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Autore: sallythecountess    28/08/2020    1 recensioni
Lia, Zoe e Mari sono tre ragazze nate e cresciute nel piccolo paesino di Playa del Monte. Migliori amiche storiche, hanno una cosa in comune: le estati a lavorare al bancone del Chaos. Cristallizzate in storie sbagliate e ormai morte, saranno in grado di affrontare i cambiamenti che la vita gli proporrà in dodici mesi speciali?
(Tratto dal testo)
"Sono tre anni che la aspetto, tre anni in cui non ho mai avuto nessun margine per sperare, eppure l’ho amata lo stesso. In silenzio, a distanza, contando fino a cinque ogni volta che mi concedevo di guardarla, per non sembrare il pazzo che sta ore a fissarla. Tre anni che mi tormento, analizzando ogni suo gesto e ogni parola, nella speranza che lei stia cercando di farmi capire qualcosa, ma allo stesso tempo con la paura di poter fare o dire troppo e dimostrarle il mio amore, rovinando l’affetto che ci lega. L’ho consolata quando stava male, ho sorriso quando lei era felice, anche se spesso stavo morendo dentro. Ho sopportato di vederla con un altro, ho anche sperato che tornassero insieme, solo perché volevo che lei fosse felice..."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 1: Jin e Lia
“Mi mancherai da morire…”
“Anche tu, scema…” rispose Mari con il cuore in gola.
Lia era sempre così tenera ed espansiva, e le si era letteralmente aggrappata al collo abbracciandola.
“Sì, ma fate sempre tutti questi drammi, e poi puntualmente ci rivediamo dopo sei mesi. Dai Mari, in bocca al lupo per gli ultimi esami e spacca il culo a tutti, mi raccomando” concluse Zoe con il suo solito tono sarcastico.
Lia si asciugò una lacrima e lasciò che Mari salutasse anche gli altri. Quel loro solito addio di fine estate quell’anno aveva un sapore strano, perché Mari sarebbe tornata dopo sei mesi, era vero, ma lo avrebbe fatto per lavorare alla farmacia del padre e per sposarsi, e dunque le loro estati spensierate a lavorare al Chaos erano finite.
“Hey Mari, questi sono un piccolo extra per ringraziarti del tuo prezioso lavoro. Sei sempre un’eccellente professionista, e mi dispiacerà non averti più con noi, ma sono felice che tu vada a fare quello che ami per davvero…” le disse, con voce estremamente profonda Jin, che era il proprietario del Chaos, porgendole una bustina, e lei gli sorrise soltanto prima di abbracciarlo.
“Capiamoci: quanto mi darai quando me ne andrò? Perché lo sai vero che io lavoro qui tutto l’anno da cinque anni, vero?” commentò sarcastica Zoe, per tormentare il suo giovane datore di lavoro e lui scuotendo la testa rispose ridacchiando “ Con tutto quello che bevi mentre lavori? Una bottiglia di vodka economica e un pacchetto di patatine, ma solo perché sono molto generoso…”
Zoe lo fissò malissimo, e riprese a punzecchiarlo come suo solito, commentando che “…se fosse stata mora e con lunghissime e magrissime gambe da ballerina, forse, avrebbe ottenuto di più…” facendo arrossire sia il povero Jin che Lia.
 Vedete, il proprietario del Chaos aveva un segreto, che però segreto non era, dato che nella piccola cittadina di Playa del Monte lo sapevano tutti: Sung Jin Lim, ventisettenne per metà coreano e per metà spagnolo, amava disperatamente la bella Lia. Lei, però, era fidanzatissima con un musicista perdigiorno, fannullone e mezzo alcolizzato di nome Tony, e dunque il povero Jin non osava confessarle il suo amore per non rovinare la loro amicizia. Zoe, però, come tutte le persone che volevano bene a Lia, continuava a punzecchiarlo, perché sperava che prima o poi quei due timidoni avrebbero deciso di affrontare il problema di quella loro strana attrazione reciproca.
“Sono le tre del mattino Zoe, e dobbiamo anche mettere dentro questi dannati tavoli, quindi potresti smettere di dire sciocchezze e cominciare a lavorare?” le ruggì rigidissima Lia, che odiava quel modo fastidiosissimo della sua amica di metterla in imbarazzo.
Adorava Zoe, lei e Mari erano le sue migliori amiche storiche, eppure non capiva perché da tre anni ormai le faceva sempre quelle stupide battute. Certo, la prima volta che aveva incontrato Jin si era fatta sfuggire che lo trovava parecchio attraente, perché era oggettivamente un bel ragazzo con i suoi lineamenti orientali e quella statura così fuori misura, ma non aveva mai fatto nulla per provocare quelle stupide battutine di Zoe.
“Ah ma è arrivato Max, quindi io vado. Finite voi due” rispose Zoe ridacchiando, e rimettendosi il rossetto salutò per l’ennesima volta Mari e uscì con un semplice “a domani…”
Mari si offrì di restare per aiutarli, ma sia Lia che Jin le dissero di tornare a casa, perché aveva il treno presto il giorno successivo, e così anche lei se ne andò, sperando in cuor suo di far bene lasciando da soli quei due.
“Lali vai, finisco io, tranquilla…”
Disse con tantissima dolcezza Jin. Usava un tono diverso con lei, e chiunque se ne accorgeva di solito, e lo tormentavano.
“tranquillo Sanny, sono sola a casa e non ho nessun problema a tardare. E poi dobbiamo anche smontare i gazebo perché c’è odore di pioggia…” gli disse, con la stessa dolcezza che usava lui e Jin sorrise. Avevano iniziato subito a usare quegli stupidi soprannomi, e ci erano anche parecchio affezionati. Lia si risentiva quando lui non la chiamava Lali, perché le sembrava volesse prendere le distanze.
La storia dell’odore di pioggia, poi, la rendeva ancora più tenera ai suoi occhi. La prima volta che glielo aveva sentito dire era proprio alla fine della sua prima estate come proprietario del Chaos, quell’estate in cui si era irrimediabilmente innamorato. Le aveva chiesto confuso di che diavolo parlasse, ma lei si era messa a ridere e gli aveva spiegato che adorava l’odore delle prime piogge di fine estate.
“…perché sei una romantica che ama stare a casa sotto le coperte quando fuori piove?” gli aveva chiesto sorridendo e lei aveva annuito, facendolo sorridere. Ormai ogni volta che Jin sentiva quell’odore pensava a lei e se la immaginava tutta sola sotto le coperte.
“A che ora devi rientrare?” le chiese, cercando di scacciare mentalmente quell’immagine e al contempo di capire quanto tempo avessero per finire tutto, ma lei si strinse nelle spalle e spiegò che il caro Tony aveva una serata in un paese non troppo lontano e aveva preso la sua macchina, ovviamente.
Jin pensò solo “ovviamente un cazzo” ma le disse piano “…posso portarti io a casa, non ci sono problemi. E magari ci fermiamo a prendere un dolce al panificio di Nane?”
La riaccompagnava sempre ultimamente e Lia si sentiva incredibilmente in colpa, ma allo stesso tempo l’aveva salvata un sacco di volte, perché Tony aveva la brutta abitudine di prendere la sua auto e poi dimenticare di dover andare a prenderla. Non abitava troppo lontano, erano una quindicina di chilometri, ma farli a piedi di notte non era esattamente l’ideale. Eppure non voleva pesare sempre sul povero Jin, così qualche volta era arrivata al punto di fingere che ci fosse Tony e ritornare a casa a piedi di nascosto, perché sapeva che lui si sarebbe mostruosamente preoccupato se gli avesse detto che faceva la strada di casa da sola alle quattro del mattino.
“Mi scoccia farti fare da autista, lo sai…” gli disse, impilando le sedie una nell’altra, ma poi fece una smorfia terribile perché pesavano troppo e Jin corse a togliergliele dalle mani e sorridendo le rispose piano “…non mi crea nessun problema, è di strada casa tua. E preferisco portarti io, e non doverti inseguire da lontano alle quattro del mattino per strada…”
“Scemo” sussurrò piano, sorridendogli e lui le disse piano “…usiamo il nostro solito accordo: io ti porto a casa, e tu domani mi porti qualcosa che hai cucinato tu…”
“Tanto lo faccio lo stesso, altrimenti mangeresti solo tonno e patatine…” gli rispose sorridendo, ma senza guardarlo perché stava sistemando le sedie e lui le sorrise con una dolcezza infinita.
L’amava in modo vergognoso, anche per le sue piccole attenzioni. L’amava perché era oggettivamente la donna più bella che avesse mai visto, con le sue meravigliose e lunghissime gambe da ballerina, la pelle bruna con qualche timida lentiggine, gli occhi neri e bellissimi. L’amava perché era simpatica, divertente e straordinariamente fedele a quel maledetto Tony.
“Tonno, patatine e tequila, non dimenticarlo…” rispose, cercando di sembrarle simpatico, ma lei scuotendo la testa rispose “Ah mio caro Sanny, che cosa faresti senza di me?” e lui non le rispose. Pensò un milione di cose da dire, ma sorrise e basta per qualche minuto.
“E allora direi che è andata, no?” le disse dopo un po’ e lei sorridendo annuì. Rimasero a riordinare ancora un po’ chiacchierando, e poi finalmente alle quattro uscirono parlando, come due innamorati, di quello che Lia avrebbe dovuto preparargli da mangiare.
“…mi faresti quella cosa con i funghi? La adoro…” le disse, passandole il casco che aveva comprato per lei pochi mesi prima, senza dirglielo chiaramente, e Lia iniziò a ridere e gli chiese di essere più specifico. Iniziò così un discorso, che finì solo sotto casa di Lia, dopo aver comprato la colazione al panificio preferito di lei.
“E’ a casa, di nuovo. Non ci credo…” ringhiò Lia sbuffando, mostrando a Jin la sua auto posteggiata sotto casa. Ancora una volta Tony si era completamente dimenticato di lei, sembrava quasi non gliene importasse nulla.
“Sarà rientrato ubriaco e lo troverai in coma…” rispose Jin, cercando di non far trapelare l’astio che provava nei confronti di quell’idiota.
Lia sbuffò sconsolata, restituendogli il casco e disse solo “grazie comunque, a domani…”
“Non ti arrabbiare Lali, non lo ha fatto per farti del male…” le disse, colpendole piano la guancia con due dita e lei scosse solo la testa e ripetè scocciata “ come no…buonanotte” andandosene.
“Non lo ha fatto per farti del male? Ma sei cretino?” si disse Jin furioso, perché si sforzava sempre davvero troppo di fare il buon amico, ma aveva il cuore a pezzi per lei, ma poi un minuto prima che lui partisse, riapparve Lia, che lo strinse forte e sussurrò “scusa, non volevo essere antipatica con te, ti voglio bene…” facendogli pensare solo “ti prego non smettere di stringermi”.
Nota:Ciao a tutti cari lettori, e grazie per aver letto questo capitolo. Confesso di essere molto emozionata, perchè questa è la prima storia "originale" che scrivo dopo sette anni, dato che fino ad ora mi sono limitata a fare editing delle mie vecchie storie. Fatemi sapere se vi piacciono questi personaggi, 
   
 
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