Memories (Sequel Of Let It Be)

di Willow99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 -La nota- ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 -Sopracciglia- ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 -Eleonor- ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 -Il finestrino- ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 -Mancanza- ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 -Imbecille- ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 -Brutti stronzi- ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 -Ciclo mestruale- ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 -Dove vai?- ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 -Nino D'Angelo- ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 -Ammettilo- ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 -Nell'altro modo?- ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 -Staremo a vedere- ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 -Che succede?- ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 -Coroncina- ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 -Ma ti odio!- ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 -Fotografia- ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 -Crampi- ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 -Denti- ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 -Matura- ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 -Protezione- ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 -Barba- ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 -Nodi- ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 -Ceretta- ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 -Disastro- ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 -Un pò di tempo- ***
Capitolo 28: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Memories

Prologo  


Ciao a tutti cari lettori, benvenuti in questi vecchi, lontani ricordi, ricordi che ho vissuto in prima persona. Ricordi che mi hanno accompagnato lungo il percorso della mia vita... una vita di fallimenti totali. 


Ricordi che ho vissuto con una persona davvero importante per me, con la persona con cui ero cresciuto giorno e notte. Con la persona che davvero mi voleva incondizionatamente, ma io l'ho fatta solo soffrire. 


Penso che avrete capito benissimo chi sono, se lo avete capito vi faccio i miei complimenti, è difficile indovinare quando si è una persona così famosa. Seh, macché, sono un essere fallito senza speranza: sono Nathan.


Non fa nulla se mi odiate del resto mio odio anch'io per quello che ho fatto in passato. Per quello che è successo quel giorno. Mi odio perché è giusto così, la colpa è mia e mi porterò questo rancore nel cuore per tutto il resto della mia esistenza. 


Sono passati molti anni, per la precisione ventitré.


Ventitré anni di cambiamenti drastici, ventitré anni in un cui la mia vita era cambiata per sempre. Ventitré anni in cui non capivo più nulla, del resto non avevo mai capito nulla, ma ora era mille volte peggio. 


Ventitré anni che continuavo a camminare nel circolo di soli ricordi mai dimenticati, ventitré anni in cui non facevo altro che pentirmi per quello che avevo fatto, ventitré anni in cui continuavo a svegliarmi con il vuoto. 


Ventitré anni dalla morte di Shiver. 


Sì, avete letto bene: Shiver era morta... proprio quella sera in cui aveva scoperto che fossi un uomo senza testicoli... in cui aveva scoperto tutto. In cui aveva scoperto delle mie bugie, del mio inganno sciocco quanto me. 


Non l'avevo vista morire, non ero con lei quando aveva dato il suo ultimo respiro, non c'ero stato. Se in passato non avessi commesso quell'errore inutile, lei a quest'ora sarebbe ancora viva... è tutta colpa mia!


Non avevo risposto alla sua domanda, avevo solo abbassato lo sguardo sulle mie scarpe mentre la pioggia fredda ci bagnava entrambi. Eravamo illuminati dal lampione, lei stava proprio sotto alla luce di esso. 


Shiver poi se ne era andata via, perché appunto non le avevo dato risposta. Io avevo aspettato qualche minuto, poi n'ero andato via anch'io, ero andato al parco Comunale e mi ero seduto su una panchina. 


Mi ero passato le mani tra i capelli bagnati, avevo sospirato e imprecato. 


Seduto su quella panchina non sapevo cosa pensar per prima, avevo la testa pieni di pensieri che giravano intorno velocemente. In quel momento la mia testa sembrava una cinepresa, mandava filmati alla velocità della luce. 


Avevo rovinato tutto come sempre, ero un totale fallimento. Avevo preso in giro troppe persone, a Shiver, a Eleonor, a mia madre, alla mia famiglia e a me stesso. La mia vita era un casino totale: e la colpa era mia perché non sapevo mai decidermi. 


Non so quanto tempo fosse passato da quando ero seduto sulla panchina a pensare, ma mi risvegliai dai miei pensieri quando sentii quei suoni assordanti. E no, non erano i miei pensieri che facevano rumore, ma la realtà. 


Erano il suo delle sirene dell'ambulanza e della polizia che in quel momento stavano correndo con le loro vetture. Passarono così velocemente, era successo qualcosa... qualcosa di brutto... qualcosa che purtroppo non sarebbe mai tornato indietro. 


Un boato potente di un tuono che si spezzò in cielo mi fece spaventare, ma quello che mi feci spaventare di più fu quel strano senso di vuoto che mi venne in quel momento. Era come se qualcosa avesse abbandonato il mio corpo. 


Davanti agli occhi mi passò velocemente un immagine di Shiver. Spalancai gli occhi ed iniziai a correre nella direzione dove poco prima erano passate l'ambulanza e la polizia. Era successo qualcosa... me lo sentivo!


Vidi le luci delle sirene... ero vicino. Corsi più velocemente arrivando in quella strada dove adesso non percorrevo più. Non avevo messo più piedi in quella strada, mi era rimasto il brutto ricordo di quella strada bagnata. 


C'erano le vetture dell'ambulanza e della polizia ferme, senza nessuno al loro interno: ma erano accese e lanciavano luci dalle loro sirene. La gente guardava dai balconi con l'aria sconvolta. Mi avvicinai di più per vedere, gli infermieri andavano avanti e indietro indaffarati. 


Guardai più avanti con gli occhi attenti: c'era molto sangue a terra diluito dall'acqua della pioggia e un corpo fermo, bagnato e rigido. Era un corpo di una donna giovane, le stavano mettendo addosso un telo bianco. 


Solo dopo realizzai, dopo aver guardato meglio che quel corpo steso a terra fosse di Shiver. Scioccato presi ad avvicinarmi al lei ma fui bloccato da due poliziotti, che mi ordinarono di star lontano. Inutile dire che mi feci prendere dal panico. 


«Shiver!» Esclamai.
«Signore, si allontani.» Fui fermato.
«Shiver!» La chiamai spaventato.
«Signore, si allontani!» Mi ripetette l'agente.
«Alzati Shiver.» Non lo ascoltai.
«E' morta!» Esclamò l'agente.


No... non era vero...


«NO! NO! NO!» Urlai, dimenandomi.
«Signore ora si allontani.» Continuò a ripetere.
«Non mi muovo da qua! Shiver!» Mi imposi.
«Saremmo costretti ad ammanettarla.» Mi informò.
«Non può essere morta.» Dissi, isterico.
«Si calmi adesso!» Mi ordinò.
«Shiver ti prego!» Urlai ancora.
«Ammanettiamolo!» E mi ammanettarono.
«Shiver, mi dispiace!» Urlai, piansi e la guardai.


Solo quando mi fui calmato in centrale mi spiegarono cosa fosse accaduto nel momento della mia assenza. Io ero sempre stato assente quando Shiver ne aveva bisogno... invece lei c'era sempre stata per me.


Shiver era stata investita da un pirata della strada, non fu mai trovato il colpevole, l'aveva fatto franca... ma il vero colpevole ero io. Punto. I medici dissero che non era morta sul colpo e per loro questo fu molto strano. 


Shiver era una ragazza forte, era rimasta cosciente per quindici, venti minuti ma poi si era arresa ed era volata in cielo. 


Era morta con gli occhi aperti... 


Aveva battuto la testa al suolo creandosi una ferita letale, l'auto l'aveva investita in pieno che le causò il cedimento di alcuni organi: il fegato, i reni, la milza e leggermente i polmoni, per non parlare delle ossa rotte.


I medici su questo erano molto straniti, in quelle condizione non doveva neanche restare in cosciente. Dissero che anche molto probabilmente aveva provato molto dolore perché appunto era rimasta cosciente per un bel pò di tempo.


Aveva sofferto da sola, senza che nessuno le tenesse la mano come per dirle: “tranquilla, non avere paura, andrà tutto bene.” Non aveva avuto nessuno vicino a lei, era rimasta da sola, abbandonata e al freddo e nella paura. 


Non poteva neanche muoversi o urlare mentre moriva, pioveva e perdeva sangue... chissà qual'era stato il suo ultimo pensiero. Avevo sempre sperato che stesse pensando a qualcosa di bello e che non stesse pesando a me. 


Non volevo essere il suo ultimo pensiero mentre andava in un altro mondo. Già l'avevo fatto soffrire abbastanza. 


Ero andato al suo funerale, mi ero messo lontano da tutti e per tutto il tempo avevo guardato la bara in legno marrone chiaro. La madre di Shiver si era disperata e piangeva molto, come le sorelle e i suoi parenti più cari. 


C'erano anche Danielle e Liam, avevano fatto assistere il funerale anche a Dybala... povero cucciolo, avevano dovuto toglierlo con la forza dalla bara. Non voleva abbandonare la sua amata padroncina... capivo cosa provasse. 


Non ricordo molto di quel giorno, però mi rimase impresso lo sguardo di mia madre. Mi guardò con l'aria male, capii che mi stava dando la colpa e aveva ragione. La colpa era soltanto mia... la colpa era mia... mia!


Da lì erano cambiate molte cose: avevo lasciato definitivamente Eleonor e non avevo più voluto aver suoi contatti, perché l'amore per lei era finito da tempo. Mi ero fidanzato con lei soltanto per non sentirmi solo. 


Mi ero affittato la casa di Shiver, avevo impiegato cinque mesi per convincere la proprietaria, e avevo pregato alla mamma di Shiver di lasciare la sua roba lì e che me ne sarei presa cura io. Lei aveva accettato e penso che avesse pensato che stessi diventando pazzo.
 

Mi ero preso in adozione anche Dybala, che ora naturalmente non c'era più, però mi ero tenuto un suo cucciolo. Era identico a Dybala, pelo bianco e occhi azzurri e lo avevo chiamato Ronaldo: come il mio giocatore preferito.


Pian piano, con il passare dei ricordi vi racconterò tutto, perché ora voglio raccontarvi qualcosa in più del nostro passato. Di quando io e Shiver eravamo più piccoli.


Voglio ricordarla. 


Voglio ricordarla per me, per lei. Voglio tenerla in vita con i ricordi. 


Per lei non era mai morta, viveva ancora... viveva nei mie ricordi.


Allora, ricordiamo!

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 -La nota- ***


Capitolo 1                                        

                                                                                 -La nota-


First Memory 


#Scuola     


Nathan: 17 anni Shiver: 15 anni


Nathan's Pov.


Ero a scuola quel giorno, la voglia di studiare non c'era; volevo solo dormire perché mi stava venendo un sonno incredibile. Bè, dipendeva anche dal fatto che la notte prima non avevo dormito molto, avevo giocato fino alle due del mattino alla PlayStation. 


Mi stavo anche annoiando a morte, ero a lezione di storia e che palle; non mi piaceva neanche la storia in generale. Per giunta il mio compagno di banco; Michael quel giorno aveva fatto assenza e quindi stavo da solo. 


Non avevo nessuno con cui dialogare. Mai una gioia!


La lezione si interruppe quando la porta di classe si aprì ed entrarono la preside ed alcuni alunni di seconda superiore. Io stavo al quarto anno, non so neanche io come ci fossi arrivato onestamente... Miracolo Divino forse...?


Tra gli alunni c'era anche Shiver che come al solito aveva un libro in mano e lo zaino sulle spalle mentre si guardava in torno curiosa. Cosa aveva tanto da incuriosirsi? La scuola era palla quando in classe mancavano i pagliacci di turno.


Comunque, erano venuti in classe nostra perché nella loro lezione mancava il professore di tecnica e li avevano divisi per classi. Almeno così spiegò la preside in modo frettolosa, forse aveva da fare con il bidello nello sgabuzzino eeeehhh.


La professoressa li fece accomodare, Shiver si venne subito a sedere vicino a me, mettendo il libro (l'uomo che sussurrava ai cavalli) sul banco. Shiver lo aprì ed iniziò a leggerlo, senza neanche dirmi una parola. 


«Ma come te ne tiene...» Sbuffai.
«Dovresti farlo anche tu ogni tanto.» Sussurrò lei.
«Ma va, ho altro da fare.» La informai.
«Mhm... ovvero?» Chiese.
«Bè... io... parecchie cose.» Risposi.
«Seh..» E riprese a leggere.
«Shiver.» La chiamai.
«Nathan, presta attenzione alla lezione.» Mi disse.
«Mi scoccio.» Mi lamentai.
«Fate silenzio!» Ci richiamò la professoressa.


Ma quanto odiavo quella professoressa, era così acida, sembrava che avesse sempre il ciclo mestruale addosso. O forse era così antipatica perché non aveva delle attività “interessanti” fuori alle lezioni.


Guardai Shiver, aveva ripreso a leggere il suo libro come nulla fosse, con tranquillità... ignorandomi anche. Odiavo essere ignorato. Allungai lentamente la mano dietro alla sua testa, afferrai con le dita un suo capello e glielo tirai. 


Lei si mise la mano davanti alla bocca per non urlare.


«La vuoi smettere?» Chiese, sussurrando.
«Mi annoio!» Esclamai.
«E cosa dovrei fare io al riguardo?» Mi domandò lei.
«Intrattienimi!» Risposi.
«Mi hai presa per la televisione per caso?» Alzò il sopracciglio.
«Ahahaha, dove ti accendi?» Le chiesi, stando al suo gioco. 
«Nathan non farmi rispondere.» Rispose, seria.
«Weee, zozza!» La presi in giro.
«Abbassa la voce, idiota!» Mi ordinò.
«State ancora parlando? Fate silenzio.» Ancora lei. 


Sbuffai, Shiver riprese ancora una volta a leggere, alzai gli occhi al cielo e sbuffai un'altra volta... ma non finiva più l'ora di Storia? I miei compagni poi la stavano seguendo con un certe interesse... bestie di Satana!


Ecco cos'erano, delle Bestie di Satana!


Mi grattai la testa, mi sistemai gli occhiali sul ponte del naso (al tempo li portavo, poi avevo scoperto le lenti a contatto) e mi guardai in torno. Poi presi dal mio astuccio l'evidenziatore verde fluo, tolsi il tacco e scarabocchiai velocemente una pagina del libro di Shiver.


«MA SEI SCEMO?!» Urlò Shiver.
«Ora basta, Shiver vieni qua e porta il tuo diario... la mia pazienza è finita!»
«Ma ver-» La professoressa la interruppe.
«Ho detto di venire qua.» Ripetette.
«Okay.» Si arrese.


Shiver si alzò dalla sedia, andando alla cattedra con il diario beccandosi una bella nota. Grazie al cielo io non l'avevo avuta, sennò mia madre mi avrebbe spaccato la colonna vertebrale con quello che avrebbe trovato sotto tiro. 


Shiver tornò a sedersi poco dopo, non era per niente contenta, mi scappò una risatina e lei mi guardò malissimo. Mi disse che me l'avrebbe fatta pagare molto cara. Per poco non le ridevo in faccia per quello che mi aveva detto. 


                                                                                              Memories


Finalmente le ore scolastiche erano terminate, era giunto il momento di tornare a casa a mangiare un bel piattone di maccheroni al pomodoro! Avevo una fame che per poco non mi mangiavo l'intero istituto scolastico. 


Ero fuori all'entrata della scuola quando Shiver mi chiamò urlando il mio nome. Mi voltai: era sulle scale con in mano la riga di sessanta centimetri (quelle righe che si usavano all'ora di tecnica). Oh porca zozza, allora faceva sul serio.


Davvero voleva ammazzarmi!


Ma porco il D-.... Demonio, porco il Demonio!


Presi a correre velocemente, lei mi seguì urlandomi contro di fermarmi e che non mi avrebbe fatto niente. Seh, proprio così... anche mia madre me lo diceva sempre, e poi che faceva? Mi lanciava addosso le sue pantofole. 


Corsi più veloce, ma lei in qualche modo mi raggiunse di poco, ma riuscì a beccarmi con la riga rompendomela dietro alla schiena. Non fece molto male, ma il colpo lo sentii perfettamente... e brava la stronza!


«Non finisce qui!» Urlò, fermandosi.
«Vaffanculo, lota!» Urlai, corsi e le feci il dito medio.


E per poco non cadevo.


                                                                                              Memories


Arrivai a casa gettando lo zaino a tracolla per terra, dimenticandomi di chiudere la porta, mia madre stava seduta sulla sedia a fumarsi la sigaretta. Nell'aria sentii l'odore forte e squisito della genovese... buona... altro che maccheroni al pomodoro. 


Mia madre guardò dietro di me confusa, non feci in tempo a voltarmi che qualcuno mi saltò sulle spalle. Era Shiver e prese a darmi vari pugni sulla testa e sul petto con una mano, presi a divincolarmi e a urlare. 


Cercai anche di togliermela di dosso, fallendo perché si era ancorata per bene con le gambe attorno ai miei fianchi. Caddi in ginocchio ma questo non le impedì nel continuare a picchiarmi selvaggiamente.


Nel mentre mia madre continuò a starsene seduta sulla sedia a fumare la sigaretta e a guardarci anche. Era come se stesse vedendo una scena normalissima, una scena di tutti i giorni; non mi sembrava scioccata.


«Aaaaah!» Fece Shiver soddisfatta, togliendosi da me.
«Se posso chiedere il motivo?» Domandò mia madre.
«Questa chiavica mi ha fatto prendere una nota!» Rispose Shiver.
«Ma che uomo sporco che sei!» Urlò mia madre, lanciandomi la pantofola appresso.


Che giornata di cacca... picchiato da due donne!

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 -Sopracciglia- ***


Capitolo 2                                     

                                                                                    
 -Sopracciglia-


Second Memory 


#Estetista 


Nathan: 19 anni Shiver: 17 anni.


Nathan's Pov


Ero in camera mia a giocare Fifa 2016 alla PlayStation, avevo addosso il mio fidato pigiama ed ero appena le nove e dieci di sera. A furia di usare il Joystick avevo fatto i fossi nelle mani e mi stavano vendendo anche i calli. 


Da poco avevo finito di mangiare due piattoni belli grandi di maccheroni al pomodoro, davvero deliziosi, amavo i maccheroni al pomodoro. Spensi la PlayStastion, sbuffai annoiato, non avevo nulla da fare così decisi di andare da Shiver. 


Mi alzai dal letto uscendo dalla mia cameretta, Aiden (mio fratello maggiore) stava sul divano a vedere la televisione e a mangiare le patatine al formaggio. Dove aveva nascosto quelle patatine? No, perché io non le avevo viste nel mobile eh.


Uscii di casa e bussai alla porta dove abitava la famiglia di Shiver (abitavamo porta a porta), mi venne ad aprire sua madre e mi fece accomodare in casa. Salutai a random e mi diressi nella camera di Shiver, entrai senza bussare e lei mi rimproverò per questo. 


Chiusi la porta, mi avvicinai al suo letto sedendomi sopra di esso, anche lei addosso aveva il suo pigiama. Era strano che non stesse leggendo, non faceva altro dalla mattina alla seria, forse era una svolta!


In quel momento si stava facendo le sopracciglia con la pinzetta, facendo delle smorfie di dolore quando tirava un peletto. Io mi chiedevo no, se vi faceva male allora perché continuavate a farlo? Non aveva senso. 


«Ti stai facendo bella per un ragazzo?» Le chiesi.
«No, non ho tempo per l'amore.» Rispose.
«Quando ti troverai un ragazzo?» Domandai.
«Voglio restare single.» Disse.
«Trovati un ragazzo e fatti invaginare per bene.» Dissi, volgare.
«Non esiste la parola invaginare.» Mi informò.
«Bè, in alternativa sarebbe stato: incularti a dovere.» Dissi, ancor più volgare.
«Nathan!» Quasi urlò, scandalizzata.
«Hahahah, scusa.» Iniziai a ridere.
«Hai un pessimo linguaggio.» Mi fece sapere.


Mi sdraiai sul suo letto, lei riprese di nuovo a sistemarsi le sopracciglia mentre io la guardavo incuriosito. 


Passò all'altro sopracciglio facendo altre smorfie di dolore ed il suo occhio iniziò a lacrimare; quello era il suo occhi sensibile. Si asciugò la lacrima lungo la guancia con la manica del pigiama, riprendendo poi il suo “lavoro.”


«Posso farlo io?» Le chiesi.
«Scordatelo.» Rispose.
«E daiiiii!» Implorai.
«Ho detto di no.» Ripetette.
«Fammi provare!» Esclamai.


Non aspettai una risposta (che sarebbe stata sicuramente negativa) da parte sua, ma partii all'attacco. Le tolsi velocemente di mano (proprio come Flash) la pinzetta e la bloccai sul letto, come un incontro di Wresling.


Lei si oppose, la tenni ferma con un braccio e guardai attentamente il suo sopracciglio, vedendo dove dovesse essere modificato. Notai successivamente un pelo fuori luogo, allungai la pinzetta e tirai quel pelo... solo che tirai più peli... e anche quelli che non dovevano essere toccati. 


Oh mamma mia!


«Oh cazzo...» Dissi.
«No no no, fammi vedere!» Disse, allungando la mano per prendere lo specchio.
«No!» Esclamai, allontanando lo specchio.
«E levati cazzo!» Disse, riuscendo a togliermi di dosso a lei.
«... non vedere.» Le dissi.


Shiver mi strappò dalle mani lo specchio dalle mani con violenza, rimasi comunque sdraiato sul suo letto: reggendomi con i gomiti. Nel mentre mi misi a pregare il Signor Gesù Cristo nella speranza di avere una sua Grazia Divina. 


Alzai la testa, lei si guardò allo specchio facendo la faccia, o meglio l'espressione di puro orrore. Mi sa che non le piaceva l'effetto finale, vabbé non ero un estetista ed era la prima volta che provavo a farlo!


«Ti piace?» Le domandai comunque.
«No, mi hai fatto il sopracciglio da uomo!» Si lamentò.
«Dai che l'effetto non è male!» Esclamai.
«Lo è invece!» Esclamò di rimando.
«Ti dico di no!» Mi opposi.


Shiver mi guardò male, strinse in mano la pinzetta poi fece un ghigno in volto... oh no... cosa voleva fare? Il suo sguardo non prometteva nulla di buono, era malvagio, tetro... terribile. Che Dio abbia pietà della mia anima!


Provai a sollevarmi ma lei fu più veloce, si mise addosso a me ed infilò la pinzetta nelle mie mutande. Urlai un pò da checca isterica quando prese a tirare a raffica i miei peli pubici, me la tolsi di dosso e mi misi a pancia in giù con le mani tra le gambe. 


Forse ero un pò masochista (?) perché con quel dolore avevo avuto un erezione.


«Uaa Shiver, si è indurito il pesce!» Esclamai, volgare.
«Ma Nathan!» Esclamò anche lei.
«Seriamente ahaha.» Risi.
«Ma cosa ho fatto di male?!» Chiese lei, esasperata.
«Guarda!» Le dissi, girandomi.
«Ma che schifo... no grazie, non ci tengo.» Disse, schifata.
«Stronza, non sai che ti perdi.» Affermai convinto.


Dopo un altro quarto d'ora in sua compagnia decisi di tornarmene a casa mia, mi stava prendendo il sonno ed era meglio che mi andavo a dormire. Il mattino dopo avevo scuola e non volevo far di certo tardi... sennò mia madre mi avrebbe preso con il mestolo da cucina.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 -Eleonor- ***


Capitolo 3                               

                                                                                          -Eleonor-


Third Memory 


#L'incontro con Eleonor 


Nathan: 18 anni Shiver: 16 anni


Nathan's Pov


Io e Shiver quel giorno stavamo andando a scuola insieme (bè, come tutti i giorni del resto), facevamo lo stesso superiore, o meglio, andavamo nella stessa scuola: I.T.C. Emilio Sereni ad Afragola. Era (e tutt'oggi) un istituto tecnico (percorsi di studio: tecnici). 


Non stavamo però allo stesso anno scolastico, sarebbe anche piuttosto impossibile visto che avevamo due anni di differenza. Lei stava al terzo anno, mentre io all'ultimo, già avevo l'ansia addosso, tra pochi mesi avrei dato gli esami.


E che Dio mi aiuti, questo era quello che pensavo ogni giorno. 


Entrammo a scuola, mancavano ancora cinque minuti e la campanella avrebbe suonato. Nel mentre mi misi a parlare con Michael, Zayn e Lucas, i miei migliori amici di sempre. Oh, quante cavolate avevamo fatto insieme.


Si unì anche Shiver alla nostra conversazione, mi dispiaceva un sacco per lei: non aveva stretto amicizia con nessuno. Ai miei amici non dava fastidio la sua presenza, la trovavano simpatica; sopratutto Michael che aveva al tempo una cotta per lei. 


Quando un giorno Michael me lo aveva detto, provai una strana sensazione alla bocca dello stomaco, e no, non era per la fame. Era un misto tra rabbia, collera, stupore, “gelosia fraterna” e possessione.


Shiver per me era come una sorellina minore, le volevo un mondo di bene, volevo che non le accadesse nulla di male e che nessuno la usasse per i proprio scopi. Non sto dicendo che Michael fosse una brutta persona, ma era maschio e aveva delle voglie sessuali. 


«We Shiver, oggi come ti senti?» Le chiese Michael.
«Come tutti i giorni: una chiavica.» Rispose Shiver.
«Benvenuta nel Club.» Disse lui, scrollando le spalle.
«Oh, e di cosa parlate nel club? Di tette e sederi?» Domandò Shiver.
«Più o meno...» Rispose Zayn, ridendo.
«Siete noiosi.» Disse lei.
«Siamo uomini.» Dicemmo noi ragazzi.
«Siete dei maiali.» Controbatté lei.
«Vero!» Esclamammo noi ridendo.
«Ecco.» Sospirò.


In quel momento entrò in scuola una nuova ragazza, non l'avevo mai vista in giro nei pressi di Napoli, forse si era appena trasferita da un'altra città. E che ne sapevo io, appunto non la conoscevo e non l'avevo mai vista.


Era alta (un pò più di Shiver), era magrissima come un grissino, cappelli lunghi, lisci e biondi e gli occhi azzurro cielo. Aveva addosso un maglione bianco, gonna nera e calze bianche, ai piedi portava dei tacchi medi ed era ben truccata.


Passò davanti a noi come nulla fosse, come se il mondo le appartenesse, o come se fosse ad una sfilata di moda e lei fosse la modella numero uno. Come se non avesse paura della concorrenza di altre ragazze. 


Camminò davanti a noi dandosi molte arie, muovendo il suo sedere perfettamente, e che bel sedere! La guardai allontanarsi, o meglio, guardai il suo sedere allontanarsi via dalla mia visuale... proprio sul più bello. 


«Che schianto!» Esclamai.
«Macché, per favore.» Disse Shiver.
«Cosa vuoi saperne tu.» Controbattetti.
«Si vede che è una troia.» Affermò convinta.
«Non puoi dirlo, non la conosci.» Dissi, ovvio. 


Suonò la campanella che annunciava l'inizio delle ore scolastiche, salutai Shiver, dicendo che ci saremmo visti più tardi. Io e i miei amici ci dirigemmo velocemente in classe per non far tardi. Non eravamo mai puntuali. 


Restammo incastrati all'uscio della porta perché provammo ad entrare tutti e tre insieme... che idioti! I nostri compagni si piegarono a ridere, riuscimmo ad entrare in classe e ci sedemmo ai nostri banchi, facendo come sempre un fracasso incredibile. 


Rumore con le sedie, con i banchi e con i nostri zaini.


Nel mentre io e Michael prendemmo un foglio di carta del mio diario ed iniziammo a giocare all'impiccato. Entrò poi il professore di Italiano in classe che annunciava contento l'arrivo di una nuova studentessa Eleonor. 


Eleonor era quella ragazza che era passata davanti a noi poco prima come una diva della moda. Ora che la vedevo meglio era ancora più bella, la guardai per tutte le ore scolastiche, non riuscivo proprio a toglierle gli occhi di dosso.


                                                                                              Memories


Io e Shiver ci stavamo dirigendo a casa a piedi (dopo scuola), lei come al solito se ne stava in completo silenzio (era un tipo abbastanza silenzioso). Non era depressa, solo che era fatta così, le piaceva molto di più ascoltare. 


Neanche io quel giorno non stavo parlando molto, più avanti a noi stava Eleonor. Dissi a Shiver di avviarsi a casa e mi avvicinai di corsa a Eleonor per poterle parlare. Volevo conoscerla meglio e chissà, magari creami un'amicizia. 


«Ehi ciao, sono Nathan.» Mi presentai.
«Non mi interessa.» Disse lei.
«Mi dai il tuo numero?» Le domandai, sfacciato.
«Sparisci coglione.» Rispose, volgare.
«We, e che sono queste parole?!» La rimproverai.
«Sparisci, non mi interessi.» Mi informò.
«Tu invece mi interessi molto.» Ammiccai.
«Non te la dò.» Sputò lei.
«Mamma mia, come sei acida!» Mi lamentai.
«Vaffanculo frocio.» Disse, camminando velocemente.
«Ehi! Non è affatto vero! Sono etero!» Esclamai, indignato.
«...» Non rispose, e se ne andò.


Che tipo interessante, mi piaceva.


Ritornai ai miei passi di prima, e mia fortuna Shiver stava poco più avanti che camminava con la testa bassa. Allungai il passo arrivando vicino a lei a camminare passo passo con lei, lei alzò lo sguardo e mi guardò confusa.


«Com'è andata?» Mi domandò, per nulla interessata.
«Benissimo.» Mentii.
«Ti ha friendzonato?» Domandò.
«... sì, ma ehi! E' un inizio.» Le dissi.
«Resterai scottato da tutto questo.» Disse lei.
«Perché dici questo?» Domandai, confuso.
«Lei è un tipo malvagio.» Rispose.
«Nah... alziamo il passo che fa un freddo!» Dissi, allungammo il passo ed arrivammo a casa.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 -Il finestrino- ***


Capitolo 4                 

                                                                                                         -Finestrino-


Fourth Memory 


#Gita scolastica 


Nathan: 18 anni Shiver: 16 anni


Nathan's Pov


Noi ragazzi, o meglio, noi alunni del terzo e del quinto anno ci stavamo preparando per la tanto attesa gita scolastica. Avevamo fatto il count-down, il monitoraggio delle ore, avevamo creato un gruppo su WhatsApp di tutto e di più.


Ci stavamo per dirigere a Caserta, precisamente al Palazzo Reale, non era un granché ed era un posto abbastanza conosciuto, ma a noi non importava il posto! Ma il salire sul pullman. Questa era la vera necessità!


Comunque, Shiver si avvicinò a me con l'aria sperduta e pensieroso, ultimamente aveva dei atteggiamenti più strani del solito. Lei ero un pò strana a prescindere, ma nelle ultime settimane lo era diventata molto di più.


Aveva dei atteggiamenti starni anche nei miei confronti: balbettava quando parlava, arrossiva sempre quando la guardavo distrattamente. Tramava leggermente quando la sfioravo con la mano, e mi guardava spesso e volentieri in modo strano. 


Mah, le donne. 


«Ti va di s-seder-ci v-vicin-ni?» Mi domandò.
«Va bene... ma che hai?» Domandai di rimando.
«C-cioè?» Domandò anche le di rimando.
«Sei strana...» Risposi.
«No, t-ti sb-bagli.» Balbettò


Dopo aver pronunciato quelle parole abbassò subito lo sguardo a terra, rivolgendo la sua attenzione alle sue scarpe nuove. Mia madre gliela aveva regalate qualche giorno prima, erano andate insieme a fare shopping.


Non capivo proprio il suo comportamento, era come se si sentisse a disagio in mia presenza, come se le creassi qualche disturbo. La sentivo strana, diversa... davvero non la capivo! Forse stava semplicemente crescendo e si sentiva in imbarazzo per questo. 


Del resto, io ero un Dio greco ed avevo una bellezza colossale ed era normale che si sentisse in imbarazzo nel guardare una tale bellezza...


Macché, avevo un brufolone in fronte che sembrava la torre di Pisa!


«Il finestrino è mio!» La informai.
«No no, toglitelo dalla testa!» Mi disse.
«Voglio mettermi vicino al finestrino.» Ribadii.
«Ho detto di no!» Esclamò.
«Perché no?» Le chiesi, confuso.
«Perché il finestrino è mio.» Rispose, con ovvietà.
«Chi sei tu per dirlo?» Domandai, divertito.
«Shiver.» Rispose, orgogliosa.
«Ed io Nathan!» Esclamai.
«E chi se ne importa!» Esclamò a sua volta.
«Come “chi se ne importa?” Io diventerò famoso!» Dissi, convinto delle mie parole.
«Hahaha, seh.» Iniziò a ridere.
«Ridi ridi... poi vedrai.» Dissi.
«Vedere cosa?» Domandò, divertita.
«Il mio successo.» Risposi, ovvio.


Shiver iniziò a ridere ancor più forte di prima, era proprio una risata derisoria nei miei confronti, eppure non avevo detto nulla di divertente. Non sapevo se dovevo offendermi o se dovevo ammazzarla lì , davanti a tutti. 


Comunque, gli insegnanti iniziarono a farci salire sui pullman con “ordine e rispetto”. Io e Shiver partimmo subito all'attacco, entrambi volevamo la stessa identica cosa: sedersi vicino al finestrino a vedere il “panorama”. 


Era guerra aperta, e avremmo fatto di tutto per vincere. 


Facemmo un casino pazzesco, tipo “figura di merda” ma mille volte peggio ed imbarazzante, ed io per poco non cadevo al suolo come una patata fracida. Perché avevo sempre la brillante idea di spiaccicarmi al suolo?!


Attirammo l'attenzione dei professori, degli studenti lì presenti e dell'autista! I loro occhi erano puntati su di noi e si stavano facendo anche molte risate. Alla fine riuscì a vincere Shiver perché stavo di nuovo inciampando in un qualcosa!


Che botta di culo... maledette le mie gambe lunghe e scoordinate tra di loro!


«Dai, al ritorno ti metti tu.» Mi disse lei, una volta che si fu seduta.
«Se spregevole!» Esclamai, sedendomi anch'io.
«Ma vi sembra il modo? Non mi capacito del vostro comportamento infantile.» Disse il professore.
«...» Io e Shiver restammo in silenzio.
«Ora cercate di stare calmi.» Ci ammonì ancora il professore.
«D'accordo.» Dicemmo io e Shiver.
«Promettete.» Ordinò il professore... ma non se ne andava?!
«Promesso.» Promettemmo.
«Bene, vi tengo d'occhio.» Disse il professore.


Il professore finalmente si allontanò da noi andandosi a sedere, dopodiché il pullman partì. 


Shiver si incantò nel guardare fuori dal finestrino, aveva lo sguardo pensieroso e dubbioso. La riportai alla realtà scuotendola per la spalla, mi guardò e si imbarazzò, facendosi tutta rossa in viso peggio di un peperone.


Per tutto il resto del viaggio lei mi rivolse poco e niente la parola, e quando lo faceva o era in imbarazzo o balbettava di brutto. Era sempre più distratta, lontana dalla realtà e aveva ancora quello strano sguardo. 


Stava cambiando, si stava facendo giorno per giorno sempre più silenziosa, forse era solo una fase da ragazze. Io non capivo nulla di ragazze, non eccellevo in quella materia e delle volte davvero non le capivo proprio. 


Non capivo neanche me stesso, figuriamoci si trattava di un'altra persona, sopratutto se era donna!


«Che c'è?» Le domandai.
«Cosa?» Chiese, confusa.
«C'è qualcosa che non va Shiver?» Le chiesi ancora.
«No, t-tran-qui-ll-lo-.» Mi rispose, in imbarazzo.
«Okay.» Scrollando le spalle.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 -Mancanza- ***


Capitolo 5                              

                                                                                            -Mancanza-


Fifth Memory 


#Distante Nathan: 


19 anni Shiver: 17 anni


Narrator's Pov


Shiver se ne stava in camera sua seduta a gambe incrociate sul letto, era sola, non c'era nessuno a parte lei in stanza. Stava capitando abbastanza spesso di starsene da sola in camera, senza nessun con cui parlare. 


Aveva addosso il pigiama, tra poco si sarebbe dovuta addormentare, il mattino seguente si sarebbe dovuta svegliare presto per andare a scuola. Già aveva preparato i vestiti da indossare e li aveva poggiati su una sedia lì vicino.


Solo che non aveva affatto sonno, le stava capitando piuttosto spesso in quel lungo mese di Novembre, non riusciva a dormire. Era anche andato dal medico, lui aveva detto che si trattava di una leggera insonnia e che le sarebbe passata presto.

 
Ma la realtà era che non riusciva a dormire per una ragione abbastanza semplice, aveva troppi pensieri che le giravano per la testa. Aveva i dubbi e paure e non sapeva come uscirne, era brutta la situazione che si era creata in quel periodo. 


Non aveva nessun con cui parlare... 


Non poteva neanche parlarne con Nathan, perché lui negli ultimi tempi non era più lo stesso, era cambiato... era diventato distante. Non era più presente come una volta, non era il Nathan che Shiver conosceva. 


Non passava più del tempo con Shiver, non andava più a trovarla la sera, non le dava conforto come una volta. Si era allontanato senza motivo, o per lo meno Shiver ancora non sapeva il motivo e la stava anche abbandonando.


Perché sì, Shiver si sentiva abbandonata, si sentiva trascurata, si sentiva ancora più sola di quello che già era. Si sentiva persa, si sentiva fuori luogo, si sentiva come se nessuno potesse vederla o sentire le sue deboli parole. 


Soprattutto ora che Shiver si era resa conto di essersi innamorata del suo migliore amico, si era innamorata di Nathan. Non avrebbe mai immaginato che sarebbe potuto succedere, ma era successo ugualmente. 


Il suo cuore apparteneva a Nathan. 


Shiver si alzò dal letto in fretta uscendo dalla sua cameretta, disse a sua madre che sarebbe andata un attimo a casa da Nathan. Sua madre le raccomandò di non fare tardi perché si sarebbe dovuta svegliare presto, ma questo già lo sapete. 


Uscì di casa bussando poi alla porta di casa di Nathan, le aprì il fratello di Nathan: Aiden. La fece entrare in casa e Alexandra subito l'abbraccio forte a se nelle sue braccia. Shiver sorrise e l'abbraccio a sua volta. 


Lei e Alexandra avevano un bel rapporto... a volte Alexandra si confidava anche con Shiver. 

«Nathan non c'è?» Le chiese Shiver.
«No tesò, è uscito.» Le ripose Alexandra.
«Oh... sapete a che ora torna?» Chiese Shiver, abbattuta.
«No, ma appena torna gli spezzo la mazza della scopa dietro alla schiena!» Affermò Alexandra.
«Perché?» Domandò Shiver, divertita.
«Ha lasciato la sua stanza in disordine e doveva buttare anche la spazzatura come lui.» Rispose.
«Se ne sarà dimenticato.» Provò a dire Shiver.
«Macché! E' uno sfaticato.» Controbattette Alexandra.
«Bè, non posso darvi torto!» Confermò Shiver.
«Non ti ha detto dove andava?» Le chiese Alexandra.
«No, non lo sento da un pò...» Le rispose Shiver, triste.
«No?» Domandò Alexandra, stupita.
«No.» Rispose Shiver, scrollando le spalle.
«Io lo dico che è una chiavica!» Esclamò Alexandra.
«... eh già.» Sospirò Shiver.


Alexandra si accese una sigaretta, guardò Shiver attentamente e capì tutto, la bella Shiver si era innamorata di suo figlio. Del resto, Alexandra lo aveva sospettato che sarebbe successo, era inevitabile.


Erano una coppia perfetta, pensava sempre Alexandra. Sarebbe stata molto contenta se Nathan e Shiver si fossero messi insieme. Erano molto affini e passavano molto tempo insieme quindi poteva starci una bella relazione.


Shiver poi era una brava ragazza, questo bisogna dirlo, non conosceva la malizia, aiutava sua madre nelle pulizie ed era sempre presente quando c'era bisogno di aiuto. Certo, se ne stava sempre sulle sue, ma ognuno aveva un carattere diverso dall'altro.


Non usciva mai da sola (tranne per andare al supermercato o in farmacia), non corteggiava i ragazzi, conosceva i valori della vita e non conosceva la cattiveria. Era davvero una ragazza d'oro, e poi ammettiamo: era anche molto belle anche se non truccava quasi mai. 


“Non è come quei puttanoni in mezzo alla via.” Pensava sempre Alexandra. 


Alexandra già si stava facendo molti filmini mentali, si immaginava Shiver e Nathan fidanzati, poi Shiver con l'abito bianco e un bellissimo matrimonio. Oh, le sarebbe piaciuto scegliere il vestito insieme a Shiver. 


S'immaginava Shiver con un bel pancione con dentro il suo piccolo nipotino bello cicciotto. Lei aveva partorito Nathan che pesava intorno ai quattro chili e mezzo. E si ricordava ancora i dieci punti vaginali subiti dopo il parto.


Comunque, il bambino lo avrebbero chiamato Dominik (come il padre di Nathan) oppure Alexandra proprio come lei. Alexandra sorrise a quel pensiero così dolce, le sarebbe piaciuto molto diventare di nuovo nonna.


«Torno a casa mia, si è fatto tardi.» Disse Shiver.
«Va bene tesoro, dirò a Nathan che sei passata.» La informò Alexandra.
«Oh no... non glielo dite.» Implorò Shiver.
«No? Perché?» Domandò Alexandra, confusa.
«... io ecco... non lo so...» Shiver non seppe cosa risponderle.
«Okay dai, non glielo dirò.» Alexandra sorrise.
«Vi ringrazio. Ci vediamo domani.» Ringraziò Shiver, sull'uscio della porta.
«A domani tesoro.» Disse Alexandra, chiudendo la porta.
«Quel bastardone di Nathan deva avere una di quelle mazzate che se le ricorderà per tutta la vita!» Disse Alexandra.
«Hahaha eeeeh, seh haahahah.» Aiden rise di sua madre.
«Zitto tu! Che picchio pure a te!» Disse Alexandra e Aiden restò in silenzio.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 -Imbecille- ***


Capitolo 6                                     

                                                                                     -Imbecille-


Sixth Memory 


#Parco 


Nathan: 16 anni Shiver: 14 anni


Narrator's Pov.


Erano le quattro e mezza del pomeriggio di un giovedì del mese di Maggio ed era una bellissima giornata calda e tranquilla. Nell'aria c'era un senso di tranquillità unica nel suo genere e si sentivano gli uccellini cinguettare. 


In cielo stava il sole che a breve sarebbe tramontato, lasciando il posto alla luna splendente, e cerano delle soffici nuvolette bianche. Faceva caldo e gli adolescenti stavano tutti al parco con gli amici a divertirsi. 


Bè, anche quando pioveva i ragazzi uscivano, Shiver si chiedeva sempre a come facessero a farlo... non avevano freddo?!


Comunque, Shiver si mise le scarpe ai piedi, prese dalla sua libreria personale un libro qualsiasi da poter leggere. Aveva ordinato da poco su Internt la trilogia (o più) Obsidian, Oblivion, Origin, Opal, Oppostition, Shadows, Onyx (non in quest'ordine) di Jennifer L. Amentout.


Prese i passi dell'amore di Nickolas Sparck, lo aveva già letto un paio di volte e le era piaciuto molto, aveva anche visto il visto ed aveva pianto come se non ci fosse un domani. In certi aspetti Shiver si sentiva un pò come Jamie; emarginata dal gruppo perché ritenuta strana.


Shiver uscì di casa, ed era una cosa rarissima: non usciva mai, se ne stava sempre chiusa in camera. E se usciva era perché stava in compagnia di Nathan. Avvisò sua madre che sarebbe uscita e uscì finalmente di casa.


Dopo tanto tempo. 


Con il libro in mano, con i passi incerti, con gli occhi vigili, con la voglia di sentirsi libera si avventurò nel mondo circostante. Uscì dal suo quartiere e andò pian piano in Villa Comunale, si sarebbe messa in un angolino a leggere serenamente. 


Arrivò in Villa Comunale, si guardò in torno curiosa, c'era un bel pò di gente; per lo più giovani: adolescenti. Bè, del resto non era una novità quella, non si aspettava mica di vedere una giovane coppia di sposini eh.


Si andò a sedere in un punto poco lontano dagli occhi della gente, si sedette sul prato pulito con le spalle contro ad un albero: era all'ombra e iniziò a leggere il suo libro. Non passo molto tempo, venne Nathan che correva in bicicletta e per poco non cadeva addosso a Shiver. 


«MA SEI MATTO?!» Urlò Shiver.
«We Shiver!» Salutò Nathan.
«“We” un corno!» Esclamò Shiver.
«Sei nervosa?» Le chiese Nathan.
«No... per poco non venivi addosso!» Lo informò lei.
«Oooh... zozza!» Esclamò Nathan, divertito.
«Ma cos- non in quel modo! Con la bici!» Specificò Shiver.
«Piccolo dettaglio.» Nathan scrollò le spalle.
«Imbecille.» Disse Shiver, acida.
«Piuttosto, che ci fai qui?» Le chiese Nathan.
«Quello che stai facendo anche tu: prendere l'aria.» Rispose Shiver, ovvia.
«Da sola?» Domandò Nathan.
«Vedi qualcuno con me?!» Domandò lei di rimando.
«No.» Rispose Nathan.
«Ti sei risposto da solo.» Disse Shiver.


Shiver ritornò a quello che stava facendo poco prima che Nathan non le facesse venire un colpo, ovvero leggere. Da quando Nathan aveva quella bici non passava più tempo a casa, me se andava sempre a correre con essa. 


Aveva perso il filo per colpa di Nathan, ma si ricordava che stesse leggendo l'inizio del primo capitolo, ricominciò daccapo per esserne sicura. Se Nathan non l'avesse interrotta, molto probabilmente avrebbe iniziato con il secondo capitolo. 


Nathan nel mentre scese dalla bicicletta, mise il cavalletto e si mesi tranquillamente, zitto e muto vicino a Shiver, senza dire neanche una parola. Del resto cosa avrebbe mai dovuto dirle? Guarda che bel cielo azzurro?!


Si mise anche lui con le spalle contro all'albero, come al solito prese il suo fidato cellulare iniziando a conversare con esso con i suoi amici. Ormai passava intere giornate con lo sguardo fisso sul cellulare, e la sua miopia peggiorò un pò per questo fatto.


Anche Shiver ne possedeva uno, anche lei come Nathan era registrata su vari Social Network: Facebook, Instagram, WhatsApp. Ma non passava tempo a chattare ore ore, le piaceva parlare da vicino. 


L'app che usava di più in assoluto era Wattpad, un sito di lettura e scrittura. Lei leggeva soltanto, non aveva la passione per la scrittura. La sera prima di andare a dormire leggeva qualcosa lì sopra, sopratutto Creepypasta o le Larry Stylinson (Harry Styles e Louis Tomlinson) Fan Fiction. 


«Oh Shiver, che vuol dire “negligente”?» Chiese Nathan.
«Ignorante.» Rispose Shiver.
«E dai, non mi offender però, ti ho solo chiesto cosa significasse!» Si difese Nathan.
«... vuol dire ignorante.» Specificò Shiver, esasperata.
«Aaah... ua, Michael mi ha detto questo?! Apposto.» Disse Nathan, allibito.
«L'avra detto per scherzare.» Suppose Shiver.
«Lo so hahaha.» Nathan rise.
«Quindi non gli farai del male?» Chiese Shiver, confusa e preoccupata.
«Ma cosa? Hahaha, no!» Nathan rise più forte.
«Pensavo il contrario.» Disse Shiver.
«Non lo farei mai, non sono quel tipo di persona.» Nathan si fece serio.
«Lo so, ti conosco.» Confermò Shiver.
«Già, mi conosci più tu che io.» Disse Nathan.
«Vero hahaha!» Esclamò Shiver, ridendo.
«Sei la mia dolce sorellina acquisita.» Disse Nathan, sorridendo.
«Macché per favore. Chi ti vorrebbe mai come fratello!» Disse Shiver, ridendo.
«Stronza!» Esclamò Nathan, e Shiver rise più forte.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 -Brutti stronzi- ***


Capitolo 7                         
                                                                                                 -Brutti stronzi-


Seventh Memory 


#Dichiarazione 


Nathan: 19 anni Shiver: 17 anni


Nathan's Pov (Adesso) 


Pulii attentamente la bara di Shiver, mi ero portato da caso tutto l'occorrente possibile e li avevo messi in uno zainetto. Ogni mesi facevo rifornimento dei quei prodotti e mi assicuravo sempre che fossero i migliori sul mercato. 


Mi preoccupavo molto che la sua lapide e il suo posto di riposo fosse sempre pulito e in ordine. In modo che fosse “sistemata” nell'aldilà. Se mi era possibile andavo al cimitero ogni giorno a trovarla e una volta a settimana pulivo. 


Andavo a trovare Shiver. 


Tolsi i fuori vecchi e marci mettendoli nella busta della pattumiera, spolverai la lapide in marmo ed applicai uno sgrassatore adatto. Non mi era mai piaciuto pulire, ma ora avevo preso la fissazione nel farlo. 


La lucidai per bene e la feci asciugare naturalmente, misi di nuovo i fiori negli appositi “vasi” che avevo comprato e raccolto solo per lei. Guardai la sua foto incorniciata, aveva il sorriso sulle labbra, e mi venne una morsa allo stomaco. 


Ancora il rancore. 


Ancora il rimorso. 


Mi pentivo. 


Cazzo, era tutta colpa mia! Mi portai le mani tra i capelli quando lo pensai, era tutta colpa mia.
 

Era morta per colpa mia, era morta così giovane per colpa mia, era morta a ventitré anni per colpa mia. Cavolo, aveva tutta una vita davanti a se, erano passati già ventiquattro anni dalla sua scomparsa... la colpa era mia!


Ormai vivevo ogni giorno solo per i rimpianti che avevo nel mio cuore. Rimpiangevo il fatto di non esserle stato abbastanza accanto a lei. Rimpiangevo di averla fatta soffrire così tanto, rimpiangevo di essere stato la sua rovina. 


Rimpiangevo il fatto di non avere resto il suo ultimo giorno di vita e di averlo reso come una tortura. Rimpiangevo il fatto che non ero con lei quando purtroppo aveva dato il suo respiro, rimpiangevo di averla uccisa. 


Era morta da sola, nessuno le era stata accanto nei suoi ultimi minuti di vita, nessuno le aveva tenuto la mano come per rassicurarla. Era stata lì stesa a terra senza poter far nulla, a parte vedere la sua vita spegnersi lentamente. 


Nessuno le aveva detto di non aver paura, nessuno l'aveva confortata, nessuno aveva potuta salutarla... solo al funerale era successo. Con quei pensieri, presi la roba dirigendomi a casa, volevo guardare le sue foto. 


Nathan's Pov (passato)


«Michael, ma tu hai fatto matematica?» Chiese Lucas.
«Sì, è stata una cazzata. Bè, del resto eccello in quella materia.» Si vantò Michael.
«Passami i compiti, che sennò sono nella merda!» Ordinai.
«E tu dammi dieci euro.» Mi disse Michael.
«Li mortacci tua, siamo amici!» Dissi, indignato.
«Certo, ma io mi sono spremuto il cervello.» Mi informò.
«Bastardo... va bene.» Sbuffai, frugando nelle mie taste e gli diedi i soldi.


Addio paghetta.


«Dopo ti mando la foto su WhatsApp.» Mi disse. 
«Lo spero.» Dissi serio.
«Ohh, guardate! C'è Eleonor.» Ci informò Zayn.
«Vado a parlarle.» Dissi.
«Buona fortuna!» Mi augurarono.
«Non ne ho bisogno, sono un figo della Madonna.» Mi vantai.
«Seeeh ahahahha.» Risero di me.
«Brutti stronzi!» Li guardai male. 


Mi alzai dalla panchina mentre i miei amici continuavano a ridere di me, mi sistemai i capelli e vestiti addosso e mi diressi a passo deciso e sicuro da Eleonor; che era intenta a messaggiare con il suo cellulare. 


Aveva addosso un vestitino corto color marrone chiaro, le faceva un seno bello grande... eh bè, ero giovane... Comunque, arrivai vicino a lei, le feci ombra con la mia “sagoma”. Lei alzò gli occhi dal cellulare guardandomi male. 


«Bè? Che vuoi?» Domandò lei.
«Parlare.» Risposi.
«Io no.» Disse lei.
«E dai, che ti costa?» Chiesi, esasperato.
«Fai silenzio.» Ordinò.


Non contendo dalle sue parole mi sedetti accanto a lei sulla panchina, mi ignorò e ritornò con lo sguardo sul cellulare. Che fastidio quando le persone mi ignoravano, ero un essere umano, non meritavo mica quel trattamento!


Con un gesto veloce, glielo afferrai mettendomelo nella mia testa dei pantaloni, lei ancora una volta mi guardò male ed io sorrisi in modo accattivante. Lei sbuffò ed incrociò le braccia al petto, mentre io presi a mangiarmi le unghie.


«Togliti le mani dalla bocca.» Mi disse lei.
«E' un vizio.» La informai.
«Che vizio del cazzo!» Disse lei, volgare come sempre.
«Wewe, il linguaggio.» La rimproverai.
«Uffà!» Esclamò.
«E come sei bella...» Dissi, dolce.
«Smettila.» Distolse lo sguardo.
«Mi piaci.» Le dissi.
«... purtroppo anche tu.» Disse lei alla fine.
«...» Sorrisi contenti.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 -Ciclo mestruale- ***


Capitolo 8                              

                                                                                            -Ciclo mestruale-


Eighth Memory 


#Signorina 


Nathan: 11 anni Shiver: 9 anni


Nathan's Pov


Io e Shiver stavamo in camera sua a giocare allegri con le costruzioni, lo so, io ero un pò grandicello per giocare con le costruzioni: ma erano divertenti. Io a casa mia ogni sera prima di andare a dormire giocavo con le macchine da corsa!


Stavamo cercando (o meglio, ci stavamo provando è la parola adatta) a costruire la Torre Eiffel di Parigi. Sì, ovviamente stavamo fallendo alla grande, ma era divertente e allo stesso tempo una rottura di coglioni.


Era sera, Shiver aveva addosso il suo pigiama arancio pastello con i fiorellini colorati, ed aveva i capelli legati in una coda di cavallo bassa. Poco prima sua madre gliela aveva asciugati perché le aveva fatto lo shampoo. 


Io avevo addosso quello di Batman, avevo pregato mia madre giorno per farmelo comprare, avevo anche buttato la spazzatura per una settimana. Comunque la torre cadde a terra, si spezzò e i pezzi di costruzione andarono ovunque. 


«Cazzo!» Esclamai.
«Lo dico a tua mamma!» Mi minacciò Shiver.
«Pensa piuttosto a raccogliere i pezzi.» Le dissi.
«D'accordo.» Sbuffò.
«Guardo sotto al letto.» Dissi.


Così, ci mettemmo a raccogliere i pezzi delle costruzioni per tutta la stanza, ma quanti pezzi di costruzione avevamo? Cinquemila? Più ne raccoglievamo e più uscivano... eppure sembravano così pochi!


Comunque, raccogliemmo tutti i pezzi delle costruzioni, notai con una leggera confusione che i pantaloni del pigiama di Shiver sporco di sangue. Come si era fatta male? La informai della cosa, si guardò i pantaloni, sbiancò e corse subito dalla mamma. Ed io la seguii.


C'era anche la mia, mia madre e quella di Shiver erano in buoni rapporti.


«Mamma, sto morendo dissanguata!» Urlò Shiver, piangendo.
«Come sarebbe?» Chiesero le mamme, preoccupate.
«Guarda!» Rispose Shiver, mostrandole i pantaloni.
«Uhh, amore mio, sei diventata signorina.» Disse sua madre, contenta.
«Ma-ma sono già signorina... ho la farfallina.» Disse Shiver, confusa.
«Madonna mia, ma quanto è bella!» Esclamò mia madre, commossa.
«Amore, vuol dire che ti stai facendo grande.» Le spiegò sua madre.
«E' una cosa brutta?» Chiese Shiver, riferendosi al ciclo.
«No amore, andiamo a pulirci.» Rispose sua madre, prendendola per mano.
«Può venire anche Nathan?» Domandò Shiver.
«Ma non dar retta a questa chiavica di cristiano!» Disse mia madre.
«Grazie mà...» La guardai male.
«No amore, è una cosa da donne.» Negò sua madre.
«Tranquilla Shiver, ti aspetterò qui.» La tranquillizzai.
«Va bene... Alexandra può venire?» Chiese ancora.
«Ma certo, se vuoi.» Le rispose sua madre.
«Sì!» Esclamò Shiver.


Così, le tre donne si diressero in bagno per pulire Shiver e per spiegarle i vari passaggi del ciclo mestruale. Per fortuna ero nato maschio, sennò mi sarei dovuto subire anch'io lo stesso discorso, già mi imbarazzavo nel pensarlo.


Nel mentre mi misi seduto sul divano, cambiando canale alla televisione mettendo i cartoni animati. In quel momento stavano trasmettendo in onda Spongebob, il cartone animato di Shiver, le faceva morir dal ridere... e anche a me. 


Comunque, dopo una quindicina di minuti le “ragazze” tornarono in cucina, le mamme erano commosse e Shiver aveva addosso un nuovo pigiama. Ma la sua faccia era strana, era come se la situazione non le piacesse per niente. 


La mamma di Shiver ci preparò ad entrambi del latte caldo, che apprezzammo molto onestamente. Ci sedemmo vicini, inzuppammo i biscotti nel latte... iniziando anche a litigare per questo, perché lei sosteneva che me li stessi mangiando tutti.


«Ti stai prendendo tutti i biscotti!» Mi incolpò Shiver.
«Non è vero!» Mi difesi.
«Nathan, rimani qualche biscotto a Shiver.» Mi rimproverò mia madre.
«Ma io ho fame!» Esclamai.
«E tu dimmi quando non hai?!» Mia madre alzò gli occhi al cielo.
«Quando sono sazio.» Dissi, ovvio.
«Non rispondere che ti picchio.» Mi minacciò.
«Seh, haha.» La derisi.
«Cornutone!» Esclamò mia madre, pronta a picchiarmi.
«No, no, no, scusa, scusa!» Dissi velocemente, spaventato.
«Babbeo...» Dissi Shiver.
«...» Le feci la linguaccia.
«Smettetela adesso, sù.» Ci rimproverò la mamma di Shiver.
«Fanno una bella coppia.» Disse mia madre.
«Sì.» Le diede conferma la mamma di Shiver.


Io e Shiver guardammo le nostre mamma confusi, cosa avevano voluto dire con quello? Cosa avevano voluto dire con “fanno una bella coppia”? Io e Shiver ci guardammo negli occhi e scrollammo le spalle e riprendemmo a bere il nostro latte.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 -Dove vai?- ***


Capitolo 9                                         

                                                                                 -Dove vai?-


Ninth Memory 


#Il fidanzamento 


Nathan: 19 anni Shiver: 17 anni


Narrator's Pov


Shiver aveva deciso, aveva preso finalmente una decisione, voleva dire la verità, era un pò stanca di tenere quel segreto dentro di se. Ogni giorno appena sveglia ci pensava, e ogni giorno quel segreto si faceva sempre più pesante.


Era giunto il momento di dirlo, era giunto il momento di togliersi quel peso di dosso. Era stanza di vivere con esso, voleva tirarlo fuori una volta per tutte. Doveva farlo, ora o mai più, questo si ripeteva. 


Aveva preso la decisione di dichiarare il suo amore per il suo migliore amico/fratello: Nathan. 


Voleva dirgli che lo amava profondamente, che si era perdutamente innamorata di lui. Voleva metterlo al corrente che lei lo amasse tanto, che aveva totalmente perso la testa per lui. Voleva dirgli “TI AMO, NATHAN”. 


Certo, aveva un pò paura di farlo, aveva molti timori e dubbi al riguardo, perché comunque doveva valutare i pro e i contro. C'erano dei rischi, stava per dichiararsi e aveva paura che Nathan non ricambiasse i suoi stessi sentimenti.


Ecco, ora non voleva più dichiararsi, “No, Shiver; ora non puoi tirarti indietro! Hai preso la tu decisione, ricordi?” Pensando questo, indossò una felpa leggera e uscì di casa dirigendosi in Villa Comunale, Nathan stava lì.

                                    

                                       Memories



Shiver arrivò in Villa Comunale poco dopo, ci aveva messo all'incirca una ventina di minuti e subito si mise alla ricerca di Nathan, con la speranza di trovarlo. Si guardava intorno con gli occhi attenti e con il cuore che batteva a mille. 


Lo trovò poco dopo seduto su una panchina mentre chattava sul cellulare con qualcuno... o qualcuna. Shiver lo chiamò, Nathan alzò lo sguardo dal cellulare e le corse letteralemente in contro... era molto contento. 


«Ti devo dire una cosa.» Disse Shiver.
«Anch'io!» Esclamò Nathan.
«Prima tu.» Disse Shiver, sorridendo.
«MI SONO FIDANZATO CON ELEONOR!» Urlò Nathan, contento.
«... c-cosa?» Chiese Shiver, in preda alla collera.
«Mi- sono- fidanzato- con- Eleonor.» Rispose Nathan, sorridendo.
«...» Shiver gli voltò le spalle, ed iniziò ad allontanarsi.
«Dove vai?» Domandò Nathan.


Shiver non rispose alla sua domanda, ma continuò semplicemente a camminare con lo sguardo perso e con gli occhi che si riempirono di lacrime. Ancora non ci poteva credere in quello che aveva appena sentito. 


Ma era la realtà.


Aveva il cuore a pezzi, distrutto; danneggiato. Voleva solo andare a casa a piangere, perché stava facendo fatica a trattenere le lacrime. Si era soltanto illusa una stupida, ma davvero si credeva che Nathan provasse qualcosa per lei?


Povera sciocca. 

            
                                                                                  Memories


Nathan era rimasto letteralmente confuso per il comportamento che aveva appena avuto Shiver. Era andava via senza dire nulla, neanche neanche dargli una risposta. Non aveva mai avuto un comportamento del genere.


E soprattutto, non aveva più detto quello che gli doveva dire e Nathan era un tantino curioso. Vabbè, glielo avrebbe chiesto più tardi una volta arrivato a casa, ora aveva altro a cui pensare. Ad una bellissima ragazza bionda. 


Nathan era troppo contento, era al settimo cielo, voleva urlare al mondo intero che lui era felice. Mentre dall'altro canto, Shiver stava passando una brutta giornata, aveva una tristezza addosso incredibile.


Comunque, Nathan si era dichiarato ad Eleonor, era da tanto che voleva farlo e quel giorno ci era riuscito! Lo aveva fatto anche Eleonor e lui questo non se lo aspettava mica, lui l'aveva baciata ed aveva avuto il tipiche farfalle nello stomaco. 


E poi si erano fidanzati.


«Oh Nathan, aiutami con le buste.» 


Era la mamma di Nathan, era appena tornata dal supermercato ed aveva molte buste pesanti da portare. Fortuna che aveva trovato lì Nathan così si sarebbe fatta dare una mano, poco prima aveva vista Shiver... che camminava lo sguardo basso.


«Certo!» Disse Nathan, avvicinandosi a sua madre.
«Che hai tanto da sorridere.» Domandò Alexandra.
«Mamma, mi sono fidanzato.» Rispose Nathan, sorridendo. 
«Sì? Con chi?» Chiese Alexandra, curiosa.


Alexandra sperava con tutto il cuore che suo figlio si fosse finalmente fidanzato con Shiver, facevano una bella coppia e la ragazza aveva un cuore d'oro. Oh, Shiver sarebbe stata una nuora perfetta! Uh, quanti filmini si stava facendo.


«Con Eleonor!» Esclamò Nathan.


Alexandra si fermò e spalancò sia occhi che bocca. La rabbia stava prendendo il sopravvento, Eleonor... era una ragazza dalla vagina larga... lo sapevano tutti. Non aveva una bella reputazione. No, non l'avrebbe mai accettata.


Sarebbe stata la rovina di suo figlio!


«Chi?» Quasi urlò, Alexandra.
«E-eleonor...» Balbettò Nathan.
«Ma tu sei tutto stronzo!» Esclamò Alexandra.
«Perché?» Domandò Nathan, confuso.
«Non lo vedi anche tu che è un puttanone.» Disse Alexandra, dura.
«Non è vero!» Esclamò Nathan, arrabbiato.
«A casa mia non la voglio.» Ordinò Alexandra.
«E non la porto a casa, va bene?!» Quasi urlò Nathan, alterato.
«Non approvo questa relazione!» Esclamò Alexandra, seriamente. 


Non ci vide più dalla rabbia, era stanco di sentire sua madre che continuava ad offendere la sua fidanzata. Afferrò alcune buste della spesa e si avviò velocemente, con il passo svelto lasciando sua madre indietro. 


La odiava terribilmente quando faceva così, quando voleva sempre avere ragione su tutto e tutti, era inaccettabile il suo modo di fare. Nathan aveva una rabbia dentro di sè, ora voleva soltanto rompere tutto per sfogarsi. 


La odiava!


«NON CAPISCI NULLA!» Le urlò Nathan.
«MI DARAI RAGIONE!» Urlò anche Alexandra.
«TI ODIO MAMMA!» Urlò più forte Nathan. 


Poco dopo arrivarono a casa, Nathan posò le buste della spesa sul tavolo e andò a chiudersi in camera sua. Non aveva voglia di sentire nessuno, voleva stare un pò solo per sbollire la rabbia che aveva addosso. 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 -Nino D'Angelo- ***


Capitolo 10      


                                                                                                                   -Nino D'angelo-


Tenth Memory


#Litigata da stupidi


Nathan: 17 anni Shiver: 15 anni


Narrator's Pov.


Shiver quella sera si trovava a casa di Nathan, per la precisione nella cameretta di quest'ultimo un film alla televisione. Facevano a turno, una volta se lo vedevano a casa di Shiver, una volta a casa di Nathan.


Avevano anche litigato per scelta del film, alla fine Nathan decise di accontentare Shiver, e così decisero di vedere “civilmente” Dunkirk. Un film basato sulla guerra... con la partecipazione di Harry Styles... Shiver impazziva per Harry Styles. 


Ma di più per Paulo Dybala.


Stavano entrambi nel letto di Nathan, sotto alle coperte al caldo con i loro stupidi pigiama addosso e a mangiare pop-corn, patatine e schifezze varie. Shiver in quel periodo aveva le sue cose, e per questo che mangiava tutte quelle schifezze. 


Entrambi indossavano gli occhiali perché non vedevano un cavolo e Nathan in quel momento aveva un pò di peluria in viso. La luce era spenta, Shiver e Nathan stavano vicino sotto alle coperte... quasi abbracciati, il letto era singolo.


Onestamente, non stavano prestando molta attenzione al film, in verità non lo stavano minimamente calcolando. Lo stavano ignorando come se nulla fosse, tanto era un film... non è che aveva tanto importanza. 


Erano impegnati in un “interessante” conversazione. Facevano sempre così, tranquilli; prima mettevano un film (o meglio, litigavano per un film) e poi non lo guardavano perché impegnati a parlare di cose molto stupide.


Un pò come loro.


O come Nathan...


«Speriamo che domani la professoressa non mi interroghi.» Disse Nathan, preoccupato.
«Hai l'interrogazione?» Domandò Shiver.
«Speriamo di no!» Esclamò Nathan.
«Non hai studiato?» Domandò ancora Shiver.
«No, ho avuto da fare.» Rispose Nathan, mentendo.
«Ti sei addormentato, vero?» Shiver lo guardò attentamente.
«... sì...» Disse Nathan, vagando lo sguardo.
«Non avevo dubbi.» Shiver alzò gli occhi al cielo. 
«Avevo sonno!» Esclamò Nathan.
«Tu hai sempre sonno!» Esclamò Shiver a sua volta.
«Tu non ce l'hai mai?» Domandò Nathan.
«Certo.» Rispose Shiver, ovvia.
«E quindi...» Disse Nathan, lasciando la frase in sospeso.
«Io per lo meno studio.» Lo informò Shiver.
«... stronza...» Sussurrò Nathan.


Nathan spense la televisione, che era l'unica fonte di luce in stanza; restando al buio totale: interrompendo anche il film. Film poi, Nathan non si ricordava neanche cosa stessero vedendo, ma non gli importo molto. 


Si girò dando le spalle a Shiver, si mise meglio sotto alle coperte ma non chiuse gli occhi, non aveva sonno e non voleva dormire. Vagò con lo sguardo nel buio, aveva il broncio e non voleva assolutamente parlare con Shiver. 


Sentì Shiver muoversi debolmente sul letto, molto probabilmente si era sdraiata anche lei. A Nathan non dava fastidio quella cosa, no, per lui era cosa naturale. Era capitato molto volte di dormire insieme. 


Solo che non voleva semplicemente parlarle, voleva soltanto “vendicarsi”, o meglio, voleva farle un qualche dispetto innocuo. Voleva solo prendersi una “soddisfazione”, una bella soddisfazione... oh sì... proprio così.


Ma come però? Si domandava Nathan, come posso vendicarmi? Riflettette a lungo, si spremette le meningi, mise in funzione il suo cervello. Ed ecco, un lampo di genio, un'idea magnifica gli balenò per la testa. 


Prese il suo cellulare in mano, facendo anche fatica a trovarlo, l'aveva messo sotto al cuscino e non riusciva ad afferrarlo. Accese la connessione Wi-Fi andando su Youtube e scrisse “Nino D'Angelo, Arrivederci Scuola”. 


Forse non era la canzone più adatta del momento, ma vabbè!


«La scuola ha già chiuso i cancelli, più allegro saluto il bidello...» Cantò Nathan.
«Ti prego!» Esclamò Shiver.
«Che bello l'estate è tornata, le strade sono tutte affollate, che bello vestitevi corriamo. Corriamo che al mare si va...» Nathan continuò a cantare.
«Nathan, smettila.» Lo pregò Shiver.
«Arrivederci scuola, ci rivediamo all'anno nuovo. Arrivederci ai professori, arrivederci pure a te!» Nathan continuò lo stesso.
«Oh Santa Madre Teresa di Calcutta!» Sospirò Shiver.
«Chi chagna a fa, nun ci pensà, pecche ra vit ch po aspettà...» Nathan alzò la voce.
«Nathan stai zitto, mi fa male la testa!» Urlò sua madre.
«Mamma, sto facendo un concerto.» La informò Nathan.
«Sappilo: fai schifo come cantante.» Gli fece sapere sua madre.
«Io diventerò famoso!» Esclamò Nathan, punto nell'orgoglio.
«Ma quante cazzate spara quello con la bocca.» Disse sua madre ad alta voce.
«Ehi! Mi sento offeso!» Esclamò Nathan, indignato.


Shiver prese a ridere molto forte, divertita dalla scena e dalla battibecco tra la madre di Nathan e quest'ultimo. Era anche divertita dalla massima serietà convinzione di Nathan che sarebbe diventato famoso. 


Nathan nel mentre smisi di cantare e chiuse definitivamente Youtube e guardò Shiver malissimo perché stava ridendo di lui. Nessuno doveva ridere di lui... era indignato al riguardo... non gli sembrava per nulla giusto!


Davvero, Nathan si sentiva molto infastidito, insomma! Shiver era sua amica e gli amici nel bene o nel male si sostenevano a vicenda. Non deridevano l'amico in questione, ma appunto lo sosteneva... e allora perché lei stava ridendo di lui?


Non capiva il perché lei lo stesse in qualche modo “prendendo in giro”, doveva sostenerlo anche se sbagliava in qualcosa... doveva stargli vicino in tutto! Ma ammettiamolo, Nathan non era veramente arrabbiato con Shiver haha.


«La smetti di ridere?» Domandò Nathan, e Shiver rise più forte.


Nathan incrociò le braccia, e quando Shiver smise di ridere lo abbracciò a se, dicendo che anche se non sarebbe diventato famoso gli sarebbe stato accanto comunque. Nathan sorrise e l'abbracciò a sua volta. 


E quella sera, Shiver rimase a dormire da Nathan, abbracciati per tutta la notte.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 -Ammettilo- ***


Capitolo 11                               
                                                                                           -Ammettilo-


Eleventh Memory 


#Scoperta Del Tradimento 


Nathan: 21 anni Shiver: 19 anni


Ero così arrabbiato, in collera totale, incazzato nero per quello che avevo appena scoperto e che mai mi sarei immaginato. Mi faceva schifo solo a pensarci, davvero mi venire difficile credere che davvero fosse successo, soprattutto a me. 


Non potevo neanche crederci, ma purtroppo era così, a malincuore dovevo accettarlo e affrontarlo in qualche modo. Era tutto vero, non potevo negarlo a me stesso: dovevo accettare la realtà dei fatti e superarli.


La mia ragazza, o meglio voglio precisare, la mia ex ragazza mi aveva tradito. Mi aveva messo le corna! E non mi aveva tradito con uno qualunque quindi faceva anche molto più schifo di quello che già faceva. 


Mi aveva tradito con uno dei miei migliori amici, o meglio precisiamo ancora: ex amico Lucas... mi facevano schifo entrambi. Non si dovevano proprio permettere di farmi una cosa del genere... era stato ingiusto da parte loro.


Eppure io non capivo... mi ero sempre comportato bene con Eleonor. Non l'avevo mai picchiata o urlata addosso anche se mi faceva arrabbiare. Davvero non capivo il suo gesto tanto maligno nei miei confronti. 


Non le avevo mai fatto mancare niente, l'avevo trattata peggio di una regina e l'avevo messa sempre al primo posto. Avevo anche rinunciato ai miei amici per lei. Quello che voleva subito glielo compravo anche se arrivavo a fine mese senza neanche un soldo. 


E lei mi aveva tradito... avevano ragione gli altri: era una troia.


Non me lo aveva detto neanche lei, pensate che non aveva avuto neanche il coraggio di confessare i suoi peccati. Se solo l'avessi saputo prima di certo tutto questo non sarebbe mai successo... dovevo aprire gli occhi.


Lo aveva confessato Lucas, rimorso dal pentimento di tutto ciò: era venuto da me pentito. Non volevo perdonare nessuno dei due, per me potevano andare benissimamente all'inferno. Non volevo più saperne niente di loro. 


Come loro che non si erano interessati a me! 


«Amore mio!» Mi chiamò Eleonor.
«“Amore mio” un cazzo!» Sputai.
«Che hai?» Domandò lei, confuse.
«L'ho scoperto!» Esclamai.
«Scoperto cosa?!» Domandò allarmata.
«Del tradimento.» Risposi, con odio.
«Quale tradimento?» Spalancò gli occhi.
«Non fare la finta tonta.» La guardai male.
«Non so di cosa tu stia parlando.» Disse lei, guardando altrove.
«NON NEGARLO!» Urlai.
«Non ti ho tradito!» Continuò a mentire.
«AMMETTILO!» Urlai ancora.
«Non ho fatto nulla!» Negò ancora.
«Mi hai tradito si o no?» Domandai, con rabbia.
«No!» Esclamò lei.


Ma come era bugiarda quella ragazza, era una codarda se non riusciva a dirmi la verità; perché io questo le stavo chiedendo: la verità. Non avevo intenzione di fare nulla, volevo solo la verità e di voltar finalmente pagina. 


Continuava/provava a mentirmi e a negarlo, come se stesse cercando di convincermi... ma non le credevo. Da dove lo prendeva tutto quel barbaro di coraggio? Dove aveva imparato a mentire così bene? In che scuola di recitazione aveva studiato?


No perché era impossibile che le venisse naturale.


«Si o no?» Le domandai di nuovo.
«Nathan...» Pronunciò il mio nome... stava cedendo.
«Rispondi cazzo!» Le imposi.
«Sì, ti ho tradito!» Ammise.
«Mi fai schifo... puttana!» Esclamai, con odio.


Lei spalancò la bocca scioccata dalle mie parole, non le avevo mai detto una cosa del genere in tutta la nostra relazione. Anzi, la difendevo quando la gente la chiamava in quel modo, a saperlo avrei fatto anch'io uno striscione con loro.


Non le avevo mai detto nulla del genere, neanche per scherzare. Lei invece a volte mi dava del “cornuto”, ed aveva ragione... lo ero diventato per colpa sua. Dopo tutto il bene che le avevo fatto lei aveva ricambiato con il male. 

                           
                                                                   Memories


Ritornai a casa poco dopo aver avuto quella conversazione con Eleonor, mio fratello Aiden e mia madre si stavano fumando tranquillamente una sigaretta in cucina uno di fronte all'altro come se poco prima stessero parlando. 


Mi guardarono con le loro sigarette in mano, li guardai anch'io. Scrollai le spalle, sospirai, sorrisi amaramente e mi diressi lentamente in camera mia. Mi sdraiai sul letto, chiudendo gli occhi per non pensare a nulla. 


Ma stavo fallendo miseramente. 


«Nathan...» Disse mia madre, entrando in camera mia.
«Mamma.» Dissi, e lei si sedette sul letto.
«Vuoi parlarne?» Domandò.
«Avevate ragione tu e Shiver.» Vagai.
«Sarebbe?» Chiese confusa.
«Su Eleonor, è una troia... mi ha tradito con Lucas.» Mi si strinse il cuore.
«Ma quella grandissima zoccolona! Io la uccido!» Minacciò lei.
«Non ne vale la pena.» Le dissi, e lo pensavo realmente.
«Troverai di meglio figlio mio, o forse l'hai già trovato.» Mi disse, guardandomi.
«Eh?» Domandai, confuso.
«Apri gli occhi su chi ti circonda.» Vagò lei con le parole.
«Bah, non ti capisco.» Ammisi.
«Capirai.» Affermai.
«Capirò... capito.» La presi in giro e lei mi diede uno schiaffetto giocoso.


Mi misi a ridere e mia madre sorrise a sua volta, si alzò dal letto annunciando che si sarebbe messa a cucinare. Il mio stomaco a sentire quelle parole brontolò e lei mi guardò confusa... stavo male ma avevo comunque fame.


Mia madre uscì dalla mia stanza e rimasi da solo, mi sdraiai a pancia in giù con la faccia che premeva contro al cuscino morbido. Misi le braccia sotto e presi ad abbracciarlo saldamente a me... proprio come Shiver di sera. 


Perché sì, quando lei dormiva abbracciava il suo fidato cuscino, diceva che aveva bisogno d'affetto. Io pensavo che lei avesse bisogno d'affetto, perché non aveva nessuno a farle spesso compagnia... non aveva stretto amicizia con nessuno. 


Mi sentivo un uomo di merda, perché nell'ultimo periodo io l'avevo abbandonata, era un mese esatto che non le facevo visita, che non le mandavo un messaggio, che non la chiamavo telefonicamente. 


Ma questo me lo aveva imposto Eleonor, che sosteneva convinta che Shiver volesse in qualche modo intralciare la nostra relazione. Sosteneva che Shiver avesse un piano in atto in modo da farci separare e da distruggere il nostro amore. 


Naturalmente non avevo mai pensato ad una cosa del genere, Shiver non era quel tipo di persona che faceva del male. Lei era così ingenua e non avrebbe fatto mai del male ad una mosca neanche se glielo avrebbero imposto.


Non uccideva neanche gli scarafaggi, e lei aveva una paura fottuta degli scarafaggi haha. 


«Ehi...» Mi voltai, era Shiver.
«Ti stavo giusto pensando.» Le dissi.
«Ecco spiegato il mal di testa.» Disse, mettendo le mani sui fianchi.
«Hahaha, non ti stavo pensando in modo malvagio.» Risi.
«Ah no?!» Domandò lei, sedendosi accanto a me.
«No... mi dispiace di averti ignorato.» Dissi alla fine.
«... Tranquillo.» Mi abbracciò.
«Avrei dovuto crederti!» Esclamai.
«E' inutile piangere sul latte versato.» Mi consolò lei.
«Vero, se lo sapevo me lo sarei bevuto quel latte.» Dissi.
«Eh ma Nathan! E pensi sempre a fare il maiale che sei!» Esclamò lei.
«Hahaha! Non spreco del cibo.» Le dissi.
«Me ne sono accorta, dammi un pò della tua fame.» Mi disse lei, divertita.
«Se solo potessi, perché no.» Scrollai le spalle.
«Non starei male con qualche chiletto in più.» Suppose lei.
«Già... lo sai con chi mi ha tradito Eleonor?» Cambiai discorso.
«Sì, con Luke, Lucas, Stephan...» Elencò.
«COSA?! Io sapevo solo con Lucas!» Spalancai gli occhi.
«Oh...» Non seppe cosa rispondermi. 


Ma allora davvero Eleonor era una puttana per eccellenza, addirittura mi aveva tradito con tre ragazzi, chissà, forze ce ne erano anche altri che non sapevamo. Ma non provava vergogna di passare da una ragazza all'altro?!


«Vabbè, non ci voglio neanche pensare và.» Dissi schifato.
«Troverai di meglio Nathan.» Mi disse lei, accarezzandomi l'orecchio destro. 


Mi fece scappare dalla bocca un “mhmmmm” ed alzai gli occhi al cielo. Era proprio fissata con le mie orecchie! Davvero non capivo cosa avessero di tanto speciale, erano delle normalissime orecchie umane!


«RAGAZZI, A MANGIARE!» Urlò mia madre.


Io e Shiver ci alzammo dal letto e ci dirigemmo in cucina, ci sedemmo sulle sedie vicini vicini e mia madre ci mise davanti una piatto di Carbonara. Già avevo la bava alla bocca, così iniziammo a mangiare, mente mia madre faceva il terzo grado con Shiver.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 -Nell'altro modo?- ***


Capitolo 12                                    

                                                                                      -Nell'altro modo?-


Twelfth Memory 


#Ormoni 


Nathan:16 anni Shiver: 14 anni

Nathan's Pov


Io e Shiver stavamo in vacanza con i nostri genitori (io, con mia mamma e mio fratello Aiden), mentre lei con sua madre, suo padre e le sue due sorelle: Annabelle e Valery. Io purtroppo il papà non lo avevo più.


Comunque stavamo in vacanza a Positano, il mare era stupendo e l'aria era ottima e fresca. I nostri genitori avevano affittato una villa a due piano per un mese intero. Ci voleva proprio una bella vacanza.


L'anno prima avevamo trascorso le vacanze a Scauri anche molto bello come mare. Certo, si sa che anche a Napoli c'era il mare, ma noi piaceva spesso cambiare zona, per vedere posti nuovo e farci dei ricordi. 


Erano i primi di Agosto e saremmo stati fino agli inizi di Settembre, perché sarebbe incominciata di nuovo la scuola, e Shiver avrebbe incominciato con il primo superiore. Avrebbe fatto la mia stessa istruzione. 


Nonostante fosse una villa a due piano, io e Shiver avevamo deciso di condividere una stanza insieme. Avevamo sempre fatto così. Lei però si lamentava sempre, diceva che lasciavo sempre la stanza in disordine. 


E in parte aveva ragione... hahaha. 


Comunque, ora io e Shiver stavamo in camera “nostra”, sdraiati comodamente sul grande letto matrimoniale. Era anche abbastanza comodo al dire il vero, era anche molto meglio di quello di casa mia, vabbé i padroni della villa erano ricconi e si permettevano il meglio. 


Erano le tre del pomeriggio, da poco avevamo finito di mangiare l'insalata di riso e quindi non potevano andare in spiaggia. Del resto c'era anche un sole che spaccava le pietre, non voleva mica andare in collasso. 


Shiver come al solito era intenta a leggere un libro, e poi la sera si lamentava vicino a me che le facessero male gli occhi. E ci credo, leggeva così tanto che a volte perdeva con la cognizione del tempo stesso. 


«Ho voglia di farmi una bella pelle!» Dissi, ad alta voce.
«Una cosa?» Domandò Shiver, alzando lo sguardo dal libro.
«Una bella pelle!» Esclamai, divertito.
«Ti vuoi abbronzare?» Domandò, confusa.
«“Pelle” nell'altro modo.» Specificai.
«Nell'altro modo?» Chiese, ancora più confusa.
«Shiver dai, hai quattordici anni, lo devi saper per forza!» Non faceva sul serio, mi stava prendendo in giro.
«Saper cosa?» Domandò ancora.
«Oh mio Dio!» Esclamai, era seria!
«Dai parla ora, mi hai fatto incuriosire.» Disse, chiudendo il libro.
«D'accordo, però giurami che non lo dirai a nessuno.» Dissi, serio.
«Te lo giuro!» Mi guardò attentamente.
«Anche se dovrebbe dirtelo tua mamma.» Ammisi.
«Dimmelo tu.» Mi implorò lei.
«Va bene.» Sospirai. 


Mi ricordo ancora quando mia mamma venne un giorno nella mia stanza tutta seria perché mi doveva far quel discorso lì. Io naturalmente già sapevo tutto, un pò grazie agli amici, a mio fratello e a Internet.


Lei si era seduto sul mio letto, mi guardava tra l'imbarazzo e confusione, perché non sapeva come dirmelo. Del resto sarebbe dovuto spettare a mio padre... però lui non c'era più. Mi ricordo ancora la risposta che diedi, era stata una scena divertente. Le avevo semplificato il discorso. 


“Sì mamma lo so, per fare i biscottini bisogna inzuppare il biscotto.” Questo le avevo detto. 


Comunque, entrambi ci sedemmo meglio sul letto matrimoniale, al centro per la precisione, eravamo faccia a faccia. Ora mi toccava anche tenere una lezione di eduzione sessuale, se l'avessi detto ai miei amici non mi avrebbero mai creduto. 


Dunque, presi a spiegarle un pò tutto in generale, a partire dagli organi sessuali, non sapevo se ero più bravo su quello maschile o con quello femminile. Nel dubbio dirò entrambi. Lei mi ascoltava attentamente.


Però ammetto che fu difficile per me... le spiegai tutto alla fine, lei faceva certe domande che io rispondevo con una certa “ansia”. Non mi sentivo proprio in imbarazzo, però non mi sarei neanche aspettato che sarei stato io a spiegarle certe cose. 


Lei alla fine rimase anche abbastanza confusa sull'argomento in generale, come se non credesse appieno alle mie parole. Così alla fine decisi mostrarle il procedimento tramite Internt, ovvero su un sito porno. 


Speravo solo di non arraparmi davanti a lei!


«Cerca di non arraparti, non ti darò il mio pisello.» La presi in giro.


Comunque, a prescindere che non avrei mai fatto sesso con lei, per me era come una sorella.


«Arraparmi?» Domandò.
«... Guarda e basta.» Sbuffai.
«D'accordo.» Scrollò le spalle.
«Mhm.» Feci soltanto. 


Mi misi vicino a lei togliendo dal mio posto, lei si avvicinò di più e le nostre spalle si sfiorarono a malapena. Feci partire un video qualsiasi sul mio cellulare, sperando anche di non prendere nessun virus. 


Maledetti siti porno!


Nel vedere soltanto la prima scena sessuale ebbi un gran problema nelle mutande, che coprii con una mano... non volevo che Shiver vedesse. Mi morsi il labbo, ansimai arrapato e dopo neanche tre minuti di video non resistetti più e lo tolsi.


«Mi farei una cazzo di pugnetta in questo momento!» Esclamai.
«Prugnetta? Spugnetta? Che hai detto?» Domandò, divertita.
«Pugnetta!» Ripetei.
«Sarebbe?» Chiese, curiosa.
«Ti prego Shiver.» La implorai, imbarazzato.
«Okay.» Alzò gli occhi al cielo.
«Non ti ha fatto nessun effetto?» Domandai, curioso.
«Un pò di disgusto.» Ammise.
«Disgusto?!» Spalancai gli occhi.
«Eh già.» Disse lei.
«Solo io mi sono arrapato?!» Piagnucolai.
«A quanto pare.» Mi guardò.
«Oh Dio, mi sta scoppiando!» Mi lamentai.
«Cosa?» Chiese, confusa.
«... Non ci pensare.» Le dissi.


Lei scrollò le spalle, riprese il suo libro in mano e ritornò a leggere come se nulla fosse, come se nulla fosse successo. Io ero confuso, solo a noi maschi succedevano delle cose del genere? Alle donne non faceva nulla?!


Beata a lei che non aveva avuto nessun effetto alla sua intimità, io stavo sudando letteralmente a freddo. Mannaggia a me che avevo aperto quel maledettissimo video... dovevo assolutamente imparare a farmi i fatti miei!

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 -Staremo a vedere- ***


Capitolo 13                       

                                                                                                   -Staremo a vedere-


Thirteenth Memory 


#Il Perdono 


Nathan: 21 anni Shiver: 19 anni

Nathan's Pov


Erano passati due mesi dalla scoperta del tradimento e dalla rottura con Eleonor, ancora non ci potevo credere del tutto: mi sembrava di vivere in un brutto sogno. Non era mai facile accettare un tradimento. 


Devo essere sincero mi mancava, perché provavo ancora qualcosa per lei. Ma in un certo senso avevo fatto l'abitudine di non starle più accanto, di non pensarla così spesso come prima. Stavo andando avanti.


Lei però quel giorno, mentre io stavo sotto alla doccia a lavarmi mi aveva chiamato per chiedermi di vederci in Villa Comunale. Quando avevo visto il suo nome sullo schermo, talmente che mi ero stupito che per poco non mi cadeva il cellulare a terra. 


Le chiesi il motivo, lei mi rispose che voleva dirmi tutta la verità e che voleva che l'ascoltassi anche solo per cinque minuti. Alla fine avevo accettato e ci eravamo dati “un appuntamento” in Villa Comunale. 


Così, nel primo pomeriggio mi diressi in Villa Comunale con molta pazienza e calma, anche se avevo una strana sensazione nel petto. Faceva anche molto caldo, ed io da stupido mi ero anche messo una maglia nera addosso. 


Comunque arrivai in Villa Comunale, mi andai a sedere su una panchina ad aspettare Eleonor. Sospirai mangiandomi un'unghia iniziando ad avere un pò di nervosismo, Eleonor arrivò poco dopo sempre bella e provocante. 


Mi vide e si avvicinò a me. 


«Ciao Nathan.» Mi salutò.
«Ciao Eleonor.» Ricambiai.
«Allora...» Si sedette vicino a me.
«Mhm...?» Feci soltanto.
«Ti ho tradito con Lucas.» Ammise.
«Questo lo so già.» La guardai male.
«Sono stata una stupida.» Continuò.
«Infatti.» Concordai.
«Mi dispiace.» Sussurrò.
«Tanto ormai...» Scrollai le spalle.
«Nathan-» La interruppi.
«Siamo stati insieme per due anni, e tu mi hai fatto questo.» Dissi, acido.
«E' stato un errore!» Esclamò.
«Oh ma guarda, non l'avrei mai detto.» Dissi, teatrale.
«Non trattarmi così.» Mi disse lei. 


Aveva anche la faccia tosta di lamentarsi per le mie parole, per quello che avevo detto: per la mia sincerità nei suoi comportamenti. Ma riusciva a capire che stava lei nella parte del torto? Non capiva che aveva compiuto un gesto orribile?!


Ed io cosa avrei dovuto mai fare?! Era stata lei a mancarmi di rispetto, con il mio amico poi. Faceva doppiamente schifo. Io non avevo mai sbagliato verso di lei, mi ero sempre comportato da signore. Che grande delusione che avevo ricevuto.


«Dovrei applaudirti?!» Le chiesi, confuso.
«No.» Rispose.
«Ecco.» Dissi, ovvio.
«Nathan, sto ammettendo i miei errori, cosa vuoi ancora?» Domandò.
«Nulla!» Esclamai.
«Mi manchi.» Disse lei.
«Passerà.» Scrollai le spalle.
«Nathan, ti prego, perdonami.» Mi implorò. 
«Perdonarti?» Domandai, scettico.
«Non lo farò più, te lo giuro.» Mi giurò.


La guardai attentamente negli occhi, senza dirle dirle neanche una parola al riguardo della sua frase. Al suo giuramento. Presi semplicemente a guardarla, non con malizia o perversione o altro, la guardavo e basta con le braccia incrociate al petto. 


Lei ricambiò il mio sguardo i suoi occhi blu erano belli quanto apatici: come la sua espressione del resto. Davvero, il suo sguardo non traspariva nulla, era leggermente strano e inquietante come cosa... non era una cosa normale.


Distolsi lo sguardo dal suo, accavallai le gambe e sospirai rumorosamente non sapendo cosa fare. Davanti a me c'era una mamma che insegnava al proprio figlio a camminare, e un anziano che camminava tranquillo.


Comunque, una parte di me non si fidava per niente di lei, ma l'altra parte voleva solo tenerla tra le mie braccia. Anche se lei non sopportava per nulla le coccole, le trovava inutili e senza senso, ma si sbagliava: era bello avere qualche abbraccio. 


«D'accordo, ti perdono.» Dissi, sospirando.
«Davvero?» Chiese lei.
«Sì, ma non deludermi.» Risposi.
«Non lo farò.» Mi disse lei.
«Lo spero.» Dissi, guardandola.
«Fidati di me.» Mi disse, anche lei prese a guardarmi.
«Ci vorrà del tempo.» Controbattei.
«Sarò paziente.» Mi disse lei.
«Staremo a vedere.» Affermai.
«Uffà!» Sbuffò lei. 


Sorrisi leggermente, le sfiorai debolmente la mano con dolcezza e si scansò rabbrividendo. Le faceva proprio schifo le coccola e i gesti affettuosi. Era una cosa strana, a me faceva impazzire le coccole affettuose. 


                                                                                              Memories


Dopo un'oretta all'incirca ritornai a casa contento, certo non mi sarei mai aspettato di ritornare un'altra volta con Eleonor, ma l'amavo e lei mi aveva giurato che non l'avrebbe fatto più. Certo, un pò ero dubbioso: ma sarebbe andato tutto bene. 


Ritornai a casa e nella mia camera stava Shiver, era seduta sul mio letto mentre guardava qualcosa sul suo cellulare. Alzò lo sguardo e mi guardò confuso perché stavo sorridendo come un allocco senza un domani. 


Mi domandò il motivo della mia felicità, sorrisi ancor di più, mi sedetti accanto a lei sul letto e la guardai. Non sapevo come aprire il discorso, così lo dissi semplicemente lei mi guardò male e scosse la testa. 


«Ma tu sei un idiota!» Esclamò.
«...» Incassai il colpo.
«Ma ti rendi conto che sei caduto di nuovo nella trappola?!» Quasi urlò.
«Bè-» Mi interruppe.
«Ti consiglio di lasciarla, lei ti farà soffrire ancora.» Mi disse.
«E se ti sbagliassi?!» Domandai acido.
«Nathan, lo sai anche tu che non mi sbaglio.» Rispose.
«Tu sei sempre pronta a criticare ogni mia cosa, non sei un'amica!» Esclamai.
«Non ti sto criticando: non voglio che tu soffra!» Esclamò a sua volta. 
«Vattene Shiver.» Mi alzai dal letto, indicandole la porta.
«Fai sul serio?» Domandò.
«Vattene.» Ordinai.


Lei sospirò amareggiata ma comunque si alzò dal letto velocemente, mi passò davanti e uscì dalla mia stanza. Rimase sull'uscio della porta, si voltò e mi guardò: come se volesse dire ancora qualcosa... come se non avesse detto già abbastanza. 


«Dopo non venire a dirmi che avevo ragione, perché non mi troverai ad aspettarti.» Mi disse.
«Sta ben sicura che non ti cercherò.» Dissi, con odio.
«Pensaci Nathan, guarda cosa stai facendo.» Mi disse lei.
«Ancora qua? Te ne vai?» Domandai, trattandola male.
«Me ne vado...» Alzò gli occhi al cielo.
«E non cercarmi più.» Le dissi.
«Sarai tu a cercare me.» Disse, convinta.
«Contaci pure. Ora sparisci.» E le chiusi la porta in faccia.
«Voglio il tuo bene Nathan!» Esclamò lei. 


La ignorai e mi gettai letteralmente sul letto come facevano le ragazzine alle prese con una sofferenza sentimentale. Mi dispiaceva nell'essermi comportato così con Shiver, ma cosa potevo fare?!


Shiver non capiva che io ero innamorato, lei questo non poteva capirlo perché lei non era mai stata innamorata di nessuno. Non sapeva che era brutto soffrire per amore, ti faceva sentire vulnerabile, debole. 


Io ora volevo solo godermi la mia storia con Eleonor, io ero felice con lei e questo nessuno sembrava capirlo. Mi stavano tutti contro per la mia decisione: ma non importava: non mi interessava ciò che mi aveva detto Shiver.


Invece mi dovetti ricredere poco dopo, perché Eleonor neanche dopo due settimane che avevamo fatto pace mi aveva tradito di nuovo.

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 -Che succede?- ***


Capitolo 14                           

                                                                                               -Che succede?-


Fourteenth Memory 


#Lacrime 


Nathan: 21 anni Shiver: 19 anni


Nathan's Pov


Avevano ragione quando mi dicevano che uno stupido colossale, avevano ragione quando mi dicevano che ingenuo. Avevano ragione quando mi dicevano che ero un povero illuso, avevano ragione quando mi dicevano che avevo il prosciutto sugli occhi.


Avevano ragione mia madre, Michael, mio fratello e soprattutto Shiver. Ero stato un idiota nel credere che poteva cambiare qualcosa. Avevano ragione quando mi dicevano che non dovevo di fidarmi di lei.


Che non mi dovevo fidarmi di Eleonor.


Per la seconda volta mi ero illuso parecchio, mi ero illuso che potesse realmente cambiare, mi ero illuso che tutto potesse ritornare alla normalità. Mi ero illuso su di lei, avevo dato peso e valore alle sue parole. 


Ma non era cambiata, mi aveva tradito per la seconda volta dopo neanche due settimane dopo aver fatto pace, dopo il mio perdono. Questa volta mi aveva tradito con un suo amico dell'infanzia, ed ora erano anche fidanzati. 


Li mortacci loro.


Guardai l'ora: era l'una di notte/del mattino, mi alzai dal letto e andai fuori al balcone. Volevo andare da Shiver, lei era l'unica che riusciva a capirmi e a consolarmi: nonostante mi comportassi male lei era sempre lei. 


Sperava anche che quella volta fosse disponibile nel prendermi sotto alla sua ala, non mi ero comportato bene con lei: e mi dispiaceva molto. Ero stato stupido anche per questo, avevo preferito alla falsità che alla vera amicizia. 


Il balcone della mia camera era collegato a quello di Shiver che portava alla stanza da letto. Così, lo scavalcai agilmente atterrando sul suo silenziosamente; stavamo al piano rialzato. Speravo che nessuno mi avesse visto, ci mancava solo che mi prendessero per un ladro. 


Aprii lentamente la porta del balcone, lei la rimaneva sempre socchiusa, una volta le mi disse anche il motivo ma ora non lo ricordavo. Entrai nella sua camera e chiusa la porta del balcone, stava iniziando a piovere.


Mi avvicinai al suo letto con i passi lenti e silenziosi, non volevo farla svegliare di soprassalto. Lei stava dormendo serenamente, in quel momento avevo bisogno di lei. La scuotei pian piano, lei si svegliò e mi guardò in modo strano e curioso.


«Che succede?» Mi domandò lei, assonnata.
«Non è una bella serata.» Risposi, scrollando le spalle.
«Pensieri per la testa?» Mi chiese.
«Esattamente.» La guardai e mi dondolai.
«Vieni qua.» Mi disse, facendomi spazio sul suo letto.
«Grazie Shiver.» Mi misi sotto alle coperte.
«Non devi, e lo sai.» Mi rimproverò.
«Devo invece, ti chiedo anche scusa... sono stato un coglione.» Sussurrai.


Sentii Shiver sorridere, mi accarezzò per qualche secondo la guancia ed io sospirai. Non meritavo tutte quelle attenzioni, avevo sbagliato nei suoi confronti meritavo soltanto il suo odio. Meritavo disprezzo da parte sua. 


Non mi ero comportato bene verso lei, l'avevo cacciata via, le avevo sbattuto la porta in faccia, le avevo detto e urlato brutte parole. L'avevo fatto sentir da schifo, inutile, non accettata... le avevo detto di andar via della mia vita. 


Sapevo di aver sbagliando, e anche tanto. Mi dispiace per tutto quello che avevo detto, lei non si meritava un atteggiamento simile. Ero stato stupido nel preferire Eleonor anziché la mia migliore amica. 


«L'amore fa schifo.» Le dissi.
«Dipende dalla persona.» Controbattette lei.
«Sono stupido.» Mi dissi da solo.
«Sei solo innamorato.» Mi consolò.
«Della persona sbagliata.» Continuai.
«Troverai di meglio.» Mi rassicurò.
«Lo spero.» Sospirai.
«E' così Nathan.» Mi accarezzò i capelli.


Sorrisi tristemente, mi rilassai sotto al suo dolce tocco, aveva delle mani fantastiche e adoravo molto quando mi faceva le coccole. Aveva un modo di farle particolare, era dolce, delicata e sincero in una maniera assoluta. 


Mi toccò anche le orecchie, alzai gli occhi al cielo a lei piacevano molto le mie orecchie, a detta sua erano piccole, morbide, paffute e tenere; ed avevano bisogno d'affetto sennò si sarebbero offeso... come se le orecchie avessero dei sentimenti. 


«Shiver...» La richiamai.
«Scusa.» Disse, e tolse il dito dal mio orecchio.
«Non capisco la tua fissazione per le mie orecchie!» Esclamai.
«Perché-» La interruppi.
«Lo so lo so, me l'avrai detto un miliardo di volte.» Sbuffai.
«Penso che dovresti farmi una foto.» Mi disse.
«Di cosa?» Domandai, confuso.
«Delle orecchie, mi sembra ovvia.» Mi rispose.
«No Shiver.» Negai.
«E dai, che ti costa?!» Domandò.
«Fai sul serio?» Domandai di rimando.
«Sì!» Esclamò.
«Vedremo.» Le dissi.
«Invece lo farai e basta!» Ordinò, tirandomi i capelli.
«Hahaha, okay.» Mi arresi. 


Lei si alzò dal letto in fretta e furia, come se avesse il culo in fiamme, corse ad accendere la luce e mi misi il braccio sugli occhi per non accecarmi. Mi chiedevo cosa dovesse fare visto che aveva acceso la luce... la risposta arrivò subito dopo. 


Mi sentii letteralmente spingere di lato, stava facendo anche fatica perché comunque non ero una piuma. Guardai Shiver in modo confuso e lei mi sorrise semplicemente. Voltò la mia testa di lato e sentii chiaramente il suo suono di un “click”, poi due, tre, sei... dieci. 


Oh, ma che cazzo?!

«Ooooh, ma quante foto stai facendo?» Le domandai, scioccato. 
«Shh, devo avere la giusta prospettiva.» Mi zittì.
«Ma cos- ora basta dai.» Mi opposi.
«Va bene... permaloso.» Sussurrò.
«Ti ho sentito.» La informai.
«Non mi interessa.» Disse, spense la luce e ritornò anche lei nel letto.
«Ti sei fatta stronza.» Le dissi.
«Un pochino...» S'imbarazzò.
«Fai bene, non farti mettere i piedi in testa da nessuno.» Le consigliai. 


Lei annuì soltanto, poi prese di nuovo il suo cellulare e andò a vedere le fotografie aveva scattate, le guardai anch'io curioso. Ne aveva scattate tanto e per erano tutte uguali, ma lei non era per niente d'accordo con me.


Disse che ogni foto che aveva scattato aveva una prospettiva diversa... alcune erano più distanti mentre alcune aveva usato lo zoom... ma erano uguali comunque! Era sempre lo stesso orecchio... ma questo preferii non dirglielo. 


Spense il cellulare, si sistemò meglio sotto alle coperte e lo stesso feci anch'io, mi abbracciò ed io ricambiai il suo stesso abbraccio. Ci addormentammo così, abbracciai e quella sera non pensai minimamente ad Eleonor.


In mattino dopo quando ci svegliammo, o meglio ci svegliò mia mamma dicendo che la prossima volta potevo benissimamente avvisa che avrei dormito da Shiver. Possibile mai che mi dovesse sempre rimproverare?!

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 -Coroncina- ***


Capitolo 15                                 

                                                                                         -Coroncina-


Fiftheenth Memory 


#Bassa 


Nathan:16 anni Shiver:14 anni


Nathan's Pov


Io e Shiver quella sera decidemmo di andare a mangiare qualcosa di molto grassoso dal McDonald. Già sentivo l'odore pungente dell'olio fritto sotto al naso, e sentivo anche il sapore del panino in gola... avevo una fame!


Stavamo ancora in vacanza a Positano, mancavano solo due settimane e saremo dovuti ritornare a casa, alla solita vecchia, noiosa routine... che palle! Perché le vacanze duravano così poco? Non era giusto per noi giovani!


Comunque, io e Shiver uscimmo insieme dal cancello principale della grande villa e ci dirigemmo al McDonal più vicino possibile. Io come al solito stavo per inciampare sul gradino del cancello, mi capitava ogni santo giorno. 


Però, il McDonald non era poi così vicino eh, dovevamo camminare un bel pò per arrivarci. Ebbi una botta in fronte per questo: ultimamente mi stavo facendo più pigro del solito, a stento mi alzavo dal letto per lavarmi e per mangiare. 


Dopo una mezz'oretta di camminata, di lamentale da parte mia e di sbuffi da parte di Shiver arrivammo al McDonald. Quando vidi l'insegna mi sembrò quasi di vedere il paradiso sotto forma di panino. 


Riuscimmo a trovare un posto facilmente, eppure era sabato sera ma non era tanto affollato come al solito. Forse faceva troppo caldo per un panino... boh, la gente non capirà mai niente: il McDonald è una cosa strana. 


Okay, stavo dicendo troppe stronzate.


Ordinammo, io presi un Big Mac e Shiver un Crispy McBacon, sarò onesto, ordinai anche un HappyMeal, volevo troppo la sorpresina ahahah. Prendemmo anche due Coca-Cola grande, avevamo una sete. 


Nel mentre ci andammo a sedere al nostro posto, e come al solito per poco non mi spiaccicavo al pavimento. Tutte a me! Mi misi a ridere di gusto quando Shiver non riuscì a sedersi perché lo sgabello era alto e lei bassa. 


«Smettila!» Esclamò lei, indignata.
«Hahaha, nana hahaha.» Risi.
«Non ridere, aiutami piuttosto.» Mi disse.
«Aspetta!» Esclamai, continuando a ridere.
«Aeee... uffà.» Si lamentò lei.
«Dai, aggrappati.» Mi avvicinai, e l'aiutai a sedersi.
«Nathan, mi hai toccato il sedere.» Mi accusò lei.
«Pardon, non l'ho fatto apposta.» Mi scusai.
«... mhm...» Mi guardò a occhi stretti.
«Scema, te lo giuro.» Giurai, facevo sul serio.
«State insieme?» Ci chiese una signora ad un tavolo da noi.
«No!» Esclamammo io e Shiver.
«Davvero?» Domandò, stranita e stupita.
«...» Annuimmo.
«Oh, peccato... fate una bella coppia.» Scrollò le spalle e ritornò a mangiare il suo panino. 


Io e Shiver ci guardammo negli occhi confusi, scrollammo le spalle ed aspettammo che ci portassero il nostro ordine. Io stavo morendo di fame e per questo che mi stava torturando le unghie della mano destra. 


Dopo altri cinque minuti ci portarono le nostre pietanze succulenti, prendemmo i nostri rispettivi panini ed iniziammo a mangiare con gusto. Il mio panino era veramente delizioso, da leccarsi i baffi... che già avevo.


«Oh, vedi cosa ti è uscito nel HappyMeal.» Mi rammentò Shiver.
«Ah già!» Esclamai, scartando l'HappyMeal.
«Allora?» Domandò Shiver, curiosa.
«Una coroncina...» Risposi, scioccato.
«Hahaha Nathan la principessina bellina!» Shiver mi prese in giro.
«Smettila, non è divertente!» Esclamai, indignato.
«Indossala!» Ordinò. 
«No, non sono gay!» Esclamai di nuovo.
«Dai.» Disse ancora.
«Indossala tu.» Dissi e le porsi la coroncina.
«No... che schifo.» Disse, disgustata.
«Ma come, non ti piace?» Le domandai.
«Per niente.» Rispose.
«Ah...» Feci soltanto.
«Lo sai che non indosso certe cose.» Mi rammentò. 


Vero, mi ero completamento dimenticato il fatto che a Shiver non le piacessero per niente le cose da “femmina”, ma perché non riesco mai a spiegarmi come voglio realmente?! Perché nella mia testa ha un senso e nella realtà no? Iniziai a pensar questo.


Comunque, Shiver aveva dei gusti un pò bizzarri per una donna, non le piacevano i gioielli (solo gli orecchini, ma anche essi non li metteva quasi mai). Non le piacevano le gonne, i vestitini e i tacchi... non erano il suo stile. 


Non le piaceva neanche o il rosa o il fucsia... o le Barbie in generale, non si truccava neanche molto. A lei piacevano molto le magliette da collezione della Marvel, Batman, Superman, Spider-men. Di recente si era anche “rubata” la mia maglietta di IronMen.


Le piacevano anche le magliette della Marijuana, della birra: aveva quella della Becks, Heineken e della Tennen's. Poi alcune della sua squadra di calcio: Juventus. Lei era tifoso ed anch'io ed entrambi tifavamo Juventus ed i nostri giocatori preferiti erano Dybala, Ronaldo e Chiellini. 


Ah, ritornando al discordo di prima: non so quanti vestiti dal mio armadio le si era rubata, lei diceva che li prendeva soltanto in prestito, ma non mi erano mai stati più riportati indietro. Se continuava così sarei rimasto totalmente nudo. 


Onestamente però non è che mi dava così tanto fastidio, in un certo senso era anche piacevole come cosa, non so il motivo: era difficile da spiegare. Però, restava il fatto che avevo poco e niente da mettermi. 


«Cosa ne facciamo?» Le domandai, riferendomi alla coroncina.
«Regalala a qualcuno.» Rispose, scrollando le spalle.
«A chi?» Domandai ancora.
«E che ne so io, lì c'è una bambina.» Mi indicò.
«Vai tu, ho vergogna.» Dissi, e le porsi la coroncina. 


Lei sbuffò, prese la coroncina e si fece aiutare nel scendere dallo sgabello facendo venire ancora una volta da ridere. Lei mi guardò male e mi diede un pizzico sulla natica destra, a detta sua avevo anche un bel p
popò. (Sedere).


Con la coroncina in mana si diresse al tavolo dove c'era una giovane coppia e una bambina che avrebbe potuto avere attorno ai cinque/sei anni. Conversarono un pò poi Shiver consegno la coroncina alla bambina. 


La bambina vedendo quel gesto affettuoso le saltò addosso ringraziandola, dicendo che ora era una principessa a tutti gli effetti. Poco dopo Shiver tornò da me e ci preparammo per tornare a casa, del resto avevamo anche finito di mangiare.


Arrivammo a casa dopo un mezz'oretta dopo, ci facemmo una doccia a testa perché eravamo sudati, ci mettemmo il pigiama e poi subito a letto. Prendemmo sonno quasi subito, non prima di averle riempito la stanza piena di gas tossico. (Avevo scorreggiato.) 

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 -Ma ti odio!- ***


Capitolo 16         

                                                                                                                 -Ma ti odio-


Sixteenth Memory 


#Igrorando 


Nathan:18 anni Shiver:16 anni


Narrator's Pov


Shiver stava in camera sua davanti alla scrivania a svolgere i compiti di matematica. Aveva un macello sulla scrivania, aveva il libro, il quaderno l'astuccio tutto rovesciato, la calcolatrice e vari figli dove sopra c'erano scritti vari calcoli... tutti sbagliati.


Lei odiava nel suo profondo del cuore la matematica, ma doveva impegnarsi se voleva superare l'anno scolastico. Ma restava comunque il fatto che lei e la matematica non era spiriti affini, e che non l'apprezzasse per niente. 


“Che materia del cavolo!” Pensò Shiver. 


Stava facendo anche molta difficoltà adesso nel concentrarsi, già faceva fatica a prescindere ma ora era più peggio del solito. Stava anche Nathan in camera di Shiver ed era sdraiato sul suo letto come se nulla fosse. 


Ovviamente a Shiver non dava fastidio la presenza di Nathan, ma le dava fastidio ciò che stava dicendo da più di un'ora. Davvero, le dava un fastidio incredibile e non ne sapeva il motivo, ma poi col tempo l'avrebbe capito.


Comunque, Nathan parlava sempre di Eleonor, ne parlava una continuazione, la nominava sempre. Era come un disco difettoso che ripeteva sempre le stesse identiche cose, e dopo un pò diventava abbastanza noioso. 


Parlava del suo modo di camminare, nel modo in cui vestiva, dei suoi lunghi capelli biondi e dei suoi “magnifici” occhi azzurri. Shiver non ne poteva più, le stavano sanguinando le orecchie a furia di sentire le stesse identiche cose ogni santo giorno!


«Mi stai ascoltando?» Domandò Nathan. 
«No, sto studiando. Non ho tempo di sentire le cose di quella puttana.» Rispose Shiver, onesta. 
«Non è una puttana!» Esclamò Nathan.
«Lo è invece.» Controbattette Shiver.
«Ah ma davvero? La conosci per caso?» Domandò Nathan, andandole vicina.
«No, non l-» Nathan la interruppe.
«E allora chiudi quella cazzo di fogna!» Disse Nathan, aggressivo. 
«Non ti prendere la confidenza.» Protestò Shiver, offesa. 
«Perché, sennò che fai?!» Domandò Nathan, afferrandola per le braccia.
«Nathan, stai esagerando.» Lo informò Shiver, spaventata.
«Ah, io starei esagerando?» Domandò Nathan, nervoso, stringendo anche forte le braccia di Shiver.
«Nat-» Nathan la interruppe di nuovo.
«Smettila di parlar male di Eleonor!» Quasi urlò Nathan.
«Mi stai spaventando!» Esclamò Shiver.
«...» Nathan si allontanò da lei. 


Shiver in niente scoppiò a piangere dalla collera, dallo spavento e per il dolore alle braccia, Nathan l'aveva spaventata molto con il suo gesto violento e aggressivo. Non aveva mai avuto quei atteggiamenti, soprattutto nei confronti di Shiver. 


Nathan non mai stato violento, lui odiava certe cose; le riteneva da codardi, non era cattivo, odiava la cattiveria! Non era una persona malvagia, almeno fino a quel giorno... stava cambiando, ora aveva paura di diventare meschino. 


Nathan si allontanò un altro pò con i passi incerti e scoordinati tra di loro, guardò Shiver che piangeva e si pentì di quello che aveva fatto. Provava vergogna, schifo e terrore per se stesso, per la sua personalità marcia. 


Non aveva avuto l'intenzione di far del male a Shiver, ne tanto meno di farla piangere: lei non se lo meritava. Nathan si portò le mani tra i capelli, sospirò abbattuto, si avvicinò debolmente a Shiver e si inginocchiò davanti a lei, tra le sue gambe tremolanti. 


«Mi dispiace Shiver.» Si scusò Nathan.
«Ti odio!» Esclamò Shiver, piangendo.
«Non mi odiare, dopo come faccio.» Disse Nathan, in modo teatrale.
«Hahaha, vaf-fanc-cul-lo.» Singhiozzò Shiver.
«Sei più bella quando sorridi.» Nathan le sorrise.
«Non fare il ruffiano.» Lo ammonì Shiver.
«Shh.» Fece Nathan e la prese in braccio.
«Mettimi giù!» Ordinò Shiver.
«Vieni qua, patatona mia!» Disse Nathan, la mise sul letto ed iniziò a farle il solletico.
«Hahaha smettila hahaha.» Disse Shiver, ridendo.
«Dimmi che mi vuoi bene.» Disse Nathan, continuando a farle il solletico.
«No!» Esclamò Shiver.
«Dillo!» Ordinò Nathan.
«No!» Ripetette Shiver, ridendo.
«E dillo porca zozza!» Quasi urlò Nathan.


Nathan prese a farle il solletico a Shiver con più tenace, con più grinta, con più “passione”. Quella era l'arte del solletico e Nathan era esperto, lo praticava spesso un pò con chiunque, con sua madre, con suo fratello ma di più con Shiver. 


Shiver intanto rideva, i suoi occhi stavano iniziando a lacrimare, le faceva male la pancia e le mancava l'aria. “Però, davvero, Shiver tutto sommato è proprio una bella ragazza”, pensò Nathan all'improvviso. 


«Okay, hai vinto!» Shiver, si arrese.
«Dillo!» Ordinò Nathan.
«Ti voglio bene.» Disse Shiver.
«Anch'io Shiver.» Disse Nathan.
«Ma ti odio!» Disse Shiver, ridendo.
«Eh no!» Esclamò Nathan, indignato.
«Eh sì!» Esclamò Shiver a sua volta.
«Devo farti di nuovo il solletico?» Domandò Nathan.
«No, no, no... ti voglio tanto tanto tanto bene!» Rispose Shiver, frettolosa.
«Ora si ragiona.» Disse Nathan, soddisfatto. 


Si tolse da sopra Shiver mettendosi al suo fianco, si sentiva ancora male per quello che aveva fatto. Si promise di non farlo più, perché Shiver era l'unica persona che avrebbe sempre avuto accanto, non voleva perderla per delle stupidaggini.

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 -Fotografia- ***


Capitolo 17                          

                                                                                                -Fotografia-


Seventeenth Memory 


#Minacce 


Nathan: 18 anni Shiver: 16 anni


Narrator's Pov


Shiver e Nathan ora stavano alla stazione di Napoli ad aspettare il treno diretto per Caserta. L'avevano deciso così, all'improvviso di punto in bianco. L'avevano deciso mentre stavano passeggiando per la Villa Comunale. 


Volevano visitare nuovo posti, luoghi e chi più ne ha più ne metta! Perché comunque i ragazzi si erano un pò scocciati di stare sempre a Napoli, Margellina, Piazza Garibaldi, Piazza Leopardi, Piazza Amedeo... dopo un pò era anche noioso. 


Il treno arrivò, i ragazzi si andarono a sedere nell'ala parte del treno ovvero sopra. Di solito alcuni passeggeri si mettevano lì perché il controllore non saliva di sopra. O si nascondevano nei bagni ma lì era più rischioso. 


E manco a farlo apposta beccarono il controllore mentre svolgeva il suo lavoro, mostrarono i loro biglietti timbrati. Si misero seduti sui sediolini uno di fronte all'altro perché entrambi volevano stare vicino al finestrino. 


Il treno partì poco dopo, fermandosi prima a Casalnuovo, Acerra, Cancello, Maddaloni Inferiore e finalmente arrivarono a Caserta dopo una quarantina di minuti all'incirca. Shiver rimasta affascinata dalla stazione di Acerra. 


A Shiver piacevano molto le stazioni ferroviarie, soprattutto di sera; le trovava misteriose e affascinanti allo stesso tempo. Le sarebbe piaciuto molto passare una notte interna alla stazione senza dormire... ma era pericoloso e lei lo sapeva. 


Comunque, scesero dal treno trovandosi al binario cinque, scesero le scale e si diressero al binario uno ed uscirono del tutto dalla stazione. Fuori alla stazione c'era una specie di parcheggio per i taxi e i giardinetti del palazzo Reale. 


Nathan subito disse che non voleva mettersi o visitare i giardinetti dalla Reggia, già li conosceva e non aveva senso andarci di nuovo. Ma, voleva visitare un posto in particolare: Piazza Vanvitelli, aveva letto su internet che era una piazza abbastanza tranquillo.


«Okay, ma come ci arriviamo?» Domandò Shiver.
«Non lo so.» Rispose Nathan.
«Come non lo sai?!» Shiver alzò gli occhi al cielo. 
«Domandiamolo a qualcuno.» Disse Nathan.
«A chi?» Domandò Shiver, confusa.


Nathan a quel punto si sguardo un pò intorno, e quando notò un ragazzo che poteva avere la sua età si avvicinò ad esso. Il ragazzo si tolse le cuffie dalle orecchie e guardò Nathan confuso, Nathan gli sorrise.


«Non vendo l'erba.» Disse il ragazzo.
«Ma cos- no! Volevo solo chiedere la strada per Piazza Vanvitelli.» Nathan disse indignato e Shiver scoppiò a ridere.
«Aaah... scusa hahaha... comunque...» Il ragazzo gli spiegò la strada da prendere.
«Grazie!» Dissero i ragazzi.
«Bene, andiamo!» Disse Shiver, e si misero in cammino.
«Speriamo di non perderci.» Disse Nathan, preoccupato.
«Tu resta concentrato.» Disse Shiver.
«Eeeeeh.» Fece Nathan.
«Oh Dio, aiutami tu!» Pregò Shiver.


                                                                                              Memories


 Piazza Vanvitelli era bella questo bisogna dirlo, ma non era paragonabile minimamente alla Villa Comunale di Napoli. Era pulita, gli alberi erano messi a posto ed erano disponibili dei bidoni civili in posti precisi. 


Poi al centro c'era la statua di Luigi Vanvitelli, la questura, l'albero Hotel dei Cavalieri a quattro stelle, vari bar e un mediocre parcheggio. Shiver e Nathan avevano preso qualcosa al Folie Caffè, ed era abbastanza costoso. 


Comunque, parlando dei ragazzi, Shiver stava provando da una ventina di minuti di farsi una cavolo di foto decente. Già Shiver non se le faceva mai, e quella volta che capitava si metteva Nathan a darle fastidio. 


Ma appunto, quando Shiver provava a farsi una fotografia si metteva Nathan in mezzo a rovinarle lo scatto, così lei era costretta a ripetere tutto daccapo. Shiver si voleva fare una foto dove appariva solo lei perché non aveva molte nella galleria. 


Nathan le impediva di fare ciò, una volta si metteva in mezzo e le faceva le corna dietro alla testa, una volta il dito medio sul collo. O semplicemente si metteva anche lui nell'obbiettivo facendo delle facce buffe. 


Eppure quando era stato il turno di Nathan nel farsi qualche fotografia Shiver si era messa da parte, lo aveva lasciato in pace. Addirittura gli aveva dato qualche consiglio, ma ora lui non stava per niente ricambiando. 


«E dai Nathan.» Si lamentò Shiver, dopo un altro scatto rovinato.
«Ti renderò la cosa impossibile!» Esclamò Nathan, fiero.
«Voglio solo farmi una foto.» Lo informò Shiver.
«Ce la facciamo insieme.» Nathan scrollò le spalle.
«L'abbiamo già fatta, se non ti ricordi.» Gli rammentò lei.
«Hahaha, ma sai, ho dimenticato la strada per la stazione.» Se ne uscì Nathan.
«Davvero?» Domandò Shiver, stupita.
«Sì hahaha, ci siamo persi.» Nathan iniziò a ridere.
«Io la ricordo.» Disse Shiver.


Nathan era proprio un allocco.


«Sì? Allora sarai tu a guidarmi.» Disse Nathan, divertito.


Ed ecco il lampo di genio!


«Se non mi lasci fare una foto in grazia di Dio, ti giuro che ti lascio qua.» Disse Shiver, sogghignando.
«Mi stai minacciando?» Domandò Nathan.
«In un certo senso...» Rispose Shiver, dubbiosa.
«A me sembra proprio di sì.» Constatò Shiver.
«Forse.» Vagò lei.


Nathan guardò Shiver con la bocca spalancata, caspita, quella ragazza stava sviluppando un intelletto incredibile. Stava diventando ribelle, e come direbbe Nathan: anche abbastanza “cazzuta” per essere una ragazza. 


Nathan era meravigliato dalla metamorfosi del carattere di Shiver, certo, lei non aveva mai avuto pili sulla lingua ed era un pò disponente delle volte. Ma ultimamente, stava tirando fuori un carattere abbastanza forte. 


Comunque, Nathan si fece da parte, lasciando Shiver nel farsi una fotografia che tanto desiderava, e quando la fece la pubblicò insieme altre insieme a Nathan sul suo Facebook. Taggò anche Nathan nelle fotografie ovviamente. 


Ottenne anche molti like sulla sua foto, e anche un cuore da parte di Michael, il migliore amico di Nathan. Nathan nel vedere quella “reazione social” ebbe una fitta allo stomaco... senza alcun motivo... era quasi “infastidito”.


«Ora possiamo andare a casa, si sta facendo tardi e rischiamo di perdere il treno.» Disse Shiver.
«Ti stai sentendo con Michael?» Domandò Nathan, nervoso.
«Non nel modo in cui intendi, ogni tanto messaggiamo ma è solo un amico.» Rispose lei.
«Non ti piace?» Domandò ancora Nathan.
«E' carino, ma non è il mio tipo.» Specificò Shiver.
«Okay.» Disse Nathan, in modo strano.
«Perché?» Domandò Shiver, confusa dalle domande di Nathan.
«Così, curiosità.» Rispose Nathan, scrollando le spalle.
«Mah!» Fece Shiver, ancora confusa.


Dopo la conversazione, i ragazzi si avviarono alla stazione, fecero i biglietti e presero in tempo il treno diretto per Napoli Centrale. Nathan non disse neanche una parola, si era chiuso nel silenzio e Shiver trovò la cosa abbastanza strana.

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 -Crampi- ***


Capitolo 18                                   

                                                                                       -Crampi-


Eighteenth Memory 


#Diarrea


Nathan: 19 anni Shiver: 17 anni


Nathan's pov


Mi portai le mani all'addome, imprecando dai forti crampi, avevo un fottuto mal di pancia. Sembrava quasi che stessi in travaglio, ogni cinque secondi avevo una fitta alla pancia che mamma mia non vi so spiegare!


Andavo e venivo dal bagno, stava anche incominciando a farmi male l'ano e le chiappe per tutto il tempo seduto sulla tazza. Corsi di nuovo in bagno ed ecco un altro attacco di diarrea, Madonna mia, che brutto momento che stavo passando. 


La colpa era anche mia del mal di pancia, forse non era stata una così buona idea mangiare un intero pacco di merendine al tiramisù. Sì, mi ero mangiato dieci merendine tutte insieme, merendine che erano anche scadute del resto. 


Mi dispiaceva buttarle nella spazzatura, era un peccato perché comunque mia madre non andava a rubare i soldi e così le avevo mangiate tutte senza pensarci due volte. Avrei dovuto pensarsi mannaggia la zozza ladra!


Mi alzai dal bagno, mi pulii il sederino lavandomi poi le parti intime nel bidet per togliere i residui della cacchetta. Lo facevo sempre, ogni volta che facevo i miei bisogni subito dopo mi sciacquavo il popò. 


Mi lavai le mani e mi asciugai, tirai lo sciacquone e spalancai gli occhi spaventato “ora mia mamma mi ammazza!” pensai. Avevo intasato il bagno, “oh no, sono morto stecchito!” pensai ancora. L'unica che poteva aiutarmi era Shiver e così la chiamai.
 

«Shiver, vieni subito da me!» Dissi non appena lei rispose alla chiamata.
«Motivo?» Domandò.
«Vieni e basta!» Ordinai, andando nel panico.
«Dammi una motivazione!» Esclamò lei.
«HO INTASO IL BAGNO!» Urlai, nel panico più totale. 
«Arrivo subito.» Disse, staccando la chiamata.


Posai il cellulare sul lavabo del bagno, Shiver bussò alla porta di casa e andai di corsa ad aprirle, entrò in casa mia con addosso il suo pigiama. Chiusi la porta e ci dirigemmo insieme al bagno e lei guardò nella tazza.


«Oh Santo cielo!» Esclamò, vedendo il bagno.


Era anche un pò disgustata, ma non potevo darle torto, la scena faceva schifo anche un pò a me. Insomma, non era vedere il bagno intasato, l'acqua era di un color marrone chiaro, e c'erano alcuni pezzetti delle mie feci e dalla carta igienica.


«Aiutami tu Shiver, sennò mia madre mi ammazza!» Piagnucolai.
«Apri la finestra, c'è una puzza.» Disse, sventolandosi la mano vicino al naso.
«Non è così terribile...» Sussurrai, aprendo comunque la finestra.
«Dammi lo stura lavandini.» Mi disse lei, alzandosi le maniche del pigiama.


Presi quello che mi aveva chiesto, lei afferrò lo stura lavandini e lo mise nel bagno, iniziando a far pressione con esso nella fessura dei tubi. Lei bestemmiò anche i morti del bagno, mi chinai a ridere per un bel pò.


«Che lavoro di merda!» Esclamò, infastidita.
«Letteralmente!» Dissi divertito, e sturò alla fine il bagno.
«Oh... è stato abbastanza facile.» Ammise.
«A saperlo lo facevo io.» Dissi.
«Seh...» Disse lei, sbuffando. 


Non le risposi per non far iniziare una possibile discussione stupida, non avevo per niente voglia di litigare adesso, anche se mi piaceva molto quando lei si arrabbiava nei miei confronti. Perché poi facevamo pace e lei mi riempiva di coccole. 


Comunque la ringraziai per avermi aiutato con il mio “problema”, lei sorrise e si lavò accuratamente le mani mentre io presi a pulire lo stura lavandini mettendolo poi apposto. Mi venne una fitta alla pancia e mollai una scoreggia silenziosa.


«Sento ancora quella puzza di merda.» Si lamentò lei.
«Scusa.» Mi scusai.
«Per cos- no, non ci credo.» Sbarrò gli occhi.
«Mi è scappata!» Esclamai.
«Scostumato!» Mi incolpò.
«Non lo sono.» Mi difesi.
«Ti sbagli.» Controbattette lei.
«Stiamo in confidenza.» Protestai.
«Ma che vuol dire?!» Domandò, confusa.
«Che mi sento libero di scorreggiare apertamente.» Risposi, ovvio.
«E' una cosa stupida.» Disse lei, convinta.
«E' romantica!» Esclamai.
«Ma piantala.» Mi guardò male.
«E' un segno d'affetto.» Continuai.
«Taci, ti prego.» Disse lei.


Shiver uscì poco dopo dal bagno, feci lo stesso chiudendo la porta di esso, a mia madre dava fastidio quando lasciavamo la porta del bagno aperta. Diceva sempre “chiudete sempre la porta del bagno, e quando dovete fare i vostri porci comodi bussate prima.” Hahah.


Comunque, Shiver si era seduta sul divano, mi misi accanto a lei avvertendo sempre quel fastidio all'ano e mi sentii un pò a disagio per questo. Accesi la televisione, misi su un canale a caso, infatti misi su Rete4 dove stavano trasmettendo Forum.


Io e Shiver guardammo la televisione schifati, quello era un programma da vecchi. Se ci fosse stata mia madre sicuramente si sarebbe fatta il caffè, si sarebbe messa comoda sul divano e si sarebbe accesa una sigaretta... le piaceva Forum.


Così, cambiai subito canale, mettendo sul mio canale di fiducia Telecapri, e stavano mandando in onda un film di Nino D'Angelo per mia fortuna: Discoteca. Era un bel film e adoravo la partecipazione di Bombolo. 


Ma all'improvviso mi venne un altro crampo alla pancia, così mi alzai di scatto e corsi subito in bagno perché me la stavo facendo letteralmente sotto. Non appena mi sedetti sul bagno, ve lo giuro, la cacca uscì da sola!


Comunque, mi sedetti appunto sul bagno, e solo Dio sa quello che successe in quei minuti. Come prima, dopo aver fatto i miei bisogno, mi pulii il sedere, mi lavai le parte intime e le mani, mi asciugai e tirai lo scarico. 


E di nuovo lo avevo intasato... ma che problemi avevo all'intestino. 


«Shiver.» La chiamai.
«Dimmi!» Urlò lei.
«L'ho intasato di nuovo.» Urlai di rimando.
«Ma che cavolo Nathan!» Esclamò.
«Aiutami!» Implorai.


Venne in bagno con l'aria esasperata, come prima mi fece aprire la finestra e le passai lo sturai lavandini. Ci impiegò più tempo quella volta, minacciandomi anche di incollarmi l'ano con la colla a caldo. 


Quando riuscì a sturare il bagno, pulimmo esso per togliere ogni traccia e ritornammo seduti sul divano a vedere il film. A quel punto mi presi qualcosa per la diarrea e potei rilassarmi, però restava il fatto che mi bruciava l'ano.  

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 -Denti- ***


Capitolo 19               
                                                                                                           -Denti-


Nineteenth Memory 


#L'incidente di Nathan 


Nathan: 19 anni Shiver: 17 anni


Nathan's pov 


Era proprio una bella giornata abbastanza soleggiata, calda e tranquilla, ed era da stupidi restarsene a casa a non far niente. Mia madre per sbaglio quando stava pulendo mi aveva anche rotto la PlayStastion e quindi non potevo neanche giocarci. 


Così decisi di andare a fare una bella passeggiatina in bicicletta, era da tanto che non mi facevo una bella pedalata. Mi alzai dal letto, indossai una maglietta e dei pantaloni (era pomeriggio e delle volte dormire in mutande). 


Uscii di casa andando nel garage del condominio, tolsi la catena di sicurezza dalla bici mettendola attorno al “tubo” della sella. Le chiavi della catena (pregando Dio che non le perdessi) me le misi nella tasca dei pantaloni. 


Uscii dal garage, salii sulla bicicletta mettendomi in strada iniziando a pedalare. Ma quanto mi era mancato pedale! Mi piaceva quel venticello fresco pungente che colpiva la mia pelle, quella strana sensazione di libertà.


Mi piace correre in bicicletta, mi reputavo un grande ciclista mondiale, girai troppo velocemente verso sinistra, non accorgendomi dell'auto che veniva di “faccia”. Quando si dice di cogliere l'attimo, bè, avevo colto quello sbagliato. 


Guardando l'auto spalancai gli occhi, girai il manubrio verso destra e di istinto chiusi gli occhi da stupido non guardando dove andassi. Caddi a terra andando a toccare qualcosa con la ruota, mi sentivo intontito, mi faceva male qualcosa ma non capivo cosa e stavo perdendo sangue dalla bocca.

                                     

                                                         Memories


Aprii gli occhi lentamente, la luce mi colpii in pieno e feci un sottile lamento sussurrato. Guardai il soffitto con la vista sfocata per via della luce... ma avevo capito che non mi trovavo a casa, casa mia non aveva quell'odore starno.


«Mhm...» Mi lamentai ancora.
«Bimbo mio, come ti senti?» Domandò mia madre, venendomi vicino.
«Dove mi trovo?» Domandai di rimando.
«In ospedale, sei caduto dalla bicicletta.» Mi rispose lei.
«Mi hanno fatto la lettera?» Chiesi, curioso.
«Stai nella parte del torto Nathan.» Mi informò mia madre.
«E che miseria! Perché non riesco a pronunciare la “esse”?» Domandai, confuso.
«Hai perso gli incisivi superiori.» Mi rispose mia madre.
«Cosa, NO! NO! NO!» Urlai, andando in panico.
«Tranquillo piccolino mio, quando sarai guarito andremo dal dentista, a costo di farmi mille debiti.» Mi tranquillizzò mia madre.
«Quando sarò guarito?» Domandai, confuso.
«Non ti sei accorto che hai i punti sulla mano sinistra e una gamba rotta?!» Mi guardò in modo strano.
«Pure!» Esclamai.
«La prossima volta ti impari a fare lo stupido che sei sulla bicicletta.» Disse mia madre, aspra.
«Cazzo!» Esclamai ancora, arrabbiato.


Ci mancava solo quella nella mia giovane vita, avevo appena avuto un incidente, stavo anche nella parte del torto e la bicicletta era ormai inutilizzabile. Come mi aveva detto mia madre, la bici si era ridotta male e costava di più la riparazione che la bici in sè.


Mi ero rotto una gamba (quella destra per la precisione) e mi avevano messo uno stupido gesso. Avevo dei punti sulla mano sinistra (sul palmo, sotto al pollice) e avevo anche perso due cazzo di denti.


Già non mi piacevano, ma ora non li avevo proprio! Non è che avevo proprio dei brutti denti per carità, c'erano alcuni che li avevano peggiore dei miei e non si lamentavano. Però ammetto che mi sentivo delle volte a disagio nel fare un sorriso.


La colpa era anche stata mia perché non avevo mai voluto mettermi l'apparecchio quando ne avevo bisogno. E poi avevo quei cavolo di sopradenti che non amavo per niente, solo una persona li trovava “carini”: Shiver.


«Ma Shiver?» Domandai.
«Sta qui fuori, ora la chiamo.» Disse mia madre.


Si alzò dalla sedia e uscì fuori dalla mia stanza, lasciandomi da solo, distrattamente guardai i punti sul palmo della mano. Ne erano si e no quattro o cinque, di certo mi sarebbe rimasta una cicatrice, vabbè non fa nulla. Mi madre entrò in stanza insieme a Shiver.


«Ehi, come ti senti?» Mi domandò Shiver, venendomi vicino.
«Una chiavica.» Risposi, onesto.
«Posso solo immaginare.» Sospirò lei.
«Ma perché mi fa male il pene?» Domandai poi, volgare.
«Hai il catetere.» Mi informò mia madre.
«Dimmi che me l'ha messo un'infermiera!» Dissi, speranzoso.
«No, era un uomo.» Mi disse mia madre.
«Che schifo! Mi ha visto il pesce!» Esclamai.
«Ma stai zitto, che hai anche avuto un erezione.» Affermò mia madre.
«Ma che combini? A noi piacciono le femmine!» Dissi, rivolto al mio pisello.
«Gesù, io ti ho chiesto solo un figlio intelligente.» Sospirò mia madre.


Shiver intanto si era messa vicina alla finestra, guardando fuori essa con una massima intenzione. Poco prima stava vicino a me al lato sinistro del letto, ma poi appunto si era allontanata con sicurezza.


Aveva lo sguardo perso, pensieroso, abbattuto, triste; mi chiedevo a cosa stesse pensando... forse a qualcosa di brutto o di dubbioso. A parte lei pensava sempre, ogni secondo, ogni momento in qualsiasi occasione. 


Aveva diciassette anni e si comportava come se ne avesse molte di più. Io a diciassette anni pensavo a divertirmi, ad uscire con gli amici o nel corteggiare le ragazze. Che poi loro non mi filavano di striscio ma questo era un dettaglio inferiore. 


Comunque, lei no! Pensava a pulire casa, ad imparare a cucinare e passava maggior parte del tempo a leggere o perdere tempo appresso a me. Forse dipendeva che io fossi maschietto e non pensavo a diventare ancora “uomo” di casa.


«Stai sempre a pensare.» La rimproverai.
«Fa bene.» Si intromise mia madre.
«E tu stai sempre in mezzo.» Sbuffai.
«Ovviamente!» Esclamò mia madre, altezzosa.
«Sbagli sai?!» Sbuffai.
«Dovresti iniziare a pensare pure tu.» Disse, ed io alzai gli occhi al cielo.


                                                                                              Memories


Fui dimesso due giorni dopo, i medici mi diedero il via soltanto quando ebbero controllato più volte le Tac fatte alla testa. Non aveva nessuna frattura e non avevo nessun problema, potevo finalmente tornare a casa. 


Naturalmente dovevo aspettare una settimana per togliere i punti alla mano, e un mese e mezzo per togliere il gesso alla gamba. Dopo avevo deciso di iscrivermi a pallavolo per questo, per mettere in funzione la gamba. 


Certo, mi avevano consigliato atletica, nuoto o di fare semplicemente ginnastica alla gamba. Ovviamente no, avevo voluto fare di testa mia, del resto avevo sempre voluto prendere lezioni di pallavolo. 


Il vero problema non era quello, ma il fatto che non potessi sorridere, potevo farlo solo a labbra strette. Avevo vergogna nel mostrare lo spazio vuoto, mi sentivo a disagio infatti quando parlavo mi mettevo la mano davanti alla bocca. 


E poi, non riuscivo neanche a mangiare, non riuscivo a mangiare un panino perché non sapevo come morderlo. Mia madre aveva fatto gli straordinari per due mesi per potermi permettere di impiantarmi dei denti. 


Certo, si facevi molta attenzione si notava che non erano naturali, ma ormai il danno era fatto e dovevo accontentarmi. Meglio i denti finti che non averli affatto, mi rimproverava sempre Shiver su questo. 


Del resto, lei era stata l'unica (dopo mia madre e mio fratello) a non prendermi in giro per questo, ma bensì mi era stata accanto. 

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 -Matura- ***


Capitolo 20                 
                                                                                                        -Matura-


Twentieth Memory 


#Shiver, la trasformazione 


Nathan: 19 anni Shiver: 17 anni


Nathan's pov


Che bello ritornare a casa dopo un bel lungo viaggio che si era rivelato spirituale, gratificante e pieno di soddisfazioni. Ero partito per tre mesi per Amatrice, nella zona terremotata, era stato magnifico ma un pò triste. 


Povera gente!


Certo, avevo un ottima esperienza, naturalmente lo avevo gratuitamente, non mi piaceva essere pagato per far del bene umano. Mi era anche servito per capire cosa volessi dalla vita: volevo aiutare chiunque incontrassi. 


Comunque, ritornai a casa dopo tre mesi, ero arrivato di sera con i miei colleghi in pullman. Non avevo avvisato del mio ritorno, volevo fare quell'effetto sorpresa, e poi si era fatta un certo orario e non volevo che uscissero!


Presi i miei due borsoni (avevo sviluppato dei muscoli e forza incredibile) e mi diressi a casa. Mia madre non appena mi vide mi riempi di carezze e baci dicendomi che le ero mancata. Però lo stesso mi rimproverò perché non avevo avvisato haha. 


Dopo quindici minuti, decisi una cosa che per me era importante: volevo vedere la mia migliore amica: Shiver. Così, bussai alla sua porta e mi venne ad aprire sua madre che mi feci i complimenti: e poi mi spedii in camera di sua figlia. 


E fu che rimasi io senza parole, ebbi io una bella sorpresa. Shiver si era fatta proprio una bella ragazza... bè, era già bella ma non così tanto! In quei tre mesi si era trasformata in una maniera assoluta.


Si era un tantino fatta più alta (ma restava comunque una nana da giardino rispetto a me), era dimagrita molto; la sua pancetta era completamente sparita. Il suo viso si era delineato in modo abbastanza femminile (eh, grazie al cazzo) e non aveva neanche un segno dell'acne. 


Erano anche sparite le sue fidate occhiaie!


Anche i suoi capelli si erano allungati di qualche centimetro ed ora aveva una tinta di un rosso rubino, fuoco... boh io non ero bravo nei colori! Però tutto sommato le stava bene quel colore, le illuminava il viso. 


Le era anche cresciuto il seno... e anche tanto, non ricordavo che avesse quelle due belle poppe grandi. Mi ricordavo che le avesse un più piccolini... possibile che stesse ancora nella fase dello sviluppo?!


E quando mi venne ad abbracciare le sentii chiaramente contro al mio petto... erano sode! 


Oh madre!


«Mi sei mancato!» Esclamò, abbracciandomi.
«Anche tu.» Ricambiai l'abbraccio.
«Voglio sapere tutto.» Disse, staccandosi.
«E tutto ti dirò.» La presi in giro.
«Vedo che la stupidità ti è rimasta.» Alzò gli occhi al cielo.
«Avevi dubbi?» Domandai, divertito.
«Credevo che cambiassi.» Rispose lei.
«Mi dispiace di averti illusa allora.» Risi.
«Idiota...» Scosse la testa ma rise lo stesso anche lei.
«Tu sei cambiata.» Affermai.
«Un pò.» Scrollò le spalle.
«Tanto Shiver.» Controbattetti.
«Dai, mi imbarazzi.» Mi disse lei.
«Stai bene, davvero.» Ammisi.
«...» Si imbarazzò.


Restai da lei per altri venti minuti e poi me ne tornai a casa mia, avevo una stanchezza addosso per via del viaggio in pullman. Misi il pigiama e saltai letteralmente sul letto lanciando un lamentino per il dolore alla schiena.


Ahiaahiaiii


                                                                                              Memories


Il giorno dopo


Io e Shiver il pomeriggio seguente decidemmo di uscire insieme e di andare come sempre in Villa Comunale. Ammetto, mi era mancato molto passare del tempo insieme a lei, nonostante tutto solo lei mi era rimesta accanto.


Lei quel giorno aveva molta attenzione su di se da parte dei maschietti giovani, ma a lei non sembrava importare molto, non li pensava proprio. Non era interessata per nulla al mondo alle loro attenzioni sporche.


«Ti stanno guardando tutti!» La informai.
«Poco importa.» Scrollò le spalle, disinteressata.
«Non ti fa piacere?» Domandai, curioso.
«No.» Rispose, ovvia.
«Perché?» Domandai ancora.
«Perché per loro sono soltanto un pezzo di carne succulente in un piatto di porcellana raffinata.» Ragionò.
«Oh... ti sei fatta molto matura.» Mi complimentai.


Ero molto stupito!


«Lo sono sempre stata.» Ammise.
«Ma non così.» Controbattetti. 
«E' un male?» Domandò.
«No, assolutamente.» Risposi.
«Anche tua madre me l'ha detto.» Mi informò.
«Cosa?» Domandai, confuso.
«Il fatto che sono maturata.» Rispose, guardando davanti a lei.
«Perché è così, fidati!» Esclamai, convinto.


Io e Shiver ci prendemmo una bella, fresca, appagante granita, pagai io per lei ovviamente. Poche volte lo ammetto, era stata lei a pagare per me, ma solo perché mia madre per punirmi non mi dava la paghetta. 


Ci andammo a sedere su una panchina all'ombra a mangiare/bere le nostre granite, io l'avevo presa all'amarena (mi piaceva cambiare) mentre lei semplicemente al limone. Le era sempre piaciuta così, fin da bambini. 


Però... devo essere onesto, sentivo Shiver abbastanza diversa, non lo so; forse ancora non mi ero abituato alla sua nuova “mentalità”. Era tutto nuovo per me, quei tre mesi l'avevano cambiata molto. 


Era come se mi guardasse in modo diverso dal solito, bè, anche prima della mia partenza era così. Non capivo il motivo esatto, forse era solo una mia impressione, o forse perché entrambi stavamo crescendo. 


«Che c'è?» Mi chiese lei.
«Nulla, stavo pensando.» Risposi, guardandola.
«Oh wow, tu che pensi. A cosa stavi pensando?» Domandò, curiosa.
«Niente, tranquilla.» Risposi, divertito. 


Ritornammo a casa all'ora di cena, mia madre l'aveva invita e Shiver subito aveva accettato. A tavola mi fecero molte domande sulla mia esperienza ad Amatrice, alla faccia di chi diceva che a tavola non si doveva parlare.

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 -Protezione- ***


Capitolo 21                            
                                                                                              -Protezione-


Twenty-First Memory 


#Al mare 


Nathan: 18 anni Shiver: 16 anni


Narrator's Pov


Nathan e Shiver a breve si sarebbero messo in viaggio per il mare di Baia Domizia, provincia di Caserta. Ma prima di ciò, Shiver ricontrollò un'altra volta le borse per vedere se si fossero dimenticati qualcosa... Nathan delle volte mandava in confusione.


Shiver diede il via così i ragazzi si diressero alla fermata del pullman, e dopo un'ora all'incirca di viaggio arrivarono a destinazione. Si erano portati dietro un bel pò di roba, sopratutto da mangiare perché come sapete Nathan mangiava peggio di un maiale.


Issarono accuratamente l'ombrellone nella sabbia (Shiver aveva fatto una fossa e Nathan aveva usato la sua forza), stesero i loro teli da mare vicini all'altro e presero poi a spogliarsi e a mettere i vestiti in una borsa. 


Nathan aveva un costume a “boxer” “pantaloncino corto” nero con la strisce dalla molla color salmone e lo stesso questo “ricamo” attorno alle gambe. Shiver aveva un due pezzi color verde acqua, si legò i capelli con elastico facendo una coda di cavallo alta. 


«Oh oh, e che ti farei!» Esclamò un ragazzo qualsiasi. 


Naturalmente si era riferito a Shiver, non accorgendosi la presenta di Nathan.


«Non ti ho sentito...» Nathan si avvicinò a quel ragazzo.
«Scusami fratello, non ti avevo visto.» Si scusò quel ragazzo, alzando le mani.
«Ma come ti permetti di dire una cosa del genere? Ma non hai vergogna?» Domandò Nathan, acido.


Nathan era proprio schifo dall'atteggiamento di quel ragazzo, ma naturalmente ce ne erano anche altri che facevano certi “complimenti” alle ragazze. Nathan non si sarebbe mai permesso di dire una cosa del genere! 


«Nathan, lascia stare.» Disse Shiver, mettendosi in mezzo ai due ragazzi.
«Sparisci, prima che ti ammazzo con le mie mani.» Minacciò Nathan.


Il ragazzo abbassò la testa e come aveva ordinato Nathan il ragazzo se ne andò senza voltarsi indietro. Nathan guardava ogni suo passo, se si fosse girato lo avrebbe preso a botte, quel maleducato che non era altro!


«Nathan, calmati adesso.» Lo implorò Shiver.
«Non dar confidenza a nessuno!» Esclamò Nathan, guardandola.
«Ma non lo faccio!» Disse Shiver, ovvia.
«Che nervi!» Esclamò ancora Nathan.
«Dai, ora non roviniamoci la giornata.» Consigliò Shiver.
«Hai ragione.» Concordò Nathan, sospirando.
«L'ultimo che arriva ha le pulci!» Esclamò Shiver, iniziando a correr verso il mare.
«STRONZA!» Urlò Nathan, scioccato.
«MUOVITI!» Urlò Shiver a sua volta, ridendo anche. 


Nathan sorrise, scosse la testa ed iniziò a correre per raggiungere il mare e per raggiungere Shiver. La superò in un batter d'occhio e si tuffò in mare vittorioso, creando uno schizzone d'acqua immenso. Nathan poco dopo ritornò in superficie.


Shiver urlò contrariata, lamentandosi del fatto che perdeva sempre nelle corse con Nathan. Ma non restò arrabbiata per molto, si tuffò anche lei in mare non allontanandosi troppo dalla riva: lei non sapeva nuotare. 


Nathan intanto stava ancora pensando all'episodio avvenuto poco prima sulla spiaggia, gli aveva dato troppo fastidio. Se pensava alle parole di quel tipo gli venivano i nodi allo stomaco e la voglia di massacrarlo. 


Nessuno, NESSUNO doveva prendere in giro la sua migliore amica, non se lo meritava affatto: era troppo buona. Non voleva che la usassero solo per i loro bisogni fisici, voleva metterla al sicuro, proteggerla dalla mentalità dei maschi. 

                           
                                                                   Memories


Nathan e Shiver ora stavano sdraiati sui teli da mare a prendere un pò di sole in completa tranquillità. Non avevano neanche messa la protezione solare perché a detto loro era da bambini metterla. 


Imbecilli entrambi!


Nathan di tanto in tanto si guardava in torno per vedere se qualcuno stesse guardando con gli occhi maliziosi e malati a Shiver. Shiver nel mentre si era anche messa a leggere un libro “L'ultima riga delle favole”. 


«Cosa guardi?» Domandò Shiver, chiudendo finalmente il libro.
«Tutto e niente.» Rispose Nathan.
«Hahaha, non è una risposta questa.» Lo dirise lei.
«Dici?» Domandò Nathan, disinteressato.
«Sì, vuoi delle patatine?» Domandò Shiver, prendendo un pacco di patatine nella borsa.
«No.» Rispose Nathan, semplicemente.
«Rifiuti del cibo? Oh, wow!» Shiver era stupefatta.
«Anch'io faccio miracoli.» Disse Nathan, non guardandola.
«Ma che hai?» Chiese Shiver, curiosa.
«Nulla!» Nathan sbuffò.
«Non ti capisco.» Affermò Shiver, alzando gli occhi al cielo.
«Neanche io.» Confermò Nathan.
«Hahaha, davvero?» Domandò Shiver, ridendo.
«Già.» Rispose Nathan, guardando davanti a sè.
«Idiota.» Shiver iniziò a ridere più forte. 


Nathan guardò Shiver mentre quest'ultima se la rideva di gusto, Nathan si alzò dal suo telo andandosi a mettere su quello di Shiver. Lei smise di ridere e lo guardò con curiosità, Nathan semplicemente mise la mano nel pacco di patatine.


Alla faccia dei miracoli...


                                                                                              Memories


Nathan e Shiver ora erano seduti sulla riva nel guardare il sole tramontare davanti a loro, era piacevole, pacifico e rilassante. Stavano bene in quel momento, erano tranquilli e contenti; non pensavano a niente... tranne Nathan. 


Tirava giusto giusto un filino di venticello tiepido, i loro piedi erano bagnati dalle onde del mare come i loro sederi. Erano seduti vicini, con i palmi delle mani sulla sabbia bagnata e Nathan ogni tanto si divertiva a “seppellire” la mano di Shiver.


«Ho la bocca salata.» Si lamentò Nathan.
«E ci credo, hai bevuto mezzo mare!» Le ricordò Shiver.
«Non farmici pensare.» Disse Nathan, disgustato.


Era successo quando i ragazzi stavano dentro l'acqua giocare come due bambini. Era arrivata un'onda gigantesca, Shiver aveva avvisato anche a Nathan ma lui come un idiota aveva guardato l'onda, aveva urlato come una checca e glu glu: aveva ingoiato l'acqua.


«Era buona?» Shiver lo prese in giro.
«Fottiti.» Nathan sbuffò.
«Era liscia o gassata?» Shiver continuò a prenderlo in giro.
«Era dolcissima.» Nathan restò al suo gioco e Shiver rise.

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 -Barba- ***


Capitolo 22                     
                                                                                                     -Barba-

Twentty-Second Memory 


#Il ritorno 

Nathan: 18 anni Shiver: 16 anni


Narrator's Pov seguito del ricordo precedente


Nathan e Shiver ora stavano aspettando l'autobus per poter tornare alle loro casa, erano alla fermata dei pullman, seduti sulle loro borse. Alcuni passanti li guardavano curiosi, ma a loro non importava poi molto onestamente. 


Shiver si era divertita molto quella giornata, l'aveva trovata perfetta, mentre Nathan non si era divertito poi tanto... per via della discussione avvenuta nella mattinata. Si erano abbronzati anche molto e ora le loro pelli bruciavano.


Avevano portato a crema adatta alla prevenzione della scottatura solare, ma non l'aveva usata molto eh... al dire il vero non avevano neanche aperto il tubetto! Erano stati imbecilli? Sì, abbastanza. 


«Mamma mia, sento la pelle che va in fiamme!» Si lamentò Nathan.
«Anche la mia fidati.» Affermò Shiver, sbadigliando.
«Hai sonno?» Domandò Nathan.
«Sono un pò stanca.» Ammise Shiver.
«A chi lo dici.» Sospirò Nathan.


Il pullman arrivò dopo una quindicina di minuti all'incirca, i ragazzi presero le loro borse e salirono sul pullman facendo i biglietti. Si andarono a sedere in fondo, il finestrino toccò a Nathan questa volta, Shiver non si lamentò: avevano fatto un patto. 


Il pullman partì, stava iniziando a far molto buio fuori, i ragazzi sul pullman si misero a mangiare le patatine o a sentire musica. Ma dopo una ventina di minuti la stanchezza iniziò a farsi sentire e in un niente si trovarono addormentati.

             
                                                                                 Memories


Nathan si svegliò all'improvviso per via dei suoni assordanti dei clackson, guardò fuori dal finestrino. C'era molto traffico, le macchine non camminavano, e che cazzo avevano tanto da suonare? Stava vendendo il Papa? Ah, era molto più buio di prima. 


Si voltò con lo sguardo verso Shiver, lei non aveva accusato niente di quei rumori assordanti. Stava dormendo beatamente, russando in modo lievi e quasi impercettibile. Nathan si grattò gli occhi, sbadigliò e sbuffò annoiato. 


Nathan aveva anche il cellulare scarico, non poteva neanche passare del tempo sui social, che sfiga si disse. Così, come se fosse la cosa più naturale del mondo: prese a dar fastidio alla povera Shiver per ricevere le sue attenzioni. 


Nathan afferrò un capello sporco di Shiver e glielo tirò, poi due, tre; Shiver nel sonno-veglia si lamentò: intimandogli di smetterla. Ma ovviamente Nathan non si arrese, le diede un paio di pizzichi sparsi sul corpo infiammato. Shiver si svegliò e lo guardò male. 


«La smetti?!» Domandò Shiver, tirandogli qualche pelo della barba.
«Oh, oh hahaha.» Nathan iniziò a ridere.


E a patire dolore.


«Sì o no?» Domandò Shiver, sempre tirando la barba.
«No, hahaha.» Rispose Nathan, ridendo.
«Ho detto: sì o no?» Shiver tirò un pò più forte.
«Hahah mi f-fai mal-le hahaha.» Nathan iniziò a mancargli l'aria. 
«...» Shiver tirò ancora.
«La smetto! La smetto! La smetto!» Esclamò Nathan, arrendendosi.
«Oh guarda, si sono strappati dei peli.» Disse Shiver, mostrandogli i peli.
«Noooo, la mia barba sexy!» Affermò Nathan, non tanto dispiaciuto.
«Le orecchie sono sexy.» Controbattette Shiver.
«Tanto non te lo dò!» Esclamò Nathan, divertito.
«Ma chi ti vuole?!» Rispose Shiver, a tono.
«Perché sono brutto fammi capire.» Domandò Nathan, scioccato.
«No no per carità, solo che la cacca ha più valore di te.» Rispose Shiver. 


Nathan sentendo quelle parole dette dalla sua migliora amica spalancò la bocca in modo osceno, imbarazzante... ed era anche molto buffo secondo Shiver. Del resto quando Nathan parlava aveva delle espressioni strane in volte. 


Comunque, ritornando al discorso di prima, Nathan sapeva perfettamente che Shiver stesse scherzando e che non pensava realmente a quelle parole. Shiver gli aveva sempre detto che era era un bel ragazzo. 


Però Nathan per restare al gioco di Shiver (e anche perché facevano sempre così) fece la parte di essersi offeso. Richiuse la bocca, respirò dal naso in modo indignato, incrociò le braccia al petto e diede (come poteva) le spalle a Shiver.


Lei rise e lo abbracciò delicatamente da dietro, cercando di essere delicata per via della scottatura.


                                                                                              Memories


Per il resto del tragitto i ragazzi non avevano parlato molto, erano stati tranquilli e sereni, bè... anche perché poco dopo si erano di nuovo addormentati come nulla fosse. Infatti se ti mettevi vicino vicino a loro sentivi chiaramente il loro russare debole.


Si erano addormentati quasi come una coppia di fidanzatini. Nathan aveva posato la sua testa su quella di Shiver, e Shiver aveva posato la testa sulla spalla di Nathan. Shiver stava anche abbracciando un braccio di Nathan. 


E quando finalmente arrivarono a destinazione, fu l'autista a svegliare i due ragazzi addormentati. Era intenerito dalla scena davanti ai suoi occhi, anche lui in passato aveva fatto lo stesso con sua moglie.


I ragazzi si svegliarono con un lamento a testa, si grattarono gli occhi e sbadigliarono pesantemente. Presero la loro roba, scesero dal pullman e ringraziarono l'autista, e con le borse sulle spalle si avviarono a casa.


«Ho un sonno!» Esclamò Nathan.
«A chi lo dici.» Confermò Shiver.
«Ho anche fame.» Continuò Nathan.
«Eh, tipico.» Shiver alzò gli occhi al cielo.
«Devo fare pure la pipì!» Aggiunge Nathan.
«Ma quali problemi ti affliggono stasera?!» Disse Shiver, divertita.
«Nessuno haha.» Rise anche Nathan.
«A me sembrerebbe proprio il contrario.» Controbattette Shiver.
«Sono solo stanco.» Nathan si difese.
«Non solo tu eh.» Disse Shiver, altezzosa.
«A casa mi lavo, mangio qualcosa e buonanotte a tutti.» La informò Nathan.
«Anch'io farò lo stesso.» Affermò Shiver.
«E come mi brucia la pelle!» Si lamentò Nathan.
«La prossima volta ti impari a mettere la crema.» Disse Shiver, a tono.
«Neanche tu l'hai messa!» Esclamò Nathan.


Shiver alzò gli occhi al cielo e non volle rispondergli uno perché non aveva nessuna risposta da dargli e due perché Nathan comunque aveva ragione. Nessuno dei due aveva voluto mettersi la crema per capriccio. 


Arrivarono a casa poco dopo, si diedero la buonanotte ed entrambi entrarono nelle loro rispettive case. Andarono a farsi una doccia, mangiarono qualcosa e dritto a letto, entrambi imprecarono dal dolore... dal bruciore!


Forse avrebbe fatto meglio a mettersi la protezione solare, che imbecilli.

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 -Nodi- ***


Capitolo 23                                
                                                                                          -Nodi-


Twenty-third Memory 


#Parrucchiere 


Nathan: 18 anni Shiver: 16 anni


Narrator's Pov seguito del ricordo precedente


Shiver stava al bagno pronta nel lavarsi i capelli, erano sporchi di sabbia, sale, alghe marine e residui del mare. A prescindere che i suoi capelli erano sporchi già di suo, lei aveva la forfora e questo la portava a farsi lo shampoo più spesso possibile.


Nathan le stava facendo ovviamente compagnia come solo un amico sa fare, era seduto “comodamente” sulla tazza del bagno. Aveva i piedi in ammollo nell'acqua nel bidet, a detta sua dovevano rinfrescarsi un pò perché erano accaldati.


«E' perché ti puzzano.» Controbattette Shiver.
«Non mi puzzano i piedi!» Esclamò Nathan, indignato.
«A volte sì.» Le rispose Shiver, a tono.
«Bella, ci puoi mangiare su i miei piedini.» Si vantò Nathan.
«Semmai piedoni, hai un 45 di scarpe!» Shiver lo guardò male.
«Hahaha, tu invece hai un piedino piccolo piccolo, 36 giusto?!» Domandò Nathan, ridendo.
«Ucciditi.» Disse Shiver, acida. 


Nathan rise, Shiver afferrò dalla specchiera un deodorante in una boccetta di vetro, gliela lanciò appresso. Nathan la schivò in tempo e il deodorante colpì prima il muro e poi il pavimento, rompendosi in niente. 


Shiver sbuffando, raccolse i cocci di vetro e pulii il liquido a terra con della carta igienica per poi buttar tutto nel cestino. Mentre Nathan restò impunito con i piedi nell'acqua, ogni tanto muoveva i piedi in modo strano, del resto non entravano del tutto i piedi nel bidet. 


Shiver dopo aver “pulito” alla meglio il pavimento prese a prendere tutto l'occorrente che le serviva. Mise tutto sul lavabo, mise lo shampoo, maschera per capelli, il balsamo e l'olio nutriente. Non era fissata per i capelli, ma ogni tanto le serviva proprio. 


Nathan guardò tutti quei prodotti con confusione totale e stranezza assoluta... davvero le ragazze usavano tutto quello?! Lui usava solo lo shampoo per lavarsi i capelli, a volte anche lo bagnoschiuma quando capitava... non aveva voglia di cercare in casa.


«Hai davvero bisogno di tutto questo?» Domandò Nathan, curioso.
«Sì.» Rispose Shiver, semplicemente.
«Ma così non ti danneggi i capelli?» Domandò Nathan, stranito.
«No, li nutrisco.» Spiegò Shiver.
«Voi donne siete altamente strane.» Disse Nathan. 
«Anche voi maschi eh.» Controbattette Shiver.
«Posso farlo io?» Domandò Nathan, speranzoso.
«No.» Rispose Shiver.
«Perché?» Nathan piagnucolò.
«Non sei un parrucchiere.» Disse Shiver, ovvia.
«Ma, potrei essere il tuo parrucchiere personale.» Affermò Nathan, togliendo i piedi dal bidet.
«Grazie, ma no grazie.» Rifiutò Shiver.
«Dai, fidati di me!» Esclamò Nathan.
«D'accordo.» Alla fine Shiver si arrese.
«Oh, finalmente!» Esclamò Nathan, soddisfatto. 


Nathan si asciugò di fretta e furia i piedi con un asciugamano, rischiando seriamente di farsi male. Si alzò dalla tasta del bagno e si avvicinò a Shiver che guardava Nathan in modo altamente strano... era anche un pò preoccupata. 


Nathan afferrò Shiver per le braccia e la girò di scatto chinandola in avanti a novanta gradi all'incirca. Nathan guardò meglio Shiver in quella posizione e sbarrò gli occhi... “Oh Santo Cielo, Nathan non ti arrapare adesso, è una tua amica!” Si ripeteva. 


Prese con la mano tremolante un bicchiere di plastica mentre lo sguardo era fisso sul di dietro di Shiver. Aprì il rubinetto dell'acqua calda, riempi il bicchiere e prese a bagnare i capelli di Shiver con fare distratto. 


Poi prese alla rinfuso e a raffica i prodotti per capelli, praticando una sorta di massaggio al cuoio capelluto. Il lavabo si riempi di granelli di sabbia, schiuma e acqua calda mentre Nathan continuava il suo lavoro.


Finì di lavare i capelli di Shiver poco dopo, si era impegnato molto, afferrò i capelli di Shiver li strizzò per benino togliendo i residui dell'acqua e le mise sopra una asciugamano lungo. Ora veniva la parte di bella, si diceva Nathan, soddisfatto. 


Nathan scosse i capelli di Shiver per bene, anche con molta forza, passione e energia a tal punto che Shiver si lamentò per il dolore. Ma quanto era permalosa! Nathan le tolse l'asciugamano dalla testa sbarrando gli occhi... forse qualcosa era andato storto.


O forse era normale?!


“Dio ti prego, aiutami!” Pregò Nathan.


«Perché hai questa faccia?» Domandò Shiver, confusa.
«Ecco...» Nathan non seppe come risponderle.
«...» Shiver si guardò allo specchio, aveva i capelli pieni di nodi!
«MI DISPIACE! MI DISPIACE!» Urlò Nathan.
«Nathan...» Shiver iniziò ad andare nel panico.
«NonMiUccidere!» Esclamò Nathan, frettoloso.
«Hai detto fidati di me... fidati di me... Col cazzo che lo faccio più!» Esclamò Shiver.
«La prossima volta andrà meglio.» Disse Nathan.
«Oh no, non ci sarà una prossima volta.» Disse Shiver, contrariata.
«Posso sempre far esperienza!» Provò Nathan a convincerla.
«Ma non su i miei capelli!» Affermò Shiver.
«Da su, non ci vorrà molto a spettinarli.» La rassicurò Nathan.
«Mi fai una cortesia?» Domandò Shiver.
«Certo, tutto quello che vuoi.» Rispose Nathan, sorridendo.
«Sparisci-dalla-mia-vista.» Ordinò Shiver.


Nathan sentendo quelle parole perse il sorriso e restò in silenzio, non sapendo neanche cosa dirle onestamente. Si sedette di nuovo sulla tazza del bagno con dei movimenti lenti e precisi, mettendo anche il broncio in viso. 


Shiver prese la spazzola dalla specchiera, si guardò allo specchio e sospirò, prese poi a passare la spazzola tra i capelli. Le colpì il panino, l'ansia e la voglia di piangere, si stava facendo solo del male ma i capelli non si decidevano a spettinarsi. 


La ragazza imprecò pesantemente, urlando a Nathan che fosse soltanto un coglione negligente e mongoloide e che non serviva a nulla. Nathan con quelle parole si mise a ridere, del resto al ragazzo piaceva quando Shiver si arrabbiava con lui. 


Shiver più nervosa di prima, prese la sua saponetta preferita e la lanciò contro Nathan, cogliendo o meglio centrando perfettamente la bocca di Nathan. Nathan fece una faccia di disgusto e sputò la saponetta nella tazza del bagno.


«La mia saponetta!» Esclamò Shiver.
«Oops...» Nathan chiuse gli occhi.
«Ti odio! Il deodorante, i capelli, la saponetta...» Elencò Shiver, esasperata.  
«Oggi non è proprio giornata.» Disse Nathan.
«Questo dovrei dirlo io.» Sussurrò Shiver, spettinandosi i capelli.
«Guarda che la saponetta la puoi recuperare.» Affermò Nathan.
«Raccoglila tu allora!» Sfidò Shiver.
«Che schifo, chissà chi ha cagato prima.» Disse Nathan, schifata.
«Io l'ho fatto!» Informò Shiver.
«Hai fatto la cacca stamattina?» Domandò Nathan, curioso.
«Ma che razza di domanda è?» Domandò Shiver di rimando.
«Anch'io ho fatto la cacca stamattina, era bella grossa e marrone scuro scuro scuro!» Disse Nathan.
«... Non ho parole.» Disse Shiver, guardandolo in modo strano. 


Nathan sospirò ed incrociò le braccia al petto, nessuno capiva mai niente di lui. Cosa aveva detto di male adesso? Aveva solo detto le specifiche della sua cacca giornaliera... la cacca non era un taboo, era un argomento naturale. 


Comunque Shiver impiegò un'ora a spettinarsi i capelli, e ne aveva persi anche molti durante lo spettinaggio (?). Si promise che non avrebbe mai più fatto toccare i suoi capelli a Nathan, quel ragazzo era un pericolo pubblico. 

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Capitolo 25
*** Capitolo 24 -Ceretta- ***


Capitolo 24                                              
                                                                                  -Ceretta-


Twenty-fourth Memory 


#Dispetto 


Nathan: 19 anni Shiver: 17 anni


Narrator's pov


Shiver quel giorno si era svegliata di ottimo umore e aveva dormito anche abbastanza bene la notte precedente. Non si era svegliata neanche una volta, forse le pillole per l'insonnia stavano facendo il loro lavoro.
Shiver si alzò dal letto, prese subito il secchio e lo riempii d'acqua e detersivo, aveva l'intenzione di pulire a fondo la sua cameretta. Passò attentamente la pezza umida sul pavimento della sua cameretta. 


Poco prima aveva pulito i vetri delle finestre, aveva spolverato la sua libreria e scrivania e aveva cambiato le lenzuola al letto. Poi aveva spazzato il pavimento ed ora lo stava lavando accuratamente... erano tre quattro giorni che non lo faceva. 


Finalmente finii la sua cameretta, si sedette sul suo letto leggermente esausta, ora doveva solo aspettare che il pavimento si asciugasse per poter buttare l'acqua sporca. Bè, sporca sporca no, non era così messa male ma non era neanche pulita al cento per cento. 


In quel momento di tranquillità entrò Nathan in camera di Shiver correndo come un pazzo scatenato lasciando delle bruttissime impronte al suolo. Aveva le scarpe sporche di fango e il pavimento era bianco latte... ci aveva messo tanto a pulirlo. 


«Cornuto!» Esclamò Shiver, alzandosi dal letto e lanciandogli la scopa appresso.
«Oh oh, calmati!» Nathan prese a sfuggire.
«Sei un uomo morto.» Affermò Shiver.
«Non avevo visto che stessi pulendo.» Provò a dire Nathan.
«Fermati.» Ordinò Shiver.
«No, sennò mi picchi.» I ragazzi uscirono di casa.
«Non ti faccio niente.» Mentì Shiver.
«Lo dice anche mia madre!» Disse Nathan, andando a casa sua di corsa.
«E fermati cornuto!» Esclamò Shiver, seguendolo.
«No.» Urlò Nathan, chiudendosi in camera sua.
«Apri la porta.» Ordinò Shiver.
«Vattene.» Disse Nathan.
«APRI LA PORTA!» Urlò Shiver, battendo i pugni su essa.
«Ho detto di no!» Urlò Nathan a sua volta.
«NON FINISCE QUA!» Urlò Shiver, per niente arresa. 

              
                                                                                Memories


Shiver aveva aspettato con molta pazienza che si facessero le cinque del pomeriggio di quello stesso giorno per mettere in atto la sua vendetta “malefica”. Non si sentiva neanche in colpa per quello che stava per fare. 


Ma, perché proprio alle cinque del pomeriggio? E' molto semplice in realtà, più di quanto immaginate! Perché Nathan in quel momento molto probabilmente era a letto che dormiva, e come minimo, dopo un'abbuffata il sonno arrivava subito. 


Così Shiver si alzò dal letto prendendo da sopra al comodino vicino al letto le strisce depilatorie, le migliori sul mercato Italiano. In quel momento secondo Shiver era stati i soldi ben spesi di tutta la sua vita. 


Uscì dalla sua cameretta di fretta con la roba in mano, uscì di casa e bussò alla porta della casa di Nathan. Oh, non vedeva l'ora di mettere in atto il suo piano, aveva una voglia matta di vendicarsi... ma sarebbe andata all'inferno per questo?! Nah!


Le aprì la madre di Nathan che era al corrente di tutto, perché Shiver poco prima le aveva informata del suo piano. Alexandra non aveva battuto ciglio, ma bensì le aveva anche consigliato quelle strisce depilatorie.


Alexandra si fece da parte facendo entrare Shiver in casa sua, dicendole che aveva il via e che Nathan stava dormendo a culo aperto (metafora napoletana). Shiver entrò in casa sorridendo in modo complice e Alexandra ricambiò il suo sorriso. 


Shiver si diresse in camera di Nathan con molto tranquillità e felicità (perché sì era felice) quello stupido aveva anche rimasto la porta della sua camera aperta. Meglio per Shiver, così non avrebbe fatto rumore con essa per aprirla. 


Nathan dormiva sempre in boxer (tranne quando doveva dormire con Shiver), stava dormendo nella posizione del “quattro bastone”, ovvero gambe e braccia aperte. Nathan aveva anche un sonno pesante, non si accorgeva mai di niente. 


Shiver aprì piano il pacco di strisce depilatore, ne prese una e la riscaldò con le mani per poi applicarla sulla gamba di Nathan. Da una passarono a quattro, due su ogni gamba, Shiver ne afferrò due insieme e tirò fortissimo.  


«AHHH!» Urlò Nathan, svegliandosi.
«Così ti impari!» Esclamò Shiver, tirando un'altra striscia.
«Ahia, oh!» Urlò ancora Nathan.
«...» Shiver tirò l'ultima striscia.
«Stronza.» Disse Nathan, guardandosi le gambe depilate.
«Oh ma guarda che belle gambe!» Lo derise Shiver.
«Ora sembro gay!» Disse Nathan, indignato.
«Ringrazia Dio che non ti abbia depilato da un'altra parte.» Affermò Shiver.
«No, il pesciolino no!» Disse Nathan, coprendosi l'intimità con le mani.
«Vuoi provare?» Chiese Shiver, divertita.
«No, però sai? Sarà per il dolore che ho provato, ma mi sono arrapato.» La informò Nathan, e gli arrivò una pantofola addosso. 
«Ma quanto sei sboccato!» Esclamò Alexandra, entrando in stanza di Nathan.
«Ce l'avete tutti con me?!» Nathan quasi urlò.
«Esattamente!» Esclamarono Alexandra e Shiver.
«NON E' GIUSTO!» Urlò Nathan.

                              

                         Memories

Ora i due giovani ragazzi se ne stavano seduti sulle sedie fuori al balcone a casa di Nathan, si erano messi lì fuori al fresco e a parlare di tutto e niente, mentre Alexandra era intenta nello stendere i panni bagnati. 


Alla fine i due ragazzi aveva fatto la pace poco prima, lo facevano sempre così e Alexandra non era affatto stupita. Quei due prima litigavano e in niente facevano pace come se nulla fosse successo. Erano troppo legati, avevano un bel rapporto solido. 


Shiver poi da qualche settimana aveva realizzato, o meglio aveva capito di essersi innamorata del suo migliore amico. Si era innamorata di Nathan, delle sue orecchie piccole, della sua pancetta morbida, dei suoi sopradenti... un pò tutto dai. 


Ma non aveva il coraggio di dirglielo, non voleva rischiare di perderlo, non sapeva neanche se lui provasse lo stesso per lei. Da una parte Shiver voleva parlargli di questa cosa, ma dall'altra no: aveva troppo paura. 


«Se solo avessi coraggio.» Disse Shiver, ad alta voce.
«Di far cosa?» Domandò Nathan, curioso.
«... Segreto.» Rispose Shiver, scrollando le spalle. 
«Mhm...» Sussurrò Alexandra, prendendo delle mollette.


I ragazzi fortunatamente non l'avevano sentita. Comunque, intanto Nathan si lamentò per il fatto di avere le gambe depilate, gli faceva uno strano effetto. Shiver sembrò incurante della cosa, del resto Nathan se lo meritava!

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Capitolo 26
*** Capitolo 25 -Disastro- ***


Capitolo 25                            
                                                                                              -Disastro-


Twenty-fifth Memory 


#Make-Up 


Nathan: 16 anni Shiver: 14 anni


Nathan's Pov


Io e Shiver quella giornata stavamo insieme, precisamente stavamo nella sua cameretta a fare i compiti. Li stavamo facendo sul suo letto, che era colmo di roba varia, quaderni, penne, libri, matite e i nostri zainetti. 


Lei però in matematica non riuscì ad aiutarmi, vabbè del resto stavamo ad anni scolastici diversi e non avevamo lo stesso programma di studio. Lei stava al primo anno ed io ormai al terzo... comunque neanche lei era tanto brava in matematica eh. 


Le chiuse il quaderno di Storia dell'Arte, era contenta di aver finito i compiti, dicendo anche che ero era libera da quello che le stava mandando il cervello in confusione... e beata a lei! Io dovevo ancora fare quelli di tecnica, inglese e matematica! 


Nelle materie in cui eccellevo (aspettate un momento, ora avevo detto un parolone, diciamo che me la cavavo abbastanza bene) era in francese e lo spagnolo. Ma stavo prendendo in considerazione l'idea di prendere delle lezioni private di albanese e turco. 


Mentre io continuavo a fare i compito, o meglio provavo a farli, Shiver si era messa sul cellulare a vedere qualche video. In quel momento provai un pò di invidia, perché anch'io volevo far altro piuttosto che fare i compiti. 


«Quando vorrei sapermi truccare come lei!» Disse Shiver, guardando in cellulare.
«Io so truccare la gente!» Esclamai, mentendo spudoratamente.
«Davvero?» Domandò lei, curiosa.
«Sì, nulla di più facile.» Continuai a mentire.
«Ti va di truccarmi?» Chiese, speranzosa. 


Shiver si alzò di fretta dal letto facendo cadere anche il mio zaino a terra, lo raccolse subito rimettendolo al suo posto. Prese i suoi trucchi (alcuni gliela aveva regalati mia madre)e li mise vicino a me, per poi sedersi di nuovo, ma questa volta a gambe incrociate. 


Aeeee.... io non sapevo per niente truccare, non capivo neanche nulla di esso; ma comunque ci volevo provare lo stesso. In fondo il trucco era come la pittura no? Se sbagliavi con una sfumatura potevi benissimamente recuperarla... si dice così sì? Boh.


Così frugai nella “cesta” dove aveva i suoi trucchi, presi il fondotinta (così stava scritto) e glielo applicai in viso usando una spugna a forma di uovo sodo/goccia (ma che ne so io) per sfumarlo. Presi della cipria (che sembrava cocaina) e usai un pennello grande.


Perché ora il viso giallo/arancione/sembrava indiana? Mah!


I segreti del make-up. 


Presi poi una tavolozza di colori (solo dopo scoprii che si chiamasse palette), usando i colori verde e rosso (stile albero di Natale ahah) e un pò di giallo che non scriveva affatto. Era delicato... per me era un giallo falso. 


Guardai le sfumature di quei colori... stava venendo un macello! Presi un pennarello nero (eye-liner) una riga mi venne storta e l'altra peggio ancora, le colorai anche le sopracciglia con una pastello nero (matita)... le avevo fatto troppo folte... come le mie!


Poi preso un cosa che sembrava uno spazzolino per lavare le bottiglie (il mascara) e glielo applicai sia sopra le ciglia che quelle inferiori. Mamma mia, l'avevo sporcata tutta, vabbè non fa nulla, quella era una nuova moda. 


Presi una mini “confezione” (blush) e glielo misi sulle guancia in stile Heidi (le caprette ti fanno ciao!) quel coso era di un color rosso mattone. Le misi attorno alle labbra (che vennero storte) una matita fucsia scuro e della pittura liquida (rossetto liquido) color viola melanzana/prugna. 


Bè... non l'avevo messo così bene... era tutto sbavato... ma che disastro!


«Finito!» Esclamai.
«Fammi vedere.» Disse Shiver, e le passai lo specchio.
«Ma che diamine?!» Esclamò schifata.
«Sono stato abbastanza bravo.» Mi vantai.
«Tu non sai nulla di make-up.» Mi accusò.
«Non stai così male...» Provai a dirle.
«Sembro PenntWise di It!» Disse, indignata.
«No, lui non ha il rossetto viola.» Precisai.
«Ha importanza adesso?» Domandò.
«...» Restai in silenzio.
«Passami lo struccante.» Mi ordinò.
Non sapendo quale fosse, gli passai un flacone con uno strano liquido all'interno a caso.
«Questo ti sembra lo struccante?» Chiese, mostrandomi quel flacone.
«Sì...?» Riposi, confuso.
«Non lo è, questo è il fissante, serve a far durare di più il make-up.» Mi informò
«Usalo adesso! Così il mio capolavoro ti durerà più allungo.» Dissi, contento dell'informazione.
«Ma che sei matto?! Io voglio togliermi questo schifo dalla faccia.» Controbattette lei.
«E va bene... dimmi qual'è lo struccante.» Mi arresi.
«Quello con la confezione verde.» Mi disse lei, sospirando.
«Anche questi?» Domandai, mostrandole dei dischi di cotone bianco e lei annuì.
«Tu non mi truccherai più.» Mi assicurò lei.
«Va beeeeneeee.» Alzai gli occhi al cielo.
«Bugiardo che non sei altro.» Sussurrò.


Shiver prese un dischetto di cotone imbevendolo di struccante (che mi sembrava di più una crema onestamente) se lo passò sugli occhi, sulle labbra e sul viso, cambiando spesso i dischetti perché sporchissimi di trucco. 


Tutto sommato mi piaceva come mi era venuto quel trucco, certo non nego che avesse bisogno di modifiche tecniche ma non era così male! Appunto dovevo solo modificare la mia tecnica... ma che dico... non volevo mica diventare make-up artist. 


Ma che mi importava me del trucco... lo trovavo anche inutile onestamente. Ma fare delle esperienze non era così male no?! Dovevo pur imparare qualcosa nella mia vita... ma forse certe cose era meglio evitarle. 


Shiver finì di struccarsi, non lasciando neanche una traccia del trucco che le avevo fatto, buttò i dischetti sporchi nel cestino della spazzatura. Posò poi di nuovo i suoi trucchi, vendendosi a mettere poi sul letto vicino a me. 


Ritornai a fare i compiti anche se la voglia non c'era... volevo giocare di più alla PlayStation, nel mentre Shiver si era messa di nuovo sul cellulare. Aveva da poco scoperto Wattpad, un sito di lettura  e scrittura... se n'era innamorata subito. 


«Domani andiamo al cinema?» Mi domandò lei, di punto in bianco.
«Non posso, ho pallavolo.» Risposi.
«Dopodomani?» Ripropose 
«Sto con il gruppo del Punto Cuore.» Risposi, facendo menta locale.
«E l'altro dopodomani?» Domandò ancora.
«Coro Chiese Evangelica.» Risposi, mordendomi il labbro.
«E quando allora?» Chiese, triste.
«Non lo so Shiver.» Risposi, guardandola negli occhi.
«E poi da quando che sai cantare?!» Chiese, confusa.
«Hahah, se mi impegno ci riesco.» La informai, divertito.
«Sei sempre impegnato.» Mi disse, abbassando lo sguardo.
«Lo so... mi dispiace.» Mi avvicinai di più a lei.
«Mi sento sola...» Sopirò.
«Ci sarò sempre per te Shiver.» Dissi.
«Me lo prometti?» Domandò, insicura.
«Te lo prometto.» Promisi. 


Lei sopirò un'altra volta, mi avvicinai di più a lei e l'abbraccia forte forte e lei ricambiò il mio abbraccio. Lo so, non era molto, ma volevo darle un pò di tranquillità in quell'abbraccio, volevo farle capire che nonostante tutto ci sarei sempre stato per lei. 

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Capitolo 27
*** Capitolo 26 -Un pò di tempo- ***


Capitolo 26                                   
                                                                                       -Un pò di tempo-


Twenty-sixth Memory 


#Pizzeria 


Nathan:16 anni Shiver: 14 anni


Narrator's Pov


Nathan e Shiver si stavano dirigendo in pizzeria per l'ora di pranzo, avevano avvisato anche ai loro genitori che dopo scuola non sarebbero tornati per pranzare. Nathan aveva avuto l'incarico di tener d'occhio Shiver perché era piccola (così avevano detto i genitori della ragazza). 


Era da tanto tempo che i due ragazzi non passavano un pò di tempo insieme, per via degli impegni di Nathan. Negli ultimi tempo lui era sempre impegnato, o con la scuola, il Punto Cuore, il coro delle Chiesa Evangelica o perché semplicemente Nathan usciva con i suoi amici maschi. 


Ma Shiver non gli faceva una colpa per questo, del resto Nathan aveva tutto il diritto di passare del tempo con i suoi coetanei. Però si sentiva male quando Nathan preferita gli altri amici piuttosto che lei. 


Shiver ora era molto contenta, era al settimo cielo, stava toccando il cielo con un dito, le era mancato da morire il suo migliore amico; e voleva passare qualche secondo in più insieme alla sua compagnia.


E poi Nathan glielo promesso! Shiver era stata molto contenta quando appunto Nathan aveva mantenuto la sua promessa sigillata con un abbraccio. Nathan quando prometteva qualcosa cercava sempre di mantenere la parola data... anche se delle volte era abbastanza difficile. 


Comunque, camminando e camminando a pari passo vicini vicini arrivarono finalmente alla pizzeria, si sedettero sulle sedie togliendosi i zaini pesanti dalle spalle; poggiandoli al dietro della sedia. Quello di Nathan cadde a terra, ma lui scrollò le spalle incurante della cosa. 


Aspettarono cinque minuti e poi ordinarono finalmente entrambi una pizza margherita e due lattine di Coca-Cola. Le lattine le dovettero aprire con una chiave perché entrambi si mangiavano le unghie e quindi era impossibile aprirle sennò. 


«Eppure tu dovresti curarle.» Disse Nathan, riferendosi alle unghie di Shiver.
«Sono fuori dal comune.» Si vantò la ragazza, anche se non c'era molto da vantarsi.
«Ma sei perfetta a modo tuo.» Le disse Nathan, serio.
«Mi fai imbarazzare così.» Shiver abbassò lo sguardo.
«Solo perché ho detto la verità?!» Nathan era confuso.
«Dai... cambiamo discorso.» Propose Shiver, scrollando le spalle.
«Di che parliamo?» Domandò Nathan.
«Non lo so...» Rispose Shiver.
«Che hai fatto in questi giorni?» Domandò Nathan, curioso.
«Nulla, sono stata a casa.» Rispose Shiver, bevendo poi la Coca-Cola.
«Tutti i pomeriggi?!» Nathan era letteralmente scioccato. 
«Già.» Shiver non ebbe il coraggio di guardarlo.
«Oh... è triste.» Sussurrò Nathan.
«Lo so... non ho nessuno a parte te.» Rispose Shiver, con un pò di rancore.
«...» Nathan le afferrò dolcemente la mano. 


Al ragazzo si spezzò letteralmente (o metaforicamente come preferite) il cuore in mille pezzi per la tristezza, gli venne anche una brutta emozione/sensazione allo stomaco per quello che le aveva confidato Shiver. 


Nathan provò un immensa tristezza, collera e malinconia nell'udire quelle parole detto con così tanta sincerità e amarezza allo stesso tempo. Nessuno doveva provare quella sensazione di “abbandono” o “emarginazione”. 


Nathan si sentiva in colpa, purtroppo come tutti del resto voleva costruirsi un buon futuro, e così stava provando delle nuove esperienze. Certo, quando aveva del tempo libero lo trascorreva con i suoi amici. 


Ma aveva trascurato colei che per lui era davvero importante, lei c'era sempre stato per lui e lui adesso era come se la stesse lasciando da parte. Ma non era così, lui le voleva un mondo di bene e avrebbe fatto di tutto per un suo sorriso. 


Comunque, in quel momento ai ragazzi fu portato la loro pizza, si lasciarono dolcemente con le mani e presero a mangiare la loro pizza che era il loro pranzo. Anche se di solito loro la pizza si mangiavano come cena.


Nathan mangiò (bè, divorò) velocemente mentre Shiver dava dei piccoli morsetti: non aveva molta fame. Negli ultimi tempi l'appetito era quasi del tutto sparito, ma con forza e coraggio riuscì a mangiarsi tutta la pizza... bè tranne la crosta, e sapete chi mangiò la crosta di Shiver? Nathan. 


«In realtà non dovrei neanche mangiarla.» Ammise Nathan, riferendosi alla pizza.
«Perché?» Domandò Shiver, confusa e curiosa.
«Per via della pallavolo.» Rispose Nathan, pulendosi le mani.
«Potevi dirmelo!» Esclamò Shiver.
«No, lo volevo con te.» Disse Nathan, onestamente.
«Non è che ora ti farà male?» Domandò Shiver, preoccupata.
«Nah, è solo una pizza.» Rispose Nathan, bevendo poi della Coca-Cola.
«Ma è piena di calorie!» Esclamò Shiver, ovvia.
«Ma è troppo buona!» Esclamò Nathan, ancora affamato.
«Alla faccia della dieta.» Shiver rise.
«Hahaha ma serio.» Anche Nathan rise a sua volta.
«Stai davvero stai facendo la dieta?» Chiese Shiver, seria.
«Insomma...» Rispose Nathan, leggermente imbarazzato.
«Ah ecco.» Disse Shiver, divertita.
«Mi piace mangiare.» Affermò Nathan.


“E sai che novità.” Pensò Shiver. 


Shiver si ritrovò a ridere di gusto a quelle parole, infondo erano anche vere, Nathan aveva detto la verità. Non aveva detto neanche qualcosa di male, del resto tutti quanti ad un certo punto mangiamo parecchio (anche se cerchiamo di negarlo). 


A Nathan piaceva molto mangiare, ma questo non era una novità, lo sapevano praticamente tutti, non aveva neanche dei vizi (tranne per i funghi). Ma adorava di più i dolci, la cioccolata e le caramelle gommose. 


Ed anche uno dei motivi per cui era spesso e volentieri dal dentista. 


«Dobbiamo far rientro a casa.» Disse Nathan, alzandosi.
«Di già?» Domandò Shiver.
«Ti prometto che usciremo di nuovo.» Promise Nathan.
«Me l'hai promesso eh.» Shiver si alzò anche le dalla sedia.
«Mantengo sempre le promesse.» Disse Nathan.


Shiver sospirò, prese il suo zaino e se lo portò alle spalle e lo stesso fece Nathan. Si diressero a casa parlando di cose a caso, tutto sommato anche se avevano passato poco tempo insieme per Shiver fu tutto di quello che le serviva per stare un pò bene. 

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Capitolo 28
*** Epilogo ***


Epilogo                                           

                                                                         
Nathan's Pov (Oggi)


Ero fuori al balcone seduto, o meglio; sdraiato sull'altalena da giardino, anche se quello non era un vero e proprio giardino ma meglio di niente. Era sempre quella famosa altalena da giardino, non l'avevo mai cambiato, bè, come altre cose in casa del resto. 


Ronaldo venne a farmi compagnia, e si era addormentato lì a terra vicino a me. Erano le due del mattino passate ormai, non riuscivo a prendere sonno, come le altre sere comunque. Era difficile prendere sonno quando si aveva la coscienza sporca. 


Avete presente Dorian Gray? Ecco, mi sentivo mille volte peggio a lui. 


Ero rimasto da solo in un niente, non avevo più nessuno al mio fianco che mi capisse e che mi sostenesse; ma era giusto così: meritavo di star solo. Certo, nella vita esistevano delle secondi e terzi occasioni, ma non le meritavo. 


Avevo procurato molto male alla gente, soprattutto a Shiver che proprio non se lo meritava da parte mia, lei mi era sempre rimasta accanto ed io l'avevo fatta soffrire. Ora toccava a me soffrire e di patire le pene dell'inferno. 


Ero destinato a star solo con il mio dolore. 


Dopo la morta di Shiver (odiavo dire quella parola, perché per me non era mai morta, lei era ancora viva, solo che non potevo vederla) neanche mia madre non era più la stessa. Era cambiata anche lei nel corso del tempo. 


Mi aveva dato tutte le colpi del mondo per le soffrente che avevo causato a Shiver, disse che meritava di meglio e che io l'avevo provocato solo del male. Non potevo neanche darle torto, ero il primo che lo diceva. 


Però... il rapporto con mia madre era cambiato, ero comunque il suo figlio e delle volte ci vedevamo in giro. Ma qualcosa si era spezzato tra di noi, non avevamo più quel rapporto solido tra madre e figlio: ma accettavo anche questo. 


Ogni santo giorno pensavo a Shiver, in ogni momento della giornata, qualsiasi cosa stessi facendo in quel momento il mio pensiero mi portava a lei. I miei pensieri per il novantanove per cento era fatto della sua persona. 


Tutto mi portava a lei, tutto mi parlava di lei, il mio tutto era lei. Quando ascoltavo delle canzoni mi ricordavano lei, quando ero a letto speravo di trovare lei dall'altra parte, la sognato di notte quando riuscivo a dormire. 


Lavavo ancora i suoi vestiti, anche se erano puliti e non più utilizzati da nessuno, spolveravo i suoi amati libri e mai una volta avevo uno e sfogato le sue pagine. Mi prendevo cura della sua... no, mia... della nostra casa insomma. 


Guardavo ogni giorno le sue fotografie: di quando era piccola, di quando era un adolescente e di quando era diventata una bella ragazza/donna. Guardavo anche quelle in cui era presente anch'io le avevo fatte stampare tutte.


Cercavo di andare spesso al cimitero, ricordo ancora l'abito che le avevano messo: un abito da sposa non tanto ampio ma neanche troppo stretto. Era perfetto per lei, peccato che lo stava indossando in momento sbagliato: il vestito era di colore bianco. 


Aspettavo ancora il suo ritorno sapete? La mattina quando non avevo nulla da fare in casa o a lavoro mi mettevo seduto su una sedia sull'uscio della porta aperta. Quando Dybala era ancora vivo anche lui mi faceva compagnia vicino alla porta. 


Mi mettevo lì, a guardare con interesse e speranza l'ascensore con appunto la speranza che le porte di esso si aprissero e che uscisse da lì dentro Shiver. Me la immaginavo bella come non mai, con il sorriso sulle labbra e con l'abito bianco. 


Oh, aspettate quasi mi dimenticavo di dirvi qualcosa che per Shiver sicuramente sarebbe stato importante farvi sapere. Alcune volte Liam e Danielle mi venivano a trovare, avevano avuto una bambina (ora aveva 13 anni) e l'avevano chiamata Shiver. 


Grazie a Dio Valery era riuscita a portare avanti la gravidanza anche se stava cadendo in depressione per via della scomparsa di Shiver. Fortunatamente aveva partorito la sua bambina: Isabell Shiver senza nessun problema. 


Anche sua sorella maggiore Annabelle aveva avuto due gemellini: James e William. 


Comunque, ritornando al discorso di prima: Shiver mancava un pò a tutti, era nel cuore di tutto e la sua assenza involontaria ci stava uccidendo un pò tutti pian piano ogni giorno che passava lento e monotono. 


Era difficile dimenticarla, era pressoché impossibile cancellare o chiudere in un cassetto tutti quei momenti che era stata al nostro fianco. Era impressa nelle nostre anime con l'inchiostro indelebile, era come una cicatrice.


Con la sua morte, eravamo morti anche noi appresso al suo sorriso ormai spento per sempre. 


Avevamo solo i ricordi di lei adesso. Il ricordo della sua presenta affidabile, i ricordi belli, i ricordi brutti, i ricordi tristi. Ricordi divertenti, perché lei faceva sempre divertire la gente quando stava giù di morale. 


Avevamo anche dei ricordi noiosi, ma era pochissimi, avevamo i raccordi pieni di passione, di quelli che avevamo passato insieme. Ricordi amari, quelli che ti lasciavano l'amaro in bocca, Ricordi del cuore che batteva a mille per me. 


Il ricordo del suo sorriso, un sorriso splendido, magnifico pieno di significato e sincero come lei. Ricordi pieni di felicità, perché lei cercava sempre di essere felice nonostante tutto, anche la vita la metteva di fronte a delle difficoltà. 


Ricordi che spezzavano il cuore.


Che mi spezzavano il cuore. 


I ricordi con il punto di domanda, lei le faceva sempre domande, domande di ogni tipo. Dalle domande serie passava a quelle stupide ma che per lei avevano un senso. Per lei ogni momento era buono per fare domande. 


Ricordi vividi nella mente e nel cuore. 


Avevo solo il suo ricordo ormai. 


Ma il suo ricordo sarebbe vissuto per sempre in me.


Il ricordo delle sue dolci labbra che amavo alla follia sfiorare con le mie, il ricordo del suo dolce profumo fatto di semplicità. Il ricordo della puzza di fumo di sigaretta che le restava a volte impresso nei suoi vestiti.


Il ricordo della sua risata leggermente stonaca ma allo stesso tempo bellissima, il ricordo della sua rabbia indomabile: quando si arrabbiava era meglio scappare via. Il ricordo delle sue lacrime versate per colpa mia, gliele avevo fatte sprecare per niente. 


Il ricordo della sua testardaggine, perché lei era così testarda che mi faceva andare su tutte le furie, ma che mi mancavano anche quei momenti. A volte ero io che la provocavo, perché quando tirava fuori quel lato era così bella. 


Il ricordo della sua voglia matta di amare, di quella voglia matta di amarmi allo stato puro. Il ricordo della sua voglia matta di vivere e di mettere su famiglia, perché lei aveva quel desiderio nel cuore di diventare mamma. 


Il ricordo della sua voglia di essere libera, libera di fare quello che voleva, libera di amare incondizionatamente; libera di essere sempre se stessa: sempre e comunque. Libera di amarsi a modo suo. 


Il ricordo della sua voglia di cambiare il mondo in meglio, voleva un mondo migliore dove non c'era nessuna malvagità, dove i bambini non soffrivano mai. Il ricordo appunto dell'amore che provava verso i bambini: un amore dolce e tenero. 


I ricordi di lei!


Alzai lo sguardo guardando il cielo scuro costellato di stelle luminose e una luna piena anche se stava iniziando anche a piovere leggermente. Nel mentre alcune lacrime amare e salate iniziarono a rigarmi sul mio viso, non volevo neanche far nulla per fermarle. 


Shiver mi mancava tanto, ma così tanto che ogni giorno era una fitta al cuore, mi mancata tutto di lei, mi mancava dalla testa ai piedi. Mi mancava con il cuore e l'anima, mi mancava come il respiro, mi mancava la sua presenza nella mia vita. 


Mi mancava abbracciarla tra le mie braccia e stringerla a me, contro al mio petto per farle sentire il mio battito cardiaco. Mi mancavano i suoi baci pieni d'amore, solo lei era riuscita ad amarmi come volevo io: sinceramente. 


Mi mancavano le sue carezze sul mio corpo, mi mancava quando mi diceva che avevo delle orecchie piccole, morbidi, soffici e tenere. Mi mancavano quei secondi in più insieme a lei, mi mancavano le sue soffici coccole, mi mancavano quei momenti in cui mi concedeva il suo tempo. 


Mi mancava litigare con lei, sì, sembrerà strano ma mi mancava anche questo particolare, mi mancava passeggiare insieme a lei mano nella mano a passo passo vicini. Mi mancava guardarla negli occhi per ore, mi mancava sentire il suo respiro sul mio. 


Mi mancava passare intere giornate con lei, mi mancava dormire abbracciato al suo piccolo corpo, mi mancava sentire la sua voce che a volte era stridula. Mi mancavano le sue urla, mi mancavano i suoi silenzi. 


Mi mancava.


Le mie mancanze erano sue, lei mie lacrime erano sue, i miei singhiozzi erano suoi, i miei respiri erano suoi. Il mio battito era suo, le mie orecchie erano sue, e forse lo erano sempre state ma ero troppo orgoglioso per ammetterlo. 


I miei giorni erano suoi, i miei ricordi erano anche suoi. Vi ricordate l'ultima domanda che mi fece quella giornata in cui la sua vita si spense per sempre? Vi ricordate quel “mi ami?”? Sapete qual'è la risposta? 


Sì Shiver, ti amo; ma sono un coglione. Mi dispiace.


Erano queste le parole che mi dicevo sempre. 


Ora io vivevo per lei, vivevo per ricordarla, per non dimenticarla. Mentre i secondi, minuti, ore, giorni, settimane, mesi, anni e stagioni passavano lentamente, io vivevo e rivivevo quei ricordi indimenticabili. 


Perché solo quelli mi restavo: i ricordi. 


Fine.

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