Una notte al museo

di syila
(/viewuser.php?uid=948770)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I° ***
Capitolo 2: *** Capitolo II° ***
Capitolo 3: *** Capitolo III° ***



Capitolo 1
*** Capitolo I° ***


banner


Capitolo I°

L’emozione più antica e più forte dell’uomo è la paura, e la paura più antica e più forte è quella dell’ignoto.“
H.P. Lovercraft


Yuri Plisetsky non sempre rifletteva sulle conseguenze delle proprie azioni.
E non contava mai fino a dieci prima di aprire bocca.
Era una prerogativa della sua giovane età, un tratto saliente del carattere impetuoso su cui aveva lavorato facendolo diventare una specie di firma, come la zeta di Zorro o il sorriso a cuore di quel ciabattone di Victor Nikiforov.
Insulti, richieste, opinioni transitavano dal cervello alle labbra senza filtri, incuranti di provocare morti, feriti o danni collaterali.
Forse per questo motivo Mila e Georgi, i più svegli tra i suoi compagni di squadra, si erano defilati con una scusa appena lo avevano visto uscire dagli spogliatoi Venerdì mattina.
Non un Venerdì qualunque all'inizio di un weekend qualunque.
Nemmeno perché fosse Venerdì Tredici, ma perché era il giorno dell'uscita al cinema di Cannibal Zombie Apocalipse - Capitolo Finale.
Un film talmente truculento, violento, politicamente scorretto e rivolta budella da costringere chi sovraintendeva alla programmazione cinematografica delle sale russe a riesumare il temuto V.M. 18.
E Yuri Plisetsky, diciassette anni compiuti a Marzo, aveva bisogno di un adulto che lo accompagnasse, o meglio di un maggiorenne, vagamente senziente, in possesso di regolare documento d'identità.
Purtroppo la sua prima scelta era partita alla volta del Kazakistan due settimane prima; di Yakov e Lilia non se ne faceva niente, probabilmente l'ultima volta che erano andati al cinema proiettavano ancora la Corazzata Potiomkin.
Quanto alla Popocheva...
Il dinamico duo si stava allontanando alla chetichella, avevano annusato subito che tirava brutta aria e da bravi codardi lo avrebbero evitato fino alla fine degli allenamenti.
Restava solo un'opzione praticabile: la coppia di squinternati che in quel momento si stava scaldando a bordo pista...
La Tigre decise di essere gentile.
"Avete finito di pomiciare? Scollatevi, siete indecenti!" li apostrofò una volta raggiunti, con tutta la diplomazia che riuscì a spremere dopo una levataccia all'alba.
Però almeno ci aveva provato.
"Yuri-o!" cinguettò Victor marcando la o finale che indispettiva tanto il dispotico ragazzino "Il mattino ha l'oro in bocca!"
"Se proprio ci tieni potresti fare qualcosa di concreto per migliorare il mio umore, vecchio!"
A quelle parole gli occhi dell'interpellato si spalancarono di stupore e fece capolino il giapponese, che, fino a quel momento, era rimasto mimetizzato nell'ombra del compagno.
"Cosa possiamo fare per te?” azzardò volonteroso l'omonimo.
Il giovane russo sapeva di poter contare sul suo cuoricino di burro, là dove quel lavativo egocentrico di Nikiforov faceva il prezioso.
“Beh, si da il caso che mi avanzino un paio di biglietti del cinema e mi seccava buttarli...” bofonchiò.
“E hai pensato di invitare noi due, perché Otabek è partito e Mila e Georgi ti darebbero buca!” esclamò Victor, il quale solo apparentemente aveva la testa fra le nuvole.
Yura arrossì per il dispetto e la stizza di essere stato preso in castagna e si affrettò a negare con la solita sgarberia "Ho pensato a voi perché siete due pantofolai e passate le serate murati vivi in casa! Volevo essere gentile, però, se la cosa non v'interessa, li metterò all'asta online!"
"No! No va bene!" si affrettò a rassicurarlo il giapponese "Ti accompagneremo volentieri..."
"Stasera alle otto sono sotto casa vostra." confermò l'interlocutore prima che cambiassero idea.
"Facciamo alle sette e ceni da noi?" rilanciò Yuuri, entrato in modalità mamma chioccia.
"Solo se c'è il katsudon!"
"Il nostro bambino vuole il katsudon, hai sentito?" s'intromise Victor, facendolo pentire subito di aver proposto l'uscita proprio a loro.
"Smettila vecchio, non sono vostro figlio!" sbraitò la Tigre, sorvolando sul fatto che praticamente viveva accampato a casa Katsuki-Nikiforov quando Beka non c'era.



"Sei sicuro che sia un film adatto a te, Yurotchka?"
L'interpellato, sazio e soddisfatto, si degnò di spostare lo sguardo dalle pareti del multisala, tappezzate da macabre locandine e merchandising di dubbio gusto, per posarlo sull'autore della domanda.
"A me senza dubbio Vecchio... Tuttavia, ora che ci penso, forse non dovrebbero permettere la visione agli anziani, sai, il cuore debole... L'ipertensione..."
“Io non sono anziano!”
“Ah no? Hai i capelli bianchi, sei anziano!”
"Non sono bianchi!"
"Allora è un biondo che non ci ha creduto abbastanza..."
Victor accusò il colpo, gonfiò le guance mostrando il suo disappunto e si rivolse a Yuuri.
"Tu non dici niente?"
Il compagno, una volta scoperto il titolo del film, aveva capito subito che non era un genere adatto a lui, tuttavia a fronte del feroce battibecco in corso, abbozzò ritenendo opportuno serbare un diplomatico e religioso silenzio.
I posti prenotati da Yura erano proprio a ridosso dello schermo, così alla nausea provocata da intestini esplosi, sangue a litri, necrofagia e una colonna sonora di urla, ossa spezzate, masticazione compulsiva, si aggiunse l'effetto mal di mare dato dalla scomodità delle loro poltrone.
Victor non arrivò nemmeno alla fine del primo tempo.
Si alzò di scatto e con una mano premuta sulla bocca guadagnò l'uscita di sicurezza; Yuuri lo trovò nei bagni, bianco come uno straccio e in buona compagnia.
Non era l'unico a cui si erano attorcigliate le viscere, l'orribile filmaccio stava mietendo molte vittime anche in sala.
Il Tigrotto cominciò vagamente a preoccuparsi quando alla fine dell'intervallo non li vide tornare; combattuto tra lo splatter e le condizioni di salute dei due impediti alla fine optò per questi ultimi e, sbuffando come un mantice, si lasciò guidare dalla scia di indicazioni che l'involtino giapponese depositava nella sua casella di Whatsapp.
"Che fate lì impalati? Non tornare in sala? Il secondo tempo sta per cominciare!" esclamò vedendoli appollaiati al distributore automatico, dove il pluricampione di pattinaggio stava sorbendo un tè caldo molto zuccherato, per riprendersi dal mal di stomaco. I due avevano già indossato guanti e giaccone e sembravano intenzionati a tornarsene a casa.
"Direi che per stasera siamo a posto così. " dichiarò Victor "Io non torno là dentro nemmeno se mi rimborsano il biglietto con gli interessi."
"Hah! Pappamolla!"
Il giovane connazionale lo guardò di sbieco, poi si rivolse al giapponese.
"Katsuki non provare a mentire, a te i film horror piacciono!"
"S-si." ammise Yuuri "Però Victor non si è sentito bene, forse è meglio tornare a casa."
"Mi lasciate da solo? Come adulti responsabili fate schifo!"
"Certo che non ti lasciamo da solo Yurotchka, tu vieni con noi." gli fece eco l'altro russo.
"Scherzi, vero? È un'anteprima nazionale, hanno scelto questo multisala per garantire la migliore esperienza visiva e sonora agli spettatori! Hai idea di quanto sia stato faticoso procurarsi i biglietti?"
"Oh, infatti è tutto molto realistico, fin troppo, però adesso vai a prendere il cappotto e vieni con noi." ribadì Victor, sordo alle rimostranze e alle minacce della Tigre, che nei giorni successivi gli tenne il muso ad oltranza, meditando vendetta.
A nulla valse l'offerta di pace di Yuuri, che provò a rimediare offrendosi di accompagnarlo nel weekend successivo.
A seguito delle feroci polemiche scatenate da associazioni religiose e orde di genitori preoccupati, il film dello scandalo venne ritirato dalle sale dopo un paio di giorni e Yura fu costretto a scavare nei meandri del web dove riuscì a recuperare una copia pirata in lingua cinese, girata da uno spettatore col singhiozzo.
Il risultato era un video a sobbalzi, dall'audio indecente e di qualità pessima.
Quello si che gli aveva dato la nausea.



La tarda Primavera era la stagione che tutti i pattinatori professionisti aspettavano con ansia; non tanto perché le gare ufficiali volgevano al termine e potevano concedersi un breve periodo di riposo, quanto per il fatto che potevano passare a battere cassa dagli sponsor o essere ingaggiati in qualche gala di pattinaggio, secondo la formula: zero fatica - grassi guadagni.
Equazione non trascurabile in uno sport "minore" dove: o eri una celebrità internazionale come Victor Nikiforov oppure un Signor Nessuno, a cui a malapena i parenti si ricordavano di fare gli auguri nel giorno del compleanno.
Gli spettacoli sul ghiaccio, un po' come i musical stavano vivendo una seconda giovinezza, il pubblico, anche quello di semplici curiosi o appassionati, li amava e gli appuntamenti in cartellone registravano spesso il tutto esaurito.
Yakov Feltsman era della vecchia scuola e guardava certe manifestazioni con sospetto; il pericolo di un incidente il pista era sempre in agguato. Anche se le coreografie giocavano più su passi e costumi appariscenti piuttosto che su salti e difficoltà tecniche, lui non voleva rischiare che uno dei suoi atleti competitivi restasse fermo sei mesi a causa di una gamba rotta, mentre faceva il Principe Azzurro nell'ennesima "Bella Addormentata on Ice".

Victor, tuttavia, sapeva come aggirare gli scrupoli del ringhioso mastino.
Essere stato suo allievo dagli otto anni in avanti aveva certi vantaggi, a cominciare da una conoscenza enciclopedica di tutte le malefatte che aveva nascosto a Lilia durante le gare in trasferta...
"Allora?" chiese timidamente Yuuri che lo aspettava all'uscita del palaghiaccio.
Il suo omonimo non disse nulla, si limitò ad arricciare le labbra in attesa del responso.
Gli avevano promesso di portarlo con loro al Gala di Milano, ma ufficialmente lui teneva ancora il muso a Victor per la storia del cinema e non poteva farsi vedere troppo accondiscendente.
"Abbiamo il suo lasciapassare!" esclamò il russo sgranando il miglior sorriso a cuore del repertorio.
Yuuri sospirò di sollievo, temeva il carattere irascibile del coach Feltsman e non avrebbe mai osato contrariarlo o rispondergli come facevano gli altri due.
" Ancora non ho capito come ci riesci..." bofonchiò Yura.
"Anche tu sei incluso nel pacchetto Yurotchka! Ho già pensato a tutto: porteremo la coreografia dei Blues Brothers, è collaudata e perfetta per un numero a tre; non perderemo tempo qui, la proveremo direttamente sul posto!" trillò entusiasta l'interpellato, glissando sui suoi segreti del mestiere "Forza vai a casa e comincia a preparare le valigie!"
"Ehi rallenta Nikiforov! Perché improvvisamente hai tanta fretta? Il Galà è tra due settimane!"
"Si, però noi partiremo questo Venerdì."
"Cosa?"
"A Milano ci sono ancora i saldi, vi porto in Via Montenapoleone a fare shopping, siete contenti?"
Yura sbiancò.
Il giapponese, visualizzando un pericoloso addensarsi di nuvoloni tempestosi sopra la testa bionda, arrischiò una domanda "Qualcosa non va?"
"Cazzo si!" esplose l'altro "Beka torna da Almaty proprio Venerdì, non farò nemmeno in tempo a salutarlo!"
"Ohi-ohi... Io ho già prenotato i biglietti online." Victor si dondolò sulle punte dei piedi con l'aria di non comprendere l'estrema gravità delle circostanze.
"Annulla la prenotazione, vecchio!"
"Non ci penso proprio, gli ultimi giorni di sconti sono quelli in cui si fanno gli affari migliori!"
"Fanculo gli sconti! Non salterò il weekend che ho programmato con Beka per farmi trascinare in giro come uno straccio nelle tue cazzo di boutiques!"
Yuuri fu costretto ad afferrarlo alla vita e a trattenerlo, prima che saltasse alla gola del compagno.
Ci vollero tutta la pazienza e la diplomazia del giapponesino a persuaderlo che in fondo si trattava solo di una settimana, ma a farlo capitolare fu un argomento inoppugnabile: col sostanzioso cachet dello spettacolo avrebbe potuto permettersi quella vacanza a Ibiza insieme al Kazako, a cui stava puntando dall'estate precedente.

Yura seppellì l'ascia di guerra, con grande sollievo della coppia e, fino al giorno della partenza, la Tigre non diede più fastidi di un timido gattino.
Quello che Yuuri e Victor ignoravano, però, era che la Tigre aveva bisogno di tempo per preparare la sua vendetta e grazie ad una incredibile coincidenza, scoperta mentre cercava materiale online su Cannibal Zombie, aveva l'occasione di servirla ai due svaporati su un piatto d'argento, proprio durante la trasferta milanese.


Fine prima parte


⋆ La voce dell'adolescenza ⋆

Ohi-ohi (quanto mi è mancata questa esclamazione!) Finalmente sono a casa! ^^
Carissimi e carissime dopo una pausa che minacciava di diventare davvero troppo lunga rieccomi in questi lidi con una piccola avventura dei nostri eroi "on ice", che continuano ancora a ispirarmi a dispetto del deserto che circonda la serie originale e il fantomatico film di cui si sono perse le tracce.
Stavolta niente denti aguzzi, ma una spruzzatina di horror sarà ugualmente presente a rendere incandescente, la già complicata trasferta milanese dei Katsuki-Plisetsky-Nikiforov in procinto di partecipare ad un Gala sul ghiaccio.
Volete forse che il Tigrotto rinunci alla vendetta?
E volete che il suo piano diabolico non gli si rivolti contro?
Le peripezie del biondino più aggressivo di Madre Russia sono solo all'inizio, restate a bordo per scoprire cosa accade quando si vuole fare il passo più lungo della gamba!



Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo II° ***


banner


Capitolo II°



"Uhm..."
"Cosa c'è Lyubov moy?"
"Non ti sembra... Strano?" Yuuri mosse un cenno del capo in direzione del suo omonimo, che, in quel momento, sembrava avere occhi solo per le locandine esposte fuori dall'Ufficio Turistico cittadino.
"Se con strano intendi che non ha dato di matto dopo la mattinata trascorsa alla Rinascente, che si è lasciato comprare un maglione e una felpa senza zebrature e si è offerto di aiutarti a portare le buste... No. Non è strano... È assolutamente fantastico! Forse è il clima italiano a fargli bene, pensa se rimanesse così anche al rientro!"
Il giovane giapponese ridacchiò e scosse la testa.
"Intendevo il suo improvviso interesse per l'arte. Stamattina l'ho visto saccheggiare la reception dell'hotel di tutti i volantini informativi e adesso è fermo lì da dieci minuti a contemplare il calendario degli appuntamenti culturali."
"Ohi-ohi..." il russo spalancò gli occhi, prese le mani del compagno tra le sue ed esclamò "Il nostro bambino sta crescendo! Finalmente s'interessa a qualcosa che non siano i social, il metal e i gatti; magari sta valutando il futuro percorso universitario! Certo non pensavo che aspirasse a diventare un bibliotecario o un archeologo...Tuttavia noi lo dovremo appoggiare e sostenere in ogni scelta, alla sua età è fondamentale avere un supporto dalle figure di riferimento!"
Yuuri avrebbe voluto obiettare che forse loro non erano proprio delle "figure di riferimento" ideali per Yura e magari al ragazzo sarebbe piaciuto sceglierselo da solo il percorso universitario, ma restava sempre senza argomenti davanti agli attacchi di responsabilità genitoriale di Victor verso il "piccolo di casa", perciò al suo entusiasmo rispose con un prudente "Va bene, stiamo a guardare..."

Yura li raggiunse subito dopo, notando l'insolita espressione di speranzosa attesa della coppia.
"Allora abbiamo finito con lo shopping?" chiese con aria annoiata.
"Penso di si, ti piacerebbe fare qualcosa oggi pomeriggio?" chiese Yuuri.
"Hai qualche idea da proporci?" lo incoraggiò Victor.
Il biondino li squadrò in silenzio per un lungo istante; fu sul punto di aprire bocca, poi agitò la mancina e fece spallucce.
"Nah, lasciamo perdere, non è roba che fa al caso vostro."
"No, perché dici così?"
"Di che si tratta?"
"Davvero, non è niente d'importante" tergiversò l'interpellato "E poi con questa bella giornata di sole dubito che avreste voglia di chiudervi in un museo!"
Il ragazzo pensava d'incontrare della resistenza da parte dei suoi accompagnatori, invece, quando vide le loro facce illuminarsi di soddisfazione, capì di averli in pugno.
Temporeggiò ancora un poco, perché fare il prezioso con quei due in fondo gli piaceva, poi decise di gettare l'esca.
"È una mostra legata alle celebrazioni di Leonardo da Vinci..." iniziò vago "Avete presente chi era Leonardo da Vinci?" chiese subito dopo, ostentando un'aria di superiorità.
Gli altri annuirono vigorosamente.
"Il genio del Rinascimento!"
"Il pittore della Gioconda!"
"Hah! Proprio lui. La mostra riguarda lo studio dell'anatomia, quindi ci sono...Dei nudi."
"Oh... Leonardo ha studiato l'anatomia umana in effetti e ha lasciato molti disegni, alcuni sono raccolti nel Codice Atlantico..." convenne Yuuri, che, smartphone alla mano, era già partito con le ricerche.
"Si beh, potrebbe tornarmi utile a scuola, magari una relazione alzerebbe la media delle materie letterarie, però non mi va di andarci da solo, non vorrei che mi scambiassero per un pervertito."
"Yurotchka un giorno noi dovremo parlare del significato che tu dai al termine pervertito... Ma! Non oggi! Oggi noi ti accompagneremo a quella mostra, vero lyubov moy?"
Il compagno assentì convinto, senza sospettare nulla della trappola in cui li stava attirando il più giovane.



"Real... Bodies?"
Scandì Yuuri davanti al grande pannello sistemato fuori dallo spazio espositivo che ospitava l'evento.
La didascalia non forniva molte indicazioni al di fuori di date e orari di apertura. Sul fondo nero campeggiava l'immagine dell'Uomo Vitruviano di Leonardo accostato ad un modello vivente in una posa analoga. Solo che il modello era stato scorticato e presentava muscoli, ossa e organi interni in bella vista.
"Già..." rispose Yura compiaciuto, assaporando la rivincita.
Il pluricampione platinato non aveva ancora aperto bocca, si limitava a fissare lo striscione col naso all'insù e ad aggrottare la fronte.
"È strano... Hanno organizzato una mostra su Leonardo da Vinci in periferia." brontolò alla fine.
"Cos'è? Non ti piace la location? Magari dovevano interpellarti prima di scegliere il posto!" esclamò il biondino di rimando.
"Non è la location..."
"Non verrai a dirmi che adesso ti fanno impressione anche i nudi artistici!"
"N-no, ma... Sembra un po'... Macabra come mostra." rispose Victor alludendo all''immagine presente sul banner.
"Hah! Ecco Nikiforov il conformista, che giudica il libro dalla copertina!"
"Io non..."
"Vuoi rimangiarti la parola?"
"Certo che no, tuttavia..."
"Se fosse macabra come dici porterebbero in gita le scuole?"
Yura puntò l'indice verso le porte vetrate, da cui stava uscendo un drappello di ragazzini, che ridevano e vociavano allegramente.
Davanti alle incalzanti obiezioni del connazionale Victor fu costretto ad arrendersi e si mise in coda alla biglietteria, perdendosi così l'uscita tardiva dell'insegnante che aveva accompagnato la classe; la donna, pallidissima e malferma sulle gambe, era sostenuta dalla collega, che la accompagnò a sedersi sulla prima panchina libera.



I primi ambienti erano effettivamente dedicati agli studi anatomici del Maestro rinascimentale, ma ogni attardarsi della coppietta su riproduzioni, pannelli esplicativi e pezzi in esposizione costringeva il giovane russo a pungolarli per farli avanzare.
"Insomma Yurotchka siamo venuti fin qui, lasciaci leggere le didascalie almeno!" protestò Victor.
"Le cose interessanti sono nelle prossime sale, voi fate un po' come volete, io vado avanti!"
Yura s'infilò nella stanza successiva e venne inghiottito dalla fitta penombra in cui era avvolta.
Gli altri due, per non perderlo, affrettarono il passo, varcarono la soglia e si trovarono catapultati letteralmente in un altro mondo; una specie di girone infernale in cui dall'oscurità assoluta emergevano corpi umani bloccati in pose grottesche o colti nell'atto di compiere banali azioni quotidiane, come andare in bicicletta o giocare a pallacanestro.
Illuminati dalla luce cruda dei faretti quei corpi rivelavano ciò che di norma veniva celato sotto lo strato di pelle; ogni muscolo, tendine, cartilagine, organo risaltava nei più piccoli dettagli, con un realismo che andava al di là di una pur perfetta imitazione in cera o materiale sintetico.
"Ossignore..." mormorò Yuuri "Credo di aver capito di che mostra si tratta..."
La coppia si era fermata davanti ad una teca impossibile da ignorare: all'interno un corpo maschile riproduceva un pattinatore, colto nel momento finale dell'atterraggio da un salto; che fosse un pattinatore lo aveva dedotto dai pattini, perché del resto era completamente scarnificato, fino alla colonna vertebrale, flessa per assorbire l'impatto col ghiaccio.
Il giovane giapponese notò la maniacale cura con cui era stato riprodotto il movimento; era a suo modo elegante e spaventoso, tuttavia, il dettaglio che lo sconcertò fu il titolo dell'opera: "Tribute to Victor Nikiforov, Five Championship Figure skating of the World."
"Forte, vero? Un po' gli somiglia, ha lo stesso colore degli occhi..." bisbigliò il biondino, che apparve dal nulla accanto a lui e prese ad ammiccargli con aria complice "Ma la cosa davvero forte è che non sono manichini o riproduzioni, si tratta di veri cadaveri. Corpi umani donati alla scienza, imbalsamati e tagliati a fette! Riuscite ad immaginarlo? Gelatinizzati, caramellati, affettati e infine esposti in vetrina!"
Invece di replicare il giapponese allungò un'occhiata alla sua sinistra "Victor?"
L'interpellato non rispose, sembrava pietrificato sul posto.
Il fatto che fosse bianco come un lenzuolo non lasciava presagire niente di buono.
"Ops, credo che abbia avuto una visione del suo possibile futuro!" constatò il giovane, iniziando a sghignazzare senza ritegno.
"Lo porto fuori." dichiarò Yuuri, offeso da quella mancanza di sensibilità.
"Si portalo a prendere un po' d'aria, se sviene adesso è un casino tirarlo su!"
"Yura è stato uno scherzo di pessimo gusto! Sai che Victor è impressionabile!"
"Perché vi avrei portato qui altrimenti?" rispose l'altro ridendo.
"Sei stato molto cattivo! Ci tenevamo tanto ad accompagnarti, invece tu volevi solo divertiti alle nostre spalle." lo redarguì l'omonimo, con un'aria delusa che lo indispose ancora di più, perché alla petulanza del vecchio c'era abituato, ma allo sconforto di Katsuki no.
"Ha cominciato lui! Prima col film e poi facendomi perdere il rientro di Beka! Chi la fa l'aspetti, non è che perché si chiama Victor Nikiforov può sempre passarla liscia!"
Yuuri smise di ascoltarlo, prese il suo fardello di un metro e ottanta e si accinse ad accompagnarlo fuori, incoraggiandolo con delle affettuose pacche sulle spalle.
"Gliele dai sempre tutte vinte!" sbottò indispettito il ragazzino, vedendo ignorata l'ennesima provocazione.

Ancora una volta restava con l'amaro in bocca; la vendetta che aveva escogitato con tanta cura non gli aveva dato la prevista
soddisfazione; contava sul fatto che Victor desse di matto e Yuuri andasse nel panico, poi, passato lo tsunami, ci avrebbero riso sopra e sarebbero usciti a mangiare una pizza.
Di solito funzionava così nel loro "menage a trois" e, anche se Yura si divertiva a tiranneggiarli, sapeva che la coppia lo aspettava sempre a braccia aperte. "Fanculo, la mostra me la vedo da solo!" dichiarò deciso a tenere il punto; se il giapponese assecondava i capricci della Prima Donna lui non era disposto a farlo, stavolta non sarebbe tornato in albergo coi suoi paparini. Della mostra in fondo gl'importava poco, l'aveva scelta solo per fare lo scherzo a Victor, tuttavia gironzolando da una sala all'altra scoprì curiosità tanto spaventose quanto interessanti; scattò un selfie davanti alla teca che conteneva il cuore di una balena, il più grande del mondo, poi volle provare il brivido di farsi chiudere in una capsula di sospensione crionica, trovandola piuttosto comoda per un sonnellino, magari non eterno.
Nel suo girovagare scoprì anche un angolo bar e, siccome si avvicinava l'ora di cena, si avventò su quanto rimaneva dei panini esposti al banco, come se avesse patito la fame per un mese.
Forse fu a causa di qualche condimento avariato o forse il fatto che si fosse strafogato in fretta e furia, ma una decina di minuti dopo, mentre era alle prese con l'aggiornamento della galleria di Instagram, fu costretto a correre in bagno, da cui uscì qualche tempo dopo bianco come uno straccio e notevolmente alleggerito.
Una cazzo di giornata da cestinare... Concluse tra sé e sé quando gli sovvenne che doveva tornare da solo, arrangiandosi a chiamare un taxi o optando per le incognite della metropolitana.
Dopo un rapido controllo delle sue finanze risultò chiaro che la metropolitana era l'unica opzione praticabile.
Cosa poteva esserci di pericoloso nella Metro di Milano?
Avendo frequentato quelle di Mosca, Parigi e New York il giovane russo sentiva di essere a prova di borseggiatori, maniaci e malintenzionati.
Annuì deciso e pronto a farsi guidare dal navigatore del cellulare fino alla fermata più vicina, però nell'alzare lo sguardo al di sopra dello schermo, si accorse che fuori dai bagni le luci erano spente e le serrande del punto di ristoro abbassate.
Di riflesso controllò l'ora, erano le venti e trenta e la mostra chiudeva alle venti, poco male, avrebbe trovato qualcuno all'ingresso per farsi aprire.
In luoghi del genere c'era sempre un visitatore che si attardava o si perdeva; ovviamente lui non si era perso e la tappa ai bagni era dovuta a cause di forza maggiore; ciononostante allungò il passo e attraversò le sale deserte facendosi luce con la pila dello smartphone.



"Stai un po' meglio adesso?"
Yuuri si sforzò d'ignorare l'aggressiva vibrazione della suoneria e tornò a rincalzare il cuscino sotto la nuca del compagno.
Sapeva chi lo stava chiamando ed era deciso a non rispondere, nonostante il chiamante fosse già al decimo tentativo.
Victor esalò un brontolio lugubre, come se avesse già un piede nella fossa e il giovane giapponese riprese ad agitargli sotto al naso la boccetta di Rescue Remedy a base di Fiori di Bach che gli aveva propinato la receptionist, quando erano rientrati in albergo.
O quello o il ricovero al Pronto Soccorso e se c'era una cosa che spaventava il russo più degli zombie erano i camici bianchi.
Il telefono non aveva smesso un attimo di squillare e le vibrazioni lo stavano spingendo giù dal comodino; Yuuri lo recuperò al volo prima che precipitasse e vide lampeggiare sullo schermo l'icona della Tigre, che pretendeva attenzioni.
"Ti sei deciso a rispondere, cazzo!"
L'esclamazione gli rintronò nella scatola cranica e mise a dura prova la sua pazienza.
"Se hai chiamato per sapere di Victor e metterti la coscienza in pace ti tranquillizzo, è sopravvissuto." fu la concisa replica a cui fece seguito il cavernoso lamento del soggetto in deliquio.
"Non me ne frega un cazzo del vecchio!" strepitò Yura con un tono di voce insolitamente nervoso e alterato "Ho un problema!"
L'omonimo inspirò ed espirò imponendosi la calma, due russi da sopportare erano troppi in quel momento e Victor aveva la priorità.
"Allora dovrai risolverlo da solo."
"Eh?"
"Se sei stato in grado di organizzarci quello stupido scherzo, sei abbastanza grande da riuscire a cavartela senza di noi. Adesso devo occuparmi di Victor, perciò evita di chiamarmi, perché non ti risponderò."
"No aspetta!"
Tutto inutile, Katsuki chiuse la conversazione e stavolta tenne fede al proposito, infatti, nonostante svariati tentativi, il cellulare continuò a suonare a vuoto.
"Oh cazzo..."
Una volta appurato che il giapponese non sarebbe andato in suo aiuto Yura fu costretto a guardarsi attorno e a prendere atto della situazione: era chiuso dentro al museo degli orrori, in una città che non conosceva, in compagnia di qualche decina di cadaveri dissezionati.
Che giornata di merda...


Fine seconda parte


⋆ La voce dell'adolescenza ⋆

Ed ecco finalmente svelato il diabolico piano ordito da Yura ai danni dei due paparini: trascinarli ad una mostra per "stomaci forti" facendola passare come pomeriggio culturale!
Va detto che questa mostra esiste davvero; Real Bodies è un evento itinerante che ha giò fatto tappa a Milano, a Venezia e anche all'estero ed è qualcosa che vale davvero la pena vedere, non fosse altro che per la cura estrema e maniacale con cui sono stati trattati i corpi in esposizione.
Certo Victor appartiene alla categoria delle persone impressionabili e trovarsi davanti al suo doppio scorticato e servito come omaggio non deve essere stata una bella esperienza, ma il Tigrotto (complice qualche salsa avariata nei tramezzini) si trova infilato in un bel pasticcio adesso!
Come farà ad uscire dal museo chiuso?
Naturalmente risolverà la cosa alla Plisetsky!
Restate sintonizzati, perché ne vedremo delle belle e l'epilogo sarà davvero... Sorprendente!
Approfitto per ringraziare chi legge e preferisce il mappazzino museale e vi rimando a mediamente presto sempre qui ^^



Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo III° ***


banner


Capitolo III°



Passati i canonici cinque minuti di sconforto, smaltita la rabbia per essere stato scaricato da quelli che si definivano "adulti responsabili" Yura decise di reagire e di prendere in mano la situazione.
Era ora di mostrare la tempra della Tigre russa; poi, una volta fuori da quel casino, avrebbe preso a calci in culo i due svaporati fino a San Pietroburgo.
Analizzò le circostanze come avrebbe fatto un soldato in territorio nemico: partendo dal campo di battaglia.
La struttura che ospitava la mostra si trovava in una zona periferica in via di riqualificazione; l'edificio era un vecchio capannone ristrutturato e ammodernato secondo i canoni del design industriale, ma dovendo accogliere eventi e grossi flussi di persone, era logico che fossero state ricavate delle uscite di sicurezza.
Il giovane si congratulò con sé stesso per quella brillante deduzione e partì subito alla ricerca della via di fuga.
Nell'oscurità dei grandi ambienti le indicazioni alle uscite di emergenza spiccavano in lontananza, come fari in una notte tempestosa, purtroppo arrivarci non fu così semplice: la disposizione delle teche e dei pannelli divisori lo obbligò ad un percorso tortuoso e a passaggi un po' troppo ravvicinati alle vetrine dei corpi in mostra.
Yura si ripeté che non c'era nulla da temere, quei cadaveri erano solo materia organica trattata con sostanze chimiche affinché non marcisse e la sensazione di sentirsi osservato era dovuta esclusivamente agli enormi, realistici bulbi oculari, che spiccavano sui teschi scorticati al fioco chiarore dei faretti notturni.
Arrivò alla porta più vicina col cuore che gli saltava in petto e una gran fretta di uscire.
"Cazzo no! Non è possibile!"
Dietro l'imprecazione s'infilò una sequela d'insulti e tonfi metallici.
" Chi è il genio che ha chiuso le uscite di sicurezza dall'interno? Con le catene!"
L'ultima esclamazione fu sottolineata dal colpo del pesante lucchetto che si abbatteva sul robusto maniglione antipanico.
Il giovane russo fece il giro del perimetro solo per constatare che ogni uscita era nelle stesse condizioni; evidentemente nei musei italiani volevano essere certi che non solo i ladri restassero fuori, ma che alle opere d'arte non venisse in mente di uscire a fare due passi!



Niente paura signor Plisetsky, ha ancora delle opzioni da valutare!

Chissà perché certi suggerimenti avevano la voce di madame Baranovskaja; quella strega era riuscita ad insinuarsi perfino nella sua testa, accidenti a lei!
In ogni caso aveva ragione; prima di abbandonarsi al panico e a gesti inconsulti c'erano almeno un paio di alternative da provare...
"Yura, lo sai che ore sono?" l'espressione assonnata e confusa di Otabek Altin emerse dall'oscurità della camera da letto, come un'apparizione spettrale e la voce impastata da diceva lunga sull'ammontare del jet-lag che doveva ancora smaltire dopo l'ultima trasferta.
"Qui sono le nove di sera, ma non ti ho chiamato per disquisire di fusi orari, ho un problema!"
"Victor e Katsuki non sono lì con te?" il kazako si sforzò di fare ordine nei pensieri e di formulare un discorso coerente.
"Si... Cioè no! È complicato, ok?"
"Avete litigato di nuovo? Li hai fatti arrabbiare?"
Ci fu un breve istante di silenzio in cui Yura si domandò come facesse il suo ragazzo a conoscerlo tanto bene, questo subito prima di negare fermamente l'insinuazione.
"Certo che no! Sono stati loro a mollarmi in un casino e adesso non so come uscirne! In senso letterale!"
La videocamera del cellulare ruotò e gli mostrò una specie di casa degli orrori, con cadaveri squartati e un disgustoso assortimento di frattaglie.
"Ha-ha. Molto divertente Yura..."
"Cosa? N-non è uno scherzo!"
"Complimenti, è un modo piuttosto creativo per dirmi che ti sei offeso perché non ti ho accompagnato a vedere Cannibal Zombie."
"No! Sono davvero nei guai!"
"Si... Si certo, ne parliamo quando torni..."
"Aspetta!"
"Buonanotte Tigre... Divertiti nella casa infestata e salutami gli altri." un sonoro sbadiglio chiuse la conversazione lasciando il giovane russo appeso all'ultima supplica di non chiudere.

In meno di un'ora era stato sfanculato dai paparini e dal ragazzo.
Non poteva essere una coincidenza.
Il Fato l'aveva presa sul personale e aveva deciso di presentargli il conto di tutte le angherie e le malefatte che, nel corso degli anni, aveva inflitto a chi gli stava vicino.
Naturalmente queste profonde considerazioni filosofiche non passarono nemmeno nell'anticamera del cervello di Yura.
La prima cosa a cui pensò dopo aver chiuso con Beka fu di chiamare il nonno, l'unica persona al mondo disposta a dargli retta, ma il rischio che una telefonata del nipote nel cuore della notte lo facesse morire d'infarto, finì per convincerlo a rinunciare.
Era punto a capo, doveva sbrigarsela da solo e le alternative si stavano esaurendo.
Come se non bastasse il profondo silenzio dell'edificio amplificava qualsiasi rumore, producendo echi e riverberi, che contribuivano a rendere l'atmosfera sinistra ed inquietante.
Appoggiato alla teca che ritraeva un gruppo di giocatori di carte spolpati fino all'osso, come probabile metafora del vizio del gioco, il giovane russo valutò il da farsi; la telefonata da casa se l'era giocata, gli serviva aiuto dall'esterno, gli serviva la cavalleria, i marines, l'arrivano i nostri che concludeva degnamente ogni buon film d'azione e che in Italia significava Polizia e Carabinieri.
Li aveva visti impegnati nel servizio d'ordine al palaghiaccio durante le gare e non aveva mai capito la differenza tra le due istituzioni, a parte il colore e la foggia delle divise, ma Yura non era schizzinoso, andavano bene entrambi.
Scoppierà un bel casino, pensò sogghignando, mentre cercava il numero per le emergenze E lo scaricherò tutto sulle spalle dei due tonti!



"Maestri vieni un po' a sentire, ho in linea un ragazzo che parla inglese e sembra piuttosto agitato..."
L'operatore del 112 lasciò microfono e postazione al collega che si destreggiava meglio di lui con le lingue.
Di norma, al personale in servizio, bastava un breve scambio di battute per distinguere il mitomane dalla vera urgenza.
Un po' di più se si trattava di stranieri.
Nel caso di Yura a Maestri occorsero ben dieci secondi prima di riagganciare, con l'invito a non occupare il centralino del numero unico per fare degli stupidi scherzi.
"Allora?" chiese il collega.
"Sulle prime sembrava credibile, ma quando ha detto che era chiuso in un capannone in compagnia di decine di cadaveri, ho capito che era il solito ragazzino in trip da sostanze..."
"Un Sabato sera da manuale, ti va un caffè?"
"Volentieri!"

Yura fissò inebetito lo schermo del cellulare finché la modalità risparmio energia non lo oscurò, lasciandolo al buio.
Se anche le forze dell'ordine glielo mettevano in quel posto, l'eventualità che ai piani alti del karma qualcuno cospirasse contro di lui diventava più di un dubbio ozioso.

Le rimangono solo due scelte signor Plisetsky: prepararsi a passare la notte qui o scavare un tunnel per scappare.

"Sta' zitta, vecchia strega..." bofonchiò il giovane russo guardandosi di nuovo attorno.
Dormire nella casa degli orrori?
Col rischio di svegliarsi al mattino abbracciato ad un morto?
La sua parte razionale lo insultò per aver osato formulare un simile pensiero, tuttavia non era la razionalità ad essere in vantaggio in quel momento.
Rifece il giro dell'edificio, cominciava a sentirsi come una Tigre in gabbia e l'atmosfera lugubre influenzava i suoi processi cognitivi.
Ad un certo punto, trovandosi a passare davanti alla teca col famoso tributo a Victor gli parve di notare un cambiamento nella postura del "modello", forse nell'inclinazione della testa, o nella direzione dello sguardo, che sembrava seguirlo.
Il giovane russo lo sfidò in una gara di occhiate sprezzanti, il vecchio non lo intimoriva da vivo, figurarsi nella versione mummificata!
Da una zona remota del capannone giunse all'improvviso uno schiocco secco, di origine e natura ignote, che lo fece sobbalzare.
Yura sentì una lama di ghiaccio conficcarsi alla base della schiena e un brivido freddo risalire lungo la colonna vertebrale fino al cervello, mentre gli si rizzavano i capelli e la scarsa peluria che aveva sul corpo.
"Col cazzo che resto a dormire qui stanotte!" esclamò, attraversando al volo le sale dedicate a Leonardo fino all'atrio; dove una enorme parete vetrata si frapponeva tra lui e la libertà.
Per una sorta di crudele beffa del destino poteva vedere l'esterno: il marciapiede, le auto parcheggiate, il piccolo spiazzo davanti all'ingresso dell'edificio, tuttavia, data la zona periferica e l'ora ormai tarda, non passava nessuno, nemmeno i netturbini o il tipico pensionato a passeggio col cane.
Cosa poteva fare per attirare l'attenzione?
Provò a battere i palmi delle mani sulla lastra, si mise ad urlare, ad un certo punto valutò la possibilità di sfondare la vetrina, solo che poi ci sarebbero state denunce, burocrazia, spese da pagare e, non da ultimo, probabilmente quel vetro era blindato e avrebbe resistito ai suoi assalti, perfino alla sua testaccia dura.
In una galleria d'arte certe precauzioni erano la norma...
Il ragionamento s'interruppe a metà come il sospiro di mestizia che lo accompagnava.
Perché non ci aveva pensato prima?
Qualsiasi museo degno di questo nome era dotato di un sistema d'allarme o almeno di un impianto antincendio!

“La Milano Global Security ci ha passato una segnalazione. A quanto pare è scattato un perimetrale del Centro Esposizioni di Lambrate, hanno già fatto le verifiche da remoto ed hanno escluso un malfunzionamento.”
Il file apparve sullo schermo di Maestri, che aggrottò la fronte e arricciò le labbra, il luogo gli ricordava qualcosa “Un tentativo di furto? Ci sono delle mostre in corso?”
“Ho controllato, una che espone dei corpi imbalsamati... Roba strana, pseudo-scientifica.”
“E a chi potrebbero interessare dei cadaveri?”
“Magari a qualche collezionista di oggetti macabri oppure ad un necrofilo; hai presente quanto è fuori di testa la gente al giorno d'oggi?”
Il poliziotto convenne, aveva a che fare con casi umani e situazioni bizzarre tutti i giorni, ormai aveva visto di tutto; eppure qualcosa in quella segnalazione continuava a sfuggirgli.
Forse il tipo che aveva chiamato prima e straparlava di morti viventi non era un mitomane...
“C'è la volante Lambrate 6 in zona, mandiamola per un controllo.”



La pattuglia arrivò nei pressi dell'edificio a sirene e fari spenti; non era il caso di avvisare eventuali ladri o vandali della presenza delle forze dell'ordine, tuttavia ad un primo esame la situazione appariva tranquilla; non c'erano veicoli sospetti, né persone che potessero fungere da "palo" in un ipotetico furto.
L'agente alla guida scese dalla vettura e, assicurandosi la pistola d'ordinanza al fianco, si avvicinò all'atrio vetrato sbirciando all'interno con la torcia elettrica.
Sembrava deserto; almeno fino a quando lo stretto fascio di luce non incontrò la sagoma pallida e l'espressione spiritata di un ragazzino biondo, che appena lo vide si appiccicò al vetro sbraitando qualcosa di cui non intese assolutamente nulla, a causa degli speciali vetri anti-rumore.
Solo l'esperienza e la prontezza di spirito gli impedirono di fare un salto indietro e di puntargli l'arma contro, il ragazzino era apparso dall'oscurità come un fantasma e per un attimo gli parve che una di quelle macabre installazioni avesse preso vita.
Posto che il soggetto non sembrava pericoloso, quanto piuttosto agitato e spaventato gli fece cenno di aspettare e si mise in contatto con l'istituto di sorveglianza, affinché mandassero qualcuno a liberarlo.

"È la prima volta che mi capita da quando la mostra è aperta..." il vigilante era arrivato senza eccessiva premura, un quarto d'ora più tardi, con le chiavi e il sacchetto del McDonald sottobraccio, segno che lo avevano disturbato durante lo spuntino.
"Di solito la gente non termina nemmeno il giro o si sente male... Questo qui si sarà nascosto in bagno e avrà aspettato l'orario di chiusura per guardarsela con comodo..." proseguì indicando il biondino con un cenno del capo "Deve essere uno di quei patiti del Gotico e della robaccia dark..."
"Sei un esperto?" chiese il poliziotto.
"Se hai un figlio Emo, che usa un teschio di capra come fermaporta, sei costretto a diventare un esperto..."
L'altro annuì comprensivo.
Yura era fortunato a non capire nulla dei loro discorsi.
Un Emo? Lui era un punk semmai!
Quando la porta finalmente si aprì entrambe le parti ebbero una spiacevole rivelazione: il poliziotto perché scoprì quasi subito che il ragazzino non spiccava una sillaba di italiano, ma si esprimeva in un inglese concitato, da cui straripava di tanto in tanto qualche parola straniera, che non tardò a identificare come una lingua dell'Europa dell'Est, forse russo.
Yura dal canto suo capì ben presto che non poteva semplicemente salutare, ringraziare e alzare i tacchi; lo sbirro voleva vedere i documenti e soprattutto voleva delle spiegazioni.
Più facile a dirsi che a farsi, perché col suo inglese si erano incagliati già alla richiesta di domicilio.
Al poliziotto non interessava che vivesse a San Pietroburgo, una delle città più belle e ricche di storia del pianeta, lui voleva sapere l'indirizzo del suo alloggio a Milano.
Questo significava chiamare l'albergo e i due svaporati, che avrebbero subito buttato la cosa in tragedia.
Già immaginava Victor in lacrime, riverso su una sedia del commissariato, a chiedere di interpellare il console e l'ambasciatore russo e Katsuki a preparare il bento da portargli in prigione durante le visite.
Le trattative erano in una fase di stallo quando dall'auto-pattuglia si sporse il collega del poliziotto, il quale, una volta appurato che il ragazzino era russo, con un cenno del capo indicò la macchina, poi si rivolse a qualcuno seduto sui sedili posteriori.
" Ruslana vieni fuori, abbiamo bisogno di un'interprete."
"Se io aiuta, tu offri cappuccino e brioche?"
"Come no, vuoi anche il giornale?"
Il giovane sportivo, già perplesso da quella interruzione, rimase senza parole nel veder uscire dalla macchina un donnone biondo che somigliava ad un armadio a quattro ante.
A giudicare dal suo outfit non l'avevano prelevata da una cena di beneficienza o dal circolo degli anziani del quartiere, perciò decise di rimanere a distanza di sicurezza, mentre il poliziotto gli spiegava che lo avrebbe aiutato a tradurre i suoi dati.
Il donnone annuì conciliante, sfoderando un gran sorriso e un'espressione volonterosa, eppure dall'occhiata ostile che gli rivolse, Yura ebbe l'impressione di non essere nelle sue grazie.
Non che ci tenesse ad esserlo, in ogni caso.

"E così vivi a San Pietroburgo..."
"Ahm... Si."
"Un piccolo stronzetto della Grande Madre Russia. Sei venuto a farti una vacanza in Italia coi soldi di papà, eh?"
L'interpellato sgranò gli occhi.
"Ehi, chiariamo una cosa... Signora Ruslana, io non so nemmeno chi sei e perché ce l'hai con me, ma non resterò qui a farmi insultare!"
"Io so che sei una merda russa e mi auguro che la Crimea adesso ve la infiliate nel culo!"
Yura dovette frugare nel suo bagaglio scolastico e nei discorsi politico-patriottici del nonno per capire di cosa stesse parlando.
Apriti cielo!
La gigantessa era ucraina e odiava a morte i russi a causa di quanto era successo alcuni anni prima, quando nel suo paese si era sfiorata la guerra civile e la penisola di Crimea aveva votato l'annessione alla Federazione con un referendum mai riconosciuto dalla comunità internazionale.
"Ehi, all'epoca ero solo un bambino!"
“Vallo a dire ai piccoli orfani del mio paese!”
“Quel pezzo di terra ve lo potete anche riprendere, per quel che mi riguarda!”
“Cos'è, ti fa schifo?”

"Qualcosa non va?"
Il poliziotto s'intromise vedendo che la conversazione cominciava a farsi troppo animata, non serviva un madrelingua per capire che i due stavano discutendo.
"Ragazzino voleva prendere souvenir dalla mostra e poi lui rivendere su E-bay!" esclamò Ruslana.
"E-bay? Che gli stai dicendo brutta stronza?" Yura non capiva l'italiano, però il portale delle aste online lo conosceva bene ed essendo una personcina sveglia aveva intuito subito che il donnone voleva incastrarlo.
“Tu sei piccola merda russa! Tornatene al tuo paese!”urlò la donna puntandogli contro l'indice.
“Avvicinati ancora e quel dito te lo stacco a morsi, strega!”
Il giovane pattinatore non avrebbe saputo spiegare come da una richiesta di tradurre le sue generalità fossero arrivati a prendersi per i capelli; di fatto la rabbia della gigantessa ad un certo punto era diventata contagiosa
I due agenti dovettero intervenire e dividerli prima che si scannassero, mentre il vigilante, vedendoli molto alterati, chiamava i rinforzi.
I paramedici arrivarono in pochi minuti e dato che nessuno dei due litiganti dava cenno di volersi calmare optarono per iniettare ad entrambi una massiccia dose di Entumin - En, una micidiale combinazione di sedativi che avrebbe steso anche un cavallo.
Una volta placati gli animi, al Pronto Soccorso, avrebbero fatto tutti gli accertamenti del caso.



Quando Yura riprese conoscenza sentì la luce forte del pomeriggio trapassargli le palpebre con dolorose stilettate.
La sua testa era un involucro teso e sottile, dentro cui vibrava una fastidiosa eco dal suono familiare.
“Ehi Victor, si sta svegliando!”
“Katsuki...” lo chiamò in un bisbiglio impastato.
“Si, si sono io!” rispose l'interpellato, contento che lo avesse riconosciuto.
“Sono morto?”
“Baka, certo che no!”
“Allora voglio morire...” biascicò il russo, a cui ogni minimo movimento dava la vertiginosa sensazione di precipitare nel vuoto.
“Ah no! Morire è un lusso che non puoi permetterti signorino! Non dopo tutti i guai che hai combinato!”
Yura aprì un occhio e mise a fuoco l'espressione accigliata di Victor; il vecchio non stava facendo finta di essere arrabbiato, era proprio incazzato nero! Dio... L'ultima volta che lo aveva visto così era... No Non aveva mai visto Victor-ciabattone-Nikiforov arrabbiato.
Questo gli dava la misura del casino in cui era finito.
“Voglio il mio avvocato...”
“Stai pur certo che ti servirà appena Yakov verrà a conoscenza di quello che hai combinato!”
Nonostante il malessere il giovane russo si sforzò di prestargli attenzione; la minaccia era concreta e le conseguenze andavano dall'essere incatenato alla pista di pattinaggio di Pietroburgo fino al giorno del suo ritiro al non avere più giornate libere, per cazzeggiare insieme a Beka, nei successivi vent'anni.
“Non vorrai dirlo al mastino sovietico spero!”
“Convincimi ad archiviare la questione...”
“Katsuki fa' qualcosa! La tua dolce metà sta ricattando un moribondo...”
“Vediamo... Vediamo... No! Credo che lascerò gestire la cosa a Victor stavolta.”
L'infame giapponese gli rivolse un candido sorrisino e si chiamò fuori.
“Dannato mangiariso...”
Se Yura fosse stato in forze gli avrebbe cancellato quel sorriso da paraculo a forza di testate sulle gengive, ma disgraziatamente nella sua testa trasmettevano il festival della confusione mentale, dove perfino pensare gli insulti costava fatica!
“D'accordo cosa vuoi per tenere la bocca chiusa, vecchio...”

Qualche giorno più tardi...

“Yurotchka vieni a metterti la felpa o prenderai freddo!”
“Il pranzo è pronto Tora chan!”
Yuri Plisetsky si staccò a malincuore dal parapetto e dal suo smartphone, quindi strascicò i pattini fino a al punto in cui erano attestate le canaglie che da un mese lo tenevano per le palle, in tutti i sensi, dopo i fatti di Milano.
I due lo aspettavano con la felpa e un invitante cestino porta-pranzo apparecchiato sulla panchina.
“Cazzo nemmeno durante la pausa mi date tregua? Mollatemi un attimo, mi state soffocando!”
“E se poi ti ammali? Noi lo facciamo per il tuo bene!”
“Non vi siete ancora rotti i coglioni di giocare alla famigliola felice?”
“Abbiamo appena cominciato Yurio-chan, adesso apri la bocca e infilaci questo urumaki, così la terrai impegnata a masticare e non usciranno parolacce, attento, perché è piccante!”

“Coach Feltsman forse dovrebbe parlare a quei tre...”
Dall'altro lato della pista una preoccupata Mila Babicheva stava seguendo la scenetta; Yakov incrociò le braccia al petto, si prese qualche istante per esaminare la questione, poi scoppiò in una grassa risata.
“Nemmeno per sogno! Yura non è mai stato tanto puntuale, educato e tranquillo come adesso!Se hanno trovato una formula magica per tenerlo a bada , chi sono io per rompere l'incantesimo?”


Fine


⋆ La voce dell'adolescenza ⋆

Carissimi è il caso di dire: chi la fa l'aspetti!
Yura ha organizzato una diabolica vendetta che alla fine gli si è rivoltata contro, coinvolgendo nel suo delirio carabinieri, guardie giurate, paramedici e una "bella di notte" (e sul "bella" avrei qualche dubbio!), con simpatie nazionaliste, che i russi proprio non li digerisce.
Dove poteva finire questa tragicomica avventura se non al Pronto soccorso?
I nostri paparini ci hanno messo una pezza e terranno la bocca chiusa con Yakov, però tutto ha un prezzo e il nostro Tigrotto dovrà rassegnarsi a farsi viziare e coccolare dalla sua ingombrante famiglia acqusita.
Che detto inter nos, non è poi così terribile come prospettiva, no? ^^
Vorrei ringraziare chi ha seguito, preferito e commentato questa trasferta col morto (o meglio: con parecchi morti!) di cui avrei concluso volentieri la pubblicazione ad Halloween, ma che causa della sovrapposizione con l'altra minilong "Criminal", ho posticipato di qualche giorno.
Sto intasando il fandom... gomennasai!!! La colpa è sempre e soltanto di questi personaggi che continuano ad ispirarmi :p



Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3934996