Come for me (I'm fucking ready)

di Lost In Donbass
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Like A Rockstar ***
Capitolo 3: *** Join The Club ***
Capitolo 4: *** Reckless & Relentless ***
Capitolo 5: *** Just A Slave To Rock'n'Roll ***
Capitolo 6: *** Looks Red, Tastes Blue ***
Capitolo 7: *** Bad Girl ***
Capitolo 8: *** Not The American Average ***
Capitolo 9: *** Right Through ***
Capitolo 10: *** Hold Onto Me ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


COME FOR ME (I'M FUCKING READY)

 

CAPITOLO PRIMO: PROLOGO

You're fucking crazy, if you think that I'll ever change
I am I, I am me, I'll never change my ways
I'm a monster, and that's how I'll stay
Condemned to predetermined damnation for eternity

[Asking Alexandria – Don't Pray For Me]

 

 

Midnight

 

In quel momento, sapevo che mi stava per succedere qualcosa di brutto. Me lo sentivo sottopelle, mentre, seduta al tavolo della cucina, bevevo un bicchiere di succo d'arancia e pasticciavo il blocco degli appunti di storia. Mia madre mescolava qualcosa sul fuoco, con aria che voleva apparire distratta ma che capivo perfettamente essere preoccupata e sentivo Richard di là giocare col gatto. Apparentemente, era tutto normale, come lo era la canzone nelle cuffie, il disegnino in mezzo agli appunti, il sole che splendeva di fuori e il mestolo che girava lentamente nella zuppa. Ovviamente, era palese che qualcosa di enormemente anormale stava per succedere.

Infatti, di lì a poco, mia madre smise di mescolare la zuppa e si sedette di fronte a me. Tentai di ignorarla, ma quando anche Richard si sedette al tavolo, senza gatto in braccio, con i suoi occhi tristi e le mani impacciate, capii che quella volta il problema ero io. Quando mai non lo ero, però? Mi tolsi lentamente le cuffie e posai la matita, guardandoli con un sopracciglio alzato. La sentivi nell'aria, l'incertezza, la paura.

-Tesoro, dovremmo parlare.- disse mamma, ma la voce le tremava.

Mi appoggiai allo schienale e accavallai le gambe, con quell'aria di sfida che poco mi si addiceva ma che in quegli ultimi tempi non facevo altro che dipingermi in faccia

-Cos'ho fatto, adesso? Le medicine le prendo regolarmente, tengo la porta di camera mia aperta, vengo sempre a pranzo e una domenica sono pure venuta in chiesa.

Incrociai le braccia al petto e li vidi scambiarsi un'occhiata affranta. Non ero contenta di star facendo soffrire i miei familiari, ma non potevo fare a meno di essere così. Difficile, ribelle, forse anche cattiva, erano tutti aggettivi che mi si potevano attaccare. Non volevo metterli di fronte a scelte ardue, ma casualmente finiva sempre male per la sottoscritta e per i poveretti che dovevano sopportare me e i miei problemi all'apparenza irrisolvibili.

-Ti stai comportando benissimo.- disse subito mamma, sorridendomi, ma quel sorriso ormai era debole e tirato, sembrando più una ruga che altro – Ma noi stavamo pensando a fare qualcosa per il tuo bene.

Sbuffai e roteai gli occhi al cielo. Ci avevano provato un mucchio di volte a fare qualcosa “per il mio bene” e ogni volta era stato un dramma sempre più grande del precedente. Disegna, tesoro. E la chiesa era stata ricoperta di graffiti osceni. Prova a prendere qualche medicina. E l'overdose era dietro l'angolo. Partecipa a un club a scuola. Cacciata fuori dopo neanche un giorno di permanenza per comportamenti inadeguati.

-Mamma, ne abbiamo già parlato. Io …

-Lasciaci finire.- intervenne Richard, arrotolandosi una ciocca di capelli attorno al dito – Stavamo seriamente pensando che questa città non ti stia aiutando. Troppi brutti ricordi, troppi problemi, troppi intoppi.

Aveva ragione. Birmingham era stata per me un calderone di traumi che si erano succeduti uno dopo l'altro, lasciandomi lo straccio che ero in quel momento. La rabbia mai davvero repressa verso una società che non comprendevo e che non faceva niente per aiutarmi. Il rischio di overdose sempre a un passo, dopo che avevo malauguratamente fatto amicizia con un tizio chiamato Worsnop, capelli rossi e pancia da birra, che ti vendeva un sacco di roba fantastica che ti fotteva il cervello. Il momento folle in cui cercavo sesso non protetto, selvaggio e disinibito in ogni ragazzo un minimo carino che trovavo per strada. La depressione nella quale ero sprofondata, la mia abulia e il mio grezzo tentativo di suicidio. La violenza che non riuscivo a contenere sottopelle. Ero un caso perso, la ragazza sbagliata da cui tutti tentavano di stare a distanza, lo scarto sociale, l'errore generazionale. Non ero niente di bello per nessuno, se non la ragazzina coi capelli tinti e le magliette di band metalcore che usava fare graffiti volgari dovunque e che riversava il suo odio dappertutto. Anche su sé stessa.

-E dove vorreste spedirmi a vivere?- ringhiai – Da zia Sue, in California? O da zio Sean, a Cork? Volete allontanarmi il più possibile da qui perché vi siete stufati di me?

-Smettila.- sbottò mamma, facendo una smorfia – Tesoro, noi non ci stuferemo mai di te. E non vogliamo mandarti a vivere né da zia Sue né da zio Sean. Volevamo solamente proporti una sorta di … vacanza?

Mi misi a ridere, passandomi una mano tra i capelli

-Mamma, sei seria? In vacanza? Io? Quando sono praticamente agli arresti domiciliari con tutti quei dannati assistenti sociali che mi perseguitano?

-Lo fanno per il tuo bene. E comunque …

-Non si tratta di una vacanza normale. Anche perché, diciamocelo, chissà cosa combineresti.- mentre parlava Richard non sorrideva. Da bambini prendeva sempre le mie difese ma in quel momento, obbiettivamente, era già una grazia che non mi avesse strangolato per tutti i problemi che causavo.

-Volete mandarmi in collegio?!

-L'ultima volta che ci abbiamo provato, ti hanno mandato via dopo un giorno.- ricordò stancamente mamma – No, cara, è una cosa diversa.

-Vieni con me.- concluse Richard, e l'ombra di un sorriso gli attraversò il viso.

-Come?

-A Londra. Vieni a stare da me.

Io, a casa di Richard, non c'ero mai stata, sempre troppo impegnata a cercare di autodistruggermi qui a Birmingham per poter pensare di fare visita al fratello perfetto nella capitale. Ma il problema era un altro: Richard era famoso. Magari non a livello planetario, ma era comunque il bassista della band metalcore più in voga del momento. Cosa ci avrei fatto io a casa sua, in mezzo alla gente che frequentava, in un mondo nuovo che non comprendevo, a dibattermi come un pesce in una dimensione che mi era nuova e completamente estranea? Sapevo, dentro di me, che non ne sarebbe uscito niente di buono, né per me, né per Richard. Io non potevo essere controllata, non potevo essere messa in catene da nessuno perché avrei comunque trovato un modo per spezzare ogni legame e buttarmi a capofitto in un inferno che mi stava già tirando per i piedi quando andavo a dormire.

-Non ci voglio venire.- dissi, fredda.

-Le tue capacità decisionali di adesso sono pari a zero.- ribatté Richard – Tu vieni. Fine della storia.

Spalancai gli occhi, e stavo già per mettermi a urlare tutto il mio disappunto che mia madre mi afferò la mano

-Cara, lo stiamo facendo per te. Pensa che bello, poter stare a Londra, lontano da tutto quello che ti ha fatto del male …

-Mamma, sono io la causa dei problemi, non gli altri.

-Non importa.- si frappose nuovamente Richard – Abbiamo deciso che starai da me. Ascoltami, sorella: andrà tutto bene. Al massimo, vedila come una nuova occasione per pasticciare muri nuovi.

Ci scambiammo un sorriso di traverso che non avrebbe convinto nessuno e mamma aveva un'aria così stanca da farmi sentire straordinariamente in colpa, ma poi io tornai a incrociare le braccia

-Non capisco perché, però.

-Perché Birmingham ti sta rovinando, e noi non lo possiamo permettere.

Richard indugiò nell'accendersi una sigaretta, ma poi, come ricordandosi che c'era la mamma lì, la rimise nel pacchetto. Guardai a lungo mamma e fratello maggiore, dondolando i piedi. Non avevo nessuna voglia di andare a Londra, non quando il mio percorso di autodistruzione stava funzionando così bene, lì, a casa, ma contemporaneamente potevo figurarmi un altro percorso di morte londinese, che sarebbe stato ancora più rapido, distruttivo e invasivo di quello lento e soffocante intrapreso a Birmingham. A Londra avrei avuto tutte le possibilità del mondo di strafogarmi di vizi, molto di più di quanto potessi fare a casa mia, con Worsnop e le sue sostanze di bassa lega, con i ricordi soffocanti ad ogni angolo. Mi passai una mano tra i capelli e poi annuii

-Va bene.

-Va bene che vieni?

-Sì. Vengo a Londra. Ci sto.

Mamma sembrava molto felice, ma potevo vedere perfettamente come Richard fosse, da un lato sollevato, dall'altro messo in allerta dalla mia rapidità a cedere.

Osservai mamma che si alzava e andava di là mentre Richard mi si sedeva vicino. Aveva gli occhi molto segnati, molto più dell'ultima volta che l'avevo visto, affondati in un trucco pesante, e i denti ingialliti dalla nicotina.

-Senti, lo capisci che lo stiamo facendo per te?

-Certo.

Non lo guardavo mentre mi parlava, ma lui mi afferrò le spalle e mi costrinse a concentrarmi sul suo viso magro.

-Ti conosco, e conosco quell'espressione. Lo so cosa stai pensando. Ti stai già progettando una nuova via di distruzione a Londra, ma sappi già in partenza che non lo permetterò.

Avrei tanto voluto che lui avesse ragione. Avrei tanto voluto che mi salvasse, che mi proteggesse, che mi facesse diventare una ragazza normale, che mi rimettesse in carreggiata, eppure sapevo che da qualche parte dentro di me c'era qualcosa che lottava affinché io rimanessi la bastarda, il mostro, la depravata ragazzina che non aveva niente altro che la sua musica e il suo odio. Ero uno stupida, e lo sapevo benissimo. Una viziata, una cretina, un rigetto naturale di una società che non aveva più niente da dire. Volevo cambiare, ma non ce la facevo. Avevo provato a lottare contro me stessa, ma ogni volta ero caduta al suolo e mi ero fatta sempre più male. Mi ero convinta di essere un caso perso, di essere persa, oramai, in un mondo che sapevo prima o poi mi avrebbe uccisa. Mi odiavo, mi aborrivo da sola proprio per non essere in grado di essere forte e combattere contro tutto. Ero debole, e Richard lo sapeva. Ero da buttare via, me l'ero sempre detto.

-Richard … scusa.- sussurrai, abbassando la testa.

Lui sospirò rumorosamente e mi accarezzò i capelli, facendomi un lieve massaggio alla nuca.

-Ne uscirai in qualche modo.

-Ho paura di no. Ho paura di essere ormai troppo oltre.

-Non si è mai troppo oltre.- mi sorrise, col suo sorriso storto e cedette all'impulso di fumare – Mi prometti che ti impegnerai?

-Ci proverò. Scusami. E poi la mamma non vuole che fumi.

Fece una smorfia e mi scompigliò i capelli

-Fai le valigie che domani si parte. E non fare la moralista, non ci riesci bene.

-Richard …

-Sì?

-I tuoi compagni di band come sono?

-Simpatici, invadenti, rumorosi e straordinariamente fedeli al sottoscritto. Quindi preparati, non avrai vita semplice. Vorrano sapere tutto di te e ti controlleranno. In qualche modo ne uscirai, sorella.

Mi strinse affettuosamente la spalla e io sorrisi appena, alzandomi. Non ero molto stabile sulle gambe in quel momento.

-Sarà meglio che vada a fare i bagagli, allora.

Lui mi sorrise, ma proprio nel momento in cui stavo uscendo dalla stanza, la sua voce mi richiamò indietro.

-L'unica cosa è che … senti, quando andremo a Londra, stai lontana da Denis.

-Chi è?

-Il nostro cantante.

-E perché devo stargli lontana?

Lui tentennò un attimo, prima di scrollare le spalle e alzarsi

-Non è la migliore delle influenze. Non girargli troppo in giro.

Detto questo, uscì anche lui dalla cucina e io rimasi lì, all'inizio delle scale, a pensare a quello che mi aveva detto.

Chissà come mai, e maledetta me, non vedevo l'ora di conoscerlo, questo Denis.

***
Ciao! Eccoci qui con una nuova storia, dove ho voluto combinare la mia passione per il metalcore con una bella storia d'amore come vorrei che accadesse a me. Spero che vi sia piaciuta, mi raccomando, recensite, ci tengo moltissimo. Non so ancora bene che sviluppi prenderà ma per adesso lasciamo perdere ahah - il titolo è tratto dalla canzone Come For Me dei New Years Day. Che non sarà un capolavoro ma che è carinissima.
Baci e Stay Metal
Charlie xx

 

 

 

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Capitolo 2
*** Like A Rockstar ***


CAPITOLO SECONDO: LIKE A ROCKSTAR


See, I just want a little when that bass hits
Listen to my words: "don't do this"
Yeah, I'm not insecure, I'm stupid, so stupid

[Chase Atlantic – Like A Rockstar]

 

Midnight

 

Stavo girellando da quella che era ormai un'ora nella casa di Richard, toccando tutto e aprendo ogni porta che vedevo. Non mi aspettavavo una casa così grande, pulita e perfettamente ordinata, ricordandomi com'era solitamente disordinato quando ancora viveva con noi. Feci passare il dito su una foto con i membri della sua band appesa in bella mostra in salotto e mi chiesi dei quattro chi fosse il famoso Denis. Subito dopo, mi persi a guardare fuori dalla finestra, per poi tornare a bighellonare in giro, spiando il contenuto del frigo (e notando con mio disgusto un sacco di frutta e di broccoli), lanciandomi a peso morto nel suo letto ma evitando graziosamente di aprire i cassetti, nonostante fossi sicura di non trovare niente di sconveniente perché mio fratello, in fondo, era una persona noiosa, sfogliando rapidamente i libri accuratamente ordinati in una bella libreria di mogano (e qui pensai a quando a casa disseminava i suoi libri persino nella fruttiera), poi tornare nella camera a me assegnata e osservare con disgusto il mio stesso ordine nell'aver sistemato le mie valigie e il loro contenuto. Vestiti nell'armadio, trucchi sulla toeletta, quaderni, matite e libri negli scaffali vuoti. Tutto troppo perfetto per la sottoscritta, che era solita buttare tutto all'aria e vivere nel marasma, proiettandolo direttamente dalla sua testa nella sua camera che rispecchiava il mio essere disastrosa. Mi passai una mano tra i capelli e mi sedetti sul letto, sprofondando nel materasso e guardando fuori dalla finestra il cielo grigio.

Ero stranita, senza sapere bene come sentirmi. Forse contenta di aver cambiato, forse già nostalgica della mia Birmingham, forse stupita da me stessa, o forse semplicemente troppo stanca per poter pensare di nuovo di ribellarmi. Quanto da un lato ero sicura che Richard mi avrebbe aiutata nel mio percorso di riabilitazione mentale, quanto dall'altro non ero totalmente sicura di volerne uscire. Mi ero così assuefatta, così abituata a stare male e a dibattermi nella mia melma che non riuscivo proprio a figurarmi un'esistenza normale, una vita nei binari. Cosa avrei fatto io, quando sarei diventata una ragazza qualunque e non più il caso sociale? Come mi sarei adeguata alla nuova vita quando l'unica cosa che mi sembrava di essere in grado di fare era autodistruggermi? Ero in quel limbo in cui niente mi pareva appetibile, in cui rimanevo a girarmi i pollici e in cui mi dicevo “e tu, che fine farai? Quando tutti avranno la loro laurea, il loro lavoro, la loro famiglia, tu, dove sarai?”. Sicuramente sola, sicuramente triste e pentita di essermi bruciata l'adolescenza, di essermi pugnalata da sola quando avrei potuto avere tutto. Sarebbe stata solamente colpa mia, mi ero firmata la fine con le mie stesse mani. Non avevo avuto madri assenti, abusi, tragedie che avrebbero potuto darmi una scusa: no, avevo fatto tutto da sola. Avevo scelto la via più semplice e distruttiva nell'illusoria certezza di star vivendo davvero la mia vita, quando non stavo facendo altro che dissanguarmi ridendo e scherzando. Stupida, ecco cos'ero.

Mi alzai da letto a malincuore e mi spogliai degli abiti del viaggio, osservando curiosamente la bella toeletta rosa pallido. Che poi, cosa se ne facesse Richard di una toeletta rosa pallido dovevo ancora capirlo. Continuavo a guardare fuori dalla finestra mentre tentavo di darmi una spazzolata ai capelli e intanto pensavo a quel famoso Denis dal quale dovevo tentare di stare alla larga. Conoscendomi, a meno che non fosse proprio un cretino, gli sarei subito ronzata attorno ma quella volta volevo cercare di rendere fiero Richard e di stare a distanza da tutti. Risi da sola. Come no, io non ero capace a stare lontana dai guai, e non ero nemmeno capace a stare troppo lontana da ragazzi possibilmente affascinanti. Quando ancora andavo a scuola, mi davano della tipa facile e io non mi sono mai offesa. D'altronde, era perfettamente vero. Io ero una tipa molto, troppo, facile. E non mi scandalizzavo. Avevo compiuto vent'anni che non era molto, e la mia fama non era diminuita. Non che io facessi molto per farla diminuire, a essere sinceri, anche se nell'ultimo periodo mi ero ripromessa che avrei tentato di mettermi un freno. Ovviamente, più facile a dirsi che a farsi. Probabilmente anche all'università che stavo frequentando le voci sul mio conto erano tante, ma, di nuovo, non mi importava: ero troppo oltre per formalizzarmi di qualche battuta cattiva o di qualche occhiata piena di ribrezzo.

Ma, a parte tutto, lo dovevo fare almeno per Richard. Non sia mai che mia sorella vada a letto con i miei compagni di band, avrebbe detto. E lui, a differenza mia, era un tipo che si faceva un mucchio di problemi.

Appoggiai la fronte al vetro della finestra. Sì, Richard si faceva un mucchio di problemi ma evidentemente non se n'era fatto troppi quando aveva pensato di portarmi a casa sua, che condivideva con uno dei suoi bandmates. Che sicuramente (e sfortunatamente) non era Denis, ma che speravo fosse un tipo alla mano, e che non si formalizzasse troppo a vedere una ragazza che girava semi nuda per casa. Sì, io solitamente giravo in mutande a casa mia e non avevo intenzione di cambiare abitudini solo perché ero a Londra e c'era un estraneo in casa. Infatti, in quel momento, ero in mutande, con uno chignon mal fatto e il trucco un po' rovinato.

Quanto da un lato ero curiosa di conoscere il mio prossimo coinquilino, Denis, e l'ultimo componente della band, dall'altro ne ero un po' spaventata. E se fossero stati tutti dei darkettoni come Richard, con la lacrima facile e la tendenza a deprimersi? E se fossero diventati tutti una manica di fratelli maggiori pronti a difendermi a spada tratta e a non farmi nemmeno respirare? E se invece fossero stati degli zotici … no, beh, quello non mi importava. Preferivo sicuramente uno zotico con la cannottiera unta ma con la risata sincera che qualche tizio palestrato in giacca e cravatta. Anche perché il suddetto palestrato in giacca e cravatta non avrebbe mai guardato una ragazzina ossuta e rovinata come ero io, mentre lo zotico unto e simpatico ci avrebbe fatto un pensierino.

Sentii la porta di casa aprirsi e mi fiondai in sala, pronta a fare la brava sorella affettuosa, cosa che non ero da tanti anni. Ma il tizio alto e secco che era entrato non era Richard. E io ero mezza nuda, spettinata e col trucco sciolto.

-Oh, ciao.- disse il tizio – Devi essere la sorella di Richard.

Aveva una voce vagamente sognante e cantilenante, con quel classico accento scozzese che avresti riconosciuto tra mille. Notai con piacere che non arrossì né si soffermò a osservare il fatto che fossi in biancheria.

-Ciao, sì, sono io. Midnight, piacere.

Gli porsi una mano, che lui strinse lentamente

-Andrew.- aveva un sorriso leggermente ebete.

-Senti, ti scandalizzi se resto in mutande?- misi subito le cose in chiaro, con il mio sorriso migliore. Intanto Andrew non mi sembrava il tipo che potesse attentare alla mia virtù. Più probabile il contrario, perché più lo vedevo, più lo trovavo carino. Magari non un adone, ma carino.

-James solitamente gira nudo, quindi non ti preoccupare.- si strinse nelle spalle.

James doveva essere l'ultimo componente della band. Se gira nudo, beh, speriamo almeno che sia un bello spettacolo, pensai.

Andrew si tolse il chiodo di pelle e scalzò le scarpe, strascicando i piedi verso il divano, dove sprofondò e si accese una sigaretta. Sigaretta che ben presto mi resi conto essere uno spinello. Mi sedetti accanto a lui e sbattei lentamente gli occhi.

-Condivisione?

Lui mi guardò a lungo. Aveva gli occhi verdi molto pallidi e i capelli lunghi, chiari, che gli cadevano sul viso dandogli un'aria estremamente darkettona. Non mi stupii che viveva con mio fratello.

-Scusa, sorella, ma Richard mi ha detto di non darti spinelli o cose simili.

-Non lo saprà mai!- trillai, facendomi un po' più vicina e cercando di mettere in evidenza il fatto che fossi semi nuda per convincerlo. Ma capii subito che l'arma della bellezza femminile con lui non avrebbe attecchito, perché mi ignorò e si limitò a scuotere il capo

-Non posso, mi dispiace. Richard si fida di me. Senti, io sarei il primo ad offrirtelo, in segno di pace, ma capiscimi, non posso tradire tuo fratello.

Sbuffai e mi ritirai. Non immaginavo che Richard avesse quest'ascendenza sui suoi bandmates. Lui continuò a fumare pacifico. Sorrideva, e io pensai che questo si era fottuto il cervello peggio di me. E pensare che Worsnop vendeva sostanze schifose, ma io non mi ero mai ridotta così male come Andrew. Sembrava andato completo.

-Tu che ruolo ricopri nella band?- chiesi. Mi rimaneva solo fare conversazione, se non potevo scroccare l'erba.

-Chitarrista. Il nostro lyricist principale è Denis, io e Richard solitamente componiamo la musica. James ci da una mano. Tu suoni?

-Strimpello la chitarra. Magari mi potresti insegnare qualche tecnica.- cinguettai, e sbattei appena le ciglia, in barba alle mie promesse di non circuire i bandmates di mio fratello.

-Certo.- lui mi porse il cinque da battere e io sorrisi un pochino – Stasera Richard ha invitato a cena James e Denis. Magari vorrai vestirti.

Risi, gettando indietro la testa e annuii

-Ricevuto, mi vestirò.

-No, davvero, sorella, io non mi formalizzo ma sai, Denis è uno che fa un sacco di battute volgari, e magari … - blaterò, con gli occhi svagati e la voce cantilenante.

-Ah sì? Ma io non mi scandalizzo di fronte a qualche battuta. Dimmi di più di Denis. Che tipo è?

Andrew mi lanciò una lunga occhiata e scosse appena la testa

-Ogni tanto va fuori di testa. Ma sai, lui non si fa le canne, ci va giù più pesante … - interessante. Molto interessante – Quindi non è pacifico … però è bravo, eh, è un bravo amico … solo che … a volte …

-Tranquillo. Lo conoscerò e mi farò un'opinione.

Gli feci un leggero pat pat sulla testa e lui mi porse il pugnetto da battere. Ricambiai e sorrisi. Andrew mi piaceva, e mi era simpatico. Ero sicura che sarei riuscito a convincerlo anche a darmi una canna, prima o poi, eludendo la sorveglianza di Richard. Richard, che in quel momento entrò e mi abbaiò subito contro

-Midnight! Ma ti pare? Vestiti!

-Sei noioso!

-No, sono civile!

Mi alzai e andai comunque ad abbracciarlo. Eravamo entrambi molto bassi, molto magri, molto truccati e molto emo.

-Che carini che siete.- biascicò Andrew – Siete così emo.

Richard fulminò il suo amico

-Andrew, ti avevo detto di limitare il consumo di cannabis.

Andrew abbassò la testa, affranto e io mi chiesi intanto da quando mio fratello fosse diventato così moralista, e secondo, da quando avesse anche tutto questo potere sulle persone. Io me lo ricordavo a scuola, vittima dei bulli e delle malelingue, non pensavo che il vecchio, timido, impacciato Richard potesse diventare una piccola macchina da guerra formato tascabile.

-Scusa. Ma non ne ho fumate tante, giuro. E comunque … non so … sai … le margherite oggi erano blu, al parco ...

Chissà come mai, credergli fu davvero difficile. Richard fece per ribattere ma poi sembrò ripensarci e stampò un bacio sulla fronte di Andrew.

-Forza, gente, tra poco arriveranno James e Denis. Dobbiamo preparare la cena e mettere tavola. Andrew, vai a comprare le birre che non ne abbiamo più. Io comincio a preparare un pie di carne, Midnight ...

-Fratello, pensavo fossi una rockstar di fama internazionale, non una casalinga disperata.- lo punzecchiai.

Mi lanciò un'occhiataccia, ma stava sorridendo.

-Sono fantastico in entrambi i campi, e te ne accorgerai. Vatti a lavare via tutto quel trucco, fatti una doccia e vestiti.

Proprio mentre stavo andando in camera a prendere il necessario per la doccia, sentimmo squillare il campanello e siccome mi parve che Andrew fosse troppo andato per accorgersene e Richard aveva già le mani impegnate, decisi di andare io ad aprire. D'altronde, quella sarebbe stata la mia nuova casa per un po'.

Spalancai allegramente la porta, senza ricordarmi di essere praticamente nuda e davanti a me vidi un ragazzo.

-Ciao!- disse, e anche lui non sembrava particolarmente scandalizzato dalla mia mise poco seria – Devi essere Midnight. Io sono James.

-Sì, ciao. Piacere.- trillai, facendomi da parte per farlo passare quando mi resi conto che c'era un altro ragazzo, dietro. Che mi guardava con aria di scherno.

-Oh, la sorellina ribelle.- ghignò. Si fece avanti e mi squadrò a lungo – Speravo in un fisico migliore, a dire in vero.

-Scusa, tu saresti?- chiesi, gelida.

-Denis, tesoro. Sono Denis.

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Capitolo 3
*** Join The Club ***


CAPITOLO TERZO: JOIN THE CLUB

Do you think you're the only one who feels the way you do?
We're all fifty shades of fucked up;
Well, join the club, yeah, join the club.

[Bring Me The Horizon – Join The Club]

 

 

Midnight

 

-Wow, così sei ancora più sexy.

Questa fu la frase che mi accolse una volta che fui tornata in sala con addosso degli abiti, il trucco sistemato e i capelli pettinati. Denis mi guardava dal divano con un sorrisetto idiota stampato sul viso. Gli feci il medio e mi lasciai cadere su una poltrona, accavallando le gambe e lanciandogli una delle mie famose occhiatacce. Ma, mentre da un lato lo trovavo già un cretino al quale sarei stata ben distante, dall'altro non potevo fare altro che figurarmi a letto con lui. Non sono mai stata una persona prona a farsi problemi sul sesso, e ancora meno a questionare il fatto di essere attratta o meno da un ragazzo. Quindi, nonostante provassi già una certa avversione per le sue battutine di cattivo gusto o i sorrisini sarcastici, ero anche concentrata a valutare la sua bellezza schietta e a pensare che dio, se solo fosse stato un po' meno antipatico …

-Denis, ti ricordo che stai parlando a mia sorella.- lo gelò Richard, entrando in sala con il pie di carne. Mi dovetti ricredere sulle abilità da casalinga di mio fratello: era veramente in gamba a maneggiare vassoi e cominciare a servire in tavola.

-Dai, Ricky, sono sicuro che Midnight non si scandalizza. Non mi sembra il tipo.- continuò Denis, e trovai che aveva un modo di dire il mio nome che era straordinariamente sensuale, con quell'accento straniero e quella voce assurdamente dolce. Avevo sentito qualcuna delle canzoni della loro band, e avevo sempre trovato la voce del cantante morbida e melodica, nonostante le urla e i growl che costellavano i loro pezzi. Ma sentirlo parlare era una pura melodia per le orecchie.

-Penso allora che non ti scandalizzi nemmeno tu se ti dico che se ti tappassi quella fogna di bocca saresti il triplo più sexy, no?- sbottai, alzandomi di scatto dalla poltrona e andando a sedermi a tavola.

-Mi trovi carino, dolcezza?- continuò lui, sedendosi di fronte a me.

-Ti trovo un idiota. Contento, adesso?- conclusi, assaltando la mia fetta di pie.

-Midnight, cerca di mangiare come una persona normale.- mi sgridò subito Richard – Stai sporcando tutta la tovaglia.

Sbuffai e roteai gli occhi al cielo. Sapevo di non essere esattamente una finezza a tavola, ma non mi sembrava il momento per mio fratello di rimproverarmi. Non davanti a Denis, perlomeno.

Rallentai un attimo il ritmo di divoro del cibo per osservare i ragazzi. Richard mangiava civilmente. Andrew giocherellava con la forchetta. James e Denis sembravano due maiali. Non capivo perché mio fratello se la dovesse prendere con me quando praticamente conviveva con delle bestie.

-Allora, Midnight. Ci sono giunte voci che non sei esattamente una santarellina.- attaccò Denis, guardandomi fissa negli occhi.

Richard lo fulminò, ma lui parve non accorgersene.

-No, per niente.- sorrisi io – E ve ne accorgerete presto.

-Hey, il coniglietto tira fuori i dentoni.- sghignazzò Denis.

-Già. E il coniglietto morde. Eccome se morde.- ribattei.

-Conigli? Ci sono dei conigli? Dove?- Andrew tirò su la testa dal piatto, guardandosi intorno – Ma io non li vedo. Ricky, dove sono i coniglietti? Ne adottiamo uno?

-Non ci sono conigli, Drew. Mangia.- disse in coro perfetto il resto della band.

-Ma i conigli …

-Mangia!

-Dai, che poi si raffredda e fa schifo.- sospirò Richard, dandogli una leggera carezza sulla spalla – Semmai ne parleremo, sull'adozione del coniglio.

Andrew sembrò sollevato e tornò a giocare col cibo.

-Denis, potresti anche piantarla di fare il cafone.- commentò James – Senti, Midnight, ti disturba vedere un uomo nudo?

Prima che mio fratello potesse saltargli alla gola, Denis si premurò di dire

-Non credo, immagino ne abbia già visti in abbondanza.

Di nuovo battendo sul tempo Richard, io incrociai le braccia al petto

-Vorresti anche solo essere uno di quelli, ma non credo che avrai mai l'onore di vedere nuda la sottoscritta.

-Ah no?- Denis si sporse verso di me, e dio, un brivido mi percorse la spina dorsale. Potevo fare l'arrogante quanto volevo, ma quel giovane uomo era di quanto più erotico avessi mai visto. Anche con la maglietta sbrindellata, la collana al collo e gli occhi lucenti – Ne sei così sicura, dolcezza?

-Non mi concedo a un cretino.- mi sporsi anche io verso di lui, cercando di sostenere il suo sguardo. Aveva gli occhi ambrati, con delle deliziose pagliuzze dorate, luccicanti, impreziositi da lunghe ciglia femminee. Belli, nonostante tutto. Ti catturavano, ti calamitavano anche se l'ultima cosa che volevo in quel momento era essere calamitata da quell'idiota.

-Scommettiamo che entrerai nel mio letto e piangerai per non esserti concessa prima?- mi provocò Denis.

-Scommettiamo che sarai tu a pregarmi di venire a letto con te e quando tu sarai lì in ginocchio io ti sputerò in faccia?- ribattei io.

Denis stava per continuare la diatriba che James gli tirò un pugno in testa, mentre Richard gli dava un calcio nello stinco.

-Piantala, Denis! Ti pare il modo di parlare a una ragazza?!- gli urlò James, per poi rivolgersi verso di me – Scusalo, è un cretino patentato.

-E non provare più a trattare così mia sorella!- strillò Richard – Denis, giuro che ti caccio di casa! E tu, Midnight, non dargli corda.

-E' lei che ha iniziato!- sbottò lui.

-E' lui che ha iniziato!- sbottai io in sincrono.

Ci guardammo, e i suoi stupendi occhi ambrati erano diventati due capocchie di spillo, come immaginavo fossero anche i miei

-Allora, coniglietto dentone, vuoi giocare?

-Voglio sbranare, non voglio solo giocare.

Richard stava già per ricominciare a strepitare come una donna che Andrew intervenne

-Oh, sono tornati i conigli! Che bello. Ricky, ce le abbiamo le carote?

 

Denis

 

Stavo tornando a casa insieme a James, fumando una sigaretta e tentando di ignorare l'aria torva del mio batterista. Dopo un po' che camminavamo, ruppi il silenzio

-Oh, okay. Che c'è? Cosa ho fatto?

James mi diede una leggera spinta e scosse la testa, grattandosi la zazzera bionda.

-C'è che sei un cafone maleducato, Denis. Eravamo a casa di Richard, e tu gli hai insultato la sorella come se fosse una delle sgualdrine che ti porti a letto. Cosa che non meriterebbero nemmeno loro, ma a maggior ragione la sorella di Richard. Hai profondamente mancato di rispetto a entrambi, e se ti lei non te ne frega niente, dovrebbe fregartene qualcosa di lui.

Roteai gli occhi al cielo, perché obbiettivamente aveva tutte le ragioni. Volevo bene a Richard, e non volevo essere irrispettoso nei suoi confronti, ma quella ragazza, quella Midnight … non sapevo cosa avessi provato nel momento in cui avevo incontrato i suoi occhioni violetti pesantemente truccati. Mi si era smosso qualcosa a livello inconscio che mi aveva portato a rovesciarle addosso tutte le mie battute di cattivo gusto. L'avevo sentita più vicina a me di quanto volessi ammettere, perché era palesemente diversa da tutte le ragazze che avevo conosciuto, aveva una volgarità, una schiettezza, una rabbia repressa in quegli occhi che mi aveva colpito. Glielo leggevi in quelle iridi sbagliate che c'era qualcosa che non andava, che aveva realmente qualcosa da dire, che aveva dei motivi per presentarsi nuda davanti a degli estranei, che … non sapevo nemmeno io bene cosa pensare di lei, della sua voce roca, del suo atteggiamento sprezzante, delle sue risate rumorose.

-E allora te che giravi nudo?- ribattei.

-Cosa c'entra.- James si strinse nelle spalle – Io vestito non ci resto. Tanto valeva che capisse subito come funzionano le cose. Almeno io non le ho dato della puttana.

-Mi dava sui nervi, okay?- tentai di difendermi – Con quell'atteggiamento.

-E' il tuo stesso atteggiamento. Arrogante, volgare e spaccone.- disse James, con la sua aria da saggio – Comunque, a me pareva una ragazza simpatica e alla mano.

-Sì, come no. Era una cretina insopportabile.- sbuffai, anche se ero il primo a pensare che avrei disperatamente voluto rivederla. Non era la solita ragazza bellissima, come quelle di cui mi circondavo. Era bassa, ossuta, con un taglio emo passato di moda, le ciocche rosa e un trucco mal fatto sulla faccetta rotonda: niente di speciale, di sexy, o di fascinoso. Eppure, il fascino ce lo aveva eccome. E che fossero gli occhi, la voce, il tono o addirittura anche lo stesso taglio di capelli, non avrei saputo dirlo. Sapevo solo che volevo rivederla, prenderla ancora in giro, sentire ancora i suoi insulti, magari ridere di lei. Magari toccarla, e sentire se aveva le pelle morbida, fredda, calda.

-Denis, ti conosco, e lo so quando menti.- mi rimproverò subito James – Quindi, ammettilo: ti piaceva, la ragazzina.

-No!- strillai subito. Poi James mi guardò con quel suo modo speciale e retrocedei – Non mi piace. Ma mi intriga. Contento?

-Sarò contento quando il tuo concetto di intrigo non coinciderà con una carrellata di insulti gratuiti all'indirizzo di una ventenne.

Ci guardammo e ci demmo una spinta amichevole. Calciai una lattina e mi passai una mano tra i capelli.

-Secondo te Richard sarà tanto arrabbiato?

-Beh, fossi in lui, sarei semplicemente furioso.

-Che poi non ho capito perché si è portato la sorella a Londra.

-E' una ragazza che ha avuto dei problemi, Denis. È anche questo il motivo per cui noi dovremmo aiutarla e non aizzarla.

-Sono stato un cretino?

-Lo sei sempre, Shostakovich.

Sorrisi appena e camminammo ancora per un po' in silenzio. Sapevo che il giorno dopo avrei dovuto scusarmi col mio bassista, ma sapevo anche che non l'avrei fatto. Ero un bastardo, e lo sapevo, ma mi chiedevo cosa avrebbero potuto aspettarsi da un ragazzo che dalla violenta periferia ucraina si era ritrovato sbattuto a Londra. Che c'entrava, anche io avevo i miei demoni che risalivano dai tempi di Donetsk, le mie paure, i miei problemi e quella ragazzina emo sembrava avere mostri rinchiusi negli occhi che mi ricordavano i miei, di mostri. Quella tendenza ad attaccare, quel lampo tempestoso, quell'arroganza un po' da periferia, di chi crede di avere il mondo in mano ma palesemente non ha altro che un pugno di cenere e una bottiglia vuota. Mi chiesi chi fosse davvero quella ragazza. Quali fossero stati i suoi problemi. Cosa nascondesse.

-Jimmy, lo sai che io non sono bravo ad aiutare le persone.

-Ma potresti sempre evitare di creare danni.

Un punto a James. Mi fermai, perché ormai eravamo arrivati davanti a casa mia e mi grattai il retro del collo, incerto.

-Я в раздрае, ты знаешь.- mormorai io.

-E io non parlo russo, cocco. Cosa hai detto?

Non gli risposi. Sapevo di essere un disastro, l'avevo sempre saputo e in fondo non c'ero mai davvero venuto a patti. Come non ero venuto a patti con la madre che avevo lasciato in Ucraina, e che continuava a dirmi perché non ero andato all'università invece che andarmene in Inghilterra a cantare. Col fratello morto suicida troppi anni prima. Con la sfrenatezza di una vita che non sentivo ancora totalmente mia.

-Niente, Jimmy.- sorrisi, ma faceva male – Niente di importante. Ci vediamo domani in studio?

-Puoi dirlo. Buonanotte.

-'Notte.

Lo guardai allontanarsi lungo la via, prima di entrare in casa e chiedermi perché fossi un disastro. Perché fossi fottuto dentro. E perché semplicemente quella ragazza avesse gli occhi che urlavano di essere salvati.

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Capitolo 4
*** Reckless & Relentless ***


CAPITOLO QUARTO: RECKLESS & RELENTLESS

I am rock and roll
Livin' the life that you can only dream of
I am rock and roll
At it's fucking finest

[Asking Alexandria – Reckless And Relentless]

 

Denis

 

Il nuovo pezzo era davvero forte, e sia io che i ragazzi ne eravamo entusiasti. Mi permettevo di pensare che io fossi anche un pochino più entusiasta di loro proprio perché quella canzone parlava di me. Sì, di Denis, dell'Ucraina, del mio passato, di mio fratello, della gente che avevo lasciato laggiù. Non sarà stato sicuramente esplicito ma quando avevo scritto quei versi (di notte fonda, stravaccato sul letto, una montagna di cicche accanto e una bottiglia di vodka sul pavimento) pensavo solamente a me stesso. A quello che avevo vissuto, a come mi ero comportato, a come avevo affrontato la mia vita. Avevo riversato il mio carattere, i miei problemi, i miei dubbi in quello che sarebbe stato sicuramente il singolo che avrebbe infiammato il nuovo disco. Sapevamo già come lo avremmo chiamato “Just some boys”, perché quel nostro nuovo album avrebbe sicuramente parlato di tutti noi. Delle dipendenze di Andrew, della fragilità di Richard, della famiglia disastrata di James, della mia rabbia mai repressa. Avevamo scritto tutto quello che ci aveva segnati fino a quel momento, mischiandolo con una sana dose di metalcore e una certa cattiveria nichilista di fondo che era il marchio di fabbrica dei Questioning Virginia. Dannazione, eravamo la band che avrebbe segnato un'epoca, lo sapevo e l'avrei sempre sostenuto. Avevamo torme di fans sofferenti che aspettavano solo una nostra nuova canzone per tornare a vivere, una nostra intervista per ridere. Sapevo con chi avevo a che fare, sapevo cosa cercavano i nostri fans e noi eravamo pronti a dare tutto perché anche noi quattro eravamo stati così: soli, sfiduciati, depressi, spaventati, forse anche spezzati. Anche noi avevamo cercato nella musica la nostra vita, sapevamo cosa voleva dire essere traditi dalla propria band preferita: noi non avremmo mai tradito i nostri fans buttandoci sul commerciale. Eravamo il metalcore, il post-hardcore ce l'avevamo nel sangue, l'etica emo era il nostro credo. Eravamo la fottuta band più in gamba del momento.

-Mi piace questo verso.- commentò James, mettendo da parte i fogli dove avevo febbrilmente scritto la mia vita – Ci starebbe un breakdown, secondo me.

-Sono d'accordo.- intervenne Richard, ma era freddo, e a stento mi guardava – Drew, vuoi provare a farci sentire quello che avevi in mente?

Andrew, prendendosi tutto il tempo del mondo, prese la chitarra e attaccò con un bel riff. Scollegato da tutto e fuso, come era lui, ma pur sempre valido. Andrew era andato completo, ma era un chitarrista come ce n'erano pochi. Quelle dita lunghe e un po' storte tiravano fuori degli assoli da brivido e io e i ragazzi ascoltammo curiosi i pezzetti che aveva ideato.

-E' un buon materiale.- dissi io – Dovremmo trovare un modo per usare tutto.

-Non c'è bisogno di concentrare tutto in un unico pezzo. Possiamo anche ricreare nuove melodie partendo dalla base che ha proposto Drew.- mi gelò Richard. Dire che era furioso era un eufemismo, ma, cazzo, non era colpa mia. Era quella Midnight che mi mandava fuori fase.

-Ricky, senti …

-Denis, evita, per piacere. Non sono in vena di discutere con te dopo quello che hai fatto ieri.

Richard era molto basso, molto magro, molto truccato e solitamente era la mamma del gruppo, ma, come ogni mamma che si rispetti, faceva anche una certa paura.

-Ragazzi, stiamo calmi.- intervenne James – Oggi avevamo detto che ci dedicavamo alla musica. Le liti, le lasciamo a dopo.

Io feci per ribattere, ma l'occhiata fulminante del mio batterista mi fece tacere subito.

-Non litigate … - se ne uscì Andrew, scostandosi i capelli dal viso magro – Se no poi il coniglio potrebbe spaventarsi.

-Gli hai comprato un coniglio?!- sbottammo io e James all'indirizzo di Richard.

Lui si limitò ad alzare le mani

-Gli ho solo fatto intendere che potremmo prenderne uno, non attaccate subito, bestioni! E pensiamo piuttosto a darci da fare!

Lasciammo perdere liti in sospeso e conigli da adottare, e ci concentrammo a suonare. Nonostante ci fosse palesemente del nervosismo in sala, riuscimmo comunque a buttare giù delle idee niente male e a registrare addirittura tutta la batteria e il basso per ben due pezzi. Mi ero quasi convinto che sarei riuscito a scamparmela, che verso fine giornata, quando ormai avevo la voce roca e la voglia matta di bere una birra e dormire, Richard si avvicinò.

Ci guardammo un attimo negli occhi prima che io alzassi le mani in segno di resa

-Okay, drama queen, sono stato poco carino nei confronti di tua sorella.

-Poco carino?!- sbottò lui – Denis, l'hai trattata come una sgualdrina! Cosa che lei non è affatto. Okay, va bene, non sarà una suora ma tu non ti devi comunque permettere di parlarle in quel modo.

Sbuffai e roteai gli occhi al cielo, lasciandomi cadere per terra tra i cavi delle chitarre.

-Ricky, senti, lo sai come sono fatto. Non sono bravo a stare zitto, e a …

-Dovresti imparare, allora.- si piantò di fronte a me a braccia incrociate – Le ragazze non sono dei giocattoli con cui ti diverti una notte e poi le puoi buttare via. Sono persone, come te e me, per questo devi mostrare loro rispetto e non giocare con loro e trattarle male. Questo discorso vale per tutte, ma in particolar modo per Midnight. Denis, ti ricordo che l'ho fatta venire qui a Londra per aiutarla, non per aizzarla.

-Semmai è lei che aizza me!- mi lamentai – Anche lei mi insultava!

-Ha vent'anni, idiota! Ed è problematica. Pensi che sia facile per me ammettere che fosse una tossica? Che soffrisse di depressione? Che l'avessero ricoverata in una clinica psichiatrica? Non lo è! Ma prima di tutto, prima di essere una ragazzina sbalestrata, arrogante e quant'altro, è mia sorella e io le voglio bene, mi sono ripromesso di aiutarla e di starle vicino visto che quando ne aveva realmente bisogno io non c'ero perché ero qui con voi a costruirmi la mia carriera con i Questioning Virginia. Se permetti, voglio essere un faro nella vita di Midnight e tu, in qualità di amico, dovresti aiutarmi a difenderla da sé stessa. Non istigarla a comportarsi male!

Ho sempre ammirato Richard per il fatto di riuscire a controllarsi sempre, e anche in quel frangente era molto più lucido di quanto sarei stato io al posto suo. Aveva ragione, non lo negavo, ma io mi ero ritrovato completamente sopraffatto da Midnight e dai suoi occhi viola da non riuscire più a ragionare lucidamente. Lo ascoltai e mi resi conto che gli occhi di lei parlavano chiaramente di tutte le sofferenze che aveva passato, e di nuovo non potei fare a meno di pensare a me stesso quando me n'ero andato via da Donetsk. Ero come lei, ma io non avevo nessun Richard a proteggermi da me stesso, visto che il mio, di fratello maggiore, si era impiccato quando io avevo quindici anni. Mi veniva ancora difficile venire davvero a patti con la sua morte, nonostante fossero passati dieci anni. Ma quando entri in casa da scuola e trovi tuo fratello ventenne che penzola in salotto con ai piedi una lettera con scritto “scusa mamma, scusa Denisoch'ka”, sinceramente crescere normale diventava dannatamente complicato. Io non ero normale, e anche se a volte mi piaceva dare la colpa alla mia adolescenza disastrata in un'Ucraina bastarda, spesso mi rendevo conto di essere io il vero artefice della mia disfatta.

-Cosa devo fare, allora?- sbottai.

-Devi solo lasciarla in pace!

Annuii, ma sapevo da solo che non ce l'avrei mai fatta. Ci avrei provato, ma mi conoscevo e sapevo che il mio istinto sarebbe stato quello di trascinarla dietro di me e alla terra bruciata che mi lasciavo intorno. Ero un caso umano e anche lei lo era, ma quello non mi avrebbe fermato dal cercare di capire davvero chi fosse e cosa cercasse. Era troppo simile a me per poterla davvero lasciarla andare.

 

Midnight

 

La prima grande domanda che mi ero posta stando in casa di Richard, oltre al perché avesse una toeletta rosa confetto, era perché lui e Andrew dormissero insieme. Era un loft gigante, ci sarebbe stato tutto lo spazio per due camere da letto e invece la sera prima erano tranquillamente entrati nella stessa stanza. Pensai che forse la mia stanza in realtà fosse quella di Andrew, anche se mi sembrava troppo “normale” per un cannato totale affascinato dai conigli. In realtà, mi ero anche chiesta perché quella mattina Richard avesse stampato un bacio sulla fronte del suo chitarrista, e il barlume di idea che forse stessero insieme mi attraversò il cervello. Cancellai subito quella sciocca idea: l'avrei saputo se mio fratello fosse stato gay! Me l'avrebbe detto. Che poi non l'avessi mai, mai, mai visto con una ragazza non c'entrava: era timido e poi con tutto quel trucco che aveva in faccia e quei vestiti emo non avrà avuto sicuramente chissà che fanclub di donne ai suoi piedi.

Comunque, in quel momento, i miei problemi erano degli altri: i ragazzi mi avevano detto che quella sera ci sarebbe stata una festa, e siccome Richard aveva paura a lasciarmi a casa da sola, sarei andata anche io con loro. Ero entusiasta: una festa a Londra con le rockstar più in voga del momento? Non potevo crederci. Avrei conosciuto i membri di un sacco di gruppi metalcore del momento, come i Take Out The Horizon, per i quali avevo una predilizione speciale. Per non parlare degli Speaking With Sirens. Ero in mutande di fronte all'armadio alla ricerca dei vestiti. Avevo deciso che avrei fatto morire Denis d'invidia per avermi trattata così male la sera prima e che, Richard permettendo, sarei andata a ronzare attorno ai Take Out The Horizon. Se non sbagliavo, avevano pure fatto un tour europeo con i Questioning Virginia, quindi presentandomi come la sorella di Richard Olson sicuramente mi avrebbe aiutato a farmi calcolare dalla mia band preferita. Quello stupido di Denis sarebbe rimasto a bocca aperta, ma io lo avrei ignorato tutta la sera. Volevo vedere che si mangiava le mani, quel cafone insopportabile.

Quando infatti Richard e Andrew rincasarono, io li aspettavo con la mia super mise che avrebbe dovuto fare strage di cuori.

-Midnight Elizabeth Olson, vatti subito a cambiare!

Lo strillo di Richard rimbombò immediatamente per tutto il loft.

-Richard, ho vent'anni, non dodici! Mi vesto come mi pare. E poi cosa vuoi, farmi andare vestita da suora a una festa con i Take Out The Horizon?

-Appunto! Se non ti cambi, chiamo la mamma!

-Non ci provare!

-Mi vuoi sfidare?

-Calma, ragazzi, calma.- intervenne pacifico Andrew – Va tutto bene. Sorella, Ricky intendeva solamente che magari alcuni potrebbero guardarti in modo non proprio carino … lo diceva per il tuo bene …

Era strafatto, ma mi sembrava ragionasse più lucidamente di mio fratello.

Li guardai con aria di sfida

-So difendermi da sola, grazie.

-Non mi importa, Midnight, tu così non ci vai alla festa.

-Invece sì! Faccio quello che voglio, e se ho intenzione di sbattermi uno dei Take Out The Horizon lo farò!

-Senti, Elizabeth …

-Non chiamarmi Elizabeth!

-Non me ne frega niente, tu stai lontana dai Take Out The Horizon più di quanto devi stare lontana da quel caprone di Denis. Lo sappiamo tutti che Sykes è un pervertito e …

Oddio, solo il nome di Asher Sykes mi fece battere il cuore. Oltre che essere il mio cantante preferito, era anche di una bellezza stratosferica. La sola idea di essere nella stessa stanza con lui mi faceva annodare lo stomaco dalla gioia. Altro che quel cretino di Denis.

Io e Richard stavamo per continuare a litigare come dei cani rabbiosi, che il campanello trillò e Andrew aprì la porta.

-Gente, ci siamo? Se non ci sbrighiamo la festa inizia senza di noi.- James fece capolino dall'uscio. Notai con piacere che non fece nessun commento sul mio abbigliamento. Cosa che invece Denis fece subito, fischiando.

-Facciamo strage di cuori, Midnight? Farei follie per te, stasera.

-Vorresti, Denis.

Sì, lui vorrebbe, e io vorrei saltargli addosso seduta stante, pensai. Con la camicia slacciata, gli skinny jeans aderentissimi, i capelli spettinati ad arte e la collana sul petto nudo era semplicemente uno spettacolo. Ma non potevo cadere nelle sue grinfie. Non quando probabilmente Asher Sykes e i Take Out The Horizon mi avrebbero aspettato alla festa. Quindi mi limitai a dare un'ultima pettinata ai capelli e mi avviai verso la porta ancheggiando sui tacchi vertiginosi.

Quando gli passai vicino, sentii il suo forte profumo di sigaretta, colonia e menta, e la testa mi girò per un attimo. Gli feci un sorrisino

-Vediamo chi conquisterai, stasera.- sussurrai.

-E' tutto da vedere, dolcezza.- disse lui di rimando, e quegli occhi mi incendiarono letteralmente.

Richard, in compenso, si mise a strillare come un'aquila.

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Capitolo 5
*** Just A Slave To Rock'n'Roll ***


CAPITOLO CINQUE: JUST A SLAVE TO ROCK'N'ROLL

 

You might be the first for the evening
But you sure ain't the last
Another temporary lover whose lovin' never lasts
It's rock and roll and we love it that way

[Asking Alexandria – Just A Slave Of Rock'n'Roll]

 

 

Midnight

 

Dire che ero esaltata era dire poco. Mi trovavo circondata da tutte le band più in famose del mondo del metalcore e del post-hardcore, tra luci soffuse, alcolici dei migliori e, lo sapevo, sicuramente degli stupefacenti con cui sballarmi. Mi guardavo in giro come una bambina, ciondolando sui tacchi, circondata dai Questioning Virginia. Richard mi teneva per il polso, e potevo vedere i suoi occhi neri schizzare disperati per tutta la sala, terrorizzato che qualcuno potesse allungare le mani su di me. Ma semmai erano gli altri a dover stare lontano da me. Cercai di individuare i Take Out The Horizon nella folla, prima che Richard cominciasse la sua tiritera

-Allora, Midnight, stammi a sentire: non ti ho portata qui per darti alla pazza gioia, quindi stai lontana da chi ti vuole sedurre, bevi poco, se ti offrono delle pastiglie rifiuta, non girare in giro a Sykes e alla sua band, non …

-Dai, Ricky.- venne in mio soccorso Denis, poggiandomi lascivamente la mano sulla schiena – Sono sicuro che Midnight sa come comportarsi.

Mi sentii incendiare la pelle al contatto con la sua mano calda e callosa e soffocai un improvviso rossore sulle guance.

-Esattamente, Denis.- dissi io, scivolando lontano dalla sua mano – So come comportarmi.

Ci guardammo per un lungo attimo, fondendo i nostri sguardi e di nuovo, pensai che la sua fosse una bellezza sbagliata, annichilente come i demoni che nascondeva dietro agli occhi. Ci soffiai un bacio sarcastico in punta di dita e scivolai lontano dai Questioning Virginia, con una sventagliata di capelli e di ticchettare di tacchi. Presto fui inghiottita dalla folla, e non vidi più mio fratello o gli altri tre. Sperai ardentemente che almeno quella sera mi lasciassero in pace e che mi facessero vivere la mia nuova vita londinese come meritava di essere vissuta. Mi sistemai un attimo i capelli e presi un biccierino con vodka e succo di lampone, bevendolo lentamente e guardandomi in giro a caccia dei Take Out The Horizon. Ma non fui io a trovare loro: furono loro a trovare me.

Stavo semplicemente bevendo, muovendo la testa a ritmo di musica, scannerizzando tutti i ragazzi avvenenti della sala per decidere su chi allungare gli artigli che una voce mi sussurrò all'orecchio

-E così tu sei la sorella di Olson. Gli assomigli. Spero che tu non sia lamentosa come tuo fratello.

Mi voltai, e il cuore perse un battito perché davanti a me, in tutta la sua bellezza da rockstar dannata del nuovo millennio, stava Asher Sykes, il leader indiscusso dei Take Out The Horizon. Altro che Denis, pensai. Asher sì che era un uomo sexy e affascinante, complici anche le sue canzoni devastanti e la sua attitudine da cantante sempre sul limite tra follia e normalità.

-Se non mi conosci, non lo saprai mai.- miagolai io, e mentalmente mi dissi che sì, ero davvero una ragazza facile, ma pensare che il mio cantante preferito mi stesse di proposito rivolgendo la parola avrebbe dovuto giustificarmi. Speravo che Denis mi vedesse civettare con Asher proprio per fargli capire che a farmi battutine idiote non si ottiene niente.

Asher mi sorrise, passandosi una mano tra i capelli scuri portati appena sopra le spalle e mi si avvicinò, abbastanza da invadermi le narici del suo profumo di colonia e sigarette. Sbattei appena le ciglia e con mossa consumata feci scivolare leggermente la manica della maglia in modo da denudare ancora di più la spalla. Sapevo che probabilmente non era così che si faceva colpo su una rockstar, ma io ero abituata così, a Birmingham, con i miei metodi un po' rozzi da ragazza cattiva.

-Ho sentito il vostro nuovo album. Eccezionale.- mormorai, prendendo la decisione di parlare per prima. Potevano darmi della sgualdrina, ma io la musica dei Take Out The Horizon la ascoltavo seriamente, la amavo profondamente ed ero più volte andata a vederli in concerto, negli ultimi anni.

-Ti ringrazio.- mi sfiorò impercettibilmente la mano – E dimmi, cosa ti è piaciuto di più? La musica o le parole?

-Sono grata alla musica per essere tornata più pesante del disco precedente, ma le parole … non potevo trovare niente di più azzeccato per la mia situazione odierna.

Ero seria, in quel momento e lui mi regalò un sorriso che mi fece attorcigliare lo stomaco. Mi offrì una sigaretta, che io accettai immediatamente e gentilmente mi fece segno di uscire sul balcone. Il cuore aumentò i battiti e istintivamente mi voltai verso la sala nella speranza di intravedere Denis ma non lo vidi. Volevo fargli vedere cosa significava conquistare davvero una ragazza emo.

-E' un album molto personale, That's The Way.- mi disse lui – Vi ho raccolto dentro tutto quello che ho passato negli ultimi tempi, è anche il motivo per cui abbiamo deciso di rendere di nuovo più pesante la musica, come ai primi tempi.

-Sei retrocesso all'inferno?- mi trovai a sussurrare.

Asher si voltò verso di me, e dio, quegli occhi, così straordinariamente grigi e conturbanti. Mi scannerizzò il viso a lungo e poi mi accarezzò la spalla nuda.

-E tu, piccola Olson? Ci sei mai stata?

-Più volte di quanto immagini.

Asher scoppiò in una breve risata e soffiò una voluta di fumo nell'aria. Anche il modo di tenere le sigarette era speciale.

-Mi piacciono le ragazze così. Ma sei davvero sicura che l'inferno che tu hai visto è lo stesso mio?

-Ho tutti i vostri dischi, so tutte le vostre canzoni a memoria. Quando dici certe cose, mi sono sentita chiamata in causa. Quindi sì, abbiamo condiviso lo stesso inferno.- ribattei, decisa, appoggiandomi alla balaustra – E non pensare che solo perché ho vent'anni non so cosa vuol dire essersi confrontati coi demoni.

-Tesoro, non lo penserei mai quando a vent'anni io ero il primo ad affogare dentro me stesso appena appoggiavo la testa sul cuscino.

Sentivo il sarcasmo nella sua voce, ma quel sarcasmo sembrava velato da una certa malinconia, come se parlare di certe cose gli facesse tornare alla mente un brutto passato, delle brutte storie. I testi dei Take Out The Horizon erano strazianti, e tutti sapevano quanto Asher Sykes fosse una rockstar maledetta, ma io, dannazione, io ero disperatamente attratta da quell'uomo.

-Sei deliziosa. Hai dentro di te un mare di lampi. Mi chiedo come mai nessuno ha ancora scritto canzoni su di te. I Questioning Virginia non sanno proprio apprezzare cos'hanno in casa.

Avrei voluto svenire dalla gioia di sentirmi parlare in quel modo dal mio cantante preferito. Pensai immediatamente a Denis: già, lui proprio non capiva chi davvero ero e cosa avrebbe potuto ricavare dalla sottoscritta se fosse stato un minimo più sveglio. Ma evidentemente Denis era solo un cretino con un bel faccino che si divertiva a prendermi in giro senza davvero capire chi ero.

-Sono ancora ragazzini.- miagolai io – Tu e i tuoi bandmates avete sicuramente molta più esperienza. In ogni campo.

Mi sentii sporca a dire una cosa del genere, ma poi mi ricordai che io ero Midnight Elizabeth Olson e che ero un piccolo demonietto pronto a tutto per ribaltare il perbenismo sociale. Non sarebbe stato sicuramente il bon ton a fermarmi, o il cercare di tornare a essere una ragazza normale e contenuta: io non ero niente di tutto quello, io ero quello che ero e non avrei lasciato che niente mi fermasse. Se volevo dare fuoco a tutta l'Inghilterra l'avrei fatto, se volevo portarmi a letto Asher l'avrei fatto senza una remora.

-Oh, zucchero, cosa direbbe il tuo lagnoso fratello se fosse qui a sentirti …

-Non sarà sicuramente Richard a impedirmi di ottenere quello che voglio.- tubai in risposta, posandogli la mano sul petto in un chiaro messaggio “facciamola finita con i convenevoli e andiamo al sodo, che è quello che entrambi vogliamo”.

Lui mi sfiorò appena la guancia con la punta delle dita, mandandomi letteralmente in fiamme il viso e si chinò appena su di me, soffiandomi nell'orecchio

-Non mi hai ancora detto come ti chiami, dolcezza.

-Midnight. Perché è a mezzanotte che si scatena l'inferno.- sussurrai di rimando io.

Asher si morse appena il labbro e mi spostò una ciocca di capelli, mettendomela dietro l'orecchio. Cercai di non tremare al suo tocco.

-E pensi di riuscire a resistere alla tempesta?- continuò.

-Caro, io sono la tempesta.

Lo baciai, e lui fu rapido a ricambiare il bacio, a mordermi il labbro inferiore, a farmi ribollire il sangue dall'eccitazione. Stavo baciando Asher Sykes. Non ci potevo credere. Cominciò a toccarmi dappertutto, e ad ogni suo tocco io andavo in visibilio, aggrappandomi alle sue spalle e tirandogli i capelli. Era qualcosa di magico, qualcosa che nessuno mi aveva mai dato prima. Eppure, pensai a Denis. Non seppi perché, ma mentre Asher mi trascinava poco gentilmente verso i bagni, io pensai al ragazzo ucraino, ai suoi occhi ambrati e alle sue labbra piene. Quando però Asher mi sbatté contro il muro del bagno e si adoperò a slacciare il bottone degli shorts, cancellai l'immagine di Denis e feci altrettanto con lui. Sicuramente, non volevamo dei convenevoli, ma ci bastava semplicemente una scopata estemporanea contro il muro. Non mi sarei tirata indietro, e un gemito mi proruppe dalle labbra quando lui, tra un bacio e l'altro, mi toccò con poca grazia in mezzo alle gambe. Ma sì, andava benissimo così. Era quello che entrambi desideravamo. Gli avvolsi le gambe intorno alla vita e lui scivolò dentro di me. Volevamo del sesso spicciolo, un po' brutale, un po' così. Soffocai un gemito nelle sue labbra quando lui cominciò a spingere disordinatamente dentro di me, la mia schiena che sbatteva contro il muro e le mie unghie piantate nella sua schiena. Era meraviglioso, e lo desideravo da morire. Avrei tanto voluto avere un letto e poter divertirmi con Asher in modo ancora più completo ed eccitante ma mi andava bene anche farlo così, in bilico, in quel bagno sporco, gemendo senza ritegno e baciandogli il viso mentre lui aumentava le spinte e ansimava. Avevo gli occhi semi chiusi, ma a un certo punto, proprio quando l'eccitazione roteava follemente dentro di me, li spalancai, e, davanti a noi, un po' scostato, c'era lui.

C'era Denis.

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Capitolo 6
*** Looks Red, Tastes Blue ***


CAPITOLO SESTO: LOOKS RED, TASTES BLUE

 

I won't lie, this hurts more than you'll ever know
That's when something told me that
If I pinch myself so that I wake
That means it never really happened
'Cause I can feel my tears finding their way
I fear it's worse than I imagined

[Mayday Parade – Looks Red, Tastes Blue]

 

Denis

 

Di stucco. È così che rimasi quando vidi Midnight tra le braccia di Asher Sykes, impegnato a sbatterla contro il muro – rimasi un secondo interdetto, sulla porta dei bagni, e incontrai i suoi incredibili occhi violetti affogati nel pesante trucco nero. Ci guardammo per un lunghissimo attimo nel quale io non sapevo esattamente come comportarmi. Ero … allibito? Un po' perché pensavo che la ragazza mi venisse dietro spudoratamente, un po' perché, ammettiamolo, Asher Sykes era il sogno erotico di tutti (e con tutti comprendo anche il sottoscritto, che non si era mai formalizzato tra uomini e donne), un po' perché … non sapevo come comportarmi. Unirmi a loro e chiedere di andare tutti a casa mia a continuare il divertimento? Andare da Richard a dirgli che sua sorella si stava sbattendo Sykes in bagno? Andarmene facendo finta di niente? Eppure mi sentivo leggermente infastidito da quella scena. Non sapevo dare un nome a questo mio fastidio, ma era come se non volessi che lei si scopasse un altro uomo. Cosa assurda a ben vedere, la conoscevo da pochissimo e non avevamo fatto altro che litigare, ma cazzo, quella ragazza mi aveva stregato con i suoi occhi e la sua risata roca.

Sentendo Midnight irrigidirsi, Asher si voltò verso di me e mi fulminò con quei suoi famosi occhi grigi

-Scusa, ma ti pare? Uscire potrebbe essere un opzione a te congeniale?

-Scoparti una ragazzina in un cesso lurido, non so quanto sia carino da parte tua.- ribattei, inviperito per due motivi: uno, si stava sbattendo Midnight che anche se non era niente per me, era comunque più che una conoscente. Due, perché … va bene, lo ammetto: Asher era straordinariamente etero e quando, durante il tour europeo combinato Questioning Virginia e Take Out The Horizon io avevo tentato di allungare le mani su di lui, mi aveva brutalmente respinto. Non mi era mai andata giù.

-Denis, fatti i cazzi tuoi!- strillò Midnight ma io non mi mossi. Ora si erano staccati e si stavano rivestendo. Tutto mi urlava di levarmi da mezzo e farli continuare il divertimento, insomma, c'erano un sacco di ragazze e ragazzi carini in giro con cui passare la serata, perchè dovevo andare proprio da loro? Ma qualcosa me lo impediva. Una nuova rabbia stava vorticando dentro di me all'idea delle mani di Asher su Midnight. E un briciolo di invidia perché Midnight era riuscita in un'ora a fare quello che io non avevo fatto in due mesi di tour. Ma soprattutto era la rabbia. Come si permetteva di allungare le mani sulla sorella del mio bassista? Come si permettava di toccare qualcosa che sarebbe dovuto essere mio? Mi stupii da solo della mia reazione: Midnight era antipatica, ed era tutto meno che mia. Perché mi stavo comportando così? Cosa mi scatenava dentro quella ragazza?

-Shostakovich, hai sinceramente rotto. Cos'é, la tua ragazza?

-No!- strillammo in coro io e Midnight

-E allora si può sapere cosa vuoi?- continuò Asher – Pervertito maiale, prima ci provi con me per tutto quel tour infernale, poi vieni a guardarmi mentre scopo lei, ma che razza di problemi hai?!

-Senti un po' tu, pezzo di coglione, questa è la sorella di uno dei miei migliori amici e ha vent'anni, quindi il pervertito sarai tu!- berciai, e, con un gesto inconsulto, afferrai Midnight per un braccio e me la trascinai vicino – Cos'è, solo perché sei il più famoso qui dentro credi di poter avere il diritto di toccarla?!

-Denis, basta!- Midnight mi mollò uno spintone con rabbia – Ma che cazzo ti prende?! Lasciaci in pace!

-Ma ti senti?! Avrà quindici anni più di te!

-E te chi sei per parlare? Mio fratello? Il mio confessore? Non mi pare! Sei solo un cretino, Denis, vattene immediatamente!

-Io non me ne vado finché non mi giuri che non ti farai più toccare da quel maiale!

-Maiale sarai tu, pezzo di idiota!- mi aggredì Asher – Ma chi ti credi di essere, ragazzino? Non la stavo violentando, se è quello che ti chiedi. O forse sei geloso? Forse volevi essere te quello ad essere scopato?

-Vattene a fare in culo, Sykes!

-Ma sei gay?!- sbottò Midnight.

-No! Cioè, sì. Cioè, a volte. Dipende. Però adesso non ci interessa se sono gay o no, ci interessa che tu non devi fartela con quello lì!

Ero stupefatto da me stesso. Perché mi stavo comportando così? Cosa c'entravo io con quella ragazzina emo e con Asher? Perché mi intromettevo? E soprattutto perché sentivo quel terribile bisogno di proteggerla da quel bastardo?

-Piantala!- Midnight mi diede un ceffone – Ma chi cazzo sei per dirmi quello che devo e non devo fare? Denis, vaffanculo!

E detto questo uscì dal bagno infuriata, i capelli spettinati e il trucco rovinato. Io e Asher ci guardammo e poi lui scosse la testa

-Sei un problematico, Shostakovich. Russo del cazzo …

Mi ritrovai a urlare “Sono ucraino, stronzo!” quando ormai lui stava uscendo dal bagno e mi ritrovai lì da solo, la guancia arrossata dallo schiaffo di Midnight e mille domande in testa. Che razza di idiota ero stato. Ma poi perché tutta quella manfrina? Non aveva senso, e non avevo senso io, in piedi davanti ai lavandini, la faccia da allocco e un vago senso di nausea al pensiero che Asher avesse toccato Midnight. Delle ragazze entrarono in bagno, e una provò a toccarmi ma io me la scrollai di dosso, innvervosito, e uscii, sbattendomi la porta alle spalle.

Non capivo cosa mi stesse prendendo in quel momento. Era tutto così sbagliato. Mi ero frapposto tra Asher e Midnight senza un vero motivo. Certo, Richard sarebbe stato fiero di me, ma sapevo che non l'avevo fatto per lui, e mi dispiaceva. L'avevo fatto prevalentemente per cose personali. Non potevo soffrire il fatto che loro due scopassero. Mi disturbava il sistema nervoso. E l'ucraino che era in me aveva voluto mettere il punto su questa situazione. Pensai a mio fratello, che sarebbe stato fiero del fatto che la vita dissoluta in Inghilterra non avesse cancellato l'orgoglio del Donbass. Ma cazzo, ero un ragazzo di Donetsk: non mi mettevi i bastoni tra le ruote e soprattutto non la passavi liscia se mi davi fastidio.

-Hey, Den, tutto okay?- James mi aveva raggiunto e sembrava preoccupato.

-Sì, Jim, tranquillo.- cercai di sorridere, ma dovetti fare pena perché lui alzò un sopracciglio

-Seriamente. Cosa c'è?

Mi morsi il labbro inferiore e mi grattai la testa, incerto

-E' solo che … sono entrato in bagno e …

-Non c'è la carta igienica e te la sei fatta addosso?

-No!

-C'era un cadavere nel cesso ma te ne sei accorto troppo tardi?

-No!

-C'era Andy Ballsack dei Black Veil Grooms che tentava di convincerti a diventare vegano?

-No!

-E allora cosa c'era in bagno, scusa?

-Midnight che si scopava Sykes!

-Eh?

Annuii freneticamente e James fece tanto d'occhi, grattandosi nervosamente il mento. Io cominciai a roteare su me stesso, senza sapere bene cosa fare. Se Richard l'avesse mai scoperto, sarebbe morto di crepacuore. Raccontai al batterista tutto quello che era successo e lui continuò a grattarsi

-Senti, Den, è stato molto nobile da parte tua ma … perché l'hai fatto? Perché non credo che tu l'abbia fatto solo per Richard.

-Cazzo, Jimmy … - sbuffai, lasciandomi cadere su un divanetto – Non so perché l'ho fatto! Mi dava fastidio che lei fosse finita nelle grinfie di quel bastardo …

-Bastardo che fino all'anno scorso te lo faceva venire duro solo a sentirlo nominare.

-Odio quando mi fai da coscienza. E comunque mi è passata la Sykes-Crush. Adesso mi importava solo che lasciasse stare Midnight. Non so perché mi fosse partito l'istinto di protezione.

James mi guardò a lungo con i suoi piccoli e acuti occhi celesti.

-Forse perché l'hai guardata tutta la sera?

-Non l'ho guardata!

Era vero, l'avevo cercata con lo sguardo tutto il tempo. Ogni volta che mi si avvicinava qualcuno, sentivo il mio sguardo calamitato da quella piccoletta con i capelli neri e rosa. Volevo avvicinarmi a lei, ma contemporaneamente volevo starle alla larga. L'avevo vista parlare con Asher, e poi li avevo persi di vista perché non avrei mai pensato che finissero a letto insieme. Ecco, se Andrew non mi si fosse appiccicato a raccontarmi dei coniglietti forse avrei impedito tutto quello.

-Ti piace Midnight?

-Non lo so. È arrogante, supponente e stronza come poche, però … non so, non riesco a lasciarla andare. Mi intriga. E vederla nelle mani di Asher mi ha fatto impazzire. Suka blyat [insulto tipico russo], Jimmy, come ne esco?

-Cerca prima di tutto di capire come vuoi affrontare la questione con lei. Affronta te stesso prima di affrontare lei.

In realtà adoravo quando James mi faceva da coscienza, ma a volte mi metteva davanti al fatto che ero proprio un caso perso. Non sapevo regolare le mie emozioni in nessun modo e non riuscivo a dare un senso a quello che mi stava succedendo.

-Forse è meglio andare a cercarla.- dissi, alzandomi – Non vorrei che finisse nei guai.

-Qualcuno qui si sta innamorando?

-Smettila, idiota!

-Perché un vero uomo ucraino non si innamora …

-Fanculo, Jim.

***
Hey ragazze! Cosa ne pensate? Il nostro Den non è indifferente a Midnight ... (beh, se per questo nemmeno ad Asher xd). Come pensate che si evolveranno le cose? Ora lei lo odia abbastanza, sarà in grado il nostro cantante di rimettere le cose a posto?
Oggi è il mio compleanno, compio 20 anni! Quindi se recensite fatemi gli auguri ahaha scherzo, ovviamente! Volevo ringraziare tantissimo tutte le ragazze fantastiche che recensiscono, seguono e leggono la storia, siete fantastiche! E volevo soprattutto indirizzarvi sulla mia nuova storia "We are the children who fell from grace" che trovate sul mio profilo. Se la leggeste mi fareste un regalo!
Un bacio, stay safe and stay metal
Charlie xx

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Capitolo 7
*** Bad Girl ***


CAPITOLO SETTE: BAD GIRL

Miss me, miss me, now you wanna kiss me
We both know that you love me 'cause I'm so bad

[Avril Lavigne ft. Marilyn Manson – Bad Girl]

Midnight

 

Dire che ero furiosa con Denis, era dire poco. Fuori pioveva, e io me ne stavo raggomitolata nel mio letto, con la testa sotto le coperte. Sentivo mio fratello parlare al telefono con mamma nella stanza affianco e sentivo anche un attutito suono di chitarra, segno che anche Andrew era sveglio. Ma io di alzarmi proprio non ne avevo voglia – ero allibita dal comportamento del cantante. Perché aveva fermato me ed Asher? Cosa voleva davvero da me? Gli interessavo? Fino a quel momento, anche io avevo provato una fortissima attrazione per lui, ma anche una certa antipatia. E poi, se l'avessi visto impegnato a scoparsi una non avrei di sicuro fatto scenate. Mi girai sotto le coperte, e pensai che forse sì, un pochino mi sarebbe dispiaciuto vedere un'altra vittima delle sue attenzioni. Nonostante tutto, non potevo accettare il fatto che mi avesse separata da Asher. Cercai di affrontare me stessa sulla situazione: ero stata segretamente felice del suo istinto di protezione? Forse. Ma non dovevo esserlo! Lui non era niente per me, era solo un idiota ucraino che voleva mettermi i bastoni tra le ruote. Mi rigirai ancora nel letto, sentendo di là mio fratello che mi chiamava per parlare con la mamma. Non avevo nessuna intenzione di farlo. Volevo solamente rimanere a letto a pensare a Denis, e ai suoi occhi ambrati che mandavano lampi. Non sapevo come mi sarei comportata quando l'avrei rivisto. L'avrei ignorato. Sì, avrei fatto così, per fargli capire che non era così che si trattava la sottoscritta. Chi diavolo era per frapporsi così nella mia vita privata? Nessuno, appunto, solo uno stupido e arrogante ucraino.

Il suono di un messaggio sul telefono mi fece riemergere dalle coperte. Afferrai l'apparecchio e controllai, trattenendo un urletto quando vidi chi mi aveva scritto. Asher. Asher Sykes. Lessi immediatamente: diceva che si scusava per la sera precedente e che gli sarebbe piaciuto rivedermi. Un gran sorriso mi si dipinse sul volto: non potevo credere che Asher mi avrebbe cercata nuovamente dopo la serata disastrosa. Mi affrettai a rispondere, dicendogli che certo, anche a me sarebbe piaciuto passare altro tempo con lui. Poco dopo mi arrivò un indirizzo. Strinsi le ginocchia al petto, entusiasta. Il fatto che Asher mi stesse cercando e che richiedesse la mia presenza mi mandava in fibrillazione. Non mi illudevo che non fosse altro che per una scopata, ma mi andava bene pure quello, pur di stare col mio cantante preferito. E poi, forse, almeno quella volta Denis non ci avrebbe interrotto.

Saltai in piedi e uscii finalmente dalla camera. Appena mi vide, Andrew mi abbracciò, comunicandomi che oggi sarebbe andato a comprarsi un coniglio e Richard mi sgridò subito perché non ero venuta a parlare con la mamma.

-Stasero comunque esco.- esordii.

-E con chi?- Richard mi guardò sospettoso.

-Richard, ho vent'anni, non due. Esco quando mi pare.

Io e mio fratello ci guardammo a lungo negli occhi, ma fu lui il primo a cedere, sbuffando e tornando a lavare i piatti della colazione.

-Va bene. Ma alle undici torna a casa.

-All'una.

-Undici.

-Mezzanotte.

-Va bene.

Il coprifuoco imposto da Richard non mi faceva impazzire, e mi chiesi se davvero sarei riuscita a rispettarlo. Da un lato mi conveniva, per convincerlo a farmi uscire più volte e a mollare un po' la guardia sulla sottoscritta. Gli scoccai un bacio sulla guancia e lui grugnì qualcosa. Quel giorno sarei andata in giro per Londra a cercarmi dei vestiti carini per la serata.

-Dove posso trovare dei vestiti carini?

-Midnight Elizabeth Olson, non provare a …

-Ho detto carini e intendo carini, Richard. Datti una calmata. Ti giuro che non andrò vestita come ieri alla festa.- sbattei le ciglia in modo convincente.

-Puoi chiedere a Denis. Una delle sue innumerevoli ex ragazze aveva un negozio di vestiti dark. Erano carini.- mi consigliò Andrew e sia io e che Richard strabuzzammo gli occhi. Io perché non potevo pensare di andare a fare spese con Denis, Richard perché immaginavo non trovasse quel negozio adatto.

-Drew, caro, i vestiti di Ebony erano un po' … - iniziò infatti.

-Bellissimi.- cinguettò Andrew, agitando la sigaretta in aria – Con tutto quel pizzo carino e i fiorellini neri e le perline …

-Oh, sì, grazie del consiglio Drew ma non mi sembra il caso di … - dissi io, ma Andrew fu più lesto. Avevo pensato che il chitarrista fosse uno più lento di un bradipo ma a giudicare dalla velocità con cui afferrò il cellulare e compose il numero, dovevo essermi sbagliata.

-No, Andrew, lascia stare!- urlammo in coro io e mio fratello, ma lui ci sorrise, col suo sorriso fuori fuoco e trillò

-Den … Den, caro, senti … non è che potresti accompagnare Midnight a comprarsi dei vestiti carini? Tipo, da …

Mentre io volevo sprofondare, Richard si nascose il viso tra le mani. Non potevo pensare di dover andare a fare spese proprio con Denis, anche se da un lato la cosa mi intrigava perché avevo una gran voglia di vederlo. Anche solo per insultarlo.

-Ti viene a prendere tra mezz'ora.- concluse Andrew, mettendo giù il telefono. Poi sorrise e guardò Richard – Ricky, noi andiamo a prendere il coniglietto?

 

Dopo mezz'ora, ero pronta, in attesa che Denis suonasse alla porta. Ed ero leggermente su di giri, perché stavano succedendo un sacco di cose assurde nella mia vita. Denis, Asher, Londra … un triangolo nella città più rock di sempre, potevo chiedere di meglio? Dopo una ramanzina infinita di mio fratello su che tipo di vestiti fossi autorizzata a comprare, dopo una filippica su come avrei dovuto comportarmi, dopo un'orazione su quanto Londra fosse un posto pericoloso, finalmente Denis suonò. Corsi fuori con un sorriso smagliante. Quel giorno mi ero vestita normalmente, quindi evitavo di ciondolare sui tacchi a spillo, ma dovetti fare comunque una bella impressione perché Denis fece un mezzo fischio.

-Sempre uno schianto, Midnight.

-Sempre, Denis.

Anche lui era uno schianto, in realtà. Per un attimo, pensai a quanto dovesse essere eccitante una cosa a tre con noi due e Asher … wow, avrei dato non so cosa per averli entrambi, nello stesso momento, nel mio letto. Anzi, no, il mio letto era piccolo e poi c'era la toeletta rosa: meglio quello a baldacchino di un albergo a cinque stelle. Un brivido mi percorse la spina dorsale immaginando i due uomini impegnati su di me, e, perché no, impegnati tra di loro. Avevano entrambi un fascino talmente tossico da farmi andare il sangue al cervello.

In realtà, nonostante fossi ancora innervosita con lui per quel scena del bagno, non riuscivo davvero a fargli scenate o a tenergli il muso. Intanto, Asher si era di nuovo reso disponibile, e poi Denis era così bello che fare l'offesa era impossibile. Predicatrice del “ogni lasciata è persa”, non mi formalizzavo mai tanto quando si parlava di bei ragazzi potenzialmente scopabili.

Ci avviammo lungo la strada e lui mi guardò da sotto il ciuffo

-Non ho intenzione di chiederti scusa per ieri notte, sappilo.

-Non pensavo che l'avresti fatto comunque.- ribattei, accendendomi una sigaretta – Ma non mi importa. Io mi scopo chi mi pare.

-Sykes è un bastardo. Stavo solo cercando di metterti in guardia prima che tu ne esca davvero scottata.- Denis mi guardò a lungo, e mi porse la sua sigaretta da accendere.

-So da sola come difendermi, grazie mille.- roteai gli occhi al cielo – Non fare il bravo fratello maggiore. Non ne sei capace.

-Stavo solo cercando di evitare a Richard la pena di vederti tornare a casa in lacrime.

Era amaro mentre parlava, e mi dispiaceva in realtà che tutto quello che era successo lo avesse destabilizzato così tanto, ma, di nuovo, lui non era nessuno per dirmi cosa dovevo fare e come.

-Non tornerò a casa in lacrime, te lo garantisco.- lo guardai con aria di sfida. Poi mi avvicinai, mi alzai sulle punte e gli sussurrai nell'orecchio – O vuoi farmi piangere tu, ragazzo ucraino?

Un sorriso affamato gli si dipinse sul viso angoloso. Mi soffiò un bacio nell'orecchio a sua volta e mormorò, facendomi rabbrividire

-Ti farò piangere eccome, dolcezza. Così tanto che non vorrai più guardare nessun altro uomo che non sia io.

La recepii come una velata minaccia ad Asher, ma era tutto troppo eccitante. La sua voce morbida mi rimbombò dentro, il suo fiato leggero sulla pelle, la mano che mi accarezzava la schiena. Sfarfallai le ciglia truccate e gli scoccai un bacio in punta di dita

-Allora prova a prendermi.

Mi misi a correre, e lui mi corse dietro. Ridemmo, mentre zigzagavamo tra la gente, finché non mi afferrò per il braccio e mi fece fare una giravolta. Risi forte, e quando sentii le sue mani scivolare appena sulla pelle lasciata nuda dalla maglietta, tremai. Era una sensazione … bella. Diversa da quella che avevo provato con Asher, che era puro fuoco di passione. Aveva mani esperte, fredde, adulte, mentre quelle di Denis erano calde, ancora giovani, callose. Ci guardammo un secondo nel profondo degli occhi, e per un attimo pensai a come dovesse essere baciare quella labbra da donna che si ritrovava.

Ci staccammo solamente quando un vecchietto ci scontrò borbottando. Lui si riscosse e si passò una mano tra i capelli, mentre io tossicchiai, distogliendo lo sguardo. Mi chiesi come mai Denis mi facesse questionare addirittura la mia tendenza ad andare al sodo direttamente, come mai mi sconvolgesse così tanto il sistema nervoso. Lui dovette pensare lo stesso perché fece un sorriso impacciato e mi invitò a proseguire ancora un po' lungo la strada, in silenzio, fino a fermarci davanti a una deliziosa boutique di roba goth.

-Wow, ma che posto è!- trillai, fissando la vetrina con gli occhi spalancati. Lì avrei sicuramente trovato vestitini assolutamente emo e assolutamente sexy da indossare per Asher. E magari, chissà, anche per Denis, in un futuro non troppo lontano.

-E' della mia ex ragazza.- commentò lui, aprendo la porta e invitandomi a entrare.

Scivolammo all'interno, tra vestiti, musica metal nelle casse, e quadri inquietanti alle pareti. Un posto da urlo, letteralmente.

-Buongiorno, ragazzi, benvenuti da … Denis!

Una ragazza che dire bellissima è dire poco sbucò dal retro del negozio, facendosi avanti con un sorriso splendente.

-Ciao Ebony, tesoro.

Denis la abbracciò e lei lo baciò sulle guance, a mio avviso troppo vicino alle labbra per poterla definire solo come ex fidanzata. Alzai un sopracciglio, perché, obbiettivamente, anche io mi rendevo conto che di fronte a lei non avrei avuto la benché minima speranza di conquistare Denis. Non contro un fisico da urlo, associato a capelli biondi lunghi fino alla vita, occhi grigi sapientemente truccati, e un abbigliamento gotico da vampiro. Cosa avrei potuto fare io, con la maglietta stracciata degli Speaking With Sirens, gli skinny jeans bucherellati e le scarpe da tennis sfondate? Appunto.

Mi chiesi come mai mi desse così fastidio l'affetto con cui i due si stavano salutando e scambiando effusioni varie. Non avrebbe dovuto fregarmene niente di Denis, invece ero lì a rodermi. Perché?!

-Ciao, io sono Ebony, tu sei?- la principessa goth mi rivolse un largo sorriso e mi porse la mano guantata.

-Midnight, piacere.

Mi resi conto di essere suonata vagamente acida, ma avevo benissimo visto le mani di Ebony scivolare troppo sul corpo di Denis. Non dovevo essere gelosa, però. Io avevo Asher. Già, Asher, il motivo per cui ero lì.

-Sei la nuova fiamma di Denis?

-No!- strillai. Anche lui strillò “no” contemporaneamente e Ebony rise. Anche la sua risata era praticamente perfetta. Ci guardò un pochino, con un'aria furba che non mi piaceva, ma Denis fu rapido a spiegare la situazione.

-E' la sorella di Ricky.

-Aw, Richard. Come stanno i ragazzi? È tanto che non vi vedo in giro.- sbatté le lunghe ciglia, e io mi innervosii a sentire il tono con cui aveva detto “Richard” e “i ragazzi”. Insomma, la parente lì ero io, mica lei!

-Tutti bene, grazie.- mi intromisi, infastidita dagli occhi di Denis che vagavano sul corpo perfetto di Ebony. - Comunque sono qui per comprare dei vestiti. Ovviamente. Cercavo qualcosa di hot, non so se mi spiego. Magari un vestitino aderente, o una minigonna ...

Di nuovo, Ebony ci guardò con aria furba e io volli sprofondare.

-Penso di sapere cosa proporti, vado a prendere qualche capo.- concluse, con aria più professionale.

Quando scomparve di là, Denis si mise a ridere.

-Dolcezza, a cosa ti serve la roba hot?

-Per farti morire di invidia visto che con te non la indosserò mai.- ribattei. Ero leggermente nervosa.

-Non ti scaldare, pasticcino.- mi accarezzò la guancia – E non guardare Ebony come se stessi per accoltellarla.

-Non la stavo guardando …

-Ti ho vista. Ci siamo lasciati, comunque. Tempo fa.

-Non mi importa, puoi anche scopartela sul bancone che non sono affari miei e non batterei ciglio.- sbottai, cercando di darmi un tono ma scoprendo di aver fallito quando lui rise ancora.

-E non ridere!

-Non ti interessa il motivo per cui ci siamo lasciati?

-No!

-Ha scoperto di essere lesbica. Quindi io temerei più per la tua incolumità che per la mia.

Cercai di mostrarmi disinteressata, ma in realtà ero interessata eccome. Bene, era lesbica. Quindi si spera che non avrebbe allungato le mani su Denis. Ma poi no, basta!, mi rimproverai. Perché continuavo a fare scene di gelosia verso un ragazzo che nemmeno mi interessava?

Ebony entrò in quel momento con un po' di vestiti in mano e me li mostrò. Erano splendidi. Decisi di provare un vestitino corto e aderente con croci rovesciate disegnate sopra, e una minigonna di latex nera con appese delle catenelle. Afferrai anche un top con le maniche con delle immagini simili a graffi di artigli e una giacchetta di pelle corta. Per non farmi mancare nulla, acchiappai anche un completo intimo di pizzo nero che lasciava molto poco all'immaginazione. Con il mio bottino, saltellai nel camerino e cominciai a provare gli abiti, ma solo sentire le risate sovrapposte di Ebony e Denis di là mi faceva venire il nervoso. Sbirciai dalla tendina del camerino, e la vidi toccare troppo Denis per i miei gusti. Sì, quella era lesbica tanto quanto io ero vergine. Sentii di là delle voci nuove, e immaginai fossero entrati dei clienti, per cui strillai

-Denis, puoi venire un attimo?

-Sì, cosa …

Lo tirai con violenza dentro al camerino, anche se ero a torso nudo e la minigonna era infilata per metà. Lui capitombolò dentro

-Midnight, ma cosa fai?!

-La pianti di farti toccare da quella lì?!

-Ma a te che te frega, scusa?

Già, che me ne fregava? Non dovevo comportarmi così. Non dovevo.

-Nulla, ovviamente.- cercai di recuperare, tirandomi su la gonna – Volevo solo … ecco … che non ti sporcassi troppo le mani visto che mi devi aiutare a chiudere la zip del vestito e …

-Hai indosso la gonna, primo. E secondo, come faccio a sporcarmi la mano toccandola?

Dannazione. Mi stavo mettendo nei casini da sola, solo perché ero una stupida gelosa. Di cosa poi dovevo ancora capirlo.

Denis mi sorrise e mi fece scivolare la mano sulla vita, un po' troppo in basso. Si chinò su di me e mormorò

-Ammetti che mi vuoi, dolcezza.

-Io …

-Dimmelo.- si abbassò pericolosamente sul mio viso, sfiorandomi la guancia con le sue labbra.

Mi sollevai sulle punte dei piedi e fui quasi sul punto di baciarlo che la tenda del camerino si spalancò.

-Allora, cara, come vanno i vestiti?

Dire che odiai Ebony in quel momento è un eufemismo. La guardai con tutto il mio odio, e sperai che Denis le facesse capire che non era per nulla la benvenuta, ma invece lui scoppiò a ridere e uscì, passando un braccio attorno alle spalle di Ebony

-Vero che la nostra piccoletta sta da dio?

Gli feci il medio e chiusi la tenda di scatto. Facile sì, stupida no. Voleva giocare? Benissimo. Ero pronta.

 

 

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Capitolo 8
*** Not The American Average ***


CAPITOLO OTTO: NOT THE AMERICAN AVERAGE

Clothes trailing from the backdoor
To the bedroom, and I don't even know your name.
Give me all you've got, make this night worth my time

[Asking Alexandria – Not The American Average]

 

 

-Hey, dolcezza. Sei riuscita a eludere la sorveglianza di Shostakovich?

La voce di Asher era nettare per le mie orecchie. Feci una giravolta sui tacchi e me lo trovai davanti, bellissimo con la camicia semi slacciata e gli skinny jeans, i capelli spettinati ad arte e quel sorriso maturo che farebbe morire il più etero degli uomini. Gli sorrisi, e sbattei gli occhi pesantemente truccati

-Non ci disturberà più. Comunque, wow, che posto.

Allusi con la testa all'albergo super lusso dove avevo prenotato una camera solo per noi dove trascorrere la notte. Non vedevo l'ora di essere in atteggiamenti discutibili con lui. Lo bramavo, lo volevo, lo desideravo disperatamente.

-Solo il meglio, pasticcino.

Mi afferrò per la collottola e mi trascinò in un bacio untuoso e passionale. Gli allacciai le braccia attorno al collo e mi lasciai sopraffarre dalle sue labbra sottili e dalla sua lingua. Probabilmente fu uno dei baci migliori che ricevetti in vita mia, ma di nuovo, nella mia mente si sovrappose l'immagine di Denis e delle sue labbra da donna. Feci vagare le mani sul suo petto, anelando a un contatto ancora maggiore e lui rise sulle mie labbra.

-Trattieniti per dopo, tesoro.- si staccò da me e mi leccò il lobo – Ci divertiremo tutta, tutta la notte. Pensi di reggere?

Un brivido mi attraversò la spina dorsale. Oh, al diavolo Richard e il suo coprifuoco. Quella notte l'avrei passata attaccata ad Asher e niente mi avrebbe staccato da lui.

-Semmai sei tu quello che deve fare i conti col proprio corpo.- ribattei io e gli toccai appena il cavallo dei jeans – Forza, andiamo.

Mi prese per la mano e mi trascinò all'interno dell'albergo più chic che avessi mai visto. Non lo ascoltavo nemmeno mentre salivamo le scale, troppo impegnata a guardarmi intorno con gli occhi spalancati. Tutto quello sfarzo mi era sconosciuto. Era capitato che qualche ragazzo mi invitasse a passare una notte in albergo, ma erano sempre posti squallidi che assomigliavano più a motel da highway americana che altro.

Quando entrammo nella stanza, poi, soffocai un'esclamazione meravigliata. Un enorme letto a baldacchino troneggiava in mezzo alla stanza, uno specchio a parete occupava un angolo della camera. E poi i tappeti, e le poltroncine rosse, e un tavolino di cristallo con un mazzo di fiori in mezzo, e la bottiglia di champagne con le fragole accanto, e la finestra che si apriva su tutta Londra … non potevo crederci. Sicuramente Denis non mi avrebbe mai riservato tutto quelle attenzioni. Sentii le braccia di Asher circondarmi da dietro e le sue labbra poggiarsi sul lobo del mio orecchio, succhiando appena

-Allora, dolcezza, è di tuo gradimento?

-E' eccezionale!- strillai, mi voltai, e lo baciai. Lui mi strinse a sé e potevo sentire il suo profumo di colonia e menta. Delizioso.

-A volte essere una rockstar di fama mondiale serve.- sussurrò sulle mie labbra, facendomi scivolare le mani sotto il vestito. Un brivido mi scosse. Ogni momento che Asher mi toccava era come essere investita da un treno: mi lasciava stordita, e morta dal desiderio di averlo.

-Comunque, prendiamocela pure comoda. Abbiamo tutta la notte.- concluse, staccandosi da me e facendomi mugolare di disappunto. Ma aveva ragione. Sicuramente era meglio diluire il momento clou vero e proprio per gustarselo di più. Valutai che non avrei seguito il coprifuoco di Richard – intanto, conoscendolo, sarebbe andato a dormire alle nove e mezza, con i suoi ritmi da ottantenne fissato con lo yoga, e non si sarebbe di certo svegliato per controllarmi. Lo sapevo che dormiva con tappi e mascherina per gli occhi. Più ci pensavo, più mi pareva gay. Va beh, avevo di meglio da fare che pensare a Richard. Mi sedetti su una delle comodissime poltroncine, e lui mi versò un flute di champagne che accettai con un sorrisone. Non ero mai stata trattata con tutte queste premure, quindi non sapevo bene come comportarmi. Sperai solo che lo champagne non mi facesse venire il singhiozzo come tutte le volte che lo avevo bevuto.

-Ma … tu e Denis avete dei trascorsi?- chiesi, accavallando le gambe e facendo in modo di sollevare un po' il vestito. Notai che lo notò, perché si lecco inconsapevolmente le labbra.

-E' una storia molto stupida.- mi disse, appoggiandosi allo schienale e bevendo un sorso con una grazia principesca – Noi e i Questioning Virginia abbiamo condiviso il tour europeo, entrambi come headliner, ma Denis non teneva le mani a posto. Chiariamo, assolutamente nulla contro i gay, ma cominciava a diventare imbarazzante. Tanto più che io sono etero convinto, e lui allungava le mani, e mi faceva avances sconce, e altre piccolezze del genere. Tesoro, Denis è un idiota. Non te lo meriti.

Mi guardai le unghie smaltate, e pensai che sì, forse mi meritavo meglio dell'ucraino, ma ripensando a quel pomeriggio, alla giravolta, al momento del nostro quasi bacio, non riuscivo a considerarlo un completo cretino. Forse mi stavo affezionando?

-Sì, forse.- mi limitai a dire. Poi sfarfallai le ciglia – Comunque, non pensiamo a lui. Concentriamoci su di noi.

Posammo i calici e io mi alzai, andandomi a sedere in braccio a lui. Gli accarezzai il viso e lui mi strinse una coscia

-Insieme ci divertiremo un sacco, dolcezza.- mormorò, con la voce roca – Le 120 giornate di Sodoma impallidiranno al nostro cospetto. Vero, Justine?

Mi irrigidii senza nemmeno capire perché. I suoi occhi avevano assunto una luce che non era più quella divertita ed eccitata di prima, e la voce era diventata quasi un ringhio. Le sue labbra, un ghigno che non presagiva nulla di buono. Mi trovai congelata, cercando di capire cosa volesse dire con quel Justine. E Sodoma, cosa c'entrava? Cercai di spremermi le meningi, perché qualcosa mi ricordava ma non riuscivo a capire cosa. Mi sentii leggermente a disagio, come se le sue mani fossero diventate improvvisamente fredde e le sue gambe non erano più comode come prima.

Ma di colpo lui mi baciò, con una dolcezza nuova, mi mise una ciocca dietro l'orecchio e mi sussurrò

-Sei pronta, tesoro?

Tutta l'inquietudine che mi aveva colta prima scemò. Adesso sorrideva, sembrava quasi dolce mentre si allungava per prendere una fragola e mettermela tra le labbra. La morsi e lo baciai, facendogli assaporare il gusto della fragola. Il bacio divenne più corposo, lui mi prese in braccio e mi gettò a peso morto sul letto. Ora si iniziava a giocare, non vedevo l'ora. Mi misi in ginocchio sulle coltri e mi sfilai il vestitino che avevo comprato quel giorno, e lo lasciai rimirare il mio intimo audace. Ebony sarà stata una strega, ma la roba che aveva era davvero di qualità. Immaginai che ad Asher piacesse lo spettacolo, perché si leccò le labbra e si slacciò la camicia, lanciandola sul pavimento. Era completamente tatuato, e io, beh, io adoravo i tatuaggi. Mi spinse sul letto e cominciò a baciarmi, mentre io gli graffiavo la schiena e giocavo con la zip degli skinny; sorrisi sentendolo gemere quando infilai la mano nei pantaloni e lo toccai appena, e sorrisi ancora di più quando lui passò a slacciarmi il reggiseno e scendere con le labbra in una lunga scia di baci che si avvicinavano alla mia pancia. Ribaltai le posizioni e mi inginocchiai in mezzo alle sue gambe, levandogli i jeans, e lo toccai da sopra la stoffa dei boxer, baciando via i suoi gemiti; con uno scatto lui si tolse l'intimo e, guardandomi con quegli occhi straordinariamente grigi e straordinariamente eccitanti, mi fece cenno di cominciare a giocare. Non aspettavo altro, pensai, mentre socchiudevo le labbra sulla sua punta per cominciare a farlo impazzire. Pensava davvero che fossi solo una ragazzina sprovveduta? Ero tutto meno che quello, e penso che i suoi gemiti ne fossero la prova. Non mi fece nemmeno iniziare davvero a fare quello che avevo in mente che si mise seduto e mi spogliò completamente. Non mi vergognavo della mia incredibile nudità di fronte a lui, come non mi vergognavo delle sue dita che avevano cominciato la loro discesa e dei gemiti che gli soffiai nel collo. Lo spinsi sul letto e cominciò l'avventura.

 

Mi svegliò lo squillo del mio cellulare dopo poco che mi ero assopita tra le sue braccia. Avevamo passato delle ore incredibili in quel letto, alternate tra passione selvaggia, qualche chiacchiera, e altro champagne. Ero brilla, e adesso l'unica cosa che volevo fare era dormire accanto a lui, in quel letto morbido e sporco dei nostri umori. Gli tenevo la testa sul petto e lui dormiva, respirando piano. Subito pensai di non rispondere, ma lo squillo insistente era davvero fastidioso, così mi disincagliai dal suo abbraccio e tesi la mano alla cieca verso la borsa.

-Lascia perdere, Midnight … - brontolò Asher.

-Faccio in fretta, promesso.- cinguettai, e gli lasciai un bacio sulle labbra, prima di alzarmi e rispondere. Era Richard. Ed erano le due di notte. Sarà stato sicuramente preoccupato per non avermi visto rincasare – cavolo, allora forse non era andato a dormire alle nove e mezza.

Asher aveva aperto gli occhi e mi guardava con aria truce, come a dirmi di mettere giù, tornare a dormire un po' e poi ricominciare.

-Midnight!

L'urlo trapanante di Richard mi sfondò il timpano. Sbuffai

-Richard, cosa vuoi? Prima che tu me lo dica, sto bene, non è successo niente, torno tra poche ore, ti giuro che …

-Midnight!- urlò di nuovo – Vieni subito a casa!

-Ti ho detto che sto bene! Dai, fratello, perché sei sempre così …

-E' successa una cosa tremenda!- continuò a strepitare – Denis ...

Tratteneva il pianto e io mi irrigidii. Denis?! Cosa gli era successo?

-Denis cosa?!- urlai.

Qualche pianto strozzato e poi un sussurro

-L'ha investito la corriera. L'hanno ricoverato d'urgenza in ospedale.

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Capitolo 9
*** Right Through ***


CAPITOLO NOVE: RIGHT THROUGH

I don't know why your smile is so deadly
You're laughing that's all I care about
And I hope I will see you again

[Drag Me Out – Right Through]

 

Denis

 

Mi ero fatto investire da una corriera. Si poteva essere più stupidi? In quel momento giacevo in un letto d'ospedale, attaccato alla flebo, con un braccio al collo, le costole incrinate e un taglio profondo sopra il sopracciglio. I medici avevano detto che ero stato fortunato, che me l'ero cavata tutto sommato bene ma io pensavo ad altro: perché mi ero fatto investire? Perché pensavo a lei, a Midnight. Sebbene fossi lontano, l'avevo vista davanti a quell'albergo con quel bastardo di Asher e non ero riuscito a mettermi il cuore in pace per tutta la sera. Così ero andato in giro a bere, a pensare ai suoi occhi violetti, al fatto che Asher l'avesse acchiappata nelle sue trame e alla fine, ubriaco marcio e con la lacrima pronta a sgorgare, mi ero buttato in mezzo alla strada senza vedere la dannata corriera.

Mi ero riposato un po' dopo essere stato ricucito, e ora sentivo i miei amici indaffararsi attorno a me, quindi aprii gli occhi.

-Oh, ha aperto gli occhi!

-Den, Den, amico come stai?

-Den … caro … oh …

Intorno a me stavano i miei bandmates. Sorrisi appena e feci le corna con la mano buona, perché noi viviamo e moriamo nel sacro segno del metallo.

-Oi, ragazzi … sono messo tanto male?

-No, caro, figurati.- Richard mi è balzato al fianco, allugandomi un bicchiere d'acqua – Dio, Denis, ci hai fatti preoccupare così tanto. Cosa ti è saltato in mente di finire sotto la corriera?

Come facevo a dirgli che pensavo a sua sorella e che l'avevo vista con Asher? Finsi e bevvi riconoscente un po' d'acqua

-Non so … forse avevo alzato un po' il gomito …

-Tieni, caro, fuma questo.- Andrew mi allunga una canna che io accetterei con gioia se Richard non si mettesse a ululare e gliela strappasse di mano.

-Perché levi al malato la sua unica fonte di gioia?- mi lamentai.

Andrew fece una faccia triste e guardò con le lacrime agli occhi la sua canna volare fuori dalla finestra. Grazie Richard per essere sempre la brava fanciulla di cui non avevamo bisogno.

-Zitto, Denis! Hai già creato abbastanza problemi!

-Ricky, datti una calmata. È vivo e non è nemmeno così rotto.- disse James, e mi diede un'affettuosa pacca sulla spalla, ovviamente su quella dolorante così io cacciai un urlo – Oh, scusa amico.

-Cazzo, Jim, un po' di grazia ogni tanto non guasterebbe …

-Sei te che sei una donnicciola. Piuttosto, sei davvero sicuro che vada tutto bene?

-Sì, ragazzi, sto bene, davvero. Anche i medici non erano poi così sconvolti. Certo, mi servirà un po' di riposo adesso.- borbottai – Ma non vorrei ritardare l'uscita del disco.

-L'importante è la tua salute.- dissero in coro – Il disco, beh, vedremo come fare.

Chiusi appena gli occhi quando sentii un urlo che conoscevo molto bene. Spalancai di nuovo gli occhi e vidi Midnight precipitarsi nella stanza, tutta spettinata, col trucco rovinato e i vestiti disordinati.

-Denis! Denis, cosa ti è successo?

Prima che Richard possa mettersi a sindacare sull'abbigliamente poco serio di sua sorella, io apro, per quel che posso le braccia, e lei mi stringe, attenta a non farmi troppo male. Se sapesse che è lei il motivo per cui mi trovo qui …

-Sono finito sotto la corriera. Ma sto bene, davvero. Ci vuole altro prima di tirare giù un ucraino del Donbass.- feci l'arrogante, anche se l'unica cosa di cui mi importava in quel momento era che ero circondato dai miei migliori amici e da lei.

-Mi hai fatta preoccupare.- sbotta lei, spettinandomi i capelli.

Sembrava molto sincera e scossa mentre parlava, e io non potevo che essere felice. Non capivo davvero cosa mi legasse a quella nanerottola emo, ma visto che ero riuscito a finire all'ospedale perché pensavo ai suoi occhioni violetti, forse mi importava più di lei di quanto fossi pronto ad ammettere a me stesso.

-Signorina.- eccolo Richard – Si può sapere dov'eri?

Midnight avvampò ma io non ero pronto a rivelare al mio bassista di averla vista con Asher Sykes davanti a un albergo a cinque stelle.

-Ho fatto un giro di qualche locale carino.- si affrettò a biascicare – Ma poi adesso dobbiamo pensare a Denis, mica a me.

-Ragazzi, potete lasciarci soli un attimo?- dissi e i miei bandmates uscirono dalla camera, lasciando me e Midnight a guardarci negli occhi.

-Midnight.- iniziai, guardandola fissa negli occhi – So dove sei stata.

Lei assottigliò gli occhi e si avvicinò al letto

-Cosa intendi?

-Ti ho vista con Asher.

-Non dirlo a Richard!- urlò. Poi si rese conto di aver urlato e abbassò la voce – Ti prego, Denis. So che la nostra conoscenza non è iniziata nei migliori dei modi, ma non puoi vendermi così a mio fratello.

-Non lo dico a Richard.- sbuffai, ma qualcosa dentro di me faceva male. E no, non erano le costole – Ma devi capire che non puoi stare dietro a uno come Asher.

-E' solo sesso, Den.- lei si sedette sul letto accanto a me e mi sfiorò la mano con la sua. Tremai appena – Io mi diverto, lui si diverte, e non facciamo male a nessuno.

Fai male a me, ragazzina.

-Con Asher non è mai solo sesso, Midnight. È una persona pericolosa, e lo so che io gli andavo spudoratamente dietro, ma tu … no. Non puoi farlo.

Pensavo che si mettesse a urlarmi di tutto in faccia, ma non lo fece. Un sorriso vagamente triste le si dipinse sulle labbra e le sue dita si intrecciarono alle mie.

-Den. Io sono un caso perso, capiscimi. Non mi salvi.

-Perché non vuoi essere salvata.- ribattei io – Ma so, lo so che da qualche parte dentro di te tu vuoi che qualcuno ti trascini fuori dal pantano.

-Ci sono troppo dentro, ormai.- Midnight si passò una mano tra i capelli arruffati – Denis, tu non sai chi sono.

-Allora lascia che lo scopra.- mi raddrizzai un pochino, gemendo di dolore – Anche io ho i miei demoni, come te. Siamo più simili di quanto in realtà sembri, avviciniamoci. Potremmo sempre darci una mano nella melma in cui siamo sprofondati.

-Denis … - Midnight si morse il labbro inferiore e distolse lo sguardo – Io non sono niente di buono.

-E nemmeno io. Ma non ci credo. Tu hai del buono dentro di te, solo che non lo vuoi far uscire perché hai paura del mondo esterno. A me non importa nulla di chi sei stata, tu …

Tacqui di colpo, folgorato da quello che stavo per dire. “Mi piaci?”, “Mi hai sconvolto con quei tuoi occhi assurdi?”, “Mi hai fatto crollare le certezze?”. “Mi sto innamorando di te?”.

-Io cosa?- mi incoraggiò lei.

Come l'idiota che sono, ritrattai immediatamente.

-Tu sei fantastica così come sei.- biascicai e lei abbassò lo sguardo.

Sapeva che stavo mentendo, e sapeva anche che io non avrei mai avuto il fegato di dirle davvero ciò che pensavo di lei.

-Oh. Sì. Anche tu sei forte.

C'era rimasta male, ed era tutta colpa mia, come al solito.

-Midnight, io volevo solo dirti di fidarti di me.- mi affrettai a dire – Ti capisco, ti comprendo, vorrei solamente che potessimo mettere sul tavolo i nostri piccoli, sporchi, segreti e capire che possiamo ancora salvarci.

-Den, io non ci credo più che posso salvarmi. Io … sono un caso perso. Non ho più niente di sano, dentro, non posso permettere che tu venga a contatto col marcio che ho dentro.

Quanto era distrutta mentre parlava in quel momento, quanto dolore sgorgava da quegli occhi incredibili. E io ero lì, in quel letto, quando l'unica cosa che avrei voluto fare era abbracciarla e intonare insieme una canzone dei Mayday Parade per tirarci su di morale. Non volevo lasciarla andare, non lei.

-Midnight, io …

-Finito il confessionale?

La voce di James ci interruppe, insieme all'ingresso dei miei amici. Midnight si alzò e andò ad abbracciare suo fratello. Così piccoli, emo, e teneri sotto le finte scorze da duri.

In compenso io ricevetti l'abbraccio lacrimoso di Andrew. Risi e gli spettinai i capelli lunghi. Mi fece scivolare una canna in mano, schiacciandomi l'occhio. Adoravo quel pazzo del mio chitarrista.

-Denis, abbiamo tenuto una piccola consulenza con i ragazzi e siamo giunti alla conclusione che non puoi stare a casa da solo durante la convalescenza.- annunciò Richard.

-E dove mi vuoi mandare?- dissi subito, allarmato.

-Molto semplice. Starai a casa con noi.

-Cosa?!- urlò Midnight.

-Veramente?- strillai io – Posso stare nel loft con voi tre?

-Che bello, così conoscerai il mio coniglio.- trillò Andrew.

Midnight mi guardò terrorizzata e io feci un sorriso enorme.

-E' fantastico, Ricky. Non vedo l'ora!

Midnight, semplicemente, sbiancò.

***
Ciao ragazze! Scusate il ritardo, ma avevo proprio perso l'ispirazione ... ma ora torniamo più forti che mai! Cosa ne dite? Denis non è per nulla indifferente a Midnight e ora dovranno pure convivere sotto lo stesso tetto: si preannunciano disastri ;D Spero che vogliate lasciare una recensione e già che ci siete, se volete passare dalla mia nuova ff Fucking With My Head mi fareste un regalo (anche questa parla di musica, di metalcore e di un gruppo che si deve formare xx)
Un bacio
Anastasia/Charlie xx

 

 

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Capitolo 10
*** Hold Onto Me ***


CAPITOLO DIECI: HOLD ONTO ME

 


I know I've got my problems and it starts with me
She saw something inside that I can't see
And late at night, yeah she'll comfort me
Hold onto me, hold onto me

[Mayday Parade – Hold Onto Me]

 

Midnight

 

Denis mi stava letteralmente facendo impazzire. E no, non in quel senso. Ogni momento aveva bisogno d'acqua, di antidolorifici, di the caldo, di una coperta, del telecomando e di mille altre sciocchezze che avrebbe potuto prendersi da solo ma che invece mandava me a recuperare. Aveva intortato Richard facendogli credere di stare più male di quanto in realtà stesse, e così mio fratello mi strigliava a dovere se non facevo l'infermiera a tempo pieno. L'avrei strozzato, soprattutto in quel momento, mentre gli dovevo portare il the e il plaid per tenerlo al caldo. Lui se ne stava sdraiato sul divano adibito a letto, guardando la tv e schiavizzandomi in ogni modo. Però, oltre le incombenze da infermiera, un tarlo continuava a rodermi. Il discorso che avevamo avuto in ospedale continuava a tormentarmi: cosa avrà voluto dirmi veramente? Ero incerta, perché mi era proprio parso che lui volesse dichiararsi e questo io non sapevo come prenderlo. Da un lato, ero attratta da lui e non lo nascondevo, ma dall'altro non sapevo quanto in realtà una relazione avrebbe potuto salvarci dal vuoto che avevamo dentro. Insomma, io ero una stupida ragazzina viziata che si faceva del male per piacere, lui era un giovane cantante egocentrico e strano. Non avrebbero cavato nulla di buono da noi due, e mi chiedevo, costantemente, cosa ne sarebbe stato dei nostri poveri corpi, delle nostre stupide anime sole. Avevo scritto un messaggio di scuse ad Asher, ma non mi aveva risposto ed ero sicura di essermi giocata l'amante. Ma d'altronde, dovevo aspettarmelo: una rockstar famosa non può di certo andare dietro a una ragazzina emo con gli occhi viola. Mi fermai e guardai Denis, stravaccato sul divano letto, un po' bendato e un po' ricucito. Forse era molto più debole e solo di quanto desse a vedere, forse anche lui aveva bisogno di essere amato. Come me, in fondo. Ho sempre avuto tanti ragazzi che mi ronzavano in giro per il mio carattere spigliato e poi, beh, per i miei facilissimi costumi, e mi ero convinta che quella vita a me andava benissimo. Avevo sempre una cerchia di gente in giro, avevo le pasticche nascoste nel cuscino, avevo il divertimento sfrenato ma quando arrivavano le quattro del mattino, mi rendevo conto della mia estrema solitudine. Non avevo nessuno da chiamare se stavo male, non avevo amici con cui confidarmi, non avevo niente. Avevo solo me stessa, e avevo paura degli altri proprio perché io l'amore, l'amicizia, l'affetto, non lo conoscevo. Nei periodi peggiori, Richard lo potevo sentire solo al telefono perché era chissà dove in America con la sua band. Pensare di avere Denis con me era qualcosa che non concepivo: come si fa ad amare? Come si fa a stare con qualcuno? Come si fa, semplicemente, a essere normale?

Erano tutte domande che mi tartassavano la mente mentre gli servivo il the e lui mi sorrideva vittorioso.

-Dovresti laurearti in infermieristica, Midnight, sei fantastica.- ronfò lui, avviluppandosi nella coperta.

-E tu la prossima volta vedi di finire sotto a un treno.- berciai, infastidita.

Mi lasciai cadere sul divano vicino a lui, e lui blaterò qualcosa sul dover continuare a incidere il disco, che non potevano far slittare la data d'uscita e altre cose che non stavo davvero a sentire. Lo sentivo vicino a me e mi chiedevo perché lui, perché Asher, perché Londra in generale. Ero stordita da sentimenti che non pensavo nemmeno di essere in grado di provare.

-Denis, cosa volevi dirmi l'altra volta in ospedale?

Silenzio. Lo guardai, ed era arrossito. Rimase in silenzio qualche secondo prima di dire

-Niente, dolcezza. Lascia perdere, a volte straparlo.

-Non mi pareva stessi straparlando.

-Io … - mi guardò a lungo, con quei suoi grandi occhi ambrati e ritrovai le pagliuzze dorate della prima volta – Niente.

Bevve il the e si concentrò sulla tv, chiudendomi fuori. Io mi alzai e mi frapposi tra lui e lo schermo.

-Basta giochetti, Denis. Dobbiamo cominciare a parlare chiaro, molto chiaro. Non accetto di venire presa in giro.

-Non ti sto prendendo in giro, Midnight.- sbottò lui – Ragazza, tu sei un uragano.

-Me lo dicono in tanti.- mi lasciai di nuovo cadere sul divano – Ma ormai non so quanto mi convenga ancora distruggere tutto al mio passaggio.

-Non vorresti che qualcuno placasse la tempesta?

Mi stupii quando mi accarezzò appena i capelli. Lo guardai e mi morsi il labbro.

-Non si può placare.

-E se due tempeste si scontrassero con tutta la loro forza, cosa succederebbe?

Mi chiesi da quando eravamo così vicini. Sentivo il calore del suo corpo contro il mio, e mi chiesi se sarei riuscita a mantenere il controllo. Su di me, su di lui, su tutto. Sentii le guance farsi di fuoco quando la sua mano mi strinse il braccio.

-Un disastro, Den. Un completo disastro.- biascicai.

-Facciamolo succedere, questo disastro.

Fu un secondo in cui ci guardammo negli occhi e io non ero più la ragazza scafata e selvaggia di sempre, ma ero una ragazzetta persa a cui era stata lanciata l'ancora di salvataggio. Non sapevo cosa fare, cosa provare, cosa dire. Lo volevo disperatamente, e contemporaneamente non lo volevo. Non sapevo più nulla, e lui posò appena le sue labbra, le sue belle labbra, sulle mie. Un attimo. Giusto un attimo di follia. E poi la porta si spalancò.

Sobbalzammo e ci staccammo come se avessimo preso la scossa, rossi in faccia e agitati. Io balzai in piedi, lui si strinse nella coperta, e sull'uscio, ecco Richard e Andrew. Per mano. Uhm.

-Tutto bene, ragazzi?- Richard alzò un sopracciglio – Midnight, stai cercando di non stressare Denis?

-E' lui che stressa me.- mi lamentai.

Lui mi guardava e non parlava. Avrei voluto solo correre via per le strade di Londra e bagnarmi di pioggia e poi tornare a casa e stringerlo tra le mie braccia. Ma non potevo. Non potevo mai fare davvero niente.

Per cambiare argomento, mi concentrai sulle mani intrecciate dei due e dissi

-Ma, Richard, esattamente … - allusi alle mani.

-Eh? No! Cosa vai a pensare! Figurati!

Mio fratello sarà stato anche un bravo bassista, ma a mentire faceva schifo.

-Midnight, guarda!- lo interruppe Andrew, sventolando un pacchetto. Me lo porse, e dentro ci vidi due anelli con delle piccole teste di coniglio – Li abbiamo comprati oggi io e Ricky.

-Ah, che carini.- sorrisi mielosa a Andrew – Per chi sono?

-Ma per me e Ricky, ovviamente.- trillò il chitarrista, mentre mio fratello boccheggiava e Denis rideva – Vero, tesoro? Adesso è come se fossimo fidanzati ufficialmente!

Io rimasi di sasso. Richard era sul punto di svenire (sempre molto teatrale, il ragazzo). Denis shignazzava come un pazzo, alla faccia del suo “sono tutto rotto”. Andrew sorrideva ebete.

-Richard, ma sei gay?!- urlai finalmente a pieni polmoni.

-Midnight, ci sei arrivata solo ora?- ansimò Denis dal tanto ridere – Ragazza, sei proprio sveglia.

-E perché non me l'hai mai detto?!- continuai a ululare contro mio fratello e dando uno scappellotto a Denis.

-Stai zitta!- strillò Richard – Io … ecco … non …

-Oh. Ma ti vergognavi di me?- intervenne Andrew, sbiancando – Ma Ricky, mi avevi giurato che mi amavi …

-No!- osservammo tutti Richard correre impazzito come un criceto per la stanza – Drew, certo che ti amo! È solo che … mia sorella …

-Tua sorella è offesa perché non l'hai messa a parte di niente! E tu smettila di ridere, caprone di un ucraino!

-Scusa! Okay, scusa! Avevo paura del giudizio tuo e della mamma!- Richard tirò su col naso – E non dare scappellotti a Denis, è in convalescenza.

La vera domanda era come faceva mio fratello, anche in un momento del genere, a fare la mamma del gruppo. Nel mentre, Andrew piangeva perché pensava di non essere amato.

-Va bene, gentaglia, ci siamo riappacificati?- disse Denis – Ricky e Drew sono una coppia fantastica, Midnight è tarda e io sono bellissimo. Tutti d'accordo?

-Non sono tarda!

-Non hai smentito che sono bellissimo!

-Zitto!

 

Era notte, e di là sentivo Denis russare come un trombone, mentre Richard e Andrew dormivano pacifici nella loro camera (avevo ragione, mio fratello usava tappi per le orecchie e mascherina per gli occhi). Io rimanevo sdraiata sulla schiena a fissare il soffitto e a pensare al nostro quasi-bacio. Cosa avevo provato? Una grande emozione, e farfalle nello stomaco, quelle che pensavo non avrei mai provato. Ero stranita, e, senza davvero sapere perché, mi alzai e andai in salotto. Guardai Denis dormire, stretto a un pelouche e sorrisi, nel buio. Eravamo ancora bambini, in fondo, sia io che lui. Avevamo solo bisogno di essere amati da qualcuno. Mi avvicinai al letto e, senza una vera motivazione, mi sedetti tra le coperte, accarezzandogli i capelli. Mi morsi il labbro, perché sapevo che non avrei dovuto farlo, avrei dovuto stargli forse lontana ma c'era qualcosa che mi richiamava a lui, qualcosa alla quale non sapevo dare un nome. Sbadigliai, e lui, nel sonno mi posò la testa in grembo. Sbavava un pochino, russava e stringeva il pupazzo. Era dolcissimo. Sorrisi ancora, e mi appoggiai allo schienale del divano, sveglia e attenta, con lui addormentato vicino che mi teneva compagnia. Forse avrei solo avuto bisogno di questo. Di amore. Di amicizia. Di qualcuno che mi accarezzasse la testa mentre dormivo.

Era bello, Denis, bello e infantile. Gli sfiorai la guancia e lui grugnì nel sonno, aggrappandosi alla mia gamba. Risi in silenzio, e scivolai un po' più in giù, per accomodarmi anche io tra le coperte e magari dormire un pochino accanto a lui, tenergli compagnia, sognare insieme di successi e vite assurde.

Pensai come sarebbe stato baciarlo nel sonno, ma mi trattenni. Non volevo che si svegliasse, volevo che continuasse a dormire il suo sonno pacifico. Così, mi limitai a posargli le labbra sulla fronte fresca, sentire il suo profumo e il suo respiro.

-Ti voglio bene, Den.- sussurrai, e lui sorrise appena, stringendo l'orsacchiotto.

Gli accarezzai la schiena, quando il vibrare del telefono mi distrasse. Mi allungai, lo presi e sobbalzai quando vidi chi mi scriveva. Asher.

Ciao, tesoro. Scusa se sono sparito, cosa ne dici di domani sera, al Milton Hotel? Ho una grossa sorpresa per te. Spero che ci sarai. Ash.

Il cuore prese a battermi forte.

 

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