Poisoned

di therealbloodymary01
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** Can you forgive me? ***
Capitolo 3: *** You're a prat, my lord ***
Capitolo 4: *** Are you ever gonna change? ***
Capitolo 5: *** The Eye of the Dragon ***
Capitolo 6: *** Do your magic thing ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


Poisoned

Era stata questione di un attimo. La battaglia contro i predoni imperversava ed era ben lontana da potersi definire favorevole per l’esercito messo in piedi da Artù in appena due giorni di allenamento. I combattenti, tutti umili abitanti di Ealdor, erano visibilmente stanchi, e non avrebbero resistito a lungo. Merlino guardava la scena impotente, conscio del fatto che avrebbero perso, non importava con quanta foga il principe combattesse, l’eroico contributo di Gwen e Morgana o che fossero tutti disposti a morire in battaglia. Sarebbe stato un sacrificio ben vano, se i superstiti fossero stati costretti a tornare ad una vita di oppressioni. Per questo aveva deciso di intervenire, non poteva permettere che tutti gli sforzi che aveva visto compiere dalle persone che conosceva da una vita, le quali, chi più chi meno, aveva considerato sue amiche, fossero valsi a nulla. Così, nel bel mezzo del campo di battaglia, aveva deciso di aiutarli nell’unico modo che conosceva: sfruttando il suo dono. Del resto, al suo fianco in quel momento si trovava solo Will, il suo più grande amico d’infanzia, il quale conosceva il suo segreto, e tutti gli altri erano troppo presi dal tumulto degli eventi per prestargli attenzione. Si era guardato intorno un’ultima volta, tanto per esserne sicuro.

Cumen theoden”, aveva sussurrato, ed un colossale vortice d’aria si era abbattuto sui loro nemici, disperdendoli.

Will gli aveva lanciato uno sguardo che sembrava voler dire “Ce ne hai messo di tempo, eh?” e, nonostante la gravità della situazione, gli era quasi venuto da ridere. Ma il momento di fugace ilarità gli era passato non appena aveva sentito la voce irata di Artù.
“Quella tempesta non era naturale, deve essere stata scatenata per forza con l’aiuto della magia. Ed è stato uno di voi due.” Aveva decretato il principe irrevocabilmente, guardando in direzione sua e di Will.
“Allora, chi è stato?”
“Artù…”
Sentiva già le prime lacrime affiorargli dagli occhi. Sapeva di essersi esposto molte volte e che la fortuna non andava sfidata troppo a lungo, ma non era questo a fargli più male. Era guardare negli occhi lucidi del suo amico e non vedere altro che veleno, a distruggerlo. E se Artù da quel momento aveva intenzione di rivolgergli sempre quel gelido sguardo di disgusto, allora tanto valeva che lo uccidesse lì, seduta stante.
Poi tutto diventava confuso: avevano gridato, avevano pianto, Merlino gli aveva rinfacciato tutte le volte che lo aveva salvato, tutte le occasioni nelle quali avrebbe voluto un riconoscimento o almeno una parola di conforto, eppure non aveva chiesto nulla. Ma lui non lo aveva ascoltato, aveva continuato ad urlare contro di lui, ad avvelenarlo con le sue parole di puro odio. Poi lo aveva fatto arrestare, e da quel giorno languiva in prigione, consapevole del fatto che la sua fine era imminente.

Perché, perché l’aveva fatto? Aveva lasciato che la rabbia lo sopraffacesse, che il suo orgoglio prendesse il sopravvento sul buon senso, ed aveva gettato via l’unica cosa bella che aveva. Non avrebbe dovuto mandarlo in prigione, ma se ne era reso conto troppo tardi. In fondo Merlino non aveva mai fatto nulla che fosse volto a recare un danno al regno. O a lui. Anzi, tutte le sue azioni avevano sempre avuto come unico denominatore comune il desiderio di aiutarlo, di supportarlo nel bene e nel male, di salvarlo, addirittura. E lui come lo aveva ripagato? Trattandolo come un traditore. All’inizio perché era palesemente incazzato. Oh, eccome se lo era, ma non per il fatto che avesse dei poteri magici, era abbastanza maturo da capire che quello era qualcosa che non poteva controllare. Era incazzato perché Merlino gli aveva mentito. Era incazzato perché non si aspettava di venire tradito proprio da lui. Ma soprattutto, era incazzato perché Merlino non si fidava abbastanza da confessargli il suo segreto. Insomma, magari non era la persona più accomodante del mondo nei suoi confronti, e non negava di trattarlo non proprio bene delle volte, ma credeva che tra loro ci fosse un legame profondo, qualcosa di più di un semplice rapporto tra servo e padrone. Eppure aveva dovuto scoprire una parte così importante della sua vita per caso, e non certo per volontà del diretto interessato.

“Perché non me l’ha detto?”

La domanda continuava a girargli nella testa da giorni. Prima che la battaglia ad Ealdor iniziasse, aveva avuto il sentore che l’amico stesse per confessargli qualcosa di grosso, ma erano stati interrotti. Magari, se avessero continuato il discorso, adesso non sarebbero stati in questa situazione. Ma ormai era inutile piangere sul latte versato. Artù sapeva di dover andare personalmente nelle segrete ed affrontarlo, ma al solo pensiero sentiva una morsa allo stomaco e quasi gli veniva da vomitare. La verità è che aveva paura, paura di aver rovinato l’unico rapporto di cui, se ne accorgeva solo ora, gli fosse mai importato davvero di perdere. E sapeva che, se non avesse avuto un così scarso controllo della rabbia, avrebbe potuto gestire tutta quella situazione molto meglio. Ormai Merlino languiva in prigione da una settimana ed il principe si sentiva sempre più in colpa, ma non riusciva proprio a raccogliere le forze necessarie per scendere quelle rampe di scale. E poi, cosa gli avrebbe detto? La rabbia avrebbe preso di nuovo il sopravvento e non avrebbero risolto nulla. Ma non poteva continuare a rimandare, anche perché, al ritorno dalla battaglia, aveva dato come motivazione della sua sentenza dei generici comportamenti negligenti, ma la storia non avrebbe tenuto a lungo, almeno non col prolungarsi della detenzione del giovane. Presto suo padre gli avrebbe chiesto spiegazioni in merito. Perciò si fece coraggio, dirigendosi dabbasso.

Il giovane stregone giaceva sul freddo pavimento della sua cella, accanto a lui i resti di un pasto quasi del tutto intatto, sul viso provato gli evidenti segni di più di un pianto. Si chiedeva quanto a lungo lo avrebbero tenuto lì a marcire, se sua madre stesse bene, se ormai sapessero tutti della sua magia. Gaius lo era andato a trovare due volte in segreto, confidandogli che il motivo della sua reclusione non era stato ancora reso pubblico, ma presto le guardie avevano scoperto le sue incursioni notturne e avevano intensificato la sorveglianza, togliendogli anche la compagnia dell’unica persona che ancora, sperava, gli volesse un po’ di bene.
Ormai non gli importava più se lo avessero torturato, picchiato o direttamente ucciso, ma non voleva più aspettare. L’attesa lo stava lentamente sfinendo, e gli lasciava troppo tempo per pensare, alle scelte che aveva fatto e a quelle che avrebbe potuto intraprendere. All’amicizia che aveva perduto. Al suo cuore spezzato. Voleva solo che tutta quella sofferenza avesse fine. Perché la magia poteva anche essere illegale, ma quel trattamento non era da meno. Non sapeva se stesse sognando o se fosse definitivamente impazzito, ma gli sembrò di sentire un rumore di passi venire nella sua direzione. Era alquanto strano, era prima mattina e le guardie non gli portavano mai il pasto prima di mezzogiorno. Forse era giunta la sua ora e venivano a prenderlo. Chiuse gli occhi, non voleva guardare in faccia il suo aguzzino, era immerso in uno stato di confortante oblio e aveva intenzione di restarci. A riportarlo alla realtà fu una voce familiare, che in un secondo lo fece riemergere dal baratro in cui si stava gettando ancora prima della sua condanna definitiva.
Degli occhi di ghiaccio si incatenarono ad un paio color del mare.

“Perché sei qui?”
E perché non sei venuto prima?


Author's corner:

Ebbene, ho avuto l’idea per questa storia all’improvviso ed ho scritto il primo capitolo. Non so come si evolverà, infatti è probabile che aggiunga altri generi andando avanti. In pratica, in questa mia versione della storia la magia di Merlino viene scoperta da Artù durante la battaglia di Ealdor, quando scatena un vortice d’aria per sconfiggere gli avversari, e ovviamente niente è più lo stesso. Ma non è necessariamente una cosa negativa.
Questa è la mia prima Long seria, chi mi segue sa che tendo a sdrammatizzare e preferisco cose "ironiche", ma per una volta volevo cimentarmi in qualcosa di più serio, appunto.
Ringrazio @royal_donkey che mi è stata vicina dandomi consigli e convincendomi a pubblicarla e soprattutto perchè è una persona fantastica e mi cita sempre nei ringraziamenti xd

Come sempre, sono apprezzate recensioni, commenti e critiche costruttive!

Enjoy!

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Capitolo 2
*** Can you forgive me? ***


Piccola nota: se gradite un sottofondo musicale mentre leggete, consiglio Before you go di Lewis Capaldi, a cui mi sono ispirata nello scrivere il capitolo. Buona lettura!


Più forte dell’amore degli amanti è l’odio di chi si ama. 

(Euripide)

 

Nel momento esatto in cui lo vide, lasciò andare un respiro che non sapeva di star trattenendo.

“Lasciateci” ordinò alle guardie.

Guardando quelle iridi celesti, non trovò altro che disperazione, anche se forse era solo lo specchio di ciò che provava lui stesso. 

Fece qualche passo in direzione del corvino, ma quando vide quest’ultimo retrocedere, decise che fosse un’idea migliore restare dov’era. Da quando era entrato, nessuno dei due aveva osato abbassare lo sguardo.

"Merlino, io-"

La frase gli morì in gola quando una risata amara rieccheggiò tra le pareti della stanza, un suono agghiacciante che stentò a credere fosse uscito dalle labbra del suo ex servitore. Lo stregone si tirò su a sedere con evidente sforzo, tanto che Artù dovette fare appello a tutte le sue forze per non correre ad aiutarlo. Sapeva che era arrabbiato, e non poteva neanche dargli tutti i torti. Lasciarlo lì a marcire era stata una crudeltà, ne era consapevole, ma ormai non si poteva tornare indietro. 

"Se siete qui per farmi il discorso d'addio, potete anche andarvene." Dichiarò il corvino. L’astio nella sua voce fu come un bagno freddo. 

“Sai che non avevo scelta, Merlino. Hai praticato la magia.”

“Beh mi dispiace tanto di avervi salvato!”

“Non è questo il punto, avresti dovuto-”

“Avrei dovuto cosa? Stare a guardare mentre la mia gente perdeva quel poco che ha? Vi ho salvato la vita, maledizione! Avete la minima idea di ciò che ho passato in questi mesi, tutte le volte che ho dovuto nascondere ciò che ero veramente? Sapete come ci si sente ad essere un negletto?” 

“Avresti potuto parlarmene! Credi che questa situazione mi piaccia? Sto solo cercando di capire come la persona di cui mi fidavo di più al mondo abbia potuto tradire così la mia fiducia!”

Sospirò, cercando di ricacciare indietro le lacrime.

“Mi dispiace di averti fatto rinchiudere... ero sconvolto, d’accordo?”

Gli occhi dello stregone lo fissarono inespressivi.

“Avete finito? Perchè potete anche andarvene per quanto mi riguarda.”

“Merlino… ti prego”

“Cosa volete da me, Artù? Più della mia vita non posso darvi, quindi non complicate ulteriormente le cose ed uccidetemi, una buona volta.”
Artù, a quelle parole, sentì il sangue gelarsi nelle vene. 

Si avvicinò al ragazzo fino ad essere a meno di mezzo metro da lui, inginocchiandosi. Portò una mano ad accarezzargli una guancia e, stavolta, il corvino non si ritrasse.

“Credi davvero che abbia intenzione di farti uccidere? Quando ho scoperto dei tuoi poteri ero spiazzato ed ho reagito male. Ma puoi biasimarmi? Ero preoccupato per te, dannazione! Se qualcuno venisse a saperlo… qualcuno vicino a mio padre… se ti succedesse qualcosa non me lo perdonerei mai, Merlino, è per questo che non sapevo cosa fare!”

Gli occhi dello stregone erano lucidi, ma stava combattendo disperatamente per non mostrarsi debole.

Artù si avvicinò ancora, la sua voce ridotta ad un sussurro.

“Ma non ti farei mai mettere a morte, tu sei importante per me. Sta’ tranquillo, capito?”

Le ultime difese che il corvino aveva eretto per proteggersi crollarono ed il giovane mago, non riuscendo più a trattenere i singhiozzi, collassò tra le braccia del principe, che lo strinse dolcemente, accarezzandogli la schiena.

"Hey, hey… va tutto bene. Sei al sicuro ora, te lo giuro. Ti prego, perdonami."

Continuò a stringerlo per un po', l'unico rumore percepibile erano i loro battiti cardiaci sincronizzati.

Artù per la prima volta realizzò quanto tenesse a quel ragazzo dai capelli neri, con quella stupida sciarpa che si ostinava sempre a portare e la fastidiosa abitudine di contraddirlo. E decise che non gli importava niente se aveva la magia, lo avrebbe protetto ad ogni costo.

“Quindi, che si fa adesso?” chiese il corvino sommessamente, dopo essersi calmato.

“Credo sia meglio che tu vada a stare da tua madre, ad Ealdor. Lì almeno la magia è tollerata.”

“Artù… non posso. Io devo stare qui e proteggervi, è il mio destino. Voi non sapete-”

“Questo è un ordine, Merlino. Non voglio correre il rischio che ti accada qualcosa. Io starò bene… anche se mi mancherai.”

Lo stregone ridacchiò, guardando il suo amico con un sorrisetto compiaciuto.

“Come prego? Ho sentito bene? Avete forse appena ammesso che vi mancherei terribilmente se me ne andassi?” 

Il principe ebbe la conferma che tra loro era tutto risolto non appena sentì il classico tono canzonatorio che l’amico aveva solitamente con lui. Alzò gli occhi al cielo, pentendosi delle sue ultime parole.

“Poco. Pochissimo, direi.”

Si guardarono, entrambi finalmente sereni dopo tanto tempo, nonostante le circostanze.

“Non voglio andarmene. Voglio restare qui con voi. In fondo non mi aveva mai scoperto nessuno, fino ad una settimana fa.”

“Scherzi? Hai scatenato una tempesta di sabbia davanti ai miei occhi! Come hai potuto pensare che non me ne sarei accorto?"

Lo stregone, a quelle parole, sogghignò.

“Beh, sapete com’è, essendo sempre riuscito a farvela sotto il naso, devo aver sopravvalutato le mie possibilità”

“Ah sì? Vorrei proprio sapere tutte le volte che mi hai ingannato. Dovrei metterti alla gogna!”

Nonostante la minaccia, nel tono di Artù non vi era che sollievo per aver riallacciato i rapporti con l’amico. Si rese conto di quanto intensamente gli fosse mancato in quella settimana di separazione, e gli si strinse il cuore a pensare che d’ora in poi avrebbe potuto vederlo solo di rado. Senza di lui, era come se gli mancasse un pezzo.

“Avanti, andiamo via di qui.” disse, prendendogli la mano per farlo alzare da terra. “Ti farò scortare da un paio di cavalieri fino ad Ealdor, lì sarai al sicuro.”

“Artù, davvero, posso rimanere-”

“Ah no, non si discute.”

Vedendo il suo giovane amico intristirsi, ammorbidì il suo tono.

“Senti, non è che io non ti voglia qui, anzi. Solo che non voglio che ti accada nulla. Promettimi che starai ad Ealdor almeno per un po’. Potrai occuparti di tua madre e prenderti una pausa da tutto questo. Qui a Camelot ce la caveremo anche senza di te per un po’, signor Salvatore Del Mondo. Ti prometto che per qualsiasi cosa ti verrò a cercare. Ora che so che hai la magia non credere che non lo sfrutterò a mio vantaggio!”

Merlino rise di cuore per la prima volta dopo tanto, troppo tempo. Sentì di poter finalmente tornare a respirare.

“E va bene, ma se poi finite nei guai non dite che non vi avevo avvertito!”

Per tutta risposta, il principe gli scompigliò i capelli, passandogli poi un braccio sulle spalle per accompagnarlo fuori da quella soffocante cella.

I due non fecero in tempo neanche a fare due passi, che le guardie reali ritornarono. Normalmente non ci sarebbe stato nulla di strano, ma sembravano essere in attesa di qualcosa, c’era nell’aria un’atmosfera carica di tensione che al principe non piacque per niente.

“C'è qualche problema?” indagò.

Una delle guardie si fece avanti, gli occhi fissi su Merlino.

“Per ordine del re, dobbiamo condurre questo prigioniero davanti al sovrano per essere processato.”

“Cosa? Per quale crimine?”

“Stregoneria, Sire.”



Author's corner: eccomi qui con il capitolo 2 di questa long, che mi ha impegnato più di quanto potessi immaginare... Per me scrivere le parti "drammatiche" non è mai facile, diciamo che non sono molto brava ad esternare le emozioni, quindi spero veramente di essere riuscita a far arrivare qualcosa a voi lettori con questo capitolo!
Chiunque volesse lasciarmi una recensione o qualche consiglio o critica costruttiva, è il benvenuto! Per tutti coloro che preferiscono non commentare e leggono e basta, grazie lo stesso per il supporto!
Ora passiamo ai ringraziamenti: ringrazio @royal_donkey per supportarmi e sopportarmi sempre (a proposito, sta scrivendo una raccolta di flashfics/oneshots semplicemente meravigliosa che potete trovare qui https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3926518&i=1) e ringrazio @felpie per aver recensito il primo capitolo di questa storia ed avermi incoraggiato a continuare!)
Detto questo, mi dileguo xd
Baci,
Therealbloodymary

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Capitolo 3
*** You're a prat, my lord ***


Lex malla, lex nulla. A bad law is no law.

Cassandra Clare

Le guardie gettarono Merlino ai piedi del re senza troppe cerimonie. Lo sguardo di Uther, carico di collera, apparve nettamente in contrasto con quello del corvino, decisamente troppo calmo rispetto alla situazione in cui si trovava.

“Padre, è assurdo, queste accuse sono completamente infondate! Stiamo parlando di Merlino, non potrebbe fare del male ad una mosca neanche se ci si impegnasse, figuriamoci praticare la magia!”

"Posso confermare, Sire. Avete preso la persona sbagliata." Gaius, appresa la notizia delle nuove accuse contro il suo protetto, si era precipitato nella Sala del Trono per cercare di far ragionare il re.

Il giovane principe stava facendo di tutto per difendere il suo amico, il quale se ne stava inginocchiato senza fiatare e non sembrava intenzionato a dire nulla in sua difesa.

"Smettila di prendere le sue parti, è uno stregone! Ha usato la magia per vincere la battaglia contro i predoni, la stessa battaglia a cui ti avevo detto chiaramente di non partecipare! Questo succede a preoccuparsi della vita di un comune servitore, prima o poi ti si rivolta contro!"

"Padre, nessuno ha praticato la stregoneria quel giorno, dovete credermi. Se qualcuno lo avesse fatto, me ne sarei accorto."

Una risata sommessa squarciò il silenzio calato nella sala, ma quando gli occhi del sovrano dardeggiarono furiosi nella sua direzione, Merlino decise che forse sarebbe stata un'idea migliore tacere, per almeno tentare di salvarsi la pelle. Il sovrano spostò lo sguardo dal prigioniero, rivolgendosi di nuovo a suo figlio.

"E allora sentiamo, perché lo hai fatto rinchiudere nelle segrete fino ad oggi?"

Il principe esitò, sentendosi colto sul fatto. Non gli piaceva per niente dover mentire a suo padre, ma non avrebbe lasciato che condannasse a morte il suo amico. Prese tempo per cercare una risposta abbastanza convincente, ma fu preceduto da un'altra voce, flebile e allo stesso tempo decisa.

"Avevo risposto male."

Il giovane mago tossicchiò, ancora debole dopo svariati giorni di reclusione.

"Che stai dicendo? Parla più forte!" Gli intimò Uther.

"Ho risposto male al principe. Gli ho detto che non era altro che uno zuccone, ecco perché mi ha fatto rinchiudere."

Si girò a guardare il biondo, un sorrisino famelico stampato sulla faccia.

"E devo dire che non me ne pento affatto, era e sarà sempre decisamente uno zuc-"

"Silenzio! Come ti permetti di rivolgerti così a mio figlio? Verrai bruciato sul rogo domani, stregone!"

"Padre, no! Vi dico che Merlino non ha la magia!"

"Ho un testimone che afferma il contrario."

Il principe ed il suo servitore si guardarono ancora una volta, perplessi. Nessun altro, a parte loro, sapeva di Ealdor. Lo sapeva Will, ma era escluso che avesse tradito il suo più caro amico. E nemmeno gli altri abitanti del villaggio potevano avere alcun interesse a denunciarlo. Allora chi poteva essere stato?

"Fatelo entrare."

Il pesante portone di legno venne aperto nuovamente dalle sentinelle in divisa, ed un uomo dai lineamenti duri ed un'espressione trionfante sul volto fu introdotto al cospetto del re. Vi era in lui qualcosa di familiare, che sia il principe che il servo non seppero subito ricollegare.

"Parla, di' quello che hai visto." Gli ordinò Uther.

"Vostra Maestà, il principe ed alcuni suoi uomini ci hanno attaccati ad Ealdor, ed hanno usato contro di noi un sortilegio, creando un vortice di sabbia per allontanarci. Chiedo che il responsabile venga giustiziato."

Quella voce. Non la avrebbero mai più dimenticata. Apparteneva a Kanen, il capo dei predoni. Ed era lì per vendicarsi della sua sconfitta.

"E dimmi, l'uomo che ha compiuto questa stregoneria si trova in questa stanza?" Continuò il sovrano.

"Sì, Vostra Maestà. È il ragazzo di fronte a Voi, il servitore del principe."

Merlino sentì la rabbia montargli in petto, incurante del fatto di essere appena stato denunciato. Quell'uomo aveva picchiato sua madre ed aveva tentato di depredare il suo villaggio. Ed ora stava cercando di annientare anche lui.

"Non ci stiamo dimenticando del fatto che quest'uomo è un criminale che si è appropriato indegnamente per anni delle scorte di cibo degli abitanti di Ealdor? Si starà inventando tutto per non essere impiccato, padre, vi sta raggirando!"

"Basta così! Non posso rischiare che uno stregone giri a piede libero nel mio regno. All'alba sarà impiccato."

"Ma padre!"

"Ora basta, Artù." Lo sguardo minaccioso di suo padre gli fece capire che ormai il suo giudizio era irrevocabile. Il biondo sentì una fitta allo stomaco tanto forte da fargli girare la testa, e dovette appoggiarsi alla parete per recuperare un minimo di lucidità.

Guardò il suo amico venir rialzato dalle guardie per essere condotto nuovamente in cella, e il cuore prese a martellargli nelle orecchie. Merlino si girò a guardarlo un'ultima volta, una singola lacrima solitaria adagiata sulla guancia. Sembrò sereno, come se non gli importasse più di tanto di ciò che avrebbero fatto di lui.

Gaius assistette alla scena sconvolto, conscio del fatto che non c'era più niente che potesse fare per il suo giovane aiutante.

Ma non tutti la pensavano così.

Ad Artù bastò scoccare una rapida occhiata alla protetta del re per capire ciò che le frullava in testa. Si scambiarono un cenno di intesa: lui e Morgana lo avrebbero fatto evadere.

Author's corner:

Eccoci qua, scusate per gli aggiornamenti non proprio rapidi! Il capitolo è un po' più corto degli altri ma in generale sono abbastanza soddisfatta del risultato… Come alcuni di voi avranno notato, questa volta ho adottato un tono meno "struggente" rispetto agli altri capitoli, perché mi viene molto più naturale da scrivere… Fatemi sapere che ne pensate!

N.b.: nella puntata originale il capo dei predoni viene ferito in battaglia e si riprende giusto in tempo per colpire Will, poi sembra che muoia ma non ne sono sicura. Comunque in questa storia, come avrete notato, sopravvive🤣

Ma ora passiamo ai ringraziamenti:

Ringrazio @royal_donkey che è una persona fantastica nonché scrittrice di fanfiction super talentuosa (Andate a leggere la sua raccolta Lost in the Wild!);

Ringrazio @felpie che mi ha incoraggiato nei capitoli precedenti ed è un sacco carina;

Ringrazio @maar_jkr97 per le sue recensioni e vi segnalo la sua storia "Ash and Dust" che è veramente intrigante!

Detto questo, mi dileguo!

@therealbloodymary01

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Capitolo 4
*** Are you ever gonna change? ***


La nuova cella era fredda come la precedente, forse giusto un tantino più stretta. Non che importasse, all'alba sarebbe comunque tutto finito.

Avrebbe voluto chiudere gli occhi e riposarsi, ma Urian – così aveva capito che si chiamasse - continuava a fissarlo camminando avanti e indietro, e la cosa lo stava facendo impazzire. Il tintinnio continuo delle chiavi appese alla cintura della guardia carceraria gli penetrava fin dentro il cervello e, come se non bastasse, era completamente disidratato. Non riusciva a ricordare l'ultima volta che aveva bevuto dell'acqua. Forse era stato quella mattina? Non ne era sicuro.

A pensarci bene, solo poche ore prima si era trovato in quegli stessi sotterranei, fermamente convinto che Artù lo avrebbe fatto condannare a morte. Ora la situazione per lui non era certo cambiata, ma almeno sapeva di avere ancora l'amicizia con il principe, se tale poteva definirsi il loro rapporto, a cui aggrapparsi per rimanere lucido. Gli sembrava fossero passati secoli da quel mattino, e invece era lo stesso giorno. Pazzesco come la mente si smarrisca quando viene sconvolta emotivamente.

Dei passi leggeri interruppero il flusso dei suoi pensieri, annunciando l'arrivo di un visitatore. Eleanor, una delle servitrici di corte, venne a portargli il pasto, che Urian le strappò brutalmente dalle mani.

È meglio che non ti avvicini a lui, potrebbe essere pericoloso, dolcezza” le disse, passandole un braccio attorno ai fianchi. La giovane, evidentemente infastidita, si divincolò dalla presa con quanto più garbo possibile e si congedò con una scusa. Urian sbuffò, avanzando verso la sua cella per aprire la porta. “Eccoti la cena, stregone” cantilenò, lanciandogli il piatto con un calcio. “Ti conviene mangiare, visto che sarà l'ultima” aggiunse, sfoderando un sorriso macabro. A Merlino ricordò l'espressione di certi gatti scheletrici che si vedevano girare per strada quando stavano per affondare gli artigli nella loro preda.

Sai, ho sentito dire che essere bruciati vivi fa così male che arrivi a sperare che il fumo ti soffochi prima che le fiamme riescano a bruciarti del tutto. Ma in fondo, io cosa ne so? Sarai tu a dirmelo” concluse, ormai ridendo sguaiatamente.

Merlino avrebbe voluto rispondergli a tono, come faceva ogni volta che qualcuno lo provocava. Ma quel giorno si trattenne. Qualcosa dentro di lui era scattato e gli stava dicendo che era una battaglia persa, ormai. Perchè continuare a combattere? Anche se fosse stato scagionato, prima o poi lo avrebbero scoperto comunque, lì al castello. Tanto valeva farla finita una volta per tutte. Magari nel posto dove andava sarebbe stato più felice, più spensierato, per una volta.

Ma Artù, se la sarebbe cavata senza di lui?

Riflettendoci, aveva vissuto senza conoscerlo fino a due anni prima, ed era riuscito a sopravvivere benissimo. Sì, forse per lui i guai erano arrivati proprio nel momento in cui i loro cammini si erano incrociati. Altro che protettore, per il principe lui non era che un'arma a doppio taglio. Sarebbero stati tutti meglio senza di lui.

Alzò la testa fino ad incrociare lo sguardo carico di odio di Urian. Le mani gli formicolarono, ma si sforzò di darsi un contegno. Ripensò a Gaius, a Gwen e a tutti coloro a cui voleva bene. Sperò che trovassero la forza di perdonarlo, per essersi arreso.

Le sue iridi brillarono di mille riflessi dorati.

Forb fleoghe!”

~°~

Il suono metallico della campana d'allarme arrivò alle orecchie di Artù proprio nel momento in cui si apprestava a dirigersi verso l'ala ovest del palazzo, per mettere in atto il piano architettato insieme a Morgana. Anche Gaius e Ginevra alla fine erano stati messi a parte della missione. O meglio, il principe aveva cercato di non coinvolgere altre persone in quell'avventura potenzialmente suicida ma, trovandosi di fronte una resistenza incontestabile, aveva dovuto accettare, suo malgrado.

Era molto semplice: la protetta del re avrebbe dovuto scendere giù nei sotterranei e dire alle guardie di aver visto un losco individuo girare in fondo al corridoio, e quando queste ultime fossero andate a controllare avrebbero trovato Artù a metterle al tappeto. Poi Gaius e Ginevra, che sicuramente sarebbero passati più inosservati rispetto ai due rampolli reali, avrebbero dovuto prendere le chiavi della cella di Merlino e liberarlo, fuggendo poi dall'uscita secondaria del castello che il principe aveva fatto opportunamente sguarnire dalla sorveglianza con una scusa.

Tutto questo fu spazzato via in un attimo da quel suono martellante, che annunciava la presenza di un fuggitivo.

Artù si rese conto di aver corso a perdifiato solo quando, arrivato all'ultima rampa che conduceva alle segrete, dovette fermarsi per riprendere fiato. Non credeva che un cuore umano potesse battere tanto forte senza esplodere, ma in qualche modo il suo ci stava riuscendo. Scese anche quegli ultimi gradini che lo separavano da Dio solo sapeva cosa, e giunse davanti alla cella di Merlino. Era vuota.

Urian era a terra riverso su sé stesso, privo di coscienza. Era una delle guardie più fedeli a suo padre, una di quelle persone che faceva il suo mestiere non perchè avesse a cuore la giustizia, ma perchè provava piacere ad infliggere dolore. Ad Artù non era mai piaciuto. Si avvicinò per controllare se fosse ancora vivo, e notò qualcosa di strano sul suo volto, che da lontano e nella penombra non aveva notato. La sua faccia era la stessa di sempre, con le sopracciglia aggrottate e un'espressione arcigna, solo che, al posto del suo naso, ora ne aveva uno da maiale.

Il principe avvertì il suono di una risata, e si rese conto solo dopo qualche secondo di essere il proprietario di quella voce.

Non cambierai mai, non è vero?

Il flashback fu inevitabile.

Quella risata spontanea si assopì presto, lasciando il posto ad un sorriso amaro. Il principe si passò una mano sugli occhi, accorgendosi che erano umidi. Merlino era capace di dargli speranza anche nei momenti più inquieti. Lo aveva mai ringraziato per questo? Non avrebbe saputo dirlo.

Entrò nella stanzetta rettangolare che aveva ospitato il suo amico fino a pochi attimi prima. A terra c'erano delle sporadiche macchie di sangue. Urian doveva averlo torturato.

Rabbrividì.

Doveva uscire di lì o avrebbe avuto un conato.

In quel momento irruppero nelle segrete alcune guardie, precedute dal re in persona. Dietro di loro accorsero anche Morgana, Gwen e Gaius.

Uther spostò lo sguardo da una parte all'altra della scena che si ritrovò davanti, visibilmente sorpreso.

Trovate il fuggitivo” ordinò. “Vivo o morto”.

Le guardie ubbidirono, sparpagliandosi nei dintorni del palazzo.

Dello stregone, ovviamente, non fu trovata nessuna traccia. Si era letteralmente volatilizzato nel nulla. Il sovrano era furioso. Nessuno dei prigionieri accusati di stregoneria che aveva catturato in tutti quegli anni era mai stato in grado di abbattere le sbarre di ferro della cella. Erano state costruite appositamente per bloccare ogni tipo di magia. Il che poteva significare soltanto una cosa: Merlino era più pericoloso di quanto potesse immaginare, e lui aveva lasciato che fosse il servitore personale di suo figlio per tutti quegli anni. Non riusciva a capacitarsene. Artù, quella sera, assaggiò a malapena la zuppa che gli fu servita per cena, la mente che viaggiava a ritmo febbrile, tirando fuori ricordi che non sapeva neanche di aver conservato. Dov’era Merlino in quel momento? Stava bene? Era solo, spaventato? Gli sarebbe bastato un segno, una qualunque prova che stesse bene. Si alzò presto da tavola accusando un gran mal di testa, che poi era anche vero, e decise di ritirarsi nelle sue stanze. I corridoi bui del castello, le pareti spoglie ed i candelabri spettrali, tutto gli sembrava opprimente, nonostante fosse lo stesso ambiente che conosceva dalla nascita. Si chiuse la porta della camera alle spalle, appoggiandosi contro lo stipite. L’espressione “sentirsi mancare la terra sotto i piedi” non aveva mai avuto più senso. Scivolò per terra, fino a sedersi sul pavimento gelido. Sotto il grande letto a baldacchino, con suo grande stupore, qualcosa si mosse. Artù si alzò di scatto, sguainando la spada.

“Mostrati” ordinò.

Una familiare zazzera di capelli color dell’ebano sgusciò fuori da sotto il letto. Aveva il volto coperto di lividi ed un labbro tagliato, ma ciò non gli impediva di sorridere.

“Merlino! Ma che… credevo che fossi andato via”

“Ci ho pensato, ma il vostro real didietro non resisterebbe un giorno senza i miei preziosi servigi.” scherzò come suo solito.

“Ti cercano tutti qui! Devi andartene!”

“Nah, ho già trovato una soluzione. Sapete, ho pensato davvero di tornarmene ad Ealdor e stare con mia madre. Ma poi dove sarebbe stato il divertimento?”

“Per te rischiare la vita ogni giorno è un divertimento?”

Il corvino ridacchiò.

“Non vi preoccupate. Entro domani tutti si saranno dimenticati di ciò che è successo, e potrò tornare ad essere il vostro servitore.”

“Vuoi ancora esserlo? Voglio dire… potresti prenderti il regno, se volessi. Vuoi veramente fare ancora la parte del servo?”

“Artù, non c’è niente di degradante in ciò che faccio. Sono fiero di servirvi, sono nato per questo. Anche se voi siete una testa di fagiolo e mi trattate come una pezza da piedi” aggiunse, ghignando.

Il principe lo osservò, ridendo a sua volta.

“Non pensare che questo cambi. Sei comunque il peggior servitore della storia”

“Lo so, e ne vado molto fiero. Comunque temo proprio che per questa notte dovrò restare qui, sapete com’è, mi stanno cercando tutti e non vorrei rischiare di essere sbattuto nelle segrete per la terza volta. Sarebbe un record.”

Il biondo sorrise. 

“Che cosa poco appropriata.” commentò.

“Dormirai per terra, sappilo!”



Angolino autrice:
Eccomi qui con il nuovo capitolo di Poisoned! Innanzitutto ci tengo a precisare che è stato veramente molto difficile da scrivere in quanto non avevo bene in mente che direzione avrebbe preso la storia, forse è un po' forzato ma dal prossimo entreremo nel fulcro della questione ;)
Vorrei ringraziare innanzitutto @royal_donkey (che mi ha praticamente minacciata di aggiornare XD), @felpie e @maar_jkr97 per aver recensito, e inoltre ringrazio anche Dany_skywalker, evuzzola, G14d4, LadyTsuky, lelagleek, royal_donkey (sempre presente) e vanessatomasino per averla aggiunta tra le seguite ed aver pazientato anche con i miei aggiornamenti tutt'altro che rapidi! Se voleste anche lasciare una recensione, ne sarei felicissima ;)
Spero che la storia continui ad appassionarvi!
A presto,
therealbloodymary01

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Capitolo 5
*** The Eye of the Dragon ***


Il principe era quasi scivolato nel mondo dei sogni quando avvertì un rumore strano, come di un rantolo continuo. 

"Che diamine c'è adesso" disse fra sé e sé, rimettendosi a sedere. Sul pavimento, l'esile figura del suo servitore si stava agitando visibilmente.

"Merlino" lo chiamò il biondo, spazientito.

"Mi faresti la cortesia di non contorcerti tanto? Mi fai angosciare."

Non ricevette risposta. Il corvino continuò ad agitarsi sempre di più finché, voltandosi, il principe non ne capì il motivo. Aveva il viso completamente madido di sudore.

Rapidamente accorse presso di lui, portando una mano  a toccargli la fronte.

"Dio, sei bollente. Vieni, ti porto da Gaius." Disse, allarmato.

L'erede al trono si accinse a sollevarlo di peso, ma fu fermato dal servitore, che scosse la testa.

"Non… può curarmi. Sapevo che ci sarebbero stati degli effetti collaterali… passerà da solo"

"Di che stai parlando? Merlino, cos'hai fatto?"

"Niente!" Protestò il corvino.

"È il prezzo da pagare per l'incantesimo. L'ho trovato in un antico libro di magia che mi regalò Gaius, ma era molto… intenso, ecco. Mi ha lasciato completamente senza energie"

“Visto lo stato in cui sei ridotto, ti ci mancava anche l’incantesimo destabilizzante. Dì un po’, ce l’hai un minimo di spirito di autoconservazione?”

“Meglio questo che il rogo, non trovate?”

“Lasciamo perdere. Sei un enigma, Merlino" affermò il principe, sconsolato.

Il giovane mago si portò le ginocchia al petto, circondandole con le braccia. Tremava violentemente a causa della febbre.

Artù sospirò. Non poteva lasciarlo dormire per terra in quelle condizioni.

“Avanti, vieni di là” disse, indicando il suo letto.

Il corvino scosse la testa.

“So che avete la sindrome del cavaliere, ma posso stare qui, non preoccupatevi”

“Non era una richiesta, Merlino, ma un ordine”

“Sul serio, sto bene”

“Stai tremando come una foglia! Non ti farà certo bene stare sul pavimento! Se ti riduci ad uno straccio poi, domani chi mi porterà la colazione?”

Il più giovane finalmente si arrese, alzandosi a fatica.

Il biondo lo guidò fino all’altro lato della stanza, cingendolo attorno alla vita.

Prima di sedersi su quel materasso dall’aria esageratamente comoda, Merlino lo tastò con entrambe le mani. Non aveva mai dormito in un letto così morbido. Quando finalmente si distese, una piacevole sensazione di benessere lo pervase all’istante. La sua schiena non aveva mai conosciuto un tale livello di comfort, nemmeno con il letto che aveva nello studio di Gaius, che pure non era niente male. Senza volerlo, si lasciò sfuggire un gemito di piacere.

“Un altro suono come questo e te ne torni sul pavimento” dichiarò il principe.

“Scusate. Il fatto è che non è da tutti condividere il letto di Artù Pendragon in persona” si giustificò.

“Hai idea di quanto poco suoni bene come frase? Ora taci, prima che mi penta di questa pessima decisione. E non ti azzardare a raccontare questa cosa a nessuno, o mio padre sarà l’ultimo dei tuoi problemi” lo avvertì.

“Quanta ostilità… non me lo aspettavo dopo che mi avete chiesto di dividere il lett-”

Il corvino fu interrotto da una ben poco elegante gomitata da parte del principe, definitivamente seccato dal suo umorismo notturno.

“Invece di fare lo spiritoso dovresti coprirti, idiota, o morirai di freddo. Buonanotte.”

“Buonanotte, mio Signore” replicò il più giovane.

La nebbia era fitta. Il luogo in cui si trovava non era molto definito, eppure sapeva perfettamente di che posto si trattasse: la piazza pubblica, ed era in corso un’esecuzione. Artù assisteva all’evento in mezzo alla folla, come un cittadino qualunque.

“Perché non sono con mio padre?” si era chiesto, ma la sua domanda non aveva ricevuto risposta e si era persa nell’eco di tutto quel trambusto. Due guardie stavano trascinando il condannato a morte davanti agli ammutoliti spettatori. Di corporatura era esile, ma il principe non avrebbe saputo dire chi fosse con certezza. Indossava un cappuccio sulla testa, chissà per quale motivo. Fu posizionato sulla forca ed il boia si pose alle sue spalle, la scure vibrante nell’aria, pronto a prendersi la sua vita.

Poi gli tolsero il cappuccio dalla faccia ed il cuore del principe mancò un battito.

“Per aver praticato la magia entro i confini di Camelot io, Uther Pendragon, ti condanno a morte, Emrys.”

“NO!” gridò Artù prima di potersene rendere conto. Nessuno sembrava aver fatto caso a lui, anzi, nessuno sembrava proprio averlo sentito. Era come se appartenesse ad una dimensione trascendentale a loro invisibile. Provò a chiamare suo padre, ma nemmeno lui sembrava vederlo. Improvvisamente, sentì una mano picchiettargli insistentemente sulla spalla, che lo fece sobbalzare. Era Gwen, sconvolta dalla scena a cui stava assistendo.

“Devi fare qualcosa, Artù” gli disse la fanciulla.

“Non posso” le rispose lui, gli occhi offuscati dalle lacrime. “Non mi sentono”

La nebbia cominciava ad infittirsi, tanto che il principe non riusciva a vedere ad un palmo dal proprio naso. Continuava a guardare fisso il punto dove si trovava Merlino, ma tutto ciò che riusciva a vedere erano ombre.

Il boia teneva ancora la scure sollevata in aria. Poi, di colpo, la abbassò.

Il principe cercò di urlare a pieni polmoni, ma non uscì alcun suono dalle sue labbra. Era come paralizzato.

“Dovevi proteggerlo” gli disse Gwen, ma anche lei, ormai, stava svanendo. 

Artù cercò disperatamente di raggiungere il suo amico, ma gli sembrava di camminare sul posto. Non può essere morto, si ripeteva in mente, ma in cuor suo sapeva che era così. Poi la sentì. La sua voce.

“Artù!”

“Merlino! Dove sei?”


“Artù! Volete svegliarvi o no, testa di fagiolo?”

Il principe spalancò gli occhi, ritrovandosi davanti un volto familiare che lo osservava divertito. Il suo labbro inferiore, notò, stava sanguinando, la ferita doveva essersi aperta di nuovo durante la notte.

“Stavate parlando nel sonno, sapete?” gli riferì.

“Ah sì? Che ho detto?” rispose il biondo confuso, cercando di abituarsi alla realtà concreta, che si era sostituita a quella onirica fin troppo in fretta.

“Declamavate il mio nome a gran voce! Avreste dovuto sentirvi: "Merlino di qua, Merlino di là" Voglio sperare fosse un sogno piacevole…” disse, accennando una risatina.

Artù si sentiva fin troppo agitato per rispondergli per le rime, quel sogno gli aveva lasciato un senso di impotenza che gli era ancora difficile sopprimere.

“Ma piantala, idiota. Sarai stato in ritardo come al solito e ti stavo chiamando”

“Sì… dicono tutti così” 

“Merlino. Che vuol dire Emrys?”

Il giovane mago lo guardò perplesso, giocando distrattamente con il bordo della pesante trapunta del letto.

“Non lo so. Dove l’avete sentito?”

Artù esitò. Non voleva spaventare ulteriormente l’amico raccontandogli del suo incubo, avevano avuto abbastanza guai in quei giorni, ma sentiva come se quella parola avesse un significato importante, forse addirittura vitale. Ma probabilmente era solo il frutto della sua agitazione e delle notti insonni, non valeva la pena allarmarsi. Decise di sorvolare per il momento.

“Lascia perdere, non è niente.”

Quasi senza che se ne rendesse conto, la sua mano destra era finita sotto il mento del corvino, un pollice ad accarezzare il punto in cui il suo labbro stava ancora sanguinando.

“... Che c’è?” gli chiese questi, sorpreso da un tale gesto.

I due si fissarono per un breve istante, poi il principe, di colpo, rimosse la mano, interrompendo il contatto visivo.

“Stai sanguinando. Meglio se vai a farti vedere da Gaius. A proposito, prima che tu esca, sei sicuro che l’incantesimo sia andato a buon fine? O devo aspettarmi di venirti a trovare di nuovo nelle segrete? Sinceramente sono stufo di farmi tutte quelle scale.”

Il più giovane sogghignò.

“Non preoccupatevi, è più che affidabile.”

“Guarda che non dubitavo certo della magia, ma delle tue capacità…”

“Siete proprio un babbeo” sussurrò Merlino mentre si affrettava ad uscire, facendo giusto in tempo a schivare un cuscino tiratogli dal biondo.

L’erede al trono lo guardò richiudersi la porta alle spalle e, non sentendo alcun suono allarmante di guardie all’inseguimento o roba simile, si rilassò del tutto per la prima volta in quella fatidica settimana. Forse, finalmente, tutto era tornato alla normalità.

Ma il destino evidentemente aveva in serbo per lui un disegno ben diverso. Il suo servitore era uscito da appena cinque minuti quando fece irruzione nuovamente nella stanza, inciampando e quasi cadendo a terra per la fretta.

“Artù, dovete venire. C’è un problema.”

“Non dirmi che si ricordano ancora dei tuoi poteri?”

“No, dormono tutti!”

“Merlino è prima mattina, è normale che non tutti si siano--”

“No, non avete capito! Sono tutti addormentati… in posti improbabili.”

~°~

La corte di Camelot era nota soprattutto per disporre di un esercito praticamente invincibile e dei membri della servitù più esperti di tutti i vicini reami. Non c’era persona nel raggio di chilometri che non ne conoscesse le incredibili virtù. Alcuni le decantavano, altri le invidiavano, ma era innegabile il fatto che fosse uno dei luoghi più all’avanguardia dell’epoca. Pochi però erano a conoscenza di uno dei suoi più terribili difetti: era totalmente caotica. Già di prima mattina si potevano udire i battibecchi dei cuochi che dovevano decidere il piatto del giorno, o i battibecchi tra le giovani reclute dell’ordine dei cavalieri, che si alzavano di buon’ora per fare allenamenti extra e scoprivano che la lancia o la mazza ferrata erano già state prenotate da qualcun altro. Insomma, era rarissimo che si stesse veramente in silenzio, nemmeno alle ore più tarde della notte, tanto che la maggior parte dei suoi abitanti aveva ormai fatto l’abitudine a dormire con un sottofondo di rumori miscelati e gli altri, meno fortunati, si erano trasferiti o avevano perso il lume della ragione.

Perciò quel giorno, quando il principe sgusciò fuori dal letto per seguire un trafelato Merlino, si rese conto di quanto silenzioso fosse stato il castello fin da quella mattina. Avrebbe dovuto accorgersene, ma era stato distratto da altri problemi. Per i corridoi scarsamente illuminati, poiché nessuno si era preso la briga di accendere le torce, i due scorsero le pattuglie di guardie addormentate sul pavimento, insensibili a qualunque contatto o richiamo verbale. Nelle stanze dei nobili era accaduta la stessa identica cosa, idem nelle cucine e nelle camere della servitù. Persino Gaius giaceva con la testa reclinata sulla sua sedia, completamente inerte. Fuori dalle mura del castello, la situazione era la stessa. A Camelot vivevano più di duemila persone e tutte, eccetto il principe ed il suo servitore, sembravano tutto ad un tratto essersi dimenticate di essere vive. La faccenda era piuttosto inquietante.

“Chi può aver fatto una cosa simile?” si domandò Artù, piuttosto scosso.

“Non lo so, ma conosco qualcuno che potrebbe illuminarci”

“Non so se l’hai notato Merlino, ma almeno che tu non ti riferisca ad una persona che vive al di fuori di Camelot, nessuno qui può esserci granchè d’aiuto”

“Ma infatti non parlavo di una persona. Avete presente i draghi?”

Artù Pendragon aveva immaginato che il corvino nascondesse dei segreti già da prima di scoprire dei suoi poteri. Anche dopo averlo scoperto, comunque, aveva intuito che ci sarebbero state delle altre confessioni, cose correlate alla magia che il più giovane aveva sempre dovuto nascondergli, e che ora avrebbe potuto rivelare. Ma non si sarebbe mai aspettato che il suo buffo e maldestro amico ossessionato dalle sciarpette per il collo conversasse abitualmente con un gigantesco drago in carne ed ossa, che per qualche motivo era incatenato nelle segrete del suo castello senza che lui ne avesse idea.

“Vedo che hai compagnia, giovane mago” esordì Kilgarrah, i grandi occhi neri puntati sul principe.

"Mi sembrava di averti avvertito di non rivelare il tuo segreto a nessuno…"

Merlino vide per la prima volta Artù Pendragon esitare, chiaramente stupito dalla creatura che aveva di fronte.

“... Merlino? Vuoi fare le presentazioni?"

"Oh, ma certo, scusate. Artù, questo è Kilgarrah, lui è un--"

"Drago. Sì, ci ero arrivato."

"Kilgarrah, questo è…"

"Il futuro re di Camelot" finì per lui la creatura.

"Bene, ora che le presentazioni sono state fatte, avremmo un problema" continuò il corvino.

"Questo lo so, giovane mago, ti riferisci alla maledizione che si è abbattuta sul regno"

"Maledizione?" Chiese Artù, che cominciava a sentirsi un tantino frastornato.

Non capitava certo tutti i giorni di discutere con un drago gigantesco del fatto che i propri sudditi fossero apparentemente vittime di un incantesimo del sonno.

"Questa maledizione… chi è il responsabile?" Intervenne Merlino.

“Non ne ho idea, dovrai scoprirlo tu, mio giovane amico. Tutto ciò che posso rivelarvi è che nel cuore della foresta troverete le risposte.”

“Come spezziamo il sortilegio?”

“Trovate l’Occhio del Drago” furono le ultime parole che Kilgarrah rivolse ai due ragazzi, sparendo repentinamente nei meandri dei sotterranei.

“Aspetta! Che cos’è l’occhio del drago?” gli gridò dietro Merlino inutilmente.

Più che metterli sulla buona strada, quel colloquio non aveva fatto altro che confonderli. Non avevano idea di chi avesse lanciato la maledizione, nè di come spezzarla. Sapevano a malapena dove recarsi, dato che la foresta si estendeva per ettari ed ettari di territorio, per la maggior parte inesplorato. In sintesi, si ritrovavano con un’intera città addormentata ed un vago indizio su cosa fare.

Artù si passò una mano tra i capelli, osservando la roccia sulla quale il drago era stato appollaiato fino a pochi minuti prima.

“È sempre così… enigmatico?”

“Voi non ne avete idea…”

Si guardarono, consci dell’assurdità della loro situazione.

"Ci sarà mai un periodo di pace?" chiese Merlino, più a sè stesso che ad Artù.

"Mi chiedo la stessa cosa" replicò il biondo.



Author's corner:
Finalmente ho avuto tempo di revisionare questo capitolo che, a dire il vero, era già praticamente pronto da qualche giorno (non uccidetemi) ma doveva essere rifinito... spero vi piaccia!
In breve tempo, tra l'altro, inizierò varie cose, tra cui le lezioni all'università e una certificazione di spagnolo, per cui cercherò di aggiornare una volta a settimana in un giorno ancora da definire. Per avere più informazioni vi invito a seguirmi su Instagram (@camelotsroyalprat), dove oltre a postare meme deficienti avverto anche quando aggiorno...
Ringrazio come sempre @royal_donkey, @felpie e @maar_jkr97, nonchè tutti coloro che hanno salvato la storia tra le seguite/preferite/ricordate e tutti i lettori silenziosi.
Alla prossima!
@therealbloodymary01

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Capitolo 6
*** Do your magic thing ***


Con la pietra levigata sfregava energicamente la lama del coltello, aveva intenzione di renderlo quanto più affilato possibile. Il suo piano era senza ombra di dubbio geniale, e di questo ne andava più che fiera. Aveva dovuto aspettare per mesi, lunghi mesi in cui il suo odio verso Uther le aveva ribollito nelle vene, corrodendole l'anima fino in profondità. Ora l'attesa cominciava a dare i suoi frutti.

Emrys marciava verso Nord, giungendo sempre più vicino a lei ed alla sua trappola. Tutto procedeva bene.

Si rimirò compiaciuta nello specchio d'acqua argentea, portandosi i lunghi capelli biondi dietro le orecchie. Del sangue scorreva ancora dalla ferita che si era procurata alla tempia destra, ma non se ne curò. Ne era valsa la pena.

Dopo la morte di Artù e Merlino, Camelot sarebbe finalmente stata sua.

Fino a pochi anni prima mai avrebbe pensato di giungere a un gesto tanto estremo, ma del resto era solo un'ingenua ragazzina, che credeva che un giorno le cose per quelli come lei sarebbero cambiate. Ricordava le storie di sua madre, parlavano tutte di un grande Re che avrebbe posto fine a tutte le ingiustizie ed i soprusi, un sovrano sotto il cui regno avrebbero finalmente convissuto pacificamente gli esseri magici e non, dove la stregoneria non sarebbe più stata vista come una deviazione, ma come un dono. Eppure, più cresceva più si rendeva conto che non era altro che un'immane, utopica bugia, un mondo parallelo che non avrebbe mai visto la luce nella dimensione attuale.

Poi era arrivato il giorno in cui tutto per lei era cambiato. Esattamente tre primavere prima, sua madre era stata uccisa. “Giustiziata per il bene del mio popolo” le aveva detto Uther laconico, quando era stata convocata per seppellirne il corpo, una vita innocente strappata via ancora nel fiore degli anni.

Da quel momento aveva vissuto ogni singolo giorno progettando la sua vendetta, contro il sovrano di Camelot e chiunque altro si fosse messo tra lei ed il suo destino. La bambina spaventata che era stata non esisteva più.

Pochi mesi prima, mentre vagava per la foresta in cerca di informazioni sul suo nemico, si era imbattuta in un piccolo villaggio di periferia, Ealdor, uno di quei posti sperduti di cui nessuno sentiva mai parlare e che era impossibile conoscere a meno che non si fosse originari del luogo. Era in corso una battaglia. Gli uomini che lo avevano preso d'assalto non avevano alcun tipo di remora, li aveva visti razziare ogni angolo del paesino senza fare eccezioni per nessuno, torturando e all'occorrenza uccidendo chiunque si rifiutasse di dire loro dove teneva le proprie scorte di cibo. Le piacquero subito. Una donna di mezza età, particolarmente temeraria, aveva provato ad ostacolarli, rimanendo ferita dal capo della banda, che l'aveva malamente spintonata prima di andarsene insieme agli altri banditi. In quel momento, un altro ragazzo si era avvicinato alla donna per aiutarla, suggerendole di recarsi a Camelot per chiedere aiuto a suo figlio, Merlino. Era in quel momento che aveva realizzato quanta fortuna avesse avuto. “La tua occasione arriverà prima o poi, mia cara” le era venuta subito in mente. Era la frase tipica che sua madre le rivolgeva ogni qualvolta la vedesse triste. E così le era venuta l'idea: se Emrys fosse venuto ad Ealdor in soccorso di sua madre, avrebbe potuto ucciderlo una volta per tutte e non avrebbe avuto più alcun ostacolo a separarla da ciò che le spettava di diritto.

Così aveva avvicinato Kanen e gli aveva offerto del denaro in cambio dell'uccisione del servitore durante la loro successiva razzia al villaggio, essendo certa che Merlino non si

sarebbe tirato indietro, se si trattava di aiutare sua madre. Normalmente avrebbe voluto avere lei stessa l'onore di ucciderlo, ma preferiva rimanere nell'ombra, almeno finchè non avesse avuto il regno in pugno.

Ma non aveva fatto i conti con la presenza del principe ereditario che, chissà per quale assurdo motivo, era giunto in suo soccorso. Quella banda di ladruncoli da quattro soldi non era stata capace neanche di fare il proprio dovere, ma era successo qualcosa di ancora più interessante: l'ingenuo stregone si era fatto sorprendere a praticare la magia ed il principe lo aveva fatto arrestare. Con Emrys dietro le sbarre avrebbe avuto l'occasione perfetta per attaccare Camelot, ma il mago era riuscito a farla franca utilizzando un incantesimo per cancellare la memoria sui sudditi del regno.

Era una magia molto potente che ben pochi sarebbero stati in grado di padroneggiare.

Così il piano era cambiato, aveva dovuto gettare una maledizione su tutta Camelot.

Finì di affilare il coltello, ora completamente appuntito. Aspettava solamente che arrivassero da lei.

 

Ad occhio e croce si trovavano a circa duecento miglia a Nord di Camelot, diretti verso il cuore della foresta, dove sorgeva la Valle dei Re Caduti. Non avevano osato esprimere il pensiero ad alta voce, ma erano entrambi consapevoli del potenziale suicida di quella missione. Del resto, senza Camelot nessuno dei due aveva ragione di esistere.

Cominciava a far sera e l’aria diventava sempre più pungente sulla pelle, nonostante indossassero abiti appropriati alla stagione fredda.

Artù si guardò intorno spaesato, riusciva a vedere solo una distesa di alberi tutti uguali e niente gli suggeriva che la direzione che avevano preso fosse quella giusta. A dire il vero, non sapeva nemmeno cosa stessero cercando. Le parole di Kilgarrah erano state del tutto vaghe. 

“A sinistra.” Annunciò una voce alle sue spalle.

“Come?”

“Dobbiamo andare a sinistra. L’ho visto.”

Il principe girò il cavallo senza fare commenti, si era abituato in fretta a vedere Merlino utilizzare le sue capacità. E poi, in quel momento aveva problemi ben più grandi a cui pensare.

“Dunque, hai idea di cosa sia un Occhio del Drago?”

Un cenno negativo confermò ciò che aveva immaginato sarebbe stata la risposta.

“Quindi stiamo andando in un posto imprecisato che potrebbe trovarsi dovunque a cercare un oggetto che potrebbe essere qualsiasi cosa…”

“Se la mettete così, sì”.

Il paesaggio rigoglioso che li aveva accompagnati fino a quel momento cominciava a diradarsi, segnalando il punto più profondo dei boschi, almeno tra quelli esplorati, di cui l’uomo fosse a conoscenza. Ed eccola lì, la maestosa caverna dove tanti avevano anelato andare e pochi avevano fatto ritorno. L’entrata era ridotta ad una fessura larga quel tanto che bastava perchè una persona non particolarmente alta potesse passarci attraverso, anche se correva il rischio che alcune delle rocce, decisamente franabili, potessero cadere da un momento all’altro e serrare per sempre quell’unica via di passaggio. Artù si chiese se le doti divinatorie di Merlino fossero così potenti come gli aveva detto.

“Sicuro che dobbiamo entrare proprio qui? Il drago ha menzionato solo il cuore della foresta, mi sembra” domandò, giocherellando con il fodero della spada.

“So che le risposte che cerchiamo sono qui dentro, ne sono certo. Appena siamo arrivati ho sentito come… una fonte di energia, come se qualcosa mi stesse chiamando” asserì lo stregone.

Il primo ad entrare nell’angusta strettoia fu Artù, la spada sguainata per abitudine nonostante Merlino, che fece il suo ingresso subito dopo di lui, gli avesse assicurato che qualsiasi cosa si fosse trovata all’interno della caverna probabilmente non poteva essere sconfitta con armi mortali. L’interno del luogo era più spazioso di quanto si potesse immaginare e si respirava un’aria calda e confortante, cosa decisamente inusuale per un posto del genere. 

“C’è qualcuno?” azzardò Artù. L’eco della sua voce si propagò immediatamente per tutto l’ambiente, ma non suscitò risposta di alcun genere.

“Non credo che ci sia niente qui, meglio andarcene”

“Artù. Venite qui, questo dovete vederlo.”

La voce di Merlino sembrava piacevolmente sorpresa, più che spaventata, constatò con sollievo Artù mentre si avvicinava al punto dove si trovava l’amico. La grotta era composta di due ambienti differenti, collegati da un sottile tunnel. Se la prima parte era caratterizzata dall’aria tiepida e da pareti piuttosto spoglie, la seconda era da togliere il fiato.

Magica fu l’unico aggettivo che gli venne in mente, ma per la prima volta non lo pensò in un’accezione negativa.

Le pareti rocciose erano ricoperte interamente da splendidi cristalli, che assumevano colori diversi e riflettevano giochi di luce apparentemente senza seguire criteri logici, di loro pura fantasia. Era lo spettacolo più bello che avesse mai visto. Rimasero ad osservarli estasiati per alcuni minuti, ma sarebbero anche potute essere ore, per quanto ne sapeva. Era come se in quel luogo fatato il tempo scorresse diversamente.

Di colpo, furono bruscamente interrotti da una voce che li fece sobbalzare.

Emrys

Lo avevano udito veramente, o era la magia dei cristalli che li stava stregando?

Artù, voltandosi, scosse la sua stessa espressione stupita negli occhi di Merlino, e si consolò sul fatto che almeno erano entrambi sotto l’effetto dello stesso incantesimo.

Emrys

Di nuovo quella voce, quasi impalpabile.

“La senti anche tu?”

Il principe rispose affermativamente all’amico, pallido in volto.

“Emrys… non è ciò che mi avete detto stamattina?” si ricordò Merlino.

“Nel mio sogno ti chiamavano così, prima di… giustiziarti” confessò, incredulo. Cosa voleva dire tutto quello, anche lui aveva dei poteri divinatori?

Una luce accecante li invase tutto ad un tratto, spazzando via l’oscurità della caverna. Una donna, o perlomeno un essere che ne aveva le vaghe fattezze, apparve dinanzi a loro. Sembrava inconsistente, ma emanava una luce eterea che li faceva faticare a tenere gli occhi aperti. Artù sguainò di nuovo la spada.

“Quella non ti servirà, giovane Pendragon. Io non esisto veramente, non in questo mondo.” Asserì la strana creatura.

“Sono la custode di questa grotta e vi porto un messaggio, a te e a Emrys” continuò.

“Mi chiamo Merlino”

“Questo è il nome con cui vieni chiamato nelle profezie. La maledizione che affligge Camelot è collegata a Camelot stessa. Un torto fatto in passato ha fatto sì che tutti gli eventi si mettessero in moto. Trova la causa di tutto Emrys, prima che lei trovi te.”

La creatura fece per andarsene, ma Merlino la trattenne.

“Aspettate! Sapete cos’è l’Occhio del Drago?”

“Forse intendi cosa sono” disse, iniziando lentamente a svanire. “Sono tutti intorno a te, giovane stregone, prendine uno ed usalo per il bene.”

La donna era sparita del tutto. In quel momento, le rocce iniziarono a tremare violentemente, preannunciando una frana.

“Dobbiamo uscire di qui!” gridò Artù, affrettandosi verso l’uscita. Merlino indugiò. 

Prendine uno ed usalo per il bene.

Le parole continuavano a risuonargli nella testa. Si guardò intorno: cristalli. Si avvicinò ad essi lentamente, toccandone uno. Subito si sentì pervadere da un’energia nuova, era come se avesse dentro di sè tutto il potere del mondo. In quel momento capì: con l’Occhio del Drago avrebbe potuto spezzare la maledizione. Cercò di staccarne uno, ma erano più duri di quanto si aspettasse. 

“Merlino, non abbiamo tutto il tempo del mondo, muoviti!” gli urlò dietro Artù, cercando disperatamente di non far chiudere l’uscita. Il giovane mago cercò di tirare con tutte le sue forze, ma il cristallo non ne voleva sapere di staccarsi.

“Non riesco a prendere un cristallo, mi serve per spezzare la maledizione!” gridò in risposta.

Il principe lo guardò basito, come se non capisse un’operazione di matematica basilare.

“Usa i tuoi trucchetti magici, genio!”

“Come??” urlò Merlino, cercando di sovrastare il rumore della roccia che franava.

“Usa la magia!!!”

Il ragazzo sbiancò, rendendosi conto di non aver pensato alla cosa più ovvia. Era troppo abituato al fatto di dovergli nascondere le sue particolari capacità. Si concentrò sull’obiettivo e le sue iridi brillarono, accendendosi in un’esplosione d’oro intenso. Il cristallo finalmente si staccò.

“Preso!” esclamò vittorioso, precipitandosi verso l’uscita.

I due fecero appena in tempo ad uscire dalla caverna, che l’unica via d’accesso si richiuse dietro di loro, forse per sempre.

“Peccato, se foste morti lì dentro mi sarei risparmiata un sacco di lavoro” proruppe qualcuno.

I due si voltarono, ritrovandosi davanti una figura incappucciata. La sconosciuta si scoprì, rivelando dei lunghi capelli biondi e degli occhi castani.”

“Tu!” esclamò Artù, sguainando la spada

“Sì, io. Te l’avevo detto che mi sarei vendicata prima o poi.” 


Author: eccomi di nuovo! Sì lo so, non aggiorno da secoli, ne sono consapevole :(
Purtroppo la mia ispirazione scarseggia in questo periodo, e sto affrontando diversi problemi con università e quant'altro, perciò chiedo umilmente venia :(((((
Comunque sia, spero che il capitolo vi piaccia, segnalate eventuali errori visto che non l'ho ricontrollato motlo accuratamente. Soprattutto sono curiosa di sapere se qualcuno ha indovinato l'identità della misteriosa strega che vuole conquistare Camelot...
Ringrazio @royal_donkey e @felpie per aver recensito il capitolo precedente, nonchè tutti coloro che hanno messo la storia tra le prefeirte/seguite/ricordate e tutti i lettori silenziosi!
A presto,@therealbloodymary01

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