Odore di pioggia

di sallythecountess
(/viewuser.php?uid=156857)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Jin e Lia ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Tony ***
Capitolo 3: *** Capitoli 3 e 4 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 5: mogli e figli ***
Capitolo 5: *** Capitolo 6: la ragazzina ***
Capitolo 6: *** Capitolo 7: appuntamenti e pregiudizi ***
Capitolo 7: *** Capitolo 8: shopping e fidanzate ***
Capitolo 8: *** Capitoli 9 e 10 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 11: Alien e ballerine ***
Capitolo 10: *** Capitolo 12 e 13 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 14 e 15 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 16 e 17 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 18 e 19 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 20: cinquanta giorni ***
Capitolo 15: *** Capitolo 21 e 22 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 23:un amore ***
Capitolo 17: *** Capitolo 24: confessioni e sogni ***
Capitolo 18: *** Capitolo 25 e 26 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 27 e 28 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 29: la verità ***
Capitolo 21: *** Capitolo 30: la fine di Lali e Sanny ***
Capitolo 22: *** Capitolo 31, 32, 33 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 34: Max cambia le cose ***
Capitolo 24: *** Capitolo 35 e 36 ***
Capitolo 25: *** Capitoli 37, 38 e 39 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 40, 41 + Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Jin e Lia ***



Capitolo 1: Jin e Lia
“Mi mancherai da morire…”
“Anche tu, scema…” rispose Mari con il cuore in gola.
Lia era sempre così tenera ed espansiva, e le si era letteralmente aggrappata al collo abbracciandola.
“Sì, ma fate sempre tutti questi drammi, e poi puntualmente ci rivediamo dopo sei mesi. Dai Mari, in bocca al lupo per gli ultimi esami e spacca il culo a tutti, mi raccomando” concluse Zoe con il suo solito tono sarcastico.
Lia si asciugò una lacrima e lasciò che Mari salutasse anche gli altri. Quel loro solito addio di fine estate quell’anno aveva un sapore strano, perché Mari sarebbe tornata dopo sei mesi, era vero, ma lo avrebbe fatto per lavorare alla farmacia del padre e per sposarsi, e dunque le loro estati spensierate a lavorare al Chaos erano finite.
“Hey Mari, questi sono un piccolo extra per ringraziarti del tuo prezioso lavoro. Sei sempre un’eccellente professionista, e mi dispiacerà non averti più con noi, ma sono felice che tu vada a fare quello che ami per davvero…” le disse, con voce estremamente profonda Jin, che era il proprietario del Chaos, porgendole una bustina, e lei gli sorrise soltanto prima di abbracciarlo.
“Capiamoci: quanto mi darai quando me ne andrò? Perché lo sai vero che io lavoro qui tutto l’anno da cinque anni, vero?” commentò sarcastica Zoe, per tormentare il suo giovane datore di lavoro e lui scuotendo la testa rispose ridacchiando “ Con tutto quello che bevi mentre lavori? Una bottiglia di vodka economica e un pacchetto di patatine, ma solo perché sono molto generoso…”
Zoe lo fissò malissimo, e riprese a punzecchiarlo come suo solito, commentando che “…se fosse stata mora e con lunghissime e magrissime gambe da ballerina, forse, avrebbe ottenuto di più…” facendo arrossire sia il povero Jin che Lia.
 Vedete, il proprietario del Chaos aveva un segreto, che però segreto non era, dato che nella piccola cittadina di Playa del Monte lo sapevano tutti: Sung Jin Lim, ventisettenne per metà coreano e per metà spagnolo, amava disperatamente la bella Lia. Lei, però, era fidanzatissima con un musicista perdigiorno, fannullone e mezzo alcolizzato di nome Tony, e dunque il povero Jin non osava confessarle il suo amore per non rovinare la loro amicizia. Zoe, però, come tutte le persone che volevano bene a Lia, continuava a punzecchiarlo, perché sperava che prima o poi quei due timidoni avrebbero deciso di affrontare il problema di quella loro strana attrazione reciproca.
“Sono le tre del mattino Zoe, e dobbiamo anche mettere dentro questi dannati tavoli, quindi potresti smettere di dire sciocchezze e cominciare a lavorare?” le ruggì rigidissima Lia, che odiava quel modo fastidiosissimo della sua amica di metterla in imbarazzo.
Adorava Zoe, lei e Mari erano le sue migliori amiche storiche, eppure non capiva perché da tre anni ormai le faceva sempre quelle stupide battute. Certo, la prima volta che aveva incontrato Jin si era fatta sfuggire che lo trovava parecchio attraente, perché era oggettivamente un bel ragazzo con i suoi lineamenti orientali e quella statura così fuori misura, ma non aveva mai fatto nulla per provocare quelle stupide battutine di Zoe.
“Ah ma è arrivato Max, quindi io vado. Finite voi due” rispose Zoe ridacchiando, e rimettendosi il rossetto salutò per l’ennesima volta Mari e uscì con un semplice “a domani…”
Mari si offrì di restare per aiutarli, ma sia Lia che Jin le dissero di tornare a casa, perché aveva il treno presto il giorno successivo, e così anche lei se ne andò, sperando in cuor suo di far bene lasciando da soli quei due.
“Lali vai, finisco io, tranquilla…”
Disse con tantissima dolcezza Jin. Usava un tono diverso con lei, e chiunque se ne accorgeva di solito, e lo tormentavano.
“tranquillo Sanny, sono sola a casa e non ho nessun problema a tardare. E poi dobbiamo anche smontare i gazebo perché c’è odore di pioggia…” gli disse, con la stessa dolcezza che usava lui e Jin sorrise. Avevano iniziato subito a usare quegli stupidi soprannomi, e ci erano anche parecchio affezionati. Lia si risentiva quando lui non la chiamava Lali, perché le sembrava volesse prendere le distanze.
La storia dell’odore di pioggia, poi, la rendeva ancora più tenera ai suoi occhi. La prima volta che glielo aveva sentito dire era proprio alla fine della sua prima estate come proprietario del Chaos, quell’estate in cui si era irrimediabilmente innamorato. Le aveva chiesto confuso di che diavolo parlasse, ma lei si era messa a ridere e gli aveva spiegato che adorava l’odore delle prime piogge di fine estate.
“…perché sei una romantica che ama stare a casa sotto le coperte quando fuori piove?” gli aveva chiesto sorridendo e lei aveva annuito, facendolo sorridere. Ormai ogni volta che Jin sentiva quell’odore pensava a lei e se la immaginava tutta sola sotto le coperte.
“A che ora devi rientrare?” le chiese, cercando di scacciare mentalmente quell’immagine e al contempo di capire quanto tempo avessero per finire tutto, ma lei si strinse nelle spalle e spiegò che il caro Tony aveva una serata in un paese non troppo lontano e aveva preso la sua macchina, ovviamente.
Jin pensò solo “ovviamente un cazzo” ma le disse piano “…posso portarti io a casa, non ci sono problemi. E magari ci fermiamo a prendere un dolce al panificio di Nane?”
La riaccompagnava sempre ultimamente e Lia si sentiva incredibilmente in colpa, ma allo stesso tempo l’aveva salvata un sacco di volte, perché Tony aveva la brutta abitudine di prendere la sua auto e poi dimenticare di dover andare a prenderla. Non abitava troppo lontano, erano una quindicina di chilometri, ma farli a piedi di notte non era esattamente l’ideale. Eppure non voleva pesare sempre sul povero Jin, così qualche volta era arrivata al punto di fingere che ci fosse Tony e ritornare a casa a piedi di nascosto, perché sapeva che lui si sarebbe mostruosamente preoccupato se gli avesse detto che faceva la strada di casa da sola alle quattro del mattino.
“Mi scoccia farti fare da autista, lo sai…” gli disse, impilando le sedie una nell’altra, ma poi fece una smorfia terribile perché pesavano troppo e Jin corse a togliergliele dalle mani e sorridendo le rispose piano “…non mi crea nessun problema, è di strada casa tua. E preferisco portarti io, e non doverti inseguire da lontano alle quattro del mattino per strada…”
“Scemo” sussurrò piano, sorridendogli e lui le disse piano “…usiamo il nostro solito accordo: io ti porto a casa, e tu domani mi porti qualcosa che hai cucinato tu…”
“Tanto lo faccio lo stesso, altrimenti mangeresti solo tonno e patatine…” gli rispose sorridendo, ma senza guardarlo perché stava sistemando le sedie e lui le sorrise con una dolcezza infinita.
L’amava in modo vergognoso, anche per le sue piccole attenzioni. L’amava perché era oggettivamente la donna più bella che avesse mai visto, con le sue meravigliose e lunghissime gambe da ballerina, la pelle bruna con qualche timida lentiggine, gli occhi neri e bellissimi. L’amava perché era simpatica, divertente e straordinariamente fedele a quel maledetto Tony.
“Tonno, patatine e tequila, non dimenticarlo…” rispose, cercando di sembrarle simpatico, ma lei scuotendo la testa rispose “Ah mio caro Sanny, che cosa faresti senza di me?” e lui non le rispose. Pensò un milione di cose da dire, ma sorrise e basta per qualche minuto.
“E allora direi che è andata, no?” le disse dopo un po’ e lei sorridendo annuì. Rimasero a riordinare ancora un po’ chiacchierando, e poi finalmente alle quattro uscirono parlando, come due innamorati, di quello che Lia avrebbe dovuto preparargli da mangiare.
“…mi faresti quella cosa con i funghi? La adoro…” le disse, passandole il casco che aveva comprato per lei pochi mesi prima, senza dirglielo chiaramente, e Lia iniziò a ridere e gli chiese di essere più specifico. Iniziò così un discorso, che finì solo sotto casa di Lia, dopo aver comprato la colazione al panificio preferito di lei.
“E’ a casa, di nuovo. Non ci credo…” ringhiò Lia sbuffando, mostrando a Jin la sua auto posteggiata sotto casa. Ancora una volta Tony si era completamente dimenticato di lei, sembrava quasi non gliene importasse nulla.
“Sarà rientrato ubriaco e lo troverai in coma…” rispose Jin, cercando di non far trapelare l’astio che provava nei confronti di quell’idiota.
Lia sbuffò sconsolata, restituendogli il casco e disse solo “grazie comunque, a domani…”
“Non ti arrabbiare Lali, non lo ha fatto per farti del male…” le disse, colpendole piano la guancia con due dita e lei scosse solo la testa e ripetè scocciata “ come no…buonanotte” andandosene.
“Non lo ha fatto per farti del male? Ma sei cretino?” si disse Jin furioso, perché si sforzava sempre davvero troppo di fare il buon amico, ma aveva il cuore a pezzi per lei, ma poi un minuto prima che lui partisse, riapparve Lia, che lo strinse forte e sussurrò “scusa, non volevo essere antipatica con te, ti voglio bene…” facendogli pensare solo “ti prego non smettere di stringermi”.
Nota:Ciao a tutti cari lettori, e grazie per aver letto questo capitolo. Confesso di essere molto emozionata, perchè questa è la prima storia "originale" che scrivo dopo sette anni, dato che fino ad ora mi sono limitata a fare editing delle mie vecchie storie. Fatemi sapere se vi piacciono questi personaggi, 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2: Tony ***


Capitolo 2: Tony
Lia rientrò furiosa a casa, voleva solo gridargliene quattro, ma sapeva che Tony non avrebbe ascoltato. Aprì la porta cercando di fare tutto il rumore possibile, ma il russare di Tony si sentiva a chilometri e lei sapeva che non si sarebbe svegliato neanche se lo avesse gettato giù dal letto.
Succedeva sempre così: lo trovava ubriaco e addormentato e così doveva trovare un modo per gestire la frustrazione, che ore dopo le era già passata. Da qualche settimana, però, Eulalia Sarton, chiamata da tutti Lia e da una persona sola Lali, iniziava ad avere dei dubbi sul suo rapporto di coppia.
Si era innamorata di Tony sui banchi di scuola, a sedici anni, ma lui non l’aveva corrisposta immediatamente. Stava con un’altra e Lia era troppo timida per farsi notare. Poi negli ultimi anni del liceo, Lia divenne famosa come la più bella della scuola e lui, che si sentiva una rockstar, iniziò a corteggiarla. A Lia non parve vero che lui la volesse davvero, e gli regalò completamente il suo cuore,  diventando una compagna fedele e attenta, ma Tony le aveva fatto ingoiare parecchie lacrime.
Non era un cattivo fidanzato, almeno secondo gli standard di Lia, secondo cui solo i violenti e quelli che avevano altre donne potevano essere apostrofati in quel modo. Com’era Tony secondo Lia? Dolce, simpatico, un po’ sbadato e fannullone, ma affettuoso.
 Com’era Tony secondo il resto del mondo? Inaffidabile, libertino, estremamente egocentrico, manipolatore e (forse) simpatico. Che poi avesse fascino e una bella voce, purtroppo, era riconosciuto da tutti. Jin detestava quel suo bel faccino, ma era stato proprio quello a far innamorare Lia, insieme al suo modo di fare da pirata maledetto.
Tutti ritenevano che lui abusasse del buon cuore della sua compagna, che gli permetteva di vivere a casa sua senza lavorare e gli pagava anche la macchina e le spese. Lia, però, era una ballerina, un’artista, quindi lo giustificava sempre, dicendo che la strada degli artisti è molto tortuosa e che Tony faceva il possibile per contribuire alle spese. Quello che la cara Lia ometteva, però, era che il nostro musicista non aveva molta voglia di lavorare, e rifiutava sempre i lavoretti che lei gli procurava con una scusa o con un’altra.
Barista? Impossibile, non avrebbe avuto tempo per le serate. Banconista del supermercato? E come avrebbe avuto il tempo per provare e comporre la sua musica? Cameriere? Neanche per sogno! Si sarebbe affaticato troppo per le sue performance.
Insomma: aveva una scusa per ogni lavoro che gli proponeva Lia, e lei che non voleva litigare faceva il doppio turno al Chaos per finanziare le velleità artistiche di Tony, oltre che le sue. Già, perché la nostra ragazza era una ballerina, che desiderava più di tutto finire gli studi e prendere il diploma per poter insegnare danza, ma si finanziava da sola, quindi non sempre riusciva a pagarsi la retta dell’accademia e aveva perso qualche anno.
Lia si tolse i vestiti, ancora furiosa, e si sdraiò accanto a Tony a letto. Il suo sonno pesante era molto difficile da disturbare, così Lia iniziò a rigirarsi nel letto,cercando di calmarsi guardando il cellulare. Le venne in mente che tra poco sarebbe stato il loro anniversario e la sua rabbia si calmò per qualche minuto. Generalmente faceva sempre cose molto romantiche per l’anniversario: le cucinava la cena, le portava i fiori e quasi sempre cantava per lei, facendola letteralmente sciogliere come ghiaccio al sole. Certo, era lei a dovergli ricordare almeno un paio di giorni prima che l’anniversario incombeva, ma non si poteva pretendere troppo da lui.
“Ciao figa…” le sussurrò, aprendo gli occhi improvvisamente, e Lia per un attimo rimase molto sorpresa, perché evidentemente era sobrio.
“Mi hai dimenticata, ancora…” rispose sbuffando e lui si mise a ridere, sfoggiando quel suo solito atteggiamento arrogante così sexy. Tony sembrava davvero un pirata, con i suoi lunghissimi capelli ricci, la barba e lo sguardo da seduttore, ed era estremamente sexy.
“Io amore? Non ti dimenticherei mai, sei sempre nella mia testa…” le rispose sussurrando, avvicinandosi al suo corpo per sedurla, e Lia rise per un attimo perché la sua barba le faceva il solletico.
“Mi dimentichi sempre Tony, cazzo. Almeno non prendere la mia macchina…”ringhiò, bloccando la mano di lui che cercava di tirare giù la bretella della sua camicia da notte per spogliarla.
“Amore ma che dici? Semplicemente ero stanchissimo e non me la sentivo di guidare ancora, e sapevo che qualcun altro lo avrebbe fatto volentieri, invece. Ti ha accompagnato il cinese, no?” le sussurrò piano, baciandole la schiena, ma Lia ebbe un moto di disgusto per quella sua ultima frase, e alzandosi di colpo ringhiò “Dio, sei veramente uno stronzo razzista…”
“Che dici, ti calmi?” le chiese, sfoggiando tutto il suo fascino e per qualche istante Lia rimase letteralmente calamitata dal corpo sexy e nudo di lui e da quegli occhi azzurri che tanto l’avevano fatta innamorare.
“…non sono preparato sulle nazionalità degli asiatici. Per me sono tutti uguali, tutti cinesi, allora? E’ razzista questo?”
“Sì, certo che lo è. Molto razzista…” ruggì lei seria e Tony sbuffando alzò gli occhi al cielo, ma poi sforzandosi di restare calmo rispose “…ok, chiedo scusa a tutti gli asiatici. Imparerò di che nazionalità è quel tizio, va bene?”
Lia scosse solo la testa amareggiata, ma lui l’afferrò per il polso e prendendola tra le braccia sussurrò “…ho scritto una canzone nuova per te, contenta?” facendola sorridere.
“E si chiama “dico di amarti, ma poi ti dimentico costantemente”?” chiese Lia ridendo, mentre lui percorreva con sicurezza tutto il suo corpo con le labbra.
“Si chiama ‘i miei occhi neri’” rispose sussurrando, palesemente troppo eccitato per continuare a discutere, e Lia sorrise per un attimo, ancora molto seccata.
“…non puoi fare affidamento sempre sugli altri per farmi riaccompagnare a casa. Non è corretto ed è da scrocconi…” aggiunse, cercando di usare un tono normale, ma palesemente eccitata e Tony rispose solo “…non lo farò più te lo giuro amore. Adesso però lasciati andare, perché è una vita che non lo facciamo…”
Lia era seccata e anche abbastanza offesa, ma lui era così dolce e lei si lasciò andare, accontentandolo per un’altra volta, per poi trovarsi dieci minuti dopo accanto a lui che russa di nuovo a fissare l’alba con il cuore in tumulto. Litigavano sempre di più ultimamente, le veniva sempre più spesso voglia di andarsene e mollare lui e le sue stupide canzoni. Tony non era neanche più geloso, e anzi insisteva che lei indossasse abiti sexy, perché ci teneva che la sua donna fosse oggetto dei complimenti e delle attenzioni maschili.
“Mi fa impazzire l’idea che ti sbavino dietro, che si perdano dietro alle loro fantasie sulla mia donna super sexy, che però è solo mia…” le diceva sempre, e Lia che era anche molto timida trovava disgustoso quel discorso, ma lui non le prestava mai troppo credito quando glielo diceva.
Lia era stufa quella sera, di moltissime cose, ma non osava ammetterlo neanche a se stessa.“Ma questo è l’amore, no? Compromessi, cose che si fanno solo per accontentare l’altro…” si diceva sempre, per convincersi a non lasciarlo, e generalmente funzionava.
In quel momento, però, un lampo squarciò il cielo e lei sorrise realizzando che aveva iniziato a piovere, ma poi prese automaticamente il cellulare per chiedere a Jin se si fosse bagnato, dato che lui era in moto.
Il nostro amico coreano era letteralmente una spugna, ma non volle farglielo pesare, così le disse soltanto che era rientrato in tempo, anche se non era vero e rimase a godersi la pioggia sulla pelle, pensando a lei.
Nota:
Ciao ancora cari lettori, e grazie per essere arrivati fino a qui. Allora che ne pensate di Tony? E' un personaggio che vi può piacere? Meglio Tony o Jin? Fatemi sapere, vi aspetto.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitoli 3 e 4 ***


Capitolo: Max e Zoe
“…ma poi com’è finita con la tizia di Campoluz? Te l’ha data o no?” chiese Zoe accendendosi una sigaretta, all’uomo bellissimo che aveva accanto.
Avevano appena finito di fare sesso, ad essere onesti, e Max stava ancora osservando il corpo della sua procace amica rossa, pensando che non era proprio del tutto soddisfatto, ma le parole di Zoe gli fecero capire che lei, invece, era a posto e sapeva di non dover insistere.
“E’ una mezza matta…” rispose, rubandole la sigaretta e Zoe rise soltanto, dicendo “io lo avevo previsto!”
Max annuì, con quel suo stupendo volto d’angelo, e le passò dei soldi, perché avevano una scommessa su quella tizia.
“…mi ha detto che è pazza di me, che vuole dormire insieme, ma solo dormire, perché lei è vergine…”concluse, sapendo di farla ridere e Zoe esplose in una risata fortissima.
Max rimase un attimo a guardarla, e pensò che fosse davvero troppo bella, con i suoi occhi azzurri sempre truccati come se fossero quelli di una gatta, le labbra carnose e quei riccioli rosso fuoco che le cadevano su un corpo morbidissimo. Zoe faceva furore con gli uomini, esattamente come Max con le donne, ma non le si poteva neanche provare a parlare di una relazione, perché fuggiva ancor prima di dire “no”. In molti avevano perso la testa per lei, molti le avevano chiesto una storia seria, ma lei era l’esatto opposto della sua migliore amica Lia: non voleva “avere un uomo a cui dover rendere conto”.
“Ma quanti anni ha? Non sembrava una delle tue solite ragazzine…”chiese con un sorriso bellissimo e lui si strinse nelle spalle e rispose “…fa la veterinaria. Avrà almeno…boh venticinque anni?”
“Cazzo!” rispose sconvolta e lui le chiese come fosse finita con un altro tizio e passarono il tempo a parlare delle loro conquiste, anche se stesi l’uno accanto all’altro, accoccolati.
Max era qualsiasi cosa per Zoe, e lei lo era per lui. Avevano un legame fortissimo, ma totalmente privo di questioni affettive. Si comportavano come se fossero fratelli, letteralmente, ma da un po’ di anni ormai erano finiti a letto insieme. Era successo dopo la fine della prima e unica relazione di Zoe, quando lei con il cuore spezzato era andata dal suo migliore amico al mondo, e aveva cominciato a baciarlo.
Nessuno dei due aveva mai pensato che l’altro potesse vederlo con altri occhi, anche se ad essere sinceri negli anni era capitato qualche volta. A Zoe era successo meno, eppure un paio di volte in quei dodici anni di amicizia, si era trovata a chiedersi come sarebbe stato stare con Max. A lui era capitato un po’ più spesso, ad essere onesti, ma sapeva che la natura volubile e incostante di lei non le avrebbe mai permesso di avere una relazione seria, e avrebbero solo distrutto un legame che per due disastri come loro significava praticamente tutto.
“Sì, ma non puoi uscire davvero con quel coglione che suona con Tony. Dai, ti prego, è un cazzone di trent’anni, divorziato che si sente pure molto figo…” le disse, commentando con lei le foto delle sue ultime conquiste, ma Zoe rise soltanto.
“Non ti ricordi che ci uscivo già? Quando accompagnavo sempre Lia ai concerti?”rispose, ridendo, e Max le disse solo “ah già, quando si erano appena rimessi insieme e le era preso il terrore che lui la tradisse di nuovo…”
Zoe annuì soltanto e si alzò per recuperare la busta di patatine che aveva fregato al locale e gliela lanciò.
“Sì, ma fallo per me e per Jin che detestiamo quei quattro coglioni che si comportano come i Coldplay: non dargliela!” chiese ridendo e Zoe gli disse di non tirare in ballo il suo capo in quella questione.
“…non riguarda né te, né il tuo migliore amico chi mi scopo. E Claudio mi offre le vacanze gratis in casa sua in montagna…”rispose, ma non in modo antipatico e Max le disse solo “ah sì? Allora io ricomincio a farmi Lara. Te la ricordi, no? Quella fissata con il rosa, con il barboncino e la risata imbarazzante che ci teneva tanto a legare con la mia migliore amica…”
“Questo è un colpo basso!” rispose ridendo vergognosamente, e Max l’afferrò, tenendola tra le braccia per qualche secondo.
“Neanche Jin la sopportava, e credo che lui sopporti sempre tutti…” aggiunse Zoe ridendo, e poi gli confessò che quando entrava al Chaos per trascorrere del tempo con “i migliori amici del suo amore” lei e il suo capo facevano sempre a gara a chi si nascondeva prima, lasciando puntualmente Lia da sola con quella tizia.
“Allora che faccio la chiamo?” concluse, sollevando il braccio con il telefono tanto da impedire a Zoe di raggiungerlo, e lei lo supplicò di non farlo.
“…tu dimmi che la smetterai di frequentare quegli stronzi e io non la chiamo…” rispose serio e lei continuò a dirgli di non farlo, ma solo dopo moltissimo tempo Zoe disse “ok, ok niente Claudio…” e Max abbassò il braccio, ma troppo tardi: aveva involontariamente chiamato cinque volte Lara, ed ora lei lo stava richiamando per sapere cosa volesse. I nostri due amici, con atteggiamento molto maturo si passarono il telefono come se fosse una palla, ma nessuno dei due aveva idea di cosa diavolo raccontare a quella tizia, fino a quando Zoe non ebbe l’ideona di rispondere e raccontarle che era ubriaca e voleva fare un altro numero e aveva chiamato lei, spezzando il cuore alla povera Lara, ma salvando i timpani suoi e di Jin, che gliene fu parecchio riconoscente.
Capitolo: il segreto di Mari
Mari si svegliò felicissima quel giorno. Finalmente avrebbe potuto tornare alla sua vita, finalmente rientrava in città, nel suo appartamento e rivedeva la sua coinquilina, che le era mancata da impazzire.
Salutò in fretta suo padre e Julio, che faceva ancora un po’ l’offeso, ma aveva pubblicamente insistito per accompagnarla, e salì sul treno, felice che quell’estate fosse finita. Anche troppo felice. Fissò fuori dal finestrino il panorama e si disse che doveva assolutamente trovare il coraggio di dire la verità ai suoi genitori e la determinazione per convincere Julio che era finita, ma non sapeva come fare.
 La dolce, timida e insicura Maria Elena Estrial, sembrava quasi possedere una duplice personalità in quei mesi. Fino ad un anno prima, infatti, se le aveste chiesto cosa voleva dalla vita, avrebbe risposto quello che tutti volevano da lei “diventare farmacista a Playa del Monte, sposare il suo storico fidanzato Julio e trasferirsi nell’appartamento sotto a quello dei suoi genitori, che loro le avevano comprato e arredato da molti anni ormai”. Ma che cosa diavolo era successo, adesso? Perché fuggiva a gambe levate da quel quadretto? Semplice: Maria Elena aveva capito di non volere quel futuro.
Era successo tutto in modo molto progressivo: era risultata la migliore del suo corso di biochimica, la sua materia preferita, e prima dell’estate la professoressa le aveva proposto di continuare a studiare, facendo un dottorato specifico dopo la laurea. Lei aveva scartato immediatamente l’idea, pensando che i suoi genitori non glielo avrebbero mai permesso, che Julio non avrebbe accettato di dover aspettare altri tre anni. Poi, però, una volta rientrata a Playa del Monte, era successo un piccolo miracolo, e durante una caldissima notte di inizio agosto aveva avuto un’illuminazione. Era stata colpa di Jin, ad essere onesti. Si stavano preparando per la serata, e lui stava raccontando a Lia qualcosa sulla sua rigidissima famiglia coreana, e lei non aveva sentito tutto il discorso, ma un pezzo la colpì.
“…Così dopo il diploma alla super scuola privata che doveva garantirmi l’accesso a qualsiasi università del mondo, ho preso i soldi che avevo da parte per l’università e sono scappato a Londra a fare il cameriere prima e il barman poi. Mio padre non mi ha parlato per cinque anni, ma poi gli è passato. Certo, non accetterà mai il fatto che non abbia fatto ingegneria o medicina come tutti gli uomini della mia famiglia, ma onestamente chi se ne frega? Io lo rispetto, e lo amo perché è mio padre, ma non diventerò una sua copia carbone solo perché ho il suo nome e cognome. Il fatto di averci messi al mondo non gli da il diritto di dover decidere sulle nostre vite…”
Mari era rimasta completamente paralizzata da quel discorso e per la prima volta nella sua vita aveva avuto il coraggio di pensare “ma chi se ne frega?” e questo pensiero le era strisciato dentro pian piano fino ad esplodere letteralmente.
Chi se ne frega di quella cavolo di farmacia? Lei voleva fare la ricercatrice, scoprire la cura contro il cancro o contro un’altra grossa malattia, cambiare il mondo. E, soprattutto, chi se ne frega di Julio, dei suoi soliti discorsi sulle mattonelle (gestiva l’azienda di famiglia) del fantacalcio, delle serate al pub a vedere le partite. Mari odiava il calcio, odiava il fantacalcio e dannazione odiava anche le mattonelle!
Non aveva avuto il coraggio di parlarne con nessuno nei giorni successivi, ma una notte aveva trovato Jin da solo a fumare gli aveva detto solo “…è stato difficile abbandonare la strada che aveva scelto tuo padre?”
Lui, poverino, stava controllando per l’ennesima volta il profilo social di Lia, che aveva la serata libera e gli aveva detto che avrebbe visto sua cugina e forse sarebbe passata a bere qualcosa da loro, dato che Tony non c’era. Ed ebbe un infarto trovandosi Mari alle spalle in quel modo, e nascose il cellulare il prima possibile, ma Mari che aveva visto gli disse solo “…mi ha detto che vengono a ballare più tardi, quindi puoi tranquillamente aspettarla dentro…” facendogli venire un infarto.
Si sfogò con lui, che era un suo buon amico da anni e Jin le disse tutto quello che lei non avrebbe voluto sentire: doveva parlarne con i genitori, con Julio, ma doveva anche cercare di capire come funzionasse quella strada.
“…non è neanche detto che quello sia il dottorato giusto per fare quello che vuoi. Documentati, chiedi in giro, e prova. Sei una gran testa Mari, ti prenderanno sicuro!”
Le disse sorridendo, perché ci teneva davvero a lei e la stimava ancora di più dopo che gli aveva confessato quel segreto. Non era da tutti rifiutare un comodo posto di lavoro accanto a mamma e papà solo perché il cuore ti spinge da un altro lato, e denotava anche un enorme coraggio.
“…ma devi fermare questa follia del matrimonio prima di ogni altra cosa!”
Aggiunse serissimo e lei sbuffò soltanto, perché lo sapeva. Le era evidente, ma non sapeva come diavolo fare.
“Mi odieranno tutti. E dovrò pagare un sacco di penali…” sussurrò piano con gli occhi bassi e Jin annuendo rispose che le sue amiche avrebbero capito, e che solo gli idioti ce l’avrebbero avuta con lei per una cosa del genere e Mari scoppiò in lacrime.
“…io lo so che dovevo capirlo prima, che non dovevo arrivare a questo punto così, ma solo ora me ne sono accorta, e non so come fare…” disse, piangendo sul petto possente di quel suo altissimo amico, ma lui le disse solo “…hey, succede. C’è gente che divorzia dopo poche ore di matrimonio, tu glielo stai dicendo con parecchio anticipo che è finita. Poi va bene, sono stati spesi soldi, ma amen. Siamo umani Mari, si fanno errori peggiori eh…”
“Sì, ma che diranno in paese? Che penseranno?” chiese, con enormi occhi pieni di lacrime e Jin si strinse nelle spalle e rispose “chi se ne frega? Pensassero quello che vogliono. Le persone importanti per te capiranno e ti sosterranno, ne sono sicuro.”
“Parli di Lia?” bisbigliò piano e a lui sfuggì un sorriso tenerissimo in risposta, ma proprio in quel momento entrò qualcuno che fraintese quel loro momento ed ebbe una specie di crisi.
Lia era bellissima, era passata per salutare loro, perché come diceva Zoe aveva la sindrome di Stoccolma e non riusciva a stare lontana dal suo luogo di lavoro neanche quando era in ferie. Morì d’imbarazzo trovandoli così abbracciati, ma disse solo “scusate” e se ne andò. Costringendo entrambi a inseguirla per spiegare che non era successo nulla. Era stata fredda per giorni con entrambi, ma soprattutto con Mari, che invece era stata super dolce con lei. Le aveva raccontato che si era sfogata con lui, che l’aveva consolata dopo un litigio con Julio e lei aveva fatto spallucce, fingendo di non essere ferita da quella cosa.
Non era riuscita a raccontare la verità a nessuno, neanche a Julio e a suo padre, ma si era detta che avrebbe prima provato a vedere se c’era davvero la possibilità di intraprendere la strada accademica e solo dopo avrebbe detto al padre della farmacia. Con Julio aveva provato a parlare del loro rapporto, gli aveva detto che non voleva più sposarsi, che non provava più gli stessi sentimenti, ma lui aveva fatto orecchie da mercante e le aveva detto che ne avrebbero riparlato dopo un mese.
“Perché non si rovina un matrimonio così, solo per un momento di crisi…” le aveva detto, con un ottimismo fastidiosissimo e Mari aveva provato a spiegare, ma poi erano arrivate altre persone e non era riuscita a chiarirsi.
Il regalo di Jin e anche le lacrime di Lia, le tornarono alla mente, e per un attimo si disse che quei suoi amici le volevano bene sul serio e avrebbero accettato anche che il suo matrimonio saltasse. E mentre sorrideva pensando a loro, all’abbraccio di Lia che voleva significare più “scusami” che “mi mancherai” arrivò in stazione e sorrise notando chi c’era sulla banchina. Era davvero andata a prenderla? Erano a quel punto?
 Nota:
Ciao a tutti, e grazie per essere arrivati fino a qui e avermi seguito in questa nuova avventura. Allora vi sono simpatici questi personaggi nuovi? Che ne pensate del rapporto tra Zoe e Max? E di Mari? Fatemi sapere, vi aspetto.  
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 5: mogli e figli ***


Capitolo 5:mogli e figli
“Oddio Zoe, ti sarò eternamente debitore per avermi salvato da quella matta di Lara…” commentò Jin, che si era davvero spaventato quando il suo migliore amico gli aveva fatto di nuovo il nome di quella matta psicolabile della sua ex, che lo aveva tormentato per mesi per sapere se Max stesse con un’altra.
“Sì, ma lei voleva uscire di nuovo con quell’idiota amico di Tony…” aggiunse Max, scroccando le patatine dal bancone, e Jin alzò gli occhi al cielo e disse “me ne basta uno di coglione che si crede John Lennon al bar, grazie…”
“Lo odi proprio, eh?” sussurrò piano una voce alle sue spalle e Jin letteralmente sbiancò, mentre Max e Zoe se la ridevano.
“Non mi è molto simpatico, diciamo…”rispose sorridendole con tutta la dolcezza che poteva e lei scosse solo la testa e sussurrò “…ma perché voi uomini non siete in grado di superare un’antipatia? Insomma, anche a me sono antipatiche molte donne, ma sopporto la loro presenza…”
“…come Rosy, la donna che Lia odia più di chiunque altra al mondo…” si fece sfuggire Zoe e la sua amica le allungò una gomitata fortissima.
Vedete, Rosy era la migliore amica di Jin, e loro erano particolarmente legati. In realtà il loro rapporto si basava su tre fattori: alcol, moto e racconti di Jin con il cuore spezzato per Lia. Solo che la nostra ballerina, non sapendolo, ne era gelosissima.
“Rosy?” chiese Jin curioso, perché davvero non capiva perché Lia dovesse odiarla, ma lei si strinse nelle spalle e rispose “… ognuno ha le sue simpatie” facendolo sorridere.
“Era favoloso il pranzo, comunque…” le sussurrò piano, passandole i contenitori di plastica e lei sorridendo gliene porse altri dicendo “questi li puoi mettere anche in freezer, per i prossimi giorni…”
Si sorrisero soltanto per qualche minuto, ma poi per evitare le battutacce di Zoe e Max, Jin decise di chiederle di allontanarsi un attimo per fumare e lei capì. Era il loro codice quando voleva parlarle da solo e così lo seguì senza parlare.
“Volevo un parere su queste due…” disse, porgendole improvvisamente il cellulare e Lia pensò “non mi starà chiedendo di aiutarlo a scegliere tra due ragazze, vero?” ma non disse nulla e sorrise quando vide che erano due auto.
“Sono carine…” rispose allegra con la testa appoggiata sulla spalla di lui, che le sorrise con moltissima tenerezza. Ormai le chiedeva pareri su qualsiasi cosa, persino sui vestiti da comprare e Lia spesso bocciava o approvava i suoi abbinamenti.
“Sì ma qual è meglio? Insomma la numero due è estremamente figa e veloce, ma poco pratica. La uno è stabile, affidabile e spaziosa, ma non bella. Tu quale sceglieresti?” le chiese, senza spiegarsi proprio nel migliore dei modi, e lei si strinse nelle spalle e rispose “chiediamo a Max…”
“So già quello che pensa lui” sussurrò piano, fissandola con molta dolcezza “…voglio sapere quale piace a te. Farò un prestito e dovrò tenerla almeno cinque anni, quindi non so se conviene comprare l’auto figa, o quella…per famiglie, diciamo…”
Lia si bloccò in quel momento, e le venne un mezzo infarto. Le stava chiedendo un parere sull’auto da scegliere per la sua futura moglie? Ma era cretino? Come diavolo poteva chiederlo proprio a lei che si sentiva morire quando entrava quella stupida Rosy al bar?
Prese letteralmente fuoco, e le sue guance si arrossarono moltissimo, ma sforzandosi di sorridere chiese “…stai dicendo che da ora a cinque anni pensi di mettere su famiglia? E con chi?”
“Con te, stupida” pensò, ma la reazione eccessiva di lei lo colpì e gli fece venire davvero le palpitazioni.
“…ah boh, con chi è un mistero…” rispose cercando di sembrare sereno, ma con il cuore a mille e lo sguardo completamente perso nei languidi occhi neri di lei.
“…dico solo che alla mia età, non posso escludere di avere un bambino entro cinque anni e non so che scelta fare…” concluse dolcemente e Lia gli sorrise con tantissima tenerezza.
“Vuoi avere dei bambini?” chiese, un po’ intimidita, fissandolo dolcemente e lui annuì soltanto, facendola sorridere di nuovo.
Non ne avevano mai parlato prima, ed era strano, dato che parlavano sempre di tutto di solito, però Lia si era sempre rifiutata di fare quel discorso con lui. Vedete, la cara Lia non voleva avvicinarsi troppo a quell’altissimo ragazzo dagli occhi orientali, perché temeva di rimanerci scottata. E siccome quello della famiglia e del matrimonio per lei era un argomento molto doloroso, aveva voluto evitare di avere un altro elemento di confronto Jin-Tony, dato che tutti quelli che aveva erano in favore del nostro amico barista.
“Wow, è raro trovare un uomo che voglia mettere su famiglia di questi tempi, lo sai?” bisbigliò appena, dolcissima e lui si strinse nelle spalle e rispose “Mah non mi sembra ci sia niente di speciale, ad essere sinceri. Tu invece?”
Lia sorrise malinconicamente, e stringendosi nelle spalle rispose “…io ti direi anche di sì, ma Tony fugge al solo pensiero. Sapessi quante lacrime ho versato per questa cosa…”
“Perché non vuole avere bambini?” sussurrò piano, accarezzandole le dita e la mano, ma senza trovare il coraggio di afferrarla, e lei scosse la testa e rispose “non vuole sposarsi e non vuole una famiglia. Dice che le coppie divorziano, che essere costretti a stare con la stessa persona per tutta la vita ti spinge inevitabilmente a sviluppare desiderio verso le altre persone…”
“Che enorme cazzata…” rispose secco e Lia rise soltanto. Erano molto vicini, lei stesa contro il muro esterno del bar e Jin accanto a lei la fissava molto intensamente, e gli saltò il cuore in gola quando lei cominciò ad accarezzare le sue dita.
“…l’amore capita. Può capitare quando sei single, quando sei sposato e anche…” esitò per un istante, con l’anima in subbuglio e poi aggiunse piano “…anche quando sei fidanzato con un’altra persona. E’ sbagliato, ok, ma capita. Quindi essere sposati o meno, cambia poco le cose…”
Lia avvampò di nuovo sotto ai suoi occhi e sorrise soltanto, cercando di nascondere tutte le emozioni che la stavano attraversando.
“…se di amore stiamo parlando. Se invece il tuo caro fidanzato fa riferimento al sesso, beh direi che è meglio che stai lontana da un uomo che non ti ama abbastanza da giurarti fedeltà a vita, altrimenti si sentirebbe tentato da altre, no?”
Lia rise soltanto, perché lo sapeva fin troppo bene che sarebbe finita così, che non avrebbe dovuto parlare con lui di queste cose, perché avrebbe peggiorato soltanto i suoi dubbi sul suo fidanzato.
“Tony è un personaggio particolare, ha problemi con la monogamia e quando si sente pressato fugge, è sempre così…” rispose, sentendosi in colpa e Jin pensò “si dice stronzo, altro che personaggio particolare”, ma accarezzandole il viso chiese “io però non ti ho chiesto di Tony, ti ho chiesto di te. Tu vorresti sposarti e avere dei bambini o la pensi come lui?”
“Io sono una romantica…” confessò sbuffando, come se fosse una terribile colpa e lui le sorrise molto dolcemente. Avevano entrambi il cuore in gola, e Jin era completamente sconvolto per quell’intimità che avevano raggiunto, ma le disse piano “…non è una colpa, eh” e lei con occhi bassi rispose “beh lo è, ma è complicato…” e poi si spostò dal muro e fece per rientrare, quando lui le chiese “…vieni a provarle con me? Facciamo una corsa per vedere qual è meglio?” e Lia ridendo annuì ed entrò, lasciandolo a sospirare per quella reazione così rigida di lei.
Nota:
Ciao a tutti, grazie per aver letto questo capitolo. Allora che ne pensate di questi due ragazzi? Sono solo amici o si amano? E tutte queste reazioni di Lia sono innocenti o significano altro? Fatemi sapere, vi aspetto.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 6: la ragazzina ***


Capitolo: la ragazzina
Era la prima sera d’autunno e non c’era troppa gente al Chaos, così Lia e Zoe ne approfittavano per parlare con Max e altri amici, bere e fumare. Lia addirittura riuscì a convincere il suo rigidissimo capo a ballare una bachata con lei, e mentre il cuore di lui scoppiava al contatto con la pelle di lei, Lia sorrise realizzando che quella canzone parlava di due amici che diventano amanti.
“Stringimi Sanny, dai…” sussurrò piano, perché Jin la teneva a stento e sembrava quasi che avesse paura di avvicinarsi troppo.
“Così Lali?” sussurrò, afferrandola improvvisamente in modo molto deciso e lei sorrise con il cuore in gola. Erano occhi negli occhi, stretti l’uno contro l’altro, e Jin era completamente paralizzato dal profumo di lei, dal suo calore e dalla sua dolcezza. Era terribilmente rigido, e per niente a ritmo, sembrava un manichino, ma solo perché era tremendamente intimidito ed emozionato. E anche Lia non si sentiva proprio serena, anzi era abbastanza scombussolata. Era davvero troppo strano, però, perché lei era una ballerina, era abituata ad essere stretta e condotta nella danza, eppure quando ballava con i suoi colleghi e amici non reagiva in quel modo. Si perse per un po’, pensando che lui avesse davvero un buon odore, che era forte e davvero troppo alto, ma poi si riscosse e gli corresse i passi un po’ imbarazzata.
Quando era successo? Quando aveva cominciato a sentirsi così quando lui si avvicinava? Certo lui era molto bello, ma era solo un amico e Lia non doveva in alcun modo pensare a certe cose, eppure quando la teneva tra le braccia in quel modo era molto difficile restare razionali.
“Così adesso potrai portare a ballare la tua Rosy…” gli sussurrò una volta finita la canzone, ma ovviamente Jin non sapeva neanche come si chiamava in quel momento, e non colse la battutina.
“E posso ballare anche io con te?” le chiese Max, in modo un po’ troppo galante e Lia scosse solo la testa e rispose “mi è bastata una volta, grazie. Dopo quello che mi hai fatto a Capodanno di tre anni fa non balleremo mai più insieme…”
“Che cosa le avresti fatto?” ringhiò Jin sconvolto e Max ridacchiando confessò di aver allungato un po’ le mani, perché Lia aveva litigato con Tony.
“…e dunque l’ideale per consolare una fanciulla in difficoltà è palparla come un melone al mercato, secondo te?” rispose scocciata, ma Jin non sentì perché stava pensando ad una cosa sola: perché diavolo Lia era da sola ad una festa e lui non c’era? Chiese delucidazioni, e poi si ricordò: aveva una fidanzata in quel periodo, e stavano passando insieme il loro ultimo Natale prima che lui la lasciasse.
Continuarono a parlare di quella cosa per un po’, ed erano tutti di buon umore. Sembrava una serata tranquilla, con pochissimi clienti e poi successe di tutto. Jin si allontanò per rispondere al telefono ed alcune clienti entrarono molto impettite. Quelle tre ragazzine avevano passato tutta l’estate al Chaos, osservando Lia costantemente. Zoe e Mari avevano varie teorie in proposito, ma non le avevano ancora condivise con la loro amica.
Lia fu cortese come al solito con loro, sorrise e chiese cosa desiderassero. Sembravano delle bambine, ma sapeva che erano diciottenni perché Jin aveva controllato i loro documenti e poi erano rimasi per ore a parlare di quanto sembrassero delle bambine.
Una delle tre, in particolare, sembrava tesa come una corda di violino. Era una ragazzina molto bella, alta, bionda e molto esile, ma estremamente agitata. Ordinarono da bere e Lia si mise all’opera, ma poi mentre miscelava il Manhattan sentì “…tu sei quella che sta con Tony, no?” e il cuore le si spezzò. Pensò soltanto “di nuovo” ma alzando lo sguardo si sforzò di sorridere e chiese chi lo volesse sapere.
La ragazzina bionda raccolse tutto il suo coraggio e le disse piano “…devi vedere queste…” porgendole il suo cellulare.
Lia si sentì letteralmente inghiottire da un vortice, voleva urlare e vomitare insieme, perché quella ragazzina le stava mostrando la prova del secondo tradimento di Tony. Nelle prime foto c’erano loro due in atteggiamenti molto affettuosi, ma non particolarmente compromettenti, e Lia pensò “stavolta avrà imparato!”. C’erano alcune foto in cui lei baciava le labbra di lui, ma lei si disse solo che non significava molto, e poi, però arrivò il colpo. C’erano delle foto in cui lui le sta palesemente toccando il sedere e altre parti del corpo, e Lia pensò solo “questo bastardo”, ma si sforzò di non mostrare risentimento, persino quando vide quelle di lei seminuda scattate nella sua macchina.
“Ci sono anche i messaggi, se li vuoi leggere…” incalzò la ragazzina, ma Lia scosse la testa e sbuffando rispose “no, adesso lo chiamiamo e chiariamo questa situazione…” stravolgendo le ragazzine.
“Non chiamarlo, ti prego, mi ha fatto giurare di non dirti nulla, ti prego…” le disse quella ragazzina, ma Lia era troppo amareggiata per far finta di niente, anche perché era realmente disgustoso che l’avesse tradita con una che andava ancora a scuola.
“Ti supplico…” continuò la ragazzina in lacrime, e anche le sue amiche intervenirono, mentre Zoe e Max rimasero ad osservare la scena.
“Vieni qui, subito. C’è la tua ragazza…” ringhiò Lia al telefono e quella povera ragazzina sconvolta e spaventata scappò via, lasciando a Lia il suo cellulare.
“Tu avvisa Jin, io parlo con lei…” disse Max seria, ma Lia sembrava assolutamente calma.
Non disse niente a nessuno, neanche a Jin, ma rimase tutto il tempo a pensare a cosa dire. Era finita, stavolta per sempre, e Lia non gli avrebbe mai perdonato un tradimento, non di nuovo. Si era odiata per anni per essere stata così debole da perdonarlo la prima volta. Lo aveva perdonato, ma aveva finito con dare tutte le colpe a se stessa, e aveva perso quella poca stima di se stessa che aveva prima. E questa volta non ce l’avrebbe fatta a perdonarlo ancora, anche perché, tutto sommato non le importava più di tenerlo nella sua vita. E questa considerazione finale la colpì come un colpo in testa. Non se lo aspettava, non avrebbe mai potuto prevederlo, ma era successo: aveva capito che sarebbe stata meglio senza di lui.
“Lali…stai bene?” sussurrò Jin piano, accarezzandole i capelli e lei annuì soltanto, completamente imbambolata nel vuoto. Riusciva solo a pensare “è finita, è finita davvero”. Non provava neanche dolore, era soltanto furiosa.
Tony arrivò di corsa, ma quando la vide le sorrise soltanto con moltissima dolcezza, mentre tutti lo fissavano come per picchiarlo.
“Andiamo fuori, mia bellissima gattina?” le disse piano e lei annuì soltanto, perché non voleva litigare davanti a tutti, ma gli impedì di accarezzarla.
Una volta varcata la soglia, Lia gli porse in modo molto sgarbato il cellulare e senza guardarlo disse solo “ecco qua, è davvero disgustoso” e Tony iniziò a ridere forte.
 Non aveva prove, non poteva averne, e anche se quella ragazzina cretina aveva finalmente fatto ciò che minacciava di fare da mesi, da quando l’aveva sedotta alla sua festa di compleanno, Lia poteva ancora credere a quello che le avrebbe detto. Tony ne era certo, non ne aveva nessun dubbio. Peccato che il nostro amico ignorasse i tormenti sentimentali che toglievano il sonno alla nostra Lia.
“E allora? Sono un essere umano, eh! Se ti strusci addosso tutto il tempo e mi sbatti in faccia il sedere te lo tocco, quindi?” le disse, cercando di afferrarla tra le braccia, ma Lia scosse solo la testa.
Era furiosa come le era capitato tante volte, ed anche ferita, ma stavolta non si sentiva morire. Per la prima volta si era resa conto che la sua vita, senza di lui, sarebbe andata avanti tranquillamente. Voleva solo urlargli in faccia quelle due parole, solo quello, e poi liberarsi definitivamente di lui, così ruggì “E’ finita”, ma lui non reagì come si aspettava. Tony ricominciò a ridere, e stavolta lo fece fino alle lacrime.
“Oh guarda come sembra aggressiva la mia gattina quando fa l’offesa. Dai Lia, lo confesso: le ho toccato il sedere e lei mi ha baciato. Questo è tutto, gelosona…”
Disse ridendo e cercando di abbracciarla, ma Lia freddissima ripetè solo “E’ finita, Tony”.
“Sì, come no. Dai gattina, lo sai che hai bisogno di me quanto io ho bisogno di te. Che ci amiamo e ci apparteniamo…”
Non si aspettava che continuasse con quel suo muso, ma a quanto pare voleva fargliela pagare. Lia, però, era inamovibile, così con occhi bassi disse piano “…restituisci il cellulare a quella bambina, e se hai un minimo di decenza vattene da casa mia entro un paio di giorni…”
“E se non me ne andassi?” le disse, cercando di provocarla, perché Lia non era mai così fredda e mesta durante le liti.
“…chiamerei il padrone di casa e gli direi che hai occupato il suo appartamento…” rispose molto serena, perché aveva pensato mille volte a quella frase da dire.
“Ma io ti amo gattina, e tu sai che faresti un enorme errore a scacciarmi solo perché ho toccato il culo ad un’altra…” le disse, con il cuore in gola, ma Lia rispose molto sinceramente “…non è questo. E’ che penso di non amarti più, mi dispiace…”
Le faceva male ammettere quella cosa, ammettere che l’amore in cui aveva creduto per tanti anni era morto, che aveva fallito, che la sua relazione era andata in malora, ma si sentiva anche stranamente sollevata. Era doloroso, ma rinfrancante dirlo ad alta voce e non aveva la minima idea di quello che stava provando, ma per la prima volta in tanti anni si sentiva un po’ orgogliosa di se stessa per aver tenuto testa a lui in quel modo.
“Sì, come no…” commentò ridendo, perché stava facendo lo sbruffone. Perché in nessun universo la sua compagna avrebbe davvero smesso di amarlo, ma Lia fece per andarsene e Tony, per la prima volta si spaventò e si mise in ginocchio.
“Perdonami amore, ti prego perdonami. E’ che tu ci sei sempre troppo poco a casa e io mi sono fatto sedurre, ma una volta sola…” le disse, quasi in lacrime e sul viso di lei si dipinse un sorriso amaro. Allora era vero? L’aveva tradita di nuovo, e adesso stava dando la colpa a lei, tipico.
“ Tutto questo non cambia le cose- rispose gelida, ignorando le sue suppliche- e se anche io volessi perdonarti, bevendomi totalmente tutto l’amor proprio e l’orgoglio che ho solo per starti accanto, un’altra volta, purtroppo non posso ignorare che i miei sentimenti non sono più quelli di prima. Quindi ciao Tony, buona fortuna…”
“E me lo dici senza neanche guardarmi in faccia? Davvero?” le ruggì in lacrime, ancora in ginocchio, ma Lia pensò che le facesse troppo male guardarlo in quel momento, così se ne andò e basta,  ma una volta arrivata sulla porta sentì “…io ti riconquisterò gattina, vedrai…” e rise soltanto.
Nota:
Ciao a tutti. Allora vi aspettavate questo tradimento di Tony? Ha fatto bene Lia a lasciarlo o è stata troppo impulsiva? Fatemi sapere

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 7: appuntamenti e pregiudizi ***


 
Capitolo: appuntamenti e pregiudizi
Il cuore di Mari si fermò per un attimo quando la persona incappucciata le si parò davanti. Le aveva detto a che ora sarebbe arrivata, ma la nostra amica pensava che la domanda fosse per educazione. Kimberly era diventata la nuova coinquilina di Mari recentemente, poco prima dell’estate, e sebbene avessero sviluppato subito un forte legame d’amicizia, Mari non si aspettava di trovarla lì.
Eppure era proprio lei: occhi a mandorla estremamente enfatizzati da lunghissime ciglia finte, capelli verdi e morbidi che uscivano dal cappuccio e una serie di piercing al viso che completavano il suo look da rockstar.
“Ciao brava bambina…” le disse, con quel suo sorriso incredibilmente affascinante e Mari le sorrise molto dolcemente. Non credeva che fosse lì per lei, pensava fosse un caso, che fosse andata per qualche amico, ma quando Kimberly la travolse in un abbraccio le bisbigliò piano “ciao” con molta dolcezza.
“Ho pensato che ti servisse aiuto con tutte queste valigie, e non mi sono sbagliata, vero? Ti sei portata mezza casa, no?” le spiegò ridendo, ma molto vicina al suo viso e alle sue labbra e Mari arrossì, annuendo soltanto.
“…e mi sono fatta prestare l’auto del mio capo, così non dobbiamo morire di fatica come all’andata. Su, andiamo principessa…” le disse, caricandosi la sua enorme valigia sulle spalle e Mari provò in mille modi a dirle di posare i bagagli, perché erano troppo pesanti, ma Kimberly continuò ignorandola.
Chiacchierarono per tutto il viaggio e Mari le spiegò del suo progetto del dottorato e persino di Julio, e la povera Kimberly inchiodò l’auto improvvisamente quando sentì “non mi sposo”. Lei era incredibilmente cotta di quella giovane biondina timida, ma si conteneva perché pensava che stesse per sposarsi, ma così era tutto diverso.
“…e stasera guardiamo una serie insieme, ti va?” le chiese, dopo averle portato i bagagli in camera e Mari annuì soltanto, ancora più confusa. Quella sera non aveva voglia di parlare con i suoi, o con Julio. Rispose solo a Lia e decise di abbandonarsi a Kimberly e a tutte le risate che le regalava sempre, e fu così che senza neanche accorgersene decise di sdraiarsi a dormire accanto a lei sul divano.
E mentre Mari s’interrogava su quello strano atteggiamento della sua coinquilina, qualcun altro a Playa del Monte beveva per festeggiare l’addio a Tony. Certo, la scusa ufficiale era che dovevano risollevare l’umore di Lia, ma erano tutti super felici di essersi tolti quell’idiota dai piedi, anche se le loro previsioni si rivelarono fin troppo ottimistiche.
Tony respinto divenne romantico al limite dell’ossessione. Iniziò a mandarle una rosa ogni giorno, l’aspettò tutte le sere all’uscita del Chaos, si fece trovare a casa sua insieme ai genitori di lei, che ovviamente parteggiavano per un loro ritorno di fiamma, ma Lia non cedette alle pressioni, neanche quando improvvisò una specie di serenata alla chitarra. La pregò, la supplicò, le fece miliardi di giuramenti, ma Lia sbuffava ogni volta che lo vedeva. Era arrivata a urlargli che le sembrava assurdo dover subire la sua costante presenza solo perché erano stati insieme per un po’, e così lui capì.
Dopo esattamente tredici giorni di queste torture, Tony le diede una tregua, e Lia si sentì davvero serena, perché la inquietava la costante presenza di lui e le pareva quasi che non sarebbe mai riuscita a liberarsene. Lei stava bene così, da sola per la prima volta nella sua vita e poi sola non era, perché i suoi amici le erano sempre accanto.
Volete sapere come stavano realmente le cose? Lia stava così bene perché era costantemente in comunicazione con Jin, che non perdeva occasione per scriverle, mandarle foto del suo gatto, portarle pensierini o per sentirla in ogni modo. Malgrado Lia avesse ripreso la sua macchina, infatti, continuavano a tornare insieme a casa la notte, con la scusa di fermarsi a fare colazione. E non avete idea di quanto Tony odiasse questi loro momenti notturni insieme. Era persino arrivato al punto di minacciare Jin apertamente, che gli aveva solo fatto notare che il Chaos era pieno di telecamere, e che lui non vedeva l’ora di avere l’occasione per denunciarlo.
E poi, dopo circa due settimane di rottura, quando la fine della loro storia divenne ufficiale e risaputa da tutti nel piccolo paesino, iniziarono a manifestarsi due fenomeni a dir poco bizzarri. Il primo era relativo alla famiglia di Lia, che improvvisamente si accorse della sua esistenza. Proprio tutti,(incluso cugini e affini) iniziarono a farle pressione per fare pace con Tony, perché altrimenti avrebbero infangato il loro buon nome. Lia rideva con Zoe e Jin di quella cosa all’inizio, scherzando sul fatto che sembrava fossero nell’Ottocento, ma poi iniziò a detestarla.
 Sua madre in particolare era rigidissima e le ripeteva sempre che “aveva voluto andare a vivere con lui prima del matrimonio? Ed ora non poteva certo andarsene come se niente fosse stato. Doveva rimanere con lui, come se fossero sposati. Perché altrimenti cosa avrebbero detto in paese di una che se ne va dopo una convivenza?”
“Che non sono vergine?” ruggì Lia, che dall’alto dei suoi ventiquattro anni pensava di essere abbastanza adulta da poter avere rapporti sessuali, ma sua madre annuì soltanto mestamente, e ricominciò a snocciolare tutto il repertorio delle stupide dicerie di paese: non si sarebbe mai sposata dato che non era vergine, perché chi avrebbe voluto una donna così?
Lia voleva solo andarsene da casa dei suoi, ma pagava già l’affitto della casa in cui viveva con Tony, e non poteva permettersene un altro, dunque doveva sopportare e pregare che il suo ex si togliesse dai piedi in fretta. Una notte, nel pieno dell’angoscia, decise di raccontare al povero Jin di tutte quelle liti familiari e lui fu infinitamente dolce. Erano seduti nell’auto di Lia e quando lui sentì quel discorso così stupido iniziò a ridere forte. Lia sospirò soltanto e commentò sarcastica “sì, immagino che a una terza persona faccia ridere…” ma lui non rideva per sminuire il problema, ma perché pensava che la madre di Lia e suo padre sarebbero andati terribilmente d’accordo.
“Hey Lali, facciamo un accordo con tua madre, che dici?” le sussurrò piano, sollevandole il mento con due dita per fissarla profondamente negli occhi. Avevano entrambi grossi problemi a fissarsi negli occhi senza sentire una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Eppure, se il caro Jin sapeva esattamente cosa fosse quello sconvolgimento che stava provando, non si può dire che Lia invece lo sapesse. Sorrise soltanto emozionata e annuì, ma Jin non riusciva a dirle quella cosa guardandola negli occhi, perché era davvero troppo.
 Così con le guance arrossate, e sentendosi come se stesse per entrare in una gabbia di leoni famelici, le sussurrò all’orecchio “…dille che se non troverai l’uomo dei tuoi sogni, o se dovesse fare storie perché hai avuto un altro prima di lui, ti sposo io. Sono disposto a giurarlo...”
Lia tremò letteralmente in quel momento, e rimase completamente muta e attonita, sconvolta per quei sentimenti che la stavano facendo tremare come una foglia, ed emozionata come mai prima. Jin non riuscì a guardarla negli occhi, si sentì un idiota per averle detto una cosa così intima e profonda, ma gli era davvero sfuggito. Il silenzio di lei, però, gli fece venire voglia di vomitare e sbattere la testa contro il finestrino. E poi, proprio mentre pensava a come uscirne senza sembrare Max che la molesta alla festa di Capodanno, sentì “…guarda che mia madre poi ci crede davvero, e anche io…”
Lia, con le guance arrossate ed il cuore in gola lo stava fissando con infinita dolcezza, e anche lui la guardò sorridendo e rispose “…contaci” facendola sorridere ancora di più, chiudendo totalmente il discorso, ma aprendo una nuova intimità tra loro, che rimasero ad abbracciarsi per un sacco di tempo.
E poi, parallelamente a queste incursioni troppo aggressive della sua famiglia nella sua vita, Lia cominciò a ricevere un sacco di avances. Ormai era un classico: ogni sera qualcuno le chiedeva di uscire, e lei con un sorriso molto dolce declinava sempre ogni invito.
 “E neanche se ti porto alla serata di reggaeton al Mas giovedì?” le disse, un suo amico ballerino e Max lanciò un’occhiata complice a Zoe e disse solo “facciamo un favore a Jin, che dici?” facendo ridere la sua amica.
“Perché tu pensi che gli direbbe di sì?” rispose Zoe e Max le porse venti euro e disse “proviamo”.
Lia s’illuminò per la storia del reggaeton, perché lo adorava, ma ovviamente declinò ancora l’invito e il tizio le disse solo “pensaci” andandosene.
Max nel frattempo andò a recuperare Jin e gli disse solo “tu annuisci e assecondami” facendogli rispondere un “non esiste” sconvolto.
“Lia, ti porta Jin giovedì alla serata…” le disse Max e lei sorrise dolcemente e rispose “Sanny? A ballare reggaeton? Ma se lo detesta?”
“Ti porterei lo stesso, se ci volessi andare…” rispose lui intimidito, fissando in giro per non dover vedere il viso sconvolto di lei mentre lo rifiuta, ma Lia s’illuminò e chiese “ma davvero lo faresti?”
Max e Zoe ridacchiarono, e lei gli allungò venti euro, ma Jin e Lia non se ne accorsero, presi com’erano a fissarsi negli occhi.
“Certo, mi piacerebbe andare insieme a te…” le sussurrò piano, accarezzandole le dita, e Lia ridacchiando rispose “allora andiamo…” facendogli scoppiare il cuore. 
Finalmente, dopo tre anni in cui l’aveva amata disperatamente Jin aveva un appuntamento, ed era incredulo, ma vergognosamente felice.
“Ma…-le disse incerto- devi accompagnarmi a scegliere qualcosa da indossare perché non ho idea di come ci si veste per andare in questi posti…” e Lia annuì entusiasta. 
Tony non l’aveva mai portata a ballare, ci era sempre andata con le amiche, ma non era la stessa cosa e così rimase per ore a sorridere, pensando a loro due che ballano insieme.
Nota:
Ciao a tutti, allora cosa ne pensate delle mille cose che succedono in questo capitolo? Vi sono simpatiche Mari e Kimberly? E Jin e Lia? fatemi sapere, vi aspetto.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 8: shopping e fidanzate ***



Capitolo:
Giunse il famoso giovedì, e Lia senza rendersene esattamente conto si vestì in modo molto semplice per andare a fare shopping, tanto da far salire il cuore in gola al povero Jin, che pensò solo “ma porca miseria” quando la vide in pantaloncini e camicetta a fiori. Era un look da ragazzina, niente di elaborato, ma per le curve da ballerina di Lia era piuttosto sexy.
“…che bello che sei con questa camicia!” gli disse allegra entrando in auto. Era molto impressionata perché Jin non indossava mai quel genere di cose, e sebbene fosse una camicia larga e da pescatore, gli stava bene davvero. Lui ingoiando la saliva rispose solo “…anche la tua ti sta molto bene…” facendola sorridere.
“sono solo un po’ perplesso, perché tu indossi sempre cose di un altro genere per venire a lavoro” le disse, con molta onestà, perché era sempre mezza nuda e provocante, e lui si era spesso chiesto come mai.
“…sì perché-sospirò allora, perché non voleva dirgli di Tony, ma doveva farlo- beh perché Tony mi tortura con questa storia che le bariste devono essere sexy, quindi ho sempre un look un po’ più…esplicito diciamo…”
Jin sbuffò soltanto, ma la sua faccia scocciata fu terribilmente eloquente e la fece sorridere. Imbarazzata da morire per quel momento di silenzio tra loro, Lia iniziò a parlare del più e del meno per riempire il silenzio, ma Jin improvvisamente le disse “…invece secondo me sei molto bella così. E in tutta onestà non credo che le bariste dovrebbero essere sexy, credo che dovrebbero essere come diavolo vogliono essere. Non sono mica pezzi di carne, dannazione!”
Lia impazzì per quelle parole, e dovette cedere all’impulso di baciargli la guancia, facendogli venire un infarto.
“Grazie Lali- le disse con un sorriso imbarazzato- ma se avessi saputo che avresti reagito così, ti avrei detto che sei bellissima…”
Era davvero un azzardo quella frase, un lancio nel buio, ma Lia arrossì per quel complimento, e lo riempì di baci sulla guancia, facendolo arrossire totalmente.
“E’ questa la tua strategia con le ragazze? Le riempi di complimenti?” chiese Lia per provocarlo, una volta arrivati al centro commerciale e Jin rise forte e rispose “no, sono semplicemente uno molto diretto, generalmente…”


Avrebbe dovuto concludere con “ma non con te, perché ti amo a distanza da tre anni e tu non te ne accorgi mai” ma non lo fece e Lia gli si parò davanti e chiese “ah sì? E funziona con queste ragazze?”
Sì, avete capito bene: Lia aveva deciso di girare intorno alla questione “fidanzata” il più possibile, ma voleva sapere. Jin, però, aveva deciso di provare ad essere diretto anche con lei, perciò abbassandosi per trovarsi fronte contro fronte, le chiese sorridendo “che cosa vuoi sapere Lali, esattamente?”
Trovarsi occhi negli occhi fece effetto ad entrambi, ma Lia si sentì letteralmente andare a fuoco, e distogliendo lo sguardo rispose “niente, solo curiosità…” facendolo ridere, perché era impacciata come una ragazzina.
Jin non osava neanche sperare di piacerle, ma un po’ iniziava a sospettare che fosse così, perché Lia gli lanciava davvero troppi indizi: flirtava con lui, lo abbracciava e adesso anche questa storia dei baci. Max, poi gli aveva detto chiaro che Lia aveva rifiutato tutti prima di lui, e quindi qualche speranza iniziava ad averla.
“Lo sai che non ho una ragazza, no? Viviamo praticamente insieme tutto il giorno al Chaos…” le disse, fissandola negli occhi cercando di sembrare sicuro. In realtà stava solo pensando “cazzo, cazzo ma che fai?”però ingoiò la saliva e continuò a fissarla intensamente.
“Beh potresti averla nel tempo libero…” rispose lei, abbassando lo sguardo imbarazzata e lui ridendo ribattè “ma quale tempo libero? Io non ho tempo libero. Sono al Chaos o con Don…”.
“E allora se sei così diretto con le ragazze- chiese Lia, sforzandosi di sembrare sicura e affascinante, tanto da tramortire il povero Jin con uno sguardo- che cosa diresti a me?”
Jin ingoiò la saliva e pensò che poteva davvero provare a farle capire qualcosa. Ok, magari non dicendole “ti amo” ma una cosa più semplice ci poteva stare. Poi, però, il terrore che lei lo vedesse solo come un amico s’impossessò di lui, così Jin dovette mediare tra tutti quei sentimenti, e gli venne fuori una cosa sincera, ma non troppo.
“…ti direi che sei troppo bella e dolce per un uomo come Tony- le sussurrò accarezzandole la guancia con dolcezza- e che meriti una persona speciale. Un uomo che ti sappia amare sul serio, che ti rispetti e ti faccia sentire importante…”
Era spaventato a morte, ma Lia gli sorrideva in modo dolcissimo e lui aveva il cuore a mille, così aggiunse “…uno che ti porti a ballare, che faccia le cose solo per amore del tuo sorriso. Un uomo che si prenda cura di te, che ti metta al primo posto nella sua vita e che voglia sposarsi quanto lo vuoi tu…”
  Lia gli mise le mani al collo in quel momento, e si avvicinò tanto da fargli credere che volesse baciarlo, ma gli baciò la guancia e poi abbracciandolo forte sussurrò “…sei troppo alto per questi abbracci, devo iniziare ad usare i tacchi” facendolo ridere soltanto.
Aveva il cuore a mille Lia, ma non aveva trovato il coraggio per dargli quel bacio che voleva così tanto. Eppure desiderava da morire che lui la baciasse e anche che la toccasse. Aveva avuto paura che lui le dicesse che erano solo amici, ma ultimamente iniziava a volere quel bacio da morire. Si era detta tante volte che si stava comportando da stupida, fantasticando sulle sue labbra, ma ormai lo aveva dovuto accettare: Lia era incredibilmente attratta da lui, tanto da rabbrividire quando lui le toccava il braccio, ed era persino morta d’imbarazzo quando aveva dovuto guardarlo negli occhi, dopo il primo sogno erotico che aveva fatto su di lui.
“E va bene, allora raccontami delle donne che hai avuto in passato…” gli disse, camminando a braccetto con lui e Jin pensò “ma perché?” però annuì e chiese “ma tutte? Perché sono un po’…” facendola sconvolgere.
In quei tre anni Jin non aveva frequentato nessuno, solo Rosy che era la sua celebre amica con cui per un periodo aveva fatto anche sesso. Ma in realtà Lia non sapeva molto del suo passato sentimentale, eppure voleva scoprire tutto.
“Tutte, tutte, tanto abbiamo tempo” rispose, un po’ indispettita e Jin ridacchiando annuì.
“Allora a tredici anni ho baciato per la prima volta Teresa, e sono stato con lei per tutta la gita a Disneyland Paris…” confessò con molta onestà.
“...poi altre ragazze minori di cui non ricordo esattamente, fino a Julia, che era la mia ragazza al liceo…”
“Bella?” chiese Lia che voleva fare l’indifferente, ma chiunque avrebbe capito che non lo era.
“ Carina, asiatica, ma…non è che me la ricordi esattamente, eh” le rispose ridacchiando, mentre Lia gli sceglieva delle camicie per la serata.
“Non ci crede nessuno” rispose lei spazientita e Jin ridendo annuì e basta.
“E’ quella riccia con cui sei nelle vecchie foto su facebook?” chiese, senza guardarlo e Jin pensò “ma allora davvero ti piaccio!” e baciandole la guancia rispose “…penso di sì, anche se erano i primi tempi di facebook…”
“Coreana anche lei?” chiese Lia, fingendo indifferenza, ma lui stava impazzendo per quel discorso, e divenne progressivamente più dolce, così le cinse il bacino con le mani e la strinse forte, facendole venire un colpo.
“Sì, era coreana” le sussurrò piano all’orecchio, con una voce un po’ troppo sensuale che fece rabbrividire Lia che per un secondo chiuse gli occhi.
Jin era letteralmente fuori di sé, e non aveva nessuna voglia di smettere di stringerla e baciarle la guancia. Si stava chiedendo se si sarebbe arrabbiata se avesse provato a baciarle l’orecchio o il collo, ma Lia aveva un interrogatorio da fare e così emozionata aggiunse piano “…e poi sei andato a Londra, e sei pieno di foto di te che limoni con un sacco di biondine…”
“Io non le conosco tutte queste biondine…” rispose, cercando di farla ridere, ma poi aggiunse “…sarà stata Lindsay, la mia ex…”
“Oh no, sono svariate biondine, non è una sola. Ho controllato…” rispose Lia decisa e lui fece una cosa molto strana. Lia sembrava seccata e gelosa, e più si comportava così, più lui voleva baciarla e dirle che l’amava da impazzire.
Le liberò il bacino ed iniziò ad accarezzarle il collo e le spalle dolcemente, facendola rabbrividire.
“Boh, saranno state colleghe. O amiche, non lo so, sai a Londra sono stato un po’libertino all’inizio…”
Continuava a parlare accarezzandola, e Lia voleva solo che lui continuasse, ma le sue ultime parole la lasciarono perplessa e chiese “definisci libertino, grazie…” facendolo ridere.
“Ho avuto qualche storia di una notte. Bevevo un sacco a Londra, ed ero appena uscito dal regime dittatoriale dei miei genitori, quindi ero una specie di spiantato…” le disse, fissandole il collo pensando solo “adesso provo, adesso la bacio” perché lei sembrava felice di farsi toccare così da lui, ma in quel momento Lia si girò e con le braccia incrociate e un’espressione corrucciata ringhiò “ma vedi che ipocrita che sei! Fai tutto il bravo ragazzo, e invece…”
“E invece sono buonissimo…” le rispose ridendo, ma lei alzò soltanto un sopracciglio risentita.
“Avevo diciotto anni Lali, non avevo mai fatto tutte le esperienze degli adolescenti normali, ero vergine e non avevo mai preso una sbronza…” le confessò, provando ad abbracciarla di nuovo, ma lei seccata gli porse le camicie e gli disse “avanti, spogliati” facendolo arrossire totalmente.
Jin si chiuse in camerino e fissandosi allo specchio si disse solo “che cosa diavolo stai facendo? Che cosa pensi di fare con quella dea perfetta, tu brutto asiatico sovrappeso?” e così un po’ confuso uscì dal camerino con una camicia nera e Lia sussurrò piano “ma sei bellissimo Sanny…” facendogli prendere un colpo.
“…e tu hai problemi di vista…” le sussurrò piano, mentre Lia gli tirava su le maniche e poi la tirò contro il suo corpo e riprese a stringerla.
“Devo sistemarti le maniche…” sussurrò piano, pensando solo che adorava stare sul suo petto, e Jin la lasciò a malincuore.
Gliene fece provare cinque e anche un paio di pantaloni eleganti, perché lui aveva l’assurda tendenza ad indossare sempre e solo abiti da trekking, t shirt dei gruppi rock e tute larghe e sformate.
“Che sexy che sei…” gli sussurrò all’orecchio e lui le disse solo “dimmelo ancora…” facendola arrossire. Fissandolo profondamente negli occhi disse solo “Sanny sei un bell’uomo, sei altissimo, hai anche un bel fisico con tutte quelle casse che carichi e scarichi per il bar, ma perché ti vesti sempre come una specie di barbone?” gratificando e devastando il suo ego contemporaneamente.
“ti adoro, lo sai?” le sussurrò, baciandole la guancia a sorpresa e Lia sorrise soltanto.
“…ma ho la pancia e si vede tanto con questi vestiti…” le confessò imbarazzato, ma Lia ridendo chiese “di che diavolo stai parlando?” e poi fece una cosa che lo fece impazzire: lo spinse a fissarsi allo specchio e accarezzando il suo petto disse piano al suo orecchio “…non hai il corpo che pensi di avere, ma non te ne sei ancora reso conto. So che sei stato in sovrappeso, ho visto le foto, ma adesso sei un gran figo accettalo…”   
“Certo che devo essere stato davvero buono nella vita per essermi meritato questo…” rispose, senza sapere cosa dirle, ma Lia sorridendo mise in ordine i vestiti che aveva provato e gli chiese quale volesse prendere, e lui le disse piano “ok, prendo tutti quelli che ti piacciono” facendola sorridere.
Camminarono per un po’, dopo, e lui prese la sua mano piano, senza accorgersi del sorriso di lei.
“E insomma hai perso la verginità con una che non sapevi chi fosse?” chiese, dal nulla, e a lui prese un colpo, ma poi scuotendo la testa rispose che la conosceva bene, ma era una storia triste, perché si erano fatti parecchio male a vicenda.
“…l’amavo, ma lei aveva un altro e mi trattava come suo migliore amico. Quando poi si sono lasciati è venuta a letto con me, ma solo per vendicarsi di lui” confessò imbarazzato, perché era esattamente la stessa storia che aveva con Lia.
“…ed io che mi ero illuso che significasse qualcosa per lei quel sesso, mi sono presentato da lei con i fiori e un biglietto in cui le dicevo quanto l’amassi. Però l’ho trovata a letto con il suo coinquilino, perché a quanto pare aveva deciso di farsi chiunque respirasse…e così è iniziato il mio periodo ‘non voglio mai più vedere una donna’”
Le confessò un po’ triste e Lia disse piano “no!” perché era una storia terribile e gli era venuta voglia di coccolarlo, ma lui ridendo rispose solo “…e quindi mi comportavo come Tony: sbronze a tutte le ore, signorine sconosciute e mille altre cose poco legali, ma è durato pochi mesi…”
Si fermarono, allora, perché Lia era impazzita per un vestito in una vetrina e Jin decise di spingerla a provarlo, perché non era super sexy, ma era bello. Era un vestitino semplice e a fiori, con la gonna a ruota e le bretelle e Jin le sussurrò “…voglio vedertelo addosso, avanti sbrigati…” e lei sorridendo annuì e lo infilò.
“Sei splendida…” le sussurrò, con una dolcezza infinita, ma lei rispose piano “non è troppo lungo? Troppo largo? Insomma non è da suora o poco sexy?”
“E’ molto sexy, invece, Lali…” le sussurrò piano, baciandole la spalla nuda “…non è porno come le cose che ti spingeva ad indossare Tony, ma sei molto elegante oltre che bella…”
“Ci penso…” disse, restituendolo alla commessa, dicendo solo “però è bellissimo!”.
Si fermarono a pranzo, dove finirono il discorso sulle ex.
“E poi è arrivata faccia da cavallo?” chiese Lia ridacchiando, mentre mangiava la pizza e lui rimase sconvolto.
“Come sei cattiva, Lali. Da te non me lo aspettavo! Non sei mai stronza con le altre donne…” commentò ridacchiando, e lei si allontanò dalle sue mani e seccata rispose “succede. E quella lì mi è sempre stata antipatica, da quando è arrivata al Chaos pensando di essere la padrona e si è messa a fare una scenata…che stronza.”
Aveva fatto una scenata, ad onor del vero, perché dopo due anni insieme Jin le aveva confessato di essersi innamorato di Lia, ma questo la nostra amica non lo sapeva, così chiese “…e perché vi siete lasciati?” facendo perdere Jin nei suoi ricordi dei primi mesi in cui aveva conosciuto la sua Lali.
 Nota:Ciao a tutti, allora vi piacciono questi due? Si stanno lasciando andare un po' troppo o sono troppo casti? E di Jin cosa pensate? È troppo sfigato? Fatemi sapere, vi aspetto.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitoli 9 e 10 ***


Capitolo: le origini di Lali e Sanny
“…e poi vedrai le ragazze che lavorano nel nostro bar, sono davvero delle creature straordinarie, perciò vorrei che le tenessi…” gli aveva detto dolcemente la vecchietta da cui aveva comprato il Chaos e il marito aveva solo annuito.
 Il giorno dopo, però, alla consegna delle chiavi era arrivato al locale solo con l’ex proprietario, che gli aveva detto brutalmente “…sono tre pezzi di figliole. Ce n’è per tutti i gusti: la Mari è la classica verginella bionda, dolce e timida. Zoe è esattamente il contrario: una rossa di fuoco, bella e maliziosa. Devi solo stare attento perché beve tanto ed è un po’ pigra. E poi c’è Lia e ragazzo…è uno splendore. E’ dolce, sempre gentile con tutti e anche brava nel lavoro: pensa che i nostri fornitori vogliono sempre e solo lei. Forse perché ha un fondoschiena notevole…”
Il vecchietto aveva riso con malizia, diventando totalmente rosso e Jin aveva pensato solo “ma che schifo” però era stato al gioco, annuendo e basta.
“…solo che sia Lia che Mari, ovviamente, hanno un fidanzato. Ma puoi provare con Zoe, che è sempre molto generosa…” aveva aggiunto il vecchietto con una lascivia che sconvolse Jin, ma lui rispose solo “sono fidanzato anche io…” ma poi rimase letteralmente paralizzato entrando.
Lia era seduta sul bancone, ed era impegnata a smacchiare il marmo con attenzione, ma quando alzò gli occhi su Jin al nostro povero amico vennero i brividi. Non aveva mai visto una donna così bella, o meglio le aveva viste, nei film e nelle riviste, ma non ci aveva mai parlato. E si aspettava che una così rispondesse solo “…che cosa vuoi asiatico obeso?” ed invece lei sorrise molto dolcemente e asciugandosi la mano frettolosamente gli disse “oh piacere” ma Jin non sentì, perché era stato letteralmente sconvolto e sopraffatto dal peggior colpo di fulmine della sua vita.
“Lei è la nostra Lia…” gli spiegò il vecchietto bavoso, e Jin sorridendole le disse piano “ciao” intimidito da morire da lei. Aveva mille volte provato a rievocare quel momento, e gli venivano sempre i brividi. Ricordava tutto: i pantaloncini cortissimi e la maglietta di Lia, quello strano modo in cui aveva raccolto i capelli, il suo sguardo dolcissimo e soprattutto il suo modo di fare gentile e amichevole.
“Eulalia Sarton, piacere…” gli disse sorridendo, e lui rispose solo “Lim Sung Jin, piacere…” ma lei capì male, e da qui nacque il famoso soprannome di lui.
Fu lei a fargli vedere il locale e anche tutta la parte amministrativa, e continuò per tutto il tempo a chiamarlo “Sanny” lasciandolo molto perplesso. Solo alla quarta o quinta volta, un po’ stizzito chiese “come mi hai chiamato, scusa?” perché pensava lei volesse fare la spiritosa, ma Lia atterrita chiese “ho capito male, forse?” e lui si sentì terribilmente in colpa e le disse “…solo Jin, va bene?” ma lei rispose con un sorriso educato e formale, perché non capiva dove aveva sbagliato.
 “…e hai già del personale tuo che vorresti usare o possiamo sperare di restare? Sai io e Zoe siamo qui da sempre…” chiese, in modo totalmente indifeso alla fine del giro, e Jin le sorrise molto dolcemente per un attimo, ma poi dovette costringersi a tornare alla normalità, e cercando di fare il datore di lavoro serio, le disse solo “…per ora direi che possiamo vedere come lavoriamo insieme, anche perché ormai la stagione è già iniziata. Decidiamo quest’autunno, che ne dici?” e lei annuì.
Jin non voleva lavorare con lei, proprio per niente. Si sentiva un lurido verme ogni volta che la fissava un po’ di più perché quella donna era l’insieme di tutto quello che gli piaceva nelle ragazze, ma che poteva fare? Non puoi certo licenziare qualcuna solo perché è di una bellezza surreale. Conobbe anche le altre due, che fortunatamente non gli fecero nessun effetto, e decise che avrebbe dato più confidenza a loro che a Lia, e così fece per un po’.
La tenne a distanza, non volle neanche rispondere alle cortesi domande di lei che invece cercava di essere amichevole, e la nostra povera Lia si convinse che l’avrebbe licenziata perché pensava la detestasse. Poi, però, Jin fu costretto a chiederle aiuto e lei che era quella che teneva anche la contabilità e gestiva i fornitori, e iniziarono finalmente a parlarsi un pochino.
“Carino è carino, ma non penso che ce la farà a gestire un bar…” commentò Mari severa, perché Jin sembrava una frana con le questioni burocratiche e si faceva aiutare un sacco da Lia,  e mentre Zoe concordava, la sua aiutante commentò distratta “Carino? E’ bello da morire. Ma quanto diavolo è alto? E poi ha belle spalle, e anche gli occhi sono bellissimi…”
Zoe e Mari sussultarono nel sentirle dire quelle parole, perché Lia non parlava mai così di uomini che non fossero Tony. Non aveva mai detto di nessuno una cosa del genere.
“…e poi ce la farà, lo aiuteremo. Sta prendendoci la mano, ma mi sembra uno che sa quello che fa…” concluse Lia, che poi dovette difendersi dalle battute delle altre due, che iniziarono a tormentarla.
Jin e Lia iniziarono a lavorare sempre più a stretto contatto, e la cotta di lui peggiorava di giorno in giorno. E così dopo due settimane al Chaos, la sua relazione con Lindsay era in crisi. Non voleva davvero fare nulla per ferirla, e si sentiva mostruosamente in colpa, ma non poteva neanche ignorare il fatto che Lia era costantemente nella sua testa. Non poteva evitare di vederla, perché sembrava essere la precedente proprietaria di quel dannato bar, dato che faceva tutto lei, perciò cominciò in tutti i modi a cercarle difetti, ma non trovò cose che lo spinsero ad allontanarsi.
 Si disse che era probabilmente solo attrazione fisica la sua, che era anche normale, anche se non gli era mai successo prima. E poi, verso la fine dell’estate anche Lindsay iniziò a notare che lui era totalmente diverso, perché aveva costantemente la mente altrove ed era mostruosamente infelice, ma non poteva farci proprio nulla. Provò a chiederle una pausa, non perché pensasse di poter stare con Lia, ma perché si sentiva in colpa e sperava che con un po’di distanza tra loro le cose potessero migliorare, ma non successe.
Una sera, infatti, tutta la vita di Jin cambiò per sempre, perché smise di rinnegare quei sentimenti che provava per Lia e li abbracciò. Avevano chiuso da un po’, e lui l’aveva anche salutata, ma era rimasto a fare delle ricerche sulle bottiglie che voleva ordinare, ma poi aveva sentito uno strano rumore e si era affacciato nel parcheggio, dove c’era Lia sotto la pioggia che urlava con qualcuno al telefono. Sembrava disperata, e Jin si chiese cosa le fosse successo, ma lei finì la chiamata e si accovacciò per terra sotto la pioggia e lui si spaventò.
Quando la raggiunse, Lia stava singhiozzando forte e sembrava a pezzi.
“Hai bisogno di aiuto?” le chiese, cercando di non spaventarla, e lei vergognandosi delle sue lacrime si asciugò gli occhi e fingendo il migliore dei sorrisi rispose solo che era tutto ok, ma era evidente che non fosse così.
Si abbassò, allora, per parlarle sinceramente e le disse solo “…cosa posso fare per farti sorridere?” e lei sorridendo amaramente rispose “non licenziarmi, magari…”
Pioveva a dirotto, e Jin anche con l’ombrello si stava bagnando tantissimo, ma lei era totalmente fradicia.
“Se licenzio te, andiamo a casa tutti, lo sai?” confessò con molta dolcezza e Lia sorrise per un attimo, ma poi riprese a piangere e gli spiegò che era stata preoccupatissima per quella cosa.
“…perché lo so che ho sbagliato un paio di ordini e che ti ho anche chiamato con un nome sbagliato, ma ero nervosa…” disse in lacrime, ma lui ridendo si alzò e le rispose “Va’ a casa Lia, piove a dirotto, sono le quattro del mattino e hai lavorato tantissimo stasera. Sei sempre la prima ad arrivare e l’ultima ad andare a casa, nessuno di buon senso ti licenzierebbe…”
Lia sorrise ringraziandolo, ma le parole furono soffocate dalle lacrime e lui non sentì quasi nulla.
“Allora? Vuoi restare qui sotto l’acqua?” le chiese piano, perché non capiva perché lei non si spostasse, ma Lia si portò le mani agli occhi e confessò che doveva andare Tony a prenderla, ma non sapeva dove fosse e aveva spento il cellulare.
“…io ho alzato la voce e lui l’ha spento. Ed io abito a quasi venti chilometri da qui…” spiegò singhiozzando, e Jin pensò solo “ma come diavolo è possibile che stia con uno così?”. Gli venne voglia di difenderla, di proteggerla da quell’idiota e inavvertitamente divenne dolcissimo con lei.
 Le disse piano “non piangere per così poco, ti porto io a casa” con una tenerezza che colpì profondamente Lia, che imbarazzata da morire gli rispose solo “oh no, ci mancherebbe anche questo. Grazie, ma non posso accettare.”
Jin non capì subito le ragioni di quell’imbarazzo di Lia, così lei fu costretta a spiegarglielo. Erano entrambi fidanzati, in più lui era il suo datore di lavoro, in città si sarebbe scatenato il gossip più sfrenato se li avessero visti insieme da soli a quell’ora.
 “E’ ridicolo” le disse ridendo, ma Lia gli disse piano “…Tony non è uno geloso, ma mi sembra ingiusto che la tua fidanzata debba sopportare certe cose, solo perché quell’idiota del mio ragazzo si è preso una sbronza chissà dove…”
“La mia fidanzata non è una stupida, e sarei davvero un mostro a lasciarti qui da sola sotto la pioggia di notte” le disse, accovacciandosi di nuovo per cercare di consolarla, perché quella ragazzina stava tremando ed era in uno stato pietoso. Lia però rifiutò ancora dolcemente e Jin capì che c’era una sola soluzione: le diede le chiavi del Chaos e le disse che almeno poteva aspettare dentro.
“Che cosa direbbe la gente se io adesso entrassi e ti preparassi un cocktail per consolarti?” le chiese con quel suo sorriso tenerissimo riaccompagnandola alla porta del locale, e lei sorrise in modo splendido.
“Possiamo non dirlo a nessuno…” rispose afferrandolo per mano e tirandolo dentro, e il cuore di Jin gli finì in gola. E così avvenne una magia splendida: dietro al bancone del Chaos, mentre le spiegava come preparava il Moscow Mule, il suo cocktail preferito, e Lia era vicinissima, sorrideva e lo osservava attentamente, Jin capì di amarla.
Crollarono i muri tra loro quella notte, e Lia gli raccontò di Tony, della sua carriera nella danza e di tutto il resto e lui capì tante cose di quella ragazzina così dolce.
“Comunque Sanny era un nome carino…” le disse, facendola finalmente sorridere per quella gaffe che lei pensava le avesse rovinato la carriera.
“…solo che all’inizio pensavo fosse una cosa razzista e mi sono irrigidito. Ma puoi chiamarmi così, se vuoi…” concluse, sfoderando due occhi e un sorriso troppo belli, che lasciarono Lia per un attimo sconvolta. Era stato sempre burbero e formale con lei dall’inizio, ma quella sera era così gentile e affettuoso e lei per un attimo si sentì mostruosamente attratta da quegli occhi orientali.  
“…però se mi chiami Sanny devo trovarti un nome anche io, vediamo…” continuò serio e Lia sorrise, perché capì che lo stava facendo per farle capire che non era offeso.
“Ti chiami Eulalia, no? Beh, se tutti ti chiamano Lia, restano solo due soluzioni: Lali o Eu…quindi direi che ti chiamerò Lali, ti piace?”
“Va bene Sanny…” sussurrò piano, fissandolo intensamente negli occhi, e Jin pensò solo “voglio baciarti” ma non disse nulla, finì il suo cocktail e andò via.
Jin rientrò a casa quasi all’alba, con il cuore totalmente a soqquadro e una folle voglia di amarla, ma non potè dire o fare nulla, se non mangiarsi il fegato. Il giorno dopo, però, morì di tenerezza ritrovandola addormentata su un tavolo del bar.
 
Capitolo:
“Insomma Sanny, perché è finita, non vuoi dirmelo?” chiese Lia confusa, perché lui si era perso nella sua mente e sorrideva.
“Sei troppo curiosa…” le rispose con un sorriso malizioso e poi toccandole il naso le disse che andava al bagno e la lasciò da sola a farsi mille domande. Rientrò dopo dieci minuti e le porse un sacchetto dicendo solo “…stasera saremo super sfavillanti con i nostri vestiti nuovi…” e il cuore di Lia si fermò.
“Perché me lo hai regalato?” sussurrò pianissimo, sorpresa nel ritrovarsi quel vestito a fiorellini tra le mani, ma Jin le si avvicinò tantissimo e sussurrò al suo orecchio “perché mi piaceva davvero troppo come ti sta. Sei arrabbiata?”
Lia era terribilmente emozionata, perché era un gesto così dolce, e lui poi glielo aveva detto con tantissima tenerezza, così rispose al suo orecchio “arrabbiata? Sono vergognosamente felice…” facendolo sorridere.
Rimasero per un attimo occhi negli occhi a sorridersi, con le mani sulle rispettive guance destre e poi Lia decise di cambiare le cose, perché aveva voglia di coccolarlo. Così si alzò e avvicinandosi si sedette sulla sua gamba e iniziò a stringerlo forte. In quella posizione riusciva finalmente a guardarlo negli occhi mentre lo abbracciava e lui si sentì morire, perché Lia sembrava volesse davvero baciarlo.
“Sei un uomo speciale, lo sai?” gli sussurrò, accarezzando i suoi capelli neri, che gli scendevano sul collo. Era letteralmente abbandonata sulla sua spalla, e si comportava da languida innamorata e Jin pensò solo “se non sei attratta da me mi sparo, lo giuro” ma scosse solo la testa.
 “…una specie di creatura mitologica: l’uomo che tutte le ragazze vorrebbero, quello gentile, premuroso, dolce, simpatico e carino.”
Aggiunse, cercando di fargli capire che lei voleva essere baciata, ma Jin rise e accarezzandole il viso rispose “…mitologico perché?”
“…perché attraversiamo la nostra vita convinte che alcune cose siano la normalità. Pensiamo che sia normale, non so, essere messe da parte per una partita, oppure sopportare che lui guardi il sedere delle altre quando siamo in giro. E ci convinciamo che quelle cose siano giuste, che gli uomini siano tutti così, e che quelli come te non esistano, siano solo personaggi che vivono nei film o nelle storie romantiche…”
Lia stava facendo la romantica con lui, ma Jin era comunque totalmente bloccato dalla paura di fraintendere i segnali, così si avvicinava pianissimo.
“E adesso con questi vestiti nuovi, vedrai. Faranno la fila per chiederti di uscire…” concluse, e Jin ridendo ribattè “si aggiungerà alla coda di quelli che da settimane vengono al Chaos in pellegrinaggio, portando doni solo per convincerti ad uscire con loro?”
Ok, era una battuta stupida. Doveva dirle qualcosa di carino, Lia era stata così esplicita, ma come poteva davvero credere di poter avere una chance? Così era andato in panico e aveva tirato fuori il suo stupido senso dell’imbarazzo imbarazzante e Lia aveva capito che non c’era verso, così si era alzata e aveva solo fatto spallucce.
“Con Lindsay è finita perché mi sono innamorato di un’altra, comunque. Quindi forse non sono come tu mi immagini …” tirò fuori nel parcheggio e Lia fu letteralmente trafitta dalla gelosia.
“E chi è? Non Zoe, spero?” ruggì stravolta, ma lui scosse solo la testa e giurò che non glielo avrebbe detto.
“…almeno per ora. Magari se le cose dovessero cambiare, potrei anche dirtelo…” le disse, afferrandole la mano, ma Lia la lasciò e chiese di nuovo chi fosse quella tizia.
Si era innamorato di Zoe? O di Mari? O di quella dannata Rosi? O di lei? Beh da sempre le dicevano che lui era innamorato perso, ma allora perché non provava neanche a fare un gesto?No, non poteva essere lei, così sospirò soltanto e decise di fare finta di nulla, ma ce l’aveva scritto in faccia che era dispiaciuta.
“Facciamo così” le disse Jin, tirando fuori lo scontrino del vestito che le aveva regalato.
“Io adesso scrivo la risposta in questo foglietto e lo metto nel mio portafoglio. Se un giorno si dovessero verificare le condizioni per dirtelo, te lo mostrerò e tu saprai che non ho imbrogliato, perché è lo scontrino del tuo vestito. Ci stai?”
Le disse, cercando di farla sorridere ancora, e Lia annuì soltanto, ma iniziava a credere di non piacergli, così rimase sovrappensiero per tutto il viaggio di ritorno. Non aveva nessuna esperienza con gli uomini, perché era stata sempre e solo con Tony, ma pensava che se un uomo è attratto da una donna glielo dimostra, glielo dice chiaro. Non si rendeva conto che Jin lo faceva, ma aveva il timore di esagerare.
Jin, però, non riusciva a salutarla così, perché era dispiaciuta e anche offesa, così accostò l’auto e avvicinandosi pianissimo a lei, che fissava  fuori dal finestrino, le sussurrò all’orecchio “che cos’ha la mia Lali? Perché ha il muso?” facendole venire i brividi. E poi, finalmente, le baciò il collo.
Era contemporaneamente felice, sconvolto e terrorizzato, ma lei non gli disse nulla e lui capì che non le dispiaceva.
Lia, in realtà, non aveva emesso sillaba, perché era impazzita per quel bacio, così improvviso e inaspettato.
“…sei arrabbiata con me Lali? O sei delusa?” aggiunse baciandole sotto l’orecchio e Lia impazzì. Era bellissimo sentire le sue labbra addosso, così gli prese la mano e se la portò sulle labbra, e fece una cosa molto inaspettata. Si girò di scatto, e trovandosi a pochi millimetri dalle labbra di Jin baciò la sua mano per fargli capire cosa voleva, e sussurrò “non voglio che tu sia innamorato di Zoe o di Mari. Se lo sei, o lo sei stato, devi dirmelo perché cambia tutto…” e lui sorridendo bisbigliò “mai stato. E ora, figurati…”
“Ma la stavi abbracciando…”
“Perché era in crisi ed io le voglio bene, tutto qua…” sussurrò, strofinando il naso contro il suo e Lia finalmente sorrise. Era stata in crisi per giorni per averli beccati in quel modo, e il dubbio l’aveva ossessionata.
“Piccola…” le disse, con una voce estremamente dolce  e sensuale e Lia pensò solo “oddio svengo…” perché si sentì morire.
“Non mi permetterei mai di avvicinarmi così tanto a te, se amassi un’altra, lo sai vero?” aggiunse, ricominciando a baciarle il collo e la spalla e per un attimo entrambi rimasero paralizzati, perché “se amassi un’altra” era abbastanza chiaro. Allora la amava?
“Sei proprio una creatura mitologica…” bisbigliò piano e lui si allontanò ridendo.  Ripartirono allora e si rividero la sera sotto casa di Lia.
Erano entrambi molto confusi e anche emozionati. Jin non era riuscito a smettere di pensare per trenta secondi al fatto che lei aveva accettato quei suoi baci così intimi e Lia…era completamente persa. Impazzita per lui totalmente.
Quando si rividero, poche ore dopo, Lia decise di dover prendere in mano la situazione, di dovergli fare capire che non le dispiaceva affatto il contatto, così salì in macchina dicendo solo “wow, quant’è figo il mio capo…” e poi dopo averlo abbracciato, gli diede un bacio bellissimo sul collo, che lo fece tremare come una foglia.
La serata fu musicalmente deludente, e Lia ci rimase abbastanza male, ma Jin era in estasi. Aveva sempre odiato quella musica, ma quella sera sembrava che tutte le canzoni si ballassero strusciandosi, quindi gli piacquero. Era allegro e felice come mai prima, e fu persino molto amichevole con delle amiche di Lia che incontrarono alla serata.
“Ti sei stancato?” gli sussurrò, sedendosi dopo ore e ore di danza e lui scosse solo la testa e le chiese cosa volesse da bere per lasciarla da sola al tavolo per cinque minuti.
Al bancone, però, si beccò un invito a ballare da parte di una signorina molto poco vestita e lui sorridendo le disse solo di no. Finì lì, tornò al tavolo, e si sedette ai divanetti accanto a Lia, dove le raccontò della tizia.
“Vedi? Fai furore…” gli rispose acida, ma lui riprese a baciarle il collo e lei lo lasciò fare stringendolo forte.
Anche una delle amiche di Lia chiese a Jin di ballare, dato che erano fermi, ma Lia rispose rigidissima “assolutamente no, è mio…” facendolo impazzire. Avrebbe dato qualsiasi cosa per essere davvero suo, ma era felice da morire perché gli sembrava che ci stessero lavorando. Passarono la serata così: a cercarsi, baciarsi e fissarsi negli occhi e solo all’alba rientrarono.
“Me la fai fare anche al Chaos una serata così? Dai ti prego…” gli disse nel parcheggio e Jin ridendo rispose solo “tu puoi fare quello che vuoi Lali”.
“Ah sì?” chiese lei, un po' alticcia e così si avvicinò e con molta tranquillità iniziò a mordergli il lobo dell’orecchio.
“Posso fare questo?” sussurrò con fare sensuale, e Jin che poverino si era anche beccato ore e ore di strusciatine ingoiò la saliva e annuì, ma stava impazzendo. Lia allora scese un po’, e gli diede un morsetto al collo, che gli fece venire i brividi, mentre percorreva il suo petto con entrambe le mani.
“E questo si poteva fare?” sussurrò sensuale e lui decise di dover provare, così annuì e le disse serio “…ma devi comunque tenere sempre presente che ogni azione comporta delle conseguenze…”
“Che conseguenze?” chiese divertita, ma Jin l’afferrò tra le braccia con forza e spingendola contro l’auto le diede un morso molto sensuale al collo e sussurrò piano “…si poteva fare questo?” facendola sorridere e annuire.
“Sì, ma per oggi basta Lali perché hai bevuto tanto”.  Le disse, aprendo l’auto e lei sbuffò soltanto, ma poi si addormentò in auto e Jin pensò solo “sei meravigliosa”.
Nota:
Ciao a tutti, allora vi è piaciuta l'origine dei soprannomi Sanny e Lali? E che pensate di come lui si è comportato con la ex?  Ma soprattutto: abbiamo una svolta. Vi è piaciuta o secondo voi dovrebbero osare di più? Fatemi sapere, vi aspetto.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 11: Alien e ballerine ***


 
Capitolo: Alien e ballerine
“Insomma Mari…come si fa a capire se piaci a qualcuno?” chiese Lia imbarazzata, a bassa voce per non farsi sentire e la sua amica, che aveva ancora meno esperienza di lei in campo sentimentale iniziò a ridere.
“Lia di chi stiamo parlando? Perché se è Jin, tu non gli piaci…”
Il cuore di Lia si fermò in quella frazione di secondo e Mari esitò un pochino di proposito, proprio per darle il tempo di sentirsi incasinata.
“…Jin ti ama da impazzire, da sempre!” concluse, con molta dolcezza e Lia pensò “Oddio meno male!” ma la sua insicurezza non si calmò del tutto.
“…ma mi ha dato buca per uscire con Rosy…” sussurrò sconsolata e Mari le chiese di spiegarsi meglio.
Vedete, dopo la loro dolcissima serata al Mas, Lia aveva dato per scontato che si sarebbero rivisti, ed anche Jin ovviamente. Il povero ragazzo coreano, ancora sconvolto per tutti gli sviluppi della sera precedente, ebbe un infarto trovandosela davanti alla porta il giorno dopo. Passava spesso prima di andare in palestra a portargli il pranzo, e rimasero entrambi a sorridersi per qualche istante, poi Lia chiese sicura “…che ne dici se giovedì facciamo qualcosa che ti può piacere? Per farmi perdonare di una giornata di shopping e musica che odi…”
“Sono stato benissimo Lali- sussurrò lui appoggiato allo stipite della porta- ma possiamo fare quello che desideri, tanto l’importante è stare insieme, no?” ed entrambi sorrisero.
Lia gli aveva baciato la guancia, ma lui non aveva voglia di arretrare, così le baciò sotto l’orecchio e sussurrò “…ci vediamo stasera, buon allenamento…” facendola arrossire.
Sembrava tutto perfetto, Lia gli aveva addirittura chiesto personalmente di rivedersi, e lui sapeva anche esattamente dove voleva portarla, perché anni prima gli aveva suggerito un ristorante molto romantico, dicendo solo “non ci sono mai stata perché è molto caro, ma ci ho lavorato per un’estate ed ha un’atmosfera fighissima”. Da sempre voleva portarla lì a cena, ed era finalmente arrivato il momento giusto. E poi…si ricordò di avere un impegno, e gli venne un infarto. Aveva giurato a Rosy e ad altri amici che sarebbe andato con loro a vedere Alien, era una loro tradizione vedere quelli che Jin chiamava “i film nerd” insieme. Dovevano andare il giovedì precedente, ma ovviamente lui aveva scelto di uscire con lei e loro l’avevano aspettato (facendo un sacco di battutacce) perciò non gli sembrava corretto
Sconvolto, scrisse a Lia che aveva un precedente impegno, e provò ad invitarla per la serata di Alien “con Rosy”. Ora, vedete, Jin non aveva messo i nomi degli altri amici perché Lia ancora non li conosceva, quindi gli pareva strano specificare, ma Lia rabbrividì pensando che avessero un appuntamento galante e per un po’ non rispose. Si allenò totalmente deconcentrata quel giorno, e la sua insegnante la rimproverò, perché non aveva troppo tempo per lavorare alla coreografia del diploma, ma Lia era totalmente sottosopra.
Tornata al Chaos aveva fatto finto di nulla, dicendogli che aveva troppa paura di quel genere di film e poi si era allontanata un attimo per chiamare la sua amica.
“Lia, sono solo amici, dai. Non devi andare così in paranoia, ti ha anche invitato. Pensi davvero che ti avrebbe invitato se fosse un appuntamento romantico?” notò argutamente Mari e Lia pensò che se la considerava la sua amica più intelligente c’era un motivo.
 Dovette interrompersi in quel momento, perché giunse Zoe a fumare e Lia non se la sentiva di parlarle dei suoi dubbi, perché sapeva che l’avrebbe presa in giro. Così rimase immersa nei suoi pensieri e Jin si chiese cosa diavolo le stesse succedendo, fino a quando non gli prese la mano e sussurrò “fumiamo?” facendolo sorridere. Era un codice univoco tra loro, ma quella sera significava “stiamo soli un po’?” e Jin tremò. Appena entrata nella loro stanzetta privata si lanciò tra le sue braccia e Jin pensò solo “è un miracolo”.
“Ciao…” sussurrò appena, morto dall’emozione e lei rispose solo “ciao” sorridendo, ma provò ad avvicinarsi al suo viso e non ci arrivò. Non ci arrivava mai, ovviamente, ma Jin quando la vedeva in punta di piedi di solito si abbassava, ma fu paralizzato in quel momento e non ebbe la prontezza di reagire subito, così dovette afferrarlo per la camicia per farlo abbassare e baciargli finalmente il collo.
“Ti scoccia se ti lascio da solo a vedere il film?” sussurrò piano e lui scosse solo la testa, e stringendola forte sussurrò “…mi scoccia dover aspettare due settimane per stare un po’ insieme, onestamente” facendola sorridere.
 “…e poi potresti venire e accoccolarti così se hai paura, no? Ti proteggo io…”sussurrò, tenendola tra le braccia, ma Lia non aveva davvero voglia di dover uscire con lui e Rosy.
“Giusto, ma come faccio se ho paura a casa durante la notte?” rispose dolce e Jin arrossì, ma sussurrò appena “…allora tienimi con te, così ti proteggo dai mostri anche nei sogni…” facendola sorridere e tremare contemporaneamente.
Non prese una decisione quella sera, ma il giorno dopo gli disse che sarebbe andata a ballare con delle amiche e lui pensò solo “fantastico” ma cercò di essere incoraggiante.
Passarono tutta la settimana così: vicini, ma non troppo, perché entrambi temevano che Zoe e Max avrebbero messo becco in quel loro rapporto e non volevano coccolarsi troppo apertamente. Anche se ovviamente era successo: Zoe li aveva beccati un sacco di volte abbracciati, e Jin non faceva che accarezzarle il collo e il viso, quindi chiunque aveva capito che le cose erano cambiate, anche perché si cercavano costantemente con lo sguardo e si fissavano con splendidi occhi languidi. Zoe e Max in realtà avevano già scommesso sulla data del matrimonio, e facevano quel giochetto con i clienti del Chaos.
E poi giunse il famoso giovedì, e Jin uscì totalmente controvoglia, tanto da beccarsi un sacco di prese in giro.
“…i fratelli prima delle signorine, è sempre stato così e sempre così sarà” gli disse il suo storico amico Thomas e Jin sospirò soltanto, mentre la bionda Rosy osservava che gli aveva dato buca la settimana prima.
“Sì, e poi che vergogna questa cosa della musica latina! Ti sei davvero rincretinito dietro a una minigonna, dai!” commentò Josè, altro suo storico amico.
“…infatti! Aveva detto che avrebbe fatto solo musica live e rock al Chaos, e poi mi arriva il volantino della notte latina. Ma che schifo!” ruggì Rosy sconcertata, ma lui scosse solo la testa.
“non va bene farsi fare il lavaggio del cervello così, te lo dico…” aggiunse Josè seccato, ma Jin girandosi lo fissò malissimo e ringhiò “…disse l’uomo che ci ha costretti ad andare al cinema in orario da liceali, perché ha la fidanzatina che deve essere riaccompagnata a casa la sera! Saremo a casa per le dieci, quando Lia è ancora in pantofole praticamente…”
“C’è solo una differenza in tutto questo, coglione: Tamara fa sesso con me costantemente, e se ha bisogno di un passaggio, se lo merita” spiegò Josè e Jin scosse solo la testa.
“Ecco, almeno dille di scoparti se proprio vuole trattarti da burattino” rispose Thomas per prendere in giro entrambi, ma Jin scosse solo la testa.
Continuarono ad insultarlo per un po’, ma poi finalmente cominciò il film e dovettero interrompersi, anche se lui passò buona parte del film a sorridere al cellulare. Lia non voleva disturbare la sua serata, ma lui continuava a scriverle, perciò non aveva smesso. E poi, proprio mentre loro uscivano dal cinema, Lia aveva deciso di provocarlo un po’ per attirare la sua attenzione, così gli aveva mandato una foto del suo look per la serata, e Jin era andato in crisi.
“Ho rinunciato a tutto questo per un film di merda, non ci posso credere!”disse sconsolato, osservando le foto di Lia sui social, e Thomas finalmente capì: Lia era una ballerina, quindi aveva tutte amiche ballerine. E siccome le due ragazze con lei erano oggettivamente molto sexy, disse serio “hey ma se invece della pizza accontentassimo questo povero innamorato e raggiungessimo queste tre fighe da paura al locale?”
Jin s’illuminò e pensò che Thomas era appena diventato il suo migliore amico, ma Rosy non era esattamente favorevole.
“Almeno chiamiamo rinforzi, così ho qualcuno con cui parlare mentre sbavate dietro a queste signorine…” concluse sarcastica e Jin sorridendo rispose “…ah non vedi l’ora di chiamarlo, eh? Poteva venire da subito…” facendola arrossire.
Rosy aveva da qualche mese una relazione, e malgrado lo negasse disperatamente, era anche innamorata. Non voleva però che si sapesse, perché come Mari era stata vicina al matrimonio con un altro e quindi fingeva di non voler avere relazioni.
“Comunque, chiamate chi vi pare, ma io non posso andare da Lia così. Devo cambiarmi…” spiegò Jin sconvolto, e i suoi amici iniziarono a tormentarlo, dicendo che si stava comportando da fighetto.
“…tutto questo entusiasmo fino a quando non ci avrai fatto sesso due o tre volte, poi vedi come ti passa la voglia di tornare a casa solo per cambiarti e raggiungerla a sorpresa…” commentò Thomas caustico, ma Jin scosse solo la testa e ribattè “sono tre anni che la aspetto, tre anni in cui non ho mai avuto nessun margine per sperare, eppure l’ho amata lo stesso. In silenzio, a distanza, contando fino a cinque ogni volta che mi concedevo di guardarla, per non sembrare il pazzo che sta ore a fissarla. Tre anni che mi tormento, analizzando ogni suo gesto e ogni parola, nella speranza che lei stia cercando di farmi capire qualcosa, ma allo stesso tempo con la paura di poter fare o dire troppo e dimostrarle il mio amore, rovinando l’affetto che ci lega. L’ho consolata quando stava male, ho sorriso quando lei era felice, anche se spesso stavo morendo dentro. Ho sopportato di vederla con un altro, ho anche sperato che tornassero insieme, solo perché volevo che lei fosse felice e avere Tony nella sua vita sembrava l’unica cosa che davvero volesse. Ho sopportato le sue lacrime, i suoi sospiri, e i singhiozzi per quello stronzo, anche se avrei solo voluto dirle che lui non meritava il suo amore, ma che io potevo renderla felice. E sai qual è l’unica cosa che ho fatto per tutto il tempo in questi tre anni? Ho maledetto il destino, il caso e chiunque ci abbia fatto incontrare dopo che lei aveva conosciuto quello stronzo con cui stava. Perciò per me tutto questo è un miracolo, e onestamente che faccia sesso con me o meno, non cambia il fatto che lei è tutto per me…”
“Sono tre anni che ti prepari questo discorso, eh?” rispose Thomas ridendo e Jin annuì soltanto ridacchiando, mentre si sistemava i capelli. Indossò il secondo completo preferito di Lia, quello con il pantalone bianco e la camicia blu che secondo la sua accompagnatrice s’intonava ai suoi capelli, e Rosy pensò che facesse davvero un altro effetto sistemato in quel modo, ma sorrise soltanto sperando che fosse la volta buona.
Lia, nel frattempo, si stava sfogando con le sue amiche ballerine, raccontando tutto quello che era successo con Jin, e le due avevano solo peggiorato le sue paranoie. Si rifiutò di andare a ballare latino e rimase al bancone di un bar a sorseggiare il suo cocktail, pensando a lui e sorrise realizzando che lui li faceva molto meglio.
Jin nel frattempo aveva preso la moto e la stava raggiungendo, dunque non rispondeva al telefono, mandandola in paranoia. E mentre Lia continuava a scrivere a Mari “oddio non staranno facendo sesso, vero?” sempre più in panico, lui si avvicinava al locale. Non ci mise molto a trovarla, ma la vide preoccupata e non capì, così si avvicinò piano e chiese al suo orecchio “…perché ha il muso la mia Lali?” facendole letteralmente scoppiare il cuore.
Lia si girò sconvolta e gli saltò letteralmente al collo sconvolta.
“…stavo per chiedervi se vi ho disturbate, ma direi di no dall’accoglienza…” disse, cercando di tenere il cuore a bada, ma quello se ne era andato per conto suo, ricongiungendosi con la sua legittima proprietaria, che sembrava così felice di vederlo.
Jin presentò i suoi amici, e Lia fu felice persino di vedere Rosy, che sembrava allegra.
“Allora, ora che è giunto il tuo cavaliere, possiamo andare alla serata di bachata?” chiese, Julieta, un’amica molto bella di Lia e Jin chiese informazioni.
“…sì è rifiutata di andare a ballare la bachata senza di te, evidentemente sei molto bravo…” rispose l’altra ridacchiando e Lia arrossì impercettibilmente, mentre lui la stringeva forte.
Thomas chiese cosa fosse quella cosa che volevano ballare, e Jin rispose “oh ti piacerà” rubando il cocktail di Lia. Iniziava a sentirsi un tantino più sicuro, perché lei sembrava molto presa, quindi voleva anche lui fare il figo, ma Lia gli chiese confusa “perché bevi dal bicchiere di Julieta?” facendoglielo andare di traverso. Sistemarono la terza amica di Lia con Max, e ovviamente sia lui che Thomas adorarono ballare con quelle signorine, anche se non ebbero particolare fortuna quella notte.
 “Allora si dice che la mia Lali mi stesse aspettando per ballare, è vero?” le sussurrò Jin con il cuore in gola e lei sorridendo rispose “…e se fosse così?”
“Sarebbe bellissimo…” sussurrò, stringendola forte e Lia pensò solo “non sai quanto ti voglio, idiota”.
“certo che aspettavo te…” sussurrò piano e lui iniziò a pensare che doveva trovare un modo per baciarla e si perse in quel momento.
“Allora la prossima settimana andiamo a cena al Reyes e poi torniamo a ballare, se vuoi…”le disse all’orecchio, con moltissima delicatezza ma Lia sussurrò piano “…il Reyes è troppo costoso, mi basta una pizza e un film sul tuo divano Sanny…” e lui si perse, pensando a loro due accoccolati sul suo divano. Si scambiarono un sacco di effusioni quella sera, ma non riuscirono ancora a darsi un bacio. Sembrava un passo troppo grosso e così temporeggiavano, aspettando il momento perfetto.
Nota:
Ciao a tutti e come sempre grazie per aver letto. Allora come vi sembrano questi due? Troppo insicuri? Troppo incasinati? Riusciranno a darsi questo bacio o no? Lo state aspettando? Fatemi sapere, vi aspetto.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 12 e 13 ***


Capitolo: l’incontro di Zoe
Quel famoso giovedì, mentre Jin e Lia si struggevano l’uno per l’altra, Zoe aveva un appuntamento. Non era niente di speciale: lei e Max dovevano andare a bere qualcosa e poi in un ristorante di sushi che aveva appena aperto che entrambi morivano dalla voglia di provare. Probabilmente a voi sembrerà un appuntamento galante, ma in realtà era solo un’uscita tra amici in una serata noiosa. Si erano dati appuntamento in un bar non troppo lontano da Playa del Monte. Zoe non si era neanche vestita in modo particolarmente carino, ma come sempre aveva una scollatura vertiginosa e una gonnellina molto sexy.
Si seccò parecchio, perché Max le scrisse che “aveva avuto un incontro imprevisto e doveva concludere prima di raggiungerla” ma poi rise, pensando che avrebbe fatto la stessa cosa se fosse stata nei suoi panni. Gli disse solo “…paghi tu il conto del bar…” e lo attese bevendo. Era seduta da cinque minuti al bancone del bar, quando un tizio improponibile si sedette alla sua sinistra e provò ad abbordarla con il classico “ti sei fatta male quando sei caduta?”.
“No, ma ti farai male tu se ci riprovi…” gli rispose ridendo, e lui ripiegò e iniziò a importunare altre ragazze non lontano da lei.
“…che poi lo sanno tutti che questi tentativi squallidi si fanno offrendo almeno un drink alla possibile conquista…” sussurrò una voce estremamente profonda e sensuale alla sua destra, e Zoe si trovò un bicchiere davanti.
“Era un cosmopolitan, no?” aggiunse, e Zoe girandosi pensò solo “porca miseria”.
L’uomo che si era seduto accanto a lei era incredibilmente affascinante: sulla quarantina, con occhi e capelli castani ed una favolosa barba molto curata. Aveva un gran fisico, e dal completo griffato che indossava Zoe capì che doveva anche essere parecchio di classe.
“Hey ma per chi mi hai preso?” ribattè seccatissima e Pablo pensò solo “oh cazzo” ma poi lei divertita aggiunse “…non bevo mica queste cose da signorina. Era un margarita…”
Pablo emise un fortissimo sospiro di sollievo e le disse solo “Oddio pensavo che stessi per sgridarmi per una cosa seria…” facendola ridere.
“L’alcol è una cosa seria, è anche il mio lavoro…” aggiunse divertita e lui annuendo le chiese di spiegargli questo sessismo dei cocktail.
“E’ semplice: voi date per scontato che le donne debbano bere per forza cose dolci o fruttate, ed invece alcune hanno gusti inaspettati…”spiegò seria e lui fece una cosa strana: prese il suo bicchiere e assaggiò il suo margarita.
“Woo è intenso…” commentò, cercando di far finta di niente, ma profondamente impressionato da quella rossa così stravagante. Era sensuale e bellissima, e sembrava avere anche un bel caratterino, ma Pablo non aveva la minima idea di cosa gli fosse capitato tra le mani.
Zoe gli fece assaggiare il cosmopolitan e lui annuì soltanto, perché aveva capito da solo la differenza. Stava flirtando con lui, e chi non lo avrebbe fatto? Era davvero un grandissimo figo!
“…quindi ti sei fatto male quando sei caduto?” ribattè con fare sensuale e lui iniziò a ridere e fece di no con la testa.
“Devi essere uno di classe per bere solo vino bianco in questo posticino…” aggiunse, fissandolo intensamente negli occhi, con uno sguardo da leopardo affamato che lasciò Pablo totalmente senza parole. Era incredibilmente affascinante e sicura, e stava davvero giocando con lui. Sembrava quasi che morisse dalla voglia di portarselo a letto, e non aveva mai incontrato una donna così diretta.
“Grazie” sussurrò con fare molto sensuale e Zoe pensò solo “io ti mangio”. In quel momento, però, il tizio che ci aveva provato con Zoe aveva appena ricevuto un altro brutale rifiuto, attirando l’attenzione di entrambi.
“Guarda gli offrirei da bere solo per dargli qualche consiglio con le donne…” commentò Zoe, in una strana ondata di empatia verso quel tizio, ma Pablo le prese la mano e le sussurrò all’orecchio “…no, rimani qui con me…” facendola rabbrividire.
“E che cosa vorresti fare qui?” rispose, avvicinandosi tantissimo alle sue labbra.
“Conoscerci…” le rispose, continuando a sfidarla con lo sguardo e Zoe pensò solo “ah però” perché era parecchio sfacciato e continuava a parlarle vicinissimo al suo viso.
“Conosciamoci allora…” sussurrò, un secondo prima di dargli un bacio mozzafiato che sconvolse Pablo totalmente. Ci stava provando, pensava che Zoe sarebbe stata abbastanza disponibile, ma non si aspettava così tanto.
“Scusa, ma a me non piacciono i giochini: sono parecchio diretta e quando voglio una cosa me la prendo” gli disse, finito di baciarlo, ma Pablo aveva solo voglia di baciarla ancora e lo fece, sorprendendola parecchio.
 “Penso che abbiamo appena fatto deprimere ancora di più il povero amico sfigato…” commentò Zoe dopo il secondo bacio e Pablo rise di cuore.
“Insomma: rossa, occhi stupendi, lingua tagliente, esperta di cocktail e bella da morire. Sei una specie di robot o una spia? Perché sei il desiderio di qualsiasi uomo…” le disse, baciandole la mano in un impeto di galanteria e Zoe iniziò a ridere e finì il suo cocktail.
“Te l’ho detto: niente cazzate galanti con me. Non sono il tipo” aggiunse, finendo anche il cosmopolitan, e Pablo confuso si chiese cosa avesse fatto di male.
“Sei sposato, fidanzato o altro?” disse a bruciapelo e lui scosse solo la testa.
“Siamo sicuri?” aggiunse, con fare disincantato e lui pensò solo “ma come diavolo fa?” ma annuì soltanto.
“Vedi ragazzo, io ho 3 semplici regole: niente cazzate, niente lacrime e niente tradimenti. Questo significa che non mi piace essere presa in giro, che non sopporto gli uomini che lagnano e che non faccio del male a terze persone innocenti. Stabilito questo, possiamo fare tutto…” spiegò con un lucido cinismo.
“Wow…” sussurrò molto impressionato e lei rise soltanto.
“Insomma…mi va di conoscerti, tu che dici?”concluse mordicchiando la cannuccia del suo cocktail.
“Dico che muoio dalla voglia di conoscerti…” le sussurrò in risposta e ricominciarono a baciarsi con moltissimo trasporto.
Al suo arrivo, Max li trovò letteralmente incollati a baciarsi e ridacchiò pensando solo che era ovvio che sarebbe successo, conoscendo Zoe. Pensò un attimo a cosa fare: doveva disturbarli? Doveva andarsene? Si prese da bere, nella speranza che quei due si calmassero o che almeno decidessero di prendersi una pausa, ma non avvenne. Così Max fu costretto a picchiettare sulla spalla del tizio.
Pablo lo fissò come per incenerirlo e ringhiò “che diavolo vuoi?” ma Zoe iniziò a ridere e ribattè “Dio, proprio adesso dovevi arrivare?” lasciando il suo nuovo amico di stucco.
“Sono arrivato venti minuti fa a dire il vero…” commentò Max divertito e lei annuì soltanto e scendendo dallo sgabello sbuffò e appoggiò una mano sulla spalla della sua nuova conquista.
“Amico mio stasera non se ne fa niente. E’ arrivato il mio stupido migliore amico, però passa al Chaos una sera di queste…” gli disse sorridendo e lui sconvolto le chiese “ma cos’è il Chaos? Non so neanche come ti chiami, come faccio a rivederti?”
“Tu chiedi della rossa del Chaos, la conoscono tutti” rispose lei uscendo, e Pablo rimase con un palmo di naso, ancora sconvolto per quell’incontro inaspettato.
“Oddio ma non era favoloso?” chiese Zoe a Max che annuì entusiasta, prima di farle vedere la biondina con cui lui era stato, che anche per lei era notevole.
“Sappi che devo sfogarmi…” gli comunicò seria e lui ridendo rispose solo “almeno non me lo dire chiaro che penserai a lui…”
“Beh serve dirlo?” chiese divertita e lui scosse solo la testa, ma le scombinò i capelli, senza immaginare che quel primo incontro di Zoe avrebbe segnato l’inizio della loro fine.
Capitolo: una serata latina
“Quindi lo hai baciato così, senza neanche conoscerlo? Senza sapere come si chiama?” chiese Lia un po’ troppo interessata e Zoe ridendo rispose “se lo avessi visto, fidati che ci avresti limonato anche tu…”   
Jin stava sistemando come sempre gli shaker e i bicchieri e si girò fissandola malissimo, ma le due non se ne accorsero.
“…sì, ma come hai fatto? Cioè ti sei avvicinata dal nulla o gli hai chiesto…non so di abbassarsi?” insistè Lia, che stava cercando di capire che diavolo fare con Jin, e Zoe fece una cosa assurda: in una frazione di secondo si avvicinò e le baciò le labbra, facendo venire una crisi di gelosia a Jin.
“Che diavolo vi prende?”urlò sconvolto, mentre Lia imbarazzatissima cercava mille scuse, Zoe ribattè asciutta “…aveva bisogno di una dimostrazione pratica di bacio e gliel’ho data. Problemi?”
“Giuro che ti licenzio prima o poi…” le ringhiò, lanciandole la pezza umida con cui aveva appena finto di asciugare i bicchieri, ma lei abbracciandolo gli disse all’orecchio “dai che l’ho fatto per te. Chi altro pensi che voglia baciare?” facendolo sorridere in modo splendido.
“Allora? Cos’è questa storia nuova adesso? Da quando vi abbracciate e vi dite le cose all’orecchio voi due?” ringhiò Lia sconvolta, con le braccia incrociate e un’espressione seccatissima che li fece ridere non poco.
“Chi è che vuoi baciare tu?” le sussurrò Jin all’orecchio improvvisamente e Lia divenne totalmente rossa e bisbigliò confusa “…è sempre un bene sapere come fare, non trovi?” ma lui fece una cosa stranissima: l’afferrò con forza, la fece girare e spingendola contro il bancone fece per baciarla, ma poi esitò un secondo e le baciò il naso e la fronte.
Non ce la faceva, non riusciva a fare quel passo. Aveva il terrore di aver frainteso le sue attenzioni, il terrore di essere rifiutato e di rovinare tutto e ogni volta che pensava “adesso ci provo…” all’ultimo gli mancava il coraggio.
La serata latina attirò un sacco di gente, purtroppo anche persone poco gradevoli. Il Chaos era pieno, ma Jin e Lia avevano deciso di rilassarsi due secondi concedendosi uno dei loro balli. Se ne stavano l’uno tra le braccia dell’altro sulla pista, fronte contro fronte e Lia continuava a cantare quelle bellissime canzoni d’amore, facendogli venire la pelle d’oca. Lei aveva indossato il vestitino che le aveva regalato, ed era davvero molto bella e anche il nostro amico Jin era particolarmente affascinante. Presi com’erano a mescolare la loro pelle, non si accorsero che qualcuno era entrato al Chaos e li stava squadrando dalla testa ai piedi.
Tony, come tutti, aveva capito immediatamente che quella serata era stata organizzata da Lia, e aveva deciso di andarci con qualche amico, per vedere se era vero quello che si diceva in giro. All’inizio non ci aveva fatto caso, c’erano stati da sempre pettegolezzi sulla sua donna e quel tizio, ma poi aveva messo insieme le cose: Lia non gli aveva mai risposto, non lo aveva mai cercato e non aveva voluto sentire ragioni. Non era mai successo prima, quindi a Tony era venuto il terribile dubbio che quella stronza si fosse innamorata di quello sfigato, ma non riusciva neanche a crederci.
E poi lo vide: il modo in cui ballavano, il sorriso di Lia, il suo vestito e soprattutto il modo in cui lui le baciava il collo ballando. Era letteralmente osceno, dannazione. Tony si sentì letteralmente morire, e si pentì anche di essere andato con i suoi amici perché quell’umiliazione pubblica era davvero troppo. Si appoggiò al bancone, dove c’erano come sempre Max e Zoe a chiacchierare.
“Insomma quindi mi ha lasciato per stare con un cinese, davvero?” ruggì sconvolto, ma Zoe alzò soltanto gli occhi al cielo e chiese “…cosa posso darvi da bere?” perché non aveva nessuna voglia di parlarci.
Lia e Jin rientrarono in quel momento, con una dolcissima espressione da innamorati, che si cancellò totalmente quando videro Tony. Lui le applaudì soltanto e ridendo forte urlò “…complimenti, bella recita. Tanto lo sanno tutti che hai fatto questa sceneggiata solo perché mi hai visto entrare…”
“Veramente stavano ballando da parecchio prima che tu arrivassi…” osservò Max severo, ma Lia scosse solo la testa e ruggì “che cosa vuoi?”
“Voglio te, e non me ne vado senza…” le disse, cercando di fare gli occhi dolci, che generalmente funzionavano, ma Lia scosse solo la testa.
“Voglio che vieni fuori con me, altrimenti brucio questo fottuto posto…”ringhiò lui furioso, ma Lia scosse solo la testa.
“Mi stai dicendo che dopo quasi otto anni insieme mi lasci, fai la puttana con un cinese del cazzo e io non posso neanche parlarti?” le ruggì furibondo e Jin s’irrigidì moltissimo, perché avrebbe solo voluto prenderlo a pugni.
“te l’ho già detto Tony: sparisci” ruggì lei in risposta, cercando anche di calmare Jin, ma il suo ex non aveva nessuna voglia di rassegnarsi e iniziò ad insultarla, spingendo Max a intervenire. Voleva impedire che il suo amico finisse in una rissa con quei quattro coglioni, così gli disse di calmarsi, altrimenti avrebbe dovuto mandarli via, e Tony si allontanò dal bancone e si mise al telefono. Voleva ferirla, farle provare quello che provava lui, ma non aveva capito che Lia era completamente presa da altro.
Jin la prese per mano e la trascinò via senza parlare. Aveva bisogno di capire come stessero le cose, se lei stava male per aver visto Tony, eppure fu lei a chiedergli “come stai? Sei arrabbiato?” facendolo sorridere.
“Non voglio che si permetta di dirti quelle cose…” sussurrò accarezzandole le labbra e Lia lo strinse fortissimo e bisbigliò piano “…lasciagli dire quello che vuole, è geloso e si comporta da bambino di cinque anni…”
“Ti fa male rivederlo?” sussurrò Jin pianissimo, con gli occhi chiusi, come se stesse dicendo una cosa che lo feriva profondamente, ma Lia accarezzandogli le guance sussurrò “mi fa solo incazzare, ma onestamente non m’interessa” facendolo sorridere.
“Però non balliamo più insieme…” aggiunse decisa e Jin sbuffò scuotendo la testa.
“Lo sapevo, me lo sentivo. Non ne sei ancora uscita, dannazione…” sussurrò sconvolto, sentendosi letteralmente morire, ma Lia accarezzandolo piano gli spiegò solo che non lo faceva solo perché non voleva che Tony pensasse che lo faceva per attirare la sua attenzione.
“Ne sono uscita, te lo garantisco, ma non voglio che si dica che ti uso per farlo ingelosire, perché onestamente non me ne importa minimamente…” sussurrò Lia piano e lui sorridendo annuì e la strinse fortissimo.
“…e quindi non possiamo ballare neanche la nostra canzone? Quella bellissima che balliamo sempre?” le sussurrò piano e Lia sorridendo chiese quale fosse, ma Jin non era in grado di spiegarglielo e così decisero che se ci fosse stata in playlist l’avrebbero ballata.
Tornarono al bar e trovarono al bancone Tony con la sua fidanzatina appena diciottenne e Lia lo trovò incredibilmente fastidioso, ma anche ridicolo e infantile, quindi sorrise.
“…vedi Marta? Si veste anche da vecchia adesso. Almeno quando stava con me era sexy…” commentò Tony, parlando del suo vestito.
“E invece è bellissima…” ruggì Jin dolcemente e Lia gli lanciò uno sguardo dolcissimo, che non passò inosservato. Tony stava bollendo, voleva riempirlo di botte e distruggere quel maledetto posto. Per la prima volta aveva capito di aver realmente perso Lia, e stava dando di matto.
“A noi piace. E poi ci tengo, perché è un regalo…” rispose Lia sorridendo e Tony fece finta di vomitare. Era con i suoi amici e la ragazzina al bar, e faceva il bullo, prendendo in giro tutto e tutti e Max e Zoe letteralmente ribollivano dalla voglia di cacciarli.
“E vuoi davvero dei bambini cinesi Lia? Saranno emarginati tutta la vita…” continuò l’odioso amico di Tony ridacchiando, e Lia usò entrambe le mani per calmare sia Jin che Max, che sembrava stessero per saltargli al collo.
“Certo che voglio dei bambini coreani…” rispose molto tranquilla, uccidendo contemporaneamente Jin e Tony per motivi diversi. Jin non capì più nulla per molti minuti dopo averle sentito dire quella cosa, perché era il sogno della sua vita.
“E poi vi faccio presente che il razzismo è reato, quindi io starei attento a continuare così…” aggiunse Zoe rigidissima, perché anche lei voleva partecipare alla rissa e Lia le sorrise soltanto.
“Sì, ma i…gli asiatici si sa che non sono molto dotati…” ribattè un altro amico di Tony, attirando l’ilarità generale.
“…non gli asiatici alti un metro e novantotto…” rispose la timidissima Lia facendo l’occhiolino e Zoe aggiunse “…e con il quarantacinque di piede…”
In quel momento il povero Jin, che stava ancora cercando di riprendersi dalla frase di Lia  sui bambini coreani, si era versato uno shot di tequila, che gli andò completamente di traverso nel sentire quelle risposte indisponenti sulle sue dimensioni, che né Lia né Zoe conoscevano, ovviamente.
Gli amici di Tony abbandonarono il campo, e lui rimase a sbaciucchiare quella povera ragazzina, che neanche si rese conto che lo stava facendo solo per fare innervosire una tranquillissima Lia.
E poi iniziò la canzone che Jin considerava “loro” così lo disse a Lia che lo prese tra le braccia e ricominciò a ballare, cantandogli all’orecchio una dichiarazione d’amore bellissima. Jin si fece prendere e ricominciò a baciarla, e per tutto il tempo della canzone esistettero solo loro due. Lia lo guardava con occhi bellissimi e lui era innamorato pazzo. Sembrava tutto bellissimo, e poteva esserlo, se Tony non avesse deciso di fare lo stronzo fotografandoli e inviando quelle foto alle persone sbagliate.
Nota:
Ciao a tutti e grazie per aver letto questa mia prima storia inedita. NOn so come sta andando, non so se "ho ancora la mano" però ci sto provando. Che ne pensate di Zoe e della sua nuova conquista? E delle scene con Tony? Cosa pensate succederà ora? Se vi va fatevi sentire, vi aspetto.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 14 e 15 ***


 
Capitolo: gatti e torte
Lia pianse disperata per giorni e sembrava inconsolabile. I suoi genitori dopo aver visto la foto inviata da Tony la mandarono via di casa, e le urlarono che non avrebbero mai approvato quel nuovo legame di Lia, esattamente come non approvavano il suo comportamento da sgualdrina.
Provò in mille modi a spiegare che gli voleva bene davvero, che non era successo nulla tra loro, ma poi capì: i suoi genitori non approvavano soprattutto perché Jin era straniero. Li imbarazzava il fatto di avere una figlia non vergine che frequenta un ragazzo coreano, ma Lia non avrebbe mai chiesto scusa per una cosa del genere. Decise di lasciarli perdere, allora, e si trasferì a casa di Zoe, che da mesi cercava una coinquilina, ma ovviamente grazie alla sua nomea non riusciva a trovarla.
Lia e Jin decisero di limitare al massimo le effusioni pubbliche, ma comunque erano al centro del gossip, dato che in quel paesino funzionava così: le casalinghe, le vecchiette e altre donne poco emancipate, non avendo nulla di meglio da fare si impicciavano costantemente degli affari di tutti, commentando,a volte anche inventando, le ultime indiscrezioni. Lia odiava quella situazione, odiava il chiacchiericcio che si sollevava quando entrava in un locale qualsiasi, odiava avere gli occhi di tutti sempre addosso, ma soprattutto era nervosa perché temeva di aver involontariamente allontanato Jin. Quando gli aveva detto che avrebbero dovuto limitare le effusioni in pubblico, era stato molto comprensivo, ma allo stesso tempo le sue insicurezze avevano preso il sopravvento. Non sapeva mai se fosse il caso di scriverle, di cercarla, e così aveva finito per allontanarsi inavvertitamente da Lia, che invece lo voleva più di prima. Non erano più usciti insieme, e Jin non sapeva se fosse il caso di invitarla a casa sua, perché non voleva che lei pensasse male o che circolasse la voce che loro si vedessero a casa sua, ma Lia moriva dalla voglia di stare sola con lui.
“Insomma ho deciso: gli chiedo di andare a casa sua con una scusa giovedì…” comunicò a Zoe e Mari che era in videochiamata.
Zoe ovviamente commentò “…così finalmente gli salti addosso!” ma Mari sorridendo le chiese “…hai capito finalmente che se non lo baci tu, lui non lo farà mai per paura di essere rifiutato?”
  Lia non ne era certa, ma non voleva più vivere in quel limbo. Aveva deciso che lo avrebbe baciato e che magari avrebbe anche provato a sedurlo, così almeno avrebbe saputo per certo di piacergli o meno.
“…dite che posso proporgli di fare una torta per la sua festa di compleanno?” chiese incerta, ancora dubbiosa, ma le sue amiche ridendo le fecero notare che lei non aveva nessuna competenza in materia di torte.
“…ma penso che Jin non capirà più nulla dopo il vostro primo bacio, quindi è ok…” commentò Zoe, con una strana tenerezza. Faceva sempre la dura, ma era davvero felice che Lia avesse scoperto di provare dei sentimenti nei confronti di quel suo amico coreano, che aveva sofferto per anni per lei.
Rimasero per molto tempo a parlare di “come diavolo fare” per usare le parole di Lia, che era preoccupata dal fatto che lui fosse troppo più alto e le sue labbra fossero irraggiungibili, ma poi l’uomo alto le scrisse e lei si sciolse.
Stava ascoltando una canzone che gli aveva fatto pensare a lei, così gliela aveva inviata e lei si era letteralmente illuminata. Temeva che lui volesse rinunciare al loro legame, che si fosse spaventato, ma le mancava troppo il contatto fisico e dunque tirò fuori il coraggio e scrisse solo “…che ne dici se giovedì vengo da te e prepariamo una torta per la tua festa al Chaos?”
Jin pensò solo “Dio grazie” e le disse solo “non vedo l’ora” facendola sciogliere e provocando i commenti delle sue amiche.
Giunse finalmente il giovedì, e così dopo giorni di abbracci furtivi nel retro del Chaos e coccole rubate, Lia e Jin avrebbero trascorso insieme tutto il pomeriggio e la serata. Lui le aveva chiesto di restare dopo la torta, per vedere un film e Lia sorridendo aveva risposto che così avrebbe avuto l’occasione per dargli i suoi regali di compleanno in separata sede, incuriosendolo.
Jin ripulì la casa compulsivamente quattro volte. Si cambiò tre volte, e passò le salviette profumate sul pelo del suo povero gatto circa sei volte, perché gli sembrava sempre puzzolente. Gli avrebbe anche lavato i denti, potendo, ma Don non era molto d’accordo e quindi bastava così.
 “Oddio ma hai messo in ordine. Che bravo!” cinguettò allegra Lia sull’uscio, ma quando chiuse la porta Jin l’afferrò tra le braccia e abbracciandola forte sussurrò “…mi sei mancata da impazzire Lali” facendola tremare.
“Tu mi sei mancato…” sussurrò, stringendosi forte contro il suo petto e lui pensò di stare per avere un infarto, ma non disse nulla.
Si coccolarono per un po’ in cucina, facendo finta di preparare la torta, ma accarezzandosi e abbracciandosi ogni volta che era possibile. Avevano entrambi troppa voglia di stare insieme ed erano diventati anche un po’ spregiudicati, ad essere onesti: lui continuava a morderla e Lia gli aveva messo persino le mani sotto la camicia e Jin era letteralmente morto in quel momento. E poi, nel mezzo di tutta quell’intimità apparve il famoso Don e portò via la ragazza al suo migliore amico, facendole le fusa e strusciandosi contro le sue gambe.
“Ciao amore!” gli sussurrò Lia estasiata e lui rispose solo con un dolcissimo “Mau”. Jin provò a dirle di stare attenta, perché Don non amava molto gli estranei e aveva dato parecchi morsi anche a Lindsay, ma il gattone nero si fece prendere subito da Lia, e iniziò a darle piccole testate, facendo le fusa.
“Questo stronzo!” commentò divertito, perché Don gli aveva appena soffiato la ragazza, ed ora emetteva versetti soddisfatti tra le braccia della donna che lui voleva.
“E’ super coccolone” rispose Lia entusiasta, ma Jin scosse solo la testa.
“Don Juan lo dovevo chiamare, altro che Julio. Guarda quanto poco ci ha messo ad ottenere tutta la tua attenzione…” ribattè divertito, perché Lia ormai si era fatta completamente distrarre da quel gattone nero con gli occhi gialli, e lei ridacchiando rispose “…ma lo hai chiamato come la tua tequila preferita, davvero?”
“Sì, perché quando l’ho trovato, piccolo, bagnato e pulcioso, per tirarlo fuori dal motore in cui si era nascosto ho rotto due bottiglie che dovevo portare al bar in cui lavoravo…” spiegò, afferrandola per il bacino e cominciando finalmente a baciarle il collo e Lia si sentì morire.
“Ti somiglia, lo sai?” sussurrò, godendosi le sue labbra sulla pelle e Jin iniziò a ridere.
“Perché è obeso?” chiese sorridendo, ma lei era troppo dolce e profumata e tremava ogni volta che lui la toccava, perciò il suo cuore stava per schizzargli fuori dal petto.
“Stupido. Perché è nero, ed è un coccolone, è dolce e morbido…” bisbigliò lei piano.
 Doveva baciarlo in quel momento, e aveva voglia di farlo, così si girò, provò a sollevarsi e Jin capì quello che lei voleva e si abbassò, ma Don le diede una testata contro la guancia rovinando l’atmosfera.
“E fa così con tutte le ragazze che ti porti a casa?” chiese Lia, cercando di sembrare calma, ma con il cuore in tempesta e lui rispose solo “penso tu sia la terza ragazza che entra in questa casa, eh…” mortalmente imbarazzato perché quel maledetto gatto aveva rovinato un momento perfetto.
“Comunque no, ti giuro che solo con te è così possessivo…neanche con Lindsay era così affettuoso, e lo abbiamo cresciuto insieme…” le disse divertito, ma Lia si irrigidì e disse a Don “…ah quindi sei il gatto della sua ex. Non è una bella cosa…”
Don le rispose con un languidissimo “mau” pronunciato tra le fusa e lei non potè tenergli il muso, ma Jin decise di spingersi oltre, così le sussurrò all’orecchio “…non è il gatto di Lindsay, è solo mio e non c’è motivo di essere gelosa di nessuno, mia piccola Lali…” e poi le diede un morsetto delicato ma deciso sul collo, che la fece sussultare.
“Scusa…” le disse ridendo, ma Lia stava impazzendo così gli disse solo “…continua” facendolo morire. Rimasero così vicini per un po’, e Don si disperò perché Lia era totalmente presa dal suo padrone, che stava trovando il coraggio di avvicinarsi, finalmente.
Infornarono quella specie di torta che avevano preparato, senza un minimo di attenzione e Lia fu richiamata da Don sul divano. Si era messo addirittura a pancia all’aria miagolando e Jin pensò solo “Oh andiamo un minimo di dignità!” ma impazzì quando Lia si sdraiò sul divano e cominciò a coccolarlo.
“Quindi ti piacciono i gatti?” chiese, completamente rapito dalla scena di loro due che giocano. Lia trattava quel gatto con molta dolcezza, e Don ricambiava mostrando di avere una predilezione per quella brunetta.
“Non ci ho mai avuto molto a che fare, in realtà…” sussurrò divertita “ma mi piace Don! E’ diventato il mio nuovo fidanzato…” aggiunse, fissando profondamente Jin negli occhi e lui annuendo rispose “fantastico. Dovrò avercela a morte con lui allora…”
“Dai, non fare lo scemo e vieni qui…” sussurrò Lia con un sorriso tenerissimo e lui col cuore a mille decise di avvicinarsi. Avevano entrambi una voglia folle di spogliarsi e Jin non riusciva più a fare il timido, così si sdraiò dietro di lei e cominciò ad accarezzarle la schiena.
“Così faccio le fusa anche io…” bisbigliò appena Lia, mentre lui le accarezzava la schiena e le baciava deciso il collo e l’orecchio.
“Posso avere due gatti, nessun problema…” le bisbigliò Jin all’orecchio e Lia capì: doveva farlo in quel momento, smettere di girarci intorno. Così gli disse “Fa’ una foto a noi tre…” per distrarlo, e mentre Jin cercava l’inquadratura e scattava, si girò e lo baciò. Entrambi tremarono per quel bacio, che li sconvolse completamente, e a lui cadde persino il cellulare dalle mani. Jin non poteva minimamente crederci, gli sembrava un sogno, ma lei aveva voglia di baciarlo e sembrava molto presa. Finirono l’uno tra le braccia dell’altro in pochissimi istanti, e Jin la baciò tanto intensamente da farle venire la pelle d’oca.
“Lali aspetta…” sussurrò ad un certo punto, senza fiato e ancora tremante e lei aprì gli occhi e lo fissò profondamente, senza allontanarsi.
“Sta succedendo davvero? Sei sicura?” le disse pianissimo, terrorizzato dalla sua risposta, ma Lia annuì e lo baciò di nuovo, facendolo morire.
“Sì, ma sei davvero sicura?” le sussurrò, interrompendosi di nuovo e lei rispose piano “…voglio solo te” facendolo impazzire. Tutte le sue paure e insicurezze scomparvero, e finalmente riuscì a godersi quella ragazza che voleva da tanto tempo.
“Mi piacciono tanto le tue labbra…” bisbigliò emozionata, dopo più di mezz’ora ininterrotta di baci e coccole e Jin rispose incredulo “è solo un sogno, vero? Perché queste cose non succedono nella vita reale…”
“Ti è appena successo Sung Jin Lim. Una ragazza che piace molto al tuo gatto, ti ha appena confessato di trovarti incredibilmente bello, sexy e affascinante…” sussurrò Lia in imbarazzo e lui portandosi le mani davanti al viso disse solo “ma perché? Perché la donna più bella e dolce del mondo dovrebbe trovarmi bello e affascinante?”
Lia fece per rispondere, ma andò via la luce.
Mentre Jin armeggiava con il contatore, fingendosi lucido, ma completamente fuori di sé per la gioia, tanto da sentirsi come se fosse ubriaco, Lia gli disse solo “…è tutta la città. Il temporale ha fatto saltare tutto. Adesso torna da me, sbrigati…” e lui andò a recuperare delle candele.
“E’ ancora più romantico…” sussurrò Lia coccolando Don, dopo che lui aveva acceso varie candele e lui annuì soltanto e si avvicinò di nuovo.
“Volevi sapere perché mi piaci, no?” gli disse Lia piano, salendo sul suo corpo e Jin si sentì quasi mancare, ma annuì.
“Bene, allora cominciamo da principio…” sussurrò Lia con molta dolcezza. Baciò la sua fronte e disse “…mi piace che sei tanto alto, e mi piacciono i tuoi capelli così neri e morbidi”.
Jin rimase completamente fermo, e lei continuò baciando i suoi occhi e dicendo “adoro questi occhi orientali, perché sono così belli e affascinanti…”
“Sei matta e anche cieca…” rispose lui divertito, ma Lia non aveva voglia di fermarsi. Continuò baciando i suoi zigomi e poi le sue labbra e dicendogli che adorava le sue labbra carnose e la sua voce sexy e lui rimase totalmente paralizzato. Nel frattempo le mani di Lia salirono sulle sue spalle e sussurrò “ e adoro le tue spalle larghe e queste braccia possenti che mi stringono tanto quando balliamo…”
“Possenti proprio non direi Lali…” le rispose ridacchiando, ma Lia continuava ad alternare parole e baci e lui stava morendo.
“Ma quello che più mi piace di te…” sussurrò piano, portando entrambe le mani sul suo petto “…è il tuo cuore. Sei un buon amico, un capo gentile e generoso ed è davvero bello conoscere un uomo dolce come te…”
Jin a quel punto non ce la fece più: l’afferrò tra le braccia e sussurrò emozionato“sei il mio miracolo Lali, la cosa più bella che mi sia mai capitata…” iniziando a baciarla con un po’ troppa intensità. Lia era confusa, perché all’inizio lui era stato molto timido nei baci, ma più acquisiva sicurezza, più diventava spregiudicato e lei stava morendo per le sue labbra.
 “Adoro ogni cosa di te, Lali, lo sai?” sussurrò pianissimo durante una pausa, e lei gli saltò letteralmente addosso, scacciando il povero Don che si ritrovò per terra senza sapere neanche bene come.
Rimasero aggrovigliati a baciarsi sul divano per ore, completamente presi l’uno dall’altro. I loro sentimenti erano letteralmente scoppiati quella notte, e non riuscivano a separarsi. Se Jin si allontanava lei sussurrava solo “non ho voglia di smettere…” facendolo sorridere. Erano a lume di candela, sdraiati sul divano di lui ed entrambi stavano letteralmente impazzendo dalla voglia di fare l’amore, così Jin decise di calmarsi un attimo, alzandosi per offrirle qualcosa da bere e da mangiare.
“Ma è quasi mezzanotte!” gli disse Lia incredula, perché la serata era letteralmente volata e lui le disse piano “…già. Direi che se non torna la luce, forse dovresti restare qui…che ne pensi? E’ pericoloso girare per la città buia con questo temporale…”
“E’ solo una scusa…” rispose lei ridacchiando e poi aggiunse “…dillo che non vuoi lasciarmi andare…” facendolo ridere.
“E allora? Se volessi tenerti su quel divano per stanotte?”le disse ridendo, ma Lia gli disse a malincuore che era troppo presto.
“Non chiedo nulla, solo di dormire insieme. Perché mi preoccupa davvero saperti da sola durante il blackout. E se ti crea problemi dormire qui sul divano con me, ti lascio il mio letto, solo non andartene per favore” le disse piano e Lia totalmente presa accettò l’offerta e sussurrò “ma tu dormi con me…”trascinandolo di nuovo sul divano.
 
 
 
Biglietti e coccole
Si accoccolarono ancora per un po’ ma poi a mezzanotte meno quattro minuti suonò la sveglia che Lia aveva impostato e lei scattò come una molla e disse “finalmente posso darti i tuoi regali!” facendolo sorridere.
“Sei tu il mio regalo, l’unica cosa che io abbia mai desiderato fin dalla prima volta che ti ho vista…” le disse, molto intimidito ma incredibilmente tenero, perciò Lia dovette interrompere un attimo l’operazione di recupero dei regali per andare a baciarlo.
“Ok-gli disse con fare molto serio- leggi prima il biglietto, per favore…”
Era felice di dargli i suoi regali, ma Jin per un attimo si alzò e scomparve, lasciandola molto perplessa.
“Se c’è un biglietto, devo conservarlo insieme agli altri…” le disse serio, mostrandole una scatola che Lia non riconobbe subito.
“Non te la ricordi?” chiese un po’ imbarazzato, perché stava facendole una confessione imbarazzante, ma ormai si erano esposti quindi c’era poco da fare.
“E’ la scatola dei biscotti che mi hai fatto quando è morta la mia nonna…” confessò dolcemente e Lia sorrise soltanto.
“E dentro c’è tutto quello che mi hai scritto in questi anni. I bigliettini che mi lasciavi al bar, quelli che mi mettevi insieme al pranzo e…”
Lia si era commossa per un attimo e Jin dovette bloccarsi per stringerla.
“Non piangere per me Lali, ti prego. Ti ho visto piangere così tante volte, e ho sempre pensato che avrei fatto qualsiasi cosa per impedirti di stare male” le bisbigliò appena.
“Piango perché sono emozionata, scemo…”rispose con uno splendido sorriso e poi aprì la scatola, che era un insieme di ricordi. C’erano soprattutto i bigliettini che gli aveva scritto quando lui aveva perso la nonna all’improvviso.
Jin era letteralmente crollato davanti a loro al Chaos un anno e mezzo prima quando gli era arrivata la telefonata. La sua amata nonna, quella con cui era cresciuto, che gli diceva sempre che era il suo tesoro, aveva avuto un arresto cardiaco durante il riposino pomeridiano e Jin non aveva neanche potuto dirle addio. La notizia lo aveva devastato, e Lia lo aveva tenuto stretto per ore, asciugando le sue lacrime. Non riusciva a vederlo in quello stato, e anche lei era stata male solo perché sapeva che lui soffriva. Quella sera stessa tutti loro, Mari inclusa, avevano viaggiato per duecentocinquanta chilometri, per sostenerlo durante il funerale. Lia fregandosene delle apparenze gli aveva tenuto la mano per tutto il tempo, era stata costantemente al suo fianco e aveva pianto con lui quella notte, tenendolo stretto e accarezzandogli i capelli per tutto il tempo.
 In seguito Jin aveva cominciato a stare molto male, e lei gli aveva scritto a tutte le ore, gli aveva preparato i suoi piatti preferiti, e aveva in ogni modo cercato di dimostrargli affetto, ma lui non riusciva neanche a mangiare, così Lia aveva iniziato a preparargli dolci e biscotti per cercare di fargli venire voglia di mangiare. Lo coccolava in ogni modo, facendogli trovare dentro casa ogni tipo di sorpresa, insieme a bigliettini pieni di affetto. Quello era stato il periodo in cui la nostra Lia aveva iniziato ad accorgersi dei suoi sentimenti per lui, perché era davvero bello stringerlo tanto, e poi tirarlo su era diventata la sua necessità, il suo imperativo categorico, e pensava sempre e solo a lui e a come farlo sorridere.
“Non ne sarei mai uscito senza il tuo affetto…” le sussurrò piano “…Ero a pezzi, mi alzavo dal letto pensando che il massimo che avrei fatto quel giorno sarebbe stato bere una bottiglia di tequila, e poi entravo in cucina e trovavo le tue sorprese sul tavolo e mi veniva voglia di venire al Chaos, solo per poterti stringere e per stare qualche ora con te”.
Lia sorrise piano, ma lo sapeva benissimo. Sapeva di averlo fisicamente tirato fuori dal baratro della depressione, ma non ne avevano mai parlato.
“…se ne sono uscito è solo perché tu c’eri, perché volevi vedermi sorridere e perché…tu sei tu e pensavo solo a te in quel periodo. Sei stata il mio angelo” le confessò, occhi negli occhi, e Lia sorridendo versò un paio di lacrime di commozione, che le asciugò con il dito.
“E non dimenticherò mai il giorno di Natale che abbiamo passato insieme, hai capito?” le sussurrò pianissimo facendola sorridere. Vedete, per Jin Natale significava famiglia, ma non se la sentiva di rivedere sua madre e le sue sorelle quell’anno, perché aveva il cuore a pezzi. Sarebbe stato il primo Natale senza la sua nonna, così aveva deciso di passarlo da solo a Playa del Monte con Don, a ubriacarsi vergognosamente guardando le serie tv, ma Lia aveva altri piani. Così la mattina della vigilia di Natale, uscendo dalla sua stanza fu accolto da Don con uno strano maglioncino e trovò un albero decorato con un sacco di regali nel suo soggiorno. Lia gli aveva solo scritto “non si scappa dal Natale” e lui si era anche molto innervosito, perché gli era sembrata una forzatura. Si era arrabbiato per telefono, ma Lia aveva risposto decisa “tanto da solo non ti lasciamo, fattene una ragione…” e lui aveva sbuffato.
E poi era arrivata, con i suoi bellissimi sorrisi, mille buste e pacchetti e lo aveva convinto a cucinare “per Zoe e Max” ma poi si erano presentate sua madre e le sue sorelle e Jin aveva finalmente capito che loro condividevano il suo dolore e che non doveva fuggire da loro, ed era stato finalmente meglio. Lia aveva comprato perfino i regali a tutti da parte sua, per non fargli fare figuracce e quando lui le aveva detto piano “manca il tuo…” aveva sorriso timidamente, confessandogli che l’unica cosa che voleva era che lui stesse meglio ed erano stati accoccolati per ore.
“…e perché non mi hai baciato prima, se sono il tuo angelo?” gli sussurrò con occhi enormi e Jin sorridendo rispose solo “…perché sei troppo preziosa, Lali. Conti tanto per me da accontentarmi anche solo di averti come amica, e avevo paura di rovinare tutto ferendoti.”
Lei lo baciò soltanto in risposta e sussurrò piano che per lei era la stessa cosa, facendolo quasi svenire.
Dopo un po’ Lia tornò alla scatola, che era piena di “ti voglio bene; per te ci sarò sempre; ti adoro” e cose simili, ma Lia rise quando lesse “…mangia il gelato e cerca di non parlare” e gli chiese perché lo avesse conservato.
“…perché è un ricordo importante. Quando ho avuto quella terribile tonsillite e non riuscivo neanche ad uscire dal letto, te lo ricordi?” le disse, accarezzandole i capelli, ma allo stesso tempo scalpitando per leggere il bigliettino nuovo.
“Eri ridotto proprio male, povero piccolo!” sussurrò Lia annuendo, e Jin le spiegò piano “…e tu ti sei presa cura di me, come sempre. Mi hai accompagnato dal medico, mi hai portato il gelato e le bibite fredde, e anche se lo hai sempre negato, hai anche pulito casa…”
“E ho anche portato il tonno a questo piccolo dongiovanni nero, che da allora mi ama vergognosamente…” confessò Lia, spiegando finalmente a Jin perché quel suo gatto la amasse così tanto.
“Sono tutti ricordi, e mi rammentano tutto quello che hai fatto per me in questi anni…” le disse piano, ma Lia non resistette e riprese a baciarlo.
“Adesso fammi leggere quello nuovo…” le disse allontanandosi e Lia sorridendo annì, ma gettando un’occhiata alla scatola di Jin fu attratta da una cosa e le venne da piangere.
“…tu sei stato al mio saggio di danza dello scorso anno?” chiese attonita, mostrandogli il biglietto e lui sbuffando annuì soltanto. Si vergognava molto ad ammetterlo, perché era una confessione da sfigato innamorato, ma Lia iniziò a tremare e singhiozzare e lui non capì.
“Non sono un pazzo Lali, ci tenevo a vedere lo spettacolo, me ne avevi parlato tanto e volevo vederti…” si giustificò imbarazzato, ma lei in lacrime sussurrò “…perché non me lo hai detto mai?”
“Che cosa ti dovevo dire? Che amo vederti ballare?”le confessò imbarazzato, e Lia si sciolse totalmente.
 “Dovevi dirmelo. Non viene mai nessuno ai miei spettacoli, ma se avessi saputo che c’eri tu avrei ballato diversamente…”
“Sono stato a tutti e tre, veramente. E anche a quello che avete fatto in teatro. Se cerchi ci sono tutti i biglietti. Mi piace tanto vederti ballare, sembri quasi una fata” confessò, un po’ più calmo e lei gli saltò al collo e cominciò a baciarlo bagnandogli le guance di lacrime.
“Basta piangere dai piccola…” sussurrò piano, perché Lia si era commossa sul suo petto, ma non aveva capito quanto importante fosse quella cosa per lei. La sua famiglia si annoiava di andare ai suoi spettacoli, e anche Tony, e lei ci era sempre rimasta male. Aveva detto mille volte a Tony che se l’amava davvero, avrebbe dovuto almeno una volta fare il sacrificio di andare a vederla, ma lui si era sempre rifiutato adducendo le scuse più disparate.
“Pensa che al prossimo spettacolo potrò fare tutto quello che si fa di solito con le ballerine: portarti i fiori e poi invitarti a cena…” le disse, per farla sorridere, ma lei riprese a baciarlo e per un po’ non fu in grado di dire o fare nulla.
Aveva capito di amarlo ed era felice e spaventata insieme, ma non riusciva a smettere di stringerlo e Jin si tenne quegli abbracci e quei baci, pensando solo che lei fosse la cosa migliore del mondo.
Dopo un po’ sorrise finalmente e gli porse il biglietto nuovo, che diceva solo “Ho capito che forse è passato il messaggio sbagliato: non voglio cambiarti, perché ti adoro esattamente come sei…”
Non capì subito, ma quando aprì il pacchetto sorrise: gli aveva regalato quattro tshirt dei suoi gruppi rock preferiti e una giacca di pelle.
“…non volevo renderti un fighetto elegante, mi andava bene il tuo stile, perciò ti ho preso le stesse cose che ami, ma della taglia giusta” spiegò seria e lui sussurrò solo “sei tu l’unica cosa che volevo, ma apprezzo…”
“Beh…” sussurrò Lia un po’ intimidita. Aveva discusso mille volte di quella mossa con Mari e Zoe, ed entrambe concordavano che fosse abbastanza audace, ma che servisse e così lo fece: iniziò ad aprirgli la camicia e sussurrò piano “…dobbiamo provarli adesso…” fissandolo intensamente negli occhi.
Jin ingoiò la saliva, ma impazzì per le mani di lei che gli sfilavano la camicia, e per un po’ non riuscì a dire molto, ma quando lei gli disse entusiasta “vedi? Sei fighissimo!” Jin si accorse che le magliette profumavano e lei confessò che gliele aveva anche lavate e stirate per fargliele indossare quando voleva.
“Sei perfetta…” le sussurrò languido e vergognosamente innamorato, disteso accanto a lei sul divano e lei sorrise soltanto, ma giunse Don a reclamarla e Jin le disse piano “…vuol dire che dovrai dividerti tra me e lui…”
“…avrò due fidanzati, che vuoi che sia?” sussurrò Lia in risposta, e il suo cuore scoppiò.
Nota:
Ciao a tutti! Allora vi è piaciuto finalmente questo primo bacio? E i ricordi di Jin e Lia vi hanno intristito o vi hanno strappato un sorriso? E soprattutto: ve l'aspettavate la frase finale di Lia? Fatemi sapere, vi aspetto.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 16 e 17 ***


 Capitolo: la famiglia Lim
Jin dormì pochissimo quella notte, perché non riusciva davvero a credere di avere finalmente Lia sul suo petto addormentata. Quelle poche volte in cui si era addormentato, aveva sognato che quel bacio era solo un sogno e si era svegliato spaventato, di soprassalto, per poi trovarsi Lia e Don sul petto e sorridere.
Era sveglio da un po’ quando sentì qualcuno armeggiare con la serratura della porta e andò in panico.
 “…Piccolo, dove sei?”
Disse una voce molto dolce, e Jin pensò solo “no, non quando c’è Lia in casa” ma lei si svegliò in quel momento e gli sorrise ancora immersa nel sonno.
“Ah ma sei in compagnia…” osservò sua madre estremamente a disagio, perché non gli era mai successo di trovarlo con qualcuna dopo la fine della sua relazione con Lindsay. Quando poi quel qualcuno si girò, la signora Mariela ebbe un infarto.
“Lia tesoro…” cinguettò euforica, ma anche mortalmente imbarazzata perché non aveva idea di cosa avesse interrotto, ma era certa che suo figlio l’avrebbe odiata per il solo fatto di averli interrotti. Già, perché anche la signora sapeva dell’amore non corrisposto di suo figlio per Lia, e le voleva anche molto bene. Sapeva di quello che aveva fatto per lui, e di tutte le attenzioni che gli dava, e aveva sempre sperato di averla come nuora, ma le risultava che Lia avesse un fidanzato stronzo. Eppure qualcosa doveva essere cambiata perché li aveva beccati in una posizione abbastanza compromettente.
“Vi preparo il caffè, ho portato dei dolcetti per il compleanno del mio vecchietto…” concluse, morendo dalla voglia di allontanarsi da quella scena più velocemente possibile, e Lia riprese ad accoccolarsi con Don, che appena sveglio era dolcissimo e adesso continuava a darle piccole testate contro la guancia.
“…ciao…” sussurrò Lia ridacchiando, prima di dargli un lunghissimo bacio del buongiorno e Jin sbuffando rispose “scusa, scusa un milione di volte. Giuro che non viene mai a casa mia, lo fa solo per le feste e le ricorrenze, ma se sa che ho qualcuno generalmente non lo fa. Insomma non è una mamma invadente e rispetta i miei spazi…”
Era parecchio seccato e imbarazzato, ma lei scuotendo la testa gli spiegò che non c’era nessun problema e corse a lavarsi il viso e rendersi presentabile, lasciando lui e Don a contemplare il vuoto lasciato dalla sua assenza.
“Lo so che preferisci lei, stronzo…” gli disse, quando Don iniziò a pretendere le coccole da lui, ma poi lo strinse e sorrise pensando che sembrava davvero tutto perfetto.
“…ma cosa diavolo c’è nel forno? E’ carbone?” chiese Mariela tornando e Jin ridendo le spiegò che avevano provato a fare una torta, che era cruda prima del blackout, ma quando durante la notte era tornata l’elettricità, si era carbonizzata in forno.
“Fortuna che ero sveglio, altrimenti saremmo andati a fuoco…” concluse, alzandosi per salutare sua madre e ringraziarla per la colazione.
“Insomma…è Lia, davvero?” chiese, con voce bassa, ma enorme entusiasmo e lui ridendo annuì e rispose “è proprio Lia…”.
Mariela allora gli saltò addosso euforica e lo abbracciò saltellando, mentre a bassa voce ripeteva “ma è Lia, non ci posso credere! Tutta accoccolata sul tuo petto, con la tua maglietta, è incredibile!”
“E’ un miracolo, direi…” rispose ridendo e cercando di frenare l’entusiasmo di sua madre, che per certi versi sembrava quasi più euforica di lui, e credetemi: Jin non era mai stato così felice in vita sua.
E mentre festeggiavano in silenzio, apparve la diretta interessata che sorridendo dolcemente salutò Mariela con un bacio sulla guancia e prese un caffè con loro, per festeggiare il compleanno di lui. Non voleva essere invadente, però, perciò poco dopo abbracciò di nuovo lei e disse a lui “…ci vediamo dopo per preparare il Chaos per la festa?” facendolo annuire e sorridere.
“Porto io la torta. A dopo, allora…” sussurrò imbarazzata, perché non sapeva come salutarlo davanti a sua madre, ma Jin le diede un bacio molto deciso che sconvolse Mariela, che divenne fucsia e dovette sforzarsi moltissimo di non urlare come una matta per la gioia.
Lia sorrise soltanto in risposta, e fece loro un gesto con la mano per salutare, prima di sparire lasciandoli soli. Solo allora Mariela potè urlare “Mio Dio, ma ti sei fidanzato con Lia? Proprio con lei?” dando voce a quello che in realtà lui stava chiedendosi dalla sera precedente, esattamente con lo stesso entusiasmo.
“Ma si è lasciata con quell’idiota? Da quando?” aggiunse, abbracciandolo forte e Jin pensò che per qualche strano motivo sua madre era davvero troppo interessata a quella storia. Le spiegò come era finita tra Lia e Tony, e mentre sua madre indignata commentava che quel tizio era disgustoso, lui ricevette un messaggio. Pensava fosse il classico messaggino di auguri, ma era di Lia e diceva solo “ Credo che sia stupendo, e quasi poetico, che il nostro inizio coincida con il tuo compleanno. Auguri mio bellissimo ragazzo con gli occhi a mandorla, goditi i tuoi genitori e poi corri a baciarmi, perché non aspetterò altro per tutto il giorno!”
Jin impazzì per quel messaggio, e rimase parecchio a chiedersi il senso di “mio bellissimo ragazzo”, ma le scrisse che era troppo felice, anche se poi a pranzo dovette affrontare una grossa seccatura.
La tradizione voleva che il giorno del compleanno dei loro tre figli, il signor Lim e la sua ex moglie mettessero da parte i loro conflitti per trascorrere un pranzo in famiglia tutti insieme. La famiglia allargata includeva anche Alberto, nuovo compagno di Mariela, Jorge il marito della sorella minore di Jin di nome Young Mi, e anche la nuova moglie del padre, coreana al cento per cento. A Jin non erano molto simpatici, ma sapeva che sua madre ci teneva a riunirli tutti e per questo accettava, anche se ogni volta finiva a discutere con suo padre.
Jae Jin Lim ovviamente non si fece sfuggire l’occasione per criticare suo figlio, che però lo abbracciò dicendogli solo “sì, anche io ti voglio bene papà…” facendo ridere sua madre.
Il signor Lim aveva una proposta da fare a suo figlio, così davanti a tutti gli comunicò che si era accordato con un cugino della moglie che aveva una figlia ventenne.
“Famiglia benestante, rispettabile e ragazza seria e di sani principi. Sarà una buona moglie, Sung Jin…”
Sentenziò serissimo, con la sua solita espressione imperscrutabile stile Gioconda, ma Jin iniziò soltanto a ridere e rispose serio “no, grazie…” provocando un’increspatura di disappunto tra le labbra del padre.
“Guarda questa foto, è anche bellissima…” gli disse Minji, la moglie del padre, mostrandogli il cellulare e lui scosse soltanto la testa, contrariando ulteriormente suo padre, che non capiva perché si opponesse con tanta foga.
“E’ semplice papà: io ho già una donna che amo, e che voglio sia mia per sempre. E forse un anno fa avrei anche potuto dire di sì a questa stupida proposta, perché lei stava con un altro ed io ero certo che non si accorgesse neanche di me, ma adesso non ci penso minimamente. Senza offesa per la tua bellissima nipote Minji, ma questa è la mia ragazza…” concluse, mostrando la loro foto che aveva scattato un secondo prima che lei lo baciasse.
“Lia? Davvero?” chiese la sua sorellina appena diciottenne di nome Young hee e lui annuì soltanto, ma non potè trattenere un sorriso.
“Lo sai come la penso delle unioni tra persone così diverse. Lei non è coreana, quindi non andrà mai bene per te, e non sarete felici semplicemente perché appartenete a due mondi diversi…” sentenziò suo padre severo, anche perché ora sua moglie era offesa, ma Jin sorridendo in modo splendido gli disse solo “pazienza” facendo sorridere sua madre, che era incredibilmente commossa.
“Stasera quindi la possiamo interrogare? Possiamo chiederle che intenzioni ha con il nostro fratellone?” gli disse Young Ji prendendolo sottobraccio e lui rise soltanto imbarazzato e le supplicò entrambe di non fare nulla che avrebbe potuto far cambiare idea alla sua Lia.
Capitolo: una festa di compleanno
Quando finì quella assurda rimpatriata familiare, Jin passò al volo da casa per fare una doccia e cambiarsi e poi corse al Chaos. Lia aveva suggerito di preparare vari cocktail in miniporzioni, in modo tale da poter essere liberi durante la festa e lui aveva accettato, perciò aveva comprato tonnellate di bicchierini monouso ed era corso al locale, ma una bella sorpresa lo attendeva.
Lia aveva già sistemato vari bicchierini in giro e li aveva anche riempiti. Aveva spostato i tavoli e fatto un gran lavoro, tanto da spingere Jin a chiedersi da quanto tempo stesse lavorando. Lia era di spalle, aveva la musica a volume altissimo e stava ballando, e Jin non voleva spaventarla ma non poteva fare diversamente.
“Lali…” disse piano al suo orecchio e poi iniziò a baciarle molto delicatamente la schiena.
 “Hey piccolo…” sussurrò lei appena, sorridendogli in modo splendido, ma rabbrividendo totalmente per quei baci. Sapeva di dover aspettare a concedersi, perché altrimenti lui avrebbe pensato male di lei, ma Lia impazziva per quel suo modo di baciarla così sexy.
“Sei bellissimo stasera…” gli sussurrò appena, labbra contro labbra e Jin pensò “ok, prima o poi uscirà qualcuno a dirmi che è tutto uno scherzo, ma fino ad allora continuiamo …”.
“Tu sei più che bellissima, ogni sera Lali…” le disse, baciandola e lei sorrise per quella frase così sciocca ma tenera.
 “Dobbiamo fare finta di essere sorprese o possiamo ammettere che ne abbiamo parlato per tutta la mattina?” chiese una voce, interrompendo le loro coccole e Jin iniziò a ridere, trovandosi davanti Zoe e Mari, tornata appositamente per quella festa.
“Dottoressa, dovresti essere a studiare…” le disse ridendo, dopo averla abbracciata e Mari rispose solo “…pare ci sia molto da festeggiare, non volevo perdermelo…” facendo sorridere entrambi.
“Insomma hai avuto il regalo di compleanno che volevi?” chiese Zoe sorniona e lui annuendo sussurrò “assolutamente sì”
“Ah quindi hai fatto la cattiva, eh? Brava maialina, sono fiera di te!”
Commentò Zoe, dando una pacca sul sedere alla sua amica, che divenne letteralmente paonazza dall’imbarazzo e ribattè solo “…non in quel senso…”.
All’arrivo dei primi ospiti Lia scomparve, ma Jin allegro rimase a fare conversazione senza badarci troppo. Salutò gli amici, scherzò con loro e solo dopo un po’ si accorse che lei ancora non c’era, così si allontanò un attimo per cercarla e la trovò in lingerie estremamente succinta nello spogliatoio.
“Oddio scusa…” sussurrò imbarazzatissimo, perché Lia si stava cambiando, ma lei intimidita rispose “scusa di cosa? Non c’è nulla di strano…” facendolo andare a fuoco. Si era cambiata, perché ci teneva ad essere carina per quella festa, e lui la trovò letteralmente da mozzare il fiato. Un po’ eccessiva forse, ma stupenda.
Lia fu cortese con tutti, persino con Rosy, e anche molto dolce, ma si rese subito conto che Jin aveva qualcosa che non andava: era allegro, la cercava costantemente con gli occhi, ma non le si avvicinava più di tanto e per ore durante la festa non aveva provato a baciarla. Vedete, lui non sapeva se fosse il caso di baciarla e di mostrare quel loro legame in pubblico, dato i problemi che avevano avuto con i genitori di lei, perciò se ne stava lì a desiderarla, senza avere il coraggio di baciarla per non incasinare le cose. In più la musica che c’era alla festa non gli dava neanche la possibilità di ballare con lei, perciò la fissava e sospirava, pensando che avrebbe voluto baciarla. E poi senza accorgersene finì col bere troppo, e così prese il cellulare e le scrisse solo “Sei troppo bella per essere vera, Lali…” facendola sorridere piano.
Jin ubriaco continuò a scriverle messaggi a cui Lia rispondeva solo con un sorriso e un cuoricino.
Le scrisse di seguito:
“Sono pazzo di te”
“Sei sexy da morire…”
“Muoio dalla voglia di baciarti e di tenerti tra le braccia…”
E al terzo messaggio Lia chiese “…e perché non lo fai?” facendolo sorridere come uno scemo. Fu lei in realtà a farlo: non aspettò una sua risposta, gli bastò il suo sorriso. Andò dov’era seduto con i suoi amici e gli diede un bacio molto sensuale, che lo scosse profondamente e fece vociare un po’ tutti i presenti.
Li riempirono di domande, ma il sorriso di Lia era fin troppo eloquente. Tom così le disse“è ubriaco, dovrai metterlo a letto stasera…” e Lia annuì e accarezzandogli i capelli sussurrò piano “me ne occuperò io…” facendolo impazzire.
Si occupò di tutto: insieme a Max sistemò la moto di Jin nel locale, per essere sicuri che nessuno potesse toccarla e poi dandogli il braccio lo portò alla sua auto.
“Lali, amore mio, non sono così ubriaco, giuro… potevo guidare…” le disse, ma non riusciva a camminare dritto e lei ridendo rispose “lo so, ma voglio metterti a letto personalmente…” spingendolo a baciarla. Quel bacio aveva risposto ad un istinto primordiale, Jin aveva letteralmente bisogno delle sue labbra in quel momento, e se le era prese, lasciandola sconvolta perché non era mai stata baciata in quel modo, con tanta passione e desiderio.
“Allora dormi con me anche stanotte?” le aveva chiesto, mordendole il lobo sinistro e Lia completamente rossa aveva risposto “solo se fai il bravo…” facendolo ridere e spingendolo a giurarle che lui era buonissimo.
“Non sono uno stronzo Lali, e non sono un alcolizzato. Mi sono sbronzato così l’ultima volta quando…quand’è che tu e Tony vi eravate mollati e poi lui ti ha convinta a tornare insieme giurandoti di portarti in vacanza?”
Lia rise forte e rispose “…ma quando? Quella volta che mi hai urlato che sono una scema, perché solo una scema ingenua crederebbe alle parole di un uomo come lui?”
“Esatto, ero totalmente ubriaco cazzo, ma ero convinto davvero che ce lo fossimo tolto dai piedi quel coglione, e mi si è spezzato il cuore quando sei tornata con lui…” le rispose, portandosi la mano davanti agli occhi e lei rise perché se lo ricordava bene. Per la prima volta, quella sera, occhi negli occhi con lui che le urlava quelle cose così cattive, Lia aveva sentito un brivido lungo la spina dorsale, una vertigine che non era stata in grado di spiegarsi.
“E’ stato…boh sicuro più di un anno fa. Era successa da qualche mese la cosa della tua nonna ed io ho pianto un sacco per quelle parole. Proprio tantissimo, per una notte intera e ho dovuto rispondere a un sacco di domande di Tony scocciato che voleva per forza fare sesso…”concluse triste. Jin le prese la mano e con molta dolcezza le disse solo “…Lali, amore, non parlarmi mai più del sesso con Tony, ti prego…”
“Scusa piccolo…”rispose imbarazzata, realizzando che aveva frainteso, ma poi aggiunse “…però te la ricordi la sera in cui abbiamo fatto pace? Stavo sistemando i bicchieri e tu di spalle mi hai detto solo ‘mi manchi Lali’ed io ti sono finita tra le braccia. E tutte le coccole che ci siamo fatti e quanto ero felice di sentirti dire che ci tenevi a me e non volevi chiudere il nostro rapporto…”
“Quello è uno dei bivi della nostra storia, Lali: potevamo smettere di parlarci allora, potevamo lasciar perdere e invece ci siamo legati ancora di più…” le disse, con gli occhi chiusi e molto emozionato e lei sorrise e confermò.
“Quante altre volte è successo? Quante volte potevamo lasciar perdere, allontanarci? E che è successo a quei bivi, te lo ricordi?”
“Che ci siamo legati ancora di più?” sussurrò lei piano, parcheggiando, e Jin annuì soltanto.
“ma non ti devi giustificare se bevi un po’, una volta ogni tanto, non mi crea nessun problema…”
 “Non voglio che qualcosa rovini quello che c’è tra noi e non voglio deluderti…” le disse piano, ma lei dolcissima gli rispose che lo conosceva troppo bene per restare delusa da lui, che era il suo uomo speciale. Lo riaccompagnò per le scale, ma Jin era abbastanza lucido da salire da solo e aprire anche la porta di casa.
“Vai a letto adesso, io do qualcosa da mangiare all’altro mio fidanzato e ti raggiungo…”gli disse allegra, ma Jin le disse solo che non si sarebbe mosso senza di lei e rimase a guardarla da lontano mentre si occupava di Don, gli riempiva la ciotola del cibo e dell’acqua, come se fosse a casa sua.
“Sei a tuo agio, più di mia madre sicuramente. Lei non trova mai niente in cucina…” le sussurrò piano, mentre lei si lavava le mani e ridacchiando rispose “troppo invadente?” ma lui scosse la testa e le disse piano “…sembri la padrona di casa, la padrona di Don…e anche la mia. E mi piace da morire Lali”
“Sono la tua padrona?” sussurrò piano, labbra contro labbra, morendo dalla voglia di fare l’amore con lui e Jin annuì e sorridendo rispose “Sono tre anni che sei la mia padrona, Lali. Dovevi solo scegliermi, prendermi da quel lurido angolo in cui ero stato ammassato insieme alle altre anime di strada, infreddolito, senza speranza e senza affetto.”
“E da ora in poi non sarai più senza speranza e senza affetto, perché ti ho adottato…” gli disse, togliendogli la maglietta e poi aggiunse “E faremo il possibile per tenerti al caldo…”
 Jin si sentì morire, perché Lia lo spogliava con molta sicurezza, così sussurrò piano “…e mi meriterò ogni giorno questa fortuna che mi è capitata” facendola sorridere.
“Dai piccolo, vieni a letto…” gli disse, prendendolo per mano e Jin morì chiedendosi se stessero davvero per fare l’amore.
Lia si sfilò il vestito supersexy, e rimase di nuovo in lingerie prima di infilarsi sotto le coperte e impazzì, perché era comodissimo quel letto.
“Sono felice che ti piaccia, dato che dovrai dormirci per molto tempo…” le disse baciandola e Lia sorrise, realizzando che malgrado fosse senza vestiti, Jin teneva le mani sulle sue spalle e le accarezzava i capelli piano.
“Ti scoccia aspettare, Jin?” sussurrò pianissimo, tirando fuori improvvisamente quella cosa che la spaventava un po’, ma lui accarezzandola sussurrò “ho aspettato tre anni Lali, che vuoi che conti aspettare ancora un pochino. Posso abbracciarti e baciarti però?” e lei annuì soltanto felice.
“Sai Lali, ho sempre pensato che prima o poi tu avresti sposato Tony. Mi terrorizzava, ma lo davo per certo. Immaginavo che mi avresti raccontato i preparativi del matrimonio, che mi avresti mostrato le foto di te con l’abito bianco, e mille volte mi sono chiesto “come diavolo reagire, se lo fa? Come faccio a non farle capire che mi uccide l’idea di lei all’altare con un altro?” E immaginavo che avrei pianto per giorni alla sola idea di vedere te che giuri amore e fedeltà a quel maledetto, che magari avrebbe anche osato tradirti. Sapevo che mi sarei torturato per venire a quella cerimonia, per sorridere felice insieme a te che sei al settimo cielo, e onestamente davo per scontato che mi sarei ubriacato a morte al tuo matrimonio…”
“Scemo…”sussurrò lei dolcissima, mentre gli accarezzava i capelli e lui sussurrò piano “…e non ti dico quanto sono stato in ansia al pensiero che voi due poteste  decidere di avere un figlio. Quello mi terrorizzava più di tutto…”
“E invece non ti sei reso conto che preferivo te?” sussurrò lei pianissimo, facendo esplodere sul volto di Jin un sorriso splendido.
“Non lo capivo neanche io, razionalmente. E poi sei mesi fa ho iniziato a farci caso e a starci male: io cercavo le tue coccole, le tue attenzioni, mi occupavo di te e detestavo quella cavolo di Rosy che ti portava la pizza il venerdì…”
“Ti comportavi da padrona, insomma…” le sussurrò piano, baciandole le labbra e Lia sussurrò “…volevo te. Ti cercavo di continuo e volevo stare con te, ma non riuscivo ad ammetterlo e mi sentivo in colpa…”
“E allora sposerai me?” le sussurrò morendo di ansia e Lia si sciolse totalmente e le scese anche una lacrima, ma rispose piano “richiedimelo tra un annetto, con un anello e in modo un po’ più solenne, e magari potrei anche dirti di sì…” facendolo solo sorridere.  
Nota:
Ciao a tutti, allora che ne pensate della famiglia di Jin? Vi sono simpatici? E di Lia e Jin innamorati? Fatemi sapere, vi aspetto 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 18 e 19 ***


Capitolo: questioni da donne
Mentre Jin e Lia si mandavano messaggini, durante la festa di lui, successero un bel po’ di cose. Mari e Zoe era tantissimo che non parlavano da sole, e approfittando di un momento in cui Lia si accoccolava con Jin, si allontanarono.
“Insomma hai capito che era davvero una cazzata la storia del matrimonio? Ne sono contenta…” le disse Zoe ridacchiando e Mari annuì.
“Lui vuole restare amici, ma noi non andavamo d’accordo prima, figurati adesso. Non abbiamo nulla in comune e niente di cui parlare, perciò sto cercando di fargli capire che deve lasciarmi in pace, eppure lui insiste per presentarsi a casa dei miei…” concluse sconsolata. Non sapeva se dire a Zoe quello che le era successo due sere prima, ma per qualche strano motivo si sentiva più a suo agio con lei che con Lia, perché quella era una cosa molto grossa.
“Sì, ma tu sei diversa. Sei radiosa. E’ davvero merito solo del fatto che hai scelto cosa fare della tua vita o c’è di mezzo un uomo?” aggiunse Zoe, buttando giù un altro sorso della sua Corona. Aveva anche lei un po’ di seccature, ed era molto risentita perché il famoso tizio del bar non si era mai più fatto rivedere, ma non aveva voglia di parlarne con qualcuno. Lei non era la classica ragazza che piagnucola dei suoi problemi con le altre, perciò continuava a dire di stare “perfettamente bene” malgrado non fosse così.
“Un uomo proprio no…” le disse Mari, con le guance arrossate e Zoe la squadrò seriamente e disse “una donna?” facendola arrossire.
“E’ successo un casino Zoe, e non so cosa pensare!”
Confessò la timida e bionda Mari, portandosi le mani davanti agli occhi sconsolata, ma la sua amica ascoltò tutto con molta dolcezza e pazienza.
“La mia coinquilina è una ragazza bellissima, un po’ come te. Una spregiudicata e molto sicura. Insomma…siamo state sempre insieme in questi mesi, e ci siamo sempre fatte un sacco di coccole. Sul divano, anche a letto, ed io l’ho persino portata a scegliere la biancheria. Sapevo che era un rapporto molto intimo, che non era normale stringersi e tenersi la mano in quel modo, ma mi faceva stare bene, così l’ho lasciata fare. E poi ieri sera, durante il blackout… ci siamo baciate…”
“Woo” rispose Zoe sconvolta, pensando solo che lei era l’unica a non aver fatto nulla durante quel dannato blackout, perché era completamente sola.
“E mi è piaciuto un sacco!”confessò Mari sconsolata e spaventata, ma Zoe ridacchiando rispose “beh non c’è mica nulla di strano, eh. Anche io ho baciato Lia, non significa nulla…”
“Ma lei…mi ha accarezzata tutta…”sussurrò Mari, arrossendo e morendo allo stesso tempo, ricordando la sera precedente, le labbra di Kimberly sulla sua pelle, i loro sospiri che si mescolavano e la loro pelle che si cercava costantemente.
“Ti ha…accarezzata senza vestiti?” chiese, pensando solo “così diventa più interessante” e Mari annuì soltanto, ancora molto imbarazzata.
“Accarezzata…e baciata?”
“Baciata…tutta…”sussurrò Mari senza guardarla negli occhi e Zoe sorrise.
“Ed era la prima volta nella tua vita, giusto?”
“Assolutamente…” rispose Mari che stava letteralmente andando a fuoco. Kimberly le aveva regalato un piacere che lei non immaginava neanche esistesse, ed ora lei non riusciva a smettere di pensarci.
“Ok, e questo ti crea problemi solo per tutti i preconcetti e pregiudizi religiosi di cui ti hanno riempito la testa i tuoi, o c’è altro?” aggiunse Zoe ridendo, pensando solo che Max avrebbe pagato un sacco per sentire la storiella sconcia di come la giovane vergine Mari si era data da fare con una lesbica. Peccato che non potesse davvero raccontarglielo.
“Sono impazzita Zoe!” confessò Mari afflitta e lei ridendo rispose “beh è normale, eh. E’ la cosa migliore del mondo, quindi non c’è niente di strano…”
“Ma l’ho fatto con una ragazza!” ruggì stravolta, e Zoe ridendo rispose “…e probabilmente per questo era così piacevole. Non aspettarti che tutti gli uomini siano in grado di darti lo stesso risultato, eh. Anzi: molti non saranno capaci di farlo…”
“Zoe sono lesbica secondo te?” chiese, letteralmente terrorizzata dalla risposta, ma lei ridendo si strinse nelle spalle e rispose “…non lo sappiamo. Insomma sei stata solo con Julio, che è davvero quanto di meno sexy ci sia al mondo e penso che non gli hai fatto neanche mettere la mano sotto la maglietta. Bravo ragazzo, eh, ma noioso e totalmente non attraente…”
“Quindi devo riprovare con un ragazzo per capire se sono lesbica?”
“Non lo so. Faresti quello che hai fatto con lei…non so, con Jin?” chiese sicura, ma Mari ruggì “ma sei pazza? Ma è il fidanzato di Lia, cazzo.”
“Sì, ma tu non pensare al fatto che lui sta con Lia. Pensa a lui come uomo in assoluto: faresti quello che hai fatto con la ragazza con lui?”
“No, è un amico, mi farebbe strano…”
“Con la coinquilina non ti ha fermato, però…” osservò Zoe seria, e poi aprì un po’ la porta e le mostrò qualche amico di Jin, e iniziarono a dire “sì o no”.
 “E Max? Insomma lui è una buona nave scuola. Un po’ egoista a volte, ma molto capace…” concluse Zoe seria, e Mari si strinse nelle spalle e rispose che non lo sapeva.
“E con questa ragazza lo rifaresti?”
“Beh…sì”
“E allora fallo con lei. Poi fallo anche con qualche uomo, se ti va, oppure no…vedi tu…” concluse l’amica, e Mari sorridendo annuì e scrisse a Kimberly “posso parlarti?” facendole scoppiare il cuore.
“Zoe ti cercava uno, ma non so ora dove sia…” le disse Lia sorridente nel rivederla, e lei pensò chissà chi diavolo era, ma si fece solo un cocktail per rilassarsi. Max non c’era, stava uscendo con una ragazza in quel periodo ed era parecchio preso e lei non voleva dargli noia, ma si sentiva parecchio sola. E poi sentì “la rossa  del Chaos, finalmente…” e girandosi si trovò davanti una persona che non pensava di poter incontrare.
Capitolo: Pablo
“ce la siamo presa comoda, direi…” gli disse ridacchiando, ma pensò solo che fosse decisamente l’uomo più attraente che avesse mai visto. Era più grande di lei, probabilmente sulla quarantina, ma tanto sexy da farle venire la bava. Era molto curato e sembrava quasi un attore con quei suoi sguardi così sensuali.
“Sono un rappresentante farmaceutico. Vengo in questa zona solo per una settimana al mese, e se mi avessi dato almeno il tuo numero, avrei potuto dirtelo e magari invitarti a cena” le spiegò Pablo, che l’aveva cercata tantissimo nei giorni precedenti, ma non aveva idea di cosa fosse il Chaos.
“Classico lavoro da uomo sposato che ha una donna in ogni porto…” rispose lei ridendo, per provocarlo, ma Pablo s’irrigidì e stringendosi nelle spalle rispose “…disse la donna che mi ha piantato in asso per andarsene con un altro.”
Aveva glissato, non voleva parlare di quella cosa, ma aveva pensato a lei tantissimo in quelle settimane. La voleva da impazzire, ma non era solo lussuria e desiderio. Voleva parlare con lei, conoscerla, perché gli sembrava una creatura straordinaria e esplosiva, ma non sapeva neanche come si chiamava. Aveva cercato sui social questo Chaos, ad onor del vero, ma non conoscendo il paese dov’era non aveva trovato grandi cose.
“…stanotte sono libera…”rispose lei, fissandolo profondamente negli occhi, ma lui porgendole il cellulare sussurrò “non rifarò lo stesso errore, quindi prima di baciarti, pretendo che tu mi dica nome, cognome e numero di telefono, grazie”.
“Mi chiamano tutti solo Zoe, comunque. Generalmente basta…” gli disse ammiccando, con uno sguardo molto sensuale e lui rispose un po’ intimidito “Pablo Esquivel, piacere…” ma quando lei gli porse il cellulare le afferrò il polso e la tirò contro il suo corpo per baciarla.
“Sei molto bravo…” sussurrò, baciandolo con molto trasporto, mentre le sue amiche la fissavano un po’ esterrefatta chiedendosi chi diavolo fosse quel tipo bellissimo.
“E tu sei la perfezione, cavolo.” Rispose intimidito, facendola sorridere.
“Andiamo, Pablo Esquivel?” gli disse seria, finito il bacio e lui le chiese solo “dove?” ma lei non rispose. Salutò i suoi amici con un gesto della mano e trascinò fuori Pablo.
“Casa mia o tua stanza d’albergo?” chiese seria, sconvolgendolo totalmente.
“Casa tua, se abiti qui vicino…”rispose, iniziando a baciarla con molta foga e Zoe si sentì letteralmente sconvolgere. Lo desiderava tantissimo, e avrebbe fatto qualunque cosa insieme a lui. Aveva pensato spesso a quell’incontro in quelle settimane, si era chiesta come sarebbe stato lui come amante, ed ora mano nella mano con lui moriva dalla voglia di scoprirlo. Salì in auto e osservò solo “auto noleggiata, niente di personale, niente di compromettente. Sei l’uomo del mistero…”
“Sono solo uno che lavora lontano da casa, bellissima Zoe. Non cercare misteri dove non ci sono…” rispose, fissandola con sguardo languido e un infinito desiderio e lei pensò solo “non è vero” ma fece finta di niente e riprese a baciarlo, accarezzando anche tutto il suo corpo.
“Non partiamo, se fai così…”le sussurrò eccitato, perché lei aveva preso il sopravvento, ma al contempo infilando la mano sotto la sua gonna e Zoe si lasciò andare.
Divennero molto intimi ancora prima di arrivare a casa sua e Pablo impazzì per quella rossa bollente, che sembrava non avere nessunissimo pudore. Trascorsero una notte letteralmente di fuoco, senza dirsi praticamente nulla, e solo alle quattro lui sussurrò “…sono sconvolto. Esausto, completamente appagato, ma sconvolto…” e lei rise.
“Posso rivederti domani Zoe?” chiese, baciandole la schiena, ma lei decise di farsi desiderare, così rispose “No, ho un impegno domani dopo il lavoro. Posso tra tre giorni…” facendolo sorridere.
“Che donnina ricercata…” rispose, stringendola forte contro il suo petto e lei ridendo rispose che non immaginava neanche quanto.
“Solo che io tra tre giorni sarò tornato a casa e tornerò tra altre due settimane. Però se sei libera, mi prenoto per un appuntamento telefonico, ci stai?” le disse, cercando di essere molto dolce e lei rabbrividì per un attimo.
“Cosa dovrebbe essere un appuntamento telefonico, scusa?” chiese divertita, ma lui le sussurrò all’orecchio “quando desideri da morire conoscere una persona che però è molto ricercata, perché è bellissima, sveglia e parecchio intelligente, quindi ti accontenti di passare del tempo in videochiamata con lei…”
“E va bene, possiamo provare…”rispose un po’ perplessa. Stava davvero cercando di farle capire che gli piaceva davvero? Possibile che non gli fosse bastata una notte?
“Quindi solo molte chiacchiere e una cena, ognuno a casa sua, ma insieme. Che ne dici?” aggiunse, stringendola forte e Zoe sussurrò “ e dove sarebbe il bello?”.
Si sforzava di non farsi prendere dalle emozioni, ma quell’uomo la stava confondendo ed era assurdo. Da tanto tempo non si sentiva così per qualcuno, e rimase incredibilmente interdetta.
“Beh possiamo conoscerci, finalmente. Parlare di quello che ti piace, cercare interessi comuni e…”
Pablo dava per scontato che Zoe avesse capito che gli piaceva davvero, ma lei sussurrò piano “senza sesso?” con una voce tanto incerta e insicura da fargli tenerezza.
“Senza sesso, mia bella rossa. Perché a me piaci tu, non solo il tuo corpo. E sì, ammetto che siamo stati bene, ma non voglio restare per tutta la vita con il dubbio di non aver conosciuto una persona che mi sembrava favolosa…”
“Niente di speciale, te lo garantisco…” sussurrò appena, stringendosi contro il suo petto “…però se ci tieni facciamo che mi libero domani sera?”
“Ah sarebbe fantastico” le disse, accarezzandole con molta dolcezza i suoi riccioli rossi e poi aggiunse “…ma prenoto comunque l’appuntamento telefonico tra due giorni, ci stai?” e lei ridendo annuì.
Zoe era incredibilmente confusa, e non dormì affatto quella notte, mentre invece Pablo dormiva felice e rilassato sul suo seno. Provava qualcosa per lui, e non era una cosa normale o banale, dato che si era giurata di non fare quello sbaglio con nessuno.
 Vedete, Zoe si era innamorata una volta nella sua vita: aveva un ragazzo a sedici anni, ed era stata con lui per molto tempo. Non era libera e spigliata al tempo, ma lo amava e con lui aveva fatto le sue prime esperienze sessuali. Gli aveva dato qualsiasi cosa lui volesse, giungendo al punto di annullare totalmente la sua volontà per lui, ma poi come nella migliore tradizione, lo aveva trovato con un’altra e il cuore le era finito in mille pezzi. Aveva deciso di non legarsi più, allora, e aveva sempre preso in giro quei ridicoli ometti che le giuravano amore eterno. Ed invece Pablo le piaceva molto, tanto da spingerla a parlarne con Lia il giorno dopo.
“Mi porta a cena in un posto fighetto e io non so cosa dirgli!” aveva detto, presentandosi a casa di Jin alle undici del mattino per parlare con lei, e Lia aveva solo sorriso, perché era entusiasta di quella cosa. Jin molto meno, perché stava succedendo qualcosa prima che lei arrivasse, ma sapeva che le ragazze erano indivisibili e così si era messo con Don a letto ad aspettare la sua amata.
“Beh tu parlagli del tuo lavoro, della barca, della moto che ami…insomma hai interessi parecchio maschili, potreste andare d’accordo, no?”
“Sì, così lo spavento. No Lia, tu di cosa parli con Jin? Di cosa parla una come te con i ragazzi?” le chiese Zoe agitata e lei si accese letteralmente e sussurrò “di cose senza valore. Persone, musica,cibo, film…insomma niente di speciale…”
Zoe imprecò per un po’, perché non aveva nulla da dire, ma poi si fece convincere da Lia ad andare a scegliere un vestito e si trascinarono dietro anche Mari, con un atteggiamento molto allegro. Lia era felice in modo imbarazzante, e questo le provocava le prese in giro da parte di Zoe, che però era parecchio allegra a sua volta.
“Tanto vedrete: dopo il primo appuntamento non avremo nulla da dirci e quindi scomparirà nel nulla…” disse caustica, cercando di non sembrare dispiaciuta, ma non andò così. Pablo la portò in un bellissimo ristorante e miracolosamente chiacchierarono un sacco: le raccontò di suoi clienti, della sua famiglia e anche di alcuni amici e Zoe rise un sacco. Parlò un po’ anche lei, gli raccontò qualcosa dei suoi amici e della sua moto e così prima di finire a letto di nuovo, Pablo pensò di aver avuto l’appuntamento perfetto.
Nota:
Ciao a tutti e grazie per aver letto. Allora che ne pensate di questa svolta tra Kimberly e Mari? E del rapporto tra Zoe e Pablo? Vi aspettavate che lei fosse così insicura? Fatemi sapere, vi aspetto.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 20: cinquanta giorni ***


Capitolo: 50 giorni
Jin e Lia si erano addormentati stretti l’uno contro l’altro, quando improvvisamente qualcuno iniziò a chiamare entrambi a gran voce. Aprirono gli occhi quasi contemporaneamente, svegliati da quel richiamo universale così fastidioso, ma fu Lia a dire “vado io amore…” facendolo sorridere, ma sciogliendosi da quell’abbraccio in cui era rimasta tutta la notte.
“E’ te che vuole, tanto. Dobbiamo accettarlo…”
Le disse sorridendo, e poi rimase a fissarla, e per un attimo pensò che fosse favolosa, ma poi sussurrò piano “…e non ti senti a disagio così, amore?” facendola soltanto ridere.
Lia era convinta che non fosse molto diverso farsi vedere in lingerie, rispetto a tutte le volte che lui l’aveva vista in costume. Soprattutto considerando che d’estate facevano sempre il bagno insieme prima o dopo il lavoro, e che lei lavorava in costume, ma Jin sembrava totalmente rosso e così gli chiese cosa ci fosse di tanto strano.
“Strano niente, solo molto sexy, onestamente…” le rispose con dolcezza, ma lei ancora una volta non ci arrivò. Aprì la porta e finalmente quel verso che li aveva svegliati smise, e Don corse tra le braccia della sua Lia con lo stesso atteggiamento di un innamorato che non vede la sua amata da anni.
Lia gli fece un po’ di coccole e poi chiese a Jin il permesso di tornare a letto insieme a Don, e lui annuì soltanto, continuando a fissarla completamente rapito da quella vista. E poi Lia intravide il suo riflesso allo specchio e capì: si era vestita un po’ a caso e aveva indossato un completino completamente trasparente, oltre che minuscolo.
 “Oddio sono nuda praticamente!”ruggì rossissima, infilandosi sotto le lenzuola di corsa, e lui ridendo rispose solo “te lo avevo detto”, ma poi per calmarla le disse che era la donna più bella che avesse mai visto, con quel suo sguardo innamorato e sognante, e lei sorrise soltanto prima di riprendere a baciarlo con molta passione.
Scacciarono in fretta Don, e ripresero a stringersi e baciarsi con un’intensità spaventosa, desiderando entrambi le mani l’uno dell’altro senza però osare toccarsi troppo. Lia era come sempre quella più spregiudicata tra i due: si era seduta sul suo corpo e lo stava davvero facendo impazzire con i suoi baci e i morsi, ma Jin aveva il terrore di andare troppo veloce e quindi tenne le mani tra i suoi capelli, finchè lei non gli disse tra i sospiri “…accarezzami…” facendogli venire un infarto. Le accarezzò il viso, ma quando mise il pollice sulle sue labbra, lei se lo mise tra le labbra e lui sussurrò appena “non così…” perché si sentiva morire.  E in quel momento così intimo, iniziarono a suonare la porta e Jin sconvolto pensò che avrebbe ucciso chiunque ci fosse dall’altro lato di quella porta.
“Che faccia nervosa…” gli disse Zoe ridendo, ma Jin la fissò come per ucciderla e lei spiegò che aveva urgentemente bisogno di Lia, così lei riapparve indossando degli abiti di fortuna.
“Non potevi lavarti la faccia? Sembri un fottuto clown venuto male, Lia…” le fece notare divertita, e Jin mortificatissimo le disse piano “non ti ho neanche dato un asciugamano, perdonami…”
“E’ waterproof. Non si toglierà finchè non avrò usato i prodotti adatti, simpaticona…” spiegò Lia seccata, ma anche curiosa di sapere cosa volesse la rossa a casa del suo ragazzo a quell’ora, e Jin le disse solo “…che prodotti? Se mi dici quali sono te li prendo al supermercato, devo andarci dopo…”
Lo aveva detto senza pensarci più di tanto, aveva dato per scontato che Lia sarebbe rimasta a casa sua un po’ di volte, quindi avrebbe avuto bisogno di alcune cose che lui non poteva avere dentro casa, come assorbenti, salviette e cose così, ma lei arrossì totalmente e irrigidendosi gli disse solo “no amore, grazie…” lasciandolo un po’ perplesso.
“Insomma ‘amore’ avete fatto sesso, o no?” le chiese Zoe prendendola in giro, ma Lia scosse solo la testa, e solo molto dopo riuscirono a riprendere quel discorso, durante lo shopping.
Lia non aveva parlato con le sue due amiche dei suoi dubbi nel rapporto con Jin, semplicemente perché sapeva che Zoe l’avrebbe derisa, e la vergine Mari avrebbe pensato che era una poco di buono, eppure scegliendo il vestito per Zoe, le venne spontaneo confessare della figuraccia che aveva fatto con Jin.
“Hey gli hai solo mostrato qualcosina in più del solito, non ci vedo tragedie Lia…” sentenziò Zoe, con un atteggiamento di sufficienza fastidiosissimo, ma lei scosse solo la testa sconsolata.
“Lia, non è successo nulla…” aggiunse Mari dolcemente, accarezzandole il braccio e Zoe le fece solo un occhiolino, per tormentarla per quel gesto così dolce, facendola morire d’imbarazzo.
“Sì ma lui non avrebbe dovuto vedere il mio corpo nudo prima di tre settimane almeno…” rispose, parlando con Mari perché Zoe che stava scegliendo il perizoma più sexy per il primo appuntamento, non avrebbe chiaramente potuto capire i suoi dubbi.
“Perché c’è una tabella di marcia esatta?”
“Beh me lo dicevano le ragazze a danza. Per tre settimane almeno bisogna solo ed esclusivamente baciarsi. Poi, dopo ventuno giorni si può iniziare ad avvicinarsi un pochino, senza esagerare. E dopo cinquanta giorni, si può fare l’amore…” spiegò Lia seria e Zoe rise terribilmente.
“Interessante, davvero. Chi le stabilisce queste regole? Sicuramente non il movimento per la liberazione sessuale della donna…”
“Non c’entra niente la libertà sessuale! Parliamo di quando un uomo ti piace davvero e non vuoi che perda interesse per te, per esserti mostrata troppo disponibile troppo presto…”
Spiegò Lia risentita, ma le sue due amiche risero forte e la presero in giro per un po’, per quelle sue idee medievali.
“Lia, ammettiamo anche che possa essere vero- disse Mari seria, perché si era resa conto che la sua amica stava davvero preoccupandosi per quella sciocchezza- questo potrebbe essere valido per un uomo qualsiasi, non per Jin. Insomma, si parla del fatto che magari all’inizio di una frequentazione, un uomo che non ti conosce possa farsi una brutta idea di te se ti lasci andare troppo velocemente…”
“E vorrei dire due parole anche su questo, perché onestamente se uno si fa una brutta idea di te solo perché ti sei lasciata andare alle sue provocazioni, probabilmente è un coglione…”aggiunse Zoe seria, ma Lia era molto dispiaciuta, così intervenne Mari che le disse piano “Jin non perderebbe mai interesse per te, tesoro. Ti conosce meglio di chiunque, sa che persona sei e quanto vali e sa anche che sei una donna fedele e affidabile. E poi ti ama, tesoro!”
Le sfuggì un sorriso bellissimo in quel momento, e un brivido la scosse pensando a lui che le dice piano “allora sposerai me?”, ma non disse nulla.
“…è così, lo sai anche tu. Jin non è Tony, non è uno che ti ama solo se ti comporti in un certo modo, se ti fai manipolare e stai alle sue condizioni. Quindi non andare in paranoia e lasciati andare. Smettila con queste stupide regole…” aggiunse Zoe seria e poi concluse dicendo la cosa più saggia che le sue amiche le avessero mai sentito dire.
“ …e se non credi a noi, chiedi a lui come la pensa. Siete amici prima di ogni altra cosa, no? Chiedigli che pensa di te per avergli mostrato le tue mutandine trasparenti e vediamo cosa dice, ma io scommetto quello che vuoi che ti dirà solo che sei perfetta, favolosa, o una cosa del genere.”
Aveva stranamente senso il consiglio di Zoe, e in molti altri momenti della sua vita “chiedi a Jin” sarebbe stata la prima cosa che le sarebbe passata per la testa, perciò decise di farlo, ma sorrise soltanto, pensando ancora una volta alle parole di lui e al suo sguardo.
“Piuttosto, mia cara Eulalia…”
Aggiunse Zoe seria, ma con un sorriso molto malizioso.
“…ti stai comportando bene, vero? Perché io sono certa che lui stia facendo il bravo, e tenga le mani al loro posto, ma allo stesso tempo quel ragazzo aveva un succhiotto sul collo piuttosto vistoso stamattina…”
“Uh” commentò Mari sorpresa, ma Lia si portò le mani al viso e scuotendo la testa confessò sconsolata “…e non hai visto quello sulla clavicola…” facendole ridere.
 “E’ che mi piace tutto di lui e mi piace troppo. Non so come fare, davvero. E’ così sexy, divertente, bello e dolce e io penso che incasinerò tutto con questa voglia che ho…” aggiunse innamorata persa e Zoe ridacchiando rispose “altro che cinquanta giorni, tu non resisti un’altra settimana gattina in calore…”
Le tre risero soltanto e Lia sospirò sconsolata, e provarono a cambiare argomento per un po’.
“Però Lia non lo tormentare così. Accetta un consiglio da una donna che conosce bene gli uomini: non dormire costantemente mezza nuda nel suo letto senza fare nulla, perché lo fai soffrire e non poco. Lui non ti dice nulla, perché figurati se farebbe mai qualcosa per allontanarti, ma sei egoista così…” le disse Zoe prima di salutarla e Lia annuì soltanto, molto mortificata.
Venti secondi dopo, però, ricevette un messaggio dal suo bellissimo ragazzo, che le aveva inviato una foto di due pacchi di salviettine che aveva comprato al supermercato, chiedendole se andassero bene. Jin aveva pensato che l’atteggiamento di Lia fosse stato dettato dalla sua timidezza, perciò aveva deciso comunque di comprare delle cose che pensava potessero servirle, ed era rimasto un sacco di tempo a cercare le salviette struccanti per il trucco waterproof, leggendo tutte le etichette.
Aveva scritto solo “…così stanotte non avrai problemi a struccarti” ma Lia morta d’imbarazzo rispose che lo ringraziava, ma non poteva davvero fermarsi da lui quella notte, lasciandolo a sospirare.
Non riusciva a capire cosa stesse succedendo a Lia, e ovviamente mille paranoie s’impossessarono del suo cuore e della sua testa, mandandolo in tilt. Erano da soli al Chaos quella sera, perché Zoe gli aveva chiesto la serata libera per vedere Pablo, e lui era molto felice di stare da solo con lei anche se non sapeva cosa aspettarsi.
Lia sorrise in modo bellissimo rivedendolo e gli saltò letteralmente al collo allegra, facendolo sentire l’uomo più felice del mondo. Parlarono per un po’ della mattinata di lei, di quanto si fosse divertita con le ragazze, ma poi giunsero i clienti e in due fecero un sacco di fatica a gestire tutto, perciò si dissero poche parole durante le prime ore della serata.
“Insomma hai da fare stasera?” tirò fuori Jin con un dolcissimo sorriso, una volta calmata la situazione e Lia ridacchiando rispose solo che era impegnata col suo ragazzo.
“…uno che non è Don e non sono io? Dobbiamo ingelosirci?” chiese, appoggiando la fronte contro la sua, e Lia sconvolta rispose “ma che dici?” facendolo ridere.
“Corro troppo se voglio dormire ancora con te, mia Lali?” la disse, prendendole le mani piano e lei sbuffò soltanto, ma non rispose.
“Scusami, allora, amore. Non volevo metterti a disagio…” le disse serio, accarezzandole il viso e Lia fissandolo profondamente sussurrò “non sono a disagio. E anche io voglio dormire con te, ma è meglio per tutti se evitiamo per un po’…”
“Facciamo come vuoi, piccola…” le sussurrò tranquillo e con un bellissimo sorriso e Lia pensò soltanto che doveva dirglielo, così chiese piano“tu che pensi di tutto quello che è successo? Insomma della lingerie spinta, dei morsi, delle coccole a letto…di tutto.”
“Onestamente?” confessò molto serio e Lia annuì, mordendosi il labbro come faceva sempre quando era in ansia per qualcosa.
“Penso che ci siano solo due possibilità per spiegare tutto questo: tu che sei dolce con me, che mi desideri, che ti lasci baciare...insomma o è tutto un sogno, o siamo stati conquistati dalle macchine come in Matrix e mi stanno facendo vivere questa realtà basata sui miei desideri più intimi. E in entrambi i casi, ho il terrore di svegliarmi...” le disse serio e lei rise forte, ma scuotendo la testa aggiunse “Jin, mi sto comportando da sgualdrina?” facendolo ridere.
“Tu Lia? Tu non potresti mai comportarti da sgualdrina, sei la donna più riservata, timida e fedele che conosco. E onestamente qualunque cosa dovesse succedere nella mia camera da letto, non potrebbe mai farmi cambiare idea sulla donna che sei. Perché pensi questa cosa, sciocca?” le disse, baciandola e lei sbuffando gli raccontò della regola dei cinquanta giorni e delle sue paure, facendolo ridere ancora.
“Lali, amore, vuoi aspettare cinquanta giorni? Aspettiamone anche cento. Anche mille, eh, ma solo se c’è un motivo valido che non può essere che pensi che io perda interesse per te o che pensi che sei una sgualdrina se ti lasci andare con me, perché è una cazzata…”
Lei sorrise soltanto, molto dolcemente e Jin le disse divertito “Sono tutte queste stupide regole che vi date voi donne per cercare di capire se quelli che vi piacciono sono stronzi o meno a incasinarvi. E poi, dopo aver rispettato rigidamente l’etichetta e tutte le scadenze, dopo aver evitato di scrivergli e aver rispettato altre mille norme, vi ritrovate comunque con un coglione. Perché il problema non sono le regole, ma le persone, amore mio. Ti dirò un segreto che ho detto spesso a Rosy: se a un uomo piaci non gliene importa nulla di quando ci fai l’amore. Non gli importa nulla di chi scrive a chi e dopo quanto tempo, non gli importa nulla di quanto tempo è passato dal vostro primo incontro a quando dormi a casa sua, se ad un uomo piaci davvero l’unica cosa che vorrà sempre e comunque è stare con te. E ti cercherà sempre e comunque, solo perché non può stare lontano dai tuoi occhi e da quel sorriso…”
“Tu dici queste cose a quella stronza?” ruggì Lia in un impeto di gelosia, ma lui sorridendo rispose piano “…la parte finale l’ho aggiunta per la donna che a me piace davvero…” facendola sorridere.
“Quindi Lali- aggiunse, stringendola dolcemente al petto- l’unica regola che c’è tra noi, è che tu devi sentirti a tuo agio e felice di qualunque cosa succeda. Per il resto, sono stupidaggini.”
“…e non ti faccio soffrire le pene dell’inferno se dormo mezza nuda con te senza fare sesso?” chiese un po’ più tranquilla e Jin ridendo chiese “è una frase di Zoe, vero?” facendola ridere.
 “ok, non è piacevole, devo essere onesto. Però è un piccolissimo prezzo da pagare per avere la mia piccola accanto tutta la notte, e questo mi rende talmente felice da farmi sopportare tutto…”
“Forse potrei mettere la tua maglietta? Come la notte del tuo compleanno?” chiese incerta, ma Jin scuotendo con decisione la testa rispose “no, è molto peggio, credimi” facendola ridere.
“Lali, ma tu mi fai effetto sempre, quindi non cambia molto qui o a letto. E non esiste nulla che mi renda più felice di svegliarmi con te accanto…” aggiunse, baciandola, facendole sentire letteralmente le farfalle nello stomaco.
 “…quindi posso dormire con te stanotte?” chiese lei dolcissima e Jin sussurrò “se tra venti minuti non c’è nessuno chiudiamo e ci andiamo ad accoccolare sotto le coperte con questa pioggia, che dici?” facendola letteralmente sciogliere.
 Nota:
Ciao a tutti, allora vi piacciono questi due piccioncini? Che ne pensate di tutte queste regole? Siete pro o contro? Vi è mai capitato di sentire questi discorsi tra donne? Giuro che i 50 giorni l'ho sentito dal parrucchiere, voi che versione conoscete? Fatemi sapere, vi aspetto.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 21 e 22 ***


Capitolo: dubbi e sentimenti
E così a pochi mesi dall’inizio della nostra storia, le tre ragazze del Chaos avevano totalmente cambiato vita e vivevano sentimenti intensi e inaspettati.
Mari, dopo aver discusso per tutto il weekend con la sua famiglia che continuava ad opporsi alle sue scelte lavorative, era finalmente rientrata in città. Era incredibile come le bastasse salire su quel treno per sentirsi meglio, e così allegra tornò da Kimberly, senza particolari aspettative. E invece lei l’aveva sorpresa, accogliendola al buio, con la casa piena di candele.
“…volevo che fosse un momento speciale” le aveva sussurrato aprendole la porta e Mari era letteralmente rimasta senza fiato e senza parole per la tenerezza di quel gesto. Kimberly, però, non sapeva esattamente cosa fare e cosa aspettarsi. Si erano sentite in quei giorni e Mari le aveva detto che le sarebbe piaciuto ripetere quel momento speciale che avevano avuto. Lei, però, non voleva soltanto il suo corpo, perché ormai da mesi l’amava in silenzio, perciò voleva puntare a conquistarla e aveva organizzato quella serata dolcissima, ma Mari era rimasta totalmente paralizzata.
“Vai ad asciugarti altrimenti ti becchi un raffreddore, poi se vuoi ceniamo insieme…” le disse, irrigidendosi perché non capiva quella sua reazione così gelida, ma Mari le prese solo la mano e fissandola intensamente negli occhi la portò a fare la doccia insieme.
“Credevo non volessi, credevo ti fossi pentita…”sussurrò Kimberly incredula, baciandola, mentre l’acqua scorreva sul suo corpo stretto contro quello di Mari, ma lei sorrise soltanto e continuò a baciarla 
Non parlarono di nulla quella sera, ma neanche nei giorni successivi. Mari non aveva le idee chiare, non sapeva assolutamente cosa volesse, ma le piaceva stare con lei, coccolarla e baciarla. Aveva troppe cose per la testa in quel periodo, così aveva deciso di viversi spontaneamente quella storia con la sua coinquilina, senza cercare di impazzire dietro a mille domande. Kimberly ci provò una volta sola a chiederle cosa volesse, ma lei rispose piano “non lo so” e lei scelse di restarle affianco lo stesso, malgrado le facesse malissimo.
 Nel frattempo anche qualcun altro, inaspettatamente, stava vivendo una storia da favola. Zoe e Pablo non erano riusciti a separarsi un attimo in quei giorni, e poi avevano cominciato a vivere di videochiamate, nell’attesa di potersi rivedere.
Dal primo appuntamento le aveva regalato tutte quelle attenzioni romantiche che lei aveva sempre giurato di non volere. All’inizio aveva sorriso quando le aveva portato le rose e le aveva tenuto la mano a cena, si era detta che non era una cosa che faceva per lei, ma poi piano piano quella tenerezza aveva fatto breccia nella sua corazza dura, e quando Pablo aveva fatto l’amore con lei dolcemente, Zoe si era ritrovata a pensare solo “oh cazzo” scoprendosi molto emozionata.
 Pablo era completamente preso da lei, perso completamente per quegli occhi azzurri e quelle labbra carnose e faceva di tutto per farle capire che non era solo un’avventura, ma Zoe era molto perplessa. Si lasciava andare, gli faceva anche molte coccole, ma non diceva mai cose compromettenti e lo prendeva sempre un po’ in giro quando lui invece le diceva cose romantiche.
 “Non stai uscendo con altri uomini, vero?” le disse una sera in videochiamata mentre Zoe era in pausa e lei ridacchiando rispose “e da quando ti riguarda, scusa?”
“Beh se io passo la notte a struggermi perché non posso stare con te, e tu invece esci con qualcun altro, mi riguarda eccome!”
Le disse, con languidissimi occhi tristi e un sospiro e Zoe pensò solo “non così” perché con tutta quella dolcezza avrebbe potuto ottenere qualsiasi cosa da lei.
“Mi sembra un tantino presto, eh…”gli disse, cercando di non urtare i suoi sentimenti e lui annuì soltanto e sbuffando rispose “Ok, capisco. Hai ragione, è senz’altro troppo presto. Posso almeno sperare di stare con te quando torno a Playa del Monte?”
“Vedremo…” rispose lei laconica, ma con un sorriso malizioso e lui sbuffando rispose “dannazione, sei davvero una stronza bellissima” facendola ridere.
Ovviamente ne parlò anche con Max e Jin di quelle cose, chiedendo solo “perché un uomo dovrebbe essere geloso di una con cui è andato a letto tre volte?” ma ottenne due risposte molto diverse. Max si stava leccando le ferite, perché la sua ennesima storia con una ragazzina era fallita miseramente, così era più nervoso e cinico del solito e le disse solo “è puro possesso, non farti illusioni. Gli è piaciuto troppo stare con te, quindi va in paranoia all’idea che tu possa trovare qualcosa di meglio e mollarlo…”
Jin, invece, che era nella fase più felice della sua vita, le sorrise e disse “perché gli piaci davvero, non è ovvio?” facendola involontariamente sorridere.
Era il giorno prima del gran giorno di Lia, e lui le aveva detto di restare pure ad allenarsi tutta la sera, perché sapeva quanto lei tenesse a quella coreografia per il diploma. Così aveva riunito un po’ di amici al Chaos e stavano chiacchierando amabilmente, quando Zoe gli chiese di parlare un attimo da soli.
“Ma come si fa a piacere a una persona che non ti conosce, dai!” rispose, con le guance arrossate, ma lui si strinse nelle spalle e sussurrò “Venti secondi, tanto ci ho impiegato ad innamorarmi di Lia. Mi sono bastate tre cose: il suo sguardo, il suo sorriso e la voce dolce e gentile ed ero preso completamente. E tutto quello che è venuto dopo: la conoscenza vera e propria, l’amicizia, la complicità e l’affetto, hanno solo rafforzato il sentimento che ho iniziato a provare venti secondi dopo averla vista. Quindi non ti mettere sulla difensiva, dai il beneficio del dubbio a questo tizio…”
Zoe sbuffò soltanto, ma era perfettamente consapevole che gli uomini che vedono le cose come Jin non sono molti al mondo. E poi, proprio mentre pensava che il suo amico fosse davvero un ragazzo vecchio stile, le arrivò una domanda che la fece infuriare. Jin stava per allontanarsi, ma poi decise di provare a chiederle una cosa molto intima e decisamente inopportuna, che provocò l’ira di Zoe.
“…tu sei mai…stata con Tony? L’ex di Lia, dico…” le disse imbarazzatissimo e lei si girò come una leonessa e gli urlò “ma che diavolo ti passa per la testa?” allungandogli uno schiaffo fortissimo.
“Scusa, scusa” ripetè mille volte, imbarazzato a morte e dispiaciuto, ma lei furiosa gli fece presente che lei aveva conosciuto Tony quando era già il fidanzato della sua migliore amica, e dunque non le sarebbe mai venuto in mente di andarci a letto.
“…però ci ha provato Zoe. Ed io ero presente…” le disse cercando di placare la sua ira, e lei si bloccò soltanto e poi disse piano “sì, tante volte, ma Lia non deve saperlo. Tony ci prova con chiunque, una volta aveva fatto persino una serie di osservazioni a Mari sul suo perizoma che si intravedeva dal pantalone, facendola morire di vergogna. Eppure questo non significa che noi abbiamo accettato…”
“Lo so, scusami. So che non tradiresti mai Lia, perdonami…”farfugliò imbarazzato e agitato da morire, e Zoe allora gli chiese il perché di quella domanda, e solo allora lui vuotò il sacco.
Vedete, la storia dei nostri due piccioncini andava alla grande, e si coccolavano ogni giorno di più. Lia ormai aveva persino lo spazzolino e il cesto del bucato a casa di Jin e lui era pazzamente innamorato. Dormivano abbracciati tutte le notti, intrecciati come due serpenti, ed erano innamoratissimi. Si erano avvicinati molto, c’erano state molte carezze e coccole, anche nudi, ma nessun tipo di sesso tra loro e gli amici di Jin lo tormentavano per questo. Ad onor del vero lui non aveva raccontato a nessuno delle cose tra loro, ma Tom, Rosi e Jose continuavano a dire che era troppo nervoso per essere uno che ha appena iniziato una storia.
Quella sera, poi, era venuto fuori il discorso come sempre, perché i suoi amici lo prendevano in giro per i segni che Lia gli lasciava sul collo.
“…non capisco il senso di questo rapporto da adolescenti, comunque. Neanche fosse  vergine…” osservò Rosi molto caustica e lui rispose sorridendo “ma lasciate che faccia quello che vuole, no? Che vi importa?”
“Oh ma noi vogliamo solo proteggerti caro borbottone. Perché ti scoppia la testa se continuate a fare i fidanzatini vergini…”ribatté la sua amica ridendo, ma lui scosse solo la testa e rispose che era vergognosamente felice e non gli serviva niente di più di quello che aveva. E poi la sua amica fece un’osservazione che lo mandò in panico.
“…che poi fa tanto la vergine casta e ingenua, ma ne ha di esperienza. E’ piuttosto ipocrita, eh…” aggiunse Rosi, e Tom iniziò a fare battute sul fatto che Jin dovesse assolutamente usare il preservativo con una così, ma lui nervosissimo rispose che erano tutte cazzate.
“Lia è stata solo con Tony, per questo non si sente pronta a lasciarsi andare e non mi sembra ci sia nulla di strano e nulla per cui prenderla in giro…”ringhiò scocciato, ma Rosi ribattè “Lia sarà anche stata solo con Tony, ma lui è stato praticamente con chiunque tra i diciotto e i cinquant’anni in questo paesino. L’avrà abituata a standard sicuramente parecchio alti…”
Ed esattamente in quel momento, il nostro povero amico Jin iniziò a soffrire di ansia da prestazione. Chiese a Rosi come sapesse di questa cosa, come sapesse degli standard di Tony, ma lei rispose ridendo che tutte le donne del paese lo sapevano.
“La moglie del barbiere raccontava che è piuttosto instancabile…”commentò ridendo e Jin pensò solo “oddio” ma non disse nulla. Chiuse quell’argomento che lo stava mandando in paranoia, e poi una volta soli aveva chiesto a Zoe quella cosa.
“Capisco, ma non devi farti spaventare da questo” rispose lei, mettendogli una mano sul braccio con fare empatico.
“Io non ho mai sentito da Lia grossi racconti di avventure sessuali da favola, eh. Però lei è una timida, quindi non ne parlerebbe facilmente, credo…” aggiunse, cercando di tranquillizzarlo, ma Jin era preoccupatissimo. Fino a quel momento non gli aveva mai fatto paura il confronto con Tony, perché era uno stronzo e quindi chiunque lo avrebbe vinto. Eppure aveva iniziato a pensare che lei non si fosse lasciata andare con lui perché aveva fatto qualcosa di sbagliato, perché non era stato abbastanza deciso, ed era andato totalmente in paranoia.
 
Capitolo:
 
“Hey, ascolta: non voglio fartelo io questo discorso, ma Lia ha lasciato Tony per te. Possibile che tu non lo abbia ancora capito?” aggiunse Zoe, cercando di calmarlo e lui la fissò interdetto.
“Eh, non lo avevi ancora capito. Fantastico. Eppure sarebbe stato chiaro anche ad un gibbone, eh. Non ti sei accorto che almeno da un annetto a questa parte lei non parlava mai di Tony davanti a te? Che non eri più il suo confessore? Che non usava mai il cellulare, se non per scrivere a te cose che non voleva che io e Mari sentissimo? E dai! Potrei dirti altre mille cose, eh! Il suo odio per Rosi, il pranzo tutti i giorni, gli abbracci, la danza…dai!”
Jin sorrise soltanto, perché non ci aveva mai pensato più di tanto, eppure i segnali c’erano stati tutti ed erano parecchio evidenti, a pensarci. All’inizio dell’estate Lia aveva tirato su una stranissima barriera: cercava di non stare troppo sola con lui, di non parlare di cose intime e di non toccarlo più di tanto. Jin se ne era accorto subito, sarebbe stato evidente a chiunque, e aveva sofferto come un cane per quel suo allontanamento totalmente immotivato. Era cortese e gentile, sorrideva sempre, ma non era la sua Lali e questo gli faceva malissimo.
Iniziò a parlare con lui solo di cose che Jin giudicava superficiali, come la danza, il cibo, Don e cose così, e lui aveva provato molte volte a chiederle cosa fosse successo, a scusarsi persino, dicendole “che si scusava per qualunque cosa avesse rovinato la loro amicizia” ma lei aveva sempre e soltanto sorriso e finto che fosse tutto normale, anche se di normale non c’era nulla.
Lia si era accorta di pensare sempre troppo a lui, e durante la sua settimana di ferie si era resa conto di aver passato le giornate a scriversi con lui, malgrado spesso fosse in presenza di Tony. E poi era capitato: Tony le aveva chiesto di uscire una sera, ma lei aveva detto a Jin che avrebbe visto il suo  film preferito con lui anche se a distanza, e così lei aveva spiegato a Tony che voleva restare a guardare la tv, facendolo infuriare. Aveva preferito passare la serata a scriversi con lui, piuttosto che uscire con il suo fidanzato, e questo l’aveva fatta riflettere. Aveva passato la notte in bianco, ma non perché Tony non ci fosse, bensì perché era terribilmente confusa. Così, spaventata per quello stranissimo legame simbiotico che li legava, si era detta che avrebbe provato a mettere un po’ di distanze tra loro, ma si era immediatamente resa conto di non stare così bene come immaginava.
E poi una sera come tante, era successa una cosa strana. Era passata al Chaos una ragazza che Jin aveva conosciuto ad una serata con Tom e Jose, e lui le aveva offerto un aperitivo. Non era stato un appuntamento, perché Jin stava lavorando, ma si era allontanato per un po’ per sedersi a un tavolo con lei a bere qualcosa. Era simpatica quella ragazza, e anche carina, ma non era successo niente di speciale, eppure al suo ritorno Lia era stranissima. Aveva sofferto terribilmente nel vederlo ridere e chiacchierare con quella tizia, ma aveva cercato di non farlo trasparire troppo chiaramente. Eppure quando lui si era avvicinato, gli aveva detto solo “è carina, sembra anche gentile” cercando di sembrare tranquilla, ma evidentemente non lo era. Dopo pochi minuti, infatti, era corsa via per fare una pausa e Zoe gli aveva detto solo “seguila”. Così Jin l’aveva trovata in accovacciata sul pavimento in lacrime ed era rimasto senza fiato.
“Lali?” le aveva sussurrato piano, con il cuore in gola, perché lei piangeva tanto da far male al cuore e lei si era scossa, e vergognandosi di quelle lacrime, si era asciugata gli occhi e aveva provato ad allontanarsi. Le pareva troppo evidente che il motivo di quelle lacrime era la gelosia, che stava male perché era confusa, ma voleva lui. Perché sì, vederlo con quella tizia le aveva dato la conferma di quello che lei temeva da tanto tempo ormai: lei non lo vedeva solo come un amico.  Jin, però, non lo capì e stringendola forte al petto le sussurrò piano “che c’è Lali? E’ successo qualcosa con Tony?”.
Lei non rispose, annegò in quell’abbraccio dolcissimo e riprese a singhiozzare, pensando che presto non avrebbe più potuto stringerlo in quel modo, perché ci sarebbe stata una donna al mondo che avrebbe detto che era suo, e che non poteva farci proprio nulla, ma anzi doveva essere felice per lui. Perché lei aveva scelto di stare con Tony, non poteva stare con Jin, e dunque doveva solo sperare che lui trovasse una donna stupenda che lo avrebbe reso felice. Eppure moriva di dolore a quel pensiero.
 “Che ti sta succedendo Lali? Perché non mi racconti più la tua vita? Perché mi sfuggi sempre?” le disse, occhi negli occhi, provando ad asciugarle le lacrime, ma lei si sentì morire in quel momento perché lui era sempre troppo dolce e si chiese se sarebbe mai stata in grado di rinunciare a quella dolcezza, che avrebbe rimpianto per tutta la vita.
“Stringimi” aveva sussurrato pianissimo e lui l’aveva accontentata, ma con la morte nel cuore, perché era certo che si stessero per allontanare per sempre e non aveva capito che invece stava vincendo le ultime resistenze di Lia, che ormai aveva già solo lui nel cuore.
“Dimmelo per favore, perché non siamo più amici, Lia?” le sussurrò pianissimo e lei pensò solo “perché ti voglio…” ma si sentì morire anche solo per aver formulato quel pensiero e pianse ancora più forte.
Non riuscì a rispondere, rimase a singhiozzare sul suo petto e Jin le sussurrò piano “dimmi cosa posso fare, qualunque cosa, e la farò per riavere quello che avevamo. Perché mi manchi, mi manca parlare di tutto con te, ridere e stare insieme come prima. Lali dimmelo…”
In quell’istante Lia alzò la testa dal suo petto e lo fissò profondamente negli occhi, facendolo completamente tremare. Aveva voglia di baciarlo, avrebbe dovuto farlo, ma non poteva perché doveva stare con Tony. E sì: usava proprio il verbo dovere.
“Non so se dirti di starmi vicino o di non farlo…”sussurrò lei pianissimo e Jin aggrottò le sopracciglia perché non capiva quella sua frase, ma Lia lo strinse forte e aggiunse sospirando “non ci pensiamo, dai. Passerà anche questa tempesta…”
“Io non ho capito niente, ma…non sei incinta, vero Lali?” gli disse, con una evidente nota di panico nella voce, ma lei ridendo scosse solo la testa e lui pensò “ok, almeno questo” perché gli era parso che lei avesse una cosa grossa da dirgli, ma non osasse farlo e temeva fosse quello.
“E insomma…ti piace un’altra bionda. Ormai ne hai una collezione…”gli aveva detto lei improvvisamente durante il servizio, ma lui ridendo rispose “non direi che mi piace. E’ simpatica, ma non ho neanche il suo numero, né lei il mio. Le avevano detto che lavoro qui ed è passata a salutare…”non aveva finito neanche la frase, perché Lia gli si era stretta contro il petto, troppo felice di non stare per perderlo e lui era rimasto senza fiato, ma l’aveva stretta forte e da quel momento si erano attivati tutta una serie di meccanismi, che li aveva portati a mettersi insieme neanche tre mesi dopo.
“E lo so che tu la ami come forse non hai amato mai, ma credimi: sei la prima scelta, non il rimpiazzo. E se anche non dovessi essere bravo a letto come Tony, imparerai. Tutto si impara, stai sereno” concluse Zoe, cercando di calmarlo, ma lui sorrise soltanto, pensando che non fosse così stronza come voleva far credere e che quest’uomo aveva tirato fuori una parte di lei gentile e dolce.
“E tu sii dolce con quel tizio, mi raccomando. Mi sembra piuttosto speciale…” le disse, tornando a lavoro, ma lei gli fece il terzo dito e si allontanò, giusto in tempo per sentirsi dire da qualcuno “che diavolo facevate voi due in pausa insieme con il bancone vuoto?”
Lia era rientrata ed era rimasta di sasso non trovando nessuno in cassa o al bancone, ma lui l’aveva baciata in modo dolcissimo e lei si era lasciata andare tra le sue braccia dicendo con fare lamentoso “sono stanca e mi fa male tutto…”
Qualche ora dopo a letto Jin aveva preso a massaggiarle le gambe, che erano esauste per l’allenamento intenso a cui si era sottoposta, e le disse piano “me la togli una curiosità, amore?”
Lei gli disse solo “certo” e lui sussurrò “…te la ricordi la notte in cui ti ho chiesto se fossi incinta, no?” facendola sorridere.
“Mi dici perché piangevi in quel modo?” chiese pianissimo e a quel punto Lia si divincolò dalla sua presa e stendendosi addosso a lui sussurrò “perché temevo di stare per perderti, amore mio. E volevo fare l’amica che è felice per la tua gioia, ma non ce la potevo proprio fare a sopportare quella cosa…”
Jin la strinse forte e la baciò, ma Lia per l’ennesima volta si tolse tutto quello che aveva addosso e lui impazzì pelle contro pelle con lei e le disse piano “…mai più voglio vederti piangere per me, che sono pazzo di te. Hai capito?” ma purtroppo le cose andarono diversamente.
Nota:
Ciao a tutti, allora che ve ne pare di queste nuove coppie? Siete preoccupati per Jin e Lia? Li trovate teneri? E che ne pensate di Rosi? Fatemi sapere, vi aspetto

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 23:un amore ***


Capitolo:
Il giorno dopo Jin si alzò prestissimo, ma comunque trovò la sua compagna sveglia. Lia finiva finalmente il corso di danza quella sera, dopo migliaia di rinvii diventava finalmente una ballerina, ma era molto preoccupata. Si chiedeva se avrebbe avuto altre possibilità per ballare, o se insieme a quel diploma avrebbe appeso anche le sue scarpette. Probabilmente sì, probabilmente quella era la sua ultima occasione di ballare in pubblico, e questa cosa la rendeva molto triste.
Jin la trovò sul balcone, avvolta in una coperta che teneva sul divano per le coccole, e provò a chiederle cosa avesse e così Lia gli aprì il suo cuore e lui fu molto dolce. Le spiegò che avrebbe in ogni modo provato a favorire quel suo sogno, anche a costo di doverlo finanziare personalmente, ma Lia sorrise soltanto e scuotendo la testa sussurrò “…devi solo restarmi accanto. Il resto passerà…” e lui annuì.
Le preparò la colazione e poi la salutò, perché lei voleva passare tutto il giorno in teatro a provare e così la lasciò andare, ma il nostro amico aveva una missione speciale per quel giorno, così alle nove del mattino irruppe nell’azienda agricola della famiglia Sarton.
Vedete, ci aveva pensato spessissimo, e non voleva davvero che i genitori di Lia ce l’avessero con lei per colpa sua, così si era deciso ad andare, per tendere loro un ramoscello d’ulivo e presentarsi. Sapeva che erano vecchio stampo, e immaginava che gli avrebbe fatto piacere che lui si fosse presentato, ma non fu accolto positivamente. Il padre di Lia, in particolare, fu estremamente rigido, e lo mandò via senza tante chiacchiere, dicendo solo che sua figlia ormai era rovinata e lui non voleva averci più a che fare.
“Non è rovinata, la sposo io, vi do la mia parola…” provò a dire, ma il padre di Lia sembrava ancora più infastidito da quell’opzione, e Jin capì che era proprio lui a non piacergli. Provò a insistere con loro, facendo presente che lo spettacolo di quel pomeriggio era importante per lei, ma non ebbe risposta dai genitori di lei. Stava per andarsene, sconfitto e amareggiato, quando apparvero le due sorelline di Lia, Ilaria e Sara, che si mostrarono entusiaste all’idea di andare a vedere lo spettacolo e Jin pensò solo “ah meno male!” così si offrì di fargli da autista e loro furono molto carine.
Archiviata la questione della famiglia di Lia, organizzò le ultime cose, e poi tornò a prendere Ilaria e Sara, che gli fecero un sacco di complimenti, perché si era vestito bene ed era davvero molto bello.
“Oddio ma quante rose le hai preso?” chiese Sara, la sorellina minore di Lia che aveva appena compiuto diciannove anni, ma lui spiegò solo che quella sera era importante per Lia e doveva essere tutto perfetto.
“Io tifavo anche prima per te, comunque…” gli disse Ilaria sorridendo e l’altra rispose “sì, anche io” facendo solo sorridere il nostro Jin.
Voleva renderla felice, ci stava mettendo il cuore e l’anima, e avrebbe dato qualsiasi cosa per farla sentire speciale. Lia, nel frattempo, aveva deciso di godersi quello spettacolo, malgrado fosse l’ultimo. Era la prima volta che ballava per lui, e questo gli dava una carica in più, ma quando le scrisse che era arrivato in teatro e lei fuggì per salutarlo si sciolse in un milione di lacrime trovando le sue sorelline. 
Jin rimase a guardarle con moltissima tenerezza, e si commosse molto per le lacrime di Lia, che sembrava incredibilmente felice di averli. Prima di salire sul palco si mise sulle punte e lo strinse fortissimo, sussurrandogli piano “sei la cosa migliore del mondo” e lui rispose solo “impossibile, quella sei tu…” baciandola in modo bellissimo davanti alle sue sorelline, che gli fecero una foto che destò parecchio scalpore poco dopo.
 Fu semplicemente favolosa durante lo spettacolo, e si commosse molto per la cerimonia del diploma, ma pianse molto di più togliendosi le scarpette per l’ultima volta. Vestendosi si disse che non doveva essere triste, che la sua vita era perfetta adesso, e così mise via tutte angosce e corse da loro, che la accolsero calorosamente.
In auto Sara le mostrò la bellissima foto che gli aveva fatto, dove lei aveva assunto una posizione particolare, perché sembrava quasi stesse ballando, sulle punte con la gamba sinistra spostata all’indietro, ma labbra contro labbra con lui e Lia decise di postarla, ufficializzando così per il mondo quel loro bellissimo rapporto. 
Salutate le sorelline di Lia, Jin la portò a cena al Reyes, e aveva in mente di confessarle i suoi sentimenti, ma Lia era pazza di lui e non riusciva a smettere di baciarlo e di dirgli “grazie amore” così desistette. Le mostrò il regalo che le aveva preso, e lei lo rimproverò perché aveva esagerato con le coccole, ma le si stampò sul viso un sorriso amaro aprendo la scatolina e trovando un bracciale con tutti ciondoli relativi alla danza.  
“E’ ancora per stamattina, Lali?” le chiese quasi allarmato, perché notò subito il cambiamento sul suo viso ma Lia sbuffando sussurrò che non voleva sciupare quella loro serata meravigliosa con le sue preoccupazioni.
“Ma le tue preoccupazioni, sono le mie, lo sai…” le disse dispiaciuto, prendendole il viso tra le mani e lei gli confessò quello che la rendeva tanto triste, facendogli tirare un sospiro di sollievo.
“Hey, domani cerchiamo qualche spettacolo a cui puoi partecipare o qualche altro corso da fare, non era l’ultima volta che ballavi per me, hai capito?” le disse pianissimo, facendola sorridere e annuire.
Fu la serata perfetta, e mentre Playa del Monte si interrogava sul significato (piuttosto ovvio, ad essere onesti) della foto che Lia aveva postato, accompagnata dalla celebre frase “l’amore è quella cosa che ti capita quando sei presa a fare altro…” i nostri due ragazzi avevano varie cose per la testa. Era passato un mese da quel loro primo bacio, ed entrambi avevano deciso di voler fare un passo in avanti: Jin dicendole le famose due paroline che doveva letteralmente trattenere ogni volta che i loro occhi si incontravano, e Lia facendo l’amore con lui. Aveva già provato un po’ di volte a fargli capire che era pronta, spogliandosi totalmente e persino spogliando lui, ma lui aveva avuto paura di accelerare i tempi e aveva sopportato la cosa in silenzio. Quella sera, però, avevano entrambi deciso di dire chiaramente quello che avevano da dire, per evitare equivoci. 
Così, mentre Jin dava da mangiare a Don nervosissimo, Lia ancora più agitata si spogliava in bagno. E poi, mentre lui si cambiava nella penombra della stanza da letto, lei apparve con un completino letteralmente mozzafiato e sussurrò piano “…stanotte voglio farti stare bene, come tu fai stare bene me ogni minuto di ogni giorno…” e lo condusse a letto con moltissima decisione.
Jin non aveva la minima idea di dove volesse andare a parare quel discorso, ma Lia era bella da perderci la testa e non riusciva letteralmente a stare calmo. E così, una volta tolti i vestiti a Jin, entrambi dissero contemporaneamente “Io…” ma poi si bloccarono e iniziarono a ridere per il tempismo.
“Prima io…” sussurrò Lia piano, stendendosi sul suo corpo “…io voglio fare l’amore con te…” sussurrò piano al suo orecchio, e Jin tremò come una foglia, attraversato dall’emozione più forte che avesse mai provato.
Fu tutto molto spontaneo in realtà, erano talmente intimi da sembrare due che lo fanno ogni notte da una vita. Lia prese il controllo della situazione all’inizio, perché lui era letteralmente sconvolto, e gli tremavano le mani, ma dopo con fare molto deciso, Jin ribaltò la situazione, e annegò nella pelle della donna che amava come nulla al mondo.
“Oddio, giurami che è successo davvero. Che non è il solito sogno che faccio sempre…” le disse ridendo, ancora totalmente sconvolto e lei sussurrò piano “è successo, è successo finalmente!” facendolo ridere.
Parlarono per un po’ di varie cose, perchè lui non riusciva a trovare il coraggio di dirle quelle due parole. Parlarono della famiglia di Lia che non lo aveva proprio accolto a braccia aperte, delle sue sorelle, delle sue prospettive, ma lei era talmente felice che nulla al mondo avrebbe potuto disturbarla. 
E poi, improvvisamente chiuse gli occhi per il sonno e Jin le sussurrò piano “Amore sei sveglia?” ma lei mugugnò soltanto in risposta. 
Accarezzandole il viso sussurrò piano “…non vuoi sapere cosa stavo per dirti?” e lei disse pianissimo “domani”.
“ No, domani no. Mi scoppia il cuore e muoio se non te lo dico subito…” le disse sconvolto, e Lia aprì solo un occhio curiosa.
“Ti amo Lali…”sussurrò pianissimo e lei spalancò gli occhi e si sentì letteralmente morire per la gioia, così tremando sussurrò “anche io Sanny” e così, malgrado il sonno, finirono di nuovo a fare l’amore dolcemente.
 
Nota:
Ciao a tutti, come state? Scusate per il ritardo, ma ce l'abbiamo fatta finalmente! Allora che ne pensate di questi ragazzi? Fatemi sapere, vi aspetto

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 24: confessioni e sogni ***


Capitolo: confessioni e sogni
Quando i nostri due dolcissimi innamorati si svegliarono, il giorno dopo, non si accorsero subito che qualcosa era cambiato. Erano tanto felici, e passarono tutta la mattina a letto, chiacchierando, coccolandosi e leggendo insieme i commenti che aveva ricevuto la loro foto insieme. La notizia, ovviamente, era circolata con la velocità tipica del gossip e dunque ormai lo sapevano proprio tutti: dalla nonna ottantenne di Lia al suo dentista, dalla macellaia a Tony, che ovviamente non l’aveva presa bene.
Aveva provato a chiamarla per chiedere spiegazioni, ma Lia aveva solo sbuffato e messo via il telefono, affondando tra le braccia di Jin, mentre con le mani tormentava un suo ciuffo di capelli che gli cadeva sul collo.
“E insomma…ci amiamo, quindi?” gli aveva detto sorridendo all’improvviso e lui con un meraviglioso sorriso aveva risposto “…io ancora non ci credo, ma pare di sì…”.
“E posso chiederti da quanto tempo lo sai?” aggiunse Lia sussurrando e Jin si ricordò di avere una confessione da farle, così si alzò senza dire nulla, lasciando la sua fidanzata ad accoccolarsi con Don.
“Volevi sapere chi è la donna di cui mi ero innamorato tre anni fa quando ho lasciato Lindsay, no?”le disse porgendole un foglietto, e lei fissandolo con enormi occhi da bambina annuì e basta.
“Aprilo, avanti…” le disse piano, sorridendole in modo stupendo e lei lo fece e si portò una mano alla bocca per la sorpresa.
“Allora, mia amata adesso lo sai. Sai che sono innamorato di te vergognosamente da tre anni, dalla prima volta che ti ho vista in shorts e maglietta rossa accovacciata sul bancone del Chaos a fare le pulizie. Che ne pensi?” le disse, cercando di abbracciarla e Lia bisbigliò piano “veramente si è sbiadito lo scontrino e non si legge benissimo, ma lo avevo comunque immaginato…”
Jin le fece il solletico per un po’, ma non ebbe il coraggio di farle la stessa domanda, perché non voleva sapere da quanto tempo lei sapesse di amarlo, gli bastava che ne fosse certa. E lei sembrava molto sicura, ma quella sera la risposta alla sua domanda gli venne fornita involontariamente.
Erano rimasti da soli al Chaos, perché Zoe aveva appuntamento con Pablo, ed era un mercoledì sera molto tranquillo. Jin e Lia approfittavano della poca gente per scambiarsi qualche coccola e qualche bacio, ma poi entrò il nostro amico Tony decisamente alticcio e fece la sua scenata.
“Insomma adesso pubblichi addirittura le foto mentre vi baciate? Senza un minimo di rispetto per me?Che schifo, davvero…” le ruggì ferito a morte nell’orgoglio, ma Lia trattenne Jin e gli disse piano “Tony, per favore, vattene.”
“Oh non ci penso neanche. Tu adesso mi devi moltissime spiegazioni. Devi dirmi perché, cara gattina, dopo neanche due mesi dalla nostra rottura ti professi innamorata di un altro?”
“ Nulla di quello che potrei dirti ti piacerebbe, te lo garantisco. Quindi finiscila…”
“Da quanto tempo è nata questa cosa, si può sapere?” le ruggì furioso e Lia stringendosi nelle spalle rispose sospirando “Tanto Tony, veramente tanto. Non ne vado fiera, anzi se vuoi saperlo mi sono sempre sentita in colpa nei tuoi confronti per questo. Ho sempre cercato di soffocarla, l’ho rifiutata, ho allontanato lui, mi sono colpevolizzata in tutti i modi possibili, ma io lo amo da tantissimo…”
Jin le strinse fortissimo la mano, ma rimase a guardare quel bastardo come per incenerirlo, e Tony furioso ruggì “Dato che non sei in grado di dirmi la verità, te lo dico io da quanto tempo è: sono almeno due anni. Da quando hai iniziato a non venire più agli spettacoli, a rompermi i coglioni se dimenticavo di venirti a prendere, se bevevo troppo e se passavo la giornata a casa con i ragazzi. Da quando hai iniziato a scopare una volta ogni mille anni e sempre, totalmente, assente. Mi hai accusato mille volte di averti tradito, ma il fatto che non avessi mai voglia di stare con me non lo hai considerato…”
Il locale era vuoto, ma i pochi presenti finirono i loro cocktail e uscirono perché non volevano assistere a quella scena e Lia si sentì in colpa da morire.
“Dimmi una data Lia. Una data, così io posso farmene una ragione e capire quanto puttana tu sia, e non mi vedrai più…”
“E’ un anno e mezzo.” Confessò Lia, fissando Jin con tantissima tenerezza.
 “Dalla notte in cui abbiamo pianto insieme. Lì ho iniziato a pensare che non fossimo solo amici, perché stavo troppo bene tra le sue braccia. E poi purtroppo sono iniziati i sogni e mi stravolgevano totalmente ogni volta. Quindi ti chiedo scusa Tony, ma io mi sono involontariamente innamorata, da parecchio tempo ormai...” aggiunse seria, e Jin sorrise in modo splendido, ma Tony scosse solo la testa.
“Vedi? Non ci ero andato poi troppo lontano. Sei stata con me un anno e mezzo desiderando lui…è disgustoso” ruggì Tony ferito, ma poi aggiunse  “ma io lo sapevo, eh. Sapevo che lui avrebbe fatto di tutto per separarti da me, peccato che mi fidassi di noi. E non hai neanche capito che ti facevo vestire in quel modo di proposito, perché mi era chiaro che ti volessi fare questo cinese, e te lo avrei anche lasciato fare, se fossi stata onesta. Solo che le donne come te non sanno cosa significhi essere oneste…”
“Ok, adesso vattene…” ruggì Jin furioso, perché davvero ne aveva abbastanza di quel discorso vergognoso, ma Tony lo minacciò di “chiamare due amici e devastargli il locale” e per qualche minuto Lia ebbe davvero paura che potessero arrivare alle mani.
“Te lo ripeto: ho le telecamere. Quindi chiama gli amici, devasta il locale, ed io finalmente potrò mandarti in galera e risolvere tanti problemi…”   
“Sei un coniglio. Non hai neanche le palle di venire fuori ad affrontarmi. Continui a dire questa stronzata delle telecamere, ma un uomo vero non avrebbe nessun problema ad affrontarmi…”
Gli rispose Tony ridacchiando, e Jin gli disse che avrebbe tranquillamente discusso fuori con lui, ma Lia lo trattenne e lo supplicò di non farlo, stringendosi forte contro il suo petto. Fu una scena estremamente penosa da vedere per Tony, che non la vedeva così dolce da tantissimo.  
“Avevamo tutto, Lia. Tutto, eravamo perfetti, ma tu hai iniziato a rovinare tutto con le tue mille pretese e mi hai davvero deluso, perché pensavo mi amassi…” le disse, feritissimo ma lei gli rispose rigidissima che doveva semplicemente andarsene e lui riprese a darle della puttana.
“Sì, quindi fammi capire: tu puoi stare con una donna per anni, senza mai prestarle attenzione, senza darle affetto, anzi dandola totalmente per scontato.  Pretendendo, però, sempre tutto il suo tempo, pur dimenticandola costantemente. Puoi costringerla a indossare gli abiti che ti piacciono, a pagarti ogni cosa, a comportarsi in un certo modo, ma se lei si allontana, giustamente, è una puttana? Mi sembra corretto…” ruggì Jin cercando di proteggerla, ma Tony scosse solo la testa e le disse ferito “addio gattina. Io ti ho amato, comunque…” facendola sbuffare.
“Chiudiamo Lali, ne abbiamo avuto abbastanza per oggi…” le disse Jin serissimo e silenzioso, ma Lia gli prese piano la mano e sussurrò “sei deluso?” facendolo solo sorridere.
“Io? Sono l’uomo più felice del mondo perché ho il tuo cuore…” le sussurrò dolcemente, ma poi le chiese all’orecchio di raccontargli che sogni aveva fatto su di lui e Lia rise.
“Il primo è stato innocente, giuro” rispose ridacchiando e Jin, che stava guidando, le chiese di spiegarsi meglio.
“Eravamo insieme in strada sotto la pioggia e tu mi tenevi per mano. Poi mi salutavi ed io restavo completamente da sola al buio e chiamavo il tuo nome per ore…” confessò dolcemente e Jin le prese forte la mano.
“Poi…sono iniziati quelli più compromettenti. Sognavo di stare con te, di fare l’amore e persino di aspettare un bambino…”sussurrò piano e lui impazzì dalla gioia e le disse piano “…adesso mi racconti nei dettagli questi sogni…”
Così finirono a parlare delle sue fantasie e Jin pensò solo “hai capito la mia dolcissima e timidissima fidanzatina!” ma non disse nulla e assecondò i suoi desideri, perdendosi nella pelle della sua amata per ore. Solo dopo moltissimo tempo le sussurrò piano “…il mio unico desiderio nella vita è di realizzare questi tuoi sogni il prima possibile, piccola…” facendola sorridere.
Nota:
Ciao a tutti, scusatemi per il ritardo. Allora vi sono piaciuti questi due o pensate che Lia sia in torto con Tony? Fatemi sapere, vi aspetto.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 25 e 26 ***


Capitolo: bambini e regali di Natale
Nei giorni successivi iniziò il processo alla nostra coppietta. Tutti sembravano avere qualcosa da dire su Lia e Jin, e molti purtroppo avevano in serbo stupidi stereotipi razzisti da propinarle. Lia sorrideva sempre quando le chiedevano “ma vi siete fidanzati?” e cercava di rispondere in modo gentile, ma il viso le si contraeva quando sentiva una di queste perle di saggezza. Si sentiva molto ferita dallo stupido giudizio della gente, ma a lei non importava. Faceva di tutto, però, per nascondere queste cose a Jin per non ferirlo. Eppure a volte capitava che alcuni idioti facevano commenti razzisti anche quando erano insieme. Circa un mese dopo la loro prima volta, mentre i nostri innamorati stavano facendo tranquillamente shopping in cerca dei regali di Natale, infatti, incontrarono improvvisamente la sorella della madre di Lia, che fu molto scortese. Le disse molto rigida che “la famiglia continuava a non approvare” ma lei si fece solo una grassissima risata e si strinse nelle spalle, perché davvero non le importava, ma sua zia le fece la stessa domanda dell’amico di Tony, e Lia diede esattamente la stessa risposta.
“…tu davvero vorresti avere dei figli cinesi? Ti rendi conto di come li tratterebbe la gente?” le disse, ignorando totalmente che Jin avrebbe potuto rimanerci male per quella sciocchezza, e Lia furiosa ribattè soltanto “…non che siano affari vostri, ma puoi riferire a tutta l’allegra famigliola che non vedo l’ora di avere dei bambini con lui. E se dovessero ereditare i suoi meravigliosi occhi, ne sarei davvero felice”.
Odiava quell’atteggiamento così stupido e miope della sua famiglia, ma quella frase fece letteralmente impazzire il povero Jin, che moriva dalla voglia di parlarle di quell’argomento. Rientrando a casa, infatti, mentre Lia sistemava tutti i pacchetti sotto l’albero e rimproverava Don che non faceva altro che giocare con le palline e con i nastri, le disse piano “…eri seria quando parlavi con quella arpia?” facendola sorridere.
“Certo…” rispose lei piano, con un sorriso molto dolce e il cuore di lui esplose per la gioia.
“Non vedi l’ora di avere un bambino con me?” aggiunse con molta dolcezza, accarezzandole i capelli e Lia annuì soltanto prima di lasciarsi andare tra le sue braccia e baciarlo.
“E quanti bambini coreani vorresti?” le chiese con un dolcissimo sorriso e Lia rispose molto onestamente che in teoria ne avrebbe voluti tre, ma che quella risposta era ovviamente falsata dal fatto che non aveva idea di cosa si provasse a partorire.
“Magari ne facciamo uno ed è abbastanza…”aggiunse ridacchiando e Jin annuì soltanto e riprese a baciarla con molta passione.
“E tu? Vorresti dei bambini con me?” sussurrò lei molto dolcemente, e Jin annuì e accarezzandole le labbra sussurrò “…anche adesso, amore”.
Un brivido l’attraversò e la scosse totalmente, ma sorrise soltanto in risposta e Jin capì che forse non voleva andare così in fretta.
“…ma voglio prima sposarti. Giurarti amore eterno, e poi iniziare a provare, se vuoi” le disse piano e Lia sussurrò in risposta “…diamoci un annetto. Poi iniziamo a organizzare tutto. L’ultima cosa che voglio è che ci accusino anche di essere una coppia che fa le cose senza conoscersi…”
“Senza conoscersi? Io so tutto di te Lali…” rispose divertito e Lia annuì soltanto, molto orgogliosa di lui. Quello che avrebbe creato loro dei problemi poco dopo, era che Lia non sapeva tutto di Jin, purtroppo.
“E tu sai di essere ogni cosa per me?” le sussurrò piano baciandola e lei sorrise soltanto e gli disse piano “…lo spero, perché ti amo alla follia…” facendolo sciogliere totalmente.
Trascorsero felici i giorni prima del Natale, e Jin le aveva anche chiesto di andare con lui e Don da Mariela per le vacanze. Erano entrambi molto sereni e innamorati, e Lia aveva deciso di fare un colpo di testa come regalo di Natale per lui. Da giorni Mari e Zoe cercavano di dissuaderla, ma lei aveva deciso. Vedete, Lia era un po’ sorpresa dal fatto che tutte le ex di Jin avessero i capelli biondi, così aveva deciso di diventare bionda anche lei, solo per lui. Da settimane ormai si era accordata con la sua parrucchiera, che le avrebbe schiarito la parte finale della sua bellissima chioma color cioccolato, e non vedeva l’ora.  
Mari le aveva detto milioni di volte che non serviva, che lui l’adorava esattamente così, ma Zoe aveva concluso che non era una cosa dannosa, che poteva essere anche un gioco tra di loro quindi le diede la sua benedizione. Lia non era sicura che si sarebbe piaciuta in quel modo, ma voleva farlo impazzire, così il giorno prima della vigilia di Natale, quello in cui c’era la festa al Chaos, scomparve per tutto il pomeriggio, dicendogli soltanto che voleva farsi bella per le feste con la famiglia di lui.
Jin ne fu felice, perché finalmente potè stampare il regalo di Natale di Lia: aveva deciso di portarla a fare il suo primo viaggio, e aveva scelto Londra perché ne avevano parlato spesso e una notte lei gli aveva detto piano “ci andremo insieme un giorno?” convincendolo di quella scelta. Aveva organizzato tutto: sistemato Don con Mariela, aveva prenotato il volo e un hotel meraviglioso, chiesto il favore a Zoe, Max e Mari di tenergli il Chaos e aveva anche contattato dei vecchi amici che ci teneva a rivedere. Aveva chiesto aiuto a Zoe per preparare le valigie di Lia e le aveva caricate anche in auto, perché sarebbero partiti direttamente da casa sua. Le aveva anche incartato un finto regalo, perché non voleva darle i biglietti davanti a tutti, e insomma aveva pensato proprio a tutto.
C’erano un po’ tutti alla festa di Natale, persino le sorelline di Lia che altrimenti non avrebbero avuto occasione di passare qualche ora con lei durante le feste, ma mancava solo lei. Jin le scrisse mille volte, ma lei continuava a dire solo “arrivo, ho finito tardi” ma la verità era che la parrucchiera aveva esagerato e Lia non riusciva a vedersi così bionda. Le aveva lasciato solo pochi centimetri del suo colore, in prossimità della radice, e per lei era stato letteralmente un colpo quel cambiamento così repentino. Così arrivò al Chaos con un cappuccio e un look molto rock che fece girare la testa al povero Jin, che stava parlando con Rosi e il suo ragazzo.
Aveva messo un corpetto e degli shorts cortissimi, il tutto coperto da una felpa di Jin, e lui le disse solo “abbiamo detto di aspettare un anno, no? Perché l’unica cosa a cui riesco a pensare guardandoti così è che voglio sposarti. Ora, subito, immediatamente…” facendola ridere.
“C’è stato un problema con i miei capelli…”gli confessò piano e lui la fissò perplesso, ma quando lei tirò fuori una ciocca bionda dal cappuccio Jin rimase per un attimo senza parole.
“Avanti fammi vedere matta…” le disse ridendo, ma quando Lia abbassò il cappuccio il cuore gli saltò letteralmente in gola perché era mostruosamente sensuale così. Bionda non era più una dolce e tenera fidanzata, ma una specie di diva del cinema: bellissima e incredibilmente sensuale.
“Oddio, sei letteralmente favolosa…” sussurrò mezzo morto e totalmente colpito e solo allora Lia potè finalmente sorridere e spiegargli che lo aveva fatto per lui.
“Ma cosa ti ha dato impressione che ce ne fosse bisogno, eh Lali?” le disse con molta dolcezza, ma Lia stringendolo forte sussurrò “L’ho fatto solo perchè volevo piacerti di più!”
“Non esiste più di così Lali, davvero. Io ti amo, ti adoro e impazzisco per ogni cosa di te. Adoro le lentiggini sul tuo viso e sul seno, sono pazzo dei tuoi occhi e letteralmente muoio per le tue labbra. Mi piaci bionda, ovviamente, ma non era necessario farlo per piacermi, lo giuro…” le disse dolcissimo e ripresero a baciarsi, attirando un po’ di commenti cattivi dei rispettivi amici.  
“Almeno sembro una di quelle inglesine che ti piacciono tanto?” sussurrò al suo orecchio e Jin le disse piano “…sei la donna più bella che abbia mai visto. Lo eri prima, e lo sei adesso, solo con i capelli biondi…” facendola sorridere.
Ballarono e si baciarono per un po’, poi si separarono per salutare i rispettivi amici, e Jin parlando con Max disse solo “non glielo dirò mai, ma è letteralmente da perderci la testa bionda…” e il suo amico annuì soltanto, facendogli solo alzare un sopracciglio. Non la perse di vista un secondo per tutto il tempo, e quando giunse il momento dello scambio dei regali impazzì, perché Lia e le sue amiche avevano la simpatica abitudine di regalarsi mutandine rosse per le feste, ma quell’anno tutti sembravano averle regalato cose di quel genere per Natale e Zoe e Mari avevano scelto un completino decisamente spinto.
“Così non ti devo neanche un regalo…” gli disse Zoe, dandogli una pacca sulla spalla e Jin sorridendo le disse solo “grazie” porgendole la cassa che le aveva preso, con tutti i suoi liquori preferiti. Era un regalo estremamente costoso, ma voleva ringraziarla per tutto l’aiuto che gli aveva dato con Lia e sapeva che lei avrebbe apprezzato. Quando giunse il momento di Mari, però, nessuno riuscì a trovarla, perché sembrava scomparsa con un’improbabile compagnia.
 
Capitolo: la confusione di Mari
Mari era particolarmente triste il giorno della festa. Aveva finito le lezioni nel pomeriggio, e aveva preso direttamente il treno per tornare a casa, senza avere il tempo di salutare Kimberly. Le cose tra loro, in realtà, non andavano molto bene. Avevano trascorso in intimità un po’ di tempo, ma poi si erano rese conto di non avere molto tempo da condividere, e così avevano lasciato che le cose andassero nella loro naturale direzione, continuando a darsi piacere a vicenda, senza però provare ad avere una relazione. Era stata una sua decisione, ovviamente, e Kimberly l’aveva accettata con il sorriso, fingendo che non le importasse molto, ma in realtà aveva il cuore a pezzi.
Mari aveva altre priorità in quel momento, tutta la sua vita era rivolta allo studio e alla sua carriera, e non aveva davvero tempo per una relazione. Tantomeno con una donna nottambula, che iniziava a lavorare quando lei finalmente rincasava. Avevano poco tempo per stare insieme, e Mari non aveva voglia di struggersi ogni notte, pensando a chi potesse provarci con Kimberly, così aveva deciso di dirle che era solo una questione fisica, anche se per lei non era così. Per la prima volta nella vita della nostra Mari, qualcuno la stava distogliendo dal suo futuro, dal suo lavoro e dagli studi e questo non le faceva bene, per questo l’aveva allontanata. Eppure quel giorno salire sul treno senza dirle neanche “buon Natale” le pesava un sacco, e le pesò per tutta la sera, perché era l’unica a non avere qualcuno accanto. Era felice per Lia e Zoe, lo era davvero con tutto il cuore, ma si sentiva davvero a pezzi. Ora che aveva del tempo libero, avrebbe voluto passarlo con Kimberly, ed invece era tornata a casa per partecipare alla noiosissima festa di Natale di sua madre e suo padre, in cui avrebbe dovuto solo salutare e chiacchierare con persone noiose che le avrebbero chiesto solo perché aveva cancellato le nozze.
“Che palle tutti questi fidanzatini, no?” le disse improvvisamente Max apparendo dal nulla alle sue spalle e Mari annuì soltanto, chiedendogli dove fosse la sua ultima fiamma.
“Niente, è finita. Inizio a credere che mi capitino tutte le matte del circondario. Sarò sfortunato o magari me lo merito?” aggiunse, offrendole da bere e Mari sorridendo dolcemente gli disse piano “…magari dovresti provare a trovarne una un po’ meno superficiale, no? Insomma se la loro unica ambizione è passare la giornata in palestra e avere unghie curate, e soprattutto se vanno in giro vestite come modelle di Playboy anche per fare la spesa, forse non puoi esattamente aspettarti che siano donne a cui importi di qualcosa che non sia il loro sedere e le unghie…”
“Oh come sei cattiva e di piccole vedute, signorina. Non è che se una si veste in modo appariscente deve per forza essere una cattiva ragazza…” le rispose, bevendo uno shot insieme e Mari scosse solo la testa e gli disse che forse aveva bevuto troppo e straparlava.
“Che ti succede, si può sapere? Adesso bevi troppo? E da quando?” le chiese con molta tenerezza, perché aveva sempre provato molto affetto per quella piccola ragazzina, ma lei scosse solo la testa e rispose sconsolata “Oh, sapessi quante cose ho iniziato a fare ultimamente, guarda…”.
 “Beh sei la ragazza più interessante in questa stanza. Beh escluso Ilaria, la sorellina di Lia, ma Jin mi ha letteralmente costretto a starle alla larga, quindi…” aggiunse con molta onestà, e Mari ridacchiando rispose “…secondo me la più interessante è Julieta, l’amica di Lia…” sorprendendolo.
“Sì, ma è una grandissima stronza. E’ una di quelle ballerine super gelide. Ci sono uscito qualche volta, ma oltre ad essere una zucca vuota, è convinta di avercela soltanto lei e la tratta come se fosse il Santo Graal” spiegò, ancora un po’ confuso per le esternazioni di Mari.
“Immagino che Julio dica la stessa cosa di me…”ribattè sconsolata e Max ridacchiando gli spiegò che quel manichino di Julio non avrebbe mai avuto il senso dell’umorismo necessario per dire una cosa del genere.
“E’ che non ci ha neanche mai provato, capisci? Insomma, una ragazza potrebbe anche rinunciare alla sua verginità se qualcuno la coinvolgesse molto e la…eccitasse, diciamo!” confessò con le guance rosse, e Max pensò solo che doveva avvertire Zoe di quello strano discorso, perché Mari era ubriaca e pericolosa per se stessa. Provò a scriverle, ma la sua migliore amica stava ballando con Pablo, ed era totalmente presa da lui, come sempre ultimamente, quindi non vide il cellulare. Decise, allora, di occuparsi personalmente di quella biondina, perché temeva che se l’avesse lasciata sola anche solo per un secondo qualcuno ne avrebbe approfittato.
“Sì, io concordo. Però è anche vero che se ci tieni ad una persona e questa ti dice di voler restare vergine, forse pensi che provarci sia un po’ come forzarle la mano. Insomma a me non è capitato, però è quello che ha fatto Jin con Lia: sebbene lei non fosse vergine, gli ha chiesto di aspettare e lui non ha in alcun modo provato a forzarla. Neanche quando lei stava cercando di fargli capire che invece era arrivato il momento. E gli è costato molto, eh, ma lo ha fatto per amore. Io ammetto di non essere quel tipo d’uomo, però…” le spiegò piano, senza rendersi conto che peggiorava solo i sensi di colpa della sua amica.
“…però?” chiese Mari seria e lui stringendosi nelle spalle rispose “…però se avessi avuto una amica vergine, ammetto che lo avrei fatto volontariamente…”
Per un attimo si era creata una strana intesa tra loro, che Max trovò molto inopportuna, ma Mari avvicinandosi molto al suo viso chiese con fare sensuale “…che cosa avresti fatto?”
A qualunque altra donna sarebbe costata carissima una provocazione così, quanto meno si sarebbe trovata con la sua lingua in bocca, ma Max non avrebbe mai fatto una cosa del genere alla piccola Mari. Così le disse piano “…avrei giocato con lei. L’avrei provocata, spinta al limite, senza valicarlo mai. Le avrei fatto scoprire tutte le migliaia di modi che ci sono per provare piacere pur conservandosi caste per il matrimonio…e in sei mesi o meno mi avrebbe pregato di prendere la sua preziosa verginità…”
Mari tremò per quelle parole, che la accesero completamente. Ripensò alle parole che Zoe le aveva detto mesi prima su di lui, che era un egoista ma una buona “nave scuola” e arrossì per un attimo, ma decise di provare. Così disse piano “…se ti confessassi una cosa la terresti per te?”  
“E’ una cosa molto grave?” ribattè il biondino divertito, ma lei stringendosi nelle spalle rispose “dipende. Per la gente comune no, affatto. Per i miei potrebbe scatenare l’apocalisse…”
“Sono curioso, allora…” le disse sorridendo e lei provò a raccontargli quello che era successo con Kimberly, ma Max la interruppe subito. Non voleva che si sentisse a disagio con quella confessione fatta palesemente da ubriaca, ma così compromettente. Così le disse piano “…credo mia cara e bellissima amica bionda, che sia giunto il momento di andare a letto. Per il tuo bene…”
Le porse un braccio, per farla appoggiare, dato che era totalmente ubriaca e lei ridacchiando rispose “…andiamo a letto allora. Facciamo sesso e vediamo se un uomo mi piace di più di una donna…” facendogli letteralmente spalancare la bocca per la sorpresa.
La portò via dall’ingresso esterno del Chaos, quello che usavano d’estate quando c’erano gli ombrelloni, perché aveva paura che qualcuno la trovasse in quello stato e sentisse le sue confessioni compromettenti. Fortunatamente aveva preso l’auto quella sera, perché aveva i regali per i suoi amici da portare e in moto non era possibile, così l’appoggiò dolcemente sul sedile posteriore e con sforzi titanici riuscì a convincerla a non spogliarsi. Però pensò che aveva davvero un bel corpicino quella biondina lesbica. E solo pensarlo gli fece venire la pelle d’oca.
La riportò a casa e la mise anche a letto, perché temeva che i suoi genitori trovandola sul divano in quello stato le avrebbero fatto storie e poi le appoggiò il suo regalo di Natale sul comodino, ma lei si era addormentata letteralmente appena toccato il letto e non se ne era neanche accorta.


Nota:
Ciao a tutti, allora non so se ci siete, ma provo a chiedervelo lo stesso: che ne pensate del cambio di look di Lia? E di Max e Mari? Preferite lui o Kimberly? Fatemi sapere se ci siete!

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 27 e 28 ***


Capitolo: solitudine
Pablo era stato immensamente dolce: aveva preso una settimana di ferie per poter stare con Zoe per tutto il periodo delle vacanze. Lei non aveva mai festeggiato in modo speciale, perché era cresciuta sola con sua madre che doveva lavorare sempre per mantenerla, quindi più volte si era trovata da sola a mangiare i cereali con il latte la sera di Natale. Lo aveva raccontato a Pablo una notte via skype e lui era inorridito. Non avrebbe potuto vedere suo figlio in quel periodo, perché era in montagna con la madre, così le propose di stare insieme e lei sorrise in modo splendido, commentando che “sarebbe stato stupendo scopare per tutte le vacanze…” ma ormai Pablo aveva imparato. Zoe era estremamente chiusa, e molto restia ad esprimere i suoi sentimenti, perciò quando lui le diceva qualcosa di bello rispondeva sempre con una frase sarcastica o antipatica, ma non poteva contenere il suo sorriso. Stava imparando a conoscerla, e anche ad amarla. Apprezzava tantissimo la sua forza, ma anche la sua intelligenza e il sarcasmo, ed era letteralmente rapito dal fatto che sembrava sempre sapersela cavare in tutte le occasioni: dall’installazione della rete internet alla sistemazione dello scarico del bagno. Zoe diceva sempre che “era lei l’unico uomo di cui aveva bisogno” e questo piacque tantissimo al suo nuovo amico, che ormai non poteva pensare a lei più di così. Eppure amici, anche la cattivissima Zoe, si era trovata a sorridere più di una volta, ripensando a lui e alle cose che si erano detti. Pablo era dolcissimo con lei e le regalava migliaia di attenzioni, che lei pensava inizialmente di non volere, ma che poi si era trovata ad apprezzare.
Zoe sapeva di suo figlio, aveva visto delle foto e Pablo gliene aveva parlato spesso, e trovò strano il fatto che lui non passasse le vacanze con il bambino, ma quando le spiegò che erano gli accordi tra lui e la sua ex, lei si strinse nelle spalle e non ci pensò più di tanto. Si godettero le vacanze facendosi le coccole, ma poi un messaggio di Max creò loro non pochi problemi.
Il giorno della vigilia di Natale, Mari si svegliò nel suo letto completamente rintronata e con un saporaccio in bocca. Non sapeva esattamente cosa fosse successo, non ricordava assolutamente nulla e neanche sapeva come fosse arrivata a casa la sera prima, ma poi trovò il pacchettino sul comodino e sorrise. Una volta recuperato il cellulare, trovò un sacco di messaggi e pensò solo “dannazione!”. Lia le aveva scritto un sacco di messaggi, per sapere come stesse e dove fosse e anche Zoe le aveva scritto. E poi sorrise leggendo “sei viva ragazzaccia?” di Max. Non capì subito il perché di quel suo sorriso, ma ricordò un frammento della sera precedente in cui era appoggiata alla sua spalla e fu scossa da un brivido. Lo chiamò, allora, e chiese solo “che cosa ho fatto o detto?” e lui sorrise. L’aveva sognata quella notte, ed era stranissimo perché non aveva mai provato particolare interesse per lei, mentre adesso era fin troppo attratto da lei, ma probabilmente era merito della storia lesbo di lei. O almeno così voleva pensare.
Chiacchierarono per un po’, ma lui non le disse molto di quello che gli aveva raccontato e poi conclusero la chiamata, perché lei aveva migliaia di impegni familiari da assolvere e anche molta voglia di chiamare Kimberly. Lo fece, provò a sentirla, ma lei non rispose e lei si tuffò nei suoi impegni familiari senza metterci troppo entusiasmo. Provò a scriverle, allora, ma Kimberly era impegnata con una nuova amica e non le rispose neanche lasciandola per ore a controllare il cellulare.
Se lo meritava, si era comportata male, eppure era la vigilia di Natale e lei si sentiva sola come mai prima. Provò a parlarne con Zoe, perchè non poteva dirlo a nessun altro, ma anche la sua amica era irraggiungibile. Lia le rispose, invece, ma non sapeva nulla di tutta la storia, quindi avrebbe dovuto portarle via troppo tempo e non voleva. E così pensò a quel suo amico con gli occhi azzurri e i capelli biondi e sbuffando gli scrisse “…posso chiederti di cosa abbiamo parlato ieri? Di Kimberly, per caso?” facendolo sorridere. Max era solo, perché come Zoe era cresciuto solo con sua madre, ma era orfano ormai da molto tempo quindi non aveva compagnia e generalmente  trascorreva le feste con la sua migliore amica, che però ovviamente era occupata quest’anno.
“Che ne dici se ne parliamo finita la cena?” le scrisse, ma poi si pentì pensando che Zoe lo avrebbe preso a calci. Mari sorrise soltanto, ma pensò che non ce l’avrebbe fatta a sentir parlare ancora di spose o cose simili. La sua famiglia era simile a quella di Lia, e non aveva ancora ben accettato che lei avesse annullato il matrimonio, perciò avevano iniziato a farle pressioni un po’ tutti.
“E’ questo che deve fare una donna per essere lasciata in pace? Sposarsi, figliare e figliare ancora finchè non avrete deciso che poi sono troppi?” pensava, fissando i suoi parenti disgustata e irritata dalla mancata risposta di Kimberly, e così non ce la fece più: chiese scusa, finse di andare al bagno, ma prese la giacca e uscì in strada a piedi, scrivendo a Max che quando voleva poteva raggiungerla.
“Che ragazza cattiva…” le disse, qualche tempo dopo, raggiungendola in strada con la sua Harley e lei gli disse esasperata “…devo scappare il più lontano possibile da tutti” facendolo solo sorridere. Vedete, Max non aveva brutte intenzioni, e malgrado avesse comunque voglia di portarsela a letto, era in versione amico, quindi non fece nulla di strano. Si fermarono lungo la strada ad un chiosco che vendeva panini e birre, e lui la tormentò quando gli confessò che era talmente nervosa durante quella super cena da non toccare cibo.
“Mari, ma ti sei innamorata di una ragazza? Questo sarebbe il problema?” le disse a bruciapelo, facendo diventare le guance di lei completamente color aragosta.
“No, non esattamente. Insomma onestamente non ne ho idea…” farfugliò cercando di non strozzarsi e Max le sorrise soltanto ascoltando tutta la storia, e poi sentenziò “scrivile un lungo messaggio in cui le spieghi tutte queste cose, e poi amen Mari. Sia quello che deve essere. Ti vuole? Bene, ti cercherà. Non ti vuole? Vai avanti…”
“Lo farò…” sussurrò lei sconsolata e con il naso rossissimo per il freddo e Max le mise una mano sulla guancia con molta dolcezza e aggiunse “…non ti invidio, eh. Diciamo che le donne sono un pubblico più tosto degli uomini, e secondo me hai fatto la scelta più complicata, come sempre! Tu proprio non ce la fai a scegliere la strada facile, vero?”
Lei rise soltanto, ma poi iniziarono a parlare di ragazze e lei arrossì totalmente.
“Insomma mi vuoi far credere che non hai mai avuto fantasie su Lia? Sul serio?” le disse ridacchiando, e Mari arrossì soltanto e gli spiegò che prima di Kimberly non aveva mai pensato a come potesse essere stare con una ragazza.
“E adesso? Mai? Insomma, con tutto il bene che voglio alla mia Zoe e a Jin che mi uccide se sente questo discorso, ma Lia è un altro livello…” aggiunse, ma lei scosse solo la testa e lui si strinse nelle spalle e sentenziò che allora non era assolutamente lesbica, facendola ridere. Rimasero a chiacchierare fino all’alba, e Mari scoprì un lato di Max che non aveva mai visto, quando lui letteralmente le aprì il suo cuore.
“…e con Laura ci avevo creduto, ci avevo creduto sul serio. Sai immaginavo davvero di poter avere una casa nostra, un fottuto cane e anche dei figli…ma neanche con lei è andata. E quindi inizio a chiedermi che problema ho, perché mi scelgo sempre le donne sbagliate? Forse le scelgo matte di proposito, perché mi saboto da solo? Non lo so…” confessò ad un certo punto, riempiendo il cuore di Mari di tenerezza. Non disse nulla, gli mise solo la testa sulla spalla e solo allora lui confessò pianissimo “…insomma se anche Zoe, che mi sembrava incasinata quanto me, ha trovato l’amore e un happy ending, devo avere proprio qualcosa di sbagliato io!”
“E tu sei triste per questo? Insomma…sei geloso di Pablo?” gli chiese pianissimo, ma lui sorrise soltanto e non rispose. Non sapeva neanche lui cosa rispondere. Era triste perché aveva perso la sua complice, la persona con cui passava tutto il suo tempo? Ovvio. Gli dava fastidio che un altro toccasse Zoe? Beh, onestamente no.  Si sentiva totalmente messo da parte? Sì, tanto.
Avrebbe voluto fare amicizia con Pablo, ma lui si era da subito messo sulla difensiva e non era stato molto amichevole, anzi. Lo considerava un rivale, e Max aveva capito che non doveva disturbarla quando era con lui, e lo aveva anche accettato, ma a Pablo continuava a non piacere e lui aveva iniziato a detestarlo.
“Dobbiamo tirare fuori altri argomenti scomodi o per stasera è tutto?” le disse, dopo dieci minuti di silenzio e Mari rise soltanto e lo abbracciò forte, sussurrandogli all’orecchio “io non ti avrei giudicato, comunque. Lo so che voi avete un rapporto strano, che è complicato da definire. L’ho sempre apprezzato molto…”
“ma adesso ovviamente è cambiato. Ed è giusto così, però lei mi manca. Ormai non mi risponde mai al telefono, cacchio. E’ durissima…” confessò sconsolato e Mari lo strinse ancora, facendolo soltanto sorridere.
Si salutarono quella mattina con un lunghissimo abbraccio e lui le baciò la fronte, ma entrambi si sentivano molto meglio e meno soli.
Il giorno dopo, quando Mari si svegliò, realizzò che poteva fare qualcosa per quel suo amico triste e solitario, che sarebbe stata una cosa semplice e così chiamò sua cugina che aveva un piccolo allevamento casalingo e poi, saltando il pranzo di Natale a cui ci sarebbe stato anche Julio con i suoi genitori, corse a fare il regalo al suo amico.
Max si era appena svegliato e stava ingurgitando il suo latte con i cereali, controllando sul cellulare i post dei suoi amici sui social. Sorrise quando vide la foto di Lia, Jin e Don tutti con lo stesso maglione e fu davvero tanto felice per quel suo amico, che stava vivendo un sogno. Ricordò quanto era a pezzi il Natale precedente, quando Lia, dopo aver passato tutto il giorno insieme a lui giocando alla fidanzatina era tornata da Tony, e Jin lo aveva chiamato ed erano andati al Chaos in piena notte per sbronzarsi insieme a Zoe e Rosi. Controllò anche il profilo di Zoe, ma lei non aveva postato nulla, e le scrisse solo “buon Natale, coppietta felice” ma non potè attendere la risposta, perché qualcuno bussò alla sua porta.
Era seminudo, ma decise comunque di aprire e Mari arrossì trovandoselo davanti perché sembrava quasi un modello così, in boxer con tutti i muscoli e i tatuaggi in vista e i suoi lunghi capelli biondi sciolti e scombinati.
“Che succede?” le disse sorridendo e lei confusa per un attimo non seppe cosa dire, ma poi gli porse il regalo che gli aveva portato e Max rise fortissimo.
“Insomma se non hai trovato una donna non vuol dire che non puoi avere ‘un fottuto cane’, citando le tue parole. Mia cugina ieri si lagnava di questo qui che le era rimasto sul groppone e non era riuscita a venderlo perché non è puro al cento per cento…” disse, mostrando a Max un giovane cagnone nero e lui ridendo lo accarezzò e disse entusiasta “un bastardo, come me! Lo adoro”.
Lei sorrise soltanto e Max la strinse fortissimo, ma…indossava solo i boxer e lei si sentì avvampare letteralmente. Sì, provava desiderio per lui, e probabilmente per lui era lo stesso, ma Max non fece assolutamente nulla per dimostrarlo e trascorsero la giornata insieme a giocare con il nuovo acquisto e solo molto tardi lui mandò una foto a Zoe insieme a Mari e Sid, facendola infuriare.
Capitolo: vacanze movimentate
“Ok, mi è preso un infarto a svegliarmi con una bionda accanto, sappilo…” le disse Jin portandole la colazione la mattina della vigilia di Natale, ma Lia rise soltanto.
Come sempre si fecero un sacco di coccole quella mattina, e si dissero almeno venti volte che si amavano. Erano entrambi entusiasti all’idea di trascorrere il Natale a casa della famiglia di Jin, e Lia aveva comprato anche i maglioncini abbinati per tutti e tre per festeggiare. Insomma sembrava tutto perfetto, ma poi Jin in viaggio ricevette una chiamata di Rosi, e la mise al vivavoce, ovviamente. Non aveva nulla da nascondere, o almeno così credeva, e pensava che la sua amica lo avesse chiamato per fare gli auguri, ma lei era in lacrime. Raccontò che Esteban, il suo ragazzo, che da sempre era gelosissimo di Jin, le aveva fatto una scenata assurda perché “aveva scoperto quello che avevano fatto il Natale precedente” e Lia lo fissò per un attimo confusa, ma Jin disse serio che se voleva ci avrebbe parlato lui, perché alla fine si erano solo ubriacati un bel po’, ma Rosi sospirò soltanto e spiegò che era meglio che lui non ci parlasse. Jin le disse che la sua posizione era stupida, e che avrebbe creato solo altri problemi, ma Rosi disse tre parole che cambiarono tutto.
“Stavamo già insieme Jin. Era agli inizi, per questo non avevo detto nulla a nessuno…” disse singhiozzando e lui capì qual era il problema: erano andati a letto insieme per la prima volta quella notte di Natale, e anche qualche altra volta in quel periodo. Per questo che se l’era presa tanto, e francamente lui avrebbe fatto lo stesso.
“Avresti dovuto dircelo…”disse serissimo, sentendosi mostruosamente in colpa nei confronti di Esteban, di cui però aveva saputo solo molti mesi dopo.
“Beh tu non rispondere se ti chiama, comunque perché è furioso con te…”concluse lei serissima, e Jin annuì soltanto, senza capire esattamente che diavolo volesse dire quella frase.
Lia non capì molto di quella conversazione, pensò soltanto che Rosi e Jin avessero bevuto troppo, e che magari lei non lo avesse detto al suo ragazzo, ma non ci trovò nulla di particolarmente strano e compromettente. Jin, invece, diede per scontato che lei avesse capito qual era il problema, così entrambi liquidarono quella chiamata senza pensarci troppo, ma fu un enorme errore.
La vigilia di Natale a casa di Mariela fu bellissima, ed entrambi erano particolarmente felici, ma Jin prima della cena prese la madre in disparte e le disse pianissimo “…l’anello che la nonna mi ha lasciato, quello per la mia futura sposa. Posso prenderlo e darlo a Lia tra un po’?”
Mariela si commosse tantissimo, e Jin dovette tenerla stretta per un sacco di tempo prima che lei potesse calmarsi e rispondere “Certo! Chi se non a Lia?” facendo sorridere il figlio con molta dolcezza.
Lia stava benissimo con loro: Mariela e le sorelle di Jin erano sempre state molto carine con lei, ma quel giorno la sua futura suocera non faceva che abbracciarla e dirle cose dolci e gentili, perciò si sentì davvero felice. Lei e Jin cucinarono con tutti loro e si divertirono davvero moltissimo. Fu un giorno pieno d’amore, pace e serenità, ed entrambi avevano l’umore alle stelle.
E poi a mezzanotte quando ci fu lo scambio dei regali, Lia rimase un attimo perplessa perché Jin le aveva regalato degli orribili guanti di lana, ma sorrise soltanto e si ripromise di dargli dei suggerimenti per i regali successivi. Lei si era impegnata tantissimo, e gli aveva preso un orologio che Jin desiderava da anni e quel paio di guanti era davvero un po’ triste, ma Lia non ci badò più di tanto. Furono le sue cognate a rimproverarlo e ne nacque quasi un caso, perché la zia di Jin iniziò a dirgli che non è così che ci si tiene le donne, che bisogna prestarci attenzione. Lia provò a calmare gli animi, mostrando a tutti il bellissimo bracciale che le aveva preso per il saggio di danza, ma Jin scocciato da quelle polemiche, si alzò e le porse una busta gialla.
“Di bene in meglio…” commentò sarcastica la zia, ma Lia perplessa la prese, convinta che contenesse una lettera d’amore, ma le tremò la mano quando aprì i fogli e lesse che cos’era.
“La porto via, zia Ana. La porto a Londra per qualche giorno, perché ci voleva andare, no Lali?” le chiese con il sorriso e lei che si era commossa annuì soltanto. E Jin si beccò un abbraccio dalla zia Ana, che si sentiva in colpa per averlo rimproverato.
“Sei felice?” le chiese, una volta soli a letto e Lia gli disse piano “non sapevo che esistesse tutta questa felicità, Sanny…”facendolo sorridere piano.
Trascorsero felicissimi le loro vacanze e Lia amò tutto di Londra, ma soprattutto il fatto che Jin sembrava starci così bene in quella città. Iniziò a fantasticare sull’idea di trasferirsi, e glielo disse prima di andare ad una festa il 31 dicembre, ma Jin le disse solo “avevo sempre la bronchite in questo posto gelido. Quindi per me è impossibile…” deludendola un po’.
Brindarono all’anno nuovo ad una festa super rock organizzata da alcuni amici di Jin in un centro sociale e ballarono tutta la serata, prima di baciarsi appassionatamente a mezzanotte.
“Spero che questo sia solo il primo di mille anni insieme…” le disse lui dopo il bacio e Lia sorrise in modo splendido e sussurrò “giuramelo…” facendolo sorridere in risposta.
Il nuovo anno, però, trovò tutti i nostri amici un po’ in crisi. Max e Zoe avevano litigato brutalmente, perché lei lo aveva accusato di approfittarsi della fragilità di Mari, e lui…di milioni di altre cose. Purtroppo avevano entrambi lo stesso carattere, e prendevano fuoco facilmente, quindi un normale diverbio si era trasformato in un’accesissima discussione con insulti e minacce, ma era la normalità tra loro. Quello che però ci fu di diverso in quella lite, fu l’esistenza di Pablo. Lui si contrariò moltissimo, e accusò Zoe di essere gelosa di Max e Mari. Lei era già su tutte le furie, e non aveva la calma necessaria per spiegarsi, così la loro lite finì con Pablo che sbatteva la porta e lei totalmente sola.
Aveva promesso a Jin di occuparsi del Chaos in quel periodo, ma era totalmente fuori di testa per aver litigato con entrambi gli uomini a cui teneva, perciò non ci prestò molta attenzione. Mari provò a spiegarle che tra lei e Max non era successo assolutamente nulla, che avevano passato le giornate a chiacchierare, per lenire la loro solitudine, ma Zoe non l’ascoltò.
“Ammetti di essere gelosa, ammettilo e forse ti rivolgerò ancora la parola…” le disse Pablo, sedendosi al bancone del Chaos dopo un giorno intero in cui era scomparso, ma lei scosse solo la testa e ruggì “non sono gelosa, sono preoccupata per Mari. Tutto qua, ma tu sei un pazzo geloso e non capisci un cazzo…”
“Ti amo Zoe. Per questo probabilmente sono un pazzo geloso. Quest’uomo è sempre nella tua vita, tu sei sempre distaccata emotivamente e…” le disse, con due occhioni azzurri enormi e lei scosse solo la testa e rispose rigidissima “e quindi? Lui è sempre nella mia vita perché è il mio migliore amico. L’unica cosa simile ad una famiglia che io abbia mai avuto. Per questo litighiamo, per questo siamo in contatto e per questo ci vogliamo bene, ma non pretendo che tu capisca…”
Pablo abbassò solo la testa, dispiaciuto perché lei non aveva neanche risposto al suo “ti amo” ma lei aggiunse “…e se tu provassi davvero i sentimenti che dici di provare, capiresti. Rispetteresti il bene che io provo per Pablo, perché è esattamente quello che provo per Mari e Lia. Invece sai cosa fai? Usi quelle due parole come giustificazione per la tua gelosia, e le sporchi in questo modo.”
“Non sei gelosa?” le chiese pianissimo, fissandola finalmente negli occhi, ma Zoe scosse solo la testa in risposta.
“E poi secondo te mi dispiacerebbe se due delle persone a cui voglio più bene al mondo si innamorassero? Pensi mi sia dispiaciuto per Jin e Lia?” aggiunse severissima, e lui scosse solo la testa e sospirò.
“Sono solo preoccupata, perché nessuno dei due è nelle condizioni emotive giuste. Soprattutto Mari, che è vergine e non ha mai avuto un uomo e non voglio che si penta. Tutto qui…”aggiunse rigida, ma un po’ più calma, perché la stava guardando con enormi occhioni languidi e lei si sentiva mostruosamente in colpa.
“E che cosa provi per me, donna difficile?” le disse, con molta dolcezza facendola soltanto sorridere.
“Pablo sono due mesi quasi che io faccio sesso solo con te, che passo tutto il giorno a scriverti quando non ci sei. Dimmi, che diavolo ti sembra che provi?” gli rispose ridacchiando e lui ribattè che non avrebbe dato per scontato i suoi sentimenti, perché poteva anche solo provare attrazione per lui e Zoe scosse solo la testa e rispose “come vuoi. Se non hai capito, non posso essere io a spiegartelo…” lasciandolo solo a sorridere.
Si baciarono a mezzanotte, e Pablo si scusò per la sua scenata di gelosia, ma Zoe gli disse che avrebbero dovuto risolvere il problema con Max. Lui, nel frattempo, aveva deciso di fare una follia. Max e Mari avevano trascorso insieme tutti i giorni delle vacanze di lei a Playa del Monte, e la loro attrazione era cresciuta sempre di più. Mari, però, era tornata in città per Capodanno e gli aveva scritto che era ad una festa noiosissima da sola, perché Kimberly che l’aveva invitata non si era presentata.
Max aveva deciso di raggiungerla e baciarla a mezzanotte. E così fece, si imbucò alla festa e la cercò ovunque e poi la trovò: avvinghiata ad una bellissima ragazza asiatica a baciarsi in modo estremamente sensuale con lei a mezzanotte.
Nota:
Ciao a tutti, c'è qualcuno? Non so se qualcuno ancora legge questa storia, ma provo a chiedervelo: che ne pensate di questi ragazzi? Ci siete rimasti male per Mari e Max? E per Zoe e Pablo? E che pensate che accadrà tra Lia e Jin? Fatemi sapere, vi aspetto.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo 29: la verità ***


 Capitolo: la verità
Rientrati da Londra, Jin e Lia trascorsero quasi un intero mese nella serenità più totale, prima di lasciarsi. In quelle settimane successero molte cose: dovettero più volte consolare Max, che sembrava molto afflitto, ma non voleva spiegare perché, furono costretti ad intervenire in una lite tra lui e Zoe molto accesa e…Jin prese delle decisioni. Lia ormai viveva a casa sua, anche se non era ufficiale. Aveva le sue cose in giro, metà a casa di Zoe e metà da lui, e spesso si lamentava di non avere mai a portata di mano ciò che le serviva, così Jin aveva deciso cosa fare: per il suo compleanno le avrebbe regalato un viaggio a Parigi, altro luogo che lei moriva dalla voglia di vedere, e lì le avrebbe dato il sacchetto rosso che aveva nascosto sotto ai suoi vestiti, con le chiavi che aveva fatto fare per lei. Era entusiasta all’idea, e contava letteralmente i giorni che mancavano a quello splendido viaggio. Le aveva detto che sarebbero andati a Parigi, e Lia era impazzita dalla gioia, e per giorni non aveva fatto altro che leggere cosa fare nella capitale francese e parlargli di cibo e altre cose parigine fingendo un accento francese imbarazzantissimo.
 A dieci giorni da quel viaggio, un venerdì come tanti, si stavano entrambi preparando per iniziare la serata al Chaos, quando Jin ricevette l’ennesima chiamata di Rosi. Lo chiamava spessissimo in quei giorni, e il suo ex era passato al Chaos una o due volte, dove aveva apertamente minacciato Jin in mille modi possibili.
Erano entrambi in bagno quella sera, Jin si sistemava i capelli mentre Lia si metteva la matita agli occhi e ovviamente lui mise la chiamata in vivavoce. La sua amica era a pezzi, così Lia intervenne, dicendole dolcemente che l’avrebbe raggiunta Jin con una bottiglia di tequila per consolarla. Era la sua migliore amica, e per Lia era assolutamente naturale che loro avessero un legame così forte, così gli disse che ci avrebbe pensato lei al Chaos per qualche ora, e lo spinse ad andare a consolare la sua amica in lacrime, ma fu un grosso errore.
Lui non si sentiva totalmente a suo agio con quella situazione per molti motivi, tra cui che di fatto era anche colpa sua se Esteban aveva lasciato Rosi, e aveva anche provato a spiegarsi con lui, che però non aveva voluto ascoltare. L’ex di Rosi sosteneva che lei fosse perdutamente innamorata di Jin, e lui aveva provato in mille modi a fargli capire che era una bugia, ma Esteban pretendeva che non le rivolgesse mai più la parola e l’allontanasse, perché solo in quel modo “avrebbe potuto riaverla”. Per Jin era tutta una follia, ma Rosi aveva avuto effettivamente degli atteggiamenti strani da quando lui si era fidanzato con Lia, ed in quel mese post rottura con Esteban aveva un paio di volte esagerato, perciò aveva cercato di non starle troppo vicino. Più di una volta aveva accampato scuse per non vederla, ma non aveva voluto dire nulla a Lia perché reputava gli atteggiamenti di Rosi stupidi slanci dettati dall’alcol. Questa volta, però, era stata Lia a prendere l’impegno per lui e Jin non poteva esimersi, così sbuffando si avviò verso casa della sua amica, pensando solo a quanto fosse carina la sua ragazza a preoccuparsi anche della sua amica, che non era sempre così gentile con lei.
Lia nel frattempo era come sempre al Chaos, gentile e sorridente con tutti, e chiacchierava con Zoe del più e del meno quando entrò Esteban con un paio di amici. Lo salutò con molta dolcezza, ma lui le chiese a bruciapelo di Jin e lei inventò una scusa. Sapeva della gelosia folle di Esteban nei confronti del suo ragazzo, così non aveva voluto dirgli dove davvero fosse, ma lui lo capì e le disse sconvolto “…ma come puoi accettare una cosa del genere? Hai pochissima autostima o sei solo estremamente stupida?”
Lia lo fissò molto perplessa, ma gli disse solo che credeva nell’amicizia tra uomo e donna e si fidava ciecamente del suo uomo, dunque non ci vedeva nulla di male, e lui iniziò a ridere.
“Adesso ti faccio un regalo, così vediamo se continui a credere all’amicizia tra uomo e donna. Vedi, devi sapere che io e Rosi abbiamo comprato casa insieme, e dunque prima di lasciarla mi sono procurato le prove della sua infedeltà, per trascinarla in tribunale e rovinarla…”
Non aveva nessun senso quel discorso, e Lia iniziò a sentirsi davvero molto a disagio, ma quando lui le disse “…e quindi se vuoi te li faccio leggere i messaggi che provano quanto sia speciale la loro amicizia. Vanno da quelli in cui lei chiede di essere messa ancora a quattro zampe, ad altri mille in cui ti chiama “la stronza” e…oh il mio preferito: quello in cui tre mesi fa gli ha offerto apertamente di fare di lei quello che voleva, dato che tu non avevi nessuna intenzione di fare sesso con lui…”
Lia rispose stizzita “sono tutte stronzate” perché non ci poteva credere, e si rifiutò di prendere il suo cellulare, ma quando glielo mise sotto il naso, si sentì morire leggendo un messaggio estremamente spinto di Rosi.
“E’ un vecchio messaggio…” gli disse, sentendosi morire, e  Esteban disse solo “sì, quello sì, ma ce ne sono di più recenti…” e così Lia ci cadde: li sfogliò rapidamente, e si sentì morire. Jin non rispondeva ai suoi messaggi sconci, ma in molti lei parlava delle loro prestazioni della sera precedente.
“Sto morendo...” sussurrò appena, col cuore a pezzi e gli occhi pieni di lacrime e Esteban le disse piano “…meriti di saperlo. La donna che tu consideri un’amica  non fa che parlare male alle tue spalle, e ha più volte provato a portarti via il fidanzato. E ho tutto scritto…”
Esteban le inviò i messaggi, e poi uscì, offrendosi di accompagnarla ovunque lei volesse, ma Lia era letteralmente sconvolta. Disse a Zoe soltanto “devo andare…” e non rispose a nessuna delle sue domande.
Si incamminò a piedi, sul lungomare, totalmente sola e in stato si shock. Le parole di Rosi le facevano male come niente prima, e lei non riusciva a dire o fare nulla, a stento poteva dilatare i polmoni per respirare. Continuò soltanto a camminare per quasi un’ora, senza giacca al freddo, ma non sentiva assolutamente nulla, solo un dolore atroce che le stringeva come una morsa lo stomaco, il ventre e il petto. La delusione era troppa, ma lei continuava a non credere che fosse realmente successo, continuava a dirsi che Jin, l’uomo che l’amava come niente al mondo, non le avrebbe mai fatto una cosa del genere, che doveva esserci un’altra spiegazione. Così, ad un certo punto, decise di leggere tutti quei messaggi, per trovargli un alibi, perciò si sedette su una panchina e afferrò il suo cellulare. Ignorò le chiamate di Zoe e di Jin, che preoccupatissimi la cercavano da ore, e decise di rileggere attentamente quei messaggi. Così scoprì la verità: la notte di Natale dell’anno precedente, mentre lei faceva cose folli per tirargli su il morale e provare a risollevarlo dalla depressione in cui era annegato, Rosi molto semplicemente gli aveva dato il suo corpo. Era successo svariate volte tra dicembre e marzo, ma lui non aveva mai risposto ai messaggi sconci di lei, se non con una faccina strana di cui Lia non conosceva il significato. E poi, evidentemente, avevano smesso perché c’erano altri messaggi in cui lei si offriva e lui rispondeva che aveva da fare, e in uno aveva scritto solo “ne abbiamo già parlato, lo sai”. Lia si sentì letteralmente morire, pensando a quanto lei avesse fatto per lui in quel periodo, e a come lui avesse violato la sua fiducia, e pianse lacrime amarissime ignorando totalmente di trovarsi in un luogo pubblico, dove c’erano molte persone che chiacchieravano e bevevano.
Immersa nella lettura dei messaggi, non notò nulla, neanche il fatto che c’era una persona che aveva preso a fissarla con sguardo molto preoccupato. Piangendo scoprì che Rosi, Josè e Tom la chiamavano sempre e solo “la stronza” quando parlavano di lei, e la prendevano apertamente in giro con Jin, per quel suo modo di fare con lui e anche per la sua storia con Tony. E poi, improvvisamente Lia lesse gli ultimi messaggi, e le venne da vomitare. Risalivano a molti giorni dopo l’ultimo compleanno di Jin, quando loro erano già insieme, e i suoi amici la prendevano in giro, e lui questa volta la difendeva, invitandoli a farsi gli affari loro, ma Rosi continuava a fare dell’ironia amara, perché lei non era pronta a fare sesso con lui. E poi, in privato, gli aveva scritto che potevano per una volta sola rivangare il passato, così lui avrebbe potuto continuare a fare il fidanzatino vergine e lei si sarebbe divertita un po’ finalmente.
Jin le aveva solo detto di smetterla, ma Lia si sentiva comunque infinitamente tradita. Si sciolse in migliaia di lacrime su una panchina, e all’ennesima chiamata di Jin rispose solo inviandogli uno degli screen di Esteban. E mentre singhiozzava disperata, sentì improvvisamente una voce amica che disse solo “Lia? Sei tu? Stai bene?” e i suoi occhi si posarono su un bellissimo uomo dagli occhi verdi e il sorriso tenerissimo.
Nota:
Ciao a tutti, allora non so se ci siete, ma provo a chiedervelo comunque: che ne pensate di questa situazione? Voi cosa fareste al posto di Lia? Che ne pensate del comportamento di Jin e di Rosi? Fatevi sentire, se vi va!

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo 30: la fine di Lali e Sanny ***


Capitolo: la fine di Lali e Sanny
“Robert?” aveva sussurrato pianissimo, alzando lo sguardo verso quell’uomo bellissimo che le aveva offerto un fazzoletto, e lui sorridendo aveva solo annuito.
“Sono in città per il matrimonio di mia sorella, ma ho saputo di te e Tony, quindi non mi aspettavo di rivederti. E invece…” le disse con un sorriso che Lia ricambiò, ma senza nessuno slancio. Si sentiva come se qualsiasi luce dentro di lei si fosse spenta, quasi apatica, e quando Robert le chiese se avesse bisogno di aiuto, lei sussurrò piano che le serviva un passaggio. Voleva affrontare Jin di persona, perché lui le aveva detto che poteva spiegare e dunque voleva sentire quelle spiegazioni, ne aveva bisogno. Voleva che lui dicesse qualcosa, qualsiasi cosa, che le avrebbe permesso di restare con lui.
Robert abbandonò subito il gruppo di amici e la riportò al Chaos continuando a chiederle come stesse, ma Lia era furiosa, disperata, ferita e provava altre mille sensazioni che non riusciva a interpretare, eppure non aveva perso totalmente le speranze. Si fidava del suo uomo, e sperava di trovare una spiegazione qualsiasi che le permettesse di dirgli “ok, sei un idiota, ma ti amo…”eppure aveva una paura folle che così non sarebbe stato. Non rispose alle domande di Robert, e lo salutò soltanto con un bacio sulla guancia quando vide in lontananza la moto di Jin che era uscito a cercarla. Lui provò a trattenerla, le disse qualcosa, ma lei non ascoltò e sorrise soltanto, ma tesa come una corda di violino all’idea di dover affrontare quella verità. 
Jin aveva ricevuto una chiamata di Zoe immediatamente dopo l’uscita di Lia, ma non si era troppo preoccupato. La rossa sapeva bene chi fosse il tizio con cui Lia aveva parlato in modo così fitto per tanto tempo, e sapeva anche del sesso tra Jin e Rosi e delle prese in giro di lei, perché Max più di una volta era intervenuto in favore della sua amica ballerina, perciò aveva immediatamente avvertito il suo capo.
Jin aveva solo provato a chiamarla per sapere cosa fosse successo e il perché di quel suo allontanamento, ma non aveva avuto risposta e si era preoccupato. Non era da Lia non rispondere, lei rispondeva sempre anche solo per dire “ora non posso” proprio perché detestava chi non risponde al telefono. Riprovò un paio di volte, cercando di non agitarsi troppo, ma superando qualsiasi limite di velocità per arrivare al Chaos il prima possibile. Lei, però, non c’era e Zoe spiegò che era rimasta parecchio tempo a parlare con Esteban. Si era detto solo “oh cazzo” perché quel cretino l’aveva minacciato più volte di raccontare alla sua fidanzata “la verità” ma lui era convinto di non avere nulla da nascondere, perciò non capiva esattamente cosa stesse succedendo a Lia.
 Vedete, a questo punto della storia, però c’è una cosa che dovete sapere: Jin aveva confessato a Lia di quelle sue notti con Rosi. Era successo poco dopo quel Natale, una volta in cui avevano bevuto troppo, ma lui ricordava nettamente di averglielo detto, e anche la reazione di lei che difficilmente avrebbe potuto dimenticare. Lia era totalmente ubriaca  e si sentì male in quel momento. Ebbe una specie di crisi di panico e gli disse solo “congratulazioni”, sconvolgendolo totalmente. Le aveva detto cose estremamente dolci per calmarla quando lei furente aveva chiesto “che diavolo vuol dire che non è la tua fidanzata? E’ una donna a cui tieni e ci fai sesso, è la tua ragazza!”.
Si aspettava una strigliata da Lia, un rimprovero perché magari Esteban le aveva raccontato di come Rosi la chiamava, ma non si sarebbe mai aspettato quello che capitò. Era uscito a cercarla con Max, ma gli era preso un colpo quando lei aveva inviato quello screenshot. Era proprio l’unica conversazione che lui non avrebbe voluto che lei leggesse, quella in cui erano già fidanzati, e Jin imprecò in mille modi. Provò a chiamarla ancora, allora, e le fece un lunghissimo messaggio vocale in cui le diceva solo “anima mia, ti prego rispondimi al telefono, c’è ovviamente una spiegazione…” e solo allora Lia rispose “tra mezz’ora al Chaos".
Gli prese un infarto vedendola scendere dall’auto di un altro uomo, e le chiese serissimo “chi era?” ma Lia con braccia incrociate ruggì “volevi spiegare, no? Spiega”.
Lui provò a prenderle la mano, perché voleva parlarne dentro da soli, ma Lia lo scacciò brutalmente e ringhiò soltanto che avrebbe ascoltato quello che aveva da dire.
 “Sì, ma sei gelata, mezza nuda al freddo, parliamone a casa o nella nostra stanzetta…” le sussurrò pianissimo con il cuore in gola, ma Lia ribattè secca che “aveva cose più importanti a cui pensare del freddo che neanche sentiva in quel momento…”
“Lia, non è stato nulla. Era una battuta stupida, come ne fa sempre lei. Era fuori luogo e irrispettoso per te, lo so, lo ammetto e me ne scuso a nome suo, ma non era assolutamente una cosa seria e…”provò a dire molto sereno, ma lei lo interruppe con una fastidiosissima risata nervosa.  “Davvero? Questa è la tua spiegazione? Magari con le inglesine bionde funzionava eh, ma io sono un’esperta di cazzate. Ne ho sentite troppe di cose simili da Tony per non capire il vero significato di queste parole…”
“Perché pensi di non poterti fidare di me, Lali?” bisbigliò piano, sentendosi morire. Non avevano mai avuto una vera lite, lei non era mai stata così dura e rigida con lui e continuava ad allontanare le sue mani,che invece cercavano disperatamente di avvicinarsi a lei e alle sue guance.
“ Perché ho scoperto mille cose che non sapevo”gli disse durissima, ma poi le lacrime la soffocarono e dovette fermarsi per un attimo prima di aggiungere “…ho scoperto che mentre io mi innamoravo di te e facevo qualsiasi cosa per fartelo capire, tu ti scopavi quella che hai sempre detto essere sempre e solo la tua migliore amica. Mentre io restavo sveglia la notte, cercando di ricordare i tuoi sorrisi che mi scaldavano l’anima, tu la mettevi a quattro zampe a quanto pare…”
“Lali, amore, ma tu lo hai sempre saputo questo…”le disse cercando di stare calmo, ma sentendosi morire perché Lia stava piangendo ed era solo colpa sua.
“Ah sì? Che strano, a me non risulta invece…”rispose risentita, e lui provando ancora una volta ad avvicinarsi le spiegò di quella notte in cui glielo aveva raccontato, che Lia aveva totalmente rimosso e solo allora, colta alla sprovvista Lia gli permise di avvicinarsi per un attimo e Jin le prese il viso con le mani con molta dolcezza.
“Allora ti chiedo scusa, va bene? Ti chiedo scusa per non avertelo detto, e per qualsiasi cosa possa aver fatto piangere quegli occhi così belli che amo da impazzire…” le sussurrò piano, e fece per baciarla perché pensava che il discorso fosse chiuso, ma Lia aveva appena iniziato.
“Stronzate, come tutte le parole che mi hai detto. ‘Non ne sarei uscito senza di te Lali, sei stata il mio angelo’ come no. E intanto scopavi con quella…”
Sussurrò amaramente, divincolandosi dalla sua presa. Aveva con il cuore in migliaia di pezzi e Jin sospirò e le disse piano “…se è questo il problema, se è questo a farti tanto male, ti ricordo che mentre tu ti innamoravi di me, mia piccola, io ero innamorato di te già da un pezzo. E se è vero che ho toccato un’altra donna in un periodo in cui noi eravamo vicinissimi, e tu facevi ogni cosa per risollevarmi il morale, è anche vero che tu passavi tutta la giornata con me, ma poi tornavi dall’unico uomo che aveva il diritto di toccarti e stare con te e io mi sentivo morire…”
“Certo, perché ovviamente è colpa mia…”ribattè Lia caustica, e Jin provò solo ad avvicinarla, ma lei si allontanò.
“Non è colpa tua, amore, ma vorrei che capissi che se sono andato a letto con un’altra è solo perché ero troppo pieno di dolore e rabbia, perché non potevo averti eppure eravamo così uniti…”le disse pianissimo, ma Lia pensò “…come se non avessi mai sentito questa cosa da Tony” ma per qualche minuto non disse nulla, rimase a respirare profondamente, cercando di calmare il dolore che aveva dentro.
“E le altre cose Jin? Come le giustifichi?” chiese, con le mani che le tremavano, ma cercando di non mostrare troppo le sue emozioni e Jin si strinse nelle spalle perché non capiva di cosa stesse parlando, così Lia gli porse il suo cellulare dicendo solo “leggili tutti…”.
“Sì, ok, è vero mi ha scritto quel messaggio stupido quando noi due stavamo insieme, ma io non ho fatto nulla Lali…”le sussurrò piano, cercando di afferrare quelle sue piccole mani tremanti, ma lei si scansò. Lia era in un miliardo di pezzi e lui non l’aveva mai vista così, ma Jin era ancora tranquillo, perché era certo che avrebbero trovato un modo per risolvere.
“Le hai solo detto ‘non puoi così, lo sai…’. Mi spieghi cosa significa una cosa del genere?” ribattè furiosa e con molta calma Jin le spiegò soltanto che significava esattamente quello che aveva scritto, ossia che non poteva fare quelle offerte a lui, ma Lia scosse la testa e disse piano che gli sembrava una reazione assurda perché avrebbe dovuto quanto meno risentirsi.
 “…se ti fosse dispiaciuto davvero…” aggiunse rigidissima e Jin sorridendo si scombinò i capelli e le disse piano “amore, davvero mi stai chiedendo questo? Davvero non sai che da tre mesi io vivo, esisto e respiro solo per te?”
“Non so chi sei in questo momento…”sussurrò lei pianissimo scuotendo la testa e Jin per la prima volta iniziò a temere davvero che quella lite fosse più seria di quanto non si aspettasse, ma provò comunque ad avvicinarla e Lia aggiunse pianissimo “…e poi quanto pensi che possa ferirmi il fatto che tutti i tuoi amici mi insultino costantemente alle mie spalle e tu non faccia assolutamente nulla per difendermi?”
“Guarda che questa è una bugia enorme. Non sai quante volte ci ho discusso, perché non potevano chiamarti stronza, non potevano accusarti di essere ipocrita o altro, e Max lo sa. Ovviamente, però, quello stronzo ti ha fatto leggere solo le conversazioni che facevano comodo a lui e adesso sembro uno che se ne frega dell’unica cosa al mondo che io abbia mai voluto con tutta l’anima…”le disse nervoso, perché non era riuscito a restare calmo ascoltando quell’accusa di lei e poi tirò fuori il cellulare e glielo porse dicendo solo “…leggile tutte. Leggi di come gli parlavo di te, di come gli ho raccontato il nostro primo bacio. Leggi tutte le liti con Rosi perchè ti chiamava la stronza, di tutte le cose che gli ho detto sulla donna che amo e di tutti i progetti per il futuro che ho con te. Se non ti fidi…” voleva concludere con “leggi” ma Lia furiosa ruggì “io mi fidavo di te. Ti ho persino spinto ad andare a casa di ‘quella’ stasera, perché credevo davvero che non ci fosse nulla di strano. Io ero certa del nostro amore, e continuavo a immaginare il nostro futuro, ma non a queste condizioni…”
“Amore, è una sciocchezza, dai…” le disse pianissimo e voleva aggiungere mille cose, quando Lia in lacrime rispose “Il punto è che io pensavo tu fossi una persona diversa, Jin. Non mi piacciono le bugie, i segreti e le cose non dette. Non posso vivere la mia vita con il terrore che tu ti stia scrivendo con lei e …non credo di poterti amare a queste condizioni…”
Era letteralmente soffocata dalle lacrime e dai singhiozzi, e lui si sentì mancare. Per un minuto non disse nulla, rimase a fissarla con gli occhi pieni di lacrime e poi, appena riuscì a domare la marea di dolore che lo aveva travolto sussurrò solo “…che cosa posso fare per cambiare questa cosa Lali? Tu sei la donna che voglio sposare, la donna che amo e io…”
“…è tutto rovinato Jin. Tutti i nostri ricordi, tutti i momenti che per me avevano un significato speciale, adesso sono stati sporcati dalla presenza di quella donna disgustosa e da tutte le altre cattiverie che ho letto sul mio conto…”
“Quali ricordi, eh? Perché mi sembra tu stia esagerando. Perché a Londra c’eravamo solo noi a baciarci sotto la pioggia e tenerci le mani per scaldarci. Quando ci siamo finalmente detti di amarci e la notte in cui ci siamo baciati per la prima volta c’eravamo sempre e solo noi. Quando abbiamo scelto quanti bambini avere, quando abbiamo fatto l’amore, quando ci siamo addormentati insieme a Natale e in tutti questi momenti splendidi, c’eravamo solo io e te amore…”
 Provò a dirle, ignorando le lacrime che gli scendevano dalle guance perché era totalmente in pezzi. Aveva davvero paura di perderla adesso, e aveva quasi una crisi d’ansia. Lei non riusciva a smettere di piangere, e aveva una terribile voglia di andare ad asciugargli quelle lacrime e stringerlo forte, ma non poteva. Non poteva assolutamente zittire quella vocina nella sua testa, che per anni le aveva parlato ogni volta che Tony usciva e non rientrava, ogni volta che trovava i suoi vestiti profumati di “un’altra”. Quella vocina che aveva messo a tacere tante, troppe volte per amore di Tony, ma che aveva imparato a sue spese a non ignorare. Così con un filo di voce sussurrò   “…come no. C’eravamo solo noi, ma lei si offriva di aiutarti a sfogare le tue voglie, perché questa stronza non ti permetteva di toccarla”
“Lali, piccola, ok ti chiedo scusa per non averti detto di quel messaggio. Le dirò di chiederti scusa e…” provò a dirle piangendo, ma Lia rispose che se l’avesse anche solo rivista l’avrebbe presa a schiaffi.
“Non prendertela con lei, sono io il tuo compagno, io dovevo dirtelo, ma non è per cattiveria che non l’ho fatto. Lei beve sempre tanto, e scrive un sacco di stronzate di cui si pente il giorno dopo, quindi non ho dato valore a quelle parole perché non volevo ferirti per una cosa senza senso…”
“Senza senso…”ripetè Lia furiosa, e Jin annuì e basta e ribattè “…sì senza nessun senso e nessun valore, perché non era seria e anche se lo fosse stata, io non avrei mai accettato, perché con te Lia ho tutto quello che avrei mai potuto desiderare.”
Erano entrambi in lacrime, uno di fronte all’altro nel parcheggio, con milioni di persone che passavano, li salutavano e gli rivolgevano la parola. Nessuno dei due fece caso ai clienti, neanche quando Zoe invitò entrambi dentro, perché stavano attirando troppo l’attenzione.
“Andiamo?” le sussurrò Jin pianissimo, ma Lia scosse la testa e disse piano “…Jin io ho detto quello che avevo da dire. E’ finita…”
“No, non è possibile…”ribattè sconvolto, afferrandole la mano di colpo e Lia scosse solo la testa, ma Jin aggiunse “…non può finire per questo, ti prego, ti supplico. Io mi scuso, ti giuro che non avrò mai più nessun segreto, controlla pure il mio cellulare periodicamente o qualsiasi altra cosa, ma non lasciarmi. Per favore, ho troppo bisogno di te…”sussurrò piano, con le lacrime sulle guance, ma lei scosse solo la testa e gli disse che non era quello il rapporto che lei voleva con il suo uomo.
“Non voglio dover controllare il tuo telefono, vivere di paranoie, non esiste. Non di nuovo…”disse sconsolata, e poi girandosi salì in auto e scoppiò in un pianto fragoroso, lasciandolo in mille pezzi nel parcheggio.
Nota:
Ciao a tutti, allora siete un po' tristi? Chi pensate abbia ragione?Che avreste fatto nei panni di Lia? Fatemi sapere, vi aspetto.

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Capitolo 31, 32, 33 ***


 
Capitolo: perché Lia è una stronza
Lia non riuscì neanche ad arrivare a casa, per il troppo piangere. Non riusciva a guidare in quello stato, e così rimase per parecchio tempo in strada, cercando di calmarsi. Non era certa di aver fatto la scelta giusta, e la sola idea di averlo perso davvero le faceva malissimo, ma non poteva proprio fare diversamente.
Arrivò molto tardi a casa di Zoe, e si chiuse nella sua stanza per non parlare con nessuno, ma trovò le chiamate di Jin, che non aveva fatto altro che telefonare.
“Dove sei?” le sussurrò pianissimo, quando Lia richiamò, e lei disse solo “nella mia stanza…”tranquillizzandolo per un attimo. Mille paure avevano preso in ostaggio il cuore di Jin, ma ora un po’ più calmò, riuscì a chiederle come stesse. Lia sorrise soltanto, ma non rispose e lui aggiunse “…facciamo pace Lali, sì? Perché non riesco ancora a crederci…”
“Vorrei qualche giorno di ferie Jin. Ho bisogno di un po’ di tempo da sola…”rispose lei molto seria e anche triste e lui pensò solo “è una coltellata questa” ma riuscì a reprimere le lacrime e a risponderle “…tutto quello che vuoi, ma dimmi che non stai scappando da noi…”
“Ho bisogno di una pausa da tutto questo…”bisbigliò appena con gli occhi chiusi e lui si sentì morire. Gli faceva male da impazzire l’idea di doverla lasciare andare, ma non aveva assolutamente scelta, così le disse che le avrebbe concesso tutti i giorni che voleva e lei sbuffò soltanto. Non era certa che fosse la cosa giusta, ma almeno avrebbe avuto il cuore tranquillo per un po’.
“E per favore, non chiamarmi Jin…”aggiunse decisa, ferendolo letteralmente a morte.
“Lali, amore, ti prego, non può finire così…”provò a ripetere, ma ormai aveva capito che era davvero finita e il cuore gli si era totalmente spezzato.
“Ciao Jin, ci sentiremo quando starò meglio…” sussurrò piano, chiudendo la chiamata e azzerando contemporaneamente ogni possibilità di dialogo.
Jin rientrò al bancone del Chaos e si ritrovò un po’ di amici che lo fissavano con fare colpevole. Zoe lo aveva detto a Max e lui aveva convocato tutta la truppa, tranne Rosi, ma Jin  vedendoli disse solo “non voglio parlare con voi, non oggi” recuperando una bottiglia e si allontanò verso la spiaggia. L’ultima cosa che voleva in quel momento era che qualcuno vedendolo piangere e struggersi per Lia gli dicesse “te lo avevo detto”, ma non riuscì a tenerli lontani a lungo. Fu Max il primo ad avvicinarsi: lo trovò di spalle e disse piano “dai, adesso è arrabbiata, ma tornerà perché ti ama...” Jin era letteralmente in un milione di pezzi, e scosse solo la testa, incapace di parlare.
“Ci parliamo noi, dai. Vedrai che riusciremo a convincerla…” aggiunse Tom, molto piano e Jin scuotendo la testa ruggì che era tutto inutile, e poi raccontò loro tutto quello che non sapevano, lasciandoli senza parole.
“Sì, ma andiamo: ha sopportato molto peggio da Tony, che senso ha chiudere dall’uomo perfetto che la adora per una cosa così stupida?”aggiunse Max, rubando la bottiglia del suo amico e Jin rispose piano “…appunto: mi ha detto chiaro di aver già avuto un bastardo di cui non si fida, e di non volerne un altro. E io non so come diavolo sia possibile che pensi che io sia un bastardo sinceramente, ma a quanto pare devo esserlo davvero, perché lei adesso è in un letto a piangere e ha intenzione di non venire neanche più a lavorare…”
“Dai, mandale due rose domani con un bel biglietto e le passerà tutto…” suggerì Tom, cercando di essere incoraggiante, ma Jin scosse solo la testa.
Lo fece, le inviò due dozzine di rose il giorno dopo, ma lei gli scrisse solo “grazie, ma non dovevi…” e poi non rispose più a nessuno dei suoi messaggi per giorni. Lia era in mille pezzi, e non faceva che guardare le loro foto e piangere. Si sentiva tradita e ingannata dall’unico uomo al mondo in cui aveva riposto una fiducia cieca, e non riusciva a calmarsi in nessun modo. Era pentita di avergli regalato totalmente il suo cuore, perché aveva permesso a Jin di superare tutte le sue protezioni e di penetrare nella sua anima come mai nessuno, ed ora doveva strapparlo via da lì e proprio non ci riusciva.
“Siete entrambi in uno stato vergognoso, lo immagini, no?”commentò sarcastica Zoe, raggiungendola a sorpresa il terzo giorno e lei sospirò soltanto, ma non disse nulla.
“Non ti sembra che sia il caso di superare questa cosa? Ok, ha una migliore amica che parla male di te, e hanno fatto sesso, ma non ti sembra eccessivo per lasciare un uomo che sta letteralmente morendo per te solo per questo? Insomma: niente tradimenti, niente inganni, niente bugie…”aggiunse serissima e Lia scosse solo la testa e ruggì “come no, niente inganni e niente bugie…”facendo infuriare l’amica.
“So che non ti piacerà quello che sto per dire, ma hai mai provato a vedere le cose dal lato delle persone che tengono a Jin?” aggiunse rigidissima, e Lia la fissò soltanto, ma con occhi di brace. Zoe aveva pensato a quel discorso per giorni, e nella sua testa era anche ben congegnato: le avrebbe fatto capire che le cose dall’esterno erano diverse e Lia ci avrebbe ripensato. Solo che la nostra amica dai capelli rossi, come sempre, aveva un carattere un po’ irascibile, e usò modi un po’ troppo bruschi per Lia.
“…devo essere sincera: tu sei la mia migliore amica al mondo, ma molte volte ho pensato anche io che ti stessi comportando da stronza egoista con lui…”
“Addirittura?” chiese Lia sconvolta, e Zoe annuì soltanto.
“Vedi, a volte sembrava davvero che tu non volessi vedere come stessero le cose. Tu gli scodinzolavi intorno, cinguettavi allegra, flirtavi costantemente, lo coccolavi e lo riempivi di affetto, e quel poveretto si illudeva. S’innamorava ancora di più ogni volta, e poi finiva per starci da cani quando tu andavi via. E’ questo il motivo per cui è andato a letto con Rosi, sai? Io c’ero quella Vigilia di Natale, ed era letteralmente uno straccio…”
Lia non capì il discorso di Zoe, non subito. Si infastidì molto, ma la lasciò continuare.
“…te lo ricordi, no? Tu avevi fatto un sacco di cose per lui e avevate passato la serata vicini a giocare a carte ridendo. Gli avevi anche tenuto la mano per un po’, e lui era così felice. E poi, da un momento all’altro, sei scappata via perché Tony è venuto a prenderti, e…lui ha smesso di sorridere. Si è letteralmente spento, e ci ha invitati al Chaos perché non aveva abbastanza alcol a casa. E poi ha iniziato a parlare di te, di questo suo tossico amore non corrisposto, ed è stato davvero tristissimo…”   
Lia ingoiò soltanto la saliva, e si asciugò due lacrime che aveva sulla guancia, ma era mortalmente addolorata per l’atteggiamento aggressivo di Zoe.
“Ci ha detto che era comunque felice, perché ti eri letteralmente illuminata quando avevi visto il messaggio di Tony, e per quanto lui lo odiasse, era felice di saperti felice. Una scena penosa, davvero…” concluse Zoe seria e con un fare estremamente critico, che Lia detestò letteralmente.
“E non fare la santa, dai…” aggiunse scocciata e Lia ruggì che non stava facendo proprio nulla.
“Beh ammetti di essere stata molto ambigua con lui, almeno nell’ultimo anno, dai. Non facevi che toccarlo, cercarlo, strusciarti, sorridergli, sbaciucchiarlo, fare scenate di gelosia, però neanche gli davi una speranza di poter stare insieme. Si è mangiato il fegato quel poverino, ed è per questo che ti hanno chiamato la stronza…”
“Io non l’ho fatto di proposito. Non volevo fargli male, ma anche io stavo gestendo la mia attrazione per lui…” ringhiò Lia scocciatissima, ma anche molto triste. Non era bello sentirsi dire di aver fatto del male a Jin per tanto tempo, ma lei davvero non lo aveva fatto di proposito. Zoe si addolcì un attimo in quel momento, e con fare comprensivo le disse piano che lo sapeva, ma che forse avrebbe dovuto pensare un attimo meglio alle conseguenze delle sue azioni.
"Io so anche cosa ti ha spinto ad allontanarti finalmente da Tony, e so anche quanto eri fragile all’epoca, per questo non te ne ho mai fatto una colpa, ma gli altri non lo sanno e non puoi pretendere che capiscano…”
“Pensavo tu capissi…” sussurrò piano, perché Zoe le aveva aperto quella immensa ferita e l’amica sbuffò e disse le parole sbagliate. Non voleva farle del male, ma ogni volta che si toccava quell’argomento Lia crollava letteralmente.
“Sì, ma non può essere la scusa per tutto. Ti sto facendo ragionare sul fatto che per molto tempo hai fatto del male a Jin e tu…” le disse un po’ troppo bruscamente Zoe, e Lia scattò.
Non le disse nulla, scosse la testa e uscì, senza neanche dare spiegazioni all’amica, che pensò solo “cazzo!” perché forse era stata troppo rigida.
Capitolo: Un ritorno inatteso
Lia tornò a casa dei suoi genitori, e per qualche giorno ancora rimase in ferie, poi però la vita le fece un enorme regalo: la sua insegnante dell’accademia le chiese se fosse interessata ad un corso di danza e lei impazzì di gioia.
Era una cosa molto piccola, un corso per delle bambine, ma era il sogno di Lia, che capì che quello era il suo destino. Decise di tornare al Chaos, allora, e il cuore di Jin scoppiò ritrovandosela davanti. Anche Zoe e Pablo la fissarono pieni di speranze, ma lei era andata lì per licenziarsi.
“No Lia, ti prego…” le disse Jin sconvolto, pensando che lo facesse solo per quella loro rottura, ma lei serissima rispose piano che ci teneva davvero a quel lavoro e che voleva un nuovo inizio.
“Sono molto orgoglioso di te e del tuo lavoro nuovo…”le disse, sforzandosi di stare calmo, ma totalmente in mille pezzi.
“…però Lia questo posto è quasi più tuo che mio, dannazione. Vuoi davvero licenziarti?” aggiunse cercando di trattenere il magone, ma lei annuì e basta, mentre versava un paio di lacrime.
“Resterò per un po’, magari. Ti aiuterò a trovare una sostituta bravissima…” bisbigliò appena e lui scosse solo la testa esasperato.
“Io…faccio qualunque cosa Lia pur di non perderti, davvero…”le sussurrò piano, ma Lia rispose rigida “questo non c’entra Jin. Il licenziamento non è legato alla nostra rottura…”
“Ma perché fai così? Perché mi tratti con questa freddezza? Ho fatto uno sbaglio, lo so, ma merito davvero tutto questo?”aggiunse esasperato, ma lei rispose solo con “è inevitabile che le cose vadano così…” facendolo sbuffare forte. Poi, però, mentre usciva sentì “…io te l’ho sempre detto che era solo un sogno, vedi? Adesso mi trovo solo nel nostro letto, sul divano dove ci coccolavamo, e non riesco a fare a meno di chiedermi perché diavolo mi è successa una cosa così bella, se poi è finita subito” e le si spezzò il cuore.
Lia rimase per altri dieci giorni al Chaos, e furono pesantissimi. Lei e Jin si fissavano da lontano, con enormi occhi di pianto e sembrava che avessero mille cose da dirsi, ma non si parlavano praticamente. Lei fu gentile con i clienti, e non annunciò il suo addio al bar se non pochi giorni prima del suo licenziamento. Nessuno poteva crederci, ma nessuno riusciva a smuovere la sua determinazione. Era imbarazzante lavorare insieme ora che non potevano stare troppo vicino, e Lia sembrava sempre, costantemente, desiderare di essere altrove. Quando poi giunse il weekend del compleanno di Lia, quello che avrebbero dovuto trascorrere insieme a Parigi, Jin decise di fare comunque un gesto carino, così la raggiunse mentre era di spalle e le disse piano “…parti con un’amica domani. Ti cambio io il biglietto, devi solo darmi i dati dell’altra persona…”
Lia si sentì letteralmente morire per quella frase. Non avevano mai davvero parlato, malgrado si vedesse che lui voleva davvero provare a farlo.
“…non esiste. Farebbe troppo male. Puoi andare tu, però…”rispose, senza girarsi a guardarlo e lui scosse solo la testa e sussurrò piano “mi ucciderebbe, onestamente” facendola sorridere piano.
In quel momento, allora, Lia si girò e lo fissò profondamente negli occhi, con tanta tenerezza da farlo letteralmente soffocare.
“Ci tenevi tanto ad andare a Parigi…” le disse, con due enormi occhi languidi e Lia scosse la testa e sospirando bisbigliò piano “…ci tenevo ad andare con te, Jin. Ora sarebbe una tortura…”
In quel momento, non si sa come o perché, ma Jin si ritrovò un po’ troppo vicino a lei e prendendole le mani disse piano “…andiamo io e te. Scappiamo insieme da tutto e proviamo a parlarci come facevamo prima…”
Lia fu scossa da un brivido talmente forte per quelle parole, che anche lui se ne accorse, e sperò che quello fosse un sì, ma lei scosse solo la testa e sospirando disse piano “…non è possibile, purtroppo. Non si scappa da una ferita come la mia…”
Gli voltò le spalle e fece per andarsene, allora, ma sentì “…voglio curare quella ferita, ma tu non hai nessuna intenzione di farmi capire come fare. Voglio ricucirla e prendermene cura, ma tu non mi permetti neanche di avvicinarti. C’è sempre un muro tra noi, qualsiasi cosa io faccia, tu ormai sei distante e lontana e sembra quasi che non ci siamo mai amati per davvero…”
La frase di Jin era davvero eccessiva, e Lia lo fissò furibonda, ma non le fu necessario parlare, perché lui alzò le mani e disse piano “ok, scusa era una stupidata, ho esagerato. Ti chiedo scusa, so che sei stata innamorata di me. Sono solo letteralmente a pezzi, e continuo a non capire perché non possiamo stare insieme, onestamente. E mi aspettavo che dopo tanti anni come amici, riuscissimo almeno a parlarci, invece no. Hai deciso di lasciarmi, non rispondi quando ti chiedo di parlare, e sembra sempre che faresti qualsiasi cosa per starmi il più lontano possibile ed io non so neanche che cosa ho mai fatto per meritarmi tutto questo astio e disprezzo. Io non so più che fare Lia e mi manchi…”
“Sono solo molto ferita…” rispose pianissimo, e lui le accarezzò piano i capelli e sussurrò “…parliamone Lali, proviamo a chiarirci. Io ti amo da impazzire, dai…”
In quel momento era troppo vicino al viso di lei, ed era evidente che volesse baciarla, perciò Lia avvampò letteralmente e abbassò lo sguardo, ma lui accarezzandole la guancia le sussurrò piano “e io ti manco mai, Lali?”
“Secondo te?” rispose risentita, ma anche molto dolce e lui sorrise soltanto e mettendole due dita sulle labbra sussurrò “dimmelo Lali. Ho troppo bisogno di sentirti dire che anche tu pensi ancora a noi, a come facevamo l’amore, ai nostri progetti, alle coccole a letto la domenica mattina…”
“Certo che ci penso…” rispose amareggiata, abbassando lo sguardo, e Jin sorrise in modo splendido e le disse piano “…partiamo da soli Lali. Coccoliamoci per un intero weekend, e fatti consumare le labbra a furia di baci…”
“Non posso dimenticare quello che è successo, mi dispiace…”rispose Lia, non molto convinta ad essere onesti, ma lui scosse solo la testa e rispose piano “non dimenticare, perdona…”
“Ci vuole molto tempo per il perdono…”rispose Lia piano, e stranamente Jin si sentì speranzoso. Le sue parole erano piuttosto chiare, non aveva detto “no, mai” ma aveva chiesto tempo e questo era positivo. Quella sera le scrisse una lunghissima dichiarazione d’amore, e Lia sorrise soltanto. Aveva trovato una nuova stanza vicino al lavoro nuovo e i suoi giorni al Chaos e a Playa del Monte stavano per finire, eppure lei si sentiva totalmente sottosopra.
E poi, proprio quando i nostri due personaggi dormirono sereni per la prima volta, con una speranza nel cuore, qualcosa cambiò improvvisamente e i piani di Lia furono stravolti.
Il giorno dopo era in ritardo, anche troppo e questo era molto strano, ma nessuno disse nulla. Arrivò dopo quasi due ore in cui Jin si era mangiato il cuore, scese da una macchina e corse dentro.
Jin non voleva chiederle con chi fosse stata, non voleva saperlo, ma Zoe glielo chiese immediatamente e Lia rispose piano “…ho avuto un incidente d’auto, niente di grave, ma la mia macchina è morta…”poi fissando Jin chiese scusa, e lui annuì soltanto sorridendo. Sembrò finita lì, ma Lia era palesemente a disagio e questo attirò l’attenzione di Zoe, che prese a studiarla nei dettagli. E poi accadde: dalla porta entrò Tony, e Lia sbuffò soltanto.
“…se mi lasci il cellulare in auto è difficile che io possa lasciarti andare via, gattina…”le disse con voce felpata, e Jin si sentì morire. Senza dire una parola si allontanò da solo, ma fu Zoe a gridare “non ci credo…”
“E’ brutto essere scaricato dalla donna che ami, eh cinese? Magari da questa brutta storia impari a non metterti in mezzo quando due si amano…”gli disse Tony trionfante, ma Lia gli urlò solo di smetterla e togliersi dai piedi, e Jin scomparve dietro ad una porta senza parlare.
“Ho chiamato mio padre, subito dopo l’incidente e gli ho chiesto aiuto. Non so perché, ma lui mi ha mandato Tony con la sua auto…” disse improvvisamente Lia piano, entrando nella stanza in cui si era rifugiato Jin. Era seduto per terra, con le mani sulla testa e le disse solo “bene, capisco…”soffrendo tantissimo.
“Senti Jin, ora che sono senza auto per me è molto difficile spostarmi e…”provò a dire Lia, ma lui serissimo disse solo “…vai pure, se è quello che vuoi. Ho provato a trattenerti, ho fatto qualsiasi cosa in mio potere per non perderti, per convincerti a restare, ma a quanto pare non è questa la tua strada. Ti auguro ogni bene, perché sei una donna straordinaria…”
Entrambi sospirarono per quelle parole, e Lia pianse anche, ma lui non riuscì a guardarla negli occhi pronunciandole. A fine serata, quando Lia annunciò che era la sua ultima serata, Zoe iniziò ad urlare e Max cercò di convincerla, ma lei ormai aveva deciso e andò via tra le polemiche generali. Uscì, iniziò a camminare perché suo padre non era ancora arrivato, e si sciolse in un mare di lacrime. Le faceva davvero male quell’addio, era la fine di un grosso capitolo della sua vita e lei si sentiva morire, ma era certa di stare facendo la cosa giusta.
Il giorno dopo, però, Playa del Monte si svegliò immersa nello scandalo: Tony aspettava un figlio dalla sua nuova fidanzata diciottenne ma era letteralmente scomparso, lasciando la poveretta tutta sola con la sua pancia. Chi era l’ultima persona con cui l’avevano visto, secondo voi? La nostra Lia, ovviamente. E così nel paese iniziarono a diffondersi dicerie sui due ex amanti, che spezzarono quel che restava del cuore di Jin.
 Capitolo: una serata
Lia si era trasferita in città da qualche giorno, ormai, e aveva preso una stanza in un convitto di religiose. Aveva tante nuove coinquiline e un nuovo lavoro, ma le mancava comunque qualcosa. Non aveva avuto il coraggio di scrivere a Zoe, anche se qualche volta aveva scritto a Jin, presa dalla malinconia, e lui le aveva anche risposto, ma molto freddamente. Si era detta che probabilmente a lui non faceva piacere sentirla, ma la verità era un’altra.
Vedete, Jin non sapeva cosa fosse successo tra la sua ex e il caro Tony, ma il fatto che lui fosse scomparso proprio quando era partita lei, lo aveva insospettito. Se la stava passando parecchio male senza di lei, e Zoe e la sua nuova collega lo detestavano perché continuava a mettere canzoni deprimenti al Chaos. La sostituta di Lia era una signora di quarant’anni con tre figli, che cercava in tutti i modi di dargli consigli, ma Jin ormai era a pezzi.
Samantha, l’aveva beccato più volte in contemplazione di vecchie foto, e tutti ormai lo avevano riaccompagnato a casa almeno una volta, perché stava bevendo troppo. I suoi amici, però, per l’ennesima volta avevano fatto una scelta sbagliata: continuavano a dirgli che non doveva scriverle o chiamarla, e mille volte gli avevano nascosto il telefono quando aveva bevuto troppo, perché volevano evitargli di umiliarsi ulteriormente. Erano tutti convinti che quel pettegolezzo su Lia e Tony fosse quanto meno fondato, perciò in un disperato sforzo per proteggerlo, si comportavano da mamme chiocce, ma volete sapere la verità? Lia era molto perplessa per quel comportamento di lui.
Le aveva fatto tutto quel discorso romantico, e adesso non le chiedeva neanche come stesse? Che senso aveva quella cosa?La prima sera in cui aveva trovato il coraggio di scrivergli, era stato per una sciocchezza. Stava sistemandosi nella sua stanzetta, e aveva trovato tra le sue cose una tshirt di Jin che aveva preso in prestito, così gli aveva mandato una foto e allegra gli aveva scritto “Don sarà contento: devo riportartela…”
Era un modo per suggerire che avrebbero dovuto rivedersi, a lei parve evidente, ma Jin non capì. Rispose quasi dodici ore dopo, e le scrisse solo “non preoccuparti, puoi tenerla” lasciandola alquanto perplessa. Lia sapeva dei pettegolezzi su lei e Tony, e se volete saperlo, era anche l’unica a sapere dove lui fosse in realtà perché le aveva telefonato, ma era certa che nessuno dei suoi amici potesse credere a quella stupida diceria. Invece, in realtà, ci credevano tutti. Solo Mari la chiamò e le chiese spiegazioni, sconvolgendola totalmente.
“Ma ti pare che tornavo con uno che mi ha annunciato la cosa dicendo ‘questa tizia è più stupida di te, e neanche mi ascolta. Non sono riuscito in nessun modo a convincerla a sbarazzarci di questo ragazzino’? Sei pazza?” spiegò Lia scocciata, ma dire quelle parole l’aveva comunque ferita.
Mari era una delle tre persone al mondo a sapere dell’aborto di Lia. Era capitato circa due anni prima, lei aveva scoperto di aspettare un bambino e ingenuamente lo aveva confessato a lui, che aveva fatto qualsiasi cosa per dissuaderla dall’avere quel figlio. Alla fine aveva ceduto, e fragile com’era  aveva rinunciato al suo bambino, ma Lia non si era mai perdonata per quel gesto. Era stata malissimo per mesi, e poi era riuscita a rimettersi in piedi quando Jin aveva avuto bisogno di lei, un anno e mezzo prima. Questo aveva rovinato il rapporto tra Lia e Tony, questo l’aveva inconsapevolmente spinta tra le braccia di Jin e questo era il motivo per cui mai al mondo sarebbe tornata con Tony, anche se ci aveva messo troppo tempo a realizzarlo.
Da buona amica, Mari scrisse a Jin che Lia non c’entrava nulla con la fuga di Tony, ma lui scosse solo la testa e si disse che per un po’ voleva cercare di vivere senza pensare a quel nome o a quegli occhi. Non ci riuscì, ovviamente, ma la vita gli fece una sorpresa niente male.
 Da giorni Lia si chiedeva se fosse il caso di partecipare ad una serata in cui c’era una cover band di amici di Jin. Sapeva che lui ci sarebbe stato, perché andava sempre alle loro serate e così decise di andare per far finta di incontrarlo per caso. Così convinse un paio di nuove coinquiline a uscire, indossò il suo famoso vestito a fiorellini e grazie ad un passaggio arrivò alla serata con il cuore in gola.
Non le fu difficile trovarlo, come sempre era il più alto di tutti. Non sapeva neanche lei perché avesse tanta voglia di vederlo e parlarci, ma voleva davvero ascoltare quelle canzoni con lui, perché alcune di quelle gliele aveva cantate lui dolcemente. Avvampò letteralmente vedendolo da lontano, e inavvertitamente le si stampò sulle labbra un sorriso dolcissimo, poi però si accorse che non era solo e fu come un cazzotto nello stomaco. Stava bevendo, e aveva Rosi accanto, e Lia pensò solo “no, non voglio saperne nulla” così disse alle amiche che aveva bisogno di aria, e scappò all’uscita del locale.
Stava quasi per avere una crisi di panico, aveva lo stomaco totalmente stretto da una morsa, e non respirava bene, quando sentì qualcuno pronunciare il suo nome. Max e Tom erano ovviamente con Jin, Rosi e Josè, ma erano usciti per fumare con due ragazze. Vederla sorprese non poco il nostro amico con gli occhi azzurri, che disse immediatamente sottovoce a Tom “corri a chiamare Jin, adesso”.
 “Max mi dai un passaggio?” chiese lei, con due enormi occhi da cagnolino spaventato e lui sorridendo le chiese dove volesse andare. Lia era nervosissima, continuava a fissare l’uscita del locale, temendo che comparissero Jin e Rosi, così disse piano “Dai, andiamo, per favore…” e lui ridendo le chiese di nuovo di spiegarsi.
“Non voglio vederli insieme, va bene?” ruggì spazientita incalzata da quel modo di fare di Max, e lui sorrise in modo molto ammiccante, ma non disse una parola. Qualcun altro disse piano “di che stai parlando?” facendole venire i brividi.
L’aveva vista, e non era certo che la ragazza che aveva visto fosse Lia, ma c’erano troppe cose in comune: il vestito che le aveva regalato, i capelli morbidi, il fisico. Insomma se non era Lia, poteva essere solo un’allucinazione, perciò aveva provato comunque a seguirla e uscendo aveva incontrato Tom che gli aveva confermato il suo sospetto. Era uscito pieno di aspettative e gli era davvero venuto un infarto nel sentirle dire quelle parole.
“E…vi lascio soli” concluse Max, mettendo una mano sulla spalla del suo amico e svanendo nella folla.
“Ciao…”sussurrò Lia piano e Jin le chiese serissimo “non c’è la band di Tony stasera, vero? Non sei venuta con lui?” facendola ridere forte.
“Ma ti pare? Non andavo alle sue serate neanche quando stavamo insieme, figurati ora…” rispose divertita, ma lui era terribilmente confuso, così le chiese perché fosse a quella serata e Lia sorridendo disarmata si strinse nelle spalle e rispose “non lo so bene neanche io, se vuoi la verità. Ho visto di questa serata, ho pensato che ci saresti stato anche tu e…volevo venire”
“E perché te ne volevi andare, allora?” aggiunse, abbassandosi molto per avvicinarsi al suo viso e guardarla negli occhi, ma lei sbuffò soltanto e rispose serissima “e secondo te? Pensavo fossi ad un appuntamento galante e non volevo disturbare…”
Il cuore di Jin per la prima volta in due settimane riprese a battere, e dolcissimo le chiese piano “…e secondo te io mi portavo anche Josè ad un appuntamento galante?” facendola ridere e ridendo nervosamente a sua volta.
“Sei bellissima, lo sai?” le disse piano, appoggiandosi al muro contro cui lei era sdraiata e le guance di Lia divennero rossissime, ma sostenendo il suo sguardo gli rispose “…anche tu, lo sai?” facendolo ridere.
“Hai messo questo vestito per me?” sussurrò piano, sfiorando con un dito una bretella del vestito e lei mordendosi il labbro annuì soltanto.
“Sono un po’ ubriaco Lali, posso confessartelo?” le disse, vicinissimo alla sua bocca e lei si sentì letteralmente morire e disse piano “meglio, così mi dirai soltanto la verità…”e lui scosse solo la testa.
“Te ne vuoi andare o entriamo dentro a berci una cosa io e te? Possiamo mangiare qualcosa o anche ballare o cantare se ti va, oppure pomiciare se per caso lo vuoi…” provò a dire, sfoderando tutto il suo fascino, ma Lia rispose piano “non mi va di stare dove c’è lei. Scusa…”
“Ma che ci importa delle altre persone, Lali?” le disse piano, ma lei scosse solo la testa.
“Potrei anche dirle di andarsene, ma non penso mi ascolterebbe perché ha una mezza storia con uno della band…”rispose Jin accarezzandole il viso, e di nuovo Lia tremò come una foglia per le sue mani.
“Non possiamo entrare e fingere di esserci solo noi due Lali? Dai…”le disse piano, prendendola per il bacino e Lia sbuffò soltanto.
“Non parliamo con nessuno, ci allontaniamo da tutti…” aggiunse, stringendola e Lia pensò che quella frase significasse: non posso dire a Rosi di andare a casa perché siamo venuti insieme, ma non ho nessuna intenzione di frequentarla, così ridacchiando gli disse che sarebbe entrata con lui se avesse tenuto le mani al loro posto, perché Jin aveva cominciato ad abbracciarla e lui annuì e giurò che sarebbe stato buonissimo, però la afferrò per mano e fece per entrare quando lei lo trattenne.
“Jin, hai fatto sesso con lei?” chiese, spaventata e quasi sconvolta e lui sorridendo disse piano “quando Lia? Un anno e mezzo fa? Sì. Adesso? No. Non ci penso neanche a dire il vero e sai perché?”
Lei scosse soltanto la testa, con enormi occhi da bambina, e lui disse piano “…perché voglio poter dire che l’ultima donna con cui sono stato, era l’amore della mia vita. Le ultime labbra che ho baciato, l’ultimo corpo che ho stretto, sono della donna che per anni è stata il mio più grande desiderio. E se lei non mi vuole più, me ne farò una ragione, ma non toccherò altre labbra a meno che io non provi per la loro proprietaria lo stesso amore e desiderio. Detto tra noi, mi pare francamente difficile da realizzare, ma è così…”     
Lia sorrise soltanto, molto dolcemente, ma lui fissandola intensamente aggiunse “…non so se voglio sapere tu cosa hai fatto con Tony, invece…”
“Non ho fatto niente…” rispose lei divertita, e lui scosse solo la testa. “C’è una cosa che dovrò raccontarti, e questo spiega anche perché sono stata così ambigua con te e mille altre cose, ma soprattutto spiega perché non tornerei mai con Tony, soprattutto ora che ha un figlio in arrivo…”
“Ascolto…” le disse Jin piano, con occhi bellissimi ma lei scosse la testa e gli disse che prima o poi ne avrebbero parlato, ma con fare molto serio.
Entrarono nel locale mano nella mano, e Lia lo presentò alle sue nuove coinquiline, che furono immediatamente preda di Max, Tom e Jose. Rosi si avvicinò al gruppo e provò a socializzare con le nuove arrivate, ma lo sguardo rigidissimo di Lia la fulminò letteralmente e non le rivolse neanche la parola. Rosi non voleva liberare il campo e non aveva nessuna intenzione di cedere il suo migliore amico a quella tizia, eppure fu costretta a farlo, perché Jin la portò via.
“Te l’ho detto che sono ubriaco, sì?” le sussurrò Jin all’orecchio, dopo un’ora di flirt anche troppo espliciti, e Lia rispose allegra “…è abbastanza evidente, onestamente…”
“…e posso dirti che darei qualsiasi cosa per un tuo bacio?” aggiunse, fissandola negli occhi e lei lo fece. Cedette, si lasciò andare e finirono col baciarsi per tutto il resto della serata. Jin era davvero super felice di riaverla tra le braccia, ma Lia era confusa oltre che felice. Lui faceva sempre quello strano effetto sconvolgente, ed era bellissimo lasciarsi andare alle sue labbra.
“Torni a casa con me, stasera?” le chiese pianissimo, mordicchiandole il lobo come aveva fatto tanti mesi prima e Lia si sentì morire, ma annuì soltanto e disse piano “…lo faccio solo per salutare il mio ragazzo felino…” facendolo ridere.
Si fecero tantissime coccole quella sera, e arrivati in auto le loro effusioni degenerarono. Jin aveva ripreso i suoi tentativi di seduzione, e Lia non aveva nessuna voglia di interromperlo. Era addosso a lei, aveva fatto cadere le bretelline del suo vestito, e la stava baciando, quando il suo cellulare li interruppe. Qualcuno aveva preso a chiamarlo compulsivamente, e anche se lui non aveva nessuna voglia di rispondere, alla fine Lia lo allontanò e gli disse di farlo perché il telefono stava rovinando l’atmosfera. Jin, però, fece una smorfia particolare vedendo chi chiamava, e Lia scosse solo la testa scocciata.
Rosi aveva chiamato perché non trovava Tom, ma era una scusa. Era evidente che volesse soltanto sapere se davvero fosse andato via con lei. Jin furioso ruggì che poteva chiamare direttamente Tom, perché era evidente che fosse solo una scusa per attirare la sua attenzione. L’atmosfera, infatti, si gelò totalmente dopo quella chiamata e Lia disse piano “…inizio a credere che non sia una buona idea…”
“No, no è una fantastica idea, amore. Io ti rivoglio a casa, dai, ti prego…” rispose, fissandola con enormi occhi languidi, ma Lia sussurrò piano “…io posso perdonarti. Posso capire che quando non stavamo insieme, ti ho ferito e tu hai scelto di stare con lei. E’ doloroso e fastidioso, ma legittimo perché non stavamo insieme. Però Jin…quello che è successo dopo no. Non posso perdonare quello che ha fatto…”
“Non farlo. Sarà mia amica e tua conoscente, non c’è nulla di strano…” le disse Jin sereno, ma lei scuotendo la testa rispose  “non riesco a sopportare la sua esistenza nella nostra vita” sconvolgendolo.
“Lia, lei è un’amica, non c’entra niente con noi…”
“Non c’entra niente? Eppure è sempre presente, dannazione!” ruggì seria, ma lui scosse la testa e disse piano “Lali le dirò di chiamarmi meno…”
“Non capisci, eh? Non voglio che una persona così ci stia sempre intorno. E’ così difficile da capire? E’ una squallida donnetta che non fa altro che mettersi tra noi ed io non la voglio vedere…”
Jin pensò che avrebbe dovuto prevederlo, che in fondo era piuttosto scontato, ma non era giusto. Le disse piano “…non ci starà intorno. Le dirò di prendere le distanze, perché dopo quello che è successo sei giustamente risentita e…”
“O lei o io…” disse Lia incerta, ma quell’idea le parve sempre più giusta col passare del tempo.
“Ma che dici? Come puoi dire una cosa così stupida amore?” chiese piano, ma lei scosse solo la testa e chiese di essere portata da suo padre.
“E così devo scegliere se rinunciare alla mia più vecchia amica o al mio grande amore? Mi dai almeno un attimo di tempo per decidere?” le disse serio, e Lia stringendosi nelle spalle rispose che non era necessario, che avrebbe scelto lei se non avesse avuto una risposta nell’immediato.
“Lia, Rosi è la mia migliore amica da sempre. E’ la mia terza sorella…” provò a spiegarle serio, ma lei inflessibile rispose che non le importava, facendolo sbuffare.
“Facciamo così Lali: tu provi a frequentarla per un po’, le dai non so…un mese. E in questo mese, se lei fa qualcosa che ti irrita, che può rovinare il nostro rapporto o altro, io ti giuro che rinuncerò a lei. Glielo spiegherò chiaro e…” provò a dire Jin confuso, ma Lia scosse la testa e aprì la portiera dell’auto per andarsene.
“Non essere irragionevole…” la supplicò, ma lei disse solo “Non riesci a capire: mi fa male tenerla nella nostra vita. E se ami qualcuno, ci tieni che non stia male…”
“Io darei qualsiasi cosa per non farti stare male, amore. Sto solo provando a trovare una soluzione meno drastica, che rispetti anche i miei di sentimenti…” le disse piano, ma Lia ruggì “se non sono io, è lei. Quindi me ne vado…” lasciandolo come un idiota a sbuffare nel parcheggio.
Nota:
Ciao a tutti,
Scusatemi per l'attesa, ma stavo finendo un'altra storia. Allora come state? Che ne pensate di questi due? Ha torto Lia? Ha torto Jin? E che ne pensate di questa figura di Rosi? Fatevi sentire, se vi va!

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Capitolo 34: Max cambia le cose ***


Capitolo: Max cambia le cose
Quella sera Max era particolarmente di buon’umore perché aveva sentito la sua biondina preferita per un po’, ma poi l’aveva lasciata in pace per studiare e aveva accompagnato l’amico a conoscere due tizie, anche se francamente non era interessato.
Stava vivendo qualcosa che non sapeva cosa fosse, ma gli scaldava il cuore e questo bastava. Vedete, il giorno di Capodanno, quando emozionato come un ragazzino aveva raggiunto Mari alla festa, per poi fuggire subito, era stato male per davvero. Mari lo aveva cercato tanto, ma all’inizio lui era stato molto elusivo perchè non aveva voglia di parlarle. Gli piaceva, ormai era chiaro e forse anche troppo, ma non aveva nessuna voglia di condividerla.
Mari, dal canto suo, si era accorta di una cosa strana quella notte di Capodanno: pensava di voler stare con Kimberly, era certa di averla attesa a lungo, ma trovandosela accanto si era resa conto che qualcosa non andava. Si sentiva mostruosamente in colpa, eppure ogni cosa le faceva pensare alle sue chiacchierate lunghissime con quello strano amico così bello.             Quando poi lui, da un momento all’altro, aveva smesso totalmente di cercarla, Mari si era sentita totalmente gelare. Provò in vari modi a capire cosa fosse successo, e chiese anche a Zoe distrattamente, fingendo di non essere molto interessata, ma non ebbe molte informazioni. Sapete allora cosa aveva fatto quella matta? Si era presentata a sorpresa a casa sua per parlare, ma lo aveva beccato con una tizia. Max si era completamente sciolto, aprendo la porta e trovandosela davanti con un sorriso splendido e una bottiglia tra le mani, ma immediatamente la ragazza con cui era impegnato aveva fatto notare la sua presenza e Mari era andata via con un sorriso imbarazzato. Per poi ritrovarsi a sospirare durante tutto il viaggio. Max le scrisse, si scusò per quella scena imbarazzante e Mari pensò soltanto “come no, guarda” ma fece finta di nulla, e si disse che probabilmente il suo amico era così elusivo perché aveva trovato un’altra delle sue solite conquiste.
“…ti trovi la ragazza e non mi dici nulla? Quanto posso offendermi, scusa?” gli disse scherzando, ma lui disse sospirando “…nessuna ragazza, solo una appena conosciuta. Niente di nuovo, sai che te lo avrei detto…” fece di tutto per non dire “a differenza tua che non mi hai mica raccontato della notte di Capodanno” ma lei capì e disse piano “…io ho una cosa da dirti, quando ci vediamo…” e Max mollò letteralmente la tizia con cui era e dieci minuti dopo era al parcheggio del Chaos per vederla. Voleva sapere come stavano le cose, non aveva più voglia di giochi strani, ma quando Mari lo strinse forte per salutarlo, pensò solo “…fammi quello che vuoi, ma non smettere”. La ascoltò, e lei confessò di aver baciato Kimberly a Capodanno, ma poi aggiunse “…però non ha funzionato, non so…” e lui s’illuminò.
Iniziò a credere di avere una chance con quella sua amica confusa, e così nei giorni successivi la raggiunse a sorpresa più volte solo per riaccompagnarla a casa, cenare insieme o scambiare quattro chiacchiere. Mari non aveva idea di cosa le stesse succedendo, eppure pensava sempre a lui e lo desiderava mostruosamente, ma doveva cercare di restare concentrata sui suoi studi, perché ormai le mancava solo da discutere la tesi e stava preparando il progetto di dottorato per partecipare al concorso. Aveva allontanato Kimberly per concentrarsi sul suo futuro, ma adesso con Max non ci riusciva, eppure non era necessario. Max rispettava i suoi spazi, e le chiedeva sempre il permesso di raggiungerla. Si accontentava delle sue pause e non la disturbava mai, ma era sempre felice di sentirla e lei aveva sempre più voglia di parlargli e vederlo.
Si erano visti quel pomeriggio, Max ormai faceva spesso un’ora e venti di viaggio per andare a salutarla, e avevano chiacchierato un po’ nel giardino dell’Università. Entrambi volevano provare a stare un po’ soli, e ormai era palese perché erano costantemente abbracciati, ma Mari non poteva certo invitarlo a casa sua dove la situazione con Kimberly era già parecchio complessa. Lei gli aveva anche fatto qualche battutina su quella serata, sul fatto che avrebbe voluto sapere se avesse conosciuto qualche tizia, ma lui baciandole la fronte disse solo “…cerchiamo di far distrarre il nostro amico zombie, ma non faremo nulla di particolare…”.
Mari sorrise, ma continuò a scrivergli per tutta la serata e impazzì di gioia quando lui le raccontò dell’arrivo a sorpresa di Lia. Allo stesso tempo, però, si dispiacque molto quando lui le scrisse “porto Lia a casa…” e decise di provare a scrivere a quella sua amica che sembrava quasi matta.
Ci aveva messo circa cinque minuti Lia a capire che quello che stava facendo era un errore madornale. Arrivata all’ingresso del locale, fece per tornare dentro, e poi si disse “No, è una sciocchezza”. Si girò per tornare indietro, allora, perché lo stava mandando via in quel modo così terribile e davvero le faceva malissimo, ma vide la sua macchina allontanarsi. Provò a chiamarlo, allora, ma aveva il cellulare scarico, così fece l’unica cosa sensata che poteva fare: rientrò e cercò il suo amico Max che era al bancone a ridere con gli amici e le sue coinquiline.
“Non mi piace questa cosa…”  disse tornando serio e Lia sbuffò soltanto e gli disse “…posso usare il tuo telefono? Devo chiamarlo, è andato via…” facendogli solo alzare gli occhi al cielo.
Lia sorrise notando che come sfondo del cellulare Max aveva una foto in cui c’era Mari con il suo cane, ma provò a chiamare Jin mille volte, senza avere risposta. Gli scrisse un messaggio allora, ma lui era troppo impegnato per vedere i messaggi del suo amico. Così Lia iniziò a parlare con quell’amico che aveva troppo a lungo evitato e che le spiegò tante cose che non sapeva.
“Lo hai veramente mollato dopo averci limonato per tutta la sera? Sei una stronza terribile!” le disse Max ridendo, ma imbarazzatissima spiegò che aveva reagito male per la chiamata di Rosi che aveva palesemente cercato di farli litigare.
“Sì, Lia, capisco. Immagino sia molto fastidioso avere qualcuno nella vita del tuo ragazzo che prova a mettersi in mezzo…”aggiunse molto serio e Lia esalando un sospiro di sollievo gli rispose solo “Vedi? Neanche a te sembra una cosa così strana! Diglielo!”
“Sì, ok. Però Lia sei tu che non hai capito: quel poveraccio ti ama e non gli importa di nessun’altra, dalla prima volta che ti ha visto. E ci ha provato a non pensare a te, a dimenticarti, a conoscere altre ragazze. Non sai quante gliene ho presentate, e qualche volta ci è anche uscito e sembrava anche fosse andata bene. Poi però tornava al Chaos, tu battevi le ciglia, sorridevi, e lui non si ricordava più neanche il suo nome…”
Lia sorrise in modo splendido in quel momento, e Max sospirò soltanto prima di aggiungere “…e lo so che magari tu sei insicura e che ti senti ferita da Rosi, ma se ci pensi razionalmente, forse, ti rendi conto che tutto questo è profondamente idiota e che dare un ultimatum del genere è da egoisti. Sì, Rosi ha fatto la scema, ma Jin stava già cercando il modo di allontanarla prima che tu scoprissi questa cosa. Aveva preso le distanze, evitava di risponderle di proposito, tanto che lei si era inasprita ancora di più. Le avevo parlato anche io, proprio per dirle che stava facendo una cazzata, se lo vuoi sapere perché Jin mi aveva chiesto un consiglio temendo che ti fossi arrabbiata leggendo quei messaggi e non voleva doverti nascondere le cose. Lo sai com’è fatto, non voleva avere cose da nasconderti, e si sentiva a disagio ma allo stesso tempo temeva che ti saresti fatta un’impressione sbagliata se ti avesse detto dei messaggi, per questo ha taciuto.”
Lia pensò solo “amore mio…” ma non disse nulla.
“Jin ti ama, lo sai anche tu, e ti ha detto che risolverà il problema, quindi lo farà, io ne sono certo. E tu…ti fidi, oppure no. Perché possiamo parlarne per ore, ma alla fine della fiera, tutto si riduce ad una sola domanda: ti fidi di lui? E se la risposta è no, fattelo dire, sei davvero strana.”
Lia sorrise soltanto, ma le parole di Max la colpirono. Era ovvio che si fidasse di lui, Jin era sempre stato la sua colonna in quegli anni, ma probabilmente aveva reagito troppo male a quella storia.
“E’ ovvio che mi fidi di lui…” rispose piano.
“Non mi sembra proprio, a dire la verità. Francamente, penso che tu abbia confuso i fidanzati: quello stronzo, che ti riempie di bugie e cazzate, non è certo il mio migliore amico. Il mio migliore amico è l’uomo più affidabile del fottuto globo. Jin non è uno falso, e non mentirebbe mai ad un amico, figurarsi alla donna che gli ha incasinato la vita…”
“A me ha mentito, però…” sussurrò Lia piano, e Max scuotendo la testa disse solo “perché, eh? Ti ha mai detto ‘Rosi ti adora? Rosi non è attratta da me?”
“Mi ha detto mille volte che sono solo amici…” rispose lei con guance arrossate e Max stringendosi nelle spalle ribattè “e credi ci sia qualcosa da aggiungere? Lo accusi di aver mentito, di aver fatto delle cose orrende, quando lui ha solo evitato di dirti di un paio di messaggi deliranti di lei ubriaca. E ok, non è bello, ma non mi sembra sia niente di grave anche perché lui non ha neanche mai risposto. Boh, a me sembra assurdo che tu lo abbia trattato in quel modo per così poco, onestamente. Ci sta discutere, ci sta sentirsi ferita, ma Lia hai fatto passare quasi due mesi per questa storia. Ti rendi conto? E se vuoi saperlo, ho insistito io molto affinché lui tenesse il segreto, perché sapevo che ti saresti arrabbiata e non volevo che tu litigassi con lui…”
“Non è solo questo. Non sapevo che fossero andati a letto e ha permesso a tutti loro di chiamarmi stronza senza dire una parola…” rispose nervosa, ma sempre meno convinta e Max le rise in faccia.
“Sono entrambe bugie, enormi. Numero uno: io ho ancora la chat in cui mi racconta della tua reazione quando ti ha detto che era andato a letto con Rosi e mi chiede “perché pensi sia stata così male?” e ti giuro che ne abbiamo parlato per tre fottutissimi giorni analizzando nel dettaglio ogni punto. Numero due…non hai idea di quante volte ha detto loro di non chiamarti così…”
“Davvero?” sussurrò Lia con enormi occhioni di pianto e lui si tranquillizzò. Era terribilmente arrabbiato con lei, ma Lia era stata così dolce, così non ebbe il coraggio di tornare rigido e le disse piano “…Rosi è inopportuna ed è stata scorretta, è vero, ma è l’unica amica d’infanzia che gli è rimasta nei suoi mille trasferimenti. In più, se chiudesse con lei, sarebbe quasi impossibile per noi vederci tutti insieme e onestamente è ingiusto che tu lo separi dai suoi amici…”
“Io non…” provò a dire, riflettendo per la prima volta su quella cosa, ma poi Max tirò fuori una cosa che le fece capire il motivo di tutto quell’astio.
“Il loro rapporto è letteralmente identico al mio con Zoe. E credimi: potrei amare la mia compagna oltre ogni immaginazione, ma se mi dicesse che non posso più vedere Zoe, che è la mia famiglia, la lascerei, perché sarebbe lei a dimostrare di non mi amarmi abbastanza da rispettare i miei affetti…”
“E’ questo che pensi di me?” sussurrò pianissimo, letteralmente in preda al panico. Temeva che anche Jin pensasse questa cosa, temeva di aver dimostrato di non amarlo e si sentiva morire.
 Così gli chiese di nuovo il cellulare per provare a chiamare, ma Max disse serio “no, questa cosa dobbiamo risolverla personalmente. Niente chiacchiere, adesso andiamo a casa sua, ti spogli e ci fai pace. E gli chiedi anche scusa, perché gli hai fatto davvero del male solo perché sei un’insicura…”
 “Andiamo…” sussurrò lei pensierosa, e Max sembrò soddisfatto. L’accompagnò a casa di lui, ma Jin non c’era. Aspettarono per un po’ e mentre Max pensava che forse poteva informarla di quello che aveva nel cuore, Lia sussurrò “pensi che lui sia andato via perché pensa che non lo ami abbastanza?”
“Io lo avrei pensato…” ribattè serio, ma poi si accorse dello sguardo spaventato di lei e aggiunse “…ma non penso che gli importi, onestamente. Credo lui sia consapevole di provare per te più di quanto provi tu…”
“Come vi viene in mente una cosa simile…” ruggì Lia risentita, e un paio di lacrime le scesero sulle guance.
Max provò a sorriderle, allora, perché forse aveva esagerato, ma non disse nulla e Lia aggiunse “io lo amo da morire…”
“E allora diglielo. Anche perché giuro che se mette ancora una volta ‘Tiny Dancer’ Zoe lo riempie di botte…” le disse gentilmente mettendole una mano sulla testa, ma Lia sorrise pianissimo.
“E che ti ha detto di me?” aggiunse piano, in un sussurrò e Max pensò solo che fosse prepotente e non proprio una scheggia, ma innamorata.
“Che mi ha detto…quando? Perché io sono tre anni che sento sempre parlare di te e mi sarei anche un tantino rotto le palle, eh. E’ iniziata quella volta in cui mi ha confessato che “forse aveva una cotta per te”. Da lì sei diventata argomento fisso, e la domanda chiave era “come si fa a dimenticare qualcuno così speciale?”. Perché lui dava per scontato di non poter avere chance con te, quindi di doverti dimenticare. Un giorno mi ha persino detto che stava pensando di vendere il Chaos, andare in Corea e sposare una qualsiasi scelta dal padre, solo perché sapeva che standoti sempre così vicino non sarebbe guarito mai…”
“Povero amore…” sussurrò Lia contrita e Max fumando aggiunse “…già. Povero santo. E poi un giorno mi ha chiesto ‘onestamente, secondo te potrei mai avere una chance con Lia? Se la baciassi incasinerei tutto?’ ed io gli avevo detto di farlo, di provare, ma fortunatamente lo hai fatto tu perché aveva il terrore di rovinare il vostro rapporto…”
Lia pensò solo che voleva disperatamente rifarlo, che voleva fare pace con lui. Avrebbe accettato quella cavolo di Rosi, e cercato di averci a che fare il meno possibile, ma non poteva rinunciare a lui.
“Chissà dov’è adesso…” sussurrò piano, fissando fuori dal finestrino con aria pensosa e Max ebbe un colpo di genio e le disse “magari è sotto casa tua, ci starebbe!” così decisero di rientrare, ma per strada incontrarono qualcuno totalmente inaspettato.
Nota:
Ciao a tutti, allora siete d'accordo con Max? Pensate sia stato un po' troppo brusco con Lia? Fatemi sapere, vi aspetto.

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Capitolo 35 e 36 ***


Capitolo:
In auto Lia provò di nuovo a chiamare Jin dal cellulare di Max, e inavvertitamente notò che Mari gli aveva scritto parecchi messaggi.
“Dai, accosta e rispondile. Ci rimarrà male se continui a ignorarla ed io sarò costretta a prenderti a schiaffi se fai rimanere male la mia amica…”gli disse, con un sorriso sornione da persona che sa quello che hai per la testa e Max prese il cellulare e disse piano “piccola, sto guidando quindi ti rispondo dopo, ok? Se c’è qualcosa di urgente scrivimi pure…”
“Piccola…?” sussurrò Lia estremamente perplessa, ma allegra per quei suoi due strani amici. Un po’ era amareggiata, perché Mari si era allontanata da lei negli ultimi mesi e non le aveva confessato nulla, però era francamente contenta per loro.
 Max sbuffò e confessò piano “…non so come o cosa sia successo, non so neanche se sia successo davvero ad entrambi o è una cosa solo mia…”
“Ci toccherà scoprirlo, allora…” rispose incoraggiante e lui scuotendo la testa le fece notare soltanto che lei non era stata in grado di capire che l’uomo che le moriva dietro da tre anni l’amasse troppo per poterla tradire, figurarsi se avesse potuto interpretare i sentimenti della criptica Mari.
“E invece la conosco abbastanza da…” disse lei divertita, ma poi Max fu costretto a frenare bruscamente e la loro conversazione si interruppe.
“E’ un gattino quello che ci ha attraversato la strada?” chiese Lia scendendo dall’auto per prestare soccorso al piccolo animale, e Max fece di tutto per farla tornare in auto, ma non ci fu verso. Lia raggiunse il punto in cui si era nascosta la creaturina e disse piano “morirà se lo lasciamo qui…”
“Non mi sembra amichevole, eh. Non fa che soffiare e sembra quasi una caffettiera con tutti quei versi…” le disse Max serio, ma lei togliendosi la giacca rispose “sciocchezze, è solo molto impaurito…”
Ci mise quindici minuti a recuperarlo e lo avvolse nel suo cappotto per bloccarlo e asciugarlo.
“vieni a casa con me, ragazzo…” sussurrò Lia piano, a quel gattino terrorizzato, che provava in mille modi a divincolarsi e Max le sorrise soltanto.
Rientrato in auto, però, ebbe un infarto quando lesse “…non riesco a dormire e penso di essere sola in casa…vuoi venire? Ho tanta voglia di un po’ di coccole ed è molto vicino da casa di Lia”
“Oh cazzo” disse Max sconvolto, e Lia gli chiese cosa fosse successo. Non voleva parlargliene, perché non aveva idea del perché Mari non si fosse confidata con lei, ma aveva bisogno davvero di parlarne con qualcuno. Così Lia apprese di quella strana storia tra i suoi amici, e le cadde quasi la mascella.
“Oddio è fantastico! Alla faccia di quel super noioso di Julio!” gridò con un po’ troppo entusiasmo, ma poi dovette calmarsi perché il gattino si era spaventato.
“Non so se è una buona idea. Tra due giorni si laurea, è in un periodo difficile, non voglio che si penta di qualcosa…”
“Beh tu vai e diglielo, ma se ti ha invitato…” sussurrò Lia sorridente, ma lui sussurrò piano “Zoe mi uccide…” facendola solo sbuffare.
Non sapeva perché Zoe avesse preso così nettamente posizione contro di lei e non lo aveva mai capito, fino a quando non aveva sentito dire a Max quelle parole sul rapporto tra Rosi e Jin. Così disse piano “…lei è sempre inflessibile. Non accetta il minimo errore”
“Beh è lei a dover sopportare ‘Tiny dancer’ a tutte le ore, e anche il suo capo ubriaco che si addormenta sui tavoli o sul bancone, quindi onestamente non me la sento di biasimarla…” rispose ridendo, ma Lia rispose seria “è per questo che ce l’ha tanto con me? O perché rivede nel rapporto tra Jin e quella, il vostro rapporto?”
Max annuì ridendo e le disse piano “è la prima considerazione sensata e logica che fai in tutta la serata. Mettici che la sua migliore amica se n’è andata senza neanche provare a parlarle…”
“Io ho provato, ma lei continuava a dare sempre ragione a Jin e a urlarmi contro, così ho smesso…” ribattè contrita, ma lui scosse la testa e disse piano “…e tu non sai com’è fatta, possibile? Lei urla, è aggressivissima, ma non è cattiva e se non le importasse di te, probabilmente non ti avrebbe neanche rivolto la parola. Zoe chiude con le persone con la stessa velocità con cui cambia il mascara, eppure mi risulta che ti abbia cercato più di una volta, ricevendo risposte molto vaghe…”
“Non avevo voglia di sentire tutte quelle urla…” rispose piena di sensi di colpa, perché quella sera davvero le sembrava di aver sbagliato tutto con tutti.
“…beh sai qual è la cosa positiva di Zoe? Che non è brava a portare rancore con chi ama. Quindi…” aggiunse Max, e Lia ridendo concluse “…quindi vai da Mari, tanto dopo un po’ le passerà la rabbia” facendolo morire dal ridere.
“E’ che non mi sembra una cosa giusta, non mi sento in diritto di avvicinarmi così a lei e…di toccarla. Insomma sono le sue prime volte, e non mi sembra giusto che le regali ad uno come me…”
“Che vuoi dire con ‘come me’? Sei uno che sta solo cercando di portarsela a letto?” gli chiese molto dolce, perché sapeva già la risposta, e Max scosse solo la testa e rispose “…dai Lia, non servo a niente come fidanzato. Tutte le mie storie naufragano dopo pochissimo, cosa vuoi che possa offrirle? Lei è un genio, io sono un fottuto meccanico e neanche dei più bravi…”
“Quante sciocchezze. Come se contasse qualcosa!”
In quel momento, però, raggiunsero l’indirizzo di Lia e il sorriso di lei si spense perché Jin non era neanche lì.
“Beh sarà andato da Mariela. O boh…magari gli serviva del tempo da solo per accettare tutte queste tue prese di posizione da piccola dittatrice bionda. Vattene a letto Lia e cerca di non farti uccidere nel sonno da questa bestia nera con gli artigli…” le disse dolcemente, ma ci era rimasta male, ed era evidente, così sussurrò piano “…pensi che abbia cambiato idea su di me? Che possa essere troppo tardi?”
“Lia, penso che appena accenderai cellulare ti troverai migliaia di messaggi suoi. Quindi non fare quel faccino triste, stai serena, che non è successo nulla di irreparabile…”
Fece per salutarlo con un sorriso, quando il cellulare suonò.
“Niente da fare, è tornata la sua coinquilina…” spiegò Max dispiaciuto e Lia gli disse piano “sarà per la prossima volta. Ma voleva fare quel passo, e questo conta per me…” facendolo sorridere.
Max, però, ci aveva messo il cuore e mille aspettative in quel messaggio. Così dopo aver liquidato Lia, arrivò sotto casa di Mari e le disse piano “piccola, puoi scendere un minuto?” facendole venire un infarto.
“Hey…” sussurrò Mari con un sorriso enorme raggiungendolo in auto, ma Max non aveva voglia di chiacchiere inutili, così le diede un bacio favoloso che la stese totalmente.
Si baciarono per un po’ entrambi troppo eccitati ed emozionati per fermarsi, e poi Mari gli disse una cosa assurda, che lo sconvolse totalmente.
“Facciamo una follia, vuoi? Dormiamo da te?”
 Lui mordendosi il labbro rispose “Vorrei eccome! Ma tu tra due giorni discuti la tesi, devi studiare dai…” le disse serio e Mari tremò pensando solo “ma allora è una cosa importante per te?” ma non lo disse e sussurrò fronte contro fronte “Io lo voglio Max…e non riuscivo a dormire per questo pensiero…”
Max sbuffò e le disse sorridendo “io non sono l’uomo giusto per queste cose…”
“Che vuoi dire?” chiese spaventatissima e lui sussurrò piano “…un uomo migliore di me riuscirebbe davvero a fare la cosa giusta, a resisterti e a rimandarti a casa. Un uomo più serio non ti permetterebbe di…” ma non riuscì a finire perché Mari gli tappò la bocca con un bacio.
“Ho voglia di te Max…” sussurrò dolcissima, mordendogli il labbro e lui dovette accontentarla. Spinse l’auto ad una velocità assurda, tanto da spaventare a morte Mari, ma venti minuti dopo la stese sul letto e iniziò finalmente a baciarla e ad accarezzare il suo corpo, facendola impazzire. Non fece immediatamente l’amore con lei, perché voleva farle godere tutte le piccole cose che lei aveva provato solo con Kimberly e che era certo di saper fare meglio, e dai suoi gemiti capì che aveva apprezzato tutto.
“Hey…”
“Hey…” sussurrò lei con gli occhi chiusi e un sorriso stupendo.
“Sei pentita?”
“E’ stata la cosa migliore della mia vita, quindi direi proprio di no…”sussurrò lei aprendo gli occhi e solo a quel punto Max riuscì a calmarsi, ma temeva che Zoe lo avrebbe davvero ucciso, così le chiese di nuovo se fosse sicura e lei sussurrò “vieni a dormire su di me…” facendolo sciogliere.
Dieci minuti dopo, però, il cellulare di Max illuminò la stanza perché qualcuno aveva finalmente finito di fare ciò che stava facendo e aveva iniziato a chiamarlo per raccontargli una storia assurda.
 
Capitolo
Jin aveva guidato per un po’ senza meta, perché aveva bisogno di chiarirsi le idee. La presa di posizione di Lia era stata nettissima e troppo rigida, ma forse non aveva tutti i torti. Era davvero un codardo, un uomo senza dignità, ma probabilmente avrebbe comunque allontanato Rosi, quindi tanto valeva farlo per la donna che amava. Una parte di lui, però, continuava a ricordargli che non era giusto, che i rapporti normali non si basano su capricci e ultimatum e che l’amore non ti chiede mai di scegliere.
Sbuffò e si disse che forse se non era riuscito ad ottenere la sua fiducia, doveva rinunciare e lasciarla andare, ma quanto poteva essere doloroso quel pensiero? Provò a chiamarla, allora, ma lei da classica bambina capricciosa aveva spento il cellulare, e lui si innervosì ancora di più. Non sembrava lei, era assurdo, ed era davvero un incubo. Poi, però, i suoi amici iniziarono a chiamarlo e Jin rispose ad una in particolare.
“Dove sei? Ti devo vedere adesso” disse serissimo, e la persona all’altro capo del telefono si sentì morire. Aveva visto che Lia era rientrata e aveva provato a chiamarlo, trovandolo totalmente furioso.
“Vengo a casa tua?” chiese seria, ma Jin voleva vederla in un luogo pubblico, per non alimentare ulteriormente le paranoie di Lia che sarebbe impazzita sapendo che si erano visti a casa, così le diede appuntamento in un bar in cui generalmente andavano a bere dopo le loro serate, che aveva la caratteristica di restare aperto fino a notte fonda. Mentre la aspettava vide le chiamate di Max, e notò che gli aveva scritto, ma non aveva nessuna voglia di parlare con lui. Non stava bene in quel momento, e probabilmente stava per fare una cosa che gli avrebbe tolto un po’ della sua stima per se stesso, quindi non aveva voglia di condividere con gli amici quel momento. Riprovò a chiamarla un paio di volte e si chiese come diavolo avrebbe fatto a tornare a casa. Chiese a Rosi immediatamente se l’avesse vista, se sapesse dove fosse in quel momento, ma lei alzò soltanto gli occhi al cielo.
“Rosi tu mi ami?” le disse rigido, seccato da quello stupido atteggiamento di lei, che rimase totalmente paralizzata da quella frase. Onestamente non sapeva neanche lei perché le desse tanto fastidio che quel suo storico amico avesse realizzato il suo sogno d’amore con quella dannata ballerina perfetta, ma la detestava. L’aveva sempre detestata, ad onor del vero, perché era terribilmente invidiosa dell’amore Jin provava per Lia. Quello stupido sembrava da sempre disposto a qualsiasi follia per lei, e Rosi si era sempre detta che non esistono davvero sentimenti del genere, che sono solo illusioni e ossessioni, e che le persone normali non vengono amate in quel modo. Si ripeteva che una volta avuta la donna che desiderava tanto, probabilmente avrebbe cominciato a ridimensionare questa sua ossessione per lei e a trattarla normalmente, ma Jin era diventato ancora più innamorato e ancora più “irreale” e lei era sempre più invidiosa.
“ma sei cretino?” chiese lei ridendo forte e lui rigidissimo scosse la testa e rispose “…io non riesco a capire onestamente perché ti comporti così da stronza…”
“Dai, non fare il tipo noioso…” rispose alzando gli occhi al cielo e Jin scosse solo la testa.
“Mi hai messo in un casino. Sono in una posizione odiosa, che mi fa sentire uno schifo, ed è tutta colpa tua. Ma che cazzo ti è passato per la testa, si può sapere? Perché non puoi essere felice per me?” le disse esasperato, ma lei ribattè secca “…perché non sai neanche tu quello che vuoi. L’hai idealizzata troppo in questi anni…”
“Saranno problemi miei, no?” le disse serissimo e lei scosse solo la testa. Spiegò che lo faceva per il suo bene, per l’affetto che li legava da sempre e Jin rispose serio “…no, sono sciocchezze. Io ti ho difesa, ho nascosto a Lia i tuoi messaggi per l’affetto che ci lega fin da ragazzini, ma quello che hai fatto tu è una porcheria. Tu vuoi che Lia mi lasci, vero? Sei più felice adesso che non vuole neanche parlarmi?”
“non essere paranoico adesso…”
“Allora per quale diavolo di motivo ti comporti così? Perchè la tratti male? Perché non hai mai provato a legare con lei? Perché non hai rispettato il nostro rapporto?”
Rosi alzò gli occhi al cielo e sbuffando rispose “perché è francamente insopportabile, con quel suo atteggiamento da prima donna e la convinzione che sia meglio degli altri, la detesto…”
Jin scosse la testa, perché avevano fatto troppo spesso quel discorso nei tre anni precedenti, e ruggì rigidissimo “ma gli amici fanno questo. Com’è possibile che non te ne rendi conto? Gli amici sono felici per la tua felicità, e cercano in tutti i modi di conoscere la persona che sanno che ami. Io ho fatto così con tutti i tuoi ex, e lo sai che sento ancora Rafa e tu, invece? Hai mai provato a parlare una volta con Lia da sole?”
“Ma di cosa diavolo vuoi che parli con una così? Della manicure? Di shopping? Io non sono quel genere di donna…” ribattè acida, e Jin scosse solo la testa e rispose “di qualsiasi cosa.Non ti ho chiesto di sposarla, ma solo di provare a conoscerla. Lei lo ha fatto con te…”
“Bene, quindi sono io la cattiva? Fantastico…” ruggì antipatica e  Jin provò per l’ennesima volta a spiegare ma senza ottenere nessun risultato. Così si convinse che aveva ragione Lia, che non era possibile un’amicizia tra loro, anche perché Rosi non lo avrebbe mai permesso. Le spiegò allora che non l’avrebbe più considerata sua amica e lei ci rimase malissimo. Provò a dirgli di ripensarci, di non buttare tutto all’aria per una donna, ma Jin le rispose che era stata lei a mandare tutto all’aria. E poi, proprio quando stava per concludere, gli arrivò una chiamata e tremò leggendo il nome del chiamante.
“Sanny…” sussurrò lei piano, ancora incredula, perché non si aspettava di avere risposta, ma lui rimase per un attimo senza fiato per la dolcezza di lei.
“Lali ti cerco da ore...” le disse, ma gli tremavano letteralmente le mani perché non aveva idea di cosa lei avesse fatto quella sera.
“Davvero?” sussurrò Lia pianissimo, al settimo cielo. Aveva davvero avuto paura di aver esagerato, così appena entrata in casa aveva posato il gattino su un vecchio maglione, gli aveva dato da mangiare ed era corsa a mettere in carica il cellulare per sentirlo.
“Certo Lali. Volevo sapere dove fossi, se per caso volessi parlare ancora di noi, ma il tuo telefono spento mi ha mandato in paranoia, letteralmente…” le rispose
“Anche io ti cercavo, ma dal cellulare di Max perché il mio era scarico. Sono stata a casa tua, ma non c’eri e neanche al Chaos. Ho aspettato, ma non ti sei fatto vivo, così ho pensato fossi a casa mia, ma non c’eri e…non sapevo dove fossi…”
Jin sorrise in modo splendido, allora e disse piano “…sei addirittura venuta a cercarmi amore? Ed io che pensavo che non volessi avere nulla a che fare con me e stessi facendo l’arrabbiata…”
“Scusa amore, scusa se sono stata prepotente. Ero gelosa e irrazionale, ma lo so che tu sei il mio uomo speciale. Io ti voglio di nuovo accanto a me. Per favore, non pensare di non contare abbastanza per me. ”
“Wow questa è nuova…” bisbigliò appena, letteralmente confuso, perché un paio d’ore prima aveva lasciato una donna totalmente diversa nel parcheggio ed ora lei era così dolce e pentita, perciò non aveva idea di cosa fosse successo.
“Vedi, Max mi ha detto una cosa su di te, e temo che valga anche per me. Ha detto che in questi tre anni hai cercato in ogni modo di allontanarti, di non amarmi, ma non ci sei riuscito. E questo vale anche per me, perché quando mi svegliavo ogni dannata mattina mi mancava il tuo braccio addosso. Quando preparavo il pranzo o la colazione, avevo sempre voglia di farne un po’ per te. Pensa che ho pianto per venti minuti davanti ad uno sformato di funghi e patate, che non ho neanche mangiato perché mi faceva troppo pensare a te…”
Jin rise allora, ma con le lacrime agli occhi. Si chiese se fosse possibile che lei avesse sofferto tanto per lui e provò a dirle piano “Lali…” ma lei aggiunse “…e mi mancava venire al Chaos, mi mancava tornare a casa con te e quando mi mettevo a letto la sera avevo sempre voglia della tua voce che mi sussurra piano accarezzandomi i capelli. Così ho capito di non essere più la donna di prima, perché il mio cuore ormai non è più lo stesso. Ti sei fatto spazio in questo piccolo cuore con la forza, e lo hai occupato tutto costringendolo ad adattarsi a te, alle tue strane fissazioni, al tuo amore per i gatti e per i Kiss e adesso semplicemente non riesce a tornare alla sua forma di prima senza di te ed è sformato e vuoto…”
Jin versò un paio di lacrime di commozione in quel momento, ma per qualche minuto non riuscì a dire nulla e lei bisbigliò solo “…cosa c’è? E’ troppo tardi?”
“No Lali, che dici? Ero solo un attimo troppo emozionato per rispondere, perché è la cosa più bella che mi abbiano mai detto. Ti amo da morire Lali, tanto da aver capito che probabilmente hai ragione tu, devo allontanare Rosi. Lo stavo facendo in questo momento…”
Lia pensò “fantastico!” ma non lo disse. Rispose solo “non devi farlo per stare con me. Io ti voglio comunque…”
“Dimmelo ancora, ti prego…” le sussurrò col cuore in gola e gli occhi chiusi e Lia disse piano “Mi sei mancato da impazzire. Temevo di non potermi fidare di te e sono stata malissimo…”
“Non succederà mai più amore, non rischierò più di perderti, lo giuro…” le disse piano e Lia rispose “…non mi perderesti facilmente amore…” facendolo sorridere.
“Posso venire da te adesso? Rapirti e portarti a casa nostra e fare l’amore?” sussurrò piano e lei ridacchiando spiegò che ormai le suorine erano andate a letto, dunque avevano chiuso la portineria.
“Sei prigioniera nel castello? E non posso raggiungerti in nessun modo?” le disse col sorriso e Lia disse di no.
“E poi ho un nuovo fidanzato che ha bisogno di me stanotte…” aggiunse, accarezzando quel gattino ringhiante, che si era accoccolato addosso a lei dopo aver mangiato il tonno e le acciughe. Raccontò a Jin del gattino, e lui impazzì per quella cosa, e iniziarono a pensare ai nomi da dargli e alle cose da prendere.
Jin dimenticò totalmente Rosi nel locale, e solo dopo po’ si ricordò e disse a Lia che forse doveva andare a salutare l’amica, prima di andare, ma entrando nel locale non la ritrovò e pensò solo “meglio così…”
 “…Allora domani portiamo insieme il piccolo dal veterinario e poi venite finalmente a casa?” facendola sorridere. Lia gli fece presente che sarebbe stato quasi impossibile spostarsi ogni giorno senza auto, ma Jin le disse solo “hai la mia auto Lali. Io vado al Chaos in moto, tu mi raggiungi quando finisci il lavoro e torniamo a casa insieme...se vuoi”
“Certo che voglio amore…” cinguettò allegra e Jin le disse solo “Dovrai chiamarmi amore sempre da adesso, lo sai? Perché ho sofferto troppo quando mi dicevi ‘non chiamarmi Jin’e adesso detesterei sentirtelo dire…”
“Lo so amore, mai più…” sussurrò piano, facendolo sorridere. Jin rimase al telefono con lei per tutto il tempo mentre pagava il conto del bar, e poi anche mentre guidava e si mise a letto parlando con lei.
 Il giorno dopo Jin aveva un impegno con sua madre, così si alzò presto e organizzò una sorpresa alla sua Lia, che però andò male, perché Lia stava organizzando contemporaneamente una sorpresa a lui.
Nota:
Eccoci qua, allora ve l'aspettavate di Mari e Max? E che ne pensate di questi due? Fatemi sapere, vi aspetto.

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Capitoli 37, 38 e 39 ***


Capitolo: i problemi di Zoe
“Ho bisogno di te, dove sei?” disse Zoe al telefono e Max le chiese solo cosa fosse successo, ma lei sbuffando ripetè “devo vederti…”
“Zoe…sono con Mari…” bisbigliò pianissimo e lei sbuffò molto forte e rispose piano “…quindi non è più vergine? Bella mossa, eh.”
Max sorrise soltanto al pensiero che davvero quella ragazza meravigliosa gli avesse fatto un regalo così enorme, ma bisbigliò appena che lo avevano voluto entrambi, e Zoe sbuffò soltanto.
“Mi sono innamorato…” le confessò preoccupato, e lei sorrise. Era una bella notizia, e sarebbe stato fantastico se davvero avesse funzionato tra loro, ma allo stesso tempo era potenzialmente un disastro di dimensioni epocali, così Zoe rispose solo “…speriamo bene” facendolo sorridere.
“Hai litigato con Pablo? Perché hai chiamato?” le chiese piano, ma lei scosse solo la testa e sussurrò che non era nulla di particolarmente importante.
“Non può essere certamente paragonato all’inizio di una storia super romantica tra le persone a cui voglio più bene al mondo…” concluse seria, e Max capì: tra le persone a cui voleva più bene al mondo, di solito figurava anche Lia, che però evidentemente era stata declassata. Così, con un sospiro le disse “…ho parlato tanto con Lia stasera, anche di te. Era abbastanza spaventata all’idea che tu preferissi Jin a lei, per questo non si è fatta viva. Adesso, però, sembra aver finalmente capito come stanno le cose…” e Zoe sorrise.
Chiuse quella chiamata e tornò a letto da sola, ma il demone che l’aveva svegliata non le permise di dormire. Zoe aveva contato per tre volte i giorni sul calendario, ma il risultato non era cambiato: aveva quasi quindici giorni di ritardo e lei aveva solo voglia di uccidersi.
Non sarebbe mai stata in grado di badare ad un bambino, mai nella vita. Era cresciuta senza padre e con una madre totalmente assente, che spesso non tornava a casa per giorni interi e conosceva una nutrita schiera di assistenti sociali che la chiamavano per nome. La prima cosa che aveva imparato nella vita era a badare a se stessa, ed ora avrebbe dovuto imparare a badare a qualcun altro? Ma come poteva fare? Lei era negata, non aveva pazienza e assolutamente nessun istinto materno. Sarebbe stata una madre disastrosa, ma Pablo, invece? Sorrise realizzando che lui era già padre ed era dolcissimo. Viveva solo per suoi figlio e lo amava alla follia, quindi avrebbe amato anche quest’altro bambino, se solo lei si fosse sentita pronta ad averlo.
Pensò a Lia, allora, alla sua scelta di due anni prima e a quanto ci era stata male per mesi. Zoe sapeva che solo l’amore per Jin aveva permesso a Lia di salvarsi dalla sofferenza per quel bambino mai nato, e si chiese se anche lei avrebbe provato tanto dolore rinunciando a suo figlio. Si disse che avrebbe dovuto parlarne con lei, perché avrebbe saputo cosa fare e le parole giuste da dire, ma quando finalmente riuscì a rimangiarsi il suo orgoglio e premere il tasto per chiamarla, il suo cellulare era occupato. Provò un po’ di volte, e sperò davvero che lei rispondesse, ma Lia era al telefono con Jin a farsi le coccole, e non vide l’avviso di chiamata se non molte ore dopo.
Zoe trascorse la notte in bianco, e all’alba del giorno dopo si presentò ad un laboratorio di analisi chiedendo di verificare se fosse incinta. Ci era stata con Lia anni prima e sapeva anche il costo dell’esame e quanto ci sarebbe stato da attendere. Scrisse distrattamente un messaggio di risposta al buongiorno di Pablo e provò a prendere una sigaretta, ma si disse che non era giusto farlo e in quel momento qualcuno le telefonò.
“Hey scusa, ero al telefono con Sanny e mi sono addormentata ieri. Ho visto solo ora la tua chiamata, ma spero sia tutto ok…” le disse piano Lia allegra e lei annuì e le disse che le era partita involontariamente, facendo dire a Lia soltanto un “ah” molto dispiaciuto, perché ci aveva sperato davvero che Zoe avesse parlato con Max e le fosse venuta voglia di sentirla.
“Hai preso un regalo a Mari? Io no e pensavo che sarebbe carino prenderle qualcosa insieme…” le disse distrattamente e Lia impazzì di gioia. Ribatté che non aveva ancora pensato a nulla, fissando il pacchetto che invece giaceva sulla sua scrivania e le propose un pomeriggio di shopping insieme.
“Oggi, però, perché domani lei discute presto e ci tengo ad andare…” le disse Zoe serissima e Lia annuì, ma poi si ricordò di dover portare il gattino dal veterinario con Jin e così fu costretta a rimandare.
“…le prenderò io qualcosa per entrambe, se vuoi” concluse serissima e Lia la ringraziò infinitamente. Si presentò in quel momento uno strano silenzio tra loro, ma Zoe era troppo in crisi per badarci, mentre Lia lo trovò particolarmente doloroso.
“Zoe mi manchi. Mi manca molto ballare con te al Chaos, ridere insieme e impedirti di litigare con Jin e con i clienti…”
“Torna, allora. Solo allora ti renderai conto che è tutto rimasto uguale, ci sono solo più foto tue in giro, e il tuo ex è diventato un alcolizzato fissato con la musica lacrimevole, ma per il resto è tutto normale. Penso si possa dire che manchi solo tu…”
Rispose, cercando di non farle capire quanto fosse addolorata e Lia dolcissima sussurrò “…sto tornando proprio ora. Impacchetto il mio gatto e qualche vestito e vado a svegliare Sanny che voleva a tutti i costi rapirmi ieri sera. Più tardi devo lavorare, ma penso che sarò al Chaos in serata…”
“Finalmente…” rispose Zoe sorridendo e lei le disse piano che si sarebbero viste in serata.
Chiusa la telefonata con Lia, trascorse il giorno a fare le pulizie in casa, perché generalmente riusciva a rilassarsi così, e poi la chiamarono dal laboratorio per comunicarle il risultato e lei rispose solo “Lo sapevo, grazie…”
Rimase per molto tempo a fissare nel vuoto, senza sapere esattamente cosa fare. E poi improvvisamente sorrise, realizzando che ci sarebbe stato Pablo al suo fianco e che lui probabilmente lo avrebbe saputo. Certo era presto, perché si conoscevano molto poco, ma erano felici e magari lui sarebbe riuscito ad organizzare meglio il suo lavoro se avesse saputo che stava per arrivargli un piccolo. Zoe si sentì davvero felice a quel pensiero, perciò decise che avrebbe aspettato il suo arrivo il giorno dopo per fargli quella sorpresa, certa che lui ne sarebbe stato felice.
Quella sera rientrò al Chaos molto allegra e beccò in giro Max che la strinse forte e basta, notando che aveva qualcosa di strano. E poi giunse Jin e tutti lo fissarono sconvolti, perché era letteralmente bellissimo, oltre che raggiante. Aveva lavato i capelli, si era dato una sistemata e indossava una di quelle camicie che piacevano a Lia e aveva un pantalone attillato che mostrava un gran bel sedere.
“Fa effetto il capo ripulito, porca miseria…” le fece notare Samantha, piuttosto impressionata, ma Zoe lanciandogli uno strofinaccio bagnato disse solo “…contieni un po’ di questa gioia, per la miseria. Vuoi davvero dimostrarle che ci tieni così tanto?” e lui la strinse soltanto, troppo felice per dire qualsiasi cosa.
Capitolo: Mimi
Quella mattina Jin si era alzato prestissimo, perché doveva accompagnare sua madre dal dentista in città e voleva cogliere l’occasione per fare una sorpresa speciale alla sua piccola. Voleva farle recapitare delle rose con un biglietto estremamente romantico, e svegliò sua madre all’alba per questa cosa, spiegandole che “era assolutamente urgente”. Mariela sbuffò un po’, perché era arrabbiata con Lia che aveva spezzato totalmente il cuore di quel suo dolce ragazzo, così glielo disse, ma Jin sussurrò piano “no, no mamma non essere arrabbiata. E’ tutta colpa mia e di Rosi, non c’entra Lia…” facendola sorridere piano.
“Non l’avrai mica tradita con Rosi?” ruggì rigidissima e Jin sbuffando rispose “mah è una storia lunga, poi te la racconterò mentre andiamo dal dentista. Per ora ti basti sapere che ci amiamo ancora e vogliamo ancora stare insieme…”
“Quindi il piano di sposarla e darmi tanti nipoti è ancora valido?” chiese Mariela sorridendo e Jin annuì e le disse solo che molto dipendeva anche da quella sorpresa che aveva voglia di farle. Spese una cifra astronomica in rose, e le scrisse un biglietto che avrebbe fatto sciogliere qualsiasi cuore di pietra, ma il fioraio tardò e quando arrivò al pensionato Lia aveva già lasciato le chiavi della sua stanza e salutato tutti.
La signorina Sarton, infatti, aveva pensato esattamente la stessa cosa: voleva fargli una sorpresa, presentarsi da lui mentre è a letto, sorprenderlo addormentato e fare l’amore con lui, che appena sveglio era sempre in vena d’affetto. Si era alzata all’alba e aveva prima fatto i bagagli, poi recuperato un collarino per il suo micetto in un negozio sotto casa, ed in fine aveva salutato tutte ed era partita in treno per Playa del Monte. Sua sorella andò a prenderla alla stazione e Lia riuscì a farsi aprire il portone da una vicina di Jin sua amica, che un anno prima le apriva spesso quando lui era troppo depresso per farlo. Recuperò anche la chiave di sicurezza che Jin teneva nel vaso accanto alla porta ed entrò, convinta di trovarlo addormentato, ma rimase molto perplessa non trovandolo.
“Amore dove sei?” gli scrisse triste, senza neanche dire buongiorno, e Jin le spiegò che era dal dentista a tenere la mano a sua madre, perché Mariela aveva il terrore di tutti quelli col camice.
“E tu amore mio? Hai dormito bene? Sei nella tua stanza?” le chiese dolcemente e Lia fece finta di niente e gli disse che si era svegliata presto perché il gattino aveva giocato con i suoi piedi. Jin non sospettò nulla, ma passò la mattina a controllare il telefono, sperando che lei gli scrivesse di amarlo o comunque per ringraziarlo per i fiori. Iniziò a diventare impaziente quando gli arrivò la notifica di consegna dei fiori e la richiamò, ma Lia stava preparandogli il pranzo e non disse nulla di quei fiori, lasciandolo molto perplesso.
Jin tornò a casa nel primo pomeriggio, perché Mariela aveva voluto portarlo a pranzo, e si accorse subito di qualcosa di diverso, perché la casa profumava di torta.
“hey amore ce l’hai fatta, finalmente…” gli sussurrò Lia, all’angolo della porta, in una splendida sottoveste rosa totalmente trasparente e il cuore di Jin esplose. La strinse forte e baciandola le disse solo “neanche nei miei sogni ho mai avuto una sorpresa così…” facendola sorridere. Per molto tempo non si dissero nulla di diverso da “ti amo” e non fecero altro che amarsi e coccolarsi pelle contro pelle, ma dopo un po’ Lia gli chiese se fosse dispiaciuto per quella invasione e Jin accarezzandola le disse piano “…tu non sai quanto mi sia sentito vuoto e inutile senza il mio amore. Per anni ho sognato di averti e poi è successo e ogni giorno mi sembrava un regalo dell’universo, ma allo stesso tempo perderti è stato letteralmente devastante. Quindi, mia amata, non provare a starmi lontana, hai capito?”
Lia sorrise e lo strinse soltanto e Jin pensò che fosse davvero la ricompensa per qualcosa di buono fatto in una vita precedente quella donna dolce accoccolata sul suo petto. Dimenticò le rose e qualsiasi cosa, si dedicò soltanto a lei per un po’, ma poi furono interrotti da una lamentela. Era Don, ma non stava piagnucolando fuori alla loro porta come al solito. Andarono a cercarlo, e assistettero ad una scena esilarante: il gattone corpulento stava miagolando disperato, perché il gatto di Lia più snello e agile era salito su un mobile per non essere disturbato da lui, che con la sua stazza e il suo peso non sarebbe mai riuscito a raggiungerlo.
“E’ nero anche lui…” osservò Jin fissando quella creatura sinuosa che camminava lungo il bordo della libreria e Lia annuì cercando di recuperarlo per portarlo dal veterinario. Scoprirono che quella creaturina nera era femmina e Jin pensò solo “ecco perché la stava corteggiando così disperatamente”. Il veterinario le fece un rapido checkup e concluse che fosse una femmina di quasi un anno un po’ più piccola fisicamente della media per la sua età, perché probabilmente aveva avuto dei problemi durante lo sviluppo.
“Va sterilizzata, mi raccomando. Soprattutto se ha a che fare con altri gatti…”spiegò il veterinario e Lia annuì soddisfatta, ma non chiese nulla. Era felice che la sua gatta stesse bene, e aveva anche scelto un nome per lei, perché le aveva ricordato di una vecchia storia che aveva letto con la protagonista di nome Mimi.
“Piccola, quindi hai qualcosa da dirmi?” le chiese piano in auto, alludendo ovviamente ai fiori, ma lei si strinse nelle spalle e disse piano “che sono felice?”
“Ti sono piaciuti almeno?” aggiunse confuso, ma lei non capì e solo dopo un po’ Jin scoprì che lei aveva lasciato la sua stanza al pensionato molto prima dell’arrivo del fioraio.
Lia si scusò mille volte, ma lui divenne fucsia pensando al fatto che quel bigliettino così intimo fosse finito in mano a delle suore.
“Ho scritto che mi manca il sapore del tuo corpo, il tuo respiro, la tua pelle morbida contro la mia, il seno caldo…oddio andrò all’inferno!” commentò Jin sconvolto, ma Lia ridacchiando disse che al massimo aveva insegnato un po’ di romanticismo ad un branco di vecchiette e lui rise.
Lia riportò a casa Jin e Mimi e baciò lui per pochi minuti prima per dirigersi a lavoro, lasciandoli a socializzare. Jin riuscì a vincere la benevolenza di quella gattina diffidente, e morì dal ridere notando che lei teneva sempre molto a distanza Don, che invece sembrava molto infatuato.
“E’ la storia della mia vita amico…” gli disse Jin, cercando di prenderlo in braccio per distrarlo dalla gatta “…lei è troppo per te, ma tu continua a provare mi raccomando. Magari ti metto anche un po’ a dieta così fai colpo…”
Cercò di farsi bello più che poteva per il ritorno della sua Lia al Chaos, e iniziò a cercare voli online per fare una sorpresa alla sua amata. Vedete, era stato troppo male quando aveva dovuto cancellare il viaggio a Parigi, sapeva che lei moriva dalla voglia di andarci e voleva ora più che mai farla sentire speciale, così si mise a vedere i voli e gli hotel, e chiese a sua madre se poteva tenerle due gatti eventualmente.
Arrivò al Chaos raggiante e fu gentile con tutti come al solito, ma quando Samantha gli ruggì “…insomma adesso che è tornata la donna perfetta mi licenzi?” rise di cuore.
“No Samantha, anzi volevo parlare proprio con te di quella proposta che mi avevi fatto. Penso che potremmo provare a tenere il Chaos aperto anche al mattino, così da attirare la clientela delle madri che portano i ragazzi a scuola, come suggerivi. Proviamo per un mese e vediamo se ci stiamo con le spese…” le disse con fare estremamente gentile e affascinante, e Samantha pensò solo di non aver mai visto così quell’uomo. Era sempre stato taciturno e distratto, e lei si era chiesta spesso come diavolo avesse fatto ad attirare l’attenzione di quella donna bellissima di cui aveva visto le foto, ma ora che si era rimesso in sesto le era chiaro.
Jin strinse forte Max vedendolo, e lo ringraziò mille volte, ma lui aveva troppe cose da raccontare, quindi se lo portò fuori a chiacchierare e bere insieme e gli aprì il suo cuore. Jin fu incredibilmente felice e gli disse piano “è una ragazza meravigliosa, hai tutta la mia approvazione” facendolo sorridere.
“Quindi non sei arrabbiato perché le ho portato via la sua prima volta?” rispose Max serissimo, ma Jin si strinse nelle spalle e ribattè che era stata una scelta di Mari e nessuno poteva sindacare.
“La tua ex invece si è comportata davvero da scema, però ti ama davvero e forse ho giocato troppo a farla sentire in colpa, ma ha funzionato…” gli disse ridacchiando. Jin chiese informazioni e poi capì e disse “è per questo che mi ha chiamato e mi ha detto ‘non pensare che non ti ami’? Colpa tua, quindi?” e Max annuì facendolo ridere, ma in quel momento furono interrotti da qualcuno supersexy.
Lia era entrata al Chaos abbastanza preoccupata, perché temeva all’idea di rivedere Zoe, ma lei le sorrise soltanto e le indicò l’esterno dove Jin stava chiacchierando con Max. Lia pensò fosse solo a fumare ma si sentì totalmente in colpa per averli interrotti.
Tornò da Zoe, allora, e si presentò anche a Samantha, che le disse ridendo che sapeva benissimo chi fosse, perché Jin aveva rotto l’anima a tutti con la storia della sua amata crudele che non lo voleva più.
“Lo ha detto a tutti?” sussurrò dolcemente, con un’espressione deliziata che infastidì parecchio la nuova barista.
“Già, c’è da esserne soddisfatte. Non so se te lo meriti un uomo che si tortura in quel modo per aver perso l’amore, sai?” rispose rigidissima Samantha e Lia scosse solo la testa perché non aveva voglia di discutere con una che non sapeva neanche bene chi fosse.
“Come stai scema?” sussurrò piano a Zoe e lei stringendosi nelle spalle ribattè che c’era una sola scema nel locale, e non era lei.
“Lo so, lo so, ma basta tenermi il muso. Sono qui, mi sei mancata e so di esserti mancata anche io…”
“Quanta arroganza Eulalia, chi ti dice questa cosa?” ribattè divertita, ma lei le saltò al collo e le disse piano “…come stai? Sembri felice, lo sai?”
“E tu com’è che sei tornata sui tuoi passi?” chiese con un sorriso bellissimo, e Lia le spiegò tutto: la voglia che le era venuta di vederlo e provare a risolvere, la serata di baci, il suo addio nel parcheggio e poi il discorso con Max.
“Ti sei davvero permessa di dirgli o lei o io? Ma sei cretina?” ruggì serissima, e Lia abbassò la testa colpevole e disse piano “…so di aver sbagliato, ma c’erano delle cose che mi facevano troppo male…”
“Oddio guarda fortuna che non ci siamo sentite in questo periodo, perché penso ti avrei strozzata. Qual è il prossimo passo? Allontanarlo anche da me e Mari? Impedirgli di andare da Nane a comprare le brioches?”
Zoe era mostruosamente delusa dalla sua amica, ma anche preoccupata. Se Pablo avesse sentito tutta quella storia, probabilmente avrebbe dato ragione a Lia, perché lui era contrario al suo rapporto con Max, e lei si sarebbe trovata incinta e in una situazione molto spinosa.
“Zoe non è così. Il vostro rapporto è innocente, ma con Rosi è diverso…” rispose contrita, e Zoe ruggì “è diverso perché anni fa, quando non stavate insieme ci ha fatto sesso? Oh che differenza…”
Samantha fingeva di lavorare, ma ovviamente stava ascoltando tutto, e pensò che fosse davvero mezza matta quella biondina, ma cambiò idea quando Lia ruggì ferita “E’ diverso perché tu non hai mandato al mio uomo messaggini con offerte sconce mentre stava con me…”
In quel momento Jin rientrò in sala, e sia Zoe che Samantha urlarono il suo nome contemporaneamente con aria parecchio seccata.
“Sono nei guai piccola?” sussurrò apparendo alle spalle di Lia e baciandole piano il collo, facendola sorridere dolcemente.
“Sei nei guai eccome!Ci hai rotto le palle per un mese con la storia del tuo amore geloso, ma non l’hai mica detto che questa ti mandava i messaggi porno…”ruggì Samantha, che non c’entrava nulla, ma aveva comunque voluto partecipare, e Zoe gli diede un enorme schiaffo sulla testa.
“Cosa ti dice il cervello, si può sapere? Come hai potuto permetterle una cosa del genere?” ruggì a Jin furiosa, e poi fissando Lia aggiunse “…e tu dimmi che non è ancora viva…” facendola ridere.
“E’ tutto passato, comunque. Perdonato e dimenticato…” sussurrò Lia piano, difendendo Jin e chiuse la questione per quella sera. I nostri innamorati si coccolarono un po’ dietro al bancone del Chaos, ballando, bevendo e sbaciucchiandosi per ore.  Samantha e Zoe li presero parecchio in giro, ma erano contenti per loro. Prima di andarsene, però, Zoe disse piano “…e comunque dovevi dirmelo. Ti avrei portato fino a casa sua per ucciderla. E poi ti avrei aiutato a nascondere le tracce, perché è questo che fanno le amiche e tu per me Lia sei una delle amiche migliori al mondo da quando ti ho vista con la maglietta di topolino il primo giorno delle scuole medie…”
“Mi fai piangere scema…” sussurrò Lia stringendola forte e sbaciucchiandole le guance in lacrime. Avevano litigato tanto in quegli anni, come tutte le amiche, ma Lia non era mai arrivata al punto di ignorarla ed era stato molto doloroso per entrambe.
“Hey, però abbiate cura di voi, mi raccomando…” concluse, prima di salutarli a fine serata e Lia annuì e basta soddisfatta.
Capitolo:
Quella notte, mentre Max correva dalla sua Mari che gli aveva chiesto di aiutarla a rilassarsi in vista della sua discussione finale, Lia e Jin si accoccolavano a letto e lui disse piano “Lali tu puoi prendere un giorno a lavoro vero?” incuriosendola.
Le confessò che voleva fare di nuovo i biglietti per Parigi e Lia gli chiese di non spendere altri soldi per lei, ma lui scosse solo la testa e disse piano “Ho sofferto troppo il giorno del tuo compleanno Lali. Voglio andare a Parigi con te, dimenticare tutto il dolore e costruire un ricordo speciale…”
“Allora andiamo. Ho sofferto tantissimo anche io…” sussurrò pianissimo, accoccolata sul suo petto e Jin impazzì di gioia. Mentre lei si addormentava prenotò hotel e volo e solo all’alba riuscì ad addormentarsi pensando solo a quanto sarebbe stato bello partire insieme. Trascorsero il giorno dopo ad occuparsi di Don e Mimi, perché lei non aveva nessuna intenzione di farsi avvicinare e lui sembrava sempre un languido innamorato pazzo.
“Non si fa così con le ragazze, come devo spiegartelo? Ha bisogno di spazio, non starle addosso o la spaventerai e si allontanerà ancora di più…” gli disse Jin piano, ma iniziò a chiamarlo ‘Juan’ perché era un vero dongiovanni quel gattone nero, che adesso era andato a farsi coccolare dalla sua donna.
Trascorsero la giornata sereni, a coccolare i due gatti, cercando di convincere Mimi a scendere da tutti i ripiani più alti di casa di Jin, e Lia rimase particolarmente impressionata dall’influenza che lui aveva su quella sua gattina ribelle. Solo nel pomeriggio si salutarono perché Lia doveva tornare a lavoro e si diedero appuntamento alla festa di Mari.
Zoe, nel frattempo, aveva finalmente riabbracciato il suo Pablo, che si era presentato con una confezione di cioccolatini come sempre, facendola sorridere.
“Quanto ti amo, mia bellissima creatura dagli occhi azzurri…” le disse piano e lei lo baciò soltanto felice. Decise di dirgli del bambino dopo la festa di Mari, e allegra si preparò per quel momento, raccontandogli di tutto quello che era successo tra i suoi amici. Pablo detestava francamente Max, ma si sentì tranquillo all’idea che avesse scelto come compagna proprio un’amica di Zoe, perché lei non lo avrebbe mai più visto come un uomo, o almeno così lei diceva dei fidanzati delle sue amiche.
“Insomma sono finalmente tutti felici…tu che ne pensi?” le disse soddisfatto e lei rispose piano “spero che continueremo ad essere felici anche noi…” facendogli venire un brivido lungo la schiena.
Si rividero tutti alla festa di Mari, e la festeggiata era davvero splendida e anche raggiante. Era scoppiato in lei qualcosa durante quella notte d’amore con Max ed era felice come mai prima e molto sensuale anche. Tanto da far impazzire Kimberly, che sapeva benissimo che non aveva passato a casa le ultime due notti. Era andata a quella festa proprio per capire chi fosse la ragione di tutta quella gioia di Mari, e s’ingelosì terribilmente vedendola parlare in modo fittissimo con un tizio asiatico, così appena ebbe campo libero si avvicinò a lui con fare molto sensuale e disse “…io ti conosco. Siamo usciti insieme una volta, vero?” facendo girare Jin con fare confuso.
“Non so, direi di no…” rispose cortese, ma lei insistette e lui stringendosi nelle spalle rispose “mah io non credo di averti mai visto, ma tutto può essere. Comunque buona serata…” e se ne andò, lasciandola di stucco.
“Sei parecchio scortese…” ribattè scocciata, ma Jin le disse solo “Scusami, però ho una fidanzata meravigliosa, ma un po’ gelosa e non vorrei si scocciasse trovandomi a parlare con una sconosciuta…”
“Beh se è così risolviamo subito: sono Kimberly, piacere. E tu?” gli disse quella sfrontata seria, ma lui scosse solo la testa e le disse “piacere, addio” e se ne andò.
Lei provò a controbattere, a seguirlo, ma si rese conto che non era il ragazzo di Mari, perché era diretto verso la donna più bella che avesse mai visto, e rimase senza parole quando la baciò soltanto.
“Te lo dico amore, perché voglio essere onesto: c’è una pazza asiatica che ha provato a socializzare con me inventandosi che siamo usciti insieme. Difendimi…” le confessò baciandola e Lia inizialmente rise, ma poi prendendogli la mano disse che non avrebbe abbandonato il suo fianco per tutto il tempo, così non ci sarebbero state cose strane. 
“E tu non farti conquistare dalle sconosciute…” concluse, prendendolo in giro, ma Jin baciandola disse solo “solo tu hai tutto il mio cuore, donna bellissima…”
Kimberly li osservò tutti da lontano e quando vide Mari abbracciarla, le venne una mezza crisi di gelosia, ma capì che doveva essere una di quelle amiche di cui parlava sempre.
Le tre amiche, però, avevano troppe cose arretrate di cui parlare e Mari voleva finalmente raccontare alle sue due amiche quello che era successo, così le prese per mano e le lasciò sole, lasciando Max, Pablo e Jin al tavolo a chiacchierare del più e del meno. E poi, mentre le ragazze si confessavano e Lia scopriva gli sconvolgenti risvolti della vita sentimentale della dolce Mari, Pablo si alzò per rispondere al cellulare aziendale, e dimenticò sul tavolo il duo cellulare personale. Max lo prese immediatamente, perché voleva controllare che fosse pulito, ma Jin provò in mille modi a impedirglielo e non ascoltò le sue rimostranze.
E poi, quando Jin era riuscito a togliere il telefono dalle mani di Max, il caro Pablo ricevette un messaggio che fece venire i brividi al proprietario del Chaos che involontariamente lesse “Amore, ci vediamo domani alle tre? Mi raccomando non farti sempre aspettare. Potresti anche prenotare da Gino per la serata, dai sorprendimi.”
“Oh Cazzo!” urlò Jin sconvolto, e quando Max lesse quel messaggio ne nacque un vero e proprio pandemonio.
E proprio mentre Zoe pensava di poter confessare alle sue amiche la sua novità, un secondo prima che lo facesse, apparve Max concitato e le consegnò il cellulare di Pablo, dicendole solo “accendi il display e leggi il messaggio…” e lei si sentì morire.
Lia provò a spiegare che non era corretto, che era una violazione della privacy, ma quando Zoe lesse il messaggio, andò su tutte le furie. Lo raggiunse all’esterno del locale dove stava parlando al telefono e ruggì letteralmente “adesso mi dici chi cazzo è Stephanie. Mi dici che cosa cazzo hai con lei e anche per quale motivo sei stato così squallido da non dirmi la verità…”
Pablo era al telefono con un cliente importante, ma sbiancò letteralmente nel vederla in quel modo.
“Sei un porco, mi hai capito? Un porco disgustoso. Potevi avere comunque tutto il sesso che volevi da me, non ti avrei chiesto nulla in cambio. E invece hai voluto prendermi in giro, mentire, illudermi con mille favole e nascondermi che sei ancora sposato con Stephanie”
“Non è come credi…” le disse mortificato, ma Zoe gli diede un cazzotto tremendo e rispose “dai, dimmi com’è. Tanto ormai ho parlato con tua moglie, che ignorava totalmente la mia esistenza e ha continuato a dire che è impossibile che tu le abbia fatto questo.”
Zoe era letteralmente una leonessa infuriata e non aveva voglia di ascoltare nulla. Pablo provò a spiegarsi, le raccontò che stavano facendo terapia di coppia perché il tribunale glielo aveva imposto, dato che lei era contraria al divorzio, ma che lui voleva soltanto chiudere e iniziare una nuova vita con la donna che ama. Zoe, però, decise di non credergli e gli urlò soltanto “scompari dalla mia vita…” lasciandolo morire di dolore.
Provò a parlare ancora, a spiegarsi, si mise persino in ginocchio per farsi ascoltare, ma Zoe in lacrime gli urlò soltanto che non voleva mai più vederlo. Pablo l’afferrò per le braccia, ma lei prese a fare qualsiasi cosa per divincolarsi e urlare che lo odiava che non voleva vederlo mai più e doveva lasciarla in pace.
In quel momento, però, giunsero Max, Jin e Lia che avevano sentito urlare. Max gliela tolse letteralmente dalle mani, e la lasciò a Jin e Lia, che la abbracciarono e cercarono di tranquillizzarla.
“Che cosa diavolo vuoi tu, si può sapere?” ruggì Pablo in lacrime e Max, fumando, gli disse solo “voglio che non provi mai più a trattenerla con la forza, altrimenti devo usare io la forza…”
“Dai fallo. Prendimi a pugni, perché è solo questo che vuoi, no? Ma cerca di farle capire che quello che le ha detto la mia ex è falso, ti prego…” ruggì Pablo angosciato, ma Max non lo ascoltò neanche e gli ripeté di andarsene. Una volta andato via, Jin accarezzò Zoe in viso e le disse piano “andiamo al Chaos, sì? Così potrai bere quanto vuoi per dimenticare” e lei annuì soltanto.
Finirono tutti e quattro ad un tavolino del Chaos a coccolare Zoe per risollevarle il morale, ma quando Jin le porse la sua vodka preferita, lei esitò un attimo, lasciandoli tutti perplessi. Fu lui il primo a capire, e finalmente interpretò una frase che Zoe non aveva smesso di ripetere mentre era tra le braccia di Lia, ossia “perché è successo di nuovo?”
Sapeva che Zoe era cresciuta senza padre, che quel vigliacco aveva abbandonato la madre incinta e adesso aveva capito tutto, ma non era stato l’unico. Max le chiese che cosa significasse quel rifiuto, e Lia stringendole la mano sussurrò dispiaciuta “…da quanto tempo lo sai?”
“Da ieri…” sussurrò lei piano, e sia Max che Lia capirono il senso di quella sua chiamata notturna. Zoe aprì loro il suo cuore, gli disse che non sapeva se tenerlo o meno, non sapeva cosa fare e in quel momento non aveva neanche idea di come si sentisse.
“Devi dirglielo Zoe…” le disse piano Jin, attirandosi le occhiatacce di tutti, ma lui si strinse nelle spalle e spiegò che un figlio non c’entra nulla con la loro relazione amorosa. Che aveva il diritto di sapere, anche se lei avesse deciso di non tenerlo e Lia sorrise soltanto.
“Lui vorrebbe tenerlo…” bisbigliò Zoe fissando nel vuoto, ma Max accarezzandola ruggì “nessuno può costringerti a tenere un figlio che non vuoi, tranquilla…” ma lei sospirò soltanto.
“Dovrei crescere un figlio senza un padre? Senza una famiglia? Che figlio disagiato potrei mettere al mondo?” ruggì, fissando nel vuoto, ma Lia le disse piano “saremo noi la tua famiglia. Lo siamo sempre stati, a prescindere da tutto. Se lo volessi tenere, io gli insegnerei a ballare e a sistemarsi i capelli, Jin a fare i conti e un buon mojito. Max gli insegnerà a guidare e Mari…qualsiasi cosa perché è sempre stata la prima della classe…”
“E chi vorrebbe una madre come me, eh?” sussurrò sconvolta, ma Max baciandole la testa sussurrò “Io. Io la vorrei…”
“Beh onestamente anche io. Almeno non saresti razzista…” aggiunse Lia stringendole la mano, e Mari concluse con “…e sei la donna più forte che noi tutti abbiamo mai conosciuto…” facendola sorridere.
La coccolarono tutti insieme per un po’, e poi la portarono a dormire e Lia e Mari rimasero a dormire nel suo lettone insieme a lei, che tenne la mano di entrambe per tutta la notte.
Nota:
Ciao a tutti, allora siamo vicinissimi al gran finale! Che ne pensate di queste coppie? Siete dispiaciuti per Zoe e Pablo? E cosa pensate di Max e Mari? Vi chiedo anche: avete per caso riconosciuto il nome della gatta di Lia? Fatemi sapere, vi aspetto. 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Capitolo 40, 41 + Epilogo ***


Capitolo: piccoli eredi
Zoe fu probabilmente l’unica futura mamma ad avere due padri e altre due madri ad accompagnarla a fare la prima ecografia. I ragazzi del Chaos si erano presi l’impegno di restarle accanto, e lo fecero.
Nel momento stesso in cui la dottoressa le fece vedere quel piccolo cosino nella sua pancia, la nostra rossa capì che lo avrebbe difeso per sempre, perché era la prima vera famiglia che avrebbe mai avuto.
Nelle settimane successive ignorò i mille tentativi di parlare di Pablo, ma quando se lo trovò sotto casa decise di affrontarlo a brutto muso. Scese dall’auto e aprendo il cancello gli disse serissima “stai per diventare padre, comunque…” spezzandogli totalmente il cuore. Lui chiese di cosa diavolo parlasse, e lei rigidissima rispose “aspetto tuo figlio. Mi servono soldi, ad essere sincera, quindi se vuoi mettergli il tuo cognome, aiutami con le spese, perché fino ad ora ci hanno pensato Max e Jin, ma non posso permettere che continuino a farlo, perché non sono loro i padri…”
Pablo rimase senza parole, non aveva idea di cosa dire e non sapeva neanche se fosse un bizzarro e contorto modo per ferirlo. Provò ad avvicinarla, a toccarla, ma lei si ritrasse e furiosa gli porse un fogliettino e lui morì vedendo la prima immagine di suo figlio. Le urlò che era una donna crudele, che non si fa del male così ad una persona, perché non si toccano i figli, ma Zoe si strinse nelle spalle e ruggì “è mio figlio. Il mio bambino, e se lo vorrai, non ti impedirò di conoscerlo e crescerlo, ma devi aiutare. Se invece non ti interessa di lui, ok, io ti ho detto come stavano le cose e non puoi certo biasimarmi.”
“Voglio sposarti Zoe e crescere questo mio piccolo con te…” le disse piano, ma Zoe scosse la testa e spiegò che quello era fuori dal tavolo delle trattative.
“Io e te non torneremo mai insieme. Mai. Perché non potrò mai perdonare quello che hai fatto e probabilmente per colpa tua avrò difficoltà ad avvicinarmi a qualsiasi altro uomo. Però sei padre, ed io rispetto il tuo bisogno di partecipare alla vita di tuo figlio…”
Pablo le disse che le avrebbe dato qualsiasi cosa, e nei giorni successivi fu incredibilmente dolce con lei, ma Zoe non aveva voglia di farsi fregare di nuovo e lo tenne sempre molto a distanza.
In quei giorni, però, nel cuore della piccola Mari si stava svolgendo una vera e propria guerra. Lei era innamorata di Max, e moriva di desiderio per lui, ma qualcosa la faceva sentire in colpa. Si era detta più di una volta che adesso che Pablo si era tolto dai piedi, avrebbe dovuto lasciare a Max e Zoe la possibilità di formare una famiglia. Era convinta che fosse quello che lui volesse, così con il cuore in gola provò a chiudere con lui la sera dopo l’ecografia di Zoe.
“Sono molto impegnata e lo sarò sempre di più e…” provava a dire, cercando di giustificare la sua frase di apertura, ossia “tra noi è finita!”.
“Non ti toglierò tempo Mari, me ne starò buono e quando avrai tempo per me comparirò, te lo giuro…” le disse, pianissimo prendendole le mani, ma lei scosse la testa e sconsolata sussurrò “…credo di doverti lasciare la possibilità di stare con qualcuna che possa darti di più…” concluse, asciugandosi una lacrima e Max serissimo ribattè “adesso dimmelo guardandomi negli occhi, grazie…”
Mari stava davvero morendo, e non riuscì a guardarlo senza piangere e lui sorridendo la strinse forte e disse piano “…dimmi che sta realmente succedendo, per favore…” facendola morire.
Ci mise qualche minuto a trovare il coraggio, e poi disse tutto di seguito “…io so che Zoe per te conta tanto, e lei adesso ha bisogno di una persona speciale vicino, e…” ma lui non la lasciò finire e mettendole due dita sulle labbra le disse piano “io adoro Zoe. Farò da zio a suo figlio, l’aiuterò sempre, ma io amo te…”
Mari spalancò gli occhi, e lui aggiunse piano “…e so che avrai sempre molto da fare, ma non mi importa. Io sono un uomo tenace, ma ho poche pretese, perché non sono abituato ad essere davvero amato, quindi mi accontento anche solo di cinque minuti del tuo tempo al giorno, ma ti amo troppo per lasciarti andare…”
“Anche io…” sussurrò piano, in preda a mille singhiozzi, e Max sorridendo rispose “eh lo avevo capito…” e la tenne stretta per tutta la notte.
Nel frattempo anche la famiglia Lim stava per affrontare grossi stravolgimenti. Lia e Jin erano partiti per il loro weekend a Parigi, e si erano amati in modo intenso e dolcissimo senza separarsi un secondo. Era stato un viaggio incredibilmente romantico, ma una volta tornati si erano resi conto che qualcosa era cambiato nei loro gatti. Vedete, Don e Mimi erano stati a casa con Mariela e il suo cane buonissimo, ma Mimi aveva il terrore dei cani e per questo si era alleata con Don nella speranza che lui la difendesse probabilmente. Erano diventati inseparabili, dormivano sempre accoccolati e si facevano anche le fusa, tanto che una mattina Lia osservò distratta “…dobbiamo sterilizzare Mimi, prendiamo appuntamento per la prossima settimana che dici?” e Jin annuì soltanto. Passarono ulteriori tre settimane, e qualcosa in quel periodo cambiò.
“E’ incinta. E anche da un bel po’ direi! Almeno un mese…” disse il veterinario, che aveva immediatamente capito che Mimi non poteva essere sterilizzata perché era già in stato interessante.
“La famiglia Lim si allarga, avremo degli eredi…” disse Jin allegro, ma in realtà non immaginava quello che stava dicendo. Si attrezzarono per la nascita e iniziarono a cercare persone interessate a futuri gattini, e poi un giorno mentre chiudevano il Chaos, Lia disse piano “che strano…” attirando la sua attenzione.
“Non riesco a ricordare quando ho avuto il ciclo l’ultima volta, e ho un dolore al seno fortissimo. Mi starà venendo?”
Era stata abbastanza nervosa in quel periodo, così Jin annuì soltanto e le disse piano che dovevano stare attenti a questa cosa delle date, perché “quando proveremo ad avere un bambino ci servirà sapere tutte queste date…”
Lia lo strinse forte e gli sussurrò che era troppo dolce a parlare sempre di bambini, ma lui le disse piano che non avrebbe voluto altro che una famiglia con lei.
“Ce l’hai, Sanny. Avremo presto un sacco di gattini…” rispose lei dolce, ed entrambi risero tantissimo.
Nei giorni successivi, Lia restò serena. Accarezzava la pancia di Zoe e della sua gattina, era particolarmente affettuosa, ma continuò a non badare alle date. Le scadenze non erano il suo forte e aveva sempre avuto un ciclo irregolare. Fu Jin a dirle una notte “…ma poi non ti è più venuto il ciclo?” e a ricordarle del ritardo. Lia non ci badò subito, ma lui le disse piano “hey amore, ma a Parigi…insomma siamo stati molto romantici, ma non abbiamo mai usato precauzioni…”
“Va bene, se ci tieni domani faremo un test, ma non siamo stati poi così romantici…” rispose ridendo e Jin disse piano “hem…insomma. Diciamo che abbiamo fatto tutto quello che serve per avere un bambino Lali…”
Lia non ci credeva, pensava fosse solo il suo solito ciclo incasinato, e dormì serena, ma Jin al mattino dopo si alzò presto per andarle a prendere dei test di gravidanza. Lui aveva il sospetto che potesse essere successo, lo aveva sempre avuto, perciò guidò per un bel po’ per recuperare i test, per non far chiacchierare troppo la gente. L’ultima cosa che voleva era scatenare ulteriormente il gossip su Lia, soprattutto se non era realmente incinta.
Quando lei si svegliò senza di lui le venne un colpo, pensando che fosse stato male qualcuno, ma quando lui rientrò lo tirò a letto e gli disse piano “non farmi più svegliare senza il mio amore e il padre dei miei gattini…”
Jin aveva tremato sentendosi chiamare “padre” ma le porse i test e lei sorridente li fece, dicendogli solo che così si sarebbe messo il cuore in pace.
“Tu non vuoi un bambino con me Lali?” le chiese piano, mentre aspettavano e lei sussurrò solo “Certo che lo voglio!Ho anche deciso con Zoe i nomi l’altro giorno e non sai quanto mi hanno presa in giro per questa cosa…”facendolo sorridere in modo splendido.
“Andiamo, sentiamo questi nomi…” le chiese sbaciucchiandola e Lia sussurrò “Pensavo a May. Tua nonna materna si chiamava Maya e l’altra Mei Ling, no? May mi sembra il compromesso perfetto…”
“E’ un bel nome, infatti…” le disse dolcemente e Lia gli parlò di tutti i nomi che le piacevano per i maschietti, facendolo sorridere.
“E non hai paura di conoscermi troppo poco? Non hai paura di quello che direbbe la gente sapendo che aspetti un figlio?”
Aggiunse preoccupato, accarezzandole i capelli, ma Lia scosse solo la testa e sussurrò piano “io ti conosco da sempre Sanny…” e lo baciò intensamente.
“Deve avere i tuoi occhi, però…” le disse piano accarezzandole le labbra.
 “oh no, voglio che i miei bimbi abbiano gli splendidi occhi a mandorla del padre…”rispose Lia felice, facendolo tremare.
“Che faresti se il test fosse positivo?” le chiese occhi negli occhi, e Lia sorrise e disse “ti stringerei forte per tutto il giorno, piangerei un po’ e mi metterei a dieta probabilmente e tu?”
“Io penso che piangerei come un bambino onestamente. Ma questo in entrambi i casi…” rispose sorridendo, ma Lia non capì e gli chiese cosa intendesse e Jin con il sorriso le sussurrò “piangerei di gioia se davvero avessi realizzato il mio sogno, e l’amore della mia vita aspettasse mio figlio. Allo stesso tempo, sarei triste scoprendo che era un falso allarme, perché io…lo vorrei ora.”
Lia sorrise soltanto, e poi lui aggiunse “…e penso che andrei a prendere l’anello di nonna Maya che tengo nell’armadio dallo scorso Natale e ti chiederei di amarmi per tutta la vita…” facendola ridere forte. Si girò a guardare il test e il sorriso si gelò sulle sue labbra. Jin le chiese cosa ci fosse scritto e Lia disse piano “…che stiamo per avere May…”paralizzandolo totalmente dalla gioia.
Quella notte Lia decise di dirgli una cosa importante, però, così dal nulla gli disse “…io ho abortito due anni fa…” lasciandolo un attimo senza parole.
“Non ne sono felice, non lo farei più, ma ero sola, Tony mi aveva abbandonata e avevo tutti contro. Ho provato a tenerlo lo stesso, avevo deciso di crescerlo io da sola, ma il dottore mi ha detto che avrebbe avuto problemi quindi non l’ho tenuto. Poi ho scoperto che Tony era nato con gli stessi problemi al cuore, che ha subito quei due interventi che mi avevano detto essere super rischiosi, ed è stato bene, e mi sono sentita ancora peggio…”
“Lali, tu vuoi May?” le sussurrò Jin pianissimo e lei bisbigliò “più di tutto al mondo…” e lui stringendosela al petto rispose “e allora cerca di non pensare al passato…pensa al nostro futuro e basta” facendola sorridere.
Capitolo: donne e gatte incinte
La convivenza al Chaos, con due donne incinte stava diventando abbastanza tosta, ma Jin era troppo felice all’idea di diventare padre, e gestiva Lia con molta dolcezza. Lo avevano detto subito a Zoe, per correttezza, ma non avevano voluto dirlo a nessun altro per paura che ci potessero essere problemi, eppure lui aveva fatto una cosa davvero impegnativa.
Voleva sposarla, e adesso non aveva più motivi per temporeggiare, così aveva deciso di voler provare a convincere la famiglia di Lia. Qualche giorno dopo aver saputo che stava per diventare papà, si recò all’azienda della famiglia Sarton, con la complicità di un po’ di persone per fare un discorso molto serio.
Fu molto educato e cerimonioso, e la signora Sarton non capì perché diavolo ci fossero quattro persone con lui, ma salutò Zoe.
Jin chiese di parlare con entrambi i genitori di Lia e quando giunse il padre, incredibilmente scocciato, iniziò il suo monologo.
“Io mi chiamo Sung Jin Lim, sono di origine coreana, ma mia madre è spagnola. Ho un bar con annesso stabilimento balneare, vivo in una casa di proprietà e questa è la mia dichiarazione dei redditi dello scorso anno…” disse, porgendo ai genitori di Lia dei documenti.
“…non ho mai avuto problemi con la legge, solo una multa per una dichiarazione dei redditi sbagliata, ma non è stata colpa mia, e l’ho saldata. Non ho mai avuto problemi con i dipendenti, sono una persona gentile, aiuto le vecchiette ad attraversare la strada, e amo vostra figlia alla follia…”
La mamma di Lia gli sorrise soltanto, e lui ricambiò e aggiunse “…queste persone sono qui per parlarvi di me. Per farvi capire chi sono, dateci una chance per favore…”
La prima a parlare fu Zoe, che raccontò di quanto fosse un buon capo, gentile e affettuoso e di tutti i prestiti che le aveva fatto e il padre di Lia commentò che sarebbe fallito così, ma Zoe disse piano che avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutare Jin e il Chaos. Poi parlò uno dei suoi fornitori, che lo descrisse come una persona attenta e precisa. Venne il turno di Max, che spiegò loro quanto lui avesse amato Lia in quegli anni e quanto la amasse ora e poi giunse Mariela che disse rigida “…nessun figlio mi avrebbe mai reso tanto orgogliosa quanto lui. E’ un testone, va sempre per la sua strada, ma di tanto in tanto si gira e ti prende per mano se vede che hai difficoltà a percorrerla. E’ buono, è cortese, aiuta tutti, è affidabile e ama da morire la vostra Lia. E anche io la amo, perché sono troppo felice di vederla con lui. E se una persona come lui non vi piace solo per i suoi occhi, fatevelo dire, non valete proprio niente.”
Jin la strinse forte e basta in quel momento, e disse piano al padre di Lia che voleva il suo permesso per chiedere a sua figlia di sposarlo, ma lui glielo negò e Jin sbuffando disse piano che avrebbe aspettato.
“…ma non c’è molto tempo, quindi decidete in fretta…” disse prima di uscire, riferendosi alla gravidanza di Lia, di cui però nessuno era a conoscenza. Si sentì mostruosamente sconfitto uscendo da quella casa, ma il giorno dopo ricevette una chiamata della madre di Lia che gli disse che forse potevano cambiare idea, e ne fu felicissimo.
Finalmente Mimi partorì, e la loro casa divenne piena d’amore con l’arrivo di tre gattini neri che miagolavano a tutte le ore. Jin era pazzo di loro, e quando lui e Lia ci giocavano insieme si sentiva davvero terribilmente felice. Fece però un grosso errore: provò a trovare una nuova casa a quei gattini, chiedendo praticamente a chiunque al Chaos e fuori se volessero un gattino. Così un giorno disse felice a Lia che aveva trovato una signora anziana dolcissima che avrebbe adottato Gene e Ace, e lei reagì in modo assurdo. Alzò lo sguardo e lo fissò con occhi pieni di lacrime e bisbigliò “…e con che diritto togliamo a Mimi i suoi bambini?” spezzando il cuore di lui. Jin la strinse soltanto, ma Lia iniziò a singhiozzare, spiegando che sarebbe morta se le avessero tolto il suo piccolo, e che probabilmente anche Mimi avrebbe sofferto così. Jin capì che non c’era molto da controbattere, così le disse solo che avrebbe fatto il possibile per tenere insieme la famiglia, ma che era complesso con un bambino in arrivo gestire cinque gatti.
Lia lo supplicò di trovare un’altra soluzione e Jin annuì, perché avrebbe fatto qualsiasi cosa in quel periodo per renderla felice. Fortunatamente nonna Mariela, che aveva capito qualcosa, si offrì di prenderne due solo per dare una tregua a quel suo ragazzo che sembrava già parecchio incasinato così e Lia disse piano “…ma Mimi potrà vederli di tanto in tanto?” e Jin le disse di sì, calmando le sue ansie.
I nove mesi di gravidanza di Lia furono scanditi da momenti dolcissimi e qualche buffo inconveniente. Decisero di annunciare presto la sua gravidanza, perché con l’inizio della stagione balneare Lia era costantemente in costume, e se ne sarebbero comunque accorti. Jin le chiese di aspettare ancora un po’, perché voleva farle prima la famosa proposta, e lei accettò anche se tutti le chiedevano se fosse ingrassata ormai.
E poi giunse una bellissima serata di maggio, e Jin le fece una proposta di matrimonio estremamente romantica in spiaggia, sotto le stelle. Riempì di candele una piccola zona e con la scusa del loro mesiversario, la convinse a cenare in spiaggia. Lia se lo aspettava, ovviamente, ma fece finta di nulla e tremò quando trovò la spiaggia totalmente illuminata dalle candele.
Jin era bellissimo, e mostruosamente emozionato le disse pianissimo“…a Capodanno ci siamo detti che questo sarebbe stato solo il primo di mille anni insieme, ed io ci credo sul serio. E se il primo è così felice, non posso fare a meno di chiedermi come saranno quelli a venire. Lo sai, te l’ho detto dal primo giorno che vorrei stessi con me per sempre, ma ero sempre troppo sbronzo o triste per essere preso sul serio. E adesso che sta per arrivare questo piccolo, vorrei che mi dicessi se per te è giunto il momento di fare il grande passo e giurarmi amore eterno. Perciò stanotte, in questo posto che ha significato tutto per noi, dove abbiamo cominciato ad avvicinarci, ci siamo amati in silenzio e a distanza, e abbiamo riso, litigato e pianto, ti chiedo se vuoi sposarmi…”
Lia sorrise in modo splendido, e lo strinse fortissimo sussurrando piano “…sì amore” rendendolo mostruosamente felice. Decisero di sposarsi con rito civile, per velocizzare le cose, e iniziarono a progettare insieme quel matrimonio così voluto.
Nascosero la gravidanza finchè poterono, ma quando poi fu tutto sotto controllo e tranquillo, lo annunciarono a Mariela prima e al resto del mondo poi, attraverso una foto bellissima di loro due in spiaggia in cui Jin le baciava il suo pancino da ballerina. Le vecchiette di paese impazzirono, e Tony riapparve a Playa del Monte, solo per dirle che non avrebbe mai accettato quel bambino, ma Lia gli rise in faccia e disse solo “sono sua moglie ormai, fattene una ragione” anche se non erano ancora legalmente sposati.
La festa per il loro matrimonio fu incredibilmente semplice al Chaos e in spiaggia, ma erano entrambi molto felici.  Il padre di Jin ovviamente non si fece vivo, perché non approvava la condotta del figlio, ma lui si strinse soltanto nelle spalle. La famiglia di Lia invece partecipò, perché essendo lei incinta avevano accettato il matrimonio anche se il signor Sarton rimase sempre molto prevenuto nei confronti del povero Jin.
Nelle settimane successive, il futuro papà non fece altro che occuparsi della sua Lia, impedirle di affaticarsi, allontanarle i gattini quando esageravano e la mordevano troppo forte, e comprare tutto per il suo piccolo. Sorprendeva Lia con piccoli regali di continuo, e lei si occupava di lui con molta tenerezza.
Quando scoprirono che stavano davvero aspettando una bambina, piansero di gioia tanto da non riuscire a fermarsi per ore, e quando lo dissero a Mariela iniziò a piangere anche lei.
Zoe invece aspettava un maschietto, e lei e Lia iniziarono a pensare a come sarebbero stati da grandi i piccoli eredi del Chaos. Tutti si occuparono di Zoe e del suo Micheal, e quando nacque, Pablo che nel frattempo aveva ufficialmente divorziato, restò accanto alla madre per tutto il tempo. Lui era ancora innamorato perso di lei, e sperava che con il tempo lei sarebbe riuscita a perdonarlo, ma Zoe era troppo ferita e non voleva più sentire parlare di uomini che non fossero il suo Micheal.
In quei mesi successe un’altra cosa speciale: la zia Mari iniziò il suo dottorato, e Max decise di prendere casa in città per poterle stare vicino il più possibile. Jin gli disse solo “mi abbandoni, con tutte queste donne allora…” ma era molto felice per lui e Max di fatto rimase a Playa del Monte a lavorare, quindi riuscì a star vicino a lui e a Zoe, pur vivendosi la sua indaffaratissima Mari, che faceva di tutto per viversi quella stupenda storia d’amore con lui e per stare accanto alle sue due amiche.
E poi giunse anche il momento di Lia, che pianse terrorizzata per giorni, perché temeva di non sapere come fare a far nascere May. Jin e Mariela le rimasero accanto per tutte le ore del travaglio, che fu incredibilmente lungo e penoso, ma che dimenticò immediatamente una volta stretta al petto quella bambina bellissima con gli occhi a mandorla.
Epilogo
A tre anni esatti dal matrimonio di Lia e Jin, due uomini stavano mangiando insieme al Chaos quando furono interrotti. Jin stava dando la merenda a Micheal, quando qualcuno disse in modo molto scortese “…non ti assomiglia neanche, e tu hai rovinato tutta la tua vita per una donna che chissà cosa diavolo ti ha fatto credere…”
Jin alzò soltanto gli occhi al cielo e senza guardarlo rispose “…sì, mi sei mancato anche tu, papà…” facendolo irrigidire ulteriormente.
Jae Jin Lim era molto arrabbiato con suo figlio, ma anche con il mondo in generale. Aveva appena scoperto di avere un cancro, e che avrebbe avuto al massimo un altro anno di vita. Aveva immediatamente deciso di andare da suo figlio, per convincerlo a prendere in mano quella società che amava tanto, ma sapeva che avrebbe dovuto scontrarsi con la sua tenacia.
Lo rimproverò per un po’, ma Jin non ascoltò e continuò a dare la merenda a Micheal e all’ennesimo insulto di suo padre sul fatto che Micheal non gli somigliasse, disse piano “non mi somiglia perché non è mio figlio. E’ il figlio di una mia amica che aveva bisogno di aiuto oggi pomeriggio. Mia figlia (e sapresti almeno che è femmina se ti importasse qualcosa di me) è con la madre…”
“Bene. Pensavo che questa fosse una femmina, ha i capelli lunghissimi…” disse, rivolto a Micheal che lo guardò malissimo.
“Che cosa vuoi papà?” chiese Jin spazientito e lui gli spiegò della società, ma non della sua malattia, però Jin non ascoltò e disse piano “scusa, ma non mi interessa. Questa è la nostra casa, amiamo il Chaos e vogliamo vivere vicino al mare. Anche May lo adora e vogliamo che lei e suo fratello o sorella crescano così…”
“Aspetti un altro figlio, mi stai dicendo? Cosa sei un cane?” ruggì il padre, ma Jin scosse la testa e spiegò che non volevano avere figli troppo distanti per età, così ci avevano provato dopo un annetto e c’erano riusciti subito.
“E questa donna, la ballerina, dov’è? Non pensi che avresti dovuto almeno presentarla alla famiglia prima di sposarla? Che forse sarebbe stato più corretto?” ruggì serissimo, perché la diagnosi di cancro lo aveva spinto a riconsiderare il rapporto con suo figlio.
“Se aspetti, tornerà presto. Mi farebbe molto piacere che conoscessi lei e tua nipote, se ne hai voglia…” rispose serio, ma anche vagamente preoccupato, perché non si aspettava quel gesto di suo padre e aveva provato per mesi a convincerlo a conoscere Lia prima del matrimonio e poi prima della nascita di May. Aveva inviato a lui moltissime foto per fargli conoscere sua nipote, ma lui era sempre rimasto impassibile e a questo punto Jin realizzò che non le aveva neanche viste, altrimenti non avrebbe mai pensato che Micheal fosse suo figlio.
“Sei davvero così felice da rinunciare a tutti i soldi che potresti guadagnare con la società?” chiese rigido, e Jin disse piano che erano felici, vivevano la vita che volevano e non avrebbero cambiato solo per motivi economici.
Discussero ancora per un po’, fino a quando non apparve Lia alla porta, con una piccola bambina dagli occhi a mandorla in braccio.
“Papà ho fatto una spaccata!” gli disse entusiasta e Jin fissò Lia che scosse solo la testa, ma disse piano “…signor Lim?” attirando la sua attenzione.
Lui si presentò in modo molto formale, e Lia fu molto dolce, ma quando provò a metterla contro il marito, dicendole che stava facendo una scelta sbagliata e avventata, Lia disse solo “…noi siamo felici così, mi dispiace. Resti però, sarei felice di offrirle una cena e parlare di qualcosa che non sia il lavoro. Potrebbe giocare un po’ con questa peste di sua nipote…”
Jae Jin nel frattempo non aveva perso un attimo di vista suo figlio che teneva in braccio la suddetta peste che davvero gli assomigliava molto. May era letteralmente la fotocopia di Jin da piccolo, e Lia diceva che quasi non sembrava sua figlia. La piccola Lim continuava a sbaciucchiare il padre e a raccontargli di quello che aveva fatto con la mamma.
“…e poi siamo passate a ritirare il tuo regalo di anniversario…”
“Hey May è un segreto,” ruggì la mamma seria e Jin, guancia contro guancia, le disse piano “dai dimmi che cos’è, così scopro se il mio regalo è abbastanza bello…”
May urlò alla madre che avrebbe avuto anche lei un regalo, facendola sorridere e spingendo Jin a dire a Micheal che alcune ragazze non sanno tenere i segreti e dunque non c’è da fidarsi.
Jae Jin decise di andarsene, allora, ma prima di farlo chiese a May un abbraccio e un bacio e le disse piano che a proposito di regali, aveva qualcosa per lei. Lia lo ringraziò e disse che non doveva assolutamente disturbarsi, ma Jin sorrise quando vide che si trattava di una cospicua somma di denaro.
“Per il suo futuro…” disse serio e poi aggiunse “ e questo è per il vostro matrimonio, anche se in ritardo. Almeno potrete festeggiare un anniversario in grande…” Jin non guardò quella busta ma gli disse serio “ho bisogno di un padre, non di soldi. Se vuoi, solo tu puoi occupare quel ruolo…” ma Jae Jin scosse la testa e lo salutò, troppo arrabbiato per cedere all’affetto.
Jin rimase per un attimo solo con Lia e i bambini, e lei accarezzandolo piano gli disse “vai a salutarlo come si deve…”. Negli anni successivi, quella frase di Lia rimase nel cuore di Jin, perché se non fosse stato per lei, non avrebbe mai più abbracciato suo padre.
Jin lo rincorse nel parcheggio, e bloccò la sua macchina, chiedendogli di scendere. Il signor Lim lo fece di malavoglia e Jin stringendolo forte disse piano “…so di essere una delusione per te, ma sono una brava persona. Ho una bella famiglia, e vorrei tantissimo che tu ne facessi parte, perché mille volte ho dubbi su come si fa il padre. E so che non sei fiero di me, e non importa, però puoi amarmi lo stesso?”
Jae Jin non disse una parola, e mille volte si pentì di quel silenzio, ma versò una lacrima che fece sorridere il figlio e scombinandogli i capelli lo salutò con un cenno della mano. Jin non ci pensò più di tanto, pensò che fosse stato solo l’ennesimo tentativo di coinvolgerlo nella società, e solo molti mesi dopo, quando si ritrovò inginocchiato al capezzale di suo padre per dargli l’ultimo saluto, sentì piano “ti amo, sono fiero di te…”
Rientrò un po’ triste, ma subito vedere Lia con May gli restituì il sorriso. Lia gli corse incontro per coccolarlo, perché immaginava che lui non stesse bene. Rimasero sdraiati sui divanetti del Chaos a guardare a distanza quelle due pesti mentre giocavano.
“Sei stanca?” le sussurrò piano, perché Lia ormai era al sesto mese e aveva una grossa pancia, e lei annuì soltanto, prendendosi le sue carezze.
“Vuoi rimandare la cena di anniversario?” chiese dolce, ma lei si rifiutò categoricamente e disse che avrebbe preso un caffè e avrebbe reso quella notte indimenticabile.
“…tu sei indimenticabile, non mi serve assolutamente nient’altro” le disse, baciandole la fronte e poi aggiunse “e non prendere il caffè che ti fa peggiorare l’acidità di stomaco…” facendola sorridere.
In quel momento, però arrivò Zoe che interruppe le loro effusioni per chiedere se May potesse mangiare la pizza con loro a cena. Avevano uno strano accordo per il babysitting: si coprivano a vicenda e sembrava funzionare tutto perfettamente.
“Pablo vuole portarci fuori…” concluse Zoe seria e Lia le disse con un sorriso “…e perché non gli dai una chance? Dai, è sempre stato fantastico, ma nell’ultimo anno è diventato il marito perfetto. Si è anche trasferito qui solo per stare vicino a te…”
“A Micheal, in realtà. Non mi ha più chiesto di tornare insieme, comunque. Quindi piantiamola con queste love story immaginarie…” rispose lei seria e Lia scosse solo la testa perché sapeva benissimo che non lo aveva fatto solo perché Zoe aveva detto chiaro di aver bisogno di stare sola.
In quel momento, però, mentre Zoe accarezzava la panciona di Lia e le chiedeva se fosse incinta di due gemelli, entrò qualcuno che aveva grandi notizie.  Mari e Max avevano trascorso l’ultimo anno a distanza, perché lei aveva fatto uno stage presso un’università americana e lui l’aveva aspettata, sopportando il fuso orario e tutto.
Vedete, Max aveva finalmente scoperto cosa volesse dire essere amato incondizionatamente, ed era felicissimo, oltre che mostruosamente orgoglioso della sua donna super geniale, così quando lei gli aveva detto di aver trovato un lavoro importante in Spagna abbastanza vicino a Playa del Monte, lui era impazzito di gioia, ma non aveva voluto dirlo a nessuno. Lia e Jin gli dicevano da tempo che doveva fare il grande passo e chiederla in sposa, ma Max pensava non fosse una cosa adatta alla sua Mari, senza sapere che in realtà lei aveva confidato più volte a Lia di volersi sposare con lui.
Apparvero a sorpresa al Chaos con regali per i bambini e tutti impazzirono quando Max confessò che aveva deciso di sposarla. Si separarono nel pomeriggio, e Lia corse a fare la ceretta per la sua serata romantica, mentre Zoe si preparava per trascorrere il pomeriggio e la sera con Pablo. Era sempre molto dolce con lei, e impazziva per Micheal. Quella sera fu un amore anche con May, e disse piano a Zoe che avrebbe desiderato avere anche lui una figlia femmina, perché sono così dolci, ma lei rispose solo che non conosceva abbastanza May per dire una cosa simile.
A cena, poi le chiese piano “…ma tu Zoe hai qualcuno?” e lei scosse la testa.
“Vedi…io so che tu non mi vedi più in quel modo, però ci tenevo a dirti che per me tu sei sempre la donna più importante. Ho provato ad uscire con altre ma nessuna è come te ed io mi sento morire quando non ci sei. E so di aver fatto degli errori, ma so che è passato molto tempo quindi…”
“Possiamo provare a uscire. Senza dirlo a Micheal, però…” rispose seria, e lui sorrise in modo splendido. Aveva fatto la sostenuta, ma evidentemente c’era una speranza. E così quella notte, mentre Jin coccolava la sua Lia che aveva messo una sottoveste sexy ma si era addormentata durante il massaggio sensuale, Zoe metteva a letto Micheal e May, Max e Mari sceglievano le partecipazioni per il matrimonio, Pablo sorrideva, sperando di poter avere anche lui un finale felice con la donna che amava.
Nota:
Ciao a tutti, e grazie per essere arrivati fino a qui. Allora vi siete un po' emozionati per i nostri protagonisti? Vi è piaciuta questa storiellina? fatemi sapere, vi aspetto

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3930729