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Autore: Willow99    07/06/2020    0 recensioni
Ricordi che ho vissuto con una persona davvero importante per me, con la persona con cui ero cresciuto giorno e notte. Con la persona che davvero mi voleva incondizionatamente, ma io l'ho fatta solo soffrire.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Memories

Prologo  


Ciao a tutti cari lettori, benvenuti in questi vecchi, lontani ricordi, ricordi che ho vissuto in prima persona. Ricordi che mi hanno accompagnato lungo il percorso della mia vita... una vita di fallimenti totali. 


Ricordi che ho vissuto con una persona davvero importante per me, con la persona con cui ero cresciuto giorno e notte. Con la persona che davvero mi voleva incondizionatamente, ma io l'ho fatta solo soffrire. 


Penso che avrete capito benissimo chi sono, se lo avete capito vi faccio i miei complimenti, è difficile indovinare quando si è una persona così famosa. Seh, macché, sono un essere fallito senza speranza: sono Nathan.


Non fa nulla se mi odiate del resto mio odio anch'io per quello che ho fatto in passato. Per quello che è successo quel giorno. Mi odio perché è giusto così, la colpa è mia e mi porterò questo rancore nel cuore per tutto il resto della mia esistenza. 


Sono passati molti anni, per la precisione ventitré.


Ventitré anni di cambiamenti drastici, ventitré anni in un cui la mia vita era cambiata per sempre. Ventitré anni in cui non capivo più nulla, del resto non avevo mai capito nulla, ma ora era mille volte peggio. 


Ventitré anni che continuavo a camminare nel circolo di soli ricordi mai dimenticati, ventitré anni in cui non facevo altro che pentirmi per quello che avevo fatto, ventitré anni in cui continuavo a svegliarmi con il vuoto. 


Ventitré anni dalla morte di Shiver. 


Sì, avete letto bene: Shiver era morta... proprio quella sera in cui aveva scoperto che fossi un uomo senza testicoli... in cui aveva scoperto tutto. In cui aveva scoperto delle mie bugie, del mio inganno sciocco quanto me. 


Non l'avevo vista morire, non ero con lei quando aveva dato il suo ultimo respiro, non c'ero stato. Se in passato non avessi commesso quell'errore inutile, lei a quest'ora sarebbe ancora viva... è tutta colpa mia!


Non avevo risposto alla sua domanda, avevo solo abbassato lo sguardo sulle mie scarpe mentre la pioggia fredda ci bagnava entrambi. Eravamo illuminati dal lampione, lei stava proprio sotto alla luce di esso. 


Shiver poi se ne era andata via, perché appunto non le avevo dato risposta. Io avevo aspettato qualche minuto, poi n'ero andato via anch'io, ero andato al parco Comunale e mi ero seduto su una panchina. 


Mi ero passato le mani tra i capelli bagnati, avevo sospirato e imprecato. 


Seduto su quella panchina non sapevo cosa pensar per prima, avevo la testa pieni di pensieri che giravano intorno velocemente. In quel momento la mia testa sembrava una cinepresa, mandava filmati alla velocità della luce. 


Avevo rovinato tutto come sempre, ero un totale fallimento. Avevo preso in giro troppe persone, a Shiver, a Eleonor, a mia madre, alla mia famiglia e a me stesso. La mia vita era un casino totale: e la colpa era mia perché non sapevo mai decidermi. 


Non so quanto tempo fosse passato da quando ero seduto sulla panchina a pensare, ma mi risvegliai dai miei pensieri quando sentii quei suoni assordanti. E no, non erano i miei pensieri che facevano rumore, ma la realtà. 


Erano il suo delle sirene dell'ambulanza e della polizia che in quel momento stavano correndo con le loro vetture. Passarono così velocemente, era successo qualcosa... qualcosa di brutto... qualcosa che purtroppo non sarebbe mai tornato indietro. 


Un boato potente di un tuono che si spezzò in cielo mi fece spaventare, ma quello che mi feci spaventare di più fu quel strano senso di vuoto che mi venne in quel momento. Era come se qualcosa avesse abbandonato il mio corpo. 


Davanti agli occhi mi passò velocemente un immagine di Shiver. Spalancai gli occhi ed iniziai a correre nella direzione dove poco prima erano passate l'ambulanza e la polizia. Era successo qualcosa... me lo sentivo!


Vidi le luci delle sirene... ero vicino. Corsi più velocemente arrivando in quella strada dove adesso non percorrevo più. Non avevo messo più piedi in quella strada, mi era rimasto il brutto ricordo di quella strada bagnata. 


C'erano le vetture dell'ambulanza e della polizia ferme, senza nessuno al loro interno: ma erano accese e lanciavano luci dalle loro sirene. La gente guardava dai balconi con l'aria sconvolta. Mi avvicinai di più per vedere, gli infermieri andavano avanti e indietro indaffarati. 


Guardai più avanti con gli occhi attenti: c'era molto sangue a terra diluito dall'acqua della pioggia e un corpo fermo, bagnato e rigido. Era un corpo di una donna giovane, le stavano mettendo addosso un telo bianco. 


Solo dopo realizzai, dopo aver guardato meglio che quel corpo steso a terra fosse di Shiver. Scioccato presi ad avvicinarmi al lei ma fui bloccato da due poliziotti, che mi ordinarono di star lontano. Inutile dire che mi feci prendere dal panico. 


«Shiver!» Esclamai.
«Signore, si allontani.» Fui fermato.
«Shiver!» La chiamai spaventato.
«Signore, si allontani!» Mi ripetette l'agente.
«Alzati Shiver.» Non lo ascoltai.
«E' morta!» Esclamò l'agente.


No... non era vero...


«NO! NO! NO!» Urlai, dimenandomi.
«Signore ora si allontani.» Continuò a ripetere.
«Non mi muovo da qua! Shiver!» Mi imposi.
«Saremmo costretti ad ammanettarla.» Mi informò.
«Non può essere morta.» Dissi, isterico.
«Si calmi adesso!» Mi ordinò.
«Shiver ti prego!» Urlai ancora.
«Ammanettiamolo!» E mi ammanettarono.
«Shiver, mi dispiace!» Urlai, piansi e la guardai.


Solo quando mi fui calmato in centrale mi spiegarono cosa fosse accaduto nel momento della mia assenza. Io ero sempre stato assente quando Shiver ne aveva bisogno... invece lei c'era sempre stata per me.


Shiver era stata investita da un pirata della strada, non fu mai trovato il colpevole, l'aveva fatto franca... ma il vero colpevole ero io. Punto. I medici dissero che non era morta sul colpo e per loro questo fu molto strano. 


Shiver era una ragazza forte, era rimasta cosciente per quindici, venti minuti ma poi si era arresa ed era volata in cielo. 


Era morta con gli occhi aperti... 


Aveva battuto la testa al suolo creandosi una ferita letale, l'auto l'aveva investita in pieno che le causò il cedimento di alcuni organi: il fegato, i reni, la milza e leggermente i polmoni, per non parlare delle ossa rotte.


I medici su questo erano molto straniti, in quelle condizione non doveva neanche restare in cosciente. Dissero che anche molto probabilmente aveva provato molto dolore perché appunto era rimasta cosciente per un bel pò di tempo.


Aveva sofferto da sola, senza che nessuno le tenesse la mano come per dirle: “tranquilla, non avere paura, andrà tutto bene.” Non aveva avuto nessuno vicino a lei, era rimasta da sola, abbandonata e al freddo e nella paura. 


Non poteva neanche muoversi o urlare mentre moriva, pioveva e perdeva sangue... chissà qual'era stato il suo ultimo pensiero. Avevo sempre sperato che stesse pensando a qualcosa di bello e che non stesse pesando a me. 


Non volevo essere il suo ultimo pensiero mentre andava in un altro mondo. Già l'avevo fatto soffrire abbastanza. 


Ero andato al suo funerale, mi ero messo lontano da tutti e per tutto il tempo avevo guardato la bara in legno marrone chiaro. La madre di Shiver si era disperata e piangeva molto, come le sorelle e i suoi parenti più cari. 


C'erano anche Danielle e Liam, avevano fatto assistere il funerale anche a Dybala... povero cucciolo, avevano dovuto toglierlo con la forza dalla bara. Non voleva abbandonare la sua amata padroncina... capivo cosa provasse. 


Non ricordo molto di quel giorno, però mi rimase impresso lo sguardo di mia madre. Mi guardò con l'aria male, capii che mi stava dando la colpa e aveva ragione. La colpa era soltanto mia... la colpa era mia... mia!


Da lì erano cambiate molte cose: avevo lasciato definitivamente Eleonor e non avevo più voluto aver suoi contatti, perché l'amore per lei era finito da tempo. Mi ero fidanzato con lei soltanto per non sentirmi solo. 


Mi ero affittato la casa di Shiver, avevo impiegato cinque mesi per convincere la proprietaria, e avevo pregato alla mamma di Shiver di lasciare la sua roba lì e che me ne sarei presa cura io. Lei aveva accettato e penso che avesse pensato che stessi diventando pazzo.
 

Mi ero preso in adozione anche Dybala, che ora naturalmente non c'era più, però mi ero tenuto un suo cucciolo. Era identico a Dybala, pelo bianco e occhi azzurri e lo avevo chiamato Ronaldo: come il mio giocatore preferito.


Pian piano, con il passare dei ricordi vi racconterò tutto, perché ora voglio raccontarvi qualcosa in più del nostro passato. Di quando io e Shiver eravamo più piccoli.


Voglio ricordarla. 


Voglio ricordarla per me, per lei. Voglio tenerla in vita con i ricordi. 


Per lei non era mai morta, viveva ancora... viveva nei mie ricordi.


Allora, ricordiamo!
   
 
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