aveva iniziato, era meglio bere, così li lasciò soli.
“E’ stato un bel bacio?” sussurrò Mina entusiasta e lui rispose solo “fantastico…”, ma le spiegò che non sapeva cosa diavolo fare ora, e la madre dolcemente gli disse “passate del tempo insieme, mi sembra la cosa migliore. Ora però vai a chiamare tuo padre e torna nella tua stanza corazoncito…” concluse con dolcezza e John disgustato obbedì, lasciandogli un po’ di privacy.
Nota:
Ciao a tutti, allora ho dedicato un capitolo intero a questa coppietta. Che ne pensate di John e Ethan? Sono carini o non vi piacciono? Ma soprattutto: sta nascendo qualcosa tra loro o meno? Fatemi sapere!

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Capitolo 21
*** Capitolo 27: i consigli sentimentali di Juan e Joey ***


Capitolo: i consigli sentimentali di Juan e Joey
Sarah era letteralmente su tutte le furie. Chris aveva preteso che tutti andassero a Chino quel weekend, per conoscere la famiglia dell’ispanico, ma lei aveva migliaia di impegni e non sapeva proprio come fare. Joey, ovviamente, non era stato d’aiuto e così era stata costretta a spostare milioni di riunioni solo per conoscere quegli spostati.
“Lavori anche a San Valentino, moglie? Dovrebbe essere il giorno in cui appartieni solo a me…” le disse Joey, che felice per le attenzioni che aveva ricevuto dopo lo show con Mina, aveva deciso di provare a seguire i suoi consigli, ma Sarah ridacchiando gli disse “sì, dopo scopiamo” lasciandolo interdetto.
  La mattina dopo in realtà Joey scoprì che lei non si era minimamente presentata a letto, ma era felice comunque, perché stavano per partire e rivedere Mina e Juan, quindi sua moglie avrebbe alzato la guardia e gli avrebbe regalato un po’ di attenzioni, ma così non fu. Si incontrarono tutti all’aeroporto di Los Angeles, e Joey iniziò a tormentare Juan che si era fatto molto bello.
“Hai deciso di fare il romantico per farti perdonare, eh?Chissà magari funziona. O magari, dato che sei un bastardo fortunato, basterebbe solo che tu le dicessi due parole, dato che quella donna letteralmente impazzisce per te. E non si sa perché…” gli disse ridacchiando, ma Juan scosse solo la testa in segno di impazienza e ridacchiando rispose “non l’ho mai capito perché…”
 Sì, si era fatto bello, le aveva comprato un regalo costoso e nell’attesa decise di prenderle anche dei fiori, perché voleva davvero farla felice, ma in realtà fu lei a far felice lui.
Mina era letteralmente fuggita dal set con gli abiti scenici, perché rischiava di ritardare, ed era incredibile: indossava un abito di seta nero con fiori rossi che la fasciava perfettamente, mostrando un seno letteralmente perfetto e due gambe statuarie. Aveva i capelli acconciati in onde morbide e raccolti, ed il rossetto rosso che Juan amava tanto, perché rendeva i suoi occhi ancora più belli e luminosi ed era oggettivamente di una bellezza senza pari, tanto da attirare i commenti sarcastici di Sarah.
Salutò prima i suoi ragazzi, e tenne John stretto per un bel po’, facendo vociare le due sorelle invidiose, poi Marianne e gli altri Stanley, ma non sapeva dove fosse lui, che comparve alle sue spalle con un enorme mazzo di fiori.
“Ay amor gracias…” gli sussurrò, prima di gettare i fiori per terra e fiondarsi letteralmente tra le sue braccia, per baciarlo.
“No, non così…” gli sussurrò allarmata, perché Juan la stava davvero stritolando e l’aveva afferrata in modo troppo brutale, ma lui si sorprese per il tono di lei e chiese spiegazioni.
“Ok amore te lo dico, ma non possiamo dirlo a nessuno, giura…” gli disse raggiante, con un sorriso che lo avrebbe completamente stregato, se lui non  fosse stato già innamorato di lei, e Juan annuì soltanto confuso.
“Stai per diventare papà…”gli sussurrò molto piano all’orecchio e lui si trasfigurò letteralmente. Divenne infinitamente dolce e cominciò a sorridere in modo tanto bello da sconvolgere tutti. Le baciò le labbra, poi le guance, il naso e la fronte e sussurrò “non stai scherzando vero?” ma lei scosse solo la testa e bisbigliò “però è presto. Sono alla sesta settimana, quindi non lo diciamo a nessuno…”
“No, no mi amor a nessuno. Però tu dimmelo ancora…” le disse stringendola forte e sorridendo e Mina glielo ridisse, facendogli scoppiare il cuore di nuovo.
“Ma che diavolo avranno quei due?” disse, una persona che di solito parlava molto poco.  Johanna era in una fase molto strana della sua vita, perché nelle ultime settimane aveva iniziato a ricevere strani messaggi da Greg, che le aveva chiesto più di una volta se lei sarebbe stata contenta di averlo come patrigno. Lei lo adorava, e credeva ciecamente alle sue parole, e dunque quando lui le raccontò che era nato qualcosa con sua madre, Johanna invidiosa e gelosa gli ringhiò che non ci poteva credere, e fu così che Greg le inviò le prove. Erano tutte vecchie foto, ad onor del vero, ma non era semplicissimo capirlo, perché Mina era esattamente uguale, appena appena un po’ più magra e poi erano state ritoccate ad arte. Erano accoccolati, si baciavano, cantavano insieme e Johanna impazzì. Era decisa a tenersi tutto per lei, ma vedere suo padre tanto felice la rese furiosa, e la spinse a fare una cosa di cui si sarebbe amaramente pentita poi.
John la riprese, perché era contento di vederli tanto felici e non voleva che lei blaterasse a vuoto, e lui e Jane commentarono di non aver mai visto il padre così affettuoso. Juan le aveva messo una mano sulla spalla e camminava così con lei, il che vi sembrerà assolutamente normale, ma ignorate che Mr Jimenez fosse terribilmente schivo e che generalmente evitasse di mostrarle troppo i suoi sentimenti in pubblico per non attirare il gossip.
Furono accolti da Esteban, uno dei nuovi ragazzi di Carlos, che avrebbe fatto da autista al loro van, e gli Stanley non si sentirono molto al sicuro, ma non  dissero nulla. Erano tutti immersi nelle loro considerazioni durante il viaggi, ma ne nacque un dibattito interessante. Johanna chattava con Greg, Sarah era al telefono e Joey la fissava perplesso, mentre Juan e Mina si sussurravano cose all’orecchio con un fare cospiratorio che attirò l’attenzione non poco.
 Sid squadrava John, che stava continuando a scrivere messaggi ad Ethan e non riusciva a smettere di sorridere. Le ore di viaggio erano state una tortura assurda, perché non aveva potuto sentirlo e John voleva solo parlare con lui, pensare al sapore delle sue labbra e sentire di nuovo quel calore che lo avvolgeva ogni volta che vedeva il suo nome sul suo cellulare. Non sapeva cosa fosse, se amore, infatuazione, attrazione o cosa, ma l’unica cosa che voleva era Ethan, e ogni ora gli si chiarivano le idee sempre di più. In auto gli aveva scritto “…vorrei essere lì con te sdraiato sul divano ad abbracciarti e giocare con i tuoi capelli…” ed aveva sorriso in modo straordinario quando lui aveva risposto “e io vorrei solo baciarti, per un paio d’ore circa. Poi fare una pausa per mangiare e riprendere, avvolti insieme sotto una coperta, mentre guardiamo qualsiasi film tu voglia…”
“Sei troppo bello per poter avere una pausa così lunga tesoro…” gli aveva scritto John ridacchiando e Ethan aveva avuto una specie di ictus, perché sentirsi dire da lui che era bello era davvero inaspettato, così quando potè riprendersi scrisse solo “John, se partiamo dall’assunto che io sia ‘troppo bello’, risulta palese la necessità di inventare tutta una nuova gamma di aggettivi per descrivere l’aspetto, e forse persino il più alto di questi potrebbe fornirci solo una parziale definizione del tuo fascino…”
John sorrise confuso, perché non aveva capito quel discorso e gli chiese spiegazioni, ma Ethan rispose solo “…non esiste una parola per definire quanto sia bello tu, John” facendolo sorridere e spingendolo a chiedergli “ma anche con questi capelli?”
Ethan pensò solo “sei un idiota e non puoi essere insicuro” ma gli disse “non sono il tuo look migliore, ma sei perfetto comunque, tesoro. Stavo morendo quando sei entrato al cinema ieri sera…”
“Ma insomma sei proprio completamente andato per questa ragazza! Non ti ho mai visto così! E non mi racconti niente?” gli disse Jane, che stufa delle sue chiacchiere con Chris aveva cominciato a squadrare il fratello, che aveva decisamente qualcosa di strano, ma lui scosse solo la testa e fece il vago, costringendo Jane a coinvolgere la madre.
“Mamy me lo dici tu cosa succede a questo ragazzo?” chiese Jane con fare lamentoso, ma lei rispose solo “oh non ci penso neanche” facendo ridere il marito, che continuava a dirle all’orecchio cose come “quanto sei bella…” baciandole il collo.
“Ah voi due ormai vi siete alleati contro di me…” ribattè Jane seccata, ma John ridacchiando rispose “Hermanita, te amo, però lasciami in pace. Hai un marito da torturare, no?”
“Ma almeno la ami?” chiese quella sfacciata e Mina bloccò Juan per sentire la risposta e John fece una cosa che faceva sempre il padre quando era in difficoltà: si mise le mani nei capelli, si morse il labbro e si strinse nelle spalle.
“Oh secondo me sì, decisamente…” aggiunse Jane con il suo fare da bambina dispettosa, e stranamente fu Juan a dire “…beh, diciamo che lo puoi chiamare come vuoi, ma ti sei acceso come un albero di Natale leggendo quei messaggi, quindi non puoi dire di non provare nulla.”
“Non lo so, papà. E’ molto complicato…” gli disse John, con uno strano sguardo serio e quasi colpevole. Vedete, lui era certo che il padre non avrebbe accettato che lui stesse con un ragazzo, ma ignorava che due dei migliori amici del padre erano gay e che Juan non aveva assolutamente niente in contrario.
“E’ sempre complicato, ragazzo. Secondo me non esistono relazioni che iniziano in modo semplice…” gli disse il padre, accarezzando la guancia della sua compagna e poi aggiunse “…ma se ne vale la pena, si trova un modo. E se sorridi in quel modo, secondo me ne vale la pena…”
“Sì, lo penso anche io…” sussurrò Mina sorridendogli e facendo l’occhiolino e Joey s’intromise.
“Guarda che se fuggissi per paura di una cosa complicata, finiresti col pentirtene, sappilo. Passeresti il resto della tua vita a chiederti come sarebbe andata, e non è bello” aggiunse il nostro amico Stanley molto serio e Juan sorridendo disse “…credi che sia stato semplice innamorarsi di tua madre?”
“Hey!” rispose Mina seccatissima, ma gli occhi languidi di Juan indicavano che non voleva dire una brutta cosa e John lo capì e sorrise.
“Te lo garantisco piccolo ispanico: tua madre faceva paura davvero. E aveva uno stuolo di ometti adoranti davvero fastidioso…” aggiunse Joey e Sarah lo guardò malissimo, mentre Juan gli spiegava che non era il caso di chiamare qualcuno “ispanico” nel quartiere in cui stavano andando.
“…soprattutto se sei quanto di più caucasico esista al mondo, dato che non ci sono molti ‘non ispanici’ dove stiamo andando…” commentò ridacchiando e Joey si ammutolì per qualche istante.
Poi, accarezzando le labbra della sua bella amata aggiunse “E’ stata la più grossa sfida della mia vita Johnny: bella in modo illegale, divertente, di una dolcezza senza pari e con uno stuolo di ometti adoranti…” per farla sorridere.
“…e tu stavi anche con un’altra…” rispose Mina ridacchiando e i suoi figli rimasero stravolti, mentre lui sbuffava scocciato.
“Basta, basta con questa storia Mì” gli disse ridacchiando, ma lei scosse solo la testa e lui fu costretto a spiegare ai figli di quella cosa, con le sue solite capacità di sintesi.
 “sì, stavo con una, non la amavo. Mi sono innamorato di vostra madre e l’ho lasciata per stare con lei…” rispose asciutto, mentre John e Jane rimproveravano la madre che non gli aveva mai parlato di una cosa così importante.
“Quindi eravate amanti?” chiese Sarah stranamente interessata a quel discorso e Mina scosse solo la testa e sussurrò “no, è iniziato tutto dopo…” facendo solo ridere il marito che fissandola rispose “mah, più o meno. Per me quello era essere amanti…”
“Definisci essere amanti” chiese Jane assolutamente curiosa e Mina scosse solo la testa.
“Dai Mì, eravamo innamorati persi. Io ti disegnavo ovunque, ti cercavo come un pazzo e non facevo che trovare scuse per stare da soli. E non smettevamo mai di baciarci…”le disse divertito, facendo sorridere John, perché era proprio quello il modo in cui lui si sentiva, ma Mina scuotendo la testa rispose “no, non è essere amanti.”
Ne nacque un’accesa diatriba che coinvolse un po’ tutti, fino a quando Juan non concluse dicendo “sì bien, quindi John: il punto di tutto questo è che se hai trovato qualcuno che ti fa stare bene, e non è illegale, vai e vivitela.” Per un attimo padre e figlio si sorrisero, ma poi Juan tornò serio e disse a Mina “Mi amor devi cambiarti però, altrimenti finisce male…” le sussurrò piano, e lei annuì e basta, facendo partire la trasformazione.     
Nota:
Ciao a tutti miei lettori anonimi e silenziosi, avete visto che capitolo caria denti vi ho regalato? Siete dispiaciuti? E' troppo sdolcinato? Giuro che presto ci sarà un po' di azione. Vorrei però lanciare un sondaggio con voi: qual è la vostra coppia preferita? Vi piacciono Ethan e John? Più o meno di Juan e Mina? Dai rispondetemi, che sono super curiosa!

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Capitolo 22
*** Capitolo 28 e 29 ***


Capitolo: la rivolta di Mina 
“Cazzo Lucy, sembri davvero una persona seria sistemata in questo modo...” le urlò Joey stravolto, perché Mina aveva tirato fuori dal nulla una giacca e una gonna lunghissima, si era tolta parte del trucco e adesso era completamente coperta.
“E’ che mio marito non osa dirlo, ma lui mi vorrebbe sempre così: totalmente coperta, struccata e non troppo bella…” rispose Mina ridacchiando e Juan scuotendo la testa aggiunse “…e hai dimenticato il velo davanti al viso, perché sei troppo bella anche così…”
Sarah alzò solo gli occhi stravolta, ma capì che lui stava scherzando e non disse nulla, ma le parole di Jane le fecero letteralmente ribrezzo.
“Mia nonna pretende sempre che ci vestiamo da suore, non c’è molto da fare. E' la classica anti-femminista che ritiene che il posto della donna sia in cucina e noi generalmente fingiamo di accontentarla...”
Aggiunse Jane, che parlava senza sosta da una vita per cercare di dissimulare la tensione.
“Oh beh andremo proprio d'accordo...”Sghignazzò Sarah fissando il suo cellulare e Mina ribattè “no, tranquilla: è normale detestarla. Sarebbe strano il contrario. Mi odia a morte, perché non gliela do mai vinta e perché è convinta che le abbia sottratto questo dolce bambino e lo abbia reso un uomo vizioso e sottomesso…”
“E forse non ha proprio torto…” le disse Joey per prenderla in giro, ma Mina fissando suo marito negli occhi sussurrò “…sottomesso Juan Jimenez?Mai” facendolo sorridere.
“ma la signora ha delle idee medievali, eppure ha messo al mondo una persona così incredibile, e per questo le perdono sempre tutto...”
Juan le sorrise dolcemente, pensando solo “ah dopo ti faccio vedere!” Moriva dalla voglia di baciarla e di parlare di quel loro bambino. Da secoli voleva dormire con lei, e non ce la faceva più ad aspettare e lei sembrava volesse esattamente la stessa cosa.
“in realtà tutte odiano le sue regole, ma solo mamma osa ribellarsi. Lei è convinta che una donna debba fare certe cose, che debba diventare un rigido pezzo di ghiaccio coperto fino alle caviglie quando si sposa, e sembriamo sempre travestite quando andiamo da lei”spiegò Jane seria, ma Mina ridacchiando aggiunse “...e poi ci mostriamo i vestiti nuovi di nascosto, mentre siamo in cucina.”
“Sì, ma è strano. Veramente. Insomma, sei anche una che cucina, lava e stira?”
Chiese Joey per punzecchiare un po' Mina e lei rise e basta, ma fu Juan a rispondere “Joey non possiamo pretendere molto: è una moglie devota, una madre straordinaria, basta. Se volevo una che cucinava e puliva la pagavo…”
“E ne paghi cinque, infatti…” rispose Mina fissandolo dolcemente e lui le disse all’orecchio “e presto ci servirà anche una tata” ma era super felice.
“Quindi sei una scansafatiche Lucy! Lo sapevo. Vedi perché ti odia la suocera? Scommetto che passi tutto il tuo tempo a gironzolare tra estetista, parrucchiere, palestra e shopping, ci ho preso?” aggiunse Joey ridacchiando e mentre Mina si offendeva per quel suo commento sconsiderato,  Juan e i suoi figli ridevano forte perché ci aveva preso in pieno.
“Perché invece non ci raccontate come vi siete innamorati, signori Stanley? Per favore…” gli disse Jane con fare molto dolce e Joey pensò “cazzo se sei uguale a tua madre” ma prese solo la mano della sua indaffarata moglie e rispose “lei era la stagista della nostra casa discografica, io le ho fatto un po’ di molestie sul lavoro e alla fine siamo finiti insieme…”
Sarah rise soltanto e allontanando il cellulare spiegò che aveva licenziato gente che aveva fatto molto meno di quello che Joey aveva fatto a lei, ma era ironica.
“Ti ho solo baciato, signora Stanley e se non avessi voluto, avresti potuto allontanarmi o quanto meno non usare la lingua…” Sarah annuì e basta sorridendo, ma il discorso fu chiuso in fretta, perchè arrivarono a casa Jimenez e gli Stanley ne rimasero sconvolti: il quartiere sembrava piuttosto ordinario, ma la villa della famiglia di Juan era maestosa e gigantesca.
“somiglia alla Casa bianca o sbaglio?”Chiese Joey a bassa voce, ma nessuno gli rispose. Mina era troppo intenta a sistemare i suoi ragazzi per limitare le critiche della nonna e Juan...si era languidamente perso a fissarla.
Era sera inoltrata quando raggiunsero finalmente la residenza di Calavera Jimenez, ma donna Felipa li stava aspettando con ansia. Voleva proprio capire cosa avesse allarmato spinto il figlio a portare anche quella gente sconosciuta al suo compleanno, così quando l'avvertirono che c'era una macchina al cancello, prese il suo bastone da passeggio e si avviò verso l'ingresso della casa. Non era più giovanissima, aveva quasi settant’anni, ma restava una donna molto forte. Non chiedeva mai l'aiuto di nessuno per fare nulla e non avrebbe mai ammesso di essere debole o stanca. Vedere i nipoti la rendeva sempre felice, ma non si poteva dire lo stesso della nuora.
Beh a dire il vero la signora Felipa era piuttosto opportunista: conviveva con il figlio che era un mercante d'armi e di droga, nonché proprietario di tutti i locali più squallidi del paese, e faceva la morale proprio all'unico figlio sano che aveva. Covava un rancore profondo per Mina, praticamente da sempre, e non si faceva scrupoli a tirarlo fuori costantemente. Anche quella sera, dopo aver abbracciato i suoi ragazzi e sorriso agli Stanley, le ringhiò che era troppo scollata e magra, ma lei non le disse nulla semplicemente sorrise rassegnata. Fu Juan a tuonarle di smetterla, come sempre.
E poi, proprio mentre Mina gli prendeva la mano con forza, giunse il padrone di casa: Carlos Calavera Jimenez. Era invecchiato male, molto grasso e...beh letteralmente l'opposto di suo fratello. Lui e Juan avevano padri diversi, ma lo stesso cognome perchè il padre di Juan aveva scelto di amare Felipa con tutto il suo bagaglio, e dunque aveva adottato anche Carlito.
Calavera era un uomo molto gentile e cortese quando voleva, sapeva fingersi persino simpatico, ma i suoi ospiti erano totalmente in soggezione in sua presenza. Tutti, tranne una. Mina era furiosa con lui, che aveva appena abbandonato la moglie per una ragazzina brasiliana di diciannove anni e non aveva nessuna idea di essere dolce o rispettosa, così a stento lo salutò.
“Sei ancora arrabbiata con me per la storia di mia moglie, mia preferita tra le signore Jimenez?”
Le sussurrò gentilmente mentre le baciava la mano, perché aveva notato il cipiglio serio di Mina e questa semplicemente scosse le spalle ribattendo in spagnolo “Certo che sono arrabbiata. Come hai potuto sostituire Clari con un giocattolino nuovo?”
Rimasero tutti impressionati dallo spagnolo di Mina, ma Juan spiegò che ci avevano lavorato per il suo ultimo film e Carlos le rispose “…tu sei insostituibile, invece, mia cara…” beccandosi solo un gesto di scherno con la mano.
Carlos invitò gli ospiti a sedersi, ma in realtà era ferito. Mina aveva dato per scontato che fosse stato lui a lasciare la moglie, ma non era così. Clarita, sua compagna da più di vent'anni, stufa delle bugie e dei tradimenti costanti, aveva deciso di lasciarlo e aveva iniziato una relazione con il loro giardiniere ventenne. Aveva scelto allora una ragazzina qualsiasi per sostituirla, per far sembrare che fosse lui ad avere la meglio, e così era stato.
La famiglia era amabilmente riunita intorno ad un tavolo, e come sempre Juan e Mina erano ai lati opposti del tavolo, cosa che lei detestava più di tutte perché le impediva di mangiare insieme a lui, quando due ragazzine seminude fecero il loro ingresso in sala, facendo infuriare letteralmente Mina. Una di queste in shorts e top cortissimo, si era seduta accanto a suo marito aveva iniziato a squadrarlo e a chiacchierare con lui, attirando l’attenzione di Mina, che voleva sgozzarla. Juan non voleva dare a sua moglie nessun dispiacere, così aveva iniziato a ignorare totalmente la sua vicina, ma questa era parecchio tenace e non aveva voglia di lasciarlo in pace.
Avevano deciso di confessare immediatamente la gravidanza di Jane, perchè sapevano che Felipa glielo avrebbe letto in faccia. Jane era una ballerina magrissima, che ora aveva messo un po' di peso e poi era al quarto mese e le nausee non la lasciavano mai in pace. Ovviamente nonna Felipa aveva reagito male a quell'annuncio, ma non se l'era presa con i ragazzi, bensì con i loro genitori e, nello specifico, con Mina. Lei e Juan erano seduti di fronte, troppo presi a difendersi dalle accuse di Felipa per amoreggiare, quando la ragazzina seduta accanto a Juan cominciò ad allungare le mani e Juan la fulminò con lo sguardo e costrinse John a sedersi al suo posto, per mettersi accanto a Mina.
“Dai hermano, volevo parlare con te…” gli disse Carlos scocciato per quel cambio di posto, ma il fratello scosse solo la testa.
“Assurdo…” bisbigliò piano Mina, letteralmente furiosa, e Juan provò a calmarla, ma non era molto semplice.
“Che problemi ha l’araba?” ringhiò Felipa a Juan e lui si portò solo le mani al viso, perché grazie alle sue lezioni Mina aveva capito benissimo quell’insulto razzista che sua madre le faceva da anni.
“Che problema ha, chi?” le chiese, in spagnolo con uno sguardo letteralmente furioso. Sarah e Joey si godevano lo spettacolo, mentre John cercava gentilmente di respingere quella signorina così amichevole che aveva iniziato ad accarezzare anche lui.
“Il problema” disse Mina in inglese “ e lo dico in questa lingua solo perché voglio farlo, non perché non saprei dirtelo nella tua lingua, è che mi hai appena detto che è illegale e immorale che mia figlia sia incinta del suo straordinario e dolcissimo fidanzato, quando poi tieni in giro per casa delle…scusa, non so concludere senza dire la parola giusta. Forse è colpa del mio vocabolario ristretto, dato che parlo arabo…”
Jane e Chris, invece, si sentirono un tantino più fiduciosi per le parole di Mina, e un sorriso si dipinse sui loro volti. Adesso era fatta, avevano affrontato il drago ed era tutta discesa.
“Tu lo senti come ci parla tua moglie?Hai intenzione di dirle qualcosa o come al solito le fai fare quello che le pare?”
Gridò Felipa inviperita, ma lui scosse solo le spalle e ribattè “ha ragione”. Carlos decise allora di chiudere quell'imbarazzante faida aprendo una bottiglia e brindando in onore dei giovani sposi e rimase ad intrattenere gli Stanley per un po', comportandosi da buon padrone di casa. Mina, invece, ribolliva. Non capiva perchè lei non potesse indossare neanche un abito normale, quando quelle due potevano andare in giro nude, importunando suo marito. Così, di punto in bianco, sussurrò “ho caldo...”E così dicendo si tolse la giacca, scoprendo il magnifico abito nero a fiori rossi, decisamente troppo scollato per sua suocera. Juan capì le intenzioni di sua moglie e le fece un gran sorriso, ma Mina non lo stava facendo per lui.
“Sei nuda praticamente. Rivestiti che abbiamo anche ospiti, per una volta evita di mettermi in imbarazzo...”
Tuonò Felipa infuriata, ma Mina scosse le spalle e rispose “Certo, io ti metto in imbarazzo. Hai due spoglierelliste in giro per casa, ma io sono fonte di imbarazzo. E perchè i miei ospiti dovrebbero offendersi?”
“Perchè una donna seria non si veste in quel modo.”
Donna Felipa aveva esattamente lo stesso sguardo arcigno di Juan arrabbiato, ma a Mina non importava. Esattamente come faceva con suo marito, sostenne il suo sguardo e ringhiò “Beh e allora? Mi sembra che in questa casa si tolleri molto di peggio...”
Carlos ridacchiando farfugliò solo “Aia!” ma le due donne lo fissarono con tanto astio da zittirlo e Mina disse in spagnolo “e te lo dico Carlito: se vedo un’altra mano su mio marito io divento violenta…”
“Uh sì, ti prego…” le disse, con fare provocante, ma Juan stringedola sussurro “non è successo niente amore, non arrabbiarti che fa male al bambino…” e lei si calmò, sorridendogli con due occhi incredibilmente dolci.
“Mamma che imbarazzo…” rispose Felipa disgustata, prima di chiedere al figlio di far ricomporre la moglie perché era indecente.
“Vedi Felipa...”Sussurrò Mina sciogliendosi i capelli, con fare da leonessa furiosa “Io non ho vent’anni è vero, ma  mi massacro di allenamenti e soffro la fame per apparire in questo modo, e non tollero di dovermi coprire mentre una con la cellulite ci prova con mio marito. Quindi loro nude, io nuda. E vediamo chi è meglio…”
Joey disse solo “Woa…” ma non voleva attirare l’attenzione, era solo rimasto colpito dal modo arrogante e prepotente di Mina e lei gli sorrise e basta, mentre Carlos interveniva nella faccenda.
“Non fare così, non le mortificare: si sa che tu sei di un altro pianeta” le sussurrò Carlos, avvicinandosi a lei dolcemente, ma Mina era ancora furiosa, però accettò comunque l’abbraccio di scuse di suo cognato e chiusero il discorso.
Dopo cena le donne si trasferirono in cucina, dove Mina e Josefina si misero a lavare i piatti mentre le altre signore chiacchieravano amabilmente della passione degli Jimenez per le rose rosse, che erano ovunque in quella casa.
“Insomma una rosa nella mia famiglia è simbolo di amore. Nello specifico, regalare una rosa, equivale a mostrare i propri sentimenti a qualcuno...”diceva Jane con occhi sognanti, ma presto fu interrotta da qualcuno che disse “no, non è proprio così...”
Juan era apparso dal nulla, alle spalle della moglie, e scostandole i capelli dal collo sussurrò con voce molto profonda “si regala una rosa quando uno dei due è in dubbio sui sentimenti dell'altro. Allora, invece di parlare e spiegarsi come tutti i comuni mortali, gli Jimenez regalano una rosa sperando che l'altra persona capisca che sta andando in paranoia senza motivo, perchè quando c'è lei le altre persone non esistono...”
Mentre parlava Juan infilava rose nei capelli della moglie e le baciava il collo. Poi, senza dire una parola, le accarezzò il collo e se ne andò lasciandola a sorridere. Quel gesto così dolce non era una coccola qualsiasi: voleva dire “ho in mente sempre e solo te” e questo fu chiaro a tutte le donne, che sospirarono sognanti. Mina, invece, sorrise e basta accarezzandosi il collo, pensando a quella notte. Nessuno avrebbe potuto prevedere che poche ore dopo lo stesso uomo avrebbe letteralmente aggredito la donna a cui aveva appena dichiarato il suo amore.
Capitolo : uomini sentimentali.
 
“Insomma tu vuoi proprio farmi divorziare? Perchè non le tieni al guinzaglio quelle?”Ringhiò Juan, tornando nella sala da pranzo dove si erano riuniti gli uomini. Carlos e Raul, marito di Josefina, stavano intrattenendo amabilmente Joey bevendo tanto e parlando del più e del meno, quando Juan irruppe nella stanza piuttosto seccato.
Carlos, però, gli sorrise con un fastidioso atteggiamento di superiorità e ribattè “Oh andiamo!Come se non conoscessimo tua moglie!”
Raul si fece una risatina fastidiosa, ma Juan rimase molto serio e con sguardo duro ringhiò “che vuoi dire?”
Aveva appena preso una sigaretta e stava per accenderla, quando suo fratello se n'era uscito con quel commento così irrispettoso, che lo aveva fatto infuriare. Aveva terribilmente paura per il bambino che Mina portava in grembo, e voleva farle capire che l'amava, che aveva sentito la sua mancanza, ma Carlos che cosa ne poteva capire di sentimenti veri e amore? Beh, niente, o almeno così sembrava.
“Eh...che voglio dire!”Ribattè Carlos ridendo in modo scomposto. Aveva il viso completamente rosso per l'alcool, ma continuava a parlare a ruota libera “...voglio dire che lo sappiamo tutti che ti ho fatto un favore!”
Raul continuò a ridere, stavolta in modo più aperto, ma Joey era quasi surgelato. Non capivano cosa stesse succedendo, ma non era una scena bella. Juan inarcò soltanto il sopracciglio, non voleva sprecare ulteriori parole con suo fratello, ma questi ridacchiando ribattè “E dai che ti ho fatto un favore! Lo sappiamo tutti come funzionano le mogli: adesso è gelosa e cercherà di attirare la tua attenzione in ogni modo e l'ha già fatto, no? Vedrai...stanotte si farà in quattro per dimostrarti che è l'unica che puoi volere...”
La logica era anche giusta, ma Carlos ignorava che i coniugi Jimenez aspettavano un bambino e Juan non aveva la minima voglia di parlargliene.
“Non mi importa, non voglio che i miei figli e mia moglie assistano a queste scene.” Ringhiò furioso, ma nessuno lo prese sul serio. Tutti scoppiarono a ridere, ma Juan scosse solo la testa.
“Ah mi ringrazierai domani mattina, quando apparirai felice e sorridente, ne sono certo!”Continuò Calavera con un sigaro tra le labbra. A quel punto Juan decise di non dire più nulla, ma pensò “non conosci mia moglie”.
“Comunque ho una cosa per te hermano, e tu sai esattamente che cos’è…” gli disse con fare serio, passandogli una scatolina e Juan sbuffò soltanto, mentre Joey si chiedeva se ci fosse un anello dentro.
“A Mina non piacerà…” rispose, senza neanche aprirlo e lui gli disse solo “…non farglieli vedere. Mettili solo per le riunioni…”
“Entrambi?” chiese Juan estremamente perplesso, perché sapeva di dover indossare l’anello del clan all’anulare sinistro, ma sperava che Carlos non insistesse per fargli portare anche l’anello da mignolo, quello del vice, ed invece lui annuì e basta, lasciando suo fratello a sbuffare.
Gli uomini, rimasti soli, decisero di indulgere nel loro passatempo preferito: il poker. Juan sorrise, pensando che forse fosse il caso di invitare anche la sua signora perchè non la portava a giocare da anni, ma non disse nulla, rimase in silenzio ad ascoltare i commenti di Carlos e Joey, che sembravano quasi essere diventati amici.
“...che poi, hermano, le piaci veramente, sai? Insomma piaci ad una ventenne.Un bocconcino muore dalla voglia di diventare la tua amante e io ci farei un pensiero se fossi in te.”
Aggiunse Carlos, ormai totalmente preso dall'alcol, ma Juan scosse solo la testa ancora una volta e acidamente ribattè “come no! Muoio dalla voglia, proprio”e paradossalmente fu Joey a rispondere e stranamente a dire la cosa giusta.
“Oh Calavera, mi meraviglio di te. Possibile che tu conosca tuo fratello meno di me? Possibile che tu non sappia che è un uomo innamorato?”
Juan si mise a ridere allora, e Carlos divenne improvvisamente malinconico. Anche lui era innamorato, o forse era solo molto ferito, non lo sapeva bene. Erano tutti un po' troppo alticci, e cominciò una strana discussione sui sentimenti che sarebbe stata forse più opportuna al tavolo delle donne.
“La ama...”sussurrò Calavera con voce molto bassa, perso nei suoi pensieri, e Joey ribattè “Eh sì, la ama proprio. E sai com'è, no? Ti si può presentare davanti la donna più figa del mondo,può stendersi nuda sul tuo corpo e provocarti per ore, ma a te semplicemente viene in mente che usa lo stesso shampoo della tua donna.”
Juan non disse nulla, ma era chiaro a tutti che concordava. Purtroppo Joey aveva centrato esattamente il punto.
“Sì come no...”ribattè Calavera sforzandosi di fare il cinico. Combatteva contro i suoi sentimenti e si era reso conto di aver mostrato a tutti il suo cuore malandato. Ora, quindi, voleva comportarsi da classico macho che preferisce il sesso a qualunque altra cosa, ma Juan (che era il più lucido della combriccola) si accorse immediatamente che aveva qualcosa di strano.
“...tutto l'amore del mondo non reggerebbe ad un paio d'anni senza sesso. Lo scoprirai prima o poi, quando la tua signora smetterà di comportarsi da pornostar e avrà sempre qualcosa che non va…”
Disse serio e Juan scuotendo la testa rispose “e credi che non sia mai successo? Pensi che viviamo facendo sesso? Ti è chiaro che io vedo Mina cinque mesi l’anno, quando sono fortunato, e ne passo quattro a litigare, sì?”
“Ed è per questo che vi amate tanto, probabilmente” rispose il fratello serio, ma lui scosse solo la testa scocciato.
“…perché quando vi rivedete…”
“Dejalo…” gli disse Juan serissimo, ma Carlos iniziò a ridere insieme a Raul e inaspettatamente fu Joey ad intervenire dicendo “sì, come se il sesso risolvesse tutto, per favore eh…ci vogliono anche i sentimenti, cazzo”
Per un attimo nessuno disse nulla, poi stranamente intervenne Juan che aggiunse “Bisogna cercare un equilibrio. Tutto è importante, persino le scenate. Lo so, sembra una cazzata scontata, ma a volte bisogna sforzarsi per far funzionare le cose. E tu, hermano, sei veramente un coglione. Perché non le fai una telefonata? Portala a cena, prova a parlarci, cazzo.”
Juan s'interruppe per inalare un altro po' di fumo, poi ridacchiando aggiunse “e Joey tu non sei da meno. Trascinala di peso a fare una vacanza, gettale il telefono per ventiquattro ore o non so. Prova qualcosa almeno...”
“Adesso non fare l’esperto tu, che lo sappiamo tutti che è lei a mandare avanti la vostra storia, perché farebbe ogni cosa per te…”
Ribattè Joey ridacchiando e Juan scuotendo le spalle rispose “raccontatela come ti pare…” ma Carlos ribattè “sì, parliamone quando sei andato fino all'inferno per riprendere tua moglie, che ha avuto un figlio con chissà chi e che ti tratta anche pubblicamente di merda…”
Juan lo fulminò letteralmente con gli occhi, ma Carlos raccontò a Joey tutto quello che Juan aveva fatto per la sua Mina prima di sposarla e lui rimase quasi paralizzato.
“ Per questo era scomparsa?” chiese esterrefatto e Juan annuì e basta.
“…ma è figlia tua Jane, no?” continuò Joey, intrigato da morire da quella storia e Juan rispose scocciato “…non la vedi? Certo che è figlia mia. Solo che non sapevo che lei fosse incinta…”
“Quindi sei Superman, per questo ti ama tanto? Wow, ti amerei anche io. L’ho sempre detto che assomigli a John Wick, cazzo. E hai ammazzato parecchia gente?” chiese Joey entusiasta, ma Juan scuotendo la testa gli fece notare che non era una domanda prudente da fare, e disse solo “…qualche volta bisogna tentare il tutto per tutto per amore, anche se non è giusto, non è morale o legale. Semplicemente alcuni sentimenti valgono più di altri, e avere Mina nella mia vita ha sempre significato più di tutto per me. E ti garantisco che quando vuoi davvero qualcuno così tanto, non esiste la paura, non esiste l’insicurezza, né la codardia: esiste solo il desiderio di stare con lei. ”
“Cazzo, voglio fare anche io sesso con te, adesso” concluse Joey facendo ridere tutti, e per un po’ tornarono alle loro carte tranquilli, fin quando apparve la signora con le rose tra i capelli, che aveva voglia di stare con il suo consorte.
“Chi vince?”
Sussurrò una voce dolce alle loro spalle. Non aveva un atteggiamento dolce, non si comportava da classica moglie remissiva, ma da amante. Era incredibilmente bella con quel suo bellissimo abito corto di seta e scalza. Mamma Felipa era ancora furiosa con lei, ma Mina se n’era fregata totalmente.
“Secondo te?”
Sussurrò Juan, che se l'era letteralmente trovata alle spalle. Mina aveva deciso di massaggiargli le spalle con sguardo sensuale, e sapeva bene come fare, tanto da farlo impazzire.
“Oddio Joey spero tu non abbia perso la casa!”
 Aggiunse una voce a sorpresa, e il cuore del povero batterista letteralmente si bloccò. Le donne Jimenez, e non, avevano deciso di coalizzarsi contro quelle due sgualdrinelle e Sarah, terrorizzata dall'idea che un'altra stripper gli portasse via il marito, aveva abbandonato tutto e tutti per dedicarsi a lui ed ora si era letteralmente lanciata sulle sue gambe e lo baciò teneramente.
“No, Sarah io non sono così bravo. E' mia moglie quella che vince case, auto e gioielli a poker...”
Ribattè Juan fissando la sua signora con molta dolcezza e Mina gli baciò il collo.
“...io ho vinto solo una sciarpa verde...”aggiunse, per farla sorridere e...funzionò. Come una gatta sinuosa, Mina si sedette sulle sue gambe, e lui accarezzandole i capelli sussurrò “...l'oggetto che amo di più al mondo...”
“Ok, capito quanto sta messo male SJ? E' innamorato di una sciarpa. E tu che mi giudichi sempre male per le mie love story con la tua lingerie.”
Sarah lo baciò e basta, e in quel momento il cuore di Joey letteralmente tremò, ma qualcuna aggiunse “ma cos'è questa storia della sciarpa verde?”
Anche Jane e Chris avevano deciso di raggiungerli e lei si sedette sulle gambe di Chris, che cominciò ad accarezzarle la pancia dolcemente.
“La sciarpa verde...”Sussurrò Mina fissandolo dritto negli occhi con aria di un leopardo affamato “...era mia. E mi piaceva anche tanto! Quando ci siamo conosciuti, abbiamo giocato a poker per ore. Non ci siamo detti molto, ma ci piacevamo. Lui mi ha battuto, ma invece dei soldi ha voluto la mia sciarpa...”
“Non sei sano di mente, Jimenez.”
Commentò Joey ridacchiando, ma Juan accarezzò il collo della sua compagna e ribattè “Lo pensi davvero? Aveva solo due cose addosso quella sera: una sottoveste più scollata di questa e una sciarpa verde che le cadeva nella scollatura...ed io volevo sentire che odore avesse.”
“Wow...”Sussurrarono quasi tutti, ma proprio mentre il mondo si preparava a dare le carte, Mina si alzò e stiracchiandosi sussurrò “andiamo a dormire?” Il marito avrebbe voluto chiederle di giocare a poker, perchè sapeva che lo voleva, ma lo sguardo di Mina era inequivocabile, così la seguì senza dire una parola.
“Andiamo anche noi?”suggerì Sarah, che stava accarezzando da un po' il marito sotto al tavolo. A Joey piaceva da morire tutta quella situazione, così le chiese “Non vuoi giocare?”
“Non a poker...”ribattè lei nel suo orecchio e lui scattò in piedi di colpo e se la trascinò via gridando “Buonanotte!”
Anche Josefina provò a portarsi via il marito, ma Raul non sembrava interessato e la lasciò andar via da sola. Lui rimase a far compagnia al suo capo, che ora sembrava piuttosto distratto. Al tavolo, infatti, erano rimasi ancora Chris e Jane ed erano dolci da far male agli occhi: lei era seduta sulle sue ginocchia e gli stava insegnando a giocare a poker tra risate e coccole. Lui non ricordava i punti, e lei doveva ripeterglieli ogni cinque minuti, ma...erano teneri. Non facevano che ridere e baciarsi e questo fece riflettere Calavera, che decise di allontanarsi per telefonare all'unica donna che aveva mai guardato come Juan fissava Mina.

Nota:
Ciao a tutti, allora vi sono piaciuti questi capitoli? Vi piacciono questi uomini così sentimentali? Siete curiosi di sapere se Juan tornerà nel clan oppure no e cosa succederà? Fatemi sapere.

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Capitolo 23
*** Capitolo 30: il piano di Greg ***


Capitolo: il piano di Greg
“Allora mi amor, sei felice?” sussurrò Mina piano, salendo le scale e Juan non rispose, ma sorrise in modo inequivocabile. Arrivati in camera, la portò a letto e spogliandola sussurrò solo “ti amo Mìmi, da impazzire” e in quel momento la signora Jimenez si sentì morire. Era così bello fare l’amore con lui in quella stanza dove dormivano i primi tempi, quando erano innamorati pazzi, ma Mina era preoccupata e lui lo capì e si fermò.
“Hai paura per il bambino?” sussurrò pianissimo, baciandole il seno e lei annuì e basta, e fu così che Juan decise di tenerla stretta e basta, baciandole le spalle e il collo.
“Sei sicuro di voler diventare padre ancora? Non siamo troppo vecchi per le notti in bianco e cose così?” sussurrò lei pianissimo, accarezzandogli il petto e Juan sorridendo rispose “E’ un regalo dell’universo Mì, non scherzare neanche. Un regalo favoloso, che ho desiderato tantissimo e fanculo se sono troppo vecchio. Quante notti ho passato in bianco a tormentarmi, pensando di averti persa in passato, eh piccola? Quante nottate abbiamo speso a litigare, amore? Anche recentemente…”
Mina rise soltanto, allora, ma lui accarezzandole le labbra aggiunse “ e credimi, tra passare una notte in bianco a sbronzarmi al pensiero di non averti più, e passarla con nostro figlio che piange, in nessun universo sceglierei la prima.”
“…sarà dura però…” sussurrò lei sorridendo e Juan annuì. Era dura perché entrambi pensavano che Mina fosse troppo in là con gli anni per avere una gravidanza serena e temevano di perdere il bambino, ma si sbagliavano.
E fu in questo momento che Juan, con la fronte contro la sua, disse una frase che avrebbe riecheggiato per mesi nella mente di entrambi, ferendoli.
“…ma noi siamo fottutamente forti Mìmi, e insieme supereremo qualsiasi cosa. Ancora una volta”le disse, fissandola profondamente negli occhi e lei sorrise e basta, stringendolo forte.Parlarono molto quella notte, del loro bambino e di tutto quello che sarebbe successo, ed erano entrambi molto felici, ma ignoravano che il destino si era messo in moto per distruggere tutto. Mentre Mina si addormentava sul petto di Juan e lui la guardava dormire felice, qualcuno che aveva bevuto davvero troppo, decideva che fosse giunto il momento per l’atto finale del suo laido piano. Greg aveva inviato molti messaggi a Johanna in quel periodo, tutti molto crudeli, ma uno in particolare le spezzò il cuore. Le scrisse che sua madre aspettava un bambino suo, e le chiese se ne fosse felice. Vedete, Mina gli aveva detto di essere incinta quella famosa sera, e si disse che poteva incasinare un po’ le cose tra quei due, e non avete idea di come gli riuscì bene. Era convinto che Mina, sola, incinta e con il cuore spezzato sarebbe stata una preda immensamente semplice da divorare, e già pregustava il successo.
 Johanna crollò in lacrime, letteralmente. L’idea che sua madre potesse aspettare un figlio di un altro, le fece malissimo, così finalmente si decise a parlarne con i suoi genitori, ma scelse quello sbagliato.
Juan si stava per addormentare, si sentiva l’uomo più fortunato del mondo con la sua donna in attesa di un piccolo miracolo, e non riusciva a smettere di sorridere, ma quando lesse il messaggio di sua figlia si spaventò. Aveva notato in lei un cambiamento, aveva un segreto e malgrado i suoi tentativi, non era riuscito a farla parlare, eppure quella sera gli aveva scritto di aver bisogno di lui. Così, allontanò Mina molto dolcemente, per non svegliarla, e vestendosi andò in cerca di sua figlia, che trovò in lacrime e singhiozzi in cucina.
“No mi hija, non fare così” le sussurrò stravolto, portandosela al petto per tranquillizzarla, ma lei era letteralmente sconvolta.
“Che succede bambina?” provò a chiederle, dopo qualche minuto, asciugandole le lacrime con il pollice e lei sussurrò “è vero che la mamma aspetta un figlio di Greg?” stravolgendolo totalmente. Per qualche secondo Juan non riuscì a dire una parola, mentre il dolore, la rabbia e la gelosia si dividevano il suo cuore, poi sussurrò appena “di che diavolo stai parlando?” e Johanna tirò fuori fuori la verità, o almeno la sua versione. Gli disse che li aveva visti spesso insieme in atteggiamenti romantici (senza specificare che fosse in foto) e poi aggiunse che Greg le aveva detto quella cosa al telefono e il cuore di suo padre, letteralmente, si spaccò in mille pezzi. Non voleva credere a quelle parole, e decise che ne avrebbe parlato con Mina nel modo più calmo possibile, ma lui era convinto che fosse vero. Sicuramente era stata Mina a dire a Greg della gravidanza, perché lo aveva detto solo a lui e nessun altro sapeva. E poi un vecchio demone tornò ad ossessionare Juan, e gli ricordò che lui era sterile, che ci aveva provato per anni ad avere un altro bambino con Mina, ma non aveva potuto darglielo, ed ora dopo pochi mesi dal ritorno di Greg nella sua vita, era incinta? Poteva essere una casualità?
Juan decise di non far prevalere il suo dolore e i suoi sentimenti, ma il suo essere padre, così per il suo bene le portò via quel cellulare, perché davvero non voleva che un vecchio scrivesse a sua figlia, e poi la tenne stretta, la tranquillizzò e la portò a letto, prima di andare ad affrontare Mina.  Voleva che fosse tutta una bugia, un equivoco, eppure il quadro era terribilmente chiaro a chiunque.
Rimase un attimo a guardarla, ma il dolore che provava era tanto forte da impedirgli di respirare, perciò decise di svegliarla molto piano. Gli tremava la mano, ed era letteralmente sconvolto, ma non voleva spaventarla troppo per il bene di quel bambino, che probabilmente era di un altro.
Mina si svegliò di soprassalto, e accese la luce, pensando che il marito stesse male, ma lo trovò sulla poltrona di fronte al letto, con un espressione addolorata da far paura. Provò ad avvicinarsi, a chiedergli cosa avesse ma Juan le disse di restare dov’era, e lei si risedette sul letto, molto confusa.
“Devo farti una domanda, una sola, molto semplice e pretendo che tu mi dica la verità…” le disse, cercando di restare calmo, ma totalmente sconvolto e lei annuì con quei suoi occhi grandi totalmente spalancati.
“E’ successo qualcosa tra te e Greg?” chiese, cercando di studiare nei dettagli la sua reazione, perché qualsiasi esitazione, qualsiasi incertezza poteva essere segno di una bugia, ma la reazione di Mina fu talmente forte e palese da sembrare chiara a chiunque. Si portò una mano alla bocca e i suoi occhi si riempirono di lacrime. Così lo aveva saputo? Come diavolo aveva fatto a scoprirlo? Era stato Chris? Eppure aveva giurato di non dirlo.
Senza rendersene bene conto, cominciò a piangere e tremare, e lui bisbigliò solo “Oh mio Dio” ma non disse nulla, iniziò a tremare anche lui, serrando la mascella. Lo aveva tradito, aveva una relazione con un altro e questo Juan non avrebbe mai potuto pensarlo. Sì era geloso, ma era convinto che la sua donna lo amasse davvero ed era certo della sua fedeltà, ed invece quelle lacrime dimostravano che si era sempre sbagliato su di lei, e un dolore iniziò ad avvolgerlo per stritolarlo.
“Va ancora avanti?”chiese, cercando di restare calmo il più possibile senza sapere bene cosa aspettarsi, ma Mina era ormai in preda a mille singhiozzi e lui si ritrovò a chiedersi perché diavolo facesse tante storie.
“No, mi amor te lo giuro. E’ stato solo un errore, una cosa che non ha significato nulla” sussurrò pianissimo Mina, convintissima che lui si riferisse a tutto quel flirt che c’era stato tra loro, che aveva spinto Greg ad aggredirla. Peccato che quelle parole così stupide e avventate, suonarono come una confessione e sconvolsero letteralmente Juan, che si portò le mani agli occhi, per nascondere la disperazione impressa sul suo volto. Era appena successo: tutto il suo mondo, la sua vita e quella famiglia per cui aveva faticato e lottato tanto, erano appena implosi e lui era rimasto a fissare le macerie attonito senza riuscire a crederci.
“Mina vattene…” le disse, senza neanche fissarla, ma lei singhiozzando urlò “no Juanito, no. Non me ne vado per una cosa così stupida. Arrabbiati pure, lo capisco, ma non mandarmi via…”
Juan strinse i pugni, perché stava cercando in tutti i modi di stare calmo, ma dentro stava letteralmente bollendo e voleva solo restare da solo per sfogare tutta quella rabbia, che non poteva rovesciare su di lei.
“Una cosa così stupida? Davvero?” le ringhiò furente e Mina provò a prendergli la mano, ma lui si ritrasse e le ringhiò “non osare toccarmi mai più dopo quello che hai fatto. Sei veramente una troia disgustosa…”
“Sono la donna che ami, Juanito…” ringhiò Mina in risposta, perché gli sembrava che stesse esagerando davvero.  
“Sì, purtroppo è vero. Sei la donna che credevo di amare, prima di scoprire quello che hai fatto…”
Le ringhiò totalmente sottosopra. Era la verità, e Mina se ne accorse dal suo sguardo e si sentì letteralmente morire. Aveva davvero smesso di amarla per una cosa così?
 “Sei la donna a cui ho dato qualsiasi cosa, e che mi ha tradito nel modo più meschino esistente. Sei squallida e disgustosa. Te lo ripeto: vattene, e lo dico per il tuo bene.” Aggiunse, perdendo per un attimo il controllo della sua voce, e urlando.
“…ti sto odiando in questo momento, e non poco Mina. Sto cercando di controllarmi, ma tu sai chi sono io e cosa sono capace di fare, se ti dico di andartene, fallo, perché non sono la persona giusta da ingannare e prendere in giro.”
Concluse, totalmente stravolto, lanciandole uno sguardo che le fece davvero paura, ma Mina ingoiò la saliva e asciugandosi le lacrime decise che avrebbe combattuto per i suoi sentimenti, anche se Juan le diceva quelle cose così orrende.
“No, io resto, perché ti amo e tu mi ami. Ne parliamo e cerchiamo di superarla, perché ho fatto uno sbaglio, ma è stata una cosa stupida e senza nessun valore Juanito, ti prego…” gli disse seria, ma lui ormai aveva reagito troppo male. Non era mai arrivato a quel punto, a dirle cose così volgari e crudeli e Mina non sapeva come fare per rimediare. Juan, nel frattempo, scopriva una parte di sé totalmente nuova. Non conosceva quel dolore, era una sensazione nuova, e purtroppo lo stava sorprendendo in negativo. Era la fusione di tutto quello che si prova quando vieni tradito, hai l’ego a pezzi, scopri di essere stato letteralmente raggirato e provi ancora un amore immenso per una persona che non sai neanche più chi sia.
“Sarà stata anche una cosa senza valore, ma hai distrutto la nostra famiglia, l’unica cosa bella della mia vita, cazzo” le disse, progressivamente più sconvolto e Mina addolcendosi sussurrò “oh no mi amor, non dire così. Non è successo nulla…”
“sì, sei solo rimasta incinta del figlio di un altro e mi hai spezzato il cuore convincendomi che fosse mio, ma cosa vuoi che sia?”
Dire quella frase era stato incredibilmente doloroso, ma era la verità. Non riusciva a capire perché diavolo lo avesse fatto, perché l’avesse tradito e poi mille vocine nella sua testa ripresero a tormentarlo: lui non era abbastanza per lei, non sapeva darle quello che voleva e lei glielo aveva anche detto chiaro, no? Gli aveva detto che nessuno avrebbe voluto una relazione come la loro. Quel pensiero offuscò la ragione di Juan, che per qualche minuto dovette reprimere le lacrime.
“Ma sei impazzito? Come puoi dire una cosa simile su tuo figlio…” gridò furiosa, ma Juan non aveva più voglia di ascoltarla, non ci riuscì. Non riuscì a reprimere quello che aveva dentro, così l’afferrò per un polso e con modi estremamente bruschi la scaraventò fuori dalla sua stanza ringhiando “Non farti vedere mai più, o potrei davvero farti male. Non mi prendi per il culo, hai capito?”
“No, no amore non è figlio suo, te lo giuro. Non sono stata a letto con lui, ti prego aprimi…ti prego parlami, ti supplico…” gridò lei in lacrime mentre batteva contro la sua porta per cercare di aprirla, ma Juan non la stava più ascoltando. Rimase inginocchiata contro la porta per qualche altro minuto a supplicarlo, implorarlo di aprire, ma poi fu raggiunta da qualcuno e dovette necessariamente calmarsi.
“Mamy…” sussurrò John, letteralmente pietrificato, perché quella scena era terribile: sua madre era in vestaglia, completamente sconvolta, per terra e stava supplicando suo padre di aprirle, tra le lacrime.
“E’ il nostro bambino, Juanito, ti supplico, ti prego amore…” continuava a dire e John le si avvicinò molto piano, letteralmente sconvolto.
Mina si trasfigurò totalmente nel sentire la voce del figlio, perché non voleva che vedesse una scena così penosa, così si asciugò le lacrime e si girò a guardarlo con un sorriso dolcissimo e alzandosi sussurrò “vai a dormire amore mio…” accarezzandogli la testa, ma John le lesse in viso tutto il dolore, e le lacrime gli affollarono gli occhi.
“Va tutto bene amore, te lo giuro…” gli sussurrò Mina, cercando di essere tranquilla e rassicurante, ma Johnny la strinse forte e un paio di lacrime gli rigarono le guance, richiamando alla mente l’ultima volta in cui aveva sentito sua madre implorare il padre in quel modo. Era successo tre anni prima, quando Mina e Juan erano arrivati ad un passo dal divorzio, ma anche quando John aveva scoperto la verità su suo nonno.
Nota:
Ciao a tutti, allora che ne pensate di questa situazione? Siete dispiaciuti per Juan e Mina? Pensate che lui abbia esagerato o lei sia stata stupida? fatemi sapere, vi aspetto.

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Capitolo 24
*** Capitolo 31: le ferite di John ***


 Capitolo: le ferite di John
Era felice John, non pensava di poterlo essere di più, ma poi aveva visto sua madre in quello stato pietoso, e tutti i suoi precedenti demoni si erano risvegliati. Quella scena era così incredibilmente simile ad un’altra che aveva visto e che gli aveva spezzato il cuore da ragazzino, e improvvisamente tutte le sue ferite si erano riaperte.  Le accarezzò il viso e le disse solo “Non inginocchiarti mai più per un uomo, mamy. Non importa chi sia, non importa quanto lo ami, non provare a farlo mai più. Non devi elemosinare l’amore di nessuno, mai” ma Mina non ebbe il tempo di mentire, perché la strinse tanto forte da non farla parlare.
“Adesso andiamo a letto mamy, a lui ci pensiamo domani…” le sussurrò stringendola con occhi immensamente lucidi, ma sua madre dolcemente lasciò la sua presa e gli disse di andare a dormire, mentre lei andava a parlare con suo zio.
In quel momento, tre persone diverse contemporaneamente finirono in lacrime: Mina arrivò alla porta di Carlos in uno stato pietoso e gli sussurrò solo “parlaci tu, ti prego”; Juan nel frattempo stava sfogando tutto il suo dolore contro un muro, e mentre lo prendeva a pugni tanto da farsi sanguinare le nocche, si accorse che le lacrime avevano iniziato a sgorgargli sulle guance. Si vergognò di quella reazione, e decise di reprimerla con violenza, sbattendo violentemente la fronte contro quel muro, ma ben presto realizzò che neanche quel dolore così intenso riusciva a distoglierlo dal dolore della sua amata infedele, e il sangue che aveva cominciato a sgorgargli dalla fronte si mescolò con le sue lacrime. Non sentì Carlos, perché temendo che Mina avesse continuato a parlare, aveva messo i tappi per le orecchie che lei usava per proteggersi dal suo russare, così suo fratello vide una scena davvero pietosa, e rimase bloccato per qualche secondo senza sapere cosa fare. Mina, nel frattempo, era in lacrime nella stanza di Carlos, e le sue sgualdrine stavano provando a consolarla, ma quando suo cognato tornò rigidissimo, con i suoi vestiti e le disse “la tua macchina è giù, vestiti e torna a casa” capì che nessuno l’avrebbe aiutata. Provò in mille modi a convincere suo cognato, ma Carlos dopo aver visto suo fratello in quello stato pietoso, era furente con quella donna che, a dire di Juan, aspettava un bambino da un altro. Mina provò a parlargli, a spiegargli quello che era successo, ma suo cognato non le credette, e le disse che doveva andarsene per non creare altri problemi a Juan e a sua madre, e lei decise di farlo. Attraversò quella casa in silenzio, con gli occhi gonfi e il petto pieno di sospiri, e un miliardo di ricordi la tormentarono, perciò finì a disperarsi in auto con uno scagnozzo del clan che neanche conosceva.
Anche il povero John era davvero in mille pezzi. Si stese sul letto e un milione di ricordi iniziarono a tormentarlo, mentre le lacrime sgorgavano dai suoi occhi. Aveva avuto paura qualche mese prima che le cose potessero di nuovo degenerare, ma poi si erano amati tanto, sembravano felici e lui non aveva capito che fossero in crisi. Era tornato quel demone terribile, quello che gli aveva tolto il sonno e la fame anni prima e questa volta, se davvero la madre era incinta di un bambino che il padre non voleva riconoscere, forse le cose sarebbero andate molto peggio.
Era iniziato tutto tre anni prima, durante una giornata estiva, aveva beccato i suoi compagni a confabulare tra di loro. Non sapeva di cosa stessero parlando, non colse subito, ma s’infuriò quando vide la foto che stavano commentando, perché era sua madre nuda. Non era un’immagine sensuale, in realtà: Mina aveva voluto assolutamente partecipare a quella campagna pubblicitaria perché era molto forte e ci teneva davvero a fare quella cosa per le donne che come lei avevano subito violenza. In foto era nuda, ma l’avevano truccata per simulare lividi ed escoriazioni su tutto il corpo e le avevano persino fatto un occhio nero, e messo del sangue finto alle labbra e al naso. Non era bella, ma era sconvolgente e estremamente dignitosa, e la frase era accompagnata da uno slogan molto forte e faceva davvero effetto.
Era questo il motivo per cui Mina aveva ignorato le proteste di Juan, perché ci teneva troppo a sensibilizzare l’opinione pubblica su quel tema, ma lui non riusciva a capirlo, e così era partita convinta che lui ci avrebbe ripensato, ed invece non era successo.  Era tornata a casa il giorno prima, e Juan se n’era andato immediatamente di casa, ignorando tutte le sue suppliche. Mina lo aveva rincorso per le scale e aveva provato a parlarci, ma lui non aveva nessuna voglia di ascoltarla e l’aveva lasciata da sola a casa con i ragazzi. Sarebbe stata una lite comune, paradossalmente, se John non avesse combinato il casino che aveva fatto. Vedete, dopo giorni di battutine su sua madre, osservazioni volgari e commenti di ogni genere, il piccolo Jimenez di dodici anni, ne aveva sentita una di troppo e aveva letteralmente perso la bussola ed aveva iniziato a malmenare brutalmente un gruppo di ragazzini che aveva insinuato di voler stuprare e poi picchiare sua madre. Era stata una rissa estremamente violenta, e John non aveva neanche voluto difendersi spiegando la situazione, quindi aveva accettato di essere espulso da scuola senza dire nulla. Era molto arrabbiato con sua madre in quel periodo, come anche suo padre, ma poi era avvenuto un piccolo miracolo.
 Juan e Mina si erano chiusi a litigare nello studio di lui, al piano di sopra e John aveva deciso di spiegare loro le motivazioni di quel gesto così violento, così si era avvicinato e aveva sentito una frase che gli aveva fatto accapponare la pelle.
“…lo sai perché l’ho fatto, di certo non per mettere in imbarazzo te o i ragazzi, ma per raccogliere fondi per aiutare le donne che vivono quello che ho vissuto io. L’ho fatto contro quegli uomini come mio padre, Myles, Salim e per tutti gli uomini che mi hanno picchiata, stuprata e comprata…” aveva detto Mina con tono estremamente furioso e John era rimasto senza parole.
“…quindi tuo padre ti ha riempita di botte e i miei figli ne devono pagare le conseguenze? Te lo avevo detto che sono troppo grandi, che avrebbero avuto problemi a scuola e con gli amici, che si sarebbero sentiti in imbarazzo, ma a te importa solo di te stessa, questa è la verità…”
 Ringhiò Juan in risposta e suo figlio si sentì morire. Si era chiesto mille volte perché non conoscesse suo nonno e perché sua mamma s’irrigidisse tanto nel sentirlo nominare, ma non avrebbe mai potuto immaginare che le avesse fatto del male. Eppure sua mamma era piena di cicatrici e lui da bambino le aveva chiesto spesso come se l’era fatte, ma lei aveva risposto solo “cadendo, come fai sempre tu, mi querido” e lui ci aveva creduto.
Decise di lasciarli a litigare da soli, ma si arrabbiò tantissimo con suo padre, che sembrava non riuscire a capire le ragioni di sua madre e decise che si sarebbe occupato lui di lei. L’attese al piano di sotto, e quando Mina rientrò, cercando di nascondere le lacrime, la strinse con tutte le sue forze e le sussurrò “volevo solo difenderti mamita per questo li ho picchiati, io ti difenderò sempre…” facendola sorridere e commuovere ancora un po’.
Nelle settimane successive gli scontri tra Juan e Mina divennero sempre più frequenti e più accesi, ma la scena che John non avrebbe mai potuto dimenticare aveva avuto luogo una sera. Loro tre erano usciti con la tata e rientrando prima avevano sentito urlare il padre.
“…ti ho detto che non ho più motivi per stare con te, e non ho neanche più nulla da dirti, quindi firma questi documenti e lasciami libero di farmi la mia vita…” aveva ringhiato Juan, cercando di restare calmo, ma con il cuore a pezzi, perché Mina era in ginocchio e piangeva disperata chiedendogli di non lasciarla e giurando di amarlo.
“Se mi avessi amato come dici, avresti ascoltato un minimo quello che ti ho detto, invece te ne freghi degli altri, te ne freghi non solo di me, ma anche dei tuoi figli e fai sempre le cose di testa tua, perché sei un’egoista…” Juan aveva cambiato leggermente tono, perché Mina era terribilmente devastata e non smetteva di piangere seduta per terra. Era convinta che si sarebbe solo arrabbiato un po’ e non pensava che si sarebbe giocata il matrimonio per quella stupida cosa. Gli giurò e spergiurò che non avrebbe mai più fatto una cosa del genere, ma lui era furioso e sembrava sordo.
“Non lo farò più amor, ti prego, ti amo…” aveva detto piagnucolando, ma lui scuotendo la testa aveva ringhiato “tu? Tu ami solo te stessa…” ma in quel momento qualcuno aveva detto solo “è una bugia”paralizzandolo totalmente.
Juan era fuorioso con lei,  l’accusava di non essere una buona madre, e pensava che il suo gesto avesse ferito i suoi figli, per questo era così esasperato e aggressivo. Eppure in quel momento realizzò che stava facendo lui del male a quei ragazzi, soprattutto a quello che era giunto a prestare soccorso alla madre in ginocchio. Entrambi impallidirono nel vedere i figli, e cambiarono totalmente davanti a loro, ma mentre Mina sorrideva e offriva loro qualcosa da mangiare e bere, fingendo che fosse tutto normale, Juan era rimasto paralizzato.
“Vuoi andartene? Vuoi essere libero? Sai dov’è la porta di casa tua, no?” gli ringhiò John totalmente furioso e sia lui che Mina rimasero per un attimo senza parlare, poi lei intervenne in favore del marito dicendo con molta dolcezza a John di andare nella sua stanza, ma il figlio fissando il padre con astio rispose “…se devi restare per trattarla come gli altri uomini della sua vita, prendi la porta e vattene”.
Nelle settimane successive John si era totalmente rifiutato di parlare con suo padre, malgrado tutti i rimproveri di sua madre, che non poteva accettare quella sua presa di posizione. John aveva ricominciato a parlare con il padre solo quando lui era tornato a casa, ma il loro rapporto ne era uscito a pezzi. E così quella notte tre persone diverse soffrivano per quella famiglia andata in fumo, ma presto le cose si sarebbero ulteriormente complicate.
Nota:
Ciao a tutti, scusatemi per l'attesa. Allora adesso sapete anche cosa è successo tre anni prima. Cosa ne pensate? Credete che avrebbero dovuto già divorziare allora? Fatemi sapere. Dato che siete lettori timidi e dato che ci terrei ad avere la vostra opinione, ho creato un sondaggio sulle nostre coppie, se vi va rispondete anche perchè è totalmente gratuito e almeno dimostrate di esserci:
https://www.menti.com/68e8hqqcvg


 

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Capitolo 25
*** Capitolo 32: l'anello ***


Capitolo: l’anello
Juan non chiuse occhio per tutta la notte e rimase a fissare il cellulare, che quasi andava a fuoco per le tante chiamate di Mina. Non smetteva di chiamarlo e di scrivergli e continuava a dire sempre le stesse cose: “ti amo; ti prego perdonami; farò tutto quello che vuoi, ma non lasciarmi”. Juan stava malissimo, ma voleva sapere cosa diavolo fosse successo tra loro, dove diavolo avesse sbagliato, e così per ore rimase bloccato, cercando di decidere cosa fare, se parlarle o meno. L’amava in modo terribile, e voleva quasi strapparsi un pezzo per non sentire più quel dolore, ma da stupido orgoglioso, decise che non era il momento di parlarle, perché stava troppo male, così non le rispose. Rimase a riflettere sul loro amore e quella casa piena di ricordi felici divenne troppo stretta. Avevano fatto l’amore migliaia di volte in quella stanza, avevano litigato, lei aveva pianto e anche lui aveva pianto, quando senza spiegargli perché lo aveva lasciato da un momento all’altro solo perché lui aveva picchiato Pablo. Quello era il luogo dove si erano pian piano avvicinati anni prima, dove lei gli aveva insegnato cosa volesse dire amare qualcuno con pazienza e dolcezza e lui non avrebbe mai dimenticato quei momenti: la sua piccola mano che lo stringeva forte, lei che prova a sedurlo e che gli sistema i capelli morendo dalla voglia di baciarlo. Pensò a quando avevano trascorso il Natale a casa di sua madre per la prima volta tutti insieme, con Jane piccola e John appena nato. Felipa non li aveva voluti in casa per anni, ma poi dopo il loro matrimonio e la nascita di quel bambino così bello, aveva deciso di invitarli e Mina aveva insistito tanto per andare, perché voleva che si riavvicinassero e lui a malincuore aveva accettato. Ricordò lo sguardo e il sorriso con cui lei restava a guardare i suoi bambini mentre li allattava, ma anche con cui fissava lui, quando gli diceva che era bellissimo o che lo amava. Decise di rispondere allora, perché quei ricordi erano troppi e facevano troppo male,  provò a farlo, ma poi gli tornò alla mente l’espressione di lei quando le aveva chiesto di Greg, perciò decise di non parlarle.
Era arrabbiato e mortalmente ferito, eppure una parte di lui continuava a ripetergli come un mantra che se lei lo amava, se era pentita, poteva perdonarla. Avevano passato gran parte della loro vita insieme, si erano amati da morire e che cosa importava se lei aveva commesso uno sbaglio? 
Questa considerazione aveva cominciato a serpeggiargli nella mente, spaventandolo a morte. Si chiese se davvero fosse disposto a sopportare e perdonare anche una cosa così abbietta solo per tenerla accanto, e malgrado la ragione gli suggerisse di no, il suo cuore non faceva che ricordargli che lei era la sua Mina, e non c’era una cosa in cielo o in terra che non avrebbe fatto per lei. Allarmato da quel suo stranissimo istinto, decise di prendere le distanze da lei per un po’, per riuscire a capire meglio i suoi sentimenti, così le scrisse solo “lasciami tempo”  e si tolse la fede. Lasciarla lì aveva senso, era un luogo simbolico e poi doveva toglierla per indossare l’anello del clan, e così lo fece: nascose la fede in uno dei cassetti, e col la morte nel cuore rimise quei due anelli che aveva giurato di non indossare più.
Joey e Sarah morirono letteralmente d’imbarazzo quella mattina, perché ci fu una lite furiosa tra John, Jane e il padre, colpevole ovviamente di aver mandato via la madre. Juan in realtà non disse neanche una parola, non si difese, non spiegò e continuò a fissare nel vuoto con la mascella serrata, sopportando tutte le accuse di quel ragazzino, che lo stava insultando apertamente davanti a tutti. Solo quando John, esasperato dal suo silenzio e dalla sua apparente indifferenza, fece per tirargli un pugno, Juan ebbe finalmente una reazione: bloccò la sua mano e disse solo “stai esagerando” lasciando lui e gli altri senza parole.
Ripartirono ovviamente prima del previsto, e Juan disse a suo fratello che lo avrebbe raggiunto appena riportati i ragazzi alla madre, facendolo sorridere in modo estremamente malvagio. Era quello il sogno di Carlos, riavere il suo temibile fratellino nel clan, e Juan in quel momento era davvero spaventoso.
“Ascolta…” gli disse, afferrandolo per il braccio mentre stava uscendo. Juan pensò che volesse parlargli di Mina e s’irrigidì, perchè non era pronto ad ascoltare, ma non era quello l’oggetto d’interesse di Calavera.
“…non essere troppo severo con quella testa calda, perché è identico a te. Non rispetta nessuno, ti sfida apertamente ed è coraggioso come un leone, cazzo. Se lo vuoi portare all’adunanza, sono sicuro che riusciremo a…”
“No” ringhiò Juan terribilmente agitato. Non avrebbe mai nella vita permesso a suo figlio di seguire i suoi passi e fare i suoi stessi errori, ed era così rigido con lui proprio per quello: perché erano identici e temeva che anche John finisse male. Era parecchio litigioso, si trovava sempre in qualche rissa e adesso fumava anche. Juan aveva sperato che quel suo affetto per la madre gli avrebbe impedito di fare sciocchezze, ma fino ad ora era andata diversamente.
Carlos alzò soltanto le mani, ma si disse che se Juan avrebbe ripreso quel percorso, probabilmente presto avrebbe avuto anche John e ridacchiò felice. Il viaggio fu, ovviamente, molto silenzioso e John sconvolto da quella situazione non si era neanche reso conto di non aver risposto ad Ethan per tutta la mattina. Voleva parlare con sua madre, chiederle se davvero fosse incinta, ma lei gli aveva scritto solo “sono a casa amore, vi aspetto” senza aggiungere nulla.
“E’ davvero incinta?” chiese Jane, con occhi di pianto a suo padre che sospirando annuì soltanto. Jane provò in ogni modo esistente a parlargli: pianse, urlò e provò persino a minacciarlo, ma Juan le prese solo la mano e rimase in silenzio, totalmente a pezzi. Con John era sempre molto difficile confrontarsi, ma con lei generalmente riusciva a parlare, eppure non lo fece. Non provò a scagionarsi, accettò tutte le responsabilità di quella rottura, e a Jane disse solo “non urlare così, perché fa male al bambino” lasciandola senza fiato.
Arrivati a New York, Juan li caricò letteralmente su un taxi da soli, senza dirgli molto. Non voleva tornare a casa da lei, era troppo presto, così decise di chiudersi in un altro luogo, e credetemi fu molto peggio. Juan e Mina nei loro primi anni come coppia avevano vissuto a Brooklyn, in un piccolo appartamento che lui aveva comprato e sistemato per lei. Quando poi la famiglia si era allargata si erano trasferiti nella loro attuale residenza, ma lei aveva insistito tanto affinchè lui tenesse quella piccola casa di Brooklyn, e lui l’aveva accontentata. Capitava spesso che si ritrovassero lì, dopo una lite o quando volevano stare un po’ da soli e Juan decise di provare a passare la notte lì, perché non aveva un luogo dove andare, eppure dal primo istante capì di aver sbagliato.
La luce delle candele illuminava la stanza e Juan fu quasi tentato di sbattere la porta e andare via, ma non lo fece perché, oggettivamente non sapeva dove andare. Mina gli sussurrò solo “amore…” ma lui si portò le mani al viso e sbuffò forte.
“Non riesco neanche a guardarti, davvero. Non lo so chi sei, ma tu non sei la donna che ho amato e sposato e vederti qui mi ferisce ancora di più…”
Le disse, con tono infinitamente sofferente e lei annuì e sussurrò “Sono io Juanito, te lo giuro. Ho incasinato le cose con Greg solo perché ero arrabbiata e gelosa e ho sbagliato lo so, però…” ma Juan non la fece finire e ringhiò “Mina lasciami stare, davvero. Non ho niente da dirti per adesso, lasciami solo metabolizzare la cosa…”
“Ma io non posso stare senza di te, Juanito…” sussurrò lei piano, afferrando il suo braccio con forza e lui sbuffò soltanto e la lasciò da sola a piangere.

 Da quella sera Juan Jimenez cambiò totalmente. Non parlò mai alla sua famiglia della loro rottura e neanche ne discusse con i suoi figli, almeno per i primi tempi. Voleva soltanto una pausa da tutto quel dolore, e aveva ripreso a parlare il meno possibile.


Nota:
Ciao a tutti voi, lettori anonimi. Allora che cosa ne pensate di questa reazione di Juan che non sa se perdonarla o no? Ve l'aspettavate? Siete dispiaciuti del suo ritorno nel clan? Se ci siete e se vi va, fatevi vivi, vi aspetto

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Capitolo 26
*** capitolo 33: una notte a New York ***


Capitolo: una notte a New York
Per ventisette giorni Juan non rivolse la parola a Mina e neanche vide i suoi figli. Lei lo cercò ovunque, continuò a scrivergli e a chiamarlo, ma Juan sembrava scomparso. Solo Johanna riusciva a parlarci, ma lui scriveva a Jane e John ogni giorno, per sapere come stavano. I ragazzi Jimenez, in realtà, erano a pezzi, ma questo lo vedrete nel prossimo capitolo. John non rispondeva al padre perché lo detestava, mentre Jane continuava a cercarlo e a parlare con lui nella speranza di poter risolvere le cose, ma non era riuscita ad ottenere molto. All’insaputa della madre gli inviò persino una foto della prima ecografia di quel bambino che ormai tutti chiamavano Jemie, ma di cui lui non voleva sapere nulla. Eppure era stato un dolore immenso vedere quell’immagine e Juan, che era nel pieno di un interrogatorio con Carlos, aveva dovuto allontanarsi un attimo per non crollare davanti a tutti.
Era il figlio di Greg, non il suo, e questa consapevolezza gli faceva venire voglia di ucciderlo. Eppure aveva visto che entrambi i suoi figli avevano postato le foto della prima ecografia della madre sui loro account privati, e questo gli aveva dato molto da pensare. Si era chiesto dove diavolo fosse quel bastardo e perché avesse lasciato quella meravigliosa piccola donna da sola in un momento così delicato, ma poi una parte di lui gli aveva fatto capire che neanche lui si comportava tanto meglio, ed il suo senso di colpa era letteralmente esploso.
 
 

 Nei giorni successivi al suo abbandono Mina aveva continuato tenacemente a provare a parlargli, ma invano. Juan non le rispondeva e non era mai più tornato a casa loro a Brooklyn. Mina lo aveva cercato ovunque: si era presentata da lui in galleria, gli aveva scritto lettere, aveva lasciato messaggi in segreteria, ma niente. Lo aveva supplicato, implorato quanto meno di ascoltarla, ma lui non voleva farlo, perché non era pronto. Per Juan era troppo doloroso, e neanche voleva parlarle per accordarsi sui giorni da trascorrere con i ragazzi.
  Divenne un uomo completamente taciturno, ma apparentemente imperscrutabile: sembrava che nulla potesse realmente colpirlo o fargli del male, ma allo stesso tempo il sorriso si era totalmente cancellato dal suo volto. Al suo posto c'era solo un'espressione molto seria e severa, piuttosto spaventosa. Come tutti quelli che hanno amato troppo, Juan aveva perso la capacità di provare sentimenti positivi. Nulla gli faceva più effetto, neanche le ecografie di Jane; dentro di lui, ormai, c'erano solo oscurità e tenebre.
Tornò a Chino quasi subito, e decise di stabilirsi lì per un po’, per aiutare suo fratello con le questioni del clan. Eppure, il nostro Juan stava vivendo una terribile crisi interiore. Di giorno si comportava da boss del clan: ordinava, puniva, prendeva tutte le sue decisioni senza ascoltare nessuno, neanche Carlos. Di notte, però, cambiava tutto. Aveva cominciato subito a sognarla, e si svegliava costantemente con il cuore in migliaia di pezzi perché quei sogni erano strazianti: la sognava ferita, morente e in pericolo. E tutte le notti, puntualmente, nei suoi sogni le chiedeva scusa e le giurava di amarla. Detestava l'idea di sentir parlare di Mina e ogni volta che sapeva di dover vedere i suoi ragazzi passava la notte in bianco a bere, perchè malgrado tutto, aveva il terrore di sentirsi dire che lei era felice con Greg e che, magari, meditavano di sposarsi e vivere insieme.
Fu proprio durante una di quelle notti che il nostro caro Juan fu vittima di uno strano incidente. Era trascorso un mese ormai dal suo addio a Mina e Jane gli aveva annunciato di avere “cose importanti da dirgli” perciò  era tornato a New York, prima di partire con loro per casa Stanley il giorno dopo. Non mancava molto ormai al matrimonio, e Juan tremava al solo pensiero: l'idea di rivederla con il suo uomo e di dover assistere alle loro effusioni, lo uccideva. Juan si sentiva realmente lacerare l'anima quando ci pensava. Che cosa dovesse dirgli di importante Jane, poi,  era un mistero, ma un mistero spaventoso. Cominciò ad andare in panico, allora. La sua mente non faceva che prospettargli una vasta gamma di scenari letteralmente rivoltanti.
In preda a quel tremendo delirio Juan non fece altro che bere e commise una grave imprudenza: stremato, si addormentò con la sigaretta accesa tra le labbra e il bicchiere pieno nella mano. Fu una distrazione breve, Juan si svegliò dopo qualche minuto, ma tardi: il divano del suo studio su cui giaceva, complice anche qualche goccia di bourbon che aveva versato involontariamente, aveva preso fuoco e le fiamme erano a pochi millimetri dal suo corpo. Si alzò immediatamente e d'istinto si rotolò per terra per spegnere il fuoco. Non si accorse, non subito almeno, che qualcosa era stato distrutto dalle fiamme. Solo allora, quando si ritrovò a proteggere dalle fiamme il primo quadro che aveva dipinto per lei capì, e qualcosa nel suo cuore cambiò. Spense le fiamme in fretta, me non si accorse che buona parte dei suoi capelli avevano preso fuoco e che dunque la sua lunga chioma corvina era in realtà molto corta in alcuni punti. Solo dopo un po’ sentì qualcosa di strano sul collo e fissandosi allo specchio pensò solo “cazzo” ma non ci pensò più di tanto: prese delle forbici presenti tra il suo materiale di cancelleria e senza badarci troppo, tagliò quella chioma lunghissima e poi si decise a fare l’unica cosa che voleva davvero: andare a casa sua. Rimase per circa un’ora a fissare la finestra di Mina dalla strada, e poi fece quello che voleva fare da principio.
Mina, nel frattempo, era a telefono con un vecchio amico quella sera. Joey le aveva scritto subito quando aveva saputo della sua fuga notturna, e da allora avevano cominciato a sentirsi spesso. Mina era felicissima di avere una persona adulta con cui parlare e Joey, lo sapete, si sentiva talmente solo che avrebbe parlato con chiunque.
“Insomma domani vi rivedrete, no? Come pensi di reagire?” le disse, cercando di essere molto dolce, ma lei sospirò soltanto.
“ Mah sono indecisa: non so se urlare, sbattergli qualcosa sul muso o…a chi la do a bere? Mi scioglierò in un milione di lacrime, lo sai anche tu…” rispose Mina sconsolata e Joey le sorrise soltanto, lasciandola continuare.
“Vorrei soltanto che mi ascoltasse, che mi parlasse, ma lui mi ignorerà, lo so già…e non posso neanche sbronzarmi, cazzo. Devo essere una buona madre responsabile, che non piange, non beve e non mangia neanche…che vita triste”
“Lo farò io per te, tranquilla…” le disse ridacchiando e Mina rispose seria “sì, ma non mangiare. Mettiti a dieta, anzi…” beccandosi una rispostaccia.
 Sospirò soltanto, ma poi un avviso di chiamata la costrinse a mettere Joey in attesa. Pensava fosse Jane che la avvertiva del ritardo, o John, così rispose “…quanto devo aspettarti ancora?” in modo molto sgarbato.
 Juan rimase totalmente senza fiato e senza parole per quel tono di lei e per qualche secondo non potè dire una parola. Mina allora scostò il telefono per vedere chi fosse la persona che l’aveva chiamata e tremò.
“Scusa Juanito, pensavo fossero i ragazzi…” sussurrò con voce estremamente dolce e lui rimase ancora una volta in silenzio. Era totalmente, completamente bloccato e non sapeva neanche cosa dirle, ma era così felice di sentire la sua voce.
“Come stai amore?” aggiunse Mina, asciugandosi un paio di lacrime che le erano scivolate sulla guancia e solo allora lui rispose “terribilmente confuso e boh…ferito, credo”
Quella sua sincerità la lasciò totalmente disarmata e Mina sussurrò “…sei preoccupato per domani?” ma lui sbuffò soltanto e non le rispose. Era stupido e anche assurdo telefonare a qualcuno senza parlarci, ma Mina sapeva che evidentemente lui non era riuscito a trattenersi e dopo un mese di silenzio accettava anche quello.
“Me lo dici dove sei scomparso in tutti questi giorni?” chiese, con fare estremamente tenero e Juan, dimenticando di avere i capelli molto più corti se li scombinò come faceva sempre.
“Ero a Chino, con Carlos…” le disse serissimo e lei sussurrò solo “Oh grazie a Dio” facendolo ridere perché in nessun universo sua moglie avrebbe mai detto una cosa del genere.
“…ma ora sono a New York. Sono sotto casa, se vuoi saperlo…” aggiunse in modo terribilmente sicuro e il cuore di Mina le balzò letteralmente in gola.
“Vieni su, amore…possiamo provare a parlare un po’”
“Quindi sei sola?” chiese, portandosi una mano davanti agli occhi, perché era stato lì a tormentarsi per ore, pensando che lei fosse a letto con Greg.
“C’è Johanna, ma è nella sua stanza” ribattè lei, che non aveva assolutamente colto il senso della domanda di lui e questo lo fece sorridere e respirare normalmente per la prima volta in settimane.
“Se sali ti offro un po’ del tuo rum preferito e facciamo due chiacchiere…” provò a dire, mentre si scapicollava giù dal divano per andarsi a cambiare e annusava la sua felpa puzzolente.
“Non lo so Mìmi, non so che fare. Non so neanche che pensare, se vuoi saperlo…”
Rispose serissimo, ma lei non aveva nessuna intenzione di farselo scappare, per cui aveva deciso che avrebbe fatto lei una cosa folle.
“va bene, amore, pensaci. Nel frattempo dimmi: come stanno i tuoi?” stava temporeggiando, perché voleva avere il tempo di cambiarsi e funzionò. Juan non capì cosa stava succedendo, ma si sedette a fumare sul marciapiede di fronte al palazzo e cominciò a parlare con lei. Fu incredibilmente scaltra, perché decise di non toccare assolutamente nessun punto che potesse irritarlo o farlo scappare. Gli parlò normalmente, gli raccontò dei ragazzi, ma nel frattempo s’infilava uno dei suoi vestiti preferiti.
“…e insomma l’allenatore ha detto che forse lo faranno rientrare prima in squadra, perché fanno schifo senza di lui…”
Continuò per qualche minuto e Juan pensò solo che gli erano mancate persino quelle seccature legate ai ragazzi, ma come sempre non disse nulla e poi, un secondo prima di gettare la sigaretta alzò gli occhi e la vide: Mina era fuori al portone del palazzo, con un favoloso vestito rosso e un bicchiere tra le dita, e lui pensò solo “Oddio…” perché aveva i brividi ovunque. Era bella in modo incredibile, e lo fissava con una dolcezza tremenda, come se si aspettasse di essere ferita da un momento all’altro.
“Ho pensato che se sei venuto fino a qui, potevo fare un passo anche io e…ti sei meritato qualcosa da bere, direi…”
Gli disse, porgendogli il bicchiere, ma lui per qualche secondo rimase totalmente paralizzato, calamitato dai suoi occhi, poi afferrò il bicchiere perplesso e lo mandò giù in un sorso solo.
“Ti gelerai così, lo sai vero?” le chiese fissandola profondamente, ma Mina voleva indossare il suo vestito preferito e non le importava che fosse marzo.
“Non importa…” sussurrò pianissimo, con un sorriso e Juan le lanciò il suo cappotto per riscaldarla.
“I tuoi capelli sono un casino, lo sai vero?” gli disse, con un sorriso straordinario e Juan ridendo rispose solo “hanno preso fuoco…” facendola ridere.
 “te li sistemo io…” sussurrò piano, allungando la mano per ripetere un gesto che aveva fatto migliaia di volte e lui fu costretto a ingoiare la saliva trovandosela così vicina e così dolce. Per qualche minuto nessuno dei due disse nulla, finirono soltanto a guardarsi negli occhi, mentre Mina passava le dita tra i capelli corti di Juan per disciplinarli.
“Vedi? Avevano bisogno di me…” sussurrò, con un sorriso bellissimo e Juan pensò solo “baciala!” ma non lo fece e le sorrise soltanto accarezzandole la guancia. Notò che non era esattamente in perfetta forma: aveva occhiaie molto marcate ed era molto pallida. Le succedeva spesso in gravidanza di stancarsi troppo e così le sussurrò “…e tu come stai?” con sguardo incredibilmente profondo.
Mina sospirò e pensò “malissimo” ma non lo disse. Non voleva rovinare un bel momento, non voleva litigare o recriminare così sorridendo rispose “…un po’ nauseata, ma terribilmente felice che tu sia qui. Anche se vorrei un abbraccio…”
“Decisamente no” le disse molto serio e lei sospirò sconfitta, ma lui aggiunse “…serve altro rum per una cosa del genere. Parecchio altro…” toccandole il naso per farla ridere e Mina esplose in una risata nervosa, prima di stringersi forte contro il suo petto.
Quell’abbraccio così inaspettato fu per Juan come una specie di tsunami, si sentì travolgere completamente da una forza più forte di lui, indomabile e selvaggia. Così la strise, con tutte le sue forze e Mina dovette nascondere un paio di lacrime. Rimasero così senza parlare per circa dieci minuti, entrambi stravolti, ma poi qualcuno disse “Ma che cazzo?!” interrompendoli.
John aveva avuto una serata terribile, ed era letteralmente esploso nel vedere sua madre tra le braccia di un tizio che non sapeva chi fosse, ma quando riconobbe il padre rimase senza parole e si infuriò.
“Perché è ancora in giro alle tre di notte di giovedì?” chiese Juan serio e Mina sorridendo gli spiegò che aveva problemi di cuore e lo aveva lasciato uscire per parlare con quella persona, malgrado fosse notte fonda.
“E’ meglio che vai a letto, adesso…” le sussurrò, tornando stranamente rigido e lei mordendosi il labbro annuì e basta, ma Juan, senza sapere neanche lui esattamente perché, le baciò la fronte e sussurrò “Buonanotte” lasciandola senza parole.
Era successo, si erano riavvicinati e lui non riusciva a capire come né perché. Sapeva solo che c’era una forza che lo spingeva verso di lei, che gli faceva passare ore fuori alla sua finestra per capire se fosse a letto con il suo amante o meno. Una forza violenta, che prendeva il controllo del suo corpo e lo costringeva a fare follie.
“Mina…” le disse, mentre rientrava e lei si girò confusa per chiedergli cosa volesse.  
“Tu sei la sua donna adesso?”
Tirò fuori con il cuore in tumulto e lei ridacchiando scosse la testa e rispose piano “no, perché sono la tua…” lasciandolo senza parole.
 
Nota:
Ciao a tutti, allora ve lo aspettavate questo incontro notturno? Come lo immaginate Juan con i capelli corti? Fatemi sapere.

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Capitolo 27
*** capitolo 34: i ragazzi Jimenez ***


Capitolo: i ragazzi Jimenez
Quel mese non fu difficile solo per Mina e Juan, ma anche per i ragazzi Jimenez. Johanna si sentiva in colpa per aver causato quella rottura, ed era molto tentata di parlare con sua madre, che si sforzava di sembrare serena ma era palesemente in migliaia di pezzi.
Jane nel frattempo, voleva soltanto far riappacificare i suoi genitori, ma in realtà stava avendo molti problemi con Chris. Era sola in casa e annoiata per tutto il giorno, e quando lui rientrava esausto voleva assolutamente tutta la sua attenzione, ma lui a volte non ce la faceva e per questo finivano a litigare. Era nervosa e preoccupata per i suoi genitori, quindi Chris cercava di essere comprensivo, ma la verità era che nel cuore di Jane aveva cominciato a farsi strada il dubbio di aver fatto una scelta sbagliata. Era evidente che non fossero pronti per il matrimonio, ma lei non osava confessarlo neanche a se stessa.
E per finire John, che stava soffrendo rovinosamente per quella separazione tra i suoi genitori. Era ogni giorno più arrabbiato, vulnerabile e fragile, ma faceva di tutto per dimostrare il contrario, così finì per distruggere quel dolcissimo rapporto che aveva con Ethan.
Aveva pianto al telefono con lui, raccontandogli della scena tra il padre e la madre, ed Ethan non era riuscito a trattenere le lacrime sentendolo così addolorato. Gli fece mille promesse quella notte, gli giurò che lo avrebbe supportato, che avrebbe curato tutte le sue ferite con il suo amore e che non gli sarebbe mancato mai più nulla nella vita. John impazzì per quelle parole, e decise di crederci e diede completamente il suo cuore a quel ragazzo così dolce e timido.  
Decisero che non avrebbero dato nell’occhio a scuola, perché entrambi temevano la reazione dei loro genitori, soprattutto Ethan, che aveva due matti razzisti come genitori. Così fu strano e anche molto eccitante non potersi neanche tenere per mano, malgrado il legame che si era creato. Gli amici di John si sorpresero incredibilmente perchè lui continuò a rifiutare un sacco di belle ragazze, ma lui fissava Ethan e diceva sempre di essere impegnato con occhi sognanti. Lui era tutto quello che poteva desiderare, gli preparava persino il pranzo, e lo faceva sentire amato, quindi non avrebbe mai per nessun motivo scelto un altro, o un’altra ancora non lo sapeva.
Decisero per non destare sospetti di raccontare una balla, e dunque tutti i suoi amici sapevano che John era fidanzato con una biondina di San Francisco, quando lui aveva occhi soltanto per un altro biondino, che non faceva che fissarlo con occhi languidissimi. I primi tempi tra loro furono stupendi: continuarono a scambiarsi sguardi, sorrisi e biglietti d’amore attraverso l’armadietto. Flirtavano e parlavano di quanto entrambi fossero bellissimi, ma passavano ad argomenti più neutrali appena qualcuno si avvicinava.
Iniziarono una relazione clandestina nella palestra della scuola, ma dopo un paio di settimane apparvero i problemi: Ethan era un romantico, voleva un rapporto molto dolce, mentre John era di temperamento passionale, quindi cercava qualcosa di più fisico. Iniziarono così a discutere per questa cosa, e John all’inizio concordava con lui, e lo trattava con molta dolcezza, scusandosi e scrivendogli lunghe lettere per cose molto banali come aver accarezzato il suo petto o avergli palpato il sedere, ma un giorno la dolcezza non bastò più.
Come sempre si richiusero in palestra e John lo sbattè al muro dicendogli solo che era la cosa più bella della sua vita. Cominciarono a baciarsi, ed Ethan sorrise, perché John lo baciava quasi come se dalle sue labbra dipendesse la sua vita. Aveva il corpo contro il suo, e lo spingeva contro la porta della palestra, ed era molto bello, ma allo stesso tempo Ethan sapeva cosa stava per succedere quando John lo desiderava così tanto, e cominciò ad irrigidirsi.
“Che succede amore mio?” gli sussurrò allontanandosi per un attimo e riaprendo gli occhi, ed Ethan si allontanò e portandosi le mani al viso si accasciò per terra.
“Succede che vogliamo cose diverse…” sussurrò piano e John letteralmente esplose. Si era contenuto tantissimo in quelle settimane e aveva cercato di assecondare le sue assurde richieste di un rapporto quasi platonico e non capiva proprio cosa avesse fatto di sbagliato. Così, nel peggiore dei modi possibili, glielo gridò chiaro e tondo, ferendolo ancora di più.
“John, tu vuoi il mio corpo ed io non sono pronto…” gli disse, addoloratissimo.
“Cosa ti ho fatto adesso di sbagliato? Ti stavo baciando, tenevo le mani nei tuoi capelli, non puoi sempre accusarmi di volerti scopare e basta!”
“Mi mette a disagio il tuo modo di desiderarmi, cazzo. Sembra sempre che se ti dicessi di sì, mi salteresti addosso…” gli disse, fissandolo con occhi dispiaciuti e John ridacchiando gli accarezzò le labbra e sussurrò “…ed è esattamente così.”
“Non è quello che voglio. Mi dispiace” gli disse Ethan, con gli occhi pieni di lacrime e John prese a pugni il muro per provare a calmarsi, prima di gridare
“Che vuol dire che ti mette a disagio? Che devo vergognarmi se desidero fare l’amore con il mio ragazzo?” gli disse a bruciapelo, e le guance di Ethan letteralmente andarono a fuoco. Avevano appena iniziato a frequentarsi e lui non aveva la minima intenzione di passare subito al lato fisico, ma John non riuscì a capirlo.
“Non ti ho toccato, non ti ho detto nulla, non ho insistito, eppure il solo fatto che io lo voglia per te non va bene. Sì, io ti voglio, e non ho nessuna intenzione di vergognarmene. Perché se ti piace una persona come tu mi piaci vuoi toccarla, ma non lo faccio perché tu non vuoi.”
Gli ringhiò arrabbiatissimo e Ethan si risentì molto per il tono.
“E’ che sembra sempre che tu voglia solo quello. Anche quando mi baci, non riesci a farlo senza sbattermi al muro ed essere brutale…” gli disse, con una voce molto triste e John fece un grosso sbaglio. Era molto nervoso in quel periodo, così gli disse “mi dispiace se non sono quello che vuoi. Mi dispiace se non sono abbastanza romantico da farti sentire amato. Probabilmente sono il prodotto di due disagiati che non sanno amarsi e per questo non so amare neanche io. Trovatene uno migliore…” e gli voltò le spalle.
“Non lasciarmi…” gli sussurrò pianissimo Ethan e John scuotendo la testa rispose “io sono così, posso sforzarmi, trattenermi, ma sono così. Non so se sono gay o bisessuale o che altro, ma so che quello che provo per te non mi era mai successo e probabilmente per questo faccio fatica a contenermi. Sono uno che ti sbatte al muro, ti morde le labbra e tu non lo vuoi, ci sta. Tu vuoi un principe azzurro delle favole che ti baci appena, in modo delicato e io non ci riuscirò mai. Quindi ti lascio libero di trovarlo…”
“ma io amo te…”
Gli sussurrò con un filo di voce, mentre le lacrime gli rigavano le guance, e John uscendo sussurrò “sì, anche io” prima di allontanarsi.
Fu una rottura pesantissima, ed entrambi piansero per giorni. Ethan lo supplicò quasi di restare amici, ma John non voleva in nessun modo, perché voleva essere il suo ragazzo e glielo aveva detto molto chiaramente. Dopo quindici giorni, la notte in cui Mina e Juan lo avevano beccato per strada, John era andato a fare una follia: c’era il ballo della scuola dopo un mese e lui voleva assolutamente che Ethan lo accompagnasse. Così si era vestito in modo carino, gli aveva preparato uno striscione e aveva acceso tante candele, ma Ethan non era riuscito ad avere il permesso di raggiungerlo in strada e gli aveva solo detto che glielo aveva già chiesto Peter, spezzando totalmente il cuore al povero John.
Nota:
Ciao a tutti voi miei lettori silenziosi. Allora siete dispiaciuti per questa fine tra John e Ethan? Pensate che John abbia sbagliato? Fatemi sapere, attendo vostre notizie.

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Capitolo 28
*** Capitoli 35 e 36 ***


Capitolo: decisioni e ricordi
Quella notte, mentre John si chiudeva nella sua stanza e piangeva tutte le sue lacrime, Mina e Juan affrontavano una nuova consapevolezza, che spaventò lui da morire: erano davvero giunti al punto di non poter vivere le loro vite separati. E mentre Mina sorrideva felice, ripensando a tutto quello che era successo e stringeva il suo cuscino, Juan letteralmente si tormentava.
Cercava disperatamente di pensare a qualcos’altro, ma non era semplice. Era stato ferito, minacciato, rapito e più di una volta si era ritrovato una pistola contro la nuca, eppure aveva appena realizzato che niente gli aveva mai fatto paura quanto l'idea di dover sopravvivere a quell’amore folle che avevano condiviso per tanto tempo. Il solo pensiero di dover ricominciare tutta la sua vita da capo senza di lei lo terrorizzava. Mina riempiva ogni secondo della sua vita, e non era semplice anche solo pensare di poter vivere diversamente. Lei gli faceva ancora sentire i brividi, occupava totalmente la sua mente e gli faceva persino tremare la mano. E lui era letteralmente impazzito nel sentirle dire che era ancora sua, perché aveva cominciato a capire che forse non era davvero finita.
Un leggero sorriso apparve sulle labbra di Juan Jimenez, e si  e accorse che la sua mano aveva iniziato quasi involontariamente a disegnarla, con quel nuovo bambino tra le braccia. Iniziò a morire di nostalgia allora, così aprì il cloud che aveva con le sue foto e si fece travolgere da quei ricordi così felici. Era così bella, e lui non potè fare a meno di tornare con la mente ad uno dei momenti più belli e dolci della loro vita: quando circa quattordici anni prima, avevano deciso di voler avere un terzo figlio.
 Juan era esausto e stravolto, ma impazziva per quei piccoli che lo costringevano a rincorrerli giorno e notte. Li amava come non aveva mai amato nulla in vita sua, e malgrado le litigate e i mille problemi economici, era mostruosamente felice con lei, che era una mamma straordinaria. Era capace di riversare su di lui e su quei bambini un amore e una tenerezza immensi e Juan pensava da sempre che fosse perfetta, ma non glielo aveva mai detto. Eppure durante una delle sue notti di lavoro si era steso sulla sua schiena e  le aveva sussurrato “ti prego dammi un altro bambino” ma Mina stava dormendo profondamente, così aveva farfugliato parole senza senso scacciandolo e lui era stato costretto a richiederglielo il giorno dopo, lasciandola per un po’ perplessa. Era un azzardo un terzo figlio perché le loro finanze non erano così floride, non c’era neanche spazio in casa, ma Mina era rimasta a guardarlo mentre faceva fare colazione a quei suoi bambini terribili e gli puliva il viso e le mani, ed era letteralmente impazzita per il suo sorriso. La verità era che Juan aveva finalmente abbandonato i suoi modi austeri, e con quei bambini era tenerissimo e quasi indifeso. Voleva fare il padre severo, ma alla prima lacrima crollava completamente e li stringeva forte. Così gli disse solo “Sì Juanito…” e lui che stava ancora cercando di bere il caffè e far mangiare a Jane i suoi cereali non capì. Non alzò neanche lo sguardo, perché era impegnato, ma quando poi si accorse che stava sorridendo, capì e la travolse con un abbraccio fortissimo.
Eppure i giorni passarono, ma questa bambina non sembrava voler venire. Con Jane e John Mina era rimasta incinta senza neanche tentare, ma ora col terzo bambino sembrava più complesso. Passarono due mesi prima che lei si accorgesse del ritardo e facesse il test insieme ai bambini, ma quella sera non l’avrebbero mai dimenticata: Juan era rientrato da lavoro tardi e lei stava guardando i cartoni allattando John e accarezzando Jane. Come sempre, John si era aggrappato forte al padre e non gli aveva permesso neanche di baciarla, così si era sdraiato su una poltrona di fronte a lei e coccolava il suo bambino che si era avvinghiato a lui con braccia e gambe come un piccolo ragnetto. Lei accarezzava Jane e lo fissava, e lui ricambiava i suoi sguardi.
“Hai cenato?”gli aveva chiesto dolcemente, e lui aveva scosso la testa, fissando quel bambino che lo stava riempiendo di baci con una dolcezza tale da farlo quasi sussultare.
“Com'è andata oggi?”
Chiese sforzandosi di sembrare naturale, come faceva ogni sera, come se non avesse nulla da dirgli e lui rispose “bene...ho dipinto tutto il giorno e temo di puzzare mortalmente di diluente...”
 Mina allora sorridendo chiese “Johnny mi fai sentire se papà puzza?” ma quel piccolo dispettoso con la testa affondata sulla sua spalla rispose “no, non puzza” e chiuse il discorso.
Mezz'ora dopo finalmente avevano messo quei due a letto, e Mina provava a riscaldare la cena di suo marito, che improvvisamente l'afferrò da dietro e baciandole il collo cominciò a spogliarla, ma lei ridendo rispose “beh...non serve più provare...sono incinta” e lui si mise a ridere, ma stringendola forte sussurrò “fa niente, lo facciamo per festeggiare.”
Immerso in quei ricordi aveva cominciato a guardare le foto che le aveva fatto nuda e col pancione e il suo cuore gli aveva davvero fatto male. Amava vederla incinta, amava quei nove mesi, anche se lei lo torturava e più volte le aveva detto che non poteva essere più felice, ma ora stava perdendosi tutto. Non aveva avuto il coraggio di chiederle se quel bambino fosse suo o meno, aveva dato per scontato che non potesse essere suo, e non aveva neanche voluto vedere l’ecografia, ma stava sbagliando. Così quella notte Juan capì una cosa importante che gli sconvolse totalmente la testa: se Mina voleva essere ancora la sua donna, non poteva davvero fare a meno di perdonarla, e avrebbe cresciuto e amato quel piccolo come se fosse suo, chiunque fosse il padre. Era una cosa molto dolorosa, che avrebbe richiesto tempo e tantissimo lavoro, ma Juan non voleva per nessun motivo al mondo perderla e si disse che ci avrebbe lavorato. Lui, un Jimenez, un uomo orgoglioso come pochi, avrebbe accettato di crescere un figlio illegittimo, probabilmente anche bianco, solo perché l’amava troppo. Sembrava una follia, ma Juan guardando una foto della sua famiglia si disse solo che non riusciva fisicamente a fare diversamente e si addormentò pensando soltanto che voleva davvero accarezzarle la pancia e baciarle le labbra. Eppure dimenticò un piccolo dettaglio: doveva avvertire il loro avvocato comune di non voler più divorziare, perché lui era andato avanti con la pratica.
Quando si rividero il giorno dopo nel giardino di casa Stanley, Mina si avvicinò per salutarlo, ma lui non potè fare a meno di stringerla, facendo dire solo un fastidiosissimo “Uhh!” a Joey, che ovviamente tifava per loro.
Trascorsero una serata tranquilla tutti insieme in giardino e si persero in migliaia di chiacchiere inutili, ma Juan e Mina non smettevano di fissarsi con sguardo languidissimo. Rimasero a distanza per tutta la cena, ma era evidente che ci fosse qualcosa di molto diverso in loro due. Dopo cena Jane si accoccolò addosso al padre come una gatta e dolcemente chiese “…e tu invece cosa vorresti?” facendolo cadere completamente dalle nuvole, perché Juan non aveva ascoltato minimanete quelle vuote chiacchiere.
“Cosa?” chiese, accarezzandole molto dolcemente la guancia e Jane ridacchiando rispose “vuoi un nipote maschio o femmina? Manca poco ormai…”
Juan si strinse solo nelle spalle, e abbracciandola con molta dolcezza sussurrò “è importante?” facendo sorridere un po’ tutti.
“Certo che è importante! Dev’essere un Joey Stanley, cacchio!” ribatté Joey che aveva bevuto un po’ troppo, facendo dire a Juan solo un laconico “speriamo di no”.
Mina, nel frattempo accarezzava pianissimo i capelli di John, che non smetteva di fissare il suo cellulare con gli occhi più tristi che avesse mai visto. Chiunque aveva capito che aveva il cuore spezzato, e Juan aveva pensato che fosse giusto parlargli, ma mentre cercava il modo di farlo, Joey chiese a Mina “E tu vuoi un figlio maschio o femmina, signora Jimenez?”
“Maschio, ovviamente” risposero Johanna e Jane contemporaneamente, perché tormentavano sempre la madre per quella sua debolezza nei confronti di John, ma lei rise soltanto e disse “è uguale…” facendo vociare un po’ le ragazze ribelli.
“E’ che i maschi adorano le madri, no ragazzo?” disse Joey ridacchiando e John stringendola forte annuì soltanto.
“Hey questa è una bugia, comunque!” ribattè Jane allegra, ma Joey le fece solo notare che era andata ad accoccolarsi tra le braccia del padre e lei rise.
“No, non è vero. I miei figli amavano tutti il padre da piccoli. Ho preso tanti di quei calci da questo ragazzo bellissimo perché non voleva mai abbandonare il collo di Juan…” sospirò Mina ridacchiando e John ringhiò solo che non ci avrebbe creduto neanche se lo avesse visto, e fu così che Mina tirò fuori il suo archivio segreto, che fece commuovere un po’ di persone.
“Hai una cartella di foto solo di papà e John, davvero? E poi dici di non avere preferenze?” ringhiò Johanna gelosissima, osservando quelle foto così tenere: c’era Juan addormentato con John addosso, lui che gli asciuga le lacrime, loro due che ridono, che fanno il bagno al mare e altre migliaia di cose insieme.
“Ho una cartella per ogni figlio, malpensante” rispose Mina ridacchiando, ma Juan serissimo le sussurrò “…io non ho queste foto” e lei sorridendo gli spiegò che le aveva fatte lei, ma gli passò il telefono per fargliele trasferire.
“Eri un ragazzino tenero e coccoloso che adora suo padre, ammettilo piccolo ispanico…” disse Joey per far ridere John, ma ignorava di aver toccato un tasto dolente.
“…beh sì, da piccolo, quando ci parlava ancora. Ora non è mica così? Col cavolo che si preoccupa delle nostre lacrime e dei nostri problemi. Col cavolo che ci parla, se non è per rimproverarci o vietare qualcosa.”
L’attacco di John ferì Juan mortalmente, e lo spinse a farsi molte domande sulle sue doti genitoriali, ma poi a Mina arrivò un messaggio e lui che stava ancora inviandosi le foto tremò.
“Digli che sto arrivando. Ti porto a ballare, quindi levati lo stiletto. G”
Quel messaggio gli fece venire letteralmente voglia di vomitare, e il cuore gli scoppiò in mille schegge, così le restituì il telefono sconvolto e si allontanò per fumare e riflettere sul suo fallimento.
Capitolo: G come…
Mina pensò fosse dispiaciuto per quello che aveva detto John e spiegò al figlio che era stato davvero crudele e che doveva parlare con il padre, ma poi lesse il messaggio e si mise a ridere. Lo raggiunse per spiegare, ma lui non aveva voglia di parlare e Mina ridendo si disse che avrebbe presto capito da solo chi era stato a scriverle e probabilmente avrebbe riso anche lui. Così annunciò che un vecchio amico l’avrebbe portata fuori per un paio d’ore e andò a cambiarsi, lasciando tutti molto perplessi.
“Dove diavolo vai a quest’ora?”
Le chiesero insieme Jane e John, e Mina rispose in modo molto vago. E poi mentre tutti si stavano interrogando sul misterioso cavaliere di Mina, lei riapparve in una tenuta davvero insolita. Vedete, la tenuta istituzionale di Mina era quasi sempre la stessa: abitino attillato e scollato, generalmente nero, e tacco a spillo dodici, ma lei si vestiva così solo per quel suo bellissimo marito. Non dovendo fare colpo su nessuno quella sera, decise di optare per un look più semplice, che però fece tremendamente colpo. Scese in shorts di jeans, magliettina e ballerine, lasciando tutti sconvolti.
“E da quando esci così mamy?”ringhiò Jane gonfiando il petto come un uccello buffo, ma Juan sospirò, perché aveva cominciato a sospettare qualcosa. Cinque minuti dopo, infatti, Juan riuscì finalmente a respirare, perché capì che G non stava per Greg, ma per un altro personaggio che Mina adorava da parecchio tempo e che da qualche anno si era trasferito a San Francisco.
In realtà tutti gli Jimenez lo capirono, quando l’aria si riempì di musica latina e una mustang rossa e gialla si fermò davanti a casa Stanley.
John urlò solo “Tìo!” e si lanciò ad abbracciare una persona che non vedeva da molto tempo. Gonzalo Aruela scese dalla sua immensa auto bello come il sole: aveva un completo totalmente nero e i capelli perfettamente disciplinati, e sembrava appartenere allo stesso clan di Juan, ad essere sinceri. O almeno questo è quello che pensò Joey ridacchiando. Gonzalo lasciò la musica accesa ad un volume illegale e strinse Johnny prima di tutti i suoi nipotini.
“Come ha fatto quel cabron a fare figli così belli non lo capirò mai…” disse scocciato, accarezzando il viso di John e poi corse a salutare gli altri due e a presentarsi agli Stanley con modi molto cerimoniosi, ignorando totalmente Juan. Flirtò persino un po’ con Joey che non aveva capito molto e realizzò solo quando Gonzalo abbracciò “la sua ragazza”, ossia Mina.
 Apparve anche Sarah a quel punto, sconvolta per quel sacrilegio musicale che si stava compiendo nel suo giardino, e rimase letteralmente senza parole vedendo che tutti i suoi figli si erano messi a ballare sul prato con John e Jane.
“Hola tìo…” gli disse Juan ridacchiando e lui lo fissò malissimo e scosse la testa. “Oh andiamo…ancora con questa storia?” aggiunse ridendo.
“No, non parlerò con te, neanche morto…” ringhiò offesissimo e Juan si avvicinò per offrirgli da bere.
“Le hai fatte tu le foto, no?” gli ringhiò offeso e Juan annuendo rispose “…sono il suo padrino, mi sono offerto di ritrarli, è normale. E’ una bambina meravigliosa, non puoi avercela con me per questo…”
“Non ce l’ho con te per questo, infatti, ma tu non immagini neanche perché…” rispose seccatissimo e Juan si strinse solo nelle spalle.
“Mina parla con tuo marito, per favore…” le disse seccatissimo, e solo allora la signora Jimenez che si era messa a ballare con i ragazzi a piedi nudi sul prato, riapparve e sedendosi affannata accanto a Juan gli sussurrò piano “di che cosa dobbiamo parlare, amore?” facendogli venire un mezzo infarto. Rimase per qualche minuto senza fiato, perdendosi nel blu dei suoi occhi, ma poi Gonzalo ringhiò “questa storia che voi siete ancora così fastidiosamente fidanzatini mi irrita!”
“Gonny tu no sabes que estoy embarazada...” gli disse Mina incredibilmente felice, prendendo la mano di Juan che le sorrise molto piano.
“Ancora??” rispose lui ridendo e scherzarono per un po’, ma poi Mina confessò all’orecchio di Juan “E’ arrabbiato perché non hai provato a difenderlo quando Toby lo ha lasciato per quella che lui definisce la sua versione più giovane”.
“…ma l’ho portato a bere tutte le sere, gli abbiamo dato la camera degli ospiti ed è rimasto con noi per un mese quasi…” rispose Juan confuso e Mina si strinse solo nelle spalle.
“Toby lo amava Mì, non potevo assolutamente dire nulla. E’ come quando io ho scelto te, non avrebbe avuto senso che mi dicessero qualcosa su Beth, perché io volevo comunque te e niente avrebbe potuto farmi cambiare idea…” le sussurrò molto piano all’orecchio. Per un attimo rimasero occhi negli occhi e Mina pensò solo “e adesso?” ma poi Gonzalo la prese per il braccio e decise di portarsela via salutando tutti.
Juan, però, fece finalmente una cosa che voleva fare da una vita: la prese per il polso e avvicinandosi a lei sussurrò piano “fa’ la brava e non stancarti troppo” accarezzandole la pancia. Mina tremò letteralmente in quel momento, e le sue guance diventarono rossissime ma poi Juan le disse “…e avvisami quando stai tornando” e lei annuì e basta salendo in auto con Gonzalo.
Andato via Gonzalo i ragazzi erano tornati ad annoiarsi in giardino, ma Juan decise di dover fare una cosa troppo importante, così si avvicinò a suo figlio e gli disse piano “…sai mantenere un segreto?” facendolo sussultare. John si strinse nelle spalle e Juan aggiunse “…quelle foto e le tue parole mi hanno fatto venir voglia di fare una cosa per cui tua madre mi ucciderebbe, ma se rimane segreta…”
“Hai deciso di abbandonarci definitivamente?” gli disse John sarcastico e Juan mettendogli una mano sulla testa gli porse il suo pacchetto di sigarette, lasciandolo estremamente perplesso.
“Solo una volta, solo per affrontare questo discorso che dobbiamo fare, ok ragazzo?” gli disse, fissandolo seriamente e John accettò la sigaretta e si misero a bordo piscina a discutere.
“Vuoi dirmi che devo scusarmi? Perché me lo ha gia detto lei…” ringhiò John scocciato, ma Juan scosse solo la testa e rispose “non penso tu debba scusarti, penso tu abbia ragione. Capisco che forse non sono stato con te come con le ragazze e volevo spiegarti due cose, se ti interessano…”
John annuì e basta, ma non lo guardò ed entrambi rimasero a fissare nel vuoto per qualche istante.
“…Johnny, è che tu sei identico a me. In un modo che mi fa davvero paura. E non parlo solo del tuo aspetto esteriore, ma dei miei difetti: il caratteraccio, l’orgoglio che ti soffoca, i pugni facili, il gusto per i guai.”
“…e per questo merito di essere trattato male, già lo avevo capito!” gli disse scocciatissimo, ma Juan scosse solo la testa.
“…per questo faccio lo stronzo rigido, già. Perché più cresci, più vengono fuori cose in comune con questo matto di tuo padre, e ogni dannatissima volta che mi chiama quel tuo preside odioso, mi prende una morsa allo stomaco e sento una vocina che mi ripete‘hai fallito ancora, idiota’.”
John rimase senza parole per quella confessione di suo padre, ma si avvicinò un po’ a lui e Juan continuò “Mi fa davvero paura il fatto che tu sia così simile a me. Per questo ho cercato in tutti i modi di favorire il tuo rapporto con lei, che invece è una persona sana e capace di vivere in modo normale. Sai, ho sempre pensato che se è riuscita a salvarmi, forse avrebbe salvato anche te…” disse sbuffando, perché quella era una enorme confessione, ma John dovette asciugarsi un paio di lacrime.
“…ma tu le fai sempre del male” rispose con occhi bassi e Juan sbuffò.
“Ce ne facciamo molto a vicenda, ragazzo, come tutte le persone che si amano. L’amore è complicato, e pieno di alti e bassi, ma è la normalità. Però il fatto che io non m’inginocchi e non pianga, ma anzi sbatta la porta, non significa che non mi senta morire senza di lei…”
“Torna a casa, allora…” sussurrò pianissimo, con le guance rigate e Juan annuì e disse “piano piano tornerò. Dammi tempo. Ma non devi pensare che se un giorno io o lei dovessimo decidere di divorziare, questo significherebbe che avremmo smesso di amarvi. Anzi, se arrivassimo a questa considerazione, probabilmente lo faremmo per voi, per non farvi assistere a scene penose…”
John annuì e basta e Juan gli mise una mano sulla guancia per asciugargli le lacrime e poi gli giurò che sarebbe tornato a casa, facendolo sorridere.
“…però Johnny, c’è una cosa che devi sapere, perché le parole che hai detto contenevano un solo, enorme, errore: io morirei per te. Quindi farei qualsiasi cosa per aiutarti con le tue lacrime ed i tuoi problemi. E’ solo che, francamente, io sono un mezzo disastro come essere umano e quindi non sono tanto bravo con le parole, ma volevo solo dirti che ti amo da morire e che semmai decidessi di voler parlare con qualcuno che non sia la tua dolce mamma, io ti ascolterei. E proverei a consigliarti.”
John lo abbracciò allora, e si sciolse in un mare di lacrime sulla sua spalla, facendo commuovere un pochino anche il suo rigidissimo padre.
“Tu mi uccidi se ti dico perchè sto così…” gli disse, singhiozzando e Juan ridendo rispose “…mettimi alla prova…” facendolo ridere. Non gli disse che amava un ragazzo, ma gli raccontò dei suoi problemi sentimentali con “una persona” e Juan ridendo rispose “vedi che sei uguale a me? Fai ancora più casini quando t’innamori! Comunque ascoltami: lo sbaglio è incontrarsi in palestra e baciarsi e basta. Portala al parco, in libreria, al cinema, al museo, al ristorante…condividi con lei dei momenti in cui non è necessario il rapporto fisico. Parlate, conoscetevi, guardatevi negli occhi e basta. Falle capire che, per quanto ti faccia impazzire, tu vuoi stare davvero con lei e saresti disposto a non baciarla mai più, se solo lei volesse comunque passare del tempo con te e vedrai che si calmerà. E’ spaventata, probabilmente le fa paura il fatto di provare attrazione per te e spingere in quella direzione non serve a molto, anzi.”
“Ecco come sei riuscito a tenerla così a lungo…” rispose John sorridendo, ma lui scuotendo la testa rispose che non ne aveva la minima idea. Il loro discorso, però, fu interrotto dal rumore di un uragano che si stava abbattendo in casa Stanley, dove Sarah aveva appena scoperto di Tammy.


Nota:
Ciao a tutti, scusate per i due capitoli e perdonatemi se succedono troppe cose, ma morivo dalla voglia di mostrarvi John e Juan. Allora:
-che ne pensate di Juan che (finalmente) decide di occuparsi del bambino?
-vi ha fatto piacere rivedere Gonzalo?
- Ed infine: che dite di Juan e Mina e Juan e John? Siete preoccupati per Joey? 
Fatemi sapere!

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Capitolo 29
*** Capitoli 36 e 37 ***


 
Capitolo: Joey e Sarah
I coniugi Stanley avevano vissuto alti e bassi in quei mesi. Sarah alternava momenti in cui si occupava della famiglia e Joey sembrava il ritratto della felicità, a periodi lunghissimi in cui si irritava persino se Joey le si avvicinava mentre stava lavorando. Più di una volta la sua migliore amica aveva provato a farle capire che stava facendo uno sbaglio,che lo stava perdendo, ma Sarah convinta dell’amore di Joey non ci badava. Stava seguendo un progetto nuovo, un’acquisizione importante e non poteva proprio lasciare. Si allontanava solo quando arrivavano gli Jimenez, perché non si sentiva al sicuro con quella donnaccia in casa, soprattutto ora che era single. Una sera, infatti, aveva fatto una tremenda scenata di gelosia a Joey, beccandolo al telefono. Gli aveva chiesto solo con chi stesse parlando alle tre del mattino, e lui tranquillo aveva risposto Lucy, ma Sarah l’aveva presa davvero male. Era stata completamente invasa dalla gelosia, e a nulla erano valse le rassicurazioni del marito. Odiava quella donna con tutto il suo cuore, e voleva solo avere la possibilità di non vederla mai più, ma non ce l’aveva.
In realtà, però, Joey aveva un problema, che l’aveva spinto a chiedere il parere di Mina: Tammy arrabbiata e respinta, lo chiamava a tutte le ore e spesso si presentava a casa sua a sorpresa per fargli delle scenate. Joey aveva il terrore che lei confessasse a Sarah di quella loro stupida relazione, e cercava in ogni modo di tenerla calma e buona, ma proprio quella sera non ci riuscì.
Sapeva di dover rispondere quando insisteva tanto al telefono, perché altrimenti se la sarebbe trovata in giardino, così malgrado la casa fosse piena di gente, cercò un posticino per parlarle. Voleva mantenere i toni bassi per non rischiare di essere sentiti da qualcuno, ma lei aveva iniziato ad urlare davvero tanto e qualcuno sentì la loro conversazione involontariamente. Chris voleva fargli vedere una mail che aveva ricevuto di lavoro, ed andò a cercarlo col sorriso, ma poi sentì la seguente chiamata.
“...perchè non ti fai più sentire? Ti sei stancato di me? Guarda che bastava dirmelo, non dovevi ignorarmi.”
 Urlava una ragazzina sconvolta e Chris rimase senza fiato. Sembrava una cosa molto sospetta, ma suo padre adorava sua madre, quindi non poteva davvero avere una relazione. Si schiacciò contro il muro il più possibile, per passare inosservato, e decise di ascoltare tutta la conversazione.
“...Tammy lo sapevi dall'inizio che non era niente, e adesso semplicemente ci siamo allontanati. Non mi sembra una cosa grave...”diceva Joey agitato, tormentandosi i capelli. Chris non aveva idea di cosa stesse succedendo, ma trovò quella frase rivoltante.
 “E il cd che mi avevi promesso? Anche quella era solo una bugia?”
Ringhiò la ragazzina nervosa, e Chris inorridì ulteriormente. Pensò soltanto che se davvero il padre aveva adescato una ragazzina con la promessa di renderla famosa lo avrebbe strangolato.
Joey sorridendo le disse che avrebbe fatto ascoltare a Sarah le tracce e la ragazzina ringhiò che era meglio che le piacessero, altrimenti avrebbe inviato lei alla moglie delle informazioni che le sarebbero piaciute poco.
Joey strinse solo le spalle, non credeva di averle fatto nulla di male, alla fine avevano sempre e solo parlato, non gli sembrava giusto vedersi accusare di aver fatto qualcosa di male, ma decise di non dire nulla e rientrare a casa. Chris rimase da solo per qualche minuto, totalmente confuso. Conosceva da tempo la situazione dei suoi genitori, era un adulto ormai e capiva ciò che si dicevano e sapeva che era inutile negare il problema. Però davvero da suo padre non se lo aspettava e questo lo ferì totalmente.
La famiglia Stanley era in giardino con Johanna e Jane che chiacchieravano tranquille, e anche Sarah si era unita, sconvolta ancora per quello spettacolo latino offerto da Gonzalo. Quando Chris li raggiunse, fu immediatamente chiaro a tutti che aveva qualcosa di strano. Chris andò diretto dal padre, e fissandolo negli occhi a bruciapelo chiese agitato “tu hai un'amante?”
Sarah si sentì un po' come la vittima di un proiettile vagante: non immaginava minimamente cosa l'avesse colpita e neanche l'aveva visto arrivare. Se ne stava lì tranquilla a chiacchierare con lui bevendo insieme. Joey, invece, sapeva che prima o poi sarebbe successo, se lo aspettava. Così seccamente negò, e ridacchiando aggiunse “non so come ti vengono in mente certe cose.”
“Ti ho sentito parlare al telefono…”ribattè Chris furioso. Joey non era mai stato un buon bugiardo, ma decise di provarci comunque così scosse le spalle e farfugliò “no... non credo. Chissà che avrai capito…”
“non provarci neanche, papà…”
Ringhiò furioso e a quel punto Sarah si alzò e intimò al marito di dirle la verità, ma Joey ripetè (in modo sempre meno credibile) che se lo era immaginato o inventato, e a quel punto la moglie divenne una iena e anche il figlio.
“Chi è? E’ quella troia, no? L’avrai mica messa incinta tu?” ringhiò Sarah stravolta e Jane si irrigidì moltissimo, ma fece finta di niente.
“Non è nessuno, stai calma SJ, non è successo niente…” provò a dire Joey, ben sapendo che non sarebbe mai riuscito ad uscire vivo da quella situazione.
“Oh beh sì, è evidente che sia lei. Vi ho anche beccati a chiacchierare come fidanzatini. Era Mina, vero Chris?” ringhiò Sarah sconvolta, con mani tremanti e lui scosse solo la testa, ma qualcuno si risentì parecchio per quella frase. Jane le ringhiò solo che non avrebbe mai dovuto osare fare il nome di sua madre, e Chris allora se la portò via, perché la discussione tra loro stava diventando troppo accesa.
 “Ti prego Sari, fammi spiegare...”
Provò a dire Joey, scansando una bottiglia di tequila che lei gli stava lanciando e anche i bicchieri, ed in quel momento accorse una persona che nessuno dei due avrebbe potuto prevedere. Juan era dall’altro lato del giardino a chiacchierare con John, ma sentì urlare e decise di andare a vedere e quello che trovò gli fece davvero pena: Sid e Marianne si tenevano le mani sul portico insieme a Johanna, troppo preoccupate per andare via.
Sarah era totalmente fuori di sé, e continuava ad urlare e lanciare cose contro Joey, che non riusciva a parlare, perché lei non lo ascoltava. Così Juan decise di fare il padre, e disse a quelle ragazzine che le avrebbe portate a prendere un gelato, e grazie al supporto di John riuscì ad allontanarle da quella situazione penosa e particolarmente violenta. Si sentì terribilmente in colpa, pensando a come i suoi figli reagivano alle loro liti, così decise di aiutarli.
E così mentre Joey e Sarah litigavano furiosamente, Juan vagava per la città in cerca di un bel posto dove portarle e John cercava di far sorridere quelle sue amiche tristi.
“Chiama tua madre…” gli disse Juan, porgendogli il cellulare. Non era bravo a gestire situazioni del genere, lui era quello che faceva la parte di Sarah di solito, ma Mina ci sarebbe riuscita senz’altro, così quando lei rispose le disse in spagnolo che avevano un’emergenza ragazzine da gestire e che doveva raggiungerlo e lei annuì e basta e gli chiese dove fosse.
“Amore ascoltami, è solo un’amica. Avevo capito che si era fatta un’idea sbagliata, così l’ho allontanata. Tutto qui…” disse Joey, a Sarah, che dopo un primo momento di furia totale si era accasciata per terra in lacrime.
“Lo hai fatto ancora, non ci posso credere”ripeteva singhiozzando disperata e Joey, letteralmente scoppiò e per la prima volta in tanti anni, trovò il coraggio di alzare davvero la voce e dirle le cose come stavano.
“Io sono solo Sarah, sono sposato con un fottuto computer. Ho provato in tutti i modi ad attirarti, ma riesco ad ottenere al massimo due scopate e qualche ora di attenzioni. Non ci ho fatto niente con quella ragazzina, ci guardavo la tv, se vuoi saperlo. Parlavamo di cazzate, ma almeno mi sentivo meno solo.”
“Non ti credo. Non posso davvero crederti…” rispose devastata dal dolore. Stava completamente abbandonando tutta la sua dignità, ma non le importava nulla.
“Che vuol dire questa cazzata? Che vuol dire che non mi credi? Sono tuo marito da metà della tua vita, cazzo. Ancora non ti fidi di me?”ruggì Joey stravolto e con il cuore in fiamme. Sapeva che Sarah l’avrebbe presa davvero male, ma non pensava fino a quel punto.
“Vattene…” ringhiò lei disperata, ma Joey le disse piano “…non ci penso neanche. Tu sei mia moglie, ed io non ti perderò per questa cazzata. Parliamone con un medico Sj, dai…”
“No - disse lei serissima e fredda come il marmo- è finita davvero stavolta.”
“E allora cacciami, perché io non me ne vado, semplicemente” urlò Joey con le lacrime agli occhi e lei scuotendo la testa si alzò e disse piano “ me ne vado io…”
Provò in mille modi a trattenerla, ma non ci riuscì e Sarah si allontanò in auto da sola, lasciando Joey in giardino da solo. Era finita, era finita davvero questa volta, e forse era anche la cosa migliore, ma quanto dolore gli provocava quell’idea?
“Se n’è andata?” gli chiese Chris, raggiungendolo in giardino. E fu allora che Joey combinò un vero disastro. Chris e Jane erano rimasti per tutta la durata della lite sul balcone che affacciava sul giardino, perché lui voleva capire se i suoi avrebbero davvero divorziato e una volta andata via la madre aveva deciso di chiedere al padre se davvero avesse un rapporto così innocente con quella ragazzina. Joey, però, non sapeva che Jane era sul balcone e che avrebbe sentito tutto quello che lui avrebbe detto a Chris.
“…sei veramente uno stronzo Chris. Che cosa pensavi che avrebbe fatto, eh? Che mi avrebbe lasciato parlare? Ma non la conosci?” ringhiò Joey completamente furioso con il figlio, per quel tradimento. Lui rispose malissimo al padre, che gli ringhiò soltanto che poteva parlarne con lui in separata sede prima di “denunciarlo davanti all’Inquisizione”.
“…io mica l’avrei mai detto a Jane della tua scappatella con Betzie?” concluse Joey, sconvolgendo non una, ma due persone.
 
Capitolo: tutti contro tutti
“Chi cazzo è Betzie?” urlò Jane dal balcone e Chris sbiancò di colpo bisbigliando solo “ma che cazzo hai fatto?”
“Devo ripetere la domanda? Chi cazzo è questa Betzie? Lo vuoi dire a me o direttamente a mio padre che ti apre la testa?” ringhiò Jane furiosa e Joey pensò solo che doveva imparare a farsi gli affari suoi e stare zitto.
 “Niente, cara ragazza gatto, mio figlio era fidanzato da un paio d'anni prima di venire a New York. Avevano una band, ed erano anche promettenti, ma poi ha conosciuto te, si è trasferito a New York e ha voltato le spalle a Betzie e a tutti solo per stare con te…” disse Joey, provando a risolvere la situazione, ma Jane furiosa era più simile al padre che non alla madre e questo non gli piacque.
“Hai detto ‘scappatella’ non ‘relazione’. Che cazzo è questa scappatella?” chiese furiosa, con le braccia incrociate e lo sguardo spaventoso e Chris si portò le mani in faccia. Era una cosa molto grossa e Jane non l’avrebbe mai perdonato.
“Rispondimi immediatamente…” ringhiò rigidissima, senza mostrare nessuna emozione, ma terribilmente addolorata.
“Parliamone da soli, dentro, che i vicini hanno avuto abbastanza spettacoli per stasera…” bisbigliò lui provando a prenderle la mano, ma Jane lo scansò disgustata e lo seguì, lasciando Joey da solo in giardino.
Mentre i nostri ragazzini si ferivano a vicenda e Joey svuotava quella bottiglia di tequila che Sarah gli aveva lanciato contro, in una bellissima gelateria di Los Angeles, Mina e Gonzalo raggiungevano Juan con tutti quegli adolescenti. Nel vederla le porse un pacchettino e mettendole la mano sulla pancia sussurrò “…non potevo non pensarti, dobbiamo prenderci cura di questo piccolo, non possiamo farlo morire di fame” e lei gli sorrise molto dolcemente.
Mina gli strinse forte la mano, allora, e gli chiese se si fossero lasciati e lui stringendosi nelle spalle rispose che non lo sapeva, ma supponeva di sì.
“Sarà davvero a pezzi, povero Joey…” sussurrò piano, ma lui rispose solo “poveri entrambi. Non penso che per lei possa essere meno doloroso” e Mina capì che stava parlando di loro due e del dolore che anche lui provava per quella rottura.
John però li interruppe, regalando alla madre parte del suo gelato e lei ridacchiando lo accarezzò, ma si accorse che non era più così triste e quando lui disse “…papà mi ha dato due dritte…”gli sorrise in modo dolcissimo.
“Ha ripreso a chiamarmi papà…è un miracolo…” disse Juan sorridendo, e Mina si appoggiò con la testa sulla sua spalla e lo fissò con tanta dolcezza da spingerlo a mettere la fronte contro la sua.
“Come sei bello Juanito. E sei davvero un padre stupendo, lo sai?” sussurrò pianissimo e  lui rise soltanto, ma stava per baciarla quando il cellulare di lei suonò.
“Che vuol dire un casino? Oh cazzo!” ringhiò Mina sconvolta e poi spiegò a Juan che dovevano assolutamente tornare a casa perché Jane si era richiusa nella dependance e non voleva ascoltare Chris.
“Vengono con me i ragazzi, almeno li faccio ballare un po’…” disse Gonzalo, fingendosi scocciato, ma in realtà felice di lasciare un po’ quei due da soli.
Mina, però, era preoccupatissima per Jane e ne parlarono per tutto il tempo. Non si godette neanche il viaggio con lui, ma Juan aveva una cosa importante da dirle, così sussurrò piano “...Mina ti devo dire una cosa…” e lei lo fissò preoccupata, perché sembrava parecchio rigido. In realtà era solo emozionato, ma aveva quasi sempre la stessa espressione dura, quindi non si capiva bene.
“…ci ho pensato a lungo, e sono giunto alla conclusione di non poter vivere senza di te. Perciò se mi vuoi, io ci riproverei…”
  “Io ti voglio sempre amore, per sempre…” sussurrò Mina felicissima, e lui sorrise fissando la strada. Una era fatta, ma bisognava affrontare l’argomento più spinoso, così le disse “andremo in terapia, ci lavoreremo e riproveremo. Per il bambino…mi farebbe piacere che fosse un Jimenez, quindi vorrei riconoscerlo, se non hai nulla in contrario”
Mina s’irritò non poco per quel commento, e le venne quasi voglia di rispondergli in modo acido, ma poi disse “…beh considerato che è tuo, e che è un Jimenez, sarebbe strano se non lo riconoscessi” facendogli venire i brividi. Per un attimo si sentì talmente emozionato e sottosopra da non riuscire neanche a parlare o guidare, così accostò e sospirò.
“Mina-disse, fissandola intensamente negli occhi- ti sto dicendo che lo accetto, che lo riconosco comunque, perché sarebbe comunque tuo e io non potrei fare a meno di accettare una parte di te. E lo amerei anche, perchè come potrebbe essere diversamente? Muoio dalla voglia di vederti accarezzarlo, cullarlo, allattarlo e litigarci. Muoio dalla voglia di stringervi tra le mie braccia, pensando a quanto sono fortunato. Ti chiedo però di essere sincera: sei sicura che sia mio figlio? Non c’è possibilità che sia suo? Non c’è motivo di mentire…”
“Perché non vuoi credermi, Juanito?”
“Perché io non posso avere bambini Mìmi. Insomma se ci provi per anni e non viene, vuol dire che non puoi…” rispose lui, scombinandosi i capelli e lei ridacchiando rispose “oh certo che puoi, invece. Ne hai avuti altri tre. La ginecologa mi ha spiegato che capitano queste cose: spesso quando uno lo desidera troppo e si fa ossessionare, non capita. Quando poi uno non se lo aspetta più, arriva la sorpresa. Pare capiti spesso a chi adotta i bambini…”
“Il punto, Mina” disse, afferrandole entrambe le mani con forza “…è che io desidero questo figlio con tutta l’anima, e se tu mi dici che è mio e poi non lo è, non credo di poterlo superare, capisci?”
  “Allora mi amor ci sono solo due possibilità - rispose ridacchiando- o è tuo, o mi ha ingravidata qualche spirito…”
“Mina, se è bianco, ti giuro…” voleva minacciarla, ma lei premette il suo viso contro il suo petto e gli sussurrò “amore facciamo il test del DNA prenatale se vuoi, ma è nostro…”
“Non ti permettere di bucare il mio bambino, hai capito?” sussurrò lui con molta dolcezza, e solo allora Mina si sciolse in caldissime lacrime, e lui la strinse forte al petto senza capire bene quella sua reazione.
“Sarò un buon padre Mina, promesso…” sussurrò lui pianissimo, accarezzandole i capelli e lei sorrise.
“Dobbiamo andare da Jany adesso amore, poi ne riparliamo, ok?” le sussurrò piano e lei annuì, ma asciugandosi le lacrime aggiunse “è un Jimenez al cento per cento, comunque, e avrà sicuramente il tuo nasone. Potrebbe uscire bianco, però, per mia madre…”
“sì, sì vedremo…”
Arrivarono a casa Stanley molto dopo Gonzalo e beccarono Joey e Chris disperati in giardino. Mina non chiese spiegazioni a loro, decise di andare decisamente da lei e la trovò in lacrime.
“Scusa, non ho capito: hai detto davvero di aver tradito mia figlia?”chiese Juan furibondo a Chris che sbuffando rispose “no, cioè non lo so. Stavamo insieme da due mesi, ma ci eravamo lasciati e per il Ringraziamento e Betzie voleva per forza vedermi per rompere di persona e io…avevo bevuto troppo e non so cosa sia successo. Potremmo anche solo aver dormito…”
Juan si era seduto con le gambe larghe di fronte a lui, si tirò indietro i capelli e appoggiando i comiti sulle cosce disse “ok, questa è la versione per Jane. Ora ripetiamola senza cazzate per il padre di Jane, perché non ci crede nessuno che tu davvero non te lo ricordi. Giocatela bene, però perché non ho ancora deciso se spaccarti solo una gamba o farti fare la fine del tuo padrino…”
Joey rabbrividì in quel momento, perché sapeva che Juan era passato “ad avvertire”Greg di non permettersi mai più di telefonare o scrivere a sua figlia, e che nel farlo gli aveva rotto due costole, il naso, la mascella e altre cose utili. In realtà, vedete, era successo immediatamente dopo l’addio a Mina, e lui voleva davvero solo ammonirlo, ma lo aveva trovato con due donne e pensando che stesse trandendo sua moglie aveva perso la testa. C’erano voluti tre uomini di Carlos per fermarlo e lui aveva smesso solo perché quelle due ragazzine lo stavano fissando sconvolte.
“Non se lo ricorda, succede, cazzo. Sono passati anni, comunque. Cerca di stare calmo…” gridò Joey allarmato e Juan lo fissò malissimo.
“Ok, forse sì l’ho tradita” confessò Chris stravolto e Juan scosse solo la testa. “Mi sono svegliato con i pantaloni aperti. E sono sicuro di averla baciata quindi, sì ho tradito Jane. Dio, che schifo, sono come mio padre”
 “Io e lei eravamo solo amici, comunque. Niente baci e niente pantaloni aperti…”aggiunse Joey serio e cominciarono a litigare tra loro come due ragazzini.
“Avete finito?”
Chiese Juan, con sguardo glaciale e voce tetra, e Chris rimase completamente disarmato. Prese un'altra boccata della sua amata sigaretta e aggiunse “tu sei stato uno stronzo, ragazzino. Te la sei giocata molto male. Vi eravate lasciati, e quello che succede prima o dopo una relazione non conta, ma dovevi dirglielo. Andiamo Jane non sapeva neanche che avevi una relazione prima di metterti con lei, è una follia.”
“Non vi rendete conto che avete entrambi preso in giro le vostre compagne? Avete fatto la stessa cosa: avete mentito ad entrambe, gli avete nascosto altre persone per paura di perderle. E sapete cosa? Ora le avete perse, perchè non siete stati in grado di affrontare la cosa razionalmente.”
In quel momento Chris capì che Juan aveva ragione e che lui non aveva fatto una cosa tanto diversa da quella di suo padre. Mestamente sussurrò “hai ragione, ma lei non la smetteva di dire che io ero una persona così speciale, l'uomo più onesto che avesse mai incontrato e...”
“Non voleva mandare tutto all'aria per una sciocchezza senza senso...”concluse Joey, che parlava per Chris, ma anche per se stesso. Era la prima volta che suo figlio lo vedeva in quello stato, gli faceva tenerezza; il poveretto era in mille pezzi e non sapeva come fare. Joey non si aspettava il perdono di Sarah, non ora che le erano state dette tante bugie; lei non gli avrebbe mai creduto, e lui si era rassegnato a perdere la donna della sua vita.
In quel momento successe una cosa piuttosto strana: non fu solo Chris a provare empatia per suo padre, ma anche il nostro caro pittore. Sapeva esattamente cosa Joey stava provando, perché era stato così per molto tempo anche lui. Si chiese se Sarah fosse il tipo di persona che supera una cosa del genere, e soprattutto se lo amasse abbastanza e se c'era una possibilità di ricomporre la loro famiglia. Come prima cosa, però, bisognava convincere Chris.
Juan in quel momento ragionò da giocatore di poker: decise di giocare di strategia e...beh non ebbe torto. Con fare molto serio fissò Joey e disse “E' finita veramente solo per qualche messaggio sulle serie tv? Davvero vuoi lasciare che così poco distrugga la tua vita?”
Chris in quel momento si drizzò sulla sedia, si protese in avanti per ascoltare meglio e Juan rimase a fissarlo con la coda dell'occhio: solo Chris poteva dire alla madre la verità, quella verità assoluta che era stata raccontata non per prenderla in giro, ma per spiegare ciò che era appena successo.
“Gliel’ho detto, ma non mi ha creduto. Non mi crederà mai, soprattutto ora che sono state dette tante di quelle cose...”
“dimostrale che non è così.”
Rispose Juan con molta lucidità, ma Joey scosse solo la testa afflitto e in quel momento accadde esattamente quello che l'ispanico si aspettava: Chris confuso chiese “ma che significa? Non avevi un'amante?” E, paradossalmente, per la prima volta fu Juan a parlare al posto di qualcuno. Vedete, lui aveva capito che la sua parola avrebbe avuto un valore diverso rispetto a quella dell'inaffidabile Joey, e così decise di fidarsi di lui e, attenendosi alla versione dei fatti che conosceva, disse “no Chris. Tuo padre si è solo scambiato qualche messaggio con questa ragazzina. Voleva aiutarla a diventare famosa e in cambio...parlava con qualcuno.”
Joey e Chris fissarono l'ispanico con occhi sbarrati: per quale motivo stesse difendendo Joey non era chiaro a nessuno, ma lo stava facendo.
“Non ci credo...davvero non è successo niente?”Chiese Chris, fissando per la prima volta il padre con sguardo colpevole e lui scosse solo la testa. Non aveva capito bene il piano di Juan, ma una sola cosa gli era chiara: aveva un nuovo amico.
“Dagli il cellulare. Sappiamo entrambi che è l'unico modo per convincerlo, no?”
Juan stava alzando il tiro, stava bluffando. Non sapeva cosa ci fosse stato realmente tra Joey e la ragazzina, e per un attimo temette di essersi fidato della persona sbagliata, ma poi capì di aver fatto bene.
Joey consegnò al figlio il telefono un po' riluttante, e continuò a giustificarsi per circa un quarto d'ora. Chris non aveva idea di cosa aspettarsi da quella situazione, ma confuso decise di leggere quei messaggi. Ci mise un po' a finire, perchè erano veramente tanti, e poi perchè Joey ogni cinque minuti lo interrompeva dicendo “allora?Hai visto?A che stai?”
Alla fine, però, Christian Stanley si convinse dell'innocenza di suo padre e...beh anche della sua stupidità. Si chiese che senso avesse tenere nascosta un’amicizia, ma poi pensò a come la madre aveva reagito per Mina e chiese ingenuamente “…e con Mina?” facendo sussultare Juan.
“Wooo attento che qua ci giochiamo tutti le palle…” disse ridacchiando al figlio, ma fissando Juan che lo stava incenerendo con lo sguardo gli spiegò che le aveva solo tirato su il morale.
“ Le ho telefonato quando è scomparsa in piena notte perché mi sono preoccupato e lei mi ha raccontato tutto. Abbiamo parlato sempre di voi due, e devi sapere che ha pianto notti intere quando non le rispondevi. Era terrorizzata all’idea che tu non volessi quel bambino e che non lo riconoscessi.”
Gli disse molto serio e Chris rispose “sì, è vero. Jane dice che ha pianto tanto quando ha sentito il cuore del bambino…”
Juan si sentì in colpa come mai prima, allora, e mentre pensava a cosa fare Joey sorridendo gli disse “E poi dovevi vedere com’era emozionata quando sei andato a casa vostra l’altra notte. Mi ha chiamato e ha detto solo ‘Dio Joey mi è scoppiato il cuore’, come una ragazzina al primo amore. Mi ha davvero scaldato l’anima sentire questa storia. Ho fatto il tifo per voi…”
Juan non gli disse una parola, rimase a fissarlo rigidissimo e Joey gli porse il cellulare per fargli leggere le conversazioni, ma lui lo rifiutò e disse solo “ok”.
 “Insomma non hai fatto niente.”
Disse Chris, fissandolo improvvisamente con fare serio e Joey annuì.
“Oh che casino!”
Urlò Chris sconvolto, iniziando ad agitarsi in giro per la stanza, ripetendo costantemente “come dobbiamo fare?”come una specie di psicotico.
“Dobbiamo solo parlare con tua madre e...mostrarle i messaggi. Tutto qua. E' una sciocchezza.”
Concluse Juan calmo, ed entrambi lo fissarono. Non era semplice convincere Sarah, e non sarebbe stato semplice neanche avvicinarla in quello stato, ma qualcosa nel contegno serio e sicuro dell'ispanico li rassicurava.


Nota:
Ciao a tutti, allora che ne pensate di questo gran casino? Qual è la coppia che vi piace di più? Chi vorreste che tornasse insieme? Fatemi sapere!

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Capitolo 30
*** Capitolo 39: donne a pezzi ***


 
 
Capitolo 39:donne a pezzi.
 
“...insomma bambina, non è una cosa così grave, no? Lo avevi lasciato, era a pezzi, e ti aveva chiamato migliaia di volte senza ricevere una risposta, non vale…”
Sussurrò Mina con molta dolcezza alla sua Jane che non la smetteva di singhiozzare sulla sua spalla. Anche John le aveva raggiunte, e continuava ad abbracciare sua sorella, sussurrandole solo “hermanita no llores…”
“Non conta hermanita. E poi se era anche ubriaco, di certo non lo ha fatto di proposito. Lo sai che muore per te, no? Lo sanno tutti! Si vede da come ti guarda…” aggiunse suo fratello dolcemente, e la madre annuì soltanto, con un sorriso molto tenero. Jane, però, non riusciva proprio a credere che fosse vero, e tutte le sue certezze le erano crollate sul cuore, soffocando tutto.
 Dopo un'ora ininterrotta di lacrime i tre stavano per essere interrotti da un'altra donna, a pezzi esattamente come loro.
Sarah doveva recuperare dei documenti nella dependance, e pensava non ci fosse nessuno, così lasciò l’auto lontana da casa, per non farla vedere a Joey e si avviò a piedi. Sapeva di aver colpa di tutto e si sentiva morire. Joey non sapeva più come dirglielo che voleva passare del tempo con lei, ma lo aveva sempre ignorato, e adesso per l’ennesima volta lo aveva perso. Era convinta che fosse diverso questa volta, perché non aveva smesso un attimo di farci sesso e pensava che a lui bastasse, ma evidentemente non era così. Aveva fallito, per l’ennesima volta, come compagna, come moglie e probabilmente era tutta colpa sua.
Sarah stava attraversando una tremenda crisi: non voleva lasciare Joey, non voleva distruggere la sua vita e il suo matrimonio solo per una scappatella, ma doveva assolutamente sapere se era solo quello o no. Così aprì la porta giusto in tempo per sentire Mina dire “vogliamo parlarci insieme? Provare a capire cos’è successo davvero?” e il cuore le tremò.
Non si aspettava di trovare qualcuno in quella casetta che lei spesso usava come ufficio, ma vedere Mina l’aveva paralizzata. Sapeva di dover affrontare anche il fatto che quella donna fosse legata a suo marito, ormai, ma non ne aveva la forza. E poi non capiva perché Jane stesse piangendo in quel modo, così si fece avanti e chiese cosa fosse successo, sconvolgendo i tre che non l’avevano sentita entrare.
Fu John a spiegare la situazione e Sarah scosse solo la testa e si sedette sul divano accanto a loro.
“Oh me la ricordo quella giornata. Chris era tornato davvero devastato da New York, e avevamo vari amici e colleghi a casa per le feste. I ragazzi dovevano essere in camera, ma Chris prese un paio di bottiglie e noi non ce ne acorgemmo…”
“Genitori dell’anno…” pensò Mina, ma non disse nulla. E Sarah con molta dolcezza continuò “…non so cosa ha fatto esattamente, so solo che la mattina dopo era sconvolto totalmente e decise di raccontarmi della ragazza che amava, che però non voleva stare con lui perché era troppo infantile. Mi raccontò tutto di quel vostro litigio, di come gli avessi detto che doveva crescere e della sua risposta idiota. E poi aggiunse che eri fuggita a casa dei tuoi, e non avevi risposto e lui aveva persino provato a salire, ma il portiere lo aveva bloccato e così era rimasto ore intere ad aspettarti nella hall, sperando di vedere uno dei tuoi fratelli o tua madre, ma  che aveva incontrato solo tuo padre e non aveva avuto il coraggio di chiedergli di te…”
“prevedibile…” rispose Jane sorridendo e Sarah annuì, mentre John cercava di far ridere la sorella dicendole “immaginati come avrebbe risposto…”
“Insomma Jane: è uno Stanley, quindi è incasinato, ma lui non è capace di mentire o di ferirti. Probabilmente gli avrai detto che era il tuo primo ragazzo, e avrà voluto tacere il passato per non spaventarti. Gli Stanley sono davvero un branco di idioti, ma non sono cattivi…” disse, sorridendo amaramente e Jane ricordò un dettaglio. Quando si erano baciati la prima volta, lei gli aveva detto che nessuno l’aveva mai baciata prima e aveva aggiunto “…e non mi importa se tu hai baciato qualcuna prima, da oggi in poi io sono il tuo primo, vero bacio” e lui aveva sorriso. Per quello, probabilmente, non le aveva detto della fidanzatina.
“…e lo so che non sono stata esattamente amichevole o entusiasta di tutta questa storia, ma Jane voglio essere molto chiara su un punto: noi siamo molto felici che lui stia con te, perché non potrebbe amarti di più neanche volendo, guarda. Lo hai fatto crescere e diventare una persona più saggia. E ti vogliamo bene…” Sarah si era persino un po’ commossa nel dire le ultime parole e Jane l’abbracciò molto forte, mentre Mina decideva di fare un piccolo miracolo. Accarezzò un braccio di Sarah e le disse piano “parli con me per qualche minuto da sole?”
La signora Stanley si sentì morire in quel momento, ma si disse che Mina poteva davvero aiutarla a capire qualcosa di quello che era successo al marito, così annuì e basta, ma mentre si avviavano verso un’altra stanza, qualcuno bussò alla porta e John aprì. I poveri cuori di Jane e Sarah si fermarono, pensando che fosse il rispettivo consorte, ma in realtà era solo il nostro ispanico.
“Devo parlare con la mia piccola…” disse trovandosi gli occhi di tutti addosso, e poi aggiunse “ e con te, SJ. Anzi, iniziamo io e te, che è meglio…”
Mina letteralmente avvampò per quella frase, ma lui le sorrise e accarezzandole il viso sussurrò “tu vieni con noi…” e così si richiusero tutti e tre in una stanza, lasciando Jane e John a farsi le coccole sul divano.
“Jany…” le sussurrò il fratello abbracciandola forte, e lei lo fissò “…se ti dicessi che quella persona di cui parlavamo si chiama Ethan? Ti arrabbieresti? Cambierebbe qualcosa?” le disse, con sguardo molto dolce e Jane abbracciandolo rispose “cambierebbe che ho un hermanito cretino, se te lo sei fatto sfuggire. Io adoro Ethan e lo abbiamo sempre saputo che era innamorato pazzo di te…”
“Era…” sussurrò John un po’ dispiaciuto, e i due fratelli mano nella mano si misero a parlare dei loro problemi di cuore.
 Nel frattempo, nell’altra stanza cadde un silenzio di tomba.
“Io non me la sento di parlare di Joey adesso, quindi a meno che non ci sia altro, tipo che hai scoperto che se la fa anche con tua moglie, non penso di essere in grado di parlare…” disse Sarah serissima e Juan prendendo la mano di Mina scosse solo la testa.
 “…ma non ha fatto niente. Paradossalmente Chris ha fatto molto peggio, e siamo tutti d’accordo che sia una cazzata anche quella, no?” sussurrò Mina piano e Sarah alzò soltanto gli occhi al cielo. Stava lottando con tutta se stessa contro i desideri contrastanti che albergavano nella sua anima.
 “ha sbagliato, ma in fondo che ha fatto veramente? Ha flirtato con un'altra. Non c'è stato sesso, non c'è stato un bacio...andiamo! Anche tu scommetto che senti un sacco di giovani musicisti, ma finchè uno parla e basta cosa ci sarebbe di male?”
Juan aveva esposto le sue motivazioni in modo molto lucido e Sarah pensò solo “messa così sembra davvero una cazzata”. Non era esattamente a suo agio il nostro ispanico, non gli era mai capitata una situazione simile. Nessuno gli aveva mai chiesto di intercedere con qualcun altro perchè...beh diciamo solo che le sue abilità oratorie erano ben note a tutti, eppure si era sentito in dovere di aiutare quei due, per la frase di Joey sul loro rapporto. Lui faceva il tifo per loro, quindi forse poteva aiutarli anche lui. Sarah rimase quasi paralizzata da quelle rivelazioni, e neanche le era ben chiaro cosa diavolo c'entrasse quel cavolo di uomo in tutta quella storia, ma fissandolo seriamente gli disse “continua.”
“Ma non c'è niente da continuare Sarah. Ha avuto un flirt, punto. Non sei stata tu a dirmi 'è californiano, flirtare è nella sua natura?' Beh ora tieniti la sua natura.”
Juan lo considerava un discorso semplice e anche abbastanza chiaro, e Mina aggiunse “…lo sai che sei il suo unico amore. Non sai quante volte mi ha raccontato la storia di come ti ha chiesto di sposarlo, della vostra prima casa, di quando lo hai raggiunto in tour a sorpresa. E’ questo che facevamo: come due ragazzine ci raccontavamo queste cose…”
Sarah rimase senza parole per qualche minuto, e Juan convinto di aver compiuto la sua missione concluse “bene, adesso parlagli e chiarite tra di voi. Io vado da Jany a risolvere l'ennesimo casino provocato da Joey.”
“Ma come puoi credergli? Come fai a sapere che è stato solo un flirt?”
Gli chiese Sarah confusa, quando ormai Juan era già di spalle. Non si fidava di Mina, ma di lui sì, e se lui aveva deciso di prendere le sue parti, evidentemente gli credeva sul serio. Come faceva a credergli? Semplice: aveva bluffato e aveva funzionato. Sapeva che Chris aveva letto tutti i messaggi senza trovarvi nulla di compromettente, così le disse di aver fatto lo stesso e Sarah si calmò per un istante e poi Juan alzò il tiro e disse “…chiedi a Chris, se non ti fidi di me. Anche lui ha letto tutto e Joey gli ha dato il telefono senza nessuna esitazione. E, giusto per chiudere la questione-aggiunse fissando intensamente Mina- ho letto anche i loro messaggi. E sono solo due sciocchi innamorati col cuore spezzato…”
Mina si risentì molto per quella frase, la trovò un’inaccettabile mancanza di rispetto, ma non disse nulla, mentre Sarah invece sorrise.
“Adesso devi decidere: lo ami abbastanza da sopportare una cosa così cretina, o sei tanto miope ed egoista da distruggere una casa e una famiglia solo perché ha visto la tv con un’altra?” aggiunse, con aria severissima e lei scoppiò. Gli urlò una serie di cose molto cattive, tra cui che loro non erano nella posizione di dare consigli sentimentali a nessuno, ed entrambi si allontanarono e basta, lasciandola alla sua ira.
“Non li ho letti i messaggi, mi sono solo fidato delle sue parole, comunque…” disse a Mina uscendo dalla porta e lei sorridendo rispose “…forse avresti capito quanto ti amo leggendoli, ma meglio così” e lui annuì.
Trovarono John e Jane in lacrime sul divano e Juan disse solo “cos’è adesso ti sei intristito di nuovo anche tu?” ma John rise e basta e gli lasciò il suo posto.
“Allora piccola…”disse Juan abbracciandola forte “cosa ne facciamo di questo ragazzino? Scegli una tortura, dai…”
“Che cosa gli hai fatto?” urlò Jane allarmata, ma Juan ridendo scosse solo la testa.
“Insomma ti volevo raccontare di quando tua madre mi ha fatto un giochino simile, mille anni fa. Tra l’altro proprio con il padrino di Chris…” disse serio e Mina lo fissò confuso, ma John si sedette per ascoltare quella storia.
“E così lo hai tradito mamy?” chiese Jane sconvolta, ma lei scosse solo la testa e lui rispose “non è tradimento se due si sono lasciati Jany. E’ stupido, ma capita…”
“e tu l’hai davvero perdonata?” chiese John, fissandolo con occhi dolci e Juan  annuì e basta e sussurrò “…non solo, eh. Mi sono giocato proprio ogni briciolo di dignità implorandola letteralmente di mollare quel vecchio cretino e stare con me, ma lei mi ha dato un vaso in testa…”
Mina spiegò com’erano davvero andate le cose, ma lui aggiunse “…e non voleva in nessun modo tornare con me, eh. Mi ha lasciato, è stata con un altro, io sono andato a supplicarla e lei continuava a dire no. E’ stata durissima convincerla…”
“Smettila di farmi sembrare la stronza della storia…” gli disse un po’ risentita e lui sorridendole rispose “tu sei quella cattiva della storia, ma per quanto male tu possa farmi, io tornerò sempre da te perché sei il mio amore…”
“…ce lo hanno sostituito gli alieni, comunque. Altrimenti non si spiega…” commentò John sconvolto e Mina sorridendo sussurrò “no, mio marito è sempre stato così. Solo che non le diceva apertamente queste cose…”
“Insomma io non lo so se voglio stare con Chris, e se voglio sposarlo. Non lo sapevo già prima e ora…”confessò Jane interrompendo quel momento così sdolcinato e Mina annuì e basta. Si era accorta ultimamente che qualcosa non andava in sua figlia, ma Jane non aveva il coraggio di confessare quella cosa, perché aveva paura che l’avrebbero giudicata.
“Oh finalmente l’ho detto. Dio mi sento molto meglio…” disse sospirando e Juan abbracciandola sussurrò “allora prendiamoci tempo. Separatevi per un po’, e cerca di capire come ti senti”
“E tu non mi uccidi per tutti i soldi che ti ho fatto spendere per il matrimonio?” chiese Jane, con enormi occhioni languidi e Juan ridacchiando rispose “no, tanto sono quelli di tua madre”.
Decisero di lasciare casa Stanley quella sera, ma Jane disse a Chris soltanto “non penso di volermi sposare, scusa” e lui crollò letteralmente.
Raggiunto l’hotel e distribuite le chiavi, Juan diede la buonanotte a tutti, ma decise di bussare alla porta di Mina, perché aveva una grossa confessione da farle, e non aveva nessuna voglia di aspettare ancora.
Nota:
Ciao a tutti, allora che cosa ne pensate di questo enorme casino? Riusciranno le coppie a ricostituirsi? Ma poi, secondo voi, è giusto che tornino insieme o dovrebbero separarsi? E che cosa avrà Juan da confessare? Fatemi sapere!

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Capitolo 31
*** Capitolo 40 e 41 ***


Capitolo 40: una storia alternativa
Era notte fonda e si erano da poco salutati, Mina aveva cominciato a struccarsi, quando sentì bussare alla porta. Per un attimo un brivido le percorse la schiena: era Juan? Voleva fare l’amore, finalmente? Sorrise, si mise il profumo e andò ad aprire e morì quando lo trovò fuori, con il braccio appoggiato allo stipite della porta.
“Amore…” sussurrò pianissimo, con sguardo languido e un sorriso splendido, e Juan ricambiò il sorriso e le sussurrò “tutto quello che hanno fatto Joey e Chris mi ha fatto riflettere, e se dobbiamo provare a rimettere insieme i pezzi, forse è il caso che ti confessi una cosa…”
Mina tremò, e una morsa le strinse il cuore, impedendole di respirare, ma annuì. Si disse che forse stava finalmente per scoprire dove lui passasse tutte le sue notti, e rimase ferma con quel pensiero per un po’.
“Posso entrare e parlare?” chiese Juan, che si era reso conto di quanto Mina avesse preso male quella sua richiesta e lei annuì e basta e gli chiese di sedersi. Gli aveva aperto in lingerie, ma se lui davvero era lì per confessare un tradimento, forse, non era il caso di fare la sexy, perciò si mise la vestaglia e rimase a fissarlo muta, con due enormi occhioni spaventati.
“Sappi che non fumare in questo momento è un grosso sacrificio, che faccio solo per Jemie…”sussurrò con un sorriso e Mina ricambiò appena, ma gli disse di dirle quello che aveva da dire in fretta.
“Ok. Non credo sia una cosa grave come quella di Joey o di Chris, ma è successa e non posso fare finta di niente. E so anche che ti farà parecchio arrabbiare, e me ne prendo tutte le responsabilità” disse, ingoiando la saliva e Mina pensò “cazzo dillo e basta” ma annuì.
“Una settimana dopo la nostra rottura, ero al club con Carlos. Avevamo concluso un grosso affare ed eravamo un po’ alticci, così gli ho chiesto di mandarmi una ragazza…”
Mina letteralmente rabbrividì, e un moto di disgusto l’invase, ma Juan sembrava stranamente tranquillo.
“Volevo provare a fare sesso con un’altra, vedere cosa si prova, dato che come sai…non ho esattamente molta esperienza con le donne. E così gli ho chiesto di mandarmi una ragazza che però non doveva avere nulla in comune con te, e lui mi ha mandato questa ragazzina bionda totalmente il tuo opposto”
“Mi sento male…” sussurrò Mina disgustata, portandosi una mano al viso, e lui annuì soltanto.
“E lei ha cominciato a spogliarsi e tutto il resto, e io pensavo solo ‘come diavolo dovrebbe funzionare questa cosa? Perché dovrebbe piacermi?’. E poi mi si è seduta addosso e…”


“Meno dettagli, altrimenti vomito, grazie…” ringhiò Mina con le lacrime agli occhi, e lui sorridendo rispose “Ok. Ha provato in tutti i modi a sedurmi, ma non mi ha fatto nessun effetto. Allora Carlos me ne ha mandata un’altra, e niente. E poi un’altra e un’altra e siamo arrivati alla quinta, che purtroppo somigliava decisamente troppo a te…”
“Oddio…”rispose Mina ferita a morte, ma lui le accarezzò la guancia e aggiunse “…solo che non mi ha fatto quell’effetto. Insomma, avrei potuto toccarla e farci sesso, era molto il mio tipo, ma non era quello l’effetto che mi ha fatto quella ragazzina seminuda…”
Mina scosse soltanto la testa e si portò di nuovo le mani al viso, ma lui sospirando aggiunse  “…mi ha fatto pensare a te, a quando dovevi spogliarri per vivere e a quello che ti ha fatto Myles. Così mentre lei si spogliava io pensavo soltanto a come sarebbe stato se invece che quel vecchio bastardo ti avessi trovata io…”
Mina era piena di domande, ma Juan aveva deciso di dirle una cosa che non c’entrava nulla e così aggiunse “te lo sei mai chiesto? Come sarebbe stato se invece di Myles tu avessi incontrato me?” ma lei scosse solo la testa.
“…io sì, molte volte. Non ho mai sopportato l’idea  che lui abbia comprato la tua verginità e sono sempre stato terribilmente invidioso di quella cosa. Del fatto che lui sarà sempre l’uomo che ti ha salvata dalla strada…” aggiunse, molto onesto e Mina pensò “in che universo questo c’entra con il fatto che tu sei andato a prostitute?” ma sbuffando rispose “Juan, lui non mi ha salvata, mi ha comprata e usata. Sono stata un bel giocattolo con cui fare quello che voleva, quando voleva, e che gli faceva anche guadagnare molti soldi, e basta. Non l’ho mai visto come un eroe...”
“Eppure avrei voluto essere io…” sussurrò Juan e lei sorrise, ma gli disse serissima “Cioè stai tentando di confessare che hai fatto sesso con una spogliarellista, ma che lo hai fatto immaginando che fossi io da ragazzina?” e lui scoppiò a ridere in modo davvero forte, rendendola furiosa.
“Te lo saresti meritata, ma no. Non ho mai fatto sesso con un’altra, Mina. Semplicemente perché non provo desiderio per altre donne. Posso pensare che siano belle, che magari abbiano un bel corpo, ma io voglio solo te, purtroppo.”
“Anche io, ti amo da morire…”sussurrò lei emozionata, aggrappandosi letteralmente a lui, e stringendosi forte contro il suo petto. Juan pensò solo che fosse incredibile: aveva davvero un potere immenso quella donna,  poteva farsi perdonare qualsiasi cosa, semplicemente stringendo il suo piccolo corpo contro il suo e dicendogli quelle due parole. Mina era davvero la sua più grande debolezza al mondo e se qualcuno lo avesse scoperto, forse lui non sarebbe stato così al sicuro, ma decise di non pensarci.
“Ma devo essere sincero e confessare di aver visto qualche signorina seminuda e di essermi beccato qualche strusciatina. Volevo davvero tradirti Mina, farti male quanto me ne hai fatto tu, ma non ci sono riuscito.”
Bisbigliò con un filo di fiato, perché lei era ancora stretta contro il suo corpo e sembrava quasi una bambina, ma lei rispose “amore grazie per non averlo fatto…” con le lacrime agli occhi.
“Le ho pagate comunque più del necessario e l’ultima un po’ di più, perché mi ricordava la mia ragazza perduta e mi ha riempito la mente di pensieri. Ho cominciato a pensare che se tu non avessi incontrato Myles, magari Zack prima o poi mi avrebbe trascinato nel tuo locale un giorno o l’altro ed io avrei perso la testa per te…non credi?”
Lei sorrise ma non rispose e lui decise di sedersi, con lei sulle gambe e continuò “…ovviamente senza il mio servizio fotografico a Mina Shatner, io sarei ancora un imbrattatele senza un soldo, e dunque non avrei avuto neanche il denaro necessario per una notte con una bambina così bella. Avrei finito col volerti e basta, mangiandomi l’anima per il desiderio e morendo dalla voglia di sfiorare le tue labbra…”
“E chi lo dice? Chi dice che io non ti avrei notato, scelto e chiesto di raggiungermi fuori? Ti ho scelto quando avrei potuto avere qualsiasi uomo al mondo, perché non avrei dovuto farlo quando ero una bambina innocente?” chiese con un sorriso molto dolce accarezzandogli la guancia e lui sorrise soltanto, accarezzandole il viso con entrambe le mani.
 “…ma probabilmente, conoscendoti, mi avresti rifiutata per la nostra differenza d’età…” sussurrò Mina piano e lui annuì.
“…sì, non avrei fatto l’amore con te, ma avrei comunque raccolto tutti i miei soldi per provare a passare qualche minuto da solo con te, per guardarti negli occhi, sentire il tuo odore e sfiorare quella pelle meravigliosa…”
“E magari io stregata dai tuoi occhi, ti avrei regalato qualcosa…”sussurrò Mina, stendendosi piano sul suo petto. In realtà stava provando a sedurlo, e  aveva aperto la vestaglia per fargli vedere il suo corpo, e Juan si era perso dietro a quelle forme così perfette, rese ancora più tonde dalla maternità.
“Non dimenticare che prima io non ero la donna che hai conosciuto. Ero fragile e indifesa, niente a che vedere con la tua Mina…”
“E immagina che effetto mi avresti fatto piccola e fragile, se già così ci hai messo tre settimane a cambiarmi totalmente la vita e a farmi fare tutto quello che vuoi come uno stupido burattino”. Aggiunse, fissandola improvvisamente negli occhi, ma lei scosse solo la testa con biasimo, perché mai nella vita avrebbe abbinato lui a un burattino.
“Probabilmente avrei perso la testa e avrei cominciato a passare ogni ora libera in quel posto, cercandoti come un segugio, morendo dalla paura che tu potessi finire con un altro…”
“Ed io avrei pregato di vederti prima di ogni esibizione, perché non avrei mai potuto resisterti, dato che mi sono innamorata subito…”ribatté lei, con sguardo languido. Non le piaceva ripensare a quel suo squallido passato, ma Juan sembrava assorto in questa sua visione e non c’era verso di distrarlo.
“…e mi sarei rovinato per te. Avrei speso ogni centesimo per impedire a quegli uomini disgustosi di avvicinarti e probabilmente sarei finito alle mani con qualcuno…”sussurrò con aria seria, accarezzandole i capelli e lei ridacchiando rispose “perché adesso non è così? Non ti faccio spendere ogni centesimo che guadagni?”
“Beh ne vale la pena…”disse molto piano, fissandola dolcemente negli occhi. In un altro momento si sarebbero baciati, lo sapevano entrambi e lo volevano, ma adesso avevano paura di accelerare troppo le cose, così Juan continuò “…avrei speso molto più di quanto non guadagnassi solo per stare da solo con te, per essere sicuro che nessun altro potesse toccarti, fino alla notte in cui ti avrei sussurrato ‘questa è la nostra ultima volta, non ho più denaro’…”
“…ma io sconvolta non avrei accettato i tuoi soldi, ti avrei restituito tutto e ti avrei chiesto di raggiungermi alla fine del turno…”
“…e lo avrei fatto. Col cuore in gola, probabilmente, lo avrei fatto…”
Mina sorrise dolcemente allora. Certo era un discorso stupido, ma terribilmente dolce e gli stava dando la possibilità di sfiorarsi di nuovo e stringersi, perciò lo assecondò.
 “…e non ti avrei mai permesso di dormire per strada. Ti avrei immediatamente chiesto di trasferirti nel mio studio, che era un posto di merda, è vero, ma comunque meglio della strada…”
“Ed io non avrei creduto ad una tale fortuna, ma ti avrei amato con tutta l’anima…” sussurrò piano, ad un millimetro dalle sue labbra e Juan pensò “o lo fai o non lo fai, perché così è una tortura” ma le rispose pianissimo “Anche io…e credo che avrei avuto molta difficoltà a trattenermi. Ti avrei confessato immediatamente i miei sentimenti, chiedendoti di amarmi…”
“E perché?” Chiese Mina, realmente confusa. Ci aveva messo molto tempo a confessare di amarla, e lo aveva fatto solo quando lei aveva deciso di lasciarlo, e per quanto sdolcinata fosse quella sua fantasia, le sembrava esagerata una dichiarazione d’amore così precoce, ma lui ridacchiando le fece una confessione molto tenera.
“…perché la Mìmi che ho conosciuto io non era fragile. O almeno, non mi è parsa subito fragile. Era bellissima, sicura, arrogante e desiderata da qualsiasi uomo sulla faccia della terra, e per molto tempo io mi sono sentito un povero sfigato innamorato pazzo di una donna irraggiungibile e mi sono difeso con tutte le mie forze da quel sentimento che letteralmente mi soffocava. Perciò quando tu mi cercavi, mi desideravi io pensavo fosse solo un gioco per te, e non volevo dimostrarti di essere così tanto innamorato. Ho sempre avuto paura di provare più di quanto non provassi tu…”
“E perché non me lo hai mai detto?”
 Ribattè con una vocina dolcissima, ma lui strinse solo le spalle e le sussurrò all’orecchio “…perché non volevo confessarti che eri l’unica cosa bella della mia vita. Non volevo che pensassi che ero un coglione innamorato pazzo”
“Ma se io ti amavo vergognosamente? Chiunque lo aveva capito! Persino tua madre e Carlos, che mi diceva chiaro e tondo di non illudermi perché Juanito era uno difficile e non avrebbe ceduto per una come me…” rispose sorridendo e lui scosse solo la testa e la strinse forte per un attimo bisbigliando piano “schegge proprio, eh? Io ero innamorato marcio e loro ti dicevano queste cose crudeli…”ma Mina sorrise e basta e lui fissandola profondamente negli occhi le fece una confessione.
“Io non sono chiunque Mimi, e non volevo crederci. O meglio, volevo crederci, ma avevo paura di farmi male illudendomi. E devi ammettere che non era facile credere alla favola della donna perfetta che potrebbe avere chiunque al mondo, e invece si innamora proprio di te, che non sei niente di speciale e quasi non riesci neanche a parlarle...”
Mina lo baciò, allora, e il suo cuore si fermò quasi. Juan totalmente invaso da sentimenti fortissimi cominciò ad accarezzare il suo corpo mentre la baciava intensamente, e lei iniziò a mordergli le labbra con trasporto.
“Non così” le sussurrò, palesemente molto eccitato e Mina facendo cadere la vestaglia sussurrò solo “dimmi perché no? Dammi una motivazione”modendogli il collo.
 Juan ci pensò un attimo, ma non trovò nulla e ricominciò a baciarla in modo dolcissimo, portandola a letto. Potè finalmente annegare nella sua pelle, allora, e lo fece, cercando di farle capire che era diventato quasi pazzo senza di lei. Mina rabbrividì per il suo modo di toccarla e baciarla, perché era evidente che Juan le stesse dimostrando di aver bisogno di lei, e un secondo prima di entrare dentro di lei, bisbigliò appena “…ero certo di averti persa…”
“Dimmi come finisce la storia alternativa di te che mi salvi dal club…” sussurrò Mina accarezzandogli il petto e Juan sussurrò “…vediamo: ti avrei chiesto di essere mia, anche se non potevo offrirti molto. E saremmo stati felici, per un po’. Senza un soldo, ma felici. Per qualche tempo avrei vissuto unicamente di te, disegnandoti e ritraendoti in ogni modo, poi avrei cominciato a stare male per il tuo lavoro. Avrei iniziato a bere tutto il tempo, per non pensare agli uomini che ti toccavano e probabilmente avrei cominciato a comportarmi in quel modo stronzo che conosci così bene…”
“E mi avresti chiesto di smettere, ma io non avrei potuto. Myles ha dovuto sborsare tantissimo per avermi, e dato che tu non eri ricco, io ti avrei lasciato per non farti soffrire…”
“Ed io ti avrei ripresa e rapita…”sussurrò, stringendola forte contro il suo petto.
 “Ti avrei portata a Chino, dove avrei ricominciato con il clan, solo per stare con te. Avrei offerto a Carlos la mia pistola in cambio della sua protezione alla cosa più bella della mia vita. Avrei ricominciato, ma lo avrei fatto con la consapevolezza di trovarti a letto la sera, e questo mi sarebbe bastato. E poi saresti diventata grande, e io finalmente ti avrei chiesto di fare l’amore, ma penso che non sarei stato in grado di trattenermi e…sarebbe arrivata Jane.”
“Non sei mai in grado di trattenerti…” gli disse Mina ridacchiando, ma lui era troppo felice in quel momento, così la strinse al petto e chiuse gli occhi per addormentarsi.
“E avremmo avuto tutti e quattro secondo te?” sussurrò Mina, ma lui scuotendo la testa rispose
“No, sarebbe finita male. Mi sarei sentito in colpa per la vita squallida che potevo offrire a te e a Jane, e cercando di guadagnare di più per voi…mi sarei preso una pallottola alla testa, molto probabilmente.”
“Non dirlo” gridò Mina sconvolta, ma Juan strinse solo le spalle.
“Lo sai, questa è la fine che fa quella gente. Prima o poi…”
“Beh allora meglio così. Meglio che mi abbia salvata Myles, meglio che…che tu sia ancora qui.” Sussurrò accucciandosi sul suo petto e Juan ribattè in un sospiro “…tanto Mìmi, in un modo o nell’altro, io ti avrei amato fino alla morte comunque.”
Gli occhi di Mina si riempirono di lacrime in quell’istante, ma non ebbe la forza di dire nulla, fu lui a continuare. Dolcemente sussurrò “…o magari sarei finito di nuovo in galera…”
“…ed io ti avrei aspettato…”sussurrò lei, asciugandosi gli occhi. In quell’istante Mina provò ad allontanarsi, ma Juan le prese il braccio e cominciò a stringerla ancora più forte. “Mi avresti aspettato per anni ed anni?” Ringhiò ridacchiando, stringendola con entrambe le braccia, ma lei seccata ribattè “beh certo! E poi…ci sono le visite coniugali, no?”
“Ma non saremmo sposati e dunque non potremmo fare sesso in carcere…”ribattè lui candidamente, ma questo non piacque a sua moglie.
“Davvero?”Ringhiò Mina, allontanandosi di colpo. “Davvero? Mi avresti portata via da quel posto, avresti speso tutti i tuoi soldi per me, avresti ricominciato a fare certe cose, ma non mi avresti sposato? Ne sei pentito, forse?”
“Ma no. E’ solo che non credo che avrei avuto i soldi, piccola…”sussurrò, con uno sguardo tanto sensuale da farla sciogliere, ma Mina con le braccia conserte ringhiò “…no, non va bene. Voglio una fantasia in cui siamo legalmente legati, quindi inventati il modo…”ed entrambi risero, prima di addormentarsi dolcemente arrotolati come due serpenti.



 
 
Capitolo 41 :piccoli riavvicinamenti.
 
“Ciao piccola...”
Sussurrò Chris tremante, quando Jane apparve finalmente. L'aveva fatto aspettare per più di mezz'ora, e per tutto il tempo si era chiesto se sarebbe arrivata o meno, ma lei era lì. Lo aveva chiamato il giorno dopo, e lui era letteralmente impazzito quando aveva visto il suo nome sul display. Aveva una paura folle che lei davvero volesse chiudere con lui senza dargli possibilità di appello, ma decise comunque di andare all’appuntamento e aspettare anche tutto il giorno se necessario. Quello che c'era tra loro era troppo importante per essere distrutto da una sciocchezza e Chris era fermamente deciso a riprendersela a qualsiasi costo.
 Jane aveva usato solo due parole, “voglio vederti” e con così poco lo aveva mandato completamente in tilt. Perchè voleva vederlo? Per lasciarlo? Chris e suo padre iniziarono a formulare migliaia di ipotesi, una meno plausibile dell'altra e poi giunsero alla conclusione che Jane voleva chiarire la loro situazione, probabilmente.
“Sì, ma cosa le devo dire? Come devo comportarmi? Posso abbracciarla o devo fare l'estraneo formale?”
Chiese Chris, stravolto a suo padre ma Joey ridacchiando ribattè “aspetta un figlio tuo, è un po' tardi per fare quello formale.”
Aveva deciso di restare calmo, a qualsiasi costo e ci provò per tutto il tempo, ma non gli riuscì. Jane entrò in auto con fare altero, come faceva la madre quando era arrabbiata ma non voleva far sentire importante la persona che le aveva provocato quel sentimento.
Chris le rimase accanto in silenzio per cinque minuti. D'istinto aveva messo in moto l'auto appena lei era salita, ma davvero non aveva la minima idea di dove andare. Vagava senza meta, quando lei improvvisamente disse “allora...annulliamo il matrimonio?”
Jane non sapeva esattamente cosa voleva, ma era rimasta sveglia tutta la notte e aveva deciso che voleva parlargli. Chris inchiodò letteralmente l'auto in mezzo alla strada, provocando un tamponamento a catena, ma non se ne accorse. Sconvolto la fissò e Jane si accorse che il poverino stava tremando. Era l'immagine esatta del dolore, con quei suoi occhi azzurri velati di lacrime e le labbra contratte. Jane pensava che gli avrebbe risposto male o che le avrebbe detto “non ci penso neanche!”ma non immaginava una tale reazione da parte sua. Rimasero a fissarsi per un secondo, Jane invasa dal senso di colpa e Chris a pezzi. Cercava in ogni modo di riprendersi, di cercare di essere calmo e razionale, di riprendersi il suo orgoglio, ma non gli veniva proprio semplice. E poi, proprio quando lui stava per dire qualcosa, un tizio bussò al finestrino.
Il povero Chris col cuore in migliaia di pezzi, si ritrovò a fare l'alcol test e a dover rispondere a migliaia di domande.
“No...non lo so...mi dispiace”ripeteva costantemente, come in trans, agli automobilisti che volevano linciarlo. Tutti gli gridavano contro, e i vigili continuavano a fargli migliaia di domande e così il nostro ragazzo esplose. In strada, con una trentina di persone presenti gridò “va bene, arrestatemi. Fucilatemi anche, se proprio volete. Me lo merito, ho rovinato la mia vita. Perciò, forza:linciatemi. Tanto non ho più niente e non mi importa più.”
Jane allora uscì dalla macchina e...si arrabbiò. Improvvisamente esplose in una serie di insulti, e le persone presenti desiderarono ardentemente una bella bibita e dei pop corn perchè la storia sembrava molto avvincente.
“Non si fa così Christian Stanley, possibile che in due anni con me tu non abbia imparato neanche a litigare come si deve? Affrontami, per la miseria. Parlami, chiedimi che diavolo provo, non piagnucolare in quel modo sempre…”
“Ma se tu...”provò a sussurrare Chris dolcemente, ma Jane furiosa ribattè “Se io cosa, eh? Io non lo so se voglio sposarmi, ok. E non so se riesco a perdonarti per essere andato a letto con una ex di cui non mi avevi mai parlato, ma cazzo potresti provare almeno a farmi capire che cosa provi tu? Se sei innamorato, se non te la senti di avere un rapporto monogamo, se vuoi fare il padre? Perchè, ok, forse siamo troppo giovani per decidere di stare insieme per tutta la vita, ma magari ci potrebbe essere una chance di restare insieme comunque, no?”
“Oddio Jane, ma che stai dicendo, si può sapere?” le disse sconvolto, ma lei seccatissima rispose “Paga questa gente e poi supplicami di fare pace. Combatti per la donna che vuoi. E sappi che ti toccheranno un sacco di schiaffi e battutacce, ma è il minimo, no? ”
 Ma Chris non potè aspettare neanche un secondo di più: così scavalcò tutti e corse ad abbracciarla. Poi, più calmo,diede a tutti gli estremi dell'assicurazione di suo padre e finalmente tornò dalla sua amata ragazza gatto, che lo abbracciò forte e gli aprì il suo cuore. Era spaventata, temeva di non essere pronta per quel passo, ma era ancora innamorata di lui, anche se l’aveva ferita davvero tanto.
“Mi serve tempo Chris…” bisbigliò piano, e lui baciandola le disse che le avrebbe dato tutto quello che voleva “ma solo se mi ami ancora…”
“non era in discussione, quello…” rispose lei dolcissima e Chris sospirando forte rispose “Grazie a Dio!”.
Anche qualcun altro, però, aveva deciso di fare un passo indietro quella mattina: Sarah voleva parlare con Joey, capire come stavano le cose. Così, dopo aver buttato giù un po' di cose per rilassarsi, prese il cellulare e compose quel numero.
“Sei tu? Davvero?”Sussurrò Joey incredulo, pensando solo che doveva mandare un cesto di ringraziamento all'ispanico, che evidentemente era riuscito a parlarle.
“Proprio io. In carne, ossa e capelli blu...”sussurrò lei sbuffando. Era pentita di averlo chiamato, ma allo stesso tempo il cuore le batteva come non faceva da tempo.
“...e non dimenticare il mio amato davanzale. Quello conta per sé...”aggiunse, totalmente scombussolato. Cercava di essere rilassato e divertente, ma in realtà stava morendo. Sapeva che stava giocandosi ogni cosa con quella telefonata e gli venne quasi una crisi di panico.
“Joey...tu la ami?”
Chiese, diventando improvvisamente molto seria, e questo lo spiazzò. Sapeva che non doveva metterci troppo a rispondere, o lei avrebbe avuto dei dubbi, così ribattè tutto d'un fiato “no, io amo solo te. Da sempre. E lo sai. C'è stato un periodo difficile e...ho fatto uno sbaglio, mi dispiace. Avrei dovuto parlare con te, non cercarmi qualcun altro a cui raccontare i miei stupidi sogni con i clown col macete e i gatti rossi...”
“Lo hai fatto ancora?”
Chiese Sarah seria e lui ribattè sconsolato “sì, di continuo. Non smetto di sognare quel clown pazzo con i suoi maledetti gatti...”
“Avrei voluto saperlo...”sussurrò lei triste e Joey rispose con lo stesso tono “...e io avrei voluto dirtelo. Avrei voluto dirti tutto dal primo momento, a dire il vero, ma credevo non ti importasse più...”
“Del clown con i gatti rossi, o di te?”
Bisbigliò lei pianissimo, e Joey sorridendo ribattè asciutto “di entrambi.”
“Magari fosse così...non starei così male.”
Confessò sbuffando, e poi bevve un sorso di vino, ma lui sussurrò solo “mi dispiace, da morire. Forse è questo che voleva dirmi il sogno, forse sono io il clown col macete, sono io che sto distruggendo me stesso e la mia vita...”
“E i gatti rossi?”chiese Sarah ridacchiando, ma lui non rispose. Aveva una cosa molto difficile da chiederle e se lo sarebbe risparmiato volentieri se avesse potuto, ma...non poteva.
“Io devo sapere SJ: tu vuoi veramente lasciarmi? Vuoi veramente distruggere tutta la mia vita perchè ho raccontato dei gatti rossi ad un'altra donna?”
Chiese, col cuore a pezzi e gli occhi chiusi, come chi sa bene ciò che sta per succedere e vorrebbe in ogni modo evitarlo, ma non può. Sarah ci pensò un secondo, ma la risposta la conosceva benissimo. Sbuffando sussurrò “e chi mi garantisce che sia successo solo quello? Chi mi dice che lei non sia la tua amante?”
“Io...”sussurrò Joey dolcemente, ma lei non disse più nulla per qualche istante. Non era proprio lui il problema?
“Non ti basta, eh?”aggiunse lui, amareggiato e Sarah trovò il coraggio per dire quello che aveva dentro. Dolcemente sussurrò “credimi lo vorrei tanto, ma no, non mi basta.”
“E allora...meglio così. Se dopo vent'anni con me, non ti fidi, è meglio che tu sia libera o non vivrai mai felice.”
 Sussurrò con gli occhi chiusi e il cuore a pezzi, ma lei lo sorprese. Sarah, con decisione ribattè “ma io non voglio essere libera. Sono legata a te, e lo sarò sempre...”
Joey per qualche secondo non capì. Lo interpretò come un discorso poetico, uno di quegli addii in stile “ti amerò per sempre” eppure non era quello che Sarah gli stava dicendo. Lei capì che il suo silenzio poteva indicare solo che lui non avesse capito un accidente, così specificò “io ti amo Joey, e non distruggerò un matrimonio per...dei clown e dei gatti. Che tu ci abbia scopato o le abbia solo parlato per me è lo stesso: ora devo cercare di trovare il modo per fidarmi di te, di nuovo.”
“SJ ma che significa?”
Chiese confuso, e lei sussurrò “che non è finita. Non per sempre. Mi serve solo un po' di tempo, ma...non sto meditando di divorziare. Voglio solo riuscire a metabolizzare il colpo. Ti permetterò di tornare a casa quando potrò guardarti di nuovo negli occhi senza soffrire...”
“oh tesoro mio...”sussurrò Joey incredulo e poi...beh iniziarono a fare sesso telefonico. Non fu meditato, lui cercava di essere dolce, ma quando le disse “vorrei solo tenerti tra le braccia e accarezzarti...”partirono le fantasie di entrambi.


Nota:
Ciao a tutti, allora che ne pensate di questi due capitoletti? Siete dispiaciuti per Chris e Jane? Fatemi sapere, vi aspetto

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Capitolo 32
*** Capitolo 42: appuntamento a Central Park ***


Capitolo: appuntamento a Central Park
Giorni dopo quella strana notte a San Francisco, gli Jimenez erano di nuovo a casa e anche piuttosto felici. Juan non era tornato a casa con loro, ma aveva baciato Mina e le aveva detto che l’avrebbe raggiunta a New York per iniziare insieme la terapia, e lei aveva sorriso. Sapeva che aveva un appuntamento di lavoro, ma non aveva chiesto molto e Juan ovviamente non aveva detto nulla di più.
Un mercoledì come tanti, a casa Jimenez, mentre Mina riposava accarezzandosi la pancia, Joy faceva i compiti e Jane si scambiava messaggi con Chris, qualcuno con il cuore in tempesta si apprestava a dirigersi verso un appuntamento romantico. John era terribilmente spaventato, temeva fosse troppo tardi, anche perché Ethan continuava a frequentare quel dannato Peter, che era totalmente diverso da lui. Così ne aveva parlato con suo padre e Juan aveva tirato fuori un’idea davvero speciale (non si sa da dove, considerato il tipo!). Gli aveva detto solo “caccia al tesoro, con cioccolata calda finale e biscotti al gazebo storico di Central Park. E poi la porti a pattinare, vedrai che mano nella mano sul ghiaccio, quel dannato Peter se lo dimentica”.
Mina aveva commentato solo con “…mai viste tutte 'ste smancerie. Al massimo mi portava al club di Carlos, ma proprio quando voleva fare il romantico…” e lui aveva ribattuto soltanto che lei non ricordava mai le cose speciali che lui aveva fatto per lei, sapeva solo lamentarsi.
“E quando ti ho fatto trovare una casa piena di candele solo per chiederti di vivere con me e fare un figlio? Lo hai dimenticato?” le disse Juan, più divertito che risentito e Mina alzando gli occhi al cielo rispose “sì amor, bellissimo eh, ma solo quello hai fatto in vent’anni…” facendo ridere lui e gli altri Jimenez all’ascolto.
 John era felice, stava scoprendo un nuovo e stranissimo rapporto con il padre, ma oggettivamente gli piacevano le sue idee e poi Juan lo riempiva di soldi e questo era sempre molto gradito. Perciò aveva seguito tutte le sue indicazioni: gli aveva lasciato nell’armadietto un biglietto in cui c’era scritto che avrebbe dovuto trovarlo a Central Park con delle indicazioni e il cuore di Ethan si era fermato. Soffriva moltissimo per la separazione da John, e aveva deciso di uscire con Peter solo per provare a distrarsi, ma gli aveva da subito raccontato la verità e detto di non farsi aspettative, perché il suo cuore apparteneva ad “un dio bellissimo e terribilmente sexy”.
“E insomma: com’è così?” chiese John alla madre, presentandosi con i vestiti nuovi finanziati dal padre e Mina sussurrò con occhi sognanti “bellissimo, mi corazoncito”
“Tanto dici sempre così…” le disse ridacchiando e Mina rispose che aveva un figlio troppo bello, non poteva dire diversamente. John si fissò per l’ultima volta allo specchio, e si disse che effettivamente stava bene, aveva una camicia blu bellissima che si intonava ai suoi occhi e un jeans attillato, e la madre sorridendo gli sistemò solo un po’ i bottoni delle maniche, ma poi lo lasciò andare con un bacio, mentre Jane gli porgeva il cestino con la cioccolata calda e i biscotti preparato dalla loro domestica.
“In bocca al lupo” gli dissero quasi all’unisono le due donne incinte, e lui ingoiò la saliva e uscì, cercando di non sembrare troppo nervoso.
Ethan, nel frattempo, incapace di stare calmo, era già arrivato al parco, con circa quaranta minuti di anticipo e continuava a provare a disciplinarsi i capelli, con scarsi risultati. Non sapeva, ovviamente, che John aveva una lunga serie di cose da sistemare prima del suo arrivo, ma pensò che quel gazebo azzurro fosse davvero favoloso e incredibilmente romantico.
Si accomodò in un angolo e tirò fuori un libro per provare a calmarsi, ma dopo aver letto le stesse righe dieci volte, decise che forse era il caso di fare altro e si mise le auricolari per ascoltare un po’ di musica. Chiuse gli occhi e provò a rilassarsi, e quando John arrivò lo trovò con gli occhi chiusi e un ricciolo ribelle che gli cadeva sul naso.
Era davvero bello, come non lo aveva mai visto, e per un attimo John pensò solo “io ti amo da morire” ma rimase fermo. Voleva baciarlo, ovviamente, anche perché non erano mai riusciti a vedersi da soli nelle ultime settimane, eppure decise di non farlo. Si avvicinò pianissimo, pensando solo “non aprire gli occhi, ti prego, che mi rovini la sorpresa!” ma fortunatamente lui non lo fece. John con due dita provò a sistemargli quella ciocca ribelle, e Ethan si agitò molto, ma quando aprendo gli occhi aveva scoperto che lui era così vicino a lui e così bello, con il cuore letteralmente in gola aveva sussurrato solo “ciao amore mio…” e John gli aveva sorriso in modo bellissimo, accarezzandogli la guancia.
“Quanto sei bello, amore…” gli sussurrò John pianissimo, completamente perso nei suoi occhi e Ethan ridacchiando rispose solo “Smettila di dire sempre le parole che dovrei dire io, cazzo sono io lo scrittore…”
Si fissarono per un po’, entrambi incerti sul da farsi, entrambi morendo dalla voglia di avere un bacio, ma troppo spaventati per prenderlo. John chiese ad Ethan di condividere con lui la sua musica, mentre sistemava per terra la coperta e tutto il resto e per un istante rimasero a sorridersi ascoltando “Creep” dei Radiohead.
“Beh è la nostra canzone, quella che ascolto sempre pensando a te e a tutto quello che è successo…” bisbigliò Ethan un po’ imbarazzato e John alzò gli occhi al cielo e sussurrò “puoi davvero essere così insicuro anche nella scelta delle canzoni? Una un po’ meno da sfigato non c’era?”
“Descrive perfettamente cosa si prova ad amare una specie di dio, col sorriso illegale e gli occhi più belli del mondo…” rispose dolcemente, accomodandosi con John sulla coperta e lui ridacchiando rispose “…e il carattere del cazzo, eh?” facendolo solo ridere.
“Comunque non è adatta, questa è adatta. La ascolto sempre pensandoti…” commentò John serissimo, e rubandogli il cellulare ne mise un’altra in spagnolo, facendo ridere il suo amico, che odiava quel genere musicale.
“Non capisco così bene lo spagnolo, ho solo un sei perché sono simpatico alla signorina Morales, disculpe…” confessò, sorridendogli in modo bellissimo, e John avvicinandosi piano sussurrò all’orecchio “…parla di due amici, confidenti, che si scoprono involontariamente innamorati pazzi e non riescono più a restare solo amici. Non sanno bene neanche loro come sia capitato, perché avevano totalmente altri piani per le loro vite, ma si vogliono, si amano, e ormai appartengono uno all’altro. E per quanto lottino, non ci possono fare proprio nulla…”
“Ok, è bella…” sussurrò Ethan, con il cuore in gola e la pelle d’oca, perché John aveva le labbra vicinissime alle sue e lui annuì soltanto e baciandogli la spalla, gli spiegò che l’aveva sentita in macchina con suo zio Gonzalo e aveva cominciato ad ascoltarla a ripetizione, a letto, pensando a loro due.
“ E ai miei sbagli…” sussurrò piano e Ethan gli baciò pianissimo la guancia. Non riuscivano a stare calmi, perché si volevano ancora troppo, e John in particolare avrebbe voluto baciarlo già in quattro distinte occasioni, ma si era trattenuto pensando alle parole del padre su come lui si fosse spaventato per quella loro attrazione.
Così iniziarono il loro picnic esattamente al tramonto, ed entrambi pensarono che fosse straordinario e molto romantico. Parlarono del più e del meno, di loro amici in comune e John gli raccontò persino del suo surreale discorso con il padre e Ethan rispose solo “non ci credo!”. E poi, proprio un attimo prima di decidersi ad andare alla pista di pattinaggio, ci fu una piccola svolta. Il piccolo Jimenez, ovviamente, aveva il sangue caldo e dunque aveva difficoltà a dissimulare i suoi sentimenti e le sue opinioni perciò decise di prendere il toro per le corna.
“Mi dispiace amore se ho rovinato tutto…” gli sussurrò pianissimo, afferrandogli la mano all’improvviso e Ethan versò buona parte della cioccolata calda e gli andò di traverso la restante parte.
  “Abbiamo rovinato, Johnny…” sussurrò lui, dopo aver tossito per un po’ e per un attimo si sorrisero molto dolcemente.
“Giuro che ci andrò pianissimo questa volta. Farò persino l’amico, se è quello che vuoi…” rispose molto determinato, e con il cuore a pezzi e Ethan ridendo rispose “tu sei quello che voglio…” e poi ovviamente lo baciò.  John non sapeva esattamente cosa fare, perché aveva paura di lasciarsi troppo andare, così rimasi quasi totalmente immobile e appena finito disse piano “andiamo a pattinare” in modo un po’ rigido.
 Passarono altre due ore insieme, ma non ci furono altri baci, e sebbene Ethan fosse terribilmente imbranato sul ghiaccio e dunque si aggrappasse a John costantemente, si divertirono davvero molto. Aveva ragione suo padre, era bello passare del tempo insieme chiacchierando e scoprendosi piano piano, e John si sentì in colpa perché non l’aveva mai fatto con Grace.
L’appuntamento al tramonto, finì alle dieci, perché nessuno dei due voleva separarsi dall’altro dopo la buffa parentesi del pattinaggio, e se Ethan non avesse avuto un coprifuoco molto rigido, probabilmente si sarebbe protratto anche oltre. Così finirono a mangiare una pizza, tenendosi per mano. Parlarono un sacco quella sera, e si avvicinarono davvero tanto. Sembrava quasi una delle loro serate da amici, quando si raccontavano tutto senza paura, ed entrambi si sentivano felici come mai prima.
“…e tu con chi andrai al ballo?” chiese Ethan dal nulla, perché quella cosa lo preoccupava davvero, ma John rispose che non sarebbe andato, perché non ne aveva voglia.
“Andiamo, te lo avranno chiesto…” lo incalzò insicuro, ma lui annuì e basta, però rispose che non gli interessava.
“…e se te lo avessi chiesto io?” sussurrò pianissimo, con il cuore in gola, ma John sorrise e rispose “beh certo, sarebbe stato diverso, ma io non voglio andare con uno qualsiasi, perché voglio solo te. E se tu andrai con Peter, passerò la serata al cinema probabilmente…”
“Che casino…” sussurrò Ethan sbuffando, e poi spiegò che aveva accettato di accompagnare Peter solo perché da tempo circolavano voci che John sarebbe andato con Grace, e lui non voleva sembrare un idiota.
“Oh ti prego, non tornerei mai con Grace dopo aver…scoperto… te e l’effetto che mi fai…” gli disse molto serio e Ethan sorrise soltanto dolcemente.
Alle dieci meno pochi minuti si ritrovarono sotto casa di Ethan e si salutarono con un abbraccio.
“E’ stato l’appuntamento più bello della mia vita…” gli sussurrò con occhi languidi e guance rosse, e John facendogli l’occhiolino rispose “era solo il primo, ragazzo…” facendolo ridere. Poi, però, proprio quando John serissimo gli aveva detto di nuovo buonanotte e si apprestava ad andarsene, Ethan sussurrò con un filo di voce “…me lo dai un bacio vero John?” e lui ridendo gli prese il viso con entrambe le mani e lo travolse.
“Dio se mi era mancato…” bisbigliò Ethan con le guance rossissime e senza fiato e John rifece lo stesso gesto di prima: gli fece un occhiolino e rispose “ce ne saranno molti altri” e poi gli voltò le spalle e scomparve nella pioggia, lasciandolo a sospirare.
Nota:
Ciao a tutti, allora vi piacciono questi ragazzini? Fatemi sapere!

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Capitolo 33
*** Capitolo 43: i ricordi di un doloroso divorzio ***


Capitolo: i ricordi di un doloroso divorzio
Qualche giorno dopo Mina ricevette uno strano plico dal suo avvocato, ma non lo aprì subito. Non sapeva esattamente cosa fosse, ma non avrebbe mai potuto immaginare cosa contenesse. Continuò per tutta la mattina con la sua vita normale e solo dopo pranzo lo aprì, e le vennero i brividi: Juan le aveva davvero fatto avere di nuovo i documenti per il divorzio? Addirittura l’avvocato aveva anche fissato un’udienza preliminare e Mina divenne una furia. Prese il telefono, leggendo velocemente quel documento e inorridì quando lesse che l’accordo prevedeva gli alimenti per i loro tre figli. Pensava che ci fosse un malinteso, ma era comunque furiosa e Juan lo capì immediatamente.
“Amor?” le sussurrò piano, pensando che volesse parlargli della terapia di coppia che avrebbero fatto dopo poche ore, ma Mina rispose “un cazzo amor… hai qualcosa da dire?” e lui pensò “il clan? Carlos?” ma non disse nulla e lei aggiunse “come hai potuto? Non te lo ricordi quanto siamo stati male l’ultima volta che mi hai chiesto il divorzio? Quanto entrambi abbiamo pianto usciti da quell’aula?”
“Cazzo” disse Juan pianissimo, perché aveva totalmente dimenticato di aver chiesto al suo avvocato quei documenti, ma immediatamente le garantì che era solo un equivoco e Mina ringhiò “non te lo ricordi davvero?”
“Certo Mina, è stata una delle cose più dure della mia vita. Certo che me lo ricordo…”
“E allora come hai potuto rifarlo, eh?” era letteralmente furiosa, e lui le disse solo che l’avrebbe raggiunta a casa per parlarne.  Mina decise di aspettarlo di sotto, perché non voleva litigare davanti ai ragazzi, così si accomodò sulle scale di casa, e quel terribile ricordo le tornò alla mente.
Tre anni prima, Juan aveva insitito in tutti i modi per divorziare, e lei alla fine con il cuore a pezzi aveva accettato. Aveva firmato i documenti e gli aveva detto che se davvero voleva, lo avrebbe lasciato libero, ma Juan ovviamente non aveva le idee chiare. La notte prima dell’udienza nessuno dei due chiuse occhio, perchè nessuno dei due si sentiva realmente pronto a divorziare e questo fu chiaro a tutti il giorno dopo.
L’udienza fu piuttosto informale: c’erano i nostri due innamorati, i loro avvocati e un giudice. Non ci fu una guerra ma piuttosto un riavvicinamento. Il giudice, che aveva raccolto tutta la documentazione, notò immediatamente che c’era qualcosa di strano in quei due che si fissavano con occhi tristi, così decise di indagare meglio.
“Dunque voi due avete deciso di separarvi di comune accordo, giusto?” Chiese con fare formale, ed entrambi annuirono “…e dunque dobbiamo discutere solo dell’affidamento dei ragazzi e delle proprietà, giusto?” Concluse, ma proprio mentre gli avvocati stavano per cominciare Juan addolorato disse “Non c’è nulla di cui discutere. Io non voglio nulla. Le case, le auto…qualsiasi cosa, è suo. Vorrei solo poter vedere i miei figli…”
“Guarda che neanche a me importa delle case, delle auto e di tutto il resto. Neanche voglio più viverci in quella maledetta casa. Pensavo che potremmo intestare tutto ai ragazzi…”
“… Mi sembra giusto.”
Concluse Juan, fissandola con molta dolcezza. Lui sapeva che Mina non avrebbe voluto nulla, ma non si aspettava che rifiutasse anche la casa. Il modo in cui lui aveva detto quella frase, aveva lasciato ad intendere molto più di quanto non avesse realmente detto e Mina si aggrappò disperatamente ad ogni singola parola e sospiro di lui, e non si sbagliò. Era letteralmente disperata, non sapeva proprio come fare a porre rimedio a quella situazione, ma anche lui stava malissimo.

“E ovviamente sono i tuoi figli, puoi vederli quando vuoi. Non c’è nulla di cui discutere. Possiamo tranquillamente accordarci da soli…”
Concluse Mina molto seria. Per un attimo si fissarono negli occhi tanto intensamente da confondere i loro avvocati e Juan pensò solo “non ce la faccio”.
“Va bene, è più semplice del previsto! Non mi capitano spesso situazioni simili. Mi toccherà avvertire mia moglie che torno prima a casa oggi…” aggiunse il giudice ridacchiando, ma nessuno dei due rise. Mina e Juan non smettevano di fissarsi con occhi languidi e tristi. Stavano soffrendo entrambi, disperatamente.
“Insomma avete tre figli minorenni...lei signora ha diritto a tre assegni più uno per sé, dunque…”
“Non li voglio, non mi servono. Io non voglio soldi, voglio mio marito.”
 Ringhiò Mina nervosa, e poi fissando il giudice aggiunse con fare supplichevole “non possiamo semplicemente firmare questi documenti e continuare con la nostra vita? Io non voglio nulla, lui non vuole nulla, è tutto dei ragazzi e basta. Dobbiamo per forza continuare con questo massacro?”


Il giudice allora sorrise dolcemente a Mina e le spiegò che era la prassi, e lei sembrò ancora più triste, ma non disse più nulla. Aveva difficoltà a trattenere le lacrime, e lui se ne accorse e cominciò a stare male come mai prima. Gli tremavano le mani, e il cuore gli faceva malissimo. Aveva solo voglia di urlare “no, ho fatto una sciocchezza, smettiamola” ma non lo poteva fare e si sentiva in trappola. Agitato, e terribilmente pentito, fu costretto a intervenire quando il giudice nominò le sue opere.
“Non sono mie, appartengono a lei o…ai nostri figli.”
 Ringhiò furioso, ma il giudice specificò che legalmente erano sue, perché non c’era nessun atto di vendita e l’ispanico andò su tutte le furie.
 “Io non posso neanche guardarle e non tollero che vengano vendute. Sono pezzi della mia vita e non possono essere venduti. Sono sue, fatte per lei e se è necessario firmare un dannato pezzo di carta, lo farò. Non mi appartengono, non sono mai state mie, neanche quando ci stavo lavorando. Se sei d’accordo, se non le vuoi intorno, sono dei ragazzi…” aggiunse, fissandola dolcemente. Mina ancora una volta dovette asciugarsi due lacrime in quell’istante, ma annuì soltanto.
Gli avvocati in quel momento si agitarono, e non poco. Le opere di Juan erano molte, e avevano un enorme valore. Il patrimonio in ballo era ovviamente molto sostanzioso: si parlava di milioni di dollari, tra le foto e i quadri, ma nessuno dei sue sembrava farci caso. Ovviamente per gli avvocati, invece, era tutto diverso: più il loro cliente otteneva, più loro venivano pagati. Iniziò una discussione accesa tra i legali, allora, interrotta da Juan che non ne poteva più e decise di fare una follia: l’afferrò per mano e la portò via ed entrambi si sciolsero in caldissime lacrime l’uno sulla spalla dell’altro in auto.
 “E’ passato ragazzina, non piangere…”sussurrò Juan dopo un po’, vergognandosi di quelle sue lacrime. Mina, però, sconvolta aveva aggiunto “non credevo che fosse così…è stato orrendo. Come si può chiudere un matrimonio così? Senza sentimenti, senza affetto, con un freddo bilancio delle proprietà…è uno schifo.”
“Sai ragazzina, il problema è che, probabilmente, noi ci amiamo ancora. Se non fosse stato così, infatti, nessuno dei due avrebbe sofferto…” aggiunse, accarezzandole dolcemente il viso e Mina lo baciò forte. Juan si era chiesto migliaia di volte se fosse giusto rinunciare al suo orgoglio per amore di quella donna tossica che gli aveva sconvolto la vita. Si diceva che spesso le coppie restano insieme solo per i figli, anche se non c’è amore, e dunque come dovevano fare loro che comunque si amavano?
“Resta con me ti prego, farò qualunque cosa per farti felice…”gli sussurrò dopo qualche minuto e Juan sorridendo annuì soltanto, come se stesse ammettendo una terribile colpa e le disse che non avrebbe mai più provato a fare una cosa del genere.
 Eppure adesso l’aveva fatta, e Mina era sconvolta, ma il peggio stava per venire. Vedete, Juan era arrivato dritto dritto da Chino, quindi non si era cambiato e non aveva tolto gli anelli. Aveva recuperato la sua nuova auto, quella che Carlos gli aveva regalato ed era corso da lei per spiegare l’equivoco. Sapeva che era seccata, ma era certo di riuscire a risolvere, eppure la reazione di Mina fu imprevedibile.
Capì immediatamente che quell’auto era un regalo di suo fratello per qualcosa di poco onorevole, e lo fulminò letteralmente con lo sguardo, ma Juan scese dall’auto con le mani alzate e sorridendo le disse solo “Perdon, perdon mi amor. Ero arrabbiato e non sapevo quello che facevo…”
Mina divenne gelida e gli ringhiò soltanto “sei tornato nel clan?” ma con una voce letteralmente stravolta e Juan sbuffando annuì.
“ma sei impazzito?” aggiunse sconvolta, e lui la prese per il braccio per portarla di sopra, ma lei disgustata si scansò. Il suo amore poteva resistere a molte cose, alle scenate, ai momenti duri, ma forse, si disse, quella cosa non sarebbe stata in grado di accettarla.
“Mina…” provò a dire, per cercare di farla calmare, ma lei sconvolta rispose “per questo non avevi la fede, no? Perché il clan conta più di tutto, e l’anello del clan va all’anulare sinistro per dimostrare totale fedeltà e sottomissione…”
“Stronzate Mì, davvero…” le disse cercando di calmarla, ma lei era stravolta.
“Come hai potuto Juan Jimenez? Come hai potuto fare una cosa del genere a me e ai tuoi figli? Ma soprattutto, come hai potuto farlo all’uomo che amavo, che non avrebbe mai nella vita accettato una cosa del genere…” gli disse disgustata.
“Calmati…” ripetè lui mettendole le mani sulle spalle, cercando di tranquillizzarla, perché erano in strada, ma Mina non aveva nessuna voglia di essere toccata e ancora una volta si ritrasse.
“No, non mi calmo e non lo accetto. Non posso pensare di dover dire ai miei figli che il padre è in carcere o di riaverti in una bara. Quindi sai cosa Juan Jimenez? Se è questa è la persona che sei diventato, se questo è il modo in cui vuoi vivere, te li firmo questi documenti, perchè non voglio mai più avere a che fare con te…”
“Addirittura?” le disse sconvolto e Mina con le lacrime agli occhi annuì e basta, voltandogli le spalle addolorata. Juan provò a seguirla, a parlarle, a spiegarle che era solo una cosa temporanea, ma lei in lacrime gli disse solo che non poteva accettarla, e lui decise di andarsene e lasciarla a riflettere per un po’. Era convinto che le sarebbe passato dopo poco, ma dopo una notte in bianco Mina furiosa, prese i documenti e decise di affrontare il problema di persona.
Nota:
Ciao a tutti, allora che ne pensate di questa situazione? Mina ha torto o ragione? Voi che fareste? fatemi sapere.

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Capitolo 34
*** Capitoli 44 e 45 ***


Capitolo: un addio
“Insomma piccola testona, cerca di essere razionale e rispondimi, perché mi sembra una reazione eccessiva. Io ho sopportato molto peggio per amor tuo…”
Concluse Juan, parlando alla segreteria telefonica di sua moglie. Ormai aveva socializzato con quella voce elettronica, dato che quando Mina era arrabbiata smetteva sempre di rispondergli, ma era una consuetudine tra loro. Era tornato immediatamente a Chino, perché stava seguendo un lavoro molto delicato: era sulle tracce dei traditori del clan, e li aveva presi uno ad uno. Ne mancavano soltanto due, ed era vicinissimo quel giorno. Era appostato fuori alla casa in cui sapeva che si era nascosto uno di questi, stava aspettando di stanarlo e nel frattempo scriveva messaggi e provava a chiamare quella sua impossibile moglie offesa. Le aveva mandato centinaia di rose a casa quella mattina e anche una collana, solo per farla sorridere, ma lei non aveva scritto neanche un grazie. Juan sapeva che Mina in realtà stava solo tenendogli il broncio, ed era certo che avrebbe accettato e perdonato anche quella cosa, ma ignorava cosa stesse succedendo a lei nella realtà.
Dopo una notte insonne ad agitarsi, spaventatissima, Mina aveva deciso di affrontare il problema di Juan alla fonte, perciò aveva preso i suoi occhialoni, indossato le sue scarpe preferite e il suo solito tubino nero, ed era scappata a Chino a rimproverare Carlos. Era letteralmente fuoriosa con lui, perché immaginava che avesse approfittato di un momento di debolezza e poca razionalità di Juan per convincerlo a tornare nel clan. Così, da incosciente totale, si presentò al covo di Calavera a sorpresa, senza essere annunciata e trattò malissimo i giovani galoppini di suo cognato che non volevano farla entrare.
“La moglie di Juan…” ringhiò furiosa, perché questi tizi erano decisamente poco svegli, e continuavano a non capire quando lei diceva “sua cognata”. Solo allora le permisero di entrare, con aria piuttosto preoccupata.
Carlos aspettava proprio Juanito, che aveva fatto  “caccia grossa”, per interrogare i sospetti traditori. Era piuttosto allegro, perché dal ritorno di suo fratello nel clan i problemi di insubordinazione erano terminati, e lui aveva sistemato personalmente le talpe. La lenta discesa verso l’oblio del clan di Calavera sembrava essersi arrestata, solo grazie a quel suo fratello sanguinario e autoritario, che tanto detestava quel compito per il quale sembrava davvero essere nato.
Mina entrò nello studio di Carlos con fare infinitamente arrogante, ma lo sguardo di lui la spaventò. Calavera era affezionato a Mina, ma si era sentito infinitamente tradito quando Juan gli aveva riferito che lei aspettava un figlio da un altro uomo. Non avrebbe mai dimenticato la scena di suo fratello che sbatte la testa contro il muro in lacrime, e non l’avrebbe mai perdonata per quell’azione così meschina. Mille sentimenti albergavano nel suo cuore, e finì per unire il dolore di suo fratello al suo, perciò una parte di lui finì per riversare sulla povera Mìmi tutto l’astio e l’ira che provava per la sua di moglie, infedele esattamente come lei.  Aveva sempre concesso tutto a Mina, anche troppo, solo per amore di quel suo povero fratello totalmente schiavo di quella donna così stronza, ma adesso che lo aveva ferito così tanto, non meritava più nessun riguardo. Ovviamente Juan non aveva raccontato nulla del loro riavvicinamento a suo fratello, che sapeva soltanto che lui l’aveva lasciata, e non di tutti i nuovi sviluppi, altrimenti le cose sarebbero certamente andate diversamente.
Accolse Mina malissimo, fu terribilmente aggressivo, e la minacciò persino, lasciandola senza fiato perché erano sempre stati molto legati. Lei, però, non aveva nessuna voglia di farsi intimidire, così prese il coraggio a due mani e gli disse tutto quello che aveva da dire. Non urlò, fu molto misurata e dolce, ma chiese a Carlos di lasciare libero suo fratello e lui ridendo scosse la testa e rispose “non credo proprio”.
 Provò con molta calma a spiegarsi, fu anche piuttosto saggia nei modi e nelle parole usate, ma suo cognato le rispose soltanto che Juan non era più affar suo e lei doveva lasciarlo in pace, e “andarsene con il padre del bastardo”.
“Non dire cazzate, adesso. E’ tuo fratello il padre di mio figlio” ringhiò d’un tratto, perdendo tutta la sua diplomazia e dolcezza, ma lui scosse solo la testa fissandola con disprezzo. Mina glielo giurò, gli disse che era persino disposta a fare il test del dna, che non aveva nulla da nascondere, ma Carlos era sordo alle sue parole. L’aveva vista recitare troppe volte con sua madre, sapeva troppo bene quanto brava fosse a mentire.
“Carlito, por favor. Non costringermi a supplicare perché sai che lo farei…”
Gli disse, provando a prendergli la mano per ottenere un minimo di dolcezza, ma lui ridendo le disse solo che era davvero un’attrice favolosa. Allora lo fece: lo supplicò, gli chiese quasi in ginocchio di lasciare in pace Juan.
“…ho paura Carlito, ho una paura assurda che possano fargli del male, ho il terrore che possa non tornare più a casa. Ti prego. Anche tu lo ami tanto, non hai paura che gli succeda qualcosa? Come potremmo sopravvivere senza di lui?”
“E invece quando gli hai chiesto di farsi ammazzare per venirti a prendere in un albergo blindato non avevi paura? Come funziona questa cosa?” le disse, con un atteggiamento rigido e molto divertito e Mina pensò che quell’uomo fosse totalmente diverso da quello che conosceva e a cui aveva voluto bene negli ultimi anni. Probabilmente non stava parlando con suo cognato, ma con il padrino del clan e per questo non c’era da aspettarsi comprensione.
“Non voglio parlare di questo, è passata una vita…” rispose risentita e lui ridendo le disse che non avevano più nulla da dirsi, e intimò al suo collaboratore di farle strada.
“E’ meglio che te ne faccia una ragione:la vita e le scelte di  mio fratello non sono più affar tuo. E’ adulto, ha scelto razionalmente di riprendere col clan, e non ti riguarda. Non siete più una coppia, lui non ti vuole più e…”
“Guarda che è una bugia, noi stiamo provando a rimettere insieme le cose…” ringhiò Mina scocciatissima, ma suo cognato non voleva crederle e le fece cenno di uscire, ma lei determinata decise di provare in un altro modo.
“…allora non farlo per me, se mi disprezzi tanto. Fallo per i suoi figli che ami. Fallo per Johanna, che vive per lui, lo adora e parla solo con lui al mondo; per Jane, che aspetta il suo primo nipotino e che impazzirebbe se il padre non ci fosse a tenerle la mano al suo matrimonio e ad insegnarle come accudire quel bambino, per Johnny…”
“…sì, lo faccio anche per Johnny. Perché mi sembra uno con l’attitudine giusta: è violento, coraggioso e insubordinato, esattamente come tutti gli Jimenez. E’ un grandissimo figlio di puttana, bisogna solo instradarlo nel senso giusto. Un po’ di addestramento e vedrai: farà un figurone nel clan. Sarà il perfetto braccio destro di suo padre…”
Carlos non era serio, o meglio lo era, ma Juan gli aveva messo le mani addosso l’ultima volta che aveva detto quella cosa di suo figlio, eppure la reazione di Mina fu severissima. Era riuscita a mantenere la calma fino a quel momento, a sembrare dolce e supplichevole, perché sapeva che era la cosa giusta da fare con suo cognato, ma quelle parole la sconvolsero. I suoi occhi si riempirono di lacrime e aggredì letteralmente Carlos, urlandogli “Tu mio figlio non lo tocchi…”
“Oh vedremo…” rispose lui giocherellando con i suoi luridi baffi e Mina furiosa gli ringhiò che sarebbe morta pur di non vederlo nelle mani del clan, ma lui stringendosi nelle spalle rispose “non mi provocare Mina, perché ci metto un attimo, e lo sai. Quanto pensi che valga per me la tua vita adesso che non sei più sua moglie?”
Nel frattempo all’esterno Juan era arrivato con il suo prigioniero e gli avevano detto di aspettare perché era impegnato con una donna bellissima. Si infuriò letteralmente con suo fratello, perché non era in grado di resistere alle sue sciacquette, ma scaraventò la talpa per terra e tenendogli un piede sulla schiena riprese il cellulare per provare a chiamare Mina. Era abbastanza seccato, ma quando lei uscì sconvolta e con le lacrime agli occhi dalla porta di Carlos,  perse lucidità per un attimo e l’uomo che stava trattenendo contro il pavimento se ne accorse, e decise di usare quella sua debolezza per salvarsi la vita.
Mina reagì malissimo trovandoselo davanti in quel modo, sporco di sangue e con quell’atteggiamento da carceriere brutale, e il cuore le si spezzò ancora di più. Fece per allontanarsi il prima possibile da quella scena così dolorosa, quando l’uomo che Juan stava trattenendo le afferrò la caviglia sinistra, stringendola con molta forza. Era evidentemente incinta, e la talpa era molto furba: capì che Juan era coinvolto emotivamente con quella donna e pensò che avrebbe cercato in ogni modo di non far cadere una donna incinta, per non far male al bambino, perciò iniziò a tirare forte la caviglia di Mina per farle perdere l’equilibrio e trascinarla giù. Sperava che Juan avrebbe mollato la presa per lanciarsi a prendere Mina, e così lui avrebbe avuto una possibilità per liberarsi e fuggire.
Sconvolta lottò con tutte le sue forze contro quell’uomo, e provò a chiedere aiuto a Juan, che si protese in avanti il più possibile per raggiungerla, ma non ci riuscì. Chiese a Carlos, allora, ma lui ridendo rispose “oh hermano, lasciala cadere, così ti liberi anche di quello schifoso bastardo che porta dentro e le dai una bella lezione…”
I due lo fissarono sconvolti, incapaci di accettare che un familiare potesse dire una cosa così crudele sul loro bambino, ma in quell’istante il prigioniero di Juan le diede uno strattone fortissimo. Mina stava per cadere, quando suo marito si allungò per afferrarla, e stringendola contro il suo petto fu costretto a sparare a quella lurida spia, che stava cercando di sgattaiolare via. Tutte quelle emozioni, però, furono decisamente troppo per la povera Mina, che cadde esanime tra le braccia di suo marito come uno straccio bagnato.
Perse i sensi per qualche minuto, e quando rinvenne si ritrovò in una stanza terribilmente familiare, con uno strano piccolo sconosciuto. Carlos aveva chiamato il suo dottore, che era accorso immediatamente, convinto che si trattasse di un’altra overdose o sparatoria, ed invece si era trovato davanti un futuro padre sconvolto e una mamma svenuta.
“Shh…non deve affaticarsi signora. E neanche stressarsi. A che mese è?”
Sussurrò l’ometto dolcemente e Mina ribattè “21 settimane. E ho avuto soltanto un calo di pressione…”
Alzò gli occhi e lo trovò: Juan era incredibilmente mortificato, seduto su una sedia all’angolo di quella stanza enorme in cui si erano amati tante volte, giocando compulsivamente con l’accendino. Faceva così quando era preoccupato o spaventato e lei ormai lo sapeva bene.
“Da quanto non mangi?”
Le chiese serio, ma con una voce particolarmente dolce e Mina si strinse nelle spalle. Non ci aveva fatto caso e non aveva avuto troppa voglia di mangiare, però era stata davvero un’incosciente e si sentì in colpa.
Il dottore la tenne in osservazione per un po’, recuperò persino un ecografo per controllare il battito di Jemie e poi andò via, intimandole di restare a riposo e dandole un blando sedativo per calmarla.
Vedete, Mina era agitatissima e nel caos più totale. Il comportamento di Juan, le parole crudeli di Carlos e quella scena così cruda, l’avevano totalmente disgustata e voleva solo fuggire via, mentre invece era finita nella rete di quella famiglia che odiava tanto.
 Messa a letto Mina, Juan si decise a litigare brutalmente con tutti gli Jimenez. Lei era stata freddissima, ed era evidente che ce l’avesse a morte con loro, ma lui uscito dalla sua stanza e salutato il medico aveva tirato da parte Carlos, chiedendogli in che universo un essere umano può dire o fare una certe cose ad una donna incinta.
“E’ tua cognata, e ti vuole bene, come hai potuto rifiutare di aiutarla? Come hai potuto parlarle in quel modo?”  ringhiò disgustato, ma anche molto addolorato. Non avrebbe mai potuto prevedere che suo fratello gli facesse una cosa simile, e si sentiva terribilmente tradito. Carlos, però, rispose rigido “…è solo una troia e tu un povero idiota…” 
Juan divenne letteralmente una furia. Lo appese letteralmente al muro, e fissandolo come per incenerirlo aggiunse “Stai parlando della mia famiglia. Sai che ti avrei fatto se lei o mio figlio avessero subito un qualsiasi tipo di danno per colpa tua? Lo immagini? Avresti supplicato di morire e non ti avrei accontentato…”
“Stai molto attento a quello che dici…” ringhiò Carlos accalorato, cercando di divincolarsi dalla presa del fratello, ma Juan letteralmente lo gettò per terra, e rigidissimo rispose “hai iniziato una guerra che non puoi vincere, sei veramente fottuto…” e poi disgustato gli lanciò contro gli anelli del clan, voltandogli le spalle. A nulla valsero le scuse e gli appelli di Calavera, che ora voleva disperatamente ricucire con suo fratello; Juan aveva chiuso e non si voltò neanche.
“E quindi stai voltando le spalle alla famiglia per una puttana schifosa” ringhiò una voce che letteralmente lo sconvolse, ma Juan si girò e ruggì letteralmente “E’ mia moglie”.
 “Ancora per poco, a quanto pare.”
Ringhiò Felipa in risposta con un sorriso arrogante identico al suo, ma Juan ribattè “non mi importa di quello che dici e pensi. E comunque è la madre dei tuoi quattro nipoti, e le devi rispetto anche solo per quello…”
“Andrò all’inferno, prima di vedere quel suo nuovo bastardo e riconoscerlo. E a questo punto non so neanche di chi siano gli altri. Soprattutto Jane.”
Era davvero troppo inopportuno quell’atteggiamento di sua madre, e se avesse potuto sarebbe scappato senza ulteriori indugi, ma non poteva perché Mina aveva bisogno di riposo.
“Sei sicura di quello che stai dicendo? Attenta, però, perché non te lo chiederò una seconda volta…” le ruggì con una freddezza spaventosa, ma sua madre non arretrò di un millimetro, e ripetè che erano dei bastardi schifosi tutti e quattro.
 “Va bene, non mi lasci altra scelta. Se non hai nessun rispetto o considerazione per la mia famiglia, non vedrai mai più quei nipoti che rinneghi con tanta foga.”
Nessuno credeva che Juan avrebbe mai potuto dire certe cose a sua madre, e la stessa Felipa rimase sconvolta, ma Juan sembrava sempre molto tranquillo, mentre Carlos e Josefina provavano a mettere pace.
“Voglio solo una cosa da voi, poi giuro che non vi rivedrò più…” disse serissimo, con la mascella contratta, e Carlos lo fissò sconvolto e addolorato insieme a sua madre.
 “Mi devi dire perché era con te…”
Chiese, girandosi verso suo fratello che adesso lo fissava come un cane con le orecchie basse, troppo pentito per dire qualcosa.
“Cosa pensi che volesse, eh? Che tu abbandonassi il clan. Voleva metterci contro ovviamente…”

Juan non disse nulla, sorrise molto piano prima di intrufolarsi nella stanza in cui riposava Mina. Sapeva che era sedata, eppure sembrava così tranquilla. La sfiorò con due dita e poi, per paura di svegliarla, la lasciò stare. Perlustrò con le dita il cassetto in cui aveva lasciato la fede e la recuperò in fretta, prima di uscire.
Quando Mina aprì gli occhi era sola nella stanza, e fuori era buio, ma qualcuno le aveva acceso la luce in camera. Qualcuno che evidentemente sapeva che lei detestava il buio.
Capì immediatamente che era stato lui, e si chiese dove fosse, provò ad uscire per andare a cercarlo, e così involontariamente fu testimone dell’ultima lite tra Juan e Felipa. Era andata a cercare il figlio, voleva farlo ragionare, ma Juan le aveva intimato di scusarsi per le cattiverie che aveva detto su sua moglie e sui suoi figli.
“Non è possibile che tu la difenda ancora, dopo tutto quello che ti ha fatto…”
Ringhiò Felipa, ma Juan ribattè “Non parlare di ciò che non sai”. Voleva chiudere il discorso, ma sua madre era avvelenata e continuò a dire cose tremende su sua moglie, spingendolo a scoppiare letteralmente.
 
 
 “Sì, ok è appariscente, non lo posso negare. Fa un lavoro per cui non è sempre vestita, e allora? E’ una madre favolosa ed è sempre stata la migliore delle mogli; mi ha sostenuto, sopportato e amato per anni, senza mai avere neanche un ‘grazie’ o un gesto d’affetto, e non ha mai preteso nulla. E se ha commesso uno sbaglio, posso anche perdonarglielo tenuto conto di quanti anni d’amore incondizionato mi ha regalato…”
Mina aveva sentito quella parte, e si era letteralmente sciolta come una ragazzina. Juan non l’aveva mai difesa, mai in quel modo, e più Felipa la insultava, più lui la difendeva a spada tratta. Era addirittura giunto al punto di dire a sua madre che lei lo conosceva come nessun altro e, soprattutto, che nessuno in vita sua l’aveva amato quanto sua moglie, neanche lei che era sua madre. 
Era sconvolgente sentirgli dire quelle cose, soprattutto perché non stava cercando di convincere lei, non era una sviolinata per tenerla buona, ma un’arringa di difesa molto dolce e appassionata.
“Non andartene…”sussurrò Felipa disperata, ma Juan concluse che “non aveva più nulla da dirle, a meno che lei non avesse cambiato atteggiamento verso la sua famiglia” e fece per uscire, ma si trovò Mina sull’uscio della porta e per qualche istante rimase paralizzato. Felipa provò ad aggredirla, urlando una serie di cose, ma Juan la prese per mano e la portò via.


 
Capitolo: verità svelate
Juan prese un’auto del clan e portò via Mina senza dire una parola. Non voleva stressarla, così provò a chiederle se le facesse piacere andare in un albergo, ma lei sussurrò dolcemente “voglio solo casa mia…” e lui si mise in moto per accontentarla.
Nessuno dei due disse una parola in auto. Mina era frastornata, non poteva credere a ciò che lui aveva fatto e Juan era in mille pezzi. Le scene con la sua famiglia erano state dolorosissime. Non si era mai sentito così, eppure credeva di aver provato ogni sentimento esistente.
“E così finalmente sono riuscito a dimostrarti che non sono l’uomo che hai sempre pensato io fossi. Ci è voluto un po’, ma pare che sia riuscito nella mia impresa di mostrarti che tuo marito è una specie di mostro che solo tu non avevi visto…”
Le disse dolcemente dopo quaranta minuti di silenzio, cercando di farla ridere con la sua ironia contorta, ma lei chiuse gli occhi e sospirò soltanto, continuando a fissare fuori.
 Quel silenzio di lei, lo ferì più di mille spilli conficcati nella carne. Avrebbe preferito un rimprovero di Mina alla sua indifferenza. Era molto triste e dispiaciuto per averla sottoposta a quella stupida scena così penosa. Non voleva farle del male, era convinto che lei non fosse seria con quella storia della rottura, ma improvvisamente realizzò che forse Mina voleva davvero lasciarlo, e si sentì morire. Fermò l’auto e fissandola sussurrò piano “dimmi che devo fare perché non lo so, Mì.”
Mina non capì la sua frase, ma il tono e l’espressione con cui l’aveva pronunciata dimostrava che fosse davvero spaventato. Per qualche minuto non seppe cosa dire, ma lui non se ne accorse e sospirando aggiunse “Sono stato un idiota, ho chieso all’avvocato di preparare quei documenti perché pensavo davvero che fosse finita, ma col passar del tempo mi sono calmato e ho cambiato idea. Pensavo mi chiamasse prima di farteli firmare, così avrei potuto bloccarlo, ma evidentemente questi sono i problemi derivanti dall’avere lo stesso avvocato…”
“E’ solo una delle tante cose che non avresti dovuto farmi…” rispose con una voce bassissima, senza neanche guardarlo e lui annuendo le chiese soltanto scusa, ancora una volta. Mina, però, era incredibilmente rigida e fredda, e se lui provava ad avvicinarla si scansava disgustata. Non voleva parlare con lui, non lo guardava neanche e Juan pensò di non averla mai vista tanto cattiva nei suoi confronti.
“E quindi vorresti che ti lasciassi andare via? Tornando nel clan ti ho sconvolto tanto da spingerti a lasciarmi sul serio?”le sussurrò piano, cercando per l’ennesima volta di avvicinarsi e beccandosi per l’ennesima volta un rifiuto.
“Beh non è semplice da accettare. E la scena a cui ho assistito è stata davvero terribile, sono molto delusa…” sussurrò appena lei fissando fuori e lui bisbigliò piano “immagino amore” accarezzandole la guancia, ma lei si ritrasse. Juan, allora, con il cuore in gola decise di raccontarle la verità: le disse dell’appello di Carlos, delle talpe nel clan e di come fosse stato costretto ad intervenire, per paura che facessero del male alla sua famiglia.
Mina pensò solo “è un po’ meno disgustoso” ma annuì e basta, restando molto rigida e silenziosa. Faceva troppo male sapere che il suo grande amore era nuovamente un malvivente, e lei neanche riusciva ad accettarlo.
“…ma ho chiuso Mìmi. Per sempre, perché dopo quello che ti ha fatto, non gli rivolgerei mai più la parola…” aggiunse piano, cercando la sua mano. Lei rimase in silenzio, troppo stravolta per parlare e Juan sospirò soltanto.
 “Sei stanca di stare con me, bambina?” le sussurrò dopo qualche minuto, totalmente da zero e lei si strinse solo nelle spalle.
“E’ tanto difficile essere tua moglie, Juan. Io vorrei, davvero, lo vorrei da morire, ma a volte fa troppo male. E’ doloroso, tossico e incredibilmente penoso in certi momenti, e l’unica certezza che ho è che si finisce sempre in lacrime…” bisbigliò appena e Juan annuì.
“Quindi mi stai dicendo che è finita per davvero? Oppure no? Magari il tuo desiderio è che io ti dimostri che posso essere migliore di così, che cambi per te? Dimmelo, ti prego, perchè farò quello che vuoi…”
Mina strinse solo le spalle e bisbigliò “non lo so…non posso dirtelo io. Adesso però non è il momento per parlarne…”
“E dunque è meglio se ne parliamo in tribunale, davanti ad un giudice che fa l’elenco completo di tutti i nostri averi mentre noi disperati cerchiamo in ogni modo di trattenere le lacrime?”
Ribatté, ma non con tono sarcastico, anzi piuttosto risentito. Mina ci mise qualche secondo a formulare la frase, ma lui accarezzandole il viso piano, aggiunse tristemente “sei davvero sicura di voler divorziare, amore? Perché io non voglio perderti e sono disposto a tutto, te lo giuro…”
“Non lo so…non so se sono sicura. Ero molto arrabbiata quando l’ho detto e sono molto delusa e francamente spaventata…” sussurrò lei dolcemente, con gli occhi bassi.
“E non potremmo dire soltanto che è stato un anno difficile, che abbiamo entrambi commesso molti errori, che ci siamo fatti del male, ma ci amiamo e vogliamo stare ancora insieme? Perché è così, e lo sai anche tu. Noi ci apparteniamo, siamo una cosa sola e non importa quanto litighiamo, finiamo sempre insieme di solito…”
Le disse speranzoso, perché gli era piaciuto quel suo “non lo so” ma Mina scuotendo la testa rispose rigida “Questa volta è diverso. Non mi sembra paragonabile quello che ho fatto io con quello che hai fatto tu, ad essere onesti…”
“Evitiamo di fare questi paragoni, perché non ha senso stare a recriminare su chi abbia fatto cosa, conta solo che vogliamo superarlo, se lo vogliamo…” le disse piano, perché ovviamente era ancora piuttosto arrabbiato per quello che lei aveva fatto, ma non voleva più litigare, voleva solo trovare soluzioni.
“Hai ucciso delle persone Juan. Hai ripreso con i traffici, e le armi e…mi fa schifo solo immaginare cosa hai realmente fatto…” gli ringhiò scocciatissima e lui stringendosi nelle spalle disse “mah realmente ho solo interrogato un po’ di gente e picchiato qualcuno. Nessun traffico, nessun guadagno illecito e onestamente il tizio era il primo a cui sparavo, ma ci avrebbe ucciso se lo avessi lasciato andare. Il mio incarico era protegere mio fratello, stanare le talpe e stop. Non dico che sia particolarmente onorevole, e ammetto di aver sparato e maltrattato qualche infame, ma non ho fatto grandi cose e all’Erimal ho fatto molto peggio, ma mi sembra che ci siamo passati sopra senza sconvolgerci più di tanto…”
Mina annuì, ma sussurrò particolarmente gelida “comunque non sono paragonabili le due cose” e lui innervosendosi rispose “già, per niente paragonabili”.
“Hai messo in pericolo non solo la tua vita, ma anche quella della tua famiglia, ci hai mai pensato?” ringhiò furiosa, perché era proprio per i suoi ragazzi che ce l’aveva tanto, ma Juan serissimo rispose “…e non pensi che forse l’ho fatto proprio per salvare loro? Che magari non mi sentissi molto sereno all’idea che qualcuno stesse cercando di smantellare il clan, proprio perché temevo potessero toccare anche voi?”
“…e quindi meglio coinvolgere i miei figli in questa cosa?” ringhiò furiosa, ma Juan sussurrò solo “mai Mina. Mai coinvolgerei i miei ragazzi, e lo sai. E’ solo che esiste una precisa linea di successione e purtroppo, mio malgrado, ci sono dentro anche i nostri figli. E’ una cosa che mi disgusta Mina, la detesto, ma non posso farci nulla. Funziona così: Carlos, io, Manuel e John…”
“…non il mio Johnny…” sussurrò piano, con una mano davanti agli occhi e Juan si riempì di amarezza. Non voleva che lei lo sapesse, ma non poteva fare altrimenti. Mina ripensò alle parole del cognato e si sentì letteralmente morire. Non aveva mai immaginato che il suo dolcissimo e bellissimo ragazzo potesse essere in pericolo, ma adesso si sentiva impazzire, angosciata come un topo in trappola, schiacciata da quel destino che sembrava incombere sul collo del suo amato Johnny.
“Carlos pensa che dovremmo addestrarlo, prepararlo, ma io ti garantisco che sarei disposto a tutto per impedirgli di avvicinare il nostro ragazzo, per impedire a chiunque di toccarlo…”
Mina si portò una mano alla bocca, allora, e sconvolta sussurrò “come siamo arrivati a questo punto?” ma Juan le accarezzò la guancia e sussurrò “non permetterò a nessuno di toccare la nostra famiglia, lo giuro”
“E che cosa dovrei dire ai ragazzi, eh? ‘Sì, non fate caso ai vestiti sporchi di sangue di vostro padre, ha solo picchiato qualche infame?’ oppure ‘sì è in carcere, ma non ha fatto nulla di grave?’ e non voglio pensare alla terza opzione perché…” ringhiò spaventata e triste, ma Juan scosse la testa e le disse “ti ho detto che ho smesso. Che non lo farò più, che è tutto risolto…”
“Sì, come no. Per quanto, eh? Per quanto mio figlio è al sicuro?” ribattè furibonda, ma Juan le spiegò ancora una volta che se fossero rimasti a New York e avessero tagliato i ponti con quel mondo, nessuno avrebbe corso rischi.
“…molti hanno paura che io torni a Chino per prendere il posto di Carlos, ma se non ci torno non ci sono problemi…” le spiegò ancora una volta, ma lei era letteralmente sconvolta e ringhiò che non le sembrava una cosa così semplice e certa. Giunsero in aeroporto, e furono costretti a chiudere il discorso, ma mentre Juan pensava di aver risolto tutto, Mina spaventata pensava solo a come difendere suo figlio.
“Lo manderò a studiare cinema a Roma, o a Berlino o dovunque voglia, purchè in Europa. O magari in Asia, in Giappone o in India. Insomma, il più lontano possibile dagli Jimenez…”disse improvvisamente, dopo averci riflettuto a lungo e Juan sorridendo annuì e le disse “non serve, ma se ti fa stare più tranquilla, facciamo come vuoi, però almeno guardami mentre mi parli…”
“No-rispose furibonda- perché adesso mi ritrovo a pregare disperatamente che quello che ho in grembo sia una femmina ed è solo colpa tua, e di queste ridicole regole del clan”
“Non posso farci nulla, mi dispiace…” le disse serissimo e Mina annuendo rispose piano “dispiace a me, perché non avrei mai condannato i miei figli in questo modo, se l’avessi saputo…”
“Stai dicendo che non avresti avuto figli con me, se lo avessi saputo?” le chiese, molto ferito, e Mina finalmente lo fissò negli occhi e gelida rispose “esatto” spezzandogli completamente il cuore.
“Io non ho mai mentito, Mina. Tu sapevi tutto di me da sempre, quindi non ti permetto di dirmi una cosa del genere…” le ringhiò dopo quasi un’ora di mutismo.
Mina era incredibilmente confusa e frastornata ed era immersa nei suoi pensieri, quando lui le disse quelle parole a sorpresa.
“Oh non è esattamente così. Tu avevi smesso, me lo avevi giurato, e in nessun universo avrei potuto immaginare tutta questa storia dell’eredità di John, ma ti giuro che lo ammazzo io personalmente tuo fratello se prova a toccare mio figlio…”
Juan sorrise soltanto, pensando che Mina avesse usato esattamente il suo stesso atteggiamento, ma non ebbe la forza di rispondere a quelle accuse e dopo un po’ disse solo “mi dispiace Mina, ma in mia difesa, sappi che non ci avevo mai pensato prima che Carlos mi comunicasse di voler avvicinare John. Non esiste una gerarchia esatta in queste cose, e non avrei mai potuto prevedere che mio figlio fosse in pericolo per il semplice fatto di avere il mio dna e il mio cognome…”
Era incredibilmente addolorato, e Mina si sentiva in colpa per quelle parole che gli aveva detto, ma era stata accecata dal dolore e dalla preoccupazione per i suoi figli.
“…ma sbagli a credere che io permetterei a qualcuno di farvi del male, perché io vi amo. Siete  la cosa migliore della mia vita…” le sussurrò dolcemente e lei sbuffò soltanto, fissando il finestrino.
Dopo un po’ emise un verso flebile, simile ad un lamento, e disse “forse non lo hai capito, ma non mi rende felice questa situazione, perché ti amo…”
“Sì, lo immagino…” sussurrò lui sforzandosi di essere tenero e non sembrare addolorato, accarezzandole la guancia dolcemente, ma Mina non lo stava neanche guardando.
“Per questo ti ho chiesto di dirmi cosa devo fare, non perché non ci tenga a te, chiariamo. Ti ho chiesto di dirmi cosa fare perché a questo punto voglio solo sapere se pensi che potresti stare meglio senza di me. Se devo firmare quel maledetto documento per farti essere felice, dato che negli ultimi mesi hai dimostrato più volte di non esserlo più…”
“Non lo so, magari sì…” ringhiò Mina, confusa e ferita e lui annuì pensando solo “stavolta è finita davvero” perché Mina non era mai arrivata a tanto. E poi, proprio quando Juan stava soffrendo le pene dell’inferno, lei tirò fuori una frase stranissima e apparentemente stupida, che svelò a Juan una verità molto difficile.
“…E poi davvero cosa avrei fatto per dimostrare di non essere felice? Perché mi sembra che tu stia davvero esagerando, ingrandendo una cosa molto stupida…”
“Secondo te, amore?” le rispose, cercando di accarezzarle la spalla, ma Mina sbuffando rispose “…perché ho flirtato con un pazzo e mi sono beccato un tentativo di stupro? Ok, ammetto di averci flirtato. Mio marito era distante, passava tutte le sue notti fuori ed io ci ho chiacchierato e ho sorriso forse tre volte ad un pazzo, ossessionato dalle sue perverse fantasie, che si è convinto che stessi aspettando soltanto che mi sbattesse al muro. Mi prendo tutte le colpe e le responsabilità, ma ti rendi conto da solo che non è avere una cosa per cui lasciarsi…” disse Mina serissima, ma Juan atterrito ribattè “no, non ho capito…”
Nota:
Ciao a tutti, scusate per l'assenza ma ero in vacanza. Voi invece?  Allora in questi capitoli succede un enorme casino, ma secondo voi chi ha ragione, Mina o Juan? E cosa pensate succederà ora che Juan ha finalmente scoperto la verità su Mina e Greg? Fatemi sapere se vi va

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Capitolo 35
*** Capitolo 46 e 47 ***


Capitolo: chiarimenti
In un secondo Juan Jimenez fu avvolto da un flashback, ricordò un piccolo dettaglio di troppi anni prima che aveva totalmente dimenticato. Gli tornò alla mente Mina che lo stringe mentre lui guida e la sua voce che gli sussurra all’orecchio “…gli piace violentarmi, sbattermi al muro e farlo contro la mia volontà”.
“Non mi hai tradito, Mina?”
Sussurrò pianissimo, letteralmente sconvolto e lei non capì e rispose asciutta “…sei tu che consideri quello che è successo un tradimento, non io. Addirittura sei arrivato al punto di inventarti che io ci fossi andata a letto e avessimo concepito Jemie. Te l’ho detto mille volte che non era nulla, ma non hai voluto ascoltarmi…”
“No, amore, non ci siamo capiti. Ripetimi quello che è successo da principio, per favore” le disse sconvolto, e lei ripetè la sua versione, sempre con la stessa naturalezza. Juan si sentì morire e pensò che aveva davvero rovinato tutto. Non le disse quello che gli aveva confessato Johanna, ma diede per scontato che la figlia avesse visto quella scena penosa e avesse frainteso.
“…e come faceva a sapere che sei incinta prima di tutti? Lo avevi detto a Joey?” le chiese triste e lei sbuffando confessò che aveva avuto paura che Greg gettandola sulle scale potesse far male al bambino, e dunque aveva sperato che lui fosse clemente con lei sapendo della gravidanza, e Juan fu travolto dall’istinto di stringerla al petto, sussurrandole solo “scusami amore”.
Aveva pensato davvero le peggiori cose di lei e del loro rapporto in quei mesi, ed invece lei non lo aveva tradito, e probabilmente lo amava ancora, anche se era furiosa, quindi le cose non stavano così male. Vedete, Juan si era detto che questa nuova freddezza di Mina fosse solo l’ennesimo sintomo di un disagio che lei dimostrava da mesi ormai, da quando era tornato Greg, e che poteva solo significare che lei si fosse stancata di stare con lui. Era convinto che rivedendo il suo storico ex, Mina avesse cominciato a sentirsi più insicura e insoddisfatta del loro rapporto, ed invece era soltanto lui ad essere insicuro.
Mina non capì quasi nulla di quel suo strano atteggiamento, e si divincolò presto, perché non voleva essere stretta e aveva molte domande, eppure non fu lei ad iniziare.
“…ma stupida idiota, in che universo una persona reagisce come hai reagito tu per una cosa del genere? Perché ti sei comportata come se avessi fatto qualcosa di male? Non potevi raccontarmi subito questa storia invece di dirmi ‘non è stato niente, solo uno sbaglio’? Mi avresti risparmiato notti di lacrime e parecchi anni di vita…” le confessò con un sorriso bellissimo, ma Mina furibonda rispose che era certa che lui lo sapesse, che Chris glielo avesse raccontato e che lui stesse facendo storie per quello.
“Mai amore, mai me la sarei presa con te per una cosa del genere...” le sussurrò piano baciandole la mano, e solo allora Mina chiese “e allora che diavolo ti era preso?” e così seppe tutta la storia e s’infuriò ancora di più.
“Non ci credo…” sussurrò sconvolta, e Juan le disse piano “ma è stato tutto un equivoco, evidentemente. Joy deve aver visto…”
“No. Ha fatto tutto Greg…” ringhiò Mina sconvolta, e poi allontanando la mano di Juan aggiunse “…aveva previsto tutto, persino che tu non mi avresti creduta e che mi avresti lasciata senza ascoltarmi. Evidentemente siamo parecchio prevedibili e molto più fragili di quanto credessi, se è bastato così poco a distruggerci…”
“Mina, ti ho ascoltata, ho cercato anche di chiederti le cose con calma, non puoi accusarmi anche di questo…” le disse molto dispiaciuto, ma lei alzando gli occhi al cielo rispose “come no. Mi hai proprio ascoltata quando ti supplicavo in ginocchio, giurandoti che Jemie è figlio tuo…”
“Hey” le disse rigido, afferrandole il mento con le dita “…io ti ho chiesto se ci fosse qualcosa e tu sei scoppiata in lacrime. Come diavolo fai a dire che è colpa mia?”
“Hai ragione” rispose rigidissima, spostando la mano di lui dal suo viso.
“E’ solo l’ennesima dimostrazione del fatto che siamo una coppia disfunzionale incapace di parlarsi, e che dobbiamo lasciarci.”
Concluse gelida fissando fuori, e lui si sentì morire. Per un attimo tutti i ricordi dei loro momenti felici gli passarono davanti agli occhi e Juan pensò che fosse troppo doloroso anche solo respirare. Mina aveva sempre mostrato in ogni modo di amarlo, aveva sempre fatto qualsiasi cosa per lui, e non aveva mai detto una cosa così dura, ma lui non si era accorto delle sue lacrime.
“Eppure la stavamo superando, quindi forse non siamo così fragili, no?” suggerì pianissimo dopo un po’, ma lei scosse solo la testa e bisbigliò “…perché per te è più facile perdonare che fidarti di me o parlarmi. E’ più facile immaginare che sia sempre io quella che fa gli sbagli…”
“E per te invece è più facile dare sempre la colpa a me, no? Io sono il bastardo anaffettivo, sono quello che ti tratta male, quello che ha rovinato tutto e non sa amare. Che invece io mi sia totalmente rimangiato l’orgoglio e abbia deciso di amarti comunque, malgrado pensassi che mi avessi tradito, non significa nulla, no?”
Le disse sconvolto, ma in quel momento iniziò l’atterraggio e Mina scosse solo la testa. Era letteralmente furiosa, come non lo era mai stata con suo marito, ma avrebbe anche voluto uccidere Greg in quel momento.
“…vai tu a Brooklyn o vuoi che ci vada io?” gli ringhiò a bruciapelo una volta scesa dall’aereo e Juan rispose solo che sarebbe andato lui, con il cuore a pezzi, ma prima di salutarla l’afferrò per il braccio e chiese pianissimo “…possiamo provare comunque con la terapia?” ma lei si strinse nelle spalle e rispose che non lo sapeva, allontanando per l’ennesima volta la sua mano da lei.
Per la prima volta in vent’anni Mina non sapeva più se volesse essere sua moglie, ed era molto doloroso. Eppure in quel momento, per la prima volta in tanti anni, Juan non era la sua priorità, per quanto strano potesse sembrare. I suoi figli avevano bisogno di lei, e per Mina esistevano solo loro.
 Accese il cellulare e trovò molte chiamate da un numero che sapeva avrebbe provato a cercarla. Con un sorriso si disse solo “ah, prima del previsto”, ma decise di pensare bene a quello che aveva da dirgli e temporeggiare. Vedete, Mina aveva in mente un grosso piano malvagio, ma doveva ragionarci molto bene, perché era pericoloso.
 Fece un paio di telefonate, e poi finalmente arrivò a casa e il cuore le tremò: Juan le aveva riempito la casa di rose e per la prima volta in ventiquattro ore le era venuta voglia di stringerlo, ma la represse. Non poteva pensare a quelle cose in quel momento, lo avrebbe fatto dopo.
 Aveva altre priorità quel giorno, e una se la trovò davanti entrando in soggiorno con un sorriso bellissimo.
“Mamy stai bene?” le chiese stranito, perché lei aveva cominciato a stringerlo con tutte le sue forze, accarezzandogli i capelli. Mina aveva a cuore solo il suo John in quel momento, e per lui stava per compiere una missione incredibilmente pericolosa ed anche parecchio stupida.
“Avete litigato? Per questo ci ha riempito la casa di rose?” aggiunse John, fissandola con moltissima tenerezza, e lei annuì e gli chiese piano di vedere un film insieme quella sera.
“Che ne dici se facciamo i trasgressivi e ci ordiniamo una pizza guardando Colazione da Tiffany?” suggerì felice e lei annuì soltanto, andando a cercare l’altra questione che aveva in sospeso.
Entrò nella stanza di Johanna senza bussare ed ignorò totalmente le sue rimostranze, lasciando la figlia molto perplessa. Joy era a letto, stava suonando, e la madre afferrò la sedia della sua scrivania ed esattamente come faceva sempre suo padre, la posizionò davanti al letto e sedendosi iniziò a fissarla intensamente. Era mostruosamente addolorata, e incredibilmente ferita, ma decise di non mostrarlo. Joy aveva bisogno di conoscerla meglio, evidentemente, e lei glielo avrebbe permesso.
“Io non lo so perché non sono mai riuscita a farmi amare più di tanto da te. Non so per quale motivo ti ho spinta a credere che io potessi distruggere la nostra famiglia…” le disse seria e rigida, ma con una voce molto dolce, e gli occhi di sua figlia si riempirono di lacrime.
“…ma conosco bene quell’uomo, so che è un serpente disgustoso, capace di manipolare le persone, quindi non sono arrabbiata. Non sono offesa o altro, e non ti giudico. E un giorno magari se lo vorrai ti racconterò anche come ha manipolato me in passato.Volevo solo dirti che se e quando ti andrà di sapere la verità, io ci sono e non ho nessun problema a parlarne…”
Johanna iniziò a piangere allora, e Mina si avvicinò a lei a letto e le accarezzò le guance. Era sempre stata la figlia più complessa, quella più simile al padre, ed esattamente come lui non si era mai scoperta più di tanto con lei, ma forse lei doveva provare a sforzarsi un po’ di più per avvicinarsi a lei.
“Joy io non ho tradito tuo padre, comunque. Né con Greg, né con chiunque altro mai…”aggiunse accarezzandole piano i capelli e poi ridacchiando aggiunse “…e se dovessi farlo, lo farei con un ventenne tutto muscoli e testosterone, certo non con un raggrinzito cinquantenne…” entrambe risero in quel momento e Mina si asciugò una lacrima sulla guancia e l’invitò a vedere il film con lei e John per quella sera, facendola sorridere. Fece per alzarsi e andarsene in quel momento, quando la piccola Joy si strinse forte contro la sua schiena e Mina pensò solo “uguale al padre” e le disse piano “sì, ti amo da morire anche io…”.
Passarono quella serata insieme, tutti e quattro, a dividersi la pizza e a chiacchierare come un gruppo di teenager, e Mina decise di ignorare completamente i messaggi e le chiamate di Juan, che con il cuore a pezzi la supplicava di parlargli almeno. Se il suo piano avesse funzionato, forse, avrebbe potuto provare a perdonargli quella follia del clan, ma fino ad allora non gli avrebbe neanche parlato.
Capitolo: la strategia di Mina
Finalmente dopo quarantotto ore Mina ricevette i documenti che stava aspettando, ed un crudele sorriso si stampò sul suo viso mentre diceva “Gracias Clari, te quiero…”. Così trionfante fece quello che doveva, e chiamò quel numero che non smetteva di scriverle.
“Insomma vuoi una chance?” gli disse rigidissima, e lui pensò solo “questa stronza vuole davvero farmi arrabbiare” ma le ripetè quello che le aveva scritto nei mille messaggi che aveva scritto, ossia che non avrebbe mai dovuto mancare di rispetto in quel modo alla moglie di suo fratello, che le voleva bene, ma Mina lo interruppe.
“…Vuoi che io ti perdoni, così ti perdonerà anche lui Calavera, è evidente, ma a me non dispiace. Ti perdonerò alle mie condizioni…”
Disse rigidissima, e Carlos pensò che non l’aveva mai sentita così, ma non poteva fare a meno di assecondarla, così le chiese cosa volesse e lei rispose seria “voglio che domani vieni a New York, con gli altri tre padrini delle famiglie alleate. Ci vediamo al Ritz alle cinque…”
“Cosa diavolo ti passa per la testa?” farfugliò trasalendo, e poi provò a spiegarle che non era così semplice muovere tutta la famiglia, ma Mina rispose solo “…adesso l’appuntamento è alle quattro. Non sto scherzando, Calavera. Tu rivuoi tuo fratello, ed io sono l’unica che possa aiutarti, ma ovviamente non lo farò senza una ricompensa…”
“Vuoi farti ammazzare, allora?” chiese ridendo in modo molto crudele, e Mina rispose “oh questa telefonata ovviamente è registrata. Torcimi un capello, e le persone di mia fiducia la consegneranno a Juanito…”
Era un bluff, ma Mina era un’attrice favolosa e sembrava davvero una regina del clan, così Carlos accettò di organizzare l’incontro e le diede appuntamento per il giorno dopo, senza sapere bene cosa aspettarsi. Provò a preparare gli altri padrini, spiegando che sua cognata era incinta ed era diventata un po’ matta, ma uno dei due era stato picchiato brutalmente da Juan e l’altro si era trovato le sue pistole alla gola, quindi tutti decisero di essere particolarmente comprensivi con sua moglie.
Eppure la signora Jimenez decise di non presentarsi da sola. Vedete, angosciata e disperata, Mina aveva fatto il numero di una donna estremamente potente, ossia l’ex moglie di Carlos, Clarita che si era immediatamente offerta di aiutarla. La cinquantenne cubana aveva assistito per anni a quelle riunioni e per molto tempo aveva raccolto tutte le confessioni di suo marito e dei suoi amici, con cui spesso aveva avuto delle relazioni.
Quando le due donne entrarono nella sala da tè del Ritz, con quarantacinque minuti di ritardo ed entrambe vestite totalmente di bianco, Carlos impallidì. Era tanto che non vedeva la sua ex, che lo aveva lasciato per un giardiniere ventenne, ma lo sguardo suo e di Mina gli fece presentire cattive notizie.
“Sono qui per mio figlio” ringhiò Mina rigidissima e Carlos sorrise e scosse la testa, chiedendo alla sua ex moglie cosa volesse lei.
Clarita stava fumando la sua sigaretta elettronica, ma con un sorriso bellissimo rispose “distruggerti, come sempre” ferendolo profondamente.
“Che cosa c’entriamo noi con questo ragazzo?” chiese uno dei padrini scocciato e Mina spiegò che era nella linea di successione “per colpa di suo padre”.
“…voglio che voi scriviate un documento in cui vi impegnate a non chiedere mai nulla a mio figlio. Firmato di vostro pugno…” ruggì Mina rigidissima e Carlos pensò che fosse invecchiata, ma non era molto diversa dalla ragazzina che sparava ai suoi rapitori con sua figlia tra le braccia, e un moto di affetto lo invase.
“E che cosa pensi che conti questo documento che ci chiedi di firmare, nena?” le chiese Carlos gentilmente, ma Mina fulminandolo con gli occhi rispose “oh nulla, è solo un accordo formale, che passerà ai posteri. Un accordo in cui c’è scritto nero su bianco che se qualcuno di voi dovesse mai avvicinarsi a John Jimenez, tutte le prove dei vostri conti illegali a Cali e Cartagena, e soprattutto tutte le foto e i video in cui sono documentati i traffici non autorizzati che violano l’accordo tra i clan verranno consegnati non solo alla polizia, ma alle famiglie Vargas, Lopez e Trajill che avrebbero legittimi motivi di risentimento…”
“Mi stai minacciando di scatenare una guerra tra clan, in pratica?” le chiese Carlos divertito, perché mai avrebbe potuto prevedere una mossa simile dalla sua ex moglie, e Mina annuì e basta, stringendo forte la mano di Clarita di nascosto.
“Stai dicendo che hai le prove di traffici fatti da noi, in zone che non ci sono state affidate dalla congregazione dei clan? E’ un’accusa molto pesante signorina…” le disse uno dei padrini, ma Mina gli allungò le sue cartelline e i tre uomini impallidirono, mentre Carlos rideva. Era stato lui a raccontare quelle cose a Clarita, era colpa sua, ma alla fine quello che chiedeva Mina non era particolarmente problematico, quindi non avrebbe subito grosse conseguenze.
“Solo questo vuole la signora Jimenez?”chiese divertito e Mina sfoderando un sorriso bellissimo rispose “no, voglio anche che tutti i tuoi uomini mi accompagnino a compiere una vendetta. Ma sì, solo questo chiedo a voi quattro.”
“Accordato” dissero i tre agitati e Mina sorridendo annuì, consegnandogli il documento che avevano scritto.
“E non chiedi la libertà di mio fratello? Strano…” sussurrò con un sorriso molto dolce, ma Mina stringendosi nelle spalle sussurrò “Come dicevi tu, la vita e le scelte di tuo fratello non mi riguardano…”
“Hey che diavolo vuol dire? Mi avevi detto che ci avresti parlato” ringhiò furente, sbattendo un pugno sul tavolo e Mina rispose tranquilla “…vi farò riappacificare, ovviamente. Io mantengo la parola, ma se vorrà tornare nel clan dopo avermi giurato mille volte che ha chiuso, non sarà più affar mio…”
“Siete ugualmente stronze voi due…” disse loro Calavera con il sorriso malizioso del boss messo in scacco dalle sue donne e Clarita rispose “…e tu sei disgustoso”.
“Allora dove andiamo signora Jimenez?”disse a Mina una volta usciti tutti dalla sala, e lei rispose piano “ a spiegare a Greg Swanson che non si stuprano le donne…” lasciando suo cognato molto perplesso. Si accordarono per il giorno successivo, ma un attimo prima che Mìmi uscisse Carlos le disse solo “…sei una donna pericolosa e cattiva, Mina…” e lei ringhiò “…non hai ancora visto nulla”.
Quando il giorno dopo, Greg si trovò in soggiorno un plotone di uomini del clan, morì. Capì immediatamente che c’entrava l’ispanico, e si disse che questa volta, se aveva portato tanti uomini, lo avrebbe davvero ucciso.
Provò a gridare, a minacciarli, ma Calavera semplicemente tese il braccio verso qualcuno, e dalla moltitudine dei suoi uomini in nero spuntò fuori una bellissima donna vestita di bianco, che fece morire Greg.
Mina voleva vendicarsi, era certa di averne tutto il diritto. Era vittima di un pazzo, che aveva anche tormentato sua figlia, e aveva deciso di ricorrere alle maniere forti. Ignorava totalmente, però, che Juan fosse stato da lui più di una volta.
Era molto bella, completamente vestita di bianco, fasciata in un morbido tubino. Elegante, perfetta, eppure stranamente spaventosa. Persino Greg si accorse che c’era qualcosa di malvagio in lei. Mina ad alta voce rilesse lo stupido messaggio che le aveva scritto solo la sera prima, e molto seria gli ringhiò “come diavolo ti sei permesso? Come hai osato raccontare a mia figlia quelle cazzate? Come ti sei permesso di dire che mio figlio è tuo? Insomma davvero credi che io possa, per qualche strano, arcano motivo perdonarti e innamorarmi di te perché hai di nuovo provato a stuprarmi?”
Carlos rabbrividì in quel momento, e le chiese delle spiegazioni, ma Mina decise di far raccontare direttamente a Greg la verità, così tolse la pistola ad uno degli uomini che aveva accanto, e puntandogliela alla nuca disse “dai racconta”. Greg confessò e nel frattempo Mina si mise a leggere i messaggi che aveva scritto alla figlia, fissandolo disgustata.
“Fottuto figlio di puttana pazzo…” ringhiò Carlos, sconvolto e pieno di sensi di colpa nei confronti di quella moglie del fratello che era diventata così cattiva d’un tratto.

“E’ solo che…io ti amo Mina. Ti amo talmente tanto da fare qualsiasi cosa per te, morale o immorale che sia. Non mi importa di rischiare la vita, non mi importa di sembrare uno stronzo, patetico e pazzo. Non mi importa di nulla. Devo giocarmela fino in fondo, e se anche ci fosse una sola possibilità di riaverti, io farei di tutto per te. Credevo lo sapessi…”sussurrò Greg ferito. La visita di Mina gli faceva decisamente più paura di quella di Juan, anche perché lei era molto più fredda e crudele di lui.


“Non c’è. Non c’è mai stata. Quindi non avvicinarti mai più a me o ai miei figli…”
 Ringhiò Mina brutalmente, con una freddezza e un distacco che a molti fecero pensare al marito. In quel momento Greg assunse un’espressione così triste e dolorante da fare pena.
“Forse ho perso davvero la testa Mìmi, mi dispiace…”sussurrò contrito, e lei ribattè triste “anche a me dispiace. Avrebbe potuto essere tutto diverso. Magari potevamo essere amici. Quanto meno avrei potuto ricordarti con affetto, perché comunque sei stato il primo uomo a cui ho voluto bene davvero. Ma ora, dopo tutto questo inferno…”
“Non odiarmi…”sussurrò lui dolcemente, e il novantanove per cento delle persone presenti si sentì a disagio, soprattutto quando Mina rispose “non posso evitare di disprezzarti”.
Fece per andarsene, allora. Non aveva altro da dirgli, era certa di aver detto tutto e di essere stata chiara una volta per tutte, e stava per fare la sua grande uscita drammatica, quando il suo cellulare suonò e Mina rimase per qualche minuto al telefono con la preside della scuola di John e si sentì morire, perché per l’ennesima volta quel dannato ragazzo era stato espulso a causa di una rissa sanguinosa e rischiava anche delle denunce.
“Dannati Jimenez…” ringhiò furiosa un attimo prima di andarsene e voltare le spalle a tutti, ma nessuno capì di cosa stesse parlando.  
Nota:
Ciao a tutti, allora che ne pensate di questa strategia di Mina? Vi è piaciuta la loro vendetta? Trovate Mina troppo rigida? E che cosa pensate abbia fatto John? fatemi sapere, vi aspetto.

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Capitolo 36
*** Capitolo 48: il giorno nero di John ***


Capitolo: il giorno nero di John
Il ballo di fine anno si avvicinava e da giorni ormai Ethan subiva delle attenzioni non gradite. Alcuni compagni non avevano accettato di buon grado l’idea che lui e Peter andassero insieme alla festa, così erano cominciate le intimidazioni. Da prima erano stati insulti sottili, farfugliati ridacchiando nello spogliatoio, poi erano iniziati i bigliettini offensivi e le prese in giro e poi, come un fulmine a ciel sereno, un giorno erano arrivate le minacce. Alcune erano subdole e sottili, altre molto esplicite, ma tutte molto violente. Ethan non aveva avuto il coraggio di parlarne con nessuno, neanche con il suo amato John. Sperava fossero solo stupide chiacchiere vuote, sperava non si concretizzassero quelle minacce, ma quando poi le intimidazioni si diffusero sul web, John venne a sapere la questione.
Litigarono per ore, perché John voleva affrontare il problema, chiedere aiuto, mentre Ethan era decisamente intenzionato a fare finta di nulla. Aveva due genitori molto conservatori, il caro fidanzato di Johnny, e non avrebbero mai accettato che loro figlio fosse non solo gay, ma un vero e proprio simbolo di diversità e progresso nel suo liceo.
“Io non gli permetto di toccarti, li ammazzo uno ad uno se ci provano, sappilo…”gli ringhiò Johnny furioso, esattamente con lo stesso atteggiamento che il padre aveva usato tante volte con sua madre.
“Johnny stanno solo cercando di spaventarci, ma ormai abbiamo deciso che non andremo al ballo, quindi non ci faranno nulla. Andremo al cinema io e te quella sera, e tutti saremo più contenti…” gli spiegò fingendosi il più possibile tranquillo, ma in cuor suo terribilmente spaventato per quelle minacce, che diventavano ogni giorno più concrete.
“Vedremo. Tu intanto cerca di starmi sempre vicino, per favore” concluse dolcemente, e il suo fidanzato iniziò a baciarlo molto dolcemente.
“Sei così fragile, così piccolo amore mio, ma ti difenderò io, te lo giuro …” gli sussurrò, fronte contro fronte accarezzandogli le labbra e Ethan gli sorrise soltanto, prima di riprendere a baciarlo.
E così giunse il giorno del ballo, e proprio mentre Mina si preparava ad affrontare Greg, Ethan si trovò in una pessima situazione. Pranzò alla mensa insieme a John, e per tutto il tempo si sentì osservato dal solito gruppetto che non faceva che tormentarlo, ma non successe nulla. Avevano paura di Jimenez, era evidente, perché John era forte, veloce e anche piuttosto aggressivo, ma una volta rimasto solo il povero Ethan iniziarono a divertirsi con lui. Lo accerchiarono pubblicamente, e nessuno parve fare nulla per aiutarlo. Inizialmente gli tolsero soltanto i libri dalle mani e iniziarono a insultarlo, ma ben presto iniziarono gli spintoni e lui si trovò contro il muro, immobilizzato da quattro stronzi, grossi il doppio di lui, che volevano “insegnargli ad apprezzare le donne”.
Nessuno lo aiutò e nessuno si frappose, ma una persona importante decise di fare l’unica cosa che c’era da fare e così corse più veloce che poteva per avvertire John. Lui non capì subito cosa volesse Grace, ma quando gli disse che avevano bloccato Ethan nel parcheggio, dietro la palestra, corse subito da lui, lasciandola a sorridere. Perché lei un dubbio su di loro lo aveva sempre avuto, ma non aveva mai osato pensarci.
John arrivò in un lampo, e ovviamente ribaltò in fretta la situazione, ma la sua presenza attirò sempre più studenti, interessati a quella scena così brutale. Non ci mise molto, malgrado fossero più forti di lui li stese velocemente e incassò solo un pugno in faccia, che gli regalò un occhio nero, rendendolo ancora più brutale.
Mandò via Ethan, e affrontò da solo quei quattro idioti, ma dopo un po’ i professori giunsero e malintrerpretarono la scena. Trovarono gli altri per terra e lui in piedi, perciò pensarono che fosse stata un’altra rissa, ma lui decise di non spiegare nulla. Non sapeva cosa dire, non voleva coinvolgere Ethan, perché sapeva che i suoi genitori sarebbero stati coinvolti in quella faccenda e sarebbe scoppiata una guerra in famiglia. Così non disse neanche una parola a nessuno, neanche alla preside, che era già stata informata da altri studenti degli insulti e delle minacce rivolte ad Ethan.
Fu Juan ad andarlo a prendere, mentre Mina rientrava il prima possibile da Los Angeles, e in auto non si dissero neanche una parola per molto tempo, poi il padre chiese solo “neanche stavolta si può sapere cosa diavolo è successo, vero?” e lui scosse solo la testa.
Non poteva dirlo e preferiva deluderlo prendendosi tutte le colpe, che rovinare la vita di Ethan. Sapeva che suo padre era deluso e amareggiato, glielo aveva letto in faccia, ma era certo che lo avrebbero superato. L’unica cosa che John non aveva previsto, era la reazione della madre.
Mina giunse a casa furiosa, e li trovò entrambi sul divano in silenzio. Ringhiò solo “allora, vuoi spiegare?” ma lui si strinse nelle spalle e non disse una parola, irritandola ancora di più. Iniziava a pensare che diventare un gangster, un bruto, per John fosse un destino inevitabile ed era mortalmente delusa e ferita. Glielo chiese di nuovo, con voce particolarmente seria e severa, e questa volta John capì che non poteva restare ancora in silenzio, ma selezionò le parole sbagliate.
“…erano degli stronzi, mamma. Si comportavano da coglioni e volevo dargli una lezione…” disse tranquillo, come se avesse appena riferito una cosa normalissima e sua madre rabbrividì. Fissando con molto astio Juan disse piano “…anche tuo figlio sistema gli infami, allora. Dev’essere l’attività di famiglia…” e lui le ringhiò rigidissimo di smetterla.
“E’ questo l’uomo che sei John Jimenez? E’ questo che ti ho insegnato? Questo è ciò che ti abbiamo fatto diventare? Un bruto che non sa fare altro che usare la violenza con quelli che ‘si comportano da coglioni’?” ruggì sua madre furente e lui si strinse soltanto nelle spalle. Non era semplice vederla in quello stato, e lui era certo che se le avesse detto la verità sua madre avrebbe capito, ma non poteva farlo, così rimase in silenzio e solo molto tempo ringhiò “…guarda che se lo meritavano” aizzandola ancora di più.
Mina uscì allora, ed entrambi la seguirono con lo sguardo. Disperata ed esasperata iniziò a chiedere alla domestica le valige e Juan e John si fissarono confusi e la raggiunsero in camera di Johnny.
“Sì, dove sono le magliette? E i calzini?” ringhiò alla domestica e il figlio spalancò gli occhi.
“Che cosa stai facendo mamy?” chiese pianissimo, ma lei non rispose. Furente continuò a girare per la stanza riempiendo una valigia enorme con tutte le cose di John.
“Mìmi…” sussurrò piano Juan, confuso e anche un po’ spaventato per quella reazione, ma lei congelandolo ringhiò “vai a prendere la macchina.”
“Mi stai mandando via? Davvero?” ruggì John con le lacrime agli occhi, ma la madre non rispose, chiuse la valigia e la consegnò a Juan.
“Guardami, hai capito?” le ringhiò John disperato, con le guance rigate dalle lacrime, ma Mina di spalle disse solo “prendi vestiti comodi e qualcosa da leggere, abbiamo un lungo viaggio da fare” e fece per andarsene, quando lui l’afferrò per il braccio e le sussurrò “mamy non mandarmi via, ti prego…” ma lei non rispose ed esattamente come faceva con il padre nascose le lacrime e allontanò la sua mano dal polso.
 Mina stava bluffando, voleva spaventare da morire quel ragazzino, fargli davvero passare la voglia di fare il bulletto, ma vederlo in quello stato le faceva un male terribile. Quando Juan risalì senza valigia, trovò il figlio in lacrime, così decise di provare a chiedere alla moglie cosa diavolo avesse per la testa, e la raggiunse in camera.
“Vattene, non avvicinarti mai più a me, hai capito?” ruggì lei che si era sciolta in caldissime lacrime sul letto.
“E’ colpa mia anche questo, no?” chiese, terribilmente ferito e col cuore a pezzi e lei ribattè “...ma non lo vedi che parla anche come te? E’ un bullo, questo è diventato. Un prepotente violento…”
“E’ questo che pensi di me? Davvero?” ruggì trattenendo una lacrima, perché era davvero troppo doloroso quel comportamento di Mina, ma lei non rispose.
“Giusto per essere chiari: se è questo che pensi di me, va bene, non controbatto” aggiunse, con le lacrime agli occhi, ma anche terribilmente rigido.
“…però non puoi accusarmi di aver insegnato ai miei figli ad essere violenti, perché non ho mai nella vita alzato una mano su di loro, se non per accarezzarli e abbracciarli. Ho tanti difetti come uomo e come padre, è vero, ma non ho mai in nessun modo mostrato loro scene violente” concluse ferito da morire e lei annuì soltanto, pensando che forse gli doveva delle scuse.
“…e giusto per concludere: se non fossi stato l’uomo che sono, tu saresti ancora tra le mani di quel bastardo di Almawayri e Jane sarebbe stata probabilmente venduta. Quindi sì, sono un soldato, sono un uomo che sa essere molto violento, forse anche troppo, e non ne vado fiero, ma ci è tornata utile questa cosa.”
Mina si sentì piccolissima sotto al peso delle sue parole e sospirò fortissimo, bisbigliando “hai ragione…”
In quel momento, però, arrivò John disperato che voleva cercare di ottenere la clemenza della madre, ma lei con le lacrime agli occhi recuperò uno strano drappo di stoffa nero e disse ad entrambi di prepararsi perché dovevano partire, ignorando le lacrime e le suppliche di suo figlio.
Juan non riusciva a credere alla destinazione che Mina aveva scritto sul navigatore, e gli venne quasi la pelle d’oca, ma lei sembrava quasi un’altra donna: rigida, crudele e senza un minimo di emozioni.
John, invece, era paralizzato. Completamente sconvolto da quella metamorfosi di sua madre.
“Mi stai mandando via? Mi abbandoni come un cane in autostrada, davvero? Ti è venuto male il figlio e ora te ne liberi, per occuparti degli altri?” le ringhiò piangendo, ma lei scosse solo la testa in silenzio.
“Johnny sta’ tranquillo, nessuno vuole liberarsi di te…” gli disse il padre, fissando quella donna che sembrava completamente fuori di sé. Juan era certo che Mina stesse bluffando, ne era sicuro, ma lo inquietava anche solo il fatto che avesse deciso di portare davvero il figlio in quel luogo in cui lei era cresciuta.
“Papy te lo ruego…”gli disse in spagnolo e Juan sorridendo sussurrò “non c’è niente da pregare. Non stiamo per abbandonarti, non lascerei mai mio figlio…”
“Vedremo…” sussurrò Mina rigidissima e poi, dopo un lungo silenzio, iniziò a fare una cosa che spaventò a morte sia il figlio che il marito: tirò fuori il drappo nero, e cominciò a indossarlo. John sapeva che sua madre era di origine siriana, ma non aveva mai mostrato nessun riferimento alla religione e quindi non aveva idea che lei fosse di origini islamiche.
“Il velo?” sussurrò appena, sconvolto, mentre sua madre lo fissava al viso con degli spilli.
“Già. Dove stiamo andando non sarebbe rispettoso se mi presentassi a testa scoperta, e poi attireremmo l’attenzione, e non vogliamo. Stai per conoscere i tuoi zii Karim e Salim…” rispose monotono, senza mostrare nessuna emozione e Juan pensò solo “col cazzo che lascio mio figlio con quei pazzi” ma non disse nulla, perché era certo che lei non fosse seria.
“…mi stai portando da tuo padre? Vuoi davvero che mi raddrizzi uccidendomi di botte?” urlò John stravolto, e Mina si sentì morire per quella frase, ma rispose pianissimo “…è morto sette anni fa.” Facendo rabbrividire entrambi. Juan voleva provare ad avvicinarsi a lei, ad accarezzarla, ma sapeva che lei non glielo avrebbe permesso, così decise di non provarci neppure.
 “Stiamo andando nel Bronx? Cazzo vuoi davvero farmi del male! Dille qualcosa, cazzo!” continuò John sconvolto, ma Mina rispose serissima “beh a questo punto mi sembra l’unico modo. Se sei diventato il tipo d’uomo che picchia gli altri per le inezie, che fa il prepotente solo perché può, penso che il modo migliore per farti capire che i tuoi gesti sono sbagliati, sia fartelo vivere in prima persona. E quale luogo migliore di uno in cui sei una minoranza nella minoranza e non parli neanche la lingua? Vuoi fare il prepotente? Vedremo come te la cavi con venti arabi incazzati che sono il doppio della tua stazza…”
Era un’idea geniale, effettivamente, e se Juan non avesse avuto il cuore a pezzi probabilmente avrebbe sorriso.
“E’ questo l’amore per te, mamma? Abbandonare chi dici di amare appena fa qualcosa che non ti piace? Senza parlarci, senza ascoltare, senza una seconda possibilità? Perché non è amore se non ti importa nulla di abbandonare tuo figlio…”
Le disse singhiozzando forte, e Mina si sentì morire. Si disse che forse con Juan stava facendo esattamente quella cosa, così avvicinò piano la mano alla sua che era sul cambio, ma non ebbe modo di prenderla. In quel momento Juan, che aveva il cuore straziato per le lacrime di quel ragazzo, fece una cosa assolutamente inaspettata: accostò l’auto, scese e risalì dietro per abbracciare forte quel figlio che piangeva disperato da quasi due ore ormai.
“Nessuno ti abbandona, mi hijo…” gli sussurrò, baciandogli la fronte come quando era ragazzino e poi aggiunse con molta dolcezza “…ma tu verrai dallo psicologo insieme a me, va bene? Cercheremo di capire perché sei così arrabbiato con il mondo e ci lavoreremo, sì?”
John si sciolse tra le braccia di suo padre, che aveva appena preso il ruolo che generalmente era di sua madre, e sussurrò “…io non sono arrabbiato. Avevo un motivo per picchiare quegli stronzi, ma non posso dirvelo”
“E perché non puoi dircelo, Johnny?” sussurrò il padre, guardandolo negli occhi con fare molto dolce e comprensivo e Mina capì che c’entrava Ethan.
“Che è successo?” sussurrò tornando dolce e lui scosse solo la testa, ma spiegò loro che aveva difeso una persona importante e Juan gli sorrise e lo strinse di nuovo.
“Se vi raccontassi quello che è successo, voi non lo direste alla preside, vero?” disse loro un pochino più calmo e Juan annuì soltanto.
“…ci sono dei bulli che tormentavano Ethan perché voleva andare al ballo con un ragazzo. Stavano per picchiarlo e io l’ho aiutato, ma i suoi genitori lo ucciderebbero se sapessero che è gay per questo la preside non deve saperlo…”
Mina si portò le mani agli occhi, allora, pensando che aveva davvero esagerato questa volta con quel povero ragazzino, mentre Juan stringendolo ancora al petto sussurrava che era orgoglioso del suo ragazzo che aveva difeso un amico.
“Non è un amico papà. Ethan è il ragazzo che amo…” gli disse, senza sapere neanche bene perché, e poi iniziò a piangere disperatamente abbassando lo sguardo con fare colpevole. Era convinto che suo padre l’avrebbe presa male, che lo avrebbe ripudiato, ed invece lui chiese “…ma Ethan è quello magro con i capelli mossi che ti aiuta sempre con la spesa?” e la moglie annuì soltanto sorridendo.
“Mi piace quel ragazzo, è gentile e anche molto educato. Ed è il tuo ragazzo, allora?” aggiunse, con molta naturalezza e John gli disse solo che non lo sapeva.
“…che vuol dire che non lo sai? Se lo ami, è il tuo ragazzo, no? Lui non ti ama, per caso?”
John rise, allora, e gli spiegò che ci stavano lavorando, stringendolo fortissimo. Mina non riuscì a restare ancora rigida in quel momento, e migliaia di lacrime iniziarono a rigarle le guance, mentre John sussurrava al padre “grazie per averlo accettato”.
“Non c’è niente da accettare Johnny. E’ come arrabbiarsi perché tuo figlio prenda gli occhi di tua moglie e non i tuoi, una follia…” gli sussurrò serio in risposta, ma poi i loro occhi finirono sulla donna incinta col velo che si stava commuovendo davanti a loro e le sorrisero.
“Andiamo togliti quella cosa dalla testa e vieni a chiedermi scusa, perché me lo merito…” le disse John tranquillo, con la stessa arroganza del padre e lei rise fortissimo stringendolo con tutte le sue forze.
“Tanto mi ami troppo per fare l’arrabbiata, lo sanno tutti…” le disse, mentre la madre lo stringeva e baciava le sue guance e lei pensò soltanto che fosse identico a suo padre. Juan era tornato alla guida, ed ora sorrideva fissandoli attraverso lo specchietto retrovisore e pensò solo “magari valesse anche per me”, ma non disse nulla.
Nota:
Ciao a tutti cari lettori. Allora siamo giunti quasi alla fine di questa storia, e volevo sapere cosa ne pensate. Stavo inoltre pensando di continuare in futuro a raccontare le vicende di Ethan e John in un'altra storia, e mi chiedevo: la leggereste? Fatemi sapere, ci aspetto.

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Capitolo 37
*** Capitolo 49 e 50 ***


Capitolo: punizioni e accordi di pace
“Juan…” sussurrò pianissimo Mina e lui si girò sorpreso. Non sapeva esattamente cosa aspettarsi, era molto deluso e risentito per le frasi di lei, ma era anche terribilmente addolorato perché temeva di averla persa davvero.
“Io non penso che tu sia un mostro violento, comunque. Avevo molta paura per John e sono stata poco razionale,  quindi scusa…”gli disse con enormi occhioni da bambina, perché era davvero dispiaciuta di averlo trattato in quel modo. Era arrabbiata e preoccupata per John, quindi aveva esagerato e glielo disse, ma lui sorrise e sussurrò “…posso abbracciarti, piccola?” ma lei non ebbe modo di rispondere, perché il suo cellulare iniziò a suonare.
La preside della scuola di John sapeva che le cose non erano andate esattamente come le erano state raccontate, ma non sapeva bene da dove cominciare e quando si ritrovò davanti Ethan con il cuore a pezzi e il labbro inferiore gonfissimo, capì tutto.
 Non voleva che John pagasse per lui, sapeva che non si era difeso per proteggerlo, ma un’altra espulsione poteva compromettere il futuro di John e la sua ammissione alla scuola di regia e fotografia, e così Ethan decise di andare a salvarlo esattamente come il suo eroe aveva fatto con lui. Entrò nell’ufficio della preside con il cuore a pezzi, e l’aria distrutta di chi sa  che quello che sta per fare gli costerà davvero caro, ma le mostrò tutti i messaggi di minacce e le raccontò la verità.
“Sì, Grace Jones me ne aveva già parlato, e stavo già approfondendo la questione…” rispose la preside Andrews serissima, sorridendo molto dolcemente  a quel ragazzo così spaventato. E fu così che John fu scagionato, la sua espulsione ritirata e la preside chiese a Mina se “volessero sporgere denuncia verso i ragazzi che avevano colpito John e discriminato Ethan”.
John, però, reagì malissimo: impazzì, perché sapeva che quel gesto del suo fidanzato era una specie di suicidio, che lui aveva fatto solo per amore, e provò a chiamarlo mille volte, ma lui aveva il cellulare spento.
“Oddio sarà in punizione, lo avranno mandato via…” gridò, agitandosi convulsamente e Juan gli mise solo una mano sulla spalla, perché non sapeva come aiutarlo, ma mamma Mina ebbe la soluzione e chiamò i genitori di Ethan per “chiarire l’accaduto” ma in realtà per sapere cosa ne avessero fatto di quel ragazzino.
“…allora è in punizione, non ha il cellulare, né il computer e non potrà uscire per un po’. I suoi lo manderanno tutti i pomeriggi in terapia e poi ad un campo della chiesa. Vuoi andare in terapia o al campo della chiesa?” sussurrò sua madre con il sorriso, ma John le sorrise soltanto in risposta perché capì che lo avrebbe visto comunque a scuola e gli bastava.
“…e comunque puoi sempre scrivergli una lettera, se vuoi parlargli. Una cosa cifrata, che non possa essere capita da chiunque, ma solo da lui…” gli disse il padre, e John lo fece. Cercò per ore una citazione da stampare e poi gliela fece consegnare dalla domestica, facendo sorridere il povero Ethan, che non aveva fatto altro che piangere e sentirsi urlare contro per ore.
“Juan vieni a pranzo con me domani?” gli sussurrò Mina, un attimo prima che lui uscisse, dopo aver passato la serata tutti e cinque insieme come una favolosa famiglia. Lui non aveva smesso di fissarla un minuto e malgrado lei fosse ancora offesa, non potè evitare di sorridergli.
“Ovunque con te, lo sai…” le sussurrò pianissimo, con il cuore in mille pezzi e lei sorridendo sussurrò solo “bene, buonanotte” e lui l’afferrò per il braccio e stringendola sussurrò “nessuna notte è buona senza mia moglie, ma va bene. Almeno saprò che vuoi vedermi domani…”facendola morire.
Il giorno dopo all’orario pattuito, Juan si presentò al ristorante comunicato da Mina con un mazzo di rose stupendo e il cuore a mille, ma al tavolo non trovò lei. Anche Carlos le aveva portato i fiori, perché dopo tutta la storia con Greg aveva capito di essersi comportato davvero da verme schifoso, e voleva davvero il suo perdono, ma quando aveva provato a dirglielo, lei non gli aveva neanche risposto.
“Che diavolo vuoi tu? Che significa?” ringhiò Juan sconvolto, e suo fratello fissandolo con un’espressione estremamente colpevole gli chiese scusa e gli giurò che non avrebbe mai più provato a richiamarlo nel clan.
“…tu però sii mio fratello, per favore. Lo sai che la mia famiglia è in mille pezzi, che Clari e Anita non mi parlano e ho solo te e Manuel e lui è in Bolivia…”
In quel momento Juan pensò solo di andarsene, ma entrò lei perciò decise di restare per capire cosa diavolo le passasse per la testa.
“Quante rose…” commentò divertita, ma anche molto rigida, e Juan le ringhiò solo “spiega”.
“Avevo un accordo con Carlos, lui mi liberava Johnny ed io vi avrei rimesso insieme, per questo siamo qui. Io l’ho perdonato Juan, Jemie sta benissimo, quindi non ci sono motivi per avercela ancora con lui…” gli disse Mina asciutta e lui stravolto chiese ulteriori informazioni. Così Carlos gli raccontò del ricatto e dell’accordo che avevano fatto.
“Hai minacciato davvero i padrini da sola?” le disse, un po’ sconvolto un po’ divertito e Mina sussurrò “c’era Clari con me…”
“Sei diventata pazza? Sai cosa avrebbero potuto farti per una minaccia simile?” ruggì allarmato, ma Carlos ridendo rispose “…chi vuoi che tocchi la moglie di alma negra? L’unica cosa che lo rende tanto magnanimo da risparmiare le vite di chi lo minaccia? Hanno tutti il terrore che possa succedere qualcosa a questa bella signora, perché pensano che tu diventeresti ancora più stronzo…”
“E hanno ragione…” rispose rigido, ma poi le prese la mano e sussurrò “…ci avrei pensato io a Johnny, anche se a questo punto non serve neppure, perché in nessun universo uno del clan può avere…un fidanzato…diciamo…”
Carlos scoppiò a ridere e disse “assolutamente no”e Mina risentita rispose che quel dannato clan era davvero un ritrovo di razzisti del cavolo, ma non disse altro.
“Comunque John è al sicuro, e la signora ha chiesto di sistemare anche un conto in sospeso con il figlio di puttana che ha tentato di violentarla, distruggendo il vostro matrimonio, perciò è tutto risolto…” disse Carlos, cercando di far capire al fratello che potevano fare pace, ma lui si infuriò e fissando Mina rispose “…ah quindi tu puoi usare la violenza per sistemare gli infami, e io e John siamo dei mostri se ci proviamo? Come funziona?”
“Nessuna violenza, solo molta paura perché temevo potesse  riavvicinarsi a Johanna…” rispose lei, sentendosi un attimo a disagio perché effettivamente Juan aveva ragione, ma lui scosse solo la testa e fissandola intensamente rispose “…lo vedi che sei più simile a me di quanto vuoi ammettere?”facendola sorridere piano.
“…una lupa che farebbe qualsiasi cosa per difendere i suoi cuccioli…”aggiunse, accarezzandole il viso con molta tenerezza, e lei gli sorrise di nuovo con affetto.
“E comunque Greg ne aveva già avute abbastanza, stai serena…”concluse tranquillo, ma a quel punto Mina decise di fare quello che voleva fare da principio e con un sorriso si congedò dai fratelli lasciandoli da soli a parlare.
“Ah Juanito…” sussurrò girandosi improvvisamente “…stasera prendo i ragazzi e vado via per un po’. Abbiamo bisogno di stare un po’ insieme dopo quello che è successo, e ormai John e Johanna hanno quasi finito la scuola…”
“Non verrai alla mostra del Metropolitan, quindi?” rispose lui con il cuore in gola, perché ci teneva da morire ad avere la sua famiglia a quell’evento così importante per la sua carriera, ma lei sorridendo rispose che avrebbe fatto il possibile per fargli avere almeno i ragazzi, ed il cuore di Juan si spezzò.
“Ci vuole tempo hermano, ma farete pace, sicuro…” gli disse Carlos riempiendogli il bicchiere, ma lui scosse solo la testa. C’era qualcosa di diverso in lei, sembrava ci fosse un muro tra loro e per quanto lui ci provasse, non riuscisse mai a raggiungerla. E forse quella era davvero la fine, si disse, ma rimase a bere con suo fratello.
 
Capitolo: i ricordi
 Mina era terribilmente confusa, e aveva bisogno di una pausa da quella storia, dai loro ricordi e persino da quella casa piena di loro foto e di quadri fatti per lei. Aveva bisogno di trascorrere del tempo in un posto neutrale in cui riflettere sulla loro storia e su tutto quello che era successo lucidamente, senza farsi influenzare dai ricordi del loro grande amore passato. Chiese ai ragazzi di partire all’avventura, dunque, e le ragazze accettarono immediatamente, ma John mostrò qualche reticenza perché con Ethan in punizione non avrebbe avuto neanche la possibilità di parlarci se non fosse andato a scuola.
“Facciamo così: io ti prendo quel nuovo telefono che tanto volevi, e tu regali ad Ethan il tuo attuale, così potete vedervi e sentirvi quanto volete di nascosto…” gli disse Mina con un sorriso dolcissimo e lui impazzì e la strinse forte, mentre Jane commentava che non era corretto intervenire nelle scelte degli altri genitori.
“…se mettono in punizione un figlio favoloso come Ethan solo perché è innamorato di quest’altra meraviglia di tuo fratello, sì è giusto” rispose Mina accarezzandole la pancia.
“…ma torniamo per la mostra giusto?”chiese Johanna allegra e il sorriso di Mina si spense. Non voleva partecipare a quella mostra, perché sapeva che in quel momento non sarebbe stata in grado di sopportare due piani di esposizione di loro ricordi e di opere fatte per lei. Quel pensiero la opprimeva, le impediva di respirare e aveva solo bisogno di allontanarsi il più veloce possibile da tutte quelle dimostrazioni d’amore.
“Stiamo scappando da lui, mamy?” le disse John con cipiglio molto serio, fin troppo simile a quello dell’uomo che voleva dimenticare, e lei sorridendo rispose che non scappavano da nessuno e potevano tornare quando volevano, ma i tre si fissarono molto seriamente.
Partirono in piena notte, proprio come se fosse una fuga, e Mina decise di spegnere il cellulare, perché aveva bisogno di un momento da sola con i suoi figli e i suoi pensieri. Non si allontanarono molto, ma decisero di chiudersi in un favoloso centro benessere estremamente rinomato e trascorrere lì dieci giorni, fino a quello della mostra.
Per la prima settimana Mina non accese neanche il cellulare, rimase a rilassarsi e a scherzare con loro, parlando di Ethan e Chris, ma mai di lui. Da giorni Mina lo sognava, pensava a lui e restava per ore a osservare i suoi ragazzi, cercando tratti comuni con Juan, ma non si sentiva pronta ancora a parlarci. E poi al settimo giorno tutto cambiò, grazie alla telefonata del grande amore di Mina.
Erano tutti e quattro a fare un massaggio, quando John porse il telefono alla madre, dicendole “oh stavolta ti becchi una bella strigliata anche tu”.
“Mamy…” sussurrò lei piano, con molta dolcezza, ma Johanna era furiosa e le urlò contro per un po’, perché aveva il cellulare da spento da giorni e lei era morta di paura.
“Abbiamo avuto una brutta lite mamy, e avevo bisogno di un po’ di tempo, scusa…” bisbigliò appena e Johanna increspando le labbra rispose asciutta “ma va? Non lo avevo capito, guarda…” facendola ridere.
 “Io, però, ci tengo a sentire la mia bambina, che è dall’altra parte del mondo, anche incinta e se scompari per giorni non so che diavolo pensare…”
Lei si scusò di nuovo, e poi parlarono di Liam, il marito di Johanna molto malato, e del loro imminente viaggio a New York.
“Lo sai, desidera con tutte le sue forze vedere la mostra di Juan, e lui gli ha promesso che lo porta in giro per il museo da soli, quindi non c’è verso di tenerlo buono, e nelle sue condizioni…è meglio che si tolga questi sfizi. Tuo marito gli ha promesso un sacco di belle cose, e lui è euforico come non lo vedevo da tanto.”
Mina si asciugò una lacrima, perché le faceva sempre terribilmente male parlare della malattia di quell’uomo che negli ultimi vent’anni le aveva fatto da padre e le venne una voglia terribile di stringere Juan, che lo aveva reso così felice.
“…tu quindi non ci sarai a questa mostra? Sei sicura?”
Mina sospirò soltanto e le ripetè che non lo sapeva, che aveva bisogno di tempo, ma sua madre tirò fuori l’argomentazione giusta.
“…e quindi vuoi davvero lasciare il mio ragazzone? Perché non gli faresti così male in un giorno così importante solo perché hai il muso, vero?”
“Te l’ho detto, non lo so…” bisbigliò Mina pianissimo, sempre più seccata.
“Dio, è davvero una cosa terribile. Insomma è finita davvero? Vuoi davvero partorire da sola? Lasciarlo ad aspettare fuori per ore, solo per sbirciare un secondo il viso di suo figlio?”
Mina morì di dolore immaginando la scena. Juan avrebbe certamente atteso fuori alla porta della stanzetta d’ospedale, senza importunarla per non farla agitare. Avrebbe accarezzato suo figlio di nascosto, per non farla soffrire, e lo avrebbe stretto come aveva fatto con tutti gli altri, e gli sarebbe costato tantissimo doverlo lasciare. Sì, Mina lo sapeva e si sentiva male per quello. Non voleva tenerlo lontano da suo figlio, ma sarebbe successo inevitabilmente se loro non avessero appianato i loro problemi, perché non avrebbero più potuto essere una grande famiglia.
“Smettila…” sussurrò piano, piangendo ormai, ma sua madre capì che Mina aveva bisogno di un’altra piccola spinta e aggiunse “ E poi te lo immagini come sarebbe crescere Jemie da sola? Senza Juan che gli prepara le pappine, gli fa il bagnetto e si alza di notte quando piange? Insomma, io sono molto orgogliosa della madre che sei, anche se volevi abbandonare mio nipote nel Bronx e forse ne dovremmo parlare, ma piccola: sei davvero pronta a crescere un figlio senza quell’uomo che si è sempre occupato di voi tutti? Perché io non dimentico che padre è stato…”
Mina era in lacrime in quel momento, e i ragazzi la fissarono sconvolti, ma lei sussurrò solo “non lo so…”. Johanna, però, conosceva fin troppo bene sua figlia, e sapeva che aveva un tono sempre meno convinto. La salutò dicendole che si sarebbero viste presto, ma la lasciò piena di dubbi. 
Mina aveva sempre cercato di esserci per i suoi figli, di essere una buona madre, ma era vero che Juan era un padre iperpresente, ed era vero che  si occupava di loro e anche di lei. Durante le due gravidanze precedenti, le uniche che lui aveva vissuto con lei, era stato incredibilmente dolce e le portava persino le vitamine al mattino. Aveva ristrutturato per i suoi figli la vecchia culla che aveva fatto suo padre per lui e...beh era un padre fantastico, capace di far smettere di piangere i figli in pochi secondi. Un milione di ricordi la travolsero, allora, e rimase a fissare nel vuoto con gli occhi pieni di lacrime e uno strano sorriso.
 Juan, nel frattempo, era a pezzi. Le aveva scritto tantissimo e aveva provato mille volte a chiamarla, ma poi si era detto che doveva lasciarle lo spazio che voleva. Quel giorno aveva chiesto tramite  Jane il permesso di andare a recuperare delle sue cose a casa per la mostra, e così era rimasto da solo in quella casa per un po’, ma una volta aperta la porta ricordi lo avevano soffocato.
Ricordò quanto fosse bella lei la prima volta in cui erano entrati in quella casa, con Johanna minuscola stretta al petto e John per mano. Ricordò di tutte le volte che avevano fatto l’amore in giro per casa, di quando avevano scelto insieme le foto da appendere e poi tutti i suoi splendidi sorrisi. Pensò a lei con il vestito rosso che scende in strada per abbracciarlo, a lei in lacrime e con il cuore spezzato. Aveva sbagliato tutto, e se avesse potuto tornare da quella donna che piangeva e lo supplicava in ginocchio di amarla,  sarebbe stato l’uomo più felice del mondo. Accarezzò i vecchi quadri e sorrise amaramente ricordando quando li aveva dipinti con lei nuda accanto, e poi giunto nel suo armadio per recuperare un vestito per la mostra gli venne incredibilmente da piangere. Risentiva quasi la sua voce che gli diceva “questo Juanito ti sta da Dio” e poi chiuse gli occhi e ricordò del giorno in cui gli aveva portato un’enorme sciarpa e gliel’aveva arrotolata intorno al collo dicendogli che non si vestiva mai abbastanza per vivere a New York.
“Non è la California, Juanito, finirai di nuovo con la polmonite se non copri quel petto…” gli diceva, arrotolando la sciarpa intorno al suo collo e lui continuava a darle risposte sarcastiche, ma adorava quando lei si prendeva cura di lui quando si ammalava. Mina era tutta la sua vita, ma adesso se n’era andata e non gli rispondeva più a telefono, e lui col cuore a pezzi si ritrovò ad accarezzare le sue foto e i suoi vestiti, rimpiangendola come mai prima.
Le scrisse davvero tante cose, cose che non aveva mai avuto il coraggio di dire, ma Mina non voleva leggerle e rimasero tutte lì, in attesa. E poi, proprio mentre pensava che avrebbe dovuto provare un’ultima volta, che avrebbe dovuto fare qualcosa di enorme per dimostrarle il suo amore, e fissava con fare inquisitorio i muri di casa, qualcuno bussò alla porta e Juan aprì confuso, sperando che fossero loro.
“Mio padre voleva parlarle e Jane mi ha detto che era qui…” gli disse Chris dolcemente e Joey gli porse soltanto una bottiglia di rum.
“Wow è favolosa questa casa…” gli disse Joey impressionato, ma Juan sorrise soltanto cercando di essere gentile.
“…e l’avete riempita d’amore, cacchio. E’ piena di foto di voi che vi adorate, è fantastico…” aggiunse, fissando con un sorriso allegro le stesse foto che avevano colpito Chris la prima volta in cui aveva visto casa Jimenez, ma Juan neanche rispose.
“L’hai fatta incazzare?”chiese ridacchiando, ma Juan scosse solo la testa e spiegò che molto probabilmente era finita.
“E che diavolo le hai fatto stavolta? Appena un mese fa si comportava da micina triste e disperata per aver perso il suo grande amore…”
Juan non voleva parlarne, perciò chiese a Joey cosa volesse e cambiarono argomento per un po’.
“Senti, puoi anche mandarmi al diavolo, ma io devo provare. Mi serve aiuto con la mia prima figlia che è una tua immensa fan e ti ama da morire. Ha ventisei anni e pare voglia fare l’artista, ma non riesce neanche a vendere un ritratto a Central Park…”confessò Joey bevendo un enorme bicchiere di rum e Juan fece lo stesso e gli chiese di spiegare.
“Potresti… non so, magari ospitare i suoi lavori in una delle tue esposizioni o farle un po’ di pubblicità, o boh. Non ho idea di come funzioni l’arte, so solo che è disperata perché non riesce a cavare un ragno dal buco ed io inizio ad essere davvero in ansia…”
Juan ci pensò per un istante: si chiese perché Joey si sentisse ancora in diritto di chiedergli un favore, dopo tutto quello che aveva combinato, ma poi si ricordò che era stato proprio lui a sostenere sua moglie, e così decise di essere gentile e si offrì di aiutarla.
 Joey letteralmente impazzì di gioia, e per qualche strano motivo abbracciò Juan con forza e cominciò a dirgli grazie migliaia di volte.
 “Ma…”aggiunse Juan molto serio “…lo dici tu a Mina. Non mi rivolge la parola e non voglio che si arrabbi con me ancora di più. Quindi tu la chiami e le dici che mi stai mettendo una ragazzina che mi ama alle calcagna, e se non ti dà il suo benestare non se ne fa nulla.”
“Ah sì?” Chiese Joey con sguardo da vecchia volpe e poi aggiunse “la faremo impazzire davvero così…”
Juan non capì subito, ma quando Joey si fece passare il telefono di Chris e chiese a Jane di passargli la madre lo fissò estremamente curioso.
“Oh finalmente rispondi Lucy, che è successo a quel telefono?” le disse ridacchiando, ma Juan aveva letteralmente i brividi, perché non riusciva a sentire la sua voce.
“Non è la giornata giusta Joey”rispose Mina con un tono tristissimo, che non passò assolutamente inosservato e riempì il cuore di Juan di speranza, ma quando lui le spiegò cosa voleva, si sentì male.
“…insomma tuo marito vuole che io ti chieda il permesso, ma se non gli rispondi neanche al telefono, forse, non ti importa che quella gran figa di mia figlia Joan (ventenne, figlia di una modella perfetta e particolarmente libertina, oltre che sua grande fan) finisca con il lavorare con lui ogni giorno per tutto il giorno…”
 Le disse Joey facendo l’occhiolino a Juan, ma lei non rispose. Sospirò profondamente, e poi ruggì furente “che diavolo dovrei dire, si può sapere? Che diavolo volete tutti da me oggi? Volete che ammetta che sono gelosissima? Che mi farebbe malissimo veder flirtare l’amore della mia vita con una ragazzina? Questo vuoi sentirmi dire?”
 “…voglio solo sapere se per te va bene che io l’aiuti con il suo lavoro, Mìmi…” sussurrò lui piano, e lei soffocata dalla gelosia rispose “fa’ come vuoi…” ma non riuscì a pensare ad altro quella sera.
 “Madonna come siete belli in questa foto, cazzo…” disse Joey, fissando una foto del loro matrimonio in cui Juan e Mina si sorridevano occhi negli occhi mentre Jane che è in braccio alla madre bacia lui.
“Tutto finito, tutto da buttare. Tutti questi ricordi, non significano più nulla. Neanche sono capace di farmi rispondere a telefono…” rispose Juan sconsolato, e solo allora gli Stanley capirono che l’ispanico non lo avrebbe mai ammesso, ma aveva bisogno di chiacchierare con qualcuno, così Joey gli mise una mano sulla spalla e gli disse che lo avrebbe aiutato.
“Stanotte sicuro ti richiama, vuoi scommettere?” gli disse dolcemente, e Juan sbuffò soltanto, ma poi finirono a bere troppo e a parlare delle loro donne.
“…ma quindi non avete fatto pace ancora?” chiese Juan completamente ubriaco e Joey gli spiegò che Sarah gliela stava facendo pagare, che si avvicinava un secondo sì e venti no, ma che la stava costantemente corteggiando e questo piaceva ad entrambi.
“Beh io tra due giorni ho la mostra più importante della mia vita, ma lei non ci sarà e neanche i miei figli e…non so se ho più voglia di piangere, vomitare o prendere a testate il muro per non pensare a quanto sono patetico…”
Disse pianissimo Juan con la sincerità degli ubriachi, e sia Joey che Chris provarono a chiedergli perché lei ce l’avesse tanto, e allora Juan vuotò il sacco: racconto a Joey di quello che aveva fatto Greg, del suo lavoro nel clan e della questione di John che l’aveva tanto agitata.
“E’ una storia di mafia questa! Diventate sempre più interessanti ogni episodio…” gli disse Joey ridacchiando, ma Juan continuò soltanto a bere e non disse più nulla. Arrivarono ad ora di cena completamente ubriachi e poi, proprio mentre Chris parlava di Jane e del loro dolcissimo rapporto, Juan ricevette un messaggio e rimase molto perplesso. John aveva solo scritto “…sappi che devi a noi e a nonna Jo un grosso favore, quindi giocatela bene…” lasciandolo estremamente perplesso.
I tre Jimenez erano a cena con la madre, e lei era più taciturna del solito quella sera. Non aveva parlato molto per tutta la settimana, e gli sembrava sempre molto triste, anche se sorrideva spesso con molta tenerezza. Stava giocando con la sua insalata che non aveva minimamente toccato, confusa e nervosissima per la telefonata con Joey e per le parole di sua madre, e poi John disse una cosa innocente che destò la sua attenzione. Aveva ordinato dei pancake come dolce, ma essendo in un centro benessere, gli avevano portato la versione light, e a lui venne spontaneo dire “papà li avrebbe fulminati per un affronto del genere. Avrebbe come minimo detto che è una truffa…” con un sorriso.
Lo avevano nominato spesso nei giorni precedenti, eppure quella sera era diverso, e Mina sorrise in modo dolcissimo sentendo dire “papà”.
“Sì, come quando gli portarono i finti muffin di segale a Praga. Dio come ci rimase male…” aggiunse Jane ridendo, e a Mina venne in mente la scena ed iniziò anche lei a ridere. I ragazzi capirono che quel discorso funzionava, perché la madre si era letteralmente illuminata a sentirli parlare di lui, così decisero di continuare.
“…e quando ci fece preparare la colazione a questa donna impossibile e passammo ore in cucina, e lei diede solo un morso ve lo ricordate?” aggiunse Johnny, avvolgendo il braccio intorno alla vita della madre, ma lei ridendo gli spiegò che era letteralmente disgustosa quella colazione.
“…eppure lui la mangiò tutta e ci fece un sacco di complimenti…” concluse Johnny fissandola con aria molto seria.
“Lui è…lui. Lo sappiamo, no? E’ prepotente, arrogante e burbero, ma ha un cuore d’oro, è tanto dolce e morirebbe pur di non vedervi tristi o delusi…”rispose lei con un sorriso molto dolce e poi raccontò loro di quando lei aveva iniziato a cucinare per lui le prime volte, e Juan aveva mangiato cose davvero rivoltanti solo per non offenderla.
“…e fu così che Juan Jimenez capì che doveva imparare a cucinare, se voleva un pasto decente…”concluse John, ma si accorse che la madre si era persa dietro un ricordo piacevole e lanciò un eloquente sguardo d’intesa alle sue sorelle. Mina stava ricordando tutte le volte che avevano provato a cucinare insieme, quando agli albori del loro matrimonio erano troppo poveri per avere una domestica e facevano tutto insieme. Così un sorriso dolcissimo le comparve sul viso, ricordando i primi tempi.
“Mamy…” le disse pianissimo Jane, mettendole una mano sul braccio, e solo allora Mina si scosse e chiese cosa volessero.
“Lo puoi dire, eh, che ti manca…” le disse Jane molto dolcemente, ma lei rispose “…a voi non manca?” con un sorriso stupendo.
 “Certo che ci mancate!” le disse piano Johanna stringendole forte la mano e Mina sorridendo si disse che aveva troppa voglia di sentirlo almeno. Era capitato spesso nei giorni precedenti che qualcosa le facesse pensare a lui, che volesse raccontargli una cosa o l’altra, ma poi aveva resistito. Quella sera, invece, accese finalmente il cellulare e Juan morì quando lesse “posso parlarti?”
 Nota:
Ciao a tutti, allora siamo agli sgoccioli, oggi ho lavorato ai capitoli finali. Che ne pensate? Cosa accadrà ai nostri protagonisti? Fatevi sentire, vi aspetto.

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Capitolo 38
*** Capitoli 51 e 52 ***


Capitolo: la mostra
“Mi amor…” le sussurrò pianissimo, ubriaco perso letteralmente e Mina ridacchiando chiese come stesse, ma lui le rispose piano “sto male da morire nena. Sono su questo maledetto letto che profuma di te, ma tu non ci sei e non so neanche se ci sarai mai…”
“Addirittura male da morire? Sei sicuro? Pensavo che al massimo fossi solo un po’ triste” bisbigliò lei pianissimo, ma lui scosse solo la testa, pensando che non avesse capito un accidenti del suo amore.
“Come no, un po’ triste…” rispose sarcastico, ma poi si sforzò tanto e aggiunse “Sto malissimo Mina. Mi manchi tantissimo e mi dispiace di averti fatto del male, di averti ferita, di aver dubitato della tua fedeltà. Mi dispiace di averti delusa, di aver dimostrato di essere una persona diversa da quella che amavi.”
Aveva il cuore totalmente a pezzi, ed era chiaro, così lei si sentì letteralmente travolgere da un’ondata di calore.
“Non è così Juanito, dai…”sussurrò piano, molto triste perché lui stava usando un tono davvero addolorato, ma lui sussurrò piano “…io vorrei davvero con tutte le mie forze essere l’uomo che amavi, Mì…”
Lei sbuffò soltanto, e gli sussurrò molto piano “…forse possiamo rimandare il divorzio. Forse possiamo provare a vedere se la terapia funziona…”
“Dimmelo ancora, ti prego. Dimmi che non è finita, che mi ami ancora…” le disse estremamente agitato e lei ridacchiando rispose “non si smette di amare da un secondo all’altro, caro marito.”
“E sarai ancora mia, amore?” sussurrò pianissimo sconvolto, ma felice come solo poche volte prima e lei sbuffando rispose “…vedremo. Se funziona la terapia…”
 “…la farò funzionare in qualsiasi modo. Perché non posso immaginare la mia stupida vita senza di te…”
Le disse piano, e così finirono per riavvicinarsi, chiacchierando per tutta la notte di mille cose. Il giorno dopo, però, Mina gli annunciò che né lei, né i ragazzi avrebbero partecipato alla mostra perché non potevano rientrare, e questo gli fece male, ma decise di non dire nulla per non perdere quel momento di tranquillità che avevano. Si disse che lei evidentemente non era pronta, e forse riusciva anche a capirla. Quella mostra era un insieme di ricordi, e Juan capì che forse per Mina fosse troppo penoso affrontarli in quel momento, e decise di non dirle nulla. Così provò a lavorare tutto il giorno, senza un minimo di concentrazione e molto triste. L’arrivo di Liam e Johanna, ovviamente, peggiorò le cose, ma sua suocera era particolarmente ottimista e con una mano sulla spalla gli disse solo “…poi vedremo se mi devi un favore o no…”.
Il giorno famoso della mostra lei neanche gli scrisse, e Juan pensò che fosse ancora molto arrabbiata, ma comunque gli aveva detto che per il divorzio poteva aspettare e questa era l’unica vera cosa importante.
Rientrò a casa quella sera frustrato, scocciato e in ritardo. Doveva fare la doccia e recuperare Liam e Johanna rapidamente, ma quando aprì la porta sentì un chiacchiericcio che lo lasciò estremamente perplesso. Le voci venivano dalla cucina, e non voleva illudersi, ma gli parve che una di quelle fosse proprio di sua moglie. Così con il cuore in gola fece per raggiungere quelle voci, quando qualcuno alle sue spalle chiese “ma davvero sei ancora in questo stato a quest’ora?” e un’altra voce commentò che era assolutamente imperdonabile.
Juan si girò col cuore a pezzi e trovò Jane e John vestiti rigorosamente di nero e bellissimi, e per un attimo non riuscì a resistere alla tentazione di stringerli al petto commosso, ma presto si sentì un’altra mano sulla spalla e spostò il braccio per stringere anche Johanna.
“Sì, ok, ma sei in ritardo e ci stai sciupando le acconciature…” disse John, divincolandosi dalla stretta del padre per sistemarsi il ciuffo, e poi indicandogli il soggiorno con la testa aggiunse “…e a qualcuno non piacerà…”
In quel momento Juan pensò solo “Dio, ti prego…” perché era favoloso avere i ragazzi, ma avrebbe voluto anche lei. Eppure non potè dire molto, perché fu raggiunto da sua suocera, insieme alla donna più bella del mondo. Gli venne voglia di abbracciarla forte, di dirle grazie un milione di volte, e fece per avvicinarsi, quando Mina alzò il suo dito minaccioso da madre e gli disse “scordatelo. Quattro ore tra trucco e acconciatura, per assomigliare a quella tua stampa del cavolo, e tu vorresti stropicciarmi in due secondi?”
“Fatti prendere almeno la mano, per favore…” le sussurrò sorridente e con il cuore in gola, perché era davvero un gesto favoloso, ma lei ridacchiando scosse la testa e rispose che aveva appena fatto le unghie e che lui doveva fare la doccia, e poi si mise a dare indicazioni al suo team di estetica che lo scrutava con occhio clinico.
“Ah Juanito…” sussurrò, raggiungendolo verso la sua stanza “…ti ho fatto preparare un vestito per l’occasione da Giovanni, però abbiamo usato le tue solite misure e non so se sei ingrassato o dimagrito in questo periodo, quindi dobbiamo controllare che ti stia…”
“Qualunque cosa, mi amor…” le sussurrò con un sorriso e lei alzò gli occhi al cielo fingendosi scocciata, ma gli sorrise molto dolcemente.
Juan si sentì impazzire, perché gli aveva sistemato anche il vestito e gli accessori sul letto e le scarpe accanto. Si era comportata da moglie, ancora una volta, e lui si disse che se davvero poteva riaverla, avrebbe provato a fare ogni cosa. Sopportò la sua parrucchiera, sopportò persino che gli sistemassero le sopracciglia, tutto per lei e la osservò da lontano, mentre sistemava i figli, gli metteva i loro gioielli e scherzava con loro.
Giunse il momento di provare il vestito, e Juan si affrettò ad indossarlo, ma mentre stava chiudendo la camicia entrò lei, che accese la luce e con fare estremamente prepotente gli sistemò la camicia sulle spalle, come se fosse qualcosa di suo.
“Sei bellissima…” sussurrò senza fiato, mentre lei controllava che la camicia gli andasse bene, e lei sorrise soltanto scuotendo la testa. Gli passò la giacca, allora, e rimase decisamente impressionata perché era straordinariamente bello con quel completo, e proprio mentre lo osservava, Juan le disse solo “ti amo Mìmi…” a bruciapelo.
“Possiamo pensare un secondo a questa mostra, per favore? Perché abbiamo ancora molte cose da fare, ma le dimentico se fai il tizio languido con me…” rispose ridacchiando, mentre provava a sistemargli anche la cravatta e lui annuì soltanto.
Uscirono di casa bellissimi e particolarmente felici, e in auto i ragazzi raccontarono al padre di quella loro strana vacanza, e degli aneddoti che la madre gli aveva confessato sul loro passato da fidanzati, e Juan pensò solo “è tutto troppo bello” ma sorrise felice con i suoi ragazzi, fino a quando lei tirò fuori la sua macchina fotografica e iniziò a fotografarli.
“Non la sai usare, amore, lo sai…” le disse divertito, cercando però di essere dolce, e lei alzò ancora gli occhi al cielo. E così tutta la famiglia Jimenez, insieme ai May, finirono di nuovo sotto lo sguardo attento di Juan, che scattò un sacco di foto e per un attimo si perse occhi negli occhi con lei, sussurrandole appena “è un ritorno al passato”.
Quella sera, però, di ritorni al passato ce ne furono davvero moltissimi perché tutta la mostra era un ricordo. Gli Jimenez salutarono la stampa e Mina fu come sempre gentile e simpatica, ma quando le chiesero “…quindi le voci di un vostro possibile divorzio sono infondate?” lei rise forte e portandosi la mano di Juan sulla pancia rispose “…aspettiamo il quarto figlio, quindi direi che sono abbastanza infondate, no?” mettendo tutti a tacere e facendo sorridere felici parecchi Jimenez e rendendo Juan straordinariamente felice e loquace.
Mina salutò tutti con affetto, tranne Joey che era giunto con Chris e la figlia. A lui diede un fortissimo schiaffo sul braccio e lo minacciò di morte, ma poi il suo sguardo cadde su una parte in particolare della mostra e rimase senza parole. Fu attratta da quei dipinti, e senza sapere bene come, si trovò davanti a quelle tele che non vedeva da tanto tempo, ma che amava profondamente. Era lei la proprietaria di quei lavori, ma avevano girato tanto e non li vedeva da una vita, così rimase per qualche secondo a fissarli commossa. I suoi occhi azzurri si posarono su uno in particolare, e un paio di lacrime le caddero ricordando il giorno in cui Juan le aveva regalato il disegno del lupo che lecca le ferite della bambina in lacrime.
“Allora è per questo che hai i lupi tatuati sulla schiena…” le disse Joey, porgendole un fazzoletto e lei ridendo si asciugò le lacrime e annuì.
“…e ce lo riprendiamo quest’ uomo così pentito o dobbiamo davvero gettare il cuore alle ortiche solo perché ha fatto una cazzata?” aggiunse, una persona che Mina non aveva visto arrivare e lei scosse solo la testa.
“Andiamo Mina, ha ragione lui e lo sai…”aggiunse Joey indicando Carlos Jimenez, che con molta dolcezza era giunto a parlare con sua cognata, ma lei scuotendo la testa disse solo che avrebbe dato una chance a Juan, ma che sarebbe stata l’ultima.
“…come no…” commentò Joey ridacchiando e lei gli voltò le spalle scocciata. Voleva vederla da sola quella mostra, perché era terribilmente intima e personale, ma sembrava che nessuno volesse lasciarle un attimo di pace. E poi Juan le fece un gesto, e le fece capire che doveva seguirlo e così fuggì dalla folla per cercarlo e lo ritrovò al buio in una sala chiusa al pubblico.
“Dovevi dirmelo prima che potevamo nasconderci, ne avrei approfittato per sfuggire ad un po’ di gente…” gli disse ridacchiando e lui stringendosi nelle spalle rispose che ci aveva pensato solo in quel momento.
“E’ che…ho un segreto da svelarti…” le sussurrò piano all’orecchio.
 
Capitolo: una famiglia
 
“Di che stai parlando?” sussurrò pianissimo Mina, un po’ perplessa, ma lui sorridendo le disse “…ho chiesto a Zack di portarmi una cosa da darti. Una cosa che magari ti renderà felice, o magari no, ma che soprattutto ti dimostrerà che quando tuo marito non era con te nelle scorse notti, pensava sempre e solo a te…”
“Stai cercando di farmi credere che non eri con Carlos?” rispose lei scocciata, ma lui scosse solo la testa.
“Se non mi credi, te lo dimostro. Non c’è problema, ma tu dimmi che mi ami ancora…” le disse, afferrandola tra le braccia e lei sorrise soltanto, molto piano.
“Se non me lo dici, niente. Non ti mostro quello che facevo tutte le notti, mentre tu eri in paranoia e resterai con il dubbio tutta la vita…” aggiunse scherzando, chiaramente, perché voleva farla sorridere, ma lei annuì soltanto sorridendo e il cuore di Juan si tranquillizzò.
“ E quindi se non lavoravi con Carlos di notte cosa facevi?” chiese, fissandolo profondamente negli occhi, ma lui scosse solo la testa e le sussurrò piano “pensavo a te, ti dipingevo amore, te l’ho detto…”
Mina continuò a mettere in dubbio quelle parole, e solo allora Juan le disse “…e va bene, allora al diavolo la sorpresa, ecco qua. Così magari ti commuovi e eviti di lasciarmi”
Recuperò una tela ricoperta da un drappo colorato e poi scocciato sentenziò che “non si vedeva un  cazzo con quelle luci, ma almeno finalmente gliel’aveva dato…” e lei lo fissò perplessa.
 “E’ questo che facevo quando non ero con te. Ero andato in paranoia, credevo avessi bisogno di una dimostrazione d’amore e…ci ho lavorato. Per questo ti ho estromesso dalle nostre nottate creative, per questo mi allontanavo senza dirti cosa facevo: non volevo rovinare la sorpresa. Doveva essere per San Valentino, poi…beh è successo il disastro e avevo deciso di dartelo per il nostro anniversario, ma poi…è andata come è andata.”
Mina aveva improvvisamente capito tanti misteri e le era venuta voglia di sorridere, ma fissando quel quadro non potè trattenere altre lacrime di commozione. Era un’opera strana, sembrava quasi un grande collage di foto, ma erano tutti disegni estremamente particolareggiati. C’erano proprio tutti i momenti più belli della loro storia: la loro prima partita a poker, il loro viaggio a Chino, Mina che abbraccia Johanna per la prima volta, lei che lo bacia attraverso uno schermo, il famoso compleanno di Mina e mille altre immagini. Era una cosa molto dolce, e doveva averci messo davvero tanto a farlo, così lei accarezzò ogni immagine come se per accarezzare quei ricordi felici e pianse a dirotto.
“Nena, non fare così dai…” le sussurrò pianissimo, accarezzandole la guancia, ma lei non riuscì a dire nulla presa dai singhiozzi. Solo dopo molto tempo riuscì a sussurrare “…perché è incompiuta?”ma girandosi si accorse che anche lui era emozionato. Non era facile leggerglielo in faccia, ma per lei era chiaro.
“…perché credevo che avremmo passato il resto delle nostre vite insieme e che, dunque, ci sarebbero state altre immagini da aggiungere.”
“Ed ora?” Sussurrò Mina sgranando involontariamente gli occhi, ma lui con un sorriso strinse le spalle e sussurrò “non lo so…devi dirmelo tu. Non so, forse toccherà a qualcun altro aggiornarlo o forse tra un anno avrò riempito altri quattro o cinque quadrati con la nascita del nostro primo nipote, del nostro quarto figlio e…con il nostro secondo matrimonio…”
“Secondo matrimonio?”
Chiese Mina confusa e seccata anche. Come si fa a dire una cosa così scortese ad una persona che si sta cercando di riconquistare? Solo lui ne era capace. Ed invece la frase di Juan non voleva affatto essere scortese, e così mettendole una mano sulla guancia sussurrò “di solito si fa per gli anniversari importanti. O meglio, Carlos e Clari lo hanno fatto ogni dieci anni e noi mai. Eravamo sempre troppo impegnati o distanti. E’ il rinnovo dei voti nuziali, quando dici ad una persona ‘hey, so che è passato tanto tempo, ma io non ho cambiato idea: voglio ancora stare con te’. Volevo farlo per il nostro anniversario, ma poi è successo di tutto e… Non ridere in quel modo!”
Ringhiò seccato, ma Mina non aveva potuto resistere: sapeva che prima o poi il suo cinismo sarebbe riaffiorato, e la sua descrizione del rinnovo dei voti era stata esilarante.
“Insomma…è questo che facevi?” Aggiunse, con fare serio e Juan ebbe un infarto perché lei era finalmente di nuovo dolce. Annuì e Mina mordendosi il labbro ribattè “devo veramente pensarci…ci sono troppe cose da valutare…”
“…ma non divorziamo, vero?” le disse, un po’ più sicuro e lei sbuffando rispose “per ora no…”ed in quel momento Juan la abbracciò con tutte le sue forze. Voleva anche baciarla, ma quando ci provò Mina si ritrasse perché aveva un bellissimo rossetto che però si sarebbe totalmente rovinato se lui l’avesse baciata, ma lui non sapendolo la lasciò andare pensando che non fosse pronta per quella vicinanza.
Ritornarono alla mostra mano nella mano, e fu chiaro a tutti che lei aveva pianto molto. Rimasero ancora per qualche ora, poi decisero di andare a letto perché erano esausti e Mina si sentiva davvero debole e stanca, così Juan li riaccompagnò alla macchina e la salutò con moltissima dolcezza. Voleva tornare a casa con loro, lo voleva più di ogni altra cosa, ma non poteva e rimase a pensare a lei per tutta la serata, sorridendo gentilmente alla gente.
Mina nel frattempo chiacchierava allegramente con i ragazzi del quadro che lui le aveva fatto trovare, e quando Johanna disse “…io lo avevo detto che stava lavorando ad una sorpresa!” i fratelli la fissarono malissimo e le ringhiarono che doveva dirlo almeno a loro, ma lei rispose che ci teneva a fare una sorpresa e i tre iniziarono a litigare come sempre, facendo pensare a Mina che quella strana tregua da famiglia perfetta fosse finita.
“Scusa ma quello non è Ethan?” chiese confusa Mina improvvisamente, riconoscendo il ragazzo seduto sulle scale di casa sua.
“Oddio muoio…” rispose John con il cuore a pezzi, ma scappò letteralmente dall’auto e corse da lui che era seduto sulle scale e lo baciò come non lo aveva mai baciato prima, sussurrando solo “ti amo” almeno dieci volte di seguito.
“I miei sono partiti, perché a quanto pare papà ha avuto problemi con il partito, pare che il  candidato alla presidenza l’abbia fatta grossa con una ragazzina, e lui da candidato vice deve provare a risolvere, così mi hanno lasciato con Lotty, che però ti adora quindi mi ha detto di correre da te…”spiegò sorridendo felicissimo e John gli disse entusiasta che avrebbe voluto presentargli i suoi nonni, ma quando fece per girarsi non trovò l’auto.
“Sì, volevano lasciarci soli, carini, ma io non ho le chiavi e ci prenderemo una polmonite…” commentò, ridendo in modo bellissimo, e così ripresero a baciarsi con molta dolcezza aspettando gli altri.
Tutti abbracciarono e sbaciucchiarono Ethan, che si sentì incredibilmente amato da quella strana famiglia, ma Mina in particolare lo strinse con moltissima forza e gli disse piano all’orecchio “…tu diccelo se fanno troppo gli stronzi, che ti veniamo a salvare dalla torre di cristallo, noi siamo gli Jimenez, siamo armati…” facendolo ridere.
Si misero tutti sul divano, e nonna Jo iniziò a interrogare il fidanzato del nipote, esattamente come aveva fatto con Juan anni prima, facendo sorridere molto dolcemente sua figlia, che involontariamente si trovò a scrivere a suo marito, per raccontargli gli ultimi sviluppi.
Juan era in auto, e stava proprio andando verso casa sua in quel momento, perché voleva parlare con loro e portare a Mina il suo nuovo quadro, e il cuore gli scoppiò quando lesse i suoi messaggi. Non le rispose, però, e lei pensò che fosse impegnato, ma decise di non badarci troppo.
“Mamy ci vorrebbe una coccola, però, a quest’ora…” le disse Jane, arrotolando le dita nei suoi riccioli e Mina ridacchiando rispose che al massimo poteva preparare una tisana diuretica per tutti, facendo ridere la platea.
“Papà avrebbe fatto almeno la cioccolata calda…” rispose Jane con fare malinconico e John accoccolato sulla spalla di Ethan aggiunse “…o anche i pancake” e tutti e tre iniziarono a lagnarsi di quanto fossero buoni i pancake del padre.
“Io al massimo posso offrire tisana depurativa e pinzimonio ragazzi, fatevene una ragione…”commentò lei sarcastica e proprio quando nonna Jo stava per offrirsi di preparare un dolcetto a quei bellissimi ragazzi, il cellulare di Mina suonò.
“Posso salire un secondo solo o disturbo?” le chiese, con tono dolcissimo e lei immensamente felice gli disse che stavano parlando di lui.
Juan entrò molto preoccupato in quella stanza, senza sapere bene cosa aspettarsi, ma quando li trovò tutti insieme a chiacchierare sorrise, soprattutto perché tutti sembravano felici di vederlo.
“Sei venuto a salvarci dal pinzimonio facendoci i pancake papino?”gli disse John sorridendo e lui rispose che se volevano poteva provare, ma non sapeva se ci fossero gli ingredienti.
“Sono venuto in realtà per parlare un attimo con voi quattro”aggiunse, un po’ emozionato e tutti lo fissarono attentamente.
“Volevo solo dirvi grazie per essere stati con me stasera, perché, anche se non ve lo avevo detto chiaramente, ci tenevo molto. Mi sono sentito molto fortunato ad avervi tutti accanto e ve ne sarò grato per sempre…”
Disse serissimo e con la mascella contratta, ma in realtà quasi commosso. Si stava forzando ancora, perché voleva far capire loro quanto li amasse e dal sorriso di Mina capì che le era evidente. Abbracciò i ragazzi con forza, ripetendo solo “grazie” ma una volta giunto a John dovette letteralmente difendersi dall’abbraccio di quel ragazzino, che gli saltò letteralmente al collo come quando era bambino. Gli baciò la fronte e scombinò i capelli, poi disse ad Ethan che era molto felice di vederlo ed era stato parecchio in pensiero per la storia dei bulli, lasciando nonna Jo parecchio sorpresa.
“Insomma Joy facciamo questi pancake…” disse a sua figlia con molta tenerezza e Mina continuò a sorridergli da lontano, ma si erano accorti tutti che lui non aveva provato neanche a baciarla, e non sapevano perché.
Chiacchierarono ancora per un po’ felici, e Mina mostrò quel suo bellissimo quadro, raccontando ai ragazzi un po’ di quelle storie tenere, ma ben presto arrivarono i pancake e la cioccolata calda e la platea esplose in grida di giubilo. Quando Juan emerse dalla cucina con un piatto di pancake e un bicchierino di rum tra le mani, li trovò tutti allegri e felici e per un attimo pensò che se anche sua moglie non avesse voluto fare pace, lui sarebbe morto felice in quel momento, perché la sua famiglia si era ricomposta e sembrava serena e questo contava per lui. Poi, però, proprio mentre Juan si diceva che non poteva essere più felice, accadde una cosa ancora più bella: ebbe il coraggio di sedersi accanto a Mina e sussurrare “Questo è per Jemie. Solo un cucchiaino di cioccolata e un morsetto di pancake, perché è vero che tu non puoi ingrassare, ma anche lui ha diritto ad una coccola…” e lei sorrise in modo stupendo, prima di ringraziarlo. Qualche istante dopo, però, distrattamente Mina cercò la sua mano e gli fece venire i brividi sussurrando “Jemie si muove…vuoi sentire?”
Annuì e basta, fissandola negli occhi, e per qualche istante non ebbe nulla da dire. Era letteralmente morto, soffocato dall’emozione e dalla commozione. Aveva potuto toccare quella pancia solo poche volte, e solo una volta aveva parlato con Jemie. Erano stati insieme per pochissimo tempo durante la gravidanza di Mina e lui si era dedicato veramente poco alla sua piccola anima che stava arrivando. Tutte le cazzate che erano successe lo avevano quasi distolto dalla cosa più importante che gli stava accadendo in quel periodo: stava per diventare di nuovo padre.
Fissò Mina a lungo negli occhi, mentre le accarezzava quella piccola pancia quasi invisibile e solo dopo molto tempo trovò il fiato necessario per sussurrare “Pare gli piacciano i pancake” facendola sorridere.
Era bello sentire di nuovo la sua pelle addosso, ed era un momento molto intimo. Mina avrebbe voluto abbracciarlo e stringerlo in quell’istante, ma non potè farlo. C’erano i ragazzi e se lo avesse baciato avrebbero dovuto dare troppe spiegazioni, eppure il cuore di Mina stava battendo all’impazzata. Ci penso qualche istante, poi con una sincerità disarmante e le farfalle nello stomaco ribatté “probabilmente è colpa mia se scalcia così: sente il mio battito accelerato e si agita, povero piccolo!”in quel momento Juan le accarezzò il viso, e con la mano sulla sua pancia sussurrò “shh…sta’ buono Jemie, lascia tranquilla la mamma…”ed entrambi sorrisero emozionati. Per un paio d’ore rimasero così: Juan abbracciava Mina e accarezzava la sua pancia, mentre parlavano con i ragazzi del quadro e di altre cose importanti.
“Non andare a Brooklyn stanotte…”gli sussurrò Mina dopo un po’ e Juan le disse piano “vuoi dormire con me, per caso?” ma lei gli spiegò che era presto, ma avrebbe comunque voluto tenerlo a casa e lui annuì.
“…e anche Ethan dorme con noi stanotte…”aggiunse Mina ad alta voce, facendo totalmente arrossire i due innamorati, che non osavano neanche sperare in tanta intimità.
“Posso davvero?” chiese, con enormi occhi luccicanti e gli Jimenez annuirono, a patto che John si fosse occupato di sistemare il letto, e i due impazzirono dalla gioia.
Ovviamente gli ultimi ad andare a letto furono proprio Juan e Mina, che cercavano tutte le scuse per non separarsi. Mina aveva tirato fuori di nuovo la sua bellissima camicia da notte di seta super sexy, e i figli l’avevano tormentata perché negli altri giorni aveva usato una felpa e un pantaloncino molto poco attraenti. Juan, invece, non voleva esagerare, così si mise il suo solito pigiama, ma rimase a fissarla per tutto il tempo. Si diedero la buonanotte tre volte, ed ogni volta si strinsero sempre più forte, ma poi rimasero per un attimo fermi entrambi sull’uscio della porta della propria stanza.
“Vuoi dirmi qualcosa?” le chiese Juan togliendosi la maglietta, e lei sorridendo bisbigliò che non ricordava cosa fosse e lui le sorrise.
“Vuoi stare un po’ qui con me?” aggiunse Juan e Mina pensò “no, no, no” ma senza sapere come si ritrovò di nuovo con lui nella loro stanza da letto, sdraiata sul letto.
“Pensi che dovremmo dare dei preservativi a John?” chiese molto serio, ma lei sorridendo scosse la testa e spiegò che non avrebbero mai fatto sesso, al massimo Ethan gli avrebbe permesso di dormire insieme.
“…e possiamo farlo anche noi?”chiese, provando chiaramente a sedurla, ma Mina ridacchiando fece per andarsene spiegandogli solo che non era pronta per tutto quel contatto.
“Va bene, va bene non andartene…” le disse agitato, mentre lei rimetteva le pantofole con difficoltà e Mina chiese cosa volesse.
“Voglio solo tenerti con me Mìmi…” le sussurrò pianissimo e lei sospirando rispose “…allora vieni qui…” facendogli venire un infarto.
“…non puoi dormire sul mio petto, ovviamente, o schiacceresti Jemie…” rispose piano, sfilandosi la camicia da notte “…ma puoi coccolare questo bambino che conosci così poco…” e Juan lo fece. La tenne stretta per ore, baciando la sua schiena e quella pancia che amava tanto e così passarono la notte, stretti uno contro l’altro.
Nota:
Ciao a tutti,
Allora siamo a tre capitoli dal finale (che ho scritto oggi e mi ha commosso moltissimo). Sono ancora in dubbio se chiudere con questi tre capitoli o scrivere anche un sequel, ma ci penserò. Nel frattempo vi è piaciuta la sorpresa di Mina? Vi siete un po' commossi?

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Capitolo 39
*** Capitoli 53, 54 + Epilogo ***


Capitolo : dimostrazioni d’affetto.
“…sai cosa stavamo facendo tanti anni fa a quest’ora?” sussurrò piano Mina, mentre lui baciava la sua pancia e Juan ridacchiando rispose “stavo invadendo casa tua per sedurti?” facendola ridere.
“Stavamo facendo l’amore come fidanzati per la prima volta, già…diciannove anni domani notte…”sussurrò Mina pianissimo, e lui si chiese come diavolo avesse fatto a dimenticarlo, ma non disse nulla, puntualizzò soltanto che non era la prima volta, ma la terza.
“L’anno prossimo sono venti. Vent’anni dalla prima volta in cui mi hai avuta…” sussurrò Mina piano e lui le disse solo che avrebbe fatto cose folli per festeggiare in modo speciale, ma poi un’idea lo colpì e sorrise.
Si svegliò prestissimo quel giorno, e corse in cucina a cucinare per tutti. Era felice vergognosamente e voleva davvero farle una sorpresa enorme, ma aveva bisogno di tempo. Scrisse solo a John “…ragazzo, devo parlarti. In cucina…” e poi tornò ai dolci.
“Cosa avevi di così importante da dirmi all’alba?” rispose il figlio con un sorriso bellissimo e Juan chiese serio “non hai fatto sesso, vero?” facendolo ridere.
“No, abbiamo solo dormito vicini ed è stato stupendo. Ho passato tutta la notte a stringerlo, accarezzarlo e a togliermi i suoi riccioli dal naso, ma avevo il terrore di svegliarlo russando quindi praticamente non ho chiuso occhio…” sussurrò con occhi sognanti e Juan gli scombinò i capelli e rispose “sì, so come ci si sente. Non dormivo mai i primi tempi con lei, passavo la notte a guardarla e a disegnarla, cercando di capire come diavolo ci fosse finita con me…”
“Esattamente quello che provo io! Ma scommetto che non glielo hai mai detto, vero?” rispose sorridendo e lui scosse solo la testa. C’erano tante cose  che non le aveva mai detto, ma per questo aveva chiesto l’aiuto di suo figlio.
“Tu e Ethan siete artisti, ci sapete fare con le parole e io per niente, quindi volevo il vostro aiuto…” gli disse serio, ma col sorriso e John ascoltò il piano e si entusiasmò parecchio.
Quando Mina si svegliò lo trovò in cucina, in jeans attillato a cucinare pancake confabulando con John ed Ethan, e si sorprese molto del fatto che loro si bloccarono nel vederla, ma non disse nulla, perché erano troppo belli quei due. Mina avrebbe voluto passare la giornata con tutti loro, ma sembrava che avessero tutti molto da fare, così rimase sola a casa per tutto il giorno.
“Posso dormire con te domani notte, mia amata moglie?”le sussurrò Juan al telefono, e lei non capì. Il giorno prima era impazzito per poter passare qualche ora con lei, ed ora la stava praticamente scaricando. Voleva offendersi, ma tutto quello che era successo le aveva insegnato a dargli il beneficio del dubbio, così rispose solo “ok” e lui capì che era confusa, ma decise di non darle troppi indizi.
Mina rimase a cena con Liam e Johanna, ma non c’era traccia dei suoi figli e pensò che fosse particolarmente strano, ma non disse nulla. Li aspettò per un po’, poi però si addormentò, così i tre Jimenez si ritrovarono all’alba al capezzale della madre addormentata sul divano. Fu John ad avere l’ingrato compito di svegliare la madre. Juan voleva che il tutto accadesse alle prime luci dell’alba, un po’ per motivi legali un po’ perché era più bello in quell’atmosfera, e così i nostri ragazzi si erano alzati in piena notte, avevano preso il loro soprabito e quello della madre e le avevano picchiettato sulla spalla. Mina aveva il sonno leggero e quando sentì John che la chiamava balzò immediatamente in piedi chiedendo “cosa c’è?”
Lui se lo aspettava, conosceva bene la mamma, così le aveva detto immediatamente “niente, niente siamo tutti qui e stiamo bene, ma vorremmo farti vedere una cosa, puoi venire con noi, per favore?”Mina si stiracchiò rumorosamente e ribattè con voce impastata “ma che ore sono?”
“Non è importante…è importante solo che tu ci segua mamita…”le disse  con determinazione e Mina sbadigliando decise di acconsentire, ma non aveva ancora collegato i vari elementi e ci avrebbe messo un po’ per farlo.
I ragazzi entusiasti la scortarono fuori alla porta e si diressero verso l’ascensore, mentre lei borbottava che non poteva farsi vedere in giro in quel modo. Effettivamente la signora Jimenez non era mai stata così sciatta: in presenza di suo marito dormiva sempre in lingerie costosa, ma ora che era rimasta sola, aveva indossato una vecchia tuta da ginnastica larga. Quando c’era Juan dormiva sempre con il trucco e i capelli perfetti, ed ora era totalmente in disordine e struccata. Aveva persino le occhiaie! E delle inguardabili ciabatte.
Si era detta che i giornali avrebbero probabilmente pagato miliardi per una sua foto in quel modo, ma non aveva voluto dire nulla ai figli, che sembravano quasi sonnambuli.
“Il tetto?”Chiese Mina confusa, una volta entrata nell’ascensore, ma Jane ribattè laconica “…si vede meglio…”lasciandola a farsi migliaia di domande. Poi, una volta arrivati, John scrisse un rapido messaggio, sbadigliò rumorosamente e dopo essersi stiracchiato esclamò “allora questa è una storia un po’ particolare, la storia della famiglia Jimenez. A cura di Jane, John, Johanna e Juan Jimenez, con la partecipazione di Ethan Stuart.”
Mina non capì, pensò davvero che suo figlio stesse vaneggiando, ma poi lui le fece un cenno col capo e girandosi Mina vide una cosa impressionante: sul grattacielo di fronte al loro palazzo c’era un’enorme tela. Sembrava quasi uno striscione in bianco e nero, con un unico dettaglio colorato: una sciarpa verde. Il disegno ritraeva lei, bellissima e seminuda, che passa ignorando Juan, che invece resta intrappolato nella sua sciarpa verde, che si annoda intorno al collo del pittore. Ovviamente lui non era realmente disegnato: Juan non lo faceva mai per se stesso, semplicemente disegnava i lunghi capelli che coprivano il volto e svolazzavano in giro ed una sigaretta accesa tra le labbra.
E mentre Mina fissava quell’enorme disegno così bello Johanna cominciò a leggere la sua parte “…questa è la storia di due innamorati, due come tanti senza niente di speciale se non consideriamo il fatto che si amano vergognosamente. Inizia mille anni fa, o meglio per l’esattezza diciannove, esattamente in questa notte. Lei era bella, perfetta e stronza e lui, come in tutte le favole, non aveva un soldo, ma era molto diverso dal solito principe azzurro: il nostro protagonista era cinico, bastardo e antipatico, insomma uno senza qualità apparenti…”
In quel momento a Mina scappò una risatina, ma Joy continuò a leggere il foglietto che aveva estratto dalla tasca “…ma a modo suo perdutamente innamorato della meravigliosa ragazza dalla sciarpa verde.”
In quell’istante Johanna si interruppe e si spostò di qualche metro, per mostrare alla madre un altro palazzo e un altro disegno. Anche questo era in bianco e nero, ma senza un minimo di colore. Mina riconobbe subito l’immagine: era il ritratto della loro prima volta insieme a Los Angeles, quando Juan voleva rapirla e lei aveva capito di amarlo e probabilmente glielo aveva anche dimostrato.
“…passarono le settimane e i mesi, ma quei due strani tizi non riuscivano proprio a staccarsi. Litigavano, si facevano del male e si allontanavano, ma non la smettevano di amarsi. Lei riempiva ogni piccolo angolo dell’esistenza di lui, che ora doveva affaticarsi come un matto per continuare a fare il bastardo cinico, perché ormai non ne aveva più voglia. Più lei lo fissava dolcemente, più lui doveva forzarsi per trattenere uno sciocco sorriso da ebete innamorato.”
“…che dolce…”sussurrò Mina molto commossa e i ragazzi si strinsero ancora di più. Fu Jane a mostrarle il terzo disegno, quello che riproduceva loro due stesi in un letto, con le dita intrecciate: Mina era stesa sul suo petto con gli occhi chiusi e un bellissimo sorriso. Era coperta solo da un lenzuolo, ma era evidente che avesse una enorme pancia e lui semplicemente sorrideva sotto ai suoi lunghi capelli, accarezzandole il pancione.
“…e poi giunsero i giorni felici, forse quelli più incasinati. Arrivarono i ragazzini, e con loro le liti, le notti insonni, le preoccupazioni e le lacrime, ma anche i momenti più belli. I nostri due protagonisti erano spesso costretti ad amarsi di nascosto, ritagliandosi piccoli spazi per loro, ma erano straordinariamente felici di…oh…questo è troppo tenero…” sussurrò Jane commuovendosi e fece leggere a Mina la frase “…erano straordinariamente felici di fare la famiglia, addormentandosi tutti insieme in quel loro piccolo letto, prendendo migliaia di calci e pugni, ma anche coccolandosi e raccontandosi le storie”.
A quel punto Mina si asciugò le lacrime, e mentre John prendeva la parola fissò il quarto disegno, e il cuore le tremò. Ritraeva lei in lacrime e lui che cerca di avvicinarla ma non può, perché lei è troppo distante.
“…e poi giunsero le nuvole, e come tutte le coppie al mondo, i nostri due tizi furono costretti a separarsi. Lei aveva capito, finalmente, che lui non era un uomo speciale e non poteva renderla felice e così aveva deciso di lasciarlo, ma lui non riusciva a sopportare il dolore provocato dalla sua assenza. E così aveva provato in tutti i modi a dimenticarla, ma inutilmente, perchè lei ormai lo possedeva e governava completamente, e lui si sentiva vuoto e inutile senza di lei.”
“Oh…”sussurrò Mina, col cuore a pezzi e gli enormi occhioni blu pieni di lacrime. Non era facile trovarsi in quella situazione senza piangere, ma trattenne le lacrime e anche il fiato quando Johanna commossa disse “…questo è il penultimo.”
Questo disegno era a colori, e di una bellezza impressionante. Mina era semplicemente se stessa, non una fata, non un elfo. Era semplicemente Mina, senza trucco e con i capelli al vento. Indossava una larga camicia bianca da cui faceva capolino il suo pancione e…c’era lui, di spalle, con il viso sulla sua pancia, esattamente come la notte precedente. I capelli di Juan la coprivano e la avvolgevano come una specie di seconda pelle e sembravano quasi essere un unico corpo, indissolubile.
“…e poi, malgrado tutto, lei si era trovata ad un bivio: crescere i suoi bambini col cinico bastardo che la adora, trascorrere tutta la sua vita a litigare con lui e poi morire insieme, oppure andare avanti con la sua vita, dimenticando lui e tutto il tempo passato insieme, sforzandosi di trovare un nuovo tizio, magari meno cinico e bastardo. Che cosa scelse la nostra protagonista, ad oggi non possiamo saperlo, ma questo è quello che lui vorrebbe…”
L’ultimo dipinto era di una dolcezza senza pari: c’erano due persone anziane che giocavano a carte mano nella mano. Non era niente di speciale, non era neanche accompagnato dal commento, ma Mina non potè trattenersi oltre e scoppiò in un mare di lacrime.
“Questo è privato mamma…”sussurrò John, porgendole una piccola bustina con il suo nome sopra e lei tremò. Asciugandosi le lacrime raccolse la busta e la aprì col cuore a mille, ma dentro c’erano solo tantissime foto. Foto di loro due da fidanzati, foto di Mina con i bambini e foto di loro da adulti. Mina non capì, non subito almeno, poi una foto le cadde e lei si accorse che dietro c’era scritto qualcosa. Ogni foto era numerata dietro e c’erano scritte varie cose, così Mina si decise a cercare la numero uno e lesse:
La psicologa da cui ho iniziato ad andare di nascosto (quella con cui vorrei che facessimo terapia) dice che devo dirti tutto quello che per paura o per debolezza non ti ho mai detto, e ho deciso di farlo. Forse molte cose non ti piaceranno, ma Mì, io voglio dimostrarti che posso cambiare. O forse, ad essere sinceri, non credo di poter cambiare, ma quanto meno di potermi comportare meglio per la mia piccola anima dagli occhi blu. Goditi la lista…è bella lunga.
-Ti amo disperatamente.
- Detesto quando flirti con il barista della palestra, mi manda letteralmente ai matti. E non mi importa cosa pensi: se sorridi e chiacchieri con un altro, io sono geloso.
- Non me ne importa nulla delle piante. Le odio, e spesso quando non ci sei mi dimentico di innaffiarle. Ho ucciso io il ficus, involontariamente. In pratica: ho dimenticato di dargli l’acqua per giorni e poi ho cercato di rimediare, ma l’ho annegato.
- Adoro quei piccoli momenti in cui ci guardiamo e sappiamo di esserci detti tutto. Non capitano spesso, ma quando succede una parte di me pensa “è lei la mia anima gemella…”
- Hai presente l’abito rosso? Quello che hai comprato la scorsa estate, di seta? Non ti fa il culo grosso, anzi mi fa impazzire.
- Qualche volta in questi anni ho finto di ascoltarti, mentre in realtà pensavo agli affari miei. Non è capitato spesso, e quasi sempre mentre eravamo al telefono, ma in mia discolpa: ti ho sempre detto di odiare il telefono, no?
- Ricordi due anni fa, quando abbiamo avuto quella tremenda lite e ti ho detto che volevo andarmene, lasciarti e non tornare mai più? Quando me ne sono andato di casa per 23 minuti e 13 secondi? Beh non sono arrivato neanche alla fine delle scale. Ho cominciato immediatamente a sentirmi in colpa, e un coglione, così sono rimasto nelle scale per qualche minuto per tenere il punto, e poi sono rientrato pregando che tu volessi riaccogliermi in casa.
- Quando Jane aveva quattro anni le ho dato i biscotti scaduti. Non è stata colpa mia, ero stanco e non ho letto la scadenza. Fortunatamente, però, mi sono accorto subito che avevano qualcosa di strano e…in quell’occasione le ho anche insegnato a vomitare a comando. So che questa mi costerà molto cara.
- Quando vai via, di tanto in tanto, mi ritrovo ad accarezzare le tue cose, a sfiorarle con uno stupido sorriso da cretino.
-Ti prego non farmi mai più i piatti arabi. I falafel sono disgustosi e mi riempiono lo stomaco d’aglio.
- Ti trovo perfetta, quindi non tagliarti mai più i capelli. Il corto non ti dona, hai un viso tondo e bello e i tuoi capelli sono perfetti come sono. Ah, e non cotonarli per favore, mi fa venire in mente mia madre.
-L’idea di perderti mi terrorizza più di qualsiasi altra cosa.
La lista era lunghissima e conteneva tutti elementi più o meno bizzarri che fecero sorridere Mina. Finalmente aveva capito perché John fosse claustrofobico (…le ragazze lo hanno chiuso dentro lo stanzino e ci ho messo una vita per ritrovarlo, ma lui neanche urlava!), che fine avessero fatto svariati suoi capi d’abbigliamento, vittime dei più svariati incidenti domestici e persino un paio di vasi preziosi (…involontariamente frantumati da Joy e le sue amiche…). E alla fine aveva sorriso leggendo “…e non credere che mi sia piaciuto scrivere questa lista, ma per te farei ogni cosa…” e si era convinta a scoprire anche lei le sue carte, così corse di sotto per scrivergli una lunga lettera d’amore, ma si trovò lui in salotto e non riuscì a resistere: gli saltò al collo e iniziò a baciarlo con tutta la dolcezza che aveva.
“Diciannove anni mi sembrano troppi per lasciarli andare via senza una sorpresa speciale. Ed io volevo solo dirti che ti amo moltissimo…” le sussurrò stringendola, ma Mina decise di non parlare e fissandolo intensamente negli occhi disse ai ragazzi “…andate pure al cinema, se volete…” trascinandolo verso la camera da letto.
 “E quindi signora Jimenez?”
Le chiese con fare sensuale e lei gli saltò soltanto al collo sussurrando piano “quindi ti amo Juan Jimenez…”
Si lasciarono andare e ritrovarsi fu la sensazione migliore che avessero mai provato. Juan era proprio certo di averla persa, ed invece Mina desiderava soltanto lui e non faceva che stringerlo forte e fissarlo negli occhi. Non era da lei comportarsi in quel modo, era sempre lui a fare l'amore, ma quella mattina fu lei a sorprenderlo.
“Tornerai ad essere mia moglie, dunque?”le chiese, dopo, mentre si rivestiva, ma lei non rispose subito. Dopo qualche istante sussurrò “ci sono delle condizioni”.
Così mentre Juan annegava tra i suoi sospiri, Mina aggiunse “io non ho mai smesso di essere tua moglie, ma pretendo che tu mi ascolti questa volta, anche mentre litighiamo, perché questa cosa che ti chiudi e non mi parli e non ascolti non va bene.  E che non metti in pericolo te stesso e i ragazzi…”
“Te lo giuro…” sussurrò lui pianissimo e lei sorridendo rispose “…e facciamo terapia di coppia…”
“Tutto quello che vuoi…” rispose baciandola, ma Mina aveva un’altra condizione da proporre, così scostandosi aggiunse “…e mi risposi l’anno prossimo”
“Lo que quieres mi amor…” rispose lui radioso, e così quel giorno Juan e Mina finalmente tornarono insieme, ed entrambi lo trovarono incredibilmente romantico. Rimasero a casa con i ragazzi per tutto il giorno, e poi fecero l’amore per una notte intera, senza dire una singola parola e poi all’alba si addormentarono accanto, come avevano sempre fatto in quegli anni. Solo molto tempo dopo furono costretti a separarsi, perché qualcuno bussò alla loro porta. Come sempre fu Juan ad aprire: Mina era completamente nuda, e dunque si era nascosta sotto le coperte.
“…abbiamo portato la colazione.”sussurrò Johanna dolcemente, ma quando il padre gli fece cenno di entrare, lei ribattè “no, no non vogliamo disturbare. Insomma…meglio se state un po’ da soli, no?”
“Ma non dire sciocchezze!” Gridò la mamma da lontano e tutti, furono ammessi nel grande letto dei loro genitori a chiacchierare.
“E quindi ora che si fa?”Chiese Joy tranquilla e Mina scosse le spalle e sorseggiando il caffè sussurrò  “Chris ti aiuterà a studiare per l’ammissione alla Juillard, John troverà una scuola abbastanza vicina a quella di Ethan, Chris e Jane aspetteranno Joey ed io…beh aspetto che arrivi Jemie…”
“Ed io?” sussurrò Juan sorridendo. Lui si era tenuto in disparte, a scattare foto a quella sua bellissima famiglia ricomposta, ma Mina stringendo le spalle sussurrò “tu continuerai a borbottare e…mi auguro che aspetterai Jemie con me, no?”
E così fecero: Joy fu ammessa alla scuola pochi mesi dopo, Chris e Jane ebbero un favoloso bambino di nome Joey Stanley, che però era identico in tutto e per tutto agli Jimenez. John continuò per un po’ a stare con Ethan di nascosto, fino all’elezione di suo padre come vicepresidente. Lui era proprio nel salotto di casa Jimenez quando lo raggiunse la notizia, e scoppiò in un lungo pianto disperato, perché sapeva bene cosa avrebbe comportato quell’annuncio, e non voleva davvero diventare un pupazzo di quella grande mascherata mediatica che è la politica, ma Juan reagì molto peggio. Chiese sconvolto “tuo padre è Steven Stuart? Il vice del presidente Ronson?” e lui annuì soltanto asciugandosi le lacrime, mentre Mina ridendo a crepapelle  commentava “due su due: Jane sta con il figlio di Joey e John sta con il figlio del vice di Myles…”
“Adesso inizio ad aver paura per Johanna…” ringhiò Juan scocciato.
 E poi qualche mese dopo, in una notte di pioggia arrivò anche Jemie Jimenez. Castano, con gli occhi azzurri e bellissimo esattamente come suo fratello John, ma dolce come la sua mamma.
Juan, come sempre, non lasciò il fianco della moglie neanche per un secondo, e lei rimase a stringergli forte la mano. Di nuvole, nel loro cielo, non c’era più neanche l’ombra.
Capitolo 70: Joey e Jemie.

“…insomma degli italiani neanche l’ombra…ma dove saranno finiti?”
Disse Joey ad alta voce, senza rendersi conto di peggiorare la situazione. Jane, infatti era furiosa. Non vedeva sua madre e suo padre da una vita, e ci mancava solo che fossero in ritardo proprio in quel giorno.  Eh sì, quello era un giorno speciale: il piccolo Joey finalmente veniva battezzato.
C’erano state forti liti tra mamma (semi cattolica) e papà (completamente ateo) ma alla fine, come sempre Jane l’aveva spuntata e così si erano decisi a far battezzare il piccolo per rendere felice tutta la famiglia Jimenez, anche se la nonna Felipa aveva da ridire, perché ormai il piccolo aveva un anno e mezzo. Il padrino di Joey, era ovviamente suo nonno Juan, ma di lui non c’era e questo aveva spazientito immensamente la figlia.
Dopo la mostra al Metropolitan a Juan era stata offerta l’opportunità di lavorare per un po’ in Europa, e i coniugi Jimenez avevano deciso di accettarla, anche per dar modo ai due figli minori di studiare all’estero. Così dopo nascita di Jemie, Mina aveva deciso di accompagnare Juan in Germania, Spagna e Italia, per la sua prima mostra europea. Certo le era costato molto separarsi da Jane, soprattutto perché la figlia glielo faceva pesare costantemente, ma doveva seguire il suo cuore.
Aveva completamente abbandonato le scene per fare la mamma, e questo aveva veramente dato dei risultati: il suo rapporto con Johanna era diventato molto intimo e con John era sempre tutto perfetto. Jemie era ancora piccolo, ma trascorreva tutta la giornata con lei e con suo padre, quindi non poteva amarli di più.
E Juan? Oh lui non poteva essere più felice e produttivo. Jemie non dormiva mai di notte, e così lui e la mamma passavano il tempo nello studio del padre, che adorava lavorare con  quel piccolo che trotterellava in giro. Nel suo studio Jemie aveva iniziato a camminare, e lì aveva detto le sue prime paroline.
Erano due strani vampiri, svegli di notte e addormentati di giorno, e litigavano come sempre, ma molto meno. Juan voleva tenerla accanto, perciò avevano cominciato una fittissima terapia di coppia subito dopo essere tornati insieme, e ad oggi continuavano a farla a distanza. La loro terapista era una donna molto simile alla madre di Mina, che era diventata preziosissima per il loro rapporto, dato che spiegava a Mina cosa ferisse o facesse arrabbiare Juan, e a lui cosa sbagliava con Mina. Finalmente erano riusciti ad aprirsi totalmente l’uno con l’altro, e lui era davvero cresciuto molto.  Non era tutto rose e fiori, ma erano una bella famiglia, che se la cava tranquillamente. Avevano solo una grande preoccupazione in quei giorni: Jane.
La primogenita degli Jimenez, infatti, sola e senza aiuto di nessuno stava diventando quasi matta.  Chris aveva letteralmente sfondato come musicista all’improvviso e quasi per caso. Aveva scritto un cd per lei e Joey, un cd su quello che gli stava capitando, sulle emozioni che provava nel diventare padre e ad amare la sua Jane, ed era capitato tra le grinfie di sua madre, che lo aveva prodotto immediatamente. Ora era in tour e Jane era rimasta completamente sola. Non voleva che nonno Joey l’aiutasse, voleva sua madre, e Mina faceva il possibile per accontentarla, ma era molto complicato considerato che aveva anche lei un figlio di quell’età che spesso attraversava mezzo mondo per andare dal nipote. Jane voleva riprendere con l’accademia di danza, e prendere finalmente il diploma, ma allo stesso tempo non voleva che suo figlio crescesse con degli estranei, voleva l’aiuto di sua madre, e non sapeva come fare.
Aveva insistito tanto per battezzare Joey perché voleva rivedere la sua famiglia, ma quelli non si erano ancora presentati e stavano facendo tardi. Per volere della famiglia Jimenez, la cerimonia si sarebbe svolta nel giardino della villa di Carlos Jimenez, a Chino, dove c’era persino una fontana che assomigliava in tutto e per tutto ad una fonte battesimale.
Erano tutti riuniti in giardino, vestiti in modo elegante, pettinati e bellissimi, ma mancava la famiglia della mamma e questo la stava rendendo ancor più furiosa. Vedete, per spezzare una lancia in favore di Jane: erano quasi due anni che non dormiva per più di tre ore a notte, si sentiva grassa e molto sola. Chris era in tour, e quando tornava voleva dedicarsi anima e corpo al bambino prima e a lei poi, ma Jane approfittava del suo aiuto per riposarsi un po’, e così Chris finiva col coccolarla mentre dormiva. I nostri due ragazzini erano un po’ in crisi, ma ad onor del vero, Chris faceva ogni cosa per risollevare il morale di Jane, e spesso chiamava la babysitter e la portava fuori a cena. Qualche volta erano stati fuori anche per un intero weekend, ma era comunque poco per una mamma ventenne esausta.
Jane tamburellava nervosa sul tavolo, e neanche rispondeva alle cortesi domande di tutti, quando improvvisamente apparvero i due che stava aspettando e lei li fissò arrabbiata, ma dentro di lei molto sollevata: erano arrivati finalmente.
Juan e Mina non erano mai tornati a casa di Juan da quella famosa lite tra Juan e Felipa. Lui non aveva voluto far vedere Jemie a sua madre, e non le aveva neanche detto che era nato. Non ci aveva mai parlato, e mamma Felipa non aveva mai provato a fare la prima mossa. Il battesimo di Joey doveva servire anche a questo: a riconciliare la famiglia. Carlos sperava con tutto il cuore che potesse tornare tutto normale, ma non era molto semplice.
Mina e Juan erano entrambi vestiti di nero, come sempre, ma sembravano veramente stupendi, anche se un po’ stanchi. John e Joanna si stavano ancora vestendo e la mamma portava in braccio un piccolo ometto che si era aggrappato alla sua spalla.
“Oh ma è stupendo!”
Sussurrò Carlos vedendo il suo nipotino e Mina sorrise soltanto. Juan, invece abbracciò forte il piccolo Joey col ciuccio e provò a fare lo stesso con sua figlia, ma questa gli ringhiò allontanandolo “siete in ritardo da morire. Sei pronto?”
Juan le sorrise con fare colpevole, era stata colpa di Mina ovviamente, ma non disse nulla perché la psicologa diceva sempre “mai recriminare”.
“Colpa mia tesoro, scusaci.” Cinguettò la mamma con un sorriso tenero, ma Jane neanche le rispose, prese il braccio del padre e lo trascinò via.
Per tutta la cerimonia qualcuno rimase a fissare la famiglia Jimenez, e soprattutto l’ultimo arrivato che, tormentava i capelli della mamma e la riempiva di baci, emettendo strani versetti con una vocina dolcissima. Nonna Felipa non aveva il coraggio di dirlo a parole, ma moriva dalla voglia di riabbracciare suo figlio e quel piccolo nuovo. Quando poi Juan, per dare un attimo di tregua a Mina, le tolse di dosso Jemie, Felipa morì. Suo figlio era incredibilmente dolce con quel piccolo e non faceva che accarezzarlo e fargli il solletico e neanche si arrabbiava quando alzava troppo la voce. Semplicemente lo zittiva, sorridendogli nel modo più dolce esistente e come avrebbe potuto fare altro? Jemie era un cucciolo adorabile, un piccolo dalla pelle leggermente più chiara di quella del padre, con occhioni di un blu intenso e splendidi capelli color caramello, liscissimi come quelli di Juan. Era identico a suo padre e a suo fratello da piccoli. Era un cuccioletto buffo e simpatico, con guance molto paffute, per questo la mamma lo chiamava “pancake”.
A vederli insieme Joey e Jemie sembravano veramente fratelli, e questo fece sorridere entrambi i nonni. Joey era in tutto e per tutto uguale al suo piccolo zio, ma semplicemente era più alto e meno paffuto. La pelle del piccolo Stanley era esattamente come quella di Jane, e dunque più scura di quella di Jemie, ma sembravano veramente piccoli gemelli. Juan provò a tenerli insieme, a farli giocare sulle sue ginocchia e questo fece sorridere dolcemente sia Mina che Felipa.
“Insomma Juan ci fai vedere questo ragazzo?” ringhiò improvvisamente Carlos, stanco di vedere gli sguardi tristi di sua madre, ma fu Mina a prendere per mano Jemie per portarlo dallo zio e dalla nonna con un sorriso. Cosa che confuse un po’ tutti, tranne suo marito che le sorrise scuotendo la testa. Lei sapeva che Juan non avrebbe mai perdonato sua madre, se non era lei a perdonarla, e così aveva deciso di farlo. Voleva porre fine a quella guerra, restituire ai suoi figli la loro famiglia, e così buttando giù il rospo, si era decisa a fare pace con tutti.
Non era semplice dimenticare le accuse tremende di quella donna, ma Mina lo fece, perché era la nonna dei suoi ragazzi e a loro mancava il Natale a Chino. In realtà il primo ad abbracciare Jemie fu zio Carlos, che gli fece una domanda molto semplice, ma lui gli voltò le spalle e corse ad abbracciare la gamba della madre.
“Ah è proprio tua figlio, non puoi sperare di avere una risposta da lui…”
 Gracchiò Carlos a suo fratello, e Juan rise soltanto, ma un po’ infastidito. Certo suo fratello aveva usato un modo di dire, non voleva mettere davvero in discussione la sua paternità, ma con tutto quello che era successo Juan trovò quel commento fuori luogo, e mise un braccio attorno alla vita di sua moglie, stringendola con forza. Non voleva che qualcuno osasse dire qualcosa su di lei o sui suoi figli, ma nessuno voleva farlo.
“Perché si chiama Jemie?”
Chiese improvvisamente la nonna con un filo di fiato. Juan non disse nulla, ma Mina col sorriso ribattè che lo avevano scelto i ragazzi, perché ci tenevano alle iniziali JJ.
“E’ molto bello. Identico a John, un principe dagli occhi blu…”sussurrò la nonna, fissandolo da lontano con un sorriso e Mina chiese al figlio di regalare la margherita che aveva appena raccolto alla nonna, che si commosse. E così Felipa abbracciò per la prima volta il suo nipotino, mentre Juan stringeva forte la mano di sua moglie. Non le disse nulla, ma lei scosse solo la testa come per dire “prego”.
Nel frattempo però qualcuno aveva una piccola crisi di gelosia. Jane voleva parlare con sua madre, ne aveva bisogno, ma questa non faceva che cinguettare in giro.
“Insomma ti ricordi vero che hai anche un’altra figlia?”Le ringhiò arrabbiata e Mina facendole l’occhiolino sussurrò “no, lo avevo dimenticato. Ti conosco?”
Jane le mise il muso, ma la madre prendendole il braccio sussurrò “camminiamo?”E questa annuì.
“Allora, come stai? Quanto sei stanca da uno a mille?”
Le sussurrò dolcemente Mina e lei stringendo le spalle sussurrò “non so…un miliardo?”la madre annuì e sussurrò “ah non me ne parlare. Non dormono mai quei due!”
Jane le disse delle liti con Chris, dei problemi e dello stress, e così la mamma decise che c’era bisogno di aiuto.
“Tornerò a New York, va bene? Ci sarò io ad aiutarti e passerà…”sussurrò Mina, incapace di vedere Jane in lacrime, ma questa singhiozzando ribattè “e ci riesci? Con Jemie?” ma Mina ridendo rispose “…beh ci provo. Poi faremo tornare tuo padre, e glieli molleremo per andare dal parrucchiere…”
E mentre la mamma e la figlia parlavano di quanto fosse duro essere genitori, qualcuno avvicinandosi a Juan sussurrò “allora, ora che hai esattamente quello che volevi, sei felice?”
“Bah…”sussurrò Juan sovrappensiero “…direi che non potrei esserlo di più.”
“Anche se sembri uscito da un tornado?”ribattè Joey ridacchiando ma Juan stringendo le spalle annuì e chiese “e tu? Come va con la moglie? Hai altre ragazzine nascoste?”
“Eh no. Siamo sempre insieme, lavoriamo insieme. Ha smesso di fare il presidente e abbiamo aperto una piccola etichetta indipendente, e…va bene, anche se lei è onnipresente e fastidiosa, perché continua a comportarsi da super presidente. Sono loro che mi preoccupano…”sussurrò serio, fissando Chris che dava da mangiare a Joey.
Juan annuì e basta e rispose “Lo so. Anche Mina è preoccupata. Per questo mi molla a Berlino e torna a New York…”
“Davvero?” Chiese Joey ridendo, e poi aggiunse “…perché anche noi abbiamo preso casa a New York per dargli una mano. Saremo vicini di casa.”
E mentre Juan cercava di metabolizzare la notizia, giunse Mina sorridente a consegnare Jemie a suo padre.
“Insomma alla fine ce l’avete fatta a capirvi Lucy. Sembrava il telefono senza fili ad un certo punto…” le disse Joey ridendo e lei sorridendo rispose “…beh dopo due anni di terapia di coppia tre volte alla settimana anche due di pianeti diversi riuscirebbero a stare insieme…”
“Ci avete messo tanto impegno e vi fa onore, ma è evidente che c’è molto amore in tutto questo…” sentenziò facendole l’occhiolino e Mina sorridendo gli disse  “…neanche voi sembrate male. Insomma faremo i nonni insieme, sei pronto?”
“Come no. Io e te verso nuove avventure…” le disse ridendo e per un attimo nessuno dei due smise. Poi, però, furono interrotti da qualcuno e Mina si illuminò. John era stato in Europa con loro per un anno, e ovviamente non vedeva l’ora di andare dal suo Ethan. Era cresciuto tanto, ed era un uomo ormai, e assomigliava tantissimo a suo padre, ma aveva gli occhi dolcissimi di sua madre.
“E’ stato ammesso all’accademia del cinema di Berlino, lo sai?” spiegò Mina orgogliosissima a Joey che gli fece molti complimenti, ma lui sorrise e basta, con fare malinconico.
“…e non lasci niente in America? Parti a cuor leggero, senza legami?” gli chiese Joey, che ci aveva visto lungo e aveva intuito che quel giovane ispanico aveva il cuore spezzato.
John sorrise, esattamente con lo stesso sorriso malinconico di sua madre, e portandosi una sigaretta alle labbra rispose “…Non ho il cuore leggero, purtroppo, ma non posso farci nulla. Sono legato a doppio filo con una persona che non posso amare, quindi me ne vado…”
Mina gli sorrise soltanto e accarezzandogli un ciuffo ribelle, sussurrò piano “…prendi la macchina di papà e vai a Berkeley a salutarlo…”
John le mostrò le chiavi che il padre gli aveva appena dato, e la salutò baciandole la fronte. Gli faceva troppo male fare quel viaggio, perché sapeva che stava andando a dirgli addio per sempre, ma non era stato lui ad allontanarsi per primo.
Era iniziato tutto con il mandato del padre di Ethan: la famiglia aveva dovuto trasferirsi, ovviamente, e così erano andati via in piena notte, senza dare al figlio neanche la possibilità di salutarlo. Ethan aveva pianto disperato quella notte, convinto che fosse la fine, perché era senza cellulare e computer ancora, dunque non potettero neanche sentirsi per dirsi addio. Così gli scrisse una lunghissima lettera, convinto che fosse un addio, ma John fece lo stesso e in breve avevano finito con spendere grosse cifre in francobolli scrivendosi frasi bellissime e piene di sentimenti.
 Vissero di ricordi e parole per mesi, senza potersi neanche sentire o vedere, ma il loro amore resistette. Poi, però, le cose precipitarono: una lettera era stata intercettata e il padre di Ethan gli aveva detto chiaro e tondo che “non poteva permettersi imbarazzi” quindi loro potevano essere solo amici, senza scriversi cose compromettenti. E fu così che per mesi calò il silenzio tra i nostri due ragazzi e John accettò di andare in Europa con i suoi genitori. Una notte, però, si trovò una strana notifica sul cellulare e gli si spezzò il cuore quando capì che era lui, quell’amore che stava appena iniziando a dimenticare.
Ethan aveva iniziato il college, ed era fuggito in California nella speranza di liberarsi un po’ dal guinzaglio dei suoi genitori, che addirittura volevano impedirgli di studiare letteratura. Era scappato minacciandoli che avrebbe partecipato al Gay Pride e diffuso le foto se loro non lo avessero lasciato libero di essere quello che era, e così spaventati gli Stuart lo avevano assecondato. Ethan impazzì quando ebbe di nuovo un cellulare tra le mani, e in automatico le sue dita composero quel numero che si era sforzato di imparare a memoria, ma poi non aveva avuto subito il coraggio di scrivergli. Controllò i suoi social e vide un sacco di foto di lui felice e sorridente, con la famiglia, con il fratellino e soprattutto con nuovi amici. Era geloso, e aveva terribilmente paura che l’avesse dimenticato, perciò non gli scrisse subito, ma rimase a guardare quello che lui postava per giorni. Anche solo risentire la sua voce nei video gli faceva venire la pelle d’oca e sorrideva per ore pensando a quegli occhi. E poi una notte, quando John aveva postato una foto di quattro piedi che guardano Colazione da Tiffany, non aveva potuto resistere e gli aveva scritto. John non aveva visto subito il messaggio, ma era corso a svegliare i genitori per quel messaggio inaspettato.
Avevano ripreso a sentirsi in modo compulsivo, ma entrambi sapevano che non avrebbero mai potuto vedersi, perché erano in continenti totalmente diversi, ma se anche si fossero avvicinati il padre di Ethan avrebbe trovato il modo per tenerli lontani. Era un rapporto doloroso e tossico per entrambi, e John si era detto spesso che doveva tagliare,vivere altre storie, ma non era riuscito a smettere di sentirlo.
Stava andando a Berkeley per baciarlo un’ultima volta, e poi dirgli addio, perché non poteva tenerlo legato, non era giusto. Eppure quando lo rivide gli cadde persino la sigaretta dalle labbra: era lui, quel ragazzo così bello e dolce che gli aveva insegnato ad amare davvero, e sorrideva sereno parlando con delle persone. Per un attimo pensò di andarsene e smettere di rispondergli al telefono, perché sembrava così tranquillo e allegro senza di lui, ma poi lo vide estrarre il cellulare e scrivere un messaggio sorridendo in modo splendido e sentì il suo suonare. Ethan ci mise qualche secondo, ma riconobbe la suoneria e girandosi si trovò davanti l’amore della sua vita e non riuscì a resistere alle lacrime.
John gli mise una mano sulla testa con molta dolcezza e sussurrò “non piangere matto, che ti prende?” ma lui lo strinse con tutte le sue forze e sussurrò tra i singhiozzi “…non avrei mai pensato di rivederti…”
John lo strinse tanto da farsi male alle braccia, e fu costretto a reprimere in tutti i modi quelle lacrime che gli offuscavano la vista, ma Ethan decise di voler stare solo con lui, così senza parlare lo prese per mano e lo portò nella sua stanza. Entrambi avevano il cuore a mille, ma quando Ethan lo spinse contro il muro per baciarlo, un paio di lacrime rigarono le guance di John, che si accorse di amarlo ancora, per quanto folle potesse essere.
“Sei sempre tu, fai sempre lo stesso effetto. Mi basta sentire il tuo odore, per tornare a quando ti baciavo a San Valentino sotto la neve…”gli sussurrò John baciandolo e Ethan annuì e basta.
 E poi, proprio mentre il giovane Jimenez realizzava di essere ancora innamorato del suo primo amore, Ethan esitante e con mano tremante gli sfilò la giacca e iniziò ad aprirgli la camicia, fissandolo profondamente negli occhi.
“che diavolo ti prende?” sussurrò John con un filo di fiato ed Ethan rispose pianissimo “…vorrei fare l’amore con il primo e unico uomo che abbia mai amato…”facendolo tremare.
“…forse non è giusto, perché io e te non abbiamo nessun futuro, e forse non dovrei rubarti la tua prima volta, quindi se non vuoi, dimmelo. Io, però, mi sono sempre pentito di non averti detto di sì quando potevo, perché sei l’unico al mondo che abbia mai voluto…”
“E chi lo dice a Bradley Cooper?” sussurrò John ridacchiando e piangendo contemporaneamente, strappando un sorriso anche a lui, prima di sbatterlo al muro e ricominciare a baciarlo come faceva sempre in palestra. Non avevano mai avuto nessun tipo di intimità, e malgrado fossero entrambi quasi diciottenni, erano spaventati a morte da quel momento, ma sapevano di volersi concedere l’uno all’altro perché solo così sarebbe stato un momento davvero speciale.
“Ti amo anche io, comunque…” gli bisbigliò pianissimo all’orecchio John mentre baciava il suo collo e la sua schiena, ed Ethan dovette asciugarsi un paio di lacrime dalla guancia. Si amarono tutto il giorno e tutta la notte, chiacchierando e baciandosi di continuo e solo all’alba venne fuori il discorso spinoso sul loro futuro.
“…ma se io rinunciassi a Berlino? Se tornassi e mi cercassi un lavoro qualsiasi, tu staresti con me?” gli sussurrò John accarezzandogli i capelli e Ethan con il cuore a pezzi annuì soltanto.
“Se potessi scegliere io, sì certo, ma la vita non è una mia storia, e non potremmo stare insieme, perciò non sarebbe giusto. Berlino, la scuola di cinema, è tutto quello che hai sempre sognato ed io sono orgoglioso di te, che sei riuscito ad ottenerlo…” aggiunse in lacrime e John nascose il viso contro la sua schiena, per non fargli vedere le sue lacrime.
“Ci ameremo a distanza Johnny, ed io…”non riuscì a continuare, perché i singhiozzi gli ruppero la voce e per un attimo pianse disperato sul suo petto, mentre John gli baciava la fronte.
“…io sarò felice di saperti felice, anche se accanto ad un’altra persona…”concluse singhiozzando, e John lo strinse soltanto. Era terribilmente doloroso doversi dire addio, e per due giorni decisero di comportarsi come se non esistesse un futuro, non esistesse niente oltre al loro amore.
Giunse però il momento dell’addio e John gli disse solo “…mi mancherai…” ma Ethan baciandolo sussurrò “…non ti dimenticherò mai John Jimenez, pazzo, dolcissimo dio greco con il sorriso illegale e gli occhi più belli del mondo…”
“Neanche io…”sussurrò pianissimo, ma era proprio arrivato il momento di andare, così gli disse addio per un’ultima volta e decise di non voltarsi più, ma si sentì chiamare e si paralizzò nel sentire “…e non innamorarti di un tedesco, per favore. Sono rozzi e hanno un caratteraccio…”
Epilogo:
E mentre John ed Ethan si dicevano addio, apparentemente per sempre, qualcuno invece giocava a fare i nonni-genitori.
 I coniugi Stanley, giunti alla loro nuova dimora a New York, avevano deciso di regalare a Chris e Jane un po’ di pace e di tempo da soli, perciò tenevano il piccolo Joey che era iperattivo esattamente come loro. Erano molto carini, a letto tutti insieme come una grande famiglia, e Joey baciando la spalla nuda di sua moglie sussurrò piano “non penso di averti amato mai così tanto” facendola sorridere. Sarah, in realtà, aveva una cosa da dire a suo marito, ma non sapeva come farlo. Aveva ricevuto un’offerta enorme dalla più famosa casa discografica d’Europa, che voleva assolutamente averla, ma sapeva che Joey non avrebbe mai accettato che lei tornasse a fare il suo lavoro. Quello che non sapeva, però, era se fosse giusto o meno accettare e ci pensò a lungo quella notte, senza giungere ad una conclusione.
Qualcun altro quella notte parlava del suo futuro, per la prima volta in un anno. Jane e Chris non si erano sposati, ma avevano comunque deciso di provare a stare insieme. Jane, però, nelle settimane precedenti lo aveva minacciato spesso di lasciarlo, perché era esausta e voleva maggiori attenzioni e aiuto da parte sua. Chris era rientrato dal Sud America per il battesimo di Joey, e le aveva ufficialmente chiesto di seguirlo in tour con il bambino, ma Jane voleva finire la scuola e gli disse solo “dopo il diploma”. I ragazzini erano in crisi, ma dopo aver dormito per nove ore, si svegliarono in piena notte, fecero l’amore e poi si riaddormentarono felici, uno accanto all’altro. Alle otto Chris si svegliò rilassato e riposato e scappò a prendere Joey, che aveva tenuto svegli i nonni per tutta la notte. Quella mattina, per la prima volta in tanto tempo, Chris e Jane rimasero a letto a coccolarsi insieme al bambino, e lei sussurrò dolcemente “ce la possiamo fare…forse.”
“Che vuoi dire? Perchè forse?” ribattè lui allarmato e Jane gli spiegò tutte le sue perplessità, senza poter nascondere qualche lacrima. Chris ci rimase male, e soffrì anche un po’, ma alla fine sussurrò “hey Jane, non esiste nessun forse. Tu ed io ci amiamo e certo che ce la faremo. Non basta un momento no a separarci, hai capito?” Lo strinse forte allora e lui sussurrò preoccupato “Non faremo la fine dei miei genitori, che hanno divorziato per colpa mia. Troveremo una soluzione…”
La soluzione gli si offrì spontaneamente:  Joey e Mina avevano deciso di aiutarli a crescere il piccolo Joey, e nei mesi successivi diventarono nonni babysitter fantastici. Sarah ovviamente si mostrò incredibilmente gelosa di quell’accoppiata, ma Juan da Berlino sorrideva a sua moglie mamma e nonna insieme.
 E mentre Jane e Chris si confrontavano e Sarah pensava a cosa fare con il suo futuro, Juan Jimenez dormiva. Aveva dipinto molto, per tutta la notte, ed era letteralmente in pace con il mondo, ma voleva la sua compagna, così allungò il braccio ma non trovò nessuno. Chiamò il suo nome con il viso ancora affondato nel cuscino, ma non ebbe risposta, così decise di andare a cercarla. E la trovò che preparava i bagagli di John insieme a Jemie, con le guance rigate dalle lacrime.
Juan la raggiunse, allora, per parlarle ma rimase senza fiato. Mina era in sottoveste e aveva Jemie in braccio che continuava a baciarla. Non era sexy, non fu quello l’effetto che fece a Juan, malgrado fosse quasi nuda. Era una mamma, bellissima e dolce.
Non si accorse di lui, aveva il cuore a pezzi e teneva gli occhi fissi sul figlio e baciandolo tutto gli disse “Ti prego, pancake, dimmi che non mi lascerai, mai. Che mi amerai sempre…”
“Anche tu…”sussurrò Juan senza fiato, e Mina allora fissandolo ribattè “è necessario che glielo dica, signor Jimenez? Lei non lo sa?”
“Dimmelo.” Sussurrò lui serio e Mina dolcemente ribattè “non ho smesso di amarti mai, marito. Ti ho anche risposato…”
“L’altra cosa, Mì. Quello non te l’ho mai sentito dire.”
 Ribattè lui, avvicinandosi a lei per stringerla e Mina sussurrò “Non ti lascerò mai, anche se stai per andare a vivere dall’altra parte del mondo per quasi un anno, stronzo…”
“Neanche io ti lascerò mai, amore. Non ho mai voluto lasciarti andare, non credo di poterlo fare senza morire…” sussurrò un attimo prima di baciarla e lei scosse solo la testa e si spostò facendo la finta offesa.
“…mi stai lasciando, veramente…”gli fece notare fingendosi offesa, mentre Juan sbaciucchiava Jemie che ridacchiava.
 “Sono solo pochi mesi, amore. Finirò la mostra, darò un occhio a Johnny e ti farò sentire un po’ la mia mancanza, così magari mi desidererai di più…”
“Come no. Fa’ il bravo, hai capito?”ringhiò serissima, ma lui sorridendo l’afferrò con il braccio che aveva libero e le sussurrò “siempre, mi amor” baciandola davanti a Jemie che non sapendo cosa fare si accoccolò sulla sua spalla con languidissimi occhi blu.
E così finisce, per ora, la storia delle nostre quattro coppie incasinate. John tornò a casa e pianse per ore sulla spalla dei genitori, facendo ovviamente commuovere anche sua madre, che era già in crisi al pensiero di doversi separare da lui. Nei mesi successivi gli Jimenez e gli Stanley divennero una specie di unica, grande, famiglia incasinata, e per quanto nessuno lo avrebbe mai ammesso, furono tutti più contenti, perché potevano contare sull’appoggio degli altri, per quanto logorroici, muti, stronzi e acidi potessero essere.
Nota:
Ciao a tutti, e grazie per essere arrivati fino a qui. Vi è piaciuta questa storia? E il finale? Avete versato qualche lacrimuccia? Io confesso di aver pianto disperatamente per John ed Ethan. Ho una mezza idea di continuare, scrivendo anche una terza storia, ma devo ultimare prima quelle che ho aperte. Quindi se vi siete affezionati a questi personaggi, fatemi sapere e vi aggiornerò se inizierò la storia nuova. Che dire? Grazie per essere stati con noi e spero di avervi regalato qualche sorriso e qualche lacrimuccia. 

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Capitolo 40
*** Aggiornamento sulla terza parte ***


Ciao a tutti,
Scusate per questo capitolo/non capitolo. Sono incerta se postare o no la terza e ultima parte di questa storia che sto scrivendo, e volevo sapere se qualcuno (anche uno solo) è interessato al finale definitivo tra Juan e Mina e John e il suo Ethan. Aspetto un vostro cenno, anche in privato. A presto!

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Capitolo 41
*** Link per la terza parte ***


Eccoci qui, questo è il link per la terza parte, vi aspetto numerosi: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3961607&i=1

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