Hogwarts's Fever

di Bonni4
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 

CAPITOLO 1



“Il Ballo del Ceppo è una tradizione del Torneo Tremaghi sin da quando ha avuto inizio. La sera della vigilia di Natale noi e i nostri ospiti ci riuniremo nella Sala Grande per una serata di beneducate frivolezze.”
La voce della McGranitt risuonava decisa nella stanza mentre spiegava a tutti i Grifondoro la serata che li attendeva.
I ragazzi erano per lo più svogliati: serata elegante, danze che pochi conoscevano e “beneducate frivolezze”? Non faceva per loro. Ah e il problema più grande (che ognuno di loro tentava di evitare) era senza dubbio trovarsi un’accompagnatrice.
Le ragazze erano tutto un fremito. Danze, musica e tanti bei ragazzi, possibilmente stranieri, pronti ad invitarle.
“La casa di Godric Grifondoro ha meritato il rispetto del mondo dei maghi per quasi dieci secoli. Non vi permetterò in una sola serata di imbrattare questo nome comportandovi come una balbettante bambocciona banda di babbuini!”
I gemelli Weasley ridacchiarono e si misero a fare il verso alla McGranitt.
Di slancio la professoressa prese Ron per una dimostrazione, ed egli, visibilmente imbarazzato, sbiancò di colpo cercando di non incontrare gli occhi della partner o quelli di Harry. Qualcuno fischiò.
“Un, due, tre, un , due, tre… Ora tutti insieme!”
Con uno slancio le ragazze si alzarono dalle panchine e tentarono di avvicinarsi ai ragazzi, molto contrariati da questa “lezione” che la McGranitt stava loro impartendo.
Hermione si attaccò ad Harry immediatamente e piano piano si formarono tutte coppiette che muovevano passi incerti per la sala.
Ovviamente ciò non valeva per i gemelli Weasley, i quali ballavano spensierati mano nella mano canticchiando un motivetto. Hermione li squadrò con un misto di disprezzo e esasperazione.
Non erano del tutto apposto, l’aveva sempre pensato.
Ad un tratto Fred si girò verso di lei e le fece l’occhiolino, facendo sobbalzare la sua chioma rossa. Hermione distolse lo sguardo e contemporaneamente andò ad inciampare tra i piedi di Harry, finendo carponi.
Maledizione! pensò spostandosi una ciocca di capelli dal viso rosso come un peperone.
 


Finita la sessione di ballo Hermione prese la sua borsa, si asciugò la fronte imperlata di sudore con la manica della veste e si passò le mani sulle guance arrossate.
“Harry, Ron!” fece un cenno con la mano in direzione della porta “Se mi cercate sono in biblioteca a studiare. Ci vediamo dopo.” quindi si avviò tutta barcollante per la pesantezza dei libri in biblioteca.
Non si accorse che uno dei gemelli la stava seguendo con lo sguardo.
Arrivata lì scelse un piccolo tavolo rotondo in penombra, lontano da altri studenti, ed estrasse il libro di Aritmanzia.
Ci si fiondò subito, i capelli raccolti in una morbida coda e un block-notes pieno zeppo di appunti alla mano.
Nel bel mezzo di un esercizio venne distratta da un vociare di ragazze alle sue spalle.
Si girò lentamente e lanciò un’occhiataccia al gruppo, intimandogli di fare silenzio.
Queste la ignorarono e si spostarono più in là.
Hermione intuì che stessero seguendo qualcuno, dato il loro sussurrare e indicare sospetto. Allungò il collo per vedere oltre lo scaffale dietro di se e vide niente meno che il giocatore di Quidditch di fama mondiale, Vicktor Krum, immerso in un libro.
La ragazza si chiese tra sé e sé se sapesse leggere inglese, dato che non lo aveva mai sentito parlare e il preside della sua scuola a fatica riusciva a spiaccicare qualche parola, sempre e comunque accompagnato da un forte accento dell’est.
Tutto d’un tratto Krum alzò gli occhi dal libro e li posò su Hermione accennando un sorriso pacato. Lei distolse lo sguardo, colta in flagrante.
Voleva spostarsi da quel tavolo per non essere troppo esposta al giudizio dello studente bulgaro, ma decise che sarebbe rimasta lì.
Riprese a studiare. Di tanto in tanto alzava gli occhi per vedere se Krum faceva qualche mossa. Si postava di qualche passo, prendeva un libro da uno scaffale, lo analizzava con aria annoiata e lo rimetteva a posto, sempre lanciando occhiate d’interesse a Hermione.
La Grifondoro si era stufata di questo atteggiamento, la irritava molto che qualcuno la spiasse mentre studiava, tuttalpiù qualcuno che non conosceva affatto.
Radunò i suoi libri e i quaderni degli appunti, mise tutto velocemente nella borsa e fece per alzarsi quando Vicktor Krum si avvicinò e si sedette al suo tavolo.
“Herr-mion?” sussurrò lo studente bulgaro.
Hermione sgranò gli occhi.
 


“V- Vicktor Krum?” fece di rimando Hermione con un sopracciglio alzato.
“Ah sì. Tu studiare… quello?” indicò il libro di Aritmanzia con fare incalzante. Aveva un sorriso gentile stampato in volto.
“ Si chiama A-R-I-T-M-A-N-Z-I-A” scandì bene la ragazza aprendo il libro.
Gli mostrò le formule principali nella speranza che avesse capito di che materia si trattasse. Non voleva ripetersi, anzi nemmeno sapeva come fare a spiegarla a uno che l’inglese lo masticava come Ron masticava “Pozioni per principianti” .
Neanche a farlo apposta Vicktor ignorò il libro, era più concentrato sul suo viso.
A 5 metri esatti di distanza il manipolo di adoratrici (non si sa esattamente se del Quidditch o dei bicipiti del cercatore in questione) la guardavano torve.
“Posso aiutarvi?” fece saccente Hermione, strizzando gli occhi.
Krum si girò e le scansò in malo modo con la mano, poi si alzò di scatto e prese la mano della strega “Tu, io, ballo?”
Hermione era sbalordita.
Cosa può lui, il famoso cercatore della Bulgaria, volere da una semplice studentessa di Hogwarts come me?
 Andò in iperventilazione, scuotendo piano la testa affollata da mille pensieri. Eppure era una domanda tanto semplice, bastava un sì o un no.
“No?” rispose Hermione con gli occhi fuori dalle orbite.
Rispondere ad una domanda con un’altra domanda la irritò assai, ma che altro fare?
Tutto ciò mandò lo studente di Durmstrang in confusione.
“Non vuoi Herr-mion?”
“Si pronuncia Hermione.”
“Herr-mione” Era pur sempre un inizio.
“Il fatto è che…” Hermione cercò di pensare ad una scusa da accantonargli in fretta “… bhe ho già un accompagnatore, sì… Mi dispiace!” puntualizzò alzandosi dal tavolo.
Krum aggrottò le sopracciglia e annuì mordendosi il labbro. Poi le rivolse un sorriso imbarazzato e se ne andò.
 


Ancora scossa la ragazza uscì dalla biblioteca.
Si muoveva in automatico senza badare a dove metteva i piedi, infatti inciampò sul mantello di un altro studente.
“Maledizione fai attenz-… Granger!”
Oh no, non lui.
Un candidissimo Draco Malfoy le stava porgendo la mano ingioiellata per issarla da terra, poi si chinò a raccogliere la borsa, il quale contenuto era mezzo scivolato fuori.
“Malfoy. Grazie.” Tagliò corto Hermione riprendendosi i suoi effetti personali ed evitando categoricamente lo sguardo del biondo.
Malfoy si dette un tono sistemandosi la cravatta verde dalle striature argentate.
La guardò senza dire niente, e Hermione di rimando.
Doveva dire qualcosa? Sembrava indugiare.
Il ragazzo aprì la bocca per richiuderla un millisecondo dopo, serrando bene la mascella ed espirando rumorosamente.
Dal canto suo la riccioluta alzò un sopracciglio per poi voltarsi e andare dritta nella Sala comune.
 
 
 N.d.A:
eccoci qui, non so ancora che  pensare o dove andrà a parare questa fic, ma prometto che la porterò a termine.
Se vi piace recensite, mettetela tra le seguite ecc...
Ah e non dimenticatevi di dirmi chi vi piacerebbe Hermione scegliesse per questo benedetto Ballo (piccolo spoiler: Krum non è ancora del tutto fuori gioco ;P)
A presto!

SB

 
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 
Hermione era sprofondata in una delle poltrone rosse e osservava il camino acceso.
Non aveva in mano un libro, non stava facendo i compiti, non parlava con nessuno.
Hermione non stava facendo proprio niente!
Ma che gli prende a tutti? Chi ha scagliato un incantesimo Confundus sugli studenti maschi di Hogwarts?
Prima il rinomato cercatore di Quidditch, Viktor Krum, la invitava al Ballo del Ceppo come sua dama, poi Draco Malfoy le si piantava in mezzo al cammino, talmente disorientato che sembrava aver visto una Veela e contemporaneamente ingoiato una Gelatina tutti gusti +1 al gusto di vomito di Troll… ma c’era altro ed Hermione lo sapeva, d’altronde non le sfuggiva niente.
“Weasley!” esclamò a voce alta.
“Chi ci evoca così a cuor leggero?” pronunciarono i gemelli dietro alle sue spalle, facendola sussultare.
“Potrei anche star parlando di Ron, balordi giullari che non siete altro.” Li scacciò affettuosamente con una mano.
Non credeva nemmeno lei a ciò che aveva detto. Era ovvio che stava pensando a uno dei gemelli e non a Ron, altrimenti avrebbe chiamato Ron per nome.
Già, se lo ricordava bene… alla lezione con la McGranitt uno dei due le aveva ammiccato! Probabilmente era cosa da poco, una sciocchezza, ma non riusciva a toglierselo dalla testa.
Si massaggiò le tempie pian piano, concentrandosi sul crepitio del fuoco.
“Bhe vuoi dirci o no che ti passa per la testa?” fece George sprofondando nel divano di pelle bordeaux.
“Sì Hermione, siamo qui per te! Appositamente materializzati per farti da spalla su cui piangere, aiuto compiti, cavalieri per il Ballo del Ceppo…” continuò Fred aprendo un braccio lentamente e cingendole le spalle.
“Cosa? Voi?! Aiuto compiti A ME?” la ragazza balzò in piedi fremente, ma non per quella sciocchezza dei compiti.
I suoi dubbi si dimostrarono fondati. Fred e George Weasley, oppure solo Fred o solo George, la volevano invitare al ballo.
“Rilassati Granger, lo prendo come un sì allora.”
“No, non mi serve aiuto da due scansafatiche come voi, mi sareste solo d’ostacolo. Io ho una tabella di marcia e una reputazione da far rispettare!” esclamò piccata alzando le sopracciglia, gli occhi fiammeggianti puntati su Fred.
“Mi piace quando fai quella cosa con le sopracciglia” esclamò Fred intenerito guardandola intensamente.
Hermione abbassò gli occhi e arrossì.
Promemoria: tenere a bada le sopracciglia.
“Avanti Herm, non hai risposto a Fred!” la incalzò George divertito.
“Non so di cosa tu stia parlando.”
“Il Ballo del Ceppo? Questa mattina sembravi mooolto concentrata ad imparare i passi di danza.” Puntualizzò Fred.
Hermione giocherellò con l’orlo della gonna, continuando a non rispondere.
“Okey, pensaci… forse ti ho presa in un momento sbagliato.” Concluse il gemello, alzandosi con un sorriso rammaricato. Le pizzicò il gomito e le accarezzò il braccio come per rassicurarla.
La Grifondoro annuì e ricambiò il sorriso, sottolineando la gratitudine.
 
 
 
Il giorno dopo Hermione si svegliò raggiante. Si era totalmente dimenticata degli strani avvenimenti di ieri, o più semplicemente aveva deciso di ignorarli e concentrarsi sulla giornata impegnativa che la aspettava.
Guardò l’agenda: Incantesimi, Pozioni, poi aveva la pausa pranzo e un intero pomeriggio di Storia della Magia.
Preparò la borsa con libri, pergamene, astuccio con penne e inchiostro. Poi si rassettò la divisa, prese la bacchetta e scese a fare colazione con i suoi migliori amici.
Harry e Ron stavano animatamente parlando di una studentessa di Beauxbatons che li aveva per sbaglio sfiorati mentre scendevano le scale.
Ginny la accolse con un sorriso: “Allora? Hai già avuto qualche proposta per il Ballo?” chiese con fare lascivo.
Hermione sbuffò e si servì una frittella con marmellata e caffè bollente.
“Ginny onestamente ho altro a cui pensare. E comunque no, nessuna proposta.”
Non sapeva il perché della menzogna all’amica ma non aveva la testa per parlarne ora.
Ron bofonchiò qualcosa con la bocca piena di gelatina al lampone.
“Ron… mastica, manda giù, respira e parla.”
“Non è quello che ho sentito…” disse il rosso lanciandole un’occhiata di sottecchi.
Ginny cercò spiegazioni ma Hermione si alzò spazientita e si ritrovò a fissare nuovamente il petto di un giovane, biondo Serpeverde. Non seppe contare i secondi in cui stette ad osservargli la camicia, ma le parvero infiniti. Poteva quasi sentire l’odore che emanava la pallida pelle di Draco sotto il tessuto di cotone. Era fresco, pungente.
“Granger.”
“Malfoy.”
Il ragazzo la guardò inespressivo e le girò intorno con il suo manipolo di “amici”.
Lei invece si diresse a Incantesimi senza proferire alcuna parola, giurando però di averlo visto arrossire un minimo.
 
 
 
Dopo la lezione con il professor Flitwick c’era Pozioni.
Ron tirò un sospiro più lungo del normale: “Ragazzi, oggi non sono proprio in vena di vedere gli occhi maligni di Piton che mi scrutano mentre cerco di preparare qualcosa di… decente. Che poi la mia definizione di decente equivalga al voto ‘Troll’ di Piton è un’altra storia...” brontolò abbattuto, mentre Harry cercava di consolarlo.
“Pensa che dopo abbiamo tutto il pomeriggio libero! Io un giro al Lago Nero me lo farei…” disse il ragazzo corvino.
“Ma c’è Storia della Magia questo pomeriggio, ve ne siete dimenticati?” incalzò Hermione mentre si sedeva su uno sgabello nell’aula di Pozioni “Inoltre tu Harry dovresti concentrarti a risolvere l’enigma dell’Uovo dorato.”
Ron abbandonò la testa sul tavolo di legno, producendo un rumore piatto che fece sobbalzare Harry.
“Bene, bene…” la voce calma e profonda di Piton invadeva la stanza asfissiante per il calore che emanavano i calderoni.
“Oggi imparerete, sempre che ne abbiate la facoltà, a produrre una facilissima Pozione Peperita. La ricetta la trovate a pagina 69 del vostro libro, gli ingredienti in cattedra. Datevi. Una. Mossa.” Concluse il professore sempre più lentamente e sotto voce.
Hermione si mise di buon grado a preparare gli ingredienti in ordine sul tavolo, a tagliuzzare la Corteccia di Salice, spargere olio essenziale di Menta Piperita nel calderone e mescolare con vigore.
Gli altri due ancora cercavano gli ingredienti giusti sulla cattedra.
A fine lezione Piton passò ad esaminare il contenuto dei calderoni, soffermandosi su quello di Hermione.
“Cosa abbiamo qui?” si sporse per sentire l’odore e tastare la consistenza della pozione preparata dalla brillante strega.
“Bene, direi che con questo preparato la Signorina Granger potrebbe curarci tutti da un attacco pandemico di raffreddore. Ben fatto Granger, 10 punti a Grifondoro.” Le porse un lieve sorriso che potrebbe anche essere stata una smorfia e con un gesto teatrale del mantello si dileguò.
“Piton che assegna 10 punti a Grifondoro?” fece sbalordito Ron.
“Piton che fa un complimento?” incalzò ancora Harry con la bocca spalancata.
Hermione era raggiante, il suo cuore batteva fortissimo. Rispettava il professor Piton nonostante lui ce l’avesse a morte con i tre quarti della scuola, lo riteneva un grandissimo esperto di Pozioni e un mago potente.
I suoi rarissimi complimenti le diedero l’energia necessaria per affrontare il pomeriggio carico di studio e possibilmente senza sorprese.
Si sentiva in grado di sconfiggere un drago a mani nude!
Niente e nessuno l’avrebbe fermata!
 

Eccetto Fred Weasley che le stava venendo incontro facendole un segno con la mano.
 


E Viktor Krum dalla parte opposta che la puntava con gli occhi.


N.d.A
Eccoci qui con un altro assaggino di questa fic. Vorrei sperimentare un po' con qualcosa di comico, spero di riuscire nell'intento e farvi sorridere :P
Ringrazio tutti coloro che hanno letto, recensito e iniziato a seguire/messo nelle preferite, grazie per il vostro supporto!
A presto :*
SB

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3




“Hermione!” si fece avanti Fred mostrando il suo miglior sorriso. Il gemello lo seguiva a pochi metri di distanza accompagnato da Lee Jordan. Entrambi farfugliavano qualcosa che purtroppo non arrivò alle orecchie di Hermione.
La ragazza gettò uno sguardo a Harry e Ron che gli intimava di sparire all’istante.
“Ma io sarei suo frat-…” cercò di precisare Ron, divorato dalla curiosità.
Le volte in cui aveva visto i gemelli interagire con Hermione si potevano contare sulle dita di una mano, ed erano sempre dei rimproveri da parte dell’amica ai due burloni.
Questa volta sentiva, vedeva che era una questione diversa.
“Ron!” Hermione strinse gli occhi e serrò la bocca stretta stretta in segno di intimidazione.
“Fratellino, questioni private tra me ed Herm. Privacy Please!” schioccò Fred con fare mellifluo, prendendo la giovane sotto braccio e lasciando Harry e Ron a bocca aperta.
“Non so che stia combinando Hermione, ma quei due la porteranno sulla brutta strada, credi a me” fece il rosso.
Dopo aver messo qualche metro di distanza tra i ragazzi Fred guardò la streghetta con tenerezza; sembrava quasi un’altra persona quando si faceva serio e premuroso.
“Fred i-io non ho ancora avuto modo di pensare a…” balbettò Hermione imbarazzata.
“Tranquilla, non sono qui per questo!” disse lui con il più dolce dei sorrisi.
Ora capiva perché era considerato, come George, uno dei ragazzi più belli della scuola. Da vicino notava dettagli di lui che da un’occhiata superficiale non avrebbe mai colto: il piccolo solco nel mento che si formava quando sorrideva, le fossette… dettagli minuscoli che lo rendevano se possibile ancora più affascinante.
“Ah!” esclamò lei rilassando le spalle.
“Ma… che ne diresti di una Burrobirra uno di questi giorni? Giusto per rilassare i nervi, magari far nascere un’intesa…” azzardò lui alzando un sopracciglio.
Hermione soppesò l’idea.
In base alle materie che aveva da studiare e tenendo conto del fatto che si stavano avvicinando le vacanze di Natale non aveva molto di cui preoccuparsi, quindi poteva benissimo ritagliarsi un po’ di spazio per svagarsi.
Con Fred Weasley? La cosa suonava strana, era strana, ma non voleva scappare da lui come aveva fatto con Krum. Non era un estraneo, e, nonostante le bravate che lui e il fratello escogitavano a volte la facevano esasperare, non poteva negare che fosse di compagnia e un mago dotato.
Poteva rivelarsi un’esperienza piacevole in fin dei conti…
“Perché no?” disse lei esalando un respiro che non sapeva di aver trattenuto.
A lui brillarono gli occhi: “Ottimo! Che ne dici di venerdì pomeriggio a Hogsmeade?”
“Mi sembra un buon piano.” Fece scrollando le spalle e dandogli un buffetto sulla spalla muscolosa. “Ma dovrò chiederti un paio di cose.”
“Adesso metti ansia Granger, lasciati andare!” concluse lui già lontano. Si girò per farle l’occhiolino.
Ancora questo occhiolino… ma che ha? Un disturbo al nervo ottico?
 
 

In tutto ciò Vicktor Krum sedeva stoicamente sull’unica panca di quel corridoio, osservando la scena con le sopracciglia aggrottate. Non ci capiva molto di inglese ma lui doveva essere il ragazzo di Hermione, poco ma sicuro.
La ragazza in questione si girò di scatto. Pareva essersi dimenticata della presenza dello studente bulgaro perché sgranò gli occhi e impallidì.
“Hermion-i?”
Hermione, per l’esattezza…” disse lei con un risolino.
“Rosso, tuo… boy…?” fece lui contrariato.
“Prego?” Anche se dall’atteggiamento dello studente di Durmstrang aveva già capito la domanda. Le stava chiedendo se Fred fosse il suo ragazzo.
“Non so…” cercò di imitare un bacio con le mani, indicando lei e Fred, ormai molto distante.
“No, non è il mio ragazzo! Siamo solo amici.” Si affrettò lei a concludere.
Il ragazzo grugnì sempre con le sopracciglia aggrottate: “Ballo con lui?”
Il problema di inventarsi con chi andare al Ballo si risolse praticamente da solo.
“Sì, me lo ha chiesto per primo…” prima bugia “…e ho accettato subito.” seconda bugia. “Mi dispiace.” Terza bugia.
Nel profondo del suo cuore no, non le dispiaceva affatto. Krum sarà stato anche un bravo giocatore di Quidditch ma sembrava avere la testa piena di segatura. Probabilmente era più interessato all’aspetto fisico della ragazza che alle sue straordinarie qualità, e questo la seccava. Lei desiderava sostanza in un rapporto anche perché questo richiedeva impegno.
Non andava con il primo che le faceva un complimento.
Un altro grugnito da parte di Vicktor che levò i tacchi offeso.
 
 
 
Quanto tempo aveva perso per quei ragazzi che la distraevano in continuazione solo Merlino lo sapeva.
Si diresse verso l’aula di Storia della Magia, la lezione era già iniziata ma il professor Binns manco si accorse che Hermione, la strega più brillante della scuola, era in ritardo. Prese posto in uno degli ultimi banchi, estrasse pergamena e penna e si mise a prendere appunti. Era veramente difficile stare svegli durante quella particolare lezione, la voce del professore fantasma era come un soporifero per l’intera classe.
Improvvisamente un bigliettino volò da non si sa dove e si posò proprio di fronte a Hermione. Lei perplessa si guardò attorno, soprattutto per appurare se il professore avesse visto qualcosa.
Ovviamente no, egli continuava imperterrito la lezione sugli avvenimenti più importanti del XVII secolo nel Mondo Magico.
 
Granger,
stasera ti aspetto nel Cortile della Torre dell’Orologio alle 22.00.
 
Non c’era la firma. Il biglietto le si polverizzò istantaneamente in mano e piccoli granelli di polvere andarono ad appiccicarsi sulla pergamena con l’inchiostro fresco.
Ad Hermione venne un tic nervoso all’occhio.
Chi era il mittente? Cosa voleva fare con lei alle 22.00 di sera? Era proibito uscire dal Castello a quell’ora. Forse era una bravata di Fred Weasley!
Perlustrò la stanza con i suoi grandi occhi nocciola ma ovviamente Fred non poteva trovarsi lì, lui era già al sesto anno e probabilmente nemmeno seguiva Storia della Magia.
Per tutta la lezione Hermione non fece altro che scrutare uno ad uno i compagni di classe nella speranza che il mittente le si rivelasse.
Harry, Ron? No, non c’era bisogno di tutta questa segretezza. Le avrebbero sicuramente parlato senza bisogno di bigliettini.
Neville? Sinceramente non sembrava proprio il tipo.
Seamus o Dean forse! Ma stavano entrambi dormendo con la testa appoggiata al banco di legno.
Si voltò dalla parte dell’aula occupata dai Serpeverde che frequentavano lo stesso suo orario.
Non conosceva metà delle persone e l’altra metà la odiava. Inutile, non potevano essere lor-
Hermione interruppe il flusso dei suoi pensieri. Aveva giurato di aver visto due occhi puntati su di lei scostarsi velocemente, colti in flagrante.
Ora stava guardando il gruppetto di Tiger, Goyle, Pansy Parkinson e… Draco Malfoy.
Il biondo stava prendendo appunti con stampata in faccia l’espressione più annoiata che Hermione avesse mai visto.
Possibile fosse lui?
Le si strinse lo stomaco e iniziarono a sudarle i palmi delle mani.
Doveva presentarsi a quell’incontro per saperlo.
 
 

N.d.A:
hey! Ringrazio tutti coloro che hanno messo tra le preferite e seguite, baciii <3
E secondo voi di chi è quel misterioso bigliettino? (Il quarto capitolo si è praticamente scritto da solo e mi sono spezzata dalle risate eheheheh XD)
A presto!
SB
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 N.D.A:
Ho ripostato il capitolo perchè l'ho modificato un po' nella sua essenza. Peace e buona lettura!
 


Hermione si ripassava mentalmente il contenuto del messaggio torturandosi il labbro.
 
Malfoy mi chiama Granger.
La segretezza e l’agire di nascosto è cosa tipica di Malfoy.
Malfoy non si farebbe MAI vedere in compagnia di una “sporca piccola Mezzosangue” (come gli piace dire), ergo alle 22.00 alla Torre dell’Orologio, quando non c’è nessuno in giro, è tempo e luogo perfetto per incontrarsi.
 
“Ma cosa mai può volermi dire Malfoy di così importante? O cosa può volermi fare…” sussurrò impercettibilmente a sé stessa.
Poteva anche essere completamente fuori strada. Tutto era assurdo.
Il tempo sembrò volare quel giorno. 
Hermione chiuse meccanicamente i libri alle 21.30 e si diresse verso l’uscita della Sala Comune, attenta a non destare sospetti o farsi vedere. La gente era ancora abbastanza vigile a quell’ora.
Con passo felpato percorse le scale il più lentamente possibile, imbacuccandosi bene con il berretto di lana e la sciarpa che le aveva fatto sua mamma ai ferri.
Si sentiva solo il battito martellante del suo cuore, nient’altro. 
Hogwarts sembrava immersa in una immobile bolla spazio-temporale.
Voleva impiegarci più tempo a raggiungere il Cortile, ma Hermione pareva aver scoperto le “gioie” della materializzazione. 
Guardò l’orologio da polso: le 21.50. Ci aveva messo 20 dannati minuti ma a lei erano sembrati 20 secondi?!
Aveva comunque un po’ di tempo per decidere se tornare spedita in sala comune o affrontare il calvario che l’attendeva. 
Analizzava pro e contro, ogni piccolo misero banale indizio, ad ogni tic della lancetta si guardava l’orologio, poi tendeva l’orecchio per sentire se arrivava qualcuno.
Estrasse addirittura la bacchetta dalla tasca, pronta a scattare se ce ne fosse stato il bisogno.
Poi accadde qualcosa che mai si sarebbe immaginata.
 
 
Dei passi e il fruscio di un mantello proprio dietro di lei la colsero di sorpresa seppur tesa come una corda di violino.
“Granger?!”
Hermione mandò un gridolino e arrossì violentemente. 
Oh no. 
Si aspettava tutte le persone possibili e immaginabili, ma lui no. Era nei guai seri e neri.
“Bhe? E’ maleducazione non rispondere.”
Hermione si girò a rallentatore e un rantolo le uscì dalla bocca.
“Siamo di poche parole stasera, molto strano conoscendo i tuoi atteggiamenti in classe.” Disse lui quasi ironico.
Hermione non riusciva a processare cosa stava accadendo. Possibile fosse lui il mittente di quel biglietto
“Dall’espressione sulla tua faccia e dal mutismo selettivo che stai perpetrando sembra proprio che aspettavi qualcun altro qui, stasera.”
“I-in e-e-effetti…” biascicò lei evitando il suo sguardo penetrante. 
Poi con una enorme dose di coraggio raccolta da non si sa dove osò aggiungere: “Non la facevo t-tipo da b-biglietti…”
Lui aggrottò le sopracciglia scure: “Biglietti? Ad una studentessa minorenne? Non ci tengo ad essere denunciato, signorina Granger. Anche se devo ammettere che potresti perfettamente essere il mio tipo.” 
Hermione restò a bocca aperta, il suo cuore sembrava essere sotto l’effetto di un potentissimo Petrificus Totalus
Non era lui che stava aspettando allora. In ogni caso non sapeva come reagire. Aveva sentito bene l’ultima frase?
“Cosa intende, se posso chiedere, con ‘ potrei essere il suo tipo?’” Hermione si sentì tremare le budella dopo aver posto l’assurda domanda.
Lui alzò gli occhi al cielo e sbuffò: “Voglio dire Granger, per quanto odi ammetterlo, che mi piacciono le persone con un po’ di sale in zucca.”
Seguì una breve pausa dove Hermione si sentì avvampare. Abbassò gli occhi per guardarsi la punta delle scarpe. 
“E ora ti conviene tornartene nella tua sala comune prima che cambi idea e ti tolga i punti che ti avevo assegnato stamattina.”
“Sì, p-professor Piton.” Disse tutto d’un fiato.
Girò su sé stessa un paio di volte, accennò un sorriso nervoso al giovane professore di Pozioni e filò via da quel posto.
 
 
 
Per un lungo attimo aveva creduto veramente che Piton le avesse rifilato un biglietto per un incontro segreto. Che stupida, e che figura da troll per giunta!
Una cosa era rimasta irrisolta però: con chi doveva realmente incontrarsi quella sera?
Stava svoltando nel corridoio della Sala Grande quando vide un pallidissimo Draco Malfoy. 
Doveva essere in ritardo perché era parecchio nervoso e andava a passo spedito verso il Cortile dell’O…ro…lo…gio.
Ah. 
Mistero risolto.
Hermione, ancora rossa e tremante dall’incontro con il professore, divenne se possibile più rossa e accaldata. 
Lui la vide e le andò incontro senza mutare l’espressione che aveva.
“Pensavo di aver scritto di incontrarci in Cortile.”
“Avevi scritto anche alle 22.00.” fece lei con la voce roca e una punta di sarcasmo. “E comunque c’è il professor Piton che sorveglia i corridoi… per un attimo ho pensato fosse stato lui a scrivere il biglietto.”
“Hai parlato con Piton?!” chiese lui esterrefatto.
“Lascia perdere… a cosa devo questo piacere?” decise di marcare bene l’ultima parola.
Malfoy alzò un sopracciglio.
Lui era il tipico spaccone tutto parole e niente fatti, Hermione lo sapeva bene, ma durante quell’estate doveva essere cambiato qualcosa. 
Certo, dava ancora fastidio ai suoi amici perché l’odio da primo giorno di scuola non si era mai del tutto consumato, ma sembrava aver rinunciato a dare fastidio a lei in particolare. 
Niente più risatine, niente più “Sanguemarcio”. Sembrava quasi intimidito da lei.
“Senti, lo so a che stai pensando. Tu sai sempre tutto anche prima che una persona parli.” A quell’affermazione Hermione produsse un “Ah ah” puramente ironico.
“Volevo chiederti scusa per i tre anni d’inferno che ti ho fatto passare. Tu non li meriti.” Disse lui guardando per terra.
“Ma Harry e Ron sì, vero?” esclamò piccata lei.
“Loro se le cercano, non posso farci nulla se ho una reputazione da mantenere. E possiamo per una dannata volta non parlare di Potter o Weasley?” sputò lui.
“E perché mi chiedi scusa proprio adesso?”
“Perché speravo di riuscire a… vederti più spesso…” la sua suonava quasi come una domanda retorica. “Sai, in vista del Ballo.”
“Scusa, vediamo se ho capito bene. Tu vuoi invitarmi al Ballo ma prima giustamente vuoi conoscermi meglio?” 
“Sì.”
“E perché il biglietto? Perché non dirmelo direttamente dopo la lezione di Storia della Magia?” chiese lei a denti stretti.
“Bhe, io non ero pronto!” 
“Ah non eri pronto a farti vedere con una sporca Mezzosangue, è così? Bhe allora scordati di venire al Ballo con me, perché mi duole ricordarti che a quella dannata serata parteciperà tutta la scuola, e che tu lo voglia o no la gente chi vedrà!” sputò acida tutto d’un fiato.
Malfoy rimase in silenzio. Sapeva di aver torto ed era anche disposto ad ammetterlo.
“Che c’è, che ti aspettavi di sentire?” esalò lui con tono ferito.
“Onestamente non lo so.” rispose Hermione piatta. “Sono sorpresa che uno come te mi stia chiedendo di accompagnarlo al Ballo. Perché proprio a me?”
“Ascolta, non pensare che dica queste cose per prendermi gioco di te. Mi dispiace veramente. Ho sottovalutato te e le tue doti, mi sono fatto influenzare dalle persone sbagliate e solo ora mi sono reso conto di quanto male ho causato. Ho sempre avuto torto! Tu… mi affascini molto. La tua determinazione, il fatto che sei resiliente, ambiziosa… 
Dammi una chance, una sola Hermione. Sono pronto a rimediare.” Malfoy distolse lo sguardo dalla ragazza. 
Lei mai aveva visto il biondo in un tale stato di imbarazzo.
Arrossì.
Aveva già accettato l’appuntamento con Fred… che fare? 
Doveva parlarne con qualcuno, non riusciva a ragionare se non esponeva i fatti nudi e crudi. 
Voleva proprio dare una chance al mostro che l’aveva tormentata per tre anni? Le persone possono cambiare così tanto per interesse romantico? Lei non aveva ancora acquisito questa esperienza in campo amoroso, non aveva risposte. E Hermione ODIAVA non avere risposte.
“Bene, ti darò UNA chance. Al minimo comportamento da solito Malfoy non solo ti scarico, ma ti propino una fattura Stendente che ricorderai per il resto della tua vita. E devi lasciare in pace Harry e Ron. Queste sono le mie condizioni.” Disse la riccia assottigliando lo sguardo scrutatore.
Malfoy alzò lo sguardo incredulo. 
“Ci sto.”

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