Happy Birthday, Fucker! di Soul Mancini (/viewuser.php?uid=855959)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Proposte più o meno indecenti ***
Capitolo 2: *** L'enigma del gallo e del veliero ***
Capitolo 1 *** Proposte più o meno indecenti ***
Proposte
più o meno indecenti
Me ne stavo sdraiato
supino sulle lenzuola fresche, le
braccia intrecciate dietro la testa; dalla portafinestra socchiusa non
entrava
altro che afa pomeridiana e umidità, mentre il mio vecchio
ventilatore arrancava
per sbuffarmi addosso aria troppo calda.
Mi rigirai appena e
socchiusi le palpebre. Dovevo trovare il
coraggio per alzarmi e buttarmi sotto la doccia, quella sera sarei
uscito con i
miei amici per festeggiare il mio compleanno e mi dovevo ancora
preparare.
“Ehilà”
esordì Jim, entrando nella stanza con un sorriso
appena accennato; prese posto sul materasso accanto a me e mi
scompigliò i
capelli con la mano sinistra. Nella destra stringeva un oggetto
sospetto che
aveva tutta l’aria di essere un pacco regalo: carta azzurra
con i palloncini,
nastrino giallo, fiocco pomposo in cima.
Gli afferrai la mano
che aveva abbandonato tra i miei
capelli e me la portai alle labbra, baciandola appena. “Che
ore sono?”
“Le
sei.”
“Di
già?” mugugnai contrariato. L’ora
dell’appuntamento con
gli altri si avvicinava troppo in fretta.
Jim si sporse verso di
me e mi baciò, facendomi piovere
addosso le sue ciocche ricce e ribelli.
Ricambiai il gesto per
alcuni istanti, mordicchiandogli
appena un labbro, ma dopo qualche istante lo spinsi via con un gemito
infastidito. “Hai una tenda al posto dei capelli, ma come
cazzo fai a vivere
d’estate?”
“E tu
allora?” bofonchiò lui, tirandomi una ciocca
bionda
sfuggita alla coda disordinata in cui avevo raccolto i capelli.
“Io li tengo
legati da maggio a ottobre.” Mi misi seduto e
avvertii qualche gocciolina di sudore scorrermi lungo la schiena.
“Piuttosto…
quello cos’è?” domandai poi, aggrottando
le sopracciglia con fare sospettoso e
indicando il pacchetto che Jim aveva abbandonato sul materasso.
“Ah,
questo… è un regalo, non si capisce?”
Jim assunse
un’espressione innocente, ma il sorrisetto che gli
increspò le labbra non
prometteva niente di buono.
“Non mi fido
di te, Martin” affermai, sempre più diffidente.
Io e Jim, da quando ci
conoscevamo, non avevamo mai avuto
l’usanza di scambiarci dei regali per le ricorrenze, nemmeno
quando eravamo
diventati una coppia; c’era qualcosa che non quadrava.
“E dai,
Roddy, per una volta che il tuo fidanzato decide di
fare un gesto carino” cinguettò lui, gettandomi il
pacco tra le braccia con
foga. “Aprilo!”
“Carino…”
ripetei, soppesando la confezione come se
contenesse una bomba e potesse esplodere da un momento
all’altro. “Staremo a
vedere.”
Cominciai a scartare
piano, slegando prima il nastro e poi
rimuovendo la carta con i palloncini; al termine di
quell’operazione, mi
ritrovai tra le mani un’anonima scatola di cartone ben chiusa
con diversi giri
di nastro adesivo.
“Che
palle” mi lamentai, rigirandomi l’oggetto tra le
mani.
Provai a rimuovere lo scotch con le unghie, ma ben presto capii che
così non
avrei risolto niente; gettai la testa all’indietro e sbuffai.
“Ci vuole un paio
di forbici.”
“Vai a
prenderle.”
“Vacci tu,
non ho voglia di alzarmi. Del resto sono il
festeggiato e devo essere servito e riverito!”
Jim mi
scrutò per un istante, poi si stiracchiò appena.
“E
va bene…”
“Il pacco
l’hai fatto tu, cazzi tuoi” pigolai, allungandomi
per mollargli una pacca sulla coscia mentre si alzava.
Quando il mio ragazzo
tornò dalla cucina con un paio di
forbici, potei finalmente ricominciare a scartare: ero piuttosto
sospettoso,
sì, ma quella situazione mi stava divertendo parecchio,
anche perché non
riuscivo proprio a immaginare cosa un tipo strambo e bizzarro come Jim
potesse
avermi regalato.
Una volta aperto lo
scatolone, mi ritrovai davanti alla
prima pagina di un famoso quotidiano. Aggrottai le sopracciglia e la
tirai via,
per scoprire un’altra pagina di giornale che mi impediva di
vedere ciò che
c’era sotto.
“Lo sapevo
io che non c’era da fidarsi” bofonchiai,
fulminando Jim con un’occhiata.
Lui, in tutta
risposta, si strinse nelle spalle e mi fece un
cenno per invitarmi a continuare.
“Scommetto
che questo fottuto scatolone è vuoto!” Affondai
le mani tra le pagine di giornale e le lanciai via una dietro
l’altra con
impazienza; il getto d’aria del ventilatore, che continuava a
soffiarci
addosso, contribuì a spargerle per bene per tutta la camera.
“Di che ti
lamenti? Ho trovato un modo per utilizzare questi
vecchi giornali” ribatté Jim in tono rilassato
– brutto bastardo.
“Perché
buttarli nella spazzatura era troppo difficile,
vero? Mi stai facendo perdere tempo, io mi devo anche fare la
doccia…” Ma fui
costretto a interrompermi quando le mie dita, ancora immerse tra i
resti dei
giornali, sfiorarono qualcosa di duro; afferrai l’oggetto, lo
portai fuori e
costatai che si trattava di una scatola bianca, stavolta più
piccola, anch’essa
sigillata con strati e strati di nastro adesivo.
Sollevai gli occhi al
cielo. “Hai rotto il cazzo, lo sai?”
“Posso
aggiustare anche quello con lo scotch.”
“Io con lo
scotch ti faccio la ceretta sul petto” lo
minacciai, cercando a tentoni le forbici che erano finite
chissà dove tra
lenzuola e fogli.
Quando le trovai,
tagliai il nastro e aprii la scatola; non
appena sollevai le alette, ne saltò fuori un batuffolo di
bambagia.
“E questa da
dove cazzo salta fuori? Hai smontato un cuscino
del divano?” chiesi dubbioso, mentre facevo piovere
l’ovatta soffice dentro lo
scatolone.
Una volta rimosso lo
strato protettivo, sul fondo trovai
un’altra scatolina, l’ennesima, ancora
più piccola.
Evitai di commentare
mentre la prendevo in mano e la
osservavo con circospezione. Stavolta però era diverso: un
cofanetto rettangolare
rivestito di velluto nero, con un piccolo logo dorato che forgiava il
coperchio;
pareva proprio una di quelle scatolette delle gioiellerie.
Deglutii a fatica:
possibile che Jim mi avesse davvero
comprato qualcosa di così prezioso? Lo conoscevo fin troppo
bene e sapevo che
non era tipo da formalità e gioielli costosi, non avrebbe
mai compiuto un gesto
del genere – il romantico tra i due ero io. Ma, mentre facevo
scorrere i
polpastrelli sulla superficie vellutata, non potei impedire al mio
cervello di
fantasticare e avvertii una punta d’ansia
all’altezza del petto.
Posai gli occhi su Jim
e lo trovai raggiante, mi scrutava
con quello sguardo luminoso che dedicava solo ed esclusivamente a me.
“Vuoi
chiedermi di sposarti?” scherzai, cercando di
alleggerire un po’ l’atmosfera.
“C’è
da dire che staresti d’incanto col vestito bianco e
pieno di pizzi” commentò lui sghignazzando.
“E chi ti
dice che io sarei la
sposa?”
“Non
obiettare e aprilo!”
Okay, era giunto il
momento.
Afferrai i bordi del
coperchio e li sollevai con estrema
lentezza, senza trovare il coraggio per guardare. Ma infine presi un
profondo
respiro – faceva tanto, troppo caldo –, gettai
un’occhiata dentro il
cofanetto e…
“Jim Martin,
sei una grandissima testa di cazzo!” sbottai,
lanciandogli addosso la scatolina e il suo contenuto.
Il mio ragazzo era
paonazzo per lo sforzo di trattenere le
risate. “Perché, non ti piace?”
“Spiegami
cosa me ne dovrei fare della nostra tessera
del Wal-Mart!” ringhiai ancora, recuperando la carta
fedeltà con su stampato il
logo della celebre catena di supermercati e sventolandola in aria con
fare
sprezzante. “Io te la ficco in culo, questa! Mi hai
illuso!”
Allora Jim
scoppiò a ridere, lasciandosi cadere all’indietro
sul materasso. “Dai, Roddy, non essere così
ingrato: la prossima settimana
partono le offerte e usando quella potrai prendere i gelati a soli tre
dollari!”
“Ti ficco su
per il culo anche i gelati!”
“Sicuro che
quella non sia una tua fantasia?”
“Può
essere, ma andrò a concretizzarla con un altro!”
Presi
un batuffolo di ovatta dallo scatolone e gli lanciai addosso anche
quello, poi
mi alzai dal letto e lo guardai dall’alto in basso,
incrociando le braccia al
petto.
Jim, il nastrino
giallo del regalo incastrato tra i capelli,
mi sorrise con innocenza. “Però è stato
divertente.”
“Anche per
te sarà molto divertente ripulire tutto mentre io
vado a prepararmi” replicai.
Circumnavigai il
letto, diretto verso il bagno, ma non
appena gli fui accanto Jim mi afferrò per il braccio e mi
strattonò con forza;
caddi su di lui, tra pagine di giornale e carta regalo, col ventilatore
che ci
scompigliava i capelli e non riusciva a rinfrescare i nostri corpi
bollenti.
“Mi
vendicherò, stanne certo. Aspetta che arrivi il 21 e
vrdrai cosa ti combino” soffiai in tono minaccioso a pochi
centimetri dal suo
viso.
“Ho ancora
tre settimane prima di subire la tua crudele
ripicca. Beh, almeno faccio in tempo a comprare i gelati in
offerta” commentò,
posandomi distrattamente una mano sul fianco – un gesto
tipico di Jim.
“A proposito
di gelati, con quella proposta che ho fatto
prima potremmo farci qualcosa…” chiosai malizioso,
facendo scorrere la lingua
sulle mie labbra.
Lui vi posò
sopra le sue e improvvisamente l’aria nella
stanza si fece ancora più rovente.
Ma proprio mentre Jim
ci stava prendendo gusto, mi staccai
bruscamente da lui e mi rimisi in piedi, stiracchiandomi e facendo
scrocchiare
le articolazioni. “Bene, basta, siamo già in
ritardo, vado a farmi la doccia!”
Mi diressi verso la
porta, ma mentre stavo per uscire, mi
voltai nuovamente verso Jim. “Ah, e mi raccomando: quando
esco dal bagno la
camera dovrà brillare per quanto sarà pulita. Su,
al lavoro!”
Jim si
rigirò nel letto con un gemito di protesta. “Che
fidanzato stronzo che ho!”
“Anche io ho
un ragazzo fottutamente stronzo, ma lo amo così
com’è” conclusi, lanciandogli un bacio
prima di sparire in corridoio.
♥
♥
♥
AUGURI RODDYYYYYY *________*
Arrivo quasi allo scadere del tempo – ma del resto negli USA
sono indietro di parecchie ore XD – perché la
stesura di questo capitolo è
stata disastrosa: ho perso quasi tutto il testo quando ormai ero quasi
alla
fine e l’ho dovuto riscrivere, quindi se il risultato finale
fa schifo sapete
perché -.-
E mentre Kim festeggia il compleanno del nostro adorato
tastierista con la Pattum, io come potevo evitare di dar voce alla mia
adorata
Martum? Anche perché era da un po’ che non
scrivevo su di loro e mi mancavano
tanto!!!
Lo so che è veramente una stronzatina, ma
l’ispirazione mi
ha condotto qui ^^ ispirazione che, come per le flashine di compleanno
per i
NBT, assume l’aspetto di mia madre, a cui ho chiesto una
parola-prompt che
facesse scattare la scintilla. Lei mi ha suggerito
“fedeltà” e così, al posto
di intenderla col suo significato più alto, il mio cervello
è subito corso alla
carta fedeltà dei supermercati/negozi XD
Non so se questo sistema esista anche in America e
soprattutto con la catena Wal-Mart, ma amen :P
Come scritto anche nella presentazione, questa sarà una
minilong di due capitoli: dal momento che Jim e Roddy compiono gli anni
a poca
distanza – Jim il 21 luglio, Roddy oggi – ho
pensato di “collegare” le loro
storie di compleanno per dar vita a qualcosa di estremamente demenziale!
E come si vendicherà adesso Roddy? Eheheheh, non vedo
l’ora
di scoprirlo – non lo so ancora nemmeno io, dato che pure per
Jim chiederò un
prompt a mia madre XD
Ah, una mini noticina: il titolo della minilong è un verso
del brano The Gentle Art Of Making Enemies, dei
Faith No More ovviamente
^^
Grazie a chiunque sia giunto fin qui e ancora tanti auguri a
Roddy!!! :3
Ci si rivede il 21! ♥
|
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Capitolo 2 *** L'enigma del gallo e del veliero ***
L’enigma del gallo
e del veliero
Entrai in cucina e
lanciai un’occhiata a Roddy, che era seduto al tavolo e
armeggiava con
cellulare. “Ehi” lo salutai, per poi lasciarmi
sfuggire uno sbadiglio. “Che si
dice?”
“Dovrei essere io a
chiederlo a te, dato che oggi sei invecchiato. Si cominciano a sentire
i dolori
alle ossa?” ribatté lui in tono allegro, lasciando
il telefono sul tavolo e poggiando
il mento sul palmo della mano per potermi scrutare con attenzione.
“Sì, ce le ho tutte
rotte, adesso mi si stacca un braccio.” Mi avviai verso il
frigo, lo aprii e
cominciai a ispezionarne il contenuto con lo sguardo, finché
non trovai ciò che
stavo cercando; afferrai una ciotola bianca coperta con un foglio di
carta
stagnola e richiusi lo sportello. Prima di tornare al tavolo, lanciai
un’ultima
occhiata scettica all’elettrodomestico, poi scossi per un
istante il capo e presi
posto attorno su una sedia accanto al mio ragazzo.
“Abbiamo finito di
pranzare un’ora fa” mi fece notare Roddy, inarcando
un sopracciglio mentre scoperchiavo
il budino ai frutti di bosco che avevamo preparato il giorno prima.
“Ma oggi è il mio
compleanno” mi giustificai, mettendomi in bocca la prima
cucchiaiata di dolce.
“Certo, e questo ti
dà il diritto di finire tutto da solo l’ultimo
budino rimasto in frigo…” Sul
viso delicato di Roddy si dipinse un adorabile broncio.
“Se vuoi ci sono
ancora dei gelati in freezer. Comprati in offerta con la bellissima
carta
fedeltà del Wal-Mart che io ti ho regalato”
puntualizzai, continuando a strafogarmi
con gusto.
“Ma che persona
altruista e generosa il mio ragazzo!” brontolò
lui, incrociando le braccia al
petto.
Sentii il suo
sguardo addosso per qualche istante, finché
all’improvviso Roddy non mi si
gettò addosso, strappandomi il cucchiaino dalle mani senza
darmi il tempo di
reagire. Prima di allontanarsi, trascinando anche la ciotola con il
budino
nella sua metà del tavolo, mi stampò un bacio
sulle labbra mentre ridacchiava.
“Ehi, ma che
stronzo! Quello è il mio dolce di compleanno!”
protestai, mentre Roddy prendeva
un abbondante cucchiaiata e se la portava alle labbra; volevo rimanere
serio e
fingermi offeso, ma non potei fare a meno di sorridere nel notare il
suo mento
sporco di bianco e rosa.
“Grazie per averlo
condiviso con me, sei un tesoro!” pigolò il biondo
strizzandomi l’occhio.
“Non importa,
chiederò a Puffy di prepararmi una teglia di
tiramisù” ribattei piccato.
Proprio in quel momento l’occhio mi cadde su una bustina da
lettera verde che
era abbandonata sul piano del tavolo e mi sporsi in avanti per
scrutarla
meglio. “E questa cos’è?”
“Il tuo regalo di
compleanno,” rispose prontamente Roddy con la bocca piena,
“o meglio, una parte
di esso. Aprila!”
Aggrottai le
sopracciglia e afferrai l’oggetto lentamente, per niente
tranquillo. Roddy mi
aveva promesso che si sarebbe vendicato per lo scatolone che gli avevo
regalato
per il suo compleanno e, ne ero certo, non si era dimenticato.
“Cosa devo
aspettarmi?” borbottai, mentre aprivo la bustina.
“Un serpente
velenoso” scherzò Roddy mentre continuava a
mangiare.
“Però non è
giusto,
nel frattempo tu stai finendo tutto il budino!” mi lagnai,
mentre portavo fuori
un cartoncino su cui erano scarabocchiate due righe con
l’inconfondibile grafia
arrotondata di Roddy.
“Zitto e leggi a
voce alta!”
“E come faccio a
stare zitto se devo leggere?” gli feci notare.
“Insomma, hai
capito!”
Mi schiarii la gola.
“Se un gallo fa un uovo sulla punta di un tetto,
dove cade?” Lasciai
nuovamente scivolare il biglietto sul tavolo e sgranai gli occhi
confuso,
mentre sul volto di Roddy si apriva un sorriso divertito che si
ampliava ogni
istante di più. “Ma che
cazzo…?”
“È un
indovinello”
spiegò lui candidamente.
“Non ho capito il
regalo.”
“Questa è solo la
prima parte, prima di arrivare al vero
regalo.”
Aggrottai le
sopracciglia. “E quando lo posso vedere questo vero
regalo?”
“In realtà
è già
qui!” Roddy portò fuori dalla tasca dei
pantaloncini una bustina rossa adornata
da un nastrino giallo – probabilmente aveva riciclato quello
che avevo
utilizzato io tre settimane prima – e me la
sventolò davanti al viso. “Ma non
potrai aprirlo finché non avrai risolto il
rompicapo!”
“Questo però
è
sadismo!” mi lamentai. Ripresi in mano il bigliettino e
rilessi con attenzione
la domanda. “Se un gallo… sulla punta di un tetto?
Aspetta, ma che stronzata è?
E come ci è arrivato il gallo su un tetto? I galli non
volano!”
“Vabbè, devi
lavorare di immaginazione…”
Sospirai e mi
guardai attorno con aria confusa, poi avvistai la ciotola quasi vuota
che Roddy
aveva lasciato incustodita e la afferrai con un gesto fulmineo.
“Mangiare mi
aiuta a pensare” affermai.
“Allora chiedi a
Puffy di portarti il tiramisù il prima possibile,
perché avrai molto da
pensare.”
“Allora.” Presi una
cucchiaiata di budino. “Un gallo fa l’uovo sulla
punta di un tetto… dove cade?
Beh, sicuramente in terra. Ho indovinato? Adesso posso aprire il
regalo?”
“No, non hai
indovinato, e no, non puoi aprirlo!” Roddy sbatté
un paio di volte le palpebre
con fare innocente mentre giocherellava col pacchetto, facendo ben
attenzione
che fosse in bella mostra.
“Che stronzo! Fai
così solo perché tu sei già arrivato
alla soluzione!”
“Veramente non ci
ho nemmeno provato, l’ho guardata subito.”
Sbuffai. “Allora,
non ha senso. Io voglio sapere chi ce l’ha messo il gallo sul
tetto, perché non
può esserci arrivato da solo. A meno che… i
proprietari della casa non abbiano
un pollaio panoramico sul tetto della casa!”
Roddy prese a
sghignazzare. “Ah Jim, quanto ti amo!”
“Come mai te ne
accorgi proprio ora?” gli chiesi mentre finivo di spazzolare
anche gli ultimi
residui di budino ai frutti di bosco.
“Perché il tuo
cervello riesce a elaborare le teorie più assurde e io mi
diverto un sacco!”
Ma io lo ascoltai a
malapena: avevo spostato la tazza vuota da una parte e avevo ripreso in
mano il
cartoncino con il rompicapo per cercare qualche indizio nascosto. In
realtà
queste cose mi intrigavano un sacco, mi divertivo tantissimo a cercare
delle
soluzioni, ma perdevo la pazienza troppo presto. Una volta avevo
comprato un
cubo di Rubik e, dopo due giorni in cui me l’ero portato
appresso per tutta la
casa nel tentativo di risolverlo, mi ero stufato e per noia avevo
disegnato
tanti piccoli teschietti sulle tessere colorate con il pennarello
indelebile;
ancora il cubo giaceva su una mensola della camera da letto.
“Dunque,
pensiamo…”
ruppi il silenzio dopo qualche istante di riflessione.
“Questo gallo sta sulla
punta del tetto… ma non gli farà male il culo a
stare seduto su una punta?”
Roddy si strinse
nelle spalle. “Magari è un gallo gay e gli
piace” insinuò con un sorrisetto
malizioso.
“Non parlare, mi
confondi!”
“Perfetto, vado in
bagno e ti lascio al tuo enigma!” Detto questo, Roddy si
alzò e si diresse
verso la porta. Prima di lasciarsi la stanza, mi mostrò
ancora una volta la
bustina rossa. “Mi raccomando, pensa intensamente, il tuo
regalo ti aspetta!”
“Vaffanculo, sei un
bastardo!”
“Ho capito, ci sono
arrivato!” Feci irruzione in cucina e mi piantai le mani sui
fianchi, puntando
lo sguardo su Roddy, che era alle prese con i fornelli.
Lui mi lanciò
un’occhiata esausta. “Sentiamo”
esalò in tono piatto.
Ormai erano le nove
di sera e sentivo che lui stava per cedere: non avevo fatto altro che
tartassarlo con teorie assurde – ma, secondo il mio parere,
ragionevoli – e, se
all’inizio si stava divertendo, ora sul suo viso si dipingeva
una smorfia di
terrore ogni volta che mi vedeva nei paraggi.
La sua
testardaggine gli aveva impedito di lasciar perdere, ma non aveva
tenuto in
conto la mia immensa bravura nella tecnica dello sfinimento.
“L’uovo non cade da
nessuna parte!” affermai con sicurezza.
“Mmh… e
perché?” domandò
lui in tono annoiato, mentre versava un filo d’olio in una
padella.
“Allora, io ho
pensato questo: un gallo, non potendo volare, non può
arrivare su un tetto,
quindi sicuramente non è un gallo normale, ma è
un alieno. Dato che è un alieno,
sicuramente le sue uova non sono ovali o comunque a forma di uovo, ma
magari
sono quadrate e quindi non rotolano. Dunque l’uovo non cade
da nessuna parte,
rimane sul tetto” spiegai con fare tronfio e soddisfatto.
“Ho ragione? Ho
indovinato?”
“Che idea di merda
che ho avuto” sospirò Roddy, portandosi una mano
sulla fronte, esasperato.
“In che senso?”
finsi di non capire, tuffandomi sul divano.
“Sei talmente una
rottura di cazzo che è impossibile vendicarsi di te! E se
sento un’altra teoria
come questa, oggi a cena mangeremo il mio cervello dopo che mi
sarà uscito dal naso”
sbottò in tono lugubre.
“Quindi che si fa?”
Incrociai le braccia al petto e piegai la testa di lato, un sorriso
innocente
dipinto sulle labbra.
Roddy mi si accostò
e mi gettò praticamente addosso il pacchetto rosso col
nastrino giallo che
aveva tenuto per tutto il tempo nella tasca dei pantaloncini.
“Basta, mi
arrendo! Altrimenti qui la tiriamo avanti fino al prossimo compleanno,
e
finirei per diventare vedevo già da giovane dopo averti
ucciso nel sonno!”
“Oh, finalmente!”
Afferrai la bustina come un affamato afferrerebbe un piatto pieno di
cibo.
“Dopo tutto quello che mi hai fatto passare per questo
regalo, come minimo devi
avermi comprato una villa in riva al mare.”
Roddy ridacchiò e
prese posto sul bracciolo del divano accanto a me. “Vedrai,
sarà un regalo bellissimo
che ripagherà tutte le tue fatiche!” E la sua voce
era tremendamente
sarcastica.
“Ma che cazzo di
regalo è?” sbottai dopo aver strappato via la
carta regalo spiegazzata. Non
potevo crederci: quella che stringevo tra le mani era la calamita a
forma di
veliero che avevamo comprato qualche anno prima in vacanza a Miami e
che
tenevamo sempre attaccata al frigo.
“Hai visto? Ho
preso da te l’usanza di impacchettare cose che erano
già nostre!” commentò il
mio ragazzo in tono soddisfatto.
“Adesso ho capito!”
mi illuminai, scattando in piedi e precipitandomi verso il frigo.
“È da questo
pomeriggio che lo guardo e c’era qualcosa che non quadrava,
ma non riuscivo a
capire cos’era! Mancava una calamita!” strepitai,
riattaccando il piccolo
veliero al suo solito posto che era rimasto vuoto, poi mi voltai verso
Roddy e
gli sorrisi. “Quanti misteri da svelare oggi!”
“E non sei deluso
dal mio regalo di merda?”
Mi strinsi nelle
spalle. “No, in realtà mi sono divertito
tantissimo! E poi come faccio a essere
incazzato quando ho la certezza che più tardi Puffy
passerà a portarmi una
teglia di tiramisù?”
“Che palle, e io
che avevo studiato tutto nei minimi dettagli! Per vendicarmi avrei
dovuto
direttamente tagliarti i capelli nel sonno!” si
lamentò Roddy offeso, mettendo
su il solito adorabile broncio che mi faceva sciogliere ogni volta.
“E dai, non fare
così!” Mi accostai a lui e lo abbracciai,
facendogli posare la testa sul mio
petto. “Dimmi un po’, il nastrino giallo
è lo stesso che ho usato io per te?”
“Sì, l’ho
riciclato” mugolò. “E comunque, se
proprio lo vuoi sapere, l’uovo non cade da
nessuna parte perché non c’è nessun
uovo: i galli non fanno le fottutissime
uova.”
Sgranai gli occhi,
lo lasciai andare e feci un passo indietro.
“Cioè… era questa la soluzione? Ma
che stronzata è? E io che pensavo ci fosse dietro una
qualche teoria
complottista coi nazisti e le armi nucleari…”
Ma Roddy non mi
permise di continuare: si sporse verso di me e mi catturò le
labbra in un bacio
breve e disperato. “Ti prego, stai zitto, hai sparato
già abbastanza cazzate
oggi.”
♥ ♥
♥
AUGURI JIIIIIIIM
*_____________*
Okay, so che quello
che avete appena letto è altamente demenziale e forse non
è nemmeno divertente
come l’avevo pensato, ma voi dovete capire una cosa: io ADORO
le congetture improbabili
e gli svarioni assurdi di cui Jim e solo Jim è capace!
Cioè, lui davvero nelle
interviste portava fuori cose fuori dal mondo fino a stordire gli
intervistatori,
quindi non potevo non metterlo di fronte a questo enigma del gallo XD
cercando
su internet, ho trovato un sacco di rompicapo interessanti e intricati,
ma questo…
questo mi ha rapito il cuore proprio AHAHAHAHAHAHA abbiamo le uova
quadrate dei
galli alieni che fanno concorrenza ai feti di struzzo AHAHAHAHAHAH XD
Alla fine l’unico
che ci è davvero rimasto male in tutti e due i capitoli
è stato Roddy, visto
come gli è andata male la vendetta :P lui voleva fare lo
stronzetto facendo
morire Jim di curiosità, e invece…
Domandina: voi alla
soluzione del problema ci siete arrivati o l’avete scoperta
alla fine insieme a
Jim? XDD
Piccole noticine aggiuntive,
ma così giusto per curiosità ^^
Mi immagino Jim come
un goloso di dolci perché durante una sua intervista
risalente al ’92 (l’unica
che ho letto con lui come solo protagonista, perché era
chilometrica e mi ha
sfiancato in una maniera terribile XD), a un certo punto mentre parlava
con l’intervistatore
ha ordinato – se ricordo bene – un pancake con le
fragole! Il che, se si pensa
alla sua figura sempre cupa e alle sue uscite raccapriccianti e
grottesche, stona
completamente, e proprio per questo è assolutamente
fantastico XD
Puffy e il tiramisù
li ho inseriti per due motivi: in primis, a quanto pare il nostro
batterista è
un grande amante del tiramisù, e poi sua moglie è
famosa per i dolci che cucina
– se non erro ha pubblicato anche dei libri di ricette. Ora,
io non ho deciso
la precisa ambientazione di questa minilong, quindi non è
detto che fosse sposato,
e/o se Puffy sappia fare il tiramisù con le sue mani, ma
l’immagine è talmente
bella e fluff che non ho potuto resistere *-*
Ovviamente la vacanza
a Miami è una mia invenzione!
Per il veliero devo
ringraziare ancora una volta mia madre, a cui anche stavolta ho chiesto
un prompt
e mi ha suggerito appunto la parola “veliero”. Meno
male che c’è lei,
altrimenti non avrei saputo cosa ficcarci dentro quel pacchetto regalo!
Bene, ho già sproloquiato
abbastanza, quindi non mi resta che fare ancora tantissimi auguri di
buon compleanno
a Jim e ringraziare le persone che hanno recensito il primo capitolo e
quelle
che giungeranno anche al termine di questo! Grazie per aver seguito
questa
stronzatina tanto stupida e stay Martum sempre!!! :3
Alla prossima!!!!! ♥
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