Happy Birthday, Fucker!

di Soul Mancini
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Proposte più o meno indecenti ***
Capitolo 2: *** L'enigma del gallo e del veliero ***



Capitolo 1
*** Proposte più o meno indecenti ***


Proposte più o meno indecenti
 
 
 
 
Me ne stavo sdraiato supino sulle lenzuola fresche, le braccia intrecciate dietro la testa; dalla portafinestra socchiusa non entrava altro che afa pomeridiana e umidità, mentre il mio vecchio ventilatore arrancava per sbuffarmi addosso aria troppo calda.
Mi rigirai appena e socchiusi le palpebre. Dovevo trovare il coraggio per alzarmi e buttarmi sotto la doccia, quella sera sarei uscito con i miei amici per festeggiare il mio compleanno e mi dovevo ancora preparare.
“Ehilà” esordì Jim, entrando nella stanza con un sorriso appena accennato; prese posto sul materasso accanto a me e mi scompigliò i capelli con la mano sinistra. Nella destra stringeva un oggetto sospetto che aveva tutta l’aria di essere un pacco regalo: carta azzurra con i palloncini, nastrino giallo, fiocco pomposo in cima.
Gli afferrai la mano che aveva abbandonato tra i miei capelli e me la portai alle labbra, baciandola appena. “Che ore sono?”
“Le sei.”
“Di già?” mugugnai contrariato. L’ora dell’appuntamento con gli altri si avvicinava troppo in fretta.
Jim si sporse verso di me e mi baciò, facendomi piovere addosso le sue ciocche ricce e ribelli.
Ricambiai il gesto per alcuni istanti, mordicchiandogli appena un labbro, ma dopo qualche istante lo spinsi via con un gemito infastidito. “Hai una tenda al posto dei capelli, ma come cazzo fai a vivere d’estate?”
“E tu allora?” bofonchiò lui, tirandomi una ciocca bionda sfuggita alla coda disordinata in cui avevo raccolto i capelli.
“Io li tengo legati da maggio a ottobre.” Mi misi seduto e avvertii qualche gocciolina di sudore scorrermi lungo la schiena. “Piuttosto… quello cos’è?” domandai poi, aggrottando le sopracciglia con fare sospettoso e indicando il pacchetto che Jim aveva abbandonato sul materasso.
“Ah, questo… è un regalo, non si capisce?” Jim assunse un’espressione innocente, ma il sorrisetto che gli increspò le labbra non prometteva niente di buono.
“Non mi fido di te, Martin” affermai, sempre più diffidente.
Io e Jim, da quando ci conoscevamo, non avevamo mai avuto l’usanza di scambiarci dei regali per le ricorrenze, nemmeno quando eravamo diventati una coppia; c’era qualcosa che non quadrava.
“E dai, Roddy, per una volta che il tuo fidanzato decide di fare un gesto carino” cinguettò lui, gettandomi il pacco tra le braccia con foga. “Aprilo!”
“Carino…” ripetei, soppesando la confezione come se contenesse una bomba e potesse esplodere da un momento all’altro. “Staremo a vedere.”
Cominciai a scartare piano, slegando prima il nastro e poi rimuovendo la carta con i palloncini; al termine di quell’operazione, mi ritrovai tra le mani un’anonima scatola di cartone ben chiusa con diversi giri di nastro adesivo.
“Che palle” mi lamentai, rigirandomi l’oggetto tra le mani. Provai a rimuovere lo scotch con le unghie, ma ben presto capii che così non avrei risolto niente; gettai la testa all’indietro e sbuffai. “Ci vuole un paio di forbici.”
“Vai a prenderle.”
“Vacci tu, non ho voglia di alzarmi. Del resto sono il festeggiato e devo essere servito e riverito!”
Jim mi scrutò per un istante, poi si stiracchiò appena. “E va bene…”
“Il pacco l’hai fatto tu, cazzi tuoi” pigolai, allungandomi per mollargli una pacca sulla coscia mentre si alzava.
Quando il mio ragazzo tornò dalla cucina con un paio di forbici, potei finalmente ricominciare a scartare: ero piuttosto sospettoso, sì, ma quella situazione mi stava divertendo parecchio, anche perché non riuscivo proprio a immaginare cosa un tipo strambo e bizzarro come Jim potesse avermi regalato.
Una volta aperto lo scatolone, mi ritrovai davanti alla prima pagina di un famoso quotidiano. Aggrottai le sopracciglia e la tirai via, per scoprire un’altra pagina di giornale che mi impediva di vedere ciò che c’era sotto.
“Lo sapevo io che non c’era da fidarsi” bofonchiai, fulminando Jim con un’occhiata.
Lui, in tutta risposta, si strinse nelle spalle e mi fece un cenno per invitarmi a continuare.
“Scommetto che questo fottuto scatolone è vuoto!” Affondai le mani tra le pagine di giornale e le lanciai via una dietro l’altra con impazienza; il getto d’aria del ventilatore, che continuava a soffiarci addosso, contribuì a spargerle per bene per tutta la camera.
“Di che ti lamenti? Ho trovato un modo per utilizzare questi vecchi giornali” ribatté Jim in tono rilassato – brutto bastardo.
“Perché buttarli nella spazzatura era troppo difficile, vero? Mi stai facendo perdere tempo, io mi devo anche fare la doccia…” Ma fui costretto a interrompermi quando le mie dita, ancora immerse tra i resti dei giornali, sfiorarono qualcosa di duro; afferrai l’oggetto, lo portai fuori e costatai che si trattava di una scatola bianca, stavolta più piccola, anch’essa sigillata con strati e strati di nastro adesivo.
Sollevai gli occhi al cielo. “Hai rotto il cazzo, lo sai?”
“Posso aggiustare anche quello con lo scotch.”
“Io con lo scotch ti faccio la ceretta sul petto” lo minacciai, cercando a tentoni le forbici che erano finite chissà dove tra lenzuola e fogli.
Quando le trovai, tagliai il nastro e aprii la scatola; non appena sollevai le alette, ne saltò fuori un batuffolo di bambagia.
“E questa da dove cazzo salta fuori? Hai smontato un cuscino del divano?” chiesi dubbioso, mentre facevo piovere l’ovatta soffice dentro lo scatolone.
Una volta rimosso lo strato protettivo, sul fondo trovai un’altra scatolina, l’ennesima, ancora più piccola.
Evitai di commentare mentre la prendevo in mano e la osservavo con circospezione. Stavolta però era diverso: un cofanetto rettangolare rivestito di velluto nero, con un piccolo logo dorato che forgiava il coperchio; pareva proprio una di quelle scatolette delle gioiellerie.
Deglutii a fatica: possibile che Jim mi avesse davvero comprato qualcosa di così prezioso? Lo conoscevo fin troppo bene e sapevo che non era tipo da formalità e gioielli costosi, non avrebbe mai compiuto un gesto del genere – il romantico tra i due ero io. Ma, mentre facevo scorrere i polpastrelli sulla superficie vellutata, non potei impedire al mio cervello di fantasticare e avvertii una punta d’ansia all’altezza del petto.
Posai gli occhi su Jim e lo trovai raggiante, mi scrutava con quello sguardo luminoso che dedicava solo ed esclusivamente a me.
“Vuoi chiedermi di sposarti?” scherzai, cercando di alleggerire un po’ l’atmosfera.
“C’è da dire che staresti d’incanto col vestito bianco e pieno di pizzi” commentò lui sghignazzando.
“E chi ti dice che io sarei la sposa?”
“Non obiettare e aprilo!”
Okay, era giunto il momento.
Afferrai i bordi del coperchio e li sollevai con estrema lentezza, senza trovare il coraggio per guardare. Ma infine presi un profondo respiro – faceva tanto, troppo caldo –, gettai un’occhiata dentro il cofanetto e…
“Jim Martin, sei una grandissima testa di cazzo!” sbottai, lanciandogli addosso la scatolina e il suo contenuto.
Il mio ragazzo era paonazzo per lo sforzo di trattenere le risate. “Perché, non ti piace?”
“Spiegami cosa me ne dovrei fare della nostra tessera del Wal-Mart!” ringhiai ancora, recuperando la carta fedeltà con su stampato il logo della celebre catena di supermercati e sventolandola in aria con fare sprezzante. “Io te la ficco in culo, questa! Mi hai illuso!”
Allora Jim scoppiò a ridere, lasciandosi cadere all’indietro sul materasso. “Dai, Roddy, non essere così ingrato: la prossima settimana partono le offerte e usando quella potrai prendere i gelati a soli tre dollari!”
“Ti ficco su per il culo anche i gelati!”
“Sicuro che quella non sia una tua fantasia?”
“Può essere, ma andrò a concretizzarla con un altro!” Presi un batuffolo di ovatta dallo scatolone e gli lanciai addosso anche quello, poi mi alzai dal letto e lo guardai dall’alto in basso, incrociando le braccia al petto.
Jim, il nastrino giallo del regalo incastrato tra i capelli, mi sorrise con innocenza. “Però è stato divertente.”
“Anche per te sarà molto divertente ripulire tutto mentre io vado a prepararmi” replicai.
Circumnavigai il letto, diretto verso il bagno, ma non appena gli fui accanto Jim mi afferrò per il braccio e mi strattonò con forza; caddi su di lui, tra pagine di giornale e carta regalo, col ventilatore che ci scompigliava i capelli e non riusciva a rinfrescare i nostri corpi bollenti.
“Mi vendicherò, stanne certo. Aspetta che arrivi il 21 e vrdrai cosa ti combino” soffiai in tono minaccioso a pochi centimetri dal suo viso.
“Ho ancora tre settimane prima di subire la tua crudele ripicca. Beh, almeno faccio in tempo a comprare i gelati in offerta” commentò, posandomi distrattamente una mano sul fianco – un gesto tipico di Jim.
“A proposito di gelati, con quella proposta che ho fatto prima potremmo farci qualcosa…” chiosai malizioso, facendo scorrere la lingua sulle mie labbra.
Lui vi posò sopra le sue e improvvisamente l’aria nella stanza si fece ancora più rovente.
Ma proprio mentre Jim ci stava prendendo gusto, mi staccai bruscamente da lui e mi rimisi in piedi, stiracchiandomi e facendo scrocchiare le articolazioni. “Bene, basta, siamo già in ritardo, vado a farmi la doccia!”
Mi diressi verso la porta, ma mentre stavo per uscire, mi voltai nuovamente verso Jim. “Ah, e mi raccomando: quando esco dal bagno la camera dovrà brillare per quanto sarà pulita. Su, al lavoro!”
Jim si rigirò nel letto con un gemito di protesta. “Che fidanzato stronzo che ho!”
“Anche io ho un ragazzo fottutamente stronzo, ma lo amo così com’è” conclusi, lanciandogli un bacio prima di sparire in corridoio.
 
 
 
 
♥ ♥ ♥
 
 
AUGURI RODDYYYYYY *________*
Arrivo quasi allo scadere del tempo – ma del resto negli USA sono indietro di parecchie ore XD – perché la stesura di questo capitolo è stata disastrosa: ho perso quasi tutto il testo quando ormai ero quasi alla fine e l’ho dovuto riscrivere, quindi se il risultato finale fa schifo sapete perché -.-
E mentre Kim festeggia il compleanno del nostro adorato tastierista con la Pattum, io come potevo evitare di dar voce alla mia adorata Martum? Anche perché era da un po’ che non scrivevo su di loro e mi mancavano tanto!!!
Lo so che è veramente una stronzatina, ma l’ispirazione mi ha condotto qui ^^ ispirazione che, come per le flashine di compleanno per i NBT, assume l’aspetto di mia madre, a cui ho chiesto una parola-prompt che facesse scattare la scintilla. Lei mi ha suggerito “fedeltà” e così, al posto di intenderla col suo significato più alto, il mio cervello è subito corso alla carta fedeltà dei supermercati/negozi XD
Non so se questo sistema esista anche in America e soprattutto con la catena Wal-Mart, ma amen :P
Come scritto anche nella presentazione, questa sarà una minilong di due capitoli: dal momento che Jim e Roddy compiono gli anni a poca distanza – Jim il 21 luglio, Roddy oggi – ho pensato di “collegare” le loro storie di compleanno per dar vita a qualcosa di estremamente demenziale!
E come si vendicherà adesso Roddy? Eheheheh, non vedo l’ora di scoprirlo – non lo so ancora nemmeno io, dato che pure per Jim chiederò un prompt a mia madre XD
Ah, una mini noticina: il titolo della minilong è un verso del brano The Gentle Art Of Making Enemies, dei Faith No More ovviamente ^^
Grazie a chiunque sia giunto fin qui e ancora tanti auguri a Roddy!!! :3
Ci si rivede il 21! ♥
 
 

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Capitolo 2
*** L'enigma del gallo e del veliero ***


L’enigma del gallo e del veliero
 
 
 
 
Entrai in cucina e lanciai un’occhiata a Roddy, che era seduto al tavolo e armeggiava con cellulare. “Ehi” lo salutai, per poi lasciarmi sfuggire uno sbadiglio. “Che si dice?”
“Dovrei essere io a chiederlo a te, dato che oggi sei invecchiato. Si cominciano a sentire i dolori alle ossa?” ribatté lui in tono allegro, lasciando il telefono sul tavolo e poggiando il mento sul palmo della mano per potermi scrutare con attenzione.
“Sì, ce le ho tutte rotte, adesso mi si stacca un braccio.” Mi avviai verso il frigo, lo aprii e cominciai a ispezionarne il contenuto con lo sguardo, finché non trovai ciò che stavo cercando; afferrai una ciotola bianca coperta con un foglio di carta stagnola e richiusi lo sportello. Prima di tornare al tavolo, lanciai un’ultima occhiata scettica all’elettrodomestico, poi scossi per un istante il capo e presi posto attorno su una sedia accanto al mio ragazzo.
“Abbiamo finito di pranzare un’ora fa” mi fece notare Roddy, inarcando un sopracciglio mentre scoperchiavo il budino ai frutti di bosco che avevamo preparato il giorno prima.
“Ma oggi è il mio compleanno” mi giustificai, mettendomi in bocca la prima cucchiaiata di dolce.
“Certo, e questo ti dà il diritto di finire tutto da solo l’ultimo budino rimasto in frigo…” Sul viso delicato di Roddy si dipinse un adorabile broncio.
“Se vuoi ci sono ancora dei gelati in freezer. Comprati in offerta con la bellissima carta fedeltà del Wal-Mart che io ti ho regalato” puntualizzai, continuando a strafogarmi con gusto.
“Ma che persona altruista e generosa il mio ragazzo!” brontolò lui, incrociando le braccia al petto.
Sentii il suo sguardo addosso per qualche istante, finché all’improvviso Roddy non mi si gettò addosso, strappandomi il cucchiaino dalle mani senza darmi il tempo di reagire. Prima di allontanarsi, trascinando anche la ciotola con il budino nella sua metà del tavolo, mi stampò un bacio sulle labbra mentre ridacchiava.
“Ehi, ma che stronzo! Quello è il mio dolce di compleanno!” protestai, mentre Roddy prendeva un abbondante cucchiaiata e se la portava alle labbra; volevo rimanere serio e fingermi offeso, ma non potei fare a meno di sorridere nel notare il suo mento sporco di bianco e rosa.
“Grazie per averlo condiviso con me, sei un tesoro!” pigolò il biondo strizzandomi l’occhio.
“Non importa, chiederò a Puffy di prepararmi una teglia di tiramisù” ribattei piccato. Proprio in quel momento l’occhio mi cadde su una bustina da lettera verde che era abbandonata sul piano del tavolo e mi sporsi in avanti per scrutarla meglio. “E questa cos’è?”
“Il tuo regalo di compleanno,” rispose prontamente Roddy con la bocca piena, “o meglio, una parte di esso. Aprila!”
Aggrottai le sopracciglia e afferrai l’oggetto lentamente, per niente tranquillo. Roddy mi aveva promesso che si sarebbe vendicato per lo scatolone che gli avevo regalato per il suo compleanno e, ne ero certo, non si era dimenticato.
“Cosa devo aspettarmi?” borbottai, mentre aprivo la bustina.
“Un serpente velenoso” scherzò Roddy mentre continuava a mangiare.
“Però non è giusto, nel frattempo tu stai finendo tutto il budino!” mi lagnai, mentre portavo fuori un cartoncino su cui erano scarabocchiate due righe con l’inconfondibile grafia arrotondata di Roddy.
“Zitto e leggi a voce alta!”
“E come faccio a stare zitto se devo leggere?” gli feci notare.
“Insomma, hai capito!”
Mi schiarii la gola. “Se un gallo fa un uovo sulla punta di un tetto, dove cade?” Lasciai nuovamente scivolare il biglietto sul tavolo e sgranai gli occhi confuso, mentre sul volto di Roddy si apriva un sorriso divertito che si ampliava ogni istante di più. “Ma che cazzo…?”
“È un indovinello” spiegò lui candidamente.
“Non ho capito il regalo.”
“Questa è solo la prima parte, prima di arrivare al vero regalo.”
Aggrottai le sopracciglia. “E quando lo posso vedere questo vero regalo?
“In realtà è già qui!” Roddy portò fuori dalla tasca dei pantaloncini una bustina rossa adornata da un nastrino giallo – probabilmente aveva riciclato quello che avevo utilizzato io tre settimane prima – e me la sventolò davanti al viso. “Ma non potrai aprirlo finché non avrai risolto il rompicapo!”
“Questo però è sadismo!” mi lamentai. Ripresi in mano il bigliettino e rilessi con attenzione la domanda. “Se un gallo… sulla punta di un tetto? Aspetta, ma che stronzata è? E come ci è arrivato il gallo su un tetto? I galli non volano!”
“Vabbè, devi lavorare di immaginazione…”
Sospirai e mi guardai attorno con aria confusa, poi avvistai la ciotola quasi vuota che Roddy aveva lasciato incustodita e la afferrai con un gesto fulmineo. “Mangiare mi aiuta a pensare” affermai.
“Allora chiedi a Puffy di portarti il tiramisù il prima possibile, perché avrai molto da pensare.”
“Allora.” Presi una cucchiaiata di budino. “Un gallo fa l’uovo sulla punta di un tetto… dove cade? Beh, sicuramente in terra. Ho indovinato? Adesso posso aprire il regalo?”
“No, non hai indovinato, e no, non puoi aprirlo!” Roddy sbatté un paio di volte le palpebre con fare innocente mentre giocherellava col pacchetto, facendo ben attenzione che fosse in bella mostra.
“Che stronzo! Fai così solo perché tu sei già arrivato alla soluzione!”
“Veramente non ci ho nemmeno provato, l’ho guardata subito.”
Sbuffai. “Allora, non ha senso. Io voglio sapere chi ce l’ha messo il gallo sul tetto, perché non può esserci arrivato da solo. A meno che… i proprietari della casa non abbiano un pollaio panoramico sul tetto della casa!”
Roddy prese a sghignazzare. “Ah Jim, quanto ti amo!”
“Come mai te ne accorgi proprio ora?” gli chiesi mentre finivo di spazzolare anche gli ultimi residui di budino ai frutti di bosco.
“Perché il tuo cervello riesce a elaborare le teorie più assurde e io mi diverto un sacco!”
Ma io lo ascoltai a malapena: avevo spostato la tazza vuota da una parte e avevo ripreso in mano il cartoncino con il rompicapo per cercare qualche indizio nascosto. In realtà queste cose mi intrigavano un sacco, mi divertivo tantissimo a cercare delle soluzioni, ma perdevo la pazienza troppo presto. Una volta avevo comprato un cubo di Rubik e, dopo due giorni in cui me l’ero portato appresso per tutta la casa nel tentativo di risolverlo, mi ero stufato e per noia avevo disegnato tanti piccoli teschietti sulle tessere colorate con il pennarello indelebile; ancora il cubo giaceva su una mensola della camera da letto.
“Dunque, pensiamo…” ruppi il silenzio dopo qualche istante di riflessione. “Questo gallo sta sulla punta del tetto… ma non gli farà male il culo a stare seduto su una punta?”
Roddy si strinse nelle spalle. “Magari è un gallo gay e gli piace” insinuò con un sorrisetto malizioso.
“Non parlare, mi confondi!”
“Perfetto, vado in bagno e ti lascio al tuo enigma!” Detto questo, Roddy si alzò e si diresse verso la porta. Prima di lasciarsi la stanza, mi mostrò ancora una volta la bustina rossa. “Mi raccomando, pensa intensamente, il tuo regalo ti aspetta!”
“Vaffanculo, sei un bastardo!”
 
 
“Ho capito, ci sono arrivato!” Feci irruzione in cucina e mi piantai le mani sui fianchi, puntando lo sguardo su Roddy, che era alle prese con i fornelli.
Lui mi lanciò un’occhiata esausta. “Sentiamo” esalò in tono piatto.
Ormai erano le nove di sera e sentivo che lui stava per cedere: non avevo fatto altro che tartassarlo con teorie assurde – ma, secondo il mio parere, ragionevoli – e, se all’inizio si stava divertendo, ora sul suo viso si dipingeva una smorfia di terrore ogni volta che mi vedeva nei paraggi.
La sua testardaggine gli aveva impedito di lasciar perdere, ma non aveva tenuto in conto la mia immensa bravura nella tecnica dello sfinimento.
“L’uovo non cade da nessuna parte!” affermai con sicurezza.
“Mmh… e perché?” domandò lui in tono annoiato, mentre versava un filo d’olio in una padella.
“Allora, io ho pensato questo: un gallo, non potendo volare, non può arrivare su un tetto, quindi sicuramente non è un gallo normale, ma è un alieno. Dato che è un alieno, sicuramente le sue uova non sono ovali o comunque a forma di uovo, ma magari sono quadrate e quindi non rotolano. Dunque l’uovo non cade da nessuna parte, rimane sul tetto” spiegai con fare tronfio e soddisfatto. “Ho ragione? Ho indovinato?”
“Che idea di merda che ho avuto” sospirò Roddy, portandosi una mano sulla fronte, esasperato.
“In che senso?” finsi di non capire, tuffandomi sul divano.
“Sei talmente una rottura di cazzo che è impossibile vendicarsi di te! E se sento un’altra teoria come questa, oggi a cena mangeremo il mio cervello dopo che mi sarà uscito dal naso” sbottò in tono lugubre.
“Quindi che si fa?” Incrociai le braccia al petto e piegai la testa di lato, un sorriso innocente dipinto sulle labbra.
Roddy mi si accostò e mi gettò praticamente addosso il pacchetto rosso col nastrino giallo che aveva tenuto per tutto il tempo nella tasca dei pantaloncini. “Basta, mi arrendo! Altrimenti qui la tiriamo avanti fino al prossimo compleanno, e finirei per diventare vedevo già da giovane dopo averti ucciso nel sonno!”
“Oh, finalmente!” Afferrai la bustina come un affamato afferrerebbe un piatto pieno di cibo. “Dopo tutto quello che mi hai fatto passare per questo regalo, come minimo devi avermi comprato una villa in riva al mare.”
Roddy ridacchiò e prese posto sul bracciolo del divano accanto a me. “Vedrai, sarà un regalo bellissimo che ripagherà tutte le tue fatiche!” E la sua voce era tremendamente sarcastica.
“Ma che cazzo di regalo è?” sbottai dopo aver strappato via la carta regalo spiegazzata. Non potevo crederci: quella che stringevo tra le mani era la calamita a forma di veliero che avevamo comprato qualche anno prima in vacanza a Miami e che tenevamo sempre attaccata al frigo.
“Hai visto? Ho preso da te l’usanza di impacchettare cose che erano già nostre!” commentò il mio ragazzo in tono soddisfatto.
“Adesso ho capito!” mi illuminai, scattando in piedi e precipitandomi verso il frigo. “È da questo pomeriggio che lo guardo e c’era qualcosa che non quadrava, ma non riuscivo a capire cos’era! Mancava una calamita!” strepitai, riattaccando il piccolo veliero al suo solito posto che era rimasto vuoto, poi mi voltai verso Roddy e gli sorrisi. “Quanti misteri da svelare oggi!”
“E non sei deluso dal mio regalo di merda?”
Mi strinsi nelle spalle. “No, in realtà mi sono divertito tantissimo! E poi come faccio a essere incazzato quando ho la certezza che più tardi Puffy passerà a portarmi una teglia di tiramisù?”
“Che palle, e io che avevo studiato tutto nei minimi dettagli! Per vendicarmi avrei dovuto direttamente tagliarti i capelli nel sonno!” si lamentò Roddy offeso, mettendo su il solito adorabile broncio che mi faceva sciogliere ogni volta.
“E dai, non fare così!” Mi accostai a lui e lo abbracciai, facendogli posare la testa sul mio petto. “Dimmi un po’, il nastrino giallo è lo stesso che ho usato io per te?”
“Sì, l’ho riciclato” mugolò. “E comunque, se proprio lo vuoi sapere, l’uovo non cade da nessuna parte perché non c’è nessun uovo: i galli non fanno le fottutissime uova.”
Sgranai gli occhi, lo lasciai andare e feci un passo indietro. “Cioè… era questa la soluzione? Ma che stronzata è? E io che pensavo ci fosse dietro una qualche teoria complottista coi nazisti e le armi nucleari…”
Ma Roddy non mi permise di continuare: si sporse verso di me e mi catturò le labbra in un bacio breve e disperato. “Ti prego, stai zitto, hai sparato già abbastanza cazzate oggi.”
 
 
 
 

 
 
AUGURI JIIIIIIIM *_____________*
Okay, so che quello che avete appena letto è altamente demenziale e forse non è nemmeno divertente come l’avevo pensato, ma voi dovete capire una cosa: io ADORO le congetture improbabili e gli svarioni assurdi di cui Jim e solo Jim è capace! Cioè, lui davvero nelle interviste portava fuori cose fuori dal mondo fino a stordire gli intervistatori, quindi non potevo non metterlo di fronte a questo enigma del gallo XD cercando su internet, ho trovato un sacco di rompicapo interessanti e intricati, ma questo… questo mi ha rapito il cuore proprio AHAHAHAHAHAHA abbiamo le uova quadrate dei galli alieni che fanno concorrenza ai feti di struzzo AHAHAHAHAHAH XD
Alla fine l’unico che ci è davvero rimasto male in tutti e due i capitoli è stato Roddy, visto come gli è andata male la vendetta :P lui voleva fare lo stronzetto facendo morire Jim di curiosità, e invece…
Domandina: voi alla soluzione del problema ci siete arrivati o l’avete scoperta alla fine insieme a Jim? XDD
Piccole noticine aggiuntive, ma così giusto per curiosità ^^
Mi immagino Jim come un goloso di dolci perché durante una sua intervista risalente al ’92 (l’unica che ho letto con lui come solo protagonista, perché era chilometrica e mi ha sfiancato in una maniera terribile XD), a un certo punto mentre parlava con l’intervistatore ha ordinato – se ricordo bene – un pancake con le fragole! Il che, se si pensa alla sua figura sempre cupa e alle sue uscite raccapriccianti e grottesche, stona completamente, e proprio per questo è assolutamente fantastico XD
Puffy e il tiramisù li ho inseriti per due motivi: in primis, a quanto pare il nostro batterista è un grande amante del tiramisù, e poi sua moglie è famosa per i dolci che cucina – se non erro ha pubblicato anche dei libri di ricette. Ora, io non ho deciso la precisa ambientazione di questa minilong, quindi non è detto che fosse sposato, e/o se Puffy sappia fare il tiramisù con le sue mani, ma l’immagine è talmente bella e fluff che non ho potuto resistere *-*
Ovviamente la vacanza a Miami è una mia invenzione!
Per il veliero devo ringraziare ancora una volta mia madre, a cui anche stavolta ho chiesto un prompt e mi ha suggerito appunto la parola “veliero”. Meno male che c’è lei, altrimenti non avrei saputo cosa ficcarci dentro quel pacchetto regalo!
Bene, ho già sproloquiato abbastanza, quindi non mi resta che fare ancora tantissimi auguri di buon compleanno a Jim e ringraziare le persone che hanno recensito il primo capitolo e quelle che giungeranno anche al termine di questo! Grazie per aver seguito questa stronzatina tanto stupida e stay Martum sempre!!! :3
Alla prossima!!!!!
 
 

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