La danza del drago

di thegxrlhasnoname
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La forza della Quiete ***
Capitolo 2: *** Galleggiano seducenti ***
Capitolo 3: *** Gardaland ***
Capitolo 4: *** 6.6 Gigue ***
Capitolo 5: *** Il fondo ***



Capitolo 1
*** La forza della Quiete ***


É forse un'ombra, quella che ti avvolge dentro e fuori, così da non farti respirare, il silenzio? O è il suono muto di un canto, una ferita, atroce, come quella di una pallottola? Si espande, è dolorosa, e non fa male. Però il respiro te lo toglie, e senza il respiro, che non senti, che non provi, cosa ti fa rendere vivo? Forse è il ticchettio dell'orologio, o quello del tuo cuore, che te lo fa sembrare.

La realtà, tuttavia, te lo grida forte: se intorno a te nulla si sente, se quello che senti è solo quel ticchettio, e non un affanno, o un singhiozzo, sei morto. O meglio, sei in attesa di essere vivo. 

Aspetti la noia che ti rapisca, che ti porti nel limbo, eppure quel momento non arriva, neanche con un gatto nero, tanto meno con uno a pois, di quelli che volano, non tanto in alto. Di quelli che ti si appoggiano sulla mano, e gridi "che fortuna!", di quelli che non sono neanche gatti. Ma aspetti il suo momento, come se non potessi neanche correre, come di solito si fa, per raggiungere la meta. Ma finchè non aprirai la porta, ed andrai oltre l'uscio di casa, finchè non scapperai, sebbene a passo lento, non incontrerai mai la noia, o il suono del vento, ma il solo e unico silenzio. Così resti lì, pietrificato, a guardare fuori la bruma, quando percepisci un certo stimolo, non fisico, ed è quello di suonare le parole, con la mente o con la tastiera. E scrivi, scrivi il silenzio come un'ombra. Un'ombra che se n'è andata dopo essere trafitta, non dal tempo, non dal tuo cuore, ma dal suono della voce di certe lettere che cantavano un inno guerra verso chi versava sangue non parlando.

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Capitolo 2
*** Galleggiano seducenti ***


Esistono certi demoni che non spariscono facilmente. Smorzano la mente fruttuosa, la inebriano di voci deliranti quanto seducenti che danzano passi stranieri, che viaggiano alla deriva di un oceano colmo di ricordi e speranze, che trapassano la Gola, la infestano, la ammazzano. 
Sento quasi il loro odore lacerarmi le membra. Mi urlano, mute, certe parole che non riesco ad obbiettare. 
"Sei disgustosa" 
Lo so. 
"Sei grassa" 
Mi allenerò. 
"Non mangiare" 
Lo sto facendo. 
"Tagliati" 
Ci ho provato. 
"Muori" 
Aspetta un poco. 

Cerco di drogarle di felicità melodica sotto le casse colorate di inchiostro del punk. Di arrestare varcando le porte di mondi fantastici. Di sviarle accendendo il gas dei sapori italiani. 
Chissà.
Forse un giorno scompariranno davvero, queste voci. 
Ma fino ad allora, con un corpo gracile di soli 43 chili, con i piedi graffiati dal dolore di ballare, con occhiaie violacee che contornano  il mio giovane viso, con la voglia di spegnermi una volta per tutte, no, proverò a combatterle. Ogni giorno. Ogni tormentoso giorno. 

Datemi solo il tempo di pensare ad una soluzione migliore di quella per respingere il mio Satana che armeggia dentro di me. 
Datemi solo il tempo di non pensare. 

Vogliatemi dare la pena di sopravvivere a questo mondo che squarcia il mio animo sensibile e trasparente. 
Vogliatemi dare la pena di vivere.

Prestatemi aiuto in questo cammino pieno di rose spinose che logorano la mia pelle dimagrendola. Prestatemi aiuto durante la notte, ove il mio pensiero va dai ricordi bellissimi e crudeli d'infanzia. 
Prestatemi aiuto perchè ho toccato il fondo. 

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Capitolo 3
*** Gardaland ***


Sicuramente avrai provato almeno una volta, forse di sfuggita, o magari l'hai solo sfiorata, quella sensazione di lasciarti tutto alle spalle e fregarti ti tutto, o di tutti.

Non è una senzazione. Non è un pensiero, nè un'emozione come la tristezza, la rabbia, l'amore.

È letteralmente uno stato di fatto, una condizione.

 

Vorrei tanto chiederti aiuto.

Correre, scalare, respirare per poi cadere, e cadere, e cadere per l'eternità.

E vorrei tanto chiederti aiuto.

Ma Tu non sei qui, giusto?

 

E forse vorrei tanto che la vita fosse un videogioco, in cui muori.

E poi rinasci.

E poi muori di nuovo.

Così, fino a quando non raggiungi il tuo obbiettivo. È definito? Lo vedi? O è soltanto sfuocato?

Nessuno di noi lo sa, perchè questo mondo impone regole che nessun tipo di gioco potrebbe seguire.

Eppure,

 

perchè vorresti morire?

 

Non esiste una vera e propria riposta.

La gente risponde 'siamo nati per morire', ma mi dispiace non essere fatta come loro.

Perchè io dico: Tu non sei nato per morire.

Sei nato per sorridere e far sorridere, sei nato per crescere e far crescere, per ricevere e far ricevere. Sei nato per vivere. 

Eppure,

 

perchè vorrei morire?

 

Non è una risposta quella cerco. Non è una preghiera. Forse è una richiesta d'aiuto? Probabilmente. O magari, o di certo, è solo una senzazione. Un pensiero. Un'emozione.

E non un dato di fatto. 

 

E ti prego,

Non rendermi triste,

E ti prego,

Non farmi piangere.

A volte la strada si fa dura e non so il perchè.

Non so il perchè.

E ti prego,

Continua a farmi ridere,

E ti prego,

Continua a baciarmi,

Perchè io e te, 

Ci rivedremo un ultima volta. 

E ti prego, 

Scegli le tue ultime parole con accuratezza. 

Perchè Tu ed io siamo nati per morire. 

 

È tutto rose e fiori finchè uno si innamora, e sai che ti dico?

Mi sono innamorata di te. 

Adesso tu hai già pagato il biglietto per la giostra, ed è costato tanto. Potrai tornare indietro?

Ma ora sali, afferra la mia mano. 

Ed intorno e intorno come un cavallo su una giostra, noi andiamo. 

Troverò l'amore? 

Non lo posso dire, e lo so. 

Ed io starò con te, come in una favola, te lo prometto, ma io mi sento come se fossi incollata su questa giostra.

E me l'hai rubato, alla fine. Mi hai rubato il cuore, fatto di zucchero filato, ma perchè? L'hai buttato in quella dannata fessura.

Ed ora sono bloccata in questa giostra, girando, girando, girando e chiedendomi:

 

siamo nati per soffrire?

 

Noi umani siamo piccoli e fragili. Deboli.

Però sai che ti dico?

È bello essere deboli.

È come sentirsi al sicuro, in una bolla di sapone. Però Tu toccala, falla scoppiare ed io morirò.

 

Ed io potrò sentire il vento fra i capelli. 

 

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Capitolo 4
*** 6.6 Gigue ***


Avviso: il testo seguente non si basa solo su un brano, ovvero 6.6 Gigue di Peter Gregson, ma si dovrebbe, inoltre, leggere in contemporaneità al suo ascolto. E' senza dubbio difficile, e altrettanto andare a tempo. Un esempio, scusate le parole povere, all'inizio: "ti-dan, ti-din", si legge in sincronia a "un passo, e un altro", e quando si trovano gli spazi "[...]" si deve un po' aspettare finchè non ricomincia col "ti-dan, ti-din".  Ripeto, può risultare anche problematico, oserei dire, per chi, soprattutto, non suona o non è abituato ad ascoltare musica classica. Quindi non preoccupatevi se non riuscite a seguire, se mai fermatevi ad ascoltare il brano, poi leggete la storia. Spero di essermi espressa bene e che voi abbiate almeno capito. Godetevi la musica - ascoltatela, per forza! - e, se vi piace, potete chiedermi tranquillamente degli altri brani molto belli che posso consigliarvi. Grazie per aver letto, vi lascio finalmente al capitolo.

Un passo, e un altro.

Un passo, e un altro.

Un passo, e un altro.

Un passo, e un altro.

Un passo, e un altro.

Un passo, e un altro.

Un passo, e un altro.

Un passo, e un altro.

Un passo, e un altro.

Un passo, e un altro.

Un passo, e un altro.

Un passo, e un altro.

Un passo, e un altro.

Un passo, e un altro.

Un passo, e un altro.

Un passo, e un altro.

Sedici passi, uno dopo l'altro, una danza di parole.

Veloci, dirette, quasi eleganti. Nobili, come il suo viso, dai tratti marcati, dei capelli biondi. 

Dei complimenti, che ti sorridono, delle risa. 

Frasi cordiali, un piede sull'altro, 

Una pirouette. 

[...] 

 

E un bacio, e un altro.

E un bacio, e un altro.

E un bacio, e un altro.

E un bacio, e un altro.

E un bacio, e un altro.

E un bacio, e un altro.

E un bacio, e un altro. 

E un bacio, e un altro. 

E un bacio, e un altro. 

E un bacio, e un altro. 

E un bacio, e un altro. 

E un bacio, e un altro. 

Dodici baci, abbastanza per una danza di gemiti, di affanni, di una mano che scivola nei ricordi d'infanzia. 

Un gelo caldo prima della primavera, ed i tulipani bianchi, gli abbracci, il calore del Natale. 

Ed una carezza dentro, un dolore. 

Un ultimo respiro.

[...] 

 

Una lacrima, e un'altra.

Dei singhiozzi, un grido, dei rimpianti. Nella solitudine della tua stanza dai muri freddi, soli dalle dolcezze degli attimi memori, delle scelte, dei segreti muti.

Una canzone, che non basta, e poi la corsa.

[...] 

 

E corre.

E corre

E corre.

E corre.

E corre.

E corre.

E corre

E corre.

E corre.

E corre.

E corre.

E corre

E corre.

E corre.

E corre.

E corre.

E corre

E corre.

E corre.

E corre.

E corre.

E corre

E corre.

E corre.

E corre.

E corre.

E corre

E corre.

E corre.

E corre.

E corre.

E corre

E corre.

E corre.

E corre.

E corre.

E corre

E corre.

E corre.

E corre. 

E corre.

E corre

E corre.

E corre.

E corre.

E corre.

E corre

E corre.

E corre.

E corre.


























































 

Un passo, e un altro. 

Quasi incerto, distante. Un brivido, delle labbra cremisi,  delle spine di un fiore d'oro. Uno sguardo.

Un passo indietro. 

 

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Capitolo 5
*** Il fondo ***


Anni passati a scrivere l'insonnia, ma è bella, e deforme. 
Come preghiera, le dono meste lacrime d'argento ed un certo liquido che scorre vicino ai tagli della vita. Un impasto cremisi scala le membra contorte a va su, su, e giu per la latrina. Supplico lo stomaco di esistere mentre lo sguardo del desiderio inizia a sedurmi di una fine sana e ingiusta. E lei, a passi felini, s'avvicina lentamente e mi spoglia di speranze ormai perse nell'abisso della verità. Violenta la mia voglia di pace quando ricomincia ricomincia a conoscermi, d'un tratto, tuttavia, un sorriso mi torce le guancie scorgendo poco la luce del giorno. Eppure, un ultimo sussurro arriva chiaro subito prima dell'alba:
"Dimentica."

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