Come sorridono le giraffe?

di Asmodeus
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Grande Fratello ***
Capitolo 2: *** Ho preparato, con la tua moka, almeno un milione di caffè ***
Capitolo 3: *** Camicie al caffelatte ***
Capitolo 4: *** I mille risvegli di Niccolò ***
Capitolo 5: *** Un piccolo particolare ***
Capitolo 6: *** Con la testa fra le nuvole ***
Capitolo 7: *** Bracciano ***
Capitolo 8: *** La valigia ***
Capitolo 9: *** Ed è subito sera ***
Capitolo 10: *** Holding out for a hero ***
Capitolo 11: *** Ospiti indesiderati ***
Capitolo 12: *** Itadakimasu ***
Capitolo 13: *** Pozzanghere ***
Capitolo 14: *** Traguardi importanti ***
Capitolo 15: *** Ancora cinque minuti! ***
Capitolo 16: *** "Mi era mancato tutto questo..." ***
Capitolo 17: *** Sfortunato in gioco... ***



Capitolo 1
*** Il Grande Fratello ***


Il Grande Fratello

GIOVEDÌ
16:46
25 giugno 2020


Il Grande Fratello sta fissando minaccioso il volto annoiato di Martino, perso nell’ennesima rilettura della trama di 1984. Letteratura inglese non gli dispiace, ma ripassare tutto il programma per l’ennesima volta è una palla mortale. Martino lancia un’occhiata al cellulare abbandonato poco lontano, sta per prenderlo ma poi sente gli occhi del Grande Fratello puntati su di sé e desiste.
Daje Marti, un’altra pagina, su!”, cerca di motivarsi. L’illustrazione del libro di letteratura continua a guardarlo di sbieco, e lui per ripicca legge le ultime righe e poi volta pagina, accompagnando il gesto con un bel dito medio. Riprende a leggere, ma la concentrazione lo abbandona di nuovo dopo poche righe. Fa maledettamente caldo, la maglietta gli si è incollata alla pelle così come i capelli già madidi di sudore. “Devo tagliarli…” comincia a pensare, per poi bloccarsi.
“Così non andiamo da nessuna parte, Marti!”, sbuffa tra sé e sé.
Dalla camera da letto, un leggero tonfo sordo attira la sua attenzione.
«Nì? Tutto bene?», domanda.
Nessuna risposta.
«Nico? Che hai fatto?».
Ancora niente.
Martino si alza sbuffando e si avvia verso la camera da letto che condivide col suo ragazzo, e che è diventata la tana di Niccolò quando devono studiare entrambi e non vogliono disturbarsi l’un l’altro.
Niccolò è disteso in diagonale sul letto pancia sotto, le cuffiette nelle orecchie e la testa abbandonata sul braccio destro lanciato nel vuoto. Sta dormendo, e il libro che stava teoricamente studiando è abbandonato sul pavimento.
La scena strappa a Martino un leggero sorriso mentre si china a raccogliere il libro del suo fidanzato. Lo appoggia sulla scrivania della camera, poi si siede di fianco alla testa di Niccolò e comincia a scuoterlo delicatamente per le spalle.
«Nì? Svegliati, non è ancora ora di dormire!». Ancora nessuna reazione.
Martino scuote il fidanzato con più forza, avvicinandosi alla sua testa e alzando la voce: «Niccolò! Sveglia, pigrone!».
Niccolò mugola qualcosa a mezza bocca, poi apre gli occhi all’improvviso.
«Ci sono ci sono!» grida, alzando il busto di scatto e tirando una craniata contro il mento di Martino, ancora proteso sopra di lui.
«Ahia! E che cazzo Nì, sta’ attento!» gli urla il più piccolo, portandosi istantaneamente una mano alla mascella.
Anche Niccolò urla di dolore, messaggiandosi la testa per un attimo e cercando di comprendere l’accaduto.
Fissa Martino un po’ offeso, sia per essere stato svegliato sia per la botta, poi realizza la dinamica dell’evento.
«Oddio Marti, t’ho fatto tanto male? Scusami scusami scusami!», dice lanciandosi a prendersi cura del fidanzato, controllando che la mascella dell’altro sia ancora intera.
Martino gli lancia un’occhiataccia, ma lo rassicura.
«Tranquillo, c’hai la testa dura ma sono ancora tutto intero. Piuttosto», lo incalza, «non sapevo sapessi studiare con gli occhi chiusi Nì!».
Lo sguardo è di velato rimprovero, e Niccolò arrossisce per tutta la situazione.
«Mi sa che mi sono addormentato…» dice grattandosi la testa nel punto dell’impatto.
«Ho notato!» ride Martino, avvicinandosi per scoccargli un bacio sui capelli.
«Senti, andiamo a prenderci un gelato?» gli chiede poi a bruciapelo. «Fa caldo e non ne posso più di inglese. E mi sa che anche tu non hai cazzi di studiare, ora».
Niccolò lo guarda confuso per un attimo, ma anche speranzoso. «E l’esame? Non devi prepararti?» gli chiede. La maturità di Martino è tra due giorni, e il suo ragazzo è impanicato da giorni per l’ansia.
«Tanto ormai ho perso la concentrazione…» taglia corto Martino. «E poi devi farti perdonare per questa botta che mi hai dato! Sto giro offri tu!» conclude con una linguaccia, saltando poi in piedi e avviandosi fuori dalla stanza.
Niccolò lo guarda per un attimo sorridendo, poi si fionda giù dal letto per raggiungerlo.
Dopotutto, adora il sapore del gelato sulle labbra di Martino.

 

[628 words]


🦒💙🦒

[Prompt 30. "Tanto ormai ho perso la concentrazione..."]

Carissime lettrici e lettori, benvenuti a questa raccolta di dolciosità e demenza targata #Martinico, #Rames o come piace più a voi chiamare questa splendida coppia!

L'idea mi è venuta grazie alla meravigliosa challenge di Soul_Shine, che mi instillato questa grandissima voglia di scrivere di momenti dolciosi, comici e demenziali, e chi meglio di queste due Giraffe innamorate per strappare un sorriso gigante? Non so ancora quanto sarà lunga effettivamente questa raccolta di brevi one-shot e flashfic, ma mi piacerebbe riuscire a sviscerare quanti più prompt possibili perché adoro questa coppia e ho una valanga di idee su di loro, quindi... beh aspettatevi un bel po' di capitoli, o almeno questa è la mia speranza!

Grazie a chiunque deciderà di seguirmi in questo viaggio alla scoperta di come sorridono le giraffe, grazie ancora una volta a Soul_Shine per la meravigliosa challenge e al prossimo capitolo! Se vi va di lasciarmi un feedback con un commentino siete assolutamente i benvenuti! A presto!

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Capitolo 2
*** Ho preparato, con la tua moka, almeno un milione di caffè ***


Ho preparato, con la tua moka, almeno un milione di caffè

VENERDÌ
10:58
26 giugno 2020

 Niccolò sfoglia il libro di letteratura latina velocemente, volando tra gli autori e i titoli dei mille brani affrontati in classe.
«Ecco qui! Prova a tradurre questo!» afferma infine, posizionando il libro aperto sotto il naso di Martino.
Anche se è ancora metà mattina, stanno già ripassando il programma dell’esame insieme da tre ore: il tavolo è zeppo di libri aperti sulle pagine più importanti o riempiti di matite e penne per fare da segnalibro tra i vari capitoli delle varie materie.
Martino sbuffa annoiato, poi cerca di concentrarsi tra quella folla di parole latine per tentare una traduzione.
Niccolò sta coprendo con la mano il titolo e la spiegazione del brano per non dargli indizi o aiuti, proprio come farebbe quella stronza della Righi – Giovanni gli ha detto che all’esame con lui ed Eva è stata buona e li ha aiutati, ma Martino non si fida di lei, si sono sempre reciprocamente odiati l’un l’altra.
«Tunc Psyche, et corporis et animi alioquin infirma1» comincia a leggere, per poi fermarsi di botto.
«Nì, che è, ancora con Amore e Psiche?», domanda alzando il sopracciglio perplesso.
Martino non è mai stato un asso in latino, ma ormai conosce quel testo quasi a memoria.
«Ehm… sì? È un problema?», gli risponde di rimando il più grande, sorridendogli in quel modo tutto particolare che solo lui sa fare.
«Sì Nico, è un problema. Apuleio lo so a memoria ormai, ho capito che ti piace ma… dovrei ripassare anche altro, sai com’è».
Alza gli occhi verso il soffitto per evitare la calamita che è quel sorriso e per provare a rimanere concentrato sul ripasso.
«Ok, ti cerco un altro autore, aspetta…», si scusa Niccolò, riprendendosi il libro e sfogliandolo in fretta.
«Lascia stare, son stufo di latino. Quella stronza tanto mi massacrerà comunque. Passiamo di nuovo a italiano…»
Niccolò chiude in fretta il volume di letteratura latina e si fionda a recuperare quello di italiano, zeppo di penne-segnalibro; Martino intanto prova a versarsi dell’altro caffè, ma la moka è ormai vuota ed esce solo qualche goccia nerastra.
«Trovato! Sei pronto?» gli chiede Niccolò, e a un suo segno di assenso, ricomincia a interrogarlo.
«Allora, signor Rametta, mi parli del quarto Montale» esordisce, facendo una faccia seria che non gli si addice per niente.
«Nì, il quarto Montale? Seriamente?» ribatte il roscio. «So già dove vuole andare a parare, signor Fares» gli fa il verso Martino. «Vuoi che ti parli di “Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale”. Di nuovo».
Niccolò lo guarda un po’ colpevole.
«Beh, che ha che non va? E poi non è solo quello…» prova a difendersi il più grande.
«Non ha niente che non va, Nì. Però anche qui dovrei ripassare tutto il programma, non sempre le stesse cose» prova a spiegargli.
«È la quinta volta che me lo chiedi, Montale. Mi sa che non sei tanto bravo a interrogare» lo punzecchia, fingendosi un po’ alterato.
Niccolò abbassa lo sguardo, affranto.
«Scusami» attacca, «certi autori non me li ricordo proprio più. Ti chiedo solo quelli che mi piacevano, perché sono gli unici che mi ricordo ancora bene…».
Si sta giustificando, ma non ce n’è nessun bisogno in realtà.
Martino chiude il libro di italiano e poi prende le mani di Niccolò tra le sue.
«Facciamo così: passiamo a fisica, che tanto lì non so un cazzo. Così puoi chiedermi quello che vuoi anche mille volte» conclude.
«Marti, ti ricordo che m’hanno bocciato per fisica. Non credo di esserti molto utile…» ammette imbarazzato il più grande.
«Allora mo’ chiamo Elia, che tanto sta messo come me. Almeno viene qui e ce la smazziamo insieme» conclude Martino.
Tutti i loro amici hanno già fatto l’orale, e sono ormai liberi.
«E io che faccio?» domanda Niccolò.
Vuole stargli accanto in qualche modo, anche fosse per non dover studiare per i suoi di esami.
Martino sventola la moka vuota sotto il naso del suo ragazzo.
«Il caffè, no? Abbiamo bisogno di energie!» propone allungandogliela.
«Però lo deve bere anche Elia, quindi non fare uno dei tuoi soliti esperimenti, capì zì?» lo avvisa ridendo, mentre Niccolò si alza da tavola tutto felice.
«Ok, signor Rametta! Niente miele o tabasco nel caffè, promesso!» ride l’altro, sparendo in cucina.

 

1 Apuleio, Metamorfosi, V 22, 1. Il brano in questione parla, appunto, della storia di Amore e Psiche 

[709 w.]


 

🦒💙🦒

 

[Prompt 40. "È la quinta volta che me lo chiedi."]

Ed eccomi qui già con la seconda "clip" in questa raccolta!

Martino ormai sta per liberarsi dalla gabbia del liceo, ma mi piace pensare che nel mezzo dell'ansia da super-ripassoni finali Niccolò provi in qualche modo ad aiutarlo come può - benché per esperienza personale so bene come basti anche solo un anno di università per dimenticare gran parte delle cose fatte al liceo. Ma l'importante è esserci per il proprio ragazzo, anche solo facendogli il caffè, no?

Aggiungo una piccola nota per Soul_Shine che non conosce (ancora) il fandom: durante il loro "primo appuntamento", Niccolò prepara per Martino una pastasciutta "particolare", buttandoci dentro praticamente di tutto tra cui miele e tabasco. La battuta finale è evidentemente un rimando a quell'episodio particolare e alla tendenza di Nicco di fare sempre cose un po' strambe.

Ora vi lascio e mi fiondo a studiare anche io, che sti due non sono gli unici sotto esami (o nel mio caso, tesi). Come sempre, se vi va di lasciarmi un parere in merito al capitolo vi sarò infinitamente grato! A presto con una nuova clip targata sorrisoni giraffosi! 🦒

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Capitolo 3
*** Camicie al caffelatte ***


Camicie al caffelatte

SABATO
8:23
27 giugno 2020

«, ancora mangi? Facciamo tardi se non ti dai una mossa, su su su!»
Niccolò sta fissando la sua tazza di caffè bollente e non osa alzare lo sguardo verso Martino.
Prega intensamente tutte le divinità del mondo di dargli la pazienza necessaria per non lanciare un’occhiataccia al suo ragazzo, già eccessivamente impanicato e ingestibile senza bisogno del suo aiuto.
Martino è stato un terremoto nel letto per tutta la notte: agitato com’era, ha continuato a rigirarsi per ore, tenendolo sveglio con quella samba sfrenata tra le lenzuola; s’è fermato probabilmente intorno alle quattro, ma a quel punto Niccolò ha già salutato il sonno da un pezzo.
Poi la sveglia alle 7:15, e Marti che scatta sull’attenti come un soldato, e poi “Nico, svegliati!”, e via che schizza di corsa in doccia con Spotify a palla – e chi la sente poi l’Arnalda del piano di sotto i prossimi giorni! E ancora “Nico, alzati dai!” urlato dal bagno, e Marti che si fa la barba e si taglia, e “Cazzo Nico sanguino dappertutto! Dove stanno i cerotti?”, e le sue imprecazioni mentali mentre corre come uno zombie per aiutarlo a trovarli, e Marti che continua a gridargli “Ma ancora in pigiama stai?!”, e chissà l’Arnalda quante bestemmie sta tirando.
Le divinità mondiali al momento sembrano rispondere alle sue preghiere, però, perché in qualche modo riesce a rimanere completamente zen, anche se il caffè è ancora bollente e si ustiona la lingua cercando di berlo.
Niccolò riesce a trattenere qualunque mugolio di dolore, si alza lentamente e recupera dal frigorifero il latte freddo.
Il caffè bollente viene invaso da una cospicua quantità di latte, e Niccolò torna ad affogare in quel miscuglio liquido tutto ciò che potrebbe far schizzare ancora di più il suo ragazzo completamente fuori controllo.
Martino sta bestemmiando in camera da letto, si sentono le grucce nell’armadio sfrigolare e cozzare le une con le altre, ma Niccolò finge di non sentire nulla e beve un altro sorso di caffelatte.
Resisti. Qualche ora e sarà tutto finito. E si torna a letto, Nì!”, si ripete mentalmente, e giù un altro sorso ancora.
«Nì, puoi venire un attimo?» urla di nuovo Martino.
O eccome che si torna a letto dopo. O questo o lo strozzo”, si annota mentalmente il più grande.
L’anno prima alla sua maturità non era successo nulla di tutto ciò, e dire che quello mezzo matto nella coppia tecnicamente è proprio lui, non Martino.
Questa maturità non gli sta facendo affatto bene, è proprio una persona completamente diversa dal solito.
Niccolò finisce il caffelatte, poi si trascina fino in camera da letto.
Martino ha tirato fuori e buttato sul loro letto più o meno metà dell’armadio, ed ora se ne sta in piedi davanti allo specchio con dei leggeri pantaloni blu scuro sbottonati e solo un calzino bianco addosso, sul piede destro.
In mano regge due camicie, una bianca e semplice e l’altra azzurro chiaro, e le alterna davanti al petto nudo cercando di capire quale gli stia meglio addosso.
«Che ne pensi Nì?»
Martino si è voltato di scatto e sta sventolando le due camicie.
«Quale ti piace di più tra queste due?» domanda quasi in preda al panico.
Niccolò vorrebbe dirgli che sta benissimo anche così senza camicia, anzi starebbe ancora meglio in mutande nel letto insieme a lui a dormire, ma sa che non è il momento per questo.
Per questo fa qualche passo verso il suo ragazzo, mentre il roscio ritorna a far danzare le camicie davanti allo specchio.
Martino si volta di nuovo di scatto verso di lui, pronto sicuramente a sgridarlo perché è ancora in mutande o a chiedergli quale cravatta sia più in tono con le stringhe delle scarpe o chissà quale altra paranoia inutile.
Ma qualunque sia la frase che sta per abbandonare le labbra del più piccolo finisce per annegare nella bocca di Niccolò.
Lui sa bene che quando la testa parte per conto suo le parole perdono ogni significato: però è importante esserci, stare gli uni vicino agli altri e far sentire anche fisicamente all’altro che non deve fare tutto da solo, e che tutto presto passerà.
Per questo la cura migliore all’ansia di Martino è quel bacio al caffelatte e le mani di Niccolò che lo stringono forte a sé anche a costo di stropicciare le camicie.
Il più piccolo accenna una debole resistenza, poi si lascia andare mentre le dita di Niccolò scorrono tra i suoi capelli arruffati e lo inchiodano contro le sue labbra bollenti e ustionate dal caffè.
Martino e la sua ansia si sciolgono in quel bacio, la vita smette di ruotare a velocità folle e il tempo torna a scorrere normalmente quando Niccolò li lascia liberi entrambi.
«Va meglio ora?», gli chiede col suo solito sorriso speciale.
Martino annuisce debolmente, gli occhi da cerbiatto che lo fissano incantati.
«Scusami, ero andato nel panico», gli mormora il piccolo sulle labbra, prima di baciarlo a sua volta.
Niccolò lo lascia fare, poi lo allontana e lo aiuta a raccogliere le camicie buttate a terra.
«E comunque, sei stupendo con tutte e due Marti» lo rassicura allungandogliele con un sorrisone.
Martino arrossisce mentre recupera le due camicie; poi, non resiste e gli sussurra comunque: «Anche tu sei stupendo in mutande. Ma corri a cambiarti o faremo tardi!»
Scoppiano entrambi a ridere di gusto; poi, un altro bacio a fior di labbra e anche Niccolò vola a cambiarsi.
Vuole essere splendido anche lui per baciare il suo bellissimo ragazzo davanti al resto del mondo, finalmente maturo e libero.


[928 w.]

 

🦒💙🦒

[Prompt 28. "Quale ti piace di più tra questi due?"]

"Buongiornissimo caffelatteeeeeee!!!!" e terza clip della raccolta!

Non abituatevi troppo a questi ritmi così incalzanti di pubblicazione, perché non so quanto riuscirò ad andare avanti con aggiornamenti giornalieri. Oggi però mi sembrava doveroso pubblicare questo terzo capitoletto, per vari motivi.

Innanzitutto, ho scelto di far "maturare" Martino lo stesso giorno in cui mi sono "maturato" anche io ormai 7 anni orsono: è un anniversario un po' speciale, mi rivedo troppo in questo personaggio e mi sembrava giusto liberarlo dalla gabbia del liceo abbastanza in fretta (abbiamo visto che tra lui e Nico non c'è troppa voglia di studiare ultimamente, quindi perché tenerlo sui libri fino a luglio? Sarebbe stato crudele!).

Inoltre, oggi è una giornata speciale per i diritti LGBTQ+: è infatti il 51° anniversario dei Moti di Stonewall, che hanno dato inizio alla marcia per il pieno riconoscimento dei diritti di tutte le persone a prescindere da sesso, orientamento sessuale, identità di genere ecc... In questo momento storico di grande lotta per il riconoscimento dei diritti di tutti, mi sembrava giusto celebrare nel mio piccolo questa giornata grazie a questi due patatini, che vivono sereni e senza paura il loro splendido amore. Quest'anno non si può purtroppo marciare per le strade durante la grande festa dei Pride, ma cerchiamo di fare tutti la nostra parte nel nostro piccolo ;)

Infine, una piccola nota per Soul (e chiunque non conosca ancora questo fandom - correte a recuperarlo!), che continuo a ringraziare immensamente per questa splendida challenge: Niccolò soffre di disturbo borderline della personalità, per questo dice di essere lui quello "mezzo matto" della coppia. Ovviamente si tratta di una semplificazione all'osso di ciò che è davvero questo disturbo, ma la cosa importante è che insieme lui e Marti riescano a vivere comunque serenamente, nonostante questa problematica.

Bene, è tempo di salutarvi e ci aggiorniamo alla prossima clip giraffosa!

🌈🏳️‍🌈Buon weekend e buon World Pride a tutti voi! 🏳️‍🌈🌈


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Capitolo 4
*** I mille risvegli di Niccolò ***


I mille risvegli di Niccolò

DOMENICA
11:47
28 giugno 2020


Niccolò conosce mille modi e luoghi diversi in cui svegliarsi alla mattina, alcuni migliori altri peggiori.
Aprire gli occhi con la testa appoggiata su un cuscino nel proprio letto è sempre bello, ma banale.
Si è svegliato varie volte con la testa piena di sabbia dopo nottate passate in spiaggia a guardare la luna sul mare. Oppure disteso sul pavimento nei luoghi più disparati: la casa di Giovanni a Bracciano ha uno dei pavimenti migliori perché sa tanto di casa, ma ha conosciuto anche pavimenti peggiori, molto peggiori.
Si è svegliato varie volte con la testa giù dal materasso; o disteso a stella marina occupando tutto il letto; varie volte stava abbracciando la testiera del letto al posto del cuscino.
Anche i suoni del risveglio sono sempre stati i più disparati: la sveglia, il traffico, la sirena di un’ambulanza, il bollire della moka col caffè che sale, sua madre che gli grida che deve andare a scuola.
Svegliarsi su un ramo di un albero grazie al canto degli uccellini e la voce di Martino che lo interroga preoccupato e il sudore che gli imperla la fronte per il caldo, il tutto mischiato insieme, è qualcosa che non gli è mai capitato prima.
«Cosa ci fai lassù?»
Niccolò non sa bene cosa rispondere.
Il ramo è uno dei più bassi dei vari alberi nella villa di Edoardo, e ieri sera lì dove è lui adesso Luchino e Silvia stavano limonando senza ritegno: aveva anche agguantato Martino per i fianchi dopo averli visti, trascinandolo verso la sua bocca per sfidarli in una gara a distanza a chi limona meglio.
Ovviamente né Luchino né Silvia né tantomeno Martino avevano capito la cosa, ma Niccolò sa che la gara l’hanno vinta loro due e tanto basta.
«Nì? Ma che fai, dormi?»
Finalmente apre gli occhi e si gira verso la voce del suo ragazzo.
Deve essere quasi mezzogiorno, dal caldo che fa; si sentono le voci degli altri in lontananza, Giovanni deve aver messo su una playlist bella carica per svegliare gli ultimi addormentati dalla sbornia post-festa di fine anno; Luchino sta urlando qualcosa, ma per fortuna gli uccellini coprono quasi tutto a parte la voce di Martino.
È così bello, anche se ha la faccia un po’ preoccupata: la camicia che ha indosso è stropicciata e intrisa ancora del sudore della notte passata, ma gli sta da dio.
Lo sta fissando con quegli occhi da cerbiatto che sono la fine del mondo, e le lentiggini leggere sulle guance sono coperte da un filo di barba rossiccia che si sposa benissimo coi suoi capelli castano ramati.
«Vieni qui anche tu» lo invita a salire, dando una pacca al legno in mezzo alle sue gambe.
Martino alza un sopracciglio interrogativo, ma si issa con facilità sul basso ramo e gli si posiziona a cavalcioni poco più avanti.
«Più vicino?» lo supplica.
Fa caldo, stanno sudando entrambi anche così lontani.
Ma vuole sentire la sua pelle sotto le dita, e affondare le mani nei suoi capelli meravigliosi.
Martino alza gli occhi al cielo ma si avvicina; Niccolò lo agguanta appena si trova a portata, e se lo issa in braccio.
Affonda il viso nell’incavo della sua spalla, e annusa quel profumo così famigliare che è l’odore del suo Martino e che batte qualunque altra essenza del mondo.
Stanno così per un po’, e Martino lo lascia esplorare il suo corpo con l’olfatto e il tatto, le sue mani che lo toccano ovunque per agganciarsi alla realtà che troppo spesso gli scivola tra le dita.
Poi si allontana e torna a guardarlo in quel viso splendente e sorridente.
«Mi sono svegliato e non eri più di fianco a me. Si può sapere perché sei venuto a dormire quassù?» lo interroga il più piccolo.
Non è deluso, solo curioso: il suo Nicco è imprevedibile, ma Martino si sforza ogni giorno di conoscerlo meglio, per amarlo sempre di più.
Niccolò strofina i loro nasi l’uno con l’altro, poi lo fissa dritto negli occhi.
«Faceva caldo, Luchino russava e questo ramo sembrava abbastanza fresco e abbastanza lontano dal rumore. E poi non volevo disturbarti».
Martino gli sorride alzando gli occhi al cielo e gli lascia un bacio veloce sulle labbra.
«Tutto qui? Sicuro sicuro?» chiede un’ultima volta.
«In realtà, no» confessa.
Le sue labbra si stirano in un sorriso concentrato, mentre alza la mano sinistra di Martino con la sua e lo obbliga ad aprire il palmo.
Poi appoggia la sua mano destra contro quella del più piccolo, palmo contro palmo, e fissa le loro mani fin troppo simili e così adatte a stare l’una in quella dell’altro.
Martino fissa prima le mani e poi lui con uno sguardo interrogativo.
«Mentre riguardavamo Tarzan insieme l'altra sera, mi chiesto come dev’essere vivere in una giungla. E ora che ci faccio caso, abbiamo gli uccellini, abbiamo gli alberi… e ho anche il mio selvaggio qui con me!»
Niccolò conclude il tutto con un sorriso a trentadue denti divertito, spiazzando Martino.
«Cioè, tu stai dando a me del selvaggio?» esclama fintamente offeso il più piccolo.
«Esattamente» ride di rimando Niccolò, gli occhi che scintillano di felicità.
«Beh, cara la mia Jane» lo attacca allora il più piccolo «visto che sono un selvaggio, mi perdonerai se non conosco le buone maniere e ti tiro giù da questo ramo, vero?»
Martino non aspetta la risposta dell’altro, ma si avventa sui fianchi e le ascelle di Niccolò con le dita pronte a colpire con un letale solletico, cogliendo il suo ragazzo di sorpresa.
Si azzuffano per un po’ in quella lotta di risate e di dita, come se fossero ancora due bambini che si divertono con niente, almeno finché Martino non si protende troppo in avanti per colpire il fianco scoperto di Niccolò.
Si sbilanciano entrambi, e se non fosse per i riflessi di Niccolò finirebbero entrambi a terra in un capitombolo.
Martino si ritrova a testa in giù e con metà corpo steso sulle gambe di Niccolò, senza sapere nemmeno come ciò sia successo: sta guardando il mondo tutto sottosopra, ma scoppia a ridere per il pericolo scampato, seguito a ruota dal suo ragazzo.
«Ok, mi sa che mi sono sbagliato» annuncia tutto serio Niccolò, «sei troppo imbranato per essere Tarzan».
«E tu troppo screanzato per essere Jane» gli fa il verso il rossiccio, cercando di rimettersi in equilibrio uscendo da quella complicata situazione.
Niccolò lo aiuta a tirarsi su e sono di nuovo l’uno nelle braccia dell’altro che ridono, le guance rosse per il caldo e il solletico, i capelli di Martino sparati ovunque e la fronte di Niccolò che scintilla di sudore.
«Aò, avete finito di fa’ le scimmie lassù voi due?» urla Giovanni dal patio; sta sventolando la mano per richiamarli in mezzo a loro, mentre gli altri loro amici li stanno guardando ridendo.
«C’ho fame e stamo aspettando solo voi, dateve ‘na mossa!» conclude il suo migliore amico, e Martino imbarazzato gli fa un cenno di assenso; poi guarda Niccolò, ancora più rosso in volto ma davvero felice.
«Andiamo, Tarzanico?» domanda ridendo, per poi aggiungere a bassa voce «e comunque, per la prossima serata Disney, il film lo scelgo io. Sennò finisce che vuoi provare ad essere anche una sirena e finiamo per affogare!»
«Come vuole lei, miss Jane Rametta» annuisce Niccolò prima di stampargli un bacio sulle labbra; poi, lo aiuta a scendere dal ramo e scende a sua volta.
Niccolò conosce mille modi e luoghi diversi in cui svegliarsi alla mattina, alcuni migliori altri peggiori.
Ma di una cosa è certo: nulla batte la fortuna di potersi svegliare sempre con un Martino Rametta al proprio fianco.
Anche se lui è un pessimo Tarzan, tu sei una pessima Jane, e per la giungla forse è meglio aspettare ancora un po’.

 

[1295 w.]

 

🦒💙🦒

[Prompt 24. "Cosa ci fai lassù?"]

Ed eccoci qui con questa quarta clip a tema giungla e Disney!

Sì lo so, vi state chiedendo cos'è questa cretinata che avete appena letto, vero? Beh non lo so nemmeno io! Quando ho letto il prompt di Soul, ho subito pensato a Niccolò che dorme su un albero, ed è bastato sentire ieri "Figlio di un uomo" dalla playlist della Disney che metto su a volte per farmi la doccia che puff! ecco partorita questa cosa qui! (No lo ammetto, ha fatto la sua parte anche la sbornia presa ieri al pride, ma non si può giustificare tutto con l'alcool no?) Diciamo che almeno Niccolò ce lo vedrei anche come un novello Tarzan, con la sua passione per il Bioparco e le giraffe... ma meglio non dargli troppe strane idee!

Grazie a chiunque abbia voluto leggere questo mio ennesimo delirio, per gli insulti lasciate pure una recensione rossa, e alla prossima clip! (che spero sia meno demenziale di questa roba qui, ma who knows?!)



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Capitolo 5
*** Un piccolo particolare ***


Un piccolo particolare

MERCOLEDÌ
16:52
1 luglio 2020


Roma è un vero e proprio forno a cielo aperto, e Martino ha appena realizzato come deve essere la dura vita di un ghiacciolo: puoi anche essere splendido e buonissimo appena estratto dal freezer, ma tempo due minuti e di te non resta altro che una pozza appiccicosa e forse un po’ puzzolente – almeno stando alle strane teorie olfattive di Niccolò.
L’androne del palazzo offre un po’ di refrigerio con la sua ombra, mentre le chiavi di casa continuano a scivolargli dalle mani sudate e le buste della spesa minacciano di rompersi da un momento all’altro.
Martino si inerpica per le scale, maledicendo il giorno in cui ha deciso di convivere con Niccolò proprio nella vecchia casa di sua nonna – il piccolo particolare che fosse al quarto piano di uno stabile senza ascensore era stato accuratamente taciuto da quel furfante di Fares, così come la simpatia della signora Arnalda del terzo piano.
Tra improperi e scalini, la scalata verso l’agognato interno 4/C sembra più dura che quella per l’Everest, ma è al pianerottolo del terzo piano che lo aspetta la vera sfida.
Martino prega e bestemmia durante la salita, sperando che il bulldog francese dell’Arnalda non sia di guardia davanti alla porta della padrona.
Un’ultima rampa di scale, ed ecco che ovviamente l’orrido cane è lì che lo aspetta.
Martino ha sempre amato i cani, e lui e Niccolò avevano anche carezzato l’idea di prenderne uno, prima di conoscere Paco e l’Arnalda.
Come la padrona, anche il bulldog francese del terzo piano sembra avere particolarmente in antipatia Martino, o meglio le sue caviglie e le sue scarpe: per questo, trovarselo di fronte una volta superato il secondo pianerottolo è un incubo.
Il cane demoniaco, nero come l’attuale umore di Martino, sta però dormendo: il ragazzo se ne accorge dal mancato ringhiare e abbaiare nervoso che accompagna Paco ogni volta che fiuta il suo odore – e che sudato com’è, dev’essere individuabile a chilometri di distanza.
Martino innalza preghiere a tutti i santi dell’universo e si arresta un momento per riprendere fiato, poi ricomincia la scalata verso la salvezza più silenzioso di un ladro.
Paco sembra una gigantesca mosca nera girata di schiena contro la porta del 3/C, e nel silenzio Martino può udire il suo russare sommesso.
Non riesce a vedergli il muso sbavante, ma ciò è solo un bene: più quei denti sono lontani da lui, meglio è – in realtà Paco non lo ha mai morso sul serio, solamente leccato prepotentemente le caviglie, ma meglio non rischiare nemmeno stavolta.
Martino riesce a superare l’ostacolo senza problemi, quatto come un gatto: in poche, ampie e silenziose falcate è già sul terzo ballatoio, a pochi scalini dalla salvezza.
La porta del paradiso, dietro cui si nasconde sia il condizionatore acceso che la salvezza da Paco, è finalmente all’interno del campo visivo del roscio.
Martino non sa se quelle che gli imperlano gli occhi sono lacrime di gioia o litri di sudore della fronte, ma si passa da una mano all’altra le buste della spesa mentre estrae le chiavi di casa, le avvicina alla toppa e…
Un frastuono assordante lo avvolge, mentre una delle buste in plastica riciclabile cede definitivamente e lascia andare a terra tutto il proprio contenuto.
Il mascarpone si fionda fuori dalla busta insieme alle pesche, che si lanciano come enormi pallettoni ovunque per il pianerottolo inseguite dai pacchi di biscotti: ma è il vino che Martino ha comprato apposta per quella serata che crea il disastro più grande.
La bottiglia di Passito impatta con prepotenza sul pavimento, fracassandosi in mille schegge e svegliando ovviamente Paco, che comincia ad abbaiare furioso e spaventato dal piano di sotto.
Martino caccia un urlo disperato, aprendo di scatto la porta e si fionda in casa per posare la busta ancora integra; poi scatta di nuovo all’esterno, cercando di recuperare la spesa sparsa in giro senza ferirsi con i cocci di vetro schizzati ovunque.
«Marti?! Ma che cazzo è successo?» gli urla da dentro Niccolò: lo sente alzarsi di scatto dalla scrivania e avvicinarsi verso di lui, mentre l’abbaiare forsennato di Paco copre solo parzialmente le urla dell’Arnalda, scattata ad aprire la porta anche lei.

 


Martino si lascia cadere sulla sedia della cucina esausto, le mani nei capelli fradici di sudore per il caldo, la salita, Paco e il disastro del pianerottolo.
Niccolò ripone mocio e secchio usati per ripulire il tutto nello sgabuzzino, poi si accuccia davanti a lui.
«Sono un completo disastro!» si lamenta il piccolo, scuotendo la testa e fissandosi le ginocchia: sono bagnate, non sa se di vino, di sudore o entrambi; anche le sue scarpe sono infradiciate, e dovrà lavarle sicuramente o puzzeranno di alcool per tutta l’estate.
«Non dire così, può capitare a tutti!»
Niccolò cerca di consolarlo con uno dei suoi soliti sorrisi ampi e particolari, e gli prende le mani tra le sue stringendole forte.
«Seh, come no!» sbuffa il piccolo. «Almeno gran parte delle cose si sono salvate…» afferma gettando un’occhiata alla spesa ancora sistemata alla bell’e meglio sul tavolo.
«Credi ancora di riuscire a fare la torta? Che poi è meglio se ti aiuto io, Nì…»
Le “doti” culinarie del moro sono famigerate, e per quanto Niccolò voglia preparare almeno la torta per sua madre da solo, Martino non è sicuro che sia una buona idea.
Meglio tenersi buona la suocera, dopotutto, ed evitare che Anna Fares rimanga avvelenata proprio la sera del suo compleanno: non sarebbe una bella impresa da aggiungere al curriculum, dopotutto.
«Eravamo d’accordo che l’avrei preparata da solo, ricordi?» sbuffa divertito Niccolò, strappando un sorriso al suo ragazzo con una smorfia esagerata.
«Comunque, non serve più. Andiamo a cena fuori, quindi niente torta…» continua il moro, con una faccia sempre più scocciata e teatrale.
Niccolò conclude il teatrino riportando lo sguardo su Martino, che è rimasto pietrificato. Lo sta fissando dritto negli occhi, la bocca congelata in una smorfia indecifrabile.
«La farò per te, però!» prova a consolarlo, stringendo le loro mani in un finto gesto di vittoria.
Nessuna reazione: Niccolò comincia ad essere preoccupato. Che sia un colpo di calore in ritardo?
«In…in…in che senso "andiamo a cena fuori"?» riesce infine a balbettare Martino.
«Ma sì, mamma ha deciso che è meglio così. Le ho detto che avresti cucinato tu per tranquillizzarla, ma ha insistito per cenare fuori…» comincia a spiegare brevemente.
«E quando lo ha deciso, scusa?»
Martino ha la bocca spalancata: che si sia offeso per colpa di sua madre?
«Domenica. Ma guarda che non pensa che cucini male eh, penso volesse solo evitarci una faticaccia e…»
Niccolò non riesce a concludere la frase, perché Martino è diventato paonazzo.
«Domenica» dichiara asciutto. «Te lo ha detto domenica, e me lo dici solo adesso
Niccolò osserva preoccupato il proprio ragazzo: la sua faccia è diventata come i suoi capelli.
«Scusami, mi sono dimenticato, io…» prova a difendersi.
«Nì? Quanto hai studiato oggi?» cambia improvvisamente discorso. Sembra si stia trattenendo dall’urlare.
«Lo hai visto Marti! Da stamattina a quando hai urlato, poco fa! Perché?»
«Perché me so’ fatto mezza Roma pe’ il vino e la roba per la torta de tu madre, e il cane quasi me magnava prima, solo perché te dovevi studia’, ecco perché. Controllavo l’avessi fatto pe’ davvero».
Martino ha alzato un po’ il tono, ma non sembra più arrabbiato come prima. Era poi rabbia quella? si chiede Niccolò a quel punto, in silenzio.
Il viso del piccolo si distende e pian piano torna a un colorito normale, mentre gli prende la testa tra le mani e la avvicina alla sua. Martino gli dà una leggera capocciata, continuando a fissarlo, poi lo tira un po’ più a sé.
«Nì. Baciami». Il tono è quello di un ordine, e Niccolò obbedisce, ancora interdetto.
Le labbra di Martino sono sudate come tutto il resto di lui, e quello più che un bacio è una schermaglia rabbiosa; ma quando si separano, è tutto tornato nella norma.
Martino ha imparato a portare pazienza; e poi sotto esami, chi non sbaglia? Lui ora è libero, ma Niccolò ha tutta la sessione estiva davanti.
«La prossima volta, vedi di ricordarti questi piccoli particolari» gli mormora sulle labbra. «Vorrei evitare di lasciarti vedovo per colpa di Paco».
Martino scoppia a ridere, e quel sorriso continua ad essere la cosa più bella del mondo.
Niccolò vorrebbe comunque farsi perdonare, dunque abbozza: «Una torta è abbastanza come scusa?»
Lo guarda con quegli occhi da cerbiatto innocente che condividono entrambi.
«Mmh, credo di no» ammette il più piccolo tornando serio e severo.
Poi gli sorride malizioso.
«Però… ora devo proprio farmi una doccia. So’ zuppo di vino e sudore. Una mano mi farebbe comodo, sai?»
Niccolò non se lo fa ripetere due volte.
Dopotutto, ci sono modi ben peggiori per farsi perdonare.



[1463 w.]

🦒💙🦒

[Prompt 8. "E me lo dici solo adesso?"]

Buonasera a tutti con questa quinta clip!

Lo so, sto giro sono stato abbastanza cattivo con Martino: povero cucciolo, non si meritava tutte queste sfighe in effetti! ^^"" Ma cercavo un pretesto per introdurre il nuovo personaggio di Paco e la rottura delle borse della spesa (di cui ormai sono un campione indiscusso - purtroppo) mi sembrava capitare a fagiolo! Per farmi perdonare, manderò una bella torta gelato a Martino, sperando che basti visto che non posso usare il metodo di Niccolò purtroppo.

Ma veniamo al nuovo arrivato, Paco, che in realtà esiste davvero: non è un bulldog francese nero ma uno splendido e simpaticissimo carlino color panna, ed è stato mio vicino di casa durante il mio Erasmus in Spagna. La padrona è una cara amica, e da lei ho preso spunto per la signora Arnalda: certo, il rapporto di questi vicini con Martino è tutto fuorché idilliaco, ma conto di farli diventare amici col tempo. Sono giorni che ripenso a loro in queste giornate afose che mi ricordano l'Andalusia, e dovevo per forza inserirli in queste storie - manderò una torta di scuse anche a loro per farmi perdonare per averli resi degli "antagonisti" per il momento ahahah

Ora la smetto con tutti questi deliri, vi auguro una buona notte rinfrescante e alla prossima clip!

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Capitolo 6
*** Con la testa fra le nuvole ***


Con la testa tra le nuvole


GIOVEDÌ
18:11
2 luglio 2020

 

 

Niccolò non ha più un briciolo di energia in corpo.
La maturità di Martino la settimana prima, la festa da Edoardo del weekend, il compleanno di sua mamma ieri sera: avere a che fare con tutte queste emozioni tutte insieme, nel bel mezzo della sessione estiva, è stato per lui estenuante.
Almeno si è portato a casa un 30 in Storia della Musica, ma dare l’esame su Teams è stato peggio che farlo in presenza, ed ora non ha più un briciolo di forza.
Per questo quando sente scattare la serratura e i passi di Martino in salotto non riesce nemmeno a cacciargli un saluto.
«Ciao Nì! So’ qua!»
La voce del suo ragazzo è sempre così musicale, come un vento fresco che spazza via le nuvole che ogni tanto gli offuscano la mente.
Oggi però le nuvole sono un po’ troppe, e la sua testa di giraffa ci è proprio in mezzo.
«Nì? ‘ndo stai?»
Sente Martino posare le chiavi all’ingresso e togliersi le scarpe; poi i suoi passi per il salotto e la cucina.
Niccolò chiude gli occhi, si concentra e spera che finalmente i suoi poteri magici entrino in funzione per renderlo invisibile.
Quando Martino entra delicatamente in camera loro, aprendo piano la porta, capisce però che anche stavolta non hanno funzionato.
Quando aveva cinque anni li aveva chiesti come regalo a Babbo Natale; qualora non fossero stati più disponibili, sarebbe però andato bene anche un gigantesco pupazzo a forma di giraffa – questo recitava la sua letterina.
Ovviamente, sotto l’albero aveva trovato la giraffa, ma magari si può ancora chiedere un cambio regalo…
«Nico? Che succede?»
La nota di preoccupazione nella voce del suo ragazzo è sempre brutta da sentire, e Niccolò preferisce fingersi morto che rispondergli. Per gli opossum funziona, forse anche con le giraffe…
Martino attende un attimo sulla porta, poi la richiude con cura e la stanza torna nell’oscurità quasi completa; poi si avvicina al loro letto, lo sente sedersi di fianco a lui e restare in silenzio per un po’, i loro respiri accompagnati solo dal sottile soffio del condizionatore.
Niccolò non sa se è merito del ventilatore, della tecnica dell’opossum-giraffa o della presenza di Martino a fianco a lui, ma le nubi che affollano la sua mente sembrano diradarsi un pochino.
Quando è pronto, allontana da sé le braccia intrecciate a proteggergli il volto, e subito la sua mano corre alla ricerca di quella di Martino.
Si trovano in un istante, proprio nel solito posto, e Niccolò stringe quell’appiglio sicuro con delicatezza, trovandosi immediatamente un po’ più a casa.
«Allora, com’è andato l’esame?» gli sussurra piano Martino.
Gli resta lontano, per non accaldarlo ma anche per rispettare i suoi tempi e i suoi spazi.
Niccolò attende qualche secondo prima di rispondergli, ma va tutto bene così.
«Teams è difficile da usare, mi innervosisce…» si giustifica, prima di sputare il voto «quindi ho preso solo trenta».
«Solo trenta, eh?» Niccolò può sentire il suo ragazzo sorridere divertito.
Ha capito che la situazione non è così grave, dopotutto; nemmeno lui ne era ancora sicuro, prima di quella voglia di scherzarci su.
«Vorrà dire che stasera festeggeremo solo il mio, di voto. Niente lode niente torta, giusto?» lo punzecchia il piccolo, solleticandogli la mano nella sua.
Niccolò finalmente sorride, e tira leggermente verso di sé il suo ragazzo.
Martino è ora sdraiato di fianco a lui, tra loro solo lo spazio di un respiro.
«E tu invece? Com’è andata?» gli mormora infine.
Martino ha passato tutto il pomeriggio coi Contrabbandieri e le ragazze, in attesa dei voti.
È un giorno importante per loro, la fine di un ciclo, di un’era.
«Non posso lamentarmi. Ottantasei! Più che dignitoso, non trovi?»
Di nuovo, l’oscurità della stanza gli impedisce di vederlo, ma Niccolò può sentire il sorriso di Martino aprirsi sul suo splendido viso.
Si avvicina a lui, ma il massimo che riesce a fare ancora è strofinare i loro nasi l’uno contro l’altro.
Non dice niente, ma trasmette in quell’incontro tutti i complimenti e la gioia che riesce a tirare fuori dalle sue membra esauste.
Martino non sembra farci troppo caso, e restano per quella che sembra un’eternità a coccolarsi in quel modo tutto particolare.
Pian piano, Niccolò scivola fra le braccia del suo ragazzo, incurante del caldo e di ogni altra cosa.
Le nuvole tra i suoi pensieri sono pian piano scomparse, e ora ci vede chiaramente.
Martino è il suo porto sicuro, la sua casa accogliente che lo ripara dalle intemperie violente della sua mente.
È la sua città sulla collina, la cui luce rischiara la strada e lo aiuta a vedere con chiarezza anche quando il resto è tutto avvolto nel buio.
È colui che “guida” la giraffa su cui cavalcano entrambi: strana e inusuale con quel collo tutto lungo e sproporzionato, eppure è la cavalcatura perfetta per loro due, che sono un po’ strani come lei.
«Nì?» La voce di Martino spezza il silenzio dopo un’eternità, ma ora Niccolò è pronto ad ascoltare davvero.
«Dimmi».
«Lo sai che sei un forno?»
Niccolò ridacchia contento, prima di dargli finalmente un bacio sulle labbra e allontanarsi da lui.
Martino ride con lui mentre lo bacia, ma lo trattiene un ultimo istante tra le sue braccia.
«Non ti volevo mandare via. Solo capire se stai meglio».
«Sì, ora sì. Molto meglio». Niccolò approfitta dell’ultimo momento in quell’abbraccio, prima di staccarsi sul serio.
«Grazie per il supporto morale, Marti».
Stavolta è il più piccolo che si avvicina a lui, nonostante stiano sudando entrambi.
Martino rotola direttamente sopra di lui, lo avvolge con la sua vitalità e gli strappa finalmente un bacio come si deve.
«Grazie a te per avermi sopportato nelle ultime settimane. Quello era per la tua immensa pazienza…» Martino torna a baciarlo con passione una seconda volta «… e questo per il trenta di oggi pomeriggio!»
Fa sempre più caldo nella camera da letto, per questo dopo il secondo bacio Martino si ritrae sul serio, alzandosi dal letto.
Niccolò è un po’ deluso, striscia verso di lui ma lo trova già dalla porta; quando la apre, la luce che penetra dal salotto lo abbaglia per un istante, scuotendolo in maniera definitiva.
Martino lo fissa sorridente, poi sbotta «Comunque, signor Fares, sono un po’ deluso da lei, sa?»
Niccolò lo guarda interdetto: quelle parole stonano col volto felice di Martino, e lui è completamente confuso.
«Sei sempre stato tu quello romantico della coppia, ma sto giro ti sei dimenticato di che giorno è oggi»
Niccolò è ancora più confuso, ma la sua mente lo abbandona e non riesce a rispondere.
Continua a fissare il suo ragazzo con aria persa, chiedendosi cosa ha dimenticato di importante.
Martino ride, contento di averlo per una volta colto in fallo proprio nel suo punto di forza.
Poi estrae dalle tasche un mazzo di chiavi che Niccolò ha già visto altre volte. Non è sicuramente loro, però: il portachiavi è la testa di un koala, e l’associazione col proprietario non gli viene immediata, non oggi che è così lento.
Martino fa tintinnare le chiavi, poi canticchia una melodia che sa di inverno e di vacanze e di ricordi felici.
«Bracciano?» lo interroga, mentre il rosso fischietta Buon Viaggio di Cremonini: Martino non lo sopporta, ma quella è un po’ la loro canzone, dopotutto.
«Esatto!» conferma felice il suo splendido ragazzo.
«Un anno e sette mesi!» Martino è raggiante come poche altre volte. «Lo so che non è una data che si festeggia normalmente… ma non abbiamo festeggiato l'anno e mezzo, a giugno, tra esami e il resto. E poi ho pensato che noi non siamo mica tanto normali no?»
Gli fa un occhiolino, poi continua il discorso «Quindi ho chiesto a Gio se poteva lasciarci casa sua per questo weekend. Io ho finito con la maturità, tu il prossimo esame ce l’hai fra un mese e…»
Martino non fa in tempo a finire la frase: Niccolò con uno scatto lo ha raggiunto sulla porta, ed ora sono poggiati contro lo stipite che si baciano come non mai.
Niccolò sacrifica la sua pausa fiato per poche parole: «Martino Rametta, tu sei il ragazzo migliore del mondo!»
Martino ride sulle sue labbra. «Lo so, lo so. Ma ora dobbiamo prepararci, sennò Bracciano…»
Niccolò mozza la sua frase con le sue labbra. «Oh, fanculo Bracciano! Baciami scemo!»
«Ti amo Nì!»
«Ti amo Marti!»

 

[1379 w.]

 

🦒💙🦒

[Prompt 7. "Grazie per il supporto morale..."]

Ed eccomi arrivato con la sesta clip!

In realtà avrei voluto postarla proprio il 2 luglio, ma pazienza se sono un po' in ritardo: dopotutto, che ricorrenza è quella dell'anno e sette mesi? Spero che i Martinico mi perdoneranno quindi per questa celebrazione in ritardo di quella splendida notte a Bracciano che ha visto questi due patati finalmente mettersi insieme. Abbiamo anche il grande ritorno, seppure solo sullo sfondo, del Mago dell'Amore Giovanni Garau, che nuovamente ci fornisce la location della sua casa sul lago per questi due storditini.

Per una volta la parte comica è sotto tono rispetto al resto, ma volevo mostrare un po' di più la fragilità di Niccolò: e poi questi bimbi si meritano un pochino di tregua dalla sfiga, dopotutto!

Alcune note prima di chiudere: non sappiamo bene che facoltà abbia scelto Niccolò (almeno, io non l'ho mai sentito parlare di una facoltà precisa) ma ho pensato che sicuramente frequenterà il conservatorio, oltre a una facoltà più classica (pensavo Filosofia, DAMS o qualcosa del genere visto il soggetto): da qui l'esame che ha appena passato con quell'orribile voto. Inoltre, benché nell'universo di Skam il Covid non esista per ovvie ragioni di tempistiche relative a quando è stato girata l'ultima stagione, ho preferito raffigurare sia la maturità di Marti che gli esami di Nicco come se fossero davvero ambientati in questa situazione post-quarantena, sempre per rispetto dell'estremo realismo della serie.

Bene dunque, come sempre spero che la clip vi sia piaciuta, e qualunque recensione è la benvenuta! A presto, e buon week-end a tutti!

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Capitolo 7
*** Bracciano ***


Bracciano

SABATO
18:09
4 luglio 2020


Dopo più di un anno e mezzo insieme a Niccolò, Martino è sicuro che la Dea Bendata non sia troppo una fan di loro due come coppia. O in alternativa che sua sorella, Madama Sfiga, si contenga il titolo di presidente del “#martinico fanclub” con Federica.
Non riesce a trovare nessun’altra spiegazione sennò per tutte le sfighe che li accompagnano sempre, come ad esempio il temporale che sta sferzando sul lago da ieri sera, e che li ha costretti a passare tutto il giorno chiusi in casa.
Niccolò, pragmatico come sempre, ritiene che la pioggia sia stata anche una fortuna, in quanto ha allontanato il caldo asfissiante che ha soffocato Roma e dintorni nell’ultimo mese.
Ma Martino sperava di passare quel weekend a nuotare anche tra le splendide acque fresche del lago, non solo tra le lenzuola del loro letto.
Insomma, il sesso con Niccolò è sicuramente sul suo personale podio dei piaceri supremi della vita, insieme alle labbra soffici della sua splendida giraffa mora che lo bacia con foga e alle serate pizza, birra & Fifa coi Contrabbandieri.
Però il lago è il lago, e la pioggia gli ha ormai bruciato il secondo giorno insieme lassù.
Niccolò, invece, ha provveduto sia a bruciare la lampadina del salotto che a rompere il fornello della cucina.
La prima li ha lasciati la sera prima, dato che Niccolò giocava ad accenderla e spegnerla per ricreare le luci di una discoteca mentre ballavano in mezzo alle poltrone come due ritardati.
Il fornello li ha abbandonati invece a ora di pranzo, quando Niccolò ha – non si sa ancora come – fatto saltare il meccanismo di accensione della scintilla: ora dal fornello esce solo il gas e basta, e Martino non è sicuro di voler completare l’accensione con un accendino.
Con la sfiga che hanno, la casa di Giovanni ha il 250% di probabilità di saltare per aria, e Martino non è ancora pronto a vendere casa di Niccol…ehm, casa loro per ripagare il suo migliore amico.
Per questo hanno pranzato alla bell’e meglio con l’anguria che avrebbero dovuto mangiarsi sulla spiaggia, e trascorso il resto del pomeriggio a giocare a carte e a guardare la TV accoccolati sul divano… almeno fino a cinque minuti fa, quando anche lei ha deciso di dare forfait e abbandonarli in un mare di righine bianche di assenza del segnale.
 «Quindi? Che dice Gio?»
Niccolò lo sta guardando pensieroso, le labbra strette e serie.
«E che ne so. Ho provato a chiamarlo tre volte, ma non risponde».
Martino si butta sul divano e lascia cadere il cellulare in mezzo ai cuscini.
Non era così che si era immaginato quel weekend insieme.
«Gio mi ammazza. Lo so. Col cazzo che ci lascia tornare qui».
Niccolò abbandona la sua postazione di fianco al televisore – da cui ha supervisionato i primi tentativi di Martino di risolvere le cose a suon di schiaffi allo schermo, ovviamente infruttuosi – e si avvicina di più a lui.
È leggermente più basso del suo fidanzato nonostante l’età, ma da lì riesce a guardarlo dall’alto in basso.
Martino sta inconsciamente riproducendo una delle statue di Michelangelo delle Cappelle Medicee, svaccato in modo malinconico e pensieroso sul divano: Niccolò non si ricorda il nome dell’opera, ma si ricorda bene di quando l’ha vista insieme al suo ragazzo l’anno prima.
Il ricordo di quella mini vacanza insieme gli apre un sorriso sul volto, a cui immediatamente segue un’occhiataccia da parte di Martino.
«Te fa ride la cosa?»
Il piccolo ha messo su il broncio, mentre il suo cervello macina improperi e maledizioni nei confronti dell’universo.
«Sì Marti. Tu me fai ride. Ti preoccupi troppo!»
Niccolò si abbassa in modo da avere la faccia alla stessa altezza di quella del suo ragazzo, che continua a squadrarlo incazzato.
«’ste cose capitano. È solo sfiga!»
«Alla faccia! Semo i campioni mondiali de’ sfiga, Nì!»
«Almeno ci portiamo a casa un bel premio, no?»
Martino tanta di sbuffare, ma non riesce a farlo senza sorridere davanti alle sue parole.
«Ne farei anche a meno, sai?» Martino alza il busto dal divano e si avvicina al volto del suo ragazzo: ora ne percepisce il respiro calmo addosso, e da lì riesce a fissarlo per bene in quei suoi occhi splendidi.
Le loro iridi si specchiano tra loro, identiche come se fossero gemelle: l’ennesima cosa che li accomuna e li lega in una maniera misteriosa e indissolubile.
«C’hai ragione, non saprei dove metterlo a casa. Poi metti che non si intona con i mobili…»
Niccolò sostiene il suo sguardo e continua quello scambio, felice di aver migliorato anche solo per un po’ l’umore del compagno.
«Speriamo che sia solo l’antenna, o …»
Martino torna a rabbuiarsi brevemente, ma non termina la frase: meglio non attirarsi ancora più sfighe addosso chiamandole addirittura per nome.
«Vedrai che è quello. Sicuro».
Niccolò scaccia qualunque potenziale sfiga accarezzandogli il volto: sotto le dita un filo di barba rossa gli solletica i polpastrelli. Conosce ogni centimetro di quel viso, lo ha imparato a memoria e le sue mani si muovono con delicatezza su di esso.
Restano per un po’ a guardarsi senza dire nulla, le mani di Niccolò a incorniciare il volto di Martino come lo splendido quadro che è, la pioggia che batte leggera contro i vetri e va a ritmo con i loro respiri.
Poi un gorgoglio sospetto proveniente dalla pancia di Martino rompe la magia di quell’attimo sospeso.
Guardano entrambi il ventre del più piccolo, che ride imbarazzato.
«Scusa. È che c’ho fame».
«Anch’io. ‘n botto de fame» gli fa eco Niccolò.
Ridono insieme, poi il più grande recupera il telefono di Martino dalla selva di cuscini per controllare il display.
«Le sei e mezza» annuncia asciutto.
«Solo?» chiede conferma sconsolato Martino. «Mi sembra di non magnare da dieci ore…»
Poi butta l’occhio verso il fornello potenziale kamikaze, e torna a fissare Niccolò.
«Che mangiamo stasera, a proposito?»
Niccolò ci pensa su per un attimo, poi sblocca il telefono del suo ragazzo e cerca rapidamente qualcosa su internet.
«Trovato! Che ne dici, ti va del pesce?»
Niccolò mostra lo schermo al suo ragazzo, rivelando la pagina su Tripadvisor di un ristorante in riva al lago a Trevignano.
Martino lancia un’occhiata al cellulare, poi al suo ragazzo.
I suoi occhi scintillano di una luce particolare.
«Pensavo ne avessi già avuto abbastanza di pesce per oggi, ma se proprio insisti…»
Niccolò scoppia a ridere davanti a quell’allusione, mentre le mani di Martino lo afferrano per i fianchi e lo trascinano in braccio a lui.
Forse la Sfiga ci vede fin troppo bene con loro due, ma sicuramente una fortuna l’hanno avuta: si sono proprio trovati tra loro, e insieme sono la coppia più bella, sfigata e porca che ci sia.


[1119 w.]

 

🦒💙🦒

[Prompt 31. "Ho provato a chiamarlo, ma non mi ha risposto!"]

Buon sabato sera a tutti con questa settima clip!

Sto giro ho poco da dire visto che devo uscire e sono pure in ritardo ma volevo comunque postare questo capitolo. Spero che abbiate apprezzato questo curiosare nella casa al lago di Giovanni e direi che possiamo lasciare tutti questi due piccioncini in pace, che dovranno andare fuori a cena pure loro tra poco!

Vi auguro un buon fine settimana, e come sempre grazie mille per essere passati ed aver entualmente lasciato qualche dolce parolina nelle recensioni! A presto!

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Capitolo 8
*** La valigia ***


La valigia


MERCOLEDÌ
18:23
15 luglio 2020


 

Martino ha sempre amato viaggiare, soprattutto per andare in vacanza.
Ma ogni viaggio implica una partenza, e dunque orari da rispettare e valigie da fare per tempo e in definitiva una bella dose d’ansia da far invidia alle interrogazioni a sorpresa di Fisica quando non hai studiato una ceppa – ossia la totalità delle volte.
L’avere un fidanzato che invece che aiutarti con le valigie sembra più interessato a decidere al telefono con Filippo la playlist per il viaggio “perché tanto abbiamo tempo per le valigie” sicuramente non migliora la situazione o l’umore.
Per questo Martino sta fumando dalle orecchie da una mezzora buona, nel vano tentativo di scegliere quali e quanti vestiti e costumi e creme e ciabatte e asciugamani prendere, possibilmente senza sfondare la valigia o urlare contro un Niccolò ancora svaccato sul divano in videochiamata.
«Amore» esordisce a un punto il suo ragazzo, «ma chi c’è in macchina con noi poi?»
Martino finge di non aver sentito e continua a piegare vestiti e costumi e infilarli in valigia come se niente fosse – no, quello giallo canarino forse è meglio lasciarlo a casa effettivamente…
«Marti?»
Niccolò lo richiama un’altra volta dal divano, di nuovo senza ottenere risposta, poi Martino lo sente alzarsi per raggiungerlo in camera da letto.
«Amore? Chi sale con noi quindi? L’avete deciso?»
Niccolò è sulla porta della loro camera, telefono di Martino in mano – prima o poi dovrà regalargli un telefono moderno invece del rudere giurassico che si ostina ad utilizare! – e a quanto pare nessuna intenzione di chiudere la chiamata a breve per aiutarlo.
«Che palle Nì, ma non ti ricordi mai niente?»
Martino tenta di rispondergli controllando il fumo che gli esce dalle orecchie per non urlare mentre anche Filippo può sentirli. Continua comunque a non voltarsi verso Niccolò, dandogli la schiena e rifiutandosi di guardarlo – quello Filo non può notarlo dopotutto.
Forse così capisci, testone”.
«Siamo noi due, ovviamente Filo, ed Elia. Luchino alla fine sale con le ragazze e Gio. Che ti cambia saperlo poi?»
«È per la musica, devo capire quanto possiamo sfrociare amò».
La voce di Filippo gracchia dalla videochiamata, tagliente come sempre, e quell’uscita così sincera fa sorridere di nascosto Martino.
«Povero Elia. Non farlo impazzire troppo domani, sennò non me lo perdonerà mai!»
Scoppiano tutti e tre a ridere, e la tensione per un attimo si allenta al pensiero del loro amico costretto a passare otto ore in una macchina probabilmente trasformata momentaneamente in una discoteca gay.
«Ma che stai già a fa’ le valigie? Ma falle più tardi, no?»
Martino si paralizza davanti a quel commento, realizzando solo in quel momento che Niccolò lo sta probabilmente riprendendo.
Si volta di scatto verso il suo ragazzo, paonazzo per l’imbarazzo di essere stato ripreso in mutande e t-shirt fino a quel momento, e di nuovo si paralizza all’istante.
Niccolò è appoggiato alla porta con nonchalance e continua a riprenderlo e a parlare con Filippo, ed è praticamente nudo.
Martino sente il sangue ribollire ancora di più e il suo volto deve essere ora più rosso e ardente di una supernova, perché sente Filippo commentare velocemente qualcosa sul “Ok, meglio se vi lascio prepararvi in pace! A domani!” prima di buttar giù la chiamata d’improvviso.
Niccolò ha un’espressione sorpresa in volto, quando alza gli occhi dal telefono per guardare il suo ragazzo, che lo sta letteralmente fulminando con gli occhi.
«Hai chiamato Filo così?».
La voce di Martino è piccatissima – sa di non dover temere nulla con Filippo, ma è comunque sempre molto geloso del suo fidanzato.
Niccolò continua a guardarlo confuso, senza capire dove sia il problema – anzi, i problemi.
«Sì perché? Che c’è che non va, sono sporco da qualche parte?» aggiunge, guardandosi il petto asciutto in cerca di qualcosa che non vada.
«C’è che sei in mutande, e che hai anche ripreso il mio culo e l’hai sbattuto in faccia a Filo, ecco che c’è!»
Martino non riesce a trattenersi dall’urlagli contro stavolta, sempre più paonazzo.
Poi cerca di recuperare il controllo e si volta verso la sua valigia già strabordante di vestiti, in un tentativo di trattenersi dal saltare addosso a Niccolò per la rabbia.
Piega altri due costumi e li ficca in valigia, prima di riprendere nuovamente il moro, stavolta con un tono di voce più basso ma ugualmente piccato.
«E c’è anche che le valigie non si fanno da sole. E io col cazzo che ti aiuto con la tua, se non ti dai una mossa!»
Niccolò non risponde, ma si limita ad avvicinarsi in silenzio e ad abbracciarlo da dietro all’improvviso.
«Scusami…»
Il tono del più grande è sinceramente pentito, ma Martino non vuole dargliela vinta semplicemente con un abbraccio.
Cerca di divincolarsi dalla stretta del moro, ma le braccia di Niccolò sono saldamente avvinghiate al suo corpo, e strusciare i bacini l’uno contro l’altro mentre si è in mutande non aiuta certo a risolvere la situazione.
«Ok ok, ti perdono! Ma solo se mi aiuti a preparare le valigie! E se mi prometti di non fare più videochiamate in mutande!»
Martino è ancora arrabbiato, ma non vuole certamente continuare a litigare proprio prima di una vacanza di dieci giorni insieme. Inoltre, la rabbia significa spegnere il cervello, e non è sicuro che farlo sia la cosa migliore di fronte alle convincenti argomentazioni del suo ragazzo che continuano a strusciarsi troppo vicino alle sue chiappe.
Niccolò gli lascia un bacio di ringraziamento e di scuse sul retro del collo e lo stringe in un abbraccio ancora più forte, poi finalmente lo libera da quelle braccia da piovra.
Appoggia il cellulare di Martino sulla scrivania, e ancora in mutande si fionda a tirar fuori i suoi costumi e i suoi vestiti dai cassetti, come se niente fosse.
Il più piccolo lo squadra cercando di mantenere una maschera arruffata, ma il suo sguardo non può che continuare a cadere sulle natiche perfette del più grande.
Dio, ma perché deve essere sempre così… così, anche in queste situazioni?
Distoglie lo sguardo ricomponendosi un attimo prima che Niccolò si volti piazzandosi di fronte a lui con una pila di vestiti e costumi.
«Beh, che fai ora? Te li porti in Salento così?»
Niccolò è fermo immobile e perplesso con tutti i vestiti in mano, che guarda interrogativo la valigia di Martino già stracolma di roba.
«È già piena. Dove metto la mia roba?»
«Nella tua valigia. Credevi di andare via in due con un solo bagaglio?»
«Boh, sì. Io viaggio leggero.»
«Beh, questa valigia è comunque troppo piccola per entrambi. Stiamo via dieci giorni».
Si squadrano l’un l’altro per qualche secondo, Martino palesemente poco propenso a liberare dello spazio nella sua valigia per la roba di Niccolò. Poi il moro si arrende, e appoggia la sua pila di vestiti sul letto.
«Va bene, va bene, prenderò su il mio trolley per la mia roba! Sai dov’è?»
Martino gli indica col mento il piccolo bagaglio a mano, già preparato di fianco al letto.
«Te l’ho portato su insieme al mio prima. Sei diventato anche cieco oltre che smemorato?»
Niccolò risponde con una linguaccia alla frecciatina del suo fidanzato, poi recupera il trolley e comincia a ficcarci dentro i proprio vestiti e costumi.
«Per me non c’è bisogno di portarsi dietro tutta ‘sta roba. Potremmo anche scambiarceli fra noi i vestiti. Che vantaggio c’è nell’essere due maschi sennò?»
Martino lo squadra per l’ennesima volta, ma quando i loro occhi si incontrano non riesce a fare a meno di cedere e di sorridere. “Ma come fai ad essere sempre così bello?
«Non sarebbe nemmeno la prima volta che lo facciamo, tra l’altro…» concorda il più piccolo finendo di riempire il proprio bagaglio, l’atmosfera decisamente più serena di poco prima.
Niccolò sembra essere decisamente più pratico e spedito con le valigie, in quanto il suo trolley è già praticamente pronto e ancora mezzo vuoto. Certo, ad asciugamani, creme, ciabatte e tutto il resto ci ha già pensato lui, però…
«Forse hai ragione, potremmo provare a usare una sola valigia…» riflette ad alta voce Martino, guardando il suo bagaglio scoppiare a confronto con l’ordine inaspettato di Niccolò.
«E Gertrude dove la mettiamo?»
Niccolò ha in mano il loro pupazzo di giraffa, che sventola di fronte al naso del più piccolo facendo gli occhioni a cerbiatto come quelli del peluche.
«Non vorrai mica portartela dietro! Che te ne fai di quel pupazzo? Non volevi viaggiare leggero poi?»
«Ho cambiato idea! E poi ho la valigia mezza vuota no?»
Niccolò continua a sventolare Gertrude davanti alla faccia di Martino, facendo delle facce buffe e riuscendo finalmente a farlo ridere.
«Dai scemo! Aiutami a rifare la valigia che hai ragione tu, possiamo usarne una sola!»
Niccolò lascia andare il peluche sul letto e si fionda a baciare il più piccolo.
«Non ho mai conosciuto una persona più incoerente di te!» gli soffia Martino sulle labbra ridendo.
«Potrei dire lo stesso di te! E poi è per questo che mi ami no?»

 

[1492 w.]

 

🦒💙🦒

[Prompt 35. "Non ho mai conosciuto una persona più incoerente di te."]

Di nuovo ben trovati  a tutti!

Questa volta mi sono preso un po' di tempo per scrivere la nuova clip, viste le ultime due settimane abbastanza intense, ma eccoci qua! Quest'anno mi sa che non andrò in vacanza da nessuna parte, ma almeno l'idea della partenza (e dell'ansia di preparare le valigie - che sono sempre troppo piene e al contempo troppo vuote di cose essenziali!) mi ha fornito l'ispirazione per questa storia! E a forza di vedere delle stories di Pietro su instagram, non ho potuto fare a meno che inserire anche il suo Filippo in qualche modo!

Ho anche voluto aggiungere un piccolo cameo della bella Gertrude, che è la giraffa peluche di Rocco e che è palesemente perfetta per il suo corrispettivo Niccolò nel mondo di Skam! Però lei la lasceremo a casa insieme a me, così mi tiene compagnia e fa pure la guardia alle cose dei Martinico e vigila che tutto sia ok in loro assenza!

Detto ciò, grazie a tutti coloro che continuano a seguire questa raccolta e specialmente a tutti coloro che continuano a fermarsi a lasciare un loro commentino a queste clip! Siete speciali! A presto con la prossima clip, e se siete tra i fortunati che andranno in vacanza in queste settimane, buon viaggio e buon divertimento!


🦒💙Questa foto di Gertrude e Rocco/Niccolò era troppo carina per non inserirla almeno qui in fondo! Quanto sono belli insieme?💙🦒

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Capitolo 9
*** Ed è subito sera ***


Ed è subito sera

DOMENICA
19:28
19 luglio 2020



«Sì Ma’… sì… non ti preoccupare, sì sto con Marti… sì è qui di fianco a me, sì…»
Niccolò rotea gli occhi scocciato, girando in tondo e scalciando distrattamente sassolini qua e là.
«No che non te lo passo… no… che je devi dì?»
Martino è poco distante e finge di non ascoltare la conversazione al telefono giocando anche lui coi sassolini sparsi sul lungomare.
Quando Niccolò si avvicina porgendogli il telefono, il più indossa la maschera di sorpresa più falsa della storia. Ovviamente, senza alcun successo.
«Insiste per parlare con te. Scusa…»
Le labbra di Niccolò compongono una smorfia tra il mesto e lo scocciato mentre smolla il suo cellulare al fidanzato, che palesemente ha ascoltato tutta la chiamata.
«Pronto Anna? Sì, tutto bene, tutto bene. Voi come state?»
Martino arrossisce quasi istantaneamente, come accade ogni volta che deve parlare con sua madre. Nonostante siano parte della stessa famiglia ormai ha ancora una punta di soggezione verso i suoi genitori, soprattutto quando si tratta di parlare di lui.
Niccolò lo guarda sorridendo un po’ triste davanti a quella scena, poi dà le spalle al suo ragazzo e si allontana passeggiando lentamente sul lungomare.
Anche se è in compagnia di tante altre persone, anche in una vacanza bella come quella, ogni tanto quelle odiose nuvole burrascose tornano a far capolino per prendere il sopravvento sulla sua mente.
Nel corso degli anni ha imparato a prevedere in parte il loro moto, riesce a sentirle quando sono ancora lontane. Per questo ha chiesto a Martino di passare quel pomeriggio insieme, da soli, girando per la cittadina senza altra meta se non quel luogo di tranquillità interiore che è più facile da trovare in due.
Nessuno degli altri ha avuto da obiettare o da fare domande, e Niccolò ha ringraziato silenziosamente tutte le divinità per avergli regalato un gruppo di amici perfetto come quello.
Hanno così passato un pomeriggio quasi idilliaco insieme: avanti e indietro tra spiagge e lungomare, per vedere le quattro torri nei dintorni di Porto Cesareo e lasciare che i brutti pensieri si sciogliessero più velocemente dei grossi coni gelato con cui hanno fatto merenda.
Niccolò si volta un attimo ad osservare la figura di Martino avvolta dalla luce infuocata del tramonto.
Hanno macinato chilometri sotto al sole – per fortuna oggi non ha fatto troppo caldo, anche se i loro piedi reclameranno sicuramente vendetta tra stanotte e domani – eppure neanche stavolta quella testa rossa lo ha abbandonato.
Come fai a sopportare tutto questo, eh Marti?
Niccolò torna a voltarsi e a camminare da solo, allontanandosi ancora un po’.
Ovviamente dopo un pomeriggio perfetto sua madre ha dovuto chiamarlo per sapere come sta andando la vacanza, distruggendo in un istante tutta la tranquillità che hanno costruito con fatica sotto il sole.
Sì, forse non farsi sentire nemmeno una volta in quattro giorni che sono via ha giocato la sua parte, ma Niccolò non riesce a non essere frustrato da quella telefonata e dal fatto che ora lei stia disturbando anche Martino.
Che cazzo deve dirgli poi? Non c’ho bisogno della balia…
Un povero sassolino entra in collisione con uno scatto di rabbia e vola via per dei metri, scalciato dalle sue ciabatte dritto in acqua. Lui segue quel moto parabolico nell’aria e sbuffa, provando a riprendere il controllo di sé stesso e di scacciare i pensieri negativi.
Lo fanno per te, ricordatelo. È solo preoccupata, vuole che tu stia bene.
Niccolò resta con lo sguardo fisso sul punto esatto in cui il sassolino è annegato in mare, cercando di visualizzare la sua negatività fare la stessa sorte di quel proiettile improvvisato.
È così concentrato in quell’omicidio del suo lato più oscuro, le sopracciglia aggrottate e una smorfia un po’ inquietante in volto, che nemmeno si accorge di Martino di nuovo al suo fianco.
Il suo ragazzo gli infila direttamente il cellulare in tasca, spostando poi la mano sul suo fianco e cingendoglielo con tenerezza.
«Che cosa stai fissando? Che c’è lì?» domanda il rosso realmente incuriosito, la voce più squillante del solito.
Niccolò è colto di sorpresa e sobbalza, prima di squadrarlo senza abbassare le sopracciglia.
«Che t’ha detto mamma?»
Martino sta sorridendo, e il suo volto nella rossa luce del tramonto è come un faro che cerca di spazzare via le tenebre nella sua testa. Niccolò prova a resistere davanti a quella luce: molto meglio il tentato omicidio della tristezza, più in linea con ciò che si sente dentro rispetto a quella felicità così palese.
«Niente di che. Voleva sapere se mangi abbastanza, se davvero ti stai mettendo la crema solare e… se a mia mamma piace il pesce o è allergica a qualcosa».
Niccolò lo squadra interdetto. «In che senso scusa?» Non crede minimamente al fatto che non abbiano parlato di lui, di come sta ora, bensì di cibo.
«Sì, ha sorpreso anche me, ma… I tuoi a quanto pare hanno deciso di invitarla fuori a cena in settimana! Hanno saputo in qualche modo che mamma vuole prenderci la lavatrice nuova, e vogliono convincerla a dividersi le spese prendendola per la gola, a quanto pare!»
Niccolò lo fissa come se stesse parlando con un marziano che pronuncia frasi incomprensibili.
«Avete parlato sul serio di questo?» Le sopracciglia restano profondamente aggrottate. Quella della cena e della lavatrice è una scusa troppo assurda perché Martino possa essersela inventata sul momento, però…
«Sì, di che altro dovevamo parlare scusa? Tua madre però è un’illusa se pensa che la mia ceda, ormai s’è fissata…»
Martino continua a stringerlo per il fianco, ma sposta lo sguardo verso il mare.
«Nì, lo sai che è proprio bello qui?»
Il rosso sta fissando l’orizzonte, dove il sole si sta tuffando nel mare incendiando completamente il cielo. Quando si volta per incrociare il suo sguardo, i suoi occhi scintillano nella luce del tramonto, tramutati in pozze di bronzo fuso.
«Eddai, piantala di guardare me e goditi questo spettacolo!» lo rimprovera, rubandogli un bacio a fior di labbra e poi obbligandolo a girare la testa verso il mare con la mano libera, la sinistra saldamente ancorata al suo fianco.
Stanno per un attimo entrambi in silenzio davanti a quella meraviglia, poi Martino appoggia il suo capo contro la sua testa corvina, strusciandosi contro di lui con delicatezza.
«Sei sicuro di tutto questo, Marti?» Niccolò si irrigidisce davanti a quella dimostrazione pubblica d’affetto: nonostante sia sempre stato lui quello più espansivo e menefreghista di ciò che pensano gli altri, in questi momenti perde coraggio e prevale la paura.
«Certo, perché?»
Il più piccolo non si muove di un millimetro, ma sposta semplicemente la mano sinistra dal fianco del suo ragazzo alla sua mano destra, intrecciandola tra la sua.
«Smettila Marti! Ci stanno guardando tutti!»
Niccolò sente gli occhi di tutto il mondo su loro due. Non può vederli, ma sa che li stanno osservando, giudicando, forse qualcuno anche con disgusto…
Martino si stacca da lui solamente per girarsi e guardarlo dritto negli occhi. È serio in volto, e parla con voce sicura.
«Ah sì? E anche se fosse, dov’è il problema?»
Niccolò non riesce a reggere quello sguardo, in quel momento ha davvero paura degli altri. Fissa il mento di Martino, il velo di barba rossiccia che gli incornicia la mascella, prima di rispondere.
«Beh siamo in un paese al sud, e magari diamo fastidio a qualcuno, non lo so…»
Martino non gli risponde a parole: invece, le sue mani si spostano a incorniciare il suo volto e a trascinarlo più vicino a sé. Poi le loro labbra collidono, senza che Niccolò possa fermarle, e in un attimo i loro respiri si intrecciano tra loro, in un bacio passionale come pochi. Nel suo cervello in un attimo è un tumulto di fuochi d’artificio scintillanti, che spazzano via ogni dubbio o paura o pensiero negativo. Quando finalmente si staccano, è tornato finalmente il solito ragazzo gioioso di sempre, le nuvole di quella giornata sparite in fondo al mare.
«Va meglio?»
Martino continua a tenergli la testa tra le mani, al sicuro, i loro sguardi intrecciati l’uno con l’altro.
«Decisamente. Grazie. Io…»
Il rosso lo zittisce con un altro breve bacio.
«Non dire altro. Anzi, grazie a te per questo pomeriggio stupendo insieme. E grazie per essere al mio fianco ogni giorno, per darmi il coraggio di essere sempre me stesso. Anche qui, anche ora».
Rimangono per un po’ a fissarsi negli occhi in silenzio, mentre il sole scompare del tutto nel mare scintillante.
Un brontolio della pancia di Martino spezza infine quella magia.
«Ops! Scusa. Beh, che dici, andiamo a cena?»
Niccolò ride, finalmente davvero sereno. «Va bene! Chiamo gli altri, sentiamo dove vogliono…»
«Shht! Fanculo gli altri. Stasera voglio passarla da solo con te. Ti va?»
Martino gli sorride in quel modo speciale che ha solo per lui, e Niccolò non può che accontentarlo.
Lo bacia un’ultima volta, senza bisogno di dargli altre risposte, e poi si avviano mano nella mano verso il centro città, la pancia vuota ma il cuore pieno da scoppiare.

 

[1500 w.]

 

🦒💙🦒

[Prompt 36. "Smettila, ci stanno guardando tutti!"]

Buondì a tutti!

Eccomi di nuovo qui con una nuova clip, un po' meno divertente del solito e più riflessiva e romantica, come il piccolo Niccolò perso nei suoi pensieri un po' foschi. Forse la sfiga se n'è andata anche lei in vacanza, lasciando questi bei bimbi un pochino in pace, ma volevo affrontare nuovamente la fragilità interiore di Nicco, perché lei purtroppo non se ne va mai in vacanza. Credo sia il bello di questo personaggio: tutti noi abbiamo i giorni no in cui tutto va male, ma Nico deve davvero lottare giorno per giorno, "minuto per minuto" contro la sua oscurità e le sue insicurezze. E nonostante tutto questo, è sempre in grado di uscirne fuori, senza arrendersi, anche grazie a Martino, dimostrando che si può vincere anche contro i mostri più spaventosi, quelli nella nostra testa.

Mi piaceva anche l'idea di mostrare il cambiamento di Martino: anche per lui non è stato facile accettare chi è, riconoscere di essere diversi non è mai semplice, ma grazie a Niccolò anche lui ora ha meno paura, è più forte e finalmente anche più calmo (almeno finché i pescatori stronzi gli stanno lontano ^^"). Ecco perché amo questa coppia: sono complementari, si aiutano davvero tanto a vicenda e nonostante sicuramente debbano avere un sacco di pazienza l'uno con l'altro, sono sempre pronti a sostenersi in ogni situazione senza mai tirarsi indietro!

Ora vi saluto che anche io come Martino ho lo stomaco che chiama e corro a prepararmi il pranzo, ma prima di lasciarvi volevo dirvi che questa raccolta ha ufficialmente anche una sorta di spin-off, con clip più incentrate sulle dinamiche del gruppo intero e non solo sui MartiNico. In caso voleste passare anche di là, eccola qui: Come si contrabbandano i porri fuori dall'orto?

Come sempre, i vostri pareri sono sempre stra apprezzati, e spero che questa raccolta vi stia piacendo almeno quanto sta piacendo a me scriverla! A presto con la prossima clip!

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Capitolo 10
*** Holding out for a hero ***


Holding Out For A Hero

VENERDÌ
19:12
31 luglio 2020


«Du-du-duh! Du-du-duh! Du-du-duh! Ah! Ah!»
Martino controlla la temperatura dell’acqua, assicurandosi che essa non sia né ghiacciata né calda prima di tuffarsi sotto il soffione della doccia. Il coro iniziale della canzone lo accompagna durante tutto il test temperatura, in attesa del momento giusto per entrare in scena.
Bonnie Tyler finalmente attacca a cantare, e lui si fionda nel box, la temperatura perfetta per dare inizio alla doccia e allo spettacolo canoro.
«Where have all the good men gone and where are all the gods? Where’s the street-wise Hercules to fight the rising odds?»
L’acqua gli inonda i capelli e gli scorre sulle spalle, mentre con sguardo drammatico si rivolge alla platea di shampoo e bagnoschiuma vari, in cerca di risposte che non arriveranno.
«Isn’t there a white knight upon a fiery steed? Late at night I toss and I turn and I dream of what I need! »
Il suo Bianco Cavaliere al momento non si trova lontano, è a casa dei suoi genitori, ma nonostante lui abbia già tutto ciò che desidera si sforza per infondere in quel lip-sync sotto la doccia tutta la epica drammaticità richiesta dal brano.
Come praticamente tutte le persone che conosce, anche Martino adora cantare in libertà sotto la doccia. Ma una cosa è farlo quando in casa hai il tuo fidanzato musicista e studioso di canto; tutt’altro affare è sentirsi pienamente liberi di organizzare uno spettacolo acquatico con musica e stonature a palla per riempire di trash una delle pochissime serate senza Niccolò o altre persone in casa.
«I need a hero! I'm holding out for a hero 'til the end of the night! He's gotta be strong and he's gotta be fast and he's gotta be fresh from the fight! »
Martino si schiaffa lo shampoo direttamente sui capelli, e si massaggia il cuoio capelluto andando a ritmo con Bonnie, zampettando all’interno del box come se fosse su un palco, o per stare in tema, imprigionato sulla cima di una torre.
Continua poi a insaponarsi col bagnoschiuma, sempre seguendo le note di “Holding out for a hero”, con Bonnie che intanto avanza spedita nella sua ricerca di un supereroe e lui che rimane un attimo indietro col testo, perdendosi tra le parole a causa del sapone che gli finisce negli occhi con tutto quell’agitarsi sotto l’acqua.
Martino comincia a sciacquarsi, lasciando che la canzone faccia il suo corso e ripassando mentalmente il testo, pronto a ripetere il tutto da capo non appena il brano in loop ricomincerà.
Negli ultimi giorni è entrato del tutto in fissa con quella canzone, per colpa di Filippo e delle drag queen di RuPaul. In vacanza si è lasciato convincere da quel pazzo a guardare insieme RuPaul’s Drag Race, il talent show americano per drag queen che Filo cita più o meno sempre da anni, e benché abbia ovviamente dissimulato un tiepido apprezzamento, ne è rimasto innamorato da subito.
Sono bastati difatti solo pochi episodi della nona stagione – la preferita di Filo, a quanto pare – per portarlo ad ascoltarsi alcune canzoni allo sfinimento in vista di futuri lip-sync sotto la doccia. Quello di stasera è il primo in programma, una replica della fine della terza puntata vista proprio la sera prima a casa di Filippo.
Daje Marti, puoi farcela! Fallo per Aja, fallo per Shrek!” si ripete mentalmente sul crescendo finale, rivedendo in sé lo spirito della drag queen vincitrice del lip-sync in questione nonché la determinazione di Shrek durante l’assalto al castello per salvare Fiona.
Chiude l’acqua e agguanta l’accappatoio fuori dal box, indossandolo come se fosse un pugile pronto a salire sul ring.
Mentre attende la fine della canzone per uscire dalla doccia e riprendere il suo spettacolino, non può far a meno di chiedersi come stia in quel momento il suo, di eroe. Niccolò aveva l’ultimo appuntamento in terapia prima della chiusura per ferie dello studio medico: come sempre ultimamente, ha deciso di andarci da solo, ma Martino lo rivedrà solo dopocena stavolta. Anna Fares ha deciso di avere suo figlio a cena stasera, e Niccolò ha scelto di andare dai suoi da solo stavolta.
«Sia mai che ti chiedano della lavatrice!» gli aveva detto ridendo prima di uscire, salvandolo da una probabile serata di discussioni con sua suocera, ancora convinta di poter far leva su sua madre usando proprio lui come cavallo di Troia.
Il suo telefono riproduce in quel momento il coro iniziale, strappandolo dai pensieri e riportandolo sul momento presente.
Mister Rametta, si va in scena!” si carica mentalmente, per poi fiondarsi fuori dal box sulla strofa iniziale, perfettamente a ritmo come nel tentativo precedente.
Il bagno è un palcoscenico ben più degno della doccia, e Martino sculetta drammaticamente a destra e a sinistra, con un pathos degno dei migliori artisti e lo spazzolino stretto nella destra come microfono.
«Up where the mountains meet the heavens above, out where the lightning splits the sea, I could swear that there's someone somewhere watching me! »
Più di una volta vorrebbe attentare una spaccata come quelle di Aja durante la sua esibizione, poi si rammenta della morte di Mongo l’Uomo Focaccina Gigante proprio su quelle note e desiste, preferendo continuare a saltare qua e là per il bagno innaffiando ogni cosa sul suo percorso.
Martino stringe con fermezza il suo microfono per il crescendo, fissandosi nello specchio con occhi spiritati, totalmente preso e perso nel crescendo poco prima del finale.
«Through the wind and the chill and the rain and the storm and the flood, I can feel his approach like the fire in my blood! »
Il rosso si guarda intorno con drammaticità, interpretando alla perfezione la lettera del brano e… accorgendosi di non essere solo.
Niccolò lo sta guardando con attenzione e in silenzio dal salotto, e Martino quasi ha un infarto per lo spavento nel vedere quella figura che lo osserva attraverso la porta del bagno lasciata incautamente spalancata.
Prova a interrompere di botto il suo saltellare spiritato, ma mette male il piede e scivola sul tappetino del bagno.
Le sue mani artigliano l’aria invano in cerca di un appiglio, e Martino già sente il pavimento cozzare violentemente contro il suo cranio, spaccandoglielo come un cocomero maturo.
L’impatto, però, non avviene: Santa Bonnie Tyler deve aver provato pietà per lui, e gli ha mandato sul serio uno splendido eroe a salvarlo.
Martino non riesce a spiegarsi come sia successo, ma Niccolò ha fermato la sua caduta agguantandolo con forza per l’avambraccio e posizionando l’altro braccio a sostenere la sua schiena.
Wow! Che tempismo! esclama mentalmente, il cuore che batte a mille.
«Ehi, stai attento! Hai bagnato tutto in giro, lo sai che poi si scivola!» lo prende in giro il moro ridendo e aiutandolo a rialzarsi.
Il rosso è paonazzo per l’imbarazzo, soprattutto per lo spettacolo canoro visto dal suo ragazzo.
«Cretino, è colpa tua, mi hai spaventato!» sbotta, tirando un leggero pugno sul petto dell’altro.
Martino agguanta il cellulare e stoppa la canzone, poi con le guance più rosse dei suoi capelli cerca di ricomporsi, allacciandosi l’accappatoio e mormorando un timido «Grazie».
Niccolò continua a guardarlo ridendo, poi chiede «Perché ti sei fermato proprio sul finale?»
Martino si volta lentamente, gli occhi spalancati.
«Mi hai spaventato! E manco dovevi vedermi...così!».
È di nuovo in fiamme per l’imbarazzo, e torno a guardarsi nello specchio. Fa caldissimo sotto quell’accappatoio, ma l’ultima cosa che vuole fare è toglierselo e rivelare altro di sé davanti a Niccolò.
«E perché? Guarda che sei bravo!»
Il più grande gli fa l’occhiolino, che Martino coglie appena con la coda dell’occhio, prima di ficcare la testa nell’asciugamano per asciugarsi i capelli e nascondersi ancora di più da Niccolò.
«Piantala di percularmi» mormora. «Che ci fai qui? Non dovevi andare dai tuoi?» aggiunge poi, piccato.
Per qualche attimo il frizionare della stoffa sul suo corpo è l’unico rumore che si sente, ma quando riemerge dall’asciugamano lo specchio riflette la figura di Niccolò appena dietro di lui.
«Posso?» chiede serio il moro al suo riflesso nello specchio, e Martino non può che annuire.
Niccolò lo avvolge tra le sue braccia da dietro, stringendolo a sé e appoggiando la testa sulla sua spalla.
Il suo respiro caldo dritto nelle orecchie, le sue mani sulla sua pancia e i loro corpi così vicini con pure l’accappatoio di mezzo rendono la pelle di Martino rovente, ma non gli importa più ora.
«Com’è andata?» chiede il rosso, annuendo alla terapia.
«Bene, bene. Ma non ho più voglia di stare coi miei stasera».
Si fissano l’un l’altro tramite i loro riflessi, poi Niccolò continua: «Voglio passare la sera con te, con questo fantastico cantante e ballerino. Anche se forse tu aspettavi un eroe…»
«E piantala Nì!» sorride Martino allo specchio. «Io il mio eroe ce l’ho già… » mormora «… anche se non dovrebbe guardarmi mentre canto sotto la doccia o spaventarmi in quel modo!» conclude ridendo, prima di voltarsi per baciarlo.

 

[1484 w.]

 

🦒💙🦒

[Prompt 33. "Che tempismo!"]

Buonasera a tutti!

Eccomi finalmente con una nuova clip di questa raccolta! Wow, siamo già arrivati a 10 capitoli, non pensavo sarei arrivato a questo traguardo, e in così poco tempo! Ma che ci posso fare, queste due giraffine sono davvero troppo tenere e mi viene naturale scrivere su di loro, a quanto pare ^^"

In ogni caso, stavolta come avete visto abbiamo una clip "canora": lo ammetto, quello in fissa con la canzone di Bonnie Tyler (per i pochi che non la conoscessero, è questa) non è tanto Martino quanto il sottoscritto, e proprio a causa di RuPaul's Drag Race ahahah Non so quanti di voi conoscano questo talent/reality: in pratica si tratta di una competizione per scegliere la miglior drag queen d'America tramite sfide di vario genere (ballo, canto, comedy, creazione di outfit vari, ecc...), e alla fine di ogni episodio le due concorrenti peggiori della puntata si sfidano in un lip-sync per decidere chi merita di rimanere e chi deve essere invece eliminata.  In questi giorni, dunque, mi sto facendo un rewatch delle vecchie stagioni - tra cui quella citata nella clip, ovviamente! - e uno dei miei episodi preferiti si conclude proprio con il lip-sync su Holding Out for a Hero (questo, se volete capire di che si tratta!) Quella canzone, inoltre, è presente anche in Shrek 2 (in questa scena meravigliosa!), e nulla, leggendo il testo e mixando tutto insieme ho pensato fosse perfetta per scrivere una clip con protagonista il povero Martino! ahahahah

Non ce la posso fare, lo so, con Marti sono sempre un po' crudele a metterlo così in imbarazzo, ma mi piace pensare che dietro la sua aria da perfetto ragazzo serio e "morigerato" si nasconda in realtà un grande performer...che riesce ad esibirsi solamente sotto la doccia però! E poi diciamoci la verità, chi non si mette a fare veri e propri concerti sotto la doccia? O siamo solo io e Marti i pazzi che lo facciamo? Ah sì? Ah, io credevo che...insomma che fosse qualcosa di più comune ecco...

Nevermind! Spero che questa piccola follia sia stata di vostro gradimento, e ci vediamo alla prossima clip!

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Capitolo 11
*** Ospiti indesiderati ***


Ospiti indesiderati


VENERDÌ
12:17
2 ottobre 2020


Martino apre a fatica la porta di casa, le braccia esauste a causa del peso delle borse della spesa – ora rigorosamente di stoffa, ormai ha imparato dai suoi errori. Sbuffando, chiude la porta dietro di sé, getta le chiavi sul mobiletto all’ingresso, poi finalmente riesce ad appoggiare le pesanti borse sul pavimento e tira fiato nuovamente.
«Nì, sono a casa! Mi dai una mano?» urla dall’ingresso, la schiena sudata appoggiata alla porta.
“Devo imparare a non prendere così tante cose quando sono da solo” si ripete mentalmente, fissando con astio le buste che lo guardano ridacchiando maligne dal pavimento.
“E forse dovrei cominciare ad andare in palestra”, aggiunge guardando il suo riflesso nello specchio vicino all’ingresso. Non ha nemmeno un filo di pancia, ma non ha nemmeno troppi muscoli ed essere esausto dopo aver fatto la spesa non è esattamente il massimo.
«Nì?» chiama nuovamente riscuotendosi dai suoi pensieri e notando di non aver avuto ancora nessuna risposta.
Silenzio.
Martino scuote la testa, poi raccoglie nuovamente le borse della spesa e si avvia in cucina.
«Grazie per la considerazione, signor Fares! Ce ne ricorderemo!» urla rivolto alla camera da letto: Niccolò è certamente di là a dormire o ad ascoltare la musica, ma una mano potrebbe anche dargliela…
Il rosso sistema la maggior parte della spesa nel frigo e nella dispensa, poi porta le cose restanti in bagno con sé – due confezioni di sapone, il dentifricio nuovo, il deodorante di Nicco che ormai è quasi finito, due confezioni di shampoo e due di balsamo, la carta igienica e il sapone per pavimenti – il tutto impilato precariamente tra le sue braccia.
«Tranquillo Nicco, non ho bisogno di una mano no no!»
Si sta scaldando: odia essere snobbato dal proprio ragazzo, soprattutto nel momento del bisogno. Sistema le ultime cose nel bagno, poi finalmente si dirige verso la camera da letto per redarguire il proprio ragazzo che continua ad ignorarlo.
«Certo che sei proprio simpatico, almeno potresti rispon… oh».
La camera è vuota, il loro letto ancora sfatto dal mattino ma senza la magra figura del moro accucciata su di sé.
Martino si aggira confuso per casa, in cerca del proprio fidanzato, ma di lui non c’è alcuna traccia.
Tira fuori il cellulare: nessun messaggio.
Controlla anche in cucina, in sala, sulla loro scrivania: anche lì, niente di niente.
Niccolò è uscito, senza avvisarlo.
La sua mente corre immediatamente a due anni prima, alla loro gita a Milano e al suo colpo di testa, poi cerca di tranquillizzarsi e ragionare.
Niccolò non ha crisi da un sacco di tempo, la nuova terapia funziona, quindi… magari se ne sarà semplicemente uscito a fare una passeggiata.
Martino si costringe ad essere ottimista: apre Spotify facendo partire il nuovo album di Achille Lauro – ha di recente cominciato ad apprezzarlo come cantante – e poi comincia a preparare il pranzo nonostante sia ancora presto.

Dopo una decina di minuti, sulle note di “Me ne frego”, ecco scattare la serratura della porta.
Martino abbandona i fornelli e fa capolino con la testa dalla cucina, cercando con lo sguardo l’ingresso e il suo Niccolò.
Vede la sua chioma nera varcare la soglia di casa, e i suoi occhi si illuminano: tutto a posto generale Rametta, allarme rientrato! L’amore della tua vita è a casa, al sicuro!
Il rosso sfoggia un sorrisone a trentadue denti per il moro, che armeggia per sfilare le chiavi dalla serratura prima di abbandonarle sopra alle sue sul mobiletto.
Poi finalmente Niccolò alza la testa, incrociando il suo sguardo: non appena lo vede, anche lui sorride felicissimo, gli occhi stretti in quel suo modo così particolare che ha imparato ad amare.
«Ciao Nì!» lo saluta, sempre con solo la testa fuori dalla cucina e il resto del corpo spalmato sul muro come una lucertola.
«Tutto bene? Dove te ne sei andato? Non mi hai detto che dovevi uscire», gli domanda, prima di lanciare un’occhiata verso le pentole per controllare il pranzo. L’acqua sta bollendo, per cui si costringe a rientrare in cucina per abbassare il fuoco e gettare la pasta: «Scusa, butto la pasta e arrivo!»
Sente Niccolò armeggiare con qualcosa all’ingresso. «Sì, tutto a posto amore, e te con la spesa? Hai preso tutto?» attacca il più grande, prima di continuare: «Scusa se non c’ero a darti una mano, c’è stato un…contrattempo».
Gli pare per un attimo di sentire un respiro pesante provenire dall’ingresso, come se Niccolò avesse il fiatone unito al naso chiuso.
«Sì sì, ho preso tutto! La prossima volta però ti voglio con me, che le buste son pesanti da portare fin su da solo…» ribatte il rosso mentre armeggia coi fornelli. «Che intendi con contrattempo?» domanda infine, dopo aver buttato le penne e impostato il timer per la cottura.
Sente di nuovo Niccolò far del casino con qualcosa all’ingresso, prima di sentire i suoi passi avviarsi verso la cucina. O meglio, prima di sentire i passi di Niccolò e qualcos’altro.
Martino si volta verso la porta della cucina nel momento esatto in cui vi arriva Niccolò insieme all’ignoto ospite, e il suo sorriso si tramuta istantaneamente in una maschera terrorizzata.

Davanti a lui, ormai nella sua cucina, a fianco di Niccolò c’è Paco.

Martino brandisce un mestolo come se fosse una spada, puntandola verso quell’ammasso di ciccia canina nera come la notte, i canini giallognoli che lo fissano da sotto gli occhietti malvagi.
È pietrificato dalla paura: il cane dell’Arnalda è in casa sua, a pochi metri da lui.
«Che cosa ci fa questo coso qui?» domanda lentamente a Niccolò, la voce tramutata in un basso ringhio, le parole che lasciano lentamente le sue labbra come se fossero affilati coltelli pronti a colpire il botolo infame.
Niccolò si gratta la testa imbarazzato e solo allora Martino nota che nella destra tiene un guinzaglio rosso che si unisce al collare rosso e nero del bulldog.
Paco intanto lo fissa curioso, per una volta senza ringhiargli contro.
Ma Martino sa che quella è solo una finzione: per questo non abbassa la guardia, ma brandisce con ancor più decisione il suo mestolo da guerra.
«Ecco, vedi… è lui, il contrattempo» prova a spiegarsi Niccolò, stringendo il guinzaglio più saldamente tra le mani. Sa di star camminando sul ghiaccio sottile, visto che gli occhi di Martino lo stanno incenerendo come lame infuocate e gli urlano addosso “TRADITORE!”.
«In che senso è lui il contrattempo?» ripete il rosso velenoso e pronto alla battaglia. «Si spieghi meglio, signor Niccolò Fares. Ma prima sbarazzati di quella cosa, grazie. Lo voglio fuori da casa mia. Ora».
«È impossibile, Marti. Io…» comincia l’altro, attirandosi nuovi fulmini mortali addosso da parte del fidanzato prima di trovare il coraggio di continuare.
«Impossibile? Tu cosa?» lo incalza il rosso, l’odio negli occhi.
«Io… ho promesso all’Arnalda che ci saremmo occupati di lui» spiega finalmente l’altro.
Martino spalanca la bocca shockato, ma il moro tira dritto prima che possa ribattere.
«Mentre eri via lei… è caduta. Niente di troppo grave, sembra, ma l’ambulanza è venuta a prenderla per portarla in ospedale e fare dei controlli. Ho aperto io a quelli del 118, quando sono arrivati e hanno suonato perché gli aprisse qualcuno».
Martino si paralizza a sentire quelle parole: per quanto non sopporti quella donna, sapere che si è fatta male lo lascia di stucco. Ma ciò non spiega la presenza del cane in casa sua.
«Hai fatto bene ad aprirgli» ammette il più piccolo, prima di incalzare il proprio fidanzato. «Ma perché hai preso tu il cane?»
«Beh, vedi… quando ho aperto all’ambulanza, sono sceso anch’io a vedere come stava. E lei… era così preoccupata per Paco, non voleva lasciarlo da solo mentre era in ospedale, così… mi sono offerto di prendermi io cura di lui finché lei non torna».
Martino guarda interdetto il proprio ragazzo, incredulo per quello slancio di generosità del fidanzato che gli ha portato Satana in casa.
«So che non andate d’accordo ma… Era la cosa giusta da fare, non trovi?» gli domanda in conclusione il moro, gli occhi da cerbiatto supplichevoli.
Martino chiude gli occhi e la bocca, cercando di ricomporsi. Se ne sta in silenzio per due minuti buoni, imitato da un Niccolò timoroso che non osa spezzare quella concentrazione. A riempire il vuoto tra loro, solo il bollire della pasta e il respiro pesante di Paco, ancora eccezionalmente tranquillo.
Quando riapre gli occhi, Martino ha preso la sua decisione.
«Maledetto a me quando ho scelto di stare con te, San Niccolò Fares!» esclama, rassegnato.
«Sì, hai fatto la cosa giusta, hai ragione. Sei troppo buono, tu. E io troppo scemo…» Fa un ultimo, profondo respiro, poi finalmente concede: «E va bene: il botolo può stare con noi, finché l’Arnalda non torna a casa. Ma ad una condizione: ti occuperai tu di tutto!»
Niccolò è estatico: evidentemente non pensava di poterlo convincere a tenere il cane.
Gli corre incontro per ringraziarlo, mentre Paco abbaia, felice.
Martino si lascia abbracciare, sospirando tra sé e sé: “Dio mio, che ti ho fatto per meritarmi anche questa?

 

 [1498 w.]

 

 

🦒💙🦒

[Prompt 38. "Prima sbarazzati di quella cosa, grazie!"]

Buondì a tutti, e bentornati alle mie clip sui MartiNico!

Mi scuso per questa lunga assenza tardo-estiva, ma gli ultimi due mesi sono stati abbastanza densi - e no, non perchè ero in vacanza purtroppo :( - e per di più l'ispirazione per scrivere di questi due patati mi era completamente svanita. Ora però penso di essere uscito da quel buco di mancanza di idee, ho deciso pure di rivedermi la 2^ stagione di Skam per rinfrescarmi su questi due patati (e celebrare i due anni dall'uscita della stessa, il prossimo lunedì 5 ottobre!) e niente, voilà quindi questa nuova clip! Per chi non avesse letto tutte le altre clip di questa raccolta, Paco e l'Arnalda sono due miei personaggi originali, che ho voluto inserire come vicini di casa di Martino e Niccolò. In particolare, tra Martino e Paco (e relativa padrona) non scorre buon sangue, visto che il cane normalmente gli abbaia sempre contro come un ossesso, e il nostro rosso lo ha nominato in pratica suo nemico pubblico numero uno. Potete dunque immaginare come mai sia così felice a doversi far carico del botolo a causa della bontà sconfinata di Niccolò... ^^" Ma chissà che questa convivenza forzata non porti alla fine qualcosa di buono? Staremo a vedere! Infine, ho voluto inserire una citazione ad Achille Lauro, dato che ultimamente sono in fissa con lui e credo che potrebbe essere un cantante effettivamente gradito a Martino...E penso anche che "Me ne frego" avrebbe potuto tranquillamente essere la sua risposta alla richiesta dell'Arnalda, fosse stato lui al posto di Niccolò XD

Per ora vi saluto qui però! Se questa clip vi è piaciuta potete lasciarmi una recensione coi vostri pareri, sono sempre stra gradite! :) Nel frattempo, alla prossima ;)

 

 

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Capitolo 12
*** Itadakimasu ***


Itadakimasu

VENERDÌ
20:37
2 ottobre 2020

 


«Itadakimasu, Martino-chan»
Niccolò congiunge le mani davanti a sé e fa un piccolo inchino, prima di sedersi a tavola per mangiare la cena che il suo ragazzo ha preparato con tanto amore e dedizione.
Martino lo guarda perplesso e confuso mentre si toglie il grembiule di dosso e si mette a sedere di fronte a lui.
Ha passato gran parte del pomeriggio a cucinare per loro due: un po’ perché stasera è il loro mesiversario – e a Niccolò piace comunque festeggiarlo anche se ormai viaggiano verso i due anni insieme; molto di più perché è ancora nervoso per i risultati di Medicina e non sa più come ammazzare l’ansia nell’attesa di sapere dove entrerà a studiare; infine, anche per dimenticarsi della presenza di Paco in casa loro.
Il risultato è comunque una tavola riccamente imbandita e fin eccessiva per loro due soli – Martino ha cucinato della pasta alla gricia, dei saltimbocca e pure una torta al limone – ma più tardi arriveranno i loro amici e al massimo affibbieranno a loro ciò che non riusciranno a finire.
Per un attimo pensa che potrebbero dare un po’ di cibo anche a Paco, ma la probabilità che poi Martino li lanci giù dal balcone entrambi salirebbe vertiginosamente.
«Cosa hai detto, scusa?»
Il suo cerbiatto dalla chioma rossa lo sta fissando coi suoi occhi meravigliosi, persi nel cercare di sondare le strane parole che hanno lasciato le sue labbra pochi secondi prima.
Anche Paco, sistemato vicino ai suoi piedi, guaisce qualcosa e lo fissa curioso.
Il cane è molto più sveglio di quanto entrambi pensassero: ha già capito che deve stargli vicino se vuole essere protetto da Martino, e che in quella casa è vietato abbaiare. Avesse avuto lui quella prontezza ad apprendere le nuove informazioni magari si sarebbe evitato di perdere un anno a scuola.
Ma non avresti mai conosciuto Marti” gli ricorda la sua coscienza. “Peccato Paco, la mia stupidità vince sulla tua intelligenza 1 a 0, bel batuffolone!
«Itadakimasu, Martino-chan» ripete comunque lui sorridendo, come se fosse la cosa più semplice del mondo.
«Itache? Da dove l’hai pescato? Parli anche cinese adesso?» borbotta il suo splendido ragazzo sempre più confuso.
«È giapponese Marti!» ride lui, cominciando a mangiare almeno parte del quintale di gricia davanti a sé. «L’ho letto l’altro giorno cazzeggiando al pc. Ed è un complimento… come un “buon appetito”, ma moooolto più gentile».
Martino è ancora perplesso, ma prima che possa rispondergli, conclude la spiegazione: «Lo si dice per ringraziare la persona che ti ha cucinato il pranzo per questo bellissimo gesto. Anche se ha cucinato per un esercito invece che per due».
Niccolò finisce la frase ridendo prima di infilarsi una forchettata di pasta in bocca, mentre di fronte a lui Martino si infiamma di fronte al complimento.
«Io… grazie, Nì» farfuglia, le guance belle rosee per la felicità. Normalmente i complimenti sono un’ottima arma per disinnescare un Martino agitato – come quel giorno vista la presenza di Paco con loro – ma stasera se li merita comunque tutti in modo sincero.
Il rosso infilza qualche forchettata di pasta, e passano qualche secondo mangiando entrambi in silenzio, prima che osi continuare con un’altra domanda su quella strana frase.
«E invece quel ciàn dopo il mio nome? Che cosa vuol dire?»
I suoi occhi lo fissano curiosi e innamorati, e Niccolò non può che essere più felice per aver attirato la sua attenzione con soltanto due semplici parole.
«È un vezzeggiativo, e vuol dire che sei il mio “piccolino”. Sarai più alto di me ma resti sempre il cucciolo di casa, no?»
Niccolò gli fa l’occhiolino ridendo, e Martino ride con lui. Continuano a mangiare in silenzio, guardandosi l’un l’altro e parlandosi con lo sguardo senza bisogno di parole o gesti, tale è la loro connessione mentale in quel momento.
Si riscuotono da quel silenzio solo quando Paco decide di sentirsi ormai al sicuro e opta per una pericolosa sortita sotto al tavolo, vicino alle gambe di Martino.
Il suo ragazzo percepisce immediatamente il movimento del cane, e ritrae le gambe sulla sedia mentre al contempo sgrida il cane.
«No! Coso, qui no! Tu devi stare da Niccolò, non da me! Pussa via!»
Martino è quasi isterico, e tutta la situazione lo farebbe normalmente ridere in qualche modo: sia lui che il rosso adorano i cani, e ne vorrebbero prendere uno se avessero più spazio all’aperto per farlo stare; eppure Martino odia Paco in modo viscerale, apparentemente senza alcun motivo.
Forse quella convivenza forzata gli farà cambiare idea su quel cane, che secondo Niccolò è alla fine un cucciolone che abbaia un po’ troppo ma non farebbe del male a nessuno.
Questo però non è sicuramente il momento di ridere né di mettere alla prova la tolleranza di Martino: è la loro serata, e già ha sfidato fin troppo il suo ragazzo per oggi.
Paco si ritrae spaventato dalle urla di Martino e Niccolò lo agguanta per i fianchi per metterlo in salvo.
«Te l’ho spiegato prima, Paco, devi stargli lontano per un po’. E lasciarci in pace quando mangiamo, va bene?» comincia a spiegare al cane, tirandoselo davanti alla faccia.
Martino sta tornando paonazzo, ma per il motivo sbagliato stavolta: per cui Niccolò porta Paco fuori dalla cucina, adagiandolo in sala dove ha provveduto a posizionare la sua cesta recuperata dalla casa dell’Arnalda.
«Ora te ne stai un po’ qui, va bene? Torno da te quando abbiamo finito di mangiare, non preoccuparti!» gli sorride, mentre il bulldog lo fissa con gli occhi confusi e un po’ tristi. Niccolò gli fa una carezza sulla testa rassicurante, poi rientra in cucina e si chiude la porta dietro le spalle.
«Scusami Marti. Avrei dovuto chiuderlo di là prima, non pensavo ti avrebbe disturbato…» prova a discolparsi mentre si lava le mani prima di rimettersi a tavola.
Martino è ancora con le gambe raccolte sulla sedia, il viso meno arrossato ma comunque turbato: può vederlo anche se gli sta dando la schiena, ormai ha imparato a conoscere il proprio compagno in maniera completa.
Per farsi perdonare, si avvicina al rosso in silenzio e lo abbraccia a sorpresa da dietro, accucciando la sua testa sulla spalla del compagno per avere i visi l’uno di fianco all’altro.
Sente la guancia di Martino infuocarsi di nuovo, e sa che ha appena spalancato gli occhi anche se guardando entrambi nella stessa direzione non può vederlo. Gli stringe le braccia al petto, ingabbiandolo contro la sedia dolcemente, e resta così per qualche attimo.
Vorrebbe che tra loro tornasse di nuovo il silenzio di prima: non imbarazzato né teso, ma di assoluta complicità e condivisione.
Per questo gli mormora dolci parole direttamente nelle orecchie: pianissimo, in modo che quella sia una cosa soltanto loro e di nessun altro al mondo.
«Lo sai che sei il ragazzo migliore del mondo?»
La sua voce calda direttamente nelle orecchie di Martino fa venire la pelle d’oca al rosso, che riesce a rimbeccarlo con voce roca, bassa ma certamente non arrabbiata.
«Lo so. Di sicuro sono quello più paziente» afferma difatti il suo ragazzo, tentando di mostrarsi duro ma fallendo miseramente.
«Sì, decisamente il più paziente» ammette il moro, continuando a stringerlo forte tra le braccia. «Non ho ancora capito come tu riesca a sopportare tutti i miei colpi di testa, come questo…» ammette poi, arrossendo per la consapevolezza di quanto sia stato fortunato quello stesso pomeriggio: Martino avrebbe potuto rifiutare il suo gesto di generosità verso la vicina, e non accettare Paco in casa loro. Così come avrebbe potuto abbandonarlo a sé stesso cento, mille altre volte, dopo i suoi colpi di testa assurdi.
«Credimi Nì, nemmeno io l’ho capito» sbuffa l’altro, per poi liberare la tensione in un ampio sorriso che Niccolò percepisce dallo stirarsi dei muscoli delle guance dell’altro. «Sarà che ti amo troppo, e ti perdono un po’ tutto. Tu che dici?» butta fuori subito dopo, facendo avvampare lui stavolta.
Niccolò libera il proprio ragazzo da quell’abbraccio con una sedia in mezzo, ma Martino subito gli agguanta le braccia e lo tira a sé, uno di fronte davanti all’altro stavolta.
Niccolò si trova piegato in avanti, eppure la situazione non è scomoda anche se ha il viso di Martino a mezzo centimetro di distanza da lui e in questo momento le sue guance devono essere più rosse dei capelli del suo ragazzo.
Martino lo tira lievemente verso di sé, e le loro labbra collidono: non si erano ancora baciati dal suo rientro in casa con Paco, e risentire quel contatto famigliare per lui è come volare in paradiso.
Le loro bocche fanno l’amore per un po’, mentre Martino allontana la sedia dal tavolo e obbliga Niccolò a sedersi sulle sue ginocchia, per farlo stare più comodo.
Poi riprendono fiato, guardandosi negli occhi e senza più bisogno di parlarsi.
È tornato quel silenzio complice, e tutto è sistemato.
Poi la pancia di Martino brontola, ed entrambi si ricordano della cena che li aspetta.
Ci sarà tempo più tardi, dopotutto, per finire di fare la pace insieme nel letto.

[1497 w.]

 

 

🦒💙🦒 

[Prompt 5. “Da dove l’hai pescato?”] 

[Prompt Itadakimasu: si dice sempre prima di cominciare a mangiare, ma è molto di più del nostro semplice “buon appetito”. Serve infatti per ringraziare con umiltà chi ha preparato il cibo ma anche chi ha lavorato per fare in modo che si trovi sulla nostra tavola. Può essere detto anche se si è da soli.]

Buondì a tutti!

Eccomi di nuovo con un'altra clip, sempre su questi due patati di Martino e Niccolò (e con il "coinquilino" temporaneo Paco, dalla clip precedente ^^"). Mi sono sentito troppo in colpa per aver abbandonato queste due giraffine per così tante settimane, per cui ho scritto due clip di getto, sempre riferite alla stessa giornata - che come avete letto, era anche un giorno particolare per questa coppia!

L'ispirazione per questa clip mi è venuta grazie alla splendida challenge di Soly Dea sulle parole straniere intraducibili in italiano: potete trovarla qui, insieme ad uno splendido listone di parole che forse dovremmo adottare anche noi, sono tutte stupende *__*  Quindi, oltre che a Soul e alla sua challenge, stavolta i miei ringraziamenti vanno anche a Soly Dea e alla sua meravigliosa idea! Grazie mille davvero!

Spero che questa semplice clip vi sia piaciuta, e come sempre se volete lasciarmi il vostro parere come recensione siete più che benvenuti! Nel frattempo, vi auguro un buon weekend, ci vediamo alla prossima clip ;)


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Capitolo 13
*** Pozzanghere ***


Pozzanghere
Pozzanghere


SABATO
16:50
3 ottobre 2020


Niccolò non riesce ancora a credere di star portando a spasso Paco insieme a Martino.
Stava per uscire a portare il bulldog dell’Arnalda a fare il suo classico giro pipì quando il suo ragazzo lo aveva fermato per chiedergli di aspettarlo per uscire insieme.
Ed ora eccoli lì, a girare fianco a fianco con Paco che trotterella allegro alla sua destra, mentre Martino lo agguanta saldamente per il braccio sinistro.
Riesce a percepire la tensione del suo ragazzo – non che sia difficile, visto che Martino è praticamente aggrappato al suo braccio sinistro come faceva sua nonna quando la aiutava a camminare e lei lo usava come bastone.
Ma è fiero del fatto che il rosso stia provando a superare la sua avversione per quel cane in particolare, che lui ha sempre visto come immotivata.
In effetti potrebbe chiedergli come mai odia così tanto Paco: da quel che sa, l’ha detestato dal momento stesso in cui l’ha visto gironzolare nel giardino del palazzo a fianco dell’Arnalda.
Così, senza motivo alcuno, un odio a pelle.
Suppone invece di sapere come mai Paco abbai sempre contro Martino – attirando dunque sul suo ragazzo anche le antipatie dell’Arnalda, visto che gli fa sgolare il povero cane: da quello che sa, i cani percepiscono molto bene le sensazioni negative e rispondono di conseguenza.
Martino è sempre stato una vera centrale d’odio verso Paco, e non c’è da stupirsi dunque che il bulldog gli abbia fin da subito risposto per le rime.

Eppure, tutto quest’odio in quel momento sembra inesistente.
Anzi, da ieri a pranzo quando ha recuperato il cane per aiutare la vicina ancora in ospedale, tra i due c’è come una Guerra Fredda in corso: si sono scrutati, soppesati, fiutati con diffidenza per tutto il pomeriggio, ma alla fine la guerra nucleare che temeva non è scoppiata.
Anzi, Paco sembra trovarsi a suo agio a casa loro, nonostante rifugga il rosso a ragione.
Da quando è in casa loro non ha più abbaiato nemmeno una volta, e ha compreso in fretta di dover stare nella sua cesta mentre Martino sta facendo cose in giro per casa.
Il suo ragazzo invece si limita ad ignorarlo, se non per lanciargli delle occhiatacce mezzo arrabbiate mezzo disperate.
Almeno per il momento, la guerra è dunque archiviata.

Continuano a passeggiare insieme nel piccolo parco vicino a casa, in attesa che Paco faccia i suoi bisognini.
L’aria è fresca e frizzante per la pioggia della notte scorsa, e Niccolò se ne riempie i polmoni per bene prima di tornare in casa: il cielo promette comunque altra pioggia già nella prima serata, e non sa quanti giorni avranno ancora davanti per passare un pomeriggio all’aperto insieme.
Quando Paco si allontana un po’ di più da loro, Martino sembra finalmente rilassarsi del tutto.
Prende anche lui una profonda boccata d’aria, poi gli molla il braccio e scende a stringergli semplicemente la mano.
Si sta guardando intorno: il parco è pieno di famigliole felici con pargoli e animali vari, tutti lì per godersi uno degli ultimi sabati di sole disponibili.
Niccolò vede i suoi occhi saettare tra le persone, attenti e pronti a reagire davanti ad una qualunque gestualità o sguardo contrario a loro due. È sulla difensiva, come quel giorno in spiaggia col pescatore: per fortuna tutti nel quartiere ormai li conoscono di vista, e mai nessuno ha avuto da ridire davanti al loro amore.
Martino continua comunque la sua opera di attenta sorveglianza, ma proprio quando sembra rilassarsi ancora un altro po’ ecco che lo vede scattare come un felino.
Il rosso urla difatti preoccupato «Paco! Vieni qui, lascialo stare!», e lui immediatamente si volta a osservare cosa stia succedendo al povero cane per meritarsi un richiamo addirittura da Martino.
Il piccolo bulldog nero come la notte si è avvicinato a un bambino di tre o quattro anni, anche lui allontanatosi dai genitori in chiacchiere con un’altra coppia con una bimba in carrozzina.
Il bimbo assomiglia a una versione in miniatura di Martino: indossa un leggero cappottino dello stesso blu adorato dal suo ragazzo, e da sotto la cuffietta azzurra che ha sulla testa spuntano dei corti riccioli bruno-rossastri. Anche da lontano riesce poi a vedere il suo sorriso contagioso come quello di Martino, nonché due occhietti marroni vispissimi e straordinariamente emotivi.
Di fronte all’urlo di Martino anche i genitori del pupo si mettono sull’attenti, e fanno per richiamare il bambino prima che entri in collisione col cane nero: «Federico, lascialo stare!», gridano infatti, ma è ormai troppo tardi.
Federico e Paco sono ormai vicinissimi: il bimbo si accuccia un po’ per guardare da vicinissimo la faccia curiosa del cane, e lui si passa la lingua sul muso mentre annusa lo strano umano davanti a sé.
Sia Martino che la madre del bambino si affrettano verso i rispettivi protetti, mentre lui come il padre se ne stanno impalati insicuri su che fare.
Ma di nuovo, entrambi arrivano in ritardo.
Federico sembra molto interessato al muso di Paco, e gli sbatte una mano dritta nelle narici.
Martino e la madre urlano all’unisono un forte «Fermo!», mentre Paco si ritrae per il gesto a sorpresa e starnutisce con forza.
Un attimo dopo, è lì che lecca la mano del pupo ricoperta del suo muco, mentre il mini-Martino ride a crepapelle per il solletico.
Cane e bambino sembrano trovarsi davvero a loro agio insieme, e quando Martino e la giovane donna arrivano alla loro portata tutto è già risolto.
Vede il suo ragazzo parlare un po’ imbarazzato con la giovane donna, troppo lontano perché lui possa sentirli, ma a quanto pare è tutto ok, il volto di lei disteso e sorridente.
I due osservano da vicino i propri cuccioli che continuano a giocare insieme, e per la prima volta da quando convivono insieme Niccolò vede sorridere sinceramente felice a pochissimi centimetri di distanza da Paco.
Poi il bulldog e il bambino schizzano via in un lampo dal loro controllo, entrambi attirati da un movimento poco lontano: un piccione si sta abbeverando in una delle varie grosse pozzanghere sparse per i viottoli del parchetto, e i due stanno ora correndo verso di lui.
Martino scatta immediatamente anche lui, nel tentativo di fermare cane e pupo da un’infangata assicurata, ma di nuovo arriva troppo tardi.
Paco con uno sprint da manuale si avventa sul volatile, che fugge via immediatamente lasciando il povero bulldog a schiantarsi nel mezzo dell’ampia pozzanghera sollevando fiumi di spruzzi ovunque intorno a sé e che bagnano sia Martino che il piccolo Federico.
I due si arrestano davanti a Paco che, ormai incurante della fuga dell’uccello, continua a saltellare all’interno della pozzanghera sollevando sempre più spruzzi. Entrambi hanno uno sguardo sorpreso e confuso in volto, i loro occhi che saettano a ritmo coi salti del cane nero.
Federico è il primo a muoversi, e si lancia anche lui a saltellare nella pozzanghera insieme a Paco, mentre la madre ormai rassegnata si avvicina ma stando a distanza di sicurezza. Pochi istanti dopo, accade l’imprevedibile quando anche Martino si unisce a loro, prendendo per mano il bimbo e saltano insieme a lui nella pozza e bagnandosi anche lui da capo a piedi.
I tre sorridono tutti felici, e mentre Niccolò si avvicina alla giovane donna non sa proprio più che pensare davanti a quello spettacolo.
«Le chiedo scusa, non pensavo che Paco avrebbe fatto questo disastro… e che Martino finisse per seguirlo» abbozza poi alla giovane madre, imbarazzato.
Lei gli sorride divertita, facendogli segno di non preoccuparsi.
«Tranquillo, Fede è un bimbo fin troppo curioso, avremmo dovuto sorvegliarlo meglio noi!» ride cristallina, i bellissimi occhi azzurri che abbandona per un attimo il figlio per guardarlo e trasmettergli serenità. «Sai, lui adora i cani, anche se noi abbiamo sempre un po’ paura che possano fargli del male mordendolo. Ma il vostro cane è davvero bravo, anche davanti alla sua irruenza si è messo subito a giocare!»
«In realtà il cane non è nostro, ma di una vicina. Lo stiamo tenendo noi per lei mentre si trova in ospedale…» prova a spiegare Niccolò, ma lei lo prende nuovamente in contropiede.
«Vostro o non vostro, si vede che il tuo ragazzo ci sa proprio fare con gli animali… e coi bambini! Sono sicura che sarete degli ottimi genitori, un giorno!»
Niccolò è spiazzato da quella frase, e arrossisce per quel complimento inaspettato. Rimangono per qualche minuto a parlare tra loro, poi Martino riesce a calmare sia Paco che Federico e a riportare tutto alla normalità.

«Che ti stava dicendo quella mamma?» gli domanda poi un Martino fradicio poco dopo, mentre rientrano verso casa. Il cielo promette pioggia abbondante, e comunque fa già abbastanza freddo per rimanere all'aperto se zuppi d'acqua.
«Ha detto che te la cavi molto bene col nostro cane» gli riporta lui, «e che saremo degli ottimi genitori un giorno. Pensa che tu sia bravo coi bambini e i cani».
«Beh, sai com’è: mi alleno con te tutti i giorni. Ci sono abituato!» scherza il rosso, facendogli una linguaccia prima di stringersi tra le spalle per il freddo.
Niccolò si finge offeso, poi ride insieme a lui e per riscaldarlo lo stringe più vicino a sé mentre camminano.
«Come mai questo cambiamento con Paco?» gli domanda infine con finta nonchalance.
«Quale cambiamento? Continuo a odiarlo, sai?» borbotta il rosso, mascherando un sorriso.
«Anzi, dopo la doccia di oggi penso proprio che mi vendicherò» conclude maligno osservando un Paco più felice che mai che scodinzola davanti a loro.
Niccolò sorride scuotendo la testa, poi gli stampa un bacio in fronte mentre rincasano tutti insieme col cuore decisamente più leggero.

[1595 w.]




🦒💙🦒
[Prompt 49. "Mi vendicherò!"]
[Prompt #Hoppipolla: saltare nelle pozzanghere.]

Buondì a tutti ed eccomi qui di nuovo con un'altra clip! Come potete vedere, in questi giorni sono proprio una fucina di ispirazione a quanto pare, non riesco a smettere di scrivere su queste due giraffine *_*
Credo che su questa clip molto gioiosa ci sia poi poco da dire, se non che il nome del bambino, Federico, è un piccolo omaggio al caro Federico Cesari, colui che ci ha regalato con le sue meravigliose capacità attoriali uno splendido Martino!
Questa clip inoltre è anche un ideale seguito del quarto capitolo dell'altra mia raccolta ambientata nel mondo di Skam, "Come si contrabbandano i porri fuori dall'orto"; se volete andare a dare un'occhiata anche di là, ovviamente ve ne sarò gratissimo!
Ringrazio Soly Dea per avermi fornito una nuova parola splendida da utilizzare per questa clip, oltre che la musa primaria Soul per tutta questa raccolta! *___*
Ora vi lascio anche io col cuore più leggero, visto che forse d'ora in avanti tra Martino e Paco ci sarà la pace (e non posso che essere più contento! *__*)
Ci rivediamo alla prossima clip! 

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Capitolo 14
*** Traguardi importanti ***


Traguardi importanti

 

MERCOLEDÌ
19:14
7 ottobre 2020

 

Il rumore della pioggia contro le finestre ha ormai cullato Martino nel mondo dei sogni quando il lamento di Paco lo riporta parzialmente alla realtà.
Ancora intontito dal colpo di sonno, il rosso mugola qualcosa di incomprensibile rivolto genericamente alla sala intorno a sé; Paco insiste, ringhiando piano e riuscendo finalmente a svegliarlo.
«Beh, che vuoi?» rimprovera l’animale con un’occhiataccia assonnata, seguita da un ampio sbadiglio; il bulldog lo guarda con la testa inclinata, poi abbaia e trotterella verso il tavolino davanti al divano.
Martino è già pronto a sgridarlo – non vuole che abbai, per lo meno in casa – ma poi si accorge del suo telefono che sta lampeggiando sul tavolino. Paco guarda il telefono, poi si volta verso di lui e abbaia di nuovo.
«Va bene, ho capito! Grazie per avermi avvisato, Paco!» sbuffa, recuperando il cellulare proprio nel momento in cui smette di lampeggiare.
Martino sblocca lo schermo: 4 chiamate perse, tutte di Niccolò.
Cazzo!
Non si preoccupa nemmeno di guardare i messaggi: Martino richiama immediatamente il suo ragazzo, la sua mente che è già partita ad inscenarsi le tragedie più catastrofiche che possono essere accadute al moro.
Niccolò risponde al primo squillo.
«Aò Marti! Che stai a fa’ che non rispondi? Mi hai fatto preoccupare!» La sua voce sembra normale, con giusto una punta di apprensione.
«Scusami Nì. Mi sa che mi sono addormentato…» ammette lui. Lancia un’occhiata a Paco, poi aggiunge: «Avevo il telefono in silenzioso, mi ha svegliato Paco. È stato bravo».
Gli costa ammettere qualcosa di positivo sul cane, ma stavolta il botolo nero se lo merita.
Niccolò sembra più rilassato, ora; anzi, gli pare che sorrida da come parla.
«Vedi che lo giudichi sempre troppo male? È sveglio lui! Comunque, non mi hai risposto al messaggio prima. Allora?»
«Di che parli Nì?» chiede lui confuso.
«Non hai visto il messaggio che ti ho mandato oggi pomeriggio?»
«No, a dire il vero no…»
«Ma se hai sempre il telefono in mano Marti!»
Niccolò gli pare un po’ apprensivo, ma lui non riesce a recepire nulla. Forse sta ancora dormendo…
Davanti al suo silenzio, Niccolò riprende a parlare: «Beh allora! Non mi dici niente? Com’è andata, sei entrato a Medicina?»
Martino resta un attimo interdetto, poi finalmente realizza: a Niccolò, in effetti, non l’ha ancora detto.
«Oh cazzo, hai ragione! Non volevo disturbarti mentre eri col ragazzino, per questo non ti ho scritto prima ma…»
«Ma…? Eddai spara Marti! Non tenermi sulle spine!»
Niccolò non riesce a trattenere la curiosità: lo sente fremere dall’altro capo della chiamata, e si immagina di vederlo con il suo viso attento ed elettrizzato.
Martino sorride, poi sussurra eccitato: «Mi hanno preso Nì! Ce l’ho fatta!»
Dall’altro capo del telefono sente Niccolò urlare di gioia, e per questo si mette a ridere anche lui felice.
«Lo sapevo, lo sapevo! Bravissimo amore! Te l’avevo detto che saresti entrato!»
Martino riesce perfettamente a vedere il suo ragazzo sull’autobus esultare di gioia, e si immagina pure le facce delle persone intorno a lui che lo guardano confuse. Un po’ le invidia, perché si stanno godendo quel viso così splendente nel suo sorriso particolare, con le fossette sulle guance e quegli occhi che scintillano in modo speciale.
«Allora stasera festeggiamo! Passo a prendere qualcosa prima di rientrare, dovrei fare in tempo…»
Martino lo ferma immediatamente: «No Nì, tranquillo! Sento la pioggia che batte forte, non voglio che ti bagni. Non ci serve nulla, e magari festeggiamo poi un altro giorno meglio».
Gli dispiace fermare così l’entusiasmo di Niccolò, perché sa che lui adora festeggiare le cose. Ma alla fine a lui basta essere insieme perché sia una festa. E prima torna a casa, meglio è dopotutto.
«Va bene, va bene. Come preferisci allora» acconsente l’altro. «Dovrei essere a casa tra tre fermate, va bene?» lo avvisa infine.
Martino sorride al telefono: «Va bene amore. Ti aspetto, a presto».
Niccolò gli schiocca un bacio, poi mette giù.
Martino stringe il telefono tra le mani, portandoselo sotto al mento mentre raccoglie anche le gambe sul divano e si accoccola meglio su di esso.
Nota che Paco lo sta guardando, sempre con la testa inclinata e interrogativa.
«Grazie, Coso» gli sorride infine.
Il bulldog sembra comprendere che è tutto ok ora, perché apre la bocca in una smorfia felice mentre gli si avvicina per accucciarsi lì, tra il tavolino e il divano, proprio davanti ai suoi piedi.
Martino lo guarda con quel residuo di astio sempre più inesistente e debole.
Cinque giorni prima non avrebbe mai immaginato che avrebbe permesso a quell’intruso, il suo nemico numero uno, di stargli così vicino, né che lo avrebbe ringraziato per qualcosa.
Ma ora è costretto ad ammettere con sé stesso che forse si sta davvero affezionando al botolo della signora Arnalda. Domani lei tornerà a casa dall’ospedale, e Paco li abbandonerà per tornare dalla sua padrona al piano di sotto.
Forse finirai pure per mancarmi, botolo…” pensa, in un lampo di follia prima di tornare in sé.
Scaccia subito dalla testa quel pensiero pericoloso, poi riprende il telefono per recuperare i messaggi persi in attesa del rientro di Niccolò.

 


Sono passati venti minuti quando sente finalmente girare la chiave nella serratura.
Paco si rizza immediatamente in piedi, e trotterella verso la porta: è ormai innamorato di Niccolò – ma chi è che osa non amarlo dopotutto?
Martino però è più svelto di lui, e scende dal divano con un balzo per anticiparlo.
«Eh no Coso! Lui è il mio ragazzo, la precedenza ce l’ho io!» gli fa una linguaccia lui, per poi arrivare proprio davanti alla porta nel momento esatto in cui Niccolò finalmente riesce ad aprirla.
Il suo ragazzo è per un attimo interdetto dal trovarselo proprio lì davanti, con Paco tenuto lontano proprio da uno dei suoi piedi, ma poi i suoi occhi si illuminano in un istante e la sua bocca esplode in un sorriso gigantesco.
«Congratulazioni amore!» urla quasi, permettendogli di buttargli le braccia intorno al collo mentre lui cerca in qualche modo di entrare e chiudere la porta.
Martino si getta su di lui, rubando immediatamente le sue labbra per averle tutte per sé. Si baciano con passione, come solo loro due sanno fare, e Martino infila le sue dita tra i capelli dell’altro, mori e bagnati.
«Beh, piove così tanto che ti sei bagnato lo stesso?» gli chiede dritto sulle labbra, prima di riprendere a baciarlo.
Niccolò gli sorride, poi quando si staccano spiega: «Sì! E comunque mi sono fermato a prendere almeno del vino!»
Martino lo guarda meglio, mentre il suo ragazzo alza la destra in cui regge una grossa bottiglia dall’aspetto non troppo economico.
«Nì! Ti ho detto che non dovevi, non ce n’era bisogno!» si lamenta lui, prima di tornare a baciarlo ancora per qualche attimo. Quando si staccano lo aiuta poi a svestirsi, prendendo la bottiglia e il suo zainetto mentre lui si toglie il giubbotto – e finalmente accarezza anche la testa di Paco, facendogli le solite moine. «Ma bravo cucciolone che hai svegliato Marti! Ottimo lavoro, campione!»
Martino è geloso per quelle attenzioni date al cane, ma si trattiene e fila piuttosto a mettere il vino in frigo. Niccolò lo raggiunge in cucina poco dopo, ancora lievemente gocciolante.
«Beh, non vai a toglierti quella roba bagnata di dosso? Guarda che ti prendi un raffreddore poi! Ci penso io a sistemare le tue cose!» lo sprona lui, ma Niccolò sembra inamovibile.
«Sì, ora vado, ma prima voglio sapere perché non mi hai scritto nulla dei risultati del test oggi! Ero davvero preoccupato!»
Martino vede nei suoi occhi che dice il vero, e se ne dispiace.
«Scusami amore, è che…» comincia a spiegargli, imbarazzato e colpevole. «Quando ho visto che sono entrato in graduatoria mi sono subito fiondato a confermare l’accettazione del posto, per non rischiare! E poi ho chiamato mamma e sono stato con lei al telefono un bel po’! Tu eri a dare lezioni a Paolo, e non volevo disturbarti mentre lavoravi…»
Niccolò però non sembra del tutto convinto da quella spiegazione, e continua a squadrarlo come ad invitarlo a vuotare il sacco del tutto. Martino non riesce a nascondergli la verità, e dunque alla fine cede.
«Ok, ok, va bene! Lo ammetto, del ragazzino non mi importa nulla! Volevo solo farti una sorpresa e dirtelo di persona, e fingere di non essere passato per farti uno scherzo se mi avessi chiamato! Ma poi mi sono steso sul divano, mi è scesa tutta l’ansia e mi sa che mi sono rilassato un po’ troppo…»
Niccolò continua a fissarlo, scuotendo la testa per poi avvicinarsi a lui.
«Che infame a volermi fare sti scherzi!» lo accusa. «Per fortuna che ti sei addormentato, e che Paco ti ha fatto saltare tutto svegliandoti così!» conclude, facendogli l’occhiolino e poi strappandogli un ultimo bacio.
Martino arrossisce, poi lo osserva andarsene in camera mentre Paco gli trotterella dietro.
Guastafeste di un cane. Questa me la paghi!” lo minaccia mentalmente, con un sorriso idiota sulle labbra e il cuore molto leggero.

 

[1495 w.]

 

 

🦒💙🦒

[Prompt 19. "Non avevi visto il messaggio? Ma se hai sempre il telefono in mano!"]

Buongiorno piovoso a tutti! Non so come sia da voi il tempo, ma qui da me sta piovendo a dirotto ormai da due giorni, è tornato freddo e...tutto questo mi ha spinto a voler scrivere un'altra clip bella fluffosa e piena d'amore per riscaldarmi un po'!

Come avrete capito, è giunto il momento di salutare (per un po') il caro Paco, che è stato un po' il co-protagonista insieme a queste due giraffine delle ultime clip - ma finalmente l'Arnalda sta meglio ed è giusto che lui stia con la sua padrona! Avrei potuto continuare a lasciarlo in casa Rames, ma non vorrei che poi Martino si affezionasse troppo a lui - tutto quest'odio e poi alla fine... vero Marti? Ma alla fine ha già il suo cucciolone romanticone Niccolò in casa, ed è anche ora che stiano di nuovo in pace soltanto loro due! Per quanto riguarda il test di Medicina, in realtà io non ne capisco molto in quanto non ho mai fatto test per entrare nelle università di professioni sanitarie, ma ho provato un po' a documentarmi e in teoria il 7 ottobre è uscita la prima graduatoria - e Martino è riuscito ad entrare, finalmente! Spero di non aver scritto delle boiate, in tal caso vi chiedo di perdonarmi e magari di spiegarmi come funziona la cosa ^^"

Vi ringrazio per essere arrivati fin qui e per aver letto anche questa clip, che spero vi abbia riscaldato un po' come ha fatto con me questa mattina :3 A presto, e buona giornata!

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Capitolo 15
*** Ancora cinque minuti! ***


Ancora cinque minuti!

MARTEDÌ
8:27
17 novembre 2020




La sveglia suona, e Niccolò la spegne subito, quasi inconsciamente.
Con gli occhi chiusi, tira ancora più su le coperte, fino a coprirsi del tutto la testa; poi, si rigira nel letto, puntando dritto verso Martino per abbracciarlo e rifugiarsi tra le sue braccia per almeno altri cinque minuti di dormita e coccole.
Le sue mani incontrano il vuoto lì dove dovrebbe trovarsi il corpo del suo ragazzo, ed è con un mugolio contrariato che, sempre ad occhi chiusi e con la testa del tutto sotto le coperte, si avventura dall’altra parte del letto in cerca del suo fidanzato.
Niente.
Un altro mugolio indispettito, e Niccolò sbuffando emerge dalle coperte dal lato di Martino; strizza gli occhi ancora assonnati, e prova a guardarsi intorno sbadigliando contrariato per individuare quel traditore del suo uomo che lo ha abbandonato nel momento del bisogno.
Ancora niente.
Niccolò si rotola di nuovo al di sotto delle coperte, appallottolandosi come un riccio nella metà del letto dove normalmente dorme Martino. Imprime la sua faccia sul cuscino del suo ragazzo, per circondarsi del suo odore e prolungare quello stato di dormiveglia.
Le sue narici si inondano del profumo di Martino, che sa di sicurezza e calore, fiducia e casa. Niccolò struscia la faccia su quel cuscino, annegandoci dentro per un po’ come se fosse il fianco di Martino pronto ad accoglierlo per le coccole mattutine, prima di provare a riprendere sonno come una persona normale.

All’improvviso, un odore nuovo lo avvolge.
È un aroma ben conosciuto: anche lui sa di casa e trasmette calore, nonché una promessa di energia e nuova carica. Ma è anche messaggero di una nuova giornata che inizia, e Niccolò non vuole cominciare quella giornata: vuole soltanto dormire abbracciato a Martino.
Niccolò, dunque, rifugge l’odore del caffè, e si rifugia nuovamente nel profumo di Martino, tuffando il naso un’altra volta a fondo nel suo cuscino.

«Buongiorno amore!», captano le sue orecchie, fino ad allora ancora quasi isolate dal resto del mondo.
È un richiamo che conosce bene, soprattutto se associato a quella voce famigliare che lo ha appena emesso: ma anche lui può essere traditore, e foriero di una nuova giornata di fatiche, e non solo di quel profumo in cui continua a rifugiarsi pur di non svegliarsi.
Sente un peso adagiarsi sul letto, non troppo lontano da lui; mani che lo cercano, lo individuano, lo tastano dal di sopra delle coperte – finché a tradimento non scoprono le coperte che lo proteggono.
«Ancora cinque minuti!» mugola Niccolò sempre più contrariato, mentre la luce che penetra dalla finestra, ora aperta, raggiunge la sua pelle assieme alla fredda brezza del mattino.
Una mano calda gli raggiunge i capelli, mentre lui si ostina a non sollevare la faccia dal cuscino del suo ragazzo: comincia a fargli i grattini dietro al collo, mentre il soffio caldo del respiro di Martino raggiunge il retro delle sue orecchie.
Il suo ragazzo gli sta lasciando dolci baci sulla testa, continuando a fargli grattini sempre più decisi finché, constatatane l’inutilità, decide di passare a un lieve solletico sul suo fianco.
«Stronzo!» mugola arrabbiato, guardando di sbieco con gli occhi semichiusi il suo fidanzato che lo ha costretto a girarsi pancia in su per evitare il solletico.
«Buongiorno anche a te, Nì!» ride Martino, illuminando col suo sorriso il suo volto assonnato – ecco, a quella luce lui fa troppa fatica a resistere.

Mezz’ora di lamenti, mugolii assonnati e trappole dell’infame rosso dopo, Niccolò è seduto a tavola davanti al caffè della moka (per fortuna ancora abbastanza caldo) nonché a un’apparecchiata di biscotti da far invidia ai forni di mezzo mondo. Vorrebbe fulminare Martino con lo sguardo per averlo costretto a uscire dal letto, ma metà del suo cervello è ancora addormentata e convinta di essere ancora sotto le coperte, mentre l’altra metà è ipnotizzata dalle labbra del rosso davanti a lui.
Martino che fa colazione è uno spettacolo degno del peggior porno, perché le sue labbra che addentano un biscotto o bevono il caffelatte sono assolutamente da censura – nonché da ricoprire di baci e morsicotti: forse è per questo che lo sguardo assassino di Niccolò assomiglia più che altro a quello di un predatore che punta la preda – se non fosse per l’aura addormentata che vanifica ogni eventuale istinto di caccia.
Niccolò divora un ennesimo biscotto con la lentezza di un bradipo abbinata alla fame di un leone a dieta da troppo tempo, nell’eterna lotta tra desiderio e semisonnambulismo che non sembra avere fine quella mattina, e che gli impedisce di cogliere il significato di qualunque cosa Martino gli stia dicendo.
Nota soltanto dopo un po’ che il rosso ha smesso di parlare, di mangiare e di essere così oscenamente sexy, e che ora lo sta fissando con un grosso punto interrogativo dipinto in volto.
«Nì? Mi vuoi rispondere o no?» sentenziano strette quelle labbra tutte da baciare, e Niccolò registra con troppi secondi di ritardo ciò che ha sentito.
«Eh? Oddio Marti scusa, io…» scatta lui, in un attimo attento. Deve aver fatto effetto il caffè, o forse la paura di far indispettire il suo amore già da appena svegli – una cosa decisamente da evitare, quando hai già deciso di skippare le lezioni online del mattino per fare un po’ di “ginnastica” col tuo sexy futuro medico personale bloccato in casa come te.
«Tu… sei ancora con la testa a letto, vero Nì?» sbuffa arrendevole il rosso, e Niccolò annuisce: tecnicamente solo metà della sua testa è ancora a letto a dormire, mentre l’altra metà vorrebbe esserci per altri motivi, ma comunque…
«Scusami» abbozza poi, censurando i suoi pensieri e giustificandosi alla bell’e meglio: «Lo sai già, il mio cervello si sveglia sempre un paio d’ore dopo il corpo…»
«Ah perché, il tuo cervello si sveglia?» lo punzecchia maligno il rosso; Niccolò vorrebbe fargli sentire il suo basso ventre, per dimostrargli che anche se il cervello forse dorme ancora, qualcos’altro è bello sveglio, ma decide di soprassedere.
«Comunque, ti chiedevo… hai delle lezioni importanti oggi? Perché fuori c’è un tempo bellissimo, e io non ho troppa voglia di starmene chiuso in casa tutto il giorno davanti al pc…»
Niccolò non crede alle sue orecchie: forse la giornata sta già per prendere una piega inaspettata e decisamente positiva, dopotutto!
«E che vorresti fare?» domanda lui, cercando di trattenere l’euforia davanti a quel giorno di “vacanza” inaspettata e mostrandosi più assonnato di quanto ora non sia.
«Non lo so…» ammette candidamente il rosso, il viso che si fa colpevole come se ancora fosse un ragazzino che fa sega a scuola per noia ma consapevole di star facendo qualcosa di non esattamente corretto.
«L’idea mi è venuta poco fa, e sinceramente… mi basta uscire fuori, e stare insieme a te».
Niccolò è commosso davanti a quelle parole, ma cerca di nascondere un sorrisone emblema della felicità dietro la tazzina del caffè. Se ne stanno per qualche attimo in silenzio, mentre lui finge di bere e Martino prova a cercare un programma per quella giornata improvvisamente riempita di tempo libero.
«Io una qualche idea ce l’avrei, in realtà» afferma dopo un po’, ottenendo da Martino uno sguardo eccitato mentre posa la tazzina-copertura sul tavolo.
«Beh? E non me lo vuoi dire?» protesta il rosso, davanti al suo rifiuto di continuare a parlare.
«Certo che te lo voglio dire, ma… visto che facciamo sega, c’era davvero bisogno di alzarmi così presto stamattina?» commenta maligno, i suoi occhi che saettano famelici verso Martino.
«Ma se sono già le nove passate!» protesta Martino, che evidentemente ancora non ha colto i lampi nei suoi occhi. «E poi ti ho anche preparato la colazione, che cosa ti lamenti Nì?»
«Hai ragione, hai ragione» concede lui. «La colazione. Allora forse ti schivi la punizione, mister Rametta. Ma non di sicuro il premio» conclude poi, leccandosi mentalmente i baffi e alzandosi con calma da tavola.
«Di che stai parlando Nì?» commenta confuso il rosso, mentre lui si avvicina circumnavigando il tavolo e i resti della colazione.
«Oh, non temere. Lo vedrai presto» conclude lui, arrivando finalmente a portata e scoccandogli un bacio tutto fuorché casto di sorpresa.

Sì, quella giornata si prospetta decisamente più interessante di quanto preventivato.

[1357 w.]
🦒💙🦒
 
[Prompt 26. "Il mio cervello si sveglia sempre un paio d'ore dopo il mio corpo."]

Buon pomeriggio a tutti, ed eccoci qui con una nuova clip!
Lo so, è passato più di un mese dall'ultima, ma è stato un mese di fuoco per me nella real life e ho messo in pausa questa raccolta anche per concentrarmi su altre storie qui su EFP.
In questi ultimi giorni fatico sempre ad alzarmi dal letto, e credo che "ancora cinque minuti!" sia ormai una supplica che la mia sveglia sente fin troppo spesso: per questo mi ritrovo moltissimo in Niccolò, che di voglia di alzarsi per seguire delle lezioni online proprio non ne ha voglia - ma come biasimarlo! Anzi, in realtà lo invidio per la possibilità che ha di metterci ben mezz'ora ad alzarsi senza alcuna conseguenza - non deve correre al lavoro lui XD
Per sua fortuna anche uno studente modello come Martino ha i suoi giorni no in cui vuole far sega e basta, per cui forse questa giornata per lui non sarà così negativa come ha immaginato quando è stato costretto ad alzarsi XD
Spero che questa semplicissima e forse un po' banalotta clip vi sia piaciuta, e vi abbia strappato un sorriso così come ha divertito me nello scriverla :)

Ci rivediamo presto (spero) con la prossima clip!

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Capitolo 16
*** "Mi era mancato tutto questo..." ***


"Mi era mancato tutto questo..."


LUNEDÌ
16:37
21 dicembre 2020

«Martiiiii! Puoi venire subito in cucina?»
La voce di Luchino supera sia il chiacchiericcio dei suoi amici, sia il volume delle canzoni natalizie che hanno messo per fare atmosfera, arrivando alle sue orecchie fin troppo chiaramente.
Martino ruota di scatto la testa verso la porta della cucina, perfettamente chiusa ma da cui provengono rumori preoccupanti.
«Me sa che te stanno disfanno la cucina» ride Gio mentre lui scatta in piedi per andare a vedere, meritandosi un dito medio da parte sua e un’occhiataccia sbieca da Eva.
Martino si fionda verso la cucina, seguito a ruota dalla rossa a dargli manforte con i due disastri che hanno occupato quella parte della casa. Giunti davanti alla porta i due si fermano, terrorizzati dall’idea di entrare e vedere cosa hanno combinato insieme Luchino e Niccolò.
Martino sente gli occhi dei suoi amici sulla sua nuca, mentre Eva deglutisce preoccupata. «Dovevi proprio lasciarli in cucina insieme?» bisbiglia, voltandosi verso di lui con gli occhi che gli urlano addosso “ma che sei tutto scemo Martino?”.
«Lascia stare» prende fiato lui, roteando gli occhi verso l’alto e mandando affanculo sé stesso per essersi fidato del suo ragazzo e di Luchino. Come minimo avranno dato fuoco a tutta la cucina, e ora gli toccherà sostituirla da capo a piedi…
Finalmente prende coraggio e apre la porta, infilando poi la testa per controllare la situazione prima di entrare.
La prima cosa che vede è Niccolò, ribaltato per terra di schiena come un grosso e lunghissimo insetto che cerca di non toccare in alcun modo uno strano liquido scuro che ricopre il pavimento tutto intorno a lui; sta anche tenendo sollevate con le mani quattro tazze che sembrano a tutti i costi volersi suicidare lanciandosi sul pavimento. Luchino invece è appollaiato su una delle sedie e tiene in mano un pentolino che un tempo doveva essere pieno del liquido ora in terra, e sta palesemente pregando ogni divinità esistente per evitare di essere ucciso a causa di quel disastro.
«Allora? Che hanno combinato?» chiede Eva, sgusciando sotto il suo braccio e infilando a sua volta la testa attraverso la porta semi aperta: alla vista della scena scoppia in una risata fragorosa, facendo sobbalzare Luchino che rischia così di precipitare dalla sedia.
«Luchì, se cadi e mi rompi la sedia sì che t’ammazzo» minaccia Martino, prima di chiudere nuovamente la porta e avviarsi verso il ripostiglio sbuffando. Eva lo segue, cercando di trattenersi dal ridere nuovamente per la scena e offrendo comunque il suo aiuto per sistemare le cose.
«Non ti preoccupare, ci penso io con quei due» sbuffa il rosso, mentre l’amica riesce a ricomporsi e lo aiuta a tirare fuori il mocio e riempire un secchio d’acqua.
«Sicuro di non volere proprio una mano con loro?» si ripropone la rossa, e Martino lancia un’occhiata verso la sala dove gli altri loro amici stanno continuando a festeggiare come se niente fosse.
«No, tranquilla. Piuttosto, tieni dietro agli altri bambini di là» le risponde, indicando con la testa il resto del gruppo, «che anche loro hanno bisogno della babysitter me sa».
Eva annuisce in segno d’approvazione e si congeda per tornare dagli altri, mentre lui si dirige con mocio e secchio in cucina, pronto per affrontare il disastro.
Quando entra nella stanza, Luchino in qualche modo è riuscito a sistemarsi meglio sulla sedia e a poggiare il pentolino sul lavello, mentre Niccolò con un po’ di contorsionismo è riuscito a mettersi seduto in mezzo al lago di cioccolata calda rovesciata.
Martino fulmina entrambi con lo sguardo prima che comincino a parlare, poggiando il mocio a terra e allungandosi verso il piano cottura ancora acceso. «Non una parola» li avvisa, mentre come un equilibrista schiva la cioccolata sul pavimento e si protende a mezz’aria verso il fornello per spegnerlo.
«Non voglio sapere come siete riusciti a fare questo disastro» continua poi, tornando a recuperare il mocio a missione compiuta e allungandolo verso Luchino. «Pensa solo a pulire intorno alla sedia, prima che la cioccolata renda tutto appiccicoso da morire» lo minaccia, per poi circumnavigare il tavolo tenendosi sempre ben lontano dal disastro sul pavimento ma avvicinandosi a Niccolò.
Luchino si mette subito in azione, raccogliendo la bevanda dal pavimento, mentre il rosso si fa allungare due delle tazze da Niccolò evitando di aggiungere centinaia di frammenti di ceramica al disastro. «Passami anche le altre Nì» ordina dopo aver riposto in credenza le prime due tazze, per poi lanciare al suo ragazzo ora con le mani libere un rotolo di Scottex.
Martino sistema le ultime due tazze nella credenza, poi si unisce alla coppia di disastri ambulanti nel ripulire la cucina dai resti di quella che doveva essere la cioccolata calda per tutti loro.

«Marti, ti ripeto che non…»
Niccolò lo sta supplicando di perdonarlo per aver inondato di cioccolata calda la cucina, mentre insieme finiscono di dare un’ultima passata di straccio.
«Non c’è bisogno Nì. Sono io che son stato troppo ottimista nel lasciarvi da soli ai fornelli…» afferma ostinato lui, mettendo su un finto broncio scocciato solo per fare un dispetto al moro.
Niccolò abbassa la testa demoralizzato, strofinando per bene il pavimento mentre Martino si rialza e poggia finalmente il mocio, contento del lavoro svolto. In realtà il disastro compiuto da Niccolò e Luchino si è rivelato semplicissimo da rimediare, e lui ha già rispedito l’amico di là con gli altri, ma gli piace l’idea di tenersi il suo ragazzo un po’ per sé e torturarlo un pochino.
«Così dovrebbe essere tutto a posto, che ne dici?» domanda il moro, alzandosi in piedi anche lui e con la faccina triste.
Martino lo abbraccia da dietro e gli appoggia la testa sulla spalla, prendendolo di sorpresa.
«Dico che sei bravissimo a pulire» risponde infine, lasciandogli un bacino sul collo mentre Niccolò è sempre più confuso.
«Ma… non sei arrabbiato con noi?»
«Nah…» ammette il rosso, «sapevo a cosa andavo incontro lasciando a voi due la preparazione della cioccolata calda». Il moro si volta verso di lui, decisamente disteso e sollevato, mentre Martino conclude: «e poteva andare decisamente peggio: sei stato bravo a salvare le tazze!»
Niccolò gli sorride, felice per quel riconoscimento dei suoi riflessi – dopotutto non è la prima volta che salva qualcuno da una caduta in quella casa – poi si lascia andare in un caldo abbraccio.
«Mi era mancato tutto questo» mormora il moro direttamente contro la sua spalla, mentre lo stringe forte.
«Che intendi?»
«Il Natale, i nostri amici a far festa insieme a noi…» si spiega meglio Niccolò, mentre Martino lo coccola tra le sue braccia. «Ok, non ci siamo tutti tutti come gli altri anni, però…»
«… abbiamo comunque tutto ciò che serve per Natale, sì». Martino gli sorride, contento di saperlo così felice per quella piccola festicciola che sono riusciti comunque a mettere in piedi nonostante la situazione difficile.
Niccolò gli dà un bacio dolcissimo sulle labbra, poi si allontana un pochino poggiandogli le mani sul petto. «Sei stato bravissimo oggi» si complimenta inoltre, indicando con la testa la marea di avanzi sistemata alla bell’e meglio sul tavolo della cucina.
«Nah, metà della roba l’hanno portata le ragazze…» abbozza lui, sorridendogli. «E poi non avrei potuto farcela senza il tuo aiuto, sia ad addobbare casa che… in cucina».
«Non ce l’avresti fatta senza il mio aiuto in cucina?» domanda seriamente stupito il moro, davanti all’inaspettato complimento.
«Eh certo!» conferma Martino, gli occhi che scintillano malefici come tutte le volte in cui vuole farlo arrabbiare. «Se non ci fossi tu coi tuoi disastri, non farei così bella figura con gli altri, che credi?»
Il rosso gli fa una linguaccia, e Niccolò apre la bocca offeso; poi si getta su Martino per assalirlo e punirlo a suon di solletico, ripagandolo per quel finto insulto.
Quella scaramuccia va avanti per un po’, finché la porta della cucina non si apre e spunta la testa rossa di Eva.
«Ero venuta a controllare se fosse tutto ok ma… vedo che ve la state cavando benissimo» ridacchia la ragazza, facendogli l’occhiolino. «Ah, Luchino e Gio hanno ancora fame quindi se è rimasto del panettone lo potete portare di là se venite a giocare con noi?» aggiunge poi, dileguandosi prima di avere una risposta.
Martino e Niccolò si guardano imbarazzati per essere stati colti sul fatto dall’amica, poi si ricompongono: Niccolò sistema un po’ degli avanzi per avere più spazio sul tavolo, e Martino recupera il mezzo panettone rimasto dal pranzo per portarlo di là.
«Ne vuoi un po’?» chiede al suo ragazzo, «che quando lo portiamo di là quelli squali ce lo finiscono in mezzo secondo…»
Niccolò ridacchia e annuisce, avvicinandosi al rosso che ha già preso a tagliare una fetta; recupera il pezzo di dolce dalle mani di Martino, poi vedendolo fermarsi domanda: «Tu non ne vuoi più?»
Il rosso scuote la testa: «Credo di aver mangiato troppo, meglio se mi fermo qui…»
Niccolò dà un piccolo morso al dolce, poi domanda con la bocca ancora mezza piena: «Sicuro sicuro? Niente più…»
«…Bacio al panettone?» continua Martino, vedendolo avvicinarsi alle sue labbra dopo aver mandato giù il boccone. Solleva le spalle in segno di resa, permettendo a Niccolò di annullare la distanza fra loro due.
«E bacio al panettone sia!» soffia sulle labbra del moro, baciandolo ancora e ancora, il sapore del panettone sulle labbra che gli ricorda quanto ami passare il Natale insieme a quella che è la sua splendida, imperfetta e pasticciona famiglia.

[1566 w.]

 


 

🦒💙🦒

 
[Prompt 47. "Credo di aver mangiato troppo..."]


🎄Bentornati a tutti con questa nuova clip dal sapore natalizio! 🎄

Oggi come saprete è un giorno un po' speciale per Martino: oggi, due anni fa, si concludeva ufficialmente la seconda stagione... anche se la storia di Martino e Niccolò era ben lungi dal concludersi (e per fortuna!). L'ultima puntata della stagione di Martino credo sia tra le cose più fluffose, romantiche, divertenti e dolci che ci siano, e dunque volevo celebrare quell'ultima clip con una storiella leggera, divertente e piena di amore per questi due patati innamorati. Lo so, che Niccolò sia un disastro in cucina ormai è una tiritera trita e ritrita anche dal sottoscritto, ma prima o poi gli farò regalare un corso di cucina dal suo fantastico fidanzato in modo da eliminare questa scusa e renderlo un cuoco provetto!

Spero che la clip vi sia piaciuta, così come il cameo di un Luchino disastroso nonché della mitica Eva, che proprio in quell'ultimo episodio ha uno dei dialoghi più belli della serie insieme a Martino. Non so se riuscirò ad aggiornare ancora questa raccolta prima di Natale, per cui auguro a tutti voi delle buone e serene feste e tantissimi baci al panettone con le vostre persone del cuore!

Un abbraccio forte forte, Asmodeus ❤️

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Capitolo 17
*** Sfortunato in gioco... ***


Sfortunato in gioco...

 

GIOVEDÌ
23:43
31 dicembre 2020

 


«Dieci punti dei militari, dodici per le gilde, quattro delle meraviglie…»
Elia sta finendo il conteggio dei punti, ma ormai Martino sente la vittoria in tasca: con sessantotto punti stacca sia Giovanni che Elia di sei, Niccolò è stato un disastro con a malapena trenta punti, e Luchino è sempre una frana coi boardgame…
«Finito! Luchino: sessantanove punti!» dichiara Elia, chiudendo la penna con un colpetto al tavolo.
Martino è incredulo: «In che senso sessantanove? Ha fatto più di me?». Si volta a guardare il biondino: nemmeno Luchino riesce a credere in quella vittoria insperata.
«A quanto pare…» fa spallucce Elia, e per un attimo gli pare che Giovanni abbia appena fatto l’occhiolino a Niccolò. Quando si volta verso il suo migliore amico, il riccio si sta già congratulando con Luchino.
«Ebbravo Luchino! Hai vinto anche tu stasera!» ride Giovanni, battendogli una mano sulla spalla mentre si alza in piedi e dichiara la fine dei giochi.
«Manca poco a mezzanotte, meglio prepararsi per il brindisi no?» annuncia, cominciando a raccogliere i vari pezzi del gioco. «Marti, Nicco, ci pensate voi allo spumante sì?» chiede poi, indicandogli con la testa la cucina e prevenendo così una richiesta di riconteggio dei punti.
Il rosso si alza da tavola roteando gli occhi, mentre Niccolò lo precede in cucina evitando di incrociare il suo sguardo.

Martino blocca il frigorifero con la mano, incastrando Niccolò tra lui e l’elettrodomestico e impedendogli di aprirlo.
«Com’è che il mago di Seven Wonders è arrivato ultimo stasera? E da quando Luchino è un genio?» lo interroga, la faccia corrucciata a pochi centimetri dalla sua.
Niccolò cerca di resistere al suo sguardo accusatore, ma poi è costretto ad abbassare gli occhi verdi, colpevole.
«Non aveva ancora vinto niente stasera…» mormora il suo ragazzo, attento a non farsi sentire dagli amici di là in sala.
«…e così gli hai passato le carte giuste per battermi» conclude per lui il rosso.
Niccolò annuisce. «Sei arrabbiato?» chiede, gli occhi da cerbiatto che implorano pietà.
Martino finge di pensarci un po’ su, poi sbuffa sorridendo e molla la presa sul frigorifero.
«No, sei stato carino ad aiutarlo» concorda, «così stasera tutti abbiamo vinto qualcosa».
Niccolò corruccia le sopracciglia. «Beh, in realtà no. Abbiamo fatto quattro giochi, ma tu non hai vinto nulla…» ammette colpevole.
«Solo perché hai barato!» lo rimbecca Martino. «E poi chissene di vincere al gioco. Io ho già vinto da tempo, ho vinto te!» conclude poi, dandogli un bacio sulle labbra.
«Regà, muovetevi! Semo quasi al conto alla rovescia!» urla dalla sala Giovanni.
«Ehi, non metterci fretta! Arriviamo!» lo rimbecca Martino, recuperando i bicchieri.
Niccolò arrossisce pesantemente, poi con uno sguardo ebete recupera lo spumante dal frigorifero.
«Sei preoccupato per l’anno nuovo?» chiede avvicinandosi piano al suo ragazzo. «Il 2020 non è stato granché, dopotutto…»
«Per niente. So già che sarà perfetto» sorride raggiante Martino. «Sto insieme a te, che cosa potrà mai andarmi storto?»
«Regà! Un minuto!» grida Giovanni.
«Eccoci!» rispondo in coro, fiondandosi ridendo dagli altri.
 
[498 w.]

 

🦒💙🦒

[Prompt 50. "Ehi, non mettermi fretta!"]

[Pacchetto n° 2: Gioco]

Bentrovati a tutti con l'ultima clip per quest'anno!

Non ho molto da dire in merito alla clip stavolta, visto che penso parli benissimo da sè. Quest'anno me li immagino festeggiare così questi due pandorini speciali: a casa loro, insieme ai loro amici del cuore, in semplicità e facendosi qualche sgarro a vicenda come sempre. Giusto per chiarezza, Seven Wonders è il titolo del boardgame a cui i Contrabbandieri stanno giocando per passare la serata - non temete per l'assenza di alcol, quello lo tireranno fuori dopo mezzanotte eheheh - nonchè uno dei miei giochi da tavoli preferiti: se vi va di provare qualcosa di diverso dal classico Monopoli, fateci un pensiero per le prossime feste!

Per il resto, vorrei ringraziare enormemente la mia carissima Soul per l'ennesima volta perché in quest'anno così strambo mi ha permesso con le sue iniziative di sfornare ben due piccole raccolte su Skam Italia a cui mi sono affezionato tantissimo. Ho anche deciso di far partecipare questa flash pure a questo suo contest, senza sganciarla dalla raccolta poiché la vedo perfettamente inserita al suo interno: l'occasione per me era troppo ghiotta per unire le due cose, e pazienza se così mi giocherò una recensione XD

Come sempre, vorrei ringraziare chiunque abbia letto fino a qui, nonché utilizzare questo spazio per fare un grosso in bocca al lupo ai miei sfidanti per il contest. E inoltre, visto questa giornata particolare, colgo l'occasione per fare a ciascuno di voi tantissimi auguri per una buona fine e uno splendido inizio di anno nuovo! Spero che vi porti tantissima felicità e amore, vi abbraccio forte forte!

A presto💙


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